completion
stringlengths 1.59k
22.9k
| prompt
stringlengths 3.09k
99.9k
| text
stringlengths 5.28k
109k
|
---|---|---|
Apparecchiature a corto raggio, RLAN (WiFi), Internet degli oggetti, apparecchiature a banda ultralarga (UWB) e sistemi di trasporto intelligenti (STI)
QUALI SONO GLI SCOPI DELLA DIRETTIVA E DELLE DECISIONI?
Le decisioni di esecuzione riguardano principalmente l’armonizzazione, mentre altre riguardano specifiche bande di frequenza per scopi specifici, oltre ai limiti sulla potenza del segnale e alle interferenze dannose ove applicabile. Gli Stati membri sono responsabili della gestione dello spettro radio e le modifiche riflettono l’evoluzione dell’armonizzazione e degli accordi tecnici europei e internazionali. La direttiva «DECT» assegna la banda di frequenza 1 880-1 900 MHz per le comunicazioni digitali senza fili entro il 1o gennaio 1992 e obbliga gli Stati membri ad applicare le leggi, i regolamenti e le disposizioni amministrative nazionali necessarie.
PUNTI CHIAVE
Le decisioni
Le decisioni di esecuzione riguardano i dispositivi radio gestiti mediante autorizzazione generale o senza licenza o condivisi dagli utenti finali. Ciò comprende i dispositivi di rete ad accesso locale in radiofrequenza (WiFi) che hanno mostrato una forte crescita della domanda dello spettro radio, come riconosciuto dal Codice europeo delle comunicazioni elettroniche del 2018.
Molti di questi atti sono decisioni di armonizzazione. Altri riguardano le bande di frequenza per scopi diversi, ad esempio un’enorme varietà di dispositivi a corto raggio, apparecchiature di Internet degli oggetti, apparecchiature a banda ultra larga, allarmi, apriporta, impianti medici, sistemi di trasporto intelligenti, dispositivi di identificazione a radiofrequenza ( RFID), radiodeterminazione, sondaggio del suolo e nuovi tipi di dispositivi da macchina a macchina, nonché apparecchiature per la realizzazione di programmi ed eventi speciali (PMSE) come collegamenti video senza fili o microfoni e telefoni digitali senza fili.
Un’ulteriore banda con autorizzazione generale riguarda la sicurezza dei veicoli, in particolare il funzionamento dei sistemi di trasporto intelligenti (ITS).
Le varie decisioni di esecuzione riguardano i seguenti spettri radio, oltre ai limiti sulla potenza del segnale e alle interferenze dannose ove applicabili:banda di frequenza 5 GHz (5 150-5 350 MHz e 5 470-5 725 MHz) per i sistemi di accesso senza fili, comprese le reti locali in radiofrequenza (WAS / RLAN - banda larga WiFi); banda di frequenza 3 400-3 800 MHz per i sistemi terrestri per «reti di comunicazione elettronica fisse, portatili e mobili»; banda di frequenze 5 875-5 935 MHz per applicazioni legate alla sicurezza dei sistemi di trasporto intelligenti; spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio; banda di spettro radio 24 GHz ai fini dell’uso limitato nel tempo di apparecchiature radar a corto raggio per autoveicoli; utilizzo dello spettro radio da parte delle apparecchiature audio senza fili per la realizzazione di programmi e di eventi speciali; banda di frequenza 2 010-2 025 MHz per collegamenti video senza fili portatili o mobili e videocamere senza fili per la realizzazione di programmi ed eventi speciali; bande di frequenze 900 MHz e 1 800 MHz per i sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazioni elettroniche in relazione all’Internet degli oggetti; spettro radio per l’utilizzo di apparecchiature a corto raggio nelle bande di frequenza 874-876 MHz e 915-921 MHz; spettro radio per apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultra larga, ad esempio per il rilevamento della posizione di veicoli e aeromobili.Direttiva 91/287/CEE
La direttiva impone agli Stati membri di assegnare la banda di frequenze 1 880-1 900 MHz alle comunicazioni digitali senza fili entro il 1o gennaio 1992.
DA QUANDO SI APPLICANO LA DIRETTIVA E LE DECISIONI?
Legislazione
Data di applicazione
Decisione di esecuzione (UE) 2020/1426
8 ottobre 2020
Decisione di esecuzione (UE) 2019/785
16 maggio 2019
Decisione di esecuzione (UE) 2018/1538
12 ottobre 2018
Decisione di esecuzione (UE) 2018/637
23 aprile 2018
Decisione di esecuzione (UE) 2017/2077
13 novembre 2017
Decisione di esecuzione (UE) 2017/1483
10 agosto 2017
Decisione di esecuzione (UE) 2016/339
9 marzo 2016
Decisione di esecuzione 2014/641/UE
2 settembre 2014
Decisione di esecuzione 2013/752/UE
12 dicembre 2013
Decisione di esecuzione 2011/829/UE
9 dicembre 2011
Decisione di esecuzione 2011/485/UE
1o agosto 2011
Decisione 2010/368/UE
1o luglio 2010
Decisione 2009/381/CE
14 maggio 2009
Decisione 2007/90/CE
12 febbraio 2007
Decisione 2008/411/CE
21 maggio 2008
Decisione 2005/513/CE
11 luglio 2005
Direttiva 91/287/CEE
5 giugno 1991
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Cos’è la politica dello spettro radio? (Commissione europea) Armonizzazione dello spettro radio per dispositivi a corto raggio (Commissione europea) Nuove disposizioni sulle telecomunicazioni nell’UE: migliorare la connettività e proteggere meglio gli utenti (Commissione europea) L’Internet degli oggetti (Commissione europea).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione di esecuzione (UE) 2020/1426 della Commissione del 7 ottobre 2020 relativa all’uso armonizzato dello spettro radio nella banda di frequenze 5 875-5 935 MHz per le applicazioni legate alla sicurezza dei sistemi di trasporto intelligenti (ITS) e che abroga la decisione 2008/671/CE (GU L 328 del 9.10.2020, pag. 19).
Decisione di esecuzione (UE) 2019/785 della Commissione, del 14 maggio 2019, relativa all’armonizzazione dello spettro radio per le apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga nell’Unione, e che abroga la decisione 2007/131/CE (GU L 127 del 16.5.2019, pag. 23).
Decisione di esecuzione (UE) 2018/1538 della Commissione, dell’11 ottobre 2018, relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo di apparecchiature a corto raggio nelle bande di frequenza 874-876 MHz e 915-921 MHz (GU L 257 del 15.10.2018, pag. 57).
Decisione di esecuzione (UE) 2018/637 della Commissione, del 20 aprile 2018, che modifica la decisione 2009/766/CE della Commissione relativa all’armonizzazione delle bande di frequenze 900 MHz e 1 800 MHz per i sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazioni elettroniche paneuropee nella Comunità per quanto riguarda le condizioni tecniche per l’Internet delle cose (GU L 105 del 25.4.2018, pag. 27).
Decisione di esecuzione (UE) 2017/2077 della Commissione, del 10 novembre 2017, sulla modifica della decisione 2005/50/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio nella banda di frequenze 24 GHz ai fini dell’uso limitato nel tempo di apparecchiature radar a corto raggio per autoveicoli nella Comunità (GU L 295 del 14.11.2017, pag. 75).
Decisione di esecuzione (UE) 2017/1483 della Commissione, dell’8 agosto 2017, recante modifica della decisione 2006/771/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio e che abroga la decisione 2006/804/CE (GU L 214 del 18.8.2017, pag. 3).
Decisione di esecuzione (UE)2016/339 della Commissione, dell’8 marzo 2016, relativa all’armonizzazione della banda di frequenza 2 010-2 025 MHz per collegamenti video senza fili portatili o mobili e videocamere senza fili per la realizzazione di programmi ed eventi speciali (GU L 63 del 10.3.2016, pag. 5).
Decisione di esecuzione 2014/641/UE della Commissione, del 1o settembre 2014, relativa alle condizioni tecniche armonizzate per l’utilizzo dello spettro radio da parte delle apparecchiature audio senza fili per la realizzazione di programmi e di eventi speciali nell’Unione (GU L 263 del 3.9.2014, pag. 29).
Decisione di esecuzione 2013/752/UE della Commissione, dell’11 dicembre 2013, recante modifica della decisione 2006/771/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio e che abroga la decisione 2005/928/CE (GU L 334 del 13.12.2013, pag. 17).
Decisione di esecuzione 2011/829/UE della Commissione, dell’8 dicembre 2011, recante modifica della decisione 2006/771/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio (GU L 329 del 13.12.2011, pag. 10).
Decisione di esecuzione (UE) 2011/485/UE della Commissione, del 29 luglio 2011, sulla modifica della decisione 2005/50/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio nella banda di frequenze 24 GHz ai fini dell’uso limitato nel tempo di apparecchiature radar a corto raggio per autoveicoli nella Comunità (GU L 198 del 30.7.2011, pag. 71).
Decisione 2010/368/UE della Commissione, del 30 giugno 2010, recante modifica della decisione 2006/771/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio (GU L 166 del 1.7.2010, pag. 33).
Decisione 2009/381/CE della Commissione, del 13 maggio 2009, recante modifica della decisione 2006/771/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio (GU L 119 del 14.5.2009, pag. 32).
Decisione 2007/90/CE della Commissione, del 12 febbraio 2007 ,recante modifica della decisione 2005/513/CE sull’uso armonizzato dello spettro radio nella banda di frequenze 5 GHz per l’implementazione di sistemi di accesso senza fili, comprese le reti locali in radiofrequenza (WAS/RLAN) (GU L 41 del 13.2.2007, pag. 10).
Decisione 2008/411/CE della Commissione, del 21 maggio 2008, relativa all’armonizzazione della banda di frequenze 3 400-3 800 MHz per i sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazioni elettroniche nella Comunità (GU L 144 del 4.6.2008, pag. 77).
Le successive modifiche alla decisione 2008/411/UE sono state incorporate nel documento originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione 2005/513/CE della Commissione, dell’11 luglio 2005, sull’uso armonizzato dello spettro radio nella banda di frequenze 5 GHz per l’implementazione di sistemi di accesso senza fili comprese le reti locali in radiofrequenza (WAS/RLAN) (GU L 187 del 19.7.2005, pag. 22).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 91/287/CEE del Consiglio, del 3 giugno 1991, sulla banda di frequenza da assegnare per l’introduzione coordinata nella Comunità di un sistema digitale di telecomunicazione senza filo (DECT) (GU L 144 dell’8.6.1991, pag. 45).
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva (UE) 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche (rifusione) (GU L 321 del 17.12.2018, pag. 36).
Si veda la versione consolidata.
Decisione n. 676/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, relativa a un quadro normativo per la politica in materia di spettro radio nella Comunità europea (Decisione spettro radio) (GU L 108 del 24.4.2002, pag. 1). | DECISIONE DI ESECUZIONE (UE) 2019/785 DELLA COMMISSIONE
del 14 maggio 2019
relativa all'armonizzazione dello spettro radio per le apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga nell'Unione, e che abroga la decisione 2007/131/CE
[notificata con il numero C(2019) 3461]
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
vista la decisione n. 676/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, relativa ad un quadro normativo per la politica in materia di spettro radio nella Comunità europea (Decisione spettro radio) (1), in particolare l'articolo 4, paragrafo 3,
considerando quanto segue:
(1)
La decisione 2007/131/CE della Commissione (2) armonizza le condizioni tecniche per l'uso dello spettro da parte delle apparecchiature radio basate sulla tecnologia a banda ultralarga (ultra-wideband, UWB) nell'Unione. Tale decisione garantisce la disponibilità di spettro radio in tutta l'Unione secondo condizioni armonizzate, elimina gli ostacoli all'adozione della tecnologia UWB ed è finalizzata alla creazione di un mercato unico efficace per i sistemi UWB, con notevoli economie di scala e vantaggi per i consumatori.
(2)
Benché i segnali trasmessi con la tecnologia a banda ultralarga abbiano di norma una potenza estremamente ridotta, la possibilità di interferenze dannose con gli attuali servizi di radiocomunicazione esiste e deve essere gestita. La presente decisione relativa all'armonizzazione dello spettro radio per le apparecchiature UWB dovrebbe pertanto evitare interferenze dannose (anche quando queste dovessero derivare dall'accesso allo spettro radio da parte di sistemi di radioastronomia, di esplorazione della Terra via satellite e di ricerca spaziale) e preservare un equilibrio tra gli interessi dei servizi esistenti e l'obiettivo strategico generale di instaurare condizioni favorevoli all'introduzione di tecnologie innovative a vantaggio della società.
(3)
Ai sensi della decisione n. 676/2002/CE, il 16 marzo 2017 la Commissione ha conferito alla Conferenza europea delle amministrazioni delle poste e delle telecomunicazioni («CEPT») un mandato permanente al fine di individuare le condizioni tecniche per l'introduzione armonizzata di applicazioni radio basate sulla tecnologia UWB nell'Unione al fine di fornire condizioni tecniche aggiornate per tali applicazioni.
(4)
In risposta a tale mandato permanente, la CEPT ha adottato una relazione (3) nella quale sono state proposte quattro misure. In primo luogo, le condizioni tecniche dovrebbero fornire una descrizione più neutra dei dispositivi di rilevamento dei materiali in modo da consentire soluzioni innovative. In secondo luogo, dovrebbe essere possibile avvalersi delle condizioni per l'uso generico dell'UWB anche per le applicazioni di rilevamento dei materiali. In terzo luogo, è opportuno prevedere un limite di —65 dBm/MHz per tutti i dispositivi di rilevamento dei materiali, compresi quelli per l'analisi dei materiali da costruzione (building material analysis, BMA) nella banda 8,5-10,6 GHz. In quarto luogo, nelle bande di frequenze 3,8-4,2 GHz e 6-8,5 GHz è opportuno introdurre la possibilità di una tecnica di mitigazione trigger-before-transmit (attivazione prima della trasmissione) per i sistemi di controllo dell'accesso veicolare basati sulla tecnologia UWB.
(5)
La presente decisione dovrebbe sostenere l'armonizzazione generale del quadro normativo dell'UWB al fine di migliorare la coerenza dei limiti e delle tecniche di mitigazione tra i diversi regolamenti relativi alla banda ultralarga e consentire soluzioni innovative nel campo della tecnologia UWB.
(6)
La presente decisione stabilisce limiti normativi e individua tecniche di mitigazione per garantire un uso efficiente dello spettro, assicurando al tempo stesso la coesistenza con gli altri utenti dello spettro. L'evoluzione tecnologica può offrire altre soluzioni che garantiscano un livello di protezione dello spettro almeno equivalente. Per questo motivo l'uso di tecniche di mitigazione alternative, come le soluzioni contenute in eventuali norme armonizzate elaborate in futuro dalle organizzazioni europee di normazione, dovrebbe essere consentito a condizione che tali tecniche garantiscano un livello di prestazioni e di protezione dello spettro almeno equivalente e che rispettino in modo verificabile i requisiti tecnici stabiliti dal presente quadro normativo.
(7)
La decisione 2007/131/CE è stata modificata più volte. Per motivi di chiarezza giuridica è opportuno abrogare la decisione 2007/131/CE.
(8)
Le misure di cui alla presente decisione sono conformi al parere del Comitato dello spettro radio,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Scopo della presente decisione è armonizzare le condizioni tecniche per la disponibilità e l'uso efficiente dello spettro radio da parte di apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga nell'Unione.
Articolo 2
Ai fini della presente decisione si applicano le seguenti definizioni:
a) «apparecchiatura che utilizza la tecnologia a banda ultralarga»: un'apparecchiatura che contiene, come parte integrante o come accessorio, una tecnologia per le radiocomunicazioni a corto raggio implicante la generazione e la trasmissione intenzionali di energia di radiofrequenza che si diffonde su una gamma di frequenze di ampiezza superiore a 50 MHz, in grado di coprire più bande di frequenze attribuite ai servizi di radiocomunicazione;
b) «su base di non interferenza e senza diritto a protezione»: nessuna interferenza dannosa può essere causata a qualsivoglia servizio di radiocomunicazione e nessuna richiesta può essere fatta per la protezione di queste apparecchiature da interferenze derivanti da servizi di radiocomunicazione;
c) «in ambienti chiusi»: all'interno di edifici o luoghi la cui schermatura di norma garantisce l'attenuazione necessaria a proteggere i servizi di radiocomunicazione da interferenze dannose;
d) «veicolo a motore»: lo stesso significato di cui all'articolo 3, paragrafo 11, della direttiva 2007/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (4);
e) «veicolo ferroviario»: lo stesso significato di cui all'articolo 3, paragrafo 1, punto 4 del regolamento (UE) 2018/643 del Parlamento europeo e del Consiglio (5);
f) «e.i.r.p.» (equivalent isotropically radiated power): la potenza isotropica equivalente irradiata, ovvero il prodotto della potenza fornita all'antenna per il suo guadagno in una data direzione rispetto a un'antenna isotropica (guadagno assoluto o isotropico);
g) «massimo della densità spettrale di potenza media»: la potenza media per unità di larghezza di banda (centrata su tale frequenza), irradiata nella direzione di massima irradiazione nelle condizioni di misurazione specificate e indicata come e.i.r.p. del dispositivo radio sottoposto a prova a una determinata frequenza;
h) «potenza di picco»: la potenza contenuta in una larghezza di banda di 50 MHz alla frequenza in cui si ottiene la massima potenza media irradiata nella direzione di massima irradiazione nelle condizioni di misurazione specificate e indicata come e.i.r.p.;
i) «densità spettrale di potenza totale»: la media dei valori della densità spettrale di potenza media misurata su una sfera comprendente lo scenario di misurazione con una risoluzione di almeno 15 gradi;
j) «a bordo di aeromobili»: l'uso di collegamenti radio per comunicazioni all'interno di un aeromobile;
k) «LT1»: i sistemi destinati alla localizzazione generale di persone e oggetti, che possono essere messi in servizio senza licenza.
Articolo 3
Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente decisione, gli Stati membri designano e rendono disponibile, su base di non interferenza e senza diritto a protezione, lo spettro radio per le apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga purché queste ultime rispettino le condizioni fissate nell'allegato e siano utilizzate in ambienti chiusi o, se utilizzate all'aperto, non siano collegate a un'installazione fissa, a un'infrastruttura fissa o a un'antenna esterna fissa. Le apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga che rispetta le condizioni fissate nell'allegato sono autorizzate anche nei veicoli a motore e ferroviari.
Articolo 4
Gli Stati membri monitorano l'uso delle bande elencate nell'allegato da parte delle apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga, in particolare per garantire che tutte le condizioni di cui all'articolo 3 della presente decisione continuino ad essere pertinenti, e riferiscono i risultati alla Commissione.
Articolo 5
La decisione 2007/131/CE è abrogata.
Articolo 6
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Bruxelles, il 14 maggio 2019
Per la Commissione
Mariya GABRIEL
Membro della Commissione
(1) GU L 108 del 24.4.2002, pag. 1.
(2) Decisione 2007/131/CE della Commissione, del 21 febbraio 2007, che autorizza l'uso armonizzato dello spettro radio da parte delle apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga nella Comunità (GU L 55 del 23.2.2007, pag. 33).
(3) Relazione 69 della CEPT — Relazione della CEPT alla Commissione europea in risposta al mandato Ultra-Wideband technology in view of a potential update of Commission Decision 2007/131/EC (La tecnologia della banda ultralarga in vista di un possibile aggiornamento della decisione 2007/131/CE della Commissione), approvata il 26 ottobre 2018 dal comitato per le comunicazioni elettroniche.
(4) Direttiva 2007/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 settembre 2007, che istituisce un quadro per l'omologazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi, nonché dei sistemi, componenti ed entità tecniche destinati a tali veicoli (GU L 263 del 9.10.2007, pag. 1).
(5) Regolamento (UE) 2018/643 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 aprile 2018, relativo alle statistiche dei trasporti ferroviari (GU L 112 del 2.5.2018, pag. 1).
ALLEGATO
1. USO GENERICO DELLA BANDA ULTRALARGA (UWB)
Requisiti tecnici
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
f ≤ 1,6 GHz
– 90 dBm/MHz
– 50 dBm
1,6 < f ≤ 2,7 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
2,7 < f ≤ 3,1 GHz
– 70 dBm/MHz
– 36 dBm
3,1 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (1) o DAA (2)
– 36 dBm
o
0 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz
– 80 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (1) o DAA (2)
– 40 dBm
o
0 dBm
3,8 < f ≤ 4,8 GHz
– 70 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (1) o DAA (2)
– 30 dBm
o
0 dBm
4,8 < f ≤ 6 GHz
– 70 dBm/MHz
– 30 dBm
6 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz
0 dBm
8,5 < f ≤ 9 GHz
– 65 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando DAA (2)
– 25 dBm
o
0 dBm
9 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
2. SISTEMI DI GEOLOCALIZZAZIONE di tipo 1 (LT1)
Requisiti tecnici
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
f ≤ 1,6 GHz
– 90 dBm/MHz
– 50 dBm
1,6 < f ≤ 2,7 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
2,7 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz
– 36 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz
– 80 dBm/MHz
– 40 dBm
3,8 < f ≤ 6,0 GHz
– 70 dBm/MHz
– 30 dBm
6 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz
0 dBm
8,5 < f ≤ 9 GHz
– 65 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando DAA (3)
– 25 dBm
o
0 dBm
9 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
3. DISPOSITIVI UWB INSTALLATI SU VEICOLI A MOTORE E FERROVIARI
Requisiti tecnici
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
f ≤ 1,6 GHz
– 90 dBm/MHz
– 50 dBm
1,6 < f ≤ 2,7 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
2,7 < f ≤ 3,1 GHz
– 70 dBm/MHz
– 36 dBm
3,1 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (4) + e.l. (7)
o
– 41,3 dBm/MHz usando TPC (6) + DAA (5) + e.l. (7)
– 36 dBm
o
≤ 0 dBm
o
≤ 0 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz
– 80 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (4) + e.l. (7)
o
– 41,3 dBm/MHz usando TPC (6) + DAA (5) + e.l. (7)
– 40 dBm
o
≤ 0 dBm
o
≤ 0 dBm
3,8 < f ≤ 4,8 GHz
– 70 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (4) + e.l. (7)
o
– 41,3 dBm/MHz usando TPC (6) + DAA (5) + e.l. (7)
– 30 dBm
o
≤ 0 dBm
o
≤ 0 dBm
4,8 < f ≤ 6 GHz
– 70 dBm/MHz
– 30 dBm
6 < f ≤ 8,5 GHz
– 53,3 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (4) + e.l. (7)
o
– 41,3 dBm/MHz usando TPC (6) + e.l. (7)
– 13,3 dBm
o
≤ 0 dBm
o
≤ 0 dBm
8,5 < f ≤ 9 GHz
– 65 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando TPC (6) + DAA (5) + e.l. (7)
– 25 dBm
o
≤ 0 dBm
9 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
Nella tabella che segue sono definiti i requisiti tecnici da applicare all'interno delle bande 3,8-4,2 GHz e 6-8,5 GHz per i sistemi di accesso veicolare che utilizzano la tecnica di mitigazione trigger-before-transmit (attivazione prima della trasmissione).
Requisiti tecnici
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
3,8 < f ≤ 4,2 GHz
– 41,3 dBm/MHz con trigger-before-transmit e LDC ≤ 0,5 % (in 1 h)
0 dBm
6 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz con trigger-before-transmit e LDC ≤ 0,5 % (in 1 h) o TPC
0 dBm
La mitigazione trigger-before-transmit è definita come una trasmissione UWB che viene avviata solo se necessario, in particolare quando il sistema segnala la presenza di dispositivi UWB nelle vicinanze. La comunicazione è attivata (triggered) da un utente o dal veicolo. La comunicazione successiva può essere considerata una «comunicazione attivata». Si applica la mitigazione LDC esistente (o, in alternativa, la mitigazione TPC nella gamma compresa tra 6 GHz e 8,5 GHz). Non deve essere applicato alcun requisito relativo al limite esterno quando si utilizza la tecnica di mitigazione trigger-before-transmit per i sistemi di accesso veicolare.
Per i sistemi di accesso veicolare devono essere impiegate tecniche di mitigazione che forniscano un adeguato livello di prestazioni al fine di soddisfare i requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE. Qualora, nelle norme armonizzate o in parti di esse, siano descritte tecniche pertinenti i cui riferimenti sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea a norma della direttiva 2014/53/UE, occorre garantire prestazioni almeno equivalenti a tali tecniche, le quali devono rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
4. DISPOSITIVI UWB A BORDO DI AEROMOBILI
Nella tabella che segue sono elencati i valori del massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.) e della potenza di picco massima (e.i.r.p.) per i dispositivi a corto raggio che usano la tecnologia UWB, con o senza l'uso di tecniche di mitigazione.
Requisiti tecnici
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
Requisiti per le tecniche di mitigazione
f ≤ 1,6 GHz
– 90 dBm/MHz
– 50 dBm
1,6 < f ≤ 2,7 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
2,7 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz
– 36 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz
– 80 dBm/MHz
– 40 dBm
3,8 < f ≤ 6,0 GHz
– 70 dBm/MHz
– 30 dBm
6,0 < f ≤ 6,650 GHz
– 41,3 dBm/MHz
0 dBm
6,650 < f ≤ 6,6752 GHz
– 62,3 dBm/MHz
– 21 dBm
per raggiungere il valore di – 62,3 dBm/MHz (8) occorre applicare un filtro notch di 21 dB
6,6752 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz
0 dBm
da 7,25 a 7,75 GHz [protezione FSS e MetSat (da 7,45 a 7,55 GHz)] (8)
(9)
da 7,75 a 7,9 GHz (protezione MetSat) (8)
(10)
8,5 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
5. DISPOSITIVI DI RILEVAMENTO DEI MATERIALI CHE USANO LA TECNOLOGIA UWB
5.1. Introduzione
I dispositivi UWB di rilevamento dei materiali sono suddivisi in due classi:
—
dispositivi UWB di rilevamento dei materiali che funzionano per contatto, nei quali il trasmettitore UWB si accende solo in caso di contatto diretto con il materiale sotto esame;
—
dispositivi UWB di rilevamento dei materiali che funzionano senza contatto, nei quali il trasmettitore UWB si accende solo quando si trova vicino al materiale sotto esame ed è orientato nella direzione di quest'ultimo (ad esempio manualmente, grazie a un sensore di prossimità, o per via di un dispositivo meccanico).
I dispositivi di rilevamento dei materiali basati sulla tecnologia UWB devono essere conformi al regolamento generico UWB basato sulle condizioni tecniche di cui alla sezione 1 del presente allegato, oppure rispettare i limiti specifici relativi ai dispositivi di rilevamento dei materiali definiti nelle sezioni 5.2 e 5.3.
Il regolamento generico UWB esclude le installazioni fisse all'aperto. Le emissioni irradiate da un dispositivo di rilevamento dei materiali non devono superare i limiti del regolamento per l'uso generico dell'UWB di cui alla sezione 1. I dispositivi di rilevamento dei materiali devono soddisfare i requisiti delle tecniche di mitigazione per l'uso generico dell'UWB di cui alla sezione 1.
I limiti specifici per i dispositivi di rilevamento dei materiali, comprese le tecniche di mitigazione, sono elencati nelle tabelle che seguono. Le emissioni irradiate dai dispositivi di rilevamento dei materiali autorizzate in forza della presente decisione devono essere mantenute al minimo e non possono comunque superare i limiti di emissione riportati nelle tabelle che seguono. Il rispetto dei limiti specifici deve essere garantito dal dispositivo posto su una struttura rappresentativa del materiale sotto esame. I limiti specifici di cui alle tabelle seguenti sono applicabili in qualsiasi ambiente ai dispositivi di rilevamento dei materiali, ad eccezione di quelli cui si applica la nota 5 di tali tabelle, la quale esclude le installazioni fisse all'aperto per determinate gamme di frequenze applicabili.
5.2. Dispositivi di rilevamento di materiali che funzionano per contatto
I limiti specifici riferiti al massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.) e alla potenza di picco massima (e.i.r.p.) per i dispositivi di rilevamento dei materiali che usano la tecnologia UWB e funzionano per contatto sono definiti nella seguente tabella.
Requisiti tecnici per i dispositivi di rilevamento dei materiali che usano la tecnologia UWB e funzionano per contatto
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
f ≤ 1,73 GHz
– 85 dBm/MHz (11)
– 45 dBm
1,73 < f ≤ 2,2 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
2,2 < f ≤ 2,5 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
2,5 < f ≤ 2,69 GHz
– 65 dBm/MHz (11)
(12)
– 25 dBm
2,69 < f ≤ 2,7 GHz (14)
– 55 dBm/MHz (13)
– 15 dBm
2,7 < f ≤ 2,9 GHz
– 70 dBm/MHz (11)
– 30 dBm
2,9 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz (11)
(16)
(17)
– 30 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz (14)
– 50 dBm/MHz (12)
(16)
(17)
– 10 dBm
3,8 < f ≤ 4,8 GHz
– 50 dBm/MHz (16)
(17)
– 10 dBm
4,8 < f ≤ 5,0 GHz (14)
– 55 dBm/MHz (12)
(13)
– 15 dBm
5,0 < f ≤ 5,25 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
5,25 < f ≤ 5,35 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
5,35 < f ≤ 5,6 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
5,6 < f ≤ 5,65 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
5,65 < f ≤ 5,725 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
5,725 < f ≤ 6,0 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
6,0 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz (15)
0 dBm
8,5 < f ≤ 9,0 GHz
– 65 dBm/MHz (17)
– 25 dBm
9,0 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
5.3. Dispositivi di rilevamento di materiali che funzionano senza contatto
I limiti specifici riferiti al massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.) e alla potenza di picco massima (e.i.r.p.) per i dispositivi di rilevamento dei materiali che usano la tecnologia UWB e funzionano senza contatto sono definiti nella seguente tabella.
Requisiti tecnici per i dispositivi di rilevamento dei materiali che usano la tecnologia UWB e funzionano senza contatto
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
f ≤ 1,73 GHz
– 85 dBm/MHz (18)
– 60 dBm
1,73 < f ≤ 2,2 GHz
– 70 dBm/MHz
– 45 dBm
2,2 < f ≤ 2,5 GHz
– 50 dBm/MHz
– 25 dBm
2,5 < f ≤ 2,69 GHz
– 65 dBm/MHz (18)
(19)
– 40 dBm
2,69 < f ≤ 2,7 GHz (21)
– 70 dBm/MHz (20)
– 45 dBm
2,7 < f ≤ 2,9 GHz
– 70 dBm/MHz (18))
– 45 dBm
2,9 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz (18)
(23)
(24)
– 45 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz (21)
– 70 dBm/MHz (19)
(23)
(24)
– 45 dBm
3,8 < f ≤ 4,8 GHz
– 50 dBm/MHz (23)
(24)
– 25 dBm
4,8 < f ≤ 5,0 GHz (21)
– 55 dBm/MHz (19)
(20)
– 30 dBm
5,0 < f ≤ 5,25 GHz
– 55 dBm/MHz
– 30 dBm
5,25 < f ≤ 5,35 GHz
– 50 dBm/MHz
– 25 dBm
5,35 < f ≤ 5,6 GHz
– 50 dBm/MHz
– 25 dBm
5,6 < f ≤ 5,65 GHz
– 50 dBm/MHz
– 25 dBm
5,65 < f ≤ 5,725 GHz
– 65 dBm/MHz
– 40 dBm
5,725 < f ≤ 6,0 GHz
– 60 dBm/MHz
– 35 dBm
6,0 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz (22)
0 dBm
8,5 < f ≤ 9,0 GHz
– 65 dBm/MHz (24)
– 25 dBm
9,0 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
Nella tabella che segue si definiscono i valori di soglia della potenza di picco riferiti al meccanismo LBT per garantire la protezione dei servizi radio elencati di seguito.
Requisiti tecnici del meccanismo LBT per i dispositivi di rilevamento dei materiali
Gamma di frequenze
Servizio radio da rilevare
Valore soglia della potenza di picco
1,215 < f ≤ 1,4 GHz
Servizio di radiodeterminazione
+ 8 dBm/MHz
1,61 < f ≤ 1,66 GHz
Servizio mobile via satellite
– 43 dBm/MHz
2,5 < f ≤ 2,69 GHz
Servizio mobile terrestre
– 50 dBm/MHz
2,9 < f ≤ 3,4 GHz
Servizio di radiodeterminazione
– 70 dBm/MHz
Requisiti supplementari per il rilevamento radar: ascolto continuo e spegnimento automatico entro 10 ms per la relativa gamma di frequenze se viene superato il valore soglia (tabella con meccanismo LTB). È necessario un tempo di silenzio di almeno 12 s, in ascolto continuo, prima che il trasmettitore possa accendersi nuovamente. Questo tempo di silenzio durante il quale è attivo solo il ricevitore LTB deve essere garantito anche dopo lo spegnimento del dispositivo.
(1) All'interno della banda compresa fra 3,1 GHz e 4,8 GHz. La tecnica di mitigazione Low duty cycle (ciclo di lavoro ridotto, «LDC») e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.3.1, 4.5.3.2 e 4.5.3.3 della norma ETSI EN 302 065–1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, concernente l'armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato di apparecchiature radio e che abroga la direttiva 1999/5/CE (GU L 153 del 22.5.2014, pag. 62) e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(2) Nelle bande comprese fra 3,1 GHz e 4,8 GHz e fra 8,5 GHz e 9 GHz. La tecnica di mitigazione Detect and Avoid (rileva ed evita, «DAA») e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.1.1, 4.5.1.2 e 4.5.1.3 della norma ETSI EN 302 065-1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(3) La tecnica di mitigazione DAA e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.1.1, 4.5.1.2 e 4.5.1.3 della norma ETSI EN 302 065-2 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(4) La tecnica di mitigazione LDC e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.3.1, 4.5.3.2 e 4.5.3.3 della norma ETSI EN 302 065-3 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(5) La tecnica di mitigazione DAA e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.1.1, 4.5.1.2 e 4.5.1.3 della norma ETSI EN 302 065-3 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(6) La tecnica di mitigazione Transmit Power Control (controllo della potenza di trasmissione, «TPC») e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.7.1.1, 4.7.1.2 e 4.7.1.3 della norma ETSI EN 302 065– 3 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(7) È necessario un limite esterno (exterior limit, e.l.) ≤ – 53,3 dBm/MHz. Il limite esterno è definito nelle clausole 4.3.4.1, 4.3.4.2 e 4.3.4.3 della norma ETSI EN 302 065-3 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(8) Possono essere impiegate tecniche di mitigazione alternative, come l'uso di oblò schermati, purché garantiscano prestazioni almeno equivalenti.
(9) Da 7,25 a 7,75 GHz (servizi satellitari fissi) e da 7,45 a 7,55 GHz (satelliti meteorologici): – 51,3 – 20 × log10 (10[km]/x[km])(dBm/MHz) per altezze da terra superiori a 1 000 m dove x è l'altezza da terra dell'aeromobile in km, e – 71,3 dBm/MHz per altezze da terra pari o inferiori a 1 000 m.
(10) Protezione da 7,75 a 7,9 GHz (satelliti meteorologici):
– 44,3 – 20 × log10 (10[km]/x[km])(dBm/MHz) per altezze da terra superiori a 1 000 m, dove x è l'altezza da terra dell'aeromobile in km, e – 64,3 dBm/MHz per altezze da terra pari o inferiori a 1 000 m.
(11) I dispositivi che utilizzano il meccanismo Listen Before Talk (ascolta prima di trasmettere, «LBT») sono autorizzati a operare nella gamma di frequenze compresa tra 1,215 GHz e 1,73 GHz con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 70 dBm/GHz, e nelle gamme di frequenze comprese tra 2,5 GHz e 2,69 GHz e tra 2,7 GHz e 3,4 GHz con una densità spettrale di e.i.r.p. media massima di – 50 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di – 10 dBm/50 MHz. Il meccanismo LBT è definito nelle clausole 4.5.2.1, 4.5.2.2 e 4.5.2.3 della norma ETSI EN 302 065-4 V1.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(12) Per proteggere i servizi radio, le installazioni non fisse devono rispettare i seguenti requisiti per la potenza irradiata totale:
a)
nelle gamme di frequenze comprese tra 2,5 GHz e 2,69 GHz e tra 4,8 GHz e 5 GHz, la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore di 10 dB alla densità spettrale di e.i.r.p. massima;
b)
nella gamma di frequenze compresa tra 3,4 GHz e 3,8 GHz, la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore di 5 dB alla densità spettrale di e.i.r.p. massima.
(13) Per proteggere i servizi di radioastronomia (RAS), nelle bande di frequenza comprese tra 2,69 e 2,70 GHz e tra 4,8 e 5 GHz la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore a – 65 dBm/MHz.
(14) Limitazione del ciclo di lavoro a 10 % al secondo.
(15) Non è consentita alcuna installazione fissa all'aperto.
(16) Nella banda compresa fra 3,1 e 4,8 GHz, i dispositivi che applicano la tecnica di mitigazione LDC sono autorizzati ad operare con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 41,3 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di 0 dBm, definita in 50 MHz. La tecnica di mitigazione LDC e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.3.1, 4.5.3.2 e 4.5.3.3 della norma ETSI EN 302 065-1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione. Qualora sia attuata la tecnica LDC, si applica la nota 5.
(17) Nelle bande di frequenza comprese fra 3,1 e 4,8 GHz e fra 8,5 e 9 GHz, i dispositivi che applicano la tecnica di mitigazione DAA sono autorizzati ad operare con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 41,3 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di 0 dBm, definita in 50 MHz. La tecnica di mitigazione DAA e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.1.1, 4.5.1.2 e 4.5.1.3 della norma ETSI EN 302 065-1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione. Qualora sia attuata la tecnica DAA, si applica la nota 5.
(18) I dispositivi che utilizzano il meccanismo LBT sono autorizzati a operare nella gamma di frequenze compresa tra 1,215 GHz e 1,73 GHz con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 70 dBm/GHz e nelle gamme di frequenze comprese tra 2,5 GHz e 2,69 GHz e tra 2,7 GHz e 3,4 GHz con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 50 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di – 10 dBm/50 MHz. Il meccanismo LBT è definito nelle clausole 4.5.2.1, 4.5.2.2 e 4.5.2.3 della norma ETSI EN 302 065-4 V1.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(19) Per proteggere i servizi radio, le installazioni non fisse devono rispettare i seguenti requisiti per la potenza irradiata totale:
a)
nelle gamme di frequenze comprese tra 2,5 GHz e 2,69 GHz e tra 4,8 GHz e 5 GHz, la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore di 10 dB alla densità spettrale di e.i.r.p. massima;
b)
nella gamma di frequenze compresa tra 3,4 GHz e 3,8 GHz, la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore di 5 dB alla densità spettrale di e.i.r.p. massima.
(20) Per proteggere i servizi di radioastronomia (RAS), nelle bande di frequenza comprese tra 2,69 e 2,70 GHz e tra 4,8 e 5 GHz la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore a – 65 dBm/MHz.
(21) Limitazione del ciclo di lavoro a 10 % al secondo.
(22) Non è consentita alcuna installazione fissa all'aperto.
(23) Nella banda compresa fra 3,1 e 4,8 GHz, i dispositivi che applicano la tecnica di mitigazione LDC sono autorizzati a operare con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 41,3 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di 0 dBm, definita in 50 MHz. La tecnica di mitigazione LDC e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.3.1, 4.5.3.2 e 4.5.3.3 della norma ETSI EN 302 065-1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione. Qualora sia attuata la tecnica LDC, si applica la nota 5.
(24) Nelle bande di frequenza comprese fra 3,1 e 4,8 GHz e fra 8,5 e 9 GHz, i dispositivi che applicano la tecnica di mitigazione DAA sono autorizzati a operare con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 41,3 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di 0 dBm, definita in 50 MHz. La tecnica di mitigazione DAA e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.1.1, 4.5.1.2 e 4.5.1.3 della norma ETSI EN 302 065-1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione. Qualora sia attuata la tecnica DAA, si applica la nota 5.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE DI ESECUZIONE (UE) 2019/785 DELLA COMMISSIONE
del 14 maggio 2019
relativa all'armonizzazione dello spettro radio per le apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga nell'Unione, e che abroga la decisione 2007/131/CE
[notificata con il numero C(2019) 3461]
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
vista la decisione n. 676/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, relativa ad un quadro normativo per la politica in materia di spettro radio nella Comunità europea (Decisione spettro radio) (1), in particolare l'articolo 4, paragrafo 3,
considerando quanto segue:
(1)
La decisione 2007/131/CE della Commissione (2) armonizza le condizioni tecniche per l'uso dello spettro da parte delle apparecchiature radio basate sulla tecnologia a banda ultralarga (ultra-wideband, UWB) nell'Unione. Tale decisione garantisce la disponibilità di spettro radio in tutta l'Unione secondo condizioni armonizzate, elimina gli ostacoli all'adozione della tecnologia UWB ed è finalizzata alla creazione di un mercato unico efficace per i sistemi UWB, con notevoli economie di scala e vantaggi per i consumatori.
(2)
Benché i segnali trasmessi con la tecnologia a banda ultralarga abbiano di norma una potenza estremamente ridotta, la possibilità di interferenze dannose con gli attuali servizi di radiocomunicazione esiste e deve essere gestita. La presente decisione relativa all'armonizzazione dello spettro radio per le apparecchiature UWB dovrebbe pertanto evitare interferenze dannose (anche quando queste dovessero derivare dall'accesso allo spettro radio da parte di sistemi di radioastronomia, di esplorazione della Terra via satellite e di ricerca spaziale) e preservare un equilibrio tra gli interessi dei servizi esistenti e l'obiettivo strategico generale di instaurare condizioni favorevoli all'introduzione di tecnologie innovative a vantaggio della società.
(3)
Ai sensi della decisione n. 676/2002/CE, il 16 marzo 2017 la Commissione ha conferito alla Conferenza europea delle amministrazioni delle poste e delle telecomunicazioni («CEPT») un mandato permanente al fine di individuare le condizioni tecniche per l'introduzione armonizzata di applicazioni radio basate sulla tecnologia UWB nell'Unione al fine di fornire condizioni tecniche aggiornate per tali applicazioni.
(4)
In risposta a tale mandato permanente, la CEPT ha adottato una relazione (3) nella quale sono state proposte quattro misure. In primo luogo, le condizioni tecniche dovrebbero fornire una descrizione più neutra dei dispositivi di rilevamento dei materiali in modo da consentire soluzioni innovative. In secondo luogo, dovrebbe essere possibile avvalersi delle condizioni per l'uso generico dell'UWB anche per le applicazioni di rilevamento dei materiali. In terzo luogo, è opportuno prevedere un limite di —65 dBm/MHz per tutti i dispositivi di rilevamento dei materiali, compresi quelli per l'analisi dei materiali da costruzione (building material analysis, BMA) nella banda 8,5-10,6 GHz. In quarto luogo, nelle bande di frequenze 3,8-4,2 GHz e 6-8,5 GHz è opportuno introdurre la possibilità di una tecnica di mitigazione trigger-before-transmit (attivazione prima della trasmissione) per i sistemi di controllo dell'accesso veicolare basati sulla tecnologia UWB.
(5)
La presente decisione dovrebbe sostenere l'armonizzazione generale del quadro normativo dell'UWB al fine di migliorare la coerenza dei limiti e delle tecniche di mitigazione tra i diversi regolamenti relativi alla banda ultralarga e consentire soluzioni innovative nel campo della tecnologia UWB.
(6)
La presente decisione stabilisce limiti normativi e individua tecniche di mitigazione per garantire un uso efficiente dello spettro, assicurando al tempo stesso la coesistenza con gli altri utenti dello spettro. L'evoluzione tecnologica può offrire altre soluzioni che garantiscano un livello di protezione dello spettro almeno equivalente. Per questo motivo l'uso di tecniche di mitigazione alternative, come le soluzioni contenute in eventuali norme armonizzate elaborate in futuro dalle organizzazioni europee di normazione, dovrebbe essere consentito a condizione che tali tecniche garantiscano un livello di prestazioni e di protezione dello spettro almeno equivalente e che rispettino in modo verificabile i requisiti tecnici stabiliti dal presente quadro normativo.
(7)
La decisione 2007/131/CE è stata modificata più volte. Per motivi di chiarezza giuridica è opportuno abrogare la decisione 2007/131/CE.
(8)
Le misure di cui alla presente decisione sono conformi al parere del Comitato dello spettro radio,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Scopo della presente decisione è armonizzare le condizioni tecniche per la disponibilità e l'uso efficiente dello spettro radio da parte di apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga nell'Unione.
Articolo 2
Ai fini della presente decisione si applicano le seguenti definizioni:
a) «apparecchiatura che utilizza la tecnologia a banda ultralarga»: un'apparecchiatura che contiene, come parte integrante o come accessorio, una tecnologia per le radiocomunicazioni a corto raggio implicante la generazione e la trasmissione intenzionali di energia di radiofrequenza che si diffonde su una gamma di frequenze di ampiezza superiore a 50 MHz, in grado di coprire più bande di frequenze attribuite ai servizi di radiocomunicazione;
b) «su base di non interferenza e senza diritto a protezione»: nessuna interferenza dannosa può essere causata a qualsivoglia servizio di radiocomunicazione e nessuna richiesta può essere fatta per la protezione di queste apparecchiature da interferenze derivanti da servizi di radiocomunicazione;
c) «in ambienti chiusi»: all'interno di edifici o luoghi la cui schermatura di norma garantisce l'attenuazione necessaria a proteggere i servizi di radiocomunicazione da interferenze dannose;
d) «veicolo a motore»: lo stesso significato di cui all'articolo 3, paragrafo 11, della direttiva 2007/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (4);
e) «veicolo ferroviario»: lo stesso significato di cui all'articolo 3, paragrafo 1, punto 4 del regolamento (UE) 2018/643 del Parlamento europeo e del Consiglio (5);
f) «e.i.r.p.» (equivalent isotropically radiated power): la potenza isotropica equivalente irradiata, ovvero il prodotto della potenza fornita all'antenna per il suo guadagno in una data direzione rispetto a un'antenna isotropica (guadagno assoluto o isotropico);
g) «massimo della densità spettrale di potenza media»: la potenza media per unità di larghezza di banda (centrata su tale frequenza), irradiata nella direzione di massima irradiazione nelle condizioni di misurazione specificate e indicata come e.i.r.p. del dispositivo radio sottoposto a prova a una determinata frequenza;
h) «potenza di picco»: la potenza contenuta in una larghezza di banda di 50 MHz alla frequenza in cui si ottiene la massima potenza media irradiata nella direzione di massima irradiazione nelle condizioni di misurazione specificate e indicata come e.i.r.p.;
i) «densità spettrale di potenza totale»: la media dei valori della densità spettrale di potenza media misurata su una sfera comprendente lo scenario di misurazione con una risoluzione di almeno 15 gradi;
j) «a bordo di aeromobili»: l'uso di collegamenti radio per comunicazioni all'interno di un aeromobile;
k) «LT1»: i sistemi destinati alla localizzazione generale di persone e oggetti, che possono essere messi in servizio senza licenza.
Articolo 3
Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente decisione, gli Stati membri designano e rendono disponibile, su base di non interferenza e senza diritto a protezione, lo spettro radio per le apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga purché queste ultime rispettino le condizioni fissate nell'allegato e siano utilizzate in ambienti chiusi o, se utilizzate all'aperto, non siano collegate a un'installazione fissa, a un'infrastruttura fissa o a un'antenna esterna fissa. Le apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga che rispetta le condizioni fissate nell'allegato sono autorizzate anche nei veicoli a motore e ferroviari.
Articolo 4
Gli Stati membri monitorano l'uso delle bande elencate nell'allegato da parte delle apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga, in particolare per garantire che tutte le condizioni di cui all'articolo 3 della presente decisione continuino ad essere pertinenti, e riferiscono i risultati alla Commissione.
Articolo 5
La decisione 2007/131/CE è abrogata.
Articolo 6
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Bruxelles, il 14 maggio 2019
Per la Commissione
Mariya GABRIEL
Membro della Commissione
(1) GU L 108 del 24.4.2002, pag. 1.
(2) Decisione 2007/131/CE della Commissione, del 21 febbraio 2007, che autorizza l'uso armonizzato dello spettro radio da parte delle apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga nella Comunità (GU L 55 del 23.2.2007, pag. 33).
(3) Relazione 69 della CEPT — Relazione della CEPT alla Commissione europea in risposta al mandato Ultra-Wideband technology in view of a potential update of Commission Decision 2007/131/EC (La tecnologia della banda ultralarga in vista di un possibile aggiornamento della decisione 2007/131/CE della Commissione), approvata il 26 ottobre 2018 dal comitato per le comunicazioni elettroniche.
(4) Direttiva 2007/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 settembre 2007, che istituisce un quadro per l'omologazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi, nonché dei sistemi, componenti ed entità tecniche destinati a tali veicoli (GU L 263 del 9.10.2007, pag. 1).
(5) Regolamento (UE) 2018/643 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 aprile 2018, relativo alle statistiche dei trasporti ferroviari (GU L 112 del 2.5.2018, pag. 1).
ALLEGATO
1. USO GENERICO DELLA BANDA ULTRALARGA (UWB)
Requisiti tecnici
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
f ≤ 1,6 GHz
– 90 dBm/MHz
– 50 dBm
1,6 < f ≤ 2,7 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
2,7 < f ≤ 3,1 GHz
– 70 dBm/MHz
– 36 dBm
3,1 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (1) o DAA (2)
– 36 dBm
o
0 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz
– 80 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (1) o DAA (2)
– 40 dBm
o
0 dBm
3,8 < f ≤ 4,8 GHz
– 70 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (1) o DAA (2)
– 30 dBm
o
0 dBm
4,8 < f ≤ 6 GHz
– 70 dBm/MHz
– 30 dBm
6 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz
0 dBm
8,5 < f ≤ 9 GHz
– 65 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando DAA (2)
– 25 dBm
o
0 dBm
9 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
2. SISTEMI DI GEOLOCALIZZAZIONE di tipo 1 (LT1)
Requisiti tecnici
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
f ≤ 1,6 GHz
– 90 dBm/MHz
– 50 dBm
1,6 < f ≤ 2,7 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
2,7 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz
– 36 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz
– 80 dBm/MHz
– 40 dBm
3,8 < f ≤ 6,0 GHz
– 70 dBm/MHz
– 30 dBm
6 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz
0 dBm
8,5 < f ≤ 9 GHz
– 65 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando DAA (3)
– 25 dBm
o
0 dBm
9 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
3. DISPOSITIVI UWB INSTALLATI SU VEICOLI A MOTORE E FERROVIARI
Requisiti tecnici
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
f ≤ 1,6 GHz
– 90 dBm/MHz
– 50 dBm
1,6 < f ≤ 2,7 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
2,7 < f ≤ 3,1 GHz
– 70 dBm/MHz
– 36 dBm
3,1 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (4) + e.l. (7)
o
– 41,3 dBm/MHz usando TPC (6) + DAA (5) + e.l. (7)
– 36 dBm
o
≤ 0 dBm
o
≤ 0 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz
– 80 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (4) + e.l. (7)
o
– 41,3 dBm/MHz usando TPC (6) + DAA (5) + e.l. (7)
– 40 dBm
o
≤ 0 dBm
o
≤ 0 dBm
3,8 < f ≤ 4,8 GHz
– 70 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (4) + e.l. (7)
o
– 41,3 dBm/MHz usando TPC (6) + DAA (5) + e.l. (7)
– 30 dBm
o
≤ 0 dBm
o
≤ 0 dBm
4,8 < f ≤ 6 GHz
– 70 dBm/MHz
– 30 dBm
6 < f ≤ 8,5 GHz
– 53,3 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando LDC (4) + e.l. (7)
o
– 41,3 dBm/MHz usando TPC (6) + e.l. (7)
– 13,3 dBm
o
≤ 0 dBm
o
≤ 0 dBm
8,5 < f ≤ 9 GHz
– 65 dBm/MHz
o
– 41,3 dBm/MHz usando TPC (6) + DAA (5) + e.l. (7)
– 25 dBm
o
≤ 0 dBm
9 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
Nella tabella che segue sono definiti i requisiti tecnici da applicare all'interno delle bande 3,8-4,2 GHz e 6-8,5 GHz per i sistemi di accesso veicolare che utilizzano la tecnica di mitigazione trigger-before-transmit (attivazione prima della trasmissione).
Requisiti tecnici
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
3,8 < f ≤ 4,2 GHz
– 41,3 dBm/MHz con trigger-before-transmit e LDC ≤ 0,5 % (in 1 h)
0 dBm
6 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz con trigger-before-transmit e LDC ≤ 0,5 % (in 1 h) o TPC
0 dBm
La mitigazione trigger-before-transmit è definita come una trasmissione UWB che viene avviata solo se necessario, in particolare quando il sistema segnala la presenza di dispositivi UWB nelle vicinanze. La comunicazione è attivata (triggered) da un utente o dal veicolo. La comunicazione successiva può essere considerata una «comunicazione attivata». Si applica la mitigazione LDC esistente (o, in alternativa, la mitigazione TPC nella gamma compresa tra 6 GHz e 8,5 GHz). Non deve essere applicato alcun requisito relativo al limite esterno quando si utilizza la tecnica di mitigazione trigger-before-transmit per i sistemi di accesso veicolare.
Per i sistemi di accesso veicolare devono essere impiegate tecniche di mitigazione che forniscano un adeguato livello di prestazioni al fine di soddisfare i requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE. Qualora, nelle norme armonizzate o in parti di esse, siano descritte tecniche pertinenti i cui riferimenti sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea a norma della direttiva 2014/53/UE, occorre garantire prestazioni almeno equivalenti a tali tecniche, le quali devono rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
4. DISPOSITIVI UWB A BORDO DI AEROMOBILI
Nella tabella che segue sono elencati i valori del massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.) e della potenza di picco massima (e.i.r.p.) per i dispositivi a corto raggio che usano la tecnologia UWB, con o senza l'uso di tecniche di mitigazione.
Requisiti tecnici
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
Requisiti per le tecniche di mitigazione
f ≤ 1,6 GHz
– 90 dBm/MHz
– 50 dBm
1,6 < f ≤ 2,7 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
2,7 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz
– 36 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz
– 80 dBm/MHz
– 40 dBm
3,8 < f ≤ 6,0 GHz
– 70 dBm/MHz
– 30 dBm
6,0 < f ≤ 6,650 GHz
– 41,3 dBm/MHz
0 dBm
6,650 < f ≤ 6,6752 GHz
– 62,3 dBm/MHz
– 21 dBm
per raggiungere il valore di – 62,3 dBm/MHz (8) occorre applicare un filtro notch di 21 dB
6,6752 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz
0 dBm
da 7,25 a 7,75 GHz [protezione FSS e MetSat (da 7,45 a 7,55 GHz)] (8)
(9)
da 7,75 a 7,9 GHz (protezione MetSat) (8)
(10)
8,5 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
5. DISPOSITIVI DI RILEVAMENTO DEI MATERIALI CHE USANO LA TECNOLOGIA UWB
5.1. Introduzione
I dispositivi UWB di rilevamento dei materiali sono suddivisi in due classi:
—
dispositivi UWB di rilevamento dei materiali che funzionano per contatto, nei quali il trasmettitore UWB si accende solo in caso di contatto diretto con il materiale sotto esame;
—
dispositivi UWB di rilevamento dei materiali che funzionano senza contatto, nei quali il trasmettitore UWB si accende solo quando si trova vicino al materiale sotto esame ed è orientato nella direzione di quest'ultimo (ad esempio manualmente, grazie a un sensore di prossimità, o per via di un dispositivo meccanico).
I dispositivi di rilevamento dei materiali basati sulla tecnologia UWB devono essere conformi al regolamento generico UWB basato sulle condizioni tecniche di cui alla sezione 1 del presente allegato, oppure rispettare i limiti specifici relativi ai dispositivi di rilevamento dei materiali definiti nelle sezioni 5.2 e 5.3.
Il regolamento generico UWB esclude le installazioni fisse all'aperto. Le emissioni irradiate da un dispositivo di rilevamento dei materiali non devono superare i limiti del regolamento per l'uso generico dell'UWB di cui alla sezione 1. I dispositivi di rilevamento dei materiali devono soddisfare i requisiti delle tecniche di mitigazione per l'uso generico dell'UWB di cui alla sezione 1.
I limiti specifici per i dispositivi di rilevamento dei materiali, comprese le tecniche di mitigazione, sono elencati nelle tabelle che seguono. Le emissioni irradiate dai dispositivi di rilevamento dei materiali autorizzate in forza della presente decisione devono essere mantenute al minimo e non possono comunque superare i limiti di emissione riportati nelle tabelle che seguono. Il rispetto dei limiti specifici deve essere garantito dal dispositivo posto su una struttura rappresentativa del materiale sotto esame. I limiti specifici di cui alle tabelle seguenti sono applicabili in qualsiasi ambiente ai dispositivi di rilevamento dei materiali, ad eccezione di quelli cui si applica la nota 5 di tali tabelle, la quale esclude le installazioni fisse all'aperto per determinate gamme di frequenze applicabili.
5.2. Dispositivi di rilevamento di materiali che funzionano per contatto
I limiti specifici riferiti al massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.) e alla potenza di picco massima (e.i.r.p.) per i dispositivi di rilevamento dei materiali che usano la tecnologia UWB e funzionano per contatto sono definiti nella seguente tabella.
Requisiti tecnici per i dispositivi di rilevamento dei materiali che usano la tecnologia UWB e funzionano per contatto
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
f ≤ 1,73 GHz
– 85 dBm/MHz (11)
– 45 dBm
1,73 < f ≤ 2,2 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
2,2 < f ≤ 2,5 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
2,5 < f ≤ 2,69 GHz
– 65 dBm/MHz (11)
(12)
– 25 dBm
2,69 < f ≤ 2,7 GHz (14)
– 55 dBm/MHz (13)
– 15 dBm
2,7 < f ≤ 2,9 GHz
– 70 dBm/MHz (11)
– 30 dBm
2,9 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz (11)
(16)
(17)
– 30 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz (14)
– 50 dBm/MHz (12)
(16)
(17)
– 10 dBm
3,8 < f ≤ 4,8 GHz
– 50 dBm/MHz (16)
(17)
– 10 dBm
4,8 < f ≤ 5,0 GHz (14)
– 55 dBm/MHz (12)
(13)
– 15 dBm
5,0 < f ≤ 5,25 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
5,25 < f ≤ 5,35 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
5,35 < f ≤ 5,6 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
5,6 < f ≤ 5,65 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
5,65 < f ≤ 5,725 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
5,725 < f ≤ 6,0 GHz
– 50 dBm/MHz
– 10 dBm
6,0 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz (15)
0 dBm
8,5 < f ≤ 9,0 GHz
– 65 dBm/MHz (17)
– 25 dBm
9,0 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
5.3. Dispositivi di rilevamento di materiali che funzionano senza contatto
I limiti specifici riferiti al massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.) e alla potenza di picco massima (e.i.r.p.) per i dispositivi di rilevamento dei materiali che usano la tecnologia UWB e funzionano senza contatto sono definiti nella seguente tabella.
Requisiti tecnici per i dispositivi di rilevamento dei materiali che usano la tecnologia UWB e funzionano senza contatto
Gamma di frequenze
Massimo della densità spettrale di potenza media (e.i.r.p.)
Potenza di picco massima (e.i.r.p.)
(definita in 50 MHz)
f ≤ 1,73 GHz
– 85 dBm/MHz (18)
– 60 dBm
1,73 < f ≤ 2,2 GHz
– 70 dBm/MHz
– 45 dBm
2,2 < f ≤ 2,5 GHz
– 50 dBm/MHz
– 25 dBm
2,5 < f ≤ 2,69 GHz
– 65 dBm/MHz (18)
(19)
– 40 dBm
2,69 < f ≤ 2,7 GHz (21)
– 70 dBm/MHz (20)
– 45 dBm
2,7 < f ≤ 2,9 GHz
– 70 dBm/MHz (18))
– 45 dBm
2,9 < f ≤ 3,4 GHz
– 70 dBm/MHz (18)
(23)
(24)
– 45 dBm
3,4 < f ≤ 3,8 GHz (21)
– 70 dBm/MHz (19)
(23)
(24)
– 45 dBm
3,8 < f ≤ 4,8 GHz
– 50 dBm/MHz (23)
(24)
– 25 dBm
4,8 < f ≤ 5,0 GHz (21)
– 55 dBm/MHz (19)
(20)
– 30 dBm
5,0 < f ≤ 5,25 GHz
– 55 dBm/MHz
– 30 dBm
5,25 < f ≤ 5,35 GHz
– 50 dBm/MHz
– 25 dBm
5,35 < f ≤ 5,6 GHz
– 50 dBm/MHz
– 25 dBm
5,6 < f ≤ 5,65 GHz
– 50 dBm/MHz
– 25 dBm
5,65 < f ≤ 5,725 GHz
– 65 dBm/MHz
– 40 dBm
5,725 < f ≤ 6,0 GHz
– 60 dBm/MHz
– 35 dBm
6,0 < f ≤ 8,5 GHz
– 41,3 dBm/MHz (22)
0 dBm
8,5 < f ≤ 9,0 GHz
– 65 dBm/MHz (24)
– 25 dBm
9,0 < f ≤ 10,6 GHz
– 65 dBm/MHz
– 25 dBm
f > 10,6 GHz
– 85 dBm/MHz
– 45 dBm
Nella tabella che segue si definiscono i valori di soglia della potenza di picco riferiti al meccanismo LBT per garantire la protezione dei servizi radio elencati di seguito.
Requisiti tecnici del meccanismo LBT per i dispositivi di rilevamento dei materiali
Gamma di frequenze
Servizio radio da rilevare
Valore soglia della potenza di picco
1,215 < f ≤ 1,4 GHz
Servizio di radiodeterminazione
+ 8 dBm/MHz
1,61 < f ≤ 1,66 GHz
Servizio mobile via satellite
– 43 dBm/MHz
2,5 < f ≤ 2,69 GHz
Servizio mobile terrestre
– 50 dBm/MHz
2,9 < f ≤ 3,4 GHz
Servizio di radiodeterminazione
– 70 dBm/MHz
Requisiti supplementari per il rilevamento radar: ascolto continuo e spegnimento automatico entro 10 ms per la relativa gamma di frequenze se viene superato il valore soglia (tabella con meccanismo LTB). È necessario un tempo di silenzio di almeno 12 s, in ascolto continuo, prima che il trasmettitore possa accendersi nuovamente. Questo tempo di silenzio durante il quale è attivo solo il ricevitore LTB deve essere garantito anche dopo lo spegnimento del dispositivo.
(1) All'interno della banda compresa fra 3,1 GHz e 4,8 GHz. La tecnica di mitigazione Low duty cycle (ciclo di lavoro ridotto, «LDC») e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.3.1, 4.5.3.2 e 4.5.3.3 della norma ETSI EN 302 065–1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, concernente l'armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato di apparecchiature radio e che abroga la direttiva 1999/5/CE (GU L 153 del 22.5.2014, pag. 62) e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(2) Nelle bande comprese fra 3,1 GHz e 4,8 GHz e fra 8,5 GHz e 9 GHz. La tecnica di mitigazione Detect and Avoid (rileva ed evita, «DAA») e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.1.1, 4.5.1.2 e 4.5.1.3 della norma ETSI EN 302 065-1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(3) La tecnica di mitigazione DAA e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.1.1, 4.5.1.2 e 4.5.1.3 della norma ETSI EN 302 065-2 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(4) La tecnica di mitigazione LDC e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.3.1, 4.5.3.2 e 4.5.3.3 della norma ETSI EN 302 065-3 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(5) La tecnica di mitigazione DAA e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.1.1, 4.5.1.2 e 4.5.1.3 della norma ETSI EN 302 065-3 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(6) La tecnica di mitigazione Transmit Power Control (controllo della potenza di trasmissione, «TPC») e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.7.1.1, 4.7.1.2 e 4.7.1.3 della norma ETSI EN 302 065– 3 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(7) È necessario un limite esterno (exterior limit, e.l.) ≤ – 53,3 dBm/MHz. Il limite esterno è definito nelle clausole 4.3.4.1, 4.3.4.2 e 4.3.4.3 della norma ETSI EN 302 065-3 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(8) Possono essere impiegate tecniche di mitigazione alternative, come l'uso di oblò schermati, purché garantiscano prestazioni almeno equivalenti.
(9) Da 7,25 a 7,75 GHz (servizi satellitari fissi) e da 7,45 a 7,55 GHz (satelliti meteorologici): – 51,3 – 20 × log10 (10[km]/x[km])(dBm/MHz) per altezze da terra superiori a 1 000 m dove x è l'altezza da terra dell'aeromobile in km, e – 71,3 dBm/MHz per altezze da terra pari o inferiori a 1 000 m.
(10) Protezione da 7,75 a 7,9 GHz (satelliti meteorologici):
– 44,3 – 20 × log10 (10[km]/x[km])(dBm/MHz) per altezze da terra superiori a 1 000 m, dove x è l'altezza da terra dell'aeromobile in km, e – 64,3 dBm/MHz per altezze da terra pari o inferiori a 1 000 m.
(11) I dispositivi che utilizzano il meccanismo Listen Before Talk (ascolta prima di trasmettere, «LBT») sono autorizzati a operare nella gamma di frequenze compresa tra 1,215 GHz e 1,73 GHz con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 70 dBm/GHz, e nelle gamme di frequenze comprese tra 2,5 GHz e 2,69 GHz e tra 2,7 GHz e 3,4 GHz con una densità spettrale di e.i.r.p. media massima di – 50 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di – 10 dBm/50 MHz. Il meccanismo LBT è definito nelle clausole 4.5.2.1, 4.5.2.2 e 4.5.2.3 della norma ETSI EN 302 065-4 V1.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(12) Per proteggere i servizi radio, le installazioni non fisse devono rispettare i seguenti requisiti per la potenza irradiata totale:
a)
nelle gamme di frequenze comprese tra 2,5 GHz e 2,69 GHz e tra 4,8 GHz e 5 GHz, la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore di 10 dB alla densità spettrale di e.i.r.p. massima;
b)
nella gamma di frequenze compresa tra 3,4 GHz e 3,8 GHz, la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore di 5 dB alla densità spettrale di e.i.r.p. massima.
(13) Per proteggere i servizi di radioastronomia (RAS), nelle bande di frequenza comprese tra 2,69 e 2,70 GHz e tra 4,8 e 5 GHz la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore a – 65 dBm/MHz.
(14) Limitazione del ciclo di lavoro a 10 % al secondo.
(15) Non è consentita alcuna installazione fissa all'aperto.
(16) Nella banda compresa fra 3,1 e 4,8 GHz, i dispositivi che applicano la tecnica di mitigazione LDC sono autorizzati ad operare con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 41,3 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di 0 dBm, definita in 50 MHz. La tecnica di mitigazione LDC e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.3.1, 4.5.3.2 e 4.5.3.3 della norma ETSI EN 302 065-1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione. Qualora sia attuata la tecnica LDC, si applica la nota 5.
(17) Nelle bande di frequenza comprese fra 3,1 e 4,8 GHz e fra 8,5 e 9 GHz, i dispositivi che applicano la tecnica di mitigazione DAA sono autorizzati ad operare con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 41,3 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di 0 dBm, definita in 50 MHz. La tecnica di mitigazione DAA e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.1.1, 4.5.1.2 e 4.5.1.3 della norma ETSI EN 302 065-1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione. Qualora sia attuata la tecnica DAA, si applica la nota 5.
(18) I dispositivi che utilizzano il meccanismo LBT sono autorizzati a operare nella gamma di frequenze compresa tra 1,215 GHz e 1,73 GHz con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 70 dBm/GHz e nelle gamme di frequenze comprese tra 2,5 GHz e 2,69 GHz e tra 2,7 GHz e 3,4 GHz con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 50 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di – 10 dBm/50 MHz. Il meccanismo LBT è definito nelle clausole 4.5.2.1, 4.5.2.2 e 4.5.2.3 della norma ETSI EN 302 065-4 V1.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione.
(19) Per proteggere i servizi radio, le installazioni non fisse devono rispettare i seguenti requisiti per la potenza irradiata totale:
a)
nelle gamme di frequenze comprese tra 2,5 GHz e 2,69 GHz e tra 4,8 GHz e 5 GHz, la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore di 10 dB alla densità spettrale di e.i.r.p. massima;
b)
nella gamma di frequenze compresa tra 3,4 GHz e 3,8 GHz, la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore di 5 dB alla densità spettrale di e.i.r.p. massima.
(20) Per proteggere i servizi di radioastronomia (RAS), nelle bande di frequenza comprese tra 2,69 e 2,70 GHz e tra 4,8 e 5 GHz la densità spettrale di potenza totale deve essere inferiore a – 65 dBm/MHz.
(21) Limitazione del ciclo di lavoro a 10 % al secondo.
(22) Non è consentita alcuna installazione fissa all'aperto.
(23) Nella banda compresa fra 3,1 e 4,8 GHz, i dispositivi che applicano la tecnica di mitigazione LDC sono autorizzati a operare con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 41,3 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di 0 dBm, definita in 50 MHz. La tecnica di mitigazione LDC e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.3.1, 4.5.3.2 e 4.5.3.3 della norma ETSI EN 302 065-1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione. Qualora sia attuata la tecnica LDC, si applica la nota 5.
(24) Nelle bande di frequenza comprese fra 3,1 e 4,8 GHz e fra 8,5 e 9 GHz, i dispositivi che applicano la tecnica di mitigazione DAA sono autorizzati a operare con un massimo della densità spettrale di potenza media di e.i.r.p. di – 41,3 dBm/MHz e con un'e.i.r.p. di picco massima di 0 dBm, definita in 50 MHz. La tecnica di mitigazione DAA e i suoi limiti sono definiti nelle clausole 4.5.1.1, 4.5.1.2 e 4.5.1.3 della norma ETSI EN 302 065-1 V2.1.1. È possibile ricorrere a tecniche di mitigazione alternative purché queste garantiscano prestazioni e un livello di protezione dello spettro almeno equivalenti al fine di soddisfare i corrispondenti requisiti essenziali della direttiva 2014/53/UE e rispettare i requisiti tecnici della presente decisione. Qualora sia attuata la tecnica DAA, si applica la nota 5.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Apparecchiature a corto raggio, RLAN (WiFi), Internet degli oggetti, apparecchiature a banda ultralarga (UWB) e sistemi di trasporto intelligenti (STI)
QUALI SONO GLI SCOPI DELLA DIRETTIVA E DELLE DECISIONI?
Le decisioni di esecuzione riguardano principalmente l’armonizzazione, mentre altre riguardano specifiche bande di frequenza per scopi specifici, oltre ai limiti sulla potenza del segnale e alle interferenze dannose ove applicabile. Gli Stati membri sono responsabili della gestione dello spettro radio e le modifiche riflettono l’evoluzione dell’armonizzazione e degli accordi tecnici europei e internazionali. La direttiva «DECT» assegna la banda di frequenza 1 880-1 900 MHz per le comunicazioni digitali senza fili entro il 1o gennaio 1992 e obbliga gli Stati membri ad applicare le leggi, i regolamenti e le disposizioni amministrative nazionali necessarie.
PUNTI CHIAVE
Le decisioni
Le decisioni di esecuzione riguardano i dispositivi radio gestiti mediante autorizzazione generale o senza licenza o condivisi dagli utenti finali. Ciò comprende i dispositivi di rete ad accesso locale in radiofrequenza (WiFi) che hanno mostrato una forte crescita della domanda dello spettro radio, come riconosciuto dal Codice europeo delle comunicazioni elettroniche del 2018.
Molti di questi atti sono decisioni di armonizzazione. Altri riguardano le bande di frequenza per scopi diversi, ad esempio un’enorme varietà di dispositivi a corto raggio, apparecchiature di Internet degli oggetti, apparecchiature a banda ultra larga, allarmi, apriporta, impianti medici, sistemi di trasporto intelligenti, dispositivi di identificazione a radiofrequenza ( RFID), radiodeterminazione, sondaggio del suolo e nuovi tipi di dispositivi da macchina a macchina, nonché apparecchiature per la realizzazione di programmi ed eventi speciali (PMSE) come collegamenti video senza fili o microfoni e telefoni digitali senza fili.
Un’ulteriore banda con autorizzazione generale riguarda la sicurezza dei veicoli, in particolare il funzionamento dei sistemi di trasporto intelligenti (ITS).
Le varie decisioni di esecuzione riguardano i seguenti spettri radio, oltre ai limiti sulla potenza del segnale e alle interferenze dannose ove applicabili:banda di frequenza 5 GHz (5 150-5 350 MHz e 5 470-5 725 MHz) per i sistemi di accesso senza fili, comprese le reti locali in radiofrequenza (WAS / RLAN - banda larga WiFi); banda di frequenza 3 400-3 800 MHz per i sistemi terrestri per «reti di comunicazione elettronica fisse, portatili e mobili»; banda di frequenze 5 875-5 935 MHz per applicazioni legate alla sicurezza dei sistemi di trasporto intelligenti; spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio; banda di spettro radio 24 GHz ai fini dell’uso limitato nel tempo di apparecchiature radar a corto raggio per autoveicoli; utilizzo dello spettro radio da parte delle apparecchiature audio senza fili per la realizzazione di programmi e di eventi speciali; banda di frequenza 2 010-2 025 MHz per collegamenti video senza fili portatili o mobili e videocamere senza fili per la realizzazione di programmi ed eventi speciali; bande di frequenze 900 MHz e 1 800 MHz per i sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazioni elettroniche in relazione all’Internet degli oggetti; spettro radio per l’utilizzo di apparecchiature a corto raggio nelle bande di frequenza 874-876 MHz e 915-921 MHz; spettro radio per apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultra larga, ad esempio per il rilevamento della posizione di veicoli e aeromobili.Direttiva 91/287/CEE
La direttiva impone agli Stati membri di assegnare la banda di frequenze 1 880-1 900 MHz alle comunicazioni digitali senza fili entro il 1o gennaio 1992.
DA QUANDO SI APPLICANO LA DIRETTIVA E LE DECISIONI?
Legislazione
Data di applicazione
Decisione di esecuzione (UE) 2020/1426
8 ottobre 2020
Decisione di esecuzione (UE) 2019/785
16 maggio 2019
Decisione di esecuzione (UE) 2018/1538
12 ottobre 2018
Decisione di esecuzione (UE) 2018/637
23 aprile 2018
Decisione di esecuzione (UE) 2017/2077
13 novembre 2017
Decisione di esecuzione (UE) 2017/1483
10 agosto 2017
Decisione di esecuzione (UE) 2016/339
9 marzo 2016
Decisione di esecuzione 2014/641/UE
2 settembre 2014
Decisione di esecuzione 2013/752/UE
12 dicembre 2013
Decisione di esecuzione 2011/829/UE
9 dicembre 2011
Decisione di esecuzione 2011/485/UE
1o agosto 2011
Decisione 2010/368/UE
1o luglio 2010
Decisione 2009/381/CE
14 maggio 2009
Decisione 2007/90/CE
12 febbraio 2007
Decisione 2008/411/CE
21 maggio 2008
Decisione 2005/513/CE
11 luglio 2005
Direttiva 91/287/CEE
5 giugno 1991
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Cos’è la politica dello spettro radio? (Commissione europea) Armonizzazione dello spettro radio per dispositivi a corto raggio (Commissione europea) Nuove disposizioni sulle telecomunicazioni nell’UE: migliorare la connettività e proteggere meglio gli utenti (Commissione europea) L’Internet degli oggetti (Commissione europea).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione di esecuzione (UE) 2020/1426 della Commissione del 7 ottobre 2020 relativa all’uso armonizzato dello spettro radio nella banda di frequenze 5 875-5 935 MHz per le applicazioni legate alla sicurezza dei sistemi di trasporto intelligenti (ITS) e che abroga la decisione 2008/671/CE (GU L 328 del 9.10.2020, pag. 19).
Decisione di esecuzione (UE) 2019/785 della Commissione, del 14 maggio 2019, relativa all’armonizzazione dello spettro radio per le apparecchiature che utilizzano la tecnologia a banda ultralarga nell’Unione, e che abroga la decisione 2007/131/CE (GU L 127 del 16.5.2019, pag. 23).
Decisione di esecuzione (UE) 2018/1538 della Commissione, dell’11 ottobre 2018, relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo di apparecchiature a corto raggio nelle bande di frequenza 874-876 MHz e 915-921 MHz (GU L 257 del 15.10.2018, pag. 57).
Decisione di esecuzione (UE) 2018/637 della Commissione, del 20 aprile 2018, che modifica la decisione 2009/766/CE della Commissione relativa all’armonizzazione delle bande di frequenze 900 MHz e 1 800 MHz per i sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazioni elettroniche paneuropee nella Comunità per quanto riguarda le condizioni tecniche per l’Internet delle cose (GU L 105 del 25.4.2018, pag. 27).
Decisione di esecuzione (UE) 2017/2077 della Commissione, del 10 novembre 2017, sulla modifica della decisione 2005/50/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio nella banda di frequenze 24 GHz ai fini dell’uso limitato nel tempo di apparecchiature radar a corto raggio per autoveicoli nella Comunità (GU L 295 del 14.11.2017, pag. 75).
Decisione di esecuzione (UE) 2017/1483 della Commissione, dell’8 agosto 2017, recante modifica della decisione 2006/771/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio e che abroga la decisione 2006/804/CE (GU L 214 del 18.8.2017, pag. 3).
Decisione di esecuzione (UE)2016/339 della Commissione, dell’8 marzo 2016, relativa all’armonizzazione della banda di frequenza 2 010-2 025 MHz per collegamenti video senza fili portatili o mobili e videocamere senza fili per la realizzazione di programmi ed eventi speciali (GU L 63 del 10.3.2016, pag. 5).
Decisione di esecuzione 2014/641/UE della Commissione, del 1o settembre 2014, relativa alle condizioni tecniche armonizzate per l’utilizzo dello spettro radio da parte delle apparecchiature audio senza fili per la realizzazione di programmi e di eventi speciali nell’Unione (GU L 263 del 3.9.2014, pag. 29).
Decisione di esecuzione 2013/752/UE della Commissione, dell’11 dicembre 2013, recante modifica della decisione 2006/771/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio e che abroga la decisione 2005/928/CE (GU L 334 del 13.12.2013, pag. 17).
Decisione di esecuzione 2011/829/UE della Commissione, dell’8 dicembre 2011, recante modifica della decisione 2006/771/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio (GU L 329 del 13.12.2011, pag. 10).
Decisione di esecuzione (UE) 2011/485/UE della Commissione, del 29 luglio 2011, sulla modifica della decisione 2005/50/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio nella banda di frequenze 24 GHz ai fini dell’uso limitato nel tempo di apparecchiature radar a corto raggio per autoveicoli nella Comunità (GU L 198 del 30.7.2011, pag. 71).
Decisione 2010/368/UE della Commissione, del 30 giugno 2010, recante modifica della decisione 2006/771/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio (GU L 166 del 1.7.2010, pag. 33).
Decisione 2009/381/CE della Commissione, del 13 maggio 2009, recante modifica della decisione 2006/771/CE relativa all’armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio (GU L 119 del 14.5.2009, pag. 32).
Decisione 2007/90/CE della Commissione, del 12 febbraio 2007 ,recante modifica della decisione 2005/513/CE sull’uso armonizzato dello spettro radio nella banda di frequenze 5 GHz per l’implementazione di sistemi di accesso senza fili, comprese le reti locali in radiofrequenza (WAS/RLAN) (GU L 41 del 13.2.2007, pag. 10).
Decisione 2008/411/CE della Commissione, del 21 maggio 2008, relativa all’armonizzazione della banda di frequenze 3 400-3 800 MHz per i sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazioni elettroniche nella Comunità (GU L 144 del 4.6.2008, pag. 77).
Le successive modifiche alla decisione 2008/411/UE sono state incorporate nel documento originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione 2005/513/CE della Commissione, dell’11 luglio 2005, sull’uso armonizzato dello spettro radio nella banda di frequenze 5 GHz per l’implementazione di sistemi di accesso senza fili comprese le reti locali in radiofrequenza (WAS/RLAN) (GU L 187 del 19.7.2005, pag. 22).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 91/287/CEE del Consiglio, del 3 giugno 1991, sulla banda di frequenza da assegnare per l’introduzione coordinata nella Comunità di un sistema digitale di telecomunicazione senza filo (DECT) (GU L 144 dell’8.6.1991, pag. 45).
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva (UE) 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche (rifusione) (GU L 321 del 17.12.2018, pag. 36).
Si veda la versione consolidata.
Decisione n. 676/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, relativa a un quadro normativo per la politica in materia di spettro radio nella Comunità europea (Decisione spettro radio) (GU L 108 del 24.4.2002, pag. 1). |
Sistema di scambio di quote di emissioni: norme del Fondo per l’innovazione
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il Fondo per l’innovazione introdotto dalla direttiva 2003/87/CE è destinato a sostenere iniziative innovative nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS)*, una delle pietre angolari su cui si fonda la politica dell’Unione per contrastare i cambiamenti climatici riducendo le emissioni di gas a effetto serra. Il presente regolamento stabilisce norme dettagliate sul funzionamento del fondo.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento stabilisce norme dettagliate per il Fondo per l’innovazione, tra cui:obiettivi operativi; forme di sostegno fornito; procedura di presentazione delle domande; modalità di selezione dei progetti; modalità di gestione del fondo; rendicontazione, monitoraggio, valutazione, controllo e pubblicità.Obiettivi e forme di sostegno
Il fondo fornisce sostegno finanziario a progetti dimostrativi di tecnologie, processi o prodotti altamente innovativi con un potenziale significativo di riduzione delle emissioni di gas serra e che, nel contempo, attraggono risorse pubbliche e private aggiuntive.
Il sostegno sarà erogato sotto forma di sovvenzioni o combinando le sovvenzioni UE con strumenti finanziari nell’ambito dello strumento unificato di sostegno agli investimenti (InvestEU), che sostituisce l’attuale Fondo europeo per gli investimenti strategici per il periodo 2021-2027. Il finanziamento può anche assumere qualsiasi altra forma prevista dal regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 (il «regolamento finanziario»), in particolare premi e appalti.
Candidatura e selezione
I candidati sono invitati a presentare domanda di sostegno finanziario per i progetti ammissibili a seguito di un invito a presentare proposte pubblicato dalla Commissione europea previa consultazione con i paesi dell’Unione. I progetti sono selezionati in base a criteri che comprendono:potenziale di prevenzione delle emissioni di gas a effetto serra; livello di innovazione dei progetti rispetto allo stato dell’arte; maturità dei progetti in termini di pianificazione, modello di business, struttura finanziaria e giuridica e possibilità di raggiungere la chiusura finanziaria entro un periodo di tempo predefinito non superiore a quattro anni; potenziale tecnico e di mercato di una vasta applicazione o di futuri abbattimenti dei costi; efficienza in termini di costi del progetto sulla base di una formula di bilanciamento dei costi rispetto alle emissioni di gas serra evitate, all’energia generata o alla CO2 stoccata (cattura e stoccaggio del carbonio) nei primi 10 anni di funzionamento.Governance e amministrazione
La Commissione gestisce direttamente il funzionamento del Fondo, tranne nei casi in cui sono delegati organi esecutivi. I paesi dell’Unione sono consultati in merito ai progetti selezionati prima della decisione di assegnazione.
Le entità beneficiarie pubblicano sui loro siti web informazioni sui progetti sostenuti a norma del presente regolamento, compreso un riferimento esplicito al sostegno del Fondo per l’innovazione ricevuto, e provvedono a divulgare a molteplici platee, in particolare i media e il grande pubblico, informazioni coerenti, efficaci e mirate sul sostegno ricevuto dal Fondo per l’innovazione.
DA QUANDO VIENE APPLICATO IL REGOLAMENTO?
Si applica dal 17 giugno 2019.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Fondo per l’innovazione (Commissione europea) InvestEU (Commissione europea) Sistema di scambio delle quote di emissione (EU ETS) (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (EU ETS): il primo e di gran lunga il più grande sistema internazionale per il commercio delle quote di emissione di gas a effetto serra; interessa quasi 11 000 centrali elettriche e impianti di produzione nell’Unione, in Islanda, Norvegia e Liechtenstein, nonché le attività di aviazione.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento delegato (UE) 2019/856 della Commissione, del 26 febbraio 2019, che integra la direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda il funzionamento del fondo per l’innovazione (GU L 140 del 28.5.2019, pag. 6).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 luglio 2018, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione, che modifica i regolamenti (UE) n. 1296/2013, (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013, (UE) n. 1304/2013, (UE) n. 1309/2013, (UE) n. 1316/2013, (UE) n. 223/2014, (UE) n. 283/2014 e la decisione n. 541/2014/UE e abroga il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 (GU L 193 del 30.7.2018, pag. 1).
Decisione 2010/670/UE della Commissione, del 3 novembre 2010, che definisce i criteri e le misure per il finanziamento di progetti dimostrativi su scala commerciale mirati alla cattura e allo stoccaggio geologico del CO2 in modo ambientalmente sicuro, nonché di progetti dimostrativi relativi a tecnologie innovative per le energie rinnovabili nell’ambito del sistema di scambio delle quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità istituito dalla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 290 del 6.11.2010, pag. 39).
Le successive modifiche alla decisione 2010/670/UE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Direttiva 2009/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, relativa allo stoccaggio geologico di biossido di carbonio e recante modifica della direttiva 85/337/CEE del Consiglio, delle direttive del Parlamento europeo e del Consiglio 2000/60/CE, 2001/80/CE, 2004/35/CE, 2006/12/CE, 2008/1/CE e del regolamento (CE) n. 1013/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 140 del 5.6.2009, pag. 114).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 2003, che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità e che modifica la Direttiva 96/61/CE del Consiglio (GU L 275 del 25.10.2003, pag. 32).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2019/856 DELLA COMMISSIONE
del 26 febbraio 2019
che integra la direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda il funzionamento del fondo per l'innovazione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
vista la direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 2003, che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nell'Unione e che modifica la direttiva 96/61/CE del Consiglio (1), in particolare l'articolo 10 bis, paragrafo 8, quarto comma,
considerando quanto segue:
(1)
È opportuno stabilire norme dettagliate in merito al funzionamento del fondo per l'innovazione, tenendo conto degli insegnamenti tratti dal programma NER300 istituito ai sensi della direttiva 2003/87/CE ed attuato sulla base della decisione 2010/670/UE della Commissione (2); in particolare è opportuno tener conto delle conclusioni della Corte dei conti (3).
(2)
Dati la minore redditività e i maggiori rischi tecnologici dei progetti ammissibili rispetto alle tecnologie convenzionali, una buona parte del finanziamento nell'ambito del fondo per l'innovazione dovrebbe essere erogata sotto forma di sovvenzioni. È opportuno pertanto stabilire norme dettagliate sull'erogazione delle sovvenzioni.
(3)
Poiché i rischi e la redditività dei progetti ammissibili possono variare tra i settori e le attività di detti progetti e possono anche mutare nel tempo, è opportuno che una parte del sostegno del fondo per l'innovazione sia fornito tramite contributi ad operazioni di finanziamento misto nell'ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione, nonché sotto altre forme di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio («regolamento finanziario») (4).
(4)
È opportuno considerare costi pertinenti ai fini del finanziamento nell'ambito del fondo per l'innovazione la differenza tra i costi complessivi di un progetto ammissibile e i costi complessivi di un progetto analogo che impiega una tecnologia convenzionale. Tuttavia, al fine di evitare oneri amministrativi eccessivi per i progetti su piccola scala e tener conto delle particolari difficoltà che incontrano nell'ottenere finanziamenti, i costi pertinenti di un progetto su piccola scala dovrebbero corrispondere alla spesa complessiva in conto capitale di detto progetto.
(5)
Al fine di garantire la rapida disponibilità di adeguate risorse finanziarie a favore dei progetti ammissibili, l'erogazione delle sovvenzioni dovrebbe basarsi sul raggiungimento di determinate tappe principali. Per tutti i progetti, le tappe principali dovrebbero comprendere la chiusura finanziaria e l'entrata in esercizio. Poiché alcuni progetti potrebbero aver bisogno di ricevere il finanziamento in un diverso momento nel corso del tempo, è opportuno prevedere la possibilità di stabilire ulteriori tappe principali nella documentazione contrattuale.
(6)
Al fine di aumentare le probabilità di successo dei progetti dovrebbe essere prevista la possibilità di erogare una parte della sovvenzione prima dell'entrata in esercizio del progetto. L'erogazione delle sovvenzioni dovrebbe iniziare, in linea di principio, alla chiusura finanziaria e continuare nel corso dello sviluppo e della realizzazione del progetto.
(7)
La maggior parte del sostegno fornito nell'ambito del fondo per l'innovazione dovrebbe essere subordinato alla prevenzione accertata di emissioni di gas a effetto serra. Pertanto, ove la prevenzione di emissioni di gas a effetto serra risulti essere significativamente inferiore a quanto previsto, ciò dovrebbe comportare la riduzione e il recupero dell'importo del finanziamento subordinato a tale prevenzione. Il meccanismo di riduzione e recupero del finanziamento dovrebbe tuttavia essere sufficientemente flessibile da tenere conto della natura innovativa dei progetti finanziati dal fondo per l'innovazione.
(8)
Le sovvenzioni erogate nell'ambito del fondo per l'innovazione dovrebbero essere assegnate in seguito ad una procedura di gara, tramite inviti a presentare proposte. Al fine di ridurre gli oneri amministrativi per i promotori dei progetti, dovrebbe essere istituita una procedura di presentazione delle domande in due fasi, che preveda la manifestazione di interesse e la domanda completa.
(9)
I progetti per i quali è chiesto il sostegno del fondo per l'innovazione dovrebbero essere valutati sulla base di criteri qualitativi e quantitativi. La combinazione di tali criteri dovrebbe garantire una valutazione completa del progetto in termini di potenziale tecnologico e commerciale. Per garantire una selezione giusta e meritocratica, i progetti dovrebbero essere selezionati sulla base degli stessi criteri di selezione, ma dovrebbero essere valutati e classificati dapprima rispetto ad altri progetti nello stesso settore e, successivamente, rispetto a progetti in altri settori.
(10)
I progetti la cui pianificazione, modello di business e struttura finanziaria e giuridica risultano non sufficientemente maturi, in particolare in quanto potrebbero non beneficiare del sostegno da parte degli Stati membri interessati o non disporre delle autorizzazioni nazionali necessarie, non dovrebbero essere selezionati per il sostegno del fondo per l'innovazione. Detti progetti, però, potrebbero essere promettenti. Pertanto, occorre prevedere la possibilità di fornire assistenza per il loro ulteriore sviluppo. L'assistenza allo sviluppo dei progetti dovrebbe favorire, in particolare, i progetti su piccola scala e i progetti negli Stati membri con i livelli di reddito più bassi al fine di contribuire a conseguire una distribuzione geograficamente equilibrata del sostegno del fondo per l'innovazione.
(11)
È importante garantire una distribuzione geograficamente equilibrata del sostegno del fondo per l'innovazione. Per evitare una situazione in cui alcuni Stati membri non siano sufficientemente rappresentati, è opportuno prevedere la possibilità di stabilire ulteriori criteri di selezione destinati a conseguire detto equilibrio geografico in un secondo invito o negli inviti a presentare proposte successivi.
(12)
La Commissione dovrebbe garantire l'attuazione del fondo per l'innovazione. Dovrebbe tuttavia beneficiare della possibilità di delegare ad organi esecutivi alcune attività di attuazione, quali l'organizzazione dell'invito a presentare proposte, la preselezione dei progetti o la gestione contrattuale delle sovvenzioni.
(13)
Le entrate del fondo per l'innovazione, comprese quelle derivanti dalle quote monetizzate sulla piattaforma d'asta comune a norma del regolamento (UE) n. 1031/2010 della Commissione (5), dovrebbero essere gestite in conformità con gli obiettivi della direttiva 2003/87/CE. Pertanto, è opportuno che la Commissione esegua direttamente tale compito e che sia autorizzata a delegarlo alla Banca europea per gli investimenti.
(14)
La Commissione dovrebbe applicare regole diverse in funzione della modalità di attuazione del fondo per l'innovazione. Ove il fondo per l'innovazione sia attuato in regime di gestione diretta, le disposizioni del presente regolamento dovrebbero essere pienamente in linea con le disposizioni del regolamento finanziario.
(15)
Gli Stati membri dovrebbero avere un ruolo importante nell'attuazione del fondo per l'innovazione. In particolare, la Commissione dovrebbe consultare gli Stati membri in merito alle decisioni attuative chiave nonché allo sviluppo del fondo per l'innovazione.
(16)
Il fondo per l'innovazione dovrebbe essere attuato secondo i principi di sana gestione finanziaria stabiliti nel regolamento finanziario.
(17)
È necessario prevedere un sistema chiaro di comunicazione, rendicontabilità e controllo finanziario affinché la Commissione riceva informazioni complete e puntuali sull'avanzamento dei progetti finanziati dal fondo per l'innovazione, i soggetti preposti alla gestione del fondo per l'innovazione applichino i principi di sana gestione finanziaria e gli Stati membri siano informati prontamente in merito all'attuazione del fondo per l'innovazione,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO I
Disposizioni generali
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce norme dettagliate che integrano la direttiva 2003/87/CE per quanto riguarda:
a)
gli obiettivi operativi del fondo per l'innovazione istituito dall'articolo 10 bis, paragrafo 8, della direttiva 2003/87/CE;
b)
le forme di sostegno previste nell'ambito del fondo per l'innovazione;
c)
la procedura di presentazione delle domande per ottenere il sostegno del fondo per l'innovazione;
d)
la procedura e i criteri per la selezione dei progetti nell'ambito del fondo per l'innovazione;
e)
l'erogazione del sostegno del fondo per l'innovazione;
f)
la governance del fondo per l'innovazione;
g)
la comunicazione, il monitoraggio, la valutazione, il controllo e la pubblicità concernenti il funzionamento del fondo per l'innovazione.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le definizioni seguenti:
1) «chiusura finanziaria»: il momento nel ciclo di sviluppo del progetto in cui sono stati sottoscritti tutti gli accordi progettuali e di finanziamento e sono state soddisfatte tutte le condizioni in essi previste;
2) «entrata in esercizio»: il momento nel ciclo di sviluppo del progetto in cui sono stati testati tutti gli elementi e i sistemi richiesti per funzionamento del progetto e sono state avviate attività che determinano la prevenzione effettiva di emissioni di gas a effetto serra;
3) «progetto su piccola scala»: un progetto la cui spesa complessiva in conto capitale non supera 7 500 000 EUR.
Articolo 3
Obiettivi operativi
Il fondo per l'innovazione persegue i seguenti obiettivi operativi:
a)
sostenere progetti dimostrativi di tecnologie, processi o prodotti altamente innovativi, che siano sufficientemente maturi e presentino un elevato potenziale di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;
b)
offrire un sostegno finanziario adeguato alle esigenze di mercato e ai profili di rischio dei progetti ammissibili, attraendo nel contempo risorse pubbliche e private aggiuntive;
c)
provvedere a che le sue entrate siano gestite in conformità con gli obiettivi della direttiva 2003/87/CE.
Articolo 4
Forme di sostegno del fondo per l'innovazione
Il sostegno fornito dal fondo per l'innovazione al progetto può assumere le seguenti forme:
a)
sovvenzioni;
b)
contributi ad operazioni di finanziamento misto nell'ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione;
c)
ove necessario per raggiungere gli obiettivi della direttiva 2003/87/CE, qualsiasi altra forma di finanziamento prevista dal regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 («regolamento finanziario»), in particolare premi e appalti.
CAPO II
Disposizioni specifiche applicabili alle sovvenzioni
Articolo 5
Costi pertinenti
1. Ai fini dell'articolo 10 bis, paragrafo 8, terzo comma, quarta frase, della direttiva 2003/87/CE, i costi pertinenti sono i costi supplementari sostenuti dal promotore del progetto in conseguenza dell'applicazione della tecnologia innovativa per la riduzione o prevenzione di emissioni di gas a effetto serra. I costi pertinenti sono calcolati come la differenza tra la miglior stima della spesa complessiva in conto capitale, del valore attuale netto dei costi operativi e degli utili nei 10 anni dall'entrata in esercizio del progetto e il risultato dello stesso calcolo per una produzione convenzionale avente la medesima capacità in termini di produzione effettiva del prodotto finale in questione.
Qualora la produzione convenzionale di cui al primo comma non esista, i costi pertinenti sono la miglior stima della spesa complessiva in conto capitale e del valore attuale netto dei costi operativi e degli utili nei 10 anni dall'entrata in esercizio del progetto.
2. I costi pertinenti di un progetto su piccola scala sono la spesa complessiva in conto capitale del progetto.
Articolo 6
Erogazione delle sovvenzioni
1. Il sostegno del fondo per l'innovazione, ove fornito sotto forma di sovvenzione, è erogato al raggiungimento di tappe principali prestabilite.
2. Per tutti i progetti le tappe di cui al paragrafo 1 sono basate sul ciclo di sviluppo del progetto e sono almeno le seguenti:
a)
chiusura finanziaria;
b)
entrata in esercizio.
3. Alla luce della tecnologia impiegata e delle circostanze specifiche del settore o dei settori in cui essa è impiegata, nei documenti contrattuali possono essere stabilite ulteriori tappe specifiche.
4. Fino al 40 % dell'importo totale del sostegno del fondo per l'innovazione a favore di un determinato progetto, compresa l'assistenza per lo sviluppo, è erogato alla chiusura finanziaria oppure al raggiungimento di una specifica tappa che precede la chiusura finanziaria, ove sia stata stabilita a norma del paragrafo 3.
5. Nella misura in cui l'importo totale del sostegno del fondo per l'innovazione a favore di un determinato progetto non sia stato erogato a norma del paragrafo 4, l'erogazione avviene successivamente alla chiusura finanziaria. Il sostegno può essere erogato parzialmente prima dell'entrata in esercizio e in frazioni annue dopo l'entrata in esercizio.
6. Ai fini dei paragrafi 4 e 5 l'importo totale del sostegno del fondo per l'innovazione fornito ad un determinato progetto comprende l'importo del sostegno del fondo per l'innovazione fornito a detto progetto sotto forma di assistenza allo sviluppo dello stesso a norma dell'articolo 13.
Articolo 7
Disposizioni generali in materia di recuperi
1. La Commissione adotta provvedimenti opportuni volti a garantire che, nella realizzazione delle attività finanziate a norma del presente regolamento, gli interessi finanziari del fondo per l'innovazione siano tutelati mediante l'applicazione di misure preventive contro la frode, la corruzione e ogni altra attività illecita, mediante controlli efficaci e, ove fossero rilevate irregolarità, mediante il recupero delle somme indebitamente versate e, se del caso, sanzioni amministrative e pecuniarie effettive, proporzionate e dissuasive.
2. I recuperi sono effettuati conformemente al regolamento finanziario.
3. Le ragioni del recupero e le procedure di recupero sono precisate ulteriormente nella documentazione contrattuale.
Articolo 8
Disposizioni particolari in materia di recuperi
1. L'importo del sostegno del fondo per l'innovazione erogato a norma dell'articolo 6, paragrafo 5, successivamente alla chiusura finanziaria è subordinato alla prevenzione di emissioni di gas a effetto serra accertata sulla base di relazioni annuali trasmesse dal promotore del progetto per un periodo che va da 3 a 10 anni dall'entrata in esercizio. La relazione annuale finale presentata dal promotore del progetto comprende la quantità totale di emissioni di gas a effetto serra evitate durante l'intero periodo di riferimento.
2. Ove la quantità totale di emissioni di gas a effetto serra evitate durante l'intero periodo di riferimento sia inferiore al 75 % della quantità totale di emissioni di gas a effetto serra che si prevedeva di evitare, l'importo versato o da versare al promotore del progetto a norma dell'articolo 6, paragrafo 5, è recuperato o ridotto in misura proporzionale.
3. Ove il progetto non entri in esercizio entro il termine prestabilito o il promotore del progetto non sia in grado di comprovare un'effettiva prevenzione delle emissioni di gas a effetto serra, l'importo versato successivamente alla chiusura finanziaria a norma dell'articolo 6, paragrafo 5, è recuperato integralmente.
4. Nel caso in cui si verifichino le situazioni di cui ai paragrafi 2 e 3 a causa di circostanze straordinarie che sfuggono al controllo del promotore del progetto e questi dimostri il potenziale del progetto di prevenire le emissioni di gas a effetto serra in misura superiore alla quantità indicata nella relazione, o il promotore del progetto dimostri che il progetto può ottenere benefici significativi in termini di innovazione a basse emissioni di carbonio, la Commissione può decidere di non applicare i meccanismi di recupero di cui ai paragrafi 2 e 3.
5. La ragione del recupero e le procedure di recupero sono precisate ulteriormente nella documentazione contrattuale.
6. Le disposizioni di cui ai paragrafi 3 e 4 lasciano impregiudicate le disposizioni generali in materia di recuperi di cui all'articolo 7.
Articolo 9
Inviti a presentare proposte
1. I promotori dei progetti sono invitati a presentare domanda per il sostegno del fondo per l'innovazione tramite inviti aperti a presentare proposte pubblicati dalla Commissione.
Prima di adottare la decisione concernente la pubblicazione di un invito a presentare proposte, la Commissione consulta gli Stati membri in relazione al progetto di decisione.
2. La decisione della Commissione concernente la pubblicazione dell'invito a presentare proposte contiene almeno quanto segue:
a)
l'importo totale del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'invito;
b)
l'importo massimo del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'assistenza allo sviluppo del progetto;
c)
i tipi di progetti o settori mirati;
d)
una descrizione della procedura di presentazione delle domande ed un elenco dettagliato delle informazioni e della documentazione da presentare in ciascuna fase della procedura di presentazione delle domande;
e)
informazioni dettagliate sulla procedura di selezione, compresa la metodologia di valutazione e classificazione;
f)
nel caso siano applicate procedure specifiche di presentazione delle domande e di selezione a norma dell'articolo 10, paragrafo 4, e dell'articolo 12, paragrafo 6, per progetti su piccola scala, le regole di tali procedure specifiche;
g)
ove la Commissione riservi ai progetti su piccola scala una parte dell'importo totale del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'invito, l'ammontare di tale parte;
h)
ove siano applicati ulteriori criteri di selezione volti a conseguire una distribuzione geograficamente equilibrata del sostegno del fondo per l'innovazione a norma dell'articolo 11, paragrafo 2, l'indicazione di detti criteri.
Articolo 10
Procedura di presentazione delle domande
1. L'organo esecutivo raccoglie le domande e organizza la relativa procedura di presentazione in due fasi successive:
a)
la manifestazione di interesse;
b)
la domanda completa.
2. Nella fase della manifestazione di interesse il promotore del progetto è tenuto a presentare una descrizione delle caratteristiche chiave del progetto in linea con i requisiti stabiliti nel relativo invito a presentare proposte, compresa una descrizione dell'efficacia, del livello di innovazione e della maturità del progetto a norma dell'articolo 11, paragrafo 1, lettere a), b) e c).
3. Nella fase di presentazione della domanda completa il promotore del progetto è tenuto a presentare una descrizione dettagliata del progetto e tutta la documentazione giustificativa, compreso il piano di condivisione delle conoscenze.
4. È possibile applicare una procedura semplificata di presentazione delle domande per i progetti su piccola scala.
Articolo 11
Criteri di selezione
1. La selezione dei progetti per il sostegno del fondo per l'innovazione si basa sui seguenti criteri:
a)
efficacia in termini di potenziale di prevenzione delle emissioni di gas a effetto serra, ove applicabile, rispetto ai parametri di riferimento di cui all'articolo 10 bis, paragrafo 2, della direttiva 2003/87/CE;
b)
livello di innovazione dei progetti rispetto allo stato dell'arte;
c)
maturità dei progetti in termini di pianificazione, modello di business, struttura finanziaria e giuridica e possibilità di raggiungere la chiusura finanziaria entro un periodo di tempo predefinito non superiore a quattro anni dalla decisione di assegnazione;
d)
potenziale tecnico e di mercato di una vasta applicazione e riproducibilità o di futuri abbattimenti dei costi;
e)
efficienza a livello dei costi pertinenti del progetto, dedotto qualsiasi contributo del promotore del progetto a tali costi, divisi per la quantità complessiva di emissioni di gas a effetto serra che si prevede di evitare, di energia che si prevede di produrre o stoccare o di CO2 che si prevede di stoccare nei primi 10 anni di funzionamento.
2. Ai fini della selezione dei progetti possono essere applicati ulteriori criteri volti a conseguire una distribuzione geograficamente equilibrata del sostegno del fondo per l'innovazione.
Articolo 12
Procedura di selezione
1. Sulla base delle domande pervenute nella fase della manifestazione di interesse, l'organo esecutivo valuta l'ammissibilità di ciascun progetto a norma dell'articolo 10 bis, paragrafo 8, della direttiva 2003/87/CE. L'organo esecutivo procede quindi alla selezione dei progetti ammissibili a norma dei paragrafi 2 e 3.
2. Sulla base delle domande pervenute nella fase della manifestazione di interesse, l'organo esecutivo predispone un elenco dei progetti che soddisfano i criteri di selezione di cui all'articolo 11, paragrafo 1, lettere a), b) e c), e invita i relativi promotori a presentare una domanda completa.
Ove concluda che il progetto soddisfa i criteri di selezione di cui all'articolo 11, paragrafo 1, lettere a) e b), ma non il criterio di cui alla medesima disposizione, lettera c), l'organo esecutivo valuta se il progetto abbia il potenziale di soddisfare tutti i criteri di selezione qualora sia ulteriormente sviluppato. Se il progetto presenta tale potenziale, l'organo esecutivo può assegnare al progetto assistenza per lo sviluppo oppure, ove tale compito sia svolto dalla Commissione, può proporre alla Commissione di assegnare tale assistenza al progetto.
3. Sulla base della domanda completa pervenuta a norma del paragrafo 2 l'organo esecutivo procede alla valutazione e alla classificazione dei progetti sulla base di tutti i criteri di selezione di cui all'articolo 11. Ai fini della valutazione l'organo esecutivo raffronta i progetti sia con altri progetti nello stesso settore sia con progetti in altri settori e predispone un elenco dei progetti preselezionati.
4. L'elenco dei progetti preselezionati di cui al paragrafo 3 e, ove applicabile, la proposta di cui al paragrafo 2, secondo comma, sono comunicati alla Commissione e comprendono almeno quanto segue:
a)
una conferma del rispetto dei criteri di ammissibilità e selezione;
b)
dettagli sulla valutazione e classificazione dei progetti;
c)
i costi complessivi dei progetti e i costi pertinenti di cui all'articolo 5, in euro;
d)
l'importo del sostegno del fondo per l'innovazione richiesto, in euro,
e)
la quantità prevista di emissioni di gas a effetto serra evitate;
f)
la quantità prevista di energia prodotta o stoccata;
g)
la quantità prevista di CO2 stoccato;
h)
informazioni sulla forma giuridica del sostegno del fondo per l'innovazione richiesta dal promotore del progetto.
5. Sulla base di quanto comunicato a norma del paragrafo 4, la Commissione, dopo aver consultato gli Stati membri a norma dell'articolo 21, paragrafo 2, adotta la decisione di assegnazione che indica il sostegno assegnato ai progetti selezionati e, ove opportuno, predispone un elenco di riserva.
6. È possibile applicare una specifica procedura di selezione per i progetti su piccola scala.
Articolo 13
Assistenza allo sviluppo del progetto
1. La Commissione, dopo aver consultato gli Stati membri a norma dell'articolo 21, paragrafo 2, lettera c), stabilisce l'importo massimo del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'assistenza allo sviluppo del progetto.
2. L'assistenza allo sviluppo del progetto è attribuita dalla Commissione o dall'organo esecutivo a norma dell'articolo 12, paragrafo 2, sotto forma di sovvenzione.
3. Le seguenti attività possono essere finanziate sotto forma di assistenza per lo sviluppo del progetto:
a)
miglioramento e sviluppo della documentazione progettuale, o di componenti dell'architettura progettuale, allo scopo di garantire la sufficiente maturità del progetto;
b)
valutazione della fattibilità del progetto, compresi studi tecnici ed economici;
c)
consulenza sulla struttura finanziaria e giuridica del progetto;
d)
sviluppo delle capacità del promotore del progetto.
4. Ai fini dell'assistenza per lo sviluppo del progetto i costi pertinenti sono tutti i costi associati allo sviluppo del progetto. Il fondo per l'innovazione può finanziare fino al 100 % dei costi pertinenti.
CAPO III
Disposizioni specifiche applicabili alle forme di sostegno del fondo per l'innovazione diverse dalle sovvenzioni
Articolo 14
Sostegno del fondo per l'innovazione tramite contributi ad operazioni di finanziamento misto nell'ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione
1. Ove la Commissione decida di erogare il sostegno del fondo per l'innovazione tramite contributi ad operazioni di finanziamento misto nell'ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione, il sostegno del fondo per l'innovazione è attuato in conformità con le regole applicabili allo strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione. L'ammissibilità dei progetti è comunque valutata a norma dell'articolo 10 bis, paragrafo 8, della direttiva 2003/87/CE.
2. La Commissione, dopo aver consultato gli Stati membri, adotta una decisione che specifica se il contributo ad operazioni di finanziamento misto assuma la forma di un sostegno non rimborsabile o di un sostegno rimborsabile o entrambe le forme, e che specifica l'importo del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'erogazione tramite lo strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione.
Articolo 15
Sostegno del fondo per l'innovazione in altra forma prevista dal regolamento finanziario
1. Ove decida di erogare il sostegno del fondo per l'innovazione in una forma prevista dal regolamento finanziario diversa dalle sovvenzioni, la Commissione, dopo aver consultato gli Stati membri, adotta una decisione che specifica l'importo del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'erogazione in detta forma e le regole applicabili alla domanda di sostegno, alla selezione dei progetti e all'erogazione del sostegno.
2. I progetti destinatari del sostegno del fondo per l'innovazione a norma del presente articolo rispettano le norme dell'Unione in materia di aiuti di Stato.
Capo IV
Governance
Articolo 16
Attuazione del fondo per l'innovazione
1. La Commissione attua il fondo per l'innovazione in regime di gestione diretta a norma delle relative disposizioni degli articoli da 125 a 153 del regolamento finanziario oppure in regime di gestione indiretta tramite gli organismi di cui all'articolo 62, paragrafo 1, lettera c), del regolamento finanziario.
2. I costi sostenuti per le attività di attuazione del fondo per l'innovazione, compresi i costi amministrativi e gestionali, sono finanziati dal fondo per l'innovazione.
Articolo 17
Designazione degli organi esecutivi
1. Ove decida di delegare alcuni compiti relativi all'attuazione del fondo per l'innovazione ad un organo esecutivo, la Commissione adotta una decisione relativa alla designazione di detto organo esecutivo.
La Commissione e l'organo esecutivo designato concludono un accordo che stabilisce i termini e le condizioni specifici per l'adempimento dei compiti da parte dell'organo esecutivo.
2. Ove attui il fondo per l'innovazione in regime di gestione diretta e decida di delegare alcune attività di attuazione ad un organo esecutivo, la Commissione designa organo esecutivo un'agenzia esecutiva.
3. Ove attui il fondo per l'innovazione in regime di gestione indiretta, la Commissione designa organo esecutivo un organismo di cui all'articolo 62, paragrafo 1, lettera c), del regolamento finanziario.
4. Nella misura in cui non siano delegati ad un organo esecutivo, i compiti relativi all'attuazione del fondo per l'innovazione sono svolti dalla Commissione.
Articolo 18
Mansioni dell'organo esecutivo
L'organo esecutivo designato a norma dell'articolo 17, paragrafo 1, può essere incaricato della gestione complessiva dell'invito a presentare proposte, dell'erogazione del sostegno del fondo per l'innovazione e del monitoraggio dell'attuazione dei progetti selezionati. A tal fine, all'organo esecutivo possono essere assegnati i seguenti compiti:
a)
organizzazione dell'invito a presentare proposte;
b)
organizzazione della procedura di presentazione delle domande, compresa la raccolta delle domande e l'analisi di tutti i documenti giustificativi;
c)
organizzazione della selezione dei progetti, comprese la valutazione dei progetti o la valutazione di dovuta diligenza e la classificazione dei progetti;
d)
consulenza alla Commissione sui progetti ai quali assegnare il sostegno del fondo per l'innovazione e sui progetti da includere nell'elenco di riserva;
e)
assegnazione o prestazione di assistenza per lo sviluppo del progetto;
f)
sottoscrizione delle convenzioni di sovvenzione e di altri contratti in funzione della forma del sostegno del fondo per l'innovazione;
g)
predisposizione e gestione della documentazione contrattuale relativa ai progetti finanziati;
h)
verifica del rispetto delle condizioni del finanziamento e erogazione delle entrate del fondo per l'innovazione ai promotori dei progetti;
i)
monitoraggio dell'attuazione dei progetti;
j)
comunicazione con i promotori dei progetti;
k)
rendicontazione alla Commissione, anche in materia di orientamento generale per l'ulteriore sviluppo del fondo per l'innovazione;
l)
informativa finanziaria;
m)
azioni di informazione, comunicazione e promozione, compresa la produzione di materiali promozionali e lo sviluppo del logo del fondo per l'innovazione;
n)
gestione della condivisione delle conoscenze;
o)
sostegno agli Stati membri per le loro attività di promozione del fondo per l'innovazione e di comunicazione coi promotori dei progetti.
p)
qualsiasi altro compito relativo all'attuazione del fondo per l'innovazione.
Articolo 19
Disposizioni specifiche applicabili all'attuazione del fondo per l'innovazione in regime di gestione diretta
1. Ove la Commissione designi organo esecutivo un'agenzia esecutiva a norma dell'articolo 17, paragrafo 1, la decisione della Commissione in tal senso è subordinata all'esito dell'analisi costi-benefici di cui all'articolo 3 del regolamento (CE) n. 58/2003 del Consiglio (6) e l'accordo di cui all'articolo 17, paragrafo 1, secondo comma, assume la forma di atto di delega a norma del regolamento (CE) n. 58/2003.
2. Ove gli importi erogati in regime di gestione diretta siano recuperati a norma degli articoli 7 e 8, gli importi recuperati costituiscono entrate con destinazione specifica a norma dell'articolo 21 del regolamento finanziario e sono destinati a finanziare le operazioni del fondo per l'innovazione.
3. Per tutti i compiti di attuazione svolti dalla Commissione, anche tramite un'agenzia esecutiva, le entrate del fondo per l'innovazione costituiscono entrate con destinazione specifica esterne ai sensi dell'articolo 21, paragrafi 1 e 5, del regolamento finanziario. Dette entrate con destinazione specifica coprono anche tutti i costi amministrativi per l'attuazione del fondo per l'innovazione. La Commissione può utilizzare al massimo il 5 % della dotazione del fondo per l'innovazione per coprire i propri costi di gestione.
4. Il progetto che ha beneficiato del sostegno del fondo per l'innovazione può essere finanziato anche da un altro programma dell'Unione, ivi compresi i fondi in gestione concorrente, purché i contributi non riguardino gli stessi costi. Il finanziamento cumulativo non supera l'importo totale dei costi ammissibili del progetto e il sostegno nell'ambito dei vari programmi dell'Unione è calcolato su base proporzionale.
Articolo 20
Gestione delle entrate del fondo per l'innovazione
1. La Commissione provvede a che le quote destinate al fondo per l'innovazione siano vendute all'asta secondo i principi e le modalità di cui all'articolo 10, paragrafo 4, della direttiva 2003/87/CE e gestisce le entrate del fondo per l'innovazione in conformità con gli obiettivi della medesima direttiva.
2. La Commissione provvede a che le entrate di cui al paragrafo 1 siano trasferite tempestivamente all'organo esecutivo per il finanziamento dei costi delle attività di attuazione e per l'erogazione ai progetti selezionati.
3. La Commissione può delegare la monetizzazione delle quote e la gestione delle entrate del fondo per l'innovazione alla Banca europea per gli investimenti (BEI). Ai fini della delega la Commissione e la BEI concludono un accordo che stabilisce i termini e le condizioni specifici per l'esecuzione dei compiti relativi alla gestione delle entrate del fondo per l'innovazione da parte della BEI.
4. Fatte salve le disposizioni della direttiva 2003/87/CE, le entrate residue del fondo per l'innovazione al termine del periodo di ammissibilità dei progetti finanziati sono utilizzate per finanziare nuovi progetti che soddisfano i criteri di ammissibilità di cui all'articolo 10 bis, paragrafo 8, della direttiva 2003/87/CE fino a che tutte le entrate sono spese per obiettivi del fondo per l'innovazione. I nuovi progetti sono selezionati tramite nuovi inviti a presentare proposte a norma dell'articolo 9 o sono finanziati a norma dell'articolo 14 o 15.
Articolo 21
Ruolo degli Stati membri
1. Nell'attuazione del fondo per l'innovazione la Commissione consulta gli Stati membri ed è assistita da essi.
2. Gli Stati membri sono consultati in merito ai seguenti aspetti:
a)
l'elenco dei progetti preselezionati, compreso l'elenco di riserva, e l'elenco dei progetti proposti per l'assistenza allo sviluppo del progetto a norma dell'articolo 12, paragrafo 2, prima dell'assegnazione del sostegno;
b)
i progetti di decisioni della Commissione di cui all'articolo 9, paragrafo 1, all'articolo 14, paragrafo 2, e all'articolo 15, paragrafo 1;
c)
l'importo massimo del sostegno del fondo per l'innovazione da rendere disponibile per l'assistenza allo sviluppo del progetto.
3. Ove richiesto dalla Commissione, gli Stati membri forniscono consulenza e assistono la Commissione:
a)
nel delineare gli orientamenti generali del fondo per l'innovazione;
b)
nell'affrontare problemi esistenti o emergenti in relazione all'attuazione dei progetti;
c)
nell'affrontare qualsiasi altra questione relativa all'attuazione dei progetti.
4. La Commissione riferisce agli Stati membri sull'andamento dell'attuazione del presente regolamento, in particolare sull'attuazione delle decisioni di assegnazione di cui all'articolo 12, paragrafo 5.
Articolo 22
Ruolo dei portatori di interessi
La Commissione può coinvolgere i portatori di interessi nelle discussioni relative all'attuazione del fondo per l'innovazione, anche in ordine alle questioni di cui all'articolo 21, paragrafo 3.
CAPO V
Monitoraggio, rendicontazione e valutazione
Articolo 23
Monitoraggio e rendicontazione
1. L'organo esecutivo monitora il funzionamento del fondo per l'innovazione, compresi gli importi del relativo sostegno erogato.
2. Affinché i dati per il monitoraggio di cui al paragrafo 1 e i relativi esiti siano raccolti in modo efficace, efficiente e puntuale, possono essere imposti ai promotori dei progetti requisiti di rendicontazione proporzionati. Le relazioni dei promotori dei progetti comprendono le informazioni sulle azioni di condivisione delle conoscenze intraprese ai sensi dell'articolo 27.
3. L'organo esecutivo riferisce periodicamente alla Commissione sullo svolgimento delle mansioni assegnategli.
4. L'organo esecutivo riferisce alla Commissione sull'intero ciclo di erogazione del sostegno, informandola in particolare in merito all'organizzazione degli inviti a presentare proposte e alla firma dei contratti con i promotori dei progetti.
5. Successivamente a ciascun invito a presentare proposte la Commissione riferisce agli Stati membri sulla relativa attuazione.
6. La Commissione riferisce ogni anno al Parlamento europeo e al Consiglio sull'andamento dell'attuazione del fondo per l'innovazione.
7. Gli organi esecutivi diversi dalle agenzie esecutive e i soggetti cui è stata delegata la gestione delle entrate del fondo per l'innovazione a norma dell'articolo 20, paragrafo 3, trasmettono alla Commissione quanto segue:
a)
entro il 15 febbraio, i rendiconti finanziari non sottoposti ad audit relativi all'esercizio precedente, che inizia il 1o gennaio e termina il 31 dicembre, in relazione alle attività ad essi delegate;
b)
entro il 15 marzo dell'anno di trasmissione dei rendiconti finanziari non sottoposti ad audit, i rendiconti finanziari sottoposti ad audit relativi all'esercizio precedente, che inizia il 1o gennaio e termina il 31 dicembre, in relazione alle attività ad essi delegate.
La Commissione predispone i conti annuali del fondo per l'innovazione per ciascun esercizio, che inizia il 1o gennaio e termina il 31 dicembre, sulla base dei rendiconti finanziari forniti a norma del primo comma. Detti conti sono sottoposti a un audit esterno indipendente.
I rendiconti finanziari e i conti previsti nel presente paragrafo sono compilati nel rispetto delle norme contabili di cui all'articolo 80 del regolamento finanziario.
Articolo 24
Valutazione
1. Nel 2025, e successivamente ogni cinque anni, la Commissione effettua una valutazione del funzionamento del fondo per l'innovazione. La valutazione si incentra, tra l'altro, sulle sinergie tra il fondo per l'innovazione e gli altri programmi pertinenti dell'Unione nonché sulla procedura di erogazione del sostegno del fondo per l'innovazione.
2. Sulla base degli esiti delle valutazioni di cui al paragrafo 1, la Commissione presenta ove opportuno proposte atte a far sì che il fondo per l'innovazione progredisca verso il raggiungimento degli obiettivi di cui alla direttiva 2003/87/CE e all'articolo 3 del presente regolamento.
3. Al termine dell'attuazione del fondo per l'innovazione, ma non oltre il 2035, la Commissione effettua una valutazione finale del funzionamento del fondo per l'innovazione.
4. La Commissione pubblica gli esiti delle valutazioni effettuate a norma dei paragrafi 1, 2 e 3.
CAPO VI
Audit, pubblicità e condivisione delle conoscenze
Articolo 25
Audit
1. Gli audit sull'utilizzo del sostegno del fondo per l'innovazione eseguiti da revisori esterni indipendenti, anche diversi da quelli incaricati dalle istituzioni o dagli organi dell'Unione, costituiscono la base della garanzia globale di cui all'articolo 26.
2. La persona o il soggetto che riceve il sostegno del fondo per l'innovazione accetta per iscritto di concedere i diritti necessari e l'accesso previsti all'articolo 129 del regolamento finanziario.
Articolo 26
Riconoscimento reciproco degli audit
Fatte salve le possibilità esistenti di effettuare altri audit, qualora un revisore indipendente abbia realizzato sui rendiconti finanziari e sulle relazioni che illustrano l'utilizzo di un contributo dell'Unione un audit fondato sui principi di audit riconosciuti a livello internazionale che fornisce una ragionevole garanzia di affidabilità, tale audit costituisce la base della garanzia globale, come ulteriormente specificato, ove opportuno, nella normativa settoriale, purché siano sufficientemente comprovate l'indipendenza e la competenza del revisore. La relazione del revisore indipendente e la relativa documentazione di audit sono messe a disposizione, su richiesta, del Parlamento europeo, della Commissione, della Corte dei conti e delle autorità di audit degli Stati membri.
Articolo 27
Comunicazione, condivisione delle conoscenze e pubblicità
1. I promotori dei progetti pubblicano sui propri siti web, in modo proattivo e sistematico, informazioni relative ai progetti finanziati a norma del presente regolamento. Tali informazioni comprendono un riferimento esplicito al sostegno ricevuto dal fondo per l'innovazione.
2. I promotori dei progetti provvedono a divulgare a molteplici platee, in particolare i media e il grande pubblico, informazioni coerenti, efficaci e mirate sul sostegno ricevuto dal fondo per l'innovazione.
3. Il logo del fondo per l'innovazione o altri elementi promozionali richiesti nella documentazione contrattuale sono utilizzati per tutte le attività di comunicazione e condivisione delle conoscenze e compaiono su bacheche collocate in punti strategici visibili al pubblico.
4. I promotori dei progetti forniscono, nel piano di condivisione delle conoscenze trasmesso a norma dell'articolo 10, paragrafo 3, informazioni dettagliate sulle azioni programmate a norma dei paragrafi 1 e 2 del presente articolo.
5. L'organo esecutivo svolge attività di informazione, comunicazione e promozione relative al sostegno del fondo per l'innovazione e agli esiti conseguiti. L'organo esecutivo organizza seminari o workshop specifici o, ove appropriato, altri tipi di attività per facilitare lo scambio di esperienze, conoscenze e migliori pratiche relative alla progettazione, elaborazione e attuazione di progetti nonché all'efficacia del finanziamento fornito nell'ambito dell'assistenza per lo sviluppo dei progetti.
CAPO VII
Disposizioni finali
Articolo 28
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 26 febbraio 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 275 del 25.10.2003, pag. 32.
(2) Decisione 2010/670/UE della Commissione, del 3 novembre 2010, che definisce i criteri e le misure per il finanziamento di progetti dimostrativi su scala commerciale mirati alla cattura e allo stoccaggio geologico del CO2 in modo ambientalmente sicuro, nonché di progetti dimostrativi relativi a tecnologie innovative per le energie rinnovabili nell'ambito del sistema di scambio delle quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità istituito dalla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 290 del 6.11.2010, pag. 39).
(3) Relazione speciale n. 24/2018 del 5 settembre 2018: Dimostrazione delle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio e delle fonti rinnovabili innovative su scala commerciale nell'UE: i progressi attesi non sono stati realizzati negli ultimi dieci anni, disponibile sul sito della Corte dei conti: https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/SR18_24/SR_CCS_IT.pdf
(4) Regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 luglio 2018, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione, che modifica i regolamenti (UE) n. 1296/2013, (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013, (UE) n. 1304/2013, (UE) n. 1309/2013, (UE) n. 1316/2013, (UE) n. 223/2014, (UE) n. 283/2014 e la decisione n. 541/2014/UE e abroga il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 (GU L 193, del 30.7.2018, pag. 1).
(5) Regolamento (UE) n. 1031/2010 della Commissione, del 12 novembre 2010, relativo ai tempi, alla gestione e ad altri aspetti della vendita all'asta delle quote di emissioni dei gas a effetto serra a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità (GU L 302 del 18.11.2010, pag. 1).
(6) Regolamento (CE) n. 58/2003 del Consiglio, del 19 dicembre 2002, che definisce lo statuto delle agenzie esecutive incaricate dello svolgimento di alcuni compiti relativi alla gestione dei programmi comunitari (GU L 11 del 16.1.2003, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2019/856 DELLA COMMISSIONE
del 26 febbraio 2019
che integra la direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda il funzionamento del fondo per l'innovazione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
vista la direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 2003, che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nell'Unione e che modifica la direttiva 96/61/CE del Consiglio (1), in particolare l'articolo 10 bis, paragrafo 8, quarto comma,
considerando quanto segue:
(1)
È opportuno stabilire norme dettagliate in merito al funzionamento del fondo per l'innovazione, tenendo conto degli insegnamenti tratti dal programma NER300 istituito ai sensi della direttiva 2003/87/CE ed attuato sulla base della decisione 2010/670/UE della Commissione (2); in particolare è opportuno tener conto delle conclusioni della Corte dei conti (3).
(2)
Dati la minore redditività e i maggiori rischi tecnologici dei progetti ammissibili rispetto alle tecnologie convenzionali, una buona parte del finanziamento nell'ambito del fondo per l'innovazione dovrebbe essere erogata sotto forma di sovvenzioni. È opportuno pertanto stabilire norme dettagliate sull'erogazione delle sovvenzioni.
(3)
Poiché i rischi e la redditività dei progetti ammissibili possono variare tra i settori e le attività di detti progetti e possono anche mutare nel tempo, è opportuno che una parte del sostegno del fondo per l'innovazione sia fornito tramite contributi ad operazioni di finanziamento misto nell'ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione, nonché sotto altre forme di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio («regolamento finanziario») (4).
(4)
È opportuno considerare costi pertinenti ai fini del finanziamento nell'ambito del fondo per l'innovazione la differenza tra i costi complessivi di un progetto ammissibile e i costi complessivi di un progetto analogo che impiega una tecnologia convenzionale. Tuttavia, al fine di evitare oneri amministrativi eccessivi per i progetti su piccola scala e tener conto delle particolari difficoltà che incontrano nell'ottenere finanziamenti, i costi pertinenti di un progetto su piccola scala dovrebbero corrispondere alla spesa complessiva in conto capitale di detto progetto.
(5)
Al fine di garantire la rapida disponibilità di adeguate risorse finanziarie a favore dei progetti ammissibili, l'erogazione delle sovvenzioni dovrebbe basarsi sul raggiungimento di determinate tappe principali. Per tutti i progetti, le tappe principali dovrebbero comprendere la chiusura finanziaria e l'entrata in esercizio. Poiché alcuni progetti potrebbero aver bisogno di ricevere il finanziamento in un diverso momento nel corso del tempo, è opportuno prevedere la possibilità di stabilire ulteriori tappe principali nella documentazione contrattuale.
(6)
Al fine di aumentare le probabilità di successo dei progetti dovrebbe essere prevista la possibilità di erogare una parte della sovvenzione prima dell'entrata in esercizio del progetto. L'erogazione delle sovvenzioni dovrebbe iniziare, in linea di principio, alla chiusura finanziaria e continuare nel corso dello sviluppo e della realizzazione del progetto.
(7)
La maggior parte del sostegno fornito nell'ambito del fondo per l'innovazione dovrebbe essere subordinato alla prevenzione accertata di emissioni di gas a effetto serra. Pertanto, ove la prevenzione di emissioni di gas a effetto serra risulti essere significativamente inferiore a quanto previsto, ciò dovrebbe comportare la riduzione e il recupero dell'importo del finanziamento subordinato a tale prevenzione. Il meccanismo di riduzione e recupero del finanziamento dovrebbe tuttavia essere sufficientemente flessibile da tenere conto della natura innovativa dei progetti finanziati dal fondo per l'innovazione.
(8)
Le sovvenzioni erogate nell'ambito del fondo per l'innovazione dovrebbero essere assegnate in seguito ad una procedura di gara, tramite inviti a presentare proposte. Al fine di ridurre gli oneri amministrativi per i promotori dei progetti, dovrebbe essere istituita una procedura di presentazione delle domande in due fasi, che preveda la manifestazione di interesse e la domanda completa.
(9)
I progetti per i quali è chiesto il sostegno del fondo per l'innovazione dovrebbero essere valutati sulla base di criteri qualitativi e quantitativi. La combinazione di tali criteri dovrebbe garantire una valutazione completa del progetto in termini di potenziale tecnologico e commerciale. Per garantire una selezione giusta e meritocratica, i progetti dovrebbero essere selezionati sulla base degli stessi criteri di selezione, ma dovrebbero essere valutati e classificati dapprima rispetto ad altri progetti nello stesso settore e, successivamente, rispetto a progetti in altri settori.
(10)
I progetti la cui pianificazione, modello di business e struttura finanziaria e giuridica risultano non sufficientemente maturi, in particolare in quanto potrebbero non beneficiare del sostegno da parte degli Stati membri interessati o non disporre delle autorizzazioni nazionali necessarie, non dovrebbero essere selezionati per il sostegno del fondo per l'innovazione. Detti progetti, però, potrebbero essere promettenti. Pertanto, occorre prevedere la possibilità di fornire assistenza per il loro ulteriore sviluppo. L'assistenza allo sviluppo dei progetti dovrebbe favorire, in particolare, i progetti su piccola scala e i progetti negli Stati membri con i livelli di reddito più bassi al fine di contribuire a conseguire una distribuzione geograficamente equilibrata del sostegno del fondo per l'innovazione.
(11)
È importante garantire una distribuzione geograficamente equilibrata del sostegno del fondo per l'innovazione. Per evitare una situazione in cui alcuni Stati membri non siano sufficientemente rappresentati, è opportuno prevedere la possibilità di stabilire ulteriori criteri di selezione destinati a conseguire detto equilibrio geografico in un secondo invito o negli inviti a presentare proposte successivi.
(12)
La Commissione dovrebbe garantire l'attuazione del fondo per l'innovazione. Dovrebbe tuttavia beneficiare della possibilità di delegare ad organi esecutivi alcune attività di attuazione, quali l'organizzazione dell'invito a presentare proposte, la preselezione dei progetti o la gestione contrattuale delle sovvenzioni.
(13)
Le entrate del fondo per l'innovazione, comprese quelle derivanti dalle quote monetizzate sulla piattaforma d'asta comune a norma del regolamento (UE) n. 1031/2010 della Commissione (5), dovrebbero essere gestite in conformità con gli obiettivi della direttiva 2003/87/CE. Pertanto, è opportuno che la Commissione esegua direttamente tale compito e che sia autorizzata a delegarlo alla Banca europea per gli investimenti.
(14)
La Commissione dovrebbe applicare regole diverse in funzione della modalità di attuazione del fondo per l'innovazione. Ove il fondo per l'innovazione sia attuato in regime di gestione diretta, le disposizioni del presente regolamento dovrebbero essere pienamente in linea con le disposizioni del regolamento finanziario.
(15)
Gli Stati membri dovrebbero avere un ruolo importante nell'attuazione del fondo per l'innovazione. In particolare, la Commissione dovrebbe consultare gli Stati membri in merito alle decisioni attuative chiave nonché allo sviluppo del fondo per l'innovazione.
(16)
Il fondo per l'innovazione dovrebbe essere attuato secondo i principi di sana gestione finanziaria stabiliti nel regolamento finanziario.
(17)
È necessario prevedere un sistema chiaro di comunicazione, rendicontabilità e controllo finanziario affinché la Commissione riceva informazioni complete e puntuali sull'avanzamento dei progetti finanziati dal fondo per l'innovazione, i soggetti preposti alla gestione del fondo per l'innovazione applichino i principi di sana gestione finanziaria e gli Stati membri siano informati prontamente in merito all'attuazione del fondo per l'innovazione,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO I
Disposizioni generali
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce norme dettagliate che integrano la direttiva 2003/87/CE per quanto riguarda:
a)
gli obiettivi operativi del fondo per l'innovazione istituito dall'articolo 10 bis, paragrafo 8, della direttiva 2003/87/CE;
b)
le forme di sostegno previste nell'ambito del fondo per l'innovazione;
c)
la procedura di presentazione delle domande per ottenere il sostegno del fondo per l'innovazione;
d)
la procedura e i criteri per la selezione dei progetti nell'ambito del fondo per l'innovazione;
e)
l'erogazione del sostegno del fondo per l'innovazione;
f)
la governance del fondo per l'innovazione;
g)
la comunicazione, il monitoraggio, la valutazione, il controllo e la pubblicità concernenti il funzionamento del fondo per l'innovazione.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le definizioni seguenti:
1) «chiusura finanziaria»: il momento nel ciclo di sviluppo del progetto in cui sono stati sottoscritti tutti gli accordi progettuali e di finanziamento e sono state soddisfatte tutte le condizioni in essi previste;
2) «entrata in esercizio»: il momento nel ciclo di sviluppo del progetto in cui sono stati testati tutti gli elementi e i sistemi richiesti per funzionamento del progetto e sono state avviate attività che determinano la prevenzione effettiva di emissioni di gas a effetto serra;
3) «progetto su piccola scala»: un progetto la cui spesa complessiva in conto capitale non supera 7 500 000 EUR.
Articolo 3
Obiettivi operativi
Il fondo per l'innovazione persegue i seguenti obiettivi operativi:
a)
sostenere progetti dimostrativi di tecnologie, processi o prodotti altamente innovativi, che siano sufficientemente maturi e presentino un elevato potenziale di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;
b)
offrire un sostegno finanziario adeguato alle esigenze di mercato e ai profili di rischio dei progetti ammissibili, attraendo nel contempo risorse pubbliche e private aggiuntive;
c)
provvedere a che le sue entrate siano gestite in conformità con gli obiettivi della direttiva 2003/87/CE.
Articolo 4
Forme di sostegno del fondo per l'innovazione
Il sostegno fornito dal fondo per l'innovazione al progetto può assumere le seguenti forme:
a)
sovvenzioni;
b)
contributi ad operazioni di finanziamento misto nell'ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione;
c)
ove necessario per raggiungere gli obiettivi della direttiva 2003/87/CE, qualsiasi altra forma di finanziamento prevista dal regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 («regolamento finanziario»), in particolare premi e appalti.
CAPO II
Disposizioni specifiche applicabili alle sovvenzioni
Articolo 5
Costi pertinenti
1. Ai fini dell'articolo 10 bis, paragrafo 8, terzo comma, quarta frase, della direttiva 2003/87/CE, i costi pertinenti sono i costi supplementari sostenuti dal promotore del progetto in conseguenza dell'applicazione della tecnologia innovativa per la riduzione o prevenzione di emissioni di gas a effetto serra. I costi pertinenti sono calcolati come la differenza tra la miglior stima della spesa complessiva in conto capitale, del valore attuale netto dei costi operativi e degli utili nei 10 anni dall'entrata in esercizio del progetto e il risultato dello stesso calcolo per una produzione convenzionale avente la medesima capacità in termini di produzione effettiva del prodotto finale in questione.
Qualora la produzione convenzionale di cui al primo comma non esista, i costi pertinenti sono la miglior stima della spesa complessiva in conto capitale e del valore attuale netto dei costi operativi e degli utili nei 10 anni dall'entrata in esercizio del progetto.
2. I costi pertinenti di un progetto su piccola scala sono la spesa complessiva in conto capitale del progetto.
Articolo 6
Erogazione delle sovvenzioni
1. Il sostegno del fondo per l'innovazione, ove fornito sotto forma di sovvenzione, è erogato al raggiungimento di tappe principali prestabilite.
2. Per tutti i progetti le tappe di cui al paragrafo 1 sono basate sul ciclo di sviluppo del progetto e sono almeno le seguenti:
a)
chiusura finanziaria;
b)
entrata in esercizio.
3. Alla luce della tecnologia impiegata e delle circostanze specifiche del settore o dei settori in cui essa è impiegata, nei documenti contrattuali possono essere stabilite ulteriori tappe specifiche.
4. Fino al 40 % dell'importo totale del sostegno del fondo per l'innovazione a favore di un determinato progetto, compresa l'assistenza per lo sviluppo, è erogato alla chiusura finanziaria oppure al raggiungimento di una specifica tappa che precede la chiusura finanziaria, ove sia stata stabilita a norma del paragrafo 3.
5. Nella misura in cui l'importo totale del sostegno del fondo per l'innovazione a favore di un determinato progetto non sia stato erogato a norma del paragrafo 4, l'erogazione avviene successivamente alla chiusura finanziaria. Il sostegno può essere erogato parzialmente prima dell'entrata in esercizio e in frazioni annue dopo l'entrata in esercizio.
6. Ai fini dei paragrafi 4 e 5 l'importo totale del sostegno del fondo per l'innovazione fornito ad un determinato progetto comprende l'importo del sostegno del fondo per l'innovazione fornito a detto progetto sotto forma di assistenza allo sviluppo dello stesso a norma dell'articolo 13.
Articolo 7
Disposizioni generali in materia di recuperi
1. La Commissione adotta provvedimenti opportuni volti a garantire che, nella realizzazione delle attività finanziate a norma del presente regolamento, gli interessi finanziari del fondo per l'innovazione siano tutelati mediante l'applicazione di misure preventive contro la frode, la corruzione e ogni altra attività illecita, mediante controlli efficaci e, ove fossero rilevate irregolarità, mediante il recupero delle somme indebitamente versate e, se del caso, sanzioni amministrative e pecuniarie effettive, proporzionate e dissuasive.
2. I recuperi sono effettuati conformemente al regolamento finanziario.
3. Le ragioni del recupero e le procedure di recupero sono precisate ulteriormente nella documentazione contrattuale.
Articolo 8
Disposizioni particolari in materia di recuperi
1. L'importo del sostegno del fondo per l'innovazione erogato a norma dell'articolo 6, paragrafo 5, successivamente alla chiusura finanziaria è subordinato alla prevenzione di emissioni di gas a effetto serra accertata sulla base di relazioni annuali trasmesse dal promotore del progetto per un periodo che va da 3 a 10 anni dall'entrata in esercizio. La relazione annuale finale presentata dal promotore del progetto comprende la quantità totale di emissioni di gas a effetto serra evitate durante l'intero periodo di riferimento.
2. Ove la quantità totale di emissioni di gas a effetto serra evitate durante l'intero periodo di riferimento sia inferiore al 75 % della quantità totale di emissioni di gas a effetto serra che si prevedeva di evitare, l'importo versato o da versare al promotore del progetto a norma dell'articolo 6, paragrafo 5, è recuperato o ridotto in misura proporzionale.
3. Ove il progetto non entri in esercizio entro il termine prestabilito o il promotore del progetto non sia in grado di comprovare un'effettiva prevenzione delle emissioni di gas a effetto serra, l'importo versato successivamente alla chiusura finanziaria a norma dell'articolo 6, paragrafo 5, è recuperato integralmente.
4. Nel caso in cui si verifichino le situazioni di cui ai paragrafi 2 e 3 a causa di circostanze straordinarie che sfuggono al controllo del promotore del progetto e questi dimostri il potenziale del progetto di prevenire le emissioni di gas a effetto serra in misura superiore alla quantità indicata nella relazione, o il promotore del progetto dimostri che il progetto può ottenere benefici significativi in termini di innovazione a basse emissioni di carbonio, la Commissione può decidere di non applicare i meccanismi di recupero di cui ai paragrafi 2 e 3.
5. La ragione del recupero e le procedure di recupero sono precisate ulteriormente nella documentazione contrattuale.
6. Le disposizioni di cui ai paragrafi 3 e 4 lasciano impregiudicate le disposizioni generali in materia di recuperi di cui all'articolo 7.
Articolo 9
Inviti a presentare proposte
1. I promotori dei progetti sono invitati a presentare domanda per il sostegno del fondo per l'innovazione tramite inviti aperti a presentare proposte pubblicati dalla Commissione.
Prima di adottare la decisione concernente la pubblicazione di un invito a presentare proposte, la Commissione consulta gli Stati membri in relazione al progetto di decisione.
2. La decisione della Commissione concernente la pubblicazione dell'invito a presentare proposte contiene almeno quanto segue:
a)
l'importo totale del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'invito;
b)
l'importo massimo del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'assistenza allo sviluppo del progetto;
c)
i tipi di progetti o settori mirati;
d)
una descrizione della procedura di presentazione delle domande ed un elenco dettagliato delle informazioni e della documentazione da presentare in ciascuna fase della procedura di presentazione delle domande;
e)
informazioni dettagliate sulla procedura di selezione, compresa la metodologia di valutazione e classificazione;
f)
nel caso siano applicate procedure specifiche di presentazione delle domande e di selezione a norma dell'articolo 10, paragrafo 4, e dell'articolo 12, paragrafo 6, per progetti su piccola scala, le regole di tali procedure specifiche;
g)
ove la Commissione riservi ai progetti su piccola scala una parte dell'importo totale del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'invito, l'ammontare di tale parte;
h)
ove siano applicati ulteriori criteri di selezione volti a conseguire una distribuzione geograficamente equilibrata del sostegno del fondo per l'innovazione a norma dell'articolo 11, paragrafo 2, l'indicazione di detti criteri.
Articolo 10
Procedura di presentazione delle domande
1. L'organo esecutivo raccoglie le domande e organizza la relativa procedura di presentazione in due fasi successive:
a)
la manifestazione di interesse;
b)
la domanda completa.
2. Nella fase della manifestazione di interesse il promotore del progetto è tenuto a presentare una descrizione delle caratteristiche chiave del progetto in linea con i requisiti stabiliti nel relativo invito a presentare proposte, compresa una descrizione dell'efficacia, del livello di innovazione e della maturità del progetto a norma dell'articolo 11, paragrafo 1, lettere a), b) e c).
3. Nella fase di presentazione della domanda completa il promotore del progetto è tenuto a presentare una descrizione dettagliata del progetto e tutta la documentazione giustificativa, compreso il piano di condivisione delle conoscenze.
4. È possibile applicare una procedura semplificata di presentazione delle domande per i progetti su piccola scala.
Articolo 11
Criteri di selezione
1. La selezione dei progetti per il sostegno del fondo per l'innovazione si basa sui seguenti criteri:
a)
efficacia in termini di potenziale di prevenzione delle emissioni di gas a effetto serra, ove applicabile, rispetto ai parametri di riferimento di cui all'articolo 10 bis, paragrafo 2, della direttiva 2003/87/CE;
b)
livello di innovazione dei progetti rispetto allo stato dell'arte;
c)
maturità dei progetti in termini di pianificazione, modello di business, struttura finanziaria e giuridica e possibilità di raggiungere la chiusura finanziaria entro un periodo di tempo predefinito non superiore a quattro anni dalla decisione di assegnazione;
d)
potenziale tecnico e di mercato di una vasta applicazione e riproducibilità o di futuri abbattimenti dei costi;
e)
efficienza a livello dei costi pertinenti del progetto, dedotto qualsiasi contributo del promotore del progetto a tali costi, divisi per la quantità complessiva di emissioni di gas a effetto serra che si prevede di evitare, di energia che si prevede di produrre o stoccare o di CO2 che si prevede di stoccare nei primi 10 anni di funzionamento.
2. Ai fini della selezione dei progetti possono essere applicati ulteriori criteri volti a conseguire una distribuzione geograficamente equilibrata del sostegno del fondo per l'innovazione.
Articolo 12
Procedura di selezione
1. Sulla base delle domande pervenute nella fase della manifestazione di interesse, l'organo esecutivo valuta l'ammissibilità di ciascun progetto a norma dell'articolo 10 bis, paragrafo 8, della direttiva 2003/87/CE. L'organo esecutivo procede quindi alla selezione dei progetti ammissibili a norma dei paragrafi 2 e 3.
2. Sulla base delle domande pervenute nella fase della manifestazione di interesse, l'organo esecutivo predispone un elenco dei progetti che soddisfano i criteri di selezione di cui all'articolo 11, paragrafo 1, lettere a), b) e c), e invita i relativi promotori a presentare una domanda completa.
Ove concluda che il progetto soddisfa i criteri di selezione di cui all'articolo 11, paragrafo 1, lettere a) e b), ma non il criterio di cui alla medesima disposizione, lettera c), l'organo esecutivo valuta se il progetto abbia il potenziale di soddisfare tutti i criteri di selezione qualora sia ulteriormente sviluppato. Se il progetto presenta tale potenziale, l'organo esecutivo può assegnare al progetto assistenza per lo sviluppo oppure, ove tale compito sia svolto dalla Commissione, può proporre alla Commissione di assegnare tale assistenza al progetto.
3. Sulla base della domanda completa pervenuta a norma del paragrafo 2 l'organo esecutivo procede alla valutazione e alla classificazione dei progetti sulla base di tutti i criteri di selezione di cui all'articolo 11. Ai fini della valutazione l'organo esecutivo raffronta i progetti sia con altri progetti nello stesso settore sia con progetti in altri settori e predispone un elenco dei progetti preselezionati.
4. L'elenco dei progetti preselezionati di cui al paragrafo 3 e, ove applicabile, la proposta di cui al paragrafo 2, secondo comma, sono comunicati alla Commissione e comprendono almeno quanto segue:
a)
una conferma del rispetto dei criteri di ammissibilità e selezione;
b)
dettagli sulla valutazione e classificazione dei progetti;
c)
i costi complessivi dei progetti e i costi pertinenti di cui all'articolo 5, in euro;
d)
l'importo del sostegno del fondo per l'innovazione richiesto, in euro,
e)
la quantità prevista di emissioni di gas a effetto serra evitate;
f)
la quantità prevista di energia prodotta o stoccata;
g)
la quantità prevista di CO2 stoccato;
h)
informazioni sulla forma giuridica del sostegno del fondo per l'innovazione richiesta dal promotore del progetto.
5. Sulla base di quanto comunicato a norma del paragrafo 4, la Commissione, dopo aver consultato gli Stati membri a norma dell'articolo 21, paragrafo 2, adotta la decisione di assegnazione che indica il sostegno assegnato ai progetti selezionati e, ove opportuno, predispone un elenco di riserva.
6. È possibile applicare una specifica procedura di selezione per i progetti su piccola scala.
Articolo 13
Assistenza allo sviluppo del progetto
1. La Commissione, dopo aver consultato gli Stati membri a norma dell'articolo 21, paragrafo 2, lettera c), stabilisce l'importo massimo del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'assistenza allo sviluppo del progetto.
2. L'assistenza allo sviluppo del progetto è attribuita dalla Commissione o dall'organo esecutivo a norma dell'articolo 12, paragrafo 2, sotto forma di sovvenzione.
3. Le seguenti attività possono essere finanziate sotto forma di assistenza per lo sviluppo del progetto:
a)
miglioramento e sviluppo della documentazione progettuale, o di componenti dell'architettura progettuale, allo scopo di garantire la sufficiente maturità del progetto;
b)
valutazione della fattibilità del progetto, compresi studi tecnici ed economici;
c)
consulenza sulla struttura finanziaria e giuridica del progetto;
d)
sviluppo delle capacità del promotore del progetto.
4. Ai fini dell'assistenza per lo sviluppo del progetto i costi pertinenti sono tutti i costi associati allo sviluppo del progetto. Il fondo per l'innovazione può finanziare fino al 100 % dei costi pertinenti.
CAPO III
Disposizioni specifiche applicabili alle forme di sostegno del fondo per l'innovazione diverse dalle sovvenzioni
Articolo 14
Sostegno del fondo per l'innovazione tramite contributi ad operazioni di finanziamento misto nell'ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione
1. Ove la Commissione decida di erogare il sostegno del fondo per l'innovazione tramite contributi ad operazioni di finanziamento misto nell'ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione, il sostegno del fondo per l'innovazione è attuato in conformità con le regole applicabili allo strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione. L'ammissibilità dei progetti è comunque valutata a norma dell'articolo 10 bis, paragrafo 8, della direttiva 2003/87/CE.
2. La Commissione, dopo aver consultato gli Stati membri, adotta una decisione che specifica se il contributo ad operazioni di finanziamento misto assuma la forma di un sostegno non rimborsabile o di un sostegno rimborsabile o entrambe le forme, e che specifica l'importo del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'erogazione tramite lo strumento di sostegno agli investimenti dell'Unione.
Articolo 15
Sostegno del fondo per l'innovazione in altra forma prevista dal regolamento finanziario
1. Ove decida di erogare il sostegno del fondo per l'innovazione in una forma prevista dal regolamento finanziario diversa dalle sovvenzioni, la Commissione, dopo aver consultato gli Stati membri, adotta una decisione che specifica l'importo del sostegno del fondo per l'innovazione disponibile per l'erogazione in detta forma e le regole applicabili alla domanda di sostegno, alla selezione dei progetti e all'erogazione del sostegno.
2. I progetti destinatari del sostegno del fondo per l'innovazione a norma del presente articolo rispettano le norme dell'Unione in materia di aiuti di Stato.
Capo IV
Governance
Articolo 16
Attuazione del fondo per l'innovazione
1. La Commissione attua il fondo per l'innovazione in regime di gestione diretta a norma delle relative disposizioni degli articoli da 125 a 153 del regolamento finanziario oppure in regime di gestione indiretta tramite gli organismi di cui all'articolo 62, paragrafo 1, lettera c), del regolamento finanziario.
2. I costi sostenuti per le attività di attuazione del fondo per l'innovazione, compresi i costi amministrativi e gestionali, sono finanziati dal fondo per l'innovazione.
Articolo 17
Designazione degli organi esecutivi
1. Ove decida di delegare alcuni compiti relativi all'attuazione del fondo per l'innovazione ad un organo esecutivo, la Commissione adotta una decisione relativa alla designazione di detto organo esecutivo.
La Commissione e l'organo esecutivo designato concludono un accordo che stabilisce i termini e le condizioni specifici per l'adempimento dei compiti da parte dell'organo esecutivo.
2. Ove attui il fondo per l'innovazione in regime di gestione diretta e decida di delegare alcune attività di attuazione ad un organo esecutivo, la Commissione designa organo esecutivo un'agenzia esecutiva.
3. Ove attui il fondo per l'innovazione in regime di gestione indiretta, la Commissione designa organo esecutivo un organismo di cui all'articolo 62, paragrafo 1, lettera c), del regolamento finanziario.
4. Nella misura in cui non siano delegati ad un organo esecutivo, i compiti relativi all'attuazione del fondo per l'innovazione sono svolti dalla Commissione.
Articolo 18
Mansioni dell'organo esecutivo
L'organo esecutivo designato a norma dell'articolo 17, paragrafo 1, può essere incaricato della gestione complessiva dell'invito a presentare proposte, dell'erogazione del sostegno del fondo per l'innovazione e del monitoraggio dell'attuazione dei progetti selezionati. A tal fine, all'organo esecutivo possono essere assegnati i seguenti compiti:
a)
organizzazione dell'invito a presentare proposte;
b)
organizzazione della procedura di presentazione delle domande, compresa la raccolta delle domande e l'analisi di tutti i documenti giustificativi;
c)
organizzazione della selezione dei progetti, comprese la valutazione dei progetti o la valutazione di dovuta diligenza e la classificazione dei progetti;
d)
consulenza alla Commissione sui progetti ai quali assegnare il sostegno del fondo per l'innovazione e sui progetti da includere nell'elenco di riserva;
e)
assegnazione o prestazione di assistenza per lo sviluppo del progetto;
f)
sottoscrizione delle convenzioni di sovvenzione e di altri contratti in funzione della forma del sostegno del fondo per l'innovazione;
g)
predisposizione e gestione della documentazione contrattuale relativa ai progetti finanziati;
h)
verifica del rispetto delle condizioni del finanziamento e erogazione delle entrate del fondo per l'innovazione ai promotori dei progetti;
i)
monitoraggio dell'attuazione dei progetti;
j)
comunicazione con i promotori dei progetti;
k)
rendicontazione alla Commissione, anche in materia di orientamento generale per l'ulteriore sviluppo del fondo per l'innovazione;
l)
informativa finanziaria;
m)
azioni di informazione, comunicazione e promozione, compresa la produzione di materiali promozionali e lo sviluppo del logo del fondo per l'innovazione;
n)
gestione della condivisione delle conoscenze;
o)
sostegno agli Stati membri per le loro attività di promozione del fondo per l'innovazione e di comunicazione coi promotori dei progetti.
p)
qualsiasi altro compito relativo all'attuazione del fondo per l'innovazione.
Articolo 19
Disposizioni specifiche applicabili all'attuazione del fondo per l'innovazione in regime di gestione diretta
1. Ove la Commissione designi organo esecutivo un'agenzia esecutiva a norma dell'articolo 17, paragrafo 1, la decisione della Commissione in tal senso è subordinata all'esito dell'analisi costi-benefici di cui all'articolo 3 del regolamento (CE) n. 58/2003 del Consiglio (6) e l'accordo di cui all'articolo 17, paragrafo 1, secondo comma, assume la forma di atto di delega a norma del regolamento (CE) n. 58/2003.
2. Ove gli importi erogati in regime di gestione diretta siano recuperati a norma degli articoli 7 e 8, gli importi recuperati costituiscono entrate con destinazione specifica a norma dell'articolo 21 del regolamento finanziario e sono destinati a finanziare le operazioni del fondo per l'innovazione.
3. Per tutti i compiti di attuazione svolti dalla Commissione, anche tramite un'agenzia esecutiva, le entrate del fondo per l'innovazione costituiscono entrate con destinazione specifica esterne ai sensi dell'articolo 21, paragrafi 1 e 5, del regolamento finanziario. Dette entrate con destinazione specifica coprono anche tutti i costi amministrativi per l'attuazione del fondo per l'innovazione. La Commissione può utilizzare al massimo il 5 % della dotazione del fondo per l'innovazione per coprire i propri costi di gestione.
4. Il progetto che ha beneficiato del sostegno del fondo per l'innovazione può essere finanziato anche da un altro programma dell'Unione, ivi compresi i fondi in gestione concorrente, purché i contributi non riguardino gli stessi costi. Il finanziamento cumulativo non supera l'importo totale dei costi ammissibili del progetto e il sostegno nell'ambito dei vari programmi dell'Unione è calcolato su base proporzionale.
Articolo 20
Gestione delle entrate del fondo per l'innovazione
1. La Commissione provvede a che le quote destinate al fondo per l'innovazione siano vendute all'asta secondo i principi e le modalità di cui all'articolo 10, paragrafo 4, della direttiva 2003/87/CE e gestisce le entrate del fondo per l'innovazione in conformità con gli obiettivi della medesima direttiva.
2. La Commissione provvede a che le entrate di cui al paragrafo 1 siano trasferite tempestivamente all'organo esecutivo per il finanziamento dei costi delle attività di attuazione e per l'erogazione ai progetti selezionati.
3. La Commissione può delegare la monetizzazione delle quote e la gestione delle entrate del fondo per l'innovazione alla Banca europea per gli investimenti (BEI). Ai fini della delega la Commissione e la BEI concludono un accordo che stabilisce i termini e le condizioni specifici per l'esecuzione dei compiti relativi alla gestione delle entrate del fondo per l'innovazione da parte della BEI.
4. Fatte salve le disposizioni della direttiva 2003/87/CE, le entrate residue del fondo per l'innovazione al termine del periodo di ammissibilità dei progetti finanziati sono utilizzate per finanziare nuovi progetti che soddisfano i criteri di ammissibilità di cui all'articolo 10 bis, paragrafo 8, della direttiva 2003/87/CE fino a che tutte le entrate sono spese per obiettivi del fondo per l'innovazione. I nuovi progetti sono selezionati tramite nuovi inviti a presentare proposte a norma dell'articolo 9 o sono finanziati a norma dell'articolo 14 o 15.
Articolo 21
Ruolo degli Stati membri
1. Nell'attuazione del fondo per l'innovazione la Commissione consulta gli Stati membri ed è assistita da essi.
2. Gli Stati membri sono consultati in merito ai seguenti aspetti:
a)
l'elenco dei progetti preselezionati, compreso l'elenco di riserva, e l'elenco dei progetti proposti per l'assistenza allo sviluppo del progetto a norma dell'articolo 12, paragrafo 2, prima dell'assegnazione del sostegno;
b)
i progetti di decisioni della Commissione di cui all'articolo 9, paragrafo 1, all'articolo 14, paragrafo 2, e all'articolo 15, paragrafo 1;
c)
l'importo massimo del sostegno del fondo per l'innovazione da rendere disponibile per l'assistenza allo sviluppo del progetto.
3. Ove richiesto dalla Commissione, gli Stati membri forniscono consulenza e assistono la Commissione:
a)
nel delineare gli orientamenti generali del fondo per l'innovazione;
b)
nell'affrontare problemi esistenti o emergenti in relazione all'attuazione dei progetti;
c)
nell'affrontare qualsiasi altra questione relativa all'attuazione dei progetti.
4. La Commissione riferisce agli Stati membri sull'andamento dell'attuazione del presente regolamento, in particolare sull'attuazione delle decisioni di assegnazione di cui all'articolo 12, paragrafo 5.
Articolo 22
Ruolo dei portatori di interessi
La Commissione può coinvolgere i portatori di interessi nelle discussioni relative all'attuazione del fondo per l'innovazione, anche in ordine alle questioni di cui all'articolo 21, paragrafo 3.
CAPO V
Monitoraggio, rendicontazione e valutazione
Articolo 23
Monitoraggio e rendicontazione
1. L'organo esecutivo monitora il funzionamento del fondo per l'innovazione, compresi gli importi del relativo sostegno erogato.
2. Affinché i dati per il monitoraggio di cui al paragrafo 1 e i relativi esiti siano raccolti in modo efficace, efficiente e puntuale, possono essere imposti ai promotori dei progetti requisiti di rendicontazione proporzionati. Le relazioni dei promotori dei progetti comprendono le informazioni sulle azioni di condivisione delle conoscenze intraprese ai sensi dell'articolo 27.
3. L'organo esecutivo riferisce periodicamente alla Commissione sullo svolgimento delle mansioni assegnategli.
4. L'organo esecutivo riferisce alla Commissione sull'intero ciclo di erogazione del sostegno, informandola in particolare in merito all'organizzazione degli inviti a presentare proposte e alla firma dei contratti con i promotori dei progetti.
5. Successivamente a ciascun invito a presentare proposte la Commissione riferisce agli Stati membri sulla relativa attuazione.
6. La Commissione riferisce ogni anno al Parlamento europeo e al Consiglio sull'andamento dell'attuazione del fondo per l'innovazione.
7. Gli organi esecutivi diversi dalle agenzie esecutive e i soggetti cui è stata delegata la gestione delle entrate del fondo per l'innovazione a norma dell'articolo 20, paragrafo 3, trasmettono alla Commissione quanto segue:
a)
entro il 15 febbraio, i rendiconti finanziari non sottoposti ad audit relativi all'esercizio precedente, che inizia il 1o gennaio e termina il 31 dicembre, in relazione alle attività ad essi delegate;
b)
entro il 15 marzo dell'anno di trasmissione dei rendiconti finanziari non sottoposti ad audit, i rendiconti finanziari sottoposti ad audit relativi all'esercizio precedente, che inizia il 1o gennaio e termina il 31 dicembre, in relazione alle attività ad essi delegate.
La Commissione predispone i conti annuali del fondo per l'innovazione per ciascun esercizio, che inizia il 1o gennaio e termina il 31 dicembre, sulla base dei rendiconti finanziari forniti a norma del primo comma. Detti conti sono sottoposti a un audit esterno indipendente.
I rendiconti finanziari e i conti previsti nel presente paragrafo sono compilati nel rispetto delle norme contabili di cui all'articolo 80 del regolamento finanziario.
Articolo 24
Valutazione
1. Nel 2025, e successivamente ogni cinque anni, la Commissione effettua una valutazione del funzionamento del fondo per l'innovazione. La valutazione si incentra, tra l'altro, sulle sinergie tra il fondo per l'innovazione e gli altri programmi pertinenti dell'Unione nonché sulla procedura di erogazione del sostegno del fondo per l'innovazione.
2. Sulla base degli esiti delle valutazioni di cui al paragrafo 1, la Commissione presenta ove opportuno proposte atte a far sì che il fondo per l'innovazione progredisca verso il raggiungimento degli obiettivi di cui alla direttiva 2003/87/CE e all'articolo 3 del presente regolamento.
3. Al termine dell'attuazione del fondo per l'innovazione, ma non oltre il 2035, la Commissione effettua una valutazione finale del funzionamento del fondo per l'innovazione.
4. La Commissione pubblica gli esiti delle valutazioni effettuate a norma dei paragrafi 1, 2 e 3.
CAPO VI
Audit, pubblicità e condivisione delle conoscenze
Articolo 25
Audit
1. Gli audit sull'utilizzo del sostegno del fondo per l'innovazione eseguiti da revisori esterni indipendenti, anche diversi da quelli incaricati dalle istituzioni o dagli organi dell'Unione, costituiscono la base della garanzia globale di cui all'articolo 26.
2. La persona o il soggetto che riceve il sostegno del fondo per l'innovazione accetta per iscritto di concedere i diritti necessari e l'accesso previsti all'articolo 129 del regolamento finanziario.
Articolo 26
Riconoscimento reciproco degli audit
Fatte salve le possibilità esistenti di effettuare altri audit, qualora un revisore indipendente abbia realizzato sui rendiconti finanziari e sulle relazioni che illustrano l'utilizzo di un contributo dell'Unione un audit fondato sui principi di audit riconosciuti a livello internazionale che fornisce una ragionevole garanzia di affidabilità, tale audit costituisce la base della garanzia globale, come ulteriormente specificato, ove opportuno, nella normativa settoriale, purché siano sufficientemente comprovate l'indipendenza e la competenza del revisore. La relazione del revisore indipendente e la relativa documentazione di audit sono messe a disposizione, su richiesta, del Parlamento europeo, della Commissione, della Corte dei conti e delle autorità di audit degli Stati membri.
Articolo 27
Comunicazione, condivisione delle conoscenze e pubblicità
1. I promotori dei progetti pubblicano sui propri siti web, in modo proattivo e sistematico, informazioni relative ai progetti finanziati a norma del presente regolamento. Tali informazioni comprendono un riferimento esplicito al sostegno ricevuto dal fondo per l'innovazione.
2. I promotori dei progetti provvedono a divulgare a molteplici platee, in particolare i media e il grande pubblico, informazioni coerenti, efficaci e mirate sul sostegno ricevuto dal fondo per l'innovazione.
3. Il logo del fondo per l'innovazione o altri elementi promozionali richiesti nella documentazione contrattuale sono utilizzati per tutte le attività di comunicazione e condivisione delle conoscenze e compaiono su bacheche collocate in punti strategici visibili al pubblico.
4. I promotori dei progetti forniscono, nel piano di condivisione delle conoscenze trasmesso a norma dell'articolo 10, paragrafo 3, informazioni dettagliate sulle azioni programmate a norma dei paragrafi 1 e 2 del presente articolo.
5. L'organo esecutivo svolge attività di informazione, comunicazione e promozione relative al sostegno del fondo per l'innovazione e agli esiti conseguiti. L'organo esecutivo organizza seminari o workshop specifici o, ove appropriato, altri tipi di attività per facilitare lo scambio di esperienze, conoscenze e migliori pratiche relative alla progettazione, elaborazione e attuazione di progetti nonché all'efficacia del finanziamento fornito nell'ambito dell'assistenza per lo sviluppo dei progetti.
CAPO VII
Disposizioni finali
Articolo 28
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 26 febbraio 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 275 del 25.10.2003, pag. 32.
(2) Decisione 2010/670/UE della Commissione, del 3 novembre 2010, che definisce i criteri e le misure per il finanziamento di progetti dimostrativi su scala commerciale mirati alla cattura e allo stoccaggio geologico del CO2 in modo ambientalmente sicuro, nonché di progetti dimostrativi relativi a tecnologie innovative per le energie rinnovabili nell'ambito del sistema di scambio delle quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità istituito dalla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 290 del 6.11.2010, pag. 39).
(3) Relazione speciale n. 24/2018 del 5 settembre 2018: Dimostrazione delle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio e delle fonti rinnovabili innovative su scala commerciale nell'UE: i progressi attesi non sono stati realizzati negli ultimi dieci anni, disponibile sul sito della Corte dei conti: https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/SR18_24/SR_CCS_IT.pdf
(4) Regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 luglio 2018, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione, che modifica i regolamenti (UE) n. 1296/2013, (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013, (UE) n. 1304/2013, (UE) n. 1309/2013, (UE) n. 1316/2013, (UE) n. 223/2014, (UE) n. 283/2014 e la decisione n. 541/2014/UE e abroga il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 (GU L 193, del 30.7.2018, pag. 1).
(5) Regolamento (UE) n. 1031/2010 della Commissione, del 12 novembre 2010, relativo ai tempi, alla gestione e ad altri aspetti della vendita all'asta delle quote di emissioni dei gas a effetto serra a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità (GU L 302 del 18.11.2010, pag. 1).
(6) Regolamento (CE) n. 58/2003 del Consiglio, del 19 dicembre 2002, che definisce lo statuto delle agenzie esecutive incaricate dello svolgimento di alcuni compiti relativi alla gestione dei programmi comunitari (GU L 11 del 16.1.2003, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Sistema di scambio di quote di emissioni: norme del Fondo per l’innovazione
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il Fondo per l’innovazione introdotto dalla direttiva 2003/87/CE è destinato a sostenere iniziative innovative nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS)*, una delle pietre angolari su cui si fonda la politica dell’Unione per contrastare i cambiamenti climatici riducendo le emissioni di gas a effetto serra. Il presente regolamento stabilisce norme dettagliate sul funzionamento del fondo.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento stabilisce norme dettagliate per il Fondo per l’innovazione, tra cui:obiettivi operativi; forme di sostegno fornito; procedura di presentazione delle domande; modalità di selezione dei progetti; modalità di gestione del fondo; rendicontazione, monitoraggio, valutazione, controllo e pubblicità.Obiettivi e forme di sostegno
Il fondo fornisce sostegno finanziario a progetti dimostrativi di tecnologie, processi o prodotti altamente innovativi con un potenziale significativo di riduzione delle emissioni di gas serra e che, nel contempo, attraggono risorse pubbliche e private aggiuntive.
Il sostegno sarà erogato sotto forma di sovvenzioni o combinando le sovvenzioni UE con strumenti finanziari nell’ambito dello strumento unificato di sostegno agli investimenti (InvestEU), che sostituisce l’attuale Fondo europeo per gli investimenti strategici per il periodo 2021-2027. Il finanziamento può anche assumere qualsiasi altra forma prevista dal regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 (il «regolamento finanziario»), in particolare premi e appalti.
Candidatura e selezione
I candidati sono invitati a presentare domanda di sostegno finanziario per i progetti ammissibili a seguito di un invito a presentare proposte pubblicato dalla Commissione europea previa consultazione con i paesi dell’Unione. I progetti sono selezionati in base a criteri che comprendono:potenziale di prevenzione delle emissioni di gas a effetto serra; livello di innovazione dei progetti rispetto allo stato dell’arte; maturità dei progetti in termini di pianificazione, modello di business, struttura finanziaria e giuridica e possibilità di raggiungere la chiusura finanziaria entro un periodo di tempo predefinito non superiore a quattro anni; potenziale tecnico e di mercato di una vasta applicazione o di futuri abbattimenti dei costi; efficienza in termini di costi del progetto sulla base di una formula di bilanciamento dei costi rispetto alle emissioni di gas serra evitate, all’energia generata o alla CO2 stoccata (cattura e stoccaggio del carbonio) nei primi 10 anni di funzionamento.Governance e amministrazione
La Commissione gestisce direttamente il funzionamento del Fondo, tranne nei casi in cui sono delegati organi esecutivi. I paesi dell’Unione sono consultati in merito ai progetti selezionati prima della decisione di assegnazione.
Le entità beneficiarie pubblicano sui loro siti web informazioni sui progetti sostenuti a norma del presente regolamento, compreso un riferimento esplicito al sostegno del Fondo per l’innovazione ricevuto, e provvedono a divulgare a molteplici platee, in particolare i media e il grande pubblico, informazioni coerenti, efficaci e mirate sul sostegno ricevuto dal Fondo per l’innovazione.
DA QUANDO VIENE APPLICATO IL REGOLAMENTO?
Si applica dal 17 giugno 2019.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Fondo per l’innovazione (Commissione europea) InvestEU (Commissione europea) Sistema di scambio delle quote di emissione (EU ETS) (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (EU ETS): il primo e di gran lunga il più grande sistema internazionale per il commercio delle quote di emissione di gas a effetto serra; interessa quasi 11 000 centrali elettriche e impianti di produzione nell’Unione, in Islanda, Norvegia e Liechtenstein, nonché le attività di aviazione.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento delegato (UE) 2019/856 della Commissione, del 26 febbraio 2019, che integra la direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda il funzionamento del fondo per l’innovazione (GU L 140 del 28.5.2019, pag. 6).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 luglio 2018, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione, che modifica i regolamenti (UE) n. 1296/2013, (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013, (UE) n. 1304/2013, (UE) n. 1309/2013, (UE) n. 1316/2013, (UE) n. 223/2014, (UE) n. 283/2014 e la decisione n. 541/2014/UE e abroga il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 (GU L 193 del 30.7.2018, pag. 1).
Decisione 2010/670/UE della Commissione, del 3 novembre 2010, che definisce i criteri e le misure per il finanziamento di progetti dimostrativi su scala commerciale mirati alla cattura e allo stoccaggio geologico del CO2 in modo ambientalmente sicuro, nonché di progetti dimostrativi relativi a tecnologie innovative per le energie rinnovabili nell’ambito del sistema di scambio delle quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità istituito dalla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 290 del 6.11.2010, pag. 39).
Le successive modifiche alla decisione 2010/670/UE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Direttiva 2009/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, relativa allo stoccaggio geologico di biossido di carbonio e recante modifica della direttiva 85/337/CEE del Consiglio, delle direttive del Parlamento europeo e del Consiglio 2000/60/CE, 2001/80/CE, 2004/35/CE, 2006/12/CE, 2008/1/CE e del regolamento (CE) n. 1013/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 140 del 5.6.2009, pag. 114).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 2003, che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità e che modifica la Direttiva 96/61/CE del Consiglio (GU L 275 del 25.10.2003, pag. 32).
Si veda la versione consolidata. |
Accordo sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e la Cina
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ACCORDO E DELLE DECISIONI?
L’accordo mira a evitare inutili duplicazioni nella valutazione e certificazione dei prodotti aeronautici civili riducendo così i costi per il settore dell’aviazione, promuovendo la sicurezza aerea e la compatibilità ambientale e facilitando l’accesso ai rispettivi mercati aeronautici. La decisione (UE) 2018/1153 autorizza la firma dell’accordo da parte dell’Unione europea (UE). La decisione (UE) 2020/1075 conclude l’accordo a nome dell’UE.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
L’accordo può coprire una serie di settori di cooperazione, tra i quali vi sono:i certificati di aeronavigabilità e il controllo sui prodotti aeronautici civili*; le prove e certificazioni ambientali dei prodotti aeronautici civili; la certificazione e il controllo delle imprese di progettazione e di produzione; la certificazione e il controllo delle imprese di manutenzione; l’addestramento del personale e il rilascio di relative licenze; l’esercizio dell’aeromobile; i servizi di traffico aereo e la gestione del traffico aereo.Obblighi generaliL’UE e la Cina accettano i riscontri di conformità e i certificati rilasciati dalle autorità competenti dell’altra parte, conformemente a quanto definito nell’allegato sulla certificazione di aeronavigabilità e certificazione ambientale dell’accordo. Se non espressamente specificato, l’accordo non presuppone l’accettazione o il riconoscimento reciproco di norme o regolamenti tecnici dell’altra parte. Le rispettive autorità competenti in materia di aviazione civile, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (si veda la sintesi) e la Civil Aviation Administration of China facilitano l’attuazione dell’allegato.Cooperazione
Le due parti accettano di cooperare in vari modi, tra i quali:comunicarsi reciprocamente le rispettive leggi, regolamenti, norme e requisiti pertinenti, nonché i rispettivi sistemi di rilascio dei certificati e le relative revisioni; autorizzarsi reciprocamente a partecipare in qualità di osservatori a fini di indagine e risoluzione di questioni in materia di sicurezza; scambiarsi informazioni in materia di sicurezza; cooperare e fornire assistenza nei procedimenti investigativi o esecutivi.Comitato misto
L’effettivo funzionamento dell’accordo è supervisionato da un comitato misto composto da rappresentanti di entrambe le parti che si riunisce periodicamente.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 1o settembre 2020.
CONTESTO
L’accordo è uno degli obiettivi concreti della strategia dell’UE per l’aviazione — si veda la sintesi.
Per ulteriori informazioni consultare:Politica estera in materia di aviazione (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Prodotto aeronautico civile: qualsiasi aeromobile civile, motore di aeromobile, propulsore a elica o sottogruppo, pertinenza o parte che risulta installato o da installare sull’aeromobile;
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese (GU L 240 del 24.7.2020, pag. 4).
Decisione (UE) 2020/1075 del Consiglio, del 26 giugno 2020, relativa alla conclusione dell’accordo sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese (GU L 240 del 24.7.2020, pag. 1).
Decisione (UE) 2018/1153 del Consiglio, del 26 giugno 2018, relativa alla firma, a nome dell’Unione, dell’accordo sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese (GU L 210 del 21.8.2018, pag. 2).
DOCUMENTI CORRELATI
Informazione relativa all’entrata in vigore dell’accordo sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese (GU L 3 del 7.1.2021, pag. 3).
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni— Una strategia per l’aviazione in Europa [COM(2015) 598 final, del 7.12.2015].
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — La politica estera dell’UE in materia di aviazione — Affrontare le sfide future [COM(2012) 556 final, del 27.9.2012]. | ACCORDO
sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese
L’UNIONE EUROPEA
e
IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE
in appresso denominate «le parti»,
RICONOSCENDO la persistente tendenza all’internazionalizzazione nella progettazione, nella produzione e nella circolazione di prodotti aeronautici civili;
DESIDERANDO promuovere la sicurezza dell’aviazione civile, la qualità e compatibilità ambientale e facilitare la libera circolazione dei prodotti aeronautici civili;
DESIDERANDO accrescere la cooperazione e migliorare l’efficienza in aspetti connessi alla sicurezza dell’aviazione civile;
CONSIDERANDO che la loro cooperazione può contribuire positivamente a promuovere una maggiore armonizzazione internazionale degli standard e delle procedure;
CONSIDERANDO la possibilità di ridurre l’onere economico imposto all’industria aeronautica dalla sovrapposizione di ispezioni, valutazioni e prove;
RICONOSCENDO che qualunque forma di riconoscimento reciproco dei riscontri di conformità e dei certificati deve poter offrire una garanzia di conformità a norme o regolamenti tecnici applicabili equivalente alla garanzia data dalle procedure previste da una delle parti;
RICONOSCENDO che tale riconoscimento reciproco richiede inoltre il persistere della fiducia di ogni parte nell’affidabilità dei processi di riscontro della conformità dell’altra parte in tutti i campi oggetto del presente accordo;
RICONOSCENDO il desiderio delle parti di una cooperazione nella regolamentazione nel settore della sicurezza dell’aviazione civile e delle prove e certificazioni ambientali sulla base di una continua comunicazione e della reciproca fiducia;
RICONOSCENDO i rispettivi impegni delle parti nell’ambito di accordi bilaterali, regionali e multilaterali in materia di sicurezza dell’aviazione civile e di compatibilità ambientale,
HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
Articolo 1
Obiettivi
Il presente accordo persegue i seguenti obiettivi:
a)
consentire il riconoscimento reciproco, come previsto negli allegati del presente accordo, dei riscontri di conformità e delle certificazioni rilasciate dalle autorità competenti delle parti;
b)
facilitare l’internazionalizzazione del settore dell’aviazione civile;
c)
facilitare e promuovere la libera circolazione di prodotti aeronautici civili e dei servizi;
d)
promuovere la cooperazione diretta a conseguire un elevato livello di sicurezza dell’aviazione civile e di compatibilità ambientale.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente accordo si intende per:
a)
«organismi approvati»: qualsiasi persona giuridica certificata dall’autorità competente di una parte affinché eserciti i privilegi connessi a un oggetto nell’ambito del presente accordo;
b)
«certificato»: qualsiasi approvazione, licenza o altro documento rilasciato come forma di riconoscimento della conformità che i prodotti aeronautici civili, un’impresa o una persona rispettano i requisiti applicabili derivanti dalla legislazione pertinente delle rispettive parti;
c)
«prodotto aeronautico civile»: qualsiasi aeromobile civile, motore di aeromobile, propulsore a elica o sottogruppo, pertinenza o parte che risulta installato o da installare sull’aeromobile;
d)
«autorità competente»: un’agenzia o un ente governativo designato da una delle parti ai fini del presente accordo, abilitato a valutare la conformità e a monitorare l’uso di prodotti aeronautici civili, servizi, operazioni o certificati nell’ambito della giurisdizione di una delle parti e che può adottare misure coercitive per garantire che siano conformi ai requisiti legali applicabili all’interno della giurisdizione di tale parte;
e)
«rappresentanti autorizzati»: qualsiasi persona fisica o giuridica designata per legge a svolgere una valutazione di conformità e a raccogliere i riscontri per conto della Civil Aviation Administration of China;
f)
«controllo»: la sorveglianza periodica effettuata da un’autorità competente volta a determinare la continua rispondenza ai requisiti legali applicabili pertinenti;
g)
«agente tecnico»: per il governo della Repubblica popolare cinese la Civil Aviation Administration of China (CAAC) e per l’Unione europea l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (AESA).
Articolo 3
Ambito di applicazione
1. La cooperazione prevista dal presente accordo include i seguenti ambiti:
a)
i certificati di aeronavigabilità e il controllo sui prodotti aeronautici civili;
b)
le prove e certificazioni ambientali dei prodotti aeronautici civili;
c)
la certificazione e il controllo delle imprese di progettazione e di produzione;
d)
la certificazione e il controllo delle imprese di manutenzione;
e)
l’addestramento del personale e il rilascio delle relative licenze;
f)
l’esercizio dell’aeromobile;
g)
i servizi di traffico aereo e la gestione del traffico aereo;
h)
altri ambiti oggetto degli allegati della Convenzione sull’aviazione civile internazionale, firmata a Chicago il 7 dicembre 1944 («convenzione»).
2. Per questioni che rientrano nell’ambito di applicazione del presente accordo, le parti sviluppano allegati e associate procedure di attuazione che descrivono i termini, le condizioni e i metodi di riconoscimento reciproco dei riscontri di conformità e dei certificati, tra cui le disposizioni provvisorie ove necessario, quando essi convengono che i rispettivi standard, le norme, le prassi, le procedure e i sistemi dell’aviazione civile siano sufficientemente equivalenti o compatibili da consentire l’accettazione dei certificati e dei riscontri di conformità a standard convenuti da una parte per conto dell’altra. Le differenze tecniche tra i sistemi dell’aviazione civile delle parti devono essere trattate negli allegati.
Articolo 4
Obblighi generali
1. Ciascuna parte accetta i riscontri di conformità e i certificati rilasciati dalle autorità competenti dell’altra parte, conformemente ai termini e alle condizioni definiti negli allegati del presente accordo, incluse le disposizioni provvisorie ove necessario, che ne costituiscono parte integrante.
2. Il presente accordo non deve essere interpretato nel senso che presuppone l’accettazione o il riconoscimento reciproco di norme o regolamenti tecnici delle parti, a meno che ciò non sia previsto nei suoi allegati.
3. I riscontri ottenuti da rappresentanti autorizzati o organismi approvati, autorizzati dalla legislazione applicabile di una parte a effettuare gli stessi riscontri dell’autorità competente, hanno la stessa validità di quelli ottenuti da un’autorità competente ai fini del presente accordo.
4. Le parti provvedono a che le rispettive autorità competenti siano idonee e adempiano alle responsabilità loro incombenti in forza del presente accordo, compresi gli allegati.
5. Per garantire il persistere della fiducia di ciascuna parte nell’affidabilità dei processi di riscontro della conformità dell’altra parte, ciascun agente tecnico può partecipare alle attività interne di assicurazione della qualità dell’altra, secondo le procedure di cui agli allegati del presente accordo.
Articolo 5
Protezione dell’autorità di regolamentazione e misure di salvaguardia
1. In nessun caso il presente accordo deve essere inteso a limitare l’autorità di una parte di:
a)
determinare, attraverso propri provvedimenti legislativi, regolamentari e amministrativi, il livello di protezione che essa ritiene adeguato ai fini della sicurezza, per l’ambiente e per quanto riguarda i rischi nell’ambito di applicazione del presente accordo;
b)
adottare immediatamente tutte le misure idonee quando vi sia un ragionevole rischio che un prodotto, un servizio o un’attività che rientrano nell’ambito del presente accordo potrebbero:
i)
compromettere la salute o la sicurezza delle persone o dell’ambiente;
ii)
non rispettare le misure legislative, regolamentari o amministrative applicabili di tale parte; oppure
iii)
non soddisfare altrimenti un requisito nell’ambito di applicazione dell’allegato applicabile del presente accordo.
2. Quando una parte adotta misure ai sensi del paragrafo 1 del presente articolo, ne informa l’altra parte per iscritto entro quindici giorni lavorativi dall’adozione di tali misure, illustrandone le motivazioni.
3. Le misure adottate ai sensi del presente articolo non possono essere intese o interpretate dalle parti come una violazione delle disposizioni del presente accordo.
Articolo 6
Comunicazione
1. Alla firma del presente accordo le parti si comunicano reciprocamente i rispettivi punti di contatto per l’applicazione di tale accordo.
2. Tutte le comunicazioni relative all’applicazione del presente accordo tra le parti e/o le autorità competenti sono effettuate in lingua inglese.
3. Ciascuna parte comunica all’altra parte l’identità dell’autorità o delle autorità competenti.
Articolo 7
Cooperazione nella regolamentazione, reciproca assistenza e trasparenza
1. Ciascuna parte garantisce che l’altra parte sia tenuta informata delle leggi, dei regolamenti, delle norme, dei requisiti pertinenti e del suo sistema di rilascio dei certificati.
2. Le parti si comunicano reciprocamente le rispettive proposte di modifiche rilevanti a leggi, regolamenti, norme e requisiti pertinenti, nonché ai rispettivi sistemi di rilascio dei certificati quando tali modifiche possono avere un’incidenza sul presente accordo. Nella misura del possibile, le parti si concedono a vicenda la possibilità di commentare reciprocamente le rispettive modifiche e tengono nel debito conto tali osservazioni.
3. Gli agenti tecnici possono sviluppare procedure in materia di cooperazione nella regolamentazione nell’ambito di applicazione del presente accordo.
4. A fini di indagine e risoluzione di questioni in materia di sicurezza, le parti possono autorizzarsi reciprocamente a partecipare in qualità di osservatori alle rispettive attività di sorveglianza secondo quanto specificato nell’allegato pertinente.
5. Ai fini della supervisione e delle ispezioni, le autorità competenti di ciascuna delle parti prestano assistenza alle autorità competenti dell’altra parte affinché ottengano l’accesso senza restrizioni agli organismi regolamentati soggetti alla propria giurisdizione.
Articolo 8
Scambio di informazioni in materia di sicurezza
Le parti concordano, fatte salve le disposizioni dell’articolo 10 e ferma restando la legislazione applicabile:
a)
di fornirsi reciprocamente, su richiesta e tempestivamente, le informazioni a disposizione dei loro agenti tecnici relative a incidenti, fatti gravi o episodi che coinvolgono prodotti, servizi o attività disciplinati negli allegati del presente accordo; e
b)
di scambiarsi altre informazioni in materia di sicurezza, secondo le procedure stabilite dagli agenti tecnici.
Articolo 9
Cooperazione nel settore delle attività di esecuzione
Ferme restando le disposizioni legislative e regolamentari in vigore, le parti convengono di garantire, quando richiesto e in funzione della disponibilità delle risorse richieste, mediante i loro agenti tecnici o le autorità competenti, la reciproca cooperazione e assistenza in procedimenti investigativi o esecutivi nell’ambito del presente accordo. Inoltre, ciascuna delle parti notifica immediatamente all’altra qualsiasi indagine che incida su interessi comuni.
Articolo 10
Riservatezza e tutela delle informazioni e dei dati proprietari
1. Ciascuna parte conviene di mantenere, fatte salve le limitazioni imposte ai sensi delle rispettive legislazioni, la riservatezza dei dati e delle informazioni ricevuti dall’altra parte nell’ambito del presente accordo.
2. In particolare, ferme restando le rispettive legislazioni, le parti non comunicano a terzi, incluso il pubblico, né permettono a un’autorità competente di comunicare a terzi, incluso il pubblico, dati e informazioni ricevuti reciprocamente nell’ambito del presente accordo che costituiscono segreti commerciali, proprietà intellettuale, informazioni riservate di carattere commerciale o finanziario, dati proprietari o informazioni relative a un’indagine in corso. A tal fine, tali dati e informazioni sono considerati riservati, proprietari o segreti commerciali e sono chiaramente contrassegnati come tali, secondo quanto opportuno.
3. Una parte o un’autorità competente può, nel fornire dati e informazioni all’altra parte o a un’autorità competente di quest’altra parte, indicare le parti dei dati e delle informazioni fornite che non devono essere comunicate a terzi.
4. Se una parte non è d’accordo con la designazione dell’altra parte dei dati e delle informazioni forniti come riservati, proprietari o segreti commerciali, la parte in disaccordo con la designazione richiede delle consultazioni con l’altra parte conformemente all’articolo 15 per trattare la questione.
5. Le parti adottano tutte le ragionevoli precauzioni necessarie per impedire che le informazioni e i dati ricevuti nell’ambito del presente accordo vengano comunicati a terzi senza autorizzazione.
6. La parte che riceve i dati e le informazioni dall’altra parte ai sensi del presente accordo non acquisisce diritti proprietari di proprietà intellettuale o industriale per effetto della ricezione dall’altra parte.
Articolo 11
Comitato misto delle parti
1. È istituito un comitato misto composto da rappresentanti delle parti. Il comitato misto è responsabile dell’effettivo funzionamento del presente accordo e si riunisce periodicamente per valutare l’efficacia della sua applicazione.
2. Il comitato misto può esaminare qualsiasi aspetto relativo al funzionamento e all’applicazione del presente accordo. In particolare, rientrano nella sua competenza le seguenti attività:
a)
risolvere eventuali questioni relative all’applicazione e all’esecuzione del presente accordo, inclusi gli allegati;
b)
esaminare le modalità per migliorare il funzionamento del presente accordo e formulare le opportune raccomandazioni alle parti per la modifica dello stesso ai sensi dell’articolo 17;
c)
adottare le modifiche agli allegati;
d)
coordinare lo sviluppo e adottare nuovi allegati ai sensi dell’articolo 17; e
e)
adottare, come opportuno, procedure di lavoro sulla cooperazione regolamentare e la trasparenza per tutte le attività di cui all’articolo 3.
3. Il comitato misto elabora e adotta il proprio regolamento interno.
Articolo 12
Recupero dei costi
Le parti fanno in modo che eventuali commissioni o spese addebitate dal proprio agente tecnico a persone fisiche o giuridiche le cui attività sono regolamentate nell’ambito del presente accordo siano eque, ragionevoli e proporzionate ai servizi prestati e non costituiscano un ostacolo agli scambi.
Articolo 13
Altri accordi
1. Salvo diversa disposizione degli allegati del presente accordo, gli obblighi derivanti da accordi conclusi da una delle parti con un paese terzo che non sia parte del presente accordo non hanno valore né producono effetti per l’altra parte del presente accordo.
2. Al momento della sua entrata in vigore, il presente accordo subentra agli accordi o alle intese bilaterali sulla sicurezza dell’aviazione stipulati tra il governo della Repubblica popolare cinese e gli Stati membri dell’Unione europea per quanto riguarda tutte le materie disciplinate dal presente accordo conformemente all’articolo 3.
3. Al momento dell’entrata in vigore del presente accordo, gli agenti tecnici adottano le misure necessarie per modificare o sopprimere, secondo il caso, le intese precedenti tra di loro.
4. Fatto salvo il paragrafo 2 del presente articolo, l’accordo lascia impregiudicati i diritti e gli obblighi che derivano alle parti da qualsiasi altro accordo internazionale.
Articolo 14
Applicazione
1. Il presente accordo si applica, da un lato, al sistema regolamentare dell’aviazione civile della Repubblica popolare cinese e, dall’altro, al sistema regolamentare dell’aviazione civile dell’Unione europea.
2. Le parti condividono l’obiettivo di massimizzare i vantaggi del presente accordo grazie all’eventuale estensione a paesi terzi. A tal fine il comitato misto, istituito ai sensi dell’articolo 11, considera, secondo quanto opportuno, le condizioni e le procedure, tra cui le modifiche necessarie al presente accordo che sarebbero richieste ai paesi terzi per aderire all’accordo.
Articolo 15
Consultazioni e composizione di controversie
1. Le parti si adoperano per risolvere qualsiasi controversia che possa sorgere tra loro con riferimento alla cooperazione nell’ambito del presente accordo anche al minimo livello tecnico mediante consultazioni e conformemente alle disposizioni contenute negli allegati del presente accordo.
2. Qualora non sia possibile risolvere un’eventuale controversia secondo le modalità di cui al paragrafo 1 del presente articolo, ciascun agente tecnico può deferire la questione al comitato misto istituito ai sensi dell’articolo 11, che si consulta in materia.
3. In deroga alle disposizioni del paragrafo 1 e del paragrafo 2 del presente articolo, una parte può chiedere una consultazione con l’altra parte su qualsiasi materia che rientri nel presente accordo. L’altra parte avvia le consultazioni entro quarantacinque giorni, a una data convenuta tra le parti.
Articolo 16
Sospensione degli obblighi di riconoscimento reciproco
1. Una parte può sospendere, in tutto o in parte, i propri obblighi di riconoscimento specificati in uno degli allegati del presente accordo, quando l’altra parte non ottempera agli obblighi previsti nel presente accordo, inclusi gli allegati.
2. Prima di sospendere i propri obblighi di riconoscimento, una parte chiede l’avvio di consultazioni a norma dell’articolo 15. Qualora le consultazioni non siano sufficienti a risolvere la controversia relativa a uno degli allegati, una parte può notificare all’altra la propria intenzione di sospendere il riconoscimento dei riscontri di conformità e dei certificati a norma dell’allegato, in merito ai quali è sorto il disaccordo. La notifica è effettuata per iscritto e specifica i motivi della sospensione.
3. Tale sospensione prende effetto trenta giorni dopo la data della notifica, sempre che, entro tale periodo, la parte che ha avviato la sospensione non notifichi all’altra parte per iscritto di voler revocare tale sospensione. Detta sospensione non incide sulla validità dei riscontri di conformità e dei certificati rilasciati dall’autorità competente della parte in questione anteriormente alla data in cui la sospensione ha preso effetto. Una siffatta sospensione che ha preso effetto può essere revocata immediatamente mediante uno scambio di corrispondenza a tal fine tra le parti.
Articolo 17
Entrata in vigore, modifiche e denuncia dell’accordo
1. Il presente accordo, compresi gli allegati, entra in vigore il primo giorno del secondo mese successivo alla data in cui le parti si sono scambiate le note diplomatiche che confermano il completamento delle rispettive procedure per l’entrata in vigore del presente accordo.
2. Il presente accordo, comprensivo degli allegati, è vincolante per entrambe le parti e rimane in vigore fino alla sua denuncia da parte di una delle parti.
3. Una parte può denunciare il presente accordo in qualsiasi momento con un preavviso scritto di sei mesi notificato all’altra parte, a meno che la notifica di denuncia in questione sia stata ritirata per reciproco consenso delle parti prima dello scadere del suddetto termine.
4. In seguito alla notifica di denuncia del presente accordo o dei suoi allegati, le parti continuano a ottemperare ai loro obblighi derivanti dal presente accordo o dai suoi allegati fino alla data in cui la denuncia dell’accordo prende effetto.
5. La denuncia del presente accordo non pregiudica la validità dei certificati rilasciati dalle parti conformemente ai termini del presente accordo, compresi gli allegati.
6. Le parti possono modificare il presente accordo mediante mutuo consenso scritto. Una modifica al presente accordo entra in vigore alla data dell’ultima notifica scritta con cui una parte comunica all’altra parte l’avvenuto espletamento delle proprie procedure interne necessarie per la sua entrata in vigore. Le modifiche degli allegati sono apportate tramite decisione del comitato misto istituito ai sensi dell’articolo 11.
7. Quando una delle parti intende modificare il presente accordo sopprimendo o aggiungendo uno o più allegati e conservando gli altri, le parti si adoperano per modificare il presente accordo consensualmente, secondo le procedure di cui al presente articolo. In assenza di tale consenso sulla conservazione degli altri allegati, il presente accordo decade allo scadere dei sei mesi a decorrere dalla data di preavviso, a meno che le parti decidano altrimenti.
8. Qualsiasi singolo allegato elaborato dopo la data di entrata in vigore del presente accordo secondo le disposizioni dell’articolo 3 entra in vigore previa decisione del comitato misto istituito ai sensi dell’articolo 11.
IN FEDE DI CHE, i sottoscritti debitamente autorizzati a tale fine, hanno firmato il presente accordo.
Fatto, in duplice esemplare, in lingua bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, inglese, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca, ungherese e cinese, tutti i testi facenti ugualmente fede. In caso di divergenza di interpretazione fa fede il testo in lingua inglese.
ALLEGATO I
CERTIFICAZIONE DI AERONAVIGABILITÀ E CERTIFICAZIONE AMBIENTALE
1. AMBITO DI APPLICAZIONE
1.1.
Il presente allegato verte 1) sul riconoscimento reciproco di riscontri di conformità, certificati e documentazione, e 2) sull’assistenza tecnica in materia di:
a)
aeronavigabilità e mantenimento dell’aeronavigabilità dei prodotti aeronautici civili («prodotti»);
b)
imprese di progettazione e di produzione;
c)
livelli acustici, fumosità ed emissioni dei motori, incluse le emissioni di anidride carbonica, quando applicabile.
1.2.
Motori usati o ricostruiti, eliche, parti e pertinenze non rientrano nell’ambito del presente allegato se considerati singolarmente. Gli aeromobili usati rientrano nell’ambito del presente allegato.
1.3.
Le approvazioni del fabbricante delle parti rilasciate ai sensi del sistema di supervisione dell’aeronavigabilità della Repubblica popolare cinese non rientrano nell’ambito del presente allegato.
2. DEFINIZIONI
2.1.
Ai fini del presente allegato si intende per:
a)
«relazione di valutazione dell’aeromobile»: la relazione sviluppata dal gruppo di valutazione dell’aeromobile ai sensi del CCAR-21-R4, capitolo 15; la relazione di valutazione dell’aeromobile non è direttamente contemplata nel certificato di omologazione CAAC o nella convalida del certificato di omologazione, ma è valutata da un gruppo di valutazione dell’aeromobile nel sistema CAAC per supportare gli aspetti operativi specifici dei quali è responsabile il titolare del certificato di omologazione;
b)
«etichetta di approvazione all’aeronavigabilità»: una dichiarazione di una persona o impresa soggetta ai controlli regolamentari della parte esportatrice secondo la quale un nuovo prodotto aeronautico civile, diverso da un aeromobile completo, è conforme a un progetto approvato e in condizione di funzionare in sicurezza; il modulo CAAC AAC-038 e il modulo AESA 1 sono etichette di approvazione all’aeronavigabilità;
c)
«autorità di certificazione»: l’autorità che ha rilasciato un certificato di progettazione nella sua veste di autorità che scarica le responsabilità dello Stato di progettazione di un prodotto;
d)
le modifiche al progetto tipo sono classificate come di minore e maggiore entità; una «modifica di minore entità» non ha un effetto significativo sulla massa, sull’equilibrio, sulla resistenza strutturale, sull’affidabilità, sulle caratteristiche operative, sui livelli acustici, sulla fumosità, sulle emissioni dei motori o su altre caratteristiche che incidono sull’aeronavigabilità del prodotto; tutte le altre modifiche sono «di maggiore entità»;
e)
«certificato di progettazione»: una forma di riconoscimento di una parte del fatto che il progetto o la modifica di un progetto di un prodotto aeronautico civile soddisfano gli standard di aeronavigabilità e, secondo quanto applicabile, i requisiti di tutela ambientale che riguardano in particolare i livelli acustici, la fumosità o le emissioni dei motori, definiti dalla legislazione in vigore per la parte;
f)
«requisiti operativi relativi alla progettazione»: i requisiti operativi, compresi quelli ambientali, relativi alle caratteristiche di progettazione del prodotto o ai dati di progettazione concernenti il funzionamento o la manutenzione del prodotto che lo rendono idoneo per un particolare tipo di operazione;
g)
«esportazione»: il processo mediante il quale un prodotto aeronautico civile passa da un sistema regolamentare a un altro;
h)
«certificato di aeronavigabilità per l’esportazione»: una dichiarazione di esportazione della parte esportatrice - oppure, per gli aeromobili usati, dell’autorità competente dello Stato di registrazione dal quale il prodotto è esportato - che dichiara che l’aeromobile completo rispetta i requisiti di aeronavigabilità e ambientali comunicati dalla parte importatrice;
i)
«parte esportatrice»: la parte dal cui sistema di supervisione della produzione è esportato un prodotto aeronautico civile;
j)
«importazione»: il processo mediante il quale un prodotto aeronautico civile esportato è introdotto in un sistema regolamentare;
k)
«parte importatrice»: la parte nella quale è importato il prodotto aeronautico civile;
l)
«approvazione di un progetto di modifica»: un certificato di progettazione rilasciato dalla Civil Aviation Administration of China per approvare le modifiche di minore entità apportate a un progetto tipo approvato, da un’impresa o persona diversa dal titolare dell’approvazione del progetto tipo;
m)
«dati di idoneità operativa»: la serie di dati che devono essere definiti dai costruttori di aeromobili e approvati a norma della parte 21, punto 21.A.15, lettera d), del regolamento (UE) n. 748/2012; i dati di idoneità operativa sono approvati come parte del certificato di omologazione rilasciato dall’agente tecnico dell’Unione europea per supportare gli aspetti operativi specifici dei quali è responsabile il titolare del certificato di omologazione;
n)
«certificato di produzione»: un certificato rilasciato da una parte a un’impresa che ottempera alla normativa sulla produzione applicabile vigente presso la parte;
o)
«autorità di convalida»: l’agente tecnico che accetta automaticamente o convalida, come specificato nel presente allegato, un certificato rilasciato dall’autorità di certificazione.
3. CONSIGLIO DI SUPERVISIONE DELLA CERTIFICAZIONE
3.1. Istituzione e composizione del Consiglio di supervisione della certificazione
3.1.1.
È istituito un organismo di coordinamento tecnico, denominato Consiglio di supervisione della certificazione, responsabile dinanzi al comitato misto delle parti, sotto la direzione congiunta degli agenti tecnici. L’organismo è composto da rappresentanti di ciascun agente tecnico.
3.1.2.
Il Consiglio di supervisione della certificazione istituisce il proprio regolamento interno.
3.1.3.
La direzione congiunta può invitare altri partecipanti allo scopo di facilitare l’adempimento del mandato del Consiglio di supervisione della certificazione.
3.2. Mandato
3.2.1.
Il Consiglio di supervisione della certificazione si riunisce periodicamente per assicurare l’effettivo funzionamento e l’applicazione del presente allegato. Le sue funzioni includono in particolare:
a)
contribuire a ridurre al minimo le differenze tra i sistemi regolamentari, gli standard e i processi di certificazione delle parti;
b)
elaborare, approvare e rivedere le procedure di attuazione tecnica di cui al punto 4.2;
c)
condividere le informazioni sulle principali questioni in materia di sicurezza e, ove opportuno, elaborare piani d’azione intesi ad affrontarle;
d)
risolvere le questioni tecniche rientranti nelle responsabilità delle autorità competenti, che incidono sull’applicazione del presente allegato;
e)
ove opportuno, elaborare efficaci metodi di cooperazione, assistenza tecnica e scambio di informazioni in materia di sicurezza e requisiti ambientali, sistemi di certificazione, sistemi di gestione della qualità e di normazione;
f)
presentare proposte di modifica riguardanti il presente allegato al comitato misto delle parti;
g)
conformemente alle disposizioni del punto 5.2.2, definire le procedure per garantire il persistere della fiducia di ciascuna parte nell’affidabilità dei processi di riscontro della conformità dell’altra parte;
h)
analizzare l’esecuzione delle procedure menzionate alla lettera g) e intervenire in proposito.
3.2.2.
Il Consiglio di supervisione della certificazione deferisce le questioni irrisolte al comitato misto delle parti e provvede all’attuazione delle decisioni concernenti il presente allegato adottate dal comitato misto delle parti.
4. ATTUAZIONE
4.1. Autorità competenti
4.1.1.
Autorità competenti in materia di certificazione del progetto sono:
a)
per il governo della Repubblica popolare cinese: la Civil Aviation Administration of China (CAAC);
b)
per l’Unione europea: l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (AESA).
4.1.2.
Le autorità competenti in materia di certificazione della produzione sono:
a)
per il governo della Repubblica popolare cinese: la Civil Aviation Administration of China (CAAC);
b)
per l’Unione europea: l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (AESA) e le autorità competenti degli Stati membri dell’Unione europea.
4.2. Procedure di attuazione tecnica
4.2.1.
Il Consiglio di supervisione della certificazione sviluppa procedure di lavoro denominate «procedure di attuazione tecnica» per favorire l’applicazione del presente allegato, in particolare definendo le attività e i requisiti di interfaccia tra le autorità competenti.
4.2.2.
Queste procedure di attuazione tecnica tratteranno le differenze tra l’aeronavigabilità e i sistemi di certificazione ambientale delle parti.
4.3. Scambio e tutela delle informazioni e dei dati riservati e proprietari
4.3.1.
I dati e le informazioni scambiati nel quadro delle attività nell’ambito del presente allegato sono soggetti alle disposizioni dell’articolo 10 del presente accordo.
4.3.2.
I dati e le informazioni scambiati durante le attività di convalida devono essere limitati in termini di natura e contenuti a quanto necessario per la dimostrazione di conformità con i requisiti tecnici applicabili, secondo quanto descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
4.3.3.
Qualsiasi disaccordo in relazione a una richiesta di dati e informazioni da parte di un’autorità competente o di un agente tecnico dovrebbe essere gestito mediante un processo di segnalazione graduale, come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica. Le parti si riservano il diritto di sottoporre tale disaccordo all’esame del Consiglio di supervisione della certificazione per la risoluzione.
4.4. Progetto
4.4.1. Disposizioni generali
4.4.1.1.
Il presente allegato riguarda tutti i certificati di progettazione e relative modifiche che rientrano nell’ambito di applicazione di cui al punto 1 del presente allegato, in particolare:
a)
certificati di omologazione, tra cui, secondo quanto applicabile, dati di idoneità operativa;
b)
certificati di omologazione supplementari, tra cui, secondo quanto applicabile, dati di idoneità operativa;
c)
approvazioni di progetti di modifica;
d)
approvazioni di progetti di riparazione;
e)
approvazioni di parti e pertinenze.
4.4.1.2.
I certificati di omologazione ristretti rilasciati dall’agente tecnico europeo e i certificati di omologazione di aeromobili appartenenti a una categoria soggetta a restrizioni rilasciati dall’agente tecnico cinese saranno trattati caso per caso dagli agenti tecnici secondo quanto descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.1.3.
Ai fini dell’applicazione del presente allegato, le parti convengono che, fatti salvi i requisiti di qualificazione continuativa definiti al punto 5 del presente allegato:
a)
nel sistema di regolamentazione europeo, la dimostrazione della capacità di un’impresa di progettazione di assumersi le proprie responsabilità è sufficientemente controllata tramite un sistema di certificazione dell’impresa di progettazione;
b)
nel sistema di regolamentazione cinese, la dimostrazione della capacità di un’impresa di progettazione è garantita mediante un sistema di garanzia di progettazione e controlli diretti condotti dall’agente tecnico. Questo sistema assicura un livello indipendente ed equivalente di verifica della conformità.
4.4.1.4.
Una domanda di certificato di progettazione è presentata all’autorità di convalida tramite l’autorità di certificazione, ove opportuno e secondo quanto descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.2. Livello di partecipazione dell’autorità di convalida
4.4.2.1.
Il livello di partecipazione dell’autorità di convalida nel corso dei processi di convalida definiti al punto 4.4.5 del presente allegato e descritti in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica è prevalentemente determinato in base:
a)
all’esperienza e ai documenti dell’autorità competente dell’altra parte in quanto autorità di certificazione;
b)
all’esperienza già ottenuta da tale autorità di convalida durante gli esercizi di convalida precedenti con l’autorità competente dell’altra parte;
c)
alla natura del progetto convalidato, alle prestazioni e all’esperienza del richiedente con l’autorità di convalida;
d)
ai risultati delle valutazioni dei requisiti di qualificazione iniziale e continuativa, di cui al punto 5.2.
4.4.2.2.
L’autorità di convalida metterà in pratica procedure e controlli speciali, in particolare sui processi e metodi dell’autorità di certificazione, durante la prima convalida di una categoria specifica di prodotto, come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica. Per qualsiasi ulteriore domanda in una categoria specifica di prodotto ricevuta anteriormente al completamento della prima convalida, l’autorità di convalida determinerà caso per caso se le procedure e i controlli speciali saranno condotti e in quale misura.
4.4.2.3.
L’attuazione efficace dei principi di cui sopra sarà regolarmente valutata, monitorata e riesaminata dal Consiglio di supervisione della certificazione, impiegando i parametri definiti nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.3. Base di certificazione
4.4.3.1.
Per l’emissione di un certificato di omologazione, l’autorità di convalida fa riferimento agli standard di aeronavigabilità relativi a un proprio prodotto simile in essere alla data effettiva della domanda di certificazione definiti dall’autorità di certificazione, integrati quando possibile da ulteriori condizioni tecniche, come definito nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.3.2.
I requisiti di tutela ambientale impiegati durante il processo di convalida di un certificato di omologazione sono i requisiti applicabili in essere presso la parte dell’autorità di convalida alla data della domanda di convalida presentata all’autorità di convalida.
4.4.3.3.
L’autorità di convalida specifica, quando applicabile:
a)
la deroga agli standard vigenti;
b)
la divergenza rispetto agli standard vigenti;
c)
i fattori di compensazione che offrono un livello equivalente di sicurezza quando gli standard vigenti non sono rispettati.
4.4.3.4.
L’autorità di convalida specifica le condizioni speciali applicate o che si intendono applicare se il codice di aeronavigabilità collegato non include standard di sicurezza adeguati o opportuni del prodotto, poiché:
a)
il prodotto presenta caratteristiche di progettazione nuove o insolite rispetto alle prassi di progettazione sulle quali si basa il codice di aeronavigabilità vigente;
b)
l’uso previsto del prodotto non è convenzionale; o
c)
l’esperienza con altri prodotti simili in uso o prodotti con caratteristiche di progettazione simili ha dimostrato che potrebbero svilupparsi condizioni non sicure.
4.4.3.5.
Quando si specificano deroghe, divergenze, fattori di compensazione o condizioni speciali, l’autorità di convalida tiene in debito conto i medesimi aspetti dell’autorità di certificazione e non deve risultare più esigente rispetto ai prodotti da convalidare di quanto non sarebbe per prodotti simili propri. L’autorità di convalida comunica all’autorità di certificazione qualsiasi deroga, divergenza o condizione speciale.
4.4.4. Processo di certificazione del progetto
4.4.4.1.
L’autorità di certificazione si assicura che l’autorità di convalida riceva tutti i dati e le informazioni pertinenti, secondo quanto definito nelle procedure di attuazione tecnica, necessari affinché l’autorità di convalida sia e resti a conoscenza del progetto e della certificazione dei prodotti aeronautici civili soggetti alla convalida.
4.4.4.2.
L’autorità di convalida rilascia un certificato di omologazione per un aeromobile, motore o elica quando:
a)
l’autorità di certificazione ha rilasciato il proprio certificato;
b)
l’autorità di certificazione attesta all’autorità di convalida che il prodotto è conforme alla base di certificazione di cui al punto 4.4.3;
c)
tutti i problemi sorti durante il processo di convalida condotto dall’autorità di convalida sono stati risolti;
d)
ulteriori requisiti amministrativi, secondo quanto definito nelle procedure di attuazione tecnica, sono stati soddisfatti dal richiedente.
4.4.4.3.
Per ottenere e conservare un certificato di progettazione convalidato secondo le disposizioni del presente allegato, il richiedente deve possedere e tenere a disposizione dell’autorità di certificazione tutte le informazioni progettuali, i disegni e i resoconti delle prove, compresi i fascicoli di ispezione del prodotto certificato, al fine di fornire tutte le informazioni necessarie per garantire il mantenimento dell’aeronavigabilità e la conformità del prodotto ai requisiti di tutela ambientale applicabili.
4.4.5. Processi di convalida e accettazione automatica
4.4.5.1.
I certificati di progettazione che sono stati o che stanno per essere rilasciati dall’autorità di certificazione sono accettati automaticamente o convalidati dall’autorità di convalida:
a)
per i certificati oggetto di convalida, l’autorità di convalida rilascia il proprio certificato attraverso un processo di validazione che implica un livello di partecipazione proporzionato, definito conformemente ai principi di cui al punto 4.4.2 e descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica;
b)
per i certificati soggetti all’accettazione automatica, l’autorità di convalida riconosce e accetta i certificati dell’autorità di certificazione senza indagini tecniche o attività di convalida. In questo caso, il certificato rilasciato dall’autorità di certificazione è riconosciuto dall’autorità di convalida come equivalente al proprio certificato rilasciato secondo le proprie leggi e procedure. L’autorità di convalida non rilascia il proprio certificato corrispondente.
4.4.5.2.
Fatte salve le disposizioni di cui al punto 4.4.2, il processo di convalida, quale descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, si basa per quanto possibile sulle valutazioni tecniche, le prove e le ispezioni effettuate e sui certificati di conformità rilasciati dall’altro agente tecnico.
4.4.5.3.
Le modalità di accettazione e convalida dei certificati sono presentati al punto 9 del presente allegato (Appendice 1 – Modalità di accettazione e convalida dei certificati).
4.4.6. Trasferimento del certificato
4.4.6.1.
Nel caso in cui il titolare di un certificato di progettazione trasferisca il suo certificato a un altro ente, l’agente tecnico responsabile del certificato di progettazione informa tempestivamente l’altro agente tecnico del trasferimento e applica la procedura concordata connessa al trasferimento dei certificati definita nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.7. Requisiti operativi relativi alla progettazione
4.4.7.1.
Gli agenti tecnici garantiscono che, ove necessario, i dati e le informazioni connessi ai requisiti operativi relativi alla progettazione siano scambiati durante il processo di convalida.
4.4.7.2.
Fatto salvo l’accordo tra gli agenti tecnici, per alcuni requisiti operativi relativi alla progettazione l’autorità di convalida può accettare la dichiarazione di conformità dell’autorità di certificazione.
4.4.8. Documenti operativi e dati riferiti al tipo
4.4.8.1.
Alcune serie di documenti e dati operativi specifici del tipo, inclusi i dati di idoneità operativa nel sistema dell’Unione europea e le relazioni di valutazione dell’aeromobile nel sistema cinese, forniti dal titolare del certificato di omologazione, sono approvate o accettate dall’autorità di certificazione.
4.4.8.2.
Questi documenti e dati operativi possono essere automaticamente accettati o convalidati dall’autorità di convalida secondo quanto descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.9. Certificazione concomitante
4.4.9.1.
In caso di comune accordo tra il richiedente ed entrambi gli agenti tecnici è possibile utilizzare un processo di certificazione concomitante, ove opportuno e secondo quanto descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica. Entrambi gli agenti tecnici riconoscono i possibili vantaggi di tale processo.
4.5. Produzione
4.5.1.
Se i sistemi di produzione di prodotti aeronautici civili delle parti sono ritenuti sufficientemente comparabili, la parte importatrice accetta il sistema di supervisione e certificazione della produzione dell’altra parte ai sensi del presente allegato, fatte salve le disposizioni dei punti da 4.5.2 a 4.5.10.
4.5.2.
Fatte salve le disposizioni di cui ai punti 4.5.4 e 4.5.5 e se non altrimenti concordato tra gli agenti tecnici, l’agente tecnico della parte importatrice non rilascia una approvazione di produzione per un costruttore principalmente stabilito nella parte esportatrice.
4.5.3.
Le disposizioni del punto 4.5.1 si applicano anche:
a)
se le responsabilità dello Stato di progettazione sono esercitate da un paese terzo, a condizione che l’autorità competente della parte esportatrice abbia stabilito e attuato le procedure presso l’autorità dello Stato di progettazione per controllare l’interfaccia tra il titolare del certificato di progettazione e il titolare del certificato di produzione;
b)
alla produzione di parti e pertinenze da parte di un titolare di un certificato di produzione indipendente principalmente stabilito fuori dai territori delle parti;
c)
previo esame tra gli agenti tecnici caso per caso, alla produzione di motori ed eliche da parte di un titolare di un certificato di produzione indipendente, principalmente stabilito fuori dai territori delle parti.
4.5.4.
Le parti convengono che un certificato di produzione rilasciato dall’autorità competente della parte esportatrice alle imprese principalmente stabilite nel territorio di tale parte e accettato ai sensi delle disposizioni del punto 4.5.1 possa essere esteso per includere siti produttivi e stabilimenti situati nel territorio dell’altra parte o nel territorio di un paese terzo, a prescindere dallo status giuridico di tali siti produttivi e stabilimenti e dal tipo di prodotto aeronautico fabbricato presso tali siti. In questo caso, l’autorità competente della parte esportatrice resta responsabile della supervisione di questi siti produttivi e stabilimenti e la parte importatrice non rilascia il suo certificato per lo stesso prodotto.
4.5.5.
Le intese tra gli agenti tecnici che riguardano la supervisione della produzione dei siti produttivi e degli stabilimenti ubicati nel territorio dell’altra parte al momento dell’entrata in vigore del presente accordo non potranno essere modificate senza il consenso di entrambi gli agenti tecnici.
4.5.6.
I certificati di produzione indipendenti rilasciati dall’agente tecnico di una parte alle imprese di produzione stabilite nel territorio dell’altra parte, ancora in essere al momento dell’entrata in vigore del presente accordo, sono riesaminati caso per caso dagli agenti tecnici. Previa consultazione dei titolari dei certificati di produzione, alcuni certificati di produzione possono essere soppressi entro un periodo di tempo ragionevole.
4.5.7.
Nei casi in cui il titolare del certificato di produzione sia soggetto alla disciplina di un’autorità competente di una parte e il titolare del certificato di progettazione sia soggetto alla disciplina di un’autorità competente dell’altra parte, gli agenti tecnici istituiscono procedure al fine di definire le responsabilità di ciascuna parte nel controllare l’interfaccia tra il titolare del certificato di progettazione e il titolare del certificato di produzione.
4.5.8.
Ai fini dell’esportazione dei prodotti aeronautici civili nel quadro del presente allegato, quando il titolare del certificato di progettazione e l’impresa di produzione non costituiscono il medesimo soggetto giuridico, il titolare del certificato di progettazione prende appropriati accordi con l’impresa di produzione al fine di garantire un coordinamento soddisfacente tra la produzione e la progettazione e il corretto supporto al mantenimento dell’aeronavigabilità del prodotto aeronautico civile.
4.5.9.
Un elenco dei titolari del certificato di produzione cinesi, inclusi i titolari delle approvazioni delle norme tecniche (Technical Standard Order - TSO) cinesi, la cui produzione è accettata dall’Unione europea, sarà pubblicato e regolarmente aggiornato nella pubblicazione ufficiale dell’agente tecnico dell’Unione europea.
4.5.10.
I prodotti fabbricati secondo i requisiti della «produzione a norma del certificato di omologazione» nel sistema di regolamentazione dell’aviazione cinese, oppure secondo la procedura di «produzione senza approvazione dell’impresa di produzione» nel sistema di regolamentazione dell’aviazione dell’Unione europea, saranno considerati caso per caso dagli agenti tecnici.
4.6. Certificati e moduli di esportazione
4.6.1. Moduli
4.6.1.1.
I moduli della parte esportatrice sono:
a)
quando la parte esportatrice è la Repubblica popolare cinese: modulo CAAC AAC-157 per aeromobili nuovi e usati e modulo AAC-038 per altri prodotti nuovi;
b)
quando la parte esportatrice è l’Unione europea: modulo AESA 27 per aeromobili nuovi e usati e modulo AESA 1 per altri prodotti nuovi.
4.6.2. Aeromobile nuovo
4.6.2.1.
Come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, l’autorità competente della parte esportatrice o l’impresa di produzione approvata, secondo i casi, rilasciano un certificato di aeronavigabilità per l’esportazione (modulo CAAC 157 o modulo AESA 27) che certifichi che tale aeromobile:
a)
è conforme al progetto di tipo approvato dalla parte importatrice conformemente al presente allegato;
b)
è in condizione di funzionare in sicurezza, inclusa la conformità alle direttive vigenti in materia di aeronavigabilità della parte importatrice, come notificato da tale parte;
c)
soddisfa tutti gli ulteriori requisiti prescritti dalla parte importatrice, come notificato da tale parte.
4.6.2.2.
Fatte salve le disposizioni del punto 4.5 del presente allegato, la parte importatrice accetta, per gli aeromobili nuovi, i certificati di aeronavigabilità per l’esportazione della parte esportatrice.
4.6.3. Aeromobile usato
4.6.3.1.
Per un aeromobile usato per il quale è stato rilasciato un certificato di progettazione dalla parte importatrice, l’autorità competente dello Stato di registrazione dal quale il prodotto è esportato rilascia un certificato di aeronavigabilità per l’esportazione che certifichi che l’aeromobile:
a)
è conforme al progetto di tipo approvato dalla parte importatrice conformemente al presente allegato;
b)
è in condizione di funzionare in sicurezza, inclusa la conformità alle direttive vigenti in materia di aeronavigabilità della parte importatrice, come notificato da tale parte;
c)
è stato sottoposto ad appropriata manutenzione impiegando le procedure e i metodi approvati nel corso dell’intera durata di servizio, come comprovato da appositi registri e documenti di manutenzione;
d)
soddisfa tutti gli ulteriori requisiti prescritti dalla parte importatrice, come notificato da tale parte.
4.6.3.2.
L’aeromobile usato può essere esportato solo se esiste un titolare di un certificato di omologazione o di un certificato di omologazione ristretto/un certificato di omologazione per una categoria soggetta a restrizioni a supporto del mantenimento dell’aeronavigabilità di tale aeromobile.
4.6.3.3.
Per l’aeromobile usato fabbricato secondo il suo sistema di supervisione della produzione, ciascuna parte accetta di assistere, su richiesta, l’altra parte nell’ottenimento di dati e informazioni riguardanti:
a)
la configurazione dell’aeromobile alla data della sua consegna da parte del costruttore e
b)
le successive modifiche e riparazioni dell’aeromobile che sono state approvate.
4.6.3.4.
La parte importatrice può richiedere i documenti di ispezione e manutenzione descritti in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
4.6.3.5.
Se, nel corso di un processo di valutazione dello stato di aeronavigabilità di un aeromobile usato ai fini dell’esportazione, l’autorità competente della parte esportatrice non è in grado di soddisfare tutte le prescrizioni di cui al punto 4.6.3.1 o al punto 4.6.3.3, essa provvede a:
a)
informare l’autorità competente della parte importatrice;
b)
coordinare con l’autorità competente della parte importatrice, secondo quanto specificato nelle procedure di attuazione tecnica, l’accettazione o il rifiuto delle deroghe ai requisiti applicabili;
c)
documentare le deroghe accettate in occasione dell’esportazione del prodotto.
4.6.4. Nuovo prodotto aeronautico civile, escluso l’aeromobile completo
4.6.4.1.
Come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, l’autorità competente della parte esportatrice o l’impresa di produzione approvata, secondo quanto applicabile, rilasciano una etichetta di approvazione all’aeronavigabilità (modulo CAAC AAC-038 o modulo AESA 1) certificante che il nuovo prodotto aeronautico civile (a esclusione dell’aeromobile completo):
a)
è conforme ai dati del progetto approvati dalla parte importatrice;
b)
è in condizione di funzionare in sicurezza;
c)
soddisfa tutti gli ulteriori requisiti prescritti dalla parte importatrice, come notificato da tale parte.
4.6.4.2.
Fatte salve le disposizioni del punto 4.5 del presente allegato, la parte importatrice accetta l’etichetta di approvazione all’aeronavigabilità della parte esportatrice.
4.7. Mantenimento dell’aeronavigabilità
4.7.1.
Gli agenti tecnici si impegnano ad adottare misure atte a porre rimedio alle condizioni di insicurezza dei prodotti per i quali rappresentano l’autorità di certificazione.
4.7.2.
Su richiesta, un’autorità competente di una parte assiste, in relazione ai prodotti aeronautici civili progettati o realizzati secondo il suo sistema di progettazione o produzione, l’autorità competente dell’altra parte nella determinazione delle azioni considerate necessarie per il mantenimento dell’aeronavigabilità dei prodotti.
4.7.3.
Quando i problemi di funzionamento o altri potenziali problemi di sicurezza che colpiscono un prodotto nell’ambito del presente allegato comportano un’indagine condotta dall’autorità di certificazione, l’agente tecnico dell’altra parte supporta, su richiesta, tale indagine e scambia le informazioni pertinenti riferite dai rispettivi organismi regolamentati circa i guasti, i malfunzionamenti, i difetti o altri episodi che interessano il prodotto.
4.7.4.
Gli obblighi di comunicazione del titolare del certificato all’autorità di certificazione e il meccanismo di scambio delle informazioni istituito dal presente allegato sono presi in considerazione ai fini dell’adempimento dell’obbligo di ciascun titolare del certificato di segnalare guasti, malfunzionamenti, difetti o altri episodi all’autorità di convalida.
4.7.5.
Le misure miranti a porre rimedio ai problemi di sicurezza e gli scambi di informazioni in materia di sicurezza di cui ai punti da 4.7.1 a 4.7.4 sono definiti nelle procedure di attuazione tecnica.
4.7.6.
L’agente tecnico di una parte tiene informato l’agente tecnico dell’altra parte circa tutte le informazioni obbligatorie sul mantenimento dell’aeronavigabilità in relazione ai prodotti aeronautici civili progettati o realizzati secondo il sistema di supervisione di una parte e che rientrano nell’ambito del presente allegato.
4.7.7.
Qualsiasi modifica dello stato di aeronavigabilità attestato da un certificato rilasciato dall’agente tecnico di una delle parti è comunicata tempestivamente all’agente tecnico dell’altra parte.
5. QUALIFICAZIONE DELLE AUTORITÀ COMPETENTI
5.1. Requisiti da soddisfare per l’accettazione dei riscontri e dei certificati
5.1.1.
Ciascuna parte dispone di un sistema di supervisione e certificazione strutturato ed efficace per le diverse attività nell’ambito del presente allegato, tra cui:
a)
una struttura giuridica e regolamentare, che garantisca in particolare poteri normativi sugli organismi regolamentati;
b)
una struttura organizzativa, tra cui una chiara descrizione delle responsabilità;
c)
risorse sufficienti, incluso un personale opportunamente qualificato con sufficienti conoscenze, esperienze e formazione;
d)
processi adeguati documentati nelle politiche e procedure;
e)
documentazione e registri;
f)
un programma di ispezione consolidato che garantisca un livello uniforme di applicazione del quadro normativo tra i diversi elementi del sistema di supervisione.
5.2. Qualificazione iniziale e continuativa delle autorità competenti
5.2.1. Qualificazione iniziale delle autorità competenti
5.2.1.1.
Fatte salve le disposizioni del punto 5.2.1.3, si considera che le autorità competenti di cui al punto 4.1 soddisfino i requisiti specificati nel punto 5.1 a seguito di un processo di rafforzamento della fiducia avviato prima della firma del presente accordo.
5.2.1.2.
In particolare, le valutazioni reciproche iniziali hanno permesso a entrambe le parti di concludere che al momento della firma del presente accordo, i sistemi di supervisione di sicurezza delle parti fossero sufficientemente compatibili per consentire la conclusione del presente allegato.
5.2.1.3.
Le parti convengono che nell’ambito della progettazione e produzione, i livelli di ricorso a certificati, approvazioni e riscontri di conformità durante i rispettivi processi di accettazione e convalida delle autorità competenti ai sensi del presente allegato, saranno differenti durante un periodo transitorio.
5.2.1.4.
Le valutazioni reciproche ricorrenti continuano tra le parti come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
5.2.2. Qualificazione continuativa delle autorità competenti
5.2.2.1.
Per conservare la fiducia reciproca nei sistemi dell’altra parte, gli agenti tecnici valutano regolarmente la conformità delle autorità competenti dell’altra parte ai requisiti di qualificazione definiti al punto 5.1.
5.2.2.2.
Le modalità di tali valutazioni reciproche continue sono definite nelle procedure di attuazione tecnica.
5.2.2.3.
Le autorità competenti si sottopongono a dette valutazioni e si assicurano che gli organismi regolamentati consentano l’accesso a entrambi gli agenti tecnici.
5.2.2.4.
Qualora uno degli agenti tecnici ritenesse che la competenza tecnica di un’autorità competente non sia più adeguata o che l’accettazione dei riscontri o dei certificati rilasciati dall’autorità competente debba essere sospesa, gli agenti tecnici si consultano per individuare gli interventi correttivi.
5.2.2.5.
Se la fiducia non viene ristabilita con modalità reciprocamente accettabili, uno degli agenti tecnici può deferire la questione al Consiglio di supervisione della certificazione.
5.2.2.6.
Se la questione non viene risolta a livello di Consiglio di supervisione della certificazione, ciascuna parte può sottoporre la questione all’esame del comitato misto a norma dell’articolo 15 del presente accordo, e al punto 3.2.2 del presente allegato.
6. COMUNICAZIONI
6.1.
Tutte le comunicazioni tra le autorità competenti, inclusa la documentazione descritta in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, avvengono in lingua inglese.
6.2.
Gli agenti tecnici possono stabilire deroghe caso per caso.
7. CONSULTAZIONI TECNICHE
7.1.
Conformemente all’articolo 15 del presente accordo, gli agenti tecnici trattano le questioni associate all’applicazione del presente allegato mediante consultazione.
7.2.
Gli agenti tecnici si adoperano per risolvere i problemi al livello tecnico più basso possibile, applicando il processo descritto nelle procedure di attuazione tecnica, prima di sottoporli al comitato misto.
8. ASSISTENZA PER LE ATTIVITÀ DI CERTIFICAZIONE
8.1.
Su richiesta, previo accordo reciproco e nella misura consentita dalle risorse, le autorità competenti possono fornirsi reciprocamente assistenza tecnica, dati e informazioni nell’ambito delle attività di supervisione del mantenimento dell’aeronavigabilità e delle certificazioni connesse alla progettazione, alla produzione e alla certificazione ambientale. La procedura applicabile per fornire detta assistenza è descritta nelle procedure di attuazione tecnica.
8.2.
L’assistenza richiesta e fornita ai sensi del punto 8.1 non incide sugli altri obblighi di scambio dei dati e delle informazioni definiti nel presente allegato.
8.3.
Come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, l’assistenza può includere a titolo esemplificativo quanto segue:
a)
determinazione della conformità;
b)
controllo e supervisione.
8.4.
L’assistenza può altresì essere richiesta in relazione all’importazione di aeromobili usati che sono stati precedentemente esportati dalle parti. L’autorità competente di ciascuna parte può assistere l’autorità competente dell’altra parte nell’ottenimento delle informazioni sulla configurazione dell’aeromobile al momento dell’esportazione.
9. APPENDICE 1 – MODALITÀ DI ACCETTAZIONE E CONVALIDA DEI CERTIFICATI
9.1. Certificati rilasciati nel sistema di regolamentazione dell’Unione europea
Certificato
Accettazione/convalida
Osservazione
Certificato di omologazione rilasciato dall’autorità competente dell’Unione europea
Convalida
Convalida conforme ai principi del livello di partecipazione documentati nel punto 4.4.2 dell’allegato e nelle procedure di attuazione tecnica; alcuni dati saranno automaticamente accettati come specificato nelle procedure di attuazione tecnica, che includeranno in particolare quanto segue:
a)
manuale di volo dell’aeromobile;
b)
manuale di installazione del motore (per il certificato di omologazione del motore);
c)
requisito di limitazione dell’aeronavigabilità (incluse le istruzioni di limitazione dell’aeronavigabilità e i requisiti di mantenimento della certificazione);
d)
manuale delle riparazioni strutturali;
e)
istruzioni per il mantenimento dell’aeronavigabilità dei sistemi di interconnessione dell’impianto elettrico;
f)
manuale sul bilanciamento del peso.
Certificato di omologazione supplementare rilasciato dall’autorità competente UE, significative modifiche di maggiore entità approvate dall’autorità competente UE
Convalida
Certificato di omologazione supplementare significativo, significative modifiche di maggiore entità: convalida conforme ai principi del livello di partecipazione documentati nel punto 4.4.2 del presente allegato e nelle procedure di attuazione tecnica. Alcuni certificati di omologazione supplementari significativi o le significative modifiche di maggiore entità, come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, saranno convalidati secondo un processo di convalida ottimizzato limitato alla familiarizzazione tecnica senza l’intervento dell’autorità di convalida nella presentazione delle attività di conformità.
Certificato di omologazione supplementare non significativo: convalida mediante un processo amministrativo descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
Modifiche e riparazioni di maggiore entità non significative
Accettazione automatica
Approvazione delle norme tecniche (TSO) rilasciata dall’autorità competente UE
Convalida
Convalida mediante un processo amministrativo descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
Modifiche e riparazioni di minore entità approvate dall’autorità competente UE o da un organismo approvato a norma della legislazione UE
Accettazione automatica
9.2. Certificati rilasciati nel sistema di regolamentazione cinese
Certificato
Accettazione
Osservazione
Certificato di omologazione rilasciato dall’agente tecnico cinese
Convalida
Processo di convalida, conformemente ai principi del livello di partecipazione documentati nel punto 4.4.2 del presente allegato e nelle procedure di attuazione tecnica
Certificato di omologazione supplementare rilasciato dall’agente tecnico cinese;
modifiche e riparazioni di maggiore entità approvate dall’autorità competente cinese
Convalida
Processo di convalida, conformemente ai principi del livello di partecipazione documentati nel punto 4.4.2 del presente allegato e nelle procedure di attuazione tecnica
Approvazione delle norme tecniche (TSO) rilasciata dall’autorità competente cinese
Convalida
Processo di convalida, conformemente ai principi del livello di partecipazione documentati nel punto 4.4.2 del presente allegato e nelle procedure di attuazione tecnica. Alcune approvazioni delle norme tecniche (TSO), come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, saranno convalidate secondo un processo di convalida ottimizzato limitato alla familiarizzazione tecnica senza l’intervento dell’autorità di convalida nella presentazione delle attività di conformità.
Modifiche e riparazioni di minore entità approvate dall’autorità competente cinese
Accettazione automatica
9.3. Disposizioni di esecuzione
9.3.1.
Il processo amministrativo citato nelle tabelle precedenti non prevede alcuna indagine tecnica: una volta ricevuto dall’autorità di convalida il fascicolo completo della domanda, come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, il certificato convalidato viene rilasciato dall’autorità di convalida entro un termine massimo compreso tra tre e cinque settimane, a seconda della complessità del prodotto.
9.3.2.
Le classificazioni di minore/maggiore entità e significativo/non significativo sono attribuite dall’autorità di certificazione secondo i criteri e le definizioni del presente allegato e interpretate secondo le regole e le procedure applicabili dell’autorità di certificazione.
9.3.3.
Nel determinare se un certificato di omologazione supplementare specifico o una modifica di maggiore entità siano significativi o meno, l’autorità di certificazione considera la modifica nel contesto di tutte le precedenti modifiche del progetto e tutte le revisioni connesse alle specifiche di certificazione applicabili e incorporate nel certificato di omologazione del prodotto. Le modifiche che soddisfano uno dei seguenti criteri sono automaticamente considerate significative:
a)
la configurazione generale o i principi di costruzione non sono conservati;
b)
i presupposti usati per la certificazione del prodotto da modificare non restano validi.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | ACCORDO
sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese
L’UNIONE EUROPEA
e
IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE
in appresso denominate «le parti»,
RICONOSCENDO la persistente tendenza all’internazionalizzazione nella progettazione, nella produzione e nella circolazione di prodotti aeronautici civili;
DESIDERANDO promuovere la sicurezza dell’aviazione civile, la qualità e compatibilità ambientale e facilitare la libera circolazione dei prodotti aeronautici civili;
DESIDERANDO accrescere la cooperazione e migliorare l’efficienza in aspetti connessi alla sicurezza dell’aviazione civile;
CONSIDERANDO che la loro cooperazione può contribuire positivamente a promuovere una maggiore armonizzazione internazionale degli standard e delle procedure;
CONSIDERANDO la possibilità di ridurre l’onere economico imposto all’industria aeronautica dalla sovrapposizione di ispezioni, valutazioni e prove;
RICONOSCENDO che qualunque forma di riconoscimento reciproco dei riscontri di conformità e dei certificati deve poter offrire una garanzia di conformità a norme o regolamenti tecnici applicabili equivalente alla garanzia data dalle procedure previste da una delle parti;
RICONOSCENDO che tale riconoscimento reciproco richiede inoltre il persistere della fiducia di ogni parte nell’affidabilità dei processi di riscontro della conformità dell’altra parte in tutti i campi oggetto del presente accordo;
RICONOSCENDO il desiderio delle parti di una cooperazione nella regolamentazione nel settore della sicurezza dell’aviazione civile e delle prove e certificazioni ambientali sulla base di una continua comunicazione e della reciproca fiducia;
RICONOSCENDO i rispettivi impegni delle parti nell’ambito di accordi bilaterali, regionali e multilaterali in materia di sicurezza dell’aviazione civile e di compatibilità ambientale,
HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
Articolo 1
Obiettivi
Il presente accordo persegue i seguenti obiettivi:
a)
consentire il riconoscimento reciproco, come previsto negli allegati del presente accordo, dei riscontri di conformità e delle certificazioni rilasciate dalle autorità competenti delle parti;
b)
facilitare l’internazionalizzazione del settore dell’aviazione civile;
c)
facilitare e promuovere la libera circolazione di prodotti aeronautici civili e dei servizi;
d)
promuovere la cooperazione diretta a conseguire un elevato livello di sicurezza dell’aviazione civile e di compatibilità ambientale.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente accordo si intende per:
a)
«organismi approvati»: qualsiasi persona giuridica certificata dall’autorità competente di una parte affinché eserciti i privilegi connessi a un oggetto nell’ambito del presente accordo;
b)
«certificato»: qualsiasi approvazione, licenza o altro documento rilasciato come forma di riconoscimento della conformità che i prodotti aeronautici civili, un’impresa o una persona rispettano i requisiti applicabili derivanti dalla legislazione pertinente delle rispettive parti;
c)
«prodotto aeronautico civile»: qualsiasi aeromobile civile, motore di aeromobile, propulsore a elica o sottogruppo, pertinenza o parte che risulta installato o da installare sull’aeromobile;
d)
«autorità competente»: un’agenzia o un ente governativo designato da una delle parti ai fini del presente accordo, abilitato a valutare la conformità e a monitorare l’uso di prodotti aeronautici civili, servizi, operazioni o certificati nell’ambito della giurisdizione di una delle parti e che può adottare misure coercitive per garantire che siano conformi ai requisiti legali applicabili all’interno della giurisdizione di tale parte;
e)
«rappresentanti autorizzati»: qualsiasi persona fisica o giuridica designata per legge a svolgere una valutazione di conformità e a raccogliere i riscontri per conto della Civil Aviation Administration of China;
f)
«controllo»: la sorveglianza periodica effettuata da un’autorità competente volta a determinare la continua rispondenza ai requisiti legali applicabili pertinenti;
g)
«agente tecnico»: per il governo della Repubblica popolare cinese la Civil Aviation Administration of China (CAAC) e per l’Unione europea l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (AESA).
Articolo 3
Ambito di applicazione
1. La cooperazione prevista dal presente accordo include i seguenti ambiti:
a)
i certificati di aeronavigabilità e il controllo sui prodotti aeronautici civili;
b)
le prove e certificazioni ambientali dei prodotti aeronautici civili;
c)
la certificazione e il controllo delle imprese di progettazione e di produzione;
d)
la certificazione e il controllo delle imprese di manutenzione;
e)
l’addestramento del personale e il rilascio delle relative licenze;
f)
l’esercizio dell’aeromobile;
g)
i servizi di traffico aereo e la gestione del traffico aereo;
h)
altri ambiti oggetto degli allegati della Convenzione sull’aviazione civile internazionale, firmata a Chicago il 7 dicembre 1944 («convenzione»).
2. Per questioni che rientrano nell’ambito di applicazione del presente accordo, le parti sviluppano allegati e associate procedure di attuazione che descrivono i termini, le condizioni e i metodi di riconoscimento reciproco dei riscontri di conformità e dei certificati, tra cui le disposizioni provvisorie ove necessario, quando essi convengono che i rispettivi standard, le norme, le prassi, le procedure e i sistemi dell’aviazione civile siano sufficientemente equivalenti o compatibili da consentire l’accettazione dei certificati e dei riscontri di conformità a standard convenuti da una parte per conto dell’altra. Le differenze tecniche tra i sistemi dell’aviazione civile delle parti devono essere trattate negli allegati.
Articolo 4
Obblighi generali
1. Ciascuna parte accetta i riscontri di conformità e i certificati rilasciati dalle autorità competenti dell’altra parte, conformemente ai termini e alle condizioni definiti negli allegati del presente accordo, incluse le disposizioni provvisorie ove necessario, che ne costituiscono parte integrante.
2. Il presente accordo non deve essere interpretato nel senso che presuppone l’accettazione o il riconoscimento reciproco di norme o regolamenti tecnici delle parti, a meno che ciò non sia previsto nei suoi allegati.
3. I riscontri ottenuti da rappresentanti autorizzati o organismi approvati, autorizzati dalla legislazione applicabile di una parte a effettuare gli stessi riscontri dell’autorità competente, hanno la stessa validità di quelli ottenuti da un’autorità competente ai fini del presente accordo.
4. Le parti provvedono a che le rispettive autorità competenti siano idonee e adempiano alle responsabilità loro incombenti in forza del presente accordo, compresi gli allegati.
5. Per garantire il persistere della fiducia di ciascuna parte nell’affidabilità dei processi di riscontro della conformità dell’altra parte, ciascun agente tecnico può partecipare alle attività interne di assicurazione della qualità dell’altra, secondo le procedure di cui agli allegati del presente accordo.
Articolo 5
Protezione dell’autorità di regolamentazione e misure di salvaguardia
1. In nessun caso il presente accordo deve essere inteso a limitare l’autorità di una parte di:
a)
determinare, attraverso propri provvedimenti legislativi, regolamentari e amministrativi, il livello di protezione che essa ritiene adeguato ai fini della sicurezza, per l’ambiente e per quanto riguarda i rischi nell’ambito di applicazione del presente accordo;
b)
adottare immediatamente tutte le misure idonee quando vi sia un ragionevole rischio che un prodotto, un servizio o un’attività che rientrano nell’ambito del presente accordo potrebbero:
i)
compromettere la salute o la sicurezza delle persone o dell’ambiente;
ii)
non rispettare le misure legislative, regolamentari o amministrative applicabili di tale parte; oppure
iii)
non soddisfare altrimenti un requisito nell’ambito di applicazione dell’allegato applicabile del presente accordo.
2. Quando una parte adotta misure ai sensi del paragrafo 1 del presente articolo, ne informa l’altra parte per iscritto entro quindici giorni lavorativi dall’adozione di tali misure, illustrandone le motivazioni.
3. Le misure adottate ai sensi del presente articolo non possono essere intese o interpretate dalle parti come una violazione delle disposizioni del presente accordo.
Articolo 6
Comunicazione
1. Alla firma del presente accordo le parti si comunicano reciprocamente i rispettivi punti di contatto per l’applicazione di tale accordo.
2. Tutte le comunicazioni relative all’applicazione del presente accordo tra le parti e/o le autorità competenti sono effettuate in lingua inglese.
3. Ciascuna parte comunica all’altra parte l’identità dell’autorità o delle autorità competenti.
Articolo 7
Cooperazione nella regolamentazione, reciproca assistenza e trasparenza
1. Ciascuna parte garantisce che l’altra parte sia tenuta informata delle leggi, dei regolamenti, delle norme, dei requisiti pertinenti e del suo sistema di rilascio dei certificati.
2. Le parti si comunicano reciprocamente le rispettive proposte di modifiche rilevanti a leggi, regolamenti, norme e requisiti pertinenti, nonché ai rispettivi sistemi di rilascio dei certificati quando tali modifiche possono avere un’incidenza sul presente accordo. Nella misura del possibile, le parti si concedono a vicenda la possibilità di commentare reciprocamente le rispettive modifiche e tengono nel debito conto tali osservazioni.
3. Gli agenti tecnici possono sviluppare procedure in materia di cooperazione nella regolamentazione nell’ambito di applicazione del presente accordo.
4. A fini di indagine e risoluzione di questioni in materia di sicurezza, le parti possono autorizzarsi reciprocamente a partecipare in qualità di osservatori alle rispettive attività di sorveglianza secondo quanto specificato nell’allegato pertinente.
5. Ai fini della supervisione e delle ispezioni, le autorità competenti di ciascuna delle parti prestano assistenza alle autorità competenti dell’altra parte affinché ottengano l’accesso senza restrizioni agli organismi regolamentati soggetti alla propria giurisdizione.
Articolo 8
Scambio di informazioni in materia di sicurezza
Le parti concordano, fatte salve le disposizioni dell’articolo 10 e ferma restando la legislazione applicabile:
a)
di fornirsi reciprocamente, su richiesta e tempestivamente, le informazioni a disposizione dei loro agenti tecnici relative a incidenti, fatti gravi o episodi che coinvolgono prodotti, servizi o attività disciplinati negli allegati del presente accordo; e
b)
di scambiarsi altre informazioni in materia di sicurezza, secondo le procedure stabilite dagli agenti tecnici.
Articolo 9
Cooperazione nel settore delle attività di esecuzione
Ferme restando le disposizioni legislative e regolamentari in vigore, le parti convengono di garantire, quando richiesto e in funzione della disponibilità delle risorse richieste, mediante i loro agenti tecnici o le autorità competenti, la reciproca cooperazione e assistenza in procedimenti investigativi o esecutivi nell’ambito del presente accordo. Inoltre, ciascuna delle parti notifica immediatamente all’altra qualsiasi indagine che incida su interessi comuni.
Articolo 10
Riservatezza e tutela delle informazioni e dei dati proprietari
1. Ciascuna parte conviene di mantenere, fatte salve le limitazioni imposte ai sensi delle rispettive legislazioni, la riservatezza dei dati e delle informazioni ricevuti dall’altra parte nell’ambito del presente accordo.
2. In particolare, ferme restando le rispettive legislazioni, le parti non comunicano a terzi, incluso il pubblico, né permettono a un’autorità competente di comunicare a terzi, incluso il pubblico, dati e informazioni ricevuti reciprocamente nell’ambito del presente accordo che costituiscono segreti commerciali, proprietà intellettuale, informazioni riservate di carattere commerciale o finanziario, dati proprietari o informazioni relative a un’indagine in corso. A tal fine, tali dati e informazioni sono considerati riservati, proprietari o segreti commerciali e sono chiaramente contrassegnati come tali, secondo quanto opportuno.
3. Una parte o un’autorità competente può, nel fornire dati e informazioni all’altra parte o a un’autorità competente di quest’altra parte, indicare le parti dei dati e delle informazioni fornite che non devono essere comunicate a terzi.
4. Se una parte non è d’accordo con la designazione dell’altra parte dei dati e delle informazioni forniti come riservati, proprietari o segreti commerciali, la parte in disaccordo con la designazione richiede delle consultazioni con l’altra parte conformemente all’articolo 15 per trattare la questione.
5. Le parti adottano tutte le ragionevoli precauzioni necessarie per impedire che le informazioni e i dati ricevuti nell’ambito del presente accordo vengano comunicati a terzi senza autorizzazione.
6. La parte che riceve i dati e le informazioni dall’altra parte ai sensi del presente accordo non acquisisce diritti proprietari di proprietà intellettuale o industriale per effetto della ricezione dall’altra parte.
Articolo 11
Comitato misto delle parti
1. È istituito un comitato misto composto da rappresentanti delle parti. Il comitato misto è responsabile dell’effettivo funzionamento del presente accordo e si riunisce periodicamente per valutare l’efficacia della sua applicazione.
2. Il comitato misto può esaminare qualsiasi aspetto relativo al funzionamento e all’applicazione del presente accordo. In particolare, rientrano nella sua competenza le seguenti attività:
a)
risolvere eventuali questioni relative all’applicazione e all’esecuzione del presente accordo, inclusi gli allegati;
b)
esaminare le modalità per migliorare il funzionamento del presente accordo e formulare le opportune raccomandazioni alle parti per la modifica dello stesso ai sensi dell’articolo 17;
c)
adottare le modifiche agli allegati;
d)
coordinare lo sviluppo e adottare nuovi allegati ai sensi dell’articolo 17; e
e)
adottare, come opportuno, procedure di lavoro sulla cooperazione regolamentare e la trasparenza per tutte le attività di cui all’articolo 3.
3. Il comitato misto elabora e adotta il proprio regolamento interno.
Articolo 12
Recupero dei costi
Le parti fanno in modo che eventuali commissioni o spese addebitate dal proprio agente tecnico a persone fisiche o giuridiche le cui attività sono regolamentate nell’ambito del presente accordo siano eque, ragionevoli e proporzionate ai servizi prestati e non costituiscano un ostacolo agli scambi.
Articolo 13
Altri accordi
1. Salvo diversa disposizione degli allegati del presente accordo, gli obblighi derivanti da accordi conclusi da una delle parti con un paese terzo che non sia parte del presente accordo non hanno valore né producono effetti per l’altra parte del presente accordo.
2. Al momento della sua entrata in vigore, il presente accordo subentra agli accordi o alle intese bilaterali sulla sicurezza dell’aviazione stipulati tra il governo della Repubblica popolare cinese e gli Stati membri dell’Unione europea per quanto riguarda tutte le materie disciplinate dal presente accordo conformemente all’articolo 3.
3. Al momento dell’entrata in vigore del presente accordo, gli agenti tecnici adottano le misure necessarie per modificare o sopprimere, secondo il caso, le intese precedenti tra di loro.
4. Fatto salvo il paragrafo 2 del presente articolo, l’accordo lascia impregiudicati i diritti e gli obblighi che derivano alle parti da qualsiasi altro accordo internazionale.
Articolo 14
Applicazione
1. Il presente accordo si applica, da un lato, al sistema regolamentare dell’aviazione civile della Repubblica popolare cinese e, dall’altro, al sistema regolamentare dell’aviazione civile dell’Unione europea.
2. Le parti condividono l’obiettivo di massimizzare i vantaggi del presente accordo grazie all’eventuale estensione a paesi terzi. A tal fine il comitato misto, istituito ai sensi dell’articolo 11, considera, secondo quanto opportuno, le condizioni e le procedure, tra cui le modifiche necessarie al presente accordo che sarebbero richieste ai paesi terzi per aderire all’accordo.
Articolo 15
Consultazioni e composizione di controversie
1. Le parti si adoperano per risolvere qualsiasi controversia che possa sorgere tra loro con riferimento alla cooperazione nell’ambito del presente accordo anche al minimo livello tecnico mediante consultazioni e conformemente alle disposizioni contenute negli allegati del presente accordo.
2. Qualora non sia possibile risolvere un’eventuale controversia secondo le modalità di cui al paragrafo 1 del presente articolo, ciascun agente tecnico può deferire la questione al comitato misto istituito ai sensi dell’articolo 11, che si consulta in materia.
3. In deroga alle disposizioni del paragrafo 1 e del paragrafo 2 del presente articolo, una parte può chiedere una consultazione con l’altra parte su qualsiasi materia che rientri nel presente accordo. L’altra parte avvia le consultazioni entro quarantacinque giorni, a una data convenuta tra le parti.
Articolo 16
Sospensione degli obblighi di riconoscimento reciproco
1. Una parte può sospendere, in tutto o in parte, i propri obblighi di riconoscimento specificati in uno degli allegati del presente accordo, quando l’altra parte non ottempera agli obblighi previsti nel presente accordo, inclusi gli allegati.
2. Prima di sospendere i propri obblighi di riconoscimento, una parte chiede l’avvio di consultazioni a norma dell’articolo 15. Qualora le consultazioni non siano sufficienti a risolvere la controversia relativa a uno degli allegati, una parte può notificare all’altra la propria intenzione di sospendere il riconoscimento dei riscontri di conformità e dei certificati a norma dell’allegato, in merito ai quali è sorto il disaccordo. La notifica è effettuata per iscritto e specifica i motivi della sospensione.
3. Tale sospensione prende effetto trenta giorni dopo la data della notifica, sempre che, entro tale periodo, la parte che ha avviato la sospensione non notifichi all’altra parte per iscritto di voler revocare tale sospensione. Detta sospensione non incide sulla validità dei riscontri di conformità e dei certificati rilasciati dall’autorità competente della parte in questione anteriormente alla data in cui la sospensione ha preso effetto. Una siffatta sospensione che ha preso effetto può essere revocata immediatamente mediante uno scambio di corrispondenza a tal fine tra le parti.
Articolo 17
Entrata in vigore, modifiche e denuncia dell’accordo
1. Il presente accordo, compresi gli allegati, entra in vigore il primo giorno del secondo mese successivo alla data in cui le parti si sono scambiate le note diplomatiche che confermano il completamento delle rispettive procedure per l’entrata in vigore del presente accordo.
2. Il presente accordo, comprensivo degli allegati, è vincolante per entrambe le parti e rimane in vigore fino alla sua denuncia da parte di una delle parti.
3. Una parte può denunciare il presente accordo in qualsiasi momento con un preavviso scritto di sei mesi notificato all’altra parte, a meno che la notifica di denuncia in questione sia stata ritirata per reciproco consenso delle parti prima dello scadere del suddetto termine.
4. In seguito alla notifica di denuncia del presente accordo o dei suoi allegati, le parti continuano a ottemperare ai loro obblighi derivanti dal presente accordo o dai suoi allegati fino alla data in cui la denuncia dell’accordo prende effetto.
5. La denuncia del presente accordo non pregiudica la validità dei certificati rilasciati dalle parti conformemente ai termini del presente accordo, compresi gli allegati.
6. Le parti possono modificare il presente accordo mediante mutuo consenso scritto. Una modifica al presente accordo entra in vigore alla data dell’ultima notifica scritta con cui una parte comunica all’altra parte l’avvenuto espletamento delle proprie procedure interne necessarie per la sua entrata in vigore. Le modifiche degli allegati sono apportate tramite decisione del comitato misto istituito ai sensi dell’articolo 11.
7. Quando una delle parti intende modificare il presente accordo sopprimendo o aggiungendo uno o più allegati e conservando gli altri, le parti si adoperano per modificare il presente accordo consensualmente, secondo le procedure di cui al presente articolo. In assenza di tale consenso sulla conservazione degli altri allegati, il presente accordo decade allo scadere dei sei mesi a decorrere dalla data di preavviso, a meno che le parti decidano altrimenti.
8. Qualsiasi singolo allegato elaborato dopo la data di entrata in vigore del presente accordo secondo le disposizioni dell’articolo 3 entra in vigore previa decisione del comitato misto istituito ai sensi dell’articolo 11.
IN FEDE DI CHE, i sottoscritti debitamente autorizzati a tale fine, hanno firmato il presente accordo.
Fatto, in duplice esemplare, in lingua bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, inglese, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca, ungherese e cinese, tutti i testi facenti ugualmente fede. In caso di divergenza di interpretazione fa fede il testo in lingua inglese.
ALLEGATO I
CERTIFICAZIONE DI AERONAVIGABILITÀ E CERTIFICAZIONE AMBIENTALE
1. AMBITO DI APPLICAZIONE
1.1.
Il presente allegato verte 1) sul riconoscimento reciproco di riscontri di conformità, certificati e documentazione, e 2) sull’assistenza tecnica in materia di:
a)
aeronavigabilità e mantenimento dell’aeronavigabilità dei prodotti aeronautici civili («prodotti»);
b)
imprese di progettazione e di produzione;
c)
livelli acustici, fumosità ed emissioni dei motori, incluse le emissioni di anidride carbonica, quando applicabile.
1.2.
Motori usati o ricostruiti, eliche, parti e pertinenze non rientrano nell’ambito del presente allegato se considerati singolarmente. Gli aeromobili usati rientrano nell’ambito del presente allegato.
1.3.
Le approvazioni del fabbricante delle parti rilasciate ai sensi del sistema di supervisione dell’aeronavigabilità della Repubblica popolare cinese non rientrano nell’ambito del presente allegato.
2. DEFINIZIONI
2.1.
Ai fini del presente allegato si intende per:
a)
«relazione di valutazione dell’aeromobile»: la relazione sviluppata dal gruppo di valutazione dell’aeromobile ai sensi del CCAR-21-R4, capitolo 15; la relazione di valutazione dell’aeromobile non è direttamente contemplata nel certificato di omologazione CAAC o nella convalida del certificato di omologazione, ma è valutata da un gruppo di valutazione dell’aeromobile nel sistema CAAC per supportare gli aspetti operativi specifici dei quali è responsabile il titolare del certificato di omologazione;
b)
«etichetta di approvazione all’aeronavigabilità»: una dichiarazione di una persona o impresa soggetta ai controlli regolamentari della parte esportatrice secondo la quale un nuovo prodotto aeronautico civile, diverso da un aeromobile completo, è conforme a un progetto approvato e in condizione di funzionare in sicurezza; il modulo CAAC AAC-038 e il modulo AESA 1 sono etichette di approvazione all’aeronavigabilità;
c)
«autorità di certificazione»: l’autorità che ha rilasciato un certificato di progettazione nella sua veste di autorità che scarica le responsabilità dello Stato di progettazione di un prodotto;
d)
le modifiche al progetto tipo sono classificate come di minore e maggiore entità; una «modifica di minore entità» non ha un effetto significativo sulla massa, sull’equilibrio, sulla resistenza strutturale, sull’affidabilità, sulle caratteristiche operative, sui livelli acustici, sulla fumosità, sulle emissioni dei motori o su altre caratteristiche che incidono sull’aeronavigabilità del prodotto; tutte le altre modifiche sono «di maggiore entità»;
e)
«certificato di progettazione»: una forma di riconoscimento di una parte del fatto che il progetto o la modifica di un progetto di un prodotto aeronautico civile soddisfano gli standard di aeronavigabilità e, secondo quanto applicabile, i requisiti di tutela ambientale che riguardano in particolare i livelli acustici, la fumosità o le emissioni dei motori, definiti dalla legislazione in vigore per la parte;
f)
«requisiti operativi relativi alla progettazione»: i requisiti operativi, compresi quelli ambientali, relativi alle caratteristiche di progettazione del prodotto o ai dati di progettazione concernenti il funzionamento o la manutenzione del prodotto che lo rendono idoneo per un particolare tipo di operazione;
g)
«esportazione»: il processo mediante il quale un prodotto aeronautico civile passa da un sistema regolamentare a un altro;
h)
«certificato di aeronavigabilità per l’esportazione»: una dichiarazione di esportazione della parte esportatrice - oppure, per gli aeromobili usati, dell’autorità competente dello Stato di registrazione dal quale il prodotto è esportato - che dichiara che l’aeromobile completo rispetta i requisiti di aeronavigabilità e ambientali comunicati dalla parte importatrice;
i)
«parte esportatrice»: la parte dal cui sistema di supervisione della produzione è esportato un prodotto aeronautico civile;
j)
«importazione»: il processo mediante il quale un prodotto aeronautico civile esportato è introdotto in un sistema regolamentare;
k)
«parte importatrice»: la parte nella quale è importato il prodotto aeronautico civile;
l)
«approvazione di un progetto di modifica»: un certificato di progettazione rilasciato dalla Civil Aviation Administration of China per approvare le modifiche di minore entità apportate a un progetto tipo approvato, da un’impresa o persona diversa dal titolare dell’approvazione del progetto tipo;
m)
«dati di idoneità operativa»: la serie di dati che devono essere definiti dai costruttori di aeromobili e approvati a norma della parte 21, punto 21.A.15, lettera d), del regolamento (UE) n. 748/2012; i dati di idoneità operativa sono approvati come parte del certificato di omologazione rilasciato dall’agente tecnico dell’Unione europea per supportare gli aspetti operativi specifici dei quali è responsabile il titolare del certificato di omologazione;
n)
«certificato di produzione»: un certificato rilasciato da una parte a un’impresa che ottempera alla normativa sulla produzione applicabile vigente presso la parte;
o)
«autorità di convalida»: l’agente tecnico che accetta automaticamente o convalida, come specificato nel presente allegato, un certificato rilasciato dall’autorità di certificazione.
3. CONSIGLIO DI SUPERVISIONE DELLA CERTIFICAZIONE
3.1. Istituzione e composizione del Consiglio di supervisione della certificazione
3.1.1.
È istituito un organismo di coordinamento tecnico, denominato Consiglio di supervisione della certificazione, responsabile dinanzi al comitato misto delle parti, sotto la direzione congiunta degli agenti tecnici. L’organismo è composto da rappresentanti di ciascun agente tecnico.
3.1.2.
Il Consiglio di supervisione della certificazione istituisce il proprio regolamento interno.
3.1.3.
La direzione congiunta può invitare altri partecipanti allo scopo di facilitare l’adempimento del mandato del Consiglio di supervisione della certificazione.
3.2. Mandato
3.2.1.
Il Consiglio di supervisione della certificazione si riunisce periodicamente per assicurare l’effettivo funzionamento e l’applicazione del presente allegato. Le sue funzioni includono in particolare:
a)
contribuire a ridurre al minimo le differenze tra i sistemi regolamentari, gli standard e i processi di certificazione delle parti;
b)
elaborare, approvare e rivedere le procedure di attuazione tecnica di cui al punto 4.2;
c)
condividere le informazioni sulle principali questioni in materia di sicurezza e, ove opportuno, elaborare piani d’azione intesi ad affrontarle;
d)
risolvere le questioni tecniche rientranti nelle responsabilità delle autorità competenti, che incidono sull’applicazione del presente allegato;
e)
ove opportuno, elaborare efficaci metodi di cooperazione, assistenza tecnica e scambio di informazioni in materia di sicurezza e requisiti ambientali, sistemi di certificazione, sistemi di gestione della qualità e di normazione;
f)
presentare proposte di modifica riguardanti il presente allegato al comitato misto delle parti;
g)
conformemente alle disposizioni del punto 5.2.2, definire le procedure per garantire il persistere della fiducia di ciascuna parte nell’affidabilità dei processi di riscontro della conformità dell’altra parte;
h)
analizzare l’esecuzione delle procedure menzionate alla lettera g) e intervenire in proposito.
3.2.2.
Il Consiglio di supervisione della certificazione deferisce le questioni irrisolte al comitato misto delle parti e provvede all’attuazione delle decisioni concernenti il presente allegato adottate dal comitato misto delle parti.
4. ATTUAZIONE
4.1. Autorità competenti
4.1.1.
Autorità competenti in materia di certificazione del progetto sono:
a)
per il governo della Repubblica popolare cinese: la Civil Aviation Administration of China (CAAC);
b)
per l’Unione europea: l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (AESA).
4.1.2.
Le autorità competenti in materia di certificazione della produzione sono:
a)
per il governo della Repubblica popolare cinese: la Civil Aviation Administration of China (CAAC);
b)
per l’Unione europea: l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (AESA) e le autorità competenti degli Stati membri dell’Unione europea.
4.2. Procedure di attuazione tecnica
4.2.1.
Il Consiglio di supervisione della certificazione sviluppa procedure di lavoro denominate «procedure di attuazione tecnica» per favorire l’applicazione del presente allegato, in particolare definendo le attività e i requisiti di interfaccia tra le autorità competenti.
4.2.2.
Queste procedure di attuazione tecnica tratteranno le differenze tra l’aeronavigabilità e i sistemi di certificazione ambientale delle parti.
4.3. Scambio e tutela delle informazioni e dei dati riservati e proprietari
4.3.1.
I dati e le informazioni scambiati nel quadro delle attività nell’ambito del presente allegato sono soggetti alle disposizioni dell’articolo 10 del presente accordo.
4.3.2.
I dati e le informazioni scambiati durante le attività di convalida devono essere limitati in termini di natura e contenuti a quanto necessario per la dimostrazione di conformità con i requisiti tecnici applicabili, secondo quanto descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
4.3.3.
Qualsiasi disaccordo in relazione a una richiesta di dati e informazioni da parte di un’autorità competente o di un agente tecnico dovrebbe essere gestito mediante un processo di segnalazione graduale, come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica. Le parti si riservano il diritto di sottoporre tale disaccordo all’esame del Consiglio di supervisione della certificazione per la risoluzione.
4.4. Progetto
4.4.1. Disposizioni generali
4.4.1.1.
Il presente allegato riguarda tutti i certificati di progettazione e relative modifiche che rientrano nell’ambito di applicazione di cui al punto 1 del presente allegato, in particolare:
a)
certificati di omologazione, tra cui, secondo quanto applicabile, dati di idoneità operativa;
b)
certificati di omologazione supplementari, tra cui, secondo quanto applicabile, dati di idoneità operativa;
c)
approvazioni di progetti di modifica;
d)
approvazioni di progetti di riparazione;
e)
approvazioni di parti e pertinenze.
4.4.1.2.
I certificati di omologazione ristretti rilasciati dall’agente tecnico europeo e i certificati di omologazione di aeromobili appartenenti a una categoria soggetta a restrizioni rilasciati dall’agente tecnico cinese saranno trattati caso per caso dagli agenti tecnici secondo quanto descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.1.3.
Ai fini dell’applicazione del presente allegato, le parti convengono che, fatti salvi i requisiti di qualificazione continuativa definiti al punto 5 del presente allegato:
a)
nel sistema di regolamentazione europeo, la dimostrazione della capacità di un’impresa di progettazione di assumersi le proprie responsabilità è sufficientemente controllata tramite un sistema di certificazione dell’impresa di progettazione;
b)
nel sistema di regolamentazione cinese, la dimostrazione della capacità di un’impresa di progettazione è garantita mediante un sistema di garanzia di progettazione e controlli diretti condotti dall’agente tecnico. Questo sistema assicura un livello indipendente ed equivalente di verifica della conformità.
4.4.1.4.
Una domanda di certificato di progettazione è presentata all’autorità di convalida tramite l’autorità di certificazione, ove opportuno e secondo quanto descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.2. Livello di partecipazione dell’autorità di convalida
4.4.2.1.
Il livello di partecipazione dell’autorità di convalida nel corso dei processi di convalida definiti al punto 4.4.5 del presente allegato e descritti in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica è prevalentemente determinato in base:
a)
all’esperienza e ai documenti dell’autorità competente dell’altra parte in quanto autorità di certificazione;
b)
all’esperienza già ottenuta da tale autorità di convalida durante gli esercizi di convalida precedenti con l’autorità competente dell’altra parte;
c)
alla natura del progetto convalidato, alle prestazioni e all’esperienza del richiedente con l’autorità di convalida;
d)
ai risultati delle valutazioni dei requisiti di qualificazione iniziale e continuativa, di cui al punto 5.2.
4.4.2.2.
L’autorità di convalida metterà in pratica procedure e controlli speciali, in particolare sui processi e metodi dell’autorità di certificazione, durante la prima convalida di una categoria specifica di prodotto, come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica. Per qualsiasi ulteriore domanda in una categoria specifica di prodotto ricevuta anteriormente al completamento della prima convalida, l’autorità di convalida determinerà caso per caso se le procedure e i controlli speciali saranno condotti e in quale misura.
4.4.2.3.
L’attuazione efficace dei principi di cui sopra sarà regolarmente valutata, monitorata e riesaminata dal Consiglio di supervisione della certificazione, impiegando i parametri definiti nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.3. Base di certificazione
4.4.3.1.
Per l’emissione di un certificato di omologazione, l’autorità di convalida fa riferimento agli standard di aeronavigabilità relativi a un proprio prodotto simile in essere alla data effettiva della domanda di certificazione definiti dall’autorità di certificazione, integrati quando possibile da ulteriori condizioni tecniche, come definito nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.3.2.
I requisiti di tutela ambientale impiegati durante il processo di convalida di un certificato di omologazione sono i requisiti applicabili in essere presso la parte dell’autorità di convalida alla data della domanda di convalida presentata all’autorità di convalida.
4.4.3.3.
L’autorità di convalida specifica, quando applicabile:
a)
la deroga agli standard vigenti;
b)
la divergenza rispetto agli standard vigenti;
c)
i fattori di compensazione che offrono un livello equivalente di sicurezza quando gli standard vigenti non sono rispettati.
4.4.3.4.
L’autorità di convalida specifica le condizioni speciali applicate o che si intendono applicare se il codice di aeronavigabilità collegato non include standard di sicurezza adeguati o opportuni del prodotto, poiché:
a)
il prodotto presenta caratteristiche di progettazione nuove o insolite rispetto alle prassi di progettazione sulle quali si basa il codice di aeronavigabilità vigente;
b)
l’uso previsto del prodotto non è convenzionale; o
c)
l’esperienza con altri prodotti simili in uso o prodotti con caratteristiche di progettazione simili ha dimostrato che potrebbero svilupparsi condizioni non sicure.
4.4.3.5.
Quando si specificano deroghe, divergenze, fattori di compensazione o condizioni speciali, l’autorità di convalida tiene in debito conto i medesimi aspetti dell’autorità di certificazione e non deve risultare più esigente rispetto ai prodotti da convalidare di quanto non sarebbe per prodotti simili propri. L’autorità di convalida comunica all’autorità di certificazione qualsiasi deroga, divergenza o condizione speciale.
4.4.4. Processo di certificazione del progetto
4.4.4.1.
L’autorità di certificazione si assicura che l’autorità di convalida riceva tutti i dati e le informazioni pertinenti, secondo quanto definito nelle procedure di attuazione tecnica, necessari affinché l’autorità di convalida sia e resti a conoscenza del progetto e della certificazione dei prodotti aeronautici civili soggetti alla convalida.
4.4.4.2.
L’autorità di convalida rilascia un certificato di omologazione per un aeromobile, motore o elica quando:
a)
l’autorità di certificazione ha rilasciato il proprio certificato;
b)
l’autorità di certificazione attesta all’autorità di convalida che il prodotto è conforme alla base di certificazione di cui al punto 4.4.3;
c)
tutti i problemi sorti durante il processo di convalida condotto dall’autorità di convalida sono stati risolti;
d)
ulteriori requisiti amministrativi, secondo quanto definito nelle procedure di attuazione tecnica, sono stati soddisfatti dal richiedente.
4.4.4.3.
Per ottenere e conservare un certificato di progettazione convalidato secondo le disposizioni del presente allegato, il richiedente deve possedere e tenere a disposizione dell’autorità di certificazione tutte le informazioni progettuali, i disegni e i resoconti delle prove, compresi i fascicoli di ispezione del prodotto certificato, al fine di fornire tutte le informazioni necessarie per garantire il mantenimento dell’aeronavigabilità e la conformità del prodotto ai requisiti di tutela ambientale applicabili.
4.4.5. Processi di convalida e accettazione automatica
4.4.5.1.
I certificati di progettazione che sono stati o che stanno per essere rilasciati dall’autorità di certificazione sono accettati automaticamente o convalidati dall’autorità di convalida:
a)
per i certificati oggetto di convalida, l’autorità di convalida rilascia il proprio certificato attraverso un processo di validazione che implica un livello di partecipazione proporzionato, definito conformemente ai principi di cui al punto 4.4.2 e descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica;
b)
per i certificati soggetti all’accettazione automatica, l’autorità di convalida riconosce e accetta i certificati dell’autorità di certificazione senza indagini tecniche o attività di convalida. In questo caso, il certificato rilasciato dall’autorità di certificazione è riconosciuto dall’autorità di convalida come equivalente al proprio certificato rilasciato secondo le proprie leggi e procedure. L’autorità di convalida non rilascia il proprio certificato corrispondente.
4.4.5.2.
Fatte salve le disposizioni di cui al punto 4.4.2, il processo di convalida, quale descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, si basa per quanto possibile sulle valutazioni tecniche, le prove e le ispezioni effettuate e sui certificati di conformità rilasciati dall’altro agente tecnico.
4.4.5.3.
Le modalità di accettazione e convalida dei certificati sono presentati al punto 9 del presente allegato (Appendice 1 – Modalità di accettazione e convalida dei certificati).
4.4.6. Trasferimento del certificato
4.4.6.1.
Nel caso in cui il titolare di un certificato di progettazione trasferisca il suo certificato a un altro ente, l’agente tecnico responsabile del certificato di progettazione informa tempestivamente l’altro agente tecnico del trasferimento e applica la procedura concordata connessa al trasferimento dei certificati definita nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.7. Requisiti operativi relativi alla progettazione
4.4.7.1.
Gli agenti tecnici garantiscono che, ove necessario, i dati e le informazioni connessi ai requisiti operativi relativi alla progettazione siano scambiati durante il processo di convalida.
4.4.7.2.
Fatto salvo l’accordo tra gli agenti tecnici, per alcuni requisiti operativi relativi alla progettazione l’autorità di convalida può accettare la dichiarazione di conformità dell’autorità di certificazione.
4.4.8. Documenti operativi e dati riferiti al tipo
4.4.8.1.
Alcune serie di documenti e dati operativi specifici del tipo, inclusi i dati di idoneità operativa nel sistema dell’Unione europea e le relazioni di valutazione dell’aeromobile nel sistema cinese, forniti dal titolare del certificato di omologazione, sono approvate o accettate dall’autorità di certificazione.
4.4.8.2.
Questi documenti e dati operativi possono essere automaticamente accettati o convalidati dall’autorità di convalida secondo quanto descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
4.4.9. Certificazione concomitante
4.4.9.1.
In caso di comune accordo tra il richiedente ed entrambi gli agenti tecnici è possibile utilizzare un processo di certificazione concomitante, ove opportuno e secondo quanto descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica. Entrambi gli agenti tecnici riconoscono i possibili vantaggi di tale processo.
4.5. Produzione
4.5.1.
Se i sistemi di produzione di prodotti aeronautici civili delle parti sono ritenuti sufficientemente comparabili, la parte importatrice accetta il sistema di supervisione e certificazione della produzione dell’altra parte ai sensi del presente allegato, fatte salve le disposizioni dei punti da 4.5.2 a 4.5.10.
4.5.2.
Fatte salve le disposizioni di cui ai punti 4.5.4 e 4.5.5 e se non altrimenti concordato tra gli agenti tecnici, l’agente tecnico della parte importatrice non rilascia una approvazione di produzione per un costruttore principalmente stabilito nella parte esportatrice.
4.5.3.
Le disposizioni del punto 4.5.1 si applicano anche:
a)
se le responsabilità dello Stato di progettazione sono esercitate da un paese terzo, a condizione che l’autorità competente della parte esportatrice abbia stabilito e attuato le procedure presso l’autorità dello Stato di progettazione per controllare l’interfaccia tra il titolare del certificato di progettazione e il titolare del certificato di produzione;
b)
alla produzione di parti e pertinenze da parte di un titolare di un certificato di produzione indipendente principalmente stabilito fuori dai territori delle parti;
c)
previo esame tra gli agenti tecnici caso per caso, alla produzione di motori ed eliche da parte di un titolare di un certificato di produzione indipendente, principalmente stabilito fuori dai territori delle parti.
4.5.4.
Le parti convengono che un certificato di produzione rilasciato dall’autorità competente della parte esportatrice alle imprese principalmente stabilite nel territorio di tale parte e accettato ai sensi delle disposizioni del punto 4.5.1 possa essere esteso per includere siti produttivi e stabilimenti situati nel territorio dell’altra parte o nel territorio di un paese terzo, a prescindere dallo status giuridico di tali siti produttivi e stabilimenti e dal tipo di prodotto aeronautico fabbricato presso tali siti. In questo caso, l’autorità competente della parte esportatrice resta responsabile della supervisione di questi siti produttivi e stabilimenti e la parte importatrice non rilascia il suo certificato per lo stesso prodotto.
4.5.5.
Le intese tra gli agenti tecnici che riguardano la supervisione della produzione dei siti produttivi e degli stabilimenti ubicati nel territorio dell’altra parte al momento dell’entrata in vigore del presente accordo non potranno essere modificate senza il consenso di entrambi gli agenti tecnici.
4.5.6.
I certificati di produzione indipendenti rilasciati dall’agente tecnico di una parte alle imprese di produzione stabilite nel territorio dell’altra parte, ancora in essere al momento dell’entrata in vigore del presente accordo, sono riesaminati caso per caso dagli agenti tecnici. Previa consultazione dei titolari dei certificati di produzione, alcuni certificati di produzione possono essere soppressi entro un periodo di tempo ragionevole.
4.5.7.
Nei casi in cui il titolare del certificato di produzione sia soggetto alla disciplina di un’autorità competente di una parte e il titolare del certificato di progettazione sia soggetto alla disciplina di un’autorità competente dell’altra parte, gli agenti tecnici istituiscono procedure al fine di definire le responsabilità di ciascuna parte nel controllare l’interfaccia tra il titolare del certificato di progettazione e il titolare del certificato di produzione.
4.5.8.
Ai fini dell’esportazione dei prodotti aeronautici civili nel quadro del presente allegato, quando il titolare del certificato di progettazione e l’impresa di produzione non costituiscono il medesimo soggetto giuridico, il titolare del certificato di progettazione prende appropriati accordi con l’impresa di produzione al fine di garantire un coordinamento soddisfacente tra la produzione e la progettazione e il corretto supporto al mantenimento dell’aeronavigabilità del prodotto aeronautico civile.
4.5.9.
Un elenco dei titolari del certificato di produzione cinesi, inclusi i titolari delle approvazioni delle norme tecniche (Technical Standard Order - TSO) cinesi, la cui produzione è accettata dall’Unione europea, sarà pubblicato e regolarmente aggiornato nella pubblicazione ufficiale dell’agente tecnico dell’Unione europea.
4.5.10.
I prodotti fabbricati secondo i requisiti della «produzione a norma del certificato di omologazione» nel sistema di regolamentazione dell’aviazione cinese, oppure secondo la procedura di «produzione senza approvazione dell’impresa di produzione» nel sistema di regolamentazione dell’aviazione dell’Unione europea, saranno considerati caso per caso dagli agenti tecnici.
4.6. Certificati e moduli di esportazione
4.6.1. Moduli
4.6.1.1.
I moduli della parte esportatrice sono:
a)
quando la parte esportatrice è la Repubblica popolare cinese: modulo CAAC AAC-157 per aeromobili nuovi e usati e modulo AAC-038 per altri prodotti nuovi;
b)
quando la parte esportatrice è l’Unione europea: modulo AESA 27 per aeromobili nuovi e usati e modulo AESA 1 per altri prodotti nuovi.
4.6.2. Aeromobile nuovo
4.6.2.1.
Come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, l’autorità competente della parte esportatrice o l’impresa di produzione approvata, secondo i casi, rilasciano un certificato di aeronavigabilità per l’esportazione (modulo CAAC 157 o modulo AESA 27) che certifichi che tale aeromobile:
a)
è conforme al progetto di tipo approvato dalla parte importatrice conformemente al presente allegato;
b)
è in condizione di funzionare in sicurezza, inclusa la conformità alle direttive vigenti in materia di aeronavigabilità della parte importatrice, come notificato da tale parte;
c)
soddisfa tutti gli ulteriori requisiti prescritti dalla parte importatrice, come notificato da tale parte.
4.6.2.2.
Fatte salve le disposizioni del punto 4.5 del presente allegato, la parte importatrice accetta, per gli aeromobili nuovi, i certificati di aeronavigabilità per l’esportazione della parte esportatrice.
4.6.3. Aeromobile usato
4.6.3.1.
Per un aeromobile usato per il quale è stato rilasciato un certificato di progettazione dalla parte importatrice, l’autorità competente dello Stato di registrazione dal quale il prodotto è esportato rilascia un certificato di aeronavigabilità per l’esportazione che certifichi che l’aeromobile:
a)
è conforme al progetto di tipo approvato dalla parte importatrice conformemente al presente allegato;
b)
è in condizione di funzionare in sicurezza, inclusa la conformità alle direttive vigenti in materia di aeronavigabilità della parte importatrice, come notificato da tale parte;
c)
è stato sottoposto ad appropriata manutenzione impiegando le procedure e i metodi approvati nel corso dell’intera durata di servizio, come comprovato da appositi registri e documenti di manutenzione;
d)
soddisfa tutti gli ulteriori requisiti prescritti dalla parte importatrice, come notificato da tale parte.
4.6.3.2.
L’aeromobile usato può essere esportato solo se esiste un titolare di un certificato di omologazione o di un certificato di omologazione ristretto/un certificato di omologazione per una categoria soggetta a restrizioni a supporto del mantenimento dell’aeronavigabilità di tale aeromobile.
4.6.3.3.
Per l’aeromobile usato fabbricato secondo il suo sistema di supervisione della produzione, ciascuna parte accetta di assistere, su richiesta, l’altra parte nell’ottenimento di dati e informazioni riguardanti:
a)
la configurazione dell’aeromobile alla data della sua consegna da parte del costruttore e
b)
le successive modifiche e riparazioni dell’aeromobile che sono state approvate.
4.6.3.4.
La parte importatrice può richiedere i documenti di ispezione e manutenzione descritti in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
4.6.3.5.
Se, nel corso di un processo di valutazione dello stato di aeronavigabilità di un aeromobile usato ai fini dell’esportazione, l’autorità competente della parte esportatrice non è in grado di soddisfare tutte le prescrizioni di cui al punto 4.6.3.1 o al punto 4.6.3.3, essa provvede a:
a)
informare l’autorità competente della parte importatrice;
b)
coordinare con l’autorità competente della parte importatrice, secondo quanto specificato nelle procedure di attuazione tecnica, l’accettazione o il rifiuto delle deroghe ai requisiti applicabili;
c)
documentare le deroghe accettate in occasione dell’esportazione del prodotto.
4.6.4. Nuovo prodotto aeronautico civile, escluso l’aeromobile completo
4.6.4.1.
Come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, l’autorità competente della parte esportatrice o l’impresa di produzione approvata, secondo quanto applicabile, rilasciano una etichetta di approvazione all’aeronavigabilità (modulo CAAC AAC-038 o modulo AESA 1) certificante che il nuovo prodotto aeronautico civile (a esclusione dell’aeromobile completo):
a)
è conforme ai dati del progetto approvati dalla parte importatrice;
b)
è in condizione di funzionare in sicurezza;
c)
soddisfa tutti gli ulteriori requisiti prescritti dalla parte importatrice, come notificato da tale parte.
4.6.4.2.
Fatte salve le disposizioni del punto 4.5 del presente allegato, la parte importatrice accetta l’etichetta di approvazione all’aeronavigabilità della parte esportatrice.
4.7. Mantenimento dell’aeronavigabilità
4.7.1.
Gli agenti tecnici si impegnano ad adottare misure atte a porre rimedio alle condizioni di insicurezza dei prodotti per i quali rappresentano l’autorità di certificazione.
4.7.2.
Su richiesta, un’autorità competente di una parte assiste, in relazione ai prodotti aeronautici civili progettati o realizzati secondo il suo sistema di progettazione o produzione, l’autorità competente dell’altra parte nella determinazione delle azioni considerate necessarie per il mantenimento dell’aeronavigabilità dei prodotti.
4.7.3.
Quando i problemi di funzionamento o altri potenziali problemi di sicurezza che colpiscono un prodotto nell’ambito del presente allegato comportano un’indagine condotta dall’autorità di certificazione, l’agente tecnico dell’altra parte supporta, su richiesta, tale indagine e scambia le informazioni pertinenti riferite dai rispettivi organismi regolamentati circa i guasti, i malfunzionamenti, i difetti o altri episodi che interessano il prodotto.
4.7.4.
Gli obblighi di comunicazione del titolare del certificato all’autorità di certificazione e il meccanismo di scambio delle informazioni istituito dal presente allegato sono presi in considerazione ai fini dell’adempimento dell’obbligo di ciascun titolare del certificato di segnalare guasti, malfunzionamenti, difetti o altri episodi all’autorità di convalida.
4.7.5.
Le misure miranti a porre rimedio ai problemi di sicurezza e gli scambi di informazioni in materia di sicurezza di cui ai punti da 4.7.1 a 4.7.4 sono definiti nelle procedure di attuazione tecnica.
4.7.6.
L’agente tecnico di una parte tiene informato l’agente tecnico dell’altra parte circa tutte le informazioni obbligatorie sul mantenimento dell’aeronavigabilità in relazione ai prodotti aeronautici civili progettati o realizzati secondo il sistema di supervisione di una parte e che rientrano nell’ambito del presente allegato.
4.7.7.
Qualsiasi modifica dello stato di aeronavigabilità attestato da un certificato rilasciato dall’agente tecnico di una delle parti è comunicata tempestivamente all’agente tecnico dell’altra parte.
5. QUALIFICAZIONE DELLE AUTORITÀ COMPETENTI
5.1. Requisiti da soddisfare per l’accettazione dei riscontri e dei certificati
5.1.1.
Ciascuna parte dispone di un sistema di supervisione e certificazione strutturato ed efficace per le diverse attività nell’ambito del presente allegato, tra cui:
a)
una struttura giuridica e regolamentare, che garantisca in particolare poteri normativi sugli organismi regolamentati;
b)
una struttura organizzativa, tra cui una chiara descrizione delle responsabilità;
c)
risorse sufficienti, incluso un personale opportunamente qualificato con sufficienti conoscenze, esperienze e formazione;
d)
processi adeguati documentati nelle politiche e procedure;
e)
documentazione e registri;
f)
un programma di ispezione consolidato che garantisca un livello uniforme di applicazione del quadro normativo tra i diversi elementi del sistema di supervisione.
5.2. Qualificazione iniziale e continuativa delle autorità competenti
5.2.1. Qualificazione iniziale delle autorità competenti
5.2.1.1.
Fatte salve le disposizioni del punto 5.2.1.3, si considera che le autorità competenti di cui al punto 4.1 soddisfino i requisiti specificati nel punto 5.1 a seguito di un processo di rafforzamento della fiducia avviato prima della firma del presente accordo.
5.2.1.2.
In particolare, le valutazioni reciproche iniziali hanno permesso a entrambe le parti di concludere che al momento della firma del presente accordo, i sistemi di supervisione di sicurezza delle parti fossero sufficientemente compatibili per consentire la conclusione del presente allegato.
5.2.1.3.
Le parti convengono che nell’ambito della progettazione e produzione, i livelli di ricorso a certificati, approvazioni e riscontri di conformità durante i rispettivi processi di accettazione e convalida delle autorità competenti ai sensi del presente allegato, saranno differenti durante un periodo transitorio.
5.2.1.4.
Le valutazioni reciproche ricorrenti continuano tra le parti come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
5.2.2. Qualificazione continuativa delle autorità competenti
5.2.2.1.
Per conservare la fiducia reciproca nei sistemi dell’altra parte, gli agenti tecnici valutano regolarmente la conformità delle autorità competenti dell’altra parte ai requisiti di qualificazione definiti al punto 5.1.
5.2.2.2.
Le modalità di tali valutazioni reciproche continue sono definite nelle procedure di attuazione tecnica.
5.2.2.3.
Le autorità competenti si sottopongono a dette valutazioni e si assicurano che gli organismi regolamentati consentano l’accesso a entrambi gli agenti tecnici.
5.2.2.4.
Qualora uno degli agenti tecnici ritenesse che la competenza tecnica di un’autorità competente non sia più adeguata o che l’accettazione dei riscontri o dei certificati rilasciati dall’autorità competente debba essere sospesa, gli agenti tecnici si consultano per individuare gli interventi correttivi.
5.2.2.5.
Se la fiducia non viene ristabilita con modalità reciprocamente accettabili, uno degli agenti tecnici può deferire la questione al Consiglio di supervisione della certificazione.
5.2.2.6.
Se la questione non viene risolta a livello di Consiglio di supervisione della certificazione, ciascuna parte può sottoporre la questione all’esame del comitato misto a norma dell’articolo 15 del presente accordo, e al punto 3.2.2 del presente allegato.
6. COMUNICAZIONI
6.1.
Tutte le comunicazioni tra le autorità competenti, inclusa la documentazione descritta in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, avvengono in lingua inglese.
6.2.
Gli agenti tecnici possono stabilire deroghe caso per caso.
7. CONSULTAZIONI TECNICHE
7.1.
Conformemente all’articolo 15 del presente accordo, gli agenti tecnici trattano le questioni associate all’applicazione del presente allegato mediante consultazione.
7.2.
Gli agenti tecnici si adoperano per risolvere i problemi al livello tecnico più basso possibile, applicando il processo descritto nelle procedure di attuazione tecnica, prima di sottoporli al comitato misto.
8. ASSISTENZA PER LE ATTIVITÀ DI CERTIFICAZIONE
8.1.
Su richiesta, previo accordo reciproco e nella misura consentita dalle risorse, le autorità competenti possono fornirsi reciprocamente assistenza tecnica, dati e informazioni nell’ambito delle attività di supervisione del mantenimento dell’aeronavigabilità e delle certificazioni connesse alla progettazione, alla produzione e alla certificazione ambientale. La procedura applicabile per fornire detta assistenza è descritta nelle procedure di attuazione tecnica.
8.2.
L’assistenza richiesta e fornita ai sensi del punto 8.1 non incide sugli altri obblighi di scambio dei dati e delle informazioni definiti nel presente allegato.
8.3.
Come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, l’assistenza può includere a titolo esemplificativo quanto segue:
a)
determinazione della conformità;
b)
controllo e supervisione.
8.4.
L’assistenza può altresì essere richiesta in relazione all’importazione di aeromobili usati che sono stati precedentemente esportati dalle parti. L’autorità competente di ciascuna parte può assistere l’autorità competente dell’altra parte nell’ottenimento delle informazioni sulla configurazione dell’aeromobile al momento dell’esportazione.
9. APPENDICE 1 – MODALITÀ DI ACCETTAZIONE E CONVALIDA DEI CERTIFICATI
9.1. Certificati rilasciati nel sistema di regolamentazione dell’Unione europea
Certificato
Accettazione/convalida
Osservazione
Certificato di omologazione rilasciato dall’autorità competente dell’Unione europea
Convalida
Convalida conforme ai principi del livello di partecipazione documentati nel punto 4.4.2 dell’allegato e nelle procedure di attuazione tecnica; alcuni dati saranno automaticamente accettati come specificato nelle procedure di attuazione tecnica, che includeranno in particolare quanto segue:
a)
manuale di volo dell’aeromobile;
b)
manuale di installazione del motore (per il certificato di omologazione del motore);
c)
requisito di limitazione dell’aeronavigabilità (incluse le istruzioni di limitazione dell’aeronavigabilità e i requisiti di mantenimento della certificazione);
d)
manuale delle riparazioni strutturali;
e)
istruzioni per il mantenimento dell’aeronavigabilità dei sistemi di interconnessione dell’impianto elettrico;
f)
manuale sul bilanciamento del peso.
Certificato di omologazione supplementare rilasciato dall’autorità competente UE, significative modifiche di maggiore entità approvate dall’autorità competente UE
Convalida
Certificato di omologazione supplementare significativo, significative modifiche di maggiore entità: convalida conforme ai principi del livello di partecipazione documentati nel punto 4.4.2 del presente allegato e nelle procedure di attuazione tecnica. Alcuni certificati di omologazione supplementari significativi o le significative modifiche di maggiore entità, come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, saranno convalidati secondo un processo di convalida ottimizzato limitato alla familiarizzazione tecnica senza l’intervento dell’autorità di convalida nella presentazione delle attività di conformità.
Certificato di omologazione supplementare non significativo: convalida mediante un processo amministrativo descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
Modifiche e riparazioni di maggiore entità non significative
Accettazione automatica
Approvazione delle norme tecniche (TSO) rilasciata dall’autorità competente UE
Convalida
Convalida mediante un processo amministrativo descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica.
Modifiche e riparazioni di minore entità approvate dall’autorità competente UE o da un organismo approvato a norma della legislazione UE
Accettazione automatica
9.2. Certificati rilasciati nel sistema di regolamentazione cinese
Certificato
Accettazione
Osservazione
Certificato di omologazione rilasciato dall’agente tecnico cinese
Convalida
Processo di convalida, conformemente ai principi del livello di partecipazione documentati nel punto 4.4.2 del presente allegato e nelle procedure di attuazione tecnica
Certificato di omologazione supplementare rilasciato dall’agente tecnico cinese;
modifiche e riparazioni di maggiore entità approvate dall’autorità competente cinese
Convalida
Processo di convalida, conformemente ai principi del livello di partecipazione documentati nel punto 4.4.2 del presente allegato e nelle procedure di attuazione tecnica
Approvazione delle norme tecniche (TSO) rilasciata dall’autorità competente cinese
Convalida
Processo di convalida, conformemente ai principi del livello di partecipazione documentati nel punto 4.4.2 del presente allegato e nelle procedure di attuazione tecnica. Alcune approvazioni delle norme tecniche (TSO), come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, saranno convalidate secondo un processo di convalida ottimizzato limitato alla familiarizzazione tecnica senza l’intervento dell’autorità di convalida nella presentazione delle attività di conformità.
Modifiche e riparazioni di minore entità approvate dall’autorità competente cinese
Accettazione automatica
9.3. Disposizioni di esecuzione
9.3.1.
Il processo amministrativo citato nelle tabelle precedenti non prevede alcuna indagine tecnica: una volta ricevuto dall’autorità di convalida il fascicolo completo della domanda, come descritto in dettaglio nelle procedure di attuazione tecnica, il certificato convalidato viene rilasciato dall’autorità di convalida entro un termine massimo compreso tra tre e cinque settimane, a seconda della complessità del prodotto.
9.3.2.
Le classificazioni di minore/maggiore entità e significativo/non significativo sono attribuite dall’autorità di certificazione secondo i criteri e le definizioni del presente allegato e interpretate secondo le regole e le procedure applicabili dell’autorità di certificazione.
9.3.3.
Nel determinare se un certificato di omologazione supplementare specifico o una modifica di maggiore entità siano significativi o meno, l’autorità di certificazione considera la modifica nel contesto di tutte le precedenti modifiche del progetto e tutte le revisioni connesse alle specifiche di certificazione applicabili e incorporate nel certificato di omologazione del prodotto. Le modifiche che soddisfano uno dei seguenti criteri sono automaticamente considerate significative:
a)
la configurazione generale o i principi di costruzione non sono conservati;
b)
i presupposti usati per la certificazione del prodotto da modificare non restano validi.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e la Cina
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ACCORDO E DELLE DECISIONI?
L’accordo mira a evitare inutili duplicazioni nella valutazione e certificazione dei prodotti aeronautici civili riducendo così i costi per il settore dell’aviazione, promuovendo la sicurezza aerea e la compatibilità ambientale e facilitando l’accesso ai rispettivi mercati aeronautici. La decisione (UE) 2018/1153 autorizza la firma dell’accordo da parte dell’Unione europea (UE). La decisione (UE) 2020/1075 conclude l’accordo a nome dell’UE.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
L’accordo può coprire una serie di settori di cooperazione, tra i quali vi sono:i certificati di aeronavigabilità e il controllo sui prodotti aeronautici civili*; le prove e certificazioni ambientali dei prodotti aeronautici civili; la certificazione e il controllo delle imprese di progettazione e di produzione; la certificazione e il controllo delle imprese di manutenzione; l’addestramento del personale e il rilascio di relative licenze; l’esercizio dell’aeromobile; i servizi di traffico aereo e la gestione del traffico aereo.Obblighi generaliL’UE e la Cina accettano i riscontri di conformità e i certificati rilasciati dalle autorità competenti dell’altra parte, conformemente a quanto definito nell’allegato sulla certificazione di aeronavigabilità e certificazione ambientale dell’accordo. Se non espressamente specificato, l’accordo non presuppone l’accettazione o il riconoscimento reciproco di norme o regolamenti tecnici dell’altra parte. Le rispettive autorità competenti in materia di aviazione civile, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (si veda la sintesi) e la Civil Aviation Administration of China facilitano l’attuazione dell’allegato.Cooperazione
Le due parti accettano di cooperare in vari modi, tra i quali:comunicarsi reciprocamente le rispettive leggi, regolamenti, norme e requisiti pertinenti, nonché i rispettivi sistemi di rilascio dei certificati e le relative revisioni; autorizzarsi reciprocamente a partecipare in qualità di osservatori a fini di indagine e risoluzione di questioni in materia di sicurezza; scambiarsi informazioni in materia di sicurezza; cooperare e fornire assistenza nei procedimenti investigativi o esecutivi.Comitato misto
L’effettivo funzionamento dell’accordo è supervisionato da un comitato misto composto da rappresentanti di entrambe le parti che si riunisce periodicamente.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 1o settembre 2020.
CONTESTO
L’accordo è uno degli obiettivi concreti della strategia dell’UE per l’aviazione — si veda la sintesi.
Per ulteriori informazioni consultare:Politica estera in materia di aviazione (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Prodotto aeronautico civile: qualsiasi aeromobile civile, motore di aeromobile, propulsore a elica o sottogruppo, pertinenza o parte che risulta installato o da installare sull’aeromobile;
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese (GU L 240 del 24.7.2020, pag. 4).
Decisione (UE) 2020/1075 del Consiglio, del 26 giugno 2020, relativa alla conclusione dell’accordo sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese (GU L 240 del 24.7.2020, pag. 1).
Decisione (UE) 2018/1153 del Consiglio, del 26 giugno 2018, relativa alla firma, a nome dell’Unione, dell’accordo sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese (GU L 210 del 21.8.2018, pag. 2).
DOCUMENTI CORRELATI
Informazione relativa all’entrata in vigore dell’accordo sulla sicurezza dell’aviazione civile tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese (GU L 3 del 7.1.2021, pag. 3).
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni— Una strategia per l’aviazione in Europa [COM(2015) 598 final, del 7.12.2015].
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — La politica estera dell’UE in materia di aviazione — Affrontare le sfide future [COM(2012) 556 final, del 27.9.2012]. |
Aeromobili senza equipaggio: norme e procedure di esercizio
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Intende garantire che il crescente traffico di droni in tutta l’Unione europea (Unione) sia sicuro e protetto per le persone a terra e in aria.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento di esecuzione stabilisce le norme per l’esercizio di droni (termine con cui ci si riferisce a un aeromobile senza equipaggio e alle apparecchiature per controllarlo) e per il personale, compresi i piloti remoti e le organizzazioni coinvolte in tali operazioni.
Autorizzazione all’esercizio
Il regolamento definisce tre categorie di operazioni con i droni.Operazioni aperte. Non richiedono alcuna autorizzazione o dichiarazione da parte dell’operatore prima del volo. Operazioni specifiche. Richiedono un’autorizzazione operativa rilasciata dall’autorità nazionale competente, con alcune eccezioni. Operazioni certificate. Richiedono che il drone sia certificato ai sensi di un atto delegato adottato dalla Commissione europea, il regolamento delegato (UE) 2019/945 (cfr. sintesi). Richiedono inoltre la certificazione dell’operatore e, se del caso, il rilascio di licenza al pilota remoto.Il regolamento stabilisce i requisiti per le operazioni in ciascuna categoria; le norme e procedure per le categorie di operazioni aperte e specifiche sono stabilite nell’allegato A.
Piloti remotiLe norme relative alla competenza per i piloti remoti nelle categorie aperta e specifica sono stabilite nell’allegato A. Per le operazioni nelle categorie aperta e specifica è richiesta un’età minima di 16 anni, ma ci sono alcune eccezioni. Gli Stati membri dell’Unione possono abbassare l’età minima fino a quattro anni nella categoria aperta e a due anni nella categoria specifica.Norme e procedure di esercizio
Il regolamento contiene norme e procedure su una serie di aspetti, fra cui:l’aeronavigabilità dei droni; le valutazioni dei rischi operativi; l’autorizzazione delle operazioni della categoria specifica; le operazioni della categoria «specifica» che attraversano le frontiere dell’Unione o si svolgono parzialmente o interamente in uno Stato membro diverso da quello di registrazione; la registrazione degli operatori e la certificazione dei droni; la definizione di zone geografiche*; norme per club e associazioni di aeromodellismo.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 31 dicembre 2020.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Aeromobili senza equipaggio (Commissione europea). Droni (Agenzia europea per la sicurezza aerea).
TERMINI CHIAVE
Zona geografica. Una porzione di spazio aereo stabilita dall’autorità competente che agevola, limita o esclude le operazioni di un sistema di aeromobili senza equipaggio al fine di far fronte ai rischi connessi alla sicurezza, alla riservatezza, alla protezione dei dati personali, alla sicurezza o all’ambiente derivanti dalle operazioni di un sistema di aeromobili senza equipaggio.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento di esecuzione (UE) 2019/947 della Commissione, del 24 maggio 2019, relativo a norme e procedure per l’esercizio di aeromobili senza equipaggio (GU L 152 dell’11.6.2019, pag. 45).
Le modifiche successive al regolamento (UE) 2019/947 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento delegato (UE) 2019/945 della Commissione, del 12 marzo 2019, relativo ai sistemi aeromobili senza equipaggio e agli operatori di paesi terzi di sistemi aeromobili senza equipaggio (GU L 152 dell’11.6.2019, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) 2018/1139 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2018, recante norme comuni nel settore dell’aviazione civile, che istituisce un’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea e che modifica i regolamenti (CE) n. 2111/2005, (CE) n. 1008/2008, (UE) n. 996/2010, (UE) n. 376/2014 e le direttive 2014/30/UE e 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, e abroga i regolamenti (CE) n. 552/2004 e (CE) n. 216/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CEE) n. 3922/91 del Consiglio (GU L 212 del 22.8.2018, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) 2019/947 DELLA COMMISSIONE
del 24 maggio 2019
relativo a norme e procedure per l'esercizio di aeromobili senza equipaggio
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (UE) 2018/1139 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2018, recante norme comuni nel settore dell'aviazione civile, che istituisce un'Agenzia dell'Unione europea per la sicurezza aerea e che modifica i regolamenti (CE) n. 2111/2005, (CE) n. 1008/2008, (UE) n. 996/2010, (UE) n. 376/2014 e le direttive 2014/30/UE e 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, e abroga i regolamenti (CE) n. 216/2008 e (CE) n. 552/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CEE) n. 3922/91 del Consiglio (1), in particolare l'articolo 57,
considerando quanto segue:
(1)
Gli aeromobili senza equipaggio, indipendentemente dalla loro massa, possono operare all'interno dello stesso spazio aereo del cielo unico europeo insieme agli aeromobili con equipaggio, sia aerei sia elicotteri.
(2)
Per quanto riguarda l'aviazione con equipaggio, l'attuazione uniforme di norme e procedure e la conformità alle stesse dovrebbero applicarsi agli operatori degli aeromobili senza equipaggio e del sistema di aeromobili senza equipaggio («UAS» — unmanned aircraft system), compresi i piloti remoti, nonché alle operazioni di tali aeromobili senza equipaggio e del sistema aeromobile senza equipaggio.
(3)
Considerate le caratteristiche specifiche delle operazioni UAS, queste dovrebbero essere sicure come quelle dell'aviazione con equipaggio.
(4)
Le tecnologie per gli aeromobili senza equipaggio consentono un'ampia gamma di operazioni possibili. Per garantire la sicurezza delle persone a terra e degli altri utenti dello spazio aereo durante le operazioni degli aeromobili senza equipaggio, è opportuno stabilire requisiti relativi all'aeronavigabilità, alle organizzazioni, alle persone coinvolte nell'esercizio degli UAS e nelle operazioni degli aeromobili senza equipaggio.
(5)
Le norme e le procedure applicabili alle operazioni UAS dovrebbero essere proporzionate alla natura e al rischio dell'operazione o dell'attività e adattate alle caratteristiche operative degli aeromobili senza equipaggio interessati e alle caratteristiche dell'area operativa, come la densità di popolazione, le caratteristiche della superficie e la presenza di edifici.
(6)
Dovrebbero essere utilizzati criteri del livello di rischio e altri criteri per definire tre categorie di operazioni: le categorie «aperta», «specifica» e «certificata».
(7)
Alle operazioni UAS dovrebbero essere applicabili requisiti di attenuazione dei rischi proporzionati al livello di rischio in questione, alle caratteristiche operative degli aeromobili senza equipaggio interessati e alle caratteristiche dell'area operativa.
(8)
Per le operazioni nella categoria «aperta», che dovrebbe includere le operazioni che presentano i rischi più bassi, non dovrebbero essere necessari UAS soggetti a procedure standard di conformità aeronautica, ma tali operazioni dovrebbero essere effettuate utilizzando le classi di UAS definite nel regolamento delegato (UE) 2019/945 (2).
(9)
Le operazioni nella categoria «specifica» dovrebbero comprendere altri tipi di operazioni che presentano un rischio più elevato e per le quali dovrebbe essere effettuata una valutazione dei rischi approfondita al fine di indicare quali requisiti siano necessari per garantire la sicurezza delle operazioni.
(10)
Un sistema di dichiarazioni degli operatori dovrebbe agevolare l'applicazione del presente regolamento in caso di operazioni a basso rischio effettuate nella categoria «specifica», per la quale è stato definito uno scenario standard con misure di attenuazione dettagliate.
(11)
Le operazioni nella categoria «certificata» dovrebbero, in linea di principio, essere soggette alle norme sulla certificazione dell'operatore e al rilascio di licenze ai piloti remoti in aggiunta alla certificazione dell'aeromobile a norma del regolamento delegato (UE) 2019/945.
(12)
Sebbene obbligatorio per la categoria «certificata», anche per la categoria «specifica» potrebbe essere richiesto un certificato rilasciato dalle autorità competenti per l'esercizio di un aeromobile senza equipaggio, per il personale, compresi i piloti remoti e le organizzazioni coinvolti in tali attività, o per l'aeromobile a norma del regolamento delegato (UE) 2019/945.
(13)
Dovrebbero essere stabilite norme e procedure per la marcatura e l'identificazione degli aeromobili senza equipaggio e per l'immatricolazione degli operatori di aeromobili senza equipaggio o di aeromobili senza equipaggio certificati.
(14)
È opportuno immatricolare gli operatori di aeromobili senza equipaggio se utilizzano aeromobili senza equipaggio che, in caso di impatto, possono trasferire all'essere umano un'energia cinetica superiore a 80 Joule o il cui esercizio presenta rischi per la riservatezza, la protezione dei dati personali, la sicurezza o l'ambiente.
(15)
Gli studi hanno dimostrato che gli aeromobili senza equipaggio con una massa al decollo pari o superiore a 250 g comporterebbero rischi per la sicurezza e pertanto gli operatori UAS di tali aeromobili senza equipaggio dovrebbero essere tenuti a immatricolarsi per l'esercizio di tali aeromobili nella categoria «aperta».
(16)
In considerazione dei rischi per la riservatezza e la protezione dei dati personali, gli operatori di aeromobili senza equipaggio dovrebbero essere immatricolati se utilizzano aeromobili senza equipaggio dotati di sensori in grado di raccogliere dati personali. Tuttavia ciò non dovrebbe avvenire quando l'aeromobile senza equipaggio è considerato un giocattolo ai sensi della direttiva 2009/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza dei giocattoli (3).
(17)
Le informazioni relative all'immatricolazione degli aeromobili senza equipaggio certificati e degli operatori di aeromobili senza equipaggio che sono soggetti a un requisito di immatricolazione dovrebbero essere conservate in sistemi nazionali di immatricolazione digitali, armonizzati e interoperabili e che consentano alle autorità competenti di accedere a tali informazioni e di scambiarle tra loro. I meccanismi volti a garantire l'interoperabilità dei registri nazionali di cui al presente regolamento dovrebbero lasciare impregiudicate le norme applicabili al futuro repertorio di cui all'articolo 74 del regolamento (UE) 2018/1139.
(18)
Conformemente all'articolo 56, paragrafo 8, del regolamento (UE) 2018/1139, il presente regolamento non pregiudica la possibilità per gli Stati membri di stabilire regole nazionali per subordinare a determinate condizioni l'esercizio di aeromobili senza equipaggio per ragioni che non rientrano nell'ambito di applicazione del regolamento (UE) 2018/1139, quali la pubblica sicurezza o la protezione della riservatezza e dei dati personali conformemente al diritto dell'Unione.
(19)
I sistemi nazionali di immatricolazione dovrebbero rispettare il pertinente diritto dell'Unione e nazionale sulla riservatezza e sul trattamento dei dati personali, e le informazioni conservate in detti sistemi d'immatricolazione dovrebbero essere facilmente accessibili (4).
(20)
Gli operatori e i piloti remoti UAS dovrebbero assicurarsi di essere adeguatamente informati in merito alle norme nazionali e dell'Unione applicabili alle operazioni previste, in particolare in materia di sicurezza, anche intesa come security, tutela della riservatezza, protezione dei dati, responsabilità civile, assicurazione e protezione dell'ambiente.
(21)
Alcune zone, quali quelle che ospitano ospedali, assembramenti di persone, impianti e strutture come istituti di pena o impianti industriali, autorità governative centrali e locali, aree naturali protette o determinati elementi delle infrastrutture di trasporto, possono essere particolarmente sensibili per alcuni o per tutti i tipi di operazioni UAS. Ciò dovrebbe lasciare impregiudicata la possibilità per gli Stati membri di stabilire regole nazionali per subordinare a determinate condizioni l'esercizio di aeromobili senza equipaggio per ragioni che non rientrano nell'ambito di applicazione del presente regolamento, quali la protezione dell'ambiente, la pubblica sicurezza o la protezione della riservatezza e dei dati personali conformemente al diritto dell'Unione.
(22)
Il rumore e le emissioni degli aeromobili senza equipaggio dovrebbero essere ridotti al minimo tenendo conto delle condizioni operative e delle diverse caratteristiche specifiche, come la densità di popolazione, dei singoli Stati membri in cui il rumore e le emissioni destano preoccupazione. Al fine di agevolare l'accettazione sociale delle operazioni UAS, il regolamento delegato (UE) 2019/945 include il livello massimo di rumore per l'esercizio di aeromobili senza equipaggio nelle vicinanze di persone durante operazioni nella categoria «aperta». La categoria «specifica» comprende un requisito in base al quale l'operatore è tenuto a elaborare orientamenti per i suoi piloti remoti affinché tutte le operazioni siano effettuate in modo da ridurre al minimo il disturbo a persone e animali.
(23)
È opportuno che i certificati nazionali in vigore siano adattati ai certificati conformi ai requisiti del presente regolamento.
(24)
Al fine di garantire la corretta attuazione del presente regolamento, è opportuno stabilire adeguate misure transitorie. In particolare, gli Stati membri e le parti interessate dovrebbero disporre di tempo sufficiente per adattare le loro procedure al nuovo quadro normativo prima che si applichi il presente regolamento.
(25)
Il nuovo quadro normativo per le operazioni UAS dovrebbe lasciare impregiudicati gli obblighi applicabili in materia di protezione dell'ambiente e della natura derivanti dal diritto nazionale o dell'Unione.
(26)
Sebbene sia in fase di sviluppo il sistema «U-space», che comprende le infrastrutture, i servizi e le procedure per garantire la sicurezza delle operazioni UAS e ne sostiene l'integrazione nel sistema dell'aviazione, il presente regolamento dovrebbe già comprendere i requisiti per l'attuazione dei tre fondamenti del sistema «U-space», vale a dire l'immatricolazione, la geo-consapevolezza e l'identificazione a distanza, che dovranno essere ulteriormente completati.
(27)
Dato che gli aeromodelli sono considerati UAS e considerato il buon livello di sicurezza dimostrato dall'esercizio degli aeromodelli presso i club e le associazioni, è opportuno garantire una transizione fluida dai diversi sistemi nazionali al nuovo quadro normativo dell'Unione, in modo tale che i club e le associazioni di aeromodellismo possano continuare ad operare come fanno attualmente, tenendo conto delle migliori prassi esistenti negli Stati membri.
(28)
Inoltre, considerando il buon livello di sicurezza raggiunto dagli aeromobili di classe C4 di cui all'allegato del presente regolamento, le operazioni a basso rischio di tali aeromobili dovrebbero poter essere condotte nella categoria «aperta». Tali aeromobili, spesso utilizzati da operatori di aeromodelli, sono più semplici rispetto ad altre classi di aeromobili senza equipaggio e pertanto non dovrebbero essere soggetti a requisiti tecnici sproporzionati.
(29)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito conformemente all'articolo 127 del regolamento (UE) 2018/1139,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce le disposizioni dettagliate per l'esercizio di sistemi di aeromobili senza equipaggio nonché per il personale, compresi i piloti remoti, e per le organizzazioni coinvolte in tali operazioni.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le definizioni di cui al regolamento (UE) 2018/1139.
Si applicano inoltre le seguenti definizioni:
1) «sistema di aeromobili senza equipaggio» («UAS»): un aeromobile senza equipaggio e i suoi dispositivi di controllo remoto;
2) «operatore di sistema di aeromobili senza equipaggio» («operatore UAS»): ogni persona fisica o giuridica che utilizzi o intenda utilizzare uno o più UAS;
3) «assembramenti di persone»: raduni di persone in cui è impossibile disperdersi a causa dell'elevata densità dei presenti;
4) «zona geografica unica dell'UAS»: una porzione di spazio aereo stabilita dall'autorità competente che agevola, limita o esclude le operazioni UAS al fine di far fronte ai rischi connessi alla sicurezza, alla riservatezza, alla protezione dei dati personali, alla sicurezza o all'ambiente derivanti dalle operazioni UAS;
5) «solidità»: la proprietà delle misure di attenuazione che risulta dalla combinazione della maggiore sicurezza fornita dalle misure di attenuazione e il livello di garanzia e di integrità che tale maggiore sicurezza ha conseguito;
6) «scenario standard»: un tipo di operazione UAS appartenente alla categoria «specifica», come definito nell'appendice 1 dell'allegato, per il quale è stato individuato un elenco preciso di misure di attenuazione, in modo tale che l'autorità competente possa considerarsi soddisfatta delle dichiarazioni in cui gli operatori comunicano che applicheranno le misure di attenuazione al momento dell'esecuzione di questo tipo di operazioni;
7) «operazione entro la distanza di visibilità» («VLOS», visual line of sight): un tipo di operazione UAS in cui il pilota remoto è in grado di mantenere un contatto visivo costante e senza l'aiuto di strumenti con l'aeromobile senza equipaggio, consentendo al pilota remoto di controllare la traiettoria di volo dell'aeromobile senza equipaggio rispetto ad altri aeromobili, a persone e a ostacoli al fine di evitare collisioni;
8) «operazione oltre la distanza di visibilità» («BVLOS», beyond visual line of sight): un tipo di operazione UAS che non è condotta in VLOS;
9) «certificato di operatore di UAS leggero» («LUC»): un certificato rilasciato da un'autorità competente a un operatore UAS, come indicato nella parte C dell'allegato;
10) «club o associazione di aeromodellismo»: un'organizzazione legalmente stabilita in uno Stato membro al fine di effettuare voli per motivi di svago, esibizioni di volo, attività sportive o gare utilizzando UAS;
11) «merci pericolose»: articoli o sostanze in grado di costituire un rischio per la salute, la sicurezza, i beni materiali o l'ambiente in caso di incidente, trasportati dagli aeromobili senza equipaggio come carico utile, tra cui in particolare:
a)
esplosivi (pericolo di esplosione di massa, pericolo di proiezione e spostamento d'aria, leggero pericolo di spostamento d'aria, grave rischio di incendio, agenti esplosivi, esplosivi estremamente insensibili);
b)
gas (gas infiammabile, gas non infiammabile, gas tossico, ossigeno, pericolo di inalazione);
c)
liquidi infiammabili (liquidi infiammabili; combustibile, olio combustibile, benzina);
d)
solidi infiammabili (solidi infiammabili, solidi spontaneamente infiammabili, pericolosi quando umidi);
e)
agenti ossidanti e perossidi organici;
f)
sostanze tossiche e infettanti (veleno, pericolo biologico);
g)
sostanze radioattive;
h)
sostanze corrosive;
12) «carico utile»: ogni strumento, meccanismo, equipaggiamento, parte, apparato, annesso o accessorio, comprese le apparecchiature di comunicazione, installato sull'aeromobile o collegato a esso e non utilizzato o destinato a essere utilizzato per l'esercizio o il controllo di un aeromobile in volo e che non costituisce parte di una cellula, di un motore o di un'elica;
13) «identificazione diretta a distanza»: un sistema che garantisce la trasmissione locale di informazioni relative ad un aeromobile senza equipaggio in esercizio, compresa la marcatura dell'aeromobile senza equipaggio, in modo che tali informazioni possano essere ottenute senza accesso fisico agli aeromobili senza equipaggio;
14) «modalità follow me»: una modalità di funzionamento di un UAS in cui l'aeromobile senza equipaggio segue costantemente il pilota remoto entro un raggio prestabilito;
15) «geo-consapevolezza»: una funzione che, sulla base dei dati forniti dagli Stati membri, rileva potenziali violazioni delle limitazioni dello spazio aereo e invia un segnale di allarme al pilota remoto, affinché possa adottare misure immediate ed efficaci per evitare tale violazione;
16) «UAS costruito da privati»: UAS assemblati o fabbricati per l'uso personale del fabbricante, esclusi gli UAS assemblati a partire da insiemi di parti immessi sul mercato come kit pronti da assemblare;
17) «operazione autonoma»: un'operazione durante la quale un aeromobile senza equipaggio opera senza che il pilota remoto sia in grado di intervenire;
18) «persone non coinvolte»: persone che non partecipano all'operazione UAS o che non sono a conoscenza delle istruzioni e delle precauzioni di sicurezza fornite dall'operatore UAS;
19) «messa a disposizione sul mercato»: qualsiasi fornitura di un prodotto per la distribuzione, il consumo o l'uso sul mercato dell'Unione nel corso di un'attività commerciale, a titolo oneroso o gratuito;
20) «immissione sul mercato»: la prima messa a disposizione di un prodotto sul mercato dell'Unione;
21) «area di terra controllata»: l'area di terra in cui viene utilizzato l'UAS e all'interno della quale l'operatore UAS può garantire che siano presenti solo le persone coinvolte;
22) «massa massima al decollo» («MTOM»): la massa massima dell'aeromobile senza equipaggio, compreso il carico utile e il carburante, quale definita dal fabbricante o dal costruttore, alla quale è consentito l'esercizio dell'aeromobile senza equipaggio;
23) «aliante senza equipaggio»: un aeromobile senza equipaggio sorretto in volo dalla reazione dinamica dell'aria a contatto con le sue superfici di portanza fisse, il cui volo libero non è dipendente da un motore. Esso può essere dotato di motore da utilizzare in caso di emergenza.
Articolo 3
Categorie di operazioni UAS
Le operazioni UAS sono suddivise nelle categorie «aperta», «specifica» o «certificata» definite rispettivamente agli articoli 4, 5 e 6, soggette alle seguenti condizioni:
a)
le operazioni UAS nella categoria «aperta» non sono soggette ad autorizzazione operativa preventiva né ad una dichiarazione operativa da parte dell'operatore UAS prima che l'operazione abbia luogo;
b)
le operazioni UAS nella categoria «specifica» necessitano di un'autorizzazione operativa rilasciata dall'autorità competente a norma dell'articolo 12 o di un'autorizzazione ricevuta conformemente all'articolo 16 o, nelle circostanze di cui all'articolo 5, paragrafo 5, di una dichiarazione che deve essere presentata da un operatore UAS;
c)
le operazioni UAS nella categoria «certificata» necessitano della certificazione dell'UAS a norma del regolamento delegato (UE) 2019/945, della certificazione dell'operatore e, se del caso, della licenza del pilota remoto.
Articolo 4
Categoria «aperta» delle operazioni UAS
1. Le operazioni sono classificate come operazioni UAS nella categoria «aperta» solo se sono soddisfatti i seguenti requisiti:
a)
l'UAS appartiene a una delle classi stabilite nel regolamento delegato (UE) 2019/945 o è stato costruito da privati o soddisfa le condizioni di cui all'articolo 20;
b)
l'aeromobile senza equipaggio ha una massa massima al decollo inferiore a 25 kg;
c)
il pilota remoto garantisce che l'aeromobile senza equipaggio sia mantenuto a distanza di sicurezza dalle persone e che non sorvoli assembramenti di persone;
d)
il pilota remoto mantiene l'aeromobile senza equipaggio in VLOS in qualsiasi momento, tranne in caso di volo in modalità follow me o in caso di utilizzo di un osservatore dell'aeromobile senza equipaggio, come specificato nella parte A dell'allegato;
e)
durante il volo l'aeromobile senza equipaggio è mantenuto entro 120 metri dal punto più vicino alla superficie terrestre, salvo in caso di sorvolo di un ostacolo, come specificato nella parte A dell'allegato;
f)
durante il volo l'aeromobile senza equipaggio non trasporta merci pericolose e non lascia cadere alcun materiale;
2. le operazioni UAS nella categoria «aperta» sono suddivise in tre sottocategorie, conformemente ai requisiti di cui alla parte A dell'allegato.
Articolo 5
Categoria «specifica» delle operazioni UAS
1. Se uno dei requisiti di cui all'articolo 4 o alla parte A dell'allegato non è soddisfatto, l'operatore UAS è tenuto a ottenere dall'autorità competente dello Stato membro in cui l'UAS è immatricolato un'autorizzazione operativa a norma dell'articolo 12.
2. La domanda di autorizzazione operativa presentata all'autorità competente a norma dell'articolo 12 è corredata di una valutazione dei rischi effettuata dall'operatore in conformità all'articolo 11, comprendente le adeguate misure di attenuazione.
3. Conformemente alla parte B, punto UAS.SPEC.040, dell'allegato, l'autorità competente rilascia un'autorizzazione operativa se ritiene che i rischi operativi siano adeguatamente attenuati in conformità all'articolo 12.
4. L'autorità competente specifica se l'autorizzazione operativa riguarda:
a)
l'approvazione di una singola operazione o di una serie di operazioni per cui sono specificati il tempo e/o il luogo. L'autorizzazione operativa include l'elenco preciso delle misure di attenuazione corrispondenti;
b)
l'approvazione di un LUC, conformemente alla parte C dell'allegato.
5. Qualora l'operatore UAS presenti una dichiarazione all'autorità competente dello Stato membro di immatricolazione, in conformità alla parte B, punto UAS.SPEC.020, dell'allegato, per un'operazione conforme a uno scenario standard, come definito nell'appendice 1 di tale allegato, l'operatore UAS non è tenuto a ottenere un'autorizzazione operativa in conformità ai paragrafi da 1 a 4 del presente articolo e si applica la procedura di cui all'articolo 12, paragrafo 5.
6. Non è richiesta un'autorizzazione o una dichiarazione operativa per:
a)
gli operatori UAS che possiedono un LUC con privilegi adeguati in conformità al punto UAS.LUC.060 dell'allegato;
b)
le operazioni effettuate nell'ambito di club e associazioni di aeromodellismo che hanno ottenuto un'autorizzazione in conformità all'articolo 16.
Articolo 6
Categoria «certificata» delle operazioni UAS
1. Le operazioni sono classificate come operazioni UAS nella categoria «certificata» solo se sono soddisfatti i seguenti requisiti:
a)
l'UAS è certificato a norma dell'articolo 40, paragrafo 1, lettere a), b) e c), del regolamento delegato (UE) 2019/945; e
b)
l'operazione è effettuata in una delle seguenti condizioni:
i.
è previsto il sorvolo di assembramenti di persone;
ii.
è previsto il trasporto di persone;
iii.
è previsto il trasporto di merci pericolose che può comportare un rischio elevato per terzi in caso di incidente.
2. Le operazioni UAS sono inoltre classificate come operazioni UAS nella categoria «certificata» se l'autorità competente, sulla base della valutazione dei rischi di cui all'articolo 11, ritiene che il rischio dell'operazione non possa essere adeguatamente attenuato senza la certificazione dell'UAS e dell'operatore UAS e, se del caso, senza rilasciare una licenza al pilota remoto.
Articolo 7
Norme e procedure per l'esercizio degli UAS
1. Le operazioni UAS nella categoria «aperta» sono conformi alle limitazioni operative di cui alla parte A dell'allegato.
2. Le operazioni UAS nella categoria «specifica» sono conformi alle limitazioni operative stabilite nell'autorizzazione operativa di cui all'articolo 12 o nell'autorizzazione di cui all'articolo 16, o in uno scenario standard definito nell'appendice 1 dell'allegato, come dichiarato dall'operatore UAS.
Il presente paragrafo non si applica se l'operatore UAS dispone di un LUC con privilegi adeguati.
Le operazioni UAS nella categoria «specifica» sono soggette ai requisiti operativi applicabili di cui al regolamento di esecuzione (UE) n. 923/2012 della Commissione (5).
3. Le operazioni UAS nella categoria «certificata» sono soggette ai requisiti operativi applicabili di cui al regolamento di esecuzione (UE) n. 923/2012 della Commissione e ai regolamenti (UE) n. 965/2012 (6) e (UE) n. 1332/2011 (7) della Commissione.
Articolo 8
Norme e procedure relative alla competenza dei piloti remoti
1. I piloti remoti che utilizzano UAS in operazioni nella categoria «aperta» soddisfano i requisiti di competenza cui alla parte A dell'allegato.
2. I piloti remoti che utilizzano UAS in operazioni nella categoria «specifica» soddisfano i requisiti di competenza stabiliti nell'autorizzazione operativa rilasciata dall'autorità competente o nello scenario standard di cui all'appendice 1 dell'allegato o come definito dal LUC e sono in possesso almeno delle seguenti competenze:
a)
capacità di applicare procedure operative (procedure normali, di contingenza e di emergenza, pianificazione del volo, ispezioni pre-volo e post-volo);
b)
capacità di gestire la comunicazione aeronautica;
c)
capacità di gestire la traiettoria di volo e l'automazione degli aeromobili senza equipaggio;
d)
capacità di leadership, predisposizione al lavoro di squadra e all'autogestione;
e)
capacità di risolvere problemi e prendere decisioni;
f)
coscienza situazionale;
g)
capacità di gestione del carico di lavoro;
h)
capacità di coordinare o di delegare, a seconda dei casi.
3. I piloti remoti che operano nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo soddisfano i requisiti minimi di competenza definiti nell'autorizzazione rilasciata in conformità all'articolo 16.
Articolo 9
Età minima per i piloti remoti
1. L'età minima per i piloti remoti che gestiscono un UAS in operazioni nella categoria «aperta» e «specifica» è di 16 anni.
2. Non è richiesta un'età minima per i piloti remoti che:
a)
operano nella sottocategoria A1, come specificato nell'allegato, parte A, del presente regolamento, con UAS di classe C0 di cui all'allegato, parte 1, del regolamento delegato (UE) 2019/945, che è da ritenersi un giocattolo ai sensi della direttiva 2009/48/CE;
b)
utilizzano UAS costruiti da privati con una massa massima al decollo inferiore a 250 g;
c)
operano sotto la supervisione diretta di un pilota remoto che rispetta le disposizioni del paragrafo 1 e dell'articolo 8.
3. Gli Stati membri possono abbassare l'età minima seguendo un approccio basato sul rischio e tenendo conto dei rischi specifici associati alle operazioni nel loro territorio:
a)
di un massimo di 4 anni per i piloti remoti che operano nella categoria «aperta»;
b)
di un massimo di 2 anni per i piloti remoti che operano nella categoria «specifica».
4. Se uno Stato membro abbassa l'età minima per i piloti remoti, questi ultimi sono autorizzati a utilizzare un UAS solo nel territorio di tale Stato membro.
5. Nell'autorizzazione rilasciata a norma dell'articolo 16, gli Stati membri possono stabilire un'età minima diversa per i piloti remoti che operano nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo.
Articolo 10
Norme e procedure per l'aeronavigabilità degli UAS
Gli UAS utilizzati nelle operazioni di cui al presente regolamento soddisfano i requisiti tecnici nonché le norme e le procedure per l'aeronavigabilità definiti negli atti delegati adottati a norma dell'articolo 58 del regolamento (UE) 2018/1139, ad eccezione degli UAS costruiti da privati o utilizzati per operazioni di cui all'articolo 16 o che soddisfino le condizioni di cui all'articolo 20.
Articolo 11
Norme per la valutazione dei rischi operativi
1. Una valutazione dei rischi operativi:
a)
descrive le caratteristiche dell'operazione UAS;
b)
propone obiettivi di sicurezza operativa adeguati;
c)
individua i rischi dell'operazione sia a terra che in volo tenendo conto di quanto segue:
i.
la misura in cui terzi o beni a terra possano essere messi in pericolo dall'attività;
ii.
la complessità, le prestazioni e le caratteristiche operative degli aeromobili senza equipaggio interessati;
iii.
lo scopo del volo, il tipo di UAS, la probabilità di collisione con altri aeromobili e la classe dello spazio aereo utilizzato;
iv.
il tipo, la portata e la complessità dell'operazione o dell'attività UAS, inclusi, se del caso, le dimensioni e il tipo di traffico gestito dall'organizzazione o dalla persona responsabile;
v.
la misura in cui le persone interessate dai rischi dell'operazione UAS siano in grado valutare tali rischi ed esercitare un controllo sui medesimi;
d)
individua una serie di possibili misure di attenuazione dei rischi;
e)
determina il livello necessario di solidità delle misure di attenuazione selezionate in modo che l'operazione possa essere condotta in condizioni di sicurezza.
2. La descrizione dell'operazione UAS comprende almeno i seguenti elementi:
a)
la natura delle attività svolte;
b)
l'ambiente operativo e l'area geografica dell'operazione prevista, in particolare la popolazione sorvolata, l'orografia, i tipi di spazio aereo, il volume di spazio aereo in cui avrà luogo l'operazione e quale volume di spazio aereo è mantenuto come necessaria area tampone di rischio, compresi i requisiti operativi per le zone geografiche;
c)
la complessità dell'operazione, in particolare per quanto riguarda la pianificazione e l'esecuzione, le competenze, l'esperienza e la composizione del personale nonché i mezzi tecnici necessari per condurre l'operazione;
d)
le caratteristiche tecniche dell'UAS, comprese le sue prestazioni in considerazione delle condizioni dell'operazione prevista e, se del caso, il suo numero di immatricolazione;
e)
la competenza del personale per lo svolgimento dell'operazione, compresa la sua composizione, il suo ruolo, le sue responsabilità, il suo addestramento e la sua esperienza recente.
3. La valutazione propone un livello obiettivo di sicurezza equivalente al livello di sicurezza dell'aviazione con equipaggio, in considerazione delle caratteristiche specifiche dell'operazione UAS.
4. L'individuazione dei rischi comprende la determinazione di tutti i seguenti elementi:
a)
il rischio a terra non attenuato generato dall'operazione tenendo conto del tipo di operazione e delle condizioni in cui si svolge l'operazione, compresi almeno i seguenti criteri:
i.
VLOS o BVLOS;
ii.
densità della popolazione nelle aree sorvolate;
iii.
sorvolo di assembramenti di persone;
iv.
caratteristiche della dimensione degli aeromobili senza equipaggio;
b)
il rischio aereo non attenuato generato dall'operazione tenendo conto di tutti i seguenti elementi:
i.
il volume esatto dello spazio aereo in cui avrà luogo l'operazione, più il volume di spazio aereo necessario per le procedure di contingenza;
ii.
la classe dello spazio aereo;
iii.
l'impatto sul restante traffico aereo e sulla gestione del traffico aereo (ATM) e in particolare:
—
l'altitudine dell'operazione;
—
se l'operazione ha luogo in uno spazio aereo controllato o non controllato;
—
se l'operazione ha luogo in un ambiente aeroportuale o non aeroportuale;
—
se lo spazio aereo sovrasta un ambiente urbano o una zona rurale;
—
la separazione dal restante traffico aereo.
5. Nell'individuare le eventuali misure di attenuazione necessarie per conseguire il livello obiettivo di sicurezza proposto si prendono in considerazione le seguenti possibilità:
a)
misure di contenimento per le persone a terra;
b)
limitazioni operative strategiche all'operazione UAS, in particolare:
i.
limitazione dei volumi geografici nel luogo in cui viene effettuata l'operazione;
ii.
limitazione della durata o della fascia oraria in cui si svolge l'operazione;
c)
misure di attenuazione strategiche, adottando regole di volo comuni o utilizzando struttura e servizi comuni dello spazio aereo;
d)
capacità di far fronte a eventuali condizioni operative sfavorevoli;
e)
fattori organizzativi, quali le procedure operative e di manutenzione elaborate dall'operatore UAS e le procedure di manutenzione conformi al manuale d'uso del fabbricante;
f)
livello di competenza e di esperienza del personale addetto alla sicurezza del volo;
g)
rischio di errore umano nell'applicazione delle procedure operative;
h)
caratteristiche progettuali e prestazioni dell'UAS, in particolare:
i.
la disponibilità di mezzi per attenuare i rischi di collisione;
ii.
la disponibilità di sistemi che limitano l'energia all'impatto o la frangibilità dell'aeromobile senza equipaggio;
iii.
la conformità del progetto dell'UAS alle norme riconosciute e a criteri di progettazione fail-safe (sicuro in caso di guasto).
6. La solidità delle misure di attenuazione proposte deve essere valutata al fine di determinare se queste siano commisurate agli obiettivi di sicurezza e ai rischi dell'operazione prevista, in particolare per garantire che ogni fase dell'operazione sia sicura.
Articolo 12
Autorizzazione delle operazioni nella categoria «specifica»
1. L'autorità competente effettua una valutazione dei rischi e della solidità delle misure di attenuazione proposte dall'operatore UAS al fine di mantenere la sicurezza dell'operazione UAS in tutte le fasi del volo.
2. L'autorità competente rilascia un'autorizzazione operativa quando la valutazione conclude che:
a)
gli obiettivi di sicurezza operativa tengono conto dei rischi dell'operazione;
b)
la combinazione di misure di attenuazione riguardanti le condizioni operative per lo svolgimento delle operazioni, la competenza del personale coinvolto e le caratteristiche tecniche degli aeromobili senza equipaggio sono adeguate e sufficientemente solide da mantenere la sicurezza dell'operazione in considerazione dei rischi a terra e in volo individuati;
c)
l'operatore UAS ha fornito una dichiarazione in cui si conferma che l'operazione prevista è conforme alle norme nazionali e dell'Unione applicabili, in particolare per quanto riguarda la tutela della riservatezza, la protezione dei dati, la responsabilità civile, l'assicurazione, la sicurezza e la protezione dell'ambiente.
3. Se l'operazione non è ritenuta sufficientemente sicura, l'autorità competente ne informa il richiedente, motivando il suo rifiuto di rilasciare l'autorizzazione operativa.
4. L'autorizzazione operativa rilasciata dall'autorità competente specifica:
a)
l'ambito dell'autorizzazione;
b)
le condizioni «specifiche» che si applicano:
i.
all'operazione UAS e alle limitazioni operative;
ii.
alla competenza richiesta all'operatore UAS e, se del caso, ai piloti remoti;
iii.
alle caratteristiche tecniche dell'UAS, compresa, se del caso, la certificazione dell'UAS;
c)
le seguenti informazioni:
i.
il numero di immatricolazione dell'operatore UAS e le caratteristiche tecniche dell'UAS;
ii.
un riferimento alla valutazione dei rischi operativi effettuata dall'operatore UAS;
iii.
le limitazioni operative e le condizioni dell'operazione;
iv.
le misure di attenuazione che l'operatore UAS deve applicare;
v.
il luogo o i luoghi in cui l'operazione è autorizzata e qualsiasi altro luogo in uno Stato membro conformemente all'articolo 13;
vi.
tutti i documenti e le registrazioni pertinenti per il tipo di operazione e il tipo di eventi che dovrebbero essere segnalati in aggiunta a quelli definiti nel regolamento (UE) n. 376/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio (8).
5. Al ricevimento della dichiarazione di cui all'articolo 5, paragrafo 5, l'autorità competente:
a)
verifica che tale dichiarazione contenga tutti gli elementi di cui al punto UAS.SPEC.020, paragrafo 2, dell'allegato;
b)
in caso positivo, fornisce all'operatore UAS, senza indebito ritardo, una conferma del ricevimento e della completezza della dichiarazione, in modo che l'operatore possa avviare l'operazione.
Articolo 13
Operazioni transfrontaliere o operazioni condotte al di fuori dello stato di immatricolazione
1. Qualora intenda effettuare un'operazione nella categoria «specifica» per la quale è già stata rilasciata un'autorizzazione operativa in conformità all'articolo 12, e che è destinata a svolgersi in tutto o in parte nello spazio aereo di uno Stato membro diverso dallo Stato membro di immatricolazione, l'operatore UAS presenta all'autorità competente dello Stato membro in cui è prevista l'operazione una domanda comprendente le seguenti informazioni:
a)
una copia dell'autorizzazione operativa rilasciata all'operatore UAS in conformità all'articolo 12; e
b)
il luogo o i luoghi in cui si svolgerà l'operazione prevista, comprese, se necessario, le misure di attenuazione aggiornate per far fronte ai rischi individuati a norma dell'articolo 11, paragrafo 2, lettera b), specifici dello spazio aereo, del terreno, delle caratteristiche della popolazione e delle condizioni climatiche locali.
2. Al ricevimento della domanda di cui al paragrafo 1, l'autorità competente dello Stato membro in cui è prevista l'operazione effettua senza indebito ritardo una valutazione della stessa e fornisce all'autorità competente dello Stato membro di immatricolazione e all'operatore UAS una conferma del fatto che le misure di attenuazione aggiornate di cui al paragrafo 1, lettera b), sono soddisfacenti ai fini dell'operazione da effettuarsi nel luogo previsto. Ricevuta tale conferma, l'operatore UAS può avviare l'operazione prevista e lo Stato membro di immatricolazione registra nell'autorizzazione operativa rilasciata in conformità all'articolo 12 le misure di attenuazione aggiornate che l'operatore UAS deve applicare.
3. Qualora intenda effettuare un'operazione nella categoria «specifica» per la quale è già stata concessa un'autorizzazione operativa in conformità all'articolo 5, paragrafo 5, e che è destinata a svolgersi in tutto o in parte nello spazio aereo di uno Stato membro diverso dallo Stato membro di immatricolazione, l'operatore UAS presenta all'autorità competente dello Stato membro in cui è prevista l'operazione una copia della dichiarazione presentata allo Stato membro di immatricolazione, nonché una copia della conferma del ricevimento e della completezza di tale dichiarazione.
Articolo 14
Immatricolazione di operatori UAS e di UAS certificati
1. Gli Stati membri istituiscono e mantengono aggiornati sistemi di immatricolazione accurati per gli UAS il cui progetto è soggetto a certificazione e per gli operatori UAS le cui operazioni possono presentare un rischio per la sicurezza, anche in termini di security, la tutela della riservatezza e la protezione dei dati personali o dell'ambiente.
2. I sistemi di immatricolazione degli operatori UAS prevedono campi destinati all'introduzione e allo scambio delle seguenti informazioni:
a)
il nome completo e la data di nascita per le persone fisiche, e la denominazione e il numero di identificazione per le persone giuridiche;
b)
l'indirizzo degli operatori UAS;
c)
il loro indirizzo di posta elettronica e numero di telefono;
d)
il numero della polizza assicurativa per l'UAS, se previsto dal diritto nazionale o dell'Unione;
e)
la conferma da parte delle persone giuridiche della seguente dichiarazione: «Tutti i membri del personale direttamente coinvolti nelle operazioni sono in possesso delle competenze necessarie a svolgere i loro compiti e l'UAS sarà utilizzato solo da piloti remoti con un adeguato livello di competenza»;
f)
le autorizzazioni operative e i LUC di cui si è in possesso e le dichiarazioni seguite da una conferma in conformità all'articolo 12, paragrafo 5, lettera b).
3. I sistemi di immatricolazione degli aeromobili senza equipaggio il cui progetto è soggetto a certificazione prevedono campi destinati all'introduzione e allo scambio delle seguenti informazioni:
a)
denominazione del fabbricante;
b)
designazione del fabbricante dell'aeromobile senza equipaggio;
c)
numero di serie dell'aeromobile senza equipaggio;
d)
nome completo, indirizzo, indirizzo di posta elettronica e numero di telefono della persona fisica o giuridica a nome della quale è immatricolato l'aeromobile senza equipaggio.
4. Gli Stati membri provvedono affinché i sistemi di immatricolazione siano digitali e interoperabili e consentano l'accesso e lo scambio reciproco di informazioni tramite il repertorio di cui all'articolo 74 del regolamento (UE) 2018/1139.
5. Gli operatori UAS sono tenuti a immatricolarsi:
a)
quando operano nell'ambito della categoria «aperta» utilizzando uno dei seguenti aeromobili senza equipaggio:
i.
aeromobili senza equipaggio aventi MTOM pari o superiore a 250 g o che, in caso di impatto, possono trasferire al corpo umano un'energia cinetica superiore a 80 Joule;
ii.
aeromobili senza equipaggio dotati di un sensore in grado di rilevare dati personali, a meno che non sia conforme alla direttiva 2009/48/CE;
b)
quando operano nell'ambito della categoria «specifica» utilizzando aeromobili senza equipaggio aventi qualsiasi massa.
6. Gli operatori UAS sono tenuti a immatricolarsi nello Stato membro in cui risiedono (persone fisiche) o in cui hanno la sede principale (persone giuridiche) e garantiscono che le loro informazioni di immatricolazione siano accurate. Un operatore UAS non può essere immatricolato in più di uno Stato membro alla volta.
Gli Stati membri rilasciano un numero di immatricolazione digitale unico per gli operatori UAS e per gli UAS che richiedono l'immatricolazione, al fine di consentirne l'identificazione individuale.
Il numero di immatricolazione per gli operatori UAS è stabilito sulla base di norme a sostegno dell'interoperabilità dei sistemi di immatricolazione.
7. Il proprietario di un aeromobile senza equipaggio il cui progetto è soggetto a certificazione è tenuto a immatricolare tale aeromobile senza equipaggio.
Le marche di nazionalità e immatricolazione di un aeromobile senza equipaggio devono essere definite in linea con l'allegato 7 dell'ICAO. Un aeromobile senza equipaggio non può essere immatricolato in più di uno Stato membro alla volta.
8. Gli operatori UAS espongono il loro numero di immatricolazione su ogni aeromobile senza equipaggio che soddisfa le condizioni di cui al paragrafo 5.
Articolo 15
Condizioni operative per le zone geografiche UAS
1. Nel definire le zone geografiche per motivi di sicurezza, anche in termini di security, tutela della riservatezza o dell'ambiente, gli Stati membri possono:
a)
vietare alcune o tutte le operazioni UAS, richiedere particolari condizioni per alcune o per tutte le operazioni UAS o richiedere un'autorizzazione operativa preventiva per alcune o per tutte le operazioni UAS;
b)
sottoporre le operazioni UAS a norme ambientali specifiche;
c)
consentire l'accesso solo a determinate classi di UAS;
d)
consentire l'accesso solo a UAS dotati di determinate caratteristiche tecniche, in particolare sistemi di identificazione a distanza o di geo-consapevolezza.
2. Sulla base di una valutazione dei rischi effettuata dall'autorità competente, gli Stati membri possono designare determinate zone geografiche nelle quali le operazioni UAS sono esenti da uno o più requisiti della categoria «aperta».
3. Quando, a norma dei paragrafi 1 o 2, definiscono le zone geografiche UAS a fini di geo-consapevolezza, gli Stati membri provvedono affinché le informazioni sulle zone geografiche UAS, incluso il loro periodo di validità, siano rese pubbliche in un formato digitale unico e comune.
Articolo 16
Operazioni UAS effettuate nell'ambito di club e associazioni di aeromodellismo
1. Su richiesta di un club o di un'associazione di aeromodellismo, l'autorità competente può rilasciare un'autorizzazione per le operazioni UAS nell'ambito di club e associazioni di aeromodellismo.
2. L'autorizzazione di cui al paragrafo 1 è rilasciata conformemente a:
a)
norme nazionali pertinenti;
b)
procedure stabilite, struttura organizzativa e sistema di gestione del club o dell'associazione di aeromodellismo, garantendo che:
i.
i piloti remoti che operano nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo siano informati delle condizioni e delle limitazioni definite nell'autorizzazione rilasciata dall'autorità competente;
ii.
i piloti remoti che operano nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo siano assistiti nel conseguimento della competenza minima necessaria per utilizzare l'UAS in condizioni di sicurezza e in conformità alle condizioni e alle limitazioni definite nell'autorizzazione;
iii.
il club o l'associazione di aeromodellismo adottino misure adeguate qualora vengano informati del fatto che un pilota remoto che opera nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo non rispetta le condizioni e le limitazioni definite nell'autorizzazione e, se necessario, ne informano l'autorità competente;
iv.
il club o l'associazione di aeromodellismo forniscano, su richiesta dell'autorità competente, la documentazione necessaria a fini di sorveglianza e monitoraggio.
3. L'autorizzazione di cui al paragrafo 1 specifica le condizioni in base alle quali possono svolgersi le operazioni effettuate nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo ed è limitata al territorio dello Stato membro in cui è rilasciata.
4. Gli Stati membri possono consentire a club e associazioni di aeromodellismo di immatricolare a loro nome i propri membri nei sistemi di immatricolazione istituiti a norma dell'articolo 14. In caso contrario, i membri dei club e delle associazioni di aeromodellismo sono tenuti a immatricolarsi conformemente all'articolo 14.
Articolo 17
Designazione dell'autorità competente
1. Ciascuno Stato membro designa una o più entità in qualità di autorità competente per i compiti di cui all'articolo 18.
2. Qualora designi più di un'entità come autorità competente, lo Stato membro:
a)
definisce chiaramente le aree di competenza di ciascuna autorità competente in termini di responsabilità;
b)
istituisce un appropriato meccanismo di coordinamento tra tali entità al fine di garantire l'efficace sorveglianza di tutte le organizzazioni e le persone soggette al presente regolamento.
Articolo 18
Compiti dell'autorità competente
L'autorità competente è responsabile:
a)
dell'applicazione del presente regolamento;
b)
del rilascio, della sospensione o della revoca dei certificati degli operatori UAS e delle licenze dei piloti remoti che operano nell'ambito della categoria «certificata» delle operazioni UAS;
c)
del rilascio ai piloti remoti della prova di completamento di un esame online di conoscenza teorica conformemente ai punti UAS.OPEN.020 e UAS.OPEN.040 dell'allegato, e del rilascio, della modifica, della sospensione, della limitazione o della revoca dei certificati di competenza dei piloti remoti conformemente al punto UAS.OPEN.030 dell'allegato;
d)
del rilascio, della modifica, della sospensione, della limitazione o della revoca delle autorizzazioni operative e dei LUC, e della verifica della completezza delle dichiarazioni necessarie per effettuare operazioni UAS nell'ambito della categoria «specifica»;
e)
della conservazione di documenti, registri e relazioni riguardanti le autorizzazioni operative UAS, le dichiarazioni, i certificati di competenza dei piloti remoti e i LUC;
f)
della messa a disposizione in un formato digitale unico e comune delle informazioni sulle zone geografiche UAS individuate dagli Stati membri e definite all'interno dello spazio aereo nazionale dello Stato di tale autorità competente;
g)
del rilascio di una conferma del ricevimento e della completezza a norma dell'articolo 12, paragrafo 5, lettera b), o di una conferma a norma dell'articolo 13, paragrafo 2;
h)
dello sviluppo di un sistema di sorveglianza basato sul rischio per:
i.
gli operatori UAS che hanno presentato una dichiarazione o sono in possesso di un'autorizzazione operativa o di un LUC;
ii.
i club e le associazioni di aeromodellismo in possesso di un'autorizzazione di cui all'articolo 16;
i)
delle operazioni diverse da quelle della categoria «aperta», stabilendo una pianificazione di audit basata sul profilo di rischio, sul livello di conformità e sulle prestazioni in materia di sicurezza degli operatori UAS che hanno presentato una dichiarazione o sono in possesso di un certificato rilasciato dall'autorità competente;
j)
delle operazioni diverse da quelle della categoria «aperta», effettuando ispezioni riguardanti gli operatori UAS che hanno presentato una dichiarazione o sono in possesso di un certificato rilasciato dall'autorità competente che effettua l'ispezione e che garantisce che gli operatori UAS e i piloti remoti rispettano il presente regolamento;
k)
dell'attuazione di un sistema volto a individuare ed esaminare i casi di inosservanza da parte degli operatori UAS che operano nell'ambito delle categorie «aperte» o «specifiche», segnalati conformemente all'articolo 19, paragrafo 2;
l)
della comunicazione agli operatori UAS di informazioni e orientamenti che promuovano la sicurezza delle operazioni UAS;
m)
dell'istituzione e dell'aggiornamento dei sistemi di immatricolazione per gli UAS il cui progetto è soggetto a certificazione e per gli operatori UAS le cui operazioni possono presentare un rischio per la sicurezza, anche in termini di security, la tutela della riservatezza e la protezione dei dati personali o dell'ambiente.
Articolo 19
Informazioni in materia di sicurezza
1. Le autorità competenti degli Stati membri e le autorità di vigilanza e di controllo del mercato di cui all'articolo 36 del regolamento delegato (UE) 2019/945 cooperano nelle questioni relative alla sicurezza e stabiliscono le procedure per lo scambio efficace di informazioni in materia di sicurezza.
2. Ogni operatore UAS segnala all'autorità competente qualsiasi evento correlato alla sicurezza e procede allo scambio di informazioni riguardanti il proprio UAS conformemente al regolamento (UE) n. 376/2014.
3. L'Agenzia dell'Unione europea per la sicurezza aerea («l'Agenzia») e le autorità competenti raccolgono, analizzano e pubblicano le informazioni di sicurezza relative alle operazioni UAS nel loro territorio in conformità all'articolo 119 del regolamento (UE) 2018/1139 e ai relativi atti di esecuzione.
4. Al ricevimento di qualsiasi informazione di cui ai paragrafi 1, 2 o 3, l'Agenzia e l'autorità competente adottano le misure necessarie al fine di affrontare eventuali problemi di sicurezza sulla base dei migliori dati e analisi disponibili, tenendo conto delle interdipendenze tra i vari settori della sicurezza aerea e tra la sicurezza aerea, la cibersicurezza e altri ambiti tecnici della regolamentazione aeronautica.
5. Qualora adotti misure conformemente al paragrafo 4, l'autorità competente o l'Agenzia ne informa immediatamente tutte le parti e le organizzazioni interessate che devono conformarsi a tali misure in conformità al regolamento (UE) 2018/1139 e ai relativi atti di esecuzione.
Articolo 20
Disposizioni particolari concernenti l'uso di determinati UAS nella categoria «aperta»
I tipi di UAS ai sensi della decisione n. 768/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (9), che non sono conformi al regolamento delegato (UE) 2019/945 e che non sono costruiti da privati, possono continuare ad essere utilizzati alle seguenti condizioni, qualora siano immessi sul mercato prima del 1o luglio 2022:
a)
nella sottocategoria A1, come definita nella parte A dell'allegato, a condizione che l'aeromobile senza equipaggio abbia una massa massima al decollo inferiore a 250 g, compreso il carico utile;
b)
nella sottocategoria A3, come definita nella parte A dell'allegato, a condizione che l'aeromobile senza equipaggio abbia una massa massima al decollo inferiore a 25 kg, compreso il carburante e il carico utile.
Articolo 21
Adattamento di autorizzazioni, dichiarazioni e certificati
1. Le autorizzazioni rilasciate agli operatori UAS, i certificati di competenza dei piloti remoti e le dichiarazioni effettuate dagli operatori UAS o i documenti equivalenti, rilasciati in base al diritto nazionale, restano in vigore fino al 1o luglio 2021.
2. Entro il 1o luglio 2021 gli Stati membri convertono i loro vigenti certificati di competenza dei piloti remoti e le loro vigenti autorizzazioni o dichiarazioni degli operatori UAS, o documentazione equivalente, compresi quelli rilasciati fino a quella data, in conformità al presente regolamento.
3. Fatto salvo l'articolo 14, le operazioni UAS effettuate nell'ambito di club e associazioni di aeromodellismo possono continuare ad essere effettuate in conformità alle pertinenti norme nazionali e senza un'autorizzazione a norma dell'articolo 16 fino al 1o luglio 2022.
Articolo 22
Disposizioni transitorie
Fatto salvo l'articolo 20, l'uso di UAS nella categoria «aperta» che non siano conformi ai requisiti dell'allegato, parti da 1 a 5, del regolamento delegato (UE) 2019/945 è consentito per un periodo transitorio di due anni a decorrere da un anno dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, soggetto alle seguenti condizioni:
a)
gli aeromobili senza equipaggio con una massa massima al decollo inferiore a 500 g devono essere utilizzati conformemente ai requisiti operativi di cui alla parte A, punto UAS.OPEN.020, paragrafo 1, dell'allegato da un pilota remoto con un livello di competenza definito dallo Stato membro interessato;
b)
gli aeromobili senza equipaggio con una massa massima al decollo inferiore a 2 kg devono essere utilizzati mantenendo una distanza minima orizzontale di 50 metri dalle persone e i piloti remoti devono avere un livello di competenza almeno equivalente a quello di cui alla parte A, punto UAS.OPEN.030, paragrafo 2, dell'allegato;
c)
gli aeromobili senza equipaggio con una massa massima al decollo superiore a 2 kg e inferiore a 25 kg devono essere utilizzati rispettando i requisiti operativi di cui al punto UAS.OPEN.040, paragrafi 1 e 2, e i piloti remoti devono avere un livello di competenza almeno equivalente a quello di cui alla parte A, punto UAS.OPEN.020, paragrafo 4, lettera b), dell'allegato.
Articolo 23
Entrata in vigore e applicazione
1. Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o luglio 2020.
2. L'articolo 5, paragrafo 5, si applica a decorrere dalla data in cui è modificata l'appendice 1 dell'allegato, in modo da contenere gli scenari standard applicabili. In conformità all'articolo 5, paragrafo 5, gli Stati membri possono accettare dichiarazioni dagli operatori UAS sulla base di scenari standard nazionali, se tali scenari soddisfano i requisiti di cui al punto UAS.SPEC.020 dell'allegato fino a quando il presente regolamento non sia modificato in modo da includere lo scenario standard di cui all'appendice 1 dell'allegato.
3. L'articolo 15, paragrafo 3, si applica a decorrere dal 1o luglio 2021.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 24 maggio 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 212 del 22.8.2018, pag. 1.
(2) Regolamento delegato (UE) 2019/945 della Commissione del 12 marzo 2019 relativo ai sistemi aeromobili senza equipaggio e agli operatori di paesi terzi di sistemi aeromobili senza equipaggio (cfr. pag. 1 della presente Gazzetta ufficiale)
(3) Direttiva 2009/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2009, sulla sicurezza dei giocattoli (GU L 170 del 30.6.2009, pag. 1).
(4) Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati) (GU L 119 del 4.5.2016, pag. 1).
(5) Regolamento di esecuzione (UE) n. 923/2012 della Commissione, del 26 settembre 2012, che stabilisce regole dell'aria comuni e disposizioni operative concernenti servizi e procedure della navigazione aerea e che modifica il regolamento di esecuzione (UE) n. 1035/2011 e i regolamenti (CE) n. 1265/2007, (CE) n. 1794/2006, (CE) n. 730/2006, (CE) n. 1033/2006 e (UE) n. 255/2010 (GU L 281 del 13.10.2012, pag. 1).
(6) Regolamento (UE) n. 965/2012 della Commissione, del 5 ottobre 2012, che stabilisce i requisiti tecnici e le procedure amministrative per quanto riguarda le operazioni di volo ai sensi del regolamento (CE) n. 216/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 296 del 25.10.2012, pag. 1).
(7) Regolamento (UE) n. 1332/2011 della Commissione, del 16 dicembre 2011, che stabilisce requisiti comuni per l'utilizzo dello spazio aereo e procedure operative comuni per prevenire le collisioni in volo (GU L 336 del 20.12.2011, pag. 20).
(8) Regolamento (UE) n. 376/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 aprile 2014, concernente la segnalazione, l'analisi e il monitoraggio di eventi nel settore dell'aviazione civile, che modifica il regolamento (UE) n. 996/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva 2003/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 1321/2007 e (CE) n. 1330/2007 della Commissione (GU L 122 del 24.4.2014, pag. 18).
(9) Decisione n. 768/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 luglio 2008, relativa a un quadro comune per la commercializzazione dei prodotti e che abroga la decisione 93/465/CEE (GU L 218 del 13.8.2008, pag. 82).
ALLEGATO
OPERAZIONI UAS NELLE CATEGORIE «APERTA» E «SPECIFICA»
PARTE A
OPERAZIONI UAS NELLA CATEGORIA «APERTA»
UAS.OPEN.010 Disposizioni generali
1)
La categoria «aperta» delle operazioni UAS è suddivisa in tre sottocategorie A1, A2 e A3, in base alle limitazioni operative, ai requisiti per i piloti remoti e requisiti tecnici per gli UAS.
2)
Qualora l'operazione UAS comporti che il volo di un aeromobile senza equipaggio parta da un rilievo naturale del terreno o sorvoli un terreno che presenta rilievi naturali, gli aeromobili senza equipaggio devono essere mantenuti entro una distanza di 120 metri dal punto più vicino della superficie terrestre. La misurazione delle distanze deve essere adeguata alle caratteristiche geografiche del terreno, quali la presenza di pianure, colline, montagne.
3)
Quando si fa volare un aeromobile senza equipaggio entro una distanza orizzontale di 50 metri da un ostacolo artificiale la cui altezza è superiore a 105 metri, l'altezza massima dell'operazione UAS può essere aumentata fino a 15 metri al di sopra dell'altezza dell'ostacolo su richiesta dell'entità responsabile dello stesso.
4)
In deroga al punto 2, gli alianti senza equipaggio con MTOM inferiore a 10 kg, compreso il carico utile, possono essere fatti volare a una distanza superiore a 120 metri dal punto più vicino della superficie terrestre, a condizione che, in qualsiasi momento, l'aliante senza equipaggio non sia fatto volare ad un'altezza superiore a 120 metri al di sopra del pilota remoto.
UAS.OPEN.020 Operazioni UAS nella sottocategoria A1
Le operazioni UAS nella sottocategoria A1 devono soddisfare tutte le condizioni seguenti:
1)
per gli aeromobili senza equipaggio di cui al punto 5, lettera d), le operazioni devono essere effettuate in modo tale che il pilota remoto non consenta all'aeromobile senza equipaggio di sorvolare assembramenti di persone e che si possa ragionevolmente prevedere che non saranno effettuati sorvoli su persone non coinvolte. Nel caso in cui si verifichi un sorvolo imprevisto di persone non coinvolte, il pilota remoto deve ridurre il più possibile il tempo durante il quale l'aeromobile senza equipaggio sorvola le persone in questione;
2)
nel caso di un aeromobile senza equipaggio di cui al paragrafo 5, lettere a), b) e c), le operazioni devono essere effettuate in modo tale che il pilota remoto consenta all'aeromobile senza equipaggio di sorvolare persone non coinvolte, ma mai di sorvolare assembramenti di persone;
3)
in deroga all'articolo 4, paragrafo 1, lettera d), quando è attiva la modalità follow me le operazioni devono essere effettuate fino a una distanza di 50 metri dal pilota remoto;
4)
le operazioni devono essere effettuate da un pilota remoto:
a)
che ha familiarità con il manuale d'uso fornito dal fabbricante dell'UAS;
b)
nel caso di utilizzo di un aeromobile senza equipaggio di classe C1, come definita nell'allegato, parte 2, del regolamento delegato (UE) 2019/945, che ha completato un corso di formazione online, seguito dal superamento di un esame di conoscenza teorica online, organizzato dall'autorità competente o da un'entità riconosciuta dall'autorità competente dello Stato membro di immatricolazione dell'operatore UAS. L'esame deve comprendere 40 domande a scelta multipla distribuite opportunamente tra gli argomenti seguenti:
i.
sicurezza aerea;
ii.
limitazioni dello spazio aereo;
iii.
regolamentazione aeronautica;
iv.
limitazioni delle prestazioni umane;
v.
procedure operative;
vi.
conoscenza generale dell'UAS;
vii.
riservatezza e protezione dei dati;
viii.
assicurazione;
ix.
security;
5)
le operazioni devono essere effettuate con aeromobili senza equipaggio che:
a)
hanno una MTOM inferiore a 250 g, compreso il carico utile, e una velocità massima di esercizio inferiore a 19 m/s, nel caso di UAS costruiti da privati; o
b)
soddisfano i requisiti di cui all'articolo 20, lettera a);
c)
sono contrassegnati come appartenenti alla classe C0 e soddisfano i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 1, del regolamento delegato (UE) 2019/945; o
d)
sono contrassegnati come appartenenti alla classe C1 e soddisfano i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 2, del regolamento delegato (UE) 2019/945, e sono utilizzati con sistemi attivi e aggiornati di identificazione diretta a distanza e di geolocalizzazione remota.
UAS.OPEN.030 Operazioni UAS nella sottocategoria A2
Le operazioni UAS nella sottocategoria A2 devono soddisfare tutte le condizioni seguenti:
1)
devono essere effettuate in modo che gli aeromobili senza equipaggio non sorvolino persone non coinvolte e che le operazioni UAS abbiano luogo a una distanza orizzontale sicura di almeno 30 metri da tali persone; il pilota remoto può ridurre la distanza di sicurezza orizzontale fino a un minimo di 5 metri dalle persone non coinvolte durante l'esercizio di un aeromobile senza equipaggio in cui sia attiva la funzione di modalità a bassa velocità e dopo una valutazione della situazione rispetto a:
a)
condizioni meteorologiche,
b)
prestazioni dell'aeromobile senza equipaggio,
c)
separazione della zona sorvolata;
2)
devono essere effettuate da un pilota remoto che abbia familiarità con il manuale d'uso fornito dal fabbricante dell'UAS e sia in possesso di un certificato di competenza di pilota remoto rilasciato dall'autorità competente o da un'entità riconosciuta dall'autorità competente dello Stato membro di immatricolazione dell'operatore UAS. Tale certificato deve essere rilasciato dopo che il pilota ha soddisfatto tutte le seguenti condizioni nell'ordine indicato:
a)
aver completato un corso di formazione online e superato l'esame di conoscenza teorica online di cui al paragrafo 4, lettera b), del punto UAS.OPEN.020;
b)
aver completato un addestramento pratico autonomo nelle condizioni operative della sottocategoria A3 di cui ai paragrafi 1 e 2 del punto UAS.OPEN.040;
c)
aver dichiarato il completamento dell'addestramento pratico autonomo di cui alla lettera b) e aver superato un ulteriore esame di conoscenza teorica online, organizzato dall'autorità competente o da un'entità riconosciuta dall'autorità competente dello Stato membro di immatricolazione dell'operatore UAS. L'esame deve comprendere almeno 30 domande a scelta multipla volte a valutare le conoscenze del pilota remoto in merito alle misure di attenuazione tecniche e operative del rischio a terra; tali domande devono essere distribuite opportunamente tra gli argomenti seguenti:
i.
meteorologia;
ii.
prestazioni di volo degli UAS;
iii.
misure di attenuazione tecniche e operative del rischio a terra;
3)
devono essere effettuate con un aeromobile senza equipaggio che è contrassegnato come appartenenti alla classe C2 e soddisfa i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 3, del regolamento delegato (UE) 2019/945, ed è utilizzato con sistemi attivi e aggiornati di identificazione diretta a distanza e di geolocalizzazione remota.
UAS.OPEN.040 Operazioni UAS nella sottocategoria A3
Le operazioni UAS nella sottocategoria A3 devono soddisfare tutte le condizioni seguenti:
1)
essere effettuate in un'area in cui il pilota remoto possa ragionevolmente prevedere di non mettere a rischio nessuna persona non coinvolta entro i limiti dell'area in cui fa volare l'aeromobile senza equipaggio durante l'intero periodo dell'operazione UAS;
2)
essere effettuate a una distanza orizzontale sicura di almeno 150 metri da zone residenziali, commerciali, industriali o ricreative;
3)
essere effettuate da un pilota remoto che ha completato un corso di formazione online e ha superato l'esame di conoscenza teorica online di cui al paragrafo 4, lettera b), del punto UAS.OPEN.020;
4)
essere effettuate con aeromobili senza equipaggio che:
a)
hanno una MTOM inferiore a 25 kg, compreso il carico utile, nel caso di un UAS costruito da privati, o
b)
soddisfano i requisiti di cui all'articolo 20, lettera b);
c)
sono contrassegnati come appartenenti alla classe C2 e soddisfano i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 3, del regolamento delegato (UE) 2019/945, e sono utilizzati con sistemi attivi e aggiornati di identificazione diretta a distanza e di geolocalizzazione remota; o
d)
sono contrassegnati come appartenenti alla classe C3 e soddisfano i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 4, del regolamento delegato (UE) 2019/945, e sono utilizzati con sistemi attivi e aggiornati di identificazione diretta a distanza e di geolocalizzazione remota; o
e)
sono contrassegnati come appartenenti alla classe C4 e soddisfano i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 5, del regolamento delegato (UE) 2019/945.
UAS.OPEN.050 Responsabilità dell'operatore UAS
L'operatore UAS deve soddisfare tutte le seguenti condizioni:
1)
sviluppare procedure operative adeguate al tipo di operazione e ai rischi connessi;
2)
garantire che tutte le operazioni utilizzino efficacemente lo spettro radio e ne sostengano l'uso efficiente al fine di evitare interferenze dannose;
3)
designare un pilota remoto per ogni operazione UAS;
4)
garantire che i piloti remoti e tutti gli altri membri del personale che svolgono un compito a sostegno delle operazioni abbiano familiarità con il manuale d'uso fornito dal fabbricante dell'UAS, e:
a)
siano in possesso di una competenza adeguata nella sottocategoria delle operazioni UAS previste, conformemente ai punti UAS.OPEN.020, UAS.OPEN.030 o UAS.OPEN.040, per lo svolgimento dei loro compiti o, per il personale diverso dal pilota remoto, abbiano completato un corso di formazione sul posto di lavoro sviluppato dall'operatore;
b)
conoscano bene le procedure dell'operatore UAS;
c)
abbiano ricevuto le informazioni pertinenti per l'operazione UAS prevista riguardo a qualsiasi zona geografica pubblicata dallo Stato membro dell'operazione in conformità all'articolo 15;
5)
aggiornare le informazioni nel sistema di geosensibilizzazione, se del caso, in funzione del luogo in cui è prevista l'operazione;
6)
in caso di operazioni con aeromobili senza equipaggio di una delle classi di cui alle parti da 1 a 5 del regolamento delegato (UE) 2019/945, garantire:
a)
che l'UAS sia accompagnato dalla corrispondente dichiarazione UE di conformità, compreso il riferimento alla classe appropriata; e che
b)
sugli aeromobili senza equipaggio sia apposta la relativa etichetta di identificazione della classe;
7)
garantire, nel caso di un'operazione UAS nella sottocategoria A2 o A3, che tutte le persone coinvolte presenti nell'area dell'operazione siano state informate dei rischi e abbiano esplicitamente acconsentito a partecipare.
UAS.OPEN.060 Responsabilità del pilota remoto
1)
Prima di avviare un'operazione UAS, il pilota remoto deve:
a)
essere in possesso di una competenza adeguata nella sottocategoria delle operazioni UAS previste, conformemente ai punti UAS.OPEN.020, UAS.OPEN.030 o UAS.OPEN.040, per lo svolgimento dei loro compiti e avere con sé un documento comprovante la competenza durante l'esercizio dell'UAS, ad eccezione dell'esercizio di aeromobili senza equipaggio di cui al paragrafo 5, lettera a), b) o c), del punto UAS.OPEN.020;
b)
ottenere informazioni aggiornate pertinenti per l'operazione UAS prevista riguardo a qualsiasi zona geografica pubblicata dallo Stato membro dell'operazione in conformità all'articolo 15;
c)
rispettare l'ambiente operativo, verificare la presenza di ostacoli e, a meno che non operi nella sottocategoria A1 con un aeromobile senza equipaggio di cui al paragrafo 5, lettera a), b) o c), del punto UAS.OPEN.020, verificare la presenza di persone non coinvolte;
d)
garantire che il sistema UAS sia in condizione di completare in sicurezza il volo previsto e, se del caso, verificare che l'identificazione diretta a distanza funzioni correttamente;
e)
se l'UAS è dotato di un carico utile aggiuntivo, verificare che la sua massa non superi la MTOM definita dal fabbricante o il limite di MTOM della sua classe.
2)
Durante il volo, il pilota remoto deve:
a)
astenersi dallo svolgere i propri compiti sotto l'effetto di sostanze psicoattive o di alcolici o qualora non sia in grado di svolgerli a causa di lesioni, affaticamento, cure mediche, malattie o altre cause;
b)
mantenere l'aeromobile senza equipaggio in VLOS e effettuare una scansione visiva completa dello spazio aereo circostante l'aeromobile senza equipaggio, al fine di prevenire qualsiasi rischio di collisione con eventuali aeromobili con equipaggio. Il pilota remoto deve interrompere il volo se l'operazione rappresenta un rischio per altri aeromobili, persone, animali, ambiente o proprietà;
c)
deve rispettare le limitazioni operative nelle zone geografiche definite in conformità all'articolo 15;
d)
deve essere in grado di mantenere il controllo dell'aeromobile senza equipaggio, salvo in caso di perdita di collegamento o di esercizio di aeromobili senza equipaggio a volo libero;
e)
deve utilizzare l'UAS conformemente al manuale d'uso fornito dal fabbricante, comprese le eventuali limitazioni applicabili;
f)
deve rispettare le procedure dell'operatore, se disponibili.
3)
I piloti remoti e gli operatori UAS non devono effettuare il volo in prossimità o all'interno di zone in cui siano in atto interventi in risposta a una situazione di emergenza a meno che non ne abbiano ottenuto il permesso dai servizi responsabili della risposta alle emergenze.
4)
Ai fini del paragrafo 2, lettera b), i piloti remoti possono essere assistiti da un osservatore dell'aeromobile senza equipaggio, posto al loro fianco, che, mediante l'osservazione visiva senza strumenti dell'aeromobile senza equipaggio, aiuti il pilota remoto ad effettuare il volo in sicurezza. Tra il pilota remoto e l'osservatore dell'aeromobile senza equipaggio deve essere stabilita una comunicazione chiara ed efficace.
UAS.OPEN.070 Durata e validità della competenza teorica online e dei certificati di competenza dei piloti remoti
1)
La competenza teorica online dei piloti remoti di cui al paragrafo 4, lettera b), del punto UAS.OPEN.020 e al paragrafo 3 del punto UAS.OPEN.040, e il certificato di competenza dei piloti remoti di cui al paragrafo 2 del punto UAS.OPEN.030 sono validi per cinque anni.
2)
Il rinnovo della competenza teorica online e del certificato di competenza dei piloti remoti è soggetto alla dimostrazione di tali competenze conformemente al paragrafo 2 del punto UAS.OPEN.030 o al paragrafo 4, lettera b), del punto UAS.OPEN.020.
PARTE B
OPERAZIONI UAS NELLA CATEGORIA «SPECIFICA»
UAS.SPEC.010 Disposizioni generali
L'operatore UAS deve fornire all'autorità competente una valutazione dei rischi operativi per l'operazione prevista in conformità all'articolo 11 o, qualora si applichi il punto UAS.SPEC.020, deve presentare una dichiarazione, a meno che l'operatore non sia in possesso di un certificato di operatore di UAS leggero (LUC) con i privilegi adeguati, conformemente alla parte C del presente allegato. L'operatore UAS deve valutare periodicamente l'adeguatezza delle misure di attenuazione adottate e aggiornarle ove necessario.
UAS.SPEC.020 Dichiarazione operativa
1)
Conformemente all'articolo 5, l'operatore UAS può presentare all'autorità competente dello Stato membro dell'operazione una dichiarazione operativa di conformità a uno scenario standard, quale definito nell'appendice 1 del presente allegato, in alternativa ai punti UAS.SPEC.30 e UAS.SPEC.40 in relazione alle operazioni:
a)
di aeromobili senza equipaggio con:
i.
dimensione caratteristica massima fino a 3 metri in VLOS sopra l'area a terra controllata, escluso il sorvolo di assembramenti di persone,
ii.
dimensione caratteristica massima fino a 1 metro in VLOS, escluso il sorvolo di assembramenti di persone,
iii.
dimensione caratteristica massima fino a 1 metro in BVLOS sopra aree scarsamente popolate,
iv.
dimensione caratteristica massima fino a 3 metri in BVLOS sopra l'area a terra controllata;
b)
effettuate a un'altezza inferiore a 120 metri dalla superficie terrestre e:
i.
in uno spazio aereo non controllato (classe F o G), o
ii.
in uno spazio aereo controllato dopo il coordinamento e l'autorizzazione di volo individuale in conformità alle procedure pubblicate per l'area operativa.
2)
Una dichiarazione degli operatori UAS deve contenere:
a)
informazioni amministrative sull'operatore UAS;
b)
una dichiarazione attestante che l'operazione soddisfa i requisiti operativi di cui al paragrafo 1 e uno scenario standard quale definito nell'appendice 1 dell'allegato;
c)
l'impegno dell'operatore UAS a rispettare le pertinenti misure di attenuazione necessarie per la sicurezza dell'operazione, comprese le relative istruzioni per l'operazione, la progettazione degli aeromobili senza equipaggio e la competenza del personale interessato;
d)
la conferma da parte dell'operatore UAS dell'esistenza di una copertura assicurativa adeguata per ogni volo effettuato ai sensi della dichiarazione, se previsto dal diritto dell'Unione o nazionale.
3)
Al ricevimento della dichiarazione, l'autorità competente deve verificare che essa contenga tutti gli elementi elencati al paragrafo 2 e deve fornire all'operatore UAS una conferma del ricevimento e della completezza di tale dichiarazione senza indebito ritardo.
4)
Dopo aver ricevuto la conferma del ricevimento e della completezza, l'operatore UAS è autorizzato ad avviare l'operazione.
5)
Gli operatori UAS devono notificare senza indugio all'autorità competente qualsiasi modifica delle informazioni contenute nella dichiarazione operativa che hanno presentato.
6)
Gli operatori UAS in possesso di un LUC con i privilegi adeguati, conformemente alla parte C del presente allegato, non sono tenuti a presentare la dichiarazione.
UAS.SPEC.030 Domanda di autorizzazione operativa
1)
Prima di avviare un'operazione UAS nella categoria «specifica», l'operatore UAS deve ottenere un'autorizzazione operativa dall'autorità nazionale competente dello Stato membro di immatricolazione, tranne:
a)
quando si applica il punto UAS.SPEC.020; o
b)
quando l'operatore UAS è in possesso di un LUC con i privilegi adeguati in conformità alla parte C del presente allegato.
2)
L'operatore UAS deve presentare una domanda di autorizzazione operativa aggiornata se sono state apportate modifiche significative all'operazione o alle misure di attenuazione elencate nell'autorizzazione operativa.
3)
La domanda di autorizzazione operativa deve basarsi sulla valutazione dei rischi di cui all'articolo 11 e includere inoltre le seguenti informazioni:
a)
il numero di immatricolazione dell'operatore UAS;
b)
il nome del dirigente responsabile o il nome dell'operatore UAS nel caso di una persona fisica;
c)
la valutazione dei rischi operativi;
d)
l'elenco delle misure di attenuazione proposte dall'operatore UAS, contenente informazioni sufficienti che consentano all'autorità competente di valutare l'adeguatezza degli strumenti di attenuazione per affrontare i rischi;
e)
un manuale operativo, se richiesto dal rischio e dalla complessità dell'operazione;
f)
la conferma dell'esistenza di una copertura assicurativa adeguata prima dell'avvio di un'operazione UAS, se previsto dal diritto dell'Unione o nazionale.
UAS.SPEC.040 Rilascio di un'autorizzazione operativa
1)
Quando riceve una domanda in conformità al punto UAS.SPEC.030, l'autorità competente deve rilasciare, senza indebito ritardo, un'autorizzazione operativa conformemente all'articolo 12 quando giunge alla conclusione che l'operazione soddisfa le seguenti condizioni:
a)
sono state fornite tutte le informazioni di cui al punto UAS.SPEC.030, paragrafo 3;
b)
è stata posta in essere una procedura di coordinamento con il pertinente fornitore di servizi per lo spazio aereo se l'intera operazione, o parte di essa, deve essere condotta nello spazio aereo controllato.
2)
L'autorità competente deve specificare nell'autorizzazione operativa l'ambito esatto dell'autorizzazione a norma dell'articolo 12.
UAS.SPEC.050 Responsabilità dell'operatore UAS
1)
L'operatore UAS deve soddisfare tutte le seguenti condizioni:
a)
stabilire procedure e limitazioni adeguate al tipo di operazione previsto e al rischio connesso, tra cui:
i.
procedure operative volte a garantire la sicurezza delle operazioni;
ii.
procedure volte a garantire che nell'operazione prevista siano soddisfatti i requisiti di sicurezza applicabili all'area operativa;
iii.
misure volte a impedire interferenze illecite o accessi non autorizzati;
iv.
procedure volte a garantire che tutte le operazioni rispettino il regolamento (UE) 2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati. In particolare, deve effettuare una valutazione d'impatto sulla protezione dei dati, se richiesto dall'autorità nazionale per la protezione dei dati in applicazione dell'articolo 35 del regolamento (UE) 2016/679;
v.
orientamenti per i suoi piloti remoti al fine di pianificare le operazioni UAS in modo da ridurre al minimo il disturbo a persone e animali, compresi il rumore e altri disturbi legati alle emissioni;
b)
designare un pilota remoto per ciascuna operazione o, nel caso di operazioni autonome, provvedere affinché, durante tutte le fasi dell'operazione, le responsabilità e i compiti, in particolare quelli definiti ai paragrafi 2 e 3 del punto UAS.SPEC.060, siano correttamente assegnati in conformità alle procedure stabilite a norma della precedente lettera a);
c)
garantire che tutte le operazioni utilizzino efficacemente lo spettro radio e ne sostengano l'uso efficiente al fine di evitare interferenze dannose;
d)
garantire che, prima di effettuare operazioni, i piloti remoti rispettino tutte le seguenti condizioni:
i.
essere in possesso delle competenze necessarie per svolgere i loro compiti, in linea con la formazione applicabile individuata dall'autorizzazione operativa o, se si applica il punto UAS.SPEC.020, dalle condizioni e limitazioni definite nello scenario standard appropriato e elencate nell'appendice 1, o secondo quanto definito nel LUC;
ii.
seguire un addestramento per piloti remoti basato sulle competenze e comprendente le competenze di cui all'articolo 8, paragrafo 2;
iii.
seguire un addestramento per piloti remoti, come definito nell'autorizzazione operativa, per operazioni che richiedono tale autorizzazione; l'addestramento deve essere condotto in cooperazione con un'entità riconosciuta dall'autorità competente;
iv.
seguire un addestramento per piloti remoti per le operazioni soggette alla dichiarazione che devono essere condotte conformemente alle misure di attenuazione definite nello scenario standard;
v.
aver ricevuto informazioni in merito al manuale operativo dell'operatore UAS, se richiesto dalla valutazione dei rischi, e in merito alle procedure stabilite conformemente alla lettera a);
vi.
ottenere informazioni aggiornate pertinenti per l'operazione prevista riguardo a qualsiasi zona geografica definita in conformità all'articolo 15;
e)
garantire che il personale incaricato dei compiti essenziali per l'operazione UAS, diverso dal pilota remoto stesso, rispetti tutte le seguenti condizioni:
i.
aver completato il corso di formazione sul posto di lavoro sviluppato dall'operatore;
ii.
aver ricevuto informazioni in merito al manuale operativo dell'operatore UAS, se richiesto dalla valutazione dei rischi, e in merito alle procedure stabilite conformemente alla lettera a);
iii.
aver ottenuto informazioni aggiornate pertinenti per l'operazione prevista riguardo a qualsiasi zona geografica definita in conformità all'articolo 15;
f)
effettuare ciascuna operazione entro le limitazioni, le condizioni e le misure di attenuazione definite nella dichiarazione o specificate nell'autorizzazione operativa;
g)
tenere un registro delle informazioni sulle operazioni UAS come richiesto dalla dichiarazione o dall'autorizzazione operativa;
h)
utilizzare UAS progettati come minimo in modo tale che un possibile guasto non comporti vittime o l'abbandono del volume operativo da parte dell'UAS. Inoltre le interfacce uomo/macchina devono essere tali da ridurre al minimo il rischio di errori da parte del pilota e non devono causare affaticamento eccessivo;
i)
mantenere l'UAS in condizioni adeguate a un utilizzo in sicurezza mediante:
i.
come minimo la definizione di istruzioni di manutenzione e l'impiego di personale di manutenzione adeguatamente formato e qualificato; e
ii.
la conformità al punto UAS.SPEC.100, se richiesta;
iii.
l'utilizzo di un aeromobile senza equipaggio progettato per ridurre al minimo il rumore e le altre emissioni, tenendo conto del tipo di operazioni previste e delle aree geografiche in cui il rumore e le altre emissioni degli aeromobili destano preoccupazione.
UAS.SPEC.060 Responsabilità del pilota remoto
1)
Il pilota remoto deve:
a)
astenersi dallo svolgere i propri compiti sotto l'effetto di sostanze psicoattive o di alcolici o qualora non sia in grado di svolgerli a causa di lesioni, affaticamento, cure mediche, malattie o altre cause;
b)
essere in possesso di un'adeguata competenza di pilota, come definita nell'autorizzazione operativa, nello scenario standard di cui all'appendice 1 o come definita dal LUC, e avere con sé un documento comprovante la competenza durante l'esercizio dell'UAS.
2)
Prima di avviare un'operazione UAS, il pilota remoto deve soddisfare tutte le seguenti condizioni:
a)
ottenere informazioni aggiornate pertinenti per l'operazione prevista riguardo a qualsiasi zona geografica definita in conformità all'articolo 15;
b)
garantire che l'ambiente operativo sia compatibile con le limitazioni e le condizioni autorizzate o dichiarate;
c)
garantire che il sistema UAS sia in condizione di completare in sicurezza il volo previsto e, se del caso, verificare che l'identificazione diretta a distanza funzioni correttamente;
d)
garantire che le informazioni relative all'operazione siano state messe a disposizione dell'unità pertinente dei servizi del traffico aereo (ATS), degli altri utenti dello spazio aereo e delle pertinenti parti interessate, come richiesto dall'autorizzazione operativa o dalle condizioni pubblicate dallo Stato membro per la zona geografica dell'operazione in conformità all'articolo 15.
3)
Durante il volo, il pilota remoto:
a)
deve rispettare le limitazioni e le condizioni autorizzate o dichiarate;
b)
deve evitare qualsiasi rischio di collisione con eventuali aeromobili con equipaggio e interrompere il volo se il suo proseguimento può comportare un rischio per altri aeromobili, persone, animali, ambiente o proprietà;
c)
deve rispettare le limitazioni operative nelle zone geografiche definite in conformità all'articolo 15;
d)
deve rispettare le procedure dell'operatore;
e)
non deve effettuare il volo in prossimità o all'interno di zone in cui siano in atto interventi in risposta a una situazione di emergenza a meno che non ne abbiano ottenuto il permesso dai servizi responsabili della risposta alle emergenze.
UAS.SPEC.070 Trasferibilità dell'autorizzazione operativa
L'autorizzazione operativa non è trasferibile.
UAS.SPEC.080 Durata e validità dell'autorizzazione operativa
1)
L'autorità competente deve specificare la durata dell'autorizzazione operativa nell'autorizzazione stessa.
2)
In deroga al paragrafo 1), l'autorizzazione operativa resta valida finché l'operatore UAS rimane conforme ai requisiti pertinenti del presente regolamento e alle condizioni definite nell'autorizzazione operativa.
3)
In caso di revoca o di cessione dell'autorizzazione operativa, l'operatore UAS deve fornire un riscontro in formato digitale da trasmettere senza indugio all'autorità competente.
UAS.SPEC.090 Accesso
Al fine di dimostrare la conformità al presente regolamento, l'operatore UAS deve consentire a qualsiasi persona debitamente autorizzata dall'autorità competente di accedere all'insieme delle strutture, degli UAS, dei documenti, dei registri, dei dati, delle procedure o a qualunque altro materiale pertinente alla sua attività, soggetti a autorizzazione operativa o dichiarazione operativa, indipendentemente dal fatto che la sua attività sia appaltata o subappaltata ad un'altra organizzazione.
UAS.SPEC.100 Uso di apparecchiature certificate e di aeromobili senza equipaggio certificati
1)
Se l'operazione UAS prevede l'utilizzo di un aeromobile senza equipaggio per il quale è stato rilasciato un certificato di aeronavigabilità o un certificato ristretto di aeronavigabilità, o l'utilizzo di apparecchiature certificate, l'operatore UAS deve registrare l'operazione o il tempo di servizio in conformità alle istruzioni e alle procedure applicabili alle apparecchiature certificate, oppure all'approvazione o autorizzazione organizzativa.
2)
L'operatore UAS deve seguire le istruzioni di cui al certificato dell'aeromobile senza equipaggio o al certificato delle apparecchiature e rispettare inoltre le direttive operative o di aeronavigabilità emesse dall'Agenzia.
PARTE C
CERTIFICATO DI OPERATORE DI UAS LEGGERO (LUC)
UAS.LUC.010 Requisiti generali relativi al LUC
1)
Una persona giuridica è ammessa a presentare domanda di LUC a norma della presente parte.
2)
La domanda di LUC o di modifica di un LUC esistente deve essere presentata all'autorità competente e contenere tutte le seguenti informazioni:
a)
una descrizione del sistema di gestione dell'operatore UAS, compresi la sua struttura organizzativa e il suo sistema di gestione della sicurezza;
b)
il nome o i nomi del responsabile del personale dell'operatore UAS, compresa la persona responsabile di autorizzare le operazioni con gli UAS;
c)
una dichiarazione attestante che tutta la documentazione presentata all'autorità competente è stata verificata dall'operatore e ritenuta conforme ai requisiti applicabili.
3)
Se i requisiti della presente parte sono soddisfatti, al titolare di un LUC possono essere concessi i privilegi, conformemente al punto UAS.LUC.060.
UAS.LUC.020 Responsabilità del titolare di un LUC
Il titolare di un LUC deve:
1)
soddisfare i requisiti dei punti UAS.SPEC.050 e UAS.SPEC.060;
2)
rispettare la portata e i privilegi definiti nelle condizioni di approvazione;
3)
istituire e mantenere un sistema per l'esercizio del controllo operativo su tutte le operazioni effettuate nel rispetto dei termini del suo LUC;
4)
effettuare una valutazione dei rischi operativi dell'operazione prevista in conformità all'articolo 11, a meno che non si tratti di un'operazione per la quale è sufficiente una dichiarazione operativa conformemente al punto UAS.SPEC.020;
5)
tenere un registro relativo ai seguenti elementi al fine di garantire la protezione da danni, alterazioni e furti per un periodo di almeno 3 anni per le operazioni effettuate utilizzando i privilegi di cui al punto UAS.LUC.060:
a)
la valutazione dei rischi operativi, se prevista in conformità al paragrafo 4, e la relativa documentazione giustificativa;
b)
le misure di attenuazione adottate; e
c)
le qualifiche e l'esperienza del personale coinvolto nell'operazione UAS, nel monitoraggio della conformità e nella gestione della sicurezza;
6)
conservare la documentazione relativa al personale di cui al paragrafo 5, lettera c), nel periodo in cui la persona lavora per l'organizzazione e fino a 3 anni dopo che la persona ha lasciato l'organizzazione.
UAS.LUC.030 Sistema di gestione della sicurezza
1)
Gli operatori UAS che presentano domanda per un LUC devono istituire e implementare un sistema di gestione della sicurezza corrispondente alle dimensioni dell'organizzazione, alla natura e alla complessità delle sue attività, tenendo conto dei pericoli e dei rischi associati inerenti a tali attività, e devono provvedere alla manutenzione di tale sistema.
2)
L'operatore UAS deve soddisfare tutte le seguenti condizioni:
a)
nominare un dirigente responsabile che abbia l'autorità di garantire che, nell'ambito dell'organizzazione, tutte le attività siano svolte in conformità alle norme applicabili e che l'organizzazione rispetti costantemente i requisiti del sistema di gestione e le procedure individuate nel manuale del LUC di cui al punto UAS.LUC.040;
b)
definire linee di responsabilità e di accountability chiare in tutta l'organizzazione;
c)
stabilire e mantenere la politica di sicurezza e i corrispondenti obiettivi di sicurezza ad essa collegati;
d)
nominare i principali membri del personale addetto alla sicurezza per attuare la politica di sicurezza;
e)
istituire e mantenere aggiornato un processo di gestione dei rischi per la sicurezza che comprenda l'individuazione dei pericoli per la sicurezza associati alle attività dell'operatore UAS, la loro valutazione e la gestione dei rischi associati, compresa l'adozione di misure volte a attenuare tali rischi e a verificare l'efficacia dell'azione;
f)
promuovere la sicurezza nell'organizzazione attraverso:
i.
la formazione e l'istruzione;
ii.
la comunicazione;
g)
documentare tutti i processi chiave del sistema di gestione della sicurezza affinché il personale sia consapevole delle proprie responsabilità e della procedura per modificare tale documentazione; i processi chiave includono:
i.
segnalazioni e indagini interne relative alla sicurezza,
ii.
controllo operativo,
iii.
comunicazioni relative alla sicurezza,
iv.
formazione e promozione della sicurezza,
v.
monitoraggio della conformità,
vi.
gestione dei rischi per la sicurezza,
vii.
gestione dei cambiamenti,
viii.
interfacce tra le organizzazioni,
ix.
ricorso a partner e subappaltatori;
h)
includere una funzione indipendente per monitorare la conformità e l'adeguatezza del rispetto dei requisiti pertinenti del presente regolamento, compreso un sistema per fornire un feedback sui risultati al dirigente responsabile, al fine di garantire l'effettiva attuazione delle misure correttive necessarie;
i)
includere una funzione per garantire che i rischi per la sicurezza inerenti a un servizio o a un prodotto fornito tramite subappaltatori siano valutati e attenuati nell'ambito del sistema di gestione della sicurezza dell'operatore.
3)
Se l'organizzazione è titolare di certificati di altre organizzazioni che rientrano nell'ambito di applicazione del regolamento (UE) 2018/1139, il sistema di gestione della sicurezza dell'operatore UAS può essere integrato con il sistema di gestione della sicurezza richiesto da uno qualsiasi di tali certificati aggiuntivi.
UAS.LUC.040 Manuale LUC
1)
Il titolare di un LUC deve fornire all'autorità competente un manuale che descriva, direttamente o mediante riferimenti, la sua organizzazione, le procedure pertinenti e le attività svolte.
2)
Il manuale deve contenere una dichiarazione firmata dal dirigente responsabile che conferma che l'organizzazione lavorerà in qualsiasi momento in conformità al presente regolamento e al manuale LUC approvato. Nei casi in cui il dirigente responsabile non coincida con la figura dell'amministratore delegato dell'organizzazione, quest'ultimo deve controfirmare la dichiarazione.
3)
Se un'attività è svolta da organizzazioni partner o da subappaltatori, l'operatore UAS deve includere nel manuale LUC le procedure relative alle modalità con cui il titolare del LUC deve gestire il rapporto con tali organizzazioni partner o subappaltatori.
4)
All'occorrenza il manuale LUC deve essere modificato al fine di mantenere aggiornata la descrizione dell'organizzazione del titolare di un LUC e copie di tali modifiche devono essere fornite all'autorità competente.
5)
L'operatore UAS deve distribuire le parti pertinenti del manuale LUC a tutti i membri del suo personale, conformemente alle loro funzioni e ai loro compiti.
UAS.LUC.050 Condizioni di approvazione del titolare di un LUC
1)
L'autorità competente deve rilasciare il LUC dopo essersi accertata che l'operatore UAS è conforme ai punti UAS.LUC.020, UAS.LUC.030 e UAS.LUC.040.
2)
Il LUC deve comprendere:
a)
l'identificazione dell'operatore UAS;
b)
i privilegi dell'operatore UAS;
c)
il tipo o i tipi di operazioni autorizzate;
d)
l'area, la zona o la classe di spazio aereo autorizzate per le operazioni, a seconda dei casi;
e)
eventuali limitazioni o condizioni particolari, a seconda dei casi;
UAS.LUC.060 Privilegi del titolare di un LUC
Una volta ritenuta soddisfacente la documentazione fornita, l'autorità competente:
1)
deve specificare nel LUC i termini e le condizioni del privilegio concesso all'operatore UAS; e
2)
nell'ambito delle condizioni di approvazione, deve concedere al titolare di un LUC il privilegio di autorizzare le sue operazioni senza:
a)
presentare una dichiarazione operativa;
b)
presentare domanda di autorizzazione operativa.
UAS.LUC.070 Modifiche del sistema di gestione del LUC
Dopo il rilascio del LUC, le seguenti modifiche richiedono l'approvazione preventiva dell'autorità competente:
1)
qualsiasi modifica delle condizioni di approvazione dell'operatore UAS;
2)
qualsiasi modifica significativa apportata agli elementi del sistema di gestione della sicurezza del titolare del LUC, come previsto dal punto UAS.LUC.030.
UAS.LUC.075 Trasferibilità dei LUC
Fatta eccezione per il cambiamento della proprietà dell'impresa, approvato dall'autorità competente in conformità al punto UAS.LUC.070, i LUC non sono trasferibili.
UAS.LUC.080 Durata e validità dei LUC
1)
I LUC sono rilasciati per una durata illimitata. La loro validità è tuttavia soggetta alle seguenti condizioni:
a)
il titolare di un LUC deve rispettare costantemente i pertinenti requisiti del presente regolamento e dello Stato membro che ha rilasciato il certificato; e
b)
il LUC non deve essere ceduto o revocato.
2)
In caso di revoca o di cessione del LUC, il titolare del LUC deve fornire un riscontro in formato digitale da trasmettere senza indugio all'autorità competente.
UAS.LUC.090 Accesso
Al fine di dimostrare la conformità al presente regolamento, il titolare di un LUC deve consentire a qualsiasi persona debitamente autorizzata dall'autorità competente di accedere all'insieme delle strutture, degli UAS, dei documenti, dei registri, dei dati, delle procedure o a qualunque altro materiale pertinente alla sua attività, soggetti a certificazione, autorizzazione operativa o dichiarazione operativa, indipendentemente dal fatto che la sua attività sia appaltata o subappaltata ad un'altra organizzazione.
Appendice 1
per gli scenari standard a sostegno della dichiarazione
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) 2019/947 DELLA COMMISSIONE
del 24 maggio 2019
relativo a norme e procedure per l'esercizio di aeromobili senza equipaggio
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (UE) 2018/1139 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2018, recante norme comuni nel settore dell'aviazione civile, che istituisce un'Agenzia dell'Unione europea per la sicurezza aerea e che modifica i regolamenti (CE) n. 2111/2005, (CE) n. 1008/2008, (UE) n. 996/2010, (UE) n. 376/2014 e le direttive 2014/30/UE e 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, e abroga i regolamenti (CE) n. 216/2008 e (CE) n. 552/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CEE) n. 3922/91 del Consiglio (1), in particolare l'articolo 57,
considerando quanto segue:
(1)
Gli aeromobili senza equipaggio, indipendentemente dalla loro massa, possono operare all'interno dello stesso spazio aereo del cielo unico europeo insieme agli aeromobili con equipaggio, sia aerei sia elicotteri.
(2)
Per quanto riguarda l'aviazione con equipaggio, l'attuazione uniforme di norme e procedure e la conformità alle stesse dovrebbero applicarsi agli operatori degli aeromobili senza equipaggio e del sistema di aeromobili senza equipaggio («UAS» — unmanned aircraft system), compresi i piloti remoti, nonché alle operazioni di tali aeromobili senza equipaggio e del sistema aeromobile senza equipaggio.
(3)
Considerate le caratteristiche specifiche delle operazioni UAS, queste dovrebbero essere sicure come quelle dell'aviazione con equipaggio.
(4)
Le tecnologie per gli aeromobili senza equipaggio consentono un'ampia gamma di operazioni possibili. Per garantire la sicurezza delle persone a terra e degli altri utenti dello spazio aereo durante le operazioni degli aeromobili senza equipaggio, è opportuno stabilire requisiti relativi all'aeronavigabilità, alle organizzazioni, alle persone coinvolte nell'esercizio degli UAS e nelle operazioni degli aeromobili senza equipaggio.
(5)
Le norme e le procedure applicabili alle operazioni UAS dovrebbero essere proporzionate alla natura e al rischio dell'operazione o dell'attività e adattate alle caratteristiche operative degli aeromobili senza equipaggio interessati e alle caratteristiche dell'area operativa, come la densità di popolazione, le caratteristiche della superficie e la presenza di edifici.
(6)
Dovrebbero essere utilizzati criteri del livello di rischio e altri criteri per definire tre categorie di operazioni: le categorie «aperta», «specifica» e «certificata».
(7)
Alle operazioni UAS dovrebbero essere applicabili requisiti di attenuazione dei rischi proporzionati al livello di rischio in questione, alle caratteristiche operative degli aeromobili senza equipaggio interessati e alle caratteristiche dell'area operativa.
(8)
Per le operazioni nella categoria «aperta», che dovrebbe includere le operazioni che presentano i rischi più bassi, non dovrebbero essere necessari UAS soggetti a procedure standard di conformità aeronautica, ma tali operazioni dovrebbero essere effettuate utilizzando le classi di UAS definite nel regolamento delegato (UE) 2019/945 (2).
(9)
Le operazioni nella categoria «specifica» dovrebbero comprendere altri tipi di operazioni che presentano un rischio più elevato e per le quali dovrebbe essere effettuata una valutazione dei rischi approfondita al fine di indicare quali requisiti siano necessari per garantire la sicurezza delle operazioni.
(10)
Un sistema di dichiarazioni degli operatori dovrebbe agevolare l'applicazione del presente regolamento in caso di operazioni a basso rischio effettuate nella categoria «specifica», per la quale è stato definito uno scenario standard con misure di attenuazione dettagliate.
(11)
Le operazioni nella categoria «certificata» dovrebbero, in linea di principio, essere soggette alle norme sulla certificazione dell'operatore e al rilascio di licenze ai piloti remoti in aggiunta alla certificazione dell'aeromobile a norma del regolamento delegato (UE) 2019/945.
(12)
Sebbene obbligatorio per la categoria «certificata», anche per la categoria «specifica» potrebbe essere richiesto un certificato rilasciato dalle autorità competenti per l'esercizio di un aeromobile senza equipaggio, per il personale, compresi i piloti remoti e le organizzazioni coinvolti in tali attività, o per l'aeromobile a norma del regolamento delegato (UE) 2019/945.
(13)
Dovrebbero essere stabilite norme e procedure per la marcatura e l'identificazione degli aeromobili senza equipaggio e per l'immatricolazione degli operatori di aeromobili senza equipaggio o di aeromobili senza equipaggio certificati.
(14)
È opportuno immatricolare gli operatori di aeromobili senza equipaggio se utilizzano aeromobili senza equipaggio che, in caso di impatto, possono trasferire all'essere umano un'energia cinetica superiore a 80 Joule o il cui esercizio presenta rischi per la riservatezza, la protezione dei dati personali, la sicurezza o l'ambiente.
(15)
Gli studi hanno dimostrato che gli aeromobili senza equipaggio con una massa al decollo pari o superiore a 250 g comporterebbero rischi per la sicurezza e pertanto gli operatori UAS di tali aeromobili senza equipaggio dovrebbero essere tenuti a immatricolarsi per l'esercizio di tali aeromobili nella categoria «aperta».
(16)
In considerazione dei rischi per la riservatezza e la protezione dei dati personali, gli operatori di aeromobili senza equipaggio dovrebbero essere immatricolati se utilizzano aeromobili senza equipaggio dotati di sensori in grado di raccogliere dati personali. Tuttavia ciò non dovrebbe avvenire quando l'aeromobile senza equipaggio è considerato un giocattolo ai sensi della direttiva 2009/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza dei giocattoli (3).
(17)
Le informazioni relative all'immatricolazione degli aeromobili senza equipaggio certificati e degli operatori di aeromobili senza equipaggio che sono soggetti a un requisito di immatricolazione dovrebbero essere conservate in sistemi nazionali di immatricolazione digitali, armonizzati e interoperabili e che consentano alle autorità competenti di accedere a tali informazioni e di scambiarle tra loro. I meccanismi volti a garantire l'interoperabilità dei registri nazionali di cui al presente regolamento dovrebbero lasciare impregiudicate le norme applicabili al futuro repertorio di cui all'articolo 74 del regolamento (UE) 2018/1139.
(18)
Conformemente all'articolo 56, paragrafo 8, del regolamento (UE) 2018/1139, il presente regolamento non pregiudica la possibilità per gli Stati membri di stabilire regole nazionali per subordinare a determinate condizioni l'esercizio di aeromobili senza equipaggio per ragioni che non rientrano nell'ambito di applicazione del regolamento (UE) 2018/1139, quali la pubblica sicurezza o la protezione della riservatezza e dei dati personali conformemente al diritto dell'Unione.
(19)
I sistemi nazionali di immatricolazione dovrebbero rispettare il pertinente diritto dell'Unione e nazionale sulla riservatezza e sul trattamento dei dati personali, e le informazioni conservate in detti sistemi d'immatricolazione dovrebbero essere facilmente accessibili (4).
(20)
Gli operatori e i piloti remoti UAS dovrebbero assicurarsi di essere adeguatamente informati in merito alle norme nazionali e dell'Unione applicabili alle operazioni previste, in particolare in materia di sicurezza, anche intesa come security, tutela della riservatezza, protezione dei dati, responsabilità civile, assicurazione e protezione dell'ambiente.
(21)
Alcune zone, quali quelle che ospitano ospedali, assembramenti di persone, impianti e strutture come istituti di pena o impianti industriali, autorità governative centrali e locali, aree naturali protette o determinati elementi delle infrastrutture di trasporto, possono essere particolarmente sensibili per alcuni o per tutti i tipi di operazioni UAS. Ciò dovrebbe lasciare impregiudicata la possibilità per gli Stati membri di stabilire regole nazionali per subordinare a determinate condizioni l'esercizio di aeromobili senza equipaggio per ragioni che non rientrano nell'ambito di applicazione del presente regolamento, quali la protezione dell'ambiente, la pubblica sicurezza o la protezione della riservatezza e dei dati personali conformemente al diritto dell'Unione.
(22)
Il rumore e le emissioni degli aeromobili senza equipaggio dovrebbero essere ridotti al minimo tenendo conto delle condizioni operative e delle diverse caratteristiche specifiche, come la densità di popolazione, dei singoli Stati membri in cui il rumore e le emissioni destano preoccupazione. Al fine di agevolare l'accettazione sociale delle operazioni UAS, il regolamento delegato (UE) 2019/945 include il livello massimo di rumore per l'esercizio di aeromobili senza equipaggio nelle vicinanze di persone durante operazioni nella categoria «aperta». La categoria «specifica» comprende un requisito in base al quale l'operatore è tenuto a elaborare orientamenti per i suoi piloti remoti affinché tutte le operazioni siano effettuate in modo da ridurre al minimo il disturbo a persone e animali.
(23)
È opportuno che i certificati nazionali in vigore siano adattati ai certificati conformi ai requisiti del presente regolamento.
(24)
Al fine di garantire la corretta attuazione del presente regolamento, è opportuno stabilire adeguate misure transitorie. In particolare, gli Stati membri e le parti interessate dovrebbero disporre di tempo sufficiente per adattare le loro procedure al nuovo quadro normativo prima che si applichi il presente regolamento.
(25)
Il nuovo quadro normativo per le operazioni UAS dovrebbe lasciare impregiudicati gli obblighi applicabili in materia di protezione dell'ambiente e della natura derivanti dal diritto nazionale o dell'Unione.
(26)
Sebbene sia in fase di sviluppo il sistema «U-space», che comprende le infrastrutture, i servizi e le procedure per garantire la sicurezza delle operazioni UAS e ne sostiene l'integrazione nel sistema dell'aviazione, il presente regolamento dovrebbe già comprendere i requisiti per l'attuazione dei tre fondamenti del sistema «U-space», vale a dire l'immatricolazione, la geo-consapevolezza e l'identificazione a distanza, che dovranno essere ulteriormente completati.
(27)
Dato che gli aeromodelli sono considerati UAS e considerato il buon livello di sicurezza dimostrato dall'esercizio degli aeromodelli presso i club e le associazioni, è opportuno garantire una transizione fluida dai diversi sistemi nazionali al nuovo quadro normativo dell'Unione, in modo tale che i club e le associazioni di aeromodellismo possano continuare ad operare come fanno attualmente, tenendo conto delle migliori prassi esistenti negli Stati membri.
(28)
Inoltre, considerando il buon livello di sicurezza raggiunto dagli aeromobili di classe C4 di cui all'allegato del presente regolamento, le operazioni a basso rischio di tali aeromobili dovrebbero poter essere condotte nella categoria «aperta». Tali aeromobili, spesso utilizzati da operatori di aeromodelli, sono più semplici rispetto ad altre classi di aeromobili senza equipaggio e pertanto non dovrebbero essere soggetti a requisiti tecnici sproporzionati.
(29)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito conformemente all'articolo 127 del regolamento (UE) 2018/1139,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce le disposizioni dettagliate per l'esercizio di sistemi di aeromobili senza equipaggio nonché per il personale, compresi i piloti remoti, e per le organizzazioni coinvolte in tali operazioni.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le definizioni di cui al regolamento (UE) 2018/1139.
Si applicano inoltre le seguenti definizioni:
1) «sistema di aeromobili senza equipaggio» («UAS»): un aeromobile senza equipaggio e i suoi dispositivi di controllo remoto;
2) «operatore di sistema di aeromobili senza equipaggio» («operatore UAS»): ogni persona fisica o giuridica che utilizzi o intenda utilizzare uno o più UAS;
3) «assembramenti di persone»: raduni di persone in cui è impossibile disperdersi a causa dell'elevata densità dei presenti;
4) «zona geografica unica dell'UAS»: una porzione di spazio aereo stabilita dall'autorità competente che agevola, limita o esclude le operazioni UAS al fine di far fronte ai rischi connessi alla sicurezza, alla riservatezza, alla protezione dei dati personali, alla sicurezza o all'ambiente derivanti dalle operazioni UAS;
5) «solidità»: la proprietà delle misure di attenuazione che risulta dalla combinazione della maggiore sicurezza fornita dalle misure di attenuazione e il livello di garanzia e di integrità che tale maggiore sicurezza ha conseguito;
6) «scenario standard»: un tipo di operazione UAS appartenente alla categoria «specifica», come definito nell'appendice 1 dell'allegato, per il quale è stato individuato un elenco preciso di misure di attenuazione, in modo tale che l'autorità competente possa considerarsi soddisfatta delle dichiarazioni in cui gli operatori comunicano che applicheranno le misure di attenuazione al momento dell'esecuzione di questo tipo di operazioni;
7) «operazione entro la distanza di visibilità» («VLOS», visual line of sight): un tipo di operazione UAS in cui il pilota remoto è in grado di mantenere un contatto visivo costante e senza l'aiuto di strumenti con l'aeromobile senza equipaggio, consentendo al pilota remoto di controllare la traiettoria di volo dell'aeromobile senza equipaggio rispetto ad altri aeromobili, a persone e a ostacoli al fine di evitare collisioni;
8) «operazione oltre la distanza di visibilità» («BVLOS», beyond visual line of sight): un tipo di operazione UAS che non è condotta in VLOS;
9) «certificato di operatore di UAS leggero» («LUC»): un certificato rilasciato da un'autorità competente a un operatore UAS, come indicato nella parte C dell'allegato;
10) «club o associazione di aeromodellismo»: un'organizzazione legalmente stabilita in uno Stato membro al fine di effettuare voli per motivi di svago, esibizioni di volo, attività sportive o gare utilizzando UAS;
11) «merci pericolose»: articoli o sostanze in grado di costituire un rischio per la salute, la sicurezza, i beni materiali o l'ambiente in caso di incidente, trasportati dagli aeromobili senza equipaggio come carico utile, tra cui in particolare:
a)
esplosivi (pericolo di esplosione di massa, pericolo di proiezione e spostamento d'aria, leggero pericolo di spostamento d'aria, grave rischio di incendio, agenti esplosivi, esplosivi estremamente insensibili);
b)
gas (gas infiammabile, gas non infiammabile, gas tossico, ossigeno, pericolo di inalazione);
c)
liquidi infiammabili (liquidi infiammabili; combustibile, olio combustibile, benzina);
d)
solidi infiammabili (solidi infiammabili, solidi spontaneamente infiammabili, pericolosi quando umidi);
e)
agenti ossidanti e perossidi organici;
f)
sostanze tossiche e infettanti (veleno, pericolo biologico);
g)
sostanze radioattive;
h)
sostanze corrosive;
12) «carico utile»: ogni strumento, meccanismo, equipaggiamento, parte, apparato, annesso o accessorio, comprese le apparecchiature di comunicazione, installato sull'aeromobile o collegato a esso e non utilizzato o destinato a essere utilizzato per l'esercizio o il controllo di un aeromobile in volo e che non costituisce parte di una cellula, di un motore o di un'elica;
13) «identificazione diretta a distanza»: un sistema che garantisce la trasmissione locale di informazioni relative ad un aeromobile senza equipaggio in esercizio, compresa la marcatura dell'aeromobile senza equipaggio, in modo che tali informazioni possano essere ottenute senza accesso fisico agli aeromobili senza equipaggio;
14) «modalità follow me»: una modalità di funzionamento di un UAS in cui l'aeromobile senza equipaggio segue costantemente il pilota remoto entro un raggio prestabilito;
15) «geo-consapevolezza»: una funzione che, sulla base dei dati forniti dagli Stati membri, rileva potenziali violazioni delle limitazioni dello spazio aereo e invia un segnale di allarme al pilota remoto, affinché possa adottare misure immediate ed efficaci per evitare tale violazione;
16) «UAS costruito da privati»: UAS assemblati o fabbricati per l'uso personale del fabbricante, esclusi gli UAS assemblati a partire da insiemi di parti immessi sul mercato come kit pronti da assemblare;
17) «operazione autonoma»: un'operazione durante la quale un aeromobile senza equipaggio opera senza che il pilota remoto sia in grado di intervenire;
18) «persone non coinvolte»: persone che non partecipano all'operazione UAS o che non sono a conoscenza delle istruzioni e delle precauzioni di sicurezza fornite dall'operatore UAS;
19) «messa a disposizione sul mercato»: qualsiasi fornitura di un prodotto per la distribuzione, il consumo o l'uso sul mercato dell'Unione nel corso di un'attività commerciale, a titolo oneroso o gratuito;
20) «immissione sul mercato»: la prima messa a disposizione di un prodotto sul mercato dell'Unione;
21) «area di terra controllata»: l'area di terra in cui viene utilizzato l'UAS e all'interno della quale l'operatore UAS può garantire che siano presenti solo le persone coinvolte;
22) «massa massima al decollo» («MTOM»): la massa massima dell'aeromobile senza equipaggio, compreso il carico utile e il carburante, quale definita dal fabbricante o dal costruttore, alla quale è consentito l'esercizio dell'aeromobile senza equipaggio;
23) «aliante senza equipaggio»: un aeromobile senza equipaggio sorretto in volo dalla reazione dinamica dell'aria a contatto con le sue superfici di portanza fisse, il cui volo libero non è dipendente da un motore. Esso può essere dotato di motore da utilizzare in caso di emergenza.
Articolo 3
Categorie di operazioni UAS
Le operazioni UAS sono suddivise nelle categorie «aperta», «specifica» o «certificata» definite rispettivamente agli articoli 4, 5 e 6, soggette alle seguenti condizioni:
a)
le operazioni UAS nella categoria «aperta» non sono soggette ad autorizzazione operativa preventiva né ad una dichiarazione operativa da parte dell'operatore UAS prima che l'operazione abbia luogo;
b)
le operazioni UAS nella categoria «specifica» necessitano di un'autorizzazione operativa rilasciata dall'autorità competente a norma dell'articolo 12 o di un'autorizzazione ricevuta conformemente all'articolo 16 o, nelle circostanze di cui all'articolo 5, paragrafo 5, di una dichiarazione che deve essere presentata da un operatore UAS;
c)
le operazioni UAS nella categoria «certificata» necessitano della certificazione dell'UAS a norma del regolamento delegato (UE) 2019/945, della certificazione dell'operatore e, se del caso, della licenza del pilota remoto.
Articolo 4
Categoria «aperta» delle operazioni UAS
1. Le operazioni sono classificate come operazioni UAS nella categoria «aperta» solo se sono soddisfatti i seguenti requisiti:
a)
l'UAS appartiene a una delle classi stabilite nel regolamento delegato (UE) 2019/945 o è stato costruito da privati o soddisfa le condizioni di cui all'articolo 20;
b)
l'aeromobile senza equipaggio ha una massa massima al decollo inferiore a 25 kg;
c)
il pilota remoto garantisce che l'aeromobile senza equipaggio sia mantenuto a distanza di sicurezza dalle persone e che non sorvoli assembramenti di persone;
d)
il pilota remoto mantiene l'aeromobile senza equipaggio in VLOS in qualsiasi momento, tranne in caso di volo in modalità follow me o in caso di utilizzo di un osservatore dell'aeromobile senza equipaggio, come specificato nella parte A dell'allegato;
e)
durante il volo l'aeromobile senza equipaggio è mantenuto entro 120 metri dal punto più vicino alla superficie terrestre, salvo in caso di sorvolo di un ostacolo, come specificato nella parte A dell'allegato;
f)
durante il volo l'aeromobile senza equipaggio non trasporta merci pericolose e non lascia cadere alcun materiale;
2. le operazioni UAS nella categoria «aperta» sono suddivise in tre sottocategorie, conformemente ai requisiti di cui alla parte A dell'allegato.
Articolo 5
Categoria «specifica» delle operazioni UAS
1. Se uno dei requisiti di cui all'articolo 4 o alla parte A dell'allegato non è soddisfatto, l'operatore UAS è tenuto a ottenere dall'autorità competente dello Stato membro in cui l'UAS è immatricolato un'autorizzazione operativa a norma dell'articolo 12.
2. La domanda di autorizzazione operativa presentata all'autorità competente a norma dell'articolo 12 è corredata di una valutazione dei rischi effettuata dall'operatore in conformità all'articolo 11, comprendente le adeguate misure di attenuazione.
3. Conformemente alla parte B, punto UAS.SPEC.040, dell'allegato, l'autorità competente rilascia un'autorizzazione operativa se ritiene che i rischi operativi siano adeguatamente attenuati in conformità all'articolo 12.
4. L'autorità competente specifica se l'autorizzazione operativa riguarda:
a)
l'approvazione di una singola operazione o di una serie di operazioni per cui sono specificati il tempo e/o il luogo. L'autorizzazione operativa include l'elenco preciso delle misure di attenuazione corrispondenti;
b)
l'approvazione di un LUC, conformemente alla parte C dell'allegato.
5. Qualora l'operatore UAS presenti una dichiarazione all'autorità competente dello Stato membro di immatricolazione, in conformità alla parte B, punto UAS.SPEC.020, dell'allegato, per un'operazione conforme a uno scenario standard, come definito nell'appendice 1 di tale allegato, l'operatore UAS non è tenuto a ottenere un'autorizzazione operativa in conformità ai paragrafi da 1 a 4 del presente articolo e si applica la procedura di cui all'articolo 12, paragrafo 5.
6. Non è richiesta un'autorizzazione o una dichiarazione operativa per:
a)
gli operatori UAS che possiedono un LUC con privilegi adeguati in conformità al punto UAS.LUC.060 dell'allegato;
b)
le operazioni effettuate nell'ambito di club e associazioni di aeromodellismo che hanno ottenuto un'autorizzazione in conformità all'articolo 16.
Articolo 6
Categoria «certificata» delle operazioni UAS
1. Le operazioni sono classificate come operazioni UAS nella categoria «certificata» solo se sono soddisfatti i seguenti requisiti:
a)
l'UAS è certificato a norma dell'articolo 40, paragrafo 1, lettere a), b) e c), del regolamento delegato (UE) 2019/945; e
b)
l'operazione è effettuata in una delle seguenti condizioni:
i.
è previsto il sorvolo di assembramenti di persone;
ii.
è previsto il trasporto di persone;
iii.
è previsto il trasporto di merci pericolose che può comportare un rischio elevato per terzi in caso di incidente.
2. Le operazioni UAS sono inoltre classificate come operazioni UAS nella categoria «certificata» se l'autorità competente, sulla base della valutazione dei rischi di cui all'articolo 11, ritiene che il rischio dell'operazione non possa essere adeguatamente attenuato senza la certificazione dell'UAS e dell'operatore UAS e, se del caso, senza rilasciare una licenza al pilota remoto.
Articolo 7
Norme e procedure per l'esercizio degli UAS
1. Le operazioni UAS nella categoria «aperta» sono conformi alle limitazioni operative di cui alla parte A dell'allegato.
2. Le operazioni UAS nella categoria «specifica» sono conformi alle limitazioni operative stabilite nell'autorizzazione operativa di cui all'articolo 12 o nell'autorizzazione di cui all'articolo 16, o in uno scenario standard definito nell'appendice 1 dell'allegato, come dichiarato dall'operatore UAS.
Il presente paragrafo non si applica se l'operatore UAS dispone di un LUC con privilegi adeguati.
Le operazioni UAS nella categoria «specifica» sono soggette ai requisiti operativi applicabili di cui al regolamento di esecuzione (UE) n. 923/2012 della Commissione (5).
3. Le operazioni UAS nella categoria «certificata» sono soggette ai requisiti operativi applicabili di cui al regolamento di esecuzione (UE) n. 923/2012 della Commissione e ai regolamenti (UE) n. 965/2012 (6) e (UE) n. 1332/2011 (7) della Commissione.
Articolo 8
Norme e procedure relative alla competenza dei piloti remoti
1. I piloti remoti che utilizzano UAS in operazioni nella categoria «aperta» soddisfano i requisiti di competenza cui alla parte A dell'allegato.
2. I piloti remoti che utilizzano UAS in operazioni nella categoria «specifica» soddisfano i requisiti di competenza stabiliti nell'autorizzazione operativa rilasciata dall'autorità competente o nello scenario standard di cui all'appendice 1 dell'allegato o come definito dal LUC e sono in possesso almeno delle seguenti competenze:
a)
capacità di applicare procedure operative (procedure normali, di contingenza e di emergenza, pianificazione del volo, ispezioni pre-volo e post-volo);
b)
capacità di gestire la comunicazione aeronautica;
c)
capacità di gestire la traiettoria di volo e l'automazione degli aeromobili senza equipaggio;
d)
capacità di leadership, predisposizione al lavoro di squadra e all'autogestione;
e)
capacità di risolvere problemi e prendere decisioni;
f)
coscienza situazionale;
g)
capacità di gestione del carico di lavoro;
h)
capacità di coordinare o di delegare, a seconda dei casi.
3. I piloti remoti che operano nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo soddisfano i requisiti minimi di competenza definiti nell'autorizzazione rilasciata in conformità all'articolo 16.
Articolo 9
Età minima per i piloti remoti
1. L'età minima per i piloti remoti che gestiscono un UAS in operazioni nella categoria «aperta» e «specifica» è di 16 anni.
2. Non è richiesta un'età minima per i piloti remoti che:
a)
operano nella sottocategoria A1, come specificato nell'allegato, parte A, del presente regolamento, con UAS di classe C0 di cui all'allegato, parte 1, del regolamento delegato (UE) 2019/945, che è da ritenersi un giocattolo ai sensi della direttiva 2009/48/CE;
b)
utilizzano UAS costruiti da privati con una massa massima al decollo inferiore a 250 g;
c)
operano sotto la supervisione diretta di un pilota remoto che rispetta le disposizioni del paragrafo 1 e dell'articolo 8.
3. Gli Stati membri possono abbassare l'età minima seguendo un approccio basato sul rischio e tenendo conto dei rischi specifici associati alle operazioni nel loro territorio:
a)
di un massimo di 4 anni per i piloti remoti che operano nella categoria «aperta»;
b)
di un massimo di 2 anni per i piloti remoti che operano nella categoria «specifica».
4. Se uno Stato membro abbassa l'età minima per i piloti remoti, questi ultimi sono autorizzati a utilizzare un UAS solo nel territorio di tale Stato membro.
5. Nell'autorizzazione rilasciata a norma dell'articolo 16, gli Stati membri possono stabilire un'età minima diversa per i piloti remoti che operano nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo.
Articolo 10
Norme e procedure per l'aeronavigabilità degli UAS
Gli UAS utilizzati nelle operazioni di cui al presente regolamento soddisfano i requisiti tecnici nonché le norme e le procedure per l'aeronavigabilità definiti negli atti delegati adottati a norma dell'articolo 58 del regolamento (UE) 2018/1139, ad eccezione degli UAS costruiti da privati o utilizzati per operazioni di cui all'articolo 16 o che soddisfino le condizioni di cui all'articolo 20.
Articolo 11
Norme per la valutazione dei rischi operativi
1. Una valutazione dei rischi operativi:
a)
descrive le caratteristiche dell'operazione UAS;
b)
propone obiettivi di sicurezza operativa adeguati;
c)
individua i rischi dell'operazione sia a terra che in volo tenendo conto di quanto segue:
i.
la misura in cui terzi o beni a terra possano essere messi in pericolo dall'attività;
ii.
la complessità, le prestazioni e le caratteristiche operative degli aeromobili senza equipaggio interessati;
iii.
lo scopo del volo, il tipo di UAS, la probabilità di collisione con altri aeromobili e la classe dello spazio aereo utilizzato;
iv.
il tipo, la portata e la complessità dell'operazione o dell'attività UAS, inclusi, se del caso, le dimensioni e il tipo di traffico gestito dall'organizzazione o dalla persona responsabile;
v.
la misura in cui le persone interessate dai rischi dell'operazione UAS siano in grado valutare tali rischi ed esercitare un controllo sui medesimi;
d)
individua una serie di possibili misure di attenuazione dei rischi;
e)
determina il livello necessario di solidità delle misure di attenuazione selezionate in modo che l'operazione possa essere condotta in condizioni di sicurezza.
2. La descrizione dell'operazione UAS comprende almeno i seguenti elementi:
a)
la natura delle attività svolte;
b)
l'ambiente operativo e l'area geografica dell'operazione prevista, in particolare la popolazione sorvolata, l'orografia, i tipi di spazio aereo, il volume di spazio aereo in cui avrà luogo l'operazione e quale volume di spazio aereo è mantenuto come necessaria area tampone di rischio, compresi i requisiti operativi per le zone geografiche;
c)
la complessità dell'operazione, in particolare per quanto riguarda la pianificazione e l'esecuzione, le competenze, l'esperienza e la composizione del personale nonché i mezzi tecnici necessari per condurre l'operazione;
d)
le caratteristiche tecniche dell'UAS, comprese le sue prestazioni in considerazione delle condizioni dell'operazione prevista e, se del caso, il suo numero di immatricolazione;
e)
la competenza del personale per lo svolgimento dell'operazione, compresa la sua composizione, il suo ruolo, le sue responsabilità, il suo addestramento e la sua esperienza recente.
3. La valutazione propone un livello obiettivo di sicurezza equivalente al livello di sicurezza dell'aviazione con equipaggio, in considerazione delle caratteristiche specifiche dell'operazione UAS.
4. L'individuazione dei rischi comprende la determinazione di tutti i seguenti elementi:
a)
il rischio a terra non attenuato generato dall'operazione tenendo conto del tipo di operazione e delle condizioni in cui si svolge l'operazione, compresi almeno i seguenti criteri:
i.
VLOS o BVLOS;
ii.
densità della popolazione nelle aree sorvolate;
iii.
sorvolo di assembramenti di persone;
iv.
caratteristiche della dimensione degli aeromobili senza equipaggio;
b)
il rischio aereo non attenuato generato dall'operazione tenendo conto di tutti i seguenti elementi:
i.
il volume esatto dello spazio aereo in cui avrà luogo l'operazione, più il volume di spazio aereo necessario per le procedure di contingenza;
ii.
la classe dello spazio aereo;
iii.
l'impatto sul restante traffico aereo e sulla gestione del traffico aereo (ATM) e in particolare:
—
l'altitudine dell'operazione;
—
se l'operazione ha luogo in uno spazio aereo controllato o non controllato;
—
se l'operazione ha luogo in un ambiente aeroportuale o non aeroportuale;
—
se lo spazio aereo sovrasta un ambiente urbano o una zona rurale;
—
la separazione dal restante traffico aereo.
5. Nell'individuare le eventuali misure di attenuazione necessarie per conseguire il livello obiettivo di sicurezza proposto si prendono in considerazione le seguenti possibilità:
a)
misure di contenimento per le persone a terra;
b)
limitazioni operative strategiche all'operazione UAS, in particolare:
i.
limitazione dei volumi geografici nel luogo in cui viene effettuata l'operazione;
ii.
limitazione della durata o della fascia oraria in cui si svolge l'operazione;
c)
misure di attenuazione strategiche, adottando regole di volo comuni o utilizzando struttura e servizi comuni dello spazio aereo;
d)
capacità di far fronte a eventuali condizioni operative sfavorevoli;
e)
fattori organizzativi, quali le procedure operative e di manutenzione elaborate dall'operatore UAS e le procedure di manutenzione conformi al manuale d'uso del fabbricante;
f)
livello di competenza e di esperienza del personale addetto alla sicurezza del volo;
g)
rischio di errore umano nell'applicazione delle procedure operative;
h)
caratteristiche progettuali e prestazioni dell'UAS, in particolare:
i.
la disponibilità di mezzi per attenuare i rischi di collisione;
ii.
la disponibilità di sistemi che limitano l'energia all'impatto o la frangibilità dell'aeromobile senza equipaggio;
iii.
la conformità del progetto dell'UAS alle norme riconosciute e a criteri di progettazione fail-safe (sicuro in caso di guasto).
6. La solidità delle misure di attenuazione proposte deve essere valutata al fine di determinare se queste siano commisurate agli obiettivi di sicurezza e ai rischi dell'operazione prevista, in particolare per garantire che ogni fase dell'operazione sia sicura.
Articolo 12
Autorizzazione delle operazioni nella categoria «specifica»
1. L'autorità competente effettua una valutazione dei rischi e della solidità delle misure di attenuazione proposte dall'operatore UAS al fine di mantenere la sicurezza dell'operazione UAS in tutte le fasi del volo.
2. L'autorità competente rilascia un'autorizzazione operativa quando la valutazione conclude che:
a)
gli obiettivi di sicurezza operativa tengono conto dei rischi dell'operazione;
b)
la combinazione di misure di attenuazione riguardanti le condizioni operative per lo svolgimento delle operazioni, la competenza del personale coinvolto e le caratteristiche tecniche degli aeromobili senza equipaggio sono adeguate e sufficientemente solide da mantenere la sicurezza dell'operazione in considerazione dei rischi a terra e in volo individuati;
c)
l'operatore UAS ha fornito una dichiarazione in cui si conferma che l'operazione prevista è conforme alle norme nazionali e dell'Unione applicabili, in particolare per quanto riguarda la tutela della riservatezza, la protezione dei dati, la responsabilità civile, l'assicurazione, la sicurezza e la protezione dell'ambiente.
3. Se l'operazione non è ritenuta sufficientemente sicura, l'autorità competente ne informa il richiedente, motivando il suo rifiuto di rilasciare l'autorizzazione operativa.
4. L'autorizzazione operativa rilasciata dall'autorità competente specifica:
a)
l'ambito dell'autorizzazione;
b)
le condizioni «specifiche» che si applicano:
i.
all'operazione UAS e alle limitazioni operative;
ii.
alla competenza richiesta all'operatore UAS e, se del caso, ai piloti remoti;
iii.
alle caratteristiche tecniche dell'UAS, compresa, se del caso, la certificazione dell'UAS;
c)
le seguenti informazioni:
i.
il numero di immatricolazione dell'operatore UAS e le caratteristiche tecniche dell'UAS;
ii.
un riferimento alla valutazione dei rischi operativi effettuata dall'operatore UAS;
iii.
le limitazioni operative e le condizioni dell'operazione;
iv.
le misure di attenuazione che l'operatore UAS deve applicare;
v.
il luogo o i luoghi in cui l'operazione è autorizzata e qualsiasi altro luogo in uno Stato membro conformemente all'articolo 13;
vi.
tutti i documenti e le registrazioni pertinenti per il tipo di operazione e il tipo di eventi che dovrebbero essere segnalati in aggiunta a quelli definiti nel regolamento (UE) n. 376/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio (8).
5. Al ricevimento della dichiarazione di cui all'articolo 5, paragrafo 5, l'autorità competente:
a)
verifica che tale dichiarazione contenga tutti gli elementi di cui al punto UAS.SPEC.020, paragrafo 2, dell'allegato;
b)
in caso positivo, fornisce all'operatore UAS, senza indebito ritardo, una conferma del ricevimento e della completezza della dichiarazione, in modo che l'operatore possa avviare l'operazione.
Articolo 13
Operazioni transfrontaliere o operazioni condotte al di fuori dello stato di immatricolazione
1. Qualora intenda effettuare un'operazione nella categoria «specifica» per la quale è già stata rilasciata un'autorizzazione operativa in conformità all'articolo 12, e che è destinata a svolgersi in tutto o in parte nello spazio aereo di uno Stato membro diverso dallo Stato membro di immatricolazione, l'operatore UAS presenta all'autorità competente dello Stato membro in cui è prevista l'operazione una domanda comprendente le seguenti informazioni:
a)
una copia dell'autorizzazione operativa rilasciata all'operatore UAS in conformità all'articolo 12; e
b)
il luogo o i luoghi in cui si svolgerà l'operazione prevista, comprese, se necessario, le misure di attenuazione aggiornate per far fronte ai rischi individuati a norma dell'articolo 11, paragrafo 2, lettera b), specifici dello spazio aereo, del terreno, delle caratteristiche della popolazione e delle condizioni climatiche locali.
2. Al ricevimento della domanda di cui al paragrafo 1, l'autorità competente dello Stato membro in cui è prevista l'operazione effettua senza indebito ritardo una valutazione della stessa e fornisce all'autorità competente dello Stato membro di immatricolazione e all'operatore UAS una conferma del fatto che le misure di attenuazione aggiornate di cui al paragrafo 1, lettera b), sono soddisfacenti ai fini dell'operazione da effettuarsi nel luogo previsto. Ricevuta tale conferma, l'operatore UAS può avviare l'operazione prevista e lo Stato membro di immatricolazione registra nell'autorizzazione operativa rilasciata in conformità all'articolo 12 le misure di attenuazione aggiornate che l'operatore UAS deve applicare.
3. Qualora intenda effettuare un'operazione nella categoria «specifica» per la quale è già stata concessa un'autorizzazione operativa in conformità all'articolo 5, paragrafo 5, e che è destinata a svolgersi in tutto o in parte nello spazio aereo di uno Stato membro diverso dallo Stato membro di immatricolazione, l'operatore UAS presenta all'autorità competente dello Stato membro in cui è prevista l'operazione una copia della dichiarazione presentata allo Stato membro di immatricolazione, nonché una copia della conferma del ricevimento e della completezza di tale dichiarazione.
Articolo 14
Immatricolazione di operatori UAS e di UAS certificati
1. Gli Stati membri istituiscono e mantengono aggiornati sistemi di immatricolazione accurati per gli UAS il cui progetto è soggetto a certificazione e per gli operatori UAS le cui operazioni possono presentare un rischio per la sicurezza, anche in termini di security, la tutela della riservatezza e la protezione dei dati personali o dell'ambiente.
2. I sistemi di immatricolazione degli operatori UAS prevedono campi destinati all'introduzione e allo scambio delle seguenti informazioni:
a)
il nome completo e la data di nascita per le persone fisiche, e la denominazione e il numero di identificazione per le persone giuridiche;
b)
l'indirizzo degli operatori UAS;
c)
il loro indirizzo di posta elettronica e numero di telefono;
d)
il numero della polizza assicurativa per l'UAS, se previsto dal diritto nazionale o dell'Unione;
e)
la conferma da parte delle persone giuridiche della seguente dichiarazione: «Tutti i membri del personale direttamente coinvolti nelle operazioni sono in possesso delle competenze necessarie a svolgere i loro compiti e l'UAS sarà utilizzato solo da piloti remoti con un adeguato livello di competenza»;
f)
le autorizzazioni operative e i LUC di cui si è in possesso e le dichiarazioni seguite da una conferma in conformità all'articolo 12, paragrafo 5, lettera b).
3. I sistemi di immatricolazione degli aeromobili senza equipaggio il cui progetto è soggetto a certificazione prevedono campi destinati all'introduzione e allo scambio delle seguenti informazioni:
a)
denominazione del fabbricante;
b)
designazione del fabbricante dell'aeromobile senza equipaggio;
c)
numero di serie dell'aeromobile senza equipaggio;
d)
nome completo, indirizzo, indirizzo di posta elettronica e numero di telefono della persona fisica o giuridica a nome della quale è immatricolato l'aeromobile senza equipaggio.
4. Gli Stati membri provvedono affinché i sistemi di immatricolazione siano digitali e interoperabili e consentano l'accesso e lo scambio reciproco di informazioni tramite il repertorio di cui all'articolo 74 del regolamento (UE) 2018/1139.
5. Gli operatori UAS sono tenuti a immatricolarsi:
a)
quando operano nell'ambito della categoria «aperta» utilizzando uno dei seguenti aeromobili senza equipaggio:
i.
aeromobili senza equipaggio aventi MTOM pari o superiore a 250 g o che, in caso di impatto, possono trasferire al corpo umano un'energia cinetica superiore a 80 Joule;
ii.
aeromobili senza equipaggio dotati di un sensore in grado di rilevare dati personali, a meno che non sia conforme alla direttiva 2009/48/CE;
b)
quando operano nell'ambito della categoria «specifica» utilizzando aeromobili senza equipaggio aventi qualsiasi massa.
6. Gli operatori UAS sono tenuti a immatricolarsi nello Stato membro in cui risiedono (persone fisiche) o in cui hanno la sede principale (persone giuridiche) e garantiscono che le loro informazioni di immatricolazione siano accurate. Un operatore UAS non può essere immatricolato in più di uno Stato membro alla volta.
Gli Stati membri rilasciano un numero di immatricolazione digitale unico per gli operatori UAS e per gli UAS che richiedono l'immatricolazione, al fine di consentirne l'identificazione individuale.
Il numero di immatricolazione per gli operatori UAS è stabilito sulla base di norme a sostegno dell'interoperabilità dei sistemi di immatricolazione.
7. Il proprietario di un aeromobile senza equipaggio il cui progetto è soggetto a certificazione è tenuto a immatricolare tale aeromobile senza equipaggio.
Le marche di nazionalità e immatricolazione di un aeromobile senza equipaggio devono essere definite in linea con l'allegato 7 dell'ICAO. Un aeromobile senza equipaggio non può essere immatricolato in più di uno Stato membro alla volta.
8. Gli operatori UAS espongono il loro numero di immatricolazione su ogni aeromobile senza equipaggio che soddisfa le condizioni di cui al paragrafo 5.
Articolo 15
Condizioni operative per le zone geografiche UAS
1. Nel definire le zone geografiche per motivi di sicurezza, anche in termini di security, tutela della riservatezza o dell'ambiente, gli Stati membri possono:
a)
vietare alcune o tutte le operazioni UAS, richiedere particolari condizioni per alcune o per tutte le operazioni UAS o richiedere un'autorizzazione operativa preventiva per alcune o per tutte le operazioni UAS;
b)
sottoporre le operazioni UAS a norme ambientali specifiche;
c)
consentire l'accesso solo a determinate classi di UAS;
d)
consentire l'accesso solo a UAS dotati di determinate caratteristiche tecniche, in particolare sistemi di identificazione a distanza o di geo-consapevolezza.
2. Sulla base di una valutazione dei rischi effettuata dall'autorità competente, gli Stati membri possono designare determinate zone geografiche nelle quali le operazioni UAS sono esenti da uno o più requisiti della categoria «aperta».
3. Quando, a norma dei paragrafi 1 o 2, definiscono le zone geografiche UAS a fini di geo-consapevolezza, gli Stati membri provvedono affinché le informazioni sulle zone geografiche UAS, incluso il loro periodo di validità, siano rese pubbliche in un formato digitale unico e comune.
Articolo 16
Operazioni UAS effettuate nell'ambito di club e associazioni di aeromodellismo
1. Su richiesta di un club o di un'associazione di aeromodellismo, l'autorità competente può rilasciare un'autorizzazione per le operazioni UAS nell'ambito di club e associazioni di aeromodellismo.
2. L'autorizzazione di cui al paragrafo 1 è rilasciata conformemente a:
a)
norme nazionali pertinenti;
b)
procedure stabilite, struttura organizzativa e sistema di gestione del club o dell'associazione di aeromodellismo, garantendo che:
i.
i piloti remoti che operano nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo siano informati delle condizioni e delle limitazioni definite nell'autorizzazione rilasciata dall'autorità competente;
ii.
i piloti remoti che operano nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo siano assistiti nel conseguimento della competenza minima necessaria per utilizzare l'UAS in condizioni di sicurezza e in conformità alle condizioni e alle limitazioni definite nell'autorizzazione;
iii.
il club o l'associazione di aeromodellismo adottino misure adeguate qualora vengano informati del fatto che un pilota remoto che opera nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo non rispetta le condizioni e le limitazioni definite nell'autorizzazione e, se necessario, ne informano l'autorità competente;
iv.
il club o l'associazione di aeromodellismo forniscano, su richiesta dell'autorità competente, la documentazione necessaria a fini di sorveglianza e monitoraggio.
3. L'autorizzazione di cui al paragrafo 1 specifica le condizioni in base alle quali possono svolgersi le operazioni effettuate nell'ambito di club o associazioni di aeromodellismo ed è limitata al territorio dello Stato membro in cui è rilasciata.
4. Gli Stati membri possono consentire a club e associazioni di aeromodellismo di immatricolare a loro nome i propri membri nei sistemi di immatricolazione istituiti a norma dell'articolo 14. In caso contrario, i membri dei club e delle associazioni di aeromodellismo sono tenuti a immatricolarsi conformemente all'articolo 14.
Articolo 17
Designazione dell'autorità competente
1. Ciascuno Stato membro designa una o più entità in qualità di autorità competente per i compiti di cui all'articolo 18.
2. Qualora designi più di un'entità come autorità competente, lo Stato membro:
a)
definisce chiaramente le aree di competenza di ciascuna autorità competente in termini di responsabilità;
b)
istituisce un appropriato meccanismo di coordinamento tra tali entità al fine di garantire l'efficace sorveglianza di tutte le organizzazioni e le persone soggette al presente regolamento.
Articolo 18
Compiti dell'autorità competente
L'autorità competente è responsabile:
a)
dell'applicazione del presente regolamento;
b)
del rilascio, della sospensione o della revoca dei certificati degli operatori UAS e delle licenze dei piloti remoti che operano nell'ambito della categoria «certificata» delle operazioni UAS;
c)
del rilascio ai piloti remoti della prova di completamento di un esame online di conoscenza teorica conformemente ai punti UAS.OPEN.020 e UAS.OPEN.040 dell'allegato, e del rilascio, della modifica, della sospensione, della limitazione o della revoca dei certificati di competenza dei piloti remoti conformemente al punto UAS.OPEN.030 dell'allegato;
d)
del rilascio, della modifica, della sospensione, della limitazione o della revoca delle autorizzazioni operative e dei LUC, e della verifica della completezza delle dichiarazioni necessarie per effettuare operazioni UAS nell'ambito della categoria «specifica»;
e)
della conservazione di documenti, registri e relazioni riguardanti le autorizzazioni operative UAS, le dichiarazioni, i certificati di competenza dei piloti remoti e i LUC;
f)
della messa a disposizione in un formato digitale unico e comune delle informazioni sulle zone geografiche UAS individuate dagli Stati membri e definite all'interno dello spazio aereo nazionale dello Stato di tale autorità competente;
g)
del rilascio di una conferma del ricevimento e della completezza a norma dell'articolo 12, paragrafo 5, lettera b), o di una conferma a norma dell'articolo 13, paragrafo 2;
h)
dello sviluppo di un sistema di sorveglianza basato sul rischio per:
i.
gli operatori UAS che hanno presentato una dichiarazione o sono in possesso di un'autorizzazione operativa o di un LUC;
ii.
i club e le associazioni di aeromodellismo in possesso di un'autorizzazione di cui all'articolo 16;
i)
delle operazioni diverse da quelle della categoria «aperta», stabilendo una pianificazione di audit basata sul profilo di rischio, sul livello di conformità e sulle prestazioni in materia di sicurezza degli operatori UAS che hanno presentato una dichiarazione o sono in possesso di un certificato rilasciato dall'autorità competente;
j)
delle operazioni diverse da quelle della categoria «aperta», effettuando ispezioni riguardanti gli operatori UAS che hanno presentato una dichiarazione o sono in possesso di un certificato rilasciato dall'autorità competente che effettua l'ispezione e che garantisce che gli operatori UAS e i piloti remoti rispettano il presente regolamento;
k)
dell'attuazione di un sistema volto a individuare ed esaminare i casi di inosservanza da parte degli operatori UAS che operano nell'ambito delle categorie «aperte» o «specifiche», segnalati conformemente all'articolo 19, paragrafo 2;
l)
della comunicazione agli operatori UAS di informazioni e orientamenti che promuovano la sicurezza delle operazioni UAS;
m)
dell'istituzione e dell'aggiornamento dei sistemi di immatricolazione per gli UAS il cui progetto è soggetto a certificazione e per gli operatori UAS le cui operazioni possono presentare un rischio per la sicurezza, anche in termini di security, la tutela della riservatezza e la protezione dei dati personali o dell'ambiente.
Articolo 19
Informazioni in materia di sicurezza
1. Le autorità competenti degli Stati membri e le autorità di vigilanza e di controllo del mercato di cui all'articolo 36 del regolamento delegato (UE) 2019/945 cooperano nelle questioni relative alla sicurezza e stabiliscono le procedure per lo scambio efficace di informazioni in materia di sicurezza.
2. Ogni operatore UAS segnala all'autorità competente qualsiasi evento correlato alla sicurezza e procede allo scambio di informazioni riguardanti il proprio UAS conformemente al regolamento (UE) n. 376/2014.
3. L'Agenzia dell'Unione europea per la sicurezza aerea («l'Agenzia») e le autorità competenti raccolgono, analizzano e pubblicano le informazioni di sicurezza relative alle operazioni UAS nel loro territorio in conformità all'articolo 119 del regolamento (UE) 2018/1139 e ai relativi atti di esecuzione.
4. Al ricevimento di qualsiasi informazione di cui ai paragrafi 1, 2 o 3, l'Agenzia e l'autorità competente adottano le misure necessarie al fine di affrontare eventuali problemi di sicurezza sulla base dei migliori dati e analisi disponibili, tenendo conto delle interdipendenze tra i vari settori della sicurezza aerea e tra la sicurezza aerea, la cibersicurezza e altri ambiti tecnici della regolamentazione aeronautica.
5. Qualora adotti misure conformemente al paragrafo 4, l'autorità competente o l'Agenzia ne informa immediatamente tutte le parti e le organizzazioni interessate che devono conformarsi a tali misure in conformità al regolamento (UE) 2018/1139 e ai relativi atti di esecuzione.
Articolo 20
Disposizioni particolari concernenti l'uso di determinati UAS nella categoria «aperta»
I tipi di UAS ai sensi della decisione n. 768/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (9), che non sono conformi al regolamento delegato (UE) 2019/945 e che non sono costruiti da privati, possono continuare ad essere utilizzati alle seguenti condizioni, qualora siano immessi sul mercato prima del 1o luglio 2022:
a)
nella sottocategoria A1, come definita nella parte A dell'allegato, a condizione che l'aeromobile senza equipaggio abbia una massa massima al decollo inferiore a 250 g, compreso il carico utile;
b)
nella sottocategoria A3, come definita nella parte A dell'allegato, a condizione che l'aeromobile senza equipaggio abbia una massa massima al decollo inferiore a 25 kg, compreso il carburante e il carico utile.
Articolo 21
Adattamento di autorizzazioni, dichiarazioni e certificati
1. Le autorizzazioni rilasciate agli operatori UAS, i certificati di competenza dei piloti remoti e le dichiarazioni effettuate dagli operatori UAS o i documenti equivalenti, rilasciati in base al diritto nazionale, restano in vigore fino al 1o luglio 2021.
2. Entro il 1o luglio 2021 gli Stati membri convertono i loro vigenti certificati di competenza dei piloti remoti e le loro vigenti autorizzazioni o dichiarazioni degli operatori UAS, o documentazione equivalente, compresi quelli rilasciati fino a quella data, in conformità al presente regolamento.
3. Fatto salvo l'articolo 14, le operazioni UAS effettuate nell'ambito di club e associazioni di aeromodellismo possono continuare ad essere effettuate in conformità alle pertinenti norme nazionali e senza un'autorizzazione a norma dell'articolo 16 fino al 1o luglio 2022.
Articolo 22
Disposizioni transitorie
Fatto salvo l'articolo 20, l'uso di UAS nella categoria «aperta» che non siano conformi ai requisiti dell'allegato, parti da 1 a 5, del regolamento delegato (UE) 2019/945 è consentito per un periodo transitorio di due anni a decorrere da un anno dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, soggetto alle seguenti condizioni:
a)
gli aeromobili senza equipaggio con una massa massima al decollo inferiore a 500 g devono essere utilizzati conformemente ai requisiti operativi di cui alla parte A, punto UAS.OPEN.020, paragrafo 1, dell'allegato da un pilota remoto con un livello di competenza definito dallo Stato membro interessato;
b)
gli aeromobili senza equipaggio con una massa massima al decollo inferiore a 2 kg devono essere utilizzati mantenendo una distanza minima orizzontale di 50 metri dalle persone e i piloti remoti devono avere un livello di competenza almeno equivalente a quello di cui alla parte A, punto UAS.OPEN.030, paragrafo 2, dell'allegato;
c)
gli aeromobili senza equipaggio con una massa massima al decollo superiore a 2 kg e inferiore a 25 kg devono essere utilizzati rispettando i requisiti operativi di cui al punto UAS.OPEN.040, paragrafi 1 e 2, e i piloti remoti devono avere un livello di competenza almeno equivalente a quello di cui alla parte A, punto UAS.OPEN.020, paragrafo 4, lettera b), dell'allegato.
Articolo 23
Entrata in vigore e applicazione
1. Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o luglio 2020.
2. L'articolo 5, paragrafo 5, si applica a decorrere dalla data in cui è modificata l'appendice 1 dell'allegato, in modo da contenere gli scenari standard applicabili. In conformità all'articolo 5, paragrafo 5, gli Stati membri possono accettare dichiarazioni dagli operatori UAS sulla base di scenari standard nazionali, se tali scenari soddisfano i requisiti di cui al punto UAS.SPEC.020 dell'allegato fino a quando il presente regolamento non sia modificato in modo da includere lo scenario standard di cui all'appendice 1 dell'allegato.
3. L'articolo 15, paragrafo 3, si applica a decorrere dal 1o luglio 2021.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 24 maggio 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 212 del 22.8.2018, pag. 1.
(2) Regolamento delegato (UE) 2019/945 della Commissione del 12 marzo 2019 relativo ai sistemi aeromobili senza equipaggio e agli operatori di paesi terzi di sistemi aeromobili senza equipaggio (cfr. pag. 1 della presente Gazzetta ufficiale)
(3) Direttiva 2009/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2009, sulla sicurezza dei giocattoli (GU L 170 del 30.6.2009, pag. 1).
(4) Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati) (GU L 119 del 4.5.2016, pag. 1).
(5) Regolamento di esecuzione (UE) n. 923/2012 della Commissione, del 26 settembre 2012, che stabilisce regole dell'aria comuni e disposizioni operative concernenti servizi e procedure della navigazione aerea e che modifica il regolamento di esecuzione (UE) n. 1035/2011 e i regolamenti (CE) n. 1265/2007, (CE) n. 1794/2006, (CE) n. 730/2006, (CE) n. 1033/2006 e (UE) n. 255/2010 (GU L 281 del 13.10.2012, pag. 1).
(6) Regolamento (UE) n. 965/2012 della Commissione, del 5 ottobre 2012, che stabilisce i requisiti tecnici e le procedure amministrative per quanto riguarda le operazioni di volo ai sensi del regolamento (CE) n. 216/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 296 del 25.10.2012, pag. 1).
(7) Regolamento (UE) n. 1332/2011 della Commissione, del 16 dicembre 2011, che stabilisce requisiti comuni per l'utilizzo dello spazio aereo e procedure operative comuni per prevenire le collisioni in volo (GU L 336 del 20.12.2011, pag. 20).
(8) Regolamento (UE) n. 376/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 aprile 2014, concernente la segnalazione, l'analisi e il monitoraggio di eventi nel settore dell'aviazione civile, che modifica il regolamento (UE) n. 996/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva 2003/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 1321/2007 e (CE) n. 1330/2007 della Commissione (GU L 122 del 24.4.2014, pag. 18).
(9) Decisione n. 768/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 luglio 2008, relativa a un quadro comune per la commercializzazione dei prodotti e che abroga la decisione 93/465/CEE (GU L 218 del 13.8.2008, pag. 82).
ALLEGATO
OPERAZIONI UAS NELLE CATEGORIE «APERTA» E «SPECIFICA»
PARTE A
OPERAZIONI UAS NELLA CATEGORIA «APERTA»
UAS.OPEN.010 Disposizioni generali
1)
La categoria «aperta» delle operazioni UAS è suddivisa in tre sottocategorie A1, A2 e A3, in base alle limitazioni operative, ai requisiti per i piloti remoti e requisiti tecnici per gli UAS.
2)
Qualora l'operazione UAS comporti che il volo di un aeromobile senza equipaggio parta da un rilievo naturale del terreno o sorvoli un terreno che presenta rilievi naturali, gli aeromobili senza equipaggio devono essere mantenuti entro una distanza di 120 metri dal punto più vicino della superficie terrestre. La misurazione delle distanze deve essere adeguata alle caratteristiche geografiche del terreno, quali la presenza di pianure, colline, montagne.
3)
Quando si fa volare un aeromobile senza equipaggio entro una distanza orizzontale di 50 metri da un ostacolo artificiale la cui altezza è superiore a 105 metri, l'altezza massima dell'operazione UAS può essere aumentata fino a 15 metri al di sopra dell'altezza dell'ostacolo su richiesta dell'entità responsabile dello stesso.
4)
In deroga al punto 2, gli alianti senza equipaggio con MTOM inferiore a 10 kg, compreso il carico utile, possono essere fatti volare a una distanza superiore a 120 metri dal punto più vicino della superficie terrestre, a condizione che, in qualsiasi momento, l'aliante senza equipaggio non sia fatto volare ad un'altezza superiore a 120 metri al di sopra del pilota remoto.
UAS.OPEN.020 Operazioni UAS nella sottocategoria A1
Le operazioni UAS nella sottocategoria A1 devono soddisfare tutte le condizioni seguenti:
1)
per gli aeromobili senza equipaggio di cui al punto 5, lettera d), le operazioni devono essere effettuate in modo tale che il pilota remoto non consenta all'aeromobile senza equipaggio di sorvolare assembramenti di persone e che si possa ragionevolmente prevedere che non saranno effettuati sorvoli su persone non coinvolte. Nel caso in cui si verifichi un sorvolo imprevisto di persone non coinvolte, il pilota remoto deve ridurre il più possibile il tempo durante il quale l'aeromobile senza equipaggio sorvola le persone in questione;
2)
nel caso di un aeromobile senza equipaggio di cui al paragrafo 5, lettere a), b) e c), le operazioni devono essere effettuate in modo tale che il pilota remoto consenta all'aeromobile senza equipaggio di sorvolare persone non coinvolte, ma mai di sorvolare assembramenti di persone;
3)
in deroga all'articolo 4, paragrafo 1, lettera d), quando è attiva la modalità follow me le operazioni devono essere effettuate fino a una distanza di 50 metri dal pilota remoto;
4)
le operazioni devono essere effettuate da un pilota remoto:
a)
che ha familiarità con il manuale d'uso fornito dal fabbricante dell'UAS;
b)
nel caso di utilizzo di un aeromobile senza equipaggio di classe C1, come definita nell'allegato, parte 2, del regolamento delegato (UE) 2019/945, che ha completato un corso di formazione online, seguito dal superamento di un esame di conoscenza teorica online, organizzato dall'autorità competente o da un'entità riconosciuta dall'autorità competente dello Stato membro di immatricolazione dell'operatore UAS. L'esame deve comprendere 40 domande a scelta multipla distribuite opportunamente tra gli argomenti seguenti:
i.
sicurezza aerea;
ii.
limitazioni dello spazio aereo;
iii.
regolamentazione aeronautica;
iv.
limitazioni delle prestazioni umane;
v.
procedure operative;
vi.
conoscenza generale dell'UAS;
vii.
riservatezza e protezione dei dati;
viii.
assicurazione;
ix.
security;
5)
le operazioni devono essere effettuate con aeromobili senza equipaggio che:
a)
hanno una MTOM inferiore a 250 g, compreso il carico utile, e una velocità massima di esercizio inferiore a 19 m/s, nel caso di UAS costruiti da privati; o
b)
soddisfano i requisiti di cui all'articolo 20, lettera a);
c)
sono contrassegnati come appartenenti alla classe C0 e soddisfano i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 1, del regolamento delegato (UE) 2019/945; o
d)
sono contrassegnati come appartenenti alla classe C1 e soddisfano i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 2, del regolamento delegato (UE) 2019/945, e sono utilizzati con sistemi attivi e aggiornati di identificazione diretta a distanza e di geolocalizzazione remota.
UAS.OPEN.030 Operazioni UAS nella sottocategoria A2
Le operazioni UAS nella sottocategoria A2 devono soddisfare tutte le condizioni seguenti:
1)
devono essere effettuate in modo che gli aeromobili senza equipaggio non sorvolino persone non coinvolte e che le operazioni UAS abbiano luogo a una distanza orizzontale sicura di almeno 30 metri da tali persone; il pilota remoto può ridurre la distanza di sicurezza orizzontale fino a un minimo di 5 metri dalle persone non coinvolte durante l'esercizio di un aeromobile senza equipaggio in cui sia attiva la funzione di modalità a bassa velocità e dopo una valutazione della situazione rispetto a:
a)
condizioni meteorologiche,
b)
prestazioni dell'aeromobile senza equipaggio,
c)
separazione della zona sorvolata;
2)
devono essere effettuate da un pilota remoto che abbia familiarità con il manuale d'uso fornito dal fabbricante dell'UAS e sia in possesso di un certificato di competenza di pilota remoto rilasciato dall'autorità competente o da un'entità riconosciuta dall'autorità competente dello Stato membro di immatricolazione dell'operatore UAS. Tale certificato deve essere rilasciato dopo che il pilota ha soddisfatto tutte le seguenti condizioni nell'ordine indicato:
a)
aver completato un corso di formazione online e superato l'esame di conoscenza teorica online di cui al paragrafo 4, lettera b), del punto UAS.OPEN.020;
b)
aver completato un addestramento pratico autonomo nelle condizioni operative della sottocategoria A3 di cui ai paragrafi 1 e 2 del punto UAS.OPEN.040;
c)
aver dichiarato il completamento dell'addestramento pratico autonomo di cui alla lettera b) e aver superato un ulteriore esame di conoscenza teorica online, organizzato dall'autorità competente o da un'entità riconosciuta dall'autorità competente dello Stato membro di immatricolazione dell'operatore UAS. L'esame deve comprendere almeno 30 domande a scelta multipla volte a valutare le conoscenze del pilota remoto in merito alle misure di attenuazione tecniche e operative del rischio a terra; tali domande devono essere distribuite opportunamente tra gli argomenti seguenti:
i.
meteorologia;
ii.
prestazioni di volo degli UAS;
iii.
misure di attenuazione tecniche e operative del rischio a terra;
3)
devono essere effettuate con un aeromobile senza equipaggio che è contrassegnato come appartenenti alla classe C2 e soddisfa i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 3, del regolamento delegato (UE) 2019/945, ed è utilizzato con sistemi attivi e aggiornati di identificazione diretta a distanza e di geolocalizzazione remota.
UAS.OPEN.040 Operazioni UAS nella sottocategoria A3
Le operazioni UAS nella sottocategoria A3 devono soddisfare tutte le condizioni seguenti:
1)
essere effettuate in un'area in cui il pilota remoto possa ragionevolmente prevedere di non mettere a rischio nessuna persona non coinvolta entro i limiti dell'area in cui fa volare l'aeromobile senza equipaggio durante l'intero periodo dell'operazione UAS;
2)
essere effettuate a una distanza orizzontale sicura di almeno 150 metri da zone residenziali, commerciali, industriali o ricreative;
3)
essere effettuate da un pilota remoto che ha completato un corso di formazione online e ha superato l'esame di conoscenza teorica online di cui al paragrafo 4, lettera b), del punto UAS.OPEN.020;
4)
essere effettuate con aeromobili senza equipaggio che:
a)
hanno una MTOM inferiore a 25 kg, compreso il carico utile, nel caso di un UAS costruito da privati, o
b)
soddisfano i requisiti di cui all'articolo 20, lettera b);
c)
sono contrassegnati come appartenenti alla classe C2 e soddisfano i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 3, del regolamento delegato (UE) 2019/945, e sono utilizzati con sistemi attivi e aggiornati di identificazione diretta a distanza e di geolocalizzazione remota; o
d)
sono contrassegnati come appartenenti alla classe C3 e soddisfano i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 4, del regolamento delegato (UE) 2019/945, e sono utilizzati con sistemi attivi e aggiornati di identificazione diretta a distanza e di geolocalizzazione remota; o
e)
sono contrassegnati come appartenenti alla classe C4 e soddisfano i requisiti di tale classe, quale definita nell'allegato, parte 5, del regolamento delegato (UE) 2019/945.
UAS.OPEN.050 Responsabilità dell'operatore UAS
L'operatore UAS deve soddisfare tutte le seguenti condizioni:
1)
sviluppare procedure operative adeguate al tipo di operazione e ai rischi connessi;
2)
garantire che tutte le operazioni utilizzino efficacemente lo spettro radio e ne sostengano l'uso efficiente al fine di evitare interferenze dannose;
3)
designare un pilota remoto per ogni operazione UAS;
4)
garantire che i piloti remoti e tutti gli altri membri del personale che svolgono un compito a sostegno delle operazioni abbiano familiarità con il manuale d'uso fornito dal fabbricante dell'UAS, e:
a)
siano in possesso di una competenza adeguata nella sottocategoria delle operazioni UAS previste, conformemente ai punti UAS.OPEN.020, UAS.OPEN.030 o UAS.OPEN.040, per lo svolgimento dei loro compiti o, per il personale diverso dal pilota remoto, abbiano completato un corso di formazione sul posto di lavoro sviluppato dall'operatore;
b)
conoscano bene le procedure dell'operatore UAS;
c)
abbiano ricevuto le informazioni pertinenti per l'operazione UAS prevista riguardo a qualsiasi zona geografica pubblicata dallo Stato membro dell'operazione in conformità all'articolo 15;
5)
aggiornare le informazioni nel sistema di geosensibilizzazione, se del caso, in funzione del luogo in cui è prevista l'operazione;
6)
in caso di operazioni con aeromobili senza equipaggio di una delle classi di cui alle parti da 1 a 5 del regolamento delegato (UE) 2019/945, garantire:
a)
che l'UAS sia accompagnato dalla corrispondente dichiarazione UE di conformità, compreso il riferimento alla classe appropriata; e che
b)
sugli aeromobili senza equipaggio sia apposta la relativa etichetta di identificazione della classe;
7)
garantire, nel caso di un'operazione UAS nella sottocategoria A2 o A3, che tutte le persone coinvolte presenti nell'area dell'operazione siano state informate dei rischi e abbiano esplicitamente acconsentito a partecipare.
UAS.OPEN.060 Responsabilità del pilota remoto
1)
Prima di avviare un'operazione UAS, il pilota remoto deve:
a)
essere in possesso di una competenza adeguata nella sottocategoria delle operazioni UAS previste, conformemente ai punti UAS.OPEN.020, UAS.OPEN.030 o UAS.OPEN.040, per lo svolgimento dei loro compiti e avere con sé un documento comprovante la competenza durante l'esercizio dell'UAS, ad eccezione dell'esercizio di aeromobili senza equipaggio di cui al paragrafo 5, lettera a), b) o c), del punto UAS.OPEN.020;
b)
ottenere informazioni aggiornate pertinenti per l'operazione UAS prevista riguardo a qualsiasi zona geografica pubblicata dallo Stato membro dell'operazione in conformità all'articolo 15;
c)
rispettare l'ambiente operativo, verificare la presenza di ostacoli e, a meno che non operi nella sottocategoria A1 con un aeromobile senza equipaggio di cui al paragrafo 5, lettera a), b) o c), del punto UAS.OPEN.020, verificare la presenza di persone non coinvolte;
d)
garantire che il sistema UAS sia in condizione di completare in sicurezza il volo previsto e, se del caso, verificare che l'identificazione diretta a distanza funzioni correttamente;
e)
se l'UAS è dotato di un carico utile aggiuntivo, verificare che la sua massa non superi la MTOM definita dal fabbricante o il limite di MTOM della sua classe.
2)
Durante il volo, il pilota remoto deve:
a)
astenersi dallo svolgere i propri compiti sotto l'effetto di sostanze psicoattive o di alcolici o qualora non sia in grado di svolgerli a causa di lesioni, affaticamento, cure mediche, malattie o altre cause;
b)
mantenere l'aeromobile senza equipaggio in VLOS e effettuare una scansione visiva completa dello spazio aereo circostante l'aeromobile senza equipaggio, al fine di prevenire qualsiasi rischio di collisione con eventuali aeromobili con equipaggio. Il pilota remoto deve interrompere il volo se l'operazione rappresenta un rischio per altri aeromobili, persone, animali, ambiente o proprietà;
c)
deve rispettare le limitazioni operative nelle zone geografiche definite in conformità all'articolo 15;
d)
deve essere in grado di mantenere il controllo dell'aeromobile senza equipaggio, salvo in caso di perdita di collegamento o di esercizio di aeromobili senza equipaggio a volo libero;
e)
deve utilizzare l'UAS conformemente al manuale d'uso fornito dal fabbricante, comprese le eventuali limitazioni applicabili;
f)
deve rispettare le procedure dell'operatore, se disponibili.
3)
I piloti remoti e gli operatori UAS non devono effettuare il volo in prossimità o all'interno di zone in cui siano in atto interventi in risposta a una situazione di emergenza a meno che non ne abbiano ottenuto il permesso dai servizi responsabili della risposta alle emergenze.
4)
Ai fini del paragrafo 2, lettera b), i piloti remoti possono essere assistiti da un osservatore dell'aeromobile senza equipaggio, posto al loro fianco, che, mediante l'osservazione visiva senza strumenti dell'aeromobile senza equipaggio, aiuti il pilota remoto ad effettuare il volo in sicurezza. Tra il pilota remoto e l'osservatore dell'aeromobile senza equipaggio deve essere stabilita una comunicazione chiara ed efficace.
UAS.OPEN.070 Durata e validità della competenza teorica online e dei certificati di competenza dei piloti remoti
1)
La competenza teorica online dei piloti remoti di cui al paragrafo 4, lettera b), del punto UAS.OPEN.020 e al paragrafo 3 del punto UAS.OPEN.040, e il certificato di competenza dei piloti remoti di cui al paragrafo 2 del punto UAS.OPEN.030 sono validi per cinque anni.
2)
Il rinnovo della competenza teorica online e del certificato di competenza dei piloti remoti è soggetto alla dimostrazione di tali competenze conformemente al paragrafo 2 del punto UAS.OPEN.030 o al paragrafo 4, lettera b), del punto UAS.OPEN.020.
PARTE B
OPERAZIONI UAS NELLA CATEGORIA «SPECIFICA»
UAS.SPEC.010 Disposizioni generali
L'operatore UAS deve fornire all'autorità competente una valutazione dei rischi operativi per l'operazione prevista in conformità all'articolo 11 o, qualora si applichi il punto UAS.SPEC.020, deve presentare una dichiarazione, a meno che l'operatore non sia in possesso di un certificato di operatore di UAS leggero (LUC) con i privilegi adeguati, conformemente alla parte C del presente allegato. L'operatore UAS deve valutare periodicamente l'adeguatezza delle misure di attenuazione adottate e aggiornarle ove necessario.
UAS.SPEC.020 Dichiarazione operativa
1)
Conformemente all'articolo 5, l'operatore UAS può presentare all'autorità competente dello Stato membro dell'operazione una dichiarazione operativa di conformità a uno scenario standard, quale definito nell'appendice 1 del presente allegato, in alternativa ai punti UAS.SPEC.30 e UAS.SPEC.40 in relazione alle operazioni:
a)
di aeromobili senza equipaggio con:
i.
dimensione caratteristica massima fino a 3 metri in VLOS sopra l'area a terra controllata, escluso il sorvolo di assembramenti di persone,
ii.
dimensione caratteristica massima fino a 1 metro in VLOS, escluso il sorvolo di assembramenti di persone,
iii.
dimensione caratteristica massima fino a 1 metro in BVLOS sopra aree scarsamente popolate,
iv.
dimensione caratteristica massima fino a 3 metri in BVLOS sopra l'area a terra controllata;
b)
effettuate a un'altezza inferiore a 120 metri dalla superficie terrestre e:
i.
in uno spazio aereo non controllato (classe F o G), o
ii.
in uno spazio aereo controllato dopo il coordinamento e l'autorizzazione di volo individuale in conformità alle procedure pubblicate per l'area operativa.
2)
Una dichiarazione degli operatori UAS deve contenere:
a)
informazioni amministrative sull'operatore UAS;
b)
una dichiarazione attestante che l'operazione soddisfa i requisiti operativi di cui al paragrafo 1 e uno scenario standard quale definito nell'appendice 1 dell'allegato;
c)
l'impegno dell'operatore UAS a rispettare le pertinenti misure di attenuazione necessarie per la sicurezza dell'operazione, comprese le relative istruzioni per l'operazione, la progettazione degli aeromobili senza equipaggio e la competenza del personale interessato;
d)
la conferma da parte dell'operatore UAS dell'esistenza di una copertura assicurativa adeguata per ogni volo effettuato ai sensi della dichiarazione, se previsto dal diritto dell'Unione o nazionale.
3)
Al ricevimento della dichiarazione, l'autorità competente deve verificare che essa contenga tutti gli elementi elencati al paragrafo 2 e deve fornire all'operatore UAS una conferma del ricevimento e della completezza di tale dichiarazione senza indebito ritardo.
4)
Dopo aver ricevuto la conferma del ricevimento e della completezza, l'operatore UAS è autorizzato ad avviare l'operazione.
5)
Gli operatori UAS devono notificare senza indugio all'autorità competente qualsiasi modifica delle informazioni contenute nella dichiarazione operativa che hanno presentato.
6)
Gli operatori UAS in possesso di un LUC con i privilegi adeguati, conformemente alla parte C del presente allegato, non sono tenuti a presentare la dichiarazione.
UAS.SPEC.030 Domanda di autorizzazione operativa
1)
Prima di avviare un'operazione UAS nella categoria «specifica», l'operatore UAS deve ottenere un'autorizzazione operativa dall'autorità nazionale competente dello Stato membro di immatricolazione, tranne:
a)
quando si applica il punto UAS.SPEC.020; o
b)
quando l'operatore UAS è in possesso di un LUC con i privilegi adeguati in conformità alla parte C del presente allegato.
2)
L'operatore UAS deve presentare una domanda di autorizzazione operativa aggiornata se sono state apportate modifiche significative all'operazione o alle misure di attenuazione elencate nell'autorizzazione operativa.
3)
La domanda di autorizzazione operativa deve basarsi sulla valutazione dei rischi di cui all'articolo 11 e includere inoltre le seguenti informazioni:
a)
il numero di immatricolazione dell'operatore UAS;
b)
il nome del dirigente responsabile o il nome dell'operatore UAS nel caso di una persona fisica;
c)
la valutazione dei rischi operativi;
d)
l'elenco delle misure di attenuazione proposte dall'operatore UAS, contenente informazioni sufficienti che consentano all'autorità competente di valutare l'adeguatezza degli strumenti di attenuazione per affrontare i rischi;
e)
un manuale operativo, se richiesto dal rischio e dalla complessità dell'operazione;
f)
la conferma dell'esistenza di una copertura assicurativa adeguata prima dell'avvio di un'operazione UAS, se previsto dal diritto dell'Unione o nazionale.
UAS.SPEC.040 Rilascio di un'autorizzazione operativa
1)
Quando riceve una domanda in conformità al punto UAS.SPEC.030, l'autorità competente deve rilasciare, senza indebito ritardo, un'autorizzazione operativa conformemente all'articolo 12 quando giunge alla conclusione che l'operazione soddisfa le seguenti condizioni:
a)
sono state fornite tutte le informazioni di cui al punto UAS.SPEC.030, paragrafo 3;
b)
è stata posta in essere una procedura di coordinamento con il pertinente fornitore di servizi per lo spazio aereo se l'intera operazione, o parte di essa, deve essere condotta nello spazio aereo controllato.
2)
L'autorità competente deve specificare nell'autorizzazione operativa l'ambito esatto dell'autorizzazione a norma dell'articolo 12.
UAS.SPEC.050 Responsabilità dell'operatore UAS
1)
L'operatore UAS deve soddisfare tutte le seguenti condizioni:
a)
stabilire procedure e limitazioni adeguate al tipo di operazione previsto e al rischio connesso, tra cui:
i.
procedure operative volte a garantire la sicurezza delle operazioni;
ii.
procedure volte a garantire che nell'operazione prevista siano soddisfatti i requisiti di sicurezza applicabili all'area operativa;
iii.
misure volte a impedire interferenze illecite o accessi non autorizzati;
iv.
procedure volte a garantire che tutte le operazioni rispettino il regolamento (UE) 2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati. In particolare, deve effettuare una valutazione d'impatto sulla protezione dei dati, se richiesto dall'autorità nazionale per la protezione dei dati in applicazione dell'articolo 35 del regolamento (UE) 2016/679;
v.
orientamenti per i suoi piloti remoti al fine di pianificare le operazioni UAS in modo da ridurre al minimo il disturbo a persone e animali, compresi il rumore e altri disturbi legati alle emissioni;
b)
designare un pilota remoto per ciascuna operazione o, nel caso di operazioni autonome, provvedere affinché, durante tutte le fasi dell'operazione, le responsabilità e i compiti, in particolare quelli definiti ai paragrafi 2 e 3 del punto UAS.SPEC.060, siano correttamente assegnati in conformità alle procedure stabilite a norma della precedente lettera a);
c)
garantire che tutte le operazioni utilizzino efficacemente lo spettro radio e ne sostengano l'uso efficiente al fine di evitare interferenze dannose;
d)
garantire che, prima di effettuare operazioni, i piloti remoti rispettino tutte le seguenti condizioni:
i.
essere in possesso delle competenze necessarie per svolgere i loro compiti, in linea con la formazione applicabile individuata dall'autorizzazione operativa o, se si applica il punto UAS.SPEC.020, dalle condizioni e limitazioni definite nello scenario standard appropriato e elencate nell'appendice 1, o secondo quanto definito nel LUC;
ii.
seguire un addestramento per piloti remoti basato sulle competenze e comprendente le competenze di cui all'articolo 8, paragrafo 2;
iii.
seguire un addestramento per piloti remoti, come definito nell'autorizzazione operativa, per operazioni che richiedono tale autorizzazione; l'addestramento deve essere condotto in cooperazione con un'entità riconosciuta dall'autorità competente;
iv.
seguire un addestramento per piloti remoti per le operazioni soggette alla dichiarazione che devono essere condotte conformemente alle misure di attenuazione definite nello scenario standard;
v.
aver ricevuto informazioni in merito al manuale operativo dell'operatore UAS, se richiesto dalla valutazione dei rischi, e in merito alle procedure stabilite conformemente alla lettera a);
vi.
ottenere informazioni aggiornate pertinenti per l'operazione prevista riguardo a qualsiasi zona geografica definita in conformità all'articolo 15;
e)
garantire che il personale incaricato dei compiti essenziali per l'operazione UAS, diverso dal pilota remoto stesso, rispetti tutte le seguenti condizioni:
i.
aver completato il corso di formazione sul posto di lavoro sviluppato dall'operatore;
ii.
aver ricevuto informazioni in merito al manuale operativo dell'operatore UAS, se richiesto dalla valutazione dei rischi, e in merito alle procedure stabilite conformemente alla lettera a);
iii.
aver ottenuto informazioni aggiornate pertinenti per l'operazione prevista riguardo a qualsiasi zona geografica definita in conformità all'articolo 15;
f)
effettuare ciascuna operazione entro le limitazioni, le condizioni e le misure di attenuazione definite nella dichiarazione o specificate nell'autorizzazione operativa;
g)
tenere un registro delle informazioni sulle operazioni UAS come richiesto dalla dichiarazione o dall'autorizzazione operativa;
h)
utilizzare UAS progettati come minimo in modo tale che un possibile guasto non comporti vittime o l'abbandono del volume operativo da parte dell'UAS. Inoltre le interfacce uomo/macchina devono essere tali da ridurre al minimo il rischio di errori da parte del pilota e non devono causare affaticamento eccessivo;
i)
mantenere l'UAS in condizioni adeguate a un utilizzo in sicurezza mediante:
i.
come minimo la definizione di istruzioni di manutenzione e l'impiego di personale di manutenzione adeguatamente formato e qualificato; e
ii.
la conformità al punto UAS.SPEC.100, se richiesta;
iii.
l'utilizzo di un aeromobile senza equipaggio progettato per ridurre al minimo il rumore e le altre emissioni, tenendo conto del tipo di operazioni previste e delle aree geografiche in cui il rumore e le altre emissioni degli aeromobili destano preoccupazione.
UAS.SPEC.060 Responsabilità del pilota remoto
1)
Il pilota remoto deve:
a)
astenersi dallo svolgere i propri compiti sotto l'effetto di sostanze psicoattive o di alcolici o qualora non sia in grado di svolgerli a causa di lesioni, affaticamento, cure mediche, malattie o altre cause;
b)
essere in possesso di un'adeguata competenza di pilota, come definita nell'autorizzazione operativa, nello scenario standard di cui all'appendice 1 o come definita dal LUC, e avere con sé un documento comprovante la competenza durante l'esercizio dell'UAS.
2)
Prima di avviare un'operazione UAS, il pilota remoto deve soddisfare tutte le seguenti condizioni:
a)
ottenere informazioni aggiornate pertinenti per l'operazione prevista riguardo a qualsiasi zona geografica definita in conformità all'articolo 15;
b)
garantire che l'ambiente operativo sia compatibile con le limitazioni e le condizioni autorizzate o dichiarate;
c)
garantire che il sistema UAS sia in condizione di completare in sicurezza il volo previsto e, se del caso, verificare che l'identificazione diretta a distanza funzioni correttamente;
d)
garantire che le informazioni relative all'operazione siano state messe a disposizione dell'unità pertinente dei servizi del traffico aereo (ATS), degli altri utenti dello spazio aereo e delle pertinenti parti interessate, come richiesto dall'autorizzazione operativa o dalle condizioni pubblicate dallo Stato membro per la zona geografica dell'operazione in conformità all'articolo 15.
3)
Durante il volo, il pilota remoto:
a)
deve rispettare le limitazioni e le condizioni autorizzate o dichiarate;
b)
deve evitare qualsiasi rischio di collisione con eventuali aeromobili con equipaggio e interrompere il volo se il suo proseguimento può comportare un rischio per altri aeromobili, persone, animali, ambiente o proprietà;
c)
deve rispettare le limitazioni operative nelle zone geografiche definite in conformità all'articolo 15;
d)
deve rispettare le procedure dell'operatore;
e)
non deve effettuare il volo in prossimità o all'interno di zone in cui siano in atto interventi in risposta a una situazione di emergenza a meno che non ne abbiano ottenuto il permesso dai servizi responsabili della risposta alle emergenze.
UAS.SPEC.070 Trasferibilità dell'autorizzazione operativa
L'autorizzazione operativa non è trasferibile.
UAS.SPEC.080 Durata e validità dell'autorizzazione operativa
1)
L'autorità competente deve specificare la durata dell'autorizzazione operativa nell'autorizzazione stessa.
2)
In deroga al paragrafo 1), l'autorizzazione operativa resta valida finché l'operatore UAS rimane conforme ai requisiti pertinenti del presente regolamento e alle condizioni definite nell'autorizzazione operativa.
3)
In caso di revoca o di cessione dell'autorizzazione operativa, l'operatore UAS deve fornire un riscontro in formato digitale da trasmettere senza indugio all'autorità competente.
UAS.SPEC.090 Accesso
Al fine di dimostrare la conformità al presente regolamento, l'operatore UAS deve consentire a qualsiasi persona debitamente autorizzata dall'autorità competente di accedere all'insieme delle strutture, degli UAS, dei documenti, dei registri, dei dati, delle procedure o a qualunque altro materiale pertinente alla sua attività, soggetti a autorizzazione operativa o dichiarazione operativa, indipendentemente dal fatto che la sua attività sia appaltata o subappaltata ad un'altra organizzazione.
UAS.SPEC.100 Uso di apparecchiature certificate e di aeromobili senza equipaggio certificati
1)
Se l'operazione UAS prevede l'utilizzo di un aeromobile senza equipaggio per il quale è stato rilasciato un certificato di aeronavigabilità o un certificato ristretto di aeronavigabilità, o l'utilizzo di apparecchiature certificate, l'operatore UAS deve registrare l'operazione o il tempo di servizio in conformità alle istruzioni e alle procedure applicabili alle apparecchiature certificate, oppure all'approvazione o autorizzazione organizzativa.
2)
L'operatore UAS deve seguire le istruzioni di cui al certificato dell'aeromobile senza equipaggio o al certificato delle apparecchiature e rispettare inoltre le direttive operative o di aeronavigabilità emesse dall'Agenzia.
PARTE C
CERTIFICATO DI OPERATORE DI UAS LEGGERO (LUC)
UAS.LUC.010 Requisiti generali relativi al LUC
1)
Una persona giuridica è ammessa a presentare domanda di LUC a norma della presente parte.
2)
La domanda di LUC o di modifica di un LUC esistente deve essere presentata all'autorità competente e contenere tutte le seguenti informazioni:
a)
una descrizione del sistema di gestione dell'operatore UAS, compresi la sua struttura organizzativa e il suo sistema di gestione della sicurezza;
b)
il nome o i nomi del responsabile del personale dell'operatore UAS, compresa la persona responsabile di autorizzare le operazioni con gli UAS;
c)
una dichiarazione attestante che tutta la documentazione presentata all'autorità competente è stata verificata dall'operatore e ritenuta conforme ai requisiti applicabili.
3)
Se i requisiti della presente parte sono soddisfatti, al titolare di un LUC possono essere concessi i privilegi, conformemente al punto UAS.LUC.060.
UAS.LUC.020 Responsabilità del titolare di un LUC
Il titolare di un LUC deve:
1)
soddisfare i requisiti dei punti UAS.SPEC.050 e UAS.SPEC.060;
2)
rispettare la portata e i privilegi definiti nelle condizioni di approvazione;
3)
istituire e mantenere un sistema per l'esercizio del controllo operativo su tutte le operazioni effettuate nel rispetto dei termini del suo LUC;
4)
effettuare una valutazione dei rischi operativi dell'operazione prevista in conformità all'articolo 11, a meno che non si tratti di un'operazione per la quale è sufficiente una dichiarazione operativa conformemente al punto UAS.SPEC.020;
5)
tenere un registro relativo ai seguenti elementi al fine di garantire la protezione da danni, alterazioni e furti per un periodo di almeno 3 anni per le operazioni effettuate utilizzando i privilegi di cui al punto UAS.LUC.060:
a)
la valutazione dei rischi operativi, se prevista in conformità al paragrafo 4, e la relativa documentazione giustificativa;
b)
le misure di attenuazione adottate; e
c)
le qualifiche e l'esperienza del personale coinvolto nell'operazione UAS, nel monitoraggio della conformità e nella gestione della sicurezza;
6)
conservare la documentazione relativa al personale di cui al paragrafo 5, lettera c), nel periodo in cui la persona lavora per l'organizzazione e fino a 3 anni dopo che la persona ha lasciato l'organizzazione.
UAS.LUC.030 Sistema di gestione della sicurezza
1)
Gli operatori UAS che presentano domanda per un LUC devono istituire e implementare un sistema di gestione della sicurezza corrispondente alle dimensioni dell'organizzazione, alla natura e alla complessità delle sue attività, tenendo conto dei pericoli e dei rischi associati inerenti a tali attività, e devono provvedere alla manutenzione di tale sistema.
2)
L'operatore UAS deve soddisfare tutte le seguenti condizioni:
a)
nominare un dirigente responsabile che abbia l'autorità di garantire che, nell'ambito dell'organizzazione, tutte le attività siano svolte in conformità alle norme applicabili e che l'organizzazione rispetti costantemente i requisiti del sistema di gestione e le procedure individuate nel manuale del LUC di cui al punto UAS.LUC.040;
b)
definire linee di responsabilità e di accountability chiare in tutta l'organizzazione;
c)
stabilire e mantenere la politica di sicurezza e i corrispondenti obiettivi di sicurezza ad essa collegati;
d)
nominare i principali membri del personale addetto alla sicurezza per attuare la politica di sicurezza;
e)
istituire e mantenere aggiornato un processo di gestione dei rischi per la sicurezza che comprenda l'individuazione dei pericoli per la sicurezza associati alle attività dell'operatore UAS, la loro valutazione e la gestione dei rischi associati, compresa l'adozione di misure volte a attenuare tali rischi e a verificare l'efficacia dell'azione;
f)
promuovere la sicurezza nell'organizzazione attraverso:
i.
la formazione e l'istruzione;
ii.
la comunicazione;
g)
documentare tutti i processi chiave del sistema di gestione della sicurezza affinché il personale sia consapevole delle proprie responsabilità e della procedura per modificare tale documentazione; i processi chiave includono:
i.
segnalazioni e indagini interne relative alla sicurezza,
ii.
controllo operativo,
iii.
comunicazioni relative alla sicurezza,
iv.
formazione e promozione della sicurezza,
v.
monitoraggio della conformità,
vi.
gestione dei rischi per la sicurezza,
vii.
gestione dei cambiamenti,
viii.
interfacce tra le organizzazioni,
ix.
ricorso a partner e subappaltatori;
h)
includere una funzione indipendente per monitorare la conformità e l'adeguatezza del rispetto dei requisiti pertinenti del presente regolamento, compreso un sistema per fornire un feedback sui risultati al dirigente responsabile, al fine di garantire l'effettiva attuazione delle misure correttive necessarie;
i)
includere una funzione per garantire che i rischi per la sicurezza inerenti a un servizio o a un prodotto fornito tramite subappaltatori siano valutati e attenuati nell'ambito del sistema di gestione della sicurezza dell'operatore.
3)
Se l'organizzazione è titolare di certificati di altre organizzazioni che rientrano nell'ambito di applicazione del regolamento (UE) 2018/1139, il sistema di gestione della sicurezza dell'operatore UAS può essere integrato con il sistema di gestione della sicurezza richiesto da uno qualsiasi di tali certificati aggiuntivi.
UAS.LUC.040 Manuale LUC
1)
Il titolare di un LUC deve fornire all'autorità competente un manuale che descriva, direttamente o mediante riferimenti, la sua organizzazione, le procedure pertinenti e le attività svolte.
2)
Il manuale deve contenere una dichiarazione firmata dal dirigente responsabile che conferma che l'organizzazione lavorerà in qualsiasi momento in conformità al presente regolamento e al manuale LUC approvato. Nei casi in cui il dirigente responsabile non coincida con la figura dell'amministratore delegato dell'organizzazione, quest'ultimo deve controfirmare la dichiarazione.
3)
Se un'attività è svolta da organizzazioni partner o da subappaltatori, l'operatore UAS deve includere nel manuale LUC le procedure relative alle modalità con cui il titolare del LUC deve gestire il rapporto con tali organizzazioni partner o subappaltatori.
4)
All'occorrenza il manuale LUC deve essere modificato al fine di mantenere aggiornata la descrizione dell'organizzazione del titolare di un LUC e copie di tali modifiche devono essere fornite all'autorità competente.
5)
L'operatore UAS deve distribuire le parti pertinenti del manuale LUC a tutti i membri del suo personale, conformemente alle loro funzioni e ai loro compiti.
UAS.LUC.050 Condizioni di approvazione del titolare di un LUC
1)
L'autorità competente deve rilasciare il LUC dopo essersi accertata che l'operatore UAS è conforme ai punti UAS.LUC.020, UAS.LUC.030 e UAS.LUC.040.
2)
Il LUC deve comprendere:
a)
l'identificazione dell'operatore UAS;
b)
i privilegi dell'operatore UAS;
c)
il tipo o i tipi di operazioni autorizzate;
d)
l'area, la zona o la classe di spazio aereo autorizzate per le operazioni, a seconda dei casi;
e)
eventuali limitazioni o condizioni particolari, a seconda dei casi;
UAS.LUC.060 Privilegi del titolare di un LUC
Una volta ritenuta soddisfacente la documentazione fornita, l'autorità competente:
1)
deve specificare nel LUC i termini e le condizioni del privilegio concesso all'operatore UAS; e
2)
nell'ambito delle condizioni di approvazione, deve concedere al titolare di un LUC il privilegio di autorizzare le sue operazioni senza:
a)
presentare una dichiarazione operativa;
b)
presentare domanda di autorizzazione operativa.
UAS.LUC.070 Modifiche del sistema di gestione del LUC
Dopo il rilascio del LUC, le seguenti modifiche richiedono l'approvazione preventiva dell'autorità competente:
1)
qualsiasi modifica delle condizioni di approvazione dell'operatore UAS;
2)
qualsiasi modifica significativa apportata agli elementi del sistema di gestione della sicurezza del titolare del LUC, come previsto dal punto UAS.LUC.030.
UAS.LUC.075 Trasferibilità dei LUC
Fatta eccezione per il cambiamento della proprietà dell'impresa, approvato dall'autorità competente in conformità al punto UAS.LUC.070, i LUC non sono trasferibili.
UAS.LUC.080 Durata e validità dei LUC
1)
I LUC sono rilasciati per una durata illimitata. La loro validità è tuttavia soggetta alle seguenti condizioni:
a)
il titolare di un LUC deve rispettare costantemente i pertinenti requisiti del presente regolamento e dello Stato membro che ha rilasciato il certificato; e
b)
il LUC non deve essere ceduto o revocato.
2)
In caso di revoca o di cessione del LUC, il titolare del LUC deve fornire un riscontro in formato digitale da trasmettere senza indugio all'autorità competente.
UAS.LUC.090 Accesso
Al fine di dimostrare la conformità al presente regolamento, il titolare di un LUC deve consentire a qualsiasi persona debitamente autorizzata dall'autorità competente di accedere all'insieme delle strutture, degli UAS, dei documenti, dei registri, dei dati, delle procedure o a qualunque altro materiale pertinente alla sua attività, soggetti a certificazione, autorizzazione operativa o dichiarazione operativa, indipendentemente dal fatto che la sua attività sia appaltata o subappaltata ad un'altra organizzazione.
Appendice 1
per gli scenari standard a sostegno della dichiarazione
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Aeromobili senza equipaggio: norme e procedure di esercizio
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Intende garantire che il crescente traffico di droni in tutta l’Unione europea (Unione) sia sicuro e protetto per le persone a terra e in aria.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento di esecuzione stabilisce le norme per l’esercizio di droni (termine con cui ci si riferisce a un aeromobile senza equipaggio e alle apparecchiature per controllarlo) e per il personale, compresi i piloti remoti e le organizzazioni coinvolte in tali operazioni.
Autorizzazione all’esercizio
Il regolamento definisce tre categorie di operazioni con i droni.Operazioni aperte. Non richiedono alcuna autorizzazione o dichiarazione da parte dell’operatore prima del volo. Operazioni specifiche. Richiedono un’autorizzazione operativa rilasciata dall’autorità nazionale competente, con alcune eccezioni. Operazioni certificate. Richiedono che il drone sia certificato ai sensi di un atto delegato adottato dalla Commissione europea, il regolamento delegato (UE) 2019/945 (cfr. sintesi). Richiedono inoltre la certificazione dell’operatore e, se del caso, il rilascio di licenza al pilota remoto.Il regolamento stabilisce i requisiti per le operazioni in ciascuna categoria; le norme e procedure per le categorie di operazioni aperte e specifiche sono stabilite nell’allegato A.
Piloti remotiLe norme relative alla competenza per i piloti remoti nelle categorie aperta e specifica sono stabilite nell’allegato A. Per le operazioni nelle categorie aperta e specifica è richiesta un’età minima di 16 anni, ma ci sono alcune eccezioni. Gli Stati membri dell’Unione possono abbassare l’età minima fino a quattro anni nella categoria aperta e a due anni nella categoria specifica.Norme e procedure di esercizio
Il regolamento contiene norme e procedure su una serie di aspetti, fra cui:l’aeronavigabilità dei droni; le valutazioni dei rischi operativi; l’autorizzazione delle operazioni della categoria specifica; le operazioni della categoria «specifica» che attraversano le frontiere dell’Unione o si svolgono parzialmente o interamente in uno Stato membro diverso da quello di registrazione; la registrazione degli operatori e la certificazione dei droni; la definizione di zone geografiche*; norme per club e associazioni di aeromodellismo.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 31 dicembre 2020.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Aeromobili senza equipaggio (Commissione europea). Droni (Agenzia europea per la sicurezza aerea).
TERMINI CHIAVE
Zona geografica. Una porzione di spazio aereo stabilita dall’autorità competente che agevola, limita o esclude le operazioni di un sistema di aeromobili senza equipaggio al fine di far fronte ai rischi connessi alla sicurezza, alla riservatezza, alla protezione dei dati personali, alla sicurezza o all’ambiente derivanti dalle operazioni di un sistema di aeromobili senza equipaggio.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento di esecuzione (UE) 2019/947 della Commissione, del 24 maggio 2019, relativo a norme e procedure per l’esercizio di aeromobili senza equipaggio (GU L 152 dell’11.6.2019, pag. 45).
Le modifiche successive al regolamento (UE) 2019/947 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento delegato (UE) 2019/945 della Commissione, del 12 marzo 2019, relativo ai sistemi aeromobili senza equipaggio e agli operatori di paesi terzi di sistemi aeromobili senza equipaggio (GU L 152 dell’11.6.2019, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) 2018/1139 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2018, recante norme comuni nel settore dell’aviazione civile, che istituisce un’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea e che modifica i regolamenti (CE) n. 2111/2005, (CE) n. 1008/2008, (UE) n. 996/2010, (UE) n. 376/2014 e le direttive 2014/30/UE e 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, e abroga i regolamenti (CE) n. 552/2004 e (CE) n. 216/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CEE) n. 3922/91 del Consiglio (GU L 212 del 22.8.2018, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. |
Progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica: apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
QUAL È L’OBIETTIVO DEI REGOLAMENTI?
Il regolamento (UE) 2019/2024 stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di apparecchi di refrigerazione* alimentati da rete elettrica che hanno una funzione di vendita diretta, compresi gli apparecchi venduti per la refrigerazione di prodotti non alimentari. Il regolamento delegato (UE) 2019/2018 stabilisce norme sull’etichettatura e la fornitura di ulteriori informazioni sul prodotto di tali apparecchi di refrigerazione.
PUNTI CHIAVE
Gli apparecchi coperti dalla normativa (apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta) comprendono armadi da supermercato (refrigeratori e congelatori), distributori automatici refrigerati, refrigeratori per bevande, congelatori per gelati e vetrine per gelato sfuso.
I regolamenti non coprono:apparecchi non alimentati dall’elettricità; apparecchi che non operano con un ciclo di refrigerazione a compressione di vapore; componenti remoti, ad esempio unità di condensazione o compressori; apparecchi per la trasformazione alimentare; apparecchi specifici per la conservazione di medicinali o campioni scientifici; apparecchi per l’esposizione di alimenti vivi, quali pesci e molluschi vivi; saladette (ad esempio, unità di facile accesso per condimenti per pizza o insalate); banchi orizzontali a servizio assistito progettati per funzionare alle temperature di esercizio per la refrigerazione; apparecchi privi di sistema di raffreddamento integrato per produrre raffreddamento e funzionare canalizzando aria refrigerata; distributori automatici progettati per funzionare alle temperature di esercizio per il congelamento; banchi a servizio assistito per il pesce con ghiaccio in scaglie; armadi refrigerati professionali, abbattitori, unità di condensazione e chiller di processo; frigoriferi cantina e minibar.Il regolamento della Commissione:stabilisce nell’allegato II le date (inizialmente il 1o marzo 2021, con ulteriori requisiti introdotti dal 1o settembre 2023) in cui entrano in vigore i requisiti di progettazione ecocompatibile. Queste riguardano:efficienza energeticaefficienza delle risorseinformazioni per gli installatori e gli utilizzatori finali; definisce la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato III i metodi di misurazione e di calcolo che devono essere seguiti.Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato IV quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
I fabbricanti, gli importatori o i loro rappresentanti autorizzati non devono immettere sul mercato prodotti capaci di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova e di alterare le prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro che viene verificato.
L’allegato V illustra i parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le migliori tecnologie disponibili sul mercato degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in termini di indice di efficienza energetica.
La Commissione riesaminerà il regolamento alla luce del progresso tecnologico e per valutare una serie di aspetti a quattro anni dalla sua entrata in vigore.
Con il regolamento, gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta saranno soggetti per la prima volta ai requisiti di progettazione ecocompatibile.
Il regolamento delegato integra il regolamento (UE) 2017/1369 sull’etichettatura energetica e stabilisce norme per fornitori, rivenditori e piattaforme di hosting su internet.I fornitori si assicurano che:ogni apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta sia corredato di un’etichetta stampata nel formato di cui all’allegato III;le informazioni contenute nella scheda informativa del prodotto, di cui all’allegato V, e il contenuto della documentazione tecnica (allegato VI) siano inseriti nella banca dati dei prodotti;i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, conformemente agli allegati VII e VIII;il materiale tecnico-promozionale, compreso il materiale su internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, conformemente all’allegato VII;siano messe a disposizione dei distributori per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta un’etichetta elettronica conforme a quanto disposto nell’allegato III e una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V. I distributori si assicurano che:nei punti vendita, fiere incluse, ogni apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta riporti l’etichetta messa a disposizione dai produttori chiaramente visibile, in linea con quanto disposto nell’allegato IIInelle vendite a distanza, l’etichetta e la scheda informativa del prodotto siano fornite conformemente agli allegati VII e VIII;i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello di apparecchio di refrigerazione, anche su internet, includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza conformemente all’allegato VII;il materiale tecnico-promozionale, compreso il materiale su internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, conformemente agli allegati VII e VIII. Le piattaforme di hosting su internet assicurano che:l’etichetta elettronica e la scheda informativa del prodotto in formato elettronico fornite dal distributore siano esposte con chiarezza, in conformità all’allegato VIII, su tutte le apparecchiature di refrigerazione con funzione di vendita diretta vendute direttamente attraverso il sito.Le autorità nazionali applicano la procedura di verifica stabilita dall’allegato IX per l’esecuzione quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
La classe di efficienza energetica è determinata in base all’indice definito nell’allegato II.
La Commissione riesaminerà il regolamento alla luce del progresso tecnologico a quattro anni dalla sua entrata in vigore.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO I REGOLAMENTI?
Entrambi i regolamenti si applicano dal 1o marzo 2021.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. La Commissione li imposta per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’Unione e che hanno un impatto ambientale significativo. Il regolamento (UE) 2017/1369 stabilisce un quadro per definire i requisiti di etichettatura energetica per i prodotti connessi all’energia per consentire ai consumatori di scegliere prodotti più efficienti e ridurre il loro consumo di energia. Per ulteriori informazioni, si consulti:Apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta (Commissione europea);Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
Apparecchio di refrigerazione: armadio isolato con uno o più scomparti la cui temperatura specifica è regolata, raffreddato per convezione naturale o forzata.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2019/2024 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 313).
Regolamento delegato (UE) 2019/2018 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 155).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1).
Regolamento (UE) n. 517/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, sui gas fluorurati a effetto serra e che abroga il regolamento (CE) n. 842/2006 (GU L 150 del 20.5.2014, pag. 195).
Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
Le successive modifiche alla direttiva 2012/19/UE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2019/2018 DELLA COMMISSIONE
dell’11 marzo 2019
che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
visto il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (1), in particolare gli articoli 11 e 16,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (UE) 2017/1369 conferisce alla Commissione il potere di adottare atti delegati per quanto riguarda l’etichettatura o il riscalaggio dell’etichetta di gruppi di prodotti che presentano un notevole potenziale di risparmio energetico e, se del caso, di altre risorse.
(2)
La comunicazione relativa al piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile (COM(2016) 773 final) (2), adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (3), stabilisce le priorità di lavoro all’interno del quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta sono tra i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure.
(3)
Si stima che le misure del piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile potrebbero tradursi nel 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, che equivarrebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate all’anno nel 2030. Gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta costituiscono uno dei gruppi di prodotti elencati nel piano di lavoro, per il quale si stima un risparmio annuo di energia finale di 48 TWh nel 2030.
(4)
La Commissione ha eseguito due studi preparatori sulle caratteristiche tecniche, ambientali ed economiche degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta solitamente in uso nell’Unione. Gli studi si sono svolti in stretta collaborazione con le parti interessate e gli interlocutori dell’Unione e di paesi terzi. I risultati degli studi sono stati resi pubblici e presentati al forum consultivo istituito dall’articolo 14 del regolamento (UE) 2017/1369.
(5)
Dagli studi preparatori è emersa la necessità d’introdurre requisiti di etichettatura energetica per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta.
(6)
Gli studi preparatori hanno rilevato che il consumo di energia nella fase d’uso costituisce l’aspetto ambientale più significativo degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta.
(7)
Gli studi preparatori hanno evidenziato che è possibile ottenere un’ulteriore notevole riduzione del consumo di energia elettrica dei prodotti oggetto del presente regolamento mediante l’attuazione di una misura di etichettatura energetica specifica per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta.
(8)
Il presente regolamento si dovrebbe applicare ai seguenti apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta: armadi refrigerati (frigoriferi o congelatori) da supermercato, refrigeratori per bevande, piccoli congelatori per gelati, vetrine per gelato sfuso, distributori automatici refrigerati.
(9)
I minibar e i frigoriferi cantina con funzioni di vendita non dovrebbero essere considerati apparecchi di refrigerazione con funzioni di vendita diretta e pertanto dovrebbero essere esclusi dal presente regolamento; essi rientrano nel campo di applicazione del regolamento delegato (UE) 2019/2016 (4).
(10)
Gli armadi statici verticali sono apparecchi di refrigerazione professionali definiti nel regolamento (UE) 2015/1095 della Commissione (5), pertanto dovrebbero essere esclusi dal presente regolamento.
(11)
Gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta esposti alle fiere dovrebbero recare l’etichetta energetica se la prima unità del modello è già stata immessa sul mercato o se è immessa sul mercato alla fiera.
(12)
I parametri pertinenti dei prodotti dovrebbero essere misurati avvalendosi di metodi affidabili, accurati e riproducibili. Tali metodi dovrebbero tener conto dello stato dell’arte riconosciuto, comprese, ove disponibili, le norme armonizzate adottate dagli organismi europei di normazione, di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
(13)
La terminologia e i metodi di prova del presente regolamento sono compatibili con la terminologia e i metodi di prova definiti nelle norme EN 16901, EN 16902, EN 50597 e EN ISO 23953-2.
(14)
In considerazione dell’aumento delle vendite dei prodotti connessi all’energia attraverso piattaforme di hosting su Internet, anziché direttamente via i siti web dei fornitori, è opportuno chiarire che le piattaforme di vendita via Internet dovrebbero essere tenute a consentire l’esposizione, in prossimità del prezzo, dell’etichetta messa a disposizione dal fornitore. Dovrebbero informare il distributore di tale obbligo, ma non dovrebbero essere responsabili dell’esattezza o del contenuto dell’etichetta e della scheda informativa del prodotto. Tuttavia, in applicazione dell’articolo 14, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (7) sul commercio elettronico, le piattaforme di hosting su Internet dovrebbero agire immediatamente per rimuovere o per disabilitare l’accesso alle informazioni su un determinato prodotto se vengono a conoscenza di una non conformità (come un’etichetta o una scheda informativa del prodotto mancante, incompleta o errata), ad esempio se informate dall’autorità di vigilanza del mercato. Il fornitore che vende direttamente agli utilizzatori finali via il suo sito web è soggetto agli obblighi che incombono ai distributori nelle vendite a distanza, di cui all’articolo 5 del regolamento (UE) 2017/1369.
(15)
Le misure di cui al presente regolamento sono state discusse dal forum consultivo e dagli esperti degli Stati membri a norma degli articoli 14 e 18 del regolamento (UE) 2017/1369,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce i requisiti per l’etichettatura e la fornitura di informazioni di prodotto supplementari per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta alimentati da rete elettrica, compresi gli apparecchi venduti per la refrigerazione di prodotti non alimentari.
2. Il presente regolamento non si applica alle seguenti categorie:
a)
apparecchi refrigerati con funzione di vendita diretta alimentati solo da fonti di energia non elettrica;
b)
apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta che non operano con un ciclo di refrigerazione a compressione di vapore;
c)
componenti remoti a cui un armadio con sistema remoto deve essere collegato per poter funzionare, ad esempio unità di condensazione, compressori o unità di condensazione ad acqua;
d)
apparecchi di refrigerazione per la trasformazione alimentare con funzione di vendita diretta;
e)
apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta specificamente collaudati e approvati per la conservazione di medicinali o campioni scientifici;
f)
apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta per la vendita e l’esposizione di alimenti vivi, come gli apparecchi di refrigerazione per la vendita e l’esposizione di pesci e molluschi vivi, gli acquari e le vasche d’acqua refrigerati;
g)
saladette;
h)
banchi orizzontali a servizio assistito con area integrata per la conservazione, progettati per funzionare alle temperature di esercizio per la refrigerazione;
i)
apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta privi di sistema di raffreddamento integrato, che funzionano canalizzando l’aria fredda prodotta da un’unità esterna di raffreddamento dell’aria; ciò non include gli armadi con sistema remoto né i distributori automatici refrigerati di categoria 6 di cui all’allegato IV, tabella 4;
j)
armadi d’angolo;
k)
distributori automatici progettati per funzionare alle temperature di esercizio per il congelamento;
l)
banchi a servizio assistito per il pesce con ghiaccio in scaglie;
m)
armadi refrigerati professionali, abbattitori, unità di condensazione e chiller di processo di cui al regolamento (UE) 2015/1095;
n)
frigoriferi cantina e minibar.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1.
«apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta»: l’armadio isolato con uno o più scomparti regolati a temperature specifiche, raffreddato per convezione naturale o forzata mediante uno o più sistemi che consumano energia e destinato all’esposizione e alla vendita ai clienti, con o senza servizio assistito, di alimenti e altri articoli a temperature specifiche inferiori alla temperatura ambiente, direttamente accessibili attraverso aperture laterali o attraverso una o più porte o cassetti, o entrambe le cose; ciò include gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotati di aree per la conservazione di alimenti e altri articoli non accessibili ai clienti, ma esclude i minibar e i frigoriferi cantina;
2.
«alimenti»: cibo, ingredienti, bevande (compreso il vino) e altri prodotti destinati principalmente al consumo, che devono essere refrigerati a temperature specifiche;
3.
«unità di condensazione»: il prodotto provvisto di almeno un compressore alimentato a energia elettrica e di un condensatore, in grado di raffreddare e mantenere senza interruzione una temperatura bassa o media all’interno di un apparecchio o di un sistema di refrigerazione utilizzando un ciclo a compressione di vapore una volta collegato a un evaporatore e ad un dispositivo di espansione, definito nel regolamento (UE) 2015/1095;
4.
«armadio con sistema remoto»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta costituito da un insieme di componenti di fabbricazione industriale che, per funzionare come apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, richiede un ulteriore collegamento a componenti remoti (unità di condensazione e/o compressore e/o unità di condensazione ad acqua) che non sono parte integrante dell’armadio;
5.
«apparecchio di refrigerazione per la trasformazione alimentare con funzione di vendita diretta»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta specificamente collaudato e approvato per la trasformazione alimentare, come le gelatiere, i distributori automatici refrigerati dotati di microonde o le macchine del ghiaccio; sono esclusi gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotati di uno scomparto appositamente progettato per la trasformazione alimentare che rappresenta meno del 20 % del volume netto totale dell’apparecchio;
6.
«volume netto»: la parte, espressa in decimetri cubi (dm3) o in litri (l), del volume lordo di uno scomparto una volta detratto il volume dei componenti e degli spazi inutilizzabili per la conservazione o l’esposizione di alimenti e altri prodotti;
7.
«volume lordo»: il volume, espresso in decimetri cubi (dm3) o in litri (l), delimitato dai rivestimenti interni dello scomparto, senza accessori interni e con la porta o il coperchio chiuso;
8.
«specificamente collaudato e approvato»: il prodotto che soddisfa tutte le specifiche seguenti:
a)
è stato specificamente progettato e collaudato per la condizione di esercizio o l’applicazione menzionata, conformemente alla normativa dell’Unione citata o agli atti collegati, alla legislazione applicabile dello Stato membro e/o alle pertinenti norme europee o internazionali;
b)
è accompagnato dalla prova, sotto forma di certificato, marchio di omologazione o relazione di prova, da includere nella documentazione tecnica, che il prodotto è stato approvato specificamente per la condizione di esercizio o l’applicazione in questione;
c)
è immesso sul mercato specificamente per le condizioni di esercizio o l’applicazione menzionate, come dimostrato almeno dalla documentazione tecnica, dalle informazioni fornite sul prodotto e da qualsiasi materiale pubblicitario o commerciale;
9.
«saladette»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta provvisto di una o più porte o facciate di cassetti poste sul piano verticale e di diversi fori sulla superficie superiore, nei quali è possibile introdurre recipienti per la conservazione temporanea di alimenti, quali condimenti per pizza o ingredienti per insalate, in modo che siano facilmente accessibili;
10.
«banco orizzontale a servizio assistito con area integrata per la conservazione»: l’armadio orizzontale a servizio assistito che comprende un’area refrigerata per la conversazione di almeno 100 litri (l) per metro (m) di lunghezza, normalmente posta alla base del banco a servizio assistito;
11.
«armadio orizzontale»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotato di una superficie espositiva orizzontale, aperta sulla parte superiore, e accessibile dall’alto;
12.
«temperatura di esercizio per la refrigerazione»: la temperatura compresa tra -3,5 gradi Celsius (°C) e 15 gradi Celsius (°C) per gli apparecchi dotati di sistemi di gestione dell’energia per il risparmio energetico, e tra -3,5 gradi Celsius (°C) e 10 gradi Celsius (°C) per gli apparecchi privi di sistemi di gestione dell’energia per il risparmio energetico;
13.
«temperatura di esercizio»: la temperatura di riferimento all’interno di uno scomparto durante la prova;
14.
«distributore automatico refrigerato»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta progettato per erogare alimenti o altri prodotti refrigerati a fronte del pagamento del consumatore o dell’inserimento di gettoni, senza intervento di lavoro in loco;
15.
«armadio d’angolo»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che offre continuità geometrica tra due armadi lineari disposti ad angolo uno rispetto all’altro e/o che formano una curva. L’armadio d’angolo non presenta un asse longitudinale né una lunghezza riconoscibili poiché costituisce solo una sagoma di riempimento (cuneo o simile) e non è progettato per funzionare come unità di refrigerazione a sé stante. Le due estremità dell’armadio d’angolo sono inclinate a un angolo tra 30 ° e 90 °;
16.
«temperatura di esercizio per il congelamento»: la temperatura inferiore a -12 gradi Celsius (°C);
17.
«banco a servizio assistito per il pesce con ghiaccio in scaglie»: il banco orizzontale a servizio assistito progettato e commercializzato specificamente per l’esposizione di pesce fresco. È caratterizzato da un letto di ghiaccio in scaglie sulla parte superiore, che mantiene a temperatura il pesce fresco esposto, e da uno scarico di drenaggio integrato;
18.
«frigorifero cantina»: l’apparecchio di refrigerazione con un solo tipo di scomparto per la conservazione del vino, con una regolazione della temperatura di precisione per le condizioni di conservazione e la temperatura obiettivo e dotato di sistemi antivibrazione, definito nel regolamento delegato (UE) 2019/2016;
19.
«scomparto»: lo spazio chiuso all’interno di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, separato da altri scomparti da un divisorio, un contenitore, o un elemento simile, direttamente accessibile attraverso una o più porte esterne e che può essere a sua volta suddiviso in ulteriori sotto-scomparti. Ai fini del presente regolamento, salvo diversamente specificato, per scomparto si intendono gli scomparti e i sotto-scomparti;
20.
«porta esterna»: la parte di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che può essere spostata o rimossa almeno per consentire l’inserimento del carico nell’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta o l’estrazione del carico dal medesimo;
21.
«sotto-scomparto»: lo spazio chiuso all’interno di uno scomparto avente un intervallo di temperatura di esercizio diverso da quello dello scomparto in cui si trova;
22.
«minibar»: l’apparecchio di refrigerazione, il cui volume totale non supera i 60 litri, principalmente destinato alla conservazione e alla vendita di alimenti nelle camere d’albergo e in ambienti simili, definito nel regolamento delegato (UE) 2019/2016;
23.
«punto vendita»: il luogo in cui gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta sono esposti o offerti per vendita, noleggio oppure locazione-vendita;
24.
«indice di efficienza energetica» (IEE): il valore indice per l’efficienza energetica relativa di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta espresso in percentuale (%), calcolato conformemente all’allegato IV, punto 2.
Articolo 3
Obblighi dei fornitori
1. I fornitori provvedono affinché:
a)
ogni apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta sia corredato di un’etichetta stampata nel formato di cui all’allegato III;
b)
i parametri contenuti nella scheda informativa del prodotto, di cui all’allegato V, siano inseriti nella banca dati dei prodotti;
c)
su specifica richiesta del distributore, la scheda informativa del prodotto sia messa a disposizione in formato stampa;
d)
il contenuto della documentazione tecnica di cui all’allegato VI sia inserito nella banca dati dei prodotti;
e)
i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un dato modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta riportino la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente all’allegato VII;
f)
il materiale tecnico-promozionale o il materiale promozionale di altro tipo, anche su Internet, riguardante un determinato modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, includa la classe di efficienza energetica di detto modello e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente agli allegati VII e VIII;
g)
un’etichetta elettronica conforme, per formato e contenuto informativo, a quanto disposto nell’allegato III sia messa a disposizione dei distributori per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta;
h)
una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V sia messa a disposizione dei distributori per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta.
2. La classe di efficienza energetica si basa sull’indice di efficienza energetica calcolato conformemente all’allegato II.
Articolo 4
Obblighi dei distributori
I distributori provvedono affinché:
a)
nei pertinenti punti vendita, incluse le fiere, ogni apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta riporti l’etichetta messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, punto 1, lettera a), esposta in modo chiaramente visibile negli apparecchi da incasso e, per tutti gli altri apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta, esposta sulla parte esterna anteriore o superiore dell’apparecchio di refrigerazione in modo che sia chiaramente visibile;
b)
in caso di vendita a distanza siano fornite l’etichetta e la scheda informativa del prodotto, conformemente agli allegati VII e VIII;
c)
i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un dato modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, anche su Internet, riportino la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente agli allegati VII e VIII;
d)
il materiale tecnico-promozionale o il materiale promozionale di altro tipo, anche su Internet, che descrive i parametri tecnici specifici di un determinato modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, includa la classe di efficienza energetica di detto modello e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente agli allegati VII e VIII.
Articolo 5
Obblighi delle piattaforme di hosting su Internet
Il prestatore di servizi di hosting ai sensi dell’articolo 14 della direttiva 2000/31/CE che consente la vendita diretta di apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta via il suo sito Internet, consente l’esposizione dell’etichetta elettronica e della scheda di prodotto elettronica fornite dal distributore sul dispositivo di visualizzazione, in conformità alle disposizioni dell’allegato VIII, e informa il distributore dell’obbligo di esporle.
Articolo 6
Metodi di misurazione
Le informazioni da fornire ai sensi degli articoli 3 e 4 sono ottenute mediante metodi di misurazione e calcolo affidabili, accurati e riproducibili che tengono conto dello stato dell’arte riconosciuto, conformemente all’allegato IV.
Articolo 7
Procedura di verifica a fini di vigilanza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini di vigilanza del mercato di cui all’articolo 8, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2017/1369, gli Stati membri applicano la procedura di verifica di cui all’allegato IX.
Articolo 8
Riesame
Entro il 25 dicembre 2023 la Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce del progresso tecnologico e ne presenta i risultati al forum consultivo, tra cui, se del caso, un progetto di proposta di revisione. Il riesame valuta, tra le altre cose:
a)
le classi di efficienza energetica;
b)
la possibilità di contemplare aspetti dell’economia circolare;
c)
la possibilità di una classificazione più dettagliata dei prodotti, che tenga conto, tra l’altro, della differenza tra armadi con sistema integrato e armadi con sistema remoto.
Articolo 9
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o marzo 2021.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, l’11 marzo 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1.
(2) Comunicazione della Commissione – Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 (COM(2016) 773 final del 30.11.2016).
(3) Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
(4) Regolamento delegato (UE) 2019/2016 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1060/2010 della Commissione (Cfr. pag. 102 della presente Gazzetta ufficiale).
(5) Regolamento (UE) 2015/1095 della Commissione, del 5 maggio 2015, recante misure di esecuzione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile degli armadi refrigerati professionali, degli abbattitori, delle unità di condensazione e dei chiller di processo (GU L 177 dell’8.7.2015, pag. 19).
(6) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(7) Direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’8 giugno 2000, relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno (direttiva sul commercio elettronico) (GU L 178 del 17.7.2000, pag. 1).
ALLEGATO I
Definizioni applicabili ai fini degli allegati
Si applicano le seguenti definizioni:
(1)
«refrigeratore per bevande»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta progettato in modo da raffreddare a una velocità specificata bevande non deperibili imballate, tranne il vino, caricate a temperatura ambiente, in vendita a determinate temperature inferiori alla temperatura ambiente. Il refrigeratore per bevande consente di accedere direttamente alle bevande attraverso aperture laterali o attraverso una o più porte, cassetti o entrambe le cose. La temperatura all’interno del refrigeratore può aumentare nei tempi morti, ai fini del risparmio energetico, in considerazione della non deperibilità delle bevande;
(2)
«congelatore per gelati»: l’armadio orizzontale chiuso destinato alla conservazione e/o all’esposizione e vendita di gelati preconfezionati; il consumatore accede al gelato preconfezionato aprendo dall’alto un coperchio, trasparente o meno; il congelatore per gelati ha un volume netto ≤ 600 litri (l) e, solo se dotato di coperchio trasparente, un volume netto diviso per la superficie espositiva totale ≥ 0,35 metri (m);
(3)
«coperchio trasparente»: il pannello in materiale trasparente che copre almeno il 75 % della superficie della porta e attraverso il quale l’utilizzatore finale può vedere bene gli articoli;
(4)
«superficie espositiva totale» (Total Display Area, TDA): la superficie totale visibile destinata agli alimenti e ad altri articoli, compresa quella visibile attraverso vetrine, definita dalla somma delle proiezioni delle superfici orizzontali e verticali del volume netto, espressa in metri quadrati (m2);
(5)
«codice di risposta rapida» (Quick Response, QR): il codice a barre a matrice che figura sull’etichetta energetica di un modello di prodotto che rimanda alle informazioni sul modello contenute nella parte pubblica della banca dati dei prodotti;
(6)
«consumo annuo di energia» (AE): il consumo giornaliero medio di energia moltiplicato per 365 (giorni all’anno), espresso in kilowattora all’anno (kWh/a), calcolato conformemente all’allegato IV, punto 2, lettera b);
(7)
«consumo giornaliero di energia» (Edaily
): l’energia consumata da un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta nell’arco di 24 ore alle condizioni di riferimento, espressa in kilowattora al giorno (kWh/24 h);
(8)
«consumo annuo standard di energia» (SAE): il consumo annuo di energia di riferimento di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, espresso in kilowattora all’anno (kWh/a), calcolato conformemente all’allegato IV, punto 2, lettera c);
(9)
«M» e «N»: i parametri di modellizzazione che tengono conto della superficie espositiva totale o del consumo di energia in funzione del volume, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 3;
(10)
«coefficiente di temperatura» (C): il fattore di correzione che tiene conto della variazione della temperatura di esercizio;
(11)
«fattore di classe climatica» (CC): il fattore di correzione che tiene conto della variazione delle condizioni ambientali per cui l’apparecchio di refrigerazione è progettato;
(12)
«P»: il fattore di correzione che tiene conto delle differenze tra armadi con sistema integrato e armadi con sistema remoto;
(13)
«armadio con sistema integrato»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotato di un sistema di refrigerazione integrato che comprende un compressore e un’unità di condensazione;
(14)
«vetrina per gelato sfuso»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta nel quale il gelato può essere conservato ed esposto e da cui può essere servito, entro i limiti di temperatura prescritti nell’allegato IV, tabella 4;
(15)
«armadio verticale»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotato di un’apertura espositiva verticale o inclinata;
(16)
«armadio semi-verticale»: l’armadio verticale dotato di un’apertura espositiva verticale o inclinata, di altezza totale non superiore a 1,5 metri (m);
(17)
«armadio combinato»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che combina le direzioni di apertura e di esposizione proprie di un armadio verticale e di un armadio orizzontale;
(18)
«armadio da supermercato»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta destinato alla vendita e all’esposizione di alimenti e altri articoli nei negozi al dettaglio come i supermercati. I refrigeratori per bevande, i distributori automatici refrigerati, le vetrine per gelato sfuso e i congelatori per gelati non sono considerati armadi da supermercato;
(19)
«frigorifero»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che mantiene i prodotti conservati nell’armadio a temperatura di esercizio costante per la refrigerazione;
(20)
«congelatore»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che mantiene i prodotti conservati nell’armadio a temperatura di esercizio costante per il congelamento;
(21)
«armadio roll-in»: l’armadio da supermercato che consente di esporre le merci direttamente su pallet o carrelli che possono essere introdotti al suo interno sollevando, ruotando o rimuovendo la parte frontale inferiore, se presente;
(22)
«pacchetto M»: il pacchetto di prova provvisto di termometro;
(23)
«distributore automatico a temperature multiple»: il distributore automatico refrigerato che contiene come minimo due scomparti a temperature di esercizio diverse;
(24)
«dispositivo di visualizzazione»: qualsiasi schermo, anche tattile, o altra tecnologia visiva impiegata per mostrare contenuti Internet agli utilizzatori;
(25)
«schermo tattile»: lo schermo che risponde al tatto, come quello di un tablet, un computer convertibile o uno smartphone;
(26)
«visualizzazione annidata»: l’interfaccia visiva in cui si accede a un’immagine o a un insieme di dati tramite un click del mouse o un movimento del cursore o l’espansione di un’altra immagine o di un altro insieme di dati su schermo tattile;
(27)
«testo alternativo»: il testo fornito in alternativa a un’immagine per presentare informazioni in forma non grafica qualora l’immagine non sia fruibile sul dispositivo di visualizzazione o ai fini di una migliore accessibilità, ad esempio nel caso delle applicazioni di sintesi vocale.
ALLEGATO II
Classi di efficienza energetica
La classe di efficienza energetica di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta è determinata in base al suo indice di efficienza energetica (IEE) definito nella tabella 1.
Tabella 1:
Classi di efficienza energetica degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
Classe di efficienza energetica
IEE
A
IEE < 10
B
10 ≤ IEE < 20
C
20 ≤ IEE < 35
D
35 ≤ IEE < 50
E
50 ≤ IEE < 65
F
65 ≤ IEE < 80
G
IEE ≥ 80
L’IEE di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta è calcolato conformemente all’allegato IV, punto 2.
ALLEGATO III
Etichetta per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
1. ETICHETTA PER GLI APPARECCHI DI REFRIGERAZIONE CON FUNZIONE DI VENDITA DIRETTA, TRANNE I REFRIGERATORI PER BEVANDE E I CONGELATORI PER GELATI
1.1. Etichetta:
1.2. L’etichetta riporta le seguenti informazioni:
I.
codice QR;
II.
marchio o nome del fornitore;
III.
identificativo del modello del fornitore;
IV.
scala delle classi di efficienza energetica da A a G;
V.
classe di efficienza energetica, determinata conformemente all’allegato II;
VI.
AE in kWh all’anno, arrotondato all’intero più vicino;
VII.
—
per i distributori automatici refrigerati: somma dei volumi netti di tutti gli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, espressa in litri (l) e arrotondata all’intero più vicino;
—
per tutti gli altri apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta: somma delle superfici espositive a temperature di esercizio per la refrigerazione, espressa in metri quadrati (m2) e arrotondata al secondo decimale;
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta privi di scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione: il pittogramma e i valori in litri (l) o metri quadrati (m2) di cui al punto VII sono omessi;
VIII.
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in cui tutti gli scomparti a temperatura di esercizio per la refrigerazione rientrano nella stessa classe di temperatura, ad eccezione dei distributori automatici refrigerati:
—
temperatura nella parte superiore: la temperatura massima del pacchetto M più caldo nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
temperatura nella parte inferiore: la temperatura minima del pacchetto M più freddo nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, oppure la temperatura minima più elevata di tutti i pacchetti M nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
per i distributori automatici refrigerati:
—
temperatura nella parte superiore: la temperatura massima misurata del prodotto nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
temperatura nella parte inferiore: la temperatura è omessa;
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta privi di scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione: il pittogramma e i valori in gradi Celsius (°C) di cui al punto VIII sono omessi;
IX.
—
per tutti gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta, tranne i distributori automatici: somma delle superfici espositive a temperature di esercizio per il congelamento, espressa in metri quadrati (m2) e arrotondata al secondo decimale;
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta privi di scomparti a temperature di esercizio per il congelamento: il pittogramma e i valori in metri quadrati (m2) di cui al punto IX sono omessi;
X.
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in cui tutti gli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento rientrano nella stessa classe di temperatura, ad eccezione dei distributori automatici refrigerati:
—
temperatura nella parte superiore: la temperatura massima del pacchetto M più caldo nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
temperatura nella parte inferiore: la temperatura minima del pacchetto M più freddo nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, oppure la temperatura minima più elevata di tutti i pacchetti M nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
per i distributori automatici refrigerati:
—
temperatura nella parte superiore: la temperatura massima misurata del prodotto nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
temperatura nella parte inferiore: la temperatura è omessa;
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta privi di scomparti a temperature di esercizio per il congelamento: il pittogramma e i valori in gradi Celsius (°C) di cui al punto X sono omessi;
XI.
numero del presente regolamento, vale a dire «2019/2018».
2. ETICHETTA PER REFRIGERATORI PER BEVANDE
2.1. Etichetta:
2.2. L’etichetta riporta le seguenti informazioni:
I.
codice QR;
II.
marchio o nome del fornitore;
III.
identificativo del modello del fornitore;
IV.
scala delle classi di efficienza energetica da A a G;
V.
classe di efficienza energetica, determinata conformemente all’allegato II;
VI.
AE in kWh all’anno, arrotondato all’intero più vicino;
VII.
somma dei volumi lordi di tutti gli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, espressa in litri (l) e arrotondata all’intero più vicino;
VIII.
temperatura media massima di tutti gli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 5;
IX.
temperatura ambiente massima, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 6;
X.
numero del presente regolamento, vale a dire «2019/2018».
3. ETICHETTA PER CONGELATORI PER GELATI
3.1. Etichetta:
3.2. L’etichetta riporta le seguenti informazioni:
I.
codice QR;
II.
marchio o nome del fornitore;
III.
identificativo del modello del fornitore;
IV.
scala delle classi di efficienza energetica da A a G;
V.
classe di efficienza energetica, determinata conformemente all’allegato II;
VI.
AE in kWh all’anno, arrotondato all’intero più vicino;
VII.
somma dei volumi netti di tutti gli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, espressa in litri (l) e arrotondata all’intero più vicino;
VIII.
temperatura media massima di tutti gli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 7;
IX.
temperatura ambiente massima, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 8;
X.
numero del presente regolamento, vale a dire «2019/2018».
4. STRUTTURA DELLE ETICHETTE
4.1. Struttura dell’etichetta per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta, tranne i refrigeratori per bevande e i congelatori per gelati:
4.2. Struttura dell’etichetta per i refrigeratori per bevande:
4.3. Struttura dell’etichetta per i congelatori per gelati:
4.4. In tale formato:
a)
le etichette sono almeno larghe 96 mm e lunghe 192 mm. Se l’etichetta è stampata in formato più grande, il contenuto è comunque proporzionato alle specifiche di cui sopra;
b)
lo sfondo dell’etichetta è di colore 100 % bianco;
c)
i caratteri sono Verdana e Calibri;
d)
le dimensioni e le specifiche degli elementi dell’etichetta sono indicate nelle figure ai punti da 4.1 a 4.3;
e)
si utilizza la quadricromia CMYK — ciano, magenta, giallo e nero — come indicato di seguito: 0,70,100,0 (0 % ciano, 70 % magenta, 100 % giallo, 0 % nero);
f)
Le etichette rispettano tutti i requisiti elencati di seguito (i numeri si riferiscono alle figure riportate sopra):
i colori del logo dell’UE sono i seguenti:
—
sfondo: 100,80,0,0;
—
stelle: 0,0,100,0;
il colore del logo dell’energia è 100,80,0,0;
il codice QR è di colore 100 % nero;
il nome del fornitore è di colore 100 % nero e in Verdana grassetto, 9 pt;
l’identificativo del modello è di colore 100 % nero e in Verdana tondo, 9 pt;
per quanto riguarda la scala da A a G:
—
le lettere della scala di efficienza energetica sono di colore 100 % bianco e in Calibri grassetto, 19 pt; le lettere sono centrate su un asse a 4,5 mm dal lato sinistro delle frecce;
—
i colori delle frecce della scala da A a G sono i seguenti:
—
classe A: 100,0,100,0;
—
classe B: 70,0,100,0;
—
classe C: 30,0,100,0;
—
classe D: 0,0,100,0;
—
classe E: 0,30,100,0;
—
classe F: 0,70,100,0;
—
classe G: 0,100,100,0;
le linee divisorie interne hanno uno spessore di 0,5 pt e sono di colore 100 % nero;
la lettera che indica la classe di efficienza energetica è di colore 100 % bianco e in Calibri grassetto, 33 pt. La freccia della classe di efficienza energetica e la corrispondente freccia nella scala da A a G sono disposte in modo che le loro punte risultino allineate. La lettera all’interno della freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia, che è di colore 100 % nero;
il valore del consumo annuo di energia è in Verdana grassetto, 28 pt; «kWh/annum» è in Verdana tondo, 18 pt. Il testo è centrato e di colore 100 % nero;
i pittogrammi sono conformi a quanto indicato nelle figure e alle seguenti specifiche:
—
le linee dei pittogrammi hanno uno spessore di 1,2 pt; le linee e il testo (numeri e unità) sono di colore 100 % nero;
—
i numeri sotto i pittogrammi sono in Verdana grassetto, 16 pt, e le unità in Verdana tondo, 12 pt; entrambi sono centrati sotto i pittogrammi;
—
i valori delle temperature sono in Verdana grassetto, 12 pt, mentre «°C» è in Verdana tondo, 12 pt; si trovano entrambi sul lato destro del pittogramma del termometro o all’interno del pittogramma che rappresenta la temperatura ambiente;
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta, tranne i refrigeratori per bevande e i congelatori per gelati: se l’apparecchio contiene solo scomparti per prodotti congelati o solo scomparti per prodotti non congelati, sono riportati unicamente i pittogrammi pertinenti, come indicato al punto 1.2, punti VII, VIII, IX e X, e sono centrati tra la linea divisoria interna sotto il consumo di energia annuale e il bordo inferiore dell’etichetta;
il numero del regolamento è di colore 100 % nero e in Verdana tondo, 6 pt.
ALLEGATO IV
Metodi di misurazione e di calcolo
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle prescrizioni del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati avvalendosi di norme armonizzate, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili, che tengono conto dello stato dell’arte generalmente riconosciuto, in linea con le disposizioni seguenti. I numeri di riferimento delle norme armonizzate sono stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
1. Condizioni generali applicabili alle prove
a)
Le condizioni ambientali corrispondono alla serie 1, tranne per i congelatori per gelati e le vetrine per gelato sfuso, che sono sottoposti a prova in condizioni ambientali corrispondenti alla serie 2, come indicato nella tabella 2.
b)
Gli scomparti che possono essere impostati a diverse temperature sono sottoposti a prova alla temperatura di esercizio minima.
c)
I distributori automatici refrigerati dotati di scomparti di volume variabile sono sottoposti a prova regolando il volume netto dello scomparto avente la massima temperatura di esercizio al volume netto minimo.
d)
Per i refrigeratori per bevande, la velocità di raffreddamento specificata è in funzione del tempo di ripristino della temperatura dopo il ricarico di metà del contenuto.
Tabella 2:
Condizioni ambientali
Temperatura a bulbo secco, in °C
Umidità relativa, in %
Punto di rugiada, in °C
Massa di vapore acqueo in aria secca, in g/kg
Serie 1
25
60
16,7
12,0
Serie 2
30
55
20,0
14,8
2. Determinazione dell’IEE
a)
Per tutti gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta, l’IEE, espresso in % e arrotondato al primo decimale, è il rapporto tra l’AE (in kWh/a) e il SAE di riferimento (in kWh/a) ed è calcolato come segue:
IEE = AE/SAE.
b)
L’AE, espresso in kWh/a e arrotondato al secondo decimale, è calcolato come segue:
AE = 365 × Edaily
;
dove:
—
Edaily
è il consumo di energia dell’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta nell’arco di 24 ore, espresso in kWh/24 h e arrotondato al terzo decimale.
c)
Il SAE è espresso in kWh/a e arrotondato al secondo decimale. Per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in cui tutti gli scomparti rientrano nella stessa classe di temperatura e per i distributori automatici refrigerati, il SAE è calcolato come segue:
SAE = 365 × P × (M + N × Y) × C.
Per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotati di più scomparti che rientrano in classi di temperatura diverse, ad eccezione dei distributori automatici refrigerati, il SAE è calcolato come segue:
;
dove:
(1)
c è il numero indice per un tipo di scomparto da 1 a n, essendo n il numero totale di tipi di scomparto;
(2)
i valori di M e N sono riportati nella tabella 3;
Tabella 3:
Valori di M e N
Categoria
Valore di M
Valore di N
Refrigeratori per bevande
2,1
0,006
Congelatori per gelati
2,0
0,009
Distributori automatici refrigerati
4,1
0,004
Vetrine per gelato sfuso
25,0
30,400
Armadi frigorifero da supermercato verticali e combinati
9,1
9,100
Armadi frigorifero da supermercato orizzontali
3,7
3,500
Armadi congelatori da supermercato verticali e combinati
7,5
19,300
Armadi congelatori da supermercato orizzontali
4,0
10,300
Armadi roll-in (dal 1o marzo 2021)
9,2
11,600
Armadi roll-in (dal 1o settembre 2023)
9,1
9,100
(3)
i valori del coefficiente di temperatura C sono riportati nella tabella 4;
Tabella 4:
Condizioni di temperatura e valori corrispondenti del coefficiente di temperatura C
n.a. = non applicabile
a)
Armadi da supermercato
Categoria
Classe di temperatura
Temperatura massima del pacchetto M più caldo (°C)
Temperatura minima del pacchetto M più freddo (°C)
Temperatura minima più alta di tutto il pacchetto M (°C)
Valore di C
Armadi frigorifero da supermercato verticali e combinati
M2
≤ +7
≥ –1
n.a.
1,00
H1 e H2
≤ +10
≥ –1
n.a.
0,82
M1
≤ +5
≥ –1
n.a.
1,15
Armadi frigorifero da supermercato orizzontali
M2
≤ +5
≥ –1
n.a.
1,00
H1 e H2
≤ +10
≥ –1
n.a.
0,92
M1
≤ +5
≥ –1
n.a.
1,08
Armadi congelatori da supermercato verticali e combinati
L1
≤ +5
n.a.
≤ -18
1,00
L2
≤ +5
n.a.
≤ -18
0,90
L3
≤ +5
n.a.
≤ -15
0,90
Armadi congelatori da supermercato orizzontali
L1
≤ +5
n.a.
≤ -18
1,00
L2
≤ +5
n.a.
≤ -18
0,92
L3
≤ +5
n.a.
≤ -15
0,92
b)
Vetrine per gelato sfuso
Classe di temperatura
Temperatura massima del pacchetto M più caldo (°C)
Temperatura minima del pacchetto M più freddo (°C)
Temperatura minima più alta di tutto il pacchetto M (°C)
Valore di C
G1
-10
-14
n.a.
1,00
G2
-10
-16
n.a.
1,00
G3
-10
-18
n.a.
1,00
L1
-15
n.a.
-18
1,00
L2
-12
n.a.
-18
1,00
L3
-12
n.a.
-15
1,00
S
Classificazione speciale
1,00
c)
Distributori automatici refrigerati
Classe di temperatura (*2)
Temperatura massima misurata del prodotto (Tv
) (°C)
Valore di C
Categoria 1
7
1 + (12 – TV)/25
Categoria 2
12
Categoria 3
3
Categoria 4
(TV1 + TV2)/2 (*1)
Categoria 6
(TV1 + TV2)/2 (*1)
d)
Altri apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
Categoria
Valore di C
Altri apparecchi
1,00
(4)
il coefficiente Y è calcolato come segue:
a)
per i refrigeratori per bevande:
Yc è il volume equivalente degli scomparti del refrigeratore per bevande aventi temperatura obiettivo Tc, (Veq
c), calcolato come segue:
Yc = Veq
c = Volume lordoc × [(25 – Tc)/20) × CC;
dove Tc è la temperatura media di classificazione dello scomparto e CC è il fattore della classe climatica. I valori di Tc sono indicati nella tabella 5. I valori di CC sono indicati nella tabella 6;
Tabella 5:
Classi di temperatura e corrispondenti temperature medie degli scomparti (Tc) per i refrigeratori per bevande
Classe di temperatura
Tc (°C)
K1
+ 3,5
K2
+ 2,5
K3
-1,0
K4
+ 5,0
Tabella 6:
Condizioni di esercizio e valori di CC
per i refrigeratori per bevande
Temperatura ambiente massima (°C)
Umidità ambiente relativa (%)
CC
+25
60
1,00
+32
65
1,05
+ 40
75
1,10
b)
per i congelatori per gelati:
Yc è il volume equivalente degli scomparti del congelatore per gelati aventi temperatura obiettivo Tc, (Veq
c), calcolato come segue:
Yc = Veq
c = Volume netto × [(12 – Tc)/30) × CC;
dove Tc è la temperatura media di classificazione dello scomparto e CC è il fattore della classe climatica. I valori di Tc sono indicati nella tabella 7. I valori di CC sono indicati nella tabella 8;
Tabella 7:
Classi di temperatura e corrispondenti temperature medie dello scomparto (Tc
) per i congelatori per gelati
Classe di temperatura
Tc (°C)
Temperatura del pacchetto M più caldo in tutte le prove (ad eccezione della prova di apertura del coperchio), più fredda di o pari a (°C)
Aumento di temperatura massimo consentito del pacchetto M più caldo durante la prova di apertura del coperchio (°C)
-18
2
-18,0
-7
2
-7,0
Tabella 8:
Condizioni di esercizio e corrispondenti valori di CC
per i congelatori per gelati
Minimo
Massimo
CC
Temperatura ambiente (°C)
Umidità ambiente relativa (%)
Temperatura ambiente (°C)
Umidità ambiente relativa (%)
Congelatore per gelati con coperchio trasparente
16
80
30
55
1,00
35
75
1,10
40
40
1,20
Congelatore per gelati con coperchio non trasparente
16
80
30
55
1,00
35
75
1,04
40
40
1,10
c)
per i distributori automatici refrigerati:
Y è il volume netto del distributore automatico refrigerato, vale a dire la somma dei volumi di tutti gli scomparti all’interno dei quali sono contenuti i prodotti direttamente disponibili alla vendita e del volume attraverso il quale i prodotti passano durante il processo di erogazione, espresso in litri (l) e arrotondato all’intero più vicino;
d)
per tutti gli altri apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta:
Yc è la somma della TDA di tutti gli scomparti dell’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che rientrano nella stessa classe di temperatura, espressa in metri quadrati (m2) e arrotondata al secondo decimale.
(5)
I valori di P sono indicati nella tabella 9.
Tabella 9:
Valori di P
Tipo di armadio
P
Armadi da supermercato con sistema integrato
1,10
Altri apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
1,00
(*1) Per i distributori automatici a temperature multiple, TV è la media tra TV1 (la temperatura massima misurata del prodotto nello scomparto più caldo) e TV2 (la temperatura massima misurata del prodotto nello scomparto più freddo).
(*2) Categoria 1 = distributori refrigerati di lattine e bottiglie, con parte frontale cieca, al cui interno i prodotti sono impilati; categoria 2 = distributori refrigerati con parte frontale in vetro per lattine e bottiglie, dolciumi e snack; categoria 3 = distributori refrigerati con parte frontale in vetro, esclusivamente per alimenti deteriorabili; categoria 4 = distributori refrigerati a temperature multiple con parte frontale in vetro; categoria 6 = distributori misti, costituiti da distributori di diverse categorie raggruppati nella stessa scocca e alimentati dalla stessa unità di raffreddamento.
n.a. = non applicabile
ALLEGATO V
Scheda informativa del prodotto
A norma dell’articolo 3, punto 1, lettera b), il fornitore inserisce nella banca dati dei prodotti le informazioni di cui alla tabella 10.
Tabella 10:
Scheda informativa del prodotto
Marchio o nome del fornitore:
Indirizzo del fornitore
(2)
:
Identificativo del modello:
Uso:
Esposizione e vendita
Tipo di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta:
[Refrigeratore per bevande/Congelatore per gelati/Vetrina per gelato sfuso/Armadio da supermercato/Distributore automatico refrigerato]
Codice identificativo della tipologia di armadi, secondo le norme armonizzate o altri metodi affidabili, accurati e riproducibili conformi all’allegato IV.
Ad esempio: [HC1/…/HC8], [VC1/…/VC4]
Parametri specifici per prodotto
(Refrigeratori per bevande: compilare il punto 1, congelatori per gelati: compilare il punto 2, vetrine per gelato sfuso: compilare il punto 3, armadi da supermercato: compilare il punto 4, distributori automatici refrigerati: compilare il punto 5. Se l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta contiene scomparti che funzionano a diverse temperature, o uno scomparto che può essere impostato a diverse temperature, ripetere le righe per ogni scomparto o sistema di regolazione della temperatura):
1.
Refrigeratori per bevande:
Volume lordo (dm3 o l)
Condizioni ambientali a cui è adatto l’apparecchio (cfr. tabella 6)
Temperatura massima (°C)
Umidità relativa (%)
x
x
x
2.
Congelatori per gelati con [coperchio trasparente/coperchio non trasparente]:
Volume netto (dm3 o l)
Condizioni ambientali a cui è adatto l’apparecchio (cfr. tabella 8)
Intervallo di temperatura (°C)
Intervallo di umidità relativa (%)
minimo
massimo
minimo
massimo
x
x
x
x
x
3.
Vetrine per gelato sfuso
Superficie espositiva totale (m2)
Classe di temperatura (cfr. tabella 4, lettera b)]
x,xx
[G1/G2/G3/L1/L2/L3/S]
4.
Armadio da supermercato [con sistema integrato/con sistema remoto] [orizzontale/verticale (non semi-verticale)/semi-verticale/combinato], roll-in: [sì/no]:
Superficie espositiva totale (m2)
Classe di temperatura (cfr. tabella 4, lettera a)]
x,xx
[frigorifero: [M2/H1/H2/M1]/congelatore: [L1/L2/L3]]
5.
Distributori automatici refrigerati, [refrigerati di lattine e bottiglie, con parte frontale cieca, al cui interno i prodotti sono impilati/refrigerati con parte frontale in vetro [per lattine e bottiglie/per dolciumi e snack/esclusivamente per alimenti deteriorabili]/a temperature multiple per [inserire il tipo di alimenti a cui sono destinati]/distributori misti, costituiti da distributori di diverse categorie raggruppati nella stessa scocca e alimentati dalla stessa unità di raffreddamento, per [inserire il tipo di alimenti a cui sono destinati]]:
Volume (dm3 o l)
Classe di temperatura (cfr. tabella 4, lettera c)]
x
categoria [1/2/3/4/6]
Parametri di prodotto generali:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Consumo annuo di energia (kWh/a) (4)
x,xx
Temperatura/e consigliata/e per la conservazione ottimale del cibo (°C) (non deve essere in contrasto con le condizioni di temperatura di cui all’allegato IV, tabella 4, 5 o 6, secondo i casi)
x
IEE
x,x
Classe di efficienza energetica
[A/B/C/D/E/F/G] (3)
Parametri della sorgente luminosa
(1)
(2):
Tipo di sorgente luminosa
[Tipo]
Classe di efficienza energetica
[A/B/C/D/E/F/G] (3)
Durata minima della garanzia offerta dal fornitore
(2):
Informazioni supplementari:
Link al sito web del fornitore in cui sono reperibili le informazioni di cui all’allegato II, punto 3, del regolamento (UE) 2019/2024 (5)
(2):
(1) Determinato conformemente al regolamento delegato (UE) 2019/2015 della Commissione (1)
(1) Regolamento delegato (UE) 2019/2015. della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica delle sorgenti luminose e abroga il regolamento delegato (UE) n. 874/2012 della Commissione (Cfr. pag. 68 della presente Gazzetta ufficiale).
(2) Le modifiche apportate a questa voce non sono considerate pertinenti ai fini dell’articolo 4, paragrafo 4, del regolamento (UE) 2017/1369..
(3) Se la banca dati dei prodotti genera automaticamente il contenuto definitivo di questa cella, il fornitore non inserisce alcun dato.
(4) Se l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta è dotato di vari scomparti che funzionano a diverse temperature di esercizio, indicare il consumo annuo di energia dell’unità integrata. Se il raffreddamento di scomparti separati della stessa unità è assicurato da sistemi di refrigerazione separati, indicare, ove possibile, il consumo di energia associato a ciascun sottosistema.
(5) Regolamento (UE) 2019/2024, dell’11 marzo 2019, della Commissione che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (Cfr. pag. 313 della presente Gazzetta ufficiale).
ALLEGATO VI
Documentazione tecnica
1.
La documentazione tecnica di cui all’articolo 3, punto 1, lettera d), comprende:
a)
le informazioni di cui all’allegato V;
b)
le informazioni di cui alla tabella 11.
Tabella 11:
Informazioni supplementari da inserire nella documentazione tecnica
Una descrizione generale del modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, che consenta di identificarlo univocamente e agevolmente:
Specifiche del prodotto
Specifiche generali del prodotto:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Consumo annuo di energia (kWh/a)
x,xx
Consumo annuo standard di energia (kWh/a)
x,xx
Consumo giornaliero di energia (kWh/24 h)
x,xxx
Condizioni ambientali
[Serie 1/Serie 2]
M
x,x
N
x,xxx
Coefficiente di temperatura (C)
x,xx
Y
x,xx
P
x,xx
Fattore di classe climatica (CC) (1)
x,xx
Temperatura obiettivo (Tc) (°C) (1)
x,x
Informazioni supplementari:
Riferimenti delle norme armonizzate, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili applicati:
Se del caso, indicazione e firma della persona autorizzata a vincolare il fornitore:
Elenco di modelli equivalenti, con i relativi identificativi del modello:
2.
Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello avente le stesse caratteristiche tecniche pertinenti per le informazioni tecniche da fornire, ma prodotto da un altro fabbricante; oppure
b)
tramite calcoli basati sulla progettazione o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o con entrambi i metodi,
la documentazione tecnica comprende i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti differenti.
(1) Solo per i refrigeratori per bevande e i congelatori per gelati.
ALLEGATO VII
Informazioni da fornire nei messaggi pubblicitari visivi, nel materiale tecnico-promozionale o materiale promozionale di altro tipo e nelle vendite a distanza, ad eccezione delle vendite a distanza su Internet
1.
Al fine di garantire la conformità agli obblighi di cui all’articolo 3, paragrafo 1, lettera e), e all’articolo 4, lettera c), i messaggi pubblicitari visivi relativi agli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta riportano la classe energetica e la gamma di classi di efficienza figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
2.
Al fine di garantire la conformità agli obblighi di cui all’articolo 3, paragrafo 1, lettera f), e all’articolo 4, lettera d), il materiale tecnico-promozionale o il materiale promozionale di altro tipo relativo agli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta riporta la classe energetica e la gamma di classi di efficienza figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
3.
Nelle vendite a distanza sulla base di documentazione cartacea di apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta è d’obbligo indicare la classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
4.
La classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza energetica, come da figura 1, sono indicate come segue:
a)
freccia contenente la lettera della classe di efficienza energetica, di colore bianco e in Calibri grassetto. Il carattere ha dimensioni almeno equivalenti a quello del prezzo, se indicato; in tutti gli altri casi ha dimensioni ben visibili e leggibili;
b)
colore della freccia corrispondente a quello della classe di efficienza energetica;
c)
gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, in 100 % nero; e
d)
dimensioni tali da rendere la freccia ben visibile e leggibile. La lettera contenuta nella freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia; la freccia e la lettera della classe di efficienza energetica sono contornate da un bordo nero di 0,5 pt di spessore.
In deroga a quanto precede, se i messaggi pubblicitari visivi, il materiale tecnico-promozionale e il materiale promozionale di altro tipo o per le vendite a distanza sulla base di documentazione cartacea sono stampati in monocromia, anche la freccia può essere in monocromia.
Figura 1:
Freccia a colori/in monocromia rivolta verso sinistra/destra con indicazione della gamma di classi di efficienza energetica
5.
In caso di vendita a distanza tramite televendita, il cliente deve essere specificamente informato della classe di efficienza energetica del prodotto e della gamma di classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, nonché della possibilità di consultare l’etichetta completa e la scheda informativa del prodotto tramite un sito web ad accesso libero o richiedendone una copia stampata.
6.
In tutti i casi di cui ai punti da 1 a 3 e al punto 5, il cliente deve poter ottenere, su richiesta, una copia stampata dell’etichetta e della scheda informativa del prodotto.
ALLEGATO VIII
Informazioni da fornire in caso di vendita a distanza su Internet
1.
L’opportuna etichetta messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, paragrafo 1, lettera g), appare sul dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto, se indicato; in tutti gli altri casi in prossimità del prodotto. Le dimensioni sono tali da rendere l’etichetta ben visibile e leggibile e sono proporzionate alle dimensioni di cui all’allegato III, punto 4. L’etichetta può apparire mediante una visualizzazione annidata, nel qual caso l’immagine utilizzata per accedervi è conforme alle specifiche di cui al punto 3 del presente allegato. Se si ricorre alla visualizzazione annidata, l’etichetta appare al primo click del mouse, al primo movimento del cursore del mouse o alla prima espansione dell’immagine su schermo tattile.
2.
Come indicato nella figura 2, l’immagine usata per accedere all’etichetta in caso di visualizzazione annidata:
a)
consiste in una freccia del colore corrispondente alla classe di efficienza energetica del prodotto figurante sull’etichetta;
b)
indica nella freccia la classe di efficienza energetica del prodotto, di colore bianco e in Calibri grassetto. Il carattere ha dimensioni equivalenti a quello del prezzo, se indicato; in tutti gli altri casi ha dimensioni ben visibili e leggibili; e
c)
riporta la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili in 100 % nero; e
d)
ha uno dei due formati seguenti ed è di dimensioni tali da rendere la freccia ben visibile e leggibile. La lettera contenuta nella freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia; la freccia e la lettera della classe di efficienza energetica sono contornate da un bordo visibile di colore 100 % nero.
Figura 2:
Esempio di freccia colorata rivolta verso sinistra/destra con indicazione della gamma di classi energetiche
3.
In caso di visualizzazione annidata, la sequenza di visualizzazione dell’etichetta è la seguente:
a)
l’immagine di cui al punto 2 del presente allegato appare sul dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto, se indicato; in tutti gli altri casi in prossimità del prodotto;
b)
l’immagine rimanda all’etichetta di cui all’allegato III;
c)
l’etichetta appare con un click del mouse o un movimento del cursore del mouse o espandendo l’immagine su schermo tattile;
d)
l’etichetta è visualizzata in una finestra a comparsa, in una nuova scheda, in una nuova pagina, o a schermo sovrapposto;
e)
in caso di ingrandimento dell’etichetta su schermo tattile, si applicano le pertinenti convenzioni per i dispositivi in questione;
f)
l’etichetta scompare mediante un’opzione di chiusura o un altro meccanismo di chiusura standard;
g)
il testo alternativo all’immagine, che deve apparire qualora non sia possibile visualizzare l’etichetta, è costituito dalla classe di efficienza energetica del prodotto in un carattere avente dimensioni equivalenti a quello del prezzo, se indicato; in tutti gli altri casi in carattere di dimensioni ben visibili e leggibili.
4.
La scheda informativa del prodotto in formato elettronico messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, paragrafo 1, lettera h), appare sul dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto, se indicato; in tutti gli altri casi in prossimità del prodotto. Le dimensioni sono tali da rendere la scheda informativa del prodotto ben visibile e leggibile. La scheda informativa del prodotto può essere esposta mediante una visualizzazione annidata o un collegamento alla banca dati dei prodotti, nel qual caso il link usato per accedere alla scheda informativa del prodotto indica in modo chiaro e leggibile «Scheda informativa del prodotto». Se si ricorre alla visualizzazione annidata, la scheda informativa del prodotto appare al primo click del mouse, al primo movimento del cursore del mouse o alla prima espansione del link su schermo tattile.
ALLEGATO IX
Procedura di verifica a fini di vigilanza del mercato
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica dei parametri dichiarati eseguita dalle autorità dello Stato membro e non sono utilizzate dal fornitore per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica. I valori e le classi che figurano sull’etichetta o nella scheda del prodotto non sono più favorevoli per il fornitore dei valori riportati nella documentazione tecnica.
Il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi quando sono progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio, riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e per reagire in modo specifico alterando automaticamente le proprie prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro specificato nel presente regolamento o incluso nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Nel verificare la conformità di un modello di prodotto ai requisiti di cui al presente regolamento, le autorità degli Stati membri applicano la procedura descritta di seguito.
(1)
Le autorità dello Stato membro verificano una singola unità del modello.
(2)
Il modello si considera conforme ai requisiti applicabili se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’articolo 3, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2017/1369 (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli non sono più favorevoli per il fabbricante dei corrispondenti valori che figurano nelle relazioni di prova, e
b)
i valori riportati sull’etichetta e nella scheda informativa del prodotto non sono più favorevoli per il fornitore dei valori dichiarati, e la classe di efficienza energetica indicata non è più favorevole per il fornitore della classe determinata dai valori dichiarati, e
c)
quando le autorità dello Stato membro sottopongono a prove l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 12.
(3)
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettere a) e b), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
(4)
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera c), le autorità dello Stato membro selezionano e sottopongono a prove tre unità supplementari dello stesso modello. In alternativa le tre unità supplementari selezionate possono essere di uno o più modelli equivalenti.
(5)
Il modello è considerato conforme ai requisiti applicabili se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze riportate nella tabella 12.
(6)
Se non si ottiene quanto indicato al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
(7)
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi dei punti 3 e 6.
Le autorità dello Stato membro si avvalgono dei metodi di misurazione e di calcolo stabiliti nell’allegato IV.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze ammesse ai fini della verifica di cui alla tabella 12 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per i requisiti di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 12 non si applicano altre tolleranze, come quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 12:
Tolleranze ammesse ai fini della verifica per i parametri misurati
Parametri
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Volume netto e volume netto dello scomparto, se del caso
Il valore determinato (1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre il 3 % o di oltre 1 l, se quest’ultimo quantitativo è maggiore.
Volume lordo e volume lordo dello scomparto, se del caso
Il valore determinato (1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre il 3 % o di oltre 1 l, se quest’ultimo quantitativo è maggiore.
TDA e TDA dello scomparto, se del caso
Il valore determinato (1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre il 3 %.
Edaily
Il valore determinato (1) non è superiore al valore dichiarato di oltre il 10 %.
AE
Il valore determinato (1) non è superiore al valore dichiarato di oltre il 10 %.
(1) Qualora siano state sottoposte a prova tre unità supplementari conformemente al punto 4, il valore determinato è la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2019/2018 DELLA COMMISSIONE
dell’11 marzo 2019
che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
visto il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (1), in particolare gli articoli 11 e 16,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (UE) 2017/1369 conferisce alla Commissione il potere di adottare atti delegati per quanto riguarda l’etichettatura o il riscalaggio dell’etichetta di gruppi di prodotti che presentano un notevole potenziale di risparmio energetico e, se del caso, di altre risorse.
(2)
La comunicazione relativa al piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile (COM(2016) 773 final) (2), adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (3), stabilisce le priorità di lavoro all’interno del quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta sono tra i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure.
(3)
Si stima che le misure del piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile potrebbero tradursi nel 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, che equivarrebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate all’anno nel 2030. Gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta costituiscono uno dei gruppi di prodotti elencati nel piano di lavoro, per il quale si stima un risparmio annuo di energia finale di 48 TWh nel 2030.
(4)
La Commissione ha eseguito due studi preparatori sulle caratteristiche tecniche, ambientali ed economiche degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta solitamente in uso nell’Unione. Gli studi si sono svolti in stretta collaborazione con le parti interessate e gli interlocutori dell’Unione e di paesi terzi. I risultati degli studi sono stati resi pubblici e presentati al forum consultivo istituito dall’articolo 14 del regolamento (UE) 2017/1369.
(5)
Dagli studi preparatori è emersa la necessità d’introdurre requisiti di etichettatura energetica per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta.
(6)
Gli studi preparatori hanno rilevato che il consumo di energia nella fase d’uso costituisce l’aspetto ambientale più significativo degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta.
(7)
Gli studi preparatori hanno evidenziato che è possibile ottenere un’ulteriore notevole riduzione del consumo di energia elettrica dei prodotti oggetto del presente regolamento mediante l’attuazione di una misura di etichettatura energetica specifica per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta.
(8)
Il presente regolamento si dovrebbe applicare ai seguenti apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta: armadi refrigerati (frigoriferi o congelatori) da supermercato, refrigeratori per bevande, piccoli congelatori per gelati, vetrine per gelato sfuso, distributori automatici refrigerati.
(9)
I minibar e i frigoriferi cantina con funzioni di vendita non dovrebbero essere considerati apparecchi di refrigerazione con funzioni di vendita diretta e pertanto dovrebbero essere esclusi dal presente regolamento; essi rientrano nel campo di applicazione del regolamento delegato (UE) 2019/2016 (4).
(10)
Gli armadi statici verticali sono apparecchi di refrigerazione professionali definiti nel regolamento (UE) 2015/1095 della Commissione (5), pertanto dovrebbero essere esclusi dal presente regolamento.
(11)
Gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta esposti alle fiere dovrebbero recare l’etichetta energetica se la prima unità del modello è già stata immessa sul mercato o se è immessa sul mercato alla fiera.
(12)
I parametri pertinenti dei prodotti dovrebbero essere misurati avvalendosi di metodi affidabili, accurati e riproducibili. Tali metodi dovrebbero tener conto dello stato dell’arte riconosciuto, comprese, ove disponibili, le norme armonizzate adottate dagli organismi europei di normazione, di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
(13)
La terminologia e i metodi di prova del presente regolamento sono compatibili con la terminologia e i metodi di prova definiti nelle norme EN 16901, EN 16902, EN 50597 e EN ISO 23953-2.
(14)
In considerazione dell’aumento delle vendite dei prodotti connessi all’energia attraverso piattaforme di hosting su Internet, anziché direttamente via i siti web dei fornitori, è opportuno chiarire che le piattaforme di vendita via Internet dovrebbero essere tenute a consentire l’esposizione, in prossimità del prezzo, dell’etichetta messa a disposizione dal fornitore. Dovrebbero informare il distributore di tale obbligo, ma non dovrebbero essere responsabili dell’esattezza o del contenuto dell’etichetta e della scheda informativa del prodotto. Tuttavia, in applicazione dell’articolo 14, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (7) sul commercio elettronico, le piattaforme di hosting su Internet dovrebbero agire immediatamente per rimuovere o per disabilitare l’accesso alle informazioni su un determinato prodotto se vengono a conoscenza di una non conformità (come un’etichetta o una scheda informativa del prodotto mancante, incompleta o errata), ad esempio se informate dall’autorità di vigilanza del mercato. Il fornitore che vende direttamente agli utilizzatori finali via il suo sito web è soggetto agli obblighi che incombono ai distributori nelle vendite a distanza, di cui all’articolo 5 del regolamento (UE) 2017/1369.
(15)
Le misure di cui al presente regolamento sono state discusse dal forum consultivo e dagli esperti degli Stati membri a norma degli articoli 14 e 18 del regolamento (UE) 2017/1369,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce i requisiti per l’etichettatura e la fornitura di informazioni di prodotto supplementari per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta alimentati da rete elettrica, compresi gli apparecchi venduti per la refrigerazione di prodotti non alimentari.
2. Il presente regolamento non si applica alle seguenti categorie:
a)
apparecchi refrigerati con funzione di vendita diretta alimentati solo da fonti di energia non elettrica;
b)
apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta che non operano con un ciclo di refrigerazione a compressione di vapore;
c)
componenti remoti a cui un armadio con sistema remoto deve essere collegato per poter funzionare, ad esempio unità di condensazione, compressori o unità di condensazione ad acqua;
d)
apparecchi di refrigerazione per la trasformazione alimentare con funzione di vendita diretta;
e)
apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta specificamente collaudati e approvati per la conservazione di medicinali o campioni scientifici;
f)
apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta per la vendita e l’esposizione di alimenti vivi, come gli apparecchi di refrigerazione per la vendita e l’esposizione di pesci e molluschi vivi, gli acquari e le vasche d’acqua refrigerati;
g)
saladette;
h)
banchi orizzontali a servizio assistito con area integrata per la conservazione, progettati per funzionare alle temperature di esercizio per la refrigerazione;
i)
apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta privi di sistema di raffreddamento integrato, che funzionano canalizzando l’aria fredda prodotta da un’unità esterna di raffreddamento dell’aria; ciò non include gli armadi con sistema remoto né i distributori automatici refrigerati di categoria 6 di cui all’allegato IV, tabella 4;
j)
armadi d’angolo;
k)
distributori automatici progettati per funzionare alle temperature di esercizio per il congelamento;
l)
banchi a servizio assistito per il pesce con ghiaccio in scaglie;
m)
armadi refrigerati professionali, abbattitori, unità di condensazione e chiller di processo di cui al regolamento (UE) 2015/1095;
n)
frigoriferi cantina e minibar.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1.
«apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta»: l’armadio isolato con uno o più scomparti regolati a temperature specifiche, raffreddato per convezione naturale o forzata mediante uno o più sistemi che consumano energia e destinato all’esposizione e alla vendita ai clienti, con o senza servizio assistito, di alimenti e altri articoli a temperature specifiche inferiori alla temperatura ambiente, direttamente accessibili attraverso aperture laterali o attraverso una o più porte o cassetti, o entrambe le cose; ciò include gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotati di aree per la conservazione di alimenti e altri articoli non accessibili ai clienti, ma esclude i minibar e i frigoriferi cantina;
2.
«alimenti»: cibo, ingredienti, bevande (compreso il vino) e altri prodotti destinati principalmente al consumo, che devono essere refrigerati a temperature specifiche;
3.
«unità di condensazione»: il prodotto provvisto di almeno un compressore alimentato a energia elettrica e di un condensatore, in grado di raffreddare e mantenere senza interruzione una temperatura bassa o media all’interno di un apparecchio o di un sistema di refrigerazione utilizzando un ciclo a compressione di vapore una volta collegato a un evaporatore e ad un dispositivo di espansione, definito nel regolamento (UE) 2015/1095;
4.
«armadio con sistema remoto»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta costituito da un insieme di componenti di fabbricazione industriale che, per funzionare come apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, richiede un ulteriore collegamento a componenti remoti (unità di condensazione e/o compressore e/o unità di condensazione ad acqua) che non sono parte integrante dell’armadio;
5.
«apparecchio di refrigerazione per la trasformazione alimentare con funzione di vendita diretta»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta specificamente collaudato e approvato per la trasformazione alimentare, come le gelatiere, i distributori automatici refrigerati dotati di microonde o le macchine del ghiaccio; sono esclusi gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotati di uno scomparto appositamente progettato per la trasformazione alimentare che rappresenta meno del 20 % del volume netto totale dell’apparecchio;
6.
«volume netto»: la parte, espressa in decimetri cubi (dm3) o in litri (l), del volume lordo di uno scomparto una volta detratto il volume dei componenti e degli spazi inutilizzabili per la conservazione o l’esposizione di alimenti e altri prodotti;
7.
«volume lordo»: il volume, espresso in decimetri cubi (dm3) o in litri (l), delimitato dai rivestimenti interni dello scomparto, senza accessori interni e con la porta o il coperchio chiuso;
8.
«specificamente collaudato e approvato»: il prodotto che soddisfa tutte le specifiche seguenti:
a)
è stato specificamente progettato e collaudato per la condizione di esercizio o l’applicazione menzionata, conformemente alla normativa dell’Unione citata o agli atti collegati, alla legislazione applicabile dello Stato membro e/o alle pertinenti norme europee o internazionali;
b)
è accompagnato dalla prova, sotto forma di certificato, marchio di omologazione o relazione di prova, da includere nella documentazione tecnica, che il prodotto è stato approvato specificamente per la condizione di esercizio o l’applicazione in questione;
c)
è immesso sul mercato specificamente per le condizioni di esercizio o l’applicazione menzionate, come dimostrato almeno dalla documentazione tecnica, dalle informazioni fornite sul prodotto e da qualsiasi materiale pubblicitario o commerciale;
9.
«saladette»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta provvisto di una o più porte o facciate di cassetti poste sul piano verticale e di diversi fori sulla superficie superiore, nei quali è possibile introdurre recipienti per la conservazione temporanea di alimenti, quali condimenti per pizza o ingredienti per insalate, in modo che siano facilmente accessibili;
10.
«banco orizzontale a servizio assistito con area integrata per la conservazione»: l’armadio orizzontale a servizio assistito che comprende un’area refrigerata per la conversazione di almeno 100 litri (l) per metro (m) di lunghezza, normalmente posta alla base del banco a servizio assistito;
11.
«armadio orizzontale»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotato di una superficie espositiva orizzontale, aperta sulla parte superiore, e accessibile dall’alto;
12.
«temperatura di esercizio per la refrigerazione»: la temperatura compresa tra -3,5 gradi Celsius (°C) e 15 gradi Celsius (°C) per gli apparecchi dotati di sistemi di gestione dell’energia per il risparmio energetico, e tra -3,5 gradi Celsius (°C) e 10 gradi Celsius (°C) per gli apparecchi privi di sistemi di gestione dell’energia per il risparmio energetico;
13.
«temperatura di esercizio»: la temperatura di riferimento all’interno di uno scomparto durante la prova;
14.
«distributore automatico refrigerato»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta progettato per erogare alimenti o altri prodotti refrigerati a fronte del pagamento del consumatore o dell’inserimento di gettoni, senza intervento di lavoro in loco;
15.
«armadio d’angolo»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che offre continuità geometrica tra due armadi lineari disposti ad angolo uno rispetto all’altro e/o che formano una curva. L’armadio d’angolo non presenta un asse longitudinale né una lunghezza riconoscibili poiché costituisce solo una sagoma di riempimento (cuneo o simile) e non è progettato per funzionare come unità di refrigerazione a sé stante. Le due estremità dell’armadio d’angolo sono inclinate a un angolo tra 30 ° e 90 °;
16.
«temperatura di esercizio per il congelamento»: la temperatura inferiore a -12 gradi Celsius (°C);
17.
«banco a servizio assistito per il pesce con ghiaccio in scaglie»: il banco orizzontale a servizio assistito progettato e commercializzato specificamente per l’esposizione di pesce fresco. È caratterizzato da un letto di ghiaccio in scaglie sulla parte superiore, che mantiene a temperatura il pesce fresco esposto, e da uno scarico di drenaggio integrato;
18.
«frigorifero cantina»: l’apparecchio di refrigerazione con un solo tipo di scomparto per la conservazione del vino, con una regolazione della temperatura di precisione per le condizioni di conservazione e la temperatura obiettivo e dotato di sistemi antivibrazione, definito nel regolamento delegato (UE) 2019/2016;
19.
«scomparto»: lo spazio chiuso all’interno di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, separato da altri scomparti da un divisorio, un contenitore, o un elemento simile, direttamente accessibile attraverso una o più porte esterne e che può essere a sua volta suddiviso in ulteriori sotto-scomparti. Ai fini del presente regolamento, salvo diversamente specificato, per scomparto si intendono gli scomparti e i sotto-scomparti;
20.
«porta esterna»: la parte di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che può essere spostata o rimossa almeno per consentire l’inserimento del carico nell’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta o l’estrazione del carico dal medesimo;
21.
«sotto-scomparto»: lo spazio chiuso all’interno di uno scomparto avente un intervallo di temperatura di esercizio diverso da quello dello scomparto in cui si trova;
22.
«minibar»: l’apparecchio di refrigerazione, il cui volume totale non supera i 60 litri, principalmente destinato alla conservazione e alla vendita di alimenti nelle camere d’albergo e in ambienti simili, definito nel regolamento delegato (UE) 2019/2016;
23.
«punto vendita»: il luogo in cui gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta sono esposti o offerti per vendita, noleggio oppure locazione-vendita;
24.
«indice di efficienza energetica» (IEE): il valore indice per l’efficienza energetica relativa di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta espresso in percentuale (%), calcolato conformemente all’allegato IV, punto 2.
Articolo 3
Obblighi dei fornitori
1. I fornitori provvedono affinché:
a)
ogni apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta sia corredato di un’etichetta stampata nel formato di cui all’allegato III;
b)
i parametri contenuti nella scheda informativa del prodotto, di cui all’allegato V, siano inseriti nella banca dati dei prodotti;
c)
su specifica richiesta del distributore, la scheda informativa del prodotto sia messa a disposizione in formato stampa;
d)
il contenuto della documentazione tecnica di cui all’allegato VI sia inserito nella banca dati dei prodotti;
e)
i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un dato modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta riportino la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente all’allegato VII;
f)
il materiale tecnico-promozionale o il materiale promozionale di altro tipo, anche su Internet, riguardante un determinato modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, includa la classe di efficienza energetica di detto modello e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente agli allegati VII e VIII;
g)
un’etichetta elettronica conforme, per formato e contenuto informativo, a quanto disposto nell’allegato III sia messa a disposizione dei distributori per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta;
h)
una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V sia messa a disposizione dei distributori per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta.
2. La classe di efficienza energetica si basa sull’indice di efficienza energetica calcolato conformemente all’allegato II.
Articolo 4
Obblighi dei distributori
I distributori provvedono affinché:
a)
nei pertinenti punti vendita, incluse le fiere, ogni apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta riporti l’etichetta messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, punto 1, lettera a), esposta in modo chiaramente visibile negli apparecchi da incasso e, per tutti gli altri apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta, esposta sulla parte esterna anteriore o superiore dell’apparecchio di refrigerazione in modo che sia chiaramente visibile;
b)
in caso di vendita a distanza siano fornite l’etichetta e la scheda informativa del prodotto, conformemente agli allegati VII e VIII;
c)
i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un dato modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, anche su Internet, riportino la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente agli allegati VII e VIII;
d)
il materiale tecnico-promozionale o il materiale promozionale di altro tipo, anche su Internet, che descrive i parametri tecnici specifici di un determinato modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, includa la classe di efficienza energetica di detto modello e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente agli allegati VII e VIII.
Articolo 5
Obblighi delle piattaforme di hosting su Internet
Il prestatore di servizi di hosting ai sensi dell’articolo 14 della direttiva 2000/31/CE che consente la vendita diretta di apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta via il suo sito Internet, consente l’esposizione dell’etichetta elettronica e della scheda di prodotto elettronica fornite dal distributore sul dispositivo di visualizzazione, in conformità alle disposizioni dell’allegato VIII, e informa il distributore dell’obbligo di esporle.
Articolo 6
Metodi di misurazione
Le informazioni da fornire ai sensi degli articoli 3 e 4 sono ottenute mediante metodi di misurazione e calcolo affidabili, accurati e riproducibili che tengono conto dello stato dell’arte riconosciuto, conformemente all’allegato IV.
Articolo 7
Procedura di verifica a fini di vigilanza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini di vigilanza del mercato di cui all’articolo 8, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2017/1369, gli Stati membri applicano la procedura di verifica di cui all’allegato IX.
Articolo 8
Riesame
Entro il 25 dicembre 2023 la Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce del progresso tecnologico e ne presenta i risultati al forum consultivo, tra cui, se del caso, un progetto di proposta di revisione. Il riesame valuta, tra le altre cose:
a)
le classi di efficienza energetica;
b)
la possibilità di contemplare aspetti dell’economia circolare;
c)
la possibilità di una classificazione più dettagliata dei prodotti, che tenga conto, tra l’altro, della differenza tra armadi con sistema integrato e armadi con sistema remoto.
Articolo 9
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o marzo 2021.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, l’11 marzo 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1.
(2) Comunicazione della Commissione – Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 (COM(2016) 773 final del 30.11.2016).
(3) Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
(4) Regolamento delegato (UE) 2019/2016 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1060/2010 della Commissione (Cfr. pag. 102 della presente Gazzetta ufficiale).
(5) Regolamento (UE) 2015/1095 della Commissione, del 5 maggio 2015, recante misure di esecuzione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile degli armadi refrigerati professionali, degli abbattitori, delle unità di condensazione e dei chiller di processo (GU L 177 dell’8.7.2015, pag. 19).
(6) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(7) Direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’8 giugno 2000, relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno (direttiva sul commercio elettronico) (GU L 178 del 17.7.2000, pag. 1).
ALLEGATO I
Definizioni applicabili ai fini degli allegati
Si applicano le seguenti definizioni:
(1)
«refrigeratore per bevande»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta progettato in modo da raffreddare a una velocità specificata bevande non deperibili imballate, tranne il vino, caricate a temperatura ambiente, in vendita a determinate temperature inferiori alla temperatura ambiente. Il refrigeratore per bevande consente di accedere direttamente alle bevande attraverso aperture laterali o attraverso una o più porte, cassetti o entrambe le cose. La temperatura all’interno del refrigeratore può aumentare nei tempi morti, ai fini del risparmio energetico, in considerazione della non deperibilità delle bevande;
(2)
«congelatore per gelati»: l’armadio orizzontale chiuso destinato alla conservazione e/o all’esposizione e vendita di gelati preconfezionati; il consumatore accede al gelato preconfezionato aprendo dall’alto un coperchio, trasparente o meno; il congelatore per gelati ha un volume netto ≤ 600 litri (l) e, solo se dotato di coperchio trasparente, un volume netto diviso per la superficie espositiva totale ≥ 0,35 metri (m);
(3)
«coperchio trasparente»: il pannello in materiale trasparente che copre almeno il 75 % della superficie della porta e attraverso il quale l’utilizzatore finale può vedere bene gli articoli;
(4)
«superficie espositiva totale» (Total Display Area, TDA): la superficie totale visibile destinata agli alimenti e ad altri articoli, compresa quella visibile attraverso vetrine, definita dalla somma delle proiezioni delle superfici orizzontali e verticali del volume netto, espressa in metri quadrati (m2);
(5)
«codice di risposta rapida» (Quick Response, QR): il codice a barre a matrice che figura sull’etichetta energetica di un modello di prodotto che rimanda alle informazioni sul modello contenute nella parte pubblica della banca dati dei prodotti;
(6)
«consumo annuo di energia» (AE): il consumo giornaliero medio di energia moltiplicato per 365 (giorni all’anno), espresso in kilowattora all’anno (kWh/a), calcolato conformemente all’allegato IV, punto 2, lettera b);
(7)
«consumo giornaliero di energia» (Edaily
): l’energia consumata da un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta nell’arco di 24 ore alle condizioni di riferimento, espressa in kilowattora al giorno (kWh/24 h);
(8)
«consumo annuo standard di energia» (SAE): il consumo annuo di energia di riferimento di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, espresso in kilowattora all’anno (kWh/a), calcolato conformemente all’allegato IV, punto 2, lettera c);
(9)
«M» e «N»: i parametri di modellizzazione che tengono conto della superficie espositiva totale o del consumo di energia in funzione del volume, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 3;
(10)
«coefficiente di temperatura» (C): il fattore di correzione che tiene conto della variazione della temperatura di esercizio;
(11)
«fattore di classe climatica» (CC): il fattore di correzione che tiene conto della variazione delle condizioni ambientali per cui l’apparecchio di refrigerazione è progettato;
(12)
«P»: il fattore di correzione che tiene conto delle differenze tra armadi con sistema integrato e armadi con sistema remoto;
(13)
«armadio con sistema integrato»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotato di un sistema di refrigerazione integrato che comprende un compressore e un’unità di condensazione;
(14)
«vetrina per gelato sfuso»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta nel quale il gelato può essere conservato ed esposto e da cui può essere servito, entro i limiti di temperatura prescritti nell’allegato IV, tabella 4;
(15)
«armadio verticale»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotato di un’apertura espositiva verticale o inclinata;
(16)
«armadio semi-verticale»: l’armadio verticale dotato di un’apertura espositiva verticale o inclinata, di altezza totale non superiore a 1,5 metri (m);
(17)
«armadio combinato»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che combina le direzioni di apertura e di esposizione proprie di un armadio verticale e di un armadio orizzontale;
(18)
«armadio da supermercato»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta destinato alla vendita e all’esposizione di alimenti e altri articoli nei negozi al dettaglio come i supermercati. I refrigeratori per bevande, i distributori automatici refrigerati, le vetrine per gelato sfuso e i congelatori per gelati non sono considerati armadi da supermercato;
(19)
«frigorifero»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che mantiene i prodotti conservati nell’armadio a temperatura di esercizio costante per la refrigerazione;
(20)
«congelatore»: l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che mantiene i prodotti conservati nell’armadio a temperatura di esercizio costante per il congelamento;
(21)
«armadio roll-in»: l’armadio da supermercato che consente di esporre le merci direttamente su pallet o carrelli che possono essere introdotti al suo interno sollevando, ruotando o rimuovendo la parte frontale inferiore, se presente;
(22)
«pacchetto M»: il pacchetto di prova provvisto di termometro;
(23)
«distributore automatico a temperature multiple»: il distributore automatico refrigerato che contiene come minimo due scomparti a temperature di esercizio diverse;
(24)
«dispositivo di visualizzazione»: qualsiasi schermo, anche tattile, o altra tecnologia visiva impiegata per mostrare contenuti Internet agli utilizzatori;
(25)
«schermo tattile»: lo schermo che risponde al tatto, come quello di un tablet, un computer convertibile o uno smartphone;
(26)
«visualizzazione annidata»: l’interfaccia visiva in cui si accede a un’immagine o a un insieme di dati tramite un click del mouse o un movimento del cursore o l’espansione di un’altra immagine o di un altro insieme di dati su schermo tattile;
(27)
«testo alternativo»: il testo fornito in alternativa a un’immagine per presentare informazioni in forma non grafica qualora l’immagine non sia fruibile sul dispositivo di visualizzazione o ai fini di una migliore accessibilità, ad esempio nel caso delle applicazioni di sintesi vocale.
ALLEGATO II
Classi di efficienza energetica
La classe di efficienza energetica di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta è determinata in base al suo indice di efficienza energetica (IEE) definito nella tabella 1.
Tabella 1:
Classi di efficienza energetica degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
Classe di efficienza energetica
IEE
A
IEE < 10
B
10 ≤ IEE < 20
C
20 ≤ IEE < 35
D
35 ≤ IEE < 50
E
50 ≤ IEE < 65
F
65 ≤ IEE < 80
G
IEE ≥ 80
L’IEE di un apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta è calcolato conformemente all’allegato IV, punto 2.
ALLEGATO III
Etichetta per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
1. ETICHETTA PER GLI APPARECCHI DI REFRIGERAZIONE CON FUNZIONE DI VENDITA DIRETTA, TRANNE I REFRIGERATORI PER BEVANDE E I CONGELATORI PER GELATI
1.1. Etichetta:
1.2. L’etichetta riporta le seguenti informazioni:
I.
codice QR;
II.
marchio o nome del fornitore;
III.
identificativo del modello del fornitore;
IV.
scala delle classi di efficienza energetica da A a G;
V.
classe di efficienza energetica, determinata conformemente all’allegato II;
VI.
AE in kWh all’anno, arrotondato all’intero più vicino;
VII.
—
per i distributori automatici refrigerati: somma dei volumi netti di tutti gli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, espressa in litri (l) e arrotondata all’intero più vicino;
—
per tutti gli altri apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta: somma delle superfici espositive a temperature di esercizio per la refrigerazione, espressa in metri quadrati (m2) e arrotondata al secondo decimale;
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta privi di scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione: il pittogramma e i valori in litri (l) o metri quadrati (m2) di cui al punto VII sono omessi;
VIII.
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in cui tutti gli scomparti a temperatura di esercizio per la refrigerazione rientrano nella stessa classe di temperatura, ad eccezione dei distributori automatici refrigerati:
—
temperatura nella parte superiore: la temperatura massima del pacchetto M più caldo nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
temperatura nella parte inferiore: la temperatura minima del pacchetto M più freddo nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, oppure la temperatura minima più elevata di tutti i pacchetti M nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
per i distributori automatici refrigerati:
—
temperatura nella parte superiore: la temperatura massima misurata del prodotto nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
temperatura nella parte inferiore: la temperatura è omessa;
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta privi di scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione: il pittogramma e i valori in gradi Celsius (°C) di cui al punto VIII sono omessi;
IX.
—
per tutti gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta, tranne i distributori automatici: somma delle superfici espositive a temperature di esercizio per il congelamento, espressa in metri quadrati (m2) e arrotondata al secondo decimale;
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta privi di scomparti a temperature di esercizio per il congelamento: il pittogramma e i valori in metri quadrati (m2) di cui al punto IX sono omessi;
X.
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in cui tutti gli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento rientrano nella stessa classe di temperatura, ad eccezione dei distributori automatici refrigerati:
—
temperatura nella parte superiore: la temperatura massima del pacchetto M più caldo nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
temperatura nella parte inferiore: la temperatura minima del pacchetto M più freddo nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, oppure la temperatura minima più elevata di tutti i pacchetti M nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
per i distributori automatici refrigerati:
—
temperatura nella parte superiore: la temperatura massima misurata del prodotto nello scomparto o negli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 4;
—
temperatura nella parte inferiore: la temperatura è omessa;
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta privi di scomparti a temperature di esercizio per il congelamento: il pittogramma e i valori in gradi Celsius (°C) di cui al punto X sono omessi;
XI.
numero del presente regolamento, vale a dire «2019/2018».
2. ETICHETTA PER REFRIGERATORI PER BEVANDE
2.1. Etichetta:
2.2. L’etichetta riporta le seguenti informazioni:
I.
codice QR;
II.
marchio o nome del fornitore;
III.
identificativo del modello del fornitore;
IV.
scala delle classi di efficienza energetica da A a G;
V.
classe di efficienza energetica, determinata conformemente all’allegato II;
VI.
AE in kWh all’anno, arrotondato all’intero più vicino;
VII.
somma dei volumi lordi di tutti gli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, espressa in litri (l) e arrotondata all’intero più vicino;
VIII.
temperatura media massima di tutti gli scomparti a temperature di esercizio per la refrigerazione, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 5;
IX.
temperatura ambiente massima, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 6;
X.
numero del presente regolamento, vale a dire «2019/2018».
3. ETICHETTA PER CONGELATORI PER GELATI
3.1. Etichetta:
3.2. L’etichetta riporta le seguenti informazioni:
I.
codice QR;
II.
marchio o nome del fornitore;
III.
identificativo del modello del fornitore;
IV.
scala delle classi di efficienza energetica da A a G;
V.
classe di efficienza energetica, determinata conformemente all’allegato II;
VI.
AE in kWh all’anno, arrotondato all’intero più vicino;
VII.
somma dei volumi netti di tutti gli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, espressa in litri (l) e arrotondata all’intero più vicino;
VIII.
temperatura media massima di tutti gli scomparti a temperature di esercizio per il congelamento, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 7;
IX.
temperatura ambiente massima, in gradi Celsius (°C) e arrotondata all’intero più vicino, come indicato nella tabella 8;
X.
numero del presente regolamento, vale a dire «2019/2018».
4. STRUTTURA DELLE ETICHETTE
4.1. Struttura dell’etichetta per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta, tranne i refrigeratori per bevande e i congelatori per gelati:
4.2. Struttura dell’etichetta per i refrigeratori per bevande:
4.3. Struttura dell’etichetta per i congelatori per gelati:
4.4. In tale formato:
a)
le etichette sono almeno larghe 96 mm e lunghe 192 mm. Se l’etichetta è stampata in formato più grande, il contenuto è comunque proporzionato alle specifiche di cui sopra;
b)
lo sfondo dell’etichetta è di colore 100 % bianco;
c)
i caratteri sono Verdana e Calibri;
d)
le dimensioni e le specifiche degli elementi dell’etichetta sono indicate nelle figure ai punti da 4.1 a 4.3;
e)
si utilizza la quadricromia CMYK — ciano, magenta, giallo e nero — come indicato di seguito: 0,70,100,0 (0 % ciano, 70 % magenta, 100 % giallo, 0 % nero);
f)
Le etichette rispettano tutti i requisiti elencati di seguito (i numeri si riferiscono alle figure riportate sopra):
i colori del logo dell’UE sono i seguenti:
—
sfondo: 100,80,0,0;
—
stelle: 0,0,100,0;
il colore del logo dell’energia è 100,80,0,0;
il codice QR è di colore 100 % nero;
il nome del fornitore è di colore 100 % nero e in Verdana grassetto, 9 pt;
l’identificativo del modello è di colore 100 % nero e in Verdana tondo, 9 pt;
per quanto riguarda la scala da A a G:
—
le lettere della scala di efficienza energetica sono di colore 100 % bianco e in Calibri grassetto, 19 pt; le lettere sono centrate su un asse a 4,5 mm dal lato sinistro delle frecce;
—
i colori delle frecce della scala da A a G sono i seguenti:
—
classe A: 100,0,100,0;
—
classe B: 70,0,100,0;
—
classe C: 30,0,100,0;
—
classe D: 0,0,100,0;
—
classe E: 0,30,100,0;
—
classe F: 0,70,100,0;
—
classe G: 0,100,100,0;
le linee divisorie interne hanno uno spessore di 0,5 pt e sono di colore 100 % nero;
la lettera che indica la classe di efficienza energetica è di colore 100 % bianco e in Calibri grassetto, 33 pt. La freccia della classe di efficienza energetica e la corrispondente freccia nella scala da A a G sono disposte in modo che le loro punte risultino allineate. La lettera all’interno della freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia, che è di colore 100 % nero;
il valore del consumo annuo di energia è in Verdana grassetto, 28 pt; «kWh/annum» è in Verdana tondo, 18 pt. Il testo è centrato e di colore 100 % nero;
i pittogrammi sono conformi a quanto indicato nelle figure e alle seguenti specifiche:
—
le linee dei pittogrammi hanno uno spessore di 1,2 pt; le linee e il testo (numeri e unità) sono di colore 100 % nero;
—
i numeri sotto i pittogrammi sono in Verdana grassetto, 16 pt, e le unità in Verdana tondo, 12 pt; entrambi sono centrati sotto i pittogrammi;
—
i valori delle temperature sono in Verdana grassetto, 12 pt, mentre «°C» è in Verdana tondo, 12 pt; si trovano entrambi sul lato destro del pittogramma del termometro o all’interno del pittogramma che rappresenta la temperatura ambiente;
—
per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta, tranne i refrigeratori per bevande e i congelatori per gelati: se l’apparecchio contiene solo scomparti per prodotti congelati o solo scomparti per prodotti non congelati, sono riportati unicamente i pittogrammi pertinenti, come indicato al punto 1.2, punti VII, VIII, IX e X, e sono centrati tra la linea divisoria interna sotto il consumo di energia annuale e il bordo inferiore dell’etichetta;
il numero del regolamento è di colore 100 % nero e in Verdana tondo, 6 pt.
ALLEGATO IV
Metodi di misurazione e di calcolo
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle prescrizioni del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati avvalendosi di norme armonizzate, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili, che tengono conto dello stato dell’arte generalmente riconosciuto, in linea con le disposizioni seguenti. I numeri di riferimento delle norme armonizzate sono stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
1. Condizioni generali applicabili alle prove
a)
Le condizioni ambientali corrispondono alla serie 1, tranne per i congelatori per gelati e le vetrine per gelato sfuso, che sono sottoposti a prova in condizioni ambientali corrispondenti alla serie 2, come indicato nella tabella 2.
b)
Gli scomparti che possono essere impostati a diverse temperature sono sottoposti a prova alla temperatura di esercizio minima.
c)
I distributori automatici refrigerati dotati di scomparti di volume variabile sono sottoposti a prova regolando il volume netto dello scomparto avente la massima temperatura di esercizio al volume netto minimo.
d)
Per i refrigeratori per bevande, la velocità di raffreddamento specificata è in funzione del tempo di ripristino della temperatura dopo il ricarico di metà del contenuto.
Tabella 2:
Condizioni ambientali
Temperatura a bulbo secco, in °C
Umidità relativa, in %
Punto di rugiada, in °C
Massa di vapore acqueo in aria secca, in g/kg
Serie 1
25
60
16,7
12,0
Serie 2
30
55
20,0
14,8
2. Determinazione dell’IEE
a)
Per tutti gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta, l’IEE, espresso in % e arrotondato al primo decimale, è il rapporto tra l’AE (in kWh/a) e il SAE di riferimento (in kWh/a) ed è calcolato come segue:
IEE = AE/SAE.
b)
L’AE, espresso in kWh/a e arrotondato al secondo decimale, è calcolato come segue:
AE = 365 × Edaily
;
dove:
—
Edaily
è il consumo di energia dell’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta nell’arco di 24 ore, espresso in kWh/24 h e arrotondato al terzo decimale.
c)
Il SAE è espresso in kWh/a e arrotondato al secondo decimale. Per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in cui tutti gli scomparti rientrano nella stessa classe di temperatura e per i distributori automatici refrigerati, il SAE è calcolato come segue:
SAE = 365 × P × (M + N × Y) × C.
Per gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta dotati di più scomparti che rientrano in classi di temperatura diverse, ad eccezione dei distributori automatici refrigerati, il SAE è calcolato come segue:
;
dove:
(1)
c è il numero indice per un tipo di scomparto da 1 a n, essendo n il numero totale di tipi di scomparto;
(2)
i valori di M e N sono riportati nella tabella 3;
Tabella 3:
Valori di M e N
Categoria
Valore di M
Valore di N
Refrigeratori per bevande
2,1
0,006
Congelatori per gelati
2,0
0,009
Distributori automatici refrigerati
4,1
0,004
Vetrine per gelato sfuso
25,0
30,400
Armadi frigorifero da supermercato verticali e combinati
9,1
9,100
Armadi frigorifero da supermercato orizzontali
3,7
3,500
Armadi congelatori da supermercato verticali e combinati
7,5
19,300
Armadi congelatori da supermercato orizzontali
4,0
10,300
Armadi roll-in (dal 1o marzo 2021)
9,2
11,600
Armadi roll-in (dal 1o settembre 2023)
9,1
9,100
(3)
i valori del coefficiente di temperatura C sono riportati nella tabella 4;
Tabella 4:
Condizioni di temperatura e valori corrispondenti del coefficiente di temperatura C
n.a. = non applicabile
a)
Armadi da supermercato
Categoria
Classe di temperatura
Temperatura massima del pacchetto M più caldo (°C)
Temperatura minima del pacchetto M più freddo (°C)
Temperatura minima più alta di tutto il pacchetto M (°C)
Valore di C
Armadi frigorifero da supermercato verticali e combinati
M2
≤ +7
≥ –1
n.a.
1,00
H1 e H2
≤ +10
≥ –1
n.a.
0,82
M1
≤ +5
≥ –1
n.a.
1,15
Armadi frigorifero da supermercato orizzontali
M2
≤ +5
≥ –1
n.a.
1,00
H1 e H2
≤ +10
≥ –1
n.a.
0,92
M1
≤ +5
≥ –1
n.a.
1,08
Armadi congelatori da supermercato verticali e combinati
L1
≤ +5
n.a.
≤ -18
1,00
L2
≤ +5
n.a.
≤ -18
0,90
L3
≤ +5
n.a.
≤ -15
0,90
Armadi congelatori da supermercato orizzontali
L1
≤ +5
n.a.
≤ -18
1,00
L2
≤ +5
n.a.
≤ -18
0,92
L3
≤ +5
n.a.
≤ -15
0,92
b)
Vetrine per gelato sfuso
Classe di temperatura
Temperatura massima del pacchetto M più caldo (°C)
Temperatura minima del pacchetto M più freddo (°C)
Temperatura minima più alta di tutto il pacchetto M (°C)
Valore di C
G1
-10
-14
n.a.
1,00
G2
-10
-16
n.a.
1,00
G3
-10
-18
n.a.
1,00
L1
-15
n.a.
-18
1,00
L2
-12
n.a.
-18
1,00
L3
-12
n.a.
-15
1,00
S
Classificazione speciale
1,00
c)
Distributori automatici refrigerati
Classe di temperatura (*2)
Temperatura massima misurata del prodotto (Tv
) (°C)
Valore di C
Categoria 1
7
1 + (12 – TV)/25
Categoria 2
12
Categoria 3
3
Categoria 4
(TV1 + TV2)/2 (*1)
Categoria 6
(TV1 + TV2)/2 (*1)
d)
Altri apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
Categoria
Valore di C
Altri apparecchi
1,00
(4)
il coefficiente Y è calcolato come segue:
a)
per i refrigeratori per bevande:
Yc è il volume equivalente degli scomparti del refrigeratore per bevande aventi temperatura obiettivo Tc, (Veq
c), calcolato come segue:
Yc = Veq
c = Volume lordoc × [(25 – Tc)/20) × CC;
dove Tc è la temperatura media di classificazione dello scomparto e CC è il fattore della classe climatica. I valori di Tc sono indicati nella tabella 5. I valori di CC sono indicati nella tabella 6;
Tabella 5:
Classi di temperatura e corrispondenti temperature medie degli scomparti (Tc) per i refrigeratori per bevande
Classe di temperatura
Tc (°C)
K1
+ 3,5
K2
+ 2,5
K3
-1,0
K4
+ 5,0
Tabella 6:
Condizioni di esercizio e valori di CC
per i refrigeratori per bevande
Temperatura ambiente massima (°C)
Umidità ambiente relativa (%)
CC
+25
60
1,00
+32
65
1,05
+ 40
75
1,10
b)
per i congelatori per gelati:
Yc è il volume equivalente degli scomparti del congelatore per gelati aventi temperatura obiettivo Tc, (Veq
c), calcolato come segue:
Yc = Veq
c = Volume netto × [(12 – Tc)/30) × CC;
dove Tc è la temperatura media di classificazione dello scomparto e CC è il fattore della classe climatica. I valori di Tc sono indicati nella tabella 7. I valori di CC sono indicati nella tabella 8;
Tabella 7:
Classi di temperatura e corrispondenti temperature medie dello scomparto (Tc
) per i congelatori per gelati
Classe di temperatura
Tc (°C)
Temperatura del pacchetto M più caldo in tutte le prove (ad eccezione della prova di apertura del coperchio), più fredda di o pari a (°C)
Aumento di temperatura massimo consentito del pacchetto M più caldo durante la prova di apertura del coperchio (°C)
-18
2
-18,0
-7
2
-7,0
Tabella 8:
Condizioni di esercizio e corrispondenti valori di CC
per i congelatori per gelati
Minimo
Massimo
CC
Temperatura ambiente (°C)
Umidità ambiente relativa (%)
Temperatura ambiente (°C)
Umidità ambiente relativa (%)
Congelatore per gelati con coperchio trasparente
16
80
30
55
1,00
35
75
1,10
40
40
1,20
Congelatore per gelati con coperchio non trasparente
16
80
30
55
1,00
35
75
1,04
40
40
1,10
c)
per i distributori automatici refrigerati:
Y è il volume netto del distributore automatico refrigerato, vale a dire la somma dei volumi di tutti gli scomparti all’interno dei quali sono contenuti i prodotti direttamente disponibili alla vendita e del volume attraverso il quale i prodotti passano durante il processo di erogazione, espresso in litri (l) e arrotondato all’intero più vicino;
d)
per tutti gli altri apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta:
Yc è la somma della TDA di tutti gli scomparti dell’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta che rientrano nella stessa classe di temperatura, espressa in metri quadrati (m2) e arrotondata al secondo decimale.
(5)
I valori di P sono indicati nella tabella 9.
Tabella 9:
Valori di P
Tipo di armadio
P
Armadi da supermercato con sistema integrato
1,10
Altri apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
1,00
(*1) Per i distributori automatici a temperature multiple, TV è la media tra TV1 (la temperatura massima misurata del prodotto nello scomparto più caldo) e TV2 (la temperatura massima misurata del prodotto nello scomparto più freddo).
(*2) Categoria 1 = distributori refrigerati di lattine e bottiglie, con parte frontale cieca, al cui interno i prodotti sono impilati; categoria 2 = distributori refrigerati con parte frontale in vetro per lattine e bottiglie, dolciumi e snack; categoria 3 = distributori refrigerati con parte frontale in vetro, esclusivamente per alimenti deteriorabili; categoria 4 = distributori refrigerati a temperature multiple con parte frontale in vetro; categoria 6 = distributori misti, costituiti da distributori di diverse categorie raggruppati nella stessa scocca e alimentati dalla stessa unità di raffreddamento.
n.a. = non applicabile
ALLEGATO V
Scheda informativa del prodotto
A norma dell’articolo 3, punto 1, lettera b), il fornitore inserisce nella banca dati dei prodotti le informazioni di cui alla tabella 10.
Tabella 10:
Scheda informativa del prodotto
Marchio o nome del fornitore:
Indirizzo del fornitore
(2)
:
Identificativo del modello:
Uso:
Esposizione e vendita
Tipo di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta:
[Refrigeratore per bevande/Congelatore per gelati/Vetrina per gelato sfuso/Armadio da supermercato/Distributore automatico refrigerato]
Codice identificativo della tipologia di armadi, secondo le norme armonizzate o altri metodi affidabili, accurati e riproducibili conformi all’allegato IV.
Ad esempio: [HC1/…/HC8], [VC1/…/VC4]
Parametri specifici per prodotto
(Refrigeratori per bevande: compilare il punto 1, congelatori per gelati: compilare il punto 2, vetrine per gelato sfuso: compilare il punto 3, armadi da supermercato: compilare il punto 4, distributori automatici refrigerati: compilare il punto 5. Se l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta contiene scomparti che funzionano a diverse temperature, o uno scomparto che può essere impostato a diverse temperature, ripetere le righe per ogni scomparto o sistema di regolazione della temperatura):
1.
Refrigeratori per bevande:
Volume lordo (dm3 o l)
Condizioni ambientali a cui è adatto l’apparecchio (cfr. tabella 6)
Temperatura massima (°C)
Umidità relativa (%)
x
x
x
2.
Congelatori per gelati con [coperchio trasparente/coperchio non trasparente]:
Volume netto (dm3 o l)
Condizioni ambientali a cui è adatto l’apparecchio (cfr. tabella 8)
Intervallo di temperatura (°C)
Intervallo di umidità relativa (%)
minimo
massimo
minimo
massimo
x
x
x
x
x
3.
Vetrine per gelato sfuso
Superficie espositiva totale (m2)
Classe di temperatura (cfr. tabella 4, lettera b)]
x,xx
[G1/G2/G3/L1/L2/L3/S]
4.
Armadio da supermercato [con sistema integrato/con sistema remoto] [orizzontale/verticale (non semi-verticale)/semi-verticale/combinato], roll-in: [sì/no]:
Superficie espositiva totale (m2)
Classe di temperatura (cfr. tabella 4, lettera a)]
x,xx
[frigorifero: [M2/H1/H2/M1]/congelatore: [L1/L2/L3]]
5.
Distributori automatici refrigerati, [refrigerati di lattine e bottiglie, con parte frontale cieca, al cui interno i prodotti sono impilati/refrigerati con parte frontale in vetro [per lattine e bottiglie/per dolciumi e snack/esclusivamente per alimenti deteriorabili]/a temperature multiple per [inserire il tipo di alimenti a cui sono destinati]/distributori misti, costituiti da distributori di diverse categorie raggruppati nella stessa scocca e alimentati dalla stessa unità di raffreddamento, per [inserire il tipo di alimenti a cui sono destinati]]:
Volume (dm3 o l)
Classe di temperatura (cfr. tabella 4, lettera c)]
x
categoria [1/2/3/4/6]
Parametri di prodotto generali:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Consumo annuo di energia (kWh/a) (4)
x,xx
Temperatura/e consigliata/e per la conservazione ottimale del cibo (°C) (non deve essere in contrasto con le condizioni di temperatura di cui all’allegato IV, tabella 4, 5 o 6, secondo i casi)
x
IEE
x,x
Classe di efficienza energetica
[A/B/C/D/E/F/G] (3)
Parametri della sorgente luminosa
(1)
(2):
Tipo di sorgente luminosa
[Tipo]
Classe di efficienza energetica
[A/B/C/D/E/F/G] (3)
Durata minima della garanzia offerta dal fornitore
(2):
Informazioni supplementari:
Link al sito web del fornitore in cui sono reperibili le informazioni di cui all’allegato II, punto 3, del regolamento (UE) 2019/2024 (5)
(2):
(1) Determinato conformemente al regolamento delegato (UE) 2019/2015 della Commissione (1)
(1) Regolamento delegato (UE) 2019/2015. della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica delle sorgenti luminose e abroga il regolamento delegato (UE) n. 874/2012 della Commissione (Cfr. pag. 68 della presente Gazzetta ufficiale).
(2) Le modifiche apportate a questa voce non sono considerate pertinenti ai fini dell’articolo 4, paragrafo 4, del regolamento (UE) 2017/1369..
(3) Se la banca dati dei prodotti genera automaticamente il contenuto definitivo di questa cella, il fornitore non inserisce alcun dato.
(4) Se l’apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta è dotato di vari scomparti che funzionano a diverse temperature di esercizio, indicare il consumo annuo di energia dell’unità integrata. Se il raffreddamento di scomparti separati della stessa unità è assicurato da sistemi di refrigerazione separati, indicare, ove possibile, il consumo di energia associato a ciascun sottosistema.
(5) Regolamento (UE) 2019/2024, dell’11 marzo 2019, della Commissione che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (Cfr. pag. 313 della presente Gazzetta ufficiale).
ALLEGATO VI
Documentazione tecnica
1.
La documentazione tecnica di cui all’articolo 3, punto 1, lettera d), comprende:
a)
le informazioni di cui all’allegato V;
b)
le informazioni di cui alla tabella 11.
Tabella 11:
Informazioni supplementari da inserire nella documentazione tecnica
Una descrizione generale del modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta, che consenta di identificarlo univocamente e agevolmente:
Specifiche del prodotto
Specifiche generali del prodotto:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Consumo annuo di energia (kWh/a)
x,xx
Consumo annuo standard di energia (kWh/a)
x,xx
Consumo giornaliero di energia (kWh/24 h)
x,xxx
Condizioni ambientali
[Serie 1/Serie 2]
M
x,x
N
x,xxx
Coefficiente di temperatura (C)
x,xx
Y
x,xx
P
x,xx
Fattore di classe climatica (CC) (1)
x,xx
Temperatura obiettivo (Tc) (°C) (1)
x,x
Informazioni supplementari:
Riferimenti delle norme armonizzate, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili applicati:
Se del caso, indicazione e firma della persona autorizzata a vincolare il fornitore:
Elenco di modelli equivalenti, con i relativi identificativi del modello:
2.
Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello avente le stesse caratteristiche tecniche pertinenti per le informazioni tecniche da fornire, ma prodotto da un altro fabbricante; oppure
b)
tramite calcoli basati sulla progettazione o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o con entrambi i metodi,
la documentazione tecnica comprende i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti differenti.
(1) Solo per i refrigeratori per bevande e i congelatori per gelati.
ALLEGATO VII
Informazioni da fornire nei messaggi pubblicitari visivi, nel materiale tecnico-promozionale o materiale promozionale di altro tipo e nelle vendite a distanza, ad eccezione delle vendite a distanza su Internet
1.
Al fine di garantire la conformità agli obblighi di cui all’articolo 3, paragrafo 1, lettera e), e all’articolo 4, lettera c), i messaggi pubblicitari visivi relativi agli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta riportano la classe energetica e la gamma di classi di efficienza figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
2.
Al fine di garantire la conformità agli obblighi di cui all’articolo 3, paragrafo 1, lettera f), e all’articolo 4, lettera d), il materiale tecnico-promozionale o il materiale promozionale di altro tipo relativo agli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta riporta la classe energetica e la gamma di classi di efficienza figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
3.
Nelle vendite a distanza sulla base di documentazione cartacea di apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta è d’obbligo indicare la classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
4.
La classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza energetica, come da figura 1, sono indicate come segue:
a)
freccia contenente la lettera della classe di efficienza energetica, di colore bianco e in Calibri grassetto. Il carattere ha dimensioni almeno equivalenti a quello del prezzo, se indicato; in tutti gli altri casi ha dimensioni ben visibili e leggibili;
b)
colore della freccia corrispondente a quello della classe di efficienza energetica;
c)
gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, in 100 % nero; e
d)
dimensioni tali da rendere la freccia ben visibile e leggibile. La lettera contenuta nella freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia; la freccia e la lettera della classe di efficienza energetica sono contornate da un bordo nero di 0,5 pt di spessore.
In deroga a quanto precede, se i messaggi pubblicitari visivi, il materiale tecnico-promozionale e il materiale promozionale di altro tipo o per le vendite a distanza sulla base di documentazione cartacea sono stampati in monocromia, anche la freccia può essere in monocromia.
Figura 1:
Freccia a colori/in monocromia rivolta verso sinistra/destra con indicazione della gamma di classi di efficienza energetica
5.
In caso di vendita a distanza tramite televendita, il cliente deve essere specificamente informato della classe di efficienza energetica del prodotto e della gamma di classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, nonché della possibilità di consultare l’etichetta completa e la scheda informativa del prodotto tramite un sito web ad accesso libero o richiedendone una copia stampata.
6.
In tutti i casi di cui ai punti da 1 a 3 e al punto 5, il cliente deve poter ottenere, su richiesta, una copia stampata dell’etichetta e della scheda informativa del prodotto.
ALLEGATO VIII
Informazioni da fornire in caso di vendita a distanza su Internet
1.
L’opportuna etichetta messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, paragrafo 1, lettera g), appare sul dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto, se indicato; in tutti gli altri casi in prossimità del prodotto. Le dimensioni sono tali da rendere l’etichetta ben visibile e leggibile e sono proporzionate alle dimensioni di cui all’allegato III, punto 4. L’etichetta può apparire mediante una visualizzazione annidata, nel qual caso l’immagine utilizzata per accedervi è conforme alle specifiche di cui al punto 3 del presente allegato. Se si ricorre alla visualizzazione annidata, l’etichetta appare al primo click del mouse, al primo movimento del cursore del mouse o alla prima espansione dell’immagine su schermo tattile.
2.
Come indicato nella figura 2, l’immagine usata per accedere all’etichetta in caso di visualizzazione annidata:
a)
consiste in una freccia del colore corrispondente alla classe di efficienza energetica del prodotto figurante sull’etichetta;
b)
indica nella freccia la classe di efficienza energetica del prodotto, di colore bianco e in Calibri grassetto. Il carattere ha dimensioni equivalenti a quello del prezzo, se indicato; in tutti gli altri casi ha dimensioni ben visibili e leggibili; e
c)
riporta la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili in 100 % nero; e
d)
ha uno dei due formati seguenti ed è di dimensioni tali da rendere la freccia ben visibile e leggibile. La lettera contenuta nella freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia; la freccia e la lettera della classe di efficienza energetica sono contornate da un bordo visibile di colore 100 % nero.
Figura 2:
Esempio di freccia colorata rivolta verso sinistra/destra con indicazione della gamma di classi energetiche
3.
In caso di visualizzazione annidata, la sequenza di visualizzazione dell’etichetta è la seguente:
a)
l’immagine di cui al punto 2 del presente allegato appare sul dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto, se indicato; in tutti gli altri casi in prossimità del prodotto;
b)
l’immagine rimanda all’etichetta di cui all’allegato III;
c)
l’etichetta appare con un click del mouse o un movimento del cursore del mouse o espandendo l’immagine su schermo tattile;
d)
l’etichetta è visualizzata in una finestra a comparsa, in una nuova scheda, in una nuova pagina, o a schermo sovrapposto;
e)
in caso di ingrandimento dell’etichetta su schermo tattile, si applicano le pertinenti convenzioni per i dispositivi in questione;
f)
l’etichetta scompare mediante un’opzione di chiusura o un altro meccanismo di chiusura standard;
g)
il testo alternativo all’immagine, che deve apparire qualora non sia possibile visualizzare l’etichetta, è costituito dalla classe di efficienza energetica del prodotto in un carattere avente dimensioni equivalenti a quello del prezzo, se indicato; in tutti gli altri casi in carattere di dimensioni ben visibili e leggibili.
4.
La scheda informativa del prodotto in formato elettronico messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, paragrafo 1, lettera h), appare sul dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto, se indicato; in tutti gli altri casi in prossimità del prodotto. Le dimensioni sono tali da rendere la scheda informativa del prodotto ben visibile e leggibile. La scheda informativa del prodotto può essere esposta mediante una visualizzazione annidata o un collegamento alla banca dati dei prodotti, nel qual caso il link usato per accedere alla scheda informativa del prodotto indica in modo chiaro e leggibile «Scheda informativa del prodotto». Se si ricorre alla visualizzazione annidata, la scheda informativa del prodotto appare al primo click del mouse, al primo movimento del cursore del mouse o alla prima espansione del link su schermo tattile.
ALLEGATO IX
Procedura di verifica a fini di vigilanza del mercato
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica dei parametri dichiarati eseguita dalle autorità dello Stato membro e non sono utilizzate dal fornitore per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica. I valori e le classi che figurano sull’etichetta o nella scheda del prodotto non sono più favorevoli per il fornitore dei valori riportati nella documentazione tecnica.
Il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi quando sono progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio, riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e per reagire in modo specifico alterando automaticamente le proprie prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro specificato nel presente regolamento o incluso nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Nel verificare la conformità di un modello di prodotto ai requisiti di cui al presente regolamento, le autorità degli Stati membri applicano la procedura descritta di seguito.
(1)
Le autorità dello Stato membro verificano una singola unità del modello.
(2)
Il modello si considera conforme ai requisiti applicabili se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’articolo 3, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2017/1369 (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli non sono più favorevoli per il fabbricante dei corrispondenti valori che figurano nelle relazioni di prova, e
b)
i valori riportati sull’etichetta e nella scheda informativa del prodotto non sono più favorevoli per il fornitore dei valori dichiarati, e la classe di efficienza energetica indicata non è più favorevole per il fornitore della classe determinata dai valori dichiarati, e
c)
quando le autorità dello Stato membro sottopongono a prove l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 12.
(3)
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettere a) e b), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
(4)
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera c), le autorità dello Stato membro selezionano e sottopongono a prove tre unità supplementari dello stesso modello. In alternativa le tre unità supplementari selezionate possono essere di uno o più modelli equivalenti.
(5)
Il modello è considerato conforme ai requisiti applicabili se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze riportate nella tabella 12.
(6)
Se non si ottiene quanto indicato al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
(7)
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi dei punti 3 e 6.
Le autorità dello Stato membro si avvalgono dei metodi di misurazione e di calcolo stabiliti nell’allegato IV.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze ammesse ai fini della verifica di cui alla tabella 12 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per i requisiti di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 12 non si applicano altre tolleranze, come quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 12:
Tolleranze ammesse ai fini della verifica per i parametri misurati
Parametri
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Volume netto e volume netto dello scomparto, se del caso
Il valore determinato (1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre il 3 % o di oltre 1 l, se quest’ultimo quantitativo è maggiore.
Volume lordo e volume lordo dello scomparto, se del caso
Il valore determinato (1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre il 3 % o di oltre 1 l, se quest’ultimo quantitativo è maggiore.
TDA e TDA dello scomparto, se del caso
Il valore determinato (1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre il 3 %.
Edaily
Il valore determinato (1) non è superiore al valore dichiarato di oltre il 10 %.
AE
Il valore determinato (1) non è superiore al valore dichiarato di oltre il 10 %.
(1) Qualora siano state sottoposte a prova tre unità supplementari conformemente al punto 4, il valore determinato è la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica: apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta
QUAL È L’OBIETTIVO DEI REGOLAMENTI?
Il regolamento (UE) 2019/2024 stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di apparecchi di refrigerazione* alimentati da rete elettrica che hanno una funzione di vendita diretta, compresi gli apparecchi venduti per la refrigerazione di prodotti non alimentari. Il regolamento delegato (UE) 2019/2018 stabilisce norme sull’etichettatura e la fornitura di ulteriori informazioni sul prodotto di tali apparecchi di refrigerazione.
PUNTI CHIAVE
Gli apparecchi coperti dalla normativa (apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta) comprendono armadi da supermercato (refrigeratori e congelatori), distributori automatici refrigerati, refrigeratori per bevande, congelatori per gelati e vetrine per gelato sfuso.
I regolamenti non coprono:apparecchi non alimentati dall’elettricità; apparecchi che non operano con un ciclo di refrigerazione a compressione di vapore; componenti remoti, ad esempio unità di condensazione o compressori; apparecchi per la trasformazione alimentare; apparecchi specifici per la conservazione di medicinali o campioni scientifici; apparecchi per l’esposizione di alimenti vivi, quali pesci e molluschi vivi; saladette (ad esempio, unità di facile accesso per condimenti per pizza o insalate); banchi orizzontali a servizio assistito progettati per funzionare alle temperature di esercizio per la refrigerazione; apparecchi privi di sistema di raffreddamento integrato per produrre raffreddamento e funzionare canalizzando aria refrigerata; distributori automatici progettati per funzionare alle temperature di esercizio per il congelamento; banchi a servizio assistito per il pesce con ghiaccio in scaglie; armadi refrigerati professionali, abbattitori, unità di condensazione e chiller di processo; frigoriferi cantina e minibar.Il regolamento della Commissione:stabilisce nell’allegato II le date (inizialmente il 1o marzo 2021, con ulteriori requisiti introdotti dal 1o settembre 2023) in cui entrano in vigore i requisiti di progettazione ecocompatibile. Queste riguardano:efficienza energeticaefficienza delle risorseinformazioni per gli installatori e gli utilizzatori finali; definisce la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato III i metodi di misurazione e di calcolo che devono essere seguiti.Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato IV quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
I fabbricanti, gli importatori o i loro rappresentanti autorizzati non devono immettere sul mercato prodotti capaci di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova e di alterare le prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro che viene verificato.
L’allegato V illustra i parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le migliori tecnologie disponibili sul mercato degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in termini di indice di efficienza energetica.
La Commissione riesaminerà il regolamento alla luce del progresso tecnologico e per valutare una serie di aspetti a quattro anni dalla sua entrata in vigore.
Con il regolamento, gli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta saranno soggetti per la prima volta ai requisiti di progettazione ecocompatibile.
Il regolamento delegato integra il regolamento (UE) 2017/1369 sull’etichettatura energetica e stabilisce norme per fornitori, rivenditori e piattaforme di hosting su internet.I fornitori si assicurano che:ogni apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta sia corredato di un’etichetta stampata nel formato di cui all’allegato III;le informazioni contenute nella scheda informativa del prodotto, di cui all’allegato V, e il contenuto della documentazione tecnica (allegato VI) siano inseriti nella banca dati dei prodotti;i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, conformemente agli allegati VII e VIII;il materiale tecnico-promozionale, compreso il materiale su internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, conformemente all’allegato VII;siano messe a disposizione dei distributori per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta un’etichetta elettronica conforme a quanto disposto nell’allegato III e una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V. I distributori si assicurano che:nei punti vendita, fiere incluse, ogni apparecchio di refrigerazione con funzione di vendita diretta riporti l’etichetta messa a disposizione dai produttori chiaramente visibile, in linea con quanto disposto nell’allegato IIInelle vendite a distanza, l’etichetta e la scheda informativa del prodotto siano fornite conformemente agli allegati VII e VIII;i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello di apparecchio di refrigerazione, anche su internet, includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza conformemente all’allegato VII;il materiale tecnico-promozionale, compreso il materiale su internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, conformemente agli allegati VII e VIII. Le piattaforme di hosting su internet assicurano che:l’etichetta elettronica e la scheda informativa del prodotto in formato elettronico fornite dal distributore siano esposte con chiarezza, in conformità all’allegato VIII, su tutte le apparecchiature di refrigerazione con funzione di vendita diretta vendute direttamente attraverso il sito.Le autorità nazionali applicano la procedura di verifica stabilita dall’allegato IX per l’esecuzione quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
La classe di efficienza energetica è determinata in base all’indice definito nell’allegato II.
La Commissione riesaminerà il regolamento alla luce del progresso tecnologico a quattro anni dalla sua entrata in vigore.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO I REGOLAMENTI?
Entrambi i regolamenti si applicano dal 1o marzo 2021.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. La Commissione li imposta per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’Unione e che hanno un impatto ambientale significativo. Il regolamento (UE) 2017/1369 stabilisce un quadro per definire i requisiti di etichettatura energetica per i prodotti connessi all’energia per consentire ai consumatori di scegliere prodotti più efficienti e ridurre il loro consumo di energia. Per ulteriori informazioni, si consulti:Apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta (Commissione europea);Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
Apparecchio di refrigerazione: armadio isolato con uno o più scomparti la cui temperatura specifica è regolata, raffreddato per convezione naturale o forzata.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2019/2024 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 313).
Regolamento delegato (UE) 2019/2018 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 155).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1).
Regolamento (UE) n. 517/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, sui gas fluorurati a effetto serra e che abroga il regolamento (CE) n. 842/2006 (GU L 150 del 20.5.2014, pag. 195).
Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
Le successive modifiche alla direttiva 2012/19/UE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Si veda la versione consolidata. |
Progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica — apparecchi di refrigerazione
QUAL È L’OBIETTIVO DEI REGOLAMENTI?
Il regolamento (UE) 2019/2019 della Commissione stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di apparecchi di refrigerazione* alimentati da rete elettrica*, con una capacità compresa tra 10 e 1 500 litri.
Il regolamento delegato (UE) 2019/2016 stabilisce norme sull’etichettatura e la fornitura di ulteriori informazioni sul prodotto di questi apparecchi di refrigerazione.
PUNTI CHIAVE
Il Regolamento della Commissione (EU) 2019/2019:stabilisce nell’allegato II le date di entrata in vigore delle specifiche per la progettazione ecocompatibile — 1o marzo 2021 in primo luogo e misure più rigorose a decorrere dal 1o marzo 2024. Esse comprendono:efficienza energeticaaspetti funzionaliefficienza delle risorseinformazioni per gli installatori e gli utilizzatori finali; definisce la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato III i metodi di misurazione e di calcolo che devono essere seguiti.Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato IV quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
Il fabbricante, l’importatore o il mandatario non immette sul mercato prodotti in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova e alterare automaticamente le loro prestazioni.
L’allegato V illustra i parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le migliori tecnologie disponibili sul mercato degli apparecchi di refrigerazione in termini di indice di efficienza energetica e di emissioni di rumore.
Il regolamento abroga il regolamento (CE) n. 643/2009 a partire dal 1o marzo 2021.
Il regolamento delegato (UE) 2019/2016 stabilisce gli obblighi su:i fornitori si assicurano che:ogni apparecchio di refrigerazione sia corredato di un’etichetta stampata nel formato di cui all’allegato III;i parametri contenuti nella scheda informativa del prodotto, di cui all’allegato V, e il contenuto della documentazione tecnica (allegato VI) siano inseriti nella banca dati dei prodotti;i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza energetica disponi bili, conformemente agli allegati VII e VIIIil materiale tecnico-promozionale, compreso il materiale su internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, conformemente all’allegato VIIsiano messe a disposizione dei distributori per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione un’etichetta elettronica conforme a quanto disposto nell’allegato III e una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V; I distributori si assicurano che:nei punti vendita, fiere incluse, ogni apparecchio di refrigerazione riporti l’etichetta messa a disposizione dai chiaramente visibile, in linea con quanto disposto nell’allegato IIInelle vendite a distanza, l’etichetta e la scheda informativa del prodotto siano fornite conformemente agli allegati VII e VIII;i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello di apparecchio di refrigerazione, anche su Internet, includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza conformemente all’allegato VII;il materiale tecnico-promozionale, compreso il materiale su Internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, conformemente all’allegato VII le piattaforme di hosting su Internet si assicurano chel’etichetta elettronica e la scheda informativa del prodotto in formato elettronico fornite dal distributore siano esposte con chiarezza, in conformità all’allegato VIII, su tutte le apparecchiature di refrigerazione vendute direttamente attraverso il sito.Le autorità nazionali applicano la procedura di verifica stabilita dall’allegato IX per l’esecuzione quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
La classe di efficienza energetica è determinata in base all’indice definito nell’allegato II.
La Commissione europea riesaminerà il regolamento alla luce del progresso tecnologico a sei anni dalla sua entrata in vigore. Il riesame valuta, tra l’altro, la possibilità di affrontare aspetti dell’economia circolare e se introdurre icone per gli scomparti che possono contribuire a ridurre lo spreco alimentare e per il consumo annuo di energia.;
Il regolamento abroga il regolamento (UE) n. 1060/2020 a partire dal 1o marzo 2021.
Nessuno dei regolamenti si applica a:armadi refrigerati professionali e agli abbattitori, ad eccezione dei congelatori a pozzetto professionali; apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta; apparecchi di refrigerazione mobili; apparecchi la cui funzione primaria non è la conservazione di alimenti tramite refrigerazione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO I REGOLAMENTI?
Entrambi i regolamenti si applicano dal 1o marzo 2021.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. Essa incarica la Commissione di impostarli per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’UE e che hanno un impatto ambientale significativo. Il regolamento (UE) 2017/1369 stabilisce un quadro per definire i requisiti di etichettatura energetica per i prodotti connessi all’energia per consentire ai consumatori di scegliere prodotti più efficienti e ridurre il loro consumo di energia.
Per ulteriori informazioni, si consulti:Revisione dei requisiti di progettazione ecocompatibile per apparecchi frigoriferi domestici (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
Apparecchio di refrigerazione: armadio isolato con uno o più scomparti la cui temperatura specifica è regolata, raffreddato per convezione naturale o forzata.
Rete elettrica: la fornitura di elettricità dalla rete da 230 volt.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2019/2019 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione a norma della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga il regolamento (CE) n. 643/2009 della Commissione (OJ L 315 del 5.12.2019, pag. 187).
Regolamento delegato (UE) 2019/2016 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1060/2010 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 102).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1).
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Le successive modifiche alla direttiva 2009/125/CE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2019/2016 DELLA COMMISSIONE
dell’11 marzo 2019
che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1060/2010 della Commissione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
visto il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (1), in particolare l’articolo 11, paragrafo 5, e l’articolo 16, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (UE) 2017/1369 conferisce alla Commissione il potere di adottare atti delegati relativi all’etichettatura o al riscalaggio dell’etichettatura dei gruppi di prodotti con un notevole potenziale in termini di risparmio di energia e, se del caso, di altre risorse.
(2)
Le disposizioni relative all’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione per uso domestico sono stabilite nel regolamento delegato (UE) n. 1060/2010 della Commissione (2).
(3)
La comunicazione relativa al piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile della Commissione [COM(2016)773] (3), adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (4), stabilisce le priorità di lavoro nel quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile individua sia i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure di esecuzione, sia la necessità di riesaminare il regolamento (CE) n. 643/2009 della Commissione (5) e il regolamento delegato (UE) n. 1060/2010.
(4)
Si stima che le misure del piano di lavoro potrebbero tradursi nel 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, che equivarrebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate all’anno nel 2030. Gli apparecchi di refrigerazione sono uno dei gruppi di prodotti elencati nel piano di lavoro per il quale si stima un risparmio annuo di energia finale pari a 10 TWh nel 2030.
(5)
Gli apparecchi di refrigerazione per uso domestico figurano tra i gruppi di prodotti menzionati all’articolo 11, paragrafo 5, lettera b), del regolamento (UE) 2017/1369 per i quali la Commissione deve adottare un atto delegato che introduca un’etichetta riscalata da A a G.
(6)
Il regolamento (UE) n. 1060/2010 prevede che la Commissione riesamini regolarmente il regolamento alla luce del progresso tecnologico.
(7)
La Commissione ha riesaminato il regolamento (UE) n. 1060/2010, a norma dell’articolo 7 del medesimo, e ha analizzato gli aspetti tecnici, ambientali ed economici degli apparecchi di refrigerazione, nonché il comportamento degli utilizzatori in condizioni reali. Il riesame è stato svolto in stretta cooperazione con le parti interessate e gli interlocutori dell’Unione e di paesi terzi. I risultati del riesame sono stati resi pubblici e presentati al forum consultivo istituito dall’articolo 14 del regolamento (UE) 2017/1369.
(8)
Il riesame ha concluso che vi è la necessità di introdurre requisiti rivisti relativi all’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione.
(9)
Il riesame ha concluso che il consumo di energia elettrica dei prodotti disciplinati dal presente regolamento possa essere ridotto ulteriormente e in misura significativa mediante l’attuazione di misure di etichettatura energetica incentrate sugli apparecchi di refrigerazione.
(10)
Gli apparecchi di refrigerazione con funzioni di vendita diretta dovrebbero essere oggetto di un regolamento sull’etichettatura energetica distinto.
(11)
I congelatori a pozzetto, anche professionali, dovrebbero rientrare nell’ambito di applicazione del presente regolamento in quanto non rientrano in quello del regolamento delegato (UE) 2015/1094 della Commissione (6) e possono essere utilizzati al di fuori degli ambienti professionali.
(12)
I frigoriferi cantina e gli apparecchi di refrigerazione a bassa rumorosità (come i minibar), compresi quelli con porte trasparenti, non hanno una funzione di vendita diretta. I frigoriferi cantina sono di norma utilizzati in ambienti domestici o ristoranti, mentre i minibar sono solitamente utilizzati nelle camere d’albergo. Pertanto, frigoriferi cantina e minibar, anche con porte trasparenti, dovrebbero essere soggetti al presente regolamento.
(13)
Gli apparecchi di refrigerazione esposti alle fiere dovrebbero recare l’etichetta energetica se la prima unità del modello è già stata immessa sul mercato o è immessa sul mercato alla fiera.
(14)
Il consumo di energia elettrica degli apparecchi di refrigerazione per uso domestico rappresenta una parte considerevole del consumo domestico totale di energia elettrica dell’Unione. Oltre ai miglioramenti già ottenuti sul piano dell’efficienza energetica è possibile ridurre ulteriormente e in misura considerevole il consumo energetico degli apparecchi di refrigerazione per uso domestico.
(15)
Il riesame ha mostrato che il consumo di energia elettrica dei prodotti disciplinati dal presente regolamento può essere ridotto ulteriormente e in misura significativa mediante l’attuazione di misure di etichettatura energetica incentrate sull’efficienza energetica e sul consumo energetico annuo. Per consentire agli utilizzatori finali di scegliere con cognizione di causa, dovrebbero essere incluse anche le informazioni sulle emissioni di rumore aereo e sui tipi di scomparto.
(16)
I pertinenti parametri di prodotto dovrebbero essere misurati utilizzando metodi affidabili, accurati e riproducibili. Tali metodi dovrebbero tener conto dello stato dell’arte riconosciuto dei metodi di misurazione, comprese, ove disponibili, le norme armonizzate adottate dagli organismi europei di normazione, di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
(17)
Al fine di migliorare l’efficacia del presente regolamento, i prodotti che alterano automaticamente le loro prestazioni in condizioni di prova per migliorare i parametri dichiarati dovrebbero essere vietati.
(18)
In considerazione dell’aumento delle vendite dei prodotti connessi all’energia attraverso piattaforme di hosting su Internet, anziché direttamente dai siti web dei fornitori, è opportuno chiarire che le piattaforme di vendita su Internet dovrebbero essere tenute a esporre l’etichetta messa a disposizione dal fornitore vicino al prezzo. Dovrebbero informare il fornitore di tale obbligo, ma non dovrebbero essere responsabili dell’esattezza o del contenuto dell’etichetta e della scheda informativa del prodotto fornita. Tuttavia, in applicazione dell’articolo 14, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (8) sul commercio elettronico, le piattaforme di hosting su Internet dovrebbero agire immediatamente per rimuovere le informazioni sul prodotto o per disabilitarne l’accesso se sono a conoscenza della loro non conformità (ad esempio se l’etichetta o la scheda informativa del prodotto mancano, sono incomplete o errate), ad esempio se informate dall’autorità di vigilanza del mercato. Il fornitore che vende direttamente agli utilizzatori finali sul proprio sito web è soggetto agli stessi obblighi previsti per i distributori nella vendita a distanza di cui all’articolo 5 del regolamento (UE) 2017/1369.
(19)
Le misure di cui al presente regolamento sono state discusse dal forum consultivo e dagli esperti degli Stati membri in conformità all’articolo 14 del regolamento (UE) 2017/1369.
(20)
È pertanto opportuno abrogare il regolamento delegato (UE) n. 1060/2010,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce i requisiti per l’etichettatura e la fornitura di informazioni di prodotto supplementari per gli apparecchi di refrigerazione alimentati da rete elettrica e aventi un volume superiore a 10 litri e inferiore o pari a 1 500 litri.
2. Il presente regolamento non si applica:
a)
agli armadi refrigerati professionali e agli abbattitori, ad eccezione dei congelatori a pozzetto;
b)
agli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta;
c)
agli apparecchi di refrigerazione mobili;
d)
agli apparecchi la cui funzione primaria non è la conservazione di alimenti tramite refrigerazione.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1)
«alimentazione da rete» o «alimentazione da rete elettrica»: la fornitura di elettricità dalla rete da 230 (± 10 %) volt di corrente alternata a 50 Hz;
2)
«apparecchio di refrigerazione»: l’armadio isolato con uno o più scomparti la cui temperatura specifica è regolata, raffreddato per convezione naturale o forzata ove il raffreddamento è ottenuto mediante uno o più sistemi che consumano energia;
3)
«scomparto»: lo spazio chiuso all’interno di un apparecchio di refrigerazione, separato da altri scomparti da un divisorio, un contenitore, o un elemento simile, direttamente accessibile attraverso una o più porte esterne che può essere a sua volta suddiviso in ulteriori sotto-scomparti. Ai fini del presente regolamento, salvo diversamente specificato, per scomparto si intendono gli scomparti e i sotto-scomparti;
4)
«porta esterna»: la parte di un armadio che può essere spostata o rimossa almeno per consentire lo spostamento del carico dall’esterno all’interno dell’armadio o viceversa;
5)
«sotto-scomparto»: lo spazio chiuso all’interno di uno scomparto avente un intervallo di temperatura di esercizio diverso da quello dello scomparto in cui si trova;
6)
«volume totale» (V): il volume dello spazio racchiuso entro il rivestimento interno dell’apparecchio di refrigerazione, pari alla somma dei volumi degli scomparti, espresso in dm3 o litri;
7)
«volume dello scomparto» (Vs
): il volume dello spazio racchiuso entro il rivestimento interno dello scomparto, espresso in dm3 o litri;
8)
«armadio refrigerato professionale»: l’apparecchio di refrigerazione isolato provvisto di uno o più scomparti accessibili attraverso una o più porte o cassetti, in grado di mantenere gli alimenti a temperatura costante nei limiti prescritti per la temperatura di esercizio per la conservazione di alimenti refrigerati o congelati, utilizzando un ciclo a compressione di vapore, e destinato alla conservazione di alimenti in ambienti non domestici ma non all’esposizione o all’accesso da parte dei clienti, quale definito al regolamento (UE) 2015/1095 della Commissione (9);
9)
«abbattitore»: l’apparecchio di refrigerazione isolato destinato principalmente a raffreddare rapidamente gli alimenti caldi portandoli a una temperatura inferiore a 10 °C nel caso della refrigerazione e inferiore a –18 °C nel caso del congelamento, quale definito al regolamento (UE) 2015/1095;
10)
«congelatore a pozzetto professionale»: il congelatore i cui scomparti sono accessibili dall’alto oppure che dispone sia di scomparti ad apertura dall’alto che di scomparti verticali, in cui il volume lordo degli scomparti ad apertura dall’alto supera il 75 % del volume lordo totale dell’apparecchio, utilizzato per la conservazione di alimenti in ambienti non domestici;
11)
«congelatore»: l’apparecchio di refrigerazione avente unicamente scomparti a 4 stelle;
12)
«scomparto congelatore» o «scomparto a 4 stelle»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –18 °C e che soddisfa i requisiti relativi alla capacità di congelamento;
13)
«scomparto per prodotti congelati»: il tipo di scomparto con una temperatura obiettivo pari o inferiore a 0 °C; equivale a uno scomparto a 0 stelle, 1 stella, 2 stelle, 3 stelle o 4 stelle, secondo quanto indicato nell’allegato IV, tabella 3;
14)
«tipo di scomparto»: il tipo di scomparto dichiarato in base ai parametri di prestazione di refrigerazione Tmin, Tmax, Tc e altri secondo quanto indicato nell’allegato IV, tabella 3;
15)
«temperatura obiettivo» (Tc): la temperatura di riferimento all’interno di uno scomparto nella fase di prova, secondo quanto indicato nell’allegato IV, tabella 3, e corrispondente alla temperatura per testare il consumo energetico, espressa come media nel tempo e per una serie di sensori;
16)
«temperatura minima» (T
min): la temperatura minima all’interno di uno scomparto durante le prove di conservazione, secondo quanto indicato nell’allegato IV, tabella 3;
17)
«temperatura massima» (T
max): la temperatura massima all’interno di uno scomparto durante le prove di conservazione, secondo quanto indicato nell’allegato IV, tabella 3;
18)
«scomparto a 0 stelle» e «scomparto per la produzione di ghiaccio»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a 0 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
19)
«scomparto a 1 stella»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –6 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
20)
«scomparto a 2 stelle»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –12 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
21)
«scomparto a 3 stelle»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –18 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
22)
«apparecchio di refrigerazione avente funzione di vendita diretta»: l’apparecchio di refrigerazione utilizzato allo scopo di mostrare e vendere ai clienti articoli a determinate temperature inferiori alla temperatura ambiente, direttamente accessibili attraverso lati aperti, una o più porte o cassetti, o entrambi, e che può consistere anche in un armadio con aree utilizzate per conservare o servire articoli non accessibili ai clienti; sono esclusi i minibar e i frigoriferi cantina quali definiti al regolamento (UE) 2019/2024 della Commissione (10);
23)
«minibar»: l’apparecchio di refrigerazione, il cui volume totale non supera i 60 litri, principalmente destinato alla conservazione e alla vendita di prodotti alimentari nelle camere d’albergo e in ambienti simili;
24)
«frigorifero cantina»: l’apparecchio di refrigerazione dedicato per la conservazione del vino, con una regolazione della temperatura di precisione per le condizioni di conservazione e la temperatura obiettivo di uno scomparto cantina, quali definite nell’allegato IV, tabella 3, e dotato di sistemi antivibrazione;
25)
«apparecchio di refrigerazione dedicato»: l’apparecchio di refrigerazione con un solo tipo di scomparto;
26)
«scomparto cantina»: lo scomparto per prodotti non congelati con una temperatura obiettivo pari a 12 °C, un tasso di umidità interna compreso tra il 50 % e l’80 % e condizioni di conservazione comprese tra 5 °C e 20 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
27)
«scomparto per prodotti non congelati»: il tipo di scomparto con una temperatura obiettivo pari o superiore a 4 °C; può essere uno scomparto dispensa, cantina, a temperatura moderata o per la conservazione di alimenti freschi le cui condizioni di conservazione e temperature obiettivo sono stabilite nell’allegato IV, tabella 3;
28)
«scomparto dispensa»: lo scomparto per prodotti non congelati con una temperatura obiettivo di 17 °C e condizioni di conservazione comprese tra 14 °C e 20 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
29)
«scomparto a temperatura moderata»: lo scomparto per prodotti non congelati con una temperatura obiettivo pari a 12 °C e condizioni di conservazione comprese tra 2 °C e 14 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
30)
«scomparto per alimenti freschi»: lo scomparto per prodotti non congelati con una temperatura obiettivo pari a 4 °C e condizioni di conservazione comprese tra 0 °C e 8 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
31)
«apparecchio di refrigerazione mobile»: l’apparecchio di refrigerazione che può essere utilizzato qualora non vi sia accesso alla rete elettrica e che utilizza energia elettrica a bassissima tensione (< 120 V CC) o carburante o entrambi come fonte di energia per la funzione di refrigerazione; sono compresi gli apparecchi di refrigerazione che, oltre utilizzare energia elettrica a bassissima tensione o carburante, o entrambi, possono essere alimentati dalla rete elettrica. Un apparecchio immesso sul mercato con un convertitore CA/CC non è un apparecchio di refrigerazione mobile;
32)
«alimenti»: cibo, ingredienti, bevande (compreso il vino) e altri prodotti destinati principalmente al consumo, che devono essere refrigerati a temperature specifiche;
33)
«punto vendita»: il luogo in cui gli apparecchi di refrigerazione sono esposti o offerti per vendita, noleggio oppure locazione-vendita;
34)
«apparecchio da incasso»: l’apparecchio di refrigerazione progettato, provato e commercializzato esclusivamente:
a)
per essere installato in armadi su misura o rivestito (sopra, sotto e ai lati) da pannelli;
b)
per essere saldamente fissato ai lati, alla parte superiore o al fondo di armadi su misura o a pannelli; e
c)
per essere dotato di una parte frontale incorporata predisposta in fabbrica o di un pannello frontale personalizzato su misura;
35)
«indice di efficienza energetica» (IEE, Energy Efficiency Index): il valore indice per l’efficienza energetica relativa di un apparecchio di refrigerazione espresso in percentuale, come definito nell’allegato IV, punto 5.
Ai fini degli allegati, ulteriori definizioni figurano nell’allegato I.
Articolo 3
Obblighi dei fornitori
1. I fornitori si assicurano che:
a)
ogni apparecchio di refrigerazione sia corredato di un’etichetta stampata nel formato di cui all’allegato III;
b)
i parametri contenuti nella scheda informativa del prodotto, di cui all’allegato V, siano inseriti nella banca dati dei prodotti;
c)
su richiesta del distributore, la scheda informativa del prodotto sia messa a disposizione in formato stampa;
d)
il contenuto della documentazione tecnica di cui all’allegato VI sia caricato nella banca dati dei prodotti;
e)
i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello di apparecchio di refrigerazione includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente agli allegati VII e VIII;
f)
il materiale tecnico-promozionale che descrive i parametri tecnici specifici di un determinato modello di apparecchio di refrigerazione, compreso il materiale tecnico-promozionale su Internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente all’allegato VII;
g)
un’etichetta elettronica conforme, per formato e contenuto informativo, a quanto disposto nell’allegato III sia messa a disposizione dei distributori per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione;
h)
una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V sia messa a disposizione per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione per uso domestico.
2. La classe di efficienza energetica si basa sull’indice di efficienza energetica calcolato conformemente all’allegato II.
Articolo 4
Obblighi dei distributori
I distributori si assicurano che:
a)
nei punti vendita, fiere incluse, ogni apparecchio di refrigerazione riporti l’etichetta messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, punto 1, lettera a), esposta in modo chiaramente visibile negli apparecchi da incasso e, per tutti gli altri apparecchi di refrigerazione, esposta sulla parte esterna anteriore o superiore dell’apparecchio di refrigerazione in modo che sia chiaramente visibile;
b)
nelle vendite a distanza, l’etichetta e la scheda informativa del prodotto siano fornite conformemente agli allegati VII e VIII;
c)
i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello di apparecchio di refrigerazione, anche su Internet, includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza figurante sull’etichetta conformemente all’allegato VII;
d)
il materiale tecnico-promozionale che descrive i parametri tecnici specifici di un determinato modello di apparecchio di refrigerazione, compreso il materiale tecnico-promozionale su Internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza figurante sull’etichetta, conformemente all’allegato VII.
Articolo 5
Obblighi delle piattaforme Internet di hosting
Il fornitore di servizi di hosting di cui all’articolo 14 della direttiva 2000/31/CE che consente la vendita di apparecchi di refrigerazione tramite il proprio sito Internet consente di esporre l’etichetta elettronica e la scheda informativa del prodotto in formato elettronico fornite dal distributore sul dispositivo di visualizzazione in conformità all’allegato VIII e informa il distributore dell’obbligo di esporle.
Articolo 6
Metodi di misurazione
Le informazioni da comunicare ai sensi degli articoli 3 e 4 sono ottenute tramite metodi di misurazione e di calcolo affidabili, accurati e riproducibili, che tengono conto dello stato dell’arte riconosciuto, conformemente all’allegato IV.
Articolo 7
Procedura di verifica ai fini della vigilanza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini della vigilanza del mercato di cui all’articolo 8, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2017/1369, gli Stati membri applicano la procedura di cui all’allegato IX.
Articolo 8
Riesame
La Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce del progresso tecnologico e ne presenta i risultati al forum consultivo corredati, se del caso, di un progetto di proposta di revisione, entro il 25 dicembre 2025. Il riesame valuta, tra l’altro, la possibilità di:
a)
affrontare aspetti dell’economia circolare;
b)
introdurre icone per gli scomparti che possono contribuire a ridurre lo spreco alimentare; e
c)
introdurre icone per il consumo annuo di energia.
Articolo 9
Abrogazione
Il regolamento delelgato (UE) n. 1060/2010 è abrogato a decorrere dal 1o marzo 2021.
Articolo 10
Misure transitorie
A decorrere dal 25 dicembre 2019 fino al 28 febbraio 2021, la scheda prodotto prescritta ai sensi dell’articolo 3, lettera b), del regolamento (UE) n. 1060/2010 può essere messa a disposizione nella banca dati dei prodotti anziché essere presentata in formato stampa con il prodotto. In tal caso, il fornitore assicura che se chiesto specificamente dal distributore, la scheda prodotto sia messa a disposizione in formato stampa.
Articolo 11
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o marzo 2021. Tuttavia, l’articolo 10 si applica a decorrere dal 25 dicembre 2019, e l’articolo 3, paragrafo 1, lettere a), b) e c), si applica a decorrere dal 1o novembre 2020.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, l’11 marzo 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1.
(2) Regolamento delegato (UE) n. 1060/2010 della Commissione, del 28 settembre 2010, che integra la direttiva 2010/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura indicante il consumo d’energia degli apparecchi di refrigerazione per uso domestico (GU L 314 del 30.11.2010, pag. 17).
(3) Comunicazione della Commissione — Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM (2016)773 final del 30.11.2016].
(4) Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
(5) Regolamento (CE) n. 643/2009 della Commissione, del 22 luglio 2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione per uso domestico (GU L 191 del 23.7.2009, pag. 53).
(6) Regolamento delegato (UE) 2015/1094 della Commissione, del 5 maggio 2015, che integra la direttiva 2010/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito all’etichettatura energetica degli armadi frigoriferi/congelatori professionali (GU L 177 dell’8.7.2015, pag. 2).
(7) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(8) Direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell'8 giugno 2000 relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell'informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno («Direttiva sul commercio elettronico») (GU L 178 del 17.07.2000, pag. 1).
(9) Regolamento (UE) 2015/1095 della Commissione, del 5 maggio 2015, recante misure di esecuzione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile degli armadi refrigerati professionali, degli abbattitori, delle unità di condensazione e dei chiller di processo (GU L 177 dell’8.7.2015, pag. 19).
(10) Regolamento (UE) 2019/2024 della Commissione, dell’1 ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (Cfr. pag. 313 della presente Gazzetta ufficiale).
ALLEGATO I
Definizioni applicabili agli allegati
Si applicano le seguenti definizioni:
1)
«codice di risposta rapida (QR)»: il codice a barre a matrice (quick response code) che figura sull’etichetta energetica di un modello di prodotto che rimanda alle informazioni sul modello contenute nella parte pubblica della banca dati dei prodotti;
2)
«consumo annuo di energia» (AE): il consumo energetico giornaliero medio moltiplicato per 365 (giorni all’anno), espresso in kilowattora all’anno (kWh/a), calcolato conformemente all’allegato IV, punto 3;
3)
«consumo giornaliero di energia» (Edaily
): l’energia elettrica consumata da un apparecchio di refrigerazione nell’arco di 24 ore alle condizioni di riferimento, espressa in kilowattora per 24 ore (kWh/24 h), calcolata conformemente all’allegato IV, punto 3;
4)
«capacità di congelamento»: la quantità di alimenti freschi che possono essere congelati in uno scomparto congelatore in 24 ore; non è inferiore a 4,5 kg per 24 h per 100 litri di volume dello scomparto congelatore, con un minimo di 2,0 kg/24 h;
5)
«scomparto di raffreddamento»: lo scomparto che è in grado di mantenere la temperatura media entro un determinato intervallo senza che l’utilizzatore intervenga sulla regolazione, con una temperatura obiettivo pari a 2 °C e condizioni di conservazione comprese tra –3 °C e 3 °C, come indicato all’allegato IV, tabella 3;
6)
«emissione di rumore aereo»: il livello di potenza sonora dell’apparecchio di refrigerazione, espresso in dB(A) re 1 pW (ponderati A);
7)
«riscaldatore anticondensa»: il riscaldatore che impedisce la formazione di condensa sull’apparecchio di refrigerazione;
8)
«riscaldatore anticondensa regolato dalle condizioni dell’ambiente»: il sistema anticondensa la cui capacità di riscaldamento dipende dalla temperatura ambiente, dall’umidità ambiente o da entrambe;
9)
«energia ausiliaria» (Eaux
): l’energia utilizzata da un riscaldatore anticondensa regolato dalle condizioni dell’ambiente, espressa in kilowattora all’anno (kWh/anno);
10)
«erogatore»: il dispositivo che, su richiesta, eroga un contenuto raffreddato o congelato dall’apparecchio, ad esempio l’erogatore di cubetti di ghiaccio o d’acqua raffreddata;
11)
«scomparto a temperatura variabile»: lo scomparto destinato ad essere utilizzato come due (o più) tipi di scomparto alternativi (ad esempio uno scomparto che può essere usato per alimenti freschi o come scomparto congelatore) e che l’utilizzatore può programmare affinché mantenga costantemente l’intervallo di temperatura di esercizio applicabile a ciascun tipo di scomparto dichiarato. Lo scomparto destinato a un solo tipo di utilizzo che può soddisfare anche le condizioni di conservazione di altri tipi di scomparto (ad esempio lo scomparto di raffreddamento che può anche soddisfare le specifiche dello scomparto a 0 stelle) non è uno scomparto a temperatura variabile;
12)
«rete»: l’infrastruttura di comunicazione con una topologia di collegamenti, un’architettura, compresi i componenti fisici, principi organizzativi, procedure e formati di comunicazione (protocolli);
13)
«sezione a 2 stelle»: parte di uno scomparto a 3 o a 4 stelle che non dispone di una propria porta di accesso o coperchio, con temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –12 °C;
14)
«classe climatica»: l’intervallo di temperature ambiente, di cui al punto 1, lettera j), dell’allegato IV, entro cui gli apparecchi di refrigerazione sono destinati ad essere utilizzati e rispetto al quale le temperature di conservazione prescritte all’allegato IV, tabella 3, sono mantenute contemporaneamente in tutti gli scomparti;
15)
«periodo di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale»: il periodo compreso tra l’avvio di un ciclo di controllo dello sbrinamento e il ripristino di condizioni di esercizio stabili;
16)
«sbrinamento automatico»: la funzione che permette lo sbrinamento degli scomparti senza che l’utilizzatore intervenga per avviare l’eliminazione della brina accumulata indipendentemente dalla temperatura impostata o per ripristinare il funzionamento normale, con smaltimento automatico dell’acqua di sbrinamento;
17)
«modalità di sbrinamento»: il metodo per eliminare la brina accumulata sull’evaporatore o sugli evaporatori di un apparecchio di refrigerazione; può essere automatica o manuale;
18)
«sbrinamento manuale»: l’assenza della funzione di sbrinamento automatico;
19)
«apparecchio di refrigerazione a bassa rumorosità», l’apparecchio di refrigerazione con un ciclo a compressione di vapore e un’emissione di rumore aereo inferiore a 27 decibel ponderati A riferiti a 1 picowatt (dB(A) re 1 pW);
20)
«potenza assorbita in regime stazionario» (Pss
):la potenza media assorbita in condizioni stazionarie, espressa in watt (W);
21)
«consumo energetico progressivo per lo sbrinamento e il ritorno al funzionamento normale» (ΔΕ
d-f
): il consumo energetico medio supplementare per un’operazione di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale, espresso in wattora (Wh);
22)
«intervallo di sbrinamento» (td-f
): l’intervallo medio rappresentativo, espresso in ore (h), che intercorre tra un’attivazione del riscaldatore di sbrinamento e la successiva in due cicli consecutivi di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale; o, in assenza di un riscaldatore di sbrinamento, tra una disattivazione del compressore e la successiva in due cicli consecutivi di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale;
23)
«fattore di carico» (L): il fattore che tiene conto del carico di raffreddamento supplementare (al di là di quanto già previsto tramite l’aumento della temperatura ambiente media per le prove) derivante dall’introduzione di alimenti caldi, con i valori di cui al punto 3, lettera a), dell’allegato IV;
24)
«consumo annuo standard di energia» (SAE): il consumo energetico di riferimento di un apparecchio di refrigerazione, espresso in kilowattora all’anno (kWh/a), calcolato conformemente all’allegato IV, punto 4;
25)
«parametro combinato» (C): il parametro di modellizzazione che tiene conto dell’effetto sinergico prodotto dalla combinazione di diversi tipi di scomparto in un unico apparecchio, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 4;
26)
«fattore di perdita di calore dalla porta» (D): il fattore di compensazione per gli apparecchi combinati determinato dal numero di scomparti con temperature diverse, o dal numero di porte esterne se inferiore, secondo quanto indicato all’allegato IV, tabella 5. Per tale fattore, il termine «scomparto» non comprende anche «sotto-scomparto»;
27)
«apparecchio combinato»: l’apparecchio di refrigerazione costituito da più tipi di scomparti di cui almeno uno è uno scomparto per prodotti non congelati;
28)
«fattore di sbrinamento» (Ac
): il fattore di compensazione che tiene conto del fatto che l’apparecchio di refrigerazione sia dotato di una funzione di sbrinamento automatico o manuale, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 5;
29)
«fattore di incasso» (Bc
): un fattore di compensazione che tiene conto del fatto che l’apparecchio di refrigerazione sia da incasso o a libera installazione, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 5;
30)
«apparecchio a libera installazione»: l’apparecchio di refrigerazione diverso da un apparecchio da incasso;
31)
«Mc» e «Nc»: i parametri di modellizzazione che tengono conto dell’utilizzo di energia dipendente dal volume, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 4;
32)
«parametro termodinamico» (rc
): un parametro di modellizzazione che corregge il consumo annuo standard di energia ad una temperatura ambiente di 24 °C, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 4;
33)
«dimensioni complessive»: lo spazio occupato dall’apparecchio di refrigerazione (altezza, larghezza e profondità) con porte o coperchi chiusi, espresso in millimetri (mm);
34)
«tempo di aumento della temperatura»: il tempo necessario, dopo l’interruzione del funzionamento del sistema di refrigerazione, perché la temperatura in uno scomparto a 3 o 4 stelle passi da -18 °C a -9 °C espresso in ore (h);
35)
«interruttore per la configurazione invernale»: la funzione di regolazione per apparecchi combinati dotati di un compressore e un termostato, che, secondo le istruzioni del fornitore può essere utilizzato a una temperatura ambiente inferiore a 16 °C, che consiste in un dispositivo di commutazione o una funzione inteso a garantire, anche qualora non fosse necessario per lo scomparto in cui si trova il termostato, che il compressore continui a funzionare per mantenere la temperatura corretta negli altri scomparti;
36)
«congelamento rapido»: funzione che, attivabile dall’utilizzatore finale seguendo le istruzioni del fornitore, abbassa la temperatura dello o degli scomparti congelatori per congelare più rapidamente alimenti non congelati.
37)
«scomparto congelatore» o «scomparto a 4 stelle»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –18 °C e che soddisfa i requisiti relativi alla capacità di congelamento;
38)
«dispositivo di visualizzazione»: qualsiasi schermo, anche tattile, o altra tecnologia visiva impiegata per mostrare contenuti Internet agli utilizzatori;
39)
«schermo tattile»: lo schermo che risponde al tatto, come quello di un tablet, un computer convertibile o uno smartphone;
40)
«visualizzazione annidata»: l’interfaccia visiva in cui si accede a un’immagine o a un insieme di dati tramite un click del mouse o un movimento del cursore del mouse o l’espansione di un’altra immagine o di un altro insieme di dati su schermo tattile;
41)
«testo alternativo»: il testo fornito in alternativa a un’immagine che consente di presentare le informazioni in forma non grafica nel caso in cui i dispositivi di visualizzazione non siano in grado di visualizzare l’immagine o ai fini di una migliore accessibilità, come le applicazioni di sintesi vocale.
ALLEGATO II
Classi di efficienza energetica e classi di emissione di rumore aereo
La classe di efficienza energetica di un apparecchio di refrigerazione è determinata in base all’indice di efficienza energetica (IEE) definito nella tabella 1.
Tabella 1
Classi di efficienza energetica degli apparecchi di refrigerazione
Classe di efficienza energetica
Indice di efficienza energetica (IEE)
A
IEE ≤ 41
B
41 < IEE ≤ 51
C
51 < IEE ≤ 64
D
64 < IEE ≤ 80
E
80 < IEE ≤ 100
F
100 < IEE ≤ 125
G
IEE > 125
L’IEE di un apparecchio di refrigerazione è calcolato conformemente all’allegato IV, punto 5.
Tabella 2
Classi di emissione di rumore aereo
Emissione di rumore aereo
Classi di emissione di rumore aereo
< 30 dB(A) re 1 pW
A
≥ 30 dB(A) re 1 pW e < 36 dB(A) re 1 pW
B
≥ 36 dB(A) re 1 pW e < 42 dB(A) re 1 pW
C
≥ 42 dB(A) re 1 pW
D
ALLEGATO III
Etichetta degli apparecchi di refrigerazione
1. ETICHETTA DEGLI APPARECCHI DI REFRIGERAZIONE, AD ECCEZIONE DEI FRIGORIFERI CANTINA
1.1. Etichetta:
1.2. L’etichetta riporta le seguenti informazioni:
I.
codice QR;
II.
marchio o nome del fornitore;
III.
identificativo del modello del fornitore;
IV.
scala delle classi di efficienza energetica da A a G;
V.
classe di efficienza energetica determinata conformemente all’allegato II;
VI.
consumo annuo di energia (AE), espresso in kWh/anno e arrotondato all’intero più vicino;
VII.
—
somma dei volumi degli scomparti per prodotti congelati, espressa in litri e arrotondata all’intero più vicino;
—
se l’apparecchio di refrigerazione non è dotato di scomparti congelatori, il pittogramma e il valore in litri nel punto VII sono omessi.
VIII.
—
somma dei volumi degli scomparti di raffreddamento e degli scomparti per prodotti non congelati, espressa in litri e arrotondata all’intero più vicino;
—
se l’apparecchio di refrigerazione non è dotato né di scomparti di raffreddamento né di scomparti per prodotti non congelati, il pittogramma e il valore in litri nel punto VIII sono omessi;
IX.
emissioni di rumore aereo espresse in dB(A) re 1 pW e arrotondate all’intero più vicino. La classe di emissione di rumore aereo come indicato nella tabella 2;
X.
numero del presente regolamento, ossia «2019/2016».
2. ETICHETTA PER I FRIGORIFERI CANTINA
2.1. Etichetta:
2.2. L’etichetta riporta le seguenti informazioni:
I.
codice QR;
II.
marchio o nome del fornitore;
III.
identificativo del modello del fornitore;
IV.
scala delle classi di efficienza energetica da A a G;
V.
classe di efficienza energetica determinata conformemente all’allegato II;
VI.
AE, espresso in kWh/anno e arrotondato all’intero più vicino;
VII.
numero di bottiglie di vino standard che possono essere conservate nel frigorifero cantina;
VIII.
emissioni di rumore aereo espresse in dB(A) re 1 pW e arrotondate all’intero più vicino. La classe di emissione di rumore aereo come indicato nella tabella 2;
IX.
numero del presente regolamento, ossia «2019/2016».
3. STRUTTURA DELL’ETICHETTA
3.1. Struttura dell’etichetta per gli apparecchi di refrigerazione, ad eccezione dei frigoriferi cantina
3.2. Struttura dell’etichetta per i frigoriferi cantina
3.3. In tale formato:
a)
l’etichetta è almeno larga 96 mm e alta 192 mm. Se l’etichetta è stampata in un formato maggiore, il contenuto rimane comunque proporzionato alle specifiche di cui sopra;
b)
lo sfondo dell’etichetta è 100 % bianco;
c)
i caratteri tipografici sono Verdana e Calibri;
d)
le dimensioni e le specifiche degli elementi dell’etichetta sono indicate nella struttura dell’etichetta per gli apparecchi di refrigerazione e per i frigoriferi cantina;
e)
si utilizza la quadricromia CMYK — ciano, magenta, giallo e nero — come indicato di seguito: 0,70,100,0: 0 % ciano, 70 % magenta, 100 % giallo, 0 % nero;
f)
l’etichetta rispetta tutti i requisiti elencati di seguito (i numeri si riferiscono alle figure riportate sopra):
i colori del logo dell’UE sono i seguenti:
—
sfondo: 100,80,0,0;
—
stelle: 0,0,100,0;
il colore del logo dell’energia è: 100,80,0,0;
il codice QR è di colore 100 % nero;
il nome del fornitore è di colore 100 % nero e in Verdana grassetto, 9 pt;
l’identificativo del modello è di colore 100 % nero e in Verdana tondo, 9 pt;
per quanto riguarda la scala da A a G:
—
le lettere della scala di efficienza energetica sono di colore 100 % bianco e in Calibri grassetto, 19 pt; le lettere sono centrate su un asse a 4,5 mm dal lato sinistro delle frecce;
—
i colori delle frecce della scala da A a G sono i seguenti:
—
classe A: 100,0,100,0;
—
classe B: 70,0,100,0;
—
classe C: 30,0,100,0;
—
classe D: 0,0,100,0;
—
classe E: 0,30,100,0;
—
classe F: 0,70,100,0;
—
classe G: 0,100,100,0;
le linee divisorie interne hanno uno spessore di 0,5 pt e sono di colore 100 % nero;
la lettera che indica la scala di efficienza energetica è di colore 100 % bianco e in Calibri grassetto, 33 pt. La freccia della classe di efficienza energetica e la corrispondente freccia della scala da A a G sono disposte in modo che le loro punte risultino allineate. La lettera contenuta nella freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia, che è di colore 100 % nero;
il consumo annuo di energia è indicato in Verdana grassetto, 28 pt; la dicitura «kWh/annum» è in Verdana tondo, 18 pt. Il valore e l’unità di misura sono centrati e di colore 100 % nero;
i pittogrammi corrispondono a quanto indicato nella struttura delle etichette e hanno le seguenti caratteristiche:
—
le linee dei pittogrammi hanno uno spessore di 1,2 pt e sono di colore 100 % nero; il testo (numeri e unità di misura) è di colore 100 % nero;
—
il testo sotto i pittogrammi è in Verdana grassetto, 16 pt, e l’unità di misura in Verdana tondo, 12 pt; è centrato sotto il pittogramma;
—
per gli apparecchi di refrigerazione, ad eccezione dei frigoriferi cantina: se l’apparecchio contiene solo scomparti congelatore o solo scomparti per prodotti non congelati, è indicato nella riga superiore solo il pittogramma corrispondente, di cui al punto 1.2, punti VII e VIII, centrato tra i due bordi verticali dell’etichetta energetica;
—
pittogramma dell’emissione di rumore aereo: il numero di decibel nell’altoparlante è indicato in Verdana grassetto, 12 pt, con l’unità di misura «dB» in Verdana tondo, 9 pt; l’intervallo delle classi di rumore (da A a D) è centrato sotto al pittogramma, con la lettera della classe di rumore applicabile in Verdana grassetto,16 pt, e le altre lettere delle classi di rumore in Verdana tondo, 10 pt;
gli estremi del regolamento sono di colore 100 % nero e in Verdana tondo, 6 pt.
ALLEGATO IV
Metodi di misurazione e di calcolo
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle prescrizioni del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati avvalendosi di norme armonizzate, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili, che tengono conto dello stato dell’arte generalmente riconosciuto, in linea con le disposizioni seguenti. I numeri di riferimento delle norme armonizzate sono stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
1. Condizioni generali applicabili alle prove:
a)
per gli apparecchi di refrigerazione con riscaldatori anticondensa che possono essere accesi e spenti dall’utilizzatore finale, i riscaldatori anticondensa sono accesi e, se regolabili, impostati alla massima potenza di riscaldamento e inclusi nel consumo annuo di energia (AE) attraverso il consumo giornaliero di energia (Edaily
);
b)
per gli apparecchi di refrigerazione con riscaldatori anticondensa regolati dalle condizioni dell’ambiente, i riscaldatori anticondensa elettrici regolati dalle condizioni dell’ambiente sono spenti o comunque disattivati, se possibile, durante la misurazione del consumo energetico;
c)
per gli apparecchi di refrigerazione dotati di erogatori che possono essere accesi e spenti dall’utilizzatore finale, tali dispositivi sono accesi durante la prova del consumo di energia ma non in funzione;
d)
per la misurazione del consumo energetico, gli scomparti a temperatura variabile sono in funzione alla temperatura più bassa che può essere impostata dall’utilizzatore finale per mantenere costante l’intervallo di temperatura, stabilito nella tabella 3, del tipo di scomparto caratterizzato dalla temperatura inferiore;
e)
per gli apparecchi di refrigerazione che possono essere connessi a una rete, il modulo di comunicazione è attivato ma non occorre che vi sia un tipo specifico di comunicazione, scambio di dati o entrambi durante la prova del consumo di energia. Durante la prova del consumo di energia occorre assicurarsi che l’unità sia collegata a una rete;
f)
per le prestazioni degli scomparti di raffreddamento:
(1)
per lo scomparto a temperatura variabile classificato come scomparto per alimenti freschi e/o scomparto di raffreddamento, l’indice di efficienza energetica (IEE) è determinato per ogni condizione di temperatura e si applica il valore più alto;
(2)
lo scomparto di raffreddamento è in grado di mantenere la temperatura media entro un determinato intervallo senza che l’utilizzatore intervenga sulla regolazione, il che può essere verificato durante le prove del consumo energetico condotte a una temperatura ambiente di 16 °C e 32 °C;
g)
per gli scomparti il cui volume è regolabile, se i volumi di due scomparti possono essere modificati l’uno in funzione dell’altro dall’utilizzatore finale, il consumo energetico e il volume sono determinati quando il volume dello scomparto con la temperatura obiettivo più elevata è regolato al minimo;
h)
la capacità di congelamento specifica, espressa in kg/12 h e arrotondata al primo decimale, è calcolata moltiplicando per 12 il peso del carico leggero, diviso per il tempo di congelamento necessario per portare la temperatura del carico leggero da +25 °C a – 18 °C, a una temperatura ambiente di 25 °C; il peso del carico leggero corrisponde a 3,5 kg per 100 litri di volume degli scomparti per prodotti congelati ed è di almeno 2,0 kg;
i)
per gli scomparti a 4 stelle, la capacità di congelamento specifica è tale da determinare un tempo di congelamento pari o inferiore a 18,5 ore per portare la temperatura del carico leggero (3,5 kg/100 l) da +25 °C a – 18 °C a una temperatura ambiente di 25 °C;
j)
per la determinazione delle classi climatiche, si usa l’acronimo che indica l’intervallo di temperatura ambiente, vale a dire SN, N, ST o T:
(1)
la temperata estesa (SN) corrisponde all’intervallo di temperatura compreso tra 10 °C e 32 °C;
(2)
la temperata (N) corrisponde all’intervallo di temperatura compreso tra 16 °C e 32 °C;
(3)
la subtropicale (ST) corrisponde all’intervallo di temperatura compreso tra 16 °C e 38 °C; e
(4)
la tropicale (T) corrisponde all’intervallo di temperatura compreso tra 16 °C e 43 °C.
2. Condizioni di conservazione e temperature obiettivo per tipo di scomparto.
La tabella 3 riporta le condizioni di conservazione e le temperature obiettivo per tipo di scomparto.
3. Determinazione dell’AE
a)
Per tutti gli apparecchi di refrigerazione, a eccezione degli apparecchi di refrigerazione a bassa rumorosità.
Il consumo energetico è determinato eseguendo la prova ad una temperatura ambiente di 16 °C e 32 °C.
Per determinare il consumo energetico, le temperature medie dell’aria in ogni scomparto sono pari o inferiori alle temperature obiettivo di cui alla tabella 3 per ogni tipo di scomparto dichiarato dal fornitore. I valori al di sopra e al di sotto delle temperature obiettivo possono essere utilizzati per stimare il consumo energetico alla temperatura obiettivo per ciascuno scomparto per interpolazione, come opportuno.
Le componenti principali del consumo energetico da determinare sono:
—
una serie di valori relativi alla potenza assorbita in regime stazionario (Pss
), espressi in W e arrotondati al primo decimale, ciascuno a una temperatura ambiente specifica e a una serie di temperature degli scomparti, che non corrispondono necessariamente alle temperature obiettivo;
—
il consumo energetico progressivo rappresentativo per lo sbrinamento e il ritorno al funzionamento normale (ΔΕ
d-f
), espresso in Wh e arrotondato al primo decimale, per i prodotti con uno o più sistemi di sbrinamento automatico (ciascuno con il proprio ciclo di controllo dello sbrinamento), misurato a una temperatura ambiente di 16 °C (ΔΕ
d-f16
) e di 32 °C (ΔΕ
d-f32
);
—
l’intervallo di sbrinamento (td-f
), espresso in ore (h) e arrotondato al primo decimale, per i prodotti con uno o più sistemi di sbrinamento (ciascuno con il proprio ciclo di controllo dello sbrinamento) misurato a una temperatura ambiente di 16 °C (td-f16
) e 32 °C (td-f32
). Il valore td-f
è calcolato per ciascun sistema per una determinata serie di condizioni;
—
per ciascuna prova condotta, Pss
e ΔΕ
d-f
sono sommati per ottenere il consumo giornaliero di energia a una data temperatura ambiente ET
= 0,001 × 24 × (Pss
+ ΔΕ
d-f
/td-f
), espresso in kWh/24 h, specifico delle impostazioni applicate;
—
Eaux
, espressa in kWh/a e arrotondata al terzo decimale. Eaux
è limitata al riscaldatore anticondensa regolato dalle condizioni dell’ambiente ed è stabilita in base alla somma dei valori della potenza assorbita del riscaldatore a varie condizioni di temperatura e umidità ambiente moltiplicati per la probabilità che si presentino tali condizioni di temperatura e umidità. Il risultato ottenuto è poi moltiplicato per un fattore di perdita per tener conto delle perdite di calore nello scomparto e la sua successiva eliminazione da parte del sistema di refrigerazione.
Tabella 3
Condizioni di conservazione e temperatura obiettivo per tipo di scomparto
Gruppo
Tipo di scomparto
Nota
Condizioni di conservazione
Tc
Tmin
Tmax
Nome
Nome
n.
°C
°C
°C
Scomparti per prodotti non congelati
Dispensa
(1)
+ 14
+ 20
+ 17
Cantina
(2)
(6)
+ 5
+ 20
+ 12
Temperatura moderata
(1)
+ 2
+ 14
+ 12
Alimenti freschi
(1)
0
+ 8
+ 4
Scomparto di raffreddamento
Raffreddamento
(3)
-3
+ 3
+ 2
Scomparti per prodotti congelati
0 stelle e produzione di ghiaccio
(4)
n.p.
0
0
1 stella
(4)
n.p.
-6
-6
2 stelle
(4)
(5)
n.p.
-12
-12
3 stelle
(4)
(5)
n.p.
-18
-18
Congelatore (4 stelle)
(4)
(5)
n.p.
-18
-18
n.p. = non pertinente
Ciascuno di questi parametri è determinato mediante una serie di prove o una prova distinta. I dati di misurazione sono calcolati come media su un periodo di prova raccolti dopo che l’apparecchio è stato in funzione per un certo periodo di tempo. Al fine di migliorare l’efficienza e l’accuratezza delle prove, la durata del periodo di prova non è fissa; essa è tale da permettere all’apparecchio di essere in una condizione stazionaria durante il periodo di prova. Per confermare tale condizione occorre esaminare tutti i dati raccolti nel periodo di prova e confrontarli con una serie di criteri di stabilità, se è stato possibile raccogliere dati a sufficienza in questa condizione stazionaria.
L’AE, espresso in kWh/a e arrotondato a due decimali, è calcolato come segue:
AE = 365 × Edaily/L + Eaux
con:
—
il fattore di carico L = 0,9 per gli apparecchi di refrigerazione composti solo da scomparti per prodotti congelati e L = 1,0 per tutti gli altri apparecchi;
—
L’Edaily
, espresso in kWh/24 h e arrotondato a tre decimali, è calcolato a partire da ET
a una temperatura ambiente di 16 °C (E16
) e a una temperatura ambiente di 32 °C (E32
) come segue:
Edaily
= 0,5 × (E16
+ E32
)
dove E16
e E32
sono ricavati per interpolazione della prova del consumo di energia alle temperature obiettivo di cui alla tabella 3;
b)
Per gli apparecchi di refrigerazione a bassa rumorosità
Il consumo energetico è determinato conformemente al punto 3, lettera a), ma a una temperatura ambiente di 25 °C invece di 16 °C e 32 °C.
L’Edaily
, espresso in kWh/24 h e arrotondato al terzo decimale per il calcolo di AE, è quindi il seguente:
Edaily
= E25
dove E25
corrisponde a ET
a una temperatura ambiente di 25 °C ed è ricavato per interpolazione delle prove del consumo di energia alle temperature obiettivo di cui alla tabella 3.
4. Determinazione del consumo annuo standard di energia (SAE)
a)
Per tutti gli apparecchi di refrigerazione:
L’SAE, espresso in kWh/a e arrotondato a due decimali, è calcolato come segue:
dove:
—
c è il valore indice per un tipo di scomparto che va da 1 a n, dove n corrisponde al numero totale di tipi di scomparto;
—
Vc
, espresso in dm3 o in litri e arrotondato al primo decimale, è il volume dello scomparto;
—
V, espresso in dm3 o in litri e arrotondato all’intero più vicino, è il volume, con ;
—
r
c
, N
c
, M
c
e C sono parametri di modellizzazione specifici per ciascuno scomparto, con i valori di cui alla tabella 4;
—
A
c
, B
c
e D sono i fattori di compensazione con i valori di cui alla tabella 5.
Nell’effettuare i calcoli di cui sopra per gli scomparti a temperatura variabile è scelto il tipo di scomparto con la temperatura obiettivo più bassa per cui è dichiarato idoneo.
b)
Parametri di modellizzazione per tipo di scomparto per il calcolo dell’SAE:
i parametri della modellizzazione sono indicati nella tabella 4.
Tabella 4
Valori dei parametri di modellizzazione per tipo di scomparto
Tipo di scomparto
rc
(1)
Nc
Mc
C
Dispensa
0,35
75
0,12
tra 1,15 e 1,56 per apparecchi combinati con scomparti a 3 o 4 stelle (2), 1,15 per altri apparecchi combinati; 1,00 per altri apparecchi di refrigerazione
Cantina
0,60
Temperatura moderata
0,60
Alimenti freschi
1,00
Raffreddamento
1,10
138
0,12
0 stelle e produzione di ghiaccio
1,20
138
0,15
1 stella
1,50
2 stelle
1,80
3 stelle
2,10
Congelatore (4 stelle)
2,10
c)
Fattori di compensazione per tipo di scomparto per il calcolo dell’SAE:
i fattori di compensazione sono indicati nella tabella 5.
Tabella 5
Valori dei fattori di compensazione per tipo di scomparto
Tipo di scomparto
Ac
Bc
D
Sbrinamento manuale
Sbrinamento automatico
Apparecchio a libera installazione
Apparec-chio da incasso
≤ 2 (3)
3 (3)
4 (3)
> 4 (3)
Dispensa
1,00
1,00
1,02
1,00
1,02
1,035
1,05
Cantina
Temperatura moderata
Alimenti freschi
Raffreddamento
1,03
0 stelle e produzione di ghiaccio
1,00
1,10
1,05
1 stella
2 stelle
3 stelle
Congelatore (4 stelle)
5. Determinazione dell’IEE
L’IEE, espresso in % e arrotondato a un decimale, è calcolato come segue:
IEE = AE/SAE.
(1)
Tmin
e
Tmax
sono i valori medi misurati durante il periodo di prova (media calcolata nel tempo e per una serie di sensori).
(2) La variazione della temperatura media durante il periodo di prova per ogni sensore non è superiore a ± 0,5 kelvin (K). Durante un periodo di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale, la media di tutti i sensori non può superare di oltre 1,5 K il valore medio dello scomparto.
(3)
Tmin
e
Tmax
sono i valori istantanei durante le prove
(4)
Tmax
è il valore massimo misurato durante il periodo di prova (massimo nel tempo e per una serie di sensori).
(5) Se lo scomparto è del tipo con sbrinamento automatico, la temperatura (definita come il valore massimo di tutti i sensori) non può aumentare di oltre 3,0 K durante un periodo di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale.
(6)
Tmin
e
Tmax
sono i valori medi misurati durante il periodo di prova (media calcolata nel tempo per ciascun sensore) e definiscono l’intervallo massimo consentito della temperatura di esercizio.
(1) rc = (Ta-Tc)/20; con Ta = 24 °C e Tc
con i valori di cui alla tabella 3.
(2) per gli apparecchi combinati con scomparti a 3 o 4 stelle C è determinato come segue:
dove frzf è il volume dello scomparto a 3 o 4 stelle, Vfr
espresso come frazione di V, ossia frzf = Vfr/V:
—
se frzf ≤ 0,3 allora C =1,3 + 0,87 × frzf;
—
se 0,3 < frzf < 0,7 allora C =1,87 – 1,0275 × frzf;
—
negli altri casi C = 1,15.
(3) Numero di porte esterne, o di scomparti se inferiore.
ALLEGATO V
Scheda informativa del prodotto
A norma dell’articolo 3, punto 1, lettera b), il fornitore inserisce nella banca dati dei prodotti le informazioni di cui alla tabella 6. Se l’apparecchio di refrigerazione contiene diversi scomparti dello stesso tipo, le linee per questi scomparti sono ripetute. Se un certo tipo di scomparto non è presente, al posto dei corrispondenti parametri e valori si indica «-».
Tabella 6
Scheda informativa del prodotto
Marchio o nome del fornitore:
Indirizzo del fornitore
(2):
Identificativo del modello:
Tipo di apparecchio di refrigerazione:
Apparecchio a bassa rumorosità:
[sì/no]
Tipo di apparecchio:
[da incasso/a libera installazione]
Frigoriferi cantina:
[sì/no]
Altro apparecchio di refrigerazione:
[sì/no]
Parametri di prodotto generali:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Dimensioni complessive (mm)
Altezza
x
Volume totale (dm3 o l)
x
Lar-ghezza
x
Profon-dità
x
IEE
x
Classe di efficienza energetica
[A/B/C/D/E/F/G] (3)
Emissioni di rumore aereo (dB(A) re 1pW).
x
Classi di emissione di rumore aereo
[A/B/C/D] (3)
Consumo annuo di energia (kWh/a)
x,xx
Classe climatica:
[temperata estesa/temperata/subtropicale/tropicale]
Temperatura ambiente minima (°C) per la quale l’apparecchio di refrigerazione è adatto
x (3)
Temperatura ambiente massima (°C) per la quale l’apparecchio di refrigerazione è adatto
x (3)
Configurazione invernale
[sì/no]
Parametri degli scomparti:
Tipo di scomparto
Parametri e valori degli scomparti
Volume totale (dm3 o l)
Impostazioni di temperatura raccomandate per una conservazione ottimale degli alimenti (°C)
Tali impostazioni non sono in contrasto con le condizioni di conservazione di cui all’allegato IV, tabella 3
Capacità di congelamento (kg/24 h)
Modalità di sbrinamento (sbrinamento automatico = A, sbrinamento manuale = M)
Dispensa
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
Cantina
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
Temperatura moderata
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
Alimenti freschi
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
Raffreddamento
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
0 stelle o produzione di ghiaccio
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
1 stella
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
2 stelle
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
3 stelle
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
4 stelle
[sì/no]
x,x
x
x,xx
[A/M]
Sezione a 2 stelle
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
Scomparto a temperatura variabile
Tipi di scomparto
x,x
x
x,xx (per gli scomparti a 4 stelle) o -
[A/M]
Per gli scomparti a 4 stelle
Congelamento rapido
[sì/no]
Parametri della sorgente luminosa
(1)
(2):
Tipo di sorgente luminosa
[Tipo]
Classe di efficienza energetica
[A/B/C/D/E/F/G]
Durata minima della garanzia offerta dal fabbricante
(2):
Informazioni supplementari:
Link al sito web del fabbricante, dove si trovano le informazioni di cui all’allegato II, punto 4, lettera a), del regolamento (UE) 2019/2019 della Commissione (4)
(2):
(1) Determinato in conformità al regolamento delegato (UE) 2019/2015 della Commissione (1).
(1) Regolamento delegato (UE) 2019/2015 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica delle sorgenti luminose e abroga il regolamento delegato (UE) n. 874/2012 della Commissione (Cfr. pag. 68 della presente Gazzetta ufficiale).
(2) Le modifiche a tali voci non sono considerate pertinenti ai fini dell’articolo 4, punto 4, del regolamento (UE) 2017/1369.
(3) Se la banca dati dei prodotti genera automaticamente il contenuto definitivo di questa cella il fornitore non inserisce questi dati.
(4) Regolamento (UE) 2019/2019 della Commissione, dell’1 ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione a norma della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga il regolamento (CE) n. 643/2009 della Commissione (Cfr. pag. 187 della presente Gazzetta ufficiale).
ALLEGATO VI
Documentazione tecnica
1.
La documentazione tecnica di cui al punto 1, lettera d), dell’articolo 3 contiene:
a)
le informazioni di cui all’allegato V;
b)
le informazioni di cui alla tabella 7. Se l’apparecchio di refrigerazione contiene diversi scomparti dello stesso tipo, le linee per questi scomparti sono ripetute. Se un certo tipo di scomparto non è presente, al posto dei corrispondenti parametri e valori si indica «-». Se un parametro non è applicabile, al posto dei corrispondenti valori si indica «-».
Tabella 7
Informazioni supplementari da inserire nella documentazione tecnica
Una descrizione generale del modello dell’apparecchio di refrigerazione che consenta di identificarlo inequivocabilmente e facilmente:
Specifiche di prodotto:
Parametri di prodotto generali:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Consumo annuo di energia (kWh/a)
x
Energia ausiliaria (kWh/a)
x
Consumo annuo standard di energia (kWh/a)
x,xx
IEE (%)
x
Tempo di aumento della temperatura (h)
x,xx
Parametro combinato
x,xx
Fattore di perdita di calore dalla porta
x,xxx
Fattore di carico
x,x
Tipo di riscaldatore anticondensa
[accensione-spegnimento manuale/regolato dalle condizioni dell’ambiente/altro/nessuno]
Specifiche di prodotto supplementari per gli apparecchi di refrigerazione, a eccezione degli apparecchi di refrigerazione a bassa rumorosità:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Consumo giornaliero di energia a 16 °C (kWh/24 h)
x,xxx
Consumo giornaliero di energia a 32 °C (kWh/24 h)
x,xxx
Consumo energetico progressivo per lo sbrinamento e il ritorno al funzionamento normale (1) a 16 °C (Wh)
x,x
Consumo energetico progressivo per lo sbrinamento e il ritorno al funzionamento normale (1) a 32 °C (Wh)
x,x
Intervallo di sbrinamento (1) a 16 °C (h)
x,x
Intervallo di sbrinamento (1) a 32 °C (h)
x,x
Specifiche di prodotto supplementari per gli apparecchi di refrigerazione a bassa rumorosità:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Consumo giornaliero di energia a 25 °C (kWh/24 h)
x,xxx
Intervallo di sbrinamento (1) a 25 °C (h)
x,x
Specifiche degli scomparti:
Tipo di scomparto
Parametri e valori degli scomparti
Temperatura obiettivo (°C)
Parametro termodinamico (rc
)
Nc
Mc
Fattore di sbrinamento (Ac
)
Fattore di incasso (Bc
)
Dispensa
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Cantina
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Temperatura moderata
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Alimenti freschi
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Raffreddamento
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
0 stelle o produzione di ghiaccio
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
1 stella
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
2 stelle
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
3 stelle
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
4 stelle
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Sezione a 2 stelle
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Scomparto a temperatura variabile
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Informazioni supplementari:
I riferimenti delle norme armonizzate, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili applicati:
L’elenco di tutti i modelli equivalenti, con i relativi identificativi dei modelli:
2.
Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello avente le medesime caratteristiche tecniche rilevanti per le informazioni tecniche da fornire ma prodotto da un altro fabbricante; oppure
b)
tramite calcoli sulla base della progettazione o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante; o con entrambi i metodi;
la documentazione tecnica comprende i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti differenti.
(1) Solo per prodotti con uno o più sistemi di sbrinamento automatico
ALLEGATO VII
Informazioni da fornire nei messaggi pubblicitari visivi, nel materiale tecnico-promozionale, nelle vendite a distanza, ad eccezione delle vendite a distanza su Internet
1.
Al fine di garantire la conformità agli obblighi di cui all’articolo 3, paragrafo 1, lettera e), e all’articolo 4, lettera c), i messaggi pubblicitari visivi riportano la classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
2.
Al fine di garantire la conformità agli obblighi di cui all’articolo 3, paragrafo 1, lettera f), e all’articolo 4, lettera d), il materiale tecnico-promozionale riporta la classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
3.
Nelle vendite a distanza sulla base di documentazione cartacea è d’obbligo indicare la classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
4.
La classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza energetica, come da figura 1, sono indicate come segue:
a)
una freccia, contenente la lettera della classe di efficienza energetica di colore 100 % bianco e in Calibri grassetto di dimensioni equivalenti a quelle del prezzo (se riportato);
b)
colore della freccia corrispondente al colore della classe di efficienza energetica;
c)
gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, di colore 100 % nero; e
d)
dimensioni tali da rendere la freccia chiaramente visibile e leggibile. La lettera contenuta nella freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia; la freccia e la lettera della classe di efficienza energetica sono contornate da un bordo di colore 100 % nero e di 0,5 pt di spessore.
In deroga a quanto precede, nei messaggi pubblicitari visivi e nel materiale tecnico-promozionale o per la vendita a distanza sulla base di documentazione cartacea che sono stampati in monocromia anche la freccia può essere in monocromia.
Figura 1
esempio di freccia colorata/in monocromia, sinistra/destra, con indicazione della gamma di classi di efficienza energetica
5.
In caso di vendita a distanza tramite televendita, il cliente deve essere specificamente informato della classe di efficienza energetica del prodotto e della gamma di classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, nonché della possibilità di consultare l’etichetta completa e la scheda informativa del prodotto tramite un sito web ad accesso libero o richiedendone una copia stampata.
6.
In tutti i casi di cui ai punti da 1 a 3 e 5 il cliente deve poter ottenere, dietro richiesta, una copia stampata dell’etichetta e della scheda informativa del prodotto.
ALLEGATO VIII
Informazioni da fornire in caso di vendita a distanza su Internet
1.
L’opportuna etichetta messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, punto 1, lettera g), è esposta attraverso il dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto. Le dimensioni sono tali da rendere l’etichetta ben visibile e leggibile, proporzionata alle dimensioni specificate ai punti 3(1) e 3(2) dell’allegato III per gli apparecchi di refrigerazione. L’etichetta può apparire mediante una visualizzazione annidata, nel qual caso l’immagine utilizzata per accedervi è conforme alle specifiche di cui al punto 3 del presente allegato. Se si ricorre alla visualizzazione annidata, l’etichetta appare al primo click del mouse, al primo movimento del cursore del mouse o alla prima espansione dell’immagine su schermo tattile.
2.
In caso di visualizzazione annidata, come indicato nella figura 2 l’immagine usata per accedere all’etichetta:
a)
consiste in una freccia del colore corrispondente alla classe di efficienza energetica del prodotto riportata sull’etichetta;
b)
indica nella freccia la classe di efficienza energetica del prodotto, in colore 100 % bianco e in carattere Calibri grassetto di dimensioni equivalenti a quelle del prezzo;
c)
riporta la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, in colore 100 % nero; e
d)
è in uno dei due formati seguenti e ha dimensioni tali per cui la freccia risulta chiaramente visibile e leggibile. La lettera contenuta nella freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia; la freccia e la lettera della classe di efficienza energetica sono contornate da un bordo visibile di colore 100 % nero.
Figura 2
esempio di freccia colorata sinistra/destra, con indicazione della gamma di classi di efficienza energetica
3.
In caso di visualizzazione annidata, la sequenza di visualizzazione dell’etichetta è la seguente:
a)
l’immagine di cui al punto 2 del presente allegato appare sul dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto;
b)
l’immagine contiene un link all’etichetta di cui all’allegato III;
c)
l’etichetta appare con un click del mouse o un movimento del cursore del mouse o espandendo l’immagine su schermo tattile;
d)
l’etichetta è visualizzata in una finestra sovrapposta, in una nuova scheda, in una nuova pagina, o a schermo sovrapposto;
e)
in caso d’ingrandimento dell’etichetta su schermo tattile, si applicano le pertinenti convenzioni per i dispositivi in questione;
f)
l’etichetta scompare per mezzo di un’opzione di chiusura o altro meccanismo di chiusura standard;
g)
il testo alternativo all’immagine, che deve apparire qualora non sia possibile visualizzare l’etichetta, è costituito dalla classe di efficienza energetica del prodotto in un carattere di dimensioni equivalenti a quelle del prezzo.
4.
La scheda informativa elettronica del prodotto messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, paragrafo 1, lettera b), appare sul dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto. Le dimensioni sono tali da rendere la scheda informativa del prodotto chiaramente visibile e leggibile. La scheda informativa del prodotto può essere esposta mediante una visualizzazione annidata o un riferimento alla banca dati dei prodotti, nel qual caso il link usato per accedere alla scheda indica in modo chiaro e leggibile «Scheda informativa del prodotto». Se si ricorre alla visualizzazione annidata, la scheda informativa del prodotto appare al primo click del mouse, al primo movimento del cursore del mouse o alla prima espansione dell’immagine su schermo tattile.
ALLEGATO IX
Procedura di verifica ai fini della vigilanza del mercato
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica, eseguita dalle autorità degli Stati membri, dei parametri misurati e non devono essere utilizzate dal fornitore per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica. I valori e le classi che figurano sull’etichetta o sulla scheda prodotto non sono più favorevoli per il fornitore dei valori riportati nella documentazione tecnica.
Il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi quando sono progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e reagire alterando automaticamente le proprie prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro di cui al presente regolamento o incluso nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Per verificare la conformità di un modello di prodotto ai requisiti stabiliti nel presente regolamento le autorità degli Stati membri applicano la seguente procedura:
(1)
le autorità dello Stato membro sottopongono a verifica una singola unità del modello;
(2)
il modello si considera conforme ai requisiti applicabili se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica in applicazione dell’articolo 3, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2017/1369 (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli, non sono più favorevoli per il fornitore dei corrispondenti valori che figurano nei risultati delle prove, e
b)
i valori riportati sull’etichetta e nella scheda informativa del prodotto non sono più favorevoli per il fornitore rispetto ai valori dichiarati, e la classe di efficienza energetica indicata e la classe di emissione di rumore aereo non sono più favorevoli per il fornitore della classe determinata dai valori dichiarati, e
c)
quando le autorità dello Stato membro sottopongono a prova l’unità del modello, i valori determinati (vale a dire i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 8;
(3)
se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettere a) e b), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento;
(4)
se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera c), le autorità dello Stato membro selezionano e sottopongono a prova tre unità supplementari dello stesso modello. In alternativa le tre unità supplementari selezionate possono essere di uno o più modelli equivalenti;
(5)
il modello è considerato conforme ai requisiti applicabili se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze di verifica riportate nella tabella 8;
(6)
se non si ottiene il risultato di cui al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
(7)
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi dei punti 3 e 6.
Le autorità dello Stato membro si avvalgono dei metodi di misurazione e di calcolo stabiliti nell’allegato IV.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze ai fini della verifica stabilite nella tabella 8 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per i requisiti di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 8 non si applicano altre tolleranze, come quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 8
Tolleranze ammesse ai fini della verifica per i parametri misurati
Parametri
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Volume totale e volume dello scomparto
Il valore determinato (1) non è inferiore di oltre il 3 %, o di 1 litro se superiore, rispetto al valore dichiarato.
Capacità di congelamento
Il valore determinato (1) non è inferiore di oltre il 10 % rispetto al valore dichiarato.
E16, E32
Il valore determinato (1) non è superiore di oltre il 10 % rispetto al valore dichiarato.
Eaux
Il valore determinato (1) non è superiore di oltre il 10 % rispetto al valore dichiarato.
Consumo annuo di energia
Il valore determinato (1) non è superiore di oltre il 10 % rispetto al valore dichiarato.
Umidità interna dei frigoriferi cantina (%)
Il valore determinato (1) non si scosta dal valore dichiarato di oltre il 10 %.
Emissioni di rumore aereo
Il valore determinato (1) non è superiore di oltre 2 dB(A) re 1 pW rispetto al valore dichiarato.
Tempo di aumento della temperatura
Il valore determinato (1) non è superiore di oltre il 15 % rispetto al valore dichiarato.
(1) Nel caso in cui siano sottoposte a prova tre unità supplementari come previsto al punto 4, per valore determinato s’intende la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2019/2016 DELLA COMMISSIONE
dell’11 marzo 2019
che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1060/2010 della Commissione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
visto il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (1), in particolare l’articolo 11, paragrafo 5, e l’articolo 16, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (UE) 2017/1369 conferisce alla Commissione il potere di adottare atti delegati relativi all’etichettatura o al riscalaggio dell’etichettatura dei gruppi di prodotti con un notevole potenziale in termini di risparmio di energia e, se del caso, di altre risorse.
(2)
Le disposizioni relative all’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione per uso domestico sono stabilite nel regolamento delegato (UE) n. 1060/2010 della Commissione (2).
(3)
La comunicazione relativa al piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile della Commissione [COM(2016)773] (3), adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (4), stabilisce le priorità di lavoro nel quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile individua sia i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure di esecuzione, sia la necessità di riesaminare il regolamento (CE) n. 643/2009 della Commissione (5) e il regolamento delegato (UE) n. 1060/2010.
(4)
Si stima che le misure del piano di lavoro potrebbero tradursi nel 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, che equivarrebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate all’anno nel 2030. Gli apparecchi di refrigerazione sono uno dei gruppi di prodotti elencati nel piano di lavoro per il quale si stima un risparmio annuo di energia finale pari a 10 TWh nel 2030.
(5)
Gli apparecchi di refrigerazione per uso domestico figurano tra i gruppi di prodotti menzionati all’articolo 11, paragrafo 5, lettera b), del regolamento (UE) 2017/1369 per i quali la Commissione deve adottare un atto delegato che introduca un’etichetta riscalata da A a G.
(6)
Il regolamento (UE) n. 1060/2010 prevede che la Commissione riesamini regolarmente il regolamento alla luce del progresso tecnologico.
(7)
La Commissione ha riesaminato il regolamento (UE) n. 1060/2010, a norma dell’articolo 7 del medesimo, e ha analizzato gli aspetti tecnici, ambientali ed economici degli apparecchi di refrigerazione, nonché il comportamento degli utilizzatori in condizioni reali. Il riesame è stato svolto in stretta cooperazione con le parti interessate e gli interlocutori dell’Unione e di paesi terzi. I risultati del riesame sono stati resi pubblici e presentati al forum consultivo istituito dall’articolo 14 del regolamento (UE) 2017/1369.
(8)
Il riesame ha concluso che vi è la necessità di introdurre requisiti rivisti relativi all’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione.
(9)
Il riesame ha concluso che il consumo di energia elettrica dei prodotti disciplinati dal presente regolamento possa essere ridotto ulteriormente e in misura significativa mediante l’attuazione di misure di etichettatura energetica incentrate sugli apparecchi di refrigerazione.
(10)
Gli apparecchi di refrigerazione con funzioni di vendita diretta dovrebbero essere oggetto di un regolamento sull’etichettatura energetica distinto.
(11)
I congelatori a pozzetto, anche professionali, dovrebbero rientrare nell’ambito di applicazione del presente regolamento in quanto non rientrano in quello del regolamento delegato (UE) 2015/1094 della Commissione (6) e possono essere utilizzati al di fuori degli ambienti professionali.
(12)
I frigoriferi cantina e gli apparecchi di refrigerazione a bassa rumorosità (come i minibar), compresi quelli con porte trasparenti, non hanno una funzione di vendita diretta. I frigoriferi cantina sono di norma utilizzati in ambienti domestici o ristoranti, mentre i minibar sono solitamente utilizzati nelle camere d’albergo. Pertanto, frigoriferi cantina e minibar, anche con porte trasparenti, dovrebbero essere soggetti al presente regolamento.
(13)
Gli apparecchi di refrigerazione esposti alle fiere dovrebbero recare l’etichetta energetica se la prima unità del modello è già stata immessa sul mercato o è immessa sul mercato alla fiera.
(14)
Il consumo di energia elettrica degli apparecchi di refrigerazione per uso domestico rappresenta una parte considerevole del consumo domestico totale di energia elettrica dell’Unione. Oltre ai miglioramenti già ottenuti sul piano dell’efficienza energetica è possibile ridurre ulteriormente e in misura considerevole il consumo energetico degli apparecchi di refrigerazione per uso domestico.
(15)
Il riesame ha mostrato che il consumo di energia elettrica dei prodotti disciplinati dal presente regolamento può essere ridotto ulteriormente e in misura significativa mediante l’attuazione di misure di etichettatura energetica incentrate sull’efficienza energetica e sul consumo energetico annuo. Per consentire agli utilizzatori finali di scegliere con cognizione di causa, dovrebbero essere incluse anche le informazioni sulle emissioni di rumore aereo e sui tipi di scomparto.
(16)
I pertinenti parametri di prodotto dovrebbero essere misurati utilizzando metodi affidabili, accurati e riproducibili. Tali metodi dovrebbero tener conto dello stato dell’arte riconosciuto dei metodi di misurazione, comprese, ove disponibili, le norme armonizzate adottate dagli organismi europei di normazione, di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
(17)
Al fine di migliorare l’efficacia del presente regolamento, i prodotti che alterano automaticamente le loro prestazioni in condizioni di prova per migliorare i parametri dichiarati dovrebbero essere vietati.
(18)
In considerazione dell’aumento delle vendite dei prodotti connessi all’energia attraverso piattaforme di hosting su Internet, anziché direttamente dai siti web dei fornitori, è opportuno chiarire che le piattaforme di vendita su Internet dovrebbero essere tenute a esporre l’etichetta messa a disposizione dal fornitore vicino al prezzo. Dovrebbero informare il fornitore di tale obbligo, ma non dovrebbero essere responsabili dell’esattezza o del contenuto dell’etichetta e della scheda informativa del prodotto fornita. Tuttavia, in applicazione dell’articolo 14, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (8) sul commercio elettronico, le piattaforme di hosting su Internet dovrebbero agire immediatamente per rimuovere le informazioni sul prodotto o per disabilitarne l’accesso se sono a conoscenza della loro non conformità (ad esempio se l’etichetta o la scheda informativa del prodotto mancano, sono incomplete o errate), ad esempio se informate dall’autorità di vigilanza del mercato. Il fornitore che vende direttamente agli utilizzatori finali sul proprio sito web è soggetto agli stessi obblighi previsti per i distributori nella vendita a distanza di cui all’articolo 5 del regolamento (UE) 2017/1369.
(19)
Le misure di cui al presente regolamento sono state discusse dal forum consultivo e dagli esperti degli Stati membri in conformità all’articolo 14 del regolamento (UE) 2017/1369.
(20)
È pertanto opportuno abrogare il regolamento delegato (UE) n. 1060/2010,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce i requisiti per l’etichettatura e la fornitura di informazioni di prodotto supplementari per gli apparecchi di refrigerazione alimentati da rete elettrica e aventi un volume superiore a 10 litri e inferiore o pari a 1 500 litri.
2. Il presente regolamento non si applica:
a)
agli armadi refrigerati professionali e agli abbattitori, ad eccezione dei congelatori a pozzetto;
b)
agli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta;
c)
agli apparecchi di refrigerazione mobili;
d)
agli apparecchi la cui funzione primaria non è la conservazione di alimenti tramite refrigerazione.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1)
«alimentazione da rete» o «alimentazione da rete elettrica»: la fornitura di elettricità dalla rete da 230 (± 10 %) volt di corrente alternata a 50 Hz;
2)
«apparecchio di refrigerazione»: l’armadio isolato con uno o più scomparti la cui temperatura specifica è regolata, raffreddato per convezione naturale o forzata ove il raffreddamento è ottenuto mediante uno o più sistemi che consumano energia;
3)
«scomparto»: lo spazio chiuso all’interno di un apparecchio di refrigerazione, separato da altri scomparti da un divisorio, un contenitore, o un elemento simile, direttamente accessibile attraverso una o più porte esterne che può essere a sua volta suddiviso in ulteriori sotto-scomparti. Ai fini del presente regolamento, salvo diversamente specificato, per scomparto si intendono gli scomparti e i sotto-scomparti;
4)
«porta esterna»: la parte di un armadio che può essere spostata o rimossa almeno per consentire lo spostamento del carico dall’esterno all’interno dell’armadio o viceversa;
5)
«sotto-scomparto»: lo spazio chiuso all’interno di uno scomparto avente un intervallo di temperatura di esercizio diverso da quello dello scomparto in cui si trova;
6)
«volume totale» (V): il volume dello spazio racchiuso entro il rivestimento interno dell’apparecchio di refrigerazione, pari alla somma dei volumi degli scomparti, espresso in dm3 o litri;
7)
«volume dello scomparto» (Vs
): il volume dello spazio racchiuso entro il rivestimento interno dello scomparto, espresso in dm3 o litri;
8)
«armadio refrigerato professionale»: l’apparecchio di refrigerazione isolato provvisto di uno o più scomparti accessibili attraverso una o più porte o cassetti, in grado di mantenere gli alimenti a temperatura costante nei limiti prescritti per la temperatura di esercizio per la conservazione di alimenti refrigerati o congelati, utilizzando un ciclo a compressione di vapore, e destinato alla conservazione di alimenti in ambienti non domestici ma non all’esposizione o all’accesso da parte dei clienti, quale definito al regolamento (UE) 2015/1095 della Commissione (9);
9)
«abbattitore»: l’apparecchio di refrigerazione isolato destinato principalmente a raffreddare rapidamente gli alimenti caldi portandoli a una temperatura inferiore a 10 °C nel caso della refrigerazione e inferiore a –18 °C nel caso del congelamento, quale definito al regolamento (UE) 2015/1095;
10)
«congelatore a pozzetto professionale»: il congelatore i cui scomparti sono accessibili dall’alto oppure che dispone sia di scomparti ad apertura dall’alto che di scomparti verticali, in cui il volume lordo degli scomparti ad apertura dall’alto supera il 75 % del volume lordo totale dell’apparecchio, utilizzato per la conservazione di alimenti in ambienti non domestici;
11)
«congelatore»: l’apparecchio di refrigerazione avente unicamente scomparti a 4 stelle;
12)
«scomparto congelatore» o «scomparto a 4 stelle»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –18 °C e che soddisfa i requisiti relativi alla capacità di congelamento;
13)
«scomparto per prodotti congelati»: il tipo di scomparto con una temperatura obiettivo pari o inferiore a 0 °C; equivale a uno scomparto a 0 stelle, 1 stella, 2 stelle, 3 stelle o 4 stelle, secondo quanto indicato nell’allegato IV, tabella 3;
14)
«tipo di scomparto»: il tipo di scomparto dichiarato in base ai parametri di prestazione di refrigerazione Tmin, Tmax, Tc e altri secondo quanto indicato nell’allegato IV, tabella 3;
15)
«temperatura obiettivo» (Tc): la temperatura di riferimento all’interno di uno scomparto nella fase di prova, secondo quanto indicato nell’allegato IV, tabella 3, e corrispondente alla temperatura per testare il consumo energetico, espressa come media nel tempo e per una serie di sensori;
16)
«temperatura minima» (T
min): la temperatura minima all’interno di uno scomparto durante le prove di conservazione, secondo quanto indicato nell’allegato IV, tabella 3;
17)
«temperatura massima» (T
max): la temperatura massima all’interno di uno scomparto durante le prove di conservazione, secondo quanto indicato nell’allegato IV, tabella 3;
18)
«scomparto a 0 stelle» e «scomparto per la produzione di ghiaccio»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a 0 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
19)
«scomparto a 1 stella»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –6 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
20)
«scomparto a 2 stelle»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –12 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
21)
«scomparto a 3 stelle»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –18 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
22)
«apparecchio di refrigerazione avente funzione di vendita diretta»: l’apparecchio di refrigerazione utilizzato allo scopo di mostrare e vendere ai clienti articoli a determinate temperature inferiori alla temperatura ambiente, direttamente accessibili attraverso lati aperti, una o più porte o cassetti, o entrambi, e che può consistere anche in un armadio con aree utilizzate per conservare o servire articoli non accessibili ai clienti; sono esclusi i minibar e i frigoriferi cantina quali definiti al regolamento (UE) 2019/2024 della Commissione (10);
23)
«minibar»: l’apparecchio di refrigerazione, il cui volume totale non supera i 60 litri, principalmente destinato alla conservazione e alla vendita di prodotti alimentari nelle camere d’albergo e in ambienti simili;
24)
«frigorifero cantina»: l’apparecchio di refrigerazione dedicato per la conservazione del vino, con una regolazione della temperatura di precisione per le condizioni di conservazione e la temperatura obiettivo di uno scomparto cantina, quali definite nell’allegato IV, tabella 3, e dotato di sistemi antivibrazione;
25)
«apparecchio di refrigerazione dedicato»: l’apparecchio di refrigerazione con un solo tipo di scomparto;
26)
«scomparto cantina»: lo scomparto per prodotti non congelati con una temperatura obiettivo pari a 12 °C, un tasso di umidità interna compreso tra il 50 % e l’80 % e condizioni di conservazione comprese tra 5 °C e 20 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
27)
«scomparto per prodotti non congelati»: il tipo di scomparto con una temperatura obiettivo pari o superiore a 4 °C; può essere uno scomparto dispensa, cantina, a temperatura moderata o per la conservazione di alimenti freschi le cui condizioni di conservazione e temperature obiettivo sono stabilite nell’allegato IV, tabella 3;
28)
«scomparto dispensa»: lo scomparto per prodotti non congelati con una temperatura obiettivo di 17 °C e condizioni di conservazione comprese tra 14 °C e 20 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
29)
«scomparto a temperatura moderata»: lo scomparto per prodotti non congelati con una temperatura obiettivo pari a 12 °C e condizioni di conservazione comprese tra 2 °C e 14 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
30)
«scomparto per alimenti freschi»: lo scomparto per prodotti non congelati con una temperatura obiettivo pari a 4 °C e condizioni di conservazione comprese tra 0 °C e 8 °C, come indicato nell’allegato IV, tabella 3;
31)
«apparecchio di refrigerazione mobile»: l’apparecchio di refrigerazione che può essere utilizzato qualora non vi sia accesso alla rete elettrica e che utilizza energia elettrica a bassissima tensione (< 120 V CC) o carburante o entrambi come fonte di energia per la funzione di refrigerazione; sono compresi gli apparecchi di refrigerazione che, oltre utilizzare energia elettrica a bassissima tensione o carburante, o entrambi, possono essere alimentati dalla rete elettrica. Un apparecchio immesso sul mercato con un convertitore CA/CC non è un apparecchio di refrigerazione mobile;
32)
«alimenti»: cibo, ingredienti, bevande (compreso il vino) e altri prodotti destinati principalmente al consumo, che devono essere refrigerati a temperature specifiche;
33)
«punto vendita»: il luogo in cui gli apparecchi di refrigerazione sono esposti o offerti per vendita, noleggio oppure locazione-vendita;
34)
«apparecchio da incasso»: l’apparecchio di refrigerazione progettato, provato e commercializzato esclusivamente:
a)
per essere installato in armadi su misura o rivestito (sopra, sotto e ai lati) da pannelli;
b)
per essere saldamente fissato ai lati, alla parte superiore o al fondo di armadi su misura o a pannelli; e
c)
per essere dotato di una parte frontale incorporata predisposta in fabbrica o di un pannello frontale personalizzato su misura;
35)
«indice di efficienza energetica» (IEE, Energy Efficiency Index): il valore indice per l’efficienza energetica relativa di un apparecchio di refrigerazione espresso in percentuale, come definito nell’allegato IV, punto 5.
Ai fini degli allegati, ulteriori definizioni figurano nell’allegato I.
Articolo 3
Obblighi dei fornitori
1. I fornitori si assicurano che:
a)
ogni apparecchio di refrigerazione sia corredato di un’etichetta stampata nel formato di cui all’allegato III;
b)
i parametri contenuti nella scheda informativa del prodotto, di cui all’allegato V, siano inseriti nella banca dati dei prodotti;
c)
su richiesta del distributore, la scheda informativa del prodotto sia messa a disposizione in formato stampa;
d)
il contenuto della documentazione tecnica di cui all’allegato VI sia caricato nella banca dati dei prodotti;
e)
i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello di apparecchio di refrigerazione includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente agli allegati VII e VIII;
f)
il materiale tecnico-promozionale che descrive i parametri tecnici specifici di un determinato modello di apparecchio di refrigerazione, compreso il materiale tecnico-promozionale su Internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente all’allegato VII;
g)
un’etichetta elettronica conforme, per formato e contenuto informativo, a quanto disposto nell’allegato III sia messa a disposizione dei distributori per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione;
h)
una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V sia messa a disposizione per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione per uso domestico.
2. La classe di efficienza energetica si basa sull’indice di efficienza energetica calcolato conformemente all’allegato II.
Articolo 4
Obblighi dei distributori
I distributori si assicurano che:
a)
nei punti vendita, fiere incluse, ogni apparecchio di refrigerazione riporti l’etichetta messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, punto 1, lettera a), esposta in modo chiaramente visibile negli apparecchi da incasso e, per tutti gli altri apparecchi di refrigerazione, esposta sulla parte esterna anteriore o superiore dell’apparecchio di refrigerazione in modo che sia chiaramente visibile;
b)
nelle vendite a distanza, l’etichetta e la scheda informativa del prodotto siano fornite conformemente agli allegati VII e VIII;
c)
i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello di apparecchio di refrigerazione, anche su Internet, includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza figurante sull’etichetta conformemente all’allegato VII;
d)
il materiale tecnico-promozionale che descrive i parametri tecnici specifici di un determinato modello di apparecchio di refrigerazione, compreso il materiale tecnico-promozionale su Internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza figurante sull’etichetta, conformemente all’allegato VII.
Articolo 5
Obblighi delle piattaforme Internet di hosting
Il fornitore di servizi di hosting di cui all’articolo 14 della direttiva 2000/31/CE che consente la vendita di apparecchi di refrigerazione tramite il proprio sito Internet consente di esporre l’etichetta elettronica e la scheda informativa del prodotto in formato elettronico fornite dal distributore sul dispositivo di visualizzazione in conformità all’allegato VIII e informa il distributore dell’obbligo di esporle.
Articolo 6
Metodi di misurazione
Le informazioni da comunicare ai sensi degli articoli 3 e 4 sono ottenute tramite metodi di misurazione e di calcolo affidabili, accurati e riproducibili, che tengono conto dello stato dell’arte riconosciuto, conformemente all’allegato IV.
Articolo 7
Procedura di verifica ai fini della vigilanza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini della vigilanza del mercato di cui all’articolo 8, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2017/1369, gli Stati membri applicano la procedura di cui all’allegato IX.
Articolo 8
Riesame
La Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce del progresso tecnologico e ne presenta i risultati al forum consultivo corredati, se del caso, di un progetto di proposta di revisione, entro il 25 dicembre 2025. Il riesame valuta, tra l’altro, la possibilità di:
a)
affrontare aspetti dell’economia circolare;
b)
introdurre icone per gli scomparti che possono contribuire a ridurre lo spreco alimentare; e
c)
introdurre icone per il consumo annuo di energia.
Articolo 9
Abrogazione
Il regolamento delelgato (UE) n. 1060/2010 è abrogato a decorrere dal 1o marzo 2021.
Articolo 10
Misure transitorie
A decorrere dal 25 dicembre 2019 fino al 28 febbraio 2021, la scheda prodotto prescritta ai sensi dell’articolo 3, lettera b), del regolamento (UE) n. 1060/2010 può essere messa a disposizione nella banca dati dei prodotti anziché essere presentata in formato stampa con il prodotto. In tal caso, il fornitore assicura che se chiesto specificamente dal distributore, la scheda prodotto sia messa a disposizione in formato stampa.
Articolo 11
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o marzo 2021. Tuttavia, l’articolo 10 si applica a decorrere dal 25 dicembre 2019, e l’articolo 3, paragrafo 1, lettere a), b) e c), si applica a decorrere dal 1o novembre 2020.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, l’11 marzo 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1.
(2) Regolamento delegato (UE) n. 1060/2010 della Commissione, del 28 settembre 2010, che integra la direttiva 2010/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura indicante il consumo d’energia degli apparecchi di refrigerazione per uso domestico (GU L 314 del 30.11.2010, pag. 17).
(3) Comunicazione della Commissione — Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM (2016)773 final del 30.11.2016].
(4) Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
(5) Regolamento (CE) n. 643/2009 della Commissione, del 22 luglio 2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione per uso domestico (GU L 191 del 23.7.2009, pag. 53).
(6) Regolamento delegato (UE) 2015/1094 della Commissione, del 5 maggio 2015, che integra la direttiva 2010/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito all’etichettatura energetica degli armadi frigoriferi/congelatori professionali (GU L 177 dell’8.7.2015, pag. 2).
(7) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(8) Direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell'8 giugno 2000 relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell'informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno («Direttiva sul commercio elettronico») (GU L 178 del 17.07.2000, pag. 1).
(9) Regolamento (UE) 2015/1095 della Commissione, del 5 maggio 2015, recante misure di esecuzione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile degli armadi refrigerati professionali, degli abbattitori, delle unità di condensazione e dei chiller di processo (GU L 177 dell’8.7.2015, pag. 19).
(10) Regolamento (UE) 2019/2024 della Commissione, dell’1 ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (Cfr. pag. 313 della presente Gazzetta ufficiale).
ALLEGATO I
Definizioni applicabili agli allegati
Si applicano le seguenti definizioni:
1)
«codice di risposta rapida (QR)»: il codice a barre a matrice (quick response code) che figura sull’etichetta energetica di un modello di prodotto che rimanda alle informazioni sul modello contenute nella parte pubblica della banca dati dei prodotti;
2)
«consumo annuo di energia» (AE): il consumo energetico giornaliero medio moltiplicato per 365 (giorni all’anno), espresso in kilowattora all’anno (kWh/a), calcolato conformemente all’allegato IV, punto 3;
3)
«consumo giornaliero di energia» (Edaily
): l’energia elettrica consumata da un apparecchio di refrigerazione nell’arco di 24 ore alle condizioni di riferimento, espressa in kilowattora per 24 ore (kWh/24 h), calcolata conformemente all’allegato IV, punto 3;
4)
«capacità di congelamento»: la quantità di alimenti freschi che possono essere congelati in uno scomparto congelatore in 24 ore; non è inferiore a 4,5 kg per 24 h per 100 litri di volume dello scomparto congelatore, con un minimo di 2,0 kg/24 h;
5)
«scomparto di raffreddamento»: lo scomparto che è in grado di mantenere la temperatura media entro un determinato intervallo senza che l’utilizzatore intervenga sulla regolazione, con una temperatura obiettivo pari a 2 °C e condizioni di conservazione comprese tra –3 °C e 3 °C, come indicato all’allegato IV, tabella 3;
6)
«emissione di rumore aereo»: il livello di potenza sonora dell’apparecchio di refrigerazione, espresso in dB(A) re 1 pW (ponderati A);
7)
«riscaldatore anticondensa»: il riscaldatore che impedisce la formazione di condensa sull’apparecchio di refrigerazione;
8)
«riscaldatore anticondensa regolato dalle condizioni dell’ambiente»: il sistema anticondensa la cui capacità di riscaldamento dipende dalla temperatura ambiente, dall’umidità ambiente o da entrambe;
9)
«energia ausiliaria» (Eaux
): l’energia utilizzata da un riscaldatore anticondensa regolato dalle condizioni dell’ambiente, espressa in kilowattora all’anno (kWh/anno);
10)
«erogatore»: il dispositivo che, su richiesta, eroga un contenuto raffreddato o congelato dall’apparecchio, ad esempio l’erogatore di cubetti di ghiaccio o d’acqua raffreddata;
11)
«scomparto a temperatura variabile»: lo scomparto destinato ad essere utilizzato come due (o più) tipi di scomparto alternativi (ad esempio uno scomparto che può essere usato per alimenti freschi o come scomparto congelatore) e che l’utilizzatore può programmare affinché mantenga costantemente l’intervallo di temperatura di esercizio applicabile a ciascun tipo di scomparto dichiarato. Lo scomparto destinato a un solo tipo di utilizzo che può soddisfare anche le condizioni di conservazione di altri tipi di scomparto (ad esempio lo scomparto di raffreddamento che può anche soddisfare le specifiche dello scomparto a 0 stelle) non è uno scomparto a temperatura variabile;
12)
«rete»: l’infrastruttura di comunicazione con una topologia di collegamenti, un’architettura, compresi i componenti fisici, principi organizzativi, procedure e formati di comunicazione (protocolli);
13)
«sezione a 2 stelle»: parte di uno scomparto a 3 o a 4 stelle che non dispone di una propria porta di accesso o coperchio, con temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –12 °C;
14)
«classe climatica»: l’intervallo di temperature ambiente, di cui al punto 1, lettera j), dell’allegato IV, entro cui gli apparecchi di refrigerazione sono destinati ad essere utilizzati e rispetto al quale le temperature di conservazione prescritte all’allegato IV, tabella 3, sono mantenute contemporaneamente in tutti gli scomparti;
15)
«periodo di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale»: il periodo compreso tra l’avvio di un ciclo di controllo dello sbrinamento e il ripristino di condizioni di esercizio stabili;
16)
«sbrinamento automatico»: la funzione che permette lo sbrinamento degli scomparti senza che l’utilizzatore intervenga per avviare l’eliminazione della brina accumulata indipendentemente dalla temperatura impostata o per ripristinare il funzionamento normale, con smaltimento automatico dell’acqua di sbrinamento;
17)
«modalità di sbrinamento»: il metodo per eliminare la brina accumulata sull’evaporatore o sugli evaporatori di un apparecchio di refrigerazione; può essere automatica o manuale;
18)
«sbrinamento manuale»: l’assenza della funzione di sbrinamento automatico;
19)
«apparecchio di refrigerazione a bassa rumorosità», l’apparecchio di refrigerazione con un ciclo a compressione di vapore e un’emissione di rumore aereo inferiore a 27 decibel ponderati A riferiti a 1 picowatt (dB(A) re 1 pW);
20)
«potenza assorbita in regime stazionario» (Pss
):la potenza media assorbita in condizioni stazionarie, espressa in watt (W);
21)
«consumo energetico progressivo per lo sbrinamento e il ritorno al funzionamento normale» (ΔΕ
d-f
): il consumo energetico medio supplementare per un’operazione di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale, espresso in wattora (Wh);
22)
«intervallo di sbrinamento» (td-f
): l’intervallo medio rappresentativo, espresso in ore (h), che intercorre tra un’attivazione del riscaldatore di sbrinamento e la successiva in due cicli consecutivi di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale; o, in assenza di un riscaldatore di sbrinamento, tra una disattivazione del compressore e la successiva in due cicli consecutivi di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale;
23)
«fattore di carico» (L): il fattore che tiene conto del carico di raffreddamento supplementare (al di là di quanto già previsto tramite l’aumento della temperatura ambiente media per le prove) derivante dall’introduzione di alimenti caldi, con i valori di cui al punto 3, lettera a), dell’allegato IV;
24)
«consumo annuo standard di energia» (SAE): il consumo energetico di riferimento di un apparecchio di refrigerazione, espresso in kilowattora all’anno (kWh/a), calcolato conformemente all’allegato IV, punto 4;
25)
«parametro combinato» (C): il parametro di modellizzazione che tiene conto dell’effetto sinergico prodotto dalla combinazione di diversi tipi di scomparto in un unico apparecchio, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 4;
26)
«fattore di perdita di calore dalla porta» (D): il fattore di compensazione per gli apparecchi combinati determinato dal numero di scomparti con temperature diverse, o dal numero di porte esterne se inferiore, secondo quanto indicato all’allegato IV, tabella 5. Per tale fattore, il termine «scomparto» non comprende anche «sotto-scomparto»;
27)
«apparecchio combinato»: l’apparecchio di refrigerazione costituito da più tipi di scomparti di cui almeno uno è uno scomparto per prodotti non congelati;
28)
«fattore di sbrinamento» (Ac
): il fattore di compensazione che tiene conto del fatto che l’apparecchio di refrigerazione sia dotato di una funzione di sbrinamento automatico o manuale, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 5;
29)
«fattore di incasso» (Bc
): un fattore di compensazione che tiene conto del fatto che l’apparecchio di refrigerazione sia da incasso o a libera installazione, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 5;
30)
«apparecchio a libera installazione»: l’apparecchio di refrigerazione diverso da un apparecchio da incasso;
31)
«Mc» e «Nc»: i parametri di modellizzazione che tengono conto dell’utilizzo di energia dipendente dal volume, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 4;
32)
«parametro termodinamico» (rc
): un parametro di modellizzazione che corregge il consumo annuo standard di energia ad una temperatura ambiente di 24 °C, con i valori di cui all’allegato IV, tabella 4;
33)
«dimensioni complessive»: lo spazio occupato dall’apparecchio di refrigerazione (altezza, larghezza e profondità) con porte o coperchi chiusi, espresso in millimetri (mm);
34)
«tempo di aumento della temperatura»: il tempo necessario, dopo l’interruzione del funzionamento del sistema di refrigerazione, perché la temperatura in uno scomparto a 3 o 4 stelle passi da -18 °C a -9 °C espresso in ore (h);
35)
«interruttore per la configurazione invernale»: la funzione di regolazione per apparecchi combinati dotati di un compressore e un termostato, che, secondo le istruzioni del fornitore può essere utilizzato a una temperatura ambiente inferiore a 16 °C, che consiste in un dispositivo di commutazione o una funzione inteso a garantire, anche qualora non fosse necessario per lo scomparto in cui si trova il termostato, che il compressore continui a funzionare per mantenere la temperatura corretta negli altri scomparti;
36)
«congelamento rapido»: funzione che, attivabile dall’utilizzatore finale seguendo le istruzioni del fornitore, abbassa la temperatura dello o degli scomparti congelatori per congelare più rapidamente alimenti non congelati.
37)
«scomparto congelatore» o «scomparto a 4 stelle»: lo scomparto per prodotti congelati con una temperatura obiettivo e condizioni di conservazione pari a –18 °C e che soddisfa i requisiti relativi alla capacità di congelamento;
38)
«dispositivo di visualizzazione»: qualsiasi schermo, anche tattile, o altra tecnologia visiva impiegata per mostrare contenuti Internet agli utilizzatori;
39)
«schermo tattile»: lo schermo che risponde al tatto, come quello di un tablet, un computer convertibile o uno smartphone;
40)
«visualizzazione annidata»: l’interfaccia visiva in cui si accede a un’immagine o a un insieme di dati tramite un click del mouse o un movimento del cursore del mouse o l’espansione di un’altra immagine o di un altro insieme di dati su schermo tattile;
41)
«testo alternativo»: il testo fornito in alternativa a un’immagine che consente di presentare le informazioni in forma non grafica nel caso in cui i dispositivi di visualizzazione non siano in grado di visualizzare l’immagine o ai fini di una migliore accessibilità, come le applicazioni di sintesi vocale.
ALLEGATO II
Classi di efficienza energetica e classi di emissione di rumore aereo
La classe di efficienza energetica di un apparecchio di refrigerazione è determinata in base all’indice di efficienza energetica (IEE) definito nella tabella 1.
Tabella 1
Classi di efficienza energetica degli apparecchi di refrigerazione
Classe di efficienza energetica
Indice di efficienza energetica (IEE)
A
IEE ≤ 41
B
41 < IEE ≤ 51
C
51 < IEE ≤ 64
D
64 < IEE ≤ 80
E
80 < IEE ≤ 100
F
100 < IEE ≤ 125
G
IEE > 125
L’IEE di un apparecchio di refrigerazione è calcolato conformemente all’allegato IV, punto 5.
Tabella 2
Classi di emissione di rumore aereo
Emissione di rumore aereo
Classi di emissione di rumore aereo
< 30 dB(A) re 1 pW
A
≥ 30 dB(A) re 1 pW e < 36 dB(A) re 1 pW
B
≥ 36 dB(A) re 1 pW e < 42 dB(A) re 1 pW
C
≥ 42 dB(A) re 1 pW
D
ALLEGATO III
Etichetta degli apparecchi di refrigerazione
1. ETICHETTA DEGLI APPARECCHI DI REFRIGERAZIONE, AD ECCEZIONE DEI FRIGORIFERI CANTINA
1.1. Etichetta:
1.2. L’etichetta riporta le seguenti informazioni:
I.
codice QR;
II.
marchio o nome del fornitore;
III.
identificativo del modello del fornitore;
IV.
scala delle classi di efficienza energetica da A a G;
V.
classe di efficienza energetica determinata conformemente all’allegato II;
VI.
consumo annuo di energia (AE), espresso in kWh/anno e arrotondato all’intero più vicino;
VII.
—
somma dei volumi degli scomparti per prodotti congelati, espressa in litri e arrotondata all’intero più vicino;
—
se l’apparecchio di refrigerazione non è dotato di scomparti congelatori, il pittogramma e il valore in litri nel punto VII sono omessi.
VIII.
—
somma dei volumi degli scomparti di raffreddamento e degli scomparti per prodotti non congelati, espressa in litri e arrotondata all’intero più vicino;
—
se l’apparecchio di refrigerazione non è dotato né di scomparti di raffreddamento né di scomparti per prodotti non congelati, il pittogramma e il valore in litri nel punto VIII sono omessi;
IX.
emissioni di rumore aereo espresse in dB(A) re 1 pW e arrotondate all’intero più vicino. La classe di emissione di rumore aereo come indicato nella tabella 2;
X.
numero del presente regolamento, ossia «2019/2016».
2. ETICHETTA PER I FRIGORIFERI CANTINA
2.1. Etichetta:
2.2. L’etichetta riporta le seguenti informazioni:
I.
codice QR;
II.
marchio o nome del fornitore;
III.
identificativo del modello del fornitore;
IV.
scala delle classi di efficienza energetica da A a G;
V.
classe di efficienza energetica determinata conformemente all’allegato II;
VI.
AE, espresso in kWh/anno e arrotondato all’intero più vicino;
VII.
numero di bottiglie di vino standard che possono essere conservate nel frigorifero cantina;
VIII.
emissioni di rumore aereo espresse in dB(A) re 1 pW e arrotondate all’intero più vicino. La classe di emissione di rumore aereo come indicato nella tabella 2;
IX.
numero del presente regolamento, ossia «2019/2016».
3. STRUTTURA DELL’ETICHETTA
3.1. Struttura dell’etichetta per gli apparecchi di refrigerazione, ad eccezione dei frigoriferi cantina
3.2. Struttura dell’etichetta per i frigoriferi cantina
3.3. In tale formato:
a)
l’etichetta è almeno larga 96 mm e alta 192 mm. Se l’etichetta è stampata in un formato maggiore, il contenuto rimane comunque proporzionato alle specifiche di cui sopra;
b)
lo sfondo dell’etichetta è 100 % bianco;
c)
i caratteri tipografici sono Verdana e Calibri;
d)
le dimensioni e le specifiche degli elementi dell’etichetta sono indicate nella struttura dell’etichetta per gli apparecchi di refrigerazione e per i frigoriferi cantina;
e)
si utilizza la quadricromia CMYK — ciano, magenta, giallo e nero — come indicato di seguito: 0,70,100,0: 0 % ciano, 70 % magenta, 100 % giallo, 0 % nero;
f)
l’etichetta rispetta tutti i requisiti elencati di seguito (i numeri si riferiscono alle figure riportate sopra):
i colori del logo dell’UE sono i seguenti:
—
sfondo: 100,80,0,0;
—
stelle: 0,0,100,0;
il colore del logo dell’energia è: 100,80,0,0;
il codice QR è di colore 100 % nero;
il nome del fornitore è di colore 100 % nero e in Verdana grassetto, 9 pt;
l’identificativo del modello è di colore 100 % nero e in Verdana tondo, 9 pt;
per quanto riguarda la scala da A a G:
—
le lettere della scala di efficienza energetica sono di colore 100 % bianco e in Calibri grassetto, 19 pt; le lettere sono centrate su un asse a 4,5 mm dal lato sinistro delle frecce;
—
i colori delle frecce della scala da A a G sono i seguenti:
—
classe A: 100,0,100,0;
—
classe B: 70,0,100,0;
—
classe C: 30,0,100,0;
—
classe D: 0,0,100,0;
—
classe E: 0,30,100,0;
—
classe F: 0,70,100,0;
—
classe G: 0,100,100,0;
le linee divisorie interne hanno uno spessore di 0,5 pt e sono di colore 100 % nero;
la lettera che indica la scala di efficienza energetica è di colore 100 % bianco e in Calibri grassetto, 33 pt. La freccia della classe di efficienza energetica e la corrispondente freccia della scala da A a G sono disposte in modo che le loro punte risultino allineate. La lettera contenuta nella freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia, che è di colore 100 % nero;
il consumo annuo di energia è indicato in Verdana grassetto, 28 pt; la dicitura «kWh/annum» è in Verdana tondo, 18 pt. Il valore e l’unità di misura sono centrati e di colore 100 % nero;
i pittogrammi corrispondono a quanto indicato nella struttura delle etichette e hanno le seguenti caratteristiche:
—
le linee dei pittogrammi hanno uno spessore di 1,2 pt e sono di colore 100 % nero; il testo (numeri e unità di misura) è di colore 100 % nero;
—
il testo sotto i pittogrammi è in Verdana grassetto, 16 pt, e l’unità di misura in Verdana tondo, 12 pt; è centrato sotto il pittogramma;
—
per gli apparecchi di refrigerazione, ad eccezione dei frigoriferi cantina: se l’apparecchio contiene solo scomparti congelatore o solo scomparti per prodotti non congelati, è indicato nella riga superiore solo il pittogramma corrispondente, di cui al punto 1.2, punti VII e VIII, centrato tra i due bordi verticali dell’etichetta energetica;
—
pittogramma dell’emissione di rumore aereo: il numero di decibel nell’altoparlante è indicato in Verdana grassetto, 12 pt, con l’unità di misura «dB» in Verdana tondo, 9 pt; l’intervallo delle classi di rumore (da A a D) è centrato sotto al pittogramma, con la lettera della classe di rumore applicabile in Verdana grassetto,16 pt, e le altre lettere delle classi di rumore in Verdana tondo, 10 pt;
gli estremi del regolamento sono di colore 100 % nero e in Verdana tondo, 6 pt.
ALLEGATO IV
Metodi di misurazione e di calcolo
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle prescrizioni del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati avvalendosi di norme armonizzate, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili, che tengono conto dello stato dell’arte generalmente riconosciuto, in linea con le disposizioni seguenti. I numeri di riferimento delle norme armonizzate sono stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
1. Condizioni generali applicabili alle prove:
a)
per gli apparecchi di refrigerazione con riscaldatori anticondensa che possono essere accesi e spenti dall’utilizzatore finale, i riscaldatori anticondensa sono accesi e, se regolabili, impostati alla massima potenza di riscaldamento e inclusi nel consumo annuo di energia (AE) attraverso il consumo giornaliero di energia (Edaily
);
b)
per gli apparecchi di refrigerazione con riscaldatori anticondensa regolati dalle condizioni dell’ambiente, i riscaldatori anticondensa elettrici regolati dalle condizioni dell’ambiente sono spenti o comunque disattivati, se possibile, durante la misurazione del consumo energetico;
c)
per gli apparecchi di refrigerazione dotati di erogatori che possono essere accesi e spenti dall’utilizzatore finale, tali dispositivi sono accesi durante la prova del consumo di energia ma non in funzione;
d)
per la misurazione del consumo energetico, gli scomparti a temperatura variabile sono in funzione alla temperatura più bassa che può essere impostata dall’utilizzatore finale per mantenere costante l’intervallo di temperatura, stabilito nella tabella 3, del tipo di scomparto caratterizzato dalla temperatura inferiore;
e)
per gli apparecchi di refrigerazione che possono essere connessi a una rete, il modulo di comunicazione è attivato ma non occorre che vi sia un tipo specifico di comunicazione, scambio di dati o entrambi durante la prova del consumo di energia. Durante la prova del consumo di energia occorre assicurarsi che l’unità sia collegata a una rete;
f)
per le prestazioni degli scomparti di raffreddamento:
(1)
per lo scomparto a temperatura variabile classificato come scomparto per alimenti freschi e/o scomparto di raffreddamento, l’indice di efficienza energetica (IEE) è determinato per ogni condizione di temperatura e si applica il valore più alto;
(2)
lo scomparto di raffreddamento è in grado di mantenere la temperatura media entro un determinato intervallo senza che l’utilizzatore intervenga sulla regolazione, il che può essere verificato durante le prove del consumo energetico condotte a una temperatura ambiente di 16 °C e 32 °C;
g)
per gli scomparti il cui volume è regolabile, se i volumi di due scomparti possono essere modificati l’uno in funzione dell’altro dall’utilizzatore finale, il consumo energetico e il volume sono determinati quando il volume dello scomparto con la temperatura obiettivo più elevata è regolato al minimo;
h)
la capacità di congelamento specifica, espressa in kg/12 h e arrotondata al primo decimale, è calcolata moltiplicando per 12 il peso del carico leggero, diviso per il tempo di congelamento necessario per portare la temperatura del carico leggero da +25 °C a – 18 °C, a una temperatura ambiente di 25 °C; il peso del carico leggero corrisponde a 3,5 kg per 100 litri di volume degli scomparti per prodotti congelati ed è di almeno 2,0 kg;
i)
per gli scomparti a 4 stelle, la capacità di congelamento specifica è tale da determinare un tempo di congelamento pari o inferiore a 18,5 ore per portare la temperatura del carico leggero (3,5 kg/100 l) da +25 °C a – 18 °C a una temperatura ambiente di 25 °C;
j)
per la determinazione delle classi climatiche, si usa l’acronimo che indica l’intervallo di temperatura ambiente, vale a dire SN, N, ST o T:
(1)
la temperata estesa (SN) corrisponde all’intervallo di temperatura compreso tra 10 °C e 32 °C;
(2)
la temperata (N) corrisponde all’intervallo di temperatura compreso tra 16 °C e 32 °C;
(3)
la subtropicale (ST) corrisponde all’intervallo di temperatura compreso tra 16 °C e 38 °C; e
(4)
la tropicale (T) corrisponde all’intervallo di temperatura compreso tra 16 °C e 43 °C.
2. Condizioni di conservazione e temperature obiettivo per tipo di scomparto.
La tabella 3 riporta le condizioni di conservazione e le temperature obiettivo per tipo di scomparto.
3. Determinazione dell’AE
a)
Per tutti gli apparecchi di refrigerazione, a eccezione degli apparecchi di refrigerazione a bassa rumorosità.
Il consumo energetico è determinato eseguendo la prova ad una temperatura ambiente di 16 °C e 32 °C.
Per determinare il consumo energetico, le temperature medie dell’aria in ogni scomparto sono pari o inferiori alle temperature obiettivo di cui alla tabella 3 per ogni tipo di scomparto dichiarato dal fornitore. I valori al di sopra e al di sotto delle temperature obiettivo possono essere utilizzati per stimare il consumo energetico alla temperatura obiettivo per ciascuno scomparto per interpolazione, come opportuno.
Le componenti principali del consumo energetico da determinare sono:
—
una serie di valori relativi alla potenza assorbita in regime stazionario (Pss
), espressi in W e arrotondati al primo decimale, ciascuno a una temperatura ambiente specifica e a una serie di temperature degli scomparti, che non corrispondono necessariamente alle temperature obiettivo;
—
il consumo energetico progressivo rappresentativo per lo sbrinamento e il ritorno al funzionamento normale (ΔΕ
d-f
), espresso in Wh e arrotondato al primo decimale, per i prodotti con uno o più sistemi di sbrinamento automatico (ciascuno con il proprio ciclo di controllo dello sbrinamento), misurato a una temperatura ambiente di 16 °C (ΔΕ
d-f16
) e di 32 °C (ΔΕ
d-f32
);
—
l’intervallo di sbrinamento (td-f
), espresso in ore (h) e arrotondato al primo decimale, per i prodotti con uno o più sistemi di sbrinamento (ciascuno con il proprio ciclo di controllo dello sbrinamento) misurato a una temperatura ambiente di 16 °C (td-f16
) e 32 °C (td-f32
). Il valore td-f
è calcolato per ciascun sistema per una determinata serie di condizioni;
—
per ciascuna prova condotta, Pss
e ΔΕ
d-f
sono sommati per ottenere il consumo giornaliero di energia a una data temperatura ambiente ET
= 0,001 × 24 × (Pss
+ ΔΕ
d-f
/td-f
), espresso in kWh/24 h, specifico delle impostazioni applicate;
—
Eaux
, espressa in kWh/a e arrotondata al terzo decimale. Eaux
è limitata al riscaldatore anticondensa regolato dalle condizioni dell’ambiente ed è stabilita in base alla somma dei valori della potenza assorbita del riscaldatore a varie condizioni di temperatura e umidità ambiente moltiplicati per la probabilità che si presentino tali condizioni di temperatura e umidità. Il risultato ottenuto è poi moltiplicato per un fattore di perdita per tener conto delle perdite di calore nello scomparto e la sua successiva eliminazione da parte del sistema di refrigerazione.
Tabella 3
Condizioni di conservazione e temperatura obiettivo per tipo di scomparto
Gruppo
Tipo di scomparto
Nota
Condizioni di conservazione
Tc
Tmin
Tmax
Nome
Nome
n.
°C
°C
°C
Scomparti per prodotti non congelati
Dispensa
(1)
+ 14
+ 20
+ 17
Cantina
(2)
(6)
+ 5
+ 20
+ 12
Temperatura moderata
(1)
+ 2
+ 14
+ 12
Alimenti freschi
(1)
0
+ 8
+ 4
Scomparto di raffreddamento
Raffreddamento
(3)
-3
+ 3
+ 2
Scomparti per prodotti congelati
0 stelle e produzione di ghiaccio
(4)
n.p.
0
0
1 stella
(4)
n.p.
-6
-6
2 stelle
(4)
(5)
n.p.
-12
-12
3 stelle
(4)
(5)
n.p.
-18
-18
Congelatore (4 stelle)
(4)
(5)
n.p.
-18
-18
n.p. = non pertinente
Ciascuno di questi parametri è determinato mediante una serie di prove o una prova distinta. I dati di misurazione sono calcolati come media su un periodo di prova raccolti dopo che l’apparecchio è stato in funzione per un certo periodo di tempo. Al fine di migliorare l’efficienza e l’accuratezza delle prove, la durata del periodo di prova non è fissa; essa è tale da permettere all’apparecchio di essere in una condizione stazionaria durante il periodo di prova. Per confermare tale condizione occorre esaminare tutti i dati raccolti nel periodo di prova e confrontarli con una serie di criteri di stabilità, se è stato possibile raccogliere dati a sufficienza in questa condizione stazionaria.
L’AE, espresso in kWh/a e arrotondato a due decimali, è calcolato come segue:
AE = 365 × Edaily/L + Eaux
con:
—
il fattore di carico L = 0,9 per gli apparecchi di refrigerazione composti solo da scomparti per prodotti congelati e L = 1,0 per tutti gli altri apparecchi;
—
L’Edaily
, espresso in kWh/24 h e arrotondato a tre decimali, è calcolato a partire da ET
a una temperatura ambiente di 16 °C (E16
) e a una temperatura ambiente di 32 °C (E32
) come segue:
Edaily
= 0,5 × (E16
+ E32
)
dove E16
e E32
sono ricavati per interpolazione della prova del consumo di energia alle temperature obiettivo di cui alla tabella 3;
b)
Per gli apparecchi di refrigerazione a bassa rumorosità
Il consumo energetico è determinato conformemente al punto 3, lettera a), ma a una temperatura ambiente di 25 °C invece di 16 °C e 32 °C.
L’Edaily
, espresso in kWh/24 h e arrotondato al terzo decimale per il calcolo di AE, è quindi il seguente:
Edaily
= E25
dove E25
corrisponde a ET
a una temperatura ambiente di 25 °C ed è ricavato per interpolazione delle prove del consumo di energia alle temperature obiettivo di cui alla tabella 3.
4. Determinazione del consumo annuo standard di energia (SAE)
a)
Per tutti gli apparecchi di refrigerazione:
L’SAE, espresso in kWh/a e arrotondato a due decimali, è calcolato come segue:
dove:
—
c è il valore indice per un tipo di scomparto che va da 1 a n, dove n corrisponde al numero totale di tipi di scomparto;
—
Vc
, espresso in dm3 o in litri e arrotondato al primo decimale, è il volume dello scomparto;
—
V, espresso in dm3 o in litri e arrotondato all’intero più vicino, è il volume, con ;
—
r
c
, N
c
, M
c
e C sono parametri di modellizzazione specifici per ciascuno scomparto, con i valori di cui alla tabella 4;
—
A
c
, B
c
e D sono i fattori di compensazione con i valori di cui alla tabella 5.
Nell’effettuare i calcoli di cui sopra per gli scomparti a temperatura variabile è scelto il tipo di scomparto con la temperatura obiettivo più bassa per cui è dichiarato idoneo.
b)
Parametri di modellizzazione per tipo di scomparto per il calcolo dell’SAE:
i parametri della modellizzazione sono indicati nella tabella 4.
Tabella 4
Valori dei parametri di modellizzazione per tipo di scomparto
Tipo di scomparto
rc
(1)
Nc
Mc
C
Dispensa
0,35
75
0,12
tra 1,15 e 1,56 per apparecchi combinati con scomparti a 3 o 4 stelle (2), 1,15 per altri apparecchi combinati; 1,00 per altri apparecchi di refrigerazione
Cantina
0,60
Temperatura moderata
0,60
Alimenti freschi
1,00
Raffreddamento
1,10
138
0,12
0 stelle e produzione di ghiaccio
1,20
138
0,15
1 stella
1,50
2 stelle
1,80
3 stelle
2,10
Congelatore (4 stelle)
2,10
c)
Fattori di compensazione per tipo di scomparto per il calcolo dell’SAE:
i fattori di compensazione sono indicati nella tabella 5.
Tabella 5
Valori dei fattori di compensazione per tipo di scomparto
Tipo di scomparto
Ac
Bc
D
Sbrinamento manuale
Sbrinamento automatico
Apparecchio a libera installazione
Apparec-chio da incasso
≤ 2 (3)
3 (3)
4 (3)
> 4 (3)
Dispensa
1,00
1,00
1,02
1,00
1,02
1,035
1,05
Cantina
Temperatura moderata
Alimenti freschi
Raffreddamento
1,03
0 stelle e produzione di ghiaccio
1,00
1,10
1,05
1 stella
2 stelle
3 stelle
Congelatore (4 stelle)
5. Determinazione dell’IEE
L’IEE, espresso in % e arrotondato a un decimale, è calcolato come segue:
IEE = AE/SAE.
(1)
Tmin
e
Tmax
sono i valori medi misurati durante il periodo di prova (media calcolata nel tempo e per una serie di sensori).
(2) La variazione della temperatura media durante il periodo di prova per ogni sensore non è superiore a ± 0,5 kelvin (K). Durante un periodo di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale, la media di tutti i sensori non può superare di oltre 1,5 K il valore medio dello scomparto.
(3)
Tmin
e
Tmax
sono i valori istantanei durante le prove
(4)
Tmax
è il valore massimo misurato durante il periodo di prova (massimo nel tempo e per una serie di sensori).
(5) Se lo scomparto è del tipo con sbrinamento automatico, la temperatura (definita come il valore massimo di tutti i sensori) non può aumentare di oltre 3,0 K durante un periodo di sbrinamento e ritorno al funzionamento normale.
(6)
Tmin
e
Tmax
sono i valori medi misurati durante il periodo di prova (media calcolata nel tempo per ciascun sensore) e definiscono l’intervallo massimo consentito della temperatura di esercizio.
(1) rc = (Ta-Tc)/20; con Ta = 24 °C e Tc
con i valori di cui alla tabella 3.
(2) per gli apparecchi combinati con scomparti a 3 o 4 stelle C è determinato come segue:
dove frzf è il volume dello scomparto a 3 o 4 stelle, Vfr
espresso come frazione di V, ossia frzf = Vfr/V:
—
se frzf ≤ 0,3 allora C =1,3 + 0,87 × frzf;
—
se 0,3 < frzf < 0,7 allora C =1,87 – 1,0275 × frzf;
—
negli altri casi C = 1,15.
(3) Numero di porte esterne, o di scomparti se inferiore.
ALLEGATO V
Scheda informativa del prodotto
A norma dell’articolo 3, punto 1, lettera b), il fornitore inserisce nella banca dati dei prodotti le informazioni di cui alla tabella 6. Se l’apparecchio di refrigerazione contiene diversi scomparti dello stesso tipo, le linee per questi scomparti sono ripetute. Se un certo tipo di scomparto non è presente, al posto dei corrispondenti parametri e valori si indica «-».
Tabella 6
Scheda informativa del prodotto
Marchio o nome del fornitore:
Indirizzo del fornitore
(2):
Identificativo del modello:
Tipo di apparecchio di refrigerazione:
Apparecchio a bassa rumorosità:
[sì/no]
Tipo di apparecchio:
[da incasso/a libera installazione]
Frigoriferi cantina:
[sì/no]
Altro apparecchio di refrigerazione:
[sì/no]
Parametri di prodotto generali:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Dimensioni complessive (mm)
Altezza
x
Volume totale (dm3 o l)
x
Lar-ghezza
x
Profon-dità
x
IEE
x
Classe di efficienza energetica
[A/B/C/D/E/F/G] (3)
Emissioni di rumore aereo (dB(A) re 1pW).
x
Classi di emissione di rumore aereo
[A/B/C/D] (3)
Consumo annuo di energia (kWh/a)
x,xx
Classe climatica:
[temperata estesa/temperata/subtropicale/tropicale]
Temperatura ambiente minima (°C) per la quale l’apparecchio di refrigerazione è adatto
x (3)
Temperatura ambiente massima (°C) per la quale l’apparecchio di refrigerazione è adatto
x (3)
Configurazione invernale
[sì/no]
Parametri degli scomparti:
Tipo di scomparto
Parametri e valori degli scomparti
Volume totale (dm3 o l)
Impostazioni di temperatura raccomandate per una conservazione ottimale degli alimenti (°C)
Tali impostazioni non sono in contrasto con le condizioni di conservazione di cui all’allegato IV, tabella 3
Capacità di congelamento (kg/24 h)
Modalità di sbrinamento (sbrinamento automatico = A, sbrinamento manuale = M)
Dispensa
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
Cantina
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
Temperatura moderata
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
Alimenti freschi
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
Raffreddamento
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
0 stelle o produzione di ghiaccio
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
1 stella
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
2 stelle
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
3 stelle
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
4 stelle
[sì/no]
x,x
x
x,xx
[A/M]
Sezione a 2 stelle
[sì/no]
x,x
x
—
[A/M]
Scomparto a temperatura variabile
Tipi di scomparto
x,x
x
x,xx (per gli scomparti a 4 stelle) o -
[A/M]
Per gli scomparti a 4 stelle
Congelamento rapido
[sì/no]
Parametri della sorgente luminosa
(1)
(2):
Tipo di sorgente luminosa
[Tipo]
Classe di efficienza energetica
[A/B/C/D/E/F/G]
Durata minima della garanzia offerta dal fabbricante
(2):
Informazioni supplementari:
Link al sito web del fabbricante, dove si trovano le informazioni di cui all’allegato II, punto 4, lettera a), del regolamento (UE) 2019/2019 della Commissione (4)
(2):
(1) Determinato in conformità al regolamento delegato (UE) 2019/2015 della Commissione (1).
(1) Regolamento delegato (UE) 2019/2015 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica delle sorgenti luminose e abroga il regolamento delegato (UE) n. 874/2012 della Commissione (Cfr. pag. 68 della presente Gazzetta ufficiale).
(2) Le modifiche a tali voci non sono considerate pertinenti ai fini dell’articolo 4, punto 4, del regolamento (UE) 2017/1369.
(3) Se la banca dati dei prodotti genera automaticamente il contenuto definitivo di questa cella il fornitore non inserisce questi dati.
(4) Regolamento (UE) 2019/2019 della Commissione, dell’1 ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione a norma della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga il regolamento (CE) n. 643/2009 della Commissione (Cfr. pag. 187 della presente Gazzetta ufficiale).
ALLEGATO VI
Documentazione tecnica
1.
La documentazione tecnica di cui al punto 1, lettera d), dell’articolo 3 contiene:
a)
le informazioni di cui all’allegato V;
b)
le informazioni di cui alla tabella 7. Se l’apparecchio di refrigerazione contiene diversi scomparti dello stesso tipo, le linee per questi scomparti sono ripetute. Se un certo tipo di scomparto non è presente, al posto dei corrispondenti parametri e valori si indica «-». Se un parametro non è applicabile, al posto dei corrispondenti valori si indica «-».
Tabella 7
Informazioni supplementari da inserire nella documentazione tecnica
Una descrizione generale del modello dell’apparecchio di refrigerazione che consenta di identificarlo inequivocabilmente e facilmente:
Specifiche di prodotto:
Parametri di prodotto generali:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Consumo annuo di energia (kWh/a)
x
Energia ausiliaria (kWh/a)
x
Consumo annuo standard di energia (kWh/a)
x,xx
IEE (%)
x
Tempo di aumento della temperatura (h)
x,xx
Parametro combinato
x,xx
Fattore di perdita di calore dalla porta
x,xxx
Fattore di carico
x,x
Tipo di riscaldatore anticondensa
[accensione-spegnimento manuale/regolato dalle condizioni dell’ambiente/altro/nessuno]
Specifiche di prodotto supplementari per gli apparecchi di refrigerazione, a eccezione degli apparecchi di refrigerazione a bassa rumorosità:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Consumo giornaliero di energia a 16 °C (kWh/24 h)
x,xxx
Consumo giornaliero di energia a 32 °C (kWh/24 h)
x,xxx
Consumo energetico progressivo per lo sbrinamento e il ritorno al funzionamento normale (1) a 16 °C (Wh)
x,x
Consumo energetico progressivo per lo sbrinamento e il ritorno al funzionamento normale (1) a 32 °C (Wh)
x,x
Intervallo di sbrinamento (1) a 16 °C (h)
x,x
Intervallo di sbrinamento (1) a 32 °C (h)
x,x
Specifiche di prodotto supplementari per gli apparecchi di refrigerazione a bassa rumorosità:
Parametro
Valore
Parametro
Valore
Consumo giornaliero di energia a 25 °C (kWh/24 h)
x,xxx
Intervallo di sbrinamento (1) a 25 °C (h)
x,x
Specifiche degli scomparti:
Tipo di scomparto
Parametri e valori degli scomparti
Temperatura obiettivo (°C)
Parametro termodinamico (rc
)
Nc
Mc
Fattore di sbrinamento (Ac
)
Fattore di incasso (Bc
)
Dispensa
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Cantina
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Temperatura moderata
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Alimenti freschi
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Raffreddamento
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
0 stelle o produzione di ghiaccio
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
1 stella
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
2 stelle
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
3 stelle
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
4 stelle
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Sezione a 2 stelle
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Scomparto a temperatura variabile
x
x,xx
x
x,xx
x,xx
x,xx
Informazioni supplementari:
I riferimenti delle norme armonizzate, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili applicati:
L’elenco di tutti i modelli equivalenti, con i relativi identificativi dei modelli:
2.
Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello avente le medesime caratteristiche tecniche rilevanti per le informazioni tecniche da fornire ma prodotto da un altro fabbricante; oppure
b)
tramite calcoli sulla base della progettazione o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante; o con entrambi i metodi;
la documentazione tecnica comprende i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti differenti.
(1) Solo per prodotti con uno o più sistemi di sbrinamento automatico
ALLEGATO VII
Informazioni da fornire nei messaggi pubblicitari visivi, nel materiale tecnico-promozionale, nelle vendite a distanza, ad eccezione delle vendite a distanza su Internet
1.
Al fine di garantire la conformità agli obblighi di cui all’articolo 3, paragrafo 1, lettera e), e all’articolo 4, lettera c), i messaggi pubblicitari visivi riportano la classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
2.
Al fine di garantire la conformità agli obblighi di cui all’articolo 3, paragrafo 1, lettera f), e all’articolo 4, lettera d), il materiale tecnico-promozionale riporta la classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
3.
Nelle vendite a distanza sulla base di documentazione cartacea è d’obbligo indicare la classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, conformemente al punto 4 del presente allegato.
4.
La classe di efficienza energetica e la gamma di classi di efficienza energetica, come da figura 1, sono indicate come segue:
a)
una freccia, contenente la lettera della classe di efficienza energetica di colore 100 % bianco e in Calibri grassetto di dimensioni equivalenti a quelle del prezzo (se riportato);
b)
colore della freccia corrispondente al colore della classe di efficienza energetica;
c)
gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, di colore 100 % nero; e
d)
dimensioni tali da rendere la freccia chiaramente visibile e leggibile. La lettera contenuta nella freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia; la freccia e la lettera della classe di efficienza energetica sono contornate da un bordo di colore 100 % nero e di 0,5 pt di spessore.
In deroga a quanto precede, nei messaggi pubblicitari visivi e nel materiale tecnico-promozionale o per la vendita a distanza sulla base di documentazione cartacea che sono stampati in monocromia anche la freccia può essere in monocromia.
Figura 1
esempio di freccia colorata/in monocromia, sinistra/destra, con indicazione della gamma di classi di efficienza energetica
5.
In caso di vendita a distanza tramite televendita, il cliente deve essere specificamente informato della classe di efficienza energetica del prodotto e della gamma di classi di efficienza energetica figurante sull’etichetta, nonché della possibilità di consultare l’etichetta completa e la scheda informativa del prodotto tramite un sito web ad accesso libero o richiedendone una copia stampata.
6.
In tutti i casi di cui ai punti da 1 a 3 e 5 il cliente deve poter ottenere, dietro richiesta, una copia stampata dell’etichetta e della scheda informativa del prodotto.
ALLEGATO VIII
Informazioni da fornire in caso di vendita a distanza su Internet
1.
L’opportuna etichetta messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, punto 1, lettera g), è esposta attraverso il dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto. Le dimensioni sono tali da rendere l’etichetta ben visibile e leggibile, proporzionata alle dimensioni specificate ai punti 3(1) e 3(2) dell’allegato III per gli apparecchi di refrigerazione. L’etichetta può apparire mediante una visualizzazione annidata, nel qual caso l’immagine utilizzata per accedervi è conforme alle specifiche di cui al punto 3 del presente allegato. Se si ricorre alla visualizzazione annidata, l’etichetta appare al primo click del mouse, al primo movimento del cursore del mouse o alla prima espansione dell’immagine su schermo tattile.
2.
In caso di visualizzazione annidata, come indicato nella figura 2 l’immagine usata per accedere all’etichetta:
a)
consiste in una freccia del colore corrispondente alla classe di efficienza energetica del prodotto riportata sull’etichetta;
b)
indica nella freccia la classe di efficienza energetica del prodotto, in colore 100 % bianco e in carattere Calibri grassetto di dimensioni equivalenti a quelle del prezzo;
c)
riporta la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, in colore 100 % nero; e
d)
è in uno dei due formati seguenti e ha dimensioni tali per cui la freccia risulta chiaramente visibile e leggibile. La lettera contenuta nella freccia della classe di efficienza energetica è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia; la freccia e la lettera della classe di efficienza energetica sono contornate da un bordo visibile di colore 100 % nero.
Figura 2
esempio di freccia colorata sinistra/destra, con indicazione della gamma di classi di efficienza energetica
3.
In caso di visualizzazione annidata, la sequenza di visualizzazione dell’etichetta è la seguente:
a)
l’immagine di cui al punto 2 del presente allegato appare sul dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto;
b)
l’immagine contiene un link all’etichetta di cui all’allegato III;
c)
l’etichetta appare con un click del mouse o un movimento del cursore del mouse o espandendo l’immagine su schermo tattile;
d)
l’etichetta è visualizzata in una finestra sovrapposta, in una nuova scheda, in una nuova pagina, o a schermo sovrapposto;
e)
in caso d’ingrandimento dell’etichetta su schermo tattile, si applicano le pertinenti convenzioni per i dispositivi in questione;
f)
l’etichetta scompare per mezzo di un’opzione di chiusura o altro meccanismo di chiusura standard;
g)
il testo alternativo all’immagine, che deve apparire qualora non sia possibile visualizzare l’etichetta, è costituito dalla classe di efficienza energetica del prodotto in un carattere di dimensioni equivalenti a quelle del prezzo.
4.
La scheda informativa elettronica del prodotto messa a disposizione dai fornitori a norma dell’articolo 3, paragrafo 1, lettera b), appare sul dispositivo di visualizzazione in prossimità del prezzo del prodotto. Le dimensioni sono tali da rendere la scheda informativa del prodotto chiaramente visibile e leggibile. La scheda informativa del prodotto può essere esposta mediante una visualizzazione annidata o un riferimento alla banca dati dei prodotti, nel qual caso il link usato per accedere alla scheda indica in modo chiaro e leggibile «Scheda informativa del prodotto». Se si ricorre alla visualizzazione annidata, la scheda informativa del prodotto appare al primo click del mouse, al primo movimento del cursore del mouse o alla prima espansione dell’immagine su schermo tattile.
ALLEGATO IX
Procedura di verifica ai fini della vigilanza del mercato
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica, eseguita dalle autorità degli Stati membri, dei parametri misurati e non devono essere utilizzate dal fornitore per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica. I valori e le classi che figurano sull’etichetta o sulla scheda prodotto non sono più favorevoli per il fornitore dei valori riportati nella documentazione tecnica.
Il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi quando sono progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e reagire alterando automaticamente le proprie prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro di cui al presente regolamento o incluso nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Per verificare la conformità di un modello di prodotto ai requisiti stabiliti nel presente regolamento le autorità degli Stati membri applicano la seguente procedura:
(1)
le autorità dello Stato membro sottopongono a verifica una singola unità del modello;
(2)
il modello si considera conforme ai requisiti applicabili se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica in applicazione dell’articolo 3, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2017/1369 (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli, non sono più favorevoli per il fornitore dei corrispondenti valori che figurano nei risultati delle prove, e
b)
i valori riportati sull’etichetta e nella scheda informativa del prodotto non sono più favorevoli per il fornitore rispetto ai valori dichiarati, e la classe di efficienza energetica indicata e la classe di emissione di rumore aereo non sono più favorevoli per il fornitore della classe determinata dai valori dichiarati, e
c)
quando le autorità dello Stato membro sottopongono a prova l’unità del modello, i valori determinati (vale a dire i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 8;
(3)
se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettere a) e b), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento;
(4)
se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera c), le autorità dello Stato membro selezionano e sottopongono a prova tre unità supplementari dello stesso modello. In alternativa le tre unità supplementari selezionate possono essere di uno o più modelli equivalenti;
(5)
il modello è considerato conforme ai requisiti applicabili se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze di verifica riportate nella tabella 8;
(6)
se non si ottiene il risultato di cui al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
(7)
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi dei punti 3 e 6.
Le autorità dello Stato membro si avvalgono dei metodi di misurazione e di calcolo stabiliti nell’allegato IV.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze ai fini della verifica stabilite nella tabella 8 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per i requisiti di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 8 non si applicano altre tolleranze, come quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 8
Tolleranze ammesse ai fini della verifica per i parametri misurati
Parametri
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Volume totale e volume dello scomparto
Il valore determinato (1) non è inferiore di oltre il 3 %, o di 1 litro se superiore, rispetto al valore dichiarato.
Capacità di congelamento
Il valore determinato (1) non è inferiore di oltre il 10 % rispetto al valore dichiarato.
E16, E32
Il valore determinato (1) non è superiore di oltre il 10 % rispetto al valore dichiarato.
Eaux
Il valore determinato (1) non è superiore di oltre il 10 % rispetto al valore dichiarato.
Consumo annuo di energia
Il valore determinato (1) non è superiore di oltre il 10 % rispetto al valore dichiarato.
Umidità interna dei frigoriferi cantina (%)
Il valore determinato (1) non si scosta dal valore dichiarato di oltre il 10 %.
Emissioni di rumore aereo
Il valore determinato (1) non è superiore di oltre 2 dB(A) re 1 pW rispetto al valore dichiarato.
Tempo di aumento della temperatura
Il valore determinato (1) non è superiore di oltre il 15 % rispetto al valore dichiarato.
(1) Nel caso in cui siano sottoposte a prova tre unità supplementari come previsto al punto 4, per valore determinato s’intende la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica — apparecchi di refrigerazione
QUAL È L’OBIETTIVO DEI REGOLAMENTI?
Il regolamento (UE) 2019/2019 della Commissione stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di apparecchi di refrigerazione* alimentati da rete elettrica*, con una capacità compresa tra 10 e 1 500 litri.
Il regolamento delegato (UE) 2019/2016 stabilisce norme sull’etichettatura e la fornitura di ulteriori informazioni sul prodotto di questi apparecchi di refrigerazione.
PUNTI CHIAVE
Il Regolamento della Commissione (EU) 2019/2019:stabilisce nell’allegato II le date di entrata in vigore delle specifiche per la progettazione ecocompatibile — 1o marzo 2021 in primo luogo e misure più rigorose a decorrere dal 1o marzo 2024. Esse comprendono:efficienza energeticaaspetti funzionaliefficienza delle risorseinformazioni per gli installatori e gli utilizzatori finali; definisce la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato III i metodi di misurazione e di calcolo che devono essere seguiti.Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato IV quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
Il fabbricante, l’importatore o il mandatario non immette sul mercato prodotti in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova e alterare automaticamente le loro prestazioni.
L’allegato V illustra i parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le migliori tecnologie disponibili sul mercato degli apparecchi di refrigerazione in termini di indice di efficienza energetica e di emissioni di rumore.
Il regolamento abroga il regolamento (CE) n. 643/2009 a partire dal 1o marzo 2021.
Il regolamento delegato (UE) 2019/2016 stabilisce gli obblighi su:i fornitori si assicurano che:ogni apparecchio di refrigerazione sia corredato di un’etichetta stampata nel formato di cui all’allegato III;i parametri contenuti nella scheda informativa del prodotto, di cui all’allegato V, e il contenuto della documentazione tecnica (allegato VI) siano inseriti nella banca dati dei prodotti;i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza energetica disponi bili, conformemente agli allegati VII e VIIIil materiale tecnico-promozionale, compreso il materiale su internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, conformemente all’allegato VIIsiano messe a disposizione dei distributori per ciascun modello di apparecchio di refrigerazione un’etichetta elettronica conforme a quanto disposto nell’allegato III e una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V; I distributori si assicurano che:nei punti vendita, fiere incluse, ogni apparecchio di refrigerazione riporti l’etichetta messa a disposizione dai chiaramente visibile, in linea con quanto disposto nell’allegato IIInelle vendite a distanza, l’etichetta e la scheda informativa del prodotto siano fornite conformemente agli allegati VII e VIII;i messaggi pubblicitari visivi riguardanti un determinato modello di apparecchio di refrigerazione, anche su Internet, includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza conformemente all’allegato VII;il materiale tecnico-promozionale, compreso il materiale su Internet, includa la classe di efficienza energetica del modello e la gamma delle classi di efficienza energetica disponibili, conformemente all’allegato VII le piattaforme di hosting su Internet si assicurano chel’etichetta elettronica e la scheda informativa del prodotto in formato elettronico fornite dal distributore siano esposte con chiarezza, in conformità all’allegato VIII, su tutte le apparecchiature di refrigerazione vendute direttamente attraverso il sito.Le autorità nazionali applicano la procedura di verifica stabilita dall’allegato IX per l’esecuzione quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
La classe di efficienza energetica è determinata in base all’indice definito nell’allegato II.
La Commissione europea riesaminerà il regolamento alla luce del progresso tecnologico a sei anni dalla sua entrata in vigore. Il riesame valuta, tra l’altro, la possibilità di affrontare aspetti dell’economia circolare e se introdurre icone per gli scomparti che possono contribuire a ridurre lo spreco alimentare e per il consumo annuo di energia.;
Il regolamento abroga il regolamento (UE) n. 1060/2020 a partire dal 1o marzo 2021.
Nessuno dei regolamenti si applica a:armadi refrigerati professionali e agli abbattitori, ad eccezione dei congelatori a pozzetto professionali; apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta; apparecchi di refrigerazione mobili; apparecchi la cui funzione primaria non è la conservazione di alimenti tramite refrigerazione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO I REGOLAMENTI?
Entrambi i regolamenti si applicano dal 1o marzo 2021.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. Essa incarica la Commissione di impostarli per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’UE e che hanno un impatto ambientale significativo. Il regolamento (UE) 2017/1369 stabilisce un quadro per definire i requisiti di etichettatura energetica per i prodotti connessi all’energia per consentire ai consumatori di scegliere prodotti più efficienti e ridurre il loro consumo di energia.
Per ulteriori informazioni, si consulti:Revisione dei requisiti di progettazione ecocompatibile per apparecchi frigoriferi domestici (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
Apparecchio di refrigerazione: armadio isolato con uno o più scomparti la cui temperatura specifica è regolata, raffreddato per convezione naturale o forzata.
Rete elettrica: la fornitura di elettricità dalla rete da 230 volt.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2019/2019 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione a norma della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga il regolamento (CE) n. 643/2009 della Commissione (OJ L 315 del 5.12.2019, pag. 187).
Regolamento delegato (UE) 2019/2016 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica degli apparecchi di refrigerazione e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1060/2010 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 102).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1).
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Le successive modifiche alla direttiva 2009/125/CE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. |
Progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica: display elettronici
QUAL È L’OBIETTIVO DEI REGOLAMENTI?
Il regolamento (UE) 2019/2021 stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato e la messa in servizio dei display elettronici*, compresi i televisori, i monitor e i pannelli segnaletici digitali. Il regolamento abroga il regolamento (CE) n. 642/2009 che si applicava ai televisori e ai monitor televisivi.
Il regolamento delegato (UE) 2019/2013 stabilisce norme sull’etichettatura e la fornitura di informazioni supplementari di prodotto per questi prodotti. Esso abroga il regolamento delegato (UE) n. 1062/2010 che si applicava agli apparecchi e ai monitor televisivi.
I regolamenti non si applicano a determinati prodotti di visualizzazione, quali proiettori, schermi medici, piccoli schermi elettronici o sistemi di videoconferenza tutto-in-uno. Altri dispositivi, quali per diffusione radiotelevisiva, display professionali e di sicurezza, lavagne interattive digitali o cornici digitali, devono soddisfare solo alcuni dei requisiti, come quelli relativi all’efficienza dei materiali (facilità di riparazione e riciclaggio).
PUNTI CHIAVE
Il regolamento (UE) 2019/2021 stabilisce:le specifiche per la progettazione ecocompatibile in applicazione della direttiva 2009/125/CE; nell’allegato II la data (1o marzo 2021) di entrata in vigore delle specifiche per la progettazione ecocompatibile. Queste comprendono:efficienza energetica;specifiche per le modalità spento e stand-by;efficienza dei materiali, compresa la progettazione per lo smantellamento, un migliore riciclaggio e un maggiore recupero dei materiali;informazioni per i fornitori di servizi di manutenzione e di pezzi di ricambio, compresi gli aggiornamenti di software e di firmware;disponibilità dei pezzi di ricambio; la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato III i metodi di misurazione e di calcolo che devono essere seguiti.Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato IV quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
L’allegato V stabilisce parametri di riferimento indicativi basati sulla migliore tecnologia disponibile sul mercato (durante la preparazione della legislazione) per gli aspetti ambientali quantificabili considerati significativi.
La Commissione riesaminerà il regolamento alla luce del progresso tecnologico e valuterà una serie di aspetti a tre anni dalla sua entrata in vigore.
Il regolamento delegato (UE) 2019/2013 integra il regolamento (UE) 2017/1369 sull’etichettatura energetica e stabilisce norme per fornitori, rivenditori e piattaforme di hosting su internet.I fornitori si assicurano che:ogni display elettronico sia corredato di un’etichetta a stampa il cui formato e contenuto informativo sono definiti nell’allegato III;le informazioni contenute nella scheda informativa del prodotto, di cui all’allegato V, e il contenuto della documentazione tecnica, di cui all’allegato VI, siano inseriti nella banca dati dei prodotti;se specificamente richiesto dai rivenditori, la scheda informativa del prodotto venga messa a disposizione in formato stampa;i messaggi pubblicitari visivi o il materiale tecnico-promozionale riguardanti un determinato modello di display elettronico, anche in internet, includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza figurante sull’etichetta (si vedano gli allegati VII e VIII);un’etichetta elettronica nel formato richiesto e contenente le informazioni, come indicato nell’allegato III, sia messa a disposizione dei rivenditori per ciascun modello di display elettronico;una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V sia messa a disposizione dei distributori per ciascun modello di display elettronico;l’etichetta sia stampata o apposta sull’imballaggio. I distributori provvedono affinché:nei punti vendita, comprese le fiere, ogni display elettronico rechi l’etichetta messa a disposizione dai fornitori esposta sulla parte anteriore dell’apparecchio oppure appesa o apposta in modo che sia chiaramente visibile e univocamente associata al modello;se il display elettronico è tenuto in modalità acceso quando esposto per la vendita, l’etichetta stampata possa essere sostituita dall’etichetta elettronica;se un modello di display elettronico è esposto nel punto vendita senza che un esemplare sia fuori dall’imballaggio, l’etichetta stampata o apposta sulla confezione sia visibile;per la vendita a distanza o la televendita, siano fornite l’etichetta e la scheda informativa del prodotto conformemente agli allegati VII e VIII;i messaggi pubblicitari visivi o il materiale tecnico-promozionale riguardanti un determinato modello di display elettronico, anche in internet, includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza figurante sull’etichetta, conformemente all’allegato VII; Le piattaforme di hosting su internet:assicurano che l’etichetta e la scheda informativa del prodotto in formato elettronico fornite dal distributore sia esposta conformemente all’allegato VIII;informano il distributore dell’obbligo di esporle.Le autorità nazionali applicano la procedura di verifica stabilita dall’allegato IX per l’esecuzione quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
La classe di efficienza energetica è determinata in base all’indice definito nell’allegato II.
La Commissione riesaminerà il regolamento alla luce del progresso tecnologico a tre anni dalla sua entrata in vigore.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO I REGOLAMENTI?
Entrambi i regolamenti si applicano dal 1o marzo 2021. Tuttavia, dal 1o novembre 2020 si applica l’obbligo di fornire display elettronici con un’etichetta stampata nel formato indicato e contenente le informazioni di cui all’allegato III del regolamento delegato (UE) 2019/2013.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. La Commissione li imposta per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’UE e che hanno un impatto ambientale significativo. Il regolamento (UE) 2017/1369 stabilisce un quadro per definire i requisiti di etichettatura energetica per i prodotti connessi all’energia per consentire ai consumatori di scegliere prodotti più efficienti e ridurre il loro consumo di energia. La direttiva RAEE stabilisce i requisiti per il recupero e il riciclaggio dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) per ridurre gli effetti negativi sull’ambiente della generazione e della gestione dei RAEE e dell’uso delle risorse.Per ulteriori informazioni, consultare:Televisori — Etichetta energetica e progettazione ecocompatibile (Commissione europea) Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
Display elettronico: lo schermo e i componenti elettronici associati la cui funzione primaria consiste nel presentare informazioni visive da sorgenti con o senza fili.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (EU) 2019/2021 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei display elettronici in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, modifica il regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione e abroga il regolamento (CE) n. 642/2009 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 241).
Regolamento delegato (UE) 2019/2013 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica dei display elettronici e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1062/2010 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 1).
Le successive modifiche al Regolamento (UE) 2019/2013 sono state integrate nel documento di base. Questa versione consolidata ha solo un valore documentario.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1).
Comunicazione della Commissione — Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM(2016) 773 final del 30.11.2016].
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — L’anello mancante: piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare [COM(2015) 614 final del 2.12.2015].
Regolamento (UE) n. 617/2013 della Commissione, del 26 giugno 2013, recante misure di esecuzione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile di computer e server informatici (GU L 175 del 27.6.2013, pag. 13).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento delegato della Commissione (EU) 1062/2010 del 28 settembre 2010 che integra la direttiva 2010/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura indicante il consumo d’energia dei televisori (GU L 314 del 30.11.2010, pag. 64).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione, del 17 dicembre 2008, recante misure di esecuzione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le specifiche di progettazione ecocompatibile relative al consumo di energia elettrica nei modi stand-by e spento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio (GU L 339 del 18.12.2008, pag. 45).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO (UE) 2019/2021 DELLA COMMISSIONE
del 1o ottobre 2019
che stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei display elettronici in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, modifica il regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione e abroga il regolamento (CE) n. 642/2009 della Commissione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto l’articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
vista la direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (1), in particolare l’articolo 15, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
In applicazione della direttiva 2009/125/CE la Commissione deve fissare specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia che rappresentano un significativo volume di vendite e di scambi commerciali nell’Unione, hanno un impatto ambientale significativo e possiedono significative potenzialità di miglioramento con riguardo all’impatto ambientale senza costi eccessivi attraverso la progettazione.
(2)
La Commissione ha stabilito le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei televisori nel regolamento (CE) n. 642/2009 (2) che, a norma del regolamento stesso, deve riesaminare periodicamente alla luce del progresso tecnologico.
(3)
La comunicazione COM(2016) 773 (3) (piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile), adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE, stabilisce le priorità di lavoro nel quadro della progettazione ecocompatibile e dell’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro individua i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure di esecuzione, nonché per il riesame del regolamento (CE) n. 642/2009 della Commissione.
(4)
Si stima che le misure del piano di lavoro potrebbero tradursi nel 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, che equivarrebbe a una riduzione annua delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate nel 2030. I display elettronici sono uno dei gruppi di prodotti che figurano nel piano di lavoro.
(5)
La Commissione ha riesaminato il regolamento (CE) n. 642/2009 alla luce del progresso tecnologico, in applicazione dell’articolo 6 del medesimo, e ha analizzato gli aspetti tecnici, ambientali ed economici dei televisori e di altri display elettronici. Il riesame è stato eseguito in stretta collaborazione con i portatori di interessi e gli interlocutori dell’Unione e di paesi terzi. I risultati del riesame sono stati pubblicati e presentati al forum consultivo istituito dall’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(6)
Dal riesame si è concluso che occorre introdurre nuove specifiche di progettazione ecocompatibile per il consumo di energia dei televisori e che le stesse specifiche dovrebbero applicarsi anche ad altri display, come i monitor dei computer, in considerazione della sempre maggiore intercambiabilità funzionale tra i diversi tipi di display. I proiettori utilizzano tecnologie molto diverse e pertanto dovrebbero essere esclusi dall’ambito d’applicazione del presente regolamento.
(7)
I pannelli segnaletici digitali sono utilizzati in spazi pubblici quali aeroporti, stazioni ferroviarie e della metropolitana, negozi al dettaglio, vetrine, ristoranti, musei, alberghi e centri conferenze, oppure sono collocati in posizione ben visibile all’esterno degli edifici, e rappresentano un mercato emergente importante. Hanno un fabbisogno diverso di energia, in genere maggiore di quello degli altri display elettronici, perché sono spesso usati in luoghi luminosi e lasciati accesi in permanenza. Le specifiche minime dei pannelli segnaletici digitali in modo acceso dovrebbero essere valutate quando si disporrà di più dati, ma si dovrebbero stabilire almeno le specifiche minime per i modi spento, stand-by e stand-by in rete, e per l’efficienza dei materiali.
(8)
Nel 2016 i televisori hanno consumato più del 3 % dell’energia elettrica consumata nell’Unione. Secondo le proiezioni, il consumo di energia di televisori, monitor e pannelli segnaletici digitali nel 2030 dovrebbe situarsi intorno a 100 TWh/anno. Si stima che il presente regolamento, insieme al concomitante regolamento sull’etichettatura energetica, ridurrà entro il 2030 il consumo totale di 39 TWh/anno.
(9)
Si dovrebbero stabilire specifiche particolari per la potenza elettrica assorbita dei display elettronici nei modi stand-by, stand-by in rete e spento. Pertanto, le specifiche stabilite nel regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione (4) che non si applicano ai televisori non dovrebbero più applicarsi nemmeno agli altri tipi di display elettronici contemplati dal presente regolamento. È opportuno modificare di conseguenza il regolamento (CE) n. 1275/2008.
(10)
I display elettronici per uso professionale in settori quali videomontaggio, progettazione assistita da calcolatore (CAD, computer-aided design), grafica o per la diffusione radiotelevisiva presentano prestazioni avanzate e caratteristiche molto particolari che in genere richiedono un maggiore consumo energetico; ciononostante non dovrebbero essere soggetti alle specifiche di efficienza energetica in modo acceso fissate per prodotti più generici.
(11)
Le comunicazioni della Commissione sull’economia circolare (5) e sul piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile (6) sottolineano l’importanza del quadro in materia di progettazione ecocompatibile per sostenere la transizione verso un’economia circolare e più efficiente nell’uso delle risorse. Anche il considerando 11 e l’articolo 4 della direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (7) fanno riferimento alla direttiva 2009/125/CE nell’indicare che le specifiche di progettazione ecocompatibile dovrebbero agevolare il riutilizzo, lo smantellamento e il recupero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) affrontando i problemi a monte, favorendo in tal modo gli obiettivi di prevenzione e recupero dei rifiuti negli Stati membri stabiliti dalla direttiva (UE) 2018/851 del Parlamento europeo e del Consiglio (8). Inoltre, la decisione n. 1386/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (9) su un programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020 prevede l’obiettivo di «trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego delle risorse, verde e competitiva». L’esistenza di prescrizioni che possano essere applicate e fatte rispettare nella fase di progettazione del prodotto potrebbe contribuire a ottimizzare l’efficienza delle risorse e dei materiali alla fine del ciclo di vita. Infine, in conformità con il piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare (10), la Commissione dovrebbe assicurarsi che in sede d’introduzione o revisione dei criteri di progettazione ecocompatibile sia dato particolare rilievo agli aspetti dell’economia circolare. È pertanto opportuno che il presente regolamento stabilisca adeguate specifiche relative agli aspetti non energetici che contribuiscono agli obiettivi dell’economia circolare, ivi comprese specifiche per facilitare la riparazione e la disponibilità dei pezzi di ricambio.
(12)
Agli schermi a cristalli liquidi (LCD, Liquid Crystal Screen) di superficie maggiore di 100 cm2 si applicano gli obblighi, stabiliti all’articolo 8 e all’allegato VII della direttiva 2012/19/UE, relativi al trattamento selettivo per materiali e componenti di RAEE, ragion per cui i display di questo tipo devono essere rimossi dal prodotto che li contiene. Considerando, inoltre, che gli schermi di superficie inferiore o pari a 100 cm2 hanno un consumo molto ridotto di energia, tutti i display di questo tipo dovrebbero essere esclusi dal campo d’applicazione del presente regolamento per quanto riguarda sia le specifiche in materia d’energia sia quelle che concorrono alla realizzazione degli obiettivi dell’economia circolare.
(13)
I televisori, i monitor di computer, i pannelli segnaletici digitali, i display professionali, i display per diffusione radiotelevisiva, i display di sicurezza, i display integrati in tablet, in computer desktop tutto-in-uno o in computer portatili, in genere non si distinguono più gli uni dagli altri una volta consegnati, alla fine del ciclo di vita, ad un impianto di smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici. Essi dovrebbero quindi essere subordinati tutti ai medesimi obblighi di corretto trattamento alla fine del ciclo di vita e dovrebbero inoltre favorire la realizzazione degli obiettivi dell’economia circolare. Tuttavia, i display elettronici integrati nei computer, quali tablet, portatili o tutto-in-uno, anche se appena distinguibili da altri display elettronici, dovrebbero essere contemplati in un riesame del regolamento (UE) n. 617/2013 della Commissione (11) relativo ai computer.
(14)
La frantumazione dei display elettronici causa ingenti perdite di risorse e ostacola la realizzazione degli obiettivi dell’economia circolare, come il recupero di alcuni materiali rari e preziosi. Inoltre, l’articolo 8, paragrafi 1 e 2, della direttiva 2012/19/UE impone agli Stati membri di provvedere affinché tutti i rifiuti raccolti separatamente siano sottoposti a un trattamento adeguato comprendente almeno un trattamento selettivo di alcuni componenti - tipicamente presenti nei display elettronici - in preparazione del recupero o del riciclaggio e prima della frantumazione. Dovrebbe pertanto essere agevolato lo smantellamento almeno dei componenti elencati nell’allegato VII della suddetta direttiva. Inoltre, l’articolo 15 prevede che i produttori forniscano informazioni a titolo gratuito, ad esempio attraverso l’uso facoltativo di una piattaforma elettronica (12), per agevolare la preparazione per il riutilizzo e il trattamento corretto ed ecocompatibile dei RAEE.
(15)
La presenza di ritardanti di fiamma alogenati rappresenta un serio problema per il riciclaggio della plastica contenuta nei display elettronici. Benché soggetti a restrizioni a norma della direttiva 2011/65/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (13) a causa dell’alta tossicità, alcuni composti alogenati possono essere tuttora presenti nei vecchi display e altri sono ancora consentiti. Poiché il controllo del tenore massimo dei composti non autorizzati nella plastica riciclata non è conveniente economicamente, tutta la materia plastica è smaltita negli inceneritori. Per la maggior parte della plastica presente nel display elettronico, come l’involucro e il supporto, esistono soluzioni alternative che offrirebbero rese più alte di plastica riciclata. In queste parti l’uso dei ritardanti di fiamma alogenati dovrebbe essere limitato.
(16)
La presenza di cadmio, sostanza altamente tossica e cancerogena, nei pannelli dei display costituisce un ulteriore ostacolo alla gestione efficiente del flusso di rifiuti. L’uso di alcune sostanze pericolose, tra cui il cadmio, nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, è soggetto a restrizioni a norma della direttiva 2011/65/UE. L’uso del cadmio nei display elettronici, tuttavia, figura tra le applicazioni dell’allegato III esenti dalle restrizioni per un determinato periodo di tempo. I fabbricanti dovrebbero pertanto apporre un marchio apposito sui display contenenti cadmio per agevolarne il trattamento corretto ed ecocompatibile alla fine del ciclo di vita.
(17)
È opportuno misurare i parametri dei prodotti con metodi affidabili, accurati e riproducibili che tengono conto dello stato dell’arte riconosciuto e, dove disponibili, delle norme armonizzate adottate dalle organizzazioni europee di normazione di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (14).
(18)
In linea con l’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, il presente regolamento dovrebbe specificare le pertinenti procedure di valutazione della conformità.
(19)
Al fine di agevolare i controlli della conformità i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero fornire informazioni nella documentazione tecnica di cui agli allegati IV e V della direttiva 2009/125/CE nella misura in cui tali informazioni si riferiscono alle specifiche stabilite nel presente regolamento. Ai fini della sorveglianza del mercato i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero poter fare riferimento alla banca dati dei prodotti se la documentazione tecnica di cui al regolamento delegato (UE) 2019/2013 (15) della Commissione contiene le stesse informazioni.
(20)
Al fine di migliorare l’efficacia del presente regolamento e tutelare i consumatori, dovrebbe essere vietata l’immissione sul mercato dei prodotti che alterano automaticamente le loro prestazioni in condizioni di prova per migliorare i parametri dichiarati.
(21)
Oltre alle specifiche giuridicamente vincolanti stabilite nel presente regolamento, è opportuno individuare parametri di riferimento indicativi per le migliori tecnologie disponibili per far sì che le informazioni sulle prestazioni ambientali durante il ciclo di vita dei prodotti disciplinati dal presente regolamento siano ampiamente disponibili e facilmente accessibili, conformemente all’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE.
(22)
Il riesame dovrebbe valutare l’adeguatezza e l’efficacia delle disposizioni del presente regolamento nella realizzazione degli obiettivi. I tempi del riesame dovrebbero tenere conto del ritmo accelerato che caratterizza il progresso tecnologico nei prodotti contemplati dal presente regolamento.
(23)
È pertanto opportuno abrogare il regolamento (CE) n. 642/2009.
(24)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito dall’articolo 19 della direttiva 2009/125/CE,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce le specifiche di progettazione ecocompatibile per l’immissione sul mercato e la messa in servizio dei display elettronici, compresi i televisori, i monitor e i pannelli segnaletici digitali.
2. Il presente regolamento non si applica a:
a)
display elettronici di superficie inferiore o pari a 100 cm2;
b)
proiettori;
c)
sistemi integrati di videoconferenza;
d)
display per uso medico;
e)
caschi di realtà virtuale;
f)
display integrati o da integrare nei prodotti di cui all’articolo 2, punto 3, lettera a), e all’articolo 2, punto 4, della direttiva 2012/19/UE;
g)
display che sono componenti o sottounità di prodotti contemplati dalle misure di esecuzione adottate a norma della direttiva 2009/125/CE.
3. Le specifiche di cui all’allegato II, punti A e B, non si applicano a:
a)
display per diffusione radiotelevisiva;
b)
display professionali;
c)
display di sicurezza;
d)
lavagne interattive digitali;
e)
cornici digitali;
f)
pannelli segnaletici digitali.
4. Le specifiche di cui all’allegato II, punti A, B e C non si applicano a:
a)
display dello stato;
b)
pannelli di controllo.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
(1)
«display elettronico»: lo schermo e i componenti elettronici associati la cui funzione primaria consiste nel presentare informazioni visive da sorgenti con o senza fili;
(2)
«televisore»: il display elettronico progettato principalmente per visualizzare e ricevere segnali audiovisivi e che consiste in un display elettronico e uno o più sintonizzatori/ricevitori;
(3)
«sintonizzatore/ricevitore»: il circuito elettronico che rileva il segnale di diffusione radiotelevisiva, come il segnale digitale terrestre o il segnale satellitare, ma non la modalità unicast su Internet, e facilita la scelta di un canale televisivo in un gruppo di canali di telediffusione;
(4)
«monitor», «monitor di computer» o «display di computer»: il display elettronico destinato all’uso individuale per una visione ravvicinata, ad esempio in un ambiente d’ufficio;
(5)
«pannello segnaletico digitale»: il display elettronico progettato principalmente per essere visto da più persone in ambienti non di ufficio e non domestici. La relativa specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
un identificativo unico che consente di accedere a un determinato schermo;
b)
una funzione che disabilita l’accesso non autorizzato alle impostazioni di visualizzazione e all’immagine visualizzata;
c)
connessione di rete (comprendente un’interfaccia con o senza fili) per controllare, monitorare o ricevere le informazioni da visualizzare provenienti da sorgenti remote trasmesse in modalità unicast o multicast ma non via diffusione radiotelevisiva;
d)
progettato per essere appeso, montato o fissato a una struttura fisica in modo da essere visto da più persone e immesso nel mercato senza sostegno poggiante al suolo;
e)
privo di un sintonizzatore integrato per visualizzare i segnali di diffusione radiotelevisiva;
(6)
«superficie dello schermo»: la superficie visibile del display elettronico, calcolata moltiplicando la larghezza massima visibile dell’immagine per l’altezza massima visibile dell’immagine sulla superficie del pannello (piatto o curvo);
(7)
«cornice digitale»: il display elettronico che visualizza esclusivamente informazioni visive statiche;
(8)
«proiettore»: il dispositivo ottico che tratta immagini video digitali o analogiche, in qualsiasi formato, per modulare una sorgente luminosa e proiettare l’immagine risultante su una superficie esterna;
(9)
«display dello stato»: il display utilizzato per presentare informazioni semplici ma variabili, quali il canale selezionato, l’ora o il consumo energetico. Una semplice spia luminosa non è considerata display dello stato;
(10)
«pannello di controllo»: il display elettronico la cui funzione principale è la visualizzazione di immagini associate allo stato di funzionamento del prodotto; l’interazione con l’utilizzatore per far funzionare il prodotto può avvenire mediante il tatto o in altri modi. Può essere integrato nel prodotto o appositamente progettato e commercializzato per essere usato esclusivamente con il prodotto;
(11)
«sistema integrato di videoconferenza»: il sistema preposto alla videoconferenza e alla collaborazione video, integrato in un unico involucro, la cui specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
supporto dello specifico protocollo di videoconferenza ITU-T H.323 o IETF SIP fornito dal fabbricante;
b)
videocamera/e, display e capacità di trattamento per comunicazioni video bidirezionali in tempo reale, comprendente la resilienza alla perdita di pacchetti;
c)
altoparlanti e capacità di trattamento audio per comunicazioni audio bidirezionali in tempo reale in viva voce, comprendente la soppressione dell’eco;
d)
funzione di crittografia;
e)
HiNA;
(12)
«HiNA (High Network Availability)»: grande disponibilità della rete, definita all’articolo 2 del regolamento (UE) n. 1275/2008;
(13)
«display per diffusione radiotelevisiva»: il display elettronico progettato e commercializzato a uso professionale di emittenti radiotelevisive e case di produzione video per la creazione di contenuti video. La relativa specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
funzione di taratura del colore;
b)
funzione di analisi per il monitoraggio del segnale d’ingresso e il rilevamento degli errori, ad esempio monitor di forma d’onda/vettorscopio, calibrazione della gamma dei toni scuri RGB, verifica dello stato del segnale video alla risoluzione pixel reale, scansione interlacciata ed evidenziatore schermo;
c)
interfaccia seriale digitale (SDI, Serial Digital Interface) o video su IP (VoIP, Video over Internet Protocol) integrati;
d)
non per uso in spazi pubblici;
(14)
«lavagna interattiva digitale»: il display elettronico che consente l’interazione diretta dell’utilizzatore con l’immagine visualizzata. Dispositivo progettato principalmente per presentazioni, lezioni o collaborazioni a distanza, ivi compresa la trasmissione di segnali audio e video. La relativa specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
è progettato principalmente per essere appeso, montato a un sostegno poggiante al suolo, collocato su un ripiano o una scrivania o fissato a una struttura fisica in modo da essere visto da più persone;
b)
richiede l’uso di software aventi funzionalità specifiche per gestire i contenuti e l’interazione;
c)
è integrato o appositamente progettato per essere usato con un computer che fa funzionare il software di cui alla lettera b);
d)
ha uno schermo di superficie superiore a 40 dm2;
e)
interagisce con l’utilizzatore mediante il tatto (dita o stilo) o in altri modi quali i gesti della mano o del braccio o la voce;
(15)
«display professionale»: il display elettronico progettato e commercializzato a uso professionale per montaggio di video e immagini grafiche. La relativa specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
grado di contrasto di almeno 1000:1 misurato alla perpendicolare al piano verticale dello schermo, e di almeno 60:1 misurato a un angolo di visione orizzontale di almeno 85° rispetto a detta perpendicolare e, su schermo curvo, di almeno 83° rispetto alla perpendicolare, con o senza vetro di copertura dello schermo;
b)
risoluzione nativa di almeno 2,3 megapixel;
c)
gamma cromatica supportata pari o superiore al 38,4 % del CIE LUV (vale a dire superiore al 99 % dello spazio di colore Adobe RGB e superiore al 100 % dello spazio di colore sRGB). Sono ammesse variazioni dello spazio di colore a condizione che lo spazio di colore risultante corrisponda almeno al 38,4 % del CIE LUV. L’uniformità del colore e della luminanza sono quelle prescritte per i monitor di grado 1;
(16)
«display di sicurezza»: il display elettronico la cui specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
funzione di automonitoraggio in grado di trasmettere almeno una delle seguenti informazioni a un server remoto:
—
stato di consumo;
—
temperatura interna rilevata da sensore termico di protezione contro il sovraccarico;
—
sorgente video;
—
sorgente audio e stato audio (volume/silenzioso);
—
modello e versione del firmware;
b)
fattore di forma su misura per agevolare l’installazione del display in alloggiamenti o console professionali;
(17)
«integrato»: (riferito al display che è parte integrante di un altro prodotto in quanto componente funzionale) il display elettronico che non può funzionare indipendentemente dal prodotto e le cui funzioni dipendono da esso, anche l’alimentazione elettrica.
(18)
«display per uso medico»: il display elettronico che rientra nel campo di applicazione:
a)
della direttiva 93/42/CEE del Consiglio (16) concernente i dispositivi medici; o
b)
del regolamento (UE) 2017/745 del Parlamento europeo e del Consiglio (17) relativo ai dispositivi medici; o
c)
della direttiva 90/385/CEE del Consiglio (18) per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi medici impiantabili attivi; o
d)
della direttiva 98/79/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (19) relativa ai dispositivi medico-diagnostici in vitro; o
e)
del regolamento (UE) 2017/746 del Parlamento europeo e del Consiglio (20) relativo ai dispositivi medico-diagnostici in vitro;
(19)
«monitor di grado-1»: il monitor per la valutazione tecnica di alta qualità delle immagini nei punti cardine del flusso della diffusione o produzione radiotelevisiva, quali l’acquisizione delle immagini, la post produzione, la trasmissione e la memorizzazione;
(20)
«casco di realtà virtuale»: il dispositivo da portare sulla testa che immerge chi l’indossa in una realtà virtuale visualizzando immagini stereoscopiche per ciascun occhio grazie a funzioni che seguono i movimenti della testa.
Ai fini degli allegati, ulteriori definizioni figurano nell’allegato I.
Articolo 3
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile stabilite nell’allegato II si applicano a decorrere dalle date ivi indicate.
Articolo 4
Valutazione di conformità
1. La procedura di valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE è il sistema di controllo interno della progettazione stabilito nell’allegato IV della stessa direttiva o il sistema di gestione stabilito nell’allegato V della stessa direttiva.
2. Ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, la documentazione tecnica contiene il motivo per cui eventuali parti in plastica non sono marcate in virtù della deroga di cui all’allegato II, sezione D, punto 2, e i calcoli con relativi risultati di cui all’allegato III del presente regolamento.
3. Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello di display elettronico sono state ottenute:
a)
da un modello avente le medesime caratteristiche tecniche rilevanti per le informazioni tecniche da fornire, ma prodotto da un altro fabbricante, oppure
b)
dai calcoli effettuati in base al progetto o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o con entrambi i metodi,
la documentazione tecnica comprende i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti diversi.
La documentazione tecnica contiene un elenco di tutti i modelli equivalenti, compresi gli identificativi dei modelli.
4. La documentazione tecnica comprende le informazioni indicate nell’allegato VI del regolamento (UE) 2019/2013 nell’ordine ivi previsto. A fini di sorveglianza del mercato i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono fare riferimento, fatto salvo l’allegato IV, punto 2, lettera g), della direttiva 2009/125/CE, alla documentazione tecnica caricata nella banca dati dei prodotti, che contiene le stesse informazioni di cui al regolamento (UE) 2019/2013.
Articolo 5
Procedura di verifica ai fini della sorveglianza del mercato
Quando effettuano le verifiche ai fini della sorveglianza del mercato di cui all’articolo 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE, le autorità degli Stati membri applicano la procedura di cui all’allegato IV del presente regolamento.
Articolo 6
Elusione e aggiornamenti del software
Il fabbricante, l’importatore o il mandatario non immette sul mercato prodotti progettati per poter rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio, riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e reagire in modo specifico alterando automaticamente le loro prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere un livello più favorevole per qualsiasi parametro dichiarato dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Il consumo di energia del prodotto e i parametri dichiarati non peggiorano dopo l’aggiornamento del software o del firmware se misurati con lo stesso criterio di prova inizialmente utilizzato per la dichiarazione di conformità, salvo con il consenso esplicito dell’utilizzatore finale prima dell’aggiornamento. Se l’aggiornamento non è accettato le prestazioni non risultano in alcun modo modificate.
L’aggiornamento del software non determina mai una modifica delle prestazioni del prodotto che lo renda non conforme alle specifiche di progettazione ecocompatibile applicabili alla dichiarazione di conformità.
Articolo 7
Parametri di riferimento indicativi
I parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le tecnologie più efficienti disponibili sul mercato al momento dell’adozione del presente regolamento sono illustrati nell’allegato V.
Articolo 8
Riesame
Entro il 25 dicembre 2022 la Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce del progresso tecnologico e ne presenta i risultati al forum consultivo, corredati, se del caso, di un progetto di proposta di revisione.
Il riesame valuta in particolare:
a)
la necessità di aggiornare le definizioni o l’ambito di applicazione del regolamento;
b)
l’equilibrio, in termini di rigorosità, delle disposizioni applicabili ai prodotti di grandi e piccole dimensioni;
c)
la necessità di adeguare le prescrizioni alle nuove tecnologie disponibili, quali HDR, modalità 3D, elevata frequenza di fotogrammi, livelli di risoluzione superiori a UHD-8K;
d)
l’adeguatezza delle tolleranze;
e)
l’opportunità di stabilire specifiche di efficienza energetica per il modo acceso dei pannelli segnaletici digitali o di altri display non contemplati a tale riguardo;
f)
l’opportunità di stabilire specifiche diverse o supplementari per migliorare la durabilità e facilitare la riparazione e il riutilizzo, tra cui il lasso di tempo durante il quale devono essere disponibili i pezzi di ricambio, e l’opportunità di stabilire specifiche per un alimentatore esterno standardizzato;
g)
l’opportunità di stabilire specifiche diverse o supplementari per migliorare lo smantellamento alla fine del ciclo di vita e la riciclabilità, anche riguardo alle materie prime essenziali e alla fornitura di informazioni alle imprese di riciclaggio;
h)
le specifiche di efficienza delle risorse per i display integrati nei prodotti disciplinati dalla direttiva 2009/125/CE e in qualsiasi altro prodotto che rientra nell’ambito di applicazione della direttiva 2012/19/UE.
Articolo 9
Modifica del regolamento (CE) n. 1275/2008
L’allegato I del regolamento (CE) n. 1275/2008 è così modificato:
a)
il punto 2 è sostituito dal seguente:
«2.
Apparecchiature per la tecnologia dell’informazione destinate principalmente all’uso in ambiente domestico, ma esclusi i computer da tavolo (desktop), i computer da tavolo (desktop) integrati e i computer portatili (notebook) di cui al regolamento (UE) n. 617/2013 della Commissione, nonché i display elettronici disciplinati dal regolamento (UE) 2019/2021 (*1).
(*1) Regolamento (UE) 2019/2021 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei display elettronici in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, modifica il regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione e abroga il regolamento (CE) n. 642/2009 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 241).»;"
b)
al punto 3, l’ultima voce è sostituita dalla seguente:
«Altre apparecchiature per registrare o riprodurre suoni o immagini, inclusi segnali o altre tecnologie per la distribuzione di suoni e immagini diverse dalla telecomunicazione, ad esclusione dei display elettronici disciplinati dal regolamento (UE) 2019/2021».
Articolo 10
Abrogazione
Il regolamento (CE) n. 642/2009 è abrogato con effetto dal 1o marzo 2021.
Articolo 11
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o marzo 2021. Tuttavia l’articolo 6, primo comma, si applica a decorrere dal 25 dicembre 2019.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 1o ottobre 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10.
(2) Regolamento (CE) n. 642/2009 della Commissione, del 22 luglio 2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei televisori (GU L 191 del 23.7.2009, pag. 42).
(3) Comunicazione della Commissione, Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016].
(4) Regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione, del 17 dicembre 2008, recante misure di esecuzione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le specifiche di progettazione ecocompatibile relative al consumo di energia elettrica nei modi stand-by e spento e stand-by in rete delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio (GU L 339 del 18.12.2008, pag. 45).
(5) Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: L’anello mancante - Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare (COM(2015) 614 final del 2 dicembre 2015).
(6) Comunicazione della Commissione: Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 (COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016).
(7) Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
(8) Direttiva (UE) 2018/851 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti (GU L 150 del 14.6.2018, pag. 109).
(9) Decisione n. 1386/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 novembre 2013, su un programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020 «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta» (GU L 354 del 28.12.2013, pag. 171).
(10) COM(2015) 614 final.
(11) Regolamento (UE) n. 617/2013 della Commissione, del 26 giugno 2013, recante misure di esecuzione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile di computer e server informatici (GU L 175 del 27.6.2013, pag. 13).
(12) Piattaforma I4R («Information for Recyclers») per lo scambio di informazioni tra i fabbricanti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) e i gestori del riciclaggio di rifiuti AEE: http://www.i4r-platform.eu.
(13) Direttiva 2011/65/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’8 giugno 2011, sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (GU L 174 dell’1.7.2011, pag. 88).
(14) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(15) Regolamento delegato (UE) 2019/2013 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica dei display elettronici e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1062/2010 della Commissione (cfr. pag. 1 della presente Gazzetta ufficiale).
(16) Direttiva 93/42/CEE del Consiglio, del 14 giugno 1993, concernente i dispositivi medici (GU L 169 del 12.7.1993, pag. 1).
(17) Regolamento (UE) 2017/745 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2017, relativo ai dispositivi medici, che modifica la direttiva 2001/83/CE, il regolamento (CE) n. 178/2002 e il regolamento (CE) n. 1223/2009 e che abroga le direttive 90/385/CEE e 93/42/CEE del Consiglio (GU L 117 del 5.5.2017, pag. 1).
(18) Direttiva 90/385/CEE del Consiglio, del 20 giugno 1990, per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi medici impiantabili attivi (GU L 189 del 20.7.1990, pag. 17).
(19) Direttiva 98/79/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 ottobre 1998, relativa ai dispositivi medico-diagnostici in vitro (GU L 331 del 7.12.1998, pag. 1).
(20) Regolamento (UE) 2017/746 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2017, relativo ai dispositivi medico-diagnostici in vitro e che abroga la direttiva 98/79/CE e la decisione 2010/227/UE della Commissione (GU L 117 del 5.5.2017, pag. 176).
ALLEGATO I
Definizioni applicabili agli allegati
Si applicano le seguenti definizioni:
(1)
«modo acceso»: la condizione in cui il display elettronico è collegato a una fonte di alimentazione, è stato attivato e fornisce una o più funzioni di display;
(2)
«modo spento»: la condizione in cui il display elettronico è collegato alla fonte di alimentazione e non fornisce alcuna funzione; si considerano inoltre «modo spento»:
(1)
le condizioni che forniscono soltanto un’indicazione della condizione modo spento;
(2)
le condizioni che forniscono esclusivamente le funzionalità intese a garantire la compatibilità elettromagnetica ai sensi della direttiva 2014/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1);
(3)
«modo stand-by»: la condizione in cui il display elettronico è collegato a una fonte di alimentazione, dipende dall’energia proveniente dalla fonte di alimentazione per funzionare come previsto e fornisce esclusivamente le seguenti funzioni, che possono continuare per un lasso di tempo indefinito:
—
funzione di riattivazione o funzione di riattivazione con solo un’indicazione della funzione di riattivazione abilitata; e/o
—
visualizzazione delle informazioni o dello stato;
(4)
«diodo organico a emissione luminosa» (OLED): la tecnologia in cui la luce è prodotta da un dispositivo allo stato solido comprendente una giunzione p-n in materiale organico. La giunzione emette una radiazione ottica se eccitata da una corrente elettrica;
(5)
«display microLED»: il display elettronico in cui i singoli pixel sono illuminati ricorrendo alla tecnologia microscopica GaN LED;
(6)
«configurazione normale»: l’impostazione del display che il fabbricante raccomanda all’utilizzatore finale dal menù iniziale di impostazione, oppure l’impostazione di fabbrica del display elettronico per l’uso cui è destinato; deve offrire all’utilizzatore finale la qualità ottimale per l’ambiente e l’uso cui il prodotto è destinato. La configurazione normale è la condizione in cui sono misurati i valori per i modi spento, stand-by, stand-by in rete e acceso;
(7)
«alimentatore esterno (EPS, External Power Supply)»: il dispositivo definito nel regolamento (UE) 2019/1782 (2) della Commissione;
(8)
«USB»: Universal Serial Bus;
(9)
«controllo automatico della luminosità (ABC, Automatic Brightness Control)»: il meccanismo automatico che, se abilitato, comanda la luminosità di un display elettronico in funzione del livello di luce ambiente che incide sulla parte anteriore del display;
(10)
«impostazione predefinita»: con riferimento a una funzionalità o un’impostazione specifica, il valore definito in fabbrica e disponibile quando il cliente usa il prodotto per la prima volta e dopo averne «ripristinato le impostazioni di fabbrica», se il ripristino è consentito;
(11)
«luminanza»: la misura fotometrica dell’intensità luminosa, per unità di superficie, di un flusso luminoso proiettato in una determinata direzione, espressa in candele per metro quadrato (cd/m2). Per denotare in modo «soggettivo» la luminanza di un display si usa spesso il termine «luminosità»;
(12)
«visione ravvicinata»: la distanza di visione paragonabile a quella che intercorre tra il display elettronico e l’utilizzatore quando questi lo tiene in mano o è seduto al tavolo;
(13)
«menù preimpostato»: il menù che appare al primo avvio del display o quando se ne ripristinano le impostazioni di fabbrica e che presenta una serie di impostazioni alternative di display predefinite dal fabbricante;
(14)
«rete»: l’infrastruttura di comunicazione avente una topologia di collegamenti e un’architettura che comprende componenti fisici, principi organizzativi e procedure e formati di comunicazione (protocolli);
(15)
«interfaccia di rete» o «porta di rete»: l’interfaccia fisica con o senza fili che fornisce connessione di rete e attraverso la quale possono essere attivate a distanza le funzioni del display elettronico e si possono ricevere o inviare i dati. Non sono considerate interfacce di rete le interfacce per dati in ingresso, quali segnali video e audio, che non provengono da una sorgente di rete e non utilizzano un indirizzo di rete;
(16)
«disponibilità della rete»: la capacità del display elettronico di attivare le sue funzioni quando un segnale di attivazione a distanza è registrato da un’interfaccia di rete;
(17)
«display collegato in rete»: il display elettronico che può connettersi a una rete mediante una delle sue porte di rete, se abilitata;
(18)
«modo stand-by in rete»: la condizione in cui il display elettronico è in grado di ritornare a una determinata funzione grazie a un segnale di attivazione a distanza proveniente da un’interfaccia di rete;
(19)
«funzione di riattivazione»: la funzione che, mediante un interruttore a distanza, un telecomando, un sensore interno, un temporizzatore o - per i display in rete in modo stand-by in rete - la rete, fa passare dal modo stand-by o stand-by in rete ad altri modi, tranne quello spento, che offrono funzioni aggiuntive;
(20)
«sensore di rilevamento di presenza», «sensore di rilevamento gestuale» o «sensore di presenza»: il sensore che rileva i movimenti nell’ambiente circostante e reagisce con un segnale che può attivare il passaggio al modo acceso. È possibile utilizzare l’assenza di rilevamento di movimento durante un lasso di tempo prestabilito per attivare il modo stand-by o stand-by in rete;
(21)
«pixel (elemento dell’immagine)»: la superficie dell’elemento più piccolo di un’immagine che è distinguibile dagli elementi vicini;
(22)
«funzionalità tattile»: la possibilità di impartire i comandi utilizzando un dispositivo sensibile al tatto, che generalmente si presenta sotto forma di pellicola trasparente applicata sul pannello del display elettronico;
(23)
«configurazione di brillanza massima in modo acceso»: la configurazione del display elettronico, preimpostata dal fabbricante, che offre un’immagine accettabile con la massima luminanza bianca di picco misurata;
(24)
«configurazione negozio»: la configurazione da utilizzare specificamente a fini dimostrativi del display elettronico, ad esempio in condizioni di forte illuminazione (in spazi di vendita al dettaglio), senza spegnimento automatico quando non è rilevata alcuna azione o presenza dell’utilizzatore; la configurazione potrebbe non essere accessibile da un menu visualizzato;
(25)
«smantellamento»: la scomposizione potenzialmente irreversibile di un prodotto assemblato nei materiali e/o componenti costitutivi;
(26)
«disassemblaggio»: la scomposizione reversibile di un prodotto assemblato nei materiali e/o componenti costitutivi senza danno funzionale che preclude il riassemblaggio, il riutilizzo o la rimessa a nuovo del prodotto;
(27)
«fase»: nel contesto dello smantellamento o del disassemblaggio, l’operazione che termina con un cambio di attrezzo o con la rimozione di un componente o una parte;
(28)
«circuito stampato (PCB, Printed Circuit Board)»: il manufatto che supporta meccanicamente e collega elettricamente i componenti elettronici o elettrici per mezzo di piste, pad e altri elementi conduttivi incisi su uno o più strati di metallo conduttivo laminato e applicati su o tra gli strati di un substrato non conduttivo;
(29)
«PMMA»: polimetacrilato di metile;
(30)
«ritardante di fiamma»: la sostanza che ritarda notevolmente la propagazione di una fiamma;
(31)
«ritardante di fiamma alogenato»: il ritardante di fiamma che contiene un qualsiasi alogeno;
(32)
«materiale omogeneo»: materiale di composizione uniforme o materiale costituito dalla combinazione di più materiali che non può essere diviso o separato in materiali distinti mediante azioni meccaniche come lo svitamento, il taglio, la frantumazione, la molatura e processi abrasivi;
(33)
«banca dati dei prodotti»: la raccolta dei dati relativi ai prodotti, organizzata in maniera sistematica e composta da una parte pubblica a uso del consumatore, in cui le informazioni concernenti i parametri dei singoli prodotti sono accessibili per via elettronica, da un portale online per l’accessibilità e da una parte relativa alla conformità, con requisiti di accessibilità e sicurezza chiaramente definiti, come previsto dal regolamento (UE) 2017/1369;
(34)
«modello equivalente»: il modello avente le stesse caratteristiche tecniche pertinenti ai fini delle informazioni tecniche da fornire, ma che è immesso sul mercato o messo in servizio dallo stesso fabbricante, importatore o mandatario come un altro modello con identificativo di modello diverso;
(35)
«identificativo del modello»: il codice, solitamente alfanumerico, che distingue un dato modello di prodotto da altri modelli con lo stesso marchio o lo stesso nome di fabbricante, importatore o mandatario;
(36)
«pezzo di ricambio»: la parte distinta che può sostituire una parte dell’apparecchiatura avente la stessa funzione;
(37)
«riparatore professionista»: l’operatore o l’impresa che fornisce servizi professionali di riparazione e manutenzione per display elettronici.
(1) Direttiva 2014/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica (GU L 96 del 29.3.2014, pag. 79).
(2) Regolamento (UE) 2019/1782 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga il regolamento (CE) n. 278/2009 della Commissione (cfr. pag. 95 della presente Gazzetta ufficiale).
ALLEGATO II
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
A. SPECIFICHE DI EFFICIENZA ENERGETICA
1. LIMITI DELL’INDICE DI EFFICIENZA ENERGETICA PER IL MODO ACCESO
L’indice di efficienza energetica (IEE) del display elettronico si calcola con la seguente equazione:
dove:
A è la superficie dello schermo in dm2;
Pmeasured
è la potenza misurata in watt in modo acceso nella configurazione normale, alla gamma dinamica standard (SDR, Standard Dynamic Range);
corr è il fattore di correzione pari a 10 per i display elettronici OLED che non applicano la tolleranza ABC di cui alla sezione B, punto 1). Questa disposizione si applica fino al 28 febbraio 2023. In tutti gli altri casi corr è pari a zero.
L’IEE di un display elettronico non supera l’IEE massimo (EEImax
) secondo i limiti indicati nella Tabella 1, a partire dalle date indicate.
Tabella 1
Limiti dell’IEE per il modo acceso
EEImax
per display elettronici con risoluzione fino a 2 138 400 pixel (HD)
EEImax
per display elettronici con risoluzione superiore a 2 138 400 pixel (HD) e fino a 8 294 400 pixel (UHD-4k)
EEImax
per display elettronici con risoluzione superiore a 8 294 400 pixel (UHD-4k) e per display MicroLED
1o marzo 2021
0,90
1,10
n.a.
1o marzo 2023
0,75
0,90
0,90
B. TOLLERANZE E ADEGUAMENTI AI FINI DEL CALCOLO DELL’IEE E SPECIFICHE FUNZIONALI
Dal 1o marzo 2021 i display elettronici rispondono alle specifiche illustrate di seguito.
1. Display elettronici con controllo automatico della brillanza (ABC, Automatic Brightness Control)
Il valore di Pmeasured
nel calcolo dell’IEE può essere ridotto del 10 % per i display elettronici che rispondono a tutte le seguenti specifiche:
a)
nella configurazione normale del display elettronico l’ABC è abilitato e si mantiene in tutte le altre configurazioni a gamma dinamica standard che sono a disposizione dell’utilizzatore finale;
b)
il valore di Pmeasured
, nella configurazione normale, è misurato con l’ABC disabilitato oppure, se l’ABC non può essere disabilitato, a una luce ambiente di 100 lux misurata al sensore dell’ABC;
c)
il valore di Pmeasured
con l’ABC disabilitato, se applicabile, è pari o superiore a quello della potenza in modo acceso misurato con l’ABC abilitato a una luce ambiente di 100 lux misurata al sensore dell’ABC;
d)
con l’ABC abilitato, il valore misurato della potenza in modo acceso deve diminuire del 20 % o più quando la luce ambiente, misurata al sensore ABC, è ridotta da 100 lux a 12 lux; e
e)
l’ABC della luminanza dello schermo del display rispetta tutte le seguenti caratteristiche quando varia la luce ambiente misurata al sensore dell’ABC:
—
la luminanza dello schermo misurata a 60 lux si situa tra il 65 % e il 95 % della luminanza dello schermo misurata a 100 lux;
—
la luminanza dello schermo misurata a 35 lux si situa tra il 50 % e l’80 % della luminanza dello schermo misurata a 100 lux; e
—
la luminanza dello schermo misurata a 12 lux si situa tra il 35 % e il 70 % della luminanza dello schermo misurata a 100 lux.
2. Menù preimpostato e menù di impostazione
I display elettronici possono essere immessi sul mercato con un menù preimpostato alla prima attivazione che offre impostazioni alternative. Quando sono forniti con un menù preimpostato la configurazione normale è costituita dall’impostazione predefinita, altrimenti l’impostazione normale è quella di fabbrica.
Se invece della configurazione normale l’utilizzatore ne seleziona una diversa che richiede una potenza superiore, deve apparire un messaggio di avviso sul probabile aumento del consumo di energia, con richiesta esplicita di conferma dell’azione.
Se invece delle impostazioni facenti parte della configurazione normale l’utilizzatore seleziona un’impostazione diversa che richiede un consumo più alto di energia rispetto alla configurazione normale, deve apparire un messaggio di avviso sul probabile aumento del consumo di energia, con richiesta esplicita di conferma dell’azione.
La modifica di un singolo parametro apportata dall’utilizzatore a qualsiasi impostazione non comporta la modifica di alcun altro parametro connesso all’energia, a meno che non sia inevitabile. In tal caso, l’utilizzatore è sempre informato esplicitamente mediante un avviso della modifica di altri parametri, con richiesta esplicita di conferma della modifica.
3. Rapporto di luminanza bianca di picco
Nella configurazione normale, la luminanza bianca di picco del display elettronico in condizioni di visualizzazione con luce ambiente di 100 lux non è inferiore a 220 cd/m2 oppure, se il display elettronico è destinato principalmente a una visione ravvicinata da parte di un unico utilizzatore, non è inferiore a 150 cd/m2.
Se nella configurazione normale la luminanza bianca di picco del display elettronico è impostata su valori inferiori, non può essere inferiore al 65 % della massima luminanza bianca di picco del display in condizioni di visualizzazione con luce ambiente di 100 lux nel modo acceso più brillante.
C. SPECIFICHE PER I MODI SPENTO, STAND-BY E STAND-BY IN RETE
Dal 1o marzo 2021 i display elettronici rispondono alle specifiche illustrate di seguito.
1. Limiti di potenza richiesta in modi diversi dal modo acceso
La potenza richiesta dei display elettronici nei diversi modi e condizioni non supera i limiti indicati nella Tabella 2:
Tabella 2
Limiti della potenza richiesta nei modi diversi dal modo acceso, in watt
Modo spento
Modo stand-by
Modo stand-by in rete
Limiti massimi
0,30
0,50
2,00
Tolleranze per funzioni supplementari quando presenti e abilitate
Visualizzazione dello stato
0,0
0,20
0,20
Disattivazione mediante il rilevamento di presenza
0,0
0,50
0,50
Funzionalità tattile, se utilizzabile per l’attivazione
0,0
1,00
1,00
Funzione HiNA
0,0
0,0
4,00
Totale massimo della potenza richiesta con tutte le funzioni supplementari presenti e abilitate
0,30
2,20
7,70
2. Disponibilità dei modi spento, stand-by e stand-by in rete
I display elettronici dispongono di un modo spento o stand-by oppure di un modo stand-by in rete o di altri modi che non richiedono una potenza superiore a quella prescritta per il modo stand-by.
Il menù di configurazione, i manuali d’uso e l’eventuale altra documentazione si riferiscono al modo spento, al modo stand-by o al modo stand-by in rete utilizzando questi termini.
Il passaggio automatico al modo spento e/o stand-by e/o a un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per il modo stand-by è scelto come impostazione predefinita, anche per i display collegati in rete in cui l’interfaccia di rete è abilitata quando sono in modo acceso.
Il modo stand-by in rete è disabilitato nella «configurazione normale» di un televisore collegato in rete. L’utilizzatore finale è chiamato a confermare l’attivazione del modo stand-by in rete, se necessario per una funzione prescelta attivata a distanza, e deve essere in grado di disabilitarlo.
Quando il modo stand-by in rete è disabilitato i display elettronici collegati in rete sono conformi alle specifiche per il modo stand-by.
3. Modo stand-by automatico dei televisori
a)
Il televisore dispone di una funzione di gestione della potenza, abilitata nel prodotto fornito dal fabbricante, che entro 4 ore dopo l’ultima interazione dell’utilizzatore fa passare il televisore dal modo acceso al modo stand-by, al modo stand-by in rete o a un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per il modo stand-by o stand-by in rete, rispettivamente. Prima di tale passaggio automatico deve apparire sul televisore, per almeno 20 secondi, un messaggio che avvisa l’utilizzatore dell’imminente cambio di modo, dandogli la possibilità di posticiparlo o annullarlo temporaneamente.
b)
Se il televisore dispone di una funzione che consente all’utilizzatore di abbreviare, estendere o disabilitare il periodo di 4 ore fissato per i passaggi automatici di cui alla lettera a), deve apparire un avviso sulla possibilità di un aumento del consumo di energia, con richiesta obbligatoria di conferma delle nuove impostazioni se l’utilizzatore sceglie un’estensione oltre il periodo di 4 ore o la disabilitazione.
c)
Se il televisore è dotato di un sensore di rilevamento di presenza, il passaggio automatico dal modo acceso a uno dei modi di cui alla lettera a) si applica se non è rilevata alcuna presenza nell’ambiente per più di un’ora.
d)
Nei televisori muniti di diverse fonti di ingresso selezionabili i protocolli di gestione della potenza della fonte di segnale selezionata e visualizzata sono prioritari rispetto ai meccanismi predefiniti di gestione della potenza di cui alle lettere da a) a c).
4. Modo stand-by automatico dei display diversi dai televisori
I display elettronici diversi dai televisori con varie fonti di ingresso selezionabili passano, nella configurazione normale, al modo stand-by, stand-by in rete o a un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per i modi stand-by o stand-by in rete, rispettivamente, se non viene rilevata alcuna fonte di ingresso per più di 10 secondi e, per le lavagne interattive digitali e per i display di diffusione radiotelevisiva, per più di 60 minuti.
Prima del suddetto passaggio di modo appare un messaggio visivo e il passaggio è completato entro i 10 minuti successivi.
D. SPECIFICHE DI EFFICIENZA DEI MATERIALI
Dal 1o marzo 2021 i display elettronici rispondono alle specifiche indicate di seguito.
1. Specifiche per lo smantellamento, il riciclaggio e il recupero
I fabbricanti, gli importatori o i loro mandatari si assicurano che le tecniche di giunzione, di fissaggio o di chiusura non impediscano la rimozione, tramite attrezzi di uso comune, dei componenti di cui all’allegato VII, punto 1, della direttiva 2012/19/UE sui RAEE o all’articolo 11 della direttiva 2006/66/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (1) relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori, se presenti.
Fatto salvo l’articolo 15, paragrafo 1, della direttiva (UE) 2012/19, fabbricanti, importatori o mandatari mettono a disposizione su un sito Internet ad accesso libero le informazioni sullo smantellamento necessarie ad accedere ai componenti di cui all’allegato VII, punto 1, della direttiva 2012/19/UE.
Le informazioni sullo smantellamento comprendono la sequenza delle diverse fasi, gli attrezzi o le tecnologie necessarie ad accedere ai componenti desiderati.
Le informazioni sulla fine del ciclo di vita sono disponibili per almeno 15 anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un determinato modello.
2. Marcatura dei componenti in plastica
I componenti in plastica di peso superiore a 50 g:
a)
sono marcati indicando il tipo di polimero mediante appositi simboli o abbreviazioni standard posti tra i segni di punteggiatura «>» e «<» come specificato nelle norme esistenti. La marcatura deve essere leggibile.
I componenti in plastica sono esenti da obblighi di marcatura nelle seguenti circostanze:
i)
la marcatura non può essere apposta a causa della forma o dimensione;
ii)
la marcatura inciderebbe sulle prestazioni o sulla funzionalità del componente in plastica; e
iii)
la marcatura non è tecnicamente possibile a causa del metodo di stampaggio.
Non occorre marcatura sui seguenti componenti in plastica:
i)
imballaggi, nastri, etichette e pellicola;
ii)
cablaggio, cavi e connettori, pezzi in gomma e in caso la superficie disponibile sia insufficiente per apporvi una marcatura di dimensioni leggibili;
iii)
circuiti stampati, pannelli di PMMA, componenti ottici, componenti per eliminazione elettrostatica, componenti contro le interferenze elettromagnetiche, altoparlanti;
iv)
pezzi trasparenti la cui funzione sarebbe compromessa dalla marcatura.
b)
I componenti che contengono ritardanti di fiamma sono contrassegnati anche con l’abbreviazione del polimero seguita da un trattino, poi dal simbolo «FR» seguito dal numero di codice del ritardante di fiamma racchiuso tra parentesi. La marcatura apposta sui componenti dell’involucro e del supporto è chiaramente visibile e leggibile.
3. Logo del cadmio
I display elettronici dotati di uno schermo in cui i valori di concentrazione di cadmio (Cd) in peso nei materiali omogenei eccedono lo 0,01 %, secondo la definizione della direttiva 2011/65/UE sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, recano il logo indicante la presenza di cadmio. Il logo è chiaramente visibile, durevole, leggibile e indelebile. Ha la forma del pittogramma sottostante.
Contiene cadmio
Non contiene cadmio
La dimensione «a» è superiore a 9 mm e il carattere tipografico da utilizzare è «Gill Sans».
Un ulteriore logo indicante la presenza di cadmio è saldamente fissato all’interno del pannello del display o stampato in rilievo in una posizione chiaramente visibile ai lavoratori una volta tolta la copertura posteriore esterna che reca il logo esterno.
Viene apposto il logo indicante l’assenza di cadmio se i valori di concentrazione di cadmio (Cd) in peso nei materiali omogenei non eccedono lo 0,01 %, secondo la definizione della direttiva 2011/65/UE.
4. Ritardanti di fiamma alogenati
Non è consentito l’uso dei ritardanti di fiamma alogenati nell’involucro e nel supporto dei display elettronici.
5. Specifiche per la riparazione e il riutilizzo
a)
Disponibilità dei pezzi di ricambio:
(1)
i fabbricanti, gli importatori e i mandatari di display elettronici mettono a disposizione dei riparatori professionisti almeno i pezzi di ricambio elencati di seguito: alimentatore interno, connettori per la connessione di apparecchi esterni (cavo, antenna, USB, DVD e Blue-Ray), condensatori, pile e accumulatori, modulo DVD/Blue-Ray se del caso, e modulo HD/SSD se del caso, per un periodo minimo di sette anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un dato modello;
(2)
i fabbricanti, gli importatori e i mandatari di display elettronici mettono a disposizione dei riparatori professionisti e degli utilizzatori finali almeno i pezzi di ricambio elencati di seguito: alimentatore esterno e telecomando per un periodo minimo di sette anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un dato modello;
(3)
I fabbricanti si assicurano che i pezzi di ricambio siano sostituibili utilizzando attrezzi di uso comune e senza danni permanenti all’apparecchio;
(4)
l’elenco dei pezzi di ricambio di cui al punto 1 e la procedura per ordinarli sono resi pubblici sul sito Internet ad accesso libero del fabbricante, dell’importatore o del mandatario, al più tardi due anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello e fino al termine del periodo di disponibilità di tali pezzi di ricambio; e
(5)
l’elenco dei pezzi di ricambio di cui al punto 2, la procedura per ordinarli e le istruzioni per le riparazioni sono resi pubblici sul sito Internet ad accesso libero del fabbricante, dell’importatore o del mandatario al momento dell’immissione sul mercato della prima unità di un modello e fino al termine del periodo di disponibilità di tali pezzi di ricambio;
b)
Accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione
Due anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello o di un modello equivalente, e fino al termine del periodo indicato alla lettera a), il fabbricante, l’importatore o il mandatario garantiscono ai riparatori professionisti l’accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione alle seguenti condizioni:
(1)
il sito Internet del fabbricante, dell’importatore o del mandatario indica la procedura di registrazione che i riparatori professionisti devono seguire per accedere alle informazioni; per accettare una richiesta di questo tipo, i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono esigere che il riparatore professionista dimostri:
i)
di possedere le competenze tecniche per riparare display elettronici e di rispettare le norme applicabili ai riparatori di apparecchiature elettriche negli Stati membri in cui opera. Si accetta come prova di conformità al presente requisito il riferimento a un sistema di registrazione ufficiale dei riparatori professionisti, se siffatto sistema esiste negli Stati membri interessati;
ii)
di avere sottoscritto un’assicurazione adeguata, che copre le responsabilità derivanti dall’attività che svolge, indipendentemente dal fatto che ciò sia richiesto dallo Stato membro;
(2)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari accettano o rifiutano la registrazione entro 5 giorni dall’introduzione della richiesta da parte del riparatore professionista:
(3)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono chiedere la corresponsione di un importo ragionevole e proporzionato per l’accesso alle informazioni sulla riparazione e la manutenzione o per ricevere aggiornamenti periodici. L’importo è considerato ragionevole o proporzionato se non scoraggia l’accesso alle informazioni e tiene conto di quanto il riparatore professionista ne faccia uso.
Una volta registrato il riparatore professionista ha accesso, entro un giorno lavorativo dall’inoltro della richiesta, alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione. Le informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione includono:
—
l’identificazione inequivocabile dell’apparecchiatura;
—
uno schema per il disassemblaggio o una vista esplosa;
—
l’elenco delle apparecchiature necessarie per la riparazione e per le prove;
—
informazioni su componenti e diagnosi (ad esempio, valori di misurazione teorici minimi e massimi);
—
schemi elettrici e delle connessioni;
—
codici diagnostici di guasto e di errore (compresi i codici specifici del fabbricante, se del caso); e
—
dati relativi ai casi di guasto segnalati e conservati nel display elettronico (se del caso).
c)
Termine massimo di consegna dei pezzi di ricambio
(1)
Durante il periodo di cui al punto 5, lettera a), punti 1) e 2), il fabbricante, l’importatore o il mandatario consegna i necessari pezzi di ricambio per i display elettronici ai riparatori professionisti entro 15 giorni lavorativi dalla ricezione dell’ordine;
(2)
in caso di pezzi di ricambio disponibili solo ai riparatori professionisti, la disponibilità può essere limitata ai riparatori professionisti registrati come stabilito alla lettera b).
E. SPECIFICHE RELATIVE ALLA DISPONIBILITÀ DELLE INFORMAZIONI
A decorrere dal 1o marzo 2021 il fabbricante, l’importatore o il mandatario del prodotto mette a disposizione le informazioni di seguito indicate quando immette sul mercato la prima unità di un modello o di un modello equivalente.
Le informazioni sono fornite gratuitamente a terzi che svolgono a titolo professionale attività di riparazione e riutilizzo dei display elettronici (compresi fornitori di servizi di manutenzione, intermediari e fornitori di pezzi di ricambio).
1. Aggiornamenti di software e firmware
a)
È messa a disposizione, gratuitamente o a costo equo, trasparente e non discriminatorio, la più recente versione disponibile del firmware per un periodo minimo di sette anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un dato modello. Il più recente aggiornamento di sicurezza per il firmware è reso disponibile, gratuitamente, per almeno gli otto anni successivi all’immissione sul mercato dell’ultimo prodotto di un determinato modello.
b)
Le informazioni sulla disponibilità minima garantita degli aggiornamenti di software e firmware, sulla disponibilità dei pezzi di ricambio e sull’assistenza tecnica sono indicate nella scheda informativa del prodotto di cui all’allegato V del regolamento (UE) 2019/2013.
(1) Direttiva 2006/66/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 settembre 2006, relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e che abroga la direttiva 91/157/CEE (GU L 266 del 26.9.2006, pag. 1).
ALLEGATO III
Metodi di misurazione e calcolo
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle specifiche del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati avvalendosi di norme armonizzate i cui estremi sono stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili, che prendono in considerazione lo stato dell’arte generalmente riconosciuto, in linea con le disposizioni seguenti.
Le misurazioni e i calcoli sono conformi alle definizioni tecniche, alle condizioni, alle equazioni e ai parametri fissati nel presente allegato. I display elettronici capaci di funzionare sia in modo 2D sia in modo 3D sono collaudati in modo 2D.
Il display elettronico immesso sul mercato suddiviso in due o più unità separate fisicamente, ma immesso sul mercato in un unico imballaggio, ai fini della verifica di conformità alle specifiche del presente allegato è trattato come un unico display elettronico. Se più display elettronici che possono essere immessi sul mercato separatamente sono combinati in un unico sistema, ciascun display elettronico è considerato a sè stante.
1. Condizioni generali
Le misurazioni sono effettuate a una temperatura ambiente di 23 °C +/– 5 °C.
2. Misurazioni della potenza richiesta in modo acceso
Le misurazioni della potenza richiesta di cui all’allegato II, sezione A, punto 1, soddisfano tutte le condizioni di seguito elencate:
a)
le misurazioni della potenza richiesta (Pmeasured
) sono effettuate nella configurazione normale;
b)
le misurazioni sono effettuate utilizzando un segnale video di contenuto dinamico teletrasmesso che rappresenta i contenuti tipici teletrasmessi dei display elettronici a gamma dinamica standard (SDR, Standard Dynamic Range). La misurazione deve riferirsi alla potenza media consumata in 10 minuti consecutivi;
c)
le misurazioni sono effettuate quando il display elettronico è stato in modo spento o, in caso questo modo non sia disponibile, in modo stand-by per almeno un’ora e subito dopo in modo acceso per almeno un’ora, e sono completate entro un periodo di tre ore in modo acceso. Il segnale video pertinente è visualizzato per l’intera durata del modo acceso. Per i display elettronici di cui è noto che si stabilizzano entro un’ora, questi periodi possono essere ridotti se può essere dimostrato che la misurazione risultante non varia di oltre il 2 % rispetto ai risultati che sarebbero stati ottenuti applicando questi periodi;
d)
Se la funzione ABC è disponibile, le misurazioni sono effettuate a funzione ABC spenta. Se la funzione ABC non può essere spenta, le misurazioni sono effettuate al sensore dell’ABC con una luce ambiente di 100 lux.
Misurazioni della luminanza bianca di picco
Le misurazioni della luminanza bianca di picco di cui all’allegato II, sezione B, punto 3, sono effettuate:
a)
con un misuratore di luminanza, il quale rileva la parte di schermo con un’immagine completamente (100 %) bianca che fa parte di un modello di prova «a schermo intero» che non supera il livello medio di immagine (APL, Average Picture Level) in cui si produce una limitazione di potenza o altra irregolarità nel sistema di azionamento della luminanza del display elettronico tale da incidere sulla luminanza stessa;
b)
senza disturbare il punto di rilevamento del misuratore di luminanza sul display elettronico durante i passaggi fra le condizioni di cui all’allegato II, sezione B, punto 3.
ALLEGATO IV
Procedura di verifica ai fini della sorveglianza del mercato
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica dei parametri misurati eseguita dalle autorità dello Stato membro e non possono essere utilizzate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica o per interpretare tali valori al fine di conseguire la conformità o comunicare prestazioni migliori con qualsiasi mezzo.
Se un modello è stato progettato per essere in grado di rilevare di essere sottoposto a prova (è cioè in grado di riconoscere le condizioni o il ciclo di prova) e di reagire alterando automaticamente il rendimento nel corso della prova al fine di raggiungere un miglior livello per qualunque parametro di cui al presente regolamento o incluso nella documentazione tecnica o nella documentazione fornita, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi.
Per verificare la conformità di un modello di prodotto alle specifiche stabilite nel presente regolamento a norma dell’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, per le specifiche di cui al presente allegato le autorità degli Stati membri applicano la procedura indicata di seguito per le specifiche di cui all’Allegato II.
1. Procedura generale
Le autorità dello Stato membro sottopongono a verifica una singola unità del modello.
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’allegato IV, punto 2, della direttiva 2009/125/CE (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli non sono più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei risultati delle corrispondenti misurazioni effettuate a norma della lettera g) dello stesso;
b)
i valori dichiarati rispondono alle specifiche stabilite nel presente regolamento e le informazioni di prodotto pubblicate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario non contengono valori più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario rispetto ai valori dichiarati;
c)
quando le autorità dello Stato membro collaudano l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 3; e
d)
l’unità del modello verificata dalle autorità dello Stato membro è conforme alle specifiche funzionali e alle specifiche di riparazione e fine del ciclo di vita.
1.1. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione B, punto 1
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
L’ABC del prodotto è abilitato come impostazione predefinita in tutti i modi SDR, tranne che nella «configurazione negozio»;
b)
il valore misurato della potenza in modo acceso diminuisce del 20 % o più quando la luce ambiente misurata al sensore ABC è ridotta da 100 lux a 12 lux;
c)
l’ABC della luminanza del display risponde alle specifiche di cui all’allegato II, sezione B, punto 1, lettera e).
1.2. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione B, punto 2
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
la configurazione normale è l’impostazione predefinita alla prima attivazione del display elettronico; e
b)
se l’utilizzatore seleziona un modo diverso da quello della configurazione normale, si avvia un secondo processo di selezione per confermare la scelta.
1.3. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione B, punto 3
Il modello è considerato conforme alle pertinenti specifiche se il valore determinato della luminanza bianca di picco o, se applicabile, il rapporto di luminanza bianca di picco, è conforme al valore riportato alla sezione B, punto 3.
1.4. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione C, punto 1
il modello è considerato conforme alle pertinenti specifiche se, quando è collegato alla fonte di alimentazione:
a)
viene scelto come impostazione predefinita il modo spento e/o il modo stand-by e/o un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per i modi spento e/o stand-by;
b)
l’unità dispone di un modo stand-by in rete con funzionalità HiNA e la potenza richiesta non supera quella prescritta per la funzionalità HiNA quando il modo stand-by in rete è abilitato; e
c)
l’unità dispone di un modo stand-by in rete senza funzionalità HiNA e la potenza richiesta non supera quella prescritta senza funzionalità HiNA quando il modo stand-by in rete è abilitato.
1.5. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione C, punto 2
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
L’unità dispone di un modo spento e/o di un modo stand-by e/o di un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per i modi spento e/o stand-by quando il display elettronico è collegato alla fonte di alimentazione; e
b)
l’attivazione della disponibilità della rete richiede l’intervento dell’utilizzatore finale; e
c)
la disponibilità della rete può essere disabilitata dall’utilizzatore finale; e
d)
risponde alle specifiche per il modo stand-by quando il modo stand-by in rete non è abilitato.
1.6. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione C, punto 3
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
entro 4 ore in modo acceso dopo l’ultima interazione dell’utilizzatore oppure entro 1 ora se un sensore di rilevamento di presenza abilitato non ha rilevato alcun movimento, il televisore passa automaticamente dal modo acceso al modo stand-by o spento, o stand-by in rete se abilitato, o a un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per il modo stand-by. Le autorità degli Stati membri seguono la pertinente procedura di misurazione della potenza richiesta dopo il passaggio del televisore al pertinente modo energetico effettuato dalla funzionalità di spegnimento automatico; e
b)
la funzione è scelta come impostazione predefinita; e
c)
in modo acceso il televisore visualizza un avviso prima di passare automaticamente dal modo acceso al modo pertinente; e
d)
se il televisore dispone di una funzione che consente all’utilizzatore di modificare il periodo di 4 ore per i passaggi automatici di cui alla lettera a), appare un avviso sulla possibilità di un aumento del consumo di energia con richiesta di conferma delle nuove impostazioni se l’utilizzatore sceglie un’estensione oltre il periodo di 4 ore o la disabilitazione; e
e)
se il display elettronico è dotato di un sensore di rilevamento di presenza, il passaggio automatico dal modo acceso a uno dei modi di cui alla lettera a) si applica se non è rilevata alcuna presenza nell’ambiente per più di un’ora; e
f)
Nei televisori muniti di diverse fonti di ingresso selezionabili i protocolli di gestione della potenza della fonte di segnale selezionata sono prioritari rispetto ai meccanismi predefiniti di gestione della potenza di cui alla lettera a).
1.7. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione C, punto 4
Il modello è collaudato per ciascun tipo di interfaccia per segnale in ingresso selezionabile dall’utilizzatore finale, predisposto per portare segnali o dati di controllo della gestione del consumo di energia. Se vi sono due o più interfacce di segnali identiche non etichettate per un tipo specifico di prodotto ospite (ad esempio HDMI-1, HDMI-2 ecc.), è sufficiente collaudarne una scelta a caso. Se vi sono interfacce di segnali etichettate o indicate nel menù (ad esempio computer, set top box o affine), il dispositivo adeguato di sorgente di segnale ospite dovrebbe essere collegato all’interfaccia di segnale indicata per la prova. Il modello è considerato conforme alla pertinente specifica se non si rileva alcun segnale da alcuna fonte di ingresso e il modello passa al modo stand-by, spento o stand-by in rete.
1.8. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezioni D e E
Il modello è considerato conforme alla pertinente specifica se l’unità del modello verificata dalle autorità dello Stato membro è conforme alle specifiche sull’efficienza delle risorse di cui all’allegato II, sezioni D e E.
2. Procedura in caso di non conformità alle specifiche
Se non si ottiene quanto indicato al punto 1, lettere c) e d), in relazione alle specifiche che non prevedono valori misurati, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi.
Se non si ottiene quanto indicato al punto 1, lettere c) e d), in relazione alle specifiche che prevedono valori misurati, le autorità dello Stato membro selezionano tre unità supplementari dello stesso modello o di modelli equivalenti per sottoporle a prova. Il modello è considerato conforme alle pertinenti specifiche se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 3. In caso contrario il modello e tutti i modelli equivalenti non sono ritenuti conformi.
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello.
Le autorità dello Stato membro utilizzano i metodi di misurazione e calcolo stabiliti nell’allegato III e applicano esclusivamente la procedura di cui ai punti 1 e 2 per le specifiche di cui al presente allegato.
3. Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze ammesse ai fini della verifica stabilite nella tabella 3. Altre tolleranze, come quelle stabilite nelle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione, non sono ammesse.
Le tolleranze definite nel presente allegato si applicano esclusivamente a fini di verifica dei parametri misurati dalle autorità degli Stati membri e non possono essere utilizzate dal fabbricante per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica al fine di conseguire la conformità alle specifiche. I valori dichiarati non devono essere più favorevoli per il fabbricante rispetto ai valori riportati nella documentazione tecnica.
Tabella 3
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Parametro
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Potenza richiesta (Pmeasured
, watt) in modo acceso esclusi le tolleranze e gli adeguamenti di cui all’allegato II, sezione B, ai fini del calcolo dell’IEE di cui all’allegato II, sezione A.
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato di oltre il 7 %.
Potenza richiesta (watt) in modo spento, stand-by e stand-by in rete, secondo i casi
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato di oltre 0,10 watt se il valore dichiarato è pari o inferiore a 1,00 oW, e di oltre il 10 % se il valore dichiarato superia 1,00 W.
Rapporto di luminanza bianca di picco
Se pertinente, il valore determinato non è inferiore al 60 % della luminanza bianca di picco della configurazione di brillanza massima in modo acceso ottenibile sul display elettronico
Luminanza bianca di picco (cd/m2)
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre l’8 %.
Diagonale dello schermo visibile in centimetri (e in pollici, se dichiarati)
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre 1 cm (o 0,4 pollici).
Superficie dello schermo in dm2
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre 0,1 dm2.
Funzioni a tempo di cui all’allegato II, sezione C, punti 3 e 4
Il passaggio avviene nei 5 secondi successivi al tempo stabilito
Peso dei componenti in plastica di cui all’allegato II, sezione D, punto 2
Il valore determinato (*1) non si discosta dal valore dichiarato di oltre 5 grammi
(*1) Nel caso delle tre unità supplementari collaudate secondo quanto previsto all’allegato IV, punto 2, lettera a), per valore determinato si intende la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
ALLEGATO V
Parametri di riferimento
Per gli aspetti ambientali considerati significativi e quantificabili, i valori della migliore tecnologia disponibile sul mercato al momento dell’entrata in vigore del presente regolamento sono indicati di seguito.
Ai fini dell’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE, sono stati individuati i seguenti parametri di riferimento indicativi. Si richiamano alla migliore tecnologia disponibile al momento della stesura del presente regolamento per i display elettronici sul mercato.
Diagonale della superficie dello schermo
HD
UHD
(cm)
(pollici)
watt
watt
55,9
22
15
81,3
32
25
108,0
43
33
47
123,2
49
43
57
152,4
60
62
67
165,1
65
56
71
Altri modi di funzionamento:
Modo spento (interruttore fisico):
0,0 W
Modo spento (senza interruttore fisico):
0,1 W
Stand-by
0,2 W
Stand-by in rete (non HiNA):
0,9 W
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (UE) 2019/2021 DELLA COMMISSIONE
del 1o ottobre 2019
che stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei display elettronici in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, modifica il regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione e abroga il regolamento (CE) n. 642/2009 della Commissione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto l’articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
vista la direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (1), in particolare l’articolo 15, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
In applicazione della direttiva 2009/125/CE la Commissione deve fissare specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia che rappresentano un significativo volume di vendite e di scambi commerciali nell’Unione, hanno un impatto ambientale significativo e possiedono significative potenzialità di miglioramento con riguardo all’impatto ambientale senza costi eccessivi attraverso la progettazione.
(2)
La Commissione ha stabilito le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei televisori nel regolamento (CE) n. 642/2009 (2) che, a norma del regolamento stesso, deve riesaminare periodicamente alla luce del progresso tecnologico.
(3)
La comunicazione COM(2016) 773 (3) (piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile), adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE, stabilisce le priorità di lavoro nel quadro della progettazione ecocompatibile e dell’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro individua i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure di esecuzione, nonché per il riesame del regolamento (CE) n. 642/2009 della Commissione.
(4)
Si stima che le misure del piano di lavoro potrebbero tradursi nel 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, che equivarrebbe a una riduzione annua delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate nel 2030. I display elettronici sono uno dei gruppi di prodotti che figurano nel piano di lavoro.
(5)
La Commissione ha riesaminato il regolamento (CE) n. 642/2009 alla luce del progresso tecnologico, in applicazione dell’articolo 6 del medesimo, e ha analizzato gli aspetti tecnici, ambientali ed economici dei televisori e di altri display elettronici. Il riesame è stato eseguito in stretta collaborazione con i portatori di interessi e gli interlocutori dell’Unione e di paesi terzi. I risultati del riesame sono stati pubblicati e presentati al forum consultivo istituito dall’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(6)
Dal riesame si è concluso che occorre introdurre nuove specifiche di progettazione ecocompatibile per il consumo di energia dei televisori e che le stesse specifiche dovrebbero applicarsi anche ad altri display, come i monitor dei computer, in considerazione della sempre maggiore intercambiabilità funzionale tra i diversi tipi di display. I proiettori utilizzano tecnologie molto diverse e pertanto dovrebbero essere esclusi dall’ambito d’applicazione del presente regolamento.
(7)
I pannelli segnaletici digitali sono utilizzati in spazi pubblici quali aeroporti, stazioni ferroviarie e della metropolitana, negozi al dettaglio, vetrine, ristoranti, musei, alberghi e centri conferenze, oppure sono collocati in posizione ben visibile all’esterno degli edifici, e rappresentano un mercato emergente importante. Hanno un fabbisogno diverso di energia, in genere maggiore di quello degli altri display elettronici, perché sono spesso usati in luoghi luminosi e lasciati accesi in permanenza. Le specifiche minime dei pannelli segnaletici digitali in modo acceso dovrebbero essere valutate quando si disporrà di più dati, ma si dovrebbero stabilire almeno le specifiche minime per i modi spento, stand-by e stand-by in rete, e per l’efficienza dei materiali.
(8)
Nel 2016 i televisori hanno consumato più del 3 % dell’energia elettrica consumata nell’Unione. Secondo le proiezioni, il consumo di energia di televisori, monitor e pannelli segnaletici digitali nel 2030 dovrebbe situarsi intorno a 100 TWh/anno. Si stima che il presente regolamento, insieme al concomitante regolamento sull’etichettatura energetica, ridurrà entro il 2030 il consumo totale di 39 TWh/anno.
(9)
Si dovrebbero stabilire specifiche particolari per la potenza elettrica assorbita dei display elettronici nei modi stand-by, stand-by in rete e spento. Pertanto, le specifiche stabilite nel regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione (4) che non si applicano ai televisori non dovrebbero più applicarsi nemmeno agli altri tipi di display elettronici contemplati dal presente regolamento. È opportuno modificare di conseguenza il regolamento (CE) n. 1275/2008.
(10)
I display elettronici per uso professionale in settori quali videomontaggio, progettazione assistita da calcolatore (CAD, computer-aided design), grafica o per la diffusione radiotelevisiva presentano prestazioni avanzate e caratteristiche molto particolari che in genere richiedono un maggiore consumo energetico; ciononostante non dovrebbero essere soggetti alle specifiche di efficienza energetica in modo acceso fissate per prodotti più generici.
(11)
Le comunicazioni della Commissione sull’economia circolare (5) e sul piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile (6) sottolineano l’importanza del quadro in materia di progettazione ecocompatibile per sostenere la transizione verso un’economia circolare e più efficiente nell’uso delle risorse. Anche il considerando 11 e l’articolo 4 della direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (7) fanno riferimento alla direttiva 2009/125/CE nell’indicare che le specifiche di progettazione ecocompatibile dovrebbero agevolare il riutilizzo, lo smantellamento e il recupero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) affrontando i problemi a monte, favorendo in tal modo gli obiettivi di prevenzione e recupero dei rifiuti negli Stati membri stabiliti dalla direttiva (UE) 2018/851 del Parlamento europeo e del Consiglio (8). Inoltre, la decisione n. 1386/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (9) su un programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020 prevede l’obiettivo di «trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego delle risorse, verde e competitiva». L’esistenza di prescrizioni che possano essere applicate e fatte rispettare nella fase di progettazione del prodotto potrebbe contribuire a ottimizzare l’efficienza delle risorse e dei materiali alla fine del ciclo di vita. Infine, in conformità con il piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare (10), la Commissione dovrebbe assicurarsi che in sede d’introduzione o revisione dei criteri di progettazione ecocompatibile sia dato particolare rilievo agli aspetti dell’economia circolare. È pertanto opportuno che il presente regolamento stabilisca adeguate specifiche relative agli aspetti non energetici che contribuiscono agli obiettivi dell’economia circolare, ivi comprese specifiche per facilitare la riparazione e la disponibilità dei pezzi di ricambio.
(12)
Agli schermi a cristalli liquidi (LCD, Liquid Crystal Screen) di superficie maggiore di 100 cm2 si applicano gli obblighi, stabiliti all’articolo 8 e all’allegato VII della direttiva 2012/19/UE, relativi al trattamento selettivo per materiali e componenti di RAEE, ragion per cui i display di questo tipo devono essere rimossi dal prodotto che li contiene. Considerando, inoltre, che gli schermi di superficie inferiore o pari a 100 cm2 hanno un consumo molto ridotto di energia, tutti i display di questo tipo dovrebbero essere esclusi dal campo d’applicazione del presente regolamento per quanto riguarda sia le specifiche in materia d’energia sia quelle che concorrono alla realizzazione degli obiettivi dell’economia circolare.
(13)
I televisori, i monitor di computer, i pannelli segnaletici digitali, i display professionali, i display per diffusione radiotelevisiva, i display di sicurezza, i display integrati in tablet, in computer desktop tutto-in-uno o in computer portatili, in genere non si distinguono più gli uni dagli altri una volta consegnati, alla fine del ciclo di vita, ad un impianto di smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici. Essi dovrebbero quindi essere subordinati tutti ai medesimi obblighi di corretto trattamento alla fine del ciclo di vita e dovrebbero inoltre favorire la realizzazione degli obiettivi dell’economia circolare. Tuttavia, i display elettronici integrati nei computer, quali tablet, portatili o tutto-in-uno, anche se appena distinguibili da altri display elettronici, dovrebbero essere contemplati in un riesame del regolamento (UE) n. 617/2013 della Commissione (11) relativo ai computer.
(14)
La frantumazione dei display elettronici causa ingenti perdite di risorse e ostacola la realizzazione degli obiettivi dell’economia circolare, come il recupero di alcuni materiali rari e preziosi. Inoltre, l’articolo 8, paragrafi 1 e 2, della direttiva 2012/19/UE impone agli Stati membri di provvedere affinché tutti i rifiuti raccolti separatamente siano sottoposti a un trattamento adeguato comprendente almeno un trattamento selettivo di alcuni componenti - tipicamente presenti nei display elettronici - in preparazione del recupero o del riciclaggio e prima della frantumazione. Dovrebbe pertanto essere agevolato lo smantellamento almeno dei componenti elencati nell’allegato VII della suddetta direttiva. Inoltre, l’articolo 15 prevede che i produttori forniscano informazioni a titolo gratuito, ad esempio attraverso l’uso facoltativo di una piattaforma elettronica (12), per agevolare la preparazione per il riutilizzo e il trattamento corretto ed ecocompatibile dei RAEE.
(15)
La presenza di ritardanti di fiamma alogenati rappresenta un serio problema per il riciclaggio della plastica contenuta nei display elettronici. Benché soggetti a restrizioni a norma della direttiva 2011/65/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (13) a causa dell’alta tossicità, alcuni composti alogenati possono essere tuttora presenti nei vecchi display e altri sono ancora consentiti. Poiché il controllo del tenore massimo dei composti non autorizzati nella plastica riciclata non è conveniente economicamente, tutta la materia plastica è smaltita negli inceneritori. Per la maggior parte della plastica presente nel display elettronico, come l’involucro e il supporto, esistono soluzioni alternative che offrirebbero rese più alte di plastica riciclata. In queste parti l’uso dei ritardanti di fiamma alogenati dovrebbe essere limitato.
(16)
La presenza di cadmio, sostanza altamente tossica e cancerogena, nei pannelli dei display costituisce un ulteriore ostacolo alla gestione efficiente del flusso di rifiuti. L’uso di alcune sostanze pericolose, tra cui il cadmio, nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, è soggetto a restrizioni a norma della direttiva 2011/65/UE. L’uso del cadmio nei display elettronici, tuttavia, figura tra le applicazioni dell’allegato III esenti dalle restrizioni per un determinato periodo di tempo. I fabbricanti dovrebbero pertanto apporre un marchio apposito sui display contenenti cadmio per agevolarne il trattamento corretto ed ecocompatibile alla fine del ciclo di vita.
(17)
È opportuno misurare i parametri dei prodotti con metodi affidabili, accurati e riproducibili che tengono conto dello stato dell’arte riconosciuto e, dove disponibili, delle norme armonizzate adottate dalle organizzazioni europee di normazione di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (14).
(18)
In linea con l’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, il presente regolamento dovrebbe specificare le pertinenti procedure di valutazione della conformità.
(19)
Al fine di agevolare i controlli della conformità i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero fornire informazioni nella documentazione tecnica di cui agli allegati IV e V della direttiva 2009/125/CE nella misura in cui tali informazioni si riferiscono alle specifiche stabilite nel presente regolamento. Ai fini della sorveglianza del mercato i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero poter fare riferimento alla banca dati dei prodotti se la documentazione tecnica di cui al regolamento delegato (UE) 2019/2013 (15) della Commissione contiene le stesse informazioni.
(20)
Al fine di migliorare l’efficacia del presente regolamento e tutelare i consumatori, dovrebbe essere vietata l’immissione sul mercato dei prodotti che alterano automaticamente le loro prestazioni in condizioni di prova per migliorare i parametri dichiarati.
(21)
Oltre alle specifiche giuridicamente vincolanti stabilite nel presente regolamento, è opportuno individuare parametri di riferimento indicativi per le migliori tecnologie disponibili per far sì che le informazioni sulle prestazioni ambientali durante il ciclo di vita dei prodotti disciplinati dal presente regolamento siano ampiamente disponibili e facilmente accessibili, conformemente all’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE.
(22)
Il riesame dovrebbe valutare l’adeguatezza e l’efficacia delle disposizioni del presente regolamento nella realizzazione degli obiettivi. I tempi del riesame dovrebbero tenere conto del ritmo accelerato che caratterizza il progresso tecnologico nei prodotti contemplati dal presente regolamento.
(23)
È pertanto opportuno abrogare il regolamento (CE) n. 642/2009.
(24)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito dall’articolo 19 della direttiva 2009/125/CE,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce le specifiche di progettazione ecocompatibile per l’immissione sul mercato e la messa in servizio dei display elettronici, compresi i televisori, i monitor e i pannelli segnaletici digitali.
2. Il presente regolamento non si applica a:
a)
display elettronici di superficie inferiore o pari a 100 cm2;
b)
proiettori;
c)
sistemi integrati di videoconferenza;
d)
display per uso medico;
e)
caschi di realtà virtuale;
f)
display integrati o da integrare nei prodotti di cui all’articolo 2, punto 3, lettera a), e all’articolo 2, punto 4, della direttiva 2012/19/UE;
g)
display che sono componenti o sottounità di prodotti contemplati dalle misure di esecuzione adottate a norma della direttiva 2009/125/CE.
3. Le specifiche di cui all’allegato II, punti A e B, non si applicano a:
a)
display per diffusione radiotelevisiva;
b)
display professionali;
c)
display di sicurezza;
d)
lavagne interattive digitali;
e)
cornici digitali;
f)
pannelli segnaletici digitali.
4. Le specifiche di cui all’allegato II, punti A, B e C non si applicano a:
a)
display dello stato;
b)
pannelli di controllo.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
(1)
«display elettronico»: lo schermo e i componenti elettronici associati la cui funzione primaria consiste nel presentare informazioni visive da sorgenti con o senza fili;
(2)
«televisore»: il display elettronico progettato principalmente per visualizzare e ricevere segnali audiovisivi e che consiste in un display elettronico e uno o più sintonizzatori/ricevitori;
(3)
«sintonizzatore/ricevitore»: il circuito elettronico che rileva il segnale di diffusione radiotelevisiva, come il segnale digitale terrestre o il segnale satellitare, ma non la modalità unicast su Internet, e facilita la scelta di un canale televisivo in un gruppo di canali di telediffusione;
(4)
«monitor», «monitor di computer» o «display di computer»: il display elettronico destinato all’uso individuale per una visione ravvicinata, ad esempio in un ambiente d’ufficio;
(5)
«pannello segnaletico digitale»: il display elettronico progettato principalmente per essere visto da più persone in ambienti non di ufficio e non domestici. La relativa specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
un identificativo unico che consente di accedere a un determinato schermo;
b)
una funzione che disabilita l’accesso non autorizzato alle impostazioni di visualizzazione e all’immagine visualizzata;
c)
connessione di rete (comprendente un’interfaccia con o senza fili) per controllare, monitorare o ricevere le informazioni da visualizzare provenienti da sorgenti remote trasmesse in modalità unicast o multicast ma non via diffusione radiotelevisiva;
d)
progettato per essere appeso, montato o fissato a una struttura fisica in modo da essere visto da più persone e immesso nel mercato senza sostegno poggiante al suolo;
e)
privo di un sintonizzatore integrato per visualizzare i segnali di diffusione radiotelevisiva;
(6)
«superficie dello schermo»: la superficie visibile del display elettronico, calcolata moltiplicando la larghezza massima visibile dell’immagine per l’altezza massima visibile dell’immagine sulla superficie del pannello (piatto o curvo);
(7)
«cornice digitale»: il display elettronico che visualizza esclusivamente informazioni visive statiche;
(8)
«proiettore»: il dispositivo ottico che tratta immagini video digitali o analogiche, in qualsiasi formato, per modulare una sorgente luminosa e proiettare l’immagine risultante su una superficie esterna;
(9)
«display dello stato»: il display utilizzato per presentare informazioni semplici ma variabili, quali il canale selezionato, l’ora o il consumo energetico. Una semplice spia luminosa non è considerata display dello stato;
(10)
«pannello di controllo»: il display elettronico la cui funzione principale è la visualizzazione di immagini associate allo stato di funzionamento del prodotto; l’interazione con l’utilizzatore per far funzionare il prodotto può avvenire mediante il tatto o in altri modi. Può essere integrato nel prodotto o appositamente progettato e commercializzato per essere usato esclusivamente con il prodotto;
(11)
«sistema integrato di videoconferenza»: il sistema preposto alla videoconferenza e alla collaborazione video, integrato in un unico involucro, la cui specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
supporto dello specifico protocollo di videoconferenza ITU-T H.323 o IETF SIP fornito dal fabbricante;
b)
videocamera/e, display e capacità di trattamento per comunicazioni video bidirezionali in tempo reale, comprendente la resilienza alla perdita di pacchetti;
c)
altoparlanti e capacità di trattamento audio per comunicazioni audio bidirezionali in tempo reale in viva voce, comprendente la soppressione dell’eco;
d)
funzione di crittografia;
e)
HiNA;
(12)
«HiNA (High Network Availability)»: grande disponibilità della rete, definita all’articolo 2 del regolamento (UE) n. 1275/2008;
(13)
«display per diffusione radiotelevisiva»: il display elettronico progettato e commercializzato a uso professionale di emittenti radiotelevisive e case di produzione video per la creazione di contenuti video. La relativa specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
funzione di taratura del colore;
b)
funzione di analisi per il monitoraggio del segnale d’ingresso e il rilevamento degli errori, ad esempio monitor di forma d’onda/vettorscopio, calibrazione della gamma dei toni scuri RGB, verifica dello stato del segnale video alla risoluzione pixel reale, scansione interlacciata ed evidenziatore schermo;
c)
interfaccia seriale digitale (SDI, Serial Digital Interface) o video su IP (VoIP, Video over Internet Protocol) integrati;
d)
non per uso in spazi pubblici;
(14)
«lavagna interattiva digitale»: il display elettronico che consente l’interazione diretta dell’utilizzatore con l’immagine visualizzata. Dispositivo progettato principalmente per presentazioni, lezioni o collaborazioni a distanza, ivi compresa la trasmissione di segnali audio e video. La relativa specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
è progettato principalmente per essere appeso, montato a un sostegno poggiante al suolo, collocato su un ripiano o una scrivania o fissato a una struttura fisica in modo da essere visto da più persone;
b)
richiede l’uso di software aventi funzionalità specifiche per gestire i contenuti e l’interazione;
c)
è integrato o appositamente progettato per essere usato con un computer che fa funzionare il software di cui alla lettera b);
d)
ha uno schermo di superficie superiore a 40 dm2;
e)
interagisce con l’utilizzatore mediante il tatto (dita o stilo) o in altri modi quali i gesti della mano o del braccio o la voce;
(15)
«display professionale»: il display elettronico progettato e commercializzato a uso professionale per montaggio di video e immagini grafiche. La relativa specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
grado di contrasto di almeno 1000:1 misurato alla perpendicolare al piano verticale dello schermo, e di almeno 60:1 misurato a un angolo di visione orizzontale di almeno 85° rispetto a detta perpendicolare e, su schermo curvo, di almeno 83° rispetto alla perpendicolare, con o senza vetro di copertura dello schermo;
b)
risoluzione nativa di almeno 2,3 megapixel;
c)
gamma cromatica supportata pari o superiore al 38,4 % del CIE LUV (vale a dire superiore al 99 % dello spazio di colore Adobe RGB e superiore al 100 % dello spazio di colore sRGB). Sono ammesse variazioni dello spazio di colore a condizione che lo spazio di colore risultante corrisponda almeno al 38,4 % del CIE LUV. L’uniformità del colore e della luminanza sono quelle prescritte per i monitor di grado 1;
(16)
«display di sicurezza»: il display elettronico la cui specifica contempla tutte le seguenti caratteristiche:
a)
funzione di automonitoraggio in grado di trasmettere almeno una delle seguenti informazioni a un server remoto:
—
stato di consumo;
—
temperatura interna rilevata da sensore termico di protezione contro il sovraccarico;
—
sorgente video;
—
sorgente audio e stato audio (volume/silenzioso);
—
modello e versione del firmware;
b)
fattore di forma su misura per agevolare l’installazione del display in alloggiamenti o console professionali;
(17)
«integrato»: (riferito al display che è parte integrante di un altro prodotto in quanto componente funzionale) il display elettronico che non può funzionare indipendentemente dal prodotto e le cui funzioni dipendono da esso, anche l’alimentazione elettrica.
(18)
«display per uso medico»: il display elettronico che rientra nel campo di applicazione:
a)
della direttiva 93/42/CEE del Consiglio (16) concernente i dispositivi medici; o
b)
del regolamento (UE) 2017/745 del Parlamento europeo e del Consiglio (17) relativo ai dispositivi medici; o
c)
della direttiva 90/385/CEE del Consiglio (18) per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi medici impiantabili attivi; o
d)
della direttiva 98/79/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (19) relativa ai dispositivi medico-diagnostici in vitro; o
e)
del regolamento (UE) 2017/746 del Parlamento europeo e del Consiglio (20) relativo ai dispositivi medico-diagnostici in vitro;
(19)
«monitor di grado-1»: il monitor per la valutazione tecnica di alta qualità delle immagini nei punti cardine del flusso della diffusione o produzione radiotelevisiva, quali l’acquisizione delle immagini, la post produzione, la trasmissione e la memorizzazione;
(20)
«casco di realtà virtuale»: il dispositivo da portare sulla testa che immerge chi l’indossa in una realtà virtuale visualizzando immagini stereoscopiche per ciascun occhio grazie a funzioni che seguono i movimenti della testa.
Ai fini degli allegati, ulteriori definizioni figurano nell’allegato I.
Articolo 3
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile stabilite nell’allegato II si applicano a decorrere dalle date ivi indicate.
Articolo 4
Valutazione di conformità
1. La procedura di valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE è il sistema di controllo interno della progettazione stabilito nell’allegato IV della stessa direttiva o il sistema di gestione stabilito nell’allegato V della stessa direttiva.
2. Ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, la documentazione tecnica contiene il motivo per cui eventuali parti in plastica non sono marcate in virtù della deroga di cui all’allegato II, sezione D, punto 2, e i calcoli con relativi risultati di cui all’allegato III del presente regolamento.
3. Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello di display elettronico sono state ottenute:
a)
da un modello avente le medesime caratteristiche tecniche rilevanti per le informazioni tecniche da fornire, ma prodotto da un altro fabbricante, oppure
b)
dai calcoli effettuati in base al progetto o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o con entrambi i metodi,
la documentazione tecnica comprende i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti diversi.
La documentazione tecnica contiene un elenco di tutti i modelli equivalenti, compresi gli identificativi dei modelli.
4. La documentazione tecnica comprende le informazioni indicate nell’allegato VI del regolamento (UE) 2019/2013 nell’ordine ivi previsto. A fini di sorveglianza del mercato i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono fare riferimento, fatto salvo l’allegato IV, punto 2, lettera g), della direttiva 2009/125/CE, alla documentazione tecnica caricata nella banca dati dei prodotti, che contiene le stesse informazioni di cui al regolamento (UE) 2019/2013.
Articolo 5
Procedura di verifica ai fini della sorveglianza del mercato
Quando effettuano le verifiche ai fini della sorveglianza del mercato di cui all’articolo 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE, le autorità degli Stati membri applicano la procedura di cui all’allegato IV del presente regolamento.
Articolo 6
Elusione e aggiornamenti del software
Il fabbricante, l’importatore o il mandatario non immette sul mercato prodotti progettati per poter rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio, riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e reagire in modo specifico alterando automaticamente le loro prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere un livello più favorevole per qualsiasi parametro dichiarato dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Il consumo di energia del prodotto e i parametri dichiarati non peggiorano dopo l’aggiornamento del software o del firmware se misurati con lo stesso criterio di prova inizialmente utilizzato per la dichiarazione di conformità, salvo con il consenso esplicito dell’utilizzatore finale prima dell’aggiornamento. Se l’aggiornamento non è accettato le prestazioni non risultano in alcun modo modificate.
L’aggiornamento del software non determina mai una modifica delle prestazioni del prodotto che lo renda non conforme alle specifiche di progettazione ecocompatibile applicabili alla dichiarazione di conformità.
Articolo 7
Parametri di riferimento indicativi
I parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le tecnologie più efficienti disponibili sul mercato al momento dell’adozione del presente regolamento sono illustrati nell’allegato V.
Articolo 8
Riesame
Entro il 25 dicembre 2022 la Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce del progresso tecnologico e ne presenta i risultati al forum consultivo, corredati, se del caso, di un progetto di proposta di revisione.
Il riesame valuta in particolare:
a)
la necessità di aggiornare le definizioni o l’ambito di applicazione del regolamento;
b)
l’equilibrio, in termini di rigorosità, delle disposizioni applicabili ai prodotti di grandi e piccole dimensioni;
c)
la necessità di adeguare le prescrizioni alle nuove tecnologie disponibili, quali HDR, modalità 3D, elevata frequenza di fotogrammi, livelli di risoluzione superiori a UHD-8K;
d)
l’adeguatezza delle tolleranze;
e)
l’opportunità di stabilire specifiche di efficienza energetica per il modo acceso dei pannelli segnaletici digitali o di altri display non contemplati a tale riguardo;
f)
l’opportunità di stabilire specifiche diverse o supplementari per migliorare la durabilità e facilitare la riparazione e il riutilizzo, tra cui il lasso di tempo durante il quale devono essere disponibili i pezzi di ricambio, e l’opportunità di stabilire specifiche per un alimentatore esterno standardizzato;
g)
l’opportunità di stabilire specifiche diverse o supplementari per migliorare lo smantellamento alla fine del ciclo di vita e la riciclabilità, anche riguardo alle materie prime essenziali e alla fornitura di informazioni alle imprese di riciclaggio;
h)
le specifiche di efficienza delle risorse per i display integrati nei prodotti disciplinati dalla direttiva 2009/125/CE e in qualsiasi altro prodotto che rientra nell’ambito di applicazione della direttiva 2012/19/UE.
Articolo 9
Modifica del regolamento (CE) n. 1275/2008
L’allegato I del regolamento (CE) n. 1275/2008 è così modificato:
a)
il punto 2 è sostituito dal seguente:
«2.
Apparecchiature per la tecnologia dell’informazione destinate principalmente all’uso in ambiente domestico, ma esclusi i computer da tavolo (desktop), i computer da tavolo (desktop) integrati e i computer portatili (notebook) di cui al regolamento (UE) n. 617/2013 della Commissione, nonché i display elettronici disciplinati dal regolamento (UE) 2019/2021 (*1).
(*1) Regolamento (UE) 2019/2021 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei display elettronici in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, modifica il regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione e abroga il regolamento (CE) n. 642/2009 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 241).»;"
b)
al punto 3, l’ultima voce è sostituita dalla seguente:
«Altre apparecchiature per registrare o riprodurre suoni o immagini, inclusi segnali o altre tecnologie per la distribuzione di suoni e immagini diverse dalla telecomunicazione, ad esclusione dei display elettronici disciplinati dal regolamento (UE) 2019/2021».
Articolo 10
Abrogazione
Il regolamento (CE) n. 642/2009 è abrogato con effetto dal 1o marzo 2021.
Articolo 11
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o marzo 2021. Tuttavia l’articolo 6, primo comma, si applica a decorrere dal 25 dicembre 2019.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 1o ottobre 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10.
(2) Regolamento (CE) n. 642/2009 della Commissione, del 22 luglio 2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei televisori (GU L 191 del 23.7.2009, pag. 42).
(3) Comunicazione della Commissione, Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016].
(4) Regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione, del 17 dicembre 2008, recante misure di esecuzione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le specifiche di progettazione ecocompatibile relative al consumo di energia elettrica nei modi stand-by e spento e stand-by in rete delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio (GU L 339 del 18.12.2008, pag. 45).
(5) Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: L’anello mancante - Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare (COM(2015) 614 final del 2 dicembre 2015).
(6) Comunicazione della Commissione: Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 (COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016).
(7) Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
(8) Direttiva (UE) 2018/851 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti (GU L 150 del 14.6.2018, pag. 109).
(9) Decisione n. 1386/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 novembre 2013, su un programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020 «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta» (GU L 354 del 28.12.2013, pag. 171).
(10) COM(2015) 614 final.
(11) Regolamento (UE) n. 617/2013 della Commissione, del 26 giugno 2013, recante misure di esecuzione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile di computer e server informatici (GU L 175 del 27.6.2013, pag. 13).
(12) Piattaforma I4R («Information for Recyclers») per lo scambio di informazioni tra i fabbricanti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) e i gestori del riciclaggio di rifiuti AEE: http://www.i4r-platform.eu.
(13) Direttiva 2011/65/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’8 giugno 2011, sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (GU L 174 dell’1.7.2011, pag. 88).
(14) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(15) Regolamento delegato (UE) 2019/2013 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica dei display elettronici e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1062/2010 della Commissione (cfr. pag. 1 della presente Gazzetta ufficiale).
(16) Direttiva 93/42/CEE del Consiglio, del 14 giugno 1993, concernente i dispositivi medici (GU L 169 del 12.7.1993, pag. 1).
(17) Regolamento (UE) 2017/745 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2017, relativo ai dispositivi medici, che modifica la direttiva 2001/83/CE, il regolamento (CE) n. 178/2002 e il regolamento (CE) n. 1223/2009 e che abroga le direttive 90/385/CEE e 93/42/CEE del Consiglio (GU L 117 del 5.5.2017, pag. 1).
(18) Direttiva 90/385/CEE del Consiglio, del 20 giugno 1990, per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi medici impiantabili attivi (GU L 189 del 20.7.1990, pag. 17).
(19) Direttiva 98/79/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 ottobre 1998, relativa ai dispositivi medico-diagnostici in vitro (GU L 331 del 7.12.1998, pag. 1).
(20) Regolamento (UE) 2017/746 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2017, relativo ai dispositivi medico-diagnostici in vitro e che abroga la direttiva 98/79/CE e la decisione 2010/227/UE della Commissione (GU L 117 del 5.5.2017, pag. 176).
ALLEGATO I
Definizioni applicabili agli allegati
Si applicano le seguenti definizioni:
(1)
«modo acceso»: la condizione in cui il display elettronico è collegato a una fonte di alimentazione, è stato attivato e fornisce una o più funzioni di display;
(2)
«modo spento»: la condizione in cui il display elettronico è collegato alla fonte di alimentazione e non fornisce alcuna funzione; si considerano inoltre «modo spento»:
(1)
le condizioni che forniscono soltanto un’indicazione della condizione modo spento;
(2)
le condizioni che forniscono esclusivamente le funzionalità intese a garantire la compatibilità elettromagnetica ai sensi della direttiva 2014/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1);
(3)
«modo stand-by»: la condizione in cui il display elettronico è collegato a una fonte di alimentazione, dipende dall’energia proveniente dalla fonte di alimentazione per funzionare come previsto e fornisce esclusivamente le seguenti funzioni, che possono continuare per un lasso di tempo indefinito:
—
funzione di riattivazione o funzione di riattivazione con solo un’indicazione della funzione di riattivazione abilitata; e/o
—
visualizzazione delle informazioni o dello stato;
(4)
«diodo organico a emissione luminosa» (OLED): la tecnologia in cui la luce è prodotta da un dispositivo allo stato solido comprendente una giunzione p-n in materiale organico. La giunzione emette una radiazione ottica se eccitata da una corrente elettrica;
(5)
«display microLED»: il display elettronico in cui i singoli pixel sono illuminati ricorrendo alla tecnologia microscopica GaN LED;
(6)
«configurazione normale»: l’impostazione del display che il fabbricante raccomanda all’utilizzatore finale dal menù iniziale di impostazione, oppure l’impostazione di fabbrica del display elettronico per l’uso cui è destinato; deve offrire all’utilizzatore finale la qualità ottimale per l’ambiente e l’uso cui il prodotto è destinato. La configurazione normale è la condizione in cui sono misurati i valori per i modi spento, stand-by, stand-by in rete e acceso;
(7)
«alimentatore esterno (EPS, External Power Supply)»: il dispositivo definito nel regolamento (UE) 2019/1782 (2) della Commissione;
(8)
«USB»: Universal Serial Bus;
(9)
«controllo automatico della luminosità (ABC, Automatic Brightness Control)»: il meccanismo automatico che, se abilitato, comanda la luminosità di un display elettronico in funzione del livello di luce ambiente che incide sulla parte anteriore del display;
(10)
«impostazione predefinita»: con riferimento a una funzionalità o un’impostazione specifica, il valore definito in fabbrica e disponibile quando il cliente usa il prodotto per la prima volta e dopo averne «ripristinato le impostazioni di fabbrica», se il ripristino è consentito;
(11)
«luminanza»: la misura fotometrica dell’intensità luminosa, per unità di superficie, di un flusso luminoso proiettato in una determinata direzione, espressa in candele per metro quadrato (cd/m2). Per denotare in modo «soggettivo» la luminanza di un display si usa spesso il termine «luminosità»;
(12)
«visione ravvicinata»: la distanza di visione paragonabile a quella che intercorre tra il display elettronico e l’utilizzatore quando questi lo tiene in mano o è seduto al tavolo;
(13)
«menù preimpostato»: il menù che appare al primo avvio del display o quando se ne ripristinano le impostazioni di fabbrica e che presenta una serie di impostazioni alternative di display predefinite dal fabbricante;
(14)
«rete»: l’infrastruttura di comunicazione avente una topologia di collegamenti e un’architettura che comprende componenti fisici, principi organizzativi e procedure e formati di comunicazione (protocolli);
(15)
«interfaccia di rete» o «porta di rete»: l’interfaccia fisica con o senza fili che fornisce connessione di rete e attraverso la quale possono essere attivate a distanza le funzioni del display elettronico e si possono ricevere o inviare i dati. Non sono considerate interfacce di rete le interfacce per dati in ingresso, quali segnali video e audio, che non provengono da una sorgente di rete e non utilizzano un indirizzo di rete;
(16)
«disponibilità della rete»: la capacità del display elettronico di attivare le sue funzioni quando un segnale di attivazione a distanza è registrato da un’interfaccia di rete;
(17)
«display collegato in rete»: il display elettronico che può connettersi a una rete mediante una delle sue porte di rete, se abilitata;
(18)
«modo stand-by in rete»: la condizione in cui il display elettronico è in grado di ritornare a una determinata funzione grazie a un segnale di attivazione a distanza proveniente da un’interfaccia di rete;
(19)
«funzione di riattivazione»: la funzione che, mediante un interruttore a distanza, un telecomando, un sensore interno, un temporizzatore o - per i display in rete in modo stand-by in rete - la rete, fa passare dal modo stand-by o stand-by in rete ad altri modi, tranne quello spento, che offrono funzioni aggiuntive;
(20)
«sensore di rilevamento di presenza», «sensore di rilevamento gestuale» o «sensore di presenza»: il sensore che rileva i movimenti nell’ambiente circostante e reagisce con un segnale che può attivare il passaggio al modo acceso. È possibile utilizzare l’assenza di rilevamento di movimento durante un lasso di tempo prestabilito per attivare il modo stand-by o stand-by in rete;
(21)
«pixel (elemento dell’immagine)»: la superficie dell’elemento più piccolo di un’immagine che è distinguibile dagli elementi vicini;
(22)
«funzionalità tattile»: la possibilità di impartire i comandi utilizzando un dispositivo sensibile al tatto, che generalmente si presenta sotto forma di pellicola trasparente applicata sul pannello del display elettronico;
(23)
«configurazione di brillanza massima in modo acceso»: la configurazione del display elettronico, preimpostata dal fabbricante, che offre un’immagine accettabile con la massima luminanza bianca di picco misurata;
(24)
«configurazione negozio»: la configurazione da utilizzare specificamente a fini dimostrativi del display elettronico, ad esempio in condizioni di forte illuminazione (in spazi di vendita al dettaglio), senza spegnimento automatico quando non è rilevata alcuna azione o presenza dell’utilizzatore; la configurazione potrebbe non essere accessibile da un menu visualizzato;
(25)
«smantellamento»: la scomposizione potenzialmente irreversibile di un prodotto assemblato nei materiali e/o componenti costitutivi;
(26)
«disassemblaggio»: la scomposizione reversibile di un prodotto assemblato nei materiali e/o componenti costitutivi senza danno funzionale che preclude il riassemblaggio, il riutilizzo o la rimessa a nuovo del prodotto;
(27)
«fase»: nel contesto dello smantellamento o del disassemblaggio, l’operazione che termina con un cambio di attrezzo o con la rimozione di un componente o una parte;
(28)
«circuito stampato (PCB, Printed Circuit Board)»: il manufatto che supporta meccanicamente e collega elettricamente i componenti elettronici o elettrici per mezzo di piste, pad e altri elementi conduttivi incisi su uno o più strati di metallo conduttivo laminato e applicati su o tra gli strati di un substrato non conduttivo;
(29)
«PMMA»: polimetacrilato di metile;
(30)
«ritardante di fiamma»: la sostanza che ritarda notevolmente la propagazione di una fiamma;
(31)
«ritardante di fiamma alogenato»: il ritardante di fiamma che contiene un qualsiasi alogeno;
(32)
«materiale omogeneo»: materiale di composizione uniforme o materiale costituito dalla combinazione di più materiali che non può essere diviso o separato in materiali distinti mediante azioni meccaniche come lo svitamento, il taglio, la frantumazione, la molatura e processi abrasivi;
(33)
«banca dati dei prodotti»: la raccolta dei dati relativi ai prodotti, organizzata in maniera sistematica e composta da una parte pubblica a uso del consumatore, in cui le informazioni concernenti i parametri dei singoli prodotti sono accessibili per via elettronica, da un portale online per l’accessibilità e da una parte relativa alla conformità, con requisiti di accessibilità e sicurezza chiaramente definiti, come previsto dal regolamento (UE) 2017/1369;
(34)
«modello equivalente»: il modello avente le stesse caratteristiche tecniche pertinenti ai fini delle informazioni tecniche da fornire, ma che è immesso sul mercato o messo in servizio dallo stesso fabbricante, importatore o mandatario come un altro modello con identificativo di modello diverso;
(35)
«identificativo del modello»: il codice, solitamente alfanumerico, che distingue un dato modello di prodotto da altri modelli con lo stesso marchio o lo stesso nome di fabbricante, importatore o mandatario;
(36)
«pezzo di ricambio»: la parte distinta che può sostituire una parte dell’apparecchiatura avente la stessa funzione;
(37)
«riparatore professionista»: l’operatore o l’impresa che fornisce servizi professionali di riparazione e manutenzione per display elettronici.
(1) Direttiva 2014/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica (GU L 96 del 29.3.2014, pag. 79).
(2) Regolamento (UE) 2019/1782 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga il regolamento (CE) n. 278/2009 della Commissione (cfr. pag. 95 della presente Gazzetta ufficiale).
ALLEGATO II
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
A. SPECIFICHE DI EFFICIENZA ENERGETICA
1. LIMITI DELL’INDICE DI EFFICIENZA ENERGETICA PER IL MODO ACCESO
L’indice di efficienza energetica (IEE) del display elettronico si calcola con la seguente equazione:
dove:
A è la superficie dello schermo in dm2;
Pmeasured
è la potenza misurata in watt in modo acceso nella configurazione normale, alla gamma dinamica standard (SDR, Standard Dynamic Range);
corr è il fattore di correzione pari a 10 per i display elettronici OLED che non applicano la tolleranza ABC di cui alla sezione B, punto 1). Questa disposizione si applica fino al 28 febbraio 2023. In tutti gli altri casi corr è pari a zero.
L’IEE di un display elettronico non supera l’IEE massimo (EEImax
) secondo i limiti indicati nella Tabella 1, a partire dalle date indicate.
Tabella 1
Limiti dell’IEE per il modo acceso
EEImax
per display elettronici con risoluzione fino a 2 138 400 pixel (HD)
EEImax
per display elettronici con risoluzione superiore a 2 138 400 pixel (HD) e fino a 8 294 400 pixel (UHD-4k)
EEImax
per display elettronici con risoluzione superiore a 8 294 400 pixel (UHD-4k) e per display MicroLED
1o marzo 2021
0,90
1,10
n.a.
1o marzo 2023
0,75
0,90
0,90
B. TOLLERANZE E ADEGUAMENTI AI FINI DEL CALCOLO DELL’IEE E SPECIFICHE FUNZIONALI
Dal 1o marzo 2021 i display elettronici rispondono alle specifiche illustrate di seguito.
1. Display elettronici con controllo automatico della brillanza (ABC, Automatic Brightness Control)
Il valore di Pmeasured
nel calcolo dell’IEE può essere ridotto del 10 % per i display elettronici che rispondono a tutte le seguenti specifiche:
a)
nella configurazione normale del display elettronico l’ABC è abilitato e si mantiene in tutte le altre configurazioni a gamma dinamica standard che sono a disposizione dell’utilizzatore finale;
b)
il valore di Pmeasured
, nella configurazione normale, è misurato con l’ABC disabilitato oppure, se l’ABC non può essere disabilitato, a una luce ambiente di 100 lux misurata al sensore dell’ABC;
c)
il valore di Pmeasured
con l’ABC disabilitato, se applicabile, è pari o superiore a quello della potenza in modo acceso misurato con l’ABC abilitato a una luce ambiente di 100 lux misurata al sensore dell’ABC;
d)
con l’ABC abilitato, il valore misurato della potenza in modo acceso deve diminuire del 20 % o più quando la luce ambiente, misurata al sensore ABC, è ridotta da 100 lux a 12 lux; e
e)
l’ABC della luminanza dello schermo del display rispetta tutte le seguenti caratteristiche quando varia la luce ambiente misurata al sensore dell’ABC:
—
la luminanza dello schermo misurata a 60 lux si situa tra il 65 % e il 95 % della luminanza dello schermo misurata a 100 lux;
—
la luminanza dello schermo misurata a 35 lux si situa tra il 50 % e l’80 % della luminanza dello schermo misurata a 100 lux; e
—
la luminanza dello schermo misurata a 12 lux si situa tra il 35 % e il 70 % della luminanza dello schermo misurata a 100 lux.
2. Menù preimpostato e menù di impostazione
I display elettronici possono essere immessi sul mercato con un menù preimpostato alla prima attivazione che offre impostazioni alternative. Quando sono forniti con un menù preimpostato la configurazione normale è costituita dall’impostazione predefinita, altrimenti l’impostazione normale è quella di fabbrica.
Se invece della configurazione normale l’utilizzatore ne seleziona una diversa che richiede una potenza superiore, deve apparire un messaggio di avviso sul probabile aumento del consumo di energia, con richiesta esplicita di conferma dell’azione.
Se invece delle impostazioni facenti parte della configurazione normale l’utilizzatore seleziona un’impostazione diversa che richiede un consumo più alto di energia rispetto alla configurazione normale, deve apparire un messaggio di avviso sul probabile aumento del consumo di energia, con richiesta esplicita di conferma dell’azione.
La modifica di un singolo parametro apportata dall’utilizzatore a qualsiasi impostazione non comporta la modifica di alcun altro parametro connesso all’energia, a meno che non sia inevitabile. In tal caso, l’utilizzatore è sempre informato esplicitamente mediante un avviso della modifica di altri parametri, con richiesta esplicita di conferma della modifica.
3. Rapporto di luminanza bianca di picco
Nella configurazione normale, la luminanza bianca di picco del display elettronico in condizioni di visualizzazione con luce ambiente di 100 lux non è inferiore a 220 cd/m2 oppure, se il display elettronico è destinato principalmente a una visione ravvicinata da parte di un unico utilizzatore, non è inferiore a 150 cd/m2.
Se nella configurazione normale la luminanza bianca di picco del display elettronico è impostata su valori inferiori, non può essere inferiore al 65 % della massima luminanza bianca di picco del display in condizioni di visualizzazione con luce ambiente di 100 lux nel modo acceso più brillante.
C. SPECIFICHE PER I MODI SPENTO, STAND-BY E STAND-BY IN RETE
Dal 1o marzo 2021 i display elettronici rispondono alle specifiche illustrate di seguito.
1. Limiti di potenza richiesta in modi diversi dal modo acceso
La potenza richiesta dei display elettronici nei diversi modi e condizioni non supera i limiti indicati nella Tabella 2:
Tabella 2
Limiti della potenza richiesta nei modi diversi dal modo acceso, in watt
Modo spento
Modo stand-by
Modo stand-by in rete
Limiti massimi
0,30
0,50
2,00
Tolleranze per funzioni supplementari quando presenti e abilitate
Visualizzazione dello stato
0,0
0,20
0,20
Disattivazione mediante il rilevamento di presenza
0,0
0,50
0,50
Funzionalità tattile, se utilizzabile per l’attivazione
0,0
1,00
1,00
Funzione HiNA
0,0
0,0
4,00
Totale massimo della potenza richiesta con tutte le funzioni supplementari presenti e abilitate
0,30
2,20
7,70
2. Disponibilità dei modi spento, stand-by e stand-by in rete
I display elettronici dispongono di un modo spento o stand-by oppure di un modo stand-by in rete o di altri modi che non richiedono una potenza superiore a quella prescritta per il modo stand-by.
Il menù di configurazione, i manuali d’uso e l’eventuale altra documentazione si riferiscono al modo spento, al modo stand-by o al modo stand-by in rete utilizzando questi termini.
Il passaggio automatico al modo spento e/o stand-by e/o a un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per il modo stand-by è scelto come impostazione predefinita, anche per i display collegati in rete in cui l’interfaccia di rete è abilitata quando sono in modo acceso.
Il modo stand-by in rete è disabilitato nella «configurazione normale» di un televisore collegato in rete. L’utilizzatore finale è chiamato a confermare l’attivazione del modo stand-by in rete, se necessario per una funzione prescelta attivata a distanza, e deve essere in grado di disabilitarlo.
Quando il modo stand-by in rete è disabilitato i display elettronici collegati in rete sono conformi alle specifiche per il modo stand-by.
3. Modo stand-by automatico dei televisori
a)
Il televisore dispone di una funzione di gestione della potenza, abilitata nel prodotto fornito dal fabbricante, che entro 4 ore dopo l’ultima interazione dell’utilizzatore fa passare il televisore dal modo acceso al modo stand-by, al modo stand-by in rete o a un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per il modo stand-by o stand-by in rete, rispettivamente. Prima di tale passaggio automatico deve apparire sul televisore, per almeno 20 secondi, un messaggio che avvisa l’utilizzatore dell’imminente cambio di modo, dandogli la possibilità di posticiparlo o annullarlo temporaneamente.
b)
Se il televisore dispone di una funzione che consente all’utilizzatore di abbreviare, estendere o disabilitare il periodo di 4 ore fissato per i passaggi automatici di cui alla lettera a), deve apparire un avviso sulla possibilità di un aumento del consumo di energia, con richiesta obbligatoria di conferma delle nuove impostazioni se l’utilizzatore sceglie un’estensione oltre il periodo di 4 ore o la disabilitazione.
c)
Se il televisore è dotato di un sensore di rilevamento di presenza, il passaggio automatico dal modo acceso a uno dei modi di cui alla lettera a) si applica se non è rilevata alcuna presenza nell’ambiente per più di un’ora.
d)
Nei televisori muniti di diverse fonti di ingresso selezionabili i protocolli di gestione della potenza della fonte di segnale selezionata e visualizzata sono prioritari rispetto ai meccanismi predefiniti di gestione della potenza di cui alle lettere da a) a c).
4. Modo stand-by automatico dei display diversi dai televisori
I display elettronici diversi dai televisori con varie fonti di ingresso selezionabili passano, nella configurazione normale, al modo stand-by, stand-by in rete o a un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per i modi stand-by o stand-by in rete, rispettivamente, se non viene rilevata alcuna fonte di ingresso per più di 10 secondi e, per le lavagne interattive digitali e per i display di diffusione radiotelevisiva, per più di 60 minuti.
Prima del suddetto passaggio di modo appare un messaggio visivo e il passaggio è completato entro i 10 minuti successivi.
D. SPECIFICHE DI EFFICIENZA DEI MATERIALI
Dal 1o marzo 2021 i display elettronici rispondono alle specifiche indicate di seguito.
1. Specifiche per lo smantellamento, il riciclaggio e il recupero
I fabbricanti, gli importatori o i loro mandatari si assicurano che le tecniche di giunzione, di fissaggio o di chiusura non impediscano la rimozione, tramite attrezzi di uso comune, dei componenti di cui all’allegato VII, punto 1, della direttiva 2012/19/UE sui RAEE o all’articolo 11 della direttiva 2006/66/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (1) relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori, se presenti.
Fatto salvo l’articolo 15, paragrafo 1, della direttiva (UE) 2012/19, fabbricanti, importatori o mandatari mettono a disposizione su un sito Internet ad accesso libero le informazioni sullo smantellamento necessarie ad accedere ai componenti di cui all’allegato VII, punto 1, della direttiva 2012/19/UE.
Le informazioni sullo smantellamento comprendono la sequenza delle diverse fasi, gli attrezzi o le tecnologie necessarie ad accedere ai componenti desiderati.
Le informazioni sulla fine del ciclo di vita sono disponibili per almeno 15 anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un determinato modello.
2. Marcatura dei componenti in plastica
I componenti in plastica di peso superiore a 50 g:
a)
sono marcati indicando il tipo di polimero mediante appositi simboli o abbreviazioni standard posti tra i segni di punteggiatura «>» e «<» come specificato nelle norme esistenti. La marcatura deve essere leggibile.
I componenti in plastica sono esenti da obblighi di marcatura nelle seguenti circostanze:
i)
la marcatura non può essere apposta a causa della forma o dimensione;
ii)
la marcatura inciderebbe sulle prestazioni o sulla funzionalità del componente in plastica; e
iii)
la marcatura non è tecnicamente possibile a causa del metodo di stampaggio.
Non occorre marcatura sui seguenti componenti in plastica:
i)
imballaggi, nastri, etichette e pellicola;
ii)
cablaggio, cavi e connettori, pezzi in gomma e in caso la superficie disponibile sia insufficiente per apporvi una marcatura di dimensioni leggibili;
iii)
circuiti stampati, pannelli di PMMA, componenti ottici, componenti per eliminazione elettrostatica, componenti contro le interferenze elettromagnetiche, altoparlanti;
iv)
pezzi trasparenti la cui funzione sarebbe compromessa dalla marcatura.
b)
I componenti che contengono ritardanti di fiamma sono contrassegnati anche con l’abbreviazione del polimero seguita da un trattino, poi dal simbolo «FR» seguito dal numero di codice del ritardante di fiamma racchiuso tra parentesi. La marcatura apposta sui componenti dell’involucro e del supporto è chiaramente visibile e leggibile.
3. Logo del cadmio
I display elettronici dotati di uno schermo in cui i valori di concentrazione di cadmio (Cd) in peso nei materiali omogenei eccedono lo 0,01 %, secondo la definizione della direttiva 2011/65/UE sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, recano il logo indicante la presenza di cadmio. Il logo è chiaramente visibile, durevole, leggibile e indelebile. Ha la forma del pittogramma sottostante.
Contiene cadmio
Non contiene cadmio
La dimensione «a» è superiore a 9 mm e il carattere tipografico da utilizzare è «Gill Sans».
Un ulteriore logo indicante la presenza di cadmio è saldamente fissato all’interno del pannello del display o stampato in rilievo in una posizione chiaramente visibile ai lavoratori una volta tolta la copertura posteriore esterna che reca il logo esterno.
Viene apposto il logo indicante l’assenza di cadmio se i valori di concentrazione di cadmio (Cd) in peso nei materiali omogenei non eccedono lo 0,01 %, secondo la definizione della direttiva 2011/65/UE.
4. Ritardanti di fiamma alogenati
Non è consentito l’uso dei ritardanti di fiamma alogenati nell’involucro e nel supporto dei display elettronici.
5. Specifiche per la riparazione e il riutilizzo
a)
Disponibilità dei pezzi di ricambio:
(1)
i fabbricanti, gli importatori e i mandatari di display elettronici mettono a disposizione dei riparatori professionisti almeno i pezzi di ricambio elencati di seguito: alimentatore interno, connettori per la connessione di apparecchi esterni (cavo, antenna, USB, DVD e Blue-Ray), condensatori, pile e accumulatori, modulo DVD/Blue-Ray se del caso, e modulo HD/SSD se del caso, per un periodo minimo di sette anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un dato modello;
(2)
i fabbricanti, gli importatori e i mandatari di display elettronici mettono a disposizione dei riparatori professionisti e degli utilizzatori finali almeno i pezzi di ricambio elencati di seguito: alimentatore esterno e telecomando per un periodo minimo di sette anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un dato modello;
(3)
I fabbricanti si assicurano che i pezzi di ricambio siano sostituibili utilizzando attrezzi di uso comune e senza danni permanenti all’apparecchio;
(4)
l’elenco dei pezzi di ricambio di cui al punto 1 e la procedura per ordinarli sono resi pubblici sul sito Internet ad accesso libero del fabbricante, dell’importatore o del mandatario, al più tardi due anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello e fino al termine del periodo di disponibilità di tali pezzi di ricambio; e
(5)
l’elenco dei pezzi di ricambio di cui al punto 2, la procedura per ordinarli e le istruzioni per le riparazioni sono resi pubblici sul sito Internet ad accesso libero del fabbricante, dell’importatore o del mandatario al momento dell’immissione sul mercato della prima unità di un modello e fino al termine del periodo di disponibilità di tali pezzi di ricambio;
b)
Accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione
Due anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello o di un modello equivalente, e fino al termine del periodo indicato alla lettera a), il fabbricante, l’importatore o il mandatario garantiscono ai riparatori professionisti l’accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione alle seguenti condizioni:
(1)
il sito Internet del fabbricante, dell’importatore o del mandatario indica la procedura di registrazione che i riparatori professionisti devono seguire per accedere alle informazioni; per accettare una richiesta di questo tipo, i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono esigere che il riparatore professionista dimostri:
i)
di possedere le competenze tecniche per riparare display elettronici e di rispettare le norme applicabili ai riparatori di apparecchiature elettriche negli Stati membri in cui opera. Si accetta come prova di conformità al presente requisito il riferimento a un sistema di registrazione ufficiale dei riparatori professionisti, se siffatto sistema esiste negli Stati membri interessati;
ii)
di avere sottoscritto un’assicurazione adeguata, che copre le responsabilità derivanti dall’attività che svolge, indipendentemente dal fatto che ciò sia richiesto dallo Stato membro;
(2)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari accettano o rifiutano la registrazione entro 5 giorni dall’introduzione della richiesta da parte del riparatore professionista:
(3)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono chiedere la corresponsione di un importo ragionevole e proporzionato per l’accesso alle informazioni sulla riparazione e la manutenzione o per ricevere aggiornamenti periodici. L’importo è considerato ragionevole o proporzionato se non scoraggia l’accesso alle informazioni e tiene conto di quanto il riparatore professionista ne faccia uso.
Una volta registrato il riparatore professionista ha accesso, entro un giorno lavorativo dall’inoltro della richiesta, alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione. Le informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione includono:
—
l’identificazione inequivocabile dell’apparecchiatura;
—
uno schema per il disassemblaggio o una vista esplosa;
—
l’elenco delle apparecchiature necessarie per la riparazione e per le prove;
—
informazioni su componenti e diagnosi (ad esempio, valori di misurazione teorici minimi e massimi);
—
schemi elettrici e delle connessioni;
—
codici diagnostici di guasto e di errore (compresi i codici specifici del fabbricante, se del caso); e
—
dati relativi ai casi di guasto segnalati e conservati nel display elettronico (se del caso).
c)
Termine massimo di consegna dei pezzi di ricambio
(1)
Durante il periodo di cui al punto 5, lettera a), punti 1) e 2), il fabbricante, l’importatore o il mandatario consegna i necessari pezzi di ricambio per i display elettronici ai riparatori professionisti entro 15 giorni lavorativi dalla ricezione dell’ordine;
(2)
in caso di pezzi di ricambio disponibili solo ai riparatori professionisti, la disponibilità può essere limitata ai riparatori professionisti registrati come stabilito alla lettera b).
E. SPECIFICHE RELATIVE ALLA DISPONIBILITÀ DELLE INFORMAZIONI
A decorrere dal 1o marzo 2021 il fabbricante, l’importatore o il mandatario del prodotto mette a disposizione le informazioni di seguito indicate quando immette sul mercato la prima unità di un modello o di un modello equivalente.
Le informazioni sono fornite gratuitamente a terzi che svolgono a titolo professionale attività di riparazione e riutilizzo dei display elettronici (compresi fornitori di servizi di manutenzione, intermediari e fornitori di pezzi di ricambio).
1. Aggiornamenti di software e firmware
a)
È messa a disposizione, gratuitamente o a costo equo, trasparente e non discriminatorio, la più recente versione disponibile del firmware per un periodo minimo di sette anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un dato modello. Il più recente aggiornamento di sicurezza per il firmware è reso disponibile, gratuitamente, per almeno gli otto anni successivi all’immissione sul mercato dell’ultimo prodotto di un determinato modello.
b)
Le informazioni sulla disponibilità minima garantita degli aggiornamenti di software e firmware, sulla disponibilità dei pezzi di ricambio e sull’assistenza tecnica sono indicate nella scheda informativa del prodotto di cui all’allegato V del regolamento (UE) 2019/2013.
(1) Direttiva 2006/66/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 settembre 2006, relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e che abroga la direttiva 91/157/CEE (GU L 266 del 26.9.2006, pag. 1).
ALLEGATO III
Metodi di misurazione e calcolo
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle specifiche del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati avvalendosi di norme armonizzate i cui estremi sono stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili, che prendono in considerazione lo stato dell’arte generalmente riconosciuto, in linea con le disposizioni seguenti.
Le misurazioni e i calcoli sono conformi alle definizioni tecniche, alle condizioni, alle equazioni e ai parametri fissati nel presente allegato. I display elettronici capaci di funzionare sia in modo 2D sia in modo 3D sono collaudati in modo 2D.
Il display elettronico immesso sul mercato suddiviso in due o più unità separate fisicamente, ma immesso sul mercato in un unico imballaggio, ai fini della verifica di conformità alle specifiche del presente allegato è trattato come un unico display elettronico. Se più display elettronici che possono essere immessi sul mercato separatamente sono combinati in un unico sistema, ciascun display elettronico è considerato a sè stante.
1. Condizioni generali
Le misurazioni sono effettuate a una temperatura ambiente di 23 °C +/– 5 °C.
2. Misurazioni della potenza richiesta in modo acceso
Le misurazioni della potenza richiesta di cui all’allegato II, sezione A, punto 1, soddisfano tutte le condizioni di seguito elencate:
a)
le misurazioni della potenza richiesta (Pmeasured
) sono effettuate nella configurazione normale;
b)
le misurazioni sono effettuate utilizzando un segnale video di contenuto dinamico teletrasmesso che rappresenta i contenuti tipici teletrasmessi dei display elettronici a gamma dinamica standard (SDR, Standard Dynamic Range). La misurazione deve riferirsi alla potenza media consumata in 10 minuti consecutivi;
c)
le misurazioni sono effettuate quando il display elettronico è stato in modo spento o, in caso questo modo non sia disponibile, in modo stand-by per almeno un’ora e subito dopo in modo acceso per almeno un’ora, e sono completate entro un periodo di tre ore in modo acceso. Il segnale video pertinente è visualizzato per l’intera durata del modo acceso. Per i display elettronici di cui è noto che si stabilizzano entro un’ora, questi periodi possono essere ridotti se può essere dimostrato che la misurazione risultante non varia di oltre il 2 % rispetto ai risultati che sarebbero stati ottenuti applicando questi periodi;
d)
Se la funzione ABC è disponibile, le misurazioni sono effettuate a funzione ABC spenta. Se la funzione ABC non può essere spenta, le misurazioni sono effettuate al sensore dell’ABC con una luce ambiente di 100 lux.
Misurazioni della luminanza bianca di picco
Le misurazioni della luminanza bianca di picco di cui all’allegato II, sezione B, punto 3, sono effettuate:
a)
con un misuratore di luminanza, il quale rileva la parte di schermo con un’immagine completamente (100 %) bianca che fa parte di un modello di prova «a schermo intero» che non supera il livello medio di immagine (APL, Average Picture Level) in cui si produce una limitazione di potenza o altra irregolarità nel sistema di azionamento della luminanza del display elettronico tale da incidere sulla luminanza stessa;
b)
senza disturbare il punto di rilevamento del misuratore di luminanza sul display elettronico durante i passaggi fra le condizioni di cui all’allegato II, sezione B, punto 3.
ALLEGATO IV
Procedura di verifica ai fini della sorveglianza del mercato
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica dei parametri misurati eseguita dalle autorità dello Stato membro e non possono essere utilizzate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica o per interpretare tali valori al fine di conseguire la conformità o comunicare prestazioni migliori con qualsiasi mezzo.
Se un modello è stato progettato per essere in grado di rilevare di essere sottoposto a prova (è cioè in grado di riconoscere le condizioni o il ciclo di prova) e di reagire alterando automaticamente il rendimento nel corso della prova al fine di raggiungere un miglior livello per qualunque parametro di cui al presente regolamento o incluso nella documentazione tecnica o nella documentazione fornita, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi.
Per verificare la conformità di un modello di prodotto alle specifiche stabilite nel presente regolamento a norma dell’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, per le specifiche di cui al presente allegato le autorità degli Stati membri applicano la procedura indicata di seguito per le specifiche di cui all’Allegato II.
1. Procedura generale
Le autorità dello Stato membro sottopongono a verifica una singola unità del modello.
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’allegato IV, punto 2, della direttiva 2009/125/CE (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli non sono più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei risultati delle corrispondenti misurazioni effettuate a norma della lettera g) dello stesso;
b)
i valori dichiarati rispondono alle specifiche stabilite nel presente regolamento e le informazioni di prodotto pubblicate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario non contengono valori più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario rispetto ai valori dichiarati;
c)
quando le autorità dello Stato membro collaudano l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 3; e
d)
l’unità del modello verificata dalle autorità dello Stato membro è conforme alle specifiche funzionali e alle specifiche di riparazione e fine del ciclo di vita.
1.1. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione B, punto 1
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
L’ABC del prodotto è abilitato come impostazione predefinita in tutti i modi SDR, tranne che nella «configurazione negozio»;
b)
il valore misurato della potenza in modo acceso diminuisce del 20 % o più quando la luce ambiente misurata al sensore ABC è ridotta da 100 lux a 12 lux;
c)
l’ABC della luminanza del display risponde alle specifiche di cui all’allegato II, sezione B, punto 1, lettera e).
1.2. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione B, punto 2
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
la configurazione normale è l’impostazione predefinita alla prima attivazione del display elettronico; e
b)
se l’utilizzatore seleziona un modo diverso da quello della configurazione normale, si avvia un secondo processo di selezione per confermare la scelta.
1.3. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione B, punto 3
Il modello è considerato conforme alle pertinenti specifiche se il valore determinato della luminanza bianca di picco o, se applicabile, il rapporto di luminanza bianca di picco, è conforme al valore riportato alla sezione B, punto 3.
1.4. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione C, punto 1
il modello è considerato conforme alle pertinenti specifiche se, quando è collegato alla fonte di alimentazione:
a)
viene scelto come impostazione predefinita il modo spento e/o il modo stand-by e/o un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per i modi spento e/o stand-by;
b)
l’unità dispone di un modo stand-by in rete con funzionalità HiNA e la potenza richiesta non supera quella prescritta per la funzionalità HiNA quando il modo stand-by in rete è abilitato; e
c)
l’unità dispone di un modo stand-by in rete senza funzionalità HiNA e la potenza richiesta non supera quella prescritta senza funzionalità HiNA quando il modo stand-by in rete è abilitato.
1.5. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione C, punto 2
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
L’unità dispone di un modo spento e/o di un modo stand-by e/o di un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per i modi spento e/o stand-by quando il display elettronico è collegato alla fonte di alimentazione; e
b)
l’attivazione della disponibilità della rete richiede l’intervento dell’utilizzatore finale; e
c)
la disponibilità della rete può essere disabilitata dall’utilizzatore finale; e
d)
risponde alle specifiche per il modo stand-by quando il modo stand-by in rete non è abilitato.
1.6. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione C, punto 3
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
entro 4 ore in modo acceso dopo l’ultima interazione dell’utilizzatore oppure entro 1 ora se un sensore di rilevamento di presenza abilitato non ha rilevato alcun movimento, il televisore passa automaticamente dal modo acceso al modo stand-by o spento, o stand-by in rete se abilitato, o a un altro modo la cui potenza richiesta non supera quella prescritta per il modo stand-by. Le autorità degli Stati membri seguono la pertinente procedura di misurazione della potenza richiesta dopo il passaggio del televisore al pertinente modo energetico effettuato dalla funzionalità di spegnimento automatico; e
b)
la funzione è scelta come impostazione predefinita; e
c)
in modo acceso il televisore visualizza un avviso prima di passare automaticamente dal modo acceso al modo pertinente; e
d)
se il televisore dispone di una funzione che consente all’utilizzatore di modificare il periodo di 4 ore per i passaggi automatici di cui alla lettera a), appare un avviso sulla possibilità di un aumento del consumo di energia con richiesta di conferma delle nuove impostazioni se l’utilizzatore sceglie un’estensione oltre il periodo di 4 ore o la disabilitazione; e
e)
se il display elettronico è dotato di un sensore di rilevamento di presenza, il passaggio automatico dal modo acceso a uno dei modi di cui alla lettera a) si applica se non è rilevata alcuna presenza nell’ambiente per più di un’ora; e
f)
Nei televisori muniti di diverse fonti di ingresso selezionabili i protocolli di gestione della potenza della fonte di segnale selezionata sono prioritari rispetto ai meccanismi predefiniti di gestione della potenza di cui alla lettera a).
1.7. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezione C, punto 4
Il modello è collaudato per ciascun tipo di interfaccia per segnale in ingresso selezionabile dall’utilizzatore finale, predisposto per portare segnali o dati di controllo della gestione del consumo di energia. Se vi sono due o più interfacce di segnali identiche non etichettate per un tipo specifico di prodotto ospite (ad esempio HDMI-1, HDMI-2 ecc.), è sufficiente collaudarne una scelta a caso. Se vi sono interfacce di segnali etichettate o indicate nel menù (ad esempio computer, set top box o affine), il dispositivo adeguato di sorgente di segnale ospite dovrebbe essere collegato all’interfaccia di segnale indicata per la prova. Il modello è considerato conforme alla pertinente specifica se non si rileva alcun segnale da alcuna fonte di ingresso e il modello passa al modo stand-by, spento o stand-by in rete.
1.8. Procedura di verifica per le specifiche di cui all’allegato II, sezioni D e E
Il modello è considerato conforme alla pertinente specifica se l’unità del modello verificata dalle autorità dello Stato membro è conforme alle specifiche sull’efficienza delle risorse di cui all’allegato II, sezioni D e E.
2. Procedura in caso di non conformità alle specifiche
Se non si ottiene quanto indicato al punto 1, lettere c) e d), in relazione alle specifiche che non prevedono valori misurati, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi.
Se non si ottiene quanto indicato al punto 1, lettere c) e d), in relazione alle specifiche che prevedono valori misurati, le autorità dello Stato membro selezionano tre unità supplementari dello stesso modello o di modelli equivalenti per sottoporle a prova. Il modello è considerato conforme alle pertinenti specifiche se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 3. In caso contrario il modello e tutti i modelli equivalenti non sono ritenuti conformi.
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello.
Le autorità dello Stato membro utilizzano i metodi di misurazione e calcolo stabiliti nell’allegato III e applicano esclusivamente la procedura di cui ai punti 1 e 2 per le specifiche di cui al presente allegato.
3. Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze ammesse ai fini della verifica stabilite nella tabella 3. Altre tolleranze, come quelle stabilite nelle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione, non sono ammesse.
Le tolleranze definite nel presente allegato si applicano esclusivamente a fini di verifica dei parametri misurati dalle autorità degli Stati membri e non possono essere utilizzate dal fabbricante per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica al fine di conseguire la conformità alle specifiche. I valori dichiarati non devono essere più favorevoli per il fabbricante rispetto ai valori riportati nella documentazione tecnica.
Tabella 3
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Parametro
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Potenza richiesta (Pmeasured
, watt) in modo acceso esclusi le tolleranze e gli adeguamenti di cui all’allegato II, sezione B, ai fini del calcolo dell’IEE di cui all’allegato II, sezione A.
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato di oltre il 7 %.
Potenza richiesta (watt) in modo spento, stand-by e stand-by in rete, secondo i casi
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato di oltre 0,10 watt se il valore dichiarato è pari o inferiore a 1,00 oW, e di oltre il 10 % se il valore dichiarato superia 1,00 W.
Rapporto di luminanza bianca di picco
Se pertinente, il valore determinato non è inferiore al 60 % della luminanza bianca di picco della configurazione di brillanza massima in modo acceso ottenibile sul display elettronico
Luminanza bianca di picco (cd/m2)
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre l’8 %.
Diagonale dello schermo visibile in centimetri (e in pollici, se dichiarati)
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre 1 cm (o 0,4 pollici).
Superficie dello schermo in dm2
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre 0,1 dm2.
Funzioni a tempo di cui all’allegato II, sezione C, punti 3 e 4
Il passaggio avviene nei 5 secondi successivi al tempo stabilito
Peso dei componenti in plastica di cui all’allegato II, sezione D, punto 2
Il valore determinato (*1) non si discosta dal valore dichiarato di oltre 5 grammi
(*1) Nel caso delle tre unità supplementari collaudate secondo quanto previsto all’allegato IV, punto 2, lettera a), per valore determinato si intende la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
ALLEGATO V
Parametri di riferimento
Per gli aspetti ambientali considerati significativi e quantificabili, i valori della migliore tecnologia disponibile sul mercato al momento dell’entrata in vigore del presente regolamento sono indicati di seguito.
Ai fini dell’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE, sono stati individuati i seguenti parametri di riferimento indicativi. Si richiamano alla migliore tecnologia disponibile al momento della stesura del presente regolamento per i display elettronici sul mercato.
Diagonale della superficie dello schermo
HD
UHD
(cm)
(pollici)
watt
watt
55,9
22
15
81,3
32
25
108,0
43
33
47
123,2
49
43
57
152,4
60
62
67
165,1
65
56
71
Altri modi di funzionamento:
Modo spento (interruttore fisico):
0,0 W
Modo spento (senza interruttore fisico):
0,1 W
Stand-by
0,2 W
Stand-by in rete (non HiNA):
0,9 W
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica: display elettronici
QUAL È L’OBIETTIVO DEI REGOLAMENTI?
Il regolamento (UE) 2019/2021 stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato e la messa in servizio dei display elettronici*, compresi i televisori, i monitor e i pannelli segnaletici digitali. Il regolamento abroga il regolamento (CE) n. 642/2009 che si applicava ai televisori e ai monitor televisivi.
Il regolamento delegato (UE) 2019/2013 stabilisce norme sull’etichettatura e la fornitura di informazioni supplementari di prodotto per questi prodotti. Esso abroga il regolamento delegato (UE) n. 1062/2010 che si applicava agli apparecchi e ai monitor televisivi.
I regolamenti non si applicano a determinati prodotti di visualizzazione, quali proiettori, schermi medici, piccoli schermi elettronici o sistemi di videoconferenza tutto-in-uno. Altri dispositivi, quali per diffusione radiotelevisiva, display professionali e di sicurezza, lavagne interattive digitali o cornici digitali, devono soddisfare solo alcuni dei requisiti, come quelli relativi all’efficienza dei materiali (facilità di riparazione e riciclaggio).
PUNTI CHIAVE
Il regolamento (UE) 2019/2021 stabilisce:le specifiche per la progettazione ecocompatibile in applicazione della direttiva 2009/125/CE; nell’allegato II la data (1o marzo 2021) di entrata in vigore delle specifiche per la progettazione ecocompatibile. Queste comprendono:efficienza energetica;specifiche per le modalità spento e stand-by;efficienza dei materiali, compresa la progettazione per lo smantellamento, un migliore riciclaggio e un maggiore recupero dei materiali;informazioni per i fornitori di servizi di manutenzione e di pezzi di ricambio, compresi gli aggiornamenti di software e di firmware;disponibilità dei pezzi di ricambio; la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato III i metodi di misurazione e di calcolo che devono essere seguiti.Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato IV quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
L’allegato V stabilisce parametri di riferimento indicativi basati sulla migliore tecnologia disponibile sul mercato (durante la preparazione della legislazione) per gli aspetti ambientali quantificabili considerati significativi.
La Commissione riesaminerà il regolamento alla luce del progresso tecnologico e valuterà una serie di aspetti a tre anni dalla sua entrata in vigore.
Il regolamento delegato (UE) 2019/2013 integra il regolamento (UE) 2017/1369 sull’etichettatura energetica e stabilisce norme per fornitori, rivenditori e piattaforme di hosting su internet.I fornitori si assicurano che:ogni display elettronico sia corredato di un’etichetta a stampa il cui formato e contenuto informativo sono definiti nell’allegato III;le informazioni contenute nella scheda informativa del prodotto, di cui all’allegato V, e il contenuto della documentazione tecnica, di cui all’allegato VI, siano inseriti nella banca dati dei prodotti;se specificamente richiesto dai rivenditori, la scheda informativa del prodotto venga messa a disposizione in formato stampa;i messaggi pubblicitari visivi o il materiale tecnico-promozionale riguardanti un determinato modello di display elettronico, anche in internet, includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza figurante sull’etichetta (si vedano gli allegati VII e VIII);un’etichetta elettronica nel formato richiesto e contenente le informazioni, come indicato nell’allegato III, sia messa a disposizione dei rivenditori per ciascun modello di display elettronico;una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V sia messa a disposizione dei distributori per ciascun modello di display elettronico;l’etichetta sia stampata o apposta sull’imballaggio. I distributori provvedono affinché:nei punti vendita, comprese le fiere, ogni display elettronico rechi l’etichetta messa a disposizione dai fornitori esposta sulla parte anteriore dell’apparecchio oppure appesa o apposta in modo che sia chiaramente visibile e univocamente associata al modello;se il display elettronico è tenuto in modalità acceso quando esposto per la vendita, l’etichetta stampata possa essere sostituita dall’etichetta elettronica;se un modello di display elettronico è esposto nel punto vendita senza che un esemplare sia fuori dall’imballaggio, l’etichetta stampata o apposta sulla confezione sia visibile;per la vendita a distanza o la televendita, siano fornite l’etichetta e la scheda informativa del prodotto conformemente agli allegati VII e VIII;i messaggi pubblicitari visivi o il materiale tecnico-promozionale riguardanti un determinato modello di display elettronico, anche in internet, includano la classe di efficienza energetica e la gamma delle classi di efficienza figurante sull’etichetta, conformemente all’allegato VII; Le piattaforme di hosting su internet:assicurano che l’etichetta e la scheda informativa del prodotto in formato elettronico fornite dal distributore sia esposta conformemente all’allegato VIII;informano il distributore dell’obbligo di esporle.Le autorità nazionali applicano la procedura di verifica stabilita dall’allegato IX per l’esecuzione quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
La classe di efficienza energetica è determinata in base all’indice definito nell’allegato II.
La Commissione riesaminerà il regolamento alla luce del progresso tecnologico a tre anni dalla sua entrata in vigore.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO I REGOLAMENTI?
Entrambi i regolamenti si applicano dal 1o marzo 2021. Tuttavia, dal 1o novembre 2020 si applica l’obbligo di fornire display elettronici con un’etichetta stampata nel formato indicato e contenente le informazioni di cui all’allegato III del regolamento delegato (UE) 2019/2013.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. La Commissione li imposta per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’UE e che hanno un impatto ambientale significativo. Il regolamento (UE) 2017/1369 stabilisce un quadro per definire i requisiti di etichettatura energetica per i prodotti connessi all’energia per consentire ai consumatori di scegliere prodotti più efficienti e ridurre il loro consumo di energia. La direttiva RAEE stabilisce i requisiti per il recupero e il riciclaggio dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) per ridurre gli effetti negativi sull’ambiente della generazione e della gestione dei RAEE e dell’uso delle risorse.Per ulteriori informazioni, consultare:Televisori — Etichetta energetica e progettazione ecocompatibile (Commissione europea) Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
Display elettronico: lo schermo e i componenti elettronici associati la cui funzione primaria consiste nel presentare informazioni visive da sorgenti con o senza fili.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (EU) 2019/2021 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei display elettronici in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, modifica il regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione e abroga il regolamento (CE) n. 642/2009 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 241).
Regolamento delegato (UE) 2019/2013 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica dei display elettronici e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1062/2010 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 1).
Le successive modifiche al Regolamento (UE) 2019/2013 sono state integrate nel documento di base. Questa versione consolidata ha solo un valore documentario.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1).
Comunicazione della Commissione — Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM(2016) 773 final del 30.11.2016].
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — L’anello mancante: piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare [COM(2015) 614 final del 2.12.2015].
Regolamento (UE) n. 617/2013 della Commissione, del 26 giugno 2013, recante misure di esecuzione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile di computer e server informatici (GU L 175 del 27.6.2013, pag. 13).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento delegato della Commissione (EU) 1062/2010 del 28 settembre 2010 che integra la direttiva 2010/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura indicante il consumo d’energia dei televisori (GU L 314 del 30.11.2010, pag. 64).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione, del 17 dicembre 2008, recante misure di esecuzione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le specifiche di progettazione ecocompatibile relative al consumo di energia elettrica nei modi stand-by e spento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio (GU L 339 del 18.12.2008, pag. 45).
Si veda la versione consolidata. |
Progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica — lavastoviglie per uso domestico
QUAL È LO SCOPO DEI REGOLAMENTI?
Le lavastoviglie per uso domestico sono soggette a nuove e riviste specifiche di progettazione ecocompatibile* e a norme di etichettatura energetica*. La progettazione ecocompatibile e l’etichettatura energetica vanno di pari passo; forniscono ai consumatori europei informazioni preziose consentendo di compiere una scelta informata e di ampliare il mercato per i prodotti ad alta efficienza energetica.
Il regolamento (UE) 2019/2022 stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile, ai sensi della direttiva 2009/125/CE, per la vendita o la messa in servizio di lavastoviglie a uso domestico alimentate dalla rete elettrica, comprese le lavastoviglie a uso domestico da incasso e le lavastoviglie a uso domestico alimentate dalla rete elettrica che possono essere alimentate anche a batterie. Esso abroga il regolamento (CE) n. 1275/2008 e il regolamento (UE) n. 1016/2010.
Il regolamento delegato (UE) 2019/2017 stabilisce norme sull’etichettatura e la fornitura di ulteriori informazioni di prodotto per tali apparecchi. Integra il regolamento (UE) n. 2017/1369 e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1059/2010.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento (UE) 2019/2022:Stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile di cui all’allegato II, che riguardano:le specifiche del programma, comprese le norme sulla fornitura di un programma eco. Il programma eco deve essere selezionato automaticamente, ove possibile, o reso disponibile per la selezione diretta senza bisogno di nessun’altra selezione quale una temperatura o un carico specifici. Le diciture «normale», «giornaliero», «regolare» e «standard» non devono essere utilizzate nei nomi dei programmi né da sole né in combinazione con altre informazioni;l’efficienza energetica;le specifiche funzionali, comprese l’efficienza di lavaggio e di asciugatura;i modi a consumo ridotto (spento e stand-by);l’efficienza delle risorse, compresa la disponibilità di parti di ricambio, l’accesso alle informazioni per la riparazione e la manutenzione, il recupero e il riciclaggio dei materiali;le informazioni per gli installatori e gli utilizzatori finali. Stabilisce la procedura di valutazione della conformità: le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica di cui all’allegato IV quando effettuano le verifiche a fini di sorveglianza del mercato, e i metodi di misurazione e i calcoli da seguire nell’allegato III. L’allegato V stabilisce parametri di riferimento indicativi basati sulla migliore tecnologia disponibile sul mercato in termini di efficienza energetica, consumo di energia e acqua, emissioni di rumore aereo e durata del programma eco.Il regolamento delegato (UE) 2019/2017 integra il regolamento (UE) 2017/1369 per quanto riguarda l’etichettatura energetica e stabilisce:
La classe di efficienza energetica e la classe di emissione di rumore aereo, che si basano su un indice riportato nell’allegato II.
I fornitori si assicurano che:ogni lavastoviglie per uso domestico sia corredata di un’etichetta stampata nel formato di cui all’allegato III; i parametri contenuti nella scheda informativa del prodotto (allegato V) e il contenuto della documentazione tecnica (allegato VI) siano inseriti nella banca dati dei prodotti; siano messe a disposizione dei distributori per ciascun modello di lavastoviglie per uso domestico un’etichetta elettronica conforme a quanto disposto nell’allegato III e una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V.I distributori provvedono affinché:ogni lavastoviglie per uso domestico riporti l’etichetta messa a disposizione dai fornitori in maniera chiaramente visibile, in linea con quanto disposto nell’allegato III; nelle vendite a distanza, l’etichetta e la scheda informativa del prodotto siano fornite conformemente agli allegati VII e VIII.Le piattaforme di hosting su internet assicurano che l’etichetta elettronica e la scheda informativa del prodotto in formato elettronico fornite dal distributore siano esposte con chiarezza, in conformità all’allegato VIII, su tutte le lavastoviglie per uso domestico vendute direttamente attraverso il sito.
Le autorità nazionali applicano la procedura di verifica stabilita dall’allegato IX per l’esecuzione quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
La Commissione europea riesaminerà i regolamenti alla luce del progresso tecnologico a sei anni dalla sua entrata in vigore, valutando anche la possibilità di considerare gli obiettivi dell’economia circolare.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO I REGOLAMENTI?
Entrambi i regolamenti si applicano dal 1o marzo 2021.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. Essa incarica la Commissione di impostarli per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’UE e che hanno un impatto ambientale significativo. Il regolamento (UE) 2017/1369 stabilisce un quadro per definire i requisiti di etichettatura energetica per i prodotti connessi all’energia per consentire ai consumatori di scegliere prodotti più efficienti e ridurre il loro consumo di energia. La direttiva RAEE stabilisce i requisiti per il recupero e il riciclaggio dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) per ridurre gli effetti negativi sull’ambiente derivanti dalla generazione e dalla gestione dei RAEE e dall’uso delle risorse.Per ulteriori informazioni, consultare:Lavastoviglie (Commissione europea). Capire le nuove misure di progettazione ecocompatibile (Commissione europea). Progettazione ecocompatibile UE per le lavastoviglie (Centro comune di ricerca della Commissione europea). Capire le nuove etichette di efficienza energetica (Commissione europea). Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
Etichettatura energetica: l’etichettatura energetica consente ai consumatori di compiere scelte informate in base al consumo energetico dei prodotti connessi all’energia attraverso una scala che va da A a G/da verde a rosso.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2019/2022 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile delle lavastoviglie per uso domestico in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione e abroga il regolamento (UE) n. 1016/2010 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 267).
Regolamento delegato (UE) 2019/2017 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica delle lavastoviglie per uso domestico e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1059/2010 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 134).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1).
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Successive modifiche della direttiva 2009/125/CE sono state incluse nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. | REGOLAMENTO (UE) 2019/2022 DELLA COMMISSIONE
dell’1 ottobre 2019
che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile delle lavastoviglie per uso domestico in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio modifica il regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione e abroga il regolamento (UE) n. 1016/2010 della Commissione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto l’articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
vista la direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (1), in particolare l’articolo 15, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
In applicazione della direttiva 2009/125/CE la Commissione è tenuta a fissare specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia che rappresentano un significativo volume di vendite e di scambi commerciali nell’Unione, hanno un impatto ambientale significativo e possiedono significative potenzialità di miglioramento con riguardo all’impatto ambientale senza costi eccessivi attraverso la progettazione.
(2)
La comunicazione della Commissione COM(2016)773 (2) relativa al piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile, adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE, definisce le priorità di lavoro nell’ambito del quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile individua sia i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure di esecuzione, sia la necessità di riesaminare il regolamento (UE) n. 1016/2010 (3) della Commissione e il regolamento delegato (UE) n. 1059/2010 della Commissione (4).
(3)
Si stima che le misure del piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile potrebbero tradursi nel 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, che equivarrebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate all’anno nel 2030. Le lavastoviglie per uso domestico sono uno dei gruppi di prodotti elencati nel piano di lavoro, per il quale si stima nel 2030 un risparmio annuo del consumo di energia elettrica pari a 2,1 TWh, una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 0,7 Mt di CO2 eq/anno e un risparmio di acqua di 16 milioni di m3.
(4)
La Commissione ha stabilito specifiche per la progettazione ecocompatibile delle lavastoviglie per uso domestico nel regolamento (UE) n. 1016/2010 e, a norma del citato regolamento, dovrebbe riesaminarle alla luce del progresso tecnologico.
(5)
La Commissione ha riesaminato il regolamento (UE) n. 1016/2010 e analizzato gli aspetti tecnici, ambientali ed economici delle lavastoviglie per uso domestico, nonché il comportamento degli utilizzatori in condizioni reali. Il riesame è stato realizzato in stretta cooperazione con i portatori di interessi e gli interlocutori dell’Unione e di paesi terzi. I risultati del riesame sono stati resi pubblici e presentati al forum consultivo istituito dall’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(6)
Dallo studio di riesame è emersa la necessità di rivedere le specifiche per la progettazione ecocompatibile delle lavastoviglie per uso domestico e le specifiche relative all’uso di risorse essenziali quali l’energia e l’acqua, e di adottare inoltre specifiche relative all’uso efficiente delle risorse, quali la riparabilità e la riciclabilità.
(7)
Gli aspetti ambientali delle lavastoviglie per uso domestico, ritenuti significativi ai fini del presente regolamento, sono il consumo di energia e acqua nella fase d’uso, la generazione di rifiuti alla fine del ciclo di vita e le emissioni nell’atmosfera e nell’acqua nella fase di produzione (a causa dell’estrazione e della lavorazione di materie prime) e nella fase d’uso (a causa del consumo di energia elettrica).
(8)
Il consumo annuo totale di energia, all’interno dell’Unione, dei prodotti oggetto del presente regolamento è stato stimato a 31,3 TWh nel 2015, corrispondente a 11,1 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Nell’ipotesi di uno scenario immutato le proiezioni danno un aumento del consumo di energia elettrica delle lavastoviglie per uso domestico che dovrebbe attestarsi a 49,0 TWh nel 2030, soprattutto a causa dell’aumento del numero totale di lavastoviglie in uso. Tale aumento del consumo energetico può tuttavia essere limitato con un aggiornamento delle specifiche esistenti di progettazione ecocompatibile. Analogamente, il consumo di acqua delle lavastoviglie per uso domestico è stato stimato in 318 milioni di m3 nel 2015 e se ne prevede un ulteriore aumento fino a 531 milioni di m3 nel 2030 in assenza di un aggiornamento delle specifiche. Infine, si stima che negli ultimi anni il ciclo di vita utile delle lavastoviglie per uso domestico si sia ridotto a circa 12,5 anni e in mancanza di incentivi questa tendenza è destinata a continuare.
(9)
La comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni [COM(2015) 614 final (5) — piano d’azione sull’economia circolare] e la comunicazione sul piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile (6) sottolineano l’importanza di utilizzare il quadro della progettazione ecocompatibile per favorire la transizione verso un’economia più circolare e più efficiente sotto il profilo delle risorse. La direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (7) fa riferimento alla direttiva 2009/125/CE e indica che le specifiche per la progettazione ecocompatibile dovrebbero agevolare il riutilizzo, lo smantellamento e il recupero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), affrontando così i problemi a monte. Pertanto, il presente regolamento dovrebbe stabilire specifiche adeguate per contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’economia circolare.
(10)
Le lavastoviglie per usi diversi da quello domestico hanno caratteristiche e modalità di impiego differenti. Esse sono l’oggetto di altra attività di regolamentazione, in particolare relativamente alla direttiva 2006/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (8) relativa alle macchine e non dovrebbero essere incluse nell’ambito di applicazione del presente regolamento. Le disposizioni relative alle lavastoviglie per uso domestico dovrebbero applicarsi alle lavastoviglie con le stesse caratteristiche tecniche, a prescindere dal contesto in cui sono utilizzate. Tutte le lavastoviglie per uso domestico dovrebbero rispettare le specifiche minime in materia di lavaggio e asciugatura a prescindere dai metodi utilizzati.
(11)
Dovrebbero essere stabilite specifiche particolari per i modi a basso consumo di energia delle lavastoviglie per uso domestico. Le disposizioni del regolamento (CE) n. 1275/2008 (9) della Commissione non dovrebbero applicarsi alle lavastoviglie per uso domestico che rientrano nel campo di applicazione del presente regolamento. Occorre pertanto modificare in tal senso il regolamento (CE) n. 1275/2008.
(12)
I pertinenti parametri di prodotto dovrebbero essere misurati utilizzando metodi affidabili, accurati e riproducibili. Tali metodi dovrebbero tener conto dello stato dell’arte riconosciuto, comprese, ove disponibili, delle norme armonizzate adottate dalle organizzazioni europee di normazione di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (10).
(13)
A norma dell’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, il presente regolamento deve specificare le pertinenti procedure di valutazione della conformità.
(14)
Per agevolare i controlli di conformità i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero fornire nella documentazione tecnica le informazioni di cui agli allegati IV e V della direttiva 2009/125/CE, nella misura in cui sono pertinenti alle specifiche definite nel presente regolamento.
(15)
Qualora i parametri della documentazione tecnica di cui al presente regolamento siano identici ai parametri della scheda informativa del prodotto di cui al regolamento delegato (UE) 2019/2017 della Commissione (11), i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero inserire i dati corrispondenti nella banca dati dei prodotti di cui al regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio (12) e non dovrebbero più essere tenuti a comunicarli alle autorità di sorveglianza del mercato come parte della documentazione tecnica.
(16)
Al fine di assicurare l’efficacia e la credibilità del regolamento e di tutelare i consumatori, non dovrebbe essere autorizzata l’immissione sul mercato dei prodotti che alterano automaticamente le loro prestazioni in condizioni di prova per migliorare i parametri dichiarati.
(17)
Oltre alle specifiche di cui al presente regolamento, è opportuno individuare parametri di riferimento indicativi per le migliori tecnologie disponibili per far sì che le informazioni sulla prestazione ambientale durante il ciclo di vita dei prodotti disciplinati dal presente regolamento siano ampiamente disponibili e facilmente accessibili, conformemente all’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE.
(18)
Il presente regolamento dovrebbe essere riesaminato al fine di valutare l’adeguatezza e l’efficacia delle sue disposizioni per il conseguimento degli obiettivi che si prefigge. Esso dovrebbe avvenire dopo che tutte le disposizioni sono state attuate e hanno prodotto un effetto visibile sul mercato.
(19)
Il regolamento (UE) n. 1016/2010 dovrebbe essere abrogato.
(20)
Per facilitare la transizione tra il regolamento (UE) n. 1016/2010 e il presente regolamento, l’uso della dicitura «eco» al posto di «programma standard» dovrebbe essere autorizzato a decorrere dall’entrata in vigore del presente regolamento.
(21)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito dall’articolo 19, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile per l’immissione sul mercato o la messa in servizio delle lavastoviglie per uso domestico alimentate dalla rete elettrica, comprese lavastoviglie da incasso per uso domestico e le lavastoviglie per uso domestico alimentate dalla rete elettrica che possono anche essere alimentate da batterie.
2. Il presente regolamento non si applica:
a)
alle lavastoviglie che rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva 2006/42/CE;
b)
alle lavastoviglie per uso domestico a batteria che possono essere collegate alla rete elettrica tramite un convertitore CA/CC venduto separatamente.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1)
«alimentazione da rete» o «alimentazione da rete elettrica»: la fornitura di elettricità dalla rete a 230 (± 10 %) volt di corrente alternata a 50 Hz;
2)
«lavastoviglie per uso domestico»: l’apparecchio che lava e risciacqua stoviglie, che, nella dichiarazione di conformità, il fabbricante ha dichiarato conforme alla direttiva 2014/35/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (13) o alla direttiva 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (14);
3)
«lavastoviglie da incasso per uso domestico»: la lavastoviglie per uso domestico progettata, provata e commercializzata esclusivamente per:
a)
essere installata in armadi su misura o rivestita (sopra, sotto e ai lati) da pannelli;
b)
essere saldamente fissata ai lati, alla parte superiore o al fondo di armadi su misura o a pannelli; e
c)
essere dotata di una parte frontale incorporata predisposta in fabbrica o di un pannello frontale personalizzato su misura;
4)
«modello equivalente»: il modello che ha le stesse caratteristiche tecniche rilevanti per le informazioni tecniche da fornire, ma è immesso sul mercato o messo in servizio dallo stesso fabbricante, importatore o mandatario come un altro modello con identificativo del modello diverso;
5)
«identificativo del modello»: il codice, solitamente alfanumerico, che distingue un dato modello di prodotto da altri modelli che riportano lo stesso marchio o il nome dello stesso fabbricante, importatore o mandatario;
6)
«banca dati dei prodotti»: la raccolta dei dati relativi ai prodotti, organizzata in maniera sistematica e composta da una parte pubblica a uso del consumatore, in cui le informazioni concernenti i parametri dei singoli prodotti sono accessibili per via elettronica, da un portale online per l’accessibilità e da una parte relativa alla conformità, con requisiti di accessibilità e sicurezza chiaramente definiti, come previsto dal regolamento (UE) 2017/1369;
7)
«programma»: la serie di operazioni predefinite e dichiarate adatte dal fabbricante, importatore o mandatario per determinati livelli di sporco o condizioni di carico, o entrambi;
8)
«eco»: il nome del programma di una lavastoviglie per uso domestico dichiarato dal fabbricante, importatore o mandatario come indicato per il lavaggio di stoviglie con grado di sporco normale e a cui fanno riferimento le specifiche per la progettazione ecocompatibile in materia di efficienza energetica e prestazioni di lavaggio e asciugatura;
Ai fini degli allegati, ulteriori definizioni figurano nell’allegato I.
Articolo 3
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile di cui all’allegato II si applicano a decorrere dalle date ivi indicate.
Articolo 4
Valutazione di conformità
1. La procedura di valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE è rappresentata dal sistema per il controllo interno della progettazione di cui all’allegato IV della stessa direttiva o dal sistema di gestione di cui all’allegato V della stessa direttiva.
2. Ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, la documentazione tecnica contiene i valori dichiarati dei parametri elencati all’allegato II, punti 2, 3 e 4, e i dettagli e i risultati dei calcoli effettuati in conformità all’allegato III.
3. Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello che ha le medesime caratteristiche tecniche pertinenti per le informazioni tecniche da fornire, ma è prodotto da un altro fabbricante, oppure
b)
dai calcoli effettuati sulla base della progettazione o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o con entrambi i metodi,
la documentazione tecnica contiene i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti diversi.
La documentazione tecnica include un elenco di tutti i modelli equivalenti, con i relativi identificativi del modello.
4. La documentazione tecnica include le informazioni di cui all’allegato VI del regolamento (UE) 2019/2017 nell’ordine e nel formato ivi stabilito. Fatto salvo l’allegato IV, punto 2, lettera g), della direttiva 2009/125/CE, ai fini della sorveglianza del mercato i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono fare riferimento alla documentazione tecnica caricata nella banca dati dei prodotti, che contiene le stesse informazioni di cui al regolamento (UE) 2019/2017.
Articolo 5
Procedura di verifica ai fini della sorveglianza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini di sorveglianza del mercato di cui all’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, le autorità degli Stati membri applicano la procedura di verifica di cui all’allegato IV del presente regolamento.
Articolo 6
Elusione
Il fabbricante, l’importatore o il mandatario non immette sul mercato prodotti progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e reagire in modo specifico alterando automaticamente le loro prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro dichiarato dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Il consumo di energia e di acqua del prodotto e ciascuno degli altri parametri dichiarati non peggiorano in seguito a un aggiornamento del software o del firmware se misurati secondo lo stesso metodo di prova originariamente utilizzato per la dichiarazione di conformità, salvo consenso esplicito dell’utilizzatore finale prima dell’aggiornamento. Se l’aggiornamento non è accettato le prestazioni non devono risultare in alcun modo modificate.
Articolo 7
Parametri di riferimento indicativi
I parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le tecnologie più efficienti disponibili sul mercato al momento dell’adozione del presente regolamento sono illustrati all’allegato V.
Articolo 8
Riesame
La Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce dei progressi tecnologici e ne presenta i risultati al forum consultivo, corredati, se del caso, di un progetto di proposta di revisione, entro il 25 dicembre 2025.
In particolare il riesame riguarda i seguenti aspetti:
a)
il potenziale di miglioramento per quanto riguarda la prestazione delle lavastoviglie per uso domestico in termini energetici e ambientali, tenendo conto, tra l’altro, delle prestazioni di asciugatura;
b)
il livello delle tolleranze ammesse a fini di verifica;
c)
una valutazione dell’evoluzione del comportamento dei consumatori e del tasso di penetrazione delle lavastoviglie per uso domestico negli Stati membri dell’UE;
d)
l’efficacia delle specifiche in vigore relative all’efficienza delle risorse;
e)
l’opportunità di fissare specifiche supplementari di efficienza delle risorse per i prodotti in linea con gli obiettivi dell’economia circolare, prevedendo anche la possibilità di includere più pezzi di ricambio.
Articolo 9
Modifica del regolamento (CE) n. 1275/2008
All’allegato I, punto 1, del regolamento (CE) n. 1275/2008 la voce «Lavastoviglie» è soppressa.
Articolo 10
Abrogazione
Il regolamento (UE) n. 1016/2010 è abrogato con decorrenza dal 1o marzo 2021.
Articolo 11
Misure di transizione
In deroga alle disposizioni dell’allegato I, punto 1, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1016/2010, a decorrere dal 25 dicembre 2019 e fino al 28 febbraio 2021, per il programma standard può essere utilizzata la dicitura «eco» anziché la dicitura «programma standard», in conformità all’allegato II, punto 1 del presente regolamento.
Articolo 12
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o marzo 2021. Tuttavia, l’articolo 6, primo comma, e l’articolo 11 si applicano a decorrere dal 25 dicembre 2019.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, l’1 ottobre 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10.
(2) Comunicazione della Commissione Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016].
(3) Regolamento (UE) n. 1016/2010 della Commissione, del 10 novembre 2010, recante modalità di applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile delle lavastoviglie a uso domestico (GU L 293 dell’11.11.2010, pag. 31).
(4) Regolamento delegato (UE) n. 1059/2010 della Commissione, del 28 settembre 2010, che integra la direttiva 2010/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura indicante il consumo d’energia delle lavastoviglie per uso domestico (GU L 314 del 30.11.2010, pag. 1).
(5) Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. L’anello mancante - Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare [COM(2015) 614 final del 2 dicembre 2015].
(6) COM(2016) 773 final del 30.11.2016.
(7) Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
(8) Direttiva 2006/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 maggio 2006, relativa alle macchine e che modifica la direttiva 95/16/CE (GU L 157 del 9.6.2006, pag. 24).
(9) Regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione, del 17 dicembre 2008, recante misure di esecuzione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le specifiche di progettazione ecocompatibile relative al consumo di energia elettrica nei modi stand-by e spento e stand-by in rete delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio (GU L 339 del 18.12.2008, pag. 45).
(10) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(11) Regolamento delegato (UE) 2019/2017 della Commissione dell’11 marzo 2019 che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica delle lavastoviglie per uso domestico e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1059/2010 della Commissione (Cfr. pag. 134 della presente Gazzetta ufficiale).
(12) Regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1).
(13) Direttiva 2014/35/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato del materiale elettrico destinato a essere adoperato entro taluni limiti di tensione (GU L 96 del 29.3.2014, pag. 357).
(14) Direttiva 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato di apparecchiature radio e che abroga la direttiva 1999/5/CE (GU L 153 del 22.5.2014, pag. 62).
ALLEGATO I
Definizioni applicabili agli allegati
Si applicano le seguenti definizioni:
1)
«indice di efficienza energetica» (IEE): il rapporto tra il consumo di energia del programma eco e il consumo di energia del programma standard;
2)
«consumo di energia del programma eco» (EPEC): il consumo di energia della lavastoviglie per uso domestico nel programma eco, espresso in kilowattora per ciclo;
3)
«consumo di energia del programma standard» (SPEC): il consumo di energia preso come riferimento in quanto funzione della capacità nominale, espresso in kilowattora per ciclo;
4)
«coperto» (ps): l’insieme di stoviglie destinato all’uso da parte di una persona, esclusi gli utensili di servizio;
5)
«utensili di servizio»: gli oggetti per la preparazione e la distribuzione del cibo che possono comprendere pentole, scodelle e posate da portata e un vassoio;
6)
«capacità nominale»: il numero massimo di coperti, compresi gli utensili di servizio, che possono essere lavati e asciugati nella lavastoviglie per uso domestico in un ciclo, se caricati nella lavastoviglie conformemente alle istruzioni del fabbricante, importatore o mandatario;
7)
«indice di efficienza di lavaggio» (IC): il rapporto tra l’efficienza di lavaggio di una lavastoviglie per uso domestico e l’efficienza di lavaggio di una lavastoviglie per uso domestico di riferimento;
8)
«indice di efficienza di asciugatura» (ID): il rapporto tra l’efficienza di asciugatura della lavastoviglie per uso domestico e l’efficienza di asciugatura della lavastoviglie per uso domestico di riferimento;
9)
«durata del programma» (Tt): il lasso di tempo che ha inizio con l’avvio del programma selezionato, escluso l’eventuale avvio ritardato programmato dall’utilizzatore, e termina con l’indicazione della fine del programma, dopo di che l’utilizzatore ha accesso al carico;
10)
«ciclo»: il processo completo di lavaggio, risciacquo e asciugatura, quale definito dal programma selezionato, che consiste in una serie di operazioni fino al termine di ogni attività;
11)
«modo spento»: la condizione in cui la lavastoviglie per uso domestico è collegata alla rete elettrica ma non esegue alcuna funzione; si considerano inoltre «modo spento»:
a)
le condizioni che forniscono soltanto l’indicazione del modo spento;
b)
le condizioni che forniscono esclusivamente le funzionalità intese a garantire la compatibilità elettromagnetica ai sensi della direttiva 2014/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1);
12)
«modo stand-by»: la condizione in cui la lavastoviglie per uso domestico è collegata alla rete elettrica e fornisce esclusivamente le seguenti funzioni che possono continuare per un lasso di tempo indefinito:
a)
funzione di riattivazione o funzione di riattivazione e soltanto un’indicazione della funzione di riattivazione abilitata; e/o
b)
funzione di riattivazione attraverso il collegamento a una rete; e/o
c)
visualizzazione delle informazioni o dello stato; e/o
d)
funzione di rilevamento per misure di emergenza;
13)
«rete»: l’infrastruttura di comunicazione con una topologia di collegamenti, un’architettura, compresi i componenti fisici, principi organizzativi, procedure e formati di comunicazione (protocolli);
14)
«avvio ritardato»: la condizione in cui l’utilizzatore ha impostato un determinato ritardo per l’inizio del ciclo del programma selezionato;
15)
«parte di ricambio»: una parte separata che può sostituire una parte del prodotto avente la stessa funzione o funzione analoga;
16)
«riparatore professionista»: l’operatore o l’impresa che fornisce servizi di riparazione e manutenzione professionale di lavastoviglie per uso domestico;
17)
«consumo di acqua del programma eco» (EPWC): il consumo di acqua della lavastoviglie per uso domestico nel programma eco, espresso in litri per ciclo;
18)
«garanzia»: l’impegno del dettagliante o del fabbricante nei confronti del consumatore di:
a)
rimborsare il prezzo pagato; o
b)
sostituire le lavastoviglie per uso domestico, ripararle o intervenire diversamente qualora non corrispondano alle specifiche enunciate nella dichiarazione di garanzia o nella relativa pubblicità.
(1) Direttiva 2014/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica (GU L 96 del 29.3.2014, pag. 79).
ALLEGATO II
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
1. SPECIFICHE DEL PROGRAMMA
A decorrere dal 1o marzo 2021 le lavastoviglie per uso domestico sono dotate di un programma eco conforme alle seguenti specifiche.
a)
Tale programma:
—
reca l’indicazione «eco» sul dispositivo di selezione dei programmi o sull’eventuale display della lavastoviglie per uso domestico e nell’eventuale applicazione di rete pertinente;
—
è il programma selezionato automaticamente nelle lavastoviglie per uso domestico dotate di selezione automatica del programma o di una qualsiasi funzione per mantenere selezionato un programma; o, in assenza della selezione automatica del programma, è disponibile per la selezione diretta senza bisogno di nessun’altra selezione quale una temperatura o un carico specifici;
b)
la dicitura «eco» è utilizzata esclusivamente per questo programma. La grafica della dicitura «eco» non è soggetta a restrizioni per quanto riguarda l’uso dei caratteri, le dimensioni dei caratteri, l’uso di maiuscole o minuscole o di colori. L’unica informazione supplementare che può essere combinata con la dicitura «eco» è la temperatura del programma eco;
c)
le diciture «normale», «giornaliero», «regolare» e «standard», e le loro traduzioni in tutte le lingue ufficiali dell’UE, non sono utilizzate nei nomi dei programmi delle lavastoviglie per uso domestico, né da sole né in combinazione con altre informazioni.
2. SPECIFICHE DI EFFICIENZA ENERGETICA
A decorrere dal 1o marzo 2021 le lavastoviglie per uso domestico sono conformi alle seguenti specifiche:
a)
l’indice di efficienza energetica (IEE) è inferiore a 63.
A decorrere dal 1o marzo 2024 le lavastoviglie per uso domestico sono conformi alle seguenti specifiche:
b)
l’IEE è inferiore a 56 per le lavastoviglie per uso domestico con una capacità nominale pari o superiore a 10 coperti.
L’IEE è calcolato conformemente all’allegato III.
3. SPECIFICHE FUNZIONALI
A decorrere dal 1o marzo 2021 le lavastoviglie per uso domestico sono conformi alle seguenti specifiche:
a)
l’indice di efficienza di lavaggio (IC) è superiore a 1,12;
b)
l’indice di efficienza di asciugatura (ID) è superiore a 1,06 per le lavastoviglie per uso domestico con una capacità nominale superiore a 7 coperti;
c)
l’indice di efficienza di asciugatura (ID) è superiore a 0,86 per le lavastoviglie per uso domestico con una capacità nominale pari o inferiore a 7 coperti.
IC e ID sono calcolati conformemente all’allegato III.
4. MODI A CONSUMO RIDOTTO
A decorrere dal 1o marzo 2021 le lavastoviglie per uso domestico sono conformi alle seguenti specifiche:
a)
le lavastoviglie per uso domestico sono dotate di un modo spento, di un modo standby o di entrambi. La potenza assorbita in questi modi non supera 0,50 W;
b)
se il modo stand-by comprende la visualizzazione di informazioni o dello stato, la potenza assorbita in questo modo non supera 1,00 W;
c)
se il modo stand-by prevede la connessione a una rete e lo stand-by in rete ai sensi del regolamento (UE) n. 801/2013 (1) della Commissione, la potenza assorbita in questo modo non supera 2,00 W;
d)
al più tardi 15 minuti dopo l’accensione della lavastoviglie per uso domestico o al termine di qualsiasi programma e delle relative attività o dopo qualsiasi interazione con l’apparecchiatura, se nessun altro modo viene attivato, comprese le misure di emergenza, l’apparecchiatura passa automaticamente al modo stand-by o spento;
e)
se la lavastoviglie è dotata di una funzione di avvio ritardato, la potenza assorbita di tale condizione, compreso nel modo stand-by, non supera 4,00 W. L’utilizzatore non può programmare un ritardo dell’avvio superiore a 24 ore;
f)
qualsiasi lavastoviglie per uso domestico che può essere collegata a una rete deve essere dotata di una funzione che permette di attivare e disattivare la connessione di rete. La connessione di rete è disattivata come impostazione predefinita.
5. SPECIFICHE DI EFFICIENZA DELLE RISORSE
A decorrere dal 1o marzo 2021 le lavastoviglie per uso domestico sono conformi alle seguenti specifiche:
1)
disponibilità delle parti di ricambio:
a)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari di lavastoviglie per uso domestico mettono a disposizione dei riparatori professionisti almeno le parti di ricambio indicate di seguito per un periodo minimo di sette anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un dato modello:
—
motore;
—
pompa di circolazione e drenaggio;
—
riscaldatori e elementi riscaldanti, comprese le pompe di calore (separatamente o combinati);
—
tubazioni e relative attrezzature, compresi tutti i flessibili, le valvole, i filtri e i dispositivi di acquastop;
—
parti strutturali e interne relative allo sportello (separatamente o combinate);
—
schede a circuiti stampati;
—
display elettronici;
—
interruttori a pressione;
—
termostati e sensori;
—
software e firmware, compreso il software per il reset;
b)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari di lavastoviglie per uso domestico mettono a disposizione dei riparatori professionisti e degli utilizzatori finali almeno le seguenti parti di ricambio: cerniera e guarnizione di tenuta dello sportello, altre guarnizioni, bracci spruzzanti, filtri di drenaggio, carrelli interni e accessori in plastica quali cestelli e coperchi, per un periodo minimo di dieci anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un dato modello;
c)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari di lavastoviglie per uso domestico assicurano che le parti di ricambio di cui alle lettere a) e b) possano essere sostituite usando attrezzi facilmente reperibili e senza danni permanenti all’apparecchiatura;
d)
l’elenco delle parti di ricambio di cui alla lettera a) e la procedura per ordinarle sono resi pubblici sul sito Internet, liberamente accessibile, del fabbricante, importatore o mandatario al più tardi due anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello e fino al termine del periodo di disponibilità di tali parti di ricambio;
e)
l’elenco delle parti di ricambio di cui alla lettera b) e la procedura per ordinarle, oltre alle istruzioni per la riparazione, sono resi pubblici sul sito Internet, liberamente accessibile, del fabbricante, importatore o mandatario al momento dell’immissione sul mercato della prima unità di un modello e fino al termine del periodo di disponibilità di tali parti di ricambio;
2)
termine massimo di consegna delle parti di ricambio:
a)
durante il periodo di cui al punto (1), il fabbricante, l’importatore o il mandatario garantiscono la consegna delle parti di ricambio entro 15 giorni lavorativi dalla ricezione dell’ordine;
b)
nel caso di parti di ricambio di cui al punto (1), lettera a), la disponibilità può essere limitata ai riparatori professionisti registrati in conformità al punto 3, lettere a) e b);
3)
accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione:
dopo un periodo di due anni dall’immissione sul mercato della prima unità di un modello, e fino al termine del periodo indicato al punto (1), il fabbricante, l’importatore o il mandatario garantiscono ai riparatori professionisti l’accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione alle seguenti condizioni:
a)
il sito web del fabbricante, importatore o mandatario indica la procedura di registrazione che i riparatori professionisti devono seguire per accedere alle informazioni; per accettare una richiesta di questo tipo, i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono esigere che il riparatore professionista dimostri:
i)
di disporre delle competenze tecniche per riparare lavastoviglie per uso domestico e di essere conforme alla normativa applicabile ai riparatori di apparecchiature elettriche negli Stati membri in cui opera. Si accetta come prova della conformità al presente punto il riferimento a un sistema di registrazione ufficiale dei riparatori professionisti, se esiste nello Stato membro interessato;
ii)
di avere sottoscritto un’assicurazione che copre le responsabilità derivanti dall’attività che svolge, a prescindere dal fatto che essa sia richiesta o no dallo Stato membro;
b)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari accettano o rifiutano la registrazione entro 5 giorni lavorativi a decorrere dalla data della richiesta;
c)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono chiedere la corresponsione di un importo ragionevole e proporzionato per l’accesso alle informazioni sulla riparazione e la manutenzione o per ricevere aggiornamenti periodici. Un importo è considerato ragionevole se non scoraggia l’accesso non tenendo conto di quanto il riparatore professionista faccia uso di tali informazioni;
una volta registrato, il riparatore professionista ha accesso, entro un giorno lavorativo dalla domanda, alle informazioni richieste sulla riparazione e sulla manutenzione. Le informazioni possono essere fornite per un modello equivalente o modello della stessa famiglia, se del caso;
le informazioni disponibili sulla riparazione e sulla manutenzione comprendono:
—
l’identificazione inequivocabile dell’apparecchiatura;
—
uno schema per il disassemblaggio o una vista esplosa;
—
l’elenco degli attrezzi e delle apparecchiature necessari per la riparazione e le prove;
—
informazioni su componenti e diagnosi (come valori di misurazione teorici minimi e massimi);
—
schemi elettrici e delle connessioni;
—
codici diagnostici di guasto e di errore (compresi i codici specifici del fabbricante, se del caso);
—
istruzioni per l’installazione di software e firmware pertinenti, compreso il software per il reset; e
—
informazioni su come accedere ai dati relativi ai casi di guasto registrati nella lavastoviglie per uso domestico (se del caso);
4)
obblighi di informazione per i gas refrigeranti:
fatto salvo il regolamento (UE) n. 517/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), nel caso delle lavastoviglie per uso domestico munite di pompa di calore, all’esterno dell’apparecchiatura, ad esempio sul pannello posteriore, è apposto in modo permanente, visibile e leggibile il nome chimico del gas refrigerante utilizzato, o un riferimento analogo quale un simbolo, un’etichetta o un logo di uso e comprensione comuni. Per lo stesso nome chimico può essere utilizzato più di un riferimento;
5)
specifiche di smantellamento a fini di recupero e riciclaggio dei materiali, per evitare l’inquinamento:
—
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari si assicurano che le lavastoviglie per uso domestico siano progettate in modo che i materiali e i componenti di cui all’allegato VII della direttiva 2012/19/UE possano essere rimossi con l’ausilio di strumenti comunemente reperibili;
—
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari sono tenuti al rispetto degli obblighi di cui all’articolo 15, paragrafo 1, della direttiva 2012/19/UE.
6. OBBLIGHI DI INFORMAZIONE
Le istruzioni destinate agli utilizzatori e agli installatori sono fornite sotto forma di un manuale d’uso su un sito web, ad accesso libero, del fabbricante, importatore o mandatario e comprendono:
1)
informazioni relative al fatto che il programma eco è indicato per il lavaggio di stoviglie con grado di sporco normale, che, per tale utilizzo, si tratta del programma più efficiente in termini di consumo combinato di acqua e energia e che tale programma è utilizzato per valutare la conformità alla normativa dell’UE in materia di progettazione ecocompatibile;
2)
informazioni relative al fatto che caricare la lavastoviglie per uso domestico fino alla capacità indicata dal fabbricante contribuisce al risparmio di energia e acqua e informazioni su come caricare le stoviglie in modo corretto e sulle conseguenze principali di un carico non corretto;
3)
informazioni relative al fatto che il prelavaggio manuale delle stoviglie comporta un aumento del consumo di acqua e di energia e non è raccomandato;
4)
informazioni relative al fatto che in generale il lavaggio delle stoviglie in una lavastoviglie per uso domestico consuma nella fase di uso una quantità di energia e di acqua inferiore rispetto al lavaggio a mano, quando la lavastoviglie a uso domestico è usata secondo le istruzioni del fabbricante;
5)
valori sulla durata del programma, sul consumo di acqua ed energia per tutti i programmi che offrono un ciclo;
6)
informazioni relative al fatto che i valori riportati per programmi diversi dal programma eco sono solo indicativi; e
7)
istruzioni su come reperire le informazioni sul modello contenute nella banca dati dei prodotti, di cui al regolamento (UE) 2019/2017 mediante un link che rinvia alle informazioni sul modello contenute nella banca dati dei prodotti o un link alla banca dati dei prodotti e informazioni su come individuare l’identificativo del modello sul prodotto.
Tra le istruzioni destinate agli utilizzatori figurano anche quelle che consentono loro di effettuare operazioni di manutenzione. Tali istruzioni comprendono quanto meno istruzioni per:
8)
il montaggio corretto (incluso il posizionamento a livello, il collegamento alla rete elettrica, il collegamento ai raccordi dell’acqua, fredda e/o calda se del caso);
9)
l’uso corretto di detergenti, sale e altri additivi, e le conseguenze principali di un dosaggio scorretto;
10)
la rimozione di oggetti estranei dalla lavastoviglie per uso domestico;
11)
la pulizia periodica, compresa la frequenza ottimale e la prevenzione del calcare, e la procedura;
12)
il controllo periodico dei filtri, compresa la frequenza ottimale e la procedura;
13)
l’individuazione di errori, il significato degli errori e gli interventi richiesti, compresa l’individuazione di errori che richiedono l’assistenza professionale;
14)
le modalità di accesso a servizi professionali di riparazione (pagine web, indirizzi, recapiti).
Tali istruzioni comprendono quanto meno informazioni relative a:
15)
le implicazioni dell’autoriparazione o della riparazione non professionale per la sicurezza dell’utilizzatore finale e per la garanzia;
16)
il lasso di tempo minimo durante il quale sono disponibili le parti di ricambio per la lavastoviglie per uso domestico.
(1) Regolamento (UE) n. 801/2013 della Commissione, del 22 agosto 2013, recante modifica del regolamento (CE) n. 1275/2008 per quanto riguarda le specifiche di progettazione ecocompatibile relative al consumo di energia elettrica nei modi stand-by e spento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio e recante modifica del regolamento (CE) n. 642/2009 in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei televisori (GU L 225 del 23.8.2013, pag. 1).
(2) Regolamento (UE) n. 517/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, sui gas fluorurati a effetto serra e che abroga il regolamento (CE) n. 842/2006 (GU L 150 del 20.5.2014, pag. 195).
ALLEGATO III
Metodi di misurazione e calcoli
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle specifiche del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati avvalendosi di norme armonizzate, i cui estremi siano stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili, che prendano in considerazione lo stato dell’arte generalmente riconosciuto, in linea con le disposizioni seguenti.
Per la misurazione e il calcolo dell’indice di efficienza energetica (IEE), del consumo di acqua, della durata del programma, dell’efficienza di lavaggio e asciugatura e delle emissioni di rumore aereo di un modello di lavastoviglie per uso domestico si utilizza il programma eco a capacità nominale. Il consumo di energia, il consumo di acqua, la durata del programma e l’efficienza di lavaggio e asciugatura sono misurati contemporaneamente.
Il consumo di acqua del programma eco (EPWC) è espresso in litri per ciclo e arrotondato al primo decimale.
La durata del programma eco (Tt) è espressa in ore e minuti e arrotondata al minuto più vicino.
1. INDICE DI EFFICIENZA ENERGETICA
Ai fini del calcolo dell’IEE di un modello di lavastoviglie per uso domestico, il consumo di energia del programma eco (EPEC) della lavastoviglie a uso domestico è confrontato con il consumo di energia del suo programma standard (SPEC).
a)
L’IEE è calcolato con la formula seguente e arrotondato al primo decimale:
IEE = (EPEC/SPEC) × 100
dove:
EPEC è il consumo energetico del programma eco della lavastoviglie per uso domestico misurato in kWh/ciclo e arrotondato al terzo decimale;
SPEC è il consumo di energia del programma standard della lavastoviglie per uso domestico.
b)
Lo SPEC è calcolato in kWh per ciclo e arrotondato al terzo decimale come segue:
i)
per le lavastoviglie per uso domestico con capacità nominale di coperti ≥ 10 e larghezza > 50 cm:
SPEC = 0,025 × ps + 1,350
ii)
per le lavastoviglie per uso domestico con capacità nominale di coperti ≤ 9 o larghezza ≤ 50 cm:
SPEC = 0,090 × ps + 0,450
dove ps è il numero di coperti.
2. INDICE DI EFFICIENZA DI LAVAGGIO
Ai fini del calcolo dell’indice di efficienza di lavaggio (IC) di un modello di lavastoviglie per uso domestico, l’efficienza di lavaggio del programma eco è confrontata con l’efficienza di lavaggio di una lavastoviglie di riferimento.
L’IC è calcolato con la formula seguente e arrotondato al secondo decimale:
IC = exp (ln IC)
e
dove:
CT,i è l’efficienza di lavaggio del programma eco della lavastoviglie per uso domestico oggetto di prova per un ciclo di prova (i), arrotondata al secondo decimale;
CR,i è l’efficienza di lavaggio della lavastoviglie di riferimento per un ciclo di prova (i), arrotondata al secondo decimale;
n è il numero dei cicli di prova.
3. INDICE DI EFFICIENZA DI ASCIUGATURA
Ai fini del calcolo dell’indice di efficienza di asciugatura (ID) di un modello di lavastoviglie per uso domestico, l’efficienza di asciugatura del programma eco è confrontata con l’efficienza di asciugatura di una lavastoviglie di riferimento.
L’ID è calcolato con la formula seguente e arrotondato al secondo decimale:
ID = exp (ln ID)
e
dove:
ID,i è l’efficienza di asciugatura del programma eco della lavastoviglie per uso domestico oggetto di prova per un ciclo di prova (i);
n è il numero dei cicli di prova combinati di lavaggio e asciugatura.
L’ID,i è calcolato con la formula seguente e arrotondato al secondo decimale:
ln ID,i
= ln (DT,i/DR,t)
dove:
DT,i è il punteggio medio di efficienza di asciugatura del programma eco della lavastoviglie per uso domestico oggetto di prova per un ciclo di prova (i), arrotondato al secondo decimale;
DR,t è il punteggio di asciugatura obiettivo della lavastoviglie di riferimento, arrotondato al secondo decimale.
4. MODI A CONSUMO RIDOTTO
Sono misurati la potenza assorbita del modo spento (Po), del modo stand-by (Psm) e, se del caso, dell’avvio ritardato (Pds). I valori misurati sono espressi in W e arrotondati al secondo decimale.
Durante le misurazioni della potenza assorbita in modo a consumo ridotto, sono verificate e registrate:
—
la visualizzazione (o la mancata visualizzazione) delle informazioni;
—
l’attivazione (o la mancata attivazione) della connessione di rete.
ALLEGATO IV
Procedura di verifica a fini di sorveglianza del mercato
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica dei parametri dichiarati eseguita dalle autorità dello Stato membro e non devono essere utilizzate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica o per interpretare tali valori al fine di conseguire la conformità o comunicare prestazioni migliori con qualsiasi mezzo.
Un modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi quando sono progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e per reagire in modo specifico alterando automaticamente le prestazioni durante la prova allo scopo di migliorare il livello di qualsiasi parametro specificato nel presente regolamento o incluso nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Per verificare la conformità di un modello di prodotto alle specifiche stabilite nel presente regolamento a norma dell’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, per le specifiche di cui al presente allegato, le autorità degli Stati membri applicano la seguente procedura:
1)
le autorità dello Stato membro sottopongono a verifica una singola unità del modello;
2)
il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’allegato IV, punto 2, della direttiva 2009/125/CE (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli, non sono più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei risultati delle corrispondenti misurazioni effettuate a norma della lettera g) dello stesso allegato; e
b)
i valori dichiarati soddisfano le specifiche di cui al presente regolamento, e le informazioni sul prodotto necessarie pubblicate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario non contengono valori più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei valori dichiarati; e
c)
quando le autorità degli Stati membri verificano l’unità del modello, constatano che il fabbricante, l’importatore o il mandatario ha messo in atto un sistema che soddisfa le specifiche di cui all’articolo 6, secondo comma; e
d)
quando le autorità degli Stati membri verificano l’unità del modello, questa risulta conforme alle specifiche dei programmi di cui al punto 1, alle specifiche di efficienza delle risorse di cui al punto 5 e agli obblighi di informazione di cui al punto 6 dell’allegato II; e
e)
quando le autorità dello Stato membro sottopongono a prova l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori ottenuti da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze a fini di verifica riportate nella tabella 1;
3)
Se non si ottengono i risultati di cui al punto 2, lettera a), b), c) o d), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento;
4)
se non si ottiene il risultato di cui al punto 2, lettera e), le autorità dello Stato membro selezionano e sottopongono a prova tre unità supplementari dello stesso modello. In alternativa le tre unità supplementari selezionate possono essere di uno o più modelli equivalenti;
5)
il modello è considerato conforme alle pertinenti specifiche se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze ai fini di verifica riportate nella tabella 1;
6)
se non si ottiene il risultato di cui al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento;
7)
le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi del punto 3 o 6.
Le autorità dello Stato membro si avvalgono dei metodi di calcolo e misurazione stabiliti nell’allegato III.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze ammesse a fini di verifica stabilite nella tabella 1 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per quanto attiene alle specifiche di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 1 non si applicano altre tolleranze, come quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 1
Tolleranze a fini di verifica
Parametro
Tolleranze a fini di verifica
Consumo di energia del programma eco (EPEC)
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato per EPEC di oltre il 5 %.
Consumo di acqua del programma eco (EPWC)
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato per EPWC di oltre il 5 %.
Indice di efficienza di lavaggio (IC)
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato per IC di oltre il 14 %.
Indice di efficienza di asciugatura (ID)
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato per ID di oltre il 12 %.
Durata del programma (Tt)
Il valore determinato (*1) non è superiore al valore dichiarato di oltre il 5 % o di 10 minuti, a seconda di quale valore sia superiore.
Potenza assorbita in modo spento (Po)
Il valore determinato (*1) della potenza assorbita Po non supera il valore dichiarato di oltre 0,10 W.
Potenza assorbita in modo stand-by (Psm)
Il valore determinato (*1) della potenza assorbita Psm non è superiore di oltre il 10 % al valore dichiarato, se il valore dichiarato è superiore a 1,00 W, o di oltre 0,10 W, se il valore dichiarato è pari o inferiore a 1,00 W.
Potenza assorbita in modo avvio ritardato (Pds)
Il valore determinato (*1) della potenza assorbita Pds non è superiore di oltre il 10 % al valore dichiarato, se il valore dichiarato è superiore a 1,00 W, o di oltre 0,10 W, se il valore dichiarato è pari o inferiore a 1,00 W.
(*1) Nel caso di tre unità supplementari sottoposte a prova secondo quanto previsto al punto 4, per valore determinato si intende la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
ALLEGATO V
Parametri di riferimento
1. PARAMETRI DI RIFERIMENTO INDICATIVI PER LE LAVASTOVIGLIE PER USO DOMESTICO RIGUARDO AL CONSUMO DI ACQUA E DI ENERGIA, ALLE EMISSIONI DI RUMORE AEREO E ALLA DURATA DEL PROGRAMMA
Al momento dell’entrata in vigore del presente regolamento la migliore tecnologia disponibile sul mercato per le lavastoviglie per uso domestico in termini di efficienza energetica, consumo di energia e acqua, emissioni di rumore aereo e durata del programma per il programma eco è stata individuata come descritto di seguito:
1)
lavastoviglie per uso domestico con 14 coperti (senza tecnologia a pompa di calore):
a)
consumo energetico: 0,67 kWh/ciclo;
b)
consumo di acqua: 9,9 L/ciclo;
c)
emissioni di rumore aereo: 44 dB(A);
d)
durata del programma: 222 minuti (3 ore e 42 minuti);
2)
lavastoviglie per uso domestico con 13 coperti (con tecnologia a pompa di calore):
a)
consumo energetico: 0,55 kWh/ciclo;
b)
consumo di acqua: 8,8 L/ciclo;
c)
emissioni di rumore aereo: 46 dB(A);
d)
durata del programma: 295 minuti (4 ore e 55 minuti);
3)
lavastoviglie per uso domestico con 10 coperti:
a)
consumo energetico: 0,66 kWh/ciclo;
b)
consumo di acqua: 9,5 L/ciclo;
c)
emissioni di rumore aereo: 44 dB(A);
d)
durata del programma: 195 minuti (3 ore e 15 minuti);
4)
lavastoviglie per uso domestico con 6 coperti:
a)
consumo energetico: 0,62 kWh/ciclo;
b)
consumo di acqua: 8,0 L/ciclo;
c)
emissioni di rumore aereo: 48 dB(A);
d)
durata del programma: 225 minuti (3 ore e 45 minuti).
2. PARAMETRI DI RIFERIMENTO INDICATIVI PER LE LAVASTOVIGLIE PER USO DOMESTICO RIGUARDO ALLA POTENZA ASSORBITA NEI MODI A CONSUMO RIDOTTO
Al momento dell’entrata in vigore del presente regolamento la migliore tecnologia disponibile sul mercato per le lavastoviglie per uso domestico in termini di potenza assorbita nei modi a consumo ridotto è la seguente:
1)
modo stand-by: 0,20 W;
2)
modo stand-by in rete: Ethernet 0,60 W, Wi-Fi 0,70 W.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (UE) 2019/2022 DELLA COMMISSIONE
dell’1 ottobre 2019
che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile delle lavastoviglie per uso domestico in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio modifica il regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione e abroga il regolamento (UE) n. 1016/2010 della Commissione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto l’articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
vista la direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (1), in particolare l’articolo 15, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
In applicazione della direttiva 2009/125/CE la Commissione è tenuta a fissare specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia che rappresentano un significativo volume di vendite e di scambi commerciali nell’Unione, hanno un impatto ambientale significativo e possiedono significative potenzialità di miglioramento con riguardo all’impatto ambientale senza costi eccessivi attraverso la progettazione.
(2)
La comunicazione della Commissione COM(2016)773 (2) relativa al piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile, adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE, definisce le priorità di lavoro nell’ambito del quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile individua sia i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure di esecuzione, sia la necessità di riesaminare il regolamento (UE) n. 1016/2010 (3) della Commissione e il regolamento delegato (UE) n. 1059/2010 della Commissione (4).
(3)
Si stima che le misure del piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile potrebbero tradursi nel 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, che equivarrebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate all’anno nel 2030. Le lavastoviglie per uso domestico sono uno dei gruppi di prodotti elencati nel piano di lavoro, per il quale si stima nel 2030 un risparmio annuo del consumo di energia elettrica pari a 2,1 TWh, una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 0,7 Mt di CO2 eq/anno e un risparmio di acqua di 16 milioni di m3.
(4)
La Commissione ha stabilito specifiche per la progettazione ecocompatibile delle lavastoviglie per uso domestico nel regolamento (UE) n. 1016/2010 e, a norma del citato regolamento, dovrebbe riesaminarle alla luce del progresso tecnologico.
(5)
La Commissione ha riesaminato il regolamento (UE) n. 1016/2010 e analizzato gli aspetti tecnici, ambientali ed economici delle lavastoviglie per uso domestico, nonché il comportamento degli utilizzatori in condizioni reali. Il riesame è stato realizzato in stretta cooperazione con i portatori di interessi e gli interlocutori dell’Unione e di paesi terzi. I risultati del riesame sono stati resi pubblici e presentati al forum consultivo istituito dall’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(6)
Dallo studio di riesame è emersa la necessità di rivedere le specifiche per la progettazione ecocompatibile delle lavastoviglie per uso domestico e le specifiche relative all’uso di risorse essenziali quali l’energia e l’acqua, e di adottare inoltre specifiche relative all’uso efficiente delle risorse, quali la riparabilità e la riciclabilità.
(7)
Gli aspetti ambientali delle lavastoviglie per uso domestico, ritenuti significativi ai fini del presente regolamento, sono il consumo di energia e acqua nella fase d’uso, la generazione di rifiuti alla fine del ciclo di vita e le emissioni nell’atmosfera e nell’acqua nella fase di produzione (a causa dell’estrazione e della lavorazione di materie prime) e nella fase d’uso (a causa del consumo di energia elettrica).
(8)
Il consumo annuo totale di energia, all’interno dell’Unione, dei prodotti oggetto del presente regolamento è stato stimato a 31,3 TWh nel 2015, corrispondente a 11,1 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Nell’ipotesi di uno scenario immutato le proiezioni danno un aumento del consumo di energia elettrica delle lavastoviglie per uso domestico che dovrebbe attestarsi a 49,0 TWh nel 2030, soprattutto a causa dell’aumento del numero totale di lavastoviglie in uso. Tale aumento del consumo energetico può tuttavia essere limitato con un aggiornamento delle specifiche esistenti di progettazione ecocompatibile. Analogamente, il consumo di acqua delle lavastoviglie per uso domestico è stato stimato in 318 milioni di m3 nel 2015 e se ne prevede un ulteriore aumento fino a 531 milioni di m3 nel 2030 in assenza di un aggiornamento delle specifiche. Infine, si stima che negli ultimi anni il ciclo di vita utile delle lavastoviglie per uso domestico si sia ridotto a circa 12,5 anni e in mancanza di incentivi questa tendenza è destinata a continuare.
(9)
La comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni [COM(2015) 614 final (5) — piano d’azione sull’economia circolare] e la comunicazione sul piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile (6) sottolineano l’importanza di utilizzare il quadro della progettazione ecocompatibile per favorire la transizione verso un’economia più circolare e più efficiente sotto il profilo delle risorse. La direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (7) fa riferimento alla direttiva 2009/125/CE e indica che le specifiche per la progettazione ecocompatibile dovrebbero agevolare il riutilizzo, lo smantellamento e il recupero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), affrontando così i problemi a monte. Pertanto, il presente regolamento dovrebbe stabilire specifiche adeguate per contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’economia circolare.
(10)
Le lavastoviglie per usi diversi da quello domestico hanno caratteristiche e modalità di impiego differenti. Esse sono l’oggetto di altra attività di regolamentazione, in particolare relativamente alla direttiva 2006/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (8) relativa alle macchine e non dovrebbero essere incluse nell’ambito di applicazione del presente regolamento. Le disposizioni relative alle lavastoviglie per uso domestico dovrebbero applicarsi alle lavastoviglie con le stesse caratteristiche tecniche, a prescindere dal contesto in cui sono utilizzate. Tutte le lavastoviglie per uso domestico dovrebbero rispettare le specifiche minime in materia di lavaggio e asciugatura a prescindere dai metodi utilizzati.
(11)
Dovrebbero essere stabilite specifiche particolari per i modi a basso consumo di energia delle lavastoviglie per uso domestico. Le disposizioni del regolamento (CE) n. 1275/2008 (9) della Commissione non dovrebbero applicarsi alle lavastoviglie per uso domestico che rientrano nel campo di applicazione del presente regolamento. Occorre pertanto modificare in tal senso il regolamento (CE) n. 1275/2008.
(12)
I pertinenti parametri di prodotto dovrebbero essere misurati utilizzando metodi affidabili, accurati e riproducibili. Tali metodi dovrebbero tener conto dello stato dell’arte riconosciuto, comprese, ove disponibili, delle norme armonizzate adottate dalle organizzazioni europee di normazione di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (10).
(13)
A norma dell’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, il presente regolamento deve specificare le pertinenti procedure di valutazione della conformità.
(14)
Per agevolare i controlli di conformità i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero fornire nella documentazione tecnica le informazioni di cui agli allegati IV e V della direttiva 2009/125/CE, nella misura in cui sono pertinenti alle specifiche definite nel presente regolamento.
(15)
Qualora i parametri della documentazione tecnica di cui al presente regolamento siano identici ai parametri della scheda informativa del prodotto di cui al regolamento delegato (UE) 2019/2017 della Commissione (11), i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero inserire i dati corrispondenti nella banca dati dei prodotti di cui al regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio (12) e non dovrebbero più essere tenuti a comunicarli alle autorità di sorveglianza del mercato come parte della documentazione tecnica.
(16)
Al fine di assicurare l’efficacia e la credibilità del regolamento e di tutelare i consumatori, non dovrebbe essere autorizzata l’immissione sul mercato dei prodotti che alterano automaticamente le loro prestazioni in condizioni di prova per migliorare i parametri dichiarati.
(17)
Oltre alle specifiche di cui al presente regolamento, è opportuno individuare parametri di riferimento indicativi per le migliori tecnologie disponibili per far sì che le informazioni sulla prestazione ambientale durante il ciclo di vita dei prodotti disciplinati dal presente regolamento siano ampiamente disponibili e facilmente accessibili, conformemente all’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE.
(18)
Il presente regolamento dovrebbe essere riesaminato al fine di valutare l’adeguatezza e l’efficacia delle sue disposizioni per il conseguimento degli obiettivi che si prefigge. Esso dovrebbe avvenire dopo che tutte le disposizioni sono state attuate e hanno prodotto un effetto visibile sul mercato.
(19)
Il regolamento (UE) n. 1016/2010 dovrebbe essere abrogato.
(20)
Per facilitare la transizione tra il regolamento (UE) n. 1016/2010 e il presente regolamento, l’uso della dicitura «eco» al posto di «programma standard» dovrebbe essere autorizzato a decorrere dall’entrata in vigore del presente regolamento.
(21)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito dall’articolo 19, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile per l’immissione sul mercato o la messa in servizio delle lavastoviglie per uso domestico alimentate dalla rete elettrica, comprese lavastoviglie da incasso per uso domestico e le lavastoviglie per uso domestico alimentate dalla rete elettrica che possono anche essere alimentate da batterie.
2. Il presente regolamento non si applica:
a)
alle lavastoviglie che rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva 2006/42/CE;
b)
alle lavastoviglie per uso domestico a batteria che possono essere collegate alla rete elettrica tramite un convertitore CA/CC venduto separatamente.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1)
«alimentazione da rete» o «alimentazione da rete elettrica»: la fornitura di elettricità dalla rete a 230 (± 10 %) volt di corrente alternata a 50 Hz;
2)
«lavastoviglie per uso domestico»: l’apparecchio che lava e risciacqua stoviglie, che, nella dichiarazione di conformità, il fabbricante ha dichiarato conforme alla direttiva 2014/35/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (13) o alla direttiva 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (14);
3)
«lavastoviglie da incasso per uso domestico»: la lavastoviglie per uso domestico progettata, provata e commercializzata esclusivamente per:
a)
essere installata in armadi su misura o rivestita (sopra, sotto e ai lati) da pannelli;
b)
essere saldamente fissata ai lati, alla parte superiore o al fondo di armadi su misura o a pannelli; e
c)
essere dotata di una parte frontale incorporata predisposta in fabbrica o di un pannello frontale personalizzato su misura;
4)
«modello equivalente»: il modello che ha le stesse caratteristiche tecniche rilevanti per le informazioni tecniche da fornire, ma è immesso sul mercato o messo in servizio dallo stesso fabbricante, importatore o mandatario come un altro modello con identificativo del modello diverso;
5)
«identificativo del modello»: il codice, solitamente alfanumerico, che distingue un dato modello di prodotto da altri modelli che riportano lo stesso marchio o il nome dello stesso fabbricante, importatore o mandatario;
6)
«banca dati dei prodotti»: la raccolta dei dati relativi ai prodotti, organizzata in maniera sistematica e composta da una parte pubblica a uso del consumatore, in cui le informazioni concernenti i parametri dei singoli prodotti sono accessibili per via elettronica, da un portale online per l’accessibilità e da una parte relativa alla conformità, con requisiti di accessibilità e sicurezza chiaramente definiti, come previsto dal regolamento (UE) 2017/1369;
7)
«programma»: la serie di operazioni predefinite e dichiarate adatte dal fabbricante, importatore o mandatario per determinati livelli di sporco o condizioni di carico, o entrambi;
8)
«eco»: il nome del programma di una lavastoviglie per uso domestico dichiarato dal fabbricante, importatore o mandatario come indicato per il lavaggio di stoviglie con grado di sporco normale e a cui fanno riferimento le specifiche per la progettazione ecocompatibile in materia di efficienza energetica e prestazioni di lavaggio e asciugatura;
Ai fini degli allegati, ulteriori definizioni figurano nell’allegato I.
Articolo 3
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile di cui all’allegato II si applicano a decorrere dalle date ivi indicate.
Articolo 4
Valutazione di conformità
1. La procedura di valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE è rappresentata dal sistema per il controllo interno della progettazione di cui all’allegato IV della stessa direttiva o dal sistema di gestione di cui all’allegato V della stessa direttiva.
2. Ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, la documentazione tecnica contiene i valori dichiarati dei parametri elencati all’allegato II, punti 2, 3 e 4, e i dettagli e i risultati dei calcoli effettuati in conformità all’allegato III.
3. Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello che ha le medesime caratteristiche tecniche pertinenti per le informazioni tecniche da fornire, ma è prodotto da un altro fabbricante, oppure
b)
dai calcoli effettuati sulla base della progettazione o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o con entrambi i metodi,
la documentazione tecnica contiene i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti diversi.
La documentazione tecnica include un elenco di tutti i modelli equivalenti, con i relativi identificativi del modello.
4. La documentazione tecnica include le informazioni di cui all’allegato VI del regolamento (UE) 2019/2017 nell’ordine e nel formato ivi stabilito. Fatto salvo l’allegato IV, punto 2, lettera g), della direttiva 2009/125/CE, ai fini della sorveglianza del mercato i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono fare riferimento alla documentazione tecnica caricata nella banca dati dei prodotti, che contiene le stesse informazioni di cui al regolamento (UE) 2019/2017.
Articolo 5
Procedura di verifica ai fini della sorveglianza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini di sorveglianza del mercato di cui all’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, le autorità degli Stati membri applicano la procedura di verifica di cui all’allegato IV del presente regolamento.
Articolo 6
Elusione
Il fabbricante, l’importatore o il mandatario non immette sul mercato prodotti progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e reagire in modo specifico alterando automaticamente le loro prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro dichiarato dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Il consumo di energia e di acqua del prodotto e ciascuno degli altri parametri dichiarati non peggiorano in seguito a un aggiornamento del software o del firmware se misurati secondo lo stesso metodo di prova originariamente utilizzato per la dichiarazione di conformità, salvo consenso esplicito dell’utilizzatore finale prima dell’aggiornamento. Se l’aggiornamento non è accettato le prestazioni non devono risultare in alcun modo modificate.
Articolo 7
Parametri di riferimento indicativi
I parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le tecnologie più efficienti disponibili sul mercato al momento dell’adozione del presente regolamento sono illustrati all’allegato V.
Articolo 8
Riesame
La Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce dei progressi tecnologici e ne presenta i risultati al forum consultivo, corredati, se del caso, di un progetto di proposta di revisione, entro il 25 dicembre 2025.
In particolare il riesame riguarda i seguenti aspetti:
a)
il potenziale di miglioramento per quanto riguarda la prestazione delle lavastoviglie per uso domestico in termini energetici e ambientali, tenendo conto, tra l’altro, delle prestazioni di asciugatura;
b)
il livello delle tolleranze ammesse a fini di verifica;
c)
una valutazione dell’evoluzione del comportamento dei consumatori e del tasso di penetrazione delle lavastoviglie per uso domestico negli Stati membri dell’UE;
d)
l’efficacia delle specifiche in vigore relative all’efficienza delle risorse;
e)
l’opportunità di fissare specifiche supplementari di efficienza delle risorse per i prodotti in linea con gli obiettivi dell’economia circolare, prevedendo anche la possibilità di includere più pezzi di ricambio.
Articolo 9
Modifica del regolamento (CE) n. 1275/2008
All’allegato I, punto 1, del regolamento (CE) n. 1275/2008 la voce «Lavastoviglie» è soppressa.
Articolo 10
Abrogazione
Il regolamento (UE) n. 1016/2010 è abrogato con decorrenza dal 1o marzo 2021.
Articolo 11
Misure di transizione
In deroga alle disposizioni dell’allegato I, punto 1, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1016/2010, a decorrere dal 25 dicembre 2019 e fino al 28 febbraio 2021, per il programma standard può essere utilizzata la dicitura «eco» anziché la dicitura «programma standard», in conformità all’allegato II, punto 1 del presente regolamento.
Articolo 12
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o marzo 2021. Tuttavia, l’articolo 6, primo comma, e l’articolo 11 si applicano a decorrere dal 25 dicembre 2019.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, l’1 ottobre 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10.
(2) Comunicazione della Commissione Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016].
(3) Regolamento (UE) n. 1016/2010 della Commissione, del 10 novembre 2010, recante modalità di applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile delle lavastoviglie a uso domestico (GU L 293 dell’11.11.2010, pag. 31).
(4) Regolamento delegato (UE) n. 1059/2010 della Commissione, del 28 settembre 2010, che integra la direttiva 2010/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura indicante il consumo d’energia delle lavastoviglie per uso domestico (GU L 314 del 30.11.2010, pag. 1).
(5) Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. L’anello mancante - Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare [COM(2015) 614 final del 2 dicembre 2015].
(6) COM(2016) 773 final del 30.11.2016.
(7) Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
(8) Direttiva 2006/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 maggio 2006, relativa alle macchine e che modifica la direttiva 95/16/CE (GU L 157 del 9.6.2006, pag. 24).
(9) Regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione, del 17 dicembre 2008, recante misure di esecuzione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le specifiche di progettazione ecocompatibile relative al consumo di energia elettrica nei modi stand-by e spento e stand-by in rete delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio (GU L 339 del 18.12.2008, pag. 45).
(10) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(11) Regolamento delegato (UE) 2019/2017 della Commissione dell’11 marzo 2019 che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica delle lavastoviglie per uso domestico e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1059/2010 della Commissione (Cfr. pag. 134 della presente Gazzetta ufficiale).
(12) Regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1).
(13) Direttiva 2014/35/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato del materiale elettrico destinato a essere adoperato entro taluni limiti di tensione (GU L 96 del 29.3.2014, pag. 357).
(14) Direttiva 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato di apparecchiature radio e che abroga la direttiva 1999/5/CE (GU L 153 del 22.5.2014, pag. 62).
ALLEGATO I
Definizioni applicabili agli allegati
Si applicano le seguenti definizioni:
1)
«indice di efficienza energetica» (IEE): il rapporto tra il consumo di energia del programma eco e il consumo di energia del programma standard;
2)
«consumo di energia del programma eco» (EPEC): il consumo di energia della lavastoviglie per uso domestico nel programma eco, espresso in kilowattora per ciclo;
3)
«consumo di energia del programma standard» (SPEC): il consumo di energia preso come riferimento in quanto funzione della capacità nominale, espresso in kilowattora per ciclo;
4)
«coperto» (ps): l’insieme di stoviglie destinato all’uso da parte di una persona, esclusi gli utensili di servizio;
5)
«utensili di servizio»: gli oggetti per la preparazione e la distribuzione del cibo che possono comprendere pentole, scodelle e posate da portata e un vassoio;
6)
«capacità nominale»: il numero massimo di coperti, compresi gli utensili di servizio, che possono essere lavati e asciugati nella lavastoviglie per uso domestico in un ciclo, se caricati nella lavastoviglie conformemente alle istruzioni del fabbricante, importatore o mandatario;
7)
«indice di efficienza di lavaggio» (IC): il rapporto tra l’efficienza di lavaggio di una lavastoviglie per uso domestico e l’efficienza di lavaggio di una lavastoviglie per uso domestico di riferimento;
8)
«indice di efficienza di asciugatura» (ID): il rapporto tra l’efficienza di asciugatura della lavastoviglie per uso domestico e l’efficienza di asciugatura della lavastoviglie per uso domestico di riferimento;
9)
«durata del programma» (Tt): il lasso di tempo che ha inizio con l’avvio del programma selezionato, escluso l’eventuale avvio ritardato programmato dall’utilizzatore, e termina con l’indicazione della fine del programma, dopo di che l’utilizzatore ha accesso al carico;
10)
«ciclo»: il processo completo di lavaggio, risciacquo e asciugatura, quale definito dal programma selezionato, che consiste in una serie di operazioni fino al termine di ogni attività;
11)
«modo spento»: la condizione in cui la lavastoviglie per uso domestico è collegata alla rete elettrica ma non esegue alcuna funzione; si considerano inoltre «modo spento»:
a)
le condizioni che forniscono soltanto l’indicazione del modo spento;
b)
le condizioni che forniscono esclusivamente le funzionalità intese a garantire la compatibilità elettromagnetica ai sensi della direttiva 2014/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1);
12)
«modo stand-by»: la condizione in cui la lavastoviglie per uso domestico è collegata alla rete elettrica e fornisce esclusivamente le seguenti funzioni che possono continuare per un lasso di tempo indefinito:
a)
funzione di riattivazione o funzione di riattivazione e soltanto un’indicazione della funzione di riattivazione abilitata; e/o
b)
funzione di riattivazione attraverso il collegamento a una rete; e/o
c)
visualizzazione delle informazioni o dello stato; e/o
d)
funzione di rilevamento per misure di emergenza;
13)
«rete»: l’infrastruttura di comunicazione con una topologia di collegamenti, un’architettura, compresi i componenti fisici, principi organizzativi, procedure e formati di comunicazione (protocolli);
14)
«avvio ritardato»: la condizione in cui l’utilizzatore ha impostato un determinato ritardo per l’inizio del ciclo del programma selezionato;
15)
«parte di ricambio»: una parte separata che può sostituire una parte del prodotto avente la stessa funzione o funzione analoga;
16)
«riparatore professionista»: l’operatore o l’impresa che fornisce servizi di riparazione e manutenzione professionale di lavastoviglie per uso domestico;
17)
«consumo di acqua del programma eco» (EPWC): il consumo di acqua della lavastoviglie per uso domestico nel programma eco, espresso in litri per ciclo;
18)
«garanzia»: l’impegno del dettagliante o del fabbricante nei confronti del consumatore di:
a)
rimborsare il prezzo pagato; o
b)
sostituire le lavastoviglie per uso domestico, ripararle o intervenire diversamente qualora non corrispondano alle specifiche enunciate nella dichiarazione di garanzia o nella relativa pubblicità.
(1) Direttiva 2014/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica (GU L 96 del 29.3.2014, pag. 79).
ALLEGATO II
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
1. SPECIFICHE DEL PROGRAMMA
A decorrere dal 1o marzo 2021 le lavastoviglie per uso domestico sono dotate di un programma eco conforme alle seguenti specifiche.
a)
Tale programma:
—
reca l’indicazione «eco» sul dispositivo di selezione dei programmi o sull’eventuale display della lavastoviglie per uso domestico e nell’eventuale applicazione di rete pertinente;
—
è il programma selezionato automaticamente nelle lavastoviglie per uso domestico dotate di selezione automatica del programma o di una qualsiasi funzione per mantenere selezionato un programma; o, in assenza della selezione automatica del programma, è disponibile per la selezione diretta senza bisogno di nessun’altra selezione quale una temperatura o un carico specifici;
b)
la dicitura «eco» è utilizzata esclusivamente per questo programma. La grafica della dicitura «eco» non è soggetta a restrizioni per quanto riguarda l’uso dei caratteri, le dimensioni dei caratteri, l’uso di maiuscole o minuscole o di colori. L’unica informazione supplementare che può essere combinata con la dicitura «eco» è la temperatura del programma eco;
c)
le diciture «normale», «giornaliero», «regolare» e «standard», e le loro traduzioni in tutte le lingue ufficiali dell’UE, non sono utilizzate nei nomi dei programmi delle lavastoviglie per uso domestico, né da sole né in combinazione con altre informazioni.
2. SPECIFICHE DI EFFICIENZA ENERGETICA
A decorrere dal 1o marzo 2021 le lavastoviglie per uso domestico sono conformi alle seguenti specifiche:
a)
l’indice di efficienza energetica (IEE) è inferiore a 63.
A decorrere dal 1o marzo 2024 le lavastoviglie per uso domestico sono conformi alle seguenti specifiche:
b)
l’IEE è inferiore a 56 per le lavastoviglie per uso domestico con una capacità nominale pari o superiore a 10 coperti.
L’IEE è calcolato conformemente all’allegato III.
3. SPECIFICHE FUNZIONALI
A decorrere dal 1o marzo 2021 le lavastoviglie per uso domestico sono conformi alle seguenti specifiche:
a)
l’indice di efficienza di lavaggio (IC) è superiore a 1,12;
b)
l’indice di efficienza di asciugatura (ID) è superiore a 1,06 per le lavastoviglie per uso domestico con una capacità nominale superiore a 7 coperti;
c)
l’indice di efficienza di asciugatura (ID) è superiore a 0,86 per le lavastoviglie per uso domestico con una capacità nominale pari o inferiore a 7 coperti.
IC e ID sono calcolati conformemente all’allegato III.
4. MODI A CONSUMO RIDOTTO
A decorrere dal 1o marzo 2021 le lavastoviglie per uso domestico sono conformi alle seguenti specifiche:
a)
le lavastoviglie per uso domestico sono dotate di un modo spento, di un modo standby o di entrambi. La potenza assorbita in questi modi non supera 0,50 W;
b)
se il modo stand-by comprende la visualizzazione di informazioni o dello stato, la potenza assorbita in questo modo non supera 1,00 W;
c)
se il modo stand-by prevede la connessione a una rete e lo stand-by in rete ai sensi del regolamento (UE) n. 801/2013 (1) della Commissione, la potenza assorbita in questo modo non supera 2,00 W;
d)
al più tardi 15 minuti dopo l’accensione della lavastoviglie per uso domestico o al termine di qualsiasi programma e delle relative attività o dopo qualsiasi interazione con l’apparecchiatura, se nessun altro modo viene attivato, comprese le misure di emergenza, l’apparecchiatura passa automaticamente al modo stand-by o spento;
e)
se la lavastoviglie è dotata di una funzione di avvio ritardato, la potenza assorbita di tale condizione, compreso nel modo stand-by, non supera 4,00 W. L’utilizzatore non può programmare un ritardo dell’avvio superiore a 24 ore;
f)
qualsiasi lavastoviglie per uso domestico che può essere collegata a una rete deve essere dotata di una funzione che permette di attivare e disattivare la connessione di rete. La connessione di rete è disattivata come impostazione predefinita.
5. SPECIFICHE DI EFFICIENZA DELLE RISORSE
A decorrere dal 1o marzo 2021 le lavastoviglie per uso domestico sono conformi alle seguenti specifiche:
1)
disponibilità delle parti di ricambio:
a)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari di lavastoviglie per uso domestico mettono a disposizione dei riparatori professionisti almeno le parti di ricambio indicate di seguito per un periodo minimo di sette anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un dato modello:
—
motore;
—
pompa di circolazione e drenaggio;
—
riscaldatori e elementi riscaldanti, comprese le pompe di calore (separatamente o combinati);
—
tubazioni e relative attrezzature, compresi tutti i flessibili, le valvole, i filtri e i dispositivi di acquastop;
—
parti strutturali e interne relative allo sportello (separatamente o combinate);
—
schede a circuiti stampati;
—
display elettronici;
—
interruttori a pressione;
—
termostati e sensori;
—
software e firmware, compreso il software per il reset;
b)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari di lavastoviglie per uso domestico mettono a disposizione dei riparatori professionisti e degli utilizzatori finali almeno le seguenti parti di ricambio: cerniera e guarnizione di tenuta dello sportello, altre guarnizioni, bracci spruzzanti, filtri di drenaggio, carrelli interni e accessori in plastica quali cestelli e coperchi, per un periodo minimo di dieci anni dopo l’immissione sul mercato dell’ultima unità di un dato modello;
c)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari di lavastoviglie per uso domestico assicurano che le parti di ricambio di cui alle lettere a) e b) possano essere sostituite usando attrezzi facilmente reperibili e senza danni permanenti all’apparecchiatura;
d)
l’elenco delle parti di ricambio di cui alla lettera a) e la procedura per ordinarle sono resi pubblici sul sito Internet, liberamente accessibile, del fabbricante, importatore o mandatario al più tardi due anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello e fino al termine del periodo di disponibilità di tali parti di ricambio;
e)
l’elenco delle parti di ricambio di cui alla lettera b) e la procedura per ordinarle, oltre alle istruzioni per la riparazione, sono resi pubblici sul sito Internet, liberamente accessibile, del fabbricante, importatore o mandatario al momento dell’immissione sul mercato della prima unità di un modello e fino al termine del periodo di disponibilità di tali parti di ricambio;
2)
termine massimo di consegna delle parti di ricambio:
a)
durante il periodo di cui al punto (1), il fabbricante, l’importatore o il mandatario garantiscono la consegna delle parti di ricambio entro 15 giorni lavorativi dalla ricezione dell’ordine;
b)
nel caso di parti di ricambio di cui al punto (1), lettera a), la disponibilità può essere limitata ai riparatori professionisti registrati in conformità al punto 3, lettere a) e b);
3)
accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione:
dopo un periodo di due anni dall’immissione sul mercato della prima unità di un modello, e fino al termine del periodo indicato al punto (1), il fabbricante, l’importatore o il mandatario garantiscono ai riparatori professionisti l’accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione alle seguenti condizioni:
a)
il sito web del fabbricante, importatore o mandatario indica la procedura di registrazione che i riparatori professionisti devono seguire per accedere alle informazioni; per accettare una richiesta di questo tipo, i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono esigere che il riparatore professionista dimostri:
i)
di disporre delle competenze tecniche per riparare lavastoviglie per uso domestico e di essere conforme alla normativa applicabile ai riparatori di apparecchiature elettriche negli Stati membri in cui opera. Si accetta come prova della conformità al presente punto il riferimento a un sistema di registrazione ufficiale dei riparatori professionisti, se esiste nello Stato membro interessato;
ii)
di avere sottoscritto un’assicurazione che copre le responsabilità derivanti dall’attività che svolge, a prescindere dal fatto che essa sia richiesta o no dallo Stato membro;
b)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari accettano o rifiutano la registrazione entro 5 giorni lavorativi a decorrere dalla data della richiesta;
c)
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari possono chiedere la corresponsione di un importo ragionevole e proporzionato per l’accesso alle informazioni sulla riparazione e la manutenzione o per ricevere aggiornamenti periodici. Un importo è considerato ragionevole se non scoraggia l’accesso non tenendo conto di quanto il riparatore professionista faccia uso di tali informazioni;
una volta registrato, il riparatore professionista ha accesso, entro un giorno lavorativo dalla domanda, alle informazioni richieste sulla riparazione e sulla manutenzione. Le informazioni possono essere fornite per un modello equivalente o modello della stessa famiglia, se del caso;
le informazioni disponibili sulla riparazione e sulla manutenzione comprendono:
—
l’identificazione inequivocabile dell’apparecchiatura;
—
uno schema per il disassemblaggio o una vista esplosa;
—
l’elenco degli attrezzi e delle apparecchiature necessari per la riparazione e le prove;
—
informazioni su componenti e diagnosi (come valori di misurazione teorici minimi e massimi);
—
schemi elettrici e delle connessioni;
—
codici diagnostici di guasto e di errore (compresi i codici specifici del fabbricante, se del caso);
—
istruzioni per l’installazione di software e firmware pertinenti, compreso il software per il reset; e
—
informazioni su come accedere ai dati relativi ai casi di guasto registrati nella lavastoviglie per uso domestico (se del caso);
4)
obblighi di informazione per i gas refrigeranti:
fatto salvo il regolamento (UE) n. 517/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), nel caso delle lavastoviglie per uso domestico munite di pompa di calore, all’esterno dell’apparecchiatura, ad esempio sul pannello posteriore, è apposto in modo permanente, visibile e leggibile il nome chimico del gas refrigerante utilizzato, o un riferimento analogo quale un simbolo, un’etichetta o un logo di uso e comprensione comuni. Per lo stesso nome chimico può essere utilizzato più di un riferimento;
5)
specifiche di smantellamento a fini di recupero e riciclaggio dei materiali, per evitare l’inquinamento:
—
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari si assicurano che le lavastoviglie per uso domestico siano progettate in modo che i materiali e i componenti di cui all’allegato VII della direttiva 2012/19/UE possano essere rimossi con l’ausilio di strumenti comunemente reperibili;
—
i fabbricanti, gli importatori o i mandatari sono tenuti al rispetto degli obblighi di cui all’articolo 15, paragrafo 1, della direttiva 2012/19/UE.
6. OBBLIGHI DI INFORMAZIONE
Le istruzioni destinate agli utilizzatori e agli installatori sono fornite sotto forma di un manuale d’uso su un sito web, ad accesso libero, del fabbricante, importatore o mandatario e comprendono:
1)
informazioni relative al fatto che il programma eco è indicato per il lavaggio di stoviglie con grado di sporco normale, che, per tale utilizzo, si tratta del programma più efficiente in termini di consumo combinato di acqua e energia e che tale programma è utilizzato per valutare la conformità alla normativa dell’UE in materia di progettazione ecocompatibile;
2)
informazioni relative al fatto che caricare la lavastoviglie per uso domestico fino alla capacità indicata dal fabbricante contribuisce al risparmio di energia e acqua e informazioni su come caricare le stoviglie in modo corretto e sulle conseguenze principali di un carico non corretto;
3)
informazioni relative al fatto che il prelavaggio manuale delle stoviglie comporta un aumento del consumo di acqua e di energia e non è raccomandato;
4)
informazioni relative al fatto che in generale il lavaggio delle stoviglie in una lavastoviglie per uso domestico consuma nella fase di uso una quantità di energia e di acqua inferiore rispetto al lavaggio a mano, quando la lavastoviglie a uso domestico è usata secondo le istruzioni del fabbricante;
5)
valori sulla durata del programma, sul consumo di acqua ed energia per tutti i programmi che offrono un ciclo;
6)
informazioni relative al fatto che i valori riportati per programmi diversi dal programma eco sono solo indicativi; e
7)
istruzioni su come reperire le informazioni sul modello contenute nella banca dati dei prodotti, di cui al regolamento (UE) 2019/2017 mediante un link che rinvia alle informazioni sul modello contenute nella banca dati dei prodotti o un link alla banca dati dei prodotti e informazioni su come individuare l’identificativo del modello sul prodotto.
Tra le istruzioni destinate agli utilizzatori figurano anche quelle che consentono loro di effettuare operazioni di manutenzione. Tali istruzioni comprendono quanto meno istruzioni per:
8)
il montaggio corretto (incluso il posizionamento a livello, il collegamento alla rete elettrica, il collegamento ai raccordi dell’acqua, fredda e/o calda se del caso);
9)
l’uso corretto di detergenti, sale e altri additivi, e le conseguenze principali di un dosaggio scorretto;
10)
la rimozione di oggetti estranei dalla lavastoviglie per uso domestico;
11)
la pulizia periodica, compresa la frequenza ottimale e la prevenzione del calcare, e la procedura;
12)
il controllo periodico dei filtri, compresa la frequenza ottimale e la procedura;
13)
l’individuazione di errori, il significato degli errori e gli interventi richiesti, compresa l’individuazione di errori che richiedono l’assistenza professionale;
14)
le modalità di accesso a servizi professionali di riparazione (pagine web, indirizzi, recapiti).
Tali istruzioni comprendono quanto meno informazioni relative a:
15)
le implicazioni dell’autoriparazione o della riparazione non professionale per la sicurezza dell’utilizzatore finale e per la garanzia;
16)
il lasso di tempo minimo durante il quale sono disponibili le parti di ricambio per la lavastoviglie per uso domestico.
(1) Regolamento (UE) n. 801/2013 della Commissione, del 22 agosto 2013, recante modifica del regolamento (CE) n. 1275/2008 per quanto riguarda le specifiche di progettazione ecocompatibile relative al consumo di energia elettrica nei modi stand-by e spento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio e recante modifica del regolamento (CE) n. 642/2009 in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei televisori (GU L 225 del 23.8.2013, pag. 1).
(2) Regolamento (UE) n. 517/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, sui gas fluorurati a effetto serra e che abroga il regolamento (CE) n. 842/2006 (GU L 150 del 20.5.2014, pag. 195).
ALLEGATO III
Metodi di misurazione e calcoli
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle specifiche del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati avvalendosi di norme armonizzate, i cui estremi siano stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili, che prendano in considerazione lo stato dell’arte generalmente riconosciuto, in linea con le disposizioni seguenti.
Per la misurazione e il calcolo dell’indice di efficienza energetica (IEE), del consumo di acqua, della durata del programma, dell’efficienza di lavaggio e asciugatura e delle emissioni di rumore aereo di un modello di lavastoviglie per uso domestico si utilizza il programma eco a capacità nominale. Il consumo di energia, il consumo di acqua, la durata del programma e l’efficienza di lavaggio e asciugatura sono misurati contemporaneamente.
Il consumo di acqua del programma eco (EPWC) è espresso in litri per ciclo e arrotondato al primo decimale.
La durata del programma eco (Tt) è espressa in ore e minuti e arrotondata al minuto più vicino.
1. INDICE DI EFFICIENZA ENERGETICA
Ai fini del calcolo dell’IEE di un modello di lavastoviglie per uso domestico, il consumo di energia del programma eco (EPEC) della lavastoviglie a uso domestico è confrontato con il consumo di energia del suo programma standard (SPEC).
a)
L’IEE è calcolato con la formula seguente e arrotondato al primo decimale:
IEE = (EPEC/SPEC) × 100
dove:
EPEC è il consumo energetico del programma eco della lavastoviglie per uso domestico misurato in kWh/ciclo e arrotondato al terzo decimale;
SPEC è il consumo di energia del programma standard della lavastoviglie per uso domestico.
b)
Lo SPEC è calcolato in kWh per ciclo e arrotondato al terzo decimale come segue:
i)
per le lavastoviglie per uso domestico con capacità nominale di coperti ≥ 10 e larghezza > 50 cm:
SPEC = 0,025 × ps + 1,350
ii)
per le lavastoviglie per uso domestico con capacità nominale di coperti ≤ 9 o larghezza ≤ 50 cm:
SPEC = 0,090 × ps + 0,450
dove ps è il numero di coperti.
2. INDICE DI EFFICIENZA DI LAVAGGIO
Ai fini del calcolo dell’indice di efficienza di lavaggio (IC) di un modello di lavastoviglie per uso domestico, l’efficienza di lavaggio del programma eco è confrontata con l’efficienza di lavaggio di una lavastoviglie di riferimento.
L’IC è calcolato con la formula seguente e arrotondato al secondo decimale:
IC = exp (ln IC)
e
dove:
CT,i è l’efficienza di lavaggio del programma eco della lavastoviglie per uso domestico oggetto di prova per un ciclo di prova (i), arrotondata al secondo decimale;
CR,i è l’efficienza di lavaggio della lavastoviglie di riferimento per un ciclo di prova (i), arrotondata al secondo decimale;
n è il numero dei cicli di prova.
3. INDICE DI EFFICIENZA DI ASCIUGATURA
Ai fini del calcolo dell’indice di efficienza di asciugatura (ID) di un modello di lavastoviglie per uso domestico, l’efficienza di asciugatura del programma eco è confrontata con l’efficienza di asciugatura di una lavastoviglie di riferimento.
L’ID è calcolato con la formula seguente e arrotondato al secondo decimale:
ID = exp (ln ID)
e
dove:
ID,i è l’efficienza di asciugatura del programma eco della lavastoviglie per uso domestico oggetto di prova per un ciclo di prova (i);
n è il numero dei cicli di prova combinati di lavaggio e asciugatura.
L’ID,i è calcolato con la formula seguente e arrotondato al secondo decimale:
ln ID,i
= ln (DT,i/DR,t)
dove:
DT,i è il punteggio medio di efficienza di asciugatura del programma eco della lavastoviglie per uso domestico oggetto di prova per un ciclo di prova (i), arrotondato al secondo decimale;
DR,t è il punteggio di asciugatura obiettivo della lavastoviglie di riferimento, arrotondato al secondo decimale.
4. MODI A CONSUMO RIDOTTO
Sono misurati la potenza assorbita del modo spento (Po), del modo stand-by (Psm) e, se del caso, dell’avvio ritardato (Pds). I valori misurati sono espressi in W e arrotondati al secondo decimale.
Durante le misurazioni della potenza assorbita in modo a consumo ridotto, sono verificate e registrate:
—
la visualizzazione (o la mancata visualizzazione) delle informazioni;
—
l’attivazione (o la mancata attivazione) della connessione di rete.
ALLEGATO IV
Procedura di verifica a fini di sorveglianza del mercato
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica dei parametri dichiarati eseguita dalle autorità dello Stato membro e non devono essere utilizzate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica o per interpretare tali valori al fine di conseguire la conformità o comunicare prestazioni migliori con qualsiasi mezzo.
Un modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi quando sono progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e per reagire in modo specifico alterando automaticamente le prestazioni durante la prova allo scopo di migliorare il livello di qualsiasi parametro specificato nel presente regolamento o incluso nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Per verificare la conformità di un modello di prodotto alle specifiche stabilite nel presente regolamento a norma dell’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, per le specifiche di cui al presente allegato, le autorità degli Stati membri applicano la seguente procedura:
1)
le autorità dello Stato membro sottopongono a verifica una singola unità del modello;
2)
il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’allegato IV, punto 2, della direttiva 2009/125/CE (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli, non sono più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei risultati delle corrispondenti misurazioni effettuate a norma della lettera g) dello stesso allegato; e
b)
i valori dichiarati soddisfano le specifiche di cui al presente regolamento, e le informazioni sul prodotto necessarie pubblicate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario non contengono valori più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei valori dichiarati; e
c)
quando le autorità degli Stati membri verificano l’unità del modello, constatano che il fabbricante, l’importatore o il mandatario ha messo in atto un sistema che soddisfa le specifiche di cui all’articolo 6, secondo comma; e
d)
quando le autorità degli Stati membri verificano l’unità del modello, questa risulta conforme alle specifiche dei programmi di cui al punto 1, alle specifiche di efficienza delle risorse di cui al punto 5 e agli obblighi di informazione di cui al punto 6 dell’allegato II; e
e)
quando le autorità dello Stato membro sottopongono a prova l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori ottenuti da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze a fini di verifica riportate nella tabella 1;
3)
Se non si ottengono i risultati di cui al punto 2, lettera a), b), c) o d), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento;
4)
se non si ottiene il risultato di cui al punto 2, lettera e), le autorità dello Stato membro selezionano e sottopongono a prova tre unità supplementari dello stesso modello. In alternativa le tre unità supplementari selezionate possono essere di uno o più modelli equivalenti;
5)
il modello è considerato conforme alle pertinenti specifiche se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze ai fini di verifica riportate nella tabella 1;
6)
se non si ottiene il risultato di cui al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento;
7)
le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi del punto 3 o 6.
Le autorità dello Stato membro si avvalgono dei metodi di calcolo e misurazione stabiliti nell’allegato III.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze ammesse a fini di verifica stabilite nella tabella 1 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per quanto attiene alle specifiche di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 1 non si applicano altre tolleranze, come quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 1
Tolleranze a fini di verifica
Parametro
Tolleranze a fini di verifica
Consumo di energia del programma eco (EPEC)
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato per EPEC di oltre il 5 %.
Consumo di acqua del programma eco (EPWC)
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato per EPWC di oltre il 5 %.
Indice di efficienza di lavaggio (IC)
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato per IC di oltre il 14 %.
Indice di efficienza di asciugatura (ID)
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato per ID di oltre il 12 %.
Durata del programma (Tt)
Il valore determinato (*1) non è superiore al valore dichiarato di oltre il 5 % o di 10 minuti, a seconda di quale valore sia superiore.
Potenza assorbita in modo spento (Po)
Il valore determinato (*1) della potenza assorbita Po non supera il valore dichiarato di oltre 0,10 W.
Potenza assorbita in modo stand-by (Psm)
Il valore determinato (*1) della potenza assorbita Psm non è superiore di oltre il 10 % al valore dichiarato, se il valore dichiarato è superiore a 1,00 W, o di oltre 0,10 W, se il valore dichiarato è pari o inferiore a 1,00 W.
Potenza assorbita in modo avvio ritardato (Pds)
Il valore determinato (*1) della potenza assorbita Pds non è superiore di oltre il 10 % al valore dichiarato, se il valore dichiarato è superiore a 1,00 W, o di oltre 0,10 W, se il valore dichiarato è pari o inferiore a 1,00 W.
(*1) Nel caso di tre unità supplementari sottoposte a prova secondo quanto previsto al punto 4, per valore determinato si intende la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
ALLEGATO V
Parametri di riferimento
1. PARAMETRI DI RIFERIMENTO INDICATIVI PER LE LAVASTOVIGLIE PER USO DOMESTICO RIGUARDO AL CONSUMO DI ACQUA E DI ENERGIA, ALLE EMISSIONI DI RUMORE AEREO E ALLA DURATA DEL PROGRAMMA
Al momento dell’entrata in vigore del presente regolamento la migliore tecnologia disponibile sul mercato per le lavastoviglie per uso domestico in termini di efficienza energetica, consumo di energia e acqua, emissioni di rumore aereo e durata del programma per il programma eco è stata individuata come descritto di seguito:
1)
lavastoviglie per uso domestico con 14 coperti (senza tecnologia a pompa di calore):
a)
consumo energetico: 0,67 kWh/ciclo;
b)
consumo di acqua: 9,9 L/ciclo;
c)
emissioni di rumore aereo: 44 dB(A);
d)
durata del programma: 222 minuti (3 ore e 42 minuti);
2)
lavastoviglie per uso domestico con 13 coperti (con tecnologia a pompa di calore):
a)
consumo energetico: 0,55 kWh/ciclo;
b)
consumo di acqua: 8,8 L/ciclo;
c)
emissioni di rumore aereo: 46 dB(A);
d)
durata del programma: 295 minuti (4 ore e 55 minuti);
3)
lavastoviglie per uso domestico con 10 coperti:
a)
consumo energetico: 0,66 kWh/ciclo;
b)
consumo di acqua: 9,5 L/ciclo;
c)
emissioni di rumore aereo: 44 dB(A);
d)
durata del programma: 195 minuti (3 ore e 15 minuti);
4)
lavastoviglie per uso domestico con 6 coperti:
a)
consumo energetico: 0,62 kWh/ciclo;
b)
consumo di acqua: 8,0 L/ciclo;
c)
emissioni di rumore aereo: 48 dB(A);
d)
durata del programma: 225 minuti (3 ore e 45 minuti).
2. PARAMETRI DI RIFERIMENTO INDICATIVI PER LE LAVASTOVIGLIE PER USO DOMESTICO RIGUARDO ALLA POTENZA ASSORBITA NEI MODI A CONSUMO RIDOTTO
Al momento dell’entrata in vigore del presente regolamento la migliore tecnologia disponibile sul mercato per le lavastoviglie per uso domestico in termini di potenza assorbita nei modi a consumo ridotto è la seguente:
1)
modo stand-by: 0,20 W;
2)
modo stand-by in rete: Ethernet 0,60 W, Wi-Fi 0,70 W.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica — lavastoviglie per uso domestico
QUAL È LO SCOPO DEI REGOLAMENTI?
Le lavastoviglie per uso domestico sono soggette a nuove e riviste specifiche di progettazione ecocompatibile* e a norme di etichettatura energetica*. La progettazione ecocompatibile e l’etichettatura energetica vanno di pari passo; forniscono ai consumatori europei informazioni preziose consentendo di compiere una scelta informata e di ampliare il mercato per i prodotti ad alta efficienza energetica.
Il regolamento (UE) 2019/2022 stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile, ai sensi della direttiva 2009/125/CE, per la vendita o la messa in servizio di lavastoviglie a uso domestico alimentate dalla rete elettrica, comprese le lavastoviglie a uso domestico da incasso e le lavastoviglie a uso domestico alimentate dalla rete elettrica che possono essere alimentate anche a batterie. Esso abroga il regolamento (CE) n. 1275/2008 e il regolamento (UE) n. 1016/2010.
Il regolamento delegato (UE) 2019/2017 stabilisce norme sull’etichettatura e la fornitura di ulteriori informazioni di prodotto per tali apparecchi. Integra il regolamento (UE) n. 2017/1369 e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1059/2010.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento (UE) 2019/2022:Stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile di cui all’allegato II, che riguardano:le specifiche del programma, comprese le norme sulla fornitura di un programma eco. Il programma eco deve essere selezionato automaticamente, ove possibile, o reso disponibile per la selezione diretta senza bisogno di nessun’altra selezione quale una temperatura o un carico specifici. Le diciture «normale», «giornaliero», «regolare» e «standard» non devono essere utilizzate nei nomi dei programmi né da sole né in combinazione con altre informazioni;l’efficienza energetica;le specifiche funzionali, comprese l’efficienza di lavaggio e di asciugatura;i modi a consumo ridotto (spento e stand-by);l’efficienza delle risorse, compresa la disponibilità di parti di ricambio, l’accesso alle informazioni per la riparazione e la manutenzione, il recupero e il riciclaggio dei materiali;le informazioni per gli installatori e gli utilizzatori finali. Stabilisce la procedura di valutazione della conformità: le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica di cui all’allegato IV quando effettuano le verifiche a fini di sorveglianza del mercato, e i metodi di misurazione e i calcoli da seguire nell’allegato III. L’allegato V stabilisce parametri di riferimento indicativi basati sulla migliore tecnologia disponibile sul mercato in termini di efficienza energetica, consumo di energia e acqua, emissioni di rumore aereo e durata del programma eco.Il regolamento delegato (UE) 2019/2017 integra il regolamento (UE) 2017/1369 per quanto riguarda l’etichettatura energetica e stabilisce:
La classe di efficienza energetica e la classe di emissione di rumore aereo, che si basano su un indice riportato nell’allegato II.
I fornitori si assicurano che:ogni lavastoviglie per uso domestico sia corredata di un’etichetta stampata nel formato di cui all’allegato III; i parametri contenuti nella scheda informativa del prodotto (allegato V) e il contenuto della documentazione tecnica (allegato VI) siano inseriti nella banca dati dei prodotti; siano messe a disposizione dei distributori per ciascun modello di lavastoviglie per uso domestico un’etichetta elettronica conforme a quanto disposto nell’allegato III e una scheda informativa del prodotto in formato elettronico conforme a quanto disposto nell’allegato V.I distributori provvedono affinché:ogni lavastoviglie per uso domestico riporti l’etichetta messa a disposizione dai fornitori in maniera chiaramente visibile, in linea con quanto disposto nell’allegato III; nelle vendite a distanza, l’etichetta e la scheda informativa del prodotto siano fornite conformemente agli allegati VII e VIII.Le piattaforme di hosting su internet assicurano che l’etichetta elettronica e la scheda informativa del prodotto in formato elettronico fornite dal distributore siano esposte con chiarezza, in conformità all’allegato VIII, su tutte le lavastoviglie per uso domestico vendute direttamente attraverso il sito.
Le autorità nazionali applicano la procedura di verifica stabilita dall’allegato IX per l’esecuzione quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
La Commissione europea riesaminerà i regolamenti alla luce del progresso tecnologico a sei anni dalla sua entrata in vigore, valutando anche la possibilità di considerare gli obiettivi dell’economia circolare.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO I REGOLAMENTI?
Entrambi i regolamenti si applicano dal 1o marzo 2021.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. Essa incarica la Commissione di impostarli per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’UE e che hanno un impatto ambientale significativo. Il regolamento (UE) 2017/1369 stabilisce un quadro per definire i requisiti di etichettatura energetica per i prodotti connessi all’energia per consentire ai consumatori di scegliere prodotti più efficienti e ridurre il loro consumo di energia. La direttiva RAEE stabilisce i requisiti per il recupero e il riciclaggio dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) per ridurre gli effetti negativi sull’ambiente derivanti dalla generazione e dalla gestione dei RAEE e dall’uso delle risorse.Per ulteriori informazioni, consultare:Lavastoviglie (Commissione europea). Capire le nuove misure di progettazione ecocompatibile (Commissione europea). Progettazione ecocompatibile UE per le lavastoviglie (Centro comune di ricerca della Commissione europea). Capire le nuove etichette di efficienza energetica (Commissione europea). Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
Etichettatura energetica: l’etichettatura energetica consente ai consumatori di compiere scelte informate in base al consumo energetico dei prodotti connessi all’energia attraverso una scala che va da A a G/da verde a rosso.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2019/2022 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile delle lavastoviglie per uso domestico in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1275/2008 della Commissione e abroga il regolamento (UE) n. 1016/2010 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 267).
Regolamento delegato (UE) 2019/2017 della Commissione, dell’11 marzo 2019, che integra il regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura energetica delle lavastoviglie per uso domestico e abroga il regolamento delegato (UE) n. 1059/2010 della Commissione (GU L 315 del 5.12.2019, pag. 134).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2017/1369 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, che istituisce un quadro per l’etichettatura energetica e che abroga la direttiva 2010/30/UE (GU L 198 del 28.7.2017, pag. 1).
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Successive modifiche della direttiva 2009/125/CE sono state incluse nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. |
Specifiche per la progettazione ecocompatibile — Motori elettrici e variatori di velocità
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento stabilisce i requisiti della progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di motori elettrici* e variatori di velocità (VSD)*, anche integrati in altri prodotti.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento si applica a:motori elettrici a induzione senza spazzole, commutatori, collettori rotanti o collegamenti elettrici al rotore, previsti per funzionare a una tensione sinusoidale di 50 Hz, 60 Hz o 50/60 Hz, chehanno due, quattro, sei o otto poli;hanno una tensione nominale superiore a 50 V e fino a 1 000 V inclusihanno una potenza nominale compresa tra 0,12 kW e 1 000 kW inclusi;hanno caratteristiche basate su un funzionamento in continuo; esono previsti per funzionare ad avviamento diretto; VSD con 3 fasi di ingresso chesono previsti per funzionare con un motore come indicato sopra, con un intervallo di potenza nominale del motore compreso tra 0,12 kW e 1 000 kW;hanno una tensione nominale superiore a 100 V e fino a 1 000 V inclusi in corrente alternata (CA); ehanno una sola tensione di uscita CA.Alcuni tipi di apparecchiature progettate per funzionare in determinate condizioni sono esenti da alcuni requisiti in materia di efficienza energetica e informazioni sul prodotto, quali:motori o VSD completamente integrati in un prodotto (ad esempio in un cambio, una pompa, un ventilatore o un compressore) per i quali non è possibile collaudare le prestazioni energetiche indipendentemente dal prodotto; motori specificamente progettati e designati per funzionare esclusivamente ad altitudini elevate o a temperature estreme; motori specificamente progettati e designati per funzionare interamente immersi in un liquido; motori o VSD con caratteristiche specifiche per garantire la sicurezza degli impianti nucleari; motori protetti dalle esplosioni specificamente progettati e certificati per i lavori nelle miniere; motori in apparecchiature senza fili o a batteria; motori in apparecchiature portatili il cui peso è sostenuto a mano durante il funzionamento; motori in apparecchiature mobili condotte a mano trasportate durante il funzionamento; motori immessi sul mercato prima del 1o luglio 2029 come sostituti di motori identici integrati in prodotti immessi sul mercato prima del1o luglio 2021 per i motori di cui all’allegato I, punto I, lettera a) e prima del 1o luglio 2023 per i motori dí cui all’allegato I, punto I, lettera b), e commercializzati specificamente come tali [vedi modifica al regolamento (UE) 2021/341 della Commissione]; motori progettati specificamente per i veicoli a trazione elettrica.Il regolamento:definisce un calendario nell’allegato I per l’introduzione dei requisiti di progettazione ecocompatibile (inizialmente il 1o luglio 2021, con ulteriori requisiti introdotti dal 1o luglio 2022 e dal 1o luglio 2023). Essi comprendono:l’efficienza energetica dei motori elettrici;gli obblighi di informazione prodotto per i motori;l’efficienza energetica e gli obblighi di informazione prodotto per i VSD; definisce la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato II i metodi di misurazione e di calcolo che devono essere seguiti.Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato III quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
L’allegato IV dettaglia i parametri di riferimento definiti sulla base della migliore tecnologia disponibile per i motori e i VSD per quanto attiene agli aspetti ambientali quantificabili considerati significativi. Per i motori il livello IE4 è stato individuato come la migliore tecnologia disponibile.
La Commissione deve procedere al riesame del regolamento alla luce del progresso tecnologico e presentarne i risultati al forum consultivo, corredati, se del caso, di un progetto di proposta di revisione, entro il 14 novembre 2023.
Il regolamento modifica il regolamento (CE) n. 641/2009 e abroga il regolamento (CE) n. 640/2009.
A PARTIRE DA QUANDO È IN VIGORE IL REGOLAMENTO?
È applicato a partire dal 1o luglio 2021. Alcuni obblighi riguardanti l’elusione e gli aggiornamenti del software, nonché le modifiche al regolamento (CE) n. 641/2009 sono entrati in vigore dal 14 novembre 2019.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. La Commissione li imposta per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’Unione e che hanno un impatto ambientale significativo.
La direttiva RAEE stabilisce i requisiti per il ricupero e il riciclaggio di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) al fine di ridurre gli effetti ambientali negativi della produzione e gestione di RAEE, e del consumo di risorse.
Per ulteriori informazioni consultare:Motori elettrici e variatori di velocità (Commissione Europea) Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: pratiche volte a migliorare, attraverso una migliore progettazione, la prestazione ambientale di prodotti lungo il loro ciclo di vita, specialmente la loro efficienza energetica.
Motore elettrico: dispositivo che converte l’energia elettrica in potenza meccanica sotto forma di rotazione con una velocità di rotazione e una coppia che dipendono da una serie di fattori, tra cui la frequenza della tensione di alimentazione e il numero di poli del motore;
Variatore di velocità (VSD): il convertitore elettronico di potenza che adatta continuamente l’energia elettrica fornita a un determinato motore per controllarne la potenza meccanica secondo la caratteristica coppia-velocità del carico azionato dal motore, adeguando l’alimentazione elettrica fornita al motore alla frequenza e alla tensione variabili. Comprende tutti gli elementi elettronici collegati tra la rete e il motore, comprese le estensioni, quali i dispositivi di protezione, i trasformatori e gli ausiliari.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (UE) 2019/1781 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici e dei variatori di velocità in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 641/2009 della Commissione per quanto riguarda le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei circolatori senza premistoppa indipendenti e dei circolatori senza premistoppa integrati in prodotti e abroga il regolamento (CE) n. 640/2009 della Commissione (GU L 272 del 25.10.2019, pag. 74).
Le successive modifiche al regolamento (UE) 2019/1781 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 641/2009 della Commissione, del 22 luglio 2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei circolatori senza premistoppa indipendenti e dei circolatori senza premistoppa integrati in prodotti (GU L 191 del 23.7.2009, pag. 35).
Si veda la versione consolidata.
Comunicazione della Commissione nel quadro dell’applicazione del regolamento della Commissione (CE) n. 640/2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici (pubblicazione di titoli e riferimenti di norme armonizzate ai sensi della direttiva) (GU C 394 del 20.12.2012, pag. 20). | REGOLAMENTO (UE) 2019/1781 DELLA COMMISSIONE
dell’1 ottobre 2019
che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici e dei variatori di velocità in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 641/2009 della Commissione per quanto riguarda le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei circolatori senza premistoppa indipendenti e dei circolatori senza premistoppa integrati in prodotti e abroga il regolamento (CE) n. 640/2009 della Commissione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto l’articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
vista la direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (1), in particolare l’articolo 15, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
in applicazione della direttiva 2009/125/CE la Commissione deve fissare specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia che rappresentano un significativo volume di vendite e di scambi commerciali nell’Unione e possiedono significative potenzialità di miglioramento con riguardo all’impatto ambientale senza costi eccessivi attraverso la progettazione.
(2)
La comunicazione della Commissione COM(2016) 773 (2) (il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile) adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE stabilisce le priorità di lavoro nel quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro individua sia i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure di esecuzione, sia la necessità di riesaminare il regolamento (CE) n. 640/2009 della Commissione (3).
(3)
Si stima che le misure del piano di lavoro potrebbero tradursi nel 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, il che equivarrebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate all’anno nel 2030. I motori elettrici sono uno dei gruppi di prodotti indicati nel piano di lavoro, per il quale si stima un risparmio annuo di energia finale pari a 10 TWh nel 2030.
(4)
La Commissione ha stabilito le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici nel regolamento (CE) n. 640/2009, a norma del quale deve riesaminare lo stesso regolamento alla luce del progresso tecnologico dei motori e dei variatori di velocità.
(5)
La Commissione ha riesaminato il regolamento (CE) n. 640/2009, a norma dell’articolo 7 del medesimo, e analizzato gli aspetti tecnici, ambientali ed economici dei motori elettrici e dei variatori di velocità. Il riesame è stato effettuato in stretta cooperazione con i portatori di interessi e gli interlocutori dell’Unione e dei paesi terzi. I risultati sono stati pubblicati e presentati al forum consultivo istituito a norma dell’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(6)
Lo studio di riesame indica che i sistemi a motore elettrico utilizzano circa la metà dell’energia elettrica prodotta nell’Unione. Si stima che i motori elettrici abbiano convertito 1 425 TWh di energia elettrica in energia meccanica e calore nel 2015, il che corrisponde a 560 Mt di emissioni di CO2 equivalente. Questo valore dovrebbe salire a circa 1 470 TWh entro il 2020 e a circa 1 500 TWh entro il 2030.
(7)
Il riesame dimostra inoltre che i variatori di velocità sono immessi sul mercato dell’Unione in grandi quantità, che contribuiscono a controllare la velocità del motore e ad aumentare l’efficienza energetica dei sistemi a motore, e che il loro consumo di energia durante l’uso è l’aspetto ambientale più significativo di tutte le fasi del ciclo di vita. Nel 2015 i variatori di velocità hanno convertito circa 265 TWh di energia elettrica erogata dalla rete in energia elettrica con una frequenza adatta all’applicazione azionata; ciò corrisponde a 105 Mt di emissioni di CO2. Questo valore dovrebbe salire a circa 380 TWh entro il 2020 e a circa 570 TWh entro il 2030.
(8)
Il riesame indica che il regolamento (CE) n. 640/2009 consentirebbe di risparmiare 57 TWh all’anno entro il 2020 e 102 TWh all’anno entro il 2030. Finché le disposizioni di tale regolamento resteranno in vigore, anche questi risparmi continueranno a verificarsi.
(9)
Vi è un significativo margine ulteriore per migliorare l’efficienza energetica di tali sistemi a motore in modo efficace rispetto ai costi. Un modo efficace rispetto ai costi è quello di costruire motori più efficienti sotto il profilo energetico, compresi i motori non disciplinati dal regolamento (CE) n. 640/2009, e usare variatori di velocità efficienti sotto il profilo energetico. Ciò comporta che le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici siano adeguate e che siano stabilite specifiche per la progettazione ecocompatibile dei variatori di velocità, per realizzare pienamente le loro potenzialità in termini efficienza energetica in modo efficace rispetto ai costi.
(10)
Le specifiche di progettazione ecocompatibile dovrebbero anche comprendere requisiti in materia di informazioni che aiuteranno i potenziali acquirenti a prendere la decisione più opportuna e facilitare agli Stati membri il compito di effettuare la sorveglianza del mercato.
(11)
Molti motori sono integrati in altri prodotti. Per massimizzare il risparmio energetico efficiente sotto il profilo dei costi, il presente regolamento dovrebbe applicarsi a tali motori, a condizione che la loro efficienza possa essere collaudata separatamente.
(12)
L’aspetto ambientale ritenuto significativo dei prodotti che rientrano nel campo di applicazione del presente regolamento è il consumo di energia durante l’uso.
(13)
I motori elettrici sono utilizzati in molti tipi diversi di prodotti, come le pompe, i ventilatori o le macchine utensili, e in numerose e diverse condizioni di esercizio. Il consumo energetico dei sistemi a motore può essere ridotto se i motori impiegati in applicazioni a velocità e carico variabili sono dotati di variatori, ma anche stabilendo requisiti minimi di efficienza energetica per i variatori. Nelle applicazioni a velocità fissa (carico costante), un variatore di velocità causa costi aggiuntivi e perdite di energia. L’utilizzo di un variatore di velocità non dovrebbe pertanto essere obbligatorio ai sensi del presente regolamento.
(14)
I miglioramenti nel consumo di energia elettrica dei motori elettrici e dei variatori di velocità dovrebbero essere ottenuti utilizzando tecnologie esistenti, non brevettate ed efficaci rispetto ai costi che consentano di ridurre i costi totali combinati d’acquisto e d’uso dei dispositivi.
(15)
Le specifiche di progettazione ecocompatibile dovrebbero armonizzare i requisiti riguardanti l’efficienza energetica dei motori elettrici e dei variatori di velocità in tutta l’Unione, contribuendo in tal modo al corretto funzionamento del mercato interno e al miglioramento della prestazione ambientale di tali prodotti.
(16)
È opportuno che i fabbricanti dispongano di tempo sufficiente per riprogettare o adattare i loro prodotti, ove necessario. I tempi dovrebbero essere tali da ridurre al minimo l’impatto negativo sulle funzionalità dei motori elettrici o dei variatori di velocità. Si dovrebbe inoltre tenere conto delle implicazioni in termini di costo per i fabbricanti, comprese le piccole e medie imprese, assicurando nel contempo che gli obiettivi perseguiti dal presente regolamento siano conseguiti per tempo.
(17)
L’inclusione di motori non disciplinati dal regolamento (CE) n. 640/2009, in particolare i motori più piccoli e più grandi, insieme alle specifiche minime di efficienza energetica aggiornate in linea con le norme internazionali e con il progresso tecnologico, e unitamente all’inclusione dei variatori di velocità, dovrebbe aumentare la penetrazione nel mercato dei motori elettrici e dei variatori di velocità con un migliore impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita. Ciò dovrebbe tradursi in ulteriori risparmi netti di energia elettrica stimati in 10 TWh all’anno e ridurre le emissioni nette di gas serra di 3 Mt di CO2 equivalente all’anno entro il 2030, rispetto alla situazione che si avrebbe se non fossero adottate misure supplementari.
(18)
Sebbene gli impatti ambientali dei motori a media tensione siano rilevanti, al momento non esiste una classificazione dell’efficienza energetica dei motori elettrici con una tensione nominale superiore a 1 000 V. Una volta messa a punto tale classificazione, si dovrebbe riconsiderare la possibilità di stabilire specifiche minime per i motori a media tensione.
(19)
Sebbene gli impatti ambientali dei motori a immersione siano rilevanti, al momento non esistono criteri di prova che definiscano le classi di efficienza energetica per questi motori. Una volta messi a punto tale criterio di prova e tale classificazione, si dovrebbe riconsiderare la possibilità di stabilire specifiche minime per i motori a immersione.
(20)
Le comunicazioni della Commissione sull’economia circolare (4) e sul piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile (5) sottolineano l’importanza di utilizzare il quadro della progettazione ecocompatibile per sostenere la transizione verso un’economia circolare e più efficiente sotto il profilo delle risorse. Pertanto, il presente regolamento, al fine di ridurre i costi di riparazione dei prodotti contenenti motori che sono stati immessi sul mercato prima dell’entrata in vigore del regolamento, o per evitare di rottamarli prematuramente se non possono essere riparati, dovrebbe stabilire che i motori forniti come pezzi di ricambio dovrebbero essere esentati per un determinato periodo. Ciò ha lo scopo di evitare il problema che si pone se è impossibile sostituire un motore non conforme con uno conforme senza costi sproporzionati per l’utilizzatore finale. Se tali motori sono destinati alla riparazione di prodotti per i quali esistono disposizioni specifiche in materia di disponibilità di pezzi di ricambio per i motori in altre norme di progettazione ecocompatibile, tali disposizioni specifiche prevalgono sulle disposizioni del presente regolamento relative ai pezzi di ricambio.
(21)
In situazioni particolari, ad esempio, in cui sono in gioco la sicurezza, la funzionalità o costi sproporzionati, alcuni motori o variatori di velocità (VSD) dovrebbero essere esentati dalle specifiche di efficienza. Tuttavia, il presente regolamento dovrebbe comunque disciplinare tali prodotti per quanto riguarda gli obblighi di informazione sul prodotto, come le informazioni riguardanti il disassemblaggio, il riciclaggio o lo smaltimento a fine vita, o altre informazioni utili ai fini della sorveglianza del mercato.
(22)
I parametri di prodotto pertinenti dovrebbero essere determinati utilizzando metodi affidabili, accurati e riproducibili. Tali metodi dovrebbero tener conto dello stato dell’arte riconosciuto, comprese, ove disponibili, le norme armonizzate adottate dalle organizzazioni europee di normazione di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
(23)
La norma IEC 60034-1: 2017 è appropriata per determinare i servizi-tipo S1, S3 o S6 è. Le norme IEC/EN 60079-7: 2015, IEC/EN 60079-31: 2014 o IEC/EN 60079-1: 2014 sono appropriate per determinare i motori a sicurezza aumentata Ex eb e altri motori protetti dalle esplosioni sono.
(24)
Ai sensi dell’articolo 8, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, il presente regolamento deve specificare le pertinenti procedure di valutazione della conformità.
(25)
La conformità dei prodotti deve essere dimostrata quando il prodotto è immesso sul mercato o quando è messo in servizio, non in entrambi i casi.
(26)
Per agevolare i controlli di conformità i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero fornire, nella documentazione tecnica, le informazioni di cui agli allegati IV e V della direttiva 2009/125/CE, nella misura in cui tali informazioni si riferiscono alle specifiche definite nel presente regolamento.
(27)
Al fine di aumentare l’efficacia del presente regolamento e tutelare i consumatori, è opportuno vietare l’immissione nel mercato o la messa in funzione di prodotti che in condizioni di prova alterano automaticamente le prestazioni per migliorare i parametri dichiarati.
(28)
Per facilitare il collaudo di verifica, le autorità di sorveglianza del mercato dovrebbero essere autorizzate a sottoporre a prova i motori più grandi in locali come quelli del fabbricante o ad assistere a tali prove.
(29)
Oltre alle specifiche giuridicamente vincolanti stabilite nel presente regolamento, è opportuno individuare parametri di riferimento per le migliori tecnologie disponibili, per far sì che le informazioni sulla prestazione ambientale durante il ciclo di vita dei prodotti disciplinati dal presente regolamento siano ampiamente disponibili e facilmente accessibili conformemente all’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE.
(30)
Il riesame dovrebbe valutare l’adeguatezza e l’efficacia delle disposizioni del presente regolamento nel conseguirne gli obiettivi. Esso dovrebbe avvenire dopo che tutte le disposizioni sono state attuate e hanno prodotto un effetto visibile sul mercato.
(31)
Occorre pertanto abrogare il regolamento (CE) n. 640/2009.
(32)
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei circolatori integrati nelle caldaie sono stabilite dal regolamento (CE) n. 641/2009 della Commissione (7). Al fine di garantire che le caldaie installate con un circolatore difettoso possano essere riparate entro la loro durata di vita tecnica, è opportuno estendere l’esenzione prevista dal suddetto regolamento per i circolatori forniti come pezzi di ricambio delle caldaie esistenti.
(33)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito dall’articolo 19, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce specifiche di progettazione ecocompatibile per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di motori elettrici e variatori di velocità, anche integrati in altri prodotti.
Articolo 2
Ambito di applicazione
1)
Il presente regolamento si applica ai seguenti prodotti:
a)
motori elettrici a induzione senza spazzole, commutatori, collettori rotanti o collegamenti elettrici al rotore, previsti per funzionare a una tensione sinusoidale di 50 Hz, 60 Hz o 50/60 Hz, che:
i)
hanno due, quattro, sei o otto poli;
ii)
hanno una tensione nominale U
N superiore a 50 V e fino a 1 000 V inclusi;
iii)
hanno una potenza nominale P
N compresa tra 0,12 kW e 1 000 kW inclusi;
iv)
hanno caratteristiche basate su un funzionamento in continuo; e
v)
sono previsti per funzionare ad avviamento diretto;
b)
variatori di velocità con 3 fasi di ingresso che:
i)
sono previsti per funzionare con un motore di cui alla lettera a), con un intervallo di potenza nominale del motore compreso tra 0,12 kW e 1 000 kW;
ii)
hanno una tensione nominale superiore a 100 V e fino a 1 000 V inclusi in corrente alternata (CA);
iii)
hanno una sola tensione di uscita CA.
2)
Le specifiche di cui all’allegato I, sezione 1, e sezione 2, punti 1, 2, da 5 a 11 e 13, non si applicano ai seguenti motori:
a)
motori completamente integrati in un prodotto (ad esempio in un cambio, una pompa, un ventilatore o un compressore) per i quali non è possibile collaudare le prestazioni energetiche autonomamente dal prodotto, anche disponendo di uno scudo e di un cuscinetto anteriore provvisori; il motore deve condividere componenti comuni (a parte i connettori come i bulloni) con l’unità azionata (per esempio, un asse o un alloggiamento) e non è progettato in modo da poter essere interamente separato dall’unità azionata e funzionare in maniera indipendente. Il processo di separazione rende il motore inoperante;
b)
motori dotati di variatore di velocità integrato (variatori compatti) per i quali non è possibile collaudare le prestazioni energetiche autonomamente dal variatore di velocità;
c)
motori con freno integrato che costituisce parte integrante dell’interno del motore e non può essere rimosso né alimentato da una fonte di energia separata durante il collaudo dell’efficienza del motore;
d)
motori specificamente progettati e designati per funzionare esclusivamente:
i)
a più di 4 000 metri di altitudine sul livello del mare;
ii)
a temperature dell’aria ambiente superiori a 60 °C;
iii)
a una temperatura massima di esercizio superiore a 400 °C;
iv)
a temperature dell’aria ambiente inferiori a -30 °C; oppure
v)
a temperature del refrigerante dell’acqua in entrata al prodotto inferiori a 0 °C o superiori a 32 °C;
e)
motori specificamente progettati e designati per funzionare interamente immersi in un liquido;
f)
motori con caratteristiche specifiche per garantire la sicurezza degli impianti nucleari di cui all’articolo 3 della direttiva 2009/71/Euratom (8) del Consiglio;
g)
motori protetti dalle esplosioni specificamente progettati e certificati per i lavori nelle miniere, quali definiti all’allegato I, punto 1, della direttiva 2014/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (9);
h)
motori in apparecchiature senza fili o a batteria;
i)
motori in apparecchiature portatili il cui peso è sostenuto a mano durante il funzionamento;
j)
motori in apparecchiature mobili condotte a mano trasportate durante il funzionamento;
k)
motori dotati di commutatori meccanici;
l)
motori completamente chiusi non ventilati (TENV, Totally Enclosed Non-Ventilated);
m)
motori immessi sul mercato prima del 1o luglio 2029 come sostituti di motori identici integrati in prodotti immessi sul mercato prima del 1o luglio 2022 e commercializzati specificamente come tali;
n)
motori a velocità multiple, vale a dire motori con avvolgimenti multipli o un avvolgimento commutabile, che presentano un diverso numero di poli e velocità;
o)
motori progettati specificamente per i veicoli a trazione elettrica.
3)
Le specifiche di cui all’allegato I, sezione 3, e sezione 4, i punti 1, 2 e da 5 a 10, non si applicano ai seguenti variatori di velocità:
a)
variatori di velocità integrati in un prodotto e la cui prestazione energetica non può essere collaudata indipendentemente dal prodotto, vale a dire che un tentativo in tal senso rende il variatore di velocità o il prodotto inoperante;
b)
variatori di velocità con caratteristiche specifiche per garantire la sicurezza degli impianti nucleari di cui all’articolo 3 della direttiva 2009/71/Euratom del Consiglio;
c)
variatori rigenerativi;
d)
variatori ad alimentazione sinusoidale.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1)
«motore elettrico» o «motore»: il dispositivo che converte l’energia elettrica in potenza meccanica sotto forma di rotazione con una velocità di rotazione e una coppia che dipendono da una serie di fattori, tra cui la frequenza della tensione di alimentazione e il numero di poli del motore;
2)
«variatore di velocità» (VSD, Variable Speed Drive): il convertitore elettronico di potenza che adatta continuamente l’energia elettrica fornita a un determinato motore per controllare la potenza meccanica del motore secondo la caratteristica coppia-velocità del carico azionato dal motore, adeguando l’alimentazione elettrica fornita al motore alla frequenza e alla tensione variabili; Comprende tutti gli elementi elettronici collegati tra la rete e il motore, comprese le estensioni, quali i dispositivi di protezione, i trasformatori e gli ausiliari;
3)
«efficienza energetica» del motore: il rapporto tra la sua potenza meccanica e la potenza elettrica attiva fornita;
4)
«polo»: il polo nord o il polo sud prodotto dal campo magnetico rotante del motore, il cui numero totale di poli determina la velocità di base del motore;
5)
«funzionamento in continuo»: la capacità di funzionare alla potenza nominale senza interruzioni con un incremento di temperatura che rientra all’interno della specifica classe di isolamento, indicata come uno dei servizi-tipo S1, S3 > = 80 % o S6 >=80 % secondo le norme;
6)
«fase»: il tipo di configurazione dell’alimentazione elettrica di rete;
7)
«alimentazione» o «alimentazione elettrica»: la corrente elettrica fornita dalla rete;
8)
«motore con commutatori meccanici»: il motore in cui un dispositivo meccanico inverte la direzione della corrente;
9)
«apparecchiatura senza fili o apparecchiatura a batteria»: l’apparecchio che ricava la sua energia da batterie che gli consentono di svolgere la funzione prevista senza essere collegato a una fonte di alimentazione;
10)
«apparecchiatura portatile»: l’apparecchio portatile da tenere in mano durante l’uso normale;
11)
«apparecchiatura condotta a mano»: l’apparecchio mobile non stradale mosso e condotto dall’utilizzatore durante l’utilizzo normale;
12)
«motore completamente chiuso non ventilato (TENV, Totally Enclosed Non-Ventilated)»: il motore progettato e designato per funzionare senza un ventilatore, e che disperde calore prevalentemente mediante ventilazione naturale o radiazione dalla sua superficie completamente chiusa;
13)
«variatore rigenerativo»: il VSD in grado di rigenerare l’energia dal carico alla rete, vale a dire che induce un cambio di fase di 180° ± 20° tra la corrente di ingresso e la tensione di ingresso quando il motore a carico è in frenata;
14)
«variatore con corrente di ingresso sinusoidale»: il VSD la cui corrente di ingresso ha una forma d’onda sinusoidale, caratterizzata da un contenuto armonico totale inferiore al 10 %;
15)
«motore autofrenante»: il motore munito di un’unità elettromeccanica frenante che agisce direttamente sull’albero motore senza accoppiamenti;
16)
«motore a sicurezza aumentata Ex eb»: il motore destinato ad essere utilizzato in atmosfere esplosive e certificato come «Ex eb», come definito dalle norme;
17)
«altro motore protetto dalle esplosioni», il motore destinato ad essere utilizzato in atmosfere esplosive e certificato come «Ex ec», «Ex tb», «Ex tc», «Ex db» o «Ex dc» come definito dalle norme;
18)
«carico di prova» del variatore di velocità: il dispositivo elettrico utilizzato a fini di collaudo che determina la corrente in uscita e il fattore di spostamento di potenza cos phi;
19)
«modello equivalente»: il modello che ha le stesse caratteristiche tecniche pertinenti per le informazioni tecniche da fornire, ma che è immesso sul mercato o messo in servizio dallo stesso fabbricante, importatore o mandatario come altro modello, con identificativo del modello diverso;
20)
«identificativo del modello»: il codice, solitamente alfanumerico, che distingue un dato modello di prodotto da altri modelli che riportano lo stesso marchio o il nome dello stesso fabbricante, importatore o mandatario;
21)
«collaudo in presenza di testimoni»: l’osservazione attiva da parte di terzi del collaudo fisico del prodotto oggetto di indagine, per trarre conclusioni sulla validità del collaudo e sui suoi risultati. Ciò può comprendere conclusioni sulla conformità del collaudo e dei metodi di calcolo utilizzati alla legislazione e alle norme applicabili;
22)
«prova di accettazione in fabbrica»: la prova effettuata sul prodotto ordinato, in cui il cliente, prima di accettarlo o metterlo in servizio, ricorre al collaudo in presenza di testimoni per verificarne la piena conformità ai requisiti contrattuali.
Articolo 4
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile di cui all’allegato I si applicano a decorrere dalle date ivi indicate.
Articolo 5
Valutazione di conformità
1. La procedura di valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE è il sistema per il controllo interno della progettazione di cui all’allegato IV della suddetta direttiva o il sistema di gestione di cui all’allegato V della stessa.
2. Ai fini della valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, la documentazione tecnica dei motori contiene una copia delle informazioni di prodotto fornite in conformità dell’allegato I, punto 2, del presente regolamento e i dettagli e i risultati dei calcoli di cui all’allegato II del presente regolamento.
3. Ai fini della valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, la documentazione tecnica dei VSD contiene una copia delle informazioni di prodotto fornite in conformità dell’allegato I, punto 4, del presente regolamento e i dettagli e i risultati dei calcoli di cui all’allegato II del presente regolamento.
4. Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello avente le medesime caratteristiche tecniche rilevanti per le informazioni tecniche da fornire, ma prodotto da un altro fabbricante; oppure
b)
dai calcoli effettuati in base al progetto o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o entrambe le cose,
la documentazione tecnica comprende i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti differenti.
La documentazione tecnica contiene un elenco di tutti i modelli equivalenti, con i relativi identificativi di modello.
Articolo 6
Procedura di verifica ai fini della sorveglianza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini di sorveglianza del mercato di cui all’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, gli Stati membri applicano la procedura di verifica illustrata nell’allegato III del presente regolamento.
Articolo 7
Elusione
e aggiornamenti del software
Il fabbricante, l’importatore o il mandatario non immette sul mercato prodotti progettati per poter rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e reagire in modo specifico alterando automaticamente le loro prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro specificato nel presente regolamento o dichiarato dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Il consumo di energia del prodotto e gli altri parametri dichiarati non peggiorano in seguito a un aggiornamento del software o del firmware se misurati secondo la stessa norma di prova originariamente utilizzata per la dichiarazione di conformità, salvo consenso esplicito dell’utilizzatore finale prima dell’aggiornamento. Non si verifica alcun deterioramento delle prestazioni a seguito del rifiuto dell’aggiornamento.
L’aggiornamento del software non ha mai l’effetto di modificare le prestazioni del prodotto in modo tale da renderlo non conforme alle specifiche per la progettazione ecocompatibile applicabili alla dichiarazione di conformità.
Articolo 8
Parametri di riferimento
I parametri di riferimento per i motori e i variatori di velocità più efficienti disponibili al momento dell’adozione del presente regolamento sono illustrati all’allegato IV.
Articolo 9
Riesame
La Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce del progresso tecnologico e ne presenta i risultati al forum consultivo, corredati, se del caso, un progetto di proposta di revisione, entro il 14 novembre 2023.
Il riesame valuta in particolare l’opportunità:
1)
di definire requisiti aggiuntivi di efficienza delle risorse per i prodotti in linea con gli obiettivi dell’economia circolare, tra cui l’identificazione e il riutilizzo di terre rare nei motori a magneti permanenti;
2)
del livello delle tolleranze ammesse ai fini della verifica;
3)
di fissare specifiche più rigorose per i motori e i variatori di velocità;
4)
di fissare requisiti minimi di efficienza energetica per i motori con una tensione nominale superiore a 1000 V;
5)
di fissare specifiche per combinazioni di motori e VSD immessi insieme sul mercato e per i variatori di velocità integrati (variatori compatti);
6)
delle esenzioni di cui all’articolo 2, paragrafi 2 e 3;
7)
di aggiungere altri tipi di motori all’ambito di applicazione, compresi i motori a magneti permanenti.
Articolo 10
Abrogazione
Il regolamento (CE) n. 640/2009 è abrogato con decorrenza dal 1o luglio 2021.
Articolo 11
Modifiche del regolamento (CE) n. 641/2009
1) All’articolo 1, punto 2, la lettera b) è sostituita dalla seguente:
«b) circolatori destinati a essere integrati in prodotti e immessi sul mercato prima del 1o gennaio 2022 in sostituzione di circolatori identici integrati in prodotti immessi sul mercato prima del 1o agosto 2015 e specificamente commercializzati in quanto tali, ad eccezione delle prescrizioni in materia di informazione di prodotto di cui all’allegato I, punto 2, paragrafo1, lettera e).».
2) All’allegato I, punto 2, paragrafo 1, la lettera e) è sostituita dalla seguente:
«e) per quanto concerne i circolatori destinati a essere integrati in prodotti e immessi sul mercato prima del 1o gennaio 2022 in sostituzione di circolatori identici integrati in prodotti immessi sul mercato prima del 1o agosto 2015, il circolatore di sostituzione o il suo imballaggio indica chiaramente il prodotto o i prodotti cui è destinato.».
Articolo 12
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o luglio 2021. Tuttavia, l’articolo 7, primo comma, e l’articolo 11 si applicano a decorrere dal 14 november 2023.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, l’1 ottobre 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10.
(2) Comunicazione della Commissione — Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016].
(3) Regolamento (CE) n. 640/2009 della Commissione, del 22 luglio 2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici (GU L 191 del 23.7.2009, pag. 26).
(4) COM(2015) 614 final del 2 dicembre 2015.
(5) COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016.
(6) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(7) Regolamento (CE) n. 641/2009 della Commissione, del 22 luglio 2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei circolatori senza premistoppa indipendenti e dei circolatori senza premistoppa integrati in prodotti (GU L 191 del 23.7.2009, pag. 35).
(8) Direttiva 2009/71/Euratom del Consiglio, del 25 giugno 2009, che istituisce un quadro comunitario per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari (GU L 172 del 2.7.2009, pag. 18).
(9) Direttiva 2014/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative agli apparecchi e sistemi di protezione destinati a essere utilizzati in atmosfere potenzialmente esplosive (GU L 96 del 29.3.2014, pag. 309).
ALLEGATO I
SPECIFICHE PER LA PROGETTAZIONE ECOCOMPATIBILE DEI MOTORI E VARIATORI DI VELOCITÀ
1. SPECIFICHE DI EFFICIENZA ENERGETICA DEI MOTORI
Le specifiche di efficienza energetica dei motori si applicano secondo il seguente calendario:
a)
a decorrere dal 1o luglio 2021:
i)
l’efficienza energetica dei motori trifase con una potenza nominale pari o superiore a 0,75 kW e pari o inferiore a 1 000 kW, con 2, 4, 6 o 8 poli, che non sono motori a sicurezza aumentata Ex eb, corrisponde almeno al livello di efficienza IE3 di cui alla tabella 2;
ii)
l’efficienza energetica dei motori trifase con una potenza nominale pari o superiore a 0,12 kW e inferiore a 0,75 kW, con 2, 4, 6 o 8 poli, che non sono motori a sicurezza aumentata Ex eb, corrisponde almeno al livello di efficienza IE2 di cui alla tabella 1;
b)
a decorrere dal 1o luglio 2023:
i)
l’efficienza energetica dei motori a sicurezza aumentata Ex eb con una potenza nominale pari o superiore a 0,12 kW e pari o inferiore a 1 000 kW, con 2, 4, 6 o 8 poli, e i motori monofase con una potenza nominale pari o superiore a 0,12 kW, corrisponde almeno al livello di efficienza IE2 di cui alla tabella 1;
ii)
l’efficienza energetica dei motori trifase che non sono motori autofrenanti, motori a sicurezza aumentata Ex eb o altri motori protetti dalle esplosioni, con una potenza nominale pari o superiore a 75 kW e pari o inferiore a 200 kW, con 2, 4 o 6 poli, corrisponde almeno al livello di efficienza IE4 di cui alla tabella 3.
L’efficienza energetica dei motori, espressa in classi di efficienza energetica internazionali (IE), è riportata nelle tabelle 1, 2 e 3 per diversi valori di potenza nominale PN del motore. Le classi IE sono determinate alla potenza nominale (PN), alla tensione nominale (UN), sulla base del funzionamento a 50 Hz e della temperatura ambiente di riferimento di 25 °C.
Tabella 1
Efficienze minime ηn per il livello di efficienza IE2 a 50 Hz (%)
Potenza nominale PN [kW]
Numero di poli
2
4
6
8
0,12
53,6
59,1
50,6
39,8
0,18
60,4
64,7
56,6
45,9
0,20
61,9
65,9
58,2
47,4
0,25
64,8
68,5
61,6
50,6
0,37
69,5
72,7
67,6
56,1
0,40
70,4
73,5
68,8
57,2
0,55
74,1
77,1
73,1
61,7
0,75
77,4
79,6
75,9
66,2
1,1
79,6
81,4
78,1
70,8
1,5
81,3
82,8
79,8
74,1
2,2
83,2
84,3
81,8
77,6
3
84,6
85,5
83,3
80,0
4
85,8
86,6
84,6
81,9
5,5
87,0
87,7
86,0
83,8
7,5
88,1
88,7
87,2
85,3
11
89,4
89,8
88,7
86,9
15
90,3
90,6
89,7
88,0
18,5
90,9
91,2
90,4
88,6
22
91,3
91,6
90,9
89,1
30
92,0
92,3
91,7
89,8
37
92,5
92,7
92,2
90,3
45
92,9
93,1
92,7
90,7
55
93,2
93,5
93,1
91,0
75
93,8
94,0
93,7
91,6
90
94,1
94,2
94,0
91,9
110
94,3
94,5
94,3
92,3
132
94,6
94,7
94,6
92,6
160
94,8
94,9
94,8
93,0
da 200 a 1 000
95,0
95,1
95,0
93,5
Tabella 2
Efficienze minime ηn per il livello di efficienza IE3 a 50 Hz (%)
Potenza nominale PN [kW]
Numero di poli
2
4
6
8
0,12
60,8
64,8
57,7
50,7
0,18
65,9
69,9
63,9
58,7
0,20
67,2
71,1
65,4
60,6
0,25
69,7
73,5
68,6
64,1
0,37
73,8
77,3
73,5
69,3
0,40
74,6
78,0
74,4
70,1
0,55
77,8
80,8
77,2
73,0
0,75
80,7
82,5
78,9
75,0
1,1
82,7
84,1
81,0
77,7
1,5
84,2
85,3
82,5
79,7
2,2
85,9
86,7
84,3
81,9
3
87,1
87,7
85,6
83,5
4
88,1
88,6
86,8
84,8
5,5
89,2
89,6
88,0
86,2
7,5
90,1
90,4
89,1
87,3
11
91,2
91,4
90,3
88,6
15
91,9
92,1
91,2
89,6
18,5
92,4
92,6
91,7
90,1
22
92,7
93,0
92,2
90,6
30
93,3
93,6
92,9
91,3
37
93,7
93,9
93,3
91,8
45
94,0
94,2
93,7
92,2
55
94,3
94,6
94,1
92,5
75
94,7
95,0
94,6
93,1
90
95,0
95,2
94,9
93,4
110
95,2
95,4
95,1
93,7
132
95,4
95,6
95,4
94,0
160
95,6
95,8
95,6
94,3
da 200 a 1 000
95,8
96,0
95,8
94,6
Tabella 3
Efficienze minime ηn per il livello di efficienza IE4 a 50 Hz (%)
Potenza nominale PN [kW]
Numero di poli
2
4
6
8
0,12
66,5
69,8
64,9
62,3
0,18
70,8
74,7
70,1
67,2
0,20
71,9
75,8
71,4
68,4
0,25
74,3
77,9
74,1
70,8
0,37
78,1
81,1
78,0
74,3
0,40
78,9
81,7
78,7
74,9
0,55
81,5
83,9
80,9
77,0
0,75
83,5
85,7
82,7
78,4
1,1
85,2
87,2
84,5
80,8
1,5
86,5
88,2
85,9
82,6
2,2
88,0
89,5
87,4
84,5
3
89,1
90,4
88,6
85,9
4
90,0
91,1
89,5
87,1
5,5
90,9
91,9
90,5
88,3
7,5
91,7
92,6
91,3
89,3
11
92,6
93,3
92,3
90,4
15
93,3
93,9
92,9
91,2
18,5
93,7
94,2
93,4
91,7
22
94,0
94,5
93,7
92,1
30
94,5
94,9
94,2
92,7
37
94,8
95,2
94,5
93,1
45
95,0
95,4
94,8
93,4
55
95,3
95,7
95,1
93,7
75
95,6
96,0
95,4
94,2
90
95,8
96,1
95,6
94,4
110
96,0
96,3
95,8
94,7
132
96,2
96,4
96,0
94,9
160
96,3
96,6
96,2
95,1
da 200 a 249
96,5
96,7
96,3
95,4
da 250 a 314
96,5
96,7
96,5
95,4
da 315 a 1 000
96,5
96,7
96,6
95,4
Per determinare l’efficienza minima dei motori a 50 Hz con potenza nominale PN compresa tra 0,12 e 200 kW non indicata nelle tabelle 1, 2 e 3, la formula da utilizzare è la seguente:
A, B, C e D sono coefficienti di interpolazione da determinare in base alle tabelle 4 e 5.
Tabella 4
Coefficienti di interpolazione per i motori con potenza nominale P compresa tra 0,12 kW e 0,55 kW
Codice IE
Coefficienti
2 poli
4 poli
6 poli
8 poli
IE2
A
22,4864
17,2751
-15,9218
6,4855
B
27,7603
23,978
-30,258
9,4748
C
37,8091
35,5822
16,6861
36,852
D
82,458
84,9935
79,1838
70,762
IE3
A
6,8532
7,6356
-17,361
-0,5896
B
6,2006
4,8236
-44,538
-25,526
C
25,1317
21,0903
-3,0554
4,2884
D
84,0392
86,0998
79,1318
75,831
IE4
A
-8,8538
8,432
-13,0355
-4,9735
B
-20,3352
2,6888
-36,9497
-21,453
C
8,9002
14,6236
-4,3621
2,6653
D
85,0641
87,6153
82,0009
79,055
Tra 0,55 kW e 0,75 kW si esegue un’interpolazione lineare con le efficienze minime ottenute per 0,55 kW e 0,75 kW.
Tabella 5
Coefficienti di interpolazione per i motori con potenza nominale P compresa tra 0,75 kW e 200 kW
Codice IE
Coefficienti
2 poli
4 poli
6 poli
8 poli
IE2
A
0,2972
0,0278
0,0148
2,1311
B
-3,3454
-1,9247
-2,4978
-12,029
C
13,0651
10,4395
13,247
26,719
D
79,077
80,9761
77,5603
69,735
IE3
A
0,3569
0,0773
0,1252
0,7189
B
-3,3076
-1,8951
-2,613
-5,1678
C
11,6108
9,2984
11,9963
15,705
D
82,2503
83,7025
80,4769
77,074
IE4
A
0,34
0,2412
0,3598
0,6556
B
-3,0479
-2,3608
-3,2107
-4,7229
C
10,293
8,446
10,7933
13,977
D
84,8208
86,8321
84,107
80,247
Le perdite sono determinate conformemente all’allegato II.
2. OBBLIGHI DI INFORMAZIONE DI PRODOTTO PER I MOTORI
Gli obblighi di informazione di prodotto di cui ai punti da 1 a 13 figurano in maniera visibile:
a)
nella scheda tecnica o nel manuale di istruzioni fornito con il motore;
b)
nella documentazione tecnica ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 5;
c)
nei siti web ad accesso libero del fabbricante del motore, del suo mandatario o dell’importatore, e;
d)
nella scheda tecnica fornita con i prodotti in cui il motore è incorporato.
Per quanto riguarda la documentazione tecnica, le informazioni sono fornite nell’ordine in cui sono presentate nei punti da 1 a 13. Non è necessario utilizzare la formulazione esatta dell’elenco. Tali informazioni possono essere presentate anche sotto forma di grafici figure o simboli chiaramente comprensibili, anziché di testo.
Dal 1o luglio 2021:
1)
efficienza nominale (ηΝ) al 100 %, 75 % e 50 % del carico e della tensione nominali (UN), determinata sulla base del funzionamento a 50 Hz e della temperatura ambiente di riferimento di 25 °C;
2)
livello di efficienza: «IE2», «IE3» o «IE4» determinato nella prima sezione del presente allegato;
3)
nome o marchio, numero di iscrizione nel registro delle imprese e sede del fabbricante;
4)
identificativo del modello del prodotto;
5)
numero di poli del motore;
6)
potenza(e) nominale(i) PN o intervallo di potenza nominale (kW);
7)
frequenza(e) d’ingresso nominale(i) del motore (Hz);
8)
tensione(i) nominale(i) o intervallo di tensione nominale (V);
9)
velocità nominale(i) o intervallo di velocità nominale (rpm);
10)
se monofase o trifase;
11)
informazioni sulla serie di condizioni di esercizio per cui è progettato il motore:
a)
altitudine sul livello del mare;
b)
temperature minima e massima dell’aria ambiente, anche per i motori con raffreddamento ad aria;
c)
temperatura del refrigerante dell’acqua in entrata al prodotto, se del caso;
d)
temperatura massima di esercizio;
e)
atmosfere potenzialmente esplosive;
12)
se il motore è considerato esente dalla specifica di efficienza ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 2, del presente regolamento, la ragione per cui è considerato esente.
A decorrere dal 1o luglio 2022:
13)
le perdite di potenza espresse in percentuale (%) della potenza nominale e arrotondate al primo decimale, nei punti di funzionamento del rapporto tra velocità e coppia (25; 25) (25; 100) (50; 25) (50; 50) (50; 100) (90; 50) (90; 100), determinate sulla base della temperatura ambiente di riferimento di 25 °C; se il motore non è adatto per funzionare in uno qualsiasi dei punti di funzionamento del rapporto tra velocità e coppia di cui sopra, per tali punti deve essere indicata la dicitura «N.A.» o «Non applicabile».
Le informazioni di cui ai punti 1 e 2 e l’anno di fabbricazione sono indicati in modo indelebile sulla targhetta del motore o accanto ad essa. Se le dimensioni della targhetta non consentono di riportare tutte le informazioni di cui al punto 1, si indica solo l’efficienza nominale al carico nominale massimo e alla tensione nominale.
Per i motori con una progettazione meccanica ed elettrica particolari, fabbricati appositamente su richiesta dei clienti, le informazioni elencate nei punti da 1 a 13 non devono essere necessariamente pubblicate su siti web a libero accesso se sono incluse nelle offerte commerciali fornite ai clienti.
I fabbricanti riportano nella scheda tecnica o nel manuale di istruzioni fornito con il motore informazioni sulle precauzioni specifiche eventualmente da adottare quando i motori sono assemblati, installati, sottoposti a manutenzione o utilizzati con variatori di velocità.
Per i motori esentati dalle specifiche di efficienza in conformità dell’articolo 2, punto 2, lettera m), del presente regolamento, il motore o il suo imballaggio e la documentazione devono indicare chiaramente la dicitura «motore da utilizzare esclusivamente come pezzo di ricambio per» e il prodotto o i prodotti cui è destinato.
Per i motori a 50/60 Hz e 60 Hz le informazioni di cui ai punti 1 e 2 di cui sopra possono essere fornite per l’esercizio a 60 Hz in aggiunta ai valori a 50 Hz, con chiara indicazione delle pertinenti frequenze.
Le perdite sono determinate conformemente all’allegato II.
3. SPECIFICHE DI EFFICIENZA DEI VARIATORI DI VELOCITÀ
Le specifiche di efficienza dei variatori di velocità si applicano come segue:
a decorrere dal 1o luglio 2021, le perdite di potenza dei variatori di velocità predisposti per funzionare con motori con una potenza nominale pari o superiore a 0,12 kW e pari o inferiore a 1 000 kW non superano le perdite di potenza massime corrispondenti al livello di efficienza IE2.
L’efficienza energetica per i VSD, espressa in classi di efficienza energetica internazionali (IE), è determinata sulla base delle perdite di potenza come segue:
le perdite di potenza massima della classe IE2 sono inferiori del 25 % rispetto al valore di riferimento di cui alla tabella 6.
Tabella 6
Perdite di riferimento dei variatori di velocità e fattore di spostamento del carico di prova per la determinazione della classe IE dei VSD
Potenza apparente del variatore di velocità (kVA)
Potenza nominale del motore (kW)
(indicativo)
Perdite di potenza di riferimento (kW), al 90 % della frequenza nominale dello statore del motore e al 100 % della coppia nominale che produce corrente
Fattore di spostamento cos phi del carico di prova
(+/- 0,08)
0,278
0,12
0,100
0,73
0,381
0,18
0,104
0,73
0,500
0,25
0,109
0,73
0,697
0,37
0,117
0,73
0,977
0,55
0,129
0,73
1,29
0,75
0,142
0,79
1,71
1,1
0,163
0,79
2,29
1,5
0,188
0,79
3,3
2,2
0,237
0,79
4,44
3
0,299
0,79
5,85
4
0,374
0,79
7,94
5,5
0,477
0,85
9,95
7,5
0,581
0,85
14,4
11
0,781
0,85
19,5
15
1,01
0,85
23,9
18,5
1,21
0,85
28,3
22
1,41
0,85
38,2
30
1,86
0,85
47
37
2,25
0,85
56,9
45
2,70
0,86
68,4
55
3,24
0,86
92,8
75
4,35
0,86
111
90
5,17
0,86
135
110
5,55
0,86
162
132
6,65
0,86
196
160
8,02
0,86
245
200
10,0
0,87
302
250
12,4
0,87
381
315
15,6
0,87
429
355
17,5
0,87
483
400
19,8
0,87
604
500
24,7
0,87
677
560
27,6
0,87
761
630
31,1
0,87
858
710
35,0
0,87
967
800
39,4
0,87
1 088
900
44,3
0,87
1 209
1 000
49,3
0,87
Se la potenza apparente del VSD è compresa tra due valori indicati nella tabella 6, per la determinazione della classe di IE si utilizzano il valore più elevato di perdita di potenza e il valore più basso del fattore di spostamento del carico di prova.
Le perdite sono determinate conformemente all’allegato II.
4. OBBLIGHI DI INFORMAZIONE DI PRODOTTO PER I VARIATORI DI VELOCITÀ
A decorrere dal 1o luglio 2021 le informazioni di prodotto per i variatori di velocità di cui ai punti da 1 a 11 figurano in maniera visibile:
a)
nella scheda tecnica o nel manuale di istruzioni fornito con il VSD;
b)
nella documentazione tecnica ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 5;
c)
nei siti web a libero accesso del fabbricante, del suo mandatario o dell’importatore, e;
d)
nella scheda tecnica fornita con i prodotti in cui il VSD è incorporato.
Per quanto riguarda la documentazione tecnica, le informazioni sono fornite nell’ordine in cui sono presentate nei punti da 1 a 11. Non è necessario utilizzare la formulazione esatta dell’elenco. Tali informazioni possono essere presentate anche sotto forma di grafici, figure o simboli chiaramente comprensibili, anziché di testo:
1)
perdite di potenza espresse in % del valore nominale della potenza apparente e arrotondate al primo decimale, nei punti di funzionamento per la frequenza relativa dello statore del motore rispetto alla relativa coppia che produce corrente (0; 25) (0; 50) (0; 100) (50; 25) (50; 50) (50; 100) (90; 50) (90; 100), nonché le perdite in stand-by, generate quando il VSD è alimentato ma non fornisce corrente al carico;
2)
livello di efficienza: «IE2» determinato nella terza sezione del presente allegato;
3)
nome o marchio, numero di iscrizione nel registro delle imprese e sede del fabbricante;
4)
identificativo del modello del prodotto;
5)
potenza apparente o intervallo di potenza apparente (kVA);
6)
potenza(e) nominale(i) PN indicativa(e) o intervallo di potenza nominale (kW) del motore;
7)
corrente nominale (A);
8)
temperatura massima di esercizio (°C);
9)
frequenza(e) nominale (i) di alimentazione (Hz);
10)
tensione(i) nominale(i) di alimentazione o intervallo di tensione nominale di alimentazione (V);
11)
se il VSD è considerato esente dalle specifiche di efficienza ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 3, del presente regolamento, la ragione per cui è considerato esente.
Per i VSD con una progettazione elettrica particolare, fabbricati appositamente su richiesta dei clienti, le informazioni sopra elencate nei punti da 1 a 11 non devono essere necessariamente pubblicate su siti web a libero accesso se sono incluse nelle offerte commerciali fornite ai clienti.
Le informazioni di cui ai punti 1 e 2 e l’anno di fabbricazione sono indicati in modo indelebile sulla targhetta del VSD o accanto ad essa. Se le dimensioni della targhetta non consentono di riportare tutte le informazioni di cui al punto 1, si indica solo l’efficienza nominale a (90:100).
Le perdite sono determinate conformemente all’allegato II.
ALLEGATO II
METODI DI MISURAZIONE E CALCOLI
Ai fini della conformità e della verifica della conformità ai requisiti del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati avvalendosi di norme armonizzate, i cui estremi siano stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili che tengono conto dello stato dell’arte generalmente riconosciuto, in linea con le disposizioni seguenti.
1. PER I MOTORI
La differenza tra la potenza meccanica prodotta e l’energia elettrica consumata è data dalle perdite che avvengono nel motore. Le perdite totali sono determinate utilizzando i metodi seguenti, alla temperatura ambiente di riferimento di 25 °C:
—
motori monofase: misurazione diretta: entrata - uscita;
—
motori trifase: somma delle perdite: perdite residue.
Per i motori a 60 Hz, si calcolano i valori equivalenti della potenza nominale (PN) e della tensione nominale (UN) per l’esercizio a 50 Hz in base ai valori applicabili a 60 Hz.
2. PER I VARIATORI DI VELOCITÀ
Per la determinazione delle classi di IE, le perdite di potenza dei VSD sono determinate al 100 % della coppia nominale che produce corrente e al 90 % della frequenza nominale dello statore del motore.
Le perdite totali sono determinate utilizzando uno dei metodi seguenti:
—
il metodo entrata - uscita; oppure
—
il metodo calorimetrico.
La frequenza di commutazione della prova è di 4 kHz fino a 111 kVA (90 kW) e 2 kHz al di sopra di tale valore, o si applicano le impostazioni di fabbrica predefinite dal costruttore.
È accettabile misurare le perdite del VSD ad una frequenza fino a 12 Hz invece che a zero.
I fabbricanti o i loro mandatari possono utilizzare anche il metodo di determinazione delle perdite singole. I calcoli devono essere effettuati usando i dati del fabbricante dei componenti con i valori tipici dei semiconduttori di potenza alla temperatura reale di esercizio del VSD o alla temperatura massima di esercizio specificata nella scheda tecnica. Se non sono disponibili i dati del fabbricante dei componenti, le perdite devono essere determinate mediante misurazione. È ammessa la combinazione di perdite calcolate e perdite misurate. Le diverse perdite individuali sono calcolate o misurate separatamente e le perdite totali sono determinate sommando tutte le perdite individuali.
Allegato III
PROCEDURA DI VERIFICA AI FINI DELLA SORVEGLIANZA DEL MERCATO
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica eseguita dalle autorità dello Stato membro sui parametri misurati e non devono essere utilizzate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica o per interpretare tali valori al fine di conseguire la conformità o comunicare prestazioni migliori con qualsiasi mezzo.
Un modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi quando sono progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e per reagire in modo specifico alterando automaticamente le prestazioni durante la prova allo scopo di migliorare il livello dei parametri specificati nel presente regolamento o inclusi nella documentazione tecnica o altra documentazione fornita.
Nel verificare la conformità di un modello di prodotto alle specifiche di cui al presente regolamento, a norma dell’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, le autorità degli Stati membri applicano la procedura descritta di seguito.
1)
Le autorità dello Stato membro sottopongono a verifica una singola unità del modello.
2)
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’allegato IV, punto 2, della direttiva 2009/125/CE (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli, non sono più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei risultati delle corrispondenti misurazioni effettuate a norma della lettera g) dello stesso allegato; e
b)
i valori dichiarati soddisfano le specifiche di cui al presente regolamento, e le informazioni sul prodotto necessarie pubblicate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario non contengono valori più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei valori dichiarati; e
c)
quando le autorità dello Stato membro collaudano l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 7.
3)
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera a) o b), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
4)
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera c):
a)
nel caso di modelli prodotti in quantitativi inferiori a cinque unità l’anno compresi i modelli equivalenti, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento;
b)
nel caso di modelli prodotti in quantitativi pari o superiori a cinque unità l’anno compresi i modelli equivalenti, le autorità dello Stato membro selezionano tre unità supplementari dello stesso modello per sottoporle a prova. In alternativa, le tre unità supplementari selezionate possono essere una o più di modelli equivalenti.
5)
Il modello è considerato conforme alle specifiche applicabili se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 7.
6)
Se non si ottiene il risultato di cui al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
7)
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi del punto 3 o 6.
Le autorità dello Stato membro si avvalgono dei metodi di calcolo e misurazione stabiliti nell’allegato II.
Tenuto conto delle limitazioni di peso e di dimensioni per il trasporto di motori con potenza nominale da 375 a 1 000 kW, le autorità degli Stati membri possono decidere di eseguire la procedura di verifica nei locali dei fabbricanti, mandatari o importatori prima che i prodotti siano messi in servizio. L’autorità dello Stato membro può procedere a tale verifica utilizzando le proprie apparecchiature di prova.
Se per tali motori sono previste prove di accettazione in fabbrica che contemplano i parametri di cui all’allegato I del presente regolamento, le autorità dello Stato membro possono decidere di ricorrere al collaudo in presenza di testimoni per raccogliere i risultati delle prove che possono essere utilizzati per verificare la conformità del motore in esame. Le autorità possono chiedere a un fabbricante, a un mandatario o a un importatore di rivelare informazioni su eventuali prove di accettazione in fabbrica pertinenti per il collaudo in presenza di testimoni.
Nei casi citati nei due paragrafi precedenti, le autorità degli Stati membri devono limitarsi a verificare una singola unità del modello. Se non si ottiene il risultato di cui al punto 2, lettera c), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze stabilite nella tabella 7 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per le specifiche di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 7 non si applicano altre tolleranze, come quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 7
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Parametri
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Perdite totali (1-η) per i motori con una potenza nominale pari o superiore a 0,12 kW e pari o inferiore a 150 kW.
Il valore determinato (*1) non supera il valore (1-η) calcolato sulla base dell’η dichiarato di oltre il 15 %.
Perdite totali (1-η) per i motori con una potenza nominale superiore a 150 kW e pari o inferiore a 1 000 kW.
Il valore determinato (*1) non supera il valore (1-η) calcolato sulla base dell’η dichiarato di oltre il 10 %.
Perdite totali per i variatori di velocità.
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato di oltre il 10 %.
(*1) Nel caso di tre unità supplementari collaudate secondo quanto previsto al punto 4, lettera b), per valore determinato si intende la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
Allegato IV
PARAMETRI DI RIFERIMENTO
In appresso è indicata la migliore tecnologia disponibile sul mercato al momento dell’adozione del presente regolamento per quanto attiene agli aspetti ambientali quantificabili considerati significativi.
Per i motori il livello IE4 è stato individuato come la migliore tecnologia disponibile. Esistono motori con perdite inferiori del 20 %, ma con una disponibilità limitata, non in tutti gli intervalli di potenza disciplinati dal presente regolamento e non sotto forma di motori a induzione.
Per i variatori di velocità, la migliore tecnologia disponibile sul mercato corrisponde al 20 % delle perdite di potenza di riferimento indicate nella tabella 6. Utilizzando tecnologie al carburo di silicio (SiC MOFSET), le perdite dei semiconduttori potrebbero essere ulteriormente ridotte di circa il 50 % rispetto a una soluzione convenzionale.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (UE) 2019/1781 DELLA COMMISSIONE
dell’1 ottobre 2019
che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici e dei variatori di velocità in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 641/2009 della Commissione per quanto riguarda le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei circolatori senza premistoppa indipendenti e dei circolatori senza premistoppa integrati in prodotti e abroga il regolamento (CE) n. 640/2009 della Commissione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto l’articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
vista la direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (1), in particolare l’articolo 15, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
in applicazione della direttiva 2009/125/CE la Commissione deve fissare specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia che rappresentano un significativo volume di vendite e di scambi commerciali nell’Unione e possiedono significative potenzialità di miglioramento con riguardo all’impatto ambientale senza costi eccessivi attraverso la progettazione.
(2)
La comunicazione della Commissione COM(2016) 773 (2) (il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile) adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE stabilisce le priorità di lavoro nel quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro individua sia i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure di esecuzione, sia la necessità di riesaminare il regolamento (CE) n. 640/2009 della Commissione (3).
(3)
Si stima che le misure del piano di lavoro potrebbero tradursi nel 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, il che equivarrebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate all’anno nel 2030. I motori elettrici sono uno dei gruppi di prodotti indicati nel piano di lavoro, per il quale si stima un risparmio annuo di energia finale pari a 10 TWh nel 2030.
(4)
La Commissione ha stabilito le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici nel regolamento (CE) n. 640/2009, a norma del quale deve riesaminare lo stesso regolamento alla luce del progresso tecnologico dei motori e dei variatori di velocità.
(5)
La Commissione ha riesaminato il regolamento (CE) n. 640/2009, a norma dell’articolo 7 del medesimo, e analizzato gli aspetti tecnici, ambientali ed economici dei motori elettrici e dei variatori di velocità. Il riesame è stato effettuato in stretta cooperazione con i portatori di interessi e gli interlocutori dell’Unione e dei paesi terzi. I risultati sono stati pubblicati e presentati al forum consultivo istituito a norma dell’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(6)
Lo studio di riesame indica che i sistemi a motore elettrico utilizzano circa la metà dell’energia elettrica prodotta nell’Unione. Si stima che i motori elettrici abbiano convertito 1 425 TWh di energia elettrica in energia meccanica e calore nel 2015, il che corrisponde a 560 Mt di emissioni di CO2 equivalente. Questo valore dovrebbe salire a circa 1 470 TWh entro il 2020 e a circa 1 500 TWh entro il 2030.
(7)
Il riesame dimostra inoltre che i variatori di velocità sono immessi sul mercato dell’Unione in grandi quantità, che contribuiscono a controllare la velocità del motore e ad aumentare l’efficienza energetica dei sistemi a motore, e che il loro consumo di energia durante l’uso è l’aspetto ambientale più significativo di tutte le fasi del ciclo di vita. Nel 2015 i variatori di velocità hanno convertito circa 265 TWh di energia elettrica erogata dalla rete in energia elettrica con una frequenza adatta all’applicazione azionata; ciò corrisponde a 105 Mt di emissioni di CO2. Questo valore dovrebbe salire a circa 380 TWh entro il 2020 e a circa 570 TWh entro il 2030.
(8)
Il riesame indica che il regolamento (CE) n. 640/2009 consentirebbe di risparmiare 57 TWh all’anno entro il 2020 e 102 TWh all’anno entro il 2030. Finché le disposizioni di tale regolamento resteranno in vigore, anche questi risparmi continueranno a verificarsi.
(9)
Vi è un significativo margine ulteriore per migliorare l’efficienza energetica di tali sistemi a motore in modo efficace rispetto ai costi. Un modo efficace rispetto ai costi è quello di costruire motori più efficienti sotto il profilo energetico, compresi i motori non disciplinati dal regolamento (CE) n. 640/2009, e usare variatori di velocità efficienti sotto il profilo energetico. Ciò comporta che le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici siano adeguate e che siano stabilite specifiche per la progettazione ecocompatibile dei variatori di velocità, per realizzare pienamente le loro potenzialità in termini efficienza energetica in modo efficace rispetto ai costi.
(10)
Le specifiche di progettazione ecocompatibile dovrebbero anche comprendere requisiti in materia di informazioni che aiuteranno i potenziali acquirenti a prendere la decisione più opportuna e facilitare agli Stati membri il compito di effettuare la sorveglianza del mercato.
(11)
Molti motori sono integrati in altri prodotti. Per massimizzare il risparmio energetico efficiente sotto il profilo dei costi, il presente regolamento dovrebbe applicarsi a tali motori, a condizione che la loro efficienza possa essere collaudata separatamente.
(12)
L’aspetto ambientale ritenuto significativo dei prodotti che rientrano nel campo di applicazione del presente regolamento è il consumo di energia durante l’uso.
(13)
I motori elettrici sono utilizzati in molti tipi diversi di prodotti, come le pompe, i ventilatori o le macchine utensili, e in numerose e diverse condizioni di esercizio. Il consumo energetico dei sistemi a motore può essere ridotto se i motori impiegati in applicazioni a velocità e carico variabili sono dotati di variatori, ma anche stabilendo requisiti minimi di efficienza energetica per i variatori. Nelle applicazioni a velocità fissa (carico costante), un variatore di velocità causa costi aggiuntivi e perdite di energia. L’utilizzo di un variatore di velocità non dovrebbe pertanto essere obbligatorio ai sensi del presente regolamento.
(14)
I miglioramenti nel consumo di energia elettrica dei motori elettrici e dei variatori di velocità dovrebbero essere ottenuti utilizzando tecnologie esistenti, non brevettate ed efficaci rispetto ai costi che consentano di ridurre i costi totali combinati d’acquisto e d’uso dei dispositivi.
(15)
Le specifiche di progettazione ecocompatibile dovrebbero armonizzare i requisiti riguardanti l’efficienza energetica dei motori elettrici e dei variatori di velocità in tutta l’Unione, contribuendo in tal modo al corretto funzionamento del mercato interno e al miglioramento della prestazione ambientale di tali prodotti.
(16)
È opportuno che i fabbricanti dispongano di tempo sufficiente per riprogettare o adattare i loro prodotti, ove necessario. I tempi dovrebbero essere tali da ridurre al minimo l’impatto negativo sulle funzionalità dei motori elettrici o dei variatori di velocità. Si dovrebbe inoltre tenere conto delle implicazioni in termini di costo per i fabbricanti, comprese le piccole e medie imprese, assicurando nel contempo che gli obiettivi perseguiti dal presente regolamento siano conseguiti per tempo.
(17)
L’inclusione di motori non disciplinati dal regolamento (CE) n. 640/2009, in particolare i motori più piccoli e più grandi, insieme alle specifiche minime di efficienza energetica aggiornate in linea con le norme internazionali e con il progresso tecnologico, e unitamente all’inclusione dei variatori di velocità, dovrebbe aumentare la penetrazione nel mercato dei motori elettrici e dei variatori di velocità con un migliore impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita. Ciò dovrebbe tradursi in ulteriori risparmi netti di energia elettrica stimati in 10 TWh all’anno e ridurre le emissioni nette di gas serra di 3 Mt di CO2 equivalente all’anno entro il 2030, rispetto alla situazione che si avrebbe se non fossero adottate misure supplementari.
(18)
Sebbene gli impatti ambientali dei motori a media tensione siano rilevanti, al momento non esiste una classificazione dell’efficienza energetica dei motori elettrici con una tensione nominale superiore a 1 000 V. Una volta messa a punto tale classificazione, si dovrebbe riconsiderare la possibilità di stabilire specifiche minime per i motori a media tensione.
(19)
Sebbene gli impatti ambientali dei motori a immersione siano rilevanti, al momento non esistono criteri di prova che definiscano le classi di efficienza energetica per questi motori. Una volta messi a punto tale criterio di prova e tale classificazione, si dovrebbe riconsiderare la possibilità di stabilire specifiche minime per i motori a immersione.
(20)
Le comunicazioni della Commissione sull’economia circolare (4) e sul piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile (5) sottolineano l’importanza di utilizzare il quadro della progettazione ecocompatibile per sostenere la transizione verso un’economia circolare e più efficiente sotto il profilo delle risorse. Pertanto, il presente regolamento, al fine di ridurre i costi di riparazione dei prodotti contenenti motori che sono stati immessi sul mercato prima dell’entrata in vigore del regolamento, o per evitare di rottamarli prematuramente se non possono essere riparati, dovrebbe stabilire che i motori forniti come pezzi di ricambio dovrebbero essere esentati per un determinato periodo. Ciò ha lo scopo di evitare il problema che si pone se è impossibile sostituire un motore non conforme con uno conforme senza costi sproporzionati per l’utilizzatore finale. Se tali motori sono destinati alla riparazione di prodotti per i quali esistono disposizioni specifiche in materia di disponibilità di pezzi di ricambio per i motori in altre norme di progettazione ecocompatibile, tali disposizioni specifiche prevalgono sulle disposizioni del presente regolamento relative ai pezzi di ricambio.
(21)
In situazioni particolari, ad esempio, in cui sono in gioco la sicurezza, la funzionalità o costi sproporzionati, alcuni motori o variatori di velocità (VSD) dovrebbero essere esentati dalle specifiche di efficienza. Tuttavia, il presente regolamento dovrebbe comunque disciplinare tali prodotti per quanto riguarda gli obblighi di informazione sul prodotto, come le informazioni riguardanti il disassemblaggio, il riciclaggio o lo smaltimento a fine vita, o altre informazioni utili ai fini della sorveglianza del mercato.
(22)
I parametri di prodotto pertinenti dovrebbero essere determinati utilizzando metodi affidabili, accurati e riproducibili. Tali metodi dovrebbero tener conto dello stato dell’arte riconosciuto, comprese, ove disponibili, le norme armonizzate adottate dalle organizzazioni europee di normazione di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
(23)
La norma IEC 60034-1: 2017 è appropriata per determinare i servizi-tipo S1, S3 o S6 è. Le norme IEC/EN 60079-7: 2015, IEC/EN 60079-31: 2014 o IEC/EN 60079-1: 2014 sono appropriate per determinare i motori a sicurezza aumentata Ex eb e altri motori protetti dalle esplosioni sono.
(24)
Ai sensi dell’articolo 8, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, il presente regolamento deve specificare le pertinenti procedure di valutazione della conformità.
(25)
La conformità dei prodotti deve essere dimostrata quando il prodotto è immesso sul mercato o quando è messo in servizio, non in entrambi i casi.
(26)
Per agevolare i controlli di conformità i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero fornire, nella documentazione tecnica, le informazioni di cui agli allegati IV e V della direttiva 2009/125/CE, nella misura in cui tali informazioni si riferiscono alle specifiche definite nel presente regolamento.
(27)
Al fine di aumentare l’efficacia del presente regolamento e tutelare i consumatori, è opportuno vietare l’immissione nel mercato o la messa in funzione di prodotti che in condizioni di prova alterano automaticamente le prestazioni per migliorare i parametri dichiarati.
(28)
Per facilitare il collaudo di verifica, le autorità di sorveglianza del mercato dovrebbero essere autorizzate a sottoporre a prova i motori più grandi in locali come quelli del fabbricante o ad assistere a tali prove.
(29)
Oltre alle specifiche giuridicamente vincolanti stabilite nel presente regolamento, è opportuno individuare parametri di riferimento per le migliori tecnologie disponibili, per far sì che le informazioni sulla prestazione ambientale durante il ciclo di vita dei prodotti disciplinati dal presente regolamento siano ampiamente disponibili e facilmente accessibili conformemente all’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE.
(30)
Il riesame dovrebbe valutare l’adeguatezza e l’efficacia delle disposizioni del presente regolamento nel conseguirne gli obiettivi. Esso dovrebbe avvenire dopo che tutte le disposizioni sono state attuate e hanno prodotto un effetto visibile sul mercato.
(31)
Occorre pertanto abrogare il regolamento (CE) n. 640/2009.
(32)
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei circolatori integrati nelle caldaie sono stabilite dal regolamento (CE) n. 641/2009 della Commissione (7). Al fine di garantire che le caldaie installate con un circolatore difettoso possano essere riparate entro la loro durata di vita tecnica, è opportuno estendere l’esenzione prevista dal suddetto regolamento per i circolatori forniti come pezzi di ricambio delle caldaie esistenti.
(33)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito dall’articolo 19, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce specifiche di progettazione ecocompatibile per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di motori elettrici e variatori di velocità, anche integrati in altri prodotti.
Articolo 2
Ambito di applicazione
1)
Il presente regolamento si applica ai seguenti prodotti:
a)
motori elettrici a induzione senza spazzole, commutatori, collettori rotanti o collegamenti elettrici al rotore, previsti per funzionare a una tensione sinusoidale di 50 Hz, 60 Hz o 50/60 Hz, che:
i)
hanno due, quattro, sei o otto poli;
ii)
hanno una tensione nominale U
N superiore a 50 V e fino a 1 000 V inclusi;
iii)
hanno una potenza nominale P
N compresa tra 0,12 kW e 1 000 kW inclusi;
iv)
hanno caratteristiche basate su un funzionamento in continuo; e
v)
sono previsti per funzionare ad avviamento diretto;
b)
variatori di velocità con 3 fasi di ingresso che:
i)
sono previsti per funzionare con un motore di cui alla lettera a), con un intervallo di potenza nominale del motore compreso tra 0,12 kW e 1 000 kW;
ii)
hanno una tensione nominale superiore a 100 V e fino a 1 000 V inclusi in corrente alternata (CA);
iii)
hanno una sola tensione di uscita CA.
2)
Le specifiche di cui all’allegato I, sezione 1, e sezione 2, punti 1, 2, da 5 a 11 e 13, non si applicano ai seguenti motori:
a)
motori completamente integrati in un prodotto (ad esempio in un cambio, una pompa, un ventilatore o un compressore) per i quali non è possibile collaudare le prestazioni energetiche autonomamente dal prodotto, anche disponendo di uno scudo e di un cuscinetto anteriore provvisori; il motore deve condividere componenti comuni (a parte i connettori come i bulloni) con l’unità azionata (per esempio, un asse o un alloggiamento) e non è progettato in modo da poter essere interamente separato dall’unità azionata e funzionare in maniera indipendente. Il processo di separazione rende il motore inoperante;
b)
motori dotati di variatore di velocità integrato (variatori compatti) per i quali non è possibile collaudare le prestazioni energetiche autonomamente dal variatore di velocità;
c)
motori con freno integrato che costituisce parte integrante dell’interno del motore e non può essere rimosso né alimentato da una fonte di energia separata durante il collaudo dell’efficienza del motore;
d)
motori specificamente progettati e designati per funzionare esclusivamente:
i)
a più di 4 000 metri di altitudine sul livello del mare;
ii)
a temperature dell’aria ambiente superiori a 60 °C;
iii)
a una temperatura massima di esercizio superiore a 400 °C;
iv)
a temperature dell’aria ambiente inferiori a -30 °C; oppure
v)
a temperature del refrigerante dell’acqua in entrata al prodotto inferiori a 0 °C o superiori a 32 °C;
e)
motori specificamente progettati e designati per funzionare interamente immersi in un liquido;
f)
motori con caratteristiche specifiche per garantire la sicurezza degli impianti nucleari di cui all’articolo 3 della direttiva 2009/71/Euratom (8) del Consiglio;
g)
motori protetti dalle esplosioni specificamente progettati e certificati per i lavori nelle miniere, quali definiti all’allegato I, punto 1, della direttiva 2014/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (9);
h)
motori in apparecchiature senza fili o a batteria;
i)
motori in apparecchiature portatili il cui peso è sostenuto a mano durante il funzionamento;
j)
motori in apparecchiature mobili condotte a mano trasportate durante il funzionamento;
k)
motori dotati di commutatori meccanici;
l)
motori completamente chiusi non ventilati (TENV, Totally Enclosed Non-Ventilated);
m)
motori immessi sul mercato prima del 1o luglio 2029 come sostituti di motori identici integrati in prodotti immessi sul mercato prima del 1o luglio 2022 e commercializzati specificamente come tali;
n)
motori a velocità multiple, vale a dire motori con avvolgimenti multipli o un avvolgimento commutabile, che presentano un diverso numero di poli e velocità;
o)
motori progettati specificamente per i veicoli a trazione elettrica.
3)
Le specifiche di cui all’allegato I, sezione 3, e sezione 4, i punti 1, 2 e da 5 a 10, non si applicano ai seguenti variatori di velocità:
a)
variatori di velocità integrati in un prodotto e la cui prestazione energetica non può essere collaudata indipendentemente dal prodotto, vale a dire che un tentativo in tal senso rende il variatore di velocità o il prodotto inoperante;
b)
variatori di velocità con caratteristiche specifiche per garantire la sicurezza degli impianti nucleari di cui all’articolo 3 della direttiva 2009/71/Euratom del Consiglio;
c)
variatori rigenerativi;
d)
variatori ad alimentazione sinusoidale.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1)
«motore elettrico» o «motore»: il dispositivo che converte l’energia elettrica in potenza meccanica sotto forma di rotazione con una velocità di rotazione e una coppia che dipendono da una serie di fattori, tra cui la frequenza della tensione di alimentazione e il numero di poli del motore;
2)
«variatore di velocità» (VSD, Variable Speed Drive): il convertitore elettronico di potenza che adatta continuamente l’energia elettrica fornita a un determinato motore per controllare la potenza meccanica del motore secondo la caratteristica coppia-velocità del carico azionato dal motore, adeguando l’alimentazione elettrica fornita al motore alla frequenza e alla tensione variabili; Comprende tutti gli elementi elettronici collegati tra la rete e il motore, comprese le estensioni, quali i dispositivi di protezione, i trasformatori e gli ausiliari;
3)
«efficienza energetica» del motore: il rapporto tra la sua potenza meccanica e la potenza elettrica attiva fornita;
4)
«polo»: il polo nord o il polo sud prodotto dal campo magnetico rotante del motore, il cui numero totale di poli determina la velocità di base del motore;
5)
«funzionamento in continuo»: la capacità di funzionare alla potenza nominale senza interruzioni con un incremento di temperatura che rientra all’interno della specifica classe di isolamento, indicata come uno dei servizi-tipo S1, S3 > = 80 % o S6 >=80 % secondo le norme;
6)
«fase»: il tipo di configurazione dell’alimentazione elettrica di rete;
7)
«alimentazione» o «alimentazione elettrica»: la corrente elettrica fornita dalla rete;
8)
«motore con commutatori meccanici»: il motore in cui un dispositivo meccanico inverte la direzione della corrente;
9)
«apparecchiatura senza fili o apparecchiatura a batteria»: l’apparecchio che ricava la sua energia da batterie che gli consentono di svolgere la funzione prevista senza essere collegato a una fonte di alimentazione;
10)
«apparecchiatura portatile»: l’apparecchio portatile da tenere in mano durante l’uso normale;
11)
«apparecchiatura condotta a mano»: l’apparecchio mobile non stradale mosso e condotto dall’utilizzatore durante l’utilizzo normale;
12)
«motore completamente chiuso non ventilato (TENV, Totally Enclosed Non-Ventilated)»: il motore progettato e designato per funzionare senza un ventilatore, e che disperde calore prevalentemente mediante ventilazione naturale o radiazione dalla sua superficie completamente chiusa;
13)
«variatore rigenerativo»: il VSD in grado di rigenerare l’energia dal carico alla rete, vale a dire che induce un cambio di fase di 180° ± 20° tra la corrente di ingresso e la tensione di ingresso quando il motore a carico è in frenata;
14)
«variatore con corrente di ingresso sinusoidale»: il VSD la cui corrente di ingresso ha una forma d’onda sinusoidale, caratterizzata da un contenuto armonico totale inferiore al 10 %;
15)
«motore autofrenante»: il motore munito di un’unità elettromeccanica frenante che agisce direttamente sull’albero motore senza accoppiamenti;
16)
«motore a sicurezza aumentata Ex eb»: il motore destinato ad essere utilizzato in atmosfere esplosive e certificato come «Ex eb», come definito dalle norme;
17)
«altro motore protetto dalle esplosioni», il motore destinato ad essere utilizzato in atmosfere esplosive e certificato come «Ex ec», «Ex tb», «Ex tc», «Ex db» o «Ex dc» come definito dalle norme;
18)
«carico di prova» del variatore di velocità: il dispositivo elettrico utilizzato a fini di collaudo che determina la corrente in uscita e il fattore di spostamento di potenza cos phi;
19)
«modello equivalente»: il modello che ha le stesse caratteristiche tecniche pertinenti per le informazioni tecniche da fornire, ma che è immesso sul mercato o messo in servizio dallo stesso fabbricante, importatore o mandatario come altro modello, con identificativo del modello diverso;
20)
«identificativo del modello»: il codice, solitamente alfanumerico, che distingue un dato modello di prodotto da altri modelli che riportano lo stesso marchio o il nome dello stesso fabbricante, importatore o mandatario;
21)
«collaudo in presenza di testimoni»: l’osservazione attiva da parte di terzi del collaudo fisico del prodotto oggetto di indagine, per trarre conclusioni sulla validità del collaudo e sui suoi risultati. Ciò può comprendere conclusioni sulla conformità del collaudo e dei metodi di calcolo utilizzati alla legislazione e alle norme applicabili;
22)
«prova di accettazione in fabbrica»: la prova effettuata sul prodotto ordinato, in cui il cliente, prima di accettarlo o metterlo in servizio, ricorre al collaudo in presenza di testimoni per verificarne la piena conformità ai requisiti contrattuali.
Articolo 4
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile di cui all’allegato I si applicano a decorrere dalle date ivi indicate.
Articolo 5
Valutazione di conformità
1. La procedura di valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE è il sistema per il controllo interno della progettazione di cui all’allegato IV della suddetta direttiva o il sistema di gestione di cui all’allegato V della stessa.
2. Ai fini della valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, la documentazione tecnica dei motori contiene una copia delle informazioni di prodotto fornite in conformità dell’allegato I, punto 2, del presente regolamento e i dettagli e i risultati dei calcoli di cui all’allegato II del presente regolamento.
3. Ai fini della valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, la documentazione tecnica dei VSD contiene una copia delle informazioni di prodotto fornite in conformità dell’allegato I, punto 4, del presente regolamento e i dettagli e i risultati dei calcoli di cui all’allegato II del presente regolamento.
4. Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello avente le medesime caratteristiche tecniche rilevanti per le informazioni tecniche da fornire, ma prodotto da un altro fabbricante; oppure
b)
dai calcoli effettuati in base al progetto o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o entrambe le cose,
la documentazione tecnica comprende i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti differenti.
La documentazione tecnica contiene un elenco di tutti i modelli equivalenti, con i relativi identificativi di modello.
Articolo 6
Procedura di verifica ai fini della sorveglianza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini di sorveglianza del mercato di cui all’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, gli Stati membri applicano la procedura di verifica illustrata nell’allegato III del presente regolamento.
Articolo 7
Elusione
e aggiornamenti del software
Il fabbricante, l’importatore o il mandatario non immette sul mercato prodotti progettati per poter rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e reagire in modo specifico alterando automaticamente le loro prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro specificato nel presente regolamento o dichiarato dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Il consumo di energia del prodotto e gli altri parametri dichiarati non peggiorano in seguito a un aggiornamento del software o del firmware se misurati secondo la stessa norma di prova originariamente utilizzata per la dichiarazione di conformità, salvo consenso esplicito dell’utilizzatore finale prima dell’aggiornamento. Non si verifica alcun deterioramento delle prestazioni a seguito del rifiuto dell’aggiornamento.
L’aggiornamento del software non ha mai l’effetto di modificare le prestazioni del prodotto in modo tale da renderlo non conforme alle specifiche per la progettazione ecocompatibile applicabili alla dichiarazione di conformità.
Articolo 8
Parametri di riferimento
I parametri di riferimento per i motori e i variatori di velocità più efficienti disponibili al momento dell’adozione del presente regolamento sono illustrati all’allegato IV.
Articolo 9
Riesame
La Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce del progresso tecnologico e ne presenta i risultati al forum consultivo, corredati, se del caso, un progetto di proposta di revisione, entro il 14 novembre 2023.
Il riesame valuta in particolare l’opportunità:
1)
di definire requisiti aggiuntivi di efficienza delle risorse per i prodotti in linea con gli obiettivi dell’economia circolare, tra cui l’identificazione e il riutilizzo di terre rare nei motori a magneti permanenti;
2)
del livello delle tolleranze ammesse ai fini della verifica;
3)
di fissare specifiche più rigorose per i motori e i variatori di velocità;
4)
di fissare requisiti minimi di efficienza energetica per i motori con una tensione nominale superiore a 1000 V;
5)
di fissare specifiche per combinazioni di motori e VSD immessi insieme sul mercato e per i variatori di velocità integrati (variatori compatti);
6)
delle esenzioni di cui all’articolo 2, paragrafi 2 e 3;
7)
di aggiungere altri tipi di motori all’ambito di applicazione, compresi i motori a magneti permanenti.
Articolo 10
Abrogazione
Il regolamento (CE) n. 640/2009 è abrogato con decorrenza dal 1o luglio 2021.
Articolo 11
Modifiche del regolamento (CE) n. 641/2009
1) All’articolo 1, punto 2, la lettera b) è sostituita dalla seguente:
«b) circolatori destinati a essere integrati in prodotti e immessi sul mercato prima del 1o gennaio 2022 in sostituzione di circolatori identici integrati in prodotti immessi sul mercato prima del 1o agosto 2015 e specificamente commercializzati in quanto tali, ad eccezione delle prescrizioni in materia di informazione di prodotto di cui all’allegato I, punto 2, paragrafo1, lettera e).».
2) All’allegato I, punto 2, paragrafo 1, la lettera e) è sostituita dalla seguente:
«e) per quanto concerne i circolatori destinati a essere integrati in prodotti e immessi sul mercato prima del 1o gennaio 2022 in sostituzione di circolatori identici integrati in prodotti immessi sul mercato prima del 1o agosto 2015, il circolatore di sostituzione o il suo imballaggio indica chiaramente il prodotto o i prodotti cui è destinato.».
Articolo 12
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o luglio 2021. Tuttavia, l’articolo 7, primo comma, e l’articolo 11 si applicano a decorrere dal 14 november 2023.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, l’1 ottobre 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10.
(2) Comunicazione della Commissione — Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016].
(3) Regolamento (CE) n. 640/2009 della Commissione, del 22 luglio 2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici (GU L 191 del 23.7.2009, pag. 26).
(4) COM(2015) 614 final del 2 dicembre 2015.
(5) COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016.
(6) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(7) Regolamento (CE) n. 641/2009 della Commissione, del 22 luglio 2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei circolatori senza premistoppa indipendenti e dei circolatori senza premistoppa integrati in prodotti (GU L 191 del 23.7.2009, pag. 35).
(8) Direttiva 2009/71/Euratom del Consiglio, del 25 giugno 2009, che istituisce un quadro comunitario per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari (GU L 172 del 2.7.2009, pag. 18).
(9) Direttiva 2014/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative agli apparecchi e sistemi di protezione destinati a essere utilizzati in atmosfere potenzialmente esplosive (GU L 96 del 29.3.2014, pag. 309).
ALLEGATO I
SPECIFICHE PER LA PROGETTAZIONE ECOCOMPATIBILE DEI MOTORI E VARIATORI DI VELOCITÀ
1. SPECIFICHE DI EFFICIENZA ENERGETICA DEI MOTORI
Le specifiche di efficienza energetica dei motori si applicano secondo il seguente calendario:
a)
a decorrere dal 1o luglio 2021:
i)
l’efficienza energetica dei motori trifase con una potenza nominale pari o superiore a 0,75 kW e pari o inferiore a 1 000 kW, con 2, 4, 6 o 8 poli, che non sono motori a sicurezza aumentata Ex eb, corrisponde almeno al livello di efficienza IE3 di cui alla tabella 2;
ii)
l’efficienza energetica dei motori trifase con una potenza nominale pari o superiore a 0,12 kW e inferiore a 0,75 kW, con 2, 4, 6 o 8 poli, che non sono motori a sicurezza aumentata Ex eb, corrisponde almeno al livello di efficienza IE2 di cui alla tabella 1;
b)
a decorrere dal 1o luglio 2023:
i)
l’efficienza energetica dei motori a sicurezza aumentata Ex eb con una potenza nominale pari o superiore a 0,12 kW e pari o inferiore a 1 000 kW, con 2, 4, 6 o 8 poli, e i motori monofase con una potenza nominale pari o superiore a 0,12 kW, corrisponde almeno al livello di efficienza IE2 di cui alla tabella 1;
ii)
l’efficienza energetica dei motori trifase che non sono motori autofrenanti, motori a sicurezza aumentata Ex eb o altri motori protetti dalle esplosioni, con una potenza nominale pari o superiore a 75 kW e pari o inferiore a 200 kW, con 2, 4 o 6 poli, corrisponde almeno al livello di efficienza IE4 di cui alla tabella 3.
L’efficienza energetica dei motori, espressa in classi di efficienza energetica internazionali (IE), è riportata nelle tabelle 1, 2 e 3 per diversi valori di potenza nominale PN del motore. Le classi IE sono determinate alla potenza nominale (PN), alla tensione nominale (UN), sulla base del funzionamento a 50 Hz e della temperatura ambiente di riferimento di 25 °C.
Tabella 1
Efficienze minime ηn per il livello di efficienza IE2 a 50 Hz (%)
Potenza nominale PN [kW]
Numero di poli
2
4
6
8
0,12
53,6
59,1
50,6
39,8
0,18
60,4
64,7
56,6
45,9
0,20
61,9
65,9
58,2
47,4
0,25
64,8
68,5
61,6
50,6
0,37
69,5
72,7
67,6
56,1
0,40
70,4
73,5
68,8
57,2
0,55
74,1
77,1
73,1
61,7
0,75
77,4
79,6
75,9
66,2
1,1
79,6
81,4
78,1
70,8
1,5
81,3
82,8
79,8
74,1
2,2
83,2
84,3
81,8
77,6
3
84,6
85,5
83,3
80,0
4
85,8
86,6
84,6
81,9
5,5
87,0
87,7
86,0
83,8
7,5
88,1
88,7
87,2
85,3
11
89,4
89,8
88,7
86,9
15
90,3
90,6
89,7
88,0
18,5
90,9
91,2
90,4
88,6
22
91,3
91,6
90,9
89,1
30
92,0
92,3
91,7
89,8
37
92,5
92,7
92,2
90,3
45
92,9
93,1
92,7
90,7
55
93,2
93,5
93,1
91,0
75
93,8
94,0
93,7
91,6
90
94,1
94,2
94,0
91,9
110
94,3
94,5
94,3
92,3
132
94,6
94,7
94,6
92,6
160
94,8
94,9
94,8
93,0
da 200 a 1 000
95,0
95,1
95,0
93,5
Tabella 2
Efficienze minime ηn per il livello di efficienza IE3 a 50 Hz (%)
Potenza nominale PN [kW]
Numero di poli
2
4
6
8
0,12
60,8
64,8
57,7
50,7
0,18
65,9
69,9
63,9
58,7
0,20
67,2
71,1
65,4
60,6
0,25
69,7
73,5
68,6
64,1
0,37
73,8
77,3
73,5
69,3
0,40
74,6
78,0
74,4
70,1
0,55
77,8
80,8
77,2
73,0
0,75
80,7
82,5
78,9
75,0
1,1
82,7
84,1
81,0
77,7
1,5
84,2
85,3
82,5
79,7
2,2
85,9
86,7
84,3
81,9
3
87,1
87,7
85,6
83,5
4
88,1
88,6
86,8
84,8
5,5
89,2
89,6
88,0
86,2
7,5
90,1
90,4
89,1
87,3
11
91,2
91,4
90,3
88,6
15
91,9
92,1
91,2
89,6
18,5
92,4
92,6
91,7
90,1
22
92,7
93,0
92,2
90,6
30
93,3
93,6
92,9
91,3
37
93,7
93,9
93,3
91,8
45
94,0
94,2
93,7
92,2
55
94,3
94,6
94,1
92,5
75
94,7
95,0
94,6
93,1
90
95,0
95,2
94,9
93,4
110
95,2
95,4
95,1
93,7
132
95,4
95,6
95,4
94,0
160
95,6
95,8
95,6
94,3
da 200 a 1 000
95,8
96,0
95,8
94,6
Tabella 3
Efficienze minime ηn per il livello di efficienza IE4 a 50 Hz (%)
Potenza nominale PN [kW]
Numero di poli
2
4
6
8
0,12
66,5
69,8
64,9
62,3
0,18
70,8
74,7
70,1
67,2
0,20
71,9
75,8
71,4
68,4
0,25
74,3
77,9
74,1
70,8
0,37
78,1
81,1
78,0
74,3
0,40
78,9
81,7
78,7
74,9
0,55
81,5
83,9
80,9
77,0
0,75
83,5
85,7
82,7
78,4
1,1
85,2
87,2
84,5
80,8
1,5
86,5
88,2
85,9
82,6
2,2
88,0
89,5
87,4
84,5
3
89,1
90,4
88,6
85,9
4
90,0
91,1
89,5
87,1
5,5
90,9
91,9
90,5
88,3
7,5
91,7
92,6
91,3
89,3
11
92,6
93,3
92,3
90,4
15
93,3
93,9
92,9
91,2
18,5
93,7
94,2
93,4
91,7
22
94,0
94,5
93,7
92,1
30
94,5
94,9
94,2
92,7
37
94,8
95,2
94,5
93,1
45
95,0
95,4
94,8
93,4
55
95,3
95,7
95,1
93,7
75
95,6
96,0
95,4
94,2
90
95,8
96,1
95,6
94,4
110
96,0
96,3
95,8
94,7
132
96,2
96,4
96,0
94,9
160
96,3
96,6
96,2
95,1
da 200 a 249
96,5
96,7
96,3
95,4
da 250 a 314
96,5
96,7
96,5
95,4
da 315 a 1 000
96,5
96,7
96,6
95,4
Per determinare l’efficienza minima dei motori a 50 Hz con potenza nominale PN compresa tra 0,12 e 200 kW non indicata nelle tabelle 1, 2 e 3, la formula da utilizzare è la seguente:
A, B, C e D sono coefficienti di interpolazione da determinare in base alle tabelle 4 e 5.
Tabella 4
Coefficienti di interpolazione per i motori con potenza nominale P compresa tra 0,12 kW e 0,55 kW
Codice IE
Coefficienti
2 poli
4 poli
6 poli
8 poli
IE2
A
22,4864
17,2751
-15,9218
6,4855
B
27,7603
23,978
-30,258
9,4748
C
37,8091
35,5822
16,6861
36,852
D
82,458
84,9935
79,1838
70,762
IE3
A
6,8532
7,6356
-17,361
-0,5896
B
6,2006
4,8236
-44,538
-25,526
C
25,1317
21,0903
-3,0554
4,2884
D
84,0392
86,0998
79,1318
75,831
IE4
A
-8,8538
8,432
-13,0355
-4,9735
B
-20,3352
2,6888
-36,9497
-21,453
C
8,9002
14,6236
-4,3621
2,6653
D
85,0641
87,6153
82,0009
79,055
Tra 0,55 kW e 0,75 kW si esegue un’interpolazione lineare con le efficienze minime ottenute per 0,55 kW e 0,75 kW.
Tabella 5
Coefficienti di interpolazione per i motori con potenza nominale P compresa tra 0,75 kW e 200 kW
Codice IE
Coefficienti
2 poli
4 poli
6 poli
8 poli
IE2
A
0,2972
0,0278
0,0148
2,1311
B
-3,3454
-1,9247
-2,4978
-12,029
C
13,0651
10,4395
13,247
26,719
D
79,077
80,9761
77,5603
69,735
IE3
A
0,3569
0,0773
0,1252
0,7189
B
-3,3076
-1,8951
-2,613
-5,1678
C
11,6108
9,2984
11,9963
15,705
D
82,2503
83,7025
80,4769
77,074
IE4
A
0,34
0,2412
0,3598
0,6556
B
-3,0479
-2,3608
-3,2107
-4,7229
C
10,293
8,446
10,7933
13,977
D
84,8208
86,8321
84,107
80,247
Le perdite sono determinate conformemente all’allegato II.
2. OBBLIGHI DI INFORMAZIONE DI PRODOTTO PER I MOTORI
Gli obblighi di informazione di prodotto di cui ai punti da 1 a 13 figurano in maniera visibile:
a)
nella scheda tecnica o nel manuale di istruzioni fornito con il motore;
b)
nella documentazione tecnica ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 5;
c)
nei siti web ad accesso libero del fabbricante del motore, del suo mandatario o dell’importatore, e;
d)
nella scheda tecnica fornita con i prodotti in cui il motore è incorporato.
Per quanto riguarda la documentazione tecnica, le informazioni sono fornite nell’ordine in cui sono presentate nei punti da 1 a 13. Non è necessario utilizzare la formulazione esatta dell’elenco. Tali informazioni possono essere presentate anche sotto forma di grafici figure o simboli chiaramente comprensibili, anziché di testo.
Dal 1o luglio 2021:
1)
efficienza nominale (ηΝ) al 100 %, 75 % e 50 % del carico e della tensione nominali (UN), determinata sulla base del funzionamento a 50 Hz e della temperatura ambiente di riferimento di 25 °C;
2)
livello di efficienza: «IE2», «IE3» o «IE4» determinato nella prima sezione del presente allegato;
3)
nome o marchio, numero di iscrizione nel registro delle imprese e sede del fabbricante;
4)
identificativo del modello del prodotto;
5)
numero di poli del motore;
6)
potenza(e) nominale(i) PN o intervallo di potenza nominale (kW);
7)
frequenza(e) d’ingresso nominale(i) del motore (Hz);
8)
tensione(i) nominale(i) o intervallo di tensione nominale (V);
9)
velocità nominale(i) o intervallo di velocità nominale (rpm);
10)
se monofase o trifase;
11)
informazioni sulla serie di condizioni di esercizio per cui è progettato il motore:
a)
altitudine sul livello del mare;
b)
temperature minima e massima dell’aria ambiente, anche per i motori con raffreddamento ad aria;
c)
temperatura del refrigerante dell’acqua in entrata al prodotto, se del caso;
d)
temperatura massima di esercizio;
e)
atmosfere potenzialmente esplosive;
12)
se il motore è considerato esente dalla specifica di efficienza ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 2, del presente regolamento, la ragione per cui è considerato esente.
A decorrere dal 1o luglio 2022:
13)
le perdite di potenza espresse in percentuale (%) della potenza nominale e arrotondate al primo decimale, nei punti di funzionamento del rapporto tra velocità e coppia (25; 25) (25; 100) (50; 25) (50; 50) (50; 100) (90; 50) (90; 100), determinate sulla base della temperatura ambiente di riferimento di 25 °C; se il motore non è adatto per funzionare in uno qualsiasi dei punti di funzionamento del rapporto tra velocità e coppia di cui sopra, per tali punti deve essere indicata la dicitura «N.A.» o «Non applicabile».
Le informazioni di cui ai punti 1 e 2 e l’anno di fabbricazione sono indicati in modo indelebile sulla targhetta del motore o accanto ad essa. Se le dimensioni della targhetta non consentono di riportare tutte le informazioni di cui al punto 1, si indica solo l’efficienza nominale al carico nominale massimo e alla tensione nominale.
Per i motori con una progettazione meccanica ed elettrica particolari, fabbricati appositamente su richiesta dei clienti, le informazioni elencate nei punti da 1 a 13 non devono essere necessariamente pubblicate su siti web a libero accesso se sono incluse nelle offerte commerciali fornite ai clienti.
I fabbricanti riportano nella scheda tecnica o nel manuale di istruzioni fornito con il motore informazioni sulle precauzioni specifiche eventualmente da adottare quando i motori sono assemblati, installati, sottoposti a manutenzione o utilizzati con variatori di velocità.
Per i motori esentati dalle specifiche di efficienza in conformità dell’articolo 2, punto 2, lettera m), del presente regolamento, il motore o il suo imballaggio e la documentazione devono indicare chiaramente la dicitura «motore da utilizzare esclusivamente come pezzo di ricambio per» e il prodotto o i prodotti cui è destinato.
Per i motori a 50/60 Hz e 60 Hz le informazioni di cui ai punti 1 e 2 di cui sopra possono essere fornite per l’esercizio a 60 Hz in aggiunta ai valori a 50 Hz, con chiara indicazione delle pertinenti frequenze.
Le perdite sono determinate conformemente all’allegato II.
3. SPECIFICHE DI EFFICIENZA DEI VARIATORI DI VELOCITÀ
Le specifiche di efficienza dei variatori di velocità si applicano come segue:
a decorrere dal 1o luglio 2021, le perdite di potenza dei variatori di velocità predisposti per funzionare con motori con una potenza nominale pari o superiore a 0,12 kW e pari o inferiore a 1 000 kW non superano le perdite di potenza massime corrispondenti al livello di efficienza IE2.
L’efficienza energetica per i VSD, espressa in classi di efficienza energetica internazionali (IE), è determinata sulla base delle perdite di potenza come segue:
le perdite di potenza massima della classe IE2 sono inferiori del 25 % rispetto al valore di riferimento di cui alla tabella 6.
Tabella 6
Perdite di riferimento dei variatori di velocità e fattore di spostamento del carico di prova per la determinazione della classe IE dei VSD
Potenza apparente del variatore di velocità (kVA)
Potenza nominale del motore (kW)
(indicativo)
Perdite di potenza di riferimento (kW), al 90 % della frequenza nominale dello statore del motore e al 100 % della coppia nominale che produce corrente
Fattore di spostamento cos phi del carico di prova
(+/- 0,08)
0,278
0,12
0,100
0,73
0,381
0,18
0,104
0,73
0,500
0,25
0,109
0,73
0,697
0,37
0,117
0,73
0,977
0,55
0,129
0,73
1,29
0,75
0,142
0,79
1,71
1,1
0,163
0,79
2,29
1,5
0,188
0,79
3,3
2,2
0,237
0,79
4,44
3
0,299
0,79
5,85
4
0,374
0,79
7,94
5,5
0,477
0,85
9,95
7,5
0,581
0,85
14,4
11
0,781
0,85
19,5
15
1,01
0,85
23,9
18,5
1,21
0,85
28,3
22
1,41
0,85
38,2
30
1,86
0,85
47
37
2,25
0,85
56,9
45
2,70
0,86
68,4
55
3,24
0,86
92,8
75
4,35
0,86
111
90
5,17
0,86
135
110
5,55
0,86
162
132
6,65
0,86
196
160
8,02
0,86
245
200
10,0
0,87
302
250
12,4
0,87
381
315
15,6
0,87
429
355
17,5
0,87
483
400
19,8
0,87
604
500
24,7
0,87
677
560
27,6
0,87
761
630
31,1
0,87
858
710
35,0
0,87
967
800
39,4
0,87
1 088
900
44,3
0,87
1 209
1 000
49,3
0,87
Se la potenza apparente del VSD è compresa tra due valori indicati nella tabella 6, per la determinazione della classe di IE si utilizzano il valore più elevato di perdita di potenza e il valore più basso del fattore di spostamento del carico di prova.
Le perdite sono determinate conformemente all’allegato II.
4. OBBLIGHI DI INFORMAZIONE DI PRODOTTO PER I VARIATORI DI VELOCITÀ
A decorrere dal 1o luglio 2021 le informazioni di prodotto per i variatori di velocità di cui ai punti da 1 a 11 figurano in maniera visibile:
a)
nella scheda tecnica o nel manuale di istruzioni fornito con il VSD;
b)
nella documentazione tecnica ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 5;
c)
nei siti web a libero accesso del fabbricante, del suo mandatario o dell’importatore, e;
d)
nella scheda tecnica fornita con i prodotti in cui il VSD è incorporato.
Per quanto riguarda la documentazione tecnica, le informazioni sono fornite nell’ordine in cui sono presentate nei punti da 1 a 11. Non è necessario utilizzare la formulazione esatta dell’elenco. Tali informazioni possono essere presentate anche sotto forma di grafici, figure o simboli chiaramente comprensibili, anziché di testo:
1)
perdite di potenza espresse in % del valore nominale della potenza apparente e arrotondate al primo decimale, nei punti di funzionamento per la frequenza relativa dello statore del motore rispetto alla relativa coppia che produce corrente (0; 25) (0; 50) (0; 100) (50; 25) (50; 50) (50; 100) (90; 50) (90; 100), nonché le perdite in stand-by, generate quando il VSD è alimentato ma non fornisce corrente al carico;
2)
livello di efficienza: «IE2» determinato nella terza sezione del presente allegato;
3)
nome o marchio, numero di iscrizione nel registro delle imprese e sede del fabbricante;
4)
identificativo del modello del prodotto;
5)
potenza apparente o intervallo di potenza apparente (kVA);
6)
potenza(e) nominale(i) PN indicativa(e) o intervallo di potenza nominale (kW) del motore;
7)
corrente nominale (A);
8)
temperatura massima di esercizio (°C);
9)
frequenza(e) nominale (i) di alimentazione (Hz);
10)
tensione(i) nominale(i) di alimentazione o intervallo di tensione nominale di alimentazione (V);
11)
se il VSD è considerato esente dalle specifiche di efficienza ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 3, del presente regolamento, la ragione per cui è considerato esente.
Per i VSD con una progettazione elettrica particolare, fabbricati appositamente su richiesta dei clienti, le informazioni sopra elencate nei punti da 1 a 11 non devono essere necessariamente pubblicate su siti web a libero accesso se sono incluse nelle offerte commerciali fornite ai clienti.
Le informazioni di cui ai punti 1 e 2 e l’anno di fabbricazione sono indicati in modo indelebile sulla targhetta del VSD o accanto ad essa. Se le dimensioni della targhetta non consentono di riportare tutte le informazioni di cui al punto 1, si indica solo l’efficienza nominale a (90:100).
Le perdite sono determinate conformemente all’allegato II.
ALLEGATO II
METODI DI MISURAZIONE E CALCOLI
Ai fini della conformità e della verifica della conformità ai requisiti del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati avvalendosi di norme armonizzate, i cui estremi siano stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili che tengono conto dello stato dell’arte generalmente riconosciuto, in linea con le disposizioni seguenti.
1. PER I MOTORI
La differenza tra la potenza meccanica prodotta e l’energia elettrica consumata è data dalle perdite che avvengono nel motore. Le perdite totali sono determinate utilizzando i metodi seguenti, alla temperatura ambiente di riferimento di 25 °C:
—
motori monofase: misurazione diretta: entrata - uscita;
—
motori trifase: somma delle perdite: perdite residue.
Per i motori a 60 Hz, si calcolano i valori equivalenti della potenza nominale (PN) e della tensione nominale (UN) per l’esercizio a 50 Hz in base ai valori applicabili a 60 Hz.
2. PER I VARIATORI DI VELOCITÀ
Per la determinazione delle classi di IE, le perdite di potenza dei VSD sono determinate al 100 % della coppia nominale che produce corrente e al 90 % della frequenza nominale dello statore del motore.
Le perdite totali sono determinate utilizzando uno dei metodi seguenti:
—
il metodo entrata - uscita; oppure
—
il metodo calorimetrico.
La frequenza di commutazione della prova è di 4 kHz fino a 111 kVA (90 kW) e 2 kHz al di sopra di tale valore, o si applicano le impostazioni di fabbrica predefinite dal costruttore.
È accettabile misurare le perdite del VSD ad una frequenza fino a 12 Hz invece che a zero.
I fabbricanti o i loro mandatari possono utilizzare anche il metodo di determinazione delle perdite singole. I calcoli devono essere effettuati usando i dati del fabbricante dei componenti con i valori tipici dei semiconduttori di potenza alla temperatura reale di esercizio del VSD o alla temperatura massima di esercizio specificata nella scheda tecnica. Se non sono disponibili i dati del fabbricante dei componenti, le perdite devono essere determinate mediante misurazione. È ammessa la combinazione di perdite calcolate e perdite misurate. Le diverse perdite individuali sono calcolate o misurate separatamente e le perdite totali sono determinate sommando tutte le perdite individuali.
Allegato III
PROCEDURA DI VERIFICA AI FINI DELLA SORVEGLIANZA DEL MERCATO
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica eseguita dalle autorità dello Stato membro sui parametri misurati e non devono essere utilizzate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario per stabilire i valori riportati nella documentazione tecnica o per interpretare tali valori al fine di conseguire la conformità o comunicare prestazioni migliori con qualsiasi mezzo.
Un modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi quando sono progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e per reagire in modo specifico alterando automaticamente le prestazioni durante la prova allo scopo di migliorare il livello dei parametri specificati nel presente regolamento o inclusi nella documentazione tecnica o altra documentazione fornita.
Nel verificare la conformità di un modello di prodotto alle specifiche di cui al presente regolamento, a norma dell’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, le autorità degli Stati membri applicano la procedura descritta di seguito.
1)
Le autorità dello Stato membro sottopongono a verifica una singola unità del modello.
2)
Il modello si considera conforme alle pertinenti specifiche se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’allegato IV, punto 2, della direttiva 2009/125/CE (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli, non sono più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei risultati delle corrispondenti misurazioni effettuate a norma della lettera g) dello stesso allegato; e
b)
i valori dichiarati soddisfano le specifiche di cui al presente regolamento, e le informazioni sul prodotto necessarie pubblicate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario non contengono valori più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei valori dichiarati; e
c)
quando le autorità dello Stato membro collaudano l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 7.
3)
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera a) o b), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
4)
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera c):
a)
nel caso di modelli prodotti in quantitativi inferiori a cinque unità l’anno compresi i modelli equivalenti, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento;
b)
nel caso di modelli prodotti in quantitativi pari o superiori a cinque unità l’anno compresi i modelli equivalenti, le autorità dello Stato membro selezionano tre unità supplementari dello stesso modello per sottoporle a prova. In alternativa, le tre unità supplementari selezionate possono essere una o più di modelli equivalenti.
5)
Il modello è considerato conforme alle specifiche applicabili se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze ammesse ai fini della verifica riportate nella tabella 7.
6)
Se non si ottiene il risultato di cui al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
7)
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi del punto 3 o 6.
Le autorità dello Stato membro si avvalgono dei metodi di calcolo e misurazione stabiliti nell’allegato II.
Tenuto conto delle limitazioni di peso e di dimensioni per il trasporto di motori con potenza nominale da 375 a 1 000 kW, le autorità degli Stati membri possono decidere di eseguire la procedura di verifica nei locali dei fabbricanti, mandatari o importatori prima che i prodotti siano messi in servizio. L’autorità dello Stato membro può procedere a tale verifica utilizzando le proprie apparecchiature di prova.
Se per tali motori sono previste prove di accettazione in fabbrica che contemplano i parametri di cui all’allegato I del presente regolamento, le autorità dello Stato membro possono decidere di ricorrere al collaudo in presenza di testimoni per raccogliere i risultati delle prove che possono essere utilizzati per verificare la conformità del motore in esame. Le autorità possono chiedere a un fabbricante, a un mandatario o a un importatore di rivelare informazioni su eventuali prove di accettazione in fabbrica pertinenti per il collaudo in presenza di testimoni.
Nei casi citati nei due paragrafi precedenti, le autorità degli Stati membri devono limitarsi a verificare una singola unità del modello. Se non si ottiene il risultato di cui al punto 2, lettera c), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze stabilite nella tabella 7 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per le specifiche di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 7 non si applicano altre tolleranze, come quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 7
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Parametri
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Perdite totali (1-η) per i motori con una potenza nominale pari o superiore a 0,12 kW e pari o inferiore a 150 kW.
Il valore determinato (*1) non supera il valore (1-η) calcolato sulla base dell’η dichiarato di oltre il 15 %.
Perdite totali (1-η) per i motori con una potenza nominale superiore a 150 kW e pari o inferiore a 1 000 kW.
Il valore determinato (*1) non supera il valore (1-η) calcolato sulla base dell’η dichiarato di oltre il 10 %.
Perdite totali per i variatori di velocità.
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato di oltre il 10 %.
(*1) Nel caso di tre unità supplementari collaudate secondo quanto previsto al punto 4, lettera b), per valore determinato si intende la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
Allegato IV
PARAMETRI DI RIFERIMENTO
In appresso è indicata la migliore tecnologia disponibile sul mercato al momento dell’adozione del presente regolamento per quanto attiene agli aspetti ambientali quantificabili considerati significativi.
Per i motori il livello IE4 è stato individuato come la migliore tecnologia disponibile. Esistono motori con perdite inferiori del 20 %, ma con una disponibilità limitata, non in tutti gli intervalli di potenza disciplinati dal presente regolamento e non sotto forma di motori a induzione.
Per i variatori di velocità, la migliore tecnologia disponibile sul mercato corrisponde al 20 % delle perdite di potenza di riferimento indicate nella tabella 6. Utilizzando tecnologie al carburo di silicio (SiC MOFSET), le perdite dei semiconduttori potrebbero essere ulteriormente ridotte di circa il 50 % rispetto a una soluzione convenzionale.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Specifiche per la progettazione ecocompatibile — Motori elettrici e variatori di velocità
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento stabilisce i requisiti della progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di motori elettrici* e variatori di velocità (VSD)*, anche integrati in altri prodotti.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento si applica a:motori elettrici a induzione senza spazzole, commutatori, collettori rotanti o collegamenti elettrici al rotore, previsti per funzionare a una tensione sinusoidale di 50 Hz, 60 Hz o 50/60 Hz, chehanno due, quattro, sei o otto poli;hanno una tensione nominale superiore a 50 V e fino a 1 000 V inclusihanno una potenza nominale compresa tra 0,12 kW e 1 000 kW inclusi;hanno caratteristiche basate su un funzionamento in continuo; esono previsti per funzionare ad avviamento diretto; VSD con 3 fasi di ingresso chesono previsti per funzionare con un motore come indicato sopra, con un intervallo di potenza nominale del motore compreso tra 0,12 kW e 1 000 kW;hanno una tensione nominale superiore a 100 V e fino a 1 000 V inclusi in corrente alternata (CA); ehanno una sola tensione di uscita CA.Alcuni tipi di apparecchiature progettate per funzionare in determinate condizioni sono esenti da alcuni requisiti in materia di efficienza energetica e informazioni sul prodotto, quali:motori o VSD completamente integrati in un prodotto (ad esempio in un cambio, una pompa, un ventilatore o un compressore) per i quali non è possibile collaudare le prestazioni energetiche indipendentemente dal prodotto; motori specificamente progettati e designati per funzionare esclusivamente ad altitudini elevate o a temperature estreme; motori specificamente progettati e designati per funzionare interamente immersi in un liquido; motori o VSD con caratteristiche specifiche per garantire la sicurezza degli impianti nucleari; motori protetti dalle esplosioni specificamente progettati e certificati per i lavori nelle miniere; motori in apparecchiature senza fili o a batteria; motori in apparecchiature portatili il cui peso è sostenuto a mano durante il funzionamento; motori in apparecchiature mobili condotte a mano trasportate durante il funzionamento; motori immessi sul mercato prima del 1o luglio 2029 come sostituti di motori identici integrati in prodotti immessi sul mercato prima del1o luglio 2021 per i motori di cui all’allegato I, punto I, lettera a) e prima del 1o luglio 2023 per i motori dí cui all’allegato I, punto I, lettera b), e commercializzati specificamente come tali [vedi modifica al regolamento (UE) 2021/341 della Commissione]; motori progettati specificamente per i veicoli a trazione elettrica.Il regolamento:definisce un calendario nell’allegato I per l’introduzione dei requisiti di progettazione ecocompatibile (inizialmente il 1o luglio 2021, con ulteriori requisiti introdotti dal 1o luglio 2022 e dal 1o luglio 2023). Essi comprendono:l’efficienza energetica dei motori elettrici;gli obblighi di informazione prodotto per i motori;l’efficienza energetica e gli obblighi di informazione prodotto per i VSD; definisce la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato II i metodi di misurazione e di calcolo che devono essere seguiti.Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato III quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato.
L’allegato IV dettaglia i parametri di riferimento definiti sulla base della migliore tecnologia disponibile per i motori e i VSD per quanto attiene agli aspetti ambientali quantificabili considerati significativi. Per i motori il livello IE4 è stato individuato come la migliore tecnologia disponibile.
La Commissione deve procedere al riesame del regolamento alla luce del progresso tecnologico e presentarne i risultati al forum consultivo, corredati, se del caso, di un progetto di proposta di revisione, entro il 14 novembre 2023.
Il regolamento modifica il regolamento (CE) n. 641/2009 e abroga il regolamento (CE) n. 640/2009.
A PARTIRE DA QUANDO È IN VIGORE IL REGOLAMENTO?
È applicato a partire dal 1o luglio 2021. Alcuni obblighi riguardanti l’elusione e gli aggiornamenti del software, nonché le modifiche al regolamento (CE) n. 641/2009 sono entrati in vigore dal 14 novembre 2019.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. La Commissione li imposta per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’Unione e che hanno un impatto ambientale significativo.
La direttiva RAEE stabilisce i requisiti per il ricupero e il riciclaggio di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) al fine di ridurre gli effetti ambientali negativi della produzione e gestione di RAEE, e del consumo di risorse.
Per ulteriori informazioni consultare:Motori elettrici e variatori di velocità (Commissione Europea) Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: pratiche volte a migliorare, attraverso una migliore progettazione, la prestazione ambientale di prodotti lungo il loro ciclo di vita, specialmente la loro efficienza energetica.
Motore elettrico: dispositivo che converte l’energia elettrica in potenza meccanica sotto forma di rotazione con una velocità di rotazione e una coppia che dipendono da una serie di fattori, tra cui la frequenza della tensione di alimentazione e il numero di poli del motore;
Variatore di velocità (VSD): il convertitore elettronico di potenza che adatta continuamente l’energia elettrica fornita a un determinato motore per controllarne la potenza meccanica secondo la caratteristica coppia-velocità del carico azionato dal motore, adeguando l’alimentazione elettrica fornita al motore alla frequenza e alla tensione variabili. Comprende tutti gli elementi elettronici collegati tra la rete e il motore, comprese le estensioni, quali i dispositivi di protezione, i trasformatori e gli ausiliari.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (UE) 2019/1781 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici e dei variatori di velocità in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 641/2009 della Commissione per quanto riguarda le specifiche per la progettazione ecocompatibile dei circolatori senza premistoppa indipendenti e dei circolatori senza premistoppa integrati in prodotti e abroga il regolamento (CE) n. 640/2009 della Commissione (GU L 272 del 25.10.2019, pag. 74).
Le successive modifiche al regolamento (UE) 2019/1781 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 641/2009 della Commissione, del 22 luglio 2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei circolatori senza premistoppa indipendenti e dei circolatori senza premistoppa integrati in prodotti (GU L 191 del 23.7.2009, pag. 35).
Si veda la versione consolidata.
Comunicazione della Commissione nel quadro dell’applicazione del regolamento della Commissione (CE) n. 640/2009, recante modalità di applicazione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici (pubblicazione di titoli e riferimenti di norme armonizzate ai sensi della direttiva) (GU C 394 del 20.12.2012, pag. 20). |
Specifiche per la progettazione ecocompatibile delle apparecchiature di saldatura
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Stabilisce le specifiche di progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di apparecchiature di saldatura alimentate dalla rete elettrica.
PUNTI CHIAVE
Elenca i processi di saldatura a cui si applica il regolamento e quelli a cui non si applica. Le specifiche per la progettazione ecocompatibile sono riportate nell’allegato II e comprendono:livelli di efficienza minimi per la sorgente di energia utilizzata;valore massimo di consumo di energia allo «stato inattivo» (simile allo standby);specifiche per gli aspetti non correlati all’energia, al fine di agevolare la riparazione, lo smontaggio, il prolungamento della vita utile e il riutilizzo di apparecchiature e componenti di saldatura, tra cui:mettere a disposizione dei riparatori professionisti i pezzi di ricambio per un periodo minimo di 10 anni;mettere gratuitamente a disposizione dei riparatori professionisti informazioni specifiche per la riparazione e la manutenzione attraverso il sito web del produttore dell’apparecchiatura di saldatura, dell’importatore o del mandatario. Il regolamento stabilisce la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato III i metodi di misurazione e i calcoli da seguire basati, ove disponibili, sulle norme armonizzate adottate dalle organizzazioni europee di normazione. Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato IV quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato. Il fabbricante, l’importatore o il mandatario non immettono sul mercato prodotti in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova e alterare automaticamente le loro prestazioni. L’allegato V stabilisce i parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le tecniche migliori disponibili sul mercato in termini di efficienza della sorgente di energia e di consumo di energia allo stato inattivo. La Commissione europea deve rivedere il regolamento alla luce dei progressi tecnologici e presentarne i risultati, compresa, se del caso, una bozza di proposta di revisione entro il 14 novembre 2024.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Si applica dal 1o gennaio 2021.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. La Commissione li stabilisce per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’UE e che hanno un impatto ambientale significativo.
Per ulteriori informazioni consultare:Apparecchiature di saldatura: Specifiche per la progettazione ecocompatibile (Commissione europea) Spiegazione delle nuove misure di progettazione ecocompatibile (Commissione europea) Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: Politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (UE) n. 2019/1784 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile delle apparecchiature di saldatura conformemente alla direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 272 del 25.10.2019, pag. 121).
DOCUMENTI CORRELATI
Comunicazione della Commissione — Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM(2016) 773 final del 30.11.2016].
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — L’anello mancante: piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare [COM(2015) 614 final del 2.12.2015].
Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
Le successive modifiche al regolamento (UE) n. 1025/2012 sono state integrate nel documento originale. Questa versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO (UE) 2019/1784 DELLA COMMISSIONE
dell’1 ottobre 2019
che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile delle apparecchiature di saldatura conformemente alla direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto l’articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
vista la direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (1), in particolare l’articolo 15, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
Ai sensi della direttiva 2009/125/CE la Commissione dovrebbe fissare specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia che rappresentano un significativo volume di vendite e di scambi commerciali nell’Unione, che hanno un significativo impatto ambientale e che possiedono notevoli potenzialità di miglioramento in termini di riduzione dell’impatto ambientale per effetto della modifica della loro progettazione senza che ciò comporti costi eccessivi.
(2)
La comunicazione COM (2016) 773 final (2) della Commissione (piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile), adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE, stabilisce le priorità di lavoro nell’ambito del quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile individua i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preparatori e la successiva adozione di misure di esecuzione, come pure il riesame dei regolamenti vigenti.
(3)
Le misure del piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile possono potenzialmente consentire nel 2030 risparmi annui di energia finale superiori a 260 TWh, il che equivale a una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di circa 100 milioni di tonnellate all’anno nel 2030.
(4)
La Commissione ha condotto uno studio preparatorio per analizzare gli aspetti tecnici, ambientali ed economici delle apparecchiature di saldatura e delle macchine utensili impiegate a scopo industriale (3). Tra le apparecchiature di saldatura oggetto dello studio figurano le apparecchiature di saldatura ad arco e al plasma per metalli, progettate e destinate di norma a usi industriali e professionali (4). Si è ritenuto che non debbano essere oggetto di regolamentazione le apparecchiature di saldatura alimentate esclusivamente a motore o a pila.
(5)
Lo studio preparatorio è stato condotto in stretta collaborazione con i portatori di interessi e le parti interessate all’interno e all’esterno dell’UE. I risultati sono stati resi pubblici e presentati al forum consultivo istituito a norma dell’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(6)
Gli aspetti ambientali delle apparecchiature di saldatura ritenuti significativi ai fini del presente regolamento sono:
a)
consumo di energia nella fase di esercizio, anche quando i prodotti sono in modalità di «inattività»,
b)
aspetti relativi all’efficienza delle risorse.
(7)
Il consumo finale di energia annuo direttamente connesso ad apparecchiature di saldatura dovrebbe essere superiore a 6 TWh nel 2030, pari a 2,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, esclusa l’energia utilizzata per la fabbricazione dei relativi materiali di consumo (ad esempio gas di protezione, filo per saldatura). Dallo studio preparatorio è emerso che il consumo di energia nella fase di esercizio e in varie modalità di standby o di inattività può essere ridotto in misura significativa.
(8)
Si stima che entro il 2030 le specifiche per la progettazione ecocompatibile del presente regolamento si tradurranno in un risparmio energetico annuo di 1,09 TWh, corrispondente a risparmi totali annui di circa 0,27 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
(9)
La comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sul piano d’azione per l’economia circolare [COM(2015) 614 final] (5) e il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile mettono in luce l’importanza di utilizzare il quadro della progettazione ecocompatibile per sostenere il passaggio a un’economia circolare e più efficiente sotto il profilo delle risorse. La direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (6) fa riferimento alla direttiva 2009/125/CE e stabilisce che le specifiche per la progettazione ecocompatibile dovrebbero agevolare il riutilizzo, lo smaltimento e il recupero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), affrontando i problemi a monte. Di conseguenza il presente regolamento stabilisce le specifiche per gli aspetti non correlati all’energia, tra cui:
a)
lo smontaggio,
b)
la riparabilità,
c)
le materie prime essenziali.
(10)
Il presente regolamento stabilisce inoltre che le apparecchiature di saldatura devono essere corredate di informazioni sull’uso dei gas di protezione durante la saldatura e sulle quantità di filo per saldatura o materiale d’apporto utilizzate.
(11)
Il consumo di energia e di risorse delle apparecchiature di saldatura potrebbe essere ridotto applicando le tecnologie non proprietarie esistenti senza provocare un aumento dei costi combinati di acquisto e di esercizio.
(12)
Lo studio preparatorio ha concluso che le specifiche per la progettazione ecocompatibile proposte non incidono sulla funzionalità o sull’accessibilità economica delle apparecchiature di saldatura per gli utenti finali e non producono ripercussioni negative sulla salute, sulla sicurezza o sull’ambiente.
(13)
La tempistica per l’introduzione delle specifiche per la progettazione ecocompatibile consente ai fabbricanti di riprogettare i prodotti oggetto del presente regolamento. Essa tiene conto dell’incidenza sui costi per i fabbricanti, in particolare per l’elevato numero di imprese di piccole e medie dimensioni del settore della fabbricazione di apparecchiature di saldatura nell’UE, garantendo nel contempo il tempestivo conseguimento degli obiettivi del presente regolamento.
(14)
È opportuno che i parametri di prodotto siano misurati e calcolati applicando metodi affidabili, accurati e riproducibili che tengano conto di tecniche di misurazione e di calcolo all’avanguardia riconosciute, comprese, ove possibile, le norme armonizzate adottate dagli organismi europei di normazione su richiesta della Commissione, conformemente al regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
(15)
Ai sensi dell’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, il presente regolamento dovrebbe specificare le procedure di valutazione della conformità applicabili.
(16)
Per agevolare i controlli della conformità è opportuno che i fabbricanti forniscano le informazioni contenute nella documentazione tecnica di cui agli allegati IV e V della direttiva 2009/125/CE, allorché tali informazioni si riferiscano alle specifiche stabilite nel presente regolamento.
(17)
Oltre alle specifiche giuridicamente vincolanti stabilite nel presente regolamento, è necessario definire parametri di riferimento per le migliori tecnologie disponibili, al fine di garantire l’ampia disponibilità di informazioni relative alle prestazioni ambientali durante il ciclo di vita dei prodotti oggetti del presente regolamento e di agevolarne l’accessibilità, conformemente all’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE.
(18)
Al fine di migliorare l’efficacia e la credibilità del presente regolamento e di proteggere i consumatori, dovrebbero essere vietati i prodotti che alterano automaticamente le loro prestazioni in condizioni di prova allo scopo di migliorare i parametri dichiarati.
(19)
Un riesame del presente regolamento dovrebbe valutare l’adeguatezza e l’efficacia delle sue disposizioni ai fini del conseguimento dei suoi obiettivi. La tempistica del riesame dovrebbe consentire che tutte le disposizioni siano attuate e producano effetti sul mercato.
(20)
Al fine di migliorare il funzionamento del mercato interno e le prestazioni ambientali delle apparecchiature di saldatura in tutta l’Unione, le specifiche per la progettazione ecocompatibile dovrebbero armonizzare le pertinenti specifiche in materia di consumo di energia e di uso efficiente delle risorse. Le specifiche dovrebbero essere riesaminate al più tardi nel 2024 alla luce dell’evoluzione della tecnologia al fine di sfruttare ulteriori possibilità di miglioramento delle prestazioni delle apparecchiature e del funzionamento del mercato interno.
(21)
Le misure di cui al presente regolamento sono state discusse dal forum consultivo di cui all’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(22)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito a norma dell’articolo 19, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile relative all’immissione sul mercato o alla messa in servizio di apparecchiature di saldatura alimentate dalla rete elettrica.
2. Il presente regolamento si applica alle apparecchiature di saldatura che utilizzano uno o più dei seguenti procedimenti di saldatura e affini:
a)
saldatura ad arco manuale;
b)
saldatura ad arco con elettrodi rivestiti;
c)
saldatura con filo animato autoprotetto;
d)
saldatura ad arco con filo animato;
e)
saldatura a gas inerte e saldatura a gas attivo;
f)
saldatura con elettrodo di tungsteno in gas inerte;
g)
taglio al plasma.
3. Il presente regolamento non si applica alle apparecchiature di saldatura che utilizzano i seguenti procedimenti di saldatura e affini:
a)
saldatura ad arco sommerso;
b)
saldatura ad arco a servizio limitato;
c)
saldatura a resistenza;
d)
saldatura di perni.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1.
«apparecchiature di saldatura»: i prodotti utilizzati per la saldatura, la brasatura o il taglio (o tutte le suddette operazioni) manuali, automatici o semiautomatici, tramite procedimenti di saldatura ad arco e affini, fissi o trasportabili, composti di parti o di componenti, di cui almeno uno mobile, collegati tra loro per produrre coalescenza di metalli attraverso il loro riscaldamento sino alla temperatura utile per la saldatura (con o senza l’applicazione di pressione) o mediante l’applicazione della sola pressione, con o senza l’uso di metallo d’apporto, con o senza l’uso di uno o più gas di protezione, utilizzando strumenti e tecnologie adeguati, permettendo di produrre un manufatto con geometrie definite;
2.
«saldatura ad arco manuale»: un procedimento di saldatura ad arco con elettrodi rivestiti in cui la mano dell’operatore controlla la velocità di esecuzione dei procedimenti di saldatura e il ritmo con il quale l’elettrodo è immesso nell’arco elettrico;
3.
«saldatura ad arco con elettrodi rivestiti»: un procedimento di saldatura ad arco mediante il quale la coalescenza è prodotta attraverso il riscaldamento con un arco elettrico tra un elettrodo di metallo rivestito e la superficie del pezzo in lavorazione e l’area di lavoro; la protezione è ottenuta dalla decomposizione del rivestimento dell’elettrodo; non si fa ricorso alla pressione e il metallo d’apporto è ottenuto dall’elettrodo;
4.
«saldatura con filo animato autoprotetto»: un procedimento di saldatura a filo in cui un filo continuo internamente cavo è immesso tramite la pistola saldatrice nel punto di saldatura senza la necessità di utilizzare un gas di protezione esterno per proteggere il bagno di fusione da ogni possibile contaminazione; non un gas di protezione esterno, bensì un flusso agglomerato nel filo cavo reagisce con l’arco di saldatura per formare un gas che protegge il bagno di fusione;
5.
«saldatura ad arco con filo animato»: un procedimento di saldatura che utilizza elettrodi tubolari compositi di metallo d’apporto costituiti da un rivestimento metallico e da un’anima di vari materiali in polvere, che produce un ampio strato di scorie sul cordone di saldatura; può essere o non essere necessario utilizzare uno o più gas di protezione esterni;
6.
«saldatura a gas inerte»: un procedimento di saldatura ad arco con metallo sotto protezione di gas nel quale la coalescenza è prodotta attraverso il riscaldamento con un arco tra un elettrodo continuo (consumabile) del metallo d’apporto e la superficie del pezzo in lavorazione; la protezione è assicurata esclusivamente per mezzo di un gas fornito dall’esterno, o una miscela di gas, che è inerte;
7.
«saldatura a gas attivo»: un procedimento di saldatura ad arco con metallo sotto protezione di gas nel quale la coalescenza è prodotta attraverso il riscaldamento con un arco tra un elettrodo continuo (consumabile) del metallo d’apporto e la superficie del pezzo in lavorazione; la protezione è assicurata esclusivamente per mezzo di un gas fornito dall’esterno, o una miscela di gas, che è attivo;
8.
«saldatura con elettrodo di tungsteno in gas inerte»: un procedimento di saldatura ad arco nel quale la coalescenza è prodotta attraverso il riscaldamento con un arco tra un unico elettrodo (non consumabile) di tungsteno e la superficie del pezzo in lavorazione; la protezione è assicurata per mezzo di un gas o una miscela di gas; può essere o non essere necessaria l’applicazione di pressione e può essere o non essere utilizzato metallo d’apporto;
9.
«taglio al plasma»: un procedimento di taglio ad arco che utilizza un arco limitato ed elimina il metallo fuso mediante un getto ad elevata velocità di gas ionizzato (gas plasma) condotto attraverso uno stretto orifizio; il taglio al plasma è un procedimento a elettrodo negativo a corrente continua;
10.
«gas plasma» (denominato anche «gas orifizio» o «gas da taglio»): un gas condotto in una torcia per circondare l’elettrodo, che è ionizzato dall’arco per formare un plasma ed esce dall’ugello della torcia come getto di plasma;
11.
«gas di protezione» (denominato anche «gas secondario»): un gas che non passa attraverso l’orifizio dell’ugello, bensì attorno all’ugello e forma uno scudo attorno all’arco elettrico;
12.
«saldatura ad arco sommerso»: un procedimento di saldatura ad arco che utilizza uno o più archi superiori a 600 ampere tra uno o più elettrodi di metallo nudo e il bagno di fusione; l’arco e il metallo fuso sono protetti da un flusso granulare che copre i pezzi in lavorazione; non c’è applicazione di pressione e il procedimento utilizza metallo d’apporto dall’elettrodo e talvolta da fonti aggiuntive come bacchette per saldatura, flussi o granuli di metalli;
13.
«saldatura ad arco a servizio limitato»: la saldatura ad arco e i procedimenti affini non destinati ad applicazioni industriali e professionali e che:
a)
usano un’alimentazione monofase a basso voltaggio della rete pubblica;
b)
se a motore, non superano una potenza di uscita di 7,5 kVA;
c)
per funzionare non necessitano di dispositivi per l’accensione e la stabilizzazione dell’arco, di sistemi di raffreddamento con liquidi o di console per gas;
14.
«saldatura a resistenza»: un procedimento termoelettrico in cui il calore è generato all’interfaccia tra le parti da saldare mediante il passaggio di una corrente elettrica attraverso le parti per un tempo regolato con precisione ed esercitando una pressione controllata; non è necessario alcun materiale di consumo come bacchette o gas di protezione;
15.
«saldatura di perni»: un procedimento di saldatura in cui un perno in metallo o una parte simile vengono uniti (manualmente o in modo automatico o semiautomatico) a un oggetto servendosi di un arco elettrico per riscaldare entrambe le parti;
16.
«modello equivalente»: il modello che presenta le stesse caratteristiche tecniche pertinenti ai fini delle informazioni tecniche da fornire, ma che è immesso sul mercato o messo in servizio dallo stesso fabbricante, mandatario o importatore come un altro modello, con identificativo del modello diverso;
17.
«identificativo del modello»: il codice, solitamente alfanumerico, che distingue un dato modello di prodotto da altri modelli che riportano lo stesso marchio o il nome dello stesso fabbricante, mandatario o importatore.
Articolo 3
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile stabilite nell’allegato II si applicano a decorrere dalle date ivi indicate.
Articolo 4
Valutazione di conformità
1. La procedura di valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE costituisce il sistema per il controllo interno della progettazione di cui all’allegato IV della stessa direttiva o il sistema di gestione di cui all’allegato V della stessa direttiva.
2. Ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, il fascicolo tecnico contiene una copia delle informazioni sul prodotto fornite conformemente all’allegato II, punti 2 e 3, nonché i dettagli e i risultati dei calcoli di cui all’allegato III del presente regolamento.
3. Se le informazioni della documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello che presenta le stesse caratteristiche tecniche pertinenti per le informazioni tecniche da fornire, ma è prodotto da un altro fabbricante;
b)
tramite calcoli effettuati in base al progetto, per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o con entrambi i metodi,
la documentazione tecnica comprende i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti differenti.
La documentazione tecnica include un elenco di tutti i modelli equivalenti, con i relativi identificativi del modello.
Articolo 5
Procedura di verifica a fini di sorveglianza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini di sorveglianza del mercato di cui all’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, gli Stati membri applicano la procedura di verifica di cui all’allegato IV.
Articolo 6
Elusione e aggiornamenti del software
Il fabbricante, il mandatario o l’importatore non immettono sul mercato prodotti progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e per reagire in modo specifico alterando automaticamente le loro prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro dichiarato dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Il consumo di energia del prodotto e gli altri parametri dichiarati non peggiorano in seguito a un aggiornamento del software o del firmware se misurati secondo la stessa norma di prova originariamente utilizzata per la dichiarazione di conformità, salvo consenso esplicito dell’utilizzatore finale prima dell’aggiornamento. Se l’aggiornamento non è accettato le prestazioni non risultano in alcun modo modificate.
L’aggiornamento del software non determina mai una modifica delle prestazioni del prodotto tale da renderlo non conforme alle specifiche di progettazione ecocompatibile applicabili alla dichiarazione di conformità.
Articolo 7
Parametri di riferimento
I parametri di riferimento per i prodotti e le tecniche migliori disponibili sul mercato al momento dell’adozione del presente regolamento sono illustrati nell’allegato V.
Articolo 8
Riesame
La Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce dei progressi tecnologici e presenta al forum consultivo i risultati di tale valutazione, compreso, se del caso, un progetto di proposta di revisione entro il 14 novembre 2024.
Il riesame valuta, in particolare, se sia opportuno fissare apposite specifiche per la progettazione ecocompatibile relativamente ai seguenti punti:
a)
limiti più rigorosi dell’efficienza della sorgente di energia e di consumo di energia allo stato inattivo;
b)
emissioni nell’atmosfera associate all’uso di apparecchiature di saldatura;
c)
specifiche supplementari di efficienza delle risorse per i prodotti, conformemente agli obiettivi dell’economia circolare;
d)
prodotti che utilizzano procedimenti di saldatura ad arco sommerso, saldatura ad arco a servizio limitato, saldatura a resistenza e saldatura di perni.
Esso valuta altresì se sia opportuno estendere l’ambito di applicazione del presente regolamento alle macchine utensili professionali, e in particolare stabilire specifiche per la progettazione ecocompatibile appropriate per le macchine utensili per quanto riguarda i valori minimi di efficienza allo stato inattivo, in modalità standby e in altri modi a basso consumo energetico.
Articolo 9
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Il presente regolamento si applica a decorrere dal 1o gennaio 2021.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, l’1 ottobre 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10.
(2) Comunicazione della Commissione. Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM (2016) 773 final, Bruxelles, 30.11.2016].
(3) Le macchine utensili erano state inizialmente prese in considerazione in sede di lavori preparatori, ma sono state escluse dall’ambito di applicazione del presente regolamento a causa della difficoltà di stabilire requisiti minimi di efficienza sulla base delle informazioni attualmente disponibili. La raccolta di dati complementari, in particolare in merito alle opzioni tecniche per ridurre i consumi energetici negli stati di inattività come in modalità standby e in altri modi a consumo ridotto, potrebbe portare alla proposta in futuro di misure di progettazione ecocompatibile per le macchine utensili.
(4) Come definito nella norma IEC 60 974-1: Apparecchi di saldatura ad arco — parte 1: Sorgenti di corrente di saldatura. Dall’ambito di applicazione del presente regolamento sono espressamente escluse le apparecchiature di saldatura ad arco e taglio ad impiego limitato da parte di non professionisti in conformità alla norma IEC 60 974-6: Apparecchiature per la saldatura ad arco — parte 6: Apparecchiature ad impiego limitato.
(5) Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. L’anello mancante - Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare [COM(2015) 0614 final, Bruxelles, 2.12.2015].
(6) Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
(7) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
ALLEGATO I
Definizioni applicabili agli allegati
Si applicano le seguenti definizioni:
1)
«efficienza della sorgente di energia»: il rapporto, espresso in percentuale, tra la potenza di uscita in condizioni di saldatura standard e di tensioni di carico standard e il consumo massimo di energia della sorgente di energia;
2)
«stato inattivo»: lo stato di esercizio in cui l’apparecchiatura è accesa e il circuito di saldatura non è alimentato;
3)
«consumo di energia allo stato inattivo»: il consumo di energia, in watt, allo stato inattivo;
4)
«sorgente di energia»: un dispositivo che utilizza la corrente alternata (AC) per produrre una o più potenze di uscita in AC, o che converte la corrente alternata in una o più potenze di uscita in corrente continua (DC) al fine di alimentare un’apparecchiatura di saldatura;
5)
«quadro comandi»: un’interfaccia operativa globale, contenente comandi e indicatori, tra l’utilizzatore e l’apparecchiatura di saldatura;
6)
«alloggiamento dell’apparecchiatura»: un involucro destinato a proteggere il prodotto dall’ambiente, compresa l’umidità ambiente, e da eventuali urti;
7)
«pila»: un dispositivo quale definito all’articolo 3 della direttiva 2006/66/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (1), anche nel senso di «pacco batterie» o «pile o accumulatori industriali» di cui allo stesso articolo;
8)
«torcia per saldatura»: un dispositivo che fornisce la corrente di saldatura all’elettrodo, il che può includere il trasferimento della corrente a un eventuale elettrodo consumabile, e che fornisce altresì il gas di protezione, quando è usato, alla superficie dell’arco elettrico;
9)
«tubo di alimentazione del gas»: un tubo di alimentazione specificamente destinato alla fornitura di gas combustibili (come l’acetilene), aria compressa e gas di protezione utilizzati nelle operazioni di saldatura, costituito di norma da un tubo e una guaina protettiva, spesso specifico per il tipo di gas utilizzato e, talvolta, per le condizioni di esercizio;
10)
«regolatore di alimentazione del gas»: un dispositivo che riduce la pressione più alta dei gas compressi forniti alla pressione più bassa che può essere utilizzata in condizioni di sicurezza nell’apparecchiatura di saldatura; è spesso dotato di valvola dosatrice o flussometro per misurare e/o controllare il flusso di gas;
11)
«guida del filo di saldatura»: un dispositivo, utilizzato per alimentare il filo per saldatura o il materiale d’apporto, che può essere del tipo a spinta, a trazione o una combinazione di spinta e trazione;
12)
«ventilatore»: un dispositivo a pale rotanti utilizzato per assicurare il suo attraversamento da parte di un flusso continuo di gas, solitamente aria, che funge ad esempio da sistema di raffreddamento interno per la sorgente di energia;
13)
«cavo di alimentazione elettrica»: un cavo di alimentazione elettrica che soddisfa le prescrizioni in materia di prestazioni e sicurezza delle norme riconosciute a livello internazionale per i cavi di saldatura;
14)
«riparatore professionista»: l’operatore o l’impresa che fornisce servizi di riparazione e manutenzione professionale di apparecchiature di saldatura;
15)
«pezzo di ricambio»: la parte distinta che può sostituire una parte dell’apparecchiatura di saldatura avente la stessa funzione o una funzione analoga.
(1) Direttiva 2006/66/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 settembre 2006 , relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e che abroga la direttiva 91/157/CEE (GU L 266 del 26.9.2006, pag. 1).
ALLEGATO II
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
1. Specifiche di efficienza energetica
A decorrere dal 1o gennaio 2023 l’efficienza della sorgente di energia delle apparecchiature di saldatura non deve essere inferiore ai valori di cui alla tabella 1 e il consumo di energia allo stato inattivo non deve superare i valori di cui alla tabella 1.
Tabella 1
Efficienza della sorgente di energia e consumo di energia allo stato inattivo
Valore minimo dell’efficienza della sorgente di energia
Valore massimo del consumo di energia allo stato inattivo
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia trifase con uscita di corrente continua (DC)
85 %
50 W
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia monofase con uscita di corrente continua (DC)
80 %
50 W
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia monofase e trifase con uscita di corrente alternata (AC)
80 %
50 W
La conformità alle specifiche per la progettazione ecocompatibile in relazione all’efficienza della sorgente di energia e al consumo di energia allo stato inattivo è valutata, misurata e calcolata in base ai metodi che figurano nell’allegato III.
2. Specifiche di efficienza delle risorse
A decorrere dal 1o gennaio 2021 le apparecchiature di saldatura sono conformi alle seguenti specifiche:
a)
Disponibilità dei pezzi di ricambio
1)
I fabbricanti, i mandatari o gli importatori di apparecchiature di saldatura mettono a disposizione dei riparatori professionisti almeno i pezzi di ricambio indicati di seguito per un periodo minimo di dieci anni dopo la produzione dell’ultima unità di un dato modello di apparecchiatura di saldatura:
a)
quadro comandi;
b)
sorgente(i) di energia;
c)
alloggiamento dell’apparecchiatura;
d)
pila(e);
e)
torcia per saldatura;
f)
tubo(i) di alimentazione del gas;
g)
regolatore(i) di alimentazione del gas;
h)
guida del filo di saldatura o del materiale d’apporto;
i)
ventilatore(i);
j)
cavo di alimentazione elettrica;
k)
software e firmware, compreso il software per il reset.
2)
I fabbricanti si assicurano che tali pezzi di ricambio siano sostituibili utilizzando attrezzi di uso comune e senza danni permanenti all’apparecchiatura e alla parte.
3)
L’elenco di tali pezzi di ricambio e la procedura per ordinarli sono resi pubblici sul sito Internet ad accesso libero del fabbricante, del mandatario o dell’importatore, al più tardi due anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello e fino al termine del periodo di disponibilità di tali pezzi di ricambio.
b)
Accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione
Al più tardi due anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello, e fino al termine del periodo indicato alla lettera a), punto 1), il fabbricante, l’importatore o il mandatario garantiscono ai riparatori professionisti l’accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione delle apparecchiature di saldatura alle seguenti condizioni:
1.
il sito Internet del fabbricante, del mandatario o dell’importatore indica la procedura di registrazione che i riparatori professionisti devono seguire per accedere alle informazioni; per accettare una richiesta di questo tipo, i fabbricanti, i mandatari o gli importatori possono esigere che il riparatore professionista dimostri:
i)
di possedere le competenze tecniche per effettuare la riparazione e la manutenzione di apparecchiature di saldatura e di ottemperare alle norme applicabili ai riparatori di apparecchiature elettriche negli Stati membri in cui opera; si accetta come prova della conformità al presente punto il riferimento a un sistema di registrazione ufficiale dei riparatori professionisti, se esiste nello Stato membro interessato;
ii)
di avere sottoscritto un’assicurazione che copre le responsabilità derivanti dall’attività che svolge, a prescindere dal fatto che essa sia richiesta o no dallo Stato membro;
2.
i fabbricanti, i mandatari o gli importatori accettano o rifiutano la registrazione entro cinque giorni lavorativi dalla data di presentazione della richiesta da parte del riparatore professionista.
Una volta registrato, il riparatore professionista ha accesso, entro un giorno lavorativo dalla domanda, alle informazioni richieste sulla riparazione e sulla manutenzione. Le informazioni possono essere fornite per un modello equivalente o un modello della stessa famiglia, se del caso. Le informazioni disponibili sulla riparazione e sulla manutenzione comprendono:
—
informazioni per l’identificazione inequivocabile dell’apparecchiatura di saldatura;
—
uno schema per il disassemblaggio o una vista esplosa;
—
l’elenco degli attrezzi e delle apparecchiature necessari per la riparazione e le prove;
—
informazioni su componenti e diagnosi (come valori di misurazione teorici minimi e massimi);
—
schemi elettrici e delle connessioni;
—
codici diagnostici di guasto e di errore (compresi i codici specifici del fabbricante, se del caso);
—
dati relativi ai casi di guasto registrati nelle apparecchiature per saldatura (se del caso);
—
istruzioni per l’installazione di software e firmware pertinenti, compreso il software per il reset.
I fabbricanti, i mandatari o gli importatori possono chiedere la corresponsione di un importo ragionevole e proporzionato per l’accesso alle informazioni sulla riparazione e la manutenzione o per ricevere aggiornamenti periodici. Un importo è considerato ragionevole se non scoraggia l’accesso non tenendo conto della misura in cui il riparatore professionista faccia uso di tali informazioni.
c)
Termine massimo di consegna dei pezzi di ricambio
Durante il periodo di cui alla lettera a), punto 1), il fabbricante, l’importatore o il mandatario garantiscono la consegna ai riparatori professionisti dei pezzi di ricambio per le apparecchiature di saldatura entro 15 giorni lavorativi dalla ricezione dell’ordine.
Tale disponibilità può essere limitata ai riparatori professionisti registrati conformemente alla lettera b).
d)
Informazioni sul display delle apparecchiature di saldatura
Se un’apparecchiatura di saldatura è provvista di display, questo deve fornire un’indicazione del consumo di filo per saldatura o di materiale d’apporto, in g/min o equivalenti unità di misura standard.
e)
Specifiche di smantellamento a fini di recupero e riciclaggio dei materiali, evitando l’inquinamento
I fabbricanti si assicurano che le apparecchiature di saldatura siano progettate in modo tale da consentire la rimozione dei materiali e dei componenti di cui all’allegato VII della direttiva 2012/19/UE servendosi di attrezzi facilmente reperibili.
I fabbricanti sono tenuti al rispetto degli obblighi di cui all’articolo 15, paragrafo 1, della direttiva 2012/19/UE.
3. Obblighi d’informazione
A decorrere dal 1o gennaio 2021 i fabbricanti, i mandatari o gli importatori devono assicurarsi che nei manuali d’istruzione destinati agli installatori e agli utilizzatori finali e, per almeno dieci anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello di un’apparecchiatura di saldatura, sui siti web ad accesso gratuito dei fabbricanti, dei mandatari e degli importatori siano fornite le seguenti informazioni:
a)
il tipo di prodotto;
b)
la denominazione commerciale registrata, il nome del fabbricante e l’indirizzo al quale può essere contattato;
c)
l’identificativo del modello del prodotto;
d)
l’efficienza della sorgente di energia (in %);
e)
il consumo di energia allo stato inattivo (in watt);
f)
un elenco di modelli equivalenti;
g)
informazioni inerenti al riciclo o allo smaltimento a fine vita;
h)
un elenco delle materie prime essenziali presenti in quantità indicative superiori a 1 g a livello di componenti, se del caso, e un’indicazione del componente o dei componenti in cui tali materie prime essenziali sono presenti;
i)
l’utilizzo indicativo di gas di protezione per programmi di saldatura rappresentativi;
j)
l’utilizzo indicativo di filo per saldatura o di materiale d’apporto per programmi di saldatura rappresentativi.
Sulla targhetta dei dati di funzionamento delle apparecchiature di saldatura deve essere fornita la seguente informazione:
a)
anno di fabbricazione.
ALLEGATO III
Metodi e calcoli di misurazione
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle specifiche del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli devono essere effettuati avvalendosi di norme armonizzate, i cui estremi siano stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili, che prendano in considerazione lo stato dell’arte generalmente riconosciuto, i cui risultati si ritiene abbiano un ridotto livello di incertezza.
ALLEGATO IV
Procedura di verifica ai fini della sorveglianza del mercato
Le tolleranze di verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica dei parametri misurati eseguita dalle autorità dello Stato membro e non devono essere utilizzate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario come tolleranze ammesse per definire i valori da includere nella documentazione tecnica o per interpretare tali valori al fine di conseguire la conformità o di dichiarare prestazioni migliori.
Un modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi quando sono stati progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e per reagire in modo specifico alterando automaticamente le prestazioni durante la prova allo scopo di migliorare il livello dei parametri specificati nel presente regolamento o inclusi nella documentazione tecnica o altra documentazione fornita.
Per verificare la conformità di un modello di prodotto alle specifiche stabilite nel presente regolamento a norma dell’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, per le specifiche di cui al presente allegato, le autorità degli Stati membri applicano la seguente procedura:
1.
le autorità dello Stato membro sottopongono a verifica una singola unità del modello;
2.
il modello è considerato conforme alle specifiche applicabili se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’allegato IV, punto 2, della direttiva 2009/125/CE (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli non sono più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei risultati delle corrispondenti misurazioni effettuate a norma della lettera g) dello stesso allegato, e
b)
i valori dichiarati soddisfano le specifiche di cui al presente regolamento, e le informazioni sul prodotto necessarie pubblicate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario non contengono valori più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei valori dichiarati, e
c)
quando verificano l’unità del modello, le autorità dello Stato membro constatano che il fabbricante, l’importatore o il mandatario hanno messo in atto un sistema che soddisfa le specifiche di cui all’articolo 6, secondo comma, e
d)
quando le autorità dello Stato membro verificano l’unità del modello, questo è conforme alle specifiche di cui all’articolo 6, terzo comma, alle specifiche di efficienza delle risorse di cui all’allegato II, punto 2, e alle specifiche di informazione di cui all’allegato II, punto 3, e
e)
quando le autorità dello Stato membro sottopongono a prova l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze di verifica riportate nella tabella 2.
3.
Se non si ottengono i risultati di cui al punto 2, lettera a), b), c) o d), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
4.
Se non si ottiene il risultato di cui al punto 2, lettera e), le autorità dello Stato membro selezionano e sottopongono a prova tre unità supplementari dello stesso modello. In alternativa le tre unità supplementari selezionate possono essere di uno o più modelli equivalenti.
5.
Il modello è considerato conforme alle specifiche applicabili se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze di verifica riportate nella tabella 2.
6.
Se non si ottiene il risultato di cui al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
7.
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione immediatamente dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi dei punti 3 o 6.
Le autorità dello Stato membro si avvalgono dei metodi di calcolo e misurazione stabiliti nell’allegato III.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze di verifica stabilite nella tabella 2 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per le specifiche di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 2 non si applicano altre tolleranze di verifica, come quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 2
Tolleranze di verifica
Parametri
Tolleranze di verifica
Efficienza della sorgente di energia (%)
Il valore determinato (*1) non deve essere inferiore al valore dichiarato di oltre il 2 %.
Consumo di energia allo stato inattivo (watt)
Il valore determinato (*1) non deve superare il valore dichiarato di oltre il 10 %.
(*1) Nel caso delle tre unità supplementari sottoposte a prova secondo quanto previsto al punto 4, per valore determinato si intende la media aritmetica dei valori determinati per queste tre unità supplementari.
ALLEGATO V
Parametri di riferimento
Ai fini dell’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE, sono stati individuati i seguenti parametri di riferimento.
In appresso è indicata la migliore tecnologia disponibile sul mercato al momento dell’entrata in vigore del presente regolamento, per quanto attiene agli aspetti ambientali quantificabili considerati significativi.
Tabella 3
Parametri di riferimento per l’efficienza della sorgente di energia e per il consumo di energia allo stato inattivo
Tipo di prodotto
Efficienza della sorgente di energia
Valore massimo del consumo di energia allo stato inattivo
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia trifase con uscita di corrente continua (DC)
92 %
10 W
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia monofase con uscita di corrente continua (DC)
90 %
10 W
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia monofase e trifase con uscita di corrente alternata (AC)
83 %
10 W
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (UE) 2019/1784 DELLA COMMISSIONE
dell’1 ottobre 2019
che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile delle apparecchiature di saldatura conformemente alla direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto l’articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
vista la direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (1), in particolare l’articolo 15, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
Ai sensi della direttiva 2009/125/CE la Commissione dovrebbe fissare specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia che rappresentano un significativo volume di vendite e di scambi commerciali nell’Unione, che hanno un significativo impatto ambientale e che possiedono notevoli potenzialità di miglioramento in termini di riduzione dell’impatto ambientale per effetto della modifica della loro progettazione senza che ciò comporti costi eccessivi.
(2)
La comunicazione COM (2016) 773 final (2) della Commissione (piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile), adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE, stabilisce le priorità di lavoro nell’ambito del quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile individua i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preparatori e la successiva adozione di misure di esecuzione, come pure il riesame dei regolamenti vigenti.
(3)
Le misure del piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile possono potenzialmente consentire nel 2030 risparmi annui di energia finale superiori a 260 TWh, il che equivale a una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di circa 100 milioni di tonnellate all’anno nel 2030.
(4)
La Commissione ha condotto uno studio preparatorio per analizzare gli aspetti tecnici, ambientali ed economici delle apparecchiature di saldatura e delle macchine utensili impiegate a scopo industriale (3). Tra le apparecchiature di saldatura oggetto dello studio figurano le apparecchiature di saldatura ad arco e al plasma per metalli, progettate e destinate di norma a usi industriali e professionali (4). Si è ritenuto che non debbano essere oggetto di regolamentazione le apparecchiature di saldatura alimentate esclusivamente a motore o a pila.
(5)
Lo studio preparatorio è stato condotto in stretta collaborazione con i portatori di interessi e le parti interessate all’interno e all’esterno dell’UE. I risultati sono stati resi pubblici e presentati al forum consultivo istituito a norma dell’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(6)
Gli aspetti ambientali delle apparecchiature di saldatura ritenuti significativi ai fini del presente regolamento sono:
a)
consumo di energia nella fase di esercizio, anche quando i prodotti sono in modalità di «inattività»,
b)
aspetti relativi all’efficienza delle risorse.
(7)
Il consumo finale di energia annuo direttamente connesso ad apparecchiature di saldatura dovrebbe essere superiore a 6 TWh nel 2030, pari a 2,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, esclusa l’energia utilizzata per la fabbricazione dei relativi materiali di consumo (ad esempio gas di protezione, filo per saldatura). Dallo studio preparatorio è emerso che il consumo di energia nella fase di esercizio e in varie modalità di standby o di inattività può essere ridotto in misura significativa.
(8)
Si stima che entro il 2030 le specifiche per la progettazione ecocompatibile del presente regolamento si tradurranno in un risparmio energetico annuo di 1,09 TWh, corrispondente a risparmi totali annui di circa 0,27 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
(9)
La comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sul piano d’azione per l’economia circolare [COM(2015) 614 final] (5) e il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile mettono in luce l’importanza di utilizzare il quadro della progettazione ecocompatibile per sostenere il passaggio a un’economia circolare e più efficiente sotto il profilo delle risorse. La direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (6) fa riferimento alla direttiva 2009/125/CE e stabilisce che le specifiche per la progettazione ecocompatibile dovrebbero agevolare il riutilizzo, lo smaltimento e il recupero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), affrontando i problemi a monte. Di conseguenza il presente regolamento stabilisce le specifiche per gli aspetti non correlati all’energia, tra cui:
a)
lo smontaggio,
b)
la riparabilità,
c)
le materie prime essenziali.
(10)
Il presente regolamento stabilisce inoltre che le apparecchiature di saldatura devono essere corredate di informazioni sull’uso dei gas di protezione durante la saldatura e sulle quantità di filo per saldatura o materiale d’apporto utilizzate.
(11)
Il consumo di energia e di risorse delle apparecchiature di saldatura potrebbe essere ridotto applicando le tecnologie non proprietarie esistenti senza provocare un aumento dei costi combinati di acquisto e di esercizio.
(12)
Lo studio preparatorio ha concluso che le specifiche per la progettazione ecocompatibile proposte non incidono sulla funzionalità o sull’accessibilità economica delle apparecchiature di saldatura per gli utenti finali e non producono ripercussioni negative sulla salute, sulla sicurezza o sull’ambiente.
(13)
La tempistica per l’introduzione delle specifiche per la progettazione ecocompatibile consente ai fabbricanti di riprogettare i prodotti oggetto del presente regolamento. Essa tiene conto dell’incidenza sui costi per i fabbricanti, in particolare per l’elevato numero di imprese di piccole e medie dimensioni del settore della fabbricazione di apparecchiature di saldatura nell’UE, garantendo nel contempo il tempestivo conseguimento degli obiettivi del presente regolamento.
(14)
È opportuno che i parametri di prodotto siano misurati e calcolati applicando metodi affidabili, accurati e riproducibili che tengano conto di tecniche di misurazione e di calcolo all’avanguardia riconosciute, comprese, ove possibile, le norme armonizzate adottate dagli organismi europei di normazione su richiesta della Commissione, conformemente al regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
(15)
Ai sensi dell’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, il presente regolamento dovrebbe specificare le procedure di valutazione della conformità applicabili.
(16)
Per agevolare i controlli della conformità è opportuno che i fabbricanti forniscano le informazioni contenute nella documentazione tecnica di cui agli allegati IV e V della direttiva 2009/125/CE, allorché tali informazioni si riferiscano alle specifiche stabilite nel presente regolamento.
(17)
Oltre alle specifiche giuridicamente vincolanti stabilite nel presente regolamento, è necessario definire parametri di riferimento per le migliori tecnologie disponibili, al fine di garantire l’ampia disponibilità di informazioni relative alle prestazioni ambientali durante il ciclo di vita dei prodotti oggetti del presente regolamento e di agevolarne l’accessibilità, conformemente all’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE.
(18)
Al fine di migliorare l’efficacia e la credibilità del presente regolamento e di proteggere i consumatori, dovrebbero essere vietati i prodotti che alterano automaticamente le loro prestazioni in condizioni di prova allo scopo di migliorare i parametri dichiarati.
(19)
Un riesame del presente regolamento dovrebbe valutare l’adeguatezza e l’efficacia delle sue disposizioni ai fini del conseguimento dei suoi obiettivi. La tempistica del riesame dovrebbe consentire che tutte le disposizioni siano attuate e producano effetti sul mercato.
(20)
Al fine di migliorare il funzionamento del mercato interno e le prestazioni ambientali delle apparecchiature di saldatura in tutta l’Unione, le specifiche per la progettazione ecocompatibile dovrebbero armonizzare le pertinenti specifiche in materia di consumo di energia e di uso efficiente delle risorse. Le specifiche dovrebbero essere riesaminate al più tardi nel 2024 alla luce dell’evoluzione della tecnologia al fine di sfruttare ulteriori possibilità di miglioramento delle prestazioni delle apparecchiature e del funzionamento del mercato interno.
(21)
Le misure di cui al presente regolamento sono state discusse dal forum consultivo di cui all’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(22)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito a norma dell’articolo 19, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile relative all’immissione sul mercato o alla messa in servizio di apparecchiature di saldatura alimentate dalla rete elettrica.
2. Il presente regolamento si applica alle apparecchiature di saldatura che utilizzano uno o più dei seguenti procedimenti di saldatura e affini:
a)
saldatura ad arco manuale;
b)
saldatura ad arco con elettrodi rivestiti;
c)
saldatura con filo animato autoprotetto;
d)
saldatura ad arco con filo animato;
e)
saldatura a gas inerte e saldatura a gas attivo;
f)
saldatura con elettrodo di tungsteno in gas inerte;
g)
taglio al plasma.
3. Il presente regolamento non si applica alle apparecchiature di saldatura che utilizzano i seguenti procedimenti di saldatura e affini:
a)
saldatura ad arco sommerso;
b)
saldatura ad arco a servizio limitato;
c)
saldatura a resistenza;
d)
saldatura di perni.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1.
«apparecchiature di saldatura»: i prodotti utilizzati per la saldatura, la brasatura o il taglio (o tutte le suddette operazioni) manuali, automatici o semiautomatici, tramite procedimenti di saldatura ad arco e affini, fissi o trasportabili, composti di parti o di componenti, di cui almeno uno mobile, collegati tra loro per produrre coalescenza di metalli attraverso il loro riscaldamento sino alla temperatura utile per la saldatura (con o senza l’applicazione di pressione) o mediante l’applicazione della sola pressione, con o senza l’uso di metallo d’apporto, con o senza l’uso di uno o più gas di protezione, utilizzando strumenti e tecnologie adeguati, permettendo di produrre un manufatto con geometrie definite;
2.
«saldatura ad arco manuale»: un procedimento di saldatura ad arco con elettrodi rivestiti in cui la mano dell’operatore controlla la velocità di esecuzione dei procedimenti di saldatura e il ritmo con il quale l’elettrodo è immesso nell’arco elettrico;
3.
«saldatura ad arco con elettrodi rivestiti»: un procedimento di saldatura ad arco mediante il quale la coalescenza è prodotta attraverso il riscaldamento con un arco elettrico tra un elettrodo di metallo rivestito e la superficie del pezzo in lavorazione e l’area di lavoro; la protezione è ottenuta dalla decomposizione del rivestimento dell’elettrodo; non si fa ricorso alla pressione e il metallo d’apporto è ottenuto dall’elettrodo;
4.
«saldatura con filo animato autoprotetto»: un procedimento di saldatura a filo in cui un filo continuo internamente cavo è immesso tramite la pistola saldatrice nel punto di saldatura senza la necessità di utilizzare un gas di protezione esterno per proteggere il bagno di fusione da ogni possibile contaminazione; non un gas di protezione esterno, bensì un flusso agglomerato nel filo cavo reagisce con l’arco di saldatura per formare un gas che protegge il bagno di fusione;
5.
«saldatura ad arco con filo animato»: un procedimento di saldatura che utilizza elettrodi tubolari compositi di metallo d’apporto costituiti da un rivestimento metallico e da un’anima di vari materiali in polvere, che produce un ampio strato di scorie sul cordone di saldatura; può essere o non essere necessario utilizzare uno o più gas di protezione esterni;
6.
«saldatura a gas inerte»: un procedimento di saldatura ad arco con metallo sotto protezione di gas nel quale la coalescenza è prodotta attraverso il riscaldamento con un arco tra un elettrodo continuo (consumabile) del metallo d’apporto e la superficie del pezzo in lavorazione; la protezione è assicurata esclusivamente per mezzo di un gas fornito dall’esterno, o una miscela di gas, che è inerte;
7.
«saldatura a gas attivo»: un procedimento di saldatura ad arco con metallo sotto protezione di gas nel quale la coalescenza è prodotta attraverso il riscaldamento con un arco tra un elettrodo continuo (consumabile) del metallo d’apporto e la superficie del pezzo in lavorazione; la protezione è assicurata esclusivamente per mezzo di un gas fornito dall’esterno, o una miscela di gas, che è attivo;
8.
«saldatura con elettrodo di tungsteno in gas inerte»: un procedimento di saldatura ad arco nel quale la coalescenza è prodotta attraverso il riscaldamento con un arco tra un unico elettrodo (non consumabile) di tungsteno e la superficie del pezzo in lavorazione; la protezione è assicurata per mezzo di un gas o una miscela di gas; può essere o non essere necessaria l’applicazione di pressione e può essere o non essere utilizzato metallo d’apporto;
9.
«taglio al plasma»: un procedimento di taglio ad arco che utilizza un arco limitato ed elimina il metallo fuso mediante un getto ad elevata velocità di gas ionizzato (gas plasma) condotto attraverso uno stretto orifizio; il taglio al plasma è un procedimento a elettrodo negativo a corrente continua;
10.
«gas plasma» (denominato anche «gas orifizio» o «gas da taglio»): un gas condotto in una torcia per circondare l’elettrodo, che è ionizzato dall’arco per formare un plasma ed esce dall’ugello della torcia come getto di plasma;
11.
«gas di protezione» (denominato anche «gas secondario»): un gas che non passa attraverso l’orifizio dell’ugello, bensì attorno all’ugello e forma uno scudo attorno all’arco elettrico;
12.
«saldatura ad arco sommerso»: un procedimento di saldatura ad arco che utilizza uno o più archi superiori a 600 ampere tra uno o più elettrodi di metallo nudo e il bagno di fusione; l’arco e il metallo fuso sono protetti da un flusso granulare che copre i pezzi in lavorazione; non c’è applicazione di pressione e il procedimento utilizza metallo d’apporto dall’elettrodo e talvolta da fonti aggiuntive come bacchette per saldatura, flussi o granuli di metalli;
13.
«saldatura ad arco a servizio limitato»: la saldatura ad arco e i procedimenti affini non destinati ad applicazioni industriali e professionali e che:
a)
usano un’alimentazione monofase a basso voltaggio della rete pubblica;
b)
se a motore, non superano una potenza di uscita di 7,5 kVA;
c)
per funzionare non necessitano di dispositivi per l’accensione e la stabilizzazione dell’arco, di sistemi di raffreddamento con liquidi o di console per gas;
14.
«saldatura a resistenza»: un procedimento termoelettrico in cui il calore è generato all’interfaccia tra le parti da saldare mediante il passaggio di una corrente elettrica attraverso le parti per un tempo regolato con precisione ed esercitando una pressione controllata; non è necessario alcun materiale di consumo come bacchette o gas di protezione;
15.
«saldatura di perni»: un procedimento di saldatura in cui un perno in metallo o una parte simile vengono uniti (manualmente o in modo automatico o semiautomatico) a un oggetto servendosi di un arco elettrico per riscaldare entrambe le parti;
16.
«modello equivalente»: il modello che presenta le stesse caratteristiche tecniche pertinenti ai fini delle informazioni tecniche da fornire, ma che è immesso sul mercato o messo in servizio dallo stesso fabbricante, mandatario o importatore come un altro modello, con identificativo del modello diverso;
17.
«identificativo del modello»: il codice, solitamente alfanumerico, che distingue un dato modello di prodotto da altri modelli che riportano lo stesso marchio o il nome dello stesso fabbricante, mandatario o importatore.
Articolo 3
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile stabilite nell’allegato II si applicano a decorrere dalle date ivi indicate.
Articolo 4
Valutazione di conformità
1. La procedura di valutazione della conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE costituisce il sistema per il controllo interno della progettazione di cui all’allegato IV della stessa direttiva o il sistema di gestione di cui all’allegato V della stessa direttiva.
2. Ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, il fascicolo tecnico contiene una copia delle informazioni sul prodotto fornite conformemente all’allegato II, punti 2 e 3, nonché i dettagli e i risultati dei calcoli di cui all’allegato III del presente regolamento.
3. Se le informazioni della documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello che presenta le stesse caratteristiche tecniche pertinenti per le informazioni tecniche da fornire, ma è prodotto da un altro fabbricante;
b)
tramite calcoli effettuati in base al progetto, per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o con entrambi i metodi,
la documentazione tecnica comprende i dettagli di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti differenti.
La documentazione tecnica include un elenco di tutti i modelli equivalenti, con i relativi identificativi del modello.
Articolo 5
Procedura di verifica a fini di sorveglianza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini di sorveglianza del mercato di cui all’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, gli Stati membri applicano la procedura di verifica di cui all’allegato IV.
Articolo 6
Elusione e aggiornamenti del software
Il fabbricante, il mandatario o l’importatore non immettono sul mercato prodotti progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e per reagire in modo specifico alterando automaticamente le loro prestazioni durante la prova allo scopo di raggiungere livelli più favorevoli per qualsiasi parametro dichiarato dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Il consumo di energia del prodotto e gli altri parametri dichiarati non peggiorano in seguito a un aggiornamento del software o del firmware se misurati secondo la stessa norma di prova originariamente utilizzata per la dichiarazione di conformità, salvo consenso esplicito dell’utilizzatore finale prima dell’aggiornamento. Se l’aggiornamento non è accettato le prestazioni non risultano in alcun modo modificate.
L’aggiornamento del software non determina mai una modifica delle prestazioni del prodotto tale da renderlo non conforme alle specifiche di progettazione ecocompatibile applicabili alla dichiarazione di conformità.
Articolo 7
Parametri di riferimento
I parametri di riferimento per i prodotti e le tecniche migliori disponibili sul mercato al momento dell’adozione del presente regolamento sono illustrati nell’allegato V.
Articolo 8
Riesame
La Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce dei progressi tecnologici e presenta al forum consultivo i risultati di tale valutazione, compreso, se del caso, un progetto di proposta di revisione entro il 14 novembre 2024.
Il riesame valuta, in particolare, se sia opportuno fissare apposite specifiche per la progettazione ecocompatibile relativamente ai seguenti punti:
a)
limiti più rigorosi dell’efficienza della sorgente di energia e di consumo di energia allo stato inattivo;
b)
emissioni nell’atmosfera associate all’uso di apparecchiature di saldatura;
c)
specifiche supplementari di efficienza delle risorse per i prodotti, conformemente agli obiettivi dell’economia circolare;
d)
prodotti che utilizzano procedimenti di saldatura ad arco sommerso, saldatura ad arco a servizio limitato, saldatura a resistenza e saldatura di perni.
Esso valuta altresì se sia opportuno estendere l’ambito di applicazione del presente regolamento alle macchine utensili professionali, e in particolare stabilire specifiche per la progettazione ecocompatibile appropriate per le macchine utensili per quanto riguarda i valori minimi di efficienza allo stato inattivo, in modalità standby e in altri modi a basso consumo energetico.
Articolo 9
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Il presente regolamento si applica a decorrere dal 1o gennaio 2021.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, l’1 ottobre 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10.
(2) Comunicazione della Commissione. Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM (2016) 773 final, Bruxelles, 30.11.2016].
(3) Le macchine utensili erano state inizialmente prese in considerazione in sede di lavori preparatori, ma sono state escluse dall’ambito di applicazione del presente regolamento a causa della difficoltà di stabilire requisiti minimi di efficienza sulla base delle informazioni attualmente disponibili. La raccolta di dati complementari, in particolare in merito alle opzioni tecniche per ridurre i consumi energetici negli stati di inattività come in modalità standby e in altri modi a consumo ridotto, potrebbe portare alla proposta in futuro di misure di progettazione ecocompatibile per le macchine utensili.
(4) Come definito nella norma IEC 60 974-1: Apparecchi di saldatura ad arco — parte 1: Sorgenti di corrente di saldatura. Dall’ambito di applicazione del presente regolamento sono espressamente escluse le apparecchiature di saldatura ad arco e taglio ad impiego limitato da parte di non professionisti in conformità alla norma IEC 60 974-6: Apparecchiature per la saldatura ad arco — parte 6: Apparecchiature ad impiego limitato.
(5) Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. L’anello mancante - Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare [COM(2015) 0614 final, Bruxelles, 2.12.2015].
(6) Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
(7) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
ALLEGATO I
Definizioni applicabili agli allegati
Si applicano le seguenti definizioni:
1)
«efficienza della sorgente di energia»: il rapporto, espresso in percentuale, tra la potenza di uscita in condizioni di saldatura standard e di tensioni di carico standard e il consumo massimo di energia della sorgente di energia;
2)
«stato inattivo»: lo stato di esercizio in cui l’apparecchiatura è accesa e il circuito di saldatura non è alimentato;
3)
«consumo di energia allo stato inattivo»: il consumo di energia, in watt, allo stato inattivo;
4)
«sorgente di energia»: un dispositivo che utilizza la corrente alternata (AC) per produrre una o più potenze di uscita in AC, o che converte la corrente alternata in una o più potenze di uscita in corrente continua (DC) al fine di alimentare un’apparecchiatura di saldatura;
5)
«quadro comandi»: un’interfaccia operativa globale, contenente comandi e indicatori, tra l’utilizzatore e l’apparecchiatura di saldatura;
6)
«alloggiamento dell’apparecchiatura»: un involucro destinato a proteggere il prodotto dall’ambiente, compresa l’umidità ambiente, e da eventuali urti;
7)
«pila»: un dispositivo quale definito all’articolo 3 della direttiva 2006/66/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (1), anche nel senso di «pacco batterie» o «pile o accumulatori industriali» di cui allo stesso articolo;
8)
«torcia per saldatura»: un dispositivo che fornisce la corrente di saldatura all’elettrodo, il che può includere il trasferimento della corrente a un eventuale elettrodo consumabile, e che fornisce altresì il gas di protezione, quando è usato, alla superficie dell’arco elettrico;
9)
«tubo di alimentazione del gas»: un tubo di alimentazione specificamente destinato alla fornitura di gas combustibili (come l’acetilene), aria compressa e gas di protezione utilizzati nelle operazioni di saldatura, costituito di norma da un tubo e una guaina protettiva, spesso specifico per il tipo di gas utilizzato e, talvolta, per le condizioni di esercizio;
10)
«regolatore di alimentazione del gas»: un dispositivo che riduce la pressione più alta dei gas compressi forniti alla pressione più bassa che può essere utilizzata in condizioni di sicurezza nell’apparecchiatura di saldatura; è spesso dotato di valvola dosatrice o flussometro per misurare e/o controllare il flusso di gas;
11)
«guida del filo di saldatura»: un dispositivo, utilizzato per alimentare il filo per saldatura o il materiale d’apporto, che può essere del tipo a spinta, a trazione o una combinazione di spinta e trazione;
12)
«ventilatore»: un dispositivo a pale rotanti utilizzato per assicurare il suo attraversamento da parte di un flusso continuo di gas, solitamente aria, che funge ad esempio da sistema di raffreddamento interno per la sorgente di energia;
13)
«cavo di alimentazione elettrica»: un cavo di alimentazione elettrica che soddisfa le prescrizioni in materia di prestazioni e sicurezza delle norme riconosciute a livello internazionale per i cavi di saldatura;
14)
«riparatore professionista»: l’operatore o l’impresa che fornisce servizi di riparazione e manutenzione professionale di apparecchiature di saldatura;
15)
«pezzo di ricambio»: la parte distinta che può sostituire una parte dell’apparecchiatura di saldatura avente la stessa funzione o una funzione analoga.
(1) Direttiva 2006/66/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 settembre 2006 , relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e che abroga la direttiva 91/157/CEE (GU L 266 del 26.9.2006, pag. 1).
ALLEGATO II
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
1. Specifiche di efficienza energetica
A decorrere dal 1o gennaio 2023 l’efficienza della sorgente di energia delle apparecchiature di saldatura non deve essere inferiore ai valori di cui alla tabella 1 e il consumo di energia allo stato inattivo non deve superare i valori di cui alla tabella 1.
Tabella 1
Efficienza della sorgente di energia e consumo di energia allo stato inattivo
Valore minimo dell’efficienza della sorgente di energia
Valore massimo del consumo di energia allo stato inattivo
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia trifase con uscita di corrente continua (DC)
85 %
50 W
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia monofase con uscita di corrente continua (DC)
80 %
50 W
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia monofase e trifase con uscita di corrente alternata (AC)
80 %
50 W
La conformità alle specifiche per la progettazione ecocompatibile in relazione all’efficienza della sorgente di energia e al consumo di energia allo stato inattivo è valutata, misurata e calcolata in base ai metodi che figurano nell’allegato III.
2. Specifiche di efficienza delle risorse
A decorrere dal 1o gennaio 2021 le apparecchiature di saldatura sono conformi alle seguenti specifiche:
a)
Disponibilità dei pezzi di ricambio
1)
I fabbricanti, i mandatari o gli importatori di apparecchiature di saldatura mettono a disposizione dei riparatori professionisti almeno i pezzi di ricambio indicati di seguito per un periodo minimo di dieci anni dopo la produzione dell’ultima unità di un dato modello di apparecchiatura di saldatura:
a)
quadro comandi;
b)
sorgente(i) di energia;
c)
alloggiamento dell’apparecchiatura;
d)
pila(e);
e)
torcia per saldatura;
f)
tubo(i) di alimentazione del gas;
g)
regolatore(i) di alimentazione del gas;
h)
guida del filo di saldatura o del materiale d’apporto;
i)
ventilatore(i);
j)
cavo di alimentazione elettrica;
k)
software e firmware, compreso il software per il reset.
2)
I fabbricanti si assicurano che tali pezzi di ricambio siano sostituibili utilizzando attrezzi di uso comune e senza danni permanenti all’apparecchiatura e alla parte.
3)
L’elenco di tali pezzi di ricambio e la procedura per ordinarli sono resi pubblici sul sito Internet ad accesso libero del fabbricante, del mandatario o dell’importatore, al più tardi due anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello e fino al termine del periodo di disponibilità di tali pezzi di ricambio.
b)
Accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione
Al più tardi due anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello, e fino al termine del periodo indicato alla lettera a), punto 1), il fabbricante, l’importatore o il mandatario garantiscono ai riparatori professionisti l’accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione delle apparecchiature di saldatura alle seguenti condizioni:
1.
il sito Internet del fabbricante, del mandatario o dell’importatore indica la procedura di registrazione che i riparatori professionisti devono seguire per accedere alle informazioni; per accettare una richiesta di questo tipo, i fabbricanti, i mandatari o gli importatori possono esigere che il riparatore professionista dimostri:
i)
di possedere le competenze tecniche per effettuare la riparazione e la manutenzione di apparecchiature di saldatura e di ottemperare alle norme applicabili ai riparatori di apparecchiature elettriche negli Stati membri in cui opera; si accetta come prova della conformità al presente punto il riferimento a un sistema di registrazione ufficiale dei riparatori professionisti, se esiste nello Stato membro interessato;
ii)
di avere sottoscritto un’assicurazione che copre le responsabilità derivanti dall’attività che svolge, a prescindere dal fatto che essa sia richiesta o no dallo Stato membro;
2.
i fabbricanti, i mandatari o gli importatori accettano o rifiutano la registrazione entro cinque giorni lavorativi dalla data di presentazione della richiesta da parte del riparatore professionista.
Una volta registrato, il riparatore professionista ha accesso, entro un giorno lavorativo dalla domanda, alle informazioni richieste sulla riparazione e sulla manutenzione. Le informazioni possono essere fornite per un modello equivalente o un modello della stessa famiglia, se del caso. Le informazioni disponibili sulla riparazione e sulla manutenzione comprendono:
—
informazioni per l’identificazione inequivocabile dell’apparecchiatura di saldatura;
—
uno schema per il disassemblaggio o una vista esplosa;
—
l’elenco degli attrezzi e delle apparecchiature necessari per la riparazione e le prove;
—
informazioni su componenti e diagnosi (come valori di misurazione teorici minimi e massimi);
—
schemi elettrici e delle connessioni;
—
codici diagnostici di guasto e di errore (compresi i codici specifici del fabbricante, se del caso);
—
dati relativi ai casi di guasto registrati nelle apparecchiature per saldatura (se del caso);
—
istruzioni per l’installazione di software e firmware pertinenti, compreso il software per il reset.
I fabbricanti, i mandatari o gli importatori possono chiedere la corresponsione di un importo ragionevole e proporzionato per l’accesso alle informazioni sulla riparazione e la manutenzione o per ricevere aggiornamenti periodici. Un importo è considerato ragionevole se non scoraggia l’accesso non tenendo conto della misura in cui il riparatore professionista faccia uso di tali informazioni.
c)
Termine massimo di consegna dei pezzi di ricambio
Durante il periodo di cui alla lettera a), punto 1), il fabbricante, l’importatore o il mandatario garantiscono la consegna ai riparatori professionisti dei pezzi di ricambio per le apparecchiature di saldatura entro 15 giorni lavorativi dalla ricezione dell’ordine.
Tale disponibilità può essere limitata ai riparatori professionisti registrati conformemente alla lettera b).
d)
Informazioni sul display delle apparecchiature di saldatura
Se un’apparecchiatura di saldatura è provvista di display, questo deve fornire un’indicazione del consumo di filo per saldatura o di materiale d’apporto, in g/min o equivalenti unità di misura standard.
e)
Specifiche di smantellamento a fini di recupero e riciclaggio dei materiali, evitando l’inquinamento
I fabbricanti si assicurano che le apparecchiature di saldatura siano progettate in modo tale da consentire la rimozione dei materiali e dei componenti di cui all’allegato VII della direttiva 2012/19/UE servendosi di attrezzi facilmente reperibili.
I fabbricanti sono tenuti al rispetto degli obblighi di cui all’articolo 15, paragrafo 1, della direttiva 2012/19/UE.
3. Obblighi d’informazione
A decorrere dal 1o gennaio 2021 i fabbricanti, i mandatari o gli importatori devono assicurarsi che nei manuali d’istruzione destinati agli installatori e agli utilizzatori finali e, per almeno dieci anni dopo l’immissione sul mercato della prima unità di un modello di un’apparecchiatura di saldatura, sui siti web ad accesso gratuito dei fabbricanti, dei mandatari e degli importatori siano fornite le seguenti informazioni:
a)
il tipo di prodotto;
b)
la denominazione commerciale registrata, il nome del fabbricante e l’indirizzo al quale può essere contattato;
c)
l’identificativo del modello del prodotto;
d)
l’efficienza della sorgente di energia (in %);
e)
il consumo di energia allo stato inattivo (in watt);
f)
un elenco di modelli equivalenti;
g)
informazioni inerenti al riciclo o allo smaltimento a fine vita;
h)
un elenco delle materie prime essenziali presenti in quantità indicative superiori a 1 g a livello di componenti, se del caso, e un’indicazione del componente o dei componenti in cui tali materie prime essenziali sono presenti;
i)
l’utilizzo indicativo di gas di protezione per programmi di saldatura rappresentativi;
j)
l’utilizzo indicativo di filo per saldatura o di materiale d’apporto per programmi di saldatura rappresentativi.
Sulla targhetta dei dati di funzionamento delle apparecchiature di saldatura deve essere fornita la seguente informazione:
a)
anno di fabbricazione.
ALLEGATO III
Metodi e calcoli di misurazione
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle specifiche del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli devono essere effettuati avvalendosi di norme armonizzate, i cui estremi siano stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, o di altri metodi affidabili, accurati e riproducibili, che prendano in considerazione lo stato dell’arte generalmente riconosciuto, i cui risultati si ritiene abbiano un ridotto livello di incertezza.
ALLEGATO IV
Procedura di verifica ai fini della sorveglianza del mercato
Le tolleranze di verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica dei parametri misurati eseguita dalle autorità dello Stato membro e non devono essere utilizzate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario come tolleranze ammesse per definire i valori da includere nella documentazione tecnica o per interpretare tali valori al fine di conseguire la conformità o di dichiarare prestazioni migliori.
Un modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi quando sono stati progettati per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova (ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova) e per reagire in modo specifico alterando automaticamente le prestazioni durante la prova allo scopo di migliorare il livello dei parametri specificati nel presente regolamento o inclusi nella documentazione tecnica o altra documentazione fornita.
Per verificare la conformità di un modello di prodotto alle specifiche stabilite nel presente regolamento a norma dell’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, per le specifiche di cui al presente allegato, le autorità degli Stati membri applicano la seguente procedura:
1.
le autorità dello Stato membro sottopongono a verifica una singola unità del modello;
2.
il modello è considerato conforme alle specifiche applicabili se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’allegato IV, punto 2, della direttiva 2009/125/CE (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli non sono più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei risultati delle corrispondenti misurazioni effettuate a norma della lettera g) dello stesso allegato, e
b)
i valori dichiarati soddisfano le specifiche di cui al presente regolamento, e le informazioni sul prodotto necessarie pubblicate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario non contengono valori più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei valori dichiarati, e
c)
quando verificano l’unità del modello, le autorità dello Stato membro constatano che il fabbricante, l’importatore o il mandatario hanno messo in atto un sistema che soddisfa le specifiche di cui all’articolo 6, secondo comma, e
d)
quando le autorità dello Stato membro verificano l’unità del modello, questo è conforme alle specifiche di cui all’articolo 6, terzo comma, alle specifiche di efficienza delle risorse di cui all’allegato II, punto 2, e alle specifiche di informazione di cui all’allegato II, punto 3, e
e)
quando le autorità dello Stato membro sottopongono a prova l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze di verifica riportate nella tabella 2.
3.
Se non si ottengono i risultati di cui al punto 2, lettera a), b), c) o d), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
4.
Se non si ottiene il risultato di cui al punto 2, lettera e), le autorità dello Stato membro selezionano e sottopongono a prova tre unità supplementari dello stesso modello. In alternativa le tre unità supplementari selezionate possono essere di uno o più modelli equivalenti.
5.
Il modello è considerato conforme alle specifiche applicabili se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze di verifica riportate nella tabella 2.
6.
Se non si ottiene il risultato di cui al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
7.
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione immediatamente dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi dei punti 3 o 6.
Le autorità dello Stato membro si avvalgono dei metodi di calcolo e misurazione stabiliti nell’allegato III.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze di verifica stabilite nella tabella 2 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per le specifiche di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 2 non si applicano altre tolleranze di verifica, come quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 2
Tolleranze di verifica
Parametri
Tolleranze di verifica
Efficienza della sorgente di energia (%)
Il valore determinato (*1) non deve essere inferiore al valore dichiarato di oltre il 2 %.
Consumo di energia allo stato inattivo (watt)
Il valore determinato (*1) non deve superare il valore dichiarato di oltre il 10 %.
(*1) Nel caso delle tre unità supplementari sottoposte a prova secondo quanto previsto al punto 4, per valore determinato si intende la media aritmetica dei valori determinati per queste tre unità supplementari.
ALLEGATO V
Parametri di riferimento
Ai fini dell’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE, sono stati individuati i seguenti parametri di riferimento.
In appresso è indicata la migliore tecnologia disponibile sul mercato al momento dell’entrata in vigore del presente regolamento, per quanto attiene agli aspetti ambientali quantificabili considerati significativi.
Tabella 3
Parametri di riferimento per l’efficienza della sorgente di energia e per il consumo di energia allo stato inattivo
Tipo di prodotto
Efficienza della sorgente di energia
Valore massimo del consumo di energia allo stato inattivo
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia trifase con uscita di corrente continua (DC)
92 %
10 W
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia monofase con uscita di corrente continua (DC)
90 %
10 W
Apparecchiatura di saldatura alimentata da sorgenti di energia monofase e trifase con uscita di corrente alternata (AC)
83 %
10 W
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Specifiche per la progettazione ecocompatibile delle apparecchiature di saldatura
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Stabilisce le specifiche di progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di apparecchiature di saldatura alimentate dalla rete elettrica.
PUNTI CHIAVE
Elenca i processi di saldatura a cui si applica il regolamento e quelli a cui non si applica. Le specifiche per la progettazione ecocompatibile sono riportate nell’allegato II e comprendono:livelli di efficienza minimi per la sorgente di energia utilizzata;valore massimo di consumo di energia allo «stato inattivo» (simile allo standby);specifiche per gli aspetti non correlati all’energia, al fine di agevolare la riparazione, lo smontaggio, il prolungamento della vita utile e il riutilizzo di apparecchiature e componenti di saldatura, tra cui:mettere a disposizione dei riparatori professionisti i pezzi di ricambio per un periodo minimo di 10 anni;mettere gratuitamente a disposizione dei riparatori professionisti informazioni specifiche per la riparazione e la manutenzione attraverso il sito web del produttore dell’apparecchiatura di saldatura, dell’importatore o del mandatario. Il regolamento stabilisce la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato III i metodi di misurazione e i calcoli da seguire basati, ove disponibili, sulle norme armonizzate adottate dalle organizzazioni europee di normazione. Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato IV quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato. Il fabbricante, l’importatore o il mandatario non immettono sul mercato prodotti in grado di rilevare il fatto di essere sottoposti a prova e alterare automaticamente le loro prestazioni. L’allegato V stabilisce i parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le tecniche migliori disponibili sul mercato in termini di efficienza della sorgente di energia e di consumo di energia allo stato inattivo. La Commissione europea deve rivedere il regolamento alla luce dei progressi tecnologici e presentarne i risultati, compresa, se del caso, una bozza di proposta di revisione entro il 14 novembre 2024.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Si applica dal 1o gennaio 2021.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. La Commissione li stabilisce per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’UE e che hanno un impatto ambientale significativo.
Per ulteriori informazioni consultare:Apparecchiature di saldatura: Specifiche per la progettazione ecocompatibile (Commissione europea) Spiegazione delle nuove misure di progettazione ecocompatibile (Commissione europea) Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: Politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (UE) n. 2019/1784 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile delle apparecchiature di saldatura conformemente alla direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 272 del 25.10.2019, pag. 121).
DOCUMENTI CORRELATI
Comunicazione della Commissione — Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 [COM(2016) 773 final del 30.11.2016].
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — L’anello mancante: piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare [COM(2015) 614 final del 2.12.2015].
Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
Le successive modifiche al regolamento (UE) n. 1025/2012 sono state integrate nel documento originale. Questa versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Direttiva 2012/19/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (GU L 197 del 24.7.2012, pag. 38).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Si veda la versione consolidata. |
Requisiti per la progettazione ecocompatibile — alimentatori esterni
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Stabilisce i requisiti per la progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di alimentatori esterni*.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento non si applica a:convertitori di tensione;alimentatori non interrompibili;caricabatterie senza funzione di alimentazione;convertitori di dispositivi di illuminazione;alimentatori esterni per dispositivi medici;iniettori attivi per alimentazione tramite Ethernet;unità di connessione (docking station) per apparecchi autonomi;alimentatori esterni immessi sul mercato prima del 1o aprile 2025, unicamente come pezzi in riparazione o pezzi di ricambio per sostituire un alimentatore esterno identico immesso sul mercato prima del 1o aprile 2020. Le specifiche per la progettazione ecocompatibile sono riportate nell’allegato II. Il regolamento definisce la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato II, punto 3, i metodi di misurazione e di calcolo che devono essere seguiti. Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato III quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato. L’allegato IV stabilisce parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le tecnologie migliori disponibili sul mercato. La Commissione europea deve rivedere il regolamento alla luce dei progressi tecnologici e presentarne i risultati, compresa, se del caso, una bozza di proposta di revisione entro il 14 novembre 2022.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento si applica dal 1o aprile 2020 e a decorrere da tale data abroga il regolamento (CE) n. 278/2009.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. La Commissione li stabilisce per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’UE e che hanno un impatto ambientale significativo.
Per maggiori informazioni consultare:Alimentatori esterni — Requisiti di progettazione ecocompatibile (Commissione europea) Spiegazione delle nuove misure di progettazione ecocompatibile (Commissione europea) Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile — Risparmio energetico (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: Politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
Alimentatore esterno: il dispositivo che risponde a tutti i criteri elencati di seguito:è progettato per trasformare la corrente alternata (CA) in ingresso dall’alimentazione di rete in una o più correnti continue (CC) o alternate (CA) di tensione inferiore in uscita;è utilizzato con uno o più dispositivi separati che costituiscono il carico principale;è contenuto in un alloggiamento fisicamente separato dal o dai dispositivi che costituiscono il carico principale;è collegato al o ai dispositivi che costituiscono il carico principale tramite connessioni elettriche, cavi, fili o altri collegamenti maschio/femmina amovibili o fissi;ha una potenza di uscita nominale non superiore a 250 watt; eè destinato all’uso con apparecchi elettrici ed elettronici domestici e da ufficio di cui all’allegato I.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (UE) 2019/1782 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga il regolamento (CE) n. 278/2009 della Commissione (GU L 272 del 25.10.2019, pag. 95).
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Le successive modifiche alla direttiva 2009/125/CE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. | REGOLAMENTO (UE) 2019/1782 DELLA COMMISSIONE
del 1o ottobre 2019
che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga il regolamento (CE) n. 278/2009 della Commissione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto l’articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
vista la direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (1), in particolare l’articolo 15, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
Ai sensi della direttiva 2009/125/CE la Commissione deve fissare specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia che rappresentano un significativo volume di vendite e di scambi commerciali nell’Unione e che hanno un significativo impatto ambientale che può essere notevolmente ridotto modificando la progettazione, senza che ciò comporti costi eccessivi.
(2)
La comunicazione della Commissione COM(2016) 773 (2) (Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile) adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE, stabilisce le priorità di lavoro nell’ambito del quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile individua sia i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure di esecuzione, sia la necessità di riesaminare il regolamento (CE) n. 278/2009 della Commissione (3).
(3)
Si stima che le misure del piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile potrebbero tradursi entro il 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, che equivarrebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate. Gli alimentatori esterni sono uno dei gruppi di prodotti che figurano nel piano di lavoro.
(4)
La Commissione ha stabilito le specifiche per la progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni con il regolamento (CE) n. 278/2009. Ai sensi di detto regolamento, la Commissione dovrebbe riesaminarle alla luce del progresso tecnologico.
(5)
La Commissione ha riesaminato il regolamento (CE) n. 278/2009 e analizzato gli aspetti tecnici, ambientali ed economici degli alimentatori esterni nonché il comportamento degli utilizzatori in condizioni reali. Il riesame è stato condotto in stretta collaborazione con i portatori d’interessi e gli interlocutori dell’Unione e dei paesi terzi. I risultati sono stati resi pubblici e presentati al forum consultivo istituito dall’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(6)
Lo studio di riesame evidenzia che grandi quantità di alimentatori esterni sono immessi sul mercato dell’Unione e illustra i vantaggi derivanti dall’aggiornamento delle specifiche per la progettazione ecocompatibile e dal loro adeguamento al progresso tecnologico.
(7)
Gli alimentatori esterni a tensioni multiple di uscita, che non sono contemplati dal regolamento (CE) n. 278/2009, sono immessi sul mercato dell’Unione in numero sempre crescente. Dovrebbero pertanto essere inclusi nell’ambito di applicazione del regolamento per garantire ulteriori risparmi di energia e assicurare condizioni di parità.
(8)
È opportuno che gli alimentatori esterni che adattano la tensione in uscita al carico principale continuino ad essere inclusi nell’ambito di applicazione del regolamento.
(9)
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile dovrebbero armonizzare il consumo di energia degli alimentatori esterni, contribuendo così al funzionamento del mercato interno. Dovrebbero inoltre migliorare le prestazioni ambientali degli alimentatori esterni. Rispetto a uno scenario in cui non vengono prese ulteriori misure, è stato stimato un potenziale risparmio annuo di energia finale pari a 4,3 TWh entro il 2030, che corrisponde a 1,45 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
(10)
I parametri pertinenti dei prodotti dovrebbero essere misurati avvalendosi di metodi affidabili, accurati e riproducibili. Tali metodi dovrebbero tener conto dello stato dell’arte riconosciuto e, ove disponibili, delle norme armonizzate adottate dalle organizzazioni europee di normazione di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (4).
(11)
Ai sensi dell’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, il presente regolamento dovrebbe specificare le procedure di valutazione della conformità applicabili.
(12)
Per agevolare i controlli di conformità i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero fornire nella documentazione tecnica le informazioni di cui agli allegati IV e V della direttiva 2009/125/CE, nella misura in cui sono pertinenti alle specifiche definite nel presente regolamento.
(13)
Oltre agli obblighi giuridicamente vincolanti stabiliti nel presente regolamento, è opportuno definire parametri di riferimento per le migliori tecniche disponibili, al fine di garantire un’ampia disponibilità e una facile accessibilità delle informazioni relative alle prestazioni ambientali nell’intero ciclo di vita dei prodotti oggetto del presente regolamento, conformemente all’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE.
(14)
Il riesame dovrebbe valutare l’adeguatezza e l’efficacia delle disposizioni del presente regolamento nel conseguirne gli obiettivi. Esso dovrebbe avvenire dopo che tutte le disposizioni sono state attuate e hanno prodotto un effetto visibile sul mercato.
(15)
È pertanto opportuno abrogare il regolamento (CE) n. 278/2009.
(16)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito a norma dell’articolo 19, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e campo di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile per l’immissione sul mercato o la messa in servizio degli alimentatori esterni.
2. Il presente regolamento non si applica a:
a)
convertitori di tensione;
b)
alimentatori non interrompibili;
c)
caricabatterie senza funzione di alimentazione;
d)
convertitori di dispositivi di illuminazione;
e)
alimentatori esterni per dispositivi medici;
f)
iniettori attivi per alimentazione tramite Ethernet (PoE, Power over Ethernet);
g)
unità di connessione (docking station) per apparecchi autonomi;
h)
alimentatori esterni immessi sul mercato prima del 1o aprile 2025, unicamente come pezzi di ricambio per sostituire un alimentatore esterno identico immesso sul mercato prima del 1o aprile 2020, a condizione che il pezzo di ricambio, o il suo imballaggio, indichi chiaramente «alimentatore esterno da utilizzare esclusivamente come pezzo di ricambio per» e il prodotto o i prodotti che costituiscono il carico principale cui il pezzo è destinato.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
(1)
«alimentatore esterno»: il dispositivo che risponde a tutti i criteri elencati di seguito:
a)
è progettato per trasformare la corrente alternata (CA) in ingresso dall’alimentazione di rete in una o più correnti continue (CC) o alternate (CA) di tensione inferiore in uscita;
b)
è utilizzato con uno o più dispositivi separati che costituiscono il carico principale;
c)
è contenuto in un alloggiamento fisicamente separato dal o dai dispositivi che costituiscono il carico principale;
d)
è collegato al o ai dispositivi che costituiscono il carico principale tramite connessioni elettriche, cavi, fili o altri collegamenti maschio/femmina amovibili o fissi;
e)
ha una potenza di uscita nominale non superiore a 250 watt;
f)
è destinato all’uso con apparecchi elettrici ed elettronici domestici e da ufficio di cui all’allegato I;
(2)
«alimentatore esterno a bassa tensione»: l’alimentatore esterno a tensione di uscita nominale inferiore a 6 volt e corrente di uscita nominale pari o superiore a 550 milliampere;
(3)
«alimentatore esterno a tensioni multiple di uscita»: l’alimentatore esterno in grado di convertire la corrente alternata in ingresso dall’alimentazione di rete in più correnti continue o alternate simultanee di tensione inferiore in uscita;
(4)
«convertitore di tensione»: il dispositivo che converte la tensione in ingresso dall’alimentazione di rete a 230 volt in tensione di uscita a 110 volt con caratteristiche simili a quelle della fonte d’ingresso;
(5)
«alimentatore non interrompibile»: il dispositivo che fornisce automaticamente un’alimentazione di emergenza in caso di cali di tensione dall’alimentazione di rete al di sotto del livello accettabile;
(6)
«caricabatterie»: il dispositivo che nell’interfaccia di uscita è collegato direttamente ad una batteria amovibile;
(7)
«convertitore di dispositivi di illuminazione»: l’alimentatore esterno utilizzato con lampade a tensione estremamente ridotta;
(8)
«iniettore attivo per alimentazione tramite Ethernet (PoE)»: il dispositivo che converte la tensione dell’alimentazione di rete in una tensione a CC inferiore, presenta una o più porte d’ingresso Ethernet e/o una o più porte di uscita Ethernet, fornisce corrente a uno o più dispositivi collegati alla o alle porte d’uscita Ethernet ed eroga la tensione nominale alla o alle porte d’uscita solo qualora siano rilevati dispositivi compatibili a seguito di una procedura standardizzata;
(9)
«base di ricarica (docking station) per apparecchi autonomi»: il dispositivo in cui un apparecchio a batteria che esegue compiti che richiedono mobilità senza intervento da parte dell’utilizzatore viene posto per la messa in carica, e che può guidare i movimenti autonomi dell’apparecchio;
(10)
«alimentazione da rete»: la fornitura di elettricità dalla rete a 230 (± 10 %) volt di corrente alternata a 50 Hz;
(11)
«apparecchiatura di tecnologia dell’informazione»: l’apparecchiatura la cui funzione primaria è compresa tra inserimento, memorizzazione, visualizzazione, recupero, trasmissione, trattamento, scambio o controllo di dati o di messaggi di telecomunicazione, o è una combinazione di tali funzioni, e che può essere munita di una o più porte terminal utilizzate in genere per il trasferimento di informazioni;
(12)
«ambiente domestico»: l’ambiente in cui l’uso di ricevitori per la diffusione radiotelevisiva avviene di norma a una distanza non superiore a 10 metri dall’apparecchiatura in questione;
(13)
«potenza di uscita nominale (PO)»: la massima potenza di uscita specificata dal fabbricante;
(14)
«condizione a vuoto»: la condizione per cui l’entrata dell’alimentatore esterno è collegata all’alimentazione di rete mentre l’uscita non è collegata a nessun carico principale;
(15)
«modo attivo»: la condizione per cui l’entrata dell’alimentatore esterno è collegata all’alimentazione di rete e l’uscita è collegata a un carico principale;
(16)
«efficienza in modo attivo»: il rapporto tra l’energia prodotta da un alimentatore esterno in modo attivo e l’alimentazione di corrente necessaria per produrla;
(17)
«rendimento medio in modo attivo»: la media dei rendimenti in modo attivo al 25 %, 50 %, 75 % e 100 % della potenza di uscita nominale;
(18)
«modello equivalente»: il modello che ha le medesime caratteristiche tecniche rilevanti per quanto riguarda le informazioni tecniche da fornire, ma è immesso sul mercato o messo in servizio dallo stesso fabbricante, importatore o mandatario come altro modello, con identificativo del modello diverso;
(19)
«identificativo del modello»: il codice, solitamente alfanumerico, che distingue un dato modello di prodotto da altri modelli che riportano lo stesso marchio o il nome dello stesso fabbricante, importatore o mandatario.
Articolo 3
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile di cui all’allegato II si applicano a decorrere dalle date ivi indicate.
Articolo 4
Valutazione di conformità
1. Le procedure applicabili alla valutazione di conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE sono il sistema di controllo interno della progettazione descritto nell’allegato IV di tale direttiva o il sistema di gestione descritto nell’allegato V della stessa direttiva.
2. Ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, la documentazione tecnica contiene i valori dichiarati dei parametri di cui all’allegato II, punto 2, lettera c).
3. Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello che ha le medesime caratteristiche tecniche rilevanti per quanto riguarda le informazioni tecniche da fornire, ma è prodotto da un altro fabbricante, oppure
b)
dai calcoli effettuati in base al progetto o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o entrambe le cose.
La documentazione tecnica comprende i dettagli e i risultati di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti diversi.
La documentazione tecnica include un elenco di tutti i modelli equivalenti, con i relativi identificativi del modello.
Articolo 5
Procedura di verifica a fini di sorveglianza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini di sorveglianza del mercato di cui all’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, gli Stati membri applicano la procedura di verifica illustrata nell’allegato III.
Articolo 6
Parametri di riferimento
I parametri di riferimento per i prodotti e le tecnologie più efficienti disponibili sul mercato al momento dell’adozione del presente regolamento sono illustrati nell’allegato IV.
Articolo 7
Riesame
La Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce del progresso tecnologico e ne presenta i risultati al forum consultivo, corredati, se del caso, di un progetto di proposta di revisione, entro il 14 novembre 2022.
Il riesame valuta in particolare: la fattibilità di introdurre una specifica in materia di efficienza energetica minima al 10 % del carico; opzioni che consentano l’inclusione nell’ambito di applicazione del regolamento dei caricabatterie senza fili, degli iniettori attivi per alimentazione tramite Ethernet (PoE) e degli alimentatori esterni utilizzati con apparecchi elettrici ed elettronici domestici e da ufficio non compresi nell’allegato I; e opzioni che consentano l’inclusione di specifiche a sostegno del conseguimento degli obiettivi dell’economia circolare, inclusa l’interoperabilità.
Articolo 8
Abrogazione
Il regolamento (UE) n. 278/2009 è abrogato a decorrere dal 1o aprile 2020.
Articolo 9
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o aprile 2020.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 1o ottobre 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10.
(2) Comunicazione della Commissione, Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019, COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016.
(3) Regolamento (CE) n. 278/2009 della Commissione, del 6 aprile 2009, recante misure di esecuzione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le specifiche di progettazione ecocompatibile relative al consumo di energia elettrica a vuoto e al rendimento medio in modo attivo per gli alimentatori esterni (GU L 93 del 7.4.2009, pag. 3).
(4) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
ALLEGATO I
Elenco delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio
1.
Apparecchi domestici:
—
elettrodomestici utilizzati per la cottura e l’ulteriore trasformazione di alimenti, la preparazione di bevande, per aprire o sigillare contenitori o pacchetti, per la pulizia e per la conservazione di capi di abbigliamento;
—
apparecchi tagliacapelli, asciugacapelli, per la cura dei capelli. spazzolini da denti elettrici, rasoi elettrici, apparecchi per massaggi e altre cure del corpo;
—
coltelli elettrici;
—
bilance;
—
sveglie, orologi da polso o da tasca e apparecchiature per misurare, indicare e registrare il tempo.
2.
Apparecchiature per la tecnologia dell’informazione, comprese apparecchiature per copia e stampa e decodificatori (set-top box), destinate prevalentemente all’uso in ambiente domestico;
3.
Apparecchiature di consumo:
—
apparecchi radio;
—
videocamere;
—
videoregistratori;
—
registratori hi-fi;
—
amplificatori audio;
—
sistemi di «home theatre»;
—
televisori;
—
strumenti musicali;
—
altre apparecchiature per registrare o riprodurre suoni o immagini, inclusi segnali o altre tecnologie per la distribuzione di suoni e immagini diverse dalla telecomunicazione.
4.
Giocattoli e apparecchiature per il tempo libero e lo sport, elettrici ed elettronici:
—
treni elettrici o piste elettriche per macchinine da corsa;
—
console di gioco, anche portatili;
—
apparecchiature sportive con componenti elettrici o elettronici;
—
altri giocattoli e apparecchiature per il tempo libero e lo sport
ALLEGATO II
Specifiche per la progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni
1. Specifiche di efficienza energetica:
a)
a decorrere dal 1o aprile 2020 la potenza assorbita nella condizione a vuoto non può superare i valori elencati di seguito:
Alimentatori esterni CA/CA, esclusi gli alimentatori esterni a bassa tensione e quelli a tensioni multiple di uscita
Alimentatori esterni CA/CC, esclusi gli alimentatori esterni a bassa tensione e quelli a tensioni multiple di uscita
Alimentatori esterni a bassa tensione
Alimentatori esterni a tensioni multiple di uscita
PO ≤ 49,0 W
0,21 W
0,10 W
0,10 W
0,30 W
PO > 49,0 W
0,21 W
0,21 W
0,21 W
0,30 W
b)
a decorrere dal 1o aprile 2020 il rendimento medio in modo attivo non può essere inferiore ai seguenti valori:
Alimentatori esterni CA/CA, esclusi gli alimentatori esterni a bassa tensione e quelli a tensioni multiple di uscita
Alimentatori esterni CA/CC, esclusi gli alimentatori esterni a bassa tensione e quelli a tensioni multiple di uscita
Alimentatori esterni a bassa tensione
Alimentatori esterni a tensioni multiple di uscita
PO ≤ 1,0 W
0,5 x PO/1 W+ 0,160
0,5 x PO/1 W+ 0,160
0,517 x PO/1 W+ 0,087
0,497 x PO/1 W+ 0,067
1 W < PO ≤ 49,0 W
0,071 x ln(PO/1 W) – 0,0014 x PO/1 W+ 0,67
0,071 x ln(PO/1 W) – 0,0014 x PO/1 W+ 0,67
0,0834 x ln(PO/1 W) – 0,0014 x Po/1 W+ 0,609
0,075 x ln(PO/1 W) + 0,561
PO > 49,0 W
0,880
0,880
0,870
0,860
2. Informazioni obbligatorie:
a)
a decorrere dal 1o aprile 2020, la targhetta dati contiene le informazioni elencate di seguito:
Informazioni da riportare sulla targhetta
Valore e precisione
Unità
Note
Potenza di uscita
X,X
W
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si indicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
Tensione di uscita
X,X
V
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si indicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
Corrente di uscita
X,X
A
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si indicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
b)
A decorrere dal 1o aprile 2020 i manuali di istruzioni destinati agli utilizzatori finali (se del caso) e i siti web ad accesso libero dei fabbricanti, degli importatori o dei mandatari contengono le seguenti informazioni, nell’ordine indicato di seguito:
Informazioni pubblicate
Valore e precisione
Unità
Note
Nome o marchio del fabbricante, numero di iscrizione nel registro delle imprese e indirizzo del fabbricante
-
-
-
Identificativo del modello
-
-
-
Tensione di ingresso
X
V
Specificata dal fabbricante Specificare un valore o un intervallo di valori.
Frequenza di ingresso CA
X
Hz
Specificata dal fabbricante Specificare un valore o un intervallo di valori.
Tensione di uscita
X,X
V
Tensione di uscita nominale Specificare se corrente alternata o continua.
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si pubblicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
Corrente di uscita
X,X
A
Corrente di uscita nominale
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si pubblicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
Potenza di uscita
X,X
W
Potenza nominale di uscita
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si pubblicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
Rendimento medio in modo attivo
X,X
%
Dichiarato dal fabbricate sulla base del valore calcolato come media aritmetica del rendimento nelle condizioni di carico 1-4.
Nei casi in cui è dichiarato più di un rendimento medio in modo attivo per tensioni di uscita multiple alla condizione di carico 1, il valore pubblicato è il rendimento medio in modo attivo dichiarato per la tensione di uscita più bassa.
Rendimento a basso carico (10 %)
X,X
%
Dichiarato dal fabbricate sulla base del valore calcolato nella condizione di carico 5.
Gli alimentatori esterni a potenza di uscita nominale uguale o inferiore a 10 W sono esentati dalla specifica.
Nei casi in cui è dichiarato più di un rendimento medio in modo attivo per tensioni di uscita multiple alla condizione di carico 1, il valore pubblicato è quello dichiarato per la tensione di uscita più bassa.
Potenza assorbita nella condizione a vuoto
X,XX
W
Dichiarata dal fabbricate sulla base del valore misurato nella condizione di carico 6.
Le rispettive condizioni di carico sono:
Percentuale della corrente nominale di uscita
Condizione di carico 1
100 % ± 2 %
Condizione di carico 2
75 % ± 2 %
Condizione di carico 3
50 % ± 2 %
Condizione di carico 4
25 % ± 2 %
Condizione di carico 5
10 % ± 1 %
Condizione di carico 6
0 % (condizione a vuoto)
c)
A decorrere dal 1o aprile 2020, ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 4, la documentazione tecnica contiene i seguenti elementi:
(1)
per gli alimentatori esterni a potenza di uscita nominale superiore a 10 watt:
Valore indicato
Descrizione
Valore quadratico medio corrente di uscita (mA)
Misurato nelle condizioni di carico 1-5
Valore quadratico medio tensione di uscita (V)
Potenza di uscita modo attivo (W)
Valore quadratico medio tensione di ingresso (V)
Misurato nelle condizioni di carico 1-6
Valore quadratico medio potenza di ingresso (W)
Distorsione armonica totale della corrente di ingresso
Fattore di potenza reale
Potenza assorbita (W)
Calcolata nelle condizioni di carico 1-5, misurata nella condizione di carico 6
Rendimento in modo attivo
Misurato nelle condizioni di carico 1-5
Rendimento medio in modo attivo
MEDIA aritmetica del rendimento nelle condizioni di carico 1-4
Nel caso in cui sono misurate diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita alla condizione di carico 1, per ciascuna misurazione sono specificati i rispettivi valori indicati.
Le rispettive condizioni di carico sono illustrate al punto 2, lettera b);
(2)
per gli alimentatori esterni a potenza di uscita nominale pari o inferiore a 10 watt:
Valore indicato
Descrizione
Valore quadratico medio corrente di uscita (mA)
Misurato nelle condizioni di carico 1-4
Valore quadratico medio tensione di uscita (V)
Potenza di uscita modo attivo (W)
Valore quadratico medio tensione di ingresso (V)
Misurato nelle condizioni di carico 1-4 e 6
Valore quadratico medio potenza di ingresso (W)
Distorsione armonica totale della corrente di ingresso
Fattore di potenza reale
Potenza assorbita (W)
Calcolata nelle condizioni di carico 1-4, misurata nella condizione di carico 6
Rendimento in modo attivo
Misurato nelle condizioni di carico 1-4
Rendimento medio in modo attivo
MEDIA aritmetica del rendimento nelle condizioni di carico 1-4
Nel caso in cui sono misurate diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita alla condizione di carico 1, per ciascuna misurazione sono specificati i rispettivi valori indicati.
Le rispettive condizioni di carico sono illustrate al punto 2, lettera b).
3. Misurazioni e calcoli
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle specifiche del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati secondo le norme armonizzate i cui numeri di riferimento sono stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea o secondo altri metodi affidabili, accurati e riproducibili che tengano conto dei metodi più avanzati generalmente riconosciuti.
ALLEGATO III
Procedura di verifica a fini della sorveglianza del mercato
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica dei parametri misurati eseguita dalle autorità dello Stato membro e non devono essere utilizzate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario come tolleranze ammesse per definire i valori da includere nella documentazione tecnica o per interpretare tali valori al fine di conseguire la conformità o di dichiarare prestazioni migliori.
Per verificare la conformità di un modello di prodotto alle specifiche stabilite nel presente regolamento a norma dell’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, per le specifiche di cui al presente allegato, le autorità degli Stati membri applicano la procedura descritta di seguito.
1.
Le autorità dello Stato membro verificano una singola unità del modello.
2.
Il modello si considera conforme alle specifiche applicabili se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’allegato IV, punto 2, della direttiva 2009/125/CE (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli, non sono più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei risultati delle corrispondenti misurazioni effettuate a norma della lettera g) dello stesso allegato; e
b)
i valori dichiarati soddisfano le specifiche di cui al presente regolamento, e le informazioni sul prodotto necessarie pubblicate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario non contengono valori più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei valori dichiarati; e
c)
quando le autorità dello Stato membro sottopongono a prova l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze ammesse a fini di verifica riportate nella tabella 1; e
d)
quando le autorità dello Stato membro verificano l’unità del modello, esso è conforme alle informazioni obbligatorie di cui all’allegato II; punto 2.
3.
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera a), b) o d), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
4.
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera c), le autorità dello Stato membro selezionano e collaudano tre unità supplementari dello stesso modello. In alternativa, le tre unità supplementari selezionate possono appartenere ad uno o più modelli equivalenti.
5.
Il modello è considerato conforme alle pertinenti specifiche se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze ammesse a fini di verifica riportate nella tabella 1.
6.
Se non si ottiene quanto indicato al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
7.
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi dei punti 3 o 6.
Le autorità dello Stato membro usano i metodi di calcolo e misurazione stabiliti nell’allegato II.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze ammesse a fini di verifica stabilite nella tabella 1 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per quanto attiene alle specifiche di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 1 non si applicano altre tolleranze, quali quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 1
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Parametri
Tolleranze a fini di verifica
Condizione a vuoto
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato di oltre 0,01 W.
Rendimento in modo attivo in ciascuna delle condizioni di carico applicabili
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre il 5 %.
Rendimento medio in modo attivo
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre il 5 %.
(*1) Nel caso delle tre unità supplementari sottoposte a prova come prescritto al punto 4, per valore determinato si intende la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
ALLEGATO IV
Parametri di riferimento
Al momento dell’entrata in vigore del presente regolamento la migliore tecnologia disponibile sul mercato per gli alimentatori esterni, in termini di potenza assorbita nella condizione a vuoto e di rendimento medio in modo attivo, è stata individuata come descritto di seguito.
a)
Condizione a vuoto:
l’assorbimento più basso di potenza nella condizione a vuoto per gli alimentatori esterni può essere così approssimato:
—
0,002 watt, per PO ≤ 49,0 watt;
—
0,010 watt, per PO > 49,0 watt.
b)
Rendimento medio in modo attivo:
il miglior rendimento medio in modo attivo disponibile per gli alimentatori esterni può essere così approssimato:
—
0,767, per PO ≤ 1,0 watt;
—
0,905, per 1,0 watt < PO ≤ 49,0 watt;
—
0,962, per PO > 49,0 watt.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (UE) 2019/1782 DELLA COMMISSIONE
del 1o ottobre 2019
che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga il regolamento (CE) n. 278/2009 della Commissione
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto l’articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
vista la direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (1), in particolare l’articolo 15, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
Ai sensi della direttiva 2009/125/CE la Commissione deve fissare specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia che rappresentano un significativo volume di vendite e di scambi commerciali nell’Unione e che hanno un significativo impatto ambientale che può essere notevolmente ridotto modificando la progettazione, senza che ciò comporti costi eccessivi.
(2)
La comunicazione della Commissione COM(2016) 773 (2) (Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile) adottata dalla Commissione in applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE, stabilisce le priorità di lavoro nell’ambito del quadro sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica per il periodo 2016-2019. Il piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile individua sia i gruppi di prodotti connessi all’energia considerati prioritari per la realizzazione di studi preliminari e l’eventuale adozione di misure di esecuzione, sia la necessità di riesaminare il regolamento (CE) n. 278/2009 della Commissione (3).
(3)
Si stima che le misure del piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile potrebbero tradursi entro il 2030 in un risparmio annuo di energia finale superiore a 260 TWh, che equivarrebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 100 milioni di tonnellate. Gli alimentatori esterni sono uno dei gruppi di prodotti che figurano nel piano di lavoro.
(4)
La Commissione ha stabilito le specifiche per la progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni con il regolamento (CE) n. 278/2009. Ai sensi di detto regolamento, la Commissione dovrebbe riesaminarle alla luce del progresso tecnologico.
(5)
La Commissione ha riesaminato il regolamento (CE) n. 278/2009 e analizzato gli aspetti tecnici, ambientali ed economici degli alimentatori esterni nonché il comportamento degli utilizzatori in condizioni reali. Il riesame è stato condotto in stretta collaborazione con i portatori d’interessi e gli interlocutori dell’Unione e dei paesi terzi. I risultati sono stati resi pubblici e presentati al forum consultivo istituito dall’articolo 18 della direttiva 2009/125/CE.
(6)
Lo studio di riesame evidenzia che grandi quantità di alimentatori esterni sono immessi sul mercato dell’Unione e illustra i vantaggi derivanti dall’aggiornamento delle specifiche per la progettazione ecocompatibile e dal loro adeguamento al progresso tecnologico.
(7)
Gli alimentatori esterni a tensioni multiple di uscita, che non sono contemplati dal regolamento (CE) n. 278/2009, sono immessi sul mercato dell’Unione in numero sempre crescente. Dovrebbero pertanto essere inclusi nell’ambito di applicazione del regolamento per garantire ulteriori risparmi di energia e assicurare condizioni di parità.
(8)
È opportuno che gli alimentatori esterni che adattano la tensione in uscita al carico principale continuino ad essere inclusi nell’ambito di applicazione del regolamento.
(9)
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile dovrebbero armonizzare il consumo di energia degli alimentatori esterni, contribuendo così al funzionamento del mercato interno. Dovrebbero inoltre migliorare le prestazioni ambientali degli alimentatori esterni. Rispetto a uno scenario in cui non vengono prese ulteriori misure, è stato stimato un potenziale risparmio annuo di energia finale pari a 4,3 TWh entro il 2030, che corrisponde a 1,45 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
(10)
I parametri pertinenti dei prodotti dovrebbero essere misurati avvalendosi di metodi affidabili, accurati e riproducibili. Tali metodi dovrebbero tener conto dello stato dell’arte riconosciuto e, ove disponibili, delle norme armonizzate adottate dalle organizzazioni europee di normazione di cui all’allegato I del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (4).
(11)
Ai sensi dell’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, il presente regolamento dovrebbe specificare le procedure di valutazione della conformità applicabili.
(12)
Per agevolare i controlli di conformità i fabbricanti, gli importatori o i mandatari dovrebbero fornire nella documentazione tecnica le informazioni di cui agli allegati IV e V della direttiva 2009/125/CE, nella misura in cui sono pertinenti alle specifiche definite nel presente regolamento.
(13)
Oltre agli obblighi giuridicamente vincolanti stabiliti nel presente regolamento, è opportuno definire parametri di riferimento per le migliori tecniche disponibili, al fine di garantire un’ampia disponibilità e una facile accessibilità delle informazioni relative alle prestazioni ambientali nell’intero ciclo di vita dei prodotti oggetto del presente regolamento, conformemente all’allegato I, parte 3, punto 2, della direttiva 2009/125/CE.
(14)
Il riesame dovrebbe valutare l’adeguatezza e l’efficacia delle disposizioni del presente regolamento nel conseguirne gli obiettivi. Esso dovrebbe avvenire dopo che tutte le disposizioni sono state attuate e hanno prodotto un effetto visibile sul mercato.
(15)
È pertanto opportuno abrogare il regolamento (CE) n. 278/2009.
(16)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato istituito a norma dell’articolo 19, paragrafo 1, della direttiva 2009/125/CE,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e campo di applicazione
1. Il presente regolamento stabilisce le specifiche per la progettazione ecocompatibile per l’immissione sul mercato o la messa in servizio degli alimentatori esterni.
2. Il presente regolamento non si applica a:
a)
convertitori di tensione;
b)
alimentatori non interrompibili;
c)
caricabatterie senza funzione di alimentazione;
d)
convertitori di dispositivi di illuminazione;
e)
alimentatori esterni per dispositivi medici;
f)
iniettori attivi per alimentazione tramite Ethernet (PoE, Power over Ethernet);
g)
unità di connessione (docking station) per apparecchi autonomi;
h)
alimentatori esterni immessi sul mercato prima del 1o aprile 2025, unicamente come pezzi di ricambio per sostituire un alimentatore esterno identico immesso sul mercato prima del 1o aprile 2020, a condizione che il pezzo di ricambio, o il suo imballaggio, indichi chiaramente «alimentatore esterno da utilizzare esclusivamente come pezzo di ricambio per» e il prodotto o i prodotti che costituiscono il carico principale cui il pezzo è destinato.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
(1)
«alimentatore esterno»: il dispositivo che risponde a tutti i criteri elencati di seguito:
a)
è progettato per trasformare la corrente alternata (CA) in ingresso dall’alimentazione di rete in una o più correnti continue (CC) o alternate (CA) di tensione inferiore in uscita;
b)
è utilizzato con uno o più dispositivi separati che costituiscono il carico principale;
c)
è contenuto in un alloggiamento fisicamente separato dal o dai dispositivi che costituiscono il carico principale;
d)
è collegato al o ai dispositivi che costituiscono il carico principale tramite connessioni elettriche, cavi, fili o altri collegamenti maschio/femmina amovibili o fissi;
e)
ha una potenza di uscita nominale non superiore a 250 watt;
f)
è destinato all’uso con apparecchi elettrici ed elettronici domestici e da ufficio di cui all’allegato I;
(2)
«alimentatore esterno a bassa tensione»: l’alimentatore esterno a tensione di uscita nominale inferiore a 6 volt e corrente di uscita nominale pari o superiore a 550 milliampere;
(3)
«alimentatore esterno a tensioni multiple di uscita»: l’alimentatore esterno in grado di convertire la corrente alternata in ingresso dall’alimentazione di rete in più correnti continue o alternate simultanee di tensione inferiore in uscita;
(4)
«convertitore di tensione»: il dispositivo che converte la tensione in ingresso dall’alimentazione di rete a 230 volt in tensione di uscita a 110 volt con caratteristiche simili a quelle della fonte d’ingresso;
(5)
«alimentatore non interrompibile»: il dispositivo che fornisce automaticamente un’alimentazione di emergenza in caso di cali di tensione dall’alimentazione di rete al di sotto del livello accettabile;
(6)
«caricabatterie»: il dispositivo che nell’interfaccia di uscita è collegato direttamente ad una batteria amovibile;
(7)
«convertitore di dispositivi di illuminazione»: l’alimentatore esterno utilizzato con lampade a tensione estremamente ridotta;
(8)
«iniettore attivo per alimentazione tramite Ethernet (PoE)»: il dispositivo che converte la tensione dell’alimentazione di rete in una tensione a CC inferiore, presenta una o più porte d’ingresso Ethernet e/o una o più porte di uscita Ethernet, fornisce corrente a uno o più dispositivi collegati alla o alle porte d’uscita Ethernet ed eroga la tensione nominale alla o alle porte d’uscita solo qualora siano rilevati dispositivi compatibili a seguito di una procedura standardizzata;
(9)
«base di ricarica (docking station) per apparecchi autonomi»: il dispositivo in cui un apparecchio a batteria che esegue compiti che richiedono mobilità senza intervento da parte dell’utilizzatore viene posto per la messa in carica, e che può guidare i movimenti autonomi dell’apparecchio;
(10)
«alimentazione da rete»: la fornitura di elettricità dalla rete a 230 (± 10 %) volt di corrente alternata a 50 Hz;
(11)
«apparecchiatura di tecnologia dell’informazione»: l’apparecchiatura la cui funzione primaria è compresa tra inserimento, memorizzazione, visualizzazione, recupero, trasmissione, trattamento, scambio o controllo di dati o di messaggi di telecomunicazione, o è una combinazione di tali funzioni, e che può essere munita di una o più porte terminal utilizzate in genere per il trasferimento di informazioni;
(12)
«ambiente domestico»: l’ambiente in cui l’uso di ricevitori per la diffusione radiotelevisiva avviene di norma a una distanza non superiore a 10 metri dall’apparecchiatura in questione;
(13)
«potenza di uscita nominale (PO)»: la massima potenza di uscita specificata dal fabbricante;
(14)
«condizione a vuoto»: la condizione per cui l’entrata dell’alimentatore esterno è collegata all’alimentazione di rete mentre l’uscita non è collegata a nessun carico principale;
(15)
«modo attivo»: la condizione per cui l’entrata dell’alimentatore esterno è collegata all’alimentazione di rete e l’uscita è collegata a un carico principale;
(16)
«efficienza in modo attivo»: il rapporto tra l’energia prodotta da un alimentatore esterno in modo attivo e l’alimentazione di corrente necessaria per produrla;
(17)
«rendimento medio in modo attivo»: la media dei rendimenti in modo attivo al 25 %, 50 %, 75 % e 100 % della potenza di uscita nominale;
(18)
«modello equivalente»: il modello che ha le medesime caratteristiche tecniche rilevanti per quanto riguarda le informazioni tecniche da fornire, ma è immesso sul mercato o messo in servizio dallo stesso fabbricante, importatore o mandatario come altro modello, con identificativo del modello diverso;
(19)
«identificativo del modello»: il codice, solitamente alfanumerico, che distingue un dato modello di prodotto da altri modelli che riportano lo stesso marchio o il nome dello stesso fabbricante, importatore o mandatario.
Articolo 3
Specifiche per la progettazione ecocompatibile
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile di cui all’allegato II si applicano a decorrere dalle date ivi indicate.
Articolo 4
Valutazione di conformità
1. Le procedure applicabili alla valutazione di conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE sono il sistema di controllo interno della progettazione descritto nell’allegato IV di tale direttiva o il sistema di gestione descritto nell’allegato V della stessa direttiva.
2. Ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 8 della direttiva 2009/125/CE, la documentazione tecnica contiene i valori dichiarati dei parametri di cui all’allegato II, punto 2, lettera c).
3. Se le informazioni incluse nella documentazione tecnica di un determinato modello sono state ottenute:
a)
da un modello che ha le medesime caratteristiche tecniche rilevanti per quanto riguarda le informazioni tecniche da fornire, ma è prodotto da un altro fabbricante, oppure
b)
dai calcoli effettuati in base al progetto o per estrapolazione da un altro modello dello stesso o di un altro fabbricante, o entrambe le cose.
La documentazione tecnica comprende i dettagli e i risultati di tali calcoli, la valutazione effettuata dal fabbricante per verificare l’accuratezza dei calcoli e, se del caso, la dichiarazione dell’identità tra i modelli di fabbricanti diversi.
La documentazione tecnica include un elenco di tutti i modelli equivalenti, con i relativi identificativi del modello.
Articolo 5
Procedura di verifica a fini di sorveglianza del mercato
Quando effettuano le verifiche a fini di sorveglianza del mercato di cui all’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, gli Stati membri applicano la procedura di verifica illustrata nell’allegato III.
Articolo 6
Parametri di riferimento
I parametri di riferimento per i prodotti e le tecnologie più efficienti disponibili sul mercato al momento dell’adozione del presente regolamento sono illustrati nell’allegato IV.
Articolo 7
Riesame
La Commissione procede al riesame del presente regolamento alla luce del progresso tecnologico e ne presenta i risultati al forum consultivo, corredati, se del caso, di un progetto di proposta di revisione, entro il 14 novembre 2022.
Il riesame valuta in particolare: la fattibilità di introdurre una specifica in materia di efficienza energetica minima al 10 % del carico; opzioni che consentano l’inclusione nell’ambito di applicazione del regolamento dei caricabatterie senza fili, degli iniettori attivi per alimentazione tramite Ethernet (PoE) e degli alimentatori esterni utilizzati con apparecchi elettrici ed elettronici domestici e da ufficio non compresi nell’allegato I; e opzioni che consentano l’inclusione di specifiche a sostegno del conseguimento degli obiettivi dell’economia circolare, inclusa l’interoperabilità.
Articolo 8
Abrogazione
Il regolamento (UE) n. 278/2009 è abrogato a decorrere dal 1o aprile 2020.
Articolo 9
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o aprile 2020.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 1o ottobre 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10.
(2) Comunicazione della Commissione, Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019, COM(2016) 773 final del 30 novembre 2016.
(3) Regolamento (CE) n. 278/2009 della Commissione, del 6 aprile 2009, recante misure di esecuzione della direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le specifiche di progettazione ecocompatibile relative al consumo di energia elettrica a vuoto e al rendimento medio in modo attivo per gli alimentatori esterni (GU L 93 del 7.4.2009, pag. 3).
(4) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
ALLEGATO I
Elenco delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio
1.
Apparecchi domestici:
—
elettrodomestici utilizzati per la cottura e l’ulteriore trasformazione di alimenti, la preparazione di bevande, per aprire o sigillare contenitori o pacchetti, per la pulizia e per la conservazione di capi di abbigliamento;
—
apparecchi tagliacapelli, asciugacapelli, per la cura dei capelli. spazzolini da denti elettrici, rasoi elettrici, apparecchi per massaggi e altre cure del corpo;
—
coltelli elettrici;
—
bilance;
—
sveglie, orologi da polso o da tasca e apparecchiature per misurare, indicare e registrare il tempo.
2.
Apparecchiature per la tecnologia dell’informazione, comprese apparecchiature per copia e stampa e decodificatori (set-top box), destinate prevalentemente all’uso in ambiente domestico;
3.
Apparecchiature di consumo:
—
apparecchi radio;
—
videocamere;
—
videoregistratori;
—
registratori hi-fi;
—
amplificatori audio;
—
sistemi di «home theatre»;
—
televisori;
—
strumenti musicali;
—
altre apparecchiature per registrare o riprodurre suoni o immagini, inclusi segnali o altre tecnologie per la distribuzione di suoni e immagini diverse dalla telecomunicazione.
4.
Giocattoli e apparecchiature per il tempo libero e lo sport, elettrici ed elettronici:
—
treni elettrici o piste elettriche per macchinine da corsa;
—
console di gioco, anche portatili;
—
apparecchiature sportive con componenti elettrici o elettronici;
—
altri giocattoli e apparecchiature per il tempo libero e lo sport
ALLEGATO II
Specifiche per la progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni
1. Specifiche di efficienza energetica:
a)
a decorrere dal 1o aprile 2020 la potenza assorbita nella condizione a vuoto non può superare i valori elencati di seguito:
Alimentatori esterni CA/CA, esclusi gli alimentatori esterni a bassa tensione e quelli a tensioni multiple di uscita
Alimentatori esterni CA/CC, esclusi gli alimentatori esterni a bassa tensione e quelli a tensioni multiple di uscita
Alimentatori esterni a bassa tensione
Alimentatori esterni a tensioni multiple di uscita
PO ≤ 49,0 W
0,21 W
0,10 W
0,10 W
0,30 W
PO > 49,0 W
0,21 W
0,21 W
0,21 W
0,30 W
b)
a decorrere dal 1o aprile 2020 il rendimento medio in modo attivo non può essere inferiore ai seguenti valori:
Alimentatori esterni CA/CA, esclusi gli alimentatori esterni a bassa tensione e quelli a tensioni multiple di uscita
Alimentatori esterni CA/CC, esclusi gli alimentatori esterni a bassa tensione e quelli a tensioni multiple di uscita
Alimentatori esterni a bassa tensione
Alimentatori esterni a tensioni multiple di uscita
PO ≤ 1,0 W
0,5 x PO/1 W+ 0,160
0,5 x PO/1 W+ 0,160
0,517 x PO/1 W+ 0,087
0,497 x PO/1 W+ 0,067
1 W < PO ≤ 49,0 W
0,071 x ln(PO/1 W) – 0,0014 x PO/1 W+ 0,67
0,071 x ln(PO/1 W) – 0,0014 x PO/1 W+ 0,67
0,0834 x ln(PO/1 W) – 0,0014 x Po/1 W+ 0,609
0,075 x ln(PO/1 W) + 0,561
PO > 49,0 W
0,880
0,880
0,870
0,860
2. Informazioni obbligatorie:
a)
a decorrere dal 1o aprile 2020, la targhetta dati contiene le informazioni elencate di seguito:
Informazioni da riportare sulla targhetta
Valore e precisione
Unità
Note
Potenza di uscita
X,X
W
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si indicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
Tensione di uscita
X,X
V
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si indicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
Corrente di uscita
X,X
A
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si indicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
b)
A decorrere dal 1o aprile 2020 i manuali di istruzioni destinati agli utilizzatori finali (se del caso) e i siti web ad accesso libero dei fabbricanti, degli importatori o dei mandatari contengono le seguenti informazioni, nell’ordine indicato di seguito:
Informazioni pubblicate
Valore e precisione
Unità
Note
Nome o marchio del fabbricante, numero di iscrizione nel registro delle imprese e indirizzo del fabbricante
-
-
-
Identificativo del modello
-
-
-
Tensione di ingresso
X
V
Specificata dal fabbricante Specificare un valore o un intervallo di valori.
Frequenza di ingresso CA
X
Hz
Specificata dal fabbricante Specificare un valore o un intervallo di valori.
Tensione di uscita
X,X
V
Tensione di uscita nominale Specificare se corrente alternata o continua.
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si pubblicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
Corrente di uscita
X,X
A
Corrente di uscita nominale
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si pubblicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
Potenza di uscita
X,X
W
Potenza nominale di uscita
Nel caso in cui sono misurate alla condizione di carico 1 diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita, si pubblicano le serie di «tensione di uscita» - «corrente di uscita» - «potenza di uscita» disponibili.
Rendimento medio in modo attivo
X,X
%
Dichiarato dal fabbricate sulla base del valore calcolato come media aritmetica del rendimento nelle condizioni di carico 1-4.
Nei casi in cui è dichiarato più di un rendimento medio in modo attivo per tensioni di uscita multiple alla condizione di carico 1, il valore pubblicato è il rendimento medio in modo attivo dichiarato per la tensione di uscita più bassa.
Rendimento a basso carico (10 %)
X,X
%
Dichiarato dal fabbricate sulla base del valore calcolato nella condizione di carico 5.
Gli alimentatori esterni a potenza di uscita nominale uguale o inferiore a 10 W sono esentati dalla specifica.
Nei casi in cui è dichiarato più di un rendimento medio in modo attivo per tensioni di uscita multiple alla condizione di carico 1, il valore pubblicato è quello dichiarato per la tensione di uscita più bassa.
Potenza assorbita nella condizione a vuoto
X,XX
W
Dichiarata dal fabbricate sulla base del valore misurato nella condizione di carico 6.
Le rispettive condizioni di carico sono:
Percentuale della corrente nominale di uscita
Condizione di carico 1
100 % ± 2 %
Condizione di carico 2
75 % ± 2 %
Condizione di carico 3
50 % ± 2 %
Condizione di carico 4
25 % ± 2 %
Condizione di carico 5
10 % ± 1 %
Condizione di carico 6
0 % (condizione a vuoto)
c)
A decorrere dal 1o aprile 2020, ai fini della valutazione di conformità di cui all’articolo 4, la documentazione tecnica contiene i seguenti elementi:
(1)
per gli alimentatori esterni a potenza di uscita nominale superiore a 10 watt:
Valore indicato
Descrizione
Valore quadratico medio corrente di uscita (mA)
Misurato nelle condizioni di carico 1-5
Valore quadratico medio tensione di uscita (V)
Potenza di uscita modo attivo (W)
Valore quadratico medio tensione di ingresso (V)
Misurato nelle condizioni di carico 1-6
Valore quadratico medio potenza di ingresso (W)
Distorsione armonica totale della corrente di ingresso
Fattore di potenza reale
Potenza assorbita (W)
Calcolata nelle condizioni di carico 1-5, misurata nella condizione di carico 6
Rendimento in modo attivo
Misurato nelle condizioni di carico 1-5
Rendimento medio in modo attivo
MEDIA aritmetica del rendimento nelle condizioni di carico 1-4
Nel caso in cui sono misurate diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita alla condizione di carico 1, per ciascuna misurazione sono specificati i rispettivi valori indicati.
Le rispettive condizioni di carico sono illustrate al punto 2, lettera b);
(2)
per gli alimentatori esterni a potenza di uscita nominale pari o inferiore a 10 watt:
Valore indicato
Descrizione
Valore quadratico medio corrente di uscita (mA)
Misurato nelle condizioni di carico 1-4
Valore quadratico medio tensione di uscita (V)
Potenza di uscita modo attivo (W)
Valore quadratico medio tensione di ingresso (V)
Misurato nelle condizioni di carico 1-4 e 6
Valore quadratico medio potenza di ingresso (W)
Distorsione armonica totale della corrente di ingresso
Fattore di potenza reale
Potenza assorbita (W)
Calcolata nelle condizioni di carico 1-4, misurata nella condizione di carico 6
Rendimento in modo attivo
Misurato nelle condizioni di carico 1-4
Rendimento medio in modo attivo
MEDIA aritmetica del rendimento nelle condizioni di carico 1-4
Nel caso in cui sono misurate diverse uscite fisiche o diverse tensioni di uscita alla condizione di carico 1, per ciascuna misurazione sono specificati i rispettivi valori indicati.
Le rispettive condizioni di carico sono illustrate al punto 2, lettera b).
3. Misurazioni e calcoli
Ai fini della conformità e della verifica della conformità alle specifiche del presente regolamento, le misurazioni e i calcoli sono effettuati secondo le norme armonizzate i cui numeri di riferimento sono stati pubblicati a tal fine nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea o secondo altri metodi affidabili, accurati e riproducibili che tengano conto dei metodi più avanzati generalmente riconosciuti.
ALLEGATO III
Procedura di verifica a fini della sorveglianza del mercato
Le tolleranze ammesse ai fini della verifica definite nel presente allegato si applicano esclusivamente alla verifica dei parametri misurati eseguita dalle autorità dello Stato membro e non devono essere utilizzate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario come tolleranze ammesse per definire i valori da includere nella documentazione tecnica o per interpretare tali valori al fine di conseguire la conformità o di dichiarare prestazioni migliori.
Per verificare la conformità di un modello di prodotto alle specifiche stabilite nel presente regolamento a norma dell’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2009/125/CE, per le specifiche di cui al presente allegato, le autorità degli Stati membri applicano la procedura descritta di seguito.
1.
Le autorità dello Stato membro verificano una singola unità del modello.
2.
Il modello si considera conforme alle specifiche applicabili se:
a)
i valori riportati nella documentazione tecnica a norma dell’allegato IV, punto 2, della direttiva 2009/125/CE (valori dichiarati) e, se del caso, i valori usati per calcolarli, non sono più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei risultati delle corrispondenti misurazioni effettuate a norma della lettera g) dello stesso allegato; e
b)
i valori dichiarati soddisfano le specifiche di cui al presente regolamento, e le informazioni sul prodotto necessarie pubblicate dal fabbricante, dall’importatore o dal mandatario non contengono valori più favorevoli per il fabbricante, l’importatore o il mandatario dei valori dichiarati; e
c)
quando le autorità dello Stato membro sottopongono a prova l’unità del modello, i valori determinati (i valori dei pertinenti parametri misurati nelle prove e i valori calcolati da tali misurazioni) rientrano nelle rispettive tolleranze ammesse a fini di verifica riportate nella tabella 1; e
d)
quando le autorità dello Stato membro verificano l’unità del modello, esso è conforme alle informazioni obbligatorie di cui all’allegato II; punto 2.
3.
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera a), b) o d), il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
4.
Se non si ottiene quanto indicato al punto 2, lettera c), le autorità dello Stato membro selezionano e collaudano tre unità supplementari dello stesso modello. In alternativa, le tre unità supplementari selezionate possono appartenere ad uno o più modelli equivalenti.
5.
Il modello è considerato conforme alle pertinenti specifiche se, per queste tre unità, la media aritmetica dei valori determinati rientra nelle rispettive tolleranze ammesse a fini di verifica riportate nella tabella 1.
6.
Se non si ottiene quanto indicato al punto 5, il modello e tutti i modelli equivalenti sono considerati non conformi al presente regolamento.
7.
Le autorità dello Stato membro comunicano tutte le informazioni pertinenti alle autorità degli altri Stati membri e alla Commissione subito dopo l’adozione della decisione relativa alla non conformità del modello ai sensi dei punti 3 o 6.
Le autorità dello Stato membro usano i metodi di calcolo e misurazione stabiliti nell’allegato II.
Le autorità dello Stato membro applicano esclusivamente le tolleranze ammesse a fini di verifica stabilite nella tabella 1 e si avvalgono unicamente della procedura descritta ai punti da 1 a 7 per quanto attiene alle specifiche di cui al presente allegato. Ai parametri di cui alla tabella 1 non si applicano altre tolleranze, quali quelle stabilite dalle norme armonizzate o in qualsiasi altro metodo di misurazione.
Tabella 1
Tolleranze ammesse ai fini della verifica
Parametri
Tolleranze a fini di verifica
Condizione a vuoto
Il valore determinato (*1) non supera il valore dichiarato di oltre 0,01 W.
Rendimento in modo attivo in ciascuna delle condizioni di carico applicabili
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre il 5 %.
Rendimento medio in modo attivo
Il valore determinato (*1) non è inferiore al valore dichiarato di oltre il 5 %.
(*1) Nel caso delle tre unità supplementari sottoposte a prova come prescritto al punto 4, per valore determinato si intende la media aritmetica dei valori determinati per le tre unità supplementari.
ALLEGATO IV
Parametri di riferimento
Al momento dell’entrata in vigore del presente regolamento la migliore tecnologia disponibile sul mercato per gli alimentatori esterni, in termini di potenza assorbita nella condizione a vuoto e di rendimento medio in modo attivo, è stata individuata come descritto di seguito.
a)
Condizione a vuoto:
l’assorbimento più basso di potenza nella condizione a vuoto per gli alimentatori esterni può essere così approssimato:
—
0,002 watt, per PO ≤ 49,0 watt;
—
0,010 watt, per PO > 49,0 watt.
b)
Rendimento medio in modo attivo:
il miglior rendimento medio in modo attivo disponibile per gli alimentatori esterni può essere così approssimato:
—
0,767, per PO ≤ 1,0 watt;
—
0,905, per 1,0 watt < PO ≤ 49,0 watt;
—
0,962, per PO > 49,0 watt.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Requisiti per la progettazione ecocompatibile — alimentatori esterni
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Stabilisce i requisiti per la progettazione ecocompatibile* per l’immissione sul mercato o la messa in servizio di alimentatori esterni*.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento non si applica a:convertitori di tensione;alimentatori non interrompibili;caricabatterie senza funzione di alimentazione;convertitori di dispositivi di illuminazione;alimentatori esterni per dispositivi medici;iniettori attivi per alimentazione tramite Ethernet;unità di connessione (docking station) per apparecchi autonomi;alimentatori esterni immessi sul mercato prima del 1o aprile 2025, unicamente come pezzi in riparazione o pezzi di ricambio per sostituire un alimentatore esterno identico immesso sul mercato prima del 1o aprile 2020. Le specifiche per la progettazione ecocompatibile sono riportate nell’allegato II. Il regolamento definisce la procedura di valutazione della conformità e nell’allegato II, punto 3, i metodi di misurazione e di calcolo che devono essere seguiti. Le autorità nazionali devono applicare le procedure di verifica stabilite dall’allegato III quando effettuano le verifiche di sorveglianza del mercato. L’allegato IV stabilisce parametri di riferimento indicativi per i prodotti e le tecnologie migliori disponibili sul mercato. La Commissione europea deve rivedere il regolamento alla luce dei progressi tecnologici e presentarne i risultati, compresa, se del caso, una bozza di proposta di revisione entro il 14 novembre 2022.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento si applica dal 1o aprile 2020 e a decorrere da tale data abroga il regolamento (CE) n. 278/2009.
CONTESTO
La direttiva 2009/125/CE stabilisce un quadro per definire i requisiti di progettazione ecocompatibile per i prodotti connessi all’energia. La Commissione li stabilisce per i prodotti che sono ampiamente venduti e commercializzati nell’UE e che hanno un impatto ambientale significativo.
Per maggiori informazioni consultare:Alimentatori esterni — Requisiti di progettazione ecocompatibile (Commissione europea) Spiegazione delle nuove misure di progettazione ecocompatibile (Commissione europea) Informazioni sull’etichetta energetica e sulla progettazione ecocompatibile — Risparmio energetico (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Progettazione ecocompatibile: Politica per migliorare, attraverso una migliore progettazione, le prestazioni ambientali dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, in particolare l’efficienza energetica.
Alimentatore esterno: il dispositivo che risponde a tutti i criteri elencati di seguito:è progettato per trasformare la corrente alternata (CA) in ingresso dall’alimentazione di rete in una o più correnti continue (CC) o alternate (CA) di tensione inferiore in uscita;è utilizzato con uno o più dispositivi separati che costituiscono il carico principale;è contenuto in un alloggiamento fisicamente separato dal o dai dispositivi che costituiscono il carico principale;è collegato al o ai dispositivi che costituiscono il carico principale tramite connessioni elettriche, cavi, fili o altri collegamenti maschio/femmina amovibili o fissi;ha una potenza di uscita nominale non superiore a 250 watt; eè destinato all’uso con apparecchi elettrici ed elettronici domestici e da ufficio di cui all’allegato I.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (UE) 2019/1782 della Commissione, del 1o ottobre 2019, che stabilisce specifiche per la progettazione ecocompatibile degli alimentatori esterni in applicazione della direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga il regolamento (CE) n. 278/2009 della Commissione (GU L 272 del 25.10.2019, pag. 95).
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2009/125/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia (GU L 285 del 31.10.2009, pag. 10).
Le successive modifiche alla direttiva 2009/125/CE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. |
Documento di viaggio provvisorio (DVP)
QUAL È L’OBIETTIVO DELLA DIRETTIVA?
Il documento di viaggio provvisorio dell’Unione europea (DVP) è un documento di viaggio rilasciato su richiesta da uno Stato membro dell’Unione europea a un cittadino* dell’Unione europea (Unione) non rappresentato se, ad esempio, è stato rubato, perso o distrutto o non è possibile ottenerlo in tempi ragionevoli. La direttiva stabilisce le norme e le procedure per il rilascio del documento e definisce un modello uniforme. Essa consente di offrire lo stesso tipo di protezione consolare o diplomatica nel paese visitato goduto dai cittadini dello Stato membro che rilascia il documento.
PUNTI CHIAVE
ProceduraI cittadini non rappresentati possono fare domanda per un documento di viaggio provvisorio dell’Unione all’ambasciata o al consolato di qualsiasi Stato membro. Quando uno Stato membro riceve la domanda, deve, il prima possibile e non oltre due giorni lavorativi dalla ricezione della stessa, consultare lo Stato membro di cittadinanza per verificare la nazionalità e l’identità del richiedente. Deve fornire tutte le informazioni pertinenti, in particolare:il nome del richiedente, la nazionalità, la data di nascita e il genere;una fotografia dell’intero volto;una copia o una copia scansionata di tutti i mezzi di identificazione disponibili, tra cui carta di identità, patente di guida o codice fiscale. Di solito, entro tre giorni dalla ricezione delle informazioni, lo Stato membro di cittadinanza della persona conferma se il richiedente è un suo cittadino. Lo Stato membro che gestisce la domanda, rilascerà quindi il documento di viaggio provvisorio dell’Unione entro due giorni lavorativi. Se lo Stato membro di cittadinanza si oppone al rilascio di un documento di viaggio provvisorio dell’Unione a uno dei suoi cittadini, il documento non verrà rilasciato e lo Stato membro di cittadinanza sarà pertanto responsabile della protezione consolare. In casi di estrema urgenza, lo Stato membro che gestisce la domanda può rilasciare un documento di viaggio provvisorio dell’Unione senza consultazione; tuttavia, deve avere adoperato tutti i mezzi di comunicazione disponibili e deve informare il prima possibile lo Stato membro di cittadinanza. Per motivi di sicurezza, al titolare viene richiesto di restituire il documento di viaggio provvisorio dell’Unione, a prescindere che sia scaduto o meno, all’arrivo alla destinazione finale. La Commissione europea può adottare atti di esecuzione che istituiscono un modulo standard per la domanda.Modello uniformeLa direttiva definisce il modello standard da utilizzare per i documenti di viaggio provvisori dell’Unione, che consiste in un modulo standard e un adesivo di accompagnamento. Deve comprendere tutte le informazioni necessarie e soddisfare norme tecniche elevate, in particolare misure di sicurezza contro la contraffazione e la falsificazione. La Commissione adotterà atti di esecuzione che contemplano specifiche tecniche supplementari per i documenti di viaggio provvisori dell’Unione per quanto concerne i seguenti aspetti:modello, formato e colori del modulo standard e dell’adesivo del documento di viaggio provvisorio dell’Unione;materiali e tecniche di stampa del modulo standard del documento di viaggio provvisorio dell’Unione;caratteristiche di sicurezza;altre norme ulteriori da osservare.Costi
Lo Stato membro che gestisce la domanda deve richiedere al richiedente la medesima imposta applicata ai propri cittadini per il rilascio di documenti provvisori, e può scegliere di rinunciare all’imposta in generale o in qualsiasi situazione specifica che esso determini.
Validità
Un documento di viaggio provvisorio dell’Unione è valido per il periodo richiesto per portare a termine il viaggio per il quale è stato rilasciato, permettendo le soste notturne necessarie e le coincidenze di trasporto. Il periodo di validità comprende una «franchigia» di due giorni aggiuntivi. Di norma, la validità non supera i 15 giorni.
Recepimento, monitoraggio e valutazioneGli Stati membri garantiscono il monitoraggio periodico della modalità di applicazione della direttiva. Gli Stati membri dispongono di due anni dall’adozione delle specifiche tecniche supplementari per approvare leggi, regolamenti e norme amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva. La Commissione valuta e presenta una relazione dei risultati principali al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione europea non prima di cinque anni dalla data di recepimento. La relazione comprende una valutazione dell’adeguatezza del livello di sicurezza dei dati personali, dell’impatto sui diritti fondamentali e dell’eventuale introduzione di un’imposta uniforme per i documenti di viaggio provvisori dell’Unione. La decisione abroga la decisione 96/409/PESC.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva è in vigore dal 10 luglio 2019.
CONTESTO
Si veda anche:Protezione consolare (Commissione europea). Protezione consolare (Consiglio dell’Unione europea).
TERMINI CHIAVE
Cittadino dell’Unione europea non rappresentato. Un cittadino avente la cittadinanza di uno Stato membro non rappresentato in un paese terzo, ovvero che non dispone di un’ambasciata o di un consolato permanente o che non possiede alcuna ambasciata, consolato o console onorario che si trovi in una posizione adeguata a fornire protezione consolare in un caso particolare.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2019/997 del Consiglio, del 18 giugno 2019, che istituisce un documento di viaggio provvisorio dell’Unione e abroga la decisione 96/409/PESC (GU L 163 del 20.6.2019, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva (UE) 2015/637 del Consiglio, del 20 aprile 2015, sulle misure di coordinamento e cooperazione per facilitare la tutela consolare dei cittadini dell’Unione non rappresentati nei paesi terzi e che abroga la decisione 95/553/CE (GU L 106 del 24.4.2015, pag. 1). | DIRETTIVA (UE) 2019/997 DEL CONSIGLIO
del 18 giugno 2019
che istituisce un documento di viaggio provvisorio dell'UE e abroga la decisione 96/409/PESC
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 23, secondo comma,
vista la proposta della Commissione europea,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
deliberando secondo una procedura legislativa speciale,
considerando quanto segue:
(1)
La cittadinanza dell'Unione è lo status fondamentale dei cittadini degli Stati membri. Essa conferisce ai cittadini dell'Unione il diritto di godere, nel territorio di un paese terzo nel quale lo Stato membro di cui hanno la cittadinanza non è rappresentato, della tutela delle autorità diplomatiche e consolari di un altro Stato membro, alle stesse condizioni dei cittadini di detto Stato membro. La direttiva (UE) 2015/637 del Consiglio (2) conferisce efficacia a tale diritto stabilendo le misure di coordinamento e cooperazione necessarie per facilitare la tutela consolare dei cittadini dell'Unione non rappresentati.
(2)
La direttiva (UE) 2015/637 assimila i documenti di viaggio provvisori a un tipo di assistenza consolare dovuta dalle ambasciate e dai consolati degli Stati membri ai cittadini dell'Unione non rappresentati. Il documento di viaggio provvisorio è un documento di sola andata che consente al titolare di rimpatriare o eccezionalmente di raggiungere un'altra destinazione, nell'eventualità che non disponga del suo regolare documento di viaggio, poiché per esempio smarrito o rubato. Un'altra destinazione potrebbe essere, fra l'altro, un paese limitrofo o un paese ugualmente vicino in cui lo Stato membro di cittadinanza del cittadino non rappresentato disponga di un'ambasciata o di un consolato.
(3)
La decisione 96/409/PESC dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio (3) ha istituito un documento di viaggio provvisorio di modello uniforme, rilasciato dagli Stati membri ai cittadini dell'Unione nel territorio di paesi in cui lo Stato membro di cittadinanza di questi cittadini non dispone di rappresentanza diplomatica o consolare permanente. Occorre ora aggiornare le disposizioni della richiamata decisione e stabilire un modello moderno e più sicuro di documento di viaggio provvisorio dell'UE («ETD UE»). È opportuno assicurare coerenza tra le condizioni specifiche e la procedura di rilascio dell'ETD UE e le norme generali sulla tutela consolare dettate dalla direttiva (UE) 2015/637 in quanto questa si applica, compresa la procedura finanziaria ivi menzionata all'articolo 14, al rilascio dell'ETD UE ai cittadini non rappresentati. La presente direttiva dovrebbe prevedere norme supplementari da applicarsi contestualmente alle norme previste dalla direttiva (UE) 2015/637, ove necessario.
(4)
Su richiesta dell'interessato dovrebbe essere rilasciato un ETD UE a qualsiasi cittadino non rappresentato in un paese terzo il cui passaporto o documento di viaggio sia stato smarrito, rubato o distrutto, o non possa essere altrimenti ottenuto entro un lasso di tempo ragionevole, per esempio per i neonati nati durante il viaggio o per le persone i cui documenti siano scaduti e non possano essere facilmente sostituiti dallo Stato membro di cittadinanza. L'ETD UE dovrebbe essere rilasciato una volta che lo Stato membro che presta assistenza al cittadino non rappresentato abbia ricevuto conferma della sua cittadinanza e identità dallo Stato membro di cittadinanza.
(5)
Poiché la perdita del passaporto o documento di viaggio può causare gravi difficoltà ai cittadini non rappresentati nei paesi terzi, è necessario stabilire una procedura semplificata per la cooperazione e il coordinamento tra lo Stato membro che presta assistenza e lo Stato membro di cittadinanza del cittadino non rappresentato. Gli Stati membri dovrebbero garantire che le consultazioni siano effettuate il più rapidamente possibile, di norma entro pochi giorni lavorativi. Al tempo stesso è necessario mantenere una flessibilità sufficiente in casi eccezionali. Solo in casi di estrema urgenza allo Stato membro che presta assistenza dovrebbe essere consentito di rilasciare un ETD UE senza previa consultazione dello Stato membro di cittadinanza. Prima di procedere, gli Stati membri dovrebbero di norma aver esaurito tutti i mezzi di comunicazione disponibili con lo Stato membro di cittadinanza. Per esempio, gli Stati membri dovrebbero prima tentare di trasmettere una parte delle informazioni pertinenti, come il nome, la cittadinanza e la data di nascita del richiedente. In tali situazioni lo Stato membro che presta assistenza dovrebbe informare lo Stato membro di cittadinanza quanto prima dell'assistenza concessa a suo nome e garantire che questo sia adeguatamente informato.
(6)
Per motivi di sicurezza i beneficiari dell'ETD UE dovrebbero restituire il documento provvisorio una volta giunti a destinazione, per esempio alle guardie di frontiera o alle autorità competenti per il rilascio dei passaporti. È poi opportuno che sia conservata una copia o una scansione dell'ETD UE presso l'autorità di rilascio dello Stato membro che presta assistenza e che una seconda copia o scansione sia inviata allo Stato membro di cittadinanza del beneficiario. È altresì opportuno che l'ETD UE, una volta restituito, e le copie conservate siano distrutti quanto prima possibile.
(7)
I cittadini non rappresentati dovrebbero poter chiedere un ETD UE all'ambasciata o al consolato di qualsiasi Stato membro. Come stipulato nella direttiva (UE) 2015/637, gli Stati membri hanno la possibilità di concludere accordi pratici sulla condivisione delle responsabilità di rilasciare un ETD UE a cittadini non rappresentati. Gli Stati membri che ricevono domande di ETD UE dovrebbero valutare caso per caso l'opportunità di rilasciare tale documento oppure di trasferire il caso all'ambasciata o al consolato designato quale competente in conformità di specifici accordi esistenti.
(8)
In linea con il suo obiettivo di documento di sola andata, l'ETD UE dovrebbe essere valido per il periodo necessario a compiere tale tragitto. Considerate le possibilità e la velocità dei viaggi moderni, la validità di un ETD UE non dovrebbe superare, salvo circostanze eccezionali, i 15 giorni di calendario.
(9)
Oltre al rilascio di un ETD UE a cittadini non rappresentati in paesi terzi, la presente direttiva non dovrebbe precludere agli Stati membri la possibilità di rilasciare un ETD UE in altre situazioni, tenuto conto della legislazione e della prassi nazionali. Gli Stati membri dovrebbero inoltre poter rilasciare un ETD UE ai loro stessi cittadini, ai cittadini dell'Unione non rappresentati all'interno del territorio degli Stati membri e a cittadini di un altro Stato membro rappresentato nel paese in cui cercano di ottenere un ETD UE. In tal caso è opportuno che gli Stati membri prendano le misure necessarie per evitare abusi e frodi. Tuttavia, gli Stati membri potrebbero anche decidere di non rilasciare un ETD UE in tali situazioni.
(10)
In conformità dell'articolo 5 della direttiva (UE) 2015/637 e al fine di garantire l'efficacia del diritto sancito all'articolo 20, paragrafo 2, lettera c), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) e del diritto al rispetto della vita privata e familiare sancito all'articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea («Carta»), e tenendo conto del diritto e della prassi nazionali, lo Stato membro che presta assistenza dovrebbe essere in grado di rilasciare un ETD UE ai familiari che non sono cittadini dell'Unione, che accompagnano cittadini dell'Unione, qualora detti familiari siano residenti legali in uno Stato membro, viste le particolari circostanze del singolo caso.
(11)
Oltre all'ETD UE, alcuni familiari che non sono cittadini dell'Unione potrebbero essere assoggettati all'obbligo di ottenere un visto per ritornare nel territorio dell'Unione. In conformità dell'articolo 5, paragrafo 2, della direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (4), i familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro sono soltanto assoggettati all'obbligo del visto d'ingresso, conformemente al regolamento (UE) 2018/1806 del Parlamento europeo e del Consiglio (5) o, se del caso, alla legislazione nazionale. Il possesso della carta di soggiorno di cui all'articolo 10 della direttiva 2004/38/CE, in corso di validità, esonera detti familiari dal requisito di ottenere tale visto. Gli Stati membri devono concedere a dette persone ogni agevolazione affinché ottengano i visti necessari. Tali visti devono essere rilasciati il più presto possibile in base a una procedura accelerata e sono gratuiti.
(12)
L'ETD UE dovrebbe essere costituito da un modulo uniforme ETD UE e da un adesivo uniforme ETD UE. L'ETD UE dovrebbe contenere tutte le informazioni necessarie e soddisfare elevati requisiti tecnici, in particolare per quanto attiene alle garanzie contro la contraffazione e la falsificazione. Dovrebbe essere efficiente in termini di costi, idoneo all'uso in tutti gli Stati membri e presentare caratteristiche di sicurezza universalmente riconoscibili, visibili a occhio nudo.
(13)
Il modulo uniforme ETD UE dovrebbe comprendere pagine bianche cui poter apporre eventuali visti. Il modulo dovrebbe fungere da substrato per l'adesivo uniforme ETD UE in cui figurano le pertinenti informazioni sul beneficiario. L'adesivo uniforme ETD UE dovrebbe ricalcare il modello uniforme per i visti stabilito dal regolamento (CE) n. 1683/95 del Consiglio (6), e dovrebbe contenere analoghe caratteristiche di sicurezza. L'adesivo uniforme ETD UE dovrebbe essere compilato, usando le stesse stampanti dei visti, presso l'ambasciata o il consolato dello Stato membro che presta assistenza. In caso di forza maggiore tecnica, dovrebbe essere possibile compilare manualmente l'adesivo uniforme ETD UE. Per evitare rischi di minore accettazione e di sicurezza, la compilazione manuale dovrebbe essere quanto più limitata possibile e dovrebbe avere luogo solo se l'adesivo uniforme ETD UE compilato mediante stampante non può essere rilasciato entro un lasso di tempo ragionevole.
(14)
Onde aumentare la sicurezza e la velocità della procedura di rilascio, è opportuno rilevare l'immagine del volto del richiedente usata per l'ETD UE direttamente presso l'ambasciata o il consolato con una fotocamera digitale o mezzo equivalente. Solo nei casi in cui ciò non sia possibile, è consentito utilizzare una fotografia dopo che l'ambasciata o il consolato abbiano garantito che corrisponde alla persona del richiedente. La stessa immagine del volto o fotografia dovrebbe quindi essere trasferita allo Stato membro di cittadinanza per conferma dell'identità del richiedente.
(15)
È opportuno che la presente direttiva stabilisca prescrizioni che non dovrebbero restare segrete. Se del caso, potrebbe essere necessario integrare tali prescrizioni con prescrizioni complementari segrete per evitare contraffazioni e falsificazioni.
(16)
Affinché le informazioni sulle prescrizioni tecniche complementari non siano divulgate a più persone di quanto necessario, ciascuno Stato membro dovrebbe designare un organismo responsabile della realizzazione dei moduli e degli adesivi uniformi di ETD UE. A fini di efficienza, gli Stati membri sono incoraggiati a designare un unico organismo. Gli Stati membri dovrebbero avere la facoltà di cambiare l'organismo da essi designato, se necessario. Per motivi di sicurezza, ciascuno Stato membro dovrebbe comunicare il nome dell'organismo in questione alla Commissione e agli altri Stati membri.
(17)
Al fine di rispondere alla necessità di adeguare le prescrizioni del modulo e dell'adesivo uniformi ETD UE in seguito ai progressi tecnici, nonché di cambiare lo Stato membro responsabile della fornitura dei facsimile per la notifica del modello uniforme di ETD UE ai paesi terzi, dovrebbe essere delegato alla Commissione il potere di adottare atti conformemente all'articolo 290 TFUE. È di particolare importanza che durante i lavori preparatori la Commissione svolga adeguate consultazioni, anche a livello di esperti, nel rispetto dei principi stabiliti nell'accordo interistituzionale del 13 aprile 2016«Legiferare meglio» (7). In particolare, al fine di garantire la parità di partecipazione alla preparazione degli atti delegati, il Consiglio riceve tutti i documenti contemporaneamente agli esperti degli Stati membri, e i suoi esperti hanno sistematicamente accesso alle riunioni dei gruppi di esperti della Commissione incaricati della preparazione di tali atti delegati.
(18)
Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione della presente direttiva riguardo alle prescrizioni tecniche e agli indicatori complementari per il monitoraggio dell'applicazione della direttiva, è opportuno attribuire alla Commissione competenze di esecuzione. È altresì opportuno che tali competenze siano esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (8).
(19)
Affinché cresca l'accettazione dell'ETD UE, le delegazioni dell'Unione nei paesi terzi dovrebbero notificare alle autorità competenti di detti paesi il modello uniforme di ETD UE e tutte le successive modifiche, riferire in merito all'accettazione dell'ETD UE da parte dei paesi terzi e promuoverne l'uso. I facsimile a tal fine utilizzati dovrebbero essere forniti al servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) da uno Stato membro con il sostegno della Commissione.
(20)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare disposizioni nazionali più favorevoli, purché con essa compatibili.
(21)
Al trattamento dei dati personali effettuato dagli Stati membri nell'attuare la presente direttiva è opportuno applicare il regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio (9). Il sistema ETD UE esige il trattamento dei dati personali necessari a verificare l'identità del richiedente, stampare l'adesivo uniforme ETD UE e agevolare il viaggio dell'interessato. È necessario specificare ulteriormente le garanzie applicabili ai dati personali trattati, quali il termine massimo di conservazione dei dati personali raccolti. Onde assicurare la riscossione dei diritti applicabili ed evitare eventuali abusi o altre attività fraudolente è necessario un termine massimo di conservazione di 180 giorni per lo Stato membro che presta assistenza e di due anni per lo Stato membro di cittadinanza. La cancellazione dei dati personali dei richiedenti non dovrebbe incidere sulla capacità degli Stati membri di monitorare l'applicazione della presente direttiva.
(22)
In conformità dei punti 22 e 23 dell'accordo interistituzionale del 13 aprile 2016«Legiferare meglio», la Commissione dovrebbe valutare la presente direttiva in particolare sulla base di informazioni raccolte tramite specifici dispositivi di monitoraggio per stimare l'incidenza della stessa direttiva e l'esigenza di ulteriori interventi. Tale valutazione potrebbe anche tenere conto di futuri sviluppi tecnici che consentano l'introduzione di documenti di viaggio provvisori elettronici (eETD).
(23)
Poiché l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire stabilire le misure necessarie per facilitare la tutela consolare dei cittadini non rappresentati mediante il rilascio di documenti di viaggio provvisori sicuri e ampiamente accettati, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della necessità di evitare la frammentazione e la conseguente minore accettazione dei documenti di viaggio provvisori rilasciati dagli Stati membri ai cittadini non rappresentati, può essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea (TUE). La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(24)
La presente direttiva mira a promuovere la tutela consolare garantita dall'articolo 46 della Carta. Essa rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti in particolare dalla Carta, incluso il diritto al rispetto della vita privata e familiare e il diritto alla protezione dei dati personali. La presente direttiva dovrebbe essere interpretata e applicata conformemente a tali diritti e principi.
(25)
È opportuno abrogare la decisione 96/409/PESC,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
OGGETTO E DEFINIZIONI
Articolo 1
Oggetto
La presente direttiva disciplina le condizioni e la procedura per il rilascio ai cittadini non rappresentati in paesi terzi di un documento di viaggio provvisorio dell'UE («ETD UE») e stabilisce un modello uniforme per tale documento.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si applicano le seguenti definizioni:
1) «cittadino non rappresentato»: qualsiasi cittadino avente la cittadinanza di uno Stato membro non rappresentato in un paese terzo di cui all'articolo 6 della direttiva (UE) 2015/637;
2) «richiedente»: la persona che presenta domanda di ETD UE;
3) «beneficiario»: la persona cui è rilasciato l'ETD UE;
4) «Stato membro che presta assistenza»: lo Stato membro destinatario della domanda di ETD UE;
5) «Stato membro di cittadinanza»: lo Stato membro di cui il richiedente si dichiara cittadino;
6) «giorni lavorativi»: tutti i giorni eccetto i giorni festivi o i fine settimana osservati dall'autorità tenuta ad agire.
CAPO II
DOCUMENTO DI VIAGGIO PROVVISORIO DELL'UE
Articolo 3
Documento di viaggio provvisorio dell'UE
1. Il documento di viaggio provvisorio dell'UE («ETD UE») è un documento di viaggio rilasciato da uno Stato membro a un cittadino non rappresentato in un paese terzo per un viaggio di sola andata nello Stato membro di cittadinanza o di residenza di quel cittadino, su richiesta di quest'ultimo, o eccezionalmente verso altra destinazione. Gli Stati membri possono altresì decidere di rilasciare un ETD UE ad altri beneficiari a norma dell'articolo 7.
2. Gli Stati membri rilasciano un ETD UE ai cittadini non rappresentati nei paesi terzi il cui passaporto o documento di viaggio sia stato smarrito, rubato o distrutto, o non possa essere altrimenti ottenuto entro un lasso di tempo ragionevole, secondo la procedura descritta all'articolo 4.
Articolo 4
Procedura
1. Quando uno Stato membro riceve una domanda di ETD UE, esso consulta quanto prima, e non oltre due giorni lavorativi dal ricevimento della domanda, lo Stato membro di cittadinanza conformemente all'articolo 10, paragrafo 2, della direttiva (UE) 2015/637 per verificare la cittadinanza e l'identità del richiedente.
2. Lo Stato membro che presta assistenza fornisce allo Stato membro di cittadinanza tutte le informazioni pertinenti, tra cui:
a)
cognome e nome/i del richiedente, cittadinanza, data di nascita e sesso;
b)
un'immagine del volto del richiedente rilevata dalle autorità dello Stato membro che presta assistenza al momento della domanda o, solo nei casi in cui ciò non sia possibile, una fotografia digitale o scansionata del richiedente, in base alle norme stabilite nella parte 3 del documento 9303 dell'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO) sui documenti di viaggio a lettura ottica (Settima edizione, 2015) («documento ICAO 9303»);
c)
una copia o una scansione di tutti i mezzi di identificazione disponibili, quali la carta d'identità o la patente di guida, e, se disponibile, il tipo e numero del documento sostituito e il numero di registrazione nazionale o di sicurezza sociale.
3. Quanto prima e non oltre tre giorni lavorativi dal ricevimento delle informazioni di cui al paragrafo 2, lo Stato membro di cittadinanza risponde alla consultazione conformemente all'articolo 10, paragrafo 3, della direttiva (UE) 2015/637 e conferma se il richiedente è suo cittadino. Se non è in grado di rispondere entro tre giorni lavorativi, lo Stato membro di cittadinanza ne informa, entro tale termine, lo Stato membro che presta assistenza e fornisce una stima del momento in cui dovrebbe pervenire la risposta. Lo Stato membro che presta assistenza ne informa opportunamente il richiedente. In caso di conferma della cittadinanza del richiedente, lo Stato membro che presta assistenza rilascia a quest'ultimo l'ETD UE quanto prima e non oltre due giorni lavorativi dal ricevimento della conferma.
4. Se lo Stato membro di cittadinanza si oppone al rilascio di un ETD UE a uno dei suoi cittadini, ne informa lo Stato membro che presta assistenza. In tal caso, l'ETD UE non è rilasciato e lo Stato membro di cittadinanza si assume la responsabilità di offrire tutela consolare al proprio cittadino conformemente ai suoi obblighi giuridici e alla prassi nazionale. Lo Stato membro che presta assistenza, in stretta consultazione con lo Stato membro di cittadinanza, ne informa opportunamente il richiedente.
5. In casi giustificati gli Stati membri possono disporre di termini più lunghi rispetto a quelli di cui ai paragrafi 1 e 3.
6. In casi di estrema urgenza lo Stato membro che presta assistenza può rilasciare un ETD UE senza previa consultazione dello Stato membro di cittadinanza. Prima di procedere, lo Stato membro che presta assistenza deve aver esaurito i mezzi di comunicazione disponibili con lo Stato membro di cittadinanza. Lo Stato membro che presta assistenza comunica quanto prima allo Stato membro di cittadinanza l'effettivo rilascio di un ETD UE e l'identità della persona cui è stato rilasciato. Tale comunicazione ricomprende tutti i dati figuranti nell'ETD UE.
7. L'autorità dello Stato membro che rilascia l'ETD UE conserva una copia o una scansione di ciascun documento rilasciato e ne invia una seconda copia o scansione allo Stato membro di cittadinanza del richiedente.
8. È fatto obbligo al beneficiario di un ETD UE di restituire il documento, che sia o meno scaduto, all'arrivo a destinazione.
9. La Commissione può adottare atti di esecuzione per istituire un modulo standard di domanda di ETD UE contenente informazioni sull'obbligo di restituire l'ETD UE all'arrivo. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 12, paragrafo 2.
Articolo 5
Disposizioni finanziarie
1. Lo Stato membro che presta assistenza riscuote dal richiedente i diritti applicati ai propri cittadini per il rilascio dei documenti provvisori nazionali.
2. Lo Stato membro che presta assistenza può rinunciare alla riscossione di diritti in generale o in situazioni specifiche da esso stabilite.
3. Qualora non siano in grado di versare allo Stato membro che presta assistenza i diritti applicabili al momento della presentazione della domanda, i richiedenti si impegnano a rimborsare lo Stato membro di cittadinanza utilizzando il modulo standard di cui all'allegato I della direttiva (UE) 2015/637. In tali casi si applicano l'articolo 14, paragrafo 2, e l'articolo 15 della direttiva (UE) 2015/637.
Articolo 6
Validità
L'ETD UE ha una validità pari alla durata del viaggio per il quale è stato rilasciato. Rientrano nel calcolo di tale durata le soste notturne necessarie e il tempo richiesto per le coincidenze di trasporto. Il periodo di validità comprende una «franchigia» aggiuntiva di due giorni. Salvo circostanze eccezionali la validità di un ETD UE non può superare i 15 giorni di calendario.
Articolo 7
Rilascio facoltativo di un ETD UE
1. Se il passaporto o il documento di viaggio del richiedente è stato smarrito, rubato o distrutto, o non può essere altrimenti ottenuto entro un lasso di tempo ragionevole, uno Stato membro può rilasciare un ETD UE:
a)
ai suoi stessi cittadini;
b)
ai cittadini dell'Unione non rappresentati all'interno del territorio degli Stati membri, inclusi i paesi e i territori d'oltremare di cui all'articolo 355, paragrafo 2, primo comma, TFUE;
c)
ai cittadini di un altro Stato membro che è rappresentato nel paese in cui cercano di ottenere un ETD UE e in cui esistono a tal fine accordi tra gli Stati membri interessati;
d)
ai familiari che non sono cittadini dell'Unione e che accompagnano cittadini dell'Unione non rappresentati in un paese terzo o cittadini dell'Unione di cui alle lettere a), b) o c), qualora detti familiari siano residenti legali in uno Stato membro, fatti salvi eventuali obblighi di visto applicabili;
e)
ad altre persone alle quali detto Stato membro o un altro Stato membro sono tenuti a fornire tutela a norma del diritto internazionale o nazionale e che sono residenti legali in uno Stato membro.
2. Qualora uno Stato membro rilasci un ETD UE in conformità:
a)
del paragrafo 1, lettere b) o c), la consultazione ai sensi dell'articolo 4 interessa lo Stato membro di cittadinanza dei cittadini dell'Unione;
b)
del paragrafo 1, lettera d), la consultazione ai sensi dell'articolo 4 interessa lo Stato membro di cittadinanza del cittadino dell'Unione accompagnato e, se necessario, lo Stato membro di residenza del familiare. In deroga all'articolo 4, paragrafo 6, nessun ETD UE è rilasciato senza previa consultazione dello Stato membro di cittadinanza del cittadino dell'Unione accompagnato e, se necessario, dello Stato membro di residenza del familiare;
c)
del paragrafo 1, lettera e), del presente articolo, la consultazione ai sensi dell'articolo 4 interessa lo Stato membro tenuto a fornire tutela al richiedente a norma del diritto internazionale o nazionale, che sarà il paese di destinazione indicato nell'ETD UE.
CAPITOLO III
MODELLO UNIFORME DI ETD UE
Articolo 8
Modello uniforme di ETD UE
1. L'ETD UE è costituito da un modulo uniforme ETD UE e da un adesivo uniforme ETD UE. Tale modulo e tale adesivo sono conformi alle prescrizioni di cui agli allegati I e II e alle prescrizioni tecniche complementari definite ai sensi dell'articolo 9.
2. Al momento della compilazione dell'adesivo uniforme ETD UE, le sezioni di cui all'allegato II e la zona a lettura ottica sono completate in conformità del documento ICAO 9303.
3. Al fine di conseguire gli obiettivi della presente direttiva, in particolare garantire l'esercizio del diritto alla tutela consolare sulla base di un modello di ETD UE moderno e sicuro, alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati, conformemente all'articolo 11, per modificare gli allegati I e II e i riferimenti alle norme stabilite dall'ICAO di cui al paragrafo 2 del presente articolo e all'articolo 4, paragrafo 2, lettera b), in seguito ai progressi tecnici.
4. Gli Stati membri possono aggiungere le necessarie menzioni nazionali nella sezione «annotazioni» dell'adesivo uniforme ETD UE di cui al punto 9 dell'allegato II. Tali menzioni nazionali non duplicano le sezioni di cui all'allegato II.
5. Tutte le menzioni sull'adesivo uniforme ETD UE, compresa l'immagine del volto, sono stampate. Non sono ammesse modifiche manuali dell'adesivo uniforme ETD UE.
In via eccezionale, in caso di forza maggiore tecnica, è consentito compilare manualmente l'adesivo uniforme ETD UE e apporre una fotografia. In tali casi la fotografia reca una protezione supplementare contro la sostituzione. Non può essere apportata nessuna modifica all'adesivo uniforme ETD UE compilato manualmente.
6. Se viene rilevato un errore nell'adesivo uniforme ETD UE che non sia stato ancora apposto sul modulo uniforme ETD UE, l'adesivo uniforme ETD UE è invalidato e distrutto. Se viene rilevato un errore nell'adesivo uniforme ETD UE che sia stato già apposto sul modulo uniforme ETD UE, entrambi sono invalidati e distrutti, ed è realizzato un nuovo adesivo uniforme ETD UE.
7. L'adesivo uniforme ETD UE stampato e compilato in tutte le sue sezioni è apposto sul modulo uniforme ETD UE conformemente all'allegato I.
8. Gli Stati membri garantiscono lo stoccaggio in condizioni di sicurezza dei moduli e degli adesivi uniformi ETD UE vergini.
Articolo 9
Prescrizioni tecniche complementari
1. La Commissione adotta atti di esecuzione contenenti prescrizioni tecniche complementari per l'ETD UE in relazione a quanto segue:
a)
formato, modello e colori del modulo e dell'adesivo uniformi ETD UE;
b)
requisiti relativi al materiale e alle tecniche di stampa del modulo uniforme ETD UE;
c)
caratteristiche e requisiti di sicurezza, inclusi più efficaci dispositivi anti-contraffazione e anti-falsificazione;
d)
altre norme da osservare ai fini della compilazione e del rilascio dell'ETD UE.
Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 12, paragrafo 2.
2. Può essere deciso che le prescrizioni tecniche complementari di cui al paragrafo 1 siano segrete e non pubblicabili. In questo caso sono comunicate esclusivamente agli organismi designati dagli Stati membri per la realizzazione dell'ETD UE e alle persone debitamente autorizzate da uno Stato membro o dalla Commissione.
Articolo 10
Realizzazione dell'ETD UE
1. Ciascuno Stato membro designa un organismo responsabile della realizzazione dei moduli e degli adesivi uniformi ETD UE. Lo stesso organismo può essere designato da più o tutti gli Stati membri.
2. Ogni Stato membro comunica alla Commissione e agli altri Stati membri il nome dell'organismo che realizza i propri moduli e adesivi uniformi ETD UE. Se uno Stato membro cambia l'organismo designato, ne informa la Commissione e gli altri Stati membri.
Articolo 11
Esercizio della delega
1. Il potere di adottare atti delegati è conferito alla Commissione alle condizioni stabilite nel presente articolo.
2. Il potere di adottare gli atti delegati di cui agli articoli 8, paragrafo 3, e 13, paragrafo 1, è conferito alla Commissione per un periodo di tempo indeterminato a decorrere dal 10 luglio 2019.
3. La delega di potere di cui agli articoli 8, paragrafo 3, e 13, paragrafo 1, può essere revocata in qualsiasi momento dal Consiglio. La decisione di revoca pone fine alla delega di potere ivi specificata. Gli effetti della decisione decorrono dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea o da una data successiva ivi specificata. Essa non pregiudica la validità degli atti delegati già in vigore.
4. Prima dell'adozione dell'atto delegato la Commissione consulta gli esperti designati da ciascuno Stato membro nel rispetto dei principi stabiliti nell'accordo interistituzionale del 13 aprile 2016«Legiferare meglio».
5. Non appena adotta un atto delegato, la Commissione ne dà notifica al Consiglio.
6. L'atto delegato adottato ai sensi degli articoli 8, paragrafo 3, e d13, paragrafo 1, entra in vigore solo se il Consiglio non ha sollevato obiezioni entro il termine di due mesi dalla data in cui esso è stato notificato al Consiglio stesso o se, prima della scadenza di tale termine, il Consiglio ha informato la Commissione che non intende sollevare obiezioni. Tale termine è prorogato di due mesi su iniziativa del Consiglio.
7. Il Parlamento europeo è informato dell'adozione degli atti delegati da parte della Commissione, di qualsiasi obiezione mossa agli stessi o della revoca della delega di poteri da parte del Consiglio.
Articolo 12
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato istituito dall'articolo 6 del regolamento (CE) n. 1683/95. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 13
Notifica ai paesi terzi
1. Entro 21 mesi dall'adozione delle prescrizioni tecniche complementari di cui all'articolo 9, lo Stato membro che esercita la presidenza del Consiglio a norma dell'articolo 16, paragrafo 9, del TUE, fornisce alla Commissione e al SEAE dei facsimile del modulo e dell'adesivo uniformi ETD UE.
Alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati conformemente all'articolo 11 al fine di modificare il primo comma del presente paragrafo designando un altro Stato membro quale Stato responsabile della fornitura dei facsimile di cui al suddetto comma, sulla base di criteri oggettivi, quali la presenza sul suo territorio dell'organismo designato per la realizzazione di ETD UE da parte di più o tutti gli Stati membri.
2. Il SEAE trasmette i facsimile del modulo e dell'adesivo uniformi UE ETD alle delegazioni dell'Unione nei paesi terzi.
3. Le delegazioni dell'Unione nei paesi terzi notificano alle competenti autorità dei rispettivi paesi terzi l'uso dell'ETD UE, nonché il suo modello uniforme e le sue principali caratteristiche di sicurezza, anche fornendo dei facsimile del modulo e dell'adesivo uniformi UE ETD a titolo di riferimento. La notifica a un singolo paese terzo è ripetuta su richiesta di tale paese terzo. La notifica non include le prescrizioni che devono essere tenute segrete conformemente all'articolo 9, paragrafo 2.
4. Ogniqualvolta sia apportata una modifica al modulo o all'adesivo uniformi ETD UE, si ripete la procedura descritta ai paragrafi da 1 a 3. Il termine di cui al paragrafo 1 è di 21 mesi dall'adozione del modello modificato di modulo o di adesivo uniformi ETD UE.
5. Qualora nessuna delegazione dell'Unione sia presente in un paese terzo, gli Stati membri rappresentati decidono, attraverso la cooperazione consolare locale, quale Stato membro notifica alle autorità pertinenti di tale paese terzo il modello uniforme di ETD UE, nonché le sue principali caratteristiche di sicurezza. Il SEAE coordina con lo Stato membro interessato la trasmissione dei facsimile del modulo e dell'adesivo uniformi ETD UE a tal fine.
CAPO IV
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 14
Trattamento più favorevole
Gli Stati membri possono stabilire o mantenere disposizioni più favorevoli di quelle della presente direttiva, purché con questa compatibili.
Articolo 15
Protezione dei dati personali
1. I dati personali trattati ai fini della presente direttiva, inclusa l'immagine del volto o la fotografia del richiedente di cui all'articolo 4, paragrafo 2, sono utilizzati al solo scopo di verificarne l'identità secondo la procedura descritta all'articolo 4, stampare l'adesivo uniforme ETD UE e agevolare il viaggio di detto richiedente. Lo Stato membro che presta assistenza e lo Stato membro di cittadinanza assicurano un adeguato livello di sicurezza dei dati personali.
2. Fatto salvo il regolamento (UE) 2016/679, il richiedente cui è rilasciato un ETD UE ha il diritto di verificare i dati personali contenuti nel documento e, ove opportuno, di chiederne la rettifica mediante il rilascio di un nuovo documento.
3. L'ETD UE non contiene informazioni a lettura ottica che non figurino anche nelle sezioni di cui all'allegato II, punto 6.
4. Lo Stato membro che presta assistenza e lo Stato membro di cittadinanza conservano i dati personali del richiedente solo per il tempo necessario, anche ai fini della riscossione dei diritti di cui all'articolo 5. In nessun caso i dati personali sono conservati per più di 180 giorni dallo Stato membro che presta assistenza o per più di due anni dallo Stato membro di cittadinanza. Allo scadere del periodo di conservazione i dati personali del richiedente sono cancellati.
5. In deroga al paragrafo 4, gli Stati membri garantiscono la distruzione tempestiva e sicura degli ETD UE restituiti e di tutte le relative copie.
Articolo 16
Monitoraggio
1. Gli Stati membri monitorano periodicamente l'applicazione della presente direttiva in base ai seguenti indicatori:
a)
numero di ETD UE rilasciati a norma dell'articolo 3 e cittadinanza del ricevente;
b)
numero di ETD UE rilasciati a norma dell'articolo 7 e cittadinanza del ricevente; e
c)
numero di casi di frode e contraffazione di ETD UE.
2. Gli Stati membri organizzano la raccolta e la produzione dei dati necessari per misurare le variazioni degli indicatori descritti al paragrafo 1 e comunicano tali informazioni alla Commissione con cadenza annuale.
3. La Commissione può adottare atti di esecuzione per stabilire indicatori complementari a quelli di cui al paragrafo 1. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 12, paragrafo 2.
Articolo 17
Valutazione
1. Non prima di cinque anni dalla data di recepimento della presente direttiva, la Commissione effettua una valutazione della medesima e presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulle sue principali conclusioni. La relazione comprende una valutazione dell'adeguatezza del livello di sicurezza dei dati personali, dell'impatto sui diritti fondamentali e dell'eventuale introduzione di un diritto uniforme per gli ETD UE.
2. Gli Stati membri trasmettono alla Commissione le informazioni necessarie per la preparazione della relazione di cui al paragrafo 1.
Articolo 18
Abrogazione
1. La decisione 96/409/PESC è abrogata a decorrere da 36 mesi dopo l'adozione delle prescrizioni tecniche complementari di cui all'articolo 9.
2. I riferimenti alla decisione abrogata si intendono fatti alla presente direttiva.
3. Gli Stati membri provvedono all'annullamento e alla distruzione dei moduli ETD realizzati conformemente alla decisione 96/409/PESC entro il termine di cui al paragrafo 1.
Articolo 19
Recepimento
1. Gli Stati membri adottano e pubblicano, entro 24 mesi dall'adozione delle prescrizioni tecniche complementari di cui all'articolo 9, le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Essi applicano tali misure a decorrere da 36 mesi dall'adozione delle prescrizioni tecniche complementari di cui all'articolo 9.
Le misure adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 20
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 21
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Lussemburgo, il 18 giugno 2019
Per il Consiglio
Il presidente
G. CIAMBA
(1) Parere del 16 gennaio 2019 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) Direttiva (UE) 2015/637 del Consiglio, del 20 aprile 2015, sulle misure di coordinamento e cooperazione per facilitare la tutela consolare dei cittadini dell'Unione non rappresentati nei paesi terzi e che abroga la decisione 95/553/CE (GU L 106 del 24.4.2015, pag. 1).
(3) Decisione 96/409/PESC dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, del 25 giugno 1996, relativa all'istituzione di un documento di viaggio provvisorio (GU L 168 del 6.7.1996, pag. 4).
(4) Direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, che modifica il regolamento (CEE) n. 1612/68 e abroga le direttive 64/221/CEE, 68/360/CEE, 72/194/CEE, 73/148/CEE, 75/34/CEE, 75/35/CEE, 90/364/CEE, 90/365/CEE e 93/96/CEE (GU L 158 del 30.4.2004, pag. 77).
(5) Regolamento (UE) 2018/1806 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 novembre 2018, che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (GU L 303 del 28.11.2018, pag. 39).
(6) Regolamento (CE) n. 1683/95 del Consiglio, del 29 maggio 1995, che istituisce un modello uniforme per i visti (GU L 164 del 14.7.1995, pag. 1).
(7) GU L 123 del 12.5.2016, pag. 1.
(8) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(9) Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati) (GU L 119 del 4.5.2016, pag. 1).
ALLEGATO I
MODULO UNIFORME ETD UE
Il modulo uniforme ETD UE rispetta le seguenti prescrizioni:
1. Formato e dimensioni
Il modulo uniforme ETD UE è un pieghevole a tre ante (foglio singolo stampato su entrambi i lati e piegato in tre). Il pieghevole ha dimensioni conformi allo standard ISO/IEC 7810 ID-3.
2. Pagina 1: copertina
La copertina del modulo uniforme ETD UE contiene nell'ordine i termini «UNIONE EUROPEA» in tutte le lingue ufficiali dell'Unione e i termini «EMERGENCY TRAVEL DOCUMENT» e «TITRE DE VOYAGE PROVISOIRE». Essa contiene inoltre dodici stelle dorate che formano un cerchio.
3. Pagina 2: apposizione dell'adesivo uniforme ETD UE
L'adesivo uniforme ETD UE è saldamente apposto sulla seconda pagina del modulo uniforme ETD UE in modo da prevenirne la facile rimozione. L'adesivo uniforme ETD UE viene applicato e allineato al bordo della pagina. La zona dell'adesivo uniforme ETD UE a lettura ottica è allineata col bordo esterno della pagina. Il timbro delle autorità di rilascio è apposto sull'adesivo uniforme ETD UE in modo da oltrepassarlo e sporgere sulla pagina.
4. Pagine 3 e 4: informazioni
La terza e la quarta pagina contengono traduzioni dei termini «documento di viaggio provvisorio» nonché delle didascalie dell'adesivo uniforme ETD UE in tutte le lingue ufficiali dell'Unione, fatta eccezione per l'inglese e il francese. È riportato inoltre il seguente testo:
«This EU Emergency Travel Document is a travel document issued by a Member State of the European Union for a single journey to the holder's Member State of nationality or residence or, exceptionally, to another destination. Authorities of non-EU countries are hereby requested to allow the holder to pass freely without hindrance.
Le présent titre de voyage provisoire de l'UE est un titre de voyage délivré par un État membre de l'Union européenne aux fins d'un trajet unique vers l'État membre de nationalité ou de résidence du détenteur, ou, à titre exceptionnel, vers une autre destination. Les autorités des pays tiers sont priées d'autoriser le détenteur du titre de voyage provisoire à circuler sans entraves.».
5. Pagine 5 e 6: visti e timbri di ingresso/uscita
La quinta e sesta pagina recano l'intestazione «VISA/VISA» e sono altrimenti lasciate in bianco.
Tali pagine sono riservate ai visti e ai timbri di ingresso/uscita.
6. Numero del modulo uniforme ETD UE
Un numero di sette cifre è prestampato sul modulo uniforme EU ETD.
ALLEGATO II
ADESIVO UNIFORME ETD UE
L'adesivo uniforme ETD UE rispetta le seguenti prescrizioni:
Caratteristiche dell'adesivo uniforme ETD UE
1.
L'adesivo uniforme EU ETD contiene un'immagine del volto del titolare, stampata conformemente a elevati requisiti di sicurezza, a meno che non sia utilizzata una fotografia a norma dell'articolo 8, paragrafo 5. L'immagine del volto o la fotografia è quella usata ai fini dell'articolo 4, paragrafo 2.
2.
L'adesivo uniforme EU ETD contiene caratteristiche di sicurezza che garantiscono una protezione sufficiente contro la falsificazione, tenendo conto in particolare delle caratteristiche di sicurezza utilizzate per il modello uniforme per i visti.
3.
Le medesime caratteristiche di sicurezza sono utilizzate per tutti gli Stati membri.
4.
Sull'adesivo uniforme ETD UE figurano le seguenti diciture:
a)
l'abbreviazione «EU ETD/TVP UE»;
b)
i termini «European Union/Union européenne»;
c)
il codice di tre lettere «EUE», come indicato nel documento ICAO 9303.
5.
L'adesivo uniforme EU ETD riporta il numero dell'adesivo uniforme ETD UE di sette cifre prestampato in nero con orientamento orizzontale. È utilizzato un carattere tipografico speciale. Questo numero è preceduto dal codice del paese a due lettere dello Stato membro di rilascio, come indicato nel documento ICAO 9303, che può essere prestampato o aggiunto all'atto della compilazione dell'adesivo uniforme EU ETD. A fini di sicurezza, lo stesso numero a sette cifre può essere prestampato più volte sull'adesivo uniforme ETD UE.
Sezioni da completare
6.
L'adesivo uniforme ETD UE contiene sezioni per le seguenti informazioni:
a)
il paese di destinazione ed eventuali paesi di transito per i quali viene rilasciato l'ETD UE;
b)
lo Stato membro di rilascio e l'ubicazione dell'autorità di rilascio;
c)
la data di rilascio e la data di scadenza;
d)
il cognome e nome/i, la cittadinanza, la data di nascita e il sesso del richiedente dell'ETD UE;
e)
il numero del modulo uniforme ETD UE cui sarà apposto l'adesivo uniforme ETD UE, di cui all'allegato I, punto 6.
7.
Le didascalie delle sezioni da compilare sono in inglese e francese e sono numerate.
8.
Le date sono indicate con: due cifre per il giorno (la prima è uno zero quando il numero corrispondente al giorno si compone di unità); due cifre per il mese (la prima è uno zero quando il numero corrispondente al mese si compone di unità); quattro cifre per l'anno. Giorno e mese sono seguiti da uno spazio vuoto. Per esempio: 20 01 2018 = 20 gennaio 2018.
9.
L'adesivo uniforme ETD UE contiene una sezione «annotazioni» che servirà all'autorità di rilascio per indicare eventuali informazioni necessarie, per esempio il tipo e il numero del documento sostituito.
Informazioni a lettura ottica
10.
L'adesivo uniforme ETD UE contiene le informazioni a lettura ottica in linea con il documento ICAO 9303 necessarie a facilitare i controlli alle frontiere esterne. Le lettere maiuscole «AE» sono utilizzate come primi due caratteri della zona a lettura ottica per designare il documento come documento di viaggio provvisorio dell'UE. Nella zona a lettura ottica dovrà figurare un testo stampato, visibile nella stampa di fondo, contenente la dicitura «Unione europea» in tutte le lingue ufficiali dell'Unione. Il testo non pregiudica le caratteristiche tecniche della zona a lettura ottica né la sua leggibilità.
11.
È riservato uno spazio per l'eventuale aggiunta di un codice a barre bidimensionale comune.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2019/997 DEL CONSIGLIO
del 18 giugno 2019
che istituisce un documento di viaggio provvisorio dell'UE e abroga la decisione 96/409/PESC
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 23, secondo comma,
vista la proposta della Commissione europea,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
deliberando secondo una procedura legislativa speciale,
considerando quanto segue:
(1)
La cittadinanza dell'Unione è lo status fondamentale dei cittadini degli Stati membri. Essa conferisce ai cittadini dell'Unione il diritto di godere, nel territorio di un paese terzo nel quale lo Stato membro di cui hanno la cittadinanza non è rappresentato, della tutela delle autorità diplomatiche e consolari di un altro Stato membro, alle stesse condizioni dei cittadini di detto Stato membro. La direttiva (UE) 2015/637 del Consiglio (2) conferisce efficacia a tale diritto stabilendo le misure di coordinamento e cooperazione necessarie per facilitare la tutela consolare dei cittadini dell'Unione non rappresentati.
(2)
La direttiva (UE) 2015/637 assimila i documenti di viaggio provvisori a un tipo di assistenza consolare dovuta dalle ambasciate e dai consolati degli Stati membri ai cittadini dell'Unione non rappresentati. Il documento di viaggio provvisorio è un documento di sola andata che consente al titolare di rimpatriare o eccezionalmente di raggiungere un'altra destinazione, nell'eventualità che non disponga del suo regolare documento di viaggio, poiché per esempio smarrito o rubato. Un'altra destinazione potrebbe essere, fra l'altro, un paese limitrofo o un paese ugualmente vicino in cui lo Stato membro di cittadinanza del cittadino non rappresentato disponga di un'ambasciata o di un consolato.
(3)
La decisione 96/409/PESC dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio (3) ha istituito un documento di viaggio provvisorio di modello uniforme, rilasciato dagli Stati membri ai cittadini dell'Unione nel territorio di paesi in cui lo Stato membro di cittadinanza di questi cittadini non dispone di rappresentanza diplomatica o consolare permanente. Occorre ora aggiornare le disposizioni della richiamata decisione e stabilire un modello moderno e più sicuro di documento di viaggio provvisorio dell'UE («ETD UE»). È opportuno assicurare coerenza tra le condizioni specifiche e la procedura di rilascio dell'ETD UE e le norme generali sulla tutela consolare dettate dalla direttiva (UE) 2015/637 in quanto questa si applica, compresa la procedura finanziaria ivi menzionata all'articolo 14, al rilascio dell'ETD UE ai cittadini non rappresentati. La presente direttiva dovrebbe prevedere norme supplementari da applicarsi contestualmente alle norme previste dalla direttiva (UE) 2015/637, ove necessario.
(4)
Su richiesta dell'interessato dovrebbe essere rilasciato un ETD UE a qualsiasi cittadino non rappresentato in un paese terzo il cui passaporto o documento di viaggio sia stato smarrito, rubato o distrutto, o non possa essere altrimenti ottenuto entro un lasso di tempo ragionevole, per esempio per i neonati nati durante il viaggio o per le persone i cui documenti siano scaduti e non possano essere facilmente sostituiti dallo Stato membro di cittadinanza. L'ETD UE dovrebbe essere rilasciato una volta che lo Stato membro che presta assistenza al cittadino non rappresentato abbia ricevuto conferma della sua cittadinanza e identità dallo Stato membro di cittadinanza.
(5)
Poiché la perdita del passaporto o documento di viaggio può causare gravi difficoltà ai cittadini non rappresentati nei paesi terzi, è necessario stabilire una procedura semplificata per la cooperazione e il coordinamento tra lo Stato membro che presta assistenza e lo Stato membro di cittadinanza del cittadino non rappresentato. Gli Stati membri dovrebbero garantire che le consultazioni siano effettuate il più rapidamente possibile, di norma entro pochi giorni lavorativi. Al tempo stesso è necessario mantenere una flessibilità sufficiente in casi eccezionali. Solo in casi di estrema urgenza allo Stato membro che presta assistenza dovrebbe essere consentito di rilasciare un ETD UE senza previa consultazione dello Stato membro di cittadinanza. Prima di procedere, gli Stati membri dovrebbero di norma aver esaurito tutti i mezzi di comunicazione disponibili con lo Stato membro di cittadinanza. Per esempio, gli Stati membri dovrebbero prima tentare di trasmettere una parte delle informazioni pertinenti, come il nome, la cittadinanza e la data di nascita del richiedente. In tali situazioni lo Stato membro che presta assistenza dovrebbe informare lo Stato membro di cittadinanza quanto prima dell'assistenza concessa a suo nome e garantire che questo sia adeguatamente informato.
(6)
Per motivi di sicurezza i beneficiari dell'ETD UE dovrebbero restituire il documento provvisorio una volta giunti a destinazione, per esempio alle guardie di frontiera o alle autorità competenti per il rilascio dei passaporti. È poi opportuno che sia conservata una copia o una scansione dell'ETD UE presso l'autorità di rilascio dello Stato membro che presta assistenza e che una seconda copia o scansione sia inviata allo Stato membro di cittadinanza del beneficiario. È altresì opportuno che l'ETD UE, una volta restituito, e le copie conservate siano distrutti quanto prima possibile.
(7)
I cittadini non rappresentati dovrebbero poter chiedere un ETD UE all'ambasciata o al consolato di qualsiasi Stato membro. Come stipulato nella direttiva (UE) 2015/637, gli Stati membri hanno la possibilità di concludere accordi pratici sulla condivisione delle responsabilità di rilasciare un ETD UE a cittadini non rappresentati. Gli Stati membri che ricevono domande di ETD UE dovrebbero valutare caso per caso l'opportunità di rilasciare tale documento oppure di trasferire il caso all'ambasciata o al consolato designato quale competente in conformità di specifici accordi esistenti.
(8)
In linea con il suo obiettivo di documento di sola andata, l'ETD UE dovrebbe essere valido per il periodo necessario a compiere tale tragitto. Considerate le possibilità e la velocità dei viaggi moderni, la validità di un ETD UE non dovrebbe superare, salvo circostanze eccezionali, i 15 giorni di calendario.
(9)
Oltre al rilascio di un ETD UE a cittadini non rappresentati in paesi terzi, la presente direttiva non dovrebbe precludere agli Stati membri la possibilità di rilasciare un ETD UE in altre situazioni, tenuto conto della legislazione e della prassi nazionali. Gli Stati membri dovrebbero inoltre poter rilasciare un ETD UE ai loro stessi cittadini, ai cittadini dell'Unione non rappresentati all'interno del territorio degli Stati membri e a cittadini di un altro Stato membro rappresentato nel paese in cui cercano di ottenere un ETD UE. In tal caso è opportuno che gli Stati membri prendano le misure necessarie per evitare abusi e frodi. Tuttavia, gli Stati membri potrebbero anche decidere di non rilasciare un ETD UE in tali situazioni.
(10)
In conformità dell'articolo 5 della direttiva (UE) 2015/637 e al fine di garantire l'efficacia del diritto sancito all'articolo 20, paragrafo 2, lettera c), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) e del diritto al rispetto della vita privata e familiare sancito all'articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea («Carta»), e tenendo conto del diritto e della prassi nazionali, lo Stato membro che presta assistenza dovrebbe essere in grado di rilasciare un ETD UE ai familiari che non sono cittadini dell'Unione, che accompagnano cittadini dell'Unione, qualora detti familiari siano residenti legali in uno Stato membro, viste le particolari circostanze del singolo caso.
(11)
Oltre all'ETD UE, alcuni familiari che non sono cittadini dell'Unione potrebbero essere assoggettati all'obbligo di ottenere un visto per ritornare nel territorio dell'Unione. In conformità dell'articolo 5, paragrafo 2, della direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (4), i familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro sono soltanto assoggettati all'obbligo del visto d'ingresso, conformemente al regolamento (UE) 2018/1806 del Parlamento europeo e del Consiglio (5) o, se del caso, alla legislazione nazionale. Il possesso della carta di soggiorno di cui all'articolo 10 della direttiva 2004/38/CE, in corso di validità, esonera detti familiari dal requisito di ottenere tale visto. Gli Stati membri devono concedere a dette persone ogni agevolazione affinché ottengano i visti necessari. Tali visti devono essere rilasciati il più presto possibile in base a una procedura accelerata e sono gratuiti.
(12)
L'ETD UE dovrebbe essere costituito da un modulo uniforme ETD UE e da un adesivo uniforme ETD UE. L'ETD UE dovrebbe contenere tutte le informazioni necessarie e soddisfare elevati requisiti tecnici, in particolare per quanto attiene alle garanzie contro la contraffazione e la falsificazione. Dovrebbe essere efficiente in termini di costi, idoneo all'uso in tutti gli Stati membri e presentare caratteristiche di sicurezza universalmente riconoscibili, visibili a occhio nudo.
(13)
Il modulo uniforme ETD UE dovrebbe comprendere pagine bianche cui poter apporre eventuali visti. Il modulo dovrebbe fungere da substrato per l'adesivo uniforme ETD UE in cui figurano le pertinenti informazioni sul beneficiario. L'adesivo uniforme ETD UE dovrebbe ricalcare il modello uniforme per i visti stabilito dal regolamento (CE) n. 1683/95 del Consiglio (6), e dovrebbe contenere analoghe caratteristiche di sicurezza. L'adesivo uniforme ETD UE dovrebbe essere compilato, usando le stesse stampanti dei visti, presso l'ambasciata o il consolato dello Stato membro che presta assistenza. In caso di forza maggiore tecnica, dovrebbe essere possibile compilare manualmente l'adesivo uniforme ETD UE. Per evitare rischi di minore accettazione e di sicurezza, la compilazione manuale dovrebbe essere quanto più limitata possibile e dovrebbe avere luogo solo se l'adesivo uniforme ETD UE compilato mediante stampante non può essere rilasciato entro un lasso di tempo ragionevole.
(14)
Onde aumentare la sicurezza e la velocità della procedura di rilascio, è opportuno rilevare l'immagine del volto del richiedente usata per l'ETD UE direttamente presso l'ambasciata o il consolato con una fotocamera digitale o mezzo equivalente. Solo nei casi in cui ciò non sia possibile, è consentito utilizzare una fotografia dopo che l'ambasciata o il consolato abbiano garantito che corrisponde alla persona del richiedente. La stessa immagine del volto o fotografia dovrebbe quindi essere trasferita allo Stato membro di cittadinanza per conferma dell'identità del richiedente.
(15)
È opportuno che la presente direttiva stabilisca prescrizioni che non dovrebbero restare segrete. Se del caso, potrebbe essere necessario integrare tali prescrizioni con prescrizioni complementari segrete per evitare contraffazioni e falsificazioni.
(16)
Affinché le informazioni sulle prescrizioni tecniche complementari non siano divulgate a più persone di quanto necessario, ciascuno Stato membro dovrebbe designare un organismo responsabile della realizzazione dei moduli e degli adesivi uniformi di ETD UE. A fini di efficienza, gli Stati membri sono incoraggiati a designare un unico organismo. Gli Stati membri dovrebbero avere la facoltà di cambiare l'organismo da essi designato, se necessario. Per motivi di sicurezza, ciascuno Stato membro dovrebbe comunicare il nome dell'organismo in questione alla Commissione e agli altri Stati membri.
(17)
Al fine di rispondere alla necessità di adeguare le prescrizioni del modulo e dell'adesivo uniformi ETD UE in seguito ai progressi tecnici, nonché di cambiare lo Stato membro responsabile della fornitura dei facsimile per la notifica del modello uniforme di ETD UE ai paesi terzi, dovrebbe essere delegato alla Commissione il potere di adottare atti conformemente all'articolo 290 TFUE. È di particolare importanza che durante i lavori preparatori la Commissione svolga adeguate consultazioni, anche a livello di esperti, nel rispetto dei principi stabiliti nell'accordo interistituzionale del 13 aprile 2016«Legiferare meglio» (7). In particolare, al fine di garantire la parità di partecipazione alla preparazione degli atti delegati, il Consiglio riceve tutti i documenti contemporaneamente agli esperti degli Stati membri, e i suoi esperti hanno sistematicamente accesso alle riunioni dei gruppi di esperti della Commissione incaricati della preparazione di tali atti delegati.
(18)
Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione della presente direttiva riguardo alle prescrizioni tecniche e agli indicatori complementari per il monitoraggio dell'applicazione della direttiva, è opportuno attribuire alla Commissione competenze di esecuzione. È altresì opportuno che tali competenze siano esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (8).
(19)
Affinché cresca l'accettazione dell'ETD UE, le delegazioni dell'Unione nei paesi terzi dovrebbero notificare alle autorità competenti di detti paesi il modello uniforme di ETD UE e tutte le successive modifiche, riferire in merito all'accettazione dell'ETD UE da parte dei paesi terzi e promuoverne l'uso. I facsimile a tal fine utilizzati dovrebbero essere forniti al servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) da uno Stato membro con il sostegno della Commissione.
(20)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare disposizioni nazionali più favorevoli, purché con essa compatibili.
(21)
Al trattamento dei dati personali effettuato dagli Stati membri nell'attuare la presente direttiva è opportuno applicare il regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio (9). Il sistema ETD UE esige il trattamento dei dati personali necessari a verificare l'identità del richiedente, stampare l'adesivo uniforme ETD UE e agevolare il viaggio dell'interessato. È necessario specificare ulteriormente le garanzie applicabili ai dati personali trattati, quali il termine massimo di conservazione dei dati personali raccolti. Onde assicurare la riscossione dei diritti applicabili ed evitare eventuali abusi o altre attività fraudolente è necessario un termine massimo di conservazione di 180 giorni per lo Stato membro che presta assistenza e di due anni per lo Stato membro di cittadinanza. La cancellazione dei dati personali dei richiedenti non dovrebbe incidere sulla capacità degli Stati membri di monitorare l'applicazione della presente direttiva.
(22)
In conformità dei punti 22 e 23 dell'accordo interistituzionale del 13 aprile 2016«Legiferare meglio», la Commissione dovrebbe valutare la presente direttiva in particolare sulla base di informazioni raccolte tramite specifici dispositivi di monitoraggio per stimare l'incidenza della stessa direttiva e l'esigenza di ulteriori interventi. Tale valutazione potrebbe anche tenere conto di futuri sviluppi tecnici che consentano l'introduzione di documenti di viaggio provvisori elettronici (eETD).
(23)
Poiché l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire stabilire le misure necessarie per facilitare la tutela consolare dei cittadini non rappresentati mediante il rilascio di documenti di viaggio provvisori sicuri e ampiamente accettati, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della necessità di evitare la frammentazione e la conseguente minore accettazione dei documenti di viaggio provvisori rilasciati dagli Stati membri ai cittadini non rappresentati, può essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea (TUE). La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(24)
La presente direttiva mira a promuovere la tutela consolare garantita dall'articolo 46 della Carta. Essa rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti in particolare dalla Carta, incluso il diritto al rispetto della vita privata e familiare e il diritto alla protezione dei dati personali. La presente direttiva dovrebbe essere interpretata e applicata conformemente a tali diritti e principi.
(25)
È opportuno abrogare la decisione 96/409/PESC,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
OGGETTO E DEFINIZIONI
Articolo 1
Oggetto
La presente direttiva disciplina le condizioni e la procedura per il rilascio ai cittadini non rappresentati in paesi terzi di un documento di viaggio provvisorio dell'UE («ETD UE») e stabilisce un modello uniforme per tale documento.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si applicano le seguenti definizioni:
1) «cittadino non rappresentato»: qualsiasi cittadino avente la cittadinanza di uno Stato membro non rappresentato in un paese terzo di cui all'articolo 6 della direttiva (UE) 2015/637;
2) «richiedente»: la persona che presenta domanda di ETD UE;
3) «beneficiario»: la persona cui è rilasciato l'ETD UE;
4) «Stato membro che presta assistenza»: lo Stato membro destinatario della domanda di ETD UE;
5) «Stato membro di cittadinanza»: lo Stato membro di cui il richiedente si dichiara cittadino;
6) «giorni lavorativi»: tutti i giorni eccetto i giorni festivi o i fine settimana osservati dall'autorità tenuta ad agire.
CAPO II
DOCUMENTO DI VIAGGIO PROVVISORIO DELL'UE
Articolo 3
Documento di viaggio provvisorio dell'UE
1. Il documento di viaggio provvisorio dell'UE («ETD UE») è un documento di viaggio rilasciato da uno Stato membro a un cittadino non rappresentato in un paese terzo per un viaggio di sola andata nello Stato membro di cittadinanza o di residenza di quel cittadino, su richiesta di quest'ultimo, o eccezionalmente verso altra destinazione. Gli Stati membri possono altresì decidere di rilasciare un ETD UE ad altri beneficiari a norma dell'articolo 7.
2. Gli Stati membri rilasciano un ETD UE ai cittadini non rappresentati nei paesi terzi il cui passaporto o documento di viaggio sia stato smarrito, rubato o distrutto, o non possa essere altrimenti ottenuto entro un lasso di tempo ragionevole, secondo la procedura descritta all'articolo 4.
Articolo 4
Procedura
1. Quando uno Stato membro riceve una domanda di ETD UE, esso consulta quanto prima, e non oltre due giorni lavorativi dal ricevimento della domanda, lo Stato membro di cittadinanza conformemente all'articolo 10, paragrafo 2, della direttiva (UE) 2015/637 per verificare la cittadinanza e l'identità del richiedente.
2. Lo Stato membro che presta assistenza fornisce allo Stato membro di cittadinanza tutte le informazioni pertinenti, tra cui:
a)
cognome e nome/i del richiedente, cittadinanza, data di nascita e sesso;
b)
un'immagine del volto del richiedente rilevata dalle autorità dello Stato membro che presta assistenza al momento della domanda o, solo nei casi in cui ciò non sia possibile, una fotografia digitale o scansionata del richiedente, in base alle norme stabilite nella parte 3 del documento 9303 dell'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO) sui documenti di viaggio a lettura ottica (Settima edizione, 2015) («documento ICAO 9303»);
c)
una copia o una scansione di tutti i mezzi di identificazione disponibili, quali la carta d'identità o la patente di guida, e, se disponibile, il tipo e numero del documento sostituito e il numero di registrazione nazionale o di sicurezza sociale.
3. Quanto prima e non oltre tre giorni lavorativi dal ricevimento delle informazioni di cui al paragrafo 2, lo Stato membro di cittadinanza risponde alla consultazione conformemente all'articolo 10, paragrafo 3, della direttiva (UE) 2015/637 e conferma se il richiedente è suo cittadino. Se non è in grado di rispondere entro tre giorni lavorativi, lo Stato membro di cittadinanza ne informa, entro tale termine, lo Stato membro che presta assistenza e fornisce una stima del momento in cui dovrebbe pervenire la risposta. Lo Stato membro che presta assistenza ne informa opportunamente il richiedente. In caso di conferma della cittadinanza del richiedente, lo Stato membro che presta assistenza rilascia a quest'ultimo l'ETD UE quanto prima e non oltre due giorni lavorativi dal ricevimento della conferma.
4. Se lo Stato membro di cittadinanza si oppone al rilascio di un ETD UE a uno dei suoi cittadini, ne informa lo Stato membro che presta assistenza. In tal caso, l'ETD UE non è rilasciato e lo Stato membro di cittadinanza si assume la responsabilità di offrire tutela consolare al proprio cittadino conformemente ai suoi obblighi giuridici e alla prassi nazionale. Lo Stato membro che presta assistenza, in stretta consultazione con lo Stato membro di cittadinanza, ne informa opportunamente il richiedente.
5. In casi giustificati gli Stati membri possono disporre di termini più lunghi rispetto a quelli di cui ai paragrafi 1 e 3.
6. In casi di estrema urgenza lo Stato membro che presta assistenza può rilasciare un ETD UE senza previa consultazione dello Stato membro di cittadinanza. Prima di procedere, lo Stato membro che presta assistenza deve aver esaurito i mezzi di comunicazione disponibili con lo Stato membro di cittadinanza. Lo Stato membro che presta assistenza comunica quanto prima allo Stato membro di cittadinanza l'effettivo rilascio di un ETD UE e l'identità della persona cui è stato rilasciato. Tale comunicazione ricomprende tutti i dati figuranti nell'ETD UE.
7. L'autorità dello Stato membro che rilascia l'ETD UE conserva una copia o una scansione di ciascun documento rilasciato e ne invia una seconda copia o scansione allo Stato membro di cittadinanza del richiedente.
8. È fatto obbligo al beneficiario di un ETD UE di restituire il documento, che sia o meno scaduto, all'arrivo a destinazione.
9. La Commissione può adottare atti di esecuzione per istituire un modulo standard di domanda di ETD UE contenente informazioni sull'obbligo di restituire l'ETD UE all'arrivo. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 12, paragrafo 2.
Articolo 5
Disposizioni finanziarie
1. Lo Stato membro che presta assistenza riscuote dal richiedente i diritti applicati ai propri cittadini per il rilascio dei documenti provvisori nazionali.
2. Lo Stato membro che presta assistenza può rinunciare alla riscossione di diritti in generale o in situazioni specifiche da esso stabilite.
3. Qualora non siano in grado di versare allo Stato membro che presta assistenza i diritti applicabili al momento della presentazione della domanda, i richiedenti si impegnano a rimborsare lo Stato membro di cittadinanza utilizzando il modulo standard di cui all'allegato I della direttiva (UE) 2015/637. In tali casi si applicano l'articolo 14, paragrafo 2, e l'articolo 15 della direttiva (UE) 2015/637.
Articolo 6
Validità
L'ETD UE ha una validità pari alla durata del viaggio per il quale è stato rilasciato. Rientrano nel calcolo di tale durata le soste notturne necessarie e il tempo richiesto per le coincidenze di trasporto. Il periodo di validità comprende una «franchigia» aggiuntiva di due giorni. Salvo circostanze eccezionali la validità di un ETD UE non può superare i 15 giorni di calendario.
Articolo 7
Rilascio facoltativo di un ETD UE
1. Se il passaporto o il documento di viaggio del richiedente è stato smarrito, rubato o distrutto, o non può essere altrimenti ottenuto entro un lasso di tempo ragionevole, uno Stato membro può rilasciare un ETD UE:
a)
ai suoi stessi cittadini;
b)
ai cittadini dell'Unione non rappresentati all'interno del territorio degli Stati membri, inclusi i paesi e i territori d'oltremare di cui all'articolo 355, paragrafo 2, primo comma, TFUE;
c)
ai cittadini di un altro Stato membro che è rappresentato nel paese in cui cercano di ottenere un ETD UE e in cui esistono a tal fine accordi tra gli Stati membri interessati;
d)
ai familiari che non sono cittadini dell'Unione e che accompagnano cittadini dell'Unione non rappresentati in un paese terzo o cittadini dell'Unione di cui alle lettere a), b) o c), qualora detti familiari siano residenti legali in uno Stato membro, fatti salvi eventuali obblighi di visto applicabili;
e)
ad altre persone alle quali detto Stato membro o un altro Stato membro sono tenuti a fornire tutela a norma del diritto internazionale o nazionale e che sono residenti legali in uno Stato membro.
2. Qualora uno Stato membro rilasci un ETD UE in conformità:
a)
del paragrafo 1, lettere b) o c), la consultazione ai sensi dell'articolo 4 interessa lo Stato membro di cittadinanza dei cittadini dell'Unione;
b)
del paragrafo 1, lettera d), la consultazione ai sensi dell'articolo 4 interessa lo Stato membro di cittadinanza del cittadino dell'Unione accompagnato e, se necessario, lo Stato membro di residenza del familiare. In deroga all'articolo 4, paragrafo 6, nessun ETD UE è rilasciato senza previa consultazione dello Stato membro di cittadinanza del cittadino dell'Unione accompagnato e, se necessario, dello Stato membro di residenza del familiare;
c)
del paragrafo 1, lettera e), del presente articolo, la consultazione ai sensi dell'articolo 4 interessa lo Stato membro tenuto a fornire tutela al richiedente a norma del diritto internazionale o nazionale, che sarà il paese di destinazione indicato nell'ETD UE.
CAPITOLO III
MODELLO UNIFORME DI ETD UE
Articolo 8
Modello uniforme di ETD UE
1. L'ETD UE è costituito da un modulo uniforme ETD UE e da un adesivo uniforme ETD UE. Tale modulo e tale adesivo sono conformi alle prescrizioni di cui agli allegati I e II e alle prescrizioni tecniche complementari definite ai sensi dell'articolo 9.
2. Al momento della compilazione dell'adesivo uniforme ETD UE, le sezioni di cui all'allegato II e la zona a lettura ottica sono completate in conformità del documento ICAO 9303.
3. Al fine di conseguire gli obiettivi della presente direttiva, in particolare garantire l'esercizio del diritto alla tutela consolare sulla base di un modello di ETD UE moderno e sicuro, alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati, conformemente all'articolo 11, per modificare gli allegati I e II e i riferimenti alle norme stabilite dall'ICAO di cui al paragrafo 2 del presente articolo e all'articolo 4, paragrafo 2, lettera b), in seguito ai progressi tecnici.
4. Gli Stati membri possono aggiungere le necessarie menzioni nazionali nella sezione «annotazioni» dell'adesivo uniforme ETD UE di cui al punto 9 dell'allegato II. Tali menzioni nazionali non duplicano le sezioni di cui all'allegato II.
5. Tutte le menzioni sull'adesivo uniforme ETD UE, compresa l'immagine del volto, sono stampate. Non sono ammesse modifiche manuali dell'adesivo uniforme ETD UE.
In via eccezionale, in caso di forza maggiore tecnica, è consentito compilare manualmente l'adesivo uniforme ETD UE e apporre una fotografia. In tali casi la fotografia reca una protezione supplementare contro la sostituzione. Non può essere apportata nessuna modifica all'adesivo uniforme ETD UE compilato manualmente.
6. Se viene rilevato un errore nell'adesivo uniforme ETD UE che non sia stato ancora apposto sul modulo uniforme ETD UE, l'adesivo uniforme ETD UE è invalidato e distrutto. Se viene rilevato un errore nell'adesivo uniforme ETD UE che sia stato già apposto sul modulo uniforme ETD UE, entrambi sono invalidati e distrutti, ed è realizzato un nuovo adesivo uniforme ETD UE.
7. L'adesivo uniforme ETD UE stampato e compilato in tutte le sue sezioni è apposto sul modulo uniforme ETD UE conformemente all'allegato I.
8. Gli Stati membri garantiscono lo stoccaggio in condizioni di sicurezza dei moduli e degli adesivi uniformi ETD UE vergini.
Articolo 9
Prescrizioni tecniche complementari
1. La Commissione adotta atti di esecuzione contenenti prescrizioni tecniche complementari per l'ETD UE in relazione a quanto segue:
a)
formato, modello e colori del modulo e dell'adesivo uniformi ETD UE;
b)
requisiti relativi al materiale e alle tecniche di stampa del modulo uniforme ETD UE;
c)
caratteristiche e requisiti di sicurezza, inclusi più efficaci dispositivi anti-contraffazione e anti-falsificazione;
d)
altre norme da osservare ai fini della compilazione e del rilascio dell'ETD UE.
Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 12, paragrafo 2.
2. Può essere deciso che le prescrizioni tecniche complementari di cui al paragrafo 1 siano segrete e non pubblicabili. In questo caso sono comunicate esclusivamente agli organismi designati dagli Stati membri per la realizzazione dell'ETD UE e alle persone debitamente autorizzate da uno Stato membro o dalla Commissione.
Articolo 10
Realizzazione dell'ETD UE
1. Ciascuno Stato membro designa un organismo responsabile della realizzazione dei moduli e degli adesivi uniformi ETD UE. Lo stesso organismo può essere designato da più o tutti gli Stati membri.
2. Ogni Stato membro comunica alla Commissione e agli altri Stati membri il nome dell'organismo che realizza i propri moduli e adesivi uniformi ETD UE. Se uno Stato membro cambia l'organismo designato, ne informa la Commissione e gli altri Stati membri.
Articolo 11
Esercizio della delega
1. Il potere di adottare atti delegati è conferito alla Commissione alle condizioni stabilite nel presente articolo.
2. Il potere di adottare gli atti delegati di cui agli articoli 8, paragrafo 3, e 13, paragrafo 1, è conferito alla Commissione per un periodo di tempo indeterminato a decorrere dal 10 luglio 2019.
3. La delega di potere di cui agli articoli 8, paragrafo 3, e 13, paragrafo 1, può essere revocata in qualsiasi momento dal Consiglio. La decisione di revoca pone fine alla delega di potere ivi specificata. Gli effetti della decisione decorrono dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea o da una data successiva ivi specificata. Essa non pregiudica la validità degli atti delegati già in vigore.
4. Prima dell'adozione dell'atto delegato la Commissione consulta gli esperti designati da ciascuno Stato membro nel rispetto dei principi stabiliti nell'accordo interistituzionale del 13 aprile 2016«Legiferare meglio».
5. Non appena adotta un atto delegato, la Commissione ne dà notifica al Consiglio.
6. L'atto delegato adottato ai sensi degli articoli 8, paragrafo 3, e d13, paragrafo 1, entra in vigore solo se il Consiglio non ha sollevato obiezioni entro il termine di due mesi dalla data in cui esso è stato notificato al Consiglio stesso o se, prima della scadenza di tale termine, il Consiglio ha informato la Commissione che non intende sollevare obiezioni. Tale termine è prorogato di due mesi su iniziativa del Consiglio.
7. Il Parlamento europeo è informato dell'adozione degli atti delegati da parte della Commissione, di qualsiasi obiezione mossa agli stessi o della revoca della delega di poteri da parte del Consiglio.
Articolo 12
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato istituito dall'articolo 6 del regolamento (CE) n. 1683/95. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 13
Notifica ai paesi terzi
1. Entro 21 mesi dall'adozione delle prescrizioni tecniche complementari di cui all'articolo 9, lo Stato membro che esercita la presidenza del Consiglio a norma dell'articolo 16, paragrafo 9, del TUE, fornisce alla Commissione e al SEAE dei facsimile del modulo e dell'adesivo uniformi ETD UE.
Alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati conformemente all'articolo 11 al fine di modificare il primo comma del presente paragrafo designando un altro Stato membro quale Stato responsabile della fornitura dei facsimile di cui al suddetto comma, sulla base di criteri oggettivi, quali la presenza sul suo territorio dell'organismo designato per la realizzazione di ETD UE da parte di più o tutti gli Stati membri.
2. Il SEAE trasmette i facsimile del modulo e dell'adesivo uniformi UE ETD alle delegazioni dell'Unione nei paesi terzi.
3. Le delegazioni dell'Unione nei paesi terzi notificano alle competenti autorità dei rispettivi paesi terzi l'uso dell'ETD UE, nonché il suo modello uniforme e le sue principali caratteristiche di sicurezza, anche fornendo dei facsimile del modulo e dell'adesivo uniformi UE ETD a titolo di riferimento. La notifica a un singolo paese terzo è ripetuta su richiesta di tale paese terzo. La notifica non include le prescrizioni che devono essere tenute segrete conformemente all'articolo 9, paragrafo 2.
4. Ogniqualvolta sia apportata una modifica al modulo o all'adesivo uniformi ETD UE, si ripete la procedura descritta ai paragrafi da 1 a 3. Il termine di cui al paragrafo 1 è di 21 mesi dall'adozione del modello modificato di modulo o di adesivo uniformi ETD UE.
5. Qualora nessuna delegazione dell'Unione sia presente in un paese terzo, gli Stati membri rappresentati decidono, attraverso la cooperazione consolare locale, quale Stato membro notifica alle autorità pertinenti di tale paese terzo il modello uniforme di ETD UE, nonché le sue principali caratteristiche di sicurezza. Il SEAE coordina con lo Stato membro interessato la trasmissione dei facsimile del modulo e dell'adesivo uniformi ETD UE a tal fine.
CAPO IV
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 14
Trattamento più favorevole
Gli Stati membri possono stabilire o mantenere disposizioni più favorevoli di quelle della presente direttiva, purché con questa compatibili.
Articolo 15
Protezione dei dati personali
1. I dati personali trattati ai fini della presente direttiva, inclusa l'immagine del volto o la fotografia del richiedente di cui all'articolo 4, paragrafo 2, sono utilizzati al solo scopo di verificarne l'identità secondo la procedura descritta all'articolo 4, stampare l'adesivo uniforme ETD UE e agevolare il viaggio di detto richiedente. Lo Stato membro che presta assistenza e lo Stato membro di cittadinanza assicurano un adeguato livello di sicurezza dei dati personali.
2. Fatto salvo il regolamento (UE) 2016/679, il richiedente cui è rilasciato un ETD UE ha il diritto di verificare i dati personali contenuti nel documento e, ove opportuno, di chiederne la rettifica mediante il rilascio di un nuovo documento.
3. L'ETD UE non contiene informazioni a lettura ottica che non figurino anche nelle sezioni di cui all'allegato II, punto 6.
4. Lo Stato membro che presta assistenza e lo Stato membro di cittadinanza conservano i dati personali del richiedente solo per il tempo necessario, anche ai fini della riscossione dei diritti di cui all'articolo 5. In nessun caso i dati personali sono conservati per più di 180 giorni dallo Stato membro che presta assistenza o per più di due anni dallo Stato membro di cittadinanza. Allo scadere del periodo di conservazione i dati personali del richiedente sono cancellati.
5. In deroga al paragrafo 4, gli Stati membri garantiscono la distruzione tempestiva e sicura degli ETD UE restituiti e di tutte le relative copie.
Articolo 16
Monitoraggio
1. Gli Stati membri monitorano periodicamente l'applicazione della presente direttiva in base ai seguenti indicatori:
a)
numero di ETD UE rilasciati a norma dell'articolo 3 e cittadinanza del ricevente;
b)
numero di ETD UE rilasciati a norma dell'articolo 7 e cittadinanza del ricevente; e
c)
numero di casi di frode e contraffazione di ETD UE.
2. Gli Stati membri organizzano la raccolta e la produzione dei dati necessari per misurare le variazioni degli indicatori descritti al paragrafo 1 e comunicano tali informazioni alla Commissione con cadenza annuale.
3. La Commissione può adottare atti di esecuzione per stabilire indicatori complementari a quelli di cui al paragrafo 1. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 12, paragrafo 2.
Articolo 17
Valutazione
1. Non prima di cinque anni dalla data di recepimento della presente direttiva, la Commissione effettua una valutazione della medesima e presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulle sue principali conclusioni. La relazione comprende una valutazione dell'adeguatezza del livello di sicurezza dei dati personali, dell'impatto sui diritti fondamentali e dell'eventuale introduzione di un diritto uniforme per gli ETD UE.
2. Gli Stati membri trasmettono alla Commissione le informazioni necessarie per la preparazione della relazione di cui al paragrafo 1.
Articolo 18
Abrogazione
1. La decisione 96/409/PESC è abrogata a decorrere da 36 mesi dopo l'adozione delle prescrizioni tecniche complementari di cui all'articolo 9.
2. I riferimenti alla decisione abrogata si intendono fatti alla presente direttiva.
3. Gli Stati membri provvedono all'annullamento e alla distruzione dei moduli ETD realizzati conformemente alla decisione 96/409/PESC entro il termine di cui al paragrafo 1.
Articolo 19
Recepimento
1. Gli Stati membri adottano e pubblicano, entro 24 mesi dall'adozione delle prescrizioni tecniche complementari di cui all'articolo 9, le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Essi applicano tali misure a decorrere da 36 mesi dall'adozione delle prescrizioni tecniche complementari di cui all'articolo 9.
Le misure adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 20
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 21
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Lussemburgo, il 18 giugno 2019
Per il Consiglio
Il presidente
G. CIAMBA
(1) Parere del 16 gennaio 2019 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) Direttiva (UE) 2015/637 del Consiglio, del 20 aprile 2015, sulle misure di coordinamento e cooperazione per facilitare la tutela consolare dei cittadini dell'Unione non rappresentati nei paesi terzi e che abroga la decisione 95/553/CE (GU L 106 del 24.4.2015, pag. 1).
(3) Decisione 96/409/PESC dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, del 25 giugno 1996, relativa all'istituzione di un documento di viaggio provvisorio (GU L 168 del 6.7.1996, pag. 4).
(4) Direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, che modifica il regolamento (CEE) n. 1612/68 e abroga le direttive 64/221/CEE, 68/360/CEE, 72/194/CEE, 73/148/CEE, 75/34/CEE, 75/35/CEE, 90/364/CEE, 90/365/CEE e 93/96/CEE (GU L 158 del 30.4.2004, pag. 77).
(5) Regolamento (UE) 2018/1806 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 novembre 2018, che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (GU L 303 del 28.11.2018, pag. 39).
(6) Regolamento (CE) n. 1683/95 del Consiglio, del 29 maggio 1995, che istituisce un modello uniforme per i visti (GU L 164 del 14.7.1995, pag. 1).
(7) GU L 123 del 12.5.2016, pag. 1.
(8) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(9) Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati) (GU L 119 del 4.5.2016, pag. 1).
ALLEGATO I
MODULO UNIFORME ETD UE
Il modulo uniforme ETD UE rispetta le seguenti prescrizioni:
1. Formato e dimensioni
Il modulo uniforme ETD UE è un pieghevole a tre ante (foglio singolo stampato su entrambi i lati e piegato in tre). Il pieghevole ha dimensioni conformi allo standard ISO/IEC 7810 ID-3.
2. Pagina 1: copertina
La copertina del modulo uniforme ETD UE contiene nell'ordine i termini «UNIONE EUROPEA» in tutte le lingue ufficiali dell'Unione e i termini «EMERGENCY TRAVEL DOCUMENT» e «TITRE DE VOYAGE PROVISOIRE». Essa contiene inoltre dodici stelle dorate che formano un cerchio.
3. Pagina 2: apposizione dell'adesivo uniforme ETD UE
L'adesivo uniforme ETD UE è saldamente apposto sulla seconda pagina del modulo uniforme ETD UE in modo da prevenirne la facile rimozione. L'adesivo uniforme ETD UE viene applicato e allineato al bordo della pagina. La zona dell'adesivo uniforme ETD UE a lettura ottica è allineata col bordo esterno della pagina. Il timbro delle autorità di rilascio è apposto sull'adesivo uniforme ETD UE in modo da oltrepassarlo e sporgere sulla pagina.
4. Pagine 3 e 4: informazioni
La terza e la quarta pagina contengono traduzioni dei termini «documento di viaggio provvisorio» nonché delle didascalie dell'adesivo uniforme ETD UE in tutte le lingue ufficiali dell'Unione, fatta eccezione per l'inglese e il francese. È riportato inoltre il seguente testo:
«This EU Emergency Travel Document is a travel document issued by a Member State of the European Union for a single journey to the holder's Member State of nationality or residence or, exceptionally, to another destination. Authorities of non-EU countries are hereby requested to allow the holder to pass freely without hindrance.
Le présent titre de voyage provisoire de l'UE est un titre de voyage délivré par un État membre de l'Union européenne aux fins d'un trajet unique vers l'État membre de nationalité ou de résidence du détenteur, ou, à titre exceptionnel, vers une autre destination. Les autorités des pays tiers sont priées d'autoriser le détenteur du titre de voyage provisoire à circuler sans entraves.».
5. Pagine 5 e 6: visti e timbri di ingresso/uscita
La quinta e sesta pagina recano l'intestazione «VISA/VISA» e sono altrimenti lasciate in bianco.
Tali pagine sono riservate ai visti e ai timbri di ingresso/uscita.
6. Numero del modulo uniforme ETD UE
Un numero di sette cifre è prestampato sul modulo uniforme EU ETD.
ALLEGATO II
ADESIVO UNIFORME ETD UE
L'adesivo uniforme ETD UE rispetta le seguenti prescrizioni:
Caratteristiche dell'adesivo uniforme ETD UE
1.
L'adesivo uniforme EU ETD contiene un'immagine del volto del titolare, stampata conformemente a elevati requisiti di sicurezza, a meno che non sia utilizzata una fotografia a norma dell'articolo 8, paragrafo 5. L'immagine del volto o la fotografia è quella usata ai fini dell'articolo 4, paragrafo 2.
2.
L'adesivo uniforme EU ETD contiene caratteristiche di sicurezza che garantiscono una protezione sufficiente contro la falsificazione, tenendo conto in particolare delle caratteristiche di sicurezza utilizzate per il modello uniforme per i visti.
3.
Le medesime caratteristiche di sicurezza sono utilizzate per tutti gli Stati membri.
4.
Sull'adesivo uniforme ETD UE figurano le seguenti diciture:
a)
l'abbreviazione «EU ETD/TVP UE»;
b)
i termini «European Union/Union européenne»;
c)
il codice di tre lettere «EUE», come indicato nel documento ICAO 9303.
5.
L'adesivo uniforme EU ETD riporta il numero dell'adesivo uniforme ETD UE di sette cifre prestampato in nero con orientamento orizzontale. È utilizzato un carattere tipografico speciale. Questo numero è preceduto dal codice del paese a due lettere dello Stato membro di rilascio, come indicato nel documento ICAO 9303, che può essere prestampato o aggiunto all'atto della compilazione dell'adesivo uniforme EU ETD. A fini di sicurezza, lo stesso numero a sette cifre può essere prestampato più volte sull'adesivo uniforme ETD UE.
Sezioni da completare
6.
L'adesivo uniforme ETD UE contiene sezioni per le seguenti informazioni:
a)
il paese di destinazione ed eventuali paesi di transito per i quali viene rilasciato l'ETD UE;
b)
lo Stato membro di rilascio e l'ubicazione dell'autorità di rilascio;
c)
la data di rilascio e la data di scadenza;
d)
il cognome e nome/i, la cittadinanza, la data di nascita e il sesso del richiedente dell'ETD UE;
e)
il numero del modulo uniforme ETD UE cui sarà apposto l'adesivo uniforme ETD UE, di cui all'allegato I, punto 6.
7.
Le didascalie delle sezioni da compilare sono in inglese e francese e sono numerate.
8.
Le date sono indicate con: due cifre per il giorno (la prima è uno zero quando il numero corrispondente al giorno si compone di unità); due cifre per il mese (la prima è uno zero quando il numero corrispondente al mese si compone di unità); quattro cifre per l'anno. Giorno e mese sono seguiti da uno spazio vuoto. Per esempio: 20 01 2018 = 20 gennaio 2018.
9.
L'adesivo uniforme ETD UE contiene una sezione «annotazioni» che servirà all'autorità di rilascio per indicare eventuali informazioni necessarie, per esempio il tipo e il numero del documento sostituito.
Informazioni a lettura ottica
10.
L'adesivo uniforme ETD UE contiene le informazioni a lettura ottica in linea con il documento ICAO 9303 necessarie a facilitare i controlli alle frontiere esterne. Le lettere maiuscole «AE» sono utilizzate come primi due caratteri della zona a lettura ottica per designare il documento come documento di viaggio provvisorio dell'UE. Nella zona a lettura ottica dovrà figurare un testo stampato, visibile nella stampa di fondo, contenente la dicitura «Unione europea» in tutte le lingue ufficiali dell'Unione. Il testo non pregiudica le caratteristiche tecniche della zona a lettura ottica né la sua leggibilità.
11.
È riservato uno spazio per l'eventuale aggiunta di un codice a barre bidimensionale comune.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Documento di viaggio provvisorio (DVP)
QUAL È L’OBIETTIVO DELLA DIRETTIVA?
Il documento di viaggio provvisorio dell’Unione europea (DVP) è un documento di viaggio rilasciato su richiesta da uno Stato membro dell’Unione europea a un cittadino* dell’Unione europea (Unione) non rappresentato se, ad esempio, è stato rubato, perso o distrutto o non è possibile ottenerlo in tempi ragionevoli. La direttiva stabilisce le norme e le procedure per il rilascio del documento e definisce un modello uniforme. Essa consente di offrire lo stesso tipo di protezione consolare o diplomatica nel paese visitato goduto dai cittadini dello Stato membro che rilascia il documento.
PUNTI CHIAVE
ProceduraI cittadini non rappresentati possono fare domanda per un documento di viaggio provvisorio dell’Unione all’ambasciata o al consolato di qualsiasi Stato membro. Quando uno Stato membro riceve la domanda, deve, il prima possibile e non oltre due giorni lavorativi dalla ricezione della stessa, consultare lo Stato membro di cittadinanza per verificare la nazionalità e l’identità del richiedente. Deve fornire tutte le informazioni pertinenti, in particolare:il nome del richiedente, la nazionalità, la data di nascita e il genere;una fotografia dell’intero volto;una copia o una copia scansionata di tutti i mezzi di identificazione disponibili, tra cui carta di identità, patente di guida o codice fiscale. Di solito, entro tre giorni dalla ricezione delle informazioni, lo Stato membro di cittadinanza della persona conferma se il richiedente è un suo cittadino. Lo Stato membro che gestisce la domanda, rilascerà quindi il documento di viaggio provvisorio dell’Unione entro due giorni lavorativi. Se lo Stato membro di cittadinanza si oppone al rilascio di un documento di viaggio provvisorio dell’Unione a uno dei suoi cittadini, il documento non verrà rilasciato e lo Stato membro di cittadinanza sarà pertanto responsabile della protezione consolare. In casi di estrema urgenza, lo Stato membro che gestisce la domanda può rilasciare un documento di viaggio provvisorio dell’Unione senza consultazione; tuttavia, deve avere adoperato tutti i mezzi di comunicazione disponibili e deve informare il prima possibile lo Stato membro di cittadinanza. Per motivi di sicurezza, al titolare viene richiesto di restituire il documento di viaggio provvisorio dell’Unione, a prescindere che sia scaduto o meno, all’arrivo alla destinazione finale. La Commissione europea può adottare atti di esecuzione che istituiscono un modulo standard per la domanda.Modello uniformeLa direttiva definisce il modello standard da utilizzare per i documenti di viaggio provvisori dell’Unione, che consiste in un modulo standard e un adesivo di accompagnamento. Deve comprendere tutte le informazioni necessarie e soddisfare norme tecniche elevate, in particolare misure di sicurezza contro la contraffazione e la falsificazione. La Commissione adotterà atti di esecuzione che contemplano specifiche tecniche supplementari per i documenti di viaggio provvisori dell’Unione per quanto concerne i seguenti aspetti:modello, formato e colori del modulo standard e dell’adesivo del documento di viaggio provvisorio dell’Unione;materiali e tecniche di stampa del modulo standard del documento di viaggio provvisorio dell’Unione;caratteristiche di sicurezza;altre norme ulteriori da osservare.Costi
Lo Stato membro che gestisce la domanda deve richiedere al richiedente la medesima imposta applicata ai propri cittadini per il rilascio di documenti provvisori, e può scegliere di rinunciare all’imposta in generale o in qualsiasi situazione specifica che esso determini.
Validità
Un documento di viaggio provvisorio dell’Unione è valido per il periodo richiesto per portare a termine il viaggio per il quale è stato rilasciato, permettendo le soste notturne necessarie e le coincidenze di trasporto. Il periodo di validità comprende una «franchigia» di due giorni aggiuntivi. Di norma, la validità non supera i 15 giorni.
Recepimento, monitoraggio e valutazioneGli Stati membri garantiscono il monitoraggio periodico della modalità di applicazione della direttiva. Gli Stati membri dispongono di due anni dall’adozione delle specifiche tecniche supplementari per approvare leggi, regolamenti e norme amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva. La Commissione valuta e presenta una relazione dei risultati principali al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione europea non prima di cinque anni dalla data di recepimento. La relazione comprende una valutazione dell’adeguatezza del livello di sicurezza dei dati personali, dell’impatto sui diritti fondamentali e dell’eventuale introduzione di un’imposta uniforme per i documenti di viaggio provvisori dell’Unione. La decisione abroga la decisione 96/409/PESC.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva è in vigore dal 10 luglio 2019.
CONTESTO
Si veda anche:Protezione consolare (Commissione europea). Protezione consolare (Consiglio dell’Unione europea).
TERMINI CHIAVE
Cittadino dell’Unione europea non rappresentato. Un cittadino avente la cittadinanza di uno Stato membro non rappresentato in un paese terzo, ovvero che non dispone di un’ambasciata o di un consolato permanente o che non possiede alcuna ambasciata, consolato o console onorario che si trovi in una posizione adeguata a fornire protezione consolare in un caso particolare.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2019/997 del Consiglio, del 18 giugno 2019, che istituisce un documento di viaggio provvisorio dell’Unione e abroga la decisione 96/409/PESC (GU L 163 del 20.6.2019, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva (UE) 2015/637 del Consiglio, del 20 aprile 2015, sulle misure di coordinamento e cooperazione per facilitare la tutela consolare dei cittadini dell’Unione non rappresentati nei paesi terzi e che abroga la decisione 95/553/CE (GU L 106 del 24.4.2015, pag. 1). |
Accordo UE-Stati Uniti in materia di assicurazione e riassicurazione
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ACCORDO E DELLE DECISIONI?
L’accordo mira a:rafforzare la certezza del diritto e garantire parità di condizioni per assicuratori e riassicuratori* che operano nell’Unione europea (Unione) e negli Stati Uniti;migliorare la tutela dei contraenti di polizze di assicurazione e degli altri consumatori;promuovere la cooperazione e lo scambio di informazioni riservate tra le autorità di vigilanza su entrambe le sponde dell’atlantico. La decisione (UE) 2017/1792 del Consiglio approva la firma dell’Unione dell’accordo bilaterale. La decisione (UE) 2018/539 del Consiglio approva l’accordo stesso.
PUNTI CHIAVE
L’accordo:elimina i requisiti di presenza locale, di garanzie reali* o requisiti simili per l’impresa («riassicuratore cessionario») che non abbia la sede nella stessa giurisdizione dell’assicuratore originale («assicuratore cedente»); specifica che per beneficiare della parità di trattamento, un riassicuratore cessionario deve rispettare determinate condizioni di condotta finanziaria e di mercato, qualimantenere almeno 226 milioni di EUR, se l’assicuratore cedente ha la sede nell’Unione, ovvero 250 milioni di dollari USA, se l’assicuratore cedente ha il domicilio negli Stati Uniti;mantenere un determinato coefficiente di solvibilità;fornire la documentazione alle autorità dello Stato ospitante quando richiesta; epagare tempestivamente gli indennizzi previsti dal contratto di assicurazione; definisce la procedura che l’autorità ospitante deve seguire se desidera imporre delle condizioni perché ritiene che un riassicuratore cessionario non soddisfi più tutti i requisiti elencati; conferma che la vigilanza di un’impresa di riassicurazione competa alle autorità della giurisdizione in cui ha sede l’impresa madre, sebbene le autorità ospitanti possano essere coinvolte in determinate circostanze; incoraggia le autorità di vigilanza dell’Unione e degli Stati Uniti allo scambio di informazioni nel rispetto della riservatezza — un allegato specifica le disposizioni sugli scambi; istituisce un comitato congiunto composto da rappresentanti dell’Unione e degli Stati Uniti che si riuniscono periodicamente e supervisionano sull’attuazione dell’accordo; consente a ciascuna delle parti, dopo aver consultato l’altra parte, di denunciare l’accordo, purché vengano seguite determinate procedure.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 4 aprile 2018, sebbene fosse stato applicato in via provvisoria a partire dal 7 novembre 2017.
CONTESTO
Le imprese di assicurazione sottoscrivono spesso una riassicurazione per attenuare i rischi, specialmente quando si trovano ad affrontare gravi disastri ambientali o di altra natura. Il riassicuratore, a fronte di un premio, paga una quota degli eventuali indennizzi a carico dell’assicuratore originale. L’Unione e gli Stati Uniti sono i principali partner commerciali nei servizi di riassicurazione. Tuttavia, le leggi statali sulle assicurazioni negli Stati Uniti richiedevano ai riassicuratori non statunitensi, ad eccezione di quelli con sede in Francia, Germania, Irlanda e Regno Unito, di fornire una garanzia reale del 100 % per i rischi coinvolti, un deterrente significativo per molte imprese dell’Unione. L’armonizzazione delle assicurazioni dell’Unione attraverso la direttiva solvibilità II (Direttiva 2009/138/CE — si veda la sintesi) ha aperto la strada nel 2015 ai negoziati con gli Stati Uniti in materia di assicurazione e riassicurazione. Questi sono stati completati nel gennaio 2017. Per maggiori informazioni, si veda:Conclusione dell’accordo UE-USA in materia di assicurazione — comunicato stampa (Consiglio dell’Unione europea).
TERMINI CHIAVE
Riassicuratore: un’impresa che fornisce protezione finanziaria alle imprese di assicurazione.
Garanzia reale: risorse quali liquidità e lettere di credito.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo bilaterale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione (GU L 258 del 6.10.2017, pag. 4).
Decisione (UE) 2017/1792 del Consiglio, del 29 maggio 2017, relativa alla firma, a nome dell’Unione, e all’applicazione provvisoria dell’accordo bilaterale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione (GU L 258 del 6.10.2017, pag. 1).
Le successive modifiche alla decisione (UE) 2017/1792 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha unicamente un valore documentale.
Decisione (UE) 2018/539 del Consiglio, del 20 marzo 2018, relativa alla conclusione dell’accordo bilaterale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione (GU L 90 del 6.4.2018, pag. 36).
DOCUMENTI CORRELATI
Informazione relativa all’entrata in vigore dell’accordo bilaterale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione (GU L 91 del 9.4.2018, pag. 1).
Avviso concernente l’applicazione provvisoria dell’accordo bilaterale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione (GU L 288, del 7.11.2017, pag. 1). | TRADUZIONE
ACCORDO BILATERALE
tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione
L'Unione europea (UE) e gli Stati Uniti d'America (Stati Uniti o USA), parti del presente accordo,
Condividendo l'obiettivo della tutela dei contraenti di polizze di assicurazione e riassicurazione e degli altri consumatori, nel rispetto del sistema di ciascuna parte per quanto concerne la vigilanza e la regolamentazione dell'assicurazione e della riassicurazione;
Affermando che per gli Stati Uniti le misure prudenziali applicabili nell'Unione europea, unitamente ai requisiti e agli impegni di cui al presente accordo, conseguono un livello di tutela dei contraenti e degli altri consumatori in relazione a operazioni di riassicurazione passiva e vigilanza di gruppo in linea con i requisiti del Federal Insurance Office Act del 2010;
Riconoscendo la crescente necessità di cooperazione tra le autorità di vigilanza dell'UE e degli Stati Uniti, compreso lo scambio di informazioni riservate, in considerazione della crescente globalizzazione dei mercati assicurativi e riassicurativi;
Tenuto conto del fatto che le modalità pratiche di cooperazione transfrontaliera sono essenziali per la vigilanza di assicuratori e riassicuratori sia durante i periodi di stabilità che nei periodi di crisi;
Tenuto conto delle informazioni scambiate sui quadri normativi di ciascuna parte e dopo un attento esame di tali quadri;
Preso atto dei benefici derivanti dal rafforzamento della certezza del diritto nell'applicazione dei quadri normativi in materia di assicurazione e riassicurazione per gli assicuratori e i riassicuratori che operano nel territorio di ciascuna parte;
Riconoscendo gli effetti di attenuazione del rischio degli accordi di riassicurazione in un contesto transfrontaliero, purché sussistano le condizioni prudenziali applicabili e tenuto conto della tutela dei contraenti e degli altri consumatori;
Riconoscendo che la vigilanza di gruppo di assicuratori e riassicuratori consente alle autorità di vigilanza di formulare solidi giudizi sulla posizione finanziaria di tali gruppi;
Riconoscendo la necessità di un requisito o di una valutazione patrimoniale di gruppo per gli assicuratori e i riassicuratori che fanno parte di un gruppo che opera nel territorio di entrambe le parti, e che un requisito o una valutazione patrimoniale di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale può essere basato sull'approccio della parte di origine;
Affermando l'importanza di specifiche per quanto concerne il requisito o la valutazione patrimoniale di gruppo per la vigilanza di gruppo e, ove necessario, dell'applicazione di misure correttive, misure preventive o altre misure di intervento da parte di un'autorità di vigilanza sulla base di tale requisito o valutazione; e
Incoraggiando lo scambio di informazioni tra le autorità di vigilanza al fine di vigilare sugli assicuratori e i riassicuratori nell'interesse dei contraenti e degli altri consumatori,
CONVENGONO QUANTO SEGUE:
Articolo 1
Finalità
Il presente accordo riguarda i seguenti elementi:
a)
l'eliminazione, a determinate condizioni, dei requisiti di presenza locale imposti da una delle parti o dalle sue autorità di vigilanza a un riassicuratore cessionario che abbia la sede o il domicilio nel territorio dell'altra parte, quale condizione per la conclusione di qualsiasi contratto di riassicurazione con un assicuratore cedente che abbia la sede o il domicilio nel suo territorio o per consentire all'assicuratore cedente di riconoscere credito per la riassicurazione o per gli effetti di attenuazione del rischio di tale contratto di riassicurazione;
b)
l'eliminazione, a determinate condizioni, dei requisiti in materia di garanzie reali imposti da una delle parti o dalle sue autorità di vigilanza a un riassicuratore cessionario che abbia la sede o il domicilio nel territorio dell'altra parte, quale condizione per la conclusione di qualsiasi contratto di riassicurazione con un assicuratore cedente che abbia la sede o il domicilio nel suo territorio o per consentire all'assicuratore cedente di riconoscere credito per la riassicurazione o credito per gli effetti di attenuazione del rischio di tale contratto di riassicurazione;
c)
il ruolo delle autorità di vigilanza di origine e ospitante per quanto riguarda la vigilanza prudenziale di gruppo di un gruppo assicurativo o riassicurativo la cui impresa madre su scala mondiale si trova nella parte di origine, compresi, a determinate condizioni, i) l'eliminazione a livello di impresa madre su scala mondiale dei requisiti prudenziali per le assicurazioni della parte ospitante in materia di solvibilità e capitale, di governance e di segnalazione, e ii) l'esercizio della vigilanza prudenziale dei gruppi assicurativi su scala mondiale da parte dell'autorità di vigilanza di origine e non da parte dell'autorità di vigilanza ospitante, ferma restando la vigilanza di gruppo della parte ospitante del gruppo assicurativo o riassicurativo a livello dell'impresa madre nel suo territorio; e
d)
il sostegno reciproco delle parti per lo scambio di informazioni tra le autorità di vigilanza di ciascuna parte e le pratiche raccomandate per tale scambio.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente accordo, si applicano le seguenti definizioni:
a) «assicuratore cedente»: un assicuratore o un riassicuratore che è controparte di un riassicuratore cessionario nell'ambito di un contratto di riassicurazione;
b) «garanzia reale»: le attività, quali liquidità e lettere di credito, impegnate dal riassicuratore a favore dell'assicuratore o del riassicuratore cedente a garanzia delle passività del riassicuratore cessionario verso l'assicuratore cedente derivanti da un contratto di riassicurazione;
c) «credito per la riassicurazione o credito per gli effetti di attenuazione del rischio del contratto riassicurazione»: il diritto di un assicuratore cedente ai sensi del quadro normativo prudenziale di riconoscere gli importi dovuti da riassicuratori cessionari relativamente a perdite pagate e non pagate sui rischi ceduti rispettivamente come attività o riduzioni di passività;
d) «gruppo»: due o più imprese di cui almeno una sia un'impresa di assicurazione o di riassicurazione, nel caso in cui una detenga il controllo di una o più imprese di assicurazione o di riassicurazione o di un'altra impresa non regolamentata;
e) «vigilanza di gruppo»: applicazione della vigilanza regolamentare e prudenziale da parte di un'autorità di vigilanza nei confronti di un gruppo assicurativo o riassicurativo per fini quali la tutela dei contraenti e degli altri consumatori e la promozione della stabilità finanziaria e dell'impegno globale;
f) «parte di origine»: parte nel cui territorio l'impresa madre su scala mondiale del gruppo o dell'impresa di assicurazione o di riassicurazione ha la sede o il domicilio;
g) «autorità di vigilanza di origine»: un'autorità di vigilanza della parte di origine;
h) «parte ospitante»: la parte in cui il gruppo o l'impresa di assicurazione o di riassicurazione svolge le attività, ma che non è il territorio in cui l'impresa madre su scala mondiale del gruppo o dell'impresa di assicurazione o di riassicurazione ha la sede o il domicilio;
i) «autorità di vigilanza ospitante»: un'autorità di vigilanza della parte ospitante;
j) «assicuratore»: un'impresa che è autorizzata a intraprendere o svolgere l'attività di assicurazione diretta o primaria;
k) «impresa madre»: un'impresa regolamentata o non regolamentata che direttamente o indirettamente possiede o controlla un'altra impresa;
l) «dati personali»: qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile;
m) «riassicuratore»: un'impresa che è autorizzata a intraprendere o a svolgere attività di riassicurazione;
n) «attività di riassicurazione»: l'attività che consiste nell'accettare i rischi ceduti da un assicuratore o da un altro riassicuratore;
o) «contratto di riassicurazione»: un contratto in base al quale un riassicuratore cessionario ha accettato di assumere i rischi ceduti da un assicuratore o da un altro riassicuratore;
p) «autorità di vigilanza»: qualsiasi autorità di vigilanza in ambito assicurativo e riassicurativo nell'Unione europea o negli Stati Uniti;
q) «impresa»: qualsiasi soggetto che svolge un'attività economica;
r) «Stato degli USA»: qualsiasi Stato, Stato libero associato (Commonwealth), territorio o possedimento degli Stati Uniti, il distretto della Columbia, lo Stato libero associato di Portorico, il Territorio autonomo delle Isole Marianne settentrionali, le Samoa americane, Guam o le Isole Vergini degli Stati Uniti;
s) «su scala mondiale»: tutte le operazioni o le attività di un gruppo, ovunque esse avvengano; e
t) «'impresa madre su scala mondiale»: l'impresa madre apicale di un gruppo.
Articolo 3
Riassicurazione
1. Fatte salve le condizioni di cui al paragrafo 4, quale condizione per consentire a un riassicuratore cessionario che ha la sede o il domicilio nel territorio dell'altra parte (di seguito, ai fini dell'articolo 3, «riassicuratore cessionario della parte di origine») di concludere un contratto di riassicurazione con un assicuratore cedente che ha la sede o il domicilio nel suo territorio (di seguito, ai fini dell'articolo 3, «assicuratore cedente della parte ospitante»), una parte si astiene dal mantenere o adottare, e garantisce che le sue autorità di vigilanza o qualsiasi altra autorità competente si astengano anch'esse dal mantenere o adottare:
a)
qualsiasi requisito che preveda la costituzione di garanzie reali in relazione a cessioni da parte di un assicuratore cedente della parte ospitante a un riassicuratore cessionario della parte di origine e qualsiasi obbligo di segnalazione collegato attribuibile a tale garanzia reale soppressa; oppure
b)
qualsiasi nuovo requisito che abbia sostanzialmente lo stesso impatto regolamentare sul riassicuratore cessionario della parte di origine dei requisiti in materia di garanzie reali eliminati a norma del presente accordo o qualsiasi obbligo di segnalazione attribuibile a tale garanzia reale soppressa,
che, nel caso di cui alla lettera a) o b), comporti un trattamento meno favorevole dei riassicuratori cessionari della parte di origine rispetto ai riassicuratori cessionari che hanno la sede o il domicilio nel territorio della stessa autorità di vigilanza di un assicuratore cedente della parte ospitante. Il presente paragrafo non vieta a una parte nel cui territorio ha la sede o il domicilio un assicuratore cedente (di seguito, ai fini dell'articolo 3, una «parte ospitante») o alle sue autorità di vigilanza di applicare requisiti come condizione per consentire ai riassicuratori cessionari della parte di origine di stipulare un contratto di riassicurazione con un assicuratore cedente della parte ospitante se gli stessi requisiti si applicano ai contratti di riassicurazione tra un assicuratore cedente ed un riassicuratore cessionario che hanno la sede o il domicilio nel territorio della stessa autorità di vigilanza.
2. Fatte salve le condizioni di cui al paragrafo 4, quale condizione per consentire a un assicuratore cedente della parte ospitante di riconoscere credito per la riassicurazione o credito per gli effetti di attenuazione del rischio dei contratti riassicurazione conclusi con un riassicuratore cessionario della parte di origine, una parte ospitante si astiene dal mantenere o adottare, e garantisce che le sue autorità di vigilanza o qualsiasi altra autorità competente si astengano anch'esse dal mantenere o adottare:
a)
qualsiasi requisito che preveda la costituzione di garanzie reali in relazione a cessioni da parte di un assicuratore cedente della parte ospitante a un riassicuratore cessionario della parte di origine e qualsiasi obbligo di segnalazione collegato attribuibile a tale garanzia reale soppressa; oppure
b)
qualsiasi nuovo requisito che abbia sostanzialmente lo stesso impatto regolamentare sul riassicuratore cessionario della parte di origine dei requisiti in materia di garanzie reali eliminati a norma del presente accordo o qualsiasi obbligo di segnalazione attribuibile a tale garanzia reale soppressa,
che, nel caso di cui alla lettera a) o b), comporti un trattamento meno favorevole dei riassicuratori cessionari della parte di origine rispetto ai riassicuratori cessionari che hanno la sede o il domicilio nel territorio della stessa autorità di vigilanza di un assicuratore cedente della parte ospitante. Il presente paragrafo non vieta a una parte ospitante o alle sue autorità di vigilanza di applicare requisiti come condizione per consentire a un assicuratore cedente della parte ospitante di riconoscere credito per la riassicurazione o credito per gli effetti di attenuazione del rischio dei contratti riassicurazione conclusi con un riassicuratore cessionario della parte di origine se gli stessi requisiti si applicano ai contratti di riassicurazione tra un assicuratore cedente ed un riassicuratore cessionario che hanno la sede o il domicilio nel territorio della stessa autorità di vigilanza.
3. Fatte salve le condizioni di cui al paragrafo 4, quale condizione per la conclusione di un contratto di riassicurazione con un assicuratore cedente della parte ospitante o quale condizione per consentire all'assicuratore cedente della parte ospitante di riconoscere il credito per tale riassicurazione o il credito per gli effetti di attenuazione del rischio di tale contratto di riassicurazione, una parte ospitante si astiene dal mantenere o adottare, e garantisce che le sue autorità di vigilanza o qualsiasi altra autorità competente, a seconda dei casi, si astengano anch'esse dal mantenere o adottare:
a)
qualsiasi requisito che preveda l'obbligo di una presenza locale del riassicuratore cessionario della parte di origine; oppure
b)
qualsiasi nuovo requisito che abbia sostanzialmente lo stesso impatto regolamentare sul riassicuratore cessionario della parte di origine dell'obbligo di una presenza locale,
che, nel caso di cui alla lettera a) o b), comporti un trattamento meno favorevole del riassicuratore cessionario della parte di origine rispetto ai riassicuratori cessionari che hanno la sede o il domicilio nel territorio dell'autorità di vigilanza dell'assicuratore cedente della parte ospitante o che hanno la sede o il domicilio nel territorio della parte ospitante e dispongono di un'autorizzazione o un permesso di esercizio nel territorio dell'autorità di vigilanza dell'assicuratore cedente della parte ospitante. Per uno Stato degli USA si intende per «permesso di esercizio» , ai fini della presente disposizione, l'ammissione in tale Stato.
4. L'applicazione dei paragrafi da 1 a 3 è subordinata alle seguenti condizioni:
a)
il riassicuratore cessionario ha e mantiene su base permanente:
i)
almeno 226 milioni di EUR, se l'assicuratore cedente ha la sede nell'UE, ovvero 250 milioni di dollari USA, se l'assicuratore cedente ha il domicilio negli Stati Uniti, di fondi propri o di capitale e utili, calcolati secondo la metodologia della propria giurisdizione nazionale; oppure
ii)
se il riassicuratore cessionario è un'associazione composta da membri costituiti in società e da singoli membri non costituiti in società:
A)
un minimo di capitale e utili equivalenti (al netto delle passività) o fondi propri, calcolati secondo la metodologia applicabile nella propria giurisdizione nazionale, pari almeno a 226 milioni di EUR, se l'assicuratore cedente ha la sede nell'UE, ovvero a 250 milioni di dollari USA, se l'assicuratore cedente ha il domicilio negli Stati Uniti; e
B)
un fondo centrale con un saldo pari almeno a 226 milioni di EUR, se l'assicuratore cedente ha la sede nell'UE, ovvero a 250 milioni di dollari USA, se l'assicuratore cedente ha il domicilio negli Stati Uniti;
b)
il riassicuratore cessionario ha e mantiene su base permanente:
i)
un coefficiente di solvibilità pari al 100 % del requisito patrimoniale di solvibilità ai sensi di Solvibilità II o un capitale basato sul rischio (RBC) pari al 300 % del livello di controllo autorizzato (Authorized Control Level), a seconda di ciò che si applica nel territorio in cui il riassicuratore cessionario ha la sede o il domicilio; oppure
ii)
se il riassicuratore cessionario è un'associazione composta da membri costituiti in società e da singoli membri non costituiti in società, un coefficiente di solvibilità pari al 100 % del requisito patrimoniale di solvibilità ai sensi di Solvibilità II o un capitale basato sul rischio (RBC) pari al 300 % del livello di controllo autorizzato (Authorized Control Level), a seconda di ciò che si applica nel territorio in cui il riassicuratore cessionario ha la sede o il domicilio;
c)
il riassicuratore cessionario si impegna a fornire prontamente notifica scritta e spiegazioni all'autorità di vigilanza nel territorio dell'assicuratore cedente nei seguenti casi:
i)
se scende al di sotto del minimo di capitale e utili o fondi propri, a seconda dei casi, di cui alla lettera a), o del coefficiente di solvibilità o di capitale, a seconda dei casi, di cui alla lettera b); oppure
ii)
se viene adottata un'azione regolamentare nei suoi confronti per una grave non conformità con il diritto applicabile;
d)
il riassicuratore cessionario fornisce conferma scritta all'autorità di vigilanza ospitante del consenso per quanto concerne la giurisdizione dei tribunali del territorio in cui l'assicuratore cedente ha la sede o il domicilio, in conformità con i requisiti applicabili di detto territorio per la concessione di tale consenso. Nessuna disposizione del presente accordo limita o modifica in alcun modo la capacità delle parti di un contratto di riassicurazione di concordare meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie;
e)
se del caso, a fini di notifica degli atti dei procedimenti, il riassicuratore cessionario fornisce conferma scritta all'autorità di vigilanza ospitante del consenso alla nomina di tale autorità di vigilanza in qualità di agente per le notifiche degli atti dei procedimenti. L'autorità di vigilanza ospitante può richiedere che tale consenso le sia fornito e sia incluso in ogni contratto di riassicurazione soggetto alla sua giurisdizione;
f)
il riassicuratore cessionario acconsente per iscritto a pagare quanto stabilito da tutte le sentenze definitive, indipendentemente dal luogo in cui è chiesta l'esecuzione, ottenute da un assicuratore cedente, che sono state dichiarate esecutive nel territorio in cui è stata ottenuta la sentenza;
g)
il riassicuratore cessionario acconsente in ogni contratto di riassicurazione soggetto al presente accordo a fornire garanzie reali per il 100 % delle proprie passività attribuibili alla riassicurazione ceduta ai sensi di tale contratto qualora il riassicuratore cessionario si opponga all'esecuzione di una sentenza definitiva che è esecutiva ai sensi della legislazione del territorio in cui è stata ottenuta o di un lodo arbitrale adeguatamente attuabile, ottenuti dall'assicuratore cedente o dal suo rappresentante in una procedura di risoluzione, se del caso;
h)
il riassicuratore cessionario o il suo predecessore o successore legale, se del caso, fornisce la seguente documentazione all'autorità di vigilanza ospitante, se richiesto da detta autorità di vigilanza:
i)
per quanto riguarda i due anni precedenti la stipula del contratto di riassicurazione, e in seguito su base annua, i suoi bilanci di esercizio sottoposti a revisione, in conformità con il diritto applicabile nel territorio in cui si trova la sua sede, compresa la relazione di revisione contabile esterna;
ii)
per quanto riguarda i due anni precedenti la stipula del contratto di riassicurazione, la relazione sulla solvibilità e sulla condizione finanziaria o il parere attuariale, se presentati all'autorità di vigilanza del riassicuratore cessionario;
iii)
prima della stipula del contratto di riassicurazione, e successivamente non più di due volte all'anno, un elenco aggiornato di tutti gli indennizzi di riassicurazione insoluti e oggetto di contenzioso in sospeso da almeno 90 giorni per quanto riguarda la riassicurazione di assicuratori cedenti della giurisdizione dell'assicuratore cedente; e
iv)
prima della stipula del contratto di riassicurazione, e successivamente non più di due volte all'anno, informazioni sulla riassicurazione assunta dal riassicuratore cessionario per società cedente, sulla riassicurazione ceduta da parte del riassicuratore cessionario, e sugli importi recuperabili da riassicurazione su perdite pagate e non pagate da parte del riassicuratore cessionario, per consentire la valutazione dei criteri di cui al paragrafo 4, lettera i);
i)
il riassicuratore cessionario mantiene una prassi di pagamento tempestivo degli indennizzi previsti dai contratti di riassicurazione. La mancata tempestività dei pagamenti sarà dimostrata qualora non sia soddisfatto uno dei seguenti criteri:
i)
oltre il 15 % degli importi recuperabili da riassicurazione sono insoluti e oggetto di contenzioso, come riferito all'autorità di vigilanza;
ii)
oltre il 15 % dei riassicuratori o degli assicuratori cedenti del riassicuratore ha importi recuperabili da riassicurazione insoluti su perdite pagate da almeno 90 giorni che non sono oggetto di contenzioso e che superano 90 400 EUR per ogni assicuratore cedente, se il riassicuratore cessionario ha la sede nell'UE, ovvero 100 000 dollari USA, se il riassicuratore cessionario ha il domicilio negli Stati Uniti; oppure
iii)
l'aggregato degli importi recuperabili da riassicurazione su perdite pagate che non sono oggetto di contenzioso ma sono insoluti da almeno 90 giorni supera 45 200 000 EUR, se il riassicuratore cessionario ha la sede nell'UE, ovvero 50 000 000 di dollari USA, se il riassicuratore cessionario ha il domicilio negli Stati Uniti;
j)
il riassicuratore cessionario conferma che attualmente non partecipa ad alcun solvent scheme of arrangement in cui sono coinvolti gli assicuratori cedenti della parte ospitante e, nel caso in cui stipuli un accordo di questo tipo, accetta di informare l'assicuratore cedente e la sua autorità di vigilanza e di fornire il 100 % di garanzie reali all'assicuratore cedente, in conformità con i termini dell'accordo;
k)
se soggetto a un processo legale di risoluzione, a procedure concorsuali o di liquidazione, a seconda dei casi, l'assicuratore cedente, o un suo rappresentante, può richiedere e, se ritenuto appropriato dal tribunale in cui è pendente la risoluzione, la procedura concorsuale o la liquidazione, può ottenere un ordine che imponga al riassicuratore cessionario di costituire garanzie reali per tutte le passività in essere cedute; e
l)
l'autorità di vigilanza di origine del riassicuratore cessionario conferma all'autorità di vigilanza ospitante su base annua che il riassicuratore cessionario rispetta quanto previsto alla lettera b).
5. Nessuna disposizione del presente accordo osta a che un riassicuratore cessionario fornisca informazioni alle autorità di vigilanza su base volontaria.
6. Ciascuna parte provvede affinché, in qualità di parte ospitante, in relazione alle proprie autorità di vigilanza, laddove l'autorità di vigilanza ospitante accerti che un riassicuratore cessionario della parte di origine non soddisfa più una delle condizioni di cui al paragrafo 4, l'autorità di vigilanza ospitante imponga i requisiti di cui ai paragrafi da 1 a 3 solo se tale autorità di vigilanza ospitante segue la procedura di cui alle lettere da a) a c):
a)
prima di imporre tali requisiti l'autorità di vigilanza ospitante comunica con il riassicuratore cessionario e, fatta eccezione per circostanze eccezionali in cui è necessario un periodo più breve per la tutela dei contraenti e degli altri consumatori, concede al riassicuratore cessionario 30 giorni dalla comunicazione iniziale per presentare un piano per eliminare l'irregolarità e 90 giorni dalla comunicazione iniziale per eliminare l'irregolarità, e informa l'autorità di vigilanza di origine;
b)
solo nel caso in cui, dopo la scadenza del periodo di 90 giorni, o del periodo più breve in circostanze eccezionali, come stabilito alla lettera a), l'autorità di vigilanza ospitante ritiene che le azioni intraprese dal riassicuratore cessionario siano state nulle o insufficienti, l'autorità di vigilanza ospitante può imporre i requisiti di cui ai paragrafi da 1 a 3; e
c)
l'imposizione dei requisiti di cui ai paragrafi da 1 a 3 è motivata per iscritto e comunicata al riassicuratore cessionario in questione.
7. Nel rispetto del diritto applicabile e delle disposizioni del presente accordo, questo articolo non limita né modifica in alcun modo la capacità delle parti di un contratto di riassicurazione di stabilire requisiti in materia di garanzie o altre condizioni nel suddetto contratto di riassicurazione.
8. Il presente accordo si applica solo ai contratti di riassicurazione stipulati, modificati o rinnovati a partire dalla data in cui prende effetto un provvedimento che riduce le garanzie reali ai sensi del presente articolo, e solo per le perdite subite e le riserve dichiarate a partire dalla data più recente tra i) la data del provvedimento e (ii) la data di esecuzione di tale nuovo contratto di riassicurazione, modifica o rinnovo. Nessuna disposizione del presente accordo limita o modifica in alcun modo la capacità delle parti di un contratto di riassicurazione di rinegoziare tale contratto.
9. Per maggiore chiarezza, in caso di risoluzione del presente accordo, nessuna disposizione in esso contenuta impedisce alle autorità di vigilanza, o altre autorità competenti, di richiedere la presenza locale dei riassicuratori cessionari della parte ospitante, o la costituzione di garanzie reali e il rispetto dei relativi requisiti, o il rispetto di altre disposizioni di legge applicabili, per quanto concerne le passività derivanti da contratti di riassicurazione di cui al presente accordo.
Articolo 4
Vigilanza di gruppo
Ai fini degli articoli 9 e 10, le parti stabiliscono le seguenti pratiche di vigilanza di gruppo:
a)
fatte salve le lettere da c) a h) e la partecipazione a collegi delle autorità di vigilanza, un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine è soggetto solo alla vigilanza prudenziale dei gruppi assicurativi su scala mondiale, comprendente la governance mondiale, la solvibilità e il capitale, e le segnalazioni, a seconda dei casi, da parte delle sue autorità di vigilanza di origine, e non è soggetto alla vigilanza di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale del gruppo assicurativo o riassicurativo da parte di alcuna autorità di vigilanza ospitante.
b)
In deroga alla lettera a), le autorità di vigilanza ospitanti possono esercitare la vigilanza su un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine come previsto alle lettere da c) ad h). Le autorità di vigilanza ospitanti possono esercitare la vigilanza di gruppo, se del caso, su un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine a livello di impresa madre nel loro territorio. Le autorità di vigilanza ospitanti non esercitano altrimenti la vigilanza di gruppo su scala mondiale su un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine, fatta salva la vigilanza di gruppo del gruppo assicurativo o riassicurativo a livello dell'impresa madre nel territorio della parte ospitante.
c)
Quando, come dimostrato dalla presentazione della valutazione interna del rischio e della solvibilità (ORSA) di un gruppo su scala mondiale, si applica un sistema di gestione del rischio su scala mondiale a un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine in conformità del diritto applicabile, l'autorità di vigilanza di origine che richiede la valutazione interna del rischio e della solvibilità fornisce una sintesi della valutazione interna del rischio e della solvibilità di gruppo su scala mondiale:
i)
alle autorità di vigilanza ospitanti, se sono membri del collegio delle autorità di vigilanza del gruppo assicurativo o riassicurativo, senza indugio, e
ii)
alle autorità di vigilanza di filiazioni o succursali significative di tale gruppo nella parte ospitante, su richiesta di tali autorità di vigilanza.
Se a un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine non si applica tale valutazione interna del rischio e della solvibilità di un gruppo su scala mondiale, in conformità del diritto applicabile, la pertinente autorità di vigilanza dello Stato degli USA o dello Stato membro dell'Unione europea fornisce una documentazione equivalente che è predisposta in conformità del diritto applicabile dell'autorità di vigilanza di origine di cui ai precedenti punti i) e ii).
d)
La sintesi della valutazione interna del rischio e della solvibilità di gruppo su scala mondiale, o la documentazione equivalente di cui alla lettera c), comprende i seguenti elementi:
i)
descrizione del quadro di gestione del rischio del gruppo assicurativo o riassicurativo;
ii)
valutazione dell'esposizione al rischio del gruppo assicurativo o riassicurativo; e
iii)
valutazione di gruppo del capitale di rischio e valutazione della solvibilità potenziale.
e)
In deroga alla lettera a), se la sintesi della valutazione interna del rischio e della solvibilità di gruppo su scala mondiale, o, se del caso, la documentazione equivalente di cui alla lettera c), evidenzia gravi minacce per la tutela dei contraenti o per la stabilità finanziaria nel territorio dell'autorità di vigilanza ospitante, quest'ultima può imporre misure preventive, misure correttive o altre misure di intervento nei confronti degli assicuratori o dei riassicuratori nella parte ospitante.
Prima di imporre tali misure l'autorità di vigilanza ospitante consulta la pertinente autorità di vigilanza di origine del gruppo assicurativo o riassicurativo. Le parti incoraggiano le autorità di vigilanza a continuare ad affrontare le questioni di vigilanza prudenziale dei gruppi assicurativi nei collegi delle autorità di vigilanza.
f)
I requisiti di segnalazione in materia di vigilanza prudenziale dei gruppi assicurativi ai sensi del diritto applicabile nel territorio della parte ospitante non si applicano a livello di impresa madre su scala mondiale del gruppo assicurativo o riassicurativo, a meno che non riguardino direttamente il rischio di un grave impatto sulla capacità di imprese all'interno del gruppo assicurativo o riassicurativo di pagare gli indennizzi nel territorio della parte ospitante.
g)
L'autorità di vigilanza ospitante conserva la capacità di chiedere ed ottenere informazioni da un assicuratore o un riassicuratore che esercita attività sul suo territorio, la cui impresa madre su scala mondiale ha la sede nel territorio della parte di origine, ai fini della vigilanza prudenziale dei gruppi assicurativi, qualora tali informazioni siano considerate necessarie dall'autorità di vigilanza ospitante per tutelare i contraenti da pericoli gravi, per proteggere la stabilità finanziaria da minacce gravi o per evitare gravi ripercussioni sulla capacità di un assicuratore o di un riassicuratore di pagare gli indennizzi nel territorio dell'autorità di vigilanza ospitante. L'autorità di vigilanza ospitante basa questa richiesta di informazioni sui criteri di vigilanza prudenziale e, ove possibile, evita richieste onerose e ridondanti. L'autorità di vigilanza richiedente informa della richiesta il collegio delle autorità di vigilanza.
In deroga alla lettera a), la mancata ottemperanza da parte di un assicuratore o di un riassicuratore a tale richiesta di informazioni può dar luogo all'applicazione di misure preventive, misure correttive o altre misure di intervento nel territorio dell'autorità di vigilanza ospitante.
h)
Per quanto riguarda un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine, con operazioni nella parte ospitante e che è soggetto a una valutazione patrimoniale di gruppo nella parte di origine, che soddisfa le condizioni seguenti:
i)
la valutazione patrimoniale di gruppo comprende il calcolo del capitale del gruppo su scala mondiale che riflette il rischio a livello dell'intero gruppo, compresa l'impresa madre su scala mondiale del gruppo di assicurazione o di riassicurazione, che può incidere sulle operazioni di assicurazione o di riassicurazione e sulle attività svolte nel territorio dell'altra parte; e
ii)
l'autorità di vigilanza della parte in cui si applica la valutazione patrimoniale di gruppo di cui al precedente punto i) ha l'autorità per imporre misure preventive, misure correttive o altre misure di intervento sulla base della valutazione, anche richiedendo, se del caso, misure patrimoniali;
l'autorità di vigilanza ospitante non impone una valutazione o un requisito patrimoniale di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale del gruppo assicurativo o riassicurativo ai sensi del diritto applicabile nel suo territorio.
Se un assicuratore o un riassicuratore della parte di origine è soggetto a un requisito patrimoniale di gruppo nel territorio della parte di origine, l'autorità di vigilanza ospitante non impone un requisito o una valutazione patrimoniale di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale del gruppo assicurativo o riassicurativo.
i)
Il presente accordo, nonostante qualsiasi disposizione in esso contenuta, non limita né restringe, né intende limitare o restringere, la capacità delle autorità di vigilanza dell'UE di esercitare il potere di vigilanza o di regolamentazione nei confronti di soggetti o gruppi che possiedono o controllano gli enti creditizi dell'UE, hanno attività bancarie nell'UE o che in caso di gravi difficoltà finanziarie o per la natura, l'ambito, le dimensioni, l'ampiezza, la concentrazione, le interconnessioni o la combinazione delle proprie attività si è ritenuto possano costituire una minaccia per la stabilità finanziaria dell'UE, anche mediante l'applicazione dei seguenti atti: direttiva 2002/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, relativa alla vigilanza supplementare sugli enti creditizi, sulle imprese di assicurazione e sulle imprese di investimento appartenenti a un conglomerato finanziario e che modifica le direttive 73/239/CEE, 79/267/CEE, 92/49/CEE, 92/96/CEE, 93/6/CEE e 93/22/CEE del Consiglio e le direttive 98/78/CE e 2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio; direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, sull'accesso all'attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, che modifica la direttiva 2002/87/CE e abroga le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE (CRD IV); regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013 relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento e che modifica il regolamento (UE) n. 648/2012 (CRR); direttiva 2014/59/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento e che modifica la direttiva 82/891/CEE del Consiglio, e le direttive 2001/24/CE, 2002/47/CE, 2004/25/CE, 2005/56/CE, 2007/36/CE, 2011/35/UE, 2012/30/UE e 2013/36/UE e i regolamenti (UE) n. 1093/2010 e (UE) n. 648/2012, del Parlamento europeo e del Consiglio; regolamento (UE) n. 806/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 luglio 2014 che fissa norme e una procedura uniformi per la risoluzione degli enti creditizi e di talune imprese di investimento nel quadro del meccanismo di risoluzione unico e del Fondo di risoluzione
unico e che modifica il regolamento (UE) n. 1093/2010; regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi, o altri provvedimenti legislativi e regolamentari.
Il presente accordo, nonostante qualsiasi disposizione in esso contenuta, non limita né restringe, né intende limitare o restringere, la capacità della competente autorità di vigilanza degli Stati Uniti di esercitare il potere di vigilanza o di regolamentazione nei confronti di soggetti o gruppi che possiedono o controllano gli istituti di deposito degli Stati Uniti, hanno attività bancarie negli Stati Uniti o che in caso di gravi difficoltà finanziarie o per la natura, l'ambito, le dimensioni, l'ampiezza, la concentrazione, le interconnessioni o la combinazione delle proprie attività si è ritenuto possano costituire una minaccia per la stabilità finanziaria degli Stati Uniti, anche attraverso l'esercizio dei poteri ai sensi del Bank Holding Company Act (12 U.S.C. § 1841 et seq.), dell'Home Owners' Loan Act (12 U.S.C. § 1461 et seq.), dell'International Banking Act (12 U.S.C. § 3101 et seq.), del Dodd-Frank Wall Street Reform e del Consumer Protection Act (12 U.S.C. § 5301 et seq.), o di altre disposizioni legislative o regolamentari collegate.
Articolo 5
Scambio di informazioni
1. Le parti incoraggiano le autorità di vigilanza nelle rispettive giurisdizioni a cooperare allo scambio di informazioni in conformità delle prassi di cui all'allegato. Le parti convengono che l'applicazione di tali prassi migliorerà la cooperazione e la condivisione delle informazioni, rispettando nel contempo un elevato livello di tutela della riservatezza.
2. Nessuna disposizione del presente accordo contempla requisiti applicabili allo scambio di dati personali da parte delle autorità di vigilanza.
Articolo 6
Allegato
L'allegato del presente accordo costituisce parte integrante del medesimo.
Articolo 7
Comitato congiunto
1. Le parti istituiscono un comitato congiunto, composto da rappresentanti degli Stati Uniti e da rappresentanti dell'Unione europea, che fornisce alle parti un forum di consultazione e di scambio di informazioni sulla gestione dell'accordo e sulla sua corretta attuazione.
2. Le parti si consultano in seno al comitato congiunto per quanto riguarda il presente accordo:
a)
previo accordo delle parti nel caso una parte proponga la consultazione;
b)
almeno una volta entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore o dalla data di applicazione provvisoria del presente accordo, se anteriore, e, successivamente, una volta all'anno, a meno che le parti non decidano altrimenti;
c)
se una delle parti presenta una richiesta scritta di consultazione obbligatoria; e
d)
se una parte notifica per iscritto la sua intenzione di denunciare l'accordo.
3. Il comitato congiunto può trattare quanto segue:
a)
le questioni connesse all'attuazione dell'accordo;
b)
gli effetti dell'accordo, nelle giurisdizioni delle parti, sui consumatori per quanto concerne l'assicurazione e la riassicurazione, e le operazioni commerciali degli assicuratori e dei riassicuratori;
c)
le eventuali modifiche del presente accordo proposte da una delle parti;
d)
qualsiasi questione che renda obbligatoria la consultazione;
e)
la notifica dell'intenzione di denunciare il presente accordo; e
f)
altre questioni eventualmente decise dalle parti.
4. Il comitato congiunto può adottare il proprio regolamento interno.
5. Il comitato congiunto è presieduto, a turno, su base annua, da una delle parti, salvo decisione contraria. Il comitato congiunto può essere convocato dal suo presidente nei tempi e con le modalità eventualmente stabiliti dalle parti.
6. Il comitato congiunto può convocare gruppi di lavoro per facilitare i propri lavori.
Articolo 8
Entrata in vigore
Il presente accordo entra in vigore sette giorni dopo che le parti si sono scambiate notifiche scritte con le quali certificano di aver espletato i rispettivi obblighi e procedure interni, o in altra data convenuta dalle parti.
Articolo 9
Attuazione dell'accordo
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore o dalla data di applicazione provvisoria del presente accordo, se anteriore, le parti incoraggiano le autorità pertinenti ad astenersi dall'adottare qualsiasi misura che sia incompatibile con una qualsiasi delle condizioni o degli obblighi dell'accordo, anche per quanto riguarda l'eliminazione dei requisiti in materia di garanzie reali e presenza locale a norma dell'articolo 3. Ciò può includere, se del caso, scambi di corrispondenza tra le autorità pertinenti sulle questioni attinenti al presente accordo.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore o dalla data di applicazione provvisoria del presente accordo, se anteriore, le parti adottano tutte le misure necessarie per attuare e applicare quanto prima il presente accordo a norma dell'articolo 10.
3. A decorrere dalla data di entrata in vigore o dalla data di applicazione provvisoria del presente accordo, se anteriore, gli Stati Uniti incoraggiano ogni loro Stato ad adottare senza indugio le seguenti misure:
a)
la riduzione del 20 %, in ogni anno successivo alla data di entrata in vigore o alla data di applicazione provvisoria del presente accordo, dell'importo della garanzia reale richiesta al 1o gennaio precedente la firma del presente accordo per consentire il pieno credito per la riassicurazione; e
b)
l'attuazione dei pertinenti provvedimenti legislativi e regolamentari in materia di credito per la riassicurazione a norma dell'articolo 3, come metodo per l'adozione di misure in conformità dei paragrafi 1 e 2 di detto articolo.
4. Se il presente accordo è entrato in vigore, 42 mesi dopo la data della sua firma, entro il primo giorno del mese gli Stati Uniti avviano una valutazione al fine di decidere in merito all'eventuale subordinazione, nel quadro dei propri provvedimenti legislativi e regolamentari, di qualsiasi misura di uno Stato degli USA in materia di assicurazioni che gli Stati Uniti ritengono che sia incompatibile con il presente accordo e che comporti un trattamento meno favorevole di un assicuratore o di un riassicuratore dell'Unione europea rispetto a un assicuratore o a un riassicuratore statunitense che abbia il domicilio, che detenga un'autorizzazione o sia comunque ammesso in tale Stato degli USA. Se il presente accordo è entrato in vigore, 60 mesi dopo la data della sua firma, entro il primo giorno del mese gli Stati Uniti finalizzano le necessarie decisioni per quanto concerne la subordinazione, nel quadro dei propri provvedimenti legislativi e regolamentari, di qualsiasi misura di uno Stato degli USA in materia di assicurazioni soggetta a tale valutazione. Ai fini del presente paragrafo, per le eventuali decisioni per quanto concerne la subordinazione gli Stati Uniti valutano in via prioritaria gli Stati con il volume più elevato di riassicurazioni cedute lorde.
Articolo 10
Applicazione dell'accordo
1. Salvo disposizioni contrarie, il presente accordo si applica a decorrere dalla data di entrata in vigore, o 60 mesi dopo la data della sua firma, se posteriore.
2. In deroga all'articolo 8 e al paragrafo 1 del presente articolo:
a)
l'Unione europea applica l'articolo 4 del presente accordo in via provvisoria fino alla data della sua entrata in vigore e successivamente lo applica garantendo che le autorità di vigilanza e le altre autorità competenti seguano le prassi da esso previste dal settimo giorno del mese successivo alla data in cui le parti si sono notificate reciprocamente l'espletamento dei rispettivi obblighi e procedure interni necessari per l'applicazione provvisoria del presente accordo.
Gli Stati Uniti applicano l'articolo 4 del presente accordo in via provvisoria fino alla data della sua entrata in vigore e successivamente lo applicano adoperandosi in tal senso e incoraggiando le autorità di vigilanza e le altre autorità competenti a seguire le prassi da esso previste dal settimo giorno del mese successivo alla data in cui le parti si sono notificate reciprocamente l'espletamento dei rispettivi obblighi e procedure interni necessari per l'applicazione provvisoria del presente accordo;
b)
alla data di entrata in vigore del presente accordo, o 60 mesi dopo la data della sua firma, se posteriore:
i)
gli obblighi di una parte di cui all'articolo 3, paragrafi 1 e 2, e all'articolo 9 sono applicabili unicamente se e fintantoché le autorità di vigilanza dell'altra parte esercitano la vigilanza conformemente all'articolo 4 e ottemperano agli obblighi di cui all'articolo 3, paragrafo 3;
ii)
le prassi di una parte di cui all'articolo 4 e gli obblighi di cui all'articolo 3, paragrafo 3, sono applicabili unicamente se e fintantoché le autorità di vigilanza dell'altra parte ottemperano agli obblighi di cui all'articolo 3, paragrafi 1 e 2; e
iii)
gli obblighi di una parte di cui all'articolo 3, paragrafo 3, sono applicabili unicamente se e fintantoché le autorità di vigilanza dell'altra parte esercitano la vigilanza conformemente all'articolo 4 e ottemperano agli obblighi di cui all'articolo 3, paragrafi 1 e 2;
c)
se, a norma dell'articolo 4, lettera i), le competenti autorità di vigilanza degli Stati Uniti applicano misure al di fuori del territorio degli Stati Uniti a un gruppo assicurativo o riassicurativo dell'Unione europea le cui difficoltà o attività secondo il Financial Stability Oversight Council potrebbero costituire una minaccia per la stabilità finanziaria degli Stati Uniti, in applicazione del Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act (12 U.S.C. § 5301 et seq.), ciascuna parte può denunciare il presente accordo nel quadro di una procedura accelerata di consultazione obbligatoria e di denuncia. Se, a norma dell'articolo 4, lettera i), un'autorità di vigilanza dell'Unione europea applica misure al di fuori del territorio dell'Unione europea a un gruppo assicurativo o riassicurativo statunitense in relazione a una minaccia per la stabilità finanziaria dell'Unione europea, ciascuna delle parti può denunciare il presente accordo nel quadro di una procedura accelerata di consultazione obbligatoria e di denuncia;
d)
fino alla data di cui alla lettera b), e fatti salvi i meccanismi in esso indicati, le disposizioni in materia di riassicurazione di cui all'articolo 3, paragrafi 1 e 2, si applicano ai riassicuratori dell'Unione europea in uno Stato degli USA alla data anteriore tra le seguenti:
i)
l'adozione da parte di tale Stato degli USA di una misura compatibile con l'articolo 3, paragrafi 1 e 2; oppure
ii)
la data di entrata in vigore di eventuali decisioni da parte degli Stati Uniti, nel quadro dei propri provvedimenti legislativi e regolamentari, in merito alla subordinazione di una misura in materia di assicurazioni di tale Stato degli USA poiché essa è incompatibile con il presente accordo e comporta un trattamento meno favorevole di un assicuratore o di un riassicuratore dell'Unione europea rispetto a un assicuratore o a un riassicuratore statunitense che abbia il domicilio, che detenga un'autorizzazione o sia comunque ammesso in tale Stato degli USA;
e)
a decorrere dalla data di applicazione provvisoria di cui alla lettera a) e per i successivi 60 mesi, in applicazione dell'articolo 4, lettera h), le autorità di vigilanza dell'Unione europea non impongono un requisito patrimoniale di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale del gruppo assicurativo o riassicurativo nei confronti di un gruppo assicurativo o riassicurativo statunitense con attività nell'Unione europea;
f)
a decorrere dalla data della firma del presente accordo, per il periodo di 60 mesi di cui alla lettera b), qualora una parte non ottemperi agli obblighi di cui all'articolo 3 per quanto concerne i requisiti in materia di presenza locale, le autorità di vigilanza dell'altra parte possono, previa consultazione obbligatoria, imporre una valutazione patrimoniale di gruppo o un requisito patrimoniale di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale a un gruppo assicurativo o riassicurativo che ha la sede o il domicilio nel territorio dell'altra parte;
g)
l'articolo 3, paragrafo 3, è attuato e applicabile nel territorio dell'UE al più tardi entro 24 mesi dalla data della firma del presente accordo, a condizione che l'accordo sia stato applicato in via provvisoria o sia entrato in vigore;
h)
fatte salve le lettere b) e d), l'articolo 3, paragrafi 1 e 2, è attuato e pienamente applicabile in tutto il territorio di entrambe le parti al più tardi entro 60 mesi dalla data in cui entrambe le parti firmano il presente accordo, a condizione che l'accordo sia entrato in vigore; e
i)
a decorrere dalla data di entrata in vigore o dalla data di applicazione provvisoria del presente accordo, se anteriore, entrambe le parti applicano gli articoli 7, 11 e 12.
3. Se una parte non si attiene al disposto del paragrafo 2 entro le date in esso previste, l'altra parte può chiedere l'avvio di una consultazione obbligatoria tramite il comitato congiunto.
Articolo 11
Denuncia e consultazione obbligatoria
1. A seguito di una consultazione obbligatoria, ciascuna parte può denunciare il presente accordo in qualsiasi momento mediante notifica scritta all'altra parte, nel rispetto delle procedure di cui al presente articolo. Salvo se diversamente convenuto dalle parti per iscritto, la denuncia ha effetto 180 giorni, o 90 giorni nel caso della denuncia di cui all'articolo 10, paragrafo 2, lettera c), dopo la data di tale notifica. In particolare, le parti possono denunciare il presente accordo qualora una delle parti non abbia adempiuto ai propri obblighi quali previsti nell'accordo stesso o abbia adottato misure incompatibili con gli obiettivi dell'accordo.
2. Prima di notificare la decisione di denuncia del presente accordo, anche per quanto riguarda le disposizioni dell'articolo 10, una parte informa il presidente del comitato congiunto.
3. Le parti adottano le misure necessarie per comunicare alle parti interessate l'effetto della denuncia per gli assicuratori e i riassicuratori nelle rispettive giurisdizioni.
4. La consultazione obbligatoria tramite il comitato congiunto è necessaria se richiesta da una delle parti al presidente del comitato congiunto, e inizia al più tardi 30 giorni, o 7 giorni se richiesto a norma dell'articolo 10, paragrafo 2, lettera c), dopo tale richiesta, a meno che le parti non decidano diversamente. La parte che chiede la consultazione obbligatoria comunica per iscritto le basi della richiesta. La consultazione obbligatoria può svolgersi in un luogo stabilito dalle parti; nel caso in cui le parti non trovino un accordo sul luogo, la parte che ha richiesto la consultazione obbligatoria propone tre luoghi neutrali al di fuori del territorio delle parti, e l'altra parte sceglie uno di questi luoghi.
5. Prima della denuncia del presente accordo sarà richiesta una consultazione obbligatoria, anche per quanto concerne le disposizioni di cui all'articolo 10.
6. Se una delle parti rifiuta di partecipare a una consultazione obbligatoria a norma del presente articolo, la parte che intende denunciare può procedere alla denuncia dell'accordo come previsto al paragrafo 1 del presente articolo.
Articolo 12
Modifica
1. Le parti possono convenire, per iscritto, di modificare il presente accordo.
2. Se una parte intende modificare il presente accordo, essa presenta all'altra parte una notifica scritta della richiesta di avvio dei negoziati per la modifica.
3. La richiesta di avvio dei negoziati per la modifica dell'accordo è notificata al comitato congiunto.
Done at Washington on the twenty second day of September in the year two thousand and seventeen.
ALLEGATO
Modello di disposizioni del memorandum d'intesa sullo scambio di informazioni tra autorità di vigilanza
Articolo 1
Obiettivo
1. L'autorità di vigilanza di (Stato degli USA) e l'autorità di vigilanza nazionale di (Stato membro dell'UE), autorità firmatarie del presente memorandum d'intesa, riconoscono la necessità di cooperare per lo scambio di informazioni.
2. Le autorità riconoscono che accordi pratici concernenti la cooperazione transfrontaliera e lo scambio di informazioni sono essenziali sia in situazioni di crisi che per la vigilanza ordinaria.
3. Lo scopo del presente memorandum d'intesa è facilitare la cooperazione nello scambio di informazioni tra le autorità nella misura consentita dal diritto applicabile e conformemente alle finalità di vigilanza e di regolamentazione.
4. Le autorità riconoscono che nessuna disposizione del presente memorandum d'intesa contempla requisiti applicabili allo scambio di dati personali da parte delle autorità di vigilanza.
5. Nel territorio delle autorità vige il diritto applicabile in materia di scambio e tutela delle informazioni riservate al fine di tutelare la riservatezza dei dati scambiati tra le autorità ai sensi del presente memorandum d'intesa. Il diritto applicabile mira a garantire, tra l'altro, quanto segue:
a)
che lo scambio di informazioni riservate abbia esclusivamente finalità direttamente connesse allo svolgimento delle funzioni di vigilanza da parte delle autorità; e
b)
che tutte le persone che hanno accesso a tali informazioni riservate nell'esercizio delle loro funzioni ne preservino la riservatezza, fatte salve le specifiche circostanze di cui all'articolo 7.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente memorandum d'intesa si intende per:
a) «diritto applicabile»: qualsiasi legge, regolamento, disposizione amministrativa o altra prassi giuridica applicabile nella giurisdizione di un'autorità che sia pertinente per la vigilanza delle imprese di assicurazione e di riassicurazione, lo scambio di informazioni in materia di vigilanza, la tutela della riservatezza e il trattamento e la pubblicazione di informazioni;
b) «informazioni riservate»: qualsiasi informazione fornita che sia considerata riservata dalla giurisdizione dell'autorità interpellata;
c) «assicuratore»: un'impresa che è autorizzata a intraprendere o a svolgere l'attività di assicurazione diretta o primaria;
d) «persona»: una persona fisica, una persona giuridica, una società di persone o un'associazione non costituita in società;
e) «dati personali»: qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile;
f) «informazioni trasmesse»: qualsiasi informazione trasmessa da un'autorità interpellata a un'autorità richiedente in risposta a una richiesta di informazioni;
g) «impresa regolamentata»: un assicuratore o un riassicuratore autorizzato o vigilato da un'autorità di vigilanza dell'Unione europea o degli Stati Uniti;
h) «riassicuratore»: un'impresa che è autorizzata a intraprendere o a svolgere attività di riassicurazione;
i) «autorità interpellata»: l'autorità alla quale è presentata una richiesta di informazioni;
j) «autorità richiedente»: l'autorità che presenta una richiesta di informazioni;
k) «autorità di vigilanza»: qualsiasi autorità di vigilanza in ambito assicurativo e riassicurativo nell'Unione europea o negli Stati Uniti; e
l) «impresa»: qualsiasi soggetto che svolge un'attività economica.
Articolo 3
Cooperazione
1. Fatto salvo il diritto applicabile, l'autorità interpellata dovrebbe considerare seriamente le richieste dell'autorità richiedente e rispondere in modo tempestivo. Essa dovrebbe fornire all'autorità richiedente la risposta più esaustiva possibile in caso di richiesta di informazioni in linea con le sue funzioni di regolamentazione.
2. Fatto salvo il diritto applicabile, l'esistenza e il contenuto di eventuali richieste di informazioni dovrebbero essere trattati in modo riservato sia dall'autorità richiedente che dall'autorità interpellata, a meno che entrambe le autorità, di comune accordo, non decidano altrimenti.
Articolo 4
Uso delle informazioni trasmesse
1. L'autorità richiedente dovrebbe presentare richieste di informazioni solo qualora abbia un legittimo obiettivo di regolamentazione o di vigilanza per la richiesta direttamente pertinente alla vigilanza legittima di un'autorità richiedente nei confronti di un'impresa regolamentata. In genere non è ritenuto un legittimo obiettivo di regolamentazione o di vigilanza di un'autorità richiedente chiedere informazioni su persone fisiche, salvo nel caso in cui la richiesta sia direttamente pertinente per l'adempimento delle funzioni di vigilanza.
2. L'autorità richiedente dovrebbe utilizzare le informazioni trasmesse solo per scopi legittimi connessi alle sue funzioni in materia di regolamentazione, di vigilanza, di stabilità finanziaria o prudenziali.
3. Fatto salvo il diritto applicabile, qualsiasi informazione scambiata appartiene all'autorità interpellata e rimane di sua proprietà.
Articolo 5
Richiesta di informazioni
1. Le richieste di informazioni da parte dell'autorità richiedente dovrebbero essere presentate per iscritto, o conformemente al paragrafo 2 se urgenti, e comprendere i seguenti elementi:
a)
le autorità coinvolte, il settore di vigilanza interessato e lo scopo per il quale sono richieste le informazioni;
b)
il nome della persona o dell'impresa regolamentata in questione;
c)
i dettagli della richiesta, che possono includere una descrizione dei fatti alla base della stessa, le questioni specifiche in esame e l'indicazione di eventuali elementi sensibili inerenti alla richiesta;
d)
le informazioni richieste;
e)
la data entro la quale sono richieste le informazioni ed eventuali scadenze di legge; e
f)
se del caso, se, come e a chi possono essere trasmesse le informazioni conformemente all'articolo 7.
2. Nei casi di urgenza, la richiesta può essere presentata oralmente, e dovrebbe essere seguita da una conferma scritta senza indebito ritardo.
3. L'autorità interpellata dovrebbe trattare la richiesta come segue:
a)
l'autorità interpellata dovrebbe accusare ricevuta della richiesta;
b)
l'autorità interpellata dovrebbe valutare ciascuna richiesta con un approccio caso per caso al fine di determinare nella misura più ampia possibile le informazioni che possono essere trasmesse a norma del presente memorandum d'intesa e secondo le procedure applicabili nella giurisdizione dell'autorità interpellata. Nel decidere se e in che misura dar seguito a una richiesta, l'autorità interpellata può prendere in considerazione:
i)
se la richiesta sia conforme al memorandum d'intesa;
ii)
se il soddisfacimento della richiesta possa essere talmente oneroso da perturbare il corretto esercizio delle funzioni dell'autorità interpellata;
iii)
se possa essere altrimenti contrario all'interesse essenziale della giurisdizione dell'autorità interpellata fornire le informazioni richieste;
iv)
le eventuali altre questioni specificate dal diritto applicabile della giurisdizione dell'autorità interpellata (in particolare quelle relative alla riservatezza e al segreto professionale, alla tutela dei dati e della vita privata, e alla correttezza procedurale); e
v)
se il soddisfacimento della richiesta possa altrimenti essere pregiudizievole per l'esecuzione da parte dell'autorità interpellata delle sue funzioni;
c)
se rifiuta o non è in grado di fornire, in tutto o in parte, le informazioni richieste, l'autorità interpellata dovrebbe, per quanto fattibile e appropriato fatto salvo il diritto applicabile, fornire le motivazioni della mancata trasmissione delle informazioni e prendere in considerazione possibili modalità alternative per soddisfare l'obiettivo di vigilanza dell'autorità richiedente. In particolare, una richiesta di informazioni può essere rifiutata dall'autorità interpellata qualora la richiesta implichi azioni da parte dell'autorità interpellata che ne violerebbero il diritto applicabile.
Articolo 6
Trattamento delle informazioni riservate
1. Come regola generale, qualsiasi informazione ricevuta nell'ambito del presente memorandum d'intesa dovrebbe essere trattata come riservata, salvo diversa indicazione.
2. L'autorità richiedente dovrebbe adottare tutte le misure legittime e ragionevolmente praticabili per preservare la riservatezza delle informazioni riservate.
3. Fatte salve le disposizioni dell'articolo 7 e il diritto applicabile, l'autorità richiedente dovrebbe limitare l'accesso alle informazioni riservate ricevute dall'autorità interpellata alle persone che lavorano per l'autorità richiedente o che agiscono in suo nome e che:
a)
sono soggette agli obblighi dell'autorità richiedente nella sua giurisdizione per impedire la divulgazione non autorizzata di informazioni riservate;
b)
sono sotto la vigilanza e il controllo dell'autorità richiedente;
c)
hanno bisogno di tali informazioni che sono coerenti con un legittimo obiettivo di regolamentazione o di vigilanza e direttamente collegate a esso; e
d)
continuano a essere soggette a obblighi di riservatezza dopo aver lasciato l'autorità richiedente.
Articolo 7
Ulteriore condivisione delle informazioni trasmesse
1. Fatto salvo l'articolo 7, paragrafo 2, l'autorità richiedente non dovrebbe trasmettere a terzi le informazioni trasmesse dalla parte interpellata, salvo nel caso in cui:
a)
l'autorità richiedente abbia ottenuto il consenso scritto preliminare dell'autorità interpellata per l'ulteriore condivisione di tali informazioni; tuttavia, in caso di urgenza, la richiesta può essere presentata oralmente e fatta seguire senza indugio da una conferma scritta; e
b)
il terzo si impegni a rispettare restrizioni che mantengono un livello di riservatezza sostanzialmente analogo a quello cui è soggetta l'autorità richiedente conformemente al presente memorandum d'intesa.
2. Fatto salvo il diritto applicabile, se l'autorità richiedente è oggetto di una domanda obbligatoria di divulgazione delle informazioni trasmesse, o ha un obbligo giuridico in tal senso, l'autorità richiedente dovrebbe notificare all'autorità interpellata tale domanda ed eventuali procedimenti connessi con il maggior anticipo ragionevolmente possibile per consentirle di intervenire e far valere i propri diritti. Se non vi è il consenso dell'autorità interpellata alla fornitura delle informazioni trasmesse, l'autorità richiedente dovrebbe adottare tutte le misure ragionevoli, se del caso, per resistere alla divulgazione, anche avvalendosi di mezzi giuridici per opporsi a tale divulgazione e per far valere e tutelare la riservatezza di eventuali informazioni riservate che possano essere oggetto di divulgazione.
TRADUZIONE
Bruxelles, 18 settembre 2017
S.E. Ambasciatore Lighthizer
Rappresentante degli Stati Uniti per il Commercio
Ufficio del rappresentante degli Stati Uniti per il Commercio
600 17th Street NW
Washington, DC 20508
STATI UNITI D'AMERICA
Egregio ambasciatore,
sono lieto di procedere alla firma dell'accordo bilaterale tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione («accordo»), allegato alla presente lettera. Il testo giuridico definitivo, in inglese, è stato concordato dai rappresentanti degli Stati Uniti e dell'Unione europea il 12 gennaio 2017.
Le parti hanno portato a termine le procedure interne necessarie alla firma dell'accordo e riconoscono il regime linguistico dell'Unione europea. La Commissione europea ha preso atto della dichiarazione di cui alla decisione del Consiglio adottata il 15 settembre 2017, che stabilisce quanto segue in relazione all'accordo:
L'accordo è firmato in inglese. Ai sensi del diritto dell'Unione, l'accordo è altresì redatto dall'Unione in lingua bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese. Tali versioni linguistiche aggiuntive dovrebbero essere autenticate mediante scambio di note diplomatiche tra l'Unione europea e gli Stati Uniti. Tutte le versioni autenticate sono di pari valore.
Gli Stati Uniti confermano il proprio impegno a cooperare con l'Unione europea, alla luce della decisione del Consiglio, per rispondere a richieste di autenticazione di versioni linguistiche aggiuntive dell'accordo.
Sono lieto di confermare che la firma dell'accordo in inglese costituisce la base sulla quale le parti procedono allo scambio di lettere al fine di avviare l'applicazione provvisoria. Le procedure per l'entrata in vigore dell'accordo, analogamente alle procedure per l'applicazione provvisoria a seguito della firma, non dipendono dall'autenticazione di altre versioni linguistiche.
Il presente scambio di lettere sarà pubblicato dall'Unione europea insieme al testo dell'accordo.
Ho inviato la stessa lettera al ministro Mnuchin.
Con i più cordiali saluti,
Valdis DOMBROVSKIS
Vicepresidente della Commissione europea
Bruxelles, 18 settembre 2017
Steven Mnuchin
Ministro del tesoro degli Stati Uniti
1500 Pennsylvania Avenue, NW
Washington, DC 20220
Egregio ministro,
sono lieto di procedere alla firma dell'accordo bilaterale tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione («accordo»), allegato alla presente lettera. Il testo giuridico definitivo, in inglese, è stato concordato dai rappresentanti degli Stati Uniti e dell'Unione europea il 12 gennaio 2017.
Le parti hanno portato a termine le procedure interne necessarie alla firma dell'accordo e riconoscono il regime linguistico dell'Unione europea. La Commissione europea ha preso atto della dichiarazione di cui alla decisione del Consiglio adottata il 15 settembre 2017, che stabilisce quanto segue in relazione all'accordo:
L'accordo è firmato in inglese. Ai sensi del diritto dell'Unione, l'accordo è altresì redatto dall'Unione in lingua bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese. Tali versioni linguistiche aggiuntive dovrebbero essere autenticate mediante scambio di note diplomatiche tra l'Unione europea e gli Stati Uniti. Tutte le versioni autenticate sono di pari valore.
Gli Stati Uniti confermano il proprio impegno a cooperare con l'Unione europea, alla luce della decisione del Consiglio, per rispondere a richieste di autenticazione di versioni linguistiche aggiuntive dell'accordo.
Sono lieto di confermare che la firma dell'accordo in inglese costituisce la base sulla quale le parti procedono allo scambio di lettere al fine di avviare l'applicazione provvisoria. Le procedure per l'entrata in vigore dell'accordo, analogamente alle procedure per l'applicazione provvisoria a seguito della firma, non dipendono dall'autenticazione di altre versioni linguistiche.
Il presente scambio di lettere sarà pubblicato dall'Unione europea insieme al testo dell'accordo.
Ho inviato la stessa lettera all'ambasciatore Lighthizer.
Con i più cordiali saluti,
Valdis DOMBROVSKIS
Vicepresidente della Commissione europea
22 settembre 2017
Valdis Dombrovskis
Vicepresidente
Commissione europea
Bruxelles, Belgio
Egregio vicepresidente,
siamo lieti di procedere alla firma dell'accordo bilaterale tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione («accordo»), allegato alla presente lettera. Il testo giuridico definitivo, in inglese, è stato concordato dai rappresentanti degli Stati Uniti e dell'Unione europea il 12 gennaio 2017.
Le parti hanno portato a termine le procedure interne necessarie alla firma dell'accordo e riconoscono il regime linguistico dell'Unione europea. La Commissione europea ha preso atto della dichiarazione di cui alla decisione del Consiglio adottata il 15 settembre 2017, che stabilisce quanto segue in relazione all'accordo:
L'accordo è firmato in inglese. Ai sensi del diritto dell'Unione, l'accordo è altresì redatto dall'Unione in lingua bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese. Tali versioni linguistiche aggiuntive dovrebbero essere autenticate mediante scambio di note diplomatiche tra l'Unione europea e gli Stati Uniti. Tutte le versioni autenticate sono di pari valore.
Gli Stati Uniti confermano il proprio impegno a cooperare con l'Unione europea, alla luce della decisione del Consiglio, per rispondere a richieste di autenticazione di versioni linguistiche aggiuntive dell'accordo.
Siamo lieti di confermare che la firma dell'accordo in inglese costituisce la base sulla quale le parti procedono allo scambio di lettere al fine di avviare l'applicazione provvisoria. Le procedure per l'entrata in vigore dell'accordo, analogamente alle procedure per l'applicazione provvisoria a seguito della firma, non dipendono dall'autenticazione di altre versioni linguistiche.
Il presente scambio di lettere sarà pubblicato dall'Unione europea insieme al testo dell'accordo.
Cordiali saluti
Ministro Steven T. MNUCHIN
Ministero del Tesoro degli Stati Uniti
Ambasciatore Robert E. LIGHTHIZER
Rappresentante degli Stati Uniti per il Commercio
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | TRADUZIONE
ACCORDO BILATERALE
tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione
L'Unione europea (UE) e gli Stati Uniti d'America (Stati Uniti o USA), parti del presente accordo,
Condividendo l'obiettivo della tutela dei contraenti di polizze di assicurazione e riassicurazione e degli altri consumatori, nel rispetto del sistema di ciascuna parte per quanto concerne la vigilanza e la regolamentazione dell'assicurazione e della riassicurazione;
Affermando che per gli Stati Uniti le misure prudenziali applicabili nell'Unione europea, unitamente ai requisiti e agli impegni di cui al presente accordo, conseguono un livello di tutela dei contraenti e degli altri consumatori in relazione a operazioni di riassicurazione passiva e vigilanza di gruppo in linea con i requisiti del Federal Insurance Office Act del 2010;
Riconoscendo la crescente necessità di cooperazione tra le autorità di vigilanza dell'UE e degli Stati Uniti, compreso lo scambio di informazioni riservate, in considerazione della crescente globalizzazione dei mercati assicurativi e riassicurativi;
Tenuto conto del fatto che le modalità pratiche di cooperazione transfrontaliera sono essenziali per la vigilanza di assicuratori e riassicuratori sia durante i periodi di stabilità che nei periodi di crisi;
Tenuto conto delle informazioni scambiate sui quadri normativi di ciascuna parte e dopo un attento esame di tali quadri;
Preso atto dei benefici derivanti dal rafforzamento della certezza del diritto nell'applicazione dei quadri normativi in materia di assicurazione e riassicurazione per gli assicuratori e i riassicuratori che operano nel territorio di ciascuna parte;
Riconoscendo gli effetti di attenuazione del rischio degli accordi di riassicurazione in un contesto transfrontaliero, purché sussistano le condizioni prudenziali applicabili e tenuto conto della tutela dei contraenti e degli altri consumatori;
Riconoscendo che la vigilanza di gruppo di assicuratori e riassicuratori consente alle autorità di vigilanza di formulare solidi giudizi sulla posizione finanziaria di tali gruppi;
Riconoscendo la necessità di un requisito o di una valutazione patrimoniale di gruppo per gli assicuratori e i riassicuratori che fanno parte di un gruppo che opera nel territorio di entrambe le parti, e che un requisito o una valutazione patrimoniale di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale può essere basato sull'approccio della parte di origine;
Affermando l'importanza di specifiche per quanto concerne il requisito o la valutazione patrimoniale di gruppo per la vigilanza di gruppo e, ove necessario, dell'applicazione di misure correttive, misure preventive o altre misure di intervento da parte di un'autorità di vigilanza sulla base di tale requisito o valutazione; e
Incoraggiando lo scambio di informazioni tra le autorità di vigilanza al fine di vigilare sugli assicuratori e i riassicuratori nell'interesse dei contraenti e degli altri consumatori,
CONVENGONO QUANTO SEGUE:
Articolo 1
Finalità
Il presente accordo riguarda i seguenti elementi:
a)
l'eliminazione, a determinate condizioni, dei requisiti di presenza locale imposti da una delle parti o dalle sue autorità di vigilanza a un riassicuratore cessionario che abbia la sede o il domicilio nel territorio dell'altra parte, quale condizione per la conclusione di qualsiasi contratto di riassicurazione con un assicuratore cedente che abbia la sede o il domicilio nel suo territorio o per consentire all'assicuratore cedente di riconoscere credito per la riassicurazione o per gli effetti di attenuazione del rischio di tale contratto di riassicurazione;
b)
l'eliminazione, a determinate condizioni, dei requisiti in materia di garanzie reali imposti da una delle parti o dalle sue autorità di vigilanza a un riassicuratore cessionario che abbia la sede o il domicilio nel territorio dell'altra parte, quale condizione per la conclusione di qualsiasi contratto di riassicurazione con un assicuratore cedente che abbia la sede o il domicilio nel suo territorio o per consentire all'assicuratore cedente di riconoscere credito per la riassicurazione o credito per gli effetti di attenuazione del rischio di tale contratto di riassicurazione;
c)
il ruolo delle autorità di vigilanza di origine e ospitante per quanto riguarda la vigilanza prudenziale di gruppo di un gruppo assicurativo o riassicurativo la cui impresa madre su scala mondiale si trova nella parte di origine, compresi, a determinate condizioni, i) l'eliminazione a livello di impresa madre su scala mondiale dei requisiti prudenziali per le assicurazioni della parte ospitante in materia di solvibilità e capitale, di governance e di segnalazione, e ii) l'esercizio della vigilanza prudenziale dei gruppi assicurativi su scala mondiale da parte dell'autorità di vigilanza di origine e non da parte dell'autorità di vigilanza ospitante, ferma restando la vigilanza di gruppo della parte ospitante del gruppo assicurativo o riassicurativo a livello dell'impresa madre nel suo territorio; e
d)
il sostegno reciproco delle parti per lo scambio di informazioni tra le autorità di vigilanza di ciascuna parte e le pratiche raccomandate per tale scambio.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente accordo, si applicano le seguenti definizioni:
a) «assicuratore cedente»: un assicuratore o un riassicuratore che è controparte di un riassicuratore cessionario nell'ambito di un contratto di riassicurazione;
b) «garanzia reale»: le attività, quali liquidità e lettere di credito, impegnate dal riassicuratore a favore dell'assicuratore o del riassicuratore cedente a garanzia delle passività del riassicuratore cessionario verso l'assicuratore cedente derivanti da un contratto di riassicurazione;
c) «credito per la riassicurazione o credito per gli effetti di attenuazione del rischio del contratto riassicurazione»: il diritto di un assicuratore cedente ai sensi del quadro normativo prudenziale di riconoscere gli importi dovuti da riassicuratori cessionari relativamente a perdite pagate e non pagate sui rischi ceduti rispettivamente come attività o riduzioni di passività;
d) «gruppo»: due o più imprese di cui almeno una sia un'impresa di assicurazione o di riassicurazione, nel caso in cui una detenga il controllo di una o più imprese di assicurazione o di riassicurazione o di un'altra impresa non regolamentata;
e) «vigilanza di gruppo»: applicazione della vigilanza regolamentare e prudenziale da parte di un'autorità di vigilanza nei confronti di un gruppo assicurativo o riassicurativo per fini quali la tutela dei contraenti e degli altri consumatori e la promozione della stabilità finanziaria e dell'impegno globale;
f) «parte di origine»: parte nel cui territorio l'impresa madre su scala mondiale del gruppo o dell'impresa di assicurazione o di riassicurazione ha la sede o il domicilio;
g) «autorità di vigilanza di origine»: un'autorità di vigilanza della parte di origine;
h) «parte ospitante»: la parte in cui il gruppo o l'impresa di assicurazione o di riassicurazione svolge le attività, ma che non è il territorio in cui l'impresa madre su scala mondiale del gruppo o dell'impresa di assicurazione o di riassicurazione ha la sede o il domicilio;
i) «autorità di vigilanza ospitante»: un'autorità di vigilanza della parte ospitante;
j) «assicuratore»: un'impresa che è autorizzata a intraprendere o svolgere l'attività di assicurazione diretta o primaria;
k) «impresa madre»: un'impresa regolamentata o non regolamentata che direttamente o indirettamente possiede o controlla un'altra impresa;
l) «dati personali»: qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile;
m) «riassicuratore»: un'impresa che è autorizzata a intraprendere o a svolgere attività di riassicurazione;
n) «attività di riassicurazione»: l'attività che consiste nell'accettare i rischi ceduti da un assicuratore o da un altro riassicuratore;
o) «contratto di riassicurazione»: un contratto in base al quale un riassicuratore cessionario ha accettato di assumere i rischi ceduti da un assicuratore o da un altro riassicuratore;
p) «autorità di vigilanza»: qualsiasi autorità di vigilanza in ambito assicurativo e riassicurativo nell'Unione europea o negli Stati Uniti;
q) «impresa»: qualsiasi soggetto che svolge un'attività economica;
r) «Stato degli USA»: qualsiasi Stato, Stato libero associato (Commonwealth), territorio o possedimento degli Stati Uniti, il distretto della Columbia, lo Stato libero associato di Portorico, il Territorio autonomo delle Isole Marianne settentrionali, le Samoa americane, Guam o le Isole Vergini degli Stati Uniti;
s) «su scala mondiale»: tutte le operazioni o le attività di un gruppo, ovunque esse avvengano; e
t) «'impresa madre su scala mondiale»: l'impresa madre apicale di un gruppo.
Articolo 3
Riassicurazione
1. Fatte salve le condizioni di cui al paragrafo 4, quale condizione per consentire a un riassicuratore cessionario che ha la sede o il domicilio nel territorio dell'altra parte (di seguito, ai fini dell'articolo 3, «riassicuratore cessionario della parte di origine») di concludere un contratto di riassicurazione con un assicuratore cedente che ha la sede o il domicilio nel suo territorio (di seguito, ai fini dell'articolo 3, «assicuratore cedente della parte ospitante»), una parte si astiene dal mantenere o adottare, e garantisce che le sue autorità di vigilanza o qualsiasi altra autorità competente si astengano anch'esse dal mantenere o adottare:
a)
qualsiasi requisito che preveda la costituzione di garanzie reali in relazione a cessioni da parte di un assicuratore cedente della parte ospitante a un riassicuratore cessionario della parte di origine e qualsiasi obbligo di segnalazione collegato attribuibile a tale garanzia reale soppressa; oppure
b)
qualsiasi nuovo requisito che abbia sostanzialmente lo stesso impatto regolamentare sul riassicuratore cessionario della parte di origine dei requisiti in materia di garanzie reali eliminati a norma del presente accordo o qualsiasi obbligo di segnalazione attribuibile a tale garanzia reale soppressa,
che, nel caso di cui alla lettera a) o b), comporti un trattamento meno favorevole dei riassicuratori cessionari della parte di origine rispetto ai riassicuratori cessionari che hanno la sede o il domicilio nel territorio della stessa autorità di vigilanza di un assicuratore cedente della parte ospitante. Il presente paragrafo non vieta a una parte nel cui territorio ha la sede o il domicilio un assicuratore cedente (di seguito, ai fini dell'articolo 3, una «parte ospitante») o alle sue autorità di vigilanza di applicare requisiti come condizione per consentire ai riassicuratori cessionari della parte di origine di stipulare un contratto di riassicurazione con un assicuratore cedente della parte ospitante se gli stessi requisiti si applicano ai contratti di riassicurazione tra un assicuratore cedente ed un riassicuratore cessionario che hanno la sede o il domicilio nel territorio della stessa autorità di vigilanza.
2. Fatte salve le condizioni di cui al paragrafo 4, quale condizione per consentire a un assicuratore cedente della parte ospitante di riconoscere credito per la riassicurazione o credito per gli effetti di attenuazione del rischio dei contratti riassicurazione conclusi con un riassicuratore cessionario della parte di origine, una parte ospitante si astiene dal mantenere o adottare, e garantisce che le sue autorità di vigilanza o qualsiasi altra autorità competente si astengano anch'esse dal mantenere o adottare:
a)
qualsiasi requisito che preveda la costituzione di garanzie reali in relazione a cessioni da parte di un assicuratore cedente della parte ospitante a un riassicuratore cessionario della parte di origine e qualsiasi obbligo di segnalazione collegato attribuibile a tale garanzia reale soppressa; oppure
b)
qualsiasi nuovo requisito che abbia sostanzialmente lo stesso impatto regolamentare sul riassicuratore cessionario della parte di origine dei requisiti in materia di garanzie reali eliminati a norma del presente accordo o qualsiasi obbligo di segnalazione attribuibile a tale garanzia reale soppressa,
che, nel caso di cui alla lettera a) o b), comporti un trattamento meno favorevole dei riassicuratori cessionari della parte di origine rispetto ai riassicuratori cessionari che hanno la sede o il domicilio nel territorio della stessa autorità di vigilanza di un assicuratore cedente della parte ospitante. Il presente paragrafo non vieta a una parte ospitante o alle sue autorità di vigilanza di applicare requisiti come condizione per consentire a un assicuratore cedente della parte ospitante di riconoscere credito per la riassicurazione o credito per gli effetti di attenuazione del rischio dei contratti riassicurazione conclusi con un riassicuratore cessionario della parte di origine se gli stessi requisiti si applicano ai contratti di riassicurazione tra un assicuratore cedente ed un riassicuratore cessionario che hanno la sede o il domicilio nel territorio della stessa autorità di vigilanza.
3. Fatte salve le condizioni di cui al paragrafo 4, quale condizione per la conclusione di un contratto di riassicurazione con un assicuratore cedente della parte ospitante o quale condizione per consentire all'assicuratore cedente della parte ospitante di riconoscere il credito per tale riassicurazione o il credito per gli effetti di attenuazione del rischio di tale contratto di riassicurazione, una parte ospitante si astiene dal mantenere o adottare, e garantisce che le sue autorità di vigilanza o qualsiasi altra autorità competente, a seconda dei casi, si astengano anch'esse dal mantenere o adottare:
a)
qualsiasi requisito che preveda l'obbligo di una presenza locale del riassicuratore cessionario della parte di origine; oppure
b)
qualsiasi nuovo requisito che abbia sostanzialmente lo stesso impatto regolamentare sul riassicuratore cessionario della parte di origine dell'obbligo di una presenza locale,
che, nel caso di cui alla lettera a) o b), comporti un trattamento meno favorevole del riassicuratore cessionario della parte di origine rispetto ai riassicuratori cessionari che hanno la sede o il domicilio nel territorio dell'autorità di vigilanza dell'assicuratore cedente della parte ospitante o che hanno la sede o il domicilio nel territorio della parte ospitante e dispongono di un'autorizzazione o un permesso di esercizio nel territorio dell'autorità di vigilanza dell'assicuratore cedente della parte ospitante. Per uno Stato degli USA si intende per «permesso di esercizio» , ai fini della presente disposizione, l'ammissione in tale Stato.
4. L'applicazione dei paragrafi da 1 a 3 è subordinata alle seguenti condizioni:
a)
il riassicuratore cessionario ha e mantiene su base permanente:
i)
almeno 226 milioni di EUR, se l'assicuratore cedente ha la sede nell'UE, ovvero 250 milioni di dollari USA, se l'assicuratore cedente ha il domicilio negli Stati Uniti, di fondi propri o di capitale e utili, calcolati secondo la metodologia della propria giurisdizione nazionale; oppure
ii)
se il riassicuratore cessionario è un'associazione composta da membri costituiti in società e da singoli membri non costituiti in società:
A)
un minimo di capitale e utili equivalenti (al netto delle passività) o fondi propri, calcolati secondo la metodologia applicabile nella propria giurisdizione nazionale, pari almeno a 226 milioni di EUR, se l'assicuratore cedente ha la sede nell'UE, ovvero a 250 milioni di dollari USA, se l'assicuratore cedente ha il domicilio negli Stati Uniti; e
B)
un fondo centrale con un saldo pari almeno a 226 milioni di EUR, se l'assicuratore cedente ha la sede nell'UE, ovvero a 250 milioni di dollari USA, se l'assicuratore cedente ha il domicilio negli Stati Uniti;
b)
il riassicuratore cessionario ha e mantiene su base permanente:
i)
un coefficiente di solvibilità pari al 100 % del requisito patrimoniale di solvibilità ai sensi di Solvibilità II o un capitale basato sul rischio (RBC) pari al 300 % del livello di controllo autorizzato (Authorized Control Level), a seconda di ciò che si applica nel territorio in cui il riassicuratore cessionario ha la sede o il domicilio; oppure
ii)
se il riassicuratore cessionario è un'associazione composta da membri costituiti in società e da singoli membri non costituiti in società, un coefficiente di solvibilità pari al 100 % del requisito patrimoniale di solvibilità ai sensi di Solvibilità II o un capitale basato sul rischio (RBC) pari al 300 % del livello di controllo autorizzato (Authorized Control Level), a seconda di ciò che si applica nel territorio in cui il riassicuratore cessionario ha la sede o il domicilio;
c)
il riassicuratore cessionario si impegna a fornire prontamente notifica scritta e spiegazioni all'autorità di vigilanza nel territorio dell'assicuratore cedente nei seguenti casi:
i)
se scende al di sotto del minimo di capitale e utili o fondi propri, a seconda dei casi, di cui alla lettera a), o del coefficiente di solvibilità o di capitale, a seconda dei casi, di cui alla lettera b); oppure
ii)
se viene adottata un'azione regolamentare nei suoi confronti per una grave non conformità con il diritto applicabile;
d)
il riassicuratore cessionario fornisce conferma scritta all'autorità di vigilanza ospitante del consenso per quanto concerne la giurisdizione dei tribunali del territorio in cui l'assicuratore cedente ha la sede o il domicilio, in conformità con i requisiti applicabili di detto territorio per la concessione di tale consenso. Nessuna disposizione del presente accordo limita o modifica in alcun modo la capacità delle parti di un contratto di riassicurazione di concordare meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie;
e)
se del caso, a fini di notifica degli atti dei procedimenti, il riassicuratore cessionario fornisce conferma scritta all'autorità di vigilanza ospitante del consenso alla nomina di tale autorità di vigilanza in qualità di agente per le notifiche degli atti dei procedimenti. L'autorità di vigilanza ospitante può richiedere che tale consenso le sia fornito e sia incluso in ogni contratto di riassicurazione soggetto alla sua giurisdizione;
f)
il riassicuratore cessionario acconsente per iscritto a pagare quanto stabilito da tutte le sentenze definitive, indipendentemente dal luogo in cui è chiesta l'esecuzione, ottenute da un assicuratore cedente, che sono state dichiarate esecutive nel territorio in cui è stata ottenuta la sentenza;
g)
il riassicuratore cessionario acconsente in ogni contratto di riassicurazione soggetto al presente accordo a fornire garanzie reali per il 100 % delle proprie passività attribuibili alla riassicurazione ceduta ai sensi di tale contratto qualora il riassicuratore cessionario si opponga all'esecuzione di una sentenza definitiva che è esecutiva ai sensi della legislazione del territorio in cui è stata ottenuta o di un lodo arbitrale adeguatamente attuabile, ottenuti dall'assicuratore cedente o dal suo rappresentante in una procedura di risoluzione, se del caso;
h)
il riassicuratore cessionario o il suo predecessore o successore legale, se del caso, fornisce la seguente documentazione all'autorità di vigilanza ospitante, se richiesto da detta autorità di vigilanza:
i)
per quanto riguarda i due anni precedenti la stipula del contratto di riassicurazione, e in seguito su base annua, i suoi bilanci di esercizio sottoposti a revisione, in conformità con il diritto applicabile nel territorio in cui si trova la sua sede, compresa la relazione di revisione contabile esterna;
ii)
per quanto riguarda i due anni precedenti la stipula del contratto di riassicurazione, la relazione sulla solvibilità e sulla condizione finanziaria o il parere attuariale, se presentati all'autorità di vigilanza del riassicuratore cessionario;
iii)
prima della stipula del contratto di riassicurazione, e successivamente non più di due volte all'anno, un elenco aggiornato di tutti gli indennizzi di riassicurazione insoluti e oggetto di contenzioso in sospeso da almeno 90 giorni per quanto riguarda la riassicurazione di assicuratori cedenti della giurisdizione dell'assicuratore cedente; e
iv)
prima della stipula del contratto di riassicurazione, e successivamente non più di due volte all'anno, informazioni sulla riassicurazione assunta dal riassicuratore cessionario per società cedente, sulla riassicurazione ceduta da parte del riassicuratore cessionario, e sugli importi recuperabili da riassicurazione su perdite pagate e non pagate da parte del riassicuratore cessionario, per consentire la valutazione dei criteri di cui al paragrafo 4, lettera i);
i)
il riassicuratore cessionario mantiene una prassi di pagamento tempestivo degli indennizzi previsti dai contratti di riassicurazione. La mancata tempestività dei pagamenti sarà dimostrata qualora non sia soddisfatto uno dei seguenti criteri:
i)
oltre il 15 % degli importi recuperabili da riassicurazione sono insoluti e oggetto di contenzioso, come riferito all'autorità di vigilanza;
ii)
oltre il 15 % dei riassicuratori o degli assicuratori cedenti del riassicuratore ha importi recuperabili da riassicurazione insoluti su perdite pagate da almeno 90 giorni che non sono oggetto di contenzioso e che superano 90 400 EUR per ogni assicuratore cedente, se il riassicuratore cessionario ha la sede nell'UE, ovvero 100 000 dollari USA, se il riassicuratore cessionario ha il domicilio negli Stati Uniti; oppure
iii)
l'aggregato degli importi recuperabili da riassicurazione su perdite pagate che non sono oggetto di contenzioso ma sono insoluti da almeno 90 giorni supera 45 200 000 EUR, se il riassicuratore cessionario ha la sede nell'UE, ovvero 50 000 000 di dollari USA, se il riassicuratore cessionario ha il domicilio negli Stati Uniti;
j)
il riassicuratore cessionario conferma che attualmente non partecipa ad alcun solvent scheme of arrangement in cui sono coinvolti gli assicuratori cedenti della parte ospitante e, nel caso in cui stipuli un accordo di questo tipo, accetta di informare l'assicuratore cedente e la sua autorità di vigilanza e di fornire il 100 % di garanzie reali all'assicuratore cedente, in conformità con i termini dell'accordo;
k)
se soggetto a un processo legale di risoluzione, a procedure concorsuali o di liquidazione, a seconda dei casi, l'assicuratore cedente, o un suo rappresentante, può richiedere e, se ritenuto appropriato dal tribunale in cui è pendente la risoluzione, la procedura concorsuale o la liquidazione, può ottenere un ordine che imponga al riassicuratore cessionario di costituire garanzie reali per tutte le passività in essere cedute; e
l)
l'autorità di vigilanza di origine del riassicuratore cessionario conferma all'autorità di vigilanza ospitante su base annua che il riassicuratore cessionario rispetta quanto previsto alla lettera b).
5. Nessuna disposizione del presente accordo osta a che un riassicuratore cessionario fornisca informazioni alle autorità di vigilanza su base volontaria.
6. Ciascuna parte provvede affinché, in qualità di parte ospitante, in relazione alle proprie autorità di vigilanza, laddove l'autorità di vigilanza ospitante accerti che un riassicuratore cessionario della parte di origine non soddisfa più una delle condizioni di cui al paragrafo 4, l'autorità di vigilanza ospitante imponga i requisiti di cui ai paragrafi da 1 a 3 solo se tale autorità di vigilanza ospitante segue la procedura di cui alle lettere da a) a c):
a)
prima di imporre tali requisiti l'autorità di vigilanza ospitante comunica con il riassicuratore cessionario e, fatta eccezione per circostanze eccezionali in cui è necessario un periodo più breve per la tutela dei contraenti e degli altri consumatori, concede al riassicuratore cessionario 30 giorni dalla comunicazione iniziale per presentare un piano per eliminare l'irregolarità e 90 giorni dalla comunicazione iniziale per eliminare l'irregolarità, e informa l'autorità di vigilanza di origine;
b)
solo nel caso in cui, dopo la scadenza del periodo di 90 giorni, o del periodo più breve in circostanze eccezionali, come stabilito alla lettera a), l'autorità di vigilanza ospitante ritiene che le azioni intraprese dal riassicuratore cessionario siano state nulle o insufficienti, l'autorità di vigilanza ospitante può imporre i requisiti di cui ai paragrafi da 1 a 3; e
c)
l'imposizione dei requisiti di cui ai paragrafi da 1 a 3 è motivata per iscritto e comunicata al riassicuratore cessionario in questione.
7. Nel rispetto del diritto applicabile e delle disposizioni del presente accordo, questo articolo non limita né modifica in alcun modo la capacità delle parti di un contratto di riassicurazione di stabilire requisiti in materia di garanzie o altre condizioni nel suddetto contratto di riassicurazione.
8. Il presente accordo si applica solo ai contratti di riassicurazione stipulati, modificati o rinnovati a partire dalla data in cui prende effetto un provvedimento che riduce le garanzie reali ai sensi del presente articolo, e solo per le perdite subite e le riserve dichiarate a partire dalla data più recente tra i) la data del provvedimento e (ii) la data di esecuzione di tale nuovo contratto di riassicurazione, modifica o rinnovo. Nessuna disposizione del presente accordo limita o modifica in alcun modo la capacità delle parti di un contratto di riassicurazione di rinegoziare tale contratto.
9. Per maggiore chiarezza, in caso di risoluzione del presente accordo, nessuna disposizione in esso contenuta impedisce alle autorità di vigilanza, o altre autorità competenti, di richiedere la presenza locale dei riassicuratori cessionari della parte ospitante, o la costituzione di garanzie reali e il rispetto dei relativi requisiti, o il rispetto di altre disposizioni di legge applicabili, per quanto concerne le passività derivanti da contratti di riassicurazione di cui al presente accordo.
Articolo 4
Vigilanza di gruppo
Ai fini degli articoli 9 e 10, le parti stabiliscono le seguenti pratiche di vigilanza di gruppo:
a)
fatte salve le lettere da c) a h) e la partecipazione a collegi delle autorità di vigilanza, un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine è soggetto solo alla vigilanza prudenziale dei gruppi assicurativi su scala mondiale, comprendente la governance mondiale, la solvibilità e il capitale, e le segnalazioni, a seconda dei casi, da parte delle sue autorità di vigilanza di origine, e non è soggetto alla vigilanza di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale del gruppo assicurativo o riassicurativo da parte di alcuna autorità di vigilanza ospitante.
b)
In deroga alla lettera a), le autorità di vigilanza ospitanti possono esercitare la vigilanza su un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine come previsto alle lettere da c) ad h). Le autorità di vigilanza ospitanti possono esercitare la vigilanza di gruppo, se del caso, su un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine a livello di impresa madre nel loro territorio. Le autorità di vigilanza ospitanti non esercitano altrimenti la vigilanza di gruppo su scala mondiale su un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine, fatta salva la vigilanza di gruppo del gruppo assicurativo o riassicurativo a livello dell'impresa madre nel territorio della parte ospitante.
c)
Quando, come dimostrato dalla presentazione della valutazione interna del rischio e della solvibilità (ORSA) di un gruppo su scala mondiale, si applica un sistema di gestione del rischio su scala mondiale a un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine in conformità del diritto applicabile, l'autorità di vigilanza di origine che richiede la valutazione interna del rischio e della solvibilità fornisce una sintesi della valutazione interna del rischio e della solvibilità di gruppo su scala mondiale:
i)
alle autorità di vigilanza ospitanti, se sono membri del collegio delle autorità di vigilanza del gruppo assicurativo o riassicurativo, senza indugio, e
ii)
alle autorità di vigilanza di filiazioni o succursali significative di tale gruppo nella parte ospitante, su richiesta di tali autorità di vigilanza.
Se a un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine non si applica tale valutazione interna del rischio e della solvibilità di un gruppo su scala mondiale, in conformità del diritto applicabile, la pertinente autorità di vigilanza dello Stato degli USA o dello Stato membro dell'Unione europea fornisce una documentazione equivalente che è predisposta in conformità del diritto applicabile dell'autorità di vigilanza di origine di cui ai precedenti punti i) e ii).
d)
La sintesi della valutazione interna del rischio e della solvibilità di gruppo su scala mondiale, o la documentazione equivalente di cui alla lettera c), comprende i seguenti elementi:
i)
descrizione del quadro di gestione del rischio del gruppo assicurativo o riassicurativo;
ii)
valutazione dell'esposizione al rischio del gruppo assicurativo o riassicurativo; e
iii)
valutazione di gruppo del capitale di rischio e valutazione della solvibilità potenziale.
e)
In deroga alla lettera a), se la sintesi della valutazione interna del rischio e della solvibilità di gruppo su scala mondiale, o, se del caso, la documentazione equivalente di cui alla lettera c), evidenzia gravi minacce per la tutela dei contraenti o per la stabilità finanziaria nel territorio dell'autorità di vigilanza ospitante, quest'ultima può imporre misure preventive, misure correttive o altre misure di intervento nei confronti degli assicuratori o dei riassicuratori nella parte ospitante.
Prima di imporre tali misure l'autorità di vigilanza ospitante consulta la pertinente autorità di vigilanza di origine del gruppo assicurativo o riassicurativo. Le parti incoraggiano le autorità di vigilanza a continuare ad affrontare le questioni di vigilanza prudenziale dei gruppi assicurativi nei collegi delle autorità di vigilanza.
f)
I requisiti di segnalazione in materia di vigilanza prudenziale dei gruppi assicurativi ai sensi del diritto applicabile nel territorio della parte ospitante non si applicano a livello di impresa madre su scala mondiale del gruppo assicurativo o riassicurativo, a meno che non riguardino direttamente il rischio di un grave impatto sulla capacità di imprese all'interno del gruppo assicurativo o riassicurativo di pagare gli indennizzi nel territorio della parte ospitante.
g)
L'autorità di vigilanza ospitante conserva la capacità di chiedere ed ottenere informazioni da un assicuratore o un riassicuratore che esercita attività sul suo territorio, la cui impresa madre su scala mondiale ha la sede nel territorio della parte di origine, ai fini della vigilanza prudenziale dei gruppi assicurativi, qualora tali informazioni siano considerate necessarie dall'autorità di vigilanza ospitante per tutelare i contraenti da pericoli gravi, per proteggere la stabilità finanziaria da minacce gravi o per evitare gravi ripercussioni sulla capacità di un assicuratore o di un riassicuratore di pagare gli indennizzi nel territorio dell'autorità di vigilanza ospitante. L'autorità di vigilanza ospitante basa questa richiesta di informazioni sui criteri di vigilanza prudenziale e, ove possibile, evita richieste onerose e ridondanti. L'autorità di vigilanza richiedente informa della richiesta il collegio delle autorità di vigilanza.
In deroga alla lettera a), la mancata ottemperanza da parte di un assicuratore o di un riassicuratore a tale richiesta di informazioni può dar luogo all'applicazione di misure preventive, misure correttive o altre misure di intervento nel territorio dell'autorità di vigilanza ospitante.
h)
Per quanto riguarda un gruppo assicurativo o riassicurativo della parte di origine, con operazioni nella parte ospitante e che è soggetto a una valutazione patrimoniale di gruppo nella parte di origine, che soddisfa le condizioni seguenti:
i)
la valutazione patrimoniale di gruppo comprende il calcolo del capitale del gruppo su scala mondiale che riflette il rischio a livello dell'intero gruppo, compresa l'impresa madre su scala mondiale del gruppo di assicurazione o di riassicurazione, che può incidere sulle operazioni di assicurazione o di riassicurazione e sulle attività svolte nel territorio dell'altra parte; e
ii)
l'autorità di vigilanza della parte in cui si applica la valutazione patrimoniale di gruppo di cui al precedente punto i) ha l'autorità per imporre misure preventive, misure correttive o altre misure di intervento sulla base della valutazione, anche richiedendo, se del caso, misure patrimoniali;
l'autorità di vigilanza ospitante non impone una valutazione o un requisito patrimoniale di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale del gruppo assicurativo o riassicurativo ai sensi del diritto applicabile nel suo territorio.
Se un assicuratore o un riassicuratore della parte di origine è soggetto a un requisito patrimoniale di gruppo nel territorio della parte di origine, l'autorità di vigilanza ospitante non impone un requisito o una valutazione patrimoniale di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale del gruppo assicurativo o riassicurativo.
i)
Il presente accordo, nonostante qualsiasi disposizione in esso contenuta, non limita né restringe, né intende limitare o restringere, la capacità delle autorità di vigilanza dell'UE di esercitare il potere di vigilanza o di regolamentazione nei confronti di soggetti o gruppi che possiedono o controllano gli enti creditizi dell'UE, hanno attività bancarie nell'UE o che in caso di gravi difficoltà finanziarie o per la natura, l'ambito, le dimensioni, l'ampiezza, la concentrazione, le interconnessioni o la combinazione delle proprie attività si è ritenuto possano costituire una minaccia per la stabilità finanziaria dell'UE, anche mediante l'applicazione dei seguenti atti: direttiva 2002/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, relativa alla vigilanza supplementare sugli enti creditizi, sulle imprese di assicurazione e sulle imprese di investimento appartenenti a un conglomerato finanziario e che modifica le direttive 73/239/CEE, 79/267/CEE, 92/49/CEE, 92/96/CEE, 93/6/CEE e 93/22/CEE del Consiglio e le direttive 98/78/CE e 2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio; direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, sull'accesso all'attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, che modifica la direttiva 2002/87/CE e abroga le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE (CRD IV); regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013 relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento e che modifica il regolamento (UE) n. 648/2012 (CRR); direttiva 2014/59/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento e che modifica la direttiva 82/891/CEE del Consiglio, e le direttive 2001/24/CE, 2002/47/CE, 2004/25/CE, 2005/56/CE, 2007/36/CE, 2011/35/UE, 2012/30/UE e 2013/36/UE e i regolamenti (UE) n. 1093/2010 e (UE) n. 648/2012, del Parlamento europeo e del Consiglio; regolamento (UE) n. 806/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 luglio 2014 che fissa norme e una procedura uniformi per la risoluzione degli enti creditizi e di talune imprese di investimento nel quadro del meccanismo di risoluzione unico e del Fondo di risoluzione
unico e che modifica il regolamento (UE) n. 1093/2010; regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi, o altri provvedimenti legislativi e regolamentari.
Il presente accordo, nonostante qualsiasi disposizione in esso contenuta, non limita né restringe, né intende limitare o restringere, la capacità della competente autorità di vigilanza degli Stati Uniti di esercitare il potere di vigilanza o di regolamentazione nei confronti di soggetti o gruppi che possiedono o controllano gli istituti di deposito degli Stati Uniti, hanno attività bancarie negli Stati Uniti o che in caso di gravi difficoltà finanziarie o per la natura, l'ambito, le dimensioni, l'ampiezza, la concentrazione, le interconnessioni o la combinazione delle proprie attività si è ritenuto possano costituire una minaccia per la stabilità finanziaria degli Stati Uniti, anche attraverso l'esercizio dei poteri ai sensi del Bank Holding Company Act (12 U.S.C. § 1841 et seq.), dell'Home Owners' Loan Act (12 U.S.C. § 1461 et seq.), dell'International Banking Act (12 U.S.C. § 3101 et seq.), del Dodd-Frank Wall Street Reform e del Consumer Protection Act (12 U.S.C. § 5301 et seq.), o di altre disposizioni legislative o regolamentari collegate.
Articolo 5
Scambio di informazioni
1. Le parti incoraggiano le autorità di vigilanza nelle rispettive giurisdizioni a cooperare allo scambio di informazioni in conformità delle prassi di cui all'allegato. Le parti convengono che l'applicazione di tali prassi migliorerà la cooperazione e la condivisione delle informazioni, rispettando nel contempo un elevato livello di tutela della riservatezza.
2. Nessuna disposizione del presente accordo contempla requisiti applicabili allo scambio di dati personali da parte delle autorità di vigilanza.
Articolo 6
Allegato
L'allegato del presente accordo costituisce parte integrante del medesimo.
Articolo 7
Comitato congiunto
1. Le parti istituiscono un comitato congiunto, composto da rappresentanti degli Stati Uniti e da rappresentanti dell'Unione europea, che fornisce alle parti un forum di consultazione e di scambio di informazioni sulla gestione dell'accordo e sulla sua corretta attuazione.
2. Le parti si consultano in seno al comitato congiunto per quanto riguarda il presente accordo:
a)
previo accordo delle parti nel caso una parte proponga la consultazione;
b)
almeno una volta entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore o dalla data di applicazione provvisoria del presente accordo, se anteriore, e, successivamente, una volta all'anno, a meno che le parti non decidano altrimenti;
c)
se una delle parti presenta una richiesta scritta di consultazione obbligatoria; e
d)
se una parte notifica per iscritto la sua intenzione di denunciare l'accordo.
3. Il comitato congiunto può trattare quanto segue:
a)
le questioni connesse all'attuazione dell'accordo;
b)
gli effetti dell'accordo, nelle giurisdizioni delle parti, sui consumatori per quanto concerne l'assicurazione e la riassicurazione, e le operazioni commerciali degli assicuratori e dei riassicuratori;
c)
le eventuali modifiche del presente accordo proposte da una delle parti;
d)
qualsiasi questione che renda obbligatoria la consultazione;
e)
la notifica dell'intenzione di denunciare il presente accordo; e
f)
altre questioni eventualmente decise dalle parti.
4. Il comitato congiunto può adottare il proprio regolamento interno.
5. Il comitato congiunto è presieduto, a turno, su base annua, da una delle parti, salvo decisione contraria. Il comitato congiunto può essere convocato dal suo presidente nei tempi e con le modalità eventualmente stabiliti dalle parti.
6. Il comitato congiunto può convocare gruppi di lavoro per facilitare i propri lavori.
Articolo 8
Entrata in vigore
Il presente accordo entra in vigore sette giorni dopo che le parti si sono scambiate notifiche scritte con le quali certificano di aver espletato i rispettivi obblighi e procedure interni, o in altra data convenuta dalle parti.
Articolo 9
Attuazione dell'accordo
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore o dalla data di applicazione provvisoria del presente accordo, se anteriore, le parti incoraggiano le autorità pertinenti ad astenersi dall'adottare qualsiasi misura che sia incompatibile con una qualsiasi delle condizioni o degli obblighi dell'accordo, anche per quanto riguarda l'eliminazione dei requisiti in materia di garanzie reali e presenza locale a norma dell'articolo 3. Ciò può includere, se del caso, scambi di corrispondenza tra le autorità pertinenti sulle questioni attinenti al presente accordo.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore o dalla data di applicazione provvisoria del presente accordo, se anteriore, le parti adottano tutte le misure necessarie per attuare e applicare quanto prima il presente accordo a norma dell'articolo 10.
3. A decorrere dalla data di entrata in vigore o dalla data di applicazione provvisoria del presente accordo, se anteriore, gli Stati Uniti incoraggiano ogni loro Stato ad adottare senza indugio le seguenti misure:
a)
la riduzione del 20 %, in ogni anno successivo alla data di entrata in vigore o alla data di applicazione provvisoria del presente accordo, dell'importo della garanzia reale richiesta al 1o gennaio precedente la firma del presente accordo per consentire il pieno credito per la riassicurazione; e
b)
l'attuazione dei pertinenti provvedimenti legislativi e regolamentari in materia di credito per la riassicurazione a norma dell'articolo 3, come metodo per l'adozione di misure in conformità dei paragrafi 1 e 2 di detto articolo.
4. Se il presente accordo è entrato in vigore, 42 mesi dopo la data della sua firma, entro il primo giorno del mese gli Stati Uniti avviano una valutazione al fine di decidere in merito all'eventuale subordinazione, nel quadro dei propri provvedimenti legislativi e regolamentari, di qualsiasi misura di uno Stato degli USA in materia di assicurazioni che gli Stati Uniti ritengono che sia incompatibile con il presente accordo e che comporti un trattamento meno favorevole di un assicuratore o di un riassicuratore dell'Unione europea rispetto a un assicuratore o a un riassicuratore statunitense che abbia il domicilio, che detenga un'autorizzazione o sia comunque ammesso in tale Stato degli USA. Se il presente accordo è entrato in vigore, 60 mesi dopo la data della sua firma, entro il primo giorno del mese gli Stati Uniti finalizzano le necessarie decisioni per quanto concerne la subordinazione, nel quadro dei propri provvedimenti legislativi e regolamentari, di qualsiasi misura di uno Stato degli USA in materia di assicurazioni soggetta a tale valutazione. Ai fini del presente paragrafo, per le eventuali decisioni per quanto concerne la subordinazione gli Stati Uniti valutano in via prioritaria gli Stati con il volume più elevato di riassicurazioni cedute lorde.
Articolo 10
Applicazione dell'accordo
1. Salvo disposizioni contrarie, il presente accordo si applica a decorrere dalla data di entrata in vigore, o 60 mesi dopo la data della sua firma, se posteriore.
2. In deroga all'articolo 8 e al paragrafo 1 del presente articolo:
a)
l'Unione europea applica l'articolo 4 del presente accordo in via provvisoria fino alla data della sua entrata in vigore e successivamente lo applica garantendo che le autorità di vigilanza e le altre autorità competenti seguano le prassi da esso previste dal settimo giorno del mese successivo alla data in cui le parti si sono notificate reciprocamente l'espletamento dei rispettivi obblighi e procedure interni necessari per l'applicazione provvisoria del presente accordo.
Gli Stati Uniti applicano l'articolo 4 del presente accordo in via provvisoria fino alla data della sua entrata in vigore e successivamente lo applicano adoperandosi in tal senso e incoraggiando le autorità di vigilanza e le altre autorità competenti a seguire le prassi da esso previste dal settimo giorno del mese successivo alla data in cui le parti si sono notificate reciprocamente l'espletamento dei rispettivi obblighi e procedure interni necessari per l'applicazione provvisoria del presente accordo;
b)
alla data di entrata in vigore del presente accordo, o 60 mesi dopo la data della sua firma, se posteriore:
i)
gli obblighi di una parte di cui all'articolo 3, paragrafi 1 e 2, e all'articolo 9 sono applicabili unicamente se e fintantoché le autorità di vigilanza dell'altra parte esercitano la vigilanza conformemente all'articolo 4 e ottemperano agli obblighi di cui all'articolo 3, paragrafo 3;
ii)
le prassi di una parte di cui all'articolo 4 e gli obblighi di cui all'articolo 3, paragrafo 3, sono applicabili unicamente se e fintantoché le autorità di vigilanza dell'altra parte ottemperano agli obblighi di cui all'articolo 3, paragrafi 1 e 2; e
iii)
gli obblighi di una parte di cui all'articolo 3, paragrafo 3, sono applicabili unicamente se e fintantoché le autorità di vigilanza dell'altra parte esercitano la vigilanza conformemente all'articolo 4 e ottemperano agli obblighi di cui all'articolo 3, paragrafi 1 e 2;
c)
se, a norma dell'articolo 4, lettera i), le competenti autorità di vigilanza degli Stati Uniti applicano misure al di fuori del territorio degli Stati Uniti a un gruppo assicurativo o riassicurativo dell'Unione europea le cui difficoltà o attività secondo il Financial Stability Oversight Council potrebbero costituire una minaccia per la stabilità finanziaria degli Stati Uniti, in applicazione del Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act (12 U.S.C. § 5301 et seq.), ciascuna parte può denunciare il presente accordo nel quadro di una procedura accelerata di consultazione obbligatoria e di denuncia. Se, a norma dell'articolo 4, lettera i), un'autorità di vigilanza dell'Unione europea applica misure al di fuori del territorio dell'Unione europea a un gruppo assicurativo o riassicurativo statunitense in relazione a una minaccia per la stabilità finanziaria dell'Unione europea, ciascuna delle parti può denunciare il presente accordo nel quadro di una procedura accelerata di consultazione obbligatoria e di denuncia;
d)
fino alla data di cui alla lettera b), e fatti salvi i meccanismi in esso indicati, le disposizioni in materia di riassicurazione di cui all'articolo 3, paragrafi 1 e 2, si applicano ai riassicuratori dell'Unione europea in uno Stato degli USA alla data anteriore tra le seguenti:
i)
l'adozione da parte di tale Stato degli USA di una misura compatibile con l'articolo 3, paragrafi 1 e 2; oppure
ii)
la data di entrata in vigore di eventuali decisioni da parte degli Stati Uniti, nel quadro dei propri provvedimenti legislativi e regolamentari, in merito alla subordinazione di una misura in materia di assicurazioni di tale Stato degli USA poiché essa è incompatibile con il presente accordo e comporta un trattamento meno favorevole di un assicuratore o di un riassicuratore dell'Unione europea rispetto a un assicuratore o a un riassicuratore statunitense che abbia il domicilio, che detenga un'autorizzazione o sia comunque ammesso in tale Stato degli USA;
e)
a decorrere dalla data di applicazione provvisoria di cui alla lettera a) e per i successivi 60 mesi, in applicazione dell'articolo 4, lettera h), le autorità di vigilanza dell'Unione europea non impongono un requisito patrimoniale di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale del gruppo assicurativo o riassicurativo nei confronti di un gruppo assicurativo o riassicurativo statunitense con attività nell'Unione europea;
f)
a decorrere dalla data della firma del presente accordo, per il periodo di 60 mesi di cui alla lettera b), qualora una parte non ottemperi agli obblighi di cui all'articolo 3 per quanto concerne i requisiti in materia di presenza locale, le autorità di vigilanza dell'altra parte possono, previa consultazione obbligatoria, imporre una valutazione patrimoniale di gruppo o un requisito patrimoniale di gruppo a livello dell'impresa madre su scala mondiale a un gruppo assicurativo o riassicurativo che ha la sede o il domicilio nel territorio dell'altra parte;
g)
l'articolo 3, paragrafo 3, è attuato e applicabile nel territorio dell'UE al più tardi entro 24 mesi dalla data della firma del presente accordo, a condizione che l'accordo sia stato applicato in via provvisoria o sia entrato in vigore;
h)
fatte salve le lettere b) e d), l'articolo 3, paragrafi 1 e 2, è attuato e pienamente applicabile in tutto il territorio di entrambe le parti al più tardi entro 60 mesi dalla data in cui entrambe le parti firmano il presente accordo, a condizione che l'accordo sia entrato in vigore; e
i)
a decorrere dalla data di entrata in vigore o dalla data di applicazione provvisoria del presente accordo, se anteriore, entrambe le parti applicano gli articoli 7, 11 e 12.
3. Se una parte non si attiene al disposto del paragrafo 2 entro le date in esso previste, l'altra parte può chiedere l'avvio di una consultazione obbligatoria tramite il comitato congiunto.
Articolo 11
Denuncia e consultazione obbligatoria
1. A seguito di una consultazione obbligatoria, ciascuna parte può denunciare il presente accordo in qualsiasi momento mediante notifica scritta all'altra parte, nel rispetto delle procedure di cui al presente articolo. Salvo se diversamente convenuto dalle parti per iscritto, la denuncia ha effetto 180 giorni, o 90 giorni nel caso della denuncia di cui all'articolo 10, paragrafo 2, lettera c), dopo la data di tale notifica. In particolare, le parti possono denunciare il presente accordo qualora una delle parti non abbia adempiuto ai propri obblighi quali previsti nell'accordo stesso o abbia adottato misure incompatibili con gli obiettivi dell'accordo.
2. Prima di notificare la decisione di denuncia del presente accordo, anche per quanto riguarda le disposizioni dell'articolo 10, una parte informa il presidente del comitato congiunto.
3. Le parti adottano le misure necessarie per comunicare alle parti interessate l'effetto della denuncia per gli assicuratori e i riassicuratori nelle rispettive giurisdizioni.
4. La consultazione obbligatoria tramite il comitato congiunto è necessaria se richiesta da una delle parti al presidente del comitato congiunto, e inizia al più tardi 30 giorni, o 7 giorni se richiesto a norma dell'articolo 10, paragrafo 2, lettera c), dopo tale richiesta, a meno che le parti non decidano diversamente. La parte che chiede la consultazione obbligatoria comunica per iscritto le basi della richiesta. La consultazione obbligatoria può svolgersi in un luogo stabilito dalle parti; nel caso in cui le parti non trovino un accordo sul luogo, la parte che ha richiesto la consultazione obbligatoria propone tre luoghi neutrali al di fuori del territorio delle parti, e l'altra parte sceglie uno di questi luoghi.
5. Prima della denuncia del presente accordo sarà richiesta una consultazione obbligatoria, anche per quanto concerne le disposizioni di cui all'articolo 10.
6. Se una delle parti rifiuta di partecipare a una consultazione obbligatoria a norma del presente articolo, la parte che intende denunciare può procedere alla denuncia dell'accordo come previsto al paragrafo 1 del presente articolo.
Articolo 12
Modifica
1. Le parti possono convenire, per iscritto, di modificare il presente accordo.
2. Se una parte intende modificare il presente accordo, essa presenta all'altra parte una notifica scritta della richiesta di avvio dei negoziati per la modifica.
3. La richiesta di avvio dei negoziati per la modifica dell'accordo è notificata al comitato congiunto.
Done at Washington on the twenty second day of September in the year two thousand and seventeen.
ALLEGATO
Modello di disposizioni del memorandum d'intesa sullo scambio di informazioni tra autorità di vigilanza
Articolo 1
Obiettivo
1. L'autorità di vigilanza di (Stato degli USA) e l'autorità di vigilanza nazionale di (Stato membro dell'UE), autorità firmatarie del presente memorandum d'intesa, riconoscono la necessità di cooperare per lo scambio di informazioni.
2. Le autorità riconoscono che accordi pratici concernenti la cooperazione transfrontaliera e lo scambio di informazioni sono essenziali sia in situazioni di crisi che per la vigilanza ordinaria.
3. Lo scopo del presente memorandum d'intesa è facilitare la cooperazione nello scambio di informazioni tra le autorità nella misura consentita dal diritto applicabile e conformemente alle finalità di vigilanza e di regolamentazione.
4. Le autorità riconoscono che nessuna disposizione del presente memorandum d'intesa contempla requisiti applicabili allo scambio di dati personali da parte delle autorità di vigilanza.
5. Nel territorio delle autorità vige il diritto applicabile in materia di scambio e tutela delle informazioni riservate al fine di tutelare la riservatezza dei dati scambiati tra le autorità ai sensi del presente memorandum d'intesa. Il diritto applicabile mira a garantire, tra l'altro, quanto segue:
a)
che lo scambio di informazioni riservate abbia esclusivamente finalità direttamente connesse allo svolgimento delle funzioni di vigilanza da parte delle autorità; e
b)
che tutte le persone che hanno accesso a tali informazioni riservate nell'esercizio delle loro funzioni ne preservino la riservatezza, fatte salve le specifiche circostanze di cui all'articolo 7.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente memorandum d'intesa si intende per:
a) «diritto applicabile»: qualsiasi legge, regolamento, disposizione amministrativa o altra prassi giuridica applicabile nella giurisdizione di un'autorità che sia pertinente per la vigilanza delle imprese di assicurazione e di riassicurazione, lo scambio di informazioni in materia di vigilanza, la tutela della riservatezza e il trattamento e la pubblicazione di informazioni;
b) «informazioni riservate»: qualsiasi informazione fornita che sia considerata riservata dalla giurisdizione dell'autorità interpellata;
c) «assicuratore»: un'impresa che è autorizzata a intraprendere o a svolgere l'attività di assicurazione diretta o primaria;
d) «persona»: una persona fisica, una persona giuridica, una società di persone o un'associazione non costituita in società;
e) «dati personali»: qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile;
f) «informazioni trasmesse»: qualsiasi informazione trasmessa da un'autorità interpellata a un'autorità richiedente in risposta a una richiesta di informazioni;
g) «impresa regolamentata»: un assicuratore o un riassicuratore autorizzato o vigilato da un'autorità di vigilanza dell'Unione europea o degli Stati Uniti;
h) «riassicuratore»: un'impresa che è autorizzata a intraprendere o a svolgere attività di riassicurazione;
i) «autorità interpellata»: l'autorità alla quale è presentata una richiesta di informazioni;
j) «autorità richiedente»: l'autorità che presenta una richiesta di informazioni;
k) «autorità di vigilanza»: qualsiasi autorità di vigilanza in ambito assicurativo e riassicurativo nell'Unione europea o negli Stati Uniti; e
l) «impresa»: qualsiasi soggetto che svolge un'attività economica.
Articolo 3
Cooperazione
1. Fatto salvo il diritto applicabile, l'autorità interpellata dovrebbe considerare seriamente le richieste dell'autorità richiedente e rispondere in modo tempestivo. Essa dovrebbe fornire all'autorità richiedente la risposta più esaustiva possibile in caso di richiesta di informazioni in linea con le sue funzioni di regolamentazione.
2. Fatto salvo il diritto applicabile, l'esistenza e il contenuto di eventuali richieste di informazioni dovrebbero essere trattati in modo riservato sia dall'autorità richiedente che dall'autorità interpellata, a meno che entrambe le autorità, di comune accordo, non decidano altrimenti.
Articolo 4
Uso delle informazioni trasmesse
1. L'autorità richiedente dovrebbe presentare richieste di informazioni solo qualora abbia un legittimo obiettivo di regolamentazione o di vigilanza per la richiesta direttamente pertinente alla vigilanza legittima di un'autorità richiedente nei confronti di un'impresa regolamentata. In genere non è ritenuto un legittimo obiettivo di regolamentazione o di vigilanza di un'autorità richiedente chiedere informazioni su persone fisiche, salvo nel caso in cui la richiesta sia direttamente pertinente per l'adempimento delle funzioni di vigilanza.
2. L'autorità richiedente dovrebbe utilizzare le informazioni trasmesse solo per scopi legittimi connessi alle sue funzioni in materia di regolamentazione, di vigilanza, di stabilità finanziaria o prudenziali.
3. Fatto salvo il diritto applicabile, qualsiasi informazione scambiata appartiene all'autorità interpellata e rimane di sua proprietà.
Articolo 5
Richiesta di informazioni
1. Le richieste di informazioni da parte dell'autorità richiedente dovrebbero essere presentate per iscritto, o conformemente al paragrafo 2 se urgenti, e comprendere i seguenti elementi:
a)
le autorità coinvolte, il settore di vigilanza interessato e lo scopo per il quale sono richieste le informazioni;
b)
il nome della persona o dell'impresa regolamentata in questione;
c)
i dettagli della richiesta, che possono includere una descrizione dei fatti alla base della stessa, le questioni specifiche in esame e l'indicazione di eventuali elementi sensibili inerenti alla richiesta;
d)
le informazioni richieste;
e)
la data entro la quale sono richieste le informazioni ed eventuali scadenze di legge; e
f)
se del caso, se, come e a chi possono essere trasmesse le informazioni conformemente all'articolo 7.
2. Nei casi di urgenza, la richiesta può essere presentata oralmente, e dovrebbe essere seguita da una conferma scritta senza indebito ritardo.
3. L'autorità interpellata dovrebbe trattare la richiesta come segue:
a)
l'autorità interpellata dovrebbe accusare ricevuta della richiesta;
b)
l'autorità interpellata dovrebbe valutare ciascuna richiesta con un approccio caso per caso al fine di determinare nella misura più ampia possibile le informazioni che possono essere trasmesse a norma del presente memorandum d'intesa e secondo le procedure applicabili nella giurisdizione dell'autorità interpellata. Nel decidere se e in che misura dar seguito a una richiesta, l'autorità interpellata può prendere in considerazione:
i)
se la richiesta sia conforme al memorandum d'intesa;
ii)
se il soddisfacimento della richiesta possa essere talmente oneroso da perturbare il corretto esercizio delle funzioni dell'autorità interpellata;
iii)
se possa essere altrimenti contrario all'interesse essenziale della giurisdizione dell'autorità interpellata fornire le informazioni richieste;
iv)
le eventuali altre questioni specificate dal diritto applicabile della giurisdizione dell'autorità interpellata (in particolare quelle relative alla riservatezza e al segreto professionale, alla tutela dei dati e della vita privata, e alla correttezza procedurale); e
v)
se il soddisfacimento della richiesta possa altrimenti essere pregiudizievole per l'esecuzione da parte dell'autorità interpellata delle sue funzioni;
c)
se rifiuta o non è in grado di fornire, in tutto o in parte, le informazioni richieste, l'autorità interpellata dovrebbe, per quanto fattibile e appropriato fatto salvo il diritto applicabile, fornire le motivazioni della mancata trasmissione delle informazioni e prendere in considerazione possibili modalità alternative per soddisfare l'obiettivo di vigilanza dell'autorità richiedente. In particolare, una richiesta di informazioni può essere rifiutata dall'autorità interpellata qualora la richiesta implichi azioni da parte dell'autorità interpellata che ne violerebbero il diritto applicabile.
Articolo 6
Trattamento delle informazioni riservate
1. Come regola generale, qualsiasi informazione ricevuta nell'ambito del presente memorandum d'intesa dovrebbe essere trattata come riservata, salvo diversa indicazione.
2. L'autorità richiedente dovrebbe adottare tutte le misure legittime e ragionevolmente praticabili per preservare la riservatezza delle informazioni riservate.
3. Fatte salve le disposizioni dell'articolo 7 e il diritto applicabile, l'autorità richiedente dovrebbe limitare l'accesso alle informazioni riservate ricevute dall'autorità interpellata alle persone che lavorano per l'autorità richiedente o che agiscono in suo nome e che:
a)
sono soggette agli obblighi dell'autorità richiedente nella sua giurisdizione per impedire la divulgazione non autorizzata di informazioni riservate;
b)
sono sotto la vigilanza e il controllo dell'autorità richiedente;
c)
hanno bisogno di tali informazioni che sono coerenti con un legittimo obiettivo di regolamentazione o di vigilanza e direttamente collegate a esso; e
d)
continuano a essere soggette a obblighi di riservatezza dopo aver lasciato l'autorità richiedente.
Articolo 7
Ulteriore condivisione delle informazioni trasmesse
1. Fatto salvo l'articolo 7, paragrafo 2, l'autorità richiedente non dovrebbe trasmettere a terzi le informazioni trasmesse dalla parte interpellata, salvo nel caso in cui:
a)
l'autorità richiedente abbia ottenuto il consenso scritto preliminare dell'autorità interpellata per l'ulteriore condivisione di tali informazioni; tuttavia, in caso di urgenza, la richiesta può essere presentata oralmente e fatta seguire senza indugio da una conferma scritta; e
b)
il terzo si impegni a rispettare restrizioni che mantengono un livello di riservatezza sostanzialmente analogo a quello cui è soggetta l'autorità richiedente conformemente al presente memorandum d'intesa.
2. Fatto salvo il diritto applicabile, se l'autorità richiedente è oggetto di una domanda obbligatoria di divulgazione delle informazioni trasmesse, o ha un obbligo giuridico in tal senso, l'autorità richiedente dovrebbe notificare all'autorità interpellata tale domanda ed eventuali procedimenti connessi con il maggior anticipo ragionevolmente possibile per consentirle di intervenire e far valere i propri diritti. Se non vi è il consenso dell'autorità interpellata alla fornitura delle informazioni trasmesse, l'autorità richiedente dovrebbe adottare tutte le misure ragionevoli, se del caso, per resistere alla divulgazione, anche avvalendosi di mezzi giuridici per opporsi a tale divulgazione e per far valere e tutelare la riservatezza di eventuali informazioni riservate che possano essere oggetto di divulgazione.
TRADUZIONE
Bruxelles, 18 settembre 2017
S.E. Ambasciatore Lighthizer
Rappresentante degli Stati Uniti per il Commercio
Ufficio del rappresentante degli Stati Uniti per il Commercio
600 17th Street NW
Washington, DC 20508
STATI UNITI D'AMERICA
Egregio ambasciatore,
sono lieto di procedere alla firma dell'accordo bilaterale tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione («accordo»), allegato alla presente lettera. Il testo giuridico definitivo, in inglese, è stato concordato dai rappresentanti degli Stati Uniti e dell'Unione europea il 12 gennaio 2017.
Le parti hanno portato a termine le procedure interne necessarie alla firma dell'accordo e riconoscono il regime linguistico dell'Unione europea. La Commissione europea ha preso atto della dichiarazione di cui alla decisione del Consiglio adottata il 15 settembre 2017, che stabilisce quanto segue in relazione all'accordo:
L'accordo è firmato in inglese. Ai sensi del diritto dell'Unione, l'accordo è altresì redatto dall'Unione in lingua bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese. Tali versioni linguistiche aggiuntive dovrebbero essere autenticate mediante scambio di note diplomatiche tra l'Unione europea e gli Stati Uniti. Tutte le versioni autenticate sono di pari valore.
Gli Stati Uniti confermano il proprio impegno a cooperare con l'Unione europea, alla luce della decisione del Consiglio, per rispondere a richieste di autenticazione di versioni linguistiche aggiuntive dell'accordo.
Sono lieto di confermare che la firma dell'accordo in inglese costituisce la base sulla quale le parti procedono allo scambio di lettere al fine di avviare l'applicazione provvisoria. Le procedure per l'entrata in vigore dell'accordo, analogamente alle procedure per l'applicazione provvisoria a seguito della firma, non dipendono dall'autenticazione di altre versioni linguistiche.
Il presente scambio di lettere sarà pubblicato dall'Unione europea insieme al testo dell'accordo.
Ho inviato la stessa lettera al ministro Mnuchin.
Con i più cordiali saluti,
Valdis DOMBROVSKIS
Vicepresidente della Commissione europea
Bruxelles, 18 settembre 2017
Steven Mnuchin
Ministro del tesoro degli Stati Uniti
1500 Pennsylvania Avenue, NW
Washington, DC 20220
Egregio ministro,
sono lieto di procedere alla firma dell'accordo bilaterale tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione («accordo»), allegato alla presente lettera. Il testo giuridico definitivo, in inglese, è stato concordato dai rappresentanti degli Stati Uniti e dell'Unione europea il 12 gennaio 2017.
Le parti hanno portato a termine le procedure interne necessarie alla firma dell'accordo e riconoscono il regime linguistico dell'Unione europea. La Commissione europea ha preso atto della dichiarazione di cui alla decisione del Consiglio adottata il 15 settembre 2017, che stabilisce quanto segue in relazione all'accordo:
L'accordo è firmato in inglese. Ai sensi del diritto dell'Unione, l'accordo è altresì redatto dall'Unione in lingua bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese. Tali versioni linguistiche aggiuntive dovrebbero essere autenticate mediante scambio di note diplomatiche tra l'Unione europea e gli Stati Uniti. Tutte le versioni autenticate sono di pari valore.
Gli Stati Uniti confermano il proprio impegno a cooperare con l'Unione europea, alla luce della decisione del Consiglio, per rispondere a richieste di autenticazione di versioni linguistiche aggiuntive dell'accordo.
Sono lieto di confermare che la firma dell'accordo in inglese costituisce la base sulla quale le parti procedono allo scambio di lettere al fine di avviare l'applicazione provvisoria. Le procedure per l'entrata in vigore dell'accordo, analogamente alle procedure per l'applicazione provvisoria a seguito della firma, non dipendono dall'autenticazione di altre versioni linguistiche.
Il presente scambio di lettere sarà pubblicato dall'Unione europea insieme al testo dell'accordo.
Ho inviato la stessa lettera all'ambasciatore Lighthizer.
Con i più cordiali saluti,
Valdis DOMBROVSKIS
Vicepresidente della Commissione europea
22 settembre 2017
Valdis Dombrovskis
Vicepresidente
Commissione europea
Bruxelles, Belgio
Egregio vicepresidente,
siamo lieti di procedere alla firma dell'accordo bilaterale tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione («accordo»), allegato alla presente lettera. Il testo giuridico definitivo, in inglese, è stato concordato dai rappresentanti degli Stati Uniti e dell'Unione europea il 12 gennaio 2017.
Le parti hanno portato a termine le procedure interne necessarie alla firma dell'accordo e riconoscono il regime linguistico dell'Unione europea. La Commissione europea ha preso atto della dichiarazione di cui alla decisione del Consiglio adottata il 15 settembre 2017, che stabilisce quanto segue in relazione all'accordo:
L'accordo è firmato in inglese. Ai sensi del diritto dell'Unione, l'accordo è altresì redatto dall'Unione in lingua bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese. Tali versioni linguistiche aggiuntive dovrebbero essere autenticate mediante scambio di note diplomatiche tra l'Unione europea e gli Stati Uniti. Tutte le versioni autenticate sono di pari valore.
Gli Stati Uniti confermano il proprio impegno a cooperare con l'Unione europea, alla luce della decisione del Consiglio, per rispondere a richieste di autenticazione di versioni linguistiche aggiuntive dell'accordo.
Siamo lieti di confermare che la firma dell'accordo in inglese costituisce la base sulla quale le parti procedono allo scambio di lettere al fine di avviare l'applicazione provvisoria. Le procedure per l'entrata in vigore dell'accordo, analogamente alle procedure per l'applicazione provvisoria a seguito della firma, non dipendono dall'autenticazione di altre versioni linguistiche.
Il presente scambio di lettere sarà pubblicato dall'Unione europea insieme al testo dell'accordo.
Cordiali saluti
Ministro Steven T. MNUCHIN
Ministero del Tesoro degli Stati Uniti
Ambasciatore Robert E. LIGHTHIZER
Rappresentante degli Stati Uniti per il Commercio
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo UE-Stati Uniti in materia di assicurazione e riassicurazione
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ACCORDO E DELLE DECISIONI?
L’accordo mira a:rafforzare la certezza del diritto e garantire parità di condizioni per assicuratori e riassicuratori* che operano nell’Unione europea (Unione) e negli Stati Uniti;migliorare la tutela dei contraenti di polizze di assicurazione e degli altri consumatori;promuovere la cooperazione e lo scambio di informazioni riservate tra le autorità di vigilanza su entrambe le sponde dell’atlantico. La decisione (UE) 2017/1792 del Consiglio approva la firma dell’Unione dell’accordo bilaterale. La decisione (UE) 2018/539 del Consiglio approva l’accordo stesso.
PUNTI CHIAVE
L’accordo:elimina i requisiti di presenza locale, di garanzie reali* o requisiti simili per l’impresa («riassicuratore cessionario») che non abbia la sede nella stessa giurisdizione dell’assicuratore originale («assicuratore cedente»); specifica che per beneficiare della parità di trattamento, un riassicuratore cessionario deve rispettare determinate condizioni di condotta finanziaria e di mercato, qualimantenere almeno 226 milioni di EUR, se l’assicuratore cedente ha la sede nell’Unione, ovvero 250 milioni di dollari USA, se l’assicuratore cedente ha il domicilio negli Stati Uniti;mantenere un determinato coefficiente di solvibilità;fornire la documentazione alle autorità dello Stato ospitante quando richiesta; epagare tempestivamente gli indennizzi previsti dal contratto di assicurazione; definisce la procedura che l’autorità ospitante deve seguire se desidera imporre delle condizioni perché ritiene che un riassicuratore cessionario non soddisfi più tutti i requisiti elencati; conferma che la vigilanza di un’impresa di riassicurazione competa alle autorità della giurisdizione in cui ha sede l’impresa madre, sebbene le autorità ospitanti possano essere coinvolte in determinate circostanze; incoraggia le autorità di vigilanza dell’Unione e degli Stati Uniti allo scambio di informazioni nel rispetto della riservatezza — un allegato specifica le disposizioni sugli scambi; istituisce un comitato congiunto composto da rappresentanti dell’Unione e degli Stati Uniti che si riuniscono periodicamente e supervisionano sull’attuazione dell’accordo; consente a ciascuna delle parti, dopo aver consultato l’altra parte, di denunciare l’accordo, purché vengano seguite determinate procedure.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 4 aprile 2018, sebbene fosse stato applicato in via provvisoria a partire dal 7 novembre 2017.
CONTESTO
Le imprese di assicurazione sottoscrivono spesso una riassicurazione per attenuare i rischi, specialmente quando si trovano ad affrontare gravi disastri ambientali o di altra natura. Il riassicuratore, a fronte di un premio, paga una quota degli eventuali indennizzi a carico dell’assicuratore originale. L’Unione e gli Stati Uniti sono i principali partner commerciali nei servizi di riassicurazione. Tuttavia, le leggi statali sulle assicurazioni negli Stati Uniti richiedevano ai riassicuratori non statunitensi, ad eccezione di quelli con sede in Francia, Germania, Irlanda e Regno Unito, di fornire una garanzia reale del 100 % per i rischi coinvolti, un deterrente significativo per molte imprese dell’Unione. L’armonizzazione delle assicurazioni dell’Unione attraverso la direttiva solvibilità II (Direttiva 2009/138/CE — si veda la sintesi) ha aperto la strada nel 2015 ai negoziati con gli Stati Uniti in materia di assicurazione e riassicurazione. Questi sono stati completati nel gennaio 2017. Per maggiori informazioni, si veda:Conclusione dell’accordo UE-USA in materia di assicurazione — comunicato stampa (Consiglio dell’Unione europea).
TERMINI CHIAVE
Riassicuratore: un’impresa che fornisce protezione finanziaria alle imprese di assicurazione.
Garanzia reale: risorse quali liquidità e lettere di credito.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo bilaterale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione (GU L 258 del 6.10.2017, pag. 4).
Decisione (UE) 2017/1792 del Consiglio, del 29 maggio 2017, relativa alla firma, a nome dell’Unione, e all’applicazione provvisoria dell’accordo bilaterale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione (GU L 258 del 6.10.2017, pag. 1).
Le successive modifiche alla decisione (UE) 2017/1792 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha unicamente un valore documentale.
Decisione (UE) 2018/539 del Consiglio, del 20 marzo 2018, relativa alla conclusione dell’accordo bilaterale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione (GU L 90 del 6.4.2018, pag. 36).
DOCUMENTI CORRELATI
Informazione relativa all’entrata in vigore dell’accordo bilaterale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione (GU L 91 del 9.4.2018, pag. 1).
Avviso concernente l’applicazione provvisoria dell’accordo bilaterale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America su misure prudenziali in materia di assicurazione e riassicurazione (GU L 288, del 7.11.2017, pag. 1). |
Accordo quadro tra l’Unione europea e l’Australia
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE E DELL’ACCORDO?
La decisione riguarda la sottoscrizione e l’applicazione provvisoria, per conto dell’Unione europea (UE) e degli Stati membri, di un accordo quadro con l’Australia. L’accordo mira a:rafforzare il partenariato esistente tra l’UE e l’Australia;prevedere un quadro per un’ampia cooperazione in settori di reciproco interesse;sviluppare contributi comuni finalizzati a trovare soluzioni per rispondere alle sfide mondiali e regionali.
PUNTI CHIAVE
L’UE e l’Australia decidono di rafforzare le loro relazioni strategiche esistenti e di intensificare la cooperazione nelle aree seguenti:
Dialogo politico e cooperazione in materia di politica estera e sicurezza:contatti più stretti tre i rispettivi leader politici, ministri del governo, alti funzionari e parlamentari; promuovere i valori democratici, dei diritti umani e dello Stato di diritto; promuovere la pace e la stabilità a livello internazionale, che comprende la cooperazione nelle operazioni di gestione delle crisi; lottare contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa e la circolazione illecita di armi leggere e di piccolo calibro; perseguire efficacemente i crimini gravi attraverso la Corte penale internazionale; cooperare nell’ambito delle organizzazioni internazionali, quali le Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale del commercio, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e altri organismi; cooperare nel settore della sicurezza internazionale e del ciberspazio.Sviluppo globale e aiuti umanitari:impegno per la crescita economica sostenibile e lo sviluppo, la riduzione della povertà e la distribuzione di aiuti umanitari.Economia e commercio:dialogo sulle politiche macroeconomiche, sui servizi finanziari e altri servizi; promuovere e dare impulso agli scambi commerciali e agli investimenti; procedure di appalto aperte e trasparenti; maggiore compatibilità tra norme, regolamenti tecnici e procedure di valutazione della conformità; intensificare le misure sanitarie e fitosanitarie per tutelare la vita o la salute umana, degli animali o delle piante; semplificare le procedure doganali; tutela dei diritti di proprietà intellettuale, in particolare il diritto d’autore e i diritti sui marchi; rafforzare le leggi e le normative sulla concorrenza; sostenere la cooperazione internazionale in materia fiscale e rafforzare il quadro normativo globale per il commercio delle materie prime; incoraggiare relazioni più solide tra le imprese, i contatti nella società civile e i flussi turistici.Giustizia, libertà e sicurezza:applicare il diritto internazionale privato, specialmente in materia civile e commerciale; cooperazione tra le autorità preposte all’applicazione della legge; cooperare per la prevenzione e la repressione del terrorismo, della criminalità organizzata transnazionale, la corruzione, il traffico di stupefacenti, la criminalità informatica, il riciclaggio di denaro e l’immigrazione irregolare; i rispettivi diritti di protezione consolare dell’UE e dell’Australia nel territorio dell’altra parte; livelli elevati di protezione dei dati personali.Ricerca, innovazione e società dell’informazione:rafforzare la cooperazione per la scienza e la tecnologia attraverso i programmi di ricerca e innovazione di entrambe le parti con il coinvolgimento del settore pubblico e privato e della società civile.Istruzione e cultura:sostenere l’istruzione, la formazione e le iniziative a favore dei giovani; cooperazione più stretta nei settori culturali e creativi.Sviluppo sostenibile, energia e trasporti:proteggere, conservare e gestire in modo sostenibile le risorse naturali e la diversità biologica; agire per la lotta contro il cambiamento climatico; promuovere misure di protezione civile per ridurre al minimo l’impatto delle catastrofi naturali e causate dall’uomo; promuovere lo sviluppo di energia pulita, competitiva e sicura; migliorare la circolazione delle merci e dei passeggeri tra le parti, promuovendo la sicurezza e la tutela dell’ambiente; incoraggiare l’agricoltura e lo sviluppo rurale; gestione sostenibile delle foreste, della pesca e delle risorse marine; politiche dell’occupazione e degli affari sociali nel contesto della globalizzazione e dell’evoluzione demografica; gestione dei problemi sanitari a carattere transfrontaliero.Altre disposizioni:un comitato misto composto da rappresentanti dell’UE e dell’Australia sovrintende all’attuazione dell’accordo; previste procedure di composizione delle controversie in caso di divergenze; l’UE e l’Australia proteggono le informazioni condivise, salvo prevalenti questioni di pubblico interesse. Nessuna delle parti è tenuta a condividere informazioni classificate che potrebbero, ad esempio, pregiudicare la pubblica sicurezza o legittimi interessi commerciali.
DA QUANDO VIENE APPLICATO L’ACCORDO?
L’accordo è stato applicato in via provvisoria in alcune aree, ad es. nel dialogo politico e nella cooperazione tra le organizzazioni regionali e internazionali, dal 4 ottobre 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Scheda informativa sulle relazioni tra l’UE e l’Australia (Servizio europeo per l’azione esterna)
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (UE) 2017/1546 del Consiglio, del 29 settembre 2016, relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, e all’applicazione provvisoria dell’accordo quadro tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l’Australia, dall’altra (GU L 237 del 15.9.2017, pag. 5).
Accordo quadro tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l’Australia, dall’altra (GU L 237 del 15.9.2017, pag. 7).
DOCUMENTI CORRELATI
Avviso concernente l’applicazione provvisoria dell’accordo quadro tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l’Australia, dall’altra (GU L 313 del 10.12.2018, pag. 1). | ACCORDO QUADRO
tra L'unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'Australia, dall'altra
L'UNIONE EUROPEA, in seguito denominata «l'Unione»,
e
IL REGNO DEL BELGIO,
LA REPUBBLICA DI BULGARIA,
LA REPUBBLICA CECA,
IL REGNO DI DANIMARCA,
LA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA,
LA REPUBBLICA DI ESTONIA,
L'IRLANDA,
LA REPUBBLICA ELLENICA,
IL REGNO DI SPAGNA,
LA REPUBBLICA FRANCESE,
LA REPUBBLICA DI CROAZIA,
LA REPUBBLICA ITALIANA,
LA REPUBBLICA DI CIPRO,
LA REPUBBLICA DI LETTONIA,
LA REPUBBLICA DI LITUANIA,
IL GRANDUCATO DI LUSSEMBURGO,
L'UNGHERIA,
LA REPUBBLICA DI MALTA,
IL REGNO DEI PAESI BASSI,
LA REPUBBLICA D'AUSTRIA,
LA REPUBBLICA DI POLONIA,
LA REPUBBLICA PORTOGHESE,
LA ROMANIA,
LA REPUBBLICA DI SLOVENIA,
LA REPUBBLICA SLOVACCA,
LA REPUBBLICA DI FINLANDIA,
IL REGNO DI SVEZIA,
IL REGNO UNITO DI GRAN BRETAGNA E IRLANDA DEL NORD,
Stati membri dell'Unione europea, in seguito denominati «gli Stati membri»,
da una parte, e
L'AUSTRALIA
dall'altra,
in seguito denominati «le parti»,
CONSIDERANDO i valori comuni e gli stretti legami storici, politici e economici che le uniscono;
ACCOGLIENDO con favore i progressi compiuti nello sviluppo delle loro relazioni, reciprocamente vantaggiose e di lunga durata, attraverso l'adozione di una dichiarazione congiunta sulle relazioni tra l'Unione europea e l'Australia, del 26 giugno 1997, e l'attuazione del programma di cooperazione del 2003;
RICONOSCENDO il rinnovato impegno e la rinnovata cooperazione tra l'Australia e l'Unione europea a partire dallo sviluppo del quadro di partenariato UE-Australia adottato il 29 ottobre 2008;
RIAFFERMANDO il loro impegno a rispettare le finalità e i principi della Carta delle Nazioni Unite e a rafforzare il ruolo delle Nazioni Unite;
RIAFFERMANDO il loro impegno a rispettare i principi democratici e i diritti umani enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e in altri pertinenti strumenti internazionali in materia di diritti umani, nonché i principi dello Stato di diritto e del buon governo;
SOTTOLINEANDO la natura globale delle loro relazioni e l'importanza di fornire un quadro coerente per promuoverne lo sviluppo;
ESPRIMENDO la comune volontà di elevare le loro relazioni al livello di un partenariato rafforzato;
CONFERMANDO il desiderio di intensificare e sviluppare il dialogo politico e la cooperazione;
DETERMINATE a consolidare, approfondire e diversificare la cooperazione nei settori di reciproco interesse a livello bilaterale, regionale e mondiale e sulla base di mutui vantaggi;
ESPRIMENDO il loro impegno a creare un ambiente favorevole a maggiori scambi e investimenti commerciali bilaterali;
AFFERMANDO la volontà di rafforzare la cooperazione nel settore della giustizia, libertà e sicurezza;
RICONOSCENDO i reciproci vantaggi della cooperazione rafforzata nei settori dell'istruzione, della cultura, della ricerca e dell'innovazione;
ESPRIMENDO il loro impegno a promuovere lo sviluppo sostenibile nelle sue dimensioni economica, sociale e ambientale;
BASANDOSI sugli accordi conclusi tra l'Unione e l'Australia, segnatamente in materia di scienza, servizi aerei, settore vinicolo, sicurezza delle informazioni classificate, procedure di valutazione della conformità per i prodotti industriali e scambio di dati dei passeggeri aerei;
PRENDENDO ATTO del fatto che, nel caso in cui le parti decidano, nel quadro del presente accordo, di concludere accordi specifici nel settore della libertà, sicurezza e giustizia che debbano essere conclusi dall'Unione a norma della parte terza, titolo V, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, le disposizioni di tali futuri accordi non sarebbero vincolanti per il Regno Unito e/o l'Irlanda a meno che l'Unione, contemporaneamente al Regno Unito e/o all'Irlanda per quanto concerne le loro rispettive relazioni bilaterali precedenti, non notifichi all'Australia che tali accordi sono divenuti vincolanti per il Regno Unito e/o l'Irlanda, in quanto parte dell'Unione, conformemente al protocollo n. 21 sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Analogamente, eventuali successive misure interne all'Unione che dovessero essere adottate a norma del summenzionato titolo V al fine di attuare il presente accordo non sarebbero vincolanti per il Regno Unito e/o per l'Irlanda a meno che i due paesi non abbiano notificato il desiderio di partecipare a tali misure o di accettarle in conformità con il protocollo n. 21. Rilevando inoltre che tali futuri accordi o tali successive misure interne dell'Unione rientrerebbero nell'ambito di applicazione del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato ai suddetti trattati,
HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
TITOLO I
FINALITÀ E FONDAMENTI DELL'ACCORDO
Articolo 1
Finalità dell'accordo
1. L'accordo persegue le seguenti finalità:
a)
istituire un partenariato rafforzato tra le parti;
b)
fornire un quadro per facilitare e promuovere la cooperazione in un'ampia gamma di settori di interesse reciproco;
c)
rafforzare la cooperazione al fine di sviluppare soluzioni per rispondere alle sfide mondiali e regionali.
2. In tale contesto, le parti ribadiscono il loro impegno a intensificare il dialogo politico ad alto livello e riaffermano i valori condivisi e i principi comuni che sottendono alle loro relazioni bilaterali e costituiscono una base per la cooperazione.
Articolo 2
Fondamenti della cooperazione
1. Le parti decidono di rafforzare le loro relazioni strategiche e di intensificare la cooperazione a livello bilaterale, regionale e mondiale, sulla base di valori condivisi e interessi comuni.
2. Le parti confermano il loro impegno a rispettare i principi democratici, i diritti umani e le libertà fondamentali e lo Stato di diritto. Il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani e delle libertà fondamentali enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo — quali espressi nel Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e nel Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali e in altri pertinenti strumenti internazionali in materia di diritti umani che le parti hanno ratificato o ai quali hanno aderito — nonché dei principi dello Stato di diritto costituisce il fondamento delle politiche interne e internazionali delle parti e un elemento essenziale del presente accordo.
3. Le parti ribadiscono il loro forte sostegno a favore della Carta delle Nazioni Unite e dei valori condivisi ivi sanciti.
4. Le parti ribadiscono l'impegno a promuovere uno sviluppo e una crescita economica sostenibili, contribuendo agli obiettivi di sviluppo convenuti a livello internazionale e cooperando per affrontare le sfide ambientali mondiali, compreso il cambiamento climatico.
5. Le parti sottolineano l'impegno comune a favore del carattere globale delle loro relazioni bilaterali e del mantenimento della coerenza generale a riguardo, sulla base del presente accordo.
6. L'attuazione del presente accordo si fonda sui principi del dialogo, del rispetto reciproco, del partenariato paritario, del consenso e del rispetto del diritto internazionale.
TITOLO II
DIALOGO POLITICO E COOPERAZIONE IN MATERIA DI POLITICA ESTERA E SICUREZZA
Articolo 3
Dialogo politico
1. Le parti convengono di rafforzare il loro dialogo politico regolare.
2. Il dialogo politico ha l'obiettivo di:
a)
promuovere lo sviluppo delle relazioni bilaterali;
b)
rafforzare gli approcci comuni delle parti e individuare possibilità di cooperazione nell'ambito delle sfide e delle questioni mondiali e regionali.
3. Il dialogo tra le parti si svolge in particolare nelle seguenti forme:
a)
consultazioni, riunioni e visite a livello di leader, da tenersi ogniqualvolta le parti lo ritengano necessario;
b)
consultazioni, riunioni e visite a livello ministeriale, comprese consultazioni a livello dei ministri degli Esteri, e riunioni ministeriali in materia di commercio e altre questioni stabilite dalle parti, che si svolgono in date e luoghi stabiliti dalle parti;
c)
riunioni periodiche a livello di alti funzionari, che si terranno, come opportuno, riguardo a questioni bilaterali, politica estera, sicurezza internazionale, lotta al terrorismo, commercio, cooperazione allo sviluppo, cambiamento climatico e altre questioni, come stabilito dalle parti;
d)
dialoghi settoriali su questioni di interesse comune;
e)
scambi di delegazioni e altri contatti tra il Parlamento dell'Australia e il Parlamento europeo.
Articolo 4
Impegno a favore dei principi democratici, dei diritti umani e dello Stato di diritto
Le parti convengono di:
a)
promuovere i principi fondamentali in relazione ai valori democratici, ai diritti umani e allo Stato di diritto, anche nei consessi multilaterali;
b)
collaborare e coordinarsi, ove opportuno e anche con paesi terzi, per la promozione pratica dei principi democratici, dei diritti umani e dello Stato di diritto;
c)
incoraggiare la partecipazione ai rispettivi sforzi per promuovere la democrazia, anche attraverso l'istituzione di misure intese a facilitare la partecipazione alle missioni di osservazione elettorale.
Articolo 5
Gestione delle crisi
1. Le parti ribadiscono il loro impegno a cooperare per promuovere la pace e la stabilità a livello internazionale.
2. A tal fine, esaminano le possibilità di coordinare le attività di gestione delle crisi, inclusa la possibile cooperazione nelle operazioni di gestione delle crisi.
3. Le parti si adoperano per l'attuazione dell'accordo tra l'Unione europea e l'Australia che istituisce un quadro per la partecipazione dell'Australia alle operazioni di gestione delle crisi condotte dall'Unione europea.
Articolo 6
Lotta contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa
1. Le parti ritengono che la proliferazione delle armi di distruzione di massa (ADM) e dei relativi vettori, a livello di attori statali o non statali, costituisca una delle più gravi minacce per la stabilità e la sicurezza a livello internazionale.
2. Le parti convengono di cooperare e di contribuire alla lotta contro la proliferazione delle ADM e dei relativi vettori, garantendo la piena attuazione degli obblighi assunti nell'ambito dei trattati e degli accordi internazionali in materia di disarmo e non proliferazione o di altri pertinenti accordi da loro ratificati o ai quali hanno aderito. Le parti convengono che questa disposizione costituisce un elemento fondamentale del presente accordo.
3. Le parti convengono inoltre di cooperare e di contribuire alla lotta alla proliferazione delle ADM e dei relativi vettori mediante:
a)
l'adozione di tutte le misure necessarie per firmare, ratificare o aderire, secondo il caso, nonché attuare integralmente e promuovere, tutti gli altri strumenti internazionali pertinenti;
b)
il mantenimento di un sistema efficace di controlli nazionali all'esportazione esteso tanto all'esportazione quanto al transito dei beni collegati alle ADM, che verifichi anche l'impiego finale delle tecnologie a duplice uso in relazione alle ADM e preveda sanzioni efficaci in caso di violazione dei controlli all'esportazione;
c)
la promozione dell'attuazione di tutte le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
d)
la cooperazione nei consessi multilaterali e nei regimi di controllo delle esportazioni per promuovere la non proliferazione delle ADM;
e)
la collaborazione e il coordinamento delle attività di sensibilizzazione in materia di sicurezza chimica, biologica, radiologica e nucleare, sicurezza e non proliferazione e sanzioni;
f)
la condivisione di informazioni pertinenti sulle misure adottate a norma del presente articolo, se del caso e in conformità delle rispettive competenze.
4. Le parti decidono di mantenere un dialogo politico regolare che accompagni e consolidi gli elementi suddetti.
Articolo 7
Armi leggere e di piccolo calibro e altre armi convenzionali
1. Le parti riconoscono che la fabbricazione, il trasferimento e la circolazione illeciti di armi leggere e di piccolo calibro (SALW) e relative munizioni nonché la loro eccessiva accumulazione, le carenze nella gestione, i depositi non sufficientemente sicuri e la diffusione incontrollata continuano a rappresentare una grave minaccia per la pace e la sicurezza internazionali.
2. Le parti convengono di osservare e attuare pienamente i rispettivi obblighi di contrasto del commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro e relative munizioni, ai sensi degli accordi internazionali vigenti ratificati dall'Australia e dall'Unione e/o dagli Stati membri, o ai quali essi hanno aderito, in conformità con le loro competenze e con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
3. Le parti riconoscono l'importanza dei sistemi di controllo nazionali per il trasferimento di armi convenzionali in linea con le attuali norme internazionali. Le parti riconoscono l'importanza di applicare detti controlli in maniera responsabile, al fine di contribuire alla pace, alla sicurezza e alla stabilità sul piano internazionale e regionale nonché per ridurre le sofferenze umane e prevenire la diversione delle armi convenzionali.
4. Le parti si impegnano in tal senso ad attuare pienamente il trattato sul commercio delle armi e a cooperare nell'ambito dello stesso, promuovendo altresì l'universalizzazione e la piena esecuzione del trattato da parte di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite.
5. Le parti si impegnano a cooperare e a garantire il coordinamento, la complementarità e la sinergia degli sforzi intesi a lottare contro il traffico illecito di SALW e relative munizioni a livello mondiale, regionale, subregionale e nazionale, per garantire l'efficace attuazione degli embarghi sulle armi decisi dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in conformità della Carta delle Nazioni Unite.
Articolo 8
Crimini gravi di rilevanza internazionale e Corte penale internazionale
1. Le parti ribadiscono che i crimini più gravi, motivo di allarme per la comunità internazionale nel suo complesso, non devono rimanere impuniti e vanno efficacemente perseguiti con provvedimenti a livello nazionale o internazionale, anche presso la Corte penale internazionale.
2. Le parti convengono di collaborare per promuovere le finalità e gli obiettivi dello statuto di Roma e a tal fine convengono di:
a)
continuare a impegnarsi per applicare lo statuto di Roma e prendere in considerazione la ratifica e l'attuazione dei relativi strumenti (come l'accordo sui privilegi e le immunità della Corte penale internazionale);
b)
continuare a promuovere l'adesione universale allo Statuto di Roma, anche tramite la condivisione di esperienze con altri Stati circa l'adozione delle misure necessarie per la ratifica e l'applicazione dello statuto di Roma;
c)
salvaguardare l'integrità dello Statuto di Roma proteggendo i suoi principi fondamentali, anche astenendosi dal concludere accordi di immunità (noti anche come «accordi dell'articolo 98») con Stati terzi e incoraggiare gli altri ad astenersi dal farlo.
Articolo 9
Cooperazione nella lotta contro il terrorismo
1. Le parti ribadiscono l'importanza della prevenzione e della lotta contro il terrorismo nel pieno rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani e in linea con il diritto internazionale applicabile, compresa la Carta delle Nazioni Unite, le convenzioni internazionali in materia di lotta al terrorismo, le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il diritto dei rifugiati e il diritto umanitario internazionale.
2. In questo quadro e tenuto conto della strategia globale delle Nazioni Unite contro il terrorismo contenuta nella risoluzione 60/288 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite dell'8 settembre 2006 e nelle valutazioni sulla sua attuazione, le parti convengono di cooperare nella prevenzione e repressione degli atti di terrorismo, in particolare attraverso:
a)
la condivisione di informazioni sui gruppi terroristici e sulle loro reti di sostegno conformemente al diritto internazionale e nazionale;
b)
lo scambio di pareri sui mezzi e sui metodi utilizzati per contrastare il terrorismo, anche dal punto di vista tecnico e della formazione, e la condivisione delle loro esperienze in materia di prevenzione del terrorismo;
c)
l'individuazione di settori per una futura cooperazione, anche per prevenire il reclutamento e la radicalizzazione e per opporsi al finanziamento del terrorismo, anche tramite partenariati con paesi terzi;
d)
se possibile e opportuno, il sostegno alle iniziative regionali di cooperazione in materia di applicazione della legge nella lotta contro il terrorismo, sulla base del pieno rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto;
e)
la collaborazione per rafforzare il consenso internazionale sulla lotta contro il terrorismo e il relativo quadro normativo, adoperandosi per giungere a un accordo sulla convenzione globale contro il terrorismo internazionale;
f)
la promozione della cooperazione tra gli Stati membri delle Nazioni Unite in modo da dare efficace applicazione, con tutti gli strumenti opportuni, alla strategia globale delle Nazioni Unite contro il terrorismo;
g)
la condivisione delle migliori pratiche relativamente alla tutela dei diritti umani nella lotta contro il terrorismo.
3. Le parti ribadiscono l'impegno a collaborare, ove opportuno, per prestare assistenza allo sviluppo delle capacità antiterrorismo di altri Stati che necessitino di risorse e competenze per prevenire e contrastare l'attività terroristica.
4. Le parti convengono di cooperare strettamente nel quadro del forum globale antiterrorismo (Global Counter-Terrorism Forum) e dei suoi gruppi di lavoro.
5. Le parti convengono di mantenere un dialogo regolare a livello di funzionari in materia di lotta al terrorismo.
Articolo 10
Cooperazione nell'ambito delle organizzazioni regionali e internazionali
Le parti si impegnano a cooperare, mediante la condivisione di opinioni e, ove opportuno, il coordinamento delle rispettive posizioni nell'ambito delle organizzazioni e dei consessi internazionali e regionali, tra cui l'Organizzazione delle Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate, l'Organizzazione mondiale del commercio («OMC»), il gruppo dei venti («G 20»), il Consiglio per la stabilità finanziaria («FSB»), l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico («OCSE»), il Gruppo della Banca mondiale e le banche di sviluppo regionali, l'Asia-Europe Meeting («ASEM»), l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa («OSCE»), il Forum regionale dell'ASEAN («ARF»), il Forum delle isole del Pacifico («PIF») e il Segretariato della Comunità del Pacifico.
Articolo 11
La sicurezza internazionale e il ciberspazio
Le parti riconoscono l'importanza della cooperazione e della condivisione di opinioni nel settore della sicurezza internazionale e del ciberspazio, anche per quanto riguarda le norme di comportamento e l'applicazione del diritto internazionale nel ciberspazio, l'elaborazione di misure di rafforzamento della fiducia e lo sviluppo delle capacità.
TITOLO III
COOPERAZIONE IN MATERIA DI SVILUPPO GLOBALE E AIUTI UMANITARI
Articolo 12
Sviluppo
1. Le parti riaffermano il loro impegno a contribuire a una crescita economica sostenibile e alla riduzione della povertà, rafforzando la cooperazione in materia di sviluppo internazionale e promuovendo l'efficacia in materia di aiuti e sviluppo, con particolare attenzione all'attuazione a livello nazionale.
2. Le parti riconoscono il valore della collaborazione per garantire che le attività di sviluppo abbiano maggiore impatto, portata e influenza.
3. A tale scopo, le parti convengono:
a)
di condurre un dialogo politico regolare sulla cooperazione allo sviluppo;
b)
di scambiare opinioni e, ove opportuno, coordinare le rispettive posizioni su questioni relative allo sviluppo nei consessi regionali e internazionali per promuovere una crescita inclusiva e sostenibile ai fini dello sviluppo umano;
c)
di scambiare informazioni sui rispettivi programmi di sviluppo e, se del caso, coordinare il loro impegno a livello di paesi specifici per aumentare il loro contributo alla crescita economica sostenibile e alla riduzione della povertà attraverso la promozione delle sinergie tra i rispettivi programmi, migliorando la divisione del lavoro e l'efficacia sul campo;
d)
di instaurare, se del caso, una cooperazione delegata per conto dell'altra parte, basandosi su modalità concordate congiuntamente.
Articolo 13
Aiuti umanitari
Le parti ribadiscono il comune impegno nell'ambito degli aiuti umanitari e si adoperano per offrire risposte coordinate secondo il caso.
TITOLO IV
COOPERAZIONE IN MATERIA ECONOMICA E COMMERCIALE
Articolo 14
Dialogo sulla politica economica
Le parti convengono di mantenere il dialogo tra le rispettive autorità e di promuovere la condivisione di informazioni ed esperienze sulle rispettive politiche e tendenze macroeconomiche, compresa la condivisione di informazioni sul coordinamento delle politiche economiche nell'ambito della cooperazione e dell'integrazione economica regionali.
Articolo 15
Dialogo e cooperazione in materia di scambi commerciali e investimenti
1. Le parti s'impegnano a cooperare per assicurare le condizioni necessarie e dare impulso all'incremento dei reciproci scambi commerciali e investimenti.
2. Le parti s'impegnano a condurre un dialogo e una cooperazione ad alto livello nei settori correlati al commercio e agli investimenti, allo scopo di agevolare scambi e flussi d'investimento bilaterali, di prevenire ed eliminare gli ostacoli non tariffari agli scambi e agli investimenti, di migliorare la trasparenza e far progredire il sistema commerciale multilaterale.
3. Il dialogo sulle questioni relative agli scambi commerciali e agli investimenti comprende:
a)
un dialogo annuale in materia di politica commerciale a livello di alti funzionari, integrato da incontri ministeriali sugli scambi commerciali, in data stabilita dalle parti;
b)
dialoghi incentrati sugli scambi e la commercializzazione dei prodotti agricoli e su questioni sanitarie e fitosanitarie;
c)
altri scambi settoriali, come stabilito dalle parti.
4. Le parti si tengono reciprocamente informate e condividono opinioni sullo sviluppo del commercio bilaterale e internazionale, sugli investimenti e sugli aspetti correlati al commercio e agli investimenti presenti in altre politiche, comprese le questioni di regolamentazione che possono incidere sugli scambi e sugli investimenti bilaterali.
5. Le parti condividono informazioni in merito ai loro approcci strategici riguardo agli accordi di libero scambio (ALS) e ai rispettivi programmi in materia. Il presente accordo non impone né esclude la negoziazione e la conclusione, in futuro, di un ALS tra le parti per integrare e ampliare le disposizioni economiche del presente accordo.
6. Riconoscendo il valore della liberalizzazione degli scambi in quanto volano fondamentale per la crescita economica mondiale e l'importanza di perseguire questo obiettivo tramite un sistema commerciale multilaterale regolamentato, le parti confermano il loro impegno a collaborare con l'OMC per una maggiore liberalizzazione degli scambi.
Articolo 16
Investimenti
Attraverso il dialogo, le parti promuovono un contesto stabile e favorevole agli investimenti bilaterali al fine di:
a)
migliorare la comprensione reciproca e la cooperazione in materia di investimenti;
b)
esaminare meccanismi che agevolino i flussi di investimenti;
c)
promuovere regole stabili, trasparenti, non discriminatorie e aperte applicabili agli investitori, fatti salvi gli impegni delle parti nell'ambito di accordi commerciali preferenziali e gli altri obblighi internazionali.
Articolo 17
Appalti pubblici
1. Le parti ribadiscono l'impegno a favore di procedure di appalto aperte e trasparenti che, nel rispetto dei loro obblighi internazionali, promuovano il principio di economicità, la competitività dei mercati e pratiche di acquisto non discriminatorie, favorendo così gli scambi commerciali reciproci.
2. Le parti concordano di rafforzare ulteriormente le consultazioni, la cooperazione e gli scambi di esperienze e buone pratiche nel settore dei pubblici appalti sulle questioni di interesse reciproco, anche in merito ai rispettivi quadri normativi.
3. Le parti concordano di esplorare le modalità per promuovere ulteriormente l'accesso ai rispettivi mercati degli appalti pubblici e di condividere opinioni in merito alle misure e alle pratiche che potrebbero pregiudicare i loro scambi nel settore degli appalti.
Articolo 18
Ostacoli tecnici agli scambi
1. Le parti concordano che la maggiore compatibilità tra norme, regolamenti tecnici e procedure di valutazione della conformità è una condizione essenziale per agevolare gli scambi.
2. Le parti riconoscono il loro interesse reciproco a ridurre gli ostacoli tecnici agli scambi e a tal fine concordano di cooperare nel quadro dell'accordo OMC sugli ostacoli tecnici agli scambi e tramite l'accordo sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità, certificati e marchi di conformità tra la Comunità europea e l'Australia.
Articolo 19
Questioni sanitarie e fitosanitarie e benessere degli animali
1. Le parti convengono di intensificare la cooperazione in materia di questioni sanitarie e fitosanitarie («SPS») per tutelare la vita o la salute umana, degli animali o delle piante nel territorio delle parti, rilevando i rispettivi diritti e obblighi a norma dell'accordo OMC sull'applicazione delle misure sanitarie e fitosanitarie («accordo SPS»).
2. Nel quadro dell'accordo SPS e delle pertinenti norme internazionali del Codex Alimentarius, della convenzione internazionale per la protezione delle piante («IPPC») e dell'Organizzazione mondiale per la salute animale («OIE»), le parti condividono informazioni per migliorare la comprensione delle rispettive misure SPS e facilitare gli scambi reciproci attraverso:
a)
incontri periodici, presso consessi appropriati stabiliti dalle parti, per uno scambio di opinioni sull'accordo SPS e la legislazione riguardante il benessere degli animali, la loro attuazione, i sistemi di certificazione e di controllo e le procedure di vigilanza, nonché per affrontare i problemi derivanti dall'applicazione delle misure SPS;
b)
l'impegno ad applicare prescrizioni in materia di importazione a tutto il territorio della parte esportatrice, compresa l'applicazione dei principi di regionalizzazione;
c)
conformemente all'accordo SPS:
i)
il riconoscimento delle zone indenni da parassiti o da malattie e delle zone a limitata diffusione di parassiti o malattie;
ii)
la verifica integrale o parziale del sistema di ispezione e di certificazione delle autorità della parte esportatrice;
d)
lo scambio di informazioni su questioni in materia di SPS e di benessere degli animali che incidono o possono incidere sugli scambi tra le parti, quali ad esempio le misure di emergenza, le malattie e gli organismi nocivi emergenti e i nuovi dati scientifici disponibili.
3. Le parti convengono di cooperare e condividere informazioni su questioni relative al benessere degli animali.
4. Le parti cooperano altresì su questioni relative a SPS e benessere degli animali mediante i quadri multilaterali pertinenti, compresi l'OMC, la Commissione del Codex Alimentarius, l'IPPC e l'OIE.
Articolo 20
Dogane
Le parti cooperano su base bilaterale e multilaterale nell'ambito del settore doganale, ferme restando le rispettive legislazioni. A tal fine, esse si impegnano in particolare a condividere le esperienze ed esaminano le possibilità di semplificare le procedure doganali, garantire la trasparenza e rafforzare la cooperazione in settori quali l'agevolazione degli scambi, la protezione e la sicurezza del commercio internazionale e la lotta contro le frodi doganali.
Articolo 21
Proprietà intellettuale
1. Le parti ribadiscono il valore dei loro diritti e obblighi inerenti alla proprietà intellettuale, in particolare al diritto d'autore e diritti connessi, ai marchi, alle indicazioni geografiche, ai disegni e modelli industriali, alle privative e ai brevetti per ritrovati vegetali, e al loro rispetto, in conformità dei più elevati standard internazionali cui le parti hanno rispettivamente aderito.
2. Le parti convengono di scambiarsi informazioni e condividere esperienze su questioni in materia di proprietà intellettuale relative all'amministrazione, alla protezione e al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, ricorrendo ad adeguate forme di cooperazione.
Articolo 22
Politica di concorrenza
Le parti promuovono la concorrenza nelle attività economiche applicando le rispettive leggi e normative a riguardo. Le parti convengono di condividere le informazioni sulla politica di concorrenza e sugli aspetti connessi e di rafforzare la cooperazione tra le rispettive autorità della concorrenza.
Articolo 23
Servizi
Le parti avviano un dialogo concreto volto a promuovere gli scambi bilaterali di servizi e a condividere informazioni ed esperienze sui rispettivi contesti normativi.
Articolo 24
Servizi finanziari
Per quanto riguarda i servizi finanziari, le parti convengono di mantenere uno scambio di informazioni ed esperienze riguardo i rispettivi contesti normativi e di vigilanza, e di rafforzare la cooperazione al fine di migliorare i sistemi contabili, di revisione dei conti, di vigilanza e di regolamentazione dei settori bancario e assicurativo e di altri comparti del settore finanziario.
Articolo 25
Fiscalità
1. Al fine di rafforzare e sviluppare le attività economiche tenendo conto nel contempo della necessità di sviluppare un quadro normativo adeguato, le parti riconoscono e s'impegnano ad attuare i principi del buon governo nel settore della fiscalità, compresi la trasparenza, lo scambio di informazioni e la prevenzione di pratiche fiscali dannose.
2. Nell'ambito delle rispettive competenze, le parti collaborano, anche mediante opportuni consessi internazionali, al fine di migliorare la cooperazione internazionale in materia fiscale e agevolare la riscossione del gettito fiscale legittimo, nel rispetto dei principi di buon governo di cui al paragrafo 1.
Articolo 26
Trasparenza
Le parti riconoscono l'importanza della trasparenza e del rispetto delle procedure nell'applicazione delle rispettive leggi e normative in ambito commerciale a norma dell'articolo X dell'accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio («GATT 1994») e dell'articolo III dell'accordo generale sugli scambi di servizi («GATS») e, a tal fine, convengono di intensificare la cooperazione e lo scambio di informazioni al fine di promuovere la qualità e l'efficacia della regolamentazione e i principi della buona condotta amministrativa.
Articolo 27
Materie prime
1. Le parti riconoscono che un approccio trasparente e basato sul mercato è la via migliore per creare un ambiente favorevole agli investimenti nella produzione e nel commercio di materie prime e per promuoverne una distribuzione e un uso efficienti.
2. Tenendo conto delle rispettive politiche e dei rispettivi obiettivi economici e nell'intento di incentivare il commercio, le parti convengono di rafforzare la cooperazione sulle questioni relative alle materie prime al fine di rafforzare il quadro normativo per il commercio delle materie prime e di promuovere la trasparenza nei mercati mondiali delle materie prime.
3. Possono costituire materia di cooperazione, ad esempio:
a)
le questioni dell'offerta e della domanda, il commercio bilaterale e gli investimenti, come pure altre materie di interesse derivanti dal commercio internazionale;
b)
i quadri normativi delle parti;
c)
le buone pratiche in relazione allo sviluppo sostenibile dell'industria mineraria, comprese la politica mineraria, le procedure per il rilascio delle licenze e la pianificazione territoriale.
4. Le parti coopereranno mediante il dialogo bilaterale o nell'ambito delle pertinenti strutture o istituzioni internazionali multilaterali.
Articolo 28
Commercio e sviluppo sostenibile
1. Le parti riaffermano il loro impegno nel promuovere lo sviluppo del commercio e degli investimenti internazionali in modo tale da contribuire al raggiungimento dell'obiettivo di uno sviluppo sostenibile, e per garantire che questo obiettivo sia raggiunto a ogni livello delle loro relazioni economiche.
2. Le parti si riconoscono reciprocamente il diritto di fissare i loro livelli di protezione interna in materia di ambiente e lavoro e di adottare o modificare le pertinenti politiche e disposizioni legislative, coerentemente con gli impegni assunti in relazione alle norme e agli accordi riconosciuti a livello internazionale.
3. Le parti riconoscono inoltre che non è opportuno incoraggiare gli scambi o gli investimenti abbassando o proponendo di abbassare i livelli di protezione offerti dalla legislazione interna in materia di ambiente o di lavoro.
4. Le parti procedono allo scambio di informazioni e alla condivisione di esperienze sulle iniziative volte a promuovere coerenza e reciproche sinergie tra gli obiettivi commerciali, sociali e ambientali, compresi gli aspetti di cui al titolo VIII, e rafforzano il dialogo e la cooperazione su eventuali questioni legate allo sviluppo sostenibile che potrebbero sorgere nel quadro delle relazioni commerciali.
Articolo 29
Cooperazione tra imprese
1. Le parti incoraggiano relazioni più solide tra le imprese e tra governo e imprese attraverso visite reciproche e attività che coinvolgono le imprese, anche nell'ambito dell'ASEM.
2. Questa cooperazione mira in particolare a migliorare la competitività delle piccole e medie imprese («PMI»). La cooperazione può comprendere, fra l'altro:
a)
incentivi per il trasferimento di tecnologie;
b)
lo scambio di buone pratiche sull'accesso ai finanziamenti;
c)
la promozione della responsabilità sociale d'impresa e dell'obbligo di rendere conto del proprio operato;
d)
lo sviluppo della cooperazione esistente in materia di norme e di valutazione della conformità.
3. Le parti convengono di agevolare e promuovere il dialogo e la cooperazione tra le agenzie competenti per la promozione degli scambi e degli investimenti.
Articolo 30
Società civile
Le parti incoraggiano il dialogo tra le organizzazioni governative e non governative, ad esempio sindacati, datori di lavoro, associazioni di imprese e camere di commercio, nell'intento di promuovere gli scambi commerciali e gli investimenti nei settori di interesse reciproco.
Articolo 31
Turismo
Riconoscendo il valore del turismo come strumento per approfondire la comprensione e l'apprezzamento reciproci tra i popoli dell'Unione e dell'Australia e i benefici economici derivanti dall'aumento del turismo, le parti convengono di collaborare per un suo incremento in entrambe le direzioni.
TITOLO V
COOPERAZIONE IN MATERIA DI GIUSTIZIA, LIBERTÀ E SICUREZZA
Articolo 32
Cooperazione giudiziaria
1. Le parti riconoscono l'importanza del diritto internazionale privato e della cooperazione giuridica e giudiziaria in materia civile e commerciale per favorire un contesto che faciliti il commercio e gli investimenti internazionali e la mobilità delle persone. Le parti convengono di rafforzare la loro cooperazione, anche attraverso la negoziazione, la ratifica e l'applicazione di accordi internazionali, quali quelli adottati nel quadro della Conferenza dell'Aia di diritto internazionale privato.
2. Le parti convengono di agevolare e incoraggiare il ricorso all'arbitrato per comporre le controversie civili e commerciali private internazionali ogniqualvolta gli strumenti internazionali applicabili lo consentano.
3. Per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria penale, le parti si impegnano a migliorare la cooperazione in materia di assistenza legale reciproca, in base agli strumenti internazionali pertinenti. Possono eventualmente rientrare in questo impegno l'adesione ai pertinenti strumenti delle Nazioni Unite e la loro applicazione, nonché il sostegno ai pertinenti strumenti del Consiglio d'Europa e la cooperazione tra le autorità australiane competenti e Eurojust.
Articolo 33
Cooperazione nell'attività di contrasto
Le parti convengono di assicurare la cooperazione tra le autorità, le agenzie e i servizi di contrasto e di contribuire a sventare e sconfiggere le minacce costituite per entrambe dalla criminalità transnazionale. La cooperazione può attuarsi sotto forma di assistenza reciproca nelle indagini, di condivisione di tecniche investigative, di corsi di formazione e di addestramento comuni per gli operatori preposti all'attività di contrasto e di ogni altro tipo di attività congiunta e di assistenza concordato tra le parti.
Articolo 34
Lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata transnazionale e la corruzione
1. Le parti convengono di cooperare per la prevenzione e la repressione del terrorismo, conformemente all'articolo 9.
2. Le parti ribadiscono l'impegno a cooperare per prevenire e combattere la criminalità organizzata, economica e finanziaria, la corruzione, la contraffazione e le transazioni illegali adempiendo pienamente ai loro obblighi internazionali reciproci in tale settore, compresi quelli di cooperazione effettiva per il recupero di beni o fondi derivanti da atti di corruzione.
3. Nel contesto di prevenire, accertare, indagare e perseguire i reati di terrorismo o i reati gravi di natura transnazionale, le parti riconoscono l'importanza dell'accordo tra l'Unione europea e l'Australia sul trattamento e sul trasferimento dei dati del codice di prenotazione dei passeggeri (Passenger Name Record — PNR) da parte dei vettori aerei all'Agenzia australiana delle dogane e della protezione di frontiera.
4. Le parti promuovono l'attuazione della convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale e relativi protocolli aggiuntivi, nonché di rigorosi ed efficienti meccanismi di revisione.
5. Le parti si impegnano inoltre a promuovere l'attuazione della convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, anche mediante l'applicazione di un rigoroso meccanismo di revisione, tenendo conto dei principi di trasparenza e di partecipazione della società civile.
Articolo 35
Lotta contro le droghe illecite
1. Conformemente ai rispettivi poteri e alle rispettive competenze, le parti collaborano per garantire un approccio equilibrato e integrato nella lotta contro le droghe illecite, riducendo al minimo il danno da esse inflitto a individui, famiglie e comunità. Le politiche e le azioni in questo settore sono volte a rafforzare le strutture impegnate nella lotta contro le droghe illecite, a ridurne offerta, traffico e domanda, a far fronte alle conseguenze sanitarie e sociali della tossicomania e a stimolare il recupero dalla tossicodipendenza, e si affiancano a una continua cooperazione intesa a prevenire più efficacemente la diversione dei precursori chimici utilizzati per la produzione illecita di stupefacenti e di sostanze psicotrope.
2. Le parti collaborano per smantellare le reti di criminalità transnazionale responsabili del traffico di droga anche scambiando informazioni e intelligence, organizzando corsi di formazione o condividendo le migliori pratiche, comprese tecniche investigative speciali. Uno sforzo particolare è volto a combattere la penetrazione della criminalità organizzata nell'economia lecita.
3. Le parti cooperano per affrontare il problema delle nuove sostanze psicoattive, anche attraverso lo scambio di informazioni e di intelligence, a seconda dei casi.
Articolo 36
Lotta contro la criminalità informatica
1. Le parti rafforzano la cooperazione al fine di prevenire e combattere la criminalità ad alta tecnologia, informatica e elettronica, e la diffusione di contenuti illegali su internet, compreso il materiale terroristico, mediante lo scambio di informazioni ed esperienze pratiche nel rispetto delle rispettive legislazioni nazionali e degli obblighi internazionali in materia di diritti umani, nei limiti della propria competenza.
2. Le parti scambiano informazioni nei settori dell'istruzione e della formazione di investigatori specializzati nella criminalità informatica, delle indagini sulla criminalità informatica e della scienza forense digitale.
3. Le parti promuovono la convenzione di Budapest sulla criminalità informatica quale standard mondiale in materia di lotta contro la criminalità informatica a tutti i livelli appropriati.
Articolo 37
Lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo
1. Le parti ribadiscono la necessità di cooperare per impedire che i propri sistemi finanziari siano utilizzati per il riciclaggio dei proventi di attività illecite, quali traffico di droga e corruzione, e per combattere il finanziamento del terrorismo. Tale cooperazione si estende al recupero di beni o fondi derivanti da attività criminali.
2. Le parti scambiano informazioni pertinenti nell'ambito delle rispettive disposizioni di legge e attuano misure appropriate per combattere contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, in conformità delle norme adottate dagli organismi internazionali competenti per il settore, come il Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI).
Articolo 38
Migrazione e asilo
1. Le parti convengono d'intensificare il dialogo e la cooperazione in materia di migrazione, asilo, partecipazione e questioni relative alla diversità.
2. La cooperazione può comprendere la condivisione di informazioni sulle strategie in materia di immigrazione irregolare, traffico di persone, tratta di esseri umani, asilo, partecipazione sociale ed economica dei migranti, gestione delle frontiere, visti, dati biometrici e sicurezza dei documenti.
3. Le parti concordano di cooperare per prevenire e controllare la migrazione irregolare. A questo scopo:
a)
l'Australia accetta di riammettere tutti i suoi cittadini presenti irregolarmente sul territorio di uno Stato membro, su richiesta di quest'ultimo e senza ulteriori formalità in modo da non provocare ritardi indebiti;
b)
ciascuno Stato membro accetta di riammettere tutti i suoi cittadini presenti irregolarmente sul territorio dell'Australia, su richiesta di quest'ultima e senza ulteriori formalità in modo da non provocare ritardi indebiti;
c)
a tal fine, gli Stati membri e l'Australia forniscono ai loro cittadini i necessari documenti d'identità.
4. Su richiesta di una di esse, le parti esplorano la possibilità di concludere un accordo tra l'Australia e l'Unione europea in materia di riammissione, prendendo in considerazione adeguate disposizioni per la riammissione dei cittadini di paesi terzi e degli apolidi.
Articolo 39
Protezione consolare
1. L'Australia conviene che le autorità diplomatiche e consolari di qualsiasi Stato membro rappresentato in Australia (1) possono esercitare la tutela consolare per conto di altri Stati membri che non dispongano di una rappresentanza permanente accessibile sul suo territorio.
2. L'Unione e gli Stati membri convengono che le autorità diplomatiche e consolari dell'Australia possono esercitare la tutela consolare per conto di un paese terzo e che i paesi terzi possano esercitare la tutela consolare nell'Unione per conto dell'Australia in luoghi in cui l'Australia o il paese terzo interessato non dispongano di una rappresentanza permanente accessibile.
3. I paragrafi 1 e 2 sono intesi a sopprimere gli eventuali requisiti di notifica o di approvazione che potrebbero essere altrimenti applicabili.
4. Le parti convengono di facilitare un dialogo sugli affari consolari tra le rispettive autorità competenti.
Articolo 40
Protezione dei dati personali
1. Le parti convengono di cooperare al fine di garantire che i livelli di protezione dei dati personali siano in linea con le pertinenti norme internazionali, tra cui le linee guida dell'OCSE sulla protezione della sfera privata e sui flussi transfrontalieri di dati personali.
2. La cooperazione in materia di protezione dei dati personali può comprendere, tra l'altro, scambi d'informazioni e di conoscenze specialistiche. Essa può comprendere anche la cooperazione tra le controparti responsabili della regolamentazione, in organismi quali il gruppo di lavoro dell'OCSE sulla sicurezza e la riservatezza delle informazioni e la rete globale per la protezione della sfera privata (Global Privacy Enforcement Network).
TITOLO VI
COOPERAZIONE NEI SETTORI DELLA RICERCA, DELL'INNOVAZIONE E DELLA SOCIETÀ DELL'INFORMAZIONE
Articolo 41
Scienza, tecnologia e innovazione
1. Le parti convengono di rafforzare la loro cooperazione nei settori della scienza, della ricerca e dell'innovazione a sostegno o a complemento dell'accordo di cooperazione scientifica e tecnica tra la Comunità europea e l'Australia.
2. La cooperazione rafforzata mira, tra l'altro, a:
a)
affrontare le principali sfide per la società condivise dall'Australia e dall'Unione, esaminate e concordate dal comitato misto di cooperazione per la scienza e la tecnologia istituito a norma dell'articolo 5 dell'accordo di cooperazione scientifica e tecnica tra la Comunità europea e l'Australia;
b)
coinvolgere una serie di attori dell'innovazione del settore pubblico e privato, comprese le PMI, al fine di facilitare la valorizzazione degli esiti della ricerca collaborativa e il raggiungimento di risultati reciprocamente vantaggiosi in campo commerciale e/o in senso più ampiamente sociale;
c)
migliorare ulteriormente le possibilità a disposizione dei ricercatori australiani e dell'Unione di trarre vantaggio dalle opportunità offerte dai programmi di ricerca e innovazione di entrambe le parti, anche mediante:
i)
informazioni esaurienti sui programmi e sulle opportunità di partecipazione;
ii)
informazioni tempestive sulle priorità strategiche emergenti;
iii)
la possibilità di ricorrere, rafforzandoli, a meccanismi di collaborazione quali gemellaggi, inviti congiunti e inviti coordinati;
d)
esaminare le possibilità a disposizione dell'Australia e dell'Unione al fine di collaborare nell'ambito di più ampie attività di ricerca in materia di innovazione e ricerca, a livello regionale e internazionale, sia avviandole che partecipandovi.
3. Conformemente alle rispettive disposizioni normative e legislative, le parti promuovono la partecipazione del settore pubblico e privato e della società civile presenti sul proprio territorio ad attività volte a rafforzare la cooperazione.
4. La cooperazione rafforzata deve concentrarsi su tutti i settori dell'ambito della ricerca e dell'innovazione civili, che comprendono, ma non si limitano a:
a)
affrontare le sfide a livello sociale in settori di reciproco interesse e rafforzare le tecnologie abilitanti fondamentali, comprese le scienze spaziali;
b)
potenziare le infrastrutture di ricerca, comprese le infrastrutture elettroniche, e lo scambio di informazioni su questioni quali l'accesso, la gestione, il finanziamento e la definizione delle priorità di tali infrastrutture;
c)
rafforzare la mobilità dei ricercatori tra l'Australia e l'Unione.
Articolo 42
Società dell'informazione
1. Riconoscendo che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono elementi essenziali della vita moderna e rivestono un'importanza vitale per lo sviluppo economico e sociale, le parti convengono di scambiare opinioni sulle rispettive politiche in questo settore.
2. La cooperazione in questo settore può incentrarsi, tra l'altro:
a)
sugli scambi di opinioni in merito ai diversi aspetti della società dell'informazione, in particolare le politiche e le normative riguardanti le comunicazioni elettroniche, compresi il servizio universale, le licenze e le autorizzazioni generali, la tutela della vita privata e la protezione dei dati personali, l'amministrazione digitale e l'amministrazione trasparente (open government), la sicurezza di internet e l'indipendenza e l'efficienza delle autorità di regolamentazione;
b)
sull'interconnessione e interoperabilità delle reti di ricerca e delle infrastrutture e dei servizi di elaborazione dei dati scientifici, anche in un contesto regionale;
c)
sulla standardizzazione, certificazione e diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
d)
sugli aspetti delle tecnologie e dei servizi di informazione e comunicazione legati alla sicurezza, alla fiducia e alla privacy, inclusi la promozione della sicurezza in rete, la lotta contro l'uso improprio delle tecnologie dell'informazione e di tutti i mezzi di comunicazione elettronica e la condivisione delle informazioni;
e)
sugli scambi di opinioni riguardo le misure che affrontano il problema dei costi di roaming per la telefonia mobile internazionale, anche in quanto fattore interno di ostacolo agli scambi.
TITOLO VII
COOPERAZIONE NEL SETTORE DELL'ISTRUZIONE E DELLA CULTURA
Articolo 43
Istruzione, formazione e giovani
1. Le parti riconoscono il contributo cruciale dell'istruzione e della formazione alla creazione di posti di lavoro di qualità e di una crescita sostenibile nell'ambito di economie basate sulla conoscenza, e convengono di avere un interesse comune a cooperare nei settori dell'istruzione e della formazione e riguardo alle problematiche giovanili connesse.
2. Conformemente ai reciproci interessi e agli scopi delle loro politiche in materia d'istruzione, le parti s'impegnano a proseguire il dialogo UE-Australia sulle politiche riguardanti i settori dell'istruzione e della formazione e di sostenere congiuntamente opportune attività di cooperazione nei settori citati e a favore dei giovani. La cooperazione riguarda tutti i settori dell'istruzione e può assumere, tra l'altro, la forma di:
a)
mobilità ai fini dell'apprendimento individuale, attraverso la promozione e l'agevolazione degli scambi di studenti, docenti e personale amministrativo degli istituti di istruzione superiore, insegnanti e animatori;
b)
sostegno a progetti comuni di cooperazione tra istituti d'istruzione e di formazione dell'Unione e dell'Australia, nell'intento di promuovere lo sviluppo dei piani di studio, i programmi di studio e i corsi di laurea comuni e la mobilità degli studenti e dei docenti;
c)
cooperazione istituzionale, contatti e partenariati, al fine di promuovere lo scambio di esperienze e di know-how, e collegamenti efficaci tra istruzione, ricerca e innovazione;
d)
sostegno alla riforma delle politiche attraverso dialoghi, studi, conferenze, seminari, gruppi di lavoro e valutazioni comparative e lo scambio di informazioni e buone pratiche, in particolare in considerazione dei processi di Bologna e di Copenaghen e degli strumenti dell'Unione intesi ad aumentare la trasparenza.
Articolo 44
Cooperazione culturale e nel settore degli audiovisivi e dei media
1. Le parti convengono di promuovere una cooperazione più stretta nei settori culturali e creativi al fine di migliorare, tra l'altro, la comprensione reciproca e la conoscenza delle rispettive culture.
2. Le parti cercano inoltre di prendere misure volte a promuovere gli scambi culturali e a realizzare iniziative culturali comuni di vario tipo, ricorrendo agli strumenti e ai quadri di cooperazione disponibili.
3. Le parti si adoperano per promuovere la mobilità dei professionisti della cultura e delle opere d'arte tra l'Australia e l'Unione e i suoi Stati membri.
4. Le parti incoraggiano il dialogo interculturale tra le organizzazioni della società civile, nonché tra i loro cittadini.
5. Le parti convengono di cooperare in particolare attraverso il dialogo politico presso i consessi internazionali competenti, segnatamente l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), al fine di perseguire obiettivi comuni e promuovere la diversità culturale, anche mediante l'attuazione delle disposizioni della convenzione dell'UNESCO sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali.
6. Le parti incoraggiano, sostengono e agevolano gli scambi, la cooperazione e il dialogo tra le istituzioni e i professionisti del settore audiovisivi e media.
7. Le parti convengono di sostenere la cooperazione culturale nell'ambito dell'ASEM, in particolare attraverso le attività della Fondazione Asia-Europa («ASEF»).
TITOLO VIII
COOPERAZIONE NEI SETTORI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE, DELL'ENERGIA E DEI TRASPORTI
Articolo 45
Ambiente e risorse naturali
1. Le parti convengono che è necessario proteggere, conservare e gestire in modo sostenibile le risorse naturali e la diversità biologica, in quanto presupposti per lo sviluppo delle generazioni attuali e future.
2. Le parti intensificano la cooperazione in materia di protezione dell'ambiente e tengono conto delle valutazioni ambientali in tutti i settori della cooperazione, anche in un contesto regionale e internazionale, in particolare al fine di:
a)
mantenere un dialogo ad alto livello su questioni ambientali;
b)
partecipare ad accordi multilaterali in materia ambientale e attuarli e, se del caso, creare un terreno comune riguardo le questioni ambientali, anche partecipando ai consessi multilaterali;
c)
promuovere e incoraggiare l'accesso alle risorse genetiche e il loro uso sostenibile, conformemente alla legislazione nazionale e ai trattati internazionali applicabili in questo campo, ratificati dalle parti o ai quali esse abbiano aderito;
d)
promuovere lo scambio di informazioni e competenze tecniche e di pratiche ambientali in settori quali:
i)
l'attuazione e l'applicazione della legislazione ambientale;
ii)
l'uso efficiente delle risorse e la sostenibilità dei consumi e della produzione;
iii)
la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità;
iv)
la gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti;
v)
la politica delle acque;
vi)
la conservazione dell'ambiente costiero e marino, e la lotta contro il suo inquinamento e degrado.
Articolo 46
Cambiamenti climatici
1. Le parti riconoscono la minaccia comune rappresentata a livello mondiale dal cambiamento climatico e la necessità per tutti i paesi di adottare misure per la riduzione delle emissioni al fine di stabilizzare le concentrazioni di gas a effetto serra nell'atmosfera a un livello tale da prevenire una pericolosa interferenza antropica nel sistema climatico. Nell'ambito delle rispettive competenze, e fatte salve le discussioni in altre sedi, quali la convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC), le parti rafforzano la cooperazione in questo settore. La cooperazione ha come scopo, tra l'altro:
a)
la lotta contro il cambiamento climatico, con l'obiettivo generale di una stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera, tenendo conto dei più recenti dati scientifici e della necessità di una transizione verso economie a basse emissioni pur nel contempo facilitando una crescita economica sostenibile mediante adeguate azioni nazionali di attenuazione e adattamento;
b)
la condivisione di conoscenze specialistiche e informazioni riguardo la concezione, l'attuazione e l'evoluzione dei rispettivi approcci e delle politiche di attenuazione nazionali, compresi i meccanismi basati sul mercato, se pertinenti;
c)
la condivisione di conoscenze specialistiche e informazioni sugli strumenti di finanziamento del settore pubblico e privato per l'azione per il clima;
d)
la collaborazione in materia di ricerca, sviluppo, diffusione, applicazione e trasferimento di tecnologie a basse emissioni di carbonio, allo scopo di mitigare le emissioni di gas a effetto serra e promuovere un uso efficiente delle risorse, preservando, nel contempo, la crescita economica;
e)
la condivisione di esperienze, competenze e migliori pratiche, ove opportuno, per il controllo e l'analisi degli effetti dei gas a effetto serra e per lo sviluppo di programmi di attenuazione e adattamento e strategie a basse emissioni;
f)
il sostegno, ove opportuno, alle azioni di attenuazione e adattamento dei paesi in via di sviluppo;
g)
la collaborazione per pervenire ad un accordo internazionale solido e giuridicamente vincolante sul clima, applicabile a tutti i paesi.
2. A tal fine, le parti convengono di mantenere un dialogo regolare e una cooperazione a livello politico, strategico e tecnico, sia a livello bilaterale che nei consessi plurilaterali e multilaterali pertinenti.
Articolo 47
Protezione civile
Le parti riconoscono la necessità di ridurre al minimo l'impatto delle catastrofi naturali e causate dall'uomo. Confermano il loro impegno comune a promuovere le misure di prevenzione, attenuazione, preparazione e reazione al fine di aumentare la resilienza delle rispettive società e delle infrastrutture e di cooperare, ove opportuno, a livello politico bilaterale e multilaterale per progredire verso questi obiettivi.
Articolo 48
Energia
Le parti riconoscono l'importanza del settore dell'energia e il ruolo di un mercato dell'energia ben funzionante per lo sviluppo sostenibile e la crescita economica, contribuendo al conseguimento degli obiettivi di sviluppo concordati a livello internazionale e collaborando per affrontare le sfide ambientali e climatiche a livello mondiale, e si adoperano, nell'ambito delle rispettive competenze, per migliorare la cooperazione in questo settore al fine di:
a)
sviluppare politiche volte ad aumentare la sicurezza energetica;
b)
promuovere il commercio e gli investimenti nel settore dell'energia a livello mondiale;
c)
potenziare la competitività;
d)
migliorare il funzionamento dei mercati internazionali dell'energia;
e)
scambiare informazioni ed esperienze sulle politiche attraverso i consessi multilaterali esistenti nel settore dell'energia;
f)
promuovere lo sviluppo e la diffusione di tecnologie energetiche pulite, diversificate, sostenibili ed efficaci in termini di costi, comprese le tecnologie relative alle energie rinnovabili e quelle a basse emissioni;
g)
razionalizzare l'utilizzo dell'energia con contributi tanto dal lato della domanda che dell'offerta, promuovendo l'efficienza energetica nella produzione, nel trasporto, nella distribuzione e nell'uso finale;
h)
condividere le migliori pratiche in materia di esplorazione e di produzione.
Articolo 49
Trasporti
1. Le parti si adoperano per cooperare in tutti i settori pertinenti della politica dei trasporti, compresa la politica dei trasporti integrata, nell'intento di migliorare la circolazione delle merci e dei passeggeri, di promuovere la sicurezza dei trasporti marittimi e aerei e la tutela dell'ambiente e di rendere più efficienti i rispettivi sistemi di trasporto.
2. La cooperazione fra le parti in questo settore è volta a promuovere:
a)
la condivisione di informazioni sulle rispettive politiche e pratiche in materia di trasporti, compresa la consulenza tempestiva in merito a modifiche proposte ai regimi normativi che incidono sui rispettivi settori dei trasporti;
b)
il rafforzamento delle relazioni nel settore dell'aviazione tra l'Australia e l'Unione, migliorando l'accesso al mercato e le opportunità d'investimento e ampliando e approfondendo la cooperazione in materia di regolamentazione nel settore della sicurezza aerea, nonché della sicurezza e della regolamentazione economica dell'industria del trasporto aereo, al fine di favorire la convergenza normativa e l'eliminazione degli ostacoli all'attività delle imprese, nonché la cooperazione in materia di gestione del traffico aereo;
c)
il dialogo e la cooperazione al fine di raggiungere gli obiettivi di un accesso illimitato ai mercati marittimi internazionali e di scambi fondati su una leale concorrenza su base commerciale;
d)
il dialogo e la cooperazione su questioni di trasporto legate all'ambiente;
e)
il dialogo e la cooperazione in vista del riconoscimento reciproco delle patenti di guida;
f)
la cooperazione nei consessi internazionali che si occupano di trasporti.
Articolo 50
Agricoltura e sviluppo rurale
1. Le parti convengono di incoraggiare la cooperazione in materia di agricoltura e sviluppo rurale.
2. I settori in cui la cooperazione può essere presa in considerazione comprendono, tra l'altro, la politica agricola e di sviluppo rurale, le indicazioni geografiche, la diversificazione e la ristrutturazione dei settori agricoli e l'agricoltura sostenibile.
Articolo 51
Gestione sostenibile delle foreste
Le parti convengono di facilitare la cooperazione, a livello nazionale e internazionale, sulla gestione sostenibile delle foreste e pertinenti politiche e normative, comprese le misure per combattere il disboscamento illegale e il relativo commercio di legname, nonché la promozione della buona gestione forestale.
Articolo 52
Affari marittimi e pesca
1. Le parti intensificano il dialogo e la cooperazione su questioni di interesse comune in materia di pesca e affari marittimi. Le parti mirano a promuovere la conservazione a lungo termine e la gestione sostenibile delle risorse biologiche marine, lo scambio di informazioni attraverso le organizzazioni regionali di gestione della pesca («ORGP»), nonché attraverso intese e consessi multilaterali quali l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura («FAO»), la promozione di sforzi volti a prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata («pesca INN»), l'attuazione di una gestione basata sugli ecosistemi e la promozione della collaborazione nel settore della ricerca sulla sostenibilità dell'ambiente marino e della pesca.
2. Le parti cooperano al fine di:
a)
incoraggiare lo sviluppo, l'attuazione e il rispetto di misure efficaci volte a garantire la conservazione a lungo termine e la gestione sostenibile delle risorse alieutiche, che rientrano nelle competenze delle ORGP o di accordi di cui le parti sono firmatarie;
b)
garantire la gestione multilaterale, nell'ambito dell'ORGP pertinente, di stock ittici altamente migratori nell'intera zona di distribuzione dei medesimi;
c)
promuovere un approccio integrato agli affari marittimi a livello internazionale;
d)
impegnarsi per facilitare l'adesione, ove opportuno, alle ORGP di cui una delle parti è membro e l'altra è una parte cooperante.
3. Le parti organizzano un dialogo regolare periodico nonché riunioni a livello di alti funzionari, al fine di rafforzare il dialogo e la cooperazione nonché lo scambio di informazioni ed esperienze sulla politica della pesca e degli affari marittimi.
Articolo 53
Occupazione e affari sociali
1. Le parti convengono di rafforzare la cooperazione nel settore dell'occupazione e degli affari sociali, anche nel contesto della globalizzazione e dell'evoluzione demografica. Esse si sforzano di promuovere la cooperazione e gli scambi di informazioni ed esperienze sui temi dell'occupazione e del lavoro. I settori di cooperazione possono comprendere gli scambi in materia di politiche per l'occupazione, coesione regionale e sociale, integrazione sociale, sistemi di previdenza sociale, relazioni industriali, sviluppo delle competenze lungo tutto l'arco della vita, occupazione giovanile, salute e sicurezza sul luogo di lavoro, non discriminazione e uguaglianza, compresa la parità di genere, nonché responsabilità sociale delle imprese e lavoro dignitoso.
2. Le parti ribadiscono la necessità di promuovere l'occupazione piena e produttiva e il lavoro dignitoso quali elementi chiave dello sviluppo sostenibile e della riduzione della povertà. In questo contesto le parti ricordano la dichiarazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro («OIL») del 2008 sulla giustizia sociale per una globalizzazione equa.
3. Le parti ribadiscono il loro impegno a rispettare, promuovere e applicare le norme sociali e del lavoro riconosciute a livello internazionale, sancite dalla dichiarazione dell'OIL relativa ai principi e ai diritti fondamentali del lavoro.
4. Le forme di cooperazione possono comprendere, tra l'altro, programmi, progetti e iniziative specifici, concordati congiuntamente, ma anche un dialogo su temi d'interesse comune a livello bilaterale o multilaterale.
Articolo 54
Salute
Le parti convengono di promuovere la cooperazione reciproca, lo scambio di informazioni e la condivisione delle esperienze a livello di politiche nei settori della salute e della gestione efficace dei problemi sanitari a carattere transfrontaliero.
TITOLO IX
QUADRO ISTITUZIONALE
Articolo 55
Altri accordi o intese
1. Le parti possono integrare il presente accordo concludendo accordi o intese specifici in qualsiasi settore di cooperazione rientrante nel suo ambito di applicazione. Tali accordi specifici sono parte integrante delle relazioni bilaterali generali disciplinate dal presente accordo.
2. Il presente accordo non condiziona né pregiudica l'interpretazione, il funzionamento o l'applicazione di altri accordi tra le parti. In particolare, le disposizioni sulla risoluzione delle controversie contenute nel presente accordo non sostituiscono né condizionano in alcun modo le disposizioni sulla risoluzione delle controversie di altri accordi tra le parti.
3. Le parti riconoscono che un caso di particolare urgenza, quale definito all'articolo 57, paragrafo 7, potrebbe fungere anche da motivazione per la sospensione o la denuncia di altri accordi stipulati tra le parti. In tali circostanze, per risolvere eventuali controversie, le parti rinviano alle disposizioni relative alla risoluzione delle controversie, alla sospensione e alla denuncia stabilite dagli altri accordi.
Articolo 56
Comitato misto
1. Le parti istituiscono un comitato misto composto da rappresentanti di entrambe.
2. In sede di comitato misto si tengono consultazioni volte ad agevolare l'attuazione del presente accordo e a conseguirne gli obiettivi generali, nonché a mantenere la coerenza generale delle relazioni tra l'UE e l'Australia.
3. Il comitato misto:
a)
promuove un'efficace attuazione del presente accordo;
b)
segue lo sviluppo delle relazioni bilaterali complessive tra le parti, compresa la stipula di accordi tra le parti;
c)
chiede, ove opportuno, informazioni ai comitati o ad altri organismi istituiti nell'ambito di altri accordi tra le parti ed esamina le relazioni da questi presentate;
d)
scambia opinioni e formula proposte sulle questioni d'interesse comune, comprese azioni future e risorse disponibili per realizzarle;
e)
fissa priorità e, se del caso, definisce le tappe successive o i piani d'azione in relazione ai fini del presente accordo;
f)
cerca metodi adatti per prevenire eventuali problemi nei settori oggetto dell'accordo;
g)
si adopera per comporre, a norma dell'articolo 57, eventuali controversie sorte nell'applicazione o interpretazione del presente accordo;
h)
esamina le informazioni presentate da una parte in conformità all'articolo 57;
i)
adotta decisioni, ove opportuno, per dare effetto ad aspetti specifici del presente accordo.
4. Il comitato misto delibera per consenso. Esso adotta il proprio regolamento interno e può istituire sottocomitati e gruppi di lavoro per trattare questioni specifiche.
5. Il comitato misto si riunisce di norma una volta all'anno, alternativamente nell'Unione e in Australia. A richiesta di una delle parti vengono indette riunioni straordinarie del comitato misto. Il comitato misto è copresieduto da entrambe le parti e si riunisce, di norma, a livello di alti funzionari, sebbene possa riunirsi a livello ministeriale. Il comitato misto può anche operare mediante contatti video o telefonici e attraverso lo scambio di informazioni per posta elettronica.
Articolo 57
Modalità di attuazione e di composizione delle controversie
1. Nello spirito del rispetto reciproco e della cooperazione rappresentato dal presente accordo, le parti adottano tutte le misure, di portata generale o specifica, necessarie per l'adempimento dei loro obblighi a norma del presente accordo.
2. Le parti convengono di consultarsi il più rapidamente possibile, su richiesta di una di esse, per eventuali contrasti che possano insorgere nell'esecuzione del presente accordo. In caso di opinioni divergenti riguardo all'applicazione o all'interpretazione del presente accordo, ciascuna delle parti può sottoporre la questione al comitato misto. Le parti forniscono al comitato misto tutte le informazioni necessarie per un esame approfondito della questione, al fine di risolvere la controversia tempestivamente e in termini amichevoli.
3. In casi di particolare urgenza, l'una o l'altra parte sottopone immediatamente la questione all'esame del comitato misto e fornisce tutte le informazioni necessarie per un esame approfondito della situazione, al fine di trovare una soluzione reciprocamente accettabile e tempestiva. Qualora il comitato misto a livello di alti funzionari non sia in grado di risolvere la situazione entro un periodo massimo di 15 giorni dall'inizio delle consultazioni, e comunque non oltre 30 giorni dalla data di deferimento della questione al comitato misto, la questione è sottoposta ai ministri affinché venga esaminata con urgenza, per un ulteriore periodo di 15 giorni.
4. Nell'improbabile e inattesa eventualità che non si raggiunga una soluzione reciprocamente accettabile entro 15 giorni dall'avvio delle consultazioni a livello ministeriale e comunque non oltre 45 giorni dalla data di deferimento della questione al comitato misto, ciascuna parte può decidere di adottare le misure del caso per quanto riguarda il presente accordo, compresa la sospensione delle disposizioni ivi contenute o la sua denuncia. Le parti riconoscono che un caso di particolare urgenza può fungere anche da motivazione per adottare misure appropriate al di fuori del presente accordo, in conformità con i diritti e gli obblighi derivanti da altri accordi tra le parti o dalle norme generali del diritto internazionale. Nell'Unione la decisione di sospensione richiederebbe l'unanimità. In Australia la decisione di sospensione sarebbe adottata dal governo conformemente alle proprie disposizioni legislative e regolamentari nazionali.
5. Le parti convengono che l'eventuale decisione di adottare misure appropriate conformemente al paragrafo 4 deve essere debitamente motivata. La decisione è notificata immediatamente all'altra parte per iscritto. Le parti convengono che tali misure devono essere proporzionate e coerenti con l'articolo 55, paragrafo 2, e con i principi generali del diritto internazionale.
6. Le misure adottate a norma del paragrafo 4 sono revocate non appena vengano meno i motivi che le avevano giustificate. La parte che invoca l'applicazione delle disposizioni del paragrafo 4 segue continuamente gli sviluppi della situazione all'origine della decisione e ritira le misure non appena le circostanze lo giustifichino.
7. Le parti convengono che, ai fini della corretta interpretazione e dell'applicazione pratica del presente accordo, per «caso di particolare urgenza» si intende un'inosservanza particolarmente grave e sostanziale degli obblighi di cui all'articolo 2, paragrafo 2, e all'articolo 6, paragrafo 2, del presente accordo ad opera di una delle parti, che ha portato a una situazione che richiede una reazione immediata dell'altra parte. Le parti ritengono che un'inosservanza particolarmente grave e sostanziale dell'articolo 2, paragrafo 2, o dell'articolo 6, paragrafo 2, dovrebbe essere di tipo eccezionale, tale da minacciare la pace e la sicurezza internazionali.
8. Qualora una situazione in un paese terzo possa essere considerata, in termini di gravità e natura, un caso di particolare urgenza, le parti si adoperano per tenere consultazioni urgenti, su richiesta di una di esse, per scambiare opinioni sulla situazione e valutare possibili risposte.
TITOLO X
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 58
Definizioni
Ai fini del presente accordo, per «parti» si intendono l'Unione o i suoi Stati membri oppure l'Unione e i suoi Stati membri, secondo le rispettive competenze, da una parte, e l'Australia, dall'altra.
Articolo 59
Cooperazione finanziaria
1. In sede di attuazione di programmi di aiuto nell'ambito delle loro politiche di cooperazione allo sviluppo, le parti cooperano per prevenire e lottare contro le irregolarità, la frode, la corruzione o qualsiasi altra attività illecita a danno degli interessi finanziari delle parti.
2. A tal fine, le autorità competenti dell'Unione e dell'Australia condividono informazioni, inclusi dati personali, a norma delle rispettive legislazioni in vigore, e, su richiesta di una delle parti, procedono a consultazioni.
3. L'Ufficio europeo per la lotta antifrode e le competenti autorità australiane possono convenire di estendere la cooperazione nell'ambito delle attività antifrode, anche tramite la conclusione di accordi operativi.
Articolo 60
Diffusione delle informazioni
1. Le parti assicurano una protezione adeguata delle informazioni scambiate ai sensi del presente accordo in linea con l'interesse pubblico rispetto all'accesso alle informazioni.
2. Nessuna disposizione del presente accordo può essere interpretata come un obbligo per le parti di condividere informazioni, oppure consentire l'accesso a informazioni condivise, la cui divulgazione:
a)
pregiudicherebbe:
i)
la pubblica sicurezza;
ii)
l'intelligence, la difesa o questioni militari;
iii)
le relazioni internazionali;
iv)
le politiche finanziarie, monetarie o economiche;
v)
il diritto alla riservatezza; o
vi)
legittimi interessi commerciali o attività produttive; o
b)
sia altrimenti contraria all'interesse pubblico.
3. Nel caso in cui le informazioni di cui al presente articolo siano condivise, la parte ricevente comunicare o divulga tali informazioni solo previo assenso dell'altra parte, oppure ove sia necessario per rispettare i propri obblighi giuridici.
4. Nessuna disposizione del presente accordo è intesa quale deroga ai diritti, agli obblighi o agli impegni delle parti nell'ambito di accordi bilaterali o di disposizioni concernenti le informazioni classificate scambiate tra le parti.
Articolo 61
Entrata in vigore, applicazione provvisoria, durata e denuncia
1. Il presente accordo entra in vigore il trentesimo giorno dalla data in cui le parti si sono notificate reciprocamente l'avvenuto completamento delle procedure giuridiche necessarie a tal fine.
2. Fatto salvo il paragrafo 1, l'Australia e l'Unione possono applicare provvisoriamente disposizioni del presente accordo definite congiuntamente in attesa della sua entrata in vigore. L'applicazione provvisoria ha inizio il trentesimo giorno dalla data in cui l'Australia e l'Unione si sono notificate reciprocamente l'avvenuto completamento delle rispettive procedure interne necessarie a tal fine.
3. Il presente accordo è concluso per un periodo illimitato. Ciascuna delle parti può comunicare per iscritto all'altra parte la propria intenzione di denunciarlo. La denuncia prende effetto sei mesi dopo la notifica.
Articolo 62
Notifiche
Le notifiche a norma dell'articolo 61 sono indirizzate, rispettivamente, al segretariato generale del Consiglio dell'Unione europea o al Dipartimento degli Affari esteri e del Commercio dell'Australia, o agli organismi che ad essi subentreranno.
Articolo 63
Applicazione territoriale
Il presente accordo si applica, da una parte, ai territori ai quali si applicano il trattato sull'Unione europea e il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, alle condizioni stabilite in tali trattati e, dall'altra, al territorio dell'Australia.
Articolo 64
Testi autentici
Il presente accordo è redatto in duplice esemplare nelle lingue bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, inglese, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese, tutti i testi facenti ugualmente fede.
Съставено в Манила на седми август две хиляди и седемнадесета година.
Hecho en Manila el siete de agosto de dos mil diecisiete.
V Manile dne sedmého srpna roku dva tisíce sedmnáct.
Udfærdiget i Manilla den syvende august to tusind og sytten.
Geschehen zu Manila am siebten August zweitausendsiebzehn.
Kahe tuhande seitsmeteistkümnenda aasta augustikuu seitsmendal päeval Manilas.
Έγινε στη Μανίλα, στις επτά Αυγούστου δύο χιλιάδες δεκαεπτά.
Done at Manila on the seventh day of August in the year two thousand and seventeen.
Fait à Manille, le sept août deux mille dix-sept.
Sastavljeno u Manili sedmog dana kolovoza dvije tisuće sedamnaeste godine.
Fatto a Manila, addì sette agosto duemiladiciassette.
Manilā, divi tūkstoši septiņpadsmitā gada septītajā augustā.
Priimta du tūkstančiai septynioliktų metų rugpjūčio septintą dieną Maniloje.
Kelt Manilában, a kétezer-tizenhetedik év augusztus havának hetedik napján.
Magħmul f'Manila fis-seba' jum ta' Awwissu fis-sena elfejn u sbatax.
Gedaan te Manilla, zeven augustus tweeduizend zeventien.
Sporządzono w Manili dnia siódmego sierpnia roku dwa tysiące siedemnastego.
Feito em Manila, em sete de agosto de dois mil e dezassete.
Întocmit la Manila la șapte august două mii șaptesprezece.
V Manile sedemnásteho augusta dvetisíc sedemnásť.
V Manili, dne sedmega avgusta leta dva tisoč sedemnajst.
Tehty Manilassa seitsemäntenä päivänä elokuuta vuonna kaksituhattaseitsemäntoista.
Som skedde i Manila den sjunde augusti år tjugohundrasjutton.
Voor het Koninkrijk België
Pour le Royaume de Belgique
Für das Königreich Belgien
Deze handtekening verbindt eveneens de Vlaamse Gemeenschap, de Franse Gemeenschap, de Duitstalige Gemeenschap, het Vlaamse Gewest, het Waalse Gewest en het Brussels Hoofdstedelijk Gewest.
Cette signature engage également la Communauté française, la Communauté flamande, la Communauté germanophone, la Région wallonne, la Région flamande et la Région de Bruxelles-Capitale.
Diese Unterschrift bindet zugleich die Deutschsprachige Gemeinschaft, die Flämische Gemeinschaft, die Französische Gemeinschaft, die Wallonische Region, die Flämische Region und die Region Brüssel-Hauptstadt.
За Република България
Za Českou republiku
For Kongeriget Danmark
Für die Bundesrepublik Deutschland
Eesti Vabariigi nimel
Thar cheann Na hÉireann
For Ireland
Για την Ελληνική Δημοκρατία
Por el Reino de España
Pour la République française
Za Republiku Hrvatsku
Per la Repubblica italiana
Για την Κυπριακή Δημοκρατία
Latvijas Republikas vārdā –
Lietuvos Respublikos vardu
Pour la Grand-Duché de Luxembourg
Magyarország részéről
Għar-Repubblika ta' Malta
Voor het Koninkrijk der Nederlanden
Für die Republik Österreich
W imieniu Rzeczypospolitej Polskiej
Pela República Portuguesa
Pentru România
Za Republiko Slovenijo
Za Slovenskú republiku
Suomen tasavallan puolesta
För Republiken Finland
För Konungariket Sverige
For the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland
За Европейския съюз
Рог la Unión Europea
Za Evropskou unii
For Den Europæiske Union
Für die Europäische Union
Euroopa Liidu nimel
Για την Ευρωπαϊκή Ένωση
For the European Union
Pour l'Union européenne
Za Europsku uniju
Per l'Unione europea
Eiropas Savienības vārdā –
Europos Sąjungos vardu
Az Európai Unió részéről
Għall-Unjoni Ewropea
Voor de Europese Unie
W imieniu Unii Europejskiej
Pela União Europeia
Pentru Uniunea Europeană
Za Európsku úniu
Za Evropsko unijo
Euroopan unionin puolesta
För Europeiska unionen
For Australia
(1) L'Australia può accettare l'uso del termine «tutela consolare» nel presente articolo, in sostituzione del termine «funzioni consolari», restando inteso che il primo copre le funzioni di cui all'articolo 9 della direttiva (UE) 2015/637 del Consiglio, del 20 aprile 2015, sulle misure di coordinamento e cooperazione per facilitare la tutela consolare dei cittadini dell'Unione non rappresentati nei paesi terzi e che abroga la decisione n. 95/553/CE, e che tali funzioni comprendono il rilascio di passaporti di emergenza e/o documenti di viaggio.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | ACCORDO QUADRO
tra L'unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'Australia, dall'altra
L'UNIONE EUROPEA, in seguito denominata «l'Unione»,
e
IL REGNO DEL BELGIO,
LA REPUBBLICA DI BULGARIA,
LA REPUBBLICA CECA,
IL REGNO DI DANIMARCA,
LA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA,
LA REPUBBLICA DI ESTONIA,
L'IRLANDA,
LA REPUBBLICA ELLENICA,
IL REGNO DI SPAGNA,
LA REPUBBLICA FRANCESE,
LA REPUBBLICA DI CROAZIA,
LA REPUBBLICA ITALIANA,
LA REPUBBLICA DI CIPRO,
LA REPUBBLICA DI LETTONIA,
LA REPUBBLICA DI LITUANIA,
IL GRANDUCATO DI LUSSEMBURGO,
L'UNGHERIA,
LA REPUBBLICA DI MALTA,
IL REGNO DEI PAESI BASSI,
LA REPUBBLICA D'AUSTRIA,
LA REPUBBLICA DI POLONIA,
LA REPUBBLICA PORTOGHESE,
LA ROMANIA,
LA REPUBBLICA DI SLOVENIA,
LA REPUBBLICA SLOVACCA,
LA REPUBBLICA DI FINLANDIA,
IL REGNO DI SVEZIA,
IL REGNO UNITO DI GRAN BRETAGNA E IRLANDA DEL NORD,
Stati membri dell'Unione europea, in seguito denominati «gli Stati membri»,
da una parte, e
L'AUSTRALIA
dall'altra,
in seguito denominati «le parti»,
CONSIDERANDO i valori comuni e gli stretti legami storici, politici e economici che le uniscono;
ACCOGLIENDO con favore i progressi compiuti nello sviluppo delle loro relazioni, reciprocamente vantaggiose e di lunga durata, attraverso l'adozione di una dichiarazione congiunta sulle relazioni tra l'Unione europea e l'Australia, del 26 giugno 1997, e l'attuazione del programma di cooperazione del 2003;
RICONOSCENDO il rinnovato impegno e la rinnovata cooperazione tra l'Australia e l'Unione europea a partire dallo sviluppo del quadro di partenariato UE-Australia adottato il 29 ottobre 2008;
RIAFFERMANDO il loro impegno a rispettare le finalità e i principi della Carta delle Nazioni Unite e a rafforzare il ruolo delle Nazioni Unite;
RIAFFERMANDO il loro impegno a rispettare i principi democratici e i diritti umani enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e in altri pertinenti strumenti internazionali in materia di diritti umani, nonché i principi dello Stato di diritto e del buon governo;
SOTTOLINEANDO la natura globale delle loro relazioni e l'importanza di fornire un quadro coerente per promuoverne lo sviluppo;
ESPRIMENDO la comune volontà di elevare le loro relazioni al livello di un partenariato rafforzato;
CONFERMANDO il desiderio di intensificare e sviluppare il dialogo politico e la cooperazione;
DETERMINATE a consolidare, approfondire e diversificare la cooperazione nei settori di reciproco interesse a livello bilaterale, regionale e mondiale e sulla base di mutui vantaggi;
ESPRIMENDO il loro impegno a creare un ambiente favorevole a maggiori scambi e investimenti commerciali bilaterali;
AFFERMANDO la volontà di rafforzare la cooperazione nel settore della giustizia, libertà e sicurezza;
RICONOSCENDO i reciproci vantaggi della cooperazione rafforzata nei settori dell'istruzione, della cultura, della ricerca e dell'innovazione;
ESPRIMENDO il loro impegno a promuovere lo sviluppo sostenibile nelle sue dimensioni economica, sociale e ambientale;
BASANDOSI sugli accordi conclusi tra l'Unione e l'Australia, segnatamente in materia di scienza, servizi aerei, settore vinicolo, sicurezza delle informazioni classificate, procedure di valutazione della conformità per i prodotti industriali e scambio di dati dei passeggeri aerei;
PRENDENDO ATTO del fatto che, nel caso in cui le parti decidano, nel quadro del presente accordo, di concludere accordi specifici nel settore della libertà, sicurezza e giustizia che debbano essere conclusi dall'Unione a norma della parte terza, titolo V, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, le disposizioni di tali futuri accordi non sarebbero vincolanti per il Regno Unito e/o l'Irlanda a meno che l'Unione, contemporaneamente al Regno Unito e/o all'Irlanda per quanto concerne le loro rispettive relazioni bilaterali precedenti, non notifichi all'Australia che tali accordi sono divenuti vincolanti per il Regno Unito e/o l'Irlanda, in quanto parte dell'Unione, conformemente al protocollo n. 21 sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Analogamente, eventuali successive misure interne all'Unione che dovessero essere adottate a norma del summenzionato titolo V al fine di attuare il presente accordo non sarebbero vincolanti per il Regno Unito e/o per l'Irlanda a meno che i due paesi non abbiano notificato il desiderio di partecipare a tali misure o di accettarle in conformità con il protocollo n. 21. Rilevando inoltre che tali futuri accordi o tali successive misure interne dell'Unione rientrerebbero nell'ambito di applicazione del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato ai suddetti trattati,
HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
TITOLO I
FINALITÀ E FONDAMENTI DELL'ACCORDO
Articolo 1
Finalità dell'accordo
1. L'accordo persegue le seguenti finalità:
a)
istituire un partenariato rafforzato tra le parti;
b)
fornire un quadro per facilitare e promuovere la cooperazione in un'ampia gamma di settori di interesse reciproco;
c)
rafforzare la cooperazione al fine di sviluppare soluzioni per rispondere alle sfide mondiali e regionali.
2. In tale contesto, le parti ribadiscono il loro impegno a intensificare il dialogo politico ad alto livello e riaffermano i valori condivisi e i principi comuni che sottendono alle loro relazioni bilaterali e costituiscono una base per la cooperazione.
Articolo 2
Fondamenti della cooperazione
1. Le parti decidono di rafforzare le loro relazioni strategiche e di intensificare la cooperazione a livello bilaterale, regionale e mondiale, sulla base di valori condivisi e interessi comuni.
2. Le parti confermano il loro impegno a rispettare i principi democratici, i diritti umani e le libertà fondamentali e lo Stato di diritto. Il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani e delle libertà fondamentali enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo — quali espressi nel Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e nel Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali e in altri pertinenti strumenti internazionali in materia di diritti umani che le parti hanno ratificato o ai quali hanno aderito — nonché dei principi dello Stato di diritto costituisce il fondamento delle politiche interne e internazionali delle parti e un elemento essenziale del presente accordo.
3. Le parti ribadiscono il loro forte sostegno a favore della Carta delle Nazioni Unite e dei valori condivisi ivi sanciti.
4. Le parti ribadiscono l'impegno a promuovere uno sviluppo e una crescita economica sostenibili, contribuendo agli obiettivi di sviluppo convenuti a livello internazionale e cooperando per affrontare le sfide ambientali mondiali, compreso il cambiamento climatico.
5. Le parti sottolineano l'impegno comune a favore del carattere globale delle loro relazioni bilaterali e del mantenimento della coerenza generale a riguardo, sulla base del presente accordo.
6. L'attuazione del presente accordo si fonda sui principi del dialogo, del rispetto reciproco, del partenariato paritario, del consenso e del rispetto del diritto internazionale.
TITOLO II
DIALOGO POLITICO E COOPERAZIONE IN MATERIA DI POLITICA ESTERA E SICUREZZA
Articolo 3
Dialogo politico
1. Le parti convengono di rafforzare il loro dialogo politico regolare.
2. Il dialogo politico ha l'obiettivo di:
a)
promuovere lo sviluppo delle relazioni bilaterali;
b)
rafforzare gli approcci comuni delle parti e individuare possibilità di cooperazione nell'ambito delle sfide e delle questioni mondiali e regionali.
3. Il dialogo tra le parti si svolge in particolare nelle seguenti forme:
a)
consultazioni, riunioni e visite a livello di leader, da tenersi ogniqualvolta le parti lo ritengano necessario;
b)
consultazioni, riunioni e visite a livello ministeriale, comprese consultazioni a livello dei ministri degli Esteri, e riunioni ministeriali in materia di commercio e altre questioni stabilite dalle parti, che si svolgono in date e luoghi stabiliti dalle parti;
c)
riunioni periodiche a livello di alti funzionari, che si terranno, come opportuno, riguardo a questioni bilaterali, politica estera, sicurezza internazionale, lotta al terrorismo, commercio, cooperazione allo sviluppo, cambiamento climatico e altre questioni, come stabilito dalle parti;
d)
dialoghi settoriali su questioni di interesse comune;
e)
scambi di delegazioni e altri contatti tra il Parlamento dell'Australia e il Parlamento europeo.
Articolo 4
Impegno a favore dei principi democratici, dei diritti umani e dello Stato di diritto
Le parti convengono di:
a)
promuovere i principi fondamentali in relazione ai valori democratici, ai diritti umani e allo Stato di diritto, anche nei consessi multilaterali;
b)
collaborare e coordinarsi, ove opportuno e anche con paesi terzi, per la promozione pratica dei principi democratici, dei diritti umani e dello Stato di diritto;
c)
incoraggiare la partecipazione ai rispettivi sforzi per promuovere la democrazia, anche attraverso l'istituzione di misure intese a facilitare la partecipazione alle missioni di osservazione elettorale.
Articolo 5
Gestione delle crisi
1. Le parti ribadiscono il loro impegno a cooperare per promuovere la pace e la stabilità a livello internazionale.
2. A tal fine, esaminano le possibilità di coordinare le attività di gestione delle crisi, inclusa la possibile cooperazione nelle operazioni di gestione delle crisi.
3. Le parti si adoperano per l'attuazione dell'accordo tra l'Unione europea e l'Australia che istituisce un quadro per la partecipazione dell'Australia alle operazioni di gestione delle crisi condotte dall'Unione europea.
Articolo 6
Lotta contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa
1. Le parti ritengono che la proliferazione delle armi di distruzione di massa (ADM) e dei relativi vettori, a livello di attori statali o non statali, costituisca una delle più gravi minacce per la stabilità e la sicurezza a livello internazionale.
2. Le parti convengono di cooperare e di contribuire alla lotta contro la proliferazione delle ADM e dei relativi vettori, garantendo la piena attuazione degli obblighi assunti nell'ambito dei trattati e degli accordi internazionali in materia di disarmo e non proliferazione o di altri pertinenti accordi da loro ratificati o ai quali hanno aderito. Le parti convengono che questa disposizione costituisce un elemento fondamentale del presente accordo.
3. Le parti convengono inoltre di cooperare e di contribuire alla lotta alla proliferazione delle ADM e dei relativi vettori mediante:
a)
l'adozione di tutte le misure necessarie per firmare, ratificare o aderire, secondo il caso, nonché attuare integralmente e promuovere, tutti gli altri strumenti internazionali pertinenti;
b)
il mantenimento di un sistema efficace di controlli nazionali all'esportazione esteso tanto all'esportazione quanto al transito dei beni collegati alle ADM, che verifichi anche l'impiego finale delle tecnologie a duplice uso in relazione alle ADM e preveda sanzioni efficaci in caso di violazione dei controlli all'esportazione;
c)
la promozione dell'attuazione di tutte le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
d)
la cooperazione nei consessi multilaterali e nei regimi di controllo delle esportazioni per promuovere la non proliferazione delle ADM;
e)
la collaborazione e il coordinamento delle attività di sensibilizzazione in materia di sicurezza chimica, biologica, radiologica e nucleare, sicurezza e non proliferazione e sanzioni;
f)
la condivisione di informazioni pertinenti sulle misure adottate a norma del presente articolo, se del caso e in conformità delle rispettive competenze.
4. Le parti decidono di mantenere un dialogo politico regolare che accompagni e consolidi gli elementi suddetti.
Articolo 7
Armi leggere e di piccolo calibro e altre armi convenzionali
1. Le parti riconoscono che la fabbricazione, il trasferimento e la circolazione illeciti di armi leggere e di piccolo calibro (SALW) e relative munizioni nonché la loro eccessiva accumulazione, le carenze nella gestione, i depositi non sufficientemente sicuri e la diffusione incontrollata continuano a rappresentare una grave minaccia per la pace e la sicurezza internazionali.
2. Le parti convengono di osservare e attuare pienamente i rispettivi obblighi di contrasto del commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro e relative munizioni, ai sensi degli accordi internazionali vigenti ratificati dall'Australia e dall'Unione e/o dagli Stati membri, o ai quali essi hanno aderito, in conformità con le loro competenze e con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
3. Le parti riconoscono l'importanza dei sistemi di controllo nazionali per il trasferimento di armi convenzionali in linea con le attuali norme internazionali. Le parti riconoscono l'importanza di applicare detti controlli in maniera responsabile, al fine di contribuire alla pace, alla sicurezza e alla stabilità sul piano internazionale e regionale nonché per ridurre le sofferenze umane e prevenire la diversione delle armi convenzionali.
4. Le parti si impegnano in tal senso ad attuare pienamente il trattato sul commercio delle armi e a cooperare nell'ambito dello stesso, promuovendo altresì l'universalizzazione e la piena esecuzione del trattato da parte di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite.
5. Le parti si impegnano a cooperare e a garantire il coordinamento, la complementarità e la sinergia degli sforzi intesi a lottare contro il traffico illecito di SALW e relative munizioni a livello mondiale, regionale, subregionale e nazionale, per garantire l'efficace attuazione degli embarghi sulle armi decisi dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in conformità della Carta delle Nazioni Unite.
Articolo 8
Crimini gravi di rilevanza internazionale e Corte penale internazionale
1. Le parti ribadiscono che i crimini più gravi, motivo di allarme per la comunità internazionale nel suo complesso, non devono rimanere impuniti e vanno efficacemente perseguiti con provvedimenti a livello nazionale o internazionale, anche presso la Corte penale internazionale.
2. Le parti convengono di collaborare per promuovere le finalità e gli obiettivi dello statuto di Roma e a tal fine convengono di:
a)
continuare a impegnarsi per applicare lo statuto di Roma e prendere in considerazione la ratifica e l'attuazione dei relativi strumenti (come l'accordo sui privilegi e le immunità della Corte penale internazionale);
b)
continuare a promuovere l'adesione universale allo Statuto di Roma, anche tramite la condivisione di esperienze con altri Stati circa l'adozione delle misure necessarie per la ratifica e l'applicazione dello statuto di Roma;
c)
salvaguardare l'integrità dello Statuto di Roma proteggendo i suoi principi fondamentali, anche astenendosi dal concludere accordi di immunità (noti anche come «accordi dell'articolo 98») con Stati terzi e incoraggiare gli altri ad astenersi dal farlo.
Articolo 9
Cooperazione nella lotta contro il terrorismo
1. Le parti ribadiscono l'importanza della prevenzione e della lotta contro il terrorismo nel pieno rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani e in linea con il diritto internazionale applicabile, compresa la Carta delle Nazioni Unite, le convenzioni internazionali in materia di lotta al terrorismo, le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il diritto dei rifugiati e il diritto umanitario internazionale.
2. In questo quadro e tenuto conto della strategia globale delle Nazioni Unite contro il terrorismo contenuta nella risoluzione 60/288 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite dell'8 settembre 2006 e nelle valutazioni sulla sua attuazione, le parti convengono di cooperare nella prevenzione e repressione degli atti di terrorismo, in particolare attraverso:
a)
la condivisione di informazioni sui gruppi terroristici e sulle loro reti di sostegno conformemente al diritto internazionale e nazionale;
b)
lo scambio di pareri sui mezzi e sui metodi utilizzati per contrastare il terrorismo, anche dal punto di vista tecnico e della formazione, e la condivisione delle loro esperienze in materia di prevenzione del terrorismo;
c)
l'individuazione di settori per una futura cooperazione, anche per prevenire il reclutamento e la radicalizzazione e per opporsi al finanziamento del terrorismo, anche tramite partenariati con paesi terzi;
d)
se possibile e opportuno, il sostegno alle iniziative regionali di cooperazione in materia di applicazione della legge nella lotta contro il terrorismo, sulla base del pieno rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto;
e)
la collaborazione per rafforzare il consenso internazionale sulla lotta contro il terrorismo e il relativo quadro normativo, adoperandosi per giungere a un accordo sulla convenzione globale contro il terrorismo internazionale;
f)
la promozione della cooperazione tra gli Stati membri delle Nazioni Unite in modo da dare efficace applicazione, con tutti gli strumenti opportuni, alla strategia globale delle Nazioni Unite contro il terrorismo;
g)
la condivisione delle migliori pratiche relativamente alla tutela dei diritti umani nella lotta contro il terrorismo.
3. Le parti ribadiscono l'impegno a collaborare, ove opportuno, per prestare assistenza allo sviluppo delle capacità antiterrorismo di altri Stati che necessitino di risorse e competenze per prevenire e contrastare l'attività terroristica.
4. Le parti convengono di cooperare strettamente nel quadro del forum globale antiterrorismo (Global Counter-Terrorism Forum) e dei suoi gruppi di lavoro.
5. Le parti convengono di mantenere un dialogo regolare a livello di funzionari in materia di lotta al terrorismo.
Articolo 10
Cooperazione nell'ambito delle organizzazioni regionali e internazionali
Le parti si impegnano a cooperare, mediante la condivisione di opinioni e, ove opportuno, il coordinamento delle rispettive posizioni nell'ambito delle organizzazioni e dei consessi internazionali e regionali, tra cui l'Organizzazione delle Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate, l'Organizzazione mondiale del commercio («OMC»), il gruppo dei venti («G 20»), il Consiglio per la stabilità finanziaria («FSB»), l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico («OCSE»), il Gruppo della Banca mondiale e le banche di sviluppo regionali, l'Asia-Europe Meeting («ASEM»), l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa («OSCE»), il Forum regionale dell'ASEAN («ARF»), il Forum delle isole del Pacifico («PIF») e il Segretariato della Comunità del Pacifico.
Articolo 11
La sicurezza internazionale e il ciberspazio
Le parti riconoscono l'importanza della cooperazione e della condivisione di opinioni nel settore della sicurezza internazionale e del ciberspazio, anche per quanto riguarda le norme di comportamento e l'applicazione del diritto internazionale nel ciberspazio, l'elaborazione di misure di rafforzamento della fiducia e lo sviluppo delle capacità.
TITOLO III
COOPERAZIONE IN MATERIA DI SVILUPPO GLOBALE E AIUTI UMANITARI
Articolo 12
Sviluppo
1. Le parti riaffermano il loro impegno a contribuire a una crescita economica sostenibile e alla riduzione della povertà, rafforzando la cooperazione in materia di sviluppo internazionale e promuovendo l'efficacia in materia di aiuti e sviluppo, con particolare attenzione all'attuazione a livello nazionale.
2. Le parti riconoscono il valore della collaborazione per garantire che le attività di sviluppo abbiano maggiore impatto, portata e influenza.
3. A tale scopo, le parti convengono:
a)
di condurre un dialogo politico regolare sulla cooperazione allo sviluppo;
b)
di scambiare opinioni e, ove opportuno, coordinare le rispettive posizioni su questioni relative allo sviluppo nei consessi regionali e internazionali per promuovere una crescita inclusiva e sostenibile ai fini dello sviluppo umano;
c)
di scambiare informazioni sui rispettivi programmi di sviluppo e, se del caso, coordinare il loro impegno a livello di paesi specifici per aumentare il loro contributo alla crescita economica sostenibile e alla riduzione della povertà attraverso la promozione delle sinergie tra i rispettivi programmi, migliorando la divisione del lavoro e l'efficacia sul campo;
d)
di instaurare, se del caso, una cooperazione delegata per conto dell'altra parte, basandosi su modalità concordate congiuntamente.
Articolo 13
Aiuti umanitari
Le parti ribadiscono il comune impegno nell'ambito degli aiuti umanitari e si adoperano per offrire risposte coordinate secondo il caso.
TITOLO IV
COOPERAZIONE IN MATERIA ECONOMICA E COMMERCIALE
Articolo 14
Dialogo sulla politica economica
Le parti convengono di mantenere il dialogo tra le rispettive autorità e di promuovere la condivisione di informazioni ed esperienze sulle rispettive politiche e tendenze macroeconomiche, compresa la condivisione di informazioni sul coordinamento delle politiche economiche nell'ambito della cooperazione e dell'integrazione economica regionali.
Articolo 15
Dialogo e cooperazione in materia di scambi commerciali e investimenti
1. Le parti s'impegnano a cooperare per assicurare le condizioni necessarie e dare impulso all'incremento dei reciproci scambi commerciali e investimenti.
2. Le parti s'impegnano a condurre un dialogo e una cooperazione ad alto livello nei settori correlati al commercio e agli investimenti, allo scopo di agevolare scambi e flussi d'investimento bilaterali, di prevenire ed eliminare gli ostacoli non tariffari agli scambi e agli investimenti, di migliorare la trasparenza e far progredire il sistema commerciale multilaterale.
3. Il dialogo sulle questioni relative agli scambi commerciali e agli investimenti comprende:
a)
un dialogo annuale in materia di politica commerciale a livello di alti funzionari, integrato da incontri ministeriali sugli scambi commerciali, in data stabilita dalle parti;
b)
dialoghi incentrati sugli scambi e la commercializzazione dei prodotti agricoli e su questioni sanitarie e fitosanitarie;
c)
altri scambi settoriali, come stabilito dalle parti.
4. Le parti si tengono reciprocamente informate e condividono opinioni sullo sviluppo del commercio bilaterale e internazionale, sugli investimenti e sugli aspetti correlati al commercio e agli investimenti presenti in altre politiche, comprese le questioni di regolamentazione che possono incidere sugli scambi e sugli investimenti bilaterali.
5. Le parti condividono informazioni in merito ai loro approcci strategici riguardo agli accordi di libero scambio (ALS) e ai rispettivi programmi in materia. Il presente accordo non impone né esclude la negoziazione e la conclusione, in futuro, di un ALS tra le parti per integrare e ampliare le disposizioni economiche del presente accordo.
6. Riconoscendo il valore della liberalizzazione degli scambi in quanto volano fondamentale per la crescita economica mondiale e l'importanza di perseguire questo obiettivo tramite un sistema commerciale multilaterale regolamentato, le parti confermano il loro impegno a collaborare con l'OMC per una maggiore liberalizzazione degli scambi.
Articolo 16
Investimenti
Attraverso il dialogo, le parti promuovono un contesto stabile e favorevole agli investimenti bilaterali al fine di:
a)
migliorare la comprensione reciproca e la cooperazione in materia di investimenti;
b)
esaminare meccanismi che agevolino i flussi di investimenti;
c)
promuovere regole stabili, trasparenti, non discriminatorie e aperte applicabili agli investitori, fatti salvi gli impegni delle parti nell'ambito di accordi commerciali preferenziali e gli altri obblighi internazionali.
Articolo 17
Appalti pubblici
1. Le parti ribadiscono l'impegno a favore di procedure di appalto aperte e trasparenti che, nel rispetto dei loro obblighi internazionali, promuovano il principio di economicità, la competitività dei mercati e pratiche di acquisto non discriminatorie, favorendo così gli scambi commerciali reciproci.
2. Le parti concordano di rafforzare ulteriormente le consultazioni, la cooperazione e gli scambi di esperienze e buone pratiche nel settore dei pubblici appalti sulle questioni di interesse reciproco, anche in merito ai rispettivi quadri normativi.
3. Le parti concordano di esplorare le modalità per promuovere ulteriormente l'accesso ai rispettivi mercati degli appalti pubblici e di condividere opinioni in merito alle misure e alle pratiche che potrebbero pregiudicare i loro scambi nel settore degli appalti.
Articolo 18
Ostacoli tecnici agli scambi
1. Le parti concordano che la maggiore compatibilità tra norme, regolamenti tecnici e procedure di valutazione della conformità è una condizione essenziale per agevolare gli scambi.
2. Le parti riconoscono il loro interesse reciproco a ridurre gli ostacoli tecnici agli scambi e a tal fine concordano di cooperare nel quadro dell'accordo OMC sugli ostacoli tecnici agli scambi e tramite l'accordo sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità, certificati e marchi di conformità tra la Comunità europea e l'Australia.
Articolo 19
Questioni sanitarie e fitosanitarie e benessere degli animali
1. Le parti convengono di intensificare la cooperazione in materia di questioni sanitarie e fitosanitarie («SPS») per tutelare la vita o la salute umana, degli animali o delle piante nel territorio delle parti, rilevando i rispettivi diritti e obblighi a norma dell'accordo OMC sull'applicazione delle misure sanitarie e fitosanitarie («accordo SPS»).
2. Nel quadro dell'accordo SPS e delle pertinenti norme internazionali del Codex Alimentarius, della convenzione internazionale per la protezione delle piante («IPPC») e dell'Organizzazione mondiale per la salute animale («OIE»), le parti condividono informazioni per migliorare la comprensione delle rispettive misure SPS e facilitare gli scambi reciproci attraverso:
a)
incontri periodici, presso consessi appropriati stabiliti dalle parti, per uno scambio di opinioni sull'accordo SPS e la legislazione riguardante il benessere degli animali, la loro attuazione, i sistemi di certificazione e di controllo e le procedure di vigilanza, nonché per affrontare i problemi derivanti dall'applicazione delle misure SPS;
b)
l'impegno ad applicare prescrizioni in materia di importazione a tutto il territorio della parte esportatrice, compresa l'applicazione dei principi di regionalizzazione;
c)
conformemente all'accordo SPS:
i)
il riconoscimento delle zone indenni da parassiti o da malattie e delle zone a limitata diffusione di parassiti o malattie;
ii)
la verifica integrale o parziale del sistema di ispezione e di certificazione delle autorità della parte esportatrice;
d)
lo scambio di informazioni su questioni in materia di SPS e di benessere degli animali che incidono o possono incidere sugli scambi tra le parti, quali ad esempio le misure di emergenza, le malattie e gli organismi nocivi emergenti e i nuovi dati scientifici disponibili.
3. Le parti convengono di cooperare e condividere informazioni su questioni relative al benessere degli animali.
4. Le parti cooperano altresì su questioni relative a SPS e benessere degli animali mediante i quadri multilaterali pertinenti, compresi l'OMC, la Commissione del Codex Alimentarius, l'IPPC e l'OIE.
Articolo 20
Dogane
Le parti cooperano su base bilaterale e multilaterale nell'ambito del settore doganale, ferme restando le rispettive legislazioni. A tal fine, esse si impegnano in particolare a condividere le esperienze ed esaminano le possibilità di semplificare le procedure doganali, garantire la trasparenza e rafforzare la cooperazione in settori quali l'agevolazione degli scambi, la protezione e la sicurezza del commercio internazionale e la lotta contro le frodi doganali.
Articolo 21
Proprietà intellettuale
1. Le parti ribadiscono il valore dei loro diritti e obblighi inerenti alla proprietà intellettuale, in particolare al diritto d'autore e diritti connessi, ai marchi, alle indicazioni geografiche, ai disegni e modelli industriali, alle privative e ai brevetti per ritrovati vegetali, e al loro rispetto, in conformità dei più elevati standard internazionali cui le parti hanno rispettivamente aderito.
2. Le parti convengono di scambiarsi informazioni e condividere esperienze su questioni in materia di proprietà intellettuale relative all'amministrazione, alla protezione e al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, ricorrendo ad adeguate forme di cooperazione.
Articolo 22
Politica di concorrenza
Le parti promuovono la concorrenza nelle attività economiche applicando le rispettive leggi e normative a riguardo. Le parti convengono di condividere le informazioni sulla politica di concorrenza e sugli aspetti connessi e di rafforzare la cooperazione tra le rispettive autorità della concorrenza.
Articolo 23
Servizi
Le parti avviano un dialogo concreto volto a promuovere gli scambi bilaterali di servizi e a condividere informazioni ed esperienze sui rispettivi contesti normativi.
Articolo 24
Servizi finanziari
Per quanto riguarda i servizi finanziari, le parti convengono di mantenere uno scambio di informazioni ed esperienze riguardo i rispettivi contesti normativi e di vigilanza, e di rafforzare la cooperazione al fine di migliorare i sistemi contabili, di revisione dei conti, di vigilanza e di regolamentazione dei settori bancario e assicurativo e di altri comparti del settore finanziario.
Articolo 25
Fiscalità
1. Al fine di rafforzare e sviluppare le attività economiche tenendo conto nel contempo della necessità di sviluppare un quadro normativo adeguato, le parti riconoscono e s'impegnano ad attuare i principi del buon governo nel settore della fiscalità, compresi la trasparenza, lo scambio di informazioni e la prevenzione di pratiche fiscali dannose.
2. Nell'ambito delle rispettive competenze, le parti collaborano, anche mediante opportuni consessi internazionali, al fine di migliorare la cooperazione internazionale in materia fiscale e agevolare la riscossione del gettito fiscale legittimo, nel rispetto dei principi di buon governo di cui al paragrafo 1.
Articolo 26
Trasparenza
Le parti riconoscono l'importanza della trasparenza e del rispetto delle procedure nell'applicazione delle rispettive leggi e normative in ambito commerciale a norma dell'articolo X dell'accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio («GATT 1994») e dell'articolo III dell'accordo generale sugli scambi di servizi («GATS») e, a tal fine, convengono di intensificare la cooperazione e lo scambio di informazioni al fine di promuovere la qualità e l'efficacia della regolamentazione e i principi della buona condotta amministrativa.
Articolo 27
Materie prime
1. Le parti riconoscono che un approccio trasparente e basato sul mercato è la via migliore per creare un ambiente favorevole agli investimenti nella produzione e nel commercio di materie prime e per promuoverne una distribuzione e un uso efficienti.
2. Tenendo conto delle rispettive politiche e dei rispettivi obiettivi economici e nell'intento di incentivare il commercio, le parti convengono di rafforzare la cooperazione sulle questioni relative alle materie prime al fine di rafforzare il quadro normativo per il commercio delle materie prime e di promuovere la trasparenza nei mercati mondiali delle materie prime.
3. Possono costituire materia di cooperazione, ad esempio:
a)
le questioni dell'offerta e della domanda, il commercio bilaterale e gli investimenti, come pure altre materie di interesse derivanti dal commercio internazionale;
b)
i quadri normativi delle parti;
c)
le buone pratiche in relazione allo sviluppo sostenibile dell'industria mineraria, comprese la politica mineraria, le procedure per il rilascio delle licenze e la pianificazione territoriale.
4. Le parti coopereranno mediante il dialogo bilaterale o nell'ambito delle pertinenti strutture o istituzioni internazionali multilaterali.
Articolo 28
Commercio e sviluppo sostenibile
1. Le parti riaffermano il loro impegno nel promuovere lo sviluppo del commercio e degli investimenti internazionali in modo tale da contribuire al raggiungimento dell'obiettivo di uno sviluppo sostenibile, e per garantire che questo obiettivo sia raggiunto a ogni livello delle loro relazioni economiche.
2. Le parti si riconoscono reciprocamente il diritto di fissare i loro livelli di protezione interna in materia di ambiente e lavoro e di adottare o modificare le pertinenti politiche e disposizioni legislative, coerentemente con gli impegni assunti in relazione alle norme e agli accordi riconosciuti a livello internazionale.
3. Le parti riconoscono inoltre che non è opportuno incoraggiare gli scambi o gli investimenti abbassando o proponendo di abbassare i livelli di protezione offerti dalla legislazione interna in materia di ambiente o di lavoro.
4. Le parti procedono allo scambio di informazioni e alla condivisione di esperienze sulle iniziative volte a promuovere coerenza e reciproche sinergie tra gli obiettivi commerciali, sociali e ambientali, compresi gli aspetti di cui al titolo VIII, e rafforzano il dialogo e la cooperazione su eventuali questioni legate allo sviluppo sostenibile che potrebbero sorgere nel quadro delle relazioni commerciali.
Articolo 29
Cooperazione tra imprese
1. Le parti incoraggiano relazioni più solide tra le imprese e tra governo e imprese attraverso visite reciproche e attività che coinvolgono le imprese, anche nell'ambito dell'ASEM.
2. Questa cooperazione mira in particolare a migliorare la competitività delle piccole e medie imprese («PMI»). La cooperazione può comprendere, fra l'altro:
a)
incentivi per il trasferimento di tecnologie;
b)
lo scambio di buone pratiche sull'accesso ai finanziamenti;
c)
la promozione della responsabilità sociale d'impresa e dell'obbligo di rendere conto del proprio operato;
d)
lo sviluppo della cooperazione esistente in materia di norme e di valutazione della conformità.
3. Le parti convengono di agevolare e promuovere il dialogo e la cooperazione tra le agenzie competenti per la promozione degli scambi e degli investimenti.
Articolo 30
Società civile
Le parti incoraggiano il dialogo tra le organizzazioni governative e non governative, ad esempio sindacati, datori di lavoro, associazioni di imprese e camere di commercio, nell'intento di promuovere gli scambi commerciali e gli investimenti nei settori di interesse reciproco.
Articolo 31
Turismo
Riconoscendo il valore del turismo come strumento per approfondire la comprensione e l'apprezzamento reciproci tra i popoli dell'Unione e dell'Australia e i benefici economici derivanti dall'aumento del turismo, le parti convengono di collaborare per un suo incremento in entrambe le direzioni.
TITOLO V
COOPERAZIONE IN MATERIA DI GIUSTIZIA, LIBERTÀ E SICUREZZA
Articolo 32
Cooperazione giudiziaria
1. Le parti riconoscono l'importanza del diritto internazionale privato e della cooperazione giuridica e giudiziaria in materia civile e commerciale per favorire un contesto che faciliti il commercio e gli investimenti internazionali e la mobilità delle persone. Le parti convengono di rafforzare la loro cooperazione, anche attraverso la negoziazione, la ratifica e l'applicazione di accordi internazionali, quali quelli adottati nel quadro della Conferenza dell'Aia di diritto internazionale privato.
2. Le parti convengono di agevolare e incoraggiare il ricorso all'arbitrato per comporre le controversie civili e commerciali private internazionali ogniqualvolta gli strumenti internazionali applicabili lo consentano.
3. Per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria penale, le parti si impegnano a migliorare la cooperazione in materia di assistenza legale reciproca, in base agli strumenti internazionali pertinenti. Possono eventualmente rientrare in questo impegno l'adesione ai pertinenti strumenti delle Nazioni Unite e la loro applicazione, nonché il sostegno ai pertinenti strumenti del Consiglio d'Europa e la cooperazione tra le autorità australiane competenti e Eurojust.
Articolo 33
Cooperazione nell'attività di contrasto
Le parti convengono di assicurare la cooperazione tra le autorità, le agenzie e i servizi di contrasto e di contribuire a sventare e sconfiggere le minacce costituite per entrambe dalla criminalità transnazionale. La cooperazione può attuarsi sotto forma di assistenza reciproca nelle indagini, di condivisione di tecniche investigative, di corsi di formazione e di addestramento comuni per gli operatori preposti all'attività di contrasto e di ogni altro tipo di attività congiunta e di assistenza concordato tra le parti.
Articolo 34
Lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata transnazionale e la corruzione
1. Le parti convengono di cooperare per la prevenzione e la repressione del terrorismo, conformemente all'articolo 9.
2. Le parti ribadiscono l'impegno a cooperare per prevenire e combattere la criminalità organizzata, economica e finanziaria, la corruzione, la contraffazione e le transazioni illegali adempiendo pienamente ai loro obblighi internazionali reciproci in tale settore, compresi quelli di cooperazione effettiva per il recupero di beni o fondi derivanti da atti di corruzione.
3. Nel contesto di prevenire, accertare, indagare e perseguire i reati di terrorismo o i reati gravi di natura transnazionale, le parti riconoscono l'importanza dell'accordo tra l'Unione europea e l'Australia sul trattamento e sul trasferimento dei dati del codice di prenotazione dei passeggeri (Passenger Name Record — PNR) da parte dei vettori aerei all'Agenzia australiana delle dogane e della protezione di frontiera.
4. Le parti promuovono l'attuazione della convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale e relativi protocolli aggiuntivi, nonché di rigorosi ed efficienti meccanismi di revisione.
5. Le parti si impegnano inoltre a promuovere l'attuazione della convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, anche mediante l'applicazione di un rigoroso meccanismo di revisione, tenendo conto dei principi di trasparenza e di partecipazione della società civile.
Articolo 35
Lotta contro le droghe illecite
1. Conformemente ai rispettivi poteri e alle rispettive competenze, le parti collaborano per garantire un approccio equilibrato e integrato nella lotta contro le droghe illecite, riducendo al minimo il danno da esse inflitto a individui, famiglie e comunità. Le politiche e le azioni in questo settore sono volte a rafforzare le strutture impegnate nella lotta contro le droghe illecite, a ridurne offerta, traffico e domanda, a far fronte alle conseguenze sanitarie e sociali della tossicomania e a stimolare il recupero dalla tossicodipendenza, e si affiancano a una continua cooperazione intesa a prevenire più efficacemente la diversione dei precursori chimici utilizzati per la produzione illecita di stupefacenti e di sostanze psicotrope.
2. Le parti collaborano per smantellare le reti di criminalità transnazionale responsabili del traffico di droga anche scambiando informazioni e intelligence, organizzando corsi di formazione o condividendo le migliori pratiche, comprese tecniche investigative speciali. Uno sforzo particolare è volto a combattere la penetrazione della criminalità organizzata nell'economia lecita.
3. Le parti cooperano per affrontare il problema delle nuove sostanze psicoattive, anche attraverso lo scambio di informazioni e di intelligence, a seconda dei casi.
Articolo 36
Lotta contro la criminalità informatica
1. Le parti rafforzano la cooperazione al fine di prevenire e combattere la criminalità ad alta tecnologia, informatica e elettronica, e la diffusione di contenuti illegali su internet, compreso il materiale terroristico, mediante lo scambio di informazioni ed esperienze pratiche nel rispetto delle rispettive legislazioni nazionali e degli obblighi internazionali in materia di diritti umani, nei limiti della propria competenza.
2. Le parti scambiano informazioni nei settori dell'istruzione e della formazione di investigatori specializzati nella criminalità informatica, delle indagini sulla criminalità informatica e della scienza forense digitale.
3. Le parti promuovono la convenzione di Budapest sulla criminalità informatica quale standard mondiale in materia di lotta contro la criminalità informatica a tutti i livelli appropriati.
Articolo 37
Lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo
1. Le parti ribadiscono la necessità di cooperare per impedire che i propri sistemi finanziari siano utilizzati per il riciclaggio dei proventi di attività illecite, quali traffico di droga e corruzione, e per combattere il finanziamento del terrorismo. Tale cooperazione si estende al recupero di beni o fondi derivanti da attività criminali.
2. Le parti scambiano informazioni pertinenti nell'ambito delle rispettive disposizioni di legge e attuano misure appropriate per combattere contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, in conformità delle norme adottate dagli organismi internazionali competenti per il settore, come il Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI).
Articolo 38
Migrazione e asilo
1. Le parti convengono d'intensificare il dialogo e la cooperazione in materia di migrazione, asilo, partecipazione e questioni relative alla diversità.
2. La cooperazione può comprendere la condivisione di informazioni sulle strategie in materia di immigrazione irregolare, traffico di persone, tratta di esseri umani, asilo, partecipazione sociale ed economica dei migranti, gestione delle frontiere, visti, dati biometrici e sicurezza dei documenti.
3. Le parti concordano di cooperare per prevenire e controllare la migrazione irregolare. A questo scopo:
a)
l'Australia accetta di riammettere tutti i suoi cittadini presenti irregolarmente sul territorio di uno Stato membro, su richiesta di quest'ultimo e senza ulteriori formalità in modo da non provocare ritardi indebiti;
b)
ciascuno Stato membro accetta di riammettere tutti i suoi cittadini presenti irregolarmente sul territorio dell'Australia, su richiesta di quest'ultima e senza ulteriori formalità in modo da non provocare ritardi indebiti;
c)
a tal fine, gli Stati membri e l'Australia forniscono ai loro cittadini i necessari documenti d'identità.
4. Su richiesta di una di esse, le parti esplorano la possibilità di concludere un accordo tra l'Australia e l'Unione europea in materia di riammissione, prendendo in considerazione adeguate disposizioni per la riammissione dei cittadini di paesi terzi e degli apolidi.
Articolo 39
Protezione consolare
1. L'Australia conviene che le autorità diplomatiche e consolari di qualsiasi Stato membro rappresentato in Australia (1) possono esercitare la tutela consolare per conto di altri Stati membri che non dispongano di una rappresentanza permanente accessibile sul suo territorio.
2. L'Unione e gli Stati membri convengono che le autorità diplomatiche e consolari dell'Australia possono esercitare la tutela consolare per conto di un paese terzo e che i paesi terzi possano esercitare la tutela consolare nell'Unione per conto dell'Australia in luoghi in cui l'Australia o il paese terzo interessato non dispongano di una rappresentanza permanente accessibile.
3. I paragrafi 1 e 2 sono intesi a sopprimere gli eventuali requisiti di notifica o di approvazione che potrebbero essere altrimenti applicabili.
4. Le parti convengono di facilitare un dialogo sugli affari consolari tra le rispettive autorità competenti.
Articolo 40
Protezione dei dati personali
1. Le parti convengono di cooperare al fine di garantire che i livelli di protezione dei dati personali siano in linea con le pertinenti norme internazionali, tra cui le linee guida dell'OCSE sulla protezione della sfera privata e sui flussi transfrontalieri di dati personali.
2. La cooperazione in materia di protezione dei dati personali può comprendere, tra l'altro, scambi d'informazioni e di conoscenze specialistiche. Essa può comprendere anche la cooperazione tra le controparti responsabili della regolamentazione, in organismi quali il gruppo di lavoro dell'OCSE sulla sicurezza e la riservatezza delle informazioni e la rete globale per la protezione della sfera privata (Global Privacy Enforcement Network).
TITOLO VI
COOPERAZIONE NEI SETTORI DELLA RICERCA, DELL'INNOVAZIONE E DELLA SOCIETÀ DELL'INFORMAZIONE
Articolo 41
Scienza, tecnologia e innovazione
1. Le parti convengono di rafforzare la loro cooperazione nei settori della scienza, della ricerca e dell'innovazione a sostegno o a complemento dell'accordo di cooperazione scientifica e tecnica tra la Comunità europea e l'Australia.
2. La cooperazione rafforzata mira, tra l'altro, a:
a)
affrontare le principali sfide per la società condivise dall'Australia e dall'Unione, esaminate e concordate dal comitato misto di cooperazione per la scienza e la tecnologia istituito a norma dell'articolo 5 dell'accordo di cooperazione scientifica e tecnica tra la Comunità europea e l'Australia;
b)
coinvolgere una serie di attori dell'innovazione del settore pubblico e privato, comprese le PMI, al fine di facilitare la valorizzazione degli esiti della ricerca collaborativa e il raggiungimento di risultati reciprocamente vantaggiosi in campo commerciale e/o in senso più ampiamente sociale;
c)
migliorare ulteriormente le possibilità a disposizione dei ricercatori australiani e dell'Unione di trarre vantaggio dalle opportunità offerte dai programmi di ricerca e innovazione di entrambe le parti, anche mediante:
i)
informazioni esaurienti sui programmi e sulle opportunità di partecipazione;
ii)
informazioni tempestive sulle priorità strategiche emergenti;
iii)
la possibilità di ricorrere, rafforzandoli, a meccanismi di collaborazione quali gemellaggi, inviti congiunti e inviti coordinati;
d)
esaminare le possibilità a disposizione dell'Australia e dell'Unione al fine di collaborare nell'ambito di più ampie attività di ricerca in materia di innovazione e ricerca, a livello regionale e internazionale, sia avviandole che partecipandovi.
3. Conformemente alle rispettive disposizioni normative e legislative, le parti promuovono la partecipazione del settore pubblico e privato e della società civile presenti sul proprio territorio ad attività volte a rafforzare la cooperazione.
4. La cooperazione rafforzata deve concentrarsi su tutti i settori dell'ambito della ricerca e dell'innovazione civili, che comprendono, ma non si limitano a:
a)
affrontare le sfide a livello sociale in settori di reciproco interesse e rafforzare le tecnologie abilitanti fondamentali, comprese le scienze spaziali;
b)
potenziare le infrastrutture di ricerca, comprese le infrastrutture elettroniche, e lo scambio di informazioni su questioni quali l'accesso, la gestione, il finanziamento e la definizione delle priorità di tali infrastrutture;
c)
rafforzare la mobilità dei ricercatori tra l'Australia e l'Unione.
Articolo 42
Società dell'informazione
1. Riconoscendo che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono elementi essenziali della vita moderna e rivestono un'importanza vitale per lo sviluppo economico e sociale, le parti convengono di scambiare opinioni sulle rispettive politiche in questo settore.
2. La cooperazione in questo settore può incentrarsi, tra l'altro:
a)
sugli scambi di opinioni in merito ai diversi aspetti della società dell'informazione, in particolare le politiche e le normative riguardanti le comunicazioni elettroniche, compresi il servizio universale, le licenze e le autorizzazioni generali, la tutela della vita privata e la protezione dei dati personali, l'amministrazione digitale e l'amministrazione trasparente (open government), la sicurezza di internet e l'indipendenza e l'efficienza delle autorità di regolamentazione;
b)
sull'interconnessione e interoperabilità delle reti di ricerca e delle infrastrutture e dei servizi di elaborazione dei dati scientifici, anche in un contesto regionale;
c)
sulla standardizzazione, certificazione e diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
d)
sugli aspetti delle tecnologie e dei servizi di informazione e comunicazione legati alla sicurezza, alla fiducia e alla privacy, inclusi la promozione della sicurezza in rete, la lotta contro l'uso improprio delle tecnologie dell'informazione e di tutti i mezzi di comunicazione elettronica e la condivisione delle informazioni;
e)
sugli scambi di opinioni riguardo le misure che affrontano il problema dei costi di roaming per la telefonia mobile internazionale, anche in quanto fattore interno di ostacolo agli scambi.
TITOLO VII
COOPERAZIONE NEL SETTORE DELL'ISTRUZIONE E DELLA CULTURA
Articolo 43
Istruzione, formazione e giovani
1. Le parti riconoscono il contributo cruciale dell'istruzione e della formazione alla creazione di posti di lavoro di qualità e di una crescita sostenibile nell'ambito di economie basate sulla conoscenza, e convengono di avere un interesse comune a cooperare nei settori dell'istruzione e della formazione e riguardo alle problematiche giovanili connesse.
2. Conformemente ai reciproci interessi e agli scopi delle loro politiche in materia d'istruzione, le parti s'impegnano a proseguire il dialogo UE-Australia sulle politiche riguardanti i settori dell'istruzione e della formazione e di sostenere congiuntamente opportune attività di cooperazione nei settori citati e a favore dei giovani. La cooperazione riguarda tutti i settori dell'istruzione e può assumere, tra l'altro, la forma di:
a)
mobilità ai fini dell'apprendimento individuale, attraverso la promozione e l'agevolazione degli scambi di studenti, docenti e personale amministrativo degli istituti di istruzione superiore, insegnanti e animatori;
b)
sostegno a progetti comuni di cooperazione tra istituti d'istruzione e di formazione dell'Unione e dell'Australia, nell'intento di promuovere lo sviluppo dei piani di studio, i programmi di studio e i corsi di laurea comuni e la mobilità degli studenti e dei docenti;
c)
cooperazione istituzionale, contatti e partenariati, al fine di promuovere lo scambio di esperienze e di know-how, e collegamenti efficaci tra istruzione, ricerca e innovazione;
d)
sostegno alla riforma delle politiche attraverso dialoghi, studi, conferenze, seminari, gruppi di lavoro e valutazioni comparative e lo scambio di informazioni e buone pratiche, in particolare in considerazione dei processi di Bologna e di Copenaghen e degli strumenti dell'Unione intesi ad aumentare la trasparenza.
Articolo 44
Cooperazione culturale e nel settore degli audiovisivi e dei media
1. Le parti convengono di promuovere una cooperazione più stretta nei settori culturali e creativi al fine di migliorare, tra l'altro, la comprensione reciproca e la conoscenza delle rispettive culture.
2. Le parti cercano inoltre di prendere misure volte a promuovere gli scambi culturali e a realizzare iniziative culturali comuni di vario tipo, ricorrendo agli strumenti e ai quadri di cooperazione disponibili.
3. Le parti si adoperano per promuovere la mobilità dei professionisti della cultura e delle opere d'arte tra l'Australia e l'Unione e i suoi Stati membri.
4. Le parti incoraggiano il dialogo interculturale tra le organizzazioni della società civile, nonché tra i loro cittadini.
5. Le parti convengono di cooperare in particolare attraverso il dialogo politico presso i consessi internazionali competenti, segnatamente l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), al fine di perseguire obiettivi comuni e promuovere la diversità culturale, anche mediante l'attuazione delle disposizioni della convenzione dell'UNESCO sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali.
6. Le parti incoraggiano, sostengono e agevolano gli scambi, la cooperazione e il dialogo tra le istituzioni e i professionisti del settore audiovisivi e media.
7. Le parti convengono di sostenere la cooperazione culturale nell'ambito dell'ASEM, in particolare attraverso le attività della Fondazione Asia-Europa («ASEF»).
TITOLO VIII
COOPERAZIONE NEI SETTORI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE, DELL'ENERGIA E DEI TRASPORTI
Articolo 45
Ambiente e risorse naturali
1. Le parti convengono che è necessario proteggere, conservare e gestire in modo sostenibile le risorse naturali e la diversità biologica, in quanto presupposti per lo sviluppo delle generazioni attuali e future.
2. Le parti intensificano la cooperazione in materia di protezione dell'ambiente e tengono conto delle valutazioni ambientali in tutti i settori della cooperazione, anche in un contesto regionale e internazionale, in particolare al fine di:
a)
mantenere un dialogo ad alto livello su questioni ambientali;
b)
partecipare ad accordi multilaterali in materia ambientale e attuarli e, se del caso, creare un terreno comune riguardo le questioni ambientali, anche partecipando ai consessi multilaterali;
c)
promuovere e incoraggiare l'accesso alle risorse genetiche e il loro uso sostenibile, conformemente alla legislazione nazionale e ai trattati internazionali applicabili in questo campo, ratificati dalle parti o ai quali esse abbiano aderito;
d)
promuovere lo scambio di informazioni e competenze tecniche e di pratiche ambientali in settori quali:
i)
l'attuazione e l'applicazione della legislazione ambientale;
ii)
l'uso efficiente delle risorse e la sostenibilità dei consumi e della produzione;
iii)
la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità;
iv)
la gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti;
v)
la politica delle acque;
vi)
la conservazione dell'ambiente costiero e marino, e la lotta contro il suo inquinamento e degrado.
Articolo 46
Cambiamenti climatici
1. Le parti riconoscono la minaccia comune rappresentata a livello mondiale dal cambiamento climatico e la necessità per tutti i paesi di adottare misure per la riduzione delle emissioni al fine di stabilizzare le concentrazioni di gas a effetto serra nell'atmosfera a un livello tale da prevenire una pericolosa interferenza antropica nel sistema climatico. Nell'ambito delle rispettive competenze, e fatte salve le discussioni in altre sedi, quali la convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC), le parti rafforzano la cooperazione in questo settore. La cooperazione ha come scopo, tra l'altro:
a)
la lotta contro il cambiamento climatico, con l'obiettivo generale di una stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera, tenendo conto dei più recenti dati scientifici e della necessità di una transizione verso economie a basse emissioni pur nel contempo facilitando una crescita economica sostenibile mediante adeguate azioni nazionali di attenuazione e adattamento;
b)
la condivisione di conoscenze specialistiche e informazioni riguardo la concezione, l'attuazione e l'evoluzione dei rispettivi approcci e delle politiche di attenuazione nazionali, compresi i meccanismi basati sul mercato, se pertinenti;
c)
la condivisione di conoscenze specialistiche e informazioni sugli strumenti di finanziamento del settore pubblico e privato per l'azione per il clima;
d)
la collaborazione in materia di ricerca, sviluppo, diffusione, applicazione e trasferimento di tecnologie a basse emissioni di carbonio, allo scopo di mitigare le emissioni di gas a effetto serra e promuovere un uso efficiente delle risorse, preservando, nel contempo, la crescita economica;
e)
la condivisione di esperienze, competenze e migliori pratiche, ove opportuno, per il controllo e l'analisi degli effetti dei gas a effetto serra e per lo sviluppo di programmi di attenuazione e adattamento e strategie a basse emissioni;
f)
il sostegno, ove opportuno, alle azioni di attenuazione e adattamento dei paesi in via di sviluppo;
g)
la collaborazione per pervenire ad un accordo internazionale solido e giuridicamente vincolante sul clima, applicabile a tutti i paesi.
2. A tal fine, le parti convengono di mantenere un dialogo regolare e una cooperazione a livello politico, strategico e tecnico, sia a livello bilaterale che nei consessi plurilaterali e multilaterali pertinenti.
Articolo 47
Protezione civile
Le parti riconoscono la necessità di ridurre al minimo l'impatto delle catastrofi naturali e causate dall'uomo. Confermano il loro impegno comune a promuovere le misure di prevenzione, attenuazione, preparazione e reazione al fine di aumentare la resilienza delle rispettive società e delle infrastrutture e di cooperare, ove opportuno, a livello politico bilaterale e multilaterale per progredire verso questi obiettivi.
Articolo 48
Energia
Le parti riconoscono l'importanza del settore dell'energia e il ruolo di un mercato dell'energia ben funzionante per lo sviluppo sostenibile e la crescita economica, contribuendo al conseguimento degli obiettivi di sviluppo concordati a livello internazionale e collaborando per affrontare le sfide ambientali e climatiche a livello mondiale, e si adoperano, nell'ambito delle rispettive competenze, per migliorare la cooperazione in questo settore al fine di:
a)
sviluppare politiche volte ad aumentare la sicurezza energetica;
b)
promuovere il commercio e gli investimenti nel settore dell'energia a livello mondiale;
c)
potenziare la competitività;
d)
migliorare il funzionamento dei mercati internazionali dell'energia;
e)
scambiare informazioni ed esperienze sulle politiche attraverso i consessi multilaterali esistenti nel settore dell'energia;
f)
promuovere lo sviluppo e la diffusione di tecnologie energetiche pulite, diversificate, sostenibili ed efficaci in termini di costi, comprese le tecnologie relative alle energie rinnovabili e quelle a basse emissioni;
g)
razionalizzare l'utilizzo dell'energia con contributi tanto dal lato della domanda che dell'offerta, promuovendo l'efficienza energetica nella produzione, nel trasporto, nella distribuzione e nell'uso finale;
h)
condividere le migliori pratiche in materia di esplorazione e di produzione.
Articolo 49
Trasporti
1. Le parti si adoperano per cooperare in tutti i settori pertinenti della politica dei trasporti, compresa la politica dei trasporti integrata, nell'intento di migliorare la circolazione delle merci e dei passeggeri, di promuovere la sicurezza dei trasporti marittimi e aerei e la tutela dell'ambiente e di rendere più efficienti i rispettivi sistemi di trasporto.
2. La cooperazione fra le parti in questo settore è volta a promuovere:
a)
la condivisione di informazioni sulle rispettive politiche e pratiche in materia di trasporti, compresa la consulenza tempestiva in merito a modifiche proposte ai regimi normativi che incidono sui rispettivi settori dei trasporti;
b)
il rafforzamento delle relazioni nel settore dell'aviazione tra l'Australia e l'Unione, migliorando l'accesso al mercato e le opportunità d'investimento e ampliando e approfondendo la cooperazione in materia di regolamentazione nel settore della sicurezza aerea, nonché della sicurezza e della regolamentazione economica dell'industria del trasporto aereo, al fine di favorire la convergenza normativa e l'eliminazione degli ostacoli all'attività delle imprese, nonché la cooperazione in materia di gestione del traffico aereo;
c)
il dialogo e la cooperazione al fine di raggiungere gli obiettivi di un accesso illimitato ai mercati marittimi internazionali e di scambi fondati su una leale concorrenza su base commerciale;
d)
il dialogo e la cooperazione su questioni di trasporto legate all'ambiente;
e)
il dialogo e la cooperazione in vista del riconoscimento reciproco delle patenti di guida;
f)
la cooperazione nei consessi internazionali che si occupano di trasporti.
Articolo 50
Agricoltura e sviluppo rurale
1. Le parti convengono di incoraggiare la cooperazione in materia di agricoltura e sviluppo rurale.
2. I settori in cui la cooperazione può essere presa in considerazione comprendono, tra l'altro, la politica agricola e di sviluppo rurale, le indicazioni geografiche, la diversificazione e la ristrutturazione dei settori agricoli e l'agricoltura sostenibile.
Articolo 51
Gestione sostenibile delle foreste
Le parti convengono di facilitare la cooperazione, a livello nazionale e internazionale, sulla gestione sostenibile delle foreste e pertinenti politiche e normative, comprese le misure per combattere il disboscamento illegale e il relativo commercio di legname, nonché la promozione della buona gestione forestale.
Articolo 52
Affari marittimi e pesca
1. Le parti intensificano il dialogo e la cooperazione su questioni di interesse comune in materia di pesca e affari marittimi. Le parti mirano a promuovere la conservazione a lungo termine e la gestione sostenibile delle risorse biologiche marine, lo scambio di informazioni attraverso le organizzazioni regionali di gestione della pesca («ORGP»), nonché attraverso intese e consessi multilaterali quali l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura («FAO»), la promozione di sforzi volti a prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata («pesca INN»), l'attuazione di una gestione basata sugli ecosistemi e la promozione della collaborazione nel settore della ricerca sulla sostenibilità dell'ambiente marino e della pesca.
2. Le parti cooperano al fine di:
a)
incoraggiare lo sviluppo, l'attuazione e il rispetto di misure efficaci volte a garantire la conservazione a lungo termine e la gestione sostenibile delle risorse alieutiche, che rientrano nelle competenze delle ORGP o di accordi di cui le parti sono firmatarie;
b)
garantire la gestione multilaterale, nell'ambito dell'ORGP pertinente, di stock ittici altamente migratori nell'intera zona di distribuzione dei medesimi;
c)
promuovere un approccio integrato agli affari marittimi a livello internazionale;
d)
impegnarsi per facilitare l'adesione, ove opportuno, alle ORGP di cui una delle parti è membro e l'altra è una parte cooperante.
3. Le parti organizzano un dialogo regolare periodico nonché riunioni a livello di alti funzionari, al fine di rafforzare il dialogo e la cooperazione nonché lo scambio di informazioni ed esperienze sulla politica della pesca e degli affari marittimi.
Articolo 53
Occupazione e affari sociali
1. Le parti convengono di rafforzare la cooperazione nel settore dell'occupazione e degli affari sociali, anche nel contesto della globalizzazione e dell'evoluzione demografica. Esse si sforzano di promuovere la cooperazione e gli scambi di informazioni ed esperienze sui temi dell'occupazione e del lavoro. I settori di cooperazione possono comprendere gli scambi in materia di politiche per l'occupazione, coesione regionale e sociale, integrazione sociale, sistemi di previdenza sociale, relazioni industriali, sviluppo delle competenze lungo tutto l'arco della vita, occupazione giovanile, salute e sicurezza sul luogo di lavoro, non discriminazione e uguaglianza, compresa la parità di genere, nonché responsabilità sociale delle imprese e lavoro dignitoso.
2. Le parti ribadiscono la necessità di promuovere l'occupazione piena e produttiva e il lavoro dignitoso quali elementi chiave dello sviluppo sostenibile e della riduzione della povertà. In questo contesto le parti ricordano la dichiarazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro («OIL») del 2008 sulla giustizia sociale per una globalizzazione equa.
3. Le parti ribadiscono il loro impegno a rispettare, promuovere e applicare le norme sociali e del lavoro riconosciute a livello internazionale, sancite dalla dichiarazione dell'OIL relativa ai principi e ai diritti fondamentali del lavoro.
4. Le forme di cooperazione possono comprendere, tra l'altro, programmi, progetti e iniziative specifici, concordati congiuntamente, ma anche un dialogo su temi d'interesse comune a livello bilaterale o multilaterale.
Articolo 54
Salute
Le parti convengono di promuovere la cooperazione reciproca, lo scambio di informazioni e la condivisione delle esperienze a livello di politiche nei settori della salute e della gestione efficace dei problemi sanitari a carattere transfrontaliero.
TITOLO IX
QUADRO ISTITUZIONALE
Articolo 55
Altri accordi o intese
1. Le parti possono integrare il presente accordo concludendo accordi o intese specifici in qualsiasi settore di cooperazione rientrante nel suo ambito di applicazione. Tali accordi specifici sono parte integrante delle relazioni bilaterali generali disciplinate dal presente accordo.
2. Il presente accordo non condiziona né pregiudica l'interpretazione, il funzionamento o l'applicazione di altri accordi tra le parti. In particolare, le disposizioni sulla risoluzione delle controversie contenute nel presente accordo non sostituiscono né condizionano in alcun modo le disposizioni sulla risoluzione delle controversie di altri accordi tra le parti.
3. Le parti riconoscono che un caso di particolare urgenza, quale definito all'articolo 57, paragrafo 7, potrebbe fungere anche da motivazione per la sospensione o la denuncia di altri accordi stipulati tra le parti. In tali circostanze, per risolvere eventuali controversie, le parti rinviano alle disposizioni relative alla risoluzione delle controversie, alla sospensione e alla denuncia stabilite dagli altri accordi.
Articolo 56
Comitato misto
1. Le parti istituiscono un comitato misto composto da rappresentanti di entrambe.
2. In sede di comitato misto si tengono consultazioni volte ad agevolare l'attuazione del presente accordo e a conseguirne gli obiettivi generali, nonché a mantenere la coerenza generale delle relazioni tra l'UE e l'Australia.
3. Il comitato misto:
a)
promuove un'efficace attuazione del presente accordo;
b)
segue lo sviluppo delle relazioni bilaterali complessive tra le parti, compresa la stipula di accordi tra le parti;
c)
chiede, ove opportuno, informazioni ai comitati o ad altri organismi istituiti nell'ambito di altri accordi tra le parti ed esamina le relazioni da questi presentate;
d)
scambia opinioni e formula proposte sulle questioni d'interesse comune, comprese azioni future e risorse disponibili per realizzarle;
e)
fissa priorità e, se del caso, definisce le tappe successive o i piani d'azione in relazione ai fini del presente accordo;
f)
cerca metodi adatti per prevenire eventuali problemi nei settori oggetto dell'accordo;
g)
si adopera per comporre, a norma dell'articolo 57, eventuali controversie sorte nell'applicazione o interpretazione del presente accordo;
h)
esamina le informazioni presentate da una parte in conformità all'articolo 57;
i)
adotta decisioni, ove opportuno, per dare effetto ad aspetti specifici del presente accordo.
4. Il comitato misto delibera per consenso. Esso adotta il proprio regolamento interno e può istituire sottocomitati e gruppi di lavoro per trattare questioni specifiche.
5. Il comitato misto si riunisce di norma una volta all'anno, alternativamente nell'Unione e in Australia. A richiesta di una delle parti vengono indette riunioni straordinarie del comitato misto. Il comitato misto è copresieduto da entrambe le parti e si riunisce, di norma, a livello di alti funzionari, sebbene possa riunirsi a livello ministeriale. Il comitato misto può anche operare mediante contatti video o telefonici e attraverso lo scambio di informazioni per posta elettronica.
Articolo 57
Modalità di attuazione e di composizione delle controversie
1. Nello spirito del rispetto reciproco e della cooperazione rappresentato dal presente accordo, le parti adottano tutte le misure, di portata generale o specifica, necessarie per l'adempimento dei loro obblighi a norma del presente accordo.
2. Le parti convengono di consultarsi il più rapidamente possibile, su richiesta di una di esse, per eventuali contrasti che possano insorgere nell'esecuzione del presente accordo. In caso di opinioni divergenti riguardo all'applicazione o all'interpretazione del presente accordo, ciascuna delle parti può sottoporre la questione al comitato misto. Le parti forniscono al comitato misto tutte le informazioni necessarie per un esame approfondito della questione, al fine di risolvere la controversia tempestivamente e in termini amichevoli.
3. In casi di particolare urgenza, l'una o l'altra parte sottopone immediatamente la questione all'esame del comitato misto e fornisce tutte le informazioni necessarie per un esame approfondito della situazione, al fine di trovare una soluzione reciprocamente accettabile e tempestiva. Qualora il comitato misto a livello di alti funzionari non sia in grado di risolvere la situazione entro un periodo massimo di 15 giorni dall'inizio delle consultazioni, e comunque non oltre 30 giorni dalla data di deferimento della questione al comitato misto, la questione è sottoposta ai ministri affinché venga esaminata con urgenza, per un ulteriore periodo di 15 giorni.
4. Nell'improbabile e inattesa eventualità che non si raggiunga una soluzione reciprocamente accettabile entro 15 giorni dall'avvio delle consultazioni a livello ministeriale e comunque non oltre 45 giorni dalla data di deferimento della questione al comitato misto, ciascuna parte può decidere di adottare le misure del caso per quanto riguarda il presente accordo, compresa la sospensione delle disposizioni ivi contenute o la sua denuncia. Le parti riconoscono che un caso di particolare urgenza può fungere anche da motivazione per adottare misure appropriate al di fuori del presente accordo, in conformità con i diritti e gli obblighi derivanti da altri accordi tra le parti o dalle norme generali del diritto internazionale. Nell'Unione la decisione di sospensione richiederebbe l'unanimità. In Australia la decisione di sospensione sarebbe adottata dal governo conformemente alle proprie disposizioni legislative e regolamentari nazionali.
5. Le parti convengono che l'eventuale decisione di adottare misure appropriate conformemente al paragrafo 4 deve essere debitamente motivata. La decisione è notificata immediatamente all'altra parte per iscritto. Le parti convengono che tali misure devono essere proporzionate e coerenti con l'articolo 55, paragrafo 2, e con i principi generali del diritto internazionale.
6. Le misure adottate a norma del paragrafo 4 sono revocate non appena vengano meno i motivi che le avevano giustificate. La parte che invoca l'applicazione delle disposizioni del paragrafo 4 segue continuamente gli sviluppi della situazione all'origine della decisione e ritira le misure non appena le circostanze lo giustifichino.
7. Le parti convengono che, ai fini della corretta interpretazione e dell'applicazione pratica del presente accordo, per «caso di particolare urgenza» si intende un'inosservanza particolarmente grave e sostanziale degli obblighi di cui all'articolo 2, paragrafo 2, e all'articolo 6, paragrafo 2, del presente accordo ad opera di una delle parti, che ha portato a una situazione che richiede una reazione immediata dell'altra parte. Le parti ritengono che un'inosservanza particolarmente grave e sostanziale dell'articolo 2, paragrafo 2, o dell'articolo 6, paragrafo 2, dovrebbe essere di tipo eccezionale, tale da minacciare la pace e la sicurezza internazionali.
8. Qualora una situazione in un paese terzo possa essere considerata, in termini di gravità e natura, un caso di particolare urgenza, le parti si adoperano per tenere consultazioni urgenti, su richiesta di una di esse, per scambiare opinioni sulla situazione e valutare possibili risposte.
TITOLO X
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 58
Definizioni
Ai fini del presente accordo, per «parti» si intendono l'Unione o i suoi Stati membri oppure l'Unione e i suoi Stati membri, secondo le rispettive competenze, da una parte, e l'Australia, dall'altra.
Articolo 59
Cooperazione finanziaria
1. In sede di attuazione di programmi di aiuto nell'ambito delle loro politiche di cooperazione allo sviluppo, le parti cooperano per prevenire e lottare contro le irregolarità, la frode, la corruzione o qualsiasi altra attività illecita a danno degli interessi finanziari delle parti.
2. A tal fine, le autorità competenti dell'Unione e dell'Australia condividono informazioni, inclusi dati personali, a norma delle rispettive legislazioni in vigore, e, su richiesta di una delle parti, procedono a consultazioni.
3. L'Ufficio europeo per la lotta antifrode e le competenti autorità australiane possono convenire di estendere la cooperazione nell'ambito delle attività antifrode, anche tramite la conclusione di accordi operativi.
Articolo 60
Diffusione delle informazioni
1. Le parti assicurano una protezione adeguata delle informazioni scambiate ai sensi del presente accordo in linea con l'interesse pubblico rispetto all'accesso alle informazioni.
2. Nessuna disposizione del presente accordo può essere interpretata come un obbligo per le parti di condividere informazioni, oppure consentire l'accesso a informazioni condivise, la cui divulgazione:
a)
pregiudicherebbe:
i)
la pubblica sicurezza;
ii)
l'intelligence, la difesa o questioni militari;
iii)
le relazioni internazionali;
iv)
le politiche finanziarie, monetarie o economiche;
v)
il diritto alla riservatezza; o
vi)
legittimi interessi commerciali o attività produttive; o
b)
sia altrimenti contraria all'interesse pubblico.
3. Nel caso in cui le informazioni di cui al presente articolo siano condivise, la parte ricevente comunicare o divulga tali informazioni solo previo assenso dell'altra parte, oppure ove sia necessario per rispettare i propri obblighi giuridici.
4. Nessuna disposizione del presente accordo è intesa quale deroga ai diritti, agli obblighi o agli impegni delle parti nell'ambito di accordi bilaterali o di disposizioni concernenti le informazioni classificate scambiate tra le parti.
Articolo 61
Entrata in vigore, applicazione provvisoria, durata e denuncia
1. Il presente accordo entra in vigore il trentesimo giorno dalla data in cui le parti si sono notificate reciprocamente l'avvenuto completamento delle procedure giuridiche necessarie a tal fine.
2. Fatto salvo il paragrafo 1, l'Australia e l'Unione possono applicare provvisoriamente disposizioni del presente accordo definite congiuntamente in attesa della sua entrata in vigore. L'applicazione provvisoria ha inizio il trentesimo giorno dalla data in cui l'Australia e l'Unione si sono notificate reciprocamente l'avvenuto completamento delle rispettive procedure interne necessarie a tal fine.
3. Il presente accordo è concluso per un periodo illimitato. Ciascuna delle parti può comunicare per iscritto all'altra parte la propria intenzione di denunciarlo. La denuncia prende effetto sei mesi dopo la notifica.
Articolo 62
Notifiche
Le notifiche a norma dell'articolo 61 sono indirizzate, rispettivamente, al segretariato generale del Consiglio dell'Unione europea o al Dipartimento degli Affari esteri e del Commercio dell'Australia, o agli organismi che ad essi subentreranno.
Articolo 63
Applicazione territoriale
Il presente accordo si applica, da una parte, ai territori ai quali si applicano il trattato sull'Unione europea e il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, alle condizioni stabilite in tali trattati e, dall'altra, al territorio dell'Australia.
Articolo 64
Testi autentici
Il presente accordo è redatto in duplice esemplare nelle lingue bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, inglese, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese, tutti i testi facenti ugualmente fede.
Съставено в Манила на седми август две хиляди и седемнадесета година.
Hecho en Manila el siete de agosto de dos mil diecisiete.
V Manile dne sedmého srpna roku dva tisíce sedmnáct.
Udfærdiget i Manilla den syvende august to tusind og sytten.
Geschehen zu Manila am siebten August zweitausendsiebzehn.
Kahe tuhande seitsmeteistkümnenda aasta augustikuu seitsmendal päeval Manilas.
Έγινε στη Μανίλα, στις επτά Αυγούστου δύο χιλιάδες δεκαεπτά.
Done at Manila on the seventh day of August in the year two thousand and seventeen.
Fait à Manille, le sept août deux mille dix-sept.
Sastavljeno u Manili sedmog dana kolovoza dvije tisuće sedamnaeste godine.
Fatto a Manila, addì sette agosto duemiladiciassette.
Manilā, divi tūkstoši septiņpadsmitā gada septītajā augustā.
Priimta du tūkstančiai septynioliktų metų rugpjūčio septintą dieną Maniloje.
Kelt Manilában, a kétezer-tizenhetedik év augusztus havának hetedik napján.
Magħmul f'Manila fis-seba' jum ta' Awwissu fis-sena elfejn u sbatax.
Gedaan te Manilla, zeven augustus tweeduizend zeventien.
Sporządzono w Manili dnia siódmego sierpnia roku dwa tysiące siedemnastego.
Feito em Manila, em sete de agosto de dois mil e dezassete.
Întocmit la Manila la șapte august două mii șaptesprezece.
V Manile sedemnásteho augusta dvetisíc sedemnásť.
V Manili, dne sedmega avgusta leta dva tisoč sedemnajst.
Tehty Manilassa seitsemäntenä päivänä elokuuta vuonna kaksituhattaseitsemäntoista.
Som skedde i Manila den sjunde augusti år tjugohundrasjutton.
Voor het Koninkrijk België
Pour le Royaume de Belgique
Für das Königreich Belgien
Deze handtekening verbindt eveneens de Vlaamse Gemeenschap, de Franse Gemeenschap, de Duitstalige Gemeenschap, het Vlaamse Gewest, het Waalse Gewest en het Brussels Hoofdstedelijk Gewest.
Cette signature engage également la Communauté française, la Communauté flamande, la Communauté germanophone, la Région wallonne, la Région flamande et la Région de Bruxelles-Capitale.
Diese Unterschrift bindet zugleich die Deutschsprachige Gemeinschaft, die Flämische Gemeinschaft, die Französische Gemeinschaft, die Wallonische Region, die Flämische Region und die Region Brüssel-Hauptstadt.
За Република България
Za Českou republiku
For Kongeriget Danmark
Für die Bundesrepublik Deutschland
Eesti Vabariigi nimel
Thar cheann Na hÉireann
For Ireland
Για την Ελληνική Δημοκρατία
Por el Reino de España
Pour la République française
Za Republiku Hrvatsku
Per la Repubblica italiana
Για την Κυπριακή Δημοκρατία
Latvijas Republikas vārdā –
Lietuvos Respublikos vardu
Pour la Grand-Duché de Luxembourg
Magyarország részéről
Għar-Repubblika ta' Malta
Voor het Koninkrijk der Nederlanden
Für die Republik Österreich
W imieniu Rzeczypospolitej Polskiej
Pela República Portuguesa
Pentru România
Za Republiko Slovenijo
Za Slovenskú republiku
Suomen tasavallan puolesta
För Republiken Finland
För Konungariket Sverige
For the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland
За Европейския съюз
Рог la Unión Europea
Za Evropskou unii
For Den Europæiske Union
Für die Europäische Union
Euroopa Liidu nimel
Για την Ευρωπαϊκή Ένωση
For the European Union
Pour l'Union européenne
Za Europsku uniju
Per l'Unione europea
Eiropas Savienības vārdā –
Europos Sąjungos vardu
Az Európai Unió részéről
Għall-Unjoni Ewropea
Voor de Europese Unie
W imieniu Unii Europejskiej
Pela União Europeia
Pentru Uniunea Europeană
Za Európsku úniu
Za Evropsko unijo
Euroopan unionin puolesta
För Europeiska unionen
For Australia
(1) L'Australia può accettare l'uso del termine «tutela consolare» nel presente articolo, in sostituzione del termine «funzioni consolari», restando inteso che il primo copre le funzioni di cui all'articolo 9 della direttiva (UE) 2015/637 del Consiglio, del 20 aprile 2015, sulle misure di coordinamento e cooperazione per facilitare la tutela consolare dei cittadini dell'Unione non rappresentati nei paesi terzi e che abroga la decisione n. 95/553/CE, e che tali funzioni comprendono il rilascio di passaporti di emergenza e/o documenti di viaggio.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo quadro tra l’Unione europea e l’Australia
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE E DELL’ACCORDO?
La decisione riguarda la sottoscrizione e l’applicazione provvisoria, per conto dell’Unione europea (UE) e degli Stati membri, di un accordo quadro con l’Australia. L’accordo mira a:rafforzare il partenariato esistente tra l’UE e l’Australia;prevedere un quadro per un’ampia cooperazione in settori di reciproco interesse;sviluppare contributi comuni finalizzati a trovare soluzioni per rispondere alle sfide mondiali e regionali.
PUNTI CHIAVE
L’UE e l’Australia decidono di rafforzare le loro relazioni strategiche esistenti e di intensificare la cooperazione nelle aree seguenti:
Dialogo politico e cooperazione in materia di politica estera e sicurezza:contatti più stretti tre i rispettivi leader politici, ministri del governo, alti funzionari e parlamentari; promuovere i valori democratici, dei diritti umani e dello Stato di diritto; promuovere la pace e la stabilità a livello internazionale, che comprende la cooperazione nelle operazioni di gestione delle crisi; lottare contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa e la circolazione illecita di armi leggere e di piccolo calibro; perseguire efficacemente i crimini gravi attraverso la Corte penale internazionale; cooperare nell’ambito delle organizzazioni internazionali, quali le Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale del commercio, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e altri organismi; cooperare nel settore della sicurezza internazionale e del ciberspazio.Sviluppo globale e aiuti umanitari:impegno per la crescita economica sostenibile e lo sviluppo, la riduzione della povertà e la distribuzione di aiuti umanitari.Economia e commercio:dialogo sulle politiche macroeconomiche, sui servizi finanziari e altri servizi; promuovere e dare impulso agli scambi commerciali e agli investimenti; procedure di appalto aperte e trasparenti; maggiore compatibilità tra norme, regolamenti tecnici e procedure di valutazione della conformità; intensificare le misure sanitarie e fitosanitarie per tutelare la vita o la salute umana, degli animali o delle piante; semplificare le procedure doganali; tutela dei diritti di proprietà intellettuale, in particolare il diritto d’autore e i diritti sui marchi; rafforzare le leggi e le normative sulla concorrenza; sostenere la cooperazione internazionale in materia fiscale e rafforzare il quadro normativo globale per il commercio delle materie prime; incoraggiare relazioni più solide tra le imprese, i contatti nella società civile e i flussi turistici.Giustizia, libertà e sicurezza:applicare il diritto internazionale privato, specialmente in materia civile e commerciale; cooperazione tra le autorità preposte all’applicazione della legge; cooperare per la prevenzione e la repressione del terrorismo, della criminalità organizzata transnazionale, la corruzione, il traffico di stupefacenti, la criminalità informatica, il riciclaggio di denaro e l’immigrazione irregolare; i rispettivi diritti di protezione consolare dell’UE e dell’Australia nel territorio dell’altra parte; livelli elevati di protezione dei dati personali.Ricerca, innovazione e società dell’informazione:rafforzare la cooperazione per la scienza e la tecnologia attraverso i programmi di ricerca e innovazione di entrambe le parti con il coinvolgimento del settore pubblico e privato e della società civile.Istruzione e cultura:sostenere l’istruzione, la formazione e le iniziative a favore dei giovani; cooperazione più stretta nei settori culturali e creativi.Sviluppo sostenibile, energia e trasporti:proteggere, conservare e gestire in modo sostenibile le risorse naturali e la diversità biologica; agire per la lotta contro il cambiamento climatico; promuovere misure di protezione civile per ridurre al minimo l’impatto delle catastrofi naturali e causate dall’uomo; promuovere lo sviluppo di energia pulita, competitiva e sicura; migliorare la circolazione delle merci e dei passeggeri tra le parti, promuovendo la sicurezza e la tutela dell’ambiente; incoraggiare l’agricoltura e lo sviluppo rurale; gestione sostenibile delle foreste, della pesca e delle risorse marine; politiche dell’occupazione e degli affari sociali nel contesto della globalizzazione e dell’evoluzione demografica; gestione dei problemi sanitari a carattere transfrontaliero.Altre disposizioni:un comitato misto composto da rappresentanti dell’UE e dell’Australia sovrintende all’attuazione dell’accordo; previste procedure di composizione delle controversie in caso di divergenze; l’UE e l’Australia proteggono le informazioni condivise, salvo prevalenti questioni di pubblico interesse. Nessuna delle parti è tenuta a condividere informazioni classificate che potrebbero, ad esempio, pregiudicare la pubblica sicurezza o legittimi interessi commerciali.
DA QUANDO VIENE APPLICATO L’ACCORDO?
L’accordo è stato applicato in via provvisoria in alcune aree, ad es. nel dialogo politico e nella cooperazione tra le organizzazioni regionali e internazionali, dal 4 ottobre 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Scheda informativa sulle relazioni tra l’UE e l’Australia (Servizio europeo per l’azione esterna)
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (UE) 2017/1546 del Consiglio, del 29 settembre 2016, relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, e all’applicazione provvisoria dell’accordo quadro tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l’Australia, dall’altra (GU L 237 del 15.9.2017, pag. 5).
Accordo quadro tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l’Australia, dall’altra (GU L 237 del 15.9.2017, pag. 7).
DOCUMENTI CORRELATI
Avviso concernente l’applicazione provvisoria dell’accordo quadro tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l’Australia, dall’altra (GU L 313 del 10.12.2018, pag. 1). |
Accordo UE-Cile sul commercio di prodotti biologici
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ACCORDO E DELLE DECISIONI?
L’accordo intende incoraggiare il commercio di prodotti agricoli e alimentari biologici tra l’UE e il Cile e intende essere di stimolo al settore biologico dell’Unione. Delinea un sistema di cooperazione, scambio di informazioni e risoluzione delle controversie nel settore del commercio di prodotti biologici. Gli alimenti biologici prodotti nell’UE che rientrano nell’ambito dell’accordo possono essere commercializzati in Cile senza controlli aggiuntivi. Lo stesso vale per alcuni prodotti biologici cileni nell’UE. La decisione (UE) 2017/436 sancisce la firma, mentre la decisione (UE) 2017/2307 approva l’accordo a nome dell’UE.
PUNTI CHIAVE
EquivalenzaPer quanto riguarda la produzione biologica e i sistemi di controllo ad essa associati, l’UE e il Cile riconoscono l’equivalenza (capacità di conseguire gli stessi obiettivi) delle rispettive leggi e regolamenti, nonché dei sistemi di controllo e certificazione. I prodotti interessati sono elencati negli allegati dell’accordo. L’accordo riguarda prodotti dell’UE quali:prodotti vegetali non trasformati,animali vivi,prodotti animali non trasformati (compreso il miele),prodotti di acquacoltura e alghe,prodotti agricoli trasformati per l’uso come mangimi o alimenti (compreso il vino),materiali vegetali di moltiplicazione* esemi per coltivazione. Eventuali modifiche agli elenchi dei prodotti che rientrano nell’ambito di applicazione dell’accordo sono approvate dalla Commissione europea a nome dell’UE dopo aver consultato il Cile e i paesi dell’UE.Importazione ed esportazione
Ciascuna parte accetta i prodotti elencati negli allegati dall’altra parte alle seguenti condizioni:le importazioni nell’UE devono rispettare le leggi e i regolamenti del Cile di cui all’allegato IV ed essere accompagnate da un certificato di controllo ai sensi del regolamento (CE) n. 1235/2008, un atto di esecuzione relativo agli accordi per le importazioni di prodotti biologici da paesi «terzi» (extra UE); le esportazioni verso il Cile devono rispettare le leggi e i regolamenti dell’UE di cui all’allegato III ed essere accompagnate da un certificato rilasciato da un’autorità cilena o dell’UE competente ai sensi delle norme stabilite dalla Direzione nazionale del Servizio per l’agricoltura e l’allevamento del Cile.EtichettaturaI prodotti devono rispettare i requisiti legali di etichettatura della parte importatrice e possono esibire il logo dei prodotti biologici dell’UE, del Cile o entrambi. Inoltre, i logo dei prodotti biologici attualmente in uso nell’UE e nel Cile per i loro prodotti sono protetti. Le parti si impegnano a non utilizzare in modo improprio i termini di etichettatura, compresi vocaboli derivati come «bio» ed «eco».Informazioni, relazioni e gestioneLe parti si scambiano relazioni annuali sull’applicazione dell’accordo, che comprendono:informazioni sui tipi e sulle quantità di prodotti biologici esportati nell’ambito dell’accordo;le attività di monitoraggio e supervisione effettuate dalle autorità competenti, i risultati ottenuti e le misure correttive adottate. Con un preavviso di almeno tre mesi, funzionari o esperti dell’altra parte effettuano verifiche tra pari per accertare l’applicazione dei controlli previsti dall’accordo. A un comitato misto sui prodotti biologici, composto da rappresentanti delle parti (cioè il Cile e l’UE), sono attribuite le seguenti responsabilità:gestire dell’accordo;esaminare le richieste per aggiornare o estendere l’elenco dei prodotti che rientrano nell’ambito di applicazione dell’accordo;migliorare la cooperazione in materia di leggi, regolamenti, norme e procedure di valutazione della conformità al fine di accrescere la convergenza;comporre le controversie tra le parti in materia di interpretazione o applicazione dell’accordo.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 1° gennaio 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Commercio di prodotti biologici (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Materiali di moltiplicazione: le parti di piante e tutti i materiali di piante destinati alla selezione, alla riproduzione e alla produzione di piante da frutto, compresi i portainnesto. Fra gli esempi vi sono i bulbi, i rizomi, ecc.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (UE) 2017/436 del Consiglio, del 6 marzo 2017, relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, dell’accordo tra l’Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici (GU L 67 del 14.3.2017, pag. 33).
Decisione (UE) 2017/2307 del Consiglio, del 9 ottobre 2017, relativa alla conclusione dell’accordo tra l’Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici (GU L 331 del 14.12.2017, pag. 1).
Accordo tra l’Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici (GU L 331 del 14.12.2017, pag. 4).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 1235/2008 della Commissione, dell’8 dicembre 2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio per quanto riguarda il regime di importazione di prodotti biologici dai paesi terzi (GU L 334 del 12.12.2008, pag. 25).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1235/2008 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, del 28 giugno 2007, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CEE) n. 2092/91 (GU L 189 del 20.7.2007, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. | DECISIONE (UE) 2017/2307 DEL CONSIGLIO
del 9 ottobre 2017
relativa alla conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 207, paragrafo 4, primo comma, in combinato disposto con l'articolo 218, paragrafo 6, secondo comma, lettera a), punto v), e l'articolo 218, paragrafo 7,
vista la proposta della Commissione europea,
vista l'approvazione del Parlamento europeo (1),
considerando quanto segue:
(1)
A norma della decisione (UE) 2017/436 del Consiglio (2), l'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici («accordo») è stato firmato il 27 aprile 2017, con riserva della sua conclusione.
(2)
Nell'accordo l'Unione e la Repubblica del Cile riconoscono l'equivalenza delle rispettive norme in materia di produzione biologica e dei sistemi di controllo relativi ai prodotti biologici.
(3)
L'accordo intende promuovere il commercio di prodotti biologici, contribuendo allo sviluppo e all'espansione del settore biologico nell'Unione e nella Repubblica del Cile e raggiungendo un elevato livello di rispetto per i principi in materia di produzione biologica, di garanzia dei sistemi di controllo e di integrità dei prodotti biologici. Esso intende altresì promuovere la tutela dei rispettivi marchi biologici dell'Unione e della Repubblica del Cile e rafforzare la cooperazione normativa tra le parti sulle questioni relative alla produzione biologica.
(4)
Il comitato misto sui prodotti biologici («comitato misto»), istituito a norma dell'articolo 8, paragrafo 1, dell'accordo, tratta determinati aspetti dell'attuazione dell'accordo. In particolare, esso può modificare gli elenchi dei prodotti negli allegati I e II dell'accordo. La Commissione dovrebbe essere autorizzata a rappresentare l'Unione nel comitato misto.
(5)
La Commissione dovrebbe avere il potere di approvare, a nome dell'Unione, modifiche degli elenchi di prodotti negli allegati I e II dell'accordo, a condizione che informi i rappresentanti degli Stati membri delle modifiche che intende approvare in sede di comitato misto e fornisca ai rappresentanti degli Stati membri tutte le informazioni pertinenti che l'hanno portata a concludere che l'equivalenza possa essere accettata.
(6)
Inoltre, per consentire una reazione tempestiva laddove le condizioni per l'equivalenza non siano più soddisfatte, la Commissione dovrebbe essere autorizzata a sospendere unilateralmente il riconoscimento dell'equivalenza, a condizione che informi i rappresentanti degli Stati membri prima di farlo.
(7)
Nel caso in cui i rappresentanti degli Stati membri che costituiscono una minoranza di blocco si oppongano alla posizione presentata dalla Commissione, quest'ultima non dovrebbe essere autorizzata ad approvare modifiche degli elenchi di prodotti negli allegati I e II o a sospendere il riconoscimento dell'equivalenza. In tali casi la Commissione dovrebbe presentare una proposta di decisione del Consiglio a norma dell'articolo 218, paragrafo 9, del trattato.
(8)
È opportuno approvare l'accordo,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
1. L'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici è approvato a nome dell'Unione.
2. Il testo dell'accordo è accluso alla presente decisione.
Articolo 2
Il presidente del Consiglio procede, a nome dell'Unione, alla notifica prevista all'articolo 15, paragrafo 1, dell'accordo (3).
Articolo 3
La Commissione rappresenta l'Unione nel comitato misto.
Articolo 4
Le modifiche degli elecnhi di prodotti negli allegati I e II dell'accordo effettuate a norma dell'articolo 8, paragrafo 3, lettera b), dell'accordo sono approvate dalla Commissione a nome dell'Unione.
Prima di approvare tali modifiche, la Commissione informa i rappresentanti degli Stati membri circa la posizione anticipata dell'Unione, mettendo a disposizione un documento informativo che stabilisce i risultati della valutazione dell'equivalenza effettuata in merito all'elenco di prodotti nuovo o aggiornato negli allegati I o II, che comprende:
a)
l'elenco dei prodotti interessati, insieme all'indicazione dei quantitativi previsti per l'esportazione verso l'Unione;
b)
le norme di produzione applicate ai prodotti interessati nella Repubblica del Cile, con un'indicazione delle modalità con cui le differenze sostanziali rispetto alle pertinenti disposizioni dell'Unione sono state risolte;
c)
se pertinente, il sistema di controllo nuovo o aggiornato applicato ai prodotti interessati, con un'indicazione delle modalità con cui le differenze sostanziali rispetto alle pertinenti disposizioni dell'Unione sono state risolte;
d)
qualsiasi altra informazione ritenuta pertinente dalla Commissione.
Qualora un numero di rappresenatnti degli Stati membri che rappresenti una minoranza di blocco, a norma dell'articolo 238, paragrafo 3, lettera a), secondo comma, del trattato, si opponga, la Commissione presenta una proposta a norma dell'articolo 218, paragrafo 9, del trattato.
Articolo 5
Qualunque decisione dell'Unione di sospendere unilateralmente, a norma dell'articolo 3, paragrafi 4 e 5, dell'accordo, il riconoscimento dell'equivalenza delle disposizioni legislative e regolamentari di cui all'allegato IV dell'accordo, comprese le versioni aggiornate e consolidate di tali disposizioni legislative e regolamentari di cui all'allegato V dell'accordo, è adottata dalla Commissione.
Prima di adottare tale decisione, la Commissione informa i rappresentanti degli Stati membri secondo la procedura di cui all'articolo 4 della presente decisione.
Articolo 6
La presente decisione entra in vigore il 1o gennaio 2018
Fatto a Lussemburgo, il 9 ottobre 2017
Per il Consiglio
Il presidente
S. KIISLER
(1) Approvazione del 14 settembre (non ancora pubblicata nella Gazzetta Ufficiale)
(2) Decisione (UE) 2017/436 del Consiglio, del 6 marzo 2017, relativa alla firma, a nome dell'Unione europea, dell'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici (GU L 67 del 14.3.2017, pag. 33).
(3) La data di entrata in vigore dell'accordo sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea a cura del segretariato generale del Consiglio.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (UE) 2017/2307 DEL CONSIGLIO
del 9 ottobre 2017
relativa alla conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 207, paragrafo 4, primo comma, in combinato disposto con l'articolo 218, paragrafo 6, secondo comma, lettera a), punto v), e l'articolo 218, paragrafo 7,
vista la proposta della Commissione europea,
vista l'approvazione del Parlamento europeo (1),
considerando quanto segue:
(1)
A norma della decisione (UE) 2017/436 del Consiglio (2), l'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici («accordo») è stato firmato il 27 aprile 2017, con riserva della sua conclusione.
(2)
Nell'accordo l'Unione e la Repubblica del Cile riconoscono l'equivalenza delle rispettive norme in materia di produzione biologica e dei sistemi di controllo relativi ai prodotti biologici.
(3)
L'accordo intende promuovere il commercio di prodotti biologici, contribuendo allo sviluppo e all'espansione del settore biologico nell'Unione e nella Repubblica del Cile e raggiungendo un elevato livello di rispetto per i principi in materia di produzione biologica, di garanzia dei sistemi di controllo e di integrità dei prodotti biologici. Esso intende altresì promuovere la tutela dei rispettivi marchi biologici dell'Unione e della Repubblica del Cile e rafforzare la cooperazione normativa tra le parti sulle questioni relative alla produzione biologica.
(4)
Il comitato misto sui prodotti biologici («comitato misto»), istituito a norma dell'articolo 8, paragrafo 1, dell'accordo, tratta determinati aspetti dell'attuazione dell'accordo. In particolare, esso può modificare gli elenchi dei prodotti negli allegati I e II dell'accordo. La Commissione dovrebbe essere autorizzata a rappresentare l'Unione nel comitato misto.
(5)
La Commissione dovrebbe avere il potere di approvare, a nome dell'Unione, modifiche degli elenchi di prodotti negli allegati I e II dell'accordo, a condizione che informi i rappresentanti degli Stati membri delle modifiche che intende approvare in sede di comitato misto e fornisca ai rappresentanti degli Stati membri tutte le informazioni pertinenti che l'hanno portata a concludere che l'equivalenza possa essere accettata.
(6)
Inoltre, per consentire una reazione tempestiva laddove le condizioni per l'equivalenza non siano più soddisfatte, la Commissione dovrebbe essere autorizzata a sospendere unilateralmente il riconoscimento dell'equivalenza, a condizione che informi i rappresentanti degli Stati membri prima di farlo.
(7)
Nel caso in cui i rappresentanti degli Stati membri che costituiscono una minoranza di blocco si oppongano alla posizione presentata dalla Commissione, quest'ultima non dovrebbe essere autorizzata ad approvare modifiche degli elenchi di prodotti negli allegati I e II o a sospendere il riconoscimento dell'equivalenza. In tali casi la Commissione dovrebbe presentare una proposta di decisione del Consiglio a norma dell'articolo 218, paragrafo 9, del trattato.
(8)
È opportuno approvare l'accordo,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
1. L'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici è approvato a nome dell'Unione.
2. Il testo dell'accordo è accluso alla presente decisione.
Articolo 2
Il presidente del Consiglio procede, a nome dell'Unione, alla notifica prevista all'articolo 15, paragrafo 1, dell'accordo (3).
Articolo 3
La Commissione rappresenta l'Unione nel comitato misto.
Articolo 4
Le modifiche degli elecnhi di prodotti negli allegati I e II dell'accordo effettuate a norma dell'articolo 8, paragrafo 3, lettera b), dell'accordo sono approvate dalla Commissione a nome dell'Unione.
Prima di approvare tali modifiche, la Commissione informa i rappresentanti degli Stati membri circa la posizione anticipata dell'Unione, mettendo a disposizione un documento informativo che stabilisce i risultati della valutazione dell'equivalenza effettuata in merito all'elenco di prodotti nuovo o aggiornato negli allegati I o II, che comprende:
a)
l'elenco dei prodotti interessati, insieme all'indicazione dei quantitativi previsti per l'esportazione verso l'Unione;
b)
le norme di produzione applicate ai prodotti interessati nella Repubblica del Cile, con un'indicazione delle modalità con cui le differenze sostanziali rispetto alle pertinenti disposizioni dell'Unione sono state risolte;
c)
se pertinente, il sistema di controllo nuovo o aggiornato applicato ai prodotti interessati, con un'indicazione delle modalità con cui le differenze sostanziali rispetto alle pertinenti disposizioni dell'Unione sono state risolte;
d)
qualsiasi altra informazione ritenuta pertinente dalla Commissione.
Qualora un numero di rappresenatnti degli Stati membri che rappresenti una minoranza di blocco, a norma dell'articolo 238, paragrafo 3, lettera a), secondo comma, del trattato, si opponga, la Commissione presenta una proposta a norma dell'articolo 218, paragrafo 9, del trattato.
Articolo 5
Qualunque decisione dell'Unione di sospendere unilateralmente, a norma dell'articolo 3, paragrafi 4 e 5, dell'accordo, il riconoscimento dell'equivalenza delle disposizioni legislative e regolamentari di cui all'allegato IV dell'accordo, comprese le versioni aggiornate e consolidate di tali disposizioni legislative e regolamentari di cui all'allegato V dell'accordo, è adottata dalla Commissione.
Prima di adottare tale decisione, la Commissione informa i rappresentanti degli Stati membri secondo la procedura di cui all'articolo 4 della presente decisione.
Articolo 6
La presente decisione entra in vigore il 1o gennaio 2018
Fatto a Lussemburgo, il 9 ottobre 2017
Per il Consiglio
Il presidente
S. KIISLER
(1) Approvazione del 14 settembre (non ancora pubblicata nella Gazzetta Ufficiale)
(2) Decisione (UE) 2017/436 del Consiglio, del 6 marzo 2017, relativa alla firma, a nome dell'Unione europea, dell'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici (GU L 67 del 14.3.2017, pag. 33).
(3) La data di entrata in vigore dell'accordo sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea a cura del segretariato generale del Consiglio.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo UE-Cile sul commercio di prodotti biologici
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ACCORDO E DELLE DECISIONI?
L’accordo intende incoraggiare il commercio di prodotti agricoli e alimentari biologici tra l’UE e il Cile e intende essere di stimolo al settore biologico dell’Unione. Delinea un sistema di cooperazione, scambio di informazioni e risoluzione delle controversie nel settore del commercio di prodotti biologici. Gli alimenti biologici prodotti nell’UE che rientrano nell’ambito dell’accordo possono essere commercializzati in Cile senza controlli aggiuntivi. Lo stesso vale per alcuni prodotti biologici cileni nell’UE. La decisione (UE) 2017/436 sancisce la firma, mentre la decisione (UE) 2017/2307 approva l’accordo a nome dell’UE.
PUNTI CHIAVE
EquivalenzaPer quanto riguarda la produzione biologica e i sistemi di controllo ad essa associati, l’UE e il Cile riconoscono l’equivalenza (capacità di conseguire gli stessi obiettivi) delle rispettive leggi e regolamenti, nonché dei sistemi di controllo e certificazione. I prodotti interessati sono elencati negli allegati dell’accordo. L’accordo riguarda prodotti dell’UE quali:prodotti vegetali non trasformati,animali vivi,prodotti animali non trasformati (compreso il miele),prodotti di acquacoltura e alghe,prodotti agricoli trasformati per l’uso come mangimi o alimenti (compreso il vino),materiali vegetali di moltiplicazione* esemi per coltivazione. Eventuali modifiche agli elenchi dei prodotti che rientrano nell’ambito di applicazione dell’accordo sono approvate dalla Commissione europea a nome dell’UE dopo aver consultato il Cile e i paesi dell’UE.Importazione ed esportazione
Ciascuna parte accetta i prodotti elencati negli allegati dall’altra parte alle seguenti condizioni:le importazioni nell’UE devono rispettare le leggi e i regolamenti del Cile di cui all’allegato IV ed essere accompagnate da un certificato di controllo ai sensi del regolamento (CE) n. 1235/2008, un atto di esecuzione relativo agli accordi per le importazioni di prodotti biologici da paesi «terzi» (extra UE); le esportazioni verso il Cile devono rispettare le leggi e i regolamenti dell’UE di cui all’allegato III ed essere accompagnate da un certificato rilasciato da un’autorità cilena o dell’UE competente ai sensi delle norme stabilite dalla Direzione nazionale del Servizio per l’agricoltura e l’allevamento del Cile.EtichettaturaI prodotti devono rispettare i requisiti legali di etichettatura della parte importatrice e possono esibire il logo dei prodotti biologici dell’UE, del Cile o entrambi. Inoltre, i logo dei prodotti biologici attualmente in uso nell’UE e nel Cile per i loro prodotti sono protetti. Le parti si impegnano a non utilizzare in modo improprio i termini di etichettatura, compresi vocaboli derivati come «bio» ed «eco».Informazioni, relazioni e gestioneLe parti si scambiano relazioni annuali sull’applicazione dell’accordo, che comprendono:informazioni sui tipi e sulle quantità di prodotti biologici esportati nell’ambito dell’accordo;le attività di monitoraggio e supervisione effettuate dalle autorità competenti, i risultati ottenuti e le misure correttive adottate. Con un preavviso di almeno tre mesi, funzionari o esperti dell’altra parte effettuano verifiche tra pari per accertare l’applicazione dei controlli previsti dall’accordo. A un comitato misto sui prodotti biologici, composto da rappresentanti delle parti (cioè il Cile e l’UE), sono attribuite le seguenti responsabilità:gestire dell’accordo;esaminare le richieste per aggiornare o estendere l’elenco dei prodotti che rientrano nell’ambito di applicazione dell’accordo;migliorare la cooperazione in materia di leggi, regolamenti, norme e procedure di valutazione della conformità al fine di accrescere la convergenza;comporre le controversie tra le parti in materia di interpretazione o applicazione dell’accordo.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 1° gennaio 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Commercio di prodotti biologici (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Materiali di moltiplicazione: le parti di piante e tutti i materiali di piante destinati alla selezione, alla riproduzione e alla produzione di piante da frutto, compresi i portainnesto. Fra gli esempi vi sono i bulbi, i rizomi, ecc.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (UE) 2017/436 del Consiglio, del 6 marzo 2017, relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, dell’accordo tra l’Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici (GU L 67 del 14.3.2017, pag. 33).
Decisione (UE) 2017/2307 del Consiglio, del 9 ottobre 2017, relativa alla conclusione dell’accordo tra l’Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici (GU L 331 del 14.12.2017, pag. 1).
Accordo tra l’Unione europea e la Repubblica del Cile sul commercio di prodotti biologici (GU L 331 del 14.12.2017, pag. 4).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 1235/2008 della Commissione, dell’8 dicembre 2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio per quanto riguarda il regime di importazione di prodotti biologici dai paesi terzi (GU L 334 del 12.12.2008, pag. 25).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1235/2008 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, del 28 giugno 2007, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CEE) n. 2092/91 (GU L 189 del 20.7.2007, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. |
Accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera sui sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra
QUAL È L’OBIETTIVO DELL’ACCORDO?
L’accordo è volto a collegare il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione (ETS dell’UE) con il sistema di scambio di quote di emissione della Svizzera (ETS della Svizzera). L’UE riconosce che i sistemi di scambio di quote di emissione costituiscono uno strumento efficace per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo efficiente sotto il profilo dei costi. Il collegamento dei sistemi per consentire lo scambio di quote di emissione tra i sistemi contribuirà a costruire un solido mercato internazionale del carbonio e a rafforzare ulteriormente gli sforzi di riduzione delle emissioni delle parti che hanno collegato i loro sistemi, contribuendo inoltre al raggiungimento degli obiettivi definiti dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Il collegamento dei due sistemi diventerà pienamente operativo solo dopo che la Svizzera avrà introdotto nella propria legislazione nazionale tutte le norme necessarie, in particolare per quanto riguarda l’estensione dell’ETS al trasporto aereo. Tuttavia, ai sensi del presente accordo, il Comitato misto che ha istituito ha iniziato a funzionare a partire dalla firma dell’accordo (novembre 2017) per garantire il coordinamento tra le parti, anche sugli sviluppi relativi all’entrata in vigore delle regole svizzere pertinenti.
PUNTI CHIAVE
Limitazione e scambio: come funzione l’ETS dell’UEL’ETS dell’UE, stabilito dalla direttiva 2003/87/CE, funziona in base al principio di «limitazione e scambio». Viene stabilito un tetto sulla quota totale di determinati gas a effetto serra che possono essere emessi dagli impianti per la produzione di energia e da altre installazioni industriali che rientrano nel sistema. La limitazione viene ridotta col tempo, così le emissioni totali diminuiscono. Oltre agli impianti fissi, l’ETS dell’UE si applica a tutti i voli tra gli aeroporti dell’UE e allo Spazio economico europeo. All’interno del limite, le società ricevono o acquistano quote di emissione* che possono quindi scambiare l’una con l’altra secondo necessità. Prima del 2021 esse potevano anche utilizzare quantità limitate di crediti internazionali da progetti di risparmio delle emissioni in tutto il mondo per la conformità con il sistema. Il limite al numero totale di quote disponibili garantisce che rispettino il loro valore. Ogni anno le società devono consegnare quote sufficienti per coprire tutte le loro emissioni, in caso contrario sono previste pesanti sanzioni. Se una società riduce le proprie emissioni, può conservare le quote di riserva per coprire le sue esigenze future oppure venderle a un’altra società che non dispone di quote. Lo scambio offre flessibilità che garantisce che le emissioni vengano ridotte dove è più conveniente. Promuove inoltre gli investimenti in tecnologie pulite a basse emissioni di carbonio.Accordo tra l’UE e la SvizzeraL’accordo stabilisce gli obiettivi e i principi chiave, nonché la struttura istituzionale, per collegare i sistemi di scambio di quote di emissioni dell’UE e della Svizzera. Quando il collegamento tra l’ETS dell’UE e l’ETS della Svizzera diventerà operativo, le quote di emissione che provengono da un sistema saranno idonee alla conformità con l’altro sistema.Criteri essenzialiPer garantire la compatibilità dei due sistemi, devono essere soddisfatti alcuni criteri essenziali, stabiliti in un allegato all’accordo. Tali criteri riflettono ampiamente le disposizioni della legislazione o degli atti di esecuzione dell’UE sull’ETS. Entrambi i sistemi possono adottare misure più rigorose dei criteri essenziali. L’accordo prevede la possibilità di sviluppi legislativi futuri nei sistemi collegati senza la necessità di una sostanziale rinegoziazione, purché i sistemi continuino a soddisfare i criteri essenziali.Scambio e coordinamento delle informazioni
L’accordo definisce un processo per la condivisione e il coordinamento delle informazioni in settori di rilevanza. Ciò ha lo scopo di assicurare la corretta applicazione del presente accordo e l’integrità permanente dei sistemi collegati. Il processo consente alle parti di tenersi reciprocamente informate sugli sviluppi legislativi pertinenti.
Trasporto aereoL’accordo chiarisce che la Svizzera rispecchierà le disposizioni dell’ETS dell’UE sul trasporto aereo nell’ETS della Svizzera per l’entrata in vigore del collegamento dei due sistemi di scambio di quote di emissioni. Gli operatori del trasporto aereo saranno amministrati da uno stato SEE o dalla Svizzera con la modalità dello «sportello unico». Ciò significa che una singola autorità si assume la responsabilità dell’attuazione dei due sistemi in modo tale che gli operatori dovranno relazionarsi CON una sola autorità nell’ambito del sistema collegato. La situazione speciale dell’aeroporto binazionale di Basilea è volta a evitare il doppio conteggio, qualora la Svizzera raggiungesse un accordo bilaterale sulla copertura delle attività dell’aeroporto di Basilea.Comitato misto
L’accordo stabilisce un comitato misto come principale struttura di governo. Il comitato misto:comprende rappresentanti di entrambe le parti ed è responsabile dell’amministrazione e della corretta attuazione dell’accordo; svolge un ruolo chiave nel processo di condivisione e coordinamento delle informazioni, nonché nel valutare se le parti continuano a soddisfare i criteri essenziali; può proporre modifiche agli articoli dell’accordo e apportare modifiche agli allegati; è diventato funzionale dalla data della firma dell’accordo in base all’accordo sull’applicazione provvisoria di determinati articoli.Meccanismo di risoluzione delle controversie
Le controversie sull’interpretazione o l’applicazione dell’accordo possono essere sottoposte da entrambe le parti al comitato misto ai fini di una risoluzione. Se il comitato misto non riesce a risolvere la controversia entro sei mesi essa è deferita, su richiesta di una delle parti, alla Corte permanente di arbitrato.
Disposizioni tecniche
Oltre ai principi, agli obiettivi e alle disposizioni istituzionali, l’accordo contiene disposizioni tecniche che disciplinano il funzionamento di registri, la contabilità, la vendita mediante asta, le informazioni sensibili e la sicurezza.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 1o gennaio 2020.
CONTESTO
Per maggiori informazioni consultare:L’UE e la Svizzera firmano l’accordo sui sistemi di scambio di quote di emissione (Commissione europea) Via libera all’accordo concernente il collegamento dei sistemi di scambio di quote di emissione dell’UE e della Svizzera (Consiglio d’Europa) Sistema di scambio delle quote di emissione (ETS UE) (EUR-Lex).
TERMINI CHIAVE
Quota di emissione: il diritto di emettere una tonnellata di biossido di carbonio equivalente per un periodo determinato, attribuito nel quadro dell’ETS dell’UE o dell’ETS della Svizzera.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (GU L 322 del 7.12.2017, pag. 3).
Decisione (UE) 2017/2240 del Consiglio, del 10 novembre 2017, relativa alla firma, a nome dell’Unione, e all’applicazione provvisoria dell’accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (GU L 322 del 7.12.2017, pag. 1).
Decisione (UE) 2018/219 del Consiglio, del 23 gennaio 2018, relativa alla conclusione dell’accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (GU L 43 del 16.2.2018, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Nota relativa all’entrata in vigore dell’accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (GU L 330 del 20.12.2019, pag. 1).
Decisione (UE) 2018/1279 del Consiglio, del 18 settembre 2018, relativa alla posizione da adottare a nome dell’Unione Europea in sede di comitato misto istituito dall’accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra, in riferimento all’adozione del regolamento interno del comitato misto (GU L 239 del 24.9.2018, pag. 8).
Direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 2003, che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità e che modifica la Direttiva 96/61/CE del Consiglio (GU L 275 25.10.2003, pag. 32).
Le modifiche successive alla direttiva 2003/87/CE sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione (UE) 2015/1339 del Consiglio, del 13 luglio 2015, concernente la conclusione, a nome dell’Unione europea, dell’emendamento di Doha del protocollo di Kyoto alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l’adempimento congiunto dei relativi impegni (GU L 207 del 4.8.2015, pag. 1).
Emendamento di Doha al protocollo di Kyoto (GU L 207 del 4.8.2015, pag. 6).
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (GU L 33, del 7.2.1994, pagg. 13-28).
Accordo di Parigi (GU L 282 del 19.10.2016, pag. 4).
Decisione (UE) 2016/1841 del Consiglio, del 5 ottobre 2016, relativa alla conclusione, a nome dell’Unione europea, dell’accordo di Parigi adottato nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (GU L 282 del 19.10.2016, pag. 1). | ACCORDO
tra l'Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra
L'UNIONE EUROPEA, (in seguito denominata «Unione»)
da una parte, e
LA CONFEDERAZIONE SVIZZERA, (in seguito denominata «Svizzera»)
dall'altra,
(in seguito denominate «parti»)
CONSAPEVOLI della sfida mondiale posta dai cambiamenti climatici e degli sforzi internazionali necessari per ridurre le emissioni di gas a effetto serra al fine di combattere i cambiamenti climatici;
PRENDENDO ATTO degli impegni internazionali, in particolare della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e del relativo protocollo di Kyoto, volti a ridurre le emissioni di gas a effetto serra;
CONSIDERANDO CHE la Svizzera e l'Unione condividono l'obiettivo di ridurre in modo significativo le emissioni di gas a effetto serra entro il 2020 e oltre;
CONSAPEVOLI CHE le revisioni dei sistemi di scambio di quote di emissione dell'Unione e della Svizzera per i prossimi periodi di scambio possono richiedere il riesame del presente accordo almeno al fine di preservare l'integrità degli impegni di mitigazione assunti dalle parti;
RICONOSCENDO CHE i sistemi di scambio di quote di emissione costituiscono uno strumento efficace per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo efficiente sotto il profilo dei costi;
CONSIDERANDO CHE il collegamento dei suddetti sistemi per consentire lo scambio di quote di emissione tra essi contribuirà a costruire un solido mercato internazionale del carbonio e a rafforzare ulteriormente gli sforzi di riduzione delle emissioni delle parti che hanno collegato i loro sistemi;
CONSIDERANDO CHE collegando sistemi di scambio di quote di emissione si dovrebbero evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e la distorsione della concorrenza tra i sistemi connessi e si dovrebbe assicurare il corretto funzionamento dei mercati del carbonio connessi;
VISTI il sistema per lo scambio di quote di emissioni dell'Unione, istituito dalla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 ottobre 2003 che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità e che modifica la direttiva 96/61/CE del Consiglio modificata («direttiva 2003/87/CE»), e il sistema per lo scambio di quote di emissioni della Svizzera, istituito dalla legge sul CO2 e dalla relativa ordinanza;
RICORDANDO che la Norvegia, l'Islanda e il Liechtenstein partecipano al sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione;
CONSIDERANDO CHE, in funzione dei tempi di ratifica del presente accordo, il collegamento dovrebbe essere operativo a decorrere dal 1o gennaio 2019 o dal 1o gennaio 2020, fatti salvi i criteri essenziali applicati in precedenza dalla Svizzera o dall'Unione e l'applicazione provvisoria del presente accordo;
CONSAPEVOLI CHE il collegamento dei sistemi di scambio delle quote di emissione richiede l'accesso a informazioni riservate e il loro scambio tra le parti e, di conseguenza, anche adeguate misure di sicurezza;
PRESO ATTO CHE il presente accordo non pregiudica le disposizioni con cui le parti definiscono i rispettivi obiettivi le emissioni di gas a effetto serra che non rientrano nel quadro dei sistemi per lo scambio di quote di emissione;
RICONOSCENDO CHE il presente accordo lascia impregiudicato qualsiasi accordo bilaterale tra la Svizzera e la Francia, in merito al carattere binazionale dell'Euroaeroporto di Basilea-Mulhouse-Friburgo stabilito dalla «Convention franco-suisse du 4 juillet 1949 relative à la construction et à l'exploitation de l'aéroport de Bâle-Mulhouse», fintanto che l'accordo bilaterale rispetta i criteri essenziali e le disposizioni tecniche definite nel presente accordo;
RICONOSCENDO CHE le disposizioni del presente accordo sono redatte in considerazione del rapporto speciale e degli stretti legami esistenti tra la Svizzera e l'Unione;
ACCOGLIENDO CON FAVORE l'accordo raggiunto in occasione della 21a Conferenza delle parti della UNFCCC tenutasi a Parigi il 12 dicembre 2015, e riconoscendo che le questioni contabili da ciò derivanti saranno esaminate a tempo debito,
HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Obiettivo
Il presente accordo collega il sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione («ETS dell'UE») con il sistema di scambio di quote di emissione della Svizzera («ETS della Svizzera»).
Articolo 2
Criteri essenziali
I sistemi di scambio di quote di emissione delle parti («ETS») rispettano almeno i criteri essenziali di cui all'allegato I.
CAPO II
DISPOSIZIONI TECNICHE
Articolo 3
Registri
1. I registri delle parti rispettano i criteri di cui all'allegato I, parte C.
2. Per rendere operativo il collegamento tra l'ETS dell'UE e l'ETS della Svizzera, è opportuno stabilire un collegamento diretto tra il catalogo delle operazioni dell'Unione europea (EUTL) del registro dell'Unione e il libro di bordo elettronico supplementare della Svizzera (Swiss Supplementary Transaction Log – SSTL) del registro svizzero tale da consentire il trasferimento da un registro all'altro delle quote di emissione rilasciate dai due ETS.
3. Il collegamento dei registri risponde tra l'altro ai criteri seguenti:
a)
è gestito, per la Svizzera, dall'amministratore del registro della Svizzera e, per l'Unione, dall'amministratore centrale dell'Unione;
b)
opera in conformità del diritto applicabile in ciascuna giurisdizione;
c)
è supportato da procedure automatizzate integrate sia nel registro svizzero che in quello dell'Unione per consentire le operazioni;
d)
è attuato in modo da assicurare, nella misura del possibile, un funzionamento coerente per gli utenti del registro della Svizzera e del registro dell'Unione.
4. L'amministratore del registro della Svizzera, l'amministratore centrale dell'Unione o entrambi congiuntamente possono chiudere temporaneamente il collegamento dei registri per la manutenzione del sistema o in caso di violazioni della sicurezza o rischi per la sicurezza, conformemente alle normative vigenti in Svizzera e nell'Unione europea. In caso di chiusura temporanea del collegamento dei registri per la manutenzione del sistema o in caso di violazione della sicurezza o rischi per la sicurezza, le parti ne danno avviso quanto prima e protraggono la chiusura temporanea per il minor tempo possibile.
5. Le parti reagiscono prontamente e in stretta collaborazione, avvalendosi delle misure disponibili nell'ambito delle rispettive giurisdizioni, per prevenire le frodi e tutelare l'integrità del mercato degli ETS collegati. Nell'ambito degli ETS collegati, l'amministratore del registro della Svizzera, l'amministratore centrale dell'Unione e gli amministratori nazionali degli Stati membri dell'Unione collaborano tra loro al fine di ridurre al minimo il rischio di frode, uso improprio o attività criminali in relazione ai registri, di reagire a tali eventi e di proteggere l'integrità del collegamento dei registri. Le misure convenute dagli amministratori per far fronte al rischio di frode, uso improprio o attività criminali sono adottate con decisione del comitato misto.
6. L'amministratore del registro della Svizzera e l'amministratore centrale dell'Unione stabiliscono procedure operative comuni relative a questioni tecniche o di altra natura necessarie al funzionamento del collegamento tenuto conto delle priorità della normativa interna. Le procedure elaborate dagli amministratori entrano in vigore una volta adottate con decisione del comitato misto.
7. L'amministratore del registro della Svizzera e l'amministratore centrale dell'Unione elaborano norme tecniche di collegamento (Linking Technical Standards – LTS) basate sui principi di cui all'allegato II, che descrivono dettagliatamente i requisiti per istituire un collegamento solido e sicuro tra l'SSTL e l'EUTL. Le LTS elaborate dagli amministratori entrano in vigore una volta adottate con decisione del comitato misto.
8. Eventuali problemi riconducibili all'attuazione e al funzionamento del collegamento tra i registri sono risolti tramite consultazione tempestiva dell'amministratore del registro della Svizzera e dell'amministratore centrale dell'Unione e conformemente alle procedure operative comuni stabilite.
Articolo 4
Quote di emissione e contabilità
1. Le quote di emissione che possono essere utilizzate a fini di conformità nell'ambito dell'ETS di una parte sono riconosciute a fini di conformità nell'ambito dell'ETS dell'altra parte.
Per «quota di emissione» s'intende il diritto di emettere una tonnellata di biossido di carbonio equivalente per un periodo determinato, attribuito nel quadro dell'ETS dell'UE o dell'ETS della Svizzera valido per rispettare gli obblighi dell'ETS dell'UE o dell'ETS della Svizzera.
2. Le restrizioni all'uso di quote specifiche vigenti in un ETS possono essere applicate nell'altro ETS.
3. Gli amministratori dei registri e i titolari dei conti devono poter identificare l'ETS in cui è stata emessa una quota di emissione in base almeno al codice paese del numero di serie della quota di emissione.
4. Ciascuna parte informa l'altra parte, almeno annualmente, del totale delle quote di emissione rilasciate nell'ambito dell'altro ETS e del numero di quote di emissione rilasciate nell'ambito dell'altro ETS e che sono state restituite per conformarsi agli obblighi o che sono state cancellate volontariamente.
5. Le parti rendono conto dei flussi netti di quote a norma dei principi approvati dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e delle norme di contabilizzazione derivanti dalla loro entrata in vigore. Tale meccanismo è stabilito in un allegato del presente accordo adottato con decisione del comitato misto.
6. Al momento dell'entrata in vigore del secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto, le parti trasferiscono o acquisiscono un numero sufficiente di unità di quantità assegnate («AAU») valide per il secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto in un intervallo concordato e in caso di risoluzione dell'accordo conformemente all'articolo 16 per tener conto dei flussi netti di quote tra le parti nella misura in cui tali quote sono state restituite dagli operatori dell'ETS per la conformarsi agli obblighi e nella misura in cui tali quote rappresentano le emissioni incluse nell'allegato A del protocollo di Kyoto. Il meccanismo di tali operazioni è stabilito in un allegato del presente accordo adottato con decisione del comitato misto dopo l'entrata in vigore della modifica del protocollo di Kyoto. Tale allegato contiene altresì un accordo sulla gestione della quota di proventi applicata al primo trasferimento internazionale di AAU.
Articolo 5
Aste
1. Le quote sono vendute dalle parti esclusivamente mediante asta.
2. Gli operatori dei due ETS possono presentare domanda di partecipazione all'asta delle quote. L'accesso a tali aste è concesso agli operatori dei due ETS su base non discriminatoria. Per assicurare l'integrità delle aste, la possibilità di presentare domanda di ammissione alle aste può essere estesa solamente ad altre categorie di partecipanti disciplinate dalle leggi di una parte o specificamente autorizzate a partecipare alle aste.
3. L'asta è condotta in modo aperto, trasparente e non discriminatorio e conformemente ai criteri di cui all'allegato I, parte D.
CAPO III
TRASPORTO AEREO
Articolo 6
Inclusione delle attività di trasporto aereo
Le attività di trasporto aereo sono incluse dalle parti nei rispettivi ETS conformemente ai criteri essenziali di cui all'allegato I, parte B. L'inclusione delle attività di trasporto aereo nell'ETS della Svizzera segue gli stessi principi dell'ETS dell'UE, in particolare per quanto riguarda la copertura, i limiti e le norme di assegnazione.
Articolo 7
Revisione del presente accordo in caso di modifiche concernenti le attività di trasporto aereo
1. In caso di modifiche relative alle attività di trasporto aereo nell'ambito dell'ETS dell'UE, l'allegato I, parte B, è riesaminato dal comitato misto a norma dell'articolo 13, paragrafo 2.
2. Il comitato misto si riunisce in ogni caso entro la fine del 2018 per riesaminare le pertinenti disposizioni del presente accordo relative all'ambito di applicazione delle attività di trasporto aereo, a norma dell'articolo 13, paragrafo 2.
CAPO IV
INFORMAZIONI RISERVATE E SICUREZZA
Articolo 8
Informazioni riservate
1. Per «informazioni riservate» si intendono le informazioni e il materiale, in forma orale, visiva, elettronica, magnetica o scritta, comprese attrezzature e tecnologie, che le parti hanno fornito o scambiato in relazione al presente accordo e che: i) se divulgati senza autorizzazione potrebbero danneggiare o ledere in varia misura gli interessi della Svizzera, dell'Unione o di uno o più Stati membri dell'Unione; ii) richiedono protezione dalla divulgazione non autorizzata per ragioni attinenti alla sicurezza di una delle parti; e iii) sono classificati come riservati da una delle parti.
2. Fatte salve le rispettive disposizioni legislative e regolamentari delle parti, ciascuna parte protegge le informazioni riservate, in particolare dalla divulgazione non autorizzata o dalla perdita d'integrità, in conformità agli obblighi di sicurezza, ai livelli di riservatezza e alle istruzioni di trattamento di cui, rispettivamente, agli allegati II, III e IV. Il termine «trattamento» comprende la creazione, il trattamento, l'archiviazione, la trasmissione e la distruzione di informazioni riservate o altre informazioni ivi contenute.
Articolo 9
Livelli di riservatezza
1. Ogni parte ha la responsabilità esclusiva di classificare riservate le informazioni che rilascia e di ridurre o eliminare il livello di riservatezza applicato. Le parti, se rilasciano congiuntamente un'informazione riservata, decidono di comune accordo della classifica e del livello di riservatezza, della riduzione e dell'eliminazione del livello di riservatezza.
2. Le informazioni riservate sono classificate come ETS CRITICAL (informazioni ETS riservatissime), ETS SENSITIVE (informazioni ETS riservate) o ETS LIMITED (informazioni ETS a divulgazione limitata) in base al livello di riservatezza di cui all'allegato III.
3. L'originatore di informazioni riservate della parte trasmittente riduce il livello di riservatezza delle informazioni non appena esse non richiedono più un grado di protezione più elevato o elimina la classifica di riservatezza non appena esse cessano richiedere una protezione dalla divulgazione non autorizzata o dalla perdita di integrità.
4. La parte trasmittente informa la parte ricevente di eventuali nuove informazioni riservate e del relativo livello di riservatezza, nonché di eventuali riduzioni del livello di riservatezza o dell'eliminazione della classifica di riservatezza.
5. Le parti istituiscono e mantengono un elenco condiviso delle informazioni riservate.
CAPO V
EVOLUZIONE NORMATIVA
Articolo 10
Evoluzione normativa
1. Il presente accordo non pregiudica il diritto di ciascuna parte di modificare o adottare disposizioni legislative rilevanti per il presente accordo, compreso il diritto di adottare misure di protezione più rigorose.
2. Quando una delle parti sta elaborando disposizioni legislative in un settore di rilevanza per il presente accordo, essa lo notifica all'altra parte per iscritto in tempo utile. A tal fine, il comitato misto istituisce una procedura di scambio di informazioni e di consultazione regolare.
3. A seguito della notifica di cui al paragrafo 2, ciascuna delle parti può chiedere uno scambio di opinioni al riguardo in seno al comitato misto a norma dell'articolo 13, paragrafo 4, in particolare per valutare se le disposizioni legislative incidono direttamente sui criteri di cui all'allegato I.
4. Quando una delle parti adotta una proposta di atto legislativo che abbia rilevanza per il presente accordo, una copia della medesima è trasmessa al rappresentante o ai rappresentanti dell'altra parte in seno al comitato misto.
5. In seguito all'adozione ad opera di una delle parti di un atto legislativo che abbia rilevanza per il presente accordo, una copia del medesimo è trasmessa al rappresentante o ai rappresentanti dell'altra parte in seno al comitato misto.
6. Il comitato misto, se giunge alla conclusione che un atto legislativo incide direttamente sui criteri di cui all'allegato I, decide su una modifica corrispondente della parte pertinente dell'allegato I. Tale decisione è adottata entro un termine di sei mesi dalla data in cui gli è statata sottoposta al comitato misto.
7. Se non è possibile giungere a una decisione su una modifica dell'allegato I entro il termine di cui al paragrafo 6, il comitato misto esamina, entro otto mesi dalla data di in cui gli è stata sottoposta, tutte le altre possibilità per mantenere il buon funzionamento del presente accordo e adotta le decisioni necessarie a tal fine.
Articolo 11
Coordinamento
1. Le parti coordinano i loro sforzi sui settori di rilevanza per il presente accordo e, in particolare, sui criteri fissati negli allegati, al fine di assicurare la corretta applicazione del presente accordo e l'integrità permanente degli ETS delle parti, nonché di evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e l'indebita distorsione della concorrenza tra i due ETS collegati.
2. Tale coordinamento avviene in particolare tramite lo scambio o la comunicazione di informazioni in via formale e informale e, su richiesta di una parte, attraverso le consultazioni in sede di comitato misto.
CAPO VI
COMITATO MISTO
Articolo 12
Composizione e funzionamento del comitato misto
1. È istituito un comitato misto composto di rappresentanti delle parti.
2. Ciascuna parte può chiedere la convocazione di una riunione. Il comitato misto si riunisce entro 30 giorni dalla richiesta.
3. Le decisioni adottate dal comitato misto nei casi previsti dal presente accordo, quando entrano in vigore, sono vincolanti per le parti, che adottano le misure necessarie per garantirne l'attuazione e l'applicazione.
4. Il comitato misto stabilisce il proprio regolamento interno. Le decisioni adottate dal comitato misto sono concordate da entrambe le parti.
5. Il comitato misto può decidere di istituire sottocomitati o gruppi di lavoro atti ad assisterlo nell'esercizio delle sue funzioni.
Articolo 13
Funzioni del comitato misto
1. Il comitato misto gestisce il presente accordo e provvede alla corretta applicazione dello stesso.
2. Il comitato misto può decidere di adottare un nuovo allegato o di modificare un allegato vigente del presente accordo.
3. Il comitato misto esamina le modifiche degli articoli del presente accordo proposte da una delle parti. Il comitato misto, se concorda con la proposta, la trasmette alle parti perché sia adottata conformemente alle rispettive procedure interne.
4. In seguito a una richiesta presentata ai sensi dell'articolo 10, paragrafo 3, il comitato misto tiene uno scambio di opinioni sulle disposizioni proposte, in particolare per valutare se risulta che l'ETS della parte in questione non rispetta più i criteri stabiliti negli allegati.
5. In seguito alla sospensione o prima della notifica di risoluzione del presente accordo conformemente agli articoli 15 e 16, il comitato misto tiene uno scambio di opinioni nell'intento di raggiungere un accordo per porre fine alla sospensione o evitare la risoluzione.
6. Il comitato misto mira a risolvere le controversie ad esso sottoposte dalle parti in linea con l'articolo 14.
7. Il comitato misto procede a una revisione periodica dell'accordo alla luce di eventuali sviluppi significativi in uno degli ETS, anche relativamente alla vigilanza del mercato o all'inizio di un nuovo periodo di scambio, al fine di assicurare in particolare che il collegamento non comprometta gli obiettivi di riduzione delle emissioni interne delle parti o l'integrità e il funzionamento ordinato dei mercati del carbonio.
8. Le funzioni del comitato misto si limitano a quelle di cui al presente accordo.
CAPO VII
RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE
Articolo 14
Risoluzione delle controversie
1. Le parti sottopongono al comitato misto le controversie sorte tra loro in merito all'interpretazione o all'applicazione del presente accordo ai fini di una risoluzione.
2. Se il comitato misto non riesce a risolvere la controversia entro sei mesi dalla data in cui gli è stata sottoposta, essa è deferita, su richiesta di una delle parti, alla Corte permanente di arbitrato perché sia risolta in conformità delle regole del 2012 della Corte stessa.
3. In caso di sospensione o risoluzione del presente accordo, il meccanismo di risoluzione delle controversie continua ad applicarsi alle controversie di cui al paragrafo 1 sorte nel corso dell'applicazione del presente accordo.
CAPO VIII
SOSPENSIONE E RISOLUZIONE
Articolo 15
Sospensione dell'articolo 4, paragrafo 1
1. Fatto salvo l'articolo 16, una parte può sospendere l'applicazione dell'articolo 4, paragrafo 1, nei casi seguenti:
a)
se ritiene che l'altra parte non rispetti, in tutto o in parte, gli obblighi previsti dall'articolo 2, dall'articolo 3, paragrafo 1, dall'articolo 4, paragrafo 1, dall'articolo 5, paragrafo 3, dall'articolo 6, dall'articolo 8, paragrafo 2, dall'articolo 10, paragrafi 2, 4 e 5 e dall'articolo 18, paragrafo 2, del presente accordo;
b)
se l'altra parte le notifica per iscritto l'intenzione di collegare il proprio ETS a quello di un terzo conformemente all'articolo 18;
c)
se l'altra parte le notifica per iscritto l'intenzione di risolvere il presente accordo conformemente alll'articolo 16.
2. Una parte notifica per iscritto all'altra parte la decisione di sospendere l'articolo 4, paragrafo 1 del presente accordo e fornisce una giustificazione di tale sospensione. La decisione di sospendere l' articolo 4, paragrafo 1 del presente accordo è resa pubblica immediatamente dopo la notifica all'altra parte.
3. La sospensione dell'articolo 4, paragrafo 1, del presente accordo è temporanea. In caso di sospensione dell'articolo 4, paragrafo 1, a norma del paragrafo 1, lettera a), del presente articolo, la sospensione cessa alla risoluzione della controversia conformemente all'articolo 14. In caso di sospensione dell'articolo 4, paragrafo 1, a norma del paragrafo 1, lettera b) o c), del presente articolo, la sospensione ha una durata temporanea di 3 mesi. La parte può decidere di ridurre o estendere la durata della sospensione.
4. Durante la sospensione, per conformarsi agli obblighi le quote non sono restituite a un ETS del quale non sono originarie. Tutte le altre operazioni continuano ad essere possibili.
5. Qualora non sia richiesto uno scambio di opinioni in sede di comitato misto ai sensi dell'articolo 10, paragrafo 3, tra il momento della trasmissione della proposta legislativa e il termine stabilito all'articolo 10, paragrafo 6, o se tale scambio ha avuto luogo e il comitato misto ha concluso che le nuove disposizioni non incidono direttamente sui criteri, una parte non ha il diritto di sospendere l'applicazione dell'articolo 4, paragrafo 1, in base al fatto che l'altra parte non rispetta più l'obbligo di soddisfare i criteri di cui all'allegato I.
Articolo 16
Denuncia
1. Una parte può denunciare il presente accordo in qualsiasi momento dandone notifica all'altra parte per iscritto e previa consultazione in seno al comitato misto. La denuncia ha effetto sei mesi dopo che la notifica è stata data all'altra parte. La decisione è resa pubblica dopo che la notifica è stata data all'altra parte.
2. In caso di mancata proroga o di abolizione dell'ETS di una parte, il presente accordo è automaticamente denunciato l'ultimo giorno operativo dell'ETS in questione.
3. In caso di denuncia, le parti raggiungono un accordo sul continuo uso e sulla conservazione delle informazioni che sono già state scambiate ad eccezione dei dati detenuti nei rispettivi registri. Se non è raggiunto alcun accordo, una parte ha diritto di chiedere la cancellazione delle informazioni comunicate.
CAPO IX
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 17
Attuazione
1. Le parti adottano tutte le misure atte ad assicurare l'osservanzadegli obblighi a norma del presente accordo, comprese le decisioni del comitato misto.
2. Le parti si astengono da qualsiasi misura che possa compromettere il conseguimento degli obiettivi del presente accordo.
Articolo 18
Collegamento con terzi
1. Le parti possono negoziare con un terzo il collegamento dei rispettivi ETS.
2. Una parte, se negozia il collegamento con un terzo, lo notifica all'altra parte e la informa regolarmente sullo stato dei negoziati.
3. Prima che avvenga il collegamento tra una parte e un terzo, l'altra parte decide se accettare il nuovo accordo di collegamento o denunciare il presente accordo. In caso di accettazione, cessa la sospensione dell'articolo 4, paragrafo 1.
4. In seguito al collegamento con un terzo, le disposizioni del presente accordo possono essere riviste.
Articolo 19
Allegati
Gli allegati sono parte integrante del presente accordo.
Articolo 20
Lingue
Il presente accordo è redatto in duplice esemplare nelle lingue bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, inglese, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese, tutti i testi facenti ugualmente fede.
Articolo 21
Ratifica ed entrata in vigore
1. Fatto salvo l'articolo 16, il presente accordo è concluso per un periodo indeterminato.
2. Il presente accordo è soggetto alla ratifica o approvazione delle parti secondo le rispettive procedure interne.
3. Le parti scambiano gli strumenti di ratifica o approvazione solo quando ritengono soddisfatte tutte le condizioni di collegamento di cui al presente accordo.
4. Il presente accordo entra in vigore il 1o gennaio dell'anno successivo allo scambio degli strumenti di ratifica o approvazione tra le parti.
5. L'entrata in vigore dell'articolo 4, paragrafo 6, è subordinata all'entrata in vigore per entrambe dell'emendamento di Doha al protocollo di Kyoto adottato nel corso dell'81a riunione delle parti (decisione 1/CMP.8; secondo periodo di impegno).
Articolo 22
Applicazione a titolo provvisorio
Prima dell'entrata in vigore del presente accordo, gli articoli da 11 a 13 si applicano a titolo provvisorio a decorrere dalla data della firma del presente accordo.
Съставено в Берн на двадесет и трети ноември две хиляди и седемнадесета година.
Hecho en Berna el veintitrés de noviembre del año dos mil diecisiete.
V Bernu dne dvacátého třetího listopadu dva tisíce sedmnáct.
Udfærdiget i Bern, den treogtyvende november to tusind og sytten.
Geschehen zu Bern am dreiundzwanzigsten November zweitausendsiebzehn.
Kahe tuhande seitsmeteistkümnenda aasta novembrikuu kahekümne kolmandal päeval Bernis.
Έγινε στη Βέρνη, στις είκοσι τρεις Νοεμβρίου δύο χιλιάδες δεκαεπτά.
Done at Bern on the twenty third day of November in the year two thousand and seventeen.
Fait à Berne, le vingt-trois novembre deux mille dix-sept.
Sastavljeno u Bernu dvadeset trećeg studenoga dvije tisuće sedamnaeste.
Fatto a Berna addì ventitré novembre duemiladiciassette.
Bernē, divi tūkstoši septiņpadsmitā gada divdesmit trešajā novembrī.
Sudarytas Berne du tūkstančiai septynioliktų metų lapkričio dvidešimt trečią dieną.
Kelt Bernben, a kétezer-tizenhetedik év november havának huszonharmadik napján.
Magħmul f'Bern fit-tlieta u għoxrin jum ta' Novembru tas-sena elfejn u sbatax.
Gedaan te Bern, drieëntwintig november tweeduizend zeventien.
Sporządzono w Bernie w dniu dwudziestego trzeciego listopada dwa tysiące siedemnastego roku.
Feito em Berna aos vinte e três dias do mês de novembro de dois mil e dezassete.
Întocmit la Berna la douăzeci și trei noiembrie două mii șaptesprezece.
V Berne dvadsiateho tretieho novembra dvetisíc sedemnásť.
V Bernu, triindvajsetega novembra dva tisoč sedemnajst.
Tehty Bernissä kahdentenakymmenentenäkolmantena päivänä marraskuuta vuonna kaksituhattaseitsemäntoista.
Utfärdat i Bern den tjugotredje november tjugohundrasjutton.
За Европейския съюз
Рог la Unión Europea
Za Evropskou unii
For Den Europæiske Union
Für die Europäische Union
Euroopa Liidu nimel
Για την Ευρωπαϊκή Ένωση
For the European Union
Pour l'Union européenne
Za Europsku uniju
Per l'Unione europea
Eiropas Savienības vārdā –
Europos Sąjungos vardu
Az Európai Unió részéről
Għall-Unjoni Ewropea
Voor de Europese Unie
W imieniu Unii Europejskiej
Pela União Europeia
Pentru Uniunea Europeană
Za Európsku úniu
Za Evropsko unijo
Euroopan unionin puolesta
För Europeiska unionen
За Конфедерация Швейцария
Por la Confederación Suiza
Za Švýcarskou konfederaci
For Det Schweiziske Forbund
Für die Schweizerische Eidgenossenschaft
Šveitsi Konföderatsiooni nimel
Για την Ελβετική Συνομοσπονδία
For the Swiss Confederation
Pour la Confédération suisse
Za Švicarsku Konfederaciju
Per la Confederazione Svizzera
Šveices Konfederācijas vārdā –
Šveicarijos Konfederacijos vardu
A Svájci Államszövetség részéről
Għall-Konfederazzjoni Svizzera
Voor de Zwitserse Bondsstaat
W imieniu Konfederacji Szwajcarskiej
Pela Confederação Suíça
Pentru Confederația Elvețiană
Za Švajčiarsku konfederáciu
Za Švicarsko konfederacijo
Sveitsin valaliiton puolesta
För Schweiziska edsförbundet
ALLEGATO I
CRITERI ESSENZIALI
A. Criteri essenziali per impianti fissi
Criteri essenziali
Nell'ETS dell'UE
Nell'ETS della Svizzera
Obbligatorietà della partecipazione all'ETS
La partecipazione all'ETS è obbligatoria per gli impianti che svolgono le attività di seguito elencate e che emettono i gas a effetto serra («GES») elencati di seguito.
La partecipazione all'ETS è obbligatoria per gli impianti che svolgono le attività di seguito elencate e che emettono i gas a effetto serra («GES») elencati di seguito.
L'ETS disciplina almeno le attività previste da:
Allegato I della direttiva 2003/87/CE, allegato I, in vigore alla data della firma del presente accordo
Articolo 40, paragrafo 1, e allegato 6 dell'Ordinanza sul CO2, in vigore alla data della firma del presente accordo
L'ETS disciplina almeno i GES previsti da:
Allegato II della direttiva 2003/87/CE, in vigore alla data della firma del presente accordo
Articolo 1, paragrafo 1, dell'Ordinanza sul CO2, in vigore alla data della firma del presente accordo
Per l'ETS è fissato un tetto massimo che sia rigoroso almeno tanto quanto quello previsto da:
Direttiva 2003/87/CE in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articolo 18, paragrafo 1, della legge sul CO2,
—
Articolo 45, paragrafo 1 dell'Ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
Il livello di ambizione dell'ETS è rigoroso almeno quanto quello previsto da:
Articoli 9 e 9 bis della direttiva 2003/87/CE, in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articolo 3 e articolo 18, paragrafo 1, della legge sul CO2,
—
Articolo 45, paragrafo 1, e allegato 8 dell'Ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
I limiti qualitativi dei crediti internazionali sono rigorosi almeno quanto quelli previsti da:
—
Articoli 11 bis e 11 ter della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 550/2011 della Commissione, del 7 giugno 2011, che stabilisce, a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, alcune restrizioni applicabili all'uso dei crediti internazionali generati da progetti relativi a gas industriali
—
Articolo 58 del regolamento (UE) n. 389/2013 della Commissione, del 2 maggio 2013, che istituisce un registro dell'Unione conformemente alla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, alle decisioni n. 280/2004/CE e n. 406/2009/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga i regolamenti (UE) n. 920/2010 e n. 1193/2011 della Commissione
in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articoli 5 e 6 della legge sul CO2,
—
Articolo 4 e articolo 4 bis, paragrafo 1, e allegato 2 dell'Ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
I limiti quantitativi dei crediti internazionali sono rigorosi almeno quanto quelli previsti da:
—
Articolo 11 bis della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 389/2013 della Commissione, del 2 maggio 2013, che istituisce un registro dell'Unione conformemente alla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, alle decisioni n. 280/2004/CE e n. 406/2009/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga i regolamenti (UE) n. 920/2010 e n. 1193/2011 della Commissione, articolo 60
—
Regolamento (UE) n. 1123/2013 della Commissione, dell'8 novembre 2013, relativo alla determinazione dei diritti di utilizzo di crediti internazionali a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
accordo in vigore alla data della firma del presente
—
articolo 3, paragrafo 2, e articolo 16, paragrafo 2 della legge sul CO2,
—
Articolo 48 dell'Ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
L'assegnazione gratuita di quote è calcolata sulla base di parametri di riferimento e coefficienti di adeguamento. Un massimo del cinque per cento del quantitativo di quote del periodo dal 2013 al 2020 è accantonato per i nuovi entranti. Le quote che non sono assegnate a titolo gratuito sono messe all'asta. A tal fine, l'ETS soddisfa almeno:
—
Articoli 10, 10 bis, 10 ter, 10 quater della direttiva 2003/87/CE,
—
Decisione 2011/278/UE della Commissione del 27 aprile 2011 che stabilisce norme transitorie per l'insieme dell'Unione ai fini dell'armonizzazione delle procedure di assegnazione gratuita delle quote di emissioni ai sensi dell'articolo 10 bis della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
—
Calcoli per la determinazione del fattore di correzione intersettoriale nell'ambito dell'ETS dell'UE nel periodo 2013-2020
—
Elenco relativo alla rilocalizzazione del carbonio 2014
in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articolo 18, paragrafo 2, e articolo 19, paragrafi 2 e 3 della legge sul CO2,
—
Articolo 45, paragrafo 2 e articoli 46 e 47 Allegati 9 dell'Ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
L'ETS prevede sanzioni negli stessi casi e nelle stesse entità previsti di quelli previsti da:
Articolo 16 della direttiva 2003/87/CE, in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articolo 21 della legge sul CO2, articolo 21
—
Articolo 56 dell'ordinanza sul CO2
in vigore alla data della firma del presente accordo
Il monitoraggio e la comunicazione nell'ambito dell'ETS sono rigorosi almeno quanto qualli di cui a:
—
Articolo 14 e allegato IV della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 601/2012 della Commissione, del 21 giugno 2012, concernente il monitoraggio e la comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra ai sensi della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articolo 20 della legge sul CO2,
—
Articolo 49, articoli da 50 a 53 e articolo 55 dell'ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
La verifica e l'accreditamento nell'ambito dell'ETS sono rigorosi almeno quanto quelli ci cui a:
—
Articolo 15 e allegato V della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 600/2012 della Commissione del 21 giugno 2012 sulla verifica delle comunicazioni delle emissioni dei gas a effetto serra e delle tonnellate-chilometro e sull'accreditamento dei verificatori a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articoli da 51 a 54 dell'Ordinanza CO2, in vigore alla data della firma del presente accordo
B. Criteri essenziali per il trasporto aereo
Criteri essenziali
Per l'UE
Per la Svizzera
Obbligatorietà della partecipazione all'ETS
La partecipazione all'ETS è obbligatoria per le attività di trasporto aereo in conformità dei criteri indicati di seguito.
La partecipazione all'ETS è obbligatoria per le attività di trasporto aereo in conformità dei criteri indicati di seguito.
Copertura delle attività di trasporto aereo e dei gas a effetto serra e attribuzione dei voli e delle rispettive emissioni in base al principio di volo in partenza previsto da:
—
Direttiva 2003/87/CE
—
Articoli 17, 29, 35 e 56, e allegato VII del regolamento (UE) n. 389/2013 della Commissione del 2 maggio 2013, che istituisce un registro dell'Unione conformemente alla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, alle decisioni n. 280/2004/CE e n. 406/2009/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga i regolamenti (UE) n. 920/2010 e n. 1193/2011 della Commissione
—
I voli in partenza dagli aerodromi situati nel territorio svizzero e diretti verso aerodromi situati nello Spazio economico europeo («SEE») sono esclusi dall'ETS dell'UE a partire dal 2017 a norma dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE,
Legge sul CO2 e Ordinanza sul CO2, in vigore alla data di entrata in vigore del presente accordo
1. Ambito di applicazione
Voli in partenza da o in arrivo a un aerodromo situato nel territorio svizzero, ad eccezione dei voli provenienti da un aerodromo situato nel SEE.
Qualsiasi deroga temporanea relativa all'ambito di applicazione dell'ETS, quali deroghe ai sensi dell'articolo 28 bis della direttiva 2003/87/CE, può applicarsi all'ETS della Svizzera conformemente alle deroghe introdotte nell'ETS dell'UE. Per le attività di trasporto aereo sono coperte soltanto le emissioni di CO2.
2. Limiti dell'ambito di applicazione
L'applicazione generale di cui al punto 1 non include:
1.
i voli effettuati esclusivamente per trasportare, nell'ambito di un viaggio ufficiale, un monarca regnante e i suoi parenti prossimi, un capo di Stato, un capo di governo e i ministri di governo, se il loro stato è comprovato da un adeguato indicatore nel piano di volo;
2.
i voli militari e dei servizi doganali e di polizia;
3.
i voli effettuati a fini di ricerca e salvataggio, attività antincendio, servizi medici d'emergenza e i voli umanitari;
4.
i voli effettuati esclusivamente secondo le regole del volo a vista definite nell'allegato 2 della Convenzione internazionale per l'aviazione civile del 7 dicembre 1944;
5.
i voli che terminano presso l'aerodromo dal quale l'aeromobile è decollato e durante i quali non è stato effettuato alcun atterraggio intermedio programmato;
6.
i voli di addestramento effettuati al solo fine di ottenere o mantenere un brevetto o, nel caso di un equipaggio di cabina, un'abilitazione (rating), qualora ciò sia debitamente segnalato nel piano di volo e se il volo non è destinato al trasporto di passeggeri e/o merci o al posizionamento o al trasferimento dell'aeromobile;
7.
i voli effettuati esclusivamente per fini di ricerca scientifica;
8.
i voli effettuati esclusivamente allo scopo di verificare, collaudare o certificare aeromobili o apparecchiature sia a bordo che a terra;
9.
i voli effettuati da un aeromobile con una massa massima al decollo certificata inferiore a 5 700 kg;
10
i voli di operatori aerei commerciali con emissioni totali inferiori a 10 000 tonnellate all'anno sui voli che rientrano nell'ETS della Svizzera o che effettuano meno di 243 voli per periodo per tre periodi consecutivi di quattro mesi nell'ambito di applicazione dell'ETS della Svizzera, se gli operatori non rientrano nell'ETS dell'UE;
11.
i voli di operatori aerei non commerciali che rientrano nell'ETS della Svizzera le cui emissioni totali sono inferiori a 1 000 tonnellate all'anno, in conformità delle rispettive deroghe applicate nell'ambito dell'ETS dell'UE, se gli operatori non rientrano nell'ETS dell'UE.
Scambio di dati pertinenti riguardanti l'applicazione dei limiti di copertura delle attività di trasporto aereo
Le due parti cooperano per quanto riguarda l'applicazione dei limiti di copertura e nell'ETS della Svizzera e nell'ETS dell'UE per gli operatori commerciali e non commerciali conformemente al presente allegato. In particolare, entrambe le parti assicurano il trasferimento tempestivo di tutti i dati che consentono l'esatta identificazione del volo e gli operatori aerei che sono coperti dall'ETS della Svizzera e da quello dell'UE.
Limite massimo (quantità totale di quote da assegnare agli operatori aerei)
Articolo 3 quater della direttiva 2003/87/CE:
Il limite rispecchia un livello di rigore analogo a quello dell'ETS dell'UE, in particolare per quanto concerne la riduzione percentuale tra anni e periodi di scambio. Le quote entro il limite massimo sono ripartite come segue:
—
il 15 % è messo all'asta,
—
il 3 % è accantonato in una riserva speciale,
—
l'82 % è assegnato a titolo gratuito.
La ripartizione può essere riesaminata conformemente agli articoli 6 e 7 del presente accordo.
Fino al 2020 la quantità di quote entro il limite massimo è calcolata dal basso verso l'alto sulla base delle quote da assegnare a titolo gratuito in conformità del limite massimo di distribuzione summenzionato. Qualsiasi deroga temporanea concernente il campo di applicazione dell'ETS richiede un corrispondente adeguamento proporzionale agli importi da assegnare.
A partire dal 2021 la quantità di quote entro il limite massimo è determinata in base al limite massimo per il 2020, tenendo conto di una possibile riduzione percentuale conformemente all'ETS dell'UE.
Assegnazione delle quote al trasporto aereo mediante asta
Articolo 3 quinquies della direttiva 2003/87/CE,
Le quote di emissione svizzere da mettere all'asta sono messe all'asta dalla autorità competente svizzera. La Svizzera ha diritto alle entrate generate dall'asta delle quote svizzere.
Riserva speciale per determinati operatori aerei
Articolo 3 septies della direttiva 2003/87/CE,
Le quote sono accantonate in una riserva speciale per i nuovi entranti e gli operatori in rapida crescita; tuttavia, fino al 2020 la Svizzera non avrà una riserva speciale, in quanto l'anno di riferimento per l'acquisizione dei dati sulle attività svizzere di trasporto aereo è il 2018.
Parametro di riferimento per l'assegnazione a titolo gratuito di quote agli operatori aerei
Articolo 3 sexies della direttiva 2003/87/CE,
Il parametro di riferimento non è superiore a quello dell'ETS dell'UE.
Fino al 2020, il parametro di riferimento annuale è pari a 0,000642186914222035 quote per tonnellata-chilometro.
Assegnazione a titolo gratuito di quote di emissioni per gli operatori aerei
Articolo 3 sexies della direttiva 2003/87/CE,
Sono necessari adeguamenti all'emissione di quote, a norma dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE, in proporzione agli obblighi di comunicazione e restituzione derivanti dalla copertura effettiva nell'ambito dell'ETS dell'UE dei voli tra i paesi del SEE e la Svizzera.
Il numero di quote di emissione assegnate a titolo gratuito agli operatori aerei è calcolato moltiplicando i dati relativi alle tonnellate-chilometro comunicati nell'anno di riferimento per il parametro applicabile.
I limiti qualitativi dei crediti internazionali sono rigorosi almeno quanto quelli previsti da:
Articoli 11 bis e 11 ter della direttiva 2003/87/CE, e regolamento (UE) n. 389/2013 della Commissione, del 2 maggio 2013, che istituisce un registro dell'Unione conformemente alla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, alle decisioni n. 280/2004/CE e n. 406/2009/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga i regolamenti (UE) n. 920/2010 e n. 1193/2011 della Commissione.
—
Articoli 5 e 6 della legge sul CO2,
—
Articolo 4 e articolo 4 bis, paragrafo 1, e allegato 2 dell'ordinanza sul CO2,
in vigore alla data di entrata in vigore del presente accordo.
Limiti quantitativi per l'uso dei crediti internazionali
Articolo 11 bis della direttiva 2003/87/CE,
L'uso è pari all'1,5 % delle emissioni verificate fino al 2020.
Acquisizione dei dati relativi alle tonnellate-chilometro per l'anno di riferimento
Articolo 3 sexies della direttiva 2003/87/CE,
Fatto salvo quanto disposto di seguito, l'acquisizione dei dati relativi alle tonnellate-chilometro avviene contemporaneamente e secondo l'approccio utilizzato per l'acquisizione dei dati relativi alle tonnellate-chilometro dell'ETS dell'UE.
Fino al 2020, e in conformità dell'ordinanza concernente l'acquisizione dei dati relativi alle tonnellate-chilometro degli operatori aerei in vigore alla data di entrata in vigore del presente accordo, l'anno di riferimento per l'acquisizione dei dati sulle attività di trasporto aereo della Svizzera è il 2018.
Monitoraggio e comunicazione
—
Articolo 14 e allegato IV della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 601/2012 della Commissione del 21 giugno 2012 concernente il monitoraggio e la comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra ai sensi della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
in vigore alla data della firma del presente accordo
Le disposizioni di monitoraggio e comunicazione hanno lo stesso livello di rigore dell'ETS dell'UE.
Verifica e accreditamento
—
Articolo 15 e allegato V della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 600/2012 della Commissione del 21 giugno 2012 sulla verifica delle comunicazioni delle emissioni dei gas a effetto serra e delle tonnellate-chilometro e sull'accreditamento dei verificatori a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
in vigore alla data della firma del presente accordo
Le disposizioni di verifica e accreditamento hanno lo stesso livello di rigore dell'ETS dell'UE.
Amministrazione
Si applicano i criteri di cui alla direttiva 2003/87/CE, articolo 18 bis. A tal fine, e a norma dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE, la Svizzera è considerata Stato membro amministratore per quanto riguarda l'attribuzione dell'amministrazione degli operatori aerei nei confronti della Svizzera e degli Stati membri dell'UE (del SEE).
Ai sensi dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE, le autorità competenti degli Stati membri del SEE sono responsabili di tutte le funzioni connesse all'amministrazione degli operatori aerei ad essi attribuiti, comprese le funzioni connesse all'ETS della Svizzera (come la ricezione delle comunicazioni delle emissioni verificate che coprono le attività di trasporto aereo sia dell'UE sia della Svizzera, l'assegnazione, il rilascio e il trasferimento di quote, la conformità e l'esecuzione ecc.)
La Commissione europea e le autorità svizzere competenti concordano bilateralmente la consegna dei documenti e delle informazioni pertinenti.
In particolare, la Commissione europea assicura il trasferimento alle autorità svizzere competenti, in applicazione dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE, del numero di quote dell'UE necessarie per l'assegnazione gratuita agli operatori aerei amministrati dalla Svizzera.
Nel caso di un accordo bilaterale relativo all'amministrazione dei voli effettuati in relazione all'Euroaeroporto di Basilea-Mulhouse-Friburgo che non comporta alcuna modifica della direttiva 2003/87/CE, la Commissione europea agevola, se del caso, l'attuazione del presente accordo, a condizione che ciò non comporti un doppio conteggio.
Conformemente all'ordinanza sul CO2 in vigore alla data di entrata in vigore del presente accordo, la Svizzera è competente per l'amministrazione degli operatori aerei:
—
con licenza di esercizio valida rilasciata dalla Svizzera, o
—
cui sono attribuite le emissioni per il trasporto aereo che si stimano essere le più elevate in Svizzera nell'ambito degli ETS collegati.
Le autorità svizzere competenti sono responsabili di tutte le funzioni connesse all'amministrazione degli operatori aerei attribuiti alla Svizzera, comprese le funzioni connesse all'ETS dell'UE (come la ricezione delle comunicazioni delle emissioni verificate che coprono le attività di trasporto aereo sia dell'UE sia della Svizzera, l'assegnazione, il rilascio e il trasferimento di quote, la conformità e l'applicazione ecc.).
Le autorità svizzere competenti e la Commissione europea concordano bilateralmente la consegna dei documenti e delle informazioni pertinenti.
In particolare, le autorità svizzere trasferiscono alle autorità competenti dell'UE, il numero di quote svizzere necessarie per l'assegnazione gratuita di quote agli operatori aerei gestiti dagli Stati membri dell'UE (SEE).
Applicazione della legge
Le parti applicano le disposizioni dei rispettivi ETS agli operatori aerei che non adempiono ai loro obblighi nell'ETS corrispondente, indipendentemente dal fatto che l'operatore sia amministrato da un'autorità competente dell'UE (del SEE) o della Svizzera, nel caso in cui l'applicazione delle disposizioni da parte dell'autorità amministratrice richieda un intervento supplementare.
Attribuzione amministrativa degli operatori aerei
A norma dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE, l'elenco degli operatori aerei pubblicato dalla Commissione europea conformemente alla direttiva 2003/87/CE, articolo 18 bis, paragrafo 3, precisa lo Stato amministratore, compresa la Svizzera, per ciascun operatore aereo.
Gli operatori aerei attribuiti alla Svizzera per la prima volta dopo l'entrata in vigore del presente accordo sono amministrati dalla Svizzera dopo il 30 aprile dell'anno di attribuzione e prima del 1o agosto dell'anno di attribuzione.
Le due parti cooperano nello scambio dei documenti e delle informazioni pertinenti.
L'attribuzione di un operatore aereo non pregiudica la copertura di tale operatore aereo da parte del rispettivo ETS (vale a dire, un operatore coperto dall'ETS dell'UE e amministrato dall'autorità competente della Svizzera ha lo stesso livello di obblighi nell'ambito dell'ETS dell'UE che ha nell'ETS della Svizzera, e viceversa).
Modalità di attuazione
Eventuali altre modalità necessarie per l'organizzazione del lavoro e la cooperazione nell'ambito dello sportello unico per i titolari dei conti del trasporto aereo sono elaborate e adottate dal comitato misto dopo la firma del presente accordo conformemente agli articoli 12, 13 e 22 del presente accordo. Tali modalità iniziano ad applicarsi contemporaneamente al presente accordo.
Assistenza di Eurocontrol
Per la parte del presente accordo che riguarda il trasporto aereo, la Commissione europea include la Svizzera nel mandato conferito a Eurocontrol relativamente all'ETS dell'UE.
C. Criteri essenziali per i registri
L'ETS di ciascuna parte comprende un registro e un catalogo delle operazioni (o libro di bordo) che soddisfano i criteri essenziali descritti di seguito e relativi ai meccanismi e alle procedure di sicurezza per l'apertura e la gestione dei conti.
Criteri essenziali relativi ai meccanismi e alle procedure di sicurezza:
I registri e i cataloghi delle operazioni tutelano la riservatezza, l'integrità, la disponibilità e l'autenticità dei dati memorizzati nel sistema. A tal fine, le parti attivano i meccanismi di sicurezza descritti di seguito.
Criteri essenziali
Per accedere ai conti è richiesto a tutti gli utenti un sistema di autenticazione a due fattori.
Per l'avvio e l'approvazione delle operazioni è richiesto un meccanismo di firma dell'operazione. Gli utenti ricevono un codice di conferma fuori banda.
Le operazioni seguenti sono avviate da una persona e approvate da un'altra persona (principio del doppio esame):
—
tutte le operazioni effettuate da un amministratore, salvo eccezioni giustificate di cui alle norme tecniche di collegamento,
—
tutti i trasferimenti di quote, salvo casi giustificati da una misura alternativa che fornisca lo stesso livello di sicurezza.
È richiesto un sistema di notifica che avverte gli utenti e quando sono effettuate operazioni attinenti ai loro conti e averi.
Tra l'avvio di un trasferimento e la sua esecuzione si applica un ritardo di 26 ore in modo che tutti gli utenti possano ricevere le informazioni e fermare qualsiasi trasferimento che si sospetta sia illecito.
L'amministratore svizzero e l'amministratore centrale dell'Unione adottano misure intese a informare gli utenti delle loro responsabilità in relazione alla sicurezza dei loro sistemi (PC, rete, …) e in relazione al trattamento dei dati/alla navigazione su Internet.
Criteri essenziali relativi all'apertura e alla gestione dei conti:
Criteri essenziali
Apertura di un conto per gestori/conto di deposito di gestore di impianti:
La domanda dell'operatore o dell'autorità competente di apertura di un conto per gestori/conto di deposito di gestore di impianti è indirizzata all'amministratore nazionale (per la Svizzera, l'ufficio federale dell'ambiente - UFAM). La domanda contiene informazioni sufficienti a identificare l'impianto dall'ETS e un pertinente codice identificativo dell'impianto.
Apertura di un conto di operatore aereo/conto di deposito di operatore aereo:
Ogni operatore aereo che rientra nell'ETS della Svizzera e/o dell'UE dispone di un conto di deposito di operatore aereo. Per gli operatori aerei amministrati dall'autorità competente svizzera, il conto è tenuto nel registro svizzero. La domanda dell'operatore aereo o di un suo rappresentante è indirizzata all'amministratore nazionale (l'UFAM per la Svizzera) entro 30 giorni lavorativi dall'approvazione del piano di monitoraggio dell'operatore aereo o dal suo trasferimento da uno Stato membro dell'UE (SEE) alle autorità svizzere. Nella domanda è indicato il codice unico/i codici unici del o degli aeromobili operati dal richiedente che rientrano nell'ETS della Svizzera e/o nell'ETS dell'UE.
Apertura di un conto personale/conto di deposito personale:
La domanda di apertura di un conto personale o di un conto di deposito personale è indirizzata all'amministratore nazionale (l'UFAM per la Svizzera). Essa contiene informazioni sufficienti per identificare il titolare/richiedente del conto e comprende almeno:
—
per una persona fisica: prova dell'identità e recapiti
—
per una persona giuridica:
—
copia del registro delle imprese OPPURE
—
gli strumenti che istituiscono la persona giuridica e un documento che ne attesti la registrazione
—
casellario giudiziario della persona fisica o, per la persona giuridica, quella dei suoi amministratori
Rappresentanti autorizzati/del conto:
Per ogni conto esiste almeno un rappresentante autorizzato/del conto nominato dal futuro titolare. I rappresentanti autorizzati/del conto avviano le operazioni e altre procedure per conto del titolare. All'atto della nomina del rappresentante autorizzato/del conto, sono trasmesse le seguenti informazioni relative al rappresentante autorizzato/del conto:
—
nome e recapiti,
—
documento d'identità,
—
casellario giudiziario.
Controllo dei documenti:
Tutte le copie dei documenti presentati come prove per l'apertura di un conto personale/un conto di deposito personale o per la nomina di un rappresentante autorizzato/del conto devono essere certificate come autentiche. Per quanto attiene ai documenti rilasciati al di fuori dello Stato richiedente, le copie devono altresì essere autenticate. La data della certificazione e, se del caso, dell'autenticazione non deve essere anteriore di oltre tre mesi alla data della domanda.
Rifiuto di aprire o aggiornare un conto o di nominare un rappresentante autorizzato/del conto:
Un amministratore nazionale (l'UFAM per la Svizzera) può rifiutarsi di aprire o aggiornare un conto o di nominare un rappresentante autorizzato/del conto a condizione che il rifiuto sia ragionevole e giustificabile. Il rifiuto si fonda su almeno uno dei motivi seguenti:
—
le informazioni e i documenti presentati sono incompleti, obsoleti o altrimenti inaccurati o falsi,
—
il richiedente è oggetto di indagine o nei cinque anni precedenti è stato condannato per frode relativamente a quote o unità di Kyoto, riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo o altri reati gravi per i quali il conto può essere strumentale,
—
motivi previsti dal diritto nazionale o dell'Unione.
Riesame periodico delle informazioni sui conti:
I titolari dei conti comunicano immediatamente all'amministratore nazionale (l'UFAM per la Svizzera) ogni cambiamento relativo al conto o ai dati dell'utente unitamente alle informazioni di supporto richieste dall'amministratore nazionale che è responsabile dell'approvazione tempestiva di detto aggiornamento.
Almeno ogni tre anni l'amministratore nazionale esamina se le informazioni relative al conto sono ancora complete, aggiornate, accurate e veritiere, e chiede al titolare del conto di comunicare le eventuali modifiche.
Sospensione dell'accesso ai conti:
Nel in cui le una qualisiasi disposizione relativa ai registri di cui all'articolo 3 del presente regolamento sia violata o sia in corso un'indagine relativa a una sua possibile violazione l'accesso ai conti può essere sospeso.
Riservatezza e divulgazione delle informazioni
Le informazioni, ivi comprese quelle concernenti le dotazioni di tutti i conti, tutte le operazioni effettuate, il codice identificativo unico delle quote e il valore numerico unico corrispondente al numero di serie delle unità di Kyoto detenute o interessate da un'operazione, conservate nell'EUTL o nell'SSTL, nel registro dell'Unione, nel registro svizzero e in ogni altro registro del protocollo di Kyoto sono considerate riservate.
Tali informazioni riservate possono essere fornite a enti pubblici competenti su loro richiesta se la richiesta persegue un obiettivo legittimo ed è giustificata, necessaria e proporzionata (a fini d'indagine, rilevamento e procedimento giudiziario, a fini fiscali o di applicazione della legge, di audit e vigilanza finanziaria nell'ambito della lotta contro la frode, il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo, altri reati gravi, la manipolazione del mercato o altre violazioni del diritto dell'Unione o del diritto nazionale di uno Stato membro del SEE o della Svizzera e al fine di garantire il buon funzionamento dell'ETS dell'Unione e dell'ETS della Svizzera).
D. Criteri essenziali per le piattaforme d'asta e le attività d'asta
Gli enti che conducono le aste di quote nell'ETS delle parti soddisfano i seguenti criteri essenziali e conducono le aste di conseguenza.
Criteri essenziali
1
L'ente che conduce l'asta è selezionato attraverso un processo che assicura trasparenza, proporzionalità, parità di trattamento, non discriminazione e concorrenza tra le diverse piattaforme d'asta potenziali sulla base del diritto dell'Unione o del diritto nazionale degli appalti.
2
L'ente che conduce l'asta è autorizzato all'esercizio di tale attività e fornisce le necessarie garanzie nello svolgimento delle operazioni; tra tali garanzie vi sono misure volte ad individuare e gestire le potenziali conseguenze negative dei conflitti di interessi, individuare e gestire i rischi cui è esposto il mercato, stabilire regole e procedure trasparenti e non discrezionali che assicurino un'asta corretta e ordinata e risorse finanziarie sufficienti per facilitarne il funzionamento ordinato.
3
L'accesso alle aste è subordinato al rispetto di requisiti minimi per quanto riguarda adeguati controlli della diligenza dei clienti finalizzati ad assicurare che i partecipanti non turbino lo svolgimento delle aste.
4
La procedura d'asta è prevedibile, in particolare per quanto riguarda i tempi e la sequenza delle vendite e i volumi stimati da mettere a disposizione. I principali elementi della procedura d'asta, ivi compresi il calendario, le date e i volumi stimati delle vendite sono pubblicati sul sito web dell'ente che conduce l'asta almeno un mese prima dell'inizio dell'asta. Eventuali adeguamenti rilevanti sono annunciati quanto prima possibile in anticipo.
5
L'asta delle quote è eseguita con l'obiettivo di ridurre al minimo l'impatto sull'ETS di ciascuna parte. L'ente responsabile dell'asta assicura che i prezzi di quest'ultima non si discostino in maniera significativa dal pertinente prezzo delle quote sul mercato secondario durante il periodo dell'asta, in quanto ciò indicherebbe una carenza delle aste.
6
Tutte le informazioni non riservate relative alle aste, comprese tutte le norme, gli orientamenti e moduli, sono pubblicate in maniera aperta e trasparente. I risultati di ogni asta sono pubblicati non appena ragionevolmente possibile e comprendono le pertinenti informazioni non riservate. Le relazioni sui risultati delle aste sono pubblicate almeno una volta all'anno.
7
La vendita di quote all'asta è soggetta a norme e procedure adeguate per ridurre il rischio di comportamenti anticoncorrenziali, abusi di mercato, riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo. Per quanto possibile, tali norme e procedure sono non meno rigorose di quelle applicabili ai mercati finanziari nel rispettivo regime giuridico delle parti. In particolare, all'ente che conduce l'asta incombe l'adozione di misure, procedure e processi che ne assicurano l'integrità. Esso controlla altresì il comportamento dei partecipanti al mercato e informa le autorità pubbliche competenti in caso di comportamenti anticoncorrenziali, abusi di mercato, riciclaggio o finanziamento del terrorismo.
8
L'ente che conduce le aste e le aste delle quote sono oggetto di un'adeguata vigilanza delle autorità competenti. Le autorità competenti designate sono dotate di tutte le necessarie competenze giuridiche e modalità tecniche per vigilare su:
—
l'organizzazione e il comportamento degli operatori delle piattaforme d'asta,
—
l'organizzazione e il comportamento degli intermediari professionali che agiscono per conto dei clienti,
—
i comportamenti e le operazioni dei partecipanti al mercato, al fine di impedire l'abuso di informazioni privilegiate e la manipolazione del mercato,
—
le operazioni dei partecipanti al mercato, al fine di prevenire il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.
Nella misura del possibile, la vigilanza non è meno rigorosa di quella sui mercati finanziari nei rispettivi regimi giuridici delle parti.
La Svizzera si impegna ad avvalersi di un ente privato per la messa all'asta delle proprie quote, in conformità delle norme sugli appalti pubblici.
In attesa che tale ente sia incaricato, purché il numero di quote da mettere all'asta in un anno sia inferiore a una soglia fissa, la Svizzera può continuare a utilizzare le modalità di asta in vigore, vale a dire le aste gestite dall'UFAM, alle condizioni seguenti:
1.
La soglia è di 1 000 000 quote, comprese le quote da mettere all'asta per le attività di trasporto aereo.
2.
Si applicano i criteri essenziali di cui ai punti da 1 a 8, ad eccezione dei criteri 1 e 2, mentre i criteri 7 e 8 si applicano all'UFAM solo nella misura del possibile. Il criterio essenziale di cui al punto 3 si applica unitamente alla seguente disposizione: l'ammissione alle aste di quote svizzere nell'ambito delle modalità di asta in vigore nel momento in cui è stato firmato il presente accordo è garantita a tutti gli enti nel SEE ammessi alle aste nell'Unione.
La Svizzera può incaricare di condurre le aste enti ubicati nel SEE.
ALLEGATO II
NORME TECNICHE DI COLLEGAMENTO
Le norme tecniche di collegamento (NTC) precisano:
—
l'architettura della collegamento di comunicazione,
—
la sicurezza del trasferimento dei dati,
—
l'elenco delle funzioni (operazioni, spunta contabile ecc.),
—
la definizione dei servizi web,
—
i requisiti relativi alla registrazione dei dati,
—
le modalità operative (servizio di chiamata, assistenza),
—
il piano di attivazione della comunicazione e la procedura di prova,
—
la procedura di prova della sicurezza.
Le NTC specificano che gli amministratori adottano tutte le misure ragionevoli per assicurare che l'SSTL, l'EUTL e il collegamento siano operativi 24 ore al giorno e 7 giorni alla settimana e che qualsiasi interruzione dell'attività dell'SSTL, dell'EUTL e del collegamento sia ridotta al minimo.
Le NTC precisano che le comunicazioni tra l'SSTL e l'EUTL) costituiscono scambi sicuri di messaggi secondo il protocollo SOAP (Simple Object Access Protocol) basati sulle tecnologie seguenti (1):
—
servizi web tramite SOAP,
—
VPN – rete privata virtuale (Virtual Private Network) basata su hardware,
—
XML- linguaggio a marcatori estensibile (Extensible Markup Language),
—
firma digitale, e
—
Protocolli temporale di rete (network time protocols).
Le NTC stabiliscono obblighi di sicurezza supplementari per il registro della Svizzera, l'SSTL, il registro dell'Unione e l'EUTL e sono documentate in un «piano di gestione della sicurezza». In particolare, esse precisano che:
—
se si sospetta che la sicurezza del registro svizzero, dell'SSTL, del registro dell'Unione o dell'EUTL sia stata compromessa, entrambe le parti si informano reciprocamente e immediatamente e sospendono il collegamento tra l'SSTL e l'EUTL,
—
in caso di violazione della sicurezza, le parti si impegnano a condividere immediatamente tra loro le informazioni. Nella misura in cui sono disponibili dettagli tecnici, nelle 24 ore dopo la violazione della sicurezza l'amministratore del registro della Svizzera e l'amministratore centrale dell'Unione si scambiano una relazione che illustra l'evento (data, causa, impatto, misure correttive).
La procedura di prova della sicurezza di cui alle norme tecniche di collegamento è completata prima dell'istituzione del collegamento di comunicazione tra l'SSTL e l'EUTL e ogniqualvolta si rende necessaria una nuova versione dell'SSTL o dell'EUTL.
Le norme tecniche di collegamento forniscono due ambienti di prova oltre all'ambiente di produzione: un ambiente di prova dello sviluppatore e un ambiente di collaudo.
Le parti dimostrano, tramite l'amministratore del registro della Svizzera e l'amministratore centrale dell'Unione, che è stata effettuata una valutazione indipendente della sicurezza dei loro sistemi negli ultimi dodici mesi, in conformità degli obblighi di sicurezza di cui alle norme tecniche di collegamento. Le prove di sicurezza, in particolare i test di penetrazione, sono effettuate su tutte le nuove versioni rilevanti del software in conformità degli obblighi di sicurezza di cui alle norme tecniche di collegamento. I test di penetrazione non sono eseguiti dallo sviluppatore del software né da un suo subappaltatore.
(1) Tali tecnologie sono attualmente utilizzate per stabilire un collegamento tra il registro dell'Unione e il catalogo internazionale delle operazioni nonché tra il registro della Svizzera e catalogo internazionale delle operazioni.
ALLEGATO III
LIVELLI DI RISERVATEZZA E ISTRUZIONI DI TRATTAMENTO
Le parti applicano i livelli di riservatezza seguenti al fine di individuare le informazioni riservate trattate e scambiate nell'ambito del presente accordo:
—
ETS a divulgazione limitata
—
ETS riservato
—
ETS riservatissimo
Le informazioni classificate «ETS riservatissimo» sono più riservate di quelle classificate «ETS Sensitive» che a loro volta sono più riservate di quelle classificate «ETS riservato».
Le parti convengono di elaborare istruzioni di trattamento sulla base dell'attuale politica di classificazione delle informazioni dell'ETS dell'Unione e, per la Svizzera, sulla base dell'ordinanza sulla protezione delle informazioni (OPrI) e della legge federale sulla protezione dei dati (LPD). Le istruzioni di trattamento sono sottoposte al comitato misto per approvazione. In seguito all'approvazione, tutte le informazioni sono gestite in base al livello di riservatezza in conformità delle istruzioni di trattamento.
In caso di differenza tra le parti nella valutazione del livello, si applica il più elevato.
La normativa di ciascuna parte include obblighi di sicurezza essenziali equivalenti per le misure di trattamento di seguito illustrate, tenendo conto dei livelli di riservatezza dell'ETS:
—
Produzione di documenti
—
Risorse
—
Livello di riservatezza
—
Memorizzazione
—
Documento elettronico in rete
—
Documento elettronico in ambiente locale
—
Documento fisico
—
Trasmissione elettronica
—
Telefono fisso e mobile
—
Fax
—
Email
—
Trasmissione dei dati
—
Trasmissione fisica
—
Via orale
—
Consegna personale
—
Sistema postale
—
Uso
—
Trattamento con applicazioni informatiche
—
Stampa
—
Copia
—
Rimozione dall'ubicazione permanente
—
Gestione delle informazioni
—
Valutazione regolare della classificazione e dei destinatari
—
Archiviazione
—
Eliminazione e distruzione
ALLEGATO IV
DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI RISERVATEZZA DEGLI ETS
A.1 – Valutazione della riservatezza e dell'integrità
Per «riservatezza» s'intende la natura riservata di un'informazione o di tutto o parte di un sistema informativo (quali algoritmi, programmi e documentazione) cui possono accedere solamente le persone, gli organismi e le procedure autorizzati.
Per «integrità» s'intende la garanzia che il sistema informativo e le informazioni trattate possono essere modificati unicamente da un'azione volontaria e legittima e che il sistema produrrà il risultato atteso in maniera esatta e completa.
Per ogni informazione dell'ETS considerata riservata, l'aspetto della riservatezza va considerato dal punto di vista del potenziale impatto a livello d'impresa qualora tale informazione sia divulgata e l'aspetto dell'integrità va considerato dal punto di vista del potenziale impatto a livello d'impresa qualora tale informazione si involontariamente modificata, parzialmente o totalmente distrutta.
Il livello di riservatezza dell'informazione e il livello di integrità di sistema di informazione è valutato a seguito di una valutazione sulla base dei criteri contenuti nel punto A.2. Tali valutazioni consentono che il livello di riservatezza complessivo dell'informazione sia valutato per mezzo della griglia di cui al punto A.3.
A.2 – Valutazione della riservatezza e dell'integrità
A.2.1 – «Livello basso»
Un livello basso è attribuito a un'informazione relativa all'ETS che, se fosse divulgata a persone non autorizzate e/o subisse una perdita di integrità, causerebbe un danno moderato alle parti o ad altre istituzioni, che a sua volta sarebbe suscettibile di:
—
pregiudicare moderatamente le relazioni politiche o diplomatiche,
—
causare pubblicità negativa all'immagine o alla reputazione delle parti o di altre istituzioni,
—
provocare imbarazzo a persone fisiche,
—
pregiudicare la produttività/il morale del personale,
—
causare perdite finanziarie limitate o agevolare moderatamente profitti o vantaggi indebiti a beneficio di persone fisiche o società,
—
pregiudicare moderatamente l'elaborazione o l'attuazione efficaci delle politiche delle parti,
—
pregiudicare moderatamente la corretta gestione delle parti e le loro operazioni.
A.2.2 – «Livello medio»
Un livello moderato è attribuito a un'informazione relativa all'ETS che, se fosse divulgata a persone non autorizzate e/o subisse una perdita di integrità, causerebbe un danno alle parti o ad altre istituzioni,che a sua volta sarebbe suscettibile di:
—
provocare imbarazzo nelle relazioni politiche o diplomatiche,
—
danneggiare l'immagine o la reputazione delle parti o di altre istituzioni,
—
provocare difficoltà a persone fisiche,
—
provocare un corrispondente abbassamento della produttività/del morale del personale,
—
mettere in imbarazzo le parti o altre istituzioni in negoziati di carattere commerciale o politico con terzi,
—
causare perdite finanziarie o agevolare profitti o vantaggi indebiti a beneficio persone fisiche o società,
—
pregiudicare indagini penali,
—
violare obblighi giuridici o contrattuali sulla riservatezza delle informazioni,
—
pregiudicare l'elaborazione o l'attuazione delle politiche delle parti,
—
pregiudicare la corretta gestione delle parti e le loro operazioni.
A.2.3 – «Livello alto»
Un livello alto è attribuito aun'informazione relativa all'ETS che, se fosse divulgata a persone non autorizzate e/o subisse una perdita di integrità, causerebbe un danno gravissimo e/o inaccettabile alle parti o ad altre istituzioni, che a sua volta sarebbe suscettibile di:
—
ripercuotersi negativamente sulle relazioni diplomatiche,
—
provocare serie difficoltà a persone fisiche,
—
rendere più difficile il mantenimento dell'efficacia operativa o della sicurezza delle forze delle parti o di altri partner,
—
causare perdite finanziarie o agevolare profitti o vantaggi indebiti a beneficio persone fisiche o società,
—
violare regolari impegni di mantenimento della riservatezza di informazioni fornite da terzi,
—
violare i vincoli regolamentari relativi alla divulgazione di informazioni,
—
pregiudicare le indagini o agevolare la commissione di reati,
—
creare uno svantaggio alle parti nei negoziati di carattere commerciale o politico con terzi,
—
impedire l'efficace elaborazione o funzionamento delle politiche delle parti,
—
compromettere la buona gestione delle parti e le loro operazioni.
A.3 – Valutazione del livello di riservatezza delle informazioni degli ETS
Sulla base delle valutazioni della riservatezza e dell'integrità ai sensi della precedente sezione A.2. la riservatezza complessiva delle informazioni è stabilita applicando la griglia seguente:
Livello di riservatezza
Livello d'integrità
Basso
Medio
Alto
Basso
ETS a divulgazione limitata
ETS riservato
(o ETS a divulgazione limitatata (*1))
ETS riservatissimo
Medio
ETS riservato
(o ETS a divulgazione limitata (*1))
ETS riservato
(o ETS riservatissimo (*1))
ETS riservatissimo
Alto
ETS riservatissimo
ETS riservatissime
ETS riservatissimo
(*1) Possibile variante da valutare caso per caso.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | ACCORDO
tra l'Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra
L'UNIONE EUROPEA, (in seguito denominata «Unione»)
da una parte, e
LA CONFEDERAZIONE SVIZZERA, (in seguito denominata «Svizzera»)
dall'altra,
(in seguito denominate «parti»)
CONSAPEVOLI della sfida mondiale posta dai cambiamenti climatici e degli sforzi internazionali necessari per ridurre le emissioni di gas a effetto serra al fine di combattere i cambiamenti climatici;
PRENDENDO ATTO degli impegni internazionali, in particolare della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e del relativo protocollo di Kyoto, volti a ridurre le emissioni di gas a effetto serra;
CONSIDERANDO CHE la Svizzera e l'Unione condividono l'obiettivo di ridurre in modo significativo le emissioni di gas a effetto serra entro il 2020 e oltre;
CONSAPEVOLI CHE le revisioni dei sistemi di scambio di quote di emissione dell'Unione e della Svizzera per i prossimi periodi di scambio possono richiedere il riesame del presente accordo almeno al fine di preservare l'integrità degli impegni di mitigazione assunti dalle parti;
RICONOSCENDO CHE i sistemi di scambio di quote di emissione costituiscono uno strumento efficace per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo efficiente sotto il profilo dei costi;
CONSIDERANDO CHE il collegamento dei suddetti sistemi per consentire lo scambio di quote di emissione tra essi contribuirà a costruire un solido mercato internazionale del carbonio e a rafforzare ulteriormente gli sforzi di riduzione delle emissioni delle parti che hanno collegato i loro sistemi;
CONSIDERANDO CHE collegando sistemi di scambio di quote di emissione si dovrebbero evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e la distorsione della concorrenza tra i sistemi connessi e si dovrebbe assicurare il corretto funzionamento dei mercati del carbonio connessi;
VISTI il sistema per lo scambio di quote di emissioni dell'Unione, istituito dalla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 ottobre 2003 che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità e che modifica la direttiva 96/61/CE del Consiglio modificata («direttiva 2003/87/CE»), e il sistema per lo scambio di quote di emissioni della Svizzera, istituito dalla legge sul CO2 e dalla relativa ordinanza;
RICORDANDO che la Norvegia, l'Islanda e il Liechtenstein partecipano al sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione;
CONSIDERANDO CHE, in funzione dei tempi di ratifica del presente accordo, il collegamento dovrebbe essere operativo a decorrere dal 1o gennaio 2019 o dal 1o gennaio 2020, fatti salvi i criteri essenziali applicati in precedenza dalla Svizzera o dall'Unione e l'applicazione provvisoria del presente accordo;
CONSAPEVOLI CHE il collegamento dei sistemi di scambio delle quote di emissione richiede l'accesso a informazioni riservate e il loro scambio tra le parti e, di conseguenza, anche adeguate misure di sicurezza;
PRESO ATTO CHE il presente accordo non pregiudica le disposizioni con cui le parti definiscono i rispettivi obiettivi le emissioni di gas a effetto serra che non rientrano nel quadro dei sistemi per lo scambio di quote di emissione;
RICONOSCENDO CHE il presente accordo lascia impregiudicato qualsiasi accordo bilaterale tra la Svizzera e la Francia, in merito al carattere binazionale dell'Euroaeroporto di Basilea-Mulhouse-Friburgo stabilito dalla «Convention franco-suisse du 4 juillet 1949 relative à la construction et à l'exploitation de l'aéroport de Bâle-Mulhouse», fintanto che l'accordo bilaterale rispetta i criteri essenziali e le disposizioni tecniche definite nel presente accordo;
RICONOSCENDO CHE le disposizioni del presente accordo sono redatte in considerazione del rapporto speciale e degli stretti legami esistenti tra la Svizzera e l'Unione;
ACCOGLIENDO CON FAVORE l'accordo raggiunto in occasione della 21a Conferenza delle parti della UNFCCC tenutasi a Parigi il 12 dicembre 2015, e riconoscendo che le questioni contabili da ciò derivanti saranno esaminate a tempo debito,
HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Obiettivo
Il presente accordo collega il sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione («ETS dell'UE») con il sistema di scambio di quote di emissione della Svizzera («ETS della Svizzera»).
Articolo 2
Criteri essenziali
I sistemi di scambio di quote di emissione delle parti («ETS») rispettano almeno i criteri essenziali di cui all'allegato I.
CAPO II
DISPOSIZIONI TECNICHE
Articolo 3
Registri
1. I registri delle parti rispettano i criteri di cui all'allegato I, parte C.
2. Per rendere operativo il collegamento tra l'ETS dell'UE e l'ETS della Svizzera, è opportuno stabilire un collegamento diretto tra il catalogo delle operazioni dell'Unione europea (EUTL) del registro dell'Unione e il libro di bordo elettronico supplementare della Svizzera (Swiss Supplementary Transaction Log – SSTL) del registro svizzero tale da consentire il trasferimento da un registro all'altro delle quote di emissione rilasciate dai due ETS.
3. Il collegamento dei registri risponde tra l'altro ai criteri seguenti:
a)
è gestito, per la Svizzera, dall'amministratore del registro della Svizzera e, per l'Unione, dall'amministratore centrale dell'Unione;
b)
opera in conformità del diritto applicabile in ciascuna giurisdizione;
c)
è supportato da procedure automatizzate integrate sia nel registro svizzero che in quello dell'Unione per consentire le operazioni;
d)
è attuato in modo da assicurare, nella misura del possibile, un funzionamento coerente per gli utenti del registro della Svizzera e del registro dell'Unione.
4. L'amministratore del registro della Svizzera, l'amministratore centrale dell'Unione o entrambi congiuntamente possono chiudere temporaneamente il collegamento dei registri per la manutenzione del sistema o in caso di violazioni della sicurezza o rischi per la sicurezza, conformemente alle normative vigenti in Svizzera e nell'Unione europea. In caso di chiusura temporanea del collegamento dei registri per la manutenzione del sistema o in caso di violazione della sicurezza o rischi per la sicurezza, le parti ne danno avviso quanto prima e protraggono la chiusura temporanea per il minor tempo possibile.
5. Le parti reagiscono prontamente e in stretta collaborazione, avvalendosi delle misure disponibili nell'ambito delle rispettive giurisdizioni, per prevenire le frodi e tutelare l'integrità del mercato degli ETS collegati. Nell'ambito degli ETS collegati, l'amministratore del registro della Svizzera, l'amministratore centrale dell'Unione e gli amministratori nazionali degli Stati membri dell'Unione collaborano tra loro al fine di ridurre al minimo il rischio di frode, uso improprio o attività criminali in relazione ai registri, di reagire a tali eventi e di proteggere l'integrità del collegamento dei registri. Le misure convenute dagli amministratori per far fronte al rischio di frode, uso improprio o attività criminali sono adottate con decisione del comitato misto.
6. L'amministratore del registro della Svizzera e l'amministratore centrale dell'Unione stabiliscono procedure operative comuni relative a questioni tecniche o di altra natura necessarie al funzionamento del collegamento tenuto conto delle priorità della normativa interna. Le procedure elaborate dagli amministratori entrano in vigore una volta adottate con decisione del comitato misto.
7. L'amministratore del registro della Svizzera e l'amministratore centrale dell'Unione elaborano norme tecniche di collegamento (Linking Technical Standards – LTS) basate sui principi di cui all'allegato II, che descrivono dettagliatamente i requisiti per istituire un collegamento solido e sicuro tra l'SSTL e l'EUTL. Le LTS elaborate dagli amministratori entrano in vigore una volta adottate con decisione del comitato misto.
8. Eventuali problemi riconducibili all'attuazione e al funzionamento del collegamento tra i registri sono risolti tramite consultazione tempestiva dell'amministratore del registro della Svizzera e dell'amministratore centrale dell'Unione e conformemente alle procedure operative comuni stabilite.
Articolo 4
Quote di emissione e contabilità
1. Le quote di emissione che possono essere utilizzate a fini di conformità nell'ambito dell'ETS di una parte sono riconosciute a fini di conformità nell'ambito dell'ETS dell'altra parte.
Per «quota di emissione» s'intende il diritto di emettere una tonnellata di biossido di carbonio equivalente per un periodo determinato, attribuito nel quadro dell'ETS dell'UE o dell'ETS della Svizzera valido per rispettare gli obblighi dell'ETS dell'UE o dell'ETS della Svizzera.
2. Le restrizioni all'uso di quote specifiche vigenti in un ETS possono essere applicate nell'altro ETS.
3. Gli amministratori dei registri e i titolari dei conti devono poter identificare l'ETS in cui è stata emessa una quota di emissione in base almeno al codice paese del numero di serie della quota di emissione.
4. Ciascuna parte informa l'altra parte, almeno annualmente, del totale delle quote di emissione rilasciate nell'ambito dell'altro ETS e del numero di quote di emissione rilasciate nell'ambito dell'altro ETS e che sono state restituite per conformarsi agli obblighi o che sono state cancellate volontariamente.
5. Le parti rendono conto dei flussi netti di quote a norma dei principi approvati dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e delle norme di contabilizzazione derivanti dalla loro entrata in vigore. Tale meccanismo è stabilito in un allegato del presente accordo adottato con decisione del comitato misto.
6. Al momento dell'entrata in vigore del secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto, le parti trasferiscono o acquisiscono un numero sufficiente di unità di quantità assegnate («AAU») valide per il secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto in un intervallo concordato e in caso di risoluzione dell'accordo conformemente all'articolo 16 per tener conto dei flussi netti di quote tra le parti nella misura in cui tali quote sono state restituite dagli operatori dell'ETS per la conformarsi agli obblighi e nella misura in cui tali quote rappresentano le emissioni incluse nell'allegato A del protocollo di Kyoto. Il meccanismo di tali operazioni è stabilito in un allegato del presente accordo adottato con decisione del comitato misto dopo l'entrata in vigore della modifica del protocollo di Kyoto. Tale allegato contiene altresì un accordo sulla gestione della quota di proventi applicata al primo trasferimento internazionale di AAU.
Articolo 5
Aste
1. Le quote sono vendute dalle parti esclusivamente mediante asta.
2. Gli operatori dei due ETS possono presentare domanda di partecipazione all'asta delle quote. L'accesso a tali aste è concesso agli operatori dei due ETS su base non discriminatoria. Per assicurare l'integrità delle aste, la possibilità di presentare domanda di ammissione alle aste può essere estesa solamente ad altre categorie di partecipanti disciplinate dalle leggi di una parte o specificamente autorizzate a partecipare alle aste.
3. L'asta è condotta in modo aperto, trasparente e non discriminatorio e conformemente ai criteri di cui all'allegato I, parte D.
CAPO III
TRASPORTO AEREO
Articolo 6
Inclusione delle attività di trasporto aereo
Le attività di trasporto aereo sono incluse dalle parti nei rispettivi ETS conformemente ai criteri essenziali di cui all'allegato I, parte B. L'inclusione delle attività di trasporto aereo nell'ETS della Svizzera segue gli stessi principi dell'ETS dell'UE, in particolare per quanto riguarda la copertura, i limiti e le norme di assegnazione.
Articolo 7
Revisione del presente accordo in caso di modifiche concernenti le attività di trasporto aereo
1. In caso di modifiche relative alle attività di trasporto aereo nell'ambito dell'ETS dell'UE, l'allegato I, parte B, è riesaminato dal comitato misto a norma dell'articolo 13, paragrafo 2.
2. Il comitato misto si riunisce in ogni caso entro la fine del 2018 per riesaminare le pertinenti disposizioni del presente accordo relative all'ambito di applicazione delle attività di trasporto aereo, a norma dell'articolo 13, paragrafo 2.
CAPO IV
INFORMAZIONI RISERVATE E SICUREZZA
Articolo 8
Informazioni riservate
1. Per «informazioni riservate» si intendono le informazioni e il materiale, in forma orale, visiva, elettronica, magnetica o scritta, comprese attrezzature e tecnologie, che le parti hanno fornito o scambiato in relazione al presente accordo e che: i) se divulgati senza autorizzazione potrebbero danneggiare o ledere in varia misura gli interessi della Svizzera, dell'Unione o di uno o più Stati membri dell'Unione; ii) richiedono protezione dalla divulgazione non autorizzata per ragioni attinenti alla sicurezza di una delle parti; e iii) sono classificati come riservati da una delle parti.
2. Fatte salve le rispettive disposizioni legislative e regolamentari delle parti, ciascuna parte protegge le informazioni riservate, in particolare dalla divulgazione non autorizzata o dalla perdita d'integrità, in conformità agli obblighi di sicurezza, ai livelli di riservatezza e alle istruzioni di trattamento di cui, rispettivamente, agli allegati II, III e IV. Il termine «trattamento» comprende la creazione, il trattamento, l'archiviazione, la trasmissione e la distruzione di informazioni riservate o altre informazioni ivi contenute.
Articolo 9
Livelli di riservatezza
1. Ogni parte ha la responsabilità esclusiva di classificare riservate le informazioni che rilascia e di ridurre o eliminare il livello di riservatezza applicato. Le parti, se rilasciano congiuntamente un'informazione riservata, decidono di comune accordo della classifica e del livello di riservatezza, della riduzione e dell'eliminazione del livello di riservatezza.
2. Le informazioni riservate sono classificate come ETS CRITICAL (informazioni ETS riservatissime), ETS SENSITIVE (informazioni ETS riservate) o ETS LIMITED (informazioni ETS a divulgazione limitata) in base al livello di riservatezza di cui all'allegato III.
3. L'originatore di informazioni riservate della parte trasmittente riduce il livello di riservatezza delle informazioni non appena esse non richiedono più un grado di protezione più elevato o elimina la classifica di riservatezza non appena esse cessano richiedere una protezione dalla divulgazione non autorizzata o dalla perdita di integrità.
4. La parte trasmittente informa la parte ricevente di eventuali nuove informazioni riservate e del relativo livello di riservatezza, nonché di eventuali riduzioni del livello di riservatezza o dell'eliminazione della classifica di riservatezza.
5. Le parti istituiscono e mantengono un elenco condiviso delle informazioni riservate.
CAPO V
EVOLUZIONE NORMATIVA
Articolo 10
Evoluzione normativa
1. Il presente accordo non pregiudica il diritto di ciascuna parte di modificare o adottare disposizioni legislative rilevanti per il presente accordo, compreso il diritto di adottare misure di protezione più rigorose.
2. Quando una delle parti sta elaborando disposizioni legislative in un settore di rilevanza per il presente accordo, essa lo notifica all'altra parte per iscritto in tempo utile. A tal fine, il comitato misto istituisce una procedura di scambio di informazioni e di consultazione regolare.
3. A seguito della notifica di cui al paragrafo 2, ciascuna delle parti può chiedere uno scambio di opinioni al riguardo in seno al comitato misto a norma dell'articolo 13, paragrafo 4, in particolare per valutare se le disposizioni legislative incidono direttamente sui criteri di cui all'allegato I.
4. Quando una delle parti adotta una proposta di atto legislativo che abbia rilevanza per il presente accordo, una copia della medesima è trasmessa al rappresentante o ai rappresentanti dell'altra parte in seno al comitato misto.
5. In seguito all'adozione ad opera di una delle parti di un atto legislativo che abbia rilevanza per il presente accordo, una copia del medesimo è trasmessa al rappresentante o ai rappresentanti dell'altra parte in seno al comitato misto.
6. Il comitato misto, se giunge alla conclusione che un atto legislativo incide direttamente sui criteri di cui all'allegato I, decide su una modifica corrispondente della parte pertinente dell'allegato I. Tale decisione è adottata entro un termine di sei mesi dalla data in cui gli è statata sottoposta al comitato misto.
7. Se non è possibile giungere a una decisione su una modifica dell'allegato I entro il termine di cui al paragrafo 6, il comitato misto esamina, entro otto mesi dalla data di in cui gli è stata sottoposta, tutte le altre possibilità per mantenere il buon funzionamento del presente accordo e adotta le decisioni necessarie a tal fine.
Articolo 11
Coordinamento
1. Le parti coordinano i loro sforzi sui settori di rilevanza per il presente accordo e, in particolare, sui criteri fissati negli allegati, al fine di assicurare la corretta applicazione del presente accordo e l'integrità permanente degli ETS delle parti, nonché di evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e l'indebita distorsione della concorrenza tra i due ETS collegati.
2. Tale coordinamento avviene in particolare tramite lo scambio o la comunicazione di informazioni in via formale e informale e, su richiesta di una parte, attraverso le consultazioni in sede di comitato misto.
CAPO VI
COMITATO MISTO
Articolo 12
Composizione e funzionamento del comitato misto
1. È istituito un comitato misto composto di rappresentanti delle parti.
2. Ciascuna parte può chiedere la convocazione di una riunione. Il comitato misto si riunisce entro 30 giorni dalla richiesta.
3. Le decisioni adottate dal comitato misto nei casi previsti dal presente accordo, quando entrano in vigore, sono vincolanti per le parti, che adottano le misure necessarie per garantirne l'attuazione e l'applicazione.
4. Il comitato misto stabilisce il proprio regolamento interno. Le decisioni adottate dal comitato misto sono concordate da entrambe le parti.
5. Il comitato misto può decidere di istituire sottocomitati o gruppi di lavoro atti ad assisterlo nell'esercizio delle sue funzioni.
Articolo 13
Funzioni del comitato misto
1. Il comitato misto gestisce il presente accordo e provvede alla corretta applicazione dello stesso.
2. Il comitato misto può decidere di adottare un nuovo allegato o di modificare un allegato vigente del presente accordo.
3. Il comitato misto esamina le modifiche degli articoli del presente accordo proposte da una delle parti. Il comitato misto, se concorda con la proposta, la trasmette alle parti perché sia adottata conformemente alle rispettive procedure interne.
4. In seguito a una richiesta presentata ai sensi dell'articolo 10, paragrafo 3, il comitato misto tiene uno scambio di opinioni sulle disposizioni proposte, in particolare per valutare se risulta che l'ETS della parte in questione non rispetta più i criteri stabiliti negli allegati.
5. In seguito alla sospensione o prima della notifica di risoluzione del presente accordo conformemente agli articoli 15 e 16, il comitato misto tiene uno scambio di opinioni nell'intento di raggiungere un accordo per porre fine alla sospensione o evitare la risoluzione.
6. Il comitato misto mira a risolvere le controversie ad esso sottoposte dalle parti in linea con l'articolo 14.
7. Il comitato misto procede a una revisione periodica dell'accordo alla luce di eventuali sviluppi significativi in uno degli ETS, anche relativamente alla vigilanza del mercato o all'inizio di un nuovo periodo di scambio, al fine di assicurare in particolare che il collegamento non comprometta gli obiettivi di riduzione delle emissioni interne delle parti o l'integrità e il funzionamento ordinato dei mercati del carbonio.
8. Le funzioni del comitato misto si limitano a quelle di cui al presente accordo.
CAPO VII
RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE
Articolo 14
Risoluzione delle controversie
1. Le parti sottopongono al comitato misto le controversie sorte tra loro in merito all'interpretazione o all'applicazione del presente accordo ai fini di una risoluzione.
2. Se il comitato misto non riesce a risolvere la controversia entro sei mesi dalla data in cui gli è stata sottoposta, essa è deferita, su richiesta di una delle parti, alla Corte permanente di arbitrato perché sia risolta in conformità delle regole del 2012 della Corte stessa.
3. In caso di sospensione o risoluzione del presente accordo, il meccanismo di risoluzione delle controversie continua ad applicarsi alle controversie di cui al paragrafo 1 sorte nel corso dell'applicazione del presente accordo.
CAPO VIII
SOSPENSIONE E RISOLUZIONE
Articolo 15
Sospensione dell'articolo 4, paragrafo 1
1. Fatto salvo l'articolo 16, una parte può sospendere l'applicazione dell'articolo 4, paragrafo 1, nei casi seguenti:
a)
se ritiene che l'altra parte non rispetti, in tutto o in parte, gli obblighi previsti dall'articolo 2, dall'articolo 3, paragrafo 1, dall'articolo 4, paragrafo 1, dall'articolo 5, paragrafo 3, dall'articolo 6, dall'articolo 8, paragrafo 2, dall'articolo 10, paragrafi 2, 4 e 5 e dall'articolo 18, paragrafo 2, del presente accordo;
b)
se l'altra parte le notifica per iscritto l'intenzione di collegare il proprio ETS a quello di un terzo conformemente all'articolo 18;
c)
se l'altra parte le notifica per iscritto l'intenzione di risolvere il presente accordo conformemente alll'articolo 16.
2. Una parte notifica per iscritto all'altra parte la decisione di sospendere l'articolo 4, paragrafo 1 del presente accordo e fornisce una giustificazione di tale sospensione. La decisione di sospendere l' articolo 4, paragrafo 1 del presente accordo è resa pubblica immediatamente dopo la notifica all'altra parte.
3. La sospensione dell'articolo 4, paragrafo 1, del presente accordo è temporanea. In caso di sospensione dell'articolo 4, paragrafo 1, a norma del paragrafo 1, lettera a), del presente articolo, la sospensione cessa alla risoluzione della controversia conformemente all'articolo 14. In caso di sospensione dell'articolo 4, paragrafo 1, a norma del paragrafo 1, lettera b) o c), del presente articolo, la sospensione ha una durata temporanea di 3 mesi. La parte può decidere di ridurre o estendere la durata della sospensione.
4. Durante la sospensione, per conformarsi agli obblighi le quote non sono restituite a un ETS del quale non sono originarie. Tutte le altre operazioni continuano ad essere possibili.
5. Qualora non sia richiesto uno scambio di opinioni in sede di comitato misto ai sensi dell'articolo 10, paragrafo 3, tra il momento della trasmissione della proposta legislativa e il termine stabilito all'articolo 10, paragrafo 6, o se tale scambio ha avuto luogo e il comitato misto ha concluso che le nuove disposizioni non incidono direttamente sui criteri, una parte non ha il diritto di sospendere l'applicazione dell'articolo 4, paragrafo 1, in base al fatto che l'altra parte non rispetta più l'obbligo di soddisfare i criteri di cui all'allegato I.
Articolo 16
Denuncia
1. Una parte può denunciare il presente accordo in qualsiasi momento dandone notifica all'altra parte per iscritto e previa consultazione in seno al comitato misto. La denuncia ha effetto sei mesi dopo che la notifica è stata data all'altra parte. La decisione è resa pubblica dopo che la notifica è stata data all'altra parte.
2. In caso di mancata proroga o di abolizione dell'ETS di una parte, il presente accordo è automaticamente denunciato l'ultimo giorno operativo dell'ETS in questione.
3. In caso di denuncia, le parti raggiungono un accordo sul continuo uso e sulla conservazione delle informazioni che sono già state scambiate ad eccezione dei dati detenuti nei rispettivi registri. Se non è raggiunto alcun accordo, una parte ha diritto di chiedere la cancellazione delle informazioni comunicate.
CAPO IX
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 17
Attuazione
1. Le parti adottano tutte le misure atte ad assicurare l'osservanzadegli obblighi a norma del presente accordo, comprese le decisioni del comitato misto.
2. Le parti si astengono da qualsiasi misura che possa compromettere il conseguimento degli obiettivi del presente accordo.
Articolo 18
Collegamento con terzi
1. Le parti possono negoziare con un terzo il collegamento dei rispettivi ETS.
2. Una parte, se negozia il collegamento con un terzo, lo notifica all'altra parte e la informa regolarmente sullo stato dei negoziati.
3. Prima che avvenga il collegamento tra una parte e un terzo, l'altra parte decide se accettare il nuovo accordo di collegamento o denunciare il presente accordo. In caso di accettazione, cessa la sospensione dell'articolo 4, paragrafo 1.
4. In seguito al collegamento con un terzo, le disposizioni del presente accordo possono essere riviste.
Articolo 19
Allegati
Gli allegati sono parte integrante del presente accordo.
Articolo 20
Lingue
Il presente accordo è redatto in duplice esemplare nelle lingue bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, inglese, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese, tutti i testi facenti ugualmente fede.
Articolo 21
Ratifica ed entrata in vigore
1. Fatto salvo l'articolo 16, il presente accordo è concluso per un periodo indeterminato.
2. Il presente accordo è soggetto alla ratifica o approvazione delle parti secondo le rispettive procedure interne.
3. Le parti scambiano gli strumenti di ratifica o approvazione solo quando ritengono soddisfatte tutte le condizioni di collegamento di cui al presente accordo.
4. Il presente accordo entra in vigore il 1o gennaio dell'anno successivo allo scambio degli strumenti di ratifica o approvazione tra le parti.
5. L'entrata in vigore dell'articolo 4, paragrafo 6, è subordinata all'entrata in vigore per entrambe dell'emendamento di Doha al protocollo di Kyoto adottato nel corso dell'81a riunione delle parti (decisione 1/CMP.8; secondo periodo di impegno).
Articolo 22
Applicazione a titolo provvisorio
Prima dell'entrata in vigore del presente accordo, gli articoli da 11 a 13 si applicano a titolo provvisorio a decorrere dalla data della firma del presente accordo.
Съставено в Берн на двадесет и трети ноември две хиляди и седемнадесета година.
Hecho en Berna el veintitrés de noviembre del año dos mil diecisiete.
V Bernu dne dvacátého třetího listopadu dva tisíce sedmnáct.
Udfærdiget i Bern, den treogtyvende november to tusind og sytten.
Geschehen zu Bern am dreiundzwanzigsten November zweitausendsiebzehn.
Kahe tuhande seitsmeteistkümnenda aasta novembrikuu kahekümne kolmandal päeval Bernis.
Έγινε στη Βέρνη, στις είκοσι τρεις Νοεμβρίου δύο χιλιάδες δεκαεπτά.
Done at Bern on the twenty third day of November in the year two thousand and seventeen.
Fait à Berne, le vingt-trois novembre deux mille dix-sept.
Sastavljeno u Bernu dvadeset trećeg studenoga dvije tisuće sedamnaeste.
Fatto a Berna addì ventitré novembre duemiladiciassette.
Bernē, divi tūkstoši septiņpadsmitā gada divdesmit trešajā novembrī.
Sudarytas Berne du tūkstančiai septynioliktų metų lapkričio dvidešimt trečią dieną.
Kelt Bernben, a kétezer-tizenhetedik év november havának huszonharmadik napján.
Magħmul f'Bern fit-tlieta u għoxrin jum ta' Novembru tas-sena elfejn u sbatax.
Gedaan te Bern, drieëntwintig november tweeduizend zeventien.
Sporządzono w Bernie w dniu dwudziestego trzeciego listopada dwa tysiące siedemnastego roku.
Feito em Berna aos vinte e três dias do mês de novembro de dois mil e dezassete.
Întocmit la Berna la douăzeci și trei noiembrie două mii șaptesprezece.
V Berne dvadsiateho tretieho novembra dvetisíc sedemnásť.
V Bernu, triindvajsetega novembra dva tisoč sedemnajst.
Tehty Bernissä kahdentenakymmenentenäkolmantena päivänä marraskuuta vuonna kaksituhattaseitsemäntoista.
Utfärdat i Bern den tjugotredje november tjugohundrasjutton.
За Европейския съюз
Рог la Unión Europea
Za Evropskou unii
For Den Europæiske Union
Für die Europäische Union
Euroopa Liidu nimel
Για την Ευρωπαϊκή Ένωση
For the European Union
Pour l'Union européenne
Za Europsku uniju
Per l'Unione europea
Eiropas Savienības vārdā –
Europos Sąjungos vardu
Az Európai Unió részéről
Għall-Unjoni Ewropea
Voor de Europese Unie
W imieniu Unii Europejskiej
Pela União Europeia
Pentru Uniunea Europeană
Za Európsku úniu
Za Evropsko unijo
Euroopan unionin puolesta
För Europeiska unionen
За Конфедерация Швейцария
Por la Confederación Suiza
Za Švýcarskou konfederaci
For Det Schweiziske Forbund
Für die Schweizerische Eidgenossenschaft
Šveitsi Konföderatsiooni nimel
Για την Ελβετική Συνομοσπονδία
For the Swiss Confederation
Pour la Confédération suisse
Za Švicarsku Konfederaciju
Per la Confederazione Svizzera
Šveices Konfederācijas vārdā –
Šveicarijos Konfederacijos vardu
A Svájci Államszövetség részéről
Għall-Konfederazzjoni Svizzera
Voor de Zwitserse Bondsstaat
W imieniu Konfederacji Szwajcarskiej
Pela Confederação Suíça
Pentru Confederația Elvețiană
Za Švajčiarsku konfederáciu
Za Švicarsko konfederacijo
Sveitsin valaliiton puolesta
För Schweiziska edsförbundet
ALLEGATO I
CRITERI ESSENZIALI
A. Criteri essenziali per impianti fissi
Criteri essenziali
Nell'ETS dell'UE
Nell'ETS della Svizzera
Obbligatorietà della partecipazione all'ETS
La partecipazione all'ETS è obbligatoria per gli impianti che svolgono le attività di seguito elencate e che emettono i gas a effetto serra («GES») elencati di seguito.
La partecipazione all'ETS è obbligatoria per gli impianti che svolgono le attività di seguito elencate e che emettono i gas a effetto serra («GES») elencati di seguito.
L'ETS disciplina almeno le attività previste da:
Allegato I della direttiva 2003/87/CE, allegato I, in vigore alla data della firma del presente accordo
Articolo 40, paragrafo 1, e allegato 6 dell'Ordinanza sul CO2, in vigore alla data della firma del presente accordo
L'ETS disciplina almeno i GES previsti da:
Allegato II della direttiva 2003/87/CE, in vigore alla data della firma del presente accordo
Articolo 1, paragrafo 1, dell'Ordinanza sul CO2, in vigore alla data della firma del presente accordo
Per l'ETS è fissato un tetto massimo che sia rigoroso almeno tanto quanto quello previsto da:
Direttiva 2003/87/CE in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articolo 18, paragrafo 1, della legge sul CO2,
—
Articolo 45, paragrafo 1 dell'Ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
Il livello di ambizione dell'ETS è rigoroso almeno quanto quello previsto da:
Articoli 9 e 9 bis della direttiva 2003/87/CE, in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articolo 3 e articolo 18, paragrafo 1, della legge sul CO2,
—
Articolo 45, paragrafo 1, e allegato 8 dell'Ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
I limiti qualitativi dei crediti internazionali sono rigorosi almeno quanto quelli previsti da:
—
Articoli 11 bis e 11 ter della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 550/2011 della Commissione, del 7 giugno 2011, che stabilisce, a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, alcune restrizioni applicabili all'uso dei crediti internazionali generati da progetti relativi a gas industriali
—
Articolo 58 del regolamento (UE) n. 389/2013 della Commissione, del 2 maggio 2013, che istituisce un registro dell'Unione conformemente alla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, alle decisioni n. 280/2004/CE e n. 406/2009/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga i regolamenti (UE) n. 920/2010 e n. 1193/2011 della Commissione
in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articoli 5 e 6 della legge sul CO2,
—
Articolo 4 e articolo 4 bis, paragrafo 1, e allegato 2 dell'Ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
I limiti quantitativi dei crediti internazionali sono rigorosi almeno quanto quelli previsti da:
—
Articolo 11 bis della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 389/2013 della Commissione, del 2 maggio 2013, che istituisce un registro dell'Unione conformemente alla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, alle decisioni n. 280/2004/CE e n. 406/2009/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga i regolamenti (UE) n. 920/2010 e n. 1193/2011 della Commissione, articolo 60
—
Regolamento (UE) n. 1123/2013 della Commissione, dell'8 novembre 2013, relativo alla determinazione dei diritti di utilizzo di crediti internazionali a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
accordo in vigore alla data della firma del presente
—
articolo 3, paragrafo 2, e articolo 16, paragrafo 2 della legge sul CO2,
—
Articolo 48 dell'Ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
L'assegnazione gratuita di quote è calcolata sulla base di parametri di riferimento e coefficienti di adeguamento. Un massimo del cinque per cento del quantitativo di quote del periodo dal 2013 al 2020 è accantonato per i nuovi entranti. Le quote che non sono assegnate a titolo gratuito sono messe all'asta. A tal fine, l'ETS soddisfa almeno:
—
Articoli 10, 10 bis, 10 ter, 10 quater della direttiva 2003/87/CE,
—
Decisione 2011/278/UE della Commissione del 27 aprile 2011 che stabilisce norme transitorie per l'insieme dell'Unione ai fini dell'armonizzazione delle procedure di assegnazione gratuita delle quote di emissioni ai sensi dell'articolo 10 bis della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
—
Calcoli per la determinazione del fattore di correzione intersettoriale nell'ambito dell'ETS dell'UE nel periodo 2013-2020
—
Elenco relativo alla rilocalizzazione del carbonio 2014
in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articolo 18, paragrafo 2, e articolo 19, paragrafi 2 e 3 della legge sul CO2,
—
Articolo 45, paragrafo 2 e articoli 46 e 47 Allegati 9 dell'Ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
L'ETS prevede sanzioni negli stessi casi e nelle stesse entità previsti di quelli previsti da:
Articolo 16 della direttiva 2003/87/CE, in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articolo 21 della legge sul CO2, articolo 21
—
Articolo 56 dell'ordinanza sul CO2
in vigore alla data della firma del presente accordo
Il monitoraggio e la comunicazione nell'ambito dell'ETS sono rigorosi almeno quanto qualli di cui a:
—
Articolo 14 e allegato IV della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 601/2012 della Commissione, del 21 giugno 2012, concernente il monitoraggio e la comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra ai sensi della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articolo 20 della legge sul CO2,
—
Articolo 49, articoli da 50 a 53 e articolo 55 dell'ordinanza sul CO2,
in vigore alla data della firma del presente accordo
La verifica e l'accreditamento nell'ambito dell'ETS sono rigorosi almeno quanto quelli ci cui a:
—
Articolo 15 e allegato V della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 600/2012 della Commissione del 21 giugno 2012 sulla verifica delle comunicazioni delle emissioni dei gas a effetto serra e delle tonnellate-chilometro e sull'accreditamento dei verificatori a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
in vigore alla data della firma del presente accordo
—
Articoli da 51 a 54 dell'Ordinanza CO2, in vigore alla data della firma del presente accordo
B. Criteri essenziali per il trasporto aereo
Criteri essenziali
Per l'UE
Per la Svizzera
Obbligatorietà della partecipazione all'ETS
La partecipazione all'ETS è obbligatoria per le attività di trasporto aereo in conformità dei criteri indicati di seguito.
La partecipazione all'ETS è obbligatoria per le attività di trasporto aereo in conformità dei criteri indicati di seguito.
Copertura delle attività di trasporto aereo e dei gas a effetto serra e attribuzione dei voli e delle rispettive emissioni in base al principio di volo in partenza previsto da:
—
Direttiva 2003/87/CE
—
Articoli 17, 29, 35 e 56, e allegato VII del regolamento (UE) n. 389/2013 della Commissione del 2 maggio 2013, che istituisce un registro dell'Unione conformemente alla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, alle decisioni n. 280/2004/CE e n. 406/2009/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga i regolamenti (UE) n. 920/2010 e n. 1193/2011 della Commissione
—
I voli in partenza dagli aerodromi situati nel territorio svizzero e diretti verso aerodromi situati nello Spazio economico europeo («SEE») sono esclusi dall'ETS dell'UE a partire dal 2017 a norma dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE,
Legge sul CO2 e Ordinanza sul CO2, in vigore alla data di entrata in vigore del presente accordo
1. Ambito di applicazione
Voli in partenza da o in arrivo a un aerodromo situato nel territorio svizzero, ad eccezione dei voli provenienti da un aerodromo situato nel SEE.
Qualsiasi deroga temporanea relativa all'ambito di applicazione dell'ETS, quali deroghe ai sensi dell'articolo 28 bis della direttiva 2003/87/CE, può applicarsi all'ETS della Svizzera conformemente alle deroghe introdotte nell'ETS dell'UE. Per le attività di trasporto aereo sono coperte soltanto le emissioni di CO2.
2. Limiti dell'ambito di applicazione
L'applicazione generale di cui al punto 1 non include:
1.
i voli effettuati esclusivamente per trasportare, nell'ambito di un viaggio ufficiale, un monarca regnante e i suoi parenti prossimi, un capo di Stato, un capo di governo e i ministri di governo, se il loro stato è comprovato da un adeguato indicatore nel piano di volo;
2.
i voli militari e dei servizi doganali e di polizia;
3.
i voli effettuati a fini di ricerca e salvataggio, attività antincendio, servizi medici d'emergenza e i voli umanitari;
4.
i voli effettuati esclusivamente secondo le regole del volo a vista definite nell'allegato 2 della Convenzione internazionale per l'aviazione civile del 7 dicembre 1944;
5.
i voli che terminano presso l'aerodromo dal quale l'aeromobile è decollato e durante i quali non è stato effettuato alcun atterraggio intermedio programmato;
6.
i voli di addestramento effettuati al solo fine di ottenere o mantenere un brevetto o, nel caso di un equipaggio di cabina, un'abilitazione (rating), qualora ciò sia debitamente segnalato nel piano di volo e se il volo non è destinato al trasporto di passeggeri e/o merci o al posizionamento o al trasferimento dell'aeromobile;
7.
i voli effettuati esclusivamente per fini di ricerca scientifica;
8.
i voli effettuati esclusivamente allo scopo di verificare, collaudare o certificare aeromobili o apparecchiature sia a bordo che a terra;
9.
i voli effettuati da un aeromobile con una massa massima al decollo certificata inferiore a 5 700 kg;
10
i voli di operatori aerei commerciali con emissioni totali inferiori a 10 000 tonnellate all'anno sui voli che rientrano nell'ETS della Svizzera o che effettuano meno di 243 voli per periodo per tre periodi consecutivi di quattro mesi nell'ambito di applicazione dell'ETS della Svizzera, se gli operatori non rientrano nell'ETS dell'UE;
11.
i voli di operatori aerei non commerciali che rientrano nell'ETS della Svizzera le cui emissioni totali sono inferiori a 1 000 tonnellate all'anno, in conformità delle rispettive deroghe applicate nell'ambito dell'ETS dell'UE, se gli operatori non rientrano nell'ETS dell'UE.
Scambio di dati pertinenti riguardanti l'applicazione dei limiti di copertura delle attività di trasporto aereo
Le due parti cooperano per quanto riguarda l'applicazione dei limiti di copertura e nell'ETS della Svizzera e nell'ETS dell'UE per gli operatori commerciali e non commerciali conformemente al presente allegato. In particolare, entrambe le parti assicurano il trasferimento tempestivo di tutti i dati che consentono l'esatta identificazione del volo e gli operatori aerei che sono coperti dall'ETS della Svizzera e da quello dell'UE.
Limite massimo (quantità totale di quote da assegnare agli operatori aerei)
Articolo 3 quater della direttiva 2003/87/CE:
Il limite rispecchia un livello di rigore analogo a quello dell'ETS dell'UE, in particolare per quanto concerne la riduzione percentuale tra anni e periodi di scambio. Le quote entro il limite massimo sono ripartite come segue:
—
il 15 % è messo all'asta,
—
il 3 % è accantonato in una riserva speciale,
—
l'82 % è assegnato a titolo gratuito.
La ripartizione può essere riesaminata conformemente agli articoli 6 e 7 del presente accordo.
Fino al 2020 la quantità di quote entro il limite massimo è calcolata dal basso verso l'alto sulla base delle quote da assegnare a titolo gratuito in conformità del limite massimo di distribuzione summenzionato. Qualsiasi deroga temporanea concernente il campo di applicazione dell'ETS richiede un corrispondente adeguamento proporzionale agli importi da assegnare.
A partire dal 2021 la quantità di quote entro il limite massimo è determinata in base al limite massimo per il 2020, tenendo conto di una possibile riduzione percentuale conformemente all'ETS dell'UE.
Assegnazione delle quote al trasporto aereo mediante asta
Articolo 3 quinquies della direttiva 2003/87/CE,
Le quote di emissione svizzere da mettere all'asta sono messe all'asta dalla autorità competente svizzera. La Svizzera ha diritto alle entrate generate dall'asta delle quote svizzere.
Riserva speciale per determinati operatori aerei
Articolo 3 septies della direttiva 2003/87/CE,
Le quote sono accantonate in una riserva speciale per i nuovi entranti e gli operatori in rapida crescita; tuttavia, fino al 2020 la Svizzera non avrà una riserva speciale, in quanto l'anno di riferimento per l'acquisizione dei dati sulle attività svizzere di trasporto aereo è il 2018.
Parametro di riferimento per l'assegnazione a titolo gratuito di quote agli operatori aerei
Articolo 3 sexies della direttiva 2003/87/CE,
Il parametro di riferimento non è superiore a quello dell'ETS dell'UE.
Fino al 2020, il parametro di riferimento annuale è pari a 0,000642186914222035 quote per tonnellata-chilometro.
Assegnazione a titolo gratuito di quote di emissioni per gli operatori aerei
Articolo 3 sexies della direttiva 2003/87/CE,
Sono necessari adeguamenti all'emissione di quote, a norma dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE, in proporzione agli obblighi di comunicazione e restituzione derivanti dalla copertura effettiva nell'ambito dell'ETS dell'UE dei voli tra i paesi del SEE e la Svizzera.
Il numero di quote di emissione assegnate a titolo gratuito agli operatori aerei è calcolato moltiplicando i dati relativi alle tonnellate-chilometro comunicati nell'anno di riferimento per il parametro applicabile.
I limiti qualitativi dei crediti internazionali sono rigorosi almeno quanto quelli previsti da:
Articoli 11 bis e 11 ter della direttiva 2003/87/CE, e regolamento (UE) n. 389/2013 della Commissione, del 2 maggio 2013, che istituisce un registro dell'Unione conformemente alla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, alle decisioni n. 280/2004/CE e n. 406/2009/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga i regolamenti (UE) n. 920/2010 e n. 1193/2011 della Commissione.
—
Articoli 5 e 6 della legge sul CO2,
—
Articolo 4 e articolo 4 bis, paragrafo 1, e allegato 2 dell'ordinanza sul CO2,
in vigore alla data di entrata in vigore del presente accordo.
Limiti quantitativi per l'uso dei crediti internazionali
Articolo 11 bis della direttiva 2003/87/CE,
L'uso è pari all'1,5 % delle emissioni verificate fino al 2020.
Acquisizione dei dati relativi alle tonnellate-chilometro per l'anno di riferimento
Articolo 3 sexies della direttiva 2003/87/CE,
Fatto salvo quanto disposto di seguito, l'acquisizione dei dati relativi alle tonnellate-chilometro avviene contemporaneamente e secondo l'approccio utilizzato per l'acquisizione dei dati relativi alle tonnellate-chilometro dell'ETS dell'UE.
Fino al 2020, e in conformità dell'ordinanza concernente l'acquisizione dei dati relativi alle tonnellate-chilometro degli operatori aerei in vigore alla data di entrata in vigore del presente accordo, l'anno di riferimento per l'acquisizione dei dati sulle attività di trasporto aereo della Svizzera è il 2018.
Monitoraggio e comunicazione
—
Articolo 14 e allegato IV della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 601/2012 della Commissione del 21 giugno 2012 concernente il monitoraggio e la comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra ai sensi della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
in vigore alla data della firma del presente accordo
Le disposizioni di monitoraggio e comunicazione hanno lo stesso livello di rigore dell'ETS dell'UE.
Verifica e accreditamento
—
Articolo 15 e allegato V della direttiva 2003/87/CE,
—
Regolamento (UE) n. 600/2012 della Commissione del 21 giugno 2012 sulla verifica delle comunicazioni delle emissioni dei gas a effetto serra e delle tonnellate-chilometro e sull'accreditamento dei verificatori a norma della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
in vigore alla data della firma del presente accordo
Le disposizioni di verifica e accreditamento hanno lo stesso livello di rigore dell'ETS dell'UE.
Amministrazione
Si applicano i criteri di cui alla direttiva 2003/87/CE, articolo 18 bis. A tal fine, e a norma dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE, la Svizzera è considerata Stato membro amministratore per quanto riguarda l'attribuzione dell'amministrazione degli operatori aerei nei confronti della Svizzera e degli Stati membri dell'UE (del SEE).
Ai sensi dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE, le autorità competenti degli Stati membri del SEE sono responsabili di tutte le funzioni connesse all'amministrazione degli operatori aerei ad essi attribuiti, comprese le funzioni connesse all'ETS della Svizzera (come la ricezione delle comunicazioni delle emissioni verificate che coprono le attività di trasporto aereo sia dell'UE sia della Svizzera, l'assegnazione, il rilascio e il trasferimento di quote, la conformità e l'esecuzione ecc.)
La Commissione europea e le autorità svizzere competenti concordano bilateralmente la consegna dei documenti e delle informazioni pertinenti.
In particolare, la Commissione europea assicura il trasferimento alle autorità svizzere competenti, in applicazione dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE, del numero di quote dell'UE necessarie per l'assegnazione gratuita agli operatori aerei amministrati dalla Svizzera.
Nel caso di un accordo bilaterale relativo all'amministrazione dei voli effettuati in relazione all'Euroaeroporto di Basilea-Mulhouse-Friburgo che non comporta alcuna modifica della direttiva 2003/87/CE, la Commissione europea agevola, se del caso, l'attuazione del presente accordo, a condizione che ciò non comporti un doppio conteggio.
Conformemente all'ordinanza sul CO2 in vigore alla data di entrata in vigore del presente accordo, la Svizzera è competente per l'amministrazione degli operatori aerei:
—
con licenza di esercizio valida rilasciata dalla Svizzera, o
—
cui sono attribuite le emissioni per il trasporto aereo che si stimano essere le più elevate in Svizzera nell'ambito degli ETS collegati.
Le autorità svizzere competenti sono responsabili di tutte le funzioni connesse all'amministrazione degli operatori aerei attribuiti alla Svizzera, comprese le funzioni connesse all'ETS dell'UE (come la ricezione delle comunicazioni delle emissioni verificate che coprono le attività di trasporto aereo sia dell'UE sia della Svizzera, l'assegnazione, il rilascio e il trasferimento di quote, la conformità e l'applicazione ecc.).
Le autorità svizzere competenti e la Commissione europea concordano bilateralmente la consegna dei documenti e delle informazioni pertinenti.
In particolare, le autorità svizzere trasferiscono alle autorità competenti dell'UE, il numero di quote svizzere necessarie per l'assegnazione gratuita di quote agli operatori aerei gestiti dagli Stati membri dell'UE (SEE).
Applicazione della legge
Le parti applicano le disposizioni dei rispettivi ETS agli operatori aerei che non adempiono ai loro obblighi nell'ETS corrispondente, indipendentemente dal fatto che l'operatore sia amministrato da un'autorità competente dell'UE (del SEE) o della Svizzera, nel caso in cui l'applicazione delle disposizioni da parte dell'autorità amministratrice richieda un intervento supplementare.
Attribuzione amministrativa degli operatori aerei
A norma dell'articolo 25 bis della direttiva 2003/87/CE, l'elenco degli operatori aerei pubblicato dalla Commissione europea conformemente alla direttiva 2003/87/CE, articolo 18 bis, paragrafo 3, precisa lo Stato amministratore, compresa la Svizzera, per ciascun operatore aereo.
Gli operatori aerei attribuiti alla Svizzera per la prima volta dopo l'entrata in vigore del presente accordo sono amministrati dalla Svizzera dopo il 30 aprile dell'anno di attribuzione e prima del 1o agosto dell'anno di attribuzione.
Le due parti cooperano nello scambio dei documenti e delle informazioni pertinenti.
L'attribuzione di un operatore aereo non pregiudica la copertura di tale operatore aereo da parte del rispettivo ETS (vale a dire, un operatore coperto dall'ETS dell'UE e amministrato dall'autorità competente della Svizzera ha lo stesso livello di obblighi nell'ambito dell'ETS dell'UE che ha nell'ETS della Svizzera, e viceversa).
Modalità di attuazione
Eventuali altre modalità necessarie per l'organizzazione del lavoro e la cooperazione nell'ambito dello sportello unico per i titolari dei conti del trasporto aereo sono elaborate e adottate dal comitato misto dopo la firma del presente accordo conformemente agli articoli 12, 13 e 22 del presente accordo. Tali modalità iniziano ad applicarsi contemporaneamente al presente accordo.
Assistenza di Eurocontrol
Per la parte del presente accordo che riguarda il trasporto aereo, la Commissione europea include la Svizzera nel mandato conferito a Eurocontrol relativamente all'ETS dell'UE.
C. Criteri essenziali per i registri
L'ETS di ciascuna parte comprende un registro e un catalogo delle operazioni (o libro di bordo) che soddisfano i criteri essenziali descritti di seguito e relativi ai meccanismi e alle procedure di sicurezza per l'apertura e la gestione dei conti.
Criteri essenziali relativi ai meccanismi e alle procedure di sicurezza:
I registri e i cataloghi delle operazioni tutelano la riservatezza, l'integrità, la disponibilità e l'autenticità dei dati memorizzati nel sistema. A tal fine, le parti attivano i meccanismi di sicurezza descritti di seguito.
Criteri essenziali
Per accedere ai conti è richiesto a tutti gli utenti un sistema di autenticazione a due fattori.
Per l'avvio e l'approvazione delle operazioni è richiesto un meccanismo di firma dell'operazione. Gli utenti ricevono un codice di conferma fuori banda.
Le operazioni seguenti sono avviate da una persona e approvate da un'altra persona (principio del doppio esame):
—
tutte le operazioni effettuate da un amministratore, salvo eccezioni giustificate di cui alle norme tecniche di collegamento,
—
tutti i trasferimenti di quote, salvo casi giustificati da una misura alternativa che fornisca lo stesso livello di sicurezza.
È richiesto un sistema di notifica che avverte gli utenti e quando sono effettuate operazioni attinenti ai loro conti e averi.
Tra l'avvio di un trasferimento e la sua esecuzione si applica un ritardo di 26 ore in modo che tutti gli utenti possano ricevere le informazioni e fermare qualsiasi trasferimento che si sospetta sia illecito.
L'amministratore svizzero e l'amministratore centrale dell'Unione adottano misure intese a informare gli utenti delle loro responsabilità in relazione alla sicurezza dei loro sistemi (PC, rete, …) e in relazione al trattamento dei dati/alla navigazione su Internet.
Criteri essenziali relativi all'apertura e alla gestione dei conti:
Criteri essenziali
Apertura di un conto per gestori/conto di deposito di gestore di impianti:
La domanda dell'operatore o dell'autorità competente di apertura di un conto per gestori/conto di deposito di gestore di impianti è indirizzata all'amministratore nazionale (per la Svizzera, l'ufficio federale dell'ambiente - UFAM). La domanda contiene informazioni sufficienti a identificare l'impianto dall'ETS e un pertinente codice identificativo dell'impianto.
Apertura di un conto di operatore aereo/conto di deposito di operatore aereo:
Ogni operatore aereo che rientra nell'ETS della Svizzera e/o dell'UE dispone di un conto di deposito di operatore aereo. Per gli operatori aerei amministrati dall'autorità competente svizzera, il conto è tenuto nel registro svizzero. La domanda dell'operatore aereo o di un suo rappresentante è indirizzata all'amministratore nazionale (l'UFAM per la Svizzera) entro 30 giorni lavorativi dall'approvazione del piano di monitoraggio dell'operatore aereo o dal suo trasferimento da uno Stato membro dell'UE (SEE) alle autorità svizzere. Nella domanda è indicato il codice unico/i codici unici del o degli aeromobili operati dal richiedente che rientrano nell'ETS della Svizzera e/o nell'ETS dell'UE.
Apertura di un conto personale/conto di deposito personale:
La domanda di apertura di un conto personale o di un conto di deposito personale è indirizzata all'amministratore nazionale (l'UFAM per la Svizzera). Essa contiene informazioni sufficienti per identificare il titolare/richiedente del conto e comprende almeno:
—
per una persona fisica: prova dell'identità e recapiti
—
per una persona giuridica:
—
copia del registro delle imprese OPPURE
—
gli strumenti che istituiscono la persona giuridica e un documento che ne attesti la registrazione
—
casellario giudiziario della persona fisica o, per la persona giuridica, quella dei suoi amministratori
Rappresentanti autorizzati/del conto:
Per ogni conto esiste almeno un rappresentante autorizzato/del conto nominato dal futuro titolare. I rappresentanti autorizzati/del conto avviano le operazioni e altre procedure per conto del titolare. All'atto della nomina del rappresentante autorizzato/del conto, sono trasmesse le seguenti informazioni relative al rappresentante autorizzato/del conto:
—
nome e recapiti,
—
documento d'identità,
—
casellario giudiziario.
Controllo dei documenti:
Tutte le copie dei documenti presentati come prove per l'apertura di un conto personale/un conto di deposito personale o per la nomina di un rappresentante autorizzato/del conto devono essere certificate come autentiche. Per quanto attiene ai documenti rilasciati al di fuori dello Stato richiedente, le copie devono altresì essere autenticate. La data della certificazione e, se del caso, dell'autenticazione non deve essere anteriore di oltre tre mesi alla data della domanda.
Rifiuto di aprire o aggiornare un conto o di nominare un rappresentante autorizzato/del conto:
Un amministratore nazionale (l'UFAM per la Svizzera) può rifiutarsi di aprire o aggiornare un conto o di nominare un rappresentante autorizzato/del conto a condizione che il rifiuto sia ragionevole e giustificabile. Il rifiuto si fonda su almeno uno dei motivi seguenti:
—
le informazioni e i documenti presentati sono incompleti, obsoleti o altrimenti inaccurati o falsi,
—
il richiedente è oggetto di indagine o nei cinque anni precedenti è stato condannato per frode relativamente a quote o unità di Kyoto, riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo o altri reati gravi per i quali il conto può essere strumentale,
—
motivi previsti dal diritto nazionale o dell'Unione.
Riesame periodico delle informazioni sui conti:
I titolari dei conti comunicano immediatamente all'amministratore nazionale (l'UFAM per la Svizzera) ogni cambiamento relativo al conto o ai dati dell'utente unitamente alle informazioni di supporto richieste dall'amministratore nazionale che è responsabile dell'approvazione tempestiva di detto aggiornamento.
Almeno ogni tre anni l'amministratore nazionale esamina se le informazioni relative al conto sono ancora complete, aggiornate, accurate e veritiere, e chiede al titolare del conto di comunicare le eventuali modifiche.
Sospensione dell'accesso ai conti:
Nel in cui le una qualisiasi disposizione relativa ai registri di cui all'articolo 3 del presente regolamento sia violata o sia in corso un'indagine relativa a una sua possibile violazione l'accesso ai conti può essere sospeso.
Riservatezza e divulgazione delle informazioni
Le informazioni, ivi comprese quelle concernenti le dotazioni di tutti i conti, tutte le operazioni effettuate, il codice identificativo unico delle quote e il valore numerico unico corrispondente al numero di serie delle unità di Kyoto detenute o interessate da un'operazione, conservate nell'EUTL o nell'SSTL, nel registro dell'Unione, nel registro svizzero e in ogni altro registro del protocollo di Kyoto sono considerate riservate.
Tali informazioni riservate possono essere fornite a enti pubblici competenti su loro richiesta se la richiesta persegue un obiettivo legittimo ed è giustificata, necessaria e proporzionata (a fini d'indagine, rilevamento e procedimento giudiziario, a fini fiscali o di applicazione della legge, di audit e vigilanza finanziaria nell'ambito della lotta contro la frode, il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo, altri reati gravi, la manipolazione del mercato o altre violazioni del diritto dell'Unione o del diritto nazionale di uno Stato membro del SEE o della Svizzera e al fine di garantire il buon funzionamento dell'ETS dell'Unione e dell'ETS della Svizzera).
D. Criteri essenziali per le piattaforme d'asta e le attività d'asta
Gli enti che conducono le aste di quote nell'ETS delle parti soddisfano i seguenti criteri essenziali e conducono le aste di conseguenza.
Criteri essenziali
1
L'ente che conduce l'asta è selezionato attraverso un processo che assicura trasparenza, proporzionalità, parità di trattamento, non discriminazione e concorrenza tra le diverse piattaforme d'asta potenziali sulla base del diritto dell'Unione o del diritto nazionale degli appalti.
2
L'ente che conduce l'asta è autorizzato all'esercizio di tale attività e fornisce le necessarie garanzie nello svolgimento delle operazioni; tra tali garanzie vi sono misure volte ad individuare e gestire le potenziali conseguenze negative dei conflitti di interessi, individuare e gestire i rischi cui è esposto il mercato, stabilire regole e procedure trasparenti e non discrezionali che assicurino un'asta corretta e ordinata e risorse finanziarie sufficienti per facilitarne il funzionamento ordinato.
3
L'accesso alle aste è subordinato al rispetto di requisiti minimi per quanto riguarda adeguati controlli della diligenza dei clienti finalizzati ad assicurare che i partecipanti non turbino lo svolgimento delle aste.
4
La procedura d'asta è prevedibile, in particolare per quanto riguarda i tempi e la sequenza delle vendite e i volumi stimati da mettere a disposizione. I principali elementi della procedura d'asta, ivi compresi il calendario, le date e i volumi stimati delle vendite sono pubblicati sul sito web dell'ente che conduce l'asta almeno un mese prima dell'inizio dell'asta. Eventuali adeguamenti rilevanti sono annunciati quanto prima possibile in anticipo.
5
L'asta delle quote è eseguita con l'obiettivo di ridurre al minimo l'impatto sull'ETS di ciascuna parte. L'ente responsabile dell'asta assicura che i prezzi di quest'ultima non si discostino in maniera significativa dal pertinente prezzo delle quote sul mercato secondario durante il periodo dell'asta, in quanto ciò indicherebbe una carenza delle aste.
6
Tutte le informazioni non riservate relative alle aste, comprese tutte le norme, gli orientamenti e moduli, sono pubblicate in maniera aperta e trasparente. I risultati di ogni asta sono pubblicati non appena ragionevolmente possibile e comprendono le pertinenti informazioni non riservate. Le relazioni sui risultati delle aste sono pubblicate almeno una volta all'anno.
7
La vendita di quote all'asta è soggetta a norme e procedure adeguate per ridurre il rischio di comportamenti anticoncorrenziali, abusi di mercato, riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo. Per quanto possibile, tali norme e procedure sono non meno rigorose di quelle applicabili ai mercati finanziari nel rispettivo regime giuridico delle parti. In particolare, all'ente che conduce l'asta incombe l'adozione di misure, procedure e processi che ne assicurano l'integrità. Esso controlla altresì il comportamento dei partecipanti al mercato e informa le autorità pubbliche competenti in caso di comportamenti anticoncorrenziali, abusi di mercato, riciclaggio o finanziamento del terrorismo.
8
L'ente che conduce le aste e le aste delle quote sono oggetto di un'adeguata vigilanza delle autorità competenti. Le autorità competenti designate sono dotate di tutte le necessarie competenze giuridiche e modalità tecniche per vigilare su:
—
l'organizzazione e il comportamento degli operatori delle piattaforme d'asta,
—
l'organizzazione e il comportamento degli intermediari professionali che agiscono per conto dei clienti,
—
i comportamenti e le operazioni dei partecipanti al mercato, al fine di impedire l'abuso di informazioni privilegiate e la manipolazione del mercato,
—
le operazioni dei partecipanti al mercato, al fine di prevenire il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.
Nella misura del possibile, la vigilanza non è meno rigorosa di quella sui mercati finanziari nei rispettivi regimi giuridici delle parti.
La Svizzera si impegna ad avvalersi di un ente privato per la messa all'asta delle proprie quote, in conformità delle norme sugli appalti pubblici.
In attesa che tale ente sia incaricato, purché il numero di quote da mettere all'asta in un anno sia inferiore a una soglia fissa, la Svizzera può continuare a utilizzare le modalità di asta in vigore, vale a dire le aste gestite dall'UFAM, alle condizioni seguenti:
1.
La soglia è di 1 000 000 quote, comprese le quote da mettere all'asta per le attività di trasporto aereo.
2.
Si applicano i criteri essenziali di cui ai punti da 1 a 8, ad eccezione dei criteri 1 e 2, mentre i criteri 7 e 8 si applicano all'UFAM solo nella misura del possibile. Il criterio essenziale di cui al punto 3 si applica unitamente alla seguente disposizione: l'ammissione alle aste di quote svizzere nell'ambito delle modalità di asta in vigore nel momento in cui è stato firmato il presente accordo è garantita a tutti gli enti nel SEE ammessi alle aste nell'Unione.
La Svizzera può incaricare di condurre le aste enti ubicati nel SEE.
ALLEGATO II
NORME TECNICHE DI COLLEGAMENTO
Le norme tecniche di collegamento (NTC) precisano:
—
l'architettura della collegamento di comunicazione,
—
la sicurezza del trasferimento dei dati,
—
l'elenco delle funzioni (operazioni, spunta contabile ecc.),
—
la definizione dei servizi web,
—
i requisiti relativi alla registrazione dei dati,
—
le modalità operative (servizio di chiamata, assistenza),
—
il piano di attivazione della comunicazione e la procedura di prova,
—
la procedura di prova della sicurezza.
Le NTC specificano che gli amministratori adottano tutte le misure ragionevoli per assicurare che l'SSTL, l'EUTL e il collegamento siano operativi 24 ore al giorno e 7 giorni alla settimana e che qualsiasi interruzione dell'attività dell'SSTL, dell'EUTL e del collegamento sia ridotta al minimo.
Le NTC precisano che le comunicazioni tra l'SSTL e l'EUTL) costituiscono scambi sicuri di messaggi secondo il protocollo SOAP (Simple Object Access Protocol) basati sulle tecnologie seguenti (1):
—
servizi web tramite SOAP,
—
VPN – rete privata virtuale (Virtual Private Network) basata su hardware,
—
XML- linguaggio a marcatori estensibile (Extensible Markup Language),
—
firma digitale, e
—
Protocolli temporale di rete (network time protocols).
Le NTC stabiliscono obblighi di sicurezza supplementari per il registro della Svizzera, l'SSTL, il registro dell'Unione e l'EUTL e sono documentate in un «piano di gestione della sicurezza». In particolare, esse precisano che:
—
se si sospetta che la sicurezza del registro svizzero, dell'SSTL, del registro dell'Unione o dell'EUTL sia stata compromessa, entrambe le parti si informano reciprocamente e immediatamente e sospendono il collegamento tra l'SSTL e l'EUTL,
—
in caso di violazione della sicurezza, le parti si impegnano a condividere immediatamente tra loro le informazioni. Nella misura in cui sono disponibili dettagli tecnici, nelle 24 ore dopo la violazione della sicurezza l'amministratore del registro della Svizzera e l'amministratore centrale dell'Unione si scambiano una relazione che illustra l'evento (data, causa, impatto, misure correttive).
La procedura di prova della sicurezza di cui alle norme tecniche di collegamento è completata prima dell'istituzione del collegamento di comunicazione tra l'SSTL e l'EUTL e ogniqualvolta si rende necessaria una nuova versione dell'SSTL o dell'EUTL.
Le norme tecniche di collegamento forniscono due ambienti di prova oltre all'ambiente di produzione: un ambiente di prova dello sviluppatore e un ambiente di collaudo.
Le parti dimostrano, tramite l'amministratore del registro della Svizzera e l'amministratore centrale dell'Unione, che è stata effettuata una valutazione indipendente della sicurezza dei loro sistemi negli ultimi dodici mesi, in conformità degli obblighi di sicurezza di cui alle norme tecniche di collegamento. Le prove di sicurezza, in particolare i test di penetrazione, sono effettuate su tutte le nuove versioni rilevanti del software in conformità degli obblighi di sicurezza di cui alle norme tecniche di collegamento. I test di penetrazione non sono eseguiti dallo sviluppatore del software né da un suo subappaltatore.
(1) Tali tecnologie sono attualmente utilizzate per stabilire un collegamento tra il registro dell'Unione e il catalogo internazionale delle operazioni nonché tra il registro della Svizzera e catalogo internazionale delle operazioni.
ALLEGATO III
LIVELLI DI RISERVATEZZA E ISTRUZIONI DI TRATTAMENTO
Le parti applicano i livelli di riservatezza seguenti al fine di individuare le informazioni riservate trattate e scambiate nell'ambito del presente accordo:
—
ETS a divulgazione limitata
—
ETS riservato
—
ETS riservatissimo
Le informazioni classificate «ETS riservatissimo» sono più riservate di quelle classificate «ETS Sensitive» che a loro volta sono più riservate di quelle classificate «ETS riservato».
Le parti convengono di elaborare istruzioni di trattamento sulla base dell'attuale politica di classificazione delle informazioni dell'ETS dell'Unione e, per la Svizzera, sulla base dell'ordinanza sulla protezione delle informazioni (OPrI) e della legge federale sulla protezione dei dati (LPD). Le istruzioni di trattamento sono sottoposte al comitato misto per approvazione. In seguito all'approvazione, tutte le informazioni sono gestite in base al livello di riservatezza in conformità delle istruzioni di trattamento.
In caso di differenza tra le parti nella valutazione del livello, si applica il più elevato.
La normativa di ciascuna parte include obblighi di sicurezza essenziali equivalenti per le misure di trattamento di seguito illustrate, tenendo conto dei livelli di riservatezza dell'ETS:
—
Produzione di documenti
—
Risorse
—
Livello di riservatezza
—
Memorizzazione
—
Documento elettronico in rete
—
Documento elettronico in ambiente locale
—
Documento fisico
—
Trasmissione elettronica
—
Telefono fisso e mobile
—
Fax
—
Email
—
Trasmissione dei dati
—
Trasmissione fisica
—
Via orale
—
Consegna personale
—
Sistema postale
—
Uso
—
Trattamento con applicazioni informatiche
—
Stampa
—
Copia
—
Rimozione dall'ubicazione permanente
—
Gestione delle informazioni
—
Valutazione regolare della classificazione e dei destinatari
—
Archiviazione
—
Eliminazione e distruzione
ALLEGATO IV
DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI RISERVATEZZA DEGLI ETS
A.1 – Valutazione della riservatezza e dell'integrità
Per «riservatezza» s'intende la natura riservata di un'informazione o di tutto o parte di un sistema informativo (quali algoritmi, programmi e documentazione) cui possono accedere solamente le persone, gli organismi e le procedure autorizzati.
Per «integrità» s'intende la garanzia che il sistema informativo e le informazioni trattate possono essere modificati unicamente da un'azione volontaria e legittima e che il sistema produrrà il risultato atteso in maniera esatta e completa.
Per ogni informazione dell'ETS considerata riservata, l'aspetto della riservatezza va considerato dal punto di vista del potenziale impatto a livello d'impresa qualora tale informazione sia divulgata e l'aspetto dell'integrità va considerato dal punto di vista del potenziale impatto a livello d'impresa qualora tale informazione si involontariamente modificata, parzialmente o totalmente distrutta.
Il livello di riservatezza dell'informazione e il livello di integrità di sistema di informazione è valutato a seguito di una valutazione sulla base dei criteri contenuti nel punto A.2. Tali valutazioni consentono che il livello di riservatezza complessivo dell'informazione sia valutato per mezzo della griglia di cui al punto A.3.
A.2 – Valutazione della riservatezza e dell'integrità
A.2.1 – «Livello basso»
Un livello basso è attribuito a un'informazione relativa all'ETS che, se fosse divulgata a persone non autorizzate e/o subisse una perdita di integrità, causerebbe un danno moderato alle parti o ad altre istituzioni, che a sua volta sarebbe suscettibile di:
—
pregiudicare moderatamente le relazioni politiche o diplomatiche,
—
causare pubblicità negativa all'immagine o alla reputazione delle parti o di altre istituzioni,
—
provocare imbarazzo a persone fisiche,
—
pregiudicare la produttività/il morale del personale,
—
causare perdite finanziarie limitate o agevolare moderatamente profitti o vantaggi indebiti a beneficio di persone fisiche o società,
—
pregiudicare moderatamente l'elaborazione o l'attuazione efficaci delle politiche delle parti,
—
pregiudicare moderatamente la corretta gestione delle parti e le loro operazioni.
A.2.2 – «Livello medio»
Un livello moderato è attribuito a un'informazione relativa all'ETS che, se fosse divulgata a persone non autorizzate e/o subisse una perdita di integrità, causerebbe un danno alle parti o ad altre istituzioni,che a sua volta sarebbe suscettibile di:
—
provocare imbarazzo nelle relazioni politiche o diplomatiche,
—
danneggiare l'immagine o la reputazione delle parti o di altre istituzioni,
—
provocare difficoltà a persone fisiche,
—
provocare un corrispondente abbassamento della produttività/del morale del personale,
—
mettere in imbarazzo le parti o altre istituzioni in negoziati di carattere commerciale o politico con terzi,
—
causare perdite finanziarie o agevolare profitti o vantaggi indebiti a beneficio persone fisiche o società,
—
pregiudicare indagini penali,
—
violare obblighi giuridici o contrattuali sulla riservatezza delle informazioni,
—
pregiudicare l'elaborazione o l'attuazione delle politiche delle parti,
—
pregiudicare la corretta gestione delle parti e le loro operazioni.
A.2.3 – «Livello alto»
Un livello alto è attribuito aun'informazione relativa all'ETS che, se fosse divulgata a persone non autorizzate e/o subisse una perdita di integrità, causerebbe un danno gravissimo e/o inaccettabile alle parti o ad altre istituzioni, che a sua volta sarebbe suscettibile di:
—
ripercuotersi negativamente sulle relazioni diplomatiche,
—
provocare serie difficoltà a persone fisiche,
—
rendere più difficile il mantenimento dell'efficacia operativa o della sicurezza delle forze delle parti o di altri partner,
—
causare perdite finanziarie o agevolare profitti o vantaggi indebiti a beneficio persone fisiche o società,
—
violare regolari impegni di mantenimento della riservatezza di informazioni fornite da terzi,
—
violare i vincoli regolamentari relativi alla divulgazione di informazioni,
—
pregiudicare le indagini o agevolare la commissione di reati,
—
creare uno svantaggio alle parti nei negoziati di carattere commerciale o politico con terzi,
—
impedire l'efficace elaborazione o funzionamento delle politiche delle parti,
—
compromettere la buona gestione delle parti e le loro operazioni.
A.3 – Valutazione del livello di riservatezza delle informazioni degli ETS
Sulla base delle valutazioni della riservatezza e dell'integrità ai sensi della precedente sezione A.2. la riservatezza complessiva delle informazioni è stabilita applicando la griglia seguente:
Livello di riservatezza
Livello d'integrità
Basso
Medio
Alto
Basso
ETS a divulgazione limitata
ETS riservato
(o ETS a divulgazione limitatata (*1))
ETS riservatissimo
Medio
ETS riservato
(o ETS a divulgazione limitata (*1))
ETS riservato
(o ETS riservatissimo (*1))
ETS riservatissimo
Alto
ETS riservatissimo
ETS riservatissime
ETS riservatissimo
(*1) Possibile variante da valutare caso per caso.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera sui sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra
QUAL È L’OBIETTIVO DELL’ACCORDO?
L’accordo è volto a collegare il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione (ETS dell’UE) con il sistema di scambio di quote di emissione della Svizzera (ETS della Svizzera). L’UE riconosce che i sistemi di scambio di quote di emissione costituiscono uno strumento efficace per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo efficiente sotto il profilo dei costi. Il collegamento dei sistemi per consentire lo scambio di quote di emissione tra i sistemi contribuirà a costruire un solido mercato internazionale del carbonio e a rafforzare ulteriormente gli sforzi di riduzione delle emissioni delle parti che hanno collegato i loro sistemi, contribuendo inoltre al raggiungimento degli obiettivi definiti dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Il collegamento dei due sistemi diventerà pienamente operativo solo dopo che la Svizzera avrà introdotto nella propria legislazione nazionale tutte le norme necessarie, in particolare per quanto riguarda l’estensione dell’ETS al trasporto aereo. Tuttavia, ai sensi del presente accordo, il Comitato misto che ha istituito ha iniziato a funzionare a partire dalla firma dell’accordo (novembre 2017) per garantire il coordinamento tra le parti, anche sugli sviluppi relativi all’entrata in vigore delle regole svizzere pertinenti.
PUNTI CHIAVE
Limitazione e scambio: come funzione l’ETS dell’UEL’ETS dell’UE, stabilito dalla direttiva 2003/87/CE, funziona in base al principio di «limitazione e scambio». Viene stabilito un tetto sulla quota totale di determinati gas a effetto serra che possono essere emessi dagli impianti per la produzione di energia e da altre installazioni industriali che rientrano nel sistema. La limitazione viene ridotta col tempo, così le emissioni totali diminuiscono. Oltre agli impianti fissi, l’ETS dell’UE si applica a tutti i voli tra gli aeroporti dell’UE e allo Spazio economico europeo. All’interno del limite, le società ricevono o acquistano quote di emissione* che possono quindi scambiare l’una con l’altra secondo necessità. Prima del 2021 esse potevano anche utilizzare quantità limitate di crediti internazionali da progetti di risparmio delle emissioni in tutto il mondo per la conformità con il sistema. Il limite al numero totale di quote disponibili garantisce che rispettino il loro valore. Ogni anno le società devono consegnare quote sufficienti per coprire tutte le loro emissioni, in caso contrario sono previste pesanti sanzioni. Se una società riduce le proprie emissioni, può conservare le quote di riserva per coprire le sue esigenze future oppure venderle a un’altra società che non dispone di quote. Lo scambio offre flessibilità che garantisce che le emissioni vengano ridotte dove è più conveniente. Promuove inoltre gli investimenti in tecnologie pulite a basse emissioni di carbonio.Accordo tra l’UE e la SvizzeraL’accordo stabilisce gli obiettivi e i principi chiave, nonché la struttura istituzionale, per collegare i sistemi di scambio di quote di emissioni dell’UE e della Svizzera. Quando il collegamento tra l’ETS dell’UE e l’ETS della Svizzera diventerà operativo, le quote di emissione che provengono da un sistema saranno idonee alla conformità con l’altro sistema.Criteri essenzialiPer garantire la compatibilità dei due sistemi, devono essere soddisfatti alcuni criteri essenziali, stabiliti in un allegato all’accordo. Tali criteri riflettono ampiamente le disposizioni della legislazione o degli atti di esecuzione dell’UE sull’ETS. Entrambi i sistemi possono adottare misure più rigorose dei criteri essenziali. L’accordo prevede la possibilità di sviluppi legislativi futuri nei sistemi collegati senza la necessità di una sostanziale rinegoziazione, purché i sistemi continuino a soddisfare i criteri essenziali.Scambio e coordinamento delle informazioni
L’accordo definisce un processo per la condivisione e il coordinamento delle informazioni in settori di rilevanza. Ciò ha lo scopo di assicurare la corretta applicazione del presente accordo e l’integrità permanente dei sistemi collegati. Il processo consente alle parti di tenersi reciprocamente informate sugli sviluppi legislativi pertinenti.
Trasporto aereoL’accordo chiarisce che la Svizzera rispecchierà le disposizioni dell’ETS dell’UE sul trasporto aereo nell’ETS della Svizzera per l’entrata in vigore del collegamento dei due sistemi di scambio di quote di emissioni. Gli operatori del trasporto aereo saranno amministrati da uno stato SEE o dalla Svizzera con la modalità dello «sportello unico». Ciò significa che una singola autorità si assume la responsabilità dell’attuazione dei due sistemi in modo tale che gli operatori dovranno relazionarsi CON una sola autorità nell’ambito del sistema collegato. La situazione speciale dell’aeroporto binazionale di Basilea è volta a evitare il doppio conteggio, qualora la Svizzera raggiungesse un accordo bilaterale sulla copertura delle attività dell’aeroporto di Basilea.Comitato misto
L’accordo stabilisce un comitato misto come principale struttura di governo. Il comitato misto:comprende rappresentanti di entrambe le parti ed è responsabile dell’amministrazione e della corretta attuazione dell’accordo; svolge un ruolo chiave nel processo di condivisione e coordinamento delle informazioni, nonché nel valutare se le parti continuano a soddisfare i criteri essenziali; può proporre modifiche agli articoli dell’accordo e apportare modifiche agli allegati; è diventato funzionale dalla data della firma dell’accordo in base all’accordo sull’applicazione provvisoria di determinati articoli.Meccanismo di risoluzione delle controversie
Le controversie sull’interpretazione o l’applicazione dell’accordo possono essere sottoposte da entrambe le parti al comitato misto ai fini di una risoluzione. Se il comitato misto non riesce a risolvere la controversia entro sei mesi essa è deferita, su richiesta di una delle parti, alla Corte permanente di arbitrato.
Disposizioni tecniche
Oltre ai principi, agli obiettivi e alle disposizioni istituzionali, l’accordo contiene disposizioni tecniche che disciplinano il funzionamento di registri, la contabilità, la vendita mediante asta, le informazioni sensibili e la sicurezza.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 1o gennaio 2020.
CONTESTO
Per maggiori informazioni consultare:L’UE e la Svizzera firmano l’accordo sui sistemi di scambio di quote di emissione (Commissione europea) Via libera all’accordo concernente il collegamento dei sistemi di scambio di quote di emissione dell’UE e della Svizzera (Consiglio d’Europa) Sistema di scambio delle quote di emissione (ETS UE) (EUR-Lex).
TERMINI CHIAVE
Quota di emissione: il diritto di emettere una tonnellata di biossido di carbonio equivalente per un periodo determinato, attribuito nel quadro dell’ETS dell’UE o dell’ETS della Svizzera.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (GU L 322 del 7.12.2017, pag. 3).
Decisione (UE) 2017/2240 del Consiglio, del 10 novembre 2017, relativa alla firma, a nome dell’Unione, e all’applicazione provvisoria dell’accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (GU L 322 del 7.12.2017, pag. 1).
Decisione (UE) 2018/219 del Consiglio, del 23 gennaio 2018, relativa alla conclusione dell’accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (GU L 43 del 16.2.2018, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Nota relativa all’entrata in vigore dell’accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (GU L 330 del 20.12.2019, pag. 1).
Decisione (UE) 2018/1279 del Consiglio, del 18 settembre 2018, relativa alla posizione da adottare a nome dell’Unione Europea in sede di comitato misto istituito dall’accordo tra l’Unione europea e la Confederazione svizzera concernente il collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra, in riferimento all’adozione del regolamento interno del comitato misto (GU L 239 del 24.9.2018, pag. 8).
Direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 2003, che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità e che modifica la Direttiva 96/61/CE del Consiglio (GU L 275 25.10.2003, pag. 32).
Le modifiche successive alla direttiva 2003/87/CE sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione (UE) 2015/1339 del Consiglio, del 13 luglio 2015, concernente la conclusione, a nome dell’Unione europea, dell’emendamento di Doha del protocollo di Kyoto alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l’adempimento congiunto dei relativi impegni (GU L 207 del 4.8.2015, pag. 1).
Emendamento di Doha al protocollo di Kyoto (GU L 207 del 4.8.2015, pag. 6).
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (GU L 33, del 7.2.1994, pagg. 13-28).
Accordo di Parigi (GU L 282 del 19.10.2016, pag. 4).
Decisione (UE) 2016/1841 del Consiglio, del 5 ottobre 2016, relativa alla conclusione, a nome dell’Unione europea, dell’accordo di Parigi adottato nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (GU L 282 del 19.10.2016, pag. 1). |
Riduzione della presenza di acrilammide negli alimenti
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
L’obiettivo del regolamento è la riduzione del livello di acrilammide* nel cibo.
A tale scopo il regolamento impone ai produttori, catene di fast food e ristoranti, collettivamente raggruppati sotto l’appellativo operatori del settore alimentare, di seguire precise procedure.
Queste «misure di attenuazione» sono introdotte per assicurare che i livelli di acrilammide nei vari cibi siano al di sotto dei livelli di riferimento determinati nella legislazione.
PUNTI CHIAVE
Le procedure:si basano su conoscenze scientifiche e tecniche attuali; variano a seconda delle dimensioni dell’operatore — sono maggiormente onerose per imprese che operano su larga scala. Gli operatori del settore alimentare devono:applicare le misure di attenuazione definite negli allegati del regolamento; campionare e analizzare la loro produzione; valutare se siano necessari dei cambiamenti ai loro processi produttivi. Le misure si applicano a:selezione, immagazzinamento e trasporto degli ingredienti; ricette e progettazione dei processi; informazione al pubblico. I prodotti oggetto della presente legislazione sono:patate fritte tagliate a bastoncino, altri prodotti tagliati fritti e patatine (chips), ottenuti a partire da patate fresche; patatine, snack, cracker e altri prodotti a base di patate ottenuti a partire da pasta di patate; pane; prodotti da forno fini: biscotti, gallette, fette biscottate, barrette ai cereali, scones, coni, cialde, crumpets e pane con spezie (panpepato), nonché cracker, pane croccanti e sostituti del pane; caffè torrefatto, caffè (solubile) istantaneo e succedanei del caffè; alimenti per la prima infanzia e alimenti a base di cereali destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia. La Commissione europea:valuterà la determinazione dei livelli massimi di acrilammide in alcuni cibi; riesaminerà ogni tre anni i livelli di riferimento indicati nel regolamento. Ciò verrà fatto per la prima volta nel 2021.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Esso si applica dall’11 aprile 2018.
CONTESTO
L’acrilammide è una sostanza cancerogena che si forma naturalmente negli alimenti, specialmente in prodotti a base di patate e cereali, caffè e succedanei del caffè, quando vengono fritti, arrostiti o cotti al forno a temperature superiori a 120 °C.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha confermato nel 2015 che l’acrilammide aumenta potenzialmente il rischio di cancro.
Il regolamento è in linea con i principi stabiliti nel Regolamento (CE) n. 852/2004 sull’igiene alimentare che dichiara che il cibo che mangiamo deve soddisfare livelli alti di protezione del consumatore.
Per maggiori informazioni consultare:Acrilammide: voto a favore della proposta della Commissione di ridurne la presenza negli alimenti — comunicato stampa (Commissione europea) Acrilammide (Autorità europea per la sicurezza alimentare).
TERMINI CHIAVE
Acrilammide: una sostanza naturale che si forma da aminoacidi e zuccheri in condizioni di alte temperature.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (UE) 2017/2158 della Commissione, del 20 novembre 2017, che istituisce misure di attenuazione e livelli di riferimento per la riduzione della presenza di acrilammide negli alimenti (GU L 304 del 21.11.2017, pag. 24).
DOCUMENTI CORRELATI
Raccomandazione della Commissione 2013/647/UE, dell’8 novembre 2013, sulle analisi dei tenori di acrilammide negli alimenti (GU L 301 del 12.11.2013, pag. 15).
Regolamento (CE) n. 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, sull’igiene dei prodotti alimentari (GU L 139 del 30.4.2004, pag. 1). Testo ripubblicato nella rettifica (GU L 226 del 25.6.2004, pag. 3).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 852/2004 sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell’1.2.2002, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO (UE) 2017/2158 DELLA COMMISSIONE
del 20 novembre 2017
che istituisce misure di attenuazione e livelli di riferimento per la riduzione della presenza di acrilammide negli alimenti
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (CE) n. 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, sull'igiene dei prodotti alimentari (1), in particolare l'articolo 4, paragrafo 4,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (CE) n. 852/2004 è inteso a garantire un elevato livello di tutela dei consumatori in relazione alla sicurezza degli alimenti. Esso definisce «igiene degli alimenti» le misure e le condizioni necessarie per controllare i pericoli e garantire l'idoneità al consumo umano di un prodotto alimentare tenendo conto dell'uso previsto. I pericoli per la sicurezza alimentare si presentano quando gli alimenti sono esposti ad agenti pericolosi che ne determinano la contaminazione. I pericoli alimentari possono essere di natura biologica, chimica o fisica.
(2)
L'acrilammide è un contaminante secondo la definizione del regolamento (CEE) n. 315/93 del Consiglio (2) e, in quanto tale, costituisce un pericolo chimico nella catena alimentare.
(3)
L'acrilammide è un composto organico a basso peso molecolare, altamente solubile in acqua, che si forma a partire dai costituenti asparagina e zuccheri naturalmente presenti in determinati alimenti preparati a temperature normalmente superiori a 120 °C e con un basso grado di umidità. L'acrilammide si forma prevalentemente negli alimenti ricchi di carboidrati cotti al forno o fritti, costituiti da materie prime che contengono i suoi precursori, come i cereali, le patate e i chicchi di caffè.
(4)
Dato che in alcuni prodotti alimentari i tenori di acrilammide sono risultati notevolmente più elevati rispetto a quelli rilevati in prodotti comparabili della stessa categoria, la raccomandazione 2013/647/UE della Commissione (3) ha invitato le autorità competenti degli Stati membri ad effettuare indagini sui metodi di produzione e di trasformazione utilizzati dagli operatori del settore alimentare se il tenore di acrilammide rilevato in uno specifico prodotto alimentare è risultato superiore ai valori indicativi stabiliti nell'allegato di detta raccomandazione.
(5)
Nel 2015 il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (gruppo CONTAM) dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha adottato un parere sull'acrilammide negli alimenti (4). Sulla base di studi effettuati su animali l'Autorità conferma le conclusioni delle precedenti valutazioni, secondo le quali l'acrilammide negli alimenti può aumentare il rischio di sviluppare un cancro per i consumatori in tutte le fasce di età. Essendo l'acrilammide presente in un'ampia gamma di alimenti di uso quotidiano tale preoccupazione riguarda tutti i consumatori, ma i bambini costituiscono la fascia di età più esposta in base al peso corporeo. I possibili effetti nocivi dell'acrilammide sul sistema nervoso, sullo sviluppo prenatale e postnatale e sulla riproduzione maschile non sono stati considerati motivo di preoccupazione, sulla base dei livelli di esposizione alimentare attuali. I livelli attuali di esposizione alimentare all'acrilammide per le varie fasce di età destano preoccupazione in relazione ai suoi effetti cancerogeni.
(6)
Tenuto conto delle conclusioni dell'Autorità in merito agli effetti cancerogeni dell'acrilammide e in assenza di misure coerenti e obbligatorie che le imprese del settore alimentare devono applicare al fine di ridurre il tenore di acrilammide, è necessario garantire la sicurezza alimentare e ridurre la presenza di acrilammide nei prodotti alimentari costituiti da materie prime che contengono i suoi precursori stabilendo le opportune misure di attenuazione. Il tenore di acrilammide può essere ridotto adottando una strategia di attenuazione, ad esempio attuando buone pratiche in materia di igiene e applicando procedure basate sui principi dell'analisi dei pericoli e punti critici di controllo (procedure HACCP).
(7)
A norma dell'articolo 4 del regolamento (CE) n. 852/2004, gli operatori del settore alimentare devono seguire le procedure necessarie a raggiungere gli obiettivi fissati per il conseguimento degli scopi del suddetto regolamento e ricorrere, se del caso, a campionatura e analisi per mantenere i loro risultati. A tale riguardo la fissazione di obiettivi, ad esempio livelli di riferimento, può orientare l'applicazione delle norme d'igiene, garantendo nel contempo la riduzione del livello di esposizione a determinati pericoli. Le misure di attenuazione garantirebbero una minore presenza di acrilammide negli alimenti. Al fine di verificare la conformità con i livelli di riferimento occorre accertarsi dell'efficacia delle misure di attenuazione mediante campionatura ed analisi.
(8)
È pertanto opportuno che nelle misure di attenuazione siano individuate le fasi della trasformazione degli alimenti durante le quali si potrebbe formare acrilammide negli alimenti e siano illustrati interventi atti a ridurre il tenore di acrilammide nei suddetti prodotti alimentari.
(9)
Le misure di attenuazione di cui al presente regolamento si fondano sulle attuali conoscenze scientifiche e tecniche e hanno dimostrato di poter ridurre il tenore di acrilammide senza compromettere la qualità del prodotto e la sua sicurezza per quanto riguarda la contaminazione microbica. Le suddette misure di attenuazione sono state stabilite in seguito ad un'ampia consultazione delle organizzazioni che rappresentano gli operatori del settore alimentare interessati, i consumatori e gli esperti delle autorità competenti degli Stati membri. Nel caso in cui fra le misure di attenuazione figuri l'uso di additivi alimentari e altre sostanze, gli additivi e le altre sostanze dovrebbero essere utilizzati in conformità della loro autorizzazione d'uso.
(10)
I livelli di riferimento sono indicatori di risultati da utilizzare per verificare l'efficacia delle misure di attenuazione e si basano sull'esperienza e sull'occorrenza del contaminante in grandi categorie di alimenti. Essi dovrebbero essere fissati al livello più basso ragionevolmente raggiungibile con l'applicazione di tutte le misure di attenuazione pertinenti. I livelli di riferimento dovrebbero essere determinati tenendo conto dei dati di occorrenza più recenti della banca dati dell'Autorità, partendo dal presupposto che all'interno di un'ampia categoria di alimenti il tenore di acrilammide, nel 10-15 % della produzione con i tenori più elevati, di solito può essere ridotto mediante l'applicazione di buone pratiche. Si riconosce che le categorie di alimenti indicate sono in certi casi ampie e che per determinati alimenti all'interno di un'ampia categoria possono esistere condizioni di produzione, geografiche o stagionali o caratteristiche del prodotto che non consentono di raggiungere i livelli di riferimento, pur applicando tutte le misure di attenuazione. In questi casi l'operatore del settore alimentare dovrebbe essere in grado di provare di avere applicato le pertinenti misure di attenuazione.
(11)
I livelli di riferimento dovrebbero essere periodicamente riesaminati dalla Commissione al fine di stabilire livelli più bassi, a riprova della continua riduzione della presenza di acrilammide negli alimenti.
(12)
Gli operatori del settore alimentare che producono prodotti alimentari rientranti nel campo di applicazione del presente regolamento e che svolgono attività di vendita al dettaglio e/o riforniscono direttamente solo esercizi locali di vendita al dettaglio sono generalmente operatori su piccola scala. Di conseguenza le misure di attenuazione sono adattate alla natura della loro attività. Gli operatori del settore alimentare che fanno parte oppure operano in franchising di un'azienda interconnessa di più ampie dimensioni e sono riforniti a livello centrale dovrebbero tuttavia applicare misure di attenuazione supplementari praticabili per aziende operanti su più vasta scala, in quanto tali misure riducono ulteriormente la presenza di acrilammide negli alimenti e possono essere attuate da parte di tali aziende.
(13)
L'efficacia delle misure di attenuazione nel ridurre il tenore di acrilammide dovrebbe essere verificata mediante campionatura e analisi. È opportuno stabilire requisiti per la campionatura e l'analisi che devono essere effettuate dagli operatori del settore alimentare. Per quanto riguarda la campionatura, si dovrebbero stabilire prescrizioni relative ad analisi e frequenza al fine di garantire che i risultati analitici ottenuti siano rappresentativi della loro produzione. Gli operatori del settore alimentare che producono prodotti alimentari rientranti nel campo di applicazione del presente regolamento e che svolgono attività di vendita al dettaglio e/o riforniscono direttamente solo esercizi locali di vendita al dettaglio sono esonerati dall'obbligo di campionare e analizzare la loro produzione per accertare la presenza di acrilammide, dato che un tale obbligo imporrebbe un onere sproporzionato alla loro attività.
(14)
Oltre alla campionatura e all'analisi effettuate dagli operatori del settore, il regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (5) impone agli Stati membri di eseguire periodicamente controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti. La campionatura e l'analisi effettuate dagli Stati membri nel contesto dei controlli ufficiali dovrebbero essere conformi alle procedure di campionamento e ai criteri di analisi stabiliti in applicazione del regolamento (CE) n. 882/2004.
(15)
Per integrare le misure previste dal presente regolamento è opportuno prendere in considerazione la fissazione di livelli massimi per l'acrilammide in taluni prodotti alimentari in conformità del regolamento (CEE) n. 315/93, dopo l'entrata in vigore del presente regolamento.
(16)
L'attuazione delle misure di attenuazione da parte degli operatori del settore alimentare potrebbe comportare modifiche dei loro processi di produzione attuali: è quindi opportuno prevedere un periodo transitorio che preceda l'applicazione delle misure di cui al presente regolamento.
(17)
Le misure di cui presente regolamento sono conformi al parere del comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Ambito di applicazione
1. Fatte salve le disposizioni applicabili del diritto dell'Unione nel settore alimentare, gli operatori del settore alimentare che producono e immettono sul mercato i prodotti alimentari di cui al paragrafo 2 applicano le misure di attenuazione di cui agli allegati I e II a norma dell'articolo 2, al fine di raggiungere i livelli di acrilammide più bassi che si possano ragionevolmente ottenere al di sotto dei livelli di riferimento di cui all'allegato IV.
2. I prodotti alimentari di cui al paragrafo 1 sono:
a)
patate fritte tagliate a bastoncino, altri prodotti tagliati fritti e patatine (chips), ottenuti a partire da patate fresche;
b)
patatine, snack, cracker e altri prodotti a base di patate ottenuti a partire da pasta di patate;
c)
pane;
d)
cerali per la prima colazione (escluso il porridge);
e)
prodotti da forno fini: biscotti, gallette, fette biscottate, barrette ai cereali, scones, coni, cialde, crumpets e pane con spezie (panpepato), nonché cracker, pane croccanti e sostituti del pane. In questa categoria per «cracker» si intende una galletta secca (prodotto da forno a base di farina di cereali);
f)
caffè:
i)
caffè torrefatto
ii)
caffè (solubile) istantaneo;
g)
succedanei del caffè;
h)
alimenti per la prima infanzia e alimenti a base di cereali destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, quali definiti nel regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (6);
Articolo 2
Misure di attenuazione
1. Gli operatori del settore alimentare che producono e immettono sul mercato i prodotti alimentari di cui all'articolo 1, paragrafo 2, applicano le misure di attenuazione di cui all'allegato I.
2. In deroga al paragrafo 1, gli operatori del settore alimentare che producono alimenti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, svolgono attività di vendita al dettaglio e/o riforniscono direttamente solo esercizi locali di vendita al dettaglio applicano le misure di attenuazione di cui all'allegato II, parte A.
3. Gli operatori del settore alimentare di cui al paragrafo 2 che operano in impianti sotto controllo diretto e nel quadro di un marchio o di una licenza commerciale, come parte o franchising di un'azienda interconnessa di più ampie dimensioni e secondo le istruzioni dell'operatore del settore alimentare che fornisce a livello centrale i prodotti alimentari di cui all'articolo 1, paragrafo 2, applicano le misure di attenuazione supplementari di cui all'allegato II, parte B.
4. In caso di superamento dei livelli di riferimento gli operatori del settore alimentare riesaminano le misure di attenuazione applicate e adeguano i processi e i controlli al fine di raggiungere i livelli di acrilammide più bassi che si possano ragionevolmente ottenere, inferiori ai livelli di riferimento di cui all'allegato IV. In tale contesto gli operatori del settore alimentare tengono conto della sicurezza dei prodotti alimentari, delle specifiche condizioni di produzione e geografiche o delle caratteristiche del prodotto.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1.
le definizioni di «alimento», «operatore del settore alimentare», «commercio al dettaglio», «immissione sul mercato» e «consumatore finale» di cui agli articoli 2 e 3 del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
2.
Per «livelli di riferimento» si intendono gli indicatori di risultati utilizzati per verificare l'efficacia delle misure di attenuazione e basati sull'esperienza e sull'occorrenza del contaminante in ampie categorie di alimenti.
Articolo 4
Campionatura e analisi
1. Gli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafo 1, predispongono un programma per la campionatura e l'analisi dei tenori di acrilammide nei prodotti alimentari di cui all'articolo 1, paragrafo 2.
2. Gli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafo 1, tengono un registro delle misure di attenuazione di cui all'allegato I che hanno applicato.
3. Gli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafo 3, tengono un registro delle misure di attenuazione di cui all'allegato II, parti A e B, che hanno applicato.
4. Gli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafi 1 e 3, effettuano la campionatura e l'analisi per determinare il tenore di acrilammide nei prodotti alimentari in conformità delle prescrizioni stabilite nell'allegato III e registrano i relativi risultati.
5. Se dalla campionatura e dall'analisi risulta che il tenore di acrilammide non è inferiore ai livelli di riferimento stabiliti nell'allegato IV, gli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafi 1 e 3, riesaminano senza indugio le misure di attenuazione in conformità dell'articolo 2, paragrafo 4.
6. A titolo di deroga, il presente articolo non si applica agli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafo 2. Tali operatori del settore alimentare devono essere in grado di fornire la prova dell'applicazione delle misure di attenuazione di cui all'allegato II, parte A.
Articolo 5
Riesame dei livelli di riferimento relativi all'acrilammide
I livelli di riferimento relativi alla presenza dell'acrilammide nei prodotti alimentari di cui all'allegato IV sono riesaminati dalla Commissione ogni tre anni e, per la prima volta, entro tre anni dall'inizio dell'applicazione del presente regolamento.
Il riesame dei livelli di riferimento si basa sui dati di occorrenza dell'acrilammide contenuti nella banca dati dell'Autorità relativi al periodo di revisione e trasmessi alla banca dati dell'Autorità dalle autorità competenti e dagli operatori del settore alimentare.
Articolo 6
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dall'11 aprile 2018.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 20 novembre 2017
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 139 del 30.4.2004, pag. 1.
(2) Regolamento (CEE) n. 315/93 del Consiglio, dell'8 febbraio 1993, che stabilisce procedure comunitarie relative ai contaminanti nei prodotti alimentari (GU L 37 del 13.2.1993, pag. 1).
(3) Raccomandazione 2013/647/UE della Commissione, dell'8 novembre 2013, sulle analisi dei tenori di acrilammide negli alimenti (GU L 301 del 12.11.2013, pag. 15).
(4) The EFSA Journal (2015); 13(6):4104.
(5) Regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali (GU L 165 del 30.4.2004, pag. 1).
(6) Regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, relativo agli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, agli alimenti a fini medici speciali e ai sostituti dell'intera razione alimentare giornaliera per il controllo del peso e che abroga la direttiva 92/52/CEE del Consiglio, le direttive 96/8/CE, 1999/21/CE, 2006/125/CE e 2006/141/CE della Commissione, la direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 41/2009 e (CE) n. 953/2009 della Commissione (GU L 181 del 29.6.2013, pag. 35).
(7) Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1).
ALLEGATO I
MISURE DI ATTENUAZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 1
Quando le misure di attenuazione nel presente allegato comprendono l'uso di additivi alimentari e altre sostanze, gli additivi alimentari e le altre sostanze sono utilizzati in conformità delle disposizioni di cui ai regolamenti (CE) n. 1332/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (1), (CE) n. 1333/2008 (2) e regolamento (UE) n. 231/2012 della Commissione (3).
I. PRODOTTI A BASE DI PATATE CRUDE
Scelta delle varietà adatte di patate
1.
Gli operatori del settore alimentare (di seguito «OSA») individuano e utilizzano le varietà di patate adatte al tipo di prodotto e con il più basso tenore di precursori dell'acrilammide, quali zuccheri riducenti (fruttosio e glucosio) e asparagina, secondo le condizioni regionali.
2.
Gli OSA utilizzano varietà di patate che sono state immagazzinate nelle condizioni applicabili ad una specifica varietà e per il periodo stabilito per una specifica varietà. Le patate immagazzinate sono utilizzate entro il periodo ottimale di immagazzinamento.
3.
Gli OSA identificano le varietà di patate con un basso potenziale di formazione di acrilammide nelle fasi di coltivazione, immagazzinamento e durante la trasformazione degli alimenti. I risultati sono documentati.
Criteri di accettazione
1.
Nei contratti relativi alla fornitura di patate gli OSA specificano il tenore massimo di zuccheri riducenti e il quantitativo massimo di patate ammaccate, macchiate o danneggiate.
2.
In caso di superamento del tenore specificato di zuccheri riducenti nelle patate e del quantitativo massimo di patate ammaccate, macchiate o danneggiate, gli OSA possono accettare la fornitura di patate specificando la necessità di adottare ulteriori misure di attenuazione possibili al fine di garantire che il tenore di acrilammide nel prodotto finale sia il più basso che si possa ragionevolmente ottenere al di sotto dei livelli di riferimento di cui all'allegato IV.
Immagazzinamento e trasporto delle patate
1.
Se gli OSA gestiscono i propri impianti di immagazzinamento:
—
la temperatura è adeguata alla varietà di patate immagazzinate e superiore a 6 °C;
—
il livello di umidità è tale da ridurre al minimo l'addolcimento per invecchiamento;
—
la germinazione è soppressa durante l'immagazzinamento a lungo termine, laddove consentito, mediante l'impiego di agenti appropriati;
—
durante l'immagazzinamento è verificato il tenore di zuccheri riducenti nelle patate.
2.
Le partite di patate sono sottoposte ad un monitoraggio del tenore di zuccheri riducenti al momento della raccolta.
3.
Gli OSA specificano le condizioni di trasporto delle patate in termini di temperatura e durata, soprattutto se le temperature esterne sono notevolmente più basse delle temperature applicate durante l'immagazzinamento, per garantire che la temperatura durante il trasporto non sia inferiore al regime di temperatura applicato durante l'immagazzinamento. Tali specifiche sono documentate.
a) PATATINE FRITTE (CHIPS) OTTENUTE DA PATATE A FETTE
Ricetta e progettazione del processo
1.
In ogni progettazione di prodotto gli OSA specificano le temperature dell'olio all'uscita della friggitrice. Tali temperature devono essere le più basse possibili su una determinata linea per un determinato prodotto, nel rispetto delle norme di qualità e sicurezza alimentare e tenendo conto di fattori pertinenti come il tipo di friggitrice e il relativo fabbricante, la varietà di patate, i solidi totali, il calibro delle patate, le condizioni di coltivazione, il tenore di zuccheri, la stagionalità e il tenore previsto di umidità del prodotto.
2.
Se per un determinato prodotto, una determinata progettazione o tecnologia la temperatura dell'olio all'uscita dalla friggitrice supera 168 °C, gli OSA presentano dati atti a dimostrare che il tenore di acrilammide nel prodotto finito è il più basso che si possa ragionevolmente ottenere e che rispetta il livello di riferimento di cui all'allegato IV.
3.
In ogni progettazione di prodotto gli OSA specificano il tenore di umidità successivo alla frittura, che deve essere stabilito al più alto livello possibile e fattibile per una determinata linea di produzione e per un determinato prodotto, in conformità alle norme di qualità e sicurezza alimentare e tenendo conto di fattori pertinenti quali la varietà di patate, la stagionalità, il calibro dei tuberi e la temperatura all'uscita della friggitrice. Il tenore minimo di umidità non è inferiore all'1 %.
4.
Gli OSA effettuano una selezione per colore (manuale e/o ottico-elettronica) nella linea di produzione delle patatine fritte (chips) dopo la frittura.
b) PATATE FRITTE TAGLIATE A BASTONCINO E ALTRI PRODOTTI FRITTI IN OLIO O IN FORNO OTTENUTI DA PATATE
Ricetta e progettazione del processo
1.
Le patate sono analizzate per stabilirne il tenore di zuccheri riducenti prima dell'uso, ad esempio mediante una prova di frittura, utilizzando i colori quali indicatori di un tenore potenzialmente elevato di zuccheri riducenti: circa 20-25 bastoncini ottenuti dal centro della patata sono fritti per valutarne il colore rispetto alla specifica relativa al colore, utilizzando una scala colorimetrica USDA/Munsell o scale colorimetriche calibrate specifiche dell'azienda, per i piccoli operatori. In alternativa può essere misurato il colore della frittura finita, utilizzando apparecchiature specifiche (ad esempio Agtron).
2.
Gli OSA eliminano i tuberi immaturi con un basso peso sott'acqua e un tenore elevato di zuccheri riducenti. L'eliminazione può essere effettuata immergendo i tuberi in una salamoia o utilizzando un sistema analogo grazie al quale i tuberi immaturi vengono a galla, oppure effettuando un prelavaggio delle patate per individuare i tuberi da scartare.
3.
Gli OSA rimuovono immediatamente gli scarti di taglio per evitare che nel prodotto finito cotto si trovino frammenti bruciati.
4.
Gli OSA sbollentano i bastoncini di patata per eliminare alcuni degli zuccheri riducenti dalla superficie esterna.
5.
Gli OSA adeguano i regimi di sbollentatura alle specifiche caratteristiche qualitative delle materie prime in entrata e rispettano i limiti delle specifiche per il colore del prodotto finito.
6.
Gli OSA impediscono lo scolorimento (enzimatico) e l'annerimento dopo la cottura dei prodotti a base di patate, ad esempio mediante l'applicazione di difosfato disodico (E450), che inoltre abbassa il pH dell'acqua di lavaggio e inibisce la reazione di imbrunimento.
7.
Deve essere evitato l'uso di zuccheri riducenti come agenti di imbrunimento. Essi possono essere utilizzati solo se necessario, per rimanere entro i limiti delle specifiche. Gli OSA controllano il colore del prodotto finito effettuando verifiche del colore del prodotto finito cotto. Se necessario, dopo la sbollentatura l'aggiunta controllata di destrosio consente di rispettare la specifica relativa al colore del prodotto finito. L'aggiunta controllata di destrosio dopo la sbollentatura determina un tenore più basso di acrilammide nel prodotto finito cotto che presenta lo stesso colore dei prodotti non sbollentati contenenti solo zuccheri riducenti accumulati in modo naturale.
Informazioni per gli utilizzatori finali
1.
Per gli utilizzatori finali gli OSA indicano sulla confezione e/o tramite altri canali di comunicazione i metodi raccomandati per la preparazione degli alimenti specificando il tempo, la temperatura, la quantità in caso di preparazione in forno/frittura in olio/frittura in padella. Le istruzioni di cottura raccomandate per i consumatori sono riportate in modo chiaramente visibile sulle confezioni del prodotto, in conformità del regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori (4).
Le modalità di cottura raccomandate rispettano le specifiche del cliente e le prescrizioni per gli utilizzatori finali professionali e devono essere convalidate per tipo di prodotto al fine di garantire che i prodotti abbiano caratteristiche organolettiche ottimali al colore più chiaro tra quelli accettabili per il metodo di cottura specificato (ad esempio friggitrice, forno) e un tenore di acrilammide inferiore al livello di riferimento di cui all'allegato IV.
Gli OSA raccomandano agli utilizzatori finali diversi dai consumatori di mettere a disposizione degli operatori (ad esempio cuochi) strumenti atti a garantire buoni metodi di cottura, strumenti calibrati (ad esempio temporizzatori, curve di frittura, scale colorimetriche quali USDA/Munsell) e quantomeno fotografie nitide dei colori che devono avere i prodotti finali interessati.
2.
Gli OSA raccomandano agli utilizzatori finali in particolare di:
—
mantenere la temperatura tra 160 e 175 °C durante la frittura e tra 180 e 220 °C quando utilizzano il forno. Se si usa la ventilazione la temperatura può essere inferiore;
—
preriscaldare l'apparecchio di cottura (ad esempio forno, friggitrice ad aria calda) alla temperatura corretta compresa tra 180 e 220 °C secondo le istruzioni di cottura sulla confezione, in funzione delle specifiche dei prodotti e delle esigenze locali;
—
cuocere le patate finché avranno assunto un colore giallo dorato;
—
non cuocerle troppo a lungo;
—
girare i prodotti da forno dopo 10 minuti o a metà del tempo di cottura totale;
—
osservare le istruzioni di cottura raccomandate dal fabbricante;
—
se si preparano quantitativi di patate inferiori rispetto a quello indicato sulla confezione, ridurre il tempo di cottura per evitare l'eccessiva doratura del prodotto;
—
non riempire troppo il cestino della friggitrice; riempire il cestino a metà fino al segno, per evitare un eccessivo assorbimento di olio durante tempi di frittura estesi.
II. PATATINE (CHIPS), SNACK, CRACKER E ALTRI PRODOTTI A BASE DI PASTA DI PATATE
Materie prime
1.
Per ogni prodotto gli OSA specificano i valori bersaglio degli zuccheri riducenti negli ingredienti a base di patate disidratate.
2.
Il valore bersaglio degli zuccheri riducenti per i prodotti in questione è fissato al livello più basso possibile tenendo conto di tutti i fattori pertinenti nella progettazione e nella produzione del prodotto finito, quali la quantità di ingredienti a base di patate nella composizione del prodotto, eventuali ulteriori misure di attenuazione, l'ulteriore lavorazione dell'impasto, la stagionalità e il tenore di umidità nel prodotto finito.
3.
Se il tenore di zuccheri riducenti supera l'1,5 %, gli OSA presentano dati atti a dimostrare che il tenore di acrilammide nel prodotto finito è il più basso che si possa ragionevolmente ottenere al di sotto del livello di riferimento di cui all'allegato IV.
Ricetta e progettazione del processo
1.
Gli ingredienti a base di patate disidratate sono analizzati prima dell'uso o dal fornitore o dall'utilizzatore, al fine di accertare che il tenore di zuccheri non superi il livello specificato.
2.
Nei casi in cui gli ingredienti a base di patate disidratate presentano un tenore di zuccheri che supera il livello specificato, gli OSA indicano le ulteriori misure di attenuazione da adottare al fine di garantire che il tenore di acrilammide nel prodotto finale sia il più basso che si possa ragionevolmente ottenere al di sotto del livello di riferimento di cui all'allegato IV.
3.
Per ciascun prodotto gli OSA verificano se sia possibile ricorrere ad una sostituzione parziale degli ingredienti a base di patate con ingredienti aventi un potenziale inferiore di formazione di acrilammide.
4.
Nei sistemi in cui è utilizzato un impasto umido gli OSA prendono in considerazione il ricorso alle seguenti sostanze, per quanto possibile, tenendo conto del fatto che tali sostanze possono non agire in sinergia nel produrre l'effetto di attenuazione, in particolare se si tratta specificamente dell'uso dell'asparaginasi e della riduzione dei livelli di pH:
—
asparaginasi
—
acidi o loro sali (per ridurre il livello di pH dell'impasto)
—
sali di calcio.
5.
Per le patatine (chips), gli snack o i cracker a base di pasta di patate fritti, gli OSA specificano per ciascun prodotto le temperature dell'olio di frittura all'uscita della friggitrice, controllano tali temperature e tengono un registro in modo da poter dimostrare i controlli effettuati.
6.
La temperatura dell'olio all'uscita dalla friggitrice deve essere la più bassa possibile su una determinata linea per un determinato prodotto, nel rispetto delle norme di qualità e sicurezza alimentare e tenendo conto di fattori pertinenti come il tipo di friggitrice e il relativo fabbricante, il tenore di zuccheri e il tenore previsto di umidità del prodotto.
Se la temperatura all'uscita dalla friggitrice supera 175 °C, gli OSA presentano dati atti a dimostrare che il tenore di acrilammide nel prodotto finito è inferiore al livello di riferimento di cui all'allegato IV.
(Nota: la maggior parte dei prodotti in pellet sono fritti a temperature superiori a 175 °C a causa del tempo di frittura molto breve e delle temperature necessarie per ottenere la necessaria espansione e la consistenza desiderata di tali prodotti).
7.
Per le patatine (chips), gli snack o i cracker a base di pasta di patate cotti al forno, gli OSA specificano per ciascun prodotto la temperatura di cottura all'uscita dal forno e tengono un registro in modo da poter dimostrare i controlli effettuati.
8.
La temperatura all'uscita dal forno/dal processo di essiccazione deve essere la più bassa possibile su una determinata linea per un determinato prodotto, nel rispetto delle norme di qualità e sicurezza alimentare e tenendo conto di fattori pertinenti come il tipo di apparecchio, il tenore di zuccheri riducenti nella materia prima e il tenore di umidità del prodotto.
9.
Se la temperatura alla fine della cottura/dell'essiccazione supera 175 °C, gli OSA presentano dati atti a dimostrare che il tenore di acrilammide nel prodotto finito è inferiore al livello di riferimento di cui all'allegato IV.
10.
Per ciascun prodotto gli OSA specificano il tenore di umidità successivo alla frittura o alla cottura in forno, che deve essere stabilito al più alto livello possibile e fattibile per una determinata linea di produzione e per un determinato prodotto, in conformità alle norme di qualità e sicurezza alimentare e tenendo conto della temperatura all'uscita dalla friggitrice, della temperatura di cottura in forno o della temperatura di essiccazione. Il tenore di umidità nel prodotto finale non deve essere inferiore all'1,0 %.
III. PRODOTTI DA FORNO FINI
Le misure di attenuazione del presente capo sono applicabili ai prodotti da forno fini quali biscotti, gallette, fette biscottate, barrette ai cereali, scones, coni, cialde, crumpets e pane con spezie (panpepato) e ai prodotti senza aggiunta di zuccheri o altri dolcificanti quali cracker, pane croccante e sostituti del pane. In questa categoria per «cracker» si intende una galletta secca (prodotto da forno a base di farina di cereali), ad esempio cracker lievitati con bicarbonato, pane croccante con segale e pane azzimo.
Agronomia
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
Ricetta e progettazione del prodotto
Nel processo di fabbricazione gli OSA applicano le misure di attenuazione di seguito elencate.
1.
Per i prodotti pertinenti, gli OSA prendono in considerazione la possibilità di ridurre o sostituire completamente o parzialmente il bicarbonato di ammonio con agenti lievitanti alternativi, quali ad esempio:
a)
bicarbonato di sodio e acidificanti, oppure
b)
il bicarbonato di sodio e i difosfati di sodio con acidi organici, o relative varianti potassiche.
Nell'ambito di tale considerazione gli OSA garantiscono che l'uso di tali agenti lievitanti alternativi non comporta cambiamenti delle proprietà organolettiche (sapore, aspetto, consistenza ecc.) né aumenta il tenore complessivo di sodio che influisce sull'identità del prodotto e sull'accettazione da parte dei consumatori.
2.
Nei prodotti la cui progettazione lo consente, gli OSA sostituiscono il fruttosio o gli ingredienti che lo contengono, quali sciroppi e miele, con glucosio o zuccheri non riducenti quali saccarosio, in particolare nelle ricette che comprendono il bicarbonato di ammonio, ove possibile e tenendo conto del fatto che la sostituzione del fruttosio o di altri zuccheri riducenti può comportare cambiamenti dell'identità del prodotto dovuti alla perdita di aroma e colorazione.
3.
Gli OSA utilizzano l'asparaginasi nei casi in cui è efficace e può ridurre il tenore di asparagina e di conseguenza il potenziale di formazione di acrilammide. Gli OSA tengono conto del fatto che l'effetto sul tenore di acrilammide dell'uso di asparaginasi è limitato o nullo nelle ricette ad alto contenuto di grassi, basso grado di umidità o pH elevato.
4.
Qualora una caratteristica del prodotto lo consenta, gli OSA verificano se sia possibile sostituire parzialmente la farina di frumento con altre farine di cereali, ad esempio riso, tenendo conto del fatto che qualsiasi cambiamento avrà un impatto sul processo di cottura e sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti. Diversi tipi di cereali presentano tenori diversi di asparagina (i tenori più elevati si trovano nella segale e, in ordine decrescente, in avena, frumento, granturco e riso, che presenta i tenori più bassi).
5.
Nella valutazione del rischio per i prodotti da forno fini gli OSA tengono conto dell'impatto degli ingredienti che possono incrementare il tenore di acrilammide nel prodotto finale e ricorrono ad ingredienti che non hanno tali effetti, pur mantenendo le caratteristiche fisiche e organolettiche (ad esempio mandorle tostate a temperature più basse e frutta secca quale fonte di fruttosio).
6.
Gli OSA si accertano che i fornitori degli ingredienti sottoposti a trattamento termico che presentano un potenziale di formazione di acrilammide effettuino una valutazione dei rischi relativa all'acrilammide e attuino le opportune misure di attenuazione.
7.
Gli OSA garantiscono che una modifica dei prodotti acquistati dai fornitori non determina un aumento dei tenori di acrilammide.
8.
Gli OSA prendono in considerazione la possibilità di aggiungere acidi organici nel processo di produzione o di ridurre i livelli di pH, per quanto possibile e ragionevole, unitamente ad altre misure di attenuazione e tenuto conto del fatto che ciò può comportare cambiamenti delle caratteristiche organolettiche (doratura più lieve, modifica del sapore).
Lavorazione
Nella fabbricazione di prodotti da forno fini gli OSA adottano le misure di attenuazione di seguito elencate e si accertano che le misure adottate siano compatibili con le caratteristiche del prodotto e le prescrizioni in materia di sicurezza alimentare.
1.
Gli OSA applicano il calore ad una temperatura e durante un tempo che consentono di ridurre con maggiore efficacia la formazione di acrilammide, ottenendo nel contempo le caratteristiche previste del prodotto.
2.
Gli OSA aumentano il tenore di umidità del prodotto finale al fine di conseguire l'obiettivo stabilito di qualità dei prodotti, garantire la durata di conservazione richiesta e rispettare le norme di sicurezza alimentare.
3.
I prodotti sono cotti fino al raggiungimento di una colorazione più lieve nel prodotto finale al fine di conseguire l'obiettivo stabilito di qualità dei prodotti, garantire la durata di conservazione richiesta e rispettare le norme di sicurezza alimentare.
4.
Quando sviluppano nuovi prodotti, gli OSA tengono conto nella valutazione dei rischi delle dimensioni e della superficie di una determinata unità di prodotto, tenendo presente che un prodotto di piccole dimensioni potenzialmente presenta un tenore di acrilammide più elevato a causa dell'impatto del calore.
5.
Dato che alcuni ingredienti impiegati nella fabbricazione di prodotti da forno fini possono aver subito ripetuti trattamenti termici (ad esempio cereali, noci o semi pretrattati, frutta secca ecc.) che determinano un tenore di acrilammide più elevato nei prodotti finali, gli OSA adeguano di conseguenza la progettazione del prodotto e il processo di produzione, in modo da rispettare i livelli di riferimento per l'acrilammide di cui all'allegato IV. In particolare, gli OSA non riutilizzano prodotti bruciati.
6.
Per quanto riguarda le premiscele immesse sul mercato per essere cotte a casa o nelle strutture di ristorazione, gli OSA forniscono ai loro clienti istruzioni di preparazione affinché i tenori di acrilammide nei prodotti finali siano i più bassi che si possano ragionevolmente ottenere e inferiori ai livelli di riferimento.
IV. CEREALI PER LA PRIMA COLAZIONE
Agronomia
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
Ricetta
1.
Dato che i prodotti a base di granturco e di riso tendono a contenere meno acrilammide rispetto a quelli ottenuti da frumento, segale, avena e orzo, gli OSA valutano la possibilità di utilizzare granturco e riso nello sviluppo di nuovi prodotti, ove opportuno e tenendo conto del fatto che qualsiasi modifica avrà un impatto sul processo di fabbricazione e sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti.
2.
Gli OSA controllano i tassi di aggiunta quando aggiungono zuccheri riducenti (ad esempio fruttosio e glucosio) e ingredienti che li contengono (ad esempio miele), tenendo conto del loro impatto sulle caratteristiche organolettiche e sulle funzionalità di processo (formazione di agglomerati) e del fatto che possono fungere da precursori per la formazione di acrilammide se aggiunti prima delle fasi di trattamento termico.
3.
Nella valutazione del rischio gli OSA tengono conto del contributo alla formazione di acrilammide proveniente da ingredienti essiccati trattati termicamente, quali noci torrefatte e tostate e frutti essiccati in forno, e utilizzano ingredienti alternativi se il suddetto contributo è tale da determinare nel prodotto finito un tenore di acrilammide superiore al livello di riferimento di cui all'allegato IV.
4.
Per gli ingredienti trattati termicamente contenenti 150 microgrammi di acrilammide per chilogrammo (μg/kg) o più, gli OSA procedono nel modo seguente:
—
predispongono un registro di tali ingredienti;
—
effettuano controlli dei fornitori e/o analisi;
—
si accertano che il fornitore di tali ingredienti non apporti modifiche che aumentano i tenori di acrilammide.
5.
Quando il cereale si presenta sotto forma di impasto a base di farina e il processo di produzione prevede tempo, temperatura e tenore di umidità sufficienti affinché l'asparaginasi possa ridurre il tenore di asparagina, gli OSA utilizzano l'asparaginasi ove necessario, a condizione che non vi siano effetti indesiderati sull'aroma o il rischio di attività enzimatica residua.
Lavorazione
Nella fabbricazione di cereali per la prima colazione gli OSA applicano le misure di attenuazione di seguito elencate e si accertano che le misure adottate siano compatibili con le caratteristiche del prodotto e le prescrizioni in materia di sicurezza alimentare.
1.
Attraverso la valutazione del rischio, gli OSA individuano le fasi critiche di trattamento termico nel processo di fabbricazione che generano acrilammide.
2.
Dato che un aumento delle temperature di riscaldamento e dei tempi di riscaldamento determina tenori di acrilammide più elevati, gli OSA individuano una combinazione di temperatura e tempi di riscaldamento efficace ai fini di ridurre al minimo la formazione di acrilammide senza compromettere il sapore, la consistenza, il colore, la sicurezza e la durata di conservazione del prodotto.
3.
Per evitare la generazione di picchi di acrilammide gli OSA controllano le temperature, i tempi e le velocità di alimentazione nella fase di riscaldamento per conseguire il seguente tenore minimo di umidità nel prodotto finale dopo il trattamento termico finale, al fine di realizzare l'obiettivo stabilito di qualità dei prodotti, garantire la durata di conservazione e rispettare le norme di sicurezza alimentare:
—
prodotti tostati: 1 g/100 g per i prodotti estrusi, 1 g/100 g per i prodotti cotti a batch, 2 g/100 g per i prodotti laminati al vapore;
—
prodotti ottenuti per espansione diretta: 0,8 g/100 g per i prodotti estrusi;
—
prodotti cotti al forno: 2 g/100 g per i prodotti cotti in continuo;
—
prodotti ripieni: 2 g/100 g per i prodotti estrusi;
—
essiccazione di altro tipo: 1 g/100 g per i prodotti cotti a batch, 0,8 g/100 g per i prodotti soffiati.
Gli OSA misurano il tenore di umidità ed esprimono la concentrazione di acrilammide nella sostanza secca per eliminare gli effetti distorsivi delle variazioni di umidità.
4.
Il riutilizzo di un prodotto nel processo ha il potenziale di generare elevati livelli di acrilammide attraverso l'esposizione ripetuta alle fasi di trattamento termico. Gli OSA valutano pertanto l'impatto del riutilizzo sui tenori di acrilammide e riducono o eliminano il riutilizzo.
5.
Gli OSA dispongono di procedure, quali i controlli e il monitoraggio della temperatura, intese a prevenire l'incidenza di prodotti bruciati.
V. CAFFÈ
Ricetta
In relazione alla composizione delle miscele di caffè gli OSA, nella valutazione del rischio, tengono conto del fatto che i prodotti a base di chicchi Robusta presentano tendenzialmente tenori di acrilammide più elevati rispetto ai prodotti a base di chicchi della varietà Arabica.
Lavorazione
1.
Gli OSA individuano le condizioni di torrefazione critiche al fine di ridurre al minimo la formazione di acrilammide nel rispetto dell'obiettivo di profilo aromatico.
2.
Il controllo delle condizioni di torrefazione è integrato in un programma di prerequisiti (PRP) facente parte delle buone pratiche di fabbricazione (Good manufacturing practices, GMP).
3.
Gli OSA esaminano la possibilità di ricorrere all'utilizzo dell'asparaginasi, per quanto possibile ed efficace nel ridurre la presenza di acrilammide.
VI. SUCCEDANEI DEL CAFFÈ CON TENORE DI CEREALI SUPERIORE AL 50 %
Agronomia
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
Ricetta
1.
Dato che i prodotti a base di granturco e di riso tendono a contenere meno acrilammide rispetto a quelli ottenuti da frumento, segale, avena e orzo, gli OSA valutano la possibilità di utilizzare granturco e riso nello sviluppo di nuovi prodotti, ove opportuno e tenendo conto del fatto che qualsiasi modifica avrà un impatto sul processo di fabbricazione e sulle caratteristiche organolettiche del prodotto.
2.
Gli OSA controllano i tassi di aggiunta quando aggiungono zuccheri riducenti (ad esempio fruttosio e glucosio) e ingredienti che li contengono (ad esempio miele), tenendo conto dell'impatto sulle caratteristiche organolettiche e sulle funzionalità di processo (formazione di agglomerati) e del fatto che possono fungere da precursori per la formazione di acrilammide se aggiunti prima delle fasi di trattamento termico.
3.
Se i succedanei del caffè non sono composti esclusivamente da cereali, gli OSA utilizzano altri ingredienti che determinano un tenore di acrilammide inferiore dopo la lavorazione ad alta temperatura, se del caso.
Lavorazione
1.
Gli OSA individuano le condizioni di torrefazione critiche al fine di ridurre al minimo la formazione di acrilammide nel rispetto dell'obiettivo di profilo aromatico.
2.
Il controllo delle condizioni di torrefazione è integrato in un programma di prerequisiti (PRP) facente parte delle buone pratiche di fabbricazione (Good manufacturing practices, GMP).
VII. SUCCEDANEI DEL CAFFÈ CON TENORE DI CICORIA SUPERIORE AL 50 %
Gli OSA acquistano soltanto cultivar a basso tenore di asparagina e si accertano che durante il periodo di crescita della cicoria non sia stato applicato azoto in modo eccessivo e tardivo.
Ricetta
Se i succedanei del caffè non sono composti esclusivamente da cicoria, vale a dire se il contenuto di cicoria è inferiore al 100 % e superiore al 50 %, gli OSA aggiungono altri ingredienti quali fibre di cicoria, cereali torrefatti, poiché tali ingredienti hanno dato prova della loro efficacia nel ridurre il tenore di acrilammide nel prodotto finale.
Lavorazione
1.
Gli OSA individuano le condizioni di torrefazione critiche al fine di ridurre al minimo la formazione di acrilammide nel rispetto dell'obiettivo di profilo aromatico. Le conclusioni sono documentate.
2.
Il controllo delle condizioni di torrefazione è integrato nel sistema di gestione della sicurezza alimentare del fabbricante.
VIII. BISCOTTI PER LA PRIMA INFANZIA E CEREALI PER LATTANTI (5)
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
Progettazione, lavorazione e riscaldamento del prodotto
1.
Gli OSA utilizzano asparaginasi per ridurre il tenore di asparagina nella materia prima farina, per quanto possibile. Gli OSA che non possono utilizzare asparaginasi a causa, ad esempio, dei requisiti di lavorazione o della progettazione dei prodotti, utilizzano materia prima farina a basso tenore di precursori dell'acrilammide, come il fruttosio, il glucosio e l'asparagina.
2.
Durante l'elaborazione della ricetta gli OSA effettuano una valutazione che fornisce informazioni sugli zuccheri riducenti e l'asparagina e include opzioni per ottenere un tenore basso di zuccheri riducenti nella ricetta finale. La necessità della valutazione dipenderà dall'uso di asparaginasi nella ricetta.
3.
Gli OSA si accertano che gli ingredienti sottoposti a trattamento termico che possono contribuire alla formazione di acrilammide siano ottenuti da fornitori in grado di dimostrare di aver adottato le opportune misure di attenuazione per ridurre la presenza di acrilammide in tali ingredienti.
4.
Gli OSA dispongono di una procedura di controllo dei cambiamenti, volta a garantire che essi non effettuano cambiamenti di fornitore che determinano un aumento dell'acrilammide.
5.
Se l'impiego di materie prime e ingredienti trattati termicamente comporta nel prodotto finale il superamento del livello di riferimento in relazione all'acrilammide di cui all'allegato IV, gli OSA riesaminano l'uso di tali prodotti al fine di ottenere il tenore di acrilammide più basso che si possa ragionevolmente raggiungere al di sotto del livello di riferimento di cui all'allegato IV.
Ricetta
1.
Dato che i prodotti a base di granturco e di riso tendono a contenere meno acrilammide rispetto a quelli ottenuti da frumento, segale, avena e orzo, gli OSA valutano la possibilità di utilizzare granturco e riso nello sviluppo di nuovi prodotti, ove opportuno e tenendo conto del fatto che qualsiasi modifica avrà un impatto sul processo di fabbricazione e sulle caratteristiche organolettiche del prodotto.
2.
Nella valutazione del rischio, in particolare, gli OSA tengono conto del fatto che i prodotti a base di cereali integrali e/o ad alto tenore di crusche di cereali contengono più acrilammide.
3.
Gli OSA controllano i tassi di aggiunta quando aggiungono zuccheri riducenti (ad esempio fruttosio e glucosio) e ingredienti che li contengono (ad esempio miele), tenendo conto dell'impatto sulle caratteristiche organolettiche e sulle funzionalità di processo (formazione di agglomerati) e del fatto che possono fungere da precursori per la formazione di acrilammide se aggiunti prima delle fasi di trattamento termico.
4.
Nella valutazione del rischio gli OSA quantificano il contributo alla formazione di acrilammide proveniente da ingredienti essiccati trattati termicamente, quali noci torrefatte e tostate e frutti essiccati in forno, e utilizzano ingredienti alternativi se il suddetto contributo è tale da determinare nel prodotto finito un tenore di acrilammide superiore al livello di riferimento di cui all'allegato IV.
Lavorazione
1.
Attraverso la valutazione del rischio, gli OSA individuano le fasi critiche di trattamento termico nel processo di fabbricazione che generano acrilammide.
2.
Gli OSA misurano il tenore di umidità ed esprimono la concentrazione di acrilammide nella sostanza secca per eliminare gli effetti distorsivi delle variazioni di umidità.
3.
Gli OSA individuano e applicano una combinazione di temperatura e tempi di riscaldamento efficace ai fini di ridurre al minimo la formazione di acrilammide senza compromettere il sapore, la consistenza, il colore, la sicurezza e la durata di conservazione del prodotto.
4.
Gli OSA controllano le temperature, i tempi e le velocità di alimentazione nella fase di riscaldamento. I sistemi di misurazione della velocità di alimentazione e della temperatura dovrebbero essere calibrati regolarmente e le relative condizioni di funzionamento controllate in rapporto a limiti prefissati. Tali operazioni devono essere integrate nelle procedure HACCP.
5.
Il monitoraggio e il controllo del tenore di umidità del prodotto dopo le fasi critiche di trattamento termico hanno dato prova di efficacia nel contenere i tenori di acrilammide in alcuni processi; in tali circostanze quindi questo procedimento può costituire un'alternativa adeguata al controllo delle temperature e dei tempi di riscaldamento e va pertanto utilizzato.
IX. ALIMENTI PER LA PRIMA INFANZIA IN VASETTO (A BASSA ACIDITÀ E A BASE DI PRUGNE SECCHE) (6)
1.
Per la fabbricazione di alimenti per la prima infanzia in vasetto, gli OSA scelgono materie prime a basso tenore di precursori dell'acrilammide, ad esempio zuccheri riducenti quali il fruttosio e il glucosio, e asparagina.
2.
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
3.
Nei contratti d'acquisto di purea di prugne secche gli OSA indicano obblighi atti a garantire che, nel processo di fabbricazione della purea di prugne secche, sono stati applicati regimi di trattamento termico volti a ridurre la presenza di acrilammide in tale prodotto.
4.
Gli OSA si accertano che gli ingredienti sottoposti a trattamento termico che possono contribuire alla formazione di acrilammide siano ottenuti da fornitori in grado di dimostrare di aver adottato le opportune misure di attenuazione per ridurre la presenza di acrilammide in tali ingredienti.
5.
Se l'impiego di materie prime e ingredienti trattati termicamente comporta nel prodotto finale il superamento del livello di riferimento in relazione all'acrilammide di cui all'allegato IV, gli OSA riesaminano l'uso di tali materie e ingredienti al fine di ottenere il tenore di acrilammide più basso che si possa ragionevolmente raggiungere al di sotto del livello di riferimento di cui all'allegato IV.
Ricetta
1.
Nella valutazione del rischio in relazione all'acrilammide nei prodotti alimentari in questione gli OSA tengono conto del fatto che i prodotti a base di cereali integrali e/o ad alto tenore di crusche di cereali presentano un tenore più elevato di acrilammide.
2.
Gli OSA scelgono varietà di patate dolci e di prugne secche con tenori il più possibile bassi di precursori dell'acrilammide, come zuccheri riducenti (ad esempio fruttosio e glucosio) e asparagina.
3.
Gli OSA controllano i tassi di aggiunta quando aggiungono zuccheri riducenti (ad esempio fruttosio e glucosio) e ingredienti che li contengono (ad esempio miele), per motivi organolettici e inerenti alle funzionalità di processo (formazione di agglomerati), che possono fungere da precursori per la formazione di acrilammide se aggiunti prima delle fasi di trattamento termico.
Lavorazione
1.
Gli OSA individuano, nel processo, le fasi cruciali di trattamento termico che generano i quantitativi più elevati di acrilammide al fine di orientare nel modo più efficace gli ulteriori interventi volti a contenere/ridurre i tenori di acrilammide. Tale obiettivo deve essere conseguito mediante una valutazione del rischio oppure una misurazione diretta del tenore di acrilammide nel prodotto prima e dopo ogni fase di trattamento termico.
2.
Per evitare la generazione di picchi di acrilammide, gli OSA controllano temperature, tempi e velocità di alimentazione nella fase di riscaldamento. I sistemi di misurazione della velocità di alimentazione e della temperatura dovrebbero essere calibrati regolarmente e le relative condizioni di funzionamento controllate in rapporto a limiti prefissati. Tali operazioni devono essere integrate nelle procedure HACCP.
3.
Gli OSA garantiscono che la riduzione del calore applicato volta a diminuire il tenore di acrilammide degli alimenti a bassa acidità e a base di prugne secche non incide sulla sicurezza microbiologica dei prodotti alimentari interessati.
X. PANE
Agronomia
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
Progettazione, lavorazione e riscaldamento del prodotto
1.
Gli OSA si accertano che il pane sia cotto fino al raggiungimento di una colorazione finale più chiara, al fine di ridurre la formazione di acrilammide tenendo conto delle possibilità tecniche e di progettazione dello specifico prodotto.
2.
Gli OSA allungano i tempi di fermentazione del lievito tenendo conto della progettazione del prodotto e delle possibilità tecniche.
3.
Gli OSA riducono il calore applicato ottimizzando temperatura e tempo di cottura nella misura del possibile.
4.
Gli OSA forniscono le istruzioni per la cottura del pane quando quest'ultima deve essere ultimata a domicilio, in zone predisposte per la cottura, presso punti vendita o strutture di ristorazione.
5.
Gli OSA sostituiscono gli ingredienti che potenzialmente fanno aumentare i tenori di acrilammide nel prodotto finale se ciò è compatibile con la sua progettazione e con le possibilità tecniche; questo riguarda ad esempio l'uso di noci e semi torrefatti a temperature basse piuttosto che elevate.
6.
Gli OSA sostituiscono il fruttosio con il glucosio, soprattutto nelle ricette contenenti bicarbonato di ammonio (E503), qualora lo consenta la progettazione del prodotto e nella misura del possibile. Questo riguarda, ad esempio, la sostituzione dello sciroppo di zucchero invertito e del miele, che contengono livelli più elevati di fruttosio, con sciroppo di glucosio.
7.
Nei prodotti a basso tenore di umidità gli OSA utilizzano l'asparaginasi per ridurre il tenore di asparagina, per quanto possibile e tenendo conto della ricetta del prodotto, degli ingredienti, del tenore di umidità e del processo.
(1) Regolamento (CE) n. 1332/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativo agli enzimi alimentari e che modifica la direttiva 83/417/CEE del Consiglio, il regolamento (CE) n. 1493/1999 del Consiglio, la direttiva 2000/13/CE, la direttiva 2001/112/CE del Consiglio e il regolamento (CE) n. 258/97 (GU L 354 del 31.12.2008, pag. 7).
(2) Regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativo agli additivi alimentari (GU L 354 del 31.12.2008, pag. 16).
(3) Regolamento (UE) n. 231/2012 della Commissione, del 9 marzo 2012, che stabilisce le specifiche degli additivi alimentari elencati negli allegati II e III del regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 83 del 22.3.2012, pag. 1).
(4) Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
(5) Secondo la definizione del regolamento (UE) n. 609/2013.
(6) Secondo la definizione del regolamento (UE) n. 609/2013.
ALLEGATO II
PARTE A
MISURE DI ATTENUAZIONE DA APPLICARE DA PARTE DEGLI OPERATORI DEL SETTORE ALIMENTARE (OSA) DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 2
1.
Nel processo di fabbricazione di prodotti a base di patate gli OSA applicano le misure di attenuazione di seguito elencate.
—
Patate fritte a bastoncino e altri prodotti fritti in olio ottenuti da patate tagliate:
—
sono utilizzate varietà di patate con un basso tenore di zuccheri, se disponibili, nella misura in cui ciò sia compatibile con il prodotto che si desidera ottenere. In questo contesto il fornitore è consultato al fine di individuare le varietà di patate più adatte;
—
le patate sono immagazzinate a temperature superiori a 6 °C.
—
Prima del processo di frittura:
ad eccezione dei prodotti a base di patate congelati, per i quali sono osservate le istruzioni di cottura, per ridurre il tenore di zucchero nelle patate crude tagliate a bastoncino è applicata una delle misure elencate di seguito, ove possibile e nella misura in cui ciò sia compatibile con il prodotto alimentare che si intende ottenere:
—
lavare e lasciare in ammollo le patate preferibilmente per 30 minuti fino a 2 ore in acqua fredda; prima di friggere le patate tagliate a bastoncino, sciacquarle in acqua pulita;
—
immergere le patate per qualche minuto in acqua calda; prima di friggere le patate tagliate a bastoncino, sciacquarle in acqua pulita;
—
sbollentando le patate si riduce il tenore di acrilammide e pertanto, ove possibile, è opportuno eseguire tale operazione.
—
Durante la frittura delle patatine a bastoncino o di altri prodotti a base di patate:
—
sono utilizzati oli e grassi che consentono di friggere con maggiore rapidità e/o a temperature inferiori. I fornitori di olio sono consultati per individuare gli oli e i grassi più adatti;
—
la temperatura di frittura è inferiore a 175 °C e, in ogni caso, la più bassa possibile, tenuto conto dei requisiti di sicurezza alimentare;
—
la qualità degli oli e dei grassi di frittura è mantenuta mediante una schiumatura frequente, volta ad eliminare briciole e frammenti.
Per la cottura delle patate a bastoncino è opportuno che gli OSA utilizzino le guide cromatiche disponibili, che forniscono orientamenti sulla combinazione ottimale di colore e bassi livelli di acrilammide.
È opportuno che la guida cromatica che fornisce orientamenti sulla combinazione ottimale di colore e bassi livelli di acrilammide sia esposta in modo visibile nei locali in cui il personale prepara gli alimenti.
2.
Gli OSA che producono pane e prodotti da forno fini applicano le misure di attenuazione di seguito elencate durante il processo di cottura.
—
Nella misura del possibile e compatibilmente con il processo di produzione e le prescrizioni in materia di igiene:
—
prolungamento dei tempi di fermentazione del lievito;
—
ottimizzazione del tenore di umidità della pasta per la produzione di un prodotto a basso tenore di umidità;
—
abbassamento della temperatura del forno e prolungamento del tempo di cottura.
I prodotti sono cotti fino al raggiungimento di una colorazione finale più chiara ed è evitata la doratura eccessiva della crosta qualora il colore scuro della crosta sia dovuto alla cottura intensa e non sia connesso alla specifica composizione o natura del pane.
3.
Nella preparazione di panini, gli OSA garantiscono che siano tostati fino al raggiungimento del colore ottimale. Nella produzione di questi specifici prodotti è opportuno utilizzare le guide cromatiche elaborate per gli specifici tipi di prodotto, se disponibili, che forniscono orientamenti sulla combinazione ottimale di colore e bassi livelli di acrilammide. Qualora siano usati pane preconfezionato o prodotti da forno la cui cottura deve essere ultimata, devono essere osservate le istruzioni di cottura.
Le suddette guide cromatiche che forniscono orientamenti sulla combinazione ottimale di colore e bassi livelli di acrilammide sono esposte in modo visibile nei locali in cui il personale prepara gli specifici alimenti.
PARTE B
MISURE DI ATTENUAZIONE DA APPLICARE DA PARTE DEGLI OPERATORI DEL SETTORE ALIMENTARE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 3, OLTRE ALLE MISURE DI ATTENUAZIONE DI CUI ALLA PARTE A
1. Prescrizioni generali
Gli OSA accettano i prodotti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, solo da OSA che hanno applicato tutte le misure di attenuazione di cui all'allegato I.
2. Patate fritte a bastoncino e altri prodotti fritti in olio ottenuti da patate tagliate
Gli OSA:
—
osservano le istruzioni sull'immagazzinamento fornite dagli OSA o dai fornitori o previste nelle pertinenti misure di attenuazione di cui all'allegato I;
—
applicano procedure operative standard e utilizzano friggitrici calibrate, munite di temporizzatori informatizzati e programmate con impostazioni standard (tempo, temperatura);
—
controllano il tenore di acrilammide nei prodotti finiti, per verificare l'efficacia delle misure di attenuazione nel mantenere i tenori di acrilammide al di sotto del livello di riferimento.
3. Prodotti da forno
Gli OSA controllano il tenore di acrilammide nei prodotti finiti, per verificare l'efficacia delle misure di attenuazione nel mantenere i tenori di acrilammide al di sotto del livello di riferimento.
4. Caffè
Gli OSA si accertano che il tenore di acrilammide del caffè fornito sia inferiore al livello di riferimento specificato nell'allegato IV, tenendo conto tuttavia che ciò può non essere possibile per tutti i tipi di caffè a seconda delle caratteristiche della miscela e della torrefazione. In questi casi è fornita una giustificazione da parte del fornitore.
ALLEGATO III
PRESCRIZIONI RELATIVE A CAMPIONATURA E ANALISI PER IL MONITORAGGIO DI CUI ALL'ARTICOLO 4
I. Campionatura
1)
Il campione deve essere rappresentativo della partita campionata.
2)
Gli OSA effettuano la campionatura rappresentativa e l'analisi dei loro prodotti per accertare la presenza di acrilammide e verificare l'efficacia delle misure di attenuazione, ossia che i tenori di acrilammide siano costantemente inferiori ai livelli di riferimento.
3)
Gli OSA garantiscono che, per l'analisi della concentrazione di acrilammide, è prelevato un campione rappresentativo di ciascun tipo di prodotto. Per «tipo di prodotto» si intendono gruppi di prodotti con ingredienti, ricetta, progettazione dei processi e/o controlli di processo identici o simili, qualora tali elementi siano in grado di agire sui tenori di acrilammide nel prodotto finito. Nei programmi di monitoraggio sono prioritari i tipi di prodotto per i quali è dimostrato il potenziale di superare il livello di riferimento; i programmi sono basati sul rischio qualora ulteriori misure di attenuazione siano realizzabili.
II. Analisi
1)
Gli OSA forniscono dati sufficienti a consentire una valutazione del tenore di acrilammide e della probabilità che il tipo di prodotto possa superare il livello di riferimento.
2)
Il campione è analizzato in un laboratorio che partecipa ad adeguati programmi di verifica della competenza, conformi all'«International Harmonised Protocol for the Proficiency Testing of (Chemical) Analytical Laboratories»
(1) elaborato sotto l'egida di IUPAC/ISO/AOAC, e utilizza metodi di analisi riconosciuti per la rilevazione e la quantificazione. I laboratori sono in grado di dimostrare l'applicazione di procedure di controllo interno della qualità. Esempi di tali procedure sono citati nel documento ISO/AOAC/IUPAC Guidelines on Internal Quality Control in Analytical Chemistry Laboratories
(2) (Linee guida ISO/AOAC/IUPAC per il controllo interno della qualità nei laboratori di analisi chimiche).
Se possibile, è effettuata una stima dell'accuratezza e della precisione dell'analisi includendo nella stessa adeguati materiali di riferimento certificati.
3)
Il metodo di analisi utilizzato per l'analisi dell'acrilammide deve soddisfare i seguenti criteri relativi ai risultati:
Parametro
Criterio
Applicabilità
Alimenti di cui al presente regolamento
Specificità
Nessuna interferenza di matrice o spettro
Bianchi di campo
Inferiore al limite di rilevazione (limit of detection – LOD)
Ripetibilità (RSDr)
0,66 volte l'RSDR come derivata dall'equazione di Horwitz (modificata)
Riproducibilità (RSDR)
Come derivata dall'equazione di Horwitz (modificata)
Recupero
75-110 %
Limite di rilevazione (limit of detection – LOD)
Tre decimi del LOQ
Limite di quantificazione (limit of quantification – LOQ)
Se il livello di riferimento < 125 μg/kg: ≤ due quinti del livello di riferimento (tuttavia non è necessario che sia inferiore a 20 μg/kg)
Se il livello di riferimento ≥ 125 μg/kg: ≤ 50 μg/kg
4)
L'analisi dell'acrilammide può essere sostituita da misurazioni delle caratteristiche del prodotto (colore) o parametri di processo, purché possa essere dimostrata una correlazione statistica tra caratteristiche del prodotto o parametri di processo e tenore di acrilammide.
III. Frequenza delle campionature
1)
Gli OSA effettuano la campionatura e l'analisi con periodicità almeno annuale per i prodotti che hanno un tenore di acrilammide noto e ben controllato. Gli OSA effettuano la campionatura e l'analisi con una frequenza maggiore per i prodotti aventi un potenziale di superamento del livello di riferimento; la campionatura e l'analisi sono basate sul rischio qualora ulteriori misure di attenuazione siano realizzabili.
2)
Sulla base della valutazione di cui alla sezione II, punto 1), del presente allegato gli OSA specificano le opportune frequenze per l'analisi di ogni tipo di prodotto. La valutazione è ripetuta se un prodotto o un processo è modificato in un modo che potrebbe comportare una modifica del tenore di acrilammide nel prodotto finale.
IV. Attenuazione
Se il risultato analitico, corretto per il recupero ma senza tenere conto dell'incertezza di misura, indica che un prodotto ha superato il livello di riferimento, o contiene un quantitativo di acrilammide superiore al previsto (tenuto conto delle analisi precedenti, ma inferiore al livello di riferimento), gli OSA effettuano un riesame delle misure di attenuazione applicate e adottano ulteriori misure di attenuazione possibili, al fine di garantire che il tenore di acrilammide nel prodotto finito sia inferiore al livello di riferimento. Ciò deve essere dimostrato effettuando una nuova campionatura rappresentativa e nuove analisi, dopo l'introduzione di ulteriori misure di attenuazione.
V. Informazioni per le autorità competenti
Gli OSA mettono a disposizione ogni anno su richiesta all'autorità competente i risultati analitici ottenuti con l'analisi, unitamente alla descrizione dei prodotti analizzati. Le misure di attenuazione adottate per ridurre il tenore di acrilammide al di sotto del livello di riferimento sono descritte in modo dettagliato per i prodotti che superano il livello di riferimento.
(1) Thompson M. et al, Pure and Applied Chemistry, 2006, 78, pagg. 145-196.
(2) A cura di Thompson M. e R. Wood, Pure and Applied Chemistry, 1995, 67, pagg. 649-666.
ALLEGATO IV
LIVELLI DI RIFERIMENTO DI CUI ALL'ARTICOLO 1, PARAGRAFO 1
I livelli di riferimento per la presenza di acrilammide nei prodotti alimentari di cui all'articolo 1, paragrafo 1, sono i seguenti:
Alimento
Livello di riferimento
[μg/kg]
Patate fritte a bastoncino pronte per il consumo
500
Patatine (chips) a base di patate fresche e a base di pasta di patate
Cracker a base di patate
Altri prodotti a base di pasta di patate
750
Pane morbido
a)
Pane a base di frumento
50
b)
Pane morbido diverso dal pane a base di frumento
100
Cerali per la prima colazione (escluso il porridge)
—
prodotti a base di crusca e cereali integrali, cereali soffiati
300
—
prodotti a base di frumento e segale (1)
300
—
prodotti a base di granturco, avena, spelta, orzo e riso (1)
150
Biscotti e cialde
350
Cracker esclusi i cracker a base di patate
400
Pane croccante
350
Pane con spezie (panpepato)
800
Prodotti simili agli altri prodotti di questa categoria
300
Caffè torrefatto
400
Caffè (solubile) istantaneo
850
Succedanei del caffè
a)
succedanei del caffè contenenti esclusivamente cereali
500
b)
succedanei del caffè costituiti da una miscela di cereali e cicoria
(2)
c)
succedanei del caffè contenenti esclusivamente cicoria
4 000
Alimenti per la prima infanzia, alimenti trasformati a base di cereali destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, esclusi biscotti e fette biscottate (3)
40
Biscotti e fette biscottate destinate ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia (3)
150
(1) Cereali non integrali e/o non a base di crusca. Il cereale presente nella quantità maggiore determina la categoria.
(2) Il livello di riferimento da applicare ai succedanei del caffè costituiti da una miscela di cereali e cicoria prende in considerazione la proporzione relativa di questi ingredienti nel prodotto finale.
(3) Secondo la definizione del regolamento (UE) n. 609/2013.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (UE) 2017/2158 DELLA COMMISSIONE
del 20 novembre 2017
che istituisce misure di attenuazione e livelli di riferimento per la riduzione della presenza di acrilammide negli alimenti
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (CE) n. 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, sull'igiene dei prodotti alimentari (1), in particolare l'articolo 4, paragrafo 4,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (CE) n. 852/2004 è inteso a garantire un elevato livello di tutela dei consumatori in relazione alla sicurezza degli alimenti. Esso definisce «igiene degli alimenti» le misure e le condizioni necessarie per controllare i pericoli e garantire l'idoneità al consumo umano di un prodotto alimentare tenendo conto dell'uso previsto. I pericoli per la sicurezza alimentare si presentano quando gli alimenti sono esposti ad agenti pericolosi che ne determinano la contaminazione. I pericoli alimentari possono essere di natura biologica, chimica o fisica.
(2)
L'acrilammide è un contaminante secondo la definizione del regolamento (CEE) n. 315/93 del Consiglio (2) e, in quanto tale, costituisce un pericolo chimico nella catena alimentare.
(3)
L'acrilammide è un composto organico a basso peso molecolare, altamente solubile in acqua, che si forma a partire dai costituenti asparagina e zuccheri naturalmente presenti in determinati alimenti preparati a temperature normalmente superiori a 120 °C e con un basso grado di umidità. L'acrilammide si forma prevalentemente negli alimenti ricchi di carboidrati cotti al forno o fritti, costituiti da materie prime che contengono i suoi precursori, come i cereali, le patate e i chicchi di caffè.
(4)
Dato che in alcuni prodotti alimentari i tenori di acrilammide sono risultati notevolmente più elevati rispetto a quelli rilevati in prodotti comparabili della stessa categoria, la raccomandazione 2013/647/UE della Commissione (3) ha invitato le autorità competenti degli Stati membri ad effettuare indagini sui metodi di produzione e di trasformazione utilizzati dagli operatori del settore alimentare se il tenore di acrilammide rilevato in uno specifico prodotto alimentare è risultato superiore ai valori indicativi stabiliti nell'allegato di detta raccomandazione.
(5)
Nel 2015 il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (gruppo CONTAM) dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha adottato un parere sull'acrilammide negli alimenti (4). Sulla base di studi effettuati su animali l'Autorità conferma le conclusioni delle precedenti valutazioni, secondo le quali l'acrilammide negli alimenti può aumentare il rischio di sviluppare un cancro per i consumatori in tutte le fasce di età. Essendo l'acrilammide presente in un'ampia gamma di alimenti di uso quotidiano tale preoccupazione riguarda tutti i consumatori, ma i bambini costituiscono la fascia di età più esposta in base al peso corporeo. I possibili effetti nocivi dell'acrilammide sul sistema nervoso, sullo sviluppo prenatale e postnatale e sulla riproduzione maschile non sono stati considerati motivo di preoccupazione, sulla base dei livelli di esposizione alimentare attuali. I livelli attuali di esposizione alimentare all'acrilammide per le varie fasce di età destano preoccupazione in relazione ai suoi effetti cancerogeni.
(6)
Tenuto conto delle conclusioni dell'Autorità in merito agli effetti cancerogeni dell'acrilammide e in assenza di misure coerenti e obbligatorie che le imprese del settore alimentare devono applicare al fine di ridurre il tenore di acrilammide, è necessario garantire la sicurezza alimentare e ridurre la presenza di acrilammide nei prodotti alimentari costituiti da materie prime che contengono i suoi precursori stabilendo le opportune misure di attenuazione. Il tenore di acrilammide può essere ridotto adottando una strategia di attenuazione, ad esempio attuando buone pratiche in materia di igiene e applicando procedure basate sui principi dell'analisi dei pericoli e punti critici di controllo (procedure HACCP).
(7)
A norma dell'articolo 4 del regolamento (CE) n. 852/2004, gli operatori del settore alimentare devono seguire le procedure necessarie a raggiungere gli obiettivi fissati per il conseguimento degli scopi del suddetto regolamento e ricorrere, se del caso, a campionatura e analisi per mantenere i loro risultati. A tale riguardo la fissazione di obiettivi, ad esempio livelli di riferimento, può orientare l'applicazione delle norme d'igiene, garantendo nel contempo la riduzione del livello di esposizione a determinati pericoli. Le misure di attenuazione garantirebbero una minore presenza di acrilammide negli alimenti. Al fine di verificare la conformità con i livelli di riferimento occorre accertarsi dell'efficacia delle misure di attenuazione mediante campionatura ed analisi.
(8)
È pertanto opportuno che nelle misure di attenuazione siano individuate le fasi della trasformazione degli alimenti durante le quali si potrebbe formare acrilammide negli alimenti e siano illustrati interventi atti a ridurre il tenore di acrilammide nei suddetti prodotti alimentari.
(9)
Le misure di attenuazione di cui al presente regolamento si fondano sulle attuali conoscenze scientifiche e tecniche e hanno dimostrato di poter ridurre il tenore di acrilammide senza compromettere la qualità del prodotto e la sua sicurezza per quanto riguarda la contaminazione microbica. Le suddette misure di attenuazione sono state stabilite in seguito ad un'ampia consultazione delle organizzazioni che rappresentano gli operatori del settore alimentare interessati, i consumatori e gli esperti delle autorità competenti degli Stati membri. Nel caso in cui fra le misure di attenuazione figuri l'uso di additivi alimentari e altre sostanze, gli additivi e le altre sostanze dovrebbero essere utilizzati in conformità della loro autorizzazione d'uso.
(10)
I livelli di riferimento sono indicatori di risultati da utilizzare per verificare l'efficacia delle misure di attenuazione e si basano sull'esperienza e sull'occorrenza del contaminante in grandi categorie di alimenti. Essi dovrebbero essere fissati al livello più basso ragionevolmente raggiungibile con l'applicazione di tutte le misure di attenuazione pertinenti. I livelli di riferimento dovrebbero essere determinati tenendo conto dei dati di occorrenza più recenti della banca dati dell'Autorità, partendo dal presupposto che all'interno di un'ampia categoria di alimenti il tenore di acrilammide, nel 10-15 % della produzione con i tenori più elevati, di solito può essere ridotto mediante l'applicazione di buone pratiche. Si riconosce che le categorie di alimenti indicate sono in certi casi ampie e che per determinati alimenti all'interno di un'ampia categoria possono esistere condizioni di produzione, geografiche o stagionali o caratteristiche del prodotto che non consentono di raggiungere i livelli di riferimento, pur applicando tutte le misure di attenuazione. In questi casi l'operatore del settore alimentare dovrebbe essere in grado di provare di avere applicato le pertinenti misure di attenuazione.
(11)
I livelli di riferimento dovrebbero essere periodicamente riesaminati dalla Commissione al fine di stabilire livelli più bassi, a riprova della continua riduzione della presenza di acrilammide negli alimenti.
(12)
Gli operatori del settore alimentare che producono prodotti alimentari rientranti nel campo di applicazione del presente regolamento e che svolgono attività di vendita al dettaglio e/o riforniscono direttamente solo esercizi locali di vendita al dettaglio sono generalmente operatori su piccola scala. Di conseguenza le misure di attenuazione sono adattate alla natura della loro attività. Gli operatori del settore alimentare che fanno parte oppure operano in franchising di un'azienda interconnessa di più ampie dimensioni e sono riforniti a livello centrale dovrebbero tuttavia applicare misure di attenuazione supplementari praticabili per aziende operanti su più vasta scala, in quanto tali misure riducono ulteriormente la presenza di acrilammide negli alimenti e possono essere attuate da parte di tali aziende.
(13)
L'efficacia delle misure di attenuazione nel ridurre il tenore di acrilammide dovrebbe essere verificata mediante campionatura e analisi. È opportuno stabilire requisiti per la campionatura e l'analisi che devono essere effettuate dagli operatori del settore alimentare. Per quanto riguarda la campionatura, si dovrebbero stabilire prescrizioni relative ad analisi e frequenza al fine di garantire che i risultati analitici ottenuti siano rappresentativi della loro produzione. Gli operatori del settore alimentare che producono prodotti alimentari rientranti nel campo di applicazione del presente regolamento e che svolgono attività di vendita al dettaglio e/o riforniscono direttamente solo esercizi locali di vendita al dettaglio sono esonerati dall'obbligo di campionare e analizzare la loro produzione per accertare la presenza di acrilammide, dato che un tale obbligo imporrebbe un onere sproporzionato alla loro attività.
(14)
Oltre alla campionatura e all'analisi effettuate dagli operatori del settore, il regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (5) impone agli Stati membri di eseguire periodicamente controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti. La campionatura e l'analisi effettuate dagli Stati membri nel contesto dei controlli ufficiali dovrebbero essere conformi alle procedure di campionamento e ai criteri di analisi stabiliti in applicazione del regolamento (CE) n. 882/2004.
(15)
Per integrare le misure previste dal presente regolamento è opportuno prendere in considerazione la fissazione di livelli massimi per l'acrilammide in taluni prodotti alimentari in conformità del regolamento (CEE) n. 315/93, dopo l'entrata in vigore del presente regolamento.
(16)
L'attuazione delle misure di attenuazione da parte degli operatori del settore alimentare potrebbe comportare modifiche dei loro processi di produzione attuali: è quindi opportuno prevedere un periodo transitorio che preceda l'applicazione delle misure di cui al presente regolamento.
(17)
Le misure di cui presente regolamento sono conformi al parere del comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Ambito di applicazione
1. Fatte salve le disposizioni applicabili del diritto dell'Unione nel settore alimentare, gli operatori del settore alimentare che producono e immettono sul mercato i prodotti alimentari di cui al paragrafo 2 applicano le misure di attenuazione di cui agli allegati I e II a norma dell'articolo 2, al fine di raggiungere i livelli di acrilammide più bassi che si possano ragionevolmente ottenere al di sotto dei livelli di riferimento di cui all'allegato IV.
2. I prodotti alimentari di cui al paragrafo 1 sono:
a)
patate fritte tagliate a bastoncino, altri prodotti tagliati fritti e patatine (chips), ottenuti a partire da patate fresche;
b)
patatine, snack, cracker e altri prodotti a base di patate ottenuti a partire da pasta di patate;
c)
pane;
d)
cerali per la prima colazione (escluso il porridge);
e)
prodotti da forno fini: biscotti, gallette, fette biscottate, barrette ai cereali, scones, coni, cialde, crumpets e pane con spezie (panpepato), nonché cracker, pane croccanti e sostituti del pane. In questa categoria per «cracker» si intende una galletta secca (prodotto da forno a base di farina di cereali);
f)
caffè:
i)
caffè torrefatto
ii)
caffè (solubile) istantaneo;
g)
succedanei del caffè;
h)
alimenti per la prima infanzia e alimenti a base di cereali destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, quali definiti nel regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (6);
Articolo 2
Misure di attenuazione
1. Gli operatori del settore alimentare che producono e immettono sul mercato i prodotti alimentari di cui all'articolo 1, paragrafo 2, applicano le misure di attenuazione di cui all'allegato I.
2. In deroga al paragrafo 1, gli operatori del settore alimentare che producono alimenti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, svolgono attività di vendita al dettaglio e/o riforniscono direttamente solo esercizi locali di vendita al dettaglio applicano le misure di attenuazione di cui all'allegato II, parte A.
3. Gli operatori del settore alimentare di cui al paragrafo 2 che operano in impianti sotto controllo diretto e nel quadro di un marchio o di una licenza commerciale, come parte o franchising di un'azienda interconnessa di più ampie dimensioni e secondo le istruzioni dell'operatore del settore alimentare che fornisce a livello centrale i prodotti alimentari di cui all'articolo 1, paragrafo 2, applicano le misure di attenuazione supplementari di cui all'allegato II, parte B.
4. In caso di superamento dei livelli di riferimento gli operatori del settore alimentare riesaminano le misure di attenuazione applicate e adeguano i processi e i controlli al fine di raggiungere i livelli di acrilammide più bassi che si possano ragionevolmente ottenere, inferiori ai livelli di riferimento di cui all'allegato IV. In tale contesto gli operatori del settore alimentare tengono conto della sicurezza dei prodotti alimentari, delle specifiche condizioni di produzione e geografiche o delle caratteristiche del prodotto.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
1.
le definizioni di «alimento», «operatore del settore alimentare», «commercio al dettaglio», «immissione sul mercato» e «consumatore finale» di cui agli articoli 2 e 3 del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
2.
Per «livelli di riferimento» si intendono gli indicatori di risultati utilizzati per verificare l'efficacia delle misure di attenuazione e basati sull'esperienza e sull'occorrenza del contaminante in ampie categorie di alimenti.
Articolo 4
Campionatura e analisi
1. Gli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafo 1, predispongono un programma per la campionatura e l'analisi dei tenori di acrilammide nei prodotti alimentari di cui all'articolo 1, paragrafo 2.
2. Gli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafo 1, tengono un registro delle misure di attenuazione di cui all'allegato I che hanno applicato.
3. Gli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafo 3, tengono un registro delle misure di attenuazione di cui all'allegato II, parti A e B, che hanno applicato.
4. Gli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafi 1 e 3, effettuano la campionatura e l'analisi per determinare il tenore di acrilammide nei prodotti alimentari in conformità delle prescrizioni stabilite nell'allegato III e registrano i relativi risultati.
5. Se dalla campionatura e dall'analisi risulta che il tenore di acrilammide non è inferiore ai livelli di riferimento stabiliti nell'allegato IV, gli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafi 1 e 3, riesaminano senza indugio le misure di attenuazione in conformità dell'articolo 2, paragrafo 4.
6. A titolo di deroga, il presente articolo non si applica agli operatori del settore alimentare di cui all'articolo 2, paragrafo 2. Tali operatori del settore alimentare devono essere in grado di fornire la prova dell'applicazione delle misure di attenuazione di cui all'allegato II, parte A.
Articolo 5
Riesame dei livelli di riferimento relativi all'acrilammide
I livelli di riferimento relativi alla presenza dell'acrilammide nei prodotti alimentari di cui all'allegato IV sono riesaminati dalla Commissione ogni tre anni e, per la prima volta, entro tre anni dall'inizio dell'applicazione del presente regolamento.
Il riesame dei livelli di riferimento si basa sui dati di occorrenza dell'acrilammide contenuti nella banca dati dell'Autorità relativi al periodo di revisione e trasmessi alla banca dati dell'Autorità dalle autorità competenti e dagli operatori del settore alimentare.
Articolo 6
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dall'11 aprile 2018.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 20 novembre 2017
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 139 del 30.4.2004, pag. 1.
(2) Regolamento (CEE) n. 315/93 del Consiglio, dell'8 febbraio 1993, che stabilisce procedure comunitarie relative ai contaminanti nei prodotti alimentari (GU L 37 del 13.2.1993, pag. 1).
(3) Raccomandazione 2013/647/UE della Commissione, dell'8 novembre 2013, sulle analisi dei tenori di acrilammide negli alimenti (GU L 301 del 12.11.2013, pag. 15).
(4) The EFSA Journal (2015); 13(6):4104.
(5) Regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali (GU L 165 del 30.4.2004, pag. 1).
(6) Regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, relativo agli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, agli alimenti a fini medici speciali e ai sostituti dell'intera razione alimentare giornaliera per il controllo del peso e che abroga la direttiva 92/52/CEE del Consiglio, le direttive 96/8/CE, 1999/21/CE, 2006/125/CE e 2006/141/CE della Commissione, la direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 41/2009 e (CE) n. 953/2009 della Commissione (GU L 181 del 29.6.2013, pag. 35).
(7) Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1).
ALLEGATO I
MISURE DI ATTENUAZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 1
Quando le misure di attenuazione nel presente allegato comprendono l'uso di additivi alimentari e altre sostanze, gli additivi alimentari e le altre sostanze sono utilizzati in conformità delle disposizioni di cui ai regolamenti (CE) n. 1332/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (1), (CE) n. 1333/2008 (2) e regolamento (UE) n. 231/2012 della Commissione (3).
I. PRODOTTI A BASE DI PATATE CRUDE
Scelta delle varietà adatte di patate
1.
Gli operatori del settore alimentare (di seguito «OSA») individuano e utilizzano le varietà di patate adatte al tipo di prodotto e con il più basso tenore di precursori dell'acrilammide, quali zuccheri riducenti (fruttosio e glucosio) e asparagina, secondo le condizioni regionali.
2.
Gli OSA utilizzano varietà di patate che sono state immagazzinate nelle condizioni applicabili ad una specifica varietà e per il periodo stabilito per una specifica varietà. Le patate immagazzinate sono utilizzate entro il periodo ottimale di immagazzinamento.
3.
Gli OSA identificano le varietà di patate con un basso potenziale di formazione di acrilammide nelle fasi di coltivazione, immagazzinamento e durante la trasformazione degli alimenti. I risultati sono documentati.
Criteri di accettazione
1.
Nei contratti relativi alla fornitura di patate gli OSA specificano il tenore massimo di zuccheri riducenti e il quantitativo massimo di patate ammaccate, macchiate o danneggiate.
2.
In caso di superamento del tenore specificato di zuccheri riducenti nelle patate e del quantitativo massimo di patate ammaccate, macchiate o danneggiate, gli OSA possono accettare la fornitura di patate specificando la necessità di adottare ulteriori misure di attenuazione possibili al fine di garantire che il tenore di acrilammide nel prodotto finale sia il più basso che si possa ragionevolmente ottenere al di sotto dei livelli di riferimento di cui all'allegato IV.
Immagazzinamento e trasporto delle patate
1.
Se gli OSA gestiscono i propri impianti di immagazzinamento:
—
la temperatura è adeguata alla varietà di patate immagazzinate e superiore a 6 °C;
—
il livello di umidità è tale da ridurre al minimo l'addolcimento per invecchiamento;
—
la germinazione è soppressa durante l'immagazzinamento a lungo termine, laddove consentito, mediante l'impiego di agenti appropriati;
—
durante l'immagazzinamento è verificato il tenore di zuccheri riducenti nelle patate.
2.
Le partite di patate sono sottoposte ad un monitoraggio del tenore di zuccheri riducenti al momento della raccolta.
3.
Gli OSA specificano le condizioni di trasporto delle patate in termini di temperatura e durata, soprattutto se le temperature esterne sono notevolmente più basse delle temperature applicate durante l'immagazzinamento, per garantire che la temperatura durante il trasporto non sia inferiore al regime di temperatura applicato durante l'immagazzinamento. Tali specifiche sono documentate.
a) PATATINE FRITTE (CHIPS) OTTENUTE DA PATATE A FETTE
Ricetta e progettazione del processo
1.
In ogni progettazione di prodotto gli OSA specificano le temperature dell'olio all'uscita della friggitrice. Tali temperature devono essere le più basse possibili su una determinata linea per un determinato prodotto, nel rispetto delle norme di qualità e sicurezza alimentare e tenendo conto di fattori pertinenti come il tipo di friggitrice e il relativo fabbricante, la varietà di patate, i solidi totali, il calibro delle patate, le condizioni di coltivazione, il tenore di zuccheri, la stagionalità e il tenore previsto di umidità del prodotto.
2.
Se per un determinato prodotto, una determinata progettazione o tecnologia la temperatura dell'olio all'uscita dalla friggitrice supera 168 °C, gli OSA presentano dati atti a dimostrare che il tenore di acrilammide nel prodotto finito è il più basso che si possa ragionevolmente ottenere e che rispetta il livello di riferimento di cui all'allegato IV.
3.
In ogni progettazione di prodotto gli OSA specificano il tenore di umidità successivo alla frittura, che deve essere stabilito al più alto livello possibile e fattibile per una determinata linea di produzione e per un determinato prodotto, in conformità alle norme di qualità e sicurezza alimentare e tenendo conto di fattori pertinenti quali la varietà di patate, la stagionalità, il calibro dei tuberi e la temperatura all'uscita della friggitrice. Il tenore minimo di umidità non è inferiore all'1 %.
4.
Gli OSA effettuano una selezione per colore (manuale e/o ottico-elettronica) nella linea di produzione delle patatine fritte (chips) dopo la frittura.
b) PATATE FRITTE TAGLIATE A BASTONCINO E ALTRI PRODOTTI FRITTI IN OLIO O IN FORNO OTTENUTI DA PATATE
Ricetta e progettazione del processo
1.
Le patate sono analizzate per stabilirne il tenore di zuccheri riducenti prima dell'uso, ad esempio mediante una prova di frittura, utilizzando i colori quali indicatori di un tenore potenzialmente elevato di zuccheri riducenti: circa 20-25 bastoncini ottenuti dal centro della patata sono fritti per valutarne il colore rispetto alla specifica relativa al colore, utilizzando una scala colorimetrica USDA/Munsell o scale colorimetriche calibrate specifiche dell'azienda, per i piccoli operatori. In alternativa può essere misurato il colore della frittura finita, utilizzando apparecchiature specifiche (ad esempio Agtron).
2.
Gli OSA eliminano i tuberi immaturi con un basso peso sott'acqua e un tenore elevato di zuccheri riducenti. L'eliminazione può essere effettuata immergendo i tuberi in una salamoia o utilizzando un sistema analogo grazie al quale i tuberi immaturi vengono a galla, oppure effettuando un prelavaggio delle patate per individuare i tuberi da scartare.
3.
Gli OSA rimuovono immediatamente gli scarti di taglio per evitare che nel prodotto finito cotto si trovino frammenti bruciati.
4.
Gli OSA sbollentano i bastoncini di patata per eliminare alcuni degli zuccheri riducenti dalla superficie esterna.
5.
Gli OSA adeguano i regimi di sbollentatura alle specifiche caratteristiche qualitative delle materie prime in entrata e rispettano i limiti delle specifiche per il colore del prodotto finito.
6.
Gli OSA impediscono lo scolorimento (enzimatico) e l'annerimento dopo la cottura dei prodotti a base di patate, ad esempio mediante l'applicazione di difosfato disodico (E450), che inoltre abbassa il pH dell'acqua di lavaggio e inibisce la reazione di imbrunimento.
7.
Deve essere evitato l'uso di zuccheri riducenti come agenti di imbrunimento. Essi possono essere utilizzati solo se necessario, per rimanere entro i limiti delle specifiche. Gli OSA controllano il colore del prodotto finito effettuando verifiche del colore del prodotto finito cotto. Se necessario, dopo la sbollentatura l'aggiunta controllata di destrosio consente di rispettare la specifica relativa al colore del prodotto finito. L'aggiunta controllata di destrosio dopo la sbollentatura determina un tenore più basso di acrilammide nel prodotto finito cotto che presenta lo stesso colore dei prodotti non sbollentati contenenti solo zuccheri riducenti accumulati in modo naturale.
Informazioni per gli utilizzatori finali
1.
Per gli utilizzatori finali gli OSA indicano sulla confezione e/o tramite altri canali di comunicazione i metodi raccomandati per la preparazione degli alimenti specificando il tempo, la temperatura, la quantità in caso di preparazione in forno/frittura in olio/frittura in padella. Le istruzioni di cottura raccomandate per i consumatori sono riportate in modo chiaramente visibile sulle confezioni del prodotto, in conformità del regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori (4).
Le modalità di cottura raccomandate rispettano le specifiche del cliente e le prescrizioni per gli utilizzatori finali professionali e devono essere convalidate per tipo di prodotto al fine di garantire che i prodotti abbiano caratteristiche organolettiche ottimali al colore più chiaro tra quelli accettabili per il metodo di cottura specificato (ad esempio friggitrice, forno) e un tenore di acrilammide inferiore al livello di riferimento di cui all'allegato IV.
Gli OSA raccomandano agli utilizzatori finali diversi dai consumatori di mettere a disposizione degli operatori (ad esempio cuochi) strumenti atti a garantire buoni metodi di cottura, strumenti calibrati (ad esempio temporizzatori, curve di frittura, scale colorimetriche quali USDA/Munsell) e quantomeno fotografie nitide dei colori che devono avere i prodotti finali interessati.
2.
Gli OSA raccomandano agli utilizzatori finali in particolare di:
—
mantenere la temperatura tra 160 e 175 °C durante la frittura e tra 180 e 220 °C quando utilizzano il forno. Se si usa la ventilazione la temperatura può essere inferiore;
—
preriscaldare l'apparecchio di cottura (ad esempio forno, friggitrice ad aria calda) alla temperatura corretta compresa tra 180 e 220 °C secondo le istruzioni di cottura sulla confezione, in funzione delle specifiche dei prodotti e delle esigenze locali;
—
cuocere le patate finché avranno assunto un colore giallo dorato;
—
non cuocerle troppo a lungo;
—
girare i prodotti da forno dopo 10 minuti o a metà del tempo di cottura totale;
—
osservare le istruzioni di cottura raccomandate dal fabbricante;
—
se si preparano quantitativi di patate inferiori rispetto a quello indicato sulla confezione, ridurre il tempo di cottura per evitare l'eccessiva doratura del prodotto;
—
non riempire troppo il cestino della friggitrice; riempire il cestino a metà fino al segno, per evitare un eccessivo assorbimento di olio durante tempi di frittura estesi.
II. PATATINE (CHIPS), SNACK, CRACKER E ALTRI PRODOTTI A BASE DI PASTA DI PATATE
Materie prime
1.
Per ogni prodotto gli OSA specificano i valori bersaglio degli zuccheri riducenti negli ingredienti a base di patate disidratate.
2.
Il valore bersaglio degli zuccheri riducenti per i prodotti in questione è fissato al livello più basso possibile tenendo conto di tutti i fattori pertinenti nella progettazione e nella produzione del prodotto finito, quali la quantità di ingredienti a base di patate nella composizione del prodotto, eventuali ulteriori misure di attenuazione, l'ulteriore lavorazione dell'impasto, la stagionalità e il tenore di umidità nel prodotto finito.
3.
Se il tenore di zuccheri riducenti supera l'1,5 %, gli OSA presentano dati atti a dimostrare che il tenore di acrilammide nel prodotto finito è il più basso che si possa ragionevolmente ottenere al di sotto del livello di riferimento di cui all'allegato IV.
Ricetta e progettazione del processo
1.
Gli ingredienti a base di patate disidratate sono analizzati prima dell'uso o dal fornitore o dall'utilizzatore, al fine di accertare che il tenore di zuccheri non superi il livello specificato.
2.
Nei casi in cui gli ingredienti a base di patate disidratate presentano un tenore di zuccheri che supera il livello specificato, gli OSA indicano le ulteriori misure di attenuazione da adottare al fine di garantire che il tenore di acrilammide nel prodotto finale sia il più basso che si possa ragionevolmente ottenere al di sotto del livello di riferimento di cui all'allegato IV.
3.
Per ciascun prodotto gli OSA verificano se sia possibile ricorrere ad una sostituzione parziale degli ingredienti a base di patate con ingredienti aventi un potenziale inferiore di formazione di acrilammide.
4.
Nei sistemi in cui è utilizzato un impasto umido gli OSA prendono in considerazione il ricorso alle seguenti sostanze, per quanto possibile, tenendo conto del fatto che tali sostanze possono non agire in sinergia nel produrre l'effetto di attenuazione, in particolare se si tratta specificamente dell'uso dell'asparaginasi e della riduzione dei livelli di pH:
—
asparaginasi
—
acidi o loro sali (per ridurre il livello di pH dell'impasto)
—
sali di calcio.
5.
Per le patatine (chips), gli snack o i cracker a base di pasta di patate fritti, gli OSA specificano per ciascun prodotto le temperature dell'olio di frittura all'uscita della friggitrice, controllano tali temperature e tengono un registro in modo da poter dimostrare i controlli effettuati.
6.
La temperatura dell'olio all'uscita dalla friggitrice deve essere la più bassa possibile su una determinata linea per un determinato prodotto, nel rispetto delle norme di qualità e sicurezza alimentare e tenendo conto di fattori pertinenti come il tipo di friggitrice e il relativo fabbricante, il tenore di zuccheri e il tenore previsto di umidità del prodotto.
Se la temperatura all'uscita dalla friggitrice supera 175 °C, gli OSA presentano dati atti a dimostrare che il tenore di acrilammide nel prodotto finito è inferiore al livello di riferimento di cui all'allegato IV.
(Nota: la maggior parte dei prodotti in pellet sono fritti a temperature superiori a 175 °C a causa del tempo di frittura molto breve e delle temperature necessarie per ottenere la necessaria espansione e la consistenza desiderata di tali prodotti).
7.
Per le patatine (chips), gli snack o i cracker a base di pasta di patate cotti al forno, gli OSA specificano per ciascun prodotto la temperatura di cottura all'uscita dal forno e tengono un registro in modo da poter dimostrare i controlli effettuati.
8.
La temperatura all'uscita dal forno/dal processo di essiccazione deve essere la più bassa possibile su una determinata linea per un determinato prodotto, nel rispetto delle norme di qualità e sicurezza alimentare e tenendo conto di fattori pertinenti come il tipo di apparecchio, il tenore di zuccheri riducenti nella materia prima e il tenore di umidità del prodotto.
9.
Se la temperatura alla fine della cottura/dell'essiccazione supera 175 °C, gli OSA presentano dati atti a dimostrare che il tenore di acrilammide nel prodotto finito è inferiore al livello di riferimento di cui all'allegato IV.
10.
Per ciascun prodotto gli OSA specificano il tenore di umidità successivo alla frittura o alla cottura in forno, che deve essere stabilito al più alto livello possibile e fattibile per una determinata linea di produzione e per un determinato prodotto, in conformità alle norme di qualità e sicurezza alimentare e tenendo conto della temperatura all'uscita dalla friggitrice, della temperatura di cottura in forno o della temperatura di essiccazione. Il tenore di umidità nel prodotto finale non deve essere inferiore all'1,0 %.
III. PRODOTTI DA FORNO FINI
Le misure di attenuazione del presente capo sono applicabili ai prodotti da forno fini quali biscotti, gallette, fette biscottate, barrette ai cereali, scones, coni, cialde, crumpets e pane con spezie (panpepato) e ai prodotti senza aggiunta di zuccheri o altri dolcificanti quali cracker, pane croccante e sostituti del pane. In questa categoria per «cracker» si intende una galletta secca (prodotto da forno a base di farina di cereali), ad esempio cracker lievitati con bicarbonato, pane croccante con segale e pane azzimo.
Agronomia
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
Ricetta e progettazione del prodotto
Nel processo di fabbricazione gli OSA applicano le misure di attenuazione di seguito elencate.
1.
Per i prodotti pertinenti, gli OSA prendono in considerazione la possibilità di ridurre o sostituire completamente o parzialmente il bicarbonato di ammonio con agenti lievitanti alternativi, quali ad esempio:
a)
bicarbonato di sodio e acidificanti, oppure
b)
il bicarbonato di sodio e i difosfati di sodio con acidi organici, o relative varianti potassiche.
Nell'ambito di tale considerazione gli OSA garantiscono che l'uso di tali agenti lievitanti alternativi non comporta cambiamenti delle proprietà organolettiche (sapore, aspetto, consistenza ecc.) né aumenta il tenore complessivo di sodio che influisce sull'identità del prodotto e sull'accettazione da parte dei consumatori.
2.
Nei prodotti la cui progettazione lo consente, gli OSA sostituiscono il fruttosio o gli ingredienti che lo contengono, quali sciroppi e miele, con glucosio o zuccheri non riducenti quali saccarosio, in particolare nelle ricette che comprendono il bicarbonato di ammonio, ove possibile e tenendo conto del fatto che la sostituzione del fruttosio o di altri zuccheri riducenti può comportare cambiamenti dell'identità del prodotto dovuti alla perdita di aroma e colorazione.
3.
Gli OSA utilizzano l'asparaginasi nei casi in cui è efficace e può ridurre il tenore di asparagina e di conseguenza il potenziale di formazione di acrilammide. Gli OSA tengono conto del fatto che l'effetto sul tenore di acrilammide dell'uso di asparaginasi è limitato o nullo nelle ricette ad alto contenuto di grassi, basso grado di umidità o pH elevato.
4.
Qualora una caratteristica del prodotto lo consenta, gli OSA verificano se sia possibile sostituire parzialmente la farina di frumento con altre farine di cereali, ad esempio riso, tenendo conto del fatto che qualsiasi cambiamento avrà un impatto sul processo di cottura e sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti. Diversi tipi di cereali presentano tenori diversi di asparagina (i tenori più elevati si trovano nella segale e, in ordine decrescente, in avena, frumento, granturco e riso, che presenta i tenori più bassi).
5.
Nella valutazione del rischio per i prodotti da forno fini gli OSA tengono conto dell'impatto degli ingredienti che possono incrementare il tenore di acrilammide nel prodotto finale e ricorrono ad ingredienti che non hanno tali effetti, pur mantenendo le caratteristiche fisiche e organolettiche (ad esempio mandorle tostate a temperature più basse e frutta secca quale fonte di fruttosio).
6.
Gli OSA si accertano che i fornitori degli ingredienti sottoposti a trattamento termico che presentano un potenziale di formazione di acrilammide effettuino una valutazione dei rischi relativa all'acrilammide e attuino le opportune misure di attenuazione.
7.
Gli OSA garantiscono che una modifica dei prodotti acquistati dai fornitori non determina un aumento dei tenori di acrilammide.
8.
Gli OSA prendono in considerazione la possibilità di aggiungere acidi organici nel processo di produzione o di ridurre i livelli di pH, per quanto possibile e ragionevole, unitamente ad altre misure di attenuazione e tenuto conto del fatto che ciò può comportare cambiamenti delle caratteristiche organolettiche (doratura più lieve, modifica del sapore).
Lavorazione
Nella fabbricazione di prodotti da forno fini gli OSA adottano le misure di attenuazione di seguito elencate e si accertano che le misure adottate siano compatibili con le caratteristiche del prodotto e le prescrizioni in materia di sicurezza alimentare.
1.
Gli OSA applicano il calore ad una temperatura e durante un tempo che consentono di ridurre con maggiore efficacia la formazione di acrilammide, ottenendo nel contempo le caratteristiche previste del prodotto.
2.
Gli OSA aumentano il tenore di umidità del prodotto finale al fine di conseguire l'obiettivo stabilito di qualità dei prodotti, garantire la durata di conservazione richiesta e rispettare le norme di sicurezza alimentare.
3.
I prodotti sono cotti fino al raggiungimento di una colorazione più lieve nel prodotto finale al fine di conseguire l'obiettivo stabilito di qualità dei prodotti, garantire la durata di conservazione richiesta e rispettare le norme di sicurezza alimentare.
4.
Quando sviluppano nuovi prodotti, gli OSA tengono conto nella valutazione dei rischi delle dimensioni e della superficie di una determinata unità di prodotto, tenendo presente che un prodotto di piccole dimensioni potenzialmente presenta un tenore di acrilammide più elevato a causa dell'impatto del calore.
5.
Dato che alcuni ingredienti impiegati nella fabbricazione di prodotti da forno fini possono aver subito ripetuti trattamenti termici (ad esempio cereali, noci o semi pretrattati, frutta secca ecc.) che determinano un tenore di acrilammide più elevato nei prodotti finali, gli OSA adeguano di conseguenza la progettazione del prodotto e il processo di produzione, in modo da rispettare i livelli di riferimento per l'acrilammide di cui all'allegato IV. In particolare, gli OSA non riutilizzano prodotti bruciati.
6.
Per quanto riguarda le premiscele immesse sul mercato per essere cotte a casa o nelle strutture di ristorazione, gli OSA forniscono ai loro clienti istruzioni di preparazione affinché i tenori di acrilammide nei prodotti finali siano i più bassi che si possano ragionevolmente ottenere e inferiori ai livelli di riferimento.
IV. CEREALI PER LA PRIMA COLAZIONE
Agronomia
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
Ricetta
1.
Dato che i prodotti a base di granturco e di riso tendono a contenere meno acrilammide rispetto a quelli ottenuti da frumento, segale, avena e orzo, gli OSA valutano la possibilità di utilizzare granturco e riso nello sviluppo di nuovi prodotti, ove opportuno e tenendo conto del fatto che qualsiasi modifica avrà un impatto sul processo di fabbricazione e sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti.
2.
Gli OSA controllano i tassi di aggiunta quando aggiungono zuccheri riducenti (ad esempio fruttosio e glucosio) e ingredienti che li contengono (ad esempio miele), tenendo conto del loro impatto sulle caratteristiche organolettiche e sulle funzionalità di processo (formazione di agglomerati) e del fatto che possono fungere da precursori per la formazione di acrilammide se aggiunti prima delle fasi di trattamento termico.
3.
Nella valutazione del rischio gli OSA tengono conto del contributo alla formazione di acrilammide proveniente da ingredienti essiccati trattati termicamente, quali noci torrefatte e tostate e frutti essiccati in forno, e utilizzano ingredienti alternativi se il suddetto contributo è tale da determinare nel prodotto finito un tenore di acrilammide superiore al livello di riferimento di cui all'allegato IV.
4.
Per gli ingredienti trattati termicamente contenenti 150 microgrammi di acrilammide per chilogrammo (μg/kg) o più, gli OSA procedono nel modo seguente:
—
predispongono un registro di tali ingredienti;
—
effettuano controlli dei fornitori e/o analisi;
—
si accertano che il fornitore di tali ingredienti non apporti modifiche che aumentano i tenori di acrilammide.
5.
Quando il cereale si presenta sotto forma di impasto a base di farina e il processo di produzione prevede tempo, temperatura e tenore di umidità sufficienti affinché l'asparaginasi possa ridurre il tenore di asparagina, gli OSA utilizzano l'asparaginasi ove necessario, a condizione che non vi siano effetti indesiderati sull'aroma o il rischio di attività enzimatica residua.
Lavorazione
Nella fabbricazione di cereali per la prima colazione gli OSA applicano le misure di attenuazione di seguito elencate e si accertano che le misure adottate siano compatibili con le caratteristiche del prodotto e le prescrizioni in materia di sicurezza alimentare.
1.
Attraverso la valutazione del rischio, gli OSA individuano le fasi critiche di trattamento termico nel processo di fabbricazione che generano acrilammide.
2.
Dato che un aumento delle temperature di riscaldamento e dei tempi di riscaldamento determina tenori di acrilammide più elevati, gli OSA individuano una combinazione di temperatura e tempi di riscaldamento efficace ai fini di ridurre al minimo la formazione di acrilammide senza compromettere il sapore, la consistenza, il colore, la sicurezza e la durata di conservazione del prodotto.
3.
Per evitare la generazione di picchi di acrilammide gli OSA controllano le temperature, i tempi e le velocità di alimentazione nella fase di riscaldamento per conseguire il seguente tenore minimo di umidità nel prodotto finale dopo il trattamento termico finale, al fine di realizzare l'obiettivo stabilito di qualità dei prodotti, garantire la durata di conservazione e rispettare le norme di sicurezza alimentare:
—
prodotti tostati: 1 g/100 g per i prodotti estrusi, 1 g/100 g per i prodotti cotti a batch, 2 g/100 g per i prodotti laminati al vapore;
—
prodotti ottenuti per espansione diretta: 0,8 g/100 g per i prodotti estrusi;
—
prodotti cotti al forno: 2 g/100 g per i prodotti cotti in continuo;
—
prodotti ripieni: 2 g/100 g per i prodotti estrusi;
—
essiccazione di altro tipo: 1 g/100 g per i prodotti cotti a batch, 0,8 g/100 g per i prodotti soffiati.
Gli OSA misurano il tenore di umidità ed esprimono la concentrazione di acrilammide nella sostanza secca per eliminare gli effetti distorsivi delle variazioni di umidità.
4.
Il riutilizzo di un prodotto nel processo ha il potenziale di generare elevati livelli di acrilammide attraverso l'esposizione ripetuta alle fasi di trattamento termico. Gli OSA valutano pertanto l'impatto del riutilizzo sui tenori di acrilammide e riducono o eliminano il riutilizzo.
5.
Gli OSA dispongono di procedure, quali i controlli e il monitoraggio della temperatura, intese a prevenire l'incidenza di prodotti bruciati.
V. CAFFÈ
Ricetta
In relazione alla composizione delle miscele di caffè gli OSA, nella valutazione del rischio, tengono conto del fatto che i prodotti a base di chicchi Robusta presentano tendenzialmente tenori di acrilammide più elevati rispetto ai prodotti a base di chicchi della varietà Arabica.
Lavorazione
1.
Gli OSA individuano le condizioni di torrefazione critiche al fine di ridurre al minimo la formazione di acrilammide nel rispetto dell'obiettivo di profilo aromatico.
2.
Il controllo delle condizioni di torrefazione è integrato in un programma di prerequisiti (PRP) facente parte delle buone pratiche di fabbricazione (Good manufacturing practices, GMP).
3.
Gli OSA esaminano la possibilità di ricorrere all'utilizzo dell'asparaginasi, per quanto possibile ed efficace nel ridurre la presenza di acrilammide.
VI. SUCCEDANEI DEL CAFFÈ CON TENORE DI CEREALI SUPERIORE AL 50 %
Agronomia
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
Ricetta
1.
Dato che i prodotti a base di granturco e di riso tendono a contenere meno acrilammide rispetto a quelli ottenuti da frumento, segale, avena e orzo, gli OSA valutano la possibilità di utilizzare granturco e riso nello sviluppo di nuovi prodotti, ove opportuno e tenendo conto del fatto che qualsiasi modifica avrà un impatto sul processo di fabbricazione e sulle caratteristiche organolettiche del prodotto.
2.
Gli OSA controllano i tassi di aggiunta quando aggiungono zuccheri riducenti (ad esempio fruttosio e glucosio) e ingredienti che li contengono (ad esempio miele), tenendo conto dell'impatto sulle caratteristiche organolettiche e sulle funzionalità di processo (formazione di agglomerati) e del fatto che possono fungere da precursori per la formazione di acrilammide se aggiunti prima delle fasi di trattamento termico.
3.
Se i succedanei del caffè non sono composti esclusivamente da cereali, gli OSA utilizzano altri ingredienti che determinano un tenore di acrilammide inferiore dopo la lavorazione ad alta temperatura, se del caso.
Lavorazione
1.
Gli OSA individuano le condizioni di torrefazione critiche al fine di ridurre al minimo la formazione di acrilammide nel rispetto dell'obiettivo di profilo aromatico.
2.
Il controllo delle condizioni di torrefazione è integrato in un programma di prerequisiti (PRP) facente parte delle buone pratiche di fabbricazione (Good manufacturing practices, GMP).
VII. SUCCEDANEI DEL CAFFÈ CON TENORE DI CICORIA SUPERIORE AL 50 %
Gli OSA acquistano soltanto cultivar a basso tenore di asparagina e si accertano che durante il periodo di crescita della cicoria non sia stato applicato azoto in modo eccessivo e tardivo.
Ricetta
Se i succedanei del caffè non sono composti esclusivamente da cicoria, vale a dire se il contenuto di cicoria è inferiore al 100 % e superiore al 50 %, gli OSA aggiungono altri ingredienti quali fibre di cicoria, cereali torrefatti, poiché tali ingredienti hanno dato prova della loro efficacia nel ridurre il tenore di acrilammide nel prodotto finale.
Lavorazione
1.
Gli OSA individuano le condizioni di torrefazione critiche al fine di ridurre al minimo la formazione di acrilammide nel rispetto dell'obiettivo di profilo aromatico. Le conclusioni sono documentate.
2.
Il controllo delle condizioni di torrefazione è integrato nel sistema di gestione della sicurezza alimentare del fabbricante.
VIII. BISCOTTI PER LA PRIMA INFANZIA E CEREALI PER LATTANTI (5)
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
Progettazione, lavorazione e riscaldamento del prodotto
1.
Gli OSA utilizzano asparaginasi per ridurre il tenore di asparagina nella materia prima farina, per quanto possibile. Gli OSA che non possono utilizzare asparaginasi a causa, ad esempio, dei requisiti di lavorazione o della progettazione dei prodotti, utilizzano materia prima farina a basso tenore di precursori dell'acrilammide, come il fruttosio, il glucosio e l'asparagina.
2.
Durante l'elaborazione della ricetta gli OSA effettuano una valutazione che fornisce informazioni sugli zuccheri riducenti e l'asparagina e include opzioni per ottenere un tenore basso di zuccheri riducenti nella ricetta finale. La necessità della valutazione dipenderà dall'uso di asparaginasi nella ricetta.
3.
Gli OSA si accertano che gli ingredienti sottoposti a trattamento termico che possono contribuire alla formazione di acrilammide siano ottenuti da fornitori in grado di dimostrare di aver adottato le opportune misure di attenuazione per ridurre la presenza di acrilammide in tali ingredienti.
4.
Gli OSA dispongono di una procedura di controllo dei cambiamenti, volta a garantire che essi non effettuano cambiamenti di fornitore che determinano un aumento dell'acrilammide.
5.
Se l'impiego di materie prime e ingredienti trattati termicamente comporta nel prodotto finale il superamento del livello di riferimento in relazione all'acrilammide di cui all'allegato IV, gli OSA riesaminano l'uso di tali prodotti al fine di ottenere il tenore di acrilammide più basso che si possa ragionevolmente raggiungere al di sotto del livello di riferimento di cui all'allegato IV.
Ricetta
1.
Dato che i prodotti a base di granturco e di riso tendono a contenere meno acrilammide rispetto a quelli ottenuti da frumento, segale, avena e orzo, gli OSA valutano la possibilità di utilizzare granturco e riso nello sviluppo di nuovi prodotti, ove opportuno e tenendo conto del fatto che qualsiasi modifica avrà un impatto sul processo di fabbricazione e sulle caratteristiche organolettiche del prodotto.
2.
Nella valutazione del rischio, in particolare, gli OSA tengono conto del fatto che i prodotti a base di cereali integrali e/o ad alto tenore di crusche di cereali contengono più acrilammide.
3.
Gli OSA controllano i tassi di aggiunta quando aggiungono zuccheri riducenti (ad esempio fruttosio e glucosio) e ingredienti che li contengono (ad esempio miele), tenendo conto dell'impatto sulle caratteristiche organolettiche e sulle funzionalità di processo (formazione di agglomerati) e del fatto che possono fungere da precursori per la formazione di acrilammide se aggiunti prima delle fasi di trattamento termico.
4.
Nella valutazione del rischio gli OSA quantificano il contributo alla formazione di acrilammide proveniente da ingredienti essiccati trattati termicamente, quali noci torrefatte e tostate e frutti essiccati in forno, e utilizzano ingredienti alternativi se il suddetto contributo è tale da determinare nel prodotto finito un tenore di acrilammide superiore al livello di riferimento di cui all'allegato IV.
Lavorazione
1.
Attraverso la valutazione del rischio, gli OSA individuano le fasi critiche di trattamento termico nel processo di fabbricazione che generano acrilammide.
2.
Gli OSA misurano il tenore di umidità ed esprimono la concentrazione di acrilammide nella sostanza secca per eliminare gli effetti distorsivi delle variazioni di umidità.
3.
Gli OSA individuano e applicano una combinazione di temperatura e tempi di riscaldamento efficace ai fini di ridurre al minimo la formazione di acrilammide senza compromettere il sapore, la consistenza, il colore, la sicurezza e la durata di conservazione del prodotto.
4.
Gli OSA controllano le temperature, i tempi e le velocità di alimentazione nella fase di riscaldamento. I sistemi di misurazione della velocità di alimentazione e della temperatura dovrebbero essere calibrati regolarmente e le relative condizioni di funzionamento controllate in rapporto a limiti prefissati. Tali operazioni devono essere integrate nelle procedure HACCP.
5.
Il monitoraggio e il controllo del tenore di umidità del prodotto dopo le fasi critiche di trattamento termico hanno dato prova di efficacia nel contenere i tenori di acrilammide in alcuni processi; in tali circostanze quindi questo procedimento può costituire un'alternativa adeguata al controllo delle temperature e dei tempi di riscaldamento e va pertanto utilizzato.
IX. ALIMENTI PER LA PRIMA INFANZIA IN VASETTO (A BASSA ACIDITÀ E A BASE DI PRUGNE SECCHE) (6)
1.
Per la fabbricazione di alimenti per la prima infanzia in vasetto, gli OSA scelgono materie prime a basso tenore di precursori dell'acrilammide, ad esempio zuccheri riducenti quali il fruttosio e il glucosio, e asparagina.
2.
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
3.
Nei contratti d'acquisto di purea di prugne secche gli OSA indicano obblighi atti a garantire che, nel processo di fabbricazione della purea di prugne secche, sono stati applicati regimi di trattamento termico volti a ridurre la presenza di acrilammide in tale prodotto.
4.
Gli OSA si accertano che gli ingredienti sottoposti a trattamento termico che possono contribuire alla formazione di acrilammide siano ottenuti da fornitori in grado di dimostrare di aver adottato le opportune misure di attenuazione per ridurre la presenza di acrilammide in tali ingredienti.
5.
Se l'impiego di materie prime e ingredienti trattati termicamente comporta nel prodotto finale il superamento del livello di riferimento in relazione all'acrilammide di cui all'allegato IV, gli OSA riesaminano l'uso di tali materie e ingredienti al fine di ottenere il tenore di acrilammide più basso che si possa ragionevolmente raggiungere al di sotto del livello di riferimento di cui all'allegato IV.
Ricetta
1.
Nella valutazione del rischio in relazione all'acrilammide nei prodotti alimentari in questione gli OSA tengono conto del fatto che i prodotti a base di cereali integrali e/o ad alto tenore di crusche di cereali presentano un tenore più elevato di acrilammide.
2.
Gli OSA scelgono varietà di patate dolci e di prugne secche con tenori il più possibile bassi di precursori dell'acrilammide, come zuccheri riducenti (ad esempio fruttosio e glucosio) e asparagina.
3.
Gli OSA controllano i tassi di aggiunta quando aggiungono zuccheri riducenti (ad esempio fruttosio e glucosio) e ingredienti che li contengono (ad esempio miele), per motivi organolettici e inerenti alle funzionalità di processo (formazione di agglomerati), che possono fungere da precursori per la formazione di acrilammide se aggiunti prima delle fasi di trattamento termico.
Lavorazione
1.
Gli OSA individuano, nel processo, le fasi cruciali di trattamento termico che generano i quantitativi più elevati di acrilammide al fine di orientare nel modo più efficace gli ulteriori interventi volti a contenere/ridurre i tenori di acrilammide. Tale obiettivo deve essere conseguito mediante una valutazione del rischio oppure una misurazione diretta del tenore di acrilammide nel prodotto prima e dopo ogni fase di trattamento termico.
2.
Per evitare la generazione di picchi di acrilammide, gli OSA controllano temperature, tempi e velocità di alimentazione nella fase di riscaldamento. I sistemi di misurazione della velocità di alimentazione e della temperatura dovrebbero essere calibrati regolarmente e le relative condizioni di funzionamento controllate in rapporto a limiti prefissati. Tali operazioni devono essere integrate nelle procedure HACCP.
3.
Gli OSA garantiscono che la riduzione del calore applicato volta a diminuire il tenore di acrilammide degli alimenti a bassa acidità e a base di prugne secche non incide sulla sicurezza microbiologica dei prodotti alimentari interessati.
X. PANE
Agronomia
Nell'agricoltura contrattuale, in cui i prodotti agricoli sono forniti agli OSA direttamente dai «loro» produttori, gli OSA si accertano che i seguenti obblighi sono rispettati, al fine di evitare tenori elevati di asparagina nei cereali:
—
seguire le buone pratiche agricole in materia di concimazione, in particolare per quanto riguarda il mantenimento di un tenore di zolfo equilibrato nel terreno e la corretta applicazione di azoto;
—
seguire buone pratiche fitosanitarie al fine di garantire l'applicazione di buone pratiche in materia di misure protettive delle colture atte a prevenire le infezioni fungine.
Gli OSA effettuano controlli volti a verificare l'effettiva applicazione dei suddetti obblighi.
Progettazione, lavorazione e riscaldamento del prodotto
1.
Gli OSA si accertano che il pane sia cotto fino al raggiungimento di una colorazione finale più chiara, al fine di ridurre la formazione di acrilammide tenendo conto delle possibilità tecniche e di progettazione dello specifico prodotto.
2.
Gli OSA allungano i tempi di fermentazione del lievito tenendo conto della progettazione del prodotto e delle possibilità tecniche.
3.
Gli OSA riducono il calore applicato ottimizzando temperatura e tempo di cottura nella misura del possibile.
4.
Gli OSA forniscono le istruzioni per la cottura del pane quando quest'ultima deve essere ultimata a domicilio, in zone predisposte per la cottura, presso punti vendita o strutture di ristorazione.
5.
Gli OSA sostituiscono gli ingredienti che potenzialmente fanno aumentare i tenori di acrilammide nel prodotto finale se ciò è compatibile con la sua progettazione e con le possibilità tecniche; questo riguarda ad esempio l'uso di noci e semi torrefatti a temperature basse piuttosto che elevate.
6.
Gli OSA sostituiscono il fruttosio con il glucosio, soprattutto nelle ricette contenenti bicarbonato di ammonio (E503), qualora lo consenta la progettazione del prodotto e nella misura del possibile. Questo riguarda, ad esempio, la sostituzione dello sciroppo di zucchero invertito e del miele, che contengono livelli più elevati di fruttosio, con sciroppo di glucosio.
7.
Nei prodotti a basso tenore di umidità gli OSA utilizzano l'asparaginasi per ridurre il tenore di asparagina, per quanto possibile e tenendo conto della ricetta del prodotto, degli ingredienti, del tenore di umidità e del processo.
(1) Regolamento (CE) n. 1332/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativo agli enzimi alimentari e che modifica la direttiva 83/417/CEE del Consiglio, il regolamento (CE) n. 1493/1999 del Consiglio, la direttiva 2000/13/CE, la direttiva 2001/112/CE del Consiglio e il regolamento (CE) n. 258/97 (GU L 354 del 31.12.2008, pag. 7).
(2) Regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativo agli additivi alimentari (GU L 354 del 31.12.2008, pag. 16).
(3) Regolamento (UE) n. 231/2012 della Commissione, del 9 marzo 2012, che stabilisce le specifiche degli additivi alimentari elencati negli allegati II e III del regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 83 del 22.3.2012, pag. 1).
(4) Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
(5) Secondo la definizione del regolamento (UE) n. 609/2013.
(6) Secondo la definizione del regolamento (UE) n. 609/2013.
ALLEGATO II
PARTE A
MISURE DI ATTENUAZIONE DA APPLICARE DA PARTE DEGLI OPERATORI DEL SETTORE ALIMENTARE (OSA) DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 2
1.
Nel processo di fabbricazione di prodotti a base di patate gli OSA applicano le misure di attenuazione di seguito elencate.
—
Patate fritte a bastoncino e altri prodotti fritti in olio ottenuti da patate tagliate:
—
sono utilizzate varietà di patate con un basso tenore di zuccheri, se disponibili, nella misura in cui ciò sia compatibile con il prodotto che si desidera ottenere. In questo contesto il fornitore è consultato al fine di individuare le varietà di patate più adatte;
—
le patate sono immagazzinate a temperature superiori a 6 °C.
—
Prima del processo di frittura:
ad eccezione dei prodotti a base di patate congelati, per i quali sono osservate le istruzioni di cottura, per ridurre il tenore di zucchero nelle patate crude tagliate a bastoncino è applicata una delle misure elencate di seguito, ove possibile e nella misura in cui ciò sia compatibile con il prodotto alimentare che si intende ottenere:
—
lavare e lasciare in ammollo le patate preferibilmente per 30 minuti fino a 2 ore in acqua fredda; prima di friggere le patate tagliate a bastoncino, sciacquarle in acqua pulita;
—
immergere le patate per qualche minuto in acqua calda; prima di friggere le patate tagliate a bastoncino, sciacquarle in acqua pulita;
—
sbollentando le patate si riduce il tenore di acrilammide e pertanto, ove possibile, è opportuno eseguire tale operazione.
—
Durante la frittura delle patatine a bastoncino o di altri prodotti a base di patate:
—
sono utilizzati oli e grassi che consentono di friggere con maggiore rapidità e/o a temperature inferiori. I fornitori di olio sono consultati per individuare gli oli e i grassi più adatti;
—
la temperatura di frittura è inferiore a 175 °C e, in ogni caso, la più bassa possibile, tenuto conto dei requisiti di sicurezza alimentare;
—
la qualità degli oli e dei grassi di frittura è mantenuta mediante una schiumatura frequente, volta ad eliminare briciole e frammenti.
Per la cottura delle patate a bastoncino è opportuno che gli OSA utilizzino le guide cromatiche disponibili, che forniscono orientamenti sulla combinazione ottimale di colore e bassi livelli di acrilammide.
È opportuno che la guida cromatica che fornisce orientamenti sulla combinazione ottimale di colore e bassi livelli di acrilammide sia esposta in modo visibile nei locali in cui il personale prepara gli alimenti.
2.
Gli OSA che producono pane e prodotti da forno fini applicano le misure di attenuazione di seguito elencate durante il processo di cottura.
—
Nella misura del possibile e compatibilmente con il processo di produzione e le prescrizioni in materia di igiene:
—
prolungamento dei tempi di fermentazione del lievito;
—
ottimizzazione del tenore di umidità della pasta per la produzione di un prodotto a basso tenore di umidità;
—
abbassamento della temperatura del forno e prolungamento del tempo di cottura.
I prodotti sono cotti fino al raggiungimento di una colorazione finale più chiara ed è evitata la doratura eccessiva della crosta qualora il colore scuro della crosta sia dovuto alla cottura intensa e non sia connesso alla specifica composizione o natura del pane.
3.
Nella preparazione di panini, gli OSA garantiscono che siano tostati fino al raggiungimento del colore ottimale. Nella produzione di questi specifici prodotti è opportuno utilizzare le guide cromatiche elaborate per gli specifici tipi di prodotto, se disponibili, che forniscono orientamenti sulla combinazione ottimale di colore e bassi livelli di acrilammide. Qualora siano usati pane preconfezionato o prodotti da forno la cui cottura deve essere ultimata, devono essere osservate le istruzioni di cottura.
Le suddette guide cromatiche che forniscono orientamenti sulla combinazione ottimale di colore e bassi livelli di acrilammide sono esposte in modo visibile nei locali in cui il personale prepara gli specifici alimenti.
PARTE B
MISURE DI ATTENUAZIONE DA APPLICARE DA PARTE DEGLI OPERATORI DEL SETTORE ALIMENTARE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 3, OLTRE ALLE MISURE DI ATTENUAZIONE DI CUI ALLA PARTE A
1. Prescrizioni generali
Gli OSA accettano i prodotti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, solo da OSA che hanno applicato tutte le misure di attenuazione di cui all'allegato I.
2. Patate fritte a bastoncino e altri prodotti fritti in olio ottenuti da patate tagliate
Gli OSA:
—
osservano le istruzioni sull'immagazzinamento fornite dagli OSA o dai fornitori o previste nelle pertinenti misure di attenuazione di cui all'allegato I;
—
applicano procedure operative standard e utilizzano friggitrici calibrate, munite di temporizzatori informatizzati e programmate con impostazioni standard (tempo, temperatura);
—
controllano il tenore di acrilammide nei prodotti finiti, per verificare l'efficacia delle misure di attenuazione nel mantenere i tenori di acrilammide al di sotto del livello di riferimento.
3. Prodotti da forno
Gli OSA controllano il tenore di acrilammide nei prodotti finiti, per verificare l'efficacia delle misure di attenuazione nel mantenere i tenori di acrilammide al di sotto del livello di riferimento.
4. Caffè
Gli OSA si accertano che il tenore di acrilammide del caffè fornito sia inferiore al livello di riferimento specificato nell'allegato IV, tenendo conto tuttavia che ciò può non essere possibile per tutti i tipi di caffè a seconda delle caratteristiche della miscela e della torrefazione. In questi casi è fornita una giustificazione da parte del fornitore.
ALLEGATO III
PRESCRIZIONI RELATIVE A CAMPIONATURA E ANALISI PER IL MONITORAGGIO DI CUI ALL'ARTICOLO 4
I. Campionatura
1)
Il campione deve essere rappresentativo della partita campionata.
2)
Gli OSA effettuano la campionatura rappresentativa e l'analisi dei loro prodotti per accertare la presenza di acrilammide e verificare l'efficacia delle misure di attenuazione, ossia che i tenori di acrilammide siano costantemente inferiori ai livelli di riferimento.
3)
Gli OSA garantiscono che, per l'analisi della concentrazione di acrilammide, è prelevato un campione rappresentativo di ciascun tipo di prodotto. Per «tipo di prodotto» si intendono gruppi di prodotti con ingredienti, ricetta, progettazione dei processi e/o controlli di processo identici o simili, qualora tali elementi siano in grado di agire sui tenori di acrilammide nel prodotto finito. Nei programmi di monitoraggio sono prioritari i tipi di prodotto per i quali è dimostrato il potenziale di superare il livello di riferimento; i programmi sono basati sul rischio qualora ulteriori misure di attenuazione siano realizzabili.
II. Analisi
1)
Gli OSA forniscono dati sufficienti a consentire una valutazione del tenore di acrilammide e della probabilità che il tipo di prodotto possa superare il livello di riferimento.
2)
Il campione è analizzato in un laboratorio che partecipa ad adeguati programmi di verifica della competenza, conformi all'«International Harmonised Protocol for the Proficiency Testing of (Chemical) Analytical Laboratories»
(1) elaborato sotto l'egida di IUPAC/ISO/AOAC, e utilizza metodi di analisi riconosciuti per la rilevazione e la quantificazione. I laboratori sono in grado di dimostrare l'applicazione di procedure di controllo interno della qualità. Esempi di tali procedure sono citati nel documento ISO/AOAC/IUPAC Guidelines on Internal Quality Control in Analytical Chemistry Laboratories
(2) (Linee guida ISO/AOAC/IUPAC per il controllo interno della qualità nei laboratori di analisi chimiche).
Se possibile, è effettuata una stima dell'accuratezza e della precisione dell'analisi includendo nella stessa adeguati materiali di riferimento certificati.
3)
Il metodo di analisi utilizzato per l'analisi dell'acrilammide deve soddisfare i seguenti criteri relativi ai risultati:
Parametro
Criterio
Applicabilità
Alimenti di cui al presente regolamento
Specificità
Nessuna interferenza di matrice o spettro
Bianchi di campo
Inferiore al limite di rilevazione (limit of detection – LOD)
Ripetibilità (RSDr)
0,66 volte l'RSDR come derivata dall'equazione di Horwitz (modificata)
Riproducibilità (RSDR)
Come derivata dall'equazione di Horwitz (modificata)
Recupero
75-110 %
Limite di rilevazione (limit of detection – LOD)
Tre decimi del LOQ
Limite di quantificazione (limit of quantification – LOQ)
Se il livello di riferimento < 125 μg/kg: ≤ due quinti del livello di riferimento (tuttavia non è necessario che sia inferiore a 20 μg/kg)
Se il livello di riferimento ≥ 125 μg/kg: ≤ 50 μg/kg
4)
L'analisi dell'acrilammide può essere sostituita da misurazioni delle caratteristiche del prodotto (colore) o parametri di processo, purché possa essere dimostrata una correlazione statistica tra caratteristiche del prodotto o parametri di processo e tenore di acrilammide.
III. Frequenza delle campionature
1)
Gli OSA effettuano la campionatura e l'analisi con periodicità almeno annuale per i prodotti che hanno un tenore di acrilammide noto e ben controllato. Gli OSA effettuano la campionatura e l'analisi con una frequenza maggiore per i prodotti aventi un potenziale di superamento del livello di riferimento; la campionatura e l'analisi sono basate sul rischio qualora ulteriori misure di attenuazione siano realizzabili.
2)
Sulla base della valutazione di cui alla sezione II, punto 1), del presente allegato gli OSA specificano le opportune frequenze per l'analisi di ogni tipo di prodotto. La valutazione è ripetuta se un prodotto o un processo è modificato in un modo che potrebbe comportare una modifica del tenore di acrilammide nel prodotto finale.
IV. Attenuazione
Se il risultato analitico, corretto per il recupero ma senza tenere conto dell'incertezza di misura, indica che un prodotto ha superato il livello di riferimento, o contiene un quantitativo di acrilammide superiore al previsto (tenuto conto delle analisi precedenti, ma inferiore al livello di riferimento), gli OSA effettuano un riesame delle misure di attenuazione applicate e adottano ulteriori misure di attenuazione possibili, al fine di garantire che il tenore di acrilammide nel prodotto finito sia inferiore al livello di riferimento. Ciò deve essere dimostrato effettuando una nuova campionatura rappresentativa e nuove analisi, dopo l'introduzione di ulteriori misure di attenuazione.
V. Informazioni per le autorità competenti
Gli OSA mettono a disposizione ogni anno su richiesta all'autorità competente i risultati analitici ottenuti con l'analisi, unitamente alla descrizione dei prodotti analizzati. Le misure di attenuazione adottate per ridurre il tenore di acrilammide al di sotto del livello di riferimento sono descritte in modo dettagliato per i prodotti che superano il livello di riferimento.
(1) Thompson M. et al, Pure and Applied Chemistry, 2006, 78, pagg. 145-196.
(2) A cura di Thompson M. e R. Wood, Pure and Applied Chemistry, 1995, 67, pagg. 649-666.
ALLEGATO IV
LIVELLI DI RIFERIMENTO DI CUI ALL'ARTICOLO 1, PARAGRAFO 1
I livelli di riferimento per la presenza di acrilammide nei prodotti alimentari di cui all'articolo 1, paragrafo 1, sono i seguenti:
Alimento
Livello di riferimento
[μg/kg]
Patate fritte a bastoncino pronte per il consumo
500
Patatine (chips) a base di patate fresche e a base di pasta di patate
Cracker a base di patate
Altri prodotti a base di pasta di patate
750
Pane morbido
a)
Pane a base di frumento
50
b)
Pane morbido diverso dal pane a base di frumento
100
Cerali per la prima colazione (escluso il porridge)
—
prodotti a base di crusca e cereali integrali, cereali soffiati
300
—
prodotti a base di frumento e segale (1)
300
—
prodotti a base di granturco, avena, spelta, orzo e riso (1)
150
Biscotti e cialde
350
Cracker esclusi i cracker a base di patate
400
Pane croccante
350
Pane con spezie (panpepato)
800
Prodotti simili agli altri prodotti di questa categoria
300
Caffè torrefatto
400
Caffè (solubile) istantaneo
850
Succedanei del caffè
a)
succedanei del caffè contenenti esclusivamente cereali
500
b)
succedanei del caffè costituiti da una miscela di cereali e cicoria
(2)
c)
succedanei del caffè contenenti esclusivamente cicoria
4 000
Alimenti per la prima infanzia, alimenti trasformati a base di cereali destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, esclusi biscotti e fette biscottate (3)
40
Biscotti e fette biscottate destinate ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia (3)
150
(1) Cereali non integrali e/o non a base di crusca. Il cereale presente nella quantità maggiore determina la categoria.
(2) Il livello di riferimento da applicare ai succedanei del caffè costituiti da una miscela di cereali e cicoria prende in considerazione la proporzione relativa di questi ingredienti nel prodotto finale.
(3) Secondo la definizione del regolamento (UE) n. 609/2013.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Riduzione della presenza di acrilammide negli alimenti
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
L’obiettivo del regolamento è la riduzione del livello di acrilammide* nel cibo.
A tale scopo il regolamento impone ai produttori, catene di fast food e ristoranti, collettivamente raggruppati sotto l’appellativo operatori del settore alimentare, di seguire precise procedure.
Queste «misure di attenuazione» sono introdotte per assicurare che i livelli di acrilammide nei vari cibi siano al di sotto dei livelli di riferimento determinati nella legislazione.
PUNTI CHIAVE
Le procedure:si basano su conoscenze scientifiche e tecniche attuali; variano a seconda delle dimensioni dell’operatore — sono maggiormente onerose per imprese che operano su larga scala. Gli operatori del settore alimentare devono:applicare le misure di attenuazione definite negli allegati del regolamento; campionare e analizzare la loro produzione; valutare se siano necessari dei cambiamenti ai loro processi produttivi. Le misure si applicano a:selezione, immagazzinamento e trasporto degli ingredienti; ricette e progettazione dei processi; informazione al pubblico. I prodotti oggetto della presente legislazione sono:patate fritte tagliate a bastoncino, altri prodotti tagliati fritti e patatine (chips), ottenuti a partire da patate fresche; patatine, snack, cracker e altri prodotti a base di patate ottenuti a partire da pasta di patate; pane; prodotti da forno fini: biscotti, gallette, fette biscottate, barrette ai cereali, scones, coni, cialde, crumpets e pane con spezie (panpepato), nonché cracker, pane croccanti e sostituti del pane; caffè torrefatto, caffè (solubile) istantaneo e succedanei del caffè; alimenti per la prima infanzia e alimenti a base di cereali destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia. La Commissione europea:valuterà la determinazione dei livelli massimi di acrilammide in alcuni cibi; riesaminerà ogni tre anni i livelli di riferimento indicati nel regolamento. Ciò verrà fatto per la prima volta nel 2021.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Esso si applica dall’11 aprile 2018.
CONTESTO
L’acrilammide è una sostanza cancerogena che si forma naturalmente negli alimenti, specialmente in prodotti a base di patate e cereali, caffè e succedanei del caffè, quando vengono fritti, arrostiti o cotti al forno a temperature superiori a 120 °C.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha confermato nel 2015 che l’acrilammide aumenta potenzialmente il rischio di cancro.
Il regolamento è in linea con i principi stabiliti nel Regolamento (CE) n. 852/2004 sull’igiene alimentare che dichiara che il cibo che mangiamo deve soddisfare livelli alti di protezione del consumatore.
Per maggiori informazioni consultare:Acrilammide: voto a favore della proposta della Commissione di ridurne la presenza negli alimenti — comunicato stampa (Commissione europea) Acrilammide (Autorità europea per la sicurezza alimentare).
TERMINI CHIAVE
Acrilammide: una sostanza naturale che si forma da aminoacidi e zuccheri in condizioni di alte temperature.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (UE) 2017/2158 della Commissione, del 20 novembre 2017, che istituisce misure di attenuazione e livelli di riferimento per la riduzione della presenza di acrilammide negli alimenti (GU L 304 del 21.11.2017, pag. 24).
DOCUMENTI CORRELATI
Raccomandazione della Commissione 2013/647/UE, dell’8 novembre 2013, sulle analisi dei tenori di acrilammide negli alimenti (GU L 301 del 12.11.2013, pag. 15).
Regolamento (CE) n. 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, sull’igiene dei prodotti alimentari (GU L 139 del 30.4.2004, pag. 1). Testo ripubblicato nella rettifica (GU L 226 del 25.6.2004, pag. 3).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 852/2004 sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell’1.2.2002, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. |
Meccanismo per lo scambio di informazioni nel settore dell’energia
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Essa istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni tra gli Stati membri e la Commissione europea riguardo ad accordi firmati fra Stati membri, da un lato, e paesi terzi o organizzazioni internazionali dall'altro, nel settore dell'energia. L'obiettivo è garantire che gli accordi intergovernativi firmati dai paesi dell'UE con paesi terzi o con organizzazioni internazionali siano coerenti con le leggi dell'UE. Ciò dovrebbe garantire il corretto funzionamento del mercato interno, aumentare la sicurezza degli 'approvvigionamenti nell'UE e portare a una migliore trasparenza e a un migliore coordinamento in materia di energia tra gli Stati membri e la Commissione. Essa abroga la decisione n. 994/2012/UE.
PUNTI CHIAVE
La decisione riguarda principalmente gli accordi legalmente vincolanti tra uno Stato membro e un paese terzo (o organizzazione internazionale) riguardanti l'acquisto, il commercio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o la fornitura di energia in o verso uno Stato membro o che coinvolgano qualsiasi infrastruttura energetica all'interno dell’UE. All’avvio di tali negoziati, i paesi dell'UE devono informare la Commissione il prima possibile prima di iniziare, e tenere la Commissione regolarmente informata sui progressi attraverso un'applicazione dedicata basata sul web. Prima di finalizzare un accordo o un emendamento intergovernativo, lo Stato membro interessato deve tenere nella «massima considerazione» il parere della Commissione sulla compatibilità dell'accordo con il diritto dell'UE. Dopo la ratifica di qualsiasi accordo sull'energia, lo Stato membro deve darne notifica alla Commissione, inserendo i motivi di eventuali deroghe al parere legale della Commissione. Gli Stati membri possono facoltativamente notificare alla Commissione strumenti non vincolanti. Si tratta di elementi non legalmente vincolanti, solitamente memorandum d'intesa, dichiarazioni congiunte o codici di condotta comuni che definiscono i prezzi, ad esempio, o lo sviluppo dell’infrastruttura. Petrolio e gas
In caso di discussioni sul gas e sul petrolio, qualsiasi progetto di accordo dovrebbe essere notificato alla Commissione per una valutazione preliminare (ex ante). La Commissione deve informare lo Stato membro interessato entro 5 settimane circa ogni eventuale perplessità sulla compatibilità dell’accordo con il diritto dell'Unione, in particolare con le norme del mercato interno dell'energia e con il diritto della concorrenza dell'Unione. la Commissione darà seguito a tali perplessità comunicando il suo parere entro dodici settimane dalla notifica originale.
Energia elettricaGli Stati membri predispongono una valutazione propria della compatibilità legale degli accordi sull’energia elettrica nella fase del progetto di accordo. Qualora lo Stato membro non sia potuto giungere a una conclusione definitiva sulla tale compatibilità, lo Stato membro notifica alla Commissione il progetto di accordo e verrà seguita la stessa procedura applicata nel caso della valutazione ex-ante di petrolio e gas. Termini
I termini per la valutazione degli accordi sopra menzionati (petrolio e gas, elettricità) possono essere prorogati con l'approvazione dello Stato membro o abbreviati con l'accordo della Commissione per garantire che i negoziati non siano indebitamente ritardati.
Accordi esistenti
Entro il 3 agosto 2017 gli Stati membri notificano alla Commissione tutti gli accordi intergovernativi esistenti relativi all'energia, compresi gli accordi notificati relativi all'energia elettrica. Se la Commissione nutre perplessità iniziali sulla compatibilità giuridica di tali accordi con le leggi dell'Unione Europea, gli Stati membri ne verranno informati di conseguenza dalla Commissione entro nove mesi dalla notifica.
Condivisione delle informazioniQualora uno Stato membro non abbia indicato che determinate informazioni sono riservate, la Commissione le renderà accessibili in formato elettronico sicuro a tutti gli altri Stati membri. Se le informazioni sono riservate, lo Stato membro mette a disposizione una sintesi che contenga almeno l'oggetto, la finalità, l’ambito di applicazione, la durata, le parti e informazioni sugli elementi principali dell’accordo. Le richieste di riservatezza non limitano l'accesso della Commissione stessa alle informazioni riservate. Tale condivisione punta a promuovere il coordinamento tra gli Stati membri al fine di:esaminare l'evoluzione e perseguire la coerenza nelle relazioni esterne dell'Unione;individuare i problemi comuni e le misure adeguate per affrontare tali problemi, proponendo orientamenti e soluzioni;Sostenere lo sviluppo di accordi intergovernativi multilaterali che coinvolgano più Stati membri o l'Unione nel suo insieme. Orientamenti
Entro il 3 maggio 2018 la Commissione, in consultazione con gli Stati membri, elabora clausole tipo e orientamenti volti a migliorare la conformità dei futuri accordi intergovernativi al diritto dell'Unione.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DECISIONE?
Viene applicata a partire dal 2 maggio 2017.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Accordi intergovernativi (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione (UE) 2017/684 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 aprile 2017 che istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni riguardo ad accordi intergovernativi e a strumenti non vincolanti fra Stati membri e paesi terzi nel settore dell'energia, e che abroga la decisione n. 994/2012/UE (GU L 99, 12.4.2017, pagg. 1-9) | DECISIONE (UE) 2017/684 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 5 aprile 2017
che istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni riguardo ad accordi intergovernativi e a strumenti non vincolanti fra Stati membri e paesi terzi nel settore dell'energia, e che abroga la decisione n. 994/2012/UE
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 194, paragrafo 2,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
L'adeguato funzionamento del mercato interno dell'energia comporta che l'energia importata nell'Unione sia interamente disciplinata dalle norme che istituiscono il mercato interno dell'energia. La trasparenza e la conformità al diritto dell'Unione rappresentano elementi importanti per garantire la stabilità energetica dell'Unione. Un mercato interno dell'energia che non funzioni correttamente pone l'Unione in una posizione vulnerabile e svantaggiosa per quanto riguarda la sicurezza dell'approvvigionamento energetico e compromette i suoi potenziali benefici per i consumatori e l'industria europei.
(2)
Per salvaguardare l'approvvigionamento di energia dell'Unione è necessario diversificare le fonti energetiche e creare nuove interconnessioni energetiche tra gli Stati membri. Nel contempo, è fondamentale potenziare la cooperazione in materia di sicurezza energetica con i paesi del vicinato dell'Unione e con i partner strategici.
(3)
L'obiettivo della strategia dell'Unione dell'energia, adottata dalla Commissione il 25 febbraio 2015, è quello di garantire ai consumatori un'energia sicura, sostenibile, competitiva e a prezzi accessibili. Il perseguimento di politiche energetiche, commerciali ed esterne uniformi e coerenti contribuirà in modo significativo al raggiungimento di tale obiettivo. Più precisamente, la strategia dell'Unione dell'energia sottolinea che un elemento importante per garantire la sicurezza energetica è la piena conformità al diritto dell'Unione degli accordi relativi all'acquisto di energia da paesi terzi, in base all'analisi già svolta nella strategia europea di sicurezza energetica del 28 maggio 2014. Nello stesso spirito, il Consiglio europeo, nelle sue conclusioni del 19 marzo 2015, ha auspicato la piena conformità al diritto dell'Unione di tutti gli accordi relativi all'acquisto di gas da fornitori esterni, in particolare rafforzando la trasparenza di tali accordi e la compatibilità con le disposizioni dell'Unione in materia di sicurezza energetica.
(4)
Nella sua risoluzione del 15 dicembre 2015«Verso un'Unione europea dell'energia», il Parlamento europeo ha evidenziato la necessità di rafforzare la coerenza delle politiche dell'Unione in materia di sicurezza energetica esterna e di accrescere la trasparenza degli accordi relativi all'energia.
(5)
La decisione n. 994/2012/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (3) si è rivelata utile per ricevere informazioni sugli accordi intergovernativi vigenti e per individuare i problemi ad essi inerenti in termini di compatibilità con il diritto dell'Unione.
(6)
Tuttavia, la decisione n. 994/2012/UE si è rivelata insufficiente a garantire la conformità degli accordi intergovernativi al diritto dell'Unione. Detta decisione si è basata principalmente sulla valutazione degli accordi intergovernativi da parte della Commissione dopo la loro conclusione fra gli Stati membri e un paese terzo. L'esperienza maturata nell'attuazione della decisione n. 994/2012/UE ha dimostrato che tale valutazione ex post non è la modalità più efficace per garantire la conformità degli accordi intergovernativi al diritto dell'Unione. In particolare, gli accordi intergovernativi spesso non contengono clausole di recesso o di adattamento tali da consentire agli Stati membri di eliminare eventuali mancate conformità entro un periodo di tempo ragionevole. Inoltre, le posizioni dei firmatari si sono già consolidate, creando pressioni politiche affinché non si modifichi nessun elemento dell'accordo.
(7)
Un elevato grado di trasparenza per quanto riguarda gli accordi fra Stati membri e paesi terzi in campo energetico favorirà sia la realizzazione di una più stretta cooperazione all'interno dell'Unione nel settore delle relazioni esterne in materia di energia, sia il conseguimento degli obiettivi strategici a lungo termine dell'Unione relativi all'energia, al clima e alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico.
(8)
Al fine di evitare eventuali non conformità al diritto dell'Unione e di aumentare la trasparenza, è opportuno che gli Stati membri informino nel più breve tempo possibile la Commissione della loro intenzione di avviare negoziati concernenti nuovi accordi intergovernativi o modifiche ad accordi intergovernativi. È opportuno che la Commissione sia informata regolarmente degli sviluppi dei negoziati. Gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di invitare la Commissione a partecipare ai negoziati in qualità di osservatrice. La Commissione dovrebbe poter chiedere di partecipare ai negoziati in qualità di osservatrice.
(9)
Nel corso della negoziazione di un accordo intergovernativo, la Commissione dovrebbe avere la possibilità di fornire consulenza allo Stato membro interessato su come evitare l'incompatibilità di tale accordo con il diritto dell'Unione. In tale contesto la Commissione dovrebbe inoltre avere la possibilità di attirare l'attenzione dello Stato membro interessato sugli obiettivi pertinenti della politica energetica dell'Unione, sul principio di solidarietà tra gli Stati membri e l'Unione, nonché sulle posizioni adottate in seno al Consiglio in merito alle politiche dell'Unione o sulle conclusioni del Consiglio europeo. Tuttavia, ciò non dovrebbe costituire parte integrante della valutazione giuridica, da parte della Commissione, del progetto di accordo intergovernativo o di modifica.
(10)
Per assicurare la conformità al diritto dell'Unione, e tenendo in debito conto il fatto che gli accordi intergovernativi e le modifiche nel settore del gas o del petrolio hanno attualmente le più ampie ripercussioni sul corretto funzionamento del mercato interno dell'energia e sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell'Unione, è opportuno che gli Stati membri notifichino, ex ante, alla Commissione i progetti di accordi intergovernativi relativi al gas o al petrolio prima che diventino giuridicamente vincolanti per le parti. In uno spirito di cooperazione, la Commissione dovrebbe assistere gli Stati membri nell'individuazione delle problematiche di conformità del progetto di accordo intergovernativo o di modifica. Lo Stato membro interessato sarebbe così meglio preparato a concludere un accordo che sia conforme al diritto dell'Unione.
(11)
La Commissione dovrebbe disporre di tempo sufficiente per svolgere una valutazione in modo da fornire la maggior certezza giuridica possibile, evitando nel contempo indebiti ritardi. La Commissione dovrebbe prendere in considerazione, se del caso, la riduzione dei termini che sono previsti per la sua valutazione, in particolare se uno Stato membro lo richiede o se l'ha tenuta informata in maniera sufficientemente dettagliata durante la fase delle negoziazioni, e tenuto conto della misura in cui il progetto di accordo intergovernativo o di modifica è basato su clausole tipo. Per trarre pieno vantaggio dall'assistenza della Commissione, è auspicabile che gli Stati membri si astengano dal concludere un accordo intergovernativo relativo al gas o al petrolio, o un accordo intergovernativo relativo all'energia elettrica qualora uno Stato membro abbia scelto di chiedere la valutazione ex ante della Commissione, fino a quando la Commissione non abbia informato lo Stato membro della sua valutazione. Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure necessarie per pervenire a una soluzione adeguata al fine di eliminare le eventuali incompatibilità identificate.
(12)
Alla luce della strategia dell'Unione dell'energia, la trasparenza relativamente agli accordi intergovernativi passati e futuri rimane di importanza fondamentale ed è un elemento essenziale per garantire la stabilità energetica dell'Unione. Perciò, è opportuno che gli Stati membri continuino a notificare alla Commissione gli accordi intergovernativi vigenti e futuri, indipendentemente dal fatto che siano entrati in vigore o che siano applicati in via provvisoria ai sensi dell'articolo 25 della convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, nonché i nuovi accordi intergovernativi.
(13)
La Commissione dovrebbe valutare la compatibilità con il diritto dell'Unione degli accordi intergovernativi che sono in vigore o che si applicano provvisoriamente alla data di entrata in vigore della presente decisione, e informare gli Stati membri di conseguenza. In caso di incompatibilità, gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure necessarie per pervenire a una soluzione adeguata al fine di eliminare le incompatibilità identificate.
(14)
La presente decisione dovrebbe applicarsi agli accordi intergovernativi. Questi ultimi esprimono, in particolare nel loro contenuto, e a prescindere dalla loro designazione formale, l'intenzione delle parti che l'accordo abbia forza vincolante, interamente o in parte. Dovrebbero essere notificati solo gli accordi intergovernativi che riguardano l'acquisto, lo scambio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o l'approvvigionamento di energia in almeno uno Stato membro, o ad almeno uno Stato membro, ovvero la costruzione o il funzionamento di un'infrastruttura energetica con una connessione fisica con almeno uno Stato membro. In caso di dubbio, gli Stati membri dovrebbero consultare senza indugio la Commissione. In linea di principio, gli accordi che non sono più in vigore o che non sono più applicati non dovrebbero rientrare nell'ambito di applicazione della presente decisione.
(15)
È il carattere vincolante di uno strumento, o di parti di esso, non la sua designazione formale, che lo qualifica come accordo intergovernativo o, in assenza di carattere vincolante, come strumento non vincolante ai fini della presente decisione.
(16)
Gli Stati membri instaurano relazioni con paesi terzi non solo mediante accordi intergovernativi, ma anche sotto forma di strumenti non vincolanti, che spesso sono formalmente designati quali memorandum d'intesa, dichiarazioni congiunte, dichiarazioni ministeriali congiunte, azioni congiunte, codici di condotta comuni o da termini simili. Poiché tali strumenti non sono giuridicamente vincolanti, gli Stati membri non possono essere giuridicamente obbligati ad attuarli, compreso quando tale attuazione è incompatibile con il diritto dell'Unione. Sebbene non siano giuridicamente vincolanti, tali strumenti possono essere utilizzati per definire un quadro di riferimento dettagliato per l'infrastruttura energetica e per l'approvvigionamento energetico. Ai fini di una maggiore trasparenza, gli Stati membri dovrebbero poter trasmettere alla Commissione strumenti non vincolanti, ossia accordi conclusi tra uno o più Stati membri e uno o più paesi terzi che non sono giuridicamente vincolanti e che stabiliscono le condizioni per l'approvvigionamento energetico o per lo sviluppo di infrastrutture energetiche, anche includendo interpretazioni del diritto dell'Unione al riguardo, o modifiche di tali strumenti non vincolanti, compresi i loro eventuali allegati. Qualora uno strumento non vincolante o una modifica faccia esplicito riferimento ad altri testi, lo Stato membro dovrebbe anche poter trasmettere questi ultimi.
(17)
È opportuno che gli accordi intergovernativi e gli strumenti non vincolanti che devono essere integralmente notificati alla Commissione sulla base di altri atti dell'Unione o che riguardano materie che rientrano nell'ambito di applicazione del trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica non rientrino nell'ambito di applicazione della presente decisione.
(18)
La presente decisione non dovrebbe istituire alcun obbligo per quanto riguarda gli accordi fra imprese. Tuttavia, è opportuno che gli Stati membri abbiano la facoltà di comunicare alla Commissione, su base volontaria, accordi di questo tipo cui sia fatto esplicito riferimento in accordi intergovernativi o in strumenti non vincolanti.
(19)
È opportuno che la Commissione metta le informazioni pervenutele riguardanti accordi intergovernativi a disposizione di tutti gli altri Stati membri in formato elettronico sicuro, onde rafforzare il coordinamento e la trasparenza tra gli Stati membri, aumentando quindi il loro potere di negoziazione nei confronti di paesi terzi. È opportuno che la Commissione rispetti le richieste degli Stati membri di trattare le informazioni trasmessele come informazioni riservate. È tuttavia auspicabile che le richieste in materia di riservatezza non limitino l'accesso della Commissione stessa alle informazioni riservate, in quanto questa deve disporre di informazioni complete ai fini della valutazione. La Commissione dovrebbe essere garante dell'applicazione della clausola di riservatezza. Le richieste di riservatezza non pregiudicano il diritto di accesso ai documenti a norma del regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (4).
(20)
Se uno Stato membro ritiene riservato un accordo intergovernativo, ne dovrebbe fornire alla Commissione una sintesi in cui figurino l'oggetto, la finalità, l'ambito di applicazione, la durata, le parti, nonché informazioni sugli elementi principali dello stesso, affinché sia condivisa con gli altri Stati membri.
(21)
È auspicabile che uno scambio permanente di informazioni sugli accordi intergovernativi a livello di Unione consenta di elaborare migliori prassi. Sulla base di tali migliori prassi, la Commissione dovrebbe sviluppare, in cooperazione con gli Stati membri, e se del caso in collaborazione con il servizio europeo per l'azione esterna per quanto riguarda le politiche esterne dell'Unione, clausole tipo facoltative, da utilizzare negli accordi intergovernativi fra gli Stati membri e i paesi terzi, nonché orientamenti, incluso un elenco di esempi di clausole che non rispettano il diritto dell'Unione e che non dovrebbero pertanto essere utilizzate. L'uso di tali clausole tipo dovrebbe mirare a evitare che gli accordi intergovernativi siano in contrasto con il diritto dell'Unione, in particolare con le norme del mercato interno dell'energia e con il diritto della concorrenza dell'Unione, e con gli accordi internazionali conclusi dall'Unione. Tali clausole tipo o orientamenti dovrebbero fungere da strumenti di riferimento per le autorità competenti e contribuiranno quindi a una maggiore trasparenza e compatibilità con il diritto dell'Unione. L'uso di siffatte clausole tipo dovrebbe essere facoltativo e il loro contenuto adattabile a qualsiasi circostanza particolare.
(22)
La migliore conoscenza reciproca degli accordi intergovernativi vigenti e nuovi dovrebbe consentire una maggiore trasparenza e un migliore coordinamento nel settore dell'energia tra Stati membri e tra questi ultimi e la Commissione. Tale coordinamento rafforzato dovrebbe consentire agli Stati membri di beneficiare appieno del peso economico e politico dell'Unione e permettere alla Commissione di proporre soluzioni ai problemi individuati nel settore degli accordi intergovernativi.
(23)
La Commissione dovrebbe agevolare e promuovere il coordinamento tra gli Stati membri al fine di rafforzare il ruolo strategico globale dell'Unione nel settore dell'energia attraverso un approccio coordinato ben definito ed efficace nei confronti dei paesi produttori, di transito e consumatori.
(24)
Poiché l'obiettivo della presente decisione, vale a dire lo scambio di informazioni tra gli Stati membri e la Commissione in materia di accordi intergovernativi nel settore dell'energia, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo degli effetti della presente decisione, applicabile a tutti gli Stati membri, può essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente decisione si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(25)
È opportuno che le disposizioni della presente decisione non pregiudichino l'applicazione delle norme dell'Unione relative alle infrazioni, agli aiuti di Stato e alla concorrenza. In particolare, la Commissione ha la facoltà di avviare un procedimento di infrazione a norma dell'articolo 258 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) quando reputi che uno Stato membro non abbia ottemperato a uno degli obblighi ad esso incombenti in virtù del TFUE.
(26)
La Commissione dovrebbe valutare se la presente decisione sia sufficiente ed efficace per garantire la conformità degli accordi intergovernativi al diritto dell'Unione e un elevato livello di coordinamento fra gli Stati membri in materia di accordi intergovernativi nel settore dell'energia.
(27)
È pertanto opportuno abrogare la decisione n. 994/2012/UE,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. La presente decisione istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni fra gli Stati membri e la Commissione in materia di accordi intergovernativi nel settore dell'energia, quali definiti all'articolo 2, al fine di garantire il funzionamento del mercato interno dell'energia e migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico nell'Unione.
2. La presente decisione non si applica agli accordi intergovernativi che sono già soggetti, in tutti i loro elementi, ad altre procedure di notifica specifiche conformemente al diritto dell'Unione.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente decisione si intende per:
1)
«accordo intergovernativo», ogni accordo giuridicamente vincolante, indipendentemente dalla sua designazione formale, fra uno o più Stati membri e uno o più paesi terzi, ovvero tra uno o più Stati membri e un'organizzazione internazionale, che riguarda:
a)
l'acquisto, lo scambio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o l'approvvigionamento di energia in almeno uno Stato membro o ad almeno uno Stato membro; o
b)
la costruzione o il funzionamento di un'infrastruttura energetica con una connessione fisica con almeno uno Stato membro;
tuttavia, ove tale accordo giuridicamente vincolante contempli altresì aspetti diversi da quelli di cui alle lettere a) e b), si considera che solo le disposizioni relative alle lettere summenzionate e le disposizioni generali applicabili a dette disposizioni connesse all'energia, costituiscano un accordo intergovernativo;
2)
«accordo intergovernativo vigente», un accordo intergovernativo che è in vigore o che si applica provvisoriamente il 2 maggio 2017;
3)
«strumento non vincolante», un accordo tra uno o più Stati membri e uno o più paesi terzi, che sia non giuridicamente vincolante, quale un memorandum d'intesa, una dichiarazione congiunta, una dichiarazione ministeriale congiunta, un'azione congiunta o un codice di condotta comune, e che stabilisca le condizioni per l'approvvigionamento di energia, ad esempio in termini di volumi e di prezzi, o per lo sviluppo di infrastrutture energetiche;
4)
«strumento non vincolante vigente», uno strumento non vincolante, sottoscritto o altrimenti convenuto prima del 2 maggio 2017.
Articolo 3
Obblighi di notifica in materia di accordi intergovernativi
1. Lo Stato membro che intende avviare negoziati con un paese terzo o un'organizzazione internazionale al fine di modificare un accordo intergovernativo o concludere un nuovo accordo intergovernativo, informa per iscritto la Commissione della propria intenzione il più presto possibile prima dell'avvio previsto dei negoziati.
Lo Stato membro interessato è in dovere di tenere la Commissione regolarmente informata degli sviluppi dei negoziati. Le informazioni fornite alla Commissione includono indicazioni sulle disposizioni che saranno oggetto di negoziati e sugli obiettivi dei negoziati, in conformità dell'articolo 8.
2. Non appena le parti hanno raggiunto un accordo su tutti i principali elementi di un progetto di accordo intergovernativo relativo al gas o al petrolio o di una modifica di un accordo intergovernativo relativo al gas o al petrolio, ma prima della conclusione dei negoziati formali, lo Stato membro interessato notifica alla Commissione il progetto di accordo o di modifica, compresi i loro eventuali allegati, ai fini della valutazione ex ante di cui all'articolo 5.
Qualora il progetto di accordo o di modifica faccia esplicito riferimento ad altri testi, il rispettivo Stato membro trasmette anche questi ultimi nella misura in cui presentino elementi che riguardano l'acquisto, lo scambio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o l'approvvigionamento di gas o petrolio in almeno uno Stato membro o ad almeno uno Stato membro, ovvero la costruzione o il funzionamento di un'infrastruttura del gas o di un'infrastruttura petrolifera con una connessione fisica con almeno uno Stato membro.
3. All'atto di negoziare un accordo intergovernativo o una modifica relativi all'energia elettrica, e qualora non sia potuto giungere, in base alla propria valutazione, a una conclusione definitiva sulla compatibilità dell'accordo intergovernativo o della modifica oggetto di negoziati con il diritto dell'Unione, lo Stato membro notifica alla Commissione il progetto di accordo o di modifica, compresi i loro eventuali allegati, per la valutazione ex ante ai sensi dell'articolo 5, non appena le parti abbiano raggiunto un accordo sui principali elementi di detto progetto, ma prima della conclusione dei negoziati formali.
4. Per gli accordi intergovernativi o le modifiche concernenti l'energia elettrica, gli Stati membri possono ricorrere al paragrafo 2, primo e secondo comma.
5. Dopo la ratifica di un accordo intergovernativo o di una modifica di un accordo intergovernativo, lo Stato membro interessato notifica alla Commissione l'accordo intergovernativo o la modifica, compresi i loro eventuali allegati. Qualora la Commissione abbia espresso un parere conformemente all'articolo 5, paragrafo 2, e lo Stato membro interessato se ne sia discostato, detto Stato membro dovrebbe illustrare senza indugi alla Commissione, per iscritto, le ragioni alla base della sua decisione.
Qualora l'accordo intergovernativo ratificato o la modifica dell'accordo intergovernativo ratificata facciano esplicito riferimento ad altri testi, lo Stato membro interessato trasmette alla Commissione anche questi ultimi nella misura in cui presentino elementi che riguardano l'acquisto, lo scambio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o l'approvvigionamento di energia in almeno uno Stato membro o ad almeno uno Stato membro, ovvero la costruzione o il funzionamento di un'infrastruttura energetica con una connessione fisica con almeno uno Stato membro.
6. L'obbligo di notifica alla Commissione a norma dei paragrafi 2, 3 e 5 non si applica agli accordi tra imprese.
Lo Stato membro che nutre perplessità quanto al fatto che un accordo costituisca un accordo intergovernativo e debba dunque essere notificato a norma del presente articolo e dell'articolo 6 consulta senza indugio la Commissione.
7. Tutte le notifiche di cui ai paragrafi da 1 a 5 del presente articolo e all'articolo 6, paragrafi 1 e 2, sono effettuate mediante un'applicazione web fornita dalla Commissione. I termini di cui all'articolo 5, paragrafi 1 e 2, e all'articolo 6, paragrafo 3, decorrono dalla data di registro nell'applicazione del fascicolo di notifica completo.
Articolo 4
Assistenza della Commissione
1. Agli Stati membri che abbiano informato la Commissione dei negoziati a norma dell'articolo 3, paragrafo 1, i servizi della Commissione possono fornire consulenza su come evitare l'incompatibilità dell'accordo intergovernativo o della modifica di un accordo intergovernativo oggetto di negoziati con il diritto dell'Unione. Possono rientrare in tale consulenza le clausole tipo facoltative e gli orientamenti che la Commissione elabora in consultazione con gli Stati membri, in conformità dell'articolo 9, paragrafo 2.
I servizi della Commissione possono inoltre richiamare l'attenzione dello Stato membro interessato sui pertinenti obiettivi della politica energetica dell'Unione, inclusi quelli dell'Unione dell'energia.
Lo Stato membro può inoltre chiedere l'assistenza della Commissione in tali negoziati.
2. Su richiesta dello Stato membro interessato, la Commissione può partecipare ai negoziati in qualità di osservatrice. La Commissione può chiedere di partecipare ai negoziati in qualità di osservatrice, qualora lo ritenga necessario. La partecipazione della Commissione è subordinata all'approvazione scritta dello Stato membro interessato.
3. Se partecipa ai negoziati in qualità di osservatrice, la Commissione può fornire consulenza allo Stato membro interessato su come evitare l'incompatibilità dell'accordo intergovernativo o della modifica oggetto di negoziati con il diritto dell'Unione.
Articolo 5
Valutazione della Commissione
1. Entro cinque settimane dalla data di notifica del progetto integrale di accordo intergovernativo o di modifica, compresi i loro eventuali allegati, a norma dell'articolo 3, paragrafo 2, la Commissione informa lo Stato membro interessato circa ogni eventuale perplessità sulla compatibilità con il diritto dell'Unione del progetto di accordo intergovernativo o di modifica. In assenza di una risposta da parte della Commissione entro detto termine, si considera che la Commissione non nutra siffatte perplessità.
2. Qualora informi lo Stato membro interessato ai sensi del paragrafo 1 circa le proprie perplessità, la Commissione comunica allo Stato membro interessato il suo parere sulla compatibilità del progetto di accordo intergovernativo o di modifica con il diritto dell'Unione, in particolare con le norme del mercato interno dell'energia e con il diritto della concorrenza dell'Unione, entro dodici settimane dalla data di notifica di cui al paragrafo 1. In assenza di un parere della Commissione entro detto termine, si considera che la Commissione non abbia sollevato obiezioni.
3. Previa approvazione dello Stato membro interessato, i termini di cui ai paragrafi 1 e 2 possono essere prorogati. I termini di cui ai paragrafi 1 e 2 sono abbreviati in accordo con la Commissione se le circostanze lo giustificano, al fine di assicurare la conclusione dei negoziati in tempo utile.
4. Lo Stato membro non firma, ratifica o approva il progetto di accordo intergovernativo o la modifica fino a quando la Commissione non abbia informato lo Stato membro circa eventuali perplessità, in conformità del paragrafo 1, o, se del caso, abbia emesso un parere in conformità del paragrafo 2, oppure, in mancanza di risposta o parere della Commissione, fino alla scadenza dei termini di cui al paragrafo 1 o, se del caso, di cui al paragrafo 2.
Prima di firmare, ratificare o approvare un accordo intergovernativo o una modifica, lo Stato membro interessato tiene nella massima considerazione il parere della Commissione di cui al paragrafo 2.
Articolo 6
Obblighi di notifica e valutazione da parte della Commissione riguardo ad accordi intergovernativi vigenti e a nuovi accordi intergovernativi relativi all'energia elettrica
1. Entro il 3 agosto 2017 gli Stati membri notificano alla Commissione tutti gli accordi intergovernativi vigenti, compresi i loro eventuali allegati e le loro eventuali modifiche.
Qualora l'accordo intergovernativo vigente faccia esplicito riferimento ad altri testi, lo Stato membro interessato trasmette anche questi ultimi nella misura in cui presentino elementi che riguardano l'acquisto, lo scambio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o l'approvvigionamento di energia in almeno uno Stato membro o ad almeno uno Stato membro, ovvero la costruzione o il funzionamento di un'infrastruttura energetica con una connessione fisica con almeno uno Stato membro.
L'obbligo di notifica alla Commissione previsto dal presente paragrafo non si applica agli accordi tra imprese.
2. Gli accordi intergovernativi vigenti già notificati alla Commissione il 2 maggio 2017, ai sensi dell'articolo 3, paragrafi 1 o 5, della decisione n. 994/2012/UE, oppure dell'articolo 13, paragrafo 6, lettera a), del regolamento (UE) n. 994/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio (5), si considerano notificati ai fini del paragrafo 1 del presente articolo, a condizione che tale notifica soddisfi i requisiti di cui al medesimo paragrafo.
3. La Commissione valuta gli accordi intergovernativi che le sono stati notificati a norma del paragrafo 1 o 2 del presente articolo, nonché gli accordi intergovernativi relativi all'energia elettrica notificati a norma dell'articolo 3, paragrafo 5. Qualora la Commissione, a seguito della sua prima valutazione, nutra perplessità circa la compatibilità di tali accordi con il diritto dell'Unione, in particolare con le norme del mercato interno dell'energia e con il diritto della concorrenza dell'Unione, ne informa di conseguenza gli Stati membri interessati entro nove mesi dalla notifica di detti accordi.
Articolo 7
Notifica riguardo a strumenti non vincolanti
1. Prima o dopo l'adozione di uno strumento non vincolante o di una modifica di uno strumento non vincolante, gli Stati membri possono notificare alla Commissione lo strumento non vincolante o la modifica, compresi i loro eventuali allegati.
2. Gli Stati membri possono inoltre notificare alla Commissione gli strumenti non vincolanti vigenti, compresi i loro eventuali allegati e le loro eventuali modifiche.
3. Qualora lo strumento non vincolante o la modifica di uno strumento non vincolante faccia esplicito riferimento ad altri testi, lo Stato membro interessato può trasmettere anche questi ultimi nella misura in cui presentino elementi che stabiliscono le condizioni per l'approvvigionamento di energia, ad esempio in termini di volumi e di prezzi, o per lo sviluppo di infrastrutture energetiche.
Articolo 8
Trasparenza e riservatezza
1. Nel fornire informazioni alla Commissione conformemente all'articolo 3, paragrafi da 1 a 5, all'articolo 6, paragrafo 1, e all'articolo 7, lo Stato membro può indicare se parte delle informazioni, commerciali o di altra natura, la cui diffusione potrebbe nuocere alle attività dei soggetti coinvolti, debba considerarsi riservata e se le informazioni fornite possano essere condivise con altri Stati membri.
Lo Stato membro esprime un'indicazione siffatta in merito agli accordi vigenti di cui all'articolo 6, paragrafo 2, entro il 3 agosto 2017.
2. Se lo Stato membro non ritiene che le informazioni debbano considerarsi riservate ai sensi del paragrafo 1, la Commissione le rende accessibili a tutti gli altri Stati membri in formato elettronico sicuro.
3. Laddove lo Stato membro ritenga che un accordo intergovernativo vigente, una modifica relativa allo stesso o un nuovo accordo intergovernativo debbano considerarsi riservati ai sensi del paragrafo 1, lo stesso mette a disposizione una sintesi delle informazioni trasmesse.
Tale sintesi comporta almeno le seguenti informazioni relative all'accordo intergovernativo o alla modifica:
a)
l'oggetto;
b)
la finalità e l'ambito di applicazione;
c)
la durata;
d)
le parti;
e)
informazioni sugli elementi principali dello stesso.
Il presente paragrafo non si applica alle informazioni trasmesse in conformità dell'articolo 3, paragrafi da 1 a 4.
4. La Commissione mette le sintesi di cui al paragrafo 3 a disposizione di tutti gli altri Stati membri in formato elettronico.
5. Le richieste di riservatezza ai sensi del presente articolo non limitano l'accesso della Commissione stessa alle informazioni riservate. La Commissione garantisce che l'accesso alle informazioni riservate sia rigorosamente limitato ai servizi della Commissione per i quali è assolutamente necessario disporre di tali informazioni. I rappresentanti della Commissione trattano, con la dovuta riservatezza, le informazioni sensibili sui negoziati relativi ad accordi intergovernativi, che sono ricevute nel corso di detti negoziati in conformità degli articoli 3 e 4.
Articolo 9
Coordinamento tra gli Stati membri
1. La Commissione agevola e promuove il coordinamento fra gli Stati membri al fine di:
a)
esaminare l'evoluzione della situazione in relazione agli accordi intergovernativi e perseguire l'uniformità e la coerenza nelle relazioni esterne dell'Unione in materia di energia con i paesi produttori, di transito e consumatori;
b)
individuare i problemi comuni in relazione agli accordi intergovernativi e prendere in considerazione le misure adeguate per affrontare tali problemi e, se del caso, proporre orientamenti e soluzioni;
c)
sostenere, ove appropriato, lo sviluppo di accordi intergovernativi multilaterali che coinvolgano più Stati membri o l'Unione nel suo insieme.
2. Entro .il 3 maggio 2018 la Commissione, sulla base delle migliori prassi e in consultazione con gli Stati membri, elabora clausole tipo facoltative e orientamenti, incluso un elenco di esempi di clausole che non rispettano il diritto dell'Unione e che non dovrebbero pertanto essere utilizzate. Tali clausole tipo facoltative e orientamenti, se applicati correttamente, migliorerebbero notevolmente la conformità dei futuri accordi intergovernativi al diritto dell'Unione.
Articolo 10
Relazioni e riesame
1. Entro il 1o gennaio 2020 la Commissione presenta una relazione sull'attuazione della presente decisione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni.
2. La relazione valuta, in particolare, in quale misura la presente decisione promuova la conformità degli accordi intergovernativi al diritto dell'Unione, anche nel settore dell'energia elettrica, e un elevato livello di coordinamento fra gli Stati membri in materia di accordi intergovernativi. Valuta altresì l'incidenza della presente decisione sui negoziati degli Stati membri con i paesi terzi e l'adeguatezza dell'ambito di applicazione della presente decisione e delle procedure ivi stabilite. La relazione è corredata, se del caso, di una proposta di revisione della presente decisione.
Articolo 11
Abrogazione
La decisione n. 994/2012/UE è abrogata a decorrere dal 2 maggio 2017.
Articolo 12
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 13
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Strasburgo, il 5 aprile 2017
Per il Parlamento europeo
Il presidente
A. TAJANI
Per il Consiglio
Il presidente
I. BORG
(1) GU C 487 del 28.12.2016, pag. 81.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 2 marzo 2017 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 21 marzo 2017.
(3) Decisione n. 994/2012/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni riguardo ad accordi intergovernativi fra Stati membri e paesi terzi nel settore dell'energia (GU L 299 del 27.10.2012, pag. 13).
(4) Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43).
(5) Regolamento (UE) n. 994/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, concernente misure volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas e che abroga la direttiva 2004/67/CE del Consiglio (GU L 295 del 12.11.2010, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (UE) 2017/684 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 5 aprile 2017
che istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni riguardo ad accordi intergovernativi e a strumenti non vincolanti fra Stati membri e paesi terzi nel settore dell'energia, e che abroga la decisione n. 994/2012/UE
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 194, paragrafo 2,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
L'adeguato funzionamento del mercato interno dell'energia comporta che l'energia importata nell'Unione sia interamente disciplinata dalle norme che istituiscono il mercato interno dell'energia. La trasparenza e la conformità al diritto dell'Unione rappresentano elementi importanti per garantire la stabilità energetica dell'Unione. Un mercato interno dell'energia che non funzioni correttamente pone l'Unione in una posizione vulnerabile e svantaggiosa per quanto riguarda la sicurezza dell'approvvigionamento energetico e compromette i suoi potenziali benefici per i consumatori e l'industria europei.
(2)
Per salvaguardare l'approvvigionamento di energia dell'Unione è necessario diversificare le fonti energetiche e creare nuove interconnessioni energetiche tra gli Stati membri. Nel contempo, è fondamentale potenziare la cooperazione in materia di sicurezza energetica con i paesi del vicinato dell'Unione e con i partner strategici.
(3)
L'obiettivo della strategia dell'Unione dell'energia, adottata dalla Commissione il 25 febbraio 2015, è quello di garantire ai consumatori un'energia sicura, sostenibile, competitiva e a prezzi accessibili. Il perseguimento di politiche energetiche, commerciali ed esterne uniformi e coerenti contribuirà in modo significativo al raggiungimento di tale obiettivo. Più precisamente, la strategia dell'Unione dell'energia sottolinea che un elemento importante per garantire la sicurezza energetica è la piena conformità al diritto dell'Unione degli accordi relativi all'acquisto di energia da paesi terzi, in base all'analisi già svolta nella strategia europea di sicurezza energetica del 28 maggio 2014. Nello stesso spirito, il Consiglio europeo, nelle sue conclusioni del 19 marzo 2015, ha auspicato la piena conformità al diritto dell'Unione di tutti gli accordi relativi all'acquisto di gas da fornitori esterni, in particolare rafforzando la trasparenza di tali accordi e la compatibilità con le disposizioni dell'Unione in materia di sicurezza energetica.
(4)
Nella sua risoluzione del 15 dicembre 2015«Verso un'Unione europea dell'energia», il Parlamento europeo ha evidenziato la necessità di rafforzare la coerenza delle politiche dell'Unione in materia di sicurezza energetica esterna e di accrescere la trasparenza degli accordi relativi all'energia.
(5)
La decisione n. 994/2012/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (3) si è rivelata utile per ricevere informazioni sugli accordi intergovernativi vigenti e per individuare i problemi ad essi inerenti in termini di compatibilità con il diritto dell'Unione.
(6)
Tuttavia, la decisione n. 994/2012/UE si è rivelata insufficiente a garantire la conformità degli accordi intergovernativi al diritto dell'Unione. Detta decisione si è basata principalmente sulla valutazione degli accordi intergovernativi da parte della Commissione dopo la loro conclusione fra gli Stati membri e un paese terzo. L'esperienza maturata nell'attuazione della decisione n. 994/2012/UE ha dimostrato che tale valutazione ex post non è la modalità più efficace per garantire la conformità degli accordi intergovernativi al diritto dell'Unione. In particolare, gli accordi intergovernativi spesso non contengono clausole di recesso o di adattamento tali da consentire agli Stati membri di eliminare eventuali mancate conformità entro un periodo di tempo ragionevole. Inoltre, le posizioni dei firmatari si sono già consolidate, creando pressioni politiche affinché non si modifichi nessun elemento dell'accordo.
(7)
Un elevato grado di trasparenza per quanto riguarda gli accordi fra Stati membri e paesi terzi in campo energetico favorirà sia la realizzazione di una più stretta cooperazione all'interno dell'Unione nel settore delle relazioni esterne in materia di energia, sia il conseguimento degli obiettivi strategici a lungo termine dell'Unione relativi all'energia, al clima e alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico.
(8)
Al fine di evitare eventuali non conformità al diritto dell'Unione e di aumentare la trasparenza, è opportuno che gli Stati membri informino nel più breve tempo possibile la Commissione della loro intenzione di avviare negoziati concernenti nuovi accordi intergovernativi o modifiche ad accordi intergovernativi. È opportuno che la Commissione sia informata regolarmente degli sviluppi dei negoziati. Gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di invitare la Commissione a partecipare ai negoziati in qualità di osservatrice. La Commissione dovrebbe poter chiedere di partecipare ai negoziati in qualità di osservatrice.
(9)
Nel corso della negoziazione di un accordo intergovernativo, la Commissione dovrebbe avere la possibilità di fornire consulenza allo Stato membro interessato su come evitare l'incompatibilità di tale accordo con il diritto dell'Unione. In tale contesto la Commissione dovrebbe inoltre avere la possibilità di attirare l'attenzione dello Stato membro interessato sugli obiettivi pertinenti della politica energetica dell'Unione, sul principio di solidarietà tra gli Stati membri e l'Unione, nonché sulle posizioni adottate in seno al Consiglio in merito alle politiche dell'Unione o sulle conclusioni del Consiglio europeo. Tuttavia, ciò non dovrebbe costituire parte integrante della valutazione giuridica, da parte della Commissione, del progetto di accordo intergovernativo o di modifica.
(10)
Per assicurare la conformità al diritto dell'Unione, e tenendo in debito conto il fatto che gli accordi intergovernativi e le modifiche nel settore del gas o del petrolio hanno attualmente le più ampie ripercussioni sul corretto funzionamento del mercato interno dell'energia e sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell'Unione, è opportuno che gli Stati membri notifichino, ex ante, alla Commissione i progetti di accordi intergovernativi relativi al gas o al petrolio prima che diventino giuridicamente vincolanti per le parti. In uno spirito di cooperazione, la Commissione dovrebbe assistere gli Stati membri nell'individuazione delle problematiche di conformità del progetto di accordo intergovernativo o di modifica. Lo Stato membro interessato sarebbe così meglio preparato a concludere un accordo che sia conforme al diritto dell'Unione.
(11)
La Commissione dovrebbe disporre di tempo sufficiente per svolgere una valutazione in modo da fornire la maggior certezza giuridica possibile, evitando nel contempo indebiti ritardi. La Commissione dovrebbe prendere in considerazione, se del caso, la riduzione dei termini che sono previsti per la sua valutazione, in particolare se uno Stato membro lo richiede o se l'ha tenuta informata in maniera sufficientemente dettagliata durante la fase delle negoziazioni, e tenuto conto della misura in cui il progetto di accordo intergovernativo o di modifica è basato su clausole tipo. Per trarre pieno vantaggio dall'assistenza della Commissione, è auspicabile che gli Stati membri si astengano dal concludere un accordo intergovernativo relativo al gas o al petrolio, o un accordo intergovernativo relativo all'energia elettrica qualora uno Stato membro abbia scelto di chiedere la valutazione ex ante della Commissione, fino a quando la Commissione non abbia informato lo Stato membro della sua valutazione. Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure necessarie per pervenire a una soluzione adeguata al fine di eliminare le eventuali incompatibilità identificate.
(12)
Alla luce della strategia dell'Unione dell'energia, la trasparenza relativamente agli accordi intergovernativi passati e futuri rimane di importanza fondamentale ed è un elemento essenziale per garantire la stabilità energetica dell'Unione. Perciò, è opportuno che gli Stati membri continuino a notificare alla Commissione gli accordi intergovernativi vigenti e futuri, indipendentemente dal fatto che siano entrati in vigore o che siano applicati in via provvisoria ai sensi dell'articolo 25 della convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, nonché i nuovi accordi intergovernativi.
(13)
La Commissione dovrebbe valutare la compatibilità con il diritto dell'Unione degli accordi intergovernativi che sono in vigore o che si applicano provvisoriamente alla data di entrata in vigore della presente decisione, e informare gli Stati membri di conseguenza. In caso di incompatibilità, gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure necessarie per pervenire a una soluzione adeguata al fine di eliminare le incompatibilità identificate.
(14)
La presente decisione dovrebbe applicarsi agli accordi intergovernativi. Questi ultimi esprimono, in particolare nel loro contenuto, e a prescindere dalla loro designazione formale, l'intenzione delle parti che l'accordo abbia forza vincolante, interamente o in parte. Dovrebbero essere notificati solo gli accordi intergovernativi che riguardano l'acquisto, lo scambio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o l'approvvigionamento di energia in almeno uno Stato membro, o ad almeno uno Stato membro, ovvero la costruzione o il funzionamento di un'infrastruttura energetica con una connessione fisica con almeno uno Stato membro. In caso di dubbio, gli Stati membri dovrebbero consultare senza indugio la Commissione. In linea di principio, gli accordi che non sono più in vigore o che non sono più applicati non dovrebbero rientrare nell'ambito di applicazione della presente decisione.
(15)
È il carattere vincolante di uno strumento, o di parti di esso, non la sua designazione formale, che lo qualifica come accordo intergovernativo o, in assenza di carattere vincolante, come strumento non vincolante ai fini della presente decisione.
(16)
Gli Stati membri instaurano relazioni con paesi terzi non solo mediante accordi intergovernativi, ma anche sotto forma di strumenti non vincolanti, che spesso sono formalmente designati quali memorandum d'intesa, dichiarazioni congiunte, dichiarazioni ministeriali congiunte, azioni congiunte, codici di condotta comuni o da termini simili. Poiché tali strumenti non sono giuridicamente vincolanti, gli Stati membri non possono essere giuridicamente obbligati ad attuarli, compreso quando tale attuazione è incompatibile con il diritto dell'Unione. Sebbene non siano giuridicamente vincolanti, tali strumenti possono essere utilizzati per definire un quadro di riferimento dettagliato per l'infrastruttura energetica e per l'approvvigionamento energetico. Ai fini di una maggiore trasparenza, gli Stati membri dovrebbero poter trasmettere alla Commissione strumenti non vincolanti, ossia accordi conclusi tra uno o più Stati membri e uno o più paesi terzi che non sono giuridicamente vincolanti e che stabiliscono le condizioni per l'approvvigionamento energetico o per lo sviluppo di infrastrutture energetiche, anche includendo interpretazioni del diritto dell'Unione al riguardo, o modifiche di tali strumenti non vincolanti, compresi i loro eventuali allegati. Qualora uno strumento non vincolante o una modifica faccia esplicito riferimento ad altri testi, lo Stato membro dovrebbe anche poter trasmettere questi ultimi.
(17)
È opportuno che gli accordi intergovernativi e gli strumenti non vincolanti che devono essere integralmente notificati alla Commissione sulla base di altri atti dell'Unione o che riguardano materie che rientrano nell'ambito di applicazione del trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica non rientrino nell'ambito di applicazione della presente decisione.
(18)
La presente decisione non dovrebbe istituire alcun obbligo per quanto riguarda gli accordi fra imprese. Tuttavia, è opportuno che gli Stati membri abbiano la facoltà di comunicare alla Commissione, su base volontaria, accordi di questo tipo cui sia fatto esplicito riferimento in accordi intergovernativi o in strumenti non vincolanti.
(19)
È opportuno che la Commissione metta le informazioni pervenutele riguardanti accordi intergovernativi a disposizione di tutti gli altri Stati membri in formato elettronico sicuro, onde rafforzare il coordinamento e la trasparenza tra gli Stati membri, aumentando quindi il loro potere di negoziazione nei confronti di paesi terzi. È opportuno che la Commissione rispetti le richieste degli Stati membri di trattare le informazioni trasmessele come informazioni riservate. È tuttavia auspicabile che le richieste in materia di riservatezza non limitino l'accesso della Commissione stessa alle informazioni riservate, in quanto questa deve disporre di informazioni complete ai fini della valutazione. La Commissione dovrebbe essere garante dell'applicazione della clausola di riservatezza. Le richieste di riservatezza non pregiudicano il diritto di accesso ai documenti a norma del regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (4).
(20)
Se uno Stato membro ritiene riservato un accordo intergovernativo, ne dovrebbe fornire alla Commissione una sintesi in cui figurino l'oggetto, la finalità, l'ambito di applicazione, la durata, le parti, nonché informazioni sugli elementi principali dello stesso, affinché sia condivisa con gli altri Stati membri.
(21)
È auspicabile che uno scambio permanente di informazioni sugli accordi intergovernativi a livello di Unione consenta di elaborare migliori prassi. Sulla base di tali migliori prassi, la Commissione dovrebbe sviluppare, in cooperazione con gli Stati membri, e se del caso in collaborazione con il servizio europeo per l'azione esterna per quanto riguarda le politiche esterne dell'Unione, clausole tipo facoltative, da utilizzare negli accordi intergovernativi fra gli Stati membri e i paesi terzi, nonché orientamenti, incluso un elenco di esempi di clausole che non rispettano il diritto dell'Unione e che non dovrebbero pertanto essere utilizzate. L'uso di tali clausole tipo dovrebbe mirare a evitare che gli accordi intergovernativi siano in contrasto con il diritto dell'Unione, in particolare con le norme del mercato interno dell'energia e con il diritto della concorrenza dell'Unione, e con gli accordi internazionali conclusi dall'Unione. Tali clausole tipo o orientamenti dovrebbero fungere da strumenti di riferimento per le autorità competenti e contribuiranno quindi a una maggiore trasparenza e compatibilità con il diritto dell'Unione. L'uso di siffatte clausole tipo dovrebbe essere facoltativo e il loro contenuto adattabile a qualsiasi circostanza particolare.
(22)
La migliore conoscenza reciproca degli accordi intergovernativi vigenti e nuovi dovrebbe consentire una maggiore trasparenza e un migliore coordinamento nel settore dell'energia tra Stati membri e tra questi ultimi e la Commissione. Tale coordinamento rafforzato dovrebbe consentire agli Stati membri di beneficiare appieno del peso economico e politico dell'Unione e permettere alla Commissione di proporre soluzioni ai problemi individuati nel settore degli accordi intergovernativi.
(23)
La Commissione dovrebbe agevolare e promuovere il coordinamento tra gli Stati membri al fine di rafforzare il ruolo strategico globale dell'Unione nel settore dell'energia attraverso un approccio coordinato ben definito ed efficace nei confronti dei paesi produttori, di transito e consumatori.
(24)
Poiché l'obiettivo della presente decisione, vale a dire lo scambio di informazioni tra gli Stati membri e la Commissione in materia di accordi intergovernativi nel settore dell'energia, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo degli effetti della presente decisione, applicabile a tutti gli Stati membri, può essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente decisione si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(25)
È opportuno che le disposizioni della presente decisione non pregiudichino l'applicazione delle norme dell'Unione relative alle infrazioni, agli aiuti di Stato e alla concorrenza. In particolare, la Commissione ha la facoltà di avviare un procedimento di infrazione a norma dell'articolo 258 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) quando reputi che uno Stato membro non abbia ottemperato a uno degli obblighi ad esso incombenti in virtù del TFUE.
(26)
La Commissione dovrebbe valutare se la presente decisione sia sufficiente ed efficace per garantire la conformità degli accordi intergovernativi al diritto dell'Unione e un elevato livello di coordinamento fra gli Stati membri in materia di accordi intergovernativi nel settore dell'energia.
(27)
È pertanto opportuno abrogare la decisione n. 994/2012/UE,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. La presente decisione istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni fra gli Stati membri e la Commissione in materia di accordi intergovernativi nel settore dell'energia, quali definiti all'articolo 2, al fine di garantire il funzionamento del mercato interno dell'energia e migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico nell'Unione.
2. La presente decisione non si applica agli accordi intergovernativi che sono già soggetti, in tutti i loro elementi, ad altre procedure di notifica specifiche conformemente al diritto dell'Unione.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente decisione si intende per:
1)
«accordo intergovernativo», ogni accordo giuridicamente vincolante, indipendentemente dalla sua designazione formale, fra uno o più Stati membri e uno o più paesi terzi, ovvero tra uno o più Stati membri e un'organizzazione internazionale, che riguarda:
a)
l'acquisto, lo scambio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o l'approvvigionamento di energia in almeno uno Stato membro o ad almeno uno Stato membro; o
b)
la costruzione o il funzionamento di un'infrastruttura energetica con una connessione fisica con almeno uno Stato membro;
tuttavia, ove tale accordo giuridicamente vincolante contempli altresì aspetti diversi da quelli di cui alle lettere a) e b), si considera che solo le disposizioni relative alle lettere summenzionate e le disposizioni generali applicabili a dette disposizioni connesse all'energia, costituiscano un accordo intergovernativo;
2)
«accordo intergovernativo vigente», un accordo intergovernativo che è in vigore o che si applica provvisoriamente il 2 maggio 2017;
3)
«strumento non vincolante», un accordo tra uno o più Stati membri e uno o più paesi terzi, che sia non giuridicamente vincolante, quale un memorandum d'intesa, una dichiarazione congiunta, una dichiarazione ministeriale congiunta, un'azione congiunta o un codice di condotta comune, e che stabilisca le condizioni per l'approvvigionamento di energia, ad esempio in termini di volumi e di prezzi, o per lo sviluppo di infrastrutture energetiche;
4)
«strumento non vincolante vigente», uno strumento non vincolante, sottoscritto o altrimenti convenuto prima del 2 maggio 2017.
Articolo 3
Obblighi di notifica in materia di accordi intergovernativi
1. Lo Stato membro che intende avviare negoziati con un paese terzo o un'organizzazione internazionale al fine di modificare un accordo intergovernativo o concludere un nuovo accordo intergovernativo, informa per iscritto la Commissione della propria intenzione il più presto possibile prima dell'avvio previsto dei negoziati.
Lo Stato membro interessato è in dovere di tenere la Commissione regolarmente informata degli sviluppi dei negoziati. Le informazioni fornite alla Commissione includono indicazioni sulle disposizioni che saranno oggetto di negoziati e sugli obiettivi dei negoziati, in conformità dell'articolo 8.
2. Non appena le parti hanno raggiunto un accordo su tutti i principali elementi di un progetto di accordo intergovernativo relativo al gas o al petrolio o di una modifica di un accordo intergovernativo relativo al gas o al petrolio, ma prima della conclusione dei negoziati formali, lo Stato membro interessato notifica alla Commissione il progetto di accordo o di modifica, compresi i loro eventuali allegati, ai fini della valutazione ex ante di cui all'articolo 5.
Qualora il progetto di accordo o di modifica faccia esplicito riferimento ad altri testi, il rispettivo Stato membro trasmette anche questi ultimi nella misura in cui presentino elementi che riguardano l'acquisto, lo scambio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o l'approvvigionamento di gas o petrolio in almeno uno Stato membro o ad almeno uno Stato membro, ovvero la costruzione o il funzionamento di un'infrastruttura del gas o di un'infrastruttura petrolifera con una connessione fisica con almeno uno Stato membro.
3. All'atto di negoziare un accordo intergovernativo o una modifica relativi all'energia elettrica, e qualora non sia potuto giungere, in base alla propria valutazione, a una conclusione definitiva sulla compatibilità dell'accordo intergovernativo o della modifica oggetto di negoziati con il diritto dell'Unione, lo Stato membro notifica alla Commissione il progetto di accordo o di modifica, compresi i loro eventuali allegati, per la valutazione ex ante ai sensi dell'articolo 5, non appena le parti abbiano raggiunto un accordo sui principali elementi di detto progetto, ma prima della conclusione dei negoziati formali.
4. Per gli accordi intergovernativi o le modifiche concernenti l'energia elettrica, gli Stati membri possono ricorrere al paragrafo 2, primo e secondo comma.
5. Dopo la ratifica di un accordo intergovernativo o di una modifica di un accordo intergovernativo, lo Stato membro interessato notifica alla Commissione l'accordo intergovernativo o la modifica, compresi i loro eventuali allegati. Qualora la Commissione abbia espresso un parere conformemente all'articolo 5, paragrafo 2, e lo Stato membro interessato se ne sia discostato, detto Stato membro dovrebbe illustrare senza indugi alla Commissione, per iscritto, le ragioni alla base della sua decisione.
Qualora l'accordo intergovernativo ratificato o la modifica dell'accordo intergovernativo ratificata facciano esplicito riferimento ad altri testi, lo Stato membro interessato trasmette alla Commissione anche questi ultimi nella misura in cui presentino elementi che riguardano l'acquisto, lo scambio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o l'approvvigionamento di energia in almeno uno Stato membro o ad almeno uno Stato membro, ovvero la costruzione o il funzionamento di un'infrastruttura energetica con una connessione fisica con almeno uno Stato membro.
6. L'obbligo di notifica alla Commissione a norma dei paragrafi 2, 3 e 5 non si applica agli accordi tra imprese.
Lo Stato membro che nutre perplessità quanto al fatto che un accordo costituisca un accordo intergovernativo e debba dunque essere notificato a norma del presente articolo e dell'articolo 6 consulta senza indugio la Commissione.
7. Tutte le notifiche di cui ai paragrafi da 1 a 5 del presente articolo e all'articolo 6, paragrafi 1 e 2, sono effettuate mediante un'applicazione web fornita dalla Commissione. I termini di cui all'articolo 5, paragrafi 1 e 2, e all'articolo 6, paragrafo 3, decorrono dalla data di registro nell'applicazione del fascicolo di notifica completo.
Articolo 4
Assistenza della Commissione
1. Agli Stati membri che abbiano informato la Commissione dei negoziati a norma dell'articolo 3, paragrafo 1, i servizi della Commissione possono fornire consulenza su come evitare l'incompatibilità dell'accordo intergovernativo o della modifica di un accordo intergovernativo oggetto di negoziati con il diritto dell'Unione. Possono rientrare in tale consulenza le clausole tipo facoltative e gli orientamenti che la Commissione elabora in consultazione con gli Stati membri, in conformità dell'articolo 9, paragrafo 2.
I servizi della Commissione possono inoltre richiamare l'attenzione dello Stato membro interessato sui pertinenti obiettivi della politica energetica dell'Unione, inclusi quelli dell'Unione dell'energia.
Lo Stato membro può inoltre chiedere l'assistenza della Commissione in tali negoziati.
2. Su richiesta dello Stato membro interessato, la Commissione può partecipare ai negoziati in qualità di osservatrice. La Commissione può chiedere di partecipare ai negoziati in qualità di osservatrice, qualora lo ritenga necessario. La partecipazione della Commissione è subordinata all'approvazione scritta dello Stato membro interessato.
3. Se partecipa ai negoziati in qualità di osservatrice, la Commissione può fornire consulenza allo Stato membro interessato su come evitare l'incompatibilità dell'accordo intergovernativo o della modifica oggetto di negoziati con il diritto dell'Unione.
Articolo 5
Valutazione della Commissione
1. Entro cinque settimane dalla data di notifica del progetto integrale di accordo intergovernativo o di modifica, compresi i loro eventuali allegati, a norma dell'articolo 3, paragrafo 2, la Commissione informa lo Stato membro interessato circa ogni eventuale perplessità sulla compatibilità con il diritto dell'Unione del progetto di accordo intergovernativo o di modifica. In assenza di una risposta da parte della Commissione entro detto termine, si considera che la Commissione non nutra siffatte perplessità.
2. Qualora informi lo Stato membro interessato ai sensi del paragrafo 1 circa le proprie perplessità, la Commissione comunica allo Stato membro interessato il suo parere sulla compatibilità del progetto di accordo intergovernativo o di modifica con il diritto dell'Unione, in particolare con le norme del mercato interno dell'energia e con il diritto della concorrenza dell'Unione, entro dodici settimane dalla data di notifica di cui al paragrafo 1. In assenza di un parere della Commissione entro detto termine, si considera che la Commissione non abbia sollevato obiezioni.
3. Previa approvazione dello Stato membro interessato, i termini di cui ai paragrafi 1 e 2 possono essere prorogati. I termini di cui ai paragrafi 1 e 2 sono abbreviati in accordo con la Commissione se le circostanze lo giustificano, al fine di assicurare la conclusione dei negoziati in tempo utile.
4. Lo Stato membro non firma, ratifica o approva il progetto di accordo intergovernativo o la modifica fino a quando la Commissione non abbia informato lo Stato membro circa eventuali perplessità, in conformità del paragrafo 1, o, se del caso, abbia emesso un parere in conformità del paragrafo 2, oppure, in mancanza di risposta o parere della Commissione, fino alla scadenza dei termini di cui al paragrafo 1 o, se del caso, di cui al paragrafo 2.
Prima di firmare, ratificare o approvare un accordo intergovernativo o una modifica, lo Stato membro interessato tiene nella massima considerazione il parere della Commissione di cui al paragrafo 2.
Articolo 6
Obblighi di notifica e valutazione da parte della Commissione riguardo ad accordi intergovernativi vigenti e a nuovi accordi intergovernativi relativi all'energia elettrica
1. Entro il 3 agosto 2017 gli Stati membri notificano alla Commissione tutti gli accordi intergovernativi vigenti, compresi i loro eventuali allegati e le loro eventuali modifiche.
Qualora l'accordo intergovernativo vigente faccia esplicito riferimento ad altri testi, lo Stato membro interessato trasmette anche questi ultimi nella misura in cui presentino elementi che riguardano l'acquisto, lo scambio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o l'approvvigionamento di energia in almeno uno Stato membro o ad almeno uno Stato membro, ovvero la costruzione o il funzionamento di un'infrastruttura energetica con una connessione fisica con almeno uno Stato membro.
L'obbligo di notifica alla Commissione previsto dal presente paragrafo non si applica agli accordi tra imprese.
2. Gli accordi intergovernativi vigenti già notificati alla Commissione il 2 maggio 2017, ai sensi dell'articolo 3, paragrafi 1 o 5, della decisione n. 994/2012/UE, oppure dell'articolo 13, paragrafo 6, lettera a), del regolamento (UE) n. 994/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio (5), si considerano notificati ai fini del paragrafo 1 del presente articolo, a condizione che tale notifica soddisfi i requisiti di cui al medesimo paragrafo.
3. La Commissione valuta gli accordi intergovernativi che le sono stati notificati a norma del paragrafo 1 o 2 del presente articolo, nonché gli accordi intergovernativi relativi all'energia elettrica notificati a norma dell'articolo 3, paragrafo 5. Qualora la Commissione, a seguito della sua prima valutazione, nutra perplessità circa la compatibilità di tali accordi con il diritto dell'Unione, in particolare con le norme del mercato interno dell'energia e con il diritto della concorrenza dell'Unione, ne informa di conseguenza gli Stati membri interessati entro nove mesi dalla notifica di detti accordi.
Articolo 7
Notifica riguardo a strumenti non vincolanti
1. Prima o dopo l'adozione di uno strumento non vincolante o di una modifica di uno strumento non vincolante, gli Stati membri possono notificare alla Commissione lo strumento non vincolante o la modifica, compresi i loro eventuali allegati.
2. Gli Stati membri possono inoltre notificare alla Commissione gli strumenti non vincolanti vigenti, compresi i loro eventuali allegati e le loro eventuali modifiche.
3. Qualora lo strumento non vincolante o la modifica di uno strumento non vincolante faccia esplicito riferimento ad altri testi, lo Stato membro interessato può trasmettere anche questi ultimi nella misura in cui presentino elementi che stabiliscono le condizioni per l'approvvigionamento di energia, ad esempio in termini di volumi e di prezzi, o per lo sviluppo di infrastrutture energetiche.
Articolo 8
Trasparenza e riservatezza
1. Nel fornire informazioni alla Commissione conformemente all'articolo 3, paragrafi da 1 a 5, all'articolo 6, paragrafo 1, e all'articolo 7, lo Stato membro può indicare se parte delle informazioni, commerciali o di altra natura, la cui diffusione potrebbe nuocere alle attività dei soggetti coinvolti, debba considerarsi riservata e se le informazioni fornite possano essere condivise con altri Stati membri.
Lo Stato membro esprime un'indicazione siffatta in merito agli accordi vigenti di cui all'articolo 6, paragrafo 2, entro il 3 agosto 2017.
2. Se lo Stato membro non ritiene che le informazioni debbano considerarsi riservate ai sensi del paragrafo 1, la Commissione le rende accessibili a tutti gli altri Stati membri in formato elettronico sicuro.
3. Laddove lo Stato membro ritenga che un accordo intergovernativo vigente, una modifica relativa allo stesso o un nuovo accordo intergovernativo debbano considerarsi riservati ai sensi del paragrafo 1, lo stesso mette a disposizione una sintesi delle informazioni trasmesse.
Tale sintesi comporta almeno le seguenti informazioni relative all'accordo intergovernativo o alla modifica:
a)
l'oggetto;
b)
la finalità e l'ambito di applicazione;
c)
la durata;
d)
le parti;
e)
informazioni sugli elementi principali dello stesso.
Il presente paragrafo non si applica alle informazioni trasmesse in conformità dell'articolo 3, paragrafi da 1 a 4.
4. La Commissione mette le sintesi di cui al paragrafo 3 a disposizione di tutti gli altri Stati membri in formato elettronico.
5. Le richieste di riservatezza ai sensi del presente articolo non limitano l'accesso della Commissione stessa alle informazioni riservate. La Commissione garantisce che l'accesso alle informazioni riservate sia rigorosamente limitato ai servizi della Commissione per i quali è assolutamente necessario disporre di tali informazioni. I rappresentanti della Commissione trattano, con la dovuta riservatezza, le informazioni sensibili sui negoziati relativi ad accordi intergovernativi, che sono ricevute nel corso di detti negoziati in conformità degli articoli 3 e 4.
Articolo 9
Coordinamento tra gli Stati membri
1. La Commissione agevola e promuove il coordinamento fra gli Stati membri al fine di:
a)
esaminare l'evoluzione della situazione in relazione agli accordi intergovernativi e perseguire l'uniformità e la coerenza nelle relazioni esterne dell'Unione in materia di energia con i paesi produttori, di transito e consumatori;
b)
individuare i problemi comuni in relazione agli accordi intergovernativi e prendere in considerazione le misure adeguate per affrontare tali problemi e, se del caso, proporre orientamenti e soluzioni;
c)
sostenere, ove appropriato, lo sviluppo di accordi intergovernativi multilaterali che coinvolgano più Stati membri o l'Unione nel suo insieme.
2. Entro .il 3 maggio 2018 la Commissione, sulla base delle migliori prassi e in consultazione con gli Stati membri, elabora clausole tipo facoltative e orientamenti, incluso un elenco di esempi di clausole che non rispettano il diritto dell'Unione e che non dovrebbero pertanto essere utilizzate. Tali clausole tipo facoltative e orientamenti, se applicati correttamente, migliorerebbero notevolmente la conformità dei futuri accordi intergovernativi al diritto dell'Unione.
Articolo 10
Relazioni e riesame
1. Entro il 1o gennaio 2020 la Commissione presenta una relazione sull'attuazione della presente decisione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni.
2. La relazione valuta, in particolare, in quale misura la presente decisione promuova la conformità degli accordi intergovernativi al diritto dell'Unione, anche nel settore dell'energia elettrica, e un elevato livello di coordinamento fra gli Stati membri in materia di accordi intergovernativi. Valuta altresì l'incidenza della presente decisione sui negoziati degli Stati membri con i paesi terzi e l'adeguatezza dell'ambito di applicazione della presente decisione e delle procedure ivi stabilite. La relazione è corredata, se del caso, di una proposta di revisione della presente decisione.
Articolo 11
Abrogazione
La decisione n. 994/2012/UE è abrogata a decorrere dal 2 maggio 2017.
Articolo 12
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 13
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Strasburgo, il 5 aprile 2017
Per il Parlamento europeo
Il presidente
A. TAJANI
Per il Consiglio
Il presidente
I. BORG
(1) GU C 487 del 28.12.2016, pag. 81.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 2 marzo 2017 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 21 marzo 2017.
(3) Decisione n. 994/2012/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni riguardo ad accordi intergovernativi fra Stati membri e paesi terzi nel settore dell'energia (GU L 299 del 27.10.2012, pag. 13).
(4) Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43).
(5) Regolamento (UE) n. 994/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, concernente misure volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas e che abroga la direttiva 2004/67/CE del Consiglio (GU L 295 del 12.11.2010, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Meccanismo per lo scambio di informazioni nel settore dell’energia
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Essa istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni tra gli Stati membri e la Commissione europea riguardo ad accordi firmati fra Stati membri, da un lato, e paesi terzi o organizzazioni internazionali dall'altro, nel settore dell'energia. L'obiettivo è garantire che gli accordi intergovernativi firmati dai paesi dell'UE con paesi terzi o con organizzazioni internazionali siano coerenti con le leggi dell'UE. Ciò dovrebbe garantire il corretto funzionamento del mercato interno, aumentare la sicurezza degli 'approvvigionamenti nell'UE e portare a una migliore trasparenza e a un migliore coordinamento in materia di energia tra gli Stati membri e la Commissione. Essa abroga la decisione n. 994/2012/UE.
PUNTI CHIAVE
La decisione riguarda principalmente gli accordi legalmente vincolanti tra uno Stato membro e un paese terzo (o organizzazione internazionale) riguardanti l'acquisto, il commercio, la vendita, il transito, lo stoccaggio o la fornitura di energia in o verso uno Stato membro o che coinvolgano qualsiasi infrastruttura energetica all'interno dell’UE. All’avvio di tali negoziati, i paesi dell'UE devono informare la Commissione il prima possibile prima di iniziare, e tenere la Commissione regolarmente informata sui progressi attraverso un'applicazione dedicata basata sul web. Prima di finalizzare un accordo o un emendamento intergovernativo, lo Stato membro interessato deve tenere nella «massima considerazione» il parere della Commissione sulla compatibilità dell'accordo con il diritto dell'UE. Dopo la ratifica di qualsiasi accordo sull'energia, lo Stato membro deve darne notifica alla Commissione, inserendo i motivi di eventuali deroghe al parere legale della Commissione. Gli Stati membri possono facoltativamente notificare alla Commissione strumenti non vincolanti. Si tratta di elementi non legalmente vincolanti, solitamente memorandum d'intesa, dichiarazioni congiunte o codici di condotta comuni che definiscono i prezzi, ad esempio, o lo sviluppo dell’infrastruttura. Petrolio e gas
In caso di discussioni sul gas e sul petrolio, qualsiasi progetto di accordo dovrebbe essere notificato alla Commissione per una valutazione preliminare (ex ante). La Commissione deve informare lo Stato membro interessato entro 5 settimane circa ogni eventuale perplessità sulla compatibilità dell’accordo con il diritto dell'Unione, in particolare con le norme del mercato interno dell'energia e con il diritto della concorrenza dell'Unione. la Commissione darà seguito a tali perplessità comunicando il suo parere entro dodici settimane dalla notifica originale.
Energia elettricaGli Stati membri predispongono una valutazione propria della compatibilità legale degli accordi sull’energia elettrica nella fase del progetto di accordo. Qualora lo Stato membro non sia potuto giungere a una conclusione definitiva sulla tale compatibilità, lo Stato membro notifica alla Commissione il progetto di accordo e verrà seguita la stessa procedura applicata nel caso della valutazione ex-ante di petrolio e gas. Termini
I termini per la valutazione degli accordi sopra menzionati (petrolio e gas, elettricità) possono essere prorogati con l'approvazione dello Stato membro o abbreviati con l'accordo della Commissione per garantire che i negoziati non siano indebitamente ritardati.
Accordi esistenti
Entro il 3 agosto 2017 gli Stati membri notificano alla Commissione tutti gli accordi intergovernativi esistenti relativi all'energia, compresi gli accordi notificati relativi all'energia elettrica. Se la Commissione nutre perplessità iniziali sulla compatibilità giuridica di tali accordi con le leggi dell'Unione Europea, gli Stati membri ne verranno informati di conseguenza dalla Commissione entro nove mesi dalla notifica.
Condivisione delle informazioniQualora uno Stato membro non abbia indicato che determinate informazioni sono riservate, la Commissione le renderà accessibili in formato elettronico sicuro a tutti gli altri Stati membri. Se le informazioni sono riservate, lo Stato membro mette a disposizione una sintesi che contenga almeno l'oggetto, la finalità, l’ambito di applicazione, la durata, le parti e informazioni sugli elementi principali dell’accordo. Le richieste di riservatezza non limitano l'accesso della Commissione stessa alle informazioni riservate. Tale condivisione punta a promuovere il coordinamento tra gli Stati membri al fine di:esaminare l'evoluzione e perseguire la coerenza nelle relazioni esterne dell'Unione;individuare i problemi comuni e le misure adeguate per affrontare tali problemi, proponendo orientamenti e soluzioni;Sostenere lo sviluppo di accordi intergovernativi multilaterali che coinvolgano più Stati membri o l'Unione nel suo insieme. Orientamenti
Entro il 3 maggio 2018 la Commissione, in consultazione con gli Stati membri, elabora clausole tipo e orientamenti volti a migliorare la conformità dei futuri accordi intergovernativi al diritto dell'Unione.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DECISIONE?
Viene applicata a partire dal 2 maggio 2017.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Accordi intergovernativi (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione (UE) 2017/684 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 aprile 2017 che istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni riguardo ad accordi intergovernativi e a strumenti non vincolanti fra Stati membri e paesi terzi nel settore dell'energia, e che abroga la decisione n. 994/2012/UE (GU L 99, 12.4.2017, pagg. 1-9) |
Partenariato per la ricerca e l’innovazione nell’area mediterranea
QUAL È LO SCOPO DI QUESTA DECISIONE?
La decisione approva la partecipazione dell’Unione europea (Unione) al partenariato per la ricerca e l’innovazione nell’area del Mediterraneo (PRIMA), un’iniziativa che coinvolge un certo numero di Stati membri e diversi paesi dell’area mediterranea.
PUNTI CHIAVE
Paesi partecipanti
Al momento i paesi partecipanti sono: Croazia, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna, Tunisia e Turchia.
Algeria, Egitto, Giordania, Libano e Marocco hanno aderito all’iniziativa PRIMA dopo aver concluso accordi internazionali di cooperazione scientifica e tecnologica con l’Unione che ne definivano i termini e le condizioni di partecipazione.
Altri paesi (sia Stati membri che paesi terzi) potranno aderire in una fase successiva, sempre che essi soddisfino i requisiti per la partecipazione al progetto PRIMA.
Obiettivi
L’idea alla base del progetto PRIMA è di mettere in comune le conoscenze e le risorse finanziarie dell’Unione e degli Stati partecipanti per creare capacità di ricerca e innovazione e sviluppare conoscenze e soluzioni innovative comuni per i sistemi legati alle risorse idriche e agro-alimentari nell’area mediterranea.
Gli obiettivi principali sono quelli di:rendere i sistemi agro-alimentari e le riserve e la gestione integrata dell’acqua più resilienti al clima, efficienti, convenienti e sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale; contribuire a risolvere la carenza idrica, la sicurezza alimentare, la nutrizione, la salute, il benessere e i problemi migratori.Gestione e organizzazione
Il programma è gestito da una struttura di attuazione, nota come PRIMA-IS, con sede a Barcellona. PRIMA-IS riceve il contributo finanziario dell’Unione ed è responsabile dell’attuazione di PRIMA e del monitoraggio dei progetti finanziati dall’Unione, nonché dei progetti finanziati dagli Stati partecipanti.
PRIMA opera sulla base di piani di lavoro annuali che adotta in seguito all’approvazione della Commissione europea.
Circa il 25 % del finanziamento PRIMA-IS è destinato a finanziare il lavoro di ricerca degli organismi (ad esempio università, istituti di ricerca, aziende ecc.) nei paesi partecipanti non appartenenti all’Unione. Le informazioni sulle attività che ricevono supporto da PRIMA sono disponibili al pubblico sul sito internet di PRIMA.
Bilancio
L’Unione ha destinato fino a 220 milioni di euro dal programma quadro di ricerca e innovazione Orizzonte 2020 per contribuire a PRIMA. Gli Stati partecipanti contribuiranno finanziariamente o in natura per almeno 220 milioni di euro nel periodo compreso tra il 7 agosto 2017 e il 31 dicembre 2028.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
É in vigore dal 7 agosto 2017.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Iniziativa PRIMA (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione (UE) 2017/1324 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, relativa alla partecipazione dell’Unione al partenariato per la ricerca e l’innovazione nell’area del Mediterraneo (PRIMA), avviata congiuntamente da più Stati membri (GU L 185 del 18.7.2017, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 1290/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013, che stabilisce le norme in materia di partecipazione e diffusione nell’ambito del «programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) – Orizzonte 2020» e che abroga il regolamento (CE) n. 1906/2006 (GU L 347, del 20.12.2013, pag. 81).
Regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013, che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione (2014–2020) – Orizzonte 2020 e abroga la decisione n. 1982/2006/CE (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 104).
Le successive modifiche al regolamento (UE) n. 1291/2013 sono state incorporate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione 2013/743/UE del Consiglio, del 3 dicembre 2013, che istituisce il programma specifico che attua Orizzonte 2020 – Il programma quadro di ricerca e innovazione (2014–2020) e che abroga le decisioni 2006/971/CE, 2006/972/CE, 2006/973/CE, 2006/974/CE e 2006/975/CE (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 965).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) 2021/695 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 aprile 2021, che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione Orizzonte Europa e ne stabilisce le norme di partecipazione e diffusione, e che abroga i regolamenti (UE) n. 1290/2013 e (UE) n. 1291/2013 (GU L 170 del 12.5.2021, pag. 1). | DECISIONE (UE) 2017/1324 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 4 luglio 2017
relativa alla partecipazione dell'Unione al partenariato per la ricerca e l'innovazione nell'area del Mediterraneo (PRIMA) avviato congiuntamente da diversi Stati membri
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 185 e l'articolo 188, secondo comma,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Nella comunicazione del 3 marzo 2010«Europa 2020 — Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva», la Commissione ha sottolineato la necessità di creare condizioni favorevoli agli investimenti nella conoscenza e nell'innovazione in modo da conseguire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell'Unione. Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato la strategia.
(2)
Con le sue risoluzioni del 28 luglio 2010 e 18 dicembre 2013 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto il diritto all'acqua potabile sicura e pulita e ai servizi igienico-sanitari quale diritto umano essenziale al pieno godimento della vita. Ha inoltre chiesto che il diritto umano all'acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari sia realizzato progressivamente, sottolineando il ruolo importante della cooperazione internazionale in tale contesto.
(3)
Il regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (3) ha istituito il programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) («Orizzonte 2020») che mira a conseguire un impatto maggiore sulla ricerca e l'innovazione contribuendo al rafforzamento dei partenariati pubblico-pubblico, anche attraverso la partecipazione dell'Unione a programmi avviati da più Stati membri, ai fini dello sviluppo sostenibile.
(4)
I partenariati pubblico-pubblico dovrebbero mirare a sviluppare sinergie più strette, a rafforzare il coordinamento e a evitare inutili duplicazioni con i programmi di ricerca e innovazione dell'Unione, internazionali, nazionali e regionali, e dovrebbero rispettare appieno i principi generali di Orizzonte 2020, con l'obiettivo di rafforzare la ricerca e l'innovazione per contribuire al conseguimento dello sviluppo sostenibile, in particolare quelli riguardanti l'apertura e la trasparenza.
(5)
In conformità dell'articolo 19, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1291/2013, le attività di ricerca e innovazione svolte nell'ambito del partenariato per la ricerca e l'innovazione nell'area del Mediterraneo (PRIMA) devono essere esclusivamente incentrate sulle applicazioni per uso civile.
(6)
Il regolamento (UE) n. 1291/2013 ha individuato nella «Sicurezza alimentare, agricoltura e silvicoltura sostenibili, ricerca marina, marittima e sulle acque interne e bioeconomia» e nell'«Azione per il clima, ambiente, efficienza delle risorse e materie prime» due delle sfide prioritarie per la società che devono essere affrontate favorendo gli investimenti nella ricerca e nell'innovazione. Inoltre, il regolamento (UE) n. 1291/2013 riconosce che le attività di ricerca e innovazione per tali sfide sono svolte a livello di Unione o a un livello superiore, considerati il carattere transnazionale e la natura globale del clima e dell'ambiente, la loro portata e complessità nonché la dimensione internazionale della catena di approvvigionamento alimentare e agricola.
(7)
Il regolamento (UE) n. 1291/2013 riconosce che la cooperazione internazionale con i paesi terzi è necessaria per affrontare efficacemente le sfide comuni. La cooperazione internazionale nella ricerca e nell'innovazione è un aspetto fondamentale degli impegni dell'Unione sul piano mondiale e deve svolgere un ruolo fondamentale nel partenariato dell'Unione con i paesi del vicinato europeo. A tale riguardo, l'area del Mediterraneo riveste un'importanza strategica per l'Unione sul piano politico, economico, culturale, scientifico e ambientale.
(8)
Per assicurare la coerenza con il regolamento (UE) n. 1290/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), le azioni che rientrano nell'ambito di applicazione della presente decisione dovrebbero rispettare i diritti fondamentali e osservare i principi sanciti in particolare dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Tali azioni dovrebbero essere conformi a tutti gli obblighi legali derivanti dal diritto internazionale e dal diritto dell'Unione, fra l'altro da tutte le pertinenti decisioni della Commissione quali la comunicazione della Commissione del 28 giugno 2013 (5), nonché ai principi etici, tra i quali evitare qualsiasi violazione dell'integrità della ricerca.
(9)
Nella comunicazione del 7 giugno 2016 sulla creazione di un nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi nell'ambito dell'agenda europea sulla migrazione, la Commissione ha sottolineato la necessità per tutte le politiche, compresa la politica in materia di ricerca e innovazione, di affrontare le cause profonde della migrazione attraverso un nuovo modello di cooperazione che coinvolga investitori privati, mobiliti risorse di bilancio limitate e si incentri sulle piccole e medie imprese (PMI) e le infrastrutture sostenibili.
(10)
PRIMA mira ad attuare un programma congiunto volto a promuovere le capacità di ricerca e innovazione e sviluppare conoscenza e soluzioni innovative comuni per migliorare l'efficienza, la sicurezza, la protezione e la sostenibilità dei sistemi agroalimentari e dell'approvvigionamento e gestione integrati delle risorse idriche nell'area del Mediterraneo. PRIMA dovrebbe contribuire alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile recentemente concordati e alla futura strategia europea per lo sviluppo sostenibile, nonché agli obiettivi dell'accordo di Parigi.
(11)
L'approvvigionamento e la gestione integrati delle risorse idriche, compresi il riutilizzo e il trattamento delle acque, implicano che siano considerati tutti i diversi utilizzi di dette risorse.
(12)
I sistemi agroalimentari sostenibili dovrebbero mirare a rispondere al fabbisogno dei cittadini e ai requisiti ambientali in termini di alimenti sicuri, sani e a prezzi accettabili nonché rendere più sostenibili la lavorazione, la distribuzione e il consumo dei prodotti alimentari e dei mangimi allo scopo di ridurre al minimo le perdite alimentari e i rifiuti agroalimentari.
(13)
Per quanto riguarda le risorse idriche e i sistemi agroalimentari, una governance aperta, democratica e partecipativa è fondamentale per assicurare che siano attuate le soluzioni più efficaci sotto il profilo dei costi, a vantaggio di tutta la società.
(14)
Per garantire la partecipazione a PRIMA dei paesi terzi non associati a Orizzonte 2020, segnatamente l'Algeria, l'Egitto, la Giordania, il Libano e il Marocco, occorre prevedere accordi internazionali di cooperazione scientifica e tecnologica tra l'Unione e questi paesi terzi al fine di estendere a questi paesi il regime giuridico istituito dalla presente decisione.
(15)
In linea con gli obiettivi di Orizzonte 2020, qualsiasi altro Stato membro e qualsiasi paese terzo associato a Orizzonte 2020 dovrebbe poter partecipare a PRIMA se si impegna a contribuire al finanziamento dello stesso e ad adottare le disposizioni legislative, regolamentari, amministrative e di altra natura necessarie a tutelare gli interessi finanziari dell'Unione.
(16)
Al fine di garantire l'attuazione congiunta di PRIMA, è opportuno istituire una struttura di attuazione («PRIMA-IS»). A PRIMA-IS dovrebbe essere destinato il contributo finanziario dell'Unione e dovrebbe garantire l'attuazione efficiente e trasparente di PRIMA.
(17)
Al fine di conseguire gli obiettivi di PRIMA, qualsiasi altro paese terzo non associato a Orizzonte 2020, in particolare i paesi del Sud del Mediterraneo, dovrebbe poter partecipare se il paese in questione si impegna a contribuire al finanziamento di PRIMA e se PRIMA-IS ne approva la partecipazione. Tale partecipazione dovrebbe essere prevista anche dal pertinente accordo internazionale di cooperazione scientifica e tecnologica tra il paese terzo in questione e l'Unione.
(18)
È opportuno che il contributo finanziario dell'Unione sia subordinato a impegni formali da parte degli Stati partecipanti a contribuire al finanziamento di PRIMA e all'adempimento e attuazione di tali impegni, nel rispetto della presente decisione. È opportuno lasciare una certa flessibilità agli Stati partecipanti a contribuire finanziariamente a PRIMA-IS su base facoltativa, al fine di finanziare azioni indirette, raggiungendo in tal modo un grado elevato di integrazione finanziaria. Inoltre, gli Stati partecipanti dovrebbero contribuire finanziariamente o in natura alle attività attuate senza il contributo finanziario dell'Unione e al bilancio amministrativo di PRIMA-IS non coperto dal contributo finanziario dell'Unione. Il periodo durante il quale gli Stati partecipanti devono apportare il loro contributo dovrebbe essere chiaramente definito.
(19)
È opportuno stabilire un massimale per il contributo finanziario dell'Unione a PRIMA con i finanziamenti di Orizzonte 2020. Al di sotto di tale massimale è opportuno che il contributo finanziario dell'Unione sia equivalente ai contributi degli Stati partecipanti a PRIMA per conseguire un forte effetto leva e garantire una maggiore integrazione dei programmi degli Stati partecipanti. È opportuno prevedere la possibilità di utilizzare una parte limitata del contributo finanziario dell'Unione a copertura dei costi amministrativi di PRIMA-IS. Dovrebbe essere garantita un'amministrazione efficiente di PRIMA e i costi amministrativi dovrebbero essere mantenuti al minimo.
(20)
Al fine di evitare che l'attuazione di PRIMA-IS si protragga eccessivamente, è opportuno fissare un termine per l'avvio delle attività finali da finanziare, compresi gli inviti finali a presentare proposte.
(21)
Le attività di PRIMA dovrebbero essere in linea con gli obiettivi e le priorità di ricerca e innovazione di Orizzonte 2020 e con i principi e le condizioni generali di cui all'articolo 26 del regolamento (UE) n. 1291/2013. PRIMA dovrebbe tenere conto delle definizioni dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici relative ai livelli di maturità tecnologica nella classificazione della ricerca tecnologica, dello sviluppo di prodotti e delle attività di dimostrazione.
(22)
PRIMA dovrebbe sostenere tutti i tipi di attività di ricerca e innovazione, inclusi progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, dimostrazioni innovative e impianti pilota, sviluppo di capacità, formazione, azioni di sensibilizzazione e diffusione nonché mobilità dei ricercatori, che riguardano una vasta gamma di livelli di maturità tecnologica e garantiscono un adeguato equilibrio tra piccoli e grandi progetti.
(23)
Ai fini di ottenere un maggiore impatto, si dovrebbe perseguire la coerenza tra PRIMA e gli altri progetti di ricerca e innovazione nell'ambito di Orizzonte 2020, quali la comunità della conoscenza e dell'innovazione sull'alimentazione dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia («Food KIC»), o altri strumenti dell'Unione, quali lo strumento europeo di vicinato e partenariato, e si dovrebbero evitare eventuali sovrapposizioni.
(24)
PRIMA dovrebbe essere attuato sulla base di piani di lavoro annuali che definiscano le attività da avviare in un dato anno. PRIMA-IS dovrebbe monitorare periodicamente i risultati degli inviti a presentare proposte e le azioni che finanzia e valutare che si sia tenuto conto in maniera adeguata delle tematiche scientifiche, dell'incidenza prevista e del numero eccessivo di proposte al di sopra della soglia che non è stato possibile finanziare. In casi giustificati, PRIMA-IS dovrebbe avviare azioni correttive modificando il piano di lavoro annuale o nei piani di lavoro annuali successivi.
(25)
Al fine di conseguire gli obiettivi di PRIMA, PRIMA-IS dovrebbe garantire un sostegno finanziario principalmente sotto forma di sovvenzioni ai partecipanti per azioni finanziate da PRIMA-IS. Queste azioni dovrebbero essere selezionate a seguito di inviti a presentare proposte aperti e concorrenziali sotto la responsabilità di PRIMA-IS.
(26)
Dovrebbero essere monitorate e affrontate le barriere che impediscono a nuovi attori di partecipare alle attività di PRIMA.
(27)
Nel realizzare gli obiettivi di PRIMA e in linea con le regole e i principi applicabili, come ad esempio il principio di eccellenza scientifica, mediante il piano di lavoro annuale PRIMA-IS dovrebbe mirare a fornire una quota adeguata del suo finanziamento, pari a circa il 25 % del contributo finanziario dell'Unione in modo da riflettere gli impegni dei paesi partner mediterranei nei confronti di PRIMA, a soggetti giuridici stabiliti in paesi terzi mirati considerati Stati partecipanti.
(28)
Gli inviti a presentare proposte gestiti da PRIMA-IS dovrebbero anche essere pubblicati sul portale unico dei partecipanti e tramite altri strumenti elettronici di diffusione di Orizzonte 2020 gestiti dalla Commissione.
(29)
PRIMA-IS dovrebbe mettere a disposizione del pubblico le informazioni sull'attuazione delle azioni finanziate.
(30)
Il contributo finanziario dell'Unione dovrebbe essere gestito secondo il principio di una sana gestione finanziaria e conformemente alle norme in materia di gestione indiretta di cui al regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (6) e al regolamento delegato (UE) n. 1268/2012 della Commissione (7).
(31)
Al fine di tutelare gli interessi finanziari dell'Unione, la Commissione dovrebbe avere il diritto di sopprimere, ridurre o sospendere il contributo finanziario dell'Unione in caso di inadeguata, parziale o tardiva attuazione di PRIMA oppure se gli Stati partecipanti non contribuiscono o contribuiscono solo parzialmente o in ritardo al finanziamento di PRIMA.
(32)
In linea con l'obiettivo generale di Orizzonte 2020 di giungere a una maggiore semplificazione, si dovrebbero evitare insiemi di norme diversi da quelli di Orizzonte 2020. La partecipazione ad azioni indirette finanziate nell'ambito di PRIMA-IS è pertanto disciplinata dal regolamento (UE) n. 1290/2013. A causa degli obiettivi unici e delle particolari esigenze operative di PRIMA è tuttavia necessario prevedere talune deroghe a detto regolamento a norma dell'articolo 1, paragrafo 3, dello stesso.
(33)
Al fine di tener conto delle specificità derivanti dalla copertura geografica di PRIMA, sono necessarie deroghe all'articolo 9, paragrafo 1, lettera b), e all'articolo 9, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1290/2013, per adeguare le condizioni minime di ammissibilità per la partecipazione alle azioni indirette. Al fine in particolare di adeguarsi alle specificità di PRIMA, il numero minimo di partecipanti dovrebbe corrispondere, in deroga all'articolo 9, paragrafo 1, lettera b), del regolamento (UE) n. 1290/2013, a tre soggetti giuridici stabiliti in tre diversi Stati partecipanti, in modo da promuovere una cooperazione euromediterranea equilibrata. Una deroga all'articolo 9, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1290/2013 è altresì necessaria per garantire che le condizioni di ammissibilità minime per la partecipazione alle azioni indirette non siano discriminatorie nei confronti di soggetti stabiliti nei paesi terzi che siano Stati partecipanti.
(34)
Le deroghe all'articolo 10, paragrafi 1 e 2, del regolamento (UE) n. 1290/2013 sono necessarie per garantire che, in linea di massima, soltanto i soggetti giuridici stabiliti in uno Stato partecipante o istituiti a norma del diritto dell'Unione o le organizzazioni internazionali di interesse europeo siano ammissibili al finanziamento. Ciononostante, Prisma-IS dovrebbe anche poter finanziare beneficiari stabiliti in un paese che non è uno Stato partecipante, a condizione che tale partecipazione sia ritenuta essenziale da PRIMA-IS o se il finanziamento è previsto da un accordo internazionale. PRIMA-IS dovrebbe monitorare la partecipazione di tali soggetti.
(35)
Ai fini della semplificazione, gli oneri amministrativi dovrebbero essere rigorosamente proporzionati agli effetti previsti su tutte le parti. È opportuno evitare la duplicazione degli audit e alcuni oneri sproporzionati di documentazione o relazioni. Nello svolgimento degli audit è opportuno tenere conto, se del caso, delle specificità dei programmi nazionali.
(36)
Gli audit sui destinatari dei fondi dell'Unione erogati a norma della presente decisione dovrebbero garantire una riduzione degli oneri amministrativi, a norma del regolamento (UE) n. 1291/2013.
(37)
È necessario tutelare gli interessi finanziari dell'Unione in tutto il ciclo di spesa attraverso misure proporzionate, tra cui la prevenzione, l'individuazione e l'investigazione delle irregolarità, il recupero di fondi perduti, indebitamente pagati o non correttamente utilizzati e, se del caso, sanzioni amministrative a norma del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012.
(38)
È opportuno che la Commissione, tenendo conto dell'opinione degli Stati partecipanti nonché dei pareri espressi da un'ampia gamma di soggetti interessati, effettui una valutazione intermedia per analizzare in particolare la qualità e l'efficienza di PRIMA e i progressi compiuti rispetto agli obiettivi fissati, nonché una valutazione finale, ed elabori delle relazioni in merito a tali valutazioni.
(39)
Su richiesta della Commissione, PRIMA-IS e gli Stati partecipanti dovrebbero trasmettere tutte le informazioni che la Commissione intende inserire nelle relazioni sulla valutazione di PRIMA e, a tal fine, dovrebbero essere incoraggiati a utilizzare un formato armonizzato.
(40)
L'obiettivo della presente decisione è rafforzare l'integrazione e l'allineamento dei sistemi e delle attività di ricerca e di innovazione nei paesi del Mediterraneo nei settori dei sistemi agroalimentari, affinché diventino sostenibili, e dell'approvvigionamento e gestione integrati delle risorse idriche. La portata delle attività di ricerca e innovazione necessarie per affrontare le sfide nell'area del Mediterraneo è vastissima a causa della natura sistematica delle principali strozzature. L'ambito della ricerca e dell'innovazione è complesso e multidisciplinare e richiede un approccio multilaterale e transfrontaliero. Un approccio collaborativo con un'ampia serie di Stati partecipanti può contribuire ad aumentare l'ampiezza e la portata necessarie, mediante la messa in comune di risorse finanziarie e intellettuali. Poiché l'obiettivo della presente decisione non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri, ma, integrando gli sforzi nazionali in un approccio unionale coerente, raggruppando programmi nazionali di ricerca e innovazione compartimentati, favorendo l'elaborazione di strategie transnazionali comuni di ricerca e di finanziamento e raggiungendo la massa critica di operatori e di investimenti richiesti, può essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente decisione si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(41)
Pertanto, l'Unione dovrebbe partecipare a PRIMA,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Partecipazione a PRIMA
1. L'Unione partecipa al partenariato per la ricerca e l'innovazione nell'area del Mediterraneo («PRIMA») avviato congiuntamente da Croazia, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna, Tunisia e Turchia («Stati partecipanti»), alle condizioni stabilite nella presente decisione.
2. Algeria, Egitto, Giordania, Libano e Marocco diventano Stati partecipanti, a condizione che concludano accordi internazionali di cooperazione scientifica e tecnologica con l'Unione che stabiliscano i termini e le condizioni della loro partecipazione a PRIMA.
3. Qualsiasi Stato membro e paese terzo associato a Orizzonte 2020 diverso da quelli di cui al paragrafo 1 del presente articolo può partecipare a PRIMA purché soddisfi la condizione di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera c), e rispetti, in particolare, l'articolo 11, paragrafo 5.
Gli Stati membri e i paesi terzi associati a Orizzonte 2020 che soddisfano le condizioni di cui al primo comma, sono considerati Stati partecipanti ai fini della presente decisione.
4. Qualsiasi paese terzo non associato a Orizzonte 2020 diverso da quelli di cui al paragrafo 2 del presente articolo può partecipare a PRIMA purché:
a)
soddisfi la condizione di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera c), e rispetti, in particolare, l'articolo 11, paragrafo 5;
b)
la struttura di attuazione di PRIMA (PRIMA-IS) approvi la sua partecipazione a PRIMA, dopo aver esaminato la pertinenza della sua partecipazione al conseguimento degli obiettivi di PRIMA; e
c)
concluda un accordo internazionale di cooperazione scientifica e tecnologica con l'Unione che stabilisca i termini e le condizioni della sua partecipazione a PRIMA.
I paesi terzi che soddisfano le condizioni di cui al primo comma, sono considerati Stati partecipanti ai fini della presente decisione.
Articolo 2
Obiettivi di PRIMA
1. In linea con le priorità di Orizzonte 2020, gli obiettivi generali di PRIMA sono creare capacità di ricerca e innovazione e sviluppare conoscenza e soluzioni innovative comuni per sistemi agroalimentari affinché diventino sostenibili e per l'approvvigionamento e la gestione integrati delle risorse idriche nell'aerea del Mediterraneo, al fine di rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici, l'efficienza, l'efficacia sotto il profilo dei costi e la sostenibilità ambientale e sociale dei sistemi e dell'approvvigionamento e gestione in questione, e di contribuire a risolvere a monte i problemi legati alla scarsità di acqua, alla sicurezza alimentare, alla nutrizione, alla salute, al benessere e alla migrazione.
2. Al fine di contribuire agli obiettivi generali stabiliti al paragrafo 1, PRIMA persegue i seguenti obiettivi specifici:
a)
l'elaborazione di un programma strategico comune di lungo termine in materia di sistemi agroalimentari affinché diventino sostenibili, nonché in materia di approvvigionamento e gestione integrati delle risorse idriche;
b)
il perseguimento, nei pertinenti programmi nazionali di ricerca e innovazione, dell'attuazione del programma strategico;
c)
il coinvolgimento di tutte le parti interessate del settore pubblico e privato nell'attuazione nel programma strategico, grazie alla messa in comune delle conoscenze e delle risorse finanziarie per raggiungere la massa critica necessaria;
d)
il rafforzamento del finanziamento delle capacità di ricerca e di innovazione e delle capacità di attuazione di tutte le parti coinvolte, incluse le PMI, il mondo accademico, le organizzazioni non governative e i centri di ricerca locali.
Articolo 3
Contributo finanziario dell'Unione a favore di PRIMA
1. L'importo del contributo finanziario dell'Unione, compresi gli stanziamenti EFTA, eguaglia i contributi degli Stati partecipanti a PRIMA. Il contributo finanziario dell'Unione non supera i 220 000 000 EUR.
2. Il contributo finanziario dell'Unione di cui al paragrafo 1 del presente articolo è erogato dagli stanziamenti del bilancio generale dell'Unione assegnati alle parti pertinenti del programma specifico di attuazione di Orizzonte 2020, istituito dalla decisione n. 2013/743/UE del Consiglio (8), e in particolare a titolo della parte II «Leadership industriale» e della parte III «Sfide per la società», in conformità dell'articolo 58, paragrafo 1, lettera c), punto vi), e degli articoli 60 e 61 del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012.
3. Il contributo finanziario dell'Unione di cui al paragrafo 1 del presente articolo è utilizzato da PRIMA-IS per:
a)
finanziare le attività di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera a);
b)
coprire i costi amministrativi di PRIMA-IS, fino a un massimo del 6 % del contributo finanziario dell'Unione di cui al paragrafo 1 del presente articolo.
Articolo 4
Condizioni del contributo finanziario dell'Unione a favore di PRIMA
1. Il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, è subordinato a quanto segue:
a)
la dimostrazione da parte degli Stati membri partecipanti che PRIMA è istituito in conformità della presente decisione;
b)
la designazione da parte degli Stati partecipanti o delle organizzazioni da questi designate di PRIMA-IS in qualità di soggetto dotato di personalità giuridica, a norma dell'articolo 58, paragrafo 1, lettera c), punto vi), del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, che è responsabile dell'attuazione efficiente di PRIMA, del ricevimento, dell'assegnazione e del monitoraggio del contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, della presente decisione, nonché dei contributi degli Stati partecipanti, se del caso, e garantisce che siano intraprese tutte le azioni necessarie per conseguire gli obiettivi di PRIMA;
c)
l'impegno di ogni Stato partecipante a contribuire al finanziamento di PRIMA con un adeguato contributo di risorse nazionali pertinenti per gli obiettivi di PRIMA;
d)
la dimostrazione da parte di PRIMA-IS della sua capacità di attuare PRIMA, compresi il ricevimento, l'assegnazione e il monitoraggio del contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, della presente decisione, nell'ambito della gestione indiretta del bilancio dell'Unione a norma degli articoli 58, 60 e 61 del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012;
e)
l'istituzione di un modello efficiente di governance per PRIMA a norma dell'articolo 12;
f)
l'adozione da parte di PRIMA-IS, previa approvazione da parte della Commissione, dei principi comuni di cui all'articolo 6, paragrafo 9.
2. Durante l'attuazione di PRIMA il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, è inoltre subordinato a quanto segue:
a)
l'attuazione da parte di PRIMA-IS degli obiettivi di cui all'articolo 2 e delle attività di cui all'articolo 6;
b)
il mantenimento di un modello di governance appropriato ed efficiente a norma dell'articolo 12;
c)
il rispetto da parte di PRIMA-IS degli obblighi di comunicazione stabiliti all'articolo 60, paragrafo 5, del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012;
d)
l'adempimento da parte degli Stati partecipanti degli impegni di cui al paragrafo 1, lettera c), del presente articolo.
3. La Commissione valuta il rispetto degli impegni presi dagli Stati partecipanti, in particolare durante i due primi piani di lavoro annuali. In seguito a tale valutazione il contributo finanziario massimo dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, può essere rivisto a norma dell'articolo 9.
Articolo 5
Contributi degli Stati partecipanti a PRIMA
1. Gli Stati partecipanti apportano, direttamente o tramite i propri organismi di finanziamento nazionali, contributi finanziari o in natura pari ad almeno 220 000 000 EUR nel corso del periodo compreso tra il 7 agosto 2017 e il 31 dicembre 2028.
2. I contributi degli Stati partecipanti consistono in:
a)
se del caso, contributi finanziari a favore di PRIMA-IS in vista del finanziamento delle azioni indirette di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera a);
b)
contributi finanziari o in natura al fine di attuare le attività di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera b); e
c)
contributi finanziari o in natura al bilancio amministrativo di PRIMA-IS non coperto dal contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 3, lettera b).
3. I contributi in natura di cui al paragrafo 2, lettera b), del presente articolo sono i costi sostenuti dagli Stati partecipanti per l'attuazione delle attività di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera b), previa deduzione di qualsiasi contributo finanziario diretto o indiretto dell'Unione a tali costi.
4. I contributi in natura di cui al paragrafo 2, lettera c), sono i costi sostenuti dagli Stati partecipanti in relazione al bilancio amministrativo di PRIMA-IS, previa deduzione di qualsiasi contributo finanziario diretto o indiretto dell'Unione a tali costi.
5. Al fine di valutare i contributi in natura di cui al paragrafo 2, lettere b) e c), i costi sono determinati conformemente alle pratiche contabili abituali degli Stati partecipanti o degli organismi di finanziamento nazionali interessati, alle norme contabili applicabili dello Stato partecipante in cui sono stabiliti gli organismi nazionali di finanziamento in questione e ai principi contabili internazionali/principi internazionali d'informativa finanziaria applicabili. I costi sono certificati da un revisore indipendente designato dagli Stati partecipanti o dagli organismi nazionali di finanziamento interessati. In caso di dubbi quanto alla certificazione, il metodo di valutazione può essere verificato da PRIMA-IS. Se rimangono dubbi, il metodo di valutazione può essere oggetto di audit da parte di PRIMA-IS.
6. I contributi di cui al paragrafo 2, lettere a), b) e c), del presente articolo considerati come contributi degli Stati partecipanti, sono versati dopo l'adozione del piano di lavoro annuale. Se il piano di lavoro annuale è adottato nel corso dell'anno di riferimento di cui all'articolo 6, paragrafo 2, i contributi di cui al paragrafo 2, lettera c), del presente articolo considerati come contributi degli Stati partecipanti inclusi nel piano di lavoro annuale, possono comprendere i contributi versati a partire dal 1o gennaio di tale anno. Tuttavia, i contributi di cui al paragrafo 2, lettera c), del presente articolo considerati come contributi degli Stati partecipanti inclusi nel primo piano di lavoro annuale, possono comprendere i contributi versati dopo il 7 agosto 2017.
Articolo 6
Attività e attuazione di PRIMA
1. PRIMA sostiene un'ampia gamma di attività di ricerca e innovazione, come descritto nel suo piano di lavoro annuale, tramite:
a)
le azioni indirette ai sensi dei regolamenti (UE) n. 1290/2013 e (UE) n. 1291/2013 finanziate da PRIMA-IS conformemente all'articolo 7 della presente decisione, per lo più sotto forma di sovvenzioni a seguito di inviti a presentare proposte transnazionali aperti e competitivi organizzati da PRIMA-IS, in particolare:
i)
azioni di ricerca e innovazione e azioni di innovazione;
ii)
azioni di coordinamento e di sostegno, incentrate sulla diffusione e la sensibilizzazione per promuovere PRIMA e massimizzarne l'impatto;
b)
attività finanziate dagli Stati partecipanti senza il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, consistenti in:
i)
attività selezionate a seguito di inviti a presentare proposte transnazionali aperti e competitivi organizzati da PRIMA-IS, gestiti dagli organismi nazionali di finanziamento nell'ambito dei programmi nazionali degli Stati partecipanti, in cui il sostegno finanziario assume principalmente la forma di sovvenzioni;
ii)
attività nell'ambito dei programmi nazionali degli Stati partecipanti, inclusi i progetti transnazionali.
2. PRIMA è attuato sulla base di piani di lavoro annuali che includono le attività da avviare nel periodo che va dal 1o gennaio al 31 dicembre di un dato anno («anno di riferimento»). PRIMA-IS adotta i piani di lavoro annuali entro il 31 marzo dell'anno di riferimento, previa approvazione da parte della Commissione. Nell'adottare i piani di lavoro annuali, sia PRIMA-IS che la Commissione agiscono senza indebito ritardo. PRIMA-IS mette il piano di lavoro annuale a disposizione del pubblico.
3. Le attività di cui al paragrafo 1, lettere a) e b), possono essere avviate solo nel corso dell'anno di riferimento e solo dopo l'adozione del piano di lavoro annuale per quell'anno.
4. Se il piano di lavoro annuale è adottato nel corso dell'anno di riferimento, il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, può essere usato per rimborsare i costi amministrativi di PRIMA-IS sostenuti a partire dal 1o gennaio dello stesso anno di riferimento in linea con il piano di lavoro annuale. Tuttavia, il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, può rimborsare i costi amministrativi di PRIMA-IS sostenuti a partire dal 7 agosto 2017 in linea con il primo piano di lavoro annuale.
5. Le attività possono essere finanziate nell'ambito di PRIMA solo se figurano nel piano di lavoro annuale. Il piano di lavoro annuale fa una distinzione tra le attività di cui al paragrafo 1, lettera a), del presente articolo, le attività di cui al paragrafo 1, lettera b), del presente articolo e i costi amministrativi di PRIMA-IS. Specifica le previsioni di spesa corrispondenti nonché l'assegnazione degli stanziamenti di bilancio alle attività finanziate con il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, e alle attività finanziate dagli Stati partecipanti senza il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1. Il piano di lavoro annuale include il valore stimato dei contributi in natura degli Stati partecipanti, di cui all'articolo 5, paragrafo 2, lettera b).
6. I piani di lavoro annuali modificati per un anno di riferimento e i piani di lavoro annuali per i successivi anni di riferimento tengono conto dei risultati dei precedenti inviti a presentare proposte. Tali piani sono volti ad affrontare la questione dell'insufficiente copertura di temi scientifici, in particolare quelli inizialmente previsti dalle attività di cui al paragrafo 1, lettera b), che non è stato possibile finanziare in maniera adeguata.
7. Le attività finali da finanziare, compresi gli inviti finali a presentare proposte nell'ambito dei piani di lavoro annuali pertinenti, sono avviate entro il 31 dicembre 2024. In casi debitamente giustificati, possono essere avviate entro il 31 dicembre 2025.
8. Le attività destinate a essere finanziate dagli Stati partecipanti senza il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, possono essere incluse nel piano di lavoro annuale soltanto previo esito positivo di una valutazione esterna inter pares indipendente e internazionale in relazione agli obiettivi di PRIMA, predisposta da PRIMA-IS.
9. Le attività previste dal piano di lavoro annuale che sono finanziate dagli Stati partecipanti senza il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, sono attuate nel rispetto di principi comuni che devono essere adottati da PRIMA-IS, previa approvazione da parte della Commissione. I principi comuni tengono conto dei principi enunciati nella presente decisione, nel titolo VI del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 e nel regolamento (UE) n. 1290/2013, in particolare i principi di parità di trattamento, trasparenza, valutazione inter pares indipendente e selezione. PRIMA-IS adotta, previa approvazione da parte della Commissione, le prescrizioni in materia di comunicazione degli Stati partecipanti a PRIMA-IS, anche in relazione agli indicatori inseriti in ciascuna di queste attività.
10. Le attività di cui al paragrafo 1, lettera b), punto i), oltre ai principi comuni di cui al paragrafo 9, soddisfano le seguenti condizioni:
a)
le proposte riguardano progetti transnazionali, cui partecipano almeno tre soggetti giuridici indipendenti stabiliti in tre diversi paesi considerati Stati partecipanti a norma della presente decisione, entro il termine di presentazione nell'ambito del pertinente invito a presentare proposte, di cui:
i)
almeno uno è stabilito in uno Stato membro o paese terzo associato a Orizzonte 2020 e che non rientra nel punto ii); e
ii)
almeno uno è stabilito in un paese terzo di cui all'articolo 1, paragrafo 2, o in un paese terzo che si affaccia sul Mediterraneo;
b)
le proposte sono selezionate a seguito di inviti a presentare proposte transnazionali e sono valutate con l'assistenza di almeno tre esperti indipendenti, in base ai criteri di aggiudicazione seguenti: eccellenza, impatto e qualità ed efficienza dell'attuazione;
c)
le proposte sono classificate sulla base dei risultati della valutazione. La selezione è effettuata da PRIMA-IS e dovrebbe seguire tale classificazione. Gli Stati partecipanti concordano un adeguato modello di finanziamento che consenta di massimizzare il numero di proposte al di sopra della soglia da finanziare sulla base di tale classificazione, in particolare prevedendo importi di riserva nei contributi nazionali a favore degli inviti a presentare proposte. Nel caso in cui uno o più progetti non possano essere finanziati, possono essere selezionati i progetti immediatamente successivi nella classificazione.
11. PRIMA-IS monitora e riferisce alla Commissione in merito all'attuazione di tutte le attività previste dal piano di lavoro annuale.
12. Tutte le comunicazioni o pubblicazioni relative alle attività di PRIMA ed effettuate in collaborazione con PRIMA, siano esse attuate da PRIMA-IS, da uno Stato partecipante o dai suoi organismi di finanziamento nazionali o da altri soggetti che partecipano a un'attività, riportano la dicitura o la co-dicitura seguente «[nome dell'attività] fa parte del programma PRIMA sostenuto dall'Unione europea».
Articolo 7
Regole di partecipazione e diffusione
1. PRIMA-IS è considerato un organismo di finanziamento ai sensi del regolamento (UE) n. 1290/2013 e fornisce un sostegno finanziario alle azioni indirette di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera a), della presente decisione, in conformità delle norme stabilite in tale regolamento, fatte salve le deroghe di cui al presente articolo.
2. In deroga all'articolo 9, paragrafo 1, lettera b), del regolamento (UE) n. 1290/2013, il numero minimo di partecipanti corrisponde a tre soggetti giuridici stabiliti in tre paesi diversi considerati Stati partecipanti a norma della presente decisione entro il termine di presentazione nell'ambito del pertinente invito a presentare proposte, di cui:
a)
almeno uno è stabilito in uno Stato membro o paese terzo associato a Orizzonte 2020 e che non rientra nella lettera b); e
b)
almeno uno è stabilito in un paese terzo di cui all'articolo 1, paragrafo 2, o in un paese terzo che si affaccia sul Mediterraneo.
3. In deroga all'articolo 9, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1290/2013, in casi debitamente giustificati previsti nel piano di lavoro annuale, la condizione minima è la partecipazione di un soggetto giuridico stabilito in uno Stato partecipante a norma della presente decisione, entro il termine di presentazione nell'ambito del pertinente invito a presentare proposte.
4. In deroga all'articolo 10, paragrafi 1 e 2, del regolamento (UE) n. 1290/2013, i seguenti partecipanti sono ammissibili al finanziamento da parte di PRIMA-IS:
a)
qualsiasi soggetto giuridico stabilito in uno Stato partecipante o costituito a norma del diritto dell'Unione;
b)
qualsiasi organizzazione internazionale di interesse europeo quale definita all'articolo 2, paragrafo 1, punto 12, del regolamento (UE) n. 1290/2013.
5. Nel caso della partecipazione di un'organizzazione internazionale o di un soggetto giuridico stabilito in un paese che non è uno Stato partecipante, nessuno dei quali è ammissibile al finanziamento ai sensi del paragrafo 4, il finanziamento a titolo di PRIMA-IS può essere concesso a condizione che sia rispettata almeno una delle condizioni seguenti:
a)
la partecipazione è considerata essenziale da PRIMA-IS ai fini della realizzazione dell'azione;
b)
tale finanziamento è previsto in un accordo scientifico e tecnologico bilaterale, o in un altro accordo tra l'Unione e l'organizzazione internazionale o, nel caso di soggetti stabiliti in un paese che non è uno Stato partecipante, il paese in cui è stabilito il soggetto giuridico.
6. Fatti salvi il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, il regolamento delegato (UE) n. 1268/2012 e il regolamento (UE) n. 1290/2013, il modello di convenzione di sovvenzione applicabile può prevedere che anche i soggetti giuridici stabiliti in paesi che non sono Stati partecipanti e che ricevono finanziamenti da PRIMA-IS forniscano garanzie finanziarie appropriate.
7. Fatto salvo il regolamento (UE) n. 1290/2013 e tenendo conto delle specificità di PRIMA, PRIMA-IS può introdurre nei piani di lavoro annuali un'ulteriore condizione di partecipazione per quanto concerne i tipi di soggetti che possono essere coordinatori di azioni indirette.
Articolo 8
Accordi tra l'Unione e PRIMA-IS
1. Sulla base di una valutazione ex ante positiva di PRIMA-IS a norma dell'articolo 61, paragrafo 1, del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 e dell'offerta di garanzie finanziarie adeguate a norma dell'articolo 58, paragrafo 1, lettera c), punto vi), di tale regolamento, la Commissione stipula con PRIMA-IS, a nome dell'Unione, un accordo di delega e accordi annuali di trasferimento di fondi.
2. L'accordo di delega di cui al paragrafo 1 del presente articolo è concluso a norma dell'articolo 58, paragrafo 3, e degli articoli 60 e 61 del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, nonché dell'articolo 40 del regolamento delegato (UE) n. 1268/2012. Esso definisce, tra l'altro, quanto segue:
a)
le prescrizioni per il contributo di PRIMA-IS relativamente agli indicatori di prestazione di cui all'allegato II della decisione 2013/743/UE;
b)
le prescrizioni per il contributo di PRIMA-IS relativamente al controllo di cui all'allegato III della decisione n. 2013/743/UE;
c)
gli indicatori di prestazione specifici correlati al funzionamento di PRIMA-IS;
d)
i rquisiti per PRIMA-IS relativi alla comunicazione di informazioni sui costi amministrativi e di cifre dettagliate concernenti l'attuazione di PRIMA;
e)
le disposizioni in merito alla trasmissione dei dati necessari ad assicurare che la Commissione sia in grado di ottemperare ai suoi obblighi di diffusione e comunicazione;
f)
le modalità per l'approvazione o il rifiuto da parte della Commissione del progetto di piano di lavoro annuale, dei principi comuni di cui all'articolo 6, paragrafo 9, e dei requisiti in materia di comunicazione per gli Stati partecipanti, prima che siano adottati da PRIMA-IS; e
g)
le disposizioni per la pubblicazione degli inviti a presentare proposte da parte di PRIMA-IS, in particolare sul portale unico dei partecipanti e tramite altri strumenti elettronici di divulgazione di Orizzonte 2020 gestiti dalla Commissione.
Articolo 9
Soppressione, riduzione o sospensione del contributo finanziario dell'Unione
1. Se PRIMA non è attuato o è attuato in maniera inadeguata, parziale o tardiva, la Commissione può porre termine, ridurre proporzionalmente o sospendere il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, in funzione dell'effettiva attuazione di PRIMA.
2. Se gli Stati partecipanti non contribuiscono o contribuiscono parzialmente o tardivamente al finanziamento di PRIMA, la Commissione può porre termine, ridurre proporzionalmente o sospendere il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, tenendo conto dell'importo del finanziamento assegnato dagli Stati partecipanti all'attuazione di PRIMA.
Articolo 10
Audit ex post
1. A norma dell'articolo 29 del regolamento (UE) n. 1291/2013, PRIMA-IS effettua audit ex post delle spese relative alle azioni indirette di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera a), della presente decisione.
2. La Commissione può decidere di effettuare autonomamente gli audit di cui al paragrafo 1. In tali casi procede conformemente alle norme applicabili, in particolare le disposizioni dei regolamenti (UE, Euratom) n. 966/2012, (UE) n. 1290/2013 e (UE) n. 1291/2013.
Articolo 11
Tutela degli interessi finanziari dell'Unione
1. La Commissione adotta provvedimenti opportuni volti a garantire che, nella realizzazione delle azioni finanziate ai sensi della presente decisione, gli interessi finanziari dell'Unione siano tutelati mediante l'applicazione di misure preventive contro la frode, la corruzione e ogni altra attività illecita, mediante controlli efficaci e, ove fossero rilevate irregolarità, mediante il recupero delle somme indebitamente versate e, se del caso, sanzioni amministrative effettive, proporzionate e dissuasive.
2. PRIMA-IS garantisce al personale della Commissione e alle altre persone da essa autorizzate, nonché alla Corte dei conti, l'accesso ai propri siti e locali, nonché a tutte le informazioni, anche in formato elettronico, che siano necessarie per effettuare gli audit.
3. L'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) può condurre indagini, comprese ispezioni e verifiche sul posto, conformemente alle disposizioni e secondo le procedure di cui al regolamento (CE) n. 2185/96 del Consiglio (9) e al regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (10), al fine di determinare se vi sia stata frode, corruzione o altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari dell'Unione in relazione a una convenzione di sovvenzione o decisione di sovvenzione o a un contratto finanziati, direttamente o indirettamente, a norma della presente decisione.
4. Fatti salvi i paragrafi 1, 2 e 3, i contratti, le convenzioni di sovvenzione e le decisioni di sovvenzione derivanti dall'attuazione della presente decisione contengono disposizioni che autorizzano espressamente la Commissione, PRIMA-IS, la Corte dei conti e l'OLAF a eseguire tali audit e indagini nei limiti delle loro rispettive competenze. Qualora l'attuazione di un'azione sia esternalizzata o subdelegata, in tutto o in parte, o richieda l'aggiudicazione di un appalto o la concessione di un sostegno finanziario a terzi, il contratto, la convenzione di sovvenzione o la decisione di sovvenzione includono l'obbligo per il contraente o il beneficiario di imporre a eventuali terze parti interessate l'accettazione esplicita di questi poteri della Commissione, di PRIMA-IS, della Corte dei conti e dell'OLAF.
5. Nell'attuare PRIMA, gli Stati partecipanti adottano le disposizioni legislative, regolamentari, amministrative e di altra natura necessarie a tutelare gli interessi finanziari dell'Unione, in particolare a garantire il recupero integrale di eventuali importi di cui l'Unione sia creditrice, a norma del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 e del regolamento delegato (UE) n. 1268/2012.
Articolo 12
Governance di PRIMA
1. Gli organi di PRIMA-IS comprendono:
a)
un comitato dei garanti, composto da un presidente e da un copresidente;
b)
un comitato direttivo;
c)
un segretariato, diretto da un direttore;
d)
un comitato consultivo scientifico.
2. PRIMA-IS è gestito dal comitato dei garanti, in cui sono rappresentati tutti gli Stati partecipanti. Il comitato dei garanti è l'organo decisionale di PRIMA-IS.
Il comitato dei garanti adotta, previa approvazione della Commissione:
a)
il piano di lavoro annuale;
b)
i principi comuni di cui all'articolo 6, paragrafo 9; e
c)
i requisiti in materia di comunicazione degli Stati partecipanti a PRIMA-IS.
Il comitato dei garanti verifica che le condizioni di cui all'articolo 1, paragrafo 3, e all'articolo 4, paragrafo 1, lettera c), siano rispettate e ne informa di conseguenza la Commissione.
Il comitato dei garanti approva la partecipazione a PRIMA di qualsiasi paese terzo non associato a Orizzonte 2020 diverso da quelli di cui all'articolo 1, paragrafo 2, dopo aver esaminato la pertinenza della sua partecipazione per conseguire gli obiettivi di PRIMA.
Ciascuno Stato partecipante dispone di un voto in seno al comitato dei garanti. Le decisioni sono adottate per consenso. Qualora non sia raggiunto alcun consenso, il comitato dei garanti adotta le sue decisioni a maggioranza di almeno il 75 % dei voti validi espressi.
L'Unione, rappresentata dalla Commissione, è invitata a partecipare a tutte le riunioni del comitato dei garanti in qualità di osservatore e può prendere parte alle discussioni. A questo titolo riceve tutti i documenti necessari.
3. Il comitato dei garanti stabilisce il numero dei membri del comitato direttivo, che non può essere inferiore a cinque, e li nomina. Il comitato direttivo monitora l'operato del direttore e fornisce consulenza al comitato dei garanti per quanto concerne l'attuazione di PRIMA da parte del segretariato. In particolare, fornisce orientamenti in merito all'esecuzione del bilancio annuale e al piano di lavoro annuale.
4. Il comitato dei garanti istituisce il segretariato di PRIMA-IS in quanto organo esecutivo di PRIMA.
Il segretariato:
a)
attua il piano di lavoro annuale;
b)
fornisce sostegno agli altri organi di PRIMA-IS;
c)
monitora e riferisce in merito all'attuazione di PRIMA;
d)
gestisce il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, e i contributi finanziari degli Stati partecipanti, e riferisce sul loro utilizzo;
e)
rafforza la visibilità di PRIMA attraverso attività di sensibilizzazione e comunicazione;
f)
collabora con la Commissione secondo quanto stabilito dall'accordo di delega di cui all'articolo 8;
g)
garantisce la trasparenza delle attività svolte da PRIMA.
5. Il comitato dei garanti istituisce un comitato scientifico consultivo, composto da esperti indipendenti riconosciuti, competenti nei settori pertinenti per PRIMA. Il comitato dei garanti stabilisce il numero dei membri del comitato consultivo scientifico e le modalità di nomina a norma dell'articolo 40 del regolamento (UE) n. 1290/2013.
Il comitato consultivo scientifico:
a)
assiste il comitato dei garanti su priorità ed esigenze strategiche;
b)
assiste il comitato dei garanti in merito al contenuto e alla portata del progetto di piano di lavoro annuale da un punto di vista scientifico e tecnico;
c)
riesamina gli aspetti scientifici e tecnici dell'attuazione di PRIMA e formula un parere sulla relazione annuale.
Articolo 13
Comunicazione di informazioni
1. Su richiesta della Commissione, PRIMA-IS fornisce alla Commissione tutte le informazioni necessarie per l'elaborazione delle relazioni di cui all'articolo 14.
2. Gli Stati partecipanti trasmettono alla Commissione, tramite PRIMA-IS, le informazioni richieste dal Parlamento europeo, dal Consiglio o dalla Corte dei conti in merito alla gestione finanziaria di PRIMA.
3. La Commissione inserisce le informazioni di cui al paragrafo 2 del presente articolo nelle relazioni di cui all'articolo 14.
Articolo 14
Valutazione
1. Entro il 30 giugno 2022 la Commissione effettua una valutazione intermedia di PRIMA con l'assistenza di esperti indipendenti. La Commissione elabora una relazione riguardante tale valutazione, in cui include le conclusioni della valutazione e le proprie osservazioni. La Commissione trasmette tale relazione al Parlamento europeo e al Consiglio entro il 31 dicembre 2022.
2. Entro il 31 dicembre 2028 la Commissione effettua la valutazione finale di PRIMA con l'assistenza di esperti indipendenti. La Commissione elabora una relazione riguardante tale valutazione che contiene i risultati di quest'ultima e trasmette tale relazione al Parlamento europeo e al Consiglio entro il 30 giugno 2029.
Articolo 15
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 16
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Strasburgo, il 4 luglio 2017
Per il Parlamento europeo
Il presidente
A. TAJANI
Per il Consiglio
Il presidente
M. MAASIKAS
(1) GU C 125 del 21.4.2017, pag. 80.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 13 giugno 2017 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 26 giugno 2017.
(3) Regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) — Orizzonte 2020 e abroga la decisione n. 1982/2006/CE (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 104).
(4) Regolamento (UE) n. 1290/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che stabilisce le norme in materia di partecipazione e diffusione nell'ambito del programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) — Orizzonte 2020 e che abroga il regolamento (CE) n. 1906/2006 (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 81).
(5) GU C 205 del 19.7.2013, pag. 9.
(6) Regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione e che abroga il regolamento (UE, Euratom) n. 1605/2002 (GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1).
(7) Regolamento delegato (UE) n. 1268/2012 della Commissione, del 29 ottobre 2012, recante modalità di applicazione del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione (GU L 362 del 31.12.2012, pag. 1).
(8) Decisione 2013/743/UE del Consiglio, del 3 dicembre 2013, che stabilisce il programma specifico di attuazione del programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) — Orizzonte 2020 e abroga le decisioni 2006/971/CE, 2006/972/CE, 2006/973/CE, 2006/974/CE e 2006/975/CE (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 965).
(9) Regolamento (Euratom, CE) n. 2185/96 del Consiglio, dell'11 novembre 1996, relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolarità (GU L 292 del 15.11.1996, pag. 2).
(10) Regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 settembre 2013, relativo alle indagini svolte dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e che abroga il regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (Euratom) n. 1074/1999 del Consiglio (GU L 248 del 18.9.2013, pag. 1).
Dichiarazione della Commissione sulle garanzie finanziarie per la struttura di esecuzione di PRIMA
1.
Con riferimento all'iniziativa PRIMA, il regolamento finanziario dell'UE dispone, nel suo articolo 58, paragrafo 1, lettera c), punto vi), che la Commissione può affidare l'attuazione del bilancio dell'Unione a un organismo di diritto privato investito di attribuzioni di servizio pubblico (struttura di esecuzione — IS). Tale organismo deve offrire adeguate garanzie finanziarie.
2.
Nel rispetto della sana gestione finanziaria dei fondi dell'UE, tali garanzie dovrebbero coprire, senza limitazioni di importo o di ambito di applicazione, qualsiasi debito dell'IS nei confronti dell'Unione in relazione a tutti i compiti di esecuzione previsti dall'accordo di delega. La Commissione richiede di norma ai garanti di accettare la responsabilità in solido per i debiti dell'IS.
3.
Tuttavia, sulla base di un'approfondita valutazione del rischio, in particolare se l'esito della valutazione ex ante per pilastro sull'IS conformemente all'articolo 61 del regolamento finanziario è ritenuto adeguato, l'ordinatore delegato della Commissione responsabile dell'iniziativa PRIMA disporrà quanto segue:
—
tenendo conto del principio di proporzionalità, le garanzie finanziarie richieste dall'IS possono essere limitate all'importo massimo del contributo dell'Unione,
—
conseguentemente, la responsabilità di ciascun garante può essere proporzionata alla quota del rispettivo contributo all'iniziativa PRIMA.
I garanti possono concordare, nelle rispettive lettere di dichiarazione sulle responsabilità, le modalità con cui intendono far fronte a tali responsabilità.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (UE) 2017/1324 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 4 luglio 2017
relativa alla partecipazione dell'Unione al partenariato per la ricerca e l'innovazione nell'area del Mediterraneo (PRIMA) avviato congiuntamente da diversi Stati membri
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 185 e l'articolo 188, secondo comma,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Nella comunicazione del 3 marzo 2010«Europa 2020 — Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva», la Commissione ha sottolineato la necessità di creare condizioni favorevoli agli investimenti nella conoscenza e nell'innovazione in modo da conseguire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell'Unione. Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato la strategia.
(2)
Con le sue risoluzioni del 28 luglio 2010 e 18 dicembre 2013 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto il diritto all'acqua potabile sicura e pulita e ai servizi igienico-sanitari quale diritto umano essenziale al pieno godimento della vita. Ha inoltre chiesto che il diritto umano all'acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari sia realizzato progressivamente, sottolineando il ruolo importante della cooperazione internazionale in tale contesto.
(3)
Il regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (3) ha istituito il programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) («Orizzonte 2020») che mira a conseguire un impatto maggiore sulla ricerca e l'innovazione contribuendo al rafforzamento dei partenariati pubblico-pubblico, anche attraverso la partecipazione dell'Unione a programmi avviati da più Stati membri, ai fini dello sviluppo sostenibile.
(4)
I partenariati pubblico-pubblico dovrebbero mirare a sviluppare sinergie più strette, a rafforzare il coordinamento e a evitare inutili duplicazioni con i programmi di ricerca e innovazione dell'Unione, internazionali, nazionali e regionali, e dovrebbero rispettare appieno i principi generali di Orizzonte 2020, con l'obiettivo di rafforzare la ricerca e l'innovazione per contribuire al conseguimento dello sviluppo sostenibile, in particolare quelli riguardanti l'apertura e la trasparenza.
(5)
In conformità dell'articolo 19, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1291/2013, le attività di ricerca e innovazione svolte nell'ambito del partenariato per la ricerca e l'innovazione nell'area del Mediterraneo (PRIMA) devono essere esclusivamente incentrate sulle applicazioni per uso civile.
(6)
Il regolamento (UE) n. 1291/2013 ha individuato nella «Sicurezza alimentare, agricoltura e silvicoltura sostenibili, ricerca marina, marittima e sulle acque interne e bioeconomia» e nell'«Azione per il clima, ambiente, efficienza delle risorse e materie prime» due delle sfide prioritarie per la società che devono essere affrontate favorendo gli investimenti nella ricerca e nell'innovazione. Inoltre, il regolamento (UE) n. 1291/2013 riconosce che le attività di ricerca e innovazione per tali sfide sono svolte a livello di Unione o a un livello superiore, considerati il carattere transnazionale e la natura globale del clima e dell'ambiente, la loro portata e complessità nonché la dimensione internazionale della catena di approvvigionamento alimentare e agricola.
(7)
Il regolamento (UE) n. 1291/2013 riconosce che la cooperazione internazionale con i paesi terzi è necessaria per affrontare efficacemente le sfide comuni. La cooperazione internazionale nella ricerca e nell'innovazione è un aspetto fondamentale degli impegni dell'Unione sul piano mondiale e deve svolgere un ruolo fondamentale nel partenariato dell'Unione con i paesi del vicinato europeo. A tale riguardo, l'area del Mediterraneo riveste un'importanza strategica per l'Unione sul piano politico, economico, culturale, scientifico e ambientale.
(8)
Per assicurare la coerenza con il regolamento (UE) n. 1290/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), le azioni che rientrano nell'ambito di applicazione della presente decisione dovrebbero rispettare i diritti fondamentali e osservare i principi sanciti in particolare dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Tali azioni dovrebbero essere conformi a tutti gli obblighi legali derivanti dal diritto internazionale e dal diritto dell'Unione, fra l'altro da tutte le pertinenti decisioni della Commissione quali la comunicazione della Commissione del 28 giugno 2013 (5), nonché ai principi etici, tra i quali evitare qualsiasi violazione dell'integrità della ricerca.
(9)
Nella comunicazione del 7 giugno 2016 sulla creazione di un nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi nell'ambito dell'agenda europea sulla migrazione, la Commissione ha sottolineato la necessità per tutte le politiche, compresa la politica in materia di ricerca e innovazione, di affrontare le cause profonde della migrazione attraverso un nuovo modello di cooperazione che coinvolga investitori privati, mobiliti risorse di bilancio limitate e si incentri sulle piccole e medie imprese (PMI) e le infrastrutture sostenibili.
(10)
PRIMA mira ad attuare un programma congiunto volto a promuovere le capacità di ricerca e innovazione e sviluppare conoscenza e soluzioni innovative comuni per migliorare l'efficienza, la sicurezza, la protezione e la sostenibilità dei sistemi agroalimentari e dell'approvvigionamento e gestione integrati delle risorse idriche nell'area del Mediterraneo. PRIMA dovrebbe contribuire alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile recentemente concordati e alla futura strategia europea per lo sviluppo sostenibile, nonché agli obiettivi dell'accordo di Parigi.
(11)
L'approvvigionamento e la gestione integrati delle risorse idriche, compresi il riutilizzo e il trattamento delle acque, implicano che siano considerati tutti i diversi utilizzi di dette risorse.
(12)
I sistemi agroalimentari sostenibili dovrebbero mirare a rispondere al fabbisogno dei cittadini e ai requisiti ambientali in termini di alimenti sicuri, sani e a prezzi accettabili nonché rendere più sostenibili la lavorazione, la distribuzione e il consumo dei prodotti alimentari e dei mangimi allo scopo di ridurre al minimo le perdite alimentari e i rifiuti agroalimentari.
(13)
Per quanto riguarda le risorse idriche e i sistemi agroalimentari, una governance aperta, democratica e partecipativa è fondamentale per assicurare che siano attuate le soluzioni più efficaci sotto il profilo dei costi, a vantaggio di tutta la società.
(14)
Per garantire la partecipazione a PRIMA dei paesi terzi non associati a Orizzonte 2020, segnatamente l'Algeria, l'Egitto, la Giordania, il Libano e il Marocco, occorre prevedere accordi internazionali di cooperazione scientifica e tecnologica tra l'Unione e questi paesi terzi al fine di estendere a questi paesi il regime giuridico istituito dalla presente decisione.
(15)
In linea con gli obiettivi di Orizzonte 2020, qualsiasi altro Stato membro e qualsiasi paese terzo associato a Orizzonte 2020 dovrebbe poter partecipare a PRIMA se si impegna a contribuire al finanziamento dello stesso e ad adottare le disposizioni legislative, regolamentari, amministrative e di altra natura necessarie a tutelare gli interessi finanziari dell'Unione.
(16)
Al fine di garantire l'attuazione congiunta di PRIMA, è opportuno istituire una struttura di attuazione («PRIMA-IS»). A PRIMA-IS dovrebbe essere destinato il contributo finanziario dell'Unione e dovrebbe garantire l'attuazione efficiente e trasparente di PRIMA.
(17)
Al fine di conseguire gli obiettivi di PRIMA, qualsiasi altro paese terzo non associato a Orizzonte 2020, in particolare i paesi del Sud del Mediterraneo, dovrebbe poter partecipare se il paese in questione si impegna a contribuire al finanziamento di PRIMA e se PRIMA-IS ne approva la partecipazione. Tale partecipazione dovrebbe essere prevista anche dal pertinente accordo internazionale di cooperazione scientifica e tecnologica tra il paese terzo in questione e l'Unione.
(18)
È opportuno che il contributo finanziario dell'Unione sia subordinato a impegni formali da parte degli Stati partecipanti a contribuire al finanziamento di PRIMA e all'adempimento e attuazione di tali impegni, nel rispetto della presente decisione. È opportuno lasciare una certa flessibilità agli Stati partecipanti a contribuire finanziariamente a PRIMA-IS su base facoltativa, al fine di finanziare azioni indirette, raggiungendo in tal modo un grado elevato di integrazione finanziaria. Inoltre, gli Stati partecipanti dovrebbero contribuire finanziariamente o in natura alle attività attuate senza il contributo finanziario dell'Unione e al bilancio amministrativo di PRIMA-IS non coperto dal contributo finanziario dell'Unione. Il periodo durante il quale gli Stati partecipanti devono apportare il loro contributo dovrebbe essere chiaramente definito.
(19)
È opportuno stabilire un massimale per il contributo finanziario dell'Unione a PRIMA con i finanziamenti di Orizzonte 2020. Al di sotto di tale massimale è opportuno che il contributo finanziario dell'Unione sia equivalente ai contributi degli Stati partecipanti a PRIMA per conseguire un forte effetto leva e garantire una maggiore integrazione dei programmi degli Stati partecipanti. È opportuno prevedere la possibilità di utilizzare una parte limitata del contributo finanziario dell'Unione a copertura dei costi amministrativi di PRIMA-IS. Dovrebbe essere garantita un'amministrazione efficiente di PRIMA e i costi amministrativi dovrebbero essere mantenuti al minimo.
(20)
Al fine di evitare che l'attuazione di PRIMA-IS si protragga eccessivamente, è opportuno fissare un termine per l'avvio delle attività finali da finanziare, compresi gli inviti finali a presentare proposte.
(21)
Le attività di PRIMA dovrebbero essere in linea con gli obiettivi e le priorità di ricerca e innovazione di Orizzonte 2020 e con i principi e le condizioni generali di cui all'articolo 26 del regolamento (UE) n. 1291/2013. PRIMA dovrebbe tenere conto delle definizioni dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici relative ai livelli di maturità tecnologica nella classificazione della ricerca tecnologica, dello sviluppo di prodotti e delle attività di dimostrazione.
(22)
PRIMA dovrebbe sostenere tutti i tipi di attività di ricerca e innovazione, inclusi progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, dimostrazioni innovative e impianti pilota, sviluppo di capacità, formazione, azioni di sensibilizzazione e diffusione nonché mobilità dei ricercatori, che riguardano una vasta gamma di livelli di maturità tecnologica e garantiscono un adeguato equilibrio tra piccoli e grandi progetti.
(23)
Ai fini di ottenere un maggiore impatto, si dovrebbe perseguire la coerenza tra PRIMA e gli altri progetti di ricerca e innovazione nell'ambito di Orizzonte 2020, quali la comunità della conoscenza e dell'innovazione sull'alimentazione dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia («Food KIC»), o altri strumenti dell'Unione, quali lo strumento europeo di vicinato e partenariato, e si dovrebbero evitare eventuali sovrapposizioni.
(24)
PRIMA dovrebbe essere attuato sulla base di piani di lavoro annuali che definiscano le attività da avviare in un dato anno. PRIMA-IS dovrebbe monitorare periodicamente i risultati degli inviti a presentare proposte e le azioni che finanzia e valutare che si sia tenuto conto in maniera adeguata delle tematiche scientifiche, dell'incidenza prevista e del numero eccessivo di proposte al di sopra della soglia che non è stato possibile finanziare. In casi giustificati, PRIMA-IS dovrebbe avviare azioni correttive modificando il piano di lavoro annuale o nei piani di lavoro annuali successivi.
(25)
Al fine di conseguire gli obiettivi di PRIMA, PRIMA-IS dovrebbe garantire un sostegno finanziario principalmente sotto forma di sovvenzioni ai partecipanti per azioni finanziate da PRIMA-IS. Queste azioni dovrebbero essere selezionate a seguito di inviti a presentare proposte aperti e concorrenziali sotto la responsabilità di PRIMA-IS.
(26)
Dovrebbero essere monitorate e affrontate le barriere che impediscono a nuovi attori di partecipare alle attività di PRIMA.
(27)
Nel realizzare gli obiettivi di PRIMA e in linea con le regole e i principi applicabili, come ad esempio il principio di eccellenza scientifica, mediante il piano di lavoro annuale PRIMA-IS dovrebbe mirare a fornire una quota adeguata del suo finanziamento, pari a circa il 25 % del contributo finanziario dell'Unione in modo da riflettere gli impegni dei paesi partner mediterranei nei confronti di PRIMA, a soggetti giuridici stabiliti in paesi terzi mirati considerati Stati partecipanti.
(28)
Gli inviti a presentare proposte gestiti da PRIMA-IS dovrebbero anche essere pubblicati sul portale unico dei partecipanti e tramite altri strumenti elettronici di diffusione di Orizzonte 2020 gestiti dalla Commissione.
(29)
PRIMA-IS dovrebbe mettere a disposizione del pubblico le informazioni sull'attuazione delle azioni finanziate.
(30)
Il contributo finanziario dell'Unione dovrebbe essere gestito secondo il principio di una sana gestione finanziaria e conformemente alle norme in materia di gestione indiretta di cui al regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (6) e al regolamento delegato (UE) n. 1268/2012 della Commissione (7).
(31)
Al fine di tutelare gli interessi finanziari dell'Unione, la Commissione dovrebbe avere il diritto di sopprimere, ridurre o sospendere il contributo finanziario dell'Unione in caso di inadeguata, parziale o tardiva attuazione di PRIMA oppure se gli Stati partecipanti non contribuiscono o contribuiscono solo parzialmente o in ritardo al finanziamento di PRIMA.
(32)
In linea con l'obiettivo generale di Orizzonte 2020 di giungere a una maggiore semplificazione, si dovrebbero evitare insiemi di norme diversi da quelli di Orizzonte 2020. La partecipazione ad azioni indirette finanziate nell'ambito di PRIMA-IS è pertanto disciplinata dal regolamento (UE) n. 1290/2013. A causa degli obiettivi unici e delle particolari esigenze operative di PRIMA è tuttavia necessario prevedere talune deroghe a detto regolamento a norma dell'articolo 1, paragrafo 3, dello stesso.
(33)
Al fine di tener conto delle specificità derivanti dalla copertura geografica di PRIMA, sono necessarie deroghe all'articolo 9, paragrafo 1, lettera b), e all'articolo 9, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1290/2013, per adeguare le condizioni minime di ammissibilità per la partecipazione alle azioni indirette. Al fine in particolare di adeguarsi alle specificità di PRIMA, il numero minimo di partecipanti dovrebbe corrispondere, in deroga all'articolo 9, paragrafo 1, lettera b), del regolamento (UE) n. 1290/2013, a tre soggetti giuridici stabiliti in tre diversi Stati partecipanti, in modo da promuovere una cooperazione euromediterranea equilibrata. Una deroga all'articolo 9, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1290/2013 è altresì necessaria per garantire che le condizioni di ammissibilità minime per la partecipazione alle azioni indirette non siano discriminatorie nei confronti di soggetti stabiliti nei paesi terzi che siano Stati partecipanti.
(34)
Le deroghe all'articolo 10, paragrafi 1 e 2, del regolamento (UE) n. 1290/2013 sono necessarie per garantire che, in linea di massima, soltanto i soggetti giuridici stabiliti in uno Stato partecipante o istituiti a norma del diritto dell'Unione o le organizzazioni internazionali di interesse europeo siano ammissibili al finanziamento. Ciononostante, Prisma-IS dovrebbe anche poter finanziare beneficiari stabiliti in un paese che non è uno Stato partecipante, a condizione che tale partecipazione sia ritenuta essenziale da PRIMA-IS o se il finanziamento è previsto da un accordo internazionale. PRIMA-IS dovrebbe monitorare la partecipazione di tali soggetti.
(35)
Ai fini della semplificazione, gli oneri amministrativi dovrebbero essere rigorosamente proporzionati agli effetti previsti su tutte le parti. È opportuno evitare la duplicazione degli audit e alcuni oneri sproporzionati di documentazione o relazioni. Nello svolgimento degli audit è opportuno tenere conto, se del caso, delle specificità dei programmi nazionali.
(36)
Gli audit sui destinatari dei fondi dell'Unione erogati a norma della presente decisione dovrebbero garantire una riduzione degli oneri amministrativi, a norma del regolamento (UE) n. 1291/2013.
(37)
È necessario tutelare gli interessi finanziari dell'Unione in tutto il ciclo di spesa attraverso misure proporzionate, tra cui la prevenzione, l'individuazione e l'investigazione delle irregolarità, il recupero di fondi perduti, indebitamente pagati o non correttamente utilizzati e, se del caso, sanzioni amministrative a norma del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012.
(38)
È opportuno che la Commissione, tenendo conto dell'opinione degli Stati partecipanti nonché dei pareri espressi da un'ampia gamma di soggetti interessati, effettui una valutazione intermedia per analizzare in particolare la qualità e l'efficienza di PRIMA e i progressi compiuti rispetto agli obiettivi fissati, nonché una valutazione finale, ed elabori delle relazioni in merito a tali valutazioni.
(39)
Su richiesta della Commissione, PRIMA-IS e gli Stati partecipanti dovrebbero trasmettere tutte le informazioni che la Commissione intende inserire nelle relazioni sulla valutazione di PRIMA e, a tal fine, dovrebbero essere incoraggiati a utilizzare un formato armonizzato.
(40)
L'obiettivo della presente decisione è rafforzare l'integrazione e l'allineamento dei sistemi e delle attività di ricerca e di innovazione nei paesi del Mediterraneo nei settori dei sistemi agroalimentari, affinché diventino sostenibili, e dell'approvvigionamento e gestione integrati delle risorse idriche. La portata delle attività di ricerca e innovazione necessarie per affrontare le sfide nell'area del Mediterraneo è vastissima a causa della natura sistematica delle principali strozzature. L'ambito della ricerca e dell'innovazione è complesso e multidisciplinare e richiede un approccio multilaterale e transfrontaliero. Un approccio collaborativo con un'ampia serie di Stati partecipanti può contribuire ad aumentare l'ampiezza e la portata necessarie, mediante la messa in comune di risorse finanziarie e intellettuali. Poiché l'obiettivo della presente decisione non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri, ma, integrando gli sforzi nazionali in un approccio unionale coerente, raggruppando programmi nazionali di ricerca e innovazione compartimentati, favorendo l'elaborazione di strategie transnazionali comuni di ricerca e di finanziamento e raggiungendo la massa critica di operatori e di investimenti richiesti, può essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente decisione si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(41)
Pertanto, l'Unione dovrebbe partecipare a PRIMA,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Partecipazione a PRIMA
1. L'Unione partecipa al partenariato per la ricerca e l'innovazione nell'area del Mediterraneo («PRIMA») avviato congiuntamente da Croazia, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna, Tunisia e Turchia («Stati partecipanti»), alle condizioni stabilite nella presente decisione.
2. Algeria, Egitto, Giordania, Libano e Marocco diventano Stati partecipanti, a condizione che concludano accordi internazionali di cooperazione scientifica e tecnologica con l'Unione che stabiliscano i termini e le condizioni della loro partecipazione a PRIMA.
3. Qualsiasi Stato membro e paese terzo associato a Orizzonte 2020 diverso da quelli di cui al paragrafo 1 del presente articolo può partecipare a PRIMA purché soddisfi la condizione di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera c), e rispetti, in particolare, l'articolo 11, paragrafo 5.
Gli Stati membri e i paesi terzi associati a Orizzonte 2020 che soddisfano le condizioni di cui al primo comma, sono considerati Stati partecipanti ai fini della presente decisione.
4. Qualsiasi paese terzo non associato a Orizzonte 2020 diverso da quelli di cui al paragrafo 2 del presente articolo può partecipare a PRIMA purché:
a)
soddisfi la condizione di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera c), e rispetti, in particolare, l'articolo 11, paragrafo 5;
b)
la struttura di attuazione di PRIMA (PRIMA-IS) approvi la sua partecipazione a PRIMA, dopo aver esaminato la pertinenza della sua partecipazione al conseguimento degli obiettivi di PRIMA; e
c)
concluda un accordo internazionale di cooperazione scientifica e tecnologica con l'Unione che stabilisca i termini e le condizioni della sua partecipazione a PRIMA.
I paesi terzi che soddisfano le condizioni di cui al primo comma, sono considerati Stati partecipanti ai fini della presente decisione.
Articolo 2
Obiettivi di PRIMA
1. In linea con le priorità di Orizzonte 2020, gli obiettivi generali di PRIMA sono creare capacità di ricerca e innovazione e sviluppare conoscenza e soluzioni innovative comuni per sistemi agroalimentari affinché diventino sostenibili e per l'approvvigionamento e la gestione integrati delle risorse idriche nell'aerea del Mediterraneo, al fine di rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici, l'efficienza, l'efficacia sotto il profilo dei costi e la sostenibilità ambientale e sociale dei sistemi e dell'approvvigionamento e gestione in questione, e di contribuire a risolvere a monte i problemi legati alla scarsità di acqua, alla sicurezza alimentare, alla nutrizione, alla salute, al benessere e alla migrazione.
2. Al fine di contribuire agli obiettivi generali stabiliti al paragrafo 1, PRIMA persegue i seguenti obiettivi specifici:
a)
l'elaborazione di un programma strategico comune di lungo termine in materia di sistemi agroalimentari affinché diventino sostenibili, nonché in materia di approvvigionamento e gestione integrati delle risorse idriche;
b)
il perseguimento, nei pertinenti programmi nazionali di ricerca e innovazione, dell'attuazione del programma strategico;
c)
il coinvolgimento di tutte le parti interessate del settore pubblico e privato nell'attuazione nel programma strategico, grazie alla messa in comune delle conoscenze e delle risorse finanziarie per raggiungere la massa critica necessaria;
d)
il rafforzamento del finanziamento delle capacità di ricerca e di innovazione e delle capacità di attuazione di tutte le parti coinvolte, incluse le PMI, il mondo accademico, le organizzazioni non governative e i centri di ricerca locali.
Articolo 3
Contributo finanziario dell'Unione a favore di PRIMA
1. L'importo del contributo finanziario dell'Unione, compresi gli stanziamenti EFTA, eguaglia i contributi degli Stati partecipanti a PRIMA. Il contributo finanziario dell'Unione non supera i 220 000 000 EUR.
2. Il contributo finanziario dell'Unione di cui al paragrafo 1 del presente articolo è erogato dagli stanziamenti del bilancio generale dell'Unione assegnati alle parti pertinenti del programma specifico di attuazione di Orizzonte 2020, istituito dalla decisione n. 2013/743/UE del Consiglio (8), e in particolare a titolo della parte II «Leadership industriale» e della parte III «Sfide per la società», in conformità dell'articolo 58, paragrafo 1, lettera c), punto vi), e degli articoli 60 e 61 del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012.
3. Il contributo finanziario dell'Unione di cui al paragrafo 1 del presente articolo è utilizzato da PRIMA-IS per:
a)
finanziare le attività di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera a);
b)
coprire i costi amministrativi di PRIMA-IS, fino a un massimo del 6 % del contributo finanziario dell'Unione di cui al paragrafo 1 del presente articolo.
Articolo 4
Condizioni del contributo finanziario dell'Unione a favore di PRIMA
1. Il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, è subordinato a quanto segue:
a)
la dimostrazione da parte degli Stati membri partecipanti che PRIMA è istituito in conformità della presente decisione;
b)
la designazione da parte degli Stati partecipanti o delle organizzazioni da questi designate di PRIMA-IS in qualità di soggetto dotato di personalità giuridica, a norma dell'articolo 58, paragrafo 1, lettera c), punto vi), del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, che è responsabile dell'attuazione efficiente di PRIMA, del ricevimento, dell'assegnazione e del monitoraggio del contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, della presente decisione, nonché dei contributi degli Stati partecipanti, se del caso, e garantisce che siano intraprese tutte le azioni necessarie per conseguire gli obiettivi di PRIMA;
c)
l'impegno di ogni Stato partecipante a contribuire al finanziamento di PRIMA con un adeguato contributo di risorse nazionali pertinenti per gli obiettivi di PRIMA;
d)
la dimostrazione da parte di PRIMA-IS della sua capacità di attuare PRIMA, compresi il ricevimento, l'assegnazione e il monitoraggio del contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, della presente decisione, nell'ambito della gestione indiretta del bilancio dell'Unione a norma degli articoli 58, 60 e 61 del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012;
e)
l'istituzione di un modello efficiente di governance per PRIMA a norma dell'articolo 12;
f)
l'adozione da parte di PRIMA-IS, previa approvazione da parte della Commissione, dei principi comuni di cui all'articolo 6, paragrafo 9.
2. Durante l'attuazione di PRIMA il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, è inoltre subordinato a quanto segue:
a)
l'attuazione da parte di PRIMA-IS degli obiettivi di cui all'articolo 2 e delle attività di cui all'articolo 6;
b)
il mantenimento di un modello di governance appropriato ed efficiente a norma dell'articolo 12;
c)
il rispetto da parte di PRIMA-IS degli obblighi di comunicazione stabiliti all'articolo 60, paragrafo 5, del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012;
d)
l'adempimento da parte degli Stati partecipanti degli impegni di cui al paragrafo 1, lettera c), del presente articolo.
3. La Commissione valuta il rispetto degli impegni presi dagli Stati partecipanti, in particolare durante i due primi piani di lavoro annuali. In seguito a tale valutazione il contributo finanziario massimo dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, può essere rivisto a norma dell'articolo 9.
Articolo 5
Contributi degli Stati partecipanti a PRIMA
1. Gli Stati partecipanti apportano, direttamente o tramite i propri organismi di finanziamento nazionali, contributi finanziari o in natura pari ad almeno 220 000 000 EUR nel corso del periodo compreso tra il 7 agosto 2017 e il 31 dicembre 2028.
2. I contributi degli Stati partecipanti consistono in:
a)
se del caso, contributi finanziari a favore di PRIMA-IS in vista del finanziamento delle azioni indirette di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera a);
b)
contributi finanziari o in natura al fine di attuare le attività di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera b); e
c)
contributi finanziari o in natura al bilancio amministrativo di PRIMA-IS non coperto dal contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 3, lettera b).
3. I contributi in natura di cui al paragrafo 2, lettera b), del presente articolo sono i costi sostenuti dagli Stati partecipanti per l'attuazione delle attività di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera b), previa deduzione di qualsiasi contributo finanziario diretto o indiretto dell'Unione a tali costi.
4. I contributi in natura di cui al paragrafo 2, lettera c), sono i costi sostenuti dagli Stati partecipanti in relazione al bilancio amministrativo di PRIMA-IS, previa deduzione di qualsiasi contributo finanziario diretto o indiretto dell'Unione a tali costi.
5. Al fine di valutare i contributi in natura di cui al paragrafo 2, lettere b) e c), i costi sono determinati conformemente alle pratiche contabili abituali degli Stati partecipanti o degli organismi di finanziamento nazionali interessati, alle norme contabili applicabili dello Stato partecipante in cui sono stabiliti gli organismi nazionali di finanziamento in questione e ai principi contabili internazionali/principi internazionali d'informativa finanziaria applicabili. I costi sono certificati da un revisore indipendente designato dagli Stati partecipanti o dagli organismi nazionali di finanziamento interessati. In caso di dubbi quanto alla certificazione, il metodo di valutazione può essere verificato da PRIMA-IS. Se rimangono dubbi, il metodo di valutazione può essere oggetto di audit da parte di PRIMA-IS.
6. I contributi di cui al paragrafo 2, lettere a), b) e c), del presente articolo considerati come contributi degli Stati partecipanti, sono versati dopo l'adozione del piano di lavoro annuale. Se il piano di lavoro annuale è adottato nel corso dell'anno di riferimento di cui all'articolo 6, paragrafo 2, i contributi di cui al paragrafo 2, lettera c), del presente articolo considerati come contributi degli Stati partecipanti inclusi nel piano di lavoro annuale, possono comprendere i contributi versati a partire dal 1o gennaio di tale anno. Tuttavia, i contributi di cui al paragrafo 2, lettera c), del presente articolo considerati come contributi degli Stati partecipanti inclusi nel primo piano di lavoro annuale, possono comprendere i contributi versati dopo il 7 agosto 2017.
Articolo 6
Attività e attuazione di PRIMA
1. PRIMA sostiene un'ampia gamma di attività di ricerca e innovazione, come descritto nel suo piano di lavoro annuale, tramite:
a)
le azioni indirette ai sensi dei regolamenti (UE) n. 1290/2013 e (UE) n. 1291/2013 finanziate da PRIMA-IS conformemente all'articolo 7 della presente decisione, per lo più sotto forma di sovvenzioni a seguito di inviti a presentare proposte transnazionali aperti e competitivi organizzati da PRIMA-IS, in particolare:
i)
azioni di ricerca e innovazione e azioni di innovazione;
ii)
azioni di coordinamento e di sostegno, incentrate sulla diffusione e la sensibilizzazione per promuovere PRIMA e massimizzarne l'impatto;
b)
attività finanziate dagli Stati partecipanti senza il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, consistenti in:
i)
attività selezionate a seguito di inviti a presentare proposte transnazionali aperti e competitivi organizzati da PRIMA-IS, gestiti dagli organismi nazionali di finanziamento nell'ambito dei programmi nazionali degli Stati partecipanti, in cui il sostegno finanziario assume principalmente la forma di sovvenzioni;
ii)
attività nell'ambito dei programmi nazionali degli Stati partecipanti, inclusi i progetti transnazionali.
2. PRIMA è attuato sulla base di piani di lavoro annuali che includono le attività da avviare nel periodo che va dal 1o gennaio al 31 dicembre di un dato anno («anno di riferimento»). PRIMA-IS adotta i piani di lavoro annuali entro il 31 marzo dell'anno di riferimento, previa approvazione da parte della Commissione. Nell'adottare i piani di lavoro annuali, sia PRIMA-IS che la Commissione agiscono senza indebito ritardo. PRIMA-IS mette il piano di lavoro annuale a disposizione del pubblico.
3. Le attività di cui al paragrafo 1, lettere a) e b), possono essere avviate solo nel corso dell'anno di riferimento e solo dopo l'adozione del piano di lavoro annuale per quell'anno.
4. Se il piano di lavoro annuale è adottato nel corso dell'anno di riferimento, il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, può essere usato per rimborsare i costi amministrativi di PRIMA-IS sostenuti a partire dal 1o gennaio dello stesso anno di riferimento in linea con il piano di lavoro annuale. Tuttavia, il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, può rimborsare i costi amministrativi di PRIMA-IS sostenuti a partire dal 7 agosto 2017 in linea con il primo piano di lavoro annuale.
5. Le attività possono essere finanziate nell'ambito di PRIMA solo se figurano nel piano di lavoro annuale. Il piano di lavoro annuale fa una distinzione tra le attività di cui al paragrafo 1, lettera a), del presente articolo, le attività di cui al paragrafo 1, lettera b), del presente articolo e i costi amministrativi di PRIMA-IS. Specifica le previsioni di spesa corrispondenti nonché l'assegnazione degli stanziamenti di bilancio alle attività finanziate con il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, e alle attività finanziate dagli Stati partecipanti senza il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1. Il piano di lavoro annuale include il valore stimato dei contributi in natura degli Stati partecipanti, di cui all'articolo 5, paragrafo 2, lettera b).
6. I piani di lavoro annuali modificati per un anno di riferimento e i piani di lavoro annuali per i successivi anni di riferimento tengono conto dei risultati dei precedenti inviti a presentare proposte. Tali piani sono volti ad affrontare la questione dell'insufficiente copertura di temi scientifici, in particolare quelli inizialmente previsti dalle attività di cui al paragrafo 1, lettera b), che non è stato possibile finanziare in maniera adeguata.
7. Le attività finali da finanziare, compresi gli inviti finali a presentare proposte nell'ambito dei piani di lavoro annuali pertinenti, sono avviate entro il 31 dicembre 2024. In casi debitamente giustificati, possono essere avviate entro il 31 dicembre 2025.
8. Le attività destinate a essere finanziate dagli Stati partecipanti senza il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, possono essere incluse nel piano di lavoro annuale soltanto previo esito positivo di una valutazione esterna inter pares indipendente e internazionale in relazione agli obiettivi di PRIMA, predisposta da PRIMA-IS.
9. Le attività previste dal piano di lavoro annuale che sono finanziate dagli Stati partecipanti senza il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, sono attuate nel rispetto di principi comuni che devono essere adottati da PRIMA-IS, previa approvazione da parte della Commissione. I principi comuni tengono conto dei principi enunciati nella presente decisione, nel titolo VI del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 e nel regolamento (UE) n. 1290/2013, in particolare i principi di parità di trattamento, trasparenza, valutazione inter pares indipendente e selezione. PRIMA-IS adotta, previa approvazione da parte della Commissione, le prescrizioni in materia di comunicazione degli Stati partecipanti a PRIMA-IS, anche in relazione agli indicatori inseriti in ciascuna di queste attività.
10. Le attività di cui al paragrafo 1, lettera b), punto i), oltre ai principi comuni di cui al paragrafo 9, soddisfano le seguenti condizioni:
a)
le proposte riguardano progetti transnazionali, cui partecipano almeno tre soggetti giuridici indipendenti stabiliti in tre diversi paesi considerati Stati partecipanti a norma della presente decisione, entro il termine di presentazione nell'ambito del pertinente invito a presentare proposte, di cui:
i)
almeno uno è stabilito in uno Stato membro o paese terzo associato a Orizzonte 2020 e che non rientra nel punto ii); e
ii)
almeno uno è stabilito in un paese terzo di cui all'articolo 1, paragrafo 2, o in un paese terzo che si affaccia sul Mediterraneo;
b)
le proposte sono selezionate a seguito di inviti a presentare proposte transnazionali e sono valutate con l'assistenza di almeno tre esperti indipendenti, in base ai criteri di aggiudicazione seguenti: eccellenza, impatto e qualità ed efficienza dell'attuazione;
c)
le proposte sono classificate sulla base dei risultati della valutazione. La selezione è effettuata da PRIMA-IS e dovrebbe seguire tale classificazione. Gli Stati partecipanti concordano un adeguato modello di finanziamento che consenta di massimizzare il numero di proposte al di sopra della soglia da finanziare sulla base di tale classificazione, in particolare prevedendo importi di riserva nei contributi nazionali a favore degli inviti a presentare proposte. Nel caso in cui uno o più progetti non possano essere finanziati, possono essere selezionati i progetti immediatamente successivi nella classificazione.
11. PRIMA-IS monitora e riferisce alla Commissione in merito all'attuazione di tutte le attività previste dal piano di lavoro annuale.
12. Tutte le comunicazioni o pubblicazioni relative alle attività di PRIMA ed effettuate in collaborazione con PRIMA, siano esse attuate da PRIMA-IS, da uno Stato partecipante o dai suoi organismi di finanziamento nazionali o da altri soggetti che partecipano a un'attività, riportano la dicitura o la co-dicitura seguente «[nome dell'attività] fa parte del programma PRIMA sostenuto dall'Unione europea».
Articolo 7
Regole di partecipazione e diffusione
1. PRIMA-IS è considerato un organismo di finanziamento ai sensi del regolamento (UE) n. 1290/2013 e fornisce un sostegno finanziario alle azioni indirette di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera a), della presente decisione, in conformità delle norme stabilite in tale regolamento, fatte salve le deroghe di cui al presente articolo.
2. In deroga all'articolo 9, paragrafo 1, lettera b), del regolamento (UE) n. 1290/2013, il numero minimo di partecipanti corrisponde a tre soggetti giuridici stabiliti in tre paesi diversi considerati Stati partecipanti a norma della presente decisione entro il termine di presentazione nell'ambito del pertinente invito a presentare proposte, di cui:
a)
almeno uno è stabilito in uno Stato membro o paese terzo associato a Orizzonte 2020 e che non rientra nella lettera b); e
b)
almeno uno è stabilito in un paese terzo di cui all'articolo 1, paragrafo 2, o in un paese terzo che si affaccia sul Mediterraneo.
3. In deroga all'articolo 9, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1290/2013, in casi debitamente giustificati previsti nel piano di lavoro annuale, la condizione minima è la partecipazione di un soggetto giuridico stabilito in uno Stato partecipante a norma della presente decisione, entro il termine di presentazione nell'ambito del pertinente invito a presentare proposte.
4. In deroga all'articolo 10, paragrafi 1 e 2, del regolamento (UE) n. 1290/2013, i seguenti partecipanti sono ammissibili al finanziamento da parte di PRIMA-IS:
a)
qualsiasi soggetto giuridico stabilito in uno Stato partecipante o costituito a norma del diritto dell'Unione;
b)
qualsiasi organizzazione internazionale di interesse europeo quale definita all'articolo 2, paragrafo 1, punto 12, del regolamento (UE) n. 1290/2013.
5. Nel caso della partecipazione di un'organizzazione internazionale o di un soggetto giuridico stabilito in un paese che non è uno Stato partecipante, nessuno dei quali è ammissibile al finanziamento ai sensi del paragrafo 4, il finanziamento a titolo di PRIMA-IS può essere concesso a condizione che sia rispettata almeno una delle condizioni seguenti:
a)
la partecipazione è considerata essenziale da PRIMA-IS ai fini della realizzazione dell'azione;
b)
tale finanziamento è previsto in un accordo scientifico e tecnologico bilaterale, o in un altro accordo tra l'Unione e l'organizzazione internazionale o, nel caso di soggetti stabiliti in un paese che non è uno Stato partecipante, il paese in cui è stabilito il soggetto giuridico.
6. Fatti salvi il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, il regolamento delegato (UE) n. 1268/2012 e il regolamento (UE) n. 1290/2013, il modello di convenzione di sovvenzione applicabile può prevedere che anche i soggetti giuridici stabiliti in paesi che non sono Stati partecipanti e che ricevono finanziamenti da PRIMA-IS forniscano garanzie finanziarie appropriate.
7. Fatto salvo il regolamento (UE) n. 1290/2013 e tenendo conto delle specificità di PRIMA, PRIMA-IS può introdurre nei piani di lavoro annuali un'ulteriore condizione di partecipazione per quanto concerne i tipi di soggetti che possono essere coordinatori di azioni indirette.
Articolo 8
Accordi tra l'Unione e PRIMA-IS
1. Sulla base di una valutazione ex ante positiva di PRIMA-IS a norma dell'articolo 61, paragrafo 1, del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 e dell'offerta di garanzie finanziarie adeguate a norma dell'articolo 58, paragrafo 1, lettera c), punto vi), di tale regolamento, la Commissione stipula con PRIMA-IS, a nome dell'Unione, un accordo di delega e accordi annuali di trasferimento di fondi.
2. L'accordo di delega di cui al paragrafo 1 del presente articolo è concluso a norma dell'articolo 58, paragrafo 3, e degli articoli 60 e 61 del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, nonché dell'articolo 40 del regolamento delegato (UE) n. 1268/2012. Esso definisce, tra l'altro, quanto segue:
a)
le prescrizioni per il contributo di PRIMA-IS relativamente agli indicatori di prestazione di cui all'allegato II della decisione 2013/743/UE;
b)
le prescrizioni per il contributo di PRIMA-IS relativamente al controllo di cui all'allegato III della decisione n. 2013/743/UE;
c)
gli indicatori di prestazione specifici correlati al funzionamento di PRIMA-IS;
d)
i rquisiti per PRIMA-IS relativi alla comunicazione di informazioni sui costi amministrativi e di cifre dettagliate concernenti l'attuazione di PRIMA;
e)
le disposizioni in merito alla trasmissione dei dati necessari ad assicurare che la Commissione sia in grado di ottemperare ai suoi obblighi di diffusione e comunicazione;
f)
le modalità per l'approvazione o il rifiuto da parte della Commissione del progetto di piano di lavoro annuale, dei principi comuni di cui all'articolo 6, paragrafo 9, e dei requisiti in materia di comunicazione per gli Stati partecipanti, prima che siano adottati da PRIMA-IS; e
g)
le disposizioni per la pubblicazione degli inviti a presentare proposte da parte di PRIMA-IS, in particolare sul portale unico dei partecipanti e tramite altri strumenti elettronici di divulgazione di Orizzonte 2020 gestiti dalla Commissione.
Articolo 9
Soppressione, riduzione o sospensione del contributo finanziario dell'Unione
1. Se PRIMA non è attuato o è attuato in maniera inadeguata, parziale o tardiva, la Commissione può porre termine, ridurre proporzionalmente o sospendere il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, in funzione dell'effettiva attuazione di PRIMA.
2. Se gli Stati partecipanti non contribuiscono o contribuiscono parzialmente o tardivamente al finanziamento di PRIMA, la Commissione può porre termine, ridurre proporzionalmente o sospendere il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, tenendo conto dell'importo del finanziamento assegnato dagli Stati partecipanti all'attuazione di PRIMA.
Articolo 10
Audit ex post
1. A norma dell'articolo 29 del regolamento (UE) n. 1291/2013, PRIMA-IS effettua audit ex post delle spese relative alle azioni indirette di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera a), della presente decisione.
2. La Commissione può decidere di effettuare autonomamente gli audit di cui al paragrafo 1. In tali casi procede conformemente alle norme applicabili, in particolare le disposizioni dei regolamenti (UE, Euratom) n. 966/2012, (UE) n. 1290/2013 e (UE) n. 1291/2013.
Articolo 11
Tutela degli interessi finanziari dell'Unione
1. La Commissione adotta provvedimenti opportuni volti a garantire che, nella realizzazione delle azioni finanziate ai sensi della presente decisione, gli interessi finanziari dell'Unione siano tutelati mediante l'applicazione di misure preventive contro la frode, la corruzione e ogni altra attività illecita, mediante controlli efficaci e, ove fossero rilevate irregolarità, mediante il recupero delle somme indebitamente versate e, se del caso, sanzioni amministrative effettive, proporzionate e dissuasive.
2. PRIMA-IS garantisce al personale della Commissione e alle altre persone da essa autorizzate, nonché alla Corte dei conti, l'accesso ai propri siti e locali, nonché a tutte le informazioni, anche in formato elettronico, che siano necessarie per effettuare gli audit.
3. L'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) può condurre indagini, comprese ispezioni e verifiche sul posto, conformemente alle disposizioni e secondo le procedure di cui al regolamento (CE) n. 2185/96 del Consiglio (9) e al regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (10), al fine di determinare se vi sia stata frode, corruzione o altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari dell'Unione in relazione a una convenzione di sovvenzione o decisione di sovvenzione o a un contratto finanziati, direttamente o indirettamente, a norma della presente decisione.
4. Fatti salvi i paragrafi 1, 2 e 3, i contratti, le convenzioni di sovvenzione e le decisioni di sovvenzione derivanti dall'attuazione della presente decisione contengono disposizioni che autorizzano espressamente la Commissione, PRIMA-IS, la Corte dei conti e l'OLAF a eseguire tali audit e indagini nei limiti delle loro rispettive competenze. Qualora l'attuazione di un'azione sia esternalizzata o subdelegata, in tutto o in parte, o richieda l'aggiudicazione di un appalto o la concessione di un sostegno finanziario a terzi, il contratto, la convenzione di sovvenzione o la decisione di sovvenzione includono l'obbligo per il contraente o il beneficiario di imporre a eventuali terze parti interessate l'accettazione esplicita di questi poteri della Commissione, di PRIMA-IS, della Corte dei conti e dell'OLAF.
5. Nell'attuare PRIMA, gli Stati partecipanti adottano le disposizioni legislative, regolamentari, amministrative e di altra natura necessarie a tutelare gli interessi finanziari dell'Unione, in particolare a garantire il recupero integrale di eventuali importi di cui l'Unione sia creditrice, a norma del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 e del regolamento delegato (UE) n. 1268/2012.
Articolo 12
Governance di PRIMA
1. Gli organi di PRIMA-IS comprendono:
a)
un comitato dei garanti, composto da un presidente e da un copresidente;
b)
un comitato direttivo;
c)
un segretariato, diretto da un direttore;
d)
un comitato consultivo scientifico.
2. PRIMA-IS è gestito dal comitato dei garanti, in cui sono rappresentati tutti gli Stati partecipanti. Il comitato dei garanti è l'organo decisionale di PRIMA-IS.
Il comitato dei garanti adotta, previa approvazione della Commissione:
a)
il piano di lavoro annuale;
b)
i principi comuni di cui all'articolo 6, paragrafo 9; e
c)
i requisiti in materia di comunicazione degli Stati partecipanti a PRIMA-IS.
Il comitato dei garanti verifica che le condizioni di cui all'articolo 1, paragrafo 3, e all'articolo 4, paragrafo 1, lettera c), siano rispettate e ne informa di conseguenza la Commissione.
Il comitato dei garanti approva la partecipazione a PRIMA di qualsiasi paese terzo non associato a Orizzonte 2020 diverso da quelli di cui all'articolo 1, paragrafo 2, dopo aver esaminato la pertinenza della sua partecipazione per conseguire gli obiettivi di PRIMA.
Ciascuno Stato partecipante dispone di un voto in seno al comitato dei garanti. Le decisioni sono adottate per consenso. Qualora non sia raggiunto alcun consenso, il comitato dei garanti adotta le sue decisioni a maggioranza di almeno il 75 % dei voti validi espressi.
L'Unione, rappresentata dalla Commissione, è invitata a partecipare a tutte le riunioni del comitato dei garanti in qualità di osservatore e può prendere parte alle discussioni. A questo titolo riceve tutti i documenti necessari.
3. Il comitato dei garanti stabilisce il numero dei membri del comitato direttivo, che non può essere inferiore a cinque, e li nomina. Il comitato direttivo monitora l'operato del direttore e fornisce consulenza al comitato dei garanti per quanto concerne l'attuazione di PRIMA da parte del segretariato. In particolare, fornisce orientamenti in merito all'esecuzione del bilancio annuale e al piano di lavoro annuale.
4. Il comitato dei garanti istituisce il segretariato di PRIMA-IS in quanto organo esecutivo di PRIMA.
Il segretariato:
a)
attua il piano di lavoro annuale;
b)
fornisce sostegno agli altri organi di PRIMA-IS;
c)
monitora e riferisce in merito all'attuazione di PRIMA;
d)
gestisce il contributo finanziario dell'Unione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, e i contributi finanziari degli Stati partecipanti, e riferisce sul loro utilizzo;
e)
rafforza la visibilità di PRIMA attraverso attività di sensibilizzazione e comunicazione;
f)
collabora con la Commissione secondo quanto stabilito dall'accordo di delega di cui all'articolo 8;
g)
garantisce la trasparenza delle attività svolte da PRIMA.
5. Il comitato dei garanti istituisce un comitato scientifico consultivo, composto da esperti indipendenti riconosciuti, competenti nei settori pertinenti per PRIMA. Il comitato dei garanti stabilisce il numero dei membri del comitato consultivo scientifico e le modalità di nomina a norma dell'articolo 40 del regolamento (UE) n. 1290/2013.
Il comitato consultivo scientifico:
a)
assiste il comitato dei garanti su priorità ed esigenze strategiche;
b)
assiste il comitato dei garanti in merito al contenuto e alla portata del progetto di piano di lavoro annuale da un punto di vista scientifico e tecnico;
c)
riesamina gli aspetti scientifici e tecnici dell'attuazione di PRIMA e formula un parere sulla relazione annuale.
Articolo 13
Comunicazione di informazioni
1. Su richiesta della Commissione, PRIMA-IS fornisce alla Commissione tutte le informazioni necessarie per l'elaborazione delle relazioni di cui all'articolo 14.
2. Gli Stati partecipanti trasmettono alla Commissione, tramite PRIMA-IS, le informazioni richieste dal Parlamento europeo, dal Consiglio o dalla Corte dei conti in merito alla gestione finanziaria di PRIMA.
3. La Commissione inserisce le informazioni di cui al paragrafo 2 del presente articolo nelle relazioni di cui all'articolo 14.
Articolo 14
Valutazione
1. Entro il 30 giugno 2022 la Commissione effettua una valutazione intermedia di PRIMA con l'assistenza di esperti indipendenti. La Commissione elabora una relazione riguardante tale valutazione, in cui include le conclusioni della valutazione e le proprie osservazioni. La Commissione trasmette tale relazione al Parlamento europeo e al Consiglio entro il 31 dicembre 2022.
2. Entro il 31 dicembre 2028 la Commissione effettua la valutazione finale di PRIMA con l'assistenza di esperti indipendenti. La Commissione elabora una relazione riguardante tale valutazione che contiene i risultati di quest'ultima e trasmette tale relazione al Parlamento europeo e al Consiglio entro il 30 giugno 2029.
Articolo 15
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 16
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Strasburgo, il 4 luglio 2017
Per il Parlamento europeo
Il presidente
A. TAJANI
Per il Consiglio
Il presidente
M. MAASIKAS
(1) GU C 125 del 21.4.2017, pag. 80.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 13 giugno 2017 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 26 giugno 2017.
(3) Regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) — Orizzonte 2020 e abroga la decisione n. 1982/2006/CE (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 104).
(4) Regolamento (UE) n. 1290/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che stabilisce le norme in materia di partecipazione e diffusione nell'ambito del programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) — Orizzonte 2020 e che abroga il regolamento (CE) n. 1906/2006 (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 81).
(5) GU C 205 del 19.7.2013, pag. 9.
(6) Regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione e che abroga il regolamento (UE, Euratom) n. 1605/2002 (GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1).
(7) Regolamento delegato (UE) n. 1268/2012 della Commissione, del 29 ottobre 2012, recante modalità di applicazione del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione (GU L 362 del 31.12.2012, pag. 1).
(8) Decisione 2013/743/UE del Consiglio, del 3 dicembre 2013, che stabilisce il programma specifico di attuazione del programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) — Orizzonte 2020 e abroga le decisioni 2006/971/CE, 2006/972/CE, 2006/973/CE, 2006/974/CE e 2006/975/CE (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 965).
(9) Regolamento (Euratom, CE) n. 2185/96 del Consiglio, dell'11 novembre 1996, relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolarità (GU L 292 del 15.11.1996, pag. 2).
(10) Regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 settembre 2013, relativo alle indagini svolte dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e che abroga il regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (Euratom) n. 1074/1999 del Consiglio (GU L 248 del 18.9.2013, pag. 1).
Dichiarazione della Commissione sulle garanzie finanziarie per la struttura di esecuzione di PRIMA
1.
Con riferimento all'iniziativa PRIMA, il regolamento finanziario dell'UE dispone, nel suo articolo 58, paragrafo 1, lettera c), punto vi), che la Commissione può affidare l'attuazione del bilancio dell'Unione a un organismo di diritto privato investito di attribuzioni di servizio pubblico (struttura di esecuzione — IS). Tale organismo deve offrire adeguate garanzie finanziarie.
2.
Nel rispetto della sana gestione finanziaria dei fondi dell'UE, tali garanzie dovrebbero coprire, senza limitazioni di importo o di ambito di applicazione, qualsiasi debito dell'IS nei confronti dell'Unione in relazione a tutti i compiti di esecuzione previsti dall'accordo di delega. La Commissione richiede di norma ai garanti di accettare la responsabilità in solido per i debiti dell'IS.
3.
Tuttavia, sulla base di un'approfondita valutazione del rischio, in particolare se l'esito della valutazione ex ante per pilastro sull'IS conformemente all'articolo 61 del regolamento finanziario è ritenuto adeguato, l'ordinatore delegato della Commissione responsabile dell'iniziativa PRIMA disporrà quanto segue:
—
tenendo conto del principio di proporzionalità, le garanzie finanziarie richieste dall'IS possono essere limitate all'importo massimo del contributo dell'Unione,
—
conseguentemente, la responsabilità di ciascun garante può essere proporzionata alla quota del rispettivo contributo all'iniziativa PRIMA.
I garanti possono concordare, nelle rispettive lettere di dichiarazione sulle responsabilità, le modalità con cui intendono far fronte a tali responsabilità.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Partenariato per la ricerca e l’innovazione nell’area mediterranea
QUAL È LO SCOPO DI QUESTA DECISIONE?
La decisione approva la partecipazione dell’Unione europea (Unione) al partenariato per la ricerca e l’innovazione nell’area del Mediterraneo (PRIMA), un’iniziativa che coinvolge un certo numero di Stati membri e diversi paesi dell’area mediterranea.
PUNTI CHIAVE
Paesi partecipanti
Al momento i paesi partecipanti sono: Croazia, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna, Tunisia e Turchia.
Algeria, Egitto, Giordania, Libano e Marocco hanno aderito all’iniziativa PRIMA dopo aver concluso accordi internazionali di cooperazione scientifica e tecnologica con l’Unione che ne definivano i termini e le condizioni di partecipazione.
Altri paesi (sia Stati membri che paesi terzi) potranno aderire in una fase successiva, sempre che essi soddisfino i requisiti per la partecipazione al progetto PRIMA.
Obiettivi
L’idea alla base del progetto PRIMA è di mettere in comune le conoscenze e le risorse finanziarie dell’Unione e degli Stati partecipanti per creare capacità di ricerca e innovazione e sviluppare conoscenze e soluzioni innovative comuni per i sistemi legati alle risorse idriche e agro-alimentari nell’area mediterranea.
Gli obiettivi principali sono quelli di:rendere i sistemi agro-alimentari e le riserve e la gestione integrata dell’acqua più resilienti al clima, efficienti, convenienti e sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale; contribuire a risolvere la carenza idrica, la sicurezza alimentare, la nutrizione, la salute, il benessere e i problemi migratori.Gestione e organizzazione
Il programma è gestito da una struttura di attuazione, nota come PRIMA-IS, con sede a Barcellona. PRIMA-IS riceve il contributo finanziario dell’Unione ed è responsabile dell’attuazione di PRIMA e del monitoraggio dei progetti finanziati dall’Unione, nonché dei progetti finanziati dagli Stati partecipanti.
PRIMA opera sulla base di piani di lavoro annuali che adotta in seguito all’approvazione della Commissione europea.
Circa il 25 % del finanziamento PRIMA-IS è destinato a finanziare il lavoro di ricerca degli organismi (ad esempio università, istituti di ricerca, aziende ecc.) nei paesi partecipanti non appartenenti all’Unione. Le informazioni sulle attività che ricevono supporto da PRIMA sono disponibili al pubblico sul sito internet di PRIMA.
Bilancio
L’Unione ha destinato fino a 220 milioni di euro dal programma quadro di ricerca e innovazione Orizzonte 2020 per contribuire a PRIMA. Gli Stati partecipanti contribuiranno finanziariamente o in natura per almeno 220 milioni di euro nel periodo compreso tra il 7 agosto 2017 e il 31 dicembre 2028.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
É in vigore dal 7 agosto 2017.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Iniziativa PRIMA (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione (UE) 2017/1324 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2017, relativa alla partecipazione dell’Unione al partenariato per la ricerca e l’innovazione nell’area del Mediterraneo (PRIMA), avviata congiuntamente da più Stati membri (GU L 185 del 18.7.2017, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 1290/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013, che stabilisce le norme in materia di partecipazione e diffusione nell’ambito del «programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) – Orizzonte 2020» e che abroga il regolamento (CE) n. 1906/2006 (GU L 347, del 20.12.2013, pag. 81).
Regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013, che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione (2014–2020) – Orizzonte 2020 e abroga la decisione n. 1982/2006/CE (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 104).
Le successive modifiche al regolamento (UE) n. 1291/2013 sono state incorporate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione 2013/743/UE del Consiglio, del 3 dicembre 2013, che istituisce il programma specifico che attua Orizzonte 2020 – Il programma quadro di ricerca e innovazione (2014–2020) e che abroga le decisioni 2006/971/CE, 2006/972/CE, 2006/973/CE, 2006/974/CE e 2006/975/CE (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 965).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) 2021/695 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 aprile 2021, che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione Orizzonte Europa e ne stabilisce le norme di partecipazione e diffusione, e che abroga i regolamenti (UE) n. 1290/2013 e (UE) n. 1291/2013 (GU L 170 del 12.5.2021, pag. 1). |
Meccanismi di risoluzione delle controversie in materia fiscale
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Essa punta a migliorare il sistema di risoluzione delle controversie sugli accordi fiscali tra gli Stati membri, dando così ai cittadini e alle imprese maggiore certezza e decisioni più tempestive.
Riguarda in particolare le controversie in materia di doppia o multipla imposizione — in cui due o più paesi rivendicano il diritto di tassare lo stesso reddito o capitale imponibile.
Si basa sulla convenzione del 1990 sull’eliminazione della doppia imposizione, che si limita alle controversie sui prezzi di trasferimento e all’attribuzione degli utili alle stabili organizzazioni (nota anche come Convenzione sull’arbitrato dell’Unione).
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
La direttiva si applica a tutti i contribuenti che sono soggetti a imposte sul reddito e sul capitale contemplate dagli accordi o convenzioni fiscali bilaterali e dalla convenzione sull’arbitrato dell’Unione.
Procedura per la risoluzione
Procedura amichevole
Come primo passo, il ricorrente presenta un reclamo alle autorità fiscali degli Stati membri interessati. Le autorità si adoperano per risolvere la questione controversa mediante procedura amichevole entro due anni a partire dall’accettazione del reclamo da parte delle autorità fiscali.
Procedura arbitrale di risoluzione delle controversie
Viene istituita una commissione consultiva per la risoluzione delle controversie se:il reclamo è stato rigettato da uno degli Stati membri interessati: Su richiesta presentata dal soggetto interessato può essere istituita una commissione consultiva se uno degli Stati membri interessati rigetta il reclamo. La commissione consultiva adotta una decisione sulla ricevibilità e sull’accettazione del reclamo entro sei mesi dal rigetto del reclamo, che è vincolante per gli Stati membri interessati.a due anni dall’accettazione del reclamo la controversia non viene risolta: Se le autorità competenti degli Stati membri interessati alla controversia non riescono a raggiungere un accordo sull’eliminazione della doppia imposizione entro due anni dall’accettazione del reclamo deve essere istituita una commissione consultiva. La commissione consultiva esprime un parere su come risolvere la controversia entro sei mesi dalla data della sua istituzione da parte degli Stati membri interessati.
Gli Stati membri interessati possono concordare di istituire una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie che può essere diversa dalla commissione consultiva per quanto riguarda la sua composizione e forma. Gli Stati membri interessati possono adottare una decisione che si discosta dal parere della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. Tuttavia, se non raggiungono un accordo su come risolvere la questione controversa, essi sono vincolati da tale parere.
Relazione
La Commissione europea valuta l’attuazione della presente direttiva e presenta una relazione al Consiglio entro il 30 giugno 2024.
DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva è in applicazione dal venerdì 3 novembre 2017. Deve entrare in vigore negli Stati membri il 30 giugno 2019.
CONTESTO
La doppia imposizione transfrontaliera si ha quando un’impresa viene tassata da due Stati membri diversi sullo stesso reddito o capitale imponibile. Essa può creare seri ostacoli per le imprese che operano a livello transfrontaliero,può provocare distorsioni economiche e avere un impatto negativo sugli investimenti transfrontalieri.
Per ulteriori informazioni, si consulti:Risoluzione sulle controversie in materia di doppia imposizione nell’UE (Commissione europea) Doppia imposizione (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2017/1852 del Consiglio del 10 ottobre 2017 sui meccanismi di risoluzione delle controversie in materia fiscale nell’Unione europea (GU L 265, del 14.10.2017, pagg. 1-14)
DOCUMENTI CORRELATI
Convenzione 90/436/CEE relativa all’eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate - Atto finale - Dichiarazioni comuni - Dichiarazioni unilaterali (GU L 225, del 20.8.1990, pagg. 10-24)
Le successive modifiche alla convenzione sono state incorporate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. | DIRETTIVA (UE) 2017/1852 DEL CONSIGLIO
del 10 ottobre 2017
sui meccanismi di risoluzione delle controversie in materia fiscale nell'Unione europea
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 115,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (2),
deliberando secondo una procedura legislativa speciale,
considerando quanto segue:
(1)
Le situazioni in cui diversi Stati membri interpretano o applicano in modo non uniforme le disposizioni degli accordi e delle convenzioni fiscali bilaterali o della convenzione relativa all'eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate (90/436/CEE) (3) («convenzione sull'arbitrato dell'Unione»), possono creare seri ostacoli fiscali per le imprese che operano a livello transfrontaliero. Essi creano un onere fiscale eccessivo per le imprese e possono provocare distorsioni economiche e inefficienze e avere un impatto negativo sugli investimenti transfrontalieri e la crescita.
(2)
Per questo è necessario che nell'Unione esistano meccanismi che garantiscano l'effettiva risoluzione delle controversie relative all'interpretazione e all'applicazione di tali accordi o convenzioni fiscali bilaterali e della convenzione sull'arbitrato dell'Unione, in particolare di quelle che risultano in doppie imposizioni.
(3)
I meccanismi attualmente previsti dagli accordi o convenzioni fiscali bilaterali e dalla convenzione sull'arbitrato dell'Unione non sempre potrebbero consentire l'effettiva risoluzione di tali controversie in maniera tempestiva. L'attività di controllo condotta nel quadro dell'attuazione della convenzione sull'arbitrato dell'Unione ha evidenziato alcune importanti lacune, in particolare per quanto riguarda l'accesso, la durata e l'effettiva conclusione della procedura.
(4)
Al fine di creare un contesto fiscale più equo, è necessario potenziare le norme in materia di trasparenza e rafforzare le misure anti-elusione. Allo stesso tempo, nello spirito di un sistema fiscale equo, è necessario assicurare che i meccanismi di risoluzione delle controversie siano completi, efficaci e sostenibili. È inoltre necessario migliorare i meccanismi di risoluzione delle controversie per far fronte al rischio che aumenti il numero di controversie in materia di doppia o multipla imposizione con importi potenzialmente elevati, per il fatto che le amministrazioni fiscali hanno posto in essere pratiche di controllo più regolari e mirate.
(5)
È fondamentale introdurre un quadro efficace ed efficiente per la risoluzione delle controversie in materia fiscale che garantisca la certezza del diritto e un ambiente favorevole alle imprese per gli investimenti, al fine di realizzare sistemi fiscali equi ed efficienti all'interno dell'Unione. I meccanismi di risoluzione delle controversie dovrebbero inoltre creare un quadro armonizzato e trasparente per risolvere le controversie e, in tal modo, offrire vantaggi a tutti i contribuenti.
(6)
La risoluzione delle controversie dovrebbe applicarsi alla diversa interpretazione e applicazione degli accordi o convenzioni fiscali bilaterali e della convenzione sull'arbitrato dell'Unione — specie alla diversa interpretazione e applicazione che risultano in doppie imposizioni. Ciò dovrebbe essere conseguito attraverso una procedura che preveda, come primo passo, la presentazione del caso alle autorità fiscali degli Stati membri interessati, al fine di risolvere la controversia utilizzando una procedura amichevole. Gli Stati membri dovrebbero essere incoraggiati a ricorrere a forme alternative non vincolanti di risoluzione delle controversie, come ad esempio la mediazione o la conciliazione, durante le fasi finali del periodo coperto dalla procedura amichevole. Se entro un determinato periodo di tempo non viene raggiunto un accordo, il caso dovrebbe essere oggetto di una procedura di risoluzione delle controversie. La scelta del metodo per la risoluzione delle controversie dovrebbe essere flessibile tale da consentire il ricorso a strutture ad hoc o a strutture più permanenti. Le procedure di risoluzione delle controversie potrebbero assumere la forma di una commissione consultiva, composta da rappresentanti delle autorità fiscali interessate e personalità indipendenti, o potrebbero assumere la forma di una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie (la quale garantirebbe la flessibilità nella scelta dei metodi per la risoluzione delle controversie). Inoltre, se del caso, gli Stati membri potrebbero scegliere, mediante accordo bilaterale, al fine di risolvere la controversia in modo vincolante, di far ricorso a un'altra procedura di risoluzione delle controversie come la procedura arbitrale con «offerta finale» (altrimenti nota come arbitrato sulla «migliore ultima offerta»). Le autorità fiscali dovrebbero adottare una decisione finale vincolante in riferimento al parere di una commissione consultiva o di una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie.
(7)
Il meccanismo migliorato di risoluzione delle controversie dovrebbe basarsi sui sistemi esistenti nell'Unione, compresa la convenzione sull'arbitrato dell'Unione. Tuttavia, l'ambito di applicazione della presente direttiva dovrebbe essere più ampio rispetto a quello della convenzione sull'arbitrato dell'Unione, che si limita alle controversie in materia di prezzi di trasferimento e di attribuzione degli utili alle stabili organizzazioni. La presente direttiva dovrebbe applicarsi a tutti i contribuenti che sono soggetti a imposte sul reddito e sul capitale contemplate dagli accordi o convenzioni fiscali bilaterali e dalla convenzione sull'arbitrato dell'Unione. Nel contempo, i privati, le microimprese e le piccole e medie imprese dovrebbero avere minori oneri amministrativi quando utilizzano la procedura di risoluzione delle controversie. Oltre a quanto precede, è opportuno rafforzare la fase di risoluzione delle controversie. In particolare, è necessario prevedere un limite di tempo per la durata della procedura di risoluzione delle controversie in materia di doppia imposizione e stabilire i termini e le condizioni della procedura per i contribuenti.
(8)
Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione della presente direttiva, è opportuno attribuire alla Commissione competenze di esecuzione. Tali competenze dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (4).
(9)
La presente direttiva rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti, segnatamente, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Essa è volta in particolare a garantire il pieno rispetto del diritto a un processo equo e la libertà d'impresa.
(10)
Poiché l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire la creazione di una procedura efficace ed efficiente per risolvere le controversie nel contesto del corretto funzionamento del mercato interno, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della portata e degli effetti dell'azione, può essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(11)
È opportuno che la Commissione riesamini l'applicazione della presente direttiva dopo un periodo di cinque anni e che gli Stati membri sostengano la Commissione fornendo il contributo necessario a tal fine,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
La presente direttiva stabilisce le norme relative a un meccanismo per risolvere le controversie tra Stati membri che emergono dall'interpretazione e applicazione di accordi e convenzioni che prevedono l'eliminazione della doppia imposizione del reddito e, ove applicabile, del capitale. Stabilisce inoltre i diritti e gli obblighi dei soggetti interessati quando emergono tali controversie. Ai fini della presente direttiva, per «questione controversa» si intende la questione che ha dato luogo alla controversia.
Articolo 2
Definizioni
1. Ai fini della presente direttiva si intende per:
a)
«autorità competente», l'autorità di uno Stato membro designata come tale dallo Stato membro interessato;
b)
«tribunale competente», l'organo giurisdizionale o altro organo di uno Stato membro designato come tale dallo Stato membro interessato;
c)
«doppia imposizione», l'applicazione da parte di due o più Stati membri delle imposte contemplate da un accordo o convenzione di cui all'articolo 1 sullo stesso reddito o capitale imponibile, qualora comporti i) un onere fiscale aggiuntivo, ii) un aumento delle imposte dovute oppure iii) l'annullamento o la riduzione delle perdite che potrebbero essere utilizzati per compensare gli utili imponibili;
d)
«soggetto interessato», qualsiasi persona, incluso un privato, residente in uno Stato membro a fini fiscali e la cui imposizione è direttamente interessata in una questione controversa.
2. I termini non definiti nella presente direttiva, a meno che il contesto non richieda un'altra interpretazione, hanno il significato loro attribuito in quel momento dal relativo accordo o dalla relativa convenzione di cui all'articolo 1 che si applica alla data di ricevimento della prima notifica dell'azione che ha comportato o comporterà una questione controversa. In assenza di una definizione ai sensi di tale accordo o convenzione, un termine indefinito ha il significato attribuitogli in quel momento dal diritto dello Stato membro interessato ai fini delle imposte cui si applica detto accordo o convenzione, tenendo presente che qualsiasi significato attribuito dalle leggi fiscali applicabili di tale Stato membro prevale sul significato attribuito al termine da altre leggi dello stesso Stato membro.
Articolo 3
Reclamo
1. I soggetti interessati hanno il diritto di presentare un reclamo relativo a una questione controversa a ciascuna autorità competente di ciascuno degli Stati membri interessati chiedendone la risoluzione. Il reclamo va presentato entro tre anni dal ricevimento della prima notifica dell'azione che ha comportato o comporterà la questione controversa, indipendentemente dal fatto che i soggetti interessati utilizzino i mezzi di impugnazione previsti dal diritto nazionale di uno degli Stati membri interessati. I soggetti interessati presentano simultaneamente il reclamo con le medesime informazioni a ciascuna autorità competente e indicano nel reclamo gli altri Stati membri interessati. I soggetti interessati garantiscono che ciascuno Stato membro interessato riceva il reclamo in almeno una delle seguenti lingue:
a)
una delle lingue ufficiali dello Stato membro in questione, conformemente al diritto nazionale; o
b)
qualsiasi altra lingua che lo Stato membro in questione accetti a tal fine.
2. Ciascuna autorità competente accusa ricevuta del reclamo entro due mesi dal suo ricevimento. Entro lo stesso termine ciascuna autorità competente comunica il ricevimento del reclamo anche alle autorità competenti degli altri Stati membri interessati. Le autorità competenti si informano anche l'un l'altra contestualmente sulla o sulle lingue che intendono utilizzare nelle loro comunicazioni durante le relative procedure.
3. Il reclamo è accettato solo se, come primo passo, i soggetti interessati che lo presentano forniscono alle autorità competenti di ciascuno degli Stati membri interessati le seguenti informazioni:
a)
il (i) nome(i), l'(gli) indirizzo(i), il (i) numero(i) di identificazione fiscale e altre informazioni necessarie all'identificazione dei soggetti interessati che hanno presentato il reclamo alle autorità competenti e di qualsiasi altra persona interessata;
b)
i periodi d'imposta interessati;
c)
informazioni particolareggiate per illustrare i fatti e le circostanze del caso (compresi i dettagli relativi alla struttura dell'operazione e alle relazioni tra i soggetti interessati e le altre parti interessate alle operazioni in questione, nonché i fatti stabiliti in buona fede in un accordo reciprocamente vincolante tra i soggetti interessati e le amministrazioni fiscali) e, più specificamente, la natura e la data delle azioni che hanno dato luogo alla questione controversa (compresi, se del caso, i dettagli dello stesso reddito percepito nell'altro Stato membro e dell'inclusione di tale reddito nel reddito imponibile nell'altro Stato membro, e informazioni particolareggiate delle imposte riscosse o che saranno riscosse relativamente a tale reddito nell'altro Stato membro), nonché i relativi importi nelle valute degli Stati membri interessati, con una copia di eventuali documenti giustificativi;
d)
il riferimento alle norme nazionali applicabili e all'accordo o convenzione di cui all'articolo 1; laddove siano applicabili più di un accordo o convenzione, i soggetti interessati che presentano il reclamo specificano quale accordo o convenzione è interpretato in relazione alla pertinente questione controversa. Tale accordo o convenzione rappresenta l'accordo o la convenzione applicabile ai fini della presente direttiva;
e)
le seguenti informazioni fornite dai soggetti interessati che hanno presentato il reclamo alle autorità competenti, unitamente a copie degli eventuali documenti giustificativi:
i)
una spiegazione del motivo per cui i soggetti interessati ritengano che vi sia una questione controversa;
ii)
i dettagli di eventuali cause e ricorsi avviati dai soggetti interessati in merito alle operazioni in questione ed eventuali sentenze degli organi giurisdizionali relative alla questione controversa;
iii)
l'impegno da parte dei soggetti interessati a rispondere nel modo più completo e rapido possibile a tutte le richieste appropriate formulate da un'autorità competente e a fornire la documentazione necessaria su richiesta delle autorità competenti;
iv)
una copia della decisione finale dell'amministrazione fiscale nella forma di un avviso di accertamento, del verbale di constatazione fiscale o di altro documento equivalente da cui risulti la questione controversa e di una copia di qualsiasi altro documento rilasciato dalle autorità fiscali in merito alla questione controversa, ove pertinente;
v)
informazioni relative a eventuali reclami presentate dai soggetti interessati nell'ambito di un'altra procedura amichevole o di un'altra procedura di risoluzione delle controversie di cui all'articolo 16, paragrafo 5, e un espresso impegno da parte dei soggetti interessati ad attenersi alle disposizioni dell'articolo 16, paragrafo 5, ove applicabile;
f)
eventuali informazioni supplementari specifiche richieste dalle autorità competenti che siano ritenute necessarie per procedere all'analisi sostanziale del caso specifico.
4. Le autorità competenti di ciascuno degli Stati membri interessati possono chiedere le informazioni di cui al paragrafo 3, lettera f), entro tre mesi dal ricevimento del reclamo. Possono presentare ulteriori richieste di informazioni nel corso della procedura amichevole ai sensi dell'articolo 4, qualora le autorità competenti lo ritengano necessario. Si applicano le legislazioni nazionali relative alla protezione delle informazioni e alla protezione dei segreti commerciali, aziendali, industriali o professionali o delle procedure commerciali.
I soggetti interessati che ricevono una richiesta a norma del paragrafo 3, lettera f), rispondono entro tre mesi dal ricevimento della richiesta. Una copia della risposta è trasmessa contemporaneamente anche alle autorità competenti degli altri Stati membri interessati.
5. Le autorità competenti di ciascuno degli Stati membri interessati adottano una decisione in merito all'accettazione o al rigetto del reclamo entro sei mesi dal ricevimento dello stesso o, se posteriore, entro sei mesi dal ricevimento delle informazioni di cui al paragrafo 3, lettera f). Le autorità competenti informano senza indugio i soggetti interessati e le autorità competenti degli altri Stati membri della loro decisione.
Entro sei mesi dal ricevimento di un reclamo o, se posteriore, entro sei mesi dal ricevimento delle informazioni di cui al paragrafo 3, lettera f), un'autorità competente può decidere di risolvere la questione controversa su base unilaterale senza coinvolgere le altre autorità competenti degli Stati membri interessati. In tal caso l'autorità competente in questione ne dà immediata notifica ai soggetti interessati e alle altre autorità competenti degli Stati membri interessati ponendo così termine alle procedure di cui alla presente direttiva.
6. Qualora i soggetti interessati intendano ritirare un reclamo, trasmettono contemporaneamente una notifica scritta del ritiro a tutte le autorità competenti degli Stati membri interessati. Tale notifica pone termine, con effetto immediato, a tutte le procedure di cui alla presente direttiva. Le autorità competenti degli Stati membri che ricevono tale notifica informano senza indugio le altre autorità competenti degli Stati membri interessati della conclusione delle procedure.
Se per qualsiasi motivo una questione controversa cessa di esistere, tutte le procedure di cui alla presente direttiva si concludono con effetto immediato e le autorità competenti degli Stati membri interessati informano senza indugio i soggetti interessati di tale situazione e dei suoi motivi generali.
Articolo 4
Procedura amichevole
1. Qualora le autorità competenti degli Stati membri interessati accettino un reclamo, si adoperano per risolvere la questione controversa mediante procedura amichevole entro due anni a partire dall'ultima notifica di una decisione di uno degli Stati membri in merito all'accettazione del reclamo.
Il termine di due anni di cui al primo comma può essere prorogato fino a un massimo di un anno, su richiesta di un'autorità competente di uno Stato membro interessato a tutte le altre autorità competenti degli Stati membri interessati, se l'autorità competente richiedente fornisce una giustificazione scritta.
2. Una volta che le autorità competenti degli Stati membri hanno raggiunto un accordo su come risolvere la questione controversa entro il termine di cui al paragrafo 1, l'autorità competente di ciascuno degli Stati membri interessati notifica, senza indugio, l'accordo al soggetto interessato in una decisione vincolante per l'autorità e applicabile dal soggetto interessato, a condizione che quest'ultimo accetti la decisione e rinunci al diritto ad altri mezzi di impugnazione, ove applicabile. Qualora le procedure relative a tali altri mezzi di impugnazione siano già iniziate, la decisione diventa vincolante e applicabile non appena il soggetto interessato abbia dimostrato alle autorità competenti degli Stati membri interessati di aver adottato misure per porre termine a dette procedure. Le prove in tal senso sono fornite entro 60 giorni dalla data in cui la decisione è stata notificata al soggetto interessato. La decisione è quindi attuata immediatamente, a prescindere da eventuali termini previsti dal diritto nazionale degli Stati membri interessati.
3. Qualora le autorità competenti degli Stati membri interessati non abbiano raggiunto un accordo su come risolvere la questione controversa entro il termine di cui al paragrafo 1, l'autorità competente di ciascuno degli Stati membri interessati informa il soggetto interessato indicando i motivi generali del mancato raggiungimento dell'accordo.
Articolo 5
Decisione dell'autorità competente in merito al reclamo
1. L'autorità competente di uno Stato membro interessato può decidere di rigettare un reclamo entro il termine di cui all'articolo 3, paragrafo 5, se:
a)
il reclamo non riporta le informazioni richieste ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 3 (comprese le informazioni richieste ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 3, lettera f), che non siano state trasmesse entro il termine di cui all'articolo 3, paragrafo 4);
b)
non vi è alcuna questione controversa; o
c)
il reclamo non è stata presentato entro il periodo di tre anni di cui all'articolo 3, paragrafo 1.
Nell'informare il soggetto interessato ai sensi delle disposizioni dell'articolo 3, paragrafo 5, l'autorità competente fornisce i motivi generali del suo rigetto.
2. Qualora un'autorità competente di uno Stato membro interessato non abbia adottato una decisione in merito al reclamo entro il termine di cui all'articolo 3, paragrafo 5, il reclamo si considera accolto da tale autorità competente.
3. Il soggetto interessato ha il diritto di presentare ricorso avverso la decisione delle autorità competenti degli Stati membri interessati in conformità delle norme nazionali nel caso in cui tutte le autorità competenti degli Stati membri interessati abbiano rigettato il reclamo. Un soggetto interessato che eserciti tale diritto di presentare ricorso non può formulare una richiesta ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 1, lettera a):
a)
finché la decisione è ancora oggetto di ricorso conformemente al diritto dello Stato membro interessato;
b)
se la decisione di rigetto può ancora essere ulteriormente impugnata nell'ambito della procedura di ricorso degli Stati membri interessati; o
c)
quando una decisione di rigetto è stata confermata nell'ambito della procedura di ricorso di cui alla lettera a), ma non è possibile derogare alla decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale di uno degli Stati membri interessati.
Qualora sia stato presentato ricorso, la decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale è considerata ai fini dell'articolo 6, paragrafo 1, lettera a).
Articolo 6
Risoluzione delle controversie da parte della commissione consultiva
1. Su richiesta presentata dal soggetto interessato alle autorità competenti degli Stati membri interessati, dette autorità competenti istituiscono una commissione consultiva («commissione consultiva») a norma dell'articolo 8 se:
a)
il reclamo presentato dal soggetto interessato è stato rigettato ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 1, da almeno una, ma non dalla totalità, delle autorità competenti degli Stati membri interessati; o
b)
le autorità competenti degli Stati membri interessati avevano accolto il reclamo presentato dal soggetto interessato, ma non erano riuscite a raggiungere un accordo su come risolvere la questione controversa mediante procedura amichevole entro il termine di cui all'articolo 4, paragrafo 1.
Il soggetto interessato può formulare una tale richiesta soltanto se, conformemente alla normativa nazionale applicabile avverso la decisione di rigetto di cui all'articolo 5, paragrafo 1: non può essere presentato alcun ricorso; nessun ricorso è pendente; o il soggetto interessato ha formalmente rinunciato a presentare ricorso. La richiesta include una dichiarazione a tal fine.
Il soggetto interessato formula la richiesta per iscritto di istituire una commissione consultiva entro 50 giorni dalla data di ricevimento della notifica ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 5, o dell'articolo 4, paragrafo 3, o entro 50 giorni dalla data della pronuncia della decisione del tribunale competente o organo giurisdizionale ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 3, a seconda dei casi. La commissione consultiva è istituita entro 120 giorni dal ricevimento della richiesta e, una volta istituita, il suo presidente ne informa senza indugio il soggetto interessato.
2. La commissione consultiva istituita nel caso di cui al paragrafo 1, lettera a), adotta una decisione sull'accettazione del reclamo entro sei mesi dalla data della sua istituzione. Essa notifica la propria decisione alle autorità competenti entro 30 giorni dall'adozione della stessa.
Qualora la commissione consultiva abbia confermato che sono stati soddisfatti tutti i requisiti di cui all'articolo 3, su richiesta di una delle autorità competenti è avviata la procedura amichevole di cui all'articolo 4. L'autorità competente interessata comunica detta richiesta alla commissione consultiva, alle altre autorità competenti interessate e al soggetto interessato. Il termine di cui all'articolo 4, paragrafo 1, decorre dalla data della notifica della decisione adottata dalla commissione consultiva sull'accettazione del reclamo.
Se nessuna delle autorità competenti ha chiesto l'avvio della procedura amichevole entro 60 giorni dalla data della notifica della decisione della commissione consultiva, quest'ultima fornisce un parere su come risolvere la questione controversa conformemente all'articolo 14, paragrafo 1. In tal caso, ai fini dell'articolo 14, paragrafo 1, la commissione consultiva si considera istituita alla data in cui è scaduto detto termine di 60 giorni.
3. Nel caso di cui al paragrafo 1, primo comma, lettera b), del presente articolo, la commissione consultiva esprime un parere su come risolvere la questione controversa a norma dell'articolo 14, paragrafo 1.
Articolo 7
Nomine da parte dei tribunali competenti o dell'organo di nomina nazionale
1. Se una commissione consultiva non è istituita entro il termine di cui all'articolo 6, paragrafo 1, gli Stati membri dispongono che il soggetto interessato possa chiedere a un tribunale competente o a qualsiasi altro organo o persona designati nel diritto nazionale per l'espletamento di tale funzione (organo di nomina nazionale) di istituire la commissione consultiva.
Se l'autorità competente di uno Stato membro non ha nominato almeno una personalità indipendente e un sostituto, il soggetto interessato può chiedere al tribunale competente o all'organo di nomina nazionale in detto Stato membro di nominare una personalità indipendente e un sostituto dall'elenco di cui all'articolo 9.
Se le autorità competenti di tutti gli Stati membri interessati hanno omesso di farlo, il soggetto interessato può chiedere ai tribunali competenti o all'organo di nomina nazionale di ciascuno Stato membro di nominare le due personalità indipendenti dall'elenco di cui all'articolo 9. Tali personalità indipendenti nominano il presidente mediante sorteggio dall'elenco di personalità indipendenti ai sensi dell'articolo 8, paragrafo 3.
I soggetti interessati presentano la propria richiesta di nomina delle personalità indipendenti e dei loro sostituti a ciascuno dei rispettivi Stati di residenza, se è coinvolto nella procedura più di un soggetto interessato, o agli Stati membri le cui autorità competenti hanno omesso di nominare almeno una personalità indipendente e un sostituto, se è coinvolto un solo soggetto interessato.
2. La nomina di personalità indipendenti e dei loro sostituti a norma del paragrafo 1 del presente articolo è comunicata a un tribunale competente di uno Stato membro o a un organo di nomina nazionale solo dopo la fine del periodo di 120 giorni di cui all'articolo 6, paragrafo 1, ed entro 30 giorni dalla fine di tale periodo.
3. Il tribunale competente o l'organo di nomina nazionale adotta una decisione a norma del paragrafo 1 e la notifica al richiedente. La procedura applicata dal tribunale competente per nominare le personalità indipendenti, quando gli Stati membri hanno omesso di farlo, è uguale alla procedura ai sensi delle disposizioni nazionali in materia di arbitrato civile e commerciale che si applica quando i tribunali o gli organi di nomina nazionali nominano gli arbitri poiché le parti non sono riuscite a trovare un accordo al riguardo. Il tribunale competente o l'organo di nomina nazionale dello Stato membro informa l'autorità competente dello Stato membro in questione, che a sua volta informa senza indugio l'autorità competente degli altri Stati membri interessati. L'autorità competente dello Stato membro che ha inizialmente omesso di nominare la personalità indipendente e il suo sostituto può presentare ricorso avverso la decisione del tribunale o dell'organo di nomina nazionale nello Stato membro in questione, purché l'autorità competente sia autorizzata a farlo conformemente al diritto nazionale. In caso di rigetto, il richiedente può presentare ricorso avverso la decisione del tribunale conformemente alle norme procedurali nazionali.
Articolo 8
Commissione consultiva
1. La commissione consultiva di cui all'articolo 6 è così composta:
a)
un presidente;
b)
un rappresentante di ciascuna autorità competente interessata. Previo accordo delle autorità competenti, il numero di tali rappresentanti può essere aumentato a due per ciascuna autorità competente;
c)
una personalità indipendente nominata da ciascuna autorità competente degli Stati membri interessati dall'elenco di cui all'articolo 9. Previo accordo delle autorità competenti, il numero di tali personalità nominate può essere aumentato a due per ciascuna autorità competente.
2. Le regole per la nomina delle personalità indipendenti sono concordate tra le autorità competenti degli Stati membri interessati. Per ciascuna delle personalità indipendenti nominate è nominato un sostituto, conformemente alle regole per la nomina delle personalità indipendenti, per i casi in cui le personalità indipendenti non possano esercitare le proprie funzioni.
3. Se le regole per la nomina delle personalità indipendenti non sono state concordate conformemente al paragrafo 2, tali persone sono nominate mediante sorteggio.
4. Tranne quando le personalità indipendenti sono state nominate dal tribunale competente o dall'organo di nomina nazionale a norma dell'articolo 7, paragrafo 1, l'autorità competente di uno degli Stati membri interessati può opporsi alla nomina di una particolare personalità indipendente per qualsiasi ragione preventivamente concordata tra le autorità competenti interessate o per una delle seguenti ragioni:
a)
detta personalità appartiene a una delle amministrazioni fiscali interessate oppure esercita delle funzioni per conto di una di tali amministrazioni o si è trovata in tale situazione in qualsiasi momento nel corso dei tre anni precedenti;
b)
in qualsiasi momento nel corso degli ultimi 5 anni precedenti la data della sua nomina, detta personalità detiene o ha detenuto una sostanziale partecipazione o il diritto di voto oppure è o è stata dipendente o consulente di un interessato;
c)
detta personalità non offre sufficienti garanzie di obiettività per la risoluzione della controversia o delle controversie in questione;
d)
detta personalità è impiegata presso un'impresa che fornisce consulenza fiscale, o presta altrimenti consulenza fiscale a titolo professionale o si è trovata in tale situazione in qualsiasi momento nel corso di un periodo di almeno tre anni prima della sua nomina.
5. L'autorità competente di uno degli Stati membri interessati può chiedere a una personalità nominata a norma dei paragrafi 2 o 3 o al suo sostituto di comunicare qualsiasi interesse, relazione o altra questione che possa incidere sull'indipendenza o imparzialità di tale personalità o che possa ragionevolmente dare adito a un sospetto di parzialità nel procedimento.
Per un periodo di dodici mesi dalla pronuncia della decisione della commissione consultiva, una personalità indipendente che è parte della commissione consultiva non deve trovarsi in una situazione che avrebbe indotto un'autorità competente a opporsi alla sua nomina a norma del presente comma se si fosse trovata in tale situazione al momento della nomina presso la stessa commissione consultiva.
6. I rappresentanti delle autorità competenti e le personalità indipendenti nominate a norma del paragrafo 1 del presente articolo nominano un presidente dall'elenco delle personalità di cui all'articolo 9. Salvo diversamente convenuto dai rappresentanti di ciascuna autorità competente e dalle personalità indipendenti, il presidente è un giudice.
Articolo 9
Elenco delle personalità indipendenti
1. L'elenco delle personalità indipendenti si compone di tutte le personalità indipendenti nominate dagli Stati membri. A tal fine, ogni Stato membro nomina almeno tre persone che siano competenti e indipendenti e in grado di operare con imparzialità e integrità.
2. Ciascuno Stato membro notifica alla Commissione i nomi delle personalità indipendenti che ha nominato. Ciascuno Stato membro fornisce inoltre alla Commissione informazioni complete e aggiornate sui titoli accademici e professionali di tali persone, le loro competenze, la loro esperienza e i conflitti di interesse che possono avere. Gli Stati membri possono specificare nella notifica quale di tali persone può essere nominata presidente.
3. Gli Stati membri comunicano senza indugio alla Commissione eventuali modifiche dell'elenco delle personalità indipendenti.
Ciascuno Stato membro istituisce procedure per rimuovere qualsiasi persona da esso nominata dall'elenco delle personalità indipendenti che cessi di essere indipendente.
Qualora, tenendo conto delle pertinenti disposizioni del presente articolo, uno Stato membro abbia ragionevole motivo di sollevare obiezioni alla permanenza di una personalità indipendente nell'elenco summenzionato per ragioni di mancanza di indipendenza, esso ne informa la Commissione e fornisce prove idonee a sostegno dei propri timori. A sua volta la Commissione informa lo Stato membro che ha nominato tale personalità in merito alle obiezioni e prove a sostegno. Sulla base di tali obiezioni e prove a sostegno, quest'ultimo Stato membro adotta entro sei mesi le misure necessarie a istruire il reclamo e decide se mantenere o rimuovere la personalità dall'elenco. Lo Stato membro ne dà quindi immediata notifica alla Commissione.
Articolo 10
Commissione per la risoluzione alternativa delle controversie
1. Le autorità competenti degli Stati membri interessati possono concordare di istituire una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie («commissione per la risoluzione alternativa delle controversie») al posto di una commissione consultiva per esprimere un parere su come risolvere la questione controversa a norma dell'articolo 14. Le autorità competenti degli Stati membri possono altresì concordare di istituire una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie sotto forma di un comitato di natura permanente («comitato permanente»).
2. A eccezione delle regole sull'indipendenza dei propri membri di cui all'articolo 8, paragrafi 4 e 5, la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie può essere diversa dalla commissione consultiva per quanto riguarda la sua composizione e forma.
Una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie può applicare, se del caso, procedure o tecniche di risoluzione delle controversie per risolvere la questione controversa in modo vincolante. In alternativa al tipo di procedura di risoluzione delle controversie applicato dalla commissione consultiva ai sensi dell'articolo 8, vale a dire la procedura con parere indipendente, qualsiasi altro tipo di procedura di risoluzione delle controversie, compresa la procedura arbitrale con «offerta finale» (altrimenti nota come arbitrato sulla «migliore ultima offerta»), può essere concordato dalle autorità competenti degli Stati membri interessati ai sensi del presente articolo e applicato dalla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie.
3. Le autorità competenti degli Stati membri interessati decidono le norme di funzionamento conformemente all'articolo 11.
4. Gli articoli 12 e 13 si applicano alla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie, salvo diversamente concordato nelle norme di funzionamento di cui all'articolo 11.
Articolo 11
Norme di funzionamento
1. Gli Stati membri dispongono che, entro il periodo di 120 giorni di cui all'articolo 6, paragrafo 1, l'autorità competente di ciascuno degli Stati membri interessati notifica ai soggetti interessati i seguenti aspetti:
a)
le norme di funzionamento della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie;
b)
la data entro la quale è adottato il parere sulla risoluzione della questione controversa;
c)
i riferimenti alle disposizioni giuridiche applicabili nel diritto nazionale degli Stati membri e agli accordi o convenzioni applicabili.
2. Le norme di funzionamento sono concordate tra le autorità competenti degli Stati membri coinvolti nella controversia.
Le norme di funzionamento includono in particolare:
a)
la descrizione e le caratteristiche della questione controversa;
b)
il mandato concordato dalle autorità competenti degli Stati membri per quanto riguarda le questioni di diritto e di fatto da risolvere;
c)
la forma dell'organismo per la risoluzione delle controversie, ovvero commissione consultiva o commissione per la risoluzione alternativa delle controversie, nonché il tipo di procedura per la risoluzione alternativa delle controversie, se la procedura differisce dalla procedura con «parere indipendente» applicata da una commissione consultiva;
d)
il calendario della procedura di risoluzione delle controversie;
e)
la composizione della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie (compresi il numero e i nomi dei membri, i particolari relativi alle loro competenze e qualifiche e la comunicazione dei loro conflitti di interesse);
f)
le regole che disciplinano la partecipazione del soggetto interessato (dei soggetti interessati) e di terzi alla procedura, gli scambi di memorie, informazioni e prove, le spese, il tipo di procedura di risoluzione della controversia da utilizzare e altre pertinenti questioni procedurali od organizzative;
g)
gli aspetti logistici relativi ai procedimenti svolti dalla commissione consultiva e alle modalità con cui quest'ultima esprime il suo parere.
Se una commissione consultiva è istituita per esprimere un parere ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 1, primo comma, lettera a), nelle norme di funzionamento sono riportate solo le informazioni di cui all'articolo 11, paragrafo 2, secondo comma, lettere a), d), e) e f).
3. La Commissione stabilisce, mediante atti di esecuzione, norme di funzionamento standard sulla base delle disposizioni del paragrafo 2, secondo comma, del presente articolo. Tali norme di funzionamento standard si applicano nei casi in cui le norme di funzionamento sono incomplete o non sono notificate ai soggetti interessati. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura di cui all'articolo 20, paragrafo 2.
4. Qualora le autorità competenti non abbiano notificato le norme di funzionamento ai soggetti interessati conformemente ai paragrafi 1 e 2, le personalità indipendenti e il presidente completano le norme di funzionamento in base alle norme standard di cui al paragrafo 3 e le trasmettono ai soggetti interessati entro due settimane dalla data in cui è stata istituita la commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. Qualora le personalità indipendenti e il presidente non siano d'accordo sulle norme di funzionamento o non le abbiano notificate ai soggetti interessati, questi ultimi possono adire un tribunale competente di uno degli Stati membri interessati al fine di ottenere l'ingiunzione ad attuare le norme di funzionamento.
Articolo 12
Costi della procedura
1. Tranne nei casi di cui al paragrafo 2 e salvo che le autorità competenti degli Stati membri interessati non abbiano concordato diversamente, i seguenti costi sono ripartiti equamente tra gli Stati membri:
a)
le spese sostenute dalle personalità indipendenti, che devono essere di importo equivalente alla media dell'importo di norma rimborsato agli alti funzionari degli Stati membri interessati; e
b)
i compensi versati alle personalità indipendenti, ove applicabile, che devono essere limitati a 1 000 EUR a persona al giorno per ogni giorno di riunione in cui si riuniscono la commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie.
Le spese sostenute dal soggetto interessato non sono a carico degli Stati membri.
2. Qualora il soggetto interessato abbia presentato:
a)
una notifica del ritiro del reclamo ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 6; o
b)
una richiesta ai sensi delle disposizioni dell'articolo 6, paragrafo 1, in seguito a un rigetto deciso a norma dell'articolo 5, paragrafo 1, e la commissione consultiva abbia deciso che le autorità competenti interessate hanno rigettato il reclamo a giusto titolo,
e, previo accordo delle autorità competenti degli Stati membri interessati, tutte le spese di cui al paragrafo 1, lettere a) e b), sono a carico del soggetto interessato.
Articolo 13
Informazioni, prove e udienze
1. Ai fini della procedura di cui all'articolo 6, i soggetti interessati possono, previo accordo delle autorità competenti degli Stati membri interessati, fornire alla commissione consultiva o alla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie le informazioni, le prove o i documenti che possono essere rilevanti ai fini della decisione. I soggetti interessati e le autorità competenti degli Stati membri interessati forniscono le informazioni, le prove o i documenti su richiesta della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. Tuttavia, tali autorità competenti possono rifiutare di fornire informazioni alla commissione consultiva nei seguenti casi:
a)
per ottenere le informazioni è necessario applicare misure amministrative contrarie al diritto nazionale;
b)
le informazioni non possono essere ottenute nel rispetto del diritto nazionale dello Stato membro interessato;
c)
le informazioni riguardano segreti commerciali, aziendali, industriali o professionali o procedure commerciali;
d)
la divulgazione delle informazioni è contraria all'ordine pubblico.
2. I soggetti interessati possono, dietro loro richiesta e previo accordo delle autorità competenti degli Stati membri interessati, comparire o essere rappresentati dinanzi a una commissione consultiva o alla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. I soggetti interessati compaiono o sono rappresentati dinanzi alla commissione consultiva o alla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie dietro richiesta di queste ultime.
3. Le personalità indipendenti o qualsiasi altro membro sono soggetti agli obblighi del segreto professionale conformemente al diritto nazionale di ciascuno degli Stati membri interessati in relazione alle informazioni che ricevono in qualità di membri da una commissione consultiva o dalla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. I soggetti interessati e, se del caso, i loro rappresentanti si impegnano a trattare con riservatezza le informazioni (compresi i documenti) che ricevono durante tali procedimenti. I soggetti interessati e i loro rappresentanti presentano una dichiarazione in tal senso alle autorità competenti degli Stati membri interessati, se così richiesto nel corso dei procedimenti. Gli Stati membri adottano le sanzioni opportune per le violazioni degli obblighi di riservatezza.
Articolo 14
Parere della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie
1. Entro sei mesi dalla data in cui è stata istituita, una commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie esprime il proprio parere alle autorità competenti degli Stati membri interessati. Qualora la commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie ritenga che la formulazione di un parere sulla questione controversa richieda più di sei mesi, tale periodo può essere prorogato di tre mesi. La commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie informa le autorità competenti degli Stati membri interessati e i soggetti interessati di tali eventuali proroghe.
2. La commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie fonda il proprio parere sulle disposizioni del relativo accordo o convenzione di cui all'articolo 1, nonché sulle eventuali norme nazionali applicabili.
3. La commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie adotta il parere a maggioranza semplice dei propri membri. Se non può essere raggiunta una maggioranza, il voto del presidente determina il parere definitivo. Il presidente comunica alle autorità competenti il parere della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie.
Articolo 15
Decisione finale
1. Le autorità competenti interessate danno il loro accordo su come risolvere la questione controversa entro sei mesi dalla notifica del parere della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie.
2. Le autorità competenti possono adottare una decisione che si discosta dal parere della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. Tuttavia, se non raggiungono un accordo su come risolvere la questione controversa, esse sono vincolate da tale parere.
3. Ciascuno Stato membro provvede affinché la sua autorità competente notifichi senza indugio al soggetto interessato la decisione finale sulla risoluzione della questione controversa. In mancanza di tale notifica entro 30 giorni della decisione che è stata adottata, il soggetto interessato può presentare ricorso nel suo Stato membro di residenza conformemente alle norme nazionali applicabili al fine di ottenere la decisione finale.
4. La decisione finale è vincolante per gli Stati membri interessati e non costituisce un precedente. La decisione finale è attuata a condizione che i soggetti interessati accettino la decisione finale e rinuncino al diritto ai mezzi di impugnazione interni entro 60 giorni dalla data della notifica della decisione finale, ove applicabile.
Tranne nei casi in cui il tribunale competente o altro organo giudiziario di uno Stato membro interessato decida, conformemente alle norme nazionali applicabili sui mezzi di impugnazione e in applicazione dei criteri di cui all'articolo 8, che vi è stata mancanza di indipendenza, la decisione finale è attuata a norma del diritto nazionale degli Stati membri interessati che, a seguito della stessa, modificano la loro imposizione, a prescindere da eventuali termini previsti dal diritto nazionale. Qualora la decisione finale non sia stata attuata, il soggetto interessato può chiedere al tribunale competente dello Stato membro che non ha provveduto all'attuazione della decisione finale affinché ne imponga l'attuazione.
Articolo 16
Interazione con procedimenti e deroghe nazionali
1. Il fatto che l'azione di uno Stato membro che ha dato luogo alla questione controversa sia diventata definitiva conformemente al diritto nazionale non impedisce ai soggetti interessati di ricorrere alle procedure previste nella presente direttiva.
2. La presentazione della questione controversa nell'ambito della procedura amichevole o della procedura di risoluzione delle controversie ai sensi, rispettivamente, degli articoli 4 e 6 non impedisce a uno Stato membro di avviare o di continuare procedimenti giudiziari o procedimenti per sanzioni amministrative e penali in relazione alle stesse questioni.
3. I soggetti interessati possono avvalersi dei mezzi di impugnazione esperibili previsti dal diritto nazionale degli Stati membri interessati. Tuttavia, qualora il soggetto interessato abbia avviato procedimenti volti a esperire tali mezzi di impugnazione, i termini di cui, rispettivamente, all'articolo 3, paragrafo 5, e all'articolo 4, paragrafo 1, iniziano a decorrere dalla data in cui una sentenza emessa nell'ambito dei procedimenti sia divenuta definitiva o dalla data in cui i procedimenti siano stati altrimenti conclusi in via definitiva, o qualora i procedimenti siano stati sospesi.
4. Qualora una decisione su una questione controversa sia stata pronunciata dal tribunale competente o altro organo giurisdizionale di uno Stato membro e il diritto nazionale dello Stato membro in questione non gli consenta di derogare alla decisione detto Stato membro può prevedere quanto segue:
a)
prima che le autorità competenti degli Stati membri interessati raggiungano un accordo secondo la procedura amichevole di cui all'articolo 4 sulla questione controversa, l'autorità competente dello Stato membro in questione deve notificare alle altre autorità competenti degli Stati membri interessati la decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale e deve essere posto termine alla procedura suddetta a decorrere dalla data di tale notifica;
b)
prima che il soggetto interessato abbia presentato una richiesta ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 1, le disposizioni dell'articolo 6, paragrafo 1, non si applicano se la questione controversa è rimasta irrisolta nel corso dell'intera procedura amichevole di cui all'articolo 4, nel qual caso l'autorità competente dello Stato membro in questione deve informare le altre autorità competenti degli Stati membri interessati in merito agli effetti della decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale;
c)
deve essere posto termine alla procedura di risoluzione delle controversie di cui all'articolo 6 se la decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale è stata pronunciata in un qualsiasi momento dopo che un soggetto interessato ha presentato una richiesta ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 1, ma prima che la commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie abbia espresso il suo parere alle autorità competenti degli Stati membri interessati ai sensi dell'articolo 14, nel qual caso l'autorità competente dello Stato membro interessato in questione deve informare le altre autorità competenti degli Stati membri interessati e la commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie in merito agli effetti della decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale.
5. La presentazione di un reclamo a norma dell'articolo 3 pone fine a qualsiasi altro procedimento in corso nell'ambito della procedura amichevole o procedura di risoluzione delle controversie in virtù di un accordo o convenzione interpretati o applicati in relazione alla medesima questione controversa. È posto fine a tale altro procedimento in corso in relazione alla medesima questione controversa a decorrere dalla data del primo ricevimento del reclamo da parte di una delle autorità competenti degli Stati membri interessati.
6. In deroga all'articolo 6, uno Stato membro interessato può rifiutare l'accesso alla procedura di risoluzione delle controversie a norma dello stesso articolo nei casi in cui siano state irrogate sanzioni nello Stato membro in questione in relazione al reddito o al capitale rettificato per frode fiscale, dolo e grave negligenza. Qualora siano stati avviati procedimenti giudiziari o amministrativi che potrebbero dar luogo a tali sanzioni e detti procedimenti si svolgano simultaneamente a uno dei procedimenti di cui alla presente direttiva, un'autorità competente può sospendere i procedimenti a norma della presente direttiva a decorrere dalla data di accoglimento del reclamo fino alla data dell'esito finale dei procedimenti in questione.
7. Uno Stato membro può rifiutare, caso per caso, l'accesso alla procedura di risoluzione delle controversie di cui all'articolo 6 se una questione controversa non comporta doppie imposizioni. In tal caso, l'autorità competente di detto Stato membro informa senza indugio il soggetto interessato e le autorità competenti degli altri Stati membri interessati.
Articolo 17
Disposizioni speciali per privati e imprese più piccole
Nel caso in cui il soggetto interessato:
a)
sia una persona fisica; o
b)
non sia una grande impresa e non faccia parte di un grande gruppo (ai sensi della direttiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (5)),
il soggetto interessato può presentare i reclami, le risposte a una richiesta di informazioni supplementari, i ritiri e le richieste di cui, rispettivamente, agli articoli 3, paragrafi 1, 4 e 6, e 6, paragrafo 1 («comunicazioni»), in deroga a tali disposizioni, esclusivamente all'autorità competente dello Stato membro in cui il soggetti interessato risiede. Entro due mesi dal ricevimento di tali comunicazioni l'autorità competente di tale Stato membro ne dà simultanea notifica alle autorità competenti di tutti gli altri Stati membri interessati. Una volta effettuata tale notifica, si ritiene che il soggetto interessato abbia presentato la comunicazione a tutti gli Stati membri interessati dalla data della notifica.
Nel caso di informazioni supplementari ricevute a norma dell'articolo 3, paragrafo 4, l'autorità competente dello Stato membro che ha ricevuto le informazioni supplementari ne trasmette una copia contemporaneamente alle autorità competenti di tutti gli altri Stati membri interessati. Una volta trasmesse, si ritiene che tali informazioni supplementari siano state ricevute da tutti gli Stati membri interessati alla data di tale ricevimento delle informazioni.
Articolo 18
Pubblicità
1. Le commissioni consultive e le commissioni per la risoluzione alternativa delle controversie emettono i propri pareri per iscritto.
2. Le autorità competenti possono convenire di pubblicare integralmente le decisioni finali di cui all'articolo 15, previo consenso di ciascuno dei soggetti interessati.
3. Qualora le autorità competenti interessate o il soggetto interessato non diano il consenso alla pubblicazione integrale della decisione finale, le autorità competenti pubblicano una sintesi della decisione finale. Tale sintesi contiene una descrizione del problema e l'oggetto, la data, i periodi d'imposta in questione, la base giuridica, il settore industriale e una breve descrizione del risultato finale. È inclusa inoltre una descrizione del metodo arbitrale utilizzato.
Le autorità competenti trasmettono al soggetto interessato le informazioni da pubblicare a norma del primo comma prima della pubblicazione. Entro 60 giorni dal ricevimento delle informazioni, il soggetto interessato può chiedere alle autorità competenti di non pubblicare informazioni relative a qualsiasi segreto commerciale, aziendale, industriale o professionale o procedura commerciale oppure contrarie all'ordine pubblico.
4. La Commissione predispone moduli standard per la comunicazione delle informazioni di cui ai paragrafi 2 e 3 del presente articolo mediante atti di esecuzione. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura di cui all'articolo 20, paragrafo 2.
5. Le autorità competenti notificano senza indugio alla Commissione le informazioni da pubblicare a norma del paragrafo 3.
Articolo 19
Ruolo della Commissione e assistenza amministrativa
1. La Commissione tiene aggiornato l'elenco delle autorità competenti e l'elenco delle personalità indipendenti di cui all'articolo 8, paragrafo 4, e li mette a disposizione online. Nell'elenco figurano solo i nomi di tali persone.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione le misure che hanno adottato al fine di sanzionare qualsiasi violazione dell'obbligo di riservatezza di cui all'articolo 13. La Commissione ne informa gli altri Stati membri.
3. La Commissione tiene un registro centrale in cui le informazioni pubblicate a norma dell'articolo 18, paragrafi 2 e 3, sono archiviate e rese disponibili online.
Articolo 20
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato per la risoluzione delle controversie. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 21
Riesame
Entro il 30 giugno 2024 la Commissione valuta l'attuazione della presente direttiva e presenta una relazione al Consiglio. Tale relazione è accompagnata, se del caso, da una proposta legislativa.
Articolo 22
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 30 giugno 2019. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 23
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Essa si applica a qualsiasi reclamo presentato a decorrere dal 1o luglio 2019 sulle questioni controverse riguardanti il reddito o il capitale percepito in un esercizio fiscale che ha inizio il 1o gennaio 2018 o in data successiva. Le autorità competenti degli Stati membri interessati possono tuttavia convenire di applicare la presente direttiva in relazione a un reclamo presentato prima di tale data o di esercizi fiscali precedenti.
Articolo 24
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Lussemburgo, il 10 ottobre 2017
Per il Consiglio
Il presidente
T. TÕNISTE
(1) Parere del 6 luglio 2017 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) Parere del 22 febbraio 2017 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 225 del 20.8.1990, pag. 10.
(4) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(5) Direttiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, relativa ai bilanci d'esercizio, ai bilanci consolidati e alle relative relazioni di talune tipologie di imprese, recante modifica della direttiva 2006/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abrogazione delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE del Consiglio (GU L 182 del 29.6.2013, pag. 19).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2017/1852 DEL CONSIGLIO
del 10 ottobre 2017
sui meccanismi di risoluzione delle controversie in materia fiscale nell'Unione europea
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 115,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (2),
deliberando secondo una procedura legislativa speciale,
considerando quanto segue:
(1)
Le situazioni in cui diversi Stati membri interpretano o applicano in modo non uniforme le disposizioni degli accordi e delle convenzioni fiscali bilaterali o della convenzione relativa all'eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate (90/436/CEE) (3) («convenzione sull'arbitrato dell'Unione»), possono creare seri ostacoli fiscali per le imprese che operano a livello transfrontaliero. Essi creano un onere fiscale eccessivo per le imprese e possono provocare distorsioni economiche e inefficienze e avere un impatto negativo sugli investimenti transfrontalieri e la crescita.
(2)
Per questo è necessario che nell'Unione esistano meccanismi che garantiscano l'effettiva risoluzione delle controversie relative all'interpretazione e all'applicazione di tali accordi o convenzioni fiscali bilaterali e della convenzione sull'arbitrato dell'Unione, in particolare di quelle che risultano in doppie imposizioni.
(3)
I meccanismi attualmente previsti dagli accordi o convenzioni fiscali bilaterali e dalla convenzione sull'arbitrato dell'Unione non sempre potrebbero consentire l'effettiva risoluzione di tali controversie in maniera tempestiva. L'attività di controllo condotta nel quadro dell'attuazione della convenzione sull'arbitrato dell'Unione ha evidenziato alcune importanti lacune, in particolare per quanto riguarda l'accesso, la durata e l'effettiva conclusione della procedura.
(4)
Al fine di creare un contesto fiscale più equo, è necessario potenziare le norme in materia di trasparenza e rafforzare le misure anti-elusione. Allo stesso tempo, nello spirito di un sistema fiscale equo, è necessario assicurare che i meccanismi di risoluzione delle controversie siano completi, efficaci e sostenibili. È inoltre necessario migliorare i meccanismi di risoluzione delle controversie per far fronte al rischio che aumenti il numero di controversie in materia di doppia o multipla imposizione con importi potenzialmente elevati, per il fatto che le amministrazioni fiscali hanno posto in essere pratiche di controllo più regolari e mirate.
(5)
È fondamentale introdurre un quadro efficace ed efficiente per la risoluzione delle controversie in materia fiscale che garantisca la certezza del diritto e un ambiente favorevole alle imprese per gli investimenti, al fine di realizzare sistemi fiscali equi ed efficienti all'interno dell'Unione. I meccanismi di risoluzione delle controversie dovrebbero inoltre creare un quadro armonizzato e trasparente per risolvere le controversie e, in tal modo, offrire vantaggi a tutti i contribuenti.
(6)
La risoluzione delle controversie dovrebbe applicarsi alla diversa interpretazione e applicazione degli accordi o convenzioni fiscali bilaterali e della convenzione sull'arbitrato dell'Unione — specie alla diversa interpretazione e applicazione che risultano in doppie imposizioni. Ciò dovrebbe essere conseguito attraverso una procedura che preveda, come primo passo, la presentazione del caso alle autorità fiscali degli Stati membri interessati, al fine di risolvere la controversia utilizzando una procedura amichevole. Gli Stati membri dovrebbero essere incoraggiati a ricorrere a forme alternative non vincolanti di risoluzione delle controversie, come ad esempio la mediazione o la conciliazione, durante le fasi finali del periodo coperto dalla procedura amichevole. Se entro un determinato periodo di tempo non viene raggiunto un accordo, il caso dovrebbe essere oggetto di una procedura di risoluzione delle controversie. La scelta del metodo per la risoluzione delle controversie dovrebbe essere flessibile tale da consentire il ricorso a strutture ad hoc o a strutture più permanenti. Le procedure di risoluzione delle controversie potrebbero assumere la forma di una commissione consultiva, composta da rappresentanti delle autorità fiscali interessate e personalità indipendenti, o potrebbero assumere la forma di una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie (la quale garantirebbe la flessibilità nella scelta dei metodi per la risoluzione delle controversie). Inoltre, se del caso, gli Stati membri potrebbero scegliere, mediante accordo bilaterale, al fine di risolvere la controversia in modo vincolante, di far ricorso a un'altra procedura di risoluzione delle controversie come la procedura arbitrale con «offerta finale» (altrimenti nota come arbitrato sulla «migliore ultima offerta»). Le autorità fiscali dovrebbero adottare una decisione finale vincolante in riferimento al parere di una commissione consultiva o di una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie.
(7)
Il meccanismo migliorato di risoluzione delle controversie dovrebbe basarsi sui sistemi esistenti nell'Unione, compresa la convenzione sull'arbitrato dell'Unione. Tuttavia, l'ambito di applicazione della presente direttiva dovrebbe essere più ampio rispetto a quello della convenzione sull'arbitrato dell'Unione, che si limita alle controversie in materia di prezzi di trasferimento e di attribuzione degli utili alle stabili organizzazioni. La presente direttiva dovrebbe applicarsi a tutti i contribuenti che sono soggetti a imposte sul reddito e sul capitale contemplate dagli accordi o convenzioni fiscali bilaterali e dalla convenzione sull'arbitrato dell'Unione. Nel contempo, i privati, le microimprese e le piccole e medie imprese dovrebbero avere minori oneri amministrativi quando utilizzano la procedura di risoluzione delle controversie. Oltre a quanto precede, è opportuno rafforzare la fase di risoluzione delle controversie. In particolare, è necessario prevedere un limite di tempo per la durata della procedura di risoluzione delle controversie in materia di doppia imposizione e stabilire i termini e le condizioni della procedura per i contribuenti.
(8)
Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione della presente direttiva, è opportuno attribuire alla Commissione competenze di esecuzione. Tali competenze dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (4).
(9)
La presente direttiva rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti, segnatamente, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Essa è volta in particolare a garantire il pieno rispetto del diritto a un processo equo e la libertà d'impresa.
(10)
Poiché l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire la creazione di una procedura efficace ed efficiente per risolvere le controversie nel contesto del corretto funzionamento del mercato interno, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della portata e degli effetti dell'azione, può essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(11)
È opportuno che la Commissione riesamini l'applicazione della presente direttiva dopo un periodo di cinque anni e che gli Stati membri sostengano la Commissione fornendo il contributo necessario a tal fine,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
La presente direttiva stabilisce le norme relative a un meccanismo per risolvere le controversie tra Stati membri che emergono dall'interpretazione e applicazione di accordi e convenzioni che prevedono l'eliminazione della doppia imposizione del reddito e, ove applicabile, del capitale. Stabilisce inoltre i diritti e gli obblighi dei soggetti interessati quando emergono tali controversie. Ai fini della presente direttiva, per «questione controversa» si intende la questione che ha dato luogo alla controversia.
Articolo 2
Definizioni
1. Ai fini della presente direttiva si intende per:
a)
«autorità competente», l'autorità di uno Stato membro designata come tale dallo Stato membro interessato;
b)
«tribunale competente», l'organo giurisdizionale o altro organo di uno Stato membro designato come tale dallo Stato membro interessato;
c)
«doppia imposizione», l'applicazione da parte di due o più Stati membri delle imposte contemplate da un accordo o convenzione di cui all'articolo 1 sullo stesso reddito o capitale imponibile, qualora comporti i) un onere fiscale aggiuntivo, ii) un aumento delle imposte dovute oppure iii) l'annullamento o la riduzione delle perdite che potrebbero essere utilizzati per compensare gli utili imponibili;
d)
«soggetto interessato», qualsiasi persona, incluso un privato, residente in uno Stato membro a fini fiscali e la cui imposizione è direttamente interessata in una questione controversa.
2. I termini non definiti nella presente direttiva, a meno che il contesto non richieda un'altra interpretazione, hanno il significato loro attribuito in quel momento dal relativo accordo o dalla relativa convenzione di cui all'articolo 1 che si applica alla data di ricevimento della prima notifica dell'azione che ha comportato o comporterà una questione controversa. In assenza di una definizione ai sensi di tale accordo o convenzione, un termine indefinito ha il significato attribuitogli in quel momento dal diritto dello Stato membro interessato ai fini delle imposte cui si applica detto accordo o convenzione, tenendo presente che qualsiasi significato attribuito dalle leggi fiscali applicabili di tale Stato membro prevale sul significato attribuito al termine da altre leggi dello stesso Stato membro.
Articolo 3
Reclamo
1. I soggetti interessati hanno il diritto di presentare un reclamo relativo a una questione controversa a ciascuna autorità competente di ciascuno degli Stati membri interessati chiedendone la risoluzione. Il reclamo va presentato entro tre anni dal ricevimento della prima notifica dell'azione che ha comportato o comporterà la questione controversa, indipendentemente dal fatto che i soggetti interessati utilizzino i mezzi di impugnazione previsti dal diritto nazionale di uno degli Stati membri interessati. I soggetti interessati presentano simultaneamente il reclamo con le medesime informazioni a ciascuna autorità competente e indicano nel reclamo gli altri Stati membri interessati. I soggetti interessati garantiscono che ciascuno Stato membro interessato riceva il reclamo in almeno una delle seguenti lingue:
a)
una delle lingue ufficiali dello Stato membro in questione, conformemente al diritto nazionale; o
b)
qualsiasi altra lingua che lo Stato membro in questione accetti a tal fine.
2. Ciascuna autorità competente accusa ricevuta del reclamo entro due mesi dal suo ricevimento. Entro lo stesso termine ciascuna autorità competente comunica il ricevimento del reclamo anche alle autorità competenti degli altri Stati membri interessati. Le autorità competenti si informano anche l'un l'altra contestualmente sulla o sulle lingue che intendono utilizzare nelle loro comunicazioni durante le relative procedure.
3. Il reclamo è accettato solo se, come primo passo, i soggetti interessati che lo presentano forniscono alle autorità competenti di ciascuno degli Stati membri interessati le seguenti informazioni:
a)
il (i) nome(i), l'(gli) indirizzo(i), il (i) numero(i) di identificazione fiscale e altre informazioni necessarie all'identificazione dei soggetti interessati che hanno presentato il reclamo alle autorità competenti e di qualsiasi altra persona interessata;
b)
i periodi d'imposta interessati;
c)
informazioni particolareggiate per illustrare i fatti e le circostanze del caso (compresi i dettagli relativi alla struttura dell'operazione e alle relazioni tra i soggetti interessati e le altre parti interessate alle operazioni in questione, nonché i fatti stabiliti in buona fede in un accordo reciprocamente vincolante tra i soggetti interessati e le amministrazioni fiscali) e, più specificamente, la natura e la data delle azioni che hanno dato luogo alla questione controversa (compresi, se del caso, i dettagli dello stesso reddito percepito nell'altro Stato membro e dell'inclusione di tale reddito nel reddito imponibile nell'altro Stato membro, e informazioni particolareggiate delle imposte riscosse o che saranno riscosse relativamente a tale reddito nell'altro Stato membro), nonché i relativi importi nelle valute degli Stati membri interessati, con una copia di eventuali documenti giustificativi;
d)
il riferimento alle norme nazionali applicabili e all'accordo o convenzione di cui all'articolo 1; laddove siano applicabili più di un accordo o convenzione, i soggetti interessati che presentano il reclamo specificano quale accordo o convenzione è interpretato in relazione alla pertinente questione controversa. Tale accordo o convenzione rappresenta l'accordo o la convenzione applicabile ai fini della presente direttiva;
e)
le seguenti informazioni fornite dai soggetti interessati che hanno presentato il reclamo alle autorità competenti, unitamente a copie degli eventuali documenti giustificativi:
i)
una spiegazione del motivo per cui i soggetti interessati ritengano che vi sia una questione controversa;
ii)
i dettagli di eventuali cause e ricorsi avviati dai soggetti interessati in merito alle operazioni in questione ed eventuali sentenze degli organi giurisdizionali relative alla questione controversa;
iii)
l'impegno da parte dei soggetti interessati a rispondere nel modo più completo e rapido possibile a tutte le richieste appropriate formulate da un'autorità competente e a fornire la documentazione necessaria su richiesta delle autorità competenti;
iv)
una copia della decisione finale dell'amministrazione fiscale nella forma di un avviso di accertamento, del verbale di constatazione fiscale o di altro documento equivalente da cui risulti la questione controversa e di una copia di qualsiasi altro documento rilasciato dalle autorità fiscali in merito alla questione controversa, ove pertinente;
v)
informazioni relative a eventuali reclami presentate dai soggetti interessati nell'ambito di un'altra procedura amichevole o di un'altra procedura di risoluzione delle controversie di cui all'articolo 16, paragrafo 5, e un espresso impegno da parte dei soggetti interessati ad attenersi alle disposizioni dell'articolo 16, paragrafo 5, ove applicabile;
f)
eventuali informazioni supplementari specifiche richieste dalle autorità competenti che siano ritenute necessarie per procedere all'analisi sostanziale del caso specifico.
4. Le autorità competenti di ciascuno degli Stati membri interessati possono chiedere le informazioni di cui al paragrafo 3, lettera f), entro tre mesi dal ricevimento del reclamo. Possono presentare ulteriori richieste di informazioni nel corso della procedura amichevole ai sensi dell'articolo 4, qualora le autorità competenti lo ritengano necessario. Si applicano le legislazioni nazionali relative alla protezione delle informazioni e alla protezione dei segreti commerciali, aziendali, industriali o professionali o delle procedure commerciali.
I soggetti interessati che ricevono una richiesta a norma del paragrafo 3, lettera f), rispondono entro tre mesi dal ricevimento della richiesta. Una copia della risposta è trasmessa contemporaneamente anche alle autorità competenti degli altri Stati membri interessati.
5. Le autorità competenti di ciascuno degli Stati membri interessati adottano una decisione in merito all'accettazione o al rigetto del reclamo entro sei mesi dal ricevimento dello stesso o, se posteriore, entro sei mesi dal ricevimento delle informazioni di cui al paragrafo 3, lettera f). Le autorità competenti informano senza indugio i soggetti interessati e le autorità competenti degli altri Stati membri della loro decisione.
Entro sei mesi dal ricevimento di un reclamo o, se posteriore, entro sei mesi dal ricevimento delle informazioni di cui al paragrafo 3, lettera f), un'autorità competente può decidere di risolvere la questione controversa su base unilaterale senza coinvolgere le altre autorità competenti degli Stati membri interessati. In tal caso l'autorità competente in questione ne dà immediata notifica ai soggetti interessati e alle altre autorità competenti degli Stati membri interessati ponendo così termine alle procedure di cui alla presente direttiva.
6. Qualora i soggetti interessati intendano ritirare un reclamo, trasmettono contemporaneamente una notifica scritta del ritiro a tutte le autorità competenti degli Stati membri interessati. Tale notifica pone termine, con effetto immediato, a tutte le procedure di cui alla presente direttiva. Le autorità competenti degli Stati membri che ricevono tale notifica informano senza indugio le altre autorità competenti degli Stati membri interessati della conclusione delle procedure.
Se per qualsiasi motivo una questione controversa cessa di esistere, tutte le procedure di cui alla presente direttiva si concludono con effetto immediato e le autorità competenti degli Stati membri interessati informano senza indugio i soggetti interessati di tale situazione e dei suoi motivi generali.
Articolo 4
Procedura amichevole
1. Qualora le autorità competenti degli Stati membri interessati accettino un reclamo, si adoperano per risolvere la questione controversa mediante procedura amichevole entro due anni a partire dall'ultima notifica di una decisione di uno degli Stati membri in merito all'accettazione del reclamo.
Il termine di due anni di cui al primo comma può essere prorogato fino a un massimo di un anno, su richiesta di un'autorità competente di uno Stato membro interessato a tutte le altre autorità competenti degli Stati membri interessati, se l'autorità competente richiedente fornisce una giustificazione scritta.
2. Una volta che le autorità competenti degli Stati membri hanno raggiunto un accordo su come risolvere la questione controversa entro il termine di cui al paragrafo 1, l'autorità competente di ciascuno degli Stati membri interessati notifica, senza indugio, l'accordo al soggetto interessato in una decisione vincolante per l'autorità e applicabile dal soggetto interessato, a condizione che quest'ultimo accetti la decisione e rinunci al diritto ad altri mezzi di impugnazione, ove applicabile. Qualora le procedure relative a tali altri mezzi di impugnazione siano già iniziate, la decisione diventa vincolante e applicabile non appena il soggetto interessato abbia dimostrato alle autorità competenti degli Stati membri interessati di aver adottato misure per porre termine a dette procedure. Le prove in tal senso sono fornite entro 60 giorni dalla data in cui la decisione è stata notificata al soggetto interessato. La decisione è quindi attuata immediatamente, a prescindere da eventuali termini previsti dal diritto nazionale degli Stati membri interessati.
3. Qualora le autorità competenti degli Stati membri interessati non abbiano raggiunto un accordo su come risolvere la questione controversa entro il termine di cui al paragrafo 1, l'autorità competente di ciascuno degli Stati membri interessati informa il soggetto interessato indicando i motivi generali del mancato raggiungimento dell'accordo.
Articolo 5
Decisione dell'autorità competente in merito al reclamo
1. L'autorità competente di uno Stato membro interessato può decidere di rigettare un reclamo entro il termine di cui all'articolo 3, paragrafo 5, se:
a)
il reclamo non riporta le informazioni richieste ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 3 (comprese le informazioni richieste ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 3, lettera f), che non siano state trasmesse entro il termine di cui all'articolo 3, paragrafo 4);
b)
non vi è alcuna questione controversa; o
c)
il reclamo non è stata presentato entro il periodo di tre anni di cui all'articolo 3, paragrafo 1.
Nell'informare il soggetto interessato ai sensi delle disposizioni dell'articolo 3, paragrafo 5, l'autorità competente fornisce i motivi generali del suo rigetto.
2. Qualora un'autorità competente di uno Stato membro interessato non abbia adottato una decisione in merito al reclamo entro il termine di cui all'articolo 3, paragrafo 5, il reclamo si considera accolto da tale autorità competente.
3. Il soggetto interessato ha il diritto di presentare ricorso avverso la decisione delle autorità competenti degli Stati membri interessati in conformità delle norme nazionali nel caso in cui tutte le autorità competenti degli Stati membri interessati abbiano rigettato il reclamo. Un soggetto interessato che eserciti tale diritto di presentare ricorso non può formulare una richiesta ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 1, lettera a):
a)
finché la decisione è ancora oggetto di ricorso conformemente al diritto dello Stato membro interessato;
b)
se la decisione di rigetto può ancora essere ulteriormente impugnata nell'ambito della procedura di ricorso degli Stati membri interessati; o
c)
quando una decisione di rigetto è stata confermata nell'ambito della procedura di ricorso di cui alla lettera a), ma non è possibile derogare alla decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale di uno degli Stati membri interessati.
Qualora sia stato presentato ricorso, la decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale è considerata ai fini dell'articolo 6, paragrafo 1, lettera a).
Articolo 6
Risoluzione delle controversie da parte della commissione consultiva
1. Su richiesta presentata dal soggetto interessato alle autorità competenti degli Stati membri interessati, dette autorità competenti istituiscono una commissione consultiva («commissione consultiva») a norma dell'articolo 8 se:
a)
il reclamo presentato dal soggetto interessato è stato rigettato ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 1, da almeno una, ma non dalla totalità, delle autorità competenti degli Stati membri interessati; o
b)
le autorità competenti degli Stati membri interessati avevano accolto il reclamo presentato dal soggetto interessato, ma non erano riuscite a raggiungere un accordo su come risolvere la questione controversa mediante procedura amichevole entro il termine di cui all'articolo 4, paragrafo 1.
Il soggetto interessato può formulare una tale richiesta soltanto se, conformemente alla normativa nazionale applicabile avverso la decisione di rigetto di cui all'articolo 5, paragrafo 1: non può essere presentato alcun ricorso; nessun ricorso è pendente; o il soggetto interessato ha formalmente rinunciato a presentare ricorso. La richiesta include una dichiarazione a tal fine.
Il soggetto interessato formula la richiesta per iscritto di istituire una commissione consultiva entro 50 giorni dalla data di ricevimento della notifica ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 5, o dell'articolo 4, paragrafo 3, o entro 50 giorni dalla data della pronuncia della decisione del tribunale competente o organo giurisdizionale ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 3, a seconda dei casi. La commissione consultiva è istituita entro 120 giorni dal ricevimento della richiesta e, una volta istituita, il suo presidente ne informa senza indugio il soggetto interessato.
2. La commissione consultiva istituita nel caso di cui al paragrafo 1, lettera a), adotta una decisione sull'accettazione del reclamo entro sei mesi dalla data della sua istituzione. Essa notifica la propria decisione alle autorità competenti entro 30 giorni dall'adozione della stessa.
Qualora la commissione consultiva abbia confermato che sono stati soddisfatti tutti i requisiti di cui all'articolo 3, su richiesta di una delle autorità competenti è avviata la procedura amichevole di cui all'articolo 4. L'autorità competente interessata comunica detta richiesta alla commissione consultiva, alle altre autorità competenti interessate e al soggetto interessato. Il termine di cui all'articolo 4, paragrafo 1, decorre dalla data della notifica della decisione adottata dalla commissione consultiva sull'accettazione del reclamo.
Se nessuna delle autorità competenti ha chiesto l'avvio della procedura amichevole entro 60 giorni dalla data della notifica della decisione della commissione consultiva, quest'ultima fornisce un parere su come risolvere la questione controversa conformemente all'articolo 14, paragrafo 1. In tal caso, ai fini dell'articolo 14, paragrafo 1, la commissione consultiva si considera istituita alla data in cui è scaduto detto termine di 60 giorni.
3. Nel caso di cui al paragrafo 1, primo comma, lettera b), del presente articolo, la commissione consultiva esprime un parere su come risolvere la questione controversa a norma dell'articolo 14, paragrafo 1.
Articolo 7
Nomine da parte dei tribunali competenti o dell'organo di nomina nazionale
1. Se una commissione consultiva non è istituita entro il termine di cui all'articolo 6, paragrafo 1, gli Stati membri dispongono che il soggetto interessato possa chiedere a un tribunale competente o a qualsiasi altro organo o persona designati nel diritto nazionale per l'espletamento di tale funzione (organo di nomina nazionale) di istituire la commissione consultiva.
Se l'autorità competente di uno Stato membro non ha nominato almeno una personalità indipendente e un sostituto, il soggetto interessato può chiedere al tribunale competente o all'organo di nomina nazionale in detto Stato membro di nominare una personalità indipendente e un sostituto dall'elenco di cui all'articolo 9.
Se le autorità competenti di tutti gli Stati membri interessati hanno omesso di farlo, il soggetto interessato può chiedere ai tribunali competenti o all'organo di nomina nazionale di ciascuno Stato membro di nominare le due personalità indipendenti dall'elenco di cui all'articolo 9. Tali personalità indipendenti nominano il presidente mediante sorteggio dall'elenco di personalità indipendenti ai sensi dell'articolo 8, paragrafo 3.
I soggetti interessati presentano la propria richiesta di nomina delle personalità indipendenti e dei loro sostituti a ciascuno dei rispettivi Stati di residenza, se è coinvolto nella procedura più di un soggetto interessato, o agli Stati membri le cui autorità competenti hanno omesso di nominare almeno una personalità indipendente e un sostituto, se è coinvolto un solo soggetto interessato.
2. La nomina di personalità indipendenti e dei loro sostituti a norma del paragrafo 1 del presente articolo è comunicata a un tribunale competente di uno Stato membro o a un organo di nomina nazionale solo dopo la fine del periodo di 120 giorni di cui all'articolo 6, paragrafo 1, ed entro 30 giorni dalla fine di tale periodo.
3. Il tribunale competente o l'organo di nomina nazionale adotta una decisione a norma del paragrafo 1 e la notifica al richiedente. La procedura applicata dal tribunale competente per nominare le personalità indipendenti, quando gli Stati membri hanno omesso di farlo, è uguale alla procedura ai sensi delle disposizioni nazionali in materia di arbitrato civile e commerciale che si applica quando i tribunali o gli organi di nomina nazionali nominano gli arbitri poiché le parti non sono riuscite a trovare un accordo al riguardo. Il tribunale competente o l'organo di nomina nazionale dello Stato membro informa l'autorità competente dello Stato membro in questione, che a sua volta informa senza indugio l'autorità competente degli altri Stati membri interessati. L'autorità competente dello Stato membro che ha inizialmente omesso di nominare la personalità indipendente e il suo sostituto può presentare ricorso avverso la decisione del tribunale o dell'organo di nomina nazionale nello Stato membro in questione, purché l'autorità competente sia autorizzata a farlo conformemente al diritto nazionale. In caso di rigetto, il richiedente può presentare ricorso avverso la decisione del tribunale conformemente alle norme procedurali nazionali.
Articolo 8
Commissione consultiva
1. La commissione consultiva di cui all'articolo 6 è così composta:
a)
un presidente;
b)
un rappresentante di ciascuna autorità competente interessata. Previo accordo delle autorità competenti, il numero di tali rappresentanti può essere aumentato a due per ciascuna autorità competente;
c)
una personalità indipendente nominata da ciascuna autorità competente degli Stati membri interessati dall'elenco di cui all'articolo 9. Previo accordo delle autorità competenti, il numero di tali personalità nominate può essere aumentato a due per ciascuna autorità competente.
2. Le regole per la nomina delle personalità indipendenti sono concordate tra le autorità competenti degli Stati membri interessati. Per ciascuna delle personalità indipendenti nominate è nominato un sostituto, conformemente alle regole per la nomina delle personalità indipendenti, per i casi in cui le personalità indipendenti non possano esercitare le proprie funzioni.
3. Se le regole per la nomina delle personalità indipendenti non sono state concordate conformemente al paragrafo 2, tali persone sono nominate mediante sorteggio.
4. Tranne quando le personalità indipendenti sono state nominate dal tribunale competente o dall'organo di nomina nazionale a norma dell'articolo 7, paragrafo 1, l'autorità competente di uno degli Stati membri interessati può opporsi alla nomina di una particolare personalità indipendente per qualsiasi ragione preventivamente concordata tra le autorità competenti interessate o per una delle seguenti ragioni:
a)
detta personalità appartiene a una delle amministrazioni fiscali interessate oppure esercita delle funzioni per conto di una di tali amministrazioni o si è trovata in tale situazione in qualsiasi momento nel corso dei tre anni precedenti;
b)
in qualsiasi momento nel corso degli ultimi 5 anni precedenti la data della sua nomina, detta personalità detiene o ha detenuto una sostanziale partecipazione o il diritto di voto oppure è o è stata dipendente o consulente di un interessato;
c)
detta personalità non offre sufficienti garanzie di obiettività per la risoluzione della controversia o delle controversie in questione;
d)
detta personalità è impiegata presso un'impresa che fornisce consulenza fiscale, o presta altrimenti consulenza fiscale a titolo professionale o si è trovata in tale situazione in qualsiasi momento nel corso di un periodo di almeno tre anni prima della sua nomina.
5. L'autorità competente di uno degli Stati membri interessati può chiedere a una personalità nominata a norma dei paragrafi 2 o 3 o al suo sostituto di comunicare qualsiasi interesse, relazione o altra questione che possa incidere sull'indipendenza o imparzialità di tale personalità o che possa ragionevolmente dare adito a un sospetto di parzialità nel procedimento.
Per un periodo di dodici mesi dalla pronuncia della decisione della commissione consultiva, una personalità indipendente che è parte della commissione consultiva non deve trovarsi in una situazione che avrebbe indotto un'autorità competente a opporsi alla sua nomina a norma del presente comma se si fosse trovata in tale situazione al momento della nomina presso la stessa commissione consultiva.
6. I rappresentanti delle autorità competenti e le personalità indipendenti nominate a norma del paragrafo 1 del presente articolo nominano un presidente dall'elenco delle personalità di cui all'articolo 9. Salvo diversamente convenuto dai rappresentanti di ciascuna autorità competente e dalle personalità indipendenti, il presidente è un giudice.
Articolo 9
Elenco delle personalità indipendenti
1. L'elenco delle personalità indipendenti si compone di tutte le personalità indipendenti nominate dagli Stati membri. A tal fine, ogni Stato membro nomina almeno tre persone che siano competenti e indipendenti e in grado di operare con imparzialità e integrità.
2. Ciascuno Stato membro notifica alla Commissione i nomi delle personalità indipendenti che ha nominato. Ciascuno Stato membro fornisce inoltre alla Commissione informazioni complete e aggiornate sui titoli accademici e professionali di tali persone, le loro competenze, la loro esperienza e i conflitti di interesse che possono avere. Gli Stati membri possono specificare nella notifica quale di tali persone può essere nominata presidente.
3. Gli Stati membri comunicano senza indugio alla Commissione eventuali modifiche dell'elenco delle personalità indipendenti.
Ciascuno Stato membro istituisce procedure per rimuovere qualsiasi persona da esso nominata dall'elenco delle personalità indipendenti che cessi di essere indipendente.
Qualora, tenendo conto delle pertinenti disposizioni del presente articolo, uno Stato membro abbia ragionevole motivo di sollevare obiezioni alla permanenza di una personalità indipendente nell'elenco summenzionato per ragioni di mancanza di indipendenza, esso ne informa la Commissione e fornisce prove idonee a sostegno dei propri timori. A sua volta la Commissione informa lo Stato membro che ha nominato tale personalità in merito alle obiezioni e prove a sostegno. Sulla base di tali obiezioni e prove a sostegno, quest'ultimo Stato membro adotta entro sei mesi le misure necessarie a istruire il reclamo e decide se mantenere o rimuovere la personalità dall'elenco. Lo Stato membro ne dà quindi immediata notifica alla Commissione.
Articolo 10
Commissione per la risoluzione alternativa delle controversie
1. Le autorità competenti degli Stati membri interessati possono concordare di istituire una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie («commissione per la risoluzione alternativa delle controversie») al posto di una commissione consultiva per esprimere un parere su come risolvere la questione controversa a norma dell'articolo 14. Le autorità competenti degli Stati membri possono altresì concordare di istituire una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie sotto forma di un comitato di natura permanente («comitato permanente»).
2. A eccezione delle regole sull'indipendenza dei propri membri di cui all'articolo 8, paragrafi 4 e 5, la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie può essere diversa dalla commissione consultiva per quanto riguarda la sua composizione e forma.
Una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie può applicare, se del caso, procedure o tecniche di risoluzione delle controversie per risolvere la questione controversa in modo vincolante. In alternativa al tipo di procedura di risoluzione delle controversie applicato dalla commissione consultiva ai sensi dell'articolo 8, vale a dire la procedura con parere indipendente, qualsiasi altro tipo di procedura di risoluzione delle controversie, compresa la procedura arbitrale con «offerta finale» (altrimenti nota come arbitrato sulla «migliore ultima offerta»), può essere concordato dalle autorità competenti degli Stati membri interessati ai sensi del presente articolo e applicato dalla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie.
3. Le autorità competenti degli Stati membri interessati decidono le norme di funzionamento conformemente all'articolo 11.
4. Gli articoli 12 e 13 si applicano alla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie, salvo diversamente concordato nelle norme di funzionamento di cui all'articolo 11.
Articolo 11
Norme di funzionamento
1. Gli Stati membri dispongono che, entro il periodo di 120 giorni di cui all'articolo 6, paragrafo 1, l'autorità competente di ciascuno degli Stati membri interessati notifica ai soggetti interessati i seguenti aspetti:
a)
le norme di funzionamento della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie;
b)
la data entro la quale è adottato il parere sulla risoluzione della questione controversa;
c)
i riferimenti alle disposizioni giuridiche applicabili nel diritto nazionale degli Stati membri e agli accordi o convenzioni applicabili.
2. Le norme di funzionamento sono concordate tra le autorità competenti degli Stati membri coinvolti nella controversia.
Le norme di funzionamento includono in particolare:
a)
la descrizione e le caratteristiche della questione controversa;
b)
il mandato concordato dalle autorità competenti degli Stati membri per quanto riguarda le questioni di diritto e di fatto da risolvere;
c)
la forma dell'organismo per la risoluzione delle controversie, ovvero commissione consultiva o commissione per la risoluzione alternativa delle controversie, nonché il tipo di procedura per la risoluzione alternativa delle controversie, se la procedura differisce dalla procedura con «parere indipendente» applicata da una commissione consultiva;
d)
il calendario della procedura di risoluzione delle controversie;
e)
la composizione della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie (compresi il numero e i nomi dei membri, i particolari relativi alle loro competenze e qualifiche e la comunicazione dei loro conflitti di interesse);
f)
le regole che disciplinano la partecipazione del soggetto interessato (dei soggetti interessati) e di terzi alla procedura, gli scambi di memorie, informazioni e prove, le spese, il tipo di procedura di risoluzione della controversia da utilizzare e altre pertinenti questioni procedurali od organizzative;
g)
gli aspetti logistici relativi ai procedimenti svolti dalla commissione consultiva e alle modalità con cui quest'ultima esprime il suo parere.
Se una commissione consultiva è istituita per esprimere un parere ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 1, primo comma, lettera a), nelle norme di funzionamento sono riportate solo le informazioni di cui all'articolo 11, paragrafo 2, secondo comma, lettere a), d), e) e f).
3. La Commissione stabilisce, mediante atti di esecuzione, norme di funzionamento standard sulla base delle disposizioni del paragrafo 2, secondo comma, del presente articolo. Tali norme di funzionamento standard si applicano nei casi in cui le norme di funzionamento sono incomplete o non sono notificate ai soggetti interessati. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura di cui all'articolo 20, paragrafo 2.
4. Qualora le autorità competenti non abbiano notificato le norme di funzionamento ai soggetti interessati conformemente ai paragrafi 1 e 2, le personalità indipendenti e il presidente completano le norme di funzionamento in base alle norme standard di cui al paragrafo 3 e le trasmettono ai soggetti interessati entro due settimane dalla data in cui è stata istituita la commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. Qualora le personalità indipendenti e il presidente non siano d'accordo sulle norme di funzionamento o non le abbiano notificate ai soggetti interessati, questi ultimi possono adire un tribunale competente di uno degli Stati membri interessati al fine di ottenere l'ingiunzione ad attuare le norme di funzionamento.
Articolo 12
Costi della procedura
1. Tranne nei casi di cui al paragrafo 2 e salvo che le autorità competenti degli Stati membri interessati non abbiano concordato diversamente, i seguenti costi sono ripartiti equamente tra gli Stati membri:
a)
le spese sostenute dalle personalità indipendenti, che devono essere di importo equivalente alla media dell'importo di norma rimborsato agli alti funzionari degli Stati membri interessati; e
b)
i compensi versati alle personalità indipendenti, ove applicabile, che devono essere limitati a 1 000 EUR a persona al giorno per ogni giorno di riunione in cui si riuniscono la commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie.
Le spese sostenute dal soggetto interessato non sono a carico degli Stati membri.
2. Qualora il soggetto interessato abbia presentato:
a)
una notifica del ritiro del reclamo ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 6; o
b)
una richiesta ai sensi delle disposizioni dell'articolo 6, paragrafo 1, in seguito a un rigetto deciso a norma dell'articolo 5, paragrafo 1, e la commissione consultiva abbia deciso che le autorità competenti interessate hanno rigettato il reclamo a giusto titolo,
e, previo accordo delle autorità competenti degli Stati membri interessati, tutte le spese di cui al paragrafo 1, lettere a) e b), sono a carico del soggetto interessato.
Articolo 13
Informazioni, prove e udienze
1. Ai fini della procedura di cui all'articolo 6, i soggetti interessati possono, previo accordo delle autorità competenti degli Stati membri interessati, fornire alla commissione consultiva o alla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie le informazioni, le prove o i documenti che possono essere rilevanti ai fini della decisione. I soggetti interessati e le autorità competenti degli Stati membri interessati forniscono le informazioni, le prove o i documenti su richiesta della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. Tuttavia, tali autorità competenti possono rifiutare di fornire informazioni alla commissione consultiva nei seguenti casi:
a)
per ottenere le informazioni è necessario applicare misure amministrative contrarie al diritto nazionale;
b)
le informazioni non possono essere ottenute nel rispetto del diritto nazionale dello Stato membro interessato;
c)
le informazioni riguardano segreti commerciali, aziendali, industriali o professionali o procedure commerciali;
d)
la divulgazione delle informazioni è contraria all'ordine pubblico.
2. I soggetti interessati possono, dietro loro richiesta e previo accordo delle autorità competenti degli Stati membri interessati, comparire o essere rappresentati dinanzi a una commissione consultiva o alla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. I soggetti interessati compaiono o sono rappresentati dinanzi alla commissione consultiva o alla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie dietro richiesta di queste ultime.
3. Le personalità indipendenti o qualsiasi altro membro sono soggetti agli obblighi del segreto professionale conformemente al diritto nazionale di ciascuno degli Stati membri interessati in relazione alle informazioni che ricevono in qualità di membri da una commissione consultiva o dalla commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. I soggetti interessati e, se del caso, i loro rappresentanti si impegnano a trattare con riservatezza le informazioni (compresi i documenti) che ricevono durante tali procedimenti. I soggetti interessati e i loro rappresentanti presentano una dichiarazione in tal senso alle autorità competenti degli Stati membri interessati, se così richiesto nel corso dei procedimenti. Gli Stati membri adottano le sanzioni opportune per le violazioni degli obblighi di riservatezza.
Articolo 14
Parere della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie
1. Entro sei mesi dalla data in cui è stata istituita, una commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie esprime il proprio parere alle autorità competenti degli Stati membri interessati. Qualora la commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie ritenga che la formulazione di un parere sulla questione controversa richieda più di sei mesi, tale periodo può essere prorogato di tre mesi. La commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie informa le autorità competenti degli Stati membri interessati e i soggetti interessati di tali eventuali proroghe.
2. La commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie fonda il proprio parere sulle disposizioni del relativo accordo o convenzione di cui all'articolo 1, nonché sulle eventuali norme nazionali applicabili.
3. La commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie adotta il parere a maggioranza semplice dei propri membri. Se non può essere raggiunta una maggioranza, il voto del presidente determina il parere definitivo. Il presidente comunica alle autorità competenti il parere della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie.
Articolo 15
Decisione finale
1. Le autorità competenti interessate danno il loro accordo su come risolvere la questione controversa entro sei mesi dalla notifica del parere della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie.
2. Le autorità competenti possono adottare una decisione che si discosta dal parere della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. Tuttavia, se non raggiungono un accordo su come risolvere la questione controversa, esse sono vincolate da tale parere.
3. Ciascuno Stato membro provvede affinché la sua autorità competente notifichi senza indugio al soggetto interessato la decisione finale sulla risoluzione della questione controversa. In mancanza di tale notifica entro 30 giorni della decisione che è stata adottata, il soggetto interessato può presentare ricorso nel suo Stato membro di residenza conformemente alle norme nazionali applicabili al fine di ottenere la decisione finale.
4. La decisione finale è vincolante per gli Stati membri interessati e non costituisce un precedente. La decisione finale è attuata a condizione che i soggetti interessati accettino la decisione finale e rinuncino al diritto ai mezzi di impugnazione interni entro 60 giorni dalla data della notifica della decisione finale, ove applicabile.
Tranne nei casi in cui il tribunale competente o altro organo giudiziario di uno Stato membro interessato decida, conformemente alle norme nazionali applicabili sui mezzi di impugnazione e in applicazione dei criteri di cui all'articolo 8, che vi è stata mancanza di indipendenza, la decisione finale è attuata a norma del diritto nazionale degli Stati membri interessati che, a seguito della stessa, modificano la loro imposizione, a prescindere da eventuali termini previsti dal diritto nazionale. Qualora la decisione finale non sia stata attuata, il soggetto interessato può chiedere al tribunale competente dello Stato membro che non ha provveduto all'attuazione della decisione finale affinché ne imponga l'attuazione.
Articolo 16
Interazione con procedimenti e deroghe nazionali
1. Il fatto che l'azione di uno Stato membro che ha dato luogo alla questione controversa sia diventata definitiva conformemente al diritto nazionale non impedisce ai soggetti interessati di ricorrere alle procedure previste nella presente direttiva.
2. La presentazione della questione controversa nell'ambito della procedura amichevole o della procedura di risoluzione delle controversie ai sensi, rispettivamente, degli articoli 4 e 6 non impedisce a uno Stato membro di avviare o di continuare procedimenti giudiziari o procedimenti per sanzioni amministrative e penali in relazione alle stesse questioni.
3. I soggetti interessati possono avvalersi dei mezzi di impugnazione esperibili previsti dal diritto nazionale degli Stati membri interessati. Tuttavia, qualora il soggetto interessato abbia avviato procedimenti volti a esperire tali mezzi di impugnazione, i termini di cui, rispettivamente, all'articolo 3, paragrafo 5, e all'articolo 4, paragrafo 1, iniziano a decorrere dalla data in cui una sentenza emessa nell'ambito dei procedimenti sia divenuta definitiva o dalla data in cui i procedimenti siano stati altrimenti conclusi in via definitiva, o qualora i procedimenti siano stati sospesi.
4. Qualora una decisione su una questione controversa sia stata pronunciata dal tribunale competente o altro organo giurisdizionale di uno Stato membro e il diritto nazionale dello Stato membro in questione non gli consenta di derogare alla decisione detto Stato membro può prevedere quanto segue:
a)
prima che le autorità competenti degli Stati membri interessati raggiungano un accordo secondo la procedura amichevole di cui all'articolo 4 sulla questione controversa, l'autorità competente dello Stato membro in questione deve notificare alle altre autorità competenti degli Stati membri interessati la decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale e deve essere posto termine alla procedura suddetta a decorrere dalla data di tale notifica;
b)
prima che il soggetto interessato abbia presentato una richiesta ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 1, le disposizioni dell'articolo 6, paragrafo 1, non si applicano se la questione controversa è rimasta irrisolta nel corso dell'intera procedura amichevole di cui all'articolo 4, nel qual caso l'autorità competente dello Stato membro in questione deve informare le altre autorità competenti degli Stati membri interessati in merito agli effetti della decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale;
c)
deve essere posto termine alla procedura di risoluzione delle controversie di cui all'articolo 6 se la decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale è stata pronunciata in un qualsiasi momento dopo che un soggetto interessato ha presentato una richiesta ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 1, ma prima che la commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie abbia espresso il suo parere alle autorità competenti degli Stati membri interessati ai sensi dell'articolo 14, nel qual caso l'autorità competente dello Stato membro interessato in questione deve informare le altre autorità competenti degli Stati membri interessati e la commissione consultiva o la commissione per la risoluzione alternativa delle controversie in merito agli effetti della decisione del tribunale competente o altro organo giurisdizionale.
5. La presentazione di un reclamo a norma dell'articolo 3 pone fine a qualsiasi altro procedimento in corso nell'ambito della procedura amichevole o procedura di risoluzione delle controversie in virtù di un accordo o convenzione interpretati o applicati in relazione alla medesima questione controversa. È posto fine a tale altro procedimento in corso in relazione alla medesima questione controversa a decorrere dalla data del primo ricevimento del reclamo da parte di una delle autorità competenti degli Stati membri interessati.
6. In deroga all'articolo 6, uno Stato membro interessato può rifiutare l'accesso alla procedura di risoluzione delle controversie a norma dello stesso articolo nei casi in cui siano state irrogate sanzioni nello Stato membro in questione in relazione al reddito o al capitale rettificato per frode fiscale, dolo e grave negligenza. Qualora siano stati avviati procedimenti giudiziari o amministrativi che potrebbero dar luogo a tali sanzioni e detti procedimenti si svolgano simultaneamente a uno dei procedimenti di cui alla presente direttiva, un'autorità competente può sospendere i procedimenti a norma della presente direttiva a decorrere dalla data di accoglimento del reclamo fino alla data dell'esito finale dei procedimenti in questione.
7. Uno Stato membro può rifiutare, caso per caso, l'accesso alla procedura di risoluzione delle controversie di cui all'articolo 6 se una questione controversa non comporta doppie imposizioni. In tal caso, l'autorità competente di detto Stato membro informa senza indugio il soggetto interessato e le autorità competenti degli altri Stati membri interessati.
Articolo 17
Disposizioni speciali per privati e imprese più piccole
Nel caso in cui il soggetto interessato:
a)
sia una persona fisica; o
b)
non sia una grande impresa e non faccia parte di un grande gruppo (ai sensi della direttiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (5)),
il soggetto interessato può presentare i reclami, le risposte a una richiesta di informazioni supplementari, i ritiri e le richieste di cui, rispettivamente, agli articoli 3, paragrafi 1, 4 e 6, e 6, paragrafo 1 («comunicazioni»), in deroga a tali disposizioni, esclusivamente all'autorità competente dello Stato membro in cui il soggetti interessato risiede. Entro due mesi dal ricevimento di tali comunicazioni l'autorità competente di tale Stato membro ne dà simultanea notifica alle autorità competenti di tutti gli altri Stati membri interessati. Una volta effettuata tale notifica, si ritiene che il soggetto interessato abbia presentato la comunicazione a tutti gli Stati membri interessati dalla data della notifica.
Nel caso di informazioni supplementari ricevute a norma dell'articolo 3, paragrafo 4, l'autorità competente dello Stato membro che ha ricevuto le informazioni supplementari ne trasmette una copia contemporaneamente alle autorità competenti di tutti gli altri Stati membri interessati. Una volta trasmesse, si ritiene che tali informazioni supplementari siano state ricevute da tutti gli Stati membri interessati alla data di tale ricevimento delle informazioni.
Articolo 18
Pubblicità
1. Le commissioni consultive e le commissioni per la risoluzione alternativa delle controversie emettono i propri pareri per iscritto.
2. Le autorità competenti possono convenire di pubblicare integralmente le decisioni finali di cui all'articolo 15, previo consenso di ciascuno dei soggetti interessati.
3. Qualora le autorità competenti interessate o il soggetto interessato non diano il consenso alla pubblicazione integrale della decisione finale, le autorità competenti pubblicano una sintesi della decisione finale. Tale sintesi contiene una descrizione del problema e l'oggetto, la data, i periodi d'imposta in questione, la base giuridica, il settore industriale e una breve descrizione del risultato finale. È inclusa inoltre una descrizione del metodo arbitrale utilizzato.
Le autorità competenti trasmettono al soggetto interessato le informazioni da pubblicare a norma del primo comma prima della pubblicazione. Entro 60 giorni dal ricevimento delle informazioni, il soggetto interessato può chiedere alle autorità competenti di non pubblicare informazioni relative a qualsiasi segreto commerciale, aziendale, industriale o professionale o procedura commerciale oppure contrarie all'ordine pubblico.
4. La Commissione predispone moduli standard per la comunicazione delle informazioni di cui ai paragrafi 2 e 3 del presente articolo mediante atti di esecuzione. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura di cui all'articolo 20, paragrafo 2.
5. Le autorità competenti notificano senza indugio alla Commissione le informazioni da pubblicare a norma del paragrafo 3.
Articolo 19
Ruolo della Commissione e assistenza amministrativa
1. La Commissione tiene aggiornato l'elenco delle autorità competenti e l'elenco delle personalità indipendenti di cui all'articolo 8, paragrafo 4, e li mette a disposizione online. Nell'elenco figurano solo i nomi di tali persone.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione le misure che hanno adottato al fine di sanzionare qualsiasi violazione dell'obbligo di riservatezza di cui all'articolo 13. La Commissione ne informa gli altri Stati membri.
3. La Commissione tiene un registro centrale in cui le informazioni pubblicate a norma dell'articolo 18, paragrafi 2 e 3, sono archiviate e rese disponibili online.
Articolo 20
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato per la risoluzione delle controversie. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 21
Riesame
Entro il 30 giugno 2024 la Commissione valuta l'attuazione della presente direttiva e presenta una relazione al Consiglio. Tale relazione è accompagnata, se del caso, da una proposta legislativa.
Articolo 22
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 30 giugno 2019. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 23
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Essa si applica a qualsiasi reclamo presentato a decorrere dal 1o luglio 2019 sulle questioni controverse riguardanti il reddito o il capitale percepito in un esercizio fiscale che ha inizio il 1o gennaio 2018 o in data successiva. Le autorità competenti degli Stati membri interessati possono tuttavia convenire di applicare la presente direttiva in relazione a un reclamo presentato prima di tale data o di esercizi fiscali precedenti.
Articolo 24
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Lussemburgo, il 10 ottobre 2017
Per il Consiglio
Il presidente
T. TÕNISTE
(1) Parere del 6 luglio 2017 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) Parere del 22 febbraio 2017 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 225 del 20.8.1990, pag. 10.
(4) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(5) Direttiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, relativa ai bilanci d'esercizio, ai bilanci consolidati e alle relative relazioni di talune tipologie di imprese, recante modifica della direttiva 2006/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abrogazione delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE del Consiglio (GU L 182 del 29.6.2013, pag. 19).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Meccanismi di risoluzione delle controversie in materia fiscale
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Essa punta a migliorare il sistema di risoluzione delle controversie sugli accordi fiscali tra gli Stati membri, dando così ai cittadini e alle imprese maggiore certezza e decisioni più tempestive.
Riguarda in particolare le controversie in materia di doppia o multipla imposizione — in cui due o più paesi rivendicano il diritto di tassare lo stesso reddito o capitale imponibile.
Si basa sulla convenzione del 1990 sull’eliminazione della doppia imposizione, che si limita alle controversie sui prezzi di trasferimento e all’attribuzione degli utili alle stabili organizzazioni (nota anche come Convenzione sull’arbitrato dell’Unione).
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
La direttiva si applica a tutti i contribuenti che sono soggetti a imposte sul reddito e sul capitale contemplate dagli accordi o convenzioni fiscali bilaterali e dalla convenzione sull’arbitrato dell’Unione.
Procedura per la risoluzione
Procedura amichevole
Come primo passo, il ricorrente presenta un reclamo alle autorità fiscali degli Stati membri interessati. Le autorità si adoperano per risolvere la questione controversa mediante procedura amichevole entro due anni a partire dall’accettazione del reclamo da parte delle autorità fiscali.
Procedura arbitrale di risoluzione delle controversie
Viene istituita una commissione consultiva per la risoluzione delle controversie se:il reclamo è stato rigettato da uno degli Stati membri interessati: Su richiesta presentata dal soggetto interessato può essere istituita una commissione consultiva se uno degli Stati membri interessati rigetta il reclamo. La commissione consultiva adotta una decisione sulla ricevibilità e sull’accettazione del reclamo entro sei mesi dal rigetto del reclamo, che è vincolante per gli Stati membri interessati.a due anni dall’accettazione del reclamo la controversia non viene risolta: Se le autorità competenti degli Stati membri interessati alla controversia non riescono a raggiungere un accordo sull’eliminazione della doppia imposizione entro due anni dall’accettazione del reclamo deve essere istituita una commissione consultiva. La commissione consultiva esprime un parere su come risolvere la controversia entro sei mesi dalla data della sua istituzione da parte degli Stati membri interessati.
Gli Stati membri interessati possono concordare di istituire una commissione per la risoluzione alternativa delle controversie che può essere diversa dalla commissione consultiva per quanto riguarda la sua composizione e forma. Gli Stati membri interessati possono adottare una decisione che si discosta dal parere della commissione consultiva o della commissione per la risoluzione alternativa delle controversie. Tuttavia, se non raggiungono un accordo su come risolvere la questione controversa, essi sono vincolati da tale parere.
Relazione
La Commissione europea valuta l’attuazione della presente direttiva e presenta una relazione al Consiglio entro il 30 giugno 2024.
DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva è in applicazione dal venerdì 3 novembre 2017. Deve entrare in vigore negli Stati membri il 30 giugno 2019.
CONTESTO
La doppia imposizione transfrontaliera si ha quando un’impresa viene tassata da due Stati membri diversi sullo stesso reddito o capitale imponibile. Essa può creare seri ostacoli per le imprese che operano a livello transfrontaliero,può provocare distorsioni economiche e avere un impatto negativo sugli investimenti transfrontalieri.
Per ulteriori informazioni, si consulti:Risoluzione sulle controversie in materia di doppia imposizione nell’UE (Commissione europea) Doppia imposizione (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2017/1852 del Consiglio del 10 ottobre 2017 sui meccanismi di risoluzione delle controversie in materia fiscale nell’Unione europea (GU L 265, del 14.10.2017, pagg. 1-14)
DOCUMENTI CORRELATI
Convenzione 90/436/CEE relativa all’eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate - Atto finale - Dichiarazioni comuni - Dichiarazioni unilaterali (GU L 225, del 20.8.1990, pagg. 10-24)
Le successive modifiche alla convenzione sono state incorporate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. |
Norme unionali in materia di protezione dei segreti commerciali
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Stabilisce le regole dell’Unione europea (UE) per l’armonizzazione delle legislazioni nazionali in materia di protezione contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti di segreti commerciali.
Essa intende avere un effetto deterrente contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti di segreti commerciali, senza limitare i diritti e le libertà fondamentali.
PUNTI CHIAVE
Acquisizione lecita
Acquisire un segreto commerciale è considerato lecito se è ottenuto mediante:
scoperta o creazione indipendente;
osservazione, studio, smontaggio o prova di un prodotto o di un oggetto messo a disposizione del pubblico o lecitamente in possesso del soggetto che acquisisce le informazioni, il quale è libero da qualsiasi obbligo giuridicamente valido di limitare l’acquisizione del segreto commerciale;
esercizio del diritto all’informazione e alla consultazione da parte di lavoratori o rappresentanti dei lavoratori, in conformità al diritto e alle prassi unionali e nazionali;
qualsiasi altra pratica che, secondo le circostanze, è conforme a leali pratiche commerciali.
L’acquisizione, l’utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale sono da considerarsi leciti nella misura in cui siano richiesti o autorizzati dal diritto dell’Unione o dal diritto nazionale.
Acquisizione, utilizzo e divulgazione illeciti dei segreti commerciali
L’acquisizione di un segreto commerciale senza il consenso del detentore è da considerarsi illecita qualora compiuta in uno dei seguenti modi:
con l’accesso non autorizzato, l’appropriazione o la copia non autorizzate di documenti, oggetti, materiali, sostanze o file elettronici sottoposti al lecito controllo del detentore del segreto commerciale;
con qualsiasi altra condotta che, secondo le circostanze, è considerata contraria a leali pratiche commerciali.
L’utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale sono da considerarsi illeciti se posti in essere senza il consenso del detentore del segreto commerciale da una persona che:
ha acquisito il segreto commerciale illecitamente;
viola un accordo di riservatezza o qualsiasi altro obbligo di non divulgare il segreto commerciale;
viola un obbligo contrattuale o di altra natura che impone limiti all’utilizzo del segreto commerciale.
L’acquisizione, l’utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale si considerano altresì illeciti qualora un soggetto sia a conoscenza o avrebbe dovuto essere a conoscenza del fatto che il segreto commerciale è stato ottenuto direttamente o indirettamente da un terzo che lo utilizzava o lo divulgava illecitamente.
Eccezioni
La direttiva prevede che non siano applicate le misure, le procedure e gli strumenti da essa previsti, qualora la presunta acquisizione, utilizzo o divulgazione del segreto commerciale siano avvenuti in uno dei casi seguenti:
nell’esercizio del diritto alla libertà di espressione e d’informazione come previsto dalla Carta dei diritti fondamentali, compreso il rispetto della libertà e del pluralismo dei media;
per rivelare una condotta scorretta, un’irregolarità o un’attività illecita , a condizione che il convenuto abbia agito per proteggere l’interesse pubblico generale;
con la divulgazione dai lavoratori ai loro rappresentanti, a condizione che la divulgazione fosse necessaria per tale esercizio;
al fine di tutelare un legittimo interesse riconosciuto dal diritto dell’Unione o dal diritto nazionale.
Misure, procedure e strumenti di tutela
I paesi dell’UE devono prevedere le misure, le procedure e gli strumenti di tutela per garantire la disponibilità di azioni civili riparatorie* contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti dei segreti commerciali.
Le misure, le procedure e gli strumenti di tutela devono essere:
leali, efficaci e dissuasivi;
non inutilmente complessi o costosi, né comportare scadenze irragionevoli o ritardi ingiustificati.
La durata della prescrizione non deve superare i sei anni.
I detentori del segreto commerciale possono richiedere l’applicazione degli strumenti di tutela* in caso di acquisizione, utilizzo e divulgazione illeciti di detto segreto commerciale, che possono comprendere:
la concessione di un risarcimento;
ingiunzioni che vietano al convenuto di utilizzare o rivelare il segreto commerciale;
il richiamo dal mercato delle merci costituenti violazione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA?
Dal 5 luglio 2016. I paesi dell’UE devono integrarla nel proprio diritto nazionale entro il 9 giugno 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:
«
Segreti commerciali
» sul sito Internet della Commissione europea;
Comunicato stampa sul sito Internet della Commissione europea.
* TERMINI CHIAVE
Risarcimento: imporre un diritto, un indennizzo o un rimedio a un torto legale. I mezzi possono comprendere un risarcimento per il torto o i danni subiti, il recupero o la restituzione per i danni o le lesioni subite.
Strumenti di tutela: i mezzi attraverso i quali un tribunale impone un diritto, una sanzione, o emette una sentenza per imporre la propria volontà.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/943 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’8 giugno 2016, sulla protezione del know-how riservato e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali) contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti (GU L 157 del 15.6.2016, pagg. 1-18) | DIRETTIVA (UE) 2016/943 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
dell'8 giugno 2016
sulla protezione del know-how riservato e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali) contro l'acquisizione, l'utilizzo e la divulgazione illeciti
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 114,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Le imprese e gli enti di ricerca non commerciali investono nell'acquisizione, nello sviluppo e nell'applicazione di know-how e informazioni, che sono la moneta di scambio dell'economia della conoscenza e forniscono un vantaggio competitivo. L'investimento nella produzione e nello sfruttamento del capitale intellettuale è un fattore determinante per la competitività e la capacità innovativa delle imprese sul mercato e pertanto il rendimento dei loro investimenti, motivazione sottesa alle attività di ricerca e sviluppo delle imprese. Queste ultime ricorrono a vari mezzi per appropriarsi dei risultati delle loro attività innovative, quando l'apertura del mercato non consente di sfruttare pienamente gli investimenti effettuati nel settore della ricerca e dell'innovazione. Uno di questi è l'utilizzo dei diritti di proprietà intellettuale, quali i brevetti, i diritti su disegni e modelli o il diritto d'autore. Un altro mezzo per appropriarsi dei risultati delle attività innovative consiste nel proteggere l'accesso e lo sfruttamento di conoscenze che sono preziose per l'ente che le detiene e non sono diffuse. Questo prezioso patrimonio di know-how e di informazioni commerciali, che non è divulgato ed è destinato a rimanere riservato, si definisce segreto commerciale.
(2)
Le imprese, a prescindere dalla loro dimensione, attribuiscono ai segreti commerciali lo stesso valore dei brevetti e di altre forme di diritto di proprietà intellettuale. Esse usano la riservatezza come strumento di competitività commerciale e di gestione dell'innovazione nel settore della ricerca, e in relazione ad un'ampia gamma di informazioni, che si estendono dalle conoscenze tecnologiche ai dati commerciali quali ad esempio le informazioni sui clienti e i fornitori, i piani aziendali e le ricerche e le strategie di mercato. Le piccole e medie imprese (PMI) attribuiscono un valore anche maggiore ai segreti commerciali e vi fanno un più grande affidamento. Tutelando una gamma così ampia di know-how e di informazioni commerciali, in via complementare o alternativa ai diritti di proprietà intellettuale, i segreti commerciali consentono al creatore e all'innovatore di trarre profitto dalle proprie creazioni o innovazioni e quindi sono particolarmente importanti per la competitività delle imprese nonché per la ricerca, lo sviluppo e la capacità innovativa.
(3)
L'innovazione aperta funge da catalizzatore per nuove idee che rispondano alle esigenze dei consumatori e affrontino le sfide della società, consentendo a tali idee di arrivare sul mercato. Tale innovazione costituisce uno strumento importante per la creazione di nuove conoscenze e rafforza l'emergere di modelli commerciali nuovi e innovativi basati sull'uso di conoscenze create congiuntamente. La ricerca in collaborazione, compresa la cooperazione transfrontaliera, ha un ruolo particolarmente importante per potenziare le attività di ricerca e sviluppo delle imprese nel mercato interno. La diffusione delle conoscenze e delle informazioni dovrebbe essere considerata un elemento essenziale al fine di assicurare opportunità di sviluppo dinamiche, virtuose ed eque per le imprese, in particolare per le PMI. In un mercato interno nel quale gli ostacoli alla cooperazione transfrontaliera siano ridotti al minimo e in cui la cooperazione non risulti falsata, la creazione intellettuale e l'innovazione dovrebbero incoraggiare gli investimenti nei processi, nei servizi e nei prodotti innovativi. Un contesto favorevole alla creazione intellettuale e all'innovazione, e in cui la mobilità occupazionale non sia ostacolata, è importante anche per la crescita dell'occupazione e per rafforzare la competitività dell'economia dell'Unione. I segreti commerciali svolgono un ruolo importante nel proteggere lo scambio di conoscenze tra le imprese, incluse in particolare le PMI, e gli istituti di ricerca all'interno del mercato interno e al di là di esso, nel contesto delle attività di ricerca e sviluppo e dell'innovazione. I segreti commerciali sono una delle forme di protezione delle creazioni intellettuali e delle conoscenze innovative più comunemente usate dalle imprese, anche se nel contempo sono la forma di protezione meno tutelata dall'attuale quadro giuridico dell'Unione contro l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti da parte di altri soggetti.
(4)
Le imprese innovative sono sempre più esposte a pratiche fraudolente intese ad appropriarsi illecitamente di segreti commerciali, quali furto, copia non autorizzata, spionaggio economico o violazione degli obblighi di riservatezza, aventi origine sia all'interno che all'esterno dell'Unione. Gli sviluppi recenti, quali la globalizzazione, il maggiore ricorso all'esternalizzazione (outsourcing), le catene di approvvigionamento più lunghe e un uso più diffuso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, contribuiscono ad aumentare il rischio di diffusione di tali pratiche. L'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale compromettono la capacità dei legittimi detentori del segreto commerciale di ottenere i vantaggi derivanti dal loro ruolo di precursori grazie ai risultati dei propri sforzi in materia di innovazione. Senza strumenti giuridici di tutela del segreto commerciale efficaci e comparabili in tutta l'Unione, gli incentivi a intraprendere attività transfrontaliere innovative sul mercato interno risultano indeboliti e i segreti commerciali non sono in grado di mettere a frutto le loro potenzialità di motori della crescita economica e dell'occupazione. Pertanto, l'innovazione e la creatività sono scoraggiate e gli investimenti diminuiscono, incidendo in tal modo sul corretto funzionamento del mercato interno e mettendone a repentaglio le potenzialità di sostegno alla crescita.
(5)
Gli sforzi intrapresi a livello internazionale nel quadro dell'Organizzazione mondiale del commercio per porre rimedio a questo problema hanno portato alla conclusione dell'accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale (accordo TRIPS). L'accordo TRIPS contiene, tra l'altro, disposizioni riguardanti la protezione dei segreti commerciali contro l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti da parte di terzi, che costituiscono norme internazionali comuni. Tutti gli Stati membri, ma anche l'Unione stessa, sono vincolati da tale accordo, che è stato approvato con la decisione 94/800/CE del Consiglio (3).
(6)
Nonostante l'accordo TRIPS, tra le legislazioni degli Stati membri sussistono importanti differenze per quanto riguarda la protezione dei segreti commerciali contro l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti da parte di terzi. Ad esempio, non tutti gli Stati membri hanno adottato definizioni nazionali dei segreti commerciali o dell'acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di un segreto commerciale, pertanto la conoscenza dell'ambito di applicazione della protezione non è di facile determinazione e tale ambito differisce tra gli Stati membri. Inoltre, non vi è nessuna coerenza per quanto riguarda gli strumenti di tutela civili disponibili in caso di acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di segreti commerciali, in quanto non sono sempre disponibili in tutti gli Stati membri ordini di cessazione e astensione contro terzi che non siano concorrenti del legittimo detentore del segreto commerciale. Esistono differenze tra gli Stati membri anche per quanto riguarda il trattamento di un terzo che ha acquisito il segreto commerciale in buona fede ma viene successivamente a conoscenza, al momento dell'utilizzo, che l'acquisizione faceva seguito ad una precedente acquisizione illecita da parte di un altro soggetto.
(7)
Le norme nazionali differiscono anche quanto alla facoltà, per i legittimi detentori dei segreti commerciali, di chiedere la distruzione delle merci prodotte da terzi che utilizzano illecitamente segreti commerciali oppure la restituzione o la distruzione dei documenti, file o materiali che contengono o incorporano il segreto commerciale acquisito o utilizzato illecitamente. Inoltre, le norme nazionali applicabili al calcolo dei danni non tengono sempre conto della natura immateriale dei segreti commerciali: ciò rende difficile dimostrare l'effettivo lucro cessante o l'ingiustificato arricchimento dell'autore della violazione, laddove non può essere determinato alcun valore di mercato per le informazioni in questione. Solo pochi Stati membri applicano regole astratte per il calcolo dei danni sulla base dei diritti che avrebbero potuto ragionevolmente essere dovuti se fosse esistita un'autorizzazione all'utilizzo del segreto commerciale. Inoltre, le regole nazionali non forniscono un'adeguata protezione della riservatezza di un segreto commerciale se il detentore di quest'ultimo presenta una denuncia per presunti acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti del segreto commerciale da parte di terzi, riducendo in tal modo l'attrattività delle misure e degli strumenti di tutela esistenti e indebolendo la protezione offerta.
(8)
Le differenze esistenti nella protezione giuridica dei segreti commerciali prevista dai vari Stati membri implicano che i segreti commerciali non godono di un livello di protezione omogeneo in tutta l'Unione, provocando in tal modo una frammentazione del mercato interno in questo settore e indebolendo l'effetto deterrente complessivo delle norme pertinenti. Il mercato interno ne subisce le conseguenze nella misura in cui tali differenze scoraggiano le imprese dall'intraprendere attività economiche transfrontaliere innovative, compresi la cooperazione con i partner in materia di ricerca o di produzione, l'esternalizzazione o gli investimenti in altri Stati membri, che dipendono dall'utilizzo delle informazioni protette in quanto segreti commerciali. Le attività transfrontaliere di ricerca e sviluppo in rete e quelle connesse all'innovazione, comprese le attività di produzione e i successivi scambi transfrontalieri, sono rese meno attraenti e più difficili all'interno dell'Unione, cosa che comporta anche inefficienze a livello di Unione sul piano dell'innovazione.
(9)
Inoltre, c'è un rischio più elevato per le imprese negli Stati membri dotati di livelli di protezione relativamente più bassi, dovuto al fatto che i segreti commerciali possono più facilmente essere sottratti o acquisiti in altri modi illeciti. Ciò comporta un'allocazione inefficiente dei capitali da destinare alle attività innovative favorevoli alla crescita nel mercato interno, a causa della spesa più elevata che si rende necessaria per adottare misure di protezione tali da compensare la protezione giuridica insufficiente in alcuni Stati membri. Tale situazione, inoltre, favorisce l'attività dei concorrenti sleali che, dopo aver illecitamente acquisito i segreti commerciali, potrebbero diffondere in tutto il mercato interno merci derivanti da tale acquisizione. Le differenze tra i regimi legislativi facilitano inoltre l'importazione nell'Unione, attraverso punti di entrata, di merci provenienti da paesi terzi con un livello di protezione inferiore che sono state progettate, prodotte e commercializzate grazie a segreti commerciali sottratti o acquisiti in altri modi illeciti. Nel complesso, tali differenze recano pregiudizio al corretto funzionamento del mercato interno.
(10)
È opportuno definire a livello di Unione norme intese a ravvicinare le legislazioni degli Stati membri in modo da garantire azioni civili riparatorie sufficienti e coerenti nel mercato interno in caso di acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di un segreto commerciale. Tali norme dovrebbero far salva la facoltà degli Stati membri di fornire un livello di protezione più ampio contro l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti dei segreti commerciali nella misura in cui sono rispettate le garanzie esplicitamente previste dalla presente direttiva per la protezione degli interessi di altre parti.
(11)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare l'applicazione delle norme dell'Unione o nazionali che prevedono la divulgazione di informazioni, inclusi i segreti commerciali, al pubblico o alle autorità pubbliche, né essa dovrebbe pregiudicare l'applicazione delle norme che consentono alle autorità pubbliche di raccogliere informazioni per lo svolgimento dei loro compiti o delle norme che consentono o prevedono qualsiasi successiva divulgazione, da parte di tali autorità pubbliche, di informazioni rilevanti al pubblico. Tali norme comprendono in particolare le norme sulla divulgazione, da parte delle istituzioni e degli organi dell'Unione o da parte delle autorità pubbliche nazionali, delle informazioni connesse alle imprese di cui essi dispongono, conformemente al regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), al regolamento (CE) n. 1367/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (5) e alla direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (6) oppure ai sensi di altre norme relative all'accesso del pubblico ai documenti o agli obblighi di trasparenza da parte delle autorità pubbliche nazionali.
(12)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare il diritto delle parti sociali di stipulare accordi collettivi, laddove previsto dal diritto del lavoro, per quanto riguarda ogni obbligo di non divulgare un segreto commerciale o limitarne l'utilizzo come pure le conseguenze della violazione di tale obbligo commessa dalla parte assoggettata allo stesso. Ciò dovrebbe valere a condizione che tali accordi collettivi non limitino le eccezioni contemplate nella presente direttiva qualora sia respinta una domanda di misure, procedure o strumenti di tutela di cui alla presente direttiva per presunti acquisizione, utilizzo e divulgazione di un segreto commerciale.
(13)
La presente direttiva non dovrebbe essere intesa come una limitazione alla libertà di stabilimento, alla libera circolazione o alla mobilità dei lavoratori prevista dal diritto dell'Unione, né tantomeno intende pregiudicare la possibilità di concludere accordi di non concorrenza tra datori di lavoro e dipendenti in conformità del diritto applicabile.
(14)
È importante stabilire una definizione omogenea di segreto commerciale, senza imporre restrizioni sull'oggetto da proteggere contro l'appropriazione illecita. Detta definizione dovrebbe pertanto essere costruita in modo da comprendere il know-how, le informazioni commerciali e le informazioni tecnologiche quando esiste un legittimo interesse a mantenere la riservatezza nonché una legittima aspettativa circa la tutela di tale riservatezza. Inoltre, tali know-how o informazioni dovrebbero avere un valore commerciale, sia esso effettivo o potenziale. Tali know-how o informazioni dovrebbero considerarsi come aventi un valore commerciale, ad esempio, laddove l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione non autorizzati degli stessi rischino di recare danno agli interessi della persona che li controlla lecitamente, poiché pregiudicano il potenziale scientifico e tecnico, gli interessi commerciali o finanziari, le posizioni strategiche o la capacità di competere di detta persona. La definizione di segreto commerciale esclude le informazioni trascurabili, l'esperienza e le competenze acquisite dai dipendenti nel normale svolgimento del loro lavoro, ed esclude altresì le informazioni che sono generalmente note o facilmente accessibili alle persone all'interno delle cerchie che normalmente si occupano del tipo di informazioni in questione.
(15)
È altresì importante individuare le circostanze nelle quali la protezione giuridica del segreto commerciale è giustificata. Per questo motivo, è necessario stabilire i comportamenti e le pratiche che devono essere considerati acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di un segreto commerciale.
(16)
Nell'interesse dell'innovazione e della concorrenza, le disposizioni della presente direttiva non dovrebbero creare alcun diritto esclusivo sul know-how o sulle informazioni che godono di protezione in quanto segreti commerciali. Pertanto, la scoperta indipendente dello stesso know-how o delle stesse informazioni dovrebbe rimanere possibile. L'ingegneria inversa (reverse engineering) di un prodotto acquisito lecitamente dovrebbe essere considerata un metodo lecito per acquisire informazioni, salvo ove diversamente convenuto mediante contratto. La libertà di stipulare tali pattuizioni contrattuali può tuttavia essere limitata per legge.
(17)
In alcuni settori industriali, in cui i creatori e gli innovatori non possono beneficiare di diritti esclusivi e l'innovazione si è tradizionalmente affidata ai segreti commerciali, al giorno d'oggi i prodotti possono essere facilmente oggetto di ingegneria inversa una volta che sono sul mercato. In tali casi, i creatori e gli innovatori possono essere vittime di pratiche come le copie pirata o le imitazioni servili che ne sfruttano la reputazione e gli sforzi di innovazione. Alcuni diritti nazionali in materia di concorrenza sleale affrontano tali pratiche. Benché la presente direttiva non sia intesa a riformare o armonizzare il diritto in materia di concorrenza sleale nel suo complesso, sarebbe opportuno che la Commissione esaminasse con attenzione la necessità di un intervento dell'Unione in tale ambito.
(18)
Inoltre dovrebbero ritenersi leciti ai fini della presente direttiva l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione dei segreti commerciali quando imposti o consentiti dalla legge. Ciò riguarda, in particolare, l'acquisizione e la divulgazione dei segreti commerciali nel contesto dell'esercizio dei diritti all'informazione, alla consultazione e alla partecipazione da parte di rappresentanti dei lavoratori, in conformità del diritto e delle prassi dell'Unione e nazionali, come pure la difesa collettiva degli interessi dei lavoratori e dei datori di lavoro, compresa la codeterminazione, e l'acquisizione o la divulgazione di un segreto commerciale nel contesto delle revisioni legali effettuate conformemente al diritto dell'Unione o al diritto nazionale. Tuttavia, tale fatto di considerare lecita l'acquisizione di un segreto commerciale non dovrebbe pregiudicare eventuali obblighi di riservatezza per quanto concerne il segreto commerciale o eventuali limitazioni al suo utilizzo, che il diritto dell'Unione o nazionale impongono al destinatario delle informazioni o al soggetto che le acquisisce. In particolare, la presente direttiva non dovrebbe esonerare le autorità pubbliche dagli obblighi di riservatezza cui sono soggette in relazione alle informazioni trasmesse dai detentori di segreti commerciali, a prescindere dal fatto che tali obblighi siano sanciti dal diritto dell'Unione o da quello nazionale. Tali obblighi di riservatezza includono, tra l'altro, gli obblighi connessi alle informazioni trasmesse alle amministrazioni aggiudicatrici nel contesto delle procedure di aggiudicazione, quali previsti, ad esempio, dalla direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (7), dalla direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (8) e dalla direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (9).
(19)
Nonostante la presente direttiva preveda misure e strumenti di tutela che possono impedire la divulgazione di informazioni al fine di proteggere la riservatezza dei segreti commerciali, è essenziale che non vi sia limitazione all'esercizio della libertà di espressione e di informazione, che comprende la libertà e il pluralismo dei media, come precisato nell'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea («Carta»), in particolare per quanto concerne il giornalismo d'inchiesta e la protezione delle fonti giornalistiche.
(20)
Le misure, le procedure e gli strumenti di tutela previsti dalla presente direttiva non dovrebbero limitare la denuncia delle irregolarità. La tutela dei segreti commerciali, pertanto, non dovrebbe estendersi ai casi in cui la divulgazione di un segreto commerciale serve l'interesse pubblico, nella misura in cui siano rivelate condotte scorrette, irregolarità o attività illecite direttamente pertinenti. Ciò non dovrebbe essere inteso come un impedimento per le competenti autorità giudiziarie ad autorizzare una deroga all'applicazione delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela, laddove il convenuto abbia tutti i motivi per credere, in buona fede, che la sua condotta abbia rispettato i criteri pertinenti di cui alla presente direttiva.
(21)
In linea con il principio di proporzionalità, le misure, le procedure e gli strumenti di tutela destinati a proteggere i segreti commerciali dovrebbero essere tarati in modo da raggiungere l'obiettivo di un corretto funzionamento del mercato interno per la ricerca e l'innovazione, in particolare dissuadendo dall'acquisizione, dall'utilizzo e dalla divulgazione illeciti di segreti commerciali. Tali misure, procedure e strumenti di tutela dovrebbero essere tarati in modo da non compromettere o minare i diritti e le libertà fondamentali e l'interesse pubblico, come la pubblica sicurezza, la tutela dei consumatori, la sanità pubblica e la protezione dell'ambiente, e non dovrebbero pregiudicare la mobilità dei lavoratori. Sotto questo profilo, le misure, le procedure e gli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva sono concepiti in modo da garantire che le competenti autorità giudiziarie tengano conto di fattori quali il valore del segreto commerciale, la gravità del comportamento che ha portato all'acquisizione, all'utilizzo o alla divulgazione illeciti di detto segreto, nonché l'impatto di tale condotta. È altresì opportuno garantire che le competenti autorità giudiziarie abbiano il potere discrezionale di ponderare gli interessi delle parti in causa, nonché gli interessi dei terzi, compresi, se del caso, i consumatori.
(22)
Il corretto funzionamento del mercato interno risulterebbe compromesso se le misure, le procedure e gli strumenti di tutela previsti fossero usati per perseguire intenti illeciti, incompatibili con gli obiettivi della presente direttiva. Pertanto, è importante conferire alle autorità giudiziarie il potere di adottare misure appropriate relativamente ai richiedenti che agiscono in modo illecito o in malafede e presentano denunce manifestamente infondate con l'obiettivo, ad esempio, di ritardare o limitare indebitamente l'accesso del convenuto al mercato o di creare un clima intimidatorio o persecutorio nei suoi confronti.
(23)
Nell'interesse della certezza del diritto e considerando che i legittimi detentori del segreto commerciale dovrebbero esercitare un dovere di diligenza per quanto riguarda la tutela della riservatezza dei loro preziosi segreti commerciali e il controllo del loro utilizzo, è opportuno limitare i ricorsi nel merito o la possibilità di avviare azioni per la protezione dei segreti commerciali a un periodo limitato. Il diritto nazionale dovrebbe altresì specificare, in modo chiaro e inequivocabile, da quando inizia a decorrere tale periodo e le circostanze nelle quali quest'ultimo è interrotto o sospeso.
(24)
La prospettiva di perdere la riservatezza di un segreto commerciale nel corso di un procedimento giudiziario spesso scoraggia i legittimi detentori di segreti commerciali dall'avviare tali procedimenti per tutelare detti segreti, mettendo così a repentaglio l'efficacia delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela previsti a tal fine. Per questo motivo è necessario stabilire, oltre ad opportune misure di salvaguardia intese a garantire il diritto a una tutela effettiva e a un processo equo, prescrizioni specifiche volte a tutelare la riservatezza del segreto commerciale oggetto di contenzioso nel corso dei procedimenti giudiziari avviati per la sua difesa. La tutela così realizzata dovrebbe restare in vigore dopo la conclusione del procedimento e fino a quando le informazioni che costituiscono il segreto commerciale non sono di dominio pubblico.
(25)
Tra tali prescrizioni dovrebbero figurare almeno la possibilità di limitare la cerchia di persone autorizzate ad avere accesso alle prove o alle udienze, tenendo conto che dovrebbero essere tutte soggette ai requisiti di riservatezza stabiliti dalla presente direttiva, e la possibilità di pubblicare soltanto gli elementi non riservati delle decisioni adottate in ambito giudiziario. In tale contesto, considerando che la valutazione della natura delle informazioni oggetto della controversia costituisce uno dei fini principali del procedimento giudiziario, è particolarmente importante assicurare sia la tutela efficace della riservatezza dei segreti commerciali, sia il rispetto del diritto delle parti di tale procedimento a uno strumento di tutela efficace e a un processo equo. Nella cerchia ristretta di persone dovrebbero pertanto figurare almeno una persona fisica per ciascuna parte in causa e i rispettivi avvocati, nonché, se del caso, altri rappresentanti adeguatamente qualificati ai sensi del diritto nazionale per difendere, rappresentare o servire gli interessi di una parte nel procedimento giudiziario di cui alla presente direttiva; tutti dovrebbero avere pieno accesso alle prove o alle udienze. Se una delle parti è una persona giuridica, per garantire la sua adeguata rappresentanza essa dovrebbe essere in grado di proporre la persona o le persone fisiche che dovrebbero far parte di tale cerchia di persone, fatto salvo un adeguato controllo giurisdizionale per evitare che sia pregiudicato l'obiettivo di limitare l'accesso alle prove e alle udienze. Tali garanzie non dovrebbero essere intese né come un obbligo imposto alle parti di essere rappresentate da un avvocato o un altro rappresentante nel corso del procedimento giudiziario, qualora ciò non sia richiesto ai sensi del diritto nazionale, né come una limitazione alla competenza dell'organo giurisdizionale di decidere, conformemente alle norme e alle prassi applicabili dello Stato membro in questione, se e in quale misura è opportuno che anche il pertinente personale giudiziario abbia pieno accesso alle prove e alle udienze per esercitare i suoi compiti.
(26)
L'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale da parte di terzi potrebbero avere effetti devastanti sul suo legittimo detentore in quanto, se il segreto venisse divulgato pubblicamente, sarebbe impossibile per il suo detentore tornare alla situazione precedente alla perdita del segreto. Di conseguenza, è essenziale prevedere misure provvisorie rapide, efficaci e accessibili che pongano immediatamente fine all'acquisizione, all'utilizzo o alla divulgazione illeciti di un segreto commerciale, anche laddove esso sia utilizzato per la fornitura di servizi. È essenziale che tali misure siano disponibili senza dover attendere una decisione sul merito della controversia, nel rispetto dei diritti di difesa e del principio di proporzionalità, tenendo conto delle caratteristiche del caso. In alcune circostanze, dovrebbe essere possibile consentire al presunto autore della violazione, in subordine alla costituzione di una o più garanzie, di continuare a utilizzare il segreto commerciale, in particolare se il rischio che possa diventare di dominio pubblico è limitato. Dovrebbe inoltre essere possibile richiedere garanzie di un livello sufficiente a coprire i costi e il danno causato al convenuto da una domanda infondata, in particolare nei casi in cui un ritardo arrecherebbe un danno irreparabile al legittimo detentore di un segreto commerciale.
(27)
Per lo stesso motivo, è altresì importante prevedere provvedimenti definitivi intesi a prevenire divulgazioni o utilizzi illeciti di un segreto commerciale, anche laddove esso sia utilizzato per la fornitura di servizi. Affinché tali misure siano efficaci e proporzionate, la loro durata, quando le circostanze richiedono una durata limitata nel tempo, dovrebbe essere sufficiente ad eliminare qualsiasi vantaggio commerciale che il terzo avrebbe potuto ottenere dall'acquisizione, dall'utilizzo o dalla divulgazione illeciti del segreto commerciale. In ogni caso, nessun provvedimento di questo tipo dovrebbe essere esecutivo se le informazioni inizialmente coperte dal segreto commerciale sono di dominio pubblico per ragioni non imputabili al convenuto.
(28)
È possibile che un segreto commerciale possa essere utilizzato illecitamente per progettare, produrre o commercializzare merci, o loro componenti, che potrebbero essere diffusi in tutto il mercato interno, cosa che avrebbe un impatto sugli interessi commerciali del detentore del segreto e sul funzionamento del mercato interno. In tali casi, e se il segreto commerciale in questione ha un impatto significativo sulla qualità, sul valore o sul prezzo delle merci che derivano da tale utilizzo illecito, oppure sulla riduzione dei costi, l'agevolazione o l'accelerazione dei loro processi di produzione o commercializzazione, è importante mettere le autorità giudiziarie in condizione di ordinare misure efficaci e appropriate al fine di garantire che tali prodotti non siano immessi sul mercato o siano ritirati dallo stesso. Considerando la natura globale del commercio, è altresì necessario che tali misure comprendano il divieto di importare dette merci nell'Unione o di immagazzinarle con l'intento di offrirle o di immetterle sul mercato. Visto il principio di proporzionalità, le misure correttive non dovrebbero necessariamente prevedere la distruzione delle merci quando sono possibili altre opzioni, quali ad esempio eliminare dalle merci costituenti violazione le qualità che le rendono tali oppure smaltire le merci al di fuori del mercato, ad esempio attraverso donazioni ad organizzazioni a scopo benefico.
(29)
È possibile che una persona abbia originariamente acquisito un segreto commerciale in buona fede, ma abbia appreso solo in un momento successivo, ad esempio all'atto della notifica da parte del detentore originario del segreto commerciale, che la sua conoscenza del segreto in questione proveniva da fonti che stavano utilizzando o divulgando il segreto in questione in modo illecito. Al fine di evitare che, in tali circostanze, le misure correttive o le ingiunzioni previste rechino un danno sproporzionato alla persona in questione, gli Stati membri dovrebbero prevedere la possibilità, ove opportuno, di erogare risarcimenti alla parte lesa come misura alternativa. Tali risarcimenti non dovrebbero, tuttavia, superare l'importo dei diritti dovuti qualora il soggetto interessato avesse ottenuto l'autorizzazione ad utilizzare il segreto commerciale in questione per il periodo di tempo durante il quale l'utilizzo del segreto avrebbe potuto essere vietato dal suo detentore originario. Tuttavia, qualora l'utilizzo illecito del segreto commerciale costituisse una violazione della legge diversa da quella prevista nella presente direttiva o fosse tale da poter recare danno ai consumatori, tale utilizzo illecito non dovrebbe essere consentito.
(30)
Per evitare che una persona che, consapevolmente o con ragionevoli motivi di essere consapevole, acquisisce, utilizza o divulga illecitamente un segreto commerciale possa beneficiare di tale comportamento e per garantire che il detentore del segreto commerciale, ossia la parte lesa, si trovi, nei limiti del possibile, nella posizione nella quale si sarebbe trovata se detto comportamento non avesse avuto luogo, è necessario prevedere un adeguato risarcimento del danno subito a causa di tale comportamento illecito. L'importo del risarcimento riconosciuto alla parte lesa, ossia al detentore del segreto commerciale, dovrebbe tener conto di tutti i fattori pertinenti, quali il lucro cessante subito dal detentore del segreto o i profitti realizzati ingiustamente dall'autore della violazione e, se del caso, i danni morali arrecati al detentore del segreto commerciale. In alternativa, ad esempio nei casi in cui, data la natura immateriale dei segreti commerciali, sarebbe difficile determinare l'importo dell'effettivo danno subito, l'importo del risarcimento potrebbe essere desunto da elementi quali l'importo dei diritti che sarebbero stati dovuti qualora l'autore della violazione avesse richiesto l'autorizzazione per l'utilizzo del segreto commerciale in questione. Il fine di tale strumento di tutela alternativo non è quello di introdurre l'obbligo di prevedere un risarcimento punitivo, ma di garantire un risarcimento fondato su una base oggettiva, tenendo nel contempo conto delle spese sostenute dal detentore del segreto commerciale, quali ad esempio i costi legati all'individuazione della violazione e alle relative ricerche. La presente direttiva non dovrebbe impedire agli Stati membri di prevedere nel proprio diritto nazionale una limitazione delle responsabilità a carico dei dipendenti per i danni che hanno causato involontariamente.
(31)
Come ulteriore deterrente nei confronti di futuri autori di violazioni e al fine di contribuire alla sensibilizzazione del grande pubblico, è opportuno divulgare le sentenze, anche se del caso tramite pubblicità a grande diffusione, relative ai procedimenti riguardanti l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di segreti commerciali, a condizione che tale pubblicità non comporti la divulgazione dei segreti commerciali né incida eccessivamente sulla vita privata e la reputazione delle persone fisiche.
(32)
L'efficacia delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela disponibili per i detentori di segreti commerciali potrebbe essere compromessa in caso di non conformità con le pertinenti decisioni adottate dalle competenti autorità giudiziarie. Per questo motivo è necessario garantire che tali autorità dispongano degli idonei poteri sanzionatori.
(33)
Al fine di facilitare l'applicazione uniforme delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva, è opportuno prevedere sistemi di cooperazione e lo scambio di informazioni sia tra gli Stati membri, da un lato, che tra gli Stati membri e la Commissione, dall'altro, in particolare attraverso la creazione di una rete di corrispondenti designati dagli Stati membri. Inoltre, al fine di verificare se tali misure sono in grado di conseguire l'obiettivo che si prefiggono, la Commissione, assistita, ove opportuno, dall'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale, dovrebbe esaminare l'applicazione della presente direttiva e l'efficacia delle misure nazionali adottate.
(34)
La presente direttiva rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti in particolare dalla Carta, nella fattispecie il diritto al rispetto della vita privata e familiare, il diritto alla protezione dei dati personali, la libertà di espressione e di informazione, la libertà professionale e il diritto di lavorare, la libertà d'impresa, il diritto di proprietà, il diritto ad una buona amministrazione, e in particolare l'accesso ai fascicoli rispettando la riservatezza commerciale, il diritto a una tutela effettiva e a un processo equo e il diritto alla difesa.
(35)
È importante che siano rispettati i diritti al rispetto della vita privata e familiare, nonché alla protezione dei dati personali di tutti coloro i cui dati personali possono essere oggetto di trattamento, nell'adottare misure intese a proteggere il segreto commerciale, da parte del detentore del segreto commerciale o di ogni persona coinvolta in un procedimento giudiziario relativo all'acquisizione, all'utilizzo o alla divulgazione illeciti di segreti commerciali ai sensi della presente direttiva e i cui dati personali sono oggetto di trattamento. La direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (10) disciplina il trattamento dei dati personali effettuato negli Stati membri nel contesto della presente direttiva e sotto la vigilanza delle autorità competenti degli Stati membri, in particolare delle autorità pubbliche indipendenti designate dagli Stati membri. La presente direttiva non dovrebbe pertanto pregiudicare i diritti e gli obblighi stabiliti dalla direttiva 95/46/CE, in particolare i diritti della persona interessata di accedere ai suoi dati personali che sono oggetto di trattamento e di ottenere la rettifica, la cancellazione o il congelamento dei dati incompleti o inesatti e, se del caso, l'obbligo di trattare i dati sensibili conformemente all'articolo 8, paragrafo 5, della direttiva 95/46/CE.
(36)
Poiché l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire garantire il corretto funzionamento del mercato interno mediante l'introduzione di possibilità di ricorso sufficienti e comparabili in tutto il mercato interno in caso di acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di un segreto commerciale, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della sua portata e dei suoi effetti, può essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(37)
La presente direttiva non intende stabilire norme armonizzate in materia di cooperazione giudiziaria, di competenza giurisdizionale, di riconoscimento e di esecuzione delle sentenze in materia civile e commerciale, né occuparsi del diritto applicabile. Gli altri strumenti dell'Unione che disciplinano tali materie sul piano generale dovrebbero, in linea di principio, rimanere applicabili anche nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
(38)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare l'applicazione del diritto in materia di concorrenza, in particolare gli articoli 101 e 102 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea («TFUE»). Le misure, le procedure e gli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva non dovrebbero essere utilizzate per limitare indebitamente la concorrenza con modalità contrarie al TFUE.
(39)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare l'applicazione di qualsiasi altra pertinente normativa in altri settori, compresi i diritti di proprietà intellettuale, e il diritto contrattuale. Tuttavia, se l'ambito di applicazione della direttiva 2004/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (11) e quello della presente direttiva si sovrappongono, la presente direttiva prevale in quanto lex specialis.
(40)
Conformemente all'articolo 28, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (12), il garante europeo della protezione dei dati è stato consultato e ha espresso un parere il 12 marzo 2014,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
Oggetto e ambito di applicazione
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. La presente direttiva stabilisce le norme relative alla tutela contro l'acquisizione, l'utilizzo e la divulgazione illeciti dei segreti commerciali.
Gli Stati membri possono, nel rispetto delle disposizioni del TFUE, fornire un livello più ampio di protezione contro l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti dei segreti commerciali rispetto a quello previsto dalla presente direttiva, purché sia assicurato il rispetto degli articoli 3, 5 e 6, dell'articolo 7, paragrafo 1, dell'articolo 8, dell'articolo 9, paragrafo 1, secondo comma, dell'articolo 9, paragrafi 3 e 4, dell'articolo 10, paragrafo 2, degli articoli 11 e 13 nonché dell'articolo 15, paragrafo 3.
2. La presente direttiva non pregiudica:
a)
l'esercizio del diritto alla libertà di espressione e d'informazione sancito dalla Carta, compreso il rispetto della libertà e del pluralismo dei media;
b)
l'applicazione delle norme dell'Unione o nazionali che impongono al detentore del segreto commerciale di rivelare, per motivi di interesse pubblico, informazioni, compresi segreti commerciali, alle autorità pubbliche o amministrative o giudiziarie nell'espletamento delle loro funzioni;
c)
l'applicazione delle norme dell'Unione o nazionali che impongono o consentono alle istituzioni e agli organi dell'Unione o alle autorità pubbliche nazionali di divulgare informazioni fornite da imprese di cui tali istituzioni, organi o autorità dispongono in conformità e nel rispetto degli obblighi e delle prerogative stabiliti nel diritto dell'Unione o nel diritto nazionale;
d)
l'autonomia delle parti sociali e il loro diritto a stipulare contratti collettivi in conformità del diritto e delle prassi dell'Unione e nazionali.
3. Nessuna disposizione della presente direttiva è da intendersi come giustificazione per limitare la mobilità dei dipendenti. In particolare, in relazione all'esercizio di tale mobilità, la presente direttiva non offre giustificazioni per:
a)
limitare l'utilizzo, da parte dei dipendenti, di informazioni che non costituiscono un segreto commerciale quale definito all'articolo 2, punto 1);
b)
limitare l'utilizzo, da parte dei dipendenti, di esperienze e competenze acquisite in maniera onesta nel normale svolgimento del loro lavoro;
c)
imporre ai dipendenti, nei loro contratti di lavoro, restrizioni aggiuntive rispetto a quelle imposte a norma del diritto dell'Unione o del diritto nazionale.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
1)
«segreto commerciale», informazioni che soddisfano tutti i seguenti requisiti:
a)
sono segrete nel senso che non sono, nel loro insieme o nella precisa configurazione e combinazione dei loro elementi, generalmente note o facilmente accessibili a persone che normalmente si occupano del tipo di informazioni in questione;
b)
hanno valore commerciale in quanto segrete;
c)
sono state sottoposte a misure ragionevoli, secondo le circostanze, da parte della persona al cui legittimo controllo sono soggette, a mantenerle segrete;
2)
«detentore del segreto commerciale», qualsiasi persona fisica o giuridica che controlla legittimamente un segreto commerciale;
3)
«autore della violazione», qualsiasi persona fisica o giuridica che ha illecitamente acquisito, utilizzato o divulgato un segreto commerciale;
4)
«merci costituenti violazione», le merci di cui la progettazione, le caratteristiche, la funzione, la produzione o la commercializzazione beneficiano in maniera significativa di segreti commerciali acquisiti, utilizzati o divulgati illecitamente.
CAPO II
Acquisizione, utilizzo e divulgazione dei segreti commerciali
Articolo 3
Acquisizione, utilizzo e divulgazione leciti dei segreti commerciali
1. L'acquisizione di un segreto commerciale è considerata lecita qualora il segreto commerciale sia ottenuto con una delle seguenti modalità:
a)
scoperta o creazione indipendente;
b)
osservazione, studio, smontaggio o prova di un prodotto o di un oggetto messo a disposizione del pubblico o lecitamente in possesso del soggetto che acquisisce le informazioni, il quale è libero da qualsiasi obbligo giuridicamente valido di imporre restrizioni all'acquisizione del segreto commerciale;
c)
esercizio del diritto all'informazione e alla consultazione da parte di lavoratori o rappresentanti dei lavoratori, in conformità del diritto e delle prassi dell'Unione e nazionali;
d)
qualsiasi altra pratica che, secondo le circostanze, è conforme a leali pratiche commerciali.
2. L'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale sono da considerarsi leciti nella misura in cui siano richiesti o autorizzati dal diritto dell'Unione o dal diritto nazionale.
Articolo 4
Acquisizione, utilizzo e divulgazione illeciti dei segreti commerciali
1. Gli Stati membri garantiscono che i detentori del segreto commerciale siano legittimati a chiedere l'applicazione delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva al fine di prevenire l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti del loro segreto commerciale ovvero ottenere un risarcimento per tale acquisizione, utilizzo o divulgazione.
2. L'acquisizione di un segreto commerciale senza il consenso del detentore è da considerarsi illecita qualora compiuta in uno dei seguenti modi:
a)
con l'accesso non autorizzato, l'appropriazione o la copia non autorizzate di documenti, oggetti, materiali, sostanze o file elettronici sottoposti al lecito controllo del detentore del segreto commerciale, che contengono il segreto commerciale o dai quali il segreto commerciale può essere desunto;
b)
con qualsiasi altra condotta che, secondo le circostanze, è considerata contraria a leali pratiche commerciali.
3. L'utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale sono da considerarsi illeciti se posti in essere senza il consenso del detentore del segreto commerciale da una persona che soddisfa una delle seguenti condizioni:
a)
ha acquisito il segreto commerciale illecitamente;
b)
viola un accordo di riservatezza o qualsiasi altro obbligo di non divulgare il segreto commerciale;
c)
viola un obbligo contrattuale o di altra natura che impone limiti all'utilizzo del segreto commerciale.
4. L'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale si considerano altresì illeciti qualora un soggetto, al momento dell'acquisizione, dell'utilizzo o della divulgazione, fosse a conoscenza o, secondo le circostanze, avrebbe dovuto essere a conoscenza del fatto che il segreto commerciale era stato ottenuto direttamente o indirettamente da un terzo che illecitamente lo utilizzava o lo divulgava ai sensi del paragrafo 3
5. La produzione, l'offerta o la commercializzazione di merci costituenti violazione oppure l'importazione, l'esportazione o lo stoccaggio di merci costituenti violazione a tali fini si considerano un utilizzo illecito di un segreto commerciale anche quando il soggetto che svolgeva tali attività era a conoscenza o, secondo le circostanze, avrebbe dovuto essere a conoscenza del fatto che il segreto commerciale era stato utilizzato illecitamente ai sensi del paragrafo 3.
Articolo 5
Eccezioni
Gli Stati membri garantiscono che una richiesta di applicazione delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva sia respinta qualora la presunta acquisizione, il presunto utilizzo o la presunta divulgazione del segreto commerciale siano avvenuti in uno dei casi seguenti:
a)
nell'esercizio del diritto alla libertà di espressione e d'informazione come previsto dalla Carta, compreso il rispetto della libertà e del pluralismo dei media;
b)
per rivelare una condotta scorretta, un'irregolarità o un'attività illecita, a condizione che il convenuto abbia agito per proteggere l'interesse pubblico generale;
c)
con la divulgazione dai lavoratori ai loro rappresentanti nell'ambito del legittimo esercizio delle funzioni di questi ultimi, conformemente al diritto dell'Unione o al diritto nazionale, a condizione che la divulgazione fosse necessaria per tale esercizio;
d)
al fine di tutelare un legittimo interesse riconosciuto dal diritto dell'Unione o dal diritto nazionale.
CAPO III
Misure, procedure e strumenti di tutela
Sezione 1
Disposizioni generali
Articolo 6
Obbligo generale
1. Gli Stati membri definiscono le misure, le procedure e gli strumenti di tutela necessari ad assicurare la disponibilità di azioni civili riparatorie contro l'acquisizione, l'utilizzo e la divulgazione illeciti dei segreti commerciali.
2. Le misure, le procedure e gli strumenti di tutela di cui al paragrafo 1 devono:
a)
essere leali ed equi;
b)
non essere inutilmente complessi o costosi, né comportare scadenze irragionevoli o ritardi ingiustificati; ed
c)
essere efficaci e dissuasivi.
Articolo 7
Proporzionalità e abuso del processo
1. Le misure, le procedure e gli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva sono applicati in modo:
a)
proporzionato;
b)
tale da evitare la creazione di ostacoli ai legittimi scambi nel mercato interno; e
c)
tale da prevedere garanzie contro gli abusi.
2. Gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie possano, a richiesta del convenuto, applicare adeguate misure previste dal diritto nazionale quando una domanda relativa all'acquisizione, all'utilizzo o alla divulgazione illeciti di un segreto commerciale è manifestamente infondata e l'attore risulta aver avviato l'azione legale in modo abusivo o in malafede. Le suddette misure possono comprendere, a seconda dei casi, la concessione del risarcimento del danno in favore del convenuto, l'imposizione di sanzioni nei confronti dell'attore o l'ordine di pubblicazione delle informazioni riguardanti una decisione di cui all'articolo 15.
Gli Stati membri possono prevedere che le misure di cui al primo comma siano oggetto di procedimenti giudiziari distinti.
Articolo 8
Prescrizione
1. Gli Stati membri, ai sensi del presente articolo, stabiliscono le norme sulla prescrizione dei diritti e delle azioni per chiedere l'applicazione delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva.
Le norme di cui al primo comma determinano la decorrenza iniziale del termine di prescrizione, la durata del periodo di prescrizione e le cause di interruzione o sospensione del termine di prescrizione.
2. La durata della prescrizione non supera i sei anni.
Articolo 9
Tutela della riservatezza dei segreti commerciali nel corso di procedimenti giudiziari
1. Gli Stati membri assicurano che le parti, i loro avvocati o altri rappresentanti, il personale giudiziario, i testimoni, gli esperti e tutte le altre persone che partecipano ai procedimenti giudiziari in materia di acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di un segreto commerciale, o che hanno accesso alla relativa documentazione processuale, non siano autorizzati a utilizzare né a rivelare alcun segreto commerciale o presunto segreto commerciale che le competenti autorità giudiziarie, in risposta ad una richiesta debitamente motivata della parte interessata, abbiano indicato come riservato e di cui siano venuti a conoscenza a seguito della partecipazione al procedimento o dell'accesso a detta documentazione. Gli Stati membri possono inoltre consentire alle competenti autorità giudiziarie di adottare siffatte misure di propria iniziativa.
L'obbligo di cui al primo comma resta in vigore dopo la conclusione del procedimento giudiziario. Tuttavia, tale obbligo viene meno in uno qualsiasi dei casi seguenti:
a)
se una decisione definitiva ha accertato che il presunto segreto commerciale non soddisfa i requisiti di cui all'articolo 2, punto 1); o
b)
se, nel tempo, le informazioni in questione diventano generalmente note o facilmente accessibili a persone che normalmente si occupano di questo tipo di informazioni.
2. Gli Stati membri garantiscono inoltre che le competenti autorità giudiziarie possano, su richiesta debitamente motivata di una delle parti, adottare le misure specifiche necessarie a tutelare la riservatezza di qualunque segreto commerciale o presunto segreto commerciale utilizzato o menzionato nel corso dei procedimenti giudiziari concernenti l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale. Gli Stati membri possono inoltre consentire alle competenti autorità giudiziarie di adottare tali misure di propria iniziativa.
Le misure di cui al primo comma prevedono almeno la possibilità di:
a)
limitare l'accesso, totale o parziale, a qualsiasi documento contenente segreti commerciali o presunti segreti commerciali prodotto dalle parti o da terzi, ad un numero ristretto di persone;
b)
limitare l'accesso alle udienze e alle relative registrazioni o trascrizioni, quando sussiste la possibilità di divulgazione di segreti commerciali o presunti segreti commerciali, ad un numero ristretto di persone;
c)
rendere disponibili, a qualsiasi persona diversa da quelle incluse nel numero ristretto di persone di cui alle lettere a) e b), le decisioni giudiziarie in una versione non riservata, nella quale i punti contenenti segreti commerciali siano stati eliminati o oscurati.
Il numero di persone di cui al secondo comma, lettere a) e b), non è superiore a quanto necessario al fine di assicurare il rispetto del diritto delle parti del procedimento giudiziario a una tutela effettiva e a un processo equo e comprende almeno una persona fisica di ciascuna parte in causa, nonché i rispettivi avvocati o altri rappresentanti di tali parti del procedimento giudiziario.
3. Nel decidere le misure di cui al paragrafo 2 e nel valutare la loro proporzionalità, le competenti autorità giudiziarie tengono conto della necessità di assicurare il diritto a una tutela effettiva e a un processo equo, dei legittimi interessi delle parti e, se del caso, di terzi, nonché dei potenziali danni a carico di una delle parti e, se del caso, di terzi, derivanti dall'accoglimento o dal rigetto di tali misure.
4. Qualsiasi trattamento di dati personali di cui ai paragrafi 1, 2 o 3 è effettuato in conformità della direttiva 95/46/CE.
Sezione 2
Misure provvisorie e misure cautelari
Articolo 10
Misure provvisorie e misure cautelari
1. Gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie possano, su richiesta del detentore del segreto commerciale, ordinare una o più delle seguenti misure provvisorie e cautelari nei confronti del presunto autore della violazione:
a)
la cessazione o, a seconda dei casi, il divieto di utilizzo o di divulgazione del segreto commerciale a titolo provvisorio;
b)
il divieto di produzione, offerta, commercializzazione o utilizzo di merci costituenti violazione oppure di importazione, esportazione o immagazzinamento di merci costituenti violazione per perseguire tali fini;
c)
il sequestro o la consegna delle merci sospettate di costituire violazione, compresi i prodotti importati, in modo da impedirne l'ingresso sul mercato o la circolazione al suo interno.
2. Gli Stati membri assicurano che le autorità giudiziarie possano, in alternativa alle misure di cui al paragrafo 1, subordinare il proseguimento del presunto utilizzo illecito di un segreto commerciale alla costituzione di garanzie intese ad assicurare il risarcimento in favore del detentore del segreto commerciale. La divulgazione di un segreto commerciale a fronte della costituzione di garanzie non è consentita.
Articolo 11
Condizioni di applicazione e protezione
1. Relativamente alle misure di cui all'articolo 10, gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie dispongano del potere di esigere dall'attore la produzione delle prove ragionevolmente disponibili e atte a dimostrare con un sufficiente grado di certezza:
a)
l'esistenza del segreto commerciale;
b)
la detenzione del segreto commerciale da parte dell'attore; e
c)
l'avvenuta acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti, o l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti e imminenti di un segreto commerciale.
2. Gli Stati membri assicurano che, nel decidere in merito all'accoglimento o al rigetto della domanda e nel valutarne la proporzionalità, le competenti autorità giudiziarie siano tenute a prendere in considerazione le circostanze specifiche del caso, inclusi, ove opportuno:
a)
il valore e le altre caratteristiche specifiche del segreto commerciale;
b)
le misure adottate per proteggere il segreto commerciale;
c)
la condotta del convenuto nell'acquisire, utilizzare o divulgare il segreto commerciale;
d)
l'impatto dell'utilizzo o della divulgazione illeciti del segreto commerciale;
e)
i legittimi interessi delle parti e l'impatto che l'accoglimento o il rigetto delle misure potrebbe avere per le parti;
f)
i legittimi interessi di terzi;
g)
l'interesse pubblico; e
h)
la tutela dei diritti fondamentali.
3. Gli Stati membri garantiscono che le misure di cui all'articolo 10 siano revocate o altrimenti cessino di avere effetto, su richiesta del convenuto, se:
a)
l'attore non avvia un procedimento giudiziario inteso ad ottenere una decisione sul merito della controversia dinanzi la competente autorità giudiziaria entro un termine ragionevole stabilito dall'autorità giudiziaria che ordina le misure, se previsto dal diritto di uno Stato membro o, altrimenti, entro un periodo di tempo non superiore a 20 giorni lavorativi o a 31 giorni di calendario, a seconda di quale dei due periodi sia più lungo; o
b)
le informazioni in questione non soddisfano più i requisiti di cui all'articolo 2, punto 1), per ragioni non imputabili al convenuto.
4. Gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie possano subordinare le misure di cui all'articolo 10 alla costituzione, da parte dell'attore, di una cauzione adeguata o di una garanzia equivalente destinata ad assicurare il risarcimento dell'eventuale danno subito dal convenuto e, se del caso, da qualsiasi altra persona interessata dalle misure.
5. Se le misure di cui all'articolo 10 sono revocate sulla base del paragrafo 3, lettera a), del presente articolo qualora esse si estinguano a causa di un'azione o di un'omissione dell'attore, oppure se è stato successivamente accertato che non vi sono stati acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti del segreto commerciale né la minaccia di tale comportamento, le competenti autorità giudiziarie hanno la facoltà di ordinare all'attore, su richiesta del convenuto o di un terzo danneggiato, di fornire al convenuto o al terzo danneggiato un adeguato risarcimento dell'eventuale danno provocato da tali misure.
Gli Stati membri possono prevedere che la richiesta di risarcimento di cui al primo comma sia oggetto di procedimenti giudiziari distinti.
Sezione 3
Misure adottate a seguito di decisione sul merito della controversia
Articolo 12
Ingiunzioni e misure correttive
1. Gli Stati membri assicurano che, in presenza di una decisione giudiziaria adottata nel merito che accerti l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale, le competenti autorità giudiziarie possano, su richiesta dell'attore, ordinare una o più delle seguenti misure nei confronti dell'autore della violazione:
a)
la cessazione o, se del caso, il divieto di utilizzo o di divulgazione del segreto commerciale;
b)
il divieto di produzione, offerta, commercializzazione o utilizzazione di merci costituenti violazione oppure di importazione, esportazione o immagazzinamento di merci costituenti violazione per perseguire tali fini;
c)
l'adozione delle opportune misure correttive per quanto riguarda le merci costituenti violazione;
d)
la distruzione della totalità o di una parte dei documenti, oggetti, materiali, sostanze o file elettronici che contengono o incorporano un segreto commerciale, oppure, se del caso, la consegna all'attore di una parte o della totalità di tali documenti, oggetti, materiali, sostanze o file elettronici.
2. Le misure correttive di cui al paragrafo 1, lettera c), comprendono:
a)
il richiamo dal mercato delle merci costituenti violazione;
b)
l'eliminazione dalle merci costituenti violazione delle qualità che le rendono tali;
c)
la distruzione delle merci costituenti violazione o, se del caso, il loro ritiro dal mercato, a condizione che il ritiro non pregiudichi la tutela del segreto commerciale in questione.
3. Gli Stati membri possono prevedere che, all'atto di ordinare il ritiro dal mercato delle merci costituenti violazione, le autorità giudiziarie competenti possano disporre, su richiesta del detentore del segreto commerciale, che le merci siano consegnate al detentore del segreto commerciale o ad associazioni a scopo benefico.
4. Le autorità giudiziarie competenti ordinano che le misure di cui al paragrafo 1, lettere c) e d), siano attuate a spese dell'autore della violazione, salvo laddove sussistano motivi particolari per non farlo. Tali misure non pregiudicano l'eventuale risarcimento del danno in favore del detentore del segreto commerciale in conseguenza dell'acquisizione, dell'utilizzo o della divulgazione illeciti del segreto commerciale.
Articolo 13
Condizioni di applicazione, protezione e misure alternative
1. Gli Stati membri assicurano che, nell'esaminare le domande di accoglimento delle ingiunzioni e delle misure correttive di cui all'articolo 12 e nel valutarne la proporzionalità, le competenti autorità giudiziarie siano tenute a prendere in considerazione le circostanze specifiche del caso, inclusi se del caso:
a)
il valore o le altre caratteristiche specifiche del segreto commerciale;
b)
le misure adottate per proteggere il segreto commerciale;
c)
la condotta del convenuto nell'acquisire, utilizzare o divulgare il segreto commerciale;
d)
l'impatto dell'utilizzo o della divulgazione illeciti del segreto commerciale;
e)
i legittimi interessi delle parti e l'impatto che l'accoglimento o il rigetto delle misure potrebbe avere per le parti;
f)
i legittimi interessi di terzi;
g)
l'interesse pubblico; e
h)
la tutela dei diritti fondamentali.
Laddove le competenti autorità giudiziarie limitano la durata delle misure di cui all'articolo 12, paragrafo 1, lettere a) e b), detta durata deve essere sufficiente ad eliminare qualsiasi vantaggio commerciale o economico che l'autore della violazione avrebbe potuto ottenere dall'acquisizione, dall'utilizzo o dalla divulgazione illeciti del segreto commerciale.
2. Gli Stati membri provvedono affinché le misure di cui all'articolo 12, paragrafo 1, lettere a) e b), siano revocate o cessino altrimenti di avere effetto, a richiesta del convenuto, se le informazioni in questione non soddisfano più i criteri di cui all'articolo 2, punto 1), per ragioni non imputabili direttamente o indirettamente al convenuto.
3. Gli Stati membri provvedono affinché, su richiesta del soggetto cui potrebbero essere applicate le misure di cui all'articolo 12, la competente autorità giudiziaria possa ordinare il pagamento di un indennizzo alla parte lesa invece che l'applicazione di dette misure, se sono soddisfatte tutte le seguenti condizioni:
a)
il soggetto interessato, al momento dell'utilizzo o della divulgazione, non era a conoscenza né, secondo le circostanze, avrebbe dovuto essere a conoscenza del fatto che il segreto commerciale era stato ottenuto da un altro soggetto che lo stava utilizzando o divulgando illecitamente;
b)
l'esecuzione delle misure in questione può arrecare un danno sproporzionato al soggetto interessato; e
c)
l'indennizzo alla parte lesa appare ragionevolmente soddisfacente.
Qualora in alternativa alla misura di cui all'articolo 12, paragrafo 1, lettere a) e b), sia disposto l'indennizzo, quest'ultimo non supera l'importo dei diritti dovuti se il soggetto interessato avesse richiesto l'autorizzazione ad utilizzare il segreto commerciale in questione per il periodo di tempo per il quale l'utilizzo del segreto commerciale avrebbe potuto essere vietato.
Articolo 14
Risarcimento del danno
1. Gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie, a richiesta della parte lesa, ordinino all'autore della violazione che era o avrebbe dovuto essere a conoscenza del carattere illecito dell'acquisizione, dell'utilizzo o della divulgazione del segreto commerciale, di provvedere in favore del detentore del segreto commerciale al risarcimento dei danni in misura adeguata al pregiudizio effettivo subito a seguito dell'acquisizione, dell'utilizzo o della divulgazione illeciti del segreto commerciale.
Gli Stati membri possono limitare la responsabilità a carico dei dipendenti nei confronti del datore di lavoro per l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale del datore di lavoro, in caso di danni causati involontariamente.
2. Nello stabilire il risarcimento dei danni di cui al paragrafo 1, le competenti autorità giudiziarie tengono conto di tutti i fattori pertinenti, quali le conseguenze economiche negative, compreso il lucro cessante subito dalla parte lesa, i profitti realizzati illecitamente dall'autore della violazione e, ove opportuno, elementi diversi dai fattori economici, quale ad esempio il pregiudizio morale causato al detentore del segreto commerciale dall'acquisizione, dall'utilizzo o dalla divulgazione illeciti del segreto commerciale.
Le competenti autorità giudiziarie, in alternativa, possono, ove opportuno, stabilire come risarcimento una somma forfettaria in base ad elementi quali, per lo meno, l'importo dei diritti dovuti qualora l'autore della violazione avesse richiesto l'autorizzazione per l'utilizzo del segreto commerciale in questione.
Articolo 15
Pubblicazione delle decisioni giudiziarie
1. Gli Stati membri assicurano che, nell'ambito delle azioni giudiziarie intentate per l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale, le competenti autorità giudiziarie possano ordinare, su richiesta dell'attore e a spese dell'autore della violazione, misure adeguate per la pubblicazione delle informazioni concernenti la decisione, compresa la pubblicazione, integrale o per estratto, della decisione.
2. Le misure di cui al paragrafo 1 del presente articolo tutelano la riservatezza dei segreti commerciali come previsto all'articolo 9.
3. Nel decidere se ordinare o meno una misura di cui al paragrafo 1 e nel valutarne la proporzionalità, le competenti autorità giudiziarie considerano, se del caso, il valore del segreto commerciale, la condotta dell'autore della violazione nell'acquisire, utilizzare o divulgare il segreto commerciale, l'impatto dell'utilizzo o della divulgazione illeciti di detto segreto, nonché il rischio di ulteriore utilizzo o divulgazione illeciti del segreto commerciale da parte dell'autore della violazione.
Le competenti autorità giudiziarie considerano altresì se le informazioni sull'autore della violazione siano tali da consentire l'identificazione di una persona fisica e, in tal caso, se la pubblicazione di tali informazioni sia giustificata, in particolare alla luce degli eventuali danni che tale misura può provocare alla vita privata e alla reputazione dell'autore della violazione.
CAPO IV
Sanzioni, relazioni e disposizioni finali
Articolo 16
Sanzioni in caso di mancato adempimento della presente direttiva
Gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie possano imporre sanzioni a qualsiasi soggetto che non adempia o rifiuti di adempiere le misure adottate in applicazione degli articoli 9, 10 e 12.
Le sanzioni previste comprendono la possibilità di imporre penalità di mora in caso di mancata osservanza di una misura adottata a norma degli articoli 10 e 12.
Le sanzioni previste sono efficaci, proporzionate e dissuasive.
Articolo 17
Scambio di informazioni e corrispondenti
Al fine di promuovere la collaborazione, compreso lo scambio di informazioni, tra gli Stati membri e tra gli Stati membri e la Commissione, ogni Stato membro designa uno o più corrispondenti nazionali per le questioni riguardanti l'applicazione delle misure di cui alla presente direttiva. Esso comunica i dati di contatto del corrispondente o dei corrispondenti nazionali agli altri Stati membri e alla Commissione.
Articolo 18
Relazioni
1. Entro il 9 giugno 2021, l'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale, nel quadro delle attività dell'Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, elabora una relazione preliminare sulle controversie relative all'acquisizione, all'utilizzo o alla divulgazione illeciti di segreti commerciali, in applicazione della presente direttiva.
2. Entro il 9 giugno 2022, la Commissione redige una relazione intermedia sull'applicazione della presente direttiva e la sottopone al Parlamento europeo e al Consiglio. Tale relazione tiene debitamente conto della relazione di cui al paragrafo 1.
Tale relazione intermedia, in particolare, esamina i possibili effetti dell'applicazione della presente direttiva sulla ricerca e sull'innovazione, sulla mobilità dei dipendenti e sull'esercizio del diritto alla libertà di espressione e d'informazione.
3. Entro il 9 giugno 2026, la Commissione redige una valutazione dell'impatto della presente direttiva e la sottopone al Parlamento europeo e al Consiglio.
Articolo 19
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 9 giugno 2018. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni principali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 20
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 21
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, l'8 giugno 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
A.G. KOENDERS
(1) GU C 226 del 16.7.2014, pag. 48.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 14 aprile 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 27 maggio 2016.
(3) Decisione 94/800/CE del Consiglio, del 22 dicembre 1994, relativa alla conclusione a nome della Comunità europea, per le materie di sua competenza, degli accordi dei negoziati multilaterali dell'Uruguay Round (1986-1994) (GU L 336 del 23.12.1994, pag. 1).
(4) Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001 relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43).
(5) Regolamento (CE) n. 1367/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 settembre 2006, sull'applicazione alle istituzioni e agli organi comunitari delle disposizioni della convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale (GU L 264 del 25.9.2006, pag. 13).
(6) Direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2003, sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale e che abroga la direttiva 90/313/CEE del Consiglio (GU L 41 del 14.2.2003, pag. 26).
(7) Direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 1).
(8) Direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 65).
(9) Direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 243).
(10) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(11) Direttiva 2004/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale (GU L 157 del 30.4.2004, pag. 45).
(12) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2016/943 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
dell'8 giugno 2016
sulla protezione del know-how riservato e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali) contro l'acquisizione, l'utilizzo e la divulgazione illeciti
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 114,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Le imprese e gli enti di ricerca non commerciali investono nell'acquisizione, nello sviluppo e nell'applicazione di know-how e informazioni, che sono la moneta di scambio dell'economia della conoscenza e forniscono un vantaggio competitivo. L'investimento nella produzione e nello sfruttamento del capitale intellettuale è un fattore determinante per la competitività e la capacità innovativa delle imprese sul mercato e pertanto il rendimento dei loro investimenti, motivazione sottesa alle attività di ricerca e sviluppo delle imprese. Queste ultime ricorrono a vari mezzi per appropriarsi dei risultati delle loro attività innovative, quando l'apertura del mercato non consente di sfruttare pienamente gli investimenti effettuati nel settore della ricerca e dell'innovazione. Uno di questi è l'utilizzo dei diritti di proprietà intellettuale, quali i brevetti, i diritti su disegni e modelli o il diritto d'autore. Un altro mezzo per appropriarsi dei risultati delle attività innovative consiste nel proteggere l'accesso e lo sfruttamento di conoscenze che sono preziose per l'ente che le detiene e non sono diffuse. Questo prezioso patrimonio di know-how e di informazioni commerciali, che non è divulgato ed è destinato a rimanere riservato, si definisce segreto commerciale.
(2)
Le imprese, a prescindere dalla loro dimensione, attribuiscono ai segreti commerciali lo stesso valore dei brevetti e di altre forme di diritto di proprietà intellettuale. Esse usano la riservatezza come strumento di competitività commerciale e di gestione dell'innovazione nel settore della ricerca, e in relazione ad un'ampia gamma di informazioni, che si estendono dalle conoscenze tecnologiche ai dati commerciali quali ad esempio le informazioni sui clienti e i fornitori, i piani aziendali e le ricerche e le strategie di mercato. Le piccole e medie imprese (PMI) attribuiscono un valore anche maggiore ai segreti commerciali e vi fanno un più grande affidamento. Tutelando una gamma così ampia di know-how e di informazioni commerciali, in via complementare o alternativa ai diritti di proprietà intellettuale, i segreti commerciali consentono al creatore e all'innovatore di trarre profitto dalle proprie creazioni o innovazioni e quindi sono particolarmente importanti per la competitività delle imprese nonché per la ricerca, lo sviluppo e la capacità innovativa.
(3)
L'innovazione aperta funge da catalizzatore per nuove idee che rispondano alle esigenze dei consumatori e affrontino le sfide della società, consentendo a tali idee di arrivare sul mercato. Tale innovazione costituisce uno strumento importante per la creazione di nuove conoscenze e rafforza l'emergere di modelli commerciali nuovi e innovativi basati sull'uso di conoscenze create congiuntamente. La ricerca in collaborazione, compresa la cooperazione transfrontaliera, ha un ruolo particolarmente importante per potenziare le attività di ricerca e sviluppo delle imprese nel mercato interno. La diffusione delle conoscenze e delle informazioni dovrebbe essere considerata un elemento essenziale al fine di assicurare opportunità di sviluppo dinamiche, virtuose ed eque per le imprese, in particolare per le PMI. In un mercato interno nel quale gli ostacoli alla cooperazione transfrontaliera siano ridotti al minimo e in cui la cooperazione non risulti falsata, la creazione intellettuale e l'innovazione dovrebbero incoraggiare gli investimenti nei processi, nei servizi e nei prodotti innovativi. Un contesto favorevole alla creazione intellettuale e all'innovazione, e in cui la mobilità occupazionale non sia ostacolata, è importante anche per la crescita dell'occupazione e per rafforzare la competitività dell'economia dell'Unione. I segreti commerciali svolgono un ruolo importante nel proteggere lo scambio di conoscenze tra le imprese, incluse in particolare le PMI, e gli istituti di ricerca all'interno del mercato interno e al di là di esso, nel contesto delle attività di ricerca e sviluppo e dell'innovazione. I segreti commerciali sono una delle forme di protezione delle creazioni intellettuali e delle conoscenze innovative più comunemente usate dalle imprese, anche se nel contempo sono la forma di protezione meno tutelata dall'attuale quadro giuridico dell'Unione contro l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti da parte di altri soggetti.
(4)
Le imprese innovative sono sempre più esposte a pratiche fraudolente intese ad appropriarsi illecitamente di segreti commerciali, quali furto, copia non autorizzata, spionaggio economico o violazione degli obblighi di riservatezza, aventi origine sia all'interno che all'esterno dell'Unione. Gli sviluppi recenti, quali la globalizzazione, il maggiore ricorso all'esternalizzazione (outsourcing), le catene di approvvigionamento più lunghe e un uso più diffuso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, contribuiscono ad aumentare il rischio di diffusione di tali pratiche. L'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale compromettono la capacità dei legittimi detentori del segreto commerciale di ottenere i vantaggi derivanti dal loro ruolo di precursori grazie ai risultati dei propri sforzi in materia di innovazione. Senza strumenti giuridici di tutela del segreto commerciale efficaci e comparabili in tutta l'Unione, gli incentivi a intraprendere attività transfrontaliere innovative sul mercato interno risultano indeboliti e i segreti commerciali non sono in grado di mettere a frutto le loro potenzialità di motori della crescita economica e dell'occupazione. Pertanto, l'innovazione e la creatività sono scoraggiate e gli investimenti diminuiscono, incidendo in tal modo sul corretto funzionamento del mercato interno e mettendone a repentaglio le potenzialità di sostegno alla crescita.
(5)
Gli sforzi intrapresi a livello internazionale nel quadro dell'Organizzazione mondiale del commercio per porre rimedio a questo problema hanno portato alla conclusione dell'accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale (accordo TRIPS). L'accordo TRIPS contiene, tra l'altro, disposizioni riguardanti la protezione dei segreti commerciali contro l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti da parte di terzi, che costituiscono norme internazionali comuni. Tutti gli Stati membri, ma anche l'Unione stessa, sono vincolati da tale accordo, che è stato approvato con la decisione 94/800/CE del Consiglio (3).
(6)
Nonostante l'accordo TRIPS, tra le legislazioni degli Stati membri sussistono importanti differenze per quanto riguarda la protezione dei segreti commerciali contro l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti da parte di terzi. Ad esempio, non tutti gli Stati membri hanno adottato definizioni nazionali dei segreti commerciali o dell'acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di un segreto commerciale, pertanto la conoscenza dell'ambito di applicazione della protezione non è di facile determinazione e tale ambito differisce tra gli Stati membri. Inoltre, non vi è nessuna coerenza per quanto riguarda gli strumenti di tutela civili disponibili in caso di acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di segreti commerciali, in quanto non sono sempre disponibili in tutti gli Stati membri ordini di cessazione e astensione contro terzi che non siano concorrenti del legittimo detentore del segreto commerciale. Esistono differenze tra gli Stati membri anche per quanto riguarda il trattamento di un terzo che ha acquisito il segreto commerciale in buona fede ma viene successivamente a conoscenza, al momento dell'utilizzo, che l'acquisizione faceva seguito ad una precedente acquisizione illecita da parte di un altro soggetto.
(7)
Le norme nazionali differiscono anche quanto alla facoltà, per i legittimi detentori dei segreti commerciali, di chiedere la distruzione delle merci prodotte da terzi che utilizzano illecitamente segreti commerciali oppure la restituzione o la distruzione dei documenti, file o materiali che contengono o incorporano il segreto commerciale acquisito o utilizzato illecitamente. Inoltre, le norme nazionali applicabili al calcolo dei danni non tengono sempre conto della natura immateriale dei segreti commerciali: ciò rende difficile dimostrare l'effettivo lucro cessante o l'ingiustificato arricchimento dell'autore della violazione, laddove non può essere determinato alcun valore di mercato per le informazioni in questione. Solo pochi Stati membri applicano regole astratte per il calcolo dei danni sulla base dei diritti che avrebbero potuto ragionevolmente essere dovuti se fosse esistita un'autorizzazione all'utilizzo del segreto commerciale. Inoltre, le regole nazionali non forniscono un'adeguata protezione della riservatezza di un segreto commerciale se il detentore di quest'ultimo presenta una denuncia per presunti acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti del segreto commerciale da parte di terzi, riducendo in tal modo l'attrattività delle misure e degli strumenti di tutela esistenti e indebolendo la protezione offerta.
(8)
Le differenze esistenti nella protezione giuridica dei segreti commerciali prevista dai vari Stati membri implicano che i segreti commerciali non godono di un livello di protezione omogeneo in tutta l'Unione, provocando in tal modo una frammentazione del mercato interno in questo settore e indebolendo l'effetto deterrente complessivo delle norme pertinenti. Il mercato interno ne subisce le conseguenze nella misura in cui tali differenze scoraggiano le imprese dall'intraprendere attività economiche transfrontaliere innovative, compresi la cooperazione con i partner in materia di ricerca o di produzione, l'esternalizzazione o gli investimenti in altri Stati membri, che dipendono dall'utilizzo delle informazioni protette in quanto segreti commerciali. Le attività transfrontaliere di ricerca e sviluppo in rete e quelle connesse all'innovazione, comprese le attività di produzione e i successivi scambi transfrontalieri, sono rese meno attraenti e più difficili all'interno dell'Unione, cosa che comporta anche inefficienze a livello di Unione sul piano dell'innovazione.
(9)
Inoltre, c'è un rischio più elevato per le imprese negli Stati membri dotati di livelli di protezione relativamente più bassi, dovuto al fatto che i segreti commerciali possono più facilmente essere sottratti o acquisiti in altri modi illeciti. Ciò comporta un'allocazione inefficiente dei capitali da destinare alle attività innovative favorevoli alla crescita nel mercato interno, a causa della spesa più elevata che si rende necessaria per adottare misure di protezione tali da compensare la protezione giuridica insufficiente in alcuni Stati membri. Tale situazione, inoltre, favorisce l'attività dei concorrenti sleali che, dopo aver illecitamente acquisito i segreti commerciali, potrebbero diffondere in tutto il mercato interno merci derivanti da tale acquisizione. Le differenze tra i regimi legislativi facilitano inoltre l'importazione nell'Unione, attraverso punti di entrata, di merci provenienti da paesi terzi con un livello di protezione inferiore che sono state progettate, prodotte e commercializzate grazie a segreti commerciali sottratti o acquisiti in altri modi illeciti. Nel complesso, tali differenze recano pregiudizio al corretto funzionamento del mercato interno.
(10)
È opportuno definire a livello di Unione norme intese a ravvicinare le legislazioni degli Stati membri in modo da garantire azioni civili riparatorie sufficienti e coerenti nel mercato interno in caso di acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di un segreto commerciale. Tali norme dovrebbero far salva la facoltà degli Stati membri di fornire un livello di protezione più ampio contro l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti dei segreti commerciali nella misura in cui sono rispettate le garanzie esplicitamente previste dalla presente direttiva per la protezione degli interessi di altre parti.
(11)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare l'applicazione delle norme dell'Unione o nazionali che prevedono la divulgazione di informazioni, inclusi i segreti commerciali, al pubblico o alle autorità pubbliche, né essa dovrebbe pregiudicare l'applicazione delle norme che consentono alle autorità pubbliche di raccogliere informazioni per lo svolgimento dei loro compiti o delle norme che consentono o prevedono qualsiasi successiva divulgazione, da parte di tali autorità pubbliche, di informazioni rilevanti al pubblico. Tali norme comprendono in particolare le norme sulla divulgazione, da parte delle istituzioni e degli organi dell'Unione o da parte delle autorità pubbliche nazionali, delle informazioni connesse alle imprese di cui essi dispongono, conformemente al regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), al regolamento (CE) n. 1367/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (5) e alla direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (6) oppure ai sensi di altre norme relative all'accesso del pubblico ai documenti o agli obblighi di trasparenza da parte delle autorità pubbliche nazionali.
(12)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare il diritto delle parti sociali di stipulare accordi collettivi, laddove previsto dal diritto del lavoro, per quanto riguarda ogni obbligo di non divulgare un segreto commerciale o limitarne l'utilizzo come pure le conseguenze della violazione di tale obbligo commessa dalla parte assoggettata allo stesso. Ciò dovrebbe valere a condizione che tali accordi collettivi non limitino le eccezioni contemplate nella presente direttiva qualora sia respinta una domanda di misure, procedure o strumenti di tutela di cui alla presente direttiva per presunti acquisizione, utilizzo e divulgazione di un segreto commerciale.
(13)
La presente direttiva non dovrebbe essere intesa come una limitazione alla libertà di stabilimento, alla libera circolazione o alla mobilità dei lavoratori prevista dal diritto dell'Unione, né tantomeno intende pregiudicare la possibilità di concludere accordi di non concorrenza tra datori di lavoro e dipendenti in conformità del diritto applicabile.
(14)
È importante stabilire una definizione omogenea di segreto commerciale, senza imporre restrizioni sull'oggetto da proteggere contro l'appropriazione illecita. Detta definizione dovrebbe pertanto essere costruita in modo da comprendere il know-how, le informazioni commerciali e le informazioni tecnologiche quando esiste un legittimo interesse a mantenere la riservatezza nonché una legittima aspettativa circa la tutela di tale riservatezza. Inoltre, tali know-how o informazioni dovrebbero avere un valore commerciale, sia esso effettivo o potenziale. Tali know-how o informazioni dovrebbero considerarsi come aventi un valore commerciale, ad esempio, laddove l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione non autorizzati degli stessi rischino di recare danno agli interessi della persona che li controlla lecitamente, poiché pregiudicano il potenziale scientifico e tecnico, gli interessi commerciali o finanziari, le posizioni strategiche o la capacità di competere di detta persona. La definizione di segreto commerciale esclude le informazioni trascurabili, l'esperienza e le competenze acquisite dai dipendenti nel normale svolgimento del loro lavoro, ed esclude altresì le informazioni che sono generalmente note o facilmente accessibili alle persone all'interno delle cerchie che normalmente si occupano del tipo di informazioni in questione.
(15)
È altresì importante individuare le circostanze nelle quali la protezione giuridica del segreto commerciale è giustificata. Per questo motivo, è necessario stabilire i comportamenti e le pratiche che devono essere considerati acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di un segreto commerciale.
(16)
Nell'interesse dell'innovazione e della concorrenza, le disposizioni della presente direttiva non dovrebbero creare alcun diritto esclusivo sul know-how o sulle informazioni che godono di protezione in quanto segreti commerciali. Pertanto, la scoperta indipendente dello stesso know-how o delle stesse informazioni dovrebbe rimanere possibile. L'ingegneria inversa (reverse engineering) di un prodotto acquisito lecitamente dovrebbe essere considerata un metodo lecito per acquisire informazioni, salvo ove diversamente convenuto mediante contratto. La libertà di stipulare tali pattuizioni contrattuali può tuttavia essere limitata per legge.
(17)
In alcuni settori industriali, in cui i creatori e gli innovatori non possono beneficiare di diritti esclusivi e l'innovazione si è tradizionalmente affidata ai segreti commerciali, al giorno d'oggi i prodotti possono essere facilmente oggetto di ingegneria inversa una volta che sono sul mercato. In tali casi, i creatori e gli innovatori possono essere vittime di pratiche come le copie pirata o le imitazioni servili che ne sfruttano la reputazione e gli sforzi di innovazione. Alcuni diritti nazionali in materia di concorrenza sleale affrontano tali pratiche. Benché la presente direttiva non sia intesa a riformare o armonizzare il diritto in materia di concorrenza sleale nel suo complesso, sarebbe opportuno che la Commissione esaminasse con attenzione la necessità di un intervento dell'Unione in tale ambito.
(18)
Inoltre dovrebbero ritenersi leciti ai fini della presente direttiva l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione dei segreti commerciali quando imposti o consentiti dalla legge. Ciò riguarda, in particolare, l'acquisizione e la divulgazione dei segreti commerciali nel contesto dell'esercizio dei diritti all'informazione, alla consultazione e alla partecipazione da parte di rappresentanti dei lavoratori, in conformità del diritto e delle prassi dell'Unione e nazionali, come pure la difesa collettiva degli interessi dei lavoratori e dei datori di lavoro, compresa la codeterminazione, e l'acquisizione o la divulgazione di un segreto commerciale nel contesto delle revisioni legali effettuate conformemente al diritto dell'Unione o al diritto nazionale. Tuttavia, tale fatto di considerare lecita l'acquisizione di un segreto commerciale non dovrebbe pregiudicare eventuali obblighi di riservatezza per quanto concerne il segreto commerciale o eventuali limitazioni al suo utilizzo, che il diritto dell'Unione o nazionale impongono al destinatario delle informazioni o al soggetto che le acquisisce. In particolare, la presente direttiva non dovrebbe esonerare le autorità pubbliche dagli obblighi di riservatezza cui sono soggette in relazione alle informazioni trasmesse dai detentori di segreti commerciali, a prescindere dal fatto che tali obblighi siano sanciti dal diritto dell'Unione o da quello nazionale. Tali obblighi di riservatezza includono, tra l'altro, gli obblighi connessi alle informazioni trasmesse alle amministrazioni aggiudicatrici nel contesto delle procedure di aggiudicazione, quali previsti, ad esempio, dalla direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (7), dalla direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (8) e dalla direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (9).
(19)
Nonostante la presente direttiva preveda misure e strumenti di tutela che possono impedire la divulgazione di informazioni al fine di proteggere la riservatezza dei segreti commerciali, è essenziale che non vi sia limitazione all'esercizio della libertà di espressione e di informazione, che comprende la libertà e il pluralismo dei media, come precisato nell'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea («Carta»), in particolare per quanto concerne il giornalismo d'inchiesta e la protezione delle fonti giornalistiche.
(20)
Le misure, le procedure e gli strumenti di tutela previsti dalla presente direttiva non dovrebbero limitare la denuncia delle irregolarità. La tutela dei segreti commerciali, pertanto, non dovrebbe estendersi ai casi in cui la divulgazione di un segreto commerciale serve l'interesse pubblico, nella misura in cui siano rivelate condotte scorrette, irregolarità o attività illecite direttamente pertinenti. Ciò non dovrebbe essere inteso come un impedimento per le competenti autorità giudiziarie ad autorizzare una deroga all'applicazione delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela, laddove il convenuto abbia tutti i motivi per credere, in buona fede, che la sua condotta abbia rispettato i criteri pertinenti di cui alla presente direttiva.
(21)
In linea con il principio di proporzionalità, le misure, le procedure e gli strumenti di tutela destinati a proteggere i segreti commerciali dovrebbero essere tarati in modo da raggiungere l'obiettivo di un corretto funzionamento del mercato interno per la ricerca e l'innovazione, in particolare dissuadendo dall'acquisizione, dall'utilizzo e dalla divulgazione illeciti di segreti commerciali. Tali misure, procedure e strumenti di tutela dovrebbero essere tarati in modo da non compromettere o minare i diritti e le libertà fondamentali e l'interesse pubblico, come la pubblica sicurezza, la tutela dei consumatori, la sanità pubblica e la protezione dell'ambiente, e non dovrebbero pregiudicare la mobilità dei lavoratori. Sotto questo profilo, le misure, le procedure e gli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva sono concepiti in modo da garantire che le competenti autorità giudiziarie tengano conto di fattori quali il valore del segreto commerciale, la gravità del comportamento che ha portato all'acquisizione, all'utilizzo o alla divulgazione illeciti di detto segreto, nonché l'impatto di tale condotta. È altresì opportuno garantire che le competenti autorità giudiziarie abbiano il potere discrezionale di ponderare gli interessi delle parti in causa, nonché gli interessi dei terzi, compresi, se del caso, i consumatori.
(22)
Il corretto funzionamento del mercato interno risulterebbe compromesso se le misure, le procedure e gli strumenti di tutela previsti fossero usati per perseguire intenti illeciti, incompatibili con gli obiettivi della presente direttiva. Pertanto, è importante conferire alle autorità giudiziarie il potere di adottare misure appropriate relativamente ai richiedenti che agiscono in modo illecito o in malafede e presentano denunce manifestamente infondate con l'obiettivo, ad esempio, di ritardare o limitare indebitamente l'accesso del convenuto al mercato o di creare un clima intimidatorio o persecutorio nei suoi confronti.
(23)
Nell'interesse della certezza del diritto e considerando che i legittimi detentori del segreto commerciale dovrebbero esercitare un dovere di diligenza per quanto riguarda la tutela della riservatezza dei loro preziosi segreti commerciali e il controllo del loro utilizzo, è opportuno limitare i ricorsi nel merito o la possibilità di avviare azioni per la protezione dei segreti commerciali a un periodo limitato. Il diritto nazionale dovrebbe altresì specificare, in modo chiaro e inequivocabile, da quando inizia a decorrere tale periodo e le circostanze nelle quali quest'ultimo è interrotto o sospeso.
(24)
La prospettiva di perdere la riservatezza di un segreto commerciale nel corso di un procedimento giudiziario spesso scoraggia i legittimi detentori di segreti commerciali dall'avviare tali procedimenti per tutelare detti segreti, mettendo così a repentaglio l'efficacia delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela previsti a tal fine. Per questo motivo è necessario stabilire, oltre ad opportune misure di salvaguardia intese a garantire il diritto a una tutela effettiva e a un processo equo, prescrizioni specifiche volte a tutelare la riservatezza del segreto commerciale oggetto di contenzioso nel corso dei procedimenti giudiziari avviati per la sua difesa. La tutela così realizzata dovrebbe restare in vigore dopo la conclusione del procedimento e fino a quando le informazioni che costituiscono il segreto commerciale non sono di dominio pubblico.
(25)
Tra tali prescrizioni dovrebbero figurare almeno la possibilità di limitare la cerchia di persone autorizzate ad avere accesso alle prove o alle udienze, tenendo conto che dovrebbero essere tutte soggette ai requisiti di riservatezza stabiliti dalla presente direttiva, e la possibilità di pubblicare soltanto gli elementi non riservati delle decisioni adottate in ambito giudiziario. In tale contesto, considerando che la valutazione della natura delle informazioni oggetto della controversia costituisce uno dei fini principali del procedimento giudiziario, è particolarmente importante assicurare sia la tutela efficace della riservatezza dei segreti commerciali, sia il rispetto del diritto delle parti di tale procedimento a uno strumento di tutela efficace e a un processo equo. Nella cerchia ristretta di persone dovrebbero pertanto figurare almeno una persona fisica per ciascuna parte in causa e i rispettivi avvocati, nonché, se del caso, altri rappresentanti adeguatamente qualificati ai sensi del diritto nazionale per difendere, rappresentare o servire gli interessi di una parte nel procedimento giudiziario di cui alla presente direttiva; tutti dovrebbero avere pieno accesso alle prove o alle udienze. Se una delle parti è una persona giuridica, per garantire la sua adeguata rappresentanza essa dovrebbe essere in grado di proporre la persona o le persone fisiche che dovrebbero far parte di tale cerchia di persone, fatto salvo un adeguato controllo giurisdizionale per evitare che sia pregiudicato l'obiettivo di limitare l'accesso alle prove e alle udienze. Tali garanzie non dovrebbero essere intese né come un obbligo imposto alle parti di essere rappresentate da un avvocato o un altro rappresentante nel corso del procedimento giudiziario, qualora ciò non sia richiesto ai sensi del diritto nazionale, né come una limitazione alla competenza dell'organo giurisdizionale di decidere, conformemente alle norme e alle prassi applicabili dello Stato membro in questione, se e in quale misura è opportuno che anche il pertinente personale giudiziario abbia pieno accesso alle prove e alle udienze per esercitare i suoi compiti.
(26)
L'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale da parte di terzi potrebbero avere effetti devastanti sul suo legittimo detentore in quanto, se il segreto venisse divulgato pubblicamente, sarebbe impossibile per il suo detentore tornare alla situazione precedente alla perdita del segreto. Di conseguenza, è essenziale prevedere misure provvisorie rapide, efficaci e accessibili che pongano immediatamente fine all'acquisizione, all'utilizzo o alla divulgazione illeciti di un segreto commerciale, anche laddove esso sia utilizzato per la fornitura di servizi. È essenziale che tali misure siano disponibili senza dover attendere una decisione sul merito della controversia, nel rispetto dei diritti di difesa e del principio di proporzionalità, tenendo conto delle caratteristiche del caso. In alcune circostanze, dovrebbe essere possibile consentire al presunto autore della violazione, in subordine alla costituzione di una o più garanzie, di continuare a utilizzare il segreto commerciale, in particolare se il rischio che possa diventare di dominio pubblico è limitato. Dovrebbe inoltre essere possibile richiedere garanzie di un livello sufficiente a coprire i costi e il danno causato al convenuto da una domanda infondata, in particolare nei casi in cui un ritardo arrecherebbe un danno irreparabile al legittimo detentore di un segreto commerciale.
(27)
Per lo stesso motivo, è altresì importante prevedere provvedimenti definitivi intesi a prevenire divulgazioni o utilizzi illeciti di un segreto commerciale, anche laddove esso sia utilizzato per la fornitura di servizi. Affinché tali misure siano efficaci e proporzionate, la loro durata, quando le circostanze richiedono una durata limitata nel tempo, dovrebbe essere sufficiente ad eliminare qualsiasi vantaggio commerciale che il terzo avrebbe potuto ottenere dall'acquisizione, dall'utilizzo o dalla divulgazione illeciti del segreto commerciale. In ogni caso, nessun provvedimento di questo tipo dovrebbe essere esecutivo se le informazioni inizialmente coperte dal segreto commerciale sono di dominio pubblico per ragioni non imputabili al convenuto.
(28)
È possibile che un segreto commerciale possa essere utilizzato illecitamente per progettare, produrre o commercializzare merci, o loro componenti, che potrebbero essere diffusi in tutto il mercato interno, cosa che avrebbe un impatto sugli interessi commerciali del detentore del segreto e sul funzionamento del mercato interno. In tali casi, e se il segreto commerciale in questione ha un impatto significativo sulla qualità, sul valore o sul prezzo delle merci che derivano da tale utilizzo illecito, oppure sulla riduzione dei costi, l'agevolazione o l'accelerazione dei loro processi di produzione o commercializzazione, è importante mettere le autorità giudiziarie in condizione di ordinare misure efficaci e appropriate al fine di garantire che tali prodotti non siano immessi sul mercato o siano ritirati dallo stesso. Considerando la natura globale del commercio, è altresì necessario che tali misure comprendano il divieto di importare dette merci nell'Unione o di immagazzinarle con l'intento di offrirle o di immetterle sul mercato. Visto il principio di proporzionalità, le misure correttive non dovrebbero necessariamente prevedere la distruzione delle merci quando sono possibili altre opzioni, quali ad esempio eliminare dalle merci costituenti violazione le qualità che le rendono tali oppure smaltire le merci al di fuori del mercato, ad esempio attraverso donazioni ad organizzazioni a scopo benefico.
(29)
È possibile che una persona abbia originariamente acquisito un segreto commerciale in buona fede, ma abbia appreso solo in un momento successivo, ad esempio all'atto della notifica da parte del detentore originario del segreto commerciale, che la sua conoscenza del segreto in questione proveniva da fonti che stavano utilizzando o divulgando il segreto in questione in modo illecito. Al fine di evitare che, in tali circostanze, le misure correttive o le ingiunzioni previste rechino un danno sproporzionato alla persona in questione, gli Stati membri dovrebbero prevedere la possibilità, ove opportuno, di erogare risarcimenti alla parte lesa come misura alternativa. Tali risarcimenti non dovrebbero, tuttavia, superare l'importo dei diritti dovuti qualora il soggetto interessato avesse ottenuto l'autorizzazione ad utilizzare il segreto commerciale in questione per il periodo di tempo durante il quale l'utilizzo del segreto avrebbe potuto essere vietato dal suo detentore originario. Tuttavia, qualora l'utilizzo illecito del segreto commerciale costituisse una violazione della legge diversa da quella prevista nella presente direttiva o fosse tale da poter recare danno ai consumatori, tale utilizzo illecito non dovrebbe essere consentito.
(30)
Per evitare che una persona che, consapevolmente o con ragionevoli motivi di essere consapevole, acquisisce, utilizza o divulga illecitamente un segreto commerciale possa beneficiare di tale comportamento e per garantire che il detentore del segreto commerciale, ossia la parte lesa, si trovi, nei limiti del possibile, nella posizione nella quale si sarebbe trovata se detto comportamento non avesse avuto luogo, è necessario prevedere un adeguato risarcimento del danno subito a causa di tale comportamento illecito. L'importo del risarcimento riconosciuto alla parte lesa, ossia al detentore del segreto commerciale, dovrebbe tener conto di tutti i fattori pertinenti, quali il lucro cessante subito dal detentore del segreto o i profitti realizzati ingiustamente dall'autore della violazione e, se del caso, i danni morali arrecati al detentore del segreto commerciale. In alternativa, ad esempio nei casi in cui, data la natura immateriale dei segreti commerciali, sarebbe difficile determinare l'importo dell'effettivo danno subito, l'importo del risarcimento potrebbe essere desunto da elementi quali l'importo dei diritti che sarebbero stati dovuti qualora l'autore della violazione avesse richiesto l'autorizzazione per l'utilizzo del segreto commerciale in questione. Il fine di tale strumento di tutela alternativo non è quello di introdurre l'obbligo di prevedere un risarcimento punitivo, ma di garantire un risarcimento fondato su una base oggettiva, tenendo nel contempo conto delle spese sostenute dal detentore del segreto commerciale, quali ad esempio i costi legati all'individuazione della violazione e alle relative ricerche. La presente direttiva non dovrebbe impedire agli Stati membri di prevedere nel proprio diritto nazionale una limitazione delle responsabilità a carico dei dipendenti per i danni che hanno causato involontariamente.
(31)
Come ulteriore deterrente nei confronti di futuri autori di violazioni e al fine di contribuire alla sensibilizzazione del grande pubblico, è opportuno divulgare le sentenze, anche se del caso tramite pubblicità a grande diffusione, relative ai procedimenti riguardanti l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di segreti commerciali, a condizione che tale pubblicità non comporti la divulgazione dei segreti commerciali né incida eccessivamente sulla vita privata e la reputazione delle persone fisiche.
(32)
L'efficacia delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela disponibili per i detentori di segreti commerciali potrebbe essere compromessa in caso di non conformità con le pertinenti decisioni adottate dalle competenti autorità giudiziarie. Per questo motivo è necessario garantire che tali autorità dispongano degli idonei poteri sanzionatori.
(33)
Al fine di facilitare l'applicazione uniforme delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva, è opportuno prevedere sistemi di cooperazione e lo scambio di informazioni sia tra gli Stati membri, da un lato, che tra gli Stati membri e la Commissione, dall'altro, in particolare attraverso la creazione di una rete di corrispondenti designati dagli Stati membri. Inoltre, al fine di verificare se tali misure sono in grado di conseguire l'obiettivo che si prefiggono, la Commissione, assistita, ove opportuno, dall'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale, dovrebbe esaminare l'applicazione della presente direttiva e l'efficacia delle misure nazionali adottate.
(34)
La presente direttiva rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti in particolare dalla Carta, nella fattispecie il diritto al rispetto della vita privata e familiare, il diritto alla protezione dei dati personali, la libertà di espressione e di informazione, la libertà professionale e il diritto di lavorare, la libertà d'impresa, il diritto di proprietà, il diritto ad una buona amministrazione, e in particolare l'accesso ai fascicoli rispettando la riservatezza commerciale, il diritto a una tutela effettiva e a un processo equo e il diritto alla difesa.
(35)
È importante che siano rispettati i diritti al rispetto della vita privata e familiare, nonché alla protezione dei dati personali di tutti coloro i cui dati personali possono essere oggetto di trattamento, nell'adottare misure intese a proteggere il segreto commerciale, da parte del detentore del segreto commerciale o di ogni persona coinvolta in un procedimento giudiziario relativo all'acquisizione, all'utilizzo o alla divulgazione illeciti di segreti commerciali ai sensi della presente direttiva e i cui dati personali sono oggetto di trattamento. La direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (10) disciplina il trattamento dei dati personali effettuato negli Stati membri nel contesto della presente direttiva e sotto la vigilanza delle autorità competenti degli Stati membri, in particolare delle autorità pubbliche indipendenti designate dagli Stati membri. La presente direttiva non dovrebbe pertanto pregiudicare i diritti e gli obblighi stabiliti dalla direttiva 95/46/CE, in particolare i diritti della persona interessata di accedere ai suoi dati personali che sono oggetto di trattamento e di ottenere la rettifica, la cancellazione o il congelamento dei dati incompleti o inesatti e, se del caso, l'obbligo di trattare i dati sensibili conformemente all'articolo 8, paragrafo 5, della direttiva 95/46/CE.
(36)
Poiché l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire garantire il corretto funzionamento del mercato interno mediante l'introduzione di possibilità di ricorso sufficienti e comparabili in tutto il mercato interno in caso di acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di un segreto commerciale, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della sua portata e dei suoi effetti, può essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(37)
La presente direttiva non intende stabilire norme armonizzate in materia di cooperazione giudiziaria, di competenza giurisdizionale, di riconoscimento e di esecuzione delle sentenze in materia civile e commerciale, né occuparsi del diritto applicabile. Gli altri strumenti dell'Unione che disciplinano tali materie sul piano generale dovrebbero, in linea di principio, rimanere applicabili anche nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
(38)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare l'applicazione del diritto in materia di concorrenza, in particolare gli articoli 101 e 102 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea («TFUE»). Le misure, le procedure e gli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva non dovrebbero essere utilizzate per limitare indebitamente la concorrenza con modalità contrarie al TFUE.
(39)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare l'applicazione di qualsiasi altra pertinente normativa in altri settori, compresi i diritti di proprietà intellettuale, e il diritto contrattuale. Tuttavia, se l'ambito di applicazione della direttiva 2004/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (11) e quello della presente direttiva si sovrappongono, la presente direttiva prevale in quanto lex specialis.
(40)
Conformemente all'articolo 28, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (12), il garante europeo della protezione dei dati è stato consultato e ha espresso un parere il 12 marzo 2014,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
Oggetto e ambito di applicazione
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. La presente direttiva stabilisce le norme relative alla tutela contro l'acquisizione, l'utilizzo e la divulgazione illeciti dei segreti commerciali.
Gli Stati membri possono, nel rispetto delle disposizioni del TFUE, fornire un livello più ampio di protezione contro l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti dei segreti commerciali rispetto a quello previsto dalla presente direttiva, purché sia assicurato il rispetto degli articoli 3, 5 e 6, dell'articolo 7, paragrafo 1, dell'articolo 8, dell'articolo 9, paragrafo 1, secondo comma, dell'articolo 9, paragrafi 3 e 4, dell'articolo 10, paragrafo 2, degli articoli 11 e 13 nonché dell'articolo 15, paragrafo 3.
2. La presente direttiva non pregiudica:
a)
l'esercizio del diritto alla libertà di espressione e d'informazione sancito dalla Carta, compreso il rispetto della libertà e del pluralismo dei media;
b)
l'applicazione delle norme dell'Unione o nazionali che impongono al detentore del segreto commerciale di rivelare, per motivi di interesse pubblico, informazioni, compresi segreti commerciali, alle autorità pubbliche o amministrative o giudiziarie nell'espletamento delle loro funzioni;
c)
l'applicazione delle norme dell'Unione o nazionali che impongono o consentono alle istituzioni e agli organi dell'Unione o alle autorità pubbliche nazionali di divulgare informazioni fornite da imprese di cui tali istituzioni, organi o autorità dispongono in conformità e nel rispetto degli obblighi e delle prerogative stabiliti nel diritto dell'Unione o nel diritto nazionale;
d)
l'autonomia delle parti sociali e il loro diritto a stipulare contratti collettivi in conformità del diritto e delle prassi dell'Unione e nazionali.
3. Nessuna disposizione della presente direttiva è da intendersi come giustificazione per limitare la mobilità dei dipendenti. In particolare, in relazione all'esercizio di tale mobilità, la presente direttiva non offre giustificazioni per:
a)
limitare l'utilizzo, da parte dei dipendenti, di informazioni che non costituiscono un segreto commerciale quale definito all'articolo 2, punto 1);
b)
limitare l'utilizzo, da parte dei dipendenti, di esperienze e competenze acquisite in maniera onesta nel normale svolgimento del loro lavoro;
c)
imporre ai dipendenti, nei loro contratti di lavoro, restrizioni aggiuntive rispetto a quelle imposte a norma del diritto dell'Unione o del diritto nazionale.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
1)
«segreto commerciale», informazioni che soddisfano tutti i seguenti requisiti:
a)
sono segrete nel senso che non sono, nel loro insieme o nella precisa configurazione e combinazione dei loro elementi, generalmente note o facilmente accessibili a persone che normalmente si occupano del tipo di informazioni in questione;
b)
hanno valore commerciale in quanto segrete;
c)
sono state sottoposte a misure ragionevoli, secondo le circostanze, da parte della persona al cui legittimo controllo sono soggette, a mantenerle segrete;
2)
«detentore del segreto commerciale», qualsiasi persona fisica o giuridica che controlla legittimamente un segreto commerciale;
3)
«autore della violazione», qualsiasi persona fisica o giuridica che ha illecitamente acquisito, utilizzato o divulgato un segreto commerciale;
4)
«merci costituenti violazione», le merci di cui la progettazione, le caratteristiche, la funzione, la produzione o la commercializzazione beneficiano in maniera significativa di segreti commerciali acquisiti, utilizzati o divulgati illecitamente.
CAPO II
Acquisizione, utilizzo e divulgazione dei segreti commerciali
Articolo 3
Acquisizione, utilizzo e divulgazione leciti dei segreti commerciali
1. L'acquisizione di un segreto commerciale è considerata lecita qualora il segreto commerciale sia ottenuto con una delle seguenti modalità:
a)
scoperta o creazione indipendente;
b)
osservazione, studio, smontaggio o prova di un prodotto o di un oggetto messo a disposizione del pubblico o lecitamente in possesso del soggetto che acquisisce le informazioni, il quale è libero da qualsiasi obbligo giuridicamente valido di imporre restrizioni all'acquisizione del segreto commerciale;
c)
esercizio del diritto all'informazione e alla consultazione da parte di lavoratori o rappresentanti dei lavoratori, in conformità del diritto e delle prassi dell'Unione e nazionali;
d)
qualsiasi altra pratica che, secondo le circostanze, è conforme a leali pratiche commerciali.
2. L'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale sono da considerarsi leciti nella misura in cui siano richiesti o autorizzati dal diritto dell'Unione o dal diritto nazionale.
Articolo 4
Acquisizione, utilizzo e divulgazione illeciti dei segreti commerciali
1. Gli Stati membri garantiscono che i detentori del segreto commerciale siano legittimati a chiedere l'applicazione delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva al fine di prevenire l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti del loro segreto commerciale ovvero ottenere un risarcimento per tale acquisizione, utilizzo o divulgazione.
2. L'acquisizione di un segreto commerciale senza il consenso del detentore è da considerarsi illecita qualora compiuta in uno dei seguenti modi:
a)
con l'accesso non autorizzato, l'appropriazione o la copia non autorizzate di documenti, oggetti, materiali, sostanze o file elettronici sottoposti al lecito controllo del detentore del segreto commerciale, che contengono il segreto commerciale o dai quali il segreto commerciale può essere desunto;
b)
con qualsiasi altra condotta che, secondo le circostanze, è considerata contraria a leali pratiche commerciali.
3. L'utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale sono da considerarsi illeciti se posti in essere senza il consenso del detentore del segreto commerciale da una persona che soddisfa una delle seguenti condizioni:
a)
ha acquisito il segreto commerciale illecitamente;
b)
viola un accordo di riservatezza o qualsiasi altro obbligo di non divulgare il segreto commerciale;
c)
viola un obbligo contrattuale o di altra natura che impone limiti all'utilizzo del segreto commerciale.
4. L'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale si considerano altresì illeciti qualora un soggetto, al momento dell'acquisizione, dell'utilizzo o della divulgazione, fosse a conoscenza o, secondo le circostanze, avrebbe dovuto essere a conoscenza del fatto che il segreto commerciale era stato ottenuto direttamente o indirettamente da un terzo che illecitamente lo utilizzava o lo divulgava ai sensi del paragrafo 3
5. La produzione, l'offerta o la commercializzazione di merci costituenti violazione oppure l'importazione, l'esportazione o lo stoccaggio di merci costituenti violazione a tali fini si considerano un utilizzo illecito di un segreto commerciale anche quando il soggetto che svolgeva tali attività era a conoscenza o, secondo le circostanze, avrebbe dovuto essere a conoscenza del fatto che il segreto commerciale era stato utilizzato illecitamente ai sensi del paragrafo 3.
Articolo 5
Eccezioni
Gli Stati membri garantiscono che una richiesta di applicazione delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva sia respinta qualora la presunta acquisizione, il presunto utilizzo o la presunta divulgazione del segreto commerciale siano avvenuti in uno dei casi seguenti:
a)
nell'esercizio del diritto alla libertà di espressione e d'informazione come previsto dalla Carta, compreso il rispetto della libertà e del pluralismo dei media;
b)
per rivelare una condotta scorretta, un'irregolarità o un'attività illecita, a condizione che il convenuto abbia agito per proteggere l'interesse pubblico generale;
c)
con la divulgazione dai lavoratori ai loro rappresentanti nell'ambito del legittimo esercizio delle funzioni di questi ultimi, conformemente al diritto dell'Unione o al diritto nazionale, a condizione che la divulgazione fosse necessaria per tale esercizio;
d)
al fine di tutelare un legittimo interesse riconosciuto dal diritto dell'Unione o dal diritto nazionale.
CAPO III
Misure, procedure e strumenti di tutela
Sezione 1
Disposizioni generali
Articolo 6
Obbligo generale
1. Gli Stati membri definiscono le misure, le procedure e gli strumenti di tutela necessari ad assicurare la disponibilità di azioni civili riparatorie contro l'acquisizione, l'utilizzo e la divulgazione illeciti dei segreti commerciali.
2. Le misure, le procedure e gli strumenti di tutela di cui al paragrafo 1 devono:
a)
essere leali ed equi;
b)
non essere inutilmente complessi o costosi, né comportare scadenze irragionevoli o ritardi ingiustificati; ed
c)
essere efficaci e dissuasivi.
Articolo 7
Proporzionalità e abuso del processo
1. Le misure, le procedure e gli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva sono applicati in modo:
a)
proporzionato;
b)
tale da evitare la creazione di ostacoli ai legittimi scambi nel mercato interno; e
c)
tale da prevedere garanzie contro gli abusi.
2. Gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie possano, a richiesta del convenuto, applicare adeguate misure previste dal diritto nazionale quando una domanda relativa all'acquisizione, all'utilizzo o alla divulgazione illeciti di un segreto commerciale è manifestamente infondata e l'attore risulta aver avviato l'azione legale in modo abusivo o in malafede. Le suddette misure possono comprendere, a seconda dei casi, la concessione del risarcimento del danno in favore del convenuto, l'imposizione di sanzioni nei confronti dell'attore o l'ordine di pubblicazione delle informazioni riguardanti una decisione di cui all'articolo 15.
Gli Stati membri possono prevedere che le misure di cui al primo comma siano oggetto di procedimenti giudiziari distinti.
Articolo 8
Prescrizione
1. Gli Stati membri, ai sensi del presente articolo, stabiliscono le norme sulla prescrizione dei diritti e delle azioni per chiedere l'applicazione delle misure, delle procedure e degli strumenti di tutela di cui alla presente direttiva.
Le norme di cui al primo comma determinano la decorrenza iniziale del termine di prescrizione, la durata del periodo di prescrizione e le cause di interruzione o sospensione del termine di prescrizione.
2. La durata della prescrizione non supera i sei anni.
Articolo 9
Tutela della riservatezza dei segreti commerciali nel corso di procedimenti giudiziari
1. Gli Stati membri assicurano che le parti, i loro avvocati o altri rappresentanti, il personale giudiziario, i testimoni, gli esperti e tutte le altre persone che partecipano ai procedimenti giudiziari in materia di acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti di un segreto commerciale, o che hanno accesso alla relativa documentazione processuale, non siano autorizzati a utilizzare né a rivelare alcun segreto commerciale o presunto segreto commerciale che le competenti autorità giudiziarie, in risposta ad una richiesta debitamente motivata della parte interessata, abbiano indicato come riservato e di cui siano venuti a conoscenza a seguito della partecipazione al procedimento o dell'accesso a detta documentazione. Gli Stati membri possono inoltre consentire alle competenti autorità giudiziarie di adottare siffatte misure di propria iniziativa.
L'obbligo di cui al primo comma resta in vigore dopo la conclusione del procedimento giudiziario. Tuttavia, tale obbligo viene meno in uno qualsiasi dei casi seguenti:
a)
se una decisione definitiva ha accertato che il presunto segreto commerciale non soddisfa i requisiti di cui all'articolo 2, punto 1); o
b)
se, nel tempo, le informazioni in questione diventano generalmente note o facilmente accessibili a persone che normalmente si occupano di questo tipo di informazioni.
2. Gli Stati membri garantiscono inoltre che le competenti autorità giudiziarie possano, su richiesta debitamente motivata di una delle parti, adottare le misure specifiche necessarie a tutelare la riservatezza di qualunque segreto commerciale o presunto segreto commerciale utilizzato o menzionato nel corso dei procedimenti giudiziari concernenti l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale. Gli Stati membri possono inoltre consentire alle competenti autorità giudiziarie di adottare tali misure di propria iniziativa.
Le misure di cui al primo comma prevedono almeno la possibilità di:
a)
limitare l'accesso, totale o parziale, a qualsiasi documento contenente segreti commerciali o presunti segreti commerciali prodotto dalle parti o da terzi, ad un numero ristretto di persone;
b)
limitare l'accesso alle udienze e alle relative registrazioni o trascrizioni, quando sussiste la possibilità di divulgazione di segreti commerciali o presunti segreti commerciali, ad un numero ristretto di persone;
c)
rendere disponibili, a qualsiasi persona diversa da quelle incluse nel numero ristretto di persone di cui alle lettere a) e b), le decisioni giudiziarie in una versione non riservata, nella quale i punti contenenti segreti commerciali siano stati eliminati o oscurati.
Il numero di persone di cui al secondo comma, lettere a) e b), non è superiore a quanto necessario al fine di assicurare il rispetto del diritto delle parti del procedimento giudiziario a una tutela effettiva e a un processo equo e comprende almeno una persona fisica di ciascuna parte in causa, nonché i rispettivi avvocati o altri rappresentanti di tali parti del procedimento giudiziario.
3. Nel decidere le misure di cui al paragrafo 2 e nel valutare la loro proporzionalità, le competenti autorità giudiziarie tengono conto della necessità di assicurare il diritto a una tutela effettiva e a un processo equo, dei legittimi interessi delle parti e, se del caso, di terzi, nonché dei potenziali danni a carico di una delle parti e, se del caso, di terzi, derivanti dall'accoglimento o dal rigetto di tali misure.
4. Qualsiasi trattamento di dati personali di cui ai paragrafi 1, 2 o 3 è effettuato in conformità della direttiva 95/46/CE.
Sezione 2
Misure provvisorie e misure cautelari
Articolo 10
Misure provvisorie e misure cautelari
1. Gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie possano, su richiesta del detentore del segreto commerciale, ordinare una o più delle seguenti misure provvisorie e cautelari nei confronti del presunto autore della violazione:
a)
la cessazione o, a seconda dei casi, il divieto di utilizzo o di divulgazione del segreto commerciale a titolo provvisorio;
b)
il divieto di produzione, offerta, commercializzazione o utilizzo di merci costituenti violazione oppure di importazione, esportazione o immagazzinamento di merci costituenti violazione per perseguire tali fini;
c)
il sequestro o la consegna delle merci sospettate di costituire violazione, compresi i prodotti importati, in modo da impedirne l'ingresso sul mercato o la circolazione al suo interno.
2. Gli Stati membri assicurano che le autorità giudiziarie possano, in alternativa alle misure di cui al paragrafo 1, subordinare il proseguimento del presunto utilizzo illecito di un segreto commerciale alla costituzione di garanzie intese ad assicurare il risarcimento in favore del detentore del segreto commerciale. La divulgazione di un segreto commerciale a fronte della costituzione di garanzie non è consentita.
Articolo 11
Condizioni di applicazione e protezione
1. Relativamente alle misure di cui all'articolo 10, gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie dispongano del potere di esigere dall'attore la produzione delle prove ragionevolmente disponibili e atte a dimostrare con un sufficiente grado di certezza:
a)
l'esistenza del segreto commerciale;
b)
la detenzione del segreto commerciale da parte dell'attore; e
c)
l'avvenuta acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti, o l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti e imminenti di un segreto commerciale.
2. Gli Stati membri assicurano che, nel decidere in merito all'accoglimento o al rigetto della domanda e nel valutarne la proporzionalità, le competenti autorità giudiziarie siano tenute a prendere in considerazione le circostanze specifiche del caso, inclusi, ove opportuno:
a)
il valore e le altre caratteristiche specifiche del segreto commerciale;
b)
le misure adottate per proteggere il segreto commerciale;
c)
la condotta del convenuto nell'acquisire, utilizzare o divulgare il segreto commerciale;
d)
l'impatto dell'utilizzo o della divulgazione illeciti del segreto commerciale;
e)
i legittimi interessi delle parti e l'impatto che l'accoglimento o il rigetto delle misure potrebbe avere per le parti;
f)
i legittimi interessi di terzi;
g)
l'interesse pubblico; e
h)
la tutela dei diritti fondamentali.
3. Gli Stati membri garantiscono che le misure di cui all'articolo 10 siano revocate o altrimenti cessino di avere effetto, su richiesta del convenuto, se:
a)
l'attore non avvia un procedimento giudiziario inteso ad ottenere una decisione sul merito della controversia dinanzi la competente autorità giudiziaria entro un termine ragionevole stabilito dall'autorità giudiziaria che ordina le misure, se previsto dal diritto di uno Stato membro o, altrimenti, entro un periodo di tempo non superiore a 20 giorni lavorativi o a 31 giorni di calendario, a seconda di quale dei due periodi sia più lungo; o
b)
le informazioni in questione non soddisfano più i requisiti di cui all'articolo 2, punto 1), per ragioni non imputabili al convenuto.
4. Gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie possano subordinare le misure di cui all'articolo 10 alla costituzione, da parte dell'attore, di una cauzione adeguata o di una garanzia equivalente destinata ad assicurare il risarcimento dell'eventuale danno subito dal convenuto e, se del caso, da qualsiasi altra persona interessata dalle misure.
5. Se le misure di cui all'articolo 10 sono revocate sulla base del paragrafo 3, lettera a), del presente articolo qualora esse si estinguano a causa di un'azione o di un'omissione dell'attore, oppure se è stato successivamente accertato che non vi sono stati acquisizione, utilizzo o divulgazione illeciti del segreto commerciale né la minaccia di tale comportamento, le competenti autorità giudiziarie hanno la facoltà di ordinare all'attore, su richiesta del convenuto o di un terzo danneggiato, di fornire al convenuto o al terzo danneggiato un adeguato risarcimento dell'eventuale danno provocato da tali misure.
Gli Stati membri possono prevedere che la richiesta di risarcimento di cui al primo comma sia oggetto di procedimenti giudiziari distinti.
Sezione 3
Misure adottate a seguito di decisione sul merito della controversia
Articolo 12
Ingiunzioni e misure correttive
1. Gli Stati membri assicurano che, in presenza di una decisione giudiziaria adottata nel merito che accerti l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale, le competenti autorità giudiziarie possano, su richiesta dell'attore, ordinare una o più delle seguenti misure nei confronti dell'autore della violazione:
a)
la cessazione o, se del caso, il divieto di utilizzo o di divulgazione del segreto commerciale;
b)
il divieto di produzione, offerta, commercializzazione o utilizzazione di merci costituenti violazione oppure di importazione, esportazione o immagazzinamento di merci costituenti violazione per perseguire tali fini;
c)
l'adozione delle opportune misure correttive per quanto riguarda le merci costituenti violazione;
d)
la distruzione della totalità o di una parte dei documenti, oggetti, materiali, sostanze o file elettronici che contengono o incorporano un segreto commerciale, oppure, se del caso, la consegna all'attore di una parte o della totalità di tali documenti, oggetti, materiali, sostanze o file elettronici.
2. Le misure correttive di cui al paragrafo 1, lettera c), comprendono:
a)
il richiamo dal mercato delle merci costituenti violazione;
b)
l'eliminazione dalle merci costituenti violazione delle qualità che le rendono tali;
c)
la distruzione delle merci costituenti violazione o, se del caso, il loro ritiro dal mercato, a condizione che il ritiro non pregiudichi la tutela del segreto commerciale in questione.
3. Gli Stati membri possono prevedere che, all'atto di ordinare il ritiro dal mercato delle merci costituenti violazione, le autorità giudiziarie competenti possano disporre, su richiesta del detentore del segreto commerciale, che le merci siano consegnate al detentore del segreto commerciale o ad associazioni a scopo benefico.
4. Le autorità giudiziarie competenti ordinano che le misure di cui al paragrafo 1, lettere c) e d), siano attuate a spese dell'autore della violazione, salvo laddove sussistano motivi particolari per non farlo. Tali misure non pregiudicano l'eventuale risarcimento del danno in favore del detentore del segreto commerciale in conseguenza dell'acquisizione, dell'utilizzo o della divulgazione illeciti del segreto commerciale.
Articolo 13
Condizioni di applicazione, protezione e misure alternative
1. Gli Stati membri assicurano che, nell'esaminare le domande di accoglimento delle ingiunzioni e delle misure correttive di cui all'articolo 12 e nel valutarne la proporzionalità, le competenti autorità giudiziarie siano tenute a prendere in considerazione le circostanze specifiche del caso, inclusi se del caso:
a)
il valore o le altre caratteristiche specifiche del segreto commerciale;
b)
le misure adottate per proteggere il segreto commerciale;
c)
la condotta del convenuto nell'acquisire, utilizzare o divulgare il segreto commerciale;
d)
l'impatto dell'utilizzo o della divulgazione illeciti del segreto commerciale;
e)
i legittimi interessi delle parti e l'impatto che l'accoglimento o il rigetto delle misure potrebbe avere per le parti;
f)
i legittimi interessi di terzi;
g)
l'interesse pubblico; e
h)
la tutela dei diritti fondamentali.
Laddove le competenti autorità giudiziarie limitano la durata delle misure di cui all'articolo 12, paragrafo 1, lettere a) e b), detta durata deve essere sufficiente ad eliminare qualsiasi vantaggio commerciale o economico che l'autore della violazione avrebbe potuto ottenere dall'acquisizione, dall'utilizzo o dalla divulgazione illeciti del segreto commerciale.
2. Gli Stati membri provvedono affinché le misure di cui all'articolo 12, paragrafo 1, lettere a) e b), siano revocate o cessino altrimenti di avere effetto, a richiesta del convenuto, se le informazioni in questione non soddisfano più i criteri di cui all'articolo 2, punto 1), per ragioni non imputabili direttamente o indirettamente al convenuto.
3. Gli Stati membri provvedono affinché, su richiesta del soggetto cui potrebbero essere applicate le misure di cui all'articolo 12, la competente autorità giudiziaria possa ordinare il pagamento di un indennizzo alla parte lesa invece che l'applicazione di dette misure, se sono soddisfatte tutte le seguenti condizioni:
a)
il soggetto interessato, al momento dell'utilizzo o della divulgazione, non era a conoscenza né, secondo le circostanze, avrebbe dovuto essere a conoscenza del fatto che il segreto commerciale era stato ottenuto da un altro soggetto che lo stava utilizzando o divulgando illecitamente;
b)
l'esecuzione delle misure in questione può arrecare un danno sproporzionato al soggetto interessato; e
c)
l'indennizzo alla parte lesa appare ragionevolmente soddisfacente.
Qualora in alternativa alla misura di cui all'articolo 12, paragrafo 1, lettere a) e b), sia disposto l'indennizzo, quest'ultimo non supera l'importo dei diritti dovuti se il soggetto interessato avesse richiesto l'autorizzazione ad utilizzare il segreto commerciale in questione per il periodo di tempo per il quale l'utilizzo del segreto commerciale avrebbe potuto essere vietato.
Articolo 14
Risarcimento del danno
1. Gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie, a richiesta della parte lesa, ordinino all'autore della violazione che era o avrebbe dovuto essere a conoscenza del carattere illecito dell'acquisizione, dell'utilizzo o della divulgazione del segreto commerciale, di provvedere in favore del detentore del segreto commerciale al risarcimento dei danni in misura adeguata al pregiudizio effettivo subito a seguito dell'acquisizione, dell'utilizzo o della divulgazione illeciti del segreto commerciale.
Gli Stati membri possono limitare la responsabilità a carico dei dipendenti nei confronti del datore di lavoro per l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale del datore di lavoro, in caso di danni causati involontariamente.
2. Nello stabilire il risarcimento dei danni di cui al paragrafo 1, le competenti autorità giudiziarie tengono conto di tutti i fattori pertinenti, quali le conseguenze economiche negative, compreso il lucro cessante subito dalla parte lesa, i profitti realizzati illecitamente dall'autore della violazione e, ove opportuno, elementi diversi dai fattori economici, quale ad esempio il pregiudizio morale causato al detentore del segreto commerciale dall'acquisizione, dall'utilizzo o dalla divulgazione illeciti del segreto commerciale.
Le competenti autorità giudiziarie, in alternativa, possono, ove opportuno, stabilire come risarcimento una somma forfettaria in base ad elementi quali, per lo meno, l'importo dei diritti dovuti qualora l'autore della violazione avesse richiesto l'autorizzazione per l'utilizzo del segreto commerciale in questione.
Articolo 15
Pubblicazione delle decisioni giudiziarie
1. Gli Stati membri assicurano che, nell'ambito delle azioni giudiziarie intentate per l'acquisizione, l'utilizzo o la divulgazione illeciti di un segreto commerciale, le competenti autorità giudiziarie possano ordinare, su richiesta dell'attore e a spese dell'autore della violazione, misure adeguate per la pubblicazione delle informazioni concernenti la decisione, compresa la pubblicazione, integrale o per estratto, della decisione.
2. Le misure di cui al paragrafo 1 del presente articolo tutelano la riservatezza dei segreti commerciali come previsto all'articolo 9.
3. Nel decidere se ordinare o meno una misura di cui al paragrafo 1 e nel valutarne la proporzionalità, le competenti autorità giudiziarie considerano, se del caso, il valore del segreto commerciale, la condotta dell'autore della violazione nell'acquisire, utilizzare o divulgare il segreto commerciale, l'impatto dell'utilizzo o della divulgazione illeciti di detto segreto, nonché il rischio di ulteriore utilizzo o divulgazione illeciti del segreto commerciale da parte dell'autore della violazione.
Le competenti autorità giudiziarie considerano altresì se le informazioni sull'autore della violazione siano tali da consentire l'identificazione di una persona fisica e, in tal caso, se la pubblicazione di tali informazioni sia giustificata, in particolare alla luce degli eventuali danni che tale misura può provocare alla vita privata e alla reputazione dell'autore della violazione.
CAPO IV
Sanzioni, relazioni e disposizioni finali
Articolo 16
Sanzioni in caso di mancato adempimento della presente direttiva
Gli Stati membri assicurano che le competenti autorità giudiziarie possano imporre sanzioni a qualsiasi soggetto che non adempia o rifiuti di adempiere le misure adottate in applicazione degli articoli 9, 10 e 12.
Le sanzioni previste comprendono la possibilità di imporre penalità di mora in caso di mancata osservanza di una misura adottata a norma degli articoli 10 e 12.
Le sanzioni previste sono efficaci, proporzionate e dissuasive.
Articolo 17
Scambio di informazioni e corrispondenti
Al fine di promuovere la collaborazione, compreso lo scambio di informazioni, tra gli Stati membri e tra gli Stati membri e la Commissione, ogni Stato membro designa uno o più corrispondenti nazionali per le questioni riguardanti l'applicazione delle misure di cui alla presente direttiva. Esso comunica i dati di contatto del corrispondente o dei corrispondenti nazionali agli altri Stati membri e alla Commissione.
Articolo 18
Relazioni
1. Entro il 9 giugno 2021, l'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale, nel quadro delle attività dell'Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, elabora una relazione preliminare sulle controversie relative all'acquisizione, all'utilizzo o alla divulgazione illeciti di segreti commerciali, in applicazione della presente direttiva.
2. Entro il 9 giugno 2022, la Commissione redige una relazione intermedia sull'applicazione della presente direttiva e la sottopone al Parlamento europeo e al Consiglio. Tale relazione tiene debitamente conto della relazione di cui al paragrafo 1.
Tale relazione intermedia, in particolare, esamina i possibili effetti dell'applicazione della presente direttiva sulla ricerca e sull'innovazione, sulla mobilità dei dipendenti e sull'esercizio del diritto alla libertà di espressione e d'informazione.
3. Entro il 9 giugno 2026, la Commissione redige una valutazione dell'impatto della presente direttiva e la sottopone al Parlamento europeo e al Consiglio.
Articolo 19
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 9 giugno 2018. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni principali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 20
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 21
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, l'8 giugno 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
A.G. KOENDERS
(1) GU C 226 del 16.7.2014, pag. 48.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 14 aprile 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 27 maggio 2016.
(3) Decisione 94/800/CE del Consiglio, del 22 dicembre 1994, relativa alla conclusione a nome della Comunità europea, per le materie di sua competenza, degli accordi dei negoziati multilaterali dell'Uruguay Round (1986-1994) (GU L 336 del 23.12.1994, pag. 1).
(4) Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001 relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43).
(5) Regolamento (CE) n. 1367/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 settembre 2006, sull'applicazione alle istituzioni e agli organi comunitari delle disposizioni della convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale (GU L 264 del 25.9.2006, pag. 13).
(6) Direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2003, sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale e che abroga la direttiva 90/313/CEE del Consiglio (GU L 41 del 14.2.2003, pag. 26).
(7) Direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 1).
(8) Direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 65).
(9) Direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 243).
(10) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(11) Direttiva 2004/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale (GU L 157 del 30.4.2004, pag. 45).
(12) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Norme unionali in materia di protezione dei segreti commerciali
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Stabilisce le regole dell’Unione europea (UE) per l’armonizzazione delle legislazioni nazionali in materia di protezione contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti di segreti commerciali.
Essa intende avere un effetto deterrente contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti di segreti commerciali, senza limitare i diritti e le libertà fondamentali.
PUNTI CHIAVE
Acquisizione lecita
Acquisire un segreto commerciale è considerato lecito se è ottenuto mediante:
scoperta o creazione indipendente;
osservazione, studio, smontaggio o prova di un prodotto o di un oggetto messo a disposizione del pubblico o lecitamente in possesso del soggetto che acquisisce le informazioni, il quale è libero da qualsiasi obbligo giuridicamente valido di limitare l’acquisizione del segreto commerciale;
esercizio del diritto all’informazione e alla consultazione da parte di lavoratori o rappresentanti dei lavoratori, in conformità al diritto e alle prassi unionali e nazionali;
qualsiasi altra pratica che, secondo le circostanze, è conforme a leali pratiche commerciali.
L’acquisizione, l’utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale sono da considerarsi leciti nella misura in cui siano richiesti o autorizzati dal diritto dell’Unione o dal diritto nazionale.
Acquisizione, utilizzo e divulgazione illeciti dei segreti commerciali
L’acquisizione di un segreto commerciale senza il consenso del detentore è da considerarsi illecita qualora compiuta in uno dei seguenti modi:
con l’accesso non autorizzato, l’appropriazione o la copia non autorizzate di documenti, oggetti, materiali, sostanze o file elettronici sottoposti al lecito controllo del detentore del segreto commerciale;
con qualsiasi altra condotta che, secondo le circostanze, è considerata contraria a leali pratiche commerciali.
L’utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale sono da considerarsi illeciti se posti in essere senza il consenso del detentore del segreto commerciale da una persona che:
ha acquisito il segreto commerciale illecitamente;
viola un accordo di riservatezza o qualsiasi altro obbligo di non divulgare il segreto commerciale;
viola un obbligo contrattuale o di altra natura che impone limiti all’utilizzo del segreto commerciale.
L’acquisizione, l’utilizzo o la divulgazione di un segreto commerciale si considerano altresì illeciti qualora un soggetto sia a conoscenza o avrebbe dovuto essere a conoscenza del fatto che il segreto commerciale è stato ottenuto direttamente o indirettamente da un terzo che lo utilizzava o lo divulgava illecitamente.
Eccezioni
La direttiva prevede che non siano applicate le misure, le procedure e gli strumenti da essa previsti, qualora la presunta acquisizione, utilizzo o divulgazione del segreto commerciale siano avvenuti in uno dei casi seguenti:
nell’esercizio del diritto alla libertà di espressione e d’informazione come previsto dalla Carta dei diritti fondamentali, compreso il rispetto della libertà e del pluralismo dei media;
per rivelare una condotta scorretta, un’irregolarità o un’attività illecita , a condizione che il convenuto abbia agito per proteggere l’interesse pubblico generale;
con la divulgazione dai lavoratori ai loro rappresentanti, a condizione che la divulgazione fosse necessaria per tale esercizio;
al fine di tutelare un legittimo interesse riconosciuto dal diritto dell’Unione o dal diritto nazionale.
Misure, procedure e strumenti di tutela
I paesi dell’UE devono prevedere le misure, le procedure e gli strumenti di tutela per garantire la disponibilità di azioni civili riparatorie* contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti dei segreti commerciali.
Le misure, le procedure e gli strumenti di tutela devono essere:
leali, efficaci e dissuasivi;
non inutilmente complessi o costosi, né comportare scadenze irragionevoli o ritardi ingiustificati.
La durata della prescrizione non deve superare i sei anni.
I detentori del segreto commerciale possono richiedere l’applicazione degli strumenti di tutela* in caso di acquisizione, utilizzo e divulgazione illeciti di detto segreto commerciale, che possono comprendere:
la concessione di un risarcimento;
ingiunzioni che vietano al convenuto di utilizzare o rivelare il segreto commerciale;
il richiamo dal mercato delle merci costituenti violazione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA?
Dal 5 luglio 2016. I paesi dell’UE devono integrarla nel proprio diritto nazionale entro il 9 giugno 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:
«
Segreti commerciali
» sul sito Internet della Commissione europea;
Comunicato stampa sul sito Internet della Commissione europea.
* TERMINI CHIAVE
Risarcimento: imporre un diritto, un indennizzo o un rimedio a un torto legale. I mezzi possono comprendere un risarcimento per il torto o i danni subiti, il recupero o la restituzione per i danni o le lesioni subite.
Strumenti di tutela: i mezzi attraverso i quali un tribunale impone un diritto, una sanzione, o emette una sentenza per imporre la propria volontà.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/943 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’8 giugno 2016, sulla protezione del know-how riservato e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali) contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti (GU L 157 del 15.6.2016, pagg. 1-18) |
Misure restrittive dell’Unione europea in considerazione della situazione in Libia
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE E DEL REGOLAMENTO?
Nell’ambito degli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune dell’Unione, forniscono la base giuridica per le sanzioni dell’Unione contro la Libia. Essi rafforzano le sanzioni delle Nazioni Unite contro la Libia in vigore dal 2011.
PUNTI CHIAVE
La decisione e il regolamento, sottoposti a molteplici modifiche, comprendono una serie di divieti e restrizioni, tra cui:un divieto di vendita, fornitura, esportazione o trasferimento di attrezzature, come le armi da fuoco, che potrebbero essere utilizzate in Libia per attuare misure repressive interne.Ciò include il divieto di fornire assistenza tecnica nell’uso di tali apparecchiature; l’ispezione da parte dei paesi dell’Unione di tutte le navi e gli aeromobili diretti o provenienti dalla Libia e sospettati di trasportare oggetti vietati; l’autorizzazione preventiva per la vendita, la fornitura, l’esportazione o il trasferimento di merci, come i gommoni o le imbarcazioni a motore, che potrebbero essere utilizzate per il traffico di migranti o per il traffico di esseri umani, per l’uso in Libia; il congelamento di fondi e risorse economiche di persone, società o organismi elencati dal Consiglio di sicurezza dell’ONU o dal Comitato delle sanzioni delle Nazioni Unite nei confronti della Libia, nonché di coloro che non figurano in tali elenchi, ma che soddisfano determinati criteri, tra cui:essere coinvolti o complici di gravi violazioni dei diritti umani nei confronti di persone in Libia;essere identificati come coinvolti o associati all’ex regime di Muammar Gheddafi;aver intrapreso o fornito sostegno ad atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia ovvero ostacolano o minano la transizione politica della Libia; rifiuto dell’ammissione all’interno del territorio dell’Unione di individui soggetti a divieti di viaggio delle Nazioni Unite nei confronti della Libia, nonché di coloro che soddisfano determinati criteri come quelli summenzionati.Deroghe
Il regolamento e la decisione contengono entrambi una serie di deroghe a tali divieti e restrizioni, tra cui:il rilascio di alcuni beni congelati per scopi legittimi; la vendita, la fornitura, l’esportazione o il trasferimento di alcuni dispositivi di protezione, come giacche antiproiettile e caschi militari, in circostanze specifiche; i viaggi per motivi umanitari.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO IL REGOLAMENTO E LA DECISIONE?
La decisione è in vigore dal 2 agosto 2015 e abroga la decisione 2011/137/PESC.
Il regolamento è in vigore dal 20 gennaio 2016 e abroga il regolamento (UE) n. 204/2011.
CONTESTO
La Libia e l’UE (Servizio europeo per l’azione esterna).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (PESC) 2015/1333 del Consiglio, del 31 luglio 2015, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia e che abroga la decisione 2011/137/PESC (GU L 206 dell’1.8.2015, pag. 34).
Le successive modifiche alla decisione (PESC) 2015/1333 del Consiglio sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha solo valore documentale.
Regolamento (UE) 2016/44 del Consiglio, del 18 gennaio 2016, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia e che abroga il regolamento (UE) n. 204/2011 (GU L 12 del 19.1.2016, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
DOCUMENTI COLLEGATI
Elenco comune delle attrezzature militari dell’Unione europea (GU C 97 del 28.3.2017, pag. 1).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo V — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche in materia di politica estera e di sicurezza comune — Capitolo 2 — Disposizioni specifiche in materia di politica estera e di sicurezza comune — Sezione 1 — Disposizioni comuni — Articolo 29 (ex articolo 15 TUE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 33).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’UE — Parte quinta — L’azione esterna dell’Unione — Titolo IV — Misure restrittive — Articolo 215 (ex art.301 TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 144).
Decisione (PESC) 2015/778 del Consiglio, del 18 maggio 2015, relativa a un’operazione militare dell’Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale (EUNAVFOR MED) (GU L 122 del 19.5.2015, pag. 31).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO (UE) 2016/44 DEL CONSIGLIO
del 18 gennaio 2016
concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia e che abroga il regolamento (UE) n. 204/2011
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 215,
vista la decisione (PESC) 2015/1333 del Consiglio, del 31 luglio 2015, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia e che abroga la decisione 2011/137/PESC (1),
vista la proposta congiunta dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e della Commissione europea,
considerando quanto segue:
(1)
Il 28 febbraio 2011 il Consiglio ha adottato la decisione 2011/137/PESC (2). Conformemente alla risoluzione 1970 (2011) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSCR) e alle risoluzioni successive, la decisione 2011/137/PESC disponeva un embargo sulle armi, un divieto relativo alle attrezzature per la repressione interna nonché restrizioni all'ammissione e il congelamento dei fondi e delle risorse economiche di determinate persone ed entità coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani a danno di persone in Libia, ivi compreso il coinvolgimento in aggressioni nei confronti della popolazione e delle infrastrutture civili in violazione del diritto internazionale. Tali persone fisiche o giuridiche ed entità sono elencati negli allegati della decisione 2011/137/PESC. Era pertanto necessaria un'azione normativa per prevedere le misure pertinenti necessarie. Da allora il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite («Consiglio di sicurezza») ha adottato un certo numero di risoluzioni aggiuntive sulla Libia che hanno prorogato o modificato le misure restrittive dell'ONU nei confronti di questo paese, tra cui l'UNSCR 2174 (2014), che modifica la portata dell'embargo sulle armi e proroga l'applicazione del divieto di viaggio e delle misure di congelamento dei beni, e l'UNSCR 2213 (2015) in relazione all'impegno assunto dal Consiglio di sicurezza a favore della sovranità, dell'indipendenza, dell'integrità territoriale e dell'unità nazionale della Libia.
(2)
Il 26 maggio 2015 il Consiglio ha adottato la decisione (PESC) 2015/818 (3), che modifica la decisione 2011/137/PESC prendendo in considerazione il fatto che la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia e il positivo completamento della transizione politica in Libia continuano a essere minacciati. La decisione (PESC) 2015/818 ha tenuto conto anche della minaccia costituita dalle persone e dalle entità che possiedono o controllano fondi pubblici libici distratti durante il vecchio regime di Muammar Gheddafi in Libia che potrebbero essere utilizzati per minacciare la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia, oppure per ostacolare o pregiudicare il positivo completamento della sua transizione politica. Il Consiglio ha proceduto a un riesame integrale degli elenchi delle persone ed entità soggette al divieto di viaggio e al congelamento dei beni di cui agli allegati II e III della decisione 2011/137/PESC. Il 31 luglio 2015 il Consiglio ha adottato la decisione consolidata (PESC) 2015/1333 e ha abrogato la decisione 2011/137/PESC.
(3)
Per motivi di chiarezza, il regolamento (UE) n. 204/2011 del Consiglio (4), come modificato e attuato da una serie di regolamenti successivi, dovrebbe essere consolidato in un nuovo regolamento.
(4)
Il potere di modificare gli elenchi di cui agli allegati II e III del presente regolamento dovrebbe essere esercitato dal Consiglio, in considerazione della minaccia specifica alla pace internazionale e alla sicurezza nella regione posta dalla situazione in Libia e al fine di garantire la coerenza con il processo di modifica e revisione degli allegati della decisione (PESC) 2015/1333.
(5)
Ai fini dell'applicazione del presente regolamento e per garantire la massima certezza giuridica all'interno dell'Unione, dovrebbero essere pubblicati i nomi e gli altri dati pertinenti relativi alle persone fisiche e giuridiche, alle entità e agli organismi i cui fondi e le cui risorse economiche devono essere congelati a norma del presente regolamento. Qualsiasi trattamento di dati personali deve essere conforme al regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (5) e alla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
(6)
Al fine di garantire che le misure previste dal presente regolamento siano efficaci, il presente regolamento dovrebbe entrare in vigore immediatamente,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Ai fini del presente regolamento si intende per:
a) «fondi»: tutte le attività e i benefici finanziari di qualsiasi natura, compresi, ma si tratta di un elenco non limitativo:
i)
i contanti, gli assegni, le cambiali, i vaglia postali e gli altri strumenti di pagamento;
ii)
i depositi presso istituti finanziari o altre entità, i saldi sui conti, i debiti e gli obblighi;
iii)
i titoli negoziati a livello pubblico e privato e i prestiti obbligazionari, comprese le azioni, i certificati azionari, le obbligazioni, i pagherò, i warrant, le obbligazioni ipotecarie e i contratti finanziari derivati;
iv)
gli interessi, i dividendi o altri redditi generati dalle attività;
v)
il credito, il diritto di compensazione, le garanzie, le fideiussioni e gli altri impegni finanziari;
vi)
le lettere di credito, le polizze di carico e gli atti di cessione;
vii)
i documenti da cui risulti un interesse riguardante capitali o risorse finanziarie;
b) «congelamento di fondi»: il divieto di spostare, trasferire, alterare o utilizzare o gestire i fondi o di avere accesso a essi in modo da modificarne il volume, l'importo, la collocazione, la proprietà, il possesso, la natura e la destinazione o da introdurre altri cambiamenti tali da consentire l'uso dei fondi in questione, compresa la gestione di portafoglio;
c) «risorse economiche»: le attività di qualsiasi tipo, tangibili o intangibili, mobili o immobili, che non sono fondi ma che possono essere utilizzate per ottenere fondi, beni o servizi;
d) «congelamento di risorse economiche»: il divieto di utilizzare risorse economiche per ottenere fondi, beni o servizi in qualsiasi modo, anche attraverso la vendita, l'affitto e le ipoteche;
e) «assistenza tecnica»: qualsiasi supporto tecnico di riparazione, perfezionamento, fabbricazione, assemblaggio, prova, manutenzione o altro servizio tecnico e che può assumere la forma di istruzione, pareri, formazione, trasmissione dell'apprendimento del funzionamento o delle competenze o servizi di consulenza, comprese le forme orali di assistenza;
f) «comitato delle sanzioni»: il comitato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite istituito a norma del punto 24 dell'UNSCR 1970 (2011);
g) «territorio dell'Unione»: i territori degli Stati membri cui si applica il trattato, alle condizioni ivi stabilite, compreso lo spazio aereo.
h) «navi designate»: le navi designate dal comitato delle sanzioni di cui al paragrafo 11 dell'UNSCR 2146 (2014), elencate nell'allegato V del presente regolamento;
i) «punto di contatto del governo della Libia»: il punto di contatto nominato dal governo della Libia e notificato al comitato delle sanzioni conformemente al punto 3 dell'UNSCR 2146 (2014).
Articolo 2
1. È vietato:
a)
vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna, elencate nell'allegato I, originarie o meno dell'Unione, a qualsiasi persona, entità o organismo in Libia o per un uso in Libia;
b)
partecipare, consapevolmente e deliberatamente, ad attività aventi l'obiettivo o il risultato di eludere i divieti di cui alla lettera a).
2. È vietato acquistare, importare o trasportare dalla Libia attrezzature che potrebbero essere usate per la repressione interna elencate nell'allegato I, a prescindere dal fatto che il prodotto interessato sia originario o meno della Libia.
3. Il paragrafo 1 non si applica all'abbigliamento protettivo, compresi i giubbotti antiproiettile e gli elmetti militari, temporaneamente esportato in Libia da personale dell'ONU, da personale dell'Unione o dei suoi Stati membri, da rappresentanti dei mass media, da operatori umanitari e dello sviluppo e da personale associato, per uso esclusivamente individuale.
4. In deroga al paragrafo 1, le autorità competenti degli Stati membri, elencate nell'allegato IV, possono autorizzare la vendita, la fornitura, il trasferimento o l'esportazione di attrezzature che potrebbero essere usate per la repressione interna, alle condizioni che ritengono appropriate, se stabiliscono che tali attrezzature sono destinate esclusivamente a uso umanitario o protettivo.
Articolo 3
1. È vietato:
a)
fornire, direttamente o indirettamente, assistenza tecnica pertinente ai beni e alle tecnologie inclusi nell'elenco comune delle attrezzature militari dell'Unione europea (7) (elenco comune delle attrezzature militari), o alla fornitura, alla fabbricazione, alla manutenzione e all'uso dei beni inseriti in tale elenco, a qualsiasi persona, entità o organismo in Libia o per un uso in Libia;
b)
fornire, direttamente o indirettamente, assistenza tecnica pertinente ad attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna, elencate nell'allegato I, a qualsiasi persona, entità o organismo in Libia o per un uso in Libia;
c)
fornire, direttamente o indirettamente, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti ai beni e alle tecnologie inclusi nell'elenco comune delle attrezzature militari o nell'allegato I, compresi in particolare sovvenzioni, prestiti e assicurazione dei crediti all'esportazione, per la vendita, la fornitura, il trasferimento o l'esportazione dei beni o delle tecnologie suddetti o la fornitura di assistenza tecnica connessa a qualsiasi persona, entità o organismo in Libia o per un uso in Libia;
d)
fornire, direttamente o indirettamente, assistenza tecnica, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti alla fornitura di personale mercenario armato in Libia o per un uso in Libia;
e)
partecipare, consapevolmente e deliberatamente, ad attività aventi l'obiettivo o il risultato di eludere i divieti di cui alle lettere da a) a d).
2. In deroga al paragrafo 1, i divieti ivi stabiliti non si applicano:
a)
alla fornitura di assistenza tecnica, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti a materiale militare non letale destinato esclusivamente a uso umanitario o protettivo;
b)
all'abbigliamento protettivo, compresi i giubbotti antiproiettile e gli elmetti militari, temporaneamente esportato in Libia da personale dell'ONU, da personale dell'Unione o dei suoi Stati membri, da rappresentanti dei media, da operatori umanitari e dello sviluppo e da personale associato, per uso esclusivamente individuale;
c)
alla fornitura di assistenza tecnica, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti a materiale militare non letale destinato esclusivamente alla sicurezza o all'assistenza al disarmo al governo libico.
3. In deroga al paragrafo 1 e previa approvazione da parte del comitato delle sanzioni, i divieti ivi previste non si applicano a:
a)
alla fornitura di assistenza tecnica, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti ad altre vendite o alla fornitura di armi e materiale connesso;
b)
alla fornitura di assistenza tecnica, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti a materiale militare, comprese le armi e il materiale connesso che non rientrano nell'ambito di applicazione della lettera a) e sono destinati esclusivamente alla sicurezza o all'assistenza al disarmo al governo libico.
4. In deroga al paragrafo 1, le autorità competenti degli Stati membri, elencate nell'allegato IV, possono autorizzare la fornitura di assistenza tecnica, finanziamenti e assistenza finanziaria pertinenti ad attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna alle condizioni che ritengono appropriate, se stabiliscono che tali attrezzature sono destinate esclusivamente a uso umanitario o protettivo.
Articolo 4
Al fine di impedire il trasferimento dei beni e delle tecnologie che figurano nell'elenco comune delle attrezzature militari o la cui vendita, fornitura, trasferimento, esportazione o importazione sono vietati dal presente regolamento, per tutti i beni che entrano nel territorio doganale dell'Unione o escono da tale territorio diretti in Libia o provenienti da tale paese, oltre alle norme che disciplinano l'obbligo di fornire informazioni prima dell'arrivo o della partenza, stabilite nelle disposizioni pertinenti sulle dichiarazioni sommarie di entrata e di uscita e sulle dichiarazioni doganali dei regolamenti(CE) n. 450/2008 (8) e (UE) 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (9), la persona che fornisce tali informazioni dichiara se i beni rientrano nell'elenco comune delle attrezzature militari o nel presente regolamento e, nel caso in cui i beni esportati siano soggetti ad autorizzazione, fornisce precisazioni sulla licenza di esportazione rilasciata. Questi elementi aggiuntivi sono presentati alle autorità doganali competenti dello Stato membro interessato, per iscritto o utilizzando una dichiarazione doganale, a seconda dei casi.
Articolo 5
1. Sono congelati tutti i fondi e le risorse economiche appartenenti a, posseduti, detenuti o controllati dalle persone fisiche o giuridiche, dalle entità e dagli organismi elencati negli allegati II e III.
2. Nessun fondo o risorsa economica è messo a disposizione, direttamente o indirettamente, delle persone fisiche o giuridiche, delle entità o degli organismi elencati negli allegati II e III o utilizzato a loro beneficio.
3. È vietata la partecipazione, consapevole e deliberata, ad attività aventi l'obiettivo o il risultato di eludere, direttamente o indirettamente, le misure di cui ai paragrafi 1 e 2.
4. Rimangono congelati tutti i fondi e le risorse economiche che il 16 settembre 2011 appartenevano a o erano posseduti, detenuti o controllati dalle entità elencate nell'allegato VI e che in tale data si trovavano al di fuori della Libia.
Articolo 6
1. Nell'allegato II figurano le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi designati dal Consiglio di sicurezza o dal comitato delle sanzioni conformemente al punto 22 dell'UNSCR 1970 (2011), ai punti 19, 22 o 23 dell'UNSCR 1973 (2011), al punto 4 dell'UNSCR 2174 (2014) o al punto 11 dell'UNSCR 2213 (2015).
2. Nell'allegato III figurano le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi non inclusi nell'allegato II:
a)
che hanno ordinato, controllato o altrimenti diretto, o sono stati complici di, gravi violazioni dei diritti umani a danno di persone in Libia, anche pianificando, comandando, ordinando o conducendo attacchi, compresi i bombardamenti aerei, in violazione del diritto internazionale, contro le popolazioni o le infrastrutture civili;
b)
che hanno violato o contribuito a violare le disposizioni dell'UNSCR 1970 (2011), dell'UNSCR 1973 (2011) o del presente regolamento;
c)
di cui è stato accertato il coinvolgimento nelle politiche repressive del precedente regime di Muammar Gheddafi in Libia, o altrimenti associati in passato a tale regime, e continuano a costituire un rischio per la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia, o per il positivo completamento della transizione politica in Libia;
d)
che partecipano o danno sostegno ad atti che minacciano la pace, la sicurezza o la stabilità in Libia o che ostacolano o pregiudicano il positivo completamento della transizione politica della Libia, anche:
i)
tramite la pianificazione, direzione o esecuzione di atti in Libia che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto umanitario internazionale applicabili, o di atti che costituiscono violazioni dei diritti umani in Libia;
ii)
tramite attacchi contro aeroporti, porti terrestri o marittimi in Libia, enti o impianti pubblici libici o contro missioni straniere in Libia;
iii)
tramite la fornitura di sostegno a gruppi armati o a reti criminali, mediante lo sfruttamento illecito di petrolio greggio o di altre risorse naturali in Libia;
iv)
tramite minacce o coercizioni nei confronti delle istituzioni finanziarie statali e della Libyan National Oil Company, o azioni che possono comportare o determinare la distrazione di fondi pubblici libici;
v)
tramite violazioni, o aiuto nell'elusione, delle disposizioni relative all'embargo sulle armi nei confronti della Libia di cui all'UNSCR 1970 (2011) e all'articolo 1 del presente regolamento;
vi)
in qualità di persone, entità o organismi che agiscono per conto o a nome o sotto la direzione di uno qualsiasi dei soggetti di cui sopra, oppure di entità o organismi posseduti o controllati da questi o da persone, entità o organismi elencati negli allegati II o III, oppure
e)
che possiedono o controllano fondi pubblici libici distratti durante il precedente regime di Muammar Gheddafi in Libia che potrebbero essere utilizzati per minacciare la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia, oppure per ostacolare o pregiudicare il positivo completamento della sua transizione politica.
3. Gli allegati II e III riportano i motivi dell'inserimento nell'elenco delle persone, entità e organismi forniti dal Consiglio di sicurezza o dal comitato delle sanzioni per l'allegato II.
4. Gli allegati II e III riportano, ove disponibili, le informazioni necessarie per individuare le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi interessati, fornite dal Consiglio di sicurezza o dal comitato delle sanzioni per l'allegato II. Per le persone fisiche, tali informazioni possono includere i nomi, compresi gli pseudonimi, la data e il luogo di nascita, la cittadinanza, i numeri del passaporto e della carta d'identità, il sesso, l'indirizzo, se noto, e la funzione o professione. Per le persone giuridiche, le entità e gli organismi, tali informazioni possono includere le denominazioni, la data e il luogo di registrazione, il numero di registrazione e la sede di attività. Nell'allegato II è inoltre menzionata la data di designazione da parte del Consiglio di sicurezza o del comitato delle sanzioni
5. L'allegato VI riporta i motivi dell'inserimento nell'elenco per le persone, le entità e gli organismi di cui all'articolo 5, paragrafo 4, del presente regolamento forniti dal Consiglio di sicurezza o dal comitato delle sanzioni.
Articolo 7
Riguardo alle persone, entità e organismi non designati nell'allegato II o III in cui una persona, un'entità o un organismo designata/o in tali allegati detiene una partecipazione, l'obbligo di congelare i fondi e le risorse economiche della persona, dell'entità o dell'organismo designati non impedisce alle persone, entità o organismi non designati di continuare a svolgere attività commerciali legittime, purché tali attività non implichino la messa a disposizione di una persona, entità o organismo designata/o di fondi o risorse economiche di qualsiasi tipo.
Articolo 8
1. In deroga all'articolo 5, le autorità competenti degli Stati membri indicacate nei siti web elencati nell'allegato IV possono autorizzare lo svincolo o la messa a disposizione di taluni fondi o risorse economiche congelati, alle condizioni che ritengono appropriate, dopo aver accertato che i fondi o le risorse economiche sono:
a)
necessari per soddisfare le esigenze di base delle persone di cui agli allegati II e III o all'articolo 5, paragrafo 4, e dei familiari a loro carico, compresi i pagamenti relativi a generi alimentari, affitti o ipoteche, medicinali e cure mediche, imposte, premi assicurativi e servizi pubblici;
b)
destinati esclusivamente al pagamento di onorari ragionevoli o al rimborso delle spese sostenute per la prestazione di servizi legali;
c)
destinati esclusivamente al pagamento di diritti o di spese connessi alla normale gestione o alla custodia dei fondi o delle risorse economiche congelati,
a condizione che, se l'autorizzazione riguarda una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato II o all'articolo 5, paragrafo 4, lo Stato membro interessato abbia informato il comitato delle sanzioni di quanto accertato e della sua intenzione di concedere un'autorizzazione, e il comitato delle sanzioni non abbia sollevato obiezioni in merito entro cinque giorni lavorativi dalla notifica.
2. In deroga all'articolo 5, le autorità competenti degli Stati membri identificate nei siti web elencati nell'allegato IV possono autorizzare lo svincolo o la messa a disposizione di taluni fondi o risorse economiche congelati, dopo aver stabilito che i fondi o le risorse economiche sono necessari per coprire spese straordinarie, a condizione che:
a)
se l'autorizzazione riguarda una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato II o all'articolo 5, paragrafo 4, lo Stato membro interessato abbia comunicato tale decisione al comitato delle sanzioni e quest'ultimo l'abbia approvata, e
b)
se l'autorizzazione riguarda una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato III, l'autorità competente abbia notificato alle autorità competenti degli altri Stati membri e alla Commissione, almeno due settimane prima dell'autorizzazione, i motivi per i quali essa ritiene che debba essere concessa una specifica autorizzazione.
Articolo 9
1. In deroga all'articolo 5, per quanto riguarda le persone, le entità o gli organismi elencati nell'allegato II e le entità di cui all'articolo 5, paragrafo 4, le autorità competenti degli Stati membri, elencate nell'allegato IV, possono autorizzare lo svincolo di taluni fondi o risorse economiche congelati, a condizione che:
a)
i fondi o le risorse economiche in questione siano oggetto di un vincolo giudiziario, amministrativo o arbitrale sorto, o di una decisione giudiziaria, amministrativa o arbitrale emessa:
i)
prima della data in cui la persona, l'entità o l'organismo è stata/o inserita/o nell'allegato II oppure
ii)
prima della data in cui l'entità di cui all'articolo 5, paragrafo 4, è stata designata dal Consiglio di sicurezza;
b)
i fondi o le risorse economiche in questione siano usati esclusivamente per soddisfare i crediti garantiti da tale vincolo o riconosciuti validi da tale decisione, entro i limiti fissati dalle leggi e dai regolamenti applicabili che disciplinano i diritti dei soggetti titolari di tali crediti;
c)
il vincolo o la decisione non vada a favore di una persona, di un'entità o di un organismo elencata/o nell'allegato II o nell'allegato III;
d)
il riconoscimento del vincolo o della decisione non sia contrario all'ordine pubblico dello Stato membro interessato; e
e)
lo Stato membro abbia notificato il vincolo o la decisione al comitato delle sanzioni.
2. In deroga all'articolo 5, per quanto riguarda le persone, le entità o gli organismi elencati nell'allegato III, le autorità competenti degli Stati membri, elencate nell'allegato IV, possono autorizzare lo svincolo di taluni fondi o risorse economiche congelati, a condizione che:
a)
i fondi o le risorse economiche in questione siano oggetto di una decisione arbitrale emessa anteriormente alla data dell'inserimento nell'allegato III della persona fisica o giuridica, dell'entità o dell'organismo di cui all'articolo 5, di una decisione giudiziaria o amministrativa emessa nell'Unione o di una decisione giudiziaria esecutiva nello Stato membro interessato, prima o dopo tale data;
b)
i fondi o le risorse economiche in questione siano usati esclusivamente per soddisfare i crediti garantiti da tale decisione o riconosciuti validi da tale decisione, entro i limiti fissati dalle leggi e dai regolamenti applicabili che disciplinano i diritti dei soggetti titolari di tali crediti;
c)
la decisione non vada a favore di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo elencati nell'allegato II o nell'allegato III; e
d)
il riconoscimento della decisione non sia contrario all'ordine pubblico nello Stato membro interessato.
3. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione delle autorizzazioni concesse a norma del presente articolo.
Articolo 10
In deroga all'articolo 5, le autorità competenti degli Stati membri elencate nell'allegato IV possono autorizzare che taluni fondi o risorse economiche congelati appartenenti a persone, entità o organismi elencati nell'allegato III siano svincolati o che taluni fondi o risorse economiche siano messi a disposizione di persone, entità o organismi elencati nell'allegato III, alle condizioni che ritengono appropriate, se lo giudicano necessario per scopi umanitari, quali la fornitura e l'agevolazione della fornitura di aiuti umanitari, la fornitura di materiali e beni necessari per soddisfare le esigenze di base della popolazione civile, tra cui cibo e materiali agricoli per la sua produzione, materiale medico e energia elettrica o per le operazioni di evacuazione dalla Libia. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione delle autorizzazioni concesse a norma del presente articolo entro due settimane dal rilascio dell'autorizzazione.
Articolo 11
1. In deroga all'articolo 5, paragrafo 4, le autorità competenti degli Stati membri, indicate sui siti web elencati nell'allegato IV, possono autorizzare lo svincolo di alcuni fondi o risorse economiche congelati a condizione che:
a)
i fondi o le risorse economiche siano destinati a uno o più dei seguenti scopi:
i)
esigenze umanitarie;
ii)
combustibile, energia elettrica e acqua a uso esclusivamente civile;
iii)
ripresa della produzione e vendita di idrocarburi da parte della Libia;
iv)
creazione, funzionamento o rafforzamento delle istituzioni del governo civile e dell'infrastruttura pubblica civile o
v)
agevolazione della ripresa delle operazioni del settore bancario, anche per sostenere o facilitare il commercio internazionale con la Libia;
b)
lo Stato membro interessato abbia notificato al comitato delle sanzioni la sua intenzione di autorizzare l'accesso ai fondi o alle risorse economiche e il comitato delle sanzioni non abbia sollevato obiezioni entro cinque giorni lavorativi dalla notifica;
c)
lo Stato membro interessato abbia notificato al comitato delle sanzioni che i fondi o le risorse economiche in questione non saranno messi a disposizione di nessuna delle persone, delle entità o degli organismi elencati negli allegati II o III né utilizzati a loro beneficio;
d)
lo Stato membro interessato si sia consultato preventivamente con le autorità libiche circa l'uso dei fondi o delle risorse economiche in questione e
e)
lo Stato membro interessato abbia sottoposto alle autorità libiche le notifiche presentate a norma del presente paragrafo, lettere b) e c), e le autorità libiche non abbiano sollevato, entro cinque giorni lavorativi, obiezioni allo svincolo dei fondi o delle risorse economiche in questione.
2. In deroga all'articolo 5, paragrafo 4, e purché un pagamento sia dovuto in forza di un contratto o di un accordo concluso o di un obbligo sorto per la persona, l'entità o l'organismo in questione prima della data di designazione di tale persona, entità o organismo da parte del Consiglio di sicurezza o del comitato delle sanzioni, le autorità competenti degli Stati membri, indicate sui siti web elencati nell'allegato IV, possono autorizzare, alle condizioni che ritengono appropriate, lo svincolo di taluni fondi o risorse economiche congelati a condizione che:
a)
l'autorità competente interessata abbia stabilito che il pagamento non viola l'articolo 5, paragrafo 2, e non va a favore di un'entità di cui all'articolo 5, paragrafo 4;
b)
lo Stato membro interessato abbia informato il comitato delle sanzioni della sua intenzione di concedere un'autorizzazione con un preavviso di dieci giorni lavorativi.
Articolo 12
1. L'articolo 5, paragrafo 2, non si applica al versamento sui conti congelati di:
a)
interessi o altri profitti dovuti su detti conti;
b)
pagamenti dovuti nell'ambito di contratti o accordi conclusi o di obblighi sorti prima della data in cui la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo di cui all'articolo 5 sono stati designati dal comitato delle sanzioni, dal Consiglio di sicurezza o dal Consiglio;
c)
pagamenti dovuti in virtù di un vincolo o di una decisione giudiziaria, amministrativa o arbitrale di cui all'articolo 9, paragrafo 1; oppure
d)
pagamenti dovuti nel quadro di decisioni giudiziarie, amministrative o arbitrali emesse in uno Stato membro o esecutive nello Stato membro interessato, di cui all'articolo 9, paragrafo 2,
purché tali interessi, altri profitti e pagamenti siano congelati a norma dell'articolo 5, paragrafo 1.
2. L'articolo 5, paragrafo 2, non osta a che enti finanziari o creditizi nell'Unione accreditino i conti congelati quando ricevono i fondi trasferiti verso i conti di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo figurante nell'elenco, purché ogni versamento su tali conti sia anch'esso congelato. Gli enti finanziari o creditizi informano senza indugio le autorità competenti in merito a tali operazioni.
Articolo 13
In deroga all'articolo 5 e purché un pagamento da parte di una persona, di un'entità o di un organismo di cui all'allegato II o all'allegato III sia dovuto in forza di un contratto o di un accordo concluso o di un obbligo sorto per la persona, l'entità o l'organismo in questione prima della data di designazione di tale persona, entità o organismo, le autorità competenti degli Stati membri, indicate sui siti web elencati nell'allegato IV, possono autorizzare, alle condizioni che ritengono appropriate, lo svincolo di taluni fondi o risorse economiche congelati purché siano soddisfatte le seguenti condizioni:
a)
l'autorità competente in questione abbia accertato che:
i)
i fondi o le risorse economiche sono utilizzati per un pagamento da una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato II o all'allegato III;
ii)
il pagamento non viola l'articolo 5, paragrafo 2;
b)
se l'autorizzazione riguarda una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato II, lo Stato membro interessato abbia informato il comitato delle sanzioni della sua intenzione di concedere un'autorizzazione con un preavviso di dieci giorni lavorativi;
c)
se l'autorizzazione riguarda una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato III, lo Stato membro interessato abbia informato, almeno due settimane prima del rilascio dell'autorizzazione, gli altri Stati membri e la Commissione di quanto accertato e della sua intenzione di concedere un'autorizzazione.
Articolo 14
In deroga all'articolo 5, paragrafo 2, le autorità competenti degli Stati membri indicate nei siti web elencati nell'allegato IV possono autorizzare la messa a disposizione di taluni fondi o risorse economiche a favore delle autorità portuali elencate nell'allegato III in relazione all'esecuzione, fino al 15 luglio 2011, di contratti conclusi anteriormente al 7 giugno 2011, a eccezione dei contratti riguardanti petrolio, gas e prodotti petroliferi raffinati. Lo Stato membro informa gli altri Stati membri e la Commissione delle autorizzazioni concesse a norma del presente articolo entro due settimane dal rilascio dell'autorizzazione.
Articolo 15
1. È vietato caricare, trasportare o scaricare petrolio greggio proveniente dalla Libia su navi designate battenti la bandiera di uno Stato membro salvo autorizzazione rilasciata dall'autorità competente di tale Stato membro previa consultazione del punto di contatto del governo della Libia.
2. È vietato accettare o dare accesso ai porti nel territorio dell'Unione alle navi designate, se il comitato delle sanzioni ha così specificato.
3. La misura di cui al paragrafo 2 non si applica se l'ingresso in un porto nel territorio dell'Unione è necessario per un'ispezione, in caso di emergenza o se la nave sta tornando in Libia.
4. La prestazione, da parte di cittadini di Stati membri o a partire dal territorio di tali Stati, di servizi di bunkeraggio e di approvvigionamento o di altri servizi di assistenza delle navi alle navi designate, compresa la fornitura di carburante o di provviste, è vietata se il comitato delle sanzioni ha così specificato.
5. Le autorità competenti degli Stati membri indicate nell'allegato IV possono concedere deroghe alla misura imposta dal paragrafo 4 qualora ciò sia necessario per scopi umanitari o di sicurezza o nel caso in cui la nave stia tornando in Libia. Tutte le autorizzazioni di questo tipo sono notificate per iscritto al comitato delle sanzioni e alla Commissione.
6. Sono vietate, se il comitato delle sanzioni ha così specificato, le transazioni finanziarie relative a petrolio greggio a bordo delle navi designate, compresi la vendita di petrolio greggio o l'uso del petrolio greggio come credito, nonché la stipula di un'assicurazione per il trasporto di petrolio greggio. Tale divieto non si applica all'accettazione delle tasse portuali nei casi di cui al paragrafo 3.
Articolo 16
1. Il congelamento di fondi e risorse economiche o il rifiuto di rendere disponibili fondi o risorse economiche, se effettuato ritenendo in buona fede che tale azione sia conforme al presente regolamento, non comporta alcun genere di responsabilità per la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo che lo attua, né per i suoi direttori o dipendenti, a meno che non si dimostri che i fondi e le risorse economiche sono stati congelati o trattenuti in seguito a negligenza.
2. Le azioni compiute da persone fisiche o giuridiche, entità o organismi non comportano alcun genere di responsabilità a loro carico se non sapevano, e non avevano alcun motivo ragionevole di sospettare, che le loro azioni avrebbero violato le misure previste dal presente regolamento.
Articolo 17
1. Non è concesso alcun diritto in relazione a contratti o operazioni sulla cui esecuzione abbiano inciso, direttamente o indirettamente, integralmente o in parte, le misure istituite ai sensi del presente regolamento, anche a fini di indennizzo o diritto analogo, ad esempio un diritto di compensazione o un diritto coperto da garanzia, segnatamente una proroga o il pagamento di una garanzia o di una controgaranzia, in particolare finanziaria, indipendentemente dalla sua forma, se la richiesta è presentata da:
a)
persone, entità o organismi designati elencati nell'allegato II o nell'allegato III;
b)
qualsiasi altra persona, entità o organismo libici, compreso il governo libico;
c)
qualsiasi persona, entità o organismo che agisca per il tramite o per conto di una delle persone, delle entità o degli organismi di cui alla lettera a) o b).
2. In ogni procedura volta all'esercizio di un diritto, l'onere della prova che l'esercizio del diritto non è vietato dal paragrafo 1 incombe alla persona che intende esercitare il diritto.
3. Il presente articolo lascia impregiudicato il diritto delle persone, delle entità e degli organismi di cui al paragrafo 1 al controllo giurisdizionale dell'inadempimento degli obblighi contrattuali a norma del presente regolamento.
Articolo 18
1. Fatte salve le norme applicabili in materia di relazioni, riservatezza e segreto professionale, le persone fisiche e giuridiche, le entità e gli organismi sono tenuti a:
a)
fornire immediatamente all'autorità competente dello Stato membro in cui risiedono o sono situati, indicata sui siti web elencati nell'allegato IV, qualsiasi informazione atta a facilitare il rispetto del presente regolamento, quali i dati relativi ai conti e agli importi congelati a norma dell'articolo 5, e a trasmettere tali informazioni alla Commissione, direttamente o attraverso gli Stati membri, e
b)
a collaborare con detta autorità competente per qualsiasi verifica di tali informazioni.
2. Le informazioni fornite o ricevute ai sensi del presente articolo sono utilizzate unicamente per gli scopi per i quali sono state fornite o ricevute.
3. Il paragrafo 2 non impedisce agli Stati membri di comunicare dette informazioni, a norma del proprio diritto nazionale, alle autorità libiche competenti e agli altri Stati membri, quando ciò è necessario allo scopo di facilitare il recupero di beni acquisiti indebitamente.
Articolo 19
Gli Stati membri e la Commissione si informano immediatamente in merito alle misure adottate ai sensi del presente regolamento e si comunicano tutte le informazioni pertinenti in loro possesso riguardanti il presente regolamento, in particolare quelle relative a problemi di violazione e di applicazione delle norme e alle sentenze pronunciate dai tribunali nazionali.
Articolo 20
La Commissione è autorizzata a:
a)
modificare l'allegato IV in base alle informazioni fornite dagli Stati membri;
b)
modificare l'allegato V conformemente alle modifiche dell'allegato V della decisione (PESC) 2015/1333 e in base agli accertamenti eseguiti dal comitato delle sanzioni conformemente ai punti 11 e 12 dell'UNSCR 2146 (2014).
Articolo 21
1. Qualora il Consiglio di sicurezza o il comitato delle sanzioni inserisca nell'elenco una persona fisica o giuridica, un'entità o un organismo, il Consiglio inserisce tale persona fisica o giuridica, entità o organismo nell'allegato II.
2. Qualora il Consiglio decida di applicare a una persona fisica o giuridica, a un'entità o a un organismo le misure di cui all'articolo 6, paragrafo 2, esso modifica di conseguenza l'allegato III.
3. Il Consiglio trasmette la sua decisione e i motivi dell'inserimento nell'elenco alla persona fisica o giuridica, all'entità o all'organismo di cui ai paragrafi 1 e 2 direttamente, se l'indirizzo è noto, o mediante la pubblicazione di un avviso, dando alla persona fisica o giuridica, all'entità o all'organismo la possibilità di formulare osservazioni.
4. Qualora siano avanzate osservazioni o siano presentate nuove prove sostanziali, il Consiglio riesamina la propria decisione e ne informa opportunamente la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo di cui ai paragrafi 1 e 2.
5. Qualora l'ONU decida di depennare dall'elenco una persona fisica o giuridica, un'entità o un organismo o di modificare i dati identificativi di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo dell'elenco, il Consiglio modifica l'allegato II di conseguenza.
6. L'elenco di cui all'allegato III è riesaminato periodicamente e almeno ogni dodici mesi.
Articolo 22
1. Gli Stati membri stabiliscono la disciplina delle sanzioni applicabili in caso di violazione delle disposizioni del presente regolamento e adottano tutte le misure necessarie per assicurarne l'applicazione. Le sanzioni devono essere effettive, proporzionate e dissuasive.
2. Gli Stati membri notificano alla Commissione tali norme immediatamente dopo l'entrata in vigore del presente regolamento e le comunicano ogni eventuale modifica successiva.
Articolo 23
Laddove il presente regolamento imponga di notificare, informare o comunicare in altro modo con la Commissione, l'indirizzo e gli altri estremi da usare per tali comunicazioni sono quelli indicati nell'allegato IV.
Articolo 24
Il presente regolamento si applica:
a)
nel territorio dell'Unione, compreso il suo spazio aereo;
b)
a bordo di tutti gli aeromobili o di tutti i natanti sotto la giurisdizione di uno Stato membro;
c)
a qualsiasi cittadino di uno Stato membro che si trovi all'interno o all'esterno del territorio dell'Unione;
d)
a tutte le persone giuridiche, entità o organismi registrati o costituiti secondo il diritto di uno Stato membro;
e)
a qualsiasi persona giuridica, entità o organismo relativamente ad attività economiche esercitate, interamente o parzialmente, all'interno dell'Unione.
Articolo 25
Il regolamento (UE) n. 204/2011 è abrogato. I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento.
Articolo 26
Il presente regolamento entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 18 gennaio 2016
Per il Consiglio
Il presidente
F. MOGHERINI
(1) GU L 206 dell'1.8.2015, pag. 34.
(2) Decisione 2011/137/PESC del Consiglio, del 28 febbraio 2011, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia (GU L 58 del 3.3.2011, pag. 53).
(3) Decisione (PESC) 2015/818 del Consiglio, del 26 maggio 2015, che modifica la decisione 2011/137/PESC concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia (GU L 129 del 27.5.2015, pag. 13).
(4) Regolamento (UE) n. 204/2011 del Consiglio, del 2 marzo 2011, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia (GU L 58 del 3.3.2011, pag. 1).
(5) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(6) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(7) GU C 69 del 18.3.2010, pag. 19.
(8) Regolamento (CE) n. 450/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2008, che istituisce il codice doganale comunitario (Codice doganale aggiornato) (GU L 145 del 4.6.2008, pag. 1).
(9) Regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 ottobre 2013, che istituisce il codice doganale dell'Unione (GU L 269 del 10.10.2013, pag. 1).
ALLEGATO I
ELENCO DEL MATERIALE CHE POTREBBE ESSERE USATO PER LA REPRESSIONE INTERNA DI CUI AGLI ARTICOLI 2, 3 E 4
1.
Armi da fuoco, munizioni e relativi accessori:
1.1.
armi da fuoco non sottoposte ad autorizzazione dai punti ML 1 e ML 2 dell'elenco comune delle attrezzature militari dell'Unione europea (1) («elenco comune delle attrezzature militari»);
1.2.
munizioni specificamente progettate per le armi da fuoco elencate al punto 1.1 e loro componenti appositamente progettati;
1.3.
congegni di mira non sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari.
2.
Bombe e granate non sottoposte ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari.
3.
I seguenti veicoli:
3.1.
veicoli dotati di cannone ad acqua appositamente progettati o modificati a fini antisommossa;
3.2.
veicoli appositamente progettati o modificati per essere elettrificati al fine di respingere gli assalti;
3.3.
veicoli appositamente progettati o modificati per rimuovere le barricate, compreso materiale da costruzione con protezione balistica;
3.4.
veicoli appositamente progettai o modificati per il trasporto o il trasferimento di prigionieri e/o detenuti;
3.5.
veicoli appositamente progettati per l'installazione di barriere mobili;
3.6.
componenti per i veicoli di cui ai punti da 3.1 a 3.5, specificamente progettati a fini antisommossa.
Nota 1: questa voce non contempla i veicoli appositamente progettati per fini antincendio.
Nota 2: ai fini del punto 3.5 il termine «veicoli» include i rimorchi.
4.
Le seguenti sostanze esplosive e sostanze collegate:
4.1.
apparecchi e dispositivi specificamente progettati per provocare esplosioni con mezzi elettrici o non elettrici, compresi gli apparecchi di innesco, i detonatori, gli ignitori, gli acceleranti di esplosione e le corde di detonazione e i relativi componenti appositamente progettati; tranne quelli appositamente progettati per un impiego commerciale specifico, ossia per l'attivazione o il funzionamento mediante esplosione di altre attrezzature o dispositivi la cui funzione non è l'innesco di un'esplosione (ad esempio, gonfiatori degli air bag per autoveicoli, limitatori di tensione o azionatori antincendio a sprinkler);
4.2.
cariche esplosive a taglio lineare non sottoposte ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari;
4.3.
altri esplosivi non sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari e sostanze collegate:
a)
amatolo;
b)
nitrocellulosa (contenente oltre il 12,5 % di azoto);
c)
nitroglicole;
d)
tetranitrato di pentaeritrite (PETN);
e)
cloruro di picrile;
f)
2,4,6 trinitrotoluene (TNT).
5.
Apparecchiature protettive non sottoposte ad autorizzazione dal punto ML 13 dell'elenco comune delle attrezzature militari:
5.1.
giubbotti antiproiettile con protezione balistica e/o protezione contro gli attacchi all'arma bianca;
5.2.
elmetti con protezione balistica e/o protezione antischegge, elmetti antisommossa, scudi antisommossa e scudi balistici.
Nota: questo punto non sottopone ad autorizzazione:
—
gli equipaggiamenti appositamente progettati per discipline sportive;
—
gli equipaggiamenti appositamente progettati per soddisfare requisiti di sicurezza e di lavoro.
6.
Simulatori, diversi da quelli sottoposti ad autorizzazione dal punto ML 14 dell'elenco comune delle attrezzature militari, per la formazione nell'uso delle armi da fuoco, e software appositamente progettato.
7.
Apparecchiature per la visione notturna e la registrazione di immagini termiche e amplificatori d'immagine, diversi da quelli sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari.
8.
Filo spinato a lame di rasoio.
9.
Coltelli militari, coltelli da combattimento e baionette con lama di lunghezza superiore a 10 cm.
10.
Apparecchiature specificamente progettate per la fabbricazione degli articoli di cui al presente elenco.
11.
Tecnologia specifica per lo sviluppo, la fabbricazione o l'uso degli articoli di cui al presente elenco.
(1) GU C 69 del 18.3.2010, pag. 19.
ALLEGATO II
ELENCO DELLE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE, DELLE ENTITÀ O DEGLI ORGANISMI DI CUI ALL'ARTICOLO 6, PARAGRAFO 1
A. Persone
6.
Nome: ABU ZAYD UMAR DORDA
Titolo: n.d. Designazione: a) Carica: Direttore dell'Organizzazione per la sicurezza esterna; b) Capo dell'agenzia di intelligence esterna. Data di nascita: n.d. Luogo di nascita: n.d. Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Libia (Presunto status/luogo: in stato di detenzione in Libia) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Fedele al regime. Capo dell'agenzia di intelligence esterna.
7.
Nome: ABU BAKR YUNIS JABIR
Titolo: Maggiore Generale Designazione: Carica: Ministro della difesa. Data di nascita: 1952 Luogo di nascita: Jalo, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni). Presunto status/luogo: deceduto.
Informazioni supplementari
Responsabile di tutte le azioni delle forze armate.
8.
Nome: MATUQ MOHAMMED MATUQ
Titolo: n.d. Designazione: Carica: Segretario per i servizi pubblici Data di nascita: 1956 Luogo di nascita: Khoms, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni). Presunto status/luogo: ignoto, si presume catturato.
Informazioni supplementari
Membro di alto livello del regime. Coinvolgimento nei comitati rivoluzionari. In passato è stato coinvolto nella repressione del dissenso e in violenze.
9.
Nome: AISHA MUAMMAR MUHAMMED ABU MINYAR GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: 1978 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: Aisha Muhammed Abdul Salam (Passaporto n.: 215215) Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: 428720 Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Sultanato dell'Oman (Presunto status/luogo: Sultanato dell'Oman) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserita nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime. Secondo quanto indicato dal gruppo di esperti sulla Libia nella sua relazione intermedia del 2013, ha viaggiato in violazione del punto 15 della risoluzione 1970.
10.
Nome: HANNIBAL MUAMMAR GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: 20 settembre 1975 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: B/002210 Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Algeria (Presunto status/luogo: Algeria) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime.
11.
Nome: KHAMIS MUAMMAR GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: 1978 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni). Presunto status/luogo: deceduto.
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime. Comando di unità militari coinvolte nella repressione delle manifestazioni.
12.
Nome: MOHAMMED MUAMMAR GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: 1970 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Sultanato dell'Oman (Presunto status/luogo: Sultanato dell'Oman) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime.
13.
Nome: MUAMMAR MOHAMMED ABU MINYAR GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: Leader della rivoluzione, comandante supremo delle forze armate Data di nascita: 1942 Luogo di nascita: Sirte, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco dell'ONU a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni). Presunto status/luogo: deceduto.
Informazioni supplementari
Responsabile di aver ordinato la repressione delle manifestazioni e di violazioni dei diritti umani.
14.
Nome: MUTASSIM GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: Consigliere per la sicurezza nazionale Data di nascita: 1976 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni). Presunto status/luogo: deceduto.
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime.
15.
Nome: SAADI GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: Comandante delle Forze Speciali Data di nascita: a) 27 maggio 1973 b) 1o gennaio 1975 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: 014797 b) 524521 Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Libia (in stato di detenzione) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime. Comando di unità militari coinvolte nella repressione delle manifestazioni.
16.
Nome: SAIF AL-ARAB GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: 1982 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni). Presunto status/luogo: deceduto.
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime.
17.
Nome: SAIF AL-ISLAM GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: Direttore, Fondazione Gheddafi Data di nascita: 25 giugno 1972 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: B014995 Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Libia (Presunto status/luogo: in stato di detenzione in Libia) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime. Dichiarazioni pubbliche incendiarie istiganti alla violenza contro i manifestanti.
18.
Nome: ABDULLAH AL-SENUSSI
Titolo: Colonnello Designazione: Direttore dell'intelligence militare Data di nascita: 1949 Luogo di nascita: Sudan Alias certo: a) Abdoullah Ould Ahmed (Passaporto n.: B0515260; Data di nascita: 1948. Luogo di nascita: Anefif (Kidal), Mali; Data di rilascio: 10 gennaio 2012. Luogo di rilascio: Bamako, Mali. Data di scadenza: 10 gennaio 2017 b) Abdoullah Ould Ahmed (Numero di carta d'identità del Mali: 073/SPICRE); Luogo di nascita: Anefif, Mali. Data di rilascio: 6 dicembre 2011. Luogo di rilascio: Essouck, Mali) Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Libia (Presunto status/luogo: in stato di detenzione in Libia) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Coinvolgimento dell'intelligence militare nella repressione delle manifestazioni. Sospettato in passato di coinvolgimento nel massacro della prigione di Abu Selim. Condannato in contumacia per l'attentato dinamitardo al volo UTA. Cognato di Muammar Gheddafi.
19.
Nome: SAFIA FARKASH AL-BARASSI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: Approssimativamente 1952 Luogo di nascita: Al Bayda, Libia Alias certo: Safia Farkash Mohammed Al-Hadad, nata il 1o gennaio 1953 (passaporto dell'Oman n. 03825239) Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: 03825239 Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Sultanato dell'Oman) Data di inserimento nell'elenco: 24 giugno 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 e del punto 19 della risoluzione 1973 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Notevole patrimonio personale che potrebbe essere utilizzato per conseguire scopi del regime. La sorella, Fatima FARKASH, è coniugata con ABDALLAH SANUSSI, capo dell'intelligence militare libica.
20.
Nome: ABDELHAFIZ ZLITNI
Titolo: n.d. Designazione: a) Ministro per la programmazione e le finanze del governo del colonnello Gheddafi; b) Segretario del Comitato popolare generale per le finanze e la pianificazione; c) Direttore a interim della Banca centrale della Libia Data di nascita: 1935 Luogo di nascita: n.d. Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 24 giugno 2011 Altre informazioni: Inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 e del punto 19 della risoluzione 1973 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Coinvolto nelle violenze perpetrate contro i manifestanti. Segretario del Comitato popolare generale per le finanze e la pianificazione. Zltini svolge attualmente le funzioni di direttore a interim della Banca centrale della Libia. In precedenza ha ricoperto l'incarico di presidente della National Oil Corporation. In base alle informazioni in nostro possesso, è attualmente impegnato nel tentativo di reperire fondi al fine di permettere al regime di ricostituire le riserve della Banca centrale già spese per sostenere la campagna militare in corso.
ALLEGATO III
ELENCO DELLE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE, DELLE ENTITÀ O DEGLI ORGANISMI DI CUI ALL'ARTICOLO 6, PARAGRAFO 2
A. Persone
Nome
Informazioni identificative
Motivi
Data di inserimento nell'elenco
1.
ABDUSSALAM, Abdussalam Mohammed
Carica: Capo dell'antiterrorismo, Organizzazione per la sicurezza esterna
Data di nascita: 1952
Luogo di nascita: Tripoli, Libia
Membro di spicco del Comitato rivoluzionario.
Stretto collaboratore di Muammar Gheddafi. Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
2.
ABU SHAARIYA
Carica: Vicecapo dell'Organizzazione per la sicurezza esterna
Cognato di Muammar Gheddafi.
Membro di spicco del regime di Gheddafi e in quanto tale strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
3.
ASHKAL, Omar
Carica: Capo del movimento dei comitati rivoluzionari
Luogo di nascita: Sirte, Libia
Presunto status: assassinato in Egitto nell'agosto 2014
Comitati rivoluzionari coinvolti nelle violenze contro i dimostranti.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
4.
ALSHARGAWI, Bashir Saleh Bashir
Data di nascita: 1946
Luogo di nascita: Traghen
Capo del gabinetto di Muammar Gheddafi. Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
5.
TOHAMI, Generale Khaled
Data di nascita: 1946
Luogo di nascita: Genzur
Ex direttore dell'Ufficio per la sicurezza interna.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
6.
FARKASH, Mohammed Boucharaya
Data di nascita: 1.7.1949
Luogo di nascita: Al-Bayda
Ex direttore dell'intelligence nell'Ufficio per la sicurezza esterna.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
7.
EL-KASSIM ZOUAI, Mohamed Abou
Ex segretario generale del Congresso generale del popolo.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
8.
AL-MAHMOUDI, Baghdadi
Primo ministro del governo del colonnello Gheddafi.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
9.
HIJAZI, Mohamad Mahmoud
Ministro della sanità e dell'ambiente del governo del colonnello Gheddafi.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
10.
HOUEJ, Mohamad Ali
Data di nascita: 1949
Luogo di nascita: Al-Azizia (nei pressi di Tripoli)
Ministro dell'industria, dell'economia e del commercio del governo del colonnello Gheddafi.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
11.
AL-GAOUD, Abdelmajid
Data di nascita: 1943
Ministro dell'agricoltura e delle risorse animali e marittime del governo del colonnello Gheddafi.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
12.
AL-CHARIF, Ibrahim Zarroug
Ministro degli affari sociali del governo del colonnello Gheddafi.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
13.
FAKHIRI, Abdelkebir Mohamad
Data di nascita: 4.5.1963
Numero di passaporto: B/014965 (scaduto fine 2013)
Ministro dell'istruzione, dell'insegnamento superiore e della ricerca del governo del colonnello Gheddafi. Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
14.
MANSOUR, Abdallah
Data di nascita: 8.7.1954
Numero di passaporto: B/014924 (scaduto fine 2013)
Ex stretto collaboratore del colonnello Gheddafi, ha occupato un ruolo di primo piano nei servizi di sicurezza ed è stato direttore della radiotelevisione.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
15.
Colonnello Taher Juwadi
Carica: Quarto nella catena di comando delle guardie rivoluzionarie
Colonnello.
Membro chiave del regime di Gheddafi. In quanto tale, strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
23.5.2011
16.
AL-BAGHDADI, Dr Abdulqader Mohammed
Responsabile dell'ufficio di collegamento dei comitati rivoluzionari.
Comitati rivoluzionari coinvolti nelle violenze contro i dimostranti.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
17.
DIBRI, Abdulqader Yusef
Carica: Capo della sicurezza personale di Muammar Gheddafi.
Data di nascita: 1946
Luogo di nascita: Houn, Libia
Responsabile della sicurezza del regime. In passato ha diretto azioni violente contro dissidenti.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
18.
QADHAF AL-DAM, Sayyid Mohammed
Data di nascita: 1948
Luogo di nascita: Sirte, Libia
Cugino di Muammar Gheddafi. Negli anni 1980, Sayyid è stato coinvolto in una campagna di uccisioni di dissidenti e ritenuto responsabile di diverse morti in Europa. È stato inoltre sospettato di essere stato coinvolto nell'approvvigionamento di armi. Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
19.
AL QADHAFI, Quren Salih Quren
Ex ambasciatore libico in Ciad. Ha lasciato il Ciad per Sabha. Direttamente coinvolto nel reclutamento e coordinamento di mercenari per il regime.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
12.4.2011
20.
AL KUNI, Colonnello Amid Husain
Presunto status/luogo: Libia meridionale
Ex governatore di Ghat (Libia meridionale). Direttamente coinvolto nel reclutamento di mercenari.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
12.4.2011
B. Entità
Nome
Informazioni identificative
Motivi
Data di inserimento nell'elenco
1.
Libyan Arab African Investment Company (LAAICO)
Sito web: http://www.laaico.com Società creata nel 1981, 76351 Janzour-Libya. 81370 Tripoli-Libya
Tel: 00 218 (21) 4890146 — 4890586 — 4892613
Fax: 00 218 (21) 4893800 — 4891867
email: info@laaico.com
Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e potenziale fonte di finanziamento. del regime.
21.3.2011
2.
Gaddafi International Charity and Development Foundation
Recapito dell'amministrazione: Hay Alandalus — Jian St. — Tripoli — PoBox: 1101 — LIBYA
Tel: (+218) 214778301 —
Fax: (+218) 214778766;
email: info@gicdf.org
Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e potenziale fonte di finanziamento del regime.
21.3.2011
3.
Fondazione Waatassimou
Sede a Tripoli.
Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e potenziale fonte di finanziamento del regime.
21.3.2011
4.
Libyan Jamahiriya Broadcasting Corporation
Recapito:
Tel.: +218 21 444 59 26;
+218 21 444 59 00;
fax: +218 21 340 21 07;
http://www.ljbc.net;
email: info@ljbc.net
Istigazione pubblica all'odio e alla violenza mediante la partecipazione a campagne di disinformazione relative alla repressione dei manifestanti.
21.3.2011
5.
Corpo delle guardie rivoluzionarie
Coinvolto nelle violenze perpetrate contro i manifestanti.
21.3.2011
6.
Libyan Agricultural Bank (alias Agricultural Bank; alias Al Masraf Al Zirae Agricultural Bank; alias Al Masraf Al Zirae; alias Libyan Agricultural Bank)
El Ghayran Area, Ganzor El Sharqya, P.O. Box 1100, Tripoli, Libia; Al Jumhouria Street, East Junzour, Al Gheran, Tripoli, Libia;
Email: agbank@agribankly.org; SWIFT/BIC AGRULYLT (Libya);
Tel. (218)214870586;
Tel. (218) 214870714;
Tel. (218) 214870745;
Tel. (218) 213338366;
Tel. (218) 213331533;
Tel. (218) 213333541;
Tel. (218) 213333544;
Tel. (218) 213333543;
Tel. (218) 213333542;
Fax (218) 214870747;
Fax (218) 214870767;
Fax (218) 214870777;
Fax (218) 213330927;
Fax (218) 213333545
Controllata libica della Central Bank of Libya.
12.4.2011
7.
Al-Inma Holding Co. for Services Investments
Controllata libica dell'Economic & Social Development Fund.
12.4.2011
8.
Al-Inma Holding Co. For Industrial Investments
Controllata libica dell'Economic & Social Development Fund.
12.4.2011
9.
Al-Inma Holding Company for Tourism Investment
Hasan al-Mashay Street (off al-Zawiyah Street)
Tel.: (218) 213345187
Fax: +218.21.334
Email: info@ethic.ly
Controllata libica dell'Economic & Social Development Fund.
12.4.2011
10.
Al-Inma Holding Co. for Construction and Real Estate Developments
Controllata libica dell'Economic & Social Development Fund.
12.4.2011
11.
LAP Green Networks (alias LAP Green Holding Company)
Controllata libica della Libyan Africa Investment Portfolio.
12.4.2011
12.
Sabtina Ltd
530-532 Elder Gate, Elder House, Milton Keynes, Regno Unito.
Altre informazioni:
Reg. n. 01794877 (UK)
Controllata, registrata nel Regno Unito, della Libyan Investment Authority.
12.4.2011
13.
Ashton Global Investments Limited
Woodbourne Hall, PO Box 3162, Road Town, Tortola, Isole Vergini britanniche.
Altre informazioni:
Reg no 1510484 (BVI)
Controllata, registrata nelle Isole Vergini britanniche, della Libyan Investment Authority.
12.4.2011
14.
Capitana Seas Limited
Entità, registrata nelle Isole Vergini britanniche, di proprietà di Saadi Gheddafi.
12.4.2011
15.
Kinloss Property Limited
Woodbourne Hall, PO Box 3162, Road Town, Tortola, Isole Vergini britanniche.
Altre informazioni:
Reg no 1534407 (BVI)
Controllata, registrata nelle Isole Vergini britanniche, della Libyan Investment Authority.
12.4.2011
16.
Baroque Investments Limited
c/o ILS Fiduciaries (IOM) Ltd, First Floor, Millennium House, Victoria Road, Douglas, Isola di Man.
Altre informazioni:
Reg. n. 59058C (IOM)
Controllata, registrata nell'Isola di Man, della Libyan Investment Authority.
12.4.2011
ALLEGATO IV
ELENCO DELLE AUTORITÀ COMPETENTI DEGLI STATI MEMBRI DI CUI ALL'ARTICOLO 8, PARAGRAFO 1, ALL'ARTICOLO 9, PARAGRAFO 1, ALL'ARTICOLO 13 E ALL'ARTICOLO 18, PARAGRAFO 1, E INDIRIZZO PER LE NOTIFICHE ALLA COMMISSIONE EUROPEA
a)
Autorità competenti di ciascuno Stato membro:
BELGIO
http://www.diplomatie.be/eusanctions
BULGARIA
http://www.mfa.bg/en/pages/135/index.html
REPUBBLICA CECA
http://www.mfcr.cz/mezinarodnisankce
DANIMARCA
http://um.dk/da/politik-og-diplomati/retsorden/sanktioner/
GERMANIA
http://www.bmwi.de/DE/Themen/Aussenwirtschaft/aussenwirtschaftsrecht,did=404888.html
ESTONIA
http://www.vm.ee/est/kat_622/
IRLANDA
http://www.dfa.ie/home/index.aspx?id=28519
GRECIA
http://www.mfa.gr/en/foreign-policy/global-issues/international-sanctions.html
SPAGNA
http://www.exteriores.gob.es/Portal/es/PoliticaExteriorCooperacion/GlobalizacionOportunidadesRiesgos/Documents/ORGANISMOS%20COMPETENTES%20SANCIONES%20INTERNACIONALES.pdf
FRANCIA
http://www.diplomatie.gouv.fr/autorites-sanctions/
CROAZIA
http://www.mvep.hr/sankcije
ITALIA
http://www.esteri.it/MAE/IT/Politica_Europea/Deroghe.htm
CIPRO
http://www.mfa.gov.cy/sanctions
LETTONIA
http://www.mfa.gov.lv/en/security/4539
LITUANIA
http://www.urm.lt/sanctions
LUSSEMBURGO
http://www.mae.lu/sanctions
UNGHERIA
http://2010-2014.kormany.hu/download/b/3b/70000/ENSZBT-ET-szankcios-tajekoztato.pdf
MALTA
https://www.gov.mt/en/Government/Government%20of%20Malta/Ministries%20and%20Entities/Officially%20Appointed%20Bodies/Pages/Boards/Sanctions-Monitoring-Board-.aspx
PAESI BASSI
http://www.rijksoverheid.nl/onderwerpen/internationale-sancties
AUSTRIA
http://www.bmeia.gv.at/view.php3?f_id=12750&LNG=en&version=
POLONIA
http://www.msz.gov.pl
PORTOGALLO
http://www.portugal.gov.pt/pt/os-ministerios/ministerio-dos-negocios-estrangeiros/quero-saber-mais/sobre-o-ministerio/medidas-restritivas/medidas-restritivas.aspx
ROMANIA
http://www.mae.ro/node/1548
SLOVENIA
http://www.mzz.gov.si/si/omejevalni_ukrepi
SLOVACCHIA
http://www.mzv.sk/sk/europske_zalezitosti/europske_politiky-sankcie_eu
FINLANDIA
http://formin.finland.fi/kvyhteistyo/pakotteet
SVEZIA
http://www.ud.se/sanktioner
REGNO UNITO
https://www.gov.uk/sanctions-embargoes-and-restrictions
b)
Indirizzo per le notifiche o altre comunicazioni alla Commissione europea:
Commissione europea
Servizio degli strumenti di politica estera
CHAR 12/106
B-1049 Bruxelles/Brussel
Belgio
Email: relex-sanctions@ec.europa.eu
Tel.: (32 2) 295 55 85
Fax: (32 2) 299 08 73
ALLEGATO V
ELENCO DELLE NAVI DI CUI ALL'ARTICOLO1, LETTERA H, E ALL'ARTICOLO 15 E MISURE APPLCABILIE COME SPECIFICATO DAL COMITATO DELLE SANZIONI
ALLEGATO VI
ELENCO DELLE PERSONE GIURIDICHE, DELLE ENTITÀ O DEGLI ORGANISMI DI CUI ALL'ARTICOLO 5, PARAGRAFO 4
1.
Nome LIBYAN INVESTMENT AUTHORITY
Alias: Libyan Foreign Investment Company (LFIC) già: n.d. Indirizzo: 1 Fateh Tower Office, No 99 22nd Floor, Borgaida Street, Tripoli, 1103, Libia Data di inserimento nell'elenco: 17 marzo 2011 Altre informazioni: inserita nell'elenco a norma del punto 17 della risoluzione 1973, modificata il 16 settembre a norma del punto 15 della risoluzione 2009.
Informazioni supplementari
Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.
2.
Nome LIBYAN AFRICA INVESTMENT PORTFOLIO
Alias: n.d. già: n.d. Indirizzo: Jamahiriya Street, LAP Building, PO Box 91330, Tripoli, Libia Data di inserimento nell'elenco: 17 marzo 2011 Altre informazioni: inserita nell'elenco a norma del punto 17 della risoluzione 1973, modificata il 16 settembre a norma del punto 15 della risoluzione 2009.
Informazioni supplementari
Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (UE) 2016/44 DEL CONSIGLIO
del 18 gennaio 2016
concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia e che abroga il regolamento (UE) n. 204/2011
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 215,
vista la decisione (PESC) 2015/1333 del Consiglio, del 31 luglio 2015, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia e che abroga la decisione 2011/137/PESC (1),
vista la proposta congiunta dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e della Commissione europea,
considerando quanto segue:
(1)
Il 28 febbraio 2011 il Consiglio ha adottato la decisione 2011/137/PESC (2). Conformemente alla risoluzione 1970 (2011) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSCR) e alle risoluzioni successive, la decisione 2011/137/PESC disponeva un embargo sulle armi, un divieto relativo alle attrezzature per la repressione interna nonché restrizioni all'ammissione e il congelamento dei fondi e delle risorse economiche di determinate persone ed entità coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani a danno di persone in Libia, ivi compreso il coinvolgimento in aggressioni nei confronti della popolazione e delle infrastrutture civili in violazione del diritto internazionale. Tali persone fisiche o giuridiche ed entità sono elencati negli allegati della decisione 2011/137/PESC. Era pertanto necessaria un'azione normativa per prevedere le misure pertinenti necessarie. Da allora il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite («Consiglio di sicurezza») ha adottato un certo numero di risoluzioni aggiuntive sulla Libia che hanno prorogato o modificato le misure restrittive dell'ONU nei confronti di questo paese, tra cui l'UNSCR 2174 (2014), che modifica la portata dell'embargo sulle armi e proroga l'applicazione del divieto di viaggio e delle misure di congelamento dei beni, e l'UNSCR 2213 (2015) in relazione all'impegno assunto dal Consiglio di sicurezza a favore della sovranità, dell'indipendenza, dell'integrità territoriale e dell'unità nazionale della Libia.
(2)
Il 26 maggio 2015 il Consiglio ha adottato la decisione (PESC) 2015/818 (3), che modifica la decisione 2011/137/PESC prendendo in considerazione il fatto che la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia e il positivo completamento della transizione politica in Libia continuano a essere minacciati. La decisione (PESC) 2015/818 ha tenuto conto anche della minaccia costituita dalle persone e dalle entità che possiedono o controllano fondi pubblici libici distratti durante il vecchio regime di Muammar Gheddafi in Libia che potrebbero essere utilizzati per minacciare la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia, oppure per ostacolare o pregiudicare il positivo completamento della sua transizione politica. Il Consiglio ha proceduto a un riesame integrale degli elenchi delle persone ed entità soggette al divieto di viaggio e al congelamento dei beni di cui agli allegati II e III della decisione 2011/137/PESC. Il 31 luglio 2015 il Consiglio ha adottato la decisione consolidata (PESC) 2015/1333 e ha abrogato la decisione 2011/137/PESC.
(3)
Per motivi di chiarezza, il regolamento (UE) n. 204/2011 del Consiglio (4), come modificato e attuato da una serie di regolamenti successivi, dovrebbe essere consolidato in un nuovo regolamento.
(4)
Il potere di modificare gli elenchi di cui agli allegati II e III del presente regolamento dovrebbe essere esercitato dal Consiglio, in considerazione della minaccia specifica alla pace internazionale e alla sicurezza nella regione posta dalla situazione in Libia e al fine di garantire la coerenza con il processo di modifica e revisione degli allegati della decisione (PESC) 2015/1333.
(5)
Ai fini dell'applicazione del presente regolamento e per garantire la massima certezza giuridica all'interno dell'Unione, dovrebbero essere pubblicati i nomi e gli altri dati pertinenti relativi alle persone fisiche e giuridiche, alle entità e agli organismi i cui fondi e le cui risorse economiche devono essere congelati a norma del presente regolamento. Qualsiasi trattamento di dati personali deve essere conforme al regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (5) e alla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
(6)
Al fine di garantire che le misure previste dal presente regolamento siano efficaci, il presente regolamento dovrebbe entrare in vigore immediatamente,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Ai fini del presente regolamento si intende per:
a) «fondi»: tutte le attività e i benefici finanziari di qualsiasi natura, compresi, ma si tratta di un elenco non limitativo:
i)
i contanti, gli assegni, le cambiali, i vaglia postali e gli altri strumenti di pagamento;
ii)
i depositi presso istituti finanziari o altre entità, i saldi sui conti, i debiti e gli obblighi;
iii)
i titoli negoziati a livello pubblico e privato e i prestiti obbligazionari, comprese le azioni, i certificati azionari, le obbligazioni, i pagherò, i warrant, le obbligazioni ipotecarie e i contratti finanziari derivati;
iv)
gli interessi, i dividendi o altri redditi generati dalle attività;
v)
il credito, il diritto di compensazione, le garanzie, le fideiussioni e gli altri impegni finanziari;
vi)
le lettere di credito, le polizze di carico e gli atti di cessione;
vii)
i documenti da cui risulti un interesse riguardante capitali o risorse finanziarie;
b) «congelamento di fondi»: il divieto di spostare, trasferire, alterare o utilizzare o gestire i fondi o di avere accesso a essi in modo da modificarne il volume, l'importo, la collocazione, la proprietà, il possesso, la natura e la destinazione o da introdurre altri cambiamenti tali da consentire l'uso dei fondi in questione, compresa la gestione di portafoglio;
c) «risorse economiche»: le attività di qualsiasi tipo, tangibili o intangibili, mobili o immobili, che non sono fondi ma che possono essere utilizzate per ottenere fondi, beni o servizi;
d) «congelamento di risorse economiche»: il divieto di utilizzare risorse economiche per ottenere fondi, beni o servizi in qualsiasi modo, anche attraverso la vendita, l'affitto e le ipoteche;
e) «assistenza tecnica»: qualsiasi supporto tecnico di riparazione, perfezionamento, fabbricazione, assemblaggio, prova, manutenzione o altro servizio tecnico e che può assumere la forma di istruzione, pareri, formazione, trasmissione dell'apprendimento del funzionamento o delle competenze o servizi di consulenza, comprese le forme orali di assistenza;
f) «comitato delle sanzioni»: il comitato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite istituito a norma del punto 24 dell'UNSCR 1970 (2011);
g) «territorio dell'Unione»: i territori degli Stati membri cui si applica il trattato, alle condizioni ivi stabilite, compreso lo spazio aereo.
h) «navi designate»: le navi designate dal comitato delle sanzioni di cui al paragrafo 11 dell'UNSCR 2146 (2014), elencate nell'allegato V del presente regolamento;
i) «punto di contatto del governo della Libia»: il punto di contatto nominato dal governo della Libia e notificato al comitato delle sanzioni conformemente al punto 3 dell'UNSCR 2146 (2014).
Articolo 2
1. È vietato:
a)
vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna, elencate nell'allegato I, originarie o meno dell'Unione, a qualsiasi persona, entità o organismo in Libia o per un uso in Libia;
b)
partecipare, consapevolmente e deliberatamente, ad attività aventi l'obiettivo o il risultato di eludere i divieti di cui alla lettera a).
2. È vietato acquistare, importare o trasportare dalla Libia attrezzature che potrebbero essere usate per la repressione interna elencate nell'allegato I, a prescindere dal fatto che il prodotto interessato sia originario o meno della Libia.
3. Il paragrafo 1 non si applica all'abbigliamento protettivo, compresi i giubbotti antiproiettile e gli elmetti militari, temporaneamente esportato in Libia da personale dell'ONU, da personale dell'Unione o dei suoi Stati membri, da rappresentanti dei mass media, da operatori umanitari e dello sviluppo e da personale associato, per uso esclusivamente individuale.
4. In deroga al paragrafo 1, le autorità competenti degli Stati membri, elencate nell'allegato IV, possono autorizzare la vendita, la fornitura, il trasferimento o l'esportazione di attrezzature che potrebbero essere usate per la repressione interna, alle condizioni che ritengono appropriate, se stabiliscono che tali attrezzature sono destinate esclusivamente a uso umanitario o protettivo.
Articolo 3
1. È vietato:
a)
fornire, direttamente o indirettamente, assistenza tecnica pertinente ai beni e alle tecnologie inclusi nell'elenco comune delle attrezzature militari dell'Unione europea (7) (elenco comune delle attrezzature militari), o alla fornitura, alla fabbricazione, alla manutenzione e all'uso dei beni inseriti in tale elenco, a qualsiasi persona, entità o organismo in Libia o per un uso in Libia;
b)
fornire, direttamente o indirettamente, assistenza tecnica pertinente ad attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna, elencate nell'allegato I, a qualsiasi persona, entità o organismo in Libia o per un uso in Libia;
c)
fornire, direttamente o indirettamente, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti ai beni e alle tecnologie inclusi nell'elenco comune delle attrezzature militari o nell'allegato I, compresi in particolare sovvenzioni, prestiti e assicurazione dei crediti all'esportazione, per la vendita, la fornitura, il trasferimento o l'esportazione dei beni o delle tecnologie suddetti o la fornitura di assistenza tecnica connessa a qualsiasi persona, entità o organismo in Libia o per un uso in Libia;
d)
fornire, direttamente o indirettamente, assistenza tecnica, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti alla fornitura di personale mercenario armato in Libia o per un uso in Libia;
e)
partecipare, consapevolmente e deliberatamente, ad attività aventi l'obiettivo o il risultato di eludere i divieti di cui alle lettere da a) a d).
2. In deroga al paragrafo 1, i divieti ivi stabiliti non si applicano:
a)
alla fornitura di assistenza tecnica, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti a materiale militare non letale destinato esclusivamente a uso umanitario o protettivo;
b)
all'abbigliamento protettivo, compresi i giubbotti antiproiettile e gli elmetti militari, temporaneamente esportato in Libia da personale dell'ONU, da personale dell'Unione o dei suoi Stati membri, da rappresentanti dei media, da operatori umanitari e dello sviluppo e da personale associato, per uso esclusivamente individuale;
c)
alla fornitura di assistenza tecnica, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti a materiale militare non letale destinato esclusivamente alla sicurezza o all'assistenza al disarmo al governo libico.
3. In deroga al paragrafo 1 e previa approvazione da parte del comitato delle sanzioni, i divieti ivi previste non si applicano a:
a)
alla fornitura di assistenza tecnica, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti ad altre vendite o alla fornitura di armi e materiale connesso;
b)
alla fornitura di assistenza tecnica, finanziamenti o assistenza finanziaria pertinenti a materiale militare, comprese le armi e il materiale connesso che non rientrano nell'ambito di applicazione della lettera a) e sono destinati esclusivamente alla sicurezza o all'assistenza al disarmo al governo libico.
4. In deroga al paragrafo 1, le autorità competenti degli Stati membri, elencate nell'allegato IV, possono autorizzare la fornitura di assistenza tecnica, finanziamenti e assistenza finanziaria pertinenti ad attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna alle condizioni che ritengono appropriate, se stabiliscono che tali attrezzature sono destinate esclusivamente a uso umanitario o protettivo.
Articolo 4
Al fine di impedire il trasferimento dei beni e delle tecnologie che figurano nell'elenco comune delle attrezzature militari o la cui vendita, fornitura, trasferimento, esportazione o importazione sono vietati dal presente regolamento, per tutti i beni che entrano nel territorio doganale dell'Unione o escono da tale territorio diretti in Libia o provenienti da tale paese, oltre alle norme che disciplinano l'obbligo di fornire informazioni prima dell'arrivo o della partenza, stabilite nelle disposizioni pertinenti sulle dichiarazioni sommarie di entrata e di uscita e sulle dichiarazioni doganali dei regolamenti(CE) n. 450/2008 (8) e (UE) 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (9), la persona che fornisce tali informazioni dichiara se i beni rientrano nell'elenco comune delle attrezzature militari o nel presente regolamento e, nel caso in cui i beni esportati siano soggetti ad autorizzazione, fornisce precisazioni sulla licenza di esportazione rilasciata. Questi elementi aggiuntivi sono presentati alle autorità doganali competenti dello Stato membro interessato, per iscritto o utilizzando una dichiarazione doganale, a seconda dei casi.
Articolo 5
1. Sono congelati tutti i fondi e le risorse economiche appartenenti a, posseduti, detenuti o controllati dalle persone fisiche o giuridiche, dalle entità e dagli organismi elencati negli allegati II e III.
2. Nessun fondo o risorsa economica è messo a disposizione, direttamente o indirettamente, delle persone fisiche o giuridiche, delle entità o degli organismi elencati negli allegati II e III o utilizzato a loro beneficio.
3. È vietata la partecipazione, consapevole e deliberata, ad attività aventi l'obiettivo o il risultato di eludere, direttamente o indirettamente, le misure di cui ai paragrafi 1 e 2.
4. Rimangono congelati tutti i fondi e le risorse economiche che il 16 settembre 2011 appartenevano a o erano posseduti, detenuti o controllati dalle entità elencate nell'allegato VI e che in tale data si trovavano al di fuori della Libia.
Articolo 6
1. Nell'allegato II figurano le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi designati dal Consiglio di sicurezza o dal comitato delle sanzioni conformemente al punto 22 dell'UNSCR 1970 (2011), ai punti 19, 22 o 23 dell'UNSCR 1973 (2011), al punto 4 dell'UNSCR 2174 (2014) o al punto 11 dell'UNSCR 2213 (2015).
2. Nell'allegato III figurano le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi non inclusi nell'allegato II:
a)
che hanno ordinato, controllato o altrimenti diretto, o sono stati complici di, gravi violazioni dei diritti umani a danno di persone in Libia, anche pianificando, comandando, ordinando o conducendo attacchi, compresi i bombardamenti aerei, in violazione del diritto internazionale, contro le popolazioni o le infrastrutture civili;
b)
che hanno violato o contribuito a violare le disposizioni dell'UNSCR 1970 (2011), dell'UNSCR 1973 (2011) o del presente regolamento;
c)
di cui è stato accertato il coinvolgimento nelle politiche repressive del precedente regime di Muammar Gheddafi in Libia, o altrimenti associati in passato a tale regime, e continuano a costituire un rischio per la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia, o per il positivo completamento della transizione politica in Libia;
d)
che partecipano o danno sostegno ad atti che minacciano la pace, la sicurezza o la stabilità in Libia o che ostacolano o pregiudicano il positivo completamento della transizione politica della Libia, anche:
i)
tramite la pianificazione, direzione o esecuzione di atti in Libia che violano il diritto internazionale dei diritti umani o il diritto umanitario internazionale applicabili, o di atti che costituiscono violazioni dei diritti umani in Libia;
ii)
tramite attacchi contro aeroporti, porti terrestri o marittimi in Libia, enti o impianti pubblici libici o contro missioni straniere in Libia;
iii)
tramite la fornitura di sostegno a gruppi armati o a reti criminali, mediante lo sfruttamento illecito di petrolio greggio o di altre risorse naturali in Libia;
iv)
tramite minacce o coercizioni nei confronti delle istituzioni finanziarie statali e della Libyan National Oil Company, o azioni che possono comportare o determinare la distrazione di fondi pubblici libici;
v)
tramite violazioni, o aiuto nell'elusione, delle disposizioni relative all'embargo sulle armi nei confronti della Libia di cui all'UNSCR 1970 (2011) e all'articolo 1 del presente regolamento;
vi)
in qualità di persone, entità o organismi che agiscono per conto o a nome o sotto la direzione di uno qualsiasi dei soggetti di cui sopra, oppure di entità o organismi posseduti o controllati da questi o da persone, entità o organismi elencati negli allegati II o III, oppure
e)
che possiedono o controllano fondi pubblici libici distratti durante il precedente regime di Muammar Gheddafi in Libia che potrebbero essere utilizzati per minacciare la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia, oppure per ostacolare o pregiudicare il positivo completamento della sua transizione politica.
3. Gli allegati II e III riportano i motivi dell'inserimento nell'elenco delle persone, entità e organismi forniti dal Consiglio di sicurezza o dal comitato delle sanzioni per l'allegato II.
4. Gli allegati II e III riportano, ove disponibili, le informazioni necessarie per individuare le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi interessati, fornite dal Consiglio di sicurezza o dal comitato delle sanzioni per l'allegato II. Per le persone fisiche, tali informazioni possono includere i nomi, compresi gli pseudonimi, la data e il luogo di nascita, la cittadinanza, i numeri del passaporto e della carta d'identità, il sesso, l'indirizzo, se noto, e la funzione o professione. Per le persone giuridiche, le entità e gli organismi, tali informazioni possono includere le denominazioni, la data e il luogo di registrazione, il numero di registrazione e la sede di attività. Nell'allegato II è inoltre menzionata la data di designazione da parte del Consiglio di sicurezza o del comitato delle sanzioni
5. L'allegato VI riporta i motivi dell'inserimento nell'elenco per le persone, le entità e gli organismi di cui all'articolo 5, paragrafo 4, del presente regolamento forniti dal Consiglio di sicurezza o dal comitato delle sanzioni.
Articolo 7
Riguardo alle persone, entità e organismi non designati nell'allegato II o III in cui una persona, un'entità o un organismo designata/o in tali allegati detiene una partecipazione, l'obbligo di congelare i fondi e le risorse economiche della persona, dell'entità o dell'organismo designati non impedisce alle persone, entità o organismi non designati di continuare a svolgere attività commerciali legittime, purché tali attività non implichino la messa a disposizione di una persona, entità o organismo designata/o di fondi o risorse economiche di qualsiasi tipo.
Articolo 8
1. In deroga all'articolo 5, le autorità competenti degli Stati membri indicacate nei siti web elencati nell'allegato IV possono autorizzare lo svincolo o la messa a disposizione di taluni fondi o risorse economiche congelati, alle condizioni che ritengono appropriate, dopo aver accertato che i fondi o le risorse economiche sono:
a)
necessari per soddisfare le esigenze di base delle persone di cui agli allegati II e III o all'articolo 5, paragrafo 4, e dei familiari a loro carico, compresi i pagamenti relativi a generi alimentari, affitti o ipoteche, medicinali e cure mediche, imposte, premi assicurativi e servizi pubblici;
b)
destinati esclusivamente al pagamento di onorari ragionevoli o al rimborso delle spese sostenute per la prestazione di servizi legali;
c)
destinati esclusivamente al pagamento di diritti o di spese connessi alla normale gestione o alla custodia dei fondi o delle risorse economiche congelati,
a condizione che, se l'autorizzazione riguarda una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato II o all'articolo 5, paragrafo 4, lo Stato membro interessato abbia informato il comitato delle sanzioni di quanto accertato e della sua intenzione di concedere un'autorizzazione, e il comitato delle sanzioni non abbia sollevato obiezioni in merito entro cinque giorni lavorativi dalla notifica.
2. In deroga all'articolo 5, le autorità competenti degli Stati membri identificate nei siti web elencati nell'allegato IV possono autorizzare lo svincolo o la messa a disposizione di taluni fondi o risorse economiche congelati, dopo aver stabilito che i fondi o le risorse economiche sono necessari per coprire spese straordinarie, a condizione che:
a)
se l'autorizzazione riguarda una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato II o all'articolo 5, paragrafo 4, lo Stato membro interessato abbia comunicato tale decisione al comitato delle sanzioni e quest'ultimo l'abbia approvata, e
b)
se l'autorizzazione riguarda una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato III, l'autorità competente abbia notificato alle autorità competenti degli altri Stati membri e alla Commissione, almeno due settimane prima dell'autorizzazione, i motivi per i quali essa ritiene che debba essere concessa una specifica autorizzazione.
Articolo 9
1. In deroga all'articolo 5, per quanto riguarda le persone, le entità o gli organismi elencati nell'allegato II e le entità di cui all'articolo 5, paragrafo 4, le autorità competenti degli Stati membri, elencate nell'allegato IV, possono autorizzare lo svincolo di taluni fondi o risorse economiche congelati, a condizione che:
a)
i fondi o le risorse economiche in questione siano oggetto di un vincolo giudiziario, amministrativo o arbitrale sorto, o di una decisione giudiziaria, amministrativa o arbitrale emessa:
i)
prima della data in cui la persona, l'entità o l'organismo è stata/o inserita/o nell'allegato II oppure
ii)
prima della data in cui l'entità di cui all'articolo 5, paragrafo 4, è stata designata dal Consiglio di sicurezza;
b)
i fondi o le risorse economiche in questione siano usati esclusivamente per soddisfare i crediti garantiti da tale vincolo o riconosciuti validi da tale decisione, entro i limiti fissati dalle leggi e dai regolamenti applicabili che disciplinano i diritti dei soggetti titolari di tali crediti;
c)
il vincolo o la decisione non vada a favore di una persona, di un'entità o di un organismo elencata/o nell'allegato II o nell'allegato III;
d)
il riconoscimento del vincolo o della decisione non sia contrario all'ordine pubblico dello Stato membro interessato; e
e)
lo Stato membro abbia notificato il vincolo o la decisione al comitato delle sanzioni.
2. In deroga all'articolo 5, per quanto riguarda le persone, le entità o gli organismi elencati nell'allegato III, le autorità competenti degli Stati membri, elencate nell'allegato IV, possono autorizzare lo svincolo di taluni fondi o risorse economiche congelati, a condizione che:
a)
i fondi o le risorse economiche in questione siano oggetto di una decisione arbitrale emessa anteriormente alla data dell'inserimento nell'allegato III della persona fisica o giuridica, dell'entità o dell'organismo di cui all'articolo 5, di una decisione giudiziaria o amministrativa emessa nell'Unione o di una decisione giudiziaria esecutiva nello Stato membro interessato, prima o dopo tale data;
b)
i fondi o le risorse economiche in questione siano usati esclusivamente per soddisfare i crediti garantiti da tale decisione o riconosciuti validi da tale decisione, entro i limiti fissati dalle leggi e dai regolamenti applicabili che disciplinano i diritti dei soggetti titolari di tali crediti;
c)
la decisione non vada a favore di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo elencati nell'allegato II o nell'allegato III; e
d)
il riconoscimento della decisione non sia contrario all'ordine pubblico nello Stato membro interessato.
3. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione delle autorizzazioni concesse a norma del presente articolo.
Articolo 10
In deroga all'articolo 5, le autorità competenti degli Stati membri elencate nell'allegato IV possono autorizzare che taluni fondi o risorse economiche congelati appartenenti a persone, entità o organismi elencati nell'allegato III siano svincolati o che taluni fondi o risorse economiche siano messi a disposizione di persone, entità o organismi elencati nell'allegato III, alle condizioni che ritengono appropriate, se lo giudicano necessario per scopi umanitari, quali la fornitura e l'agevolazione della fornitura di aiuti umanitari, la fornitura di materiali e beni necessari per soddisfare le esigenze di base della popolazione civile, tra cui cibo e materiali agricoli per la sua produzione, materiale medico e energia elettrica o per le operazioni di evacuazione dalla Libia. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione delle autorizzazioni concesse a norma del presente articolo entro due settimane dal rilascio dell'autorizzazione.
Articolo 11
1. In deroga all'articolo 5, paragrafo 4, le autorità competenti degli Stati membri, indicate sui siti web elencati nell'allegato IV, possono autorizzare lo svincolo di alcuni fondi o risorse economiche congelati a condizione che:
a)
i fondi o le risorse economiche siano destinati a uno o più dei seguenti scopi:
i)
esigenze umanitarie;
ii)
combustibile, energia elettrica e acqua a uso esclusivamente civile;
iii)
ripresa della produzione e vendita di idrocarburi da parte della Libia;
iv)
creazione, funzionamento o rafforzamento delle istituzioni del governo civile e dell'infrastruttura pubblica civile o
v)
agevolazione della ripresa delle operazioni del settore bancario, anche per sostenere o facilitare il commercio internazionale con la Libia;
b)
lo Stato membro interessato abbia notificato al comitato delle sanzioni la sua intenzione di autorizzare l'accesso ai fondi o alle risorse economiche e il comitato delle sanzioni non abbia sollevato obiezioni entro cinque giorni lavorativi dalla notifica;
c)
lo Stato membro interessato abbia notificato al comitato delle sanzioni che i fondi o le risorse economiche in questione non saranno messi a disposizione di nessuna delle persone, delle entità o degli organismi elencati negli allegati II o III né utilizzati a loro beneficio;
d)
lo Stato membro interessato si sia consultato preventivamente con le autorità libiche circa l'uso dei fondi o delle risorse economiche in questione e
e)
lo Stato membro interessato abbia sottoposto alle autorità libiche le notifiche presentate a norma del presente paragrafo, lettere b) e c), e le autorità libiche non abbiano sollevato, entro cinque giorni lavorativi, obiezioni allo svincolo dei fondi o delle risorse economiche in questione.
2. In deroga all'articolo 5, paragrafo 4, e purché un pagamento sia dovuto in forza di un contratto o di un accordo concluso o di un obbligo sorto per la persona, l'entità o l'organismo in questione prima della data di designazione di tale persona, entità o organismo da parte del Consiglio di sicurezza o del comitato delle sanzioni, le autorità competenti degli Stati membri, indicate sui siti web elencati nell'allegato IV, possono autorizzare, alle condizioni che ritengono appropriate, lo svincolo di taluni fondi o risorse economiche congelati a condizione che:
a)
l'autorità competente interessata abbia stabilito che il pagamento non viola l'articolo 5, paragrafo 2, e non va a favore di un'entità di cui all'articolo 5, paragrafo 4;
b)
lo Stato membro interessato abbia informato il comitato delle sanzioni della sua intenzione di concedere un'autorizzazione con un preavviso di dieci giorni lavorativi.
Articolo 12
1. L'articolo 5, paragrafo 2, non si applica al versamento sui conti congelati di:
a)
interessi o altri profitti dovuti su detti conti;
b)
pagamenti dovuti nell'ambito di contratti o accordi conclusi o di obblighi sorti prima della data in cui la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo di cui all'articolo 5 sono stati designati dal comitato delle sanzioni, dal Consiglio di sicurezza o dal Consiglio;
c)
pagamenti dovuti in virtù di un vincolo o di una decisione giudiziaria, amministrativa o arbitrale di cui all'articolo 9, paragrafo 1; oppure
d)
pagamenti dovuti nel quadro di decisioni giudiziarie, amministrative o arbitrali emesse in uno Stato membro o esecutive nello Stato membro interessato, di cui all'articolo 9, paragrafo 2,
purché tali interessi, altri profitti e pagamenti siano congelati a norma dell'articolo 5, paragrafo 1.
2. L'articolo 5, paragrafo 2, non osta a che enti finanziari o creditizi nell'Unione accreditino i conti congelati quando ricevono i fondi trasferiti verso i conti di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo figurante nell'elenco, purché ogni versamento su tali conti sia anch'esso congelato. Gli enti finanziari o creditizi informano senza indugio le autorità competenti in merito a tali operazioni.
Articolo 13
In deroga all'articolo 5 e purché un pagamento da parte di una persona, di un'entità o di un organismo di cui all'allegato II o all'allegato III sia dovuto in forza di un contratto o di un accordo concluso o di un obbligo sorto per la persona, l'entità o l'organismo in questione prima della data di designazione di tale persona, entità o organismo, le autorità competenti degli Stati membri, indicate sui siti web elencati nell'allegato IV, possono autorizzare, alle condizioni che ritengono appropriate, lo svincolo di taluni fondi o risorse economiche congelati purché siano soddisfatte le seguenti condizioni:
a)
l'autorità competente in questione abbia accertato che:
i)
i fondi o le risorse economiche sono utilizzati per un pagamento da una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato II o all'allegato III;
ii)
il pagamento non viola l'articolo 5, paragrafo 2;
b)
se l'autorizzazione riguarda una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato II, lo Stato membro interessato abbia informato il comitato delle sanzioni della sua intenzione di concedere un'autorizzazione con un preavviso di dieci giorni lavorativi;
c)
se l'autorizzazione riguarda una persona, un'entità o un organismo di cui all'allegato III, lo Stato membro interessato abbia informato, almeno due settimane prima del rilascio dell'autorizzazione, gli altri Stati membri e la Commissione di quanto accertato e della sua intenzione di concedere un'autorizzazione.
Articolo 14
In deroga all'articolo 5, paragrafo 2, le autorità competenti degli Stati membri indicate nei siti web elencati nell'allegato IV possono autorizzare la messa a disposizione di taluni fondi o risorse economiche a favore delle autorità portuali elencate nell'allegato III in relazione all'esecuzione, fino al 15 luglio 2011, di contratti conclusi anteriormente al 7 giugno 2011, a eccezione dei contratti riguardanti petrolio, gas e prodotti petroliferi raffinati. Lo Stato membro informa gli altri Stati membri e la Commissione delle autorizzazioni concesse a norma del presente articolo entro due settimane dal rilascio dell'autorizzazione.
Articolo 15
1. È vietato caricare, trasportare o scaricare petrolio greggio proveniente dalla Libia su navi designate battenti la bandiera di uno Stato membro salvo autorizzazione rilasciata dall'autorità competente di tale Stato membro previa consultazione del punto di contatto del governo della Libia.
2. È vietato accettare o dare accesso ai porti nel territorio dell'Unione alle navi designate, se il comitato delle sanzioni ha così specificato.
3. La misura di cui al paragrafo 2 non si applica se l'ingresso in un porto nel territorio dell'Unione è necessario per un'ispezione, in caso di emergenza o se la nave sta tornando in Libia.
4. La prestazione, da parte di cittadini di Stati membri o a partire dal territorio di tali Stati, di servizi di bunkeraggio e di approvvigionamento o di altri servizi di assistenza delle navi alle navi designate, compresa la fornitura di carburante o di provviste, è vietata se il comitato delle sanzioni ha così specificato.
5. Le autorità competenti degli Stati membri indicate nell'allegato IV possono concedere deroghe alla misura imposta dal paragrafo 4 qualora ciò sia necessario per scopi umanitari o di sicurezza o nel caso in cui la nave stia tornando in Libia. Tutte le autorizzazioni di questo tipo sono notificate per iscritto al comitato delle sanzioni e alla Commissione.
6. Sono vietate, se il comitato delle sanzioni ha così specificato, le transazioni finanziarie relative a petrolio greggio a bordo delle navi designate, compresi la vendita di petrolio greggio o l'uso del petrolio greggio come credito, nonché la stipula di un'assicurazione per il trasporto di petrolio greggio. Tale divieto non si applica all'accettazione delle tasse portuali nei casi di cui al paragrafo 3.
Articolo 16
1. Il congelamento di fondi e risorse economiche o il rifiuto di rendere disponibili fondi o risorse economiche, se effettuato ritenendo in buona fede che tale azione sia conforme al presente regolamento, non comporta alcun genere di responsabilità per la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo che lo attua, né per i suoi direttori o dipendenti, a meno che non si dimostri che i fondi e le risorse economiche sono stati congelati o trattenuti in seguito a negligenza.
2. Le azioni compiute da persone fisiche o giuridiche, entità o organismi non comportano alcun genere di responsabilità a loro carico se non sapevano, e non avevano alcun motivo ragionevole di sospettare, che le loro azioni avrebbero violato le misure previste dal presente regolamento.
Articolo 17
1. Non è concesso alcun diritto in relazione a contratti o operazioni sulla cui esecuzione abbiano inciso, direttamente o indirettamente, integralmente o in parte, le misure istituite ai sensi del presente regolamento, anche a fini di indennizzo o diritto analogo, ad esempio un diritto di compensazione o un diritto coperto da garanzia, segnatamente una proroga o il pagamento di una garanzia o di una controgaranzia, in particolare finanziaria, indipendentemente dalla sua forma, se la richiesta è presentata da:
a)
persone, entità o organismi designati elencati nell'allegato II o nell'allegato III;
b)
qualsiasi altra persona, entità o organismo libici, compreso il governo libico;
c)
qualsiasi persona, entità o organismo che agisca per il tramite o per conto di una delle persone, delle entità o degli organismi di cui alla lettera a) o b).
2. In ogni procedura volta all'esercizio di un diritto, l'onere della prova che l'esercizio del diritto non è vietato dal paragrafo 1 incombe alla persona che intende esercitare il diritto.
3. Il presente articolo lascia impregiudicato il diritto delle persone, delle entità e degli organismi di cui al paragrafo 1 al controllo giurisdizionale dell'inadempimento degli obblighi contrattuali a norma del presente regolamento.
Articolo 18
1. Fatte salve le norme applicabili in materia di relazioni, riservatezza e segreto professionale, le persone fisiche e giuridiche, le entità e gli organismi sono tenuti a:
a)
fornire immediatamente all'autorità competente dello Stato membro in cui risiedono o sono situati, indicata sui siti web elencati nell'allegato IV, qualsiasi informazione atta a facilitare il rispetto del presente regolamento, quali i dati relativi ai conti e agli importi congelati a norma dell'articolo 5, e a trasmettere tali informazioni alla Commissione, direttamente o attraverso gli Stati membri, e
b)
a collaborare con detta autorità competente per qualsiasi verifica di tali informazioni.
2. Le informazioni fornite o ricevute ai sensi del presente articolo sono utilizzate unicamente per gli scopi per i quali sono state fornite o ricevute.
3. Il paragrafo 2 non impedisce agli Stati membri di comunicare dette informazioni, a norma del proprio diritto nazionale, alle autorità libiche competenti e agli altri Stati membri, quando ciò è necessario allo scopo di facilitare il recupero di beni acquisiti indebitamente.
Articolo 19
Gli Stati membri e la Commissione si informano immediatamente in merito alle misure adottate ai sensi del presente regolamento e si comunicano tutte le informazioni pertinenti in loro possesso riguardanti il presente regolamento, in particolare quelle relative a problemi di violazione e di applicazione delle norme e alle sentenze pronunciate dai tribunali nazionali.
Articolo 20
La Commissione è autorizzata a:
a)
modificare l'allegato IV in base alle informazioni fornite dagli Stati membri;
b)
modificare l'allegato V conformemente alle modifiche dell'allegato V della decisione (PESC) 2015/1333 e in base agli accertamenti eseguiti dal comitato delle sanzioni conformemente ai punti 11 e 12 dell'UNSCR 2146 (2014).
Articolo 21
1. Qualora il Consiglio di sicurezza o il comitato delle sanzioni inserisca nell'elenco una persona fisica o giuridica, un'entità o un organismo, il Consiglio inserisce tale persona fisica o giuridica, entità o organismo nell'allegato II.
2. Qualora il Consiglio decida di applicare a una persona fisica o giuridica, a un'entità o a un organismo le misure di cui all'articolo 6, paragrafo 2, esso modifica di conseguenza l'allegato III.
3. Il Consiglio trasmette la sua decisione e i motivi dell'inserimento nell'elenco alla persona fisica o giuridica, all'entità o all'organismo di cui ai paragrafi 1 e 2 direttamente, se l'indirizzo è noto, o mediante la pubblicazione di un avviso, dando alla persona fisica o giuridica, all'entità o all'organismo la possibilità di formulare osservazioni.
4. Qualora siano avanzate osservazioni o siano presentate nuove prove sostanziali, il Consiglio riesamina la propria decisione e ne informa opportunamente la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo di cui ai paragrafi 1 e 2.
5. Qualora l'ONU decida di depennare dall'elenco una persona fisica o giuridica, un'entità o un organismo o di modificare i dati identificativi di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo dell'elenco, il Consiglio modifica l'allegato II di conseguenza.
6. L'elenco di cui all'allegato III è riesaminato periodicamente e almeno ogni dodici mesi.
Articolo 22
1. Gli Stati membri stabiliscono la disciplina delle sanzioni applicabili in caso di violazione delle disposizioni del presente regolamento e adottano tutte le misure necessarie per assicurarne l'applicazione. Le sanzioni devono essere effettive, proporzionate e dissuasive.
2. Gli Stati membri notificano alla Commissione tali norme immediatamente dopo l'entrata in vigore del presente regolamento e le comunicano ogni eventuale modifica successiva.
Articolo 23
Laddove il presente regolamento imponga di notificare, informare o comunicare in altro modo con la Commissione, l'indirizzo e gli altri estremi da usare per tali comunicazioni sono quelli indicati nell'allegato IV.
Articolo 24
Il presente regolamento si applica:
a)
nel territorio dell'Unione, compreso il suo spazio aereo;
b)
a bordo di tutti gli aeromobili o di tutti i natanti sotto la giurisdizione di uno Stato membro;
c)
a qualsiasi cittadino di uno Stato membro che si trovi all'interno o all'esterno del territorio dell'Unione;
d)
a tutte le persone giuridiche, entità o organismi registrati o costituiti secondo il diritto di uno Stato membro;
e)
a qualsiasi persona giuridica, entità o organismo relativamente ad attività economiche esercitate, interamente o parzialmente, all'interno dell'Unione.
Articolo 25
Il regolamento (UE) n. 204/2011 è abrogato. I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento.
Articolo 26
Il presente regolamento entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 18 gennaio 2016
Per il Consiglio
Il presidente
F. MOGHERINI
(1) GU L 206 dell'1.8.2015, pag. 34.
(2) Decisione 2011/137/PESC del Consiglio, del 28 febbraio 2011, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia (GU L 58 del 3.3.2011, pag. 53).
(3) Decisione (PESC) 2015/818 del Consiglio, del 26 maggio 2015, che modifica la decisione 2011/137/PESC concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia (GU L 129 del 27.5.2015, pag. 13).
(4) Regolamento (UE) n. 204/2011 del Consiglio, del 2 marzo 2011, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia (GU L 58 del 3.3.2011, pag. 1).
(5) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(6) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(7) GU C 69 del 18.3.2010, pag. 19.
(8) Regolamento (CE) n. 450/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2008, che istituisce il codice doganale comunitario (Codice doganale aggiornato) (GU L 145 del 4.6.2008, pag. 1).
(9) Regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 ottobre 2013, che istituisce il codice doganale dell'Unione (GU L 269 del 10.10.2013, pag. 1).
ALLEGATO I
ELENCO DEL MATERIALE CHE POTREBBE ESSERE USATO PER LA REPRESSIONE INTERNA DI CUI AGLI ARTICOLI 2, 3 E 4
1.
Armi da fuoco, munizioni e relativi accessori:
1.1.
armi da fuoco non sottoposte ad autorizzazione dai punti ML 1 e ML 2 dell'elenco comune delle attrezzature militari dell'Unione europea (1) («elenco comune delle attrezzature militari»);
1.2.
munizioni specificamente progettate per le armi da fuoco elencate al punto 1.1 e loro componenti appositamente progettati;
1.3.
congegni di mira non sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari.
2.
Bombe e granate non sottoposte ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari.
3.
I seguenti veicoli:
3.1.
veicoli dotati di cannone ad acqua appositamente progettati o modificati a fini antisommossa;
3.2.
veicoli appositamente progettati o modificati per essere elettrificati al fine di respingere gli assalti;
3.3.
veicoli appositamente progettati o modificati per rimuovere le barricate, compreso materiale da costruzione con protezione balistica;
3.4.
veicoli appositamente progettai o modificati per il trasporto o il trasferimento di prigionieri e/o detenuti;
3.5.
veicoli appositamente progettati per l'installazione di barriere mobili;
3.6.
componenti per i veicoli di cui ai punti da 3.1 a 3.5, specificamente progettati a fini antisommossa.
Nota 1: questa voce non contempla i veicoli appositamente progettati per fini antincendio.
Nota 2: ai fini del punto 3.5 il termine «veicoli» include i rimorchi.
4.
Le seguenti sostanze esplosive e sostanze collegate:
4.1.
apparecchi e dispositivi specificamente progettati per provocare esplosioni con mezzi elettrici o non elettrici, compresi gli apparecchi di innesco, i detonatori, gli ignitori, gli acceleranti di esplosione e le corde di detonazione e i relativi componenti appositamente progettati; tranne quelli appositamente progettati per un impiego commerciale specifico, ossia per l'attivazione o il funzionamento mediante esplosione di altre attrezzature o dispositivi la cui funzione non è l'innesco di un'esplosione (ad esempio, gonfiatori degli air bag per autoveicoli, limitatori di tensione o azionatori antincendio a sprinkler);
4.2.
cariche esplosive a taglio lineare non sottoposte ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari;
4.3.
altri esplosivi non sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari e sostanze collegate:
a)
amatolo;
b)
nitrocellulosa (contenente oltre il 12,5 % di azoto);
c)
nitroglicole;
d)
tetranitrato di pentaeritrite (PETN);
e)
cloruro di picrile;
f)
2,4,6 trinitrotoluene (TNT).
5.
Apparecchiature protettive non sottoposte ad autorizzazione dal punto ML 13 dell'elenco comune delle attrezzature militari:
5.1.
giubbotti antiproiettile con protezione balistica e/o protezione contro gli attacchi all'arma bianca;
5.2.
elmetti con protezione balistica e/o protezione antischegge, elmetti antisommossa, scudi antisommossa e scudi balistici.
Nota: questo punto non sottopone ad autorizzazione:
—
gli equipaggiamenti appositamente progettati per discipline sportive;
—
gli equipaggiamenti appositamente progettati per soddisfare requisiti di sicurezza e di lavoro.
6.
Simulatori, diversi da quelli sottoposti ad autorizzazione dal punto ML 14 dell'elenco comune delle attrezzature militari, per la formazione nell'uso delle armi da fuoco, e software appositamente progettato.
7.
Apparecchiature per la visione notturna e la registrazione di immagini termiche e amplificatori d'immagine, diversi da quelli sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari.
8.
Filo spinato a lame di rasoio.
9.
Coltelli militari, coltelli da combattimento e baionette con lama di lunghezza superiore a 10 cm.
10.
Apparecchiature specificamente progettate per la fabbricazione degli articoli di cui al presente elenco.
11.
Tecnologia specifica per lo sviluppo, la fabbricazione o l'uso degli articoli di cui al presente elenco.
(1) GU C 69 del 18.3.2010, pag. 19.
ALLEGATO II
ELENCO DELLE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE, DELLE ENTITÀ O DEGLI ORGANISMI DI CUI ALL'ARTICOLO 6, PARAGRAFO 1
A. Persone
6.
Nome: ABU ZAYD UMAR DORDA
Titolo: n.d. Designazione: a) Carica: Direttore dell'Organizzazione per la sicurezza esterna; b) Capo dell'agenzia di intelligence esterna. Data di nascita: n.d. Luogo di nascita: n.d. Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Libia (Presunto status/luogo: in stato di detenzione in Libia) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Fedele al regime. Capo dell'agenzia di intelligence esterna.
7.
Nome: ABU BAKR YUNIS JABIR
Titolo: Maggiore Generale Designazione: Carica: Ministro della difesa. Data di nascita: 1952 Luogo di nascita: Jalo, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni). Presunto status/luogo: deceduto.
Informazioni supplementari
Responsabile di tutte le azioni delle forze armate.
8.
Nome: MATUQ MOHAMMED MATUQ
Titolo: n.d. Designazione: Carica: Segretario per i servizi pubblici Data di nascita: 1956 Luogo di nascita: Khoms, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni). Presunto status/luogo: ignoto, si presume catturato.
Informazioni supplementari
Membro di alto livello del regime. Coinvolgimento nei comitati rivoluzionari. In passato è stato coinvolto nella repressione del dissenso e in violenze.
9.
Nome: AISHA MUAMMAR MUHAMMED ABU MINYAR GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: 1978 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: Aisha Muhammed Abdul Salam (Passaporto n.: 215215) Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: 428720 Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Sultanato dell'Oman (Presunto status/luogo: Sultanato dell'Oman) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserita nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime. Secondo quanto indicato dal gruppo di esperti sulla Libia nella sua relazione intermedia del 2013, ha viaggiato in violazione del punto 15 della risoluzione 1970.
10.
Nome: HANNIBAL MUAMMAR GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: 20 settembre 1975 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: B/002210 Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Algeria (Presunto status/luogo: Algeria) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime.
11.
Nome: KHAMIS MUAMMAR GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: 1978 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni). Presunto status/luogo: deceduto.
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime. Comando di unità militari coinvolte nella repressione delle manifestazioni.
12.
Nome: MOHAMMED MUAMMAR GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: 1970 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Sultanato dell'Oman (Presunto status/luogo: Sultanato dell'Oman) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime.
13.
Nome: MUAMMAR MOHAMMED ABU MINYAR GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: Leader della rivoluzione, comandante supremo delle forze armate Data di nascita: 1942 Luogo di nascita: Sirte, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco dell'ONU a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni). Presunto status/luogo: deceduto.
Informazioni supplementari
Responsabile di aver ordinato la repressione delle manifestazioni e di violazioni dei diritti umani.
14.
Nome: MUTASSIM GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: Consigliere per la sicurezza nazionale Data di nascita: 1976 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni). Presunto status/luogo: deceduto.
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime.
15.
Nome: SAADI GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: Comandante delle Forze Speciali Data di nascita: a) 27 maggio 1973 b) 1o gennaio 1975 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: 014797 b) 524521 Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Libia (in stato di detenzione) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime. Comando di unità militari coinvolte nella repressione delle manifestazioni.
16.
Nome: SAIF AL-ARAB GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: 1982 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni). Presunto status/luogo: deceduto.
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime.
17.
Nome: SAIF AL-ISLAM GHEDDAFI
Titolo: n.d. Designazione: Direttore, Fondazione Gheddafi Data di nascita: 25 giugno 1972 Luogo di nascita: Tripoli, Libia Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: B014995 Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Libia (Presunto status/luogo: in stato di detenzione in Libia) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma dei punti 15 e 17 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Stretta associazione con il regime. Dichiarazioni pubbliche incendiarie istiganti alla violenza contro i manifestanti.
18.
Nome: ABDULLAH AL-SENUSSI
Titolo: Colonnello Designazione: Direttore dell'intelligence militare Data di nascita: 1949 Luogo di nascita: Sudan Alias certo: a) Abdoullah Ould Ahmed (Passaporto n.: B0515260; Data di nascita: 1948. Luogo di nascita: Anefif (Kidal), Mali; Data di rilascio: 10 gennaio 2012. Luogo di rilascio: Bamako, Mali. Data di scadenza: 10 gennaio 2017 b) Abdoullah Ould Ahmed (Numero di carta d'identità del Mali: 073/SPICRE); Luogo di nascita: Anefif, Mali. Data di rilascio: 6 dicembre 2011. Luogo di rilascio: Essouck, Mali) Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Libia (Presunto status/luogo: in stato di detenzione in Libia) Data di inserimento nell'elenco: 26 febbraio 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 (divieto di viaggio). Inserito nell'elenco il 17 marzo 2011 a norma del punto 17 della risoluzione 1970 (congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Coinvolgimento dell'intelligence militare nella repressione delle manifestazioni. Sospettato in passato di coinvolgimento nel massacro della prigione di Abu Selim. Condannato in contumacia per l'attentato dinamitardo al volo UTA. Cognato di Muammar Gheddafi.
19.
Nome: SAFIA FARKASH AL-BARASSI
Titolo: n.d. Designazione: n.d. Data di nascita: Approssimativamente 1952 Luogo di nascita: Al Bayda, Libia Alias certo: Safia Farkash Mohammed Al-Hadad, nata il 1o gennaio 1953 (passaporto dell'Oman n. 03825239) Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: 03825239 Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: Sultanato dell'Oman) Data di inserimento nell'elenco: 24 giugno 2011 Altre informazioni: inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 e del punto 19 della risoluzione 1973 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Notevole patrimonio personale che potrebbe essere utilizzato per conseguire scopi del regime. La sorella, Fatima FARKASH, è coniugata con ABDALLAH SANUSSI, capo dell'intelligence militare libica.
20.
Nome: ABDELHAFIZ ZLITNI
Titolo: n.d. Designazione: a) Ministro per la programmazione e le finanze del governo del colonnello Gheddafi; b) Segretario del Comitato popolare generale per le finanze e la pianificazione; c) Direttore a interim della Banca centrale della Libia Data di nascita: 1935 Luogo di nascita: n.d. Alias certo: n.d. Alias incerto: n.d. Cittadinanza: n.d. N. del passaporto: n.d. Numero di identificazione nazionale: n.d. Indirizzo: n.d. Data di inserimento nell'elenco: 24 giugno 2011 Altre informazioni: Inserito nell'elenco a norma del punto 15 della risoluzione 1970 e del punto 19 della risoluzione 1973 (divieto di viaggio, congelamento dei beni).
Informazioni supplementari
Coinvolto nelle violenze perpetrate contro i manifestanti. Segretario del Comitato popolare generale per le finanze e la pianificazione. Zltini svolge attualmente le funzioni di direttore a interim della Banca centrale della Libia. In precedenza ha ricoperto l'incarico di presidente della National Oil Corporation. In base alle informazioni in nostro possesso, è attualmente impegnato nel tentativo di reperire fondi al fine di permettere al regime di ricostituire le riserve della Banca centrale già spese per sostenere la campagna militare in corso.
ALLEGATO III
ELENCO DELLE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE, DELLE ENTITÀ O DEGLI ORGANISMI DI CUI ALL'ARTICOLO 6, PARAGRAFO 2
A. Persone
Nome
Informazioni identificative
Motivi
Data di inserimento nell'elenco
1.
ABDUSSALAM, Abdussalam Mohammed
Carica: Capo dell'antiterrorismo, Organizzazione per la sicurezza esterna
Data di nascita: 1952
Luogo di nascita: Tripoli, Libia
Membro di spicco del Comitato rivoluzionario.
Stretto collaboratore di Muammar Gheddafi. Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
2.
ABU SHAARIYA
Carica: Vicecapo dell'Organizzazione per la sicurezza esterna
Cognato di Muammar Gheddafi.
Membro di spicco del regime di Gheddafi e in quanto tale strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
3.
ASHKAL, Omar
Carica: Capo del movimento dei comitati rivoluzionari
Luogo di nascita: Sirte, Libia
Presunto status: assassinato in Egitto nell'agosto 2014
Comitati rivoluzionari coinvolti nelle violenze contro i dimostranti.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
4.
ALSHARGAWI, Bashir Saleh Bashir
Data di nascita: 1946
Luogo di nascita: Traghen
Capo del gabinetto di Muammar Gheddafi. Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
5.
TOHAMI, Generale Khaled
Data di nascita: 1946
Luogo di nascita: Genzur
Ex direttore dell'Ufficio per la sicurezza interna.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
6.
FARKASH, Mohammed Boucharaya
Data di nascita: 1.7.1949
Luogo di nascita: Al-Bayda
Ex direttore dell'intelligence nell'Ufficio per la sicurezza esterna.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
7.
EL-KASSIM ZOUAI, Mohamed Abou
Ex segretario generale del Congresso generale del popolo.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
8.
AL-MAHMOUDI, Baghdadi
Primo ministro del governo del colonnello Gheddafi.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
9.
HIJAZI, Mohamad Mahmoud
Ministro della sanità e dell'ambiente del governo del colonnello Gheddafi.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
10.
HOUEJ, Mohamad Ali
Data di nascita: 1949
Luogo di nascita: Al-Azizia (nei pressi di Tripoli)
Ministro dell'industria, dell'economia e del commercio del governo del colonnello Gheddafi.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
11.
AL-GAOUD, Abdelmajid
Data di nascita: 1943
Ministro dell'agricoltura e delle risorse animali e marittime del governo del colonnello Gheddafi.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
12.
AL-CHARIF, Ibrahim Zarroug
Ministro degli affari sociali del governo del colonnello Gheddafi.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
13.
FAKHIRI, Abdelkebir Mohamad
Data di nascita: 4.5.1963
Numero di passaporto: B/014965 (scaduto fine 2013)
Ministro dell'istruzione, dell'insegnamento superiore e della ricerca del governo del colonnello Gheddafi. Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
14.
MANSOUR, Abdallah
Data di nascita: 8.7.1954
Numero di passaporto: B/014924 (scaduto fine 2013)
Ex stretto collaboratore del colonnello Gheddafi, ha occupato un ruolo di primo piano nei servizi di sicurezza ed è stato direttore della radiotelevisione.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
21.3.2011
15.
Colonnello Taher Juwadi
Carica: Quarto nella catena di comando delle guardie rivoluzionarie
Colonnello.
Membro chiave del regime di Gheddafi. In quanto tale, strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
23.5.2011
16.
AL-BAGHDADI, Dr Abdulqader Mohammed
Responsabile dell'ufficio di collegamento dei comitati rivoluzionari.
Comitati rivoluzionari coinvolti nelle violenze contro i dimostranti.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
17.
DIBRI, Abdulqader Yusef
Carica: Capo della sicurezza personale di Muammar Gheddafi.
Data di nascita: 1946
Luogo di nascita: Houn, Libia
Responsabile della sicurezza del regime. In passato ha diretto azioni violente contro dissidenti.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
18.
QADHAF AL-DAM, Sayyid Mohammed
Data di nascita: 1948
Luogo di nascita: Sirte, Libia
Cugino di Muammar Gheddafi. Negli anni 1980, Sayyid è stato coinvolto in una campagna di uccisioni di dissidenti e ritenuto responsabile di diverse morti in Europa. È stato inoltre sospettato di essere stato coinvolto nell'approvvigionamento di armi. Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
28.2.2011
19.
AL QADHAFI, Quren Salih Quren
Ex ambasciatore libico in Ciad. Ha lasciato il Ciad per Sabha. Direttamente coinvolto nel reclutamento e coordinamento di mercenari per il regime.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
12.4.2011
20.
AL KUNI, Colonnello Amid Husain
Presunto status/luogo: Libia meridionale
Ex governatore di Ghat (Libia meridionale). Direttamente coinvolto nel reclutamento di mercenari.
Strettamente associato all'ex regime di Muammar Gheddafi.
12.4.2011
B. Entità
Nome
Informazioni identificative
Motivi
Data di inserimento nell'elenco
1.
Libyan Arab African Investment Company (LAAICO)
Sito web: http://www.laaico.com Società creata nel 1981, 76351 Janzour-Libya. 81370 Tripoli-Libya
Tel: 00 218 (21) 4890146 — 4890586 — 4892613
Fax: 00 218 (21) 4893800 — 4891867
email: info@laaico.com
Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e potenziale fonte di finanziamento. del regime.
21.3.2011
2.
Gaddafi International Charity and Development Foundation
Recapito dell'amministrazione: Hay Alandalus — Jian St. — Tripoli — PoBox: 1101 — LIBYA
Tel: (+218) 214778301 —
Fax: (+218) 214778766;
email: info@gicdf.org
Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e potenziale fonte di finanziamento del regime.
21.3.2011
3.
Fondazione Waatassimou
Sede a Tripoli.
Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e potenziale fonte di finanziamento del regime.
21.3.2011
4.
Libyan Jamahiriya Broadcasting Corporation
Recapito:
Tel.: +218 21 444 59 26;
+218 21 444 59 00;
fax: +218 21 340 21 07;
http://www.ljbc.net;
email: info@ljbc.net
Istigazione pubblica all'odio e alla violenza mediante la partecipazione a campagne di disinformazione relative alla repressione dei manifestanti.
21.3.2011
5.
Corpo delle guardie rivoluzionarie
Coinvolto nelle violenze perpetrate contro i manifestanti.
21.3.2011
6.
Libyan Agricultural Bank (alias Agricultural Bank; alias Al Masraf Al Zirae Agricultural Bank; alias Al Masraf Al Zirae; alias Libyan Agricultural Bank)
El Ghayran Area, Ganzor El Sharqya, P.O. Box 1100, Tripoli, Libia; Al Jumhouria Street, East Junzour, Al Gheran, Tripoli, Libia;
Email: agbank@agribankly.org; SWIFT/BIC AGRULYLT (Libya);
Tel. (218)214870586;
Tel. (218) 214870714;
Tel. (218) 214870745;
Tel. (218) 213338366;
Tel. (218) 213331533;
Tel. (218) 213333541;
Tel. (218) 213333544;
Tel. (218) 213333543;
Tel. (218) 213333542;
Fax (218) 214870747;
Fax (218) 214870767;
Fax (218) 214870777;
Fax (218) 213330927;
Fax (218) 213333545
Controllata libica della Central Bank of Libya.
12.4.2011
7.
Al-Inma Holding Co. for Services Investments
Controllata libica dell'Economic & Social Development Fund.
12.4.2011
8.
Al-Inma Holding Co. For Industrial Investments
Controllata libica dell'Economic & Social Development Fund.
12.4.2011
9.
Al-Inma Holding Company for Tourism Investment
Hasan al-Mashay Street (off al-Zawiyah Street)
Tel.: (218) 213345187
Fax: +218.21.334
Email: info@ethic.ly
Controllata libica dell'Economic & Social Development Fund.
12.4.2011
10.
Al-Inma Holding Co. for Construction and Real Estate Developments
Controllata libica dell'Economic & Social Development Fund.
12.4.2011
11.
LAP Green Networks (alias LAP Green Holding Company)
Controllata libica della Libyan Africa Investment Portfolio.
12.4.2011
12.
Sabtina Ltd
530-532 Elder Gate, Elder House, Milton Keynes, Regno Unito.
Altre informazioni:
Reg. n. 01794877 (UK)
Controllata, registrata nel Regno Unito, della Libyan Investment Authority.
12.4.2011
13.
Ashton Global Investments Limited
Woodbourne Hall, PO Box 3162, Road Town, Tortola, Isole Vergini britanniche.
Altre informazioni:
Reg no 1510484 (BVI)
Controllata, registrata nelle Isole Vergini britanniche, della Libyan Investment Authority.
12.4.2011
14.
Capitana Seas Limited
Entità, registrata nelle Isole Vergini britanniche, di proprietà di Saadi Gheddafi.
12.4.2011
15.
Kinloss Property Limited
Woodbourne Hall, PO Box 3162, Road Town, Tortola, Isole Vergini britanniche.
Altre informazioni:
Reg no 1534407 (BVI)
Controllata, registrata nelle Isole Vergini britanniche, della Libyan Investment Authority.
12.4.2011
16.
Baroque Investments Limited
c/o ILS Fiduciaries (IOM) Ltd, First Floor, Millennium House, Victoria Road, Douglas, Isola di Man.
Altre informazioni:
Reg. n. 59058C (IOM)
Controllata, registrata nell'Isola di Man, della Libyan Investment Authority.
12.4.2011
ALLEGATO IV
ELENCO DELLE AUTORITÀ COMPETENTI DEGLI STATI MEMBRI DI CUI ALL'ARTICOLO 8, PARAGRAFO 1, ALL'ARTICOLO 9, PARAGRAFO 1, ALL'ARTICOLO 13 E ALL'ARTICOLO 18, PARAGRAFO 1, E INDIRIZZO PER LE NOTIFICHE ALLA COMMISSIONE EUROPEA
a)
Autorità competenti di ciascuno Stato membro:
BELGIO
http://www.diplomatie.be/eusanctions
BULGARIA
http://www.mfa.bg/en/pages/135/index.html
REPUBBLICA CECA
http://www.mfcr.cz/mezinarodnisankce
DANIMARCA
http://um.dk/da/politik-og-diplomati/retsorden/sanktioner/
GERMANIA
http://www.bmwi.de/DE/Themen/Aussenwirtschaft/aussenwirtschaftsrecht,did=404888.html
ESTONIA
http://www.vm.ee/est/kat_622/
IRLANDA
http://www.dfa.ie/home/index.aspx?id=28519
GRECIA
http://www.mfa.gr/en/foreign-policy/global-issues/international-sanctions.html
SPAGNA
http://www.exteriores.gob.es/Portal/es/PoliticaExteriorCooperacion/GlobalizacionOportunidadesRiesgos/Documents/ORGANISMOS%20COMPETENTES%20SANCIONES%20INTERNACIONALES.pdf
FRANCIA
http://www.diplomatie.gouv.fr/autorites-sanctions/
CROAZIA
http://www.mvep.hr/sankcije
ITALIA
http://www.esteri.it/MAE/IT/Politica_Europea/Deroghe.htm
CIPRO
http://www.mfa.gov.cy/sanctions
LETTONIA
http://www.mfa.gov.lv/en/security/4539
LITUANIA
http://www.urm.lt/sanctions
LUSSEMBURGO
http://www.mae.lu/sanctions
UNGHERIA
http://2010-2014.kormany.hu/download/b/3b/70000/ENSZBT-ET-szankcios-tajekoztato.pdf
MALTA
https://www.gov.mt/en/Government/Government%20of%20Malta/Ministries%20and%20Entities/Officially%20Appointed%20Bodies/Pages/Boards/Sanctions-Monitoring-Board-.aspx
PAESI BASSI
http://www.rijksoverheid.nl/onderwerpen/internationale-sancties
AUSTRIA
http://www.bmeia.gv.at/view.php3?f_id=12750&LNG=en&version=
POLONIA
http://www.msz.gov.pl
PORTOGALLO
http://www.portugal.gov.pt/pt/os-ministerios/ministerio-dos-negocios-estrangeiros/quero-saber-mais/sobre-o-ministerio/medidas-restritivas/medidas-restritivas.aspx
ROMANIA
http://www.mae.ro/node/1548
SLOVENIA
http://www.mzz.gov.si/si/omejevalni_ukrepi
SLOVACCHIA
http://www.mzv.sk/sk/europske_zalezitosti/europske_politiky-sankcie_eu
FINLANDIA
http://formin.finland.fi/kvyhteistyo/pakotteet
SVEZIA
http://www.ud.se/sanktioner
REGNO UNITO
https://www.gov.uk/sanctions-embargoes-and-restrictions
b)
Indirizzo per le notifiche o altre comunicazioni alla Commissione europea:
Commissione europea
Servizio degli strumenti di politica estera
CHAR 12/106
B-1049 Bruxelles/Brussel
Belgio
Email: relex-sanctions@ec.europa.eu
Tel.: (32 2) 295 55 85
Fax: (32 2) 299 08 73
ALLEGATO V
ELENCO DELLE NAVI DI CUI ALL'ARTICOLO1, LETTERA H, E ALL'ARTICOLO 15 E MISURE APPLCABILIE COME SPECIFICATO DAL COMITATO DELLE SANZIONI
ALLEGATO VI
ELENCO DELLE PERSONE GIURIDICHE, DELLE ENTITÀ O DEGLI ORGANISMI DI CUI ALL'ARTICOLO 5, PARAGRAFO 4
1.
Nome LIBYAN INVESTMENT AUTHORITY
Alias: Libyan Foreign Investment Company (LFIC) già: n.d. Indirizzo: 1 Fateh Tower Office, No 99 22nd Floor, Borgaida Street, Tripoli, 1103, Libia Data di inserimento nell'elenco: 17 marzo 2011 Altre informazioni: inserita nell'elenco a norma del punto 17 della risoluzione 1973, modificata il 16 settembre a norma del punto 15 della risoluzione 2009.
Informazioni supplementari
Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.
2.
Nome LIBYAN AFRICA INVESTMENT PORTFOLIO
Alias: n.d. già: n.d. Indirizzo: Jamahiriya Street, LAP Building, PO Box 91330, Tripoli, Libia Data di inserimento nell'elenco: 17 marzo 2011 Altre informazioni: inserita nell'elenco a norma del punto 17 della risoluzione 1973, modificata il 16 settembre a norma del punto 15 della risoluzione 2009.
Informazioni supplementari
Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Misure restrittive dell’Unione europea in considerazione della situazione in Libia
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE E DEL REGOLAMENTO?
Nell’ambito degli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune dell’Unione, forniscono la base giuridica per le sanzioni dell’Unione contro la Libia. Essi rafforzano le sanzioni delle Nazioni Unite contro la Libia in vigore dal 2011.
PUNTI CHIAVE
La decisione e il regolamento, sottoposti a molteplici modifiche, comprendono una serie di divieti e restrizioni, tra cui:un divieto di vendita, fornitura, esportazione o trasferimento di attrezzature, come le armi da fuoco, che potrebbero essere utilizzate in Libia per attuare misure repressive interne.Ciò include il divieto di fornire assistenza tecnica nell’uso di tali apparecchiature; l’ispezione da parte dei paesi dell’Unione di tutte le navi e gli aeromobili diretti o provenienti dalla Libia e sospettati di trasportare oggetti vietati; l’autorizzazione preventiva per la vendita, la fornitura, l’esportazione o il trasferimento di merci, come i gommoni o le imbarcazioni a motore, che potrebbero essere utilizzate per il traffico di migranti o per il traffico di esseri umani, per l’uso in Libia; il congelamento di fondi e risorse economiche di persone, società o organismi elencati dal Consiglio di sicurezza dell’ONU o dal Comitato delle sanzioni delle Nazioni Unite nei confronti della Libia, nonché di coloro che non figurano in tali elenchi, ma che soddisfano determinati criteri, tra cui:essere coinvolti o complici di gravi violazioni dei diritti umani nei confronti di persone in Libia;essere identificati come coinvolti o associati all’ex regime di Muammar Gheddafi;aver intrapreso o fornito sostegno ad atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia ovvero ostacolano o minano la transizione politica della Libia; rifiuto dell’ammissione all’interno del territorio dell’Unione di individui soggetti a divieti di viaggio delle Nazioni Unite nei confronti della Libia, nonché di coloro che soddisfano determinati criteri come quelli summenzionati.Deroghe
Il regolamento e la decisione contengono entrambi una serie di deroghe a tali divieti e restrizioni, tra cui:il rilascio di alcuni beni congelati per scopi legittimi; la vendita, la fornitura, l’esportazione o il trasferimento di alcuni dispositivi di protezione, come giacche antiproiettile e caschi militari, in circostanze specifiche; i viaggi per motivi umanitari.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO IL REGOLAMENTO E LA DECISIONE?
La decisione è in vigore dal 2 agosto 2015 e abroga la decisione 2011/137/PESC.
Il regolamento è in vigore dal 20 gennaio 2016 e abroga il regolamento (UE) n. 204/2011.
CONTESTO
La Libia e l’UE (Servizio europeo per l’azione esterna).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (PESC) 2015/1333 del Consiglio, del 31 luglio 2015, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia e che abroga la decisione 2011/137/PESC (GU L 206 dell’1.8.2015, pag. 34).
Le successive modifiche alla decisione (PESC) 2015/1333 del Consiglio sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha solo valore documentale.
Regolamento (UE) 2016/44 del Consiglio, del 18 gennaio 2016, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia e che abroga il regolamento (UE) n. 204/2011 (GU L 12 del 19.1.2016, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
DOCUMENTI COLLEGATI
Elenco comune delle attrezzature militari dell’Unione europea (GU C 97 del 28.3.2017, pag. 1).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo V — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche in materia di politica estera e di sicurezza comune — Capitolo 2 — Disposizioni specifiche in materia di politica estera e di sicurezza comune — Sezione 1 — Disposizioni comuni — Articolo 29 (ex articolo 15 TUE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 33).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’UE — Parte quinta — L’azione esterna dell’Unione — Titolo IV — Misure restrittive — Articolo 215 (ex art.301 TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 144).
Decisione (PESC) 2015/778 del Consiglio, del 18 maggio 2015, relativa a un’operazione militare dell’Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale (EUNAVFOR MED) (GU L 122 del 19.5.2015, pag. 31).
Si veda la versione consolidata. |
Misure restrittive contro l’ISIL/Da’esh e Al-Qaeda
QUALI SONO GLI SCOPI DEL REGOLAMENTO E DELLA DECISIONE?
Definiscono un quadro giuridico che consente all’Unione di applicare autonomamente le sanzioni all’ISIL (Da’esh) e ad Al-Qaeda, nonché alle persone e alle società ad essi associate o che li sostengono. La decisione (PESC) 2016/1693 abroga e sostituisce la posizione comune 2002/402/PESC.
PUNTI CHIAVE
Per quanto riguarda qualsiasi persona, gruppo, impresa o entità associata all’ISIL o ad Al-Qaeda, la decisione vieta:la fornitura, la vendita, il trasferimento o l’esportazione diretti o indiretti di armamenti o materiale connesso di qualsiasi tipo, compresiarmi e munizioni;veicoli e materiale militari;materiale paramilitare e relativi pezzi di ricambio; la prestazione di assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi connessi ad attività militari nonché alla fornitura, alla fabbricazione, alla manutenzione e all’uso di armamenti e di materiale connesso; il finanziamento o la prestazione di assistenza finanziaria connessi ad attività militari, compresi in particolare:sovvenzioni, prestiti e assicurazione all’esportazione;l’assicurazione e la riassicurazione per la vendita, la fornitura, il trasferimento o l’esportazione di armamenti e di materiale connesso;la prestazione di assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi pertinenti, direttamente o indirettamente a persone, gruppi, imprese o entità.Misure
Il regolamento e la decisione impongono:un divieto di viaggio da applicare a persone fisichel’allegato alla decisione contiene l’elenco delle persone fisiche a cui i paesi dell’Unione devono impedire l’ingresso o il transito nel loro territoriol’allegato può essere modificato con decisione unanime del Consiglio; un congelamento dei beni da applicare a persone e società che risultano associati all’ISIL o ad Al-Qaedal’allegato 1 al regolamento elenca le persone, le società, le entità e gli organismi i cui fondi e le cui risorse economiche saranno congelati (inclusi i terzi che agiscono per loro conto o sotto la loro direzione)è vietato mettere, direttamente o indirettamente, fondi o risorse economiche a disposizione di queste persone, società, entità ed organismiil Consiglio riesaminerà l’allegato 1 a intervalli regolari e almeno ogni 12 mesi.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO LA DECISIONE E IL REGOLAMENTO?
Il regolamento e la decisione si applicano dal 22 settembre 2016.
CONTESTO
Crisi e terrorismo (Commissione europea).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2016/1686 del Consiglio, del 20 settembre 2016, che impone misure restrittive supplementari contro l’ISIL (Dàesh) e Al Qaeda e le persone fisiche e giuridiche, le entità e gli organismi a essi associati (GU L 255 del 21.9.2016, pag. 1).
Le successive modifiche al regolamento (UE) 2016/1686 sono state integrate nel documento originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione (PESC) 2016/1693 del Consiglio, del 20 settembre 2016, concernente misure restrittive nei confronti dell’ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda e di persone, gruppi, imprese ed entità a essi associati e che abroga la posizione comune 2002/402/PESC (GU L 255 del 21.9.2016, pag. 25).
Si veda la versione consolidata.
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva (UE) 2017/541 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, sulla lotta contro il terrorismo e che sostituisce la decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio e che modifica la decisione 2005/671/GAI del Consiglio (GU L 88 del 31.3.2017, pag. 6).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 881/2002 del Consiglio, del 27 maggio 2002, che impone specifiche misure restrittive nei confronti di determinate persone ed entità associate a Osama bin Laden, alla rete Al-Qaeda e ai Talibani e abroga il regolamento (CE) n. 467/2001 che vieta l’esportazione di talune merci e servizi in Afghanistan, inasprisce il divieto dei voli e estende il congelamento dei capitali e delle altre risorse finanziarie nei confronti dei Talibani dell’Afghanistan (GU L 139 del 29.5.2002, pag. 9).
Si veda la versione consolidata.
Posizione comune 2001/931/PESC del Consiglio, del 27 dicembre 2001, relativa all’applicazione di misure specifiche per la lotta al terrorismo (GU L 344 del 28.12.2001, pag. 93).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 2580/2001 del Consiglio, del 27 dicembre 2001, relativo a misure restrittive specifiche, contro determinate persone e entità, destinate a combattere il terrorismo (GU L 344 del 28.12.2001, pag. 70).
Si veda la versione consolidata. | DECISIONE (PESC) 2016/1693 DEL CONSIGLIO
del 20 settembre 2016
concernente misure restrittive nei confronti dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda e di persone, gruppi, imprese ed entità a essi associati e che abroga la posizione comune 2002/402/PESC
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 29,
vista la proposta dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,
considerando quanto segue:
(1)
Il 19 ottobre 2001 il Consiglio europeo ha dichiarato di essere determinato a combattere il terrorismo sotto tutte le sue forme e ovunque nel mondo e di proseguire gli sforzi volti a rafforzare la coalizione della comunità internazionale nella lotta contro il terrorismo sotto tutti i suoi aspetti.
(2)
Il 16 gennaio 2002 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) ha adottato la risoluzione 1390 (2002) [«UNSCR 1390 (2002)»], che ha esteso le misure imposte dalle risoluzioni dell'UNSC 1267 (1999) [«UNSCR 1267 (1999)»] e 1333 (2000) [«UNSCR 1333 (2000)»] allo scopo di contemplare Osama bin Laden e i membri dell'organizzazione Al Qaeda ed altre persone, gruppi, imprese ed entità ad essi associati, designati dal Comitato istituito ai sensi dell'UNSCR 1267 (1999).
(3)
L'UNSCR 1390 (2002) adegua l'ambito di applicazione delle sanzioni con riguardo al congelamento di fondi, al divieto di visto e all'embargo sulla fornitura, la vendita e il trasferimento di armi, nonché sulla consulenza tecnica, assistenza o formazione pertinenti alle attività militari imposte dalle UNSCR 1267 (1999) e 1333 (2000).
(4)
L'UNSCR 1390 (2002) è stata adottata dall'UNSC in base al capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite, che autorizza l'UNSC ad adottare tutte le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale.
(5)
Tali misure, adottate dall'UNSC nel quadro della lotta al terrorismo internazionale, sono state recepite nel diritto dell'Unione mediante la posizione comune 2002/402/PESC (1), adottata dal Consiglio nel quadro della politica estera e di sicurezza comune, e mediante il regolamento (CE) n. 881/2002 del Consiglio (2).
(6)
Il 17 dicembre 2015 l'UNSC ha adottato la risoluzione 2253 (2015) [«UNSCR 2253 (2015)»], che estende l'ambito di applicazione delle misure imposte mediante l'UNSCR 1390 (2002) a persone, gruppi, imprese o entità associati allo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante [«ISIL (Dàesh)»] e ribadisce la sua condanna inequivocabile dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda e delle persone, gruppi, imprese ed entità associati, per i continui e molteplici atti terroristici criminali volti a causare la morte di civili innocenti ed altre vittime, distruggere beni e minacciare gravemente la stabilità.
(7)
In tale contesto, l'UNSCR 2253 (2015) ha nuovamente sottolineato che, nella lotta al terrorismo, le sanzioni costituiscono uno strumento importante per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale ed ha ricordato che l'ISIL (Dàesh) è un'ala scissionista di Al Qaeda e che qualsiasi persona, gruppo, impresa o entità che sostiene l'ISIL (Dàesh) può essere inserita/o negli elenchi delle Nazioni Unite («ONU»).
(8)
L'ISIL (Dàesh) e Al Qaeda rappresentano una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale. Le misure restrittive adottate dall'Unione nel contesto della lotta contro l'ISIL (Dàesh) e Al Qaeda e contro persone, gruppi, imprese ed entità ad essi associati rientrano negli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune dell'Unione, enunciati all'articolo 21, paragrafo 2, lettera c), del trattato.
(9)
Alla luce della minaccia posta dall'ISIL (Dàesh) e da Al Qaeda, il Consiglio dovrebbe poter imporre misure restrittive mirate nei confronti di qualunque persona, a prescindere dalla sua cittadinanza, o di qualunque entità che si renda responsabile di atti terroristici per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda, a norma dei criteri fissati dalla presente decisione.
(10)
Tali misure mirate sono destinate a prevenire azioni per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda.
(11)
È necessario prevedere restrizioni all'ingresso nel territorio degli Stati membri, e al transito attraverso lo stesso, dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda e di persone loro associate, anche quelle che hanno la cittadinanza di uno Stato membro. Fatte salve le responsabilità degli Stati membri per la salvaguardia della sicurezza interna, tali restrizioni non dovrebbero impedire ai cittadini designati di uno Stato membro di transitare attraverso un altro Stato membro per far ritorno nel paese di cui hanno la cittadinanza, né impedire ai familiari designati dei cittadini di uno Stato membro di transitare attraverso un altro Stato membro per lo stesso motivo.
(12)
Ai sensi dell'UNSCR 1373 (2001), se uno Stato membro dell'ONU ha identificato persone o entità coinvolte in atti terroristici, si dovrebbero adottare opportune misure.
(13)
Allo stesso tempo, è opportuno modificare le misure del diritto dell'Unione europea che danno attuazione alle risoluzioni UNSCR 1267 (1999), 1390 (2002) e 2253 (2015) per recepire le disposizioni delle pertinenti risoluzioni dell'UNSC.
(14)
A norma della giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, il Consiglio, quando decide di inserire il nominativo di una persona o di un'entità nell'elenco di cui all'allegato, è tenuto a fornire le ragioni individuali, specifiche e concrete di tale decisione e ad assicurare che tale decisione sia adottata su una base fattuale sufficientemente solida.
(15)
A fini di chiarezza e di certezza giuridica, le misure restrittive imposte mediante la posizione comune 2002/402/PESC, quali modificate da successive decisioni, dovrebbero essere consolidate in un strumento giuridico nuovo ed includere disposizioni che consentano al Consiglio di imporre misure restrittive nei confronti di persone ed entità.
(16)
È pertanto opportuno abrogare la posizione comune 2002/402/PESC e sostituirla con la presente decisione.
(17)
È necessaria un'azione ulteriore dell'Unione per attuare talune misure,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
1. Sono vietati la fornitura, la vendita, il trasferimento o l'esportazione diretti o indiretti di armamenti o materiale connesso di qualsiasi tipo — compresi armi e munizioni, veicoli e materiale militari, materiale paramilitare e relativi pezzi di ricambio — a persone, gruppi, imprese o entità designati dall'UNSC ai sensi delle UNSCR 1267 (1999), 1333 (2000) e 2253 (2015), quali aggiornate dal Comitato istituito ai sensi dell'UNSCR 1267 (1999) («Comitato»), o designati dal Consiglio, nonché a coloro che agiscono per loro conto o sotto la loro direzione, da parte di cittadini degli Stati membri o in provenienza dal territorio degli Stati membri o con transito nel territorio degli Stati membri ovvero mediante navi o aeromobili battenti bandiera degli stessi, siano originari o meno di detto territorio.
2. Sono vietati:
a)
la prestazione di assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi, connessi ad attività militari nonché alla fornitura, alla fabbricazione, alla manutenzione e all'uso di armamenti e di materiale connesso di qualsiasi tipo, compresi armi e munizioni, veicoli e materiale militari, materiale paramilitare e relativi pezzi di ricambio, direttamente o indirettamente a persone, gruppi, imprese o entità di cui al paragrafo 1;
b)
il finanziamento o la prestazione di assistenza finanziaria connessi ad attività militari, compresi in particolare sovvenzioni, prestiti e assicurazione dei crediti all'esportazione, nonché l'assicurazione e la riassicurazione, per la vendita, la fornitura, il trasferimento o l'esportazione di armamenti e di materiale connesso o per la prestazione di assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi pertinenti, direttamente o indirettamente a persone, gruppi, imprese o entità di cui al paragrafo 1;
c)
la partecipazione, consapevole e deliberata, ad attività aventi l'obiettivo o il risultato di eludere i divieti di cui alle lettere a) e b) del presente paragrafo.
Articolo 2
1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per impedire l'ingresso o il transito nel rispettivo territorio alle persone designate e sottoposte a restrizioni di viaggio dall'UNSC, ai sensi delle UNSCR 1267 (1999), 1333 (2000) e 2253 (2015), o dal Comitato, identificate come persone che:
a)
partecipano al finanziamento, alla programmazione, all'agevolazione, alla preparazione o all'esecuzione di atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno di;
b)
forniscono, vendono o trasferiscono armi e materiale connesso a;
c)
reclutano per o sostengono in altro modo atti o attività di,
Al Qaeda, ISIL (Dàesh) o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione; oppure
d)
sono controllate, in modo diretto o indiretto, da qualsiasi persona, gruppo, impresa o entità associati ad Al Qaeda o all'ISIL (Dàesh), o che li sostengono in altro modo, e che figurano nell'elenco delle sanzioni sull'ISIL (Dàesh) e su Al Qaeda.
2. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per impedire l'ingresso o il transito nel rispettivo territorio alle persone:
a)
che sono associate all'ISIL (Dàesh) e ad Al Qaeda o a qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, in quanto:
i)
partecipano al finanziamento dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, oppure partecipano al finanziamento di atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno di uno di loro;
ii)
partecipano alla programmazione, all'agevolazione, alla preparazione o all'esecuzione di atti o attività o impartiscono o ricevono corsi di addestramento terroristico, comprese istruzioni relative ad armi, ordigni esplosivi o altri metodi o tecnologie con lo scopo di commettere atti terroristici, da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
iii)
hanno scambi commerciali con l'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, in particolare di petrolio e di prodotti petroliferi raffinati, raffinerie modulari e materiali connessi, nonché di altre risorse naturali e beni culturali;
iv)
forniscono, vendono o trasferiscono armi e materiale connesso all'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
b)
che viaggiano o cercano di recarsi fuori dell'Unione al fine di:
i)
perpetrare, pianificare, preparare o prendere parte ad atti terroristici per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
ii)
impartire o ricevere un addestramento terroristico per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione; oppure
iii)
sostenere in qualunque altro modo l'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
c)
che cercano di entrare nell'Unione per motivi identici a quelli elencati alla lettera b) o per partecipare ad atti o attività in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
d)
che reclutano o sostengono in qualunque altro modo gli atti o le attività dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione:
i)
mettendo a disposizione o raccogliendo, direttamente o indirettamente, con qualunque mezzo, fondi destinati a finanziare i viaggi di persone che si prefiggono gli scopi di cui alle lettere b) e c); organizzando il viaggio di persone che si prefiggono gli scopi di cui alle lettere b) e c), o facilitandolo in qualunque altro modo;
ii)
istigando un'altra persona a partecipare ad atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
e)
che incitano o provocano pubblicamente atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, inclusi l'incoraggiamento o l'esaltazione di tali atti o attività causando così il pericolo che possano essere commessi atti terroristici;
f)
che sono coinvolte o complici nell'ordinare o nel commettere gravi violazioni dei diritti umani contro persone, tra cui sequestro, stupro, violenza sessuale, matrimonio forzato e riduzione in schiavitù, al di fuori del territorio dell'Unione, per conto di o nel nome dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione,
e che sono elencate nell'allegato.
3. I paragrafi 1 e 2 non comportano l'obbligo per uno Stato membro di rifiutare l'ingresso nel suo territorio ai propri cittadini.
4. Il paragrafo 1 non si applica se l'ingresso o il transito sono necessari ai fini di un procedimento giudiziario o se il Comitato decide che l'ingresso e il transito sono giustificati.
5. Gli Stati membri possono concedere deroghe alle misure stabilite a norma del paragrafo 2 quando il viaggio è giustificato:
a)
da ragioni umanitarie urgenti;
b)
ai fini di un procedimento giudiziario; o
c)
laddove uno Stato membro sia vincolato da un obbligo nei confronti di un'organizzazione internazionale.
6. Uno Stato membro che intenda concedere le deroghe di cui al paragrafo 5 presenta una notifica scritta al Consiglio. In relazione al paragrafo 5, lettere a) e b), la deroga si considera concessa a meno che, entro due giorni lavorativi dalla ricezione della notifica della deroga proposta, uno o più membri del Consiglio sollevino un'obiezione scritta. Se uno o più membri del Consiglio sollevano obiezioni, il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, può decidere di concedere la deroga proposta.
7. Nei casi in cui uno Stato membro autorizzi, a norma del paragrafo 5, l'ingresso o il transito nel suo territorio delle persone elencate nell'allegato, l'autorizzazione è limitata ai fini e alle persone per cui è rilasciata.
Articolo 3
1. Sono congelati tutti i fondi, le attività finanziarie e risorse economiche di altro tipo posseduti o controllati direttamente o indirettamente da persone, gruppi, imprese ed entità designati dall'UNSC e soggetti a congelamento dei beni a norma delle UNSCR 1267 (1999), 1333 (2000) e 2253 (2015), o dal Comitato, e identificati come persone, gruppi, imprese ed entità che:
a)
partecipano al finanziamento, alla programmazione, all'agevolazione, alla preparazione o all'esecuzione di atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno di;
b)
forniscono, vendono o trasferiscono armi e materiale connesso a;
c)
reclutano per o sostengono in altro modo atti o attività di, Al Qaeda, ISIL (Dàesh) o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione; oppure
d)
sono posseduti o controllati, in modo diretto o indiretto, da qualsiasi persona, gruppo, impresa o entità associati all'ISIL (Dàesh) o ad Al Qaeda o che li sostengono in altro modo, e che figurano nell'elenco delle sanzioni sull'ISIL (Dàesh) e su Al Qaeda, oppure da una parte terza che opera per loro conto o sotto la loro direzione.
2. Non sono messi a disposizione delle persone fisiche o giuridiche di cui al paragrafo 1, o a loro beneficio, fondi, attività finanziarie o risorse economiche di altro tipo, direttamente o indirettamente.
3. Sono congelati tutti i fondi, le attività finanziarie e risorse economiche di altro tipo posseduti o controllati direttamente o indirettamente da persone, gruppi, imprese ed entità, elencati nell'allegato:
a)
che sono associati all'ISIL (Dàesh) e Al Qaeda o a qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, in quanto:
i)
partecipano al finanziamento dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, oppure partecipano al finanziamento di atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno di una di loro;
ii)
partecipano alla programmazione, all'agevolazione, alla preparazione o all'esecuzione di atti o attività o impartiscono o ricevono corsi di addestramento terroristico, comprese istruzioni relative ad armi, ordigni esplosivi o altri metodi o tecnologie con lo scopo di commettere atti terroristici, da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
iii)
hanno scambi commerciali con l'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, in particolare di petrolio e di prodotti petroliferi raffinati, raffinerie modulari e materiali connessi, nonché di altre risorse naturali e beni culturali;
iv)
forniscono, vendono o trasferiscono armi e materiale connesso all'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
b)
che viaggiano o cercano di recarsi fuori dell'Unione al fine di:
i)
perpetrare, pianificare, preparare o prendere parte ad atti terroristici per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
ii)
impartire o ricevere un addestramento terroristico per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione; oppure
iii)
sostenere in qualunque altro modo l'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
c)
che cercano di entrare nell'Unione per i motivi di cui alla lettera b) o per partecipare ad atti o attività in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
d)
che reclutano per o sostengono in qualunque altro modo gli atti o le attività dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione:
i)
mettendo a disposizione o raccogliendo, direttamente o indirettamente, con qualunque mezzo, fondi destinati a finanziare i viaggi di persone che si prefiggono gli scopi di cui alle lettere b) e c); organizzando il viaggio di persone che si prefiggono gli scopi di cui alle lettere b) e c), o facilitandolo in qualunque altro modo;
ii)
istigando una persona a partecipare ad atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
e)
che incitano o provocano pubblicamente atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, inclusi l'incoraggiamento o l'esaltazione di tali atti o attività causando così il pericolo che possano essere commessi atti terroristici;
f)
che sono coinvolti o complici nell'ordinare o nel commettere gravi violazioni dei diritti umani contro persone, tra cui sequestro, stupro, violenza sessuale, matrimonio forzato e riduzione in schiavitù, al di fuori del territorio dell'Unione, per conto di o nel nome dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione.
4. Non sono messi a disposizione delle persone fisiche o giuridiche di cui al paragrafo 3, o a loro beneficio, fondi, attività finanziarie o risorse economiche di altro tipo, direttamente o indirettamente.
5. In deroga ai paragrafi 1, 2, 3 e 4 sono ammesse deroghe per i fondi, le attività finanziarie e le risorse economiche che sono:
a)
necessari per coprire le spese di base, compresi i pagamenti per generi alimentari, canoni o ipoteche, medicinali e cure mediche, imposte, premi assicurativi e servizi pubblici;
b)
destinati esclusivamente al pagamento per onorari ragionevoli e al rimborso delle spese sostenute per le prestazioni legali in conformità delle legislazioni nazionali; o
c)
destinati esclusivamente al pagamento per diritti o spese, in conformità delle legislazioni nazionali, connessi alla normale custodia o gestione di fondi, altre attività finanziarie e risorse economiche congelati.
Tali deroghe sono effettuate solo previa notifica dello Stato membro interessato al Comitato, se del caso, dell'intenzione di autorizzare l'accesso a tali fondi, attività finanziarie o risorse economiche di altro tipo, e solo se il Comitato non abbia espresso parere negativo entro tre giorni lavorativi da tale notifica.
6. In deroga ai paragrafi 1, 2, 3 e 4, sono anche possibili deroghe per i fondi, le attività finanziarie e le risorse economiche che sono necessari per coprire spese straordinarie, purché l'autorità competente dello Stato membro interessato abbia notificato la corrispondente decisione al Comitato, se del caso, e questi l'abbia approvata.
7. Il paragrafo 3 non osta a che la persona o entità designata effettui un pagamento dovuto nell'ambito di un contratto concluso prima dell'inserimento di tale persona o entità nell'elenco, purché lo Stato membro interessato abbia determinato che il pagamento non è direttamente o indirettamente percepito da una persona o entità di cui ai paragrafi 1 e 3.
8. In deroga al paragrafo 3, le autorità competenti di uno Stato membro possono autorizzare lo sblocco di taluni fondi o risorse economiche congelati, a condizione che:
a)
i fondi o le risorse economiche siano oggetto di una decisione arbitrale emessa anteriormente alla data dell'inserimento della persona fisica o giuridica, dell'entità o dell'organismo di cui al paragrafo 3 nell'elenco figurante nell'allegato, di una decisione giudiziaria o amministrativa emessa nell'Unione, o di una decisione giudiziaria esecutiva nello Stato membro interessato, prima, in o dopo tale data;
b)
i fondi o le risorse economiche siano usati esclusivamente per soddisfare i crediti garantiti da tale decisione o riconosciuti validi da tale decisione, entro i limiti fissati dalle leggi e dai regolamenti applicabili che disciplinano i diritti dei soggetti titolari di tali crediti;
c)
la decisione non vada a favore di persone fisiche o giuridiche, entità o organismi elencati nell'allegato; e
d)
il riconoscimento della decisione non sia contrario all'ordine pubblico nello Stato membro interessato.
Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione in merito alle autorizzazioni concesse a norma del presente paragrafo.
9. I paragrafi 2 e 4 non si applicano al versamento di pagamenti su conti congelati di persone ed entità di cui ai paragrafi 1 e 3, purché tali pagamenti siano congelati.
Articolo 4
Non è concesso alcun diritto, inclusi i diritti ai fini di indennizzo o altro diritto analogo, ad esempio un diritto di compensazione o diritto coperto da garanzia, in relazione a contratti o operazioni sulla cui esecuzione hanno inciso, direttamente o indirettamente, del tutto o in parte, le misure adottate ai sensi delle UNSCR 1267 (1999), 1333 (2000) e 2253 (2015) — comprese le misure dell'Unione o di qualsiasi Stato membro adottate in attuazione delle pertinenti decisioni dell'UNSC, richieste da tale attuazione e ad essa connesse — o le misure contemplate nella presente decisione nei confronti delle persone o entità designate dall'ONU o elencate nell'allegato, o nei confronti di qualsiasi altra persona o entità che avanza diritti tramite o a favore di tale persona o entità.
Articolo 5
1. Il Consiglio, deliberando all'unanimità, su proposta di uno Stato membro o dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, predispone l'elenco di cui all'allegato e adotta le relative modifiche.
2. Il Consiglio trasmette la decisione di cui al paragrafo 1, comprese le relative motivazioni, alla persona fisica o giuridica, al gruppo, all'impresa e all'entità interessati, direttamente, se l'indirizzo è noto, o mediante la pubblicazione di un avviso, dando alla persona fisica o giuridica, al gruppo, all'impresa o all'entità la possibilità di presentare osservazioni.
3. Qualora siano presentate osservazioni o siano addotte nuove prove sostanziali, il Consiglio riesamina la decisione di cui al paragrafo 1 e ne informa di conseguenza la persona fisica o giuridica, il gruppo, l'impresa o l'entità interessati.
4. In deroga al paragrafo 1, qualora uno Stato membro ritenga che sia intervenuto un mutamento sostanziale della situazione tale da influire sulla designazione di una persona o di un'entità inserita nell'elenco, il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata su proposta di tale Stato membro, può decidere di cancellare il nominativo di tale persona o entità dall'elenco incluso nell'allegato.
Articolo 6
1. La presente decisione è, secondo i casi, riesaminata, modificata o abrogata, in particolare alla luce delle pertinenti decisioni dell'UNSC o del Comitato.
2. Le misure di cui all'articolo 2, paragrafo 2, e all'articolo 3, paragrafi 3 e 4, sono riesaminate periodicamente e almeno ogni dodici mesi.
3. Qualora una persona o entità designata a norma dell'articolo 2, paragrafo 2, o dell'articolo 3, paragrafi 3 e 4, presenti osservazioni, il Consiglio riesamina la designazione alla luce delle osservazioni presentate e le misure cessano di applicarsi se il Consiglio stabilisce, in conformità della procedura di cui all'articolo 5, che le condizioni necessarie alla loro applicazione non sono più soddisfatte.
4. Qualora sia presentata un'ulteriore richiesta, basata su nuove prove sostanziali, di rimuovere una persona o un'entità dall'elenco dell'allegato, il Consiglio procede a un nuovo riesame a norma del paragrafo 3.
5. Le misure di cui all'articolo 2, paragrafo 2, e all'articolo 3, paragrafi 3 e 4, si applicano fino al 23 settembre 2017.
Articolo 7
La posizione comune 2002/402/PESC è abrogata e sostituita dalla presente decisione.
Articolo 8
La presente decisione entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Bruxelles, il 20 settembre 2016
Per il Consiglio
Il presidente
I. KORČOK
(1) Posizione comune 2002/402/PESC del Consiglio, del 27 maggio 2002, concernente misure restrittive nei confronti dei membri delle organizzazioni dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda e di altri individui, gruppi, imprese ed entità ad essi associati (GU L 139 del 29.5.2002, pag. 4).
(2) Regolamento (CE) n. 881/2002 del Consiglio, del 27 maggio 2002, che impone specifiche misure restrittive nei confronti di determinate persone ed entità associate alle organizzazioni dell'ISIL (Dàesh) e di Al-Qaeda (GU L 139 del 29.5.2002, pag. 9).
ALLEGATO
Elenco delle persone, dei gruppi, delle imprese e delle entità di cui agli articoli 2 e 3
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (PESC) 2016/1693 DEL CONSIGLIO
del 20 settembre 2016
concernente misure restrittive nei confronti dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda e di persone, gruppi, imprese ed entità a essi associati e che abroga la posizione comune 2002/402/PESC
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 29,
vista la proposta dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,
considerando quanto segue:
(1)
Il 19 ottobre 2001 il Consiglio europeo ha dichiarato di essere determinato a combattere il terrorismo sotto tutte le sue forme e ovunque nel mondo e di proseguire gli sforzi volti a rafforzare la coalizione della comunità internazionale nella lotta contro il terrorismo sotto tutti i suoi aspetti.
(2)
Il 16 gennaio 2002 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) ha adottato la risoluzione 1390 (2002) [«UNSCR 1390 (2002)»], che ha esteso le misure imposte dalle risoluzioni dell'UNSC 1267 (1999) [«UNSCR 1267 (1999)»] e 1333 (2000) [«UNSCR 1333 (2000)»] allo scopo di contemplare Osama bin Laden e i membri dell'organizzazione Al Qaeda ed altre persone, gruppi, imprese ed entità ad essi associati, designati dal Comitato istituito ai sensi dell'UNSCR 1267 (1999).
(3)
L'UNSCR 1390 (2002) adegua l'ambito di applicazione delle sanzioni con riguardo al congelamento di fondi, al divieto di visto e all'embargo sulla fornitura, la vendita e il trasferimento di armi, nonché sulla consulenza tecnica, assistenza o formazione pertinenti alle attività militari imposte dalle UNSCR 1267 (1999) e 1333 (2000).
(4)
L'UNSCR 1390 (2002) è stata adottata dall'UNSC in base al capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite, che autorizza l'UNSC ad adottare tutte le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale.
(5)
Tali misure, adottate dall'UNSC nel quadro della lotta al terrorismo internazionale, sono state recepite nel diritto dell'Unione mediante la posizione comune 2002/402/PESC (1), adottata dal Consiglio nel quadro della politica estera e di sicurezza comune, e mediante il regolamento (CE) n. 881/2002 del Consiglio (2).
(6)
Il 17 dicembre 2015 l'UNSC ha adottato la risoluzione 2253 (2015) [«UNSCR 2253 (2015)»], che estende l'ambito di applicazione delle misure imposte mediante l'UNSCR 1390 (2002) a persone, gruppi, imprese o entità associati allo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante [«ISIL (Dàesh)»] e ribadisce la sua condanna inequivocabile dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda e delle persone, gruppi, imprese ed entità associati, per i continui e molteplici atti terroristici criminali volti a causare la morte di civili innocenti ed altre vittime, distruggere beni e minacciare gravemente la stabilità.
(7)
In tale contesto, l'UNSCR 2253 (2015) ha nuovamente sottolineato che, nella lotta al terrorismo, le sanzioni costituiscono uno strumento importante per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale ed ha ricordato che l'ISIL (Dàesh) è un'ala scissionista di Al Qaeda e che qualsiasi persona, gruppo, impresa o entità che sostiene l'ISIL (Dàesh) può essere inserita/o negli elenchi delle Nazioni Unite («ONU»).
(8)
L'ISIL (Dàesh) e Al Qaeda rappresentano una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale. Le misure restrittive adottate dall'Unione nel contesto della lotta contro l'ISIL (Dàesh) e Al Qaeda e contro persone, gruppi, imprese ed entità ad essi associati rientrano negli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune dell'Unione, enunciati all'articolo 21, paragrafo 2, lettera c), del trattato.
(9)
Alla luce della minaccia posta dall'ISIL (Dàesh) e da Al Qaeda, il Consiglio dovrebbe poter imporre misure restrittive mirate nei confronti di qualunque persona, a prescindere dalla sua cittadinanza, o di qualunque entità che si renda responsabile di atti terroristici per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda, a norma dei criteri fissati dalla presente decisione.
(10)
Tali misure mirate sono destinate a prevenire azioni per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda.
(11)
È necessario prevedere restrizioni all'ingresso nel territorio degli Stati membri, e al transito attraverso lo stesso, dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda e di persone loro associate, anche quelle che hanno la cittadinanza di uno Stato membro. Fatte salve le responsabilità degli Stati membri per la salvaguardia della sicurezza interna, tali restrizioni non dovrebbero impedire ai cittadini designati di uno Stato membro di transitare attraverso un altro Stato membro per far ritorno nel paese di cui hanno la cittadinanza, né impedire ai familiari designati dei cittadini di uno Stato membro di transitare attraverso un altro Stato membro per lo stesso motivo.
(12)
Ai sensi dell'UNSCR 1373 (2001), se uno Stato membro dell'ONU ha identificato persone o entità coinvolte in atti terroristici, si dovrebbero adottare opportune misure.
(13)
Allo stesso tempo, è opportuno modificare le misure del diritto dell'Unione europea che danno attuazione alle risoluzioni UNSCR 1267 (1999), 1390 (2002) e 2253 (2015) per recepire le disposizioni delle pertinenti risoluzioni dell'UNSC.
(14)
A norma della giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, il Consiglio, quando decide di inserire il nominativo di una persona o di un'entità nell'elenco di cui all'allegato, è tenuto a fornire le ragioni individuali, specifiche e concrete di tale decisione e ad assicurare che tale decisione sia adottata su una base fattuale sufficientemente solida.
(15)
A fini di chiarezza e di certezza giuridica, le misure restrittive imposte mediante la posizione comune 2002/402/PESC, quali modificate da successive decisioni, dovrebbero essere consolidate in un strumento giuridico nuovo ed includere disposizioni che consentano al Consiglio di imporre misure restrittive nei confronti di persone ed entità.
(16)
È pertanto opportuno abrogare la posizione comune 2002/402/PESC e sostituirla con la presente decisione.
(17)
È necessaria un'azione ulteriore dell'Unione per attuare talune misure,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
1. Sono vietati la fornitura, la vendita, il trasferimento o l'esportazione diretti o indiretti di armamenti o materiale connesso di qualsiasi tipo — compresi armi e munizioni, veicoli e materiale militari, materiale paramilitare e relativi pezzi di ricambio — a persone, gruppi, imprese o entità designati dall'UNSC ai sensi delle UNSCR 1267 (1999), 1333 (2000) e 2253 (2015), quali aggiornate dal Comitato istituito ai sensi dell'UNSCR 1267 (1999) («Comitato»), o designati dal Consiglio, nonché a coloro che agiscono per loro conto o sotto la loro direzione, da parte di cittadini degli Stati membri o in provenienza dal territorio degli Stati membri o con transito nel territorio degli Stati membri ovvero mediante navi o aeromobili battenti bandiera degli stessi, siano originari o meno di detto territorio.
2. Sono vietati:
a)
la prestazione di assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi, connessi ad attività militari nonché alla fornitura, alla fabbricazione, alla manutenzione e all'uso di armamenti e di materiale connesso di qualsiasi tipo, compresi armi e munizioni, veicoli e materiale militari, materiale paramilitare e relativi pezzi di ricambio, direttamente o indirettamente a persone, gruppi, imprese o entità di cui al paragrafo 1;
b)
il finanziamento o la prestazione di assistenza finanziaria connessi ad attività militari, compresi in particolare sovvenzioni, prestiti e assicurazione dei crediti all'esportazione, nonché l'assicurazione e la riassicurazione, per la vendita, la fornitura, il trasferimento o l'esportazione di armamenti e di materiale connesso o per la prestazione di assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi pertinenti, direttamente o indirettamente a persone, gruppi, imprese o entità di cui al paragrafo 1;
c)
la partecipazione, consapevole e deliberata, ad attività aventi l'obiettivo o il risultato di eludere i divieti di cui alle lettere a) e b) del presente paragrafo.
Articolo 2
1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per impedire l'ingresso o il transito nel rispettivo territorio alle persone designate e sottoposte a restrizioni di viaggio dall'UNSC, ai sensi delle UNSCR 1267 (1999), 1333 (2000) e 2253 (2015), o dal Comitato, identificate come persone che:
a)
partecipano al finanziamento, alla programmazione, all'agevolazione, alla preparazione o all'esecuzione di atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno di;
b)
forniscono, vendono o trasferiscono armi e materiale connesso a;
c)
reclutano per o sostengono in altro modo atti o attività di,
Al Qaeda, ISIL (Dàesh) o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione; oppure
d)
sono controllate, in modo diretto o indiretto, da qualsiasi persona, gruppo, impresa o entità associati ad Al Qaeda o all'ISIL (Dàesh), o che li sostengono in altro modo, e che figurano nell'elenco delle sanzioni sull'ISIL (Dàesh) e su Al Qaeda.
2. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per impedire l'ingresso o il transito nel rispettivo territorio alle persone:
a)
che sono associate all'ISIL (Dàesh) e ad Al Qaeda o a qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, in quanto:
i)
partecipano al finanziamento dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, oppure partecipano al finanziamento di atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno di uno di loro;
ii)
partecipano alla programmazione, all'agevolazione, alla preparazione o all'esecuzione di atti o attività o impartiscono o ricevono corsi di addestramento terroristico, comprese istruzioni relative ad armi, ordigni esplosivi o altri metodi o tecnologie con lo scopo di commettere atti terroristici, da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
iii)
hanno scambi commerciali con l'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, in particolare di petrolio e di prodotti petroliferi raffinati, raffinerie modulari e materiali connessi, nonché di altre risorse naturali e beni culturali;
iv)
forniscono, vendono o trasferiscono armi e materiale connesso all'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
b)
che viaggiano o cercano di recarsi fuori dell'Unione al fine di:
i)
perpetrare, pianificare, preparare o prendere parte ad atti terroristici per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
ii)
impartire o ricevere un addestramento terroristico per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione; oppure
iii)
sostenere in qualunque altro modo l'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
c)
che cercano di entrare nell'Unione per motivi identici a quelli elencati alla lettera b) o per partecipare ad atti o attività in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
d)
che reclutano o sostengono in qualunque altro modo gli atti o le attività dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione:
i)
mettendo a disposizione o raccogliendo, direttamente o indirettamente, con qualunque mezzo, fondi destinati a finanziare i viaggi di persone che si prefiggono gli scopi di cui alle lettere b) e c); organizzando il viaggio di persone che si prefiggono gli scopi di cui alle lettere b) e c), o facilitandolo in qualunque altro modo;
ii)
istigando un'altra persona a partecipare ad atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
e)
che incitano o provocano pubblicamente atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, inclusi l'incoraggiamento o l'esaltazione di tali atti o attività causando così il pericolo che possano essere commessi atti terroristici;
f)
che sono coinvolte o complici nell'ordinare o nel commettere gravi violazioni dei diritti umani contro persone, tra cui sequestro, stupro, violenza sessuale, matrimonio forzato e riduzione in schiavitù, al di fuori del territorio dell'Unione, per conto di o nel nome dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione,
e che sono elencate nell'allegato.
3. I paragrafi 1 e 2 non comportano l'obbligo per uno Stato membro di rifiutare l'ingresso nel suo territorio ai propri cittadini.
4. Il paragrafo 1 non si applica se l'ingresso o il transito sono necessari ai fini di un procedimento giudiziario o se il Comitato decide che l'ingresso e il transito sono giustificati.
5. Gli Stati membri possono concedere deroghe alle misure stabilite a norma del paragrafo 2 quando il viaggio è giustificato:
a)
da ragioni umanitarie urgenti;
b)
ai fini di un procedimento giudiziario; o
c)
laddove uno Stato membro sia vincolato da un obbligo nei confronti di un'organizzazione internazionale.
6. Uno Stato membro che intenda concedere le deroghe di cui al paragrafo 5 presenta una notifica scritta al Consiglio. In relazione al paragrafo 5, lettere a) e b), la deroga si considera concessa a meno che, entro due giorni lavorativi dalla ricezione della notifica della deroga proposta, uno o più membri del Consiglio sollevino un'obiezione scritta. Se uno o più membri del Consiglio sollevano obiezioni, il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, può decidere di concedere la deroga proposta.
7. Nei casi in cui uno Stato membro autorizzi, a norma del paragrafo 5, l'ingresso o il transito nel suo territorio delle persone elencate nell'allegato, l'autorizzazione è limitata ai fini e alle persone per cui è rilasciata.
Articolo 3
1. Sono congelati tutti i fondi, le attività finanziarie e risorse economiche di altro tipo posseduti o controllati direttamente o indirettamente da persone, gruppi, imprese ed entità designati dall'UNSC e soggetti a congelamento dei beni a norma delle UNSCR 1267 (1999), 1333 (2000) e 2253 (2015), o dal Comitato, e identificati come persone, gruppi, imprese ed entità che:
a)
partecipano al finanziamento, alla programmazione, all'agevolazione, alla preparazione o all'esecuzione di atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno di;
b)
forniscono, vendono o trasferiscono armi e materiale connesso a;
c)
reclutano per o sostengono in altro modo atti o attività di, Al Qaeda, ISIL (Dàesh) o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione; oppure
d)
sono posseduti o controllati, in modo diretto o indiretto, da qualsiasi persona, gruppo, impresa o entità associati all'ISIL (Dàesh) o ad Al Qaeda o che li sostengono in altro modo, e che figurano nell'elenco delle sanzioni sull'ISIL (Dàesh) e su Al Qaeda, oppure da una parte terza che opera per loro conto o sotto la loro direzione.
2. Non sono messi a disposizione delle persone fisiche o giuridiche di cui al paragrafo 1, o a loro beneficio, fondi, attività finanziarie o risorse economiche di altro tipo, direttamente o indirettamente.
3. Sono congelati tutti i fondi, le attività finanziarie e risorse economiche di altro tipo posseduti o controllati direttamente o indirettamente da persone, gruppi, imprese ed entità, elencati nell'allegato:
a)
che sono associati all'ISIL (Dàesh) e Al Qaeda o a qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, in quanto:
i)
partecipano al finanziamento dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, oppure partecipano al finanziamento di atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno di una di loro;
ii)
partecipano alla programmazione, all'agevolazione, alla preparazione o all'esecuzione di atti o attività o impartiscono o ricevono corsi di addestramento terroristico, comprese istruzioni relative ad armi, ordigni esplosivi o altri metodi o tecnologie con lo scopo di commettere atti terroristici, da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
iii)
hanno scambi commerciali con l'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, in particolare di petrolio e di prodotti petroliferi raffinati, raffinerie modulari e materiali connessi, nonché di altre risorse naturali e beni culturali;
iv)
forniscono, vendono o trasferiscono armi e materiale connesso all'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
b)
che viaggiano o cercano di recarsi fuori dell'Unione al fine di:
i)
perpetrare, pianificare, preparare o prendere parte ad atti terroristici per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
ii)
impartire o ricevere un addestramento terroristico per conto o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione; oppure
iii)
sostenere in qualunque altro modo l'ISIL (Dàesh), Al Qaeda o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
c)
che cercano di entrare nell'Unione per i motivi di cui alla lettera b) o per partecipare ad atti o attività in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
d)
che reclutano per o sostengono in qualunque altro modo gli atti o le attività dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione:
i)
mettendo a disposizione o raccogliendo, direttamente o indirettamente, con qualunque mezzo, fondi destinati a finanziare i viaggi di persone che si prefiggono gli scopi di cui alle lettere b) e c); organizzando il viaggio di persone che si prefiggono gli scopi di cui alle lettere b) e c), o facilitandolo in qualunque altro modo;
ii)
istigando una persona a partecipare ad atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione;
e)
che incitano o provocano pubblicamente atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione, inclusi l'incoraggiamento o l'esaltazione di tali atti o attività causando così il pericolo che possano essere commessi atti terroristici;
f)
che sono coinvolti o complici nell'ordinare o nel commettere gravi violazioni dei diritti umani contro persone, tra cui sequestro, stupro, violenza sessuale, matrimonio forzato e riduzione in schiavitù, al di fuori del territorio dell'Unione, per conto di o nel nome dell'ISIL (Dàesh), di Al Qaeda o di qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione.
4. Non sono messi a disposizione delle persone fisiche o giuridiche di cui al paragrafo 3, o a loro beneficio, fondi, attività finanziarie o risorse economiche di altro tipo, direttamente o indirettamente.
5. In deroga ai paragrafi 1, 2, 3 e 4 sono ammesse deroghe per i fondi, le attività finanziarie e le risorse economiche che sono:
a)
necessari per coprire le spese di base, compresi i pagamenti per generi alimentari, canoni o ipoteche, medicinali e cure mediche, imposte, premi assicurativi e servizi pubblici;
b)
destinati esclusivamente al pagamento per onorari ragionevoli e al rimborso delle spese sostenute per le prestazioni legali in conformità delle legislazioni nazionali; o
c)
destinati esclusivamente al pagamento per diritti o spese, in conformità delle legislazioni nazionali, connessi alla normale custodia o gestione di fondi, altre attività finanziarie e risorse economiche congelati.
Tali deroghe sono effettuate solo previa notifica dello Stato membro interessato al Comitato, se del caso, dell'intenzione di autorizzare l'accesso a tali fondi, attività finanziarie o risorse economiche di altro tipo, e solo se il Comitato non abbia espresso parere negativo entro tre giorni lavorativi da tale notifica.
6. In deroga ai paragrafi 1, 2, 3 e 4, sono anche possibili deroghe per i fondi, le attività finanziarie e le risorse economiche che sono necessari per coprire spese straordinarie, purché l'autorità competente dello Stato membro interessato abbia notificato la corrispondente decisione al Comitato, se del caso, e questi l'abbia approvata.
7. Il paragrafo 3 non osta a che la persona o entità designata effettui un pagamento dovuto nell'ambito di un contratto concluso prima dell'inserimento di tale persona o entità nell'elenco, purché lo Stato membro interessato abbia determinato che il pagamento non è direttamente o indirettamente percepito da una persona o entità di cui ai paragrafi 1 e 3.
8. In deroga al paragrafo 3, le autorità competenti di uno Stato membro possono autorizzare lo sblocco di taluni fondi o risorse economiche congelati, a condizione che:
a)
i fondi o le risorse economiche siano oggetto di una decisione arbitrale emessa anteriormente alla data dell'inserimento della persona fisica o giuridica, dell'entità o dell'organismo di cui al paragrafo 3 nell'elenco figurante nell'allegato, di una decisione giudiziaria o amministrativa emessa nell'Unione, o di una decisione giudiziaria esecutiva nello Stato membro interessato, prima, in o dopo tale data;
b)
i fondi o le risorse economiche siano usati esclusivamente per soddisfare i crediti garantiti da tale decisione o riconosciuti validi da tale decisione, entro i limiti fissati dalle leggi e dai regolamenti applicabili che disciplinano i diritti dei soggetti titolari di tali crediti;
c)
la decisione non vada a favore di persone fisiche o giuridiche, entità o organismi elencati nell'allegato; e
d)
il riconoscimento della decisione non sia contrario all'ordine pubblico nello Stato membro interessato.
Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione in merito alle autorizzazioni concesse a norma del presente paragrafo.
9. I paragrafi 2 e 4 non si applicano al versamento di pagamenti su conti congelati di persone ed entità di cui ai paragrafi 1 e 3, purché tali pagamenti siano congelati.
Articolo 4
Non è concesso alcun diritto, inclusi i diritti ai fini di indennizzo o altro diritto analogo, ad esempio un diritto di compensazione o diritto coperto da garanzia, in relazione a contratti o operazioni sulla cui esecuzione hanno inciso, direttamente o indirettamente, del tutto o in parte, le misure adottate ai sensi delle UNSCR 1267 (1999), 1333 (2000) e 2253 (2015) — comprese le misure dell'Unione o di qualsiasi Stato membro adottate in attuazione delle pertinenti decisioni dell'UNSC, richieste da tale attuazione e ad essa connesse — o le misure contemplate nella presente decisione nei confronti delle persone o entità designate dall'ONU o elencate nell'allegato, o nei confronti di qualsiasi altra persona o entità che avanza diritti tramite o a favore di tale persona o entità.
Articolo 5
1. Il Consiglio, deliberando all'unanimità, su proposta di uno Stato membro o dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, predispone l'elenco di cui all'allegato e adotta le relative modifiche.
2. Il Consiglio trasmette la decisione di cui al paragrafo 1, comprese le relative motivazioni, alla persona fisica o giuridica, al gruppo, all'impresa e all'entità interessati, direttamente, se l'indirizzo è noto, o mediante la pubblicazione di un avviso, dando alla persona fisica o giuridica, al gruppo, all'impresa o all'entità la possibilità di presentare osservazioni.
3. Qualora siano presentate osservazioni o siano addotte nuove prove sostanziali, il Consiglio riesamina la decisione di cui al paragrafo 1 e ne informa di conseguenza la persona fisica o giuridica, il gruppo, l'impresa o l'entità interessati.
4. In deroga al paragrafo 1, qualora uno Stato membro ritenga che sia intervenuto un mutamento sostanziale della situazione tale da influire sulla designazione di una persona o di un'entità inserita nell'elenco, il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata su proposta di tale Stato membro, può decidere di cancellare il nominativo di tale persona o entità dall'elenco incluso nell'allegato.
Articolo 6
1. La presente decisione è, secondo i casi, riesaminata, modificata o abrogata, in particolare alla luce delle pertinenti decisioni dell'UNSC o del Comitato.
2. Le misure di cui all'articolo 2, paragrafo 2, e all'articolo 3, paragrafi 3 e 4, sono riesaminate periodicamente e almeno ogni dodici mesi.
3. Qualora una persona o entità designata a norma dell'articolo 2, paragrafo 2, o dell'articolo 3, paragrafi 3 e 4, presenti osservazioni, il Consiglio riesamina la designazione alla luce delle osservazioni presentate e le misure cessano di applicarsi se il Consiglio stabilisce, in conformità della procedura di cui all'articolo 5, che le condizioni necessarie alla loro applicazione non sono più soddisfatte.
4. Qualora sia presentata un'ulteriore richiesta, basata su nuove prove sostanziali, di rimuovere una persona o un'entità dall'elenco dell'allegato, il Consiglio procede a un nuovo riesame a norma del paragrafo 3.
5. Le misure di cui all'articolo 2, paragrafo 2, e all'articolo 3, paragrafi 3 e 4, si applicano fino al 23 settembre 2017.
Articolo 7
La posizione comune 2002/402/PESC è abrogata e sostituita dalla presente decisione.
Articolo 8
La presente decisione entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Bruxelles, il 20 settembre 2016
Per il Consiglio
Il presidente
I. KORČOK
(1) Posizione comune 2002/402/PESC del Consiglio, del 27 maggio 2002, concernente misure restrittive nei confronti dei membri delle organizzazioni dell'ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda e di altri individui, gruppi, imprese ed entità ad essi associati (GU L 139 del 29.5.2002, pag. 4).
(2) Regolamento (CE) n. 881/2002 del Consiglio, del 27 maggio 2002, che impone specifiche misure restrittive nei confronti di determinate persone ed entità associate alle organizzazioni dell'ISIL (Dàesh) e di Al-Qaeda (GU L 139 del 29.5.2002, pag. 9).
ALLEGATO
Elenco delle persone, dei gruppi, delle imprese e delle entità di cui agli articoli 2 e 3
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Misure restrittive contro l’ISIL/Da’esh e Al-Qaeda
QUALI SONO GLI SCOPI DEL REGOLAMENTO E DELLA DECISIONE?
Definiscono un quadro giuridico che consente all’Unione di applicare autonomamente le sanzioni all’ISIL (Da’esh) e ad Al-Qaeda, nonché alle persone e alle società ad essi associate o che li sostengono. La decisione (PESC) 2016/1693 abroga e sostituisce la posizione comune 2002/402/PESC.
PUNTI CHIAVE
Per quanto riguarda qualsiasi persona, gruppo, impresa o entità associata all’ISIL o ad Al-Qaeda, la decisione vieta:la fornitura, la vendita, il trasferimento o l’esportazione diretti o indiretti di armamenti o materiale connesso di qualsiasi tipo, compresiarmi e munizioni;veicoli e materiale militari;materiale paramilitare e relativi pezzi di ricambio; la prestazione di assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi connessi ad attività militari nonché alla fornitura, alla fabbricazione, alla manutenzione e all’uso di armamenti e di materiale connesso; il finanziamento o la prestazione di assistenza finanziaria connessi ad attività militari, compresi in particolare:sovvenzioni, prestiti e assicurazione all’esportazione;l’assicurazione e la riassicurazione per la vendita, la fornitura, il trasferimento o l’esportazione di armamenti e di materiale connesso;la prestazione di assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi pertinenti, direttamente o indirettamente a persone, gruppi, imprese o entità.Misure
Il regolamento e la decisione impongono:un divieto di viaggio da applicare a persone fisichel’allegato alla decisione contiene l’elenco delle persone fisiche a cui i paesi dell’Unione devono impedire l’ingresso o il transito nel loro territoriol’allegato può essere modificato con decisione unanime del Consiglio; un congelamento dei beni da applicare a persone e società che risultano associati all’ISIL o ad Al-Qaedal’allegato 1 al regolamento elenca le persone, le società, le entità e gli organismi i cui fondi e le cui risorse economiche saranno congelati (inclusi i terzi che agiscono per loro conto o sotto la loro direzione)è vietato mettere, direttamente o indirettamente, fondi o risorse economiche a disposizione di queste persone, società, entità ed organismiil Consiglio riesaminerà l’allegato 1 a intervalli regolari e almeno ogni 12 mesi.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO LA DECISIONE E IL REGOLAMENTO?
Il regolamento e la decisione si applicano dal 22 settembre 2016.
CONTESTO
Crisi e terrorismo (Commissione europea).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2016/1686 del Consiglio, del 20 settembre 2016, che impone misure restrittive supplementari contro l’ISIL (Dàesh) e Al Qaeda e le persone fisiche e giuridiche, le entità e gli organismi a essi associati (GU L 255 del 21.9.2016, pag. 1).
Le successive modifiche al regolamento (UE) 2016/1686 sono state integrate nel documento originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione (PESC) 2016/1693 del Consiglio, del 20 settembre 2016, concernente misure restrittive nei confronti dell’ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda e di persone, gruppi, imprese ed entità a essi associati e che abroga la posizione comune 2002/402/PESC (GU L 255 del 21.9.2016, pag. 25).
Si veda la versione consolidata.
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva (UE) 2017/541 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, sulla lotta contro il terrorismo e che sostituisce la decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio e che modifica la decisione 2005/671/GAI del Consiglio (GU L 88 del 31.3.2017, pag. 6).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 881/2002 del Consiglio, del 27 maggio 2002, che impone specifiche misure restrittive nei confronti di determinate persone ed entità associate a Osama bin Laden, alla rete Al-Qaeda e ai Talibani e abroga il regolamento (CE) n. 467/2001 che vieta l’esportazione di talune merci e servizi in Afghanistan, inasprisce il divieto dei voli e estende il congelamento dei capitali e delle altre risorse finanziarie nei confronti dei Talibani dell’Afghanistan (GU L 139 del 29.5.2002, pag. 9).
Si veda la versione consolidata.
Posizione comune 2001/931/PESC del Consiglio, del 27 dicembre 2001, relativa all’applicazione di misure specifiche per la lotta al terrorismo (GU L 344 del 28.12.2001, pag. 93).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 2580/2001 del Consiglio, del 27 dicembre 2001, relativo a misure restrittive specifiche, contro determinate persone e entità, destinate a combattere il terrorismo (GU L 344 del 28.12.2001, pag. 70).
Si veda la versione consolidata. |
Norme sul rimborso ai paesi dell’UE per le spese del Fondo sociale europeo
QUAL È LO SCOPO DI QUESTO REGOLAMENTO DELEGATO?
Stabilisce le tabelle standard di costi unitari e di importi forfettari che la Commissione europea può usare per rimborsare le spese ai paesi dell’UE. Integra il regolamento (UE) n. 1304/2013, il regolamento sul Fondo sociale europeo (regolamento sul FSE).
PUNTI CHIAVE
Regolamento (UE) n. 1304/2013, il regolamento sul FSE
Il regolamento sul FSE consente alla Commissione di adottare il regolamento delegato.
L’articolo 14, paragrafo 1, del regolamento sul FSE consente alla Commissione di rimborsare le spese sostenute dai paesi dell’UE sulla base di tabelle standard di costi unitari e di importi forfettari definite dalla Commissione stessa. Gli importi calcolati sono considerati come sostegno pubblico pagato a beneficiari e spese ammissibili ai sensi delle norme comuni per i Fondi strutturali e d’investimento europei.
Ambito di applicazione del regolamento delegato
Gli allegati a questo regolamento delegato stabiliscono:il tipo di operazioni previste; le definizioni delle tabelle standard di costi unitari e di importi forfettari; gli importi; i metodi per regolare tali importi.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO DELEGATO?
Esso è in vigore dal 18 dicembre 2015.
CONTESTO
Fondo sociale europeo (Commissione Europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento delegato (UE) 2015/2195 della Commissione, del 9 luglio 2015, che integra il regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo, per quanto riguarda la definizione di tabelle standard di costi unitari e di importi forfettari per il rimborso da parte della Commissione ai paesi dell’UE delle spese sostenute (GU L 313 del 28.11.2015, pagg. 22-28).
Successive modifiche al regolamento (UE) 2015/2195 sono state integrate nel testo originario. La presente versione consolidata ha solo valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pagg. 320-469).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio (GU L 347 20.12.2013, pagg. 470-486).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2015/2195 DELLA COMMISSIONE
del 9 luglio 2015
che integra il regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo, per quanto riguarda la definizione di tabelle standard di costi unitari e di importi forfettari per il rimborso da parte della Commissione agli Stati membri delle spese sostenute
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio (1), in particolare l'articolo 14, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
Le tabelle standard di costi unitari e gli importi forfettari da usare per i rimborsi agli Stati membri dovrebbero essere stabiliti in base a metodi proposti dagli Stati membri e valutati dalla Commissione, compresi i metodi di cui all'articolo 67, paragrafo 5, del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (2) e all'articolo 14, paragrafi 2 e 3, del regolamento (UE) n. 1304/2013.
(2)
In considerazione dei diversi tipi di operazioni che possono ricevere sostegno dal Fondo sociale europeo, la definizione e la quantificazione delle tabelle standard di costi unitari e degli importi forfettari possono differire in base al tipo di operazione per rifletterne le specificità.
(3)
Per quanto riguarda il livello dei costi per ogni tipo di operazione esistono notevoli differenze tra gli Stati membri, e in certi casi tra regioni all'interno di uno stesso Stato membro. Nel rispetto del principio della sana gestione finanziaria del Fondo sociale europeo la definizione e la quantificazione delle tabelle standard di costi unitari e degli importi forfettari stabiliti dalla Commissione dovrebbero rispecchiare anche le specificità di ogni Stato membro e di ogni regione.
(4)
Affinché gli importi delle tabelle standard di costi unitari rispecchino il livello dei costi effettivamente sostenuti si introduce un metodo per provvedere al loro adeguamento,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e campo di applicazione
Il presente regolamento stabilisce le tabelle standard di costi unitari e gli importi forfettari che la Commissione può usare per rimborsare le spese agli Stati membri.
Articolo 2
Tipi di operazioni
I tipi di operazioni per le quali è previsto il rimborso in base a tabelle standard di costi unitari e a importi forfettari in conformità all'articolo 14, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1304/2013 sono indicati negli allegati.
Articolo 3
Definizione e quantificazione delle tabelle standard di costi unitari e degli importi forfettari
La definizione e la quantificazione delle tabelle standard di costi unitari e degli importi forfettari in conformità all'articolo 14, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1304/2013 per ogni tipo di operazione sono indicati negli allegati.
Articolo 4
Adeguamento di valori numerici
1. I valori numerici di cui agli allegati sono adeguati applicando i metodi esposti negli allegati stessi.
2. Gli importi adeguati in conformità al paragrafo 1 si applicano per il rimborso delle spese relative alle parti di un'operazione eseguite alla data dell'adeguamento e successivamente a questa.
Articolo 5
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 9 luglio 2015
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 347 del 20.12.2013, pag. 470.
(2) Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).
ALLEGATO I
Condizioni relative al rimborso alla Svezia delle spese in base a tabelle standard di costi unitari
1. Definizione delle tabelle standard di costi unitari
Tipo di operazioni (1)
Denominazione dell'indicatore
Categoria di costo
Unità di misura dell'indicatore
Valori
1.
Operazioni finanziate nell'ambito dell'asse prioritario 1 «Offerta di competenze» del Programma operativo (Nationellt socialfondsprogram för investering för tillväxt och sysselsättning 2014-2020) (CCI- 2014SE05M9OP001)
Ore lavorate
Salario del personale impiegato per l'operazione
Numero di ore lavorate (2)
Categoria salariale
(codice SSYK) (3)
Regione: Stoccolma (SE 11)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK (4)
Tutte le regioni esclusa Stoccolma (SE da 12 a 33)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK)
1 (912 – 913 –919 -921)
229
234
2 (414 415 – 421 – 422 -512 – 513 – 514 – 515 – 522 –611 – 612 –613 – 614 –826)
257
254
3 (331 – 348 – 411 – 412 – 413 – 419 – 711 – 712 – 713 – 714 – 721 – 722 – 723 – 724 – 731 – 732 – 734 – 741 – 742 – 743 – 811 – 812 – 813 – 814 – 815 – 816 – 817 – 821 – 822 – 823 –824 – 825 – 827 –828 –829 –831 – 832 – 833 – 834 – 914 – 915 – 931 – 932 – 933)
297
282
4 (223 – 232 – 233 – 234 – 235 – 243 – 249 – 313 – 322 – 323 – 324 – 332 – 342 – 343 – 344 – 345 – 346 – 347 – 511 – 011)
338
313
5 (213 – 221 – 231 – 241 – 244 – 245 – 246 – 247 – 248 – 311 – 312 – 315 – 321 – 341)
419
366
6 (211 – 212 – 214 – 222 – 242 – 314)
554
517
7 A (121)
739
739
7 B (111–123)
801
625
7 C (131–122)
525
429
2.
Operazioni finanziate nell'ambito dell'asse prioritario 1 «Offerta di competenze» del Programma operativo (Nationellt socialfondsprogram för investering för tillväxt och sysselsättning 2014-2020) (CCI- 2014SE05M9OP001)
Ore di partecipazione all'operazione
Salario del partecipante
Numero di ore di partecipazione (2)
Regione: Stoccolma (SE 11)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK)
Tutte le regioni esclusa Stoccolma (SE da 12 a 33)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK)
229
234
3.
Operazioni finanziate nell'ambito dell'asse prioritario 2 «Maggiore transizione verso l'occupazione» e dell'asse prioritario 3 «Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile» del Programma operativo (Nationellt socialfondsprogram för investering för tillväxt och sysselsättning 2014-2020) (CCI- 2014SE05M9OP001)
Ore lavorate
Salario del personale impiegato per l'operazione
Numero di ore lavorate (2)
Categoria di attività
Regione: Stoccolma (SE 11)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK)
Tutte le regioni esclusa Stoccolma (SE da 12 a 33)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK)
Capo progetto, nelle operazioni per le quali l'importo totale ammissibile delle spese, come dichiarato nel documento che stabilisce le condizioni del finanziamento, è superiore a 20 milioni di SEK
535
435
Capo progetto, nelle operazioni per le quali l'importo totale ammissibile delle spese, come dichiarato nel documento che stabilisce le condizioni del finanziamento, è inferiore o uguale a 20 milioni di SEK/assistente del capo progetto, nelle operazioni per le quali l'importo totale ammissibile delle spese, come dichiarato nel documento che stabilisce le condizioni del finanziamento, è superiore a 20 milioni di SEK
478
405
Collaboratore del progetto
331
300
Economista del progetto
427
363
Amministratore
297
270
4.
Operazioni finanziate nell'ambito dell'asse prioritario 2 «Maggiore transizione verso l'occupazione» e dell'asse prioritario 3 «Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile» del Programma operativo (Nationellt socialfondsprogram för investering för tillväxt och sysselsättning 2014-2020) (CCI- 2014SE05M9OP001)
Ore di partecipazione all'operazione
Indennità riconosciuta al partecipante
Numero di ore di partecipazione (2)
Assistenza finanziaria (costo unitario per ora)
Età
(in SEK)
18-24 anni
32
25-29 anni
40
30-64 anni
46
Sovvenzione per l'attività e indennità per lo sviluppo (costo unitario per ora)
Età
(in SEK)
15-19 anni
17
20-24 anni
33
25-29 anni
51
30-44 anni
55
45-69 anni
68
Contributi previdenziali e assicurazione malattie (costo unitario per ora)
Età
(in SEK)
19-29 anni (contributi previdenziali e assicurazione malattie per tale fascia di età)
51
30-64 anni (contributi previdenziali e assicurazione malattie per tale fascia di età)
58
Assistenza sanitaria, assicurazione malattie, prestazioni riabilitative e prestazioni per incidente sul lavoro o malattia professionale (costo unitario per ora)
Età
(in SEK)
– 19 anni
48
20-64 anni
68
2. Adeguamento degli importi
I costi unitari indicati nella tabella si applicano alle ore lavorate o di partecipazione nel 2015. Ad eccezione dei costi unitari relativi alle indennità riconosciute ai partecipanti (indicati al punto 4 della tabella), che non sono soggetti ad adeguamento, i valori indicati aumenteranno in modo automatico del 2 % al 1o gennaio di ogni anno a partire dal 2016 e fino al 2023.
(1) I valori numerici delle tabelle standard di costi unitari si applicano unicamente alle parti delle operazioni relative alle categorie di costi esposte nel presente allegato.
(2) Il numero totale delle ore dichiarate in un anno non può essere superiore al numero standard di ore lavorate all'anno in Svezia, pari a 1 862 ore.
(3) Codice delle attività lavorative in uso in Svezia.
(4) Valuta svedese.
ALLEGATO II
Condizioni relative al rimborso alla Francia delle spese in base a tabelle standard di costi unitari
1. Definizione delle tabelle standard di costi unitari
Tipo di operazioni
Denominazione dell'indicatore
Categoria di costo
Unità di misura dell'indicatore
Importi (in EUR)
«Garantie Jeunes» finanziata nell'ambito dell'asse prioritario 1 «Accompagner les jeunes NEET vers et dans l'emploi» del programma operativo «PROGRAMME OPÉRATIONNEL NATIONAL POUR LA MISE EN ŒUVRE DE L'INITIATIVE POUR L'EMPLOI DES JEUNES EN METROPOLE ET OUTRE-MER» (CCI-2014FR05M9OP001)
Giovani NEET (1) che riportino risultati positivi nell'ambito della «Garantie Jeunes» entro e non oltre 12 mesi dall'inizio del tutoraggio
—
indennità versate al partecipante;
—
costi di attivazione sostenuti dalle «missions locales»
Numero di giovani NEET che riportano uno dei seguenti risultati entro e non oltre 12 mesi dall'inizio del tutoraggio:
—
hanno iniziato una formazione professionale che ha per esito il rilascio di una certificazione, sia mediante:
—
adesione ad una formazione professionale di «apprendimento permanente»; oppure
—
iscrizione ad una formazione di base;
oppure
—
apertura di un'impresa; oppure
—
assunzione; oppure
—
occupazione durata minimo 80 giorni in un ambiente lavorativo (a titolo retribuito o gratuito)
3 600
2. Adeguamento degli importi
La tabella standard di costi unitari della tabella si basa in parte su una tabella standard di costi unitari finanziata interamente dalla Francia. L'importo complessivo di 3 600 EUR comprende 1 600 EUR corrispondenti alla tabella standard di costi unitari stabilita dall'«instruction ministérielle du 11 octobre 2013 relative à l'expérimentation Garantie Jeunes prise pour l'application du décret 2013-80 du 1er octobre 2013 ainsi que par l'instruction ministérielle du 20 mars 2014» a fini di copertura dei costi sostenuti dai servizi per l'occupazione giovanile «Missions Locales» per assicurare il tutoraggio ad ogni giovane NEET che aderisce alla «Garantie Jeunes».
La tabella standard di costi unitari definita nella sezione 1 sarà adeguata dallo Stato membro applicando gli adeguamenti previsti dalla normativa nazionale alla tabella standard di costi unitari in relazione ai 1 600 EUR di cui al paragrafo 1, che coprono i costi sostenuti dai servizi per l'occupazione giovanile.
(1) Giovane disoccupato o inattivo al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione che partecipa ad un'operazione finanziata dal «PROGRAMME OPÉRATIONNEL NATIONAL POUR LA MISE EN ŒUVRE DE L'INITIATIVE POUR L'EMPLOI DES JEUNES EN METROPOLE ET OUTRE-MER».
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2015/2195 DELLA COMMISSIONE
del 9 luglio 2015
che integra il regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo, per quanto riguarda la definizione di tabelle standard di costi unitari e di importi forfettari per il rimborso da parte della Commissione agli Stati membri delle spese sostenute
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio (1), in particolare l'articolo 14, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
Le tabelle standard di costi unitari e gli importi forfettari da usare per i rimborsi agli Stati membri dovrebbero essere stabiliti in base a metodi proposti dagli Stati membri e valutati dalla Commissione, compresi i metodi di cui all'articolo 67, paragrafo 5, del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (2) e all'articolo 14, paragrafi 2 e 3, del regolamento (UE) n. 1304/2013.
(2)
In considerazione dei diversi tipi di operazioni che possono ricevere sostegno dal Fondo sociale europeo, la definizione e la quantificazione delle tabelle standard di costi unitari e degli importi forfettari possono differire in base al tipo di operazione per rifletterne le specificità.
(3)
Per quanto riguarda il livello dei costi per ogni tipo di operazione esistono notevoli differenze tra gli Stati membri, e in certi casi tra regioni all'interno di uno stesso Stato membro. Nel rispetto del principio della sana gestione finanziaria del Fondo sociale europeo la definizione e la quantificazione delle tabelle standard di costi unitari e degli importi forfettari stabiliti dalla Commissione dovrebbero rispecchiare anche le specificità di ogni Stato membro e di ogni regione.
(4)
Affinché gli importi delle tabelle standard di costi unitari rispecchino il livello dei costi effettivamente sostenuti si introduce un metodo per provvedere al loro adeguamento,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto e campo di applicazione
Il presente regolamento stabilisce le tabelle standard di costi unitari e gli importi forfettari che la Commissione può usare per rimborsare le spese agli Stati membri.
Articolo 2
Tipi di operazioni
I tipi di operazioni per le quali è previsto il rimborso in base a tabelle standard di costi unitari e a importi forfettari in conformità all'articolo 14, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1304/2013 sono indicati negli allegati.
Articolo 3
Definizione e quantificazione delle tabelle standard di costi unitari e degli importi forfettari
La definizione e la quantificazione delle tabelle standard di costi unitari e degli importi forfettari in conformità all'articolo 14, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1304/2013 per ogni tipo di operazione sono indicati negli allegati.
Articolo 4
Adeguamento di valori numerici
1. I valori numerici di cui agli allegati sono adeguati applicando i metodi esposti negli allegati stessi.
2. Gli importi adeguati in conformità al paragrafo 1 si applicano per il rimborso delle spese relative alle parti di un'operazione eseguite alla data dell'adeguamento e successivamente a questa.
Articolo 5
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 9 luglio 2015
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 347 del 20.12.2013, pag. 470.
(2) Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).
ALLEGATO I
Condizioni relative al rimborso alla Svezia delle spese in base a tabelle standard di costi unitari
1. Definizione delle tabelle standard di costi unitari
Tipo di operazioni (1)
Denominazione dell'indicatore
Categoria di costo
Unità di misura dell'indicatore
Valori
1.
Operazioni finanziate nell'ambito dell'asse prioritario 1 «Offerta di competenze» del Programma operativo (Nationellt socialfondsprogram för investering för tillväxt och sysselsättning 2014-2020) (CCI- 2014SE05M9OP001)
Ore lavorate
Salario del personale impiegato per l'operazione
Numero di ore lavorate (2)
Categoria salariale
(codice SSYK) (3)
Regione: Stoccolma (SE 11)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK (4)
Tutte le regioni esclusa Stoccolma (SE da 12 a 33)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK)
1 (912 – 913 –919 -921)
229
234
2 (414 415 – 421 – 422 -512 – 513 – 514 – 515 – 522 –611 – 612 –613 – 614 –826)
257
254
3 (331 – 348 – 411 – 412 – 413 – 419 – 711 – 712 – 713 – 714 – 721 – 722 – 723 – 724 – 731 – 732 – 734 – 741 – 742 – 743 – 811 – 812 – 813 – 814 – 815 – 816 – 817 – 821 – 822 – 823 –824 – 825 – 827 –828 –829 –831 – 832 – 833 – 834 – 914 – 915 – 931 – 932 – 933)
297
282
4 (223 – 232 – 233 – 234 – 235 – 243 – 249 – 313 – 322 – 323 – 324 – 332 – 342 – 343 – 344 – 345 – 346 – 347 – 511 – 011)
338
313
5 (213 – 221 – 231 – 241 – 244 – 245 – 246 – 247 – 248 – 311 – 312 – 315 – 321 – 341)
419
366
6 (211 – 212 – 214 – 222 – 242 – 314)
554
517
7 A (121)
739
739
7 B (111–123)
801
625
7 C (131–122)
525
429
2.
Operazioni finanziate nell'ambito dell'asse prioritario 1 «Offerta di competenze» del Programma operativo (Nationellt socialfondsprogram för investering för tillväxt och sysselsättning 2014-2020) (CCI- 2014SE05M9OP001)
Ore di partecipazione all'operazione
Salario del partecipante
Numero di ore di partecipazione (2)
Regione: Stoccolma (SE 11)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK)
Tutte le regioni esclusa Stoccolma (SE da 12 a 33)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK)
229
234
3.
Operazioni finanziate nell'ambito dell'asse prioritario 2 «Maggiore transizione verso l'occupazione» e dell'asse prioritario 3 «Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile» del Programma operativo (Nationellt socialfondsprogram för investering för tillväxt och sysselsättning 2014-2020) (CCI- 2014SE05M9OP001)
Ore lavorate
Salario del personale impiegato per l'operazione
Numero di ore lavorate (2)
Categoria di attività
Regione: Stoccolma (SE 11)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK)
Tutte le regioni esclusa Stoccolma (SE da 12 a 33)
(costo unitario per ora, valore espresso in SEK)
Capo progetto, nelle operazioni per le quali l'importo totale ammissibile delle spese, come dichiarato nel documento che stabilisce le condizioni del finanziamento, è superiore a 20 milioni di SEK
535
435
Capo progetto, nelle operazioni per le quali l'importo totale ammissibile delle spese, come dichiarato nel documento che stabilisce le condizioni del finanziamento, è inferiore o uguale a 20 milioni di SEK/assistente del capo progetto, nelle operazioni per le quali l'importo totale ammissibile delle spese, come dichiarato nel documento che stabilisce le condizioni del finanziamento, è superiore a 20 milioni di SEK
478
405
Collaboratore del progetto
331
300
Economista del progetto
427
363
Amministratore
297
270
4.
Operazioni finanziate nell'ambito dell'asse prioritario 2 «Maggiore transizione verso l'occupazione» e dell'asse prioritario 3 «Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile» del Programma operativo (Nationellt socialfondsprogram för investering för tillväxt och sysselsättning 2014-2020) (CCI- 2014SE05M9OP001)
Ore di partecipazione all'operazione
Indennità riconosciuta al partecipante
Numero di ore di partecipazione (2)
Assistenza finanziaria (costo unitario per ora)
Età
(in SEK)
18-24 anni
32
25-29 anni
40
30-64 anni
46
Sovvenzione per l'attività e indennità per lo sviluppo (costo unitario per ora)
Età
(in SEK)
15-19 anni
17
20-24 anni
33
25-29 anni
51
30-44 anni
55
45-69 anni
68
Contributi previdenziali e assicurazione malattie (costo unitario per ora)
Età
(in SEK)
19-29 anni (contributi previdenziali e assicurazione malattie per tale fascia di età)
51
30-64 anni (contributi previdenziali e assicurazione malattie per tale fascia di età)
58
Assistenza sanitaria, assicurazione malattie, prestazioni riabilitative e prestazioni per incidente sul lavoro o malattia professionale (costo unitario per ora)
Età
(in SEK)
– 19 anni
48
20-64 anni
68
2. Adeguamento degli importi
I costi unitari indicati nella tabella si applicano alle ore lavorate o di partecipazione nel 2015. Ad eccezione dei costi unitari relativi alle indennità riconosciute ai partecipanti (indicati al punto 4 della tabella), che non sono soggetti ad adeguamento, i valori indicati aumenteranno in modo automatico del 2 % al 1o gennaio di ogni anno a partire dal 2016 e fino al 2023.
(1) I valori numerici delle tabelle standard di costi unitari si applicano unicamente alle parti delle operazioni relative alle categorie di costi esposte nel presente allegato.
(2) Il numero totale delle ore dichiarate in un anno non può essere superiore al numero standard di ore lavorate all'anno in Svezia, pari a 1 862 ore.
(3) Codice delle attività lavorative in uso in Svezia.
(4) Valuta svedese.
ALLEGATO II
Condizioni relative al rimborso alla Francia delle spese in base a tabelle standard di costi unitari
1. Definizione delle tabelle standard di costi unitari
Tipo di operazioni
Denominazione dell'indicatore
Categoria di costo
Unità di misura dell'indicatore
Importi (in EUR)
«Garantie Jeunes» finanziata nell'ambito dell'asse prioritario 1 «Accompagner les jeunes NEET vers et dans l'emploi» del programma operativo «PROGRAMME OPÉRATIONNEL NATIONAL POUR LA MISE EN ŒUVRE DE L'INITIATIVE POUR L'EMPLOI DES JEUNES EN METROPOLE ET OUTRE-MER» (CCI-2014FR05M9OP001)
Giovani NEET (1) che riportino risultati positivi nell'ambito della «Garantie Jeunes» entro e non oltre 12 mesi dall'inizio del tutoraggio
—
indennità versate al partecipante;
—
costi di attivazione sostenuti dalle «missions locales»
Numero di giovani NEET che riportano uno dei seguenti risultati entro e non oltre 12 mesi dall'inizio del tutoraggio:
—
hanno iniziato una formazione professionale che ha per esito il rilascio di una certificazione, sia mediante:
—
adesione ad una formazione professionale di «apprendimento permanente»; oppure
—
iscrizione ad una formazione di base;
oppure
—
apertura di un'impresa; oppure
—
assunzione; oppure
—
occupazione durata minimo 80 giorni in un ambiente lavorativo (a titolo retribuito o gratuito)
3 600
2. Adeguamento degli importi
La tabella standard di costi unitari della tabella si basa in parte su una tabella standard di costi unitari finanziata interamente dalla Francia. L'importo complessivo di 3 600 EUR comprende 1 600 EUR corrispondenti alla tabella standard di costi unitari stabilita dall'«instruction ministérielle du 11 octobre 2013 relative à l'expérimentation Garantie Jeunes prise pour l'application du décret 2013-80 du 1er octobre 2013 ainsi que par l'instruction ministérielle du 20 mars 2014» a fini di copertura dei costi sostenuti dai servizi per l'occupazione giovanile «Missions Locales» per assicurare il tutoraggio ad ogni giovane NEET che aderisce alla «Garantie Jeunes».
La tabella standard di costi unitari definita nella sezione 1 sarà adeguata dallo Stato membro applicando gli adeguamenti previsti dalla normativa nazionale alla tabella standard di costi unitari in relazione ai 1 600 EUR di cui al paragrafo 1, che coprono i costi sostenuti dai servizi per l'occupazione giovanile.
(1) Giovane disoccupato o inattivo al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione che partecipa ad un'operazione finanziata dal «PROGRAMME OPÉRATIONNEL NATIONAL POUR LA MISE EN ŒUVRE DE L'INITIATIVE POUR L'EMPLOI DES JEUNES EN METROPOLE ET OUTRE-MER».
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Norme sul rimborso ai paesi dell’UE per le spese del Fondo sociale europeo
QUAL È LO SCOPO DI QUESTO REGOLAMENTO DELEGATO?
Stabilisce le tabelle standard di costi unitari e di importi forfettari che la Commissione europea può usare per rimborsare le spese ai paesi dell’UE. Integra il regolamento (UE) n. 1304/2013, il regolamento sul Fondo sociale europeo (regolamento sul FSE).
PUNTI CHIAVE
Regolamento (UE) n. 1304/2013, il regolamento sul FSE
Il regolamento sul FSE consente alla Commissione di adottare il regolamento delegato.
L’articolo 14, paragrafo 1, del regolamento sul FSE consente alla Commissione di rimborsare le spese sostenute dai paesi dell’UE sulla base di tabelle standard di costi unitari e di importi forfettari definite dalla Commissione stessa. Gli importi calcolati sono considerati come sostegno pubblico pagato a beneficiari e spese ammissibili ai sensi delle norme comuni per i Fondi strutturali e d’investimento europei.
Ambito di applicazione del regolamento delegato
Gli allegati a questo regolamento delegato stabiliscono:il tipo di operazioni previste; le definizioni delle tabelle standard di costi unitari e di importi forfettari; gli importi; i metodi per regolare tali importi.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO DELEGATO?
Esso è in vigore dal 18 dicembre 2015.
CONTESTO
Fondo sociale europeo (Commissione Europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento delegato (UE) 2015/2195 della Commissione, del 9 luglio 2015, che integra il regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo, per quanto riguarda la definizione di tabelle standard di costi unitari e di importi forfettari per il rimborso da parte della Commissione ai paesi dell’UE delle spese sostenute (GU L 313 del 28.11.2015, pagg. 22-28).
Successive modifiche al regolamento (UE) 2015/2195 sono state integrate nel testo originario. La presente versione consolidata ha solo valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pagg. 320-469).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio (GU L 347 20.12.2013, pagg. 470-486).
Si veda la versione consolidata. |
Proteine del latte sicure per l'alimentazione umana
SINTESI
CHE COSA FA LA DIRETTIVA?
Aggiorna e semplifica le norme per l’etichettatura della caseina, se destinata all’alimentazione umana. La direttiva fornisce agli operatori del settore alimentare le informazioni necessarie per etichettare correttamente i prodotti destinati ai consumatori, in modo da aiutarli a identificare gli allergeni nel cibo.
PUNTI CHIAVE
La caseina, insieme al siero di latte, è una delle principali proteine presenti nel latte. È utilizzata nella produzione casearia, come prodotto di affinamento per chiarificare il vino e come integratore alimentare. Le caseine interessate dalla direttiva sono:
la caseina acida alimentare ottenuta mediante lavaggio ed essiccatura dei solidi del latte scremato in seguito a un processo di separazione dell’acido;
la caseina presamica alimentare: ottenuta mediante lavaggio ed essiccatura dei solidi del latte scremato in seguito ad un processo di separazione che utilizza il caglio, una sostanza naturale prodotta nello stomaco dei bovini;
i caseinati alimentari: ottenuti dopo l’aggiunta di un agente neutralizzante alla caseina (che modifica il livello di acidità), seguita da essiccatura. L’idrossido di potassio è uno di questi agenti e viene utilizzato per rendere la proteina più solubile nella chiarificazione del vino.
Etichettatura
Il nome del prodotto di latte (caseina o caseinati) deve essere apposto su tutti gli imballaggi. Nel caso di miscele, deve essere utilizzata la seguente dicitura: «miscela di …» seguita dall’elenco dei prodotti in ordine ponderale decrescente.
Per i caseinati alimentari, deve essere fornito il nome dell’agente neutralizzante o di qualsiasi altro agente utilizzato.
L’etichetta deve inoltre indicare:
il tenore di proteine per le miscele contenenti caseinati alimentari;
la quantità netta;
il nome e l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare o l’importatore se la provenienza del prodotto è esterna all’Unione europea (UE);
il paese di origine se al di fuori dell’UE;
l’identificazione della partita dei prodotti o la data di produzione.
Queste informazioni possono in alternativa figurare anche solo in un documento di accompagnamento.
Un paese dell’UE deve vietare il commercio dei prodotti lattiero-caseari, se le indicazioni non figurano in una lingua facilmente compresa dagli acquirenti in tale paese.
Norme
Gli allegati alla direttiva stabiliscono le norme per le caseine e i caseinati, come il tenore minimo di proteine. Se il tenore minimo di proteine del latte viene superato, questo può essere apposto sugli imballaggi. Gli allegati riportano anche l’elenco delle sostanze e degli additivi ammessi nella lavorazione della caseina, inclusi gli agenti utilizzati per la produzione di caseinati.
Abrogazione
La direttiva abroga la direttiva 83/417/CEE con effetto dal 22 dicembre 2016.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
Si applica dal 21 dicembre 2015. I paesi dell’UE devono integrarla nel proprio diritto nazionale entro il 22 dicembre 2016.
ATTO
Direttiva (UE) 2015/2203 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2015, sul ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle caseine e ai caseinati destinati all’alimentazione umana e che abroga la direttiva 83/417/CEE del Consiglio (GU L 314 dell’1.12.2015, pagg. 1-9) | DIRETTIVA (UE) 2015/2203 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 25 novembre 2015
sul ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle caseine e ai caseinati destinati all'alimentazione umana e che abroga la direttiva 83/417/CEE del Consiglio
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 114,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 83/417/CEE (3) del Consiglio prevede il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative a talune lattoproteine (caseine e caseinati) destinate all'alimentazione umana. Dall'entrata in vigore della direttiva sono intervenuti vari cambiamenti, in particolare lo sviluppo di un ampio quadro normativo nel settore del diritto alimentare e l'adozione di una norma internazionale relativa ai prodotti alimentari a base di caseina da parte della Commissione del Codex Alimentarius («norma del Codex relativa ai prodotti alimentari a base di caseina»), di cui occorre tenere conto.
(2)
La direttiva 83/417/CEE conferisce alla Commissione competenze di esecuzione in relazione ad alcune sue disposizioni. A seguito dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, è necessario adeguare tali competenze all'articolo 290 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea («TFUE»).
(3)
Per ragioni di chiarezza è opportuno pertanto abrogare la direttiva 83/417/CEE e sostituirla con una nuova.
(4)
Il regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (4) contiene norme generali, orizzontali e uniformi sull'adozione di misure urgenti per alimenti e mangimi. Le disposizioni corrispondenti della direttiva 83/417/CEE non sono pertanto più necessarie.
(5)
Il regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (5) contiene norme generali, orizzontali e uniformi sulle modalità di prelievo dei campioni e sui metodi d'analisi dei prodotti alimentari. Le disposizioni corrispondenti della direttiva 83/417/CEE non sono pertanto più necessarie.
(6)
A norma del regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (6), nelle relazioni tra imprese devono essere fornite informazioni sufficienti in modo da garantire che ai consumatori finali giungano informazioni accurate sugli alimenti. Poiché i prodotti disciplinati dalla presente direttiva sono destinati alla vendita tra imprese, per la preparazione degli alimenti, è opportuno mantenere e adeguare al quadro normativo vigente le norme specifiche già incluse nella direttiva 83/417/CEE e semplificarle. Tali norme specifiche dovrebbero prevedere la comunicazione di informazioni sui prodotti contemplati dalla presente direttiva nelle relazioni tra imprese, da un lato, per rendere accessibili agli operatori del settore alimentare i dati necessari per l'etichettatura dei prodotti finiti, ad esempio per quanto riguarda gli allergeni e, dall'altro lato, per evitare che tali prodotti possano essere confusi con altri prodotti analoghi non destinati o non adatti all'alimentazione umana.
(7)
Il regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (7) contiene una definizione di additivi alimentari e di coadiuvanti tecnologici, definiti unicamente come «coadiuvanti tecnologici» nella direttiva 83/417/CEE. Di conseguenza, nella presente direttiva è opportuno usare i termini «additivi alimentari» e «coadiuvanti tecnologici», invece di utilizzare unicamente i termini «coadiuvanti tecnologici». Tale scelta terminologica sarebbe peraltro in linea con la norma del Codex relativa ai prodotti a base di caseina alimentare.
(8)
È opportuno adattare altri termini e riferimenti usati negli allegati della direttiva 83/417/CEE al fine di tener conto della terminologia del regolamento (CE) n. 1332/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (8) e del regolamento (CE) n. 1333/2008.
(9)
L'allegato I della direttiva 83/417/CEE fissa il tenore massimo di umidità della caseina alimentare al 10 % e il tenore massimo di grassi del latte della caseina acida alimentare al 2,25 %. Dato che la norma del Codex 290–1995 relativa ai prodotti a base di caseina alimentare fissa i suddetti parametri rispettivamente al 12 % e al 2 %, è opportuno allineare la direttiva a tali valori in modo da evitare distorsioni degli scambi.
(10)
Al fine di adeguare o aggiornare rapidamente gli elementi tecnici contenuti negli allegati della presente direttiva per tenere conto dell'evoluzione della normazione internazionale o del progresso tecnico, dovrebbe essere delegato alla Commissione il potere di adottare atti conformemente all'articolo 290 TFUE riguardo alle norme applicabili alle caseine e ai caseinati alimentari di cui agli allegati I e II. È di particolare importanza che durante i lavori preparatori la Commissione svolga adeguate consultazioni, anche a livello di esperti. Nella preparazione e nell'elaborazione degli atti delegati la Commissione dovrebbe provvedere alla contestuale, tempestiva e appropriata trasmissione dei documenti pertinenti al Parlamento europeo e al Consiglio.
(11)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, vale a dire facilitare, attraverso il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri, la libera circolazione delle caseine e dei caseinati destinati all'alimentazione umana, garantendo nel contempo un elevato livello di tutela della salute, nonché allineare le disposizioni vigenti alla legislazione generale dell'Unione in materia di alimenti e alle norme internazionali, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma. a motivo della loro portata e dei loro effetti, possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Ambito di applicazione
La presente direttiva si applica alle caseine e ai caseinati destinati all'alimentazione umana e alle loro miscele.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si applicano le seguenti definizioni:
a) «caseina acida alimentare»: il prodotto del latte ottenuto mediante separazione, lavaggio ed essiccatura del coagulo acido precipitato del latte scremato e/o di altri prodotti ottenuti dal latte;
b) «caseina presamica alimentare»: il prodotto del latte ottenuto mediante separazione, lavaggio ed essiccatura del coagulo del latte scremato e/o di altri prodotti ottenuti dal latte; il coagulo è ottenuto dalla reazione del presame o di altri enzimi coagulanti;
c) «caseinati alimentari»: i prodotti del latte ottenuti dall'azione della caseina alimentare o dal coagulo della cagliata della caseina alimentare con agenti neutralizzanti, seguita da essiccatura.
Articolo 3
Obblighi degli Stati membri
Gli Stati membri adottano tutte le disposizioni utili:
a)
affinché i prodotti di cui all'articolo 2 siano commercializzati con le denominazioni ivi specificate soltanto se rispondono alle disposizioni della presente direttiva e alle norme dei relativi allegati I e II; e
b)
affinché le caseine e i caseinati che non soddisfano le norme stabilite nell'allegato I, sezione I, lettere b) e c), nell'allegato I, sezione II, lettere b) e c), o nell'allegato II, lettere b) e c), non siano utilizzati per la preparazione di alimenti e, ove legalmente commercializzati per altri usi, siano denominati ed etichettati in modo da non indurre l'acquirente in errore sulla loro natura, qualità ed uso al quale sono destinati.
Articolo 4
Etichettatura
1. Le seguenti indicazioni figurano sugli imballaggi, recipienti o etichette dei prodotti lattiero-caseari definiti all'articolo 2, in caratteri ben visibili, chiaramente leggibili ed indelebili:
a)
la denominazione fissata per i prodotti lattiero-caseari ai sensi dell'articolo 2, lettere a), b) e c), con un'indicazione, per i caseinati alimentari, del o dei cationi elencati all'allegato II, lettera d);
b)
per i prodotti commercializzati in miscele:
i)
la dicitura «miscela di …» seguita dall'indicazione dei vari prodotti di cui la miscela è composta, in ordine ponderale decrescente,
ii)
per i caseinati alimentari, un'indicazione del catione o dei cationi elencati all'allegato II, lettera d),
iii)
il tenore di proteine per le miscele contenenti caseinati alimentari;
c)
la quantità netta dei prodotti espressa in chilogrammi o in grammi;
d)
il nome o la ragione sociale e l'indirizzo dell'operatore del settore alimentare con il cui nome o con la cui ragione sociale è commercializzato il prodotto o, se tale operatore del settore alimentare non è stabilito nell'Unione, dell'importatore nel mercato dell'Unione;
e)
per i prodotti importati dai paesi terzi, l'indicazione del paese d'origine;
f)
l'identificazione della partita dei prodotti o la data di produzione.
In deroga al primo comma, le indicazioni di cui alla lettera b), punto iii), e al primo comma, lettere c), d) ed e), possono figurare anche solo in un documento di accompagnamento.
2. Uno Stato membro vieta nel suo territorio il commercio dei prodotti lattiero-caseari definiti all'articolo 2, lettere a), b) e c), se le indicazioni di cui al primo comma del paragrafo 1 del presente articolo non figurano in una lingua facilmente compresa dagli acquirenti dello Stato membro in cui i prodotti sono commercializzati, a meno che tale informazione sia fornita dall'operatore del settore alimentare con altri mezzi. Le suddette indicazioni possono figurare in varie lingue.
3. Qualora il tenore minimo di proteine del latte stabilito all'allegato I, sezione I, lettera a), punto 2, all'allegato I, sezione II, lettera a), punto 2, e all'allegato II, lettera a), punto 2, risulti superato nei prodotti lattiero-caseari definiti all'articolo 2, ciò può, fatte salve altre disposizioni previste dal diritto dell'Unione, essere indicato in modo adeguato sugli imballaggi, i recipienti o le etichette dei prodotti.
Articolo 5
Delega di potere
Per tener conto dell'evoluzione delle norme internazionali applicabili e del progresso tecnico, alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati conformemente all'articolo 6, al fine di modificare le norme stabilite agli allegati I e II.
Articolo 6
Esercizio della delega
1. Il potere di adottare atti delegati è conferito alla Commissione alle condizioni stabilite nel presente articolo. È di particolare importanza che la Commissione segua la sua prassi abituale e svolga consultazioni con esperti, compresi quelli degli Stati membri, prima di adottare gli atti delegati di cui all'articolo 5.
2. Il potere di adottare atti delegati di cui all'articolo 5 è conferito alla Commissione per un periodo di cinque anni a decorrere dal 21 dicembre 2015. La Commissione elabora una relazione sulla delega di potere al più tardi nove mesi prima della scadenza del periodo di cinque anni. La delega di potere è tacitamente prorogata per periodi di identica durata, a meno che il Parlamento europeo o il Consiglio non si oppongano a tale proroga al più tardi tre mesi prima della scadenza di ciascun periodo.
3. La delega di potere di cui all'articolo 5 può essere revocata in qualsiasi momento dal Parlamento europeo o dal Consiglio. La decisione di revoca pone fine alla delega di potere ivi specificata. Gli effetti della decisione decorrono dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea o da una data successiva ivi specificata. Essa non pregiudica la validità degli atti delegati già in vigore.
4. Non appena adotta un atto delegato, la Commissione ne dà contestualmente notifica al Parlamento europeo e al Consiglio.
5. L'atto delegato adottato ai sensi dell'articolo 5 entra in vigore solo se né il Parlamento europeo né il Consiglio hanno sollevato obiezioni entro il termine di due mesi dalla data in cui esso è stato loro notificato o se, prima della scadenza di tale termine, sia il Parlamento europeo che il Consiglio hanno informato la Commissione che non intendono sollevare obiezioni. Tale termine è prorogato di due mesi su iniziativa del Parlamento europeo o del Consiglio.
Articolo 7
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 22 dicembre 2016. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 8
Abrogazione
La direttiva 83/417/CEE è abrogata con effetto a decorrere dal 22 dicembre 2016.
I riferimenti alla direttiva abrogata si intendono fatti alla presente direttiva e vanno letti secondo la tavola di concordanza di cui all'allegato III.
Articolo 9
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 10
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, il 25 novembre 2015
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
N. SCHMIT
(1) GU C 424 del 26.11.2014, pag. 72.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 7 ottobre 2015 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 10 novembre 2015.
(3) Direttiva 83/417/CEE del Consiglio, del 25 luglio 1983, relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative a talune lattoproteine (caseine e caseinati) destinate all'alimentazione umana (GU L 237 del 26.8.1983, pag. 25).
(4) Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1).
(5) Regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali (GU L 165 del 30.4.2004, pag. 1).
(6) Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
(7) Regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativo agli additivi alimentari (GU L 354 del 31.12.2008, pag. 16).
(8) Regolamento (CE) n. 1332/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativo agli enzimi alimentari e che modifica la direttiva 83/417/CEE del Consiglio, il regolamento (CE) n. 1493/1999 del Consiglio, la direttiva 2000/13/CE, la direttiva 2001/112/CE del Consiglio e il regolamento (CE) n. 258/97 (GU L 354 del 31.12.2008, pag. 7).
ALLEGATO I
CASEINE ALIMENTARI
I. NORME APPLICABILI ALLE CASEINE ACIDE ALIMENTARI
a) Fattori essenziali di composizione
1.
Tenore massimo di umidità
12 % m/m
2.
Tenore minimo di proteine del latte, calcolato su estratto secco
90 % m/m
di cui tenore minimo di caseine
95 % m/m
3.
Tenore massimo di grassi del latte
2 % m/m
4.
Acidità massima titolabile espressa in ml di soluzione di soda decinormale per grammo non superiore a
0,27
5.
Tenore massimo di ceneri (P2O5 compreso)
2,5 % m/m
6.
Tenore massimo di lattosio anidro
1 % m/m
7.
Tenore massimo di sedimenti (particelle combuste)
22,5 mg in 25 g
b) Contaminanti
Tenore massimo di piombo
0,75 mg/kg
c) Impurezze
Materie estranee (quali particelle di legno o di metallo, peli o frammenti d'insetti)
nulla in 25 g
d) Coadiuvanti tecnologici, colture batteriche e ingredienti autorizzati
1.
Acidi
—
Acido lattico
—
Acido cloridrico
—
Acido solforico
—
Acido citrico
—
Acido acetico
—
Acido ortofosforico
2.
Colture batteriche che producono acido lattico
3.
Siero di latte
e) Caratteristiche organolettiche
1.
:
Odore
:
assenza di odori estranei.
2.
:
Aspetto
:
colore variante dal bianco al bianco crema; il prodotto dev'essere esente da piccoli grumi resistenti a una leggera pressione.
II. NORME APPLICABILI ALLE CASEINE PRESAMICHE ALIMENTARI
a) Fattori essenziali di composizione
1.
Tenore massimo di umidità
12 % m/m
2.
Tenore minimo di proteine del latte, calcolato su estratto secco
84 % m/m
di cui tenore minimo di caseine
95 % m/m
3.
Tenore massimo di grassi del latte
2 % m/m
4.
Tenore massimo di ceneri (P2O5 compreso)
7,5 % m/m
5.
Tenore massimo di lattosio anidro
1 % m/m
6.
Tenore massimo di sedimenti (particelle combuste)
15 mg in 25 g
b) Contaminanti
Tenore massimo di piombo
0,75 mg/kg
c) Impurezze
Materie estranee (quali particelle di legno o di metallo, peli o frammenti d'insetti)
nulla in 25 g
d) Coadiuvanti tecnologici
—
Presame rispondente ai requisiti di cui al regolamento (CE) n. 1332/2008;
—
altri enzimi coagulanti del latte rispondenti ai requisiti di cui al regolamento (CE) n. 1332/2008.
e) Caratteristiche organolettiche
1.
:
Odore
:
assenza di odori estranei.
2.
:
Aspetto
:
colore variante dal bianco al bianco crema; il prodotto dev'essere esente da piccoli grumi resistenti a una leggera pressione.
ALLEGATO II
CASEINATI ALIMENTARI
NORME APPLICABILI AI CASEINATI ALIMENTARI
a) Fattori essenziali di composizione
1.
Tenore massimo di umidità
8 % m/m
2.
Tenore minimo di proteine del latte, calcolato su estratto secco
88 % m/m
di cui tenore minimo di caseine
95 % m/m
3.
Tenore massimo di grassi del latte
2 % m/m
4.
Tenore massimo di lattosio anidro
1 % m/m
5.
pH
da 6,0 a 8,0
6.
Tenore massimo di sedimenti (particelle combuste)
22,5 mg in 25 g
b) Contaminanti
Tenore massimo di piombo
0,75 mg/kg
c) Impurezze
Materie estranee (quali particelle di legno o di metallo, peli o frammenti d'insetti)
nulla in 25 g
d) Additivi alimentari(agenti neutralizzanti e tamponi opzionali)
idrossidi
carbonati
fosfati
citrati
di
sodio
potassio
calcio
ammonio
magnesio
e) Caratteristiche
1.
:
Odore
:
leggerissimi aromi e odori estranei.
2.
:
Aspetto
:
colore variante dal bianco al bianco crema; il prodotto dev'essere esente da piccoli grumi resistenti a una leggera pressione
3.
:
Solubilità
:
quasi completamente solubile in acqua distillata ad eccezione del caseinato di calcio.
ALLEGATO III
TAVOLA DI CONCORDANZA
Direttiva 83/417/CEE del Consiglio
Presente direttiva
Articolo 1
Articoli 1 e 2
Articolo 2
Articolo 3
Articolo 3
Articolo 3
Articolo 4, paragrafo 1
Articolo 4, primo comma
Articolo 4, paragrafo 2, primo comma
Articolo 4, paragrafo 2
Articolo 4, paragrafo 2, secondo comma
Articolo 4, paragrafo 1, secondo comma
Articolo 5
—
Articolo 6, paragrafo 1
—
Articolo 6, paragrafo 2
—
Articolo 7
—
Articolo 8
—
Articolo 9
—
Articolo 10
—
Articolo 11
—
—
Articolo 5
—
Articolo 6
Articolo 12
Articolo 7
—
Articolo 8
—
Articolo 9
Articolo 13
Articolo 10
Allegato I, sezione I
Articolo 2, lettere a) e b)
Allegato I, sezione II
Allegato I, sezione I
Allegato I, sezione III
Allegato I, sezione II
Allegato II, sezione I
Articolo 2, lettera c)
Allegato II, sezione II
Allegato II
—
Allegato III
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2015/2203 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 25 novembre 2015
sul ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle caseine e ai caseinati destinati all'alimentazione umana e che abroga la direttiva 83/417/CEE del Consiglio
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 114,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 83/417/CEE (3) del Consiglio prevede il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative a talune lattoproteine (caseine e caseinati) destinate all'alimentazione umana. Dall'entrata in vigore della direttiva sono intervenuti vari cambiamenti, in particolare lo sviluppo di un ampio quadro normativo nel settore del diritto alimentare e l'adozione di una norma internazionale relativa ai prodotti alimentari a base di caseina da parte della Commissione del Codex Alimentarius («norma del Codex relativa ai prodotti alimentari a base di caseina»), di cui occorre tenere conto.
(2)
La direttiva 83/417/CEE conferisce alla Commissione competenze di esecuzione in relazione ad alcune sue disposizioni. A seguito dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, è necessario adeguare tali competenze all'articolo 290 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea («TFUE»).
(3)
Per ragioni di chiarezza è opportuno pertanto abrogare la direttiva 83/417/CEE e sostituirla con una nuova.
(4)
Il regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (4) contiene norme generali, orizzontali e uniformi sull'adozione di misure urgenti per alimenti e mangimi. Le disposizioni corrispondenti della direttiva 83/417/CEE non sono pertanto più necessarie.
(5)
Il regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (5) contiene norme generali, orizzontali e uniformi sulle modalità di prelievo dei campioni e sui metodi d'analisi dei prodotti alimentari. Le disposizioni corrispondenti della direttiva 83/417/CEE non sono pertanto più necessarie.
(6)
A norma del regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (6), nelle relazioni tra imprese devono essere fornite informazioni sufficienti in modo da garantire che ai consumatori finali giungano informazioni accurate sugli alimenti. Poiché i prodotti disciplinati dalla presente direttiva sono destinati alla vendita tra imprese, per la preparazione degli alimenti, è opportuno mantenere e adeguare al quadro normativo vigente le norme specifiche già incluse nella direttiva 83/417/CEE e semplificarle. Tali norme specifiche dovrebbero prevedere la comunicazione di informazioni sui prodotti contemplati dalla presente direttiva nelle relazioni tra imprese, da un lato, per rendere accessibili agli operatori del settore alimentare i dati necessari per l'etichettatura dei prodotti finiti, ad esempio per quanto riguarda gli allergeni e, dall'altro lato, per evitare che tali prodotti possano essere confusi con altri prodotti analoghi non destinati o non adatti all'alimentazione umana.
(7)
Il regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (7) contiene una definizione di additivi alimentari e di coadiuvanti tecnologici, definiti unicamente come «coadiuvanti tecnologici» nella direttiva 83/417/CEE. Di conseguenza, nella presente direttiva è opportuno usare i termini «additivi alimentari» e «coadiuvanti tecnologici», invece di utilizzare unicamente i termini «coadiuvanti tecnologici». Tale scelta terminologica sarebbe peraltro in linea con la norma del Codex relativa ai prodotti a base di caseina alimentare.
(8)
È opportuno adattare altri termini e riferimenti usati negli allegati della direttiva 83/417/CEE al fine di tener conto della terminologia del regolamento (CE) n. 1332/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (8) e del regolamento (CE) n. 1333/2008.
(9)
L'allegato I della direttiva 83/417/CEE fissa il tenore massimo di umidità della caseina alimentare al 10 % e il tenore massimo di grassi del latte della caseina acida alimentare al 2,25 %. Dato che la norma del Codex 290–1995 relativa ai prodotti a base di caseina alimentare fissa i suddetti parametri rispettivamente al 12 % e al 2 %, è opportuno allineare la direttiva a tali valori in modo da evitare distorsioni degli scambi.
(10)
Al fine di adeguare o aggiornare rapidamente gli elementi tecnici contenuti negli allegati della presente direttiva per tenere conto dell'evoluzione della normazione internazionale o del progresso tecnico, dovrebbe essere delegato alla Commissione il potere di adottare atti conformemente all'articolo 290 TFUE riguardo alle norme applicabili alle caseine e ai caseinati alimentari di cui agli allegati I e II. È di particolare importanza che durante i lavori preparatori la Commissione svolga adeguate consultazioni, anche a livello di esperti. Nella preparazione e nell'elaborazione degli atti delegati la Commissione dovrebbe provvedere alla contestuale, tempestiva e appropriata trasmissione dei documenti pertinenti al Parlamento europeo e al Consiglio.
(11)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, vale a dire facilitare, attraverso il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri, la libera circolazione delle caseine e dei caseinati destinati all'alimentazione umana, garantendo nel contempo un elevato livello di tutela della salute, nonché allineare le disposizioni vigenti alla legislazione generale dell'Unione in materia di alimenti e alle norme internazionali, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma. a motivo della loro portata e dei loro effetti, possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Ambito di applicazione
La presente direttiva si applica alle caseine e ai caseinati destinati all'alimentazione umana e alle loro miscele.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si applicano le seguenti definizioni:
a) «caseina acida alimentare»: il prodotto del latte ottenuto mediante separazione, lavaggio ed essiccatura del coagulo acido precipitato del latte scremato e/o di altri prodotti ottenuti dal latte;
b) «caseina presamica alimentare»: il prodotto del latte ottenuto mediante separazione, lavaggio ed essiccatura del coagulo del latte scremato e/o di altri prodotti ottenuti dal latte; il coagulo è ottenuto dalla reazione del presame o di altri enzimi coagulanti;
c) «caseinati alimentari»: i prodotti del latte ottenuti dall'azione della caseina alimentare o dal coagulo della cagliata della caseina alimentare con agenti neutralizzanti, seguita da essiccatura.
Articolo 3
Obblighi degli Stati membri
Gli Stati membri adottano tutte le disposizioni utili:
a)
affinché i prodotti di cui all'articolo 2 siano commercializzati con le denominazioni ivi specificate soltanto se rispondono alle disposizioni della presente direttiva e alle norme dei relativi allegati I e II; e
b)
affinché le caseine e i caseinati che non soddisfano le norme stabilite nell'allegato I, sezione I, lettere b) e c), nell'allegato I, sezione II, lettere b) e c), o nell'allegato II, lettere b) e c), non siano utilizzati per la preparazione di alimenti e, ove legalmente commercializzati per altri usi, siano denominati ed etichettati in modo da non indurre l'acquirente in errore sulla loro natura, qualità ed uso al quale sono destinati.
Articolo 4
Etichettatura
1. Le seguenti indicazioni figurano sugli imballaggi, recipienti o etichette dei prodotti lattiero-caseari definiti all'articolo 2, in caratteri ben visibili, chiaramente leggibili ed indelebili:
a)
la denominazione fissata per i prodotti lattiero-caseari ai sensi dell'articolo 2, lettere a), b) e c), con un'indicazione, per i caseinati alimentari, del o dei cationi elencati all'allegato II, lettera d);
b)
per i prodotti commercializzati in miscele:
i)
la dicitura «miscela di …» seguita dall'indicazione dei vari prodotti di cui la miscela è composta, in ordine ponderale decrescente,
ii)
per i caseinati alimentari, un'indicazione del catione o dei cationi elencati all'allegato II, lettera d),
iii)
il tenore di proteine per le miscele contenenti caseinati alimentari;
c)
la quantità netta dei prodotti espressa in chilogrammi o in grammi;
d)
il nome o la ragione sociale e l'indirizzo dell'operatore del settore alimentare con il cui nome o con la cui ragione sociale è commercializzato il prodotto o, se tale operatore del settore alimentare non è stabilito nell'Unione, dell'importatore nel mercato dell'Unione;
e)
per i prodotti importati dai paesi terzi, l'indicazione del paese d'origine;
f)
l'identificazione della partita dei prodotti o la data di produzione.
In deroga al primo comma, le indicazioni di cui alla lettera b), punto iii), e al primo comma, lettere c), d) ed e), possono figurare anche solo in un documento di accompagnamento.
2. Uno Stato membro vieta nel suo territorio il commercio dei prodotti lattiero-caseari definiti all'articolo 2, lettere a), b) e c), se le indicazioni di cui al primo comma del paragrafo 1 del presente articolo non figurano in una lingua facilmente compresa dagli acquirenti dello Stato membro in cui i prodotti sono commercializzati, a meno che tale informazione sia fornita dall'operatore del settore alimentare con altri mezzi. Le suddette indicazioni possono figurare in varie lingue.
3. Qualora il tenore minimo di proteine del latte stabilito all'allegato I, sezione I, lettera a), punto 2, all'allegato I, sezione II, lettera a), punto 2, e all'allegato II, lettera a), punto 2, risulti superato nei prodotti lattiero-caseari definiti all'articolo 2, ciò può, fatte salve altre disposizioni previste dal diritto dell'Unione, essere indicato in modo adeguato sugli imballaggi, i recipienti o le etichette dei prodotti.
Articolo 5
Delega di potere
Per tener conto dell'evoluzione delle norme internazionali applicabili e del progresso tecnico, alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati conformemente all'articolo 6, al fine di modificare le norme stabilite agli allegati I e II.
Articolo 6
Esercizio della delega
1. Il potere di adottare atti delegati è conferito alla Commissione alle condizioni stabilite nel presente articolo. È di particolare importanza che la Commissione segua la sua prassi abituale e svolga consultazioni con esperti, compresi quelli degli Stati membri, prima di adottare gli atti delegati di cui all'articolo 5.
2. Il potere di adottare atti delegati di cui all'articolo 5 è conferito alla Commissione per un periodo di cinque anni a decorrere dal 21 dicembre 2015. La Commissione elabora una relazione sulla delega di potere al più tardi nove mesi prima della scadenza del periodo di cinque anni. La delega di potere è tacitamente prorogata per periodi di identica durata, a meno che il Parlamento europeo o il Consiglio non si oppongano a tale proroga al più tardi tre mesi prima della scadenza di ciascun periodo.
3. La delega di potere di cui all'articolo 5 può essere revocata in qualsiasi momento dal Parlamento europeo o dal Consiglio. La decisione di revoca pone fine alla delega di potere ivi specificata. Gli effetti della decisione decorrono dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea o da una data successiva ivi specificata. Essa non pregiudica la validità degli atti delegati già in vigore.
4. Non appena adotta un atto delegato, la Commissione ne dà contestualmente notifica al Parlamento europeo e al Consiglio.
5. L'atto delegato adottato ai sensi dell'articolo 5 entra in vigore solo se né il Parlamento europeo né il Consiglio hanno sollevato obiezioni entro il termine di due mesi dalla data in cui esso è stato loro notificato o se, prima della scadenza di tale termine, sia il Parlamento europeo che il Consiglio hanno informato la Commissione che non intendono sollevare obiezioni. Tale termine è prorogato di due mesi su iniziativa del Parlamento europeo o del Consiglio.
Articolo 7
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 22 dicembre 2016. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 8
Abrogazione
La direttiva 83/417/CEE è abrogata con effetto a decorrere dal 22 dicembre 2016.
I riferimenti alla direttiva abrogata si intendono fatti alla presente direttiva e vanno letti secondo la tavola di concordanza di cui all'allegato III.
Articolo 9
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 10
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, il 25 novembre 2015
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
N. SCHMIT
(1) GU C 424 del 26.11.2014, pag. 72.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 7 ottobre 2015 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 10 novembre 2015.
(3) Direttiva 83/417/CEE del Consiglio, del 25 luglio 1983, relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative a talune lattoproteine (caseine e caseinati) destinate all'alimentazione umana (GU L 237 del 26.8.1983, pag. 25).
(4) Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1).
(5) Regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali (GU L 165 del 30.4.2004, pag. 1).
(6) Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
(7) Regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativo agli additivi alimentari (GU L 354 del 31.12.2008, pag. 16).
(8) Regolamento (CE) n. 1332/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativo agli enzimi alimentari e che modifica la direttiva 83/417/CEE del Consiglio, il regolamento (CE) n. 1493/1999 del Consiglio, la direttiva 2000/13/CE, la direttiva 2001/112/CE del Consiglio e il regolamento (CE) n. 258/97 (GU L 354 del 31.12.2008, pag. 7).
ALLEGATO I
CASEINE ALIMENTARI
I. NORME APPLICABILI ALLE CASEINE ACIDE ALIMENTARI
a) Fattori essenziali di composizione
1.
Tenore massimo di umidità
12 % m/m
2.
Tenore minimo di proteine del latte, calcolato su estratto secco
90 % m/m
di cui tenore minimo di caseine
95 % m/m
3.
Tenore massimo di grassi del latte
2 % m/m
4.
Acidità massima titolabile espressa in ml di soluzione di soda decinormale per grammo non superiore a
0,27
5.
Tenore massimo di ceneri (P2O5 compreso)
2,5 % m/m
6.
Tenore massimo di lattosio anidro
1 % m/m
7.
Tenore massimo di sedimenti (particelle combuste)
22,5 mg in 25 g
b) Contaminanti
Tenore massimo di piombo
0,75 mg/kg
c) Impurezze
Materie estranee (quali particelle di legno o di metallo, peli o frammenti d'insetti)
nulla in 25 g
d) Coadiuvanti tecnologici, colture batteriche e ingredienti autorizzati
1.
Acidi
—
Acido lattico
—
Acido cloridrico
—
Acido solforico
—
Acido citrico
—
Acido acetico
—
Acido ortofosforico
2.
Colture batteriche che producono acido lattico
3.
Siero di latte
e) Caratteristiche organolettiche
1.
:
Odore
:
assenza di odori estranei.
2.
:
Aspetto
:
colore variante dal bianco al bianco crema; il prodotto dev'essere esente da piccoli grumi resistenti a una leggera pressione.
II. NORME APPLICABILI ALLE CASEINE PRESAMICHE ALIMENTARI
a) Fattori essenziali di composizione
1.
Tenore massimo di umidità
12 % m/m
2.
Tenore minimo di proteine del latte, calcolato su estratto secco
84 % m/m
di cui tenore minimo di caseine
95 % m/m
3.
Tenore massimo di grassi del latte
2 % m/m
4.
Tenore massimo di ceneri (P2O5 compreso)
7,5 % m/m
5.
Tenore massimo di lattosio anidro
1 % m/m
6.
Tenore massimo di sedimenti (particelle combuste)
15 mg in 25 g
b) Contaminanti
Tenore massimo di piombo
0,75 mg/kg
c) Impurezze
Materie estranee (quali particelle di legno o di metallo, peli o frammenti d'insetti)
nulla in 25 g
d) Coadiuvanti tecnologici
—
Presame rispondente ai requisiti di cui al regolamento (CE) n. 1332/2008;
—
altri enzimi coagulanti del latte rispondenti ai requisiti di cui al regolamento (CE) n. 1332/2008.
e) Caratteristiche organolettiche
1.
:
Odore
:
assenza di odori estranei.
2.
:
Aspetto
:
colore variante dal bianco al bianco crema; il prodotto dev'essere esente da piccoli grumi resistenti a una leggera pressione.
ALLEGATO II
CASEINATI ALIMENTARI
NORME APPLICABILI AI CASEINATI ALIMENTARI
a) Fattori essenziali di composizione
1.
Tenore massimo di umidità
8 % m/m
2.
Tenore minimo di proteine del latte, calcolato su estratto secco
88 % m/m
di cui tenore minimo di caseine
95 % m/m
3.
Tenore massimo di grassi del latte
2 % m/m
4.
Tenore massimo di lattosio anidro
1 % m/m
5.
pH
da 6,0 a 8,0
6.
Tenore massimo di sedimenti (particelle combuste)
22,5 mg in 25 g
b) Contaminanti
Tenore massimo di piombo
0,75 mg/kg
c) Impurezze
Materie estranee (quali particelle di legno o di metallo, peli o frammenti d'insetti)
nulla in 25 g
d) Additivi alimentari(agenti neutralizzanti e tamponi opzionali)
idrossidi
carbonati
fosfati
citrati
di
sodio
potassio
calcio
ammonio
magnesio
e) Caratteristiche
1.
:
Odore
:
leggerissimi aromi e odori estranei.
2.
:
Aspetto
:
colore variante dal bianco al bianco crema; il prodotto dev'essere esente da piccoli grumi resistenti a una leggera pressione
3.
:
Solubilità
:
quasi completamente solubile in acqua distillata ad eccezione del caseinato di calcio.
ALLEGATO III
TAVOLA DI CONCORDANZA
Direttiva 83/417/CEE del Consiglio
Presente direttiva
Articolo 1
Articoli 1 e 2
Articolo 2
Articolo 3
Articolo 3
Articolo 3
Articolo 4, paragrafo 1
Articolo 4, primo comma
Articolo 4, paragrafo 2, primo comma
Articolo 4, paragrafo 2
Articolo 4, paragrafo 2, secondo comma
Articolo 4, paragrafo 1, secondo comma
Articolo 5
—
Articolo 6, paragrafo 1
—
Articolo 6, paragrafo 2
—
Articolo 7
—
Articolo 8
—
Articolo 9
—
Articolo 10
—
Articolo 11
—
—
Articolo 5
—
Articolo 6
Articolo 12
Articolo 7
—
Articolo 8
—
Articolo 9
Articolo 13
Articolo 10
Allegato I, sezione I
Articolo 2, lettere a) e b)
Allegato I, sezione II
Allegato I, sezione I
Allegato I, sezione III
Allegato I, sezione II
Allegato II, sezione I
Articolo 2, lettera c)
Allegato II, sezione II
Allegato II
—
Allegato III
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Proteine del latte sicure per l'alimentazione umana
SINTESI
CHE COSA FA LA DIRETTIVA?
Aggiorna e semplifica le norme per l’etichettatura della caseina, se destinata all’alimentazione umana. La direttiva fornisce agli operatori del settore alimentare le informazioni necessarie per etichettare correttamente i prodotti destinati ai consumatori, in modo da aiutarli a identificare gli allergeni nel cibo.
PUNTI CHIAVE
La caseina, insieme al siero di latte, è una delle principali proteine presenti nel latte. È utilizzata nella produzione casearia, come prodotto di affinamento per chiarificare il vino e come integratore alimentare. Le caseine interessate dalla direttiva sono:
la caseina acida alimentare ottenuta mediante lavaggio ed essiccatura dei solidi del latte scremato in seguito a un processo di separazione dell’acido;
la caseina presamica alimentare: ottenuta mediante lavaggio ed essiccatura dei solidi del latte scremato in seguito ad un processo di separazione che utilizza il caglio, una sostanza naturale prodotta nello stomaco dei bovini;
i caseinati alimentari: ottenuti dopo l’aggiunta di un agente neutralizzante alla caseina (che modifica il livello di acidità), seguita da essiccatura. L’idrossido di potassio è uno di questi agenti e viene utilizzato per rendere la proteina più solubile nella chiarificazione del vino.
Etichettatura
Il nome del prodotto di latte (caseina o caseinati) deve essere apposto su tutti gli imballaggi. Nel caso di miscele, deve essere utilizzata la seguente dicitura: «miscela di …» seguita dall’elenco dei prodotti in ordine ponderale decrescente.
Per i caseinati alimentari, deve essere fornito il nome dell’agente neutralizzante o di qualsiasi altro agente utilizzato.
L’etichetta deve inoltre indicare:
il tenore di proteine per le miscele contenenti caseinati alimentari;
la quantità netta;
il nome e l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare o l’importatore se la provenienza del prodotto è esterna all’Unione europea (UE);
il paese di origine se al di fuori dell’UE;
l’identificazione della partita dei prodotti o la data di produzione.
Queste informazioni possono in alternativa figurare anche solo in un documento di accompagnamento.
Un paese dell’UE deve vietare il commercio dei prodotti lattiero-caseari, se le indicazioni non figurano in una lingua facilmente compresa dagli acquirenti in tale paese.
Norme
Gli allegati alla direttiva stabiliscono le norme per le caseine e i caseinati, come il tenore minimo di proteine. Se il tenore minimo di proteine del latte viene superato, questo può essere apposto sugli imballaggi. Gli allegati riportano anche l’elenco delle sostanze e degli additivi ammessi nella lavorazione della caseina, inclusi gli agenti utilizzati per la produzione di caseinati.
Abrogazione
La direttiva abroga la direttiva 83/417/CEE con effetto dal 22 dicembre 2016.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
Si applica dal 21 dicembre 2015. I paesi dell’UE devono integrarla nel proprio diritto nazionale entro il 22 dicembre 2016.
ATTO
Direttiva (UE) 2015/2203 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2015, sul ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle caseine e ai caseinati destinati all’alimentazione umana e che abroga la direttiva 83/417/CEE del Consiglio (GU L 314 dell’1.12.2015, pagg. 1-9) |
Direttiva sulla trasparenza nel mercato unico
SINTESI
CHE COSA FA LA DIRETTIVA?
Invita le autorità nazionali a informare la Commissione europea di eventuali progetti di regole tecniche relative ai prodotti e ai servizi della società dell’informazione prima che vengano adottate nelle legislazioni nazionali, pur consentendo alcune eccezioni.
Il suo scopo è evitare la creazione di nuove barriere commerciali.
PUNTI CHIAVE
I paesi dell’Unione europea (UE) devono informare la Commissione di qualsiasi progetto di regola tecnica che intendano introdurre.
La Commissione informa immediatamente gli altri paesi dell’UE attraverso il sistema informativo sulle regole tecniche.
È previsto un periodo di differimento di tre mesi, durante il quale il paese dell’UE in questione non può adottare il progetto di regola tecnica proposto. Tale periodo può essere esteso a quattro, sei, dodici o addirittura diciotto mesi, a seconda delle circostanze del caso.
Durante tale periodo la Commissione e gli altri paesi dell’UE esaminano il progetto di regola proposto e possono reagire conformemente.
In situazioni urgenti, dovute a circostanze gravi e imprevedibili, un paese dell’UE può adottare una regola tecnica senza rispettare il periodo di differimento («procedura d’urgenza»).
Ogni due anni la Commissione presenta una relazione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo sull’attuazione della direttiva.
La normativa istituisce un comitato permanente di rappresentanti nazionali presieduto dalla Commissione.
Il comitato si riunisce almeno due volte all’anno e fornisce consulenza alla Commissione relativamente alle modalità per evitare le barriere commerciali, oltre a prendere in considerazione le questioni derivanti dall’attuazione della direttiva.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva (UE) 2015/1535 ha abrogato e sostituito la direttiva 98/34/CE a partire dal 7 ottobre 2015.
CONTESTO
Obiettivo della procedura 2015/1535
ATTO
Direttiva (UE) n. 2015/1535 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 settembre 2015, che prevede una procedura d’informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell’informazione (GU L 241 del 17.9.2015, pag. 1-15) | DIRETTIVA (UE) 2015/1535 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 9 settembre 2015
che prevede una procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione (codificazione)
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, e in particolare gli articoli 114, 337 e 43,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando conformemente alla procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (3) ha subito varie e sostanziali modifiche (4). A fini di chiarezza e razionalizzazione é opportuno procedere alla sua codificazione.
(2)
Il mercato interno comporta uno spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali. Pertanto, il divieto di restrizioni quantitative nonché di misure di effetto equivalente a restrizioni quantitative per gli scambi di merci costituisce uno dei fondamenti dell'Unione.
(3)
Per assicurare il buon funzionamento del mercato interno, è opportuno garantire la massima trasparenza delle iniziative nazionali intese a introdurre regolamenti tecnici.
(4)
Gli ostacoli agli scambi dei prodotti, derivanti dalle regolamentazioni tecniche relative agli stessi, sono ammissibili soltanto se sono necessari per soddisfare esigenze imperative e se perseguono un obbiettivo di interesse generale di cui costituiscono la garanzia basilare.
(5)
È indispensabile che la Commissione disponga, prima dell'adozione delle disposizioni tecniche, delle necessarie informazioni. Di conseguenza, gli Stati membri, che ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea (TUE) devono agevolare lo svolgimento dei suoi compiti, devono pertanto notificarle i loro progetti nel settore delle regolamentazioni tecniche.
(6)
Tutti gli Stati membri devono essere altresì informati delle regolamentazioni tecniche progettate da uno di essi.
(7)
Il mercato interno ha lo scopo di assicurare un contesto favorevole alla competitività delle imprese. Un migliore sfruttamento da parte delle imprese dei vantaggi inerenti a detto mercato esige, in particolare, una maggiore informazione. Di conseguenza, occorre prevedere la possibilità per gli operatori economici di far conoscere la loro valutazione sull'incidenza delle regolamentazioni tecniche nazionali progettate dagli altri Stati membri mediante la regolare pubblicazione dei titoli dei progetti notificati e mediante le disposizioni relative alla riservatezza di detti progetti.
(8)
Pertanto è opportuno, ai fini della certezza giuridica, che gli Stati membri rendano pubblico che una regola tecnica nazionale è stata adottata nel rispetto delle formalità della presente direttiva.
(9)
Per quanto riguarda le regolamentazioni tecniche relative ai prodotti, le misure destinate ad assicurare il buon funzionamento del mercato o a proseguirne il compimento implicano, in particolare, una maggiore trasparenza dei progetti nazionali nonché un'estensione dei motivi e delle condizioni di valutazione delle possibili conseguenze sul mercato dei regolamenti progettati.
(10)
È pertanto necessario valutare l'insieme delle prescrizioni imposte per il prodotto e tener conto dell'evoluzione delle prassi nazionali in materia di regolamentazione dei prodotti.
(11)
I requisiti diversi dalle specificazioni tecniche che riguardano il ciclo di vita del prodotto dopo la sua commercializzazione possono pregiudicare la libera circolazione dello stesso o creare degli ostacoli al corretto funzionamento del mercato interno.
(12)
È necessario chiarire la nozione di regola tecnica de facto. In particolare, le disposizioni con le quali l'autorità pubblica si riferisce a dette specificazioni tecniche o ad altri requisiti o promuove la loro osservanza nonché le disposizioni concernenti prodotti ai quali l'autorità pubblica è associata, al fine dell'interesse pubblico, hanno l'effetto di conferire all'osservanza di tali requisiti o specificazioni una forza vincolante maggiore di quella derivante, di norma, dalla loro origine.
(13)
La Commissione e gli Stati membri devono inoltre poter disporre del termine necessario per proporre modifiche di una misura progettata, al fine di eliminare o ridurre gli ostacoli alla libera circolazione delle merci che possono derivarne.
(14)
Lo Stato membro interessato deve tener conto di tali modifiche nella stesura del testo definitivo della misura progettata.
(15)
Il mercato interno implica, in particolare nel caso in cui sia impossibile attuare il principio del reciproco riconoscimento da parte degli Stati membri, che la Commissione adotti o proponga l'adozione di atti vincolanti. Un termine di differimento specifico è stato introdotto per evitare che l'adozione di misure nazionali comprometta l'adozione di atti vincolanti del Parlamento europeo e del Consiglio o della Commissione nello stesso settore.
(16)
Lo Stato membro interessato deve, in virtù degli obblighi generali derivanti dall'articolo 4, paragrafo 3, TUE, soprassedere all'attuazione della misura progettata durante un termine sufficiente a permettere l'esame in comune delle modifiche proposte oppure l'elaborazione della proposta di un atto legislativo o l'adozione di un atto vincolante della Commissione.
(17)
Con la finalità di facilitare l'adozione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio delle misure, è opportuno che gli Stati membri si astengano dall'adottare una regola tecnica quando il Consiglio ha adottato una posizione in prima lettura su una proposta della Commissione, relativa alla stessa materia.
(18)
È opportuno prevedere un comitato permanente, i cui membri sono designati dagli Stati membri, incaricato di coadiuvare gli sforzi della Commissione per ovviare agli eventuali inconvenienti per la libera circolazione dei prodotti.
(19)
La presente direttiva dovrebbe far salvi gli obblighi degli Stati membri relativi ai termini di recepimento nel diritto interno delle direttive di cui alla parte B dell'allegato III,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
1. Ai fini della presente direttiva si applicano le seguenti definizioni:
a)
«prodotto»: i prodotti di fabbricazione industriale e i prodotti agricoli, compresi i prodotti della pesca;
b)
«servizio»: qualsiasi servizio della società dell'informazione, vale a dire qualsiasi servizio prestato normalmente dietro retribuzione, a distanza, per via elettronica e a richiesta individuale di un destinatario di servizi.
Ai fini della presente definizione si intende per:
i)
«a distanza»: un servizio fornito senza la presenza simultanea delle parti;
ii)
«per via elettronica»: un servizio inviato all'origine e ricevuto a destinazione mediante attrezzature elettroniche di trattamento (compresa la compressione digitale) e di memorizzazione di dati, e che è interamente trasmesso, inoltrato e ricevuto mediante fili, radio, mezzi ottici o altri mezzi elettromagnetici;
iii)
«a richiesta individuale di un destinatario di servizi»: un servizio fornito mediante trasmissione di dati su richiesta individuale;
nell'allegato I figura un elenco indicativo di servizi non contemplati da tale definizione;
c)
«specificazione tecnica»: una specificazione che figura in un documento che definisce le caratteristiche richieste di un prodotto, quali i livelli di qualità o di proprietà di utilizzazione, la sicurezza, le dimensioni, comprese le prescrizioni applicabili al prodotto per quanto riguarda la denominazione di vendita, la terminologia, i simboli, le prove ed i metodi di prova, l'imballaggio, la marcatura e l'etichettatura, nonché le procedure di valutazione della conformità.
Il termine «specificazione tecnica» comprende anche i metodi e i procedimenti di produzione relativi ai prodotti agricoli ai sensi dell'articolo 38, paragrafo 1, secondo comma, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), ai prodotti destinati all'alimentazione umana e animale, nonché ai medicinali definiti all'articolo 1 della direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (5), così come i metodi e i procedimenti di produzione relativi agli altri prodotti, quando abbiano un'incidenza sulle caratteristiche di questi ultimi;
d)
«altro requisito»: un requisito diverso da una specificazione tecnica, prescritto per un prodotto per motivi di tutela, in particolare dei consumatori o dell'ambiente, e concernente il suo ciclo di vita dopo la commercializzazione, quali le sue condizioni di utilizzazione, di riciclaggio, di reimpiego o di eliminazione, qualora tali condizioni possano influenzare in modo significativo la composizione o la natura del prodotto o la sua commercializzazione;
e)
«regola relativa ai servizi»: un requisito di natura generale relativo all'accesso alle attività di servizio di cui alla lettera b) e al loro esercizio, in particolare le disposizioni relative al prestatore di servizi, ai servizi e al destinatario di servizi, ad esclusione delle regole che non riguardino specificamente i servizi ivi definiti.
Ai fini della presente definizione:
i)
una regola si considera riguardante specificamente i servizi della società dell'informazione quando, alla luce della sua motivazione e del testo del relativo dispositivo, essa si pone come finalità e obiettivo specifici, nel suo insieme o in alcune disposizioni puntuali, di disciplinare in modo esplicito e mirato tali servizi;
ii)
una regola non si considera riguardante specificamente i servizi della società dell'informazione se essa riguarda tali servizi solo in modo implicito o incidentale;
f)
«regola tecnica»: una specificazione tecnica o altro requisito o una regola relativa ai servizi, comprese le disposizioni amministrative che ad esse si applicano, la cui osservanza è obbligatoria, de jure o de facto, per la commercializzazione, la prestazione di servizi, lo stabilimento di un fornitore di servizi o l'utilizzo degli stessi in uno Stato membro o in una parte importante di esso, nonché, fatte salve quelle di cui all'articolo 7, le disposizioni legislative, regolamentari o amministrative degli Stati membri che vietano la fabbricazione, l'importazione, la commercializzazione o l'utilizzo di un prodotto oppure la prestazione o l'utilizzo di un servizio o lo stabilimento come fornitore di servizi.
Costituiscono in particolare regole tecniche de facto:
i)
le disposizioni legislative, regolamentari o amministrative di uno Stato membro che fanno riferimento o a specificazioni tecniche o ad altri requisiti o a regole relative ai servizi, o a codici professionali o di buona prassi che si riferiscono a loro volta a specificazioni tecniche o ad altri requisiti ovvero a regole relative ai servizi e la cui osservanza conferisce una presunzione di conformità alle prescrizioni fissate dalle suddette disposizioni legislative, regolamentari o amministrative;
ii)
gli accordi facoltativi dei quali l'autorità pubblica è parte contraente e che, nell'interesse generale mirano al rispetto di specificazioni tecniche o di altri requisiti, o di regole relative ai servizi, ad eccezione del capitolato degli appalti pubblici;
iii)
le specificazioni tecniche o altri requisiti o le regole relative ai servizi connessi con misure di carattere fiscale o finanziario che influenzano il consumo di prodotti o di servizi promuovendo l'osservanza di tali specificazioni tecniche o altri requisiti o regole relative ai servizi; non sono contemplati le specificazioni tecniche, o altri requisiti o le regole relative ai servizi connessi con i regimi nazionali di sicurezza sociale.
Si tratta delle regole tecniche stabilite dalle autorità designate dagli Stati membri e che figurano in un elenco stabilito e aggiornato, all'occorrenza da parte della Commissione nell'ambito del comitato di cui all'articolo 2.
Tale elenco è modificato secondo questa stessa procedura;
g)
«progetto di regola tecnica»: il testo di una specificazione tecnica o di un altro requisito o di una regola relativa ai servizi, comprendente anche disposizioni amministrative, elaborato per adottarlo o farlo adottare come regola tecnica e che si trovi in una fase preparatoria in cui sia ancora possibile apportarvi modificazioni sostanziali.
2. La presente direttiva non si applica:
a)
ai servizi di radiodiffusione sonora;
b)
ai servizi di radiodiffusione televisiva di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera e), della direttiva 2010/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
3. La presente direttiva non si applica a regole concernenti questioni che costituiscono oggetto di una normativa dell'Unione in materia di servizi di telecomunicazione, di cui alla direttiva 2002/21/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
4. La presente direttiva non si applica a regole concernenti questioni che costituiscono oggetto di una normativa dell'Unione in materia di servizi finanziari, quali elencati in modo non esauriente nell'allegato II della presente direttiva.
5. Ad eccezione dell'articolo 5, paragrafo 3, la presente direttiva non si applica alle regole emanate dai o per i mercati regolamentati a norma della direttiva 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (8), o emanate da o per altri mercati o organi che effettuano operazioni di compensazione o di pagamento su tali mercati.
6. La presente direttiva non si applica alle misure che gli Stati membri ritengono necessarie nel contesto dei trattati per garantire la protezione delle persone, e segnatamente dei lavoratori, in occasione dell'impiego di prodotti, a condizione che tali misure non influiscano sui prodotti stessi.
Articolo 2
È istituito un comitato permanente composto di rappresentanti designati dagli Stati membri che possono farsi assistere da esperti o consulenti e presieduto da un rappresentante della Commissione.
Il comitato stabilisce il proprio regolamento interno.
Articolo 3
1. Il comitato si riunisce almeno due volte l'anno.
Il comitato si riunisce in una composizione specifica per esaminare le questioni relative ai servizi della società dell'informazione.
2. La Commissione presenta al comitato una relazione sulla realizzazione e l'applicazione delle procedure previste dalla presente direttiva e proposte per eliminare gli ostacoli agli scambi, esistenti o prevedibili.
3. Il comitato prende posizione sulle comunicazioni e sulle proposte di cui al paragrafo 2 e a tale riguardo può in particolare chiedere alla Commissione:
a)
di far sì che, se necessario, allo scopo di evitare ostacoli agli scambi, gli Stati membri interessati decidano, in un primo tempo tra di essi, le misure appropriate;
b)
di adottare qualsiasi disposizione necessaria;
c)
di individuare i settori per i quali risulta necessaria un'armonizzazione e di avviare, eventualmente, gli opportuni lavori di armonizzazione in un settore determinato.
4. Il comitato deve essere consultato dalla Commissione:
a)
al momento della scelta del sistema pratico da applicare per lo scambio di informazioni previsto dalla presente direttiva e delle eventuali modifiche da apportarvi;
b)
al momento del riesame del funzionamento del sistema istituito dalla presente direttiva.
5. Il comitato può essere consultato dalla Commissione su qualsiasi progetto preliminare di regola tecnica da essa ricevuto.
6. Dietro richiesta del presidente o di uno Stato membro, può essere sottoposto al comitato qualsiasi problema relativo all'applicazione della presente direttiva.
7. I lavori del comitato e le informazioni da sottoporgli hanno carattere riservato.
Tuttavia, prendendo le necessarie precauzioni, il comitato e le amministrazioni nazionali possono consultare persone fisiche o giuridiche, anche appartenenti al settore privato.
8. Per quanto riguarda le regole relative ai servizi, la Commissione e il comitato possono consultare persone fisiche o giuridiche provenienti dal settore industriale o dal mondo accademico e, ove possibile, organismi rappresentativi in grado di fornire una consulenza qualificata sugli obiettivi e le conseguenze a livello sociale e di società di qualsiasi progetto di regola relativa ai servizi e prendere atto della loro opinione ogniqualvolta ne sia fatta richiesta.
Articolo 4
Gli Stati membri comunicano alla Commissione, conformemente all'articolo 5, paragrafo 1, tutte le richieste presentate agli organismi di normazione volte a elaborare specifiche tecniche o una norma per prodotti specifici, in previsione dell'elaborazione di una regola tecnica per tali prodotti come progetto di regola tecnica e indicano i motivi che ne giustificano la formulazione.
Articolo 5
1. Fatto salvo l'articolo 7, gli Stati membri comunicano immediatamente alla Commissione ogni progetto di regola tecnica, salvo che si tratti del semplice recepimento integrale di una norma internazionale o europea, nel qual caso è sufficiente una semplice informazione sulla norma stessa. Essi le comunicano brevemente anche i motivi che rendono necessario adottare tale regola tecnica a meno che non risultino già dal progetto.
All'occorrenza, e a meno che non sia già stato trasmesso in relazione con una comunicazione precedente, gli Stati membri comunicano contemporaneamente alla Commissione il testo delle disposizioni legislative e regolamentari fondamentali, essenzialmente e direttamente in questione, qualora la conoscenza di detto testo sia necessaria per valutare la portata del progetto di regola tecnica.
Gli Stati membri procedono ad una nuova comunicazione alla Commissione del progetto di regola tecnica secondo le modalità stabilite al primo e secondo comma del presente paragrafo qualora essi apportino al progetto di regola tecnica modifiche importanti che ne alterino l'ambito di applicazione, ne abbrevino il calendario di applicazione inizialmente previsto, aggiungano o rendano più rigorosi le specificazioni o i requisiti.
Quando il progetto di regola tecnica mira in particolare a limitare la commercializzazione o l'utilizzazione di una sostanza, di un preparato o di un prodotto chimico, segnatamente per motivi di salute pubblica o di tutela dei consumatori o dell'ambiente, gli Stati membri comunicano anche un riassunto oppure gli estremi dei dati pertinenti relativi alla sostanza, al preparato o al prodotto in questione e di quelli relativi ai prodotti di sostituzione conosciuti e disponibili, se tali informazioni sono disponibili, nonché le conseguenze previste delle misure per quanto riguarda la salute pubblica o la tutela del consumatore e dell'ambiente, con un'analisi dei rischi effettuata, all'occorrenza, secondo i principi previsti nella parte corrispondente della sezione II.3 dell'allegato XV del regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento e del Consiglio (9).
La Commissione comunica senza indugio agli altri Stati membri il progetto di regola tecnica e tutti i documenti che le sono stati trasmessi. Essa può anche sottoporre il progetto al parere del comitato di cui all'articolo 2 della presente direttiva e, se del caso, del comitato competente del settore in questione.
Per quanto concerne le specificazioni tecniche o altri requisiti o le regole relative ai servizi di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera f), secondo comma, punto iii), della presente direttiva, le osservazioni o i pareri circostanziati della Commissione o degli Stati membri possono basarsi unicamente sugli aspetti che costituiscano eventualmente ostacoli agli scambi o, per le regole relative ai servizi, alla libera circolazione dei servizi o alla libertà di stabilimento dell'operatore di servizi, e non sugli elementi fiscali o finanziari della misura.
2. La Commissione e gli Stati membri possono inviare allo Stato membro che ha presentato il progetto di regola tecnica osservazioni di cui lo Stato membro terrà conto, per quanto possibile, nella stesura definitiva della regola tecnica.
3. Gli Stati membri comunicano senza indugio alla Commissione il testo definitivo della regola tecnica.
4. Le informazioni fornite ai sensi del presente articolo non sono considerate riservate, a meno che lo Stato membro autore della notifica ne presenti richiesta esplicita. Qualsiasi richiesta in tal senso deve essere motivata.
In caso di simile richiesta, il comitato di cui all'articolo 2 e le amministrazioni nazionali, adottate le debite precauzioni, hanno la facoltà di consultare, ai fini di una perizia, persone fisiche o giuridiche del settore privato.
5. Se un progetto di regola tecnica fa parte di una misura la cui comunicazione in fase di progetto è prevista da un altro atto dell'Unione, gli Stati membri possono effettuare la comunicazione di cui al paragrafo 1 in forza di tale altro atto, a condizione di indicare formalmente che essa vale anche ai fini della presente direttiva.
La mancanza di reazione della Commissione nel quadro della presente direttiva in merito ad un progetto di regola tecnica non pregiudica la decisione che potrebbe essere presa nel quadro di altri atti dell'Unione.
Articolo 6
1. Gli Stati membri rinviano l'adozione di un progetto di regola tecnica di tre mesi a decorrere dalla data in cui la Commissione ha ricevuto la comunicazione di cui all'articolo 5, paragrafo 1.
2. Gli Stati membri rinviano:
—
di quattro mesi l'adozione di un progetto di regola tecnica avente forma di accordo facoltativo a norma dell'articolo 1, paragrafo 1, lettera f), secondo comma, punto ii),
—
fatti salvi i paragrafi 3, 4 e 5 del presente articolo, di sei mesi l'adozione di qualsiasi altro progetto di regola tecnica, esclusi i progetti relativi ai servizi,
a decorrere dalla data in cui la Commissione ha ricevuto la comunicazione di cui all'articolo 5, paragrafo 1, se essa o un altro Stato membro emette, nei tre mesi successivi a tale data, un parere circostanziato secondo il quale la misura proposta presenta aspetti che possono eventualmente creare ostacoli alla libera circolazione delle merci nell'ambito del mercato interno,
—
fatti salvi i paragrafi 4 e 5, di quattro mesi l'adozione di un progetto di regola relativa ai servizi, a decorrere dalla data in cui la Commissione ha ricevuto la comunicazione di cui all'articolo 5, paragrafo 1, se essa o un altro Stato membro emette, nei tre mesi successivi a tale data, un parere circostanziato secondo il quale la misura proposta presenta aspetti che possono eventualmente creare ostacoli alla libera circolazione dei servizi o alla libertà di stabilimento degli operatori di servizi nell'ambito del mercato interno.
Per quanto riguarda i progetti di regole relative ai servizi, i pareri circostanziati della Commissione o degli Stati membri non possono pregiudicare misure di politica culturale, in particolare nel settore audiovisivo, che gli Stati potrebbero adottare secondo il diritto dell'Unione, tenendo conto della loro diversità linguistica, delle specificità nazionali e regionali, nonché dei loro patrimoni culturali.
Lo Stato membro interessato riferisce alla Commissione sul seguito che esso intende dare a tali pareri circostanziati. La Commissione commenta tale reazione.
Per quanto riguarda le regole relative ai servizi, lo Stato membro interessato indica, se del caso, i motivi per i quali non sia possibile tenere conto dei pareri circostanziati.
3. Gli Stati membri rinviano l'adozione di un progetto di regola tecnica, esclusi i progetti di regole relative ai servizi, di 12 mesi a decorrere dalla data in cui la Commissione ha ricevuto la comunicazione di cui all'articolo 5, paragrafo 1, della presente direttiva, se la Commissione, nei tre mesi successivi a tale data, comunica la sua intenzione di proporre o di adottare una direttiva, un regolamento o una decisione in materia a norma dell'articolo 288 TFUE.
4. Gli Stati membri rinviano l'adozione di un progetto di regola tecnica di 12 mesi a decorrere dalla data in cui la Commissione ha ricevuto la comunicazione di cui all'articolo 5, paragrafo 1, della presente direttiva, se, nei tre mesi successivi a tale data, la Commissione comunica la constatazione che il progetto di regola tecnica concerne una materia oggetto di una proposta di direttiva, di regolamento o di decisione presentata al Parlamento europeo e del Consiglio conformemente all'articolo 288 TFUE.
5. Se il Consiglio adotta una posizione in prima lettura durante il termine di differimento di cui ai paragrafi 3 e 4, tale periodo è esteso a 18 mesi fatte salve le disposizioni del paragrafo 6.
6. Gli obblighi di cui ai paragrafi 3, 4 e 5 cessano:
a)
se la Commissione informa gli Stati membri che essa rinuncia alla sua intenzione di proporre o di adottare un atto vincolante;
b)
se la Commissione informa gli Stati membri del ritiro della sua proposta o del suo progetto;
c)
all'adozione di un atto vincolante da parte del Parlamento europeo e del Consiglio o della Commissione.
7. I paragrafi da 1 a 5 non sono applicabili allorché:
a)
per motivi urgenti giustificati da una situazione grave e imprevedibile inerente alla tutela della salute delle persone e degli animali, alla preservazione dei vegetali o alla sicurezza e, per le regole relative ai servizi, giustificati anche da motivi di ordine pubblico, in particolare in materia di tutela dei minori, uno Stato membro si trovi nella necessità di elaborare in tempi brevissimi regole tecniche da adottare e mettere in vigore con effetto immediato, senza alcuna possibilità di consultazione; oppure
b)
per motivi urgenti giustificati da una situazione grave inerente alla tutela della sicurezza e integrità del sistema finanziario e in particolare ai fini della tutela dei depositanti, degli investitori e degli assicurati, uno Stato membro si trovi nella necessità di adottare e mettere in vigore in tempi brevissimi regole relative ai servizi finanziari.
Lo Stato membro indica, nella comunicazione di cui all'articolo 5, i motivi che giustificano l'urgenza delle misure in questione. La Commissione si pronuncia su tale comunicazione nel più breve tempo possibile. Essa adotta le misure opportune in caso di ricorso abusivo a tale procedura. Il Parlamento europeo è tenuto informato dalla Commissione.
Articolo 7
1. Gli articoli 5 e 6 non si applicano a tali disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative o agli accordi facoltativi con i quali gli Stati membri:
a)
si conformano agli atti vincolanti dell'Unione che danno luogo all'adozione di specificazioni tecniche o di regole relative ai servizi;
b)
soddisfano gli impegni derivanti da un accordo internazionale, che danno luogo all'adozione di specificazioni tecniche o di regole comuni relative ai servizi comuni nell'Unione;
c)
fanno uso di clausole di salvaguardia previste in atti vincolanti dell'Unione;
d)
applicano l'articolo 12, paragrafo 1, della direttiva 2001/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (10);
e)
si limitano ad eseguire una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea;
f)
si limitano a modificare una regola tecnica a norma dell'articolo 1, paragrafo 1, lettera f), in conformità di una domanda della Commissione diretta ad eliminare un ostacolo agli scambi o, per le regole relative ai servizi, alla libera circolazione dei servizi o alla libertà di stabilimento dell'operatore di servizi.
2. L'articolo 6 non si applica alle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri recanti divieti di fabbricazione, nella misura in cui esse non ostacolino la libera circolazione dei prodotti.
3. L'articolo 6, paragrafi da 3 a 6, non si applica agli accordi facoltativi di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera f), secondo comma, punto ii).
4. L'articolo 6 non si applica alle specificazioni tecniche o ad altri requisiti o alle regole relative ai servizi di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera f, secondo comma, punto iii).
Articolo 8
La Commissione riferisce ogni due anni al Parlamento europeo, al Consiglio ed al Comitato economico e sociale europeo sui risultati dell'applicazione della presente direttiva.
La Commissione pubblica statistiche annuali sulle notifiche ricevute nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 9
Quando gli Stati membri adottano una regola tecnica, questa contiene un riferimento alla presente direttiva o è corredata di siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono decise dagli Stati membri.
Articolo 10
La direttiva 98/34/CE, modificata dalle direttive di cui all'allegato III, parte A, della presente direttiva è abrogata, fatti salvi gli obblighi degli Stati membri relativi ai termini di recepimento nel diritto interno delle direttive di cui all'allegato III, parte B, della direttiva abrogata e all'allegato III, parte B, della presente direttiva.
I riferimenti alla direttiva abrogata si intendono fatti alla presente direttiva e si leggono secondo la tavola di concordanza di cui all'allegato IV.
Articolo 11
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 12
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, il 9 settembre 2015
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
N. SCHMIT
(1) Parere del 14 luglio 2010 (GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 142) e parere del 26 febbraio 2014 (GU C 214 dell'8.7.2014, pag. 55).
(2) Posizione del Parlamento europeo del 15 aprile 2014 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 13 luglio 2015.
(3) Direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 giugno 1998, che prevede una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione (GU L 204 del 21.7.1998, pag. 37). Il titolo originale era «Direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 giugno 1998 che prevede una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche». Essa è stata modificata dalla direttiva 98/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 luglio 1998 relativa ad una modifica della direttiva 98/34/CE che prevede una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche (GU L 217 del 5.8.1998, pag. 18).
(4) Cfr. allegato III, Parte A.
(5) Direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 novembre 2001, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano (GU L 311 del 28.11.2001, pag. 67).
(6) Direttiva 2010/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 marzo 2010, relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi (direttiva sui servizi di media audiovisivi) (GU L 95 del 15.4.2010, pag. 1).
(7) Direttiva 2002/21/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica (direttiva quadro) (GU L 108 del 24.4.2002, pag. 33) .
(8) Direttiva 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, che modifica le direttive 85/611/CEE e 93/6/CEE del Consiglio e la direttiva 2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva 93/22/CEE del Consiglio (GU L 145 del 30.4.2004, pag. 1).
(9) Regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), che istituisce un'agenzia europea per le sostanze chimiche, che modifica la direttiva 1999/45/CE e che abroga il regolamento (CEE) n. 793/93 del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1488/94 della Commissione, nonché la direttiva 76/769/CEE del Consiglio e le direttive della Commissione 91/155/CEE, 93/67/CEE, 93/105/CE e 2000/21/CE (GU L 396 del 30.12.2006, pag. 1).
(10) Direttiva 2001/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 dicembre 2001, relativa alla sicurezza generale dei prodotti (GU L 11 del 15.1.2002, pag. 4).
ALLEGATO I
Elenco indicativo dei servizi non contemplati dall'articolo 1, paragrafo 1, lettera, b), secondo comma
1. Servizi non forniti «a distanza»
Servizi forniti in presenza del prestatario e del destinatario, anche se mediante dispositivi elettronici:
a)
esame o trattamento in un gabinetto medico mediante attrezzature elettroniche, ma con la presenza del paziente;
b)
consultazione di un catalogo elettronico in un negozio in presenza del cliente;
c)
prenotazione di biglietti aerei attraverso una rete informatica in un'agenzia viaggi in presenza del cliente;
d)
giochi elettronici messi a disposizione di un giocatore presente in una sala giochi.
2. Servizi non forniti «per via elettronica»
—
Servizi a contenuto materiale anche se implicano l'utilizzazione di dispositivi elettronici:
a)
distributori automatici di biglietti (banconote, biglietti ferroviari);
b)
accesso a reti stradali, parcheggi, ecc. a pagamento, anche se all'entrata e/o all'uscita intervengono dispositivi elettronici per controllare l'accesso e/o garantire il corretto pagamento.
—
Servizi non in linea: distribuzione di cd-rom e di software su dischetti,
—
Servizi non forniti attraverso sistemi elettronici di archiviazione/trattamento di dati:
a)
servizi di telefonia vocale;
b)
servizi telefax/telex;
c)
servizi forniti mediante telefonia vocale o telefax;
d)
consulto medico per telefono/telefax;
e)
consulenza legale per telefono /telefax;
f)
marketing diretto per telefono/telefax.
3. Servizi non forniti «a richiesta individuale di un destinatario di servizi»
Servizi forniti mediante invio di dati senza una richiesta individuale e destinati alla ricezione simultanea da parte di un numero illimitato di destinatari (trasmissione da punto a multipunto):
a)
servizi di radiodiffusione televisiva (compresi i servizi near-video on-demand) di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera e), della direttiva 2010/13/UE;
b)
servizi di radiodiffusione sonora;
c)
teletesto (televisivo).
ALLEGATO II
Elenco indicativo dei servizi finanziari di cui all'articolo 1, paragrafo 4
—
Servizi d'investimento
—
Operazioni di assicurazione e riassicurazione
—
Servizi bancari
—
Operazioni relative ai fondi di pensione
—
Servizi concernenti operazioni a termine o in opzione
Tali servizi comprendono in particolare:
a)
i servizi di investimento di cui all'allegato della direttiva 2004/39/CE, i servizi di organismi di investimento collettivo;
b)
i servizi concernenti attività che beneficiano del riconoscimento reciproco, di cui all'allegato I della direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1);
c)
le operazioni che riguardano attività di assicurazione e riassicurazione di cui alla direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (2).
(1) Direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, sull'accesso all'attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, che modifica la direttiva 2002/87/CE e abroga le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 338).
(2) Direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2009 in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione (solvibilità II) (GU L 335 del 17.12.2009, pag. 1).
ALLEGATO III
PARTE A
Direttiva abrogata ed elenco delle modifiche successive
(di cui all'articolo 10)
Direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
(GU L 204 del 21.7.1998, pag. 37)
Direttiva 98/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
(GU L 217 del 5.8.1998, pag. 18)
Allegato II, parte 1, titolo H, dell'atto di adesione del 2004
(GU L 236 del 23.9.2003, pag. 68)
Limitatamente ai riferimenti di cui al paragrafo 2 della direttiva 98/34/CE
Direttiva 2006/96/CE del Consiglio
(GU L 363 del 20.12.2006, pag. 81)
Limitatamente ai riferimenti di cui all'articolo 1 della direttiva 98/34/CE
Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio
(GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12)
Limitatamente all'articolo 26, paragrafo 2
PARTE B
Termini di recepimento nel diritto interno
(di cui all'articolo 10)
Direttiva
Termine di applicazione
98/34/CE
—
98/48/CE
5 agosto 1999
2006/96/CE
1 gennaio 2007
ALLEGATO IV
Tavola di concordanza
Direttiva 98/34/CE
Presente direttiva
Articolo 1, primo comma, parte introduttiva
Articolo 1, paragrafo 1, parte introduttiva
Articolo 1, primo comma, punto 1,
Articolo 1, paragrafo 1, lettera a)
Articolo 1, primo comma, punto 2, primo comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera b), primo comma
Articolo 1, primo comma, punto 2, secondo comma, primo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera b), secondo comma, punto i)
Articolo 1, primo comma, punto 2), secondo comma, secondo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera b), secondo comma, punto ii)
Articolo 1, primo comma, punto 2, secondo comma, terzo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera b), secondo comma, punto iii)
Articolo 1, primo comma, punto 2, terzo comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera b), terzo comma
Articolo 1, primo comma, punto 2, quarto comma, parte introduttiva
Articolo 1, paragrafo 2,parte introduttiva
Articolo 1, primo comma, punto 2, quarto comma, primo trattino
Articolo 1, paragrafo 2, lettera a)
Articolo 1, primo comma, punto 2, quarto comma, secondo trattino
Articolo 1, paragrafo 2, lettera b)
Articolo 1, primo comma, punto 3
Articolo 1, paragrafo 1, lettera c)
Articolo 1, primo comma, punto 4
Articolo 1, paragrafo 1, lettera d)
Articolo 1, primo comma, punto 5, primo comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera e), primo comma
Articolo 1, primo comma, punto 5, secondo comma
Articolo 1, paragrafo 3
Articolo 1, primo comma, punto 5, terzo comma
Articolo 1, paragrafo 4
Articolo 1, primo comma, punto 5, quarto comma
Articolo 1, paragrafo 5
Articolo 1, primo comma, punto 5, quinto comma, frase introduttiva
Articolo 1, paragrafo 1, lettera e) secondo comma, frase introduttiva
Articolo 1, primo comma, punto 5, quinto comma, primo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera e), secondo comma, punto i)
Articolo 1, primo comma, punto 5, quinto comma, secondo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera e), secondo comma, punto ii)
Articolo 1, primo comma, punto 11, primo comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f), primo comma
Articolo 1, primo comma, punto 11, secondo comma, frase introduttiva
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), secondo comma, frase introduttiva
Articolo 1, primo comma, punto 11, secondo comma, primo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), secondo comma, punto i)
Articolo 1, primo comma, punto 11, secondo comma secondo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), secondo comma punto ii)
Articolo 1, primo comma, punto 11, secondo comma terzo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), secondo comma, punto iii)
Articolo 1, primo comma, punto 11, terzo comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), terzo comma
Articolo 1, primo comma, punto 11, quarto comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), quarto comma
Articolo 1, primo comma, punto 12
Articolo 1, paragrafo 1, lettera g)
Articolo 1, secondo comma
Articolo 1, paragrafo 6
Articolo 5
Articolo 2
Articolo 6, paragrafi 1 e 2
Articolo 3, paragrafi 1 e 2
Articolo 6, paragrafo 3, parte introduttiva
Articolo 3, paragrafo 3, parte introduttiva
Articolo 6, paragrafo 3, secondo trattino
Articolo 3, paragrafo 3, lettera a)
Articolo 6, paragrafo 3, terzo trattino
Articolo 3, paragrafo 3, lettera b)
Articolo 6, paragrafo 3, quarto trattino
Articolo 3, paragrafo 3, lettera c)
Articolo 6, paragrafo 4, parte introduttiva
Articolo 3, paragrafo 4, parte introduttiva
Articolo 6, paragrafo 4, lettera c)
Articolo 3, paragrafo 4, lettera a)
Articolo 6, paragrafo 4, lettera d)
Articolo3, paragrafo 4, lettera b)
Articolo 6, paragrafi da 5 a 8
Articolo 3, paragrafi da 5 a 8
Articolo 7
Articolo 4
Articolo 8
Articolo 5
Articolo 9, paragrafi da 1 a 5
Articolo 6, paragrafi da 1 a 5
Articolo 9, paragrafo 6, parte introduttiva
Articolo 6, paragrafo 6, parte introduttiva
Articolo 9, paragrafo 6, primo trattino
Articolo 6, paragrafo 6, lettera a)
Articolo 9, paragrafo 6, secondo trattino
Articolo 6, paragrafo 6, lettera b)
Articolo 9, paragrafo 6, terzo trattino
Articolo 6, paragrafo 6, lettera c)
Articolo 9, paragrafo 7, primo comma, parte introduttiva
Articolo 6, paragrafo 7, primo comma, parte introduttiva
Articolo 9, paragrafo 7, primo comma, primo trattino
Articolo 6, paragrafo 7, primo comma, lettera a)
Articolo 9, paragrafo 7, primo comma, secondo trattino
Articolo 6, paragrafo 7, primo comma, lettera b)
Articolo 9, paragrafo 7, secondo comma
Articolo 6, paragrafo 7, secondo comma
Articolo 10, paragrafo 1, parte introduttiva
Articolo 7, paragrafo 1, parte introduttiva
Articolo 10, paragrafo 1, primo trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera a)
Articolo 10, paragrafo 1, secondo trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera b)
Articolo 10, paragrafo 1, terzo trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera c)
Articolo 10, paragrafo 1, quarto trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera d)
Articolo 10, paragrafo 1, quinto trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera e)
Articolo 10, paragrafo 1, sesto trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera f)
Articolo 10, paragrafi 2, 3 e 4
Articolo 7, paragrafi 2, 3 e 4
Articolo 11, prima frase
Articolo 8, primo comma
Articolo 11, seconda frase
Articolo 8, secondo comma
Articolo 12
Articolo 9
Articolo 13
—
—
Articolo 10
Articolo 14
Articolo 11
Articolo 15
Articolo 12
Allegato III
—
Allegato IV
—
Allegato V
Allegato I
Allegato VI
Allegato II
—
Allegato III
—
Allegato IV
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2015/1535 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 9 settembre 2015
che prevede una procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione (codificazione)
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, e in particolare gli articoli 114, 337 e 43,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando conformemente alla procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (3) ha subito varie e sostanziali modifiche (4). A fini di chiarezza e razionalizzazione é opportuno procedere alla sua codificazione.
(2)
Il mercato interno comporta uno spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali. Pertanto, il divieto di restrizioni quantitative nonché di misure di effetto equivalente a restrizioni quantitative per gli scambi di merci costituisce uno dei fondamenti dell'Unione.
(3)
Per assicurare il buon funzionamento del mercato interno, è opportuno garantire la massima trasparenza delle iniziative nazionali intese a introdurre regolamenti tecnici.
(4)
Gli ostacoli agli scambi dei prodotti, derivanti dalle regolamentazioni tecniche relative agli stessi, sono ammissibili soltanto se sono necessari per soddisfare esigenze imperative e se perseguono un obbiettivo di interesse generale di cui costituiscono la garanzia basilare.
(5)
È indispensabile che la Commissione disponga, prima dell'adozione delle disposizioni tecniche, delle necessarie informazioni. Di conseguenza, gli Stati membri, che ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea (TUE) devono agevolare lo svolgimento dei suoi compiti, devono pertanto notificarle i loro progetti nel settore delle regolamentazioni tecniche.
(6)
Tutti gli Stati membri devono essere altresì informati delle regolamentazioni tecniche progettate da uno di essi.
(7)
Il mercato interno ha lo scopo di assicurare un contesto favorevole alla competitività delle imprese. Un migliore sfruttamento da parte delle imprese dei vantaggi inerenti a detto mercato esige, in particolare, una maggiore informazione. Di conseguenza, occorre prevedere la possibilità per gli operatori economici di far conoscere la loro valutazione sull'incidenza delle regolamentazioni tecniche nazionali progettate dagli altri Stati membri mediante la regolare pubblicazione dei titoli dei progetti notificati e mediante le disposizioni relative alla riservatezza di detti progetti.
(8)
Pertanto è opportuno, ai fini della certezza giuridica, che gli Stati membri rendano pubblico che una regola tecnica nazionale è stata adottata nel rispetto delle formalità della presente direttiva.
(9)
Per quanto riguarda le regolamentazioni tecniche relative ai prodotti, le misure destinate ad assicurare il buon funzionamento del mercato o a proseguirne il compimento implicano, in particolare, una maggiore trasparenza dei progetti nazionali nonché un'estensione dei motivi e delle condizioni di valutazione delle possibili conseguenze sul mercato dei regolamenti progettati.
(10)
È pertanto necessario valutare l'insieme delle prescrizioni imposte per il prodotto e tener conto dell'evoluzione delle prassi nazionali in materia di regolamentazione dei prodotti.
(11)
I requisiti diversi dalle specificazioni tecniche che riguardano il ciclo di vita del prodotto dopo la sua commercializzazione possono pregiudicare la libera circolazione dello stesso o creare degli ostacoli al corretto funzionamento del mercato interno.
(12)
È necessario chiarire la nozione di regola tecnica de facto. In particolare, le disposizioni con le quali l'autorità pubblica si riferisce a dette specificazioni tecniche o ad altri requisiti o promuove la loro osservanza nonché le disposizioni concernenti prodotti ai quali l'autorità pubblica è associata, al fine dell'interesse pubblico, hanno l'effetto di conferire all'osservanza di tali requisiti o specificazioni una forza vincolante maggiore di quella derivante, di norma, dalla loro origine.
(13)
La Commissione e gli Stati membri devono inoltre poter disporre del termine necessario per proporre modifiche di una misura progettata, al fine di eliminare o ridurre gli ostacoli alla libera circolazione delle merci che possono derivarne.
(14)
Lo Stato membro interessato deve tener conto di tali modifiche nella stesura del testo definitivo della misura progettata.
(15)
Il mercato interno implica, in particolare nel caso in cui sia impossibile attuare il principio del reciproco riconoscimento da parte degli Stati membri, che la Commissione adotti o proponga l'adozione di atti vincolanti. Un termine di differimento specifico è stato introdotto per evitare che l'adozione di misure nazionali comprometta l'adozione di atti vincolanti del Parlamento europeo e del Consiglio o della Commissione nello stesso settore.
(16)
Lo Stato membro interessato deve, in virtù degli obblighi generali derivanti dall'articolo 4, paragrafo 3, TUE, soprassedere all'attuazione della misura progettata durante un termine sufficiente a permettere l'esame in comune delle modifiche proposte oppure l'elaborazione della proposta di un atto legislativo o l'adozione di un atto vincolante della Commissione.
(17)
Con la finalità di facilitare l'adozione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio delle misure, è opportuno che gli Stati membri si astengano dall'adottare una regola tecnica quando il Consiglio ha adottato una posizione in prima lettura su una proposta della Commissione, relativa alla stessa materia.
(18)
È opportuno prevedere un comitato permanente, i cui membri sono designati dagli Stati membri, incaricato di coadiuvare gli sforzi della Commissione per ovviare agli eventuali inconvenienti per la libera circolazione dei prodotti.
(19)
La presente direttiva dovrebbe far salvi gli obblighi degli Stati membri relativi ai termini di recepimento nel diritto interno delle direttive di cui alla parte B dell'allegato III,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
1. Ai fini della presente direttiva si applicano le seguenti definizioni:
a)
«prodotto»: i prodotti di fabbricazione industriale e i prodotti agricoli, compresi i prodotti della pesca;
b)
«servizio»: qualsiasi servizio della società dell'informazione, vale a dire qualsiasi servizio prestato normalmente dietro retribuzione, a distanza, per via elettronica e a richiesta individuale di un destinatario di servizi.
Ai fini della presente definizione si intende per:
i)
«a distanza»: un servizio fornito senza la presenza simultanea delle parti;
ii)
«per via elettronica»: un servizio inviato all'origine e ricevuto a destinazione mediante attrezzature elettroniche di trattamento (compresa la compressione digitale) e di memorizzazione di dati, e che è interamente trasmesso, inoltrato e ricevuto mediante fili, radio, mezzi ottici o altri mezzi elettromagnetici;
iii)
«a richiesta individuale di un destinatario di servizi»: un servizio fornito mediante trasmissione di dati su richiesta individuale;
nell'allegato I figura un elenco indicativo di servizi non contemplati da tale definizione;
c)
«specificazione tecnica»: una specificazione che figura in un documento che definisce le caratteristiche richieste di un prodotto, quali i livelli di qualità o di proprietà di utilizzazione, la sicurezza, le dimensioni, comprese le prescrizioni applicabili al prodotto per quanto riguarda la denominazione di vendita, la terminologia, i simboli, le prove ed i metodi di prova, l'imballaggio, la marcatura e l'etichettatura, nonché le procedure di valutazione della conformità.
Il termine «specificazione tecnica» comprende anche i metodi e i procedimenti di produzione relativi ai prodotti agricoli ai sensi dell'articolo 38, paragrafo 1, secondo comma, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), ai prodotti destinati all'alimentazione umana e animale, nonché ai medicinali definiti all'articolo 1 della direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (5), così come i metodi e i procedimenti di produzione relativi agli altri prodotti, quando abbiano un'incidenza sulle caratteristiche di questi ultimi;
d)
«altro requisito»: un requisito diverso da una specificazione tecnica, prescritto per un prodotto per motivi di tutela, in particolare dei consumatori o dell'ambiente, e concernente il suo ciclo di vita dopo la commercializzazione, quali le sue condizioni di utilizzazione, di riciclaggio, di reimpiego o di eliminazione, qualora tali condizioni possano influenzare in modo significativo la composizione o la natura del prodotto o la sua commercializzazione;
e)
«regola relativa ai servizi»: un requisito di natura generale relativo all'accesso alle attività di servizio di cui alla lettera b) e al loro esercizio, in particolare le disposizioni relative al prestatore di servizi, ai servizi e al destinatario di servizi, ad esclusione delle regole che non riguardino specificamente i servizi ivi definiti.
Ai fini della presente definizione:
i)
una regola si considera riguardante specificamente i servizi della società dell'informazione quando, alla luce della sua motivazione e del testo del relativo dispositivo, essa si pone come finalità e obiettivo specifici, nel suo insieme o in alcune disposizioni puntuali, di disciplinare in modo esplicito e mirato tali servizi;
ii)
una regola non si considera riguardante specificamente i servizi della società dell'informazione se essa riguarda tali servizi solo in modo implicito o incidentale;
f)
«regola tecnica»: una specificazione tecnica o altro requisito o una regola relativa ai servizi, comprese le disposizioni amministrative che ad esse si applicano, la cui osservanza è obbligatoria, de jure o de facto, per la commercializzazione, la prestazione di servizi, lo stabilimento di un fornitore di servizi o l'utilizzo degli stessi in uno Stato membro o in una parte importante di esso, nonché, fatte salve quelle di cui all'articolo 7, le disposizioni legislative, regolamentari o amministrative degli Stati membri che vietano la fabbricazione, l'importazione, la commercializzazione o l'utilizzo di un prodotto oppure la prestazione o l'utilizzo di un servizio o lo stabilimento come fornitore di servizi.
Costituiscono in particolare regole tecniche de facto:
i)
le disposizioni legislative, regolamentari o amministrative di uno Stato membro che fanno riferimento o a specificazioni tecniche o ad altri requisiti o a regole relative ai servizi, o a codici professionali o di buona prassi che si riferiscono a loro volta a specificazioni tecniche o ad altri requisiti ovvero a regole relative ai servizi e la cui osservanza conferisce una presunzione di conformità alle prescrizioni fissate dalle suddette disposizioni legislative, regolamentari o amministrative;
ii)
gli accordi facoltativi dei quali l'autorità pubblica è parte contraente e che, nell'interesse generale mirano al rispetto di specificazioni tecniche o di altri requisiti, o di regole relative ai servizi, ad eccezione del capitolato degli appalti pubblici;
iii)
le specificazioni tecniche o altri requisiti o le regole relative ai servizi connessi con misure di carattere fiscale o finanziario che influenzano il consumo di prodotti o di servizi promuovendo l'osservanza di tali specificazioni tecniche o altri requisiti o regole relative ai servizi; non sono contemplati le specificazioni tecniche, o altri requisiti o le regole relative ai servizi connessi con i regimi nazionali di sicurezza sociale.
Si tratta delle regole tecniche stabilite dalle autorità designate dagli Stati membri e che figurano in un elenco stabilito e aggiornato, all'occorrenza da parte della Commissione nell'ambito del comitato di cui all'articolo 2.
Tale elenco è modificato secondo questa stessa procedura;
g)
«progetto di regola tecnica»: il testo di una specificazione tecnica o di un altro requisito o di una regola relativa ai servizi, comprendente anche disposizioni amministrative, elaborato per adottarlo o farlo adottare come regola tecnica e che si trovi in una fase preparatoria in cui sia ancora possibile apportarvi modificazioni sostanziali.
2. La presente direttiva non si applica:
a)
ai servizi di radiodiffusione sonora;
b)
ai servizi di radiodiffusione televisiva di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera e), della direttiva 2010/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
3. La presente direttiva non si applica a regole concernenti questioni che costituiscono oggetto di una normativa dell'Unione in materia di servizi di telecomunicazione, di cui alla direttiva 2002/21/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
4. La presente direttiva non si applica a regole concernenti questioni che costituiscono oggetto di una normativa dell'Unione in materia di servizi finanziari, quali elencati in modo non esauriente nell'allegato II della presente direttiva.
5. Ad eccezione dell'articolo 5, paragrafo 3, la presente direttiva non si applica alle regole emanate dai o per i mercati regolamentati a norma della direttiva 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (8), o emanate da o per altri mercati o organi che effettuano operazioni di compensazione o di pagamento su tali mercati.
6. La presente direttiva non si applica alle misure che gli Stati membri ritengono necessarie nel contesto dei trattati per garantire la protezione delle persone, e segnatamente dei lavoratori, in occasione dell'impiego di prodotti, a condizione che tali misure non influiscano sui prodotti stessi.
Articolo 2
È istituito un comitato permanente composto di rappresentanti designati dagli Stati membri che possono farsi assistere da esperti o consulenti e presieduto da un rappresentante della Commissione.
Il comitato stabilisce il proprio regolamento interno.
Articolo 3
1. Il comitato si riunisce almeno due volte l'anno.
Il comitato si riunisce in una composizione specifica per esaminare le questioni relative ai servizi della società dell'informazione.
2. La Commissione presenta al comitato una relazione sulla realizzazione e l'applicazione delle procedure previste dalla presente direttiva e proposte per eliminare gli ostacoli agli scambi, esistenti o prevedibili.
3. Il comitato prende posizione sulle comunicazioni e sulle proposte di cui al paragrafo 2 e a tale riguardo può in particolare chiedere alla Commissione:
a)
di far sì che, se necessario, allo scopo di evitare ostacoli agli scambi, gli Stati membri interessati decidano, in un primo tempo tra di essi, le misure appropriate;
b)
di adottare qualsiasi disposizione necessaria;
c)
di individuare i settori per i quali risulta necessaria un'armonizzazione e di avviare, eventualmente, gli opportuni lavori di armonizzazione in un settore determinato.
4. Il comitato deve essere consultato dalla Commissione:
a)
al momento della scelta del sistema pratico da applicare per lo scambio di informazioni previsto dalla presente direttiva e delle eventuali modifiche da apportarvi;
b)
al momento del riesame del funzionamento del sistema istituito dalla presente direttiva.
5. Il comitato può essere consultato dalla Commissione su qualsiasi progetto preliminare di regola tecnica da essa ricevuto.
6. Dietro richiesta del presidente o di uno Stato membro, può essere sottoposto al comitato qualsiasi problema relativo all'applicazione della presente direttiva.
7. I lavori del comitato e le informazioni da sottoporgli hanno carattere riservato.
Tuttavia, prendendo le necessarie precauzioni, il comitato e le amministrazioni nazionali possono consultare persone fisiche o giuridiche, anche appartenenti al settore privato.
8. Per quanto riguarda le regole relative ai servizi, la Commissione e il comitato possono consultare persone fisiche o giuridiche provenienti dal settore industriale o dal mondo accademico e, ove possibile, organismi rappresentativi in grado di fornire una consulenza qualificata sugli obiettivi e le conseguenze a livello sociale e di società di qualsiasi progetto di regola relativa ai servizi e prendere atto della loro opinione ogniqualvolta ne sia fatta richiesta.
Articolo 4
Gli Stati membri comunicano alla Commissione, conformemente all'articolo 5, paragrafo 1, tutte le richieste presentate agli organismi di normazione volte a elaborare specifiche tecniche o una norma per prodotti specifici, in previsione dell'elaborazione di una regola tecnica per tali prodotti come progetto di regola tecnica e indicano i motivi che ne giustificano la formulazione.
Articolo 5
1. Fatto salvo l'articolo 7, gli Stati membri comunicano immediatamente alla Commissione ogni progetto di regola tecnica, salvo che si tratti del semplice recepimento integrale di una norma internazionale o europea, nel qual caso è sufficiente una semplice informazione sulla norma stessa. Essi le comunicano brevemente anche i motivi che rendono necessario adottare tale regola tecnica a meno che non risultino già dal progetto.
All'occorrenza, e a meno che non sia già stato trasmesso in relazione con una comunicazione precedente, gli Stati membri comunicano contemporaneamente alla Commissione il testo delle disposizioni legislative e regolamentari fondamentali, essenzialmente e direttamente in questione, qualora la conoscenza di detto testo sia necessaria per valutare la portata del progetto di regola tecnica.
Gli Stati membri procedono ad una nuova comunicazione alla Commissione del progetto di regola tecnica secondo le modalità stabilite al primo e secondo comma del presente paragrafo qualora essi apportino al progetto di regola tecnica modifiche importanti che ne alterino l'ambito di applicazione, ne abbrevino il calendario di applicazione inizialmente previsto, aggiungano o rendano più rigorosi le specificazioni o i requisiti.
Quando il progetto di regola tecnica mira in particolare a limitare la commercializzazione o l'utilizzazione di una sostanza, di un preparato o di un prodotto chimico, segnatamente per motivi di salute pubblica o di tutela dei consumatori o dell'ambiente, gli Stati membri comunicano anche un riassunto oppure gli estremi dei dati pertinenti relativi alla sostanza, al preparato o al prodotto in questione e di quelli relativi ai prodotti di sostituzione conosciuti e disponibili, se tali informazioni sono disponibili, nonché le conseguenze previste delle misure per quanto riguarda la salute pubblica o la tutela del consumatore e dell'ambiente, con un'analisi dei rischi effettuata, all'occorrenza, secondo i principi previsti nella parte corrispondente della sezione II.3 dell'allegato XV del regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento e del Consiglio (9).
La Commissione comunica senza indugio agli altri Stati membri il progetto di regola tecnica e tutti i documenti che le sono stati trasmessi. Essa può anche sottoporre il progetto al parere del comitato di cui all'articolo 2 della presente direttiva e, se del caso, del comitato competente del settore in questione.
Per quanto concerne le specificazioni tecniche o altri requisiti o le regole relative ai servizi di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera f), secondo comma, punto iii), della presente direttiva, le osservazioni o i pareri circostanziati della Commissione o degli Stati membri possono basarsi unicamente sugli aspetti che costituiscano eventualmente ostacoli agli scambi o, per le regole relative ai servizi, alla libera circolazione dei servizi o alla libertà di stabilimento dell'operatore di servizi, e non sugli elementi fiscali o finanziari della misura.
2. La Commissione e gli Stati membri possono inviare allo Stato membro che ha presentato il progetto di regola tecnica osservazioni di cui lo Stato membro terrà conto, per quanto possibile, nella stesura definitiva della regola tecnica.
3. Gli Stati membri comunicano senza indugio alla Commissione il testo definitivo della regola tecnica.
4. Le informazioni fornite ai sensi del presente articolo non sono considerate riservate, a meno che lo Stato membro autore della notifica ne presenti richiesta esplicita. Qualsiasi richiesta in tal senso deve essere motivata.
In caso di simile richiesta, il comitato di cui all'articolo 2 e le amministrazioni nazionali, adottate le debite precauzioni, hanno la facoltà di consultare, ai fini di una perizia, persone fisiche o giuridiche del settore privato.
5. Se un progetto di regola tecnica fa parte di una misura la cui comunicazione in fase di progetto è prevista da un altro atto dell'Unione, gli Stati membri possono effettuare la comunicazione di cui al paragrafo 1 in forza di tale altro atto, a condizione di indicare formalmente che essa vale anche ai fini della presente direttiva.
La mancanza di reazione della Commissione nel quadro della presente direttiva in merito ad un progetto di regola tecnica non pregiudica la decisione che potrebbe essere presa nel quadro di altri atti dell'Unione.
Articolo 6
1. Gli Stati membri rinviano l'adozione di un progetto di regola tecnica di tre mesi a decorrere dalla data in cui la Commissione ha ricevuto la comunicazione di cui all'articolo 5, paragrafo 1.
2. Gli Stati membri rinviano:
—
di quattro mesi l'adozione di un progetto di regola tecnica avente forma di accordo facoltativo a norma dell'articolo 1, paragrafo 1, lettera f), secondo comma, punto ii),
—
fatti salvi i paragrafi 3, 4 e 5 del presente articolo, di sei mesi l'adozione di qualsiasi altro progetto di regola tecnica, esclusi i progetti relativi ai servizi,
a decorrere dalla data in cui la Commissione ha ricevuto la comunicazione di cui all'articolo 5, paragrafo 1, se essa o un altro Stato membro emette, nei tre mesi successivi a tale data, un parere circostanziato secondo il quale la misura proposta presenta aspetti che possono eventualmente creare ostacoli alla libera circolazione delle merci nell'ambito del mercato interno,
—
fatti salvi i paragrafi 4 e 5, di quattro mesi l'adozione di un progetto di regola relativa ai servizi, a decorrere dalla data in cui la Commissione ha ricevuto la comunicazione di cui all'articolo 5, paragrafo 1, se essa o un altro Stato membro emette, nei tre mesi successivi a tale data, un parere circostanziato secondo il quale la misura proposta presenta aspetti che possono eventualmente creare ostacoli alla libera circolazione dei servizi o alla libertà di stabilimento degli operatori di servizi nell'ambito del mercato interno.
Per quanto riguarda i progetti di regole relative ai servizi, i pareri circostanziati della Commissione o degli Stati membri non possono pregiudicare misure di politica culturale, in particolare nel settore audiovisivo, che gli Stati potrebbero adottare secondo il diritto dell'Unione, tenendo conto della loro diversità linguistica, delle specificità nazionali e regionali, nonché dei loro patrimoni culturali.
Lo Stato membro interessato riferisce alla Commissione sul seguito che esso intende dare a tali pareri circostanziati. La Commissione commenta tale reazione.
Per quanto riguarda le regole relative ai servizi, lo Stato membro interessato indica, se del caso, i motivi per i quali non sia possibile tenere conto dei pareri circostanziati.
3. Gli Stati membri rinviano l'adozione di un progetto di regola tecnica, esclusi i progetti di regole relative ai servizi, di 12 mesi a decorrere dalla data in cui la Commissione ha ricevuto la comunicazione di cui all'articolo 5, paragrafo 1, della presente direttiva, se la Commissione, nei tre mesi successivi a tale data, comunica la sua intenzione di proporre o di adottare una direttiva, un regolamento o una decisione in materia a norma dell'articolo 288 TFUE.
4. Gli Stati membri rinviano l'adozione di un progetto di regola tecnica di 12 mesi a decorrere dalla data in cui la Commissione ha ricevuto la comunicazione di cui all'articolo 5, paragrafo 1, della presente direttiva, se, nei tre mesi successivi a tale data, la Commissione comunica la constatazione che il progetto di regola tecnica concerne una materia oggetto di una proposta di direttiva, di regolamento o di decisione presentata al Parlamento europeo e del Consiglio conformemente all'articolo 288 TFUE.
5. Se il Consiglio adotta una posizione in prima lettura durante il termine di differimento di cui ai paragrafi 3 e 4, tale periodo è esteso a 18 mesi fatte salve le disposizioni del paragrafo 6.
6. Gli obblighi di cui ai paragrafi 3, 4 e 5 cessano:
a)
se la Commissione informa gli Stati membri che essa rinuncia alla sua intenzione di proporre o di adottare un atto vincolante;
b)
se la Commissione informa gli Stati membri del ritiro della sua proposta o del suo progetto;
c)
all'adozione di un atto vincolante da parte del Parlamento europeo e del Consiglio o della Commissione.
7. I paragrafi da 1 a 5 non sono applicabili allorché:
a)
per motivi urgenti giustificati da una situazione grave e imprevedibile inerente alla tutela della salute delle persone e degli animali, alla preservazione dei vegetali o alla sicurezza e, per le regole relative ai servizi, giustificati anche da motivi di ordine pubblico, in particolare in materia di tutela dei minori, uno Stato membro si trovi nella necessità di elaborare in tempi brevissimi regole tecniche da adottare e mettere in vigore con effetto immediato, senza alcuna possibilità di consultazione; oppure
b)
per motivi urgenti giustificati da una situazione grave inerente alla tutela della sicurezza e integrità del sistema finanziario e in particolare ai fini della tutela dei depositanti, degli investitori e degli assicurati, uno Stato membro si trovi nella necessità di adottare e mettere in vigore in tempi brevissimi regole relative ai servizi finanziari.
Lo Stato membro indica, nella comunicazione di cui all'articolo 5, i motivi che giustificano l'urgenza delle misure in questione. La Commissione si pronuncia su tale comunicazione nel più breve tempo possibile. Essa adotta le misure opportune in caso di ricorso abusivo a tale procedura. Il Parlamento europeo è tenuto informato dalla Commissione.
Articolo 7
1. Gli articoli 5 e 6 non si applicano a tali disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative o agli accordi facoltativi con i quali gli Stati membri:
a)
si conformano agli atti vincolanti dell'Unione che danno luogo all'adozione di specificazioni tecniche o di regole relative ai servizi;
b)
soddisfano gli impegni derivanti da un accordo internazionale, che danno luogo all'adozione di specificazioni tecniche o di regole comuni relative ai servizi comuni nell'Unione;
c)
fanno uso di clausole di salvaguardia previste in atti vincolanti dell'Unione;
d)
applicano l'articolo 12, paragrafo 1, della direttiva 2001/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (10);
e)
si limitano ad eseguire una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea;
f)
si limitano a modificare una regola tecnica a norma dell'articolo 1, paragrafo 1, lettera f), in conformità di una domanda della Commissione diretta ad eliminare un ostacolo agli scambi o, per le regole relative ai servizi, alla libera circolazione dei servizi o alla libertà di stabilimento dell'operatore di servizi.
2. L'articolo 6 non si applica alle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri recanti divieti di fabbricazione, nella misura in cui esse non ostacolino la libera circolazione dei prodotti.
3. L'articolo 6, paragrafi da 3 a 6, non si applica agli accordi facoltativi di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera f), secondo comma, punto ii).
4. L'articolo 6 non si applica alle specificazioni tecniche o ad altri requisiti o alle regole relative ai servizi di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera f, secondo comma, punto iii).
Articolo 8
La Commissione riferisce ogni due anni al Parlamento europeo, al Consiglio ed al Comitato economico e sociale europeo sui risultati dell'applicazione della presente direttiva.
La Commissione pubblica statistiche annuali sulle notifiche ricevute nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 9
Quando gli Stati membri adottano una regola tecnica, questa contiene un riferimento alla presente direttiva o è corredata di siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono decise dagli Stati membri.
Articolo 10
La direttiva 98/34/CE, modificata dalle direttive di cui all'allegato III, parte A, della presente direttiva è abrogata, fatti salvi gli obblighi degli Stati membri relativi ai termini di recepimento nel diritto interno delle direttive di cui all'allegato III, parte B, della direttiva abrogata e all'allegato III, parte B, della presente direttiva.
I riferimenti alla direttiva abrogata si intendono fatti alla presente direttiva e si leggono secondo la tavola di concordanza di cui all'allegato IV.
Articolo 11
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 12
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, il 9 settembre 2015
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
N. SCHMIT
(1) Parere del 14 luglio 2010 (GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 142) e parere del 26 febbraio 2014 (GU C 214 dell'8.7.2014, pag. 55).
(2) Posizione del Parlamento europeo del 15 aprile 2014 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 13 luglio 2015.
(3) Direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 giugno 1998, che prevede una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione (GU L 204 del 21.7.1998, pag. 37). Il titolo originale era «Direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 giugno 1998 che prevede una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche». Essa è stata modificata dalla direttiva 98/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 luglio 1998 relativa ad una modifica della direttiva 98/34/CE che prevede una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche (GU L 217 del 5.8.1998, pag. 18).
(4) Cfr. allegato III, Parte A.
(5) Direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 novembre 2001, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano (GU L 311 del 28.11.2001, pag. 67).
(6) Direttiva 2010/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 marzo 2010, relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi (direttiva sui servizi di media audiovisivi) (GU L 95 del 15.4.2010, pag. 1).
(7) Direttiva 2002/21/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica (direttiva quadro) (GU L 108 del 24.4.2002, pag. 33) .
(8) Direttiva 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, che modifica le direttive 85/611/CEE e 93/6/CEE del Consiglio e la direttiva 2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva 93/22/CEE del Consiglio (GU L 145 del 30.4.2004, pag. 1).
(9) Regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), che istituisce un'agenzia europea per le sostanze chimiche, che modifica la direttiva 1999/45/CE e che abroga il regolamento (CEE) n. 793/93 del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1488/94 della Commissione, nonché la direttiva 76/769/CEE del Consiglio e le direttive della Commissione 91/155/CEE, 93/67/CEE, 93/105/CE e 2000/21/CE (GU L 396 del 30.12.2006, pag. 1).
(10) Direttiva 2001/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 dicembre 2001, relativa alla sicurezza generale dei prodotti (GU L 11 del 15.1.2002, pag. 4).
ALLEGATO I
Elenco indicativo dei servizi non contemplati dall'articolo 1, paragrafo 1, lettera, b), secondo comma
1. Servizi non forniti «a distanza»
Servizi forniti in presenza del prestatario e del destinatario, anche se mediante dispositivi elettronici:
a)
esame o trattamento in un gabinetto medico mediante attrezzature elettroniche, ma con la presenza del paziente;
b)
consultazione di un catalogo elettronico in un negozio in presenza del cliente;
c)
prenotazione di biglietti aerei attraverso una rete informatica in un'agenzia viaggi in presenza del cliente;
d)
giochi elettronici messi a disposizione di un giocatore presente in una sala giochi.
2. Servizi non forniti «per via elettronica»
—
Servizi a contenuto materiale anche se implicano l'utilizzazione di dispositivi elettronici:
a)
distributori automatici di biglietti (banconote, biglietti ferroviari);
b)
accesso a reti stradali, parcheggi, ecc. a pagamento, anche se all'entrata e/o all'uscita intervengono dispositivi elettronici per controllare l'accesso e/o garantire il corretto pagamento.
—
Servizi non in linea: distribuzione di cd-rom e di software su dischetti,
—
Servizi non forniti attraverso sistemi elettronici di archiviazione/trattamento di dati:
a)
servizi di telefonia vocale;
b)
servizi telefax/telex;
c)
servizi forniti mediante telefonia vocale o telefax;
d)
consulto medico per telefono/telefax;
e)
consulenza legale per telefono /telefax;
f)
marketing diretto per telefono/telefax.
3. Servizi non forniti «a richiesta individuale di un destinatario di servizi»
Servizi forniti mediante invio di dati senza una richiesta individuale e destinati alla ricezione simultanea da parte di un numero illimitato di destinatari (trasmissione da punto a multipunto):
a)
servizi di radiodiffusione televisiva (compresi i servizi near-video on-demand) di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera e), della direttiva 2010/13/UE;
b)
servizi di radiodiffusione sonora;
c)
teletesto (televisivo).
ALLEGATO II
Elenco indicativo dei servizi finanziari di cui all'articolo 1, paragrafo 4
—
Servizi d'investimento
—
Operazioni di assicurazione e riassicurazione
—
Servizi bancari
—
Operazioni relative ai fondi di pensione
—
Servizi concernenti operazioni a termine o in opzione
Tali servizi comprendono in particolare:
a)
i servizi di investimento di cui all'allegato della direttiva 2004/39/CE, i servizi di organismi di investimento collettivo;
b)
i servizi concernenti attività che beneficiano del riconoscimento reciproco, di cui all'allegato I della direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1);
c)
le operazioni che riguardano attività di assicurazione e riassicurazione di cui alla direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (2).
(1) Direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, sull'accesso all'attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, che modifica la direttiva 2002/87/CE e abroga le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 338).
(2) Direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2009 in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione (solvibilità II) (GU L 335 del 17.12.2009, pag. 1).
ALLEGATO III
PARTE A
Direttiva abrogata ed elenco delle modifiche successive
(di cui all'articolo 10)
Direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
(GU L 204 del 21.7.1998, pag. 37)
Direttiva 98/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
(GU L 217 del 5.8.1998, pag. 18)
Allegato II, parte 1, titolo H, dell'atto di adesione del 2004
(GU L 236 del 23.9.2003, pag. 68)
Limitatamente ai riferimenti di cui al paragrafo 2 della direttiva 98/34/CE
Direttiva 2006/96/CE del Consiglio
(GU L 363 del 20.12.2006, pag. 81)
Limitatamente ai riferimenti di cui all'articolo 1 della direttiva 98/34/CE
Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio
(GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12)
Limitatamente all'articolo 26, paragrafo 2
PARTE B
Termini di recepimento nel diritto interno
(di cui all'articolo 10)
Direttiva
Termine di applicazione
98/34/CE
—
98/48/CE
5 agosto 1999
2006/96/CE
1 gennaio 2007
ALLEGATO IV
Tavola di concordanza
Direttiva 98/34/CE
Presente direttiva
Articolo 1, primo comma, parte introduttiva
Articolo 1, paragrafo 1, parte introduttiva
Articolo 1, primo comma, punto 1,
Articolo 1, paragrafo 1, lettera a)
Articolo 1, primo comma, punto 2, primo comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera b), primo comma
Articolo 1, primo comma, punto 2, secondo comma, primo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera b), secondo comma, punto i)
Articolo 1, primo comma, punto 2), secondo comma, secondo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera b), secondo comma, punto ii)
Articolo 1, primo comma, punto 2, secondo comma, terzo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera b), secondo comma, punto iii)
Articolo 1, primo comma, punto 2, terzo comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera b), terzo comma
Articolo 1, primo comma, punto 2, quarto comma, parte introduttiva
Articolo 1, paragrafo 2,parte introduttiva
Articolo 1, primo comma, punto 2, quarto comma, primo trattino
Articolo 1, paragrafo 2, lettera a)
Articolo 1, primo comma, punto 2, quarto comma, secondo trattino
Articolo 1, paragrafo 2, lettera b)
Articolo 1, primo comma, punto 3
Articolo 1, paragrafo 1, lettera c)
Articolo 1, primo comma, punto 4
Articolo 1, paragrafo 1, lettera d)
Articolo 1, primo comma, punto 5, primo comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera e), primo comma
Articolo 1, primo comma, punto 5, secondo comma
Articolo 1, paragrafo 3
Articolo 1, primo comma, punto 5, terzo comma
Articolo 1, paragrafo 4
Articolo 1, primo comma, punto 5, quarto comma
Articolo 1, paragrafo 5
Articolo 1, primo comma, punto 5, quinto comma, frase introduttiva
Articolo 1, paragrafo 1, lettera e) secondo comma, frase introduttiva
Articolo 1, primo comma, punto 5, quinto comma, primo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera e), secondo comma, punto i)
Articolo 1, primo comma, punto 5, quinto comma, secondo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera e), secondo comma, punto ii)
Articolo 1, primo comma, punto 11, primo comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f), primo comma
Articolo 1, primo comma, punto 11, secondo comma, frase introduttiva
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), secondo comma, frase introduttiva
Articolo 1, primo comma, punto 11, secondo comma, primo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), secondo comma, punto i)
Articolo 1, primo comma, punto 11, secondo comma secondo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), secondo comma punto ii)
Articolo 1, primo comma, punto 11, secondo comma terzo trattino
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), secondo comma, punto iii)
Articolo 1, primo comma, punto 11, terzo comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), terzo comma
Articolo 1, primo comma, punto 11, quarto comma
Articolo 1, paragrafo 1, lettera f ), quarto comma
Articolo 1, primo comma, punto 12
Articolo 1, paragrafo 1, lettera g)
Articolo 1, secondo comma
Articolo 1, paragrafo 6
Articolo 5
Articolo 2
Articolo 6, paragrafi 1 e 2
Articolo 3, paragrafi 1 e 2
Articolo 6, paragrafo 3, parte introduttiva
Articolo 3, paragrafo 3, parte introduttiva
Articolo 6, paragrafo 3, secondo trattino
Articolo 3, paragrafo 3, lettera a)
Articolo 6, paragrafo 3, terzo trattino
Articolo 3, paragrafo 3, lettera b)
Articolo 6, paragrafo 3, quarto trattino
Articolo 3, paragrafo 3, lettera c)
Articolo 6, paragrafo 4, parte introduttiva
Articolo 3, paragrafo 4, parte introduttiva
Articolo 6, paragrafo 4, lettera c)
Articolo 3, paragrafo 4, lettera a)
Articolo 6, paragrafo 4, lettera d)
Articolo3, paragrafo 4, lettera b)
Articolo 6, paragrafi da 5 a 8
Articolo 3, paragrafi da 5 a 8
Articolo 7
Articolo 4
Articolo 8
Articolo 5
Articolo 9, paragrafi da 1 a 5
Articolo 6, paragrafi da 1 a 5
Articolo 9, paragrafo 6, parte introduttiva
Articolo 6, paragrafo 6, parte introduttiva
Articolo 9, paragrafo 6, primo trattino
Articolo 6, paragrafo 6, lettera a)
Articolo 9, paragrafo 6, secondo trattino
Articolo 6, paragrafo 6, lettera b)
Articolo 9, paragrafo 6, terzo trattino
Articolo 6, paragrafo 6, lettera c)
Articolo 9, paragrafo 7, primo comma, parte introduttiva
Articolo 6, paragrafo 7, primo comma, parte introduttiva
Articolo 9, paragrafo 7, primo comma, primo trattino
Articolo 6, paragrafo 7, primo comma, lettera a)
Articolo 9, paragrafo 7, primo comma, secondo trattino
Articolo 6, paragrafo 7, primo comma, lettera b)
Articolo 9, paragrafo 7, secondo comma
Articolo 6, paragrafo 7, secondo comma
Articolo 10, paragrafo 1, parte introduttiva
Articolo 7, paragrafo 1, parte introduttiva
Articolo 10, paragrafo 1, primo trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera a)
Articolo 10, paragrafo 1, secondo trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera b)
Articolo 10, paragrafo 1, terzo trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera c)
Articolo 10, paragrafo 1, quarto trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera d)
Articolo 10, paragrafo 1, quinto trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera e)
Articolo 10, paragrafo 1, sesto trattino
Articolo 7, paragrafo 1, lettera f)
Articolo 10, paragrafi 2, 3 e 4
Articolo 7, paragrafi 2, 3 e 4
Articolo 11, prima frase
Articolo 8, primo comma
Articolo 11, seconda frase
Articolo 8, secondo comma
Articolo 12
Articolo 9
Articolo 13
—
—
Articolo 10
Articolo 14
Articolo 11
Articolo 15
Articolo 12
Allegato III
—
Allegato IV
—
Allegato V
Allegato I
Allegato VI
Allegato II
—
Allegato III
—
Allegato IV
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Direttiva sulla trasparenza nel mercato unico
SINTESI
CHE COSA FA LA DIRETTIVA?
Invita le autorità nazionali a informare la Commissione europea di eventuali progetti di regole tecniche relative ai prodotti e ai servizi della società dell’informazione prima che vengano adottate nelle legislazioni nazionali, pur consentendo alcune eccezioni.
Il suo scopo è evitare la creazione di nuove barriere commerciali.
PUNTI CHIAVE
I paesi dell’Unione europea (UE) devono informare la Commissione di qualsiasi progetto di regola tecnica che intendano introdurre.
La Commissione informa immediatamente gli altri paesi dell’UE attraverso il sistema informativo sulle regole tecniche.
È previsto un periodo di differimento di tre mesi, durante il quale il paese dell’UE in questione non può adottare il progetto di regola tecnica proposto. Tale periodo può essere esteso a quattro, sei, dodici o addirittura diciotto mesi, a seconda delle circostanze del caso.
Durante tale periodo la Commissione e gli altri paesi dell’UE esaminano il progetto di regola proposto e possono reagire conformemente.
In situazioni urgenti, dovute a circostanze gravi e imprevedibili, un paese dell’UE può adottare una regola tecnica senza rispettare il periodo di differimento («procedura d’urgenza»).
Ogni due anni la Commissione presenta una relazione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo sull’attuazione della direttiva.
La normativa istituisce un comitato permanente di rappresentanti nazionali presieduto dalla Commissione.
Il comitato si riunisce almeno due volte all’anno e fornisce consulenza alla Commissione relativamente alle modalità per evitare le barriere commerciali, oltre a prendere in considerazione le questioni derivanti dall’attuazione della direttiva.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva (UE) 2015/1535 ha abrogato e sostituito la direttiva 98/34/CE a partire dal 7 ottobre 2015.
CONTESTO
Obiettivo della procedura 2015/1535
ATTO
Direttiva (UE) n. 2015/1535 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 settembre 2015, che prevede una procedura d’informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell’informazione (GU L 241 del 17.9.2015, pag. 1-15) |
Formule per lattanti e formule di proseguimento — composizione e informazione
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
L’integrazione del regolamento (UE) n. 609/2013 relativo agli alimenti destinati a gruppi specifici, che impone alla Commissione europea di adottare norme sulla composizione e l’etichettatura per le formule per lattanti* e le formule di proseguimento*, mediante un atto delegato, e basate sui dati scientifici più recenti. Vieta l’apposizione di indicazioni nutrizionali e sulla salute sulle formule per lattanti per proteggere e promuovere l’allattamento al seno. Aiuta le autorità nazionali a migliorare il monitoraggio del mercato di formule per lattanti mediante norme supplementari di notifica.
PUNTI CHIAVE
La direttiva 2006/141/CE è abrogata con effetto dal 22 febbraio 2020 ma continuerà ad applicarsi fino al 21 febbraio 2022 alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici.
Le formule per lattanti e le formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino devono indicare i nomi ufficiali previsti in ogni lingua comunitaria. In italiano sono rispettivamente «formula per lattanti» e «formula di proseguimento».
Ingredienti
Le formule per lattanti e le formule di proseguimento:devono essere conformi al presente regolamento e alle altre norme orizzontali pertinenti della legislazione alimentare comunitaria, compreso il regolamento (UE) n. 1169/2011 sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori; devono rispettare i requisiti del regolamento sulla composizione che si applicano a prodotti pronti per l’uso e commercializzati come tali, oppure a prodotti pronti per l’uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni delle aziende produttrici; devono richiedere solo l’aggiunta di acqua, se commercializzate come pronte per l’uso oppure pronte per l’uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni dell’azienda produttrice; devono essere prodotte con le fonti proteiche indicate nel regolamento e con altri ingredienti alimentari, la cui idoneità per i lattanti sin dalla nascita (per le formule ai lattanti) o per i lattanti dopo il compimento del sesto mese (per le formule di proseguimento) è stata confermata da dati scientifici generalmente accettati; non devono contenere residui di pesticidi superiori a 0,01 mg/kg per sostanza attiva, salvo alcune eccezioni; non devono essere ottenute da prodotti agricoli per la cui produzione sono stati utilizzati pesticidi che contengono le sostanze vietate elencate nel regolamento, fatto salvo un valore massimo di residui ammesso per i controlli;nessun prodotto diverso dalle formule per lattanti può essere commercializzato o comunque presentato come un prodotto idoneo a soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti in buona salute nei primi mesi di vita.
Informazioni sugli alimenti
Le formule devono essere conformi al regolamento (UE) n. 1169/2011 che stabilisce le informazioni sugli alimenti per i consumatori, con le seguenti ulteriori informazioni:una dicitura che specifichi che il prodotto è idoneo ai lattanti sin dalla nascita quando non sono allattati al seno (solo formule per lattanti); Un’«avvertenza importante» (anche nella pubblicità) relativa alla superiorità dell’allattamento al seno e una dicitura che raccomandi di utilizzare il prodotto solo dietro parere di professionisti (solo formule per lattanti); una dicitura che specifichi che il prodotto è idoneo ai lattanti solo dopo il compimento del sesto mese, e che dovrebbe essere incluso in un’alimentazione diversificata e non utilizzato come sostituto del latte materno durante i primi sei mesi di vita. Inoltre, la presente deve raccomandare che la decisione di iniziare un’alimentazione complementare venga presa solo dietro parere di professionisti in base alle specifiche esigenze di crescita e sviluppo di ciascun lattante (solo formule di proseguimento); le istruzioni per la preparazione, la conservazione e lo smaltimento del prodotto e un’avvertenza sui rischi per la salute derivanti da un’inappropriata preparazione e conservazione.L’etichettatura, la presentazione e la pubblicità delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento devono fornire le informazioni necessarie riguardo all’utilizzo appropriato dei prodotti. Questo ai fini di non scoraggiare l’allattamento al seno. Inoltre, le informazioni devono evitare qualsiasi rischio di confusione tra le formule per lattanti e le formule di proseguimento.
Oltre alle informazioni di cui il regolamento (UE) n. 1169/2011, la dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti e le formule di proseguimento deve indicare la quantità di ogni sostanza minerale e ogni vitamina elencata rispettivamente nell’allegato di questo regolamento e presente nel prodotto, a eccezione del molibdeno e della quantità di sale.
La dichiarazione nutrizionale obbligatoria può essere integrata con la quantità dei componenti di proteine, carboidrati o grassi, e il rapporto proteine di siero di latte/caseina, e altre sostanze elencate negli allegati del presente regolamento o nell’allegato del regolamento (UE) n. 609/2013.
Sulle formule per lattanti non devono essere fornite indicazioni nutrizionali e sulla salute.
La dicitura «unicamente lattosio» può essere utilizzata a condizione che il lattosio sia l’unico carboidrato presente nel prodotto. La dicitura «senza lattosio» può essere utilizzata a condizione che il contenuto di lattosio non sia superiore a 2,5 mg/100 kJ (10 mg/100 kcal).
Se la dicitura «senza lattosio» viene utilizzata per le formule prodotte con fonti proteiche diverse dagli isolati proteici della soia, essa deve essere accompagnata dalla dicitura «non idoneo ai lattanti con galattosemia*». La dicitura «contiene acido docosaesaenoico (DHA)*» o «contiene DHA» (come prescritto dalla legge per tutte le formule per lattanti) può essere utilizzata solo per le formule per lattanti immesse sul mercato prima del 22 febbraio 2025.
Pubblicità e promozione
La pubblicità delle formule per lattanti, che deve contenere solo informazioni di carattere scientifico e fattuale, è limitata alle pubblicazioni specializzate in puericultura e alle pubblicazioni scientifiche. I paesi dell’Unione europea possono applicare regole più severe, quali il divieto di tale pubblicità. La pubblicità non deve sottintendere o avvalorare l’idea che l’allattamento artificiale sia equivalente o superiore all’allattamento al seno.
Sono vietate la pubblicità nei punti di vendita, la distribuzione di campioni o il ricorso a qualsiasi altra forma di promozione intese a promuovere la vendita delle formule per lattanti direttamente al consumatore.
Informazione sull’alimentazione
I paesi dell’Unione europea devono garantire che vengano fornite informazioni obiettive sull’alimentazione dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia. Il materiale informativo e didattico deve fornire informazioni chiare sui seguenti punti:i benefici e la superiorità dell’allattamento al seno; l’alimentazione materna, la preparazione all’allattamento al seno e le modalità per assicurarne il mantenimento; le eventuali conseguenze negative per l’allattamento al seno date dall’introduzione dell’allattamento artificiale parziale; la difficile reversibilità della decisione di non allattare al seno; all’occorrenza, l’utilizzo corretto delle formule per lattanti.Tali informazioni devono indicare le conseguenze sociali e finanziarie dell’utilizzo delle formule per lattanti, i rischi per la salute derivanti dall’utilizzo di alimenti o di metodi di alimentazione non appropriati e i rischi per la salute derivanti dall’utilizzo scorretto delle formule per lattanti. Detto materiale non deve riportare alcuna immagine che possa idealizzare l’uso di tali alimenti.
Notifica
Quando una formula per lattanti è immessa sul mercato, la prescrizione per l’operatore del settore alimentare di notificare alle autorità nazionali il lancio di nuovi prodotti si estende alle formule di proseguimento, e deve comprendere l’invio di un modello dell’etichetta utilizzata e di tutte le informazioni pertinenti considerate necessarie a dimostrarne la conformità al presente regolamento.
DA QUANDO È IN VIGORE IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 22 febbraio 2020, eccetto le regole sulle formule a base di idrolizzati proteici, che vengono applicate dal 22 febbraio 2022.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Formula per lattanti: prodotto alimentare usato dai lattanti (bambini di età inferiore ai dodici mesi) nei primi mesi di vita, in grado di soddisfare da solo al fabbisogno nutritivo di tali soggetti fino all’introduzione di un’adeguata alimentazione complementare.
Formula di proseguimento: alimento per lattanti usato come introduzione ad un’adeguata alimentazione complementare, costituente il principale elemento liquido nell’ambito dell’alimentazione progressivamente diversificata dei lattanti stessi.
Galattosemia: una malattia in cui il galattosio, uno dei componenti del lattosio, lo zucchero presente nel latte, non può essere usato da un lattante.
Acido docosaesaenoico (DHA): acidi grassi che si trovano naturalmente nel latte materno e importanti nella fase iniziale dello sviluppo cerebrale e visivo.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento delegato (UE) 2016/127 della Commissione, del 25 settembre 2015, che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni specifiche di composizione e di informazione per le formule per lattanti e le formule di proseguimento e per quanto riguarda le prescrizioni relative alle informazioni sull’alimentazione del lattante e del bambino nella prima infanzia (GU L 25 del 2.2.2016, pag. 1).
Le successive modifiche al regolamento (UE) 2016/127 sono state incorporate nel testo originale. Questa versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, relativo agli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, agli alimenti a fini medici speciali e ai sostituti dell’intera razione alimentare giornaliera per il controllo del peso e che abroga la direttiva 92/52/CEE del Consiglio, le direttive 96/8/CE, 1999/21/CE, 2006/125/CE e 2006/141/CE della Commissione, la direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 41/2009 e (CE) n. 953/2009 della Commissione (GU L 181, 29.6.2013, pag. 35).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari (GU L 404 del 30.12.2006, pag. 9).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2006/141/CE della Commissione, del 22 dicembre 2006, riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento che modifica la direttiva 1999/21/CE (GU L 401 del 30.12.2006, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell’1.2.2002, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2016/127 DELLA COMMISSIONE
del 25 settembre 2015
che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni specifiche di composizione e di informazione per le formule per lattanti e le formule di proseguimento e per quanto riguarda le prescrizioni relative alle informazioni sull'alimentazione del lattante e del bambino nella prima infanzia
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, relativo agli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, agli alimenti a fini medici speciali e ai sostituti dell'intera razione alimentare giornaliera per il controllo del peso e che abroga la direttiva 92/52/CEE del Consiglio, le direttive 96/8/CE, 1999/21/CE, 2006/125/CE e 2006/141/CE della Commissione, la direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 41/2009 e (CE) n. 953/2009 della Commissione (1), in particolare l'articolo 11, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 2006/141/CE della Commissione (2) stabilisce norme armonizzate sulle formule per lattanti e sulle formule di proseguimento nel quadro della direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (3).
(2)
Le direttive 2009/39/CE e 2006/141/CE sono abrogate dal regolamento (UE) n. 609/2013. Tale regolamento stabilisce le prescrizioni generali in materia di composizione e di informazione per diverse categorie di alimenti, compresi le formule per lattanti e di proseguimento. La Commissione deve adottare prescrizioni specifiche in materia di composizione e di informazione per le formule per lattanti e le formule di proseguimento, tenendo conto delle disposizioni della direttiva 2006/141/CE.
(3)
Le formule per lattanti sono gli unici prodotti alimentari trasformati che soddisfino pienamente le esigenze nutrizionali dei lattanti durante i primi mesi di vita fino all'introduzione di un'adeguata alimentazione complementare. Al fine di tutelare la salute dei lattanti è necessario garantire che le formule per lattanti siano gli unici prodotti commercializzati e consigliati per tale uso in detto periodo.
(4)
La composizione essenziale delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento deve soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti in buona salute, secondo quanto stabilito in base a dati scientifici generalmente accettati.
(5)
Le formule per lattanti e di proseguimento sono prodotti complessi concepiti appositamente per un gruppo vulnerabile di consumatori. Al fine di garantire la sicurezza e l'idoneità di questi prodotti, è opportuno stabilire prescrizioni dettagliate sulla composizione delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento, comprendenti disposizioni sul valore energetico e sul contenuto di macronutrienti e micronutrienti. Tali prescrizioni dovrebbero basarsi sui dati scientifici più recenti dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare («l'Autorità») nel suo parere sulla composizione essenziale delle formule per lattanti e di proseguimento (4).
(6)
Al fine di garantire l'innovazione e lo sviluppo dei prodotti, l'aggiunta volontaria alle formule per lattanti e di proseguimento di ingredienti non compresi nelle prescrizioni specifiche del presente regolamento dovrebbe essere possibile. Tutti gli ingredienti utilizzati nella fabbricazione delle formule per lattanti e di proseguimento dovrebbero essere idonei ai lattanti e la loro idoneità dovrebbe essere stata dimostrata, ove necessario, da studi adeguati. È responsabilità degli operatori del settore alimentare dimostrare tale idoneità e delle autorità nazionali competenti valutare caso per caso se ciò è avvenuto. Orientamenti sull'elaborazione e lo svolgimento di studi adeguati sono stati pubblicati da gruppi di esperti scientifici quali il comitato scientifico per gli alimenti, il comitato del Regno Unito sugli aspetti medici della politica alimentare e nutrizionale (UK Committee on the Medical Aspects of Food and Nutrition Policy) e la Società europea di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition). Tali orientamenti dovrebbero essere presi in considerazione nella fabbricazione delle formule per lattanti o di proseguimento.
(7)
A norma del regolamento (UE) n. 609/2013 la Commissione deve adottare disposizioni che limitano o vietano l'utilizzo di pesticidi e che riguardano i residui di pesticidi nelle formule per lattanti e di proseguimento, tenendo conto delle disposizioni attualmente stabilite negli allegati della direttiva 2006/141/CE. L'adozione di disposizioni in linea con le attuali conoscenze scientifiche richiede un tempo notevole, dato che l'Autorità deve effettuare una valutazione approfondita di una serie di aspetti, tra cui l'adeguatezza dei valori di riferimento tossicologici per i lattanti e i bambini nella prima infanzia. Visto che la data stabilita dal regolamento (UE) n. 609/2013 per l'adozione del presente regolamento delegato è il 20 luglio 2015, le relative prescrizioni vigenti della direttiva 2006/141/CE dovrebbero, a questo punto, essere riprese. È comunque opportuno utilizzare la terminologia del regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio (5).
(8)
La direttiva 2006/141/CE stabilisce prescrizioni specifiche sull'utilizzo dei pesticidi nei prodotti destinati alla produzione di formule per lattanti e di formule di proseguimento e sui residui di pesticidi in tali alimenti, sulla base di due pareri formulati dal comitato scientifico per gli alimenti il 19 settembre 1997 (6) e il 4 giugno 1998 (7).
(9)
Un limite di residui molto basso pari a 0,01 mg/kg è fissato per tutti i pesticidi in base al principio precauzionale. Inoltre, sono fissate limitazioni più rigorose per un numero esiguo di pesticidi o metaboliti di pesticidi, per i quali anche un livello massimo di residui (LMR) pari a 0,01 mg/kg potrebbe comportare, nel peggiore dei casi, un'assunzione superiore alla dose giornaliera ammissibile (DGA) per i lattanti e i bambini nella prima infanzia.
(10)
Un divieto di impiego di alcuni pesticidi non garantirebbe necessariamente che le formule per lattanti e di proseguimento non li contengano, dato che alcuni pesticidi continuano a persistere nell'ambiente e i loro residui possono essere riscontrati nei prodotti alimentari. Per questo motivo tali pesticidi si considerano come non utilizzati se i residui sono inferiori a un dato livello.
(11)
Le formule per lattanti e di proseguimento devono essere conformi alle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (8). Per tener conto della natura specifica di tali formule e per promuovere e proteggere l'allattamento al seno, il presente regolamento dovrebbe stabilire le aggiunte e le deroghe da apportare, quando appropriato, a tali disposizioni generali.
(12)
Dato il ruolo particolare svolto dalle formule per lattanti e di proseguimento nell'alimentazione dei lattanti, è importante garantire che i prodotti esportati nei paesi terzi rechino informazioni sugli alimenti in una lingua facilmente comprensibile per i genitori e coloro che si occupano dei lattanti, in assenza di specifiche disposizioni al riguardo stabilite o convenute con il paese di importazione.
(13)
Dato che le formule per lattanti e le formule di proseguimento hanno ruoli diversi nell'alimentazione dei lattanti, è opportuno stabilire disposizioni che impongano una chiara distinzione tra di loro, in modo da evitare qualsiasi rischio di confusione.
(14)
La dichiarazione nutrizionale per le formule per lattanti e di proseguimento è essenziale per garantire il loro utilizzo appropriato, sia per i genitori e coloro che si occupano dei lattanti, sia per gli operatori sanitari che ne raccomandano il consumo. Per questo motivo e allo scopo di fornire informazioni più complete, la dichiarazione nutrizionale dovrebbe contenere più indicazioni di quelle richieste dal regolamento (UE) n. 1169/2011. Inoltre, l'esenzione prevista nel punto 18 dell'allegato V del regolamento (UE) n. 1169/2011 non dovrebbe essere applicata e la dichiarazione nutrizionale dovrebbe essere obbligatoria per tutte le formule per lattanti e di proseguimento, indipendentemente dalle dimensioni dell'imballaggio o del contenitore.
(15)
L'articolo 30, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1169/2011 contiene un elenco limitato di sostanze nutritive che possono essere inserite su base volontaria nella dichiarazione nutrizionale per gli alimenti. Tale articolo non comprende tutte le sostanze che possono essere aggiunte alle formule per lattanti e di proseguimento. Per garantire la chiarezza giuridica, è opportuno stabilire esplicitamente che la dichiarazione nutrizionale per le formule per lattanti e di proseguimento può comprendere tali sostanze. Inoltre, in alcuni casi informazioni più dettagliate sulle proteine, sui carboidrati e sui grassi presenti nel prodotto potrebbero essere utili per i genitori, per coloro che si occupano dei lattanti e per gli operatori sanitari. Gli operatori del settore alimentare dovrebbero quindi essere autorizzati a fornire tali informazioni su base volontaria.
(16)
Per facilitare il confronto dei prodotti, la dichiarazione nutrizionale per le formule per lattanti e di proseguimento dovrebbe essere espressa per 100 ml di prodotto pronto per l'uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
(17)
Le formule per lattanti sono prodotti alimentari destinati all'alimentazione dei lattanti nei primi mesi di vita, in grado di soddisfare da soli le loro esigenze nutrizionali fino all'introduzione di un'adeguata alimentazione complementare. L'espressione delle informazioni nutrizionali sul valore energetico e sulle quantità di sostanze nutritive delle formule per lattanti come percentuale dei valori di riferimento dell'assunzione giornaliera potrebbe indurre in errore i consumatori e non dovrebbe perciò essere consentita. Le formule di proseguimento sono invece prodotti alimentari destinati all'alimentazione dei lattanti in seguito all'introduzione di un'adeguata alimentazione complementare e costituiscono il principale elemento liquido nell'alimentazione progressivamente diversificata di questi lattanti. Per questo motivo e allo scopo di garantire il confronto con altri prodotti alimentari che possono essere inclusi nell'alimentazione dei lattanti, l'espressione delle informazioni nutrizionali delle formule di proseguimento come percentuale dei valori di riferimento dell'assunzione giornaliera dovrebbe essere consentita. Dato che i lattanti in buona salute hanno esigenze nutrizionali diverse da quelle degli adulti, l'utilizzo dei valori di riferimento dell'assunzione giornaliera stabiliti per un adulto medio dal regolamento (UE) n. 1169/2011 potrebbe indurre in errore i consumatori e non dovrebbe pertanto essere consentito. Per le formule di proseguimento dovrebbero essere permesse solo le informazioni nutrizionali espresse come percentuale delle specifiche assunzioni di riferimento adeguate per la fascia di età.
(18)
Le indicazioni nutrizionali e sulla salute sono strumenti promozionali utilizzati su base volontaria dagli operatori del settore alimentare nella comunicazione commerciale, in linea con le disposizioni del regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (9). Dato il ruolo particolare svolto dalle formule per lattanti nella loro alimentazione, non dovrebbe essere consentito utilizzare indicazioni nutrizionali e sulla salute per le formule per lattanti.
(19)
Le dichiarazioni relative alla presenza o all'assenza di lattosio nelle formule per lattanti e di proseguimento possono fornire informazioni utili ai genitori e a coloro che si occupano dei lattanti. È quindi opportuno stabilire norme su tali dichiarazioni, che potrebbero essere rivedute tenendo conto degli sviluppi futuri sul mercato.
(20)
L'aggiunta obbligatoria di acido docosaesaenoico (DHA) nelle formule per lattanti e di proseguimento è un nuovo obbligo introdotto dal presente regolamento, come recentemente raccomandato dall'Autorità nel suo parere sulla composizione essenziale delle formule per lattanti e di proseguimento. Dato che l'aggiunta di DHA è stata consentita su base volontaria dalla direttiva 2006/141/CE e i genitori e coloro che si occupano dei lattanti hanno familiarità con l'indicazione nutrizionale sulla presenza nelle formule per lattanti di DHA, il cui utilizzo è stato autorizzato da tale direttiva, gli operatori del settore alimentare dovrebbero essere autorizzati a continuare a fare riferimento alla presenza di DHA nelle formule per lattanti con una dichiarazione prevista dal presente regolamento per un periodo di tempo limitato, al fine di evitare confusione. È importante tuttavia che tale dichiarazione fornisca ai consumatori informazioni complete sulla presenza obbligatoria di DHA in tutti i prodotti alimentari per lattanti esistenti sul mercato.
(21)
L'utilizzo di idrolizzati proteici come fonte di proteine nelle formule per lattanti e di proseguimento è autorizzato da molti anni dalla direttiva 2006/141/CE e l'utilizzo di idrolizzati proteici nella produzione di alimenti è molto diffuso sul mercato. Ciò è dovuto in particolare alla possibilità, riconosciuta da tale direttiva, di presentare un'indicazione sulla salute per un alimento per lattanti a base di idrolizzati proteici che descrive il ruolo di tale alimento nella riduzione del rischio di allergia alle proteine del latte, a determinate condizioni stabilite in tale direttiva. Nel suo parere sulla composizione essenziale delle formule per lattanti e di proseguimento, l'Autorità ha affermato che la sicurezza e l'idoneità di ogni specifica formula contenente idrolizzati proteici deve essere accertata tramite una valutazione clinica e che finora è stata valutata positivamente una unica formula contenente proteine di siero di latte parzialmente idrolizzate. L'Autorità ha inoltre affermato che sono necessari studi clinici per dimostrare se e in quale misura un dato alimento riduca il rischio di sviluppare a breve e a lungo termine i sintomi clinici di un'allergia in lattanti a rischio che non vengono allattati al seno. In considerazione del parere dell'Autorità, l'immissione sul mercato di formule per lattanti e di formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici dovrebbe essere autorizzata solo se la loro composizione è conforme alle prescrizioni del presente regolamento. Tali prescrizioni possono essere aggiornate per consentire l'immissione sul mercato di alimenti a base di idrolizzati proteici con una composizione diversa da quella già valutata positivamente dopo un esame della loro sicurezza e idoneità eseguito dall'Autorità caso per caso. Inoltre, in seguito all'esame dell'Autorità basato sugli studi, se risulta che una specifica formula a base di idrolizzati proteici riduce il rischio di allergia alle proteine del latte, si esaminerà ulteriormente il modo di informare adeguatamente i genitori e coloro che si occupano dei lattanti riguardo alle proprietà del prodotto.
(22)
Il regolamento (UE) n. 609/2013 dispone che l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità delle formule per lattanti e di proseguimento devono essere concepite in modo tale da non scoraggiare l'allattamento al seno. Esiste un consenso scientifico sul fatto che l'allattamento al seno sia l'alimentazione da preferire per i lattanti in buona salute e l'Unione e i suoi Stati membri sono continuamente impegnati a sostenerlo. Nelle sue conclusioni sull'alimentazione e l'attività fisica (10), il Consiglio ha invitato gli Stati membri a promuovere e a sostenere un allattamento adeguato ed ha accolto con favore l'accordo raggiunto dagli Stati membri sul piano di azione dell'UE contro l'obesità infantile 2014-2020, che comprende una serie di azioni volte ad aumentare i tassi di allattamento al seno nell'Unione. In questo contesto, il piano d'azione dell'UE ha riconosciuto l'importanza persistente del codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), su cui si basa la direttiva 2006/141/CE. Il codice dell'OMS, adottato dalla 34 Assemblea mondiale della sanità, intende contribuire alla disponibilità di una nutrizione sicura ed adeguata per i lattanti, proteggendo e promuovendo l'allattamento al seno e garantendo il corretto utilizzo dei sostituti del latte materno. Esso contiene una serie di principi concernenti, tra l'altro, la commercializzazione, l'informazione e le responsabilità delle autorità sanitarie.
(23)
Al fine di proteggere la salute dei lattanti, le disposizioni del presente regolamento, in particolare quelle sull'etichettatura, la presentazione e la pubblicità, e le prassi promozionali e commerciali dovrebbero continuare a essere conformi ai principi e alle finalità del codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno, tenendo presente la particolare situazione giuridica e di fatto esistente nell'Unione. In particolare, l'esperienza dimostra che la pubblicità diretta al consumatore e altre tecniche di commercializzazione influenzano le decisioni dei genitori e di coloro che si occupano dei lattanti sul modo in cui nutrono i lattanti. Per questo motivo e tenendo conto del ruolo particolare che le formule per lattanti hanno nella loro alimentazione, è opportuno che il presente regolamento fissi limitazioni specifiche per la pubblicità e le altre tecniche di commercializzazione di questo tipo di prodotto. Il presente regolamento non dovrebbe però stabilire le condizioni di vendita delle pubblicazioni specializzate in puericultura e delle pubblicazioni scientifiche.
(24)
Inoltre, le informazioni fornite sull'alimentazione dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia influenzano le donne incinte, i genitori e coloro che si occupano dei lattanti nella scelta del tipo di nutrizione per i bambini. È quindi necessario stabilire requisiti affinché tali informazioni assicurino un utilizzo adeguato dei prodotti in questione e non siano contrarie alla promozione dell'allattamento al seno, in linea con i principi del codice dell'OMS.
(25)
L'articolo 17, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (11) prevede che gli Stati membri applichino la legislazione alimentare e controllino e verifichino il rispetto delle pertinenti disposizioni della medesima da parte degli operatori del settore alimentare e dei mangimi, in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione. In questo contesto, al fine di facilitare il controllo ufficiale efficace delle formule per lattanti e di proseguimento, gli operatori del settore alimentare che immettono sul mercato formule per lattanti dovrebbero fornire alle autorità nazionali competenti un modello dell'etichetta utilizzata e tutte le informazioni pertinenti considerate necessarie a dimostrare la conformità al presente regolamento. Un obbligo simile dovrebbe essere applicato per determinati tipi di formule di proseguimento, a meno che gli Stati membri dispongano di un diverso sistema di controllo efficiente.
(26)
Al fine di consentire agli operatori del settore alimentare di adeguarsi alle nuove prescrizioni, il presente regolamento dovrebbe applicarsi trascorsi quattro anni dalla data della sua entrata in vigore. Tenendo conto del numero e dell'importanza delle nuove prescrizioni applicabili alle formule per lattanti e di proseguimento a base di idrolizzati proteici, per tali prodotti il presente regolamento dovrebbe applicarsi trascorsi cinque anni dalla data della sua entrata in vigore,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Immissione sul mercato
1. Le formule per lattanti e le formule di proseguimento possono essere immesse sul mercato solo se conformi al presente regolamento.
2. Nessun prodotto diverso dalle formule per lattanti può essere commercializzato o comunque presentato come un prodotto idoneo a soddisfare da solo le esigenze nutrizionali dei lattanti in buona salute nei primi mesi di vita fino all'introduzione di un'adeguata alimentazione complementare.
Articolo 2
Prescrizioni in materia di composizione
1. Le formule per lattanti sono conformi alle prescrizioni in materia di composizione stabilite nell'allegato I, tenendo conto dei valori per gli amminoacidi indispensabili e gli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni indicati nell'allegato III.
2. Le formule di proseguimento sono conformi alle prescrizioni in materia di composizione stabilite nell'allegato II, tenendo conto dei valori per gli amminoacidi indispensabili e gli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni indicati nell'allegato III.
3. I valori indicati negli allegati I e II si applicano alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento pronte per l'uso, commercializzate come tali o dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante. Per tale preparazione è richiesta solo l'aggiunta di acqua.
Articolo 3
Idoneità degli ingredienti
1. Le formule per lattanti sono prodotti con le fonti proteiche indicate nell'allegato I, punto 2, ed eventualmente con altri ingredienti alimentari, la cui idoneità per i lattanti sin dalla nascita è stata confermata da dati scientifici generalmente accettati.
2. Le formule di proseguimento sono prodotte con le fonti proteiche indicate nell'allegato II, punto 2, ed eventualmente con altri ingredienti alimentari, la cui idoneità per i lattanti dopo il compimento del sesto mese è stata confermata da dati scientifici generalmente accettati.
3. L'idoneità di cui ai paragrafi 1 e 2 è dimostrata dagli operatori del settore alimentare mediante un esame sistematico dei dati disponibili relativi ai benefici previsti e alle considerazioni in materia di sicurezza nonché, se necessario, mediante studi adeguati, condotti seguendo gli orientamenti generalmente accettati di esperti sulll'elaborazione e sullo svolgimento di tali studi.
Articolo 4
Prescrizioni in materia di pesticidi
1. Ai fini del presente articolo per «residuo» si intende il residuo di una sostanza attiva, di cui all'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1107/2009, utilizzata in un prodotto fitosanitario, di cui all'articolo 2, paragrafo 1, di detto regolamento, compresi i metaboliti e i prodotti della degradazione o reazione di tale sostanza attiva.
2. Le formule per lattanti e le formule di proseguimento non devono contenere residui a livelli superiori a 0,01 mg/kg per sostanza attiva.
Tali livelli sono determinati con metodi analitici standardizzati generalmente accettati.
3. In deroga al paragrafo 2, per le sostanze attive elencate nell'allegato IV si applicano i livelli massimi di residui specificati in tale allegato.
4. Le formule per lattanti e le formule di proseguimento sono ottenute solo con prodotti agricoli per la cui produzione non sono stati utilizzati prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive elencate nell'allegato V.
Tuttavia, a fini di controllo, i prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive elencate nell'allegato V si considerano come non utilizzati se i loro residui non sono superiori a un livello di 0,003 mg/kg.
5. I livelli di cui ai paragrafi 2, 3 e 4 si applicano alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento pronte all'uso, commercializzate come tali o dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
Articolo 5
Denominazione dell'alimento
1. La denominazione delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento diverse dalle formule per lattanti e dalle formule di proseguimento prodotte interamente con proteine di latte vaccino o caprino è conforme a quanto stabilito nell'allegato VI, parte A.
2. La denominazione delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento prodotte interamente con proteine di latte vaccino o caprino è conforme a quanto stabilito nell'allegato VI, parte B.
Articolo 6
Prescrizioni specifiche per le informazioni sugli alimenti
1. Salvo disposizioni contrarie del presente regolamento, le formule per lattanti e le formule di proseguimento devono essere conformi al regolamento (UE) n. 1169/2011.
2. Oltre alle indicazioni obbligatorie di cui all'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, per le formule per lattanti sono obbligatorie le seguenti indicazioni complementari:
a)
una dicitura che specifichi che il prodotto è idoneo per i lattanti sin dalla nascita quando non sono allattati al seno;
b)
le istruzioni per la corretta preparazione, la corretta conservazione e il corretto smaltimento del prodotto e un'avvertenza sui rischi per la salute derivanti da un'inappropriata preparazione e conservazione;
c)
una dicitura relativa alla superiorità dell'allattamento al seno e una dicitura che raccomandi di utilizzare il prodotto solo dietro parere di persone indipendenti qualificate nel settore della medicina, della nutrizione o della farmacia, oppure di altri professionisti competenti per l'assistenza alla maternità e all'infanzia. Le indicazioni di cui alla presente lettera sono precedute dall'espressione «avvertenza importante» o da un'espressione equivalente e sono comunicate anche nella presentazione e nella pubblicità delle formule per lattanti.
3. Oltre alle indicazioni obbligatorie di cui all'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, per le formule di proseguimento sono obbligatorie le seguenti indicazioni complementari:
a)
una dicitura che specifichi che il prodotto è idoneo per i lattanti solo dopo il compimento del sesto mese, che esso dovrebbe essere incluso in un'alimentazione diversificata e non deve essere utilizzato come sostituto del latte materno durante i primi sei mesi di vita, e che raccomandi che la decisione di iniziare un'alimentazione complementare, eventualmente anche nei primi sei mesi di vita, venga presa solo dietro parere di persone indipendenti qualificate nel settore della medicina, della nutrizione o della farmacia oppure di altri professionisti competenti per l'assistenza alla maternità e all'infanzia, in base alle specifiche esigenze di crescita e sviluppo di ciascun lattante;
b)
le istruzioni per la corretta preparazione, la corretta conservazione e il corretto smaltimento del prodotto e un'avvertenza sui rischi per la salute derivanti da un'inappropriata preparazione e conservazione.
4. L'articolo 13, paragrafi 2 e 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011 si applica anche alle indicazioni obbligatorie complementari di cui ai paragrafi 2 e 3 del presente articolo.
5. Tutte le indicazioni obbligatorie per le formule per lattanti e le formule di proseguimento sono scritte in una lingua facilmente comprensibile per i consumatori.
6. L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento forniscono le informazioni necessarie riguardo all'utilizzo appropriato dei prodotti, in modo da non scoraggiare l'allattamento al seno.
L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità delle formule per lattanti e di proseguimento non utilizzano le espressioni «umanizzato», «maternizzato», «adattato» o espressioni simili.
L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità delle formule per lattanti e di proseguimento sono concepite in modo tale da evitare qualsiasi rischio di confusione tra le formule per lattanti e le formule di proseguimento e da consentire ai consumatori di distinguerli chiaramente, in particolare per quanto riguarda il testo, le immagini e i colori utilizzati.
Articolo 7
Prescrizioni specifiche sulla dichiarazione nutrizionale
1. Oltre alle informazioni di cui all'articolo 30, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, la dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti e le formule di proseguimento indica la quantità di ogni sostanza minerale e ogni vitamina elencata rispettivamente nell'allegato I o nell'allegato II del presente regolamento e presente nel prodotto, ad eccezione del molibdeno.
La dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti indica anche la quantità di colina, inositolo e carnitina.
In deroga all'articolo 30, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, la dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti e le formule di proseguimento non comprende la quantità di sale.
2. Oltre alle informazioni di cui all'articolo 30, paragrafo 2, lettere da a) a e), del regolamento (UE) n. 1169/2011, al contenuto della dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti e le formule di proseguimento possono essere aggiunti uno o più dei seguenti elementi:
a)
le quantità dei componenti di proteine, carboidrati o grassi;
b)
il rapporto proteine di siero di latte/caseina;
c)
la quantità di qualsiasi sostanza elencata nell'allegato I o nell'allegato II del presente regolamento o nell'allegato del regolamento (UE) n. 609/2013, se l'indicazione di tale sostanza non è prevista nel paragrafo 1;
d)
la quantità di qualsiasi sostanza aggiunta al prodotto in conformità all'articolo 3.
3. In deroga all'articolo 30, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011, le informazioni contenute nella dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti e di proseguimento non devono essere ripetute nell'etichettatura.
4. La dichiarazione nutrizionale è obbligatoria per tutti le formule per lattanti e le formule di proseguimento, indipendentemente dalle dimensioni della superficie maggiore dell'imballaggio o del contenitore.
5. Gli articoli da 31 a 35 del regolamento (UE) n. 1169/2011 si applicano a tutte le sostanze nutritive comprese nella dichiarazione nutrizionale per le formule per lattanti e le formule di proseguimento.
6. In deroga all'articolo 31, paragrafo 3, all'articolo 32, paragrafo 2, e all'articolo 33, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, il valore energetico e le quantità di sostanze nutritive delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento sono espressi per 100 ml di alimento pronto all'uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante. Se opportuno, tali informazioni possono anche essere espresse per 100 g dell'alimento come commercializzato.
7. In deroga all'articolo 32, paragrafi 3 e 4, del regolamento (UE) n. 1169/2011, il valore energetico e le quantità di sostanze nutritive delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento non devono essere espressi in percentuale delle assunzioni di riferimento indicate nell'allegato XIII di tale regolamento.
Oltre alla forma di espressione di cui al paragrafo 6, nel caso delle formule di proseguimento la dichiarazione sulle vitamine e sui minerali, per quanto riguarda le vitamine e i minerali elencati nell'allegato VII del presente regolamento, può essere espressa in percentuale delle assunzioni di riferimento indicate in tale allegato, per 100 ml dell'alimento pronto per l'uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
8. Le indicazioni comprese nella dichiarazione nutrizionale per le formule per lattanti e le formule di proseguimento che non sono elencate nell'allegato XV del regolamento (UE) n. 1169/2011 sono inserite dopo la voce più pertinente di tale allegato a cui appartengono o di cui sono componenti.
Le indicazioni non elencate nell'allegato XV del regolamento (UE) n. 1169/2011 che non appartengono o non sono componenti di una voce di tale allegato sono inserite nella dichiarazione nutrizionale dopo l'ultima voce di tale allegato.
Articolo 8
Indicazioni nutrizionali e sulla salute per le formule per lattanti
Sulle formule per lattanti non devono essere fornite indicazioni nutrizionali e sulla salute.
Articolo 9
Diciture relative al lattosio e all'acido docosaesaenoico (DHA)
1. La dicitura «unicamente lattosio» può essere utilizzata per le formule per lattanti e le formule di proseguimento a condizione che il lattosio sia l'unico carboidrato presente nel prodotto.
2. La dicitura «senza lattosio» può essere utilizzata per le formule per lattanti e le formule di proseguimento a condizione che il contenuto di lattosio nel prodotto non sia superiore a 2,5 mg/100 kJ (10 mg/100 kcal).
Se la dicitura «senza lattosio» viene utilizzata per le formule per lattanti e le formule di proseguimento prodotte con fonti proteiche diverse dagli isolati proteici della soia, essa deve essere accompagnata dalla dicitura «non idoneo a lattanti con galattosemia» indicata in caratteri della stessa dimensione e visibilità della dicitura «senza lattosio» e in prossimità della stessa.
3. La dicitura «contiene acido docosaesaenoico (come prescritto dalla legge per tutte le formule per lattanti)» o «contiene DHA (come prescritto dalla legge per tutte le formule per lattanti)» può essere utilizzata solo per le formule per lattanti immesse sul mercato prima del 22 febbraio 2025.
Articolo 10
Prescrizioni sulle prassi promozionali e commerciali per le formule per lattanti
1. La pubblicità delle formule per lattanti è limitata alle pubblicazioni specializzate in puericultura e alle pubblicazioni scientifiche.
Gli Stati membri possono limitare ulteriormente o vietare tale pubblicità. Questa contiene solo informazioni di carattere scientifico e fattuale. Tali informazioni non devono sottintendere o avvalorare l'idea che l'allattamento artificiale sia equivalente o superiore all'allattamento al seno.
2. È vietata la pubblicità nei punti di vendita, la distribuzione di campioni o il ricorso ad altre forme di promozione intese a promuovere le vendite delle formule per lattanti direttamente al consumatore nella fase del commercio al dettaglio, quali modalità speciali di esposizione, buoni sconto, premi, vendite speciali, vendite promozionali e vendite abbinate ai prodotti.
3. I produttori e i distributori di formule per lattanti non devono offrire al pubblico o alle donne incinte, alle madri e ai membri delle famiglie prodotti gratuiti o a basso prezzo, campioni o altri omaggi, né direttamente, né indirettamente attraverso il sistema sanitario o attraverso gli operatori sanitari.
4. Le formule per lattanti, donate o vendute a basso prezzo a istituzioni od organizzazioni per essere utilizzate nelle istituzioni stesse o distribuite all'esterno di tali istituzioni, possono essere utilizzate o distribuite soltanto per i lattanti che devono essere alimentati con formule per lattanti e unicamente per il periodo necessario.
Articolo 11
Prescrizioni sulle informazioni relative all'alimentazione dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia
1. Gli Stati membri adottano misure volte a garantire che vengano fornite informazioni obiettive e coerenti sull'alimentazione dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia, destinate alle famiglie e a tutti gli interessati nel settore dell'alimentazione dei lattanti e dei bambini e riguardanti la programmazione, la fornitura, la concezione e la diffusione delle informazioni nonché il loro controllo.
2. Il materiale informativo e didattico, in forma scritta o audiovisiva, sull'alimentazione dei lattanti destinato alle donne incinte e alle madri di lattanti e di bambini nella prima infanzia, fornisce chiare informazioni su tutti i punti seguenti:
a)
i benefici e la superiorità dell'allattamento al seno;
b)
l'alimentazione materna, la preparazione all'allattamento al seno e le modalità per assicurarne il mantenimento;
c)
le eventuali conseguenze negative per l'allattamento al seno dell'introduzione dell'allattamento artificiale parziale;
d)
la difficile reversibilità della decisione di non allattare al seno;
e)
all'occorrenza, l'utilizzo corretto delle formule per lattanti.
Se tale materiale contiene informazioni sull'utilizzo delle formule per lattanti, esso deve indicare le conseguenze sociali e finanziarie dell'utilizzo di tali prodotti, i rischi per la salute derivanti dall'utilizzo di alimenti o di metodi di alimentazione non appropriati e in particolare i rischi per la salute derivanti dall'utilizzo scorretto delle formule per lattanti. Detto materiale non deve riportare alcuna immagine che possa idealizzare l'uso di tali alimenti.
3. Le donazioni di attrezzature o materiale didattico o informativo da parte di produttori o distributori devono avvenire solo su richiesta e dietro approvazione scritta delle autorità nazionali competenti o secondo gli orientamenti forniti dalle autorità a tale scopo. Tali attrezzature o materiale possono essere contrassegnati con il nome o la sigla della società donatrice, ma non possono contenere riferimenti a determinate marche di formule per lattanti e possono essere distribuiti soltanto attraverso il sistema sanitario.
Articolo 12
Notifica
1. Quando una formula per lattanti è immessa sul mercato, l'operatore del settore alimentare notifica le informazioni figuranti sull'etichetta all'autorità competente di ogni Stato membro in cui il prodotto in questione è commercializzato, inviandole un modello dell'etichetta utilizzata per il prodotto, e fornendo all'autorità competente qualsiasi altra informazione che essa possa ragionevolmente richiedere per stabilire la conformità al presente regolamento.
2. Quando una formula di proseguimento a base di idrolizzati proteici o contenenti sostanze diverse da quelle elencate nell'allegato II è immessa sul mercato, l'operatore del settore alimentare notifica le informazioni figuranti sull'etichetta all'autorità competente di ogni Stato membro in cui il prodotto in questione è commercializzato, inviandole un modello dell'etichetta utilizzata per il prodotto, e fornendo all'autorità competente qualsiasi altra informazione che essa possa ragionevolmente richiedere per stabilire la conformità al presente regolamento, a meno che uno Stato membro non esoneri l'operatore del settore alimentare da quest'obbligo nel contesto di un sistema nazionale che garantisca un controllo ufficiale efficace del prodotto in questione.
Articolo 13
Direttiva 2006/141/CE
In conformità all'articolo 20, paragrafo 4, del regolamento (UE) n. 609/2013, la direttiva 2006/141/CE è abrogata con effetto dal 22 febbraio 2020. La direttiva 2006/141/CE continua tuttavia ad applicarsi fino al 21 febbraio 2021 alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici.
I riferimenti alla direttiva 2006/141/CE in altri atti si intendono fatti al presente regolamento secondo il sistema indicato nel primo comma.
Articolo 14
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 22 febbraio 2020, ad eccezione delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici, ai quali esso si applica a decorrere dal 22 febbraio 2021.
Ai fini dell'articolo 21, paragrafo 1, secondo comma, del regolamento (UE) n. 609/2013, per quanto riguarda le formule per lattanti e le formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici, la data più lontana indicata nel secondo comma del presente articolo è considerata la data di applicazione.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 25 settembre 2015
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 181 del 29.6.2013, pag. 35.
(2) Direttiva 2006/141/CE della Commissione, del 22 dicembre 2006, riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento e recante modifica della direttiva 1999/21/CE (GU L 401 del 30.12.2006, pag. 1).
(3) Direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 maggio 2009, relativa ai prodotti alimentari destinati ad un'alimentazione particolare (GU L 124 del 20.5.2009, pag. 21).
(4) EFSA NDA Panel (Gruppo di esperti scientifici dell'EFSA sui prodotti dietetici, l'alimentazione e le allergie), 2014, Scientific Opinion on the essential composition of infant and follow-on formulae (Parere scientifico sulla composizione essenziale delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento), EFSA Journal 2014;12(7):3760.
(5) Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativo all'immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari e che abroga le direttive del Consiglio 79/117/CEE e 91/414/CEE (GU L 309 del 24.11.2009, pag. 1).
(6) Parere del comitato scientifico per gli alimenti espresso il 19 settembre 1997 sul livello massimo di residui (LMR) pari a 0,01 mg/kg per gli antiparassitari negli alimenti per i lattanti e i bambini nella prima infanzia (Opinion of the Scientific Committee for Food on a maximum residue limit (MRL) of 0,01 mg/kg for pesticides in foods intended for infants and young children).
(7) Ulteriori dati sul parere del comitato scientifico dell'alimentazione umana espresso il 19 settembre 1997 sul livello massimo di residui (LMR) pari allo 0,01 mg/kg per gli antiparassitari nelle formule per lattanti e bambini nella prima infanzia (adottato il 4 giugno 1998 dal comitato scientifico per gli alimenti — SCF).
(8) Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
(9) Regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari (GU L 404 del 30.12.2006, pag. 9).
(10) GU C 213 dell'8.7.2014, pag. 1.
(11) Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1).
ALLEGATO I
PRESCRIZIONI IN MATERIA DI COMPOSIZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 1
1. ENERGIA
Minimo
Massimo
250 kJ/100 ml
293 kJ/100 ml
(60 kcal/100 ml)
(70 kcal/100 ml)
2. PROTEINE
(Tenore di proteine = tenore di azoto × 6,25)
2.1. Formule per lattanti a base di proteine di latte vaccino o caprino
Minimo
Massimo
0,43 g/100 kJ
0,6 g/100 kJ
(1,8 g/100 kcal)
(2,5 g/100 kcal)
A valore energetico pari, le formule per lattanti a base di proteine di latte vaccino o caprino devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte A. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina, se il rapporto tra metionina e cisteina non è superiore a 2, e possono essere sommate le concentrazioni di fenilalanina e tirosina, se il rapporto tra tirosina e fenilalanina non è superiore a 2. Il rapporto tra metionina e cisteina e tra tirosina e fenilalanina può essere superiore a 2, a condizione che sia dimostrata l'idoneità per i lattanti del prodotto in questione in conformità all'articolo 3, paragrafo 3.
Il tenore di L-carnitina è almeno pari a 0,3 mg/100 kJ (1,2 mg/100 kcal).
2.2. Formule per lattanti a base di isolati proteici della soia, soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino
Minimo
Massimo
0,54 g/100 kJ
0,67 g/100 kJ
(2,25 g/100 kcal)
(2,8 g/100 kcal)
Per la produzione di questi formule per lattanti devono essere utilizzati unicamente isolati proteici della soia.
A valore energetico pari, gli formule per lattanti a base di isolati proteici della soia, soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino, devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte A. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina, se il rapporto tra metionina e cisteina non è superiore a 2, e possono essere sommate le concentrazioni di fenilalanina e tirosina, se il rapporto tra tirosina e fenilalanina non è superiore a 2. Il rapporto tra metionina e cisteina e tra tirosina e fenilalanina può essere superiore a 2, a condizione che sia dimostrata l'idoneità per i lattanti del prodotto in questione in conformità all'articolo 3, paragrafo 3.
Il tenore di L-carnitina è almeno pari a 0,3 mg/100 kJ (1,2 mg/100 kcal).
2.3. Formule per lattanti a base di idrolizzati proteici
Minimo
Massimo
0,44 g/100 kJ
0,67 g/100 kJ
(1,86 g/100 kcal)
(2,8 g/100 kcal)
2.3.1. Fonte proteica
Proteine di siero di latte dolce demineralizzato ottenute da latte vaccino in seguito a precipitazione enzimatica delle caseine mediante impiego di chimosina, costituite dal:
a)
63 % di isolato di proteine di siero di latte privo di glicomacropeptidi da caseina con un tenore proteico minimo pari al 95 % di materia secca, una denaturazione delle proteine inferiore al 70 % e un tenore massimo di ceneri del 3 %; e
b)
37 % di concentrato proteico di siero di latte dolce con un tenore proteico minimo pari all'87 % di materia secca, una denaturazione delle proteine inferiore al 70 % e un tenore massimo di ceneri del 3,5 %.
2.3.2. Trasformazione delle proteine
Processo di idrolisi in due fasi mediante impiego di un preparato di tripsina con una fase di trattamento termico (da 3 a 10 minuti tra 80 e 100 °C) tra le due fasi di idrolisi.
2.3.3. Amminoacidi indispensabili e amminoacidi indispensabili in particolari condizioni e L-carnitina
A valore energetico pari, le formule per lattanti a base di idrolizzati proteici devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte B. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina, se il rapporto tra metionina e cisteina non è superiore a 2, e possono essere sommate le concentrazioni di fenilalanina e tirosina, se il rapporto tra tirosina e fenilalanina non è superiore a 2. Il rapporto tra metionina e cisteina e tra tirosina e fenilalanina può essere superiore a 2, a condizione che sia dimostrata l'idoneità per i lattanti del prodotto in questione in conformità all'articolo 3, paragrafo 3.
Il tenore di L-carnitina è almeno pari a 0,3 mg/100 kJ (1,2 mg/100 kcal).
2.4. In tutti i casi, alle formule per lattanti possono essere aggiunti amminoacidi unicamente al fine di migliorare il valore nutritivo delle proteine e solo nelle proporzioni necessarie a tal fine.
3. TAURINA
La quantità di taurina eventualmente aggiunta alle formule per lattanti non deve essere superiore a 2,9 mg/100 kJ (12 mg/100 kcal).
4. COLINA
Minimo
Massimo
6,0 mg/100 kJ
12 mg/100 kJ
(25 mg/100 kcal)
(50 mg/100 kcal)
5. LIPIDI
Minimo
Massimo
1,1 g/100 kJ
1,4 g/100 kJ
(4,4 g/100 kcal)
(6,0 g/100 kcal)
5.1. È vietato l'impiego di:
—
olio di semi di sesamo,
—
olio di semi di cotone.
5.2. Il tenore di acidi grassi trans non deve superare il 3 % del tenore totale di grassi.
5.3. Il tenore di acido erucico non deve superare l'1 % del tenore totale di grassi.
5.4. Acido linoleico
Minimo
Massimo
120 mg/100 kJ
300 mg/100 kJ
(500 mg/100 kcal)
(1 200 mg/100 kcal)
5.5. Acido alfa-linolenico
Minimo
Massimo
12 mg/100 kJ
24 mg/100 kJ
(50 mg/100 kcal)
(100 mg/100 kcal)
5.6. Acido docosaesaenoico
Minimo
Massimo
4,8 mg/100 kJ
12 mg/100 kJ
(20 mg/100 kcal)
(50 mg/100 kcal)
5.7. Possono essere aggiunti altri acidi grassi polinsaturi a catena lunga (20 e 22 atomi di carbonio). In tal caso il tenore di acidi grassi polinsaturi a catena lunga non deve superare il 2 % del tenore totale di grassi per gli acidi polinsaturi a catena lunga n-6 [1 % del tenore totale di grassi per l'acido arachidonico (20:4 n- 6)].
Il tenore di acido eicosapentenoico (20:5 n-3) non deve superare il tenore di acido docosaesaenoico (22:6 n-3).
6. FOSFOLIPIDI
La quantità di fosfolipidi nelle formule per lattanti non deve superare 2 g/l.
7. INOSITOLO
Minimo
Massimo
0,96 mg/100 kJ
9,6 mg/100 kJ
(4 mg/100 kcal)
(40 mg/100 kcal)
8. CARBOIDRATI
Minimo
Massimo
2,2 g/100 kJ
3,3 g/100 kJ
(9 g/100 kcal)
(14 g/100 kcal)
8.1. Possono essere utilizzati soltanto i seguenti carboidrati:
—
lattosio,
—
maltosio,
—
saccarosio,
—
glucosio,
—
sciroppo di glucosio o sciroppo di glucosio disidratato,
—
maltodestrine,
—
amido precotto (naturalmente privo di glutine),
—
amido gelatinizzato (naturalmente privo di glutine).
8.2. Lattosio
Minimo
Massimo
1,1 g/100 kJ
—
(4,5 g/100 kcal)
—
Tali livelli minimi non si applicano alle formule per lattanti:
—
in cui gli isolati proteici della soia costituiscono oltre il 50 % del tenore totale di proteine, o
—
recanti la dicitura «senza lattosio» in conformità all'articolo 9, paragrafo 2.
8.3. Saccarosio
Il saccarosio può essere aggiunto soltanto alle formule per lattanti a base di idrolizzati proteici. Il saccarosio eventualmente aggiunto non deve superare il 20 % del tenore totale di carboidrati.
8.4. Glucosio
Il glucosio può essere aggiunto soltanto agli formule per lattanti a base di idrolizzati proteici. Il glucosio eventualmente aggiunto non deve superare 0,5 g/100 kJ (2 g/100 kcal).
8.5. Sciroppo di glucosio o sciroppo di glucosio disidratato
Lo sciroppo di glucosio o lo sciroppo di glucosio disidratato può essere aggiunto alle formule per lattanti a base di proteine di latte vaccino o caprino o a base di isolati proteici della soia (soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino) soltanto se il suo equivalente destrosio non è superiore a 32. Se a questi prodotti viene aggiunto sciroppo di glucosio o sciroppo di glucosio disidratato, il tenore di glucosio derivante dallo sciroppo di glucosio o dallo sciroppo di glucosio disidratato non deve superare 0,2 g/100 kJ (0,84 g/100 kcal).
Le quantità massime di glucosio di cui al punto 8.4 si applicano se lo sciroppo di glucosio o lo sciroppo di glucosio disidratato viene aggiunto a formule per lattanti a base di idrolizzati proteici.
8.6. Amido precotto e/o amido gelatinizzato
Minimo
Massimo
—
2 g/100 ml e 30 % del tenore totale di carboidrati
9. FRUTTOLIGOSACCARIDI E GALATTOLIGOSACCARIDI
I fruttoligosaccaridi e i galattoligosaccaridi possono essere aggiunti alle formule per lattanti. Il loro tenore non deve superare 0,8 g/100 ml nella combinazione di 90 % di oligogalattosil-lattosio e 10 % di oligofruttosil-saccarosio a elevato peso molecolare.
Possono essere utilizzate altre combinazioni e altri livelli massimi di fruttoligosaccaridi e galattoligosaccaridi, a condizione che sia dimostrata la loro idoneità per i lattanti in conformità all'articolo 3, paragrafo 3.
10. SOSTANZE MINERALI
10.1. Formule per lattanti a base di proteine di latte vaccino o caprino o a base di idrolizzati proteici
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Sodio (mg)
6
14,3
25
60
Potassio (mg)
19,1
38,2
80
160
Cloruro (mg)
14,3
38,2
60
160
Calcio (mg)
12
33,5
50
140
Fosforo (mg) (1)
6
21,5
25
90
Magnesio (mg)
1,2
3,6
5
15
Ferro (mg)
0,07
0,31
0,3
1,3
Zinco (mg)
0,12
0,24
0,5
1
Rame (μg)
14,3
24
60
100
Iodio (μg)
3,6
6,9
15
29
Selenio (μg)
0,72
2
3
8,6
Manganese (μg)
0,24
24
1
100
Molibdeno (μg)
—
3,3
—
14
Fluoruro (μg)
—
24
—
100
Il rapporto molare calcio/fosforo disponibile non deve essere inferiore a 1 o superiore a 2. La quantità di fosforo disponibile è calcolata come l'80 % del fosforo totale per le formule per lattanti a base di proteine del latte vaccino, di proteine del latte caprino o di idrolizzati proteici.
10.2. Formule per lattanti a base di isolati proteici della soia, soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino
Si applicano tutte le prescrizioni di cui al punto 10.1, eccetto quelle relative al ferro, al fosforo e allo zinco, che sono le seguenti:
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Ferro (mg)
0,11
0,48
0,45
2
Fosforo (mg) (2)
7,2
24
30
100
Zinco (mg)
0,18
0,3
0,75
1,25
Il rapporto molare calcio/fosforo disponibile non deve essere inferiore a 1 o superiore a 2. La quantità di fosforo disponibile è calcolata come il 70 % del fosforo totale per le formule per lattanti a base di isolati proteici della soia.
11. VITAMINE
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Vitamina A (μg-RE) (3)
16,7
27,2
70
114
Vitamina D (μg)
0,48
0,72
2
3
Tiamina (μg)
9,6
72
40
300
Riboflavina (μg)
14,3
95,6
60
400
Niacina (mg) (4)
0,1
0,36
0,4
1,5
Acido pantotenico (mg)
0,1
0,48
0,4
2
Vitamina B6 (μg)
4,8
41,8
20
175
Biotina (μg)
0,24
1,8
1
7,5
Folato (μg-DFE) (5)
3,6
11,4
15
47,6
Vitamina B12 (μg)
0,02
0,12
0,1
0,5
Vitamina C (mg)
0,96
7,2
4
30
Vitamina K (μg)
0,24
6
1
25
Vitamina E (mg α-tocoferolo) (6)
0,14
1,2
0,6
5
12. NUCLEOTIDI
Possono essere aggiunti i seguenti nucleotidi:
Massimo (7)
(mg/100 kJ)
(mg/100 kcal)
5′-monofosfato di citidina
0,60
2,50
5′-monofosfato di uridina
0,42
1,75
5′-monofosfato di adenosina
0,36
1,50
5′ -monofosfato di guanosina
0,12
0,50
5′-monofosfato di inosina
0,24
1,00
(1) Fosforo totale
(2) Fosforo totale
(3) Vitamina A preformata; RE = tutto il trans-retinolo equivalente.
(4) Niacina preformata.
(5) Equivalente di folato dalla dieta: 1 μg DFE (dietary folate equivalent) = 1 μg di folato dagli alimenti = 0,6 μg di acido folico della formula.
(6) Basato sull'attività come vitamina E dell'RRR-α-tocoferolo.
(7) La concentrazione totale di nucleotidi non deve superare 1,2 mg/100 kJ (5 mg/100 kcal).
ALLEGATO II
PRESCRIZIONI IN MATERIA DI COMPOSIZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 2
1. ENERGIA
Minimo
Massimo
250 kJ/100 ml
293 kJ/100 ml
(60 kcal/100 ml)
(70 kcal/100 ml)
2. PROTEINE
(Tenore di proteine = tenore di azoto × 6,25)
2.1. Formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino
Minimo
Massimo
0,43 g/100 kJ
0,6 g/100 kJ
(1,8 g/100 kcal)
(2,5 g/100 kcal)
A valore energetico pari, le formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte A. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina e i tassi di fenilalanina e tirosina.
2.2. Formule di proseguimento a base di isolati proteici della soia, da soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino
Minimo
Massimo
0,54 g/100 kJ
0,67 g/100 kJ
(2,25 g/100 kcal)
(2,8 g/100 kcal)
Per la produzione di queste formule di proseguimento devono essere utilizzati unicamente isolati proteici della soia.
A valore energetico pari, le formule di proseguimento a base di isolati proteici della soia, soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte A. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina e i tassi di fenilalanina e tirosina.
2.3. Formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici
Minimo
Massimo
0,44 g/100 kJ
0,67 g/100 kJ
(1,86 g/100 kcal)
(2,8 g/100 kcal)
2.3.1. Fonte proteica
Proteine di siero di latte dolce demineralizzato ottenute da latte vaccino in seguito a precipitazione enzimatica delle caseine mediante impiego di chimosina, costituite dal:
a)
63 % di isolato di proteine di siero di latte privo di glicomacropeptidi da caseina con un tenore proteico minimo pari al 95 % di materia secca, una denaturazione delle proteine inferiore al 70 % e un tenore massimo di ceneri del 3 %; e
b)
37 % di concentrato proteico di siero di latte dolce con un tenore proteico minimo pari all'87 % di materia secca, una denaturazione delle proteine inferiore al 70 % e un tenore massimo di ceneri del 3,5 %.
2.3.2. Trasformazione delle proteine
Processo di idrolisi in due fasi mediante impiego di un preparato di tripsina con una fase di trattamento termico (da 3 a 10 minuti tra 80 e 100 °C) tra le due fasi di idrolisi.
2.3.3. Amminoacidi indispensabili e amminoacidi indispensabili in particolari condizioni
A valore energetico pari, le formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte B. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina e le concentrazioni di fenilalanina e tirosina.
2.4. In tutti i casi, alle formule di proseguimento possono essere aggiunti amminoacidi unicamente al fine di migliorare il valore nutritivo delle proteine e solo nelle proporzioni necessarie a tal fine.
3. TAURINA
La quantità di taurina eventualmente aggiunta alle formule di proseguimento non deve essere superiore a 2,9 mg/100 kJ (12 mg/100 kcal).
4. LIPIDI
Minimo
Massimo
1,1 g/100 kJ
1,4 g/100 kJ
(4,4 g/100 kcal)
(6,0 g/100 kcal)
4.1. È vietato l'impiego di:
—
olio di semi di sesamo,
—
olio di semi di cotone.
4.2. Il tenore di acidi grassi trans non deve superare il 3 % del tenore totale di grassi.
4.3. Il tenore di acido erucico non deve superare l'1 % del tenore totale di grassi.
4.4. Acido linoleico
Minimo
Massimo
120 mg/100 kJ
300 mg/100 kJ
(500 mg/100 kcal)
(1 200 mg/100 kcal)
4.5. Acido alfa-linolenico
Minimo
Massimo
12 mg/100 kJ
24 mg/100 kJ
(50 mg/100 kcal)
(100 mg/100 kcal)
4.6. Acido docosaesaenoico
Minimo
Massimo
4,8 mg/100 kJ
12 mg/100 kJ
(20 mg/100 kcal)
(50 mg/100 kcal)
4.7. Possono essere aggiunti altri acidi grassi polinsaturi a catena lunga (20 e 22 atomi di carbonio). In tal caso il tenore di acidi grassi polinsaturi a catena lunga non deve superare il 2 % del tenore totale di grassi per gli acidi polinsaturi a catena lunga n-6 [1 % del tenore totale di grassi per l'acido arachidonico (20:4 n- 6)].
Il tenore di acido eicosapentenoico (20:5 n-3) non deve superare il tenore di acido docosaesaenoico (22:6 n-3).
5. FOSFOLIPIDI
La quantità di fosfolipidi nelle formule di proseguimento non deve superare 2 g/l.
6. CARBOIDRATI
Minimo
Massimo
2,2 g/100 kJ
3,3 g/100 kJ
(9 g/100 kcal)
(14 g/100 kcal)
6.1. È vietato l'impiego di ingredienti contenenti glutine.
6.2. Lattosio
Minimo
Massimo
1,1 g/100 kJ
—
(4,5 g/100 kcal)
—
Tali livelli minimi non si applicano alle formule di proseguimento:
—
nei quali gli isolati proteici della soia costituiscono oltre il 50 % del tenore totale di proteine, o
—
recanti la dicitura «senza lattosio» in conformità all'articolo 9, paragrafo 2.
6.3. Saccarosio, fruttosio, miele
Minimo
Massimo
—
separatamente oppure insieme: 20 % del tenore totale di carboidrati
Il miele deve essere trattato in modo da distruggere le spore di Clostridium botulinum.
6.4. Glucosio
Il glucosio può essere aggiunto solo alle formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici. Il glucosio eventualmente aggiunto non deve superare 0,5 g/100 kJ (2 g/100 kcal).
6.5. Sciroppo di glucosio o sciroppo di glucosio disidratato
Lo sciroppo di glucosio o lo sciroppo di glucosio disidratato può essere aggiunto alle formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino o a base di isolati proteici della soia (soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino) soltanto se il suo equivalente destrosio non è superiore a 32. Se a questi prodotti viene aggiunto sciroppo di glucosio o sciroppo di glucosio disidratato, il tenore di glucosio derivante dallo sciroppo di glucosio o dallo sciroppo di glucosio disidratato non deve superare 0,2 g/100 kJ (0,84 g/100 kcal).
Le quantità massime di glucosio indicate al punto 6.4 si applicano se lo sciroppo di glucosio o lo sciroppo di glucosio disidratato viene aggiunto a formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici.
7. FRUTTOLIGOSACCARIDI E GALATTOLIGOSACCARIDI
I fruttoligosaccaridi e i galattoligosaccaridi possono essere aggiunti alle formule di proseguimento. Il loro tenore non deve superare 0,8 g/100 ml nella combinazione di 90 % di oligogalattosil-lattosio e 10 % di oligofruttosil-saccarosio a elevato peso molecolare.
Possono essere utilizzate altre combinazioni e altri livelli massimi di fruttoligosaccaridi e galattoligosaccaridi, a condizione che sia dimostrata la loro idoneità per i lattanti in conformità all'articolo 3, paragrafo 3.
8. SOSTANZE MINERALI
8.1. Formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino o di idrolizzati proteici
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Sodio (mg)
6
14,3
25
60
Potassio (mg)
19,1
38,2
80
160
Cloruro (mg)
14,3
38,2
60
160
Calcio (mg)
12
33,5
50
140
Fosforo (mg) (1)
6
21,5
25
90
Magnesio (mg)
1,2
3,6
5
15
Ferro (mg)
0,14
0,48
0,6
2
Zinco (mg)
0,12
0,24
0,5
1
Rame (μg)
14,3
24
60
100
Iodio (μg)
3,6
6,9
15
29
Selenio (μg)
0,72
2
3
8,6
Manganese (μg)
0,24
24
1
100
Molibdeno (μg)
—
3,3
—
14
Fluoruro (μg)
—
24
—
100
Il rapporto molare calcio/fosforo disponibile non deve essere inferiore a 1 o superiore a 2. La quantità di fosforo disponibile è calcolata come l'80 % del fosforo totale per le formule di proseguimento a base di proteine del latte vaccino, di proteine del latte caprino o di idrolizzati proteici.
8.2. Formule di proseguimento a base di isolati proteici della soia, da soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino
Si applicano tutte le prescrizioni del punto 8.1, eccetto quelle relative al ferro, al fosforo e allo zinco, che sono le seguenti:
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Ferro (mg)
0,22
0,6
0,9
2,5
Fosforo (mg) (2)
7,2
24
30
100
Zinco (mg)
0,18
0,3
0,75
1,25
Il rapporto molare calcio/fosforo disponibile non deve essere inferiore a 1 o superiore a 2. La quantità di fosforo disponibile è calcolata come il 70 % del fosforo totale per le formule di proseguimento a base di isolati proteici della soia.
9. VITAMINE
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Vitamina A (μg-RE) (3)
16,7
27,2
70
114
Vitamina D (μg)
0,48
0,72
2
3
Tiamina (μg)
9,6
72
40
300
Riboflavina (μg)
14,3
95,6
60
400
Niacina (mg) (4)
0,1
0,36
0,4
1,5
Acido pantotenico (mg)
0,1
0,48
0,4
2
Vitamina B6 (μg)
4,8
41,8
20
175
Biotina (μg)
0,24
1,8
1
7,5
Folato (μg-DFE) (5)
3,6
11,4
15
47,6
Vitamina B12 (μg)
0,02
0,12
0,1
0,5
Vitamina C (mg)
0,96
7,2
4
30
Vitamina K (μg)
0,24
6
1
25
Vitamina E (mg α-tocoferolo) (6)
0,14
1,2
0,6
5
10. NUCLEOTIDI
Possono essere aggiunti i seguenti nucleotidi:
Massimo (7)
(mg/100 kJ)
(mg/100 kcal)
5′-monofosfato di citidina
0,60
2,50
5′-monofosfato di uridina
0,42
1,75
5′-monofosfato di adenosina
0,36
1,50
5′-monofosfato di guanosina
0,12
0,50
5′-monofosfato di inosina
0,24
1,00
(1) Fosforo totale
(2) Fosforo totale
(3) Vitamina A preformata; RE = tutto il trans-retinolo equivalente.
(4) Niacina preformata.
(5) Equivalente di folato dalla dieta: 1 μg DFE (dietary folate equivalent) = 1 μg di folato dagli alimenti = 0,6 μg di acido folico della formula.
(6) Basato sull'attività come vitamina E dell'RRR-α-tocoferolo.
(7) La concentrazione totale di nucleotidi non deve superare 1,2 mg/100 kJ (5 mg/100 kcal).
ALLEGATO III
AMMINOACIDI INDISPENSABILI E AMMINOACIDI INDISPENSABILI IN PARTICOLARI CONDIZIONI PRESENTI NEL LATTE MATERNO
Ai fini del punto 2 degli allegati I e II, il latte materno è utilizzato come proteina di riferimento come indicato rispettivamente nella parte A e nella parte B del presente allegato.
A. Formule per lattanti e formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino e formule per lattanti e formule di proseguimento a base di isolati proteici della soia, soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino
Ai fini dei punti 2.1 e 2.2 degli allegati I e II, gli amminoacidi indispensabili e gli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, presenti nel latte materno, espressi in mg per 100 kJ e 100 kcal, sono i seguenti:
Per 100 kJ (1)
Per 100 kcal
Cisteina
9
38
Istidina
10
40
Isoleucina
22
90
Leucina
40
166
Lisina
27
113
Metionina
5
23
Fenilalanina
20
83
Treonina
18
77
Triptofano
8
32
Tirosina
18
76
Valina
21
88
B. Formule per lattanti e formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici
Ai fini del punto 2.3 degli allegati I e II, gli amminoacidi indispensabili e gli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, presenti nel latte materno, espressi in mg per 100 kJ e 100 kcal, sono i seguenti:
Per 100 kJ (2)
Per 100 kcal
Arginina
16
69
Cisteina
6
24
Istidina
11
45
Isoleucina
17
72
Leucina
37
156
Lisina
29
122
Metionina
7
29
Fenilalanina
15
62
Treonina
19
80
Triptofano
7
30
Tirosina
14
59
Valina
19
80
(1) 1 kJ = 0,239 kcal.
(2) 1 kJ = 0,239 kcal.
ALLEGATO IV
SOSTANZE ATTIVE DI CUI ALL'ARTICOLO 4, PARAGRAFO 3
Denominazione chimica della sostanza
Livello massimo di residui
(mg/kg)
Cadusafos
0,006
Demeton-S-metil/demeton-S-metil-solfone/ossidemeton-metile (singolarmente o in combinazione, espressi in demeton-S-metil)
0,006
Etoprofos
0,008
Fipronil (somma di fipronil e fipronil-desulfinil, espressi in fipronil)
0,004
Propineb/propilenetiourea (somma di propineb e propilenetiourea)
0,006
ALLEGATO V
SOSTANZE ATTIVE DI CUI ALL'ARTICOLO 4, PARAGRAFO 4
Denominazione chimica della sostanza (definizione del residuo)
Aldrin e dieldrin, espressi in dieldrin
Disulfoton (somma di disulfoton, solfossido di disulfoton e solfone di disulfoton, espressa in disulfoton)
Endrin
Fensulfothion (somma di fensulfothion, del suo analogo d'ossigeno e dei loro solfoni, espressa in fensulfothion)
Fentin, espresso in cationi di trifenilstagno
Alossifop (somma di alossifop, dei suoi sali ed esteri compresi i composti, espressa in alossifop)
Eptacloro e trans-eptacloro epossido, espressi in eptacloro
Esaclorobenzene
Nitrofen
Ometoato
Terbufos (somma di terbufos, del suo solfossido e solfone, espressa in terbufos)
ALLEGATO VI
DENOMINAZIONI DI CUI ALL'ARTICOLO 5
PARTE A
Denominazioni di cui all'articolo 5, paragrafo 1
Le denominazioni delle formule per lattanti e di proseguimento diverse dalle formule per lattanti e di proseguimento prodotte interamente con proteine di latte vaccino o caprino sono, rispettivamente:
—
in bulgaro: «Храни за кърмачета» e «Преходни храни»,
—
in spagnolo: «Preparado para lactantes» e «Preparado de continuación»,
—
in ceco: «Počáteční kojenecká výživa» e «Pokračovací kojenecká výživa»,
—
in danese: «Modermælkserstatning» e «Tilskudsblanding»,
—
in tedesco: «Säuglingsanfangsnahrung» e «Folgenahrung»,
—
in estone: «Imiku piimasegu» e «Jätkupiimasegu»,
—
ingreco: «Παρασκεύασμα για βρέφη» e «Παρασκεύασμα δεύτερης βρεφικής ηλικίας»,
—
in inglese: «Infant formula» e «Follow-on formula»,
—
in francese: «Préparation pour nourrissons» e «Préparation de suite»,
—
in croato: «Početna hrana za dojenčad» e «Prijelazna hrana za dojenčad»,
—
in italiano: «Formula per lattanti» e «Formula di proseguimento»,
—
in lettone: «Maisījums zīdaiņiem» e «Papildu ēdināšanas maisījums zīdaiņiem»,
—
in lituano: «Pradinio maitinimo kūdikių mišiniai» e «Tolesnio maitinimo kūdikių mišiniai»,
—
in ungherese: «Anyatej-helyettesítő tápszer» e «Anyatej-kiegészítő tápszer»,
—
in maltese: «Formula tat-trabi» e «Formula tal-prosegwiment»,
—
in neerlandese: «Volledige zuigelingenvoeding» e «Opvolgzuigelingenvoeding»,
—
in polacco: «Preparat do początkowego żywienia niemowląt» e «Preparat do dalszego żywienia niemowląt»,
—
in portoghese: «Fórmula para lactentes» e «Fórmula de transição»,
—
in rumeno: «Formulă de început» e «Formulă de continuare»,
—
in slovacco: «Počiatočná dojčenská výživa» e «Následná dojčenská výživa»,
—
in sloveno: «Začetna formula za dojenčke» e «Nadaljevalna formula»,
—
in finlandese: «Äidinmaidonkorvike» e «Vieroitusvalmiste»,
—
in svedese: «Modersmjölksersättning» e «Tillskottsnäring».
PARTE B
Denominazioni di cui all'articolo 5, paragrafo 2
Le denominazioni delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento prodotte interamente con proteine di latte vaccino o caprino sono, rispettivamente:
—
in bulgaro: «Млека за кърмачета» e «Преходни млека»,
—
in spagnolo: «Leche para lactantes» e «Leche de continuación»,
—
in ceco: «Počáteční mléčná kojenecká výživa» e «Pokračovací mléčná kojenecká výživa»,
—
in danese: «Modermælkserstatning udelukkende baseret på mælk» e «Tilskudsblanding udelukkende baseret på mælk»,
—
in tedesco: «Säuglingsmilchnahrung» e «Folgemilch»,
—
in estone: «Piimal põhinev imiku piimasegu» e «Piimal põhinev jätkupiimasegu»,
—
in greco: «Γάλα για βρέφη» e «Γάλα δεύτερης βρεφικής ηλικίας»,
—
in inglese: «Infant milk» e «Follow-on milk»,
—
in francese: «Lait pour nourrissons» e «Lait de suite»,
—
in croato: «Početna mliječna hrana za dojenčad» e «Prijelazna mliječna hrana za dojenčad»,
—
in italiano: «Latte per lattanti» e «Latte di proseguimento»,
—
in lettone: «Piena maisījums zīdaiņiem» e «Papildu ēdināšanas piena maisījums zīdaiņiem»,
—
in lituano: «Pradinio maitinimo kūdikių pieno mišiniai» e «Tolesnio maitinimo kūdikių pieno mišiniai»,
—
in ungherese: «Tejalapú anyatej-helyettesítő tápszer» e «Tejalapú anyatej-kiegészítő tápszer»,
—
in maltese: «Ħalib tat-trabi» e «Ħalib tal-prosegwiment»,
—
in neerlandese: «Volledige zuigelingenvoeding op basis van melk» o «Zuigelingenmelk» e «Opvolgmelk»,
—
in polacco: «Mleko początkowe» e «Mleko następne»,
—
in portoghese: «Leite para lactentes» e «Leite de transição»,
—
in rumeno: «Lapte de început» e «Lapte de continuare»,
—
in slovacco: «Počiatočná dojčenská mliečna výživa» e «Následná dojčenská mliečna výživa»,
—
in sloveno: «Začetno mleko za dojenčke» e «Nadaljevalno mleko»,
—
in finlandese: «Maitopohjainen äidinmaidonkorvike» e «Maitopohjainen vieroitusvalmiste»,
—
in svedese: «Modersmjölksersättning uteslutande baserad på mjölk» e «Tillskottsnäring uteslutande baserad på mjölk».
ALLEGATO VII
ASSUNZIONI DI RIFERIMENTO DI CUI ALL'ARTICOLO 7, PARAGRAFO 7
Sostanza nutritiva
Assunzione di riferimento
Vitamina A
(μg) 400
Vitamina D
(μg) 7
Vitamina E
(mg TE) 5
Vitamina K
(μg) 12
Vitamina C
(mg) 45
Tiamina
(mg) 0,5
Riboflavina
(mg) 0,7
Niacina
(mg) 7
Vitamina B6
(mg) 0,7
Folato
(μg) 125
Vitamina B12
(μg) 0,8
Acido pantotenico
(mg) 3
Biotina
(μg) 10
Calcio
(mg) 550
Fosforo
(mg) 550
Potassio
(mg) 1 000
Sodio
(mg) 400
Cloruro
(mg) 500
Ferro
(mg) 8
Zinco
(mg) 5
Iodio
(μg) 80
Selenio
(μg) 20
Rame
(mg) 0,5
Magnesio
(mg) 80
Manganese
(mg) 1,2
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2016/127 DELLA COMMISSIONE
del 25 settembre 2015
che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni specifiche di composizione e di informazione per le formule per lattanti e le formule di proseguimento e per quanto riguarda le prescrizioni relative alle informazioni sull'alimentazione del lattante e del bambino nella prima infanzia
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, relativo agli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, agli alimenti a fini medici speciali e ai sostituti dell'intera razione alimentare giornaliera per il controllo del peso e che abroga la direttiva 92/52/CEE del Consiglio, le direttive 96/8/CE, 1999/21/CE, 2006/125/CE e 2006/141/CE della Commissione, la direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 41/2009 e (CE) n. 953/2009 della Commissione (1), in particolare l'articolo 11, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 2006/141/CE della Commissione (2) stabilisce norme armonizzate sulle formule per lattanti e sulle formule di proseguimento nel quadro della direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (3).
(2)
Le direttive 2009/39/CE e 2006/141/CE sono abrogate dal regolamento (UE) n. 609/2013. Tale regolamento stabilisce le prescrizioni generali in materia di composizione e di informazione per diverse categorie di alimenti, compresi le formule per lattanti e di proseguimento. La Commissione deve adottare prescrizioni specifiche in materia di composizione e di informazione per le formule per lattanti e le formule di proseguimento, tenendo conto delle disposizioni della direttiva 2006/141/CE.
(3)
Le formule per lattanti sono gli unici prodotti alimentari trasformati che soddisfino pienamente le esigenze nutrizionali dei lattanti durante i primi mesi di vita fino all'introduzione di un'adeguata alimentazione complementare. Al fine di tutelare la salute dei lattanti è necessario garantire che le formule per lattanti siano gli unici prodotti commercializzati e consigliati per tale uso in detto periodo.
(4)
La composizione essenziale delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento deve soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti in buona salute, secondo quanto stabilito in base a dati scientifici generalmente accettati.
(5)
Le formule per lattanti e di proseguimento sono prodotti complessi concepiti appositamente per un gruppo vulnerabile di consumatori. Al fine di garantire la sicurezza e l'idoneità di questi prodotti, è opportuno stabilire prescrizioni dettagliate sulla composizione delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento, comprendenti disposizioni sul valore energetico e sul contenuto di macronutrienti e micronutrienti. Tali prescrizioni dovrebbero basarsi sui dati scientifici più recenti dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare («l'Autorità») nel suo parere sulla composizione essenziale delle formule per lattanti e di proseguimento (4).
(6)
Al fine di garantire l'innovazione e lo sviluppo dei prodotti, l'aggiunta volontaria alle formule per lattanti e di proseguimento di ingredienti non compresi nelle prescrizioni specifiche del presente regolamento dovrebbe essere possibile. Tutti gli ingredienti utilizzati nella fabbricazione delle formule per lattanti e di proseguimento dovrebbero essere idonei ai lattanti e la loro idoneità dovrebbe essere stata dimostrata, ove necessario, da studi adeguati. È responsabilità degli operatori del settore alimentare dimostrare tale idoneità e delle autorità nazionali competenti valutare caso per caso se ciò è avvenuto. Orientamenti sull'elaborazione e lo svolgimento di studi adeguati sono stati pubblicati da gruppi di esperti scientifici quali il comitato scientifico per gli alimenti, il comitato del Regno Unito sugli aspetti medici della politica alimentare e nutrizionale (UK Committee on the Medical Aspects of Food and Nutrition Policy) e la Società europea di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition). Tali orientamenti dovrebbero essere presi in considerazione nella fabbricazione delle formule per lattanti o di proseguimento.
(7)
A norma del regolamento (UE) n. 609/2013 la Commissione deve adottare disposizioni che limitano o vietano l'utilizzo di pesticidi e che riguardano i residui di pesticidi nelle formule per lattanti e di proseguimento, tenendo conto delle disposizioni attualmente stabilite negli allegati della direttiva 2006/141/CE. L'adozione di disposizioni in linea con le attuali conoscenze scientifiche richiede un tempo notevole, dato che l'Autorità deve effettuare una valutazione approfondita di una serie di aspetti, tra cui l'adeguatezza dei valori di riferimento tossicologici per i lattanti e i bambini nella prima infanzia. Visto che la data stabilita dal regolamento (UE) n. 609/2013 per l'adozione del presente regolamento delegato è il 20 luglio 2015, le relative prescrizioni vigenti della direttiva 2006/141/CE dovrebbero, a questo punto, essere riprese. È comunque opportuno utilizzare la terminologia del regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio (5).
(8)
La direttiva 2006/141/CE stabilisce prescrizioni specifiche sull'utilizzo dei pesticidi nei prodotti destinati alla produzione di formule per lattanti e di formule di proseguimento e sui residui di pesticidi in tali alimenti, sulla base di due pareri formulati dal comitato scientifico per gli alimenti il 19 settembre 1997 (6) e il 4 giugno 1998 (7).
(9)
Un limite di residui molto basso pari a 0,01 mg/kg è fissato per tutti i pesticidi in base al principio precauzionale. Inoltre, sono fissate limitazioni più rigorose per un numero esiguo di pesticidi o metaboliti di pesticidi, per i quali anche un livello massimo di residui (LMR) pari a 0,01 mg/kg potrebbe comportare, nel peggiore dei casi, un'assunzione superiore alla dose giornaliera ammissibile (DGA) per i lattanti e i bambini nella prima infanzia.
(10)
Un divieto di impiego di alcuni pesticidi non garantirebbe necessariamente che le formule per lattanti e di proseguimento non li contengano, dato che alcuni pesticidi continuano a persistere nell'ambiente e i loro residui possono essere riscontrati nei prodotti alimentari. Per questo motivo tali pesticidi si considerano come non utilizzati se i residui sono inferiori a un dato livello.
(11)
Le formule per lattanti e di proseguimento devono essere conformi alle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (8). Per tener conto della natura specifica di tali formule e per promuovere e proteggere l'allattamento al seno, il presente regolamento dovrebbe stabilire le aggiunte e le deroghe da apportare, quando appropriato, a tali disposizioni generali.
(12)
Dato il ruolo particolare svolto dalle formule per lattanti e di proseguimento nell'alimentazione dei lattanti, è importante garantire che i prodotti esportati nei paesi terzi rechino informazioni sugli alimenti in una lingua facilmente comprensibile per i genitori e coloro che si occupano dei lattanti, in assenza di specifiche disposizioni al riguardo stabilite o convenute con il paese di importazione.
(13)
Dato che le formule per lattanti e le formule di proseguimento hanno ruoli diversi nell'alimentazione dei lattanti, è opportuno stabilire disposizioni che impongano una chiara distinzione tra di loro, in modo da evitare qualsiasi rischio di confusione.
(14)
La dichiarazione nutrizionale per le formule per lattanti e di proseguimento è essenziale per garantire il loro utilizzo appropriato, sia per i genitori e coloro che si occupano dei lattanti, sia per gli operatori sanitari che ne raccomandano il consumo. Per questo motivo e allo scopo di fornire informazioni più complete, la dichiarazione nutrizionale dovrebbe contenere più indicazioni di quelle richieste dal regolamento (UE) n. 1169/2011. Inoltre, l'esenzione prevista nel punto 18 dell'allegato V del regolamento (UE) n. 1169/2011 non dovrebbe essere applicata e la dichiarazione nutrizionale dovrebbe essere obbligatoria per tutte le formule per lattanti e di proseguimento, indipendentemente dalle dimensioni dell'imballaggio o del contenitore.
(15)
L'articolo 30, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1169/2011 contiene un elenco limitato di sostanze nutritive che possono essere inserite su base volontaria nella dichiarazione nutrizionale per gli alimenti. Tale articolo non comprende tutte le sostanze che possono essere aggiunte alle formule per lattanti e di proseguimento. Per garantire la chiarezza giuridica, è opportuno stabilire esplicitamente che la dichiarazione nutrizionale per le formule per lattanti e di proseguimento può comprendere tali sostanze. Inoltre, in alcuni casi informazioni più dettagliate sulle proteine, sui carboidrati e sui grassi presenti nel prodotto potrebbero essere utili per i genitori, per coloro che si occupano dei lattanti e per gli operatori sanitari. Gli operatori del settore alimentare dovrebbero quindi essere autorizzati a fornire tali informazioni su base volontaria.
(16)
Per facilitare il confronto dei prodotti, la dichiarazione nutrizionale per le formule per lattanti e di proseguimento dovrebbe essere espressa per 100 ml di prodotto pronto per l'uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
(17)
Le formule per lattanti sono prodotti alimentari destinati all'alimentazione dei lattanti nei primi mesi di vita, in grado di soddisfare da soli le loro esigenze nutrizionali fino all'introduzione di un'adeguata alimentazione complementare. L'espressione delle informazioni nutrizionali sul valore energetico e sulle quantità di sostanze nutritive delle formule per lattanti come percentuale dei valori di riferimento dell'assunzione giornaliera potrebbe indurre in errore i consumatori e non dovrebbe perciò essere consentita. Le formule di proseguimento sono invece prodotti alimentari destinati all'alimentazione dei lattanti in seguito all'introduzione di un'adeguata alimentazione complementare e costituiscono il principale elemento liquido nell'alimentazione progressivamente diversificata di questi lattanti. Per questo motivo e allo scopo di garantire il confronto con altri prodotti alimentari che possono essere inclusi nell'alimentazione dei lattanti, l'espressione delle informazioni nutrizionali delle formule di proseguimento come percentuale dei valori di riferimento dell'assunzione giornaliera dovrebbe essere consentita. Dato che i lattanti in buona salute hanno esigenze nutrizionali diverse da quelle degli adulti, l'utilizzo dei valori di riferimento dell'assunzione giornaliera stabiliti per un adulto medio dal regolamento (UE) n. 1169/2011 potrebbe indurre in errore i consumatori e non dovrebbe pertanto essere consentito. Per le formule di proseguimento dovrebbero essere permesse solo le informazioni nutrizionali espresse come percentuale delle specifiche assunzioni di riferimento adeguate per la fascia di età.
(18)
Le indicazioni nutrizionali e sulla salute sono strumenti promozionali utilizzati su base volontaria dagli operatori del settore alimentare nella comunicazione commerciale, in linea con le disposizioni del regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (9). Dato il ruolo particolare svolto dalle formule per lattanti nella loro alimentazione, non dovrebbe essere consentito utilizzare indicazioni nutrizionali e sulla salute per le formule per lattanti.
(19)
Le dichiarazioni relative alla presenza o all'assenza di lattosio nelle formule per lattanti e di proseguimento possono fornire informazioni utili ai genitori e a coloro che si occupano dei lattanti. È quindi opportuno stabilire norme su tali dichiarazioni, che potrebbero essere rivedute tenendo conto degli sviluppi futuri sul mercato.
(20)
L'aggiunta obbligatoria di acido docosaesaenoico (DHA) nelle formule per lattanti e di proseguimento è un nuovo obbligo introdotto dal presente regolamento, come recentemente raccomandato dall'Autorità nel suo parere sulla composizione essenziale delle formule per lattanti e di proseguimento. Dato che l'aggiunta di DHA è stata consentita su base volontaria dalla direttiva 2006/141/CE e i genitori e coloro che si occupano dei lattanti hanno familiarità con l'indicazione nutrizionale sulla presenza nelle formule per lattanti di DHA, il cui utilizzo è stato autorizzato da tale direttiva, gli operatori del settore alimentare dovrebbero essere autorizzati a continuare a fare riferimento alla presenza di DHA nelle formule per lattanti con una dichiarazione prevista dal presente regolamento per un periodo di tempo limitato, al fine di evitare confusione. È importante tuttavia che tale dichiarazione fornisca ai consumatori informazioni complete sulla presenza obbligatoria di DHA in tutti i prodotti alimentari per lattanti esistenti sul mercato.
(21)
L'utilizzo di idrolizzati proteici come fonte di proteine nelle formule per lattanti e di proseguimento è autorizzato da molti anni dalla direttiva 2006/141/CE e l'utilizzo di idrolizzati proteici nella produzione di alimenti è molto diffuso sul mercato. Ciò è dovuto in particolare alla possibilità, riconosciuta da tale direttiva, di presentare un'indicazione sulla salute per un alimento per lattanti a base di idrolizzati proteici che descrive il ruolo di tale alimento nella riduzione del rischio di allergia alle proteine del latte, a determinate condizioni stabilite in tale direttiva. Nel suo parere sulla composizione essenziale delle formule per lattanti e di proseguimento, l'Autorità ha affermato che la sicurezza e l'idoneità di ogni specifica formula contenente idrolizzati proteici deve essere accertata tramite una valutazione clinica e che finora è stata valutata positivamente una unica formula contenente proteine di siero di latte parzialmente idrolizzate. L'Autorità ha inoltre affermato che sono necessari studi clinici per dimostrare se e in quale misura un dato alimento riduca il rischio di sviluppare a breve e a lungo termine i sintomi clinici di un'allergia in lattanti a rischio che non vengono allattati al seno. In considerazione del parere dell'Autorità, l'immissione sul mercato di formule per lattanti e di formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici dovrebbe essere autorizzata solo se la loro composizione è conforme alle prescrizioni del presente regolamento. Tali prescrizioni possono essere aggiornate per consentire l'immissione sul mercato di alimenti a base di idrolizzati proteici con una composizione diversa da quella già valutata positivamente dopo un esame della loro sicurezza e idoneità eseguito dall'Autorità caso per caso. Inoltre, in seguito all'esame dell'Autorità basato sugli studi, se risulta che una specifica formula a base di idrolizzati proteici riduce il rischio di allergia alle proteine del latte, si esaminerà ulteriormente il modo di informare adeguatamente i genitori e coloro che si occupano dei lattanti riguardo alle proprietà del prodotto.
(22)
Il regolamento (UE) n. 609/2013 dispone che l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità delle formule per lattanti e di proseguimento devono essere concepite in modo tale da non scoraggiare l'allattamento al seno. Esiste un consenso scientifico sul fatto che l'allattamento al seno sia l'alimentazione da preferire per i lattanti in buona salute e l'Unione e i suoi Stati membri sono continuamente impegnati a sostenerlo. Nelle sue conclusioni sull'alimentazione e l'attività fisica (10), il Consiglio ha invitato gli Stati membri a promuovere e a sostenere un allattamento adeguato ed ha accolto con favore l'accordo raggiunto dagli Stati membri sul piano di azione dell'UE contro l'obesità infantile 2014-2020, che comprende una serie di azioni volte ad aumentare i tassi di allattamento al seno nell'Unione. In questo contesto, il piano d'azione dell'UE ha riconosciuto l'importanza persistente del codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), su cui si basa la direttiva 2006/141/CE. Il codice dell'OMS, adottato dalla 34 Assemblea mondiale della sanità, intende contribuire alla disponibilità di una nutrizione sicura ed adeguata per i lattanti, proteggendo e promuovendo l'allattamento al seno e garantendo il corretto utilizzo dei sostituti del latte materno. Esso contiene una serie di principi concernenti, tra l'altro, la commercializzazione, l'informazione e le responsabilità delle autorità sanitarie.
(23)
Al fine di proteggere la salute dei lattanti, le disposizioni del presente regolamento, in particolare quelle sull'etichettatura, la presentazione e la pubblicità, e le prassi promozionali e commerciali dovrebbero continuare a essere conformi ai principi e alle finalità del codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno, tenendo presente la particolare situazione giuridica e di fatto esistente nell'Unione. In particolare, l'esperienza dimostra che la pubblicità diretta al consumatore e altre tecniche di commercializzazione influenzano le decisioni dei genitori e di coloro che si occupano dei lattanti sul modo in cui nutrono i lattanti. Per questo motivo e tenendo conto del ruolo particolare che le formule per lattanti hanno nella loro alimentazione, è opportuno che il presente regolamento fissi limitazioni specifiche per la pubblicità e le altre tecniche di commercializzazione di questo tipo di prodotto. Il presente regolamento non dovrebbe però stabilire le condizioni di vendita delle pubblicazioni specializzate in puericultura e delle pubblicazioni scientifiche.
(24)
Inoltre, le informazioni fornite sull'alimentazione dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia influenzano le donne incinte, i genitori e coloro che si occupano dei lattanti nella scelta del tipo di nutrizione per i bambini. È quindi necessario stabilire requisiti affinché tali informazioni assicurino un utilizzo adeguato dei prodotti in questione e non siano contrarie alla promozione dell'allattamento al seno, in linea con i principi del codice dell'OMS.
(25)
L'articolo 17, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (11) prevede che gli Stati membri applichino la legislazione alimentare e controllino e verifichino il rispetto delle pertinenti disposizioni della medesima da parte degli operatori del settore alimentare e dei mangimi, in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione. In questo contesto, al fine di facilitare il controllo ufficiale efficace delle formule per lattanti e di proseguimento, gli operatori del settore alimentare che immettono sul mercato formule per lattanti dovrebbero fornire alle autorità nazionali competenti un modello dell'etichetta utilizzata e tutte le informazioni pertinenti considerate necessarie a dimostrare la conformità al presente regolamento. Un obbligo simile dovrebbe essere applicato per determinati tipi di formule di proseguimento, a meno che gli Stati membri dispongano di un diverso sistema di controllo efficiente.
(26)
Al fine di consentire agli operatori del settore alimentare di adeguarsi alle nuove prescrizioni, il presente regolamento dovrebbe applicarsi trascorsi quattro anni dalla data della sua entrata in vigore. Tenendo conto del numero e dell'importanza delle nuove prescrizioni applicabili alle formule per lattanti e di proseguimento a base di idrolizzati proteici, per tali prodotti il presente regolamento dovrebbe applicarsi trascorsi cinque anni dalla data della sua entrata in vigore,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Immissione sul mercato
1. Le formule per lattanti e le formule di proseguimento possono essere immesse sul mercato solo se conformi al presente regolamento.
2. Nessun prodotto diverso dalle formule per lattanti può essere commercializzato o comunque presentato come un prodotto idoneo a soddisfare da solo le esigenze nutrizionali dei lattanti in buona salute nei primi mesi di vita fino all'introduzione di un'adeguata alimentazione complementare.
Articolo 2
Prescrizioni in materia di composizione
1. Le formule per lattanti sono conformi alle prescrizioni in materia di composizione stabilite nell'allegato I, tenendo conto dei valori per gli amminoacidi indispensabili e gli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni indicati nell'allegato III.
2. Le formule di proseguimento sono conformi alle prescrizioni in materia di composizione stabilite nell'allegato II, tenendo conto dei valori per gli amminoacidi indispensabili e gli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni indicati nell'allegato III.
3. I valori indicati negli allegati I e II si applicano alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento pronte per l'uso, commercializzate come tali o dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante. Per tale preparazione è richiesta solo l'aggiunta di acqua.
Articolo 3
Idoneità degli ingredienti
1. Le formule per lattanti sono prodotti con le fonti proteiche indicate nell'allegato I, punto 2, ed eventualmente con altri ingredienti alimentari, la cui idoneità per i lattanti sin dalla nascita è stata confermata da dati scientifici generalmente accettati.
2. Le formule di proseguimento sono prodotte con le fonti proteiche indicate nell'allegato II, punto 2, ed eventualmente con altri ingredienti alimentari, la cui idoneità per i lattanti dopo il compimento del sesto mese è stata confermata da dati scientifici generalmente accettati.
3. L'idoneità di cui ai paragrafi 1 e 2 è dimostrata dagli operatori del settore alimentare mediante un esame sistematico dei dati disponibili relativi ai benefici previsti e alle considerazioni in materia di sicurezza nonché, se necessario, mediante studi adeguati, condotti seguendo gli orientamenti generalmente accettati di esperti sulll'elaborazione e sullo svolgimento di tali studi.
Articolo 4
Prescrizioni in materia di pesticidi
1. Ai fini del presente articolo per «residuo» si intende il residuo di una sostanza attiva, di cui all'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1107/2009, utilizzata in un prodotto fitosanitario, di cui all'articolo 2, paragrafo 1, di detto regolamento, compresi i metaboliti e i prodotti della degradazione o reazione di tale sostanza attiva.
2. Le formule per lattanti e le formule di proseguimento non devono contenere residui a livelli superiori a 0,01 mg/kg per sostanza attiva.
Tali livelli sono determinati con metodi analitici standardizzati generalmente accettati.
3. In deroga al paragrafo 2, per le sostanze attive elencate nell'allegato IV si applicano i livelli massimi di residui specificati in tale allegato.
4. Le formule per lattanti e le formule di proseguimento sono ottenute solo con prodotti agricoli per la cui produzione non sono stati utilizzati prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive elencate nell'allegato V.
Tuttavia, a fini di controllo, i prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive elencate nell'allegato V si considerano come non utilizzati se i loro residui non sono superiori a un livello di 0,003 mg/kg.
5. I livelli di cui ai paragrafi 2, 3 e 4 si applicano alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento pronte all'uso, commercializzate come tali o dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
Articolo 5
Denominazione dell'alimento
1. La denominazione delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento diverse dalle formule per lattanti e dalle formule di proseguimento prodotte interamente con proteine di latte vaccino o caprino è conforme a quanto stabilito nell'allegato VI, parte A.
2. La denominazione delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento prodotte interamente con proteine di latte vaccino o caprino è conforme a quanto stabilito nell'allegato VI, parte B.
Articolo 6
Prescrizioni specifiche per le informazioni sugli alimenti
1. Salvo disposizioni contrarie del presente regolamento, le formule per lattanti e le formule di proseguimento devono essere conformi al regolamento (UE) n. 1169/2011.
2. Oltre alle indicazioni obbligatorie di cui all'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, per le formule per lattanti sono obbligatorie le seguenti indicazioni complementari:
a)
una dicitura che specifichi che il prodotto è idoneo per i lattanti sin dalla nascita quando non sono allattati al seno;
b)
le istruzioni per la corretta preparazione, la corretta conservazione e il corretto smaltimento del prodotto e un'avvertenza sui rischi per la salute derivanti da un'inappropriata preparazione e conservazione;
c)
una dicitura relativa alla superiorità dell'allattamento al seno e una dicitura che raccomandi di utilizzare il prodotto solo dietro parere di persone indipendenti qualificate nel settore della medicina, della nutrizione o della farmacia, oppure di altri professionisti competenti per l'assistenza alla maternità e all'infanzia. Le indicazioni di cui alla presente lettera sono precedute dall'espressione «avvertenza importante» o da un'espressione equivalente e sono comunicate anche nella presentazione e nella pubblicità delle formule per lattanti.
3. Oltre alle indicazioni obbligatorie di cui all'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, per le formule di proseguimento sono obbligatorie le seguenti indicazioni complementari:
a)
una dicitura che specifichi che il prodotto è idoneo per i lattanti solo dopo il compimento del sesto mese, che esso dovrebbe essere incluso in un'alimentazione diversificata e non deve essere utilizzato come sostituto del latte materno durante i primi sei mesi di vita, e che raccomandi che la decisione di iniziare un'alimentazione complementare, eventualmente anche nei primi sei mesi di vita, venga presa solo dietro parere di persone indipendenti qualificate nel settore della medicina, della nutrizione o della farmacia oppure di altri professionisti competenti per l'assistenza alla maternità e all'infanzia, in base alle specifiche esigenze di crescita e sviluppo di ciascun lattante;
b)
le istruzioni per la corretta preparazione, la corretta conservazione e il corretto smaltimento del prodotto e un'avvertenza sui rischi per la salute derivanti da un'inappropriata preparazione e conservazione.
4. L'articolo 13, paragrafi 2 e 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011 si applica anche alle indicazioni obbligatorie complementari di cui ai paragrafi 2 e 3 del presente articolo.
5. Tutte le indicazioni obbligatorie per le formule per lattanti e le formule di proseguimento sono scritte in una lingua facilmente comprensibile per i consumatori.
6. L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento forniscono le informazioni necessarie riguardo all'utilizzo appropriato dei prodotti, in modo da non scoraggiare l'allattamento al seno.
L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità delle formule per lattanti e di proseguimento non utilizzano le espressioni «umanizzato», «maternizzato», «adattato» o espressioni simili.
L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità delle formule per lattanti e di proseguimento sono concepite in modo tale da evitare qualsiasi rischio di confusione tra le formule per lattanti e le formule di proseguimento e da consentire ai consumatori di distinguerli chiaramente, in particolare per quanto riguarda il testo, le immagini e i colori utilizzati.
Articolo 7
Prescrizioni specifiche sulla dichiarazione nutrizionale
1. Oltre alle informazioni di cui all'articolo 30, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, la dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti e le formule di proseguimento indica la quantità di ogni sostanza minerale e ogni vitamina elencata rispettivamente nell'allegato I o nell'allegato II del presente regolamento e presente nel prodotto, ad eccezione del molibdeno.
La dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti indica anche la quantità di colina, inositolo e carnitina.
In deroga all'articolo 30, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, la dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti e le formule di proseguimento non comprende la quantità di sale.
2. Oltre alle informazioni di cui all'articolo 30, paragrafo 2, lettere da a) a e), del regolamento (UE) n. 1169/2011, al contenuto della dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti e le formule di proseguimento possono essere aggiunti uno o più dei seguenti elementi:
a)
le quantità dei componenti di proteine, carboidrati o grassi;
b)
il rapporto proteine di siero di latte/caseina;
c)
la quantità di qualsiasi sostanza elencata nell'allegato I o nell'allegato II del presente regolamento o nell'allegato del regolamento (UE) n. 609/2013, se l'indicazione di tale sostanza non è prevista nel paragrafo 1;
d)
la quantità di qualsiasi sostanza aggiunta al prodotto in conformità all'articolo 3.
3. In deroga all'articolo 30, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011, le informazioni contenute nella dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti e di proseguimento non devono essere ripetute nell'etichettatura.
4. La dichiarazione nutrizionale è obbligatoria per tutti le formule per lattanti e le formule di proseguimento, indipendentemente dalle dimensioni della superficie maggiore dell'imballaggio o del contenitore.
5. Gli articoli da 31 a 35 del regolamento (UE) n. 1169/2011 si applicano a tutte le sostanze nutritive comprese nella dichiarazione nutrizionale per le formule per lattanti e le formule di proseguimento.
6. In deroga all'articolo 31, paragrafo 3, all'articolo 32, paragrafo 2, e all'articolo 33, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, il valore energetico e le quantità di sostanze nutritive delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento sono espressi per 100 ml di alimento pronto all'uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante. Se opportuno, tali informazioni possono anche essere espresse per 100 g dell'alimento come commercializzato.
7. In deroga all'articolo 32, paragrafi 3 e 4, del regolamento (UE) n. 1169/2011, il valore energetico e le quantità di sostanze nutritive delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento non devono essere espressi in percentuale delle assunzioni di riferimento indicate nell'allegato XIII di tale regolamento.
Oltre alla forma di espressione di cui al paragrafo 6, nel caso delle formule di proseguimento la dichiarazione sulle vitamine e sui minerali, per quanto riguarda le vitamine e i minerali elencati nell'allegato VII del presente regolamento, può essere espressa in percentuale delle assunzioni di riferimento indicate in tale allegato, per 100 ml dell'alimento pronto per l'uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
8. Le indicazioni comprese nella dichiarazione nutrizionale per le formule per lattanti e le formule di proseguimento che non sono elencate nell'allegato XV del regolamento (UE) n. 1169/2011 sono inserite dopo la voce più pertinente di tale allegato a cui appartengono o di cui sono componenti.
Le indicazioni non elencate nell'allegato XV del regolamento (UE) n. 1169/2011 che non appartengono o non sono componenti di una voce di tale allegato sono inserite nella dichiarazione nutrizionale dopo l'ultima voce di tale allegato.
Articolo 8
Indicazioni nutrizionali e sulla salute per le formule per lattanti
Sulle formule per lattanti non devono essere fornite indicazioni nutrizionali e sulla salute.
Articolo 9
Diciture relative al lattosio e all'acido docosaesaenoico (DHA)
1. La dicitura «unicamente lattosio» può essere utilizzata per le formule per lattanti e le formule di proseguimento a condizione che il lattosio sia l'unico carboidrato presente nel prodotto.
2. La dicitura «senza lattosio» può essere utilizzata per le formule per lattanti e le formule di proseguimento a condizione che il contenuto di lattosio nel prodotto non sia superiore a 2,5 mg/100 kJ (10 mg/100 kcal).
Se la dicitura «senza lattosio» viene utilizzata per le formule per lattanti e le formule di proseguimento prodotte con fonti proteiche diverse dagli isolati proteici della soia, essa deve essere accompagnata dalla dicitura «non idoneo a lattanti con galattosemia» indicata in caratteri della stessa dimensione e visibilità della dicitura «senza lattosio» e in prossimità della stessa.
3. La dicitura «contiene acido docosaesaenoico (come prescritto dalla legge per tutte le formule per lattanti)» o «contiene DHA (come prescritto dalla legge per tutte le formule per lattanti)» può essere utilizzata solo per le formule per lattanti immesse sul mercato prima del 22 febbraio 2025.
Articolo 10
Prescrizioni sulle prassi promozionali e commerciali per le formule per lattanti
1. La pubblicità delle formule per lattanti è limitata alle pubblicazioni specializzate in puericultura e alle pubblicazioni scientifiche.
Gli Stati membri possono limitare ulteriormente o vietare tale pubblicità. Questa contiene solo informazioni di carattere scientifico e fattuale. Tali informazioni non devono sottintendere o avvalorare l'idea che l'allattamento artificiale sia equivalente o superiore all'allattamento al seno.
2. È vietata la pubblicità nei punti di vendita, la distribuzione di campioni o il ricorso ad altre forme di promozione intese a promuovere le vendite delle formule per lattanti direttamente al consumatore nella fase del commercio al dettaglio, quali modalità speciali di esposizione, buoni sconto, premi, vendite speciali, vendite promozionali e vendite abbinate ai prodotti.
3. I produttori e i distributori di formule per lattanti non devono offrire al pubblico o alle donne incinte, alle madri e ai membri delle famiglie prodotti gratuiti o a basso prezzo, campioni o altri omaggi, né direttamente, né indirettamente attraverso il sistema sanitario o attraverso gli operatori sanitari.
4. Le formule per lattanti, donate o vendute a basso prezzo a istituzioni od organizzazioni per essere utilizzate nelle istituzioni stesse o distribuite all'esterno di tali istituzioni, possono essere utilizzate o distribuite soltanto per i lattanti che devono essere alimentati con formule per lattanti e unicamente per il periodo necessario.
Articolo 11
Prescrizioni sulle informazioni relative all'alimentazione dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia
1. Gli Stati membri adottano misure volte a garantire che vengano fornite informazioni obiettive e coerenti sull'alimentazione dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia, destinate alle famiglie e a tutti gli interessati nel settore dell'alimentazione dei lattanti e dei bambini e riguardanti la programmazione, la fornitura, la concezione e la diffusione delle informazioni nonché il loro controllo.
2. Il materiale informativo e didattico, in forma scritta o audiovisiva, sull'alimentazione dei lattanti destinato alle donne incinte e alle madri di lattanti e di bambini nella prima infanzia, fornisce chiare informazioni su tutti i punti seguenti:
a)
i benefici e la superiorità dell'allattamento al seno;
b)
l'alimentazione materna, la preparazione all'allattamento al seno e le modalità per assicurarne il mantenimento;
c)
le eventuali conseguenze negative per l'allattamento al seno dell'introduzione dell'allattamento artificiale parziale;
d)
la difficile reversibilità della decisione di non allattare al seno;
e)
all'occorrenza, l'utilizzo corretto delle formule per lattanti.
Se tale materiale contiene informazioni sull'utilizzo delle formule per lattanti, esso deve indicare le conseguenze sociali e finanziarie dell'utilizzo di tali prodotti, i rischi per la salute derivanti dall'utilizzo di alimenti o di metodi di alimentazione non appropriati e in particolare i rischi per la salute derivanti dall'utilizzo scorretto delle formule per lattanti. Detto materiale non deve riportare alcuna immagine che possa idealizzare l'uso di tali alimenti.
3. Le donazioni di attrezzature o materiale didattico o informativo da parte di produttori o distributori devono avvenire solo su richiesta e dietro approvazione scritta delle autorità nazionali competenti o secondo gli orientamenti forniti dalle autorità a tale scopo. Tali attrezzature o materiale possono essere contrassegnati con il nome o la sigla della società donatrice, ma non possono contenere riferimenti a determinate marche di formule per lattanti e possono essere distribuiti soltanto attraverso il sistema sanitario.
Articolo 12
Notifica
1. Quando una formula per lattanti è immessa sul mercato, l'operatore del settore alimentare notifica le informazioni figuranti sull'etichetta all'autorità competente di ogni Stato membro in cui il prodotto in questione è commercializzato, inviandole un modello dell'etichetta utilizzata per il prodotto, e fornendo all'autorità competente qualsiasi altra informazione che essa possa ragionevolmente richiedere per stabilire la conformità al presente regolamento.
2. Quando una formula di proseguimento a base di idrolizzati proteici o contenenti sostanze diverse da quelle elencate nell'allegato II è immessa sul mercato, l'operatore del settore alimentare notifica le informazioni figuranti sull'etichetta all'autorità competente di ogni Stato membro in cui il prodotto in questione è commercializzato, inviandole un modello dell'etichetta utilizzata per il prodotto, e fornendo all'autorità competente qualsiasi altra informazione che essa possa ragionevolmente richiedere per stabilire la conformità al presente regolamento, a meno che uno Stato membro non esoneri l'operatore del settore alimentare da quest'obbligo nel contesto di un sistema nazionale che garantisca un controllo ufficiale efficace del prodotto in questione.
Articolo 13
Direttiva 2006/141/CE
In conformità all'articolo 20, paragrafo 4, del regolamento (UE) n. 609/2013, la direttiva 2006/141/CE è abrogata con effetto dal 22 febbraio 2020. La direttiva 2006/141/CE continua tuttavia ad applicarsi fino al 21 febbraio 2021 alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici.
I riferimenti alla direttiva 2006/141/CE in altri atti si intendono fatti al presente regolamento secondo il sistema indicato nel primo comma.
Articolo 14
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 22 febbraio 2020, ad eccezione delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici, ai quali esso si applica a decorrere dal 22 febbraio 2021.
Ai fini dell'articolo 21, paragrafo 1, secondo comma, del regolamento (UE) n. 609/2013, per quanto riguarda le formule per lattanti e le formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici, la data più lontana indicata nel secondo comma del presente articolo è considerata la data di applicazione.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 25 settembre 2015
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 181 del 29.6.2013, pag. 35.
(2) Direttiva 2006/141/CE della Commissione, del 22 dicembre 2006, riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento e recante modifica della direttiva 1999/21/CE (GU L 401 del 30.12.2006, pag. 1).
(3) Direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 maggio 2009, relativa ai prodotti alimentari destinati ad un'alimentazione particolare (GU L 124 del 20.5.2009, pag. 21).
(4) EFSA NDA Panel (Gruppo di esperti scientifici dell'EFSA sui prodotti dietetici, l'alimentazione e le allergie), 2014, Scientific Opinion on the essential composition of infant and follow-on formulae (Parere scientifico sulla composizione essenziale delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento), EFSA Journal 2014;12(7):3760.
(5) Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativo all'immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari e che abroga le direttive del Consiglio 79/117/CEE e 91/414/CEE (GU L 309 del 24.11.2009, pag. 1).
(6) Parere del comitato scientifico per gli alimenti espresso il 19 settembre 1997 sul livello massimo di residui (LMR) pari a 0,01 mg/kg per gli antiparassitari negli alimenti per i lattanti e i bambini nella prima infanzia (Opinion of the Scientific Committee for Food on a maximum residue limit (MRL) of 0,01 mg/kg for pesticides in foods intended for infants and young children).
(7) Ulteriori dati sul parere del comitato scientifico dell'alimentazione umana espresso il 19 settembre 1997 sul livello massimo di residui (LMR) pari allo 0,01 mg/kg per gli antiparassitari nelle formule per lattanti e bambini nella prima infanzia (adottato il 4 giugno 1998 dal comitato scientifico per gli alimenti — SCF).
(8) Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
(9) Regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari (GU L 404 del 30.12.2006, pag. 9).
(10) GU C 213 dell'8.7.2014, pag. 1.
(11) Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1).
ALLEGATO I
PRESCRIZIONI IN MATERIA DI COMPOSIZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 1
1. ENERGIA
Minimo
Massimo
250 kJ/100 ml
293 kJ/100 ml
(60 kcal/100 ml)
(70 kcal/100 ml)
2. PROTEINE
(Tenore di proteine = tenore di azoto × 6,25)
2.1. Formule per lattanti a base di proteine di latte vaccino o caprino
Minimo
Massimo
0,43 g/100 kJ
0,6 g/100 kJ
(1,8 g/100 kcal)
(2,5 g/100 kcal)
A valore energetico pari, le formule per lattanti a base di proteine di latte vaccino o caprino devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte A. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina, se il rapporto tra metionina e cisteina non è superiore a 2, e possono essere sommate le concentrazioni di fenilalanina e tirosina, se il rapporto tra tirosina e fenilalanina non è superiore a 2. Il rapporto tra metionina e cisteina e tra tirosina e fenilalanina può essere superiore a 2, a condizione che sia dimostrata l'idoneità per i lattanti del prodotto in questione in conformità all'articolo 3, paragrafo 3.
Il tenore di L-carnitina è almeno pari a 0,3 mg/100 kJ (1,2 mg/100 kcal).
2.2. Formule per lattanti a base di isolati proteici della soia, soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino
Minimo
Massimo
0,54 g/100 kJ
0,67 g/100 kJ
(2,25 g/100 kcal)
(2,8 g/100 kcal)
Per la produzione di questi formule per lattanti devono essere utilizzati unicamente isolati proteici della soia.
A valore energetico pari, gli formule per lattanti a base di isolati proteici della soia, soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino, devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte A. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina, se il rapporto tra metionina e cisteina non è superiore a 2, e possono essere sommate le concentrazioni di fenilalanina e tirosina, se il rapporto tra tirosina e fenilalanina non è superiore a 2. Il rapporto tra metionina e cisteina e tra tirosina e fenilalanina può essere superiore a 2, a condizione che sia dimostrata l'idoneità per i lattanti del prodotto in questione in conformità all'articolo 3, paragrafo 3.
Il tenore di L-carnitina è almeno pari a 0,3 mg/100 kJ (1,2 mg/100 kcal).
2.3. Formule per lattanti a base di idrolizzati proteici
Minimo
Massimo
0,44 g/100 kJ
0,67 g/100 kJ
(1,86 g/100 kcal)
(2,8 g/100 kcal)
2.3.1. Fonte proteica
Proteine di siero di latte dolce demineralizzato ottenute da latte vaccino in seguito a precipitazione enzimatica delle caseine mediante impiego di chimosina, costituite dal:
a)
63 % di isolato di proteine di siero di latte privo di glicomacropeptidi da caseina con un tenore proteico minimo pari al 95 % di materia secca, una denaturazione delle proteine inferiore al 70 % e un tenore massimo di ceneri del 3 %; e
b)
37 % di concentrato proteico di siero di latte dolce con un tenore proteico minimo pari all'87 % di materia secca, una denaturazione delle proteine inferiore al 70 % e un tenore massimo di ceneri del 3,5 %.
2.3.2. Trasformazione delle proteine
Processo di idrolisi in due fasi mediante impiego di un preparato di tripsina con una fase di trattamento termico (da 3 a 10 minuti tra 80 e 100 °C) tra le due fasi di idrolisi.
2.3.3. Amminoacidi indispensabili e amminoacidi indispensabili in particolari condizioni e L-carnitina
A valore energetico pari, le formule per lattanti a base di idrolizzati proteici devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte B. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina, se il rapporto tra metionina e cisteina non è superiore a 2, e possono essere sommate le concentrazioni di fenilalanina e tirosina, se il rapporto tra tirosina e fenilalanina non è superiore a 2. Il rapporto tra metionina e cisteina e tra tirosina e fenilalanina può essere superiore a 2, a condizione che sia dimostrata l'idoneità per i lattanti del prodotto in questione in conformità all'articolo 3, paragrafo 3.
Il tenore di L-carnitina è almeno pari a 0,3 mg/100 kJ (1,2 mg/100 kcal).
2.4. In tutti i casi, alle formule per lattanti possono essere aggiunti amminoacidi unicamente al fine di migliorare il valore nutritivo delle proteine e solo nelle proporzioni necessarie a tal fine.
3. TAURINA
La quantità di taurina eventualmente aggiunta alle formule per lattanti non deve essere superiore a 2,9 mg/100 kJ (12 mg/100 kcal).
4. COLINA
Minimo
Massimo
6,0 mg/100 kJ
12 mg/100 kJ
(25 mg/100 kcal)
(50 mg/100 kcal)
5. LIPIDI
Minimo
Massimo
1,1 g/100 kJ
1,4 g/100 kJ
(4,4 g/100 kcal)
(6,0 g/100 kcal)
5.1. È vietato l'impiego di:
—
olio di semi di sesamo,
—
olio di semi di cotone.
5.2. Il tenore di acidi grassi trans non deve superare il 3 % del tenore totale di grassi.
5.3. Il tenore di acido erucico non deve superare l'1 % del tenore totale di grassi.
5.4. Acido linoleico
Minimo
Massimo
120 mg/100 kJ
300 mg/100 kJ
(500 mg/100 kcal)
(1 200 mg/100 kcal)
5.5. Acido alfa-linolenico
Minimo
Massimo
12 mg/100 kJ
24 mg/100 kJ
(50 mg/100 kcal)
(100 mg/100 kcal)
5.6. Acido docosaesaenoico
Minimo
Massimo
4,8 mg/100 kJ
12 mg/100 kJ
(20 mg/100 kcal)
(50 mg/100 kcal)
5.7. Possono essere aggiunti altri acidi grassi polinsaturi a catena lunga (20 e 22 atomi di carbonio). In tal caso il tenore di acidi grassi polinsaturi a catena lunga non deve superare il 2 % del tenore totale di grassi per gli acidi polinsaturi a catena lunga n-6 [1 % del tenore totale di grassi per l'acido arachidonico (20:4 n- 6)].
Il tenore di acido eicosapentenoico (20:5 n-3) non deve superare il tenore di acido docosaesaenoico (22:6 n-3).
6. FOSFOLIPIDI
La quantità di fosfolipidi nelle formule per lattanti non deve superare 2 g/l.
7. INOSITOLO
Minimo
Massimo
0,96 mg/100 kJ
9,6 mg/100 kJ
(4 mg/100 kcal)
(40 mg/100 kcal)
8. CARBOIDRATI
Minimo
Massimo
2,2 g/100 kJ
3,3 g/100 kJ
(9 g/100 kcal)
(14 g/100 kcal)
8.1. Possono essere utilizzati soltanto i seguenti carboidrati:
—
lattosio,
—
maltosio,
—
saccarosio,
—
glucosio,
—
sciroppo di glucosio o sciroppo di glucosio disidratato,
—
maltodestrine,
—
amido precotto (naturalmente privo di glutine),
—
amido gelatinizzato (naturalmente privo di glutine).
8.2. Lattosio
Minimo
Massimo
1,1 g/100 kJ
—
(4,5 g/100 kcal)
—
Tali livelli minimi non si applicano alle formule per lattanti:
—
in cui gli isolati proteici della soia costituiscono oltre il 50 % del tenore totale di proteine, o
—
recanti la dicitura «senza lattosio» in conformità all'articolo 9, paragrafo 2.
8.3. Saccarosio
Il saccarosio può essere aggiunto soltanto alle formule per lattanti a base di idrolizzati proteici. Il saccarosio eventualmente aggiunto non deve superare il 20 % del tenore totale di carboidrati.
8.4. Glucosio
Il glucosio può essere aggiunto soltanto agli formule per lattanti a base di idrolizzati proteici. Il glucosio eventualmente aggiunto non deve superare 0,5 g/100 kJ (2 g/100 kcal).
8.5. Sciroppo di glucosio o sciroppo di glucosio disidratato
Lo sciroppo di glucosio o lo sciroppo di glucosio disidratato può essere aggiunto alle formule per lattanti a base di proteine di latte vaccino o caprino o a base di isolati proteici della soia (soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino) soltanto se il suo equivalente destrosio non è superiore a 32. Se a questi prodotti viene aggiunto sciroppo di glucosio o sciroppo di glucosio disidratato, il tenore di glucosio derivante dallo sciroppo di glucosio o dallo sciroppo di glucosio disidratato non deve superare 0,2 g/100 kJ (0,84 g/100 kcal).
Le quantità massime di glucosio di cui al punto 8.4 si applicano se lo sciroppo di glucosio o lo sciroppo di glucosio disidratato viene aggiunto a formule per lattanti a base di idrolizzati proteici.
8.6. Amido precotto e/o amido gelatinizzato
Minimo
Massimo
—
2 g/100 ml e 30 % del tenore totale di carboidrati
9. FRUTTOLIGOSACCARIDI E GALATTOLIGOSACCARIDI
I fruttoligosaccaridi e i galattoligosaccaridi possono essere aggiunti alle formule per lattanti. Il loro tenore non deve superare 0,8 g/100 ml nella combinazione di 90 % di oligogalattosil-lattosio e 10 % di oligofruttosil-saccarosio a elevato peso molecolare.
Possono essere utilizzate altre combinazioni e altri livelli massimi di fruttoligosaccaridi e galattoligosaccaridi, a condizione che sia dimostrata la loro idoneità per i lattanti in conformità all'articolo 3, paragrafo 3.
10. SOSTANZE MINERALI
10.1. Formule per lattanti a base di proteine di latte vaccino o caprino o a base di idrolizzati proteici
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Sodio (mg)
6
14,3
25
60
Potassio (mg)
19,1
38,2
80
160
Cloruro (mg)
14,3
38,2
60
160
Calcio (mg)
12
33,5
50
140
Fosforo (mg) (1)
6
21,5
25
90
Magnesio (mg)
1,2
3,6
5
15
Ferro (mg)
0,07
0,31
0,3
1,3
Zinco (mg)
0,12
0,24
0,5
1
Rame (μg)
14,3
24
60
100
Iodio (μg)
3,6
6,9
15
29
Selenio (μg)
0,72
2
3
8,6
Manganese (μg)
0,24
24
1
100
Molibdeno (μg)
—
3,3
—
14
Fluoruro (μg)
—
24
—
100
Il rapporto molare calcio/fosforo disponibile non deve essere inferiore a 1 o superiore a 2. La quantità di fosforo disponibile è calcolata come l'80 % del fosforo totale per le formule per lattanti a base di proteine del latte vaccino, di proteine del latte caprino o di idrolizzati proteici.
10.2. Formule per lattanti a base di isolati proteici della soia, soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino
Si applicano tutte le prescrizioni di cui al punto 10.1, eccetto quelle relative al ferro, al fosforo e allo zinco, che sono le seguenti:
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Ferro (mg)
0,11
0,48
0,45
2
Fosforo (mg) (2)
7,2
24
30
100
Zinco (mg)
0,18
0,3
0,75
1,25
Il rapporto molare calcio/fosforo disponibile non deve essere inferiore a 1 o superiore a 2. La quantità di fosforo disponibile è calcolata come il 70 % del fosforo totale per le formule per lattanti a base di isolati proteici della soia.
11. VITAMINE
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Vitamina A (μg-RE) (3)
16,7
27,2
70
114
Vitamina D (μg)
0,48
0,72
2
3
Tiamina (μg)
9,6
72
40
300
Riboflavina (μg)
14,3
95,6
60
400
Niacina (mg) (4)
0,1
0,36
0,4
1,5
Acido pantotenico (mg)
0,1
0,48
0,4
2
Vitamina B6 (μg)
4,8
41,8
20
175
Biotina (μg)
0,24
1,8
1
7,5
Folato (μg-DFE) (5)
3,6
11,4
15
47,6
Vitamina B12 (μg)
0,02
0,12
0,1
0,5
Vitamina C (mg)
0,96
7,2
4
30
Vitamina K (μg)
0,24
6
1
25
Vitamina E (mg α-tocoferolo) (6)
0,14
1,2
0,6
5
12. NUCLEOTIDI
Possono essere aggiunti i seguenti nucleotidi:
Massimo (7)
(mg/100 kJ)
(mg/100 kcal)
5′-monofosfato di citidina
0,60
2,50
5′-monofosfato di uridina
0,42
1,75
5′-monofosfato di adenosina
0,36
1,50
5′ -monofosfato di guanosina
0,12
0,50
5′-monofosfato di inosina
0,24
1,00
(1) Fosforo totale
(2) Fosforo totale
(3) Vitamina A preformata; RE = tutto il trans-retinolo equivalente.
(4) Niacina preformata.
(5) Equivalente di folato dalla dieta: 1 μg DFE (dietary folate equivalent) = 1 μg di folato dagli alimenti = 0,6 μg di acido folico della formula.
(6) Basato sull'attività come vitamina E dell'RRR-α-tocoferolo.
(7) La concentrazione totale di nucleotidi non deve superare 1,2 mg/100 kJ (5 mg/100 kcal).
ALLEGATO II
PRESCRIZIONI IN MATERIA DI COMPOSIZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 2
1. ENERGIA
Minimo
Massimo
250 kJ/100 ml
293 kJ/100 ml
(60 kcal/100 ml)
(70 kcal/100 ml)
2. PROTEINE
(Tenore di proteine = tenore di azoto × 6,25)
2.1. Formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino
Minimo
Massimo
0,43 g/100 kJ
0,6 g/100 kJ
(1,8 g/100 kcal)
(2,5 g/100 kcal)
A valore energetico pari, le formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte A. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina e i tassi di fenilalanina e tirosina.
2.2. Formule di proseguimento a base di isolati proteici della soia, da soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino
Minimo
Massimo
0,54 g/100 kJ
0,67 g/100 kJ
(2,25 g/100 kcal)
(2,8 g/100 kcal)
Per la produzione di queste formule di proseguimento devono essere utilizzati unicamente isolati proteici della soia.
A valore energetico pari, le formule di proseguimento a base di isolati proteici della soia, soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte A. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina e i tassi di fenilalanina e tirosina.
2.3. Formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici
Minimo
Massimo
0,44 g/100 kJ
0,67 g/100 kJ
(1,86 g/100 kcal)
(2,8 g/100 kcal)
2.3.1. Fonte proteica
Proteine di siero di latte dolce demineralizzato ottenute da latte vaccino in seguito a precipitazione enzimatica delle caseine mediante impiego di chimosina, costituite dal:
a)
63 % di isolato di proteine di siero di latte privo di glicomacropeptidi da caseina con un tenore proteico minimo pari al 95 % di materia secca, una denaturazione delle proteine inferiore al 70 % e un tenore massimo di ceneri del 3 %; e
b)
37 % di concentrato proteico di siero di latte dolce con un tenore proteico minimo pari all'87 % di materia secca, una denaturazione delle proteine inferiore al 70 % e un tenore massimo di ceneri del 3,5 %.
2.3.2. Trasformazione delle proteine
Processo di idrolisi in due fasi mediante impiego di un preparato di tripsina con una fase di trattamento termico (da 3 a 10 minuti tra 80 e 100 °C) tra le due fasi di idrolisi.
2.3.3. Amminoacidi indispensabili e amminoacidi indispensabili in particolari condizioni
A valore energetico pari, le formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici devono contenere ciascuno degli amminoacidi indispensabili e degli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, in quantità disponibile almeno pari a quella contenuta nella proteina di riferimento, come indicato nell'allegato III, parte B. Tuttavia, a fini di calcolo, possono essere sommate le concentrazioni di metionina e cisteina e le concentrazioni di fenilalanina e tirosina.
2.4. In tutti i casi, alle formule di proseguimento possono essere aggiunti amminoacidi unicamente al fine di migliorare il valore nutritivo delle proteine e solo nelle proporzioni necessarie a tal fine.
3. TAURINA
La quantità di taurina eventualmente aggiunta alle formule di proseguimento non deve essere superiore a 2,9 mg/100 kJ (12 mg/100 kcal).
4. LIPIDI
Minimo
Massimo
1,1 g/100 kJ
1,4 g/100 kJ
(4,4 g/100 kcal)
(6,0 g/100 kcal)
4.1. È vietato l'impiego di:
—
olio di semi di sesamo,
—
olio di semi di cotone.
4.2. Il tenore di acidi grassi trans non deve superare il 3 % del tenore totale di grassi.
4.3. Il tenore di acido erucico non deve superare l'1 % del tenore totale di grassi.
4.4. Acido linoleico
Minimo
Massimo
120 mg/100 kJ
300 mg/100 kJ
(500 mg/100 kcal)
(1 200 mg/100 kcal)
4.5. Acido alfa-linolenico
Minimo
Massimo
12 mg/100 kJ
24 mg/100 kJ
(50 mg/100 kcal)
(100 mg/100 kcal)
4.6. Acido docosaesaenoico
Minimo
Massimo
4,8 mg/100 kJ
12 mg/100 kJ
(20 mg/100 kcal)
(50 mg/100 kcal)
4.7. Possono essere aggiunti altri acidi grassi polinsaturi a catena lunga (20 e 22 atomi di carbonio). In tal caso il tenore di acidi grassi polinsaturi a catena lunga non deve superare il 2 % del tenore totale di grassi per gli acidi polinsaturi a catena lunga n-6 [1 % del tenore totale di grassi per l'acido arachidonico (20:4 n- 6)].
Il tenore di acido eicosapentenoico (20:5 n-3) non deve superare il tenore di acido docosaesaenoico (22:6 n-3).
5. FOSFOLIPIDI
La quantità di fosfolipidi nelle formule di proseguimento non deve superare 2 g/l.
6. CARBOIDRATI
Minimo
Massimo
2,2 g/100 kJ
3,3 g/100 kJ
(9 g/100 kcal)
(14 g/100 kcal)
6.1. È vietato l'impiego di ingredienti contenenti glutine.
6.2. Lattosio
Minimo
Massimo
1,1 g/100 kJ
—
(4,5 g/100 kcal)
—
Tali livelli minimi non si applicano alle formule di proseguimento:
—
nei quali gli isolati proteici della soia costituiscono oltre il 50 % del tenore totale di proteine, o
—
recanti la dicitura «senza lattosio» in conformità all'articolo 9, paragrafo 2.
6.3. Saccarosio, fruttosio, miele
Minimo
Massimo
—
separatamente oppure insieme: 20 % del tenore totale di carboidrati
Il miele deve essere trattato in modo da distruggere le spore di Clostridium botulinum.
6.4. Glucosio
Il glucosio può essere aggiunto solo alle formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici. Il glucosio eventualmente aggiunto non deve superare 0,5 g/100 kJ (2 g/100 kcal).
6.5. Sciroppo di glucosio o sciroppo di glucosio disidratato
Lo sciroppo di glucosio o lo sciroppo di glucosio disidratato può essere aggiunto alle formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino o a base di isolati proteici della soia (soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino) soltanto se il suo equivalente destrosio non è superiore a 32. Se a questi prodotti viene aggiunto sciroppo di glucosio o sciroppo di glucosio disidratato, il tenore di glucosio derivante dallo sciroppo di glucosio o dallo sciroppo di glucosio disidratato non deve superare 0,2 g/100 kJ (0,84 g/100 kcal).
Le quantità massime di glucosio indicate al punto 6.4 si applicano se lo sciroppo di glucosio o lo sciroppo di glucosio disidratato viene aggiunto a formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici.
7. FRUTTOLIGOSACCARIDI E GALATTOLIGOSACCARIDI
I fruttoligosaccaridi e i galattoligosaccaridi possono essere aggiunti alle formule di proseguimento. Il loro tenore non deve superare 0,8 g/100 ml nella combinazione di 90 % di oligogalattosil-lattosio e 10 % di oligofruttosil-saccarosio a elevato peso molecolare.
Possono essere utilizzate altre combinazioni e altri livelli massimi di fruttoligosaccaridi e galattoligosaccaridi, a condizione che sia dimostrata la loro idoneità per i lattanti in conformità all'articolo 3, paragrafo 3.
8. SOSTANZE MINERALI
8.1. Formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino o di idrolizzati proteici
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Sodio (mg)
6
14,3
25
60
Potassio (mg)
19,1
38,2
80
160
Cloruro (mg)
14,3
38,2
60
160
Calcio (mg)
12
33,5
50
140
Fosforo (mg) (1)
6
21,5
25
90
Magnesio (mg)
1,2
3,6
5
15
Ferro (mg)
0,14
0,48
0,6
2
Zinco (mg)
0,12
0,24
0,5
1
Rame (μg)
14,3
24
60
100
Iodio (μg)
3,6
6,9
15
29
Selenio (μg)
0,72
2
3
8,6
Manganese (μg)
0,24
24
1
100
Molibdeno (μg)
—
3,3
—
14
Fluoruro (μg)
—
24
—
100
Il rapporto molare calcio/fosforo disponibile non deve essere inferiore a 1 o superiore a 2. La quantità di fosforo disponibile è calcolata come l'80 % del fosforo totale per le formule di proseguimento a base di proteine del latte vaccino, di proteine del latte caprino o di idrolizzati proteici.
8.2. Formule di proseguimento a base di isolati proteici della soia, da soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino
Si applicano tutte le prescrizioni del punto 8.1, eccetto quelle relative al ferro, al fosforo e allo zinco, che sono le seguenti:
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Ferro (mg)
0,22
0,6
0,9
2,5
Fosforo (mg) (2)
7,2
24
30
100
Zinco (mg)
0,18
0,3
0,75
1,25
Il rapporto molare calcio/fosforo disponibile non deve essere inferiore a 1 o superiore a 2. La quantità di fosforo disponibile è calcolata come il 70 % del fosforo totale per le formule di proseguimento a base di isolati proteici della soia.
9. VITAMINE
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Vitamina A (μg-RE) (3)
16,7
27,2
70
114
Vitamina D (μg)
0,48
0,72
2
3
Tiamina (μg)
9,6
72
40
300
Riboflavina (μg)
14,3
95,6
60
400
Niacina (mg) (4)
0,1
0,36
0,4
1,5
Acido pantotenico (mg)
0,1
0,48
0,4
2
Vitamina B6 (μg)
4,8
41,8
20
175
Biotina (μg)
0,24
1,8
1
7,5
Folato (μg-DFE) (5)
3,6
11,4
15
47,6
Vitamina B12 (μg)
0,02
0,12
0,1
0,5
Vitamina C (mg)
0,96
7,2
4
30
Vitamina K (μg)
0,24
6
1
25
Vitamina E (mg α-tocoferolo) (6)
0,14
1,2
0,6
5
10. NUCLEOTIDI
Possono essere aggiunti i seguenti nucleotidi:
Massimo (7)
(mg/100 kJ)
(mg/100 kcal)
5′-monofosfato di citidina
0,60
2,50
5′-monofosfato di uridina
0,42
1,75
5′-monofosfato di adenosina
0,36
1,50
5′-monofosfato di guanosina
0,12
0,50
5′-monofosfato di inosina
0,24
1,00
(1) Fosforo totale
(2) Fosforo totale
(3) Vitamina A preformata; RE = tutto il trans-retinolo equivalente.
(4) Niacina preformata.
(5) Equivalente di folato dalla dieta: 1 μg DFE (dietary folate equivalent) = 1 μg di folato dagli alimenti = 0,6 μg di acido folico della formula.
(6) Basato sull'attività come vitamina E dell'RRR-α-tocoferolo.
(7) La concentrazione totale di nucleotidi non deve superare 1,2 mg/100 kJ (5 mg/100 kcal).
ALLEGATO III
AMMINOACIDI INDISPENSABILI E AMMINOACIDI INDISPENSABILI IN PARTICOLARI CONDIZIONI PRESENTI NEL LATTE MATERNO
Ai fini del punto 2 degli allegati I e II, il latte materno è utilizzato come proteina di riferimento come indicato rispettivamente nella parte A e nella parte B del presente allegato.
A. Formule per lattanti e formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino e formule per lattanti e formule di proseguimento a base di isolati proteici della soia, soli o combinati a proteine di latte vaccino o caprino
Ai fini dei punti 2.1 e 2.2 degli allegati I e II, gli amminoacidi indispensabili e gli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, presenti nel latte materno, espressi in mg per 100 kJ e 100 kcal, sono i seguenti:
Per 100 kJ (1)
Per 100 kcal
Cisteina
9
38
Istidina
10
40
Isoleucina
22
90
Leucina
40
166
Lisina
27
113
Metionina
5
23
Fenilalanina
20
83
Treonina
18
77
Triptofano
8
32
Tirosina
18
76
Valina
21
88
B. Formule per lattanti e formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici
Ai fini del punto 2.3 degli allegati I e II, gli amminoacidi indispensabili e gli amminoacidi indispensabili in particolari condizioni, presenti nel latte materno, espressi in mg per 100 kJ e 100 kcal, sono i seguenti:
Per 100 kJ (2)
Per 100 kcal
Arginina
16
69
Cisteina
6
24
Istidina
11
45
Isoleucina
17
72
Leucina
37
156
Lisina
29
122
Metionina
7
29
Fenilalanina
15
62
Treonina
19
80
Triptofano
7
30
Tirosina
14
59
Valina
19
80
(1) 1 kJ = 0,239 kcal.
(2) 1 kJ = 0,239 kcal.
ALLEGATO IV
SOSTANZE ATTIVE DI CUI ALL'ARTICOLO 4, PARAGRAFO 3
Denominazione chimica della sostanza
Livello massimo di residui
(mg/kg)
Cadusafos
0,006
Demeton-S-metil/demeton-S-metil-solfone/ossidemeton-metile (singolarmente o in combinazione, espressi in demeton-S-metil)
0,006
Etoprofos
0,008
Fipronil (somma di fipronil e fipronil-desulfinil, espressi in fipronil)
0,004
Propineb/propilenetiourea (somma di propineb e propilenetiourea)
0,006
ALLEGATO V
SOSTANZE ATTIVE DI CUI ALL'ARTICOLO 4, PARAGRAFO 4
Denominazione chimica della sostanza (definizione del residuo)
Aldrin e dieldrin, espressi in dieldrin
Disulfoton (somma di disulfoton, solfossido di disulfoton e solfone di disulfoton, espressa in disulfoton)
Endrin
Fensulfothion (somma di fensulfothion, del suo analogo d'ossigeno e dei loro solfoni, espressa in fensulfothion)
Fentin, espresso in cationi di trifenilstagno
Alossifop (somma di alossifop, dei suoi sali ed esteri compresi i composti, espressa in alossifop)
Eptacloro e trans-eptacloro epossido, espressi in eptacloro
Esaclorobenzene
Nitrofen
Ometoato
Terbufos (somma di terbufos, del suo solfossido e solfone, espressa in terbufos)
ALLEGATO VI
DENOMINAZIONI DI CUI ALL'ARTICOLO 5
PARTE A
Denominazioni di cui all'articolo 5, paragrafo 1
Le denominazioni delle formule per lattanti e di proseguimento diverse dalle formule per lattanti e di proseguimento prodotte interamente con proteine di latte vaccino o caprino sono, rispettivamente:
—
in bulgaro: «Храни за кърмачета» e «Преходни храни»,
—
in spagnolo: «Preparado para lactantes» e «Preparado de continuación»,
—
in ceco: «Počáteční kojenecká výživa» e «Pokračovací kojenecká výživa»,
—
in danese: «Modermælkserstatning» e «Tilskudsblanding»,
—
in tedesco: «Säuglingsanfangsnahrung» e «Folgenahrung»,
—
in estone: «Imiku piimasegu» e «Jätkupiimasegu»,
—
ingreco: «Παρασκεύασμα για βρέφη» e «Παρασκεύασμα δεύτερης βρεφικής ηλικίας»,
—
in inglese: «Infant formula» e «Follow-on formula»,
—
in francese: «Préparation pour nourrissons» e «Préparation de suite»,
—
in croato: «Početna hrana za dojenčad» e «Prijelazna hrana za dojenčad»,
—
in italiano: «Formula per lattanti» e «Formula di proseguimento»,
—
in lettone: «Maisījums zīdaiņiem» e «Papildu ēdināšanas maisījums zīdaiņiem»,
—
in lituano: «Pradinio maitinimo kūdikių mišiniai» e «Tolesnio maitinimo kūdikių mišiniai»,
—
in ungherese: «Anyatej-helyettesítő tápszer» e «Anyatej-kiegészítő tápszer»,
—
in maltese: «Formula tat-trabi» e «Formula tal-prosegwiment»,
—
in neerlandese: «Volledige zuigelingenvoeding» e «Opvolgzuigelingenvoeding»,
—
in polacco: «Preparat do początkowego żywienia niemowląt» e «Preparat do dalszego żywienia niemowląt»,
—
in portoghese: «Fórmula para lactentes» e «Fórmula de transição»,
—
in rumeno: «Formulă de început» e «Formulă de continuare»,
—
in slovacco: «Počiatočná dojčenská výživa» e «Následná dojčenská výživa»,
—
in sloveno: «Začetna formula za dojenčke» e «Nadaljevalna formula»,
—
in finlandese: «Äidinmaidonkorvike» e «Vieroitusvalmiste»,
—
in svedese: «Modersmjölksersättning» e «Tillskottsnäring».
PARTE B
Denominazioni di cui all'articolo 5, paragrafo 2
Le denominazioni delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento prodotte interamente con proteine di latte vaccino o caprino sono, rispettivamente:
—
in bulgaro: «Млека за кърмачета» e «Преходни млека»,
—
in spagnolo: «Leche para lactantes» e «Leche de continuación»,
—
in ceco: «Počáteční mléčná kojenecká výživa» e «Pokračovací mléčná kojenecká výživa»,
—
in danese: «Modermælkserstatning udelukkende baseret på mælk» e «Tilskudsblanding udelukkende baseret på mælk»,
—
in tedesco: «Säuglingsmilchnahrung» e «Folgemilch»,
—
in estone: «Piimal põhinev imiku piimasegu» e «Piimal põhinev jätkupiimasegu»,
—
in greco: «Γάλα για βρέφη» e «Γάλα δεύτερης βρεφικής ηλικίας»,
—
in inglese: «Infant milk» e «Follow-on milk»,
—
in francese: «Lait pour nourrissons» e «Lait de suite»,
—
in croato: «Početna mliječna hrana za dojenčad» e «Prijelazna mliječna hrana za dojenčad»,
—
in italiano: «Latte per lattanti» e «Latte di proseguimento»,
—
in lettone: «Piena maisījums zīdaiņiem» e «Papildu ēdināšanas piena maisījums zīdaiņiem»,
—
in lituano: «Pradinio maitinimo kūdikių pieno mišiniai» e «Tolesnio maitinimo kūdikių pieno mišiniai»,
—
in ungherese: «Tejalapú anyatej-helyettesítő tápszer» e «Tejalapú anyatej-kiegészítő tápszer»,
—
in maltese: «Ħalib tat-trabi» e «Ħalib tal-prosegwiment»,
—
in neerlandese: «Volledige zuigelingenvoeding op basis van melk» o «Zuigelingenmelk» e «Opvolgmelk»,
—
in polacco: «Mleko początkowe» e «Mleko następne»,
—
in portoghese: «Leite para lactentes» e «Leite de transição»,
—
in rumeno: «Lapte de început» e «Lapte de continuare»,
—
in slovacco: «Počiatočná dojčenská mliečna výživa» e «Následná dojčenská mliečna výživa»,
—
in sloveno: «Začetno mleko za dojenčke» e «Nadaljevalno mleko»,
—
in finlandese: «Maitopohjainen äidinmaidonkorvike» e «Maitopohjainen vieroitusvalmiste»,
—
in svedese: «Modersmjölksersättning uteslutande baserad på mjölk» e «Tillskottsnäring uteslutande baserad på mjölk».
ALLEGATO VII
ASSUNZIONI DI RIFERIMENTO DI CUI ALL'ARTICOLO 7, PARAGRAFO 7
Sostanza nutritiva
Assunzione di riferimento
Vitamina A
(μg) 400
Vitamina D
(μg) 7
Vitamina E
(mg TE) 5
Vitamina K
(μg) 12
Vitamina C
(mg) 45
Tiamina
(mg) 0,5
Riboflavina
(mg) 0,7
Niacina
(mg) 7
Vitamina B6
(mg) 0,7
Folato
(μg) 125
Vitamina B12
(μg) 0,8
Acido pantotenico
(mg) 3
Biotina
(μg) 10
Calcio
(mg) 550
Fosforo
(mg) 550
Potassio
(mg) 1 000
Sodio
(mg) 400
Cloruro
(mg) 500
Ferro
(mg) 8
Zinco
(mg) 5
Iodio
(μg) 80
Selenio
(μg) 20
Rame
(mg) 0,5
Magnesio
(mg) 80
Manganese
(mg) 1,2
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Formule per lattanti e formule di proseguimento — composizione e informazione
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
L’integrazione del regolamento (UE) n. 609/2013 relativo agli alimenti destinati a gruppi specifici, che impone alla Commissione europea di adottare norme sulla composizione e l’etichettatura per le formule per lattanti* e le formule di proseguimento*, mediante un atto delegato, e basate sui dati scientifici più recenti. Vieta l’apposizione di indicazioni nutrizionali e sulla salute sulle formule per lattanti per proteggere e promuovere l’allattamento al seno. Aiuta le autorità nazionali a migliorare il monitoraggio del mercato di formule per lattanti mediante norme supplementari di notifica.
PUNTI CHIAVE
La direttiva 2006/141/CE è abrogata con effetto dal 22 febbraio 2020 ma continuerà ad applicarsi fino al 21 febbraio 2022 alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento a base di idrolizzati proteici.
Le formule per lattanti e le formule di proseguimento a base di proteine di latte vaccino o caprino devono indicare i nomi ufficiali previsti in ogni lingua comunitaria. In italiano sono rispettivamente «formula per lattanti» e «formula di proseguimento».
Ingredienti
Le formule per lattanti e le formule di proseguimento:devono essere conformi al presente regolamento e alle altre norme orizzontali pertinenti della legislazione alimentare comunitaria, compreso il regolamento (UE) n. 1169/2011 sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori; devono rispettare i requisiti del regolamento sulla composizione che si applicano a prodotti pronti per l’uso e commercializzati come tali, oppure a prodotti pronti per l’uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni delle aziende produttrici; devono richiedere solo l’aggiunta di acqua, se commercializzate come pronte per l’uso oppure pronte per l’uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni dell’azienda produttrice; devono essere prodotte con le fonti proteiche indicate nel regolamento e con altri ingredienti alimentari, la cui idoneità per i lattanti sin dalla nascita (per le formule ai lattanti) o per i lattanti dopo il compimento del sesto mese (per le formule di proseguimento) è stata confermata da dati scientifici generalmente accettati; non devono contenere residui di pesticidi superiori a 0,01 mg/kg per sostanza attiva, salvo alcune eccezioni; non devono essere ottenute da prodotti agricoli per la cui produzione sono stati utilizzati pesticidi che contengono le sostanze vietate elencate nel regolamento, fatto salvo un valore massimo di residui ammesso per i controlli;nessun prodotto diverso dalle formule per lattanti può essere commercializzato o comunque presentato come un prodotto idoneo a soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti in buona salute nei primi mesi di vita.
Informazioni sugli alimenti
Le formule devono essere conformi al regolamento (UE) n. 1169/2011 che stabilisce le informazioni sugli alimenti per i consumatori, con le seguenti ulteriori informazioni:una dicitura che specifichi che il prodotto è idoneo ai lattanti sin dalla nascita quando non sono allattati al seno (solo formule per lattanti); Un’«avvertenza importante» (anche nella pubblicità) relativa alla superiorità dell’allattamento al seno e una dicitura che raccomandi di utilizzare il prodotto solo dietro parere di professionisti (solo formule per lattanti); una dicitura che specifichi che il prodotto è idoneo ai lattanti solo dopo il compimento del sesto mese, e che dovrebbe essere incluso in un’alimentazione diversificata e non utilizzato come sostituto del latte materno durante i primi sei mesi di vita. Inoltre, la presente deve raccomandare che la decisione di iniziare un’alimentazione complementare venga presa solo dietro parere di professionisti in base alle specifiche esigenze di crescita e sviluppo di ciascun lattante (solo formule di proseguimento); le istruzioni per la preparazione, la conservazione e lo smaltimento del prodotto e un’avvertenza sui rischi per la salute derivanti da un’inappropriata preparazione e conservazione.L’etichettatura, la presentazione e la pubblicità delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento devono fornire le informazioni necessarie riguardo all’utilizzo appropriato dei prodotti. Questo ai fini di non scoraggiare l’allattamento al seno. Inoltre, le informazioni devono evitare qualsiasi rischio di confusione tra le formule per lattanti e le formule di proseguimento.
Oltre alle informazioni di cui il regolamento (UE) n. 1169/2011, la dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le formule per lattanti e le formule di proseguimento deve indicare la quantità di ogni sostanza minerale e ogni vitamina elencata rispettivamente nell’allegato di questo regolamento e presente nel prodotto, a eccezione del molibdeno e della quantità di sale.
La dichiarazione nutrizionale obbligatoria può essere integrata con la quantità dei componenti di proteine, carboidrati o grassi, e il rapporto proteine di siero di latte/caseina, e altre sostanze elencate negli allegati del presente regolamento o nell’allegato del regolamento (UE) n. 609/2013.
Sulle formule per lattanti non devono essere fornite indicazioni nutrizionali e sulla salute.
La dicitura «unicamente lattosio» può essere utilizzata a condizione che il lattosio sia l’unico carboidrato presente nel prodotto. La dicitura «senza lattosio» può essere utilizzata a condizione che il contenuto di lattosio non sia superiore a 2,5 mg/100 kJ (10 mg/100 kcal).
Se la dicitura «senza lattosio» viene utilizzata per le formule prodotte con fonti proteiche diverse dagli isolati proteici della soia, essa deve essere accompagnata dalla dicitura «non idoneo ai lattanti con galattosemia*». La dicitura «contiene acido docosaesaenoico (DHA)*» o «contiene DHA» (come prescritto dalla legge per tutte le formule per lattanti) può essere utilizzata solo per le formule per lattanti immesse sul mercato prima del 22 febbraio 2025.
Pubblicità e promozione
La pubblicità delle formule per lattanti, che deve contenere solo informazioni di carattere scientifico e fattuale, è limitata alle pubblicazioni specializzate in puericultura e alle pubblicazioni scientifiche. I paesi dell’Unione europea possono applicare regole più severe, quali il divieto di tale pubblicità. La pubblicità non deve sottintendere o avvalorare l’idea che l’allattamento artificiale sia equivalente o superiore all’allattamento al seno.
Sono vietate la pubblicità nei punti di vendita, la distribuzione di campioni o il ricorso a qualsiasi altra forma di promozione intese a promuovere la vendita delle formule per lattanti direttamente al consumatore.
Informazione sull’alimentazione
I paesi dell’Unione europea devono garantire che vengano fornite informazioni obiettive sull’alimentazione dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia. Il materiale informativo e didattico deve fornire informazioni chiare sui seguenti punti:i benefici e la superiorità dell’allattamento al seno; l’alimentazione materna, la preparazione all’allattamento al seno e le modalità per assicurarne il mantenimento; le eventuali conseguenze negative per l’allattamento al seno date dall’introduzione dell’allattamento artificiale parziale; la difficile reversibilità della decisione di non allattare al seno; all’occorrenza, l’utilizzo corretto delle formule per lattanti.Tali informazioni devono indicare le conseguenze sociali e finanziarie dell’utilizzo delle formule per lattanti, i rischi per la salute derivanti dall’utilizzo di alimenti o di metodi di alimentazione non appropriati e i rischi per la salute derivanti dall’utilizzo scorretto delle formule per lattanti. Detto materiale non deve riportare alcuna immagine che possa idealizzare l’uso di tali alimenti.
Notifica
Quando una formula per lattanti è immessa sul mercato, la prescrizione per l’operatore del settore alimentare di notificare alle autorità nazionali il lancio di nuovi prodotti si estende alle formule di proseguimento, e deve comprendere l’invio di un modello dell’etichetta utilizzata e di tutte le informazioni pertinenti considerate necessarie a dimostrarne la conformità al presente regolamento.
DA QUANDO È IN VIGORE IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 22 febbraio 2020, eccetto le regole sulle formule a base di idrolizzati proteici, che vengono applicate dal 22 febbraio 2022.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Formula per lattanti: prodotto alimentare usato dai lattanti (bambini di età inferiore ai dodici mesi) nei primi mesi di vita, in grado di soddisfare da solo al fabbisogno nutritivo di tali soggetti fino all’introduzione di un’adeguata alimentazione complementare.
Formula di proseguimento: alimento per lattanti usato come introduzione ad un’adeguata alimentazione complementare, costituente il principale elemento liquido nell’ambito dell’alimentazione progressivamente diversificata dei lattanti stessi.
Galattosemia: una malattia in cui il galattosio, uno dei componenti del lattosio, lo zucchero presente nel latte, non può essere usato da un lattante.
Acido docosaesaenoico (DHA): acidi grassi che si trovano naturalmente nel latte materno e importanti nella fase iniziale dello sviluppo cerebrale e visivo.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento delegato (UE) 2016/127 della Commissione, del 25 settembre 2015, che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni specifiche di composizione e di informazione per le formule per lattanti e le formule di proseguimento e per quanto riguarda le prescrizioni relative alle informazioni sull’alimentazione del lattante e del bambino nella prima infanzia (GU L 25 del 2.2.2016, pag. 1).
Le successive modifiche al regolamento (UE) 2016/127 sono state incorporate nel testo originale. Questa versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, relativo agli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, agli alimenti a fini medici speciali e ai sostituti dell’intera razione alimentare giornaliera per il controllo del peso e che abroga la direttiva 92/52/CEE del Consiglio, le direttive 96/8/CE, 1999/21/CE, 2006/125/CE e 2006/141/CE della Commissione, la direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 41/2009 e (CE) n. 953/2009 della Commissione (GU L 181, 29.6.2013, pag. 35).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari (GU L 404 del 30.12.2006, pag. 9).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2006/141/CE della Commissione, del 22 dicembre 2006, riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento che modifica la direttiva 1999/21/CE (GU L 401 del 30.12.2006, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell’1.2.2002, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. |
Alimenti destinati a fini medici speciali
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Modifica i requisiti di etichettatura per gli alimenti destinati a fini medici speciali e introduce il divieto di presentare indicazioni nutrizionali e sulla salute per tali alimenti. Estende le regole per le formule per lattanti e formule di proseguimento per quanto riguarda l’etichettatura, la presentazione, la pubblicità e le prassi promozionali e commerciali degli alimenti destinati ai lattanti. Inoltre estende le norme sui pesticidi negli alimenti a fini medici speciali destinati ai lattanti e alla prima infanzia.
PUNTI CHIAVE
La direttiva abroga la direttiva 1999/21/CE. È un atto delegato che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 sugli alimenti destinati a categorie specifiche.
Alimenti destinati a fini medici speciali:possono essere immessi sul mercato solo se conformi al presente regolamento; sono classificati in tre categorie:alimenti completi con una formulazione standard delle sostanze nutritive che possono rappresentare l’unica fonte di nutrimento o possono essere utilizzati per sostituire parzialmente o integrare l’alimentazione;alimenti completi con una formulazione delle sostanze nutritive adattata a una specifica malattia, un disturbo o uno stato patologico che possono rappresentare l’unica fonte di nutrimento o possono essere utilizzati per sostituire parzialmente o integrare l’alimentazione;alimenti incompleti dal punto di vista nutrizionale che non sono idonei a essere utilizzati come unica fonte di nutrimento. Pesticidi
Gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia non devono contenere pesticidi residui a livelli superiori a 0,01 mg/kg per sostanza attiva.
Etichettatura e informazioni sugli alimenti
gli alimenti a fini medici speciali devono essere conformi al regolamento (UE) n. 1169/2011 sull’etichettatura degli alimenti e devono essere riportate in etichetta le affermazioni o avvertenze (i primi quattro punti preceduti dalla dicitura «avvertenza importante») che specificano:che il prodotto deve essere utilizzato sotto controllo medico; se il prodotto è idoneo a essere utilizzato come unica fonte di alimentazione; se il prodotto è destinato a una specifica fascia di età; se il prodotto può comportare rischi per la salute di persone non affette dallo stato patologico per cui il prodotto è indicato; la menzione «Indicato per la gestione dietetica di…(patologia, disturbo o malattia per i quali il prodotto è previsto)»; precauzioni e controindicazioni; una descrizione di ciò che rende il prodotto utile in relazione alla malattia, al disturbo o allo stato patologico con riferimento alla particolare lavorazione e formulazione, alle sostanze nutritive e ai motivi dell’utilizzo del prodotto; un’avvertenza che il prodotto deve essere somministrato esclusivamente per via orale; istruzioni per la corretta preparazione, l’utilizzo e la conservazione del prodotto dopo l’apertura. Dichiarazione nutrizionaleLa dichiarazione nutrizionale obbligatoria, salvo alcune eccezioni specifiche, deve comprendere la quantità (ove appropriato) di minerali, vitamine, proteine (compresa la fonte e la natura), carboidrati, grassi e altre sostanze nutritive e dei relativi componenti. Le indicazioni nutrizionali e sulla salute non devono essere ripetute nell’etichettatura degli alimenti a fini medici speciali. Prescrizioni specifiche per gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattantiLe indicazioni obbligatorie devono essere fornite in una lingua facilmente comprensibile per i consumatori. L’etichettatura non deve riportare immagini di lattanti né altre immagini o diciture che possano idealizzare l’utilizzo del prodotto, con l’eccezione delle rappresentazioni grafiche che facilitano l’identificazione del prodotto o spiegano i metodi di preparazione. L’etichettatura deve essere concepita in modo tale da consentire ai consumatori di distinguere chiaramente tali prodotti dalle formule per lattanti. La pubblicità deve essere limitata alle pubblicazioni specializzate in puericultura e a quelle scientifiche. È vietata la pubblicità nei punti di vendita, la distribuzione di campioni o il ricorso ad altre forme di promozione intese a promuovere le vendite direttamente presso il consumatore nella fase del commercio al dettaglio. I produttori e i distributori non devono offrire direttamente al pubblico o alle donne incinte, alle madri e ai membri delle famiglie prodotti gratuiti o a basso prezzo, campioni o altri omaggi. Gli operatori del settore alimentare notificano all’autorità competente di ogni Stato membro in cui il prodotto in questione è commercializzato inviandole un modello dell’etichetta utilizzata per il prodotto e qualsiasi altra informazione richiesta per stabilire la conformità al presente regolamento.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL PRESENTE REGOLAMENTO?
Viene applicato dal 22 febbraio 2019, con l’eccezione degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, per i quali verrà applicato a partire dal 22 febbraio 2020.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, consultare:Alimenti destinati a fini medici speciali (Commissione europea) Domande frequenti: alimenti a fini medici speciali (Autorità europea per la sicurezza alimentare).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento delegato (UE) 2016/128 della Commissione, del 25 settembre 2015, che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni specifiche in materia di composizione e di informazione per gli alimenti destinati a fini medici speciali (GU L 25 del 2.2.2016, pag. 30).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, relativo agli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, agli alimenti a fini medici speciali e ai sostituti dell’intera razione alimentare giornaliera per il controllo del peso e che abroga la direttiva 92/52/CEE del Consiglio, le direttive 96/8/CE, 1999/21/CE, 2006/125/CE e 2006/141/CE della Commissione, la direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 41/2009 e (CE) n. 953/2009 della Commissione (GU L 181 del 29.6.2013, pag. 35).
Le successive modifiche al Regolamento (UE) n. 609/2013 sono state integrate nel documento di base. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2009/128/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi (GU L 309 del 24.11.2009, pag. 71).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2006/141/CE della Commissione, del 22 dicembre 2006, riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento che modifica la direttiva 1999/21/CE (GU L 401 del 30.12.2006, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari (GU L 404 del 30.12.2006, pag. 9).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2006/125/CE della Commissione, del 5 dicembre 2006, sugli alimenti a base di cereali e gli altri alimenti destinati ai lattanti e ai bambini (Versione codificata) (GU L 339 del 6.12.2006, pag. 16).
Direttiva 1999/21/CE della Commissione, del 25 marzo 1999, sugli alimenti dietetici destinati a fini medici speciali (GU L 91 del 7.4.1999, pag. 29).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2016/128 DELLA COMMISSIONE
del 25 settembre 2015
che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni specifiche in materia di composizione e di informazione per gli alimenti destinati a fini medici speciali
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, relativo agli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, agli alimenti a fini medici speciali e ai sostituti dell'intera razione alimentare giornaliera per il controllo del peso e che abroga la direttiva 92/52/CEE del Consiglio, le direttive 96/8/CE, 1999/21/CE, 2006/125/CE e 2006/141/CE della Commissione, la direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 41/2009 e (CE) n. 953/2009 della Commissione (1), in particolare l'articolo 11, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 1999/21/CE della Commissione (2) stabilisce norme armonizzate sugli alimenti dietetici destinati a fini medici speciali nel quadro della direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (3).
(2)
Le direttive 2009/39/CE e 1999/21/CE sono abrogate dal regolamento (UE) n. 609/2013. Tale regolamento stabilisce le prescrizioni generali in materia di composizione e di informazione per diverse categorie di alimenti, compresi gli alimenti destinati a fini medici speciali. La Commissione deve adottare prescrizioni specifiche in materia di composizione e di informazione per gli alimenti a fini medici speciali, tenendo conto delle disposizioni della direttiva 1999/21/CE.
(3)
Gli alimenti a fini medici speciali sono sviluppati in stretta collaborazione con gli operatori sanitari per alimentare pazienti affetti da una specifica malattia, un disturbo o uno stato patologico diagnosticati oppure da una denutrizione conseguente a tale stato che rende loro impossibile o molto difficile soddisfare le proprie esigenze nutrizionali con il consumo di altri alimenti. Per questo motivo gli alimenti a fini medici speciali devono essere utilizzati sotto controllo medico, che può essere assicurato con l'assistenza di altri operatori sanitari competenti.
(4)
La composizione degli alimenti a fini medici speciali può variare sostanzialmente a seconda, tra l'altro, della specifica malattia, del disturbo o dello stato patologico per la cui gestione dietetica il prodotto è previsto, o a seconda dell'età dei pazienti, del luogo in cui ricevono l'assistenza sanitaria e dell'uso previsto del prodotto. In particolare, gli alimenti a fini medici speciali possono essere classificati in diverse categorie, a seconda che la loro composizione sia standard o specificamente adattata dal punto di vista nutritivo a una malattia, un disturbo o uno stato patologico e a seconda che costituisca o meno l'unica fonte di nutrimento per le persone cui sono destinati.
(5)
A causa della grande diversità degli alimenti a fini medici speciali, della rapida evoluzione delle conoscenze scientifiche su cui esse si basano e della necessità di garantire una certa flessibilità per sviluppare prodotti innovativi, non è opportuno stabilire disposizioni dettagliate in materia di composizione per questi prodotti alimentari. È tuttavia importante definire principi e prescrizioni specifiche per tali prodotti, al fine di garantire che siano sicuri, benefici ed efficaci per le persone cui sono destinati, in base a dati scientifici generalmente accettati.
(6)
In particolare, la composizione nutrizionale degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti dovrebbe essere basata su quella delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento, per tener conto delle specificità delle esigenze nutrizionali dei lattanti. Tuttavia,considerando che le formule per lattanti e le formule di proseguimento sono destinate a lattanti in buona salute, è opportuno prevedere deroghe per gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, quando ciò si rende necessario per l'uso previsto del prodotto.
(7)
È importante che siano fissate disposizioni di base sul tenore di vitamine e sostanze minerali negli alimenti a fini medici speciali, allo scopo di garantire la libera circolazione di prodotti con composizione diversa e la protezione dei consumatori. Tali disposizioni dovrebbero essere basate su quelle della direttiva 1999/21/CE, dato che queste hanno garantito finora un quadro adeguato per gli alimenti a fini medici speciali. Le disposizioni dovrebbero indicare le quantità minime e massime nel caso dei prodotti considerati completi dal punto di vista nutrizionale per coprire le esigenze nutrizionali del paziente e soltanto le quantità massime nel caso dei prodotti considerati incompleti dal punto di vista nutrizionale, fatte salve le modifiche di una o più sostanze nutritive rese necessarie dall'uso previsto del prodotto.
(8)
A norma del regolamento (UE) n. 609/2013, la Commissione deve adottare disposizioni che limitano o vietano l'utilizzo di pesticidi e che riguardano i residui di pesticidi negli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia. L'adozione di disposizioni in linea con le attuali conoscenze scientifiche richiede un tempo notevole, dato che l'Autorità europea per la sicurezza alimentare deve effettuare una valutazione approfondita di una serie di aspetti, tra cui l'adeguatezza dei valori di riferimento tossicologici per i lattanti e i bambini nella prima infanzia.
(9)
La direttiva 1999/21/CE non stabilisce disposizioni di questo tipo. Le direttive 2006/125/CE (4) e 2006/141/CE (5) della Commissione fissano però attualmente prescrizioni specifiche a tale riguardo per le formule per lattanti e bambini nella prima infanzia in buona salute, sulla base di due pareri espressi dal comitato scientifico per gli alimenti il 19 settembre 1997 (6) e il 4 giugno 1998 (7).
(10)
Visto che la data stabilita dal regolamento (UE) n. 609/2013 per l'adozione del presente regolamento delegato è il 20 luglio 2015, le relative prescrizioni vigenti delle direttive 2006/125/CE e 2006/141/CE dovrebbero, a questo punto, essere riprese. È comunque opportuno utilizzare la terminologia del regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio (8).
(11)
Un livello di residui molto basso pari a 0,01 mg/kg è fissato per tutti i pesticidi in base al principio precauzionale. Inoltre, sono fissate limitazioni più rigorose per un numero esiguo di pesticidi o metaboliti di pesticidi, per i quali anche un livello massimo di residui (LMR) pari a 0,01 mg/kg potrebbe comportare, nel peggiore dei casi, un'assunzione superiore alla dose giornaliera ammissibile (DGA) per i lattanti e i bambini nella prima infanzia.
(12)
Un divieto di impiego di alcuni pesticidi non garantirebbe necessariamente che gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia non li contengano, dato che alcuni pesticidi continuano a persistere nell'ambiente e i loro residui possono essere riscontrati nei prodotti alimentari. Per questo motivo tali pesticidi si considerano come non utilizzati se i residui sono inferiori a un dato livello.
(13)
Gli alimenti a fini medici speciali devono essere conformi alle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (9). Per tener conto della natura specifica degli alimenti a fini medici speciali, il presente regolamento dovrebbe stabilire le aggiunte e le deroghe da apportare, se del caso, a tali disposizioni generali.
(14)
Per gli alimenti a fini medici speciali dovrebbe essere obbligatorio fornire tutte le informazioni necessarie per assicurare l'utilizzo appropriato di questo tipo di alimenti. Queste dovrebbero comprendere informazioni sulle proprietà e le caratteristiche riguardanti, tra l'altro, la particolare lavorazione e la formulazione, la composizione nutrizionale e i motivi dell'utilizzo del prodotto che lo rendono utile per lo specifico scopo previsto. Tali informazioni non dovrebbero essere considerate indicazioni nutrizionali e sulla salute ai sensi del regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (10).
(15)
La dichiarazione nutrizionale per gli alimenti a fini medici speciali è essenziale per garantire il loro utilizzo appropriato, sia per i pazienti che li consumano sia per gli operatori sanitari che ne raccomandano il consumo. Per questo motivo e allo scopo di fornire informazioni più complete ai pazienti e agli operatori sanitari, la dichiarazione nutrizionale dovrebbe contenere più indicazioni di quelle richieste dal regolamento (UE) n. 1169/2011. Inoltre, l'esenzione prevista nel punto 18 dell'allegato V del regolamento (UE) n. 1169/2011 non dovrebbe essere applicata e la dichiarazione nutrizionale dovrebbe essere obbligatoria per tutti gli alimenti a fini medici speciali, indipendentemente dalle dimensioni dell'imballaggio o del contenitore.
(16)
I consumatori di alimenti a fini medici speciali hanno esigenze nutrizionali diverse da quelle della popolazione generale. Le informazioni nutrizionali sul valore energetico e sulle quantità di sostanze nutritive degli alimenti a fini medici speciali espresse in percentuale dei valori di riferimento dell'assunzione giornaliera stabiliti dal regolamento (UE) n. 1169/2011 potrebbero indurre in errore i consumatori e non dovrebbero perciò essere consentite.
(17)
L'utilizzo delle indicazioni nutrizionali e sulla salute autorizzate dal regolamento (CE) n. 1924/2006 per promuovere gli alimenti a fini medici speciali non sarebbe appropriato, dato che i consumatori di tali prodotti sono pazienti affetti da una malattia, un disturbo o uno stato patologico e quindi non fanno parte della popolazione generale in buona salute. Gli alimenti a fini medici speciali devono inoltre essere utilizzati sotto controllo medico e il loro consumo non dovrebbe essere promosso con indicazioni nutrizionali e sulla salute rivolte direttamente ai consumatori. Per questi motivi non dovrebbe essere consentito l'impiego di indicazioni nutrizionali e sulla salute per gli alimenti a fini medici speciali.
(18)
Negli ultimi anni è stato immesso sul mercato un numero crescente di prodotti definiti alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti. Questi prodotti sono promossi talvolta con mezzi che si rivolgono direttamente ai consumatori e che non sono sottoposti alle restrizioni previste dalla normativa dell'Unione applicabili alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento. Al fine di evitare eventuali abusi legati a una classificazione errata dei prodotti, ridurre la confusione per i consumatori riguardo alla natura dei diversi prodotti offerti e garantire condizioni di concorrenza leale, sembra opportuno introdurre restrizioni supplementari per l'etichettatura, la presentazione, la pubblicità e le prassi promozionali e commerciali degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti. Tali restrizioni dovrebbero essere simili a quelle applicabili alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento per lattanti in buona salute, con adeguamenti che tengono conto dell'uso previsto del prodotto, senza pregiudicare la necessità di fornire informazioni sugli alimenti ai pazienti e agli operatori sanitari per garantire l'utilizzo appropriato del prodotto. Dato che gli alimenti a fini medici speciali devono essere utilizzati sotto controllo medico, tali restrizioni non dovrebbero rendere più difficile la comunicazione tra operatori del settore alimentare e operatori sanitari e dovrebbero consentire a questi ultimi di valutare l'idoneità dei diversi prodotti per l'utilizzo cui sono destinati.
(19)
L'articolo 17, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (11) prevede che gli Stati membri applichino la legislazione alimentare e controllino e verifichino il rispetto delle pertinenti disposizioni della medesima da parte degli operatori del settore alimentare e dei mangimi, in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione. In questo contesto, al fine di facilitare il controllo ufficiale efficace degli alimenti a fini medici speciali, gli operatori del settore alimentare che immettono sul mercato alimenti a fini medici speciali dovrebbero fornire alle autorità nazionali competenti un modello dell'etichetta utilizzata e tutte le informazioni pertinenti considerate necessarie a dimostrare la conformità al presente regolamento, a meno che gli Stati membri dispongano di un diverso sistema di controllo efficiente.
(20)
Al fine di consentire agli operatori del settore alimentare di adeguarsi alle nuove prescrizioni, il presente regolamento dovrebbe applicarsi trascorsi tre anni dalla data della sua entrata in vigore. Tenendo conto del numero e dell'importanza delle nuove prescrizioni applicabili agli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, per tali prodotti il presente regolamento dovrebbe applicarsi trascorsi quattro anni dalla data della sua entrata in vigore,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Immissione sul mercato
Gli alimenti a fini medici speciali possono essere immessi sul mercato solo se conformi al presente regolamento.
Articolo 2
Prescrizioni in materia di composizione
1. Gli alimenti a fini medici speciali sono classificati in tre categorie:
a)
alimenti completi dal punto di vista nutrizionale con una formulazione standard delle sostanze nutritive che, se utilizzati secondo le istruzioni del fabbricante, possono rappresentare l'unica fonte di nutrimento per le persone cui sono destinati;
b)
alimenti completi dal punto di vista nutrizionale con una formulazione delle sostanze nutritive adattata ad una specifica malattia, un disturbo o uno stato patologico che, se utilizzati secondo le istruzioni del fabbricante, possono rappresentare l'unica fonte di nutrimento per le persone cui sono destinati;
c)
alimenti incompleti dal punto di vista nutrizionale con una formulazione delle sostanze nutritive standard o adattata ad una specifica malattia, un disturbo o uno stato patologico, che non sono idonei ad essere utilizzati come unica fonte di nutrimento.
Gli alimenti di cui al primo comma, lettere a) e b), possono essere utilizzati anche per sostituire parzialmente o integrare l'alimentazione del paziente.
2. La formulazione degli alimenti a fini medici speciali è basata su principi attendibili di medicina e scienza dell'alimentazione. Il loro consumo, secondo le istruzioni del fabbricante, deve essere sicuro, vantaggioso ed efficace nel rispondere alle specifiche esigenze nutrizionali delle persone a cui essi sono destinati, in base a dati scientifici generalmente riconosciuti.
3. Gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti devono essere conformi alle prescrizioni in materia di composizione fissate nell'allegato I, parte A.
Gli alimenti a fini medici speciali diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti devono essere conformi alle prescrizioni in materia di composizione fissate nell'allegato I, parte B.
4. Le prescrizioni in materia di composizione fissate nell'allegato I si applicano agli alimenti a fini medici speciali pronti per l'uso, commercializzati come tali o dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
Articolo 3
Prescrizioni in materia di pesticidi negli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia.
1. Ai fini del presente articolo per «residuo» si intende il residuo di una sostanza attiva, di cui all'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1107/2009, utilizzata in un prodotto fitosanitario, di cui all'articolo 2, paragrafo 1, di detto regolamento, compresi i metaboliti e i prodotti della degradazione o reazione di tale sostanza attiva.
2. Gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia non devono contenere residui a livelli superiori a 0,01 mg/kg per sostanza attiva.
Tali livelli sono determinati con metodi analitici standardizzati generalmente accettati.
3. In deroga al paragrafo 2, per le sostanze attive elencate nell'allegato II si applicano i livelli massimi di residui specificati in tale allegato.
4. Gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia sono ottenuti solo con prodotti agricoli per la cui produzione non sono stati utilizzati prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive elencate nell'allegato III.
Tuttavia, a fini di controllo, i prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive elencate nell'allegato III si considerano come non utilizzati se i loro residui non sono superiori a un livello di 0,003 mg/kg.
5. I livelli di cui ai paragrafi 2, 3 e 4 si applicano agli alimenti a fini medici speciali pronti all'uso, commercializzati come tali o dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
Articolo 4
Denominazione dell'alimento
La denominazione degli alimenti a fini medici speciali è conforme a quanto stabilito nell'allegato IV.
Articolo 5
Prescrizioni specifiche per le informazioni sugli alimenti
1. Salvo disposizioni contrarie contenute nel presente regolamento, gli alimenti a fini medici speciali devono essere conformi al regolamento (UE) n. 1169/2011.
2. Oltre alle indicazioni obbligatorie elencate all'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, per gli alimenti a fini medici speciali sono obbligatorie le seguenti indicazioni complementari:
a)
una dicitura che specifichi che il prodotto deve essere utilizzato sotto controllo medico;
b)
una dicitura che specifichi se il prodotto è idoneo ad essere utilizzato come unica fonte di nutrimento;
c)
una dicitura che specifichi che il prodotto è destinato a una specifica fascia d'età, se del caso;
d)
se opportuno, una dicitura che specifichi che il prodotto può comportare rischi per la salute se consumato da persone non affette dalla malattia, dal disturbo o dallo stato patologico per cui il prodotto è indicato;
e)
la dicitura «Indicato per la gestione dietetica di…», laddove i puntini sono completati dal nome della malattia, del disturbo o dello stato patologico per cui il prodotto è indicato;
f)
se opportuno, un'avvertenza sulle necessarie precauzioni e controindicazioni;
g)
una descrizione delle proprietà e/o caratteristiche del prodotto che lo rendono utile in relazione alla malattia, al disturbo o allo stato patologico per la cui gestione dietetica esso è previsto, specialmente, a seconda dei casi,quelle riguardanti la particolare lavorazione e formulazione, l'aumento, la riduzione, l'eliminazione o qualsiasi modifica delle sostanze nutritive e i motivi dell'utilizzo del prodotto;
h)
se opportuno, un'avvertenza che il prodotto non deve essere somministrato per via parenterale;
i)
le istruzioni per la corretta preparazione, la corretta conservazione e il corretto smaltimento del prodotto dopo l'apertura del contenitore, se del caso.
Le indicazioni di cui alle lettere da a) a d) sono precedute dall'espressione «avvertenza importante» o da un'espressione equivalente.
3. L'articolo 13, paragrafi 2 e 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011 si applica anche alle indicazioni obbligatorie complementari di cui al paragrafo 2 del presente articolo.
Articolo 6
Prescrizioni specifiche sulla dichiarazione nutrizionale
1. Oltre alle informazioni di cui all'articolo 30, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, la dichiarazione nutrizionale obbligatoria per gli alimenti a fini medici speciali comprende i seguenti elementi:
a)
la quantità di ogni sostanza minerale e ogni vitamina elencata nell'allegato I del presente regolamento e contenuta nel prodotto;
b)
la quantità di componenti di proteine, carboidrati, grassi e/o di altre sostanze nutritive e dei relativi componenti, la cui dichiarazione sia necessaria per l'appropriato utilizzo previsto del prodotto;
c)
informazioni sull'osmolalità o sull'osmolarità del prodotto, se del caso;
d)
informazioni sulla fonte e la natura delle proteine e/o degli idrolizzati proteici contenuti nel prodotto.
2. In deroga all'articolo 30, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011, le informazioni contenute nella dichiarazione nutrizionale obbligatoria per gli alimenti a fini medici speciali non devono essere ripetute nell'etichettatura.
3. La dichiarazione nutrizionale è obbligatoria per tutti gli alimenti a fini medici speciali, indipendentemente dalle dimensioni della superficie maggiore dell'imballaggio o del contenitore.
4. Gli articoli da 31 a 35 del regolamento (UE) n. 1169/2011 si applicano a tutte le sostanze nutritive incluse nella dichiarazione nutrizionale per gli alimenti a fini medici speciali.
5. In deroga all'articolo 31, paragrafo 3. del regolamento (UE) n. 1169/2011, il valore energetico e le quantità di sostanze nutritive degli alimenti a fini medici speciali sono quelli dell'alimento come venduto e, se del caso, dell'alimento pronto all'uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
6. In deroga all'articolo 32, paragrafi 3 e 4, del regolamento (UE) n. 1169/2011, il valore energetico e le quantità di sostanze nutritive degli alimenti a fini medici speciali non devono essere espressi in percentuale delle assunzioni di riferimento indicate nell'allegato XIII di tale regolamento.
7. Le indicazioni comprese nella dichiarazione nutrizionale per gli alimenti a fini medici speciali che non sono elencate nell'allegato XV del regolamento (UE) n. 1169/2011 sono inserite dopo la voce più pertinente di tale allegato a cui appartengono o di cui sono componenti.
Le indicazioni non elencate nell'allegato XV del regolamento (UE) n. 1169/2011 che non appartengono o non sono componenti di una voce di tale allegato sono inserite nella dichiarazione nutrizionale dopo l'ultima voce di tale allegato.
L'indicazione della quantità di sodio figura insieme agli altri minerali e può essere ripetuta accanto all'indicazione del tenore di sale come segue: «Sale: X g (di cui sodio: Y mg)».
Articolo 7
Indicazioni nutrizionali e sulla salute
Sugli alimenti a fini medici speciali non devono essere fornite indicazioni nutrizionali e sulla salute.
Articolo 8
Prescrizioni specifiche per gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti
1. Tutte le indicazioni obbligatorie per gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti devono essere fornite in una lingua facilmente comprensibile per i consumatori.
2. L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti non devono riportare immagini di lattanti né altre immagini o diciture che possano idealizzare l'utilizzo del prodotto.
Sono tuttavia consentite le rappresentazioni grafiche che facilitano l'identificazione del prodotto e spiegano i metodi di preparazione.
3. L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti sono concepiti in modo tale da consentire ai consumatori di distinguere chiaramente tali prodotti dalle formule per lattanti e dalle formule di proseguimento, in particolare per quanto riguarda il testo, le immagini e i colori utilizzati, in modo da evitare qualsiasi rischio di confusione.
4. La pubblicità degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti è limitata alle pubblicazioni specializzate in puericultura e alle pubblicazioni scientifiche.
Gli Stati membri possono limitare ulteriormente o vietare tale pubblicità. Questa contiene solo informazioni di carattere scientifico e fattuale.
Il primo e il secondo comma non impediscono la diffusione di informazioni destinate esclusivamente agli operatori sanitari.
5. È vietata la pubblicità nei punti di vendita, la distribuzione di campioni o il ricorso ad altre forme di promozione intesi a promuovere le vendite degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti direttamente presso il consumatore nella fase del commercio al dettaglio, quali esposizioni speciali, buoni sconto, premi, vendite speciali, vendite promozionali e vendite abbinate ai prodotti.
6. I produttori e i distributori di alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti non devono offrire direttamente al pubblico o alle donne incinte, alle madri e ai membri delle famiglie prodotti gratuiti o a basso prezzo, campioni o altri omaggi.
Articolo 9
Notifica
Quando un alimento a fini medici speciali è immesso sul mercato, l'operatore del settore alimentare notifica le informazioni figuranti sull'etichetta all'autorità competente di ogni Stato membro in cui il prodotto in questione è commercializzato, inviandole un modello dell'etichetta utilizzata per il prodotto, e fornendo all'autorità competente qualsiasi altra informazione che essa possa ragionevolmente richiedere per stabilire la conformità al presente regolamento, a meno che uno Stato membro non esoneri l'operatore del settore alimentare da quest'obbligo nel contesto di un sistema nazionale che garantisca un controllo ufficiale efficace del prodotto in questione.
Articolo 10
Direttiva 1999/21/CE
In conformità all'articolo 20, paragrafo 4, del regolamento (UE) n. 609/2013, la direttiva 1999/21/CE è abrogata con effetto dal 22 febbraio 2019. La direttiva 1999/21/CE continua tuttavia ad applicarsi fino al 21 febbraio 2020 agli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti.
I riferimenti alla direttiva 1999/21/CE in altri atti si intendono fatti al presente regolamento secondo il sistema indicato nel primo comma.
Articolo 11
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 22 febbraio 2019, ad eccezione degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, ai quali esso si applica a decorrere dal 22 febbraio 2020.
Ai fini dell'articolo 21, paragrafo 1, secondo comma, del regolamento (UE) n. 609/2013, per quanto riguarda gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, la data posteriore indicata nel secondo comma del presente articolo è considerata la data di applicazione.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 25 settembre 2015
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 181 del 29.6.2013, pag. 35.
(2) Direttiva 1999/21/CE della Commissione, del 25 marzo 1999, sugli alimenti dietetici destinati a fini medici speciali (GU L 91 del 7.4.1999, pag. 29).
(3) Direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 maggio 2009, relativa ai prodotti alimentari destinati ad un'alimentazione particolare (GU L 124 del 20.5.2009, pag. 21).
(4) Direttiva 2006/125/CE della Commissione, del 5 dicembre 2006, sugli alimenti a base di cereali e gli altri alimenti destinati ai lattanti e ai bambini (GU L 339 del 6.12.2006, pag. 16).
(5) Direttiva 2006/141/CE della Commissione, del 22 dicembre 2006, riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento e recante modifica della direttiva 1999/21/CE (GU L 401 del 30.12.2006, pag. 1).
(6) Parere del comitato scientifico dell'alimentazione umana espresso il 19 settembre 1997 sul limite massimo di residui (LMR) pari a 0,01 mg/kg per i pesticidi negli alimenti per i lattanti e i bambini nella prima infanzia (Opinion of the Scientific Committee for Food on a maximum residue limit (MRL) of 0,01 mg/kg for pesticides in foods intended for infants and young children).
(7) Ulteriori dati sul parere del comitato scientifico dell'alimentazione umana espresso il 19 settembre 1997 sul limite massimo di residui (LMR) pari allo 0,01 mg/kg per i pesticidi negli alimenti per i lattanti e i bambini nella prima infanzia (adottato il 4 giugno 1998 dal comitato scientifico dell'alimentazione umana).
(8) Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativo all'immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari e che abroga le direttive del Consiglio 79/117/CEE e 91/414/CEE (GU L 309 del 24.11.2009, pag. 1).
(9) Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
(10) Regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari (GU L 404 del 30.12.2006, pag. 9).
(11) Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1).
ALLEGATO I
PRESCRIZIONI IN MATERIA DI COMPOSIZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 3
PARTE A
Alimenti destinati a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti
1.
I prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, contengono le vitamine e le sostanze minerali indicate nella tabella 1.
2.
I prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, contengono le vitamine e le sostanze minerali indicate nella tabella 1, fatte salve le modifiche di una o più sostanze nutritive rese necessarie dall'uso previsto del prodotto.
3.
I livelli massimi di vitamine e sostanze minerali contenute nei prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, non devono superare quelli indicati nella tabella 1, fatte salve le modifiche di una o più sostanze nutritive rese necessarie dall'uso previsto del prodotto.
4.
A condizione che siano rispettati i requisiti dettati dall'uso previsto, gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti devono essere conformi alle disposizioni relative ad altre sostanze nutritive applicabili alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento, a seconda dei casi, stabilite nel regolamento delegato (UE) 2016/127 della Commissione (1).
Tabella 1
Valori di vitamine e minerali negli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Vitamine
Vitamina A (μg-RE) (2)
16,7
43
70
180
Vitamina D (μg)
0,48
0,72
2
3
Vitamina K (μg)
0,24
6
1
25
Vitamina C (mg)
0,96
7,2
4
30
Tiamina (μg)
9,6
72
40
300
Riboflavina (μg)
14,3
107
60
450
Vitamina B6 (μg)
4,8
72
20
300
Niacina (mg) (3)
0,1
0,72
0,4
3
Folato (μg-DFE) (4)
3,6
11,4
15
47,6
Vitamina B12(μg)
0,02
0,12
0,1
0,5
Acido pantotenico (mg)
0,1
0,48
0,4
2
Biotina (μg)
0,24
4,8
1
20
Vitamina E (mg α-tocoferolo) (5)
0,14
1,2
0,6
5
Minerali
Sodio (mg)
6
14,3
25
60
Cloruro (mg)
14,3
38,2
60
160
Potassio (mg)
19,1
38,2
80
160
Calcio (mg) (6)
12
60
50
250
Fosforo (mg) (7)
6
24
25
100
Magnesio (mg)
1,2
3,6
5
15
Ferro (mg)
0,07
0,6
0,3
2,5
Zinco (mg)
0,12
0,6
0,5
2,4
Rame (μg)
14,3
29
60
120
Iodio (μg)
3,6
8,4
15
35
Selenio(μg)
0,72
2
3
8,6
Manganese (μg)
0,24
24
1
100
Cromo (μg)
—
2,4
—
10
Molibdeno (μg)
—
3,3
—
14
Fluoruro (μg)
—
47,8
—
200
PARTE B
Alimenti a fini medici speciali diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti
1.
I prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, contengono le vitamine e le sostanze minerali indicate nella tabella 2.
2.
I prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, contengono le vitamine e le sostanze minerali indicate nella tabella 2, fatte salve le modifiche di una o più sostanze nutritive rese necessarie dall'uso previsto del prodotto.
3.
I livelli massimi di vitamine e sostanze minerali contenute nei prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, non devono superare quelli indicati nella tabella 2, fatte salve le modifiche di una o più sostanze nutritive rese necessarie dall'uso previsto del prodotto.
Tabella 2
Valori di vitamine e minerali negli alimenti a fini medici speciali diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Vitamine
Vitamina A (μg-RE)
8,4
43
35
180
Vitamina D (μg)
0,12
0,65/0,75 (8)
0,5
2,5/3 (8)
Vitamina K (μg)
0,85
5
3,5
20
Vitamina C (mg)
0,54
5,25
2,25
22
Tiamina (mg)
0,015
0,12
0,06
0,5
Riboflavina (mg)
0,02
0,12
0,08
0,5
Vitamina B6 (mg)
0,02
0,12
0,08
0,5
Niacina (mg NE)
0,22
0,75
0,9
3
Acido folico (μg)
2,5
12,5
10
50
Vitamina B12(μg)
0,017
0,17
0,07
0,7
Acido pantotenico (mg)
0,035
0,35
0,15
1,5
Biotina (μg)
0,18
1,8
0,75
7,5
Vitamina E (mg α-TE)
0,5/g di acidi grassi polinsaturi espressi in acido linoleico e comunque non meno di 0,1 mg per 100 kJ disponibili
0,75
0,5/g di acidi grassi polinsaturi espressi in acido linoleico e comunque non meno di 0,5 mg per 100 kcal disponibili
3
Minerali
Sodio (mg)
7,2
42
30
175
Cloruro (mg)
7,2
42
30
175
Potassio (mg)
19
70
80
295
Calcio (mg)
8,4/12 (8)
42/60 (8)
35/50 (8)
175/250 (8)
Fosforo (mg)
7,2
19
30
80
Magnesio (mg)
1,8
6
7,5
25
Ferro (mg)
0,12
0,5
0,5
2
Zinco (mg)
0,12
0,36
0,5
1,5
Rame (μg)
15
125
60
500
Iodio (μg)
1,55
8,4
6,5
35
Selenio(μg)
0,6
2,5
2,5
10
Manganese (mg)
0,012
0,12
0,05
0,5
Cromo (μg)
0,3
3,6
1,25
15
Molibdeno (μg)
0,84
4,3
3,5
18
Fluoruro (mg)
—
0,05
—
0,2
(1) Regolamento delegato (UE) 2016/127 della Commissione, del 25 settembre 2015, che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni specifiche in materia di composizione e di informazione per gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento e per quanto riguarda le prescrizioni relative alle informazioni sull'alimentazione dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia, (cfr. la pagina 1 della presente Gazzetta ufficiale).
(2) Vitamina A preformata; RE = tutto il trans-retinolo equivalente.
(3) Niacina preformata.
(4) Equivalente di folato dalla dieta: 1 μg DFE (dietary folate equivalent) = 1 μg di folato dagli alimenti = 0,6 μg di acido folico dell'alimento a fini medici speciali.
(5) Basato sull'attività come vitamina E dell'RRR-α-tocoferolo.
(6) Il rapporto molare calcio/fosforo disponibile non deve essere inferiore a 1 né superiore a 2.
(7) Fosforo totale.
(8) Per i prodotti destinati a bambini di età compresa fra 1 e 10 anni.
ALLEGATO II
SOSTANZE ATTIVE DI CUI ALL'ARTICOLO 3, PARAGRAFO 3
Denominazione chimica della sostanza
Livello massimo di residui
(mg/kg)
Cadusafos
0,006
Demeton-S-metil/demeton-S-metil-solfone/ossidemeton-metile (singolarmente o in combinazione, espressi in demeton-S-metil)
0,006
Etoprofos
0,008
Fipronil (somma di fipronil e fipronil-desulfinil, espressi in fipronil)
0,004
Propineb/propilenetiourea (somma di propineb e propilenetiourea)
0,006
ALLEGATO III
SOSTANZE ATTIVE DI CUI ALL'ARTICOLO 3, PARAGRAFO 4
Denominazione chimica della sostanza (definizione del residuo)
Aldrin e dieldrin, espressi in dieldrin
Disulfoton (somma di disulfoton, solfossido di disulfoton e solfone di disulfoton, espressi in disulfoton)
Endrin
Fensulfothion (somma di fensulfothion, del suo analogo di ossigeno e dei loro solfoni, espressi in fensulfothion)
Fentin, espresso in cationi di trifenilstagno
Alossifop (somma di alossifop, dei suoi sali ed esteri compresi i coniugati, espressi in alossifop)
Eptacloro e trans-eptacloro epossido, espressi in eptacloro
Esaclorobenzene
Nitrofen
Ometoato
Terbufos (somma di terbufos, del suo solfossido e solfone, espressi in terbufos)
ALLEGATO IV
DENOMINAZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 4
Le denominazioni degli alimenti a fini medici speciali sono, rispettivamente:
—
in bulgaro: «Храни за специални медицински цели»,
—
in spagnolo: «Alimento para usos médicos especiales»,
—
in ceco: «Potravina pro zvláštní lékařské účely»,
—
in danese: «Fødevare til særlige medicinske formål»,
—
in tedesco: «Lebensmittel für besondere medizinische Zwecke (bilanzierte Diät)»,
—
in estone: «Meditsiinilisel näidustusel kasutamiseks ettenähtud toit»,
—
in greco: «Τρόφιμα για ειδικούς ιατρικούς σκοπούς»,
—
in inglese: «Food for special medical purposes»,
—
in francese: «Denrée alimentaire destinée à des fins médicales spéciales»,
—
in croato: «Hrana za posebne medicinske potrebe»,
—
in italiano: «Alimento a fini medici speciali»,
—
in lettone: «Īpašiem medicīniskiem nolūkiem paredzēta pārtika»,
—
in lituano: «Specialios medicininės paskirties maisto produktai»,
—
in ungherese: «Speciális gyógyászati célra szánt élelmiszer»,
—
in maltese: «Ikel għal skopijiet mediċi speċjali»,
—
in neerlandese: «Voeding voor medisch gebruik»,
—
in polacco: «Żywność specjalnego przeznaczenia medycznego»,
—
in portoghese: «Alimento para fins medicinais específicos»,
—
in rumeno: «Alimente destinate unor scopuri medicale speciale»,
—
in slovacco: «Potraviny na osobitné lekárske účely»,
—
in sloveno: «Živila za posebne zdravstvene namene»,
—
in finlandese: «Erityisiin lääkinnällisiin tarkoituksiin tarkoitettu elintarvike (kliininen ravintovalmiste)»,
—
in svedese: «Livsmedel för speciella medicinska ändamål».
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2016/128 DELLA COMMISSIONE
del 25 settembre 2015
che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni specifiche in materia di composizione e di informazione per gli alimenti destinati a fini medici speciali
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, relativo agli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, agli alimenti a fini medici speciali e ai sostituti dell'intera razione alimentare giornaliera per il controllo del peso e che abroga la direttiva 92/52/CEE del Consiglio, le direttive 96/8/CE, 1999/21/CE, 2006/125/CE e 2006/141/CE della Commissione, la direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 41/2009 e (CE) n. 953/2009 della Commissione (1), in particolare l'articolo 11, paragrafo 1,
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 1999/21/CE della Commissione (2) stabilisce norme armonizzate sugli alimenti dietetici destinati a fini medici speciali nel quadro della direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (3).
(2)
Le direttive 2009/39/CE e 1999/21/CE sono abrogate dal regolamento (UE) n. 609/2013. Tale regolamento stabilisce le prescrizioni generali in materia di composizione e di informazione per diverse categorie di alimenti, compresi gli alimenti destinati a fini medici speciali. La Commissione deve adottare prescrizioni specifiche in materia di composizione e di informazione per gli alimenti a fini medici speciali, tenendo conto delle disposizioni della direttiva 1999/21/CE.
(3)
Gli alimenti a fini medici speciali sono sviluppati in stretta collaborazione con gli operatori sanitari per alimentare pazienti affetti da una specifica malattia, un disturbo o uno stato patologico diagnosticati oppure da una denutrizione conseguente a tale stato che rende loro impossibile o molto difficile soddisfare le proprie esigenze nutrizionali con il consumo di altri alimenti. Per questo motivo gli alimenti a fini medici speciali devono essere utilizzati sotto controllo medico, che può essere assicurato con l'assistenza di altri operatori sanitari competenti.
(4)
La composizione degli alimenti a fini medici speciali può variare sostanzialmente a seconda, tra l'altro, della specifica malattia, del disturbo o dello stato patologico per la cui gestione dietetica il prodotto è previsto, o a seconda dell'età dei pazienti, del luogo in cui ricevono l'assistenza sanitaria e dell'uso previsto del prodotto. In particolare, gli alimenti a fini medici speciali possono essere classificati in diverse categorie, a seconda che la loro composizione sia standard o specificamente adattata dal punto di vista nutritivo a una malattia, un disturbo o uno stato patologico e a seconda che costituisca o meno l'unica fonte di nutrimento per le persone cui sono destinati.
(5)
A causa della grande diversità degli alimenti a fini medici speciali, della rapida evoluzione delle conoscenze scientifiche su cui esse si basano e della necessità di garantire una certa flessibilità per sviluppare prodotti innovativi, non è opportuno stabilire disposizioni dettagliate in materia di composizione per questi prodotti alimentari. È tuttavia importante definire principi e prescrizioni specifiche per tali prodotti, al fine di garantire che siano sicuri, benefici ed efficaci per le persone cui sono destinati, in base a dati scientifici generalmente accettati.
(6)
In particolare, la composizione nutrizionale degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti dovrebbe essere basata su quella delle formule per lattanti e delle formule di proseguimento, per tener conto delle specificità delle esigenze nutrizionali dei lattanti. Tuttavia,considerando che le formule per lattanti e le formule di proseguimento sono destinate a lattanti in buona salute, è opportuno prevedere deroghe per gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, quando ciò si rende necessario per l'uso previsto del prodotto.
(7)
È importante che siano fissate disposizioni di base sul tenore di vitamine e sostanze minerali negli alimenti a fini medici speciali, allo scopo di garantire la libera circolazione di prodotti con composizione diversa e la protezione dei consumatori. Tali disposizioni dovrebbero essere basate su quelle della direttiva 1999/21/CE, dato che queste hanno garantito finora un quadro adeguato per gli alimenti a fini medici speciali. Le disposizioni dovrebbero indicare le quantità minime e massime nel caso dei prodotti considerati completi dal punto di vista nutrizionale per coprire le esigenze nutrizionali del paziente e soltanto le quantità massime nel caso dei prodotti considerati incompleti dal punto di vista nutrizionale, fatte salve le modifiche di una o più sostanze nutritive rese necessarie dall'uso previsto del prodotto.
(8)
A norma del regolamento (UE) n. 609/2013, la Commissione deve adottare disposizioni che limitano o vietano l'utilizzo di pesticidi e che riguardano i residui di pesticidi negli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia. L'adozione di disposizioni in linea con le attuali conoscenze scientifiche richiede un tempo notevole, dato che l'Autorità europea per la sicurezza alimentare deve effettuare una valutazione approfondita di una serie di aspetti, tra cui l'adeguatezza dei valori di riferimento tossicologici per i lattanti e i bambini nella prima infanzia.
(9)
La direttiva 1999/21/CE non stabilisce disposizioni di questo tipo. Le direttive 2006/125/CE (4) e 2006/141/CE (5) della Commissione fissano però attualmente prescrizioni specifiche a tale riguardo per le formule per lattanti e bambini nella prima infanzia in buona salute, sulla base di due pareri espressi dal comitato scientifico per gli alimenti il 19 settembre 1997 (6) e il 4 giugno 1998 (7).
(10)
Visto che la data stabilita dal regolamento (UE) n. 609/2013 per l'adozione del presente regolamento delegato è il 20 luglio 2015, le relative prescrizioni vigenti delle direttive 2006/125/CE e 2006/141/CE dovrebbero, a questo punto, essere riprese. È comunque opportuno utilizzare la terminologia del regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio (8).
(11)
Un livello di residui molto basso pari a 0,01 mg/kg è fissato per tutti i pesticidi in base al principio precauzionale. Inoltre, sono fissate limitazioni più rigorose per un numero esiguo di pesticidi o metaboliti di pesticidi, per i quali anche un livello massimo di residui (LMR) pari a 0,01 mg/kg potrebbe comportare, nel peggiore dei casi, un'assunzione superiore alla dose giornaliera ammissibile (DGA) per i lattanti e i bambini nella prima infanzia.
(12)
Un divieto di impiego di alcuni pesticidi non garantirebbe necessariamente che gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia non li contengano, dato che alcuni pesticidi continuano a persistere nell'ambiente e i loro residui possono essere riscontrati nei prodotti alimentari. Per questo motivo tali pesticidi si considerano come non utilizzati se i residui sono inferiori a un dato livello.
(13)
Gli alimenti a fini medici speciali devono essere conformi alle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (9). Per tener conto della natura specifica degli alimenti a fini medici speciali, il presente regolamento dovrebbe stabilire le aggiunte e le deroghe da apportare, se del caso, a tali disposizioni generali.
(14)
Per gli alimenti a fini medici speciali dovrebbe essere obbligatorio fornire tutte le informazioni necessarie per assicurare l'utilizzo appropriato di questo tipo di alimenti. Queste dovrebbero comprendere informazioni sulle proprietà e le caratteristiche riguardanti, tra l'altro, la particolare lavorazione e la formulazione, la composizione nutrizionale e i motivi dell'utilizzo del prodotto che lo rendono utile per lo specifico scopo previsto. Tali informazioni non dovrebbero essere considerate indicazioni nutrizionali e sulla salute ai sensi del regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (10).
(15)
La dichiarazione nutrizionale per gli alimenti a fini medici speciali è essenziale per garantire il loro utilizzo appropriato, sia per i pazienti che li consumano sia per gli operatori sanitari che ne raccomandano il consumo. Per questo motivo e allo scopo di fornire informazioni più complete ai pazienti e agli operatori sanitari, la dichiarazione nutrizionale dovrebbe contenere più indicazioni di quelle richieste dal regolamento (UE) n. 1169/2011. Inoltre, l'esenzione prevista nel punto 18 dell'allegato V del regolamento (UE) n. 1169/2011 non dovrebbe essere applicata e la dichiarazione nutrizionale dovrebbe essere obbligatoria per tutti gli alimenti a fini medici speciali, indipendentemente dalle dimensioni dell'imballaggio o del contenitore.
(16)
I consumatori di alimenti a fini medici speciali hanno esigenze nutrizionali diverse da quelle della popolazione generale. Le informazioni nutrizionali sul valore energetico e sulle quantità di sostanze nutritive degli alimenti a fini medici speciali espresse in percentuale dei valori di riferimento dell'assunzione giornaliera stabiliti dal regolamento (UE) n. 1169/2011 potrebbero indurre in errore i consumatori e non dovrebbero perciò essere consentite.
(17)
L'utilizzo delle indicazioni nutrizionali e sulla salute autorizzate dal regolamento (CE) n. 1924/2006 per promuovere gli alimenti a fini medici speciali non sarebbe appropriato, dato che i consumatori di tali prodotti sono pazienti affetti da una malattia, un disturbo o uno stato patologico e quindi non fanno parte della popolazione generale in buona salute. Gli alimenti a fini medici speciali devono inoltre essere utilizzati sotto controllo medico e il loro consumo non dovrebbe essere promosso con indicazioni nutrizionali e sulla salute rivolte direttamente ai consumatori. Per questi motivi non dovrebbe essere consentito l'impiego di indicazioni nutrizionali e sulla salute per gli alimenti a fini medici speciali.
(18)
Negli ultimi anni è stato immesso sul mercato un numero crescente di prodotti definiti alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti. Questi prodotti sono promossi talvolta con mezzi che si rivolgono direttamente ai consumatori e che non sono sottoposti alle restrizioni previste dalla normativa dell'Unione applicabili alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento. Al fine di evitare eventuali abusi legati a una classificazione errata dei prodotti, ridurre la confusione per i consumatori riguardo alla natura dei diversi prodotti offerti e garantire condizioni di concorrenza leale, sembra opportuno introdurre restrizioni supplementari per l'etichettatura, la presentazione, la pubblicità e le prassi promozionali e commerciali degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti. Tali restrizioni dovrebbero essere simili a quelle applicabili alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento per lattanti in buona salute, con adeguamenti che tengono conto dell'uso previsto del prodotto, senza pregiudicare la necessità di fornire informazioni sugli alimenti ai pazienti e agli operatori sanitari per garantire l'utilizzo appropriato del prodotto. Dato che gli alimenti a fini medici speciali devono essere utilizzati sotto controllo medico, tali restrizioni non dovrebbero rendere più difficile la comunicazione tra operatori del settore alimentare e operatori sanitari e dovrebbero consentire a questi ultimi di valutare l'idoneità dei diversi prodotti per l'utilizzo cui sono destinati.
(19)
L'articolo 17, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (11) prevede che gli Stati membri applichino la legislazione alimentare e controllino e verifichino il rispetto delle pertinenti disposizioni della medesima da parte degli operatori del settore alimentare e dei mangimi, in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione. In questo contesto, al fine di facilitare il controllo ufficiale efficace degli alimenti a fini medici speciali, gli operatori del settore alimentare che immettono sul mercato alimenti a fini medici speciali dovrebbero fornire alle autorità nazionali competenti un modello dell'etichetta utilizzata e tutte le informazioni pertinenti considerate necessarie a dimostrare la conformità al presente regolamento, a meno che gli Stati membri dispongano di un diverso sistema di controllo efficiente.
(20)
Al fine di consentire agli operatori del settore alimentare di adeguarsi alle nuove prescrizioni, il presente regolamento dovrebbe applicarsi trascorsi tre anni dalla data della sua entrata in vigore. Tenendo conto del numero e dell'importanza delle nuove prescrizioni applicabili agli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, per tali prodotti il presente regolamento dovrebbe applicarsi trascorsi quattro anni dalla data della sua entrata in vigore,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Immissione sul mercato
Gli alimenti a fini medici speciali possono essere immessi sul mercato solo se conformi al presente regolamento.
Articolo 2
Prescrizioni in materia di composizione
1. Gli alimenti a fini medici speciali sono classificati in tre categorie:
a)
alimenti completi dal punto di vista nutrizionale con una formulazione standard delle sostanze nutritive che, se utilizzati secondo le istruzioni del fabbricante, possono rappresentare l'unica fonte di nutrimento per le persone cui sono destinati;
b)
alimenti completi dal punto di vista nutrizionale con una formulazione delle sostanze nutritive adattata ad una specifica malattia, un disturbo o uno stato patologico che, se utilizzati secondo le istruzioni del fabbricante, possono rappresentare l'unica fonte di nutrimento per le persone cui sono destinati;
c)
alimenti incompleti dal punto di vista nutrizionale con una formulazione delle sostanze nutritive standard o adattata ad una specifica malattia, un disturbo o uno stato patologico, che non sono idonei ad essere utilizzati come unica fonte di nutrimento.
Gli alimenti di cui al primo comma, lettere a) e b), possono essere utilizzati anche per sostituire parzialmente o integrare l'alimentazione del paziente.
2. La formulazione degli alimenti a fini medici speciali è basata su principi attendibili di medicina e scienza dell'alimentazione. Il loro consumo, secondo le istruzioni del fabbricante, deve essere sicuro, vantaggioso ed efficace nel rispondere alle specifiche esigenze nutrizionali delle persone a cui essi sono destinati, in base a dati scientifici generalmente riconosciuti.
3. Gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti devono essere conformi alle prescrizioni in materia di composizione fissate nell'allegato I, parte A.
Gli alimenti a fini medici speciali diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti devono essere conformi alle prescrizioni in materia di composizione fissate nell'allegato I, parte B.
4. Le prescrizioni in materia di composizione fissate nell'allegato I si applicano agli alimenti a fini medici speciali pronti per l'uso, commercializzati come tali o dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
Articolo 3
Prescrizioni in materia di pesticidi negli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia.
1. Ai fini del presente articolo per «residuo» si intende il residuo di una sostanza attiva, di cui all'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1107/2009, utilizzata in un prodotto fitosanitario, di cui all'articolo 2, paragrafo 1, di detto regolamento, compresi i metaboliti e i prodotti della degradazione o reazione di tale sostanza attiva.
2. Gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia non devono contenere residui a livelli superiori a 0,01 mg/kg per sostanza attiva.
Tali livelli sono determinati con metodi analitici standardizzati generalmente accettati.
3. In deroga al paragrafo 2, per le sostanze attive elencate nell'allegato II si applicano i livelli massimi di residui specificati in tale allegato.
4. Gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia sono ottenuti solo con prodotti agricoli per la cui produzione non sono stati utilizzati prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive elencate nell'allegato III.
Tuttavia, a fini di controllo, i prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive elencate nell'allegato III si considerano come non utilizzati se i loro residui non sono superiori a un livello di 0,003 mg/kg.
5. I livelli di cui ai paragrafi 2, 3 e 4 si applicano agli alimenti a fini medici speciali pronti all'uso, commercializzati come tali o dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
Articolo 4
Denominazione dell'alimento
La denominazione degli alimenti a fini medici speciali è conforme a quanto stabilito nell'allegato IV.
Articolo 5
Prescrizioni specifiche per le informazioni sugli alimenti
1. Salvo disposizioni contrarie contenute nel presente regolamento, gli alimenti a fini medici speciali devono essere conformi al regolamento (UE) n. 1169/2011.
2. Oltre alle indicazioni obbligatorie elencate all'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, per gli alimenti a fini medici speciali sono obbligatorie le seguenti indicazioni complementari:
a)
una dicitura che specifichi che il prodotto deve essere utilizzato sotto controllo medico;
b)
una dicitura che specifichi se il prodotto è idoneo ad essere utilizzato come unica fonte di nutrimento;
c)
una dicitura che specifichi che il prodotto è destinato a una specifica fascia d'età, se del caso;
d)
se opportuno, una dicitura che specifichi che il prodotto può comportare rischi per la salute se consumato da persone non affette dalla malattia, dal disturbo o dallo stato patologico per cui il prodotto è indicato;
e)
la dicitura «Indicato per la gestione dietetica di…», laddove i puntini sono completati dal nome della malattia, del disturbo o dello stato patologico per cui il prodotto è indicato;
f)
se opportuno, un'avvertenza sulle necessarie precauzioni e controindicazioni;
g)
una descrizione delle proprietà e/o caratteristiche del prodotto che lo rendono utile in relazione alla malattia, al disturbo o allo stato patologico per la cui gestione dietetica esso è previsto, specialmente, a seconda dei casi,quelle riguardanti la particolare lavorazione e formulazione, l'aumento, la riduzione, l'eliminazione o qualsiasi modifica delle sostanze nutritive e i motivi dell'utilizzo del prodotto;
h)
se opportuno, un'avvertenza che il prodotto non deve essere somministrato per via parenterale;
i)
le istruzioni per la corretta preparazione, la corretta conservazione e il corretto smaltimento del prodotto dopo l'apertura del contenitore, se del caso.
Le indicazioni di cui alle lettere da a) a d) sono precedute dall'espressione «avvertenza importante» o da un'espressione equivalente.
3. L'articolo 13, paragrafi 2 e 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011 si applica anche alle indicazioni obbligatorie complementari di cui al paragrafo 2 del presente articolo.
Articolo 6
Prescrizioni specifiche sulla dichiarazione nutrizionale
1. Oltre alle informazioni di cui all'articolo 30, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1169/2011, la dichiarazione nutrizionale obbligatoria per gli alimenti a fini medici speciali comprende i seguenti elementi:
a)
la quantità di ogni sostanza minerale e ogni vitamina elencata nell'allegato I del presente regolamento e contenuta nel prodotto;
b)
la quantità di componenti di proteine, carboidrati, grassi e/o di altre sostanze nutritive e dei relativi componenti, la cui dichiarazione sia necessaria per l'appropriato utilizzo previsto del prodotto;
c)
informazioni sull'osmolalità o sull'osmolarità del prodotto, se del caso;
d)
informazioni sulla fonte e la natura delle proteine e/o degli idrolizzati proteici contenuti nel prodotto.
2. In deroga all'articolo 30, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011, le informazioni contenute nella dichiarazione nutrizionale obbligatoria per gli alimenti a fini medici speciali non devono essere ripetute nell'etichettatura.
3. La dichiarazione nutrizionale è obbligatoria per tutti gli alimenti a fini medici speciali, indipendentemente dalle dimensioni della superficie maggiore dell'imballaggio o del contenitore.
4. Gli articoli da 31 a 35 del regolamento (UE) n. 1169/2011 si applicano a tutte le sostanze nutritive incluse nella dichiarazione nutrizionale per gli alimenti a fini medici speciali.
5. In deroga all'articolo 31, paragrafo 3. del regolamento (UE) n. 1169/2011, il valore energetico e le quantità di sostanze nutritive degli alimenti a fini medici speciali sono quelli dell'alimento come venduto e, se del caso, dell'alimento pronto all'uso dopo una preparazione conforme alle istruzioni del fabbricante.
6. In deroga all'articolo 32, paragrafi 3 e 4, del regolamento (UE) n. 1169/2011, il valore energetico e le quantità di sostanze nutritive degli alimenti a fini medici speciali non devono essere espressi in percentuale delle assunzioni di riferimento indicate nell'allegato XIII di tale regolamento.
7. Le indicazioni comprese nella dichiarazione nutrizionale per gli alimenti a fini medici speciali che non sono elencate nell'allegato XV del regolamento (UE) n. 1169/2011 sono inserite dopo la voce più pertinente di tale allegato a cui appartengono o di cui sono componenti.
Le indicazioni non elencate nell'allegato XV del regolamento (UE) n. 1169/2011 che non appartengono o non sono componenti di una voce di tale allegato sono inserite nella dichiarazione nutrizionale dopo l'ultima voce di tale allegato.
L'indicazione della quantità di sodio figura insieme agli altri minerali e può essere ripetuta accanto all'indicazione del tenore di sale come segue: «Sale: X g (di cui sodio: Y mg)».
Articolo 7
Indicazioni nutrizionali e sulla salute
Sugli alimenti a fini medici speciali non devono essere fornite indicazioni nutrizionali e sulla salute.
Articolo 8
Prescrizioni specifiche per gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti
1. Tutte le indicazioni obbligatorie per gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti devono essere fornite in una lingua facilmente comprensibile per i consumatori.
2. L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti non devono riportare immagini di lattanti né altre immagini o diciture che possano idealizzare l'utilizzo del prodotto.
Sono tuttavia consentite le rappresentazioni grafiche che facilitano l'identificazione del prodotto e spiegano i metodi di preparazione.
3. L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti sono concepiti in modo tale da consentire ai consumatori di distinguere chiaramente tali prodotti dalle formule per lattanti e dalle formule di proseguimento, in particolare per quanto riguarda il testo, le immagini e i colori utilizzati, in modo da evitare qualsiasi rischio di confusione.
4. La pubblicità degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti è limitata alle pubblicazioni specializzate in puericultura e alle pubblicazioni scientifiche.
Gli Stati membri possono limitare ulteriormente o vietare tale pubblicità. Questa contiene solo informazioni di carattere scientifico e fattuale.
Il primo e il secondo comma non impediscono la diffusione di informazioni destinate esclusivamente agli operatori sanitari.
5. È vietata la pubblicità nei punti di vendita, la distribuzione di campioni o il ricorso ad altre forme di promozione intesi a promuovere le vendite degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti direttamente presso il consumatore nella fase del commercio al dettaglio, quali esposizioni speciali, buoni sconto, premi, vendite speciali, vendite promozionali e vendite abbinate ai prodotti.
6. I produttori e i distributori di alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti non devono offrire direttamente al pubblico o alle donne incinte, alle madri e ai membri delle famiglie prodotti gratuiti o a basso prezzo, campioni o altri omaggi.
Articolo 9
Notifica
Quando un alimento a fini medici speciali è immesso sul mercato, l'operatore del settore alimentare notifica le informazioni figuranti sull'etichetta all'autorità competente di ogni Stato membro in cui il prodotto in questione è commercializzato, inviandole un modello dell'etichetta utilizzata per il prodotto, e fornendo all'autorità competente qualsiasi altra informazione che essa possa ragionevolmente richiedere per stabilire la conformità al presente regolamento, a meno che uno Stato membro non esoneri l'operatore del settore alimentare da quest'obbligo nel contesto di un sistema nazionale che garantisca un controllo ufficiale efficace del prodotto in questione.
Articolo 10
Direttiva 1999/21/CE
In conformità all'articolo 20, paragrafo 4, del regolamento (UE) n. 609/2013, la direttiva 1999/21/CE è abrogata con effetto dal 22 febbraio 2019. La direttiva 1999/21/CE continua tuttavia ad applicarsi fino al 21 febbraio 2020 agli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti.
I riferimenti alla direttiva 1999/21/CE in altri atti si intendono fatti al presente regolamento secondo il sistema indicato nel primo comma.
Articolo 11
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 22 febbraio 2019, ad eccezione degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, ai quali esso si applica a decorrere dal 22 febbraio 2020.
Ai fini dell'articolo 21, paragrafo 1, secondo comma, del regolamento (UE) n. 609/2013, per quanto riguarda gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, la data posteriore indicata nel secondo comma del presente articolo è considerata la data di applicazione.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 25 settembre 2015
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 181 del 29.6.2013, pag. 35.
(2) Direttiva 1999/21/CE della Commissione, del 25 marzo 1999, sugli alimenti dietetici destinati a fini medici speciali (GU L 91 del 7.4.1999, pag. 29).
(3) Direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 maggio 2009, relativa ai prodotti alimentari destinati ad un'alimentazione particolare (GU L 124 del 20.5.2009, pag. 21).
(4) Direttiva 2006/125/CE della Commissione, del 5 dicembre 2006, sugli alimenti a base di cereali e gli altri alimenti destinati ai lattanti e ai bambini (GU L 339 del 6.12.2006, pag. 16).
(5) Direttiva 2006/141/CE della Commissione, del 22 dicembre 2006, riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento e recante modifica della direttiva 1999/21/CE (GU L 401 del 30.12.2006, pag. 1).
(6) Parere del comitato scientifico dell'alimentazione umana espresso il 19 settembre 1997 sul limite massimo di residui (LMR) pari a 0,01 mg/kg per i pesticidi negli alimenti per i lattanti e i bambini nella prima infanzia (Opinion of the Scientific Committee for Food on a maximum residue limit (MRL) of 0,01 mg/kg for pesticides in foods intended for infants and young children).
(7) Ulteriori dati sul parere del comitato scientifico dell'alimentazione umana espresso il 19 settembre 1997 sul limite massimo di residui (LMR) pari allo 0,01 mg/kg per i pesticidi negli alimenti per i lattanti e i bambini nella prima infanzia (adottato il 4 giugno 1998 dal comitato scientifico dell'alimentazione umana).
(8) Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativo all'immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari e che abroga le direttive del Consiglio 79/117/CEE e 91/414/CEE (GU L 309 del 24.11.2009, pag. 1).
(9) Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
(10) Regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari (GU L 404 del 30.12.2006, pag. 9).
(11) Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1).
ALLEGATO I
PRESCRIZIONI IN MATERIA DI COMPOSIZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 2, PARAGRAFO 3
PARTE A
Alimenti destinati a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti
1.
I prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, contengono le vitamine e le sostanze minerali indicate nella tabella 1.
2.
I prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, contengono le vitamine e le sostanze minerali indicate nella tabella 1, fatte salve le modifiche di una o più sostanze nutritive rese necessarie dall'uso previsto del prodotto.
3.
I livelli massimi di vitamine e sostanze minerali contenute nei prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, non devono superare quelli indicati nella tabella 1, fatte salve le modifiche di una o più sostanze nutritive rese necessarie dall'uso previsto del prodotto.
4.
A condizione che siano rispettati i requisiti dettati dall'uso previsto, gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti devono essere conformi alle disposizioni relative ad altre sostanze nutritive applicabili alle formule per lattanti e alle formule di proseguimento, a seconda dei casi, stabilite nel regolamento delegato (UE) 2016/127 della Commissione (1).
Tabella 1
Valori di vitamine e minerali negli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Vitamine
Vitamina A (μg-RE) (2)
16,7
43
70
180
Vitamina D (μg)
0,48
0,72
2
3
Vitamina K (μg)
0,24
6
1
25
Vitamina C (mg)
0,96
7,2
4
30
Tiamina (μg)
9,6
72
40
300
Riboflavina (μg)
14,3
107
60
450
Vitamina B6 (μg)
4,8
72
20
300
Niacina (mg) (3)
0,1
0,72
0,4
3
Folato (μg-DFE) (4)
3,6
11,4
15
47,6
Vitamina B12(μg)
0,02
0,12
0,1
0,5
Acido pantotenico (mg)
0,1
0,48
0,4
2
Biotina (μg)
0,24
4,8
1
20
Vitamina E (mg α-tocoferolo) (5)
0,14
1,2
0,6
5
Minerali
Sodio (mg)
6
14,3
25
60
Cloruro (mg)
14,3
38,2
60
160
Potassio (mg)
19,1
38,2
80
160
Calcio (mg) (6)
12
60
50
250
Fosforo (mg) (7)
6
24
25
100
Magnesio (mg)
1,2
3,6
5
15
Ferro (mg)
0,07
0,6
0,3
2,5
Zinco (mg)
0,12
0,6
0,5
2,4
Rame (μg)
14,3
29
60
120
Iodio (μg)
3,6
8,4
15
35
Selenio(μg)
0,72
2
3
8,6
Manganese (μg)
0,24
24
1
100
Cromo (μg)
—
2,4
—
10
Molibdeno (μg)
—
3,3
—
14
Fluoruro (μg)
—
47,8
—
200
PARTE B
Alimenti a fini medici speciali diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti
1.
I prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, contengono le vitamine e le sostanze minerali indicate nella tabella 2.
2.
I prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, contengono le vitamine e le sostanze minerali indicate nella tabella 2, fatte salve le modifiche di una o più sostanze nutritive rese necessarie dall'uso previsto del prodotto.
3.
I livelli massimi di vitamine e sostanze minerali contenute nei prodotti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, non devono superare quelli indicati nella tabella 2, fatte salve le modifiche di una o più sostanze nutritive rese necessarie dall'uso previsto del prodotto.
Tabella 2
Valori di vitamine e minerali negli alimenti a fini medici speciali diversi da quelli sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti
Per 100 kJ
Per 100 kcal
Minimo
Massimo
Minimo
Massimo
Vitamine
Vitamina A (μg-RE)
8,4
43
35
180
Vitamina D (μg)
0,12
0,65/0,75 (8)
0,5
2,5/3 (8)
Vitamina K (μg)
0,85
5
3,5
20
Vitamina C (mg)
0,54
5,25
2,25
22
Tiamina (mg)
0,015
0,12
0,06
0,5
Riboflavina (mg)
0,02
0,12
0,08
0,5
Vitamina B6 (mg)
0,02
0,12
0,08
0,5
Niacina (mg NE)
0,22
0,75
0,9
3
Acido folico (μg)
2,5
12,5
10
50
Vitamina B12(μg)
0,017
0,17
0,07
0,7
Acido pantotenico (mg)
0,035
0,35
0,15
1,5
Biotina (μg)
0,18
1,8
0,75
7,5
Vitamina E (mg α-TE)
0,5/g di acidi grassi polinsaturi espressi in acido linoleico e comunque non meno di 0,1 mg per 100 kJ disponibili
0,75
0,5/g di acidi grassi polinsaturi espressi in acido linoleico e comunque non meno di 0,5 mg per 100 kcal disponibili
3
Minerali
Sodio (mg)
7,2
42
30
175
Cloruro (mg)
7,2
42
30
175
Potassio (mg)
19
70
80
295
Calcio (mg)
8,4/12 (8)
42/60 (8)
35/50 (8)
175/250 (8)
Fosforo (mg)
7,2
19
30
80
Magnesio (mg)
1,8
6
7,5
25
Ferro (mg)
0,12
0,5
0,5
2
Zinco (mg)
0,12
0,36
0,5
1,5
Rame (μg)
15
125
60
500
Iodio (μg)
1,55
8,4
6,5
35
Selenio(μg)
0,6
2,5
2,5
10
Manganese (mg)
0,012
0,12
0,05
0,5
Cromo (μg)
0,3
3,6
1,25
15
Molibdeno (μg)
0,84
4,3
3,5
18
Fluoruro (mg)
—
0,05
—
0,2
(1) Regolamento delegato (UE) 2016/127 della Commissione, del 25 settembre 2015, che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni specifiche in materia di composizione e di informazione per gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento e per quanto riguarda le prescrizioni relative alle informazioni sull'alimentazione dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia, (cfr. la pagina 1 della presente Gazzetta ufficiale).
(2) Vitamina A preformata; RE = tutto il trans-retinolo equivalente.
(3) Niacina preformata.
(4) Equivalente di folato dalla dieta: 1 μg DFE (dietary folate equivalent) = 1 μg di folato dagli alimenti = 0,6 μg di acido folico dell'alimento a fini medici speciali.
(5) Basato sull'attività come vitamina E dell'RRR-α-tocoferolo.
(6) Il rapporto molare calcio/fosforo disponibile non deve essere inferiore a 1 né superiore a 2.
(7) Fosforo totale.
(8) Per i prodotti destinati a bambini di età compresa fra 1 e 10 anni.
ALLEGATO II
SOSTANZE ATTIVE DI CUI ALL'ARTICOLO 3, PARAGRAFO 3
Denominazione chimica della sostanza
Livello massimo di residui
(mg/kg)
Cadusafos
0,006
Demeton-S-metil/demeton-S-metil-solfone/ossidemeton-metile (singolarmente o in combinazione, espressi in demeton-S-metil)
0,006
Etoprofos
0,008
Fipronil (somma di fipronil e fipronil-desulfinil, espressi in fipronil)
0,004
Propineb/propilenetiourea (somma di propineb e propilenetiourea)
0,006
ALLEGATO III
SOSTANZE ATTIVE DI CUI ALL'ARTICOLO 3, PARAGRAFO 4
Denominazione chimica della sostanza (definizione del residuo)
Aldrin e dieldrin, espressi in dieldrin
Disulfoton (somma di disulfoton, solfossido di disulfoton e solfone di disulfoton, espressi in disulfoton)
Endrin
Fensulfothion (somma di fensulfothion, del suo analogo di ossigeno e dei loro solfoni, espressi in fensulfothion)
Fentin, espresso in cationi di trifenilstagno
Alossifop (somma di alossifop, dei suoi sali ed esteri compresi i coniugati, espressi in alossifop)
Eptacloro e trans-eptacloro epossido, espressi in eptacloro
Esaclorobenzene
Nitrofen
Ometoato
Terbufos (somma di terbufos, del suo solfossido e solfone, espressi in terbufos)
ALLEGATO IV
DENOMINAZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 4
Le denominazioni degli alimenti a fini medici speciali sono, rispettivamente:
—
in bulgaro: «Храни за специални медицински цели»,
—
in spagnolo: «Alimento para usos médicos especiales»,
—
in ceco: «Potravina pro zvláštní lékařské účely»,
—
in danese: «Fødevare til særlige medicinske formål»,
—
in tedesco: «Lebensmittel für besondere medizinische Zwecke (bilanzierte Diät)»,
—
in estone: «Meditsiinilisel näidustusel kasutamiseks ettenähtud toit»,
—
in greco: «Τρόφιμα για ειδικούς ιατρικούς σκοπούς»,
—
in inglese: «Food for special medical purposes»,
—
in francese: «Denrée alimentaire destinée à des fins médicales spéciales»,
—
in croato: «Hrana za posebne medicinske potrebe»,
—
in italiano: «Alimento a fini medici speciali»,
—
in lettone: «Īpašiem medicīniskiem nolūkiem paredzēta pārtika»,
—
in lituano: «Specialios medicininės paskirties maisto produktai»,
—
in ungherese: «Speciális gyógyászati célra szánt élelmiszer»,
—
in maltese: «Ikel għal skopijiet mediċi speċjali»,
—
in neerlandese: «Voeding voor medisch gebruik»,
—
in polacco: «Żywność specjalnego przeznaczenia medycznego»,
—
in portoghese: «Alimento para fins medicinais específicos»,
—
in rumeno: «Alimente destinate unor scopuri medicale speciale»,
—
in slovacco: «Potraviny na osobitné lekárske účely»,
—
in sloveno: «Živila za posebne zdravstvene namene»,
—
in finlandese: «Erityisiin lääkinnällisiin tarkoituksiin tarkoitettu elintarvike (kliininen ravintovalmiste)»,
—
in svedese: «Livsmedel för speciella medicinska ändamål».
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Alimenti destinati a fini medici speciali
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Modifica i requisiti di etichettatura per gli alimenti destinati a fini medici speciali e introduce il divieto di presentare indicazioni nutrizionali e sulla salute per tali alimenti. Estende le regole per le formule per lattanti e formule di proseguimento per quanto riguarda l’etichettatura, la presentazione, la pubblicità e le prassi promozionali e commerciali degli alimenti destinati ai lattanti. Inoltre estende le norme sui pesticidi negli alimenti a fini medici speciali destinati ai lattanti e alla prima infanzia.
PUNTI CHIAVE
La direttiva abroga la direttiva 1999/21/CE. È un atto delegato che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 sugli alimenti destinati a categorie specifiche.
Alimenti destinati a fini medici speciali:possono essere immessi sul mercato solo se conformi al presente regolamento; sono classificati in tre categorie:alimenti completi con una formulazione standard delle sostanze nutritive che possono rappresentare l’unica fonte di nutrimento o possono essere utilizzati per sostituire parzialmente o integrare l’alimentazione;alimenti completi con una formulazione delle sostanze nutritive adattata a una specifica malattia, un disturbo o uno stato patologico che possono rappresentare l’unica fonte di nutrimento o possono essere utilizzati per sostituire parzialmente o integrare l’alimentazione;alimenti incompleti dal punto di vista nutrizionale che non sono idonei a essere utilizzati come unica fonte di nutrimento. Pesticidi
Gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti e dei bambini nella prima infanzia non devono contenere pesticidi residui a livelli superiori a 0,01 mg/kg per sostanza attiva.
Etichettatura e informazioni sugli alimenti
gli alimenti a fini medici speciali devono essere conformi al regolamento (UE) n. 1169/2011 sull’etichettatura degli alimenti e devono essere riportate in etichetta le affermazioni o avvertenze (i primi quattro punti preceduti dalla dicitura «avvertenza importante») che specificano:che il prodotto deve essere utilizzato sotto controllo medico; se il prodotto è idoneo a essere utilizzato come unica fonte di alimentazione; se il prodotto è destinato a una specifica fascia di età; se il prodotto può comportare rischi per la salute di persone non affette dallo stato patologico per cui il prodotto è indicato; la menzione «Indicato per la gestione dietetica di…(patologia, disturbo o malattia per i quali il prodotto è previsto)»; precauzioni e controindicazioni; una descrizione di ciò che rende il prodotto utile in relazione alla malattia, al disturbo o allo stato patologico con riferimento alla particolare lavorazione e formulazione, alle sostanze nutritive e ai motivi dell’utilizzo del prodotto; un’avvertenza che il prodotto deve essere somministrato esclusivamente per via orale; istruzioni per la corretta preparazione, l’utilizzo e la conservazione del prodotto dopo l’apertura. Dichiarazione nutrizionaleLa dichiarazione nutrizionale obbligatoria, salvo alcune eccezioni specifiche, deve comprendere la quantità (ove appropriato) di minerali, vitamine, proteine (compresa la fonte e la natura), carboidrati, grassi e altre sostanze nutritive e dei relativi componenti. Le indicazioni nutrizionali e sulla salute non devono essere ripetute nell’etichettatura degli alimenti a fini medici speciali. Prescrizioni specifiche per gli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattantiLe indicazioni obbligatorie devono essere fornite in una lingua facilmente comprensibile per i consumatori. L’etichettatura non deve riportare immagini di lattanti né altre immagini o diciture che possano idealizzare l’utilizzo del prodotto, con l’eccezione delle rappresentazioni grafiche che facilitano l’identificazione del prodotto o spiegano i metodi di preparazione. L’etichettatura deve essere concepita in modo tale da consentire ai consumatori di distinguere chiaramente tali prodotti dalle formule per lattanti. La pubblicità deve essere limitata alle pubblicazioni specializzate in puericultura e a quelle scientifiche. È vietata la pubblicità nei punti di vendita, la distribuzione di campioni o il ricorso ad altre forme di promozione intese a promuovere le vendite direttamente presso il consumatore nella fase del commercio al dettaglio. I produttori e i distributori non devono offrire direttamente al pubblico o alle donne incinte, alle madri e ai membri delle famiglie prodotti gratuiti o a basso prezzo, campioni o altri omaggi. Gli operatori del settore alimentare notificano all’autorità competente di ogni Stato membro in cui il prodotto in questione è commercializzato inviandole un modello dell’etichetta utilizzata per il prodotto e qualsiasi altra informazione richiesta per stabilire la conformità al presente regolamento.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL PRESENTE REGOLAMENTO?
Viene applicato dal 22 febbraio 2019, con l’eccezione degli alimenti a fini medici speciali sviluppati per soddisfare le esigenze nutrizionali dei lattanti, per i quali verrà applicato a partire dal 22 febbraio 2020.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, consultare:Alimenti destinati a fini medici speciali (Commissione europea) Domande frequenti: alimenti a fini medici speciali (Autorità europea per la sicurezza alimentare).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento delegato (UE) 2016/128 della Commissione, del 25 settembre 2015, che integra il regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni specifiche in materia di composizione e di informazione per gli alimenti destinati a fini medici speciali (GU L 25 del 2.2.2016, pag. 30).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, relativo agli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, agli alimenti a fini medici speciali e ai sostituti dell’intera razione alimentare giornaliera per il controllo del peso e che abroga la direttiva 92/52/CEE del Consiglio, le direttive 96/8/CE, 1999/21/CE, 2006/125/CE e 2006/141/CE della Commissione, la direttiva 2009/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 41/2009 e (CE) n. 953/2009 della Commissione (GU L 181 del 29.6.2013, pag. 35).
Le successive modifiche al Regolamento (UE) n. 609/2013 sono state integrate nel documento di base. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che modifica i regolamenti (CE) n. 1924/2006 e (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 87/250/CEE della Commissione, la direttiva 90/496/CEE del Consiglio, la direttiva 1999/10/CE della Commissione, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 2002/67/CE e 2008/5/CE della Commissione e il regolamento (CE) n. 608/2004 della Commissione (GU L 304 del 22.11.2011, pag. 18).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2009/128/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi (GU L 309 del 24.11.2009, pag. 71).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2006/141/CE della Commissione, del 22 dicembre 2006, riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento che modifica la direttiva 1999/21/CE (GU L 401 del 30.12.2006, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari (GU L 404 del 30.12.2006, pag. 9).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2006/125/CE della Commissione, del 5 dicembre 2006, sugli alimenti a base di cereali e gli altri alimenti destinati ai lattanti e ai bambini (Versione codificata) (GU L 339 del 6.12.2006, pag. 16).
Direttiva 1999/21/CE della Commissione, del 25 marzo 1999, sugli alimenti dietetici destinati a fini medici speciali (GU L 91 del 7.4.1999, pag. 29).
Si veda la versione consolidata. |
*Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244/1999 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizi sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo.
ai programmi dell’UE
Partecipazione del Kosovo* ai programmi dell’UE
QUAL È LO SCOPO DI QUESTO ACCORDO?
Esso ammette il Kosovo a partecipare a programmi selezionati dell’UE e stabilisce le condizioni di tale partecipazione, quali l’integrazione all’interno del quadro di sorveglianza economica e di bilancio, e l’obbligo di soddisfare norme e di fornire gli opportuni contributi finanziari.
PUNTI CHIAVE
Nel 2007 il Consiglio europeo sottolineava che l’UE fosse pronta a svolgere un ruolo di primo piano nel rafforzamento della stabilità nella regione dei Balcani occidentali e dichiarò di essere disposto ad assistere il Kosovo sulla via della stabilità sostenibile. L’UE ha ribadito di essere pronta a favorire lo sviluppo economico e politico attraverso una chiara prospettiva europea, mentre il Kosovo ha espresso il desiderio di partecipare a una serie di programmi dell’UE.
Questo quadro rende il Kosovo ammissibile alla partecipazione a determinati progetti dell’UE, come parte dell’attivazione della seconda fase dello strumento di assistenza preadesione (IPA II) e del rafforzamento del processo avviato dall’accordo di stabilizzazione e di associazione con il Kosovo, entrato in vigore il 1° aprile 2016.
I punti principali dell’accordo quadro sono i seguenti.Il Kosovo è ammesso a partecipare a una serie di programmi dell’UE, elencati di seguito, nonché a ogni nuovo programma che preveda specificamente la partecipazione del Kosovo. La partecipazione dipende dall’impegno e dai progressi del Kosovo nell’applicazione delle norme nelle aree pertinenti. Il Kosovo contribuirà finanziariamente al bilancio generale dell’UE in proporzione ai programmi specifici cui parteciperà. I rappresentanti del Kosovo possono partecipare in qualità di osservatori, laddove il Kosovo sia coinvolto, nei comitati di gestione che monitorano i programmi ai quali il Kosovo contribuisce finanziariamente. I progetti e le iniziative presentate dai partecipanti del Kosovo sono soggetti alle stesse condizioni applicate per i paesi dell’UE. I termini della partecipazione del Kosovo a ciascun programma dell’UE, in particolare per quanto concerne il contributo finanziario, saranno definiti dalla Commissione europea insieme alle autorità del Kosovo. Ogni accordo stipulerà, in conformità al regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, che il controllo finanziario o le verifiche contabili avvengano sotto l’autorità della Commissione, dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e della Corte dei conti europea, i quali avranno poteri equivalenti a quelli di cui godono nell’UE in merito a controllo finanziario e verifica dei conti, atti amministrativi, sanzioni penali e recupero; Se il Kosovo richiede l’assistenza preadesione dell’UE nell’ambito dell’IPA II, le condizioni saranno determinate in un accordo di finanziamento. L’accordo si applica ai territori nei quali è in vigore il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, alle condizioni ivi stabilite, e al territorio del Kosovo. Esso si applica per un periodo indeterminato, ma può essere terminato da entrambe le parti con preavviso di sei mesi. Deve essere rivisto ogni tre anni in base all’esperienza della partecipazione del Kosovo ai programmi dell’UE.
Programmi dell’UE che consentono la partecipazione del Kosovo al momento della firma dell’accordoFiscalis 2020 Dogana 2020 Hercule III Giustizia Programma diritti, uguaglianza e cittadinanza L’Europa per i cittadini Meccanismo di protezione civile Soluzioni di interoperabilità per le pubbliche amministrazioni, le imprese e i cittadini europei (ISA2) COSME Programma per l’occupazione e la politica sociale (EaSI) Erasmus+ Europa creativa Orizzonte 2020 Programma Salute per la crescita Programma per la tutela dei consumatori LIFE Copernicus
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA L’ACCORDO?
È in vigore dal 1o agosto 2017.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si consulti:Kosovo (Commissione europea) Il Kosovo e l’UE (Servizio europeo per l’azione esterna).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Accordo quadro tra Unione europea e Kosovo* sui principi generali della partecipazione del Kosovo ai programmi dell’Unione (GU L 195 del 27.7.2017, pag. 3).
DOCUMENTI CORRELATI
Accordo di stabilizzazione e di associazione tra l’Unione europea e la Comunità europea dell’energia atomica, da un lato, e il Kosovo*, dall’altro (GU L 71 del 16.3.2016, pag. 3).
Regolamento (UE) n. 231/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 marzo 2014, che stabilisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA II) (GU L 77 del 15.3.2014, pag. 11).
*Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244/1999 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizi sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo. | ACCORDO QUADRO
tra l'Unione europea e il Kosovo (*1) sui principi generali della partecipazione del Kosovo ai programmi dell'Unione
L'UNIONE EUROPEA, in seguito denominata «Unione»,
da una parte, e
il KOSOVO (*1),
dall'altra,
in seguito denominati «parti contraenti»,
considerando quanto segue:
(1)
Il 14 dicembre 2007 il Consiglio europeo ha sottolineato che l'Unione è pronta a svolgere un ruolo di primo piano nel rafforzare la stabilità della regione, ha dichiarato la disponibilità dell'Unione ad assistere il Kosovo nel cammino verso una stabilità sostenibile e ha confermato che l'Unione intende contribuire allo sviluppo economico e politico attraverso una chiara prospettiva europea, in linea con la prospettiva europea della regione.
(2)
Il 7 dicembre 2009 il Consiglio ha accolto con favore la comunicazione della Commissione europea del 14 ottobre 2009 intitolata «Realizzare la prospettiva europea del Kosovo» e ha invitato quest'ultima a prendere le misure necessarie per sostenere i progressi del Kosovo verso l'Unione, in linea con la prospettiva europea della regione. Esso ha attribuito importanza alle misure relative al commercio e ai visti e ha incoraggiato la Commissione europea a consentire al Kosovo di partecipare ai programmi dell'Unione, integrando il Kosovo nel sistema di sorveglianza economica e di bilancio, attivando la seconda componente dello strumento di assistenza preadesione e consolidando il dialogo nell'ambito del processo di stabilizzazione e di associazione.
(3)
Il 14 dicembre 2010 il Consiglio ha dichiarato di attendere con interesse una proposta della Commissione europea che consenta la partecipazione del Kosovo ai programmi dell'Unione. La Commissione europea ha presentato tale proposta nel marzo 2011.
(4)
Il 5 dicembre 2011 il Consiglio ha confermato il proprio impegno a trovare un accordo sulla partecipazione del Kosovo ai programmi dell'Unione, ferme restando le posizioni degli Stati membri sullo status.
(5)
Il 22 ottobre 2012 il Consiglio ha autorizzato la Commissione europea ad avviare negoziati a nome dell'Unione su un accordo quadro con il Kosovo riguardo alla sua partecipazione ai programmi dell'Unione.
(6)
Il Kosovo ha espresso il desiderio di partecipare a una serie di programmi dell'Unione.
(7)
L'articolo 212 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea fa riferimento ad azioni di cooperazione economica, finanziaria e tecnica con paesi terzi diversi dai paesi in via di sviluppo.
(8)
Le modalità e le condizioni specifiche, compreso il relativo contributo finanziario, della partecipazione del Kosovo a ciascun programma specifico dell'Unione dovrebbero essere stabilite nell'ambito di un accordo tra la Commissione europea, che agisce a nome dell'Unione, e le autorità del Kosovo.
(9)
La firma e la conclusione del presente accordo non pregiudicano la posizione degli Stati membri sullo status del Kosovo, posizione che ciascuno di essi deciderà conformemente alla rispettiva prassi nazionale e al diritto internazionale. Nessuna parola, formulazione o definizione utilizzata nel presente accordo, compreso il suo allegato, o nei programmi dell'Unione costituisce un riconoscimento del Kosovo come Stato indipendente da parte dell'Unione, né costituisce un riconoscimento del Kosovo come tale da parte dei singoli Stati membri che non abbiano proceduto in tal senso,
HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
Articolo 1
Il Kosovo è ammesso a partecipare ai seguenti programmi dell'Unione:
a)
a quegli attuali programmi dell'Unione elencati nell'allegato, e ai programmi che vi succederanno, che saranno aperti alla partecipazione del Kosovo, una volta entrato in vigore il presente accordo;
b)
ai programmi dell'Unione che saranno istituiti o prorogati dopo la firma del presente accordo che contengono una clausola di apertura relativa alla partecipazione del Kosovo.
Il Kosovo può partecipare ai programmi dell'Unione conformemente ai suoi impegni di adottare e applicare norme nei settori pertinenti al programma in questione e con i progressi compiuti a tale riguardo.
Articolo 2
Il Kosovo fornisce un contributo finanziario al bilancio generale dell'Unione europea in proporzione ai programmi specifici dell'Unione cui partecipa.
Articolo 3
I rappresentanti del Kosovo possono partecipare, in veste di osservatori e per i punti che riguardano il Kosovo, ai comitati di gestione responsabili del controllo dei programmi dell'Unione ai quali il Kosovo contribuisce finanziariamente.
Articolo 4
Alle iniziative e ai progetti presentati dai partecipanti del Kosovo si applicano, per quanto possibile, le stesse condizioni, norme e procedure applicate agli Stati membri per i programmi dell'Unione in questione.
Articolo 5
Le modalità e le condizioni specifiche relative alla partecipazione del Kosovo a ciascun programma specifico dell'Unione, in particolare il contributo finanziario da versare, saranno stabilite nell'ambito di un accordo tra la Commissione europea, che agisce a nome dell'Unione, e le autorità del Kosovo. Gli accordi di questo tipo sono considerati parte integrante del presente accordo.
Qualora il Kosovo chieda l'assistenza preadesione dell'Unione sulla base del regolamento (CE) n. 1085/2006 del Consiglio (1) o a norma di qualsiasi regolamento analogo che possa essere adottato in futuro e che preveda l'assistenza esterna dell'Unione al Kosovo, le condizioni che disciplinano l'impiego dell'assistenza dell'Unione da parte del Kosovo sono stabilite nel quadro di una convenzione di finanziamento.
Articolo 6
Ogni accordo di cui all'articolo 5, primo comma, stabilisce che, conformemente al regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), il controllo finanziario o le verifiche contabili devono essere effettuati dalla Commissione europea, dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e dalla Corte dei conti, direttamente o sotto la loro autorità.
Sono adottate disposizioni dettagliate in materia di controllo finanziario e verifiche contabili, misure amministrative, sanzioni e recupero che permettano di conferire alla Commissione europea, all'OLAF e alla Corte dei conti poteri equivalenti a quelli di cui dispongono nei confronti di beneficiari o contraenti stabiliti nell'Unione.
Articolo 7
Il presente accordo si applica per un periodo indeterminato.
Il presente accordo può essere denunciato da ciascuna delle parti contraenti mediante un preavviso di sei mesi notificato per iscritto.
Articolo 8
Le parti contraenti possono rivedere il presente accordo per la prima volta entro tre anni dalla data della sua entrata in vigore e, successivamente, ogni tre anni, in base all'esperienza acquisita attraverso la partecipazione del Kosovo a uno o più programmi dell'Unione.
Articolo 9
Il presente accordo si applica, da una parte, ai territori in cui si applica il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, alle condizioni in esso indicate, e, dall'altra, al territorio del Kosovo.
Articolo 10
Il presente accordo entra in vigore il primo giorno del primo mese successivo alla data in cui le parti contraenti si sono notificate reciprocamente l'avvenuto espletamento delle rispettive procedure necessarie per la sua entrata in vigore.
Articolo 11
Il presente accordo è redatto in duplice esemplare nelle lingue bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, inglese, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca, ungherese, albanese e serba, tutti i testi facenti ugualmente fede.
Съставено в Брюксел на двадесет и пети ноември през две хиляди и шестнадесета година.
Hecho en Bruselas, el veinticinco de noviembre de dos mil dieciséis.
V Bruselu dne dvacátého pátého listopadu dva tisíce šestnáct.
Udfærdiget i Bruxelles den femogtyvende november to tusind og seksten.
Geschehen zu Brüssel am fünfundzwanzigsten November zweitausendsechzehn.
Kahe tuhande kuueteistkümnenda aasta novembrikuu kahekümne viiendal päeval Brüsselis.
Έγινε στις Βρυξέλλες, στις είκοσι πέντε Νοεμβρίου δύο χιλιάδες δεκαέξι.
Done at Brussels on the twenty fifth day of November in the year two thousand and sixteen.
Fait à Bruxelles, le vingt cinq novembre deux mille seize.
Sastavljeno u Bruxellesu dvadeset petog studenoga godine dvije tisuće šesnaeste.
Fatto a Bruxelles, addì venticinque novembre duemilasedici.
Briselē, divi tūkstoši sešpadsmitā gada divdesmit piektajā novembrī.
Priimta du tūkstančiai šešioliktų metų lapkričio dvidešimt penktą dieną Briuselyje.
Kelt Brüsszelben, a kétezer-tizenhatodik év november havának huszonötödik napján.
Magħmul fi Brussell, fil-ħamsa u għoxrin jum ta‘ Novembru fis-sena elfejn u sittax.
Gedaan te Brussel, vijfentwintig november tweeduizend zestien.
Sporządzono w Brukseli dnia dwudziestego piątego listopada roku dwa tysiące szesnastego.
Feito em Bruxelas, em vinte e cinco de novembro de dois mil e dezasseis.
Întocmit la Bruxelles la douăzeci și cinci noiembrie două mii șaisprezece.
V Bruseli dvadsiateho piateho novembra dvetisícšestnásť.
V Bruslju, dne petindvajsetega novembra leta dva tisoč šestnajst.
Tehty Brysselissä kahdentenakymmenentenäviidentenä päivänä marraskuuta vuonna kaksituhattakuusitoista.
Som skedde i Bryssel den tjugofemte november år tjugohundrasexton.
Në Bruksel, më njëzet e pesë nëntor të vitit dy mijë e gjashtëmbëdhjetë.
U Briselu, dvadeset petog novembra godine dve hiljade šesnaeste.
За Европейския съюз
Рог la Unión Europea
Za Evropskou unii
For Den Europæiske Union
Für die Europäische Union
Euroopa Liidu nimel
Για την Ευρωπαϊκή Ένωση
For the European Union
Pour l'Union européenne
Za Europsku uniju
Per l'Unione europea
Eiropas Savienības vārdā –
Europos Sąjungos vardu
Az Európai Unió részéről
Għall-Unjoni Ewropea
Voor de Europese Unie
W imieniu Unii Europejskiej
Pela União Europeia
Pentru Uniunea Europeană
Za Európsku úniu
Za Evropsko unijo
Euroopan unionin puolesta
För Europeiska unionen
Për Bashkimin Evropian
Za Evropsku uniju
За Косово
Por Kosovo
Za Kosovo
For Kosovo
Für den Kosovo
Kosovo nimel
Για το Κοσσυφοπέδιο
For Kosovo
Pour le Kosovo
Za Kosovo
Per il Kosovo
Kosovas vārdā –
Kosovo vardu
Koszovó részéről
Għall-Kosovo
Voor Kosovo
W imieniu Kosowa
Pelo Kosovo
Pentru Kosovo
Za Kosovo
Za Kosovo
Kosovon puolesta
För Kosovo
Për Kosovën
Za Kosovo
(*1) Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 (1999) dell'UNSC e con il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo.
(1) Regolamento (CE) n. 1085/2006 del Consiglio, del 17 luglio 2006, che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA) (GU UE L 210 del 31.7.2006, pag. 82).
(2) Regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione e che abroga il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 (GU UE L 298 del 26.10.2012, pag. 1).
ALLEGATO
ELENCO DEGLI ATTUALI PROGRAMMI DELL'UNIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 1
—
Fiscalis 2020 (1)
—
Dogana 2020 (2)
—
Hercule III (3)
—
Giustizia (4)
—
Programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza (5)
—
Europa per i cittadini (6)
—
Meccanismo di protezione civile (7)
—
Soluzioni di interoperabilità per le pubbliche amministrazioni, le imprese e i cittadini europei (ISA2) (8)
—
COSME (9)
—
Programma per l'occupazione e l'innovazione sociale (EaSI) (10)
—
Erasmus+ (11)
—
Europa creativa (12)
—
Orizzonte 2020 (13)
—
Programma «Salute per la crescita» (14)
—
Programma per la tutela dei consumatori (15)
—
LIFE (16)
—
Copernicus (17)
(1) Regolamento (UE) n. 1286/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce un programma di azione inteso a migliorare il funzionamento dei sistemi di imposizione nell'Unione europea per il periodo 2014-2020 (Fiscalis 2020) e che abroga la decisione n. 1482/2007/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 25).
(2) Regolamento (UE) n. 1294/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce un programma di azione doganale nell'Unione europea per il periodo 2014-2020 (Dogana 2020) e abroga la decisione n. 624/2007/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 209).
(3) Regolamento (UE) n. 250/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, che istituisce un programma per la promozione di azioni nel settore della tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea (programma Hercule III) e che abroga la decisione n. 804/2004/CE (GU UE L 84 del 20.3.2014, pag. 6).
(4) Regolamento (UE) n. 1382/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, che istituisce un programma Giustizia per il periodo 2014-2020 (GU UE L 354 del 28.12.2013, pag. 73).
(5) Regolamento (UE) n. 1381/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, che istituisce un programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza per il periodo 2014-2020 (GU UE L 354 del 28.12.2013, pag. 62).
(6) Regolamento (UE) n. 390/2014 del Consiglio, del 14 aprile 2014, che istituisce il programma «L'Europa per i cittadini» per il periodo 2014-2020 (GU UE L 115 del 17.4.2014, pag. 3).
(7) Decisione n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, su un meccanismo unionale di protezione civile (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 924).
(8) Decisione (UE) 2015/2240 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2015, che istituisce un programma sulle soluzioni di interoperabilità e quadri comuni per le pubbliche amministrazioni, le imprese e i cittadini europei (programma ISA2) come mezzo per modernizzare il settore pubblico (GU UE L 318 del 4.12.2015, pag. 1).
(9) Regolamento (UE) n. 1287/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce un programma per la competitività delle imprese e le piccole e le medie imprese (COSME) (2014 — 2020) e abroga la decisione n. 1639/2006/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 33).
(10) Regolamento (UE) n. 1296/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, relativo a un programma dell'Unione europea per l'occupazione e l'innovazione sociale («EaSI») e recante modifica della decisione n. 283/2010/UE che istituisce uno strumento europeo Progress di microfinanza per l'occupazione e l'inclusione sociale (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 238).
(11) Regolamento (UE) n. 1288/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce «Erasmus+»: il programma dell'Unione per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport e che abroga le decisioni n. 1719/2006/CE, n. 1720/2006/CE e n. 1298/2008/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 50).
(12) Regolamento (UE) n. 1295/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce il programma Europa creativa (2014-2020) e che abroga le decisioni n. 1718/2006/CE, n. 1855/2006/CE e n. 1041/2009/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 221).
(13) Regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione (2014 — 2020) — Orizzonte 2020 e abroga la decisione n. 1982/2006/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 104).
(14) Regolamento (UE) n. 282/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2014, sulla istituzione del terzo programma d'azione dell'Unione in materia di salute (2014-2020) e che abroga la decisione n. 1350/2007/CE (GU UE L 86 del 21.3.2014, pag. 1).
(15) Regolamento (UE) n. 254/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, relativo a un programma pluriennale per la tutela dei consumatori per il periodo 2014-2020 e che abroga la decisione n. 1926/2006/CE (GU UE L 84 del 20.3.2014, pag. 42).
(16) Regolamento (UE) n. 1293/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, sull'istituzione di un programma per l'ambiente e l'azione per il clima (LIFE) e che abroga il regolamento (CE) n. 614/2007 (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 185).
(17) Regolamento (UE) n. 377/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 aprile 2014, che istituisce il programma Copernicus e che abroga il regolamento (UE) n. 911/2010 (GU UE L 122, del 24.4.2014, pag. 44).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | ACCORDO QUADRO
tra l'Unione europea e il Kosovo (*1) sui principi generali della partecipazione del Kosovo ai programmi dell'Unione
L'UNIONE EUROPEA, in seguito denominata «Unione»,
da una parte, e
il KOSOVO (*1),
dall'altra,
in seguito denominati «parti contraenti»,
considerando quanto segue:
(1)
Il 14 dicembre 2007 il Consiglio europeo ha sottolineato che l'Unione è pronta a svolgere un ruolo di primo piano nel rafforzare la stabilità della regione, ha dichiarato la disponibilità dell'Unione ad assistere il Kosovo nel cammino verso una stabilità sostenibile e ha confermato che l'Unione intende contribuire allo sviluppo economico e politico attraverso una chiara prospettiva europea, in linea con la prospettiva europea della regione.
(2)
Il 7 dicembre 2009 il Consiglio ha accolto con favore la comunicazione della Commissione europea del 14 ottobre 2009 intitolata «Realizzare la prospettiva europea del Kosovo» e ha invitato quest'ultima a prendere le misure necessarie per sostenere i progressi del Kosovo verso l'Unione, in linea con la prospettiva europea della regione. Esso ha attribuito importanza alle misure relative al commercio e ai visti e ha incoraggiato la Commissione europea a consentire al Kosovo di partecipare ai programmi dell'Unione, integrando il Kosovo nel sistema di sorveglianza economica e di bilancio, attivando la seconda componente dello strumento di assistenza preadesione e consolidando il dialogo nell'ambito del processo di stabilizzazione e di associazione.
(3)
Il 14 dicembre 2010 il Consiglio ha dichiarato di attendere con interesse una proposta della Commissione europea che consenta la partecipazione del Kosovo ai programmi dell'Unione. La Commissione europea ha presentato tale proposta nel marzo 2011.
(4)
Il 5 dicembre 2011 il Consiglio ha confermato il proprio impegno a trovare un accordo sulla partecipazione del Kosovo ai programmi dell'Unione, ferme restando le posizioni degli Stati membri sullo status.
(5)
Il 22 ottobre 2012 il Consiglio ha autorizzato la Commissione europea ad avviare negoziati a nome dell'Unione su un accordo quadro con il Kosovo riguardo alla sua partecipazione ai programmi dell'Unione.
(6)
Il Kosovo ha espresso il desiderio di partecipare a una serie di programmi dell'Unione.
(7)
L'articolo 212 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea fa riferimento ad azioni di cooperazione economica, finanziaria e tecnica con paesi terzi diversi dai paesi in via di sviluppo.
(8)
Le modalità e le condizioni specifiche, compreso il relativo contributo finanziario, della partecipazione del Kosovo a ciascun programma specifico dell'Unione dovrebbero essere stabilite nell'ambito di un accordo tra la Commissione europea, che agisce a nome dell'Unione, e le autorità del Kosovo.
(9)
La firma e la conclusione del presente accordo non pregiudicano la posizione degli Stati membri sullo status del Kosovo, posizione che ciascuno di essi deciderà conformemente alla rispettiva prassi nazionale e al diritto internazionale. Nessuna parola, formulazione o definizione utilizzata nel presente accordo, compreso il suo allegato, o nei programmi dell'Unione costituisce un riconoscimento del Kosovo come Stato indipendente da parte dell'Unione, né costituisce un riconoscimento del Kosovo come tale da parte dei singoli Stati membri che non abbiano proceduto in tal senso,
HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
Articolo 1
Il Kosovo è ammesso a partecipare ai seguenti programmi dell'Unione:
a)
a quegli attuali programmi dell'Unione elencati nell'allegato, e ai programmi che vi succederanno, che saranno aperti alla partecipazione del Kosovo, una volta entrato in vigore il presente accordo;
b)
ai programmi dell'Unione che saranno istituiti o prorogati dopo la firma del presente accordo che contengono una clausola di apertura relativa alla partecipazione del Kosovo.
Il Kosovo può partecipare ai programmi dell'Unione conformemente ai suoi impegni di adottare e applicare norme nei settori pertinenti al programma in questione e con i progressi compiuti a tale riguardo.
Articolo 2
Il Kosovo fornisce un contributo finanziario al bilancio generale dell'Unione europea in proporzione ai programmi specifici dell'Unione cui partecipa.
Articolo 3
I rappresentanti del Kosovo possono partecipare, in veste di osservatori e per i punti che riguardano il Kosovo, ai comitati di gestione responsabili del controllo dei programmi dell'Unione ai quali il Kosovo contribuisce finanziariamente.
Articolo 4
Alle iniziative e ai progetti presentati dai partecipanti del Kosovo si applicano, per quanto possibile, le stesse condizioni, norme e procedure applicate agli Stati membri per i programmi dell'Unione in questione.
Articolo 5
Le modalità e le condizioni specifiche relative alla partecipazione del Kosovo a ciascun programma specifico dell'Unione, in particolare il contributo finanziario da versare, saranno stabilite nell'ambito di un accordo tra la Commissione europea, che agisce a nome dell'Unione, e le autorità del Kosovo. Gli accordi di questo tipo sono considerati parte integrante del presente accordo.
Qualora il Kosovo chieda l'assistenza preadesione dell'Unione sulla base del regolamento (CE) n. 1085/2006 del Consiglio (1) o a norma di qualsiasi regolamento analogo che possa essere adottato in futuro e che preveda l'assistenza esterna dell'Unione al Kosovo, le condizioni che disciplinano l'impiego dell'assistenza dell'Unione da parte del Kosovo sono stabilite nel quadro di una convenzione di finanziamento.
Articolo 6
Ogni accordo di cui all'articolo 5, primo comma, stabilisce che, conformemente al regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), il controllo finanziario o le verifiche contabili devono essere effettuati dalla Commissione europea, dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e dalla Corte dei conti, direttamente o sotto la loro autorità.
Sono adottate disposizioni dettagliate in materia di controllo finanziario e verifiche contabili, misure amministrative, sanzioni e recupero che permettano di conferire alla Commissione europea, all'OLAF e alla Corte dei conti poteri equivalenti a quelli di cui dispongono nei confronti di beneficiari o contraenti stabiliti nell'Unione.
Articolo 7
Il presente accordo si applica per un periodo indeterminato.
Il presente accordo può essere denunciato da ciascuna delle parti contraenti mediante un preavviso di sei mesi notificato per iscritto.
Articolo 8
Le parti contraenti possono rivedere il presente accordo per la prima volta entro tre anni dalla data della sua entrata in vigore e, successivamente, ogni tre anni, in base all'esperienza acquisita attraverso la partecipazione del Kosovo a uno o più programmi dell'Unione.
Articolo 9
Il presente accordo si applica, da una parte, ai territori in cui si applica il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, alle condizioni in esso indicate, e, dall'altra, al territorio del Kosovo.
Articolo 10
Il presente accordo entra in vigore il primo giorno del primo mese successivo alla data in cui le parti contraenti si sono notificate reciprocamente l'avvenuto espletamento delle rispettive procedure necessarie per la sua entrata in vigore.
Articolo 11
Il presente accordo è redatto in duplice esemplare nelle lingue bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, inglese, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca, ungherese, albanese e serba, tutti i testi facenti ugualmente fede.
Съставено в Брюксел на двадесет и пети ноември през две хиляди и шестнадесета година.
Hecho en Bruselas, el veinticinco de noviembre de dos mil dieciséis.
V Bruselu dne dvacátého pátého listopadu dva tisíce šestnáct.
Udfærdiget i Bruxelles den femogtyvende november to tusind og seksten.
Geschehen zu Brüssel am fünfundzwanzigsten November zweitausendsechzehn.
Kahe tuhande kuueteistkümnenda aasta novembrikuu kahekümne viiendal päeval Brüsselis.
Έγινε στις Βρυξέλλες, στις είκοσι πέντε Νοεμβρίου δύο χιλιάδες δεκαέξι.
Done at Brussels on the twenty fifth day of November in the year two thousand and sixteen.
Fait à Bruxelles, le vingt cinq novembre deux mille seize.
Sastavljeno u Bruxellesu dvadeset petog studenoga godine dvije tisuće šesnaeste.
Fatto a Bruxelles, addì venticinque novembre duemilasedici.
Briselē, divi tūkstoši sešpadsmitā gada divdesmit piektajā novembrī.
Priimta du tūkstančiai šešioliktų metų lapkričio dvidešimt penktą dieną Briuselyje.
Kelt Brüsszelben, a kétezer-tizenhatodik év november havának huszonötödik napján.
Magħmul fi Brussell, fil-ħamsa u għoxrin jum ta‘ Novembru fis-sena elfejn u sittax.
Gedaan te Brussel, vijfentwintig november tweeduizend zestien.
Sporządzono w Brukseli dnia dwudziestego piątego listopada roku dwa tysiące szesnastego.
Feito em Bruxelas, em vinte e cinco de novembro de dois mil e dezasseis.
Întocmit la Bruxelles la douăzeci și cinci noiembrie două mii șaisprezece.
V Bruseli dvadsiateho piateho novembra dvetisícšestnásť.
V Bruslju, dne petindvajsetega novembra leta dva tisoč šestnajst.
Tehty Brysselissä kahdentenakymmenentenäviidentenä päivänä marraskuuta vuonna kaksituhattakuusitoista.
Som skedde i Bryssel den tjugofemte november år tjugohundrasexton.
Në Bruksel, më njëzet e pesë nëntor të vitit dy mijë e gjashtëmbëdhjetë.
U Briselu, dvadeset petog novembra godine dve hiljade šesnaeste.
За Европейския съюз
Рог la Unión Europea
Za Evropskou unii
For Den Europæiske Union
Für die Europäische Union
Euroopa Liidu nimel
Για την Ευρωπαϊκή Ένωση
For the European Union
Pour l'Union européenne
Za Europsku uniju
Per l'Unione europea
Eiropas Savienības vārdā –
Europos Sąjungos vardu
Az Európai Unió részéről
Għall-Unjoni Ewropea
Voor de Europese Unie
W imieniu Unii Europejskiej
Pela União Europeia
Pentru Uniunea Europeană
Za Európsku úniu
Za Evropsko unijo
Euroopan unionin puolesta
För Europeiska unionen
Për Bashkimin Evropian
Za Evropsku uniju
За Косово
Por Kosovo
Za Kosovo
For Kosovo
Für den Kosovo
Kosovo nimel
Για το Κοσσυφοπέδιο
For Kosovo
Pour le Kosovo
Za Kosovo
Per il Kosovo
Kosovas vārdā –
Kosovo vardu
Koszovó részéről
Għall-Kosovo
Voor Kosovo
W imieniu Kosowa
Pelo Kosovo
Pentru Kosovo
Za Kosovo
Za Kosovo
Kosovon puolesta
För Kosovo
Për Kosovën
Za Kosovo
(*1) Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 (1999) dell'UNSC e con il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo.
(1) Regolamento (CE) n. 1085/2006 del Consiglio, del 17 luglio 2006, che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA) (GU UE L 210 del 31.7.2006, pag. 82).
(2) Regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione e che abroga il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 (GU UE L 298 del 26.10.2012, pag. 1).
ALLEGATO
ELENCO DEGLI ATTUALI PROGRAMMI DELL'UNIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 1
—
Fiscalis 2020 (1)
—
Dogana 2020 (2)
—
Hercule III (3)
—
Giustizia (4)
—
Programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza (5)
—
Europa per i cittadini (6)
—
Meccanismo di protezione civile (7)
—
Soluzioni di interoperabilità per le pubbliche amministrazioni, le imprese e i cittadini europei (ISA2) (8)
—
COSME (9)
—
Programma per l'occupazione e l'innovazione sociale (EaSI) (10)
—
Erasmus+ (11)
—
Europa creativa (12)
—
Orizzonte 2020 (13)
—
Programma «Salute per la crescita» (14)
—
Programma per la tutela dei consumatori (15)
—
LIFE (16)
—
Copernicus (17)
(1) Regolamento (UE) n. 1286/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce un programma di azione inteso a migliorare il funzionamento dei sistemi di imposizione nell'Unione europea per il periodo 2014-2020 (Fiscalis 2020) e che abroga la decisione n. 1482/2007/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 25).
(2) Regolamento (UE) n. 1294/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce un programma di azione doganale nell'Unione europea per il periodo 2014-2020 (Dogana 2020) e abroga la decisione n. 624/2007/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 209).
(3) Regolamento (UE) n. 250/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, che istituisce un programma per la promozione di azioni nel settore della tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea (programma Hercule III) e che abroga la decisione n. 804/2004/CE (GU UE L 84 del 20.3.2014, pag. 6).
(4) Regolamento (UE) n. 1382/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, che istituisce un programma Giustizia per il periodo 2014-2020 (GU UE L 354 del 28.12.2013, pag. 73).
(5) Regolamento (UE) n. 1381/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, che istituisce un programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza per il periodo 2014-2020 (GU UE L 354 del 28.12.2013, pag. 62).
(6) Regolamento (UE) n. 390/2014 del Consiglio, del 14 aprile 2014, che istituisce il programma «L'Europa per i cittadini» per il periodo 2014-2020 (GU UE L 115 del 17.4.2014, pag. 3).
(7) Decisione n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, su un meccanismo unionale di protezione civile (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 924).
(8) Decisione (UE) 2015/2240 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2015, che istituisce un programma sulle soluzioni di interoperabilità e quadri comuni per le pubbliche amministrazioni, le imprese e i cittadini europei (programma ISA2) come mezzo per modernizzare il settore pubblico (GU UE L 318 del 4.12.2015, pag. 1).
(9) Regolamento (UE) n. 1287/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce un programma per la competitività delle imprese e le piccole e le medie imprese (COSME) (2014 — 2020) e abroga la decisione n. 1639/2006/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 33).
(10) Regolamento (UE) n. 1296/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, relativo a un programma dell'Unione europea per l'occupazione e l'innovazione sociale («EaSI») e recante modifica della decisione n. 283/2010/UE che istituisce uno strumento europeo Progress di microfinanza per l'occupazione e l'inclusione sociale (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 238).
(11) Regolamento (UE) n. 1288/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce «Erasmus+»: il programma dell'Unione per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport e che abroga le decisioni n. 1719/2006/CE, n. 1720/2006/CE e n. 1298/2008/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 50).
(12) Regolamento (UE) n. 1295/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce il programma Europa creativa (2014-2020) e che abroga le decisioni n. 1718/2006/CE, n. 1855/2006/CE e n. 1041/2009/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 221).
(13) Regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione (2014 — 2020) — Orizzonte 2020 e abroga la decisione n. 1982/2006/CE (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 104).
(14) Regolamento (UE) n. 282/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2014, sulla istituzione del terzo programma d'azione dell'Unione in materia di salute (2014-2020) e che abroga la decisione n. 1350/2007/CE (GU UE L 86 del 21.3.2014, pag. 1).
(15) Regolamento (UE) n. 254/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, relativo a un programma pluriennale per la tutela dei consumatori per il periodo 2014-2020 e che abroga la decisione n. 1926/2006/CE (GU UE L 84 del 20.3.2014, pag. 42).
(16) Regolamento (UE) n. 1293/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, sull'istituzione di un programma per l'ambiente e l'azione per il clima (LIFE) e che abroga il regolamento (CE) n. 614/2007 (GU UE L 347 del 20.12.2013, pag. 185).
(17) Regolamento (UE) n. 377/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 aprile 2014, che istituisce il programma Copernicus e che abroga il regolamento (UE) n. 911/2010 (GU UE L 122, del 24.4.2014, pag. 44).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: *Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244/1999 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizi sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo.
ai programmi dell’UE
Partecipazione del Kosovo* ai programmi dell’UE
QUAL È LO SCOPO DI QUESTO ACCORDO?
Esso ammette il Kosovo a partecipare a programmi selezionati dell’UE e stabilisce le condizioni di tale partecipazione, quali l’integrazione all’interno del quadro di sorveglianza economica e di bilancio, e l’obbligo di soddisfare norme e di fornire gli opportuni contributi finanziari.
PUNTI CHIAVE
Nel 2007 il Consiglio europeo sottolineava che l’UE fosse pronta a svolgere un ruolo di primo piano nel rafforzamento della stabilità nella regione dei Balcani occidentali e dichiarò di essere disposto ad assistere il Kosovo sulla via della stabilità sostenibile. L’UE ha ribadito di essere pronta a favorire lo sviluppo economico e politico attraverso una chiara prospettiva europea, mentre il Kosovo ha espresso il desiderio di partecipare a una serie di programmi dell’UE.
Questo quadro rende il Kosovo ammissibile alla partecipazione a determinati progetti dell’UE, come parte dell’attivazione della seconda fase dello strumento di assistenza preadesione (IPA II) e del rafforzamento del processo avviato dall’accordo di stabilizzazione e di associazione con il Kosovo, entrato in vigore il 1° aprile 2016.
I punti principali dell’accordo quadro sono i seguenti.Il Kosovo è ammesso a partecipare a una serie di programmi dell’UE, elencati di seguito, nonché a ogni nuovo programma che preveda specificamente la partecipazione del Kosovo. La partecipazione dipende dall’impegno e dai progressi del Kosovo nell’applicazione delle norme nelle aree pertinenti. Il Kosovo contribuirà finanziariamente al bilancio generale dell’UE in proporzione ai programmi specifici cui parteciperà. I rappresentanti del Kosovo possono partecipare in qualità di osservatori, laddove il Kosovo sia coinvolto, nei comitati di gestione che monitorano i programmi ai quali il Kosovo contribuisce finanziariamente. I progetti e le iniziative presentate dai partecipanti del Kosovo sono soggetti alle stesse condizioni applicate per i paesi dell’UE. I termini della partecipazione del Kosovo a ciascun programma dell’UE, in particolare per quanto concerne il contributo finanziario, saranno definiti dalla Commissione europea insieme alle autorità del Kosovo. Ogni accordo stipulerà, in conformità al regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, che il controllo finanziario o le verifiche contabili avvengano sotto l’autorità della Commissione, dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e della Corte dei conti europea, i quali avranno poteri equivalenti a quelli di cui godono nell’UE in merito a controllo finanziario e verifica dei conti, atti amministrativi, sanzioni penali e recupero; Se il Kosovo richiede l’assistenza preadesione dell’UE nell’ambito dell’IPA II, le condizioni saranno determinate in un accordo di finanziamento. L’accordo si applica ai territori nei quali è in vigore il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, alle condizioni ivi stabilite, e al territorio del Kosovo. Esso si applica per un periodo indeterminato, ma può essere terminato da entrambe le parti con preavviso di sei mesi. Deve essere rivisto ogni tre anni in base all’esperienza della partecipazione del Kosovo ai programmi dell’UE.
Programmi dell’UE che consentono la partecipazione del Kosovo al momento della firma dell’accordoFiscalis 2020 Dogana 2020 Hercule III Giustizia Programma diritti, uguaglianza e cittadinanza L’Europa per i cittadini Meccanismo di protezione civile Soluzioni di interoperabilità per le pubbliche amministrazioni, le imprese e i cittadini europei (ISA2) COSME Programma per l’occupazione e la politica sociale (EaSI) Erasmus+ Europa creativa Orizzonte 2020 Programma Salute per la crescita Programma per la tutela dei consumatori LIFE Copernicus
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA L’ACCORDO?
È in vigore dal 1o agosto 2017.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si consulti:Kosovo (Commissione europea) Il Kosovo e l’UE (Servizio europeo per l’azione esterna).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Accordo quadro tra Unione europea e Kosovo* sui principi generali della partecipazione del Kosovo ai programmi dell’Unione (GU L 195 del 27.7.2017, pag. 3).
DOCUMENTI CORRELATI
Accordo di stabilizzazione e di associazione tra l’Unione europea e la Comunità europea dell’energia atomica, da un lato, e il Kosovo*, dall’altro (GU L 71 del 16.3.2016, pag. 3).
Regolamento (UE) n. 231/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 marzo 2014, che stabilisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA II) (GU L 77 del 15.3.2014, pag. 11).
*Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244/1999 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizi sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo. |
Cambiamenti climatici: l’accordo di Parigi ratificato dall’Unione europea
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
La presente decisione del Consiglio dell’Unione europea ratifica l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici a nome di tutti i paesi dell’Unione europea (UE).
L’accordo mira a rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, limitando il riscaldamento ben al di sotto di 2 oC.
PUNTI CHIAVE
In base all’accordo, i paesi dell’UE dovranno:
raggiungere l’obiettivo a lungo termine di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 oC, rispetto ai livelli pre-industriali;
proseguire gli sforzi per limitare l’aumento a 1,5 oC;
predisporre e applicare piani d’azione nazionali (contributi previsti determinati a livello nazionale) per soddisfare tali obiettivi;
comunicare reciprocamente e al pubblico i progressi che stanno compiendo rispetto ai loro impegni;
dal 2023, fare il punto della situazione a livello globale ogni cinque anni insieme ai partner internazionali, per porsi ulteriori obiettivi sulla base delle evidenze scientifiche e dei risultati conseguiti;
adottare misure per gestire l’impatto dei cambiamenti climatici che sono già inevitabili;
fornire un supporto pratico e finanziario ai paesi in via di sviluppo, per aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti climatici.
L’azione dell’UE sui cambiamenti climatici fino ad oggi
Nel 2014, i paesi dell’UE si sono posti un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 40 % entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.
Ciò comporterà il passaggio a forme di energia pulita, sostenibile, che devono anche essere competitive e convenienti. L’UE riconosce la necessità di incentivi per incoraggiare gli investimenti necessari in questo settore.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA L’ACCORDO?
Esso entra in vigore il 4 novembre 2016 e si applicherà a partire dal 2020.
CONTESTO
L’accordo rafforza la risposta globale ai cambiamenti climatici delineando le politiche odierne per raggiungere la neutralità climatica entro la fine del secolo.
È stato adottato da 195 paesi a Parigi nel dicembre 2015 e sostituisce il protocollo di Kyoto del 1997.
Approfondimenti
«Accordo di Parigi» sul sito Internet della Commissione europea.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (UE) 2016/1841 del Consiglio, del 5 ottobre 2016, relativa alla conclusione, a nome dell’Unione europea, dell’accordo di Parigi adottato nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (GU L 282 del 19.10.2016, pagg. 1-3)
Accordo di Parigi (GU L 282 del 19.10.2016, pagg. 4-18) | DECISIONE (UE) 2016/1841 DEL CONSIGLIO
del 5 ottobre 2016
relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, dell'accordo di Parigi adottato nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 192, paragrafo 1, in combinato disposto con l'articolo 218, paragrafo 6, lettera a),
vista la proposta della Commissione europea,
vista l'approvazione del Parlamento europeo (1),
considerando quanto segue:
(1)
Nel corso della 21a conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), tenutasi a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre 2015, è stato adottato il testo di un accordo concernente il rafforzamento della risposta mondiale ai cambiamenti climatici.
(2)
L'accordo di Parigi è stato firmato il 22 aprile 2016 conformemente alla decisione (UE) 2016/590 (2) del Consiglio.
(3)
L'accordo di Parigi entrerà in vigore il trentesimo giorno successivo alla data in cui almeno 55 parti dell'UNFCCC, che rappresentino un totale stimato di almeno il 55 % delle emissioni totali di gas a effetto serra, avranno depositato i loro strumenti di ratifica, accettazione, approvazione o adesione. Tra le parti dell'UNFCCC si annoverano l'Unione e i suoi Stati membri sono parti. Nelle sue conclusioni del 18 marzo 2016, il Consiglio europeo ha sottolineato la necessità che l'Unione e i suoi Stati membri concludano l'accordo di Parigi al più presto e in tempo per esserne parti al momento dell'entrata in vigore.
(4)
L'accordo di Parigi sostituisce l'approccio adottato nell'ambito del protocollo di Kyoto del 1997.
(5)
L'accordo di Parigi stabilisce, tra l'altro, un obiettivo a lungo termine in linea con l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per mantenerlo a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. A tal fine, le parti prepareranno, comunicheranno e manterranno i contributi successivi stabiliti a livello nazionale.
(6)
A partire dal 2023, nel quadro dell'accordo di Parigi, le parti faranno il punto della situazione a livello mondiale ogni cinque anni sulla base delle più recenti conoscenze scientifiche e del grado di attuazione raggiunto fino a quel momento; ciò consentirà di monitorare i progressi e valutare le riduzioni delle emissioni, l'adattamento e il sostegno fornito, fermo restando che ciascun contributo successivo di una parte stabilito a livello nazionale deve rappresentare una progressione rispetto al suo precedente contributo e tradurre la sua più alta ambizione possibile.
(7)
Un obiettivo vincolante di riduzione interna in tutti i settori economici di almeno il 40 % delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, rispetto al 1990, è stato sancito nelle conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre 2014 sul quadro 2030 per le politiche dell'energia e del clima. Il l 6 marzo 2015 il Consiglio ha adottato il suddetto obiettivo quale contributo previsto determinato a livello nazionale dell'Unione e dei suoi Stati membri, che come tale è stato comunicato al segretariato dell'UNFCCC.
(8)
Nella sua comunicazione che accompagna la proposta dell'Unione per la firma dell'accordo di Parigi, la Commissione ha sottolineato che la transizione mondiale verso l'energia pulita richiede mutamenti nei comportamenti di investimento e incentivi nell'intero spettro delle politiche. Per l'Unione è di primaria importanza la creazione di un'Unione dell'energia resiliente, capace di garantire un approvvigionamento energetico sicuro, sostenibile, competitivo e a prezzi ragionevoli ai propri cittadini. Per raggiungere questo obiettivo occorre proseguire con azioni ambiziose per il clima e compiere progressi riguardo ad altri aspetti dell'Unione dell'energia.
(9)
Il Consiglio ha confermato nelle conclusioni del 18 settembre 2015 l'intenzione dell'Unione e dei suoi Stati membri di agire congiuntamente nel quadro dell'accordo di Parigi e ha accolto con favore l'intenzione della Norvegia e dell'Islanda di partecipare a tale azione congiunta.
(10)
L'azione congiunta dell'Unione e dei suoi Stati membri sarà concordata a tempo debito e riguarderà il rispettivo livello di emissioni assegnato all'Unione e ai sui Stati membri.
(11)
L'articolo 4, paragrafo 16, dell'accordo di Parigi stabilisce che il segretariato debba essere informato dell'azione congiunta e anche dei livelli di emissioni attribuiti a ciascuna parte nel periodo considerato.
(12)
L'accordo di Parigi è conforme agli obiettivi ambientali dell'Unione di cui all'articolo 191 del trattato, vale a dire la salvaguardia, la tutela e il miglioramento della qualità dell'ambiente; la protezione della salute umana; e la promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell'ambiente a livello regionale o mondiale e, in particolare, a combattere i cambiamenti climatici.
(13)
È pertanto opportuno approvare l'accordo di Parigi e la dichiarazione relativa alle competenze a nome dell'Unione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
L'accordo di Parigi adottato il 12 dicembre 2015 nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è approvato a nome dell'Unione.
Il testo dell'accordo di Parigi è accluso alla presente decisione.
La dichiarazione relativa alle competenze, acclusa alla presente decisione, è ugualmente approvata a nome dell'Unione.
Articolo 2
Il presidente del Consiglio designa la persona o le persone abilitate a depositare, a nome dell'Unione, lo strumento di ratifica presso il segretario generale delle Nazioni Unite, in conformità dell'articolo 20, paragrafo 1, dell'accordo di Parigi, unitamentealla dichiarazione relativa alle competenze.
Articolo 3
1. Gli Stati membri si adoperano per adottare le misure necessarie al fine di procedere al deposito degli strumenti di ratifica simultaneamente all'Unione o successivamente non appena possibile.
2. Gli Stati membri informano la Commissione delle loro decisioni riguardo alla ratifica dell'accordo di Parigi o, a seconda dei casi, della probabile data di espletamento delle procedure necessarie.
Articolo 4
La decisione entra in vigore il giorno successivo alla sua adozione.
Fatto a Bruxelles, il 5 ottobre 2016
Per il Consiglio
Il presidente
M. LAJČÁK
(1) Approvazione del 4 ottobre 2016.
(2) Decisione (UE) 2016/590 del Consiglio, dell'11 aprile 2016, relativa alla firma, a nome dell'Unione europea, dell'accordo di Parigi adottato nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (GU L 103 del 19.4.2016, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (UE) 2016/1841 DEL CONSIGLIO
del 5 ottobre 2016
relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, dell'accordo di Parigi adottato nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 192, paragrafo 1, in combinato disposto con l'articolo 218, paragrafo 6, lettera a),
vista la proposta della Commissione europea,
vista l'approvazione del Parlamento europeo (1),
considerando quanto segue:
(1)
Nel corso della 21a conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), tenutasi a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre 2015, è stato adottato il testo di un accordo concernente il rafforzamento della risposta mondiale ai cambiamenti climatici.
(2)
L'accordo di Parigi è stato firmato il 22 aprile 2016 conformemente alla decisione (UE) 2016/590 (2) del Consiglio.
(3)
L'accordo di Parigi entrerà in vigore il trentesimo giorno successivo alla data in cui almeno 55 parti dell'UNFCCC, che rappresentino un totale stimato di almeno il 55 % delle emissioni totali di gas a effetto serra, avranno depositato i loro strumenti di ratifica, accettazione, approvazione o adesione. Tra le parti dell'UNFCCC si annoverano l'Unione e i suoi Stati membri sono parti. Nelle sue conclusioni del 18 marzo 2016, il Consiglio europeo ha sottolineato la necessità che l'Unione e i suoi Stati membri concludano l'accordo di Parigi al più presto e in tempo per esserne parti al momento dell'entrata in vigore.
(4)
L'accordo di Parigi sostituisce l'approccio adottato nell'ambito del protocollo di Kyoto del 1997.
(5)
L'accordo di Parigi stabilisce, tra l'altro, un obiettivo a lungo termine in linea con l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per mantenerlo a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. A tal fine, le parti prepareranno, comunicheranno e manterranno i contributi successivi stabiliti a livello nazionale.
(6)
A partire dal 2023, nel quadro dell'accordo di Parigi, le parti faranno il punto della situazione a livello mondiale ogni cinque anni sulla base delle più recenti conoscenze scientifiche e del grado di attuazione raggiunto fino a quel momento; ciò consentirà di monitorare i progressi e valutare le riduzioni delle emissioni, l'adattamento e il sostegno fornito, fermo restando che ciascun contributo successivo di una parte stabilito a livello nazionale deve rappresentare una progressione rispetto al suo precedente contributo e tradurre la sua più alta ambizione possibile.
(7)
Un obiettivo vincolante di riduzione interna in tutti i settori economici di almeno il 40 % delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, rispetto al 1990, è stato sancito nelle conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre 2014 sul quadro 2030 per le politiche dell'energia e del clima. Il l 6 marzo 2015 il Consiglio ha adottato il suddetto obiettivo quale contributo previsto determinato a livello nazionale dell'Unione e dei suoi Stati membri, che come tale è stato comunicato al segretariato dell'UNFCCC.
(8)
Nella sua comunicazione che accompagna la proposta dell'Unione per la firma dell'accordo di Parigi, la Commissione ha sottolineato che la transizione mondiale verso l'energia pulita richiede mutamenti nei comportamenti di investimento e incentivi nell'intero spettro delle politiche. Per l'Unione è di primaria importanza la creazione di un'Unione dell'energia resiliente, capace di garantire un approvvigionamento energetico sicuro, sostenibile, competitivo e a prezzi ragionevoli ai propri cittadini. Per raggiungere questo obiettivo occorre proseguire con azioni ambiziose per il clima e compiere progressi riguardo ad altri aspetti dell'Unione dell'energia.
(9)
Il Consiglio ha confermato nelle conclusioni del 18 settembre 2015 l'intenzione dell'Unione e dei suoi Stati membri di agire congiuntamente nel quadro dell'accordo di Parigi e ha accolto con favore l'intenzione della Norvegia e dell'Islanda di partecipare a tale azione congiunta.
(10)
L'azione congiunta dell'Unione e dei suoi Stati membri sarà concordata a tempo debito e riguarderà il rispettivo livello di emissioni assegnato all'Unione e ai sui Stati membri.
(11)
L'articolo 4, paragrafo 16, dell'accordo di Parigi stabilisce che il segretariato debba essere informato dell'azione congiunta e anche dei livelli di emissioni attribuiti a ciascuna parte nel periodo considerato.
(12)
L'accordo di Parigi è conforme agli obiettivi ambientali dell'Unione di cui all'articolo 191 del trattato, vale a dire la salvaguardia, la tutela e il miglioramento della qualità dell'ambiente; la protezione della salute umana; e la promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell'ambiente a livello regionale o mondiale e, in particolare, a combattere i cambiamenti climatici.
(13)
È pertanto opportuno approvare l'accordo di Parigi e la dichiarazione relativa alle competenze a nome dell'Unione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
L'accordo di Parigi adottato il 12 dicembre 2015 nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è approvato a nome dell'Unione.
Il testo dell'accordo di Parigi è accluso alla presente decisione.
La dichiarazione relativa alle competenze, acclusa alla presente decisione, è ugualmente approvata a nome dell'Unione.
Articolo 2
Il presidente del Consiglio designa la persona o le persone abilitate a depositare, a nome dell'Unione, lo strumento di ratifica presso il segretario generale delle Nazioni Unite, in conformità dell'articolo 20, paragrafo 1, dell'accordo di Parigi, unitamentealla dichiarazione relativa alle competenze.
Articolo 3
1. Gli Stati membri si adoperano per adottare le misure necessarie al fine di procedere al deposito degli strumenti di ratifica simultaneamente all'Unione o successivamente non appena possibile.
2. Gli Stati membri informano la Commissione delle loro decisioni riguardo alla ratifica dell'accordo di Parigi o, a seconda dei casi, della probabile data di espletamento delle procedure necessarie.
Articolo 4
La decisione entra in vigore il giorno successivo alla sua adozione.
Fatto a Bruxelles, il 5 ottobre 2016
Per il Consiglio
Il presidente
M. LAJČÁK
(1) Approvazione del 4 ottobre 2016.
(2) Decisione (UE) 2016/590 del Consiglio, dell'11 aprile 2016, relativa alla firma, a nome dell'Unione europea, dell'accordo di Parigi adottato nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (GU L 103 del 19.4.2016, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Cambiamenti climatici: l’accordo di Parigi ratificato dall’Unione europea
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
La presente decisione del Consiglio dell’Unione europea ratifica l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici a nome di tutti i paesi dell’Unione europea (UE).
L’accordo mira a rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, limitando il riscaldamento ben al di sotto di 2 oC.
PUNTI CHIAVE
In base all’accordo, i paesi dell’UE dovranno:
raggiungere l’obiettivo a lungo termine di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 oC, rispetto ai livelli pre-industriali;
proseguire gli sforzi per limitare l’aumento a 1,5 oC;
predisporre e applicare piani d’azione nazionali (contributi previsti determinati a livello nazionale) per soddisfare tali obiettivi;
comunicare reciprocamente e al pubblico i progressi che stanno compiendo rispetto ai loro impegni;
dal 2023, fare il punto della situazione a livello globale ogni cinque anni insieme ai partner internazionali, per porsi ulteriori obiettivi sulla base delle evidenze scientifiche e dei risultati conseguiti;
adottare misure per gestire l’impatto dei cambiamenti climatici che sono già inevitabili;
fornire un supporto pratico e finanziario ai paesi in via di sviluppo, per aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti climatici.
L’azione dell’UE sui cambiamenti climatici fino ad oggi
Nel 2014, i paesi dell’UE si sono posti un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 40 % entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.
Ciò comporterà il passaggio a forme di energia pulita, sostenibile, che devono anche essere competitive e convenienti. L’UE riconosce la necessità di incentivi per incoraggiare gli investimenti necessari in questo settore.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA L’ACCORDO?
Esso entra in vigore il 4 novembre 2016 e si applicherà a partire dal 2020.
CONTESTO
L’accordo rafforza la risposta globale ai cambiamenti climatici delineando le politiche odierne per raggiungere la neutralità climatica entro la fine del secolo.
È stato adottato da 195 paesi a Parigi nel dicembre 2015 e sostituisce il protocollo di Kyoto del 1997.
Approfondimenti
«Accordo di Parigi» sul sito Internet della Commissione europea.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (UE) 2016/1841 del Consiglio, del 5 ottobre 2016, relativa alla conclusione, a nome dell’Unione europea, dell’accordo di Parigi adottato nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (GU L 282 del 19.10.2016, pagg. 1-3)
Accordo di Parigi (GU L 282 del 19.10.2016, pagg. 4-18) |
Strumento per la Turchia a favore dei rifugiati
QUAL È LO SCOPO DELLE DECISIONI?
La decisione C(2015) 9500 ha lo scopo di aiutare la Turchia ad affrontare l’afflusso di rifugiati* a conseguenza della crisi siriana, essendo la Turchia un importante paese di accoglienza e di transito per i migranti a causa della sua posizione geografica. Essa istituisce lo Strumento per la Turchia a favore dei rifugiati (lo «Strumento»). La decisione C(2016) 855 modifica la decisione C(2015) 9500, chiarendo gli ambiti di intervento, diversi dall’assistenza umanitaria, che lo strumento coordina, così come il ruolo e l’attività del comitato direttivo dello strumento. Essa modifica inoltre la ripartizione dei fondi tra il bilancio generale dell’UE e i contributi degli Stati membri. La decisione C(2017) 2293 modifica la decisione C(2015) 9500, chiarendo che non sono dovuti interessi per il ritardo dei pagamenti dei contributi allo strumento da parte di uno Stato membro. La decisione C(2018) 1500 modifica la decisione C(2015) 9500, concedendo un’ulteriore rata di tre miliardi di EUR per lo strumento, come stabilito nella dichiarazione UE - Turchia del marzo 2016.
PUNTI CHIAVE DELLA DECISIONE DEL 2015
Per aiutare la Turchia a far fronte alle esigenze sia umanitarie immediate sia di sviluppo dei rifugiati, alle loro comunità di accoglienza, alle autorità nazionali e locali, è istituito un meccanismo di coordinamento: lo strumento per i rifugiati. L’obiettivo dello strumento è garantire che le azioni finanziate con i contributi finanziari degli Stati membri e del bilancio generale dell’UE siano adeguatamente coordinate e ottimizzate. L’importo previsto per lo strumento è di tre miliardi di EUR, così composto:0,5 miliardi di contributo dal bilancio dell’UE; e2,5 miliardi di EUR sotto forma di contributi degli Stati membri in qualità di entrate con destinazione specifica esterne*, secondo la ripartizione indicata nell’allegato alla decisione, che si basa sulla chiave relativa al reddito nazionale lordo*. La Commissione europea coordina lo strumento stabilendo le priorità per l’assegnazione dei fondi. Lo strumento è guidato da un comitato direttivo che fornisce orientamenti strategici. Questo comitato è composto da due rappresentanti della Commissione e da un rappresentante di ciascuno degli Stati membri, oltre che da un rappresentante della Turchia con funzioni consultive. La Commissione presiede il comitato direttivo e provvede al relativo segretariato. La Commissione è responsabile della gestione dello strumento in conformità con la normativa pertinente dell’Unione. Emendamenti del 2016, 2017 e 2018
La decisione è stata modificata nel 2016 dalla decisione C/2016/855:Il meccanismo è stato rinominato «Strumento per la Turchia a favore dei rifugiati». Essa chiarisce le tipologie di misure per i rifugiati che possono essere coordinate attraverso lo strumento. Esse comprendonoassistenza umanitaria;istruzione;salute;sostegno socio-economico;gestione delle migrazioni; einfrastrutture comunali. Il ruolo e il funzionamento del comitato direttivo sono ulteriormente dettagliati. Il bilancio dello strumento viene modificato come segue:all’interno del bilancio di tre miliardi di EUR, la quota del contributo del bilancio generale dell’UE è portata a un terzo;la quota degli Stati membri viene ridotta a due miliardi di EUR;la ripartizione dei contributi tra gli Stati membri si basa sulla chiave del reddito nazionale lordo utilizzata per il bilancio 2015 (l’allegato è stato soppresso). Poiché la decisione faceva ancora riferimento al regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 relativo alle regole finanziarie relative al bilancio dell’Unione Europea, la decisione è stata modificata una seconda volta nel 2017 con la decisione C(2017) 2293. Essa chiarisce che:I contributi degli Stati membri allo strumento sono volontari e, a differenza delle risorse proprie dell’UE (vale a dire le principali fonti di entrate del bilancio dell’UE), non corrispondono a un obbligo preesistente; quale eccezione alle regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’UE, non è dovuto alcun interesse per il pagamento tardivo da parte di uno Stato membro di un contributo allo strumento. Nel 2018, la decisione è stata nuovamente modificata in seguito all’impegno dell’UE nella dichiarazione UE - Turchia del 2016 di mobilitare ulteriori tre miliardi di EUR a favore dello strumento per i rifugiati, a determinate condizioni, poiché i tre miliardi inizialmente stanziati stavano per essere esauriti. Questa seconda rata, per garantire la continuità del lavoro dello strumento per il periodo 2018-2019, seguirà lo stesso schema di distribuzione (vale a dire due miliardi di EUR da parte degli Stati membri e un miliardo di EUR dal bilancio dell’UE).
Relazioni
La Commissione pubblica relazioni annuali sulle attività dello strumento.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
La decisione C(2015) 9500 si applica dal 1o gennaio 2016. La decisione C(2016) 855 si applica dal 7 marzo 2016. La decisione C(2017) 2293 viene applicata con effetto retroattivo dal 10 febbraio 2016, per coprire i contributi già versati dagli Stati membri. La decisione C(2018) 1500 si applica dal 14 marzo 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Lo strumento dell’Unione europea per la Turchia a favore dei rifugiati (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Rifugiati: persone costrette a lasciare il loro paese e cercare rifugio da conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani, persecuzioni e disastri naturali.
Entrate con destinazione specifica esterne: fondi che non fanno parte del bilancio dell’UE e che provengono separatamente dalle parti che partecipano allo strumento.
Chiave del reddito nazionale lordo: una matrice contenente i dati sul reddito nazionale lordo dei paesi, utilizzata per determinare un’equa ripartizione degli oneri.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione della Commissione C(2018)1500 del 14 marzo 2018 relativa allo strumento per i rifugiati in Turchia e recante modifica della decisione C(2015) 9500 della Commissione per quanto riguarda il contributo allo strumento per i rifugiati in Turchia (GU C 106 del 21.3.2018, pag. 4).
Comunicazione della commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Seconda relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia, [COM(2018) 91 final, del 14.3.2018].
Decisione della Commissione C(2017) 2293 del 18 aprile 2017 relativa allo strumento per i rifugiati in Turchia e recante modifica della decisione C(2015) 9500 della Commissione del 24 novembre 2015 (GU C 122 del 19.4.2017, pag. 4).
Comunicazione della commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Prima relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia, [COM(2017) 130 final del 2.3.2017].
Decisione della Commissione C(2016) 855 del 10 febbraio 2016 relativa allo strumento per i rifugiati in Turchia e recante modifica della decisione C(2015) 9500 della Commissione del 24 novembre 2015 (GU C 60 del 16.2.2016, pag. 3).
Decisione C(2015) 9500 della Commissione del 24 novembre 2015, relativa al coordinamento delle iniziative dell’Unione e degli Stati membri tramite un meccanismo di coordinamento — lo strumento per la Turchia a favore dei rifugiati (GU C 407 dell’8.12.2015, pag. 8).
Le modifiche successive alla decisione C(2015) 9500 sono state incorporate nel testo originario. La versione consolidata ha solo un valore documentale.
ATTI COLLEGATI
Regolamento (UE, Euratom) n 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione e che abroga il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 (GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. | DECISIONE DELLA COMMISSIONE
del 24 novembre 2015
relativa al coordinamento delle iniziative dell’Unione e degli Stati membri tramite un meccanismo di coordinamento — lo strumento per la Turchia a favore dei rifugiati
(2015/C 407/07)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 210, paragrafo 2, e l’articolo 214, paragrafo 6,
considerando quanto segue:
(1)
La comunità internazionale sta affrontando una crisi senza precedenti relativa ai rifugiati, che richiede solidarietà, coesione ed efficienza. Le sfide sono comuni e le risposte devono essere coordinate.
(2)
Per la sua posizione geografica, la Turchia è un importante paese di accoglienza e di transito per i migranti, che entro la fine del 2015 ospiterà più di 2 milioni di richiedenti asilo e rifugiati, il numero più alto al mondo. La Turchia sta compiendo sforzi lodevoli per fornire massicci aiuti umanitari e sostenere un afflusso senza precedenti, in continuo aumento, di persone che cercano rifugio, e ha già speso più di 7 miliardi di EUR di risorse nazionali per affrontare questa crisi.
(3)
La Turchia e l’UE sono determinate ad agire in maniera concertata per sostenere e superare le attuali sfide. A questo scopo, un documento strategico che riflette l’intesa tra l’Unione europea e la Repubblica di Turchia volta a intensificare la loro cooperazione nell’assistenza ai siriani beneficiari di protezione temporanea e nella gestione dei flussi migratori, in un impegno coordinato per affrontare la crisi (qui di seguito: «il piano d’azione comune UE-Turchia»), approvato per referendum dalla Turchia il 15 ottobre 2015, si propone di affrontare la crisi dei rifugiati e la gestione della migrazione. Nelle conclusioni formulate lo stesso giorno, il Consiglio europeo valuta «positivamente il piano d’azione comune con la Turchia nel quadro di un programma di cooperazione globale basato su condivisione delle responsabilità, impegni reciproci e conseguimento di risultati» e dichiara che l’«UE e i suoi Stati membri sono pronti a rafforzare la cooperazione con la Turchia e a intensificare significativamente il loro impegno politico e finanziario entro il quadro stabilito».
(4)
Come previsto dal piano d’azione comune UE-Turchia, l’UE deve mobilitare nuove e sostanziose risorse finanziarie in maniera costante e adeguata per aiutare la Turchia ad affrontare le necessità emergenti e la sfida costituita dalla presenza dei siriani beneficiari di protezione temporanea. I fondi andrebbero mobilitati nel modo più flessibile e rapido possibile. Le priorità e i settori in cui i fondi devono essere assegnati devono essere stabiliti in consultazione con le autorità turche, fatta eccezione per le azioni che forniscono assistenza umanitaria immediata. Saranno considerate prioritarie l’assistenza umanitaria immediata, l’assistenza allo sviluppo e altre forme di assistenza fornite ai rifugiati e alle comunità di accoglienza, nonché alle autorità nazionali e locali per gestire e affrontare le conseguenze dell’afflusso di rifugiati.
(5)
I bilanci dell’Unione europea e degli Stati membri hanno mobilitato finora un totale di 3,6 miliardi di EUR dall’inizio del conflitto siriano (circa 1,6 miliardi di EUR a carico del bilancio dell’Unione e 2 miliardi di EUR a carico degli Stati membri), classificandosi così collettivamente come il maggior donatore del mondo nell’affrontare le conseguenze della crisi. Questa dotazione ha permesso di fornire assistenza umanitaria urgente e ha sostenuto le capacità nazionali e locali di erogare servizi alle persone colpite dalla crisi (istruzione, sanità, servizi di base quali l’acqua e lo smaltimento dei rifiuti, sostegno ai mezzi di sussistenza). Tuttavia, i vari strumenti dell’Unione europea e i programmi degli Stati membri funzionano parallelamente, tramite diversi canali bilaterali (agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni non governative, agenzie nazionali, governi dei paesi di accoglienza).
(6)
Il titolo III della parte quinta del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) riguarda fra l’altro la cooperazione allo sviluppo con i paesi terzi e l’aiuto umanitario. L’esercizio delle competenze dell’Unione in questi settori non ha per effetto di impedire agli Stati membri di esercitare la loro competenza, a norma dell’articolo 4, paragrafo 4, del TFUE.
(7)
La Turchia figura come paese a reddito medio-alto nell’elenco dei paesi beneficiari dell’aiuto pubblico allo sviluppo stilato dal Comitato di aiuto allo sviluppo dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE).
(8)
In virtù dell’articolo 210, paragrafo 1, del TFUE, l’Unione e gli Stati membri coordinano le rispettive politiche e si concertano sui rispettivi programmi. Occorre pertanto incrementare la cooperazione. In virtù dell’articolo 210, paragrafo 2, e dell’articolo 214, paragrafo 6, del TFUE, la Commissione può prendere qualsiasi iniziativa utile a promuovere il coordinamento tra le azioni dell’Unione e quelle degli Stati membri, allo scopo di rafforzare l’efficacia e la complementarità dei dispositivi dell’Unione e dei dispositivi nazionali di aiuto umanitario.
(9)
L’obiettivo generale dello strumento per la Turchia è coordinare e razionalizzare le azioni finanziate dal bilancio dell’Unione e i contributi bilaterali degli Stati membri per rafforzare l’efficacia e la complementarità del sostegno fornito ai rifugiati e alle comunità che li ospitano in Turchia.
(10)
L’assistenza dell’UE e degli Stati membri permetterà di fornire una risposta complessiva commisurata alle sfide. Tale risposta dovrebbe contribuire ad attenuare le conseguenze dell’afflusso di rifugiati, sia per i rifugiati stessi che per la Turchia in quanto paese ospitante. Dovrebbe riunire i fondi e le iniziative dell’UE e quelli degli Stati membri per rispondere alle esigenze in maniera coordinata e globale.
(11)
Gli strumenti dell’UE attualmente usati per reagire alla crisi siriana, quali lo strumento europeo di vicinato (ENI) (1), lo strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI) (2), lo strumento di assistenza preadesione (IPA II) (3) e lo strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace (IcSP) (4), e i finanziamenti previsti dal regolamento (CE) n. 1257/96 del Consiglio relativo all’aiuto umanitario (5) possono contribuire allo strumento per la Turchia nei limiti stabiliti dal quadro finanziario pluriennale 2014-2020. Ogni forma di assistenza umanitaria a titolo dello strumento per la Turchia sarà gestita e fornita nel pieno rispetto dei principi umanitari e del consenso europeo sull’aiuto umanitario (6).
(12)
Le azioni e le misure a carico del bilancio dell’Unione saranno svolte conformemente alle sue norme e ai suoi regolamenti finanziari: ciò comprende sia la gestione diretta e indiretta, sia i fondi fiduciari dell’Unione, che fanno parte degli strumenti di attuazione previsti dall’articolo 4 del regolamento (UE) n. 236/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 marzo 2014, che stabilisce norme e procedure comuni per l’attuazione degli strumenti per il finanziamento dell’azione esterna dell’Unione (7).
(13)
La Commissione prende atto dell’intenzione espressa dagli Stati membri di fornire 2 500 000 000 EUR su un importo totale di 3 000 000 000 EUR. La Commissione invita gli Stati membri a impegnare formalmente le rispettive quote finanziarie secondo la ripartizione indicata nell’allegato, che si basa sulla chiave relativa al PIL.
(14)
La Commissione osserva che attualmente si registra un volume straordinario di «altre entrate» e dazi doganali, pari a 2 300 000 000 EUR, nel bilancio 2015; tali entrate sono dovute a un livello più alto di ammende incassate per violazione delle norme sulla concorrenza, a entrate dovute a investimenti e prestiti concessi, sanzioni, interessi di mora e dazi doganali superiori al previsto. Questo importo di 2 300 000 000 EUR fa parte del progetto di bilancio rettificativo 8/2015, recentemente adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Tali entrate straordinarie del bilancio 2015 saranno detratte dai contributi degli Stati membri al bilancio dell’UE.
(15)
I contributi finanziari degli Stati membri devono essere inclusi nel bilancio dell’Unione in qualità di entrate con destinazione specifica esterne ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 2, lettera b), del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione e che abroga il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 (8),
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Istituzione dello strumento per la Turchia a favore dei rifugiati
La presente decisione istituisce un meccanismo di coordinamento, lo strumento per la Turchia a favore dei rifugiati («lo strumento»), volto ad aiutare la Turchia ad affrontare le esigenze immediate in termini umanitari e di sviluppo dei rifugiati e delle loro comunità di accoglienza, nonché le esigenze manifestate dalle autorità nazionali e locali nel gestire e affrontare le conseguenze dell’afflusso di rifugiati.
Articolo 2
Obiettivi dello strumento
1. Lo strumento mira a coordinare e razionalizzare le azioni finanziate dal bilancio dell’Unione e i contributi bilaterali degli Stati membri.
2. Il suo obiettivo specifico è rafforzare l’efficienza e la complementarità del sostegno fornito ai rifugiati e alle comunità che li ospitano in Turchia.
3. La Commissione provvede affinché tutte le azioni intraprese nell’ambito degli strumenti di finanziamento esterno dell’Unione e le misure individuali degli Stati membri siano complementari a quelle coordinate nell’ambito dello strumento.
Articolo 3
Ambito di applicazione e forma di sostegno
1. La Commissione coordina le azioni dell’Unione e degli Stati membri stabilendo le priorità e coordinando l’allocazione delle risorse.
A tale scopo essa opera secondo il meccanismo di cui all’articolo 5 della presente decisione.
2. Tramite lo strumento viene coordinata l’assistenza umanitaria, l’assistenza allo sviluppo e altre forme di assistenza fornite ai rifugiati e alle comunità di accoglienza, nonché alle autorità nazionali e locali per gestire e affrontare le conseguenze dell’afflusso di rifugiati.
3. L’assistenza può assumere la forma di sovvenzioni, tranne se la natura del progetto da finanziare richiede un’altra forma di sostegno, in conformità dell’articolo 4 del regolamento (UE) n. 236/2014.
4. La Commissione assicura che la parità tra uomini e donne e l’integrazione della prospettiva di genere siano prese in considerazione e promosse nel corso delle varie fasi di attuazione dello strumento.
La Commissione adotta le misure necessarie per prevenire qualsiasi discriminazione fondata su sesso, razza o origine etnica, religione o convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale ai fini dell’accesso ai progetti sostenuti dallo strumento.
Articolo 4
Coordinamento delle risorse nell’ambito dello strumento
1. Lo strumento coordina un importo di 3 000 000 000 EUR.
2. Dell’importo totale, 500 000 000 EUR sono forniti dal bilancio dell’UE, in funzione di singole decisioni di finanziamento a norma dell’articolo 84, paragrafo 2, del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 e conformemente alle disposizioni finanziarie e ai requisiti del rispettivo atto di base.
3. Sulla base dei contributi finanziari che si sono impegnati a versare, gli Stati membri forniscono un importo di 2 500 000 000 EUR, conformemente alla ripartizione stabilita nell’allegato della presente decisione.
Articolo 5
Comitato direttivo
1. Il comitato direttivo dello strumento formula orientamenti strategici sul coordinamento dell’assistenza da fornire.
È inoltre incaricato di sorvegliare in permanenza l’attuazione dello strumento.
Il comitato direttivo è composto da due rappresentanti della Commissione e un rappresentante di ciascuno degli Stati membri.
La Turchia partecipa al comitato direttivo con funzioni consultive, al fine di garantire il pieno coordinamento delle azioni sul terreno, fatta eccezione per le azioni che forniscono un’assistenza umanitaria immediata.
La Commissione presiede il comitato direttivo.
Occorre garantire che i rappresentanti degli Stati membri e della Commissione in seno al comitato non si trovino in una situazione di conflitto d’interessi ai sensi del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012.
2. La Commissione rimane responsabile della decisione finale relativa alla determinazione delle priorità, all’identificazione delle azioni e all’allocazione dei fondi, cercando comunque di ottenere un consenso laddove possibile.
3. Su proposta della Commissione, il comitato direttivo redige e adotta il proprio regolamento interno entro due mesi dalla data di adozione della presente decisione.
4. Al segretariato dello strumento provvedono i servizi della Commissione.
Articolo 6
Modalità di attuazione
1. La Commissione seleziona le azioni pertinenti e ne coordina l’attuazione, in particolare mediante un esame ex ante delle azioni proposte.
2. Sono considerate prioritarie le azioni che forniscono assistenza umanitaria immediata, assistenza allo sviluppo e altre forme di assistenza ai rifugiati e alle comunità di accoglienza, nonché alle autorità nazionali e locali per gestire e affrontare le conseguenze dell’afflusso di rifugiati.
Le autorità turche sono consultate su ogni azione diversa da quelle che forniscono assistenza umanitaria immediata.
La Commissione svolge regolarmente riunioni con le autorità competenti degli Stati membri e della Turchia.
3. Le azioni e le misure a carico del bilancio dell’Unione sono attuate in conformità delle sue disposizioni finanziarie e dei requisiti del rispettivo atto di base.
4. I contributi degli Stati membri diretti a finanziare azioni e misure selezionate e coordinate in conformità della presente decisione sono inclusi nel bilancio dell’Unione in qualità di entrate con disposizione specifica esterne ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 2, lettera b), del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012. Tali contributi finanziari sono eseguiti direttamente dalla Commissione, in virtù dell’articolo 58, paragrafo 1, lettera a), del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, o indirettamente, affidando compiti d’esecuzione del bilancio a entità di cui all’articolo 58, paragrafo 1, lettera c) del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, compresi organismi di diritto privato di uno Stato membro.
5. Le azioni che forniscono assistenza umanitaria immediata coordinate nell’ambito dello strumento sono selezionate ed eseguite secondo i principi sanciti dal Consenso europeo sull’aiuto umanitario.
Articolo 7
Visibilità
La Commissione informa in merito alle azioni sostenute dallo strumento e le promuove, al fine di garantirne la visibilità.
Articolo 8
Informazione, monitoraggio e valutazione
1. La Commissione informa regolarmente il Parlamento europeo e il Consiglio sull’attuazione dello strumento.
2. La Commissione riferisce annualmente al Parlamento europeo e al Consiglio in merito all’attuazione dello strumento.
3. Entro il 31 dicembre 2019 la Commissione svolge una valutazione dello strumento in pieno coordinamento con gli Stati membri.
Articolo 9
Disposizioni finali
1. Il presente strumento è istituito dal 1o gennaio 2016 per contributi finanziari a titolo degli esercizi finanziari 2016 e 2017. Entro il 21 dicembre 2015 gli Stati membri comunicano alla Commissione il calendario dei loro contributi, comprese le scadenze previste per i pagamenti del periodo 2016-2017.
2. Entro il 31 dicembre 2016 la Commissione riesamina la capacità finanziaria, la durata e la natura del finanziamento.
Fatto a Strasburgo, il 24 novembre 2015
Per la Commissione
Johannes HAHN
membro della Commissione
(1) Regolamento (CE) n. 232/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento europeo di vicinato (GU L 77 del 15.3.2014, pag. 27).
(2) Regolamento (CE) n. 233/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (GU L 77 del 15.3.2014, pag. 44).
(3) Regolamento (UE) n. 231/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (GU L 77 del 15.3.2014, pag. 11).
(4) Regolamento (UE) n. 230/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace (GU L 77 del 15.3.2014, pag. 1).
(5) GU L 163 del 2.7.1996, pag. 1.
(6) Dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione europea, «Consenso europeo sull’aiuto umanitario» (GU C 25 del 30.1.2008, pag. 1).
(7) GU L 77 del 15.3.2014, pag. 95.
(8) GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1.
ALLEGATO
Stato membro
1 % del reddito nazionale lordo
Chiave PIL
Contributo nazionale per lo strumento per la Turchia a favore dei rifugiati
Belgio
4 044 908 000
2,88 %
72 055 025,81 EUR
Bulgaria
412 388 025
0,29 %
7 346 181,86 EUR
Repubblica ceca
1 429 950 658
1,02 %
25 472 799,77 EUR
Danimarca
2 691 551 852
1,92 %
47 946 662,36 EUR
Germania
29 998 426 500
21,38 %
534 384 810,63 EUR
Estonia
195 941 500
0,14 %
3 490 455,12 EUR
Irlanda
1 605 484 000
1,14 %
28 599 708,83 EUR
Grecia
1 758 757 000
1,25 %
31 330 077,48 EUR
Spagna
10 723 591 000
7,64 %
191 027 490,92 EUR
Francia
21 697 735 000
15,46 %
386 518 273,19 EUR
Croazia
414 701 663
0,30 %
7 387 396,46 EUR
Italia
15 782 177 500
11,25 %
281 139 943,61 EUR
Cipro
162 048 000
0,12 %
2 886 684,40 EUR
Lettonia
245 937 500
0,18 %
4 381 071,93 EUR
Lituania
363 756 951
0,26 %
6 479 879,52 EUR
Lussemburgo
302 768 000
0,22 %
5 393 436,90 EUR
Ungheria
1 028 794 578
0,73 %
18 326 701,09 EUR
Malta
79 473 735
0,06 %
1 415 726,15 EUR
Paesi Bassi
6 589 010 000
4,70 %
117 375 051,69 EUR
Austria
3 201 701 000
2,28 %
57 034 337,54 EUR
Polonia
3 997 275 344
2,85 %
71 206 509,04 EUR
Portogallo
1 708 890 500
1,22 %
30 441 767,55 EUR
Romania
1 517 506 692
1,08 %
27 032 502,06 EUR
Slovenia
366 916 000
0,26 %
6 536 154,06 EUR
Repubblica slovacca
737 276 500
0,53 %
13 133 667,62 EUR
Finlandia
1 992 220 500
1,42 %
35 488 940,55 EUR
Svezia
4 301 727 510
3,07 %
76 629 947,27 EUR
Regno Unito
22 990 023 751
16,38 %
409 538 796,60 EUR
Totale
140 340 939 259
1
2 500 000 000,00 EUR
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE DELLA COMMISSIONE
del 24 novembre 2015
relativa al coordinamento delle iniziative dell’Unione e degli Stati membri tramite un meccanismo di coordinamento — lo strumento per la Turchia a favore dei rifugiati
(2015/C 407/07)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 210, paragrafo 2, e l’articolo 214, paragrafo 6,
considerando quanto segue:
(1)
La comunità internazionale sta affrontando una crisi senza precedenti relativa ai rifugiati, che richiede solidarietà, coesione ed efficienza. Le sfide sono comuni e le risposte devono essere coordinate.
(2)
Per la sua posizione geografica, la Turchia è un importante paese di accoglienza e di transito per i migranti, che entro la fine del 2015 ospiterà più di 2 milioni di richiedenti asilo e rifugiati, il numero più alto al mondo. La Turchia sta compiendo sforzi lodevoli per fornire massicci aiuti umanitari e sostenere un afflusso senza precedenti, in continuo aumento, di persone che cercano rifugio, e ha già speso più di 7 miliardi di EUR di risorse nazionali per affrontare questa crisi.
(3)
La Turchia e l’UE sono determinate ad agire in maniera concertata per sostenere e superare le attuali sfide. A questo scopo, un documento strategico che riflette l’intesa tra l’Unione europea e la Repubblica di Turchia volta a intensificare la loro cooperazione nell’assistenza ai siriani beneficiari di protezione temporanea e nella gestione dei flussi migratori, in un impegno coordinato per affrontare la crisi (qui di seguito: «il piano d’azione comune UE-Turchia»), approvato per referendum dalla Turchia il 15 ottobre 2015, si propone di affrontare la crisi dei rifugiati e la gestione della migrazione. Nelle conclusioni formulate lo stesso giorno, il Consiglio europeo valuta «positivamente il piano d’azione comune con la Turchia nel quadro di un programma di cooperazione globale basato su condivisione delle responsabilità, impegni reciproci e conseguimento di risultati» e dichiara che l’«UE e i suoi Stati membri sono pronti a rafforzare la cooperazione con la Turchia e a intensificare significativamente il loro impegno politico e finanziario entro il quadro stabilito».
(4)
Come previsto dal piano d’azione comune UE-Turchia, l’UE deve mobilitare nuove e sostanziose risorse finanziarie in maniera costante e adeguata per aiutare la Turchia ad affrontare le necessità emergenti e la sfida costituita dalla presenza dei siriani beneficiari di protezione temporanea. I fondi andrebbero mobilitati nel modo più flessibile e rapido possibile. Le priorità e i settori in cui i fondi devono essere assegnati devono essere stabiliti in consultazione con le autorità turche, fatta eccezione per le azioni che forniscono assistenza umanitaria immediata. Saranno considerate prioritarie l’assistenza umanitaria immediata, l’assistenza allo sviluppo e altre forme di assistenza fornite ai rifugiati e alle comunità di accoglienza, nonché alle autorità nazionali e locali per gestire e affrontare le conseguenze dell’afflusso di rifugiati.
(5)
I bilanci dell’Unione europea e degli Stati membri hanno mobilitato finora un totale di 3,6 miliardi di EUR dall’inizio del conflitto siriano (circa 1,6 miliardi di EUR a carico del bilancio dell’Unione e 2 miliardi di EUR a carico degli Stati membri), classificandosi così collettivamente come il maggior donatore del mondo nell’affrontare le conseguenze della crisi. Questa dotazione ha permesso di fornire assistenza umanitaria urgente e ha sostenuto le capacità nazionali e locali di erogare servizi alle persone colpite dalla crisi (istruzione, sanità, servizi di base quali l’acqua e lo smaltimento dei rifiuti, sostegno ai mezzi di sussistenza). Tuttavia, i vari strumenti dell’Unione europea e i programmi degli Stati membri funzionano parallelamente, tramite diversi canali bilaterali (agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni non governative, agenzie nazionali, governi dei paesi di accoglienza).
(6)
Il titolo III della parte quinta del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) riguarda fra l’altro la cooperazione allo sviluppo con i paesi terzi e l’aiuto umanitario. L’esercizio delle competenze dell’Unione in questi settori non ha per effetto di impedire agli Stati membri di esercitare la loro competenza, a norma dell’articolo 4, paragrafo 4, del TFUE.
(7)
La Turchia figura come paese a reddito medio-alto nell’elenco dei paesi beneficiari dell’aiuto pubblico allo sviluppo stilato dal Comitato di aiuto allo sviluppo dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE).
(8)
In virtù dell’articolo 210, paragrafo 1, del TFUE, l’Unione e gli Stati membri coordinano le rispettive politiche e si concertano sui rispettivi programmi. Occorre pertanto incrementare la cooperazione. In virtù dell’articolo 210, paragrafo 2, e dell’articolo 214, paragrafo 6, del TFUE, la Commissione può prendere qualsiasi iniziativa utile a promuovere il coordinamento tra le azioni dell’Unione e quelle degli Stati membri, allo scopo di rafforzare l’efficacia e la complementarità dei dispositivi dell’Unione e dei dispositivi nazionali di aiuto umanitario.
(9)
L’obiettivo generale dello strumento per la Turchia è coordinare e razionalizzare le azioni finanziate dal bilancio dell’Unione e i contributi bilaterali degli Stati membri per rafforzare l’efficacia e la complementarità del sostegno fornito ai rifugiati e alle comunità che li ospitano in Turchia.
(10)
L’assistenza dell’UE e degli Stati membri permetterà di fornire una risposta complessiva commisurata alle sfide. Tale risposta dovrebbe contribuire ad attenuare le conseguenze dell’afflusso di rifugiati, sia per i rifugiati stessi che per la Turchia in quanto paese ospitante. Dovrebbe riunire i fondi e le iniziative dell’UE e quelli degli Stati membri per rispondere alle esigenze in maniera coordinata e globale.
(11)
Gli strumenti dell’UE attualmente usati per reagire alla crisi siriana, quali lo strumento europeo di vicinato (ENI) (1), lo strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI) (2), lo strumento di assistenza preadesione (IPA II) (3) e lo strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace (IcSP) (4), e i finanziamenti previsti dal regolamento (CE) n. 1257/96 del Consiglio relativo all’aiuto umanitario (5) possono contribuire allo strumento per la Turchia nei limiti stabiliti dal quadro finanziario pluriennale 2014-2020. Ogni forma di assistenza umanitaria a titolo dello strumento per la Turchia sarà gestita e fornita nel pieno rispetto dei principi umanitari e del consenso europeo sull’aiuto umanitario (6).
(12)
Le azioni e le misure a carico del bilancio dell’Unione saranno svolte conformemente alle sue norme e ai suoi regolamenti finanziari: ciò comprende sia la gestione diretta e indiretta, sia i fondi fiduciari dell’Unione, che fanno parte degli strumenti di attuazione previsti dall’articolo 4 del regolamento (UE) n. 236/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 marzo 2014, che stabilisce norme e procedure comuni per l’attuazione degli strumenti per il finanziamento dell’azione esterna dell’Unione (7).
(13)
La Commissione prende atto dell’intenzione espressa dagli Stati membri di fornire 2 500 000 000 EUR su un importo totale di 3 000 000 000 EUR. La Commissione invita gli Stati membri a impegnare formalmente le rispettive quote finanziarie secondo la ripartizione indicata nell’allegato, che si basa sulla chiave relativa al PIL.
(14)
La Commissione osserva che attualmente si registra un volume straordinario di «altre entrate» e dazi doganali, pari a 2 300 000 000 EUR, nel bilancio 2015; tali entrate sono dovute a un livello più alto di ammende incassate per violazione delle norme sulla concorrenza, a entrate dovute a investimenti e prestiti concessi, sanzioni, interessi di mora e dazi doganali superiori al previsto. Questo importo di 2 300 000 000 EUR fa parte del progetto di bilancio rettificativo 8/2015, recentemente adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Tali entrate straordinarie del bilancio 2015 saranno detratte dai contributi degli Stati membri al bilancio dell’UE.
(15)
I contributi finanziari degli Stati membri devono essere inclusi nel bilancio dell’Unione in qualità di entrate con destinazione specifica esterne ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 2, lettera b), del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione e che abroga il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 (8),
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Istituzione dello strumento per la Turchia a favore dei rifugiati
La presente decisione istituisce un meccanismo di coordinamento, lo strumento per la Turchia a favore dei rifugiati («lo strumento»), volto ad aiutare la Turchia ad affrontare le esigenze immediate in termini umanitari e di sviluppo dei rifugiati e delle loro comunità di accoglienza, nonché le esigenze manifestate dalle autorità nazionali e locali nel gestire e affrontare le conseguenze dell’afflusso di rifugiati.
Articolo 2
Obiettivi dello strumento
1. Lo strumento mira a coordinare e razionalizzare le azioni finanziate dal bilancio dell’Unione e i contributi bilaterali degli Stati membri.
2. Il suo obiettivo specifico è rafforzare l’efficienza e la complementarità del sostegno fornito ai rifugiati e alle comunità che li ospitano in Turchia.
3. La Commissione provvede affinché tutte le azioni intraprese nell’ambito degli strumenti di finanziamento esterno dell’Unione e le misure individuali degli Stati membri siano complementari a quelle coordinate nell’ambito dello strumento.
Articolo 3
Ambito di applicazione e forma di sostegno
1. La Commissione coordina le azioni dell’Unione e degli Stati membri stabilendo le priorità e coordinando l’allocazione delle risorse.
A tale scopo essa opera secondo il meccanismo di cui all’articolo 5 della presente decisione.
2. Tramite lo strumento viene coordinata l’assistenza umanitaria, l’assistenza allo sviluppo e altre forme di assistenza fornite ai rifugiati e alle comunità di accoglienza, nonché alle autorità nazionali e locali per gestire e affrontare le conseguenze dell’afflusso di rifugiati.
3. L’assistenza può assumere la forma di sovvenzioni, tranne se la natura del progetto da finanziare richiede un’altra forma di sostegno, in conformità dell’articolo 4 del regolamento (UE) n. 236/2014.
4. La Commissione assicura che la parità tra uomini e donne e l’integrazione della prospettiva di genere siano prese in considerazione e promosse nel corso delle varie fasi di attuazione dello strumento.
La Commissione adotta le misure necessarie per prevenire qualsiasi discriminazione fondata su sesso, razza o origine etnica, religione o convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale ai fini dell’accesso ai progetti sostenuti dallo strumento.
Articolo 4
Coordinamento delle risorse nell’ambito dello strumento
1. Lo strumento coordina un importo di 3 000 000 000 EUR.
2. Dell’importo totale, 500 000 000 EUR sono forniti dal bilancio dell’UE, in funzione di singole decisioni di finanziamento a norma dell’articolo 84, paragrafo 2, del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 e conformemente alle disposizioni finanziarie e ai requisiti del rispettivo atto di base.
3. Sulla base dei contributi finanziari che si sono impegnati a versare, gli Stati membri forniscono un importo di 2 500 000 000 EUR, conformemente alla ripartizione stabilita nell’allegato della presente decisione.
Articolo 5
Comitato direttivo
1. Il comitato direttivo dello strumento formula orientamenti strategici sul coordinamento dell’assistenza da fornire.
È inoltre incaricato di sorvegliare in permanenza l’attuazione dello strumento.
Il comitato direttivo è composto da due rappresentanti della Commissione e un rappresentante di ciascuno degli Stati membri.
La Turchia partecipa al comitato direttivo con funzioni consultive, al fine di garantire il pieno coordinamento delle azioni sul terreno, fatta eccezione per le azioni che forniscono un’assistenza umanitaria immediata.
La Commissione presiede il comitato direttivo.
Occorre garantire che i rappresentanti degli Stati membri e della Commissione in seno al comitato non si trovino in una situazione di conflitto d’interessi ai sensi del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012.
2. La Commissione rimane responsabile della decisione finale relativa alla determinazione delle priorità, all’identificazione delle azioni e all’allocazione dei fondi, cercando comunque di ottenere un consenso laddove possibile.
3. Su proposta della Commissione, il comitato direttivo redige e adotta il proprio regolamento interno entro due mesi dalla data di adozione della presente decisione.
4. Al segretariato dello strumento provvedono i servizi della Commissione.
Articolo 6
Modalità di attuazione
1. La Commissione seleziona le azioni pertinenti e ne coordina l’attuazione, in particolare mediante un esame ex ante delle azioni proposte.
2. Sono considerate prioritarie le azioni che forniscono assistenza umanitaria immediata, assistenza allo sviluppo e altre forme di assistenza ai rifugiati e alle comunità di accoglienza, nonché alle autorità nazionali e locali per gestire e affrontare le conseguenze dell’afflusso di rifugiati.
Le autorità turche sono consultate su ogni azione diversa da quelle che forniscono assistenza umanitaria immediata.
La Commissione svolge regolarmente riunioni con le autorità competenti degli Stati membri e della Turchia.
3. Le azioni e le misure a carico del bilancio dell’Unione sono attuate in conformità delle sue disposizioni finanziarie e dei requisiti del rispettivo atto di base.
4. I contributi degli Stati membri diretti a finanziare azioni e misure selezionate e coordinate in conformità della presente decisione sono inclusi nel bilancio dell’Unione in qualità di entrate con disposizione specifica esterne ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 2, lettera b), del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012. Tali contributi finanziari sono eseguiti direttamente dalla Commissione, in virtù dell’articolo 58, paragrafo 1, lettera a), del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, o indirettamente, affidando compiti d’esecuzione del bilancio a entità di cui all’articolo 58, paragrafo 1, lettera c) del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012, compresi organismi di diritto privato di uno Stato membro.
5. Le azioni che forniscono assistenza umanitaria immediata coordinate nell’ambito dello strumento sono selezionate ed eseguite secondo i principi sanciti dal Consenso europeo sull’aiuto umanitario.
Articolo 7
Visibilità
La Commissione informa in merito alle azioni sostenute dallo strumento e le promuove, al fine di garantirne la visibilità.
Articolo 8
Informazione, monitoraggio e valutazione
1. La Commissione informa regolarmente il Parlamento europeo e il Consiglio sull’attuazione dello strumento.
2. La Commissione riferisce annualmente al Parlamento europeo e al Consiglio in merito all’attuazione dello strumento.
3. Entro il 31 dicembre 2019 la Commissione svolge una valutazione dello strumento in pieno coordinamento con gli Stati membri.
Articolo 9
Disposizioni finali
1. Il presente strumento è istituito dal 1o gennaio 2016 per contributi finanziari a titolo degli esercizi finanziari 2016 e 2017. Entro il 21 dicembre 2015 gli Stati membri comunicano alla Commissione il calendario dei loro contributi, comprese le scadenze previste per i pagamenti del periodo 2016-2017.
2. Entro il 31 dicembre 2016 la Commissione riesamina la capacità finanziaria, la durata e la natura del finanziamento.
Fatto a Strasburgo, il 24 novembre 2015
Per la Commissione
Johannes HAHN
membro della Commissione
(1) Regolamento (CE) n. 232/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento europeo di vicinato (GU L 77 del 15.3.2014, pag. 27).
(2) Regolamento (CE) n. 233/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (GU L 77 del 15.3.2014, pag. 44).
(3) Regolamento (UE) n. 231/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (GU L 77 del 15.3.2014, pag. 11).
(4) Regolamento (UE) n. 230/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace (GU L 77 del 15.3.2014, pag. 1).
(5) GU L 163 del 2.7.1996, pag. 1.
(6) Dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione europea, «Consenso europeo sull’aiuto umanitario» (GU C 25 del 30.1.2008, pag. 1).
(7) GU L 77 del 15.3.2014, pag. 95.
(8) GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1.
ALLEGATO
Stato membro
1 % del reddito nazionale lordo
Chiave PIL
Contributo nazionale per lo strumento per la Turchia a favore dei rifugiati
Belgio
4 044 908 000
2,88 %
72 055 025,81 EUR
Bulgaria
412 388 025
0,29 %
7 346 181,86 EUR
Repubblica ceca
1 429 950 658
1,02 %
25 472 799,77 EUR
Danimarca
2 691 551 852
1,92 %
47 946 662,36 EUR
Germania
29 998 426 500
21,38 %
534 384 810,63 EUR
Estonia
195 941 500
0,14 %
3 490 455,12 EUR
Irlanda
1 605 484 000
1,14 %
28 599 708,83 EUR
Grecia
1 758 757 000
1,25 %
31 330 077,48 EUR
Spagna
10 723 591 000
7,64 %
191 027 490,92 EUR
Francia
21 697 735 000
15,46 %
386 518 273,19 EUR
Croazia
414 701 663
0,30 %
7 387 396,46 EUR
Italia
15 782 177 500
11,25 %
281 139 943,61 EUR
Cipro
162 048 000
0,12 %
2 886 684,40 EUR
Lettonia
245 937 500
0,18 %
4 381 071,93 EUR
Lituania
363 756 951
0,26 %
6 479 879,52 EUR
Lussemburgo
302 768 000
0,22 %
5 393 436,90 EUR
Ungheria
1 028 794 578
0,73 %
18 326 701,09 EUR
Malta
79 473 735
0,06 %
1 415 726,15 EUR
Paesi Bassi
6 589 010 000
4,70 %
117 375 051,69 EUR
Austria
3 201 701 000
2,28 %
57 034 337,54 EUR
Polonia
3 997 275 344
2,85 %
71 206 509,04 EUR
Portogallo
1 708 890 500
1,22 %
30 441 767,55 EUR
Romania
1 517 506 692
1,08 %
27 032 502,06 EUR
Slovenia
366 916 000
0,26 %
6 536 154,06 EUR
Repubblica slovacca
737 276 500
0,53 %
13 133 667,62 EUR
Finlandia
1 992 220 500
1,42 %
35 488 940,55 EUR
Svezia
4 301 727 510
3,07 %
76 629 947,27 EUR
Regno Unito
22 990 023 751
16,38 %
409 538 796,60 EUR
Totale
140 340 939 259
1
2 500 000 000,00 EUR
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Strumento per la Turchia a favore dei rifugiati
QUAL È LO SCOPO DELLE DECISIONI?
La decisione C(2015) 9500 ha lo scopo di aiutare la Turchia ad affrontare l’afflusso di rifugiati* a conseguenza della crisi siriana, essendo la Turchia un importante paese di accoglienza e di transito per i migranti a causa della sua posizione geografica. Essa istituisce lo Strumento per la Turchia a favore dei rifugiati (lo «Strumento»). La decisione C(2016) 855 modifica la decisione C(2015) 9500, chiarendo gli ambiti di intervento, diversi dall’assistenza umanitaria, che lo strumento coordina, così come il ruolo e l’attività del comitato direttivo dello strumento. Essa modifica inoltre la ripartizione dei fondi tra il bilancio generale dell’UE e i contributi degli Stati membri. La decisione C(2017) 2293 modifica la decisione C(2015) 9500, chiarendo che non sono dovuti interessi per il ritardo dei pagamenti dei contributi allo strumento da parte di uno Stato membro. La decisione C(2018) 1500 modifica la decisione C(2015) 9500, concedendo un’ulteriore rata di tre miliardi di EUR per lo strumento, come stabilito nella dichiarazione UE - Turchia del marzo 2016.
PUNTI CHIAVE DELLA DECISIONE DEL 2015
Per aiutare la Turchia a far fronte alle esigenze sia umanitarie immediate sia di sviluppo dei rifugiati, alle loro comunità di accoglienza, alle autorità nazionali e locali, è istituito un meccanismo di coordinamento: lo strumento per i rifugiati. L’obiettivo dello strumento è garantire che le azioni finanziate con i contributi finanziari degli Stati membri e del bilancio generale dell’UE siano adeguatamente coordinate e ottimizzate. L’importo previsto per lo strumento è di tre miliardi di EUR, così composto:0,5 miliardi di contributo dal bilancio dell’UE; e2,5 miliardi di EUR sotto forma di contributi degli Stati membri in qualità di entrate con destinazione specifica esterne*, secondo la ripartizione indicata nell’allegato alla decisione, che si basa sulla chiave relativa al reddito nazionale lordo*. La Commissione europea coordina lo strumento stabilendo le priorità per l’assegnazione dei fondi. Lo strumento è guidato da un comitato direttivo che fornisce orientamenti strategici. Questo comitato è composto da due rappresentanti della Commissione e da un rappresentante di ciascuno degli Stati membri, oltre che da un rappresentante della Turchia con funzioni consultive. La Commissione presiede il comitato direttivo e provvede al relativo segretariato. La Commissione è responsabile della gestione dello strumento in conformità con la normativa pertinente dell’Unione. Emendamenti del 2016, 2017 e 2018
La decisione è stata modificata nel 2016 dalla decisione C/2016/855:Il meccanismo è stato rinominato «Strumento per la Turchia a favore dei rifugiati». Essa chiarisce le tipologie di misure per i rifugiati che possono essere coordinate attraverso lo strumento. Esse comprendonoassistenza umanitaria;istruzione;salute;sostegno socio-economico;gestione delle migrazioni; einfrastrutture comunali. Il ruolo e il funzionamento del comitato direttivo sono ulteriormente dettagliati. Il bilancio dello strumento viene modificato come segue:all’interno del bilancio di tre miliardi di EUR, la quota del contributo del bilancio generale dell’UE è portata a un terzo;la quota degli Stati membri viene ridotta a due miliardi di EUR;la ripartizione dei contributi tra gli Stati membri si basa sulla chiave del reddito nazionale lordo utilizzata per il bilancio 2015 (l’allegato è stato soppresso). Poiché la decisione faceva ancora riferimento al regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 relativo alle regole finanziarie relative al bilancio dell’Unione Europea, la decisione è stata modificata una seconda volta nel 2017 con la decisione C(2017) 2293. Essa chiarisce che:I contributi degli Stati membri allo strumento sono volontari e, a differenza delle risorse proprie dell’UE (vale a dire le principali fonti di entrate del bilancio dell’UE), non corrispondono a un obbligo preesistente; quale eccezione alle regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’UE, non è dovuto alcun interesse per il pagamento tardivo da parte di uno Stato membro di un contributo allo strumento. Nel 2018, la decisione è stata nuovamente modificata in seguito all’impegno dell’UE nella dichiarazione UE - Turchia del 2016 di mobilitare ulteriori tre miliardi di EUR a favore dello strumento per i rifugiati, a determinate condizioni, poiché i tre miliardi inizialmente stanziati stavano per essere esauriti. Questa seconda rata, per garantire la continuità del lavoro dello strumento per il periodo 2018-2019, seguirà lo stesso schema di distribuzione (vale a dire due miliardi di EUR da parte degli Stati membri e un miliardo di EUR dal bilancio dell’UE).
Relazioni
La Commissione pubblica relazioni annuali sulle attività dello strumento.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
La decisione C(2015) 9500 si applica dal 1o gennaio 2016. La decisione C(2016) 855 si applica dal 7 marzo 2016. La decisione C(2017) 2293 viene applicata con effetto retroattivo dal 10 febbraio 2016, per coprire i contributi già versati dagli Stati membri. La decisione C(2018) 1500 si applica dal 14 marzo 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Lo strumento dell’Unione europea per la Turchia a favore dei rifugiati (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Rifugiati: persone costrette a lasciare il loro paese e cercare rifugio da conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani, persecuzioni e disastri naturali.
Entrate con destinazione specifica esterne: fondi che non fanno parte del bilancio dell’UE e che provengono separatamente dalle parti che partecipano allo strumento.
Chiave del reddito nazionale lordo: una matrice contenente i dati sul reddito nazionale lordo dei paesi, utilizzata per determinare un’equa ripartizione degli oneri.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione della Commissione C(2018)1500 del 14 marzo 2018 relativa allo strumento per i rifugiati in Turchia e recante modifica della decisione C(2015) 9500 della Commissione per quanto riguarda il contributo allo strumento per i rifugiati in Turchia (GU C 106 del 21.3.2018, pag. 4).
Comunicazione della commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Seconda relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia, [COM(2018) 91 final, del 14.3.2018].
Decisione della Commissione C(2017) 2293 del 18 aprile 2017 relativa allo strumento per i rifugiati in Turchia e recante modifica della decisione C(2015) 9500 della Commissione del 24 novembre 2015 (GU C 122 del 19.4.2017, pag. 4).
Comunicazione della commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Prima relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia, [COM(2017) 130 final del 2.3.2017].
Decisione della Commissione C(2016) 855 del 10 febbraio 2016 relativa allo strumento per i rifugiati in Turchia e recante modifica della decisione C(2015) 9500 della Commissione del 24 novembre 2015 (GU C 60 del 16.2.2016, pag. 3).
Decisione C(2015) 9500 della Commissione del 24 novembre 2015, relativa al coordinamento delle iniziative dell’Unione e degli Stati membri tramite un meccanismo di coordinamento — lo strumento per la Turchia a favore dei rifugiati (GU C 407 dell’8.12.2015, pag. 8).
Le modifiche successive alla decisione C(2015) 9500 sono state incorporate nel testo originario. La versione consolidata ha solo un valore documentale.
ATTI COLLEGATI
Regolamento (UE, Euratom) n 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione e che abroga il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 (GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. |
Protocollo dell’Organizzazione internazionale del lavoro sul lavoro forzato: ratifica da parte dei paesi dell’Unione europea
SINTESI
CHE COSA FANNO LE DECISIONI?
Autorizzano i governi dell’Unione europea (UE) a ratificare il protocollo adottato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) nel 2014 e li invitano a farlo entro la fine del 2016. Ciò dà un nuovo impulso alla Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell’ILO per quanto riguarda la prevenzione del ricorso al lavoro forzato, in particolare negli ambiti della tratta di esseri umani, della protezione delle vittime e dell’accesso ai mezzi di ricorso.
PUNTI CHIAVE
Il protocollo sul lavoro forzato dell’ILO disciplina ambiti di politica sociale e cooperazione giudiziaria in materia penale che rientrano nella competenza dell’UE.
In quest’ottica, l’UE non può ratificare il protocollo: solo i singoli paesi dell’UE possono farlo. Le due decisioni autorizzano i governi dell’UE a ratificare il testo, «agendo congiuntamente nell’interesse dell’Unione».
La decisione 2015/2037 copre vari settori di politica sociale indicati nel protocollo, come ad esempio il rapporto di lavoro, l’orario di lavoro, il lavoro tramite agenzia interinale e la salute e la sicurezza sul lavoro, già oggetto della legislazione dell’UE.
La decisione 2015/2071 disciplina le questioni di materia penale contemplate nel protocollo, come ad esempio la tutela delle vittime della criminalità. L’UE ha già legiferato in questo ambito mediante le direttive sulla lotta alla tratta di esseri umani e sulla protezione delle vittime.
Sulla base della sua opzione di opt-out concernente lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, la Danimarca non è vincolata dalla decisione 2015/2071.
I paesi che ratificano il protocollo sul lavoro forzato sono tenuti ad elaborare una politica nazionale e un piano d’azione, nonché a impegnarsi in una cooperazione internazionale tesa a reprimere il lavoro forzato, in consultazione con le parti sociali. Essi devono adottare misure volte a prevenire il lavoro forzato, a migliorare la protezione delle vittime e a fornire a queste ultime l’accesso ai vari mezzi di ricorso, compreso il risarcimento.
CONTESTO
Il lavoro forzato è quel lavoro eseguito in maniera non volontaria e sotto coercizione, universalmente riconosciuto come reato a partire dalla storica Convenzione sul lavoro forzato n. 29 dell’ILO adottata nel 1930.
Tuttavia, secondo le stime dell’ILO, in tutto il mondo ben 20,9 milioni di persone sono ancora vittime del lavoro forzato. La vasta maggioranza di esse va ricercata nell’economia privata, in particolare nelle forme della tratta di esseri umani e dello sfruttamento di manodopera. Il protocollo e la raccomandazione sul lavoro forzato, adottate dall’ILO nel 2014, intendono accelerare la lotta globale contro qualsiasi forma di lavoro forzato.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO LE DECISIONI?
Si applicano a partire dal 12 novembre 2015. I paesi dell’UE devono adottare le misure necessarie per depositare gli strumenti di ratifica entro il 31 dicembre 2016.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, consultare:
le norme internazionali sul lavoro forzato sul sito Internet dell’Organizzazione internazionale del lavoro
ATTI
Decisione (UE) 2015/2037 del Consiglio, del 10 novembre 2015, che autorizza gli Stati membri a ratificare, nell’interesse dell’Unione europea, il protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell’Organizzazione internazionale del lavoro per quanto riguarda le questioni relative alla politica sociale (GU L 298 del 14.11.2015, pag. 23-24)
Decisione (UE) 2015/2071 del Consiglio, del 10 novembre 2015 che autorizza gli Stati membri a ratificare, nell’interesse dell’Unione europea, il protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell’Organizzazione internazionale del lavoro in relazione agli articoli da 1 a 4 del protocollo per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria in materia penale (GU L 301 del 18.11.2015, pag. 47-48)
ATTI COLLEGATI
Protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato, 1930 | DECISIONE (UE) 2015/2071 DEL CONSIGLIO
del 10 novembre 2015
che autorizza gli Stati membri a ratificare, nell'interesse dell'Unione europea, il protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell'Organizzazione internazionale del lavoro in relazione agli articoli da 1 a 4 del protocollo per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria in materia penale
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 82, paragrafo 2, in combinato disposto con l'articolo 218, paragrafo 6, lettera a), punto v),
vista la proposta della Commissione europea,
vista l'approvazione del Parlamento europeo,
considerando quanto segue:
(1)
L'Unione promuove la ratifica delle convenzioni internazionali sul lavoro classificate dall'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) come aggiornate, per contribuire agli sforzi dell'Unione volti a promuovere i diritti umani e un lavoro dignitoso per tutti, nonché ad eradicare la tratta degli esseri umani sia all'interno che all'esterno dell'Unione. La protezione dei principi e diritti fondamentali nel lavoro ne costituisce un elemento essenziale.
(2)
La Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, integrata dal protocollo del 2014, è una convenzione fondamentale dell'ILO e riguarda la regolamentazione che richiama norme fondamentali del lavoro.
(3)
Nella misura in cui il protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell'Organizzazione internazionale del lavoro («protocollo»), contempla la tutela delle vittime della criminalità di cui all'articolo 82, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), l'Unione ha già adottato norme comuni che disciplinano in ampia misura tale materia, in particolare attraverso la direttiva 2011/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1) e la direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (2). Il protocollo può incidere su tali norme comuni.
(4)
L'articolo 19, paragrafo 4, della Costituzione dell'ILO, sull'adozione e la ratifica delle convenzioni, si applica per analogia ai protocolli, che sono accordi internazionali vincolanti, soggetti a ratifica e collegati a convenzioni.
(5)
Poiché solo gli Stati possono essere parti del protocollo, l'Unione non può ratificarlo.
(6)
Gli Stati membri dovrebbero pertanto essere autorizzati a ratificare il protocollo, agendo congiuntamente nell'interesse dell'Unione, per le parti di competenza dell'Unione a norma dell'articolo 82, paragrafo 2, TFUE.
(7)
Gli articoli da 1 a 4 del protocollo contengono obblighi riguardanti la normativa dell'Unione relativa alla protezione delle vittime di reato. Tali disposizioni rientrano pertanto nell'ambito di applicazione della parte terza, titolo V, TFUE, in particolare l'articolo 82, paragrafo 2.
(8)
L'articolo 82, paragrafo 2, TFUE costituisce l'unica base giuridica su cui dovrebbe fondarsi la presente decisione. Il protocollo, in particolare l'articolo 4, fa riferimento anche allo status in materia di soggiorno delle vittime del lavoro forzato od obbligatorio, nella misura in cui ciò è necessario per consentire a tali vittime di disporre di adeguati ed efficaci mezzi di ricorso. Tuttavia, tale obiettivo, che è in relazione all'articolo 79 TFUE, è solo accessorio, mentre gli obiettivi di cui all'articolo 82, paragrafo 2, TFUE sono identificabili quali scopi e componenti preponderanti.
(9)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al trattato sull'Unione europea e al TFUE, la Danimarca non partecipa all'adozione del presente atto, non è da esso vincolata, né è soggetta alla sua applicazione.
(10)
Il Regno Unito e l'Irlanda sono vincolati dalla direttiva 2011/36/UE e dalla direttiva 2012/29/UE, e partecipano pertanto all'adozione della presente decisione.
(11)
Gli Stati membri dovrebbero essere autorizzati a ratificare il protocollo per quanto riguarda le materie relative alla cooperazione giudiziaria in materia penale di cui agli articoli da 1 a 4 del medesimo. Le parti del protocollo che rientrano nella competenza conferita all'Unione diverse dalle parti relative alla cooperazione giudiziaria in materia penale formeranno oggetto di una decisione adottata parallelamente alla presente decisione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Gli Stati membri sono autorizzati a ratificare il protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, per le parti del protocollo, contenute negli articoli da 1 a 4, che rientrano nella competenza conferita all'Unione europea ai sensi dell'articolo 82, paragrafo 2, TFUE.
Articolo 2
Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure necessarie a depositare quanto prima, e preferibilmente entro il 31 dicembre 2016, i loro strumenti di ratifica del protocollo presso il direttore generale dell'Ufficio internazionale del lavoro.
Articolo 3
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Bruxelles, il 10 novembre 2015
Per il Consiglio
Il presidente
P. GRAMEGNA
(1) Direttiva 2011/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2011, concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, e che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/629/GAI (GU L 101 del 15.4.2011, pag. 1).
(2) Direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI (GU L 315 del 14.11.2012, pag. 57).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (UE) 2015/2071 DEL CONSIGLIO
del 10 novembre 2015
che autorizza gli Stati membri a ratificare, nell'interesse dell'Unione europea, il protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell'Organizzazione internazionale del lavoro in relazione agli articoli da 1 a 4 del protocollo per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria in materia penale
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 82, paragrafo 2, in combinato disposto con l'articolo 218, paragrafo 6, lettera a), punto v),
vista la proposta della Commissione europea,
vista l'approvazione del Parlamento europeo,
considerando quanto segue:
(1)
L'Unione promuove la ratifica delle convenzioni internazionali sul lavoro classificate dall'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) come aggiornate, per contribuire agli sforzi dell'Unione volti a promuovere i diritti umani e un lavoro dignitoso per tutti, nonché ad eradicare la tratta degli esseri umani sia all'interno che all'esterno dell'Unione. La protezione dei principi e diritti fondamentali nel lavoro ne costituisce un elemento essenziale.
(2)
La Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, integrata dal protocollo del 2014, è una convenzione fondamentale dell'ILO e riguarda la regolamentazione che richiama norme fondamentali del lavoro.
(3)
Nella misura in cui il protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell'Organizzazione internazionale del lavoro («protocollo»), contempla la tutela delle vittime della criminalità di cui all'articolo 82, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), l'Unione ha già adottato norme comuni che disciplinano in ampia misura tale materia, in particolare attraverso la direttiva 2011/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1) e la direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (2). Il protocollo può incidere su tali norme comuni.
(4)
L'articolo 19, paragrafo 4, della Costituzione dell'ILO, sull'adozione e la ratifica delle convenzioni, si applica per analogia ai protocolli, che sono accordi internazionali vincolanti, soggetti a ratifica e collegati a convenzioni.
(5)
Poiché solo gli Stati possono essere parti del protocollo, l'Unione non può ratificarlo.
(6)
Gli Stati membri dovrebbero pertanto essere autorizzati a ratificare il protocollo, agendo congiuntamente nell'interesse dell'Unione, per le parti di competenza dell'Unione a norma dell'articolo 82, paragrafo 2, TFUE.
(7)
Gli articoli da 1 a 4 del protocollo contengono obblighi riguardanti la normativa dell'Unione relativa alla protezione delle vittime di reato. Tali disposizioni rientrano pertanto nell'ambito di applicazione della parte terza, titolo V, TFUE, in particolare l'articolo 82, paragrafo 2.
(8)
L'articolo 82, paragrafo 2, TFUE costituisce l'unica base giuridica su cui dovrebbe fondarsi la presente decisione. Il protocollo, in particolare l'articolo 4, fa riferimento anche allo status in materia di soggiorno delle vittime del lavoro forzato od obbligatorio, nella misura in cui ciò è necessario per consentire a tali vittime di disporre di adeguati ed efficaci mezzi di ricorso. Tuttavia, tale obiettivo, che è in relazione all'articolo 79 TFUE, è solo accessorio, mentre gli obiettivi di cui all'articolo 82, paragrafo 2, TFUE sono identificabili quali scopi e componenti preponderanti.
(9)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al trattato sull'Unione europea e al TFUE, la Danimarca non partecipa all'adozione del presente atto, non è da esso vincolata, né è soggetta alla sua applicazione.
(10)
Il Regno Unito e l'Irlanda sono vincolati dalla direttiva 2011/36/UE e dalla direttiva 2012/29/UE, e partecipano pertanto all'adozione della presente decisione.
(11)
Gli Stati membri dovrebbero essere autorizzati a ratificare il protocollo per quanto riguarda le materie relative alla cooperazione giudiziaria in materia penale di cui agli articoli da 1 a 4 del medesimo. Le parti del protocollo che rientrano nella competenza conferita all'Unione diverse dalle parti relative alla cooperazione giudiziaria in materia penale formeranno oggetto di una decisione adottata parallelamente alla presente decisione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Gli Stati membri sono autorizzati a ratificare il protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, per le parti del protocollo, contenute negli articoli da 1 a 4, che rientrano nella competenza conferita all'Unione europea ai sensi dell'articolo 82, paragrafo 2, TFUE.
Articolo 2
Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure necessarie a depositare quanto prima, e preferibilmente entro il 31 dicembre 2016, i loro strumenti di ratifica del protocollo presso il direttore generale dell'Ufficio internazionale del lavoro.
Articolo 3
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Bruxelles, il 10 novembre 2015
Per il Consiglio
Il presidente
P. GRAMEGNA
(1) Direttiva 2011/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2011, concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, e che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/629/GAI (GU L 101 del 15.4.2011, pag. 1).
(2) Direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI (GU L 315 del 14.11.2012, pag. 57).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Protocollo dell’Organizzazione internazionale del lavoro sul lavoro forzato: ratifica da parte dei paesi dell’Unione europea
SINTESI
CHE COSA FANNO LE DECISIONI?
Autorizzano i governi dell’Unione europea (UE) a ratificare il protocollo adottato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) nel 2014 e li invitano a farlo entro la fine del 2016. Ciò dà un nuovo impulso alla Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell’ILO per quanto riguarda la prevenzione del ricorso al lavoro forzato, in particolare negli ambiti della tratta di esseri umani, della protezione delle vittime e dell’accesso ai mezzi di ricorso.
PUNTI CHIAVE
Il protocollo sul lavoro forzato dell’ILO disciplina ambiti di politica sociale e cooperazione giudiziaria in materia penale che rientrano nella competenza dell’UE.
In quest’ottica, l’UE non può ratificare il protocollo: solo i singoli paesi dell’UE possono farlo. Le due decisioni autorizzano i governi dell’UE a ratificare il testo, «agendo congiuntamente nell’interesse dell’Unione».
La decisione 2015/2037 copre vari settori di politica sociale indicati nel protocollo, come ad esempio il rapporto di lavoro, l’orario di lavoro, il lavoro tramite agenzia interinale e la salute e la sicurezza sul lavoro, già oggetto della legislazione dell’UE.
La decisione 2015/2071 disciplina le questioni di materia penale contemplate nel protocollo, come ad esempio la tutela delle vittime della criminalità. L’UE ha già legiferato in questo ambito mediante le direttive sulla lotta alla tratta di esseri umani e sulla protezione delle vittime.
Sulla base della sua opzione di opt-out concernente lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, la Danimarca non è vincolata dalla decisione 2015/2071.
I paesi che ratificano il protocollo sul lavoro forzato sono tenuti ad elaborare una politica nazionale e un piano d’azione, nonché a impegnarsi in una cooperazione internazionale tesa a reprimere il lavoro forzato, in consultazione con le parti sociali. Essi devono adottare misure volte a prevenire il lavoro forzato, a migliorare la protezione delle vittime e a fornire a queste ultime l’accesso ai vari mezzi di ricorso, compreso il risarcimento.
CONTESTO
Il lavoro forzato è quel lavoro eseguito in maniera non volontaria e sotto coercizione, universalmente riconosciuto come reato a partire dalla storica Convenzione sul lavoro forzato n. 29 dell’ILO adottata nel 1930.
Tuttavia, secondo le stime dell’ILO, in tutto il mondo ben 20,9 milioni di persone sono ancora vittime del lavoro forzato. La vasta maggioranza di esse va ricercata nell’economia privata, in particolare nelle forme della tratta di esseri umani e dello sfruttamento di manodopera. Il protocollo e la raccomandazione sul lavoro forzato, adottate dall’ILO nel 2014, intendono accelerare la lotta globale contro qualsiasi forma di lavoro forzato.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO LE DECISIONI?
Si applicano a partire dal 12 novembre 2015. I paesi dell’UE devono adottare le misure necessarie per depositare gli strumenti di ratifica entro il 31 dicembre 2016.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, consultare:
le norme internazionali sul lavoro forzato sul sito Internet dell’Organizzazione internazionale del lavoro
ATTI
Decisione (UE) 2015/2037 del Consiglio, del 10 novembre 2015, che autorizza gli Stati membri a ratificare, nell’interesse dell’Unione europea, il protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell’Organizzazione internazionale del lavoro per quanto riguarda le questioni relative alla politica sociale (GU L 298 del 14.11.2015, pag. 23-24)
Decisione (UE) 2015/2071 del Consiglio, del 10 novembre 2015 che autorizza gli Stati membri a ratificare, nell’interesse dell’Unione europea, il protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato del 1930 dell’Organizzazione internazionale del lavoro in relazione agli articoli da 1 a 4 del protocollo per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria in materia penale (GU L 301 del 18.11.2015, pag. 47-48)
ATTI COLLEGATI
Protocollo del 2014 della Convenzione sul lavoro forzato, 1930 |
Livelli massimi di radioattività nei prodotti alimentari
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento fissa i livelli massimi ammissibili di radioattività per i prodotti alimentari e per gli alimenti per animali a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica.
Abroga i regolamenti (Euratom) n. 3954/87, (Euratom) n. 944/89 e (Euratom) n. 770/90 della Commissione. Eventuali riferimenti agli atti abrogati vanno letti come riferimenti al presente regolamento.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
Il regolamento disciplina i livelli massimi ammissibili per i prodotti alimentari, i prodotti alimentari secondari* e agli alimenti per animali.
Livelli massimi di contaminazione ammissibiliQualora la Commissione europea riceva comunicazione ufficiale di un incidente nucleare o di qualsiasi altro evento di emergenza radiologica che possa dar luogo o che abbia dato luogo a una significativa contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, deve adottare un regolamento di esecuzione che:fisserà i livelli massimi ammissibili (non superiori a quelli indicati negli allegati del regolamento) di prodotti alimentari e alimenti per animali potenzialmente contaminati che potrebbero essere immessi sul mercato;avrà un periodo di validità quanto più possibile limitato, inizialmente non superiore a 3 mesi;sarà periodicamente riesaminato dalla Commissione e, se del caso, modificato in base alla natura e al luogo dell’incidente e dell’evoluzione del livello di radioattività effettivamente misurato. Qualsiasi caso di violazione dovrà essere notificato tramite il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi. I paesi dell’Unione europea (Unione) possono richiedere un’esenzione temporanea da questi livelli massimi ammissibili per determinati alimenti o mangimi consumati sul loro territorio. Tali esenzioni devono essere definite nel regolamento di esecuzione.Comitato
La Commissione è assistita in materia dal comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi istituito a norma del regolamento (CE) n. 178/2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare.
Relazioni
La Commissione deve presentare al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione che illustri le misure adottate, nel caso di un incidente o di un’emergenza che possa causare o abbia causato una contaminazione radioattiva significativa dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali.
DA QUANDO È IN VIGORE IL REGOLAMENTO?
È in vigore dal 9 febbraio 2016.
CONTESTO
Il regolamento (UE) 2017/625 (si veda la sintesi) stabilisce le regole per i controlli ufficiali sulla catena agroalimentare dell’Unione. Le norme di sicurezza dell’Unione per l’esposizione alle radiazioni ionizzanti sono stabilite nella direttiva 2013/59/Euratom (si veda la sintesi).
TERMINI CHIAVE
Prodotti alimentari secondari: alimenti, come aglio e tartufi, che costituiscono solo una parte marginale del consumo alimentare della popolazione.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (Euratom) 2016/52 del Consiglio, del 15 gennaio 2016, che fissa i livelli massimi ammissibili di radioattività per i prodotti alimentari e per gli alimenti per animali a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica e che abroga il regolamento (Euratom) n. 3954/87 del Consiglio e i regolamenti (Euratom) n. 944/89 e (Euratom) n. 770/90 della Commissione (GU L 13 del 20.1.2016, pag. 2).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l’applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari, recante modifica dei regolamenti (CE) n. 999/2001, (CE) n. 396/2005, (CE) n. 1069/2009, (CE) n. 1107/2009, (UE) n. 1151/2012, (UE) n. 652/2014, (UE) 2016/429 e (UE) 2016/2031 del Parlamento europeo e del Consiglio, dei regolamenti (CE) n. 1/2005 e (CE) n. 1099/2009 del Consiglio e delle direttive 98/58/CE, 1999/74/CE, 2007/43/CE, 2008/119/CE e 2008/120/CE del Consiglio, e che abroga i regolamenti (CE) n. 854/2004 e (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 89/608/CEE, 89/662/CEE, 90/425/CEE, 91/496/CEE, 96/23/CE, 96/93/CE e 97/78/CE del Consiglio e la decisione 92/438/CEE del Consiglio (regolamento sui controlli ufficiali) (GU L 95 del 7.4.2017, pag. 1).
Successive modifiche al regolamento (UE) 2017/625 sono state integrate nel testo originario. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio, del 5 dicembre 2013, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom (GU L 13 del 17.1.2014, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO (Euratom) 2016/52 DEL CONSIGLIO
del 15 gennaio 2016
che fissa i livelli massimi ammissibili di radioattività per i prodotti alimentari e per gli alimenti per animali a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica e che abroga il regolamento (Euratom) n. 3954/87 del Consiglio e i regolamenti (Euratom) n. 944/89 e (Euratom) n. 770/90 della Commissione
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare gli articoli 31 e 32,
vista la proposta della Commissione europea, elaborata previo parere di un gruppo di personalità designate dal comitato scientifico e tecnico tra gli esperti scientifici degli Stati membri,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (2),
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 2013/59/Euratom (3) del Consiglio fissa le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti.
(2)
A seguito dell'incidente verificatosi il 26 aprile 1986 nell'impianto nucleare di Cernobyl, sono stati immesse nell'atmosfera notevoli quantità di materiali radioattivi che, in numerosi paesi europei, hanno contaminato i prodotti alimentari e gli alimenti per animali, a un livello significativo sotto il profilo sanitario. Sono state adottate misure al fine di garantire che taluni prodotti agricoli siano introdotti nell'Unione soltanto secondo modalità comuni che tutelino la salute dei consumatori, preservino l'unicità del mercato e impediscano deviazioni dei flussi commerciali.
(3)
Il regolamento (Euratom) n. 3954/87 (4) del Consiglio fissa i livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva da applicare a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica che possa dar luogo a una contaminazione radioattiva significativa dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali. Tali livelli massimi ammissibili sono ancora in linea con i più recenti pareri scientifici disponibili a livello internazionale. Le basi per la fissazione dei livelli massimi ammissibili di cui al presente regolamento sono state riesaminate e descritte dalla Commissione nella pubblicazione n. 105 in materia di radioprotezione (EU Food Restriction Criteria for Application after an Accident). In particolare, tali livelli si basano su un livello di riferimento di 1 mSv all'anno per l'incremento di dose individuale efficace in caso di ingestione e sul presupposto che il 10 % degli alimenti consumati ogni anno sia contaminato. Tuttavia, per i bambini di età inferiore ad un anno si applicano presupposti diversi.
(4)
A seguito dell'incidente verificatosi nella centrale nucleare di Fukushima l'11 marzo 2011, la Commissione è stata informata che i livelli di radionuclidi in alcuni prodotti alimentari originari del Giappone superavano i livelli di intervento per gli alimenti applicabili in Giappone. Tale contaminazione può costituire una minaccia per la salute pubblica e degli animali nell'Unione e pertanto sono state adottate misure che imponevano condizioni speciali per l'importazione prodotti alimentari e di alimenti per animali originari del Giappone o da esso provenienti, conformemente al parere del comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali istituito dal regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (5).
(5)
È necessario istituire un sistema che consenta alla Comunità, in caso di incidente nucleare o di altro caso di emergenza radiologica che possa dar luogo o che abbia dato luogo a una significativa contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, di fissare i livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva per i prodotti destinati a essere immessi sul mercato, onde proteggere la popolazione.
(6)
Come ogni altro alimento, l'acqua potabile viene ingerita direttamente o indirettamente, e incide pertanto sull'esposizione complessiva del consumatore a sostanze radioattive. Relativamente alle sostanze radioattive, il controllo della qualità delle acque destinate al consumo umano è già disciplinato dalla direttiva 2013/51/Euratom del Consiglio (6), ad esclusione delle acque minerali e delle acque medicinali. Il presente regolamento dovrebbe applicarsi ai prodotti alimentari, ai prodotti alimentari secondari e agli alimenti per animali che possono essere immessi sul mercato a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica, e non alle acque destinate al consumo umano alle quali si applica la direttiva 2013/51/Euratom. Tuttavia, nel caso di un'emergenza radiologica, gli Stati membri sono liberi di scegliere di fare riferimento ai livelli massimi per gli alimenti liquidi di cui al presente regolamento, al fine di gestire l'utilizzo delle acque destinate al consumo umano.
(7)
I livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva dovrebbero applicarsi ai prodotti alimentari e agli alimenti per animali originari dell'Unione o importati da paesi terzi in base all'ubicazione e alle circostanze dell'incidente nucleare o di altra emergenza radiologica.
(8)
La Commissione deve essere informata di ogni incidente nucleare o della registrazione di livelli insolitamente elevati di radioattività in applicazione della decisione del Consiglio 87/600/Euratom (7) o in applicazione della convenzione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) sulla rapida notificazione di un incidente nucleare, del 26 settembre 1986.
(9)
Al fine di tenere in considerazione il fatto che le abitudini alimentari dei bambini durante i primi sei mesi di vita possono variare notevolmente e che vi sono, altresì, delle incertezze relative al metabolismo dei bambini durante il secondo semestre di vita, è opportuno estendere l'applicazione dei livelli massimi ammissibili ridotti per i prodotti alimentari destinati ai bambini per i primi dodici mesi di età.
(10)
Per facilitare l'adeguamento dei livelli massimi ammissibili applicabili, in particolare per quanto attiene alle circostanze dell'incidente nucleare o di altra emergenza radiologica, è opportuno che le procedure per la revisione del regolamento di esecuzione prevedano che la Commissione consulti il gruppo di esperti di cui all'articolo 31 del trattato.
(11)
Per garantire che i prodotti alimentari e gli alimenti per animali che presentano un livello massimo di contaminazione superiore a quello applicabile non siano immessi in commercio nella Comunità, è necessario che tali livelli siano soggetti a controlli adeguati.
(12)
Per garantire condizioni uniformi di esecuzione del presente regolamento sotto il profilo dell'applicabilità dei livelli massimi ammissibili, dovrebbero essere attribuite alla Commissione competenze di esecuzione. Tali competenze dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (8), che deve applicarsi ai fini del presente regolamento anche se non fa riferimento all'articolo 106 bis del trattato.
(13)
La Commissione dovrebbe essere assistita dal comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi. Gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché, quando i progetti di atti di esecuzione basati sul presente regolamento sono discussi in seno a tale comitato, i loro rappresentanti siano in possesso, o possano avvalersi, di un'adeguata competenza in materia di protezione radiologica.
(14)
La procedura d'esame dovrebbe essere utilizzata per l'adozione di atti che rendano applicabili i livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali.
(15)
Ove sussistano, in casi debitamente giustificati connessi a taluni casi di emergenza radiologica che possano causare o abbiano causato una significativa contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, imperativi motivi di urgenza, la Commissione dovrebbe adottare atti di esecuzione immediatamente applicabili.
(16)
Il presente regolamento dovrebbe costituire lex specialis per quanto riguarda la procedura per adottare, e successivamente modificare, i regolamenti di esecuzione che fissano i livelli massimi ammissibili applicabili di radioattività a seguito di un caso di emergenza radiologica. Quando è evidente che i prodotti alimentari o gli alimenti per animali originari dell'Unione o importati da un paese terzo possono comportare un grave rischio per la salute umana, per la salute degli animali o per l'ambiente e che tale rischio non può essere adeguatamente affrontato mediante misure adottate dallo Stato membro o dagli Stati membri interessati, la Commissione è autorizzata ad adottare misure di emergenza supplementari ai sensi del regolamento (CE) n. 178/2002. La Commissione dovrebbe assicurare che il presente regolamento e il regolamento (CE) n. 178/2002 siano attuati in modo armonizzato. Ove possibile, i livelli massimi ammissibili applicabili e le misure d'emergenza supplementari dovrebbero essere integrati in un unico regolamento di esecuzione basato sul presente regolamento e sul regolamento (CE) n. 178/2002.
(17)
Inoltre, norme generali per l'esecuzione dei controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alle normative volte, segnatamente, a prevenire, eliminare o ridurre a livelli accettabili i rischi per gli esseri umani e gli animali, sono stabilite nel regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (9).
(18)
In sede di elaborazione o di revisione del regolamento di esecuzione, la Commissione dovrebbe tenere conto, tra l'altro, delle seguenti circostanze: luogo, natura e entità dell'incidente nucleare o di altra emergenza radiologica all'interno o all'esterno della Comunità; natura, entità e diffusione dell'emissione individuata o prevista di sostanze radioattive nell'atmosfera, nelle acque o nel suolo e nei prodotti alimentari e negli alimenti per animali all'interno o all'esterno della Comunità; rischi radiologici della radioattività, individuata o potenziale, dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali e delle conseguenti dosi di radiazione; tipo e quantità dei prodotti alimentari e dei alimenti per animali contaminati che potrebbero essere immessi sul mercato della Comunità; livelli massimi ammissibili di contaminazione per prodotti alimentari e alimenti per animali stabiliti nei paesi terzi; importanza di tali prodotti alimentari e alimenti per animali per garantire alla popolazione un approvvigionamento alimentare adeguato; aspettative dei consumatori per quanto riguarda la sicurezza degli alimenti ed eventuali modifiche delle abitudini alimentari dei consumatori a seguito di un'emergenza radiologica.
(19)
In casi debitamente giustificati, ogni Stato membro dovrebbe avere la possibilità di chiedere di poter derogare temporaneamente ai livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva di determinati prodotti alimentari o alimenti per animali consumati nel suo territorio. Regolamenti di esecuzione dovrebbero specificare a quali prodotti alimentari e alimenti per animali sono applicabili le deroghe, i tipi di radionuclidi interessati, nonché l'ambito di applicazione geografico delle deroghe e la loro durata.
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce i livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva dei:
a)
prodotti alimentari, come specificato nell'allegato I;
b)
prodotti alimentari secondari come specificati nell'allegato II;
c)
alimenti per animali, come specificati all'allegato III,
che possono essere immessi sul mercato, a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica che possa causare o abbia causato una significativa contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali.
Il presente regolamento prevede inoltre la procedura per adottare, e successivamente modificare, i regolamenti di esecuzione che fissano i livelli massimi ammissibili.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento, si applicano le seguenti definizioni:
1) «prodotto alimentare»: qualsiasi sostanza o prodotto trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, destinato ad essere ingerito, o di cui si prevede ragionevolmente che possa essere ingerito, da esseri umani.
Sono comprese le bevande, le gomme da masticare e qualsiasi sostanza, compresa l'acqua, intenzionalmente incorporata nei prodotti alimentari nel corso della loro produzione, preparazione o trattamento.
I «prodotti alimentari» non comprendono:
a)
gli alimenti per animali;
b)
gli animali vivi, a meno che siano preparati per l'immissione sul mercato ai fini del consumo umano;
c)
i vegetali prima della raccolta;
d)
i prodotti medicinali ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 2, della direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (10);
e)
i prodotti cosmetici ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), del regolamento (CE) n. 1223/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio (11);
f)
il tabacco e i prodotti del tabacco ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, e paragrafo 4, della direttiva 2014/40/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (12);
g)
le sostanze stupefacenti o psicotrope ai sensi della convenzione unica delle Nazioni Unite sugli stupefacenti del 1961 e della convenzione delle Nazioni Unite sulle sostanze psicotrope del 1971;
h)
i residui e contaminanti;
i)
le acque destinate al consumo umano, ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, della direttiva 2013/51/Euratom.
2) «prodotti alimentari secondari»: i prodotti alimentari di relativa importanza dietetica che rappresentano soltanto un contributo marginale nel consumo alimentare della popolazione;
3) «alimenti per animali»: qualsiasi sostanza o prodotto, compresi gli additivi, trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, destinato all'alimentazione per via orale degli animali;
4) «immissione sul mercato»: la detenzione di prodotti alimentari o di alimenti per animali a fini di vendita, compresa l'offerta a fini di vendita, o altre forme di cessione, a titolo gratuito o oneroso, nonché la vendita, la distribuzione e altre forme di cessione.
5) «emergenza radiologica»: una situazione o un evento non ordinario implicante una sorgente di radiazioni che richiede un'azione tempestiva intesa a mitigare gravi conseguenze negative per la salute e la sicurezza della popolazione, la qualità della vita, il patrimonio o l'ambiente, o un pericolo che potrebbe dar luogo a tali conseguenze negative.
Articolo 3
Livelli massimi ammissibili applicabili
1. Qualora la Commissione riceva — in particolare ai sensi del sistema della Comunità per un rapido scambio di informazioni in caso di emergenza radiologica o in base alla convenzione dell'AIEA sulla notifica tempestiva di un incidente nucleare del 26 settembre 1986 — comunicazione ufficiale di un incidente nucleare o di qualsiasi altro evento di emergenza radiologica che possa dar luogo o che abbia dato luogo a una significativa contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, essa adotta un regolamento di esecuzione che rende applicabili i livelli massimi ammissibili ai prodotti alimentari e agli alimenti per animali potenzialmente contaminati che potrebbero essere immessi sul mercato.
Fatto salvo l'articolo 3, paragrafo 4, i livelli massimi ammissibili applicabili fissati da tale regolamento di esecuzione non superano quelli stabiliti negli allegati I, II e III. Tale regolamento di esecuzione è adottato conformemente alla procedura di esame di cui all'articolo 5, paragrafo 2.
Per imperativi motivi di urgenza debitamente giustificati connessi alle circostanze dell'incidente nucleare o di altra emergenza radiologica, la Commissione adotta un regolamento di esecuzione immediatamente applicabile, secondo la procedura di cui all'articolo 5, paragrafo 3.
2. Il periodo di validità dei regolamenti di esecuzione adottati ai sensi del paragrafo 1 è per quanto possibile limitato. La durata del primo regolamento di esecuzione a seguito di un incidente nucleare o di qualsiasi altro caso di emergenza radiologica non supera i tre mesi.
I regolamenti di esecuzione sono periodicamente riesaminati dalla Commissione e, se del caso, modificati in base alla natura e al luogo dell'incidente e dell'evoluzione del livello di radioattività effettivamente misurato.
3. In sede di elaborazione o di revisione dei regolamenti di esecuzione, la Commissione prende in considerazione le norme fondamentali stabilite a norma degli articoli 30 e 31 del trattato, tra cui i principi di giustificazione e di ottimizzazione, allo scopo di mantenere l'ordine di grandezza delle dosi individuali, la probabilità dell'esposizione e il numero di individui esposti al minimo ragionevolmente possibile tenendo conto dello stato attuale delle conoscenze tecniche e di fattori economici e sociali.
In sede di revisione dei regolamenti di esecuzione, la Commissione consulta il gruppo di esperti di cui all'articolo 31 del trattato, qualora un incidente nucleare o un qualsiasi altro caso di emergenza radiologica provochino una contaminazione dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali consumati nell'UE così diffusa che, i presupposti alla base dei livelli massimi ammissibili fissati negli allegati I, II e III del presente regolamento non siano più validi La Commissione può chiedere il parere di tale gruppo di esperti in ogni altro caso di contaminazione dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali consumati nella Comunità.
4. Fatto salvo l'obiettivo di protezione della salute perseguito dal presente regolamento, la Commissione può, mediante regolamenti di esecuzione autorizzare qualsiasi Stato membro, su sua richiesta e alla luce di circostanze eccezionali in esso verificatesi, a derogare temporaneamente ai livelli massimi ammissibili di determinati prodotti alimentari e alimenti per animali consumati nel suo territorio. Tali deroghe sono basate su elementi scientifici e sono debitamente giustificate dalle circostanze, in particolare i fattori sociali esistenti nello Stato membro interessato.
Articolo 4
Misure restrittive
1. Quando la Commissione adotta un regolamento di esecuzione che rende applicabili i livelli massimi ammissibili, i prodotti alimentari e gli alimenti per animali non conformi a tali livelli massimi ammissibili non possono più essere immessi sul mercato a decorrere dalla data specificata in tale regolamento di esecuzione.
Ai fini dell'applicazione del presente regolamento, i prodotti alimentari e gli alimenti per animali importati da paesi terzi sono considerati immessi sul mercato se, nel territorio doganale dell'Unione, sono sottoposti ad una procedura doganale diversa da quella del transito.
2. Ciascuno Stato membro comunica alla Commissione tutte le informazioni riguardanti l'applicazione del presente regolamento. La Commissione trasmette tali informazioni agli altri Stati membri. Qualsiasi caso di violazione dei livelli massimi ammissibili applicabili è notificato tramite il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi (RASFF).
Articolo 5
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi istituito a norma dell'articolo 58, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 178/2002. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
3. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 8 del regolamento (UE) n. 182/2011, in combinato disposto con l'articolo 5.
Articolo 6
Relazioni
Nel caso di un incidente nucleare o di qualsiasi altro caso di emergenza radiologica che possa causare o abbia causato una contaminazione radioattiva significativa dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, la Commissione presenta una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio. La relazione riguarda l'attuazione delle misure adottate a norma del presente regolamento e notificate alla Commissione a norma dell'articolo 4, paragrafo 2.
Articolo 7
Abrogazione
Il regolamento (Euratom) n. 3954/87 del Consiglio e i regolamenti (Euratom) n. 944/89 (13) e (Euratom) n. 770/90 (14) della Commissione sono abrogati.
I riferimenti ai regolamenti abrogati si intendono fatti al presente regolamento e si leggono secondo la tavola di concordanza di cui all'allegato IV.
Articolo 8
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 15 gennaio 2016
Per il Consiglio
Il presidente
J.R.V.A. DIJSSELBLOEM
(1) Parere del 9 luglio 2015 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) GU C 226 del 16.7.2014, pag. 68.
(3) Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio, del 5 dicembre 2013, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom (GU L 13 del 17.1.2014, pag. 1).
(4) Regolamento (Euratom) n. 3954/87 del Consiglio, del 22 dicembre 1987, che fissa i livelli massimi ammissibili di radioattività per i prodotti alimentari e per gli alimenti per animali in caso di livelli anormali di radioattività a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radioattiva (GU L 371 del 30.12.1987, pag. 11).
(5) Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1).
(6) Direttiva 2013/51/Euratom del Consiglio, del 22 ottobre 2013, che stabilisce requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano (GU L 296 del 7.11.2013, pag. 12).
(7) Decisione 87/600/Euratom del Consiglio, del 14 dicembre 1987, concernente le modalità comunitarie di uno scambio rapido d'informazioni in caso di emergenza radioattiva (GU L 371 del 30.12.1987, pag. 76).
(8) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(9) Regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali (GU L 165 del 30.4.2004, pag. 1).
(10) Direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 novembre 2001, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano (GU L 311 del 28.11.2001, pag. 67).
(11) Regolamento (CE) n. 1223/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, sui prodotti cosmetici (GU L 342 del 22.12.2009, pag. 59).
(12) Direttiva 2014/40/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 aprile 2014, sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla lavorazione, alla presentazione e alla vendita dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati e che abroga la direttiva 2001/37/CE (GU L 127 del 29.4.2014, pag. 1).
(13) Regolamento (Euratom) n. 944/89 della Commissione, del 12 aprile 1989, che fissa i livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva per i prodotti alimentari secondari a seguito di un incidente nucleare o di qualsiasi altro caso di emergenza radioattiva (GU L 101 del 13.4.1989, pag. 17).
(14) Regolamento (Euratom) n. 770/90 della Commissione, del 29 marzo 1990, che fissa i livelli massimi di radioattività ammessi negli alimenti per animali contaminati a seguito di incidenti nucleari o di altri casi di emergenza da radiazione (GU L 83 del 30.3.1990, pag. 78).
ALLEGATO I
LIVELLI MASSIMI AMMISSIBILI DI CONTAMINAZIONE RADIOATTIVA DEI PRODOTTI ALIMENTARI
I livelli massimi ammissibili applicabili ai prodotti alimentari non eccedono i livelli seguenti:
Gruppo di isotopi/gruppo di prodotti alimentari
Prodotti alimentari (Bq/kg) (1)
Alimenti per lattanti (2)
Latte e derivati del latte (3)
Altri prodotti alimentari esclusi quelli secondari (4)
Prodotti alimentari liquidi (5)
Somma degli isotopi dello stronzio, in particolare Sr-90
75
125
750
125
Somma degli isotopi dello iodio, in particolare I-131
150
500
2 000
500
Somma degli isotopi del plutonio e degli elementi transplutonici che emettono radiazioni alfa, in particolare Pu-239 e Am-241
1
20
80
20
Somma di tutti gli altri nuclidi il cui tempo di dimezzamento supera i 10 giorni, in particolare Cs-134 e Cs-137 (6)
400
1 000
1 250
1 000
(1) Il livello applicabile ai prodotti concentrati o essiccati è calcolato sulla base del prodotto ricostituito pronto al consumo. Gli Stati membri possono formulare raccomandazioni in materia di condizioni di diluizione per garantire il rispetto dei livelli massimi ammissibili fissati dal presente regolamento.
(2) Per alimenti per lattanti si intendono i prodotti alimentari destinati all'alimentazione dei lattanti durante i primi 12 mesi di vita, che soddisfano le esigenze nutritive di tale categoria di persone e che vengono condizionati per la vendita al minuto in confezioni chiaramente identificabili ed etichettate come tali.
(3) Per latte e derivati del latte si intendono i prodotti di cui ai seguenti codici NC, ivi compresi eventualmente gli adeguamenti che potrebbero esservi apportati ulteriormente: 0401 e 0402 (salvo 0402 29 11).
(4) I prodotti alimentari secondari e i corrispondenti livelli applicabili sono stabiliti all'allegato II.
(5) Gli alimenti liquidi sono quelli definiti ricompresi nel codice 2009 e nel capitolo 22 della nomenclatura combinata. I valori sono calcolati tenendo conto del consumo di acqua di rubinetto; gli stessi valori possono essere applicabili all'acqua potabile a discrezione delle competenti autorità degli Stati membri.
(6) Il carbonio 14, il trizio e il potassio 40 non sono compresi nel presente gruppo.
ALLEGATO II
LIVELLI MASSIMI AMMISSIBILI DI CONTAMINAZIONE RADIOATTIVA DEI PRODOTTI ALIMENTARI SECONDARI
1.
Elenco dei prodotti alimentari secondari
Codice NC
Designazione
0703 20 00
Agli (freschi e refrigerati)
0709 59 50
Tartufi (freschi e refrigerati)
0709 99 40
Capperi (freschi e refrigerati)
0711 90 70
Capperi (temporaneamente conservati, ma non idonei al consumo nello stato in cui sono presentati)
ex 0712 39 00
Tartufi (secchi, anche tagliati in pezzi o a fette oppure tritati o polverizzati, ma non altrimenti preparati)
0714
Radici di manioca, d'arrow-root o di salep, topinambur, patate dolci e altre simili radici e tuberi ad alto tenore di fecola o di inulina, freschi, refrigerati, congelati o essiccati, anche tagliati in pezzi o agglomerati in forma di pellet; midollo della palma a sago
0814 00 00
Scorze di agrumi o di meloni (comprese quelle di cocomeri), fresche, congelate, presentate in acqua salata, solforata o addizionata di altre sostanze atte ad assicurarne temporaneamente la conservazione, oppure secche
0903 00 00
Matè
0904
Pepe del genere Piper; pimenti del genere Capsicum o del genere Pimenta, essiccati, tritati o polverizzati
0905 00 00
Vaniglia
0906
Cannella e fiori di cinnamomo
0907 00 00
Garofani (antofilli, chiodi e steli)
0908
Noci moscate, macis, amomi e cardamomi
0909
Semi di anice, di badiana, di finocchio, di coriandolo, di cumino, di carvi; bacche di ginepro
0910
Zenzero, zafferano, curcuma, timo, foglie di alloro, curry e altre spezie
1106 20
Farine, semolini e polveri di sago, di radici o tuberi della voce 0714
1108 14 00
Fecola di manioca
1210
Coni di luppolo freschi o secchi, anche tritati, macinati o in forma di pellet; luppolina
1211
Piante, parti di piante, semi e frutti, delle specie utilizzate principalmente in profumeria, in medicina o nella preparazione di insetticidi, antiparassitari o simili, freschi o secchi, anche tagliati, frantumati o polverizzati, eccetto le piante e parti di piante utilizzate per la produzione alimentare
1301
Gomma lacca; gomme, gomme, resine, gommo-resine e oleoresine (per esempio: balsami), naturali
1302
Succhi ed estratti vegetali; sostanze pectiche, pectinati e pectati; agar-agar e altre mucillagini e ispessenti derivati da vegetali, anche modificati
1504
Grassi ed oli e loro frazioni, di pesci o di mammiferi marini, anche raffinati, ma non modificati chimicamente
1604 31 00
Caviale
1604 32 00
Succedanei del caviale
1801 00 00
Cacao in grani anche infranto, greggio o torrefatto
1802 00 00
Gusci o pellicole (bucce) ed altri residui di cacao
1803
Pasta di cacao, anche sgrassata
2003 90 10
Tartufi (preparati o conservati ma non nell'aceto o acido acetico)
2006 00
Ortaggi e legumi, frutta, scorze di frutta ed altre parti di piante, cotte negli zuccheri o candite (sgocciolate, diacciate o cristallizzate)
2102
Lieviti (vivi o morti); altri microrganismi monocellulari morti (esclusi i vaccini della voce 3002); lieviti in polvere, preparati
2936
Provitamine e vitamine, naturali o riprodotte per sintesi (compresi i concentrati naturali) e loro derivati utilizzati principalmente come vitamine, miscelati o non fra loro, anche disciolti in qualsiasi soluzione
3301
Oli essenziali (deterpenati o no) compresi quelli detti «concreti» o «assoluti»; resinoidi; soluzioni concentrate di oli essenziali nei grassi, negli oli fissi, nelle cere o nei prodotti analoghi, ottenute per «enfleurage» o macerazione; sottoprodotti terpenici residuali della deterpenazione degli oli essenziali; acque distillate aromatiche e soluzioni acquose di oli essenziali
2.
I livelli massimi ammissibili da applicare ai prodotti alimentari secondari di cui al punto 1, non eccedono i livelli seguenti:
Gruppo di isotopi
Bq/kg
Somma degli isotopi dello stronzio, in particolare Sr-90
7 500
Somma degli isotopi dello iodio, in particolare I-131
20 000
Somma degli isotopi del plutonio e degli elementi transplutonici che emettono radiazioni alfa, in particolare Pu-239e Am-241
800
Somma di tutti gli altri nuclidi il cui tempo di dimezzamento supera i 10 giorni, in particolare Cs-134 e Cs-137 (1)
12 500
(1) Il carbonio 14, il trizio e il potassio 40 non sono compresi nel presente gruppo.
ALLEGATO III
LIVELLI MASSIMI AMMISSIBILI DI CONTAMINAZIONE RADIOATTIVA NEGLI ALIMENTI PER ANIMALI
I livelli massimi ammissibili per la somma di cesio-134 e cesio-137 non eccedono i livelli seguenti:
Mangimi per
Bq/kg (1)
(2)
Suini
1 250
Pollame, agnelli, vitelli
2 500
Altri
5 000
(1) Tali livelli dovrebbero contribuire all'osservanza dei massimi livelli consentiti per i prodotti alimentari; essi non garantiscono di per se stessi tale osservanza in ogni circostanza e lasciano impregiudicata la necessità di controllare i livelli di contaminazione nei prodotti animali destinati al consumo umano.
(2) Tali livelli si applicano agli alimenti per animali pronti per il consumo.
ALLEGATO IV
TAVOLA DI CONCORDANZA
Regolamento (Euratom) n. 3954/87
Regolamento (Euratom) n. 944/89
Regolamento (Euratom) n. 770/90
Presente regolamento
Articolo 1, paragrafo 1
Articolo 1
Articolo 1
Articolo 1
Articolo 1, paragrafo 2
Articolo 2
Articolo 2, paragrafo 1
Articolo 3, paragrafo 1
Articolo 2, paragrafo 2
Articolo 3, paragrafo 2
Articolo 3, paragrafo 1
—
Articolo 3, paragrafo 2
Articolo 3, paragrafo 3
Articolo 3, paragrafi 3 e 4
—
Articolo 4
—
Articolo 5
—
Articolo 6, paragrafo 1
Articolo 4, paragrafo 1
Articolo 6, paragrafo 2
Articolo 4, paragrafo 2
Articolo 2
Allegato II, punto 2
—
—
—
Articolo 5
Articolo 7
—
—
—
—
Articolo 7
Articolo 8
Articolo 3
Articolo 2
Articolo 8
Allegato
Allegato I
Allegato
Allegato II, punto 1
Allegato
Allegato III
—
—
—
Allegato IV
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (Euratom) 2016/52 DEL CONSIGLIO
del 15 gennaio 2016
che fissa i livelli massimi ammissibili di radioattività per i prodotti alimentari e per gli alimenti per animali a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica e che abroga il regolamento (Euratom) n. 3954/87 del Consiglio e i regolamenti (Euratom) n. 944/89 e (Euratom) n. 770/90 della Commissione
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare gli articoli 31 e 32,
vista la proposta della Commissione europea, elaborata previo parere di un gruppo di personalità designate dal comitato scientifico e tecnico tra gli esperti scientifici degli Stati membri,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (2),
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 2013/59/Euratom (3) del Consiglio fissa le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti.
(2)
A seguito dell'incidente verificatosi il 26 aprile 1986 nell'impianto nucleare di Cernobyl, sono stati immesse nell'atmosfera notevoli quantità di materiali radioattivi che, in numerosi paesi europei, hanno contaminato i prodotti alimentari e gli alimenti per animali, a un livello significativo sotto il profilo sanitario. Sono state adottate misure al fine di garantire che taluni prodotti agricoli siano introdotti nell'Unione soltanto secondo modalità comuni che tutelino la salute dei consumatori, preservino l'unicità del mercato e impediscano deviazioni dei flussi commerciali.
(3)
Il regolamento (Euratom) n. 3954/87 (4) del Consiglio fissa i livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva da applicare a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica che possa dar luogo a una contaminazione radioattiva significativa dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali. Tali livelli massimi ammissibili sono ancora in linea con i più recenti pareri scientifici disponibili a livello internazionale. Le basi per la fissazione dei livelli massimi ammissibili di cui al presente regolamento sono state riesaminate e descritte dalla Commissione nella pubblicazione n. 105 in materia di radioprotezione (EU Food Restriction Criteria for Application after an Accident). In particolare, tali livelli si basano su un livello di riferimento di 1 mSv all'anno per l'incremento di dose individuale efficace in caso di ingestione e sul presupposto che il 10 % degli alimenti consumati ogni anno sia contaminato. Tuttavia, per i bambini di età inferiore ad un anno si applicano presupposti diversi.
(4)
A seguito dell'incidente verificatosi nella centrale nucleare di Fukushima l'11 marzo 2011, la Commissione è stata informata che i livelli di radionuclidi in alcuni prodotti alimentari originari del Giappone superavano i livelli di intervento per gli alimenti applicabili in Giappone. Tale contaminazione può costituire una minaccia per la salute pubblica e degli animali nell'Unione e pertanto sono state adottate misure che imponevano condizioni speciali per l'importazione prodotti alimentari e di alimenti per animali originari del Giappone o da esso provenienti, conformemente al parere del comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali istituito dal regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (5).
(5)
È necessario istituire un sistema che consenta alla Comunità, in caso di incidente nucleare o di altro caso di emergenza radiologica che possa dar luogo o che abbia dato luogo a una significativa contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, di fissare i livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva per i prodotti destinati a essere immessi sul mercato, onde proteggere la popolazione.
(6)
Come ogni altro alimento, l'acqua potabile viene ingerita direttamente o indirettamente, e incide pertanto sull'esposizione complessiva del consumatore a sostanze radioattive. Relativamente alle sostanze radioattive, il controllo della qualità delle acque destinate al consumo umano è già disciplinato dalla direttiva 2013/51/Euratom del Consiglio (6), ad esclusione delle acque minerali e delle acque medicinali. Il presente regolamento dovrebbe applicarsi ai prodotti alimentari, ai prodotti alimentari secondari e agli alimenti per animali che possono essere immessi sul mercato a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica, e non alle acque destinate al consumo umano alle quali si applica la direttiva 2013/51/Euratom. Tuttavia, nel caso di un'emergenza radiologica, gli Stati membri sono liberi di scegliere di fare riferimento ai livelli massimi per gli alimenti liquidi di cui al presente regolamento, al fine di gestire l'utilizzo delle acque destinate al consumo umano.
(7)
I livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva dovrebbero applicarsi ai prodotti alimentari e agli alimenti per animali originari dell'Unione o importati da paesi terzi in base all'ubicazione e alle circostanze dell'incidente nucleare o di altra emergenza radiologica.
(8)
La Commissione deve essere informata di ogni incidente nucleare o della registrazione di livelli insolitamente elevati di radioattività in applicazione della decisione del Consiglio 87/600/Euratom (7) o in applicazione della convenzione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) sulla rapida notificazione di un incidente nucleare, del 26 settembre 1986.
(9)
Al fine di tenere in considerazione il fatto che le abitudini alimentari dei bambini durante i primi sei mesi di vita possono variare notevolmente e che vi sono, altresì, delle incertezze relative al metabolismo dei bambini durante il secondo semestre di vita, è opportuno estendere l'applicazione dei livelli massimi ammissibili ridotti per i prodotti alimentari destinati ai bambini per i primi dodici mesi di età.
(10)
Per facilitare l'adeguamento dei livelli massimi ammissibili applicabili, in particolare per quanto attiene alle circostanze dell'incidente nucleare o di altra emergenza radiologica, è opportuno che le procedure per la revisione del regolamento di esecuzione prevedano che la Commissione consulti il gruppo di esperti di cui all'articolo 31 del trattato.
(11)
Per garantire che i prodotti alimentari e gli alimenti per animali che presentano un livello massimo di contaminazione superiore a quello applicabile non siano immessi in commercio nella Comunità, è necessario che tali livelli siano soggetti a controlli adeguati.
(12)
Per garantire condizioni uniformi di esecuzione del presente regolamento sotto il profilo dell'applicabilità dei livelli massimi ammissibili, dovrebbero essere attribuite alla Commissione competenze di esecuzione. Tali competenze dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (8), che deve applicarsi ai fini del presente regolamento anche se non fa riferimento all'articolo 106 bis del trattato.
(13)
La Commissione dovrebbe essere assistita dal comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi. Gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché, quando i progetti di atti di esecuzione basati sul presente regolamento sono discussi in seno a tale comitato, i loro rappresentanti siano in possesso, o possano avvalersi, di un'adeguata competenza in materia di protezione radiologica.
(14)
La procedura d'esame dovrebbe essere utilizzata per l'adozione di atti che rendano applicabili i livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali.
(15)
Ove sussistano, in casi debitamente giustificati connessi a taluni casi di emergenza radiologica che possano causare o abbiano causato una significativa contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, imperativi motivi di urgenza, la Commissione dovrebbe adottare atti di esecuzione immediatamente applicabili.
(16)
Il presente regolamento dovrebbe costituire lex specialis per quanto riguarda la procedura per adottare, e successivamente modificare, i regolamenti di esecuzione che fissano i livelli massimi ammissibili applicabili di radioattività a seguito di un caso di emergenza radiologica. Quando è evidente che i prodotti alimentari o gli alimenti per animali originari dell'Unione o importati da un paese terzo possono comportare un grave rischio per la salute umana, per la salute degli animali o per l'ambiente e che tale rischio non può essere adeguatamente affrontato mediante misure adottate dallo Stato membro o dagli Stati membri interessati, la Commissione è autorizzata ad adottare misure di emergenza supplementari ai sensi del regolamento (CE) n. 178/2002. La Commissione dovrebbe assicurare che il presente regolamento e il regolamento (CE) n. 178/2002 siano attuati in modo armonizzato. Ove possibile, i livelli massimi ammissibili applicabili e le misure d'emergenza supplementari dovrebbero essere integrati in un unico regolamento di esecuzione basato sul presente regolamento e sul regolamento (CE) n. 178/2002.
(17)
Inoltre, norme generali per l'esecuzione dei controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alle normative volte, segnatamente, a prevenire, eliminare o ridurre a livelli accettabili i rischi per gli esseri umani e gli animali, sono stabilite nel regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (9).
(18)
In sede di elaborazione o di revisione del regolamento di esecuzione, la Commissione dovrebbe tenere conto, tra l'altro, delle seguenti circostanze: luogo, natura e entità dell'incidente nucleare o di altra emergenza radiologica all'interno o all'esterno della Comunità; natura, entità e diffusione dell'emissione individuata o prevista di sostanze radioattive nell'atmosfera, nelle acque o nel suolo e nei prodotti alimentari e negli alimenti per animali all'interno o all'esterno della Comunità; rischi radiologici della radioattività, individuata o potenziale, dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali e delle conseguenti dosi di radiazione; tipo e quantità dei prodotti alimentari e dei alimenti per animali contaminati che potrebbero essere immessi sul mercato della Comunità; livelli massimi ammissibili di contaminazione per prodotti alimentari e alimenti per animali stabiliti nei paesi terzi; importanza di tali prodotti alimentari e alimenti per animali per garantire alla popolazione un approvvigionamento alimentare adeguato; aspettative dei consumatori per quanto riguarda la sicurezza degli alimenti ed eventuali modifiche delle abitudini alimentari dei consumatori a seguito di un'emergenza radiologica.
(19)
In casi debitamente giustificati, ogni Stato membro dovrebbe avere la possibilità di chiedere di poter derogare temporaneamente ai livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva di determinati prodotti alimentari o alimenti per animali consumati nel suo territorio. Regolamenti di esecuzione dovrebbero specificare a quali prodotti alimentari e alimenti per animali sono applicabili le deroghe, i tipi di radionuclidi interessati, nonché l'ambito di applicazione geografico delle deroghe e la loro durata.
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce i livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva dei:
a)
prodotti alimentari, come specificato nell'allegato I;
b)
prodotti alimentari secondari come specificati nell'allegato II;
c)
alimenti per animali, come specificati all'allegato III,
che possono essere immessi sul mercato, a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica che possa causare o abbia causato una significativa contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali.
Il presente regolamento prevede inoltre la procedura per adottare, e successivamente modificare, i regolamenti di esecuzione che fissano i livelli massimi ammissibili.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente regolamento, si applicano le seguenti definizioni:
1) «prodotto alimentare»: qualsiasi sostanza o prodotto trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, destinato ad essere ingerito, o di cui si prevede ragionevolmente che possa essere ingerito, da esseri umani.
Sono comprese le bevande, le gomme da masticare e qualsiasi sostanza, compresa l'acqua, intenzionalmente incorporata nei prodotti alimentari nel corso della loro produzione, preparazione o trattamento.
I «prodotti alimentari» non comprendono:
a)
gli alimenti per animali;
b)
gli animali vivi, a meno che siano preparati per l'immissione sul mercato ai fini del consumo umano;
c)
i vegetali prima della raccolta;
d)
i prodotti medicinali ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 2, della direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (10);
e)
i prodotti cosmetici ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), del regolamento (CE) n. 1223/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio (11);
f)
il tabacco e i prodotti del tabacco ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, e paragrafo 4, della direttiva 2014/40/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (12);
g)
le sostanze stupefacenti o psicotrope ai sensi della convenzione unica delle Nazioni Unite sugli stupefacenti del 1961 e della convenzione delle Nazioni Unite sulle sostanze psicotrope del 1971;
h)
i residui e contaminanti;
i)
le acque destinate al consumo umano, ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, della direttiva 2013/51/Euratom.
2) «prodotti alimentari secondari»: i prodotti alimentari di relativa importanza dietetica che rappresentano soltanto un contributo marginale nel consumo alimentare della popolazione;
3) «alimenti per animali»: qualsiasi sostanza o prodotto, compresi gli additivi, trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, destinato all'alimentazione per via orale degli animali;
4) «immissione sul mercato»: la detenzione di prodotti alimentari o di alimenti per animali a fini di vendita, compresa l'offerta a fini di vendita, o altre forme di cessione, a titolo gratuito o oneroso, nonché la vendita, la distribuzione e altre forme di cessione.
5) «emergenza radiologica»: una situazione o un evento non ordinario implicante una sorgente di radiazioni che richiede un'azione tempestiva intesa a mitigare gravi conseguenze negative per la salute e la sicurezza della popolazione, la qualità della vita, il patrimonio o l'ambiente, o un pericolo che potrebbe dar luogo a tali conseguenze negative.
Articolo 3
Livelli massimi ammissibili applicabili
1. Qualora la Commissione riceva — in particolare ai sensi del sistema della Comunità per un rapido scambio di informazioni in caso di emergenza radiologica o in base alla convenzione dell'AIEA sulla notifica tempestiva di un incidente nucleare del 26 settembre 1986 — comunicazione ufficiale di un incidente nucleare o di qualsiasi altro evento di emergenza radiologica che possa dar luogo o che abbia dato luogo a una significativa contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, essa adotta un regolamento di esecuzione che rende applicabili i livelli massimi ammissibili ai prodotti alimentari e agli alimenti per animali potenzialmente contaminati che potrebbero essere immessi sul mercato.
Fatto salvo l'articolo 3, paragrafo 4, i livelli massimi ammissibili applicabili fissati da tale regolamento di esecuzione non superano quelli stabiliti negli allegati I, II e III. Tale regolamento di esecuzione è adottato conformemente alla procedura di esame di cui all'articolo 5, paragrafo 2.
Per imperativi motivi di urgenza debitamente giustificati connessi alle circostanze dell'incidente nucleare o di altra emergenza radiologica, la Commissione adotta un regolamento di esecuzione immediatamente applicabile, secondo la procedura di cui all'articolo 5, paragrafo 3.
2. Il periodo di validità dei regolamenti di esecuzione adottati ai sensi del paragrafo 1 è per quanto possibile limitato. La durata del primo regolamento di esecuzione a seguito di un incidente nucleare o di qualsiasi altro caso di emergenza radiologica non supera i tre mesi.
I regolamenti di esecuzione sono periodicamente riesaminati dalla Commissione e, se del caso, modificati in base alla natura e al luogo dell'incidente e dell'evoluzione del livello di radioattività effettivamente misurato.
3. In sede di elaborazione o di revisione dei regolamenti di esecuzione, la Commissione prende in considerazione le norme fondamentali stabilite a norma degli articoli 30 e 31 del trattato, tra cui i principi di giustificazione e di ottimizzazione, allo scopo di mantenere l'ordine di grandezza delle dosi individuali, la probabilità dell'esposizione e il numero di individui esposti al minimo ragionevolmente possibile tenendo conto dello stato attuale delle conoscenze tecniche e di fattori economici e sociali.
In sede di revisione dei regolamenti di esecuzione, la Commissione consulta il gruppo di esperti di cui all'articolo 31 del trattato, qualora un incidente nucleare o un qualsiasi altro caso di emergenza radiologica provochino una contaminazione dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali consumati nell'UE così diffusa che, i presupposti alla base dei livelli massimi ammissibili fissati negli allegati I, II e III del presente regolamento non siano più validi La Commissione può chiedere il parere di tale gruppo di esperti in ogni altro caso di contaminazione dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali consumati nella Comunità.
4. Fatto salvo l'obiettivo di protezione della salute perseguito dal presente regolamento, la Commissione può, mediante regolamenti di esecuzione autorizzare qualsiasi Stato membro, su sua richiesta e alla luce di circostanze eccezionali in esso verificatesi, a derogare temporaneamente ai livelli massimi ammissibili di determinati prodotti alimentari e alimenti per animali consumati nel suo territorio. Tali deroghe sono basate su elementi scientifici e sono debitamente giustificate dalle circostanze, in particolare i fattori sociali esistenti nello Stato membro interessato.
Articolo 4
Misure restrittive
1. Quando la Commissione adotta un regolamento di esecuzione che rende applicabili i livelli massimi ammissibili, i prodotti alimentari e gli alimenti per animali non conformi a tali livelli massimi ammissibili non possono più essere immessi sul mercato a decorrere dalla data specificata in tale regolamento di esecuzione.
Ai fini dell'applicazione del presente regolamento, i prodotti alimentari e gli alimenti per animali importati da paesi terzi sono considerati immessi sul mercato se, nel territorio doganale dell'Unione, sono sottoposti ad una procedura doganale diversa da quella del transito.
2. Ciascuno Stato membro comunica alla Commissione tutte le informazioni riguardanti l'applicazione del presente regolamento. La Commissione trasmette tali informazioni agli altri Stati membri. Qualsiasi caso di violazione dei livelli massimi ammissibili applicabili è notificato tramite il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi (RASFF).
Articolo 5
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi istituito a norma dell'articolo 58, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 178/2002. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
3. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 8 del regolamento (UE) n. 182/2011, in combinato disposto con l'articolo 5.
Articolo 6
Relazioni
Nel caso di un incidente nucleare o di qualsiasi altro caso di emergenza radiologica che possa causare o abbia causato una contaminazione radioattiva significativa dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, la Commissione presenta una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio. La relazione riguarda l'attuazione delle misure adottate a norma del presente regolamento e notificate alla Commissione a norma dell'articolo 4, paragrafo 2.
Articolo 7
Abrogazione
Il regolamento (Euratom) n. 3954/87 del Consiglio e i regolamenti (Euratom) n. 944/89 (13) e (Euratom) n. 770/90 (14) della Commissione sono abrogati.
I riferimenti ai regolamenti abrogati si intendono fatti al presente regolamento e si leggono secondo la tavola di concordanza di cui all'allegato IV.
Articolo 8
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 15 gennaio 2016
Per il Consiglio
Il presidente
J.R.V.A. DIJSSELBLOEM
(1) Parere del 9 luglio 2015 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) GU C 226 del 16.7.2014, pag. 68.
(3) Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio, del 5 dicembre 2013, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom (GU L 13 del 17.1.2014, pag. 1).
(4) Regolamento (Euratom) n. 3954/87 del Consiglio, del 22 dicembre 1987, che fissa i livelli massimi ammissibili di radioattività per i prodotti alimentari e per gli alimenti per animali in caso di livelli anormali di radioattività a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radioattiva (GU L 371 del 30.12.1987, pag. 11).
(5) Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1).
(6) Direttiva 2013/51/Euratom del Consiglio, del 22 ottobre 2013, che stabilisce requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano (GU L 296 del 7.11.2013, pag. 12).
(7) Decisione 87/600/Euratom del Consiglio, del 14 dicembre 1987, concernente le modalità comunitarie di uno scambio rapido d'informazioni in caso di emergenza radioattiva (GU L 371 del 30.12.1987, pag. 76).
(8) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(9) Regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali (GU L 165 del 30.4.2004, pag. 1).
(10) Direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 novembre 2001, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano (GU L 311 del 28.11.2001, pag. 67).
(11) Regolamento (CE) n. 1223/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, sui prodotti cosmetici (GU L 342 del 22.12.2009, pag. 59).
(12) Direttiva 2014/40/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 aprile 2014, sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla lavorazione, alla presentazione e alla vendita dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati e che abroga la direttiva 2001/37/CE (GU L 127 del 29.4.2014, pag. 1).
(13) Regolamento (Euratom) n. 944/89 della Commissione, del 12 aprile 1989, che fissa i livelli massimi ammissibili di contaminazione radioattiva per i prodotti alimentari secondari a seguito di un incidente nucleare o di qualsiasi altro caso di emergenza radioattiva (GU L 101 del 13.4.1989, pag. 17).
(14) Regolamento (Euratom) n. 770/90 della Commissione, del 29 marzo 1990, che fissa i livelli massimi di radioattività ammessi negli alimenti per animali contaminati a seguito di incidenti nucleari o di altri casi di emergenza da radiazione (GU L 83 del 30.3.1990, pag. 78).
ALLEGATO I
LIVELLI MASSIMI AMMISSIBILI DI CONTAMINAZIONE RADIOATTIVA DEI PRODOTTI ALIMENTARI
I livelli massimi ammissibili applicabili ai prodotti alimentari non eccedono i livelli seguenti:
Gruppo di isotopi/gruppo di prodotti alimentari
Prodotti alimentari (Bq/kg) (1)
Alimenti per lattanti (2)
Latte e derivati del latte (3)
Altri prodotti alimentari esclusi quelli secondari (4)
Prodotti alimentari liquidi (5)
Somma degli isotopi dello stronzio, in particolare Sr-90
75
125
750
125
Somma degli isotopi dello iodio, in particolare I-131
150
500
2 000
500
Somma degli isotopi del plutonio e degli elementi transplutonici che emettono radiazioni alfa, in particolare Pu-239 e Am-241
1
20
80
20
Somma di tutti gli altri nuclidi il cui tempo di dimezzamento supera i 10 giorni, in particolare Cs-134 e Cs-137 (6)
400
1 000
1 250
1 000
(1) Il livello applicabile ai prodotti concentrati o essiccati è calcolato sulla base del prodotto ricostituito pronto al consumo. Gli Stati membri possono formulare raccomandazioni in materia di condizioni di diluizione per garantire il rispetto dei livelli massimi ammissibili fissati dal presente regolamento.
(2) Per alimenti per lattanti si intendono i prodotti alimentari destinati all'alimentazione dei lattanti durante i primi 12 mesi di vita, che soddisfano le esigenze nutritive di tale categoria di persone e che vengono condizionati per la vendita al minuto in confezioni chiaramente identificabili ed etichettate come tali.
(3) Per latte e derivati del latte si intendono i prodotti di cui ai seguenti codici NC, ivi compresi eventualmente gli adeguamenti che potrebbero esservi apportati ulteriormente: 0401 e 0402 (salvo 0402 29 11).
(4) I prodotti alimentari secondari e i corrispondenti livelli applicabili sono stabiliti all'allegato II.
(5) Gli alimenti liquidi sono quelli definiti ricompresi nel codice 2009 e nel capitolo 22 della nomenclatura combinata. I valori sono calcolati tenendo conto del consumo di acqua di rubinetto; gli stessi valori possono essere applicabili all'acqua potabile a discrezione delle competenti autorità degli Stati membri.
(6) Il carbonio 14, il trizio e il potassio 40 non sono compresi nel presente gruppo.
ALLEGATO II
LIVELLI MASSIMI AMMISSIBILI DI CONTAMINAZIONE RADIOATTIVA DEI PRODOTTI ALIMENTARI SECONDARI
1.
Elenco dei prodotti alimentari secondari
Codice NC
Designazione
0703 20 00
Agli (freschi e refrigerati)
0709 59 50
Tartufi (freschi e refrigerati)
0709 99 40
Capperi (freschi e refrigerati)
0711 90 70
Capperi (temporaneamente conservati, ma non idonei al consumo nello stato in cui sono presentati)
ex 0712 39 00
Tartufi (secchi, anche tagliati in pezzi o a fette oppure tritati o polverizzati, ma non altrimenti preparati)
0714
Radici di manioca, d'arrow-root o di salep, topinambur, patate dolci e altre simili radici e tuberi ad alto tenore di fecola o di inulina, freschi, refrigerati, congelati o essiccati, anche tagliati in pezzi o agglomerati in forma di pellet; midollo della palma a sago
0814 00 00
Scorze di agrumi o di meloni (comprese quelle di cocomeri), fresche, congelate, presentate in acqua salata, solforata o addizionata di altre sostanze atte ad assicurarne temporaneamente la conservazione, oppure secche
0903 00 00
Matè
0904
Pepe del genere Piper; pimenti del genere Capsicum o del genere Pimenta, essiccati, tritati o polverizzati
0905 00 00
Vaniglia
0906
Cannella e fiori di cinnamomo
0907 00 00
Garofani (antofilli, chiodi e steli)
0908
Noci moscate, macis, amomi e cardamomi
0909
Semi di anice, di badiana, di finocchio, di coriandolo, di cumino, di carvi; bacche di ginepro
0910
Zenzero, zafferano, curcuma, timo, foglie di alloro, curry e altre spezie
1106 20
Farine, semolini e polveri di sago, di radici o tuberi della voce 0714
1108 14 00
Fecola di manioca
1210
Coni di luppolo freschi o secchi, anche tritati, macinati o in forma di pellet; luppolina
1211
Piante, parti di piante, semi e frutti, delle specie utilizzate principalmente in profumeria, in medicina o nella preparazione di insetticidi, antiparassitari o simili, freschi o secchi, anche tagliati, frantumati o polverizzati, eccetto le piante e parti di piante utilizzate per la produzione alimentare
1301
Gomma lacca; gomme, gomme, resine, gommo-resine e oleoresine (per esempio: balsami), naturali
1302
Succhi ed estratti vegetali; sostanze pectiche, pectinati e pectati; agar-agar e altre mucillagini e ispessenti derivati da vegetali, anche modificati
1504
Grassi ed oli e loro frazioni, di pesci o di mammiferi marini, anche raffinati, ma non modificati chimicamente
1604 31 00
Caviale
1604 32 00
Succedanei del caviale
1801 00 00
Cacao in grani anche infranto, greggio o torrefatto
1802 00 00
Gusci o pellicole (bucce) ed altri residui di cacao
1803
Pasta di cacao, anche sgrassata
2003 90 10
Tartufi (preparati o conservati ma non nell'aceto o acido acetico)
2006 00
Ortaggi e legumi, frutta, scorze di frutta ed altre parti di piante, cotte negli zuccheri o candite (sgocciolate, diacciate o cristallizzate)
2102
Lieviti (vivi o morti); altri microrganismi monocellulari morti (esclusi i vaccini della voce 3002); lieviti in polvere, preparati
2936
Provitamine e vitamine, naturali o riprodotte per sintesi (compresi i concentrati naturali) e loro derivati utilizzati principalmente come vitamine, miscelati o non fra loro, anche disciolti in qualsiasi soluzione
3301
Oli essenziali (deterpenati o no) compresi quelli detti «concreti» o «assoluti»; resinoidi; soluzioni concentrate di oli essenziali nei grassi, negli oli fissi, nelle cere o nei prodotti analoghi, ottenute per «enfleurage» o macerazione; sottoprodotti terpenici residuali della deterpenazione degli oli essenziali; acque distillate aromatiche e soluzioni acquose di oli essenziali
2.
I livelli massimi ammissibili da applicare ai prodotti alimentari secondari di cui al punto 1, non eccedono i livelli seguenti:
Gruppo di isotopi
Bq/kg
Somma degli isotopi dello stronzio, in particolare Sr-90
7 500
Somma degli isotopi dello iodio, in particolare I-131
20 000
Somma degli isotopi del plutonio e degli elementi transplutonici che emettono radiazioni alfa, in particolare Pu-239e Am-241
800
Somma di tutti gli altri nuclidi il cui tempo di dimezzamento supera i 10 giorni, in particolare Cs-134 e Cs-137 (1)
12 500
(1) Il carbonio 14, il trizio e il potassio 40 non sono compresi nel presente gruppo.
ALLEGATO III
LIVELLI MASSIMI AMMISSIBILI DI CONTAMINAZIONE RADIOATTIVA NEGLI ALIMENTI PER ANIMALI
I livelli massimi ammissibili per la somma di cesio-134 e cesio-137 non eccedono i livelli seguenti:
Mangimi per
Bq/kg (1)
(2)
Suini
1 250
Pollame, agnelli, vitelli
2 500
Altri
5 000
(1) Tali livelli dovrebbero contribuire all'osservanza dei massimi livelli consentiti per i prodotti alimentari; essi non garantiscono di per se stessi tale osservanza in ogni circostanza e lasciano impregiudicata la necessità di controllare i livelli di contaminazione nei prodotti animali destinati al consumo umano.
(2) Tali livelli si applicano agli alimenti per animali pronti per il consumo.
ALLEGATO IV
TAVOLA DI CONCORDANZA
Regolamento (Euratom) n. 3954/87
Regolamento (Euratom) n. 944/89
Regolamento (Euratom) n. 770/90
Presente regolamento
Articolo 1, paragrafo 1
Articolo 1
Articolo 1
Articolo 1
Articolo 1, paragrafo 2
Articolo 2
Articolo 2, paragrafo 1
Articolo 3, paragrafo 1
Articolo 2, paragrafo 2
Articolo 3, paragrafo 2
Articolo 3, paragrafo 1
—
Articolo 3, paragrafo 2
Articolo 3, paragrafo 3
Articolo 3, paragrafi 3 e 4
—
Articolo 4
—
Articolo 5
—
Articolo 6, paragrafo 1
Articolo 4, paragrafo 1
Articolo 6, paragrafo 2
Articolo 4, paragrafo 2
Articolo 2
Allegato II, punto 2
—
—
—
Articolo 5
Articolo 7
—
—
—
—
Articolo 7
Articolo 8
Articolo 3
Articolo 2
Articolo 8
Allegato
Allegato I
Allegato
Allegato II, punto 1
Allegato
Allegato III
—
—
—
Allegato IV
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Livelli massimi di radioattività nei prodotti alimentari
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento fissa i livelli massimi ammissibili di radioattività per i prodotti alimentari e per gli alimenti per animali a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica.
Abroga i regolamenti (Euratom) n. 3954/87, (Euratom) n. 944/89 e (Euratom) n. 770/90 della Commissione. Eventuali riferimenti agli atti abrogati vanno letti come riferimenti al presente regolamento.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
Il regolamento disciplina i livelli massimi ammissibili per i prodotti alimentari, i prodotti alimentari secondari* e agli alimenti per animali.
Livelli massimi di contaminazione ammissibiliQualora la Commissione europea riceva comunicazione ufficiale di un incidente nucleare o di qualsiasi altro evento di emergenza radiologica che possa dar luogo o che abbia dato luogo a una significativa contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, deve adottare un regolamento di esecuzione che:fisserà i livelli massimi ammissibili (non superiori a quelli indicati negli allegati del regolamento) di prodotti alimentari e alimenti per animali potenzialmente contaminati che potrebbero essere immessi sul mercato;avrà un periodo di validità quanto più possibile limitato, inizialmente non superiore a 3 mesi;sarà periodicamente riesaminato dalla Commissione e, se del caso, modificato in base alla natura e al luogo dell’incidente e dell’evoluzione del livello di radioattività effettivamente misurato. Qualsiasi caso di violazione dovrà essere notificato tramite il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi. I paesi dell’Unione europea (Unione) possono richiedere un’esenzione temporanea da questi livelli massimi ammissibili per determinati alimenti o mangimi consumati sul loro territorio. Tali esenzioni devono essere definite nel regolamento di esecuzione.Comitato
La Commissione è assistita in materia dal comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi istituito a norma del regolamento (CE) n. 178/2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare.
Relazioni
La Commissione deve presentare al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione che illustri le misure adottate, nel caso di un incidente o di un’emergenza che possa causare o abbia causato una contaminazione radioattiva significativa dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali.
DA QUANDO È IN VIGORE IL REGOLAMENTO?
È in vigore dal 9 febbraio 2016.
CONTESTO
Il regolamento (UE) 2017/625 (si veda la sintesi) stabilisce le regole per i controlli ufficiali sulla catena agroalimentare dell’Unione. Le norme di sicurezza dell’Unione per l’esposizione alle radiazioni ionizzanti sono stabilite nella direttiva 2013/59/Euratom (si veda la sintesi).
TERMINI CHIAVE
Prodotti alimentari secondari: alimenti, come aglio e tartufi, che costituiscono solo una parte marginale del consumo alimentare della popolazione.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (Euratom) 2016/52 del Consiglio, del 15 gennaio 2016, che fissa i livelli massimi ammissibili di radioattività per i prodotti alimentari e per gli alimenti per animali a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radiologica e che abroga il regolamento (Euratom) n. 3954/87 del Consiglio e i regolamenti (Euratom) n. 944/89 e (Euratom) n. 770/90 della Commissione (GU L 13 del 20.1.2016, pag. 2).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l’applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari, recante modifica dei regolamenti (CE) n. 999/2001, (CE) n. 396/2005, (CE) n. 1069/2009, (CE) n. 1107/2009, (UE) n. 1151/2012, (UE) n. 652/2014, (UE) 2016/429 e (UE) 2016/2031 del Parlamento europeo e del Consiglio, dei regolamenti (CE) n. 1/2005 e (CE) n. 1099/2009 del Consiglio e delle direttive 98/58/CE, 1999/74/CE, 2007/43/CE, 2008/119/CE e 2008/120/CE del Consiglio, e che abroga i regolamenti (CE) n. 854/2004 e (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 89/608/CEE, 89/662/CEE, 90/425/CEE, 91/496/CEE, 96/23/CE, 96/93/CE e 97/78/CE del Consiglio e la decisione 92/438/CEE del Consiglio (regolamento sui controlli ufficiali) (GU L 95 del 7.4.2017, pag. 1).
Successive modifiche al regolamento (UE) 2017/625 sono state integrate nel testo originario. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio, del 5 dicembre 2013, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom (GU L 13 del 17.1.2014, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. |
Accordo internazionale sull’olio d’oliva e le olive da tavola
QUAL È LO SCOPO DELL’ACCORDO E DELLA DECISIONE?
L’accordo mira a:garantire una legislazione nazionale e internazionale uniforme in materia di oli d’oliva *, oli di sansa d’oliva * e olive da tavola al fine di evitare ostacoli agli scambi; consolidare le norme internazionali approfondendo la conoscenza della composizione e delle caratteristiche delle olive. Tali norme promuovono:il controllo della qualità dei prodotti;gli scambi commerciali internazionali e il loro sviluppo;la tutela dei diritti del consumatore; ela prevenzione delle pratiche fraudolente e ingannevoli.La decisione dell’UE:approva l’accordo internazionale sull’olio d’oliva e le olive da tavola; conferma che la Commissione europea rappresenta i paesi dell’UE nel Consiglio dei membri; dà mandato alla Commissione di approvare alcuni tipi di modifiche dell’accordo.
PUNTI CHIAVE
L’accordo sostituisce una versione precedente del 2005. Esso:rafforza il ruolo del Consiglio oleicolo internazionale (COI) come forum di eccellenza scientifica e centro di documentazione e informazione; organizza studi e ricerche e agevola lo scambio di informazioni e la cooperazione tecnica; promuove la conservazione dell’ambiente e la produzione sostenibile; incoraggia il consumo di prodotti oleicoli e l’espansione del commercio internazionale; sostiene la divulgazione delle informazioni sulle proprietà delle olive, in particolare sotto il profilo della nutrizione e della salute; diffonde i dati e le analisi economiche sull’olio d’oliva.Il COI, con sede a Madrid, prende le decisioni per consenso nella sua massima autorità, il Consiglio dei membri, che si riunisce in due sessioni ordinarie all’anno.
I paesi membri del COI:non possono adottare misure in contrasto con gli obblighi derivanti dall’accordo; applicano negli scambi internazionali le denominazioni e le definizioni degli oli di oliva, degli oli di sansa d’oliva e delle olive da tavola contenute nell’accordo; incoraggiano l’uso di queste definizioni nel loro commercio interno; si impegnano a non utilizzare il termine «olio d’oliva» in modo incompatibile con l’accordo; garantiscono sul loro territorio la protezione delle indicazioni geografiche *; incoraggiano il miglioramento delle pratiche di produzione per sviluppare un’olivicoltura sostenibile.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore provvisoriamente il 1° gennaio 2017.
La decisione trova applicazione dal 3 giugno 2019.
CONTESTO
I membri del COI rappresentano quasi il 95 % della produzione mondiale di olio d’oliva, mentre l’UE è stata il primo produttore (67 %), consumatore (55 %) ed esportatore (67 %) nel periodo dal 2012/2013 al 2016/2017. L’accordo è uno dei numerosi accordi internazionali sui prodotti di base della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD). Altri riguardano zucchero, cereali, caffè, cacao, legno tropicale, gomma, iuta, rame, piombo e zinco. Per ulteriori informazioni consultare:Olio d’oliva (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Olio d’oliva: l’olio che proviene unicamente dal frutto dell’olivo.Ai sensi della legislazione UE, le diverse categorie di olio d’oliva sono le seguenti:«olio extra vergine d’oliva», «olio d’oliva vergine»,«olio d’oliva lampante», «olio d’oliva raffinato» e«olio d’oliva — composto da oli di oliva raffinati e oli di oliva vergini».
Olio di sansa d’oliva: l’olio ottenuto trattando la sansa d’oliva con solventi o altri processi fisici.Ai sensi della legislazione UE, le diverse categorie di olio di sansa d’oliva sono le seguenti:«olio di sansa d’oliva grezzo»,«olio di sansa d’oliva raffinato» e«olio di sansa d’oliva».
Indicazione geografica: un’indicazione utilizzata su prodotti con una specifica origine geografica e una qualità o reputazione dovuta a tale origine.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo internazionale del 2015 sull’olio d’oliva e le olive da tavola, 2015 (GU L 293 del 28.10.2016, pag. 4).
Decisione (UE) 2019/848 del Consiglio, del 17 maggio 2019, relativa alla conclusione a nome dell’Unione europea dell’accordo internazionale del 2015 sull’olio d’oliva e le olive da tavola (GU L 139 del 27.5.2019, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (UE) 2016/1892 del Consiglio, del 10 ottobre 2016, relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, e all’applicazione provvisoria dell’accordo internazionale del 2015 sull’olio d’oliva e le olive da tavola (GU L 293 del 28.10.2016, pag. 2). | TRADUZIONE
CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO
ACCORDO INTERNAZIONALE DEL 2015 SULL'OLIO D'OLIVA E LE OLIVE DA TAVOLA
NAZIONI UNITE
GINEVRA, 5-9 OTTOBRE 2015
RISOLUZIONE ADOTTATA DALLA CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE PER LA NEGOZIAZIONE DI UN ACCORDO DESTINATO A SUBENTRARE ALL'ACCORDO INTERNAZIONALE DEL 2005 SULL'OLIO D'OLIVA E LE OLIVE DA TAVOLA
La Conferenza delle Nazioni Unite per la negoziazione di un accordo destinato a subentrare all'accordo internazionale del 2005 sull'olio d'oliva e le olive da tavola,
Riunita a Ginevra dal 5 al 9 ottobre 2015,
Grata al Segretario generale dell'UNCTAD per le infrastrutture e i servizi messi a disposizione,
Riconoscente al presidente della Conferenza, agli altri membri dell'ufficio di presidenza e al segretariato per il loro contributo,
Avendo redatto il testo dell'accordo internazionale del 2015 sull'olio d'oliva e le olive da tavola facente fede in inglese, arabo, spagnolo e francese,
1.
Invita il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite a comunicare il testo dell'accordo a tutti i governi e gli organismi intergovernativi invitati alla Conferenza affinché lo esaminino;
2.
Invita il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite a provvedere affinché l'accordo sia aperto alla firma presso la sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, dal 1o gennaio al 31 dicembre 2016.
2a seduta plenaria
9 ottobre 2015
ELENCO DEGLI STATI E DELLE ORGANIZZAZIONI RAPPRESENTATI ALLA CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE PER LA NEGOZIAZIONE DI UN ACCORDO DESTINATO A SUCCEDERE ALL'ACCORDO INTERNAZIONALE DEL 2005 SULL'OLIO D'OLIVA E LE OLIVE DA TAVOLA (*)
1.
I rappresentanti dei seguenti Stati membri dell'UNCTAD hanno partecipato alla sessione:
Algeria
Giordania
Germania
Lettonia
Argentina
Libia
Belgio
Lussemburgo
Cipro
Paesi Bassi
Costa d'Avorio
Repubblica araba siriana
Egitto
Repubblica ceca
Spagna
Tunisia
Francia
Turchia
Grecia
Ucraina
Iran (Repubblica islamica dell')
Uruguay
Italia
Venezuela (Repubblica bolivariana del)
2.
Le seguenti organizzazioni intergovernative erano rappresentate alla sessione:
Consiglio oleicolo internazionale
Unione europea
CAPO I
Obiettivi generali
Articolo 1
Obiettivi dell'accordo
—
Adoperarsi per normalizzare le legislazioni nazionali e internazionali relative alle caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche degli oli d'oliva, degli oli di sansa d'oliva e delle olive da tavola al fine di evitare ostacoli agli scambi.
—
Condurre attività nel campo dell'analisi fisico-chimica e organolettica per approfondire la conoscenza delle caratteristiche di composizione e di qualità dei prodotti oleicoli, al fine di consolidare le norme internazionali in modo da consentire:
—
il controllo della qualità dei prodotti,
—
gli scambi commerciali internazionali e il loro sviluppo,
—
la tutela dei diritti del consumatore,
—
la prevenzione delle pratiche fraudolente e ingannevoli e l'adulterazione,
—
rafforzare il ruolo del Consiglio oleicolo internazionale come polo di eccellenza per la comunità internazionale scientifica nel settore oleicolo,
—
coordinare studi e ricerche sui valori nutritivi e sulle altre proprietà intrinseche dell'olio d'oliva e delle olive da tavola,
—
agevolare lo scambio di informazioni sul commercio internazionale.
—
Promuovere la cooperazione tecnica, la ricerca e lo sviluppo nel settore oleicolo incoraggiando la collaborazione di organismi e/o enti pubblici o privati, nazionali o internazionali.
—
Condurre attività volte a identificare, conservare e utilizzare le fonti genetiche dell'olivo.
—
Studiare l'interazione tra l'olivicoltura e l'ambiente, in particolare nell'ottica di promuovere la conservazione dell'ambiente e la produzione sostenibile, nonché assicurare uno sviluppo integrato e sostenibile del settore.
—
Promuovere il trasferimento di tecnologie mediante attività di formazione nei settori legati al settore oleicolo organizzando attività internazionali, regionali e nazionali.
—
Promuovere la protezione delle indicazioni geografiche dei prodotti oleicoli conformemente ai corrispondenti accordi internazionali di cui un membro può essere parte.
—
Promuovere lo scambio di informazioni e di esperienze nel settore fitosanitario riguardanti l'olivicoltura.
—
Rafforzare il ruolo del Consiglio oleicolo internazionale come centro mondiale di documentazione e divulgazione delle informazioni sull'olivo e i suoi prodotti e punto di incontro per l'insieme degli operatori del settore.
—
Promuovere il consumo dei prodotti oleicoli, l'espansione del commercio internazionale dell'olio d'oliva e delle olive da tavola e l'informazione sulle norme commerciali del Consiglio oleicolo internazionale.
—
Sostenere le attività internazionali e regionali che favoriscono la divulgazione delle informazioni scientifiche generiche sulle proprietà dell'olio d'oliva e delle olive da tavola, in particolare sotto il profilo della nutrizione e della salute, per una migliore informazione dei consumatori.
—
Esaminare i bilanci mondiali dell'olio d'oliva, dell'olio di sansa d'oliva e delle olive da tavola, compiere studi e proporre misure adeguate.
—
Diffondere i dati e le analisi economiche sull'olio d'oliva e le olive da tavola e mettere a disposizione dei membri indicatori che consentano di assicurare il normale funzionamento dei mercati dei prodotti oleicoli.
—
Diffondere e utilizzare i risultati dei programmi di ricerca e sviluppo dedicati all'olivicoltura e valutarne l'applicabilità per migliorare l'efficacia della produzione.
CAPO II
Definizioni
Articolo 2
Definizioni ai fini del presente accordo
1.
Per «Consiglio oleicolo internazionale» s'intende l'organizzazione internazionale di cui all'articolo 3, paragrafo 1, creata al fine di applicare le disposizioni del presente accordo.
2.
Per «consiglio dei membri» s'intende l'organo decisionale del Consiglio oleicolo internazionale.
3.
Per «parte contraente» s'intende uno Stato, un osservatore permanente presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, l'Unione europea o un'organizzazione intergovernativa ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 3, che abbia accettato di essere vincolata dal presente accordo.
4.
Per «membro» s'intende una parte contraente secondo la definizione di cui sopra.
5.
Per «olio d'oliva» s'intende l'olio che proviene unicamente dal frutto dell'olivo (Olea europaea L.), escluso l'olio ottenuto mediante solvente o con processi di riesterificazione e qualsiasi miscela con oli di altra natura. È oggetto delle denominazioni seguenti: olio extra vergine d'oliva, olio d'oliva vergine, olio d'oliva vergine corrente, olio d'oliva vergine lampante, olio d'oliva raffinato e olio d'oliva ottenuto dal taglio di olio d'oliva raffinato e olio d'oliva vergine.
6.
Per «olio di sansa d'oliva» s'intende l'olio ottenuto mediante trattamento con solventi o altri processi fisici, escluso l'olio ottenuto con processi di riesterificazione e qualsiasi miscela con oli di altra natura. È oggetto delle denominazioni seguenti: olio di sansa d'oliva grezzo, olio di sansa d'oliva raffinato e olio di sansa d'oliva ottenuto dal taglio di olio di sansa d'oliva raffinato e olio d'oliva vergine.
7.
Per «olive da tavola» s'intende il prodotto preparato a partire da frutti sani appartenenti a varietà di olivo coltivato atte alla produzione di frutti da tavola, sottoposti a trattamenti od operazioni appropriati e immessi in commercio e al consumo finale.
8.
Per «prodotti oleicoli» s'intendono tutti i prodotti oleicoli commestibili, segnatamente l'olio d'oliva, l'olio di sansa d'oliva e le olive da tavola.
9.
Per «sottoprodotti oleicoli» s'intendono in particolare i prodotti derivati dalla potatura dell'olivo e dall'industria dei prodotti oleicoli, nonché i prodotti che risultano da altri usi dei prodotti del settore.
10.
Per «campagna oleicola» s'intende il periodo compreso tra il 1o settembre dell'anno n e il 31 agosto dell'anno n + 1 per le olive da tavola e il periodo compreso tra il 1o ottobre dell'anno n e il 30 settembre dell'anno n + 1 per l'olio d'oliva. Nell'emisfero meridionale tale periodo corrisponde all'anno civile n per le olive da tavola e l'olio d'oliva.
11.
Per «norme commerciali» s'intendono le norme adottate dal Consiglio oleicolo internazionale tramite il consiglio dei membri, applicabili all'olio d'oliva, all'olio di sansa d'oliva e alle olive da tavola.
CAPO III
Disposizioni istituzionali
Sezione I
Istituzione, organi, funzioni, privilegi e immunità
Articolo 3
Struttura e sede del Consiglio oleicolo internazionale
1. Il Consiglio oleicolo internazionale esercita le sue funzioni tramite:
—
il consiglio dei membri;
—
il presidente e il vicepresidente;
—
il comitato per gli affari finanziari e amministrativi e qualsiasi altro comitato e sottocomitato; e
—
il segretariato esecutivo.
2. Il Consiglio oleicolo internazionale ha sede a Madrid (Spagna), per la durata del presente accordo, a meno che il consiglio dei membri non decida diversamente.
Articolo 4
Membri del Consiglio oleicolo internazionale
1. Ogni parte contraente è membro del Consiglio oleicolo internazionale nella misura in cui ha accettato di essere vincolata dal presente accordo.
2. Ogni membro contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di cui all'articolo 1 del presente accordo.
3. Nel presente accordo il termine «governo» si applica anche ai rappresentanti degli Stati, a un osservatore permanente presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, all'Unione europea e alle organizzazioni intergovernative aventi responsabilità equiparabili in materia di negoziato, firma, conclusione, ratifica e applicazione di accordi internazionali, in particolare quelli sui prodotti di base.
Articolo 5
Privilegi e immunità
1. Il Consiglio oleicolo internazionale è dotato di personalità giuridica. Esso può, in particolare, stipulare contratti, acquistare e cedere beni mobili e immobili e comparire in giudizio. Il Consiglio oleicolo internazionale non ha la facoltà di contrarre prestiti.
2. Lo statuto, i privilegi e le immunità del Consiglio oleicolo internazionale, del direttore esecutivo, degli alti funzionari e del personale, degli esperti e dei rappresentanti dei membri che si trovano nel territorio del governo ospitante per esercitare le loro funzioni sono disciplinati dall'accordo di sede stipulato fra il governo ospitante e il Consiglio oleicolo internazionale.
3. Nella misura in cui la legislazione lo consente, il governo dello Stato in cui ha sede il Consiglio oleicolo internazionale esenta da imposte le retribuzioni che quest'ultimo versa al proprio personale, nonché il patrimonio, i redditi e altri beni del Consiglio oleicolo internazionale.
4. Il Consiglio oleicolo internazionale può concludere con uno o più membri gli accordi sui privilegi e le immunità che sono necessari alla buona applicazione del presente accordo.
Articolo 6
Composizione del Consiglio oleicolo internazionale
1. Il Consiglio oleicolo internazionale è composto da tutti i suoi membri.
2. Ogni membro nomina il proprio rappresentante presso il Consiglio oleicolo internazionale.
Articolo 7
Poteri e funzioni degli organi
a)
Il consiglio dei membri è composto da un rappresentante per membro. Ogni membro può inoltre affiancare al proprio rappresentante uno o più supplenti e farlo assistere da uno o più consiglieri.
Il consiglio dei membri è l'autorità suprema e l'organo decisionale del Consiglio oleicolo internazionale. Esso esercita tutti i poteri e adempie tutte le funzioni necessarie per attuare gli obiettivi del presente accordo.
b)
Il consiglio dei membri applica le disposizioni del presente accordo. A tal fine, esso prende decisioni e adotta raccomandazioni, a meno che i poteri o le funzioni in materia non siano esplicitamente attribuiti al direttore esecutivo.
Le decisioni o le raccomandazioni adottate conformemente all'accordo internazionale che precede il presente accordo e ancora vigenti al momento dell'entrata in vigore di quest'ultimo continuano a essere applicabili, a meno che non siano contrarie al presente accordo o abrogate dal consiglio dei membri.
c)
Ai fini dell'applicazione del presente accordo, il consiglio dei membri adotta, conformemente alle disposizioni di detto accordo:
i)
un regolamento interno;
ii)
un regolamento finanziario;
iii)
uno statuto del personale, tenendo conto delle disposizioni applicabili ai funzionari di organizzazioni intergovernative analoghe;
iv)
un organigramma e una descrizione delle funzioni;
v)
qualsiasi altra procedura necessaria al funzionamento del Consiglio oleicolo internazionale.
d)
Il Consiglio dei membri adotta e pubblica una relazione annuale sulla propria attività e sul funzionamento del presente accordo, nonché le relazioni, gli studi e gli altri documenti che ritenga utili e necessari.
a)
Il consiglio dei membri nomina per un anno un presidente e un vicepresidente tra le delegazioni dei membri. Nel caso in cui il presidente o il vicepresidente sia capo delegazione quando presiede le riunioni, il suo diritto di partecipare alle decisioni del consiglio dei membri è esercitato da un altro membro della sua delegazione.
b)
Fatti salvi i poteri o le funzioni attribuiti al direttore esecutivo dal presente accordo o conformemente ad esso, il presidente presiede le sessioni del consiglio dei membri, conduce il dibattito in modo da favorire il processo decisionale ed esercita le altre responsabilità e funzioni corrispondenti definite nel presente accordo e/o ulteriormente specificate nel regolamento interno.
c)
Il presidente risponde dell'esercizio delle sue funzioni al consiglio dei membri.
d)
Il vicepresidente sostituisce il presidente in sua assenza e, in tal caso, ha i suoi stessi poteri e doveri.
e)
Il presidente e il vicepresidente non sono retribuiti. In caso di concomitante assenza temporanea del presidente e del vicepresidente, o in caso di assenza permanente di uno dei due o di entrambi, il consiglio dei membri nomina tra le delegazioni dei membri nuovi titolari, temporanei o permanenti, come opportuno.
Per agevolare i lavori del consiglio dei membri, il consiglio ha il potere di istituire, oltre al comitato per gli affari finanziari e amministrativi di cui all'articolo 13 del presente accordo, i comitati e sottocomitati che ritenga utili per assisterlo nell'esercizio delle funzioni conferitegli dal presente accordo.
a)
Il Consiglio oleicolo internazionale dispone di un segretariato esecutivo composto da un direttore esecutivo, da alti funzionari e dal personale necessario allo svolgimento dei compiti derivanti dal presente accordo. Le funzioni del direttore esecutivo e degli alti funzionari sono disciplinate dal regolamento interno che stabilisce, in particolare, i compiti loro assegnati.
b)
La necessità di garantire la massima efficacia, competenza ed integrità è il criterio fondamentale su cui si basa l'assunzione del personale del segretariato esecutivo. Il personale del segretariato esecutivo, in particolare il direttore esecutivo e i funzionari di grado alto e intermedio, sono assunti sulla base del principio dell'alternanza proporzionata tra i membri e dell'equilibrio geografico.
c)
Il consiglio dei membri nomina il direttore esecutivo e gli alti funzionari per un mandato di quattro anni. Può decidere, a norma del paragrafo 4, lettera b), dell'articolo 10, di rinnovare o prorogare l'impegno per un unico mandato di durata non superiore a quattro anni.
Il consiglio dei membri definisce le loro condizioni di assunzione tenendo conto di quelle applicabili ai funzionari omologhi di organizzazioni internazionali analoghe.
d)
Il direttore esecutivo nomina il personale conformemente alle disposizioni previste nel presente accordo e nello statuto del personale. Si accerta che tutte le nomine rispettano i principi di cui al paragrafo 4, lettera b), e rende conto al riguardo al comitato amministrativo e finanziario.
e)
Il direttore esecutivo è il funzionario di più alto rango del Consiglio oleicolo internazionale; risponde al consiglio dei membri dell'esercizio delle funzioni che gli competono nell'amministrazione e nel funzionamento dell'accordo. Esercita le sue funzioni e prende le decisioni di gestione in modo collegiale, insieme agli alti funzionari, conformemente alle disposizioni del regolamento interno.
f)
Il direttore esecutivo, gli alti funzionari e gli altri membri del personale non devono esercitare alcuna attività lucrativa in nessun ramo del settore oleicolo.
g)
Nell'esercizio delle funzioni conferite loro dal presente accordo, il direttore esecutivo, gli alti funzionari e il personale non chiedono, né accettano istruzioni da alcun membro, né da alcuna altra autorità esterna al Consiglio oleicolo internazionale. Essi si astengono da qualsiasi atto incompatibile con la loro posizione di funzionari internazionali che rispondono unicamente al consiglio dei membri. I membri sono tenuti a rispettare il carattere esclusivamente internazionale delle funzioni del direttore esecutivo, degli alti funzionari e del personale e a non cercare di influenzarli nell'esercizio delle loro funzioni.
Sezione 2
funzionamento del consiglio dei membri
Articolo 8
Sessioni del consiglio dei membri
1. Il consiglio dei membri si riunisce presso la sede del Consiglio oleicolo internazionale, a meno che non decida altrimenti. Se un membro invita il consiglio dei membri a riunirsi in una sede diversa, le spese supplementari che ne derivano per il bilancio del Consiglio oleicolo internazionale, al di là di quelle che comporta una sessione presso la sede, sono a carico di tale membro.
2. Il consiglio dei membri si riunisce in sessione ordinaria due volte l'anno.
3. Il consiglio dei membri si riunisce in sessione straordinaria in qualsiasi momento su richiesta:
a)
del presidente;
b)
di almeno tre membri.
4. Le sessioni sono annunciate con almeno sessanta giorni di anticipo rispetto alla data della prima seduta in caso di sessione ordinaria e possibilmente trenta ma almeno ventun giorni rispetto alla data della prima seduta in caso di riunione straordinaria. Le spese sostenute dalle delegazioni al consiglio dei membri sono a carico dei membri interessati.
5. Qualsiasi membro può, mediante notifica scritta al segretariato esecutivo prima o durante una sessione ordinaria o straordinaria del consiglio dei membri, autorizzare un altro membro a rappresentare i suoi interessi e a esercitare in sua vece il diritto di partecipare alle decisioni durante la sessione. Un membro può rappresentare un solo altro membro a una sessione del consiglio dei membri.
6. La parte terza o l'entità che intende aderire al presente accordo e/o che ha un interesse diretto per le attività del Consiglio oleicolo internazionale può, di propria iniziativa o su invito del consiglio dei membri e previo accordo di quest'ultimo, partecipare in veste di osservatore a tutta o a una parte di una o più sessioni del consiglio dei membri.
7. Gli osservatori non sono membri, non hanno potere decisionale né diritto di voto.
Articolo 9
Quorum delle sessioni
1. Il quorum richiesto per una sessione ordinaria o straordinaria del consiglio dei membri è verificato una volta il giorno dell'apertura della sessione. Il quorum è costituito dalla presenza o rappresentanza conformemente all'articolo 8, paragrafo 5, di almeno tre quarti dei membri.
2. Se il quorum di cui al paragrafo precedente non è raggiunto nella seduta di apertura della sessione, il presidente rinvia la sessione di ventiquattro ore. Il quorum richiesto per aprire la sessione alla nuova ora indicata dal presidente è costituito dalla presenza o rappresentanza di almeno i due terzi dei membri.
3. Il numero effettivo di membri necessario per raggiungere il quorum è il numero intero senza decimali risultante dall'applicazione delle proporzioni di cui sopra al numero totale dei membri.
Articolo 10
Decisioni del consiglio dei membri
1. Le decisioni del Consiglio dei membri sono adottate per consenso. Tutte le decisioni prese in virtù del presente articolo sono adottate dai membri presenti o dai rappresentati autorizzati a votare in conformità dell'articolo 16, paragrafo 6. I membri s'impegnano a fare il possibile per risolvere consensualmente le questioni in sospeso.
2. L'adozione di una decisione del consiglio dei membri richiede la presenza o la rappresentanza di almeno la maggioranza dei membri autorizzati a votare in conformità dell'articolo 16, paragrafo 6.
3. Il consenso si applica all'adozione delle decisioni riguardanti:
a)
l'esclusione dei membri, di cui all'articolo 34;
b)
l'articolo 16, paragrafi 6 e 10;
c)
le modifiche o la denuncia del presente accordo, di cui, rispettivamente, agli articoli 32 e 36;
d)
la cooperazione con le altre organizzazioni, di cui all'articolo 12, paragrafo 2.
4. Per quanto concerne le decisioni su altre materie, qualora il consenso non sia raggiunto entro il termine fissato dal presidente, si applica la seguente procedura.
a)
Adozione di decisioni sulle norme commerciali e le norme di attuazione di cui all'articolo 7, paragrafo 1, lettera c)
Di norma solo le decisioni per le quali è stato raggiunto il consenso al livello prestabilito dal regolamento interno del Consiglio oleicolo internazionale sono sottoposte per adozione al consiglio dei membri.
Se il consenso non è raggiunto al livello prestabilito, conformemente alla procedura applicabile, la decisione è rinviata al consiglio dei membri, accompagnata da una relazione che illustra le difficoltà incontrate durante il processo e le raccomandazioni del caso.
Il consiglio dei membri si adopera affinché la decisione in questione sia adottata per consenso dai membri presenti o dai rappresentati autorizzati a votare in conformità dell'articolo 16, paragrafo 6.
In assenza di consenso la decisione è rinviata alla sessione ordinaria o straordinaria successiva.
Se neanche alla sessione successiva è raggiunto il consenso, la decisione è rinviata, se possibile, di almeno ventiquattro ore.
Se il consenso non è raggiunto entro tale termine, la decisione è considerata adottata, a meno che non sia respinta da almeno un quarto dei membri o da uno o più membri che complessivamente detengono almeno 100 quote di partecipazione.
b)
Qualsiasi altra decisione non contemplata alla lettera a)
Se il consenso non è raggiunto entro il termine fissato dal presidente, i membri sono chiamati a votare in conformità delle seguenti disposizioni.
La decisione è considerata adottata se ha ottenuto voti favorevoli dalla maggioranza dei membri che rappresentano almeno l'86 % delle quote di partecipazione dei membri conformemente al paragrafo 1.
5. Le procedure di voto e di rappresentanza di cui al presente articolo non si applicano ai membri che non rispondono alle condizioni di cui all'articolo 16 del presente accordo, a meno che il consiglio non decida altrimenti in conformità dello stesso articolo.
6. Il consiglio dei membri può prendere decisioni senza tenere una sessione, mediante uno scambio di lettere tra il presidente e i membri, a patto che nessun membro, tranne quelli che devono arretrati, sollevi obiezioni a questa procedura. Le modalità di applicazione di questa procedura di consultazione sono stabilite dal consiglio dei membri nel regolamento interno. Tutte le decisioni così adottate sono comunicate al più presto dal segretariato esecutivo a tutti i membri e sono annotate nella relazione finale della successiva sessione del consiglio dei membri.
Articolo 11
Quote di partecipazione
1. I membri detengono globalmente 1 000 quote di partecipazione. Le quote di partecipazione sono equivalenti ai contributi finanziari e ai diritti di voto dei membri.
2. Le quote di partecipazione sono ripartite tra i membri proporzionalmente ai dati di base di ciascun membro, calcolati mediante la formula che segue:
q = 1/3 (p1 + p2) + 1/3 (e1 + e2) + 1/3 (i1 + i2)
ove i parametri rappresentano medie espresse in migliaia di tonnellate, non contando la frazione di migliaia di tonnellate superiore al numero intero. Le quote di partecipazione non possono essere frazionate.
q: dato di base impiegato per il calcolo proporzionale delle quote di partecipazione;
p1: produzione media di olio d'oliva nelle ultime sei campagne oleicole;
p2: produzione media di olive da tavola nelle ultime sei campagne oleicole, convertita in equivalente olio d'oliva per mezzo di un coefficiente di conversione del 16 %;
e1: media delle esportazioni di olio d'oliva (secondo i dati doganali) negli ultimi sei anni civili corrispondenti agli anni in cui si sono concluse le campagne oleicole scelte per il calcolo di p1;
e2: media delle esportazioni di olive da tavola (secondo i dati doganali) negli ultimi sei anni civili corrispondenti agli anni in cui si sono concluse le campagne oleicole scelte per il calcolo di p2, convertita in equivalente olio d'oliva per mezzo di un coefficiente di conversione del 16 %;
i1: media delle importazioni di olio d'oliva (secondo i dati doganali) negli ultimi sei anni civili corrispondenti agli anni in cui si sono concluse le campagne oleicole scelte per il calcolo di p1;
i2: media delle importazioni di olive da tavola (secondo i dati doganali) negli ultimi sei anni civili corrispondenti agli anni in cui si sono concluse le campagne oleicole scelte per il calcolo di p2, convertita in equivalente olio d'oliva per mezzo di un coefficiente di conversione del 16 %.
3. Le quote di partecipazione iniziali figurano nell'allegato A del presente accordo. Esse sono determinate tenendo conto della media dei dati relativi alle ultime sei campagne oleicole e anni civili per i quali si dispone di dati definitivi.
4. Nessun membro può detenere un numero di quote di partecipazione inferiore a cinque. Se per un membro il risultato del calcolo delle quote di partecipazione è inferiore a cinque, le quote di partecipazione di tale membro sono portate a cinque, mentre il numero di quote degli altri membri viene ridotto in proporzione.
5. Il consiglio dei membri adotta le quote di partecipazione calcolate conformemente al presente articolo nella seconda sessione ordinaria di ogni anno civile. Fatto salvo il paragrafo 6, la ripartizione così fissata rimane in vigore per l'anno successivo.
6. Quando un governo ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 2, diventa o cessa di essere parte del presente accordo, oppure quando un membro muta di status ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 8, il consiglio dei membri ridistribuisce, per l'anno successivo, le quote di partecipazione in proporzione al numero di quote detenute da ciascun membro, fatte salve le condizioni stabilite nel presente articolo. In caso di adesioni al presente accordo o di recesso dal medesimo nell'anno in corso, la ridistribuzione è effettuata unicamente ai fini della votazione.
Articolo 12
Cooperazione con altre organizzazioni
1. Il Consiglio oleicolo internazionale può prendere disposizioni per consultarsi e cooperare con l'Organizzazione delle Nazioni Unite e i suoi organi specializzati, in particolare la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, altre organizzazioni intergovernative che consideri opportune e le organizzazioni internazionali e regionali competenti. Tali disposizioni possono comprendere accordi di collaborazione con istituzioni di carattere finanziario che possono contribuire agli obiettivi di cui all'articolo 1 del presente accordo.
2. Gli accordi di collaborazione tra il Consiglio oleicolo internazionale e le organizzazioni e/o le istituzioni internazionali summenzionate che comportino obblighi importanti per il Consiglio oleicolo internazionale sono subordinati all'approvazione del consiglio dei membri conformemente all'articolo 10, paragrafo 3.
3. L'attuazione del presente articolo è disciplinata dal regolamento interno del Consiglio oleicolo internazionale.
CAPO IV
Comitato per le questioni amministrative e finanziarie
Articolo 13
Comitato per le questioni amministrative e finanziarie
1. Il consiglio dei membri istituisce un comitato per le questioni amministrative e finanziarie composto da almeno un rappresentante per ogni membro. Il comitato per le questioni amministrative e finanziarie si riunisce almeno due volte l'anno, prima di ogni sessione del consiglio dei membri.
2. Al comitato per le questioni amministrative e finanziarie sono attribuite le funzioni descritte nel presente accordo e nel regolamento interno. In particolare è tenuto a:
—
esaminare il programma di lavoro annuale del segretariato esecutivo relativo al funzionamento dell'istituzione, segnatamente per quanto riguarda il bilancio, il regolamento finanziario, le norme interne e statutarie, prima di presentarlo al consiglio dei membri perché sia adottato nella seconda sessione ordinaria dell'anno civile;
—
soprintendere all'attuazione delle norme di controllo interno definite nel regolamento interno del Consiglio oleicolo internazionale e al controllo dell'applicazione delle disposizioni finanziarie di cui al presente accordo;
—
esaminare il progetto di bilancio annuale del Consiglio oleicolo internazionale proposto dal direttore esecutivo. Solo il progetto di bilancio proposto dal comitato per le questioni amministrative e finanziarie è sottoposto per adozione al consiglio dei membri;
—
esaminare e presentare ogni anno al consiglio dei membri i conti dell'esercizio finanziario precedente perché sia adottato nella prima sessione ordinaria dell'anno civile, nonché qualsiasi altra disposizione riguardante le questioni finanziarie e amministrative;
—
formulare pareri e raccomandazioni sulle questioni relative all'applicazione del presente accordo;
—
esaminare e riferire al consiglio dei membri in merito alle domande di adesione di nuovi membri o al recesso di un membro del Consiglio oleicolo internazionale;
—
esaminare il rispetto dei principi sanciti dall'articolo 7 relativi alla nomina del personale del segretariato esecutivo e di altri aspetti inerenti alle questioni amministrative e organizzative.
3. Il comitato per le questioni amministrative e finanziarie, oltre alle funzioni di cui al presente articolo, esercita qualsiasi altra funzione ad esso delegata dal consiglio dei membri nel regolamento interno e/o nel regolamento finanziario.
4. Nel regolamento interno, il consiglio dei membri fissa e adotta norme dettagliate per l'applicazione delle presenti disposizioni.
CAPO V
Disposizioni finanziarie
Articolo 14
Bilancio
1. L'esercizio finanziario corrisponde all'anno civile.
2. Il bilancio è unico, suddiviso in due sezioni:
—
sezione I: amministrazione;
—
sezione II: attività, tra cui, in particolare, la normalizzazione, la cooperazione tecnica e la promozione.
Il consiglio dei membri decide, se necessario, di suddividere le sezioni in sottosezioni, tenendo conto degli obiettivi del Consiglio oleicolo internazionale.
3. Il bilancio è finanziato:
a)
dal contributo di ciascun membro, il cui importo è determinato proporzionalmente alle quote di partecipazione fissate in conformità dell'articolo 11 del presente accordo;
b)
dalle sovvenzioni e dai contributi volontari dei membri, disciplinati dalle disposizioni contenute in una convenzione conclusa tra il Consiglio oleicolo internazionale e il membro donatore;
c)
dai doni dei governi e/o di altra provenienza;
d)
dai contributi supplementari sotto altre forme, ivi compresi servizi, materiale e/o personale scientifico e tecnico in grado di soddisfare le esigenze dei programmi approvati;
e)
altre entrate.
4. Il Consiglio oleicolo internazionale, nel quadro dello sviluppo della cooperazione internazionale, cerca di procurarsi l'assistenza finanziaria e/o tecnica indispensabile che può essere erogata dagli organismi internazionali, regionali o nazionali competenti, finanziari o di altro tipo.
Gli importi di cui sopra sono assegnati dal consiglio dei membri al proprio bilancio.
5. Gli importi del bilancio non impegnati nel corso di un anno civile possono essere riportati agli anni civili successivi a titolo di prefinanziamento del bilancio in base a quanto stabilito nel regolamento finanziario.
Articolo 15
Altri fondi
Oltre al bilancio di cui all'articolo 14, il Consiglio oleicolo internazionale può essere dotato di altri fondi il cui oggetto, funzionamento e uso sono disciplinati dal regolamento interno.
Il consiglio dei membri può altresì autorizzare il segretariato esecutivo a gestire i fondi di terzi. Le condizioni e la portata di tale autorizzazione e gli obblighi derivanti dalla gestione di tali fondi sono definiti nel regolamento finanziario.
Articolo 16
Versamento dei contributi
1. Durante la seconda sessione di ogni anno civile, il consiglio dei membri determina l'ammontare complessivo del bilancio di cui all'articolo 14 del presente accordo, nonché il contributo che ciascun membro è tenuto a versare per l'anno civile successivo. Il calcolo del contributo è basato sul numero di quote di partecipazione che corrispondono a ogni membro in applicazione dell'articolo 11 del presente accordo.
2. Il consiglio dei membri fissa il contributo iniziale per i membri che aderiscono al presente accordo dopo la sua entrata in vigore. Il contributo del nuovo membro è calcolato in funzione delle quote di partecipazione attribuitegli in applicazione dell'articolo 11 del presente accordo e della frazione di anno restante al momento della sua adesione. I contributi fissati per gli altri membri per il medesimo esercizio rimangono invariati.
3. I contributi sono versati in euro e sono esigibili dal primo giorno dell'esercizio, ossia dal 1o gennaio di ogni anno.
I contributi dei membri per l'esercizio durante il quale aderiscono al Consiglio oleicolo internazionale sono esigibili alla data dell'adesione.
4. Se entro quattro mesi dal termine di pagamento dei contributi un membro non ha versato integralmente il proprio contributo, il segretariato esecutivo dispone di sette giorni per chiedergli per iscritto di effettuare il pagamento.
5. Se il contributo non è versato entro due mesi dalla data della richiesta del segretariato esecutivo, il membro viene sospeso dal diritto di voto al consiglio dei membri fino al versamento integrale del contributo.
Nell'anno successivo i rappresentanti del membro interessato sono inoltre sospesi dall'accesso alle funzioni elettive in seno al consiglio dei membri, ai comitati e ai sottocomitati, come pure dalla partecipazione alle attività finanziate dal Consiglio oleicolo internazionale.
6. Il mancato pagamento del contributo di un membro è reso noto al consiglio dei membri nella prima sessione ordinaria dell'anno civile o nella sessione straordinaria successiva alla scadenza fissata per il versamento dei contributi. Il consiglio dei membri, ad eccezione del membro che deve gli arretrati, può, dopo avere ascoltato quest'ultimo e tenuto conto delle sue circostanze particolari, quali conflitti, catastrofi naturali o difficoltà di accesso ai servizi finanziari internazionali, adottare qualsiasi altra decisione per consenso. Il consiglio dei membri può adeguare il programma di lavoro del segretariato esecutivo in funzione dei contributi effettivamente versati dai membri.
7. Le disposizioni dei paragrafi 5 e 6 si applicano fino al versamento integrale del contributo del membro interessato.
8. Dopo due anni consecutivi di contributi non versati e dopo avere ascoltato il membro debitore degli arretrati, il consiglio dei membri può decidere di revocare a quest'ultimo i diritti di membro ma consentirgli di partecipare alle sessioni in veste di osservatore ai sensi dell'articolo 8, paragrafo 7.
9. Il membro che recede dal presente accordo è tenuto ad adempiere a tutti gli obblighi finanziari contratti ai termini di detto accordo e non ha diritto al rimborso dei contributi finanziari già versati.
10. Il consiglio dei membri non può in alcun caso dispensare un membro dagli obblighi finanziari contratti ai termini del presente accordo. Può decidere per consenso di ridefinire gli obblighi finanziari dei membri attuali e precedenti.
Articolo 17
Controllo
1. Il controllo finanziario del Consiglio oleicolo internazionale è affidato al comitato per le questioni amministrative e finanziarie.
2. Il bilancio del Consiglio oleicolo internazionale relativo all'anno civile precedente, certificato da un revisore indipendente, è presentato al comitato per le questioni amministrative e finanziarie, che, dopo averlo analizzato, sottopone un parere al consiglio dei membri in occasione della prima sessione ordinaria dell'anno civile, per approvazione e pubblicazione.
Nell'ambito della revisione dei conti di cui sopra, il revisore indipendente verifica la conformità al regolamento finanziario in vigore, così come il funzionamento e l'efficacia dei meccanismi interni di controllo esistenti, e annota il lavoro svolto e gli incidenti constatati in una relazione annuale che è presentata al comitato per le questioni amministrative e finanziarie.
La relazione del revisore indipendente è presentata al consiglio dei membri nella prima sessione ordinaria.
Il consiglio dei membri designa il revisore indipendente incaricato di analizzare i conti annuali del Consiglio oleicolo internazionale e di elaborare la relazione di cui sopra conformemente alle disposizioni del regolamento finanziario e delle relative modalità di applicazione.
3. Inoltre il consiglio dei membri, nella prima sessione ordinaria dell'anno civile, esamina e adotta la relazione finanziaria dell'anno civile precedente che contempla:
—
la verifica della gestione dei fondi, del patrimonio e della tesoreria del Consiglio oleicolo internazionale;
—
la regolarità delle operazioni finanziarie e la loro conformità con le disposizioni regolamentari, statutarie e di bilancio in vigore.
4. I controlli a posteriori delle operazioni sono effettuati dal revisore indipendente conformemente alle disposizioni del regolamento finanziario.
5. Sulla base di un'analisi del rischio, un numero minimo di tre membri può chiedere al consiglio dei membri l'autorizzazione di effettuare controlli sulle attività del Consiglio oleicolo internazionale per assicurarsi che siano conformi con le norme vigenti e con i principi di sana gestione finanziaria e trasparenza.
I controlli sono svolti in stretta collaborazione con i membri del segretariato esecutivo del Consiglio oleicolo internazionale conformemente alle norme e alle procedure di cui al regolamento interno e al regolamento finanziario del Consiglio oleicolo internazionale.
La relativa relazione è presentata al consiglio dei membri alla prima sessione ordinaria successiva al completamento della relazione.
Articolo 18
Liquidazione
1. In caso di scioglimento e anteriormente allo stesso, il consiglio dei membri prende le misure di cui all'articolo 35, paragrafo 1.
2. Allo scadere del presente accordo il patrimonio del Consiglio oleicolo internazionale e tutte le somme non impegnate provenienti dai fondi di cui all'articolo 14 sono versate ai membri in proporzione al totale delle loro quote di partecipazione in vigore in quel momento.
I contributi volontari e i doni di cui all'articolo 14, nonché tutte le somme non impegnate di cui all'articolo 15, sono versati ai membri, ai donatori o ai terzi interessati.
CAPO VI
Disposizioni di normalizzazione
Articolo 19
Denominazioni e definizioni dell'oli d'oliva, degli oli di sansa d'oliva e delle olive da tavola
1. Le denominazioni e le definizioni degli oli d'oliva, degli oli di sansa d'oliva e delle olive da tavola figurano negli allegati B e C del presente accordo.
2. Il consiglio dei membri può decidere di apportare qualsiasi modifica ritenga necessaria o opportuna alle denominazioni e alle definizioni degli oli, degli oli di sansa d'oliva e delle olive da tavola riportate negli allegati B e C del presente accordo.
Articolo 20
Impegni dei membri
1. I membri del Consiglio oleicolo internazionale si impegnano ad applicare a livello di scambi internazionali le denominazioni specificate negli allegati B e C e incoraggiano l'applicazione di tali denominazioni nel commercio interno.
2. I membri si impegnano ad abolire, a livello di scambi sia nazionali che internazionali, qualsiasi impiego della denominazione «olio d'oliva», sola o combinata con altri termini, che non sia conforme al presente accordo. La denominazione «olio d'oliva» impiegata da sola non può in nessun caso applicarsi all'olio di sansa d'oliva.
3. Il consiglio dei membri fissa le norme relative ai criteri di qualità e di purezza applicabili al commercio internazionale da parte dei membri.
4. I membri assicurano la protezione sul loro territorio delle indicazioni geografiche, ai sensi dell'articolo 22, paragrafo 1, dell'accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (accordo TRIPS), relative ai prodotti contemplati dal presente accordo, in conformità delle norme, delle procedure e degli impegni internazionali applicabili, in particolare l'articolo 1 dell'accordo TRIPS.
5. I membri procedono, su richiesta, allo scambio di informazioni sulle indicazioni geografiche protette sul loro territorio, in particolare allo scopo di rafforzare la tutela giuridica di tali indicazioni contro ogni pratica che possa alterarne l'autenticità o comprometterne la reputazione.
6. I membri possono adottare iniziative intese a informare i consumatori in merito alle caratteristiche specifiche delle indicazioni geografiche protette sul loro territorio e a garantirne la valorizzazione, conformemente alle disposizioni giuridiche applicabili.
Articolo 21
Marchio di garanzia internazionale del Consiglio oleicolo internazionale
Il consiglio dei membri può prevedere disposizioni in merito all'uso del marchio di garanzia internazionale, che assicura il rispetto delle norme internazionali del Consiglio oleicolo internazionale. L'applicazione del presente articolo e le disposizioni di controllo sono definite nel regolamento interno.
CAPO VII
Disposizioni generali
Articolo 22
Obblighi generali
I membri non adottano alcuna misura contraria agli obblighi contratti ai termini del presente accordo e agli obiettivi generali definiti nell'articolo 1.
Articolo 23
Obblighi finanziari dei membri
Gli obblighi finanziari di un membro nei confronti del Consiglio oleicolo internazionale e degli altri membri si limitano agli obblighi inerenti all'articolo 16, relativo ai contributi al bilancio di cui al medesimo articolo.
Articolo 24
Aspetti ecologici e ambientali
I membri tengono debitamente conto del miglioramento delle pratiche in tutti gli stadi della produzione oleicola per garantire lo sviluppo di un'olivicoltura sostenibile e si impegnano a mettere in pratica le azioni che il consiglio dei membri ritiene necessarie per correggere o risolvere eventuali problemi incontrati in questo campo.
Articolo 25
Informazione
I membri si impegnano a rendere disponibili e a fornire al Consiglio oleicolo internazionale tutti i dati statistici, le informazioni e la documentazione necessari allo svolgimento delle funzioni ad esso conferite dal presente accordo, segnatamente tutte le informazioni di cui il Consiglio oleicolo internazionale ha bisogno per determinare i bilanci dell'olio d'oliva, dell'olio di sansa d'oliva e delle olive da tavola e per conoscere le politiche nazionali dei membri nel settore olivicolo.
Articolo 26
Controversie e reclami
1. Le controversie relative all'interpretazione o all'applicazione del presente accordo non risolte in sede negoziale vengono deferite, su richiesta di una o più parti, al consiglio dei membri, che prende una decisione in materia in assenza del o dei membri in questione, dopo aver sentito, all'occorrenza, il parere di una commissione consultiva la cui composizione e le cui modalità di funzionamento sono fissate dal regolamento interno.
2. Il parere motivato della commissione consultiva è sottoposto al consiglio dei membri, che in ogni caso compone la controversia dopo aver considerato tutti gli elementi d'informazione utili.
3. Le denunce d'inadempienza degli obblighi contratti ai termini del presente accordo nei confronti di un membro, del presidente o del vicepresidente facente le veci del presidente sono deferite al consiglio dei membri su richiesta del membro autore della denuncia. Il consiglio dei membri prende una decisione in materia in assenza della o delle parti in questione, dopo aver consultato le parti interessate e dopo aver sentito, all'occorrenza, il parere della commissione consultiva di cui al paragrafo 1. Le modalità di applicazione del presente paragrafo sono precisate nel regolamento interno.
4. Qualora il consiglio dei membri constati che un membro è venuto meno agli obblighi previsti dal presente accordo, può sanzionarlo, fintantoché non avrà adempiuto ai suoi obblighi, con provvedimenti che possono andare dal semplice avvertimento alla sospensione del diritto di partecipare alle decisioni del consiglio dei membri, oppure escluderlo dall'accordo secondo la procedura prevista dall'articolo 34. Il membro in questione ha il diritto di ricorrere, in ultima istanza, alla Corte internazionale di giustizia.
5. Qualora il consiglio dei membri ritenga che il presidente o il vicepresidente facente le veci del presidente non abbia assolto le sue funzioni conformemente al presente accordo o al regolamento interno, può decidere, su richiesta di almeno il 50 % dei membri presenti, di sospendere temporaneamente, per una sessione o un periodo più lungo, i poteri e le funzioni conferitigli dal presente accordo o dal regolamento interno e nominare il sostituto tra i membri del Consiglio. L'applicazione del presente paragrafo è specificata nel regolamento interno.
6. In caso di controversie in materia di operazioni sugli oli d'oliva, gli oli di sansa d'oliva o le olive da tavola, il Consiglio oleicolo internazionale può formulare le dovute raccomandazioni ai membri per quanto riguarda la costituzione e il funzionamento di un ufficio di conciliazione e di arbitrato internazionale incaricato del trattamento di tali controversie.
Articolo 27
Depositario
Il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite è il depositario del presente accordo.
Articolo 28
Firma, ratifica, accettazione e approvazione
1. Dal 1o gennaio al 31 dicembre 2016, presso la sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, il presente accordo sarà aperto alla firma delle parti dell'accordo internazionale del 2005 sull'olio d'oliva e sulle olive da tavola e dei governi invitati alla Conferenza delle Nazioni Unite per la negoziazione di un accordo destinato a subentrare all'accordo internazionale del 2005 sull'olio d'oliva e sulle olive da tavola.
2. Il presente accordo è soggetto a ratifica, accettazione o approvazione da parte dei governi firmatari conformemente alla rispettiva procedura costituzionale.
3. Qualsiasi governo di cui all'articolo 4, paragrafo 3, può:
a)
al momento della firma del presente accordo, dichiarare per iscritto che con tale firma acconsente ad essere vincolato dal presente accordo (firma definitiva); oppure
b)
dopo aver firmato il presente accordo, ratificarlo, accettarlo o approvarlo depositando il relativo strumento presso il depositario.
4. Gli strumenti di ratifica, di accettazione o di approvazione saranno depositati presso il depositario.
Articolo 29
Adesione
1. Il presente accordo è aperto all'adesione di qualsiasi governo di cui all'articolo 4, paragrafo 3, che può aderirvi alle condizioni stabilite dal consiglio dei membri, tra le quali rientrano in particolare il numero delle quote di partecipazione e il termine per il deposito degli strumenti di adesione. Tali condizioni sono trasmesse dal consiglio dei membri al depositario. La procedura relativa all'avvio del processo di adesione, i negoziati di adesione e le corrispondenti disposizioni sono fissati dal consiglio dei membri nel regolamento interno.
2. Quando i negoziati di adesione precisati nel regolamento interno sono conclusi, il consiglio dei membri adotta una decisione al riguardo conformemente alla procedura di cui all'articolo 10.
3. Al momento dell'adesione, la parte contraente è iscritta nell'allegato A del presente accordo, con indicazione delle quote di partecipazione di cui dispone secondo le condizioni di adesione.
4. L'adesione avviene mediante il deposito di uno strumento di adesione presso il depositario. Gli strumenti di adesione devono indicare che il governo accetta tutte le condizioni stabilite dal Consiglio oleicolo internazionale.
Articolo 30
Notificazione di applicazione a titolo provvisorio
1. Il governo firmatario che intenda ratificare, accettare o approvare il presente accordo, o il governo per il quale il consiglio dei membri abbia fissato condizioni di adesione ma che non abbia ancora potuto depositare lo strumento, può notificare in qualsiasi momento al depositario che applicherà il presente accordo a titolo provvisorio quando quest'ultimo entrerà in vigore conformemente all'articolo 31, oppure, se è già in vigore, ad una data specificata.
2. Il governo che abbia notificato, in conformità del paragrafo 1, che applicherà il presente accordo a titolo provvisorio quando entrerà in vigore oppure, se è già in vigore, ad una data specificata diviene così parte contraente. Rimane parte contraente fino alla data in cui deposita lo strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione o di adesione.
Articolo 31
Entrata in vigore
1. Il presente accordo entrerà in vigore il 1o gennaio 2017 a condizione che almeno cinque parti contraenti tra quelle elencate nell'allegato A del presente accordo che rappresentino almeno l'80 % delle 1 000 quote totali di partecipazione lo abbiano firmato definitivamente, o lo abbiano ratificato, accettato o approvato, oppure vi abbiano aderito.
2. Se al 1o gennaio 2017 il presente accordo non è entrato in vigore conformemente al paragrafo 1, entrerà in vigore a titolo provvisorio se a tale data l'avranno firmato definitivamente o l'avranno ratificato, accettato o approvato, o avranno notificato al depositario che l'applicheranno a titolo provvisorio, delle parti contraenti che soddisfino le condizioni in materia di percentuale indicate al paragrafo 1.
3. Se al 31 dicembre 2016 le condizioni di entrata in vigore di cui al paragrafo 1 o 2 non sono soddisfatte, il depositario inviterà le parti contraenti che avranno firmato definitivamente il presente accordo o l'avranno ratificato, accettato o approvato, o che gli avranno notificato che lo applicheranno provvisoriamente, a decidere se entrerà in vigore tra di esse, a titolo provvisorio o definitivo, interamente o in parte, alla data che esse fisseranno.
4. Per le parti contraenti che hanno depositato uno strumento di ratifica, accettazione, approvazione o adesione dopo l'entrata in vigore del presente accordo, l'accordo entra in vigore alla data di tale deposito.
Articolo 32
Emendamenti
1. Il Consiglio oleicolo internazionale può, per mezzo del consiglio dei membri, modificare per consenso il presente accordo.
2. Il consiglio dei membri stabilisce la data alla quale i membri devono avere notificato al depositario l'accettazione dell'emendamento in questione.
3. La modifica entra in vigore dopo 90 giorni dalla data in cui il depositario ha ricevuto notifica dell'accettazione da parte di tutti i membri. Se tale condizione non è soddisfatta alla data stabilita dal consiglio dei membri conformemente al paragrafo 2, l'emendamento si considera ritirato.
4. Gli aggiornamenti dell'elenco delle parti contraenti di cui all'allegato A in applicazione dell'articolo 11, paragrafo 5, non sono considerati emendamenti ai fini del presente articolo.
Articolo 33
Recesso
1. In qualsiasi momento dopo l'entrata in vigore del presente accordo un membro può recedere dal medesimo, mediante notifica scritta al depositario. Il membro informa contemporaneamente per iscritto il Consiglio oleicolo internazionale della decisione presa.
2. Il recesso di cui al presente articolo ha effetto dopo 90 giorni dalla data in cui il depositario ne ha ricevuto notifica.
Articolo 34
Esclusione
Fermo restando quanto previsto dall'articolo 26, se il consiglio dei membri ritiene che un membro sia venuto meno agli obblighi contratti ai termini del presente accordo e che tale inadempienza ostacoli seriamente il funzionamento del presente accordo, esso può, con decisione motivata degli altri membri, presa per consenso e in assenza del membro interessato, escluderlo dal presente accordo. Il Consiglio oleicolo internazionale notifica immediatamente la propria decisione al depositario. Il membro interessato cessa di far parte del presente accordo dopo 30 giorni dalla data della decisione del consiglio dei membri. Non scaturirà alcuna nuova obbligazione finanziaria dopo la data della decisione di escluderlo.
Articolo 35
Liquidazione dei conti
1. Il consiglio dei membri liquida i conti secondo le modalità che giudica eque, tenendo conto di tutti gli impegni che comportano conseguenze giuridiche per il Consiglio oleicolo internazionale e delle eventuali ripercussioni sui contributi nel caso di un membro che ha receduto dal presente accordo, che è stato escluso dal Consiglio oleicolo internazionale o che in altro modo ha cessato di far parte del presente accordo, e del tempo necessario per permettere una transizione adeguata, in particolare quando è necessario porre fine a tali impegni.
Fatte salve le disposizioni del comma precedente, tale membro è tenuto a corrispondere le somme dovute al Consiglio oleicolo internazionale per il periodo durante il quale ne è stato membro.
2. Alla denuncia o allo scadere del presente accordo, al membro che si trovi nella condizione di cui al paragrafo 1 non spetta nessuna parte del ricavo della liquidazione o degli altri averi del Consiglio oleicolo internazionale; non può neanche essergli chiesto di coprire alcuna parte del disavanzo eventuale del Consiglio oleicolo internazionale.
Articolo 36
Durata, proroga e denuncia
1. Il presente accordo rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2026.
2. Il consiglio dei membri può prorogare il presente accordo. Il consiglio dei membri notifica la proroga al depositario. I membri che non accettano tale proroga del presente accordo ne informano il Consiglio oleicolo internazionale e cessano di far parte del presente accordo a decorrere dall'inizio del periodo di proroga.
3. Se, prima del 31 dicembre 2026 o prima della scadenza di un periodo di proroga deciso dal consiglio dei membri, un nuovo accordo è stato negoziato da quest'ultimo ma non è ancora entrato in vigore a titolo provvisorio o definitivo, il presente accordo rimane in vigore per un periodo massimo di dodici mesi oltre la sua data di scadenza fino all'entrata in vigore del nuovo accordo.
4. Il consiglio dei membri può decidere per consenso di denunciare il presente accordo. Gli obblighi dei membri sussistono fino alla data di denuncia stabilita dal consiglio dei membri.
5. Nonostante la scadenza o la denuncia del presente accordo, il Consiglio oleicolo internazionale continua a esistere durante il tempo necessario per provvedere alla liquidazione, compresa la liquidazione dei conti, e durante questo periodo esercita i poteri e le funzioni necessari a tale fine.
6. Il Consiglio oleicolo internazionale notifica al depositario ogni decisione presa in applicazione del presente articolo.
Articolo 37
Riserve
Nessuna disposizione del presente accordo può essere oggetto di riserve.
IN FEDE DI CHE i sottoscritti, debitamente autorizzati, hanno apposto la propria firma sul presente accordo alle date indicate.
FATTO a Ginevra, il 9 ottobre 2015. I testi del presente accordo in lingua araba, francese, inglese e spagnola fanno ugualmente fede.
(*) L'elenco dei partecipanti è stato pubblicato nel documento TD/OLIVE OIL.11/INF.1.
ALLEGATO A
QUOTE DI PARTECIPAZIONE AL BILANCIO DELL'ORGANIZZAZIONE FISSATE CONFORMEMENTE ALL'ARTICOLO 11
Albania
5
Algeria
19
Argentina
18
Egitto
23
Iran (Repubblica islamica dell')
5
Iraq
5
Israele
5
Giordania
8
Libano
6
Libia
5
Marocco
41
Montenegro
5
Tunisia
67
Turchia
66
Unione europea
717
Uruguay
5
Totale
1 000
ALLEGATO B
DENOMINAZIONI E DEFINIZIONI DEGLI OLI D'OLIVA E DEGLI OLI DI SANSA D'OLIVA
Si riportano di seguito le denominazioni degli oli d'oliva e degli oli di sansa d'oliva e le definizioni corrispondenti.
I. Olio d'oliva
A. Oli d'oliva vergini: oli ottenuti dal frutto dell'olivo (Olea europaea L.) unicamente mediante processi meccanici o altri processi fisici in condizioni, termiche particolarmente, che non causano alterazione dell'olio, e che non ha subito alcun trattamento diverso dal lavaggio, dalla decantazione, dalla centrifugazione e dalla filtrazione. Detti oli sono oggetto della classificazione e delle denominazioni seguenti:
a)
oli d'oliva vergini adatti al consumo tal quali:
i) olio extra vergine d'oliva: olio d'oliva vergine le cui caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria;
ii) olio d'oliva vergine: olio d'oliva vergine le cui caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria;
iii) olio d'oliva vergine corrente: olio d'oliva vergine le cui caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria (1);
b)
oli d'oliva vergini che richiedono un trattamento prima del consumo:
i) olio d'oliva vergine lampante: olio d'oliva vergine le cui caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria. Destinato alla raffinazione per il consumo umano o a usi tecnici.
B. Olio d'oliva raffinato: olio d'oliva ottenuto mediante raffinazione di oli d'oliva vergini, le cui caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria (2).
C. Olio d'oliva costituito dal taglio di olio d'oliva raffinato con oli d'oliva vergini: olio ottenuto dal taglio di olio d'oliva raffinato con oli d'oliva vergini adatti al consumo tal quali, le cui caratteristiche fisico-chimiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria.
II. Olio di sansa d'oliva
(3)
Olio ottenuto dalla sansa d'oliva mediante trattamento con solventi o altri processi fisici, escluso l'olio ottenuto con processi di riesterificazione e qualsiasi miscela con oli di altra natura. Detto olio è oggetto delle denominazioni seguenti:
A. olio di sansa d'oliva grezzo: olio di sansa d'oliva le cui caratteristiche fisico-chimiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria. È destinato alla raffinazione per il consumo umano o a usi tecnici;
B. olio di sansa d'oliva raffinato: olio ottenuto mediante raffinazione di olio di sansa d'oliva grezzo, le cui caratteristiche fisico-chimiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria (4);
C. olio di sansa d'oliva costituito dal taglio di olio di sansa d'oliva raffinato con oli d'oliva vergini: olio ottenuto dal taglio di olio di sansa d'oliva raffinato con oli d'oliva vergini adatti al consumo tal quali, le cui caratteristiche fisico-chimiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria. Non può in nessun caso essere denominato «olio d'oliva».
(1) Questo prodotto può essere venduto direttamente ai consumatori solo previa autorizzazione del paese in cui avviene la commercializzazione al dettaglio. In assenza di autorizzazione, la denominazione del prodotto dovrà essere conforme alle disposizioni legali del paese in questione.
(2) Questo prodotto può essere venduto direttamente ai consumatori solo previa autorizzazione del paese in cui avviene la commercializzazione al dettaglio.
(3) L'olio di sansa d'oliva non può essere venduto con la denominazione o la definizione di «olio d'oliva».
(4) Questo prodotto può essere venduto direttamente ai consumatori solo previa autorizzazione del paese in cui avviene la commercializzazione al dettaglio.
ALLEGATO C
TIPI E DEFINIZIONI DELLE OLIVE DA TAVOLA
Le olive da tavola sono classificate in base a uno dei seguenti tipi:
i) olive verdi: frutti colti durante il ciclo di maturazione, prima dell'invaiatura e quando hanno raggiunto dimensioni normali. Il colore del frutto può variare dal verde al giallo paglia;
ii) olive cangianti: frutti colti prima della completa maturazione, al momento dell'invaiatura. Possono presentare un colore rosato, rosa vinoso o castagno;
iii) olive nere: frutti colti quando hanno raggiunto la completa maturazione, o poco prima. Possono presentare un colore nero rossastro, nero violaceo, violetto scuro, nero olivastro o castagno scuro.
I preparati commerciali di olive da tavola, compresi alcuni tipi di trasformazione, sono disciplinati dalle norme commerciali vigenti del Consiglio oleicolo internazionale.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | TRADUZIONE
CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO
ACCORDO INTERNAZIONALE DEL 2015 SULL'OLIO D'OLIVA E LE OLIVE DA TAVOLA
NAZIONI UNITE
GINEVRA, 5-9 OTTOBRE 2015
RISOLUZIONE ADOTTATA DALLA CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE PER LA NEGOZIAZIONE DI UN ACCORDO DESTINATO A SUBENTRARE ALL'ACCORDO INTERNAZIONALE DEL 2005 SULL'OLIO D'OLIVA E LE OLIVE DA TAVOLA
La Conferenza delle Nazioni Unite per la negoziazione di un accordo destinato a subentrare all'accordo internazionale del 2005 sull'olio d'oliva e le olive da tavola,
Riunita a Ginevra dal 5 al 9 ottobre 2015,
Grata al Segretario generale dell'UNCTAD per le infrastrutture e i servizi messi a disposizione,
Riconoscente al presidente della Conferenza, agli altri membri dell'ufficio di presidenza e al segretariato per il loro contributo,
Avendo redatto il testo dell'accordo internazionale del 2015 sull'olio d'oliva e le olive da tavola facente fede in inglese, arabo, spagnolo e francese,
1.
Invita il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite a comunicare il testo dell'accordo a tutti i governi e gli organismi intergovernativi invitati alla Conferenza affinché lo esaminino;
2.
Invita il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite a provvedere affinché l'accordo sia aperto alla firma presso la sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, dal 1o gennaio al 31 dicembre 2016.
2a seduta plenaria
9 ottobre 2015
ELENCO DEGLI STATI E DELLE ORGANIZZAZIONI RAPPRESENTATI ALLA CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE PER LA NEGOZIAZIONE DI UN ACCORDO DESTINATO A SUCCEDERE ALL'ACCORDO INTERNAZIONALE DEL 2005 SULL'OLIO D'OLIVA E LE OLIVE DA TAVOLA (*)
1.
I rappresentanti dei seguenti Stati membri dell'UNCTAD hanno partecipato alla sessione:
Algeria
Giordania
Germania
Lettonia
Argentina
Libia
Belgio
Lussemburgo
Cipro
Paesi Bassi
Costa d'Avorio
Repubblica araba siriana
Egitto
Repubblica ceca
Spagna
Tunisia
Francia
Turchia
Grecia
Ucraina
Iran (Repubblica islamica dell')
Uruguay
Italia
Venezuela (Repubblica bolivariana del)
2.
Le seguenti organizzazioni intergovernative erano rappresentate alla sessione:
Consiglio oleicolo internazionale
Unione europea
CAPO I
Obiettivi generali
Articolo 1
Obiettivi dell'accordo
—
Adoperarsi per normalizzare le legislazioni nazionali e internazionali relative alle caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche degli oli d'oliva, degli oli di sansa d'oliva e delle olive da tavola al fine di evitare ostacoli agli scambi.
—
Condurre attività nel campo dell'analisi fisico-chimica e organolettica per approfondire la conoscenza delle caratteristiche di composizione e di qualità dei prodotti oleicoli, al fine di consolidare le norme internazionali in modo da consentire:
—
il controllo della qualità dei prodotti,
—
gli scambi commerciali internazionali e il loro sviluppo,
—
la tutela dei diritti del consumatore,
—
la prevenzione delle pratiche fraudolente e ingannevoli e l'adulterazione,
—
rafforzare il ruolo del Consiglio oleicolo internazionale come polo di eccellenza per la comunità internazionale scientifica nel settore oleicolo,
—
coordinare studi e ricerche sui valori nutritivi e sulle altre proprietà intrinseche dell'olio d'oliva e delle olive da tavola,
—
agevolare lo scambio di informazioni sul commercio internazionale.
—
Promuovere la cooperazione tecnica, la ricerca e lo sviluppo nel settore oleicolo incoraggiando la collaborazione di organismi e/o enti pubblici o privati, nazionali o internazionali.
—
Condurre attività volte a identificare, conservare e utilizzare le fonti genetiche dell'olivo.
—
Studiare l'interazione tra l'olivicoltura e l'ambiente, in particolare nell'ottica di promuovere la conservazione dell'ambiente e la produzione sostenibile, nonché assicurare uno sviluppo integrato e sostenibile del settore.
—
Promuovere il trasferimento di tecnologie mediante attività di formazione nei settori legati al settore oleicolo organizzando attività internazionali, regionali e nazionali.
—
Promuovere la protezione delle indicazioni geografiche dei prodotti oleicoli conformemente ai corrispondenti accordi internazionali di cui un membro può essere parte.
—
Promuovere lo scambio di informazioni e di esperienze nel settore fitosanitario riguardanti l'olivicoltura.
—
Rafforzare il ruolo del Consiglio oleicolo internazionale come centro mondiale di documentazione e divulgazione delle informazioni sull'olivo e i suoi prodotti e punto di incontro per l'insieme degli operatori del settore.
—
Promuovere il consumo dei prodotti oleicoli, l'espansione del commercio internazionale dell'olio d'oliva e delle olive da tavola e l'informazione sulle norme commerciali del Consiglio oleicolo internazionale.
—
Sostenere le attività internazionali e regionali che favoriscono la divulgazione delle informazioni scientifiche generiche sulle proprietà dell'olio d'oliva e delle olive da tavola, in particolare sotto il profilo della nutrizione e della salute, per una migliore informazione dei consumatori.
—
Esaminare i bilanci mondiali dell'olio d'oliva, dell'olio di sansa d'oliva e delle olive da tavola, compiere studi e proporre misure adeguate.
—
Diffondere i dati e le analisi economiche sull'olio d'oliva e le olive da tavola e mettere a disposizione dei membri indicatori che consentano di assicurare il normale funzionamento dei mercati dei prodotti oleicoli.
—
Diffondere e utilizzare i risultati dei programmi di ricerca e sviluppo dedicati all'olivicoltura e valutarne l'applicabilità per migliorare l'efficacia della produzione.
CAPO II
Definizioni
Articolo 2
Definizioni ai fini del presente accordo
1.
Per «Consiglio oleicolo internazionale» s'intende l'organizzazione internazionale di cui all'articolo 3, paragrafo 1, creata al fine di applicare le disposizioni del presente accordo.
2.
Per «consiglio dei membri» s'intende l'organo decisionale del Consiglio oleicolo internazionale.
3.
Per «parte contraente» s'intende uno Stato, un osservatore permanente presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, l'Unione europea o un'organizzazione intergovernativa ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 3, che abbia accettato di essere vincolata dal presente accordo.
4.
Per «membro» s'intende una parte contraente secondo la definizione di cui sopra.
5.
Per «olio d'oliva» s'intende l'olio che proviene unicamente dal frutto dell'olivo (Olea europaea L.), escluso l'olio ottenuto mediante solvente o con processi di riesterificazione e qualsiasi miscela con oli di altra natura. È oggetto delle denominazioni seguenti: olio extra vergine d'oliva, olio d'oliva vergine, olio d'oliva vergine corrente, olio d'oliva vergine lampante, olio d'oliva raffinato e olio d'oliva ottenuto dal taglio di olio d'oliva raffinato e olio d'oliva vergine.
6.
Per «olio di sansa d'oliva» s'intende l'olio ottenuto mediante trattamento con solventi o altri processi fisici, escluso l'olio ottenuto con processi di riesterificazione e qualsiasi miscela con oli di altra natura. È oggetto delle denominazioni seguenti: olio di sansa d'oliva grezzo, olio di sansa d'oliva raffinato e olio di sansa d'oliva ottenuto dal taglio di olio di sansa d'oliva raffinato e olio d'oliva vergine.
7.
Per «olive da tavola» s'intende il prodotto preparato a partire da frutti sani appartenenti a varietà di olivo coltivato atte alla produzione di frutti da tavola, sottoposti a trattamenti od operazioni appropriati e immessi in commercio e al consumo finale.
8.
Per «prodotti oleicoli» s'intendono tutti i prodotti oleicoli commestibili, segnatamente l'olio d'oliva, l'olio di sansa d'oliva e le olive da tavola.
9.
Per «sottoprodotti oleicoli» s'intendono in particolare i prodotti derivati dalla potatura dell'olivo e dall'industria dei prodotti oleicoli, nonché i prodotti che risultano da altri usi dei prodotti del settore.
10.
Per «campagna oleicola» s'intende il periodo compreso tra il 1o settembre dell'anno n e il 31 agosto dell'anno n + 1 per le olive da tavola e il periodo compreso tra il 1o ottobre dell'anno n e il 30 settembre dell'anno n + 1 per l'olio d'oliva. Nell'emisfero meridionale tale periodo corrisponde all'anno civile n per le olive da tavola e l'olio d'oliva.
11.
Per «norme commerciali» s'intendono le norme adottate dal Consiglio oleicolo internazionale tramite il consiglio dei membri, applicabili all'olio d'oliva, all'olio di sansa d'oliva e alle olive da tavola.
CAPO III
Disposizioni istituzionali
Sezione I
Istituzione, organi, funzioni, privilegi e immunità
Articolo 3
Struttura e sede del Consiglio oleicolo internazionale
1. Il Consiglio oleicolo internazionale esercita le sue funzioni tramite:
—
il consiglio dei membri;
—
il presidente e il vicepresidente;
—
il comitato per gli affari finanziari e amministrativi e qualsiasi altro comitato e sottocomitato; e
—
il segretariato esecutivo.
2. Il Consiglio oleicolo internazionale ha sede a Madrid (Spagna), per la durata del presente accordo, a meno che il consiglio dei membri non decida diversamente.
Articolo 4
Membri del Consiglio oleicolo internazionale
1. Ogni parte contraente è membro del Consiglio oleicolo internazionale nella misura in cui ha accettato di essere vincolata dal presente accordo.
2. Ogni membro contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di cui all'articolo 1 del presente accordo.
3. Nel presente accordo il termine «governo» si applica anche ai rappresentanti degli Stati, a un osservatore permanente presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, all'Unione europea e alle organizzazioni intergovernative aventi responsabilità equiparabili in materia di negoziato, firma, conclusione, ratifica e applicazione di accordi internazionali, in particolare quelli sui prodotti di base.
Articolo 5
Privilegi e immunità
1. Il Consiglio oleicolo internazionale è dotato di personalità giuridica. Esso può, in particolare, stipulare contratti, acquistare e cedere beni mobili e immobili e comparire in giudizio. Il Consiglio oleicolo internazionale non ha la facoltà di contrarre prestiti.
2. Lo statuto, i privilegi e le immunità del Consiglio oleicolo internazionale, del direttore esecutivo, degli alti funzionari e del personale, degli esperti e dei rappresentanti dei membri che si trovano nel territorio del governo ospitante per esercitare le loro funzioni sono disciplinati dall'accordo di sede stipulato fra il governo ospitante e il Consiglio oleicolo internazionale.
3. Nella misura in cui la legislazione lo consente, il governo dello Stato in cui ha sede il Consiglio oleicolo internazionale esenta da imposte le retribuzioni che quest'ultimo versa al proprio personale, nonché il patrimonio, i redditi e altri beni del Consiglio oleicolo internazionale.
4. Il Consiglio oleicolo internazionale può concludere con uno o più membri gli accordi sui privilegi e le immunità che sono necessari alla buona applicazione del presente accordo.
Articolo 6
Composizione del Consiglio oleicolo internazionale
1. Il Consiglio oleicolo internazionale è composto da tutti i suoi membri.
2. Ogni membro nomina il proprio rappresentante presso il Consiglio oleicolo internazionale.
Articolo 7
Poteri e funzioni degli organi
a)
Il consiglio dei membri è composto da un rappresentante per membro. Ogni membro può inoltre affiancare al proprio rappresentante uno o più supplenti e farlo assistere da uno o più consiglieri.
Il consiglio dei membri è l'autorità suprema e l'organo decisionale del Consiglio oleicolo internazionale. Esso esercita tutti i poteri e adempie tutte le funzioni necessarie per attuare gli obiettivi del presente accordo.
b)
Il consiglio dei membri applica le disposizioni del presente accordo. A tal fine, esso prende decisioni e adotta raccomandazioni, a meno che i poteri o le funzioni in materia non siano esplicitamente attribuiti al direttore esecutivo.
Le decisioni o le raccomandazioni adottate conformemente all'accordo internazionale che precede il presente accordo e ancora vigenti al momento dell'entrata in vigore di quest'ultimo continuano a essere applicabili, a meno che non siano contrarie al presente accordo o abrogate dal consiglio dei membri.
c)
Ai fini dell'applicazione del presente accordo, il consiglio dei membri adotta, conformemente alle disposizioni di detto accordo:
i)
un regolamento interno;
ii)
un regolamento finanziario;
iii)
uno statuto del personale, tenendo conto delle disposizioni applicabili ai funzionari di organizzazioni intergovernative analoghe;
iv)
un organigramma e una descrizione delle funzioni;
v)
qualsiasi altra procedura necessaria al funzionamento del Consiglio oleicolo internazionale.
d)
Il Consiglio dei membri adotta e pubblica una relazione annuale sulla propria attività e sul funzionamento del presente accordo, nonché le relazioni, gli studi e gli altri documenti che ritenga utili e necessari.
a)
Il consiglio dei membri nomina per un anno un presidente e un vicepresidente tra le delegazioni dei membri. Nel caso in cui il presidente o il vicepresidente sia capo delegazione quando presiede le riunioni, il suo diritto di partecipare alle decisioni del consiglio dei membri è esercitato da un altro membro della sua delegazione.
b)
Fatti salvi i poteri o le funzioni attribuiti al direttore esecutivo dal presente accordo o conformemente ad esso, il presidente presiede le sessioni del consiglio dei membri, conduce il dibattito in modo da favorire il processo decisionale ed esercita le altre responsabilità e funzioni corrispondenti definite nel presente accordo e/o ulteriormente specificate nel regolamento interno.
c)
Il presidente risponde dell'esercizio delle sue funzioni al consiglio dei membri.
d)
Il vicepresidente sostituisce il presidente in sua assenza e, in tal caso, ha i suoi stessi poteri e doveri.
e)
Il presidente e il vicepresidente non sono retribuiti. In caso di concomitante assenza temporanea del presidente e del vicepresidente, o in caso di assenza permanente di uno dei due o di entrambi, il consiglio dei membri nomina tra le delegazioni dei membri nuovi titolari, temporanei o permanenti, come opportuno.
Per agevolare i lavori del consiglio dei membri, il consiglio ha il potere di istituire, oltre al comitato per gli affari finanziari e amministrativi di cui all'articolo 13 del presente accordo, i comitati e sottocomitati che ritenga utili per assisterlo nell'esercizio delle funzioni conferitegli dal presente accordo.
a)
Il Consiglio oleicolo internazionale dispone di un segretariato esecutivo composto da un direttore esecutivo, da alti funzionari e dal personale necessario allo svolgimento dei compiti derivanti dal presente accordo. Le funzioni del direttore esecutivo e degli alti funzionari sono disciplinate dal regolamento interno che stabilisce, in particolare, i compiti loro assegnati.
b)
La necessità di garantire la massima efficacia, competenza ed integrità è il criterio fondamentale su cui si basa l'assunzione del personale del segretariato esecutivo. Il personale del segretariato esecutivo, in particolare il direttore esecutivo e i funzionari di grado alto e intermedio, sono assunti sulla base del principio dell'alternanza proporzionata tra i membri e dell'equilibrio geografico.
c)
Il consiglio dei membri nomina il direttore esecutivo e gli alti funzionari per un mandato di quattro anni. Può decidere, a norma del paragrafo 4, lettera b), dell'articolo 10, di rinnovare o prorogare l'impegno per un unico mandato di durata non superiore a quattro anni.
Il consiglio dei membri definisce le loro condizioni di assunzione tenendo conto di quelle applicabili ai funzionari omologhi di organizzazioni internazionali analoghe.
d)
Il direttore esecutivo nomina il personale conformemente alle disposizioni previste nel presente accordo e nello statuto del personale. Si accerta che tutte le nomine rispettano i principi di cui al paragrafo 4, lettera b), e rende conto al riguardo al comitato amministrativo e finanziario.
e)
Il direttore esecutivo è il funzionario di più alto rango del Consiglio oleicolo internazionale; risponde al consiglio dei membri dell'esercizio delle funzioni che gli competono nell'amministrazione e nel funzionamento dell'accordo. Esercita le sue funzioni e prende le decisioni di gestione in modo collegiale, insieme agli alti funzionari, conformemente alle disposizioni del regolamento interno.
f)
Il direttore esecutivo, gli alti funzionari e gli altri membri del personale non devono esercitare alcuna attività lucrativa in nessun ramo del settore oleicolo.
g)
Nell'esercizio delle funzioni conferite loro dal presente accordo, il direttore esecutivo, gli alti funzionari e il personale non chiedono, né accettano istruzioni da alcun membro, né da alcuna altra autorità esterna al Consiglio oleicolo internazionale. Essi si astengono da qualsiasi atto incompatibile con la loro posizione di funzionari internazionali che rispondono unicamente al consiglio dei membri. I membri sono tenuti a rispettare il carattere esclusivamente internazionale delle funzioni del direttore esecutivo, degli alti funzionari e del personale e a non cercare di influenzarli nell'esercizio delle loro funzioni.
Sezione 2
funzionamento del consiglio dei membri
Articolo 8
Sessioni del consiglio dei membri
1. Il consiglio dei membri si riunisce presso la sede del Consiglio oleicolo internazionale, a meno che non decida altrimenti. Se un membro invita il consiglio dei membri a riunirsi in una sede diversa, le spese supplementari che ne derivano per il bilancio del Consiglio oleicolo internazionale, al di là di quelle che comporta una sessione presso la sede, sono a carico di tale membro.
2. Il consiglio dei membri si riunisce in sessione ordinaria due volte l'anno.
3. Il consiglio dei membri si riunisce in sessione straordinaria in qualsiasi momento su richiesta:
a)
del presidente;
b)
di almeno tre membri.
4. Le sessioni sono annunciate con almeno sessanta giorni di anticipo rispetto alla data della prima seduta in caso di sessione ordinaria e possibilmente trenta ma almeno ventun giorni rispetto alla data della prima seduta in caso di riunione straordinaria. Le spese sostenute dalle delegazioni al consiglio dei membri sono a carico dei membri interessati.
5. Qualsiasi membro può, mediante notifica scritta al segretariato esecutivo prima o durante una sessione ordinaria o straordinaria del consiglio dei membri, autorizzare un altro membro a rappresentare i suoi interessi e a esercitare in sua vece il diritto di partecipare alle decisioni durante la sessione. Un membro può rappresentare un solo altro membro a una sessione del consiglio dei membri.
6. La parte terza o l'entità che intende aderire al presente accordo e/o che ha un interesse diretto per le attività del Consiglio oleicolo internazionale può, di propria iniziativa o su invito del consiglio dei membri e previo accordo di quest'ultimo, partecipare in veste di osservatore a tutta o a una parte di una o più sessioni del consiglio dei membri.
7. Gli osservatori non sono membri, non hanno potere decisionale né diritto di voto.
Articolo 9
Quorum delle sessioni
1. Il quorum richiesto per una sessione ordinaria o straordinaria del consiglio dei membri è verificato una volta il giorno dell'apertura della sessione. Il quorum è costituito dalla presenza o rappresentanza conformemente all'articolo 8, paragrafo 5, di almeno tre quarti dei membri.
2. Se il quorum di cui al paragrafo precedente non è raggiunto nella seduta di apertura della sessione, il presidente rinvia la sessione di ventiquattro ore. Il quorum richiesto per aprire la sessione alla nuova ora indicata dal presidente è costituito dalla presenza o rappresentanza di almeno i due terzi dei membri.
3. Il numero effettivo di membri necessario per raggiungere il quorum è il numero intero senza decimali risultante dall'applicazione delle proporzioni di cui sopra al numero totale dei membri.
Articolo 10
Decisioni del consiglio dei membri
1. Le decisioni del Consiglio dei membri sono adottate per consenso. Tutte le decisioni prese in virtù del presente articolo sono adottate dai membri presenti o dai rappresentati autorizzati a votare in conformità dell'articolo 16, paragrafo 6. I membri s'impegnano a fare il possibile per risolvere consensualmente le questioni in sospeso.
2. L'adozione di una decisione del consiglio dei membri richiede la presenza o la rappresentanza di almeno la maggioranza dei membri autorizzati a votare in conformità dell'articolo 16, paragrafo 6.
3. Il consenso si applica all'adozione delle decisioni riguardanti:
a)
l'esclusione dei membri, di cui all'articolo 34;
b)
l'articolo 16, paragrafi 6 e 10;
c)
le modifiche o la denuncia del presente accordo, di cui, rispettivamente, agli articoli 32 e 36;
d)
la cooperazione con le altre organizzazioni, di cui all'articolo 12, paragrafo 2.
4. Per quanto concerne le decisioni su altre materie, qualora il consenso non sia raggiunto entro il termine fissato dal presidente, si applica la seguente procedura.
a)
Adozione di decisioni sulle norme commerciali e le norme di attuazione di cui all'articolo 7, paragrafo 1, lettera c)
Di norma solo le decisioni per le quali è stato raggiunto il consenso al livello prestabilito dal regolamento interno del Consiglio oleicolo internazionale sono sottoposte per adozione al consiglio dei membri.
Se il consenso non è raggiunto al livello prestabilito, conformemente alla procedura applicabile, la decisione è rinviata al consiglio dei membri, accompagnata da una relazione che illustra le difficoltà incontrate durante il processo e le raccomandazioni del caso.
Il consiglio dei membri si adopera affinché la decisione in questione sia adottata per consenso dai membri presenti o dai rappresentati autorizzati a votare in conformità dell'articolo 16, paragrafo 6.
In assenza di consenso la decisione è rinviata alla sessione ordinaria o straordinaria successiva.
Se neanche alla sessione successiva è raggiunto il consenso, la decisione è rinviata, se possibile, di almeno ventiquattro ore.
Se il consenso non è raggiunto entro tale termine, la decisione è considerata adottata, a meno che non sia respinta da almeno un quarto dei membri o da uno o più membri che complessivamente detengono almeno 100 quote di partecipazione.
b)
Qualsiasi altra decisione non contemplata alla lettera a)
Se il consenso non è raggiunto entro il termine fissato dal presidente, i membri sono chiamati a votare in conformità delle seguenti disposizioni.
La decisione è considerata adottata se ha ottenuto voti favorevoli dalla maggioranza dei membri che rappresentano almeno l'86 % delle quote di partecipazione dei membri conformemente al paragrafo 1.
5. Le procedure di voto e di rappresentanza di cui al presente articolo non si applicano ai membri che non rispondono alle condizioni di cui all'articolo 16 del presente accordo, a meno che il consiglio non decida altrimenti in conformità dello stesso articolo.
6. Il consiglio dei membri può prendere decisioni senza tenere una sessione, mediante uno scambio di lettere tra il presidente e i membri, a patto che nessun membro, tranne quelli che devono arretrati, sollevi obiezioni a questa procedura. Le modalità di applicazione di questa procedura di consultazione sono stabilite dal consiglio dei membri nel regolamento interno. Tutte le decisioni così adottate sono comunicate al più presto dal segretariato esecutivo a tutti i membri e sono annotate nella relazione finale della successiva sessione del consiglio dei membri.
Articolo 11
Quote di partecipazione
1. I membri detengono globalmente 1 000 quote di partecipazione. Le quote di partecipazione sono equivalenti ai contributi finanziari e ai diritti di voto dei membri.
2. Le quote di partecipazione sono ripartite tra i membri proporzionalmente ai dati di base di ciascun membro, calcolati mediante la formula che segue:
q = 1/3 (p1 + p2) + 1/3 (e1 + e2) + 1/3 (i1 + i2)
ove i parametri rappresentano medie espresse in migliaia di tonnellate, non contando la frazione di migliaia di tonnellate superiore al numero intero. Le quote di partecipazione non possono essere frazionate.
q: dato di base impiegato per il calcolo proporzionale delle quote di partecipazione;
p1: produzione media di olio d'oliva nelle ultime sei campagne oleicole;
p2: produzione media di olive da tavola nelle ultime sei campagne oleicole, convertita in equivalente olio d'oliva per mezzo di un coefficiente di conversione del 16 %;
e1: media delle esportazioni di olio d'oliva (secondo i dati doganali) negli ultimi sei anni civili corrispondenti agli anni in cui si sono concluse le campagne oleicole scelte per il calcolo di p1;
e2: media delle esportazioni di olive da tavola (secondo i dati doganali) negli ultimi sei anni civili corrispondenti agli anni in cui si sono concluse le campagne oleicole scelte per il calcolo di p2, convertita in equivalente olio d'oliva per mezzo di un coefficiente di conversione del 16 %;
i1: media delle importazioni di olio d'oliva (secondo i dati doganali) negli ultimi sei anni civili corrispondenti agli anni in cui si sono concluse le campagne oleicole scelte per il calcolo di p1;
i2: media delle importazioni di olive da tavola (secondo i dati doganali) negli ultimi sei anni civili corrispondenti agli anni in cui si sono concluse le campagne oleicole scelte per il calcolo di p2, convertita in equivalente olio d'oliva per mezzo di un coefficiente di conversione del 16 %.
3. Le quote di partecipazione iniziali figurano nell'allegato A del presente accordo. Esse sono determinate tenendo conto della media dei dati relativi alle ultime sei campagne oleicole e anni civili per i quali si dispone di dati definitivi.
4. Nessun membro può detenere un numero di quote di partecipazione inferiore a cinque. Se per un membro il risultato del calcolo delle quote di partecipazione è inferiore a cinque, le quote di partecipazione di tale membro sono portate a cinque, mentre il numero di quote degli altri membri viene ridotto in proporzione.
5. Il consiglio dei membri adotta le quote di partecipazione calcolate conformemente al presente articolo nella seconda sessione ordinaria di ogni anno civile. Fatto salvo il paragrafo 6, la ripartizione così fissata rimane in vigore per l'anno successivo.
6. Quando un governo ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 2, diventa o cessa di essere parte del presente accordo, oppure quando un membro muta di status ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 8, il consiglio dei membri ridistribuisce, per l'anno successivo, le quote di partecipazione in proporzione al numero di quote detenute da ciascun membro, fatte salve le condizioni stabilite nel presente articolo. In caso di adesioni al presente accordo o di recesso dal medesimo nell'anno in corso, la ridistribuzione è effettuata unicamente ai fini della votazione.
Articolo 12
Cooperazione con altre organizzazioni
1. Il Consiglio oleicolo internazionale può prendere disposizioni per consultarsi e cooperare con l'Organizzazione delle Nazioni Unite e i suoi organi specializzati, in particolare la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, altre organizzazioni intergovernative che consideri opportune e le organizzazioni internazionali e regionali competenti. Tali disposizioni possono comprendere accordi di collaborazione con istituzioni di carattere finanziario che possono contribuire agli obiettivi di cui all'articolo 1 del presente accordo.
2. Gli accordi di collaborazione tra il Consiglio oleicolo internazionale e le organizzazioni e/o le istituzioni internazionali summenzionate che comportino obblighi importanti per il Consiglio oleicolo internazionale sono subordinati all'approvazione del consiglio dei membri conformemente all'articolo 10, paragrafo 3.
3. L'attuazione del presente articolo è disciplinata dal regolamento interno del Consiglio oleicolo internazionale.
CAPO IV
Comitato per le questioni amministrative e finanziarie
Articolo 13
Comitato per le questioni amministrative e finanziarie
1. Il consiglio dei membri istituisce un comitato per le questioni amministrative e finanziarie composto da almeno un rappresentante per ogni membro. Il comitato per le questioni amministrative e finanziarie si riunisce almeno due volte l'anno, prima di ogni sessione del consiglio dei membri.
2. Al comitato per le questioni amministrative e finanziarie sono attribuite le funzioni descritte nel presente accordo e nel regolamento interno. In particolare è tenuto a:
—
esaminare il programma di lavoro annuale del segretariato esecutivo relativo al funzionamento dell'istituzione, segnatamente per quanto riguarda il bilancio, il regolamento finanziario, le norme interne e statutarie, prima di presentarlo al consiglio dei membri perché sia adottato nella seconda sessione ordinaria dell'anno civile;
—
soprintendere all'attuazione delle norme di controllo interno definite nel regolamento interno del Consiglio oleicolo internazionale e al controllo dell'applicazione delle disposizioni finanziarie di cui al presente accordo;
—
esaminare il progetto di bilancio annuale del Consiglio oleicolo internazionale proposto dal direttore esecutivo. Solo il progetto di bilancio proposto dal comitato per le questioni amministrative e finanziarie è sottoposto per adozione al consiglio dei membri;
—
esaminare e presentare ogni anno al consiglio dei membri i conti dell'esercizio finanziario precedente perché sia adottato nella prima sessione ordinaria dell'anno civile, nonché qualsiasi altra disposizione riguardante le questioni finanziarie e amministrative;
—
formulare pareri e raccomandazioni sulle questioni relative all'applicazione del presente accordo;
—
esaminare e riferire al consiglio dei membri in merito alle domande di adesione di nuovi membri o al recesso di un membro del Consiglio oleicolo internazionale;
—
esaminare il rispetto dei principi sanciti dall'articolo 7 relativi alla nomina del personale del segretariato esecutivo e di altri aspetti inerenti alle questioni amministrative e organizzative.
3. Il comitato per le questioni amministrative e finanziarie, oltre alle funzioni di cui al presente articolo, esercita qualsiasi altra funzione ad esso delegata dal consiglio dei membri nel regolamento interno e/o nel regolamento finanziario.
4. Nel regolamento interno, il consiglio dei membri fissa e adotta norme dettagliate per l'applicazione delle presenti disposizioni.
CAPO V
Disposizioni finanziarie
Articolo 14
Bilancio
1. L'esercizio finanziario corrisponde all'anno civile.
2. Il bilancio è unico, suddiviso in due sezioni:
—
sezione I: amministrazione;
—
sezione II: attività, tra cui, in particolare, la normalizzazione, la cooperazione tecnica e la promozione.
Il consiglio dei membri decide, se necessario, di suddividere le sezioni in sottosezioni, tenendo conto degli obiettivi del Consiglio oleicolo internazionale.
3. Il bilancio è finanziato:
a)
dal contributo di ciascun membro, il cui importo è determinato proporzionalmente alle quote di partecipazione fissate in conformità dell'articolo 11 del presente accordo;
b)
dalle sovvenzioni e dai contributi volontari dei membri, disciplinati dalle disposizioni contenute in una convenzione conclusa tra il Consiglio oleicolo internazionale e il membro donatore;
c)
dai doni dei governi e/o di altra provenienza;
d)
dai contributi supplementari sotto altre forme, ivi compresi servizi, materiale e/o personale scientifico e tecnico in grado di soddisfare le esigenze dei programmi approvati;
e)
altre entrate.
4. Il Consiglio oleicolo internazionale, nel quadro dello sviluppo della cooperazione internazionale, cerca di procurarsi l'assistenza finanziaria e/o tecnica indispensabile che può essere erogata dagli organismi internazionali, regionali o nazionali competenti, finanziari o di altro tipo.
Gli importi di cui sopra sono assegnati dal consiglio dei membri al proprio bilancio.
5. Gli importi del bilancio non impegnati nel corso di un anno civile possono essere riportati agli anni civili successivi a titolo di prefinanziamento del bilancio in base a quanto stabilito nel regolamento finanziario.
Articolo 15
Altri fondi
Oltre al bilancio di cui all'articolo 14, il Consiglio oleicolo internazionale può essere dotato di altri fondi il cui oggetto, funzionamento e uso sono disciplinati dal regolamento interno.
Il consiglio dei membri può altresì autorizzare il segretariato esecutivo a gestire i fondi di terzi. Le condizioni e la portata di tale autorizzazione e gli obblighi derivanti dalla gestione di tali fondi sono definiti nel regolamento finanziario.
Articolo 16
Versamento dei contributi
1. Durante la seconda sessione di ogni anno civile, il consiglio dei membri determina l'ammontare complessivo del bilancio di cui all'articolo 14 del presente accordo, nonché il contributo che ciascun membro è tenuto a versare per l'anno civile successivo. Il calcolo del contributo è basato sul numero di quote di partecipazione che corrispondono a ogni membro in applicazione dell'articolo 11 del presente accordo.
2. Il consiglio dei membri fissa il contributo iniziale per i membri che aderiscono al presente accordo dopo la sua entrata in vigore. Il contributo del nuovo membro è calcolato in funzione delle quote di partecipazione attribuitegli in applicazione dell'articolo 11 del presente accordo e della frazione di anno restante al momento della sua adesione. I contributi fissati per gli altri membri per il medesimo esercizio rimangono invariati.
3. I contributi sono versati in euro e sono esigibili dal primo giorno dell'esercizio, ossia dal 1o gennaio di ogni anno.
I contributi dei membri per l'esercizio durante il quale aderiscono al Consiglio oleicolo internazionale sono esigibili alla data dell'adesione.
4. Se entro quattro mesi dal termine di pagamento dei contributi un membro non ha versato integralmente il proprio contributo, il segretariato esecutivo dispone di sette giorni per chiedergli per iscritto di effettuare il pagamento.
5. Se il contributo non è versato entro due mesi dalla data della richiesta del segretariato esecutivo, il membro viene sospeso dal diritto di voto al consiglio dei membri fino al versamento integrale del contributo.
Nell'anno successivo i rappresentanti del membro interessato sono inoltre sospesi dall'accesso alle funzioni elettive in seno al consiglio dei membri, ai comitati e ai sottocomitati, come pure dalla partecipazione alle attività finanziate dal Consiglio oleicolo internazionale.
6. Il mancato pagamento del contributo di un membro è reso noto al consiglio dei membri nella prima sessione ordinaria dell'anno civile o nella sessione straordinaria successiva alla scadenza fissata per il versamento dei contributi. Il consiglio dei membri, ad eccezione del membro che deve gli arretrati, può, dopo avere ascoltato quest'ultimo e tenuto conto delle sue circostanze particolari, quali conflitti, catastrofi naturali o difficoltà di accesso ai servizi finanziari internazionali, adottare qualsiasi altra decisione per consenso. Il consiglio dei membri può adeguare il programma di lavoro del segretariato esecutivo in funzione dei contributi effettivamente versati dai membri.
7. Le disposizioni dei paragrafi 5 e 6 si applicano fino al versamento integrale del contributo del membro interessato.
8. Dopo due anni consecutivi di contributi non versati e dopo avere ascoltato il membro debitore degli arretrati, il consiglio dei membri può decidere di revocare a quest'ultimo i diritti di membro ma consentirgli di partecipare alle sessioni in veste di osservatore ai sensi dell'articolo 8, paragrafo 7.
9. Il membro che recede dal presente accordo è tenuto ad adempiere a tutti gli obblighi finanziari contratti ai termini di detto accordo e non ha diritto al rimborso dei contributi finanziari già versati.
10. Il consiglio dei membri non può in alcun caso dispensare un membro dagli obblighi finanziari contratti ai termini del presente accordo. Può decidere per consenso di ridefinire gli obblighi finanziari dei membri attuali e precedenti.
Articolo 17
Controllo
1. Il controllo finanziario del Consiglio oleicolo internazionale è affidato al comitato per le questioni amministrative e finanziarie.
2. Il bilancio del Consiglio oleicolo internazionale relativo all'anno civile precedente, certificato da un revisore indipendente, è presentato al comitato per le questioni amministrative e finanziarie, che, dopo averlo analizzato, sottopone un parere al consiglio dei membri in occasione della prima sessione ordinaria dell'anno civile, per approvazione e pubblicazione.
Nell'ambito della revisione dei conti di cui sopra, il revisore indipendente verifica la conformità al regolamento finanziario in vigore, così come il funzionamento e l'efficacia dei meccanismi interni di controllo esistenti, e annota il lavoro svolto e gli incidenti constatati in una relazione annuale che è presentata al comitato per le questioni amministrative e finanziarie.
La relazione del revisore indipendente è presentata al consiglio dei membri nella prima sessione ordinaria.
Il consiglio dei membri designa il revisore indipendente incaricato di analizzare i conti annuali del Consiglio oleicolo internazionale e di elaborare la relazione di cui sopra conformemente alle disposizioni del regolamento finanziario e delle relative modalità di applicazione.
3. Inoltre il consiglio dei membri, nella prima sessione ordinaria dell'anno civile, esamina e adotta la relazione finanziaria dell'anno civile precedente che contempla:
—
la verifica della gestione dei fondi, del patrimonio e della tesoreria del Consiglio oleicolo internazionale;
—
la regolarità delle operazioni finanziarie e la loro conformità con le disposizioni regolamentari, statutarie e di bilancio in vigore.
4. I controlli a posteriori delle operazioni sono effettuati dal revisore indipendente conformemente alle disposizioni del regolamento finanziario.
5. Sulla base di un'analisi del rischio, un numero minimo di tre membri può chiedere al consiglio dei membri l'autorizzazione di effettuare controlli sulle attività del Consiglio oleicolo internazionale per assicurarsi che siano conformi con le norme vigenti e con i principi di sana gestione finanziaria e trasparenza.
I controlli sono svolti in stretta collaborazione con i membri del segretariato esecutivo del Consiglio oleicolo internazionale conformemente alle norme e alle procedure di cui al regolamento interno e al regolamento finanziario del Consiglio oleicolo internazionale.
La relativa relazione è presentata al consiglio dei membri alla prima sessione ordinaria successiva al completamento della relazione.
Articolo 18
Liquidazione
1. In caso di scioglimento e anteriormente allo stesso, il consiglio dei membri prende le misure di cui all'articolo 35, paragrafo 1.
2. Allo scadere del presente accordo il patrimonio del Consiglio oleicolo internazionale e tutte le somme non impegnate provenienti dai fondi di cui all'articolo 14 sono versate ai membri in proporzione al totale delle loro quote di partecipazione in vigore in quel momento.
I contributi volontari e i doni di cui all'articolo 14, nonché tutte le somme non impegnate di cui all'articolo 15, sono versati ai membri, ai donatori o ai terzi interessati.
CAPO VI
Disposizioni di normalizzazione
Articolo 19
Denominazioni e definizioni dell'oli d'oliva, degli oli di sansa d'oliva e delle olive da tavola
1. Le denominazioni e le definizioni degli oli d'oliva, degli oli di sansa d'oliva e delle olive da tavola figurano negli allegati B e C del presente accordo.
2. Il consiglio dei membri può decidere di apportare qualsiasi modifica ritenga necessaria o opportuna alle denominazioni e alle definizioni degli oli, degli oli di sansa d'oliva e delle olive da tavola riportate negli allegati B e C del presente accordo.
Articolo 20
Impegni dei membri
1. I membri del Consiglio oleicolo internazionale si impegnano ad applicare a livello di scambi internazionali le denominazioni specificate negli allegati B e C e incoraggiano l'applicazione di tali denominazioni nel commercio interno.
2. I membri si impegnano ad abolire, a livello di scambi sia nazionali che internazionali, qualsiasi impiego della denominazione «olio d'oliva», sola o combinata con altri termini, che non sia conforme al presente accordo. La denominazione «olio d'oliva» impiegata da sola non può in nessun caso applicarsi all'olio di sansa d'oliva.
3. Il consiglio dei membri fissa le norme relative ai criteri di qualità e di purezza applicabili al commercio internazionale da parte dei membri.
4. I membri assicurano la protezione sul loro territorio delle indicazioni geografiche, ai sensi dell'articolo 22, paragrafo 1, dell'accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (accordo TRIPS), relative ai prodotti contemplati dal presente accordo, in conformità delle norme, delle procedure e degli impegni internazionali applicabili, in particolare l'articolo 1 dell'accordo TRIPS.
5. I membri procedono, su richiesta, allo scambio di informazioni sulle indicazioni geografiche protette sul loro territorio, in particolare allo scopo di rafforzare la tutela giuridica di tali indicazioni contro ogni pratica che possa alterarne l'autenticità o comprometterne la reputazione.
6. I membri possono adottare iniziative intese a informare i consumatori in merito alle caratteristiche specifiche delle indicazioni geografiche protette sul loro territorio e a garantirne la valorizzazione, conformemente alle disposizioni giuridiche applicabili.
Articolo 21
Marchio di garanzia internazionale del Consiglio oleicolo internazionale
Il consiglio dei membri può prevedere disposizioni in merito all'uso del marchio di garanzia internazionale, che assicura il rispetto delle norme internazionali del Consiglio oleicolo internazionale. L'applicazione del presente articolo e le disposizioni di controllo sono definite nel regolamento interno.
CAPO VII
Disposizioni generali
Articolo 22
Obblighi generali
I membri non adottano alcuna misura contraria agli obblighi contratti ai termini del presente accordo e agli obiettivi generali definiti nell'articolo 1.
Articolo 23
Obblighi finanziari dei membri
Gli obblighi finanziari di un membro nei confronti del Consiglio oleicolo internazionale e degli altri membri si limitano agli obblighi inerenti all'articolo 16, relativo ai contributi al bilancio di cui al medesimo articolo.
Articolo 24
Aspetti ecologici e ambientali
I membri tengono debitamente conto del miglioramento delle pratiche in tutti gli stadi della produzione oleicola per garantire lo sviluppo di un'olivicoltura sostenibile e si impegnano a mettere in pratica le azioni che il consiglio dei membri ritiene necessarie per correggere o risolvere eventuali problemi incontrati in questo campo.
Articolo 25
Informazione
I membri si impegnano a rendere disponibili e a fornire al Consiglio oleicolo internazionale tutti i dati statistici, le informazioni e la documentazione necessari allo svolgimento delle funzioni ad esso conferite dal presente accordo, segnatamente tutte le informazioni di cui il Consiglio oleicolo internazionale ha bisogno per determinare i bilanci dell'olio d'oliva, dell'olio di sansa d'oliva e delle olive da tavola e per conoscere le politiche nazionali dei membri nel settore olivicolo.
Articolo 26
Controversie e reclami
1. Le controversie relative all'interpretazione o all'applicazione del presente accordo non risolte in sede negoziale vengono deferite, su richiesta di una o più parti, al consiglio dei membri, che prende una decisione in materia in assenza del o dei membri in questione, dopo aver sentito, all'occorrenza, il parere di una commissione consultiva la cui composizione e le cui modalità di funzionamento sono fissate dal regolamento interno.
2. Il parere motivato della commissione consultiva è sottoposto al consiglio dei membri, che in ogni caso compone la controversia dopo aver considerato tutti gli elementi d'informazione utili.
3. Le denunce d'inadempienza degli obblighi contratti ai termini del presente accordo nei confronti di un membro, del presidente o del vicepresidente facente le veci del presidente sono deferite al consiglio dei membri su richiesta del membro autore della denuncia. Il consiglio dei membri prende una decisione in materia in assenza della o delle parti in questione, dopo aver consultato le parti interessate e dopo aver sentito, all'occorrenza, il parere della commissione consultiva di cui al paragrafo 1. Le modalità di applicazione del presente paragrafo sono precisate nel regolamento interno.
4. Qualora il consiglio dei membri constati che un membro è venuto meno agli obblighi previsti dal presente accordo, può sanzionarlo, fintantoché non avrà adempiuto ai suoi obblighi, con provvedimenti che possono andare dal semplice avvertimento alla sospensione del diritto di partecipare alle decisioni del consiglio dei membri, oppure escluderlo dall'accordo secondo la procedura prevista dall'articolo 34. Il membro in questione ha il diritto di ricorrere, in ultima istanza, alla Corte internazionale di giustizia.
5. Qualora il consiglio dei membri ritenga che il presidente o il vicepresidente facente le veci del presidente non abbia assolto le sue funzioni conformemente al presente accordo o al regolamento interno, può decidere, su richiesta di almeno il 50 % dei membri presenti, di sospendere temporaneamente, per una sessione o un periodo più lungo, i poteri e le funzioni conferitigli dal presente accordo o dal regolamento interno e nominare il sostituto tra i membri del Consiglio. L'applicazione del presente paragrafo è specificata nel regolamento interno.
6. In caso di controversie in materia di operazioni sugli oli d'oliva, gli oli di sansa d'oliva o le olive da tavola, il Consiglio oleicolo internazionale può formulare le dovute raccomandazioni ai membri per quanto riguarda la costituzione e il funzionamento di un ufficio di conciliazione e di arbitrato internazionale incaricato del trattamento di tali controversie.
Articolo 27
Depositario
Il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite è il depositario del presente accordo.
Articolo 28
Firma, ratifica, accettazione e approvazione
1. Dal 1o gennaio al 31 dicembre 2016, presso la sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, il presente accordo sarà aperto alla firma delle parti dell'accordo internazionale del 2005 sull'olio d'oliva e sulle olive da tavola e dei governi invitati alla Conferenza delle Nazioni Unite per la negoziazione di un accordo destinato a subentrare all'accordo internazionale del 2005 sull'olio d'oliva e sulle olive da tavola.
2. Il presente accordo è soggetto a ratifica, accettazione o approvazione da parte dei governi firmatari conformemente alla rispettiva procedura costituzionale.
3. Qualsiasi governo di cui all'articolo 4, paragrafo 3, può:
a)
al momento della firma del presente accordo, dichiarare per iscritto che con tale firma acconsente ad essere vincolato dal presente accordo (firma definitiva); oppure
b)
dopo aver firmato il presente accordo, ratificarlo, accettarlo o approvarlo depositando il relativo strumento presso il depositario.
4. Gli strumenti di ratifica, di accettazione o di approvazione saranno depositati presso il depositario.
Articolo 29
Adesione
1. Il presente accordo è aperto all'adesione di qualsiasi governo di cui all'articolo 4, paragrafo 3, che può aderirvi alle condizioni stabilite dal consiglio dei membri, tra le quali rientrano in particolare il numero delle quote di partecipazione e il termine per il deposito degli strumenti di adesione. Tali condizioni sono trasmesse dal consiglio dei membri al depositario. La procedura relativa all'avvio del processo di adesione, i negoziati di adesione e le corrispondenti disposizioni sono fissati dal consiglio dei membri nel regolamento interno.
2. Quando i negoziati di adesione precisati nel regolamento interno sono conclusi, il consiglio dei membri adotta una decisione al riguardo conformemente alla procedura di cui all'articolo 10.
3. Al momento dell'adesione, la parte contraente è iscritta nell'allegato A del presente accordo, con indicazione delle quote di partecipazione di cui dispone secondo le condizioni di adesione.
4. L'adesione avviene mediante il deposito di uno strumento di adesione presso il depositario. Gli strumenti di adesione devono indicare che il governo accetta tutte le condizioni stabilite dal Consiglio oleicolo internazionale.
Articolo 30
Notificazione di applicazione a titolo provvisorio
1. Il governo firmatario che intenda ratificare, accettare o approvare il presente accordo, o il governo per il quale il consiglio dei membri abbia fissato condizioni di adesione ma che non abbia ancora potuto depositare lo strumento, può notificare in qualsiasi momento al depositario che applicherà il presente accordo a titolo provvisorio quando quest'ultimo entrerà in vigore conformemente all'articolo 31, oppure, se è già in vigore, ad una data specificata.
2. Il governo che abbia notificato, in conformità del paragrafo 1, che applicherà il presente accordo a titolo provvisorio quando entrerà in vigore oppure, se è già in vigore, ad una data specificata diviene così parte contraente. Rimane parte contraente fino alla data in cui deposita lo strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione o di adesione.
Articolo 31
Entrata in vigore
1. Il presente accordo entrerà in vigore il 1o gennaio 2017 a condizione che almeno cinque parti contraenti tra quelle elencate nell'allegato A del presente accordo che rappresentino almeno l'80 % delle 1 000 quote totali di partecipazione lo abbiano firmato definitivamente, o lo abbiano ratificato, accettato o approvato, oppure vi abbiano aderito.
2. Se al 1o gennaio 2017 il presente accordo non è entrato in vigore conformemente al paragrafo 1, entrerà in vigore a titolo provvisorio se a tale data l'avranno firmato definitivamente o l'avranno ratificato, accettato o approvato, o avranno notificato al depositario che l'applicheranno a titolo provvisorio, delle parti contraenti che soddisfino le condizioni in materia di percentuale indicate al paragrafo 1.
3. Se al 31 dicembre 2016 le condizioni di entrata in vigore di cui al paragrafo 1 o 2 non sono soddisfatte, il depositario inviterà le parti contraenti che avranno firmato definitivamente il presente accordo o l'avranno ratificato, accettato o approvato, o che gli avranno notificato che lo applicheranno provvisoriamente, a decidere se entrerà in vigore tra di esse, a titolo provvisorio o definitivo, interamente o in parte, alla data che esse fisseranno.
4. Per le parti contraenti che hanno depositato uno strumento di ratifica, accettazione, approvazione o adesione dopo l'entrata in vigore del presente accordo, l'accordo entra in vigore alla data di tale deposito.
Articolo 32
Emendamenti
1. Il Consiglio oleicolo internazionale può, per mezzo del consiglio dei membri, modificare per consenso il presente accordo.
2. Il consiglio dei membri stabilisce la data alla quale i membri devono avere notificato al depositario l'accettazione dell'emendamento in questione.
3. La modifica entra in vigore dopo 90 giorni dalla data in cui il depositario ha ricevuto notifica dell'accettazione da parte di tutti i membri. Se tale condizione non è soddisfatta alla data stabilita dal consiglio dei membri conformemente al paragrafo 2, l'emendamento si considera ritirato.
4. Gli aggiornamenti dell'elenco delle parti contraenti di cui all'allegato A in applicazione dell'articolo 11, paragrafo 5, non sono considerati emendamenti ai fini del presente articolo.
Articolo 33
Recesso
1. In qualsiasi momento dopo l'entrata in vigore del presente accordo un membro può recedere dal medesimo, mediante notifica scritta al depositario. Il membro informa contemporaneamente per iscritto il Consiglio oleicolo internazionale della decisione presa.
2. Il recesso di cui al presente articolo ha effetto dopo 90 giorni dalla data in cui il depositario ne ha ricevuto notifica.
Articolo 34
Esclusione
Fermo restando quanto previsto dall'articolo 26, se il consiglio dei membri ritiene che un membro sia venuto meno agli obblighi contratti ai termini del presente accordo e che tale inadempienza ostacoli seriamente il funzionamento del presente accordo, esso può, con decisione motivata degli altri membri, presa per consenso e in assenza del membro interessato, escluderlo dal presente accordo. Il Consiglio oleicolo internazionale notifica immediatamente la propria decisione al depositario. Il membro interessato cessa di far parte del presente accordo dopo 30 giorni dalla data della decisione del consiglio dei membri. Non scaturirà alcuna nuova obbligazione finanziaria dopo la data della decisione di escluderlo.
Articolo 35
Liquidazione dei conti
1. Il consiglio dei membri liquida i conti secondo le modalità che giudica eque, tenendo conto di tutti gli impegni che comportano conseguenze giuridiche per il Consiglio oleicolo internazionale e delle eventuali ripercussioni sui contributi nel caso di un membro che ha receduto dal presente accordo, che è stato escluso dal Consiglio oleicolo internazionale o che in altro modo ha cessato di far parte del presente accordo, e del tempo necessario per permettere una transizione adeguata, in particolare quando è necessario porre fine a tali impegni.
Fatte salve le disposizioni del comma precedente, tale membro è tenuto a corrispondere le somme dovute al Consiglio oleicolo internazionale per il periodo durante il quale ne è stato membro.
2. Alla denuncia o allo scadere del presente accordo, al membro che si trovi nella condizione di cui al paragrafo 1 non spetta nessuna parte del ricavo della liquidazione o degli altri averi del Consiglio oleicolo internazionale; non può neanche essergli chiesto di coprire alcuna parte del disavanzo eventuale del Consiglio oleicolo internazionale.
Articolo 36
Durata, proroga e denuncia
1. Il presente accordo rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2026.
2. Il consiglio dei membri può prorogare il presente accordo. Il consiglio dei membri notifica la proroga al depositario. I membri che non accettano tale proroga del presente accordo ne informano il Consiglio oleicolo internazionale e cessano di far parte del presente accordo a decorrere dall'inizio del periodo di proroga.
3. Se, prima del 31 dicembre 2026 o prima della scadenza di un periodo di proroga deciso dal consiglio dei membri, un nuovo accordo è stato negoziato da quest'ultimo ma non è ancora entrato in vigore a titolo provvisorio o definitivo, il presente accordo rimane in vigore per un periodo massimo di dodici mesi oltre la sua data di scadenza fino all'entrata in vigore del nuovo accordo.
4. Il consiglio dei membri può decidere per consenso di denunciare il presente accordo. Gli obblighi dei membri sussistono fino alla data di denuncia stabilita dal consiglio dei membri.
5. Nonostante la scadenza o la denuncia del presente accordo, il Consiglio oleicolo internazionale continua a esistere durante il tempo necessario per provvedere alla liquidazione, compresa la liquidazione dei conti, e durante questo periodo esercita i poteri e le funzioni necessari a tale fine.
6. Il Consiglio oleicolo internazionale notifica al depositario ogni decisione presa in applicazione del presente articolo.
Articolo 37
Riserve
Nessuna disposizione del presente accordo può essere oggetto di riserve.
IN FEDE DI CHE i sottoscritti, debitamente autorizzati, hanno apposto la propria firma sul presente accordo alle date indicate.
FATTO a Ginevra, il 9 ottobre 2015. I testi del presente accordo in lingua araba, francese, inglese e spagnola fanno ugualmente fede.
(*) L'elenco dei partecipanti è stato pubblicato nel documento TD/OLIVE OIL.11/INF.1.
ALLEGATO A
QUOTE DI PARTECIPAZIONE AL BILANCIO DELL'ORGANIZZAZIONE FISSATE CONFORMEMENTE ALL'ARTICOLO 11
Albania
5
Algeria
19
Argentina
18
Egitto
23
Iran (Repubblica islamica dell')
5
Iraq
5
Israele
5
Giordania
8
Libano
6
Libia
5
Marocco
41
Montenegro
5
Tunisia
67
Turchia
66
Unione europea
717
Uruguay
5
Totale
1 000
ALLEGATO B
DENOMINAZIONI E DEFINIZIONI DEGLI OLI D'OLIVA E DEGLI OLI DI SANSA D'OLIVA
Si riportano di seguito le denominazioni degli oli d'oliva e degli oli di sansa d'oliva e le definizioni corrispondenti.
I. Olio d'oliva
A. Oli d'oliva vergini: oli ottenuti dal frutto dell'olivo (Olea europaea L.) unicamente mediante processi meccanici o altri processi fisici in condizioni, termiche particolarmente, che non causano alterazione dell'olio, e che non ha subito alcun trattamento diverso dal lavaggio, dalla decantazione, dalla centrifugazione e dalla filtrazione. Detti oli sono oggetto della classificazione e delle denominazioni seguenti:
a)
oli d'oliva vergini adatti al consumo tal quali:
i) olio extra vergine d'oliva: olio d'oliva vergine le cui caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria;
ii) olio d'oliva vergine: olio d'oliva vergine le cui caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria;
iii) olio d'oliva vergine corrente: olio d'oliva vergine le cui caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria (1);
b)
oli d'oliva vergini che richiedono un trattamento prima del consumo:
i) olio d'oliva vergine lampante: olio d'oliva vergine le cui caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria. Destinato alla raffinazione per il consumo umano o a usi tecnici.
B. Olio d'oliva raffinato: olio d'oliva ottenuto mediante raffinazione di oli d'oliva vergini, le cui caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria (2).
C. Olio d'oliva costituito dal taglio di olio d'oliva raffinato con oli d'oliva vergini: olio ottenuto dal taglio di olio d'oliva raffinato con oli d'oliva vergini adatti al consumo tal quali, le cui caratteristiche fisico-chimiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria.
II. Olio di sansa d'oliva
(3)
Olio ottenuto dalla sansa d'oliva mediante trattamento con solventi o altri processi fisici, escluso l'olio ottenuto con processi di riesterificazione e qualsiasi miscela con oli di altra natura. Detto olio è oggetto delle denominazioni seguenti:
A. olio di sansa d'oliva grezzo: olio di sansa d'oliva le cui caratteristiche fisico-chimiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria. È destinato alla raffinazione per il consumo umano o a usi tecnici;
B. olio di sansa d'oliva raffinato: olio ottenuto mediante raffinazione di olio di sansa d'oliva grezzo, le cui caratteristiche fisico-chimiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria (4);
C. olio di sansa d'oliva costituito dal taglio di olio di sansa d'oliva raffinato con oli d'oliva vergini: olio ottenuto dal taglio di olio di sansa d'oliva raffinato con oli d'oliva vergini adatti al consumo tal quali, le cui caratteristiche fisico-chimiche corrispondono a quelle della norma commerciale del Consiglio oleicolo internazionale prevista per questa categoria. Non può in nessun caso essere denominato «olio d'oliva».
(1) Questo prodotto può essere venduto direttamente ai consumatori solo previa autorizzazione del paese in cui avviene la commercializzazione al dettaglio. In assenza di autorizzazione, la denominazione del prodotto dovrà essere conforme alle disposizioni legali del paese in questione.
(2) Questo prodotto può essere venduto direttamente ai consumatori solo previa autorizzazione del paese in cui avviene la commercializzazione al dettaglio.
(3) L'olio di sansa d'oliva non può essere venduto con la denominazione o la definizione di «olio d'oliva».
(4) Questo prodotto può essere venduto direttamente ai consumatori solo previa autorizzazione del paese in cui avviene la commercializzazione al dettaglio.
ALLEGATO C
TIPI E DEFINIZIONI DELLE OLIVE DA TAVOLA
Le olive da tavola sono classificate in base a uno dei seguenti tipi:
i) olive verdi: frutti colti durante il ciclo di maturazione, prima dell'invaiatura e quando hanno raggiunto dimensioni normali. Il colore del frutto può variare dal verde al giallo paglia;
ii) olive cangianti: frutti colti prima della completa maturazione, al momento dell'invaiatura. Possono presentare un colore rosato, rosa vinoso o castagno;
iii) olive nere: frutti colti quando hanno raggiunto la completa maturazione, o poco prima. Possono presentare un colore nero rossastro, nero violaceo, violetto scuro, nero olivastro o castagno scuro.
I preparati commerciali di olive da tavola, compresi alcuni tipi di trasformazione, sono disciplinati dalle norme commerciali vigenti del Consiglio oleicolo internazionale.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo internazionale sull’olio d’oliva e le olive da tavola
QUAL È LO SCOPO DELL’ACCORDO E DELLA DECISIONE?
L’accordo mira a:garantire una legislazione nazionale e internazionale uniforme in materia di oli d’oliva *, oli di sansa d’oliva * e olive da tavola al fine di evitare ostacoli agli scambi; consolidare le norme internazionali approfondendo la conoscenza della composizione e delle caratteristiche delle olive. Tali norme promuovono:il controllo della qualità dei prodotti;gli scambi commerciali internazionali e il loro sviluppo;la tutela dei diritti del consumatore; ela prevenzione delle pratiche fraudolente e ingannevoli.La decisione dell’UE:approva l’accordo internazionale sull’olio d’oliva e le olive da tavola; conferma che la Commissione europea rappresenta i paesi dell’UE nel Consiglio dei membri; dà mandato alla Commissione di approvare alcuni tipi di modifiche dell’accordo.
PUNTI CHIAVE
L’accordo sostituisce una versione precedente del 2005. Esso:rafforza il ruolo del Consiglio oleicolo internazionale (COI) come forum di eccellenza scientifica e centro di documentazione e informazione; organizza studi e ricerche e agevola lo scambio di informazioni e la cooperazione tecnica; promuove la conservazione dell’ambiente e la produzione sostenibile; incoraggia il consumo di prodotti oleicoli e l’espansione del commercio internazionale; sostiene la divulgazione delle informazioni sulle proprietà delle olive, in particolare sotto il profilo della nutrizione e della salute; diffonde i dati e le analisi economiche sull’olio d’oliva.Il COI, con sede a Madrid, prende le decisioni per consenso nella sua massima autorità, il Consiglio dei membri, che si riunisce in due sessioni ordinarie all’anno.
I paesi membri del COI:non possono adottare misure in contrasto con gli obblighi derivanti dall’accordo; applicano negli scambi internazionali le denominazioni e le definizioni degli oli di oliva, degli oli di sansa d’oliva e delle olive da tavola contenute nell’accordo; incoraggiano l’uso di queste definizioni nel loro commercio interno; si impegnano a non utilizzare il termine «olio d’oliva» in modo incompatibile con l’accordo; garantiscono sul loro territorio la protezione delle indicazioni geografiche *; incoraggiano il miglioramento delle pratiche di produzione per sviluppare un’olivicoltura sostenibile.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore provvisoriamente il 1° gennaio 2017.
La decisione trova applicazione dal 3 giugno 2019.
CONTESTO
I membri del COI rappresentano quasi il 95 % della produzione mondiale di olio d’oliva, mentre l’UE è stata il primo produttore (67 %), consumatore (55 %) ed esportatore (67 %) nel periodo dal 2012/2013 al 2016/2017. L’accordo è uno dei numerosi accordi internazionali sui prodotti di base della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD). Altri riguardano zucchero, cereali, caffè, cacao, legno tropicale, gomma, iuta, rame, piombo e zinco. Per ulteriori informazioni consultare:Olio d’oliva (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Olio d’oliva: l’olio che proviene unicamente dal frutto dell’olivo.Ai sensi della legislazione UE, le diverse categorie di olio d’oliva sono le seguenti:«olio extra vergine d’oliva», «olio d’oliva vergine»,«olio d’oliva lampante», «olio d’oliva raffinato» e«olio d’oliva — composto da oli di oliva raffinati e oli di oliva vergini».
Olio di sansa d’oliva: l’olio ottenuto trattando la sansa d’oliva con solventi o altri processi fisici.Ai sensi della legislazione UE, le diverse categorie di olio di sansa d’oliva sono le seguenti:«olio di sansa d’oliva grezzo»,«olio di sansa d’oliva raffinato» e«olio di sansa d’oliva».
Indicazione geografica: un’indicazione utilizzata su prodotti con una specifica origine geografica e una qualità o reputazione dovuta a tale origine.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo internazionale del 2015 sull’olio d’oliva e le olive da tavola, 2015 (GU L 293 del 28.10.2016, pag. 4).
Decisione (UE) 2019/848 del Consiglio, del 17 maggio 2019, relativa alla conclusione a nome dell’Unione europea dell’accordo internazionale del 2015 sull’olio d’oliva e le olive da tavola (GU L 139 del 27.5.2019, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (UE) 2016/1892 del Consiglio, del 10 ottobre 2016, relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, e all’applicazione provvisoria dell’accordo internazionale del 2015 sull’olio d’oliva e le olive da tavola (GU L 293 del 28.10.2016, pag. 2). |
Il Sistema di informazione doganale (SID)
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Esso punta a rafforzare la cooperazione amministrativa (mutua assistenza) tra le autorità amministrative degli Stati membri e la collaborazione tra queste e la Commissione europea riguardo all’applicazione della regolamentazione doganale o agricola dell’Unione. Il sistema di informazione doganale (SID) contribuisce ad agevolare la prevenzione, l’individuazione e il perseguimento delle infrazioni alle regolamentazioni doganale o agricola dell’Unione. Rende più efficaci, mediante una più rapida diffusione delle informazioni, le procedure di cooperazione e di controllo delle autorità nazionali. Il sistema consente inoltre uno scambio di dati sulle merci in transito nei territori doganali degli Stati membri e dei paesi terzi.
PUNTI CHIAVE
Le condizioni in cui opera il SID sono definite nel regolamento stesso. I dati inseriti nel CIS devono riguardare esclusivamente:merci;mezzi di trasporto;imprese;persone;tendenze in materia di frode;disponibilità di competenze professionali;merci bloccate, sequestrate o confiscate;denaro contante bloccato, sequestrato o confiscato. Il Consiglio può decidere di consentire l’accesso al SID a organizzazioni internazionali o regionali. In determinate condizioni, i dati possono essere condivisi con altre autorità nazionali, paesi terzi e organizzazioni internazionali o regionali e/o agenzie dell’Unione.Protezione dei datiPuò accadere che le informazioni scambiate contengano dati personali*. Gli scambi di dati personali avvengono solo quando necessario per il raggiungimento degli obiettivi del sistema, ad esempio a fini di osservazione, controlli specifici o analisi operative*. Tutti i dati contenuti nel SID sono riservati e possono essere riprodotti solo per motivi tecnici, ad esempio nei casi giustificati dalla ricerca di informazioni. Su autorizzazione dell’autorità che li ha inseriti, i dati personali possono essere trasmessi ai sistemi di gestione dei rischi utilizzati per i controlli doganali nazionali o ai sistemi di analisi operativa utilizzati a livello dell’Unione.Archivio di identificazione dei fascicoli a fini doganali
L’archivio di identificazione dei fascicoli a fini doganali (FIDE) è un elemento specifico del SID. Centralizza i fascicoli relativi a persone e imprese sospettate o ritenute colpevoli di reati.
Migliore gestione dei rischi e rilevamento e prevenzione delle frodiIl regolamento (UE) 2015/1525, che si applica dal 1 settembre 2016, modifica il regolamento (CE) n. 515/97 allo scopo di migliorare l’individuazione, l’indagine e la prevenzione delle frodi doganali, semplificando lo scambio di informazioni e di elementi di prova disponibili e migliorando il funzionamento del sistema istituito. Affronta le carenze nei sistemi di rilevamento delle frodi nel settore doganale nonché i ritardi nelle indagini svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF). Il Regolamento (UE) 2015/1525:predispone e gestisce un repertorio dei messaggi sullo status dei container notificati (repertorio dei CSM). Gli Stati membri hanno lo stesso livello di accesso della Commissione al repertorio dei CSM;istituisce un repertorio contenente dati relativi alle importazioni, alle esportazioni e al transito delle merci;chiarisce la possibilità di utilizzare le informazioni ottenute tramite l’assistenza reciproca come elementi di prova nei procedimenti giudiziari e amministrativi;stabilisce la procedura che consente alla commissione di ottenere documenti giustificativi detenuti dagli operatori economici. Su richiesta della commissione, gli Stati membri sono tenuti a fornire documenti giustificativi che accompagnano le dichiarazioni di importazione ed esportazione, e tale richiesta deve essere elaborata entro quattro settimane;semplifica la procedura di conservazione dei dati nel SID abolendo l’obbligo di riesame annuale dei dati e stabilendo un termine massimo di conservazione di cinque anni che possa essere prorogato, se giustificato, di ulteriori due anni;richiede alla commissione di effettuare, entro il 9 ottobre 2017, una valutazione della necessità di estendere i dati contenuti nei repertori interessati e della fattibilità dell’estensione dei dati contenuti nel repertorio trasporti per includervi i dati sull’importazione, sull’esportazione e sul transito di beni per via terrestre e aerea.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Si applica dal 13 marzo 1998.
CONTESTO
Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Dati personali: qualsiasi informazione relativa a una persona fisica, identificata o identificabile (ciò significa che la persona potrebbe essere identificata direttamente o indirettamente, in particolare mediante un numero di identificazione o elementi specifici dell’identità fisica, fisiologica, psicologica, economica, culturale o sociale di quella persona.
Analisi operativa: il processo di analisi delle operazioni che costituiscono, o sembrano costituire, violazioni durante molte fasi come la raccolta di informazioni, la valutazione dell’affidabilità delle informazioni, il collegamento delle informazioni, nonché la formulazione di raccomandazioni volte a identificare persone o attività commerciali implicate e/o individuare altri reati.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 515/97 del Consiglio, del 13 marzo 1997, relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla cooperazione tra queste e la Commissione per garantire la corretta applicazione della legge in materia doganale e agricola (GU L 82 22.3.1997, pag. 1).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 515/97 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento delegato (UE) 2016/757 della Commissione, del 3 febbraio 2016, che determina le operazioni relative all’applicazione della normativa agricola per le quali è richiesto l’inserimento di informazioni nel sistema d’informazione doganale (GU L 126 del 14.5.2016, pag. 1).
Direttiva (UE) 2016/680 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la decisione quadro 2008/977/GAI del Consiglio (GU L 119 del 4.5.2016, pag. 89).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento di esecuzione (UE) 2016/345 della Commissione, del 10 marzo 2016, che stabilisce disposizioni relative alla frequenza di notifica dei messaggi sullo status dei container (CSM), al formato dei dati in essi contenuti e al metodo di trasmissione (GU L 65 del 11.3.2016, pag. 38).
Regolamento di esecuzione (UE) 2016/346 della Commissione, del 10 marzo 2016, che stabilisce gli elementi da inserire nel sistema d’informazione doganale (GU L 65 dell’11.3.2016, pag. 40).
Decisione 2009/917/GAI del Consiglio, del 30 novembre 2009, sull’uso dell’informatica nel settore doganale (GU L 323 del 10.12.2009, pag. 20).
Decisione n. 70/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 gennaio 2008, relativa a un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio (GU L 23 del 26.1.2008, pag. 21).
Si veda la versione consolidata. | Regolamento (CE) n. 515/97 del Consiglio del 13 marzo 1997 relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare la corretta applicazione delle normative doganale e agricola
Gazzetta ufficiale n. L 082 del 22/03/1997 pag. 0001 - 0016
REGOLAMENTO (CE) N. 515/97 DEL CONSIGLIO del 13 marzo 1997 relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare la corretta applicazione delle normative doganale e agricola IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare gli articoli 43 e 235,visto il regolamento (CEE) n. 729/70 del Consiglio, del 21 aprile 1970, relativo al finanziamento della politica agricola comune (1), in particolare l'articolo 8, paragrafo 3,vista la proposta della Commissione (2),visto il parere del Parlamento europeo (3),visto il parere del Comitato economico e sociale (4),considerando che la lotta contro le frodi nell'ambito dell'unione doganale e della politica agricola comune esige una stretta collaborazione tra le autorità amministrative che, in ciascuno degli Stati membri, sono incaricate dell'esecuzione delle disposizioni adottate in ambedue i settori; che esso esige altresì un'adeguata collaborazione tra queste autorità nazionali e la Commissione, che ha il compito di vigilare sull'applicazione del trattato nonché sulle disposizioni adottate in virtù di esso; che una collaborazione efficace in questo campo deve rinforzare in particolare la protezione degli interessi finanziari della Comunità;considerando che è pertanto opportuno definire le regole in base alle quali le autorità amministrative degli Stati membri sono tenute a prestarsi mutua assistenza e a collaborare con la Commissione al fine di assicurare la corretta applicazione delle regolamentazioni doganale e agricola e la tutela giuridica degli interessi finanziari della Comunità, in particolare attraverso la prevenzione e la ricerca delle infrazioni a tali regolamentazioni, nonché attraverso l'individuazione di operazioni che siano o appaiano in contrasto con queste regolamentazioni;considerando che il regolamento (CEE) n. 1468/81 del Consiglio, del 19 maggio 1981, relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare la corretta applicazione della regolamentazione doganale o agricola (5), ha stabilito al riguardo un sistema di stretta collaborazione tra le autorità amministrative degli Stati membri e tra queste e la Commissione; che detto sistema si è rivelato efficace;considerando che è tuttavia necessario, tenuto conto dell'esperienza acquisita, sostituire integralmente il regolamento (CEE) n. 1468/81 allo scopo di rafforzare la collaborazione sia tra le autorità amministrative incaricate nei singoli Stati membri di attuare le disposizioni adottate nel settore dell'unione doganale e della politica agricola comune sia tra tali autorità e la Commissione; che, a tal fine occorre fissare nuove norme sul piano comunitario;considerando che l'attuazione di disposizioni comunitarie relative alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri ed alla loro collaborazione con la Commissione al fine di assicurare la corretta applicazione delle regolamentazioni doganale e agricola non pregiudica l'applicazione della convenzione del 1967 per la mutua assistenza tra le amministrazioni doganali nei settori che continuano a rientrare nella esclusiva competenza degli Stati membri; che tali disposizioni comunitarie non potrebbero peraltro pregiudicare l'applicazione, negli Stati membri, delle norme relative alla reciproca assistenza giudiziaria in materia penale;considerando inoltre che le norme comunitarie generali che stabiliscono un sistema di mutua assistenza e collaborazione tra le autorità amministrative degli Stati membri e tra queste e la Commissione non si applicano se coincidono con quelle di regolamenti specifici, a meno che le norme generali non migliorino o rafforzino la cooperazione amministrativa; che, in particolare, l'attuazione del sistema informativo doganale non pregiudica gli obblighi di informazione degli Stati membri nei confronti della Commissione previsti dai regolamenti (CEE, Euratom) n. 1552/89 (6) e (CEE) n. 595/91 (7) né la prassi delle schede d'informazione sulle frodi utilizzate per diffondere le informazioni d'interesse comunitario;considerando che una maggiore collaborazione tra gli Stati membri rende peraltro necessario coordinare tra i servizi competenti le indagini e le altre azioni; che è pertanto indispensabile che la Commissione sia informata in modo più esauriente dagli Stati membri;considerando che la Commissione deve vigilare alla parità di trattamento degli operatori economici affinché l'applicazione del sistema di mutua assistenza amministrativa da parte degli Stati membri non crei discriminazioni tra gli operatori economici stabiliti in diversi Stati membri;considerando che occorre precisare gli obblighi degli Stati membri nel quadro della mutua assistenza amministrativa quando funzionari delle amministrazioni nazionali degli Stati membri effettuino indagini sull'applicazione della regolamentazione doganale e agricola per incarico o con l'autorizzazione di un'autorità giudiziaria;considerando che occorre precisare le competenze degli agenti nazionali che effettuano indagini in un altro Stato membro; che occorre anche prevedere la possibilità per gli agenti della Commissione di presenziare, per quanto sia giustificato, ad un'indagine nazionale relativa alla mutua assistenza amministrativa e precisare le loro competenze;considerando che è necessario, per la riuscita della cooperazione amministrativa, che la Commissione sia informata delle informazioni comunicate tra gli Stati membri e i paesi terzi nel caso in cui ciò presenti un interesse particolare per la Comunità;considerando che ai fini di un rapido e sistematico scambio delle informazioni comunicate alla Commissione è necessario creare un sistema informativo doganale automatizzato sul piano comunitario; che, in tale ambito, occorre altresì memorizzare le informazioni sensibili relative a frodi e irregolarità in materia doganale o agricola in una base di dati centrale accessibile agli Stati membri, facendo in modo di rispettare il carattere riservato delle informazioni scambiate, con particolare riguardo ai dati di carattere personale; che, a motivo della legittima sensibilità della questione, devono essere stabilite norme precise e trasparenti al fine di garantire le libertà individuali;considerando che le amministrazioni doganali debbono quotidianamente applicare tanto le disposizioni comunitarie quanto quelle non comunitarie, e che è pertanto opportuno disporre di un'unica infrastruttura per l'applicazione di tali disposizioni;considerando che le informazioni scambiate possono riguardare le persone fisiche e che il presente regolamento deve perciò realizzare nel suo ambito di applicazione i principi della protezione delle persone rispetto al trattamento, automatizzato o meno, dei loro dati di carattere personale; che i principi, quali figurano nella direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (8), devono essere precisati e completati nel presente regolamento, rispettando i termini e le condizioni di detta direttiva; che in attesa dell'applicazione dei provvedimenti nazionali di recepimento di tale direttiva, occorre dispensare dall'applicazione delle disposizioni relative agli scambi di dati non automatizzati taluni Stati membri che, nella fase attuale, non dispongono di norme di protezione rispetto a tali dati;considerando che, per poter partecipare al sistema di informazione doganale, gli Stati membri e la Commissione devono adottare una legislazione relativa ai diritti e alle libertà delle persone riguardo al trattamento dei dati personali; che, in attesa dell'applicazione dei provvedimenti nazionali che recepiscono la direttiva 95/46/CE, gli Stati membri e la Commissione devono assicurare un livello di protezione che si ispiri ai principi contenuti in tale direttiva;considerando che, ai fini di un'adeguata protezione dei diritti delle persone interessate, è necessario garantire un controllo indipendente dei trattamenti dei dati nominativi contenuti nel sistema informativo doganale sia a livello di ciascuno Stato membro che nei confronti della Commissione;considerando che è opportuno che la Commissione faciliti l'installazione e la gestione dei sistemi informatizzati negli Stati membri, in stretta collaborazione con questi ultimi;considerando che è opportuno che la Commissione sia informata delle procedure giudiziarie o amministrative volte a sanzionare il mancato rispetto delle disposizioni delle regolamentazioni doganale o agricola;considerando che, al fine di attuare certe disposizioni del presente regolamento, di favorire la realizzazione ed il funzionamento del sistema informativo doganale e di esaminare gli eventuali problemi che riguardano lo sviluppo della collaborazione amministrativa prevista dal presente regolamento, è opportuno prevedere la creazione di un comitato;considerando che le disposizioni del presente regolamento riguardano sia l'applicazione delle norme della politica agricola comune sia quella delle regolamentazioni in materia doganale; che il sistema creato dal presente regolamento costituisce un corpo comunitario completo; che, poiché le disposizioni specifiche del trattato in materia doganale non hanno attribuito alla Comunità la competenza per creare un siffatto sistema, è necessario ricorrere al disposto dell'articolo 235,HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:Articolo 1 1. Il presente regolamento determina le condizioni alle quali le autorità amministrative incaricate negli Stati membri dell'esecuzione delle regolamentazioni in materia doganale e agricola collaborano tra loro e con la Commissione allo scopo di assicurare l'osservanza di tali regolamentazioni nell'ambito di un sistema comunitario.2. Le disposizioni del presente regolamento non si applicano qualora coincidano con disposizioni specifiche di altre regolamentazioni in materia di mutua assistenza e di collaborazione tra le autorità amministrative degli Stati membri e tra queste e la Commissione per l'esecuzione delle regolamentazioni doganale e agricola.Articolo 2 1. Ai sensi del presente regolamento si intende per:- regolamentazione doganale, l'insieme delle disposizioni a carattere comunitario e delle disposizioni adottate per l'applicazione della regolamentazione comunitaria cui sono soggetti l'importazione, l'esportazione, il transito ed il soggiorno delle merci oggetto di scambi tra gli Stati membri e i paesi terzi, nonché tra gli Stati membri per quanto riguarda le merci che non hanno lo status comunitario ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 2 del trattato o per le quali le condizioni di acquisizione dello status comunitario costituiscono oggetto di controlli o di indagini complementari;- regolamentazione agricola, l'insieme delle disposizioni adottate nell'ambito della politica agricola comune e delle regolamentazioni specifiche adottate rispetto alle merci risultanti dalla trasformazione di prodotti agricoli;- autorità richiedente, la competente autorità di uno Stato membro che formula una richiesta di assistenza;- autorità interpellata, l'autorità competente di uno Stato membro cui è indirizzata una richiesta di assistenza;- indagine amministrativa, qualsiasi controllo, verifica o azione intrapresi da agenti delle autorità amministrative di cui all'articolo 1, paragrafo 1 nell'esercizio delle loro funzioni allo scopo di garantire la corretta applicazione delle regolamentazioni doganale e agricola e di accertare, se del caso, l'irregolarità di operazioni che sembrano ad esse contrarie, ad eccezione delle azioni intraprese su richiesta o sotto il diretto controllo di un organo giudiziario; il termine «indagine amministrativa» copre anche le missioni comunitarie di cui all'articolo 20;- dati personali, qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile; si considera identificabile una persona che può essere identificata direttamente o indirettamente in particolare con riferimento ad un numero di identificazione o ad uno o più elementi specifici propri alla sua identità fisica, fisiologica, psichica, economica, culturale o sociale.2. Ciascuno Stato membro comunica agli altri Stati membri e alla Commissione l'elenco delle autorità competenti designate a mantenere i rapporti ai fini dell'applicazione del presente regolamento.Nel presente regolamento, l'espressione «autorità competenti» comprende le autorità designate a norma del primo comma.Articolo 3 Quando le autorità nazionali decidono, sulla base di una domanda di assistenza amministrativa o di una comunicazione fatta a norma del presente regolamento, di intraprendere un'azione comprendente taluni elementi cui si può ricorrere unicamente previa autorizzazione o richiesta dell'autorità giudiziaria, devono essere comunicati nel quadro della cooperazione amministrativa prevista dal presente regolamento:- le informazioni relative all'applicazione della regolamentazione doganale e agricola che tali autorità ottengono, o, quantomeno,- gli elementi essenziali della pratica che consentono di porre fine ad una prassi fraudolenta.Tuttavia, tale comunicazione deve essere preventivamente autorizzata dall'autorità giudiziaria se tale autorizzazione risulta necessaria in base al diritto nazionale.TITOLO I ASSISTENZA SU RICHIESTA Articolo 4 1. L'autorità interpellata comunica all'autorità richiedente, su richiesta di quest'ultima, tutte le informazioni che consentono di assicurare l'osservanza delle disposizioni previste dalle regolamentazioni doganale e agricola ed in particolare quelle relative:- all'applicazione dei dazi doganali e delle tasse di effetto equivalente, nonché dei prelievi agricoli e di altre imposizioni previste nel quadro della politica agricola comune o in quello dei regimi specifici applicabili ad alcune merci derivanti dalla trasformazione di prodotti agricoli;- alle operazioni che fanno parte del sistema di finanziamento da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia.2. Allo scopo di ottenere le informazioni richieste, l'autorità interpellata, o l'autorità amministrativa cui l'autorità interpellata si rivolge, procede come se agisse per conto proprio o su richiesta di un'altra autorità del proprio paese.Articolo 5 L'autorità interpellata fornisce all'autorità richiedente, su richiesta di quest'ultima, qualsiasi attestazione, documento o copia conforme di documento di cui dispone o che essa si procura alle condizioni di cui all'articolo 4, paragrafo 2, e che si riferiscono ad operazioni cui si applicano le regolamentazioni doganale o agricola.Articolo 6 1. Su richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata notifica o fa notificare al destinatario, nell'osservanza delle norme in vigore nello Stato membro in cui essa ha sede, tutti gli atti o le decisioni adottate dalle autorità amministrative che riguardino l'applicazione delle regolamentazioni doganale e agricola.2. Le richieste di notifica che indicano l'oggetto dell'atto o della decisione da notificare sono corredate da una traduzione nella lingua ufficiale o in una delle lingue ufficiali dello Stato membro in cui ha sede l'autorità interpellata, lasciando impregiudicata la facoltà per quest'ultima di rinunciare alla comunicazione di tale traduzione.Articolo 7 Su richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata esercita o fa esercitare, per quanto possibile, una speciale sorveglianza nella zona di azione dei propri servizi:a) sulle persone delle quali si possa ragionevolmente ritenere che commettano infrazioni alle regolamentazioni doganale e agricola e, in modo particolare, sugli spostamenti di queste persone;b) sui luoghi in cui siano stati costituiti depositi di merci in condizioni tali da fare ragionevolmente supporre che essi siano destinati ad alimentare operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale e agricola;c) sui movimenti di merci segnalati come possibile oggetto di operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale e agricola;d) sui mezzi di trasporto che si può ragionevolmente ritenere siano utilizzati per effettuare operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola.Articolo 8 L'autorità interpellata comunica all'autorità richiedente, su richiesta di quest'ultima, segnatamente mediante relazioni e altri documenti o loro copie conformi o estratti, tutte le informazioni di cui essa dispone o che essa si procura alle condizioni di cui all'articolo 4, paragrafo 2 riguardo ad operazioni constatate o progettate che sono o appaiono all'autorità richiedente contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola, ovvero, se del caso, riguardo ai risultati della sorveglianza esercitata a norma dell'articolo 7.Tuttavia la comunicazione di documenti originali e di reperti è effettuata solo se non è contraria alle disposizioni vigenti nello Stato membro in cui ha sede l'autorità interpellata.Articolo 9 1. Su richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata procede o fa procedere alle opportune indagini amministrative in merito alle operazioni che sono o appaiono all'autorità richiedente contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola.Per effettuare tali indagini amministrative, l'autorità interpellata o l'autorità amministrativa cui quest'ultima si rivolge, procede come se agisse per conto proprio o su richiesta di un'altra autorità del proprio paese.L'autorità interpellata comunica i risultati di tali indagini amministrative all'autorità richiedente.2. Previo accordo tra l'autorità richiedente e l'autorità interpellata, degli agenti designati dall'autorità richiedente possono assistere alle indagini amministrative di cui al paragrafo 1.Gli agenti dell'autorità interpellata garantiscono in qualsiasi momento lo svolgimento delle indagini amministrative. Gli agenti dell'autorità richiedente non possono, di propria iniziativa, esercitare i poteri di controllo spettanti agli agenti dell'autorità interpellata; essi hanno tuttavia accesso agli stessi locali e agli stessi documenti cui hanno accesso questi ultimi, per loro tramite ed esclusivamente ai fini dell'indagine amministrativa in corso.Allorché le disposizioni nazionali in materia di procedura penale riservano certi atti ad agenti specificamente indicati dalla legge nazionale, gli agenti dell'autorità richiedente non partecipano a tali atti. Essi comunque non partecipano segnatamente alle perquisizioni domiciliari o all'interrogatorio formale delle persone disciplinato dalla legge penale. Essi hanno, tuttavia, accesso alle informazioni così ottenute, alle condizioni previste dall'articolo 3.Articolo 10 Previo accordo fra l'autorità richiedente e l'autorità interpellata e secondo le modalità fissate da quest'ultima, gli agenti debitamente autorizzati dalla prima possono raccogliere, negli uffici in cui esercitano le loro funzioni le autorità amministrative dello Stato membro in cui ha sede l'autorità interpellata, delle informazioni relative all'applicazione delle regolamentazioni doganale e agricola necessarie all'autorità richiedente e risultanti dalla documentazione cui possono accedere gli agenti di detti uffici. Tali agenti sono autorizzati ad estrarre copia di tale documentazione.Articolo 11 Gli agenti dell'autorità richiedente che sono presenti in un altro Stato membro in applicazione degli articoli 9 e 10 devono essere in grado di produrre, in qualsiasi momento, un mandato scritto in cui siano indicate la loro identità e la loro qualifica ufficiale.Articolo 12 Gli accertamenti, gli attestati, le informazioni, i documenti, le copie conformi a tutte le informazioni ottenute dagli agenti dell'autorità interpellata e trasmessi all'autorità richiedente nei casi di assistenza di cui agli articoli da 4 a 11 possono essere invocati come elementi di prova dagli organi competenti dello Stato membro dell'autorità richiedente.TITOLO II ASSISTENZA SPONTANEA Articolo 13 Le autorità competenti di ciascuno Stato membro prestano, alle condizioni enunciate agli articoli 14 e 15, la propria assistenza alle autorità competenti degli altri Stati membri, senza che sia stata formulata la richiesta preventiva da parte di queste ultime.Articolo 14 Quando lo reputino utile ai fini dell'osservanza della regolamentazione doganale e agricola, le autorità competenti di ciascuno Stato membro:a) esercitano o fanno esercitare, nella misura del possibile, la speciale sorveglianza di cui all'articolo 7;b) comunicano alle autorità competenti degli altri Stati membri interessati, in particolare con relazioni e altri documenti o con loro copie conformi o estratti, tutte le informazioni di cui dispongono su operazioni che sono o che appaiono loro contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola.Articolo 15 Le autorità competenti di ciascuno Stato membro comunicano senza indugio alle autorità competenti degli altri Stati membri interessati qualsiasi informazione utile che si riferisce ad operazioni che sono o appaiono loro contrarie alle regolamentazioni doganale e agricola, in particolare le informazioni relative alle merci che ne costituiscono l'oggetto nonché ai nuovi mezzi o metodi utilizzati per effettuare tali operazioni.Articolo 16 Le informazioni ottenute dagli agenti di uno Stato membro e trasmesse ad un altro Stato membro nei casi di assistenza di cui agli articoli da 13 a 15 possono essere invocate come elemento di prova dagli organi competenti dello Stato membro destinatario di tali informazioni.TITOLO III RELAZIONI CON LA COMMISSIONE Articolo 17 1. Le autorità competenti di ogni Stato membro comunicano alla Commissione, non appena ne dispongono:a) ogni informazione che ritengono utile relativamente:- alle merci che hanno costituito oggetto o che si presume abbiano costituito oggetto di operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola,- ai metodi ed ai procedimenti utilizzati o che si presume siano stati utilizzati per violare le regolamentazioni doganale o agricola,- alle richieste di assistenza, alle azioni intraprese e alle informazioni scambiate in applicazione degli articoli da 4 a 16 che possono evidenziare tendenze di frode nei settori doganale o agricolo;b) ogni informazione riguardante insufficienze o lacune delle regolamentazioni doganale o agricola che l'applicazione ha consentito di rilevare o di supporre.2. La Commissione comunica alle autorità competenti di ogni Stato membro, appena ne dispone, ogni informazione tale da consentire loro di assicurare l'osservanza delle regolamentazioni doganale e agricola.Articolo 18 1. Qualora operazioni contrarie o che appaiono contrarie alle regolamentazioni doganale e agricola siano constatate dalle autorità competenti di uno Stato membro o presentino un particolare interesse sul piano comunitario, segnatamente:- qualora esse abbiano o possano aver ramificazioni in altri Stati membri, ovvero- qualora dette autorità ritengano che operazioni analoghe possano essere state effettuate anche in altri Stati membri,dette autorità comunicano senza indugio alla Commissione, di propria iniziativa o su richiesta motivata della Commissione stessa, qualsiasi opportuna informazione, se del caso sotto forma di documenti o di copie o estratti di documenti, occorrente per la conoscenza dei fatti ai fini del coordinamento, ad opera della Commissione, delle azioni svolte dagli Stati membri.La Commissione comunica tali informazioni alle autorità competenti degli altri Stati membri.2. Qualora facciano ricorso alla disposizione di cui al paragrafo 1, le autorità competenti di uno Stato membro possono esimersi dal comunicare alle autorità competenti degli altri Stati membri interessati le informazioni di cui all'articolo 14, lettera b), e all'articolo 15.3. Su richiesta motivata della Commissione, le autorità competenti degli Stati membri agiscono come previsto agli articoli da 4 a 8.4. Quando la Commissione ritiene che siano state commesse irregolarità in uno o più Stati membri, essa ne informa lo (gli) Stato(i) membro(i) interessato(i) e questo(i) effettua(no) senza indugio un'indagine amministrativa cui possono assistere, alle condizioni enunciate dall'articolo 9, paragrafo 2 e dall'articolo 11 del presente regolamento, agenti della Commissione.Lo o gli Stato(i) membro(i) interessato(i) comunicano senza indugio alla Commissione le conclusioni cui è (sono) pervenuto(i) al termine dell'indagine.5. Degli agenti della Commissione possono raccogliere le informazioni di cui all'articolo 10 alle condizioni ivi stabilite e di comune accordo.6. Le disposizioni del presente articolo non pregiudicano il diritto all'informazione e al controllo di cui la Commissione gode in virtù di altre normative vigenti.TITOLO IV RELAZIONI CON I PAESI TERZI Articolo 19 Sempreché il paese terzo interessato si sia giuridicamente impegnato a fornire l'assistenza necessaria per raccogliere tutti gli elementi comprovanti l'irregolarità di operazioni che sembrano contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola o per determinare l'ampiezza delle operazioni di cui si è constatata la non conformità a tali regolamentazioni, le informazioni ottenute a norma del presente regolamento possono essergli comunicate, nell'ambito di un'azione concertata, con l'accordo delle autorità competenti che le hanno fornite, nel rispetto delle disposizioni interne applicabili al trasferimento di dati personali a paesi terzi.La comunicazione è effettuata dalla Commissione ovvero dagli Stati membri, nell'ambito dell'azione concertata di cui al primo comma; in ogni caso, nel paese terzo interessato è garantita con i mezzi adeguati una salvaguardia equivalente a quella di cui all'articolo 45, paragrafi 1 e 2.Articolo 20 1. Allo scopo di conseguire gli obiettivi del presente regolamento la Commissione può effettuare alle condizioni di cui all'articolo 19, missioni comunitarie di cooperazione e di indagine amministrative in paesi terzi in coordinamento e stretta cooperazione con le autorità competenti degli Stati membri.2. Le missioni comunitarie nei paesi terzi di cui al paragrafo 1 si svolgono alle seguenti condizioni:a) la missione può essere effettuata su iniziativa della Commissione, eventualmente in base ad elementi informativi forniti dal Parlamento europeo, ovvero su richiesta di uno o più Stati membri;b) partecipano alle missioni agenti della Commissione nominati a tale scopo e agenti a tal fine nominati dallo o dagli Stati membri interessati;c) la missione può inoltre essere effettuata, con l'accordo della Commissione e degli Stati membri interessati, nell'interesse della Comunità, da agenti di uno Stato membro, segnatamente in applicazione di un accordo bilaterale di assistenza con un paese terzo; in tal caso, la Commissione è informata dei risultati della missione;d) le spese di missione sono a carico della Commissione.3. La Commissione comunica agli Stati membri e al Parlamento europeo i risultati delle missioni svolte a norma del presente articolo.Articolo 21 1. Le constatazioni effettuate e le informazioni ottenute nel quadro delle missioni comunitarie di cui all'articolo 20, segnatamente sotto forma di documenti comunicati dalle autorità competenti dei paesi terzi interessati, sono trattate a norma dell'articolo 45.2. Il disposto dell'articolo 12 si applica, mutatis mutandis, alle constatazioni ed alle informazioni di cui al paragrafo 1.3. Ai fini della loro utilizzazione ai sensi dell'articolo 12, la Commissione rilascia alle autorità competenti degli Stati membri, a richiesta di questi ultimi, i documenti originali ottenuti o copie autenticate degli stessi.Articolo 22 Gli Stati membri informano la Commissione delle informazioni scambiate, nell'ambito della mutua assistenza amministrativa, con i paesi terzi quando ciò rivesta, ai sensi dell'articolo 18, paragrafo 1, un particolare interesse per il corretto funzionamento delle regolamentazioni doganale e agricola ai sensi del presente regolamento e quando tali informazioni ricadono nel campo di applicazione del presente regolamento.TITOLO V SISTEMA D'INFORMAZIONE DOGANALE Capitolo 1 Istituzione di un sistema d'informazione doganale Articolo 23 1. È istituito un sistema informativo automatizzato, denominato «sistema d'informazione doganale», in appresso «SID», che risponde alle necessità delle autorità amministrative incaricate dell'applicazione delle regolamentazioni doganale o agricola, nonché alle esigenze della Commissione.2. Il SID, a norma del presente regolamento, ha lo scopo di agevolare la prevenzione, l'individuazione e il perseguimento delle operazioni che sono contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola, rendendo più efficaci, mediante una più rapida diffusione delle informazioni, le procedure di cooperazione e di controllo delle autorità competenti di cui al presente regolamento.3. Le autorità doganali degli Stati membri possono utilizzare l'infrastruttura materiale del SID nell'ambito della cooperazione doganale di cui all'articolo K.1 punto 8 del trattato sull'Unione europea.In tal caso la Commissione assicura la gestione tecnica di detta infrastruttura.4. Le operazioni riguardanti l'applicazione della regolamentazione agricola per le quali si devono inserire informazioni nel SID sono determinate dalla Commissione secondo la procedura di cui all'articolo 43, paragrafo 2.5. Lo scambio di informazioni a norma degli articoli 17 e 18 non è disciplinato dalle disposizioni del presente titolo.6. Gli Stati membri e la Commissione, in appresso denominati «partner del SID», partecipano al SID alle condizioni enunciate dal presente titolo.Capitolo 2 Funzionamento e utilizzazione del SID Articolo 24 Il SID consiste in una base di dati centrale cui si può accedere tramite terminali situati in ogni Stato membro e presso la Commissione. Il sistema comprende esclusivamente dati, compresi i dati personali, necessari al raggiungimento del proprio scopo di cui all'articolo 23, paragrafo 2, raggruppati secondo le seguenti categorie:a) merci;b) mezzi di trasporto;c) imprese;d) persone;e) tendenze in materia di frode;f) competenze disponibili.Articolo 25 Sono stabiliti, secondo la procedura di cui all'articolo 43, paragrafo 2, gli elementi da inserire nel SID relativamente a ciascuna delle categorie da a) a f) dell'articolo 24 per quanto necessario alla realizzazione dello scopo del sistema. Nelle categorie e) e f) non devono figurare in nessun caso dati personali. Nell'ambito delle categorie da a) a d), le informazioni inserite come dati personali sono al massimo le seguenti:a) cognome, cognome da nubile, nome e pseudonimi;b) data e luogo di nascita;c) cittadinanza;d) sesso;e) segni particolari oggettivi e permanenti;f) motivo dell'inclusione dei dati;g) azione proposta;h) codice di allarme atto a segnalare che la persona ha già fatto uso di armi o di violenza ovvero è sfuggita alle autorità;i) numero d'immatricolazione del mezzo di trasporto.Non sono ad ogni modo riportati i dati personali che rivelino l'origine razziale od etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche, l'appartenenza sindacale, nonché i dati relativi alla salute o alla vita sessuale.Articolo 26 Per l'attuazione del SID relativamente ai dati personali, devono essere osservati i seguenti principi:a) la raccolta e qualsiasi altra operazione di trattamento dei dati devono essere effettuate in modo leale e lecito;b) i dati devono essere raccolti per finalità determinate e lecite ed utilizzati in modo compatibile con le finalità definite all'articolo 23, paragrafo 2 e non devono essere trattati successivamente in maniera incompatibile con tali finalità;c) i dati devono essere adeguati, pertinenti e non sovrabbondanti rispetto alle finalità per i quali sono trattati;d) i dati devono essere esatti e, se necessario, devono essere aggiornati;e) i dati devono essere memorizzati in una forma che consenta l'identificazione delle persone interessate soltanto per il periodo necessario al conseguimento delle finalità perseguite.Articolo 27 1. I dati delle categorie da a) a d) dell'articolo 24 sono inseriti nel SID soltanto a fini di osservazione e di rendiconto, di sorveglianza discreta o di controlli specifici.2. Ai fini delle azioni di cui al paragrafo 1, i dati personali nell'ambito delle categorie da a) a d) dell'articolo 24 possono essere inseriti nel SID soltanto se, specialmente sulla base di precedenti attività illecite, vi sono motivi sostanziali per ritenere che la persona interessata abbia effettuato, stia effettuando o effettuerà operazioni che sono in contrasto con le regolamentazioni doganale o agricola e che presentano un particolare interesse sul piano comunitario.Articolo 28 1. Se le azioni di cui all'articolo 27, paragrafo 1 sono attuate, è possibile raccogliere e trasmettere, in tutto o in parte, le informazioni seguenti al partner del SID che ha suggerito tali azioni:a) l'avvenuta individuazione della merce, del mezzo di trasporto, dell'impresa o della persona oggetto di segnalazione;b) il luogo, l'ora ed il motivo del controllo;c) l'itinerario seguito e la destinazione del viaggio;d) le persone che accompagnano la persona in questione o gli occupanti del mezzo di trasporto utilizzato;e) i mezzi di trasporto utilizzati;f) gli oggetti trasportati;g) le circostanze relative all'individuazione della merce, dei mezzi di trasporto, dell'impresa o della persona.Qualora tale genere di informazioni è raccolto nel quadro delle azioni di sorveglianza discreta, occorre adottare delle misure intese a garantire che la natura segreta della sorveglianza non sia compromessa.2. Nel quadro dei controlli specifici di cui all'articolo 27, paragrafo 1, le persone, i mezzi di trasporto e gli oggetti possono essere ispezionati, entro i limiti consentiti e a norma delle leggi, regolamenti e procedure dello Stato membro in cui ha luogo d'ispezione. Se la legislazione di uno Stato membro non consente tali controlli specifici, questi sono automaticamente convertiti dal medesimo Stato membro in un'osservazione e rendiconto ovvero in sorveglianza discreta.Articolo 29 1. L'accesso diretto ai dati del SID è riservato unicamente alle autorità nazionali designate da ciascuno Stato membro e ai servizi designati dalla Commissione. Tali autorità nazionali sono le amministrazioni doganali, ma possono comprendere anche altre autorità competenti, in base alle leggi, ai regolamenti ed alle procedure dello Stato membro in questione, ad agire per raggiungere lo scopo previsto all'articolo 23, paragrafo 2.2. Ciascuno Stato membro invia alla Commissione l'elenco delle autorità competenti designate che sono autorizzate ad eccedere direttamente al SID e precisa, per ciascuna autorità, a quali dati può avere accesso e per quali scopi.La Commissione ne informa gli altri Stati membri. Essa informa altresì tutti gli Stati membri degli elementi corrispondenti riguardanti i propri servizi autorizzati ad avere accesso al SID.L'elenco delle autorità nazionali e dei servizi della Commissione designati a tale scopo è pubblicato, per informazione, dalla Commissione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.3. In deroga al disposto dei paragrafi 1 e 2, il Consiglio, deliberando su proposta della Commissione, può decidere di consentire l'accesso al SID ad organizzazioni internazionali o regionali purché, laddove ciò sia pertinente, sia parallelamente stipulato un protocollo con tali organizzazioni, a norma dell'articolo 7, paragrafo 3 della convenzione tra gli Stati membri dell'Unione europea sull'uso della tecnologia dell'informazione a fini doganali. Per adottare tale decisione si tiene conto segnatamente di tutte le intese bilaterali o comunitarie esistenti e dell'adeguatezza del livello di protezione dei dati.Articolo 30 1. I partner del SID possono utilizzare i dati ottenuti dal SID soltanto per lo scopo previsto all'articolo 23, paragrafo 2; essi possono, tuttavia, avvalersene a fini amministrativi o di altro genere, previa autorizzazione del partner del SID che ha introdotto i dati nel sistema e alle condizioni da questo stabilite. Un tale diverso utilizzo deve essere conforme alle leggi, ai regolamenti ed alle procedure dello Stato membro che intende servirsi dei dati e, se del caso, alle corrispondenti disposizioni applicabili in materia dalla Commissione e deve tener conto dei principi indicati nell'allegato.2. Fatto salvo il disposto dei paragrafi 1 e 4 del presente articolo e l'articolo 29, paragrafo 3, i dati provenienti dal SID possono essere utilizzati soltanto dalle autorità nazionali designati da ciascuno Stato membro nonché dai servizi designati della Commissione, i quali sono competenti, in base alle leggi, ai regolamenti ed alle procedure che ad essi si applicano, ad agire in relazione allo scopo di cui all'articolo 23, paragrafo 2.3. Ciascuno Stato membro invia alla Commissione l'elenco delle autorità designate di cui al paragrafo 2.La Commissione ne informa gli altri Stati membri. Essa informa altresì tutti gli Stati membri degli elementi corrispondenti riguardanti i propri servizi autorizzati a utilizzare il SID.L'elenco delle autorità o dei servizi designati a tale scopo è pubblicato dalla Commissione, per informazione, nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.4. I dati ottenuti dal SID possono, previa autorizzazione dello Stato membro che li ha inseriti nel sistema e subordinatamente alle condizioni da esso stabilite, essere comunicati ad autorità nazionali diverse dalle autorità o servizi di cui al paragrafo 2, a paesi terzi ed a organizzazioni internazionali o regionali che desiderassero servirsene. Ciascuno Stato membro adotta speciali misure per garantire la sicurezza dei dati trasmessi o forniti a servizi situati al di fuori del suo territorio.Le disposizioni di cui al primo comma si applicano, mutatis mutandis, nei confronti della Commissione qualora i dati siano stati inseriti nel sistema da quest'ultima.Articolo 31 1. A meno che il presente regolamento non stabilisca disposizioni più rigorose, l'inserimento dei dati nel SID è disciplinato dalle leggi, dai regolamenti e dalle procedure dello Stato membro che li fornisce e, se del caso, dalle corrispondenti disposizioni applicabili in materia dalla Commissione.2. A meno che il presente regolamento non stabilisca disposizioni più rigorose, l'elaborazione dei dati provenienti dal SID, compresa la loro utilizzazione o l'attuazione di qualsiasi azione di cui all'articolo 27 paragrafo 1 e suggerita dal partner del SID che ha fornito i dati, è disciplinata dalle leggi, dai regolamenti e dalle procedure dello Stato membro che elabora o utilizza tali dati e, se del caso, dalle corrispondenti disposizioni applicabili in materia dalla Commissione.Capitolo 3 Modifica dei dati Articolo 32 1. Soltanto il partner del SID che ha fornito i dati ha il diritto di modificare, completare, correggere o cancellare i dati che ha inserito nel SID.2. Qualora un partner del SID che ha fornito dei dati rilevi ovvero apprenda che i dati da esso inseriti sono di fatto inesatti oppure che sono stati inseriti o memorizzati in violazione del presente regolamento, esso modifica, completa, corregge o cancella nel modo idoneo i dati e ne informa gli altri partner del SID.3. Se un partner del SID dispone di prove indicanti che un dato è di fatto inesatto, ovvero che è stato inserito o memorizzato nel SID in violazione del presente regolamento, esso ne informa senza indugio il partner del SID che lo ha fornito. Quest'ultimo controlla i dati in questione e, ove necessario, la corregge o lo cancella senza indugio. Inoltre, esso informa gli altri partner della correzione o cancellazione effettuata.4. Il partner del SID che, al momento di inserire dati nel sistema, nota che la sua segnalazione, quanto al contenuto o all'azione richiesta, è in contrasto con una segnalazione precedente, ne informa immediatamente il partner che ha effettuato quest'ultima. I due partner si adoperano quindi di risolvere la questione. In caso di disaccordo, rimane valida al prima segnalazione, ma le parti di quella nuova che non sono in contrasto con la prima sono inserite nel sistema.5. Fatte salve le altre disposizioni del presente regolamento, qualora, in uno Stato membro, un tribunale o un'altra autorità abilitata a tal fine e dipendente da tale Stato adotti una decisione definitiva di modificare, completare, correggere o cancellare i dati del SID, i partner del SID agiscono in modo conforme.In caso di contrasto tra tali decisioni dei tribunali o di altre autorità abilitate a tal fine, incluse le decisioni di cui all'articolo 36 in materia di correzione o cancellazione, lo Stato membro che ha inserito i dati in questione li cancella dal sistema.Le disposizioni di cui al primo comma si applicano, mutatis mutandis, qualora una decisione della Commissione in merito a dati contenuti nel SID sia annullata dalla Corte di giustizia.Capitolo 4 Conservazione dei dati Articolo 33 1. I dati inseriti nel SID sono memorizzati soltanto per il periodo necessario al raggiungimento dello scopo per cui sono stati inseriti. La necessità di conservarli è esaminata almeno annualmente dal partner del SID che li ha forniti.2. Durante il periodo di esame il partner del SID che ha fornito i dati può decidere di conservarli fino all'esame successivo, qualora ciò sia necessario per il raggiungimento dei fini per cui sono stati inseriti. Fatto salvo l'articolo 36, qualora non sia deciso di conservare i dati, questi sono automaticamente trasferiti nella parte del SID il cui accesso è limitato a norma del paragrafo 4.3. Il SID informa automaticamente il partner del SID che ha fornito i dati del previsto trasferimento dei dati memorizzati nel SID ai sensi del paragrafo 2, con preavviso di un mese.4. I dati trasferiti a norma del paragrafo 2 continuano ad essere memorizzati per un anno nel SID, ma, fatto salvo il disposto dell'articolo 36, ad essi possono accedere soltanto un rappresentante del comitato di cui all'articolo 43, nel quadro dell'applicazione del paragrafo 4 settimo, ottavo e nono trattino di tale articolo, nonché del paragrafo 5 di tale articolo, ovvero le autorità di controllo di cui all'articolo 37. Durante detto periodo, essi possono consultare i dati soltanto per controllare l'esattezza e la legittimità, dopo di ché i dati devono essere eliminati.Capitolo 5 Protezione dei dati personali Articolo 34 1. Qualsiasi partner del SID che intenda ricevere dal SID o inserire in esso dati personali adotta, entro la data di entrata in applicazione del presente regolamento, le disposizioni nazionali o regole interne che si applicano alla Commissione che garantiscano la protezione dei diritti e delle libertà delle persone per quanto riguarda l'elaborazione dei dati personali.2. Un partner del SID può riceverne o inserirvi dati personali soltanto se nel suo territorio sono entrate in vigore le disposizioni relative alla protezione di detti dati di cui al paragrafo 1. Ciascuno Stato membro designa altresì preliminarmente una o più autorità di controllo nazionali ai sensi dell'articolo 37.3. Al fine di garantire la corretta applicazione delle disposizioni del presente regolamento in materia di protezione dei dati personali, ciascuno Stato membro e la Commissione considerano il SID quale un sistema di elaborazione di dati personali, soggetto alle disposizioni nazionali di cui al paragrafo 1 e alle disposizioni più rigorose contenute nel presente regolamento.Le regole interne che si applicano alla Commissione, di cui al paragrafo 1, sono pubblicate nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Articolo 35 1. Fatto salvo l'articolo 30, paragrafo 1, l'utilizzazione da parte dei partner del SID dei dati personali da questo provenienti per scopi diversi da quello di cui all'articolo 23, paragrafo 2 è vietata.2. I dati possono essere duplicati solo per motivi tecnici, purché tale operazione sia necessaria per la ricerca di informazioni ad opera delle autorità di cui all'articolo 29. Fatto salvo il disposto dell'articolo 30, paragrafo 1, i dati personali inseriti da altri Stati membri o dalla Commissione non possono essere copiati dal SID in altri sistemi di elaborazione di dati di cui siano responsabili gli Stati membri o la Commissione.Articolo 36 1. I diritti delle persone, per quanto riguarda i dati personali inseriti nel SID e, in particolare, il diritto al loro accesso, sono esercitati:- a norma delle leggi, regolamenti e procedure dello Stato membro in cui sono fatti valere;- a norma delle regole interne che si applicano alla Commissione di cui all'articolo 34, paragrafo 1.Qualora le leggi, regolamenti e procedure dello Stato membro interessato lo prevedano, l'autorità di controllo nazionale di cui all'articolo 37 decide in merito alla comunicazione dell'informazione e determina la procedura da seguire.2. Un partner del SID cui sia stata presentata una richiesta di accesso ai dati personali può rifiutare tale accesso se la comunicazione dei dati può compromettere la prevenzione, l'individuazione ed il perseguimento di operazioni che sono contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola. Uno Stato membro può anche rifiutare l'accesso in virtù delle proprie leggi, dei propri regolamenti e delle proprie procedure relativi ai casi in cui tale rifiuto costituisce una misura necessaria per la salvaguardia della sicurezza dello Stato, della difesa, della pubblica sicurezza o dei diritti e delle libertà altrui. La Commissione può rifiutare l'accesso qualora ciò costituisca una misura necessaria per la salvaguardia dei diritti e delle libertà altrui.In ogni caso l'accesso è rifiutato durante il periodo in cui sono svolte azioni per fini di osservazione e di rendiconto o di sorveglianza discreta.3. Qualora i dati personali, dei quali è stato richiesto l'accesso, siano stati forniti da un altro partner del SID, l'accesso è consentito soltanto se al partner che ha fornito i dati è stato consentito di esprimere un parere.4. A norma delle leggi, regolamenti e procedure di ciascuno Stato membro o delle norme interne che si applicano alla Commissione, chiunque può chiedere che i dati personali che lo riguardano siano corretti o cancellati presso ciascun partner del SID, qualora siano inesatti o siano stati inseriti o conservati nel SID in violazione dello scopo previsto all'articolo 23, paragrafo 2 o qualora non siano stati osservati i principi enunciati all'articolo 26.5. Nel territorio di ciascuno Stato membro, chiunque può, a norma delle leggi, regolamenti e procedure dello Stato membro in questione, adire ovvero, se del caso, presentare un ricorso davanti ai tribunali o alle autorità competenti a tal fine secondo le leggi, regolamenti e procedure dello Stato membro in questione, per quanto riguarda i dati personali del SID che lo riguardano, al fine di:a) far correggere o cancellare dati personali inesatti;b) far correggere o cancellare dati personali inseriti o conservati nel SID in violazione del presente regolamento;c) ottenere l'accesso a dati personali;d) ottenere il risarcimento dei danni a norma dell'articolo 40, paragrafo 2.Per quanto riguarda i dati inseriti dalla Commissione, può essere proposto ricorso alla Corte di giustizia, a norma dell'articolo 173 del trattato.Gli Stati membri e la Commissione si impegnano reciprocamente a eseguire le decisioni definitive che sono pronunciate dai tribunali, dalla Corte di giustizia o da altre autorità abilitate a tal fine, che riguardano i punti a), b) e c) del primo comma.6. I riferimenti alla «decisione definitiva», di cui al presente articolo e all'articolo 32, paragrafo 5, non comportano in nessun caso l'obbligo, per uno Stato membro o per la Commissione, di impugnare una decisione pronunciata da un tribunale o da un'altra autorità abilitata a tal fine.Capitolo 6 Controllo della protezione dei dati personali Articolo 37 1. Ciascuno Stato membro designa una o più autorità nazionali di controllo responsabili della protezione dei dati personali, incaricate di effettuare il controllo esterno di tali dati inseriti nel SID.Le autorità di controllo, a norma delle rispettive legislazioni nazionali, devono esercitare una sorveglianza e effettuare controlli esterni, per garantire che l'elaborazione e l'utilizzazione dei dati inseriti nel SID non violino i diritti delle persone interessate. A tal fine, le autorità nazionali di controllo hanno accesso al SID.2. Chiunque può chiedere a qualsiasi autorità nazionale di controllo di verificare i dati personali del SID riguardanti la sua persona e l'uso che di essi è stato o è fatto. Tale diritto è disciplinato dalle leggi, dai regolamenti e dalle procedure dello Stato membro in cui è fatta la richiesta. Se tali dati sono stati inseriti da un altro Stato membro o dalla Commissione, la verifica è effettuata in stretta collaborazione con l'autorità nazionale di controllo di tale altro Stato membro o con l'autorità di cui al paragrafo 4.3. La Commissione adotta tutte le disposizioni necessarie all'interno dei propri servizi per garantire un controllo della protezione dei dati a carattere personale che offra garanzie di livello equivalente a quelli risultanti dal paragrafo 1.4. Fino alla designazione di una o più autorità create per le istituzioni e gli organismi comunitari, le attività della Commissione in materia di norme di protezione dei dati di cui all'articolo 34, paragrafo 1, all'articolo 36, paragrafo 1 e all'articolo 37, paragrafo 3 sono soggette al controllo del mediatore di cui all'articolo 138 E del trattato nell'ambito della missione da quest'ultimo conferitagli.Capitolo 7 Sicurezza del SID Articolo 38 1. Sono adottate tutte le adeguate misure tecniche e organizzative necessarie per mantenere la sicurezza:a) dagli Stati membri e dalla Commissione, ciascuno per quanto di propria competenza, per quanto riguarda i terminali del SID situati nei loro rispettivi territori e presso gli uffici della Commissione;b) del comitato di cui all'articolo 43, per quanto riguarda il SID ed i terminali situati nella sede stessa del SID ed utilizzati per i fini tecnici e per i controlli di cui al paragrafo 3.2. In particolare, gli Stati membri, la Commissione e il comitato di cui all'articolo 43 adottano misure intese a:a) impedire a qualsiasi persona non autorizzata di accedere alle installazioni utilizzate per l'elaborazione dei dati;b) impedire che i dati e i relativi supporti siano letti, duplicati, modificati o ritirati da persone non autorizzate;c) impedire l'introduzione non autorizzata di dati e qualsiasi consultazione, modifica o cancellazione di dati non autorizzata;d) impedire che persone non autorizzate possano accedere ai dati del SID mediante dispositivi per la trasmissione dei dati;e) garantire, per quanto riguarda l'utilizzazione del SID, che le persone autorizzate possano accedere soltanto ai dati di loro competenza;f) garantire che sia possibile verificare e stabilire a quali autorità si possano trasmettere i dati mediante i dispositivi di trasmissione;g) garantire che sia possibile verificare e stabilire a posteriori quali dati siano stati inseriti nel SID, quando e da chi, e verificare le consultazioni;h) impedire qualsiasi lettura, duplicazione, modifica o cancellazione non autorizzata di dati durante la trasmissione degli stessi o il trasporto dei relativi supporti.3. A norma dell'articolo 43, il comitato verifica che le ricerche effettuate fossero consentite e siano state svolte da utenti autorizzati. Almeno l'1 % di tutte le consultazioni costituiscono oggetto di controllo. Nel sistema è introdotto un estratto di tali consultazioni e controlli, utilizzato esclusivamente per dette verifiche. Esso è cancellato dopo sei mesi.Articolo 39 1. Ciascuno Stato membro designa un servizio che sarà responsabile delle misure di sicurezza di cui all'articolo 38 per quanto riguarda i terminali situati nel proprio territorio, delle funzioni di riesame di cui all'articolo 33, paragrafi 1 e 2, oltre che in generale, della corretta attuazione del presente regolamento, nella misura necessaria a norma delle proprie leggi, regolamenti e procedure.2. La Commissione designa nel proprio seno, per quanto la riguarda, i servizi responsabili delle misure di cui al paragrafo 1.Capitolo 8 Responsabilità e pubblicazioni Articolo 40 1. Il partner del SID che ha inserito dei dati nel sistema è responsabile dell'esattezza, dell'aggiornamento e della legittimità degli stessi. Inoltre, ciascuno Stato membro o, secondo il caso, la Commissione è responsabile dell'osservanza dell'articolo 26.2. Ciascun partner del SID è responsabile, secondo le proprie leggi, regolamenti e procedure nazionali o le disposizioni comunitarie equivalenti, del danno arrecato ad una persona tramite l'uso del SID nello Stato membro in questione o presso la Commissione.La responsabilità sussiste anche quando il danno è stato provocato dal fatto che il partner del SID che ha fornito i dati ha inserito dati inesatti ovvero li ha inseriti nel sistema in violazione del presente regolamento.3. Se il partner del SID contro cui è stata intentata un'azione in relazione a dati inesatti non è quello che li ha forniti, i partner interessati ricercano un accordo sull'eventuale proporzione delle somme versate a titolo di risarcimento che il partner che ha fornito i dati rimborserà all'altro partner. Le somme concordate sono rimborsate su richiesta.Articolo 41 La Commissione pubblica nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee una comunicazione relativa all'attuazione del SID.TITOLO VI PROTEZIONE DEI DATI NELLO SCAMBIO DI DATI NON AUTOMATIZZATO Articolo 42 Le disposizioni che si applicano agli scambi e all'elaborazione automatizzati di dati si applicano, mutatis mutandis, agli scambi e all'elaborazione non automatizzati di dati.TITOLO VII DISPOSIZIONI FINALI Articolo 43 1. La Commissione è assistita da un comitato composto di rappresentanti degli Stati membri e presieduto dal rappresentante della Commissione.2. Il rappresentante della Commissione sottopone al comitato un progetto delle misure da adottare. Il comitato formula il suo parere sul progetto entro un termine che il presidente può fissare in funzione dell'urgenza della questione in esame. Il parere è formulato alla maggioranza prevista all'articolo 148, paragrafo 2 del trattato per l'adozione delle decisioni che il Consiglio deve prendere su proposta della Commissione. Nelle votazioni in seno al comitato, ai voti dei rappresentanti degli Stati membri è attribuita la ponderazione fissata nell'articolo precitato. Il presidente non partecipa al voto.La Commissione adotta le misure previste qualora siano conformi al parere del comitato.Se le misure progettate non sono conformi al parere del comitato, o in mancanza di parere, la Commissione sottopone, senza indugio al Consiglio una proposta in merito alle disposizioni adottate. Il Consiglio delibera a maggioranza qualificata.Se il Consiglio non ha deliberato entro il termine di tre mesi a decorrere dalla data in cui gli è stata sottoposta la proposta, la Commissione adotta le misure proposte, tranne qualora il Consiglio si sia pronunciato a maggioranza semplice contro tali misure.3. La procedura definita al paragrafo 2 si applica segnatamente per:a) decidere gli elementi da includere nel SID, come previsto all'articolo 25;b) determinare le operazioni relative all'applicazione della normativa agricola per le quali si devono inserire informazioni nel SID, come previsto all'articolo 23, paragrafo 4.4. Il comitato esamina qualsiasi problema relativo all'applicazione del presente regolamento che il suo presidente può sollevare di propria iniziativa o su richiesta del rappresentante di uno Stato membro, segnatamente per quanto riguarda:- il funzionamento della mutua assistenza prevista dal presente regolamento su un piano generale,- la fissazione delle modalità pratiche per la trasmissione delle informazioni di cui agli articoli 16 e 17,- le informazioni comunicate alla Commissione in applicazione degli articoli 17 e 18 al fine di trarne gli insegnamenti, di determinare le misure necessarie per metter fine alle operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola che sono state constatate e, se del caso, di proporre le modifiche delle disposizioni comunitarie esistenti o l'elaborazione di disposizioni complementari,- la predisposizione di indagini da essere svolte dagli Stati membri e coordinate dalla Commissione nonché delle missioni comunitarie previste dall'articolo 20,- le misure adottate per salvaguardare la riservatezza delle informazioni, e segnatamente dei dati personali, scambiate ai sensi del presente regolamento, diverse da quelle previste dal titolo V,- la realizzazione e il buon funzionamento del SID e tutte le misure tecniche ed operative intese a garantire la sicurezza del sistema,- la necessità di conservare i dati nel SID,- le misure decise per salvaguardare la riservatezza delle informazioni registrate nel SID ai sensi del presente regolamento e segnatamente i dati personali, e per garantire il rispetto degli obblighi che gravano sui responsabili dell'elaborazione,- le misure adottate in applicazione dell'articolo 38, paragrafo 2.5. Il comitato esamina qualsiasi problema che il funzionamento del SID possa porre alle autorità di controllo di cui all'articolo 37. In tal caso, si riunisce con una composizione ad hoc cui partecipano rappresentanti designati da ciascuno Stato membro e provenienti dalla o dalle sue autorità nazionali di controllo. Anche il mediatore di cui all'articolo 37, paragrafo 4, o il suo rappresentante possono partecipare, di propria iniziativa e se lo ritengono compatibile con la loro missione, a tali riunioni del comitato con la sua composizione ad hoc. Il comitato si riunisce nella sua composizione ad hoc almeno una volta all'anno.6. Ai fini del presente articolo, il comitato ha accesso diretto ai dati inseriti nel SID e può utilizzarli direttamente.Articolo 44 Fatte salve le disposizioni di cui al titolo V relative al SID, la trasmissione dei documenti previsti dal presente regolamento può essere sostituita dalla trasmissione di informazioni ottenute, in qualunque forma e ai medesimi fini, a mezzo dell'informatica.Articolo 45 1. Le informazioni comunicate in qualsiasi forma in applicazione del presente regolamento hanno carattere riservato, ivi compresi i dati memorizzati nel SID. Esse sono coperte dal segreto d'ufficio e godono della protezione accordata a informazioni di natura analoga dalla legislazione nazionale dello Stato membro che le ha ricevute o dalle disposizioni corrispondenti che si applicano agli organi comunitari.Le informazioni di cui al primo comma non possono, in particolare, essere trasmesse a persone diverse da quelle che, negli Stati membri o nell'ambito delle istituzioni comunitarie, sono tenute per le loro funzioni a conoscerle o a servirsene. Esse non possono neppure essere utilizzate a fini diversi da quelli previsti dal presente regolamento, a meno che lo Stato membro o la Commissione che le ha fornite, o che le ha registrate nel SID, non vi abbia espressamente acconsentito, fatte salve le condizioni stabilite da detto Stato membro o dalla Commissione e nella misura in cui tale comunicazione o utilizzazione non sia contraria alle disposizioni vigenti nello Stato membro in cui ha sede l'autorità che le ha ricevute.2. Fatte salve le disposizioni di cui al titolo V relative al SID, le informazioni relative alle persone fisiche e giuridiche costituiscono oggetto delle comunicazioni contemplate dal presente regolamento soltanto nella misura strettamente necessaria ai fini della prevenzione, dell'individuazione o del perseguimento di operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola.3. I paragrafi 1 e 2 non ostano acché le informazioni ottenute in applicazione del presente regolamento siano utilizzate in azioni giudiziarie o in procedimenti avviati successivamente per inosservanza delle regolamentazioni doganale o agricola.L'autorità competente che ha fornito dette informazioni è immediatamente informata di tale utilizzazione.4. Quando uno Stato membro notifica alla Commissione che, al termine di un supplemento d'indagine, risulta che una persona fisica o giuridica, il cui nome gli è stato comunicato in virtù delle disposizioni del presente regolamento, non è stata implicata in una irregolarità, la Commissione ne informa senza indugio coloro ai quali i dati normativi in questione sono stati comunicati sulla base del presente regolamento. La persona interessata non sarà quindi più trattata come persona implicata nell'irregolarità in base alla prima notifica.Quando i dati a carattere personale relativi a detta persona si trovano nel SID, essi devono esserne ritirati.Articolo 46 Ai fini dell'applicazione del presente regolamento gli Stati membri adottano ogni disposizione utile:a) per assicurare, sul piano interno, un efficace coordinamento tra le autorità amministrative di cui all'articolo 1, paragrafo 1;b) per stabilire, sul piano dei loro rapporti reciproci e nella misura necessaria, una diretta cooperazione tra le autorità da essi specificamente abilitate a tal fine.Articolo 47 Gli Stati membri possono decidere di stabilire di comune accordo, per quanto necessario, le modalità atte ad assicurare il corretto funzionamento della mutua assistenza prevista dal presente regolamento, segnatamente al fine di evitare qualsiasi interruzione nella sorveglianza di persone o di merci che potrebbe essere pregiudizievole alla constatazione di operazioni contrarie alla regolamentazione doganale o agricola.Articolo 48 1. Il presente regolamento non impone alle autorità amministrative degli Stati membri di prestarsi assistenza nel caso in cui tale assistenza possa essere pregiudizievole all'ordine pubblico o ad altri interessi essenziali, in particolare in materia di protezione dei dati, dello Stato membro in cui hanno la loro sede.2. Qualsiasi rifiuto di assistenza deve essere motivato.La Commissione è informata senza indugio di qualsiasi rifiuti di assistenza e delle motivazioni addotte.Articolo 49 Fatto salvo il diritto all'informazione di cui la Commissione gode in virtù di altre regolamentazioni vigenti, gli Stati membri comunicano alla Commissione le decisioni amministrative o giudiziarie, o gli elementi essenziali di queste, relative all'applicazione di sanzioni per inosservanza delle regolamentazioni doganale o agricola nei casi che hanno costituito oggetto di comunicazioni a norma degli articoli 17 e 18.Articolo 50 Fatte salve le spese relative all'applicazione del SID, nonché le somme previste a titolo di risarcimento all'articolo 40, gli Stati membri e la Commissione rinunciano ad ogni pretesa di rimborso delle spese risultanti dall'applicazione del presente regolamento, salvo le eventuali indennità corrisposte agli esperti.Articolo 51 Il presente regolamento non pregiudica l'applicazione negli Stati membri delle norme di procedura penale e disposizioni relative all'assistenza giudiziaria in materia penale, ivi comprese quelle relative al segreto istruttorio.Articolo 52 1. Il regolamento (CEE) n. 1468/81 è abrogato.2. I riferimenti al regolamento abrogato si intendono come riferimenti al presente regolamento.Articolo 53 1. Il presente regolamento entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Esso si applica a decorrere dal 13 marzo 1998.2. Tuttavia, le disposizioni dell'articolo 42 si applicheranno alla Danimarca, all'Irlanda, al Regno Unito e alla Svezia solo allorché vi sarà una normativa comunitaria di applicazione a tutti i dati contemplati dal presente regolamento e contenuti.A decorrere dalla data di applicazione in tutti gli Stati membri della normativa di cui al primo comma, l'articolo 42 sarà abrogato e la deroga prevista al primo comma cesserà di produrre i suoi effetti.Se, entro cinque anni, la suddetta normativa non si applicherà ancora, sarà redatta una relazione dalla Commissione, eventualmente corredata da proposte.Gli Stati membri potranno subordinare l'elaborazione non automatizzata dei dati personali che essi possono comunicare ai quattro Stati membri di cui al primo comma al rispetto di norme in materia di protezione dei dati, equivalenti a quelle che essi stessi applicano per quanto concerne l'elaborazione non automatizzata di detti dati, fintantoché questi quattro Stati membri non applicheranno le disposizioni dell'articolo 42.Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.Fatto a Bruxelles, addì 13 marzo 1997.Per il ConsiglioIl PresidenteM. PATIJN(1) GU n. L 94 del 28. 4. 1970, pag. 13. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CEE) n. 2048/88 (GU n. L 185 del 15. 7. 1988, pag. 1).(2) GU n. C 56 del 26. 2. 1993, pag. 1, GU n. C 262 del 28. 9. 1993, pag. 8 e GU n. C 80 del 17. 3. 1994, pag. 12.(3) GU n. C 20 del 24. 1. 1994, pag. 85, e parere del 16 gennaio 1997 (GU n. C 33 del 3. 2. 1997).(4) GU n. C 161 del 14. 6. 1993, pag. 15.(5) GU n. L 144 del 2. 6. 1981, pag. 1. Regolamento modificato dal regolamento (CEE) n. 945/87 (GU n. L 90 del 2. 4. 1987, pag. 3).(6) Regolamento (CEE, Euratom) n. 1552/89 del Consiglio, del 29 maggio 1989, recante applicazione della decisione 88/376/CEE, Euratom relativa al sistema delle risorse proprie della Comunità (GU n. L 155 del 7. 6. 1989, pag. 1). Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE, Euratom) n. 2729/94 (GU n. L 293 del 12. 11. 1994, pag. 5).(7) Regolamento (CEE) n. 595/91 del Consiglio, del 4 marzo 1991, relativo alle irregolarità e al recupero delle somme indebitamente pagate nell'ambito del finanziamento della politica agricola comune nonché all'instaurazione di un sistema d'informazione in questo settore e che abroga il regolamento (CEE) n. 283/72 (GU n. L 67 del 14. 3. 1991, pag. 11).(8) GU n. L 281 del 23. 11. 1995, pag. 31.ALLEGATO COMUNICAZIONE DEI DATI (Articolo 30, paragrafo 1) 1. Comunicazione ad altri organismi pubblici La comunicazione di dati ad organismi pubblici dovrebbe essere consentita solo se, in un caso determinato:a) esiste un chiaro obbligo o autorizzazione legale ovvero permesso dell'autorità di controllo; ovvero seb) i dati in questione sono indispensabili al destinatario per assolvere il proprio compito legale e nella misura in cui il fine della raccolta o dell'elaborazione eseguita dal destinatario non sia incompatibile con quello originariamente previsto e gli obblighi legali dell'organismo che comunica i dati non ostino a ciò.È inoltre eccezionalmente consentita una comunicazione se, in un caso determinato:a) la comunicazione è senza alcun dubbio nell'interesse della persona in questione e se quest'ultima vi ha acconsentito o le circostanze consentono di ritenere inequivocabilmente che vi sia tale consenso; ovvero,b) la comunicazione è necessaria per evitare un grave ed imminente pericolo.2. Comunicazione a privati La comunicazione di dati a privati dovrebbe essere consentita solo se, in un caso determinato, vi è un chiaro obbligo o autorizzazione legale ovvero un'autorizzazione dell'autorità di controllo.Una comunicazione a privati è eccezionalmente consentita se, in un caso determinato:a) la comunicazione è, senza alcun dubbio, nell'interesse della persona in questione e se quest'ultima vi ha acconsentito o le circostanze permettono di ritenere inequivocabilmente che vi sia tale consenso; ovverob) la comunicazione è necessaria per evitare un grave ed imminente pericolo.3. Comunicazione internazionale La comunicazione di dati ad autorità estere dovrebbe essere consentita solo se:a) esiste una chiara disposizione di legge derivante dal diritto interno o internazionale;b) se, in difetto di una siffatta disposizione, la comunicazione è necessaria per prevenire un grave ed imminente pericolo enella misura in cui non si reca pregiudizio alle normative interne relative alla protezione della persona interessata.4.1. Domande di comunicazione Fatte salve le specifiche disposizioni della legislazione nazionale o di accordi internazionali, le domande di comunicazione di dati dovrebbero contenere indicazioni sull'organismo o la persona da cui provengono, nonché sul loro oggetto e motivo.4.2. Condizioni della comunicazione La qualità dei dati dovrebbe essere verificata, nella misura del possibile, al più tardi prima della loro comunicazione. In ogni comunicazione di dati è opportuno che siano menzionate, nella misura del possibile, le decisioni giurisdizionali e le decisioni di non luogo a procedere, e che i dati basati su opinioni o valutazioni personali siano verificati alla fonte prima della loro comunicazione indicandone, inoltre, il grado di affidabilità o di esattezza.I dati che risultino inesatti e non aggiornati non dovrebbero essere comunicati; se sono stati trasmessi dati non più validi o inesatti l'organismo emittente, per quanto possibile, dovrebbe informare della loro non conformità tutti gli organismi destinatari ai quali sono stati trasmessi.4.3. Garanzia relativa alla comunicazione I dati comunicati ad altri organismi, a privati o ad autorità estere non dovrebbero essere utilizzati per fini diversi da quelli indicati nella domanda di comunicazione.Qualsiasi utilizzazione per altri fini dovrebbe essere subordinata all'accordo dell'organismo emittente, fatto salvo il disposto dei punti da 1 a 4.2.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | Regolamento (CE) n. 515/97 del Consiglio del 13 marzo 1997 relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare la corretta applicazione delle normative doganale e agricola
Gazzetta ufficiale n. L 082 del 22/03/1997 pag. 0001 - 0016
REGOLAMENTO (CE) N. 515/97 DEL CONSIGLIO del 13 marzo 1997 relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare la corretta applicazione delle normative doganale e agricola IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare gli articoli 43 e 235,visto il regolamento (CEE) n. 729/70 del Consiglio, del 21 aprile 1970, relativo al finanziamento della politica agricola comune (1), in particolare l'articolo 8, paragrafo 3,vista la proposta della Commissione (2),visto il parere del Parlamento europeo (3),visto il parere del Comitato economico e sociale (4),considerando che la lotta contro le frodi nell'ambito dell'unione doganale e della politica agricola comune esige una stretta collaborazione tra le autorità amministrative che, in ciascuno degli Stati membri, sono incaricate dell'esecuzione delle disposizioni adottate in ambedue i settori; che esso esige altresì un'adeguata collaborazione tra queste autorità nazionali e la Commissione, che ha il compito di vigilare sull'applicazione del trattato nonché sulle disposizioni adottate in virtù di esso; che una collaborazione efficace in questo campo deve rinforzare in particolare la protezione degli interessi finanziari della Comunità;considerando che è pertanto opportuno definire le regole in base alle quali le autorità amministrative degli Stati membri sono tenute a prestarsi mutua assistenza e a collaborare con la Commissione al fine di assicurare la corretta applicazione delle regolamentazioni doganale e agricola e la tutela giuridica degli interessi finanziari della Comunità, in particolare attraverso la prevenzione e la ricerca delle infrazioni a tali regolamentazioni, nonché attraverso l'individuazione di operazioni che siano o appaiano in contrasto con queste regolamentazioni;considerando che il regolamento (CEE) n. 1468/81 del Consiglio, del 19 maggio 1981, relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare la corretta applicazione della regolamentazione doganale o agricola (5), ha stabilito al riguardo un sistema di stretta collaborazione tra le autorità amministrative degli Stati membri e tra queste e la Commissione; che detto sistema si è rivelato efficace;considerando che è tuttavia necessario, tenuto conto dell'esperienza acquisita, sostituire integralmente il regolamento (CEE) n. 1468/81 allo scopo di rafforzare la collaborazione sia tra le autorità amministrative incaricate nei singoli Stati membri di attuare le disposizioni adottate nel settore dell'unione doganale e della politica agricola comune sia tra tali autorità e la Commissione; che, a tal fine occorre fissare nuove norme sul piano comunitario;considerando che l'attuazione di disposizioni comunitarie relative alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri ed alla loro collaborazione con la Commissione al fine di assicurare la corretta applicazione delle regolamentazioni doganale e agricola non pregiudica l'applicazione della convenzione del 1967 per la mutua assistenza tra le amministrazioni doganali nei settori che continuano a rientrare nella esclusiva competenza degli Stati membri; che tali disposizioni comunitarie non potrebbero peraltro pregiudicare l'applicazione, negli Stati membri, delle norme relative alla reciproca assistenza giudiziaria in materia penale;considerando inoltre che le norme comunitarie generali che stabiliscono un sistema di mutua assistenza e collaborazione tra le autorità amministrative degli Stati membri e tra queste e la Commissione non si applicano se coincidono con quelle di regolamenti specifici, a meno che le norme generali non migliorino o rafforzino la cooperazione amministrativa; che, in particolare, l'attuazione del sistema informativo doganale non pregiudica gli obblighi di informazione degli Stati membri nei confronti della Commissione previsti dai regolamenti (CEE, Euratom) n. 1552/89 (6) e (CEE) n. 595/91 (7) né la prassi delle schede d'informazione sulle frodi utilizzate per diffondere le informazioni d'interesse comunitario;considerando che una maggiore collaborazione tra gli Stati membri rende peraltro necessario coordinare tra i servizi competenti le indagini e le altre azioni; che è pertanto indispensabile che la Commissione sia informata in modo più esauriente dagli Stati membri;considerando che la Commissione deve vigilare alla parità di trattamento degli operatori economici affinché l'applicazione del sistema di mutua assistenza amministrativa da parte degli Stati membri non crei discriminazioni tra gli operatori economici stabiliti in diversi Stati membri;considerando che occorre precisare gli obblighi degli Stati membri nel quadro della mutua assistenza amministrativa quando funzionari delle amministrazioni nazionali degli Stati membri effettuino indagini sull'applicazione della regolamentazione doganale e agricola per incarico o con l'autorizzazione di un'autorità giudiziaria;considerando che occorre precisare le competenze degli agenti nazionali che effettuano indagini in un altro Stato membro; che occorre anche prevedere la possibilità per gli agenti della Commissione di presenziare, per quanto sia giustificato, ad un'indagine nazionale relativa alla mutua assistenza amministrativa e precisare le loro competenze;considerando che è necessario, per la riuscita della cooperazione amministrativa, che la Commissione sia informata delle informazioni comunicate tra gli Stati membri e i paesi terzi nel caso in cui ciò presenti un interesse particolare per la Comunità;considerando che ai fini di un rapido e sistematico scambio delle informazioni comunicate alla Commissione è necessario creare un sistema informativo doganale automatizzato sul piano comunitario; che, in tale ambito, occorre altresì memorizzare le informazioni sensibili relative a frodi e irregolarità in materia doganale o agricola in una base di dati centrale accessibile agli Stati membri, facendo in modo di rispettare il carattere riservato delle informazioni scambiate, con particolare riguardo ai dati di carattere personale; che, a motivo della legittima sensibilità della questione, devono essere stabilite norme precise e trasparenti al fine di garantire le libertà individuali;considerando che le amministrazioni doganali debbono quotidianamente applicare tanto le disposizioni comunitarie quanto quelle non comunitarie, e che è pertanto opportuno disporre di un'unica infrastruttura per l'applicazione di tali disposizioni;considerando che le informazioni scambiate possono riguardare le persone fisiche e che il presente regolamento deve perciò realizzare nel suo ambito di applicazione i principi della protezione delle persone rispetto al trattamento, automatizzato o meno, dei loro dati di carattere personale; che i principi, quali figurano nella direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (8), devono essere precisati e completati nel presente regolamento, rispettando i termini e le condizioni di detta direttiva; che in attesa dell'applicazione dei provvedimenti nazionali di recepimento di tale direttiva, occorre dispensare dall'applicazione delle disposizioni relative agli scambi di dati non automatizzati taluni Stati membri che, nella fase attuale, non dispongono di norme di protezione rispetto a tali dati;considerando che, per poter partecipare al sistema di informazione doganale, gli Stati membri e la Commissione devono adottare una legislazione relativa ai diritti e alle libertà delle persone riguardo al trattamento dei dati personali; che, in attesa dell'applicazione dei provvedimenti nazionali che recepiscono la direttiva 95/46/CE, gli Stati membri e la Commissione devono assicurare un livello di protezione che si ispiri ai principi contenuti in tale direttiva;considerando che, ai fini di un'adeguata protezione dei diritti delle persone interessate, è necessario garantire un controllo indipendente dei trattamenti dei dati nominativi contenuti nel sistema informativo doganale sia a livello di ciascuno Stato membro che nei confronti della Commissione;considerando che è opportuno che la Commissione faciliti l'installazione e la gestione dei sistemi informatizzati negli Stati membri, in stretta collaborazione con questi ultimi;considerando che è opportuno che la Commissione sia informata delle procedure giudiziarie o amministrative volte a sanzionare il mancato rispetto delle disposizioni delle regolamentazioni doganale o agricola;considerando che, al fine di attuare certe disposizioni del presente regolamento, di favorire la realizzazione ed il funzionamento del sistema informativo doganale e di esaminare gli eventuali problemi che riguardano lo sviluppo della collaborazione amministrativa prevista dal presente regolamento, è opportuno prevedere la creazione di un comitato;considerando che le disposizioni del presente regolamento riguardano sia l'applicazione delle norme della politica agricola comune sia quella delle regolamentazioni in materia doganale; che il sistema creato dal presente regolamento costituisce un corpo comunitario completo; che, poiché le disposizioni specifiche del trattato in materia doganale non hanno attribuito alla Comunità la competenza per creare un siffatto sistema, è necessario ricorrere al disposto dell'articolo 235,HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:Articolo 1 1. Il presente regolamento determina le condizioni alle quali le autorità amministrative incaricate negli Stati membri dell'esecuzione delle regolamentazioni in materia doganale e agricola collaborano tra loro e con la Commissione allo scopo di assicurare l'osservanza di tali regolamentazioni nell'ambito di un sistema comunitario.2. Le disposizioni del presente regolamento non si applicano qualora coincidano con disposizioni specifiche di altre regolamentazioni in materia di mutua assistenza e di collaborazione tra le autorità amministrative degli Stati membri e tra queste e la Commissione per l'esecuzione delle regolamentazioni doganale e agricola.Articolo 2 1. Ai sensi del presente regolamento si intende per:- regolamentazione doganale, l'insieme delle disposizioni a carattere comunitario e delle disposizioni adottate per l'applicazione della regolamentazione comunitaria cui sono soggetti l'importazione, l'esportazione, il transito ed il soggiorno delle merci oggetto di scambi tra gli Stati membri e i paesi terzi, nonché tra gli Stati membri per quanto riguarda le merci che non hanno lo status comunitario ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 2 del trattato o per le quali le condizioni di acquisizione dello status comunitario costituiscono oggetto di controlli o di indagini complementari;- regolamentazione agricola, l'insieme delle disposizioni adottate nell'ambito della politica agricola comune e delle regolamentazioni specifiche adottate rispetto alle merci risultanti dalla trasformazione di prodotti agricoli;- autorità richiedente, la competente autorità di uno Stato membro che formula una richiesta di assistenza;- autorità interpellata, l'autorità competente di uno Stato membro cui è indirizzata una richiesta di assistenza;- indagine amministrativa, qualsiasi controllo, verifica o azione intrapresi da agenti delle autorità amministrative di cui all'articolo 1, paragrafo 1 nell'esercizio delle loro funzioni allo scopo di garantire la corretta applicazione delle regolamentazioni doganale e agricola e di accertare, se del caso, l'irregolarità di operazioni che sembrano ad esse contrarie, ad eccezione delle azioni intraprese su richiesta o sotto il diretto controllo di un organo giudiziario; il termine «indagine amministrativa» copre anche le missioni comunitarie di cui all'articolo 20;- dati personali, qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile; si considera identificabile una persona che può essere identificata direttamente o indirettamente in particolare con riferimento ad un numero di identificazione o ad uno o più elementi specifici propri alla sua identità fisica, fisiologica, psichica, economica, culturale o sociale.2. Ciascuno Stato membro comunica agli altri Stati membri e alla Commissione l'elenco delle autorità competenti designate a mantenere i rapporti ai fini dell'applicazione del presente regolamento.Nel presente regolamento, l'espressione «autorità competenti» comprende le autorità designate a norma del primo comma.Articolo 3 Quando le autorità nazionali decidono, sulla base di una domanda di assistenza amministrativa o di una comunicazione fatta a norma del presente regolamento, di intraprendere un'azione comprendente taluni elementi cui si può ricorrere unicamente previa autorizzazione o richiesta dell'autorità giudiziaria, devono essere comunicati nel quadro della cooperazione amministrativa prevista dal presente regolamento:- le informazioni relative all'applicazione della regolamentazione doganale e agricola che tali autorità ottengono, o, quantomeno,- gli elementi essenziali della pratica che consentono di porre fine ad una prassi fraudolenta.Tuttavia, tale comunicazione deve essere preventivamente autorizzata dall'autorità giudiziaria se tale autorizzazione risulta necessaria in base al diritto nazionale.TITOLO I ASSISTENZA SU RICHIESTA Articolo 4 1. L'autorità interpellata comunica all'autorità richiedente, su richiesta di quest'ultima, tutte le informazioni che consentono di assicurare l'osservanza delle disposizioni previste dalle regolamentazioni doganale e agricola ed in particolare quelle relative:- all'applicazione dei dazi doganali e delle tasse di effetto equivalente, nonché dei prelievi agricoli e di altre imposizioni previste nel quadro della politica agricola comune o in quello dei regimi specifici applicabili ad alcune merci derivanti dalla trasformazione di prodotti agricoli;- alle operazioni che fanno parte del sistema di finanziamento da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia.2. Allo scopo di ottenere le informazioni richieste, l'autorità interpellata, o l'autorità amministrativa cui l'autorità interpellata si rivolge, procede come se agisse per conto proprio o su richiesta di un'altra autorità del proprio paese.Articolo 5 L'autorità interpellata fornisce all'autorità richiedente, su richiesta di quest'ultima, qualsiasi attestazione, documento o copia conforme di documento di cui dispone o che essa si procura alle condizioni di cui all'articolo 4, paragrafo 2, e che si riferiscono ad operazioni cui si applicano le regolamentazioni doganale o agricola.Articolo 6 1. Su richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata notifica o fa notificare al destinatario, nell'osservanza delle norme in vigore nello Stato membro in cui essa ha sede, tutti gli atti o le decisioni adottate dalle autorità amministrative che riguardino l'applicazione delle regolamentazioni doganale e agricola.2. Le richieste di notifica che indicano l'oggetto dell'atto o della decisione da notificare sono corredate da una traduzione nella lingua ufficiale o in una delle lingue ufficiali dello Stato membro in cui ha sede l'autorità interpellata, lasciando impregiudicata la facoltà per quest'ultima di rinunciare alla comunicazione di tale traduzione.Articolo 7 Su richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata esercita o fa esercitare, per quanto possibile, una speciale sorveglianza nella zona di azione dei propri servizi:a) sulle persone delle quali si possa ragionevolmente ritenere che commettano infrazioni alle regolamentazioni doganale e agricola e, in modo particolare, sugli spostamenti di queste persone;b) sui luoghi in cui siano stati costituiti depositi di merci in condizioni tali da fare ragionevolmente supporre che essi siano destinati ad alimentare operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale e agricola;c) sui movimenti di merci segnalati come possibile oggetto di operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale e agricola;d) sui mezzi di trasporto che si può ragionevolmente ritenere siano utilizzati per effettuare operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola.Articolo 8 L'autorità interpellata comunica all'autorità richiedente, su richiesta di quest'ultima, segnatamente mediante relazioni e altri documenti o loro copie conformi o estratti, tutte le informazioni di cui essa dispone o che essa si procura alle condizioni di cui all'articolo 4, paragrafo 2 riguardo ad operazioni constatate o progettate che sono o appaiono all'autorità richiedente contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola, ovvero, se del caso, riguardo ai risultati della sorveglianza esercitata a norma dell'articolo 7.Tuttavia la comunicazione di documenti originali e di reperti è effettuata solo se non è contraria alle disposizioni vigenti nello Stato membro in cui ha sede l'autorità interpellata.Articolo 9 1. Su richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata procede o fa procedere alle opportune indagini amministrative in merito alle operazioni che sono o appaiono all'autorità richiedente contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola.Per effettuare tali indagini amministrative, l'autorità interpellata o l'autorità amministrativa cui quest'ultima si rivolge, procede come se agisse per conto proprio o su richiesta di un'altra autorità del proprio paese.L'autorità interpellata comunica i risultati di tali indagini amministrative all'autorità richiedente.2. Previo accordo tra l'autorità richiedente e l'autorità interpellata, degli agenti designati dall'autorità richiedente possono assistere alle indagini amministrative di cui al paragrafo 1.Gli agenti dell'autorità interpellata garantiscono in qualsiasi momento lo svolgimento delle indagini amministrative. Gli agenti dell'autorità richiedente non possono, di propria iniziativa, esercitare i poteri di controllo spettanti agli agenti dell'autorità interpellata; essi hanno tuttavia accesso agli stessi locali e agli stessi documenti cui hanno accesso questi ultimi, per loro tramite ed esclusivamente ai fini dell'indagine amministrativa in corso.Allorché le disposizioni nazionali in materia di procedura penale riservano certi atti ad agenti specificamente indicati dalla legge nazionale, gli agenti dell'autorità richiedente non partecipano a tali atti. Essi comunque non partecipano segnatamente alle perquisizioni domiciliari o all'interrogatorio formale delle persone disciplinato dalla legge penale. Essi hanno, tuttavia, accesso alle informazioni così ottenute, alle condizioni previste dall'articolo 3.Articolo 10 Previo accordo fra l'autorità richiedente e l'autorità interpellata e secondo le modalità fissate da quest'ultima, gli agenti debitamente autorizzati dalla prima possono raccogliere, negli uffici in cui esercitano le loro funzioni le autorità amministrative dello Stato membro in cui ha sede l'autorità interpellata, delle informazioni relative all'applicazione delle regolamentazioni doganale e agricola necessarie all'autorità richiedente e risultanti dalla documentazione cui possono accedere gli agenti di detti uffici. Tali agenti sono autorizzati ad estrarre copia di tale documentazione.Articolo 11 Gli agenti dell'autorità richiedente che sono presenti in un altro Stato membro in applicazione degli articoli 9 e 10 devono essere in grado di produrre, in qualsiasi momento, un mandato scritto in cui siano indicate la loro identità e la loro qualifica ufficiale.Articolo 12 Gli accertamenti, gli attestati, le informazioni, i documenti, le copie conformi a tutte le informazioni ottenute dagli agenti dell'autorità interpellata e trasmessi all'autorità richiedente nei casi di assistenza di cui agli articoli da 4 a 11 possono essere invocati come elementi di prova dagli organi competenti dello Stato membro dell'autorità richiedente.TITOLO II ASSISTENZA SPONTANEA Articolo 13 Le autorità competenti di ciascuno Stato membro prestano, alle condizioni enunciate agli articoli 14 e 15, la propria assistenza alle autorità competenti degli altri Stati membri, senza che sia stata formulata la richiesta preventiva da parte di queste ultime.Articolo 14 Quando lo reputino utile ai fini dell'osservanza della regolamentazione doganale e agricola, le autorità competenti di ciascuno Stato membro:a) esercitano o fanno esercitare, nella misura del possibile, la speciale sorveglianza di cui all'articolo 7;b) comunicano alle autorità competenti degli altri Stati membri interessati, in particolare con relazioni e altri documenti o con loro copie conformi o estratti, tutte le informazioni di cui dispongono su operazioni che sono o che appaiono loro contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola.Articolo 15 Le autorità competenti di ciascuno Stato membro comunicano senza indugio alle autorità competenti degli altri Stati membri interessati qualsiasi informazione utile che si riferisce ad operazioni che sono o appaiono loro contrarie alle regolamentazioni doganale e agricola, in particolare le informazioni relative alle merci che ne costituiscono l'oggetto nonché ai nuovi mezzi o metodi utilizzati per effettuare tali operazioni.Articolo 16 Le informazioni ottenute dagli agenti di uno Stato membro e trasmesse ad un altro Stato membro nei casi di assistenza di cui agli articoli da 13 a 15 possono essere invocate come elemento di prova dagli organi competenti dello Stato membro destinatario di tali informazioni.TITOLO III RELAZIONI CON LA COMMISSIONE Articolo 17 1. Le autorità competenti di ogni Stato membro comunicano alla Commissione, non appena ne dispongono:a) ogni informazione che ritengono utile relativamente:- alle merci che hanno costituito oggetto o che si presume abbiano costituito oggetto di operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola,- ai metodi ed ai procedimenti utilizzati o che si presume siano stati utilizzati per violare le regolamentazioni doganale o agricola,- alle richieste di assistenza, alle azioni intraprese e alle informazioni scambiate in applicazione degli articoli da 4 a 16 che possono evidenziare tendenze di frode nei settori doganale o agricolo;b) ogni informazione riguardante insufficienze o lacune delle regolamentazioni doganale o agricola che l'applicazione ha consentito di rilevare o di supporre.2. La Commissione comunica alle autorità competenti di ogni Stato membro, appena ne dispone, ogni informazione tale da consentire loro di assicurare l'osservanza delle regolamentazioni doganale e agricola.Articolo 18 1. Qualora operazioni contrarie o che appaiono contrarie alle regolamentazioni doganale e agricola siano constatate dalle autorità competenti di uno Stato membro o presentino un particolare interesse sul piano comunitario, segnatamente:- qualora esse abbiano o possano aver ramificazioni in altri Stati membri, ovvero- qualora dette autorità ritengano che operazioni analoghe possano essere state effettuate anche in altri Stati membri,dette autorità comunicano senza indugio alla Commissione, di propria iniziativa o su richiesta motivata della Commissione stessa, qualsiasi opportuna informazione, se del caso sotto forma di documenti o di copie o estratti di documenti, occorrente per la conoscenza dei fatti ai fini del coordinamento, ad opera della Commissione, delle azioni svolte dagli Stati membri.La Commissione comunica tali informazioni alle autorità competenti degli altri Stati membri.2. Qualora facciano ricorso alla disposizione di cui al paragrafo 1, le autorità competenti di uno Stato membro possono esimersi dal comunicare alle autorità competenti degli altri Stati membri interessati le informazioni di cui all'articolo 14, lettera b), e all'articolo 15.3. Su richiesta motivata della Commissione, le autorità competenti degli Stati membri agiscono come previsto agli articoli da 4 a 8.4. Quando la Commissione ritiene che siano state commesse irregolarità in uno o più Stati membri, essa ne informa lo (gli) Stato(i) membro(i) interessato(i) e questo(i) effettua(no) senza indugio un'indagine amministrativa cui possono assistere, alle condizioni enunciate dall'articolo 9, paragrafo 2 e dall'articolo 11 del presente regolamento, agenti della Commissione.Lo o gli Stato(i) membro(i) interessato(i) comunicano senza indugio alla Commissione le conclusioni cui è (sono) pervenuto(i) al termine dell'indagine.5. Degli agenti della Commissione possono raccogliere le informazioni di cui all'articolo 10 alle condizioni ivi stabilite e di comune accordo.6. Le disposizioni del presente articolo non pregiudicano il diritto all'informazione e al controllo di cui la Commissione gode in virtù di altre normative vigenti.TITOLO IV RELAZIONI CON I PAESI TERZI Articolo 19 Sempreché il paese terzo interessato si sia giuridicamente impegnato a fornire l'assistenza necessaria per raccogliere tutti gli elementi comprovanti l'irregolarità di operazioni che sembrano contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola o per determinare l'ampiezza delle operazioni di cui si è constatata la non conformità a tali regolamentazioni, le informazioni ottenute a norma del presente regolamento possono essergli comunicate, nell'ambito di un'azione concertata, con l'accordo delle autorità competenti che le hanno fornite, nel rispetto delle disposizioni interne applicabili al trasferimento di dati personali a paesi terzi.La comunicazione è effettuata dalla Commissione ovvero dagli Stati membri, nell'ambito dell'azione concertata di cui al primo comma; in ogni caso, nel paese terzo interessato è garantita con i mezzi adeguati una salvaguardia equivalente a quella di cui all'articolo 45, paragrafi 1 e 2.Articolo 20 1. Allo scopo di conseguire gli obiettivi del presente regolamento la Commissione può effettuare alle condizioni di cui all'articolo 19, missioni comunitarie di cooperazione e di indagine amministrative in paesi terzi in coordinamento e stretta cooperazione con le autorità competenti degli Stati membri.2. Le missioni comunitarie nei paesi terzi di cui al paragrafo 1 si svolgono alle seguenti condizioni:a) la missione può essere effettuata su iniziativa della Commissione, eventualmente in base ad elementi informativi forniti dal Parlamento europeo, ovvero su richiesta di uno o più Stati membri;b) partecipano alle missioni agenti della Commissione nominati a tale scopo e agenti a tal fine nominati dallo o dagli Stati membri interessati;c) la missione può inoltre essere effettuata, con l'accordo della Commissione e degli Stati membri interessati, nell'interesse della Comunità, da agenti di uno Stato membro, segnatamente in applicazione di un accordo bilaterale di assistenza con un paese terzo; in tal caso, la Commissione è informata dei risultati della missione;d) le spese di missione sono a carico della Commissione.3. La Commissione comunica agli Stati membri e al Parlamento europeo i risultati delle missioni svolte a norma del presente articolo.Articolo 21 1. Le constatazioni effettuate e le informazioni ottenute nel quadro delle missioni comunitarie di cui all'articolo 20, segnatamente sotto forma di documenti comunicati dalle autorità competenti dei paesi terzi interessati, sono trattate a norma dell'articolo 45.2. Il disposto dell'articolo 12 si applica, mutatis mutandis, alle constatazioni ed alle informazioni di cui al paragrafo 1.3. Ai fini della loro utilizzazione ai sensi dell'articolo 12, la Commissione rilascia alle autorità competenti degli Stati membri, a richiesta di questi ultimi, i documenti originali ottenuti o copie autenticate degli stessi.Articolo 22 Gli Stati membri informano la Commissione delle informazioni scambiate, nell'ambito della mutua assistenza amministrativa, con i paesi terzi quando ciò rivesta, ai sensi dell'articolo 18, paragrafo 1, un particolare interesse per il corretto funzionamento delle regolamentazioni doganale e agricola ai sensi del presente regolamento e quando tali informazioni ricadono nel campo di applicazione del presente regolamento.TITOLO V SISTEMA D'INFORMAZIONE DOGANALE Capitolo 1 Istituzione di un sistema d'informazione doganale Articolo 23 1. È istituito un sistema informativo automatizzato, denominato «sistema d'informazione doganale», in appresso «SID», che risponde alle necessità delle autorità amministrative incaricate dell'applicazione delle regolamentazioni doganale o agricola, nonché alle esigenze della Commissione.2. Il SID, a norma del presente regolamento, ha lo scopo di agevolare la prevenzione, l'individuazione e il perseguimento delle operazioni che sono contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola, rendendo più efficaci, mediante una più rapida diffusione delle informazioni, le procedure di cooperazione e di controllo delle autorità competenti di cui al presente regolamento.3. Le autorità doganali degli Stati membri possono utilizzare l'infrastruttura materiale del SID nell'ambito della cooperazione doganale di cui all'articolo K.1 punto 8 del trattato sull'Unione europea.In tal caso la Commissione assicura la gestione tecnica di detta infrastruttura.4. Le operazioni riguardanti l'applicazione della regolamentazione agricola per le quali si devono inserire informazioni nel SID sono determinate dalla Commissione secondo la procedura di cui all'articolo 43, paragrafo 2.5. Lo scambio di informazioni a norma degli articoli 17 e 18 non è disciplinato dalle disposizioni del presente titolo.6. Gli Stati membri e la Commissione, in appresso denominati «partner del SID», partecipano al SID alle condizioni enunciate dal presente titolo.Capitolo 2 Funzionamento e utilizzazione del SID Articolo 24 Il SID consiste in una base di dati centrale cui si può accedere tramite terminali situati in ogni Stato membro e presso la Commissione. Il sistema comprende esclusivamente dati, compresi i dati personali, necessari al raggiungimento del proprio scopo di cui all'articolo 23, paragrafo 2, raggruppati secondo le seguenti categorie:a) merci;b) mezzi di trasporto;c) imprese;d) persone;e) tendenze in materia di frode;f) competenze disponibili.Articolo 25 Sono stabiliti, secondo la procedura di cui all'articolo 43, paragrafo 2, gli elementi da inserire nel SID relativamente a ciascuna delle categorie da a) a f) dell'articolo 24 per quanto necessario alla realizzazione dello scopo del sistema. Nelle categorie e) e f) non devono figurare in nessun caso dati personali. Nell'ambito delle categorie da a) a d), le informazioni inserite come dati personali sono al massimo le seguenti:a) cognome, cognome da nubile, nome e pseudonimi;b) data e luogo di nascita;c) cittadinanza;d) sesso;e) segni particolari oggettivi e permanenti;f) motivo dell'inclusione dei dati;g) azione proposta;h) codice di allarme atto a segnalare che la persona ha già fatto uso di armi o di violenza ovvero è sfuggita alle autorità;i) numero d'immatricolazione del mezzo di trasporto.Non sono ad ogni modo riportati i dati personali che rivelino l'origine razziale od etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche, l'appartenenza sindacale, nonché i dati relativi alla salute o alla vita sessuale.Articolo 26 Per l'attuazione del SID relativamente ai dati personali, devono essere osservati i seguenti principi:a) la raccolta e qualsiasi altra operazione di trattamento dei dati devono essere effettuate in modo leale e lecito;b) i dati devono essere raccolti per finalità determinate e lecite ed utilizzati in modo compatibile con le finalità definite all'articolo 23, paragrafo 2 e non devono essere trattati successivamente in maniera incompatibile con tali finalità;c) i dati devono essere adeguati, pertinenti e non sovrabbondanti rispetto alle finalità per i quali sono trattati;d) i dati devono essere esatti e, se necessario, devono essere aggiornati;e) i dati devono essere memorizzati in una forma che consenta l'identificazione delle persone interessate soltanto per il periodo necessario al conseguimento delle finalità perseguite.Articolo 27 1. I dati delle categorie da a) a d) dell'articolo 24 sono inseriti nel SID soltanto a fini di osservazione e di rendiconto, di sorveglianza discreta o di controlli specifici.2. Ai fini delle azioni di cui al paragrafo 1, i dati personali nell'ambito delle categorie da a) a d) dell'articolo 24 possono essere inseriti nel SID soltanto se, specialmente sulla base di precedenti attività illecite, vi sono motivi sostanziali per ritenere che la persona interessata abbia effettuato, stia effettuando o effettuerà operazioni che sono in contrasto con le regolamentazioni doganale o agricola e che presentano un particolare interesse sul piano comunitario.Articolo 28 1. Se le azioni di cui all'articolo 27, paragrafo 1 sono attuate, è possibile raccogliere e trasmettere, in tutto o in parte, le informazioni seguenti al partner del SID che ha suggerito tali azioni:a) l'avvenuta individuazione della merce, del mezzo di trasporto, dell'impresa o della persona oggetto di segnalazione;b) il luogo, l'ora ed il motivo del controllo;c) l'itinerario seguito e la destinazione del viaggio;d) le persone che accompagnano la persona in questione o gli occupanti del mezzo di trasporto utilizzato;e) i mezzi di trasporto utilizzati;f) gli oggetti trasportati;g) le circostanze relative all'individuazione della merce, dei mezzi di trasporto, dell'impresa o della persona.Qualora tale genere di informazioni è raccolto nel quadro delle azioni di sorveglianza discreta, occorre adottare delle misure intese a garantire che la natura segreta della sorveglianza non sia compromessa.2. Nel quadro dei controlli specifici di cui all'articolo 27, paragrafo 1, le persone, i mezzi di trasporto e gli oggetti possono essere ispezionati, entro i limiti consentiti e a norma delle leggi, regolamenti e procedure dello Stato membro in cui ha luogo d'ispezione. Se la legislazione di uno Stato membro non consente tali controlli specifici, questi sono automaticamente convertiti dal medesimo Stato membro in un'osservazione e rendiconto ovvero in sorveglianza discreta.Articolo 29 1. L'accesso diretto ai dati del SID è riservato unicamente alle autorità nazionali designate da ciascuno Stato membro e ai servizi designati dalla Commissione. Tali autorità nazionali sono le amministrazioni doganali, ma possono comprendere anche altre autorità competenti, in base alle leggi, ai regolamenti ed alle procedure dello Stato membro in questione, ad agire per raggiungere lo scopo previsto all'articolo 23, paragrafo 2.2. Ciascuno Stato membro invia alla Commissione l'elenco delle autorità competenti designate che sono autorizzate ad eccedere direttamente al SID e precisa, per ciascuna autorità, a quali dati può avere accesso e per quali scopi.La Commissione ne informa gli altri Stati membri. Essa informa altresì tutti gli Stati membri degli elementi corrispondenti riguardanti i propri servizi autorizzati ad avere accesso al SID.L'elenco delle autorità nazionali e dei servizi della Commissione designati a tale scopo è pubblicato, per informazione, dalla Commissione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.3. In deroga al disposto dei paragrafi 1 e 2, il Consiglio, deliberando su proposta della Commissione, può decidere di consentire l'accesso al SID ad organizzazioni internazionali o regionali purché, laddove ciò sia pertinente, sia parallelamente stipulato un protocollo con tali organizzazioni, a norma dell'articolo 7, paragrafo 3 della convenzione tra gli Stati membri dell'Unione europea sull'uso della tecnologia dell'informazione a fini doganali. Per adottare tale decisione si tiene conto segnatamente di tutte le intese bilaterali o comunitarie esistenti e dell'adeguatezza del livello di protezione dei dati.Articolo 30 1. I partner del SID possono utilizzare i dati ottenuti dal SID soltanto per lo scopo previsto all'articolo 23, paragrafo 2; essi possono, tuttavia, avvalersene a fini amministrativi o di altro genere, previa autorizzazione del partner del SID che ha introdotto i dati nel sistema e alle condizioni da questo stabilite. Un tale diverso utilizzo deve essere conforme alle leggi, ai regolamenti ed alle procedure dello Stato membro che intende servirsi dei dati e, se del caso, alle corrispondenti disposizioni applicabili in materia dalla Commissione e deve tener conto dei principi indicati nell'allegato.2. Fatto salvo il disposto dei paragrafi 1 e 4 del presente articolo e l'articolo 29, paragrafo 3, i dati provenienti dal SID possono essere utilizzati soltanto dalle autorità nazionali designati da ciascuno Stato membro nonché dai servizi designati della Commissione, i quali sono competenti, in base alle leggi, ai regolamenti ed alle procedure che ad essi si applicano, ad agire in relazione allo scopo di cui all'articolo 23, paragrafo 2.3. Ciascuno Stato membro invia alla Commissione l'elenco delle autorità designate di cui al paragrafo 2.La Commissione ne informa gli altri Stati membri. Essa informa altresì tutti gli Stati membri degli elementi corrispondenti riguardanti i propri servizi autorizzati a utilizzare il SID.L'elenco delle autorità o dei servizi designati a tale scopo è pubblicato dalla Commissione, per informazione, nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.4. I dati ottenuti dal SID possono, previa autorizzazione dello Stato membro che li ha inseriti nel sistema e subordinatamente alle condizioni da esso stabilite, essere comunicati ad autorità nazionali diverse dalle autorità o servizi di cui al paragrafo 2, a paesi terzi ed a organizzazioni internazionali o regionali che desiderassero servirsene. Ciascuno Stato membro adotta speciali misure per garantire la sicurezza dei dati trasmessi o forniti a servizi situati al di fuori del suo territorio.Le disposizioni di cui al primo comma si applicano, mutatis mutandis, nei confronti della Commissione qualora i dati siano stati inseriti nel sistema da quest'ultima.Articolo 31 1. A meno che il presente regolamento non stabilisca disposizioni più rigorose, l'inserimento dei dati nel SID è disciplinato dalle leggi, dai regolamenti e dalle procedure dello Stato membro che li fornisce e, se del caso, dalle corrispondenti disposizioni applicabili in materia dalla Commissione.2. A meno che il presente regolamento non stabilisca disposizioni più rigorose, l'elaborazione dei dati provenienti dal SID, compresa la loro utilizzazione o l'attuazione di qualsiasi azione di cui all'articolo 27 paragrafo 1 e suggerita dal partner del SID che ha fornito i dati, è disciplinata dalle leggi, dai regolamenti e dalle procedure dello Stato membro che elabora o utilizza tali dati e, se del caso, dalle corrispondenti disposizioni applicabili in materia dalla Commissione.Capitolo 3 Modifica dei dati Articolo 32 1. Soltanto il partner del SID che ha fornito i dati ha il diritto di modificare, completare, correggere o cancellare i dati che ha inserito nel SID.2. Qualora un partner del SID che ha fornito dei dati rilevi ovvero apprenda che i dati da esso inseriti sono di fatto inesatti oppure che sono stati inseriti o memorizzati in violazione del presente regolamento, esso modifica, completa, corregge o cancella nel modo idoneo i dati e ne informa gli altri partner del SID.3. Se un partner del SID dispone di prove indicanti che un dato è di fatto inesatto, ovvero che è stato inserito o memorizzato nel SID in violazione del presente regolamento, esso ne informa senza indugio il partner del SID che lo ha fornito. Quest'ultimo controlla i dati in questione e, ove necessario, la corregge o lo cancella senza indugio. Inoltre, esso informa gli altri partner della correzione o cancellazione effettuata.4. Il partner del SID che, al momento di inserire dati nel sistema, nota che la sua segnalazione, quanto al contenuto o all'azione richiesta, è in contrasto con una segnalazione precedente, ne informa immediatamente il partner che ha effettuato quest'ultima. I due partner si adoperano quindi di risolvere la questione. In caso di disaccordo, rimane valida al prima segnalazione, ma le parti di quella nuova che non sono in contrasto con la prima sono inserite nel sistema.5. Fatte salve le altre disposizioni del presente regolamento, qualora, in uno Stato membro, un tribunale o un'altra autorità abilitata a tal fine e dipendente da tale Stato adotti una decisione definitiva di modificare, completare, correggere o cancellare i dati del SID, i partner del SID agiscono in modo conforme.In caso di contrasto tra tali decisioni dei tribunali o di altre autorità abilitate a tal fine, incluse le decisioni di cui all'articolo 36 in materia di correzione o cancellazione, lo Stato membro che ha inserito i dati in questione li cancella dal sistema.Le disposizioni di cui al primo comma si applicano, mutatis mutandis, qualora una decisione della Commissione in merito a dati contenuti nel SID sia annullata dalla Corte di giustizia.Capitolo 4 Conservazione dei dati Articolo 33 1. I dati inseriti nel SID sono memorizzati soltanto per il periodo necessario al raggiungimento dello scopo per cui sono stati inseriti. La necessità di conservarli è esaminata almeno annualmente dal partner del SID che li ha forniti.2. Durante il periodo di esame il partner del SID che ha fornito i dati può decidere di conservarli fino all'esame successivo, qualora ciò sia necessario per il raggiungimento dei fini per cui sono stati inseriti. Fatto salvo l'articolo 36, qualora non sia deciso di conservare i dati, questi sono automaticamente trasferiti nella parte del SID il cui accesso è limitato a norma del paragrafo 4.3. Il SID informa automaticamente il partner del SID che ha fornito i dati del previsto trasferimento dei dati memorizzati nel SID ai sensi del paragrafo 2, con preavviso di un mese.4. I dati trasferiti a norma del paragrafo 2 continuano ad essere memorizzati per un anno nel SID, ma, fatto salvo il disposto dell'articolo 36, ad essi possono accedere soltanto un rappresentante del comitato di cui all'articolo 43, nel quadro dell'applicazione del paragrafo 4 settimo, ottavo e nono trattino di tale articolo, nonché del paragrafo 5 di tale articolo, ovvero le autorità di controllo di cui all'articolo 37. Durante detto periodo, essi possono consultare i dati soltanto per controllare l'esattezza e la legittimità, dopo di ché i dati devono essere eliminati.Capitolo 5 Protezione dei dati personali Articolo 34 1. Qualsiasi partner del SID che intenda ricevere dal SID o inserire in esso dati personali adotta, entro la data di entrata in applicazione del presente regolamento, le disposizioni nazionali o regole interne che si applicano alla Commissione che garantiscano la protezione dei diritti e delle libertà delle persone per quanto riguarda l'elaborazione dei dati personali.2. Un partner del SID può riceverne o inserirvi dati personali soltanto se nel suo territorio sono entrate in vigore le disposizioni relative alla protezione di detti dati di cui al paragrafo 1. Ciascuno Stato membro designa altresì preliminarmente una o più autorità di controllo nazionali ai sensi dell'articolo 37.3. Al fine di garantire la corretta applicazione delle disposizioni del presente regolamento in materia di protezione dei dati personali, ciascuno Stato membro e la Commissione considerano il SID quale un sistema di elaborazione di dati personali, soggetto alle disposizioni nazionali di cui al paragrafo 1 e alle disposizioni più rigorose contenute nel presente regolamento.Le regole interne che si applicano alla Commissione, di cui al paragrafo 1, sono pubblicate nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Articolo 35 1. Fatto salvo l'articolo 30, paragrafo 1, l'utilizzazione da parte dei partner del SID dei dati personali da questo provenienti per scopi diversi da quello di cui all'articolo 23, paragrafo 2 è vietata.2. I dati possono essere duplicati solo per motivi tecnici, purché tale operazione sia necessaria per la ricerca di informazioni ad opera delle autorità di cui all'articolo 29. Fatto salvo il disposto dell'articolo 30, paragrafo 1, i dati personali inseriti da altri Stati membri o dalla Commissione non possono essere copiati dal SID in altri sistemi di elaborazione di dati di cui siano responsabili gli Stati membri o la Commissione.Articolo 36 1. I diritti delle persone, per quanto riguarda i dati personali inseriti nel SID e, in particolare, il diritto al loro accesso, sono esercitati:- a norma delle leggi, regolamenti e procedure dello Stato membro in cui sono fatti valere;- a norma delle regole interne che si applicano alla Commissione di cui all'articolo 34, paragrafo 1.Qualora le leggi, regolamenti e procedure dello Stato membro interessato lo prevedano, l'autorità di controllo nazionale di cui all'articolo 37 decide in merito alla comunicazione dell'informazione e determina la procedura da seguire.2. Un partner del SID cui sia stata presentata una richiesta di accesso ai dati personali può rifiutare tale accesso se la comunicazione dei dati può compromettere la prevenzione, l'individuazione ed il perseguimento di operazioni che sono contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola. Uno Stato membro può anche rifiutare l'accesso in virtù delle proprie leggi, dei propri regolamenti e delle proprie procedure relativi ai casi in cui tale rifiuto costituisce una misura necessaria per la salvaguardia della sicurezza dello Stato, della difesa, della pubblica sicurezza o dei diritti e delle libertà altrui. La Commissione può rifiutare l'accesso qualora ciò costituisca una misura necessaria per la salvaguardia dei diritti e delle libertà altrui.In ogni caso l'accesso è rifiutato durante il periodo in cui sono svolte azioni per fini di osservazione e di rendiconto o di sorveglianza discreta.3. Qualora i dati personali, dei quali è stato richiesto l'accesso, siano stati forniti da un altro partner del SID, l'accesso è consentito soltanto se al partner che ha fornito i dati è stato consentito di esprimere un parere.4. A norma delle leggi, regolamenti e procedure di ciascuno Stato membro o delle norme interne che si applicano alla Commissione, chiunque può chiedere che i dati personali che lo riguardano siano corretti o cancellati presso ciascun partner del SID, qualora siano inesatti o siano stati inseriti o conservati nel SID in violazione dello scopo previsto all'articolo 23, paragrafo 2 o qualora non siano stati osservati i principi enunciati all'articolo 26.5. Nel territorio di ciascuno Stato membro, chiunque può, a norma delle leggi, regolamenti e procedure dello Stato membro in questione, adire ovvero, se del caso, presentare un ricorso davanti ai tribunali o alle autorità competenti a tal fine secondo le leggi, regolamenti e procedure dello Stato membro in questione, per quanto riguarda i dati personali del SID che lo riguardano, al fine di:a) far correggere o cancellare dati personali inesatti;b) far correggere o cancellare dati personali inseriti o conservati nel SID in violazione del presente regolamento;c) ottenere l'accesso a dati personali;d) ottenere il risarcimento dei danni a norma dell'articolo 40, paragrafo 2.Per quanto riguarda i dati inseriti dalla Commissione, può essere proposto ricorso alla Corte di giustizia, a norma dell'articolo 173 del trattato.Gli Stati membri e la Commissione si impegnano reciprocamente a eseguire le decisioni definitive che sono pronunciate dai tribunali, dalla Corte di giustizia o da altre autorità abilitate a tal fine, che riguardano i punti a), b) e c) del primo comma.6. I riferimenti alla «decisione definitiva», di cui al presente articolo e all'articolo 32, paragrafo 5, non comportano in nessun caso l'obbligo, per uno Stato membro o per la Commissione, di impugnare una decisione pronunciata da un tribunale o da un'altra autorità abilitata a tal fine.Capitolo 6 Controllo della protezione dei dati personali Articolo 37 1. Ciascuno Stato membro designa una o più autorità nazionali di controllo responsabili della protezione dei dati personali, incaricate di effettuare il controllo esterno di tali dati inseriti nel SID.Le autorità di controllo, a norma delle rispettive legislazioni nazionali, devono esercitare una sorveglianza e effettuare controlli esterni, per garantire che l'elaborazione e l'utilizzazione dei dati inseriti nel SID non violino i diritti delle persone interessate. A tal fine, le autorità nazionali di controllo hanno accesso al SID.2. Chiunque può chiedere a qualsiasi autorità nazionale di controllo di verificare i dati personali del SID riguardanti la sua persona e l'uso che di essi è stato o è fatto. Tale diritto è disciplinato dalle leggi, dai regolamenti e dalle procedure dello Stato membro in cui è fatta la richiesta. Se tali dati sono stati inseriti da un altro Stato membro o dalla Commissione, la verifica è effettuata in stretta collaborazione con l'autorità nazionale di controllo di tale altro Stato membro o con l'autorità di cui al paragrafo 4.3. La Commissione adotta tutte le disposizioni necessarie all'interno dei propri servizi per garantire un controllo della protezione dei dati a carattere personale che offra garanzie di livello equivalente a quelli risultanti dal paragrafo 1.4. Fino alla designazione di una o più autorità create per le istituzioni e gli organismi comunitari, le attività della Commissione in materia di norme di protezione dei dati di cui all'articolo 34, paragrafo 1, all'articolo 36, paragrafo 1 e all'articolo 37, paragrafo 3 sono soggette al controllo del mediatore di cui all'articolo 138 E del trattato nell'ambito della missione da quest'ultimo conferitagli.Capitolo 7 Sicurezza del SID Articolo 38 1. Sono adottate tutte le adeguate misure tecniche e organizzative necessarie per mantenere la sicurezza:a) dagli Stati membri e dalla Commissione, ciascuno per quanto di propria competenza, per quanto riguarda i terminali del SID situati nei loro rispettivi territori e presso gli uffici della Commissione;b) del comitato di cui all'articolo 43, per quanto riguarda il SID ed i terminali situati nella sede stessa del SID ed utilizzati per i fini tecnici e per i controlli di cui al paragrafo 3.2. In particolare, gli Stati membri, la Commissione e il comitato di cui all'articolo 43 adottano misure intese a:a) impedire a qualsiasi persona non autorizzata di accedere alle installazioni utilizzate per l'elaborazione dei dati;b) impedire che i dati e i relativi supporti siano letti, duplicati, modificati o ritirati da persone non autorizzate;c) impedire l'introduzione non autorizzata di dati e qualsiasi consultazione, modifica o cancellazione di dati non autorizzata;d) impedire che persone non autorizzate possano accedere ai dati del SID mediante dispositivi per la trasmissione dei dati;e) garantire, per quanto riguarda l'utilizzazione del SID, che le persone autorizzate possano accedere soltanto ai dati di loro competenza;f) garantire che sia possibile verificare e stabilire a quali autorità si possano trasmettere i dati mediante i dispositivi di trasmissione;g) garantire che sia possibile verificare e stabilire a posteriori quali dati siano stati inseriti nel SID, quando e da chi, e verificare le consultazioni;h) impedire qualsiasi lettura, duplicazione, modifica o cancellazione non autorizzata di dati durante la trasmissione degli stessi o il trasporto dei relativi supporti.3. A norma dell'articolo 43, il comitato verifica che le ricerche effettuate fossero consentite e siano state svolte da utenti autorizzati. Almeno l'1 % di tutte le consultazioni costituiscono oggetto di controllo. Nel sistema è introdotto un estratto di tali consultazioni e controlli, utilizzato esclusivamente per dette verifiche. Esso è cancellato dopo sei mesi.Articolo 39 1. Ciascuno Stato membro designa un servizio che sarà responsabile delle misure di sicurezza di cui all'articolo 38 per quanto riguarda i terminali situati nel proprio territorio, delle funzioni di riesame di cui all'articolo 33, paragrafi 1 e 2, oltre che in generale, della corretta attuazione del presente regolamento, nella misura necessaria a norma delle proprie leggi, regolamenti e procedure.2. La Commissione designa nel proprio seno, per quanto la riguarda, i servizi responsabili delle misure di cui al paragrafo 1.Capitolo 8 Responsabilità e pubblicazioni Articolo 40 1. Il partner del SID che ha inserito dei dati nel sistema è responsabile dell'esattezza, dell'aggiornamento e della legittimità degli stessi. Inoltre, ciascuno Stato membro o, secondo il caso, la Commissione è responsabile dell'osservanza dell'articolo 26.2. Ciascun partner del SID è responsabile, secondo le proprie leggi, regolamenti e procedure nazionali o le disposizioni comunitarie equivalenti, del danno arrecato ad una persona tramite l'uso del SID nello Stato membro in questione o presso la Commissione.La responsabilità sussiste anche quando il danno è stato provocato dal fatto che il partner del SID che ha fornito i dati ha inserito dati inesatti ovvero li ha inseriti nel sistema in violazione del presente regolamento.3. Se il partner del SID contro cui è stata intentata un'azione in relazione a dati inesatti non è quello che li ha forniti, i partner interessati ricercano un accordo sull'eventuale proporzione delle somme versate a titolo di risarcimento che il partner che ha fornito i dati rimborserà all'altro partner. Le somme concordate sono rimborsate su richiesta.Articolo 41 La Commissione pubblica nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee una comunicazione relativa all'attuazione del SID.TITOLO VI PROTEZIONE DEI DATI NELLO SCAMBIO DI DATI NON AUTOMATIZZATO Articolo 42 Le disposizioni che si applicano agli scambi e all'elaborazione automatizzati di dati si applicano, mutatis mutandis, agli scambi e all'elaborazione non automatizzati di dati.TITOLO VII DISPOSIZIONI FINALI Articolo 43 1. La Commissione è assistita da un comitato composto di rappresentanti degli Stati membri e presieduto dal rappresentante della Commissione.2. Il rappresentante della Commissione sottopone al comitato un progetto delle misure da adottare. Il comitato formula il suo parere sul progetto entro un termine che il presidente può fissare in funzione dell'urgenza della questione in esame. Il parere è formulato alla maggioranza prevista all'articolo 148, paragrafo 2 del trattato per l'adozione delle decisioni che il Consiglio deve prendere su proposta della Commissione. Nelle votazioni in seno al comitato, ai voti dei rappresentanti degli Stati membri è attribuita la ponderazione fissata nell'articolo precitato. Il presidente non partecipa al voto.La Commissione adotta le misure previste qualora siano conformi al parere del comitato.Se le misure progettate non sono conformi al parere del comitato, o in mancanza di parere, la Commissione sottopone, senza indugio al Consiglio una proposta in merito alle disposizioni adottate. Il Consiglio delibera a maggioranza qualificata.Se il Consiglio non ha deliberato entro il termine di tre mesi a decorrere dalla data in cui gli è stata sottoposta la proposta, la Commissione adotta le misure proposte, tranne qualora il Consiglio si sia pronunciato a maggioranza semplice contro tali misure.3. La procedura definita al paragrafo 2 si applica segnatamente per:a) decidere gli elementi da includere nel SID, come previsto all'articolo 25;b) determinare le operazioni relative all'applicazione della normativa agricola per le quali si devono inserire informazioni nel SID, come previsto all'articolo 23, paragrafo 4.4. Il comitato esamina qualsiasi problema relativo all'applicazione del presente regolamento che il suo presidente può sollevare di propria iniziativa o su richiesta del rappresentante di uno Stato membro, segnatamente per quanto riguarda:- il funzionamento della mutua assistenza prevista dal presente regolamento su un piano generale,- la fissazione delle modalità pratiche per la trasmissione delle informazioni di cui agli articoli 16 e 17,- le informazioni comunicate alla Commissione in applicazione degli articoli 17 e 18 al fine di trarne gli insegnamenti, di determinare le misure necessarie per metter fine alle operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola che sono state constatate e, se del caso, di proporre le modifiche delle disposizioni comunitarie esistenti o l'elaborazione di disposizioni complementari,- la predisposizione di indagini da essere svolte dagli Stati membri e coordinate dalla Commissione nonché delle missioni comunitarie previste dall'articolo 20,- le misure adottate per salvaguardare la riservatezza delle informazioni, e segnatamente dei dati personali, scambiate ai sensi del presente regolamento, diverse da quelle previste dal titolo V,- la realizzazione e il buon funzionamento del SID e tutte le misure tecniche ed operative intese a garantire la sicurezza del sistema,- la necessità di conservare i dati nel SID,- le misure decise per salvaguardare la riservatezza delle informazioni registrate nel SID ai sensi del presente regolamento e segnatamente i dati personali, e per garantire il rispetto degli obblighi che gravano sui responsabili dell'elaborazione,- le misure adottate in applicazione dell'articolo 38, paragrafo 2.5. Il comitato esamina qualsiasi problema che il funzionamento del SID possa porre alle autorità di controllo di cui all'articolo 37. In tal caso, si riunisce con una composizione ad hoc cui partecipano rappresentanti designati da ciascuno Stato membro e provenienti dalla o dalle sue autorità nazionali di controllo. Anche il mediatore di cui all'articolo 37, paragrafo 4, o il suo rappresentante possono partecipare, di propria iniziativa e se lo ritengono compatibile con la loro missione, a tali riunioni del comitato con la sua composizione ad hoc. Il comitato si riunisce nella sua composizione ad hoc almeno una volta all'anno.6. Ai fini del presente articolo, il comitato ha accesso diretto ai dati inseriti nel SID e può utilizzarli direttamente.Articolo 44 Fatte salve le disposizioni di cui al titolo V relative al SID, la trasmissione dei documenti previsti dal presente regolamento può essere sostituita dalla trasmissione di informazioni ottenute, in qualunque forma e ai medesimi fini, a mezzo dell'informatica.Articolo 45 1. Le informazioni comunicate in qualsiasi forma in applicazione del presente regolamento hanno carattere riservato, ivi compresi i dati memorizzati nel SID. Esse sono coperte dal segreto d'ufficio e godono della protezione accordata a informazioni di natura analoga dalla legislazione nazionale dello Stato membro che le ha ricevute o dalle disposizioni corrispondenti che si applicano agli organi comunitari.Le informazioni di cui al primo comma non possono, in particolare, essere trasmesse a persone diverse da quelle che, negli Stati membri o nell'ambito delle istituzioni comunitarie, sono tenute per le loro funzioni a conoscerle o a servirsene. Esse non possono neppure essere utilizzate a fini diversi da quelli previsti dal presente regolamento, a meno che lo Stato membro o la Commissione che le ha fornite, o che le ha registrate nel SID, non vi abbia espressamente acconsentito, fatte salve le condizioni stabilite da detto Stato membro o dalla Commissione e nella misura in cui tale comunicazione o utilizzazione non sia contraria alle disposizioni vigenti nello Stato membro in cui ha sede l'autorità che le ha ricevute.2. Fatte salve le disposizioni di cui al titolo V relative al SID, le informazioni relative alle persone fisiche e giuridiche costituiscono oggetto delle comunicazioni contemplate dal presente regolamento soltanto nella misura strettamente necessaria ai fini della prevenzione, dell'individuazione o del perseguimento di operazioni contrarie alle regolamentazioni doganale o agricola.3. I paragrafi 1 e 2 non ostano acché le informazioni ottenute in applicazione del presente regolamento siano utilizzate in azioni giudiziarie o in procedimenti avviati successivamente per inosservanza delle regolamentazioni doganale o agricola.L'autorità competente che ha fornito dette informazioni è immediatamente informata di tale utilizzazione.4. Quando uno Stato membro notifica alla Commissione che, al termine di un supplemento d'indagine, risulta che una persona fisica o giuridica, il cui nome gli è stato comunicato in virtù delle disposizioni del presente regolamento, non è stata implicata in una irregolarità, la Commissione ne informa senza indugio coloro ai quali i dati normativi in questione sono stati comunicati sulla base del presente regolamento. La persona interessata non sarà quindi più trattata come persona implicata nell'irregolarità in base alla prima notifica.Quando i dati a carattere personale relativi a detta persona si trovano nel SID, essi devono esserne ritirati.Articolo 46 Ai fini dell'applicazione del presente regolamento gli Stati membri adottano ogni disposizione utile:a) per assicurare, sul piano interno, un efficace coordinamento tra le autorità amministrative di cui all'articolo 1, paragrafo 1;b) per stabilire, sul piano dei loro rapporti reciproci e nella misura necessaria, una diretta cooperazione tra le autorità da essi specificamente abilitate a tal fine.Articolo 47 Gli Stati membri possono decidere di stabilire di comune accordo, per quanto necessario, le modalità atte ad assicurare il corretto funzionamento della mutua assistenza prevista dal presente regolamento, segnatamente al fine di evitare qualsiasi interruzione nella sorveglianza di persone o di merci che potrebbe essere pregiudizievole alla constatazione di operazioni contrarie alla regolamentazione doganale o agricola.Articolo 48 1. Il presente regolamento non impone alle autorità amministrative degli Stati membri di prestarsi assistenza nel caso in cui tale assistenza possa essere pregiudizievole all'ordine pubblico o ad altri interessi essenziali, in particolare in materia di protezione dei dati, dello Stato membro in cui hanno la loro sede.2. Qualsiasi rifiuto di assistenza deve essere motivato.La Commissione è informata senza indugio di qualsiasi rifiuti di assistenza e delle motivazioni addotte.Articolo 49 Fatto salvo il diritto all'informazione di cui la Commissione gode in virtù di altre regolamentazioni vigenti, gli Stati membri comunicano alla Commissione le decisioni amministrative o giudiziarie, o gli elementi essenziali di queste, relative all'applicazione di sanzioni per inosservanza delle regolamentazioni doganale o agricola nei casi che hanno costituito oggetto di comunicazioni a norma degli articoli 17 e 18.Articolo 50 Fatte salve le spese relative all'applicazione del SID, nonché le somme previste a titolo di risarcimento all'articolo 40, gli Stati membri e la Commissione rinunciano ad ogni pretesa di rimborso delle spese risultanti dall'applicazione del presente regolamento, salvo le eventuali indennità corrisposte agli esperti.Articolo 51 Il presente regolamento non pregiudica l'applicazione negli Stati membri delle norme di procedura penale e disposizioni relative all'assistenza giudiziaria in materia penale, ivi comprese quelle relative al segreto istruttorio.Articolo 52 1. Il regolamento (CEE) n. 1468/81 è abrogato.2. I riferimenti al regolamento abrogato si intendono come riferimenti al presente regolamento.Articolo 53 1. Il presente regolamento entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Esso si applica a decorrere dal 13 marzo 1998.2. Tuttavia, le disposizioni dell'articolo 42 si applicheranno alla Danimarca, all'Irlanda, al Regno Unito e alla Svezia solo allorché vi sarà una normativa comunitaria di applicazione a tutti i dati contemplati dal presente regolamento e contenuti.A decorrere dalla data di applicazione in tutti gli Stati membri della normativa di cui al primo comma, l'articolo 42 sarà abrogato e la deroga prevista al primo comma cesserà di produrre i suoi effetti.Se, entro cinque anni, la suddetta normativa non si applicherà ancora, sarà redatta una relazione dalla Commissione, eventualmente corredata da proposte.Gli Stati membri potranno subordinare l'elaborazione non automatizzata dei dati personali che essi possono comunicare ai quattro Stati membri di cui al primo comma al rispetto di norme in materia di protezione dei dati, equivalenti a quelle che essi stessi applicano per quanto concerne l'elaborazione non automatizzata di detti dati, fintantoché questi quattro Stati membri non applicheranno le disposizioni dell'articolo 42.Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.Fatto a Bruxelles, addì 13 marzo 1997.Per il ConsiglioIl PresidenteM. PATIJN(1) GU n. L 94 del 28. 4. 1970, pag. 13. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CEE) n. 2048/88 (GU n. L 185 del 15. 7. 1988, pag. 1).(2) GU n. C 56 del 26. 2. 1993, pag. 1, GU n. C 262 del 28. 9. 1993, pag. 8 e GU n. C 80 del 17. 3. 1994, pag. 12.(3) GU n. C 20 del 24. 1. 1994, pag. 85, e parere del 16 gennaio 1997 (GU n. C 33 del 3. 2. 1997).(4) GU n. C 161 del 14. 6. 1993, pag. 15.(5) GU n. L 144 del 2. 6. 1981, pag. 1. Regolamento modificato dal regolamento (CEE) n. 945/87 (GU n. L 90 del 2. 4. 1987, pag. 3).(6) Regolamento (CEE, Euratom) n. 1552/89 del Consiglio, del 29 maggio 1989, recante applicazione della decisione 88/376/CEE, Euratom relativa al sistema delle risorse proprie della Comunità (GU n. L 155 del 7. 6. 1989, pag. 1). Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE, Euratom) n. 2729/94 (GU n. L 293 del 12. 11. 1994, pag. 5).(7) Regolamento (CEE) n. 595/91 del Consiglio, del 4 marzo 1991, relativo alle irregolarità e al recupero delle somme indebitamente pagate nell'ambito del finanziamento della politica agricola comune nonché all'instaurazione di un sistema d'informazione in questo settore e che abroga il regolamento (CEE) n. 283/72 (GU n. L 67 del 14. 3. 1991, pag. 11).(8) GU n. L 281 del 23. 11. 1995, pag. 31.ALLEGATO COMUNICAZIONE DEI DATI (Articolo 30, paragrafo 1) 1. Comunicazione ad altri organismi pubblici La comunicazione di dati ad organismi pubblici dovrebbe essere consentita solo se, in un caso determinato:a) esiste un chiaro obbligo o autorizzazione legale ovvero permesso dell'autorità di controllo; ovvero seb) i dati in questione sono indispensabili al destinatario per assolvere il proprio compito legale e nella misura in cui il fine della raccolta o dell'elaborazione eseguita dal destinatario non sia incompatibile con quello originariamente previsto e gli obblighi legali dell'organismo che comunica i dati non ostino a ciò.È inoltre eccezionalmente consentita una comunicazione se, in un caso determinato:a) la comunicazione è senza alcun dubbio nell'interesse della persona in questione e se quest'ultima vi ha acconsentito o le circostanze consentono di ritenere inequivocabilmente che vi sia tale consenso; ovvero,b) la comunicazione è necessaria per evitare un grave ed imminente pericolo.2. Comunicazione a privati La comunicazione di dati a privati dovrebbe essere consentita solo se, in un caso determinato, vi è un chiaro obbligo o autorizzazione legale ovvero un'autorizzazione dell'autorità di controllo.Una comunicazione a privati è eccezionalmente consentita se, in un caso determinato:a) la comunicazione è, senza alcun dubbio, nell'interesse della persona in questione e se quest'ultima vi ha acconsentito o le circostanze permettono di ritenere inequivocabilmente che vi sia tale consenso; ovverob) la comunicazione è necessaria per evitare un grave ed imminente pericolo.3. Comunicazione internazionale La comunicazione di dati ad autorità estere dovrebbe essere consentita solo se:a) esiste una chiara disposizione di legge derivante dal diritto interno o internazionale;b) se, in difetto di una siffatta disposizione, la comunicazione è necessaria per prevenire un grave ed imminente pericolo enella misura in cui non si reca pregiudizio alle normative interne relative alla protezione della persona interessata.4.1. Domande di comunicazione Fatte salve le specifiche disposizioni della legislazione nazionale o di accordi internazionali, le domande di comunicazione di dati dovrebbero contenere indicazioni sull'organismo o la persona da cui provengono, nonché sul loro oggetto e motivo.4.2. Condizioni della comunicazione La qualità dei dati dovrebbe essere verificata, nella misura del possibile, al più tardi prima della loro comunicazione. In ogni comunicazione di dati è opportuno che siano menzionate, nella misura del possibile, le decisioni giurisdizionali e le decisioni di non luogo a procedere, e che i dati basati su opinioni o valutazioni personali siano verificati alla fonte prima della loro comunicazione indicandone, inoltre, il grado di affidabilità o di esattezza.I dati che risultino inesatti e non aggiornati non dovrebbero essere comunicati; se sono stati trasmessi dati non più validi o inesatti l'organismo emittente, per quanto possibile, dovrebbe informare della loro non conformità tutti gli organismi destinatari ai quali sono stati trasmessi.4.3. Garanzia relativa alla comunicazione I dati comunicati ad altri organismi, a privati o ad autorità estere non dovrebbero essere utilizzati per fini diversi da quelli indicati nella domanda di comunicazione.Qualsiasi utilizzazione per altri fini dovrebbe essere subordinata all'accordo dell'organismo emittente, fatto salvo il disposto dei punti da 1 a 4.2.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Il Sistema di informazione doganale (SID)
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Esso punta a rafforzare la cooperazione amministrativa (mutua assistenza) tra le autorità amministrative degli Stati membri e la collaborazione tra queste e la Commissione europea riguardo all’applicazione della regolamentazione doganale o agricola dell’Unione. Il sistema di informazione doganale (SID) contribuisce ad agevolare la prevenzione, l’individuazione e il perseguimento delle infrazioni alle regolamentazioni doganale o agricola dell’Unione. Rende più efficaci, mediante una più rapida diffusione delle informazioni, le procedure di cooperazione e di controllo delle autorità nazionali. Il sistema consente inoltre uno scambio di dati sulle merci in transito nei territori doganali degli Stati membri e dei paesi terzi.
PUNTI CHIAVE
Le condizioni in cui opera il SID sono definite nel regolamento stesso. I dati inseriti nel CIS devono riguardare esclusivamente:merci;mezzi di trasporto;imprese;persone;tendenze in materia di frode;disponibilità di competenze professionali;merci bloccate, sequestrate o confiscate;denaro contante bloccato, sequestrato o confiscato. Il Consiglio può decidere di consentire l’accesso al SID a organizzazioni internazionali o regionali. In determinate condizioni, i dati possono essere condivisi con altre autorità nazionali, paesi terzi e organizzazioni internazionali o regionali e/o agenzie dell’Unione.Protezione dei datiPuò accadere che le informazioni scambiate contengano dati personali*. Gli scambi di dati personali avvengono solo quando necessario per il raggiungimento degli obiettivi del sistema, ad esempio a fini di osservazione, controlli specifici o analisi operative*. Tutti i dati contenuti nel SID sono riservati e possono essere riprodotti solo per motivi tecnici, ad esempio nei casi giustificati dalla ricerca di informazioni. Su autorizzazione dell’autorità che li ha inseriti, i dati personali possono essere trasmessi ai sistemi di gestione dei rischi utilizzati per i controlli doganali nazionali o ai sistemi di analisi operativa utilizzati a livello dell’Unione.Archivio di identificazione dei fascicoli a fini doganali
L’archivio di identificazione dei fascicoli a fini doganali (FIDE) è un elemento specifico del SID. Centralizza i fascicoli relativi a persone e imprese sospettate o ritenute colpevoli di reati.
Migliore gestione dei rischi e rilevamento e prevenzione delle frodiIl regolamento (UE) 2015/1525, che si applica dal 1 settembre 2016, modifica il regolamento (CE) n. 515/97 allo scopo di migliorare l’individuazione, l’indagine e la prevenzione delle frodi doganali, semplificando lo scambio di informazioni e di elementi di prova disponibili e migliorando il funzionamento del sistema istituito. Affronta le carenze nei sistemi di rilevamento delle frodi nel settore doganale nonché i ritardi nelle indagini svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF). Il Regolamento (UE) 2015/1525:predispone e gestisce un repertorio dei messaggi sullo status dei container notificati (repertorio dei CSM). Gli Stati membri hanno lo stesso livello di accesso della Commissione al repertorio dei CSM;istituisce un repertorio contenente dati relativi alle importazioni, alle esportazioni e al transito delle merci;chiarisce la possibilità di utilizzare le informazioni ottenute tramite l’assistenza reciproca come elementi di prova nei procedimenti giudiziari e amministrativi;stabilisce la procedura che consente alla commissione di ottenere documenti giustificativi detenuti dagli operatori economici. Su richiesta della commissione, gli Stati membri sono tenuti a fornire documenti giustificativi che accompagnano le dichiarazioni di importazione ed esportazione, e tale richiesta deve essere elaborata entro quattro settimane;semplifica la procedura di conservazione dei dati nel SID abolendo l’obbligo di riesame annuale dei dati e stabilendo un termine massimo di conservazione di cinque anni che possa essere prorogato, se giustificato, di ulteriori due anni;richiede alla commissione di effettuare, entro il 9 ottobre 2017, una valutazione della necessità di estendere i dati contenuti nei repertori interessati e della fattibilità dell’estensione dei dati contenuti nel repertorio trasporti per includervi i dati sull’importazione, sull’esportazione e sul transito di beni per via terrestre e aerea.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Si applica dal 13 marzo 1998.
CONTESTO
Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Dati personali: qualsiasi informazione relativa a una persona fisica, identificata o identificabile (ciò significa che la persona potrebbe essere identificata direttamente o indirettamente, in particolare mediante un numero di identificazione o elementi specifici dell’identità fisica, fisiologica, psicologica, economica, culturale o sociale di quella persona.
Analisi operativa: il processo di analisi delle operazioni che costituiscono, o sembrano costituire, violazioni durante molte fasi come la raccolta di informazioni, la valutazione dell’affidabilità delle informazioni, il collegamento delle informazioni, nonché la formulazione di raccomandazioni volte a identificare persone o attività commerciali implicate e/o individuare altri reati.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 515/97 del Consiglio, del 13 marzo 1997, relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla cooperazione tra queste e la Commissione per garantire la corretta applicazione della legge in materia doganale e agricola (GU L 82 22.3.1997, pag. 1).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 515/97 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento delegato (UE) 2016/757 della Commissione, del 3 febbraio 2016, che determina le operazioni relative all’applicazione della normativa agricola per le quali è richiesto l’inserimento di informazioni nel sistema d’informazione doganale (GU L 126 del 14.5.2016, pag. 1).
Direttiva (UE) 2016/680 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la decisione quadro 2008/977/GAI del Consiglio (GU L 119 del 4.5.2016, pag. 89).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento di esecuzione (UE) 2016/345 della Commissione, del 10 marzo 2016, che stabilisce disposizioni relative alla frequenza di notifica dei messaggi sullo status dei container (CSM), al formato dei dati in essi contenuti e al metodo di trasmissione (GU L 65 del 11.3.2016, pag. 38).
Regolamento di esecuzione (UE) 2016/346 della Commissione, del 10 marzo 2016, che stabilisce gli elementi da inserire nel sistema d’informazione doganale (GU L 65 dell’11.3.2016, pag. 40).
Decisione 2009/917/GAI del Consiglio, del 30 novembre 2009, sull’uso dell’informatica nel settore doganale (GU L 323 del 10.12.2009, pag. 20).
Decisione n. 70/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 gennaio 2008, relativa a un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio (GU L 23 del 26.1.2008, pag. 21).
Si veda la versione consolidata. |
Esportazione di beni culturali
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Ai fini della protezione dei beni culturali europei, il regolamento garantisce che le esportazioni di beni culturali siano sottoposte a controlli uniformi alle frontiere esterne dell'Unione europea (UE) mediante le licenze di esportazione.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento definisce le regole sull'esportazione dei beni culturali ai fini della loro protezione. Esso garantisce, in particolare, che le esportazioni di beni culturali siano sottoposte a controlli uniformi alle frontiere esterne dell'UE. Le categorie di beni culturali oggetto del presente regolamento sono elencate all'allegato I.
Licenze di esportazione
L'esportazione di beni culturali al di fuori del territorio della Comunità è soggetta alla presentazione di una licenza di esportazione. La licenza di esportazione è rilasciata, su richiesta dell'interessato, dall'autorità competente dello Stato membro ed è valida in tutta la Comunità. La licenza di esportazione può essere negata da uno Stato membro qualora i beni culturali in questione siano contemplati da una legislazione che tutela il patrimonio nazionale avente valore artistico, storico o archeologico nello Stato membro di cui trattasi. In alcune circostanze, uno Stato membro può autorizzare le esportazioni di alcuni beni culturali senza una licenza.
La licenza di esportazione è presentata, a sostegno della dichiarazione di esportazione, al momento dell'espletamento delle formalità doganali di esportazione, presso l'ufficio doganale competente. Gli Stati membri possono limitare il numero degli uffici doganali competenti per espletare le formalità relative ai beni culturali.
Il regolamento di esecuzione (UE) n. 1081/2012 della Commissione stabilisce le norme che disciplinano la redazione, il rilascio e l'utilizzo delle licenze di esportazione di cui al regolamento (CE) n. 116/2009.
Esso specifica le tipologie di licenza da rilasciare, il loro utilizzo ed il loro periodo di validità. Vi sono tre tipi di licenza:
licenza normale: utilizzata in circostanze normali per ogni esportazione soggetta al regolamento (CE) n. 116/2009 e valida per 1 anno;
licenza aperta specifica: concerne l'esportazione temporanea ripetuta di uno specifico bene culturale da parte del suo proprietario per l'utilizzo e/o l'esposizione in paesi terzi ed è valida per 5 anni;
licenza aperta generale: rilasciata ad un museo o ad altri enti per quanto riguarda l'esportazione temporanea di qualsiasi merce appartenente alla loro collezione permanente che sia esportata temporaneamente dall'UE in un paese non UE per l'esposizione su base regolare. La licenza è valida per 5 anni.
Negli allegati I, II e II sono forniti modelli esemplificativi dei tre moduli.
Attuazione
Ai fini dell'attuazione del presente regolamento, è essenziale che vi sia mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e che queste collaborino con la Commissione europea. Inoltre, deve essere stabilita una cooperazione tra le autorità doganali e le autorità competenti degli Stati membri.
Gli Stati membri determinano le sanzioni da irrogare in caso di violazione delle norme del presente regolamento, le quali devono essere efficaci, proporzionate e dissuasive.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO
Il regolamento (UE) n. 116/2009 è la versione codificata di un atto originale (regolamento (CEE) n. 3911/92) e delle sue successive modifiche. È applicato dal 2 marzo 2009.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, si consulti:
«Beni culturali» sul sito Internet della Commissione europea
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 116/2009 del Consiglio, del 18 dicembre 2008, relativo all'esportazione di beni culturali (versione codificata) (GU L 39 del 10.2.2009, pag. 1-7)
DOCUMENTI CORRELATI
Elenco delle autorità competenti per il rilascio delle licenze di esportazione dei beni culturali, pubblicato conformemente all'articolo 3, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 116/2009 del Consiglio (GU C 164 del 16.7.2009, pag. 6-20).
Elenco degli uffici doganali abilitati ad espletare le formalità di esportazione dei beni culturali, pubblicato conformemente all'articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 116/2009 del Consiglio (GU C 134 del 13.6.2009, pag. 9-13). | REGOLAMENTO (CE) N. 116/2009 DEL CONSIGLIO
del 18 dicembre 2008
relativo all'esportazione di beni culturali
(Versione codificata)
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 133,
vista la proposta della Commissione,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (CEE) n. 3911/92 del Consiglio, del 9 dicembre 1992, relativo all'esportazione di beni culturali (1), è stato modificato in modo sostanziale e a più riprese (2). A fini di razionalità e chiarezza occorre provvedere alla codificazione di tale regolamento.
(2)
Ai fini del mantenimento del mercato interno è necessario adottare una normativa per gli scambi con i paesi terzi, la quale assicuri la protezione dei beni culturali.
(3)
Sembra necessario prendere misure in particolare per garantire che le esportazioni di beni culturali siano sottoposte a controlli uniformi alle frontiere esterne della Comunità.
(4)
Un siffatto sistema dovrebbe prevedere l'obbligo di presentare una licenza rilasciata dallo Stato membro competente, prima dell'esportazione dei beni culturali contemplati dal presente regolamento. Ciò richiede una precisa definizione del campo di applicazione di dette misure e delle loro modalità di attuazione. La realizzazione del sistema dovrebbe presentare la massima semplicità ed efficacia.
(5)
Le misure necessarie per l'attuazione del presente regolamento dovrebbero essere adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (3).
(6)
Data la notevole esperienza acquisita dalle autorità degli Stati membri nell'applicare il regolamento (CE) n. 515/97 del Consiglio, del 13 marzo 1997, relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare la corretta applicazione delle normative doganale e agricola (4), detto regolamento dovrebbe essere applicato nel presente settore.
(7)
L'allegato I del presente regolamento ha lo scopo di definire le categorie di beni culturali che dovrebbero formare oggetto di particolare protezione negli scambi con i paesi terzi, ferma restando la libertà degli Stati membri di definire i beni da considerare patrimonio nazionale ai sensi dell'articolo 30 del trattato,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Definizione
Fatti salvi i poteri degli Stati membri ai sensi dell'articolo 30 del trattato, per «beni culturali» s'intendono, ai fini del presente regolamento, i beni elencati nell'allegato I.
Articolo 2
Licenza di esportazione
1. L'esportazione di beni culturali al di fuori del territorio della Comunità è subordinata alla presentazione di una licenza di esportazione.
2. La licenza di esportazione è rilasciata, su richiesta dell'interessato:
a)
da un'autorità competente dello Stato membro sul cui territorio si trovava lecitamente e definitivamente il bene culturale alla data del 1o gennaio 1993;
b)
oppure, dopo la suddetta data, da un'autorità competente dello Stato membro sul cui territorio il bene culturale si trova dopo essere stato lecitamente e definitivamente spedito da un altro Stato membro o dopo essere stato importato da un paese terzo o reimportato da un paese terzo in seguito a una spedizione lecita da uno Stato membro verso detto paese terzo.
Tuttavia, fermo restando il paragrafo 4, lo Stato membro competente conformemente al primo comma, lettera a) o lettera b), può non richiedere licenze di esportazione per i beni culturali elencati nell'allegato I, categoria A.1, primo e secondo trattino, qualora detti beni abbiano un interesse archeologico o scientifico limitato e purché non provengano direttamente da scavi, scoperte o siti archeologici in uno Stato membro e la loro presenza sul mercato sia lecita.
La licenza di esportazione può essere negata, ai sensi del presente regolamento, qualora i beni culturali in questione siano contemplati da una legislazione che tutela il patrimonio nazionale avente valore artistico, storico o archeologico nello Stato membro di cui trattasi.
Se necessario, l'autorità di cui al primo comma, lettera b), prende contatto con le autorità competenti dello Stato membro da cui il bene culturale proviene, in particolare le autorità competenti ai sensi della direttiva 93/7/CEE del Consiglio, del 15 marzo 1993, relativa alla restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro (5).
3. La licenza di esportazione è valida in tutta la Comunità.
4. Fatte salve le disposizioni dei paragrafi da 1 a 3, l'esportazione diretta dal territorio doganale della Comunità di beni del patrimonio nazionale di valore artistico, storico o archeologico che non rientrano nella definizione di beni culturali ai sensi del presente regolamento è soggetta alla normativa nazionale dello Stato membro di esportazione.
Articolo 3
Autorità competenti
1. Gli Stati membri comunicano alla Commissione l'elenco delle autorità competenti per il rilascio delle licenze di esportazione di beni culturali.
2. La Commissione pubblica l'elenco di queste autorità, nonché le eventuali modifiche dello stesso, nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, serie C.
Articolo 4
Presentazione della licenza
La licenza di esportazione è presentata, a sostegno della dichiarazione di esportazione, al momento dell'espletamento delle formalità doganali di esportazione, presso l'ufficio doganale competente per accettare tale dichiarazione.
Articolo 5
Restrizione del numero degli uffici doganali competenti
1. Gli Stati membri possono limitare il numero degli uffici doganali competenti per espletare le formalità di esportazione di beni culturali.
2. Quando si avvalgono della possibilità di cui al paragrafo 1, gli Stati membri comunicano alla Commissione l'elenco degli uffici doganali debitamente abilitati.
La Commissione pubblica tali informazioni nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, serie C.
Articolo 6
Cooperazione amministrativa
Ai fini dell'attuazione del presente regolamento, si applicano mutatis mutandis le disposizioni del regolamento (CE) n. 515/97, in particolare quelle relative alla riservatezza delle informazioni.
Oltre a cooperare ai sensi del primo comma, gli Stati membri fanno tutto il necessario per stabilire, sul piano dei loro rapporti reciproci, una cooperazione tra le autorità doganali e le autorità competenti di cui all'articolo 4 della direttiva 93/7/CEE.
Articolo 7
Misure di attuazione
Le misure necessarie all'attuazione del presente regolamento, in particolare quelle relative al formulario da utilizzare (ad esempio, il modello e le caratteristiche tecniche), sono adottate secondo la procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2.
Articolo 8
Comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 3 e 7 della decisione 1999/468/CE.
Articolo 9
Sanzioni
Gli Stati membri determinano le sanzioni da irrogare in caso di violazione delle norme del presente regolamento e adottano ogni provvedimento necessario per assicurare l’applicazione delle sanzioni stesse. Le sanzioni devono essere efficaci, proporzionate e dissuasive.
Articolo 10
Relazione
1. Ogni Stato membro informa la Commissione delle misure che prende per l'esecuzione del presente regolamento.
La Commissione comunica tali informazioni agli altri Stati membri.
2. Ogni tre anni, la Commissione trasmette al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo una relazione sull'attuazione del presente regolamento.
Il Consiglio, su proposta della Commissione, procede ogni tre anni a esaminare e se del caso a rivalutare gli importi indicati nell'allegato I, per tener conto degli indicatori economici e monetari nella Comunità.
Articolo 11
Abrogazione
Il regolamento (CEE) n. 3911/92, come modificato dai regolamenti elencati all'allegato II, è abrogato.
I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento e si leggono secondo la tavola di concordanza dell’allegato III.
Articolo 12
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, addì 18 dicembre 2008.
Per il Consiglio
Il presidente
M. BARNIER
(1) GU L 395 del 31.12.1992, pag. 1.
(2) Cfr. allegato II.
(3) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
(4) GU L 82 del 22.3.1997, pag. 1.
(5) GU L 74 del 27.3.1993, pag. 74.
ALLEGATO I
Categorie di beni culturali di cui all'articolo 1
1.
Reperti archeologici aventi più di 100 anni, provenienti da:
—
scavi e scoperte terrestri o sottomarini
9705 00 00
—
siti archeologici
9706 00 00
—
collezioni archeologiche
2.
Elementi costituenti parte integrante di monumenti artistici, storici o religiosi e provenienti dallo smembramento dei monumenti stessi, aventi più di 100 anni
9705 00 00
9706 00 00
3.
Quadri e pitture diversi da quelli appartenenti alla categoria 4 o 5, fatti interamente a mano, su qualsiasi supporto e con qualsiasi materiale (1)
9701
4.
Acquerelli, guazzi e pastelli eseguiti interamente a mano, su qualsiasi supporto (1)
9701
5.
Mosaici, diversi da quelli delle categorie 1 o 2, realizzati interamente a mano, con qualsiasi materia, e disegni fatti interamente a mano su qualsiasi supporto e con qualsiasi materia (1)
6914
9701
6.
Incisioni, stampe, serigrafie e litografie originali e relative matrici, nonché manifesti originali (1)
Capitolo 49
9702 00 00
8442 50 99
7.
Opere originali dell'arte statuaria o dell'arte scultoria e copie ottenute con il medesimo procedimento dell'originale (1), diverse da quelle della categoria 1
9703 00 00
8.
Fotografie, film e relativi negativi (1)
3704
3705
3706
4911 91 80
9.
Incunaboli e manoscritti, comprese le carte geografiche e gli spartiti musicali, isolati o in collezione (1)
9702 00 00
9706 00 00
4901 10 00
4901 99 00
4904 00 00
4905 91 00
4905 99 00
4906 00 00
10.
Libri aventi più di 100 anni, isolati o in collezione
9705 00 00
9706 00 00
11.
Carte geografiche stampate aventi più di 200 anni
9706 00 00
12.
Archivi di qualsiasi natura e supporto, comprendenti elementi aventi più di 50 anni
3704
3705
3706
4901
4906
9705 00 00
9706 00 00
13.
a)
Collezioni (2) ed esemplari provenienti da collezioni di zoologia, botanica, mineralogia, anatomia
9705 00 00
b)
Collezioni (2) aventi interesse storico, paleontologico, etnografico o numismatico
9705 00 00
14.
Mezzi di trasporto aventi più di 75 anni
9705 00 00
Capitoli 86-89
15.
Altri oggetti d'antiquariato non contemplati dalle categorie da A.1 a A.14
a)
aventi fra 50 e 100 anni:
giocattoli, giochi
Capitolo 95
vetrerie
7013
articoli di oreficeria
7114
mobili e oggetti d'arredamento
Capitolo 94
strumenti ottici, fotografici o cinematografici
Capitolo 90
strumenti musicali
Capitolo 92
orologi
Capitolo 91
opere in legno
Capitolo 44
vasellame
Capitolo 69
arazzi
5805 00 00
tappeti
Capitolo 57
carte da parati
4814
armi
Capitolo 93
b)
aventi più di 100 anni
9706 00 00
I beni culturali rientranti nelle categorie da A.1 a A.15 sono disciplinati dal presente regolamento soltanto se il loro valore è pari o superiore ai valori di cui al punto B.
B. Valori applicabili a talune categorie di cui al punto A (in EUR)
Valori:
qualunque ne sia il valore
—
1 (Reperti archeologici)
—
2 (Smembramento di monumenti)
—
9 (Incunaboli e manoscritti)
—
12 (Archivi)
15 000
—
5 (Mosaici e disegni)
—
6 (Incisioni)
—
8 (Fotografie)
—
11 (Carte geografiche stampate)
30 000
—
4 (acquerelli, guazzi e pastelli)
50 000
—
7 (Arte statuaria)
—
10 (Libri)
—
13 (Collezioni)
—
14 (Mezzi di trasporto)
—
15 (Altri oggetti)
150 000
—
3 (Quadri)
Il rispetto delle condizioni relative ai valori deve essere accertato al momento della presentazione della domanda di licenza di esportazione. Il valore è quello del bene culturale nello Stato membro di cui all'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento.
Per gli Stati membri che non adottano l'euro, i valori espressi in euro nell'allegato I sono convertiti e espressi nelle monete nazionali al tasso di cambio del 31 dicembre 2001 pubblicato nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee. Tale controvalore nelle monete nazionali è rivisto ogni due anni dal 31 dicembre 2001 in poi. Il calcolo del controvalore si basa sulla media del valore quotidiano di tali monete, espresso in euro, relativo al periodo di ventiquattro mesi terminante l'ultimo giorno del mese di agosto che precede la revisione avente effetto dal 31 dicembre. Questo metodo di calcolo è riesaminato, su proposta della Commissione, dal comitato consultivo dei beni culturali, in linea di principio due anni dopo la prima applicazione. Per ogni revisione i valori espressi in euro e i loro controvalori in moneta nazionale sono periodicamente pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea nei primi giorni del mese di novembre precedente la data da cui ha effetto la revisione.
(1) Aventi più di 50 anni e non appartenenti all'autore.
(2) Quali definite dalla Corte di giustizia nella sentenza n. 252/84: «Gli oggetti da collezione ai sensi della voce 97.05 della TDC sono quelli che possiedono le qualità richieste per far parte di una collezione, cioè gli oggetti relativamente rari, che non sono normalmente usati secondo la loro destinazione originaria, che formano oggetto di transazioni speciali al di fuori del mercato abituale degli analoghi oggetti di uso comune e hanno un valore elevato.»
ALLEGATO II
Regolamento abrogato e sue modificazioni successive
Regolamento (CEE) n. 3911/92 del Consiglio
(GU L 395 del 31.12.1992, pag. 1)
Regolamento (CE) n. 2469/96 del Consiglio
(GU L 335 del 24.12.1996, pag. 9)
Regolamento (CE) n. 974/2001 del Consiglio
(GU L 137 del 19.5.2001, pag. 10)
Regolamento (CE) n. 806/2003 del Consiglio
(GU L 122 del 16.5.2003, pag. 1)
limitatamente all’allegato I, punto 2
ALLEGATO III
TAVOLA DI CONCORDANZA
Regolamento (CEE) n. 3911/92
Presente regolamento
Articolo 1
Articolo 1
Articolo 2, paragrafo 1
Articolo 2, paragrafo 1
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, alinea
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, alinea
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, primo trattino
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, lettera a)
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, secondo trattino
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, lettera b)
Articolo 2, paragrafo 2, secondo comma
Articolo 2, paragrafo 2, secondo comma
Articolo 2, paragrafo 2, terzo comma
Articolo 2, paragrafo 2, terzo comma
Articolo 2, paragrafo 2, quarto comma
Articolo 2, paragrafo 2, quarto comma
Articolo 2, paragrafo 3
Articolo 2, paragrafo 3
Articolo 2, paragrafo 4
Articolo 2, paragrafo 4
Articoli da 3 a 9
Articoli da 3 a 9
Articolo 10, primo comma
Articolo 10, paragrafo 1, primo comma
Articolo 10, secondo comma
Articolo 10, paragrafo 1, secondo comma
Articolo 10, terzo comma
Articolo 10, paragrafo 2, primo comma
Articolo 10, quarto comma
—
Articolo 10, quinto comma
Articolo 10, paragrafo 2, secondo comma
—
Articolo 11
Articolo 11
Articolo 12
Allegato, punti A.1, A.2 e A.3
Allegato I, punti A.1, A.2 e A.3
Allegato, punto A.3 bis
Allegato I, punto A.4
Allegato, punto A.4
Allegato I, punto A.5
Allegato, punto A.5
Allegato I, punto A.6
Allegato, punto A.6
Allegato I, punto A.7
Allegato, punto A.7
Allegato I, punto A.8
Allegato, punto A.8
Allegato I, punto A.9
Allegato, punto A.9
Allegato I, punto A.10
Allegato, punto A.10
Allegato I, punto A.11
Allegato, punto A.11
Allegato I, punto A.12
Allegato, punto A.12
Allegato I, punto A.13
Allegato, punto A.13
Allegato I, punto A.14
Allegato, punto A.14
Allegato I, punto A.15
Allegato, punto B
Allegato I, punto B
—
Allegato II
—
Allegato III
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (CE) N. 116/2009 DEL CONSIGLIO
del 18 dicembre 2008
relativo all'esportazione di beni culturali
(Versione codificata)
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 133,
vista la proposta della Commissione,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (CEE) n. 3911/92 del Consiglio, del 9 dicembre 1992, relativo all'esportazione di beni culturali (1), è stato modificato in modo sostanziale e a più riprese (2). A fini di razionalità e chiarezza occorre provvedere alla codificazione di tale regolamento.
(2)
Ai fini del mantenimento del mercato interno è necessario adottare una normativa per gli scambi con i paesi terzi, la quale assicuri la protezione dei beni culturali.
(3)
Sembra necessario prendere misure in particolare per garantire che le esportazioni di beni culturali siano sottoposte a controlli uniformi alle frontiere esterne della Comunità.
(4)
Un siffatto sistema dovrebbe prevedere l'obbligo di presentare una licenza rilasciata dallo Stato membro competente, prima dell'esportazione dei beni culturali contemplati dal presente regolamento. Ciò richiede una precisa definizione del campo di applicazione di dette misure e delle loro modalità di attuazione. La realizzazione del sistema dovrebbe presentare la massima semplicità ed efficacia.
(5)
Le misure necessarie per l'attuazione del presente regolamento dovrebbero essere adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (3).
(6)
Data la notevole esperienza acquisita dalle autorità degli Stati membri nell'applicare il regolamento (CE) n. 515/97 del Consiglio, del 13 marzo 1997, relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare la corretta applicazione delle normative doganale e agricola (4), detto regolamento dovrebbe essere applicato nel presente settore.
(7)
L'allegato I del presente regolamento ha lo scopo di definire le categorie di beni culturali che dovrebbero formare oggetto di particolare protezione negli scambi con i paesi terzi, ferma restando la libertà degli Stati membri di definire i beni da considerare patrimonio nazionale ai sensi dell'articolo 30 del trattato,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Definizione
Fatti salvi i poteri degli Stati membri ai sensi dell'articolo 30 del trattato, per «beni culturali» s'intendono, ai fini del presente regolamento, i beni elencati nell'allegato I.
Articolo 2
Licenza di esportazione
1. L'esportazione di beni culturali al di fuori del territorio della Comunità è subordinata alla presentazione di una licenza di esportazione.
2. La licenza di esportazione è rilasciata, su richiesta dell'interessato:
a)
da un'autorità competente dello Stato membro sul cui territorio si trovava lecitamente e definitivamente il bene culturale alla data del 1o gennaio 1993;
b)
oppure, dopo la suddetta data, da un'autorità competente dello Stato membro sul cui territorio il bene culturale si trova dopo essere stato lecitamente e definitivamente spedito da un altro Stato membro o dopo essere stato importato da un paese terzo o reimportato da un paese terzo in seguito a una spedizione lecita da uno Stato membro verso detto paese terzo.
Tuttavia, fermo restando il paragrafo 4, lo Stato membro competente conformemente al primo comma, lettera a) o lettera b), può non richiedere licenze di esportazione per i beni culturali elencati nell'allegato I, categoria A.1, primo e secondo trattino, qualora detti beni abbiano un interesse archeologico o scientifico limitato e purché non provengano direttamente da scavi, scoperte o siti archeologici in uno Stato membro e la loro presenza sul mercato sia lecita.
La licenza di esportazione può essere negata, ai sensi del presente regolamento, qualora i beni culturali in questione siano contemplati da una legislazione che tutela il patrimonio nazionale avente valore artistico, storico o archeologico nello Stato membro di cui trattasi.
Se necessario, l'autorità di cui al primo comma, lettera b), prende contatto con le autorità competenti dello Stato membro da cui il bene culturale proviene, in particolare le autorità competenti ai sensi della direttiva 93/7/CEE del Consiglio, del 15 marzo 1993, relativa alla restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro (5).
3. La licenza di esportazione è valida in tutta la Comunità.
4. Fatte salve le disposizioni dei paragrafi da 1 a 3, l'esportazione diretta dal territorio doganale della Comunità di beni del patrimonio nazionale di valore artistico, storico o archeologico che non rientrano nella definizione di beni culturali ai sensi del presente regolamento è soggetta alla normativa nazionale dello Stato membro di esportazione.
Articolo 3
Autorità competenti
1. Gli Stati membri comunicano alla Commissione l'elenco delle autorità competenti per il rilascio delle licenze di esportazione di beni culturali.
2. La Commissione pubblica l'elenco di queste autorità, nonché le eventuali modifiche dello stesso, nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, serie C.
Articolo 4
Presentazione della licenza
La licenza di esportazione è presentata, a sostegno della dichiarazione di esportazione, al momento dell'espletamento delle formalità doganali di esportazione, presso l'ufficio doganale competente per accettare tale dichiarazione.
Articolo 5
Restrizione del numero degli uffici doganali competenti
1. Gli Stati membri possono limitare il numero degli uffici doganali competenti per espletare le formalità di esportazione di beni culturali.
2. Quando si avvalgono della possibilità di cui al paragrafo 1, gli Stati membri comunicano alla Commissione l'elenco degli uffici doganali debitamente abilitati.
La Commissione pubblica tali informazioni nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, serie C.
Articolo 6
Cooperazione amministrativa
Ai fini dell'attuazione del presente regolamento, si applicano mutatis mutandis le disposizioni del regolamento (CE) n. 515/97, in particolare quelle relative alla riservatezza delle informazioni.
Oltre a cooperare ai sensi del primo comma, gli Stati membri fanno tutto il necessario per stabilire, sul piano dei loro rapporti reciproci, una cooperazione tra le autorità doganali e le autorità competenti di cui all'articolo 4 della direttiva 93/7/CEE.
Articolo 7
Misure di attuazione
Le misure necessarie all'attuazione del presente regolamento, in particolare quelle relative al formulario da utilizzare (ad esempio, il modello e le caratteristiche tecniche), sono adottate secondo la procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2.
Articolo 8
Comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 3 e 7 della decisione 1999/468/CE.
Articolo 9
Sanzioni
Gli Stati membri determinano le sanzioni da irrogare in caso di violazione delle norme del presente regolamento e adottano ogni provvedimento necessario per assicurare l’applicazione delle sanzioni stesse. Le sanzioni devono essere efficaci, proporzionate e dissuasive.
Articolo 10
Relazione
1. Ogni Stato membro informa la Commissione delle misure che prende per l'esecuzione del presente regolamento.
La Commissione comunica tali informazioni agli altri Stati membri.
2. Ogni tre anni, la Commissione trasmette al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo una relazione sull'attuazione del presente regolamento.
Il Consiglio, su proposta della Commissione, procede ogni tre anni a esaminare e se del caso a rivalutare gli importi indicati nell'allegato I, per tener conto degli indicatori economici e monetari nella Comunità.
Articolo 11
Abrogazione
Il regolamento (CEE) n. 3911/92, come modificato dai regolamenti elencati all'allegato II, è abrogato.
I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento e si leggono secondo la tavola di concordanza dell’allegato III.
Articolo 12
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, addì 18 dicembre 2008.
Per il Consiglio
Il presidente
M. BARNIER
(1) GU L 395 del 31.12.1992, pag. 1.
(2) Cfr. allegato II.
(3) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
(4) GU L 82 del 22.3.1997, pag. 1.
(5) GU L 74 del 27.3.1993, pag. 74.
ALLEGATO I
Categorie di beni culturali di cui all'articolo 1
1.
Reperti archeologici aventi più di 100 anni, provenienti da:
—
scavi e scoperte terrestri o sottomarini
9705 00 00
—
siti archeologici
9706 00 00
—
collezioni archeologiche
2.
Elementi costituenti parte integrante di monumenti artistici, storici o religiosi e provenienti dallo smembramento dei monumenti stessi, aventi più di 100 anni
9705 00 00
9706 00 00
3.
Quadri e pitture diversi da quelli appartenenti alla categoria 4 o 5, fatti interamente a mano, su qualsiasi supporto e con qualsiasi materiale (1)
9701
4.
Acquerelli, guazzi e pastelli eseguiti interamente a mano, su qualsiasi supporto (1)
9701
5.
Mosaici, diversi da quelli delle categorie 1 o 2, realizzati interamente a mano, con qualsiasi materia, e disegni fatti interamente a mano su qualsiasi supporto e con qualsiasi materia (1)
6914
9701
6.
Incisioni, stampe, serigrafie e litografie originali e relative matrici, nonché manifesti originali (1)
Capitolo 49
9702 00 00
8442 50 99
7.
Opere originali dell'arte statuaria o dell'arte scultoria e copie ottenute con il medesimo procedimento dell'originale (1), diverse da quelle della categoria 1
9703 00 00
8.
Fotografie, film e relativi negativi (1)
3704
3705
3706
4911 91 80
9.
Incunaboli e manoscritti, comprese le carte geografiche e gli spartiti musicali, isolati o in collezione (1)
9702 00 00
9706 00 00
4901 10 00
4901 99 00
4904 00 00
4905 91 00
4905 99 00
4906 00 00
10.
Libri aventi più di 100 anni, isolati o in collezione
9705 00 00
9706 00 00
11.
Carte geografiche stampate aventi più di 200 anni
9706 00 00
12.
Archivi di qualsiasi natura e supporto, comprendenti elementi aventi più di 50 anni
3704
3705
3706
4901
4906
9705 00 00
9706 00 00
13.
a)
Collezioni (2) ed esemplari provenienti da collezioni di zoologia, botanica, mineralogia, anatomia
9705 00 00
b)
Collezioni (2) aventi interesse storico, paleontologico, etnografico o numismatico
9705 00 00
14.
Mezzi di trasporto aventi più di 75 anni
9705 00 00
Capitoli 86-89
15.
Altri oggetti d'antiquariato non contemplati dalle categorie da A.1 a A.14
a)
aventi fra 50 e 100 anni:
giocattoli, giochi
Capitolo 95
vetrerie
7013
articoli di oreficeria
7114
mobili e oggetti d'arredamento
Capitolo 94
strumenti ottici, fotografici o cinematografici
Capitolo 90
strumenti musicali
Capitolo 92
orologi
Capitolo 91
opere in legno
Capitolo 44
vasellame
Capitolo 69
arazzi
5805 00 00
tappeti
Capitolo 57
carte da parati
4814
armi
Capitolo 93
b)
aventi più di 100 anni
9706 00 00
I beni culturali rientranti nelle categorie da A.1 a A.15 sono disciplinati dal presente regolamento soltanto se il loro valore è pari o superiore ai valori di cui al punto B.
B. Valori applicabili a talune categorie di cui al punto A (in EUR)
Valori:
qualunque ne sia il valore
—
1 (Reperti archeologici)
—
2 (Smembramento di monumenti)
—
9 (Incunaboli e manoscritti)
—
12 (Archivi)
15 000
—
5 (Mosaici e disegni)
—
6 (Incisioni)
—
8 (Fotografie)
—
11 (Carte geografiche stampate)
30 000
—
4 (acquerelli, guazzi e pastelli)
50 000
—
7 (Arte statuaria)
—
10 (Libri)
—
13 (Collezioni)
—
14 (Mezzi di trasporto)
—
15 (Altri oggetti)
150 000
—
3 (Quadri)
Il rispetto delle condizioni relative ai valori deve essere accertato al momento della presentazione della domanda di licenza di esportazione. Il valore è quello del bene culturale nello Stato membro di cui all'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento.
Per gli Stati membri che non adottano l'euro, i valori espressi in euro nell'allegato I sono convertiti e espressi nelle monete nazionali al tasso di cambio del 31 dicembre 2001 pubblicato nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee. Tale controvalore nelle monete nazionali è rivisto ogni due anni dal 31 dicembre 2001 in poi. Il calcolo del controvalore si basa sulla media del valore quotidiano di tali monete, espresso in euro, relativo al periodo di ventiquattro mesi terminante l'ultimo giorno del mese di agosto che precede la revisione avente effetto dal 31 dicembre. Questo metodo di calcolo è riesaminato, su proposta della Commissione, dal comitato consultivo dei beni culturali, in linea di principio due anni dopo la prima applicazione. Per ogni revisione i valori espressi in euro e i loro controvalori in moneta nazionale sono periodicamente pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea nei primi giorni del mese di novembre precedente la data da cui ha effetto la revisione.
(1) Aventi più di 50 anni e non appartenenti all'autore.
(2) Quali definite dalla Corte di giustizia nella sentenza n. 252/84: «Gli oggetti da collezione ai sensi della voce 97.05 della TDC sono quelli che possiedono le qualità richieste per far parte di una collezione, cioè gli oggetti relativamente rari, che non sono normalmente usati secondo la loro destinazione originaria, che formano oggetto di transazioni speciali al di fuori del mercato abituale degli analoghi oggetti di uso comune e hanno un valore elevato.»
ALLEGATO II
Regolamento abrogato e sue modificazioni successive
Regolamento (CEE) n. 3911/92 del Consiglio
(GU L 395 del 31.12.1992, pag. 1)
Regolamento (CE) n. 2469/96 del Consiglio
(GU L 335 del 24.12.1996, pag. 9)
Regolamento (CE) n. 974/2001 del Consiglio
(GU L 137 del 19.5.2001, pag. 10)
Regolamento (CE) n. 806/2003 del Consiglio
(GU L 122 del 16.5.2003, pag. 1)
limitatamente all’allegato I, punto 2
ALLEGATO III
TAVOLA DI CONCORDANZA
Regolamento (CEE) n. 3911/92
Presente regolamento
Articolo 1
Articolo 1
Articolo 2, paragrafo 1
Articolo 2, paragrafo 1
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, alinea
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, alinea
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, primo trattino
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, lettera a)
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, secondo trattino
Articolo 2, paragrafo 2, primo comma, lettera b)
Articolo 2, paragrafo 2, secondo comma
Articolo 2, paragrafo 2, secondo comma
Articolo 2, paragrafo 2, terzo comma
Articolo 2, paragrafo 2, terzo comma
Articolo 2, paragrafo 2, quarto comma
Articolo 2, paragrafo 2, quarto comma
Articolo 2, paragrafo 3
Articolo 2, paragrafo 3
Articolo 2, paragrafo 4
Articolo 2, paragrafo 4
Articoli da 3 a 9
Articoli da 3 a 9
Articolo 10, primo comma
Articolo 10, paragrafo 1, primo comma
Articolo 10, secondo comma
Articolo 10, paragrafo 1, secondo comma
Articolo 10, terzo comma
Articolo 10, paragrafo 2, primo comma
Articolo 10, quarto comma
—
Articolo 10, quinto comma
Articolo 10, paragrafo 2, secondo comma
—
Articolo 11
Articolo 11
Articolo 12
Allegato, punti A.1, A.2 e A.3
Allegato I, punti A.1, A.2 e A.3
Allegato, punto A.3 bis
Allegato I, punto A.4
Allegato, punto A.4
Allegato I, punto A.5
Allegato, punto A.5
Allegato I, punto A.6
Allegato, punto A.6
Allegato I, punto A.7
Allegato, punto A.7
Allegato I, punto A.8
Allegato, punto A.8
Allegato I, punto A.9
Allegato, punto A.9
Allegato I, punto A.10
Allegato, punto A.10
Allegato I, punto A.11
Allegato, punto A.11
Allegato I, punto A.12
Allegato, punto A.12
Allegato I, punto A.13
Allegato, punto A.13
Allegato I, punto A.14
Allegato, punto A.14
Allegato I, punto A.15
Allegato, punto B
Allegato I, punto B
—
Allegato II
—
Allegato III
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Esportazione di beni culturali
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Ai fini della protezione dei beni culturali europei, il regolamento garantisce che le esportazioni di beni culturali siano sottoposte a controlli uniformi alle frontiere esterne dell'Unione europea (UE) mediante le licenze di esportazione.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento definisce le regole sull'esportazione dei beni culturali ai fini della loro protezione. Esso garantisce, in particolare, che le esportazioni di beni culturali siano sottoposte a controlli uniformi alle frontiere esterne dell'UE. Le categorie di beni culturali oggetto del presente regolamento sono elencate all'allegato I.
Licenze di esportazione
L'esportazione di beni culturali al di fuori del territorio della Comunità è soggetta alla presentazione di una licenza di esportazione. La licenza di esportazione è rilasciata, su richiesta dell'interessato, dall'autorità competente dello Stato membro ed è valida in tutta la Comunità. La licenza di esportazione può essere negata da uno Stato membro qualora i beni culturali in questione siano contemplati da una legislazione che tutela il patrimonio nazionale avente valore artistico, storico o archeologico nello Stato membro di cui trattasi. In alcune circostanze, uno Stato membro può autorizzare le esportazioni di alcuni beni culturali senza una licenza.
La licenza di esportazione è presentata, a sostegno della dichiarazione di esportazione, al momento dell'espletamento delle formalità doganali di esportazione, presso l'ufficio doganale competente. Gli Stati membri possono limitare il numero degli uffici doganali competenti per espletare le formalità relative ai beni culturali.
Il regolamento di esecuzione (UE) n. 1081/2012 della Commissione stabilisce le norme che disciplinano la redazione, il rilascio e l'utilizzo delle licenze di esportazione di cui al regolamento (CE) n. 116/2009.
Esso specifica le tipologie di licenza da rilasciare, il loro utilizzo ed il loro periodo di validità. Vi sono tre tipi di licenza:
licenza normale: utilizzata in circostanze normali per ogni esportazione soggetta al regolamento (CE) n. 116/2009 e valida per 1 anno;
licenza aperta specifica: concerne l'esportazione temporanea ripetuta di uno specifico bene culturale da parte del suo proprietario per l'utilizzo e/o l'esposizione in paesi terzi ed è valida per 5 anni;
licenza aperta generale: rilasciata ad un museo o ad altri enti per quanto riguarda l'esportazione temporanea di qualsiasi merce appartenente alla loro collezione permanente che sia esportata temporaneamente dall'UE in un paese non UE per l'esposizione su base regolare. La licenza è valida per 5 anni.
Negli allegati I, II e II sono forniti modelli esemplificativi dei tre moduli.
Attuazione
Ai fini dell'attuazione del presente regolamento, è essenziale che vi sia mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e che queste collaborino con la Commissione europea. Inoltre, deve essere stabilita una cooperazione tra le autorità doganali e le autorità competenti degli Stati membri.
Gli Stati membri determinano le sanzioni da irrogare in caso di violazione delle norme del presente regolamento, le quali devono essere efficaci, proporzionate e dissuasive.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO
Il regolamento (UE) n. 116/2009 è la versione codificata di un atto originale (regolamento (CEE) n. 3911/92) e delle sue successive modifiche. È applicato dal 2 marzo 2009.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, si consulti:
«Beni culturali» sul sito Internet della Commissione europea
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 116/2009 del Consiglio, del 18 dicembre 2008, relativo all'esportazione di beni culturali (versione codificata) (GU L 39 del 10.2.2009, pag. 1-7)
DOCUMENTI CORRELATI
Elenco delle autorità competenti per il rilascio delle licenze di esportazione dei beni culturali, pubblicato conformemente all'articolo 3, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 116/2009 del Consiglio (GU C 164 del 16.7.2009, pag. 6-20).
Elenco degli uffici doganali abilitati ad espletare le formalità di esportazione dei beni culturali, pubblicato conformemente all'articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 116/2009 del Consiglio (GU C 134 del 13.6.2009, pag. 9-13). |
Recupero dei crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Lo scopo della direttiva è quello di combattere l’evasione fiscale migliorando la collaborazione tra gli Stati membri (che devono fornire assistenza reciproca) in materia di recupero dei crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure riscossi da o per conto di un altro paese dell’Unione europea (UE);
PUNTI CHIAVE
La presente direttiva si applica ai crediti relativi a quanto segue:la totalità delle imposte e dei dazi riscossi da o per conto di un qualsiasi paese dell’Unione europea (UE), ovvero per conto dell’Unione;le restituzioni, gli interventi e le altre misure che fanno parte del sistema di finanziamento integrale o parziale del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR);i contributi e gli altri dazi sul mercato nel settore dello zucchero.I paesi dell’UE dovevano notificare alla Commissione europea della propria o le proprie autorità nazionale/i competente/i entro il 20 maggio 2010 per la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Ciascuna autorità competente deve designare un ufficio centrale di collegamento, che sarà responsabile dei contatti con gli altri paesi dell’Unione europea in questo settore.Richiesta di informazioni
L’autorità competente è obbligata a fornire a un’altra autorità competente ogni informazione utile a tale autorità richiedente a recuperare i suoi crediti, a meno che:l’autorità adita non sia in grado di ottenere tali informazioni per il recupero di crediti analoghi sorti nel suo paese;le informazioni potrebbero rivelare un segreto commerciale, industriale o professionale;la comunicazione delle informazioni potrebbe pregiudicare la sicurezza o l’ordine pubblico del paese dell’Unione europea adito.Domanda di notifica di documentiQuando viene richiesta la notifica di documenti relativi ai crediti, l’autorità adita deve notificare al destinatario tutti i documenti provenienti dal paese dell’UE richiedente, relativi a un credito o al suo recupero.La domanda di notifica deve contenere informazioni utili, come il nome, l’indirizzo del destinatario, l’obiettivo della notifica, una descrizione della natura e dell’importo del credito, e altri estremi riguardanti l’ufficio responsabile per i documenti e per ottenere ulteriori informazioni.Misure di recuperoPrima che l’autorità richiedente presenti una domanda di recupero, si applicano le procedure di recupero adeguate disponibili, tranne nei casi seguenti:quando è ovvio che non vi sono beni utili al recupero nel paese dell’UE richiedente ma l’interessato dispone di beni nel paese dell’UE adito;quando il ricorso a tali procedure darebbe adito a difficoltà eccessive.Qualsiasi domanda di recupero deve essere accompagnata da un titolo uniforme che consente l’esecuzione nel paese dell’UE adito.L’autorità competente adita esercita le competenze conferitele e si avvale delle procedure previste dalle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative del paese dell’UE adito applicabili ai crediti riguardanti i medesimi dazi o le medesime imposte o dazi e imposte analoghi. Se l’autorità adita non ritiene che i medesimi dazi o le medesime imposte ovvero dazi e imposte analoghi siano applicabili nel paese dell’UE adito, essa applicherà invece le disposizioni riguardanti le imposte sui redditi delle persone fisiche.ControversieLe controversie concernenti il credito, il titolo iniziale o uniforme che consente l’esecuzione e la validità di una notifica da parte dell’autorità richiedente rientrano nella competenza degli organismi competenti del paese dell’UE richiedente. Le controversie relative alla validità di una notifica effettuata da un’autorità competente del paese dell’UE adito sono portate dinanzi all’organo competente di tale paese dell’UE.L’autorità richiedente può formulare una domanda di recupero per un credito contestato. Se l’esito della contestazione risulta favorevole, l’autorità richiedente è tenuta alla restituzione di ogni importo recuperato unitamente a ogni compensazione dovuta.Modifica o ritiro della domanda di assistenza al recupero
L’autorità richiedente informa immediatamente l’autorità adita di qualsiasi modifica apportata alla propria domanda di recupero o del ritiro della stessa, precisando i motivi della modifica o del ritiro.
Domanda di misure cautelari
Qualora un credito o il titolo che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente sia contestato al momento della presentazione della domanda, l’autorità adita procede all’adozione di misure cautelari in base alla legislazione nazionale per garantire il recupero quando richiesto dall’autorità richiedente.
Limitazioni agli obblighi dell’autorità adita
L’autorità adita non è tenuta ad accordare l’assistenza al recupero se:il recupero del credito comporterebbe gravi difficoltà di ordine economico o sociale nel paese dell’UE adito;la domanda iniziale di assistenza si riferisce a crediti che risalgono a più di 5 anni prima;l’importo totale dei crediti è inferiore a 1.500 euro.Disposizioni generaliTutte le informazioni e i documenti divulgati ai sensi della presente direttiva sono coperti dal segreto d’ufficio e godono della protezione prevista dalla legislazione nazionale del paese dell’UE che li riceve.Questa direttiva abroga la direttiva 2008/55/CE a decorrere dal 1 gennaio 2012. I riferimenti alla direttiva abrogata si intendono come riferimenti alla presente direttiva.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DIRETTIVA?
È stata applicata dal martedì 20 aprile 2010. I paesi dell’UE avevano l’obbligo di incorporarla nella legislazione nazionale entro il 31 dicembre 2011.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva 2010/24/UE del 16 marzo 2010 sull’assistenza reciproca in materia di recupero dei crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure (GU L 84, 31.3.2010, pagg. 1-12) | DIRETTIVA 2010/24/UE DEL CONSIGLIO
del 16 marzo 2010
sull’assistenza reciproca in materia di recupero dei crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare gli articoli 113 e 115,
vista la proposta della Commissione europea,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (2),
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria,
considerando quanto segue:
(1)
L’assistenza reciproca tra gli Stati membri ai fini del recupero dei rispettivi crediti e di quelli dell’Unione derivanti da determinate imposte e altre misure contribuisce al buon funzionamento del mercato interno. Oltre a garantire la neutralità fiscale, ha permesso agli Stati membri di eliminare misure di protezione discriminatorie adottate in relazione alle operazioni transfrontaliere per prevenire frodi e perdite di bilancio.
(2)
Disposizioni relative all’assistenza reciproca in materia di recupero sono state inizialmente stabilite dalla direttiva 76/308/CEE del Consiglio, del 15 marzo 1976, relativa all’assistenza reciproca in materia di ricupero dei crediti risultanti da operazioni che fanno parte del sistema di finanziamento del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia, nonché dei prelievi agricoli e dei dazi doganali (3). Tale direttiva e i suoi atti modificativi sono stati codificati dalla direttiva 2008/55/CE del Consiglio, del 26 maggio 2008, sull’assistenza reciproca in materia di recupero dei crediti risultanti da taluni contributi, dazi, imposte ed altre misure (4).
(3)
Tali disposizioni, se hanno costituito un primo passo verso un miglioramento delle procedure di recupero all’interno dell’Unione grazie all’avvicinamento delle norme nazionali applicabili, si sono però rivelate insufficienti per rispondere alle esigenze del mercato interno quale si è andato evolvendo negli ultimi trenta anni.
(4)
Per garantire meglio gli interessi finanziari degli Stati membri e la neutralità del mercato interno, è necessario estendere l’ambito di applicazione dell’assistenza reciproca in materia di recupero ai crediti derivanti da imposte e dazi che ancora non vi rientrano, mentre per far fronte alle crescenti domande di assistenza e produrre risultati migliori è necessario rendere l’assistenza più efficace ed efficiente e facilitarla nella pratica. Al fine di conseguire tali obiettivi sono necessari importanti adattamenti, per cui una mera modifica della vigente direttiva 2008/55/CE non sarebbe sufficiente. La direttiva 2008/55/CE dovrebbe pertanto essere abrogata e sostituita da un nuovo strumento giuridico che muova dai risultati di detta direttiva ma preveda, laddove necessario, norme più chiare e precise.
(5)
Norme più chiare favorirebbero un più ampio scambio di informazioni tra gli Stati membri. Assicurerebbero inoltre la copertura di tutte le persone fisiche e giuridiche nell’Unione, tenendo conto della gamma sempre crescente di istituti giuridici, inclusi non solo gli istituti tradizionali quali trust e fondazioni, ma anche qualsiasi nuovo strumento che possa essere creato dai contribuenti negli Stati membri. Esse permetterebbero altresì di tener conto di tutte le forme che possono assumere i crediti delle autorità pubbliche derivanti da imposte, dazi, contributi, restituzioni e interventi, inclusi tutti i crediti pecuniari nei confronti del contribuente interessato o di terzi che sostituiscono il credito originario. Norme più chiare sono necessarie soprattutto per definire meglio i diritti e gli obblighi di tutti i soggetti interessati.
(6)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare la competenza degli Stati membri in materia di determinazione delle misure di recupero applicabili nell’ambito della legislazione nazionale. Occorre tuttavia assicurare che né le disparità fra le leggi nazionali né la mancanza di coordinamento fra le autorità competenti pregiudichino il buon funzionamento del sistema di assistenza reciproca previsto dalla presente direttiva.
(7)
L’assistenza reciproca può consistere, per l’autorità adita, nel fornire all’autorità richiedente le informazioni utili a quest’ultima per il recupero dei crediti sorti nello Stato membro richiedente e nel notificare al debitore tutti gli atti provenienti dallo Stato membro richiedente relativi a tali crediti. L’autorità adita può altresì procedere, su domanda dell’autorità richiedente, al recupero di crediti sorti nello Stato membro richiedente oppure adottare misure cautelari per garantire il recupero di tali crediti.
(8)
L’adozione di un titolo uniforme che consenta l’adozione di misure esecutive nello Stato membro adito nonché l’adozione di un modulo standard uniforme per la notifica degli atti e delle decisioni relativi al credito dovrebbero risolvere i problemi di riconoscimento e di traduzione degli strumenti provenienti da un altro Stato membro, che costituiscono una delle cause principali dell’inefficienza degli attuali sistemi di assistenza.
(9)
È opportuno creare una base giuridica per lo scambio di informazioni senza preventiva richiesta su determinati rimborsi fiscali. Per motivi di efficienza, è inoltre opportuno che i funzionari del fisco di uno Stato membro siano autorizzati ad assistere o a partecipare alle indagini amministrative condotte in un altro Stato membro. Occorre inoltre prevedere scambi di informazioni più diretti fra i servizi al fine di rendere l’assistenza più rapida ed efficiente.
(10)
Considerata la mobilità crescente nell’ambito del mercato interno e le restrizioni imposte dal trattato o da altre norme sulle garanzie che possono essere richieste ai contribuenti non stabiliti sul territorio nazionale, è necessario ampliare le possibilità di chiedere misure di recupero o misure cautelari in un altro Stato membro. Dato che l’anzianità del credito è un fattore critico, occorre che gli Stati membri possano formulare una domanda di assistenza reciproca, anche se i mezzi di recupero nazionali non sono stati pienamente esauriti, tra l’altro, quando il ricorso a tali procedure nello Stato membro richiedente darebbe adito a difficoltà eccessive.
(11)
L’obbligo generalizzato di inviare le domande e i documenti in formato digitale e tramite una rete elettronica, con norme precise sul regime linguistico applicabile a domande e documenti, dovrebbe consentire agli Stati membri di trattare le domande con maggiore rapidità e facilità.
(12)
Nel corso della procedura di recupero nello Stato membro adito, il credito, la notifica effettuata dalle autorità dello Stato membro richiedente o il titolo che consente l’esecuzione potrebbero essere contestati dalla persona interessata. Occorre prevedere che in tal caso l’azione di contestazione sia promossa dall’interessato dinanzi all’istanza competente dello Stato membro richiedente e che l’autorità adita sospenda, salvo domanda contraria formulata dall’autorità richiedente, qualsiasi procedura di esecuzione da essa iniziata finché non intervenga la decisione dell’istanza competente dello Stato membro richiedente.
(13)
Per incoraggiare gli Stati membri a stanziare risorse sufficienti per il recupero dei crediti di altri Stati membri, lo Stato membro adito dovrebbe poter recuperare le relative spese sostenute presso il debitore.
(14)
L’efficienza sarebbe assicurata al meglio se, nel dare esecuzione a una domanda di assistenza, l’autorità adita potesse esercitare le competenze conferitele dalla sua legislazione nazionale in materia di crediti concernenti gli stessi o analoghi dazi o imposte. In assenza di dazi o imposte analoghi, la procedura più appropriata sarebbe quella che in base alla legislazione dello Stato membro adito si applica ai crediti concernenti le imposte sui redditi delle persone fisiche. La legislazione nazionale non dovrebbe, di norma, essere applicata riguardo alle preferenze accordate ai crediti sorti nello Stato membro adito. Tuttavia, dovrebbe essere prevista la possibilità di estendere le preferenze a crediti di altri Stati membri in base a un accordo tra gli Stati membri interessati.
(15)
Per quanto riguarda i problemi concernenti i termini di prescrizione, è necessario semplificare le norme vigenti disponendo che la sospensione, l’interruzione o la proroga dei termini di prescrizione siano in generale determinate in conformità delle disposizioni di legge in vigore nello Stato membro adito, salvo nei casi in cui la sospensione, l’interruzione o la proroga dei termini di prescrizione non siano possibili in virtù delle suddette disposizioni.
(16)
Per motivi di efficienza è necessario che le informazioni trasmesse nell’ambito dell’assistenza reciproca possano essere utilizzate nello Stato membro che le riceve per scopi diversi da quelli previsti dalla presente direttiva, qualora ciò sia consentito dalla legislazione nazionale sia dello Stato membro che trasmette le informazioni sia dello Stato membro che le riceve.
(17)
La presente direttiva non dovrebbe impedire l’esecuzione di obblighi più ampi in materia di assistenza risultanti da accordi o convenzioni bilaterali o multilaterali.
(18)
Le misure necessarie per l’esecuzione della presente direttiva dovrebbero essere adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (5).
(19)
Conformemente al punto 34 dell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio», gli Stati membri sono incoraggiati a redigere e rendere pubblici, nell’interesse proprio e dell’Unione, prospetti indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra la presente direttiva e i provvedimenti di recepimento.
(20)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, ossia l’istituzione di un sistema uniforme di assistenza al recupero nell’ambito del mercato interno, non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono dunque, a motivo dell’uniformità, dell’efficacia e dell’efficienza richieste, essere realizzati meglio a livello dell’Unione, l’Unione può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 5 del trattato. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(21)
La presente direttiva rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti in particolare dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Oggetto
La presente direttiva stabilisce le norme ai sensi delle quali gli Stati membri devono fornire, in uno Stato membro, l’assistenza al recupero dei crediti di cui all’articolo 2 sorti in un altro Stato membro.
Articolo 2
Ambito di applicazione
1. La presente direttiva si applica ai crediti relativi a quanto segue:
a)
la totalità delle imposte e dei dazi, di qualsiasi tipo, riscossi da uno Stato membro o dalle sue ripartizioni territoriali o amministrative, o per conto di essi, comprese le autorità locali, ovvero per conto dell’Unione;
b)
le restituzioni, gli interventi e le altre misure che fanno parte del sistema di finanziamento integrale o parziale del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), ivi compresi gli importi da riscuotere nel quadro di queste azioni;
c)
i contributi e gli altri dazi previsti nell’ambito dell’organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero.
2. L’ambito di applicazione della presente direttiva comprende:
a)
penali, sanzioni, tasse e soprattasse di natura amministrativa relative ai crediti per i quali l’assistenza reciproca può essere chiesta conformemente al paragrafo 1, irrogate dalle autorità amministrative competenti per la riscossione delle imposte o dei dazi interessati o l’effettuazione di indagini amministrative al riguardo, o confermate da organi amministrativi o giudiziari su richiesta di tali autorità amministrative;
b)
tasse per il rilascio di certificati o documenti analoghi in relazione a procedure amministrative che riguardano dazi o imposte;
c)
interessi e spese relativi ai crediti per i quali l’assistenza reciproca può essere chiesta conformemente al paragrafo 1 o alle lettere a) o b) del presente paragrafo.
3. La presente direttiva non si applica:
a)
ai contributi previdenziali obbligatori dovuti allo Stato membro o a una ripartizione dello stesso o a organismi di previdenza sociale di diritto pubblico;
b)
alle tasse diverse da quelle di cui al paragrafo 2;
c)
ai diritti di natura contrattuale, quali corrispettivi per pubblici servizi;
d)
alle sanzioni penali irrogate in base ad un’azione penale o ad altre sanzioni penali non contemplate al paragrafo 2, lettera a).
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
a) «autorità richiedente»: un ufficio centrale di collegamento, un ufficio di collegamento o un servizio di collegamento di uno Stato membro che formula una domanda di assistenza relativa a un credito di cui all’articolo 2;
b) «autorità adita»: un ufficio centrale di collegamento, un ufficio di collegamento o un servizio di collegamento di uno Stato membro cui è rivolta una domanda di assistenza;
c) «persona»:
i)
una persona fisica;
ii)
una persona giuridica;
iii)
ove la normativa vigente lo preveda, un’associazione di persone alla quale è riconosciuta la capacità di compiere atti giuridici, ma che è priva di personalità giuridica; o
iv)
qualsiasi altro istituto giuridico di qualunque natura e forma, dotato o meno di personalità giuridica, che possiede o gestisce beni che, compreso il reddito da essi derivato, sono soggetti a una delle imposte di cui alla presente direttiva;
d) «per via elettronica»: mediante attrezzature elettroniche di trattamento, compresa la compressione digitale, e di memorizzazione di dati e utilizzando fili, radio, mezzi ottici o altri mezzi elettromagnetici;
e) «rete CCN»: la piattaforma comune basata sulla rete comune di comunicazione (CCN) sviluppata dall’Unione per assicurare tutte le trasmissioni con mezzi elettronici tra le autorità competenti nel settore delle dogane e della fiscalità.
Articolo 4
Organizzazione
1. Entro il 20 maggio 2010 ciascuno Stato membro comunica alla Commissione l’autorità competente o le autorità competenti (in prosieguo «l’autorità competente») ai fini della presente direttiva e la informa senza indugio degli eventuali cambiamenti in merito.
La Commissione mette le informazioni ricevute a disposizione degli altri Stati membri e pubblica l’elenco delle autorità competenti degli Stati membri nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
2. L’autorità competente designa un ufficio centrale di collegamento responsabile principale dei contatti con gli altri Stati membri nel settore dell’assistenza reciproca disciplinato dalla presente direttiva.
L’ufficio centrale di collegamento può essere designato altresì quale responsabile dei contatti con la Commissione.
3. L’autorità competente di ciascuno Stato membro può designare uffici di collegamento che saranno responsabili dei contatti con gli altri Stati membri per quanto riguarda l’assistenza reciproca relativa a uno o più tipi o categorie specifici delle imposte e dei dazi di cui all’articolo 2.
4. L’autorità competente di ciascuno Stato membro può designare come servizi di collegamento uffici diversi dall’ufficio centrale di collegamento o dagli uffici di collegamento. I servizi di collegamento chiedono o accordano assistenza reciproca a norma della presente direttiva nel quadro delle rispettive competenze territoriali o funzionali specifiche.
5. L’ufficio o il servizio di collegamento che riceva una domanda di assistenza reciproca comportante un intervento che esula dalle competenze che gli sono conferite inoltra senza indugio la domanda all’ufficio o al servizio competente, se noto, o all’ufficio centrale di collegamento, informandone l’autorità richiedente.
6. L’autorità competente di ciascuno Stato membro segnala alla Commissione l’ufficio centrale di collegamento e gli uffici o servizi di collegamento da essa eventualmente designati. La Commissione mette le informazioni ricevute a disposizione degli Stati membri.
7. Qualsiasi comunicazione è inviata dall’ufficio centrale di collegamento, che garantisce l’efficacia della comunicazione, o per conto dello stesso oppure, a seconda del caso, con il suo consenso.
CAPO II
SCAMBIO DI INFORMAZIONI
Articolo 5
Domanda di informazioni
1. Su richiesta dell’autorità richiedente, l’autorità adita fornisce tutte le informazioni che possono prevedibilmente aiutare l’autorità richiedente a recuperare i crediti di cui all’articolo 2.
Al fine di fornire dette informazioni, l’autorità adita dispone l’effettuazione delle indagini amministrative necessarie per ottenerle.
2. L’autorità adita non è tenuta a trasmettere informazioni:
a)
che non sarebbe in grado di ottenere per il recupero di crediti analoghi sorti nello Stato membro adito;
b)
che rivelerebbero un segreto commerciale, industriale o professionale;
c)
la cui comunicazione sarebbe tale da pregiudicare la sicurezza o l’ordine pubblico dello Stato membro adito.
3. Il paragrafo 2 non può in nessun caso essere interpretato come autorizzazione dell’autorità adita di uno Stato membro a rifiutare di fornire informazioni solamente perché tali informazioni sono detenute da una banca, da un altro istituto finanziario, da una persona designata o che agisce in qualità di agente o fiduciario o perché si riferiscono agli interessi proprietari di una persona.
4. L’autorità adita informa l’autorità richiedente dei motivi che ostano all’accoglimento della domanda di informazioni.
Articolo 6
Scambio di informazioni senza preventiva richiesta
Qualora un rimborso di dazi o imposte, diversi dall’imposta sul valore aggiunto, riguardi una persona stabilita o residente in un altro Stato membro, lo Stato membro cui spetta effettuare il rimborso può informare lo Stato membro di stabilimento o di residenza del rimborso in questione.
Articolo 7
Presenza negli uffici amministrativi e partecipazione alle indagini amministrative
1. Previo accordo fra l’autorità richiedente e l’autorità adita e secondo le modalità fissate dall’autorità adita, al fine di promuovere l’assistenza reciproca disciplinata dalla presente direttiva i funzionari autorizzati dall’autorità richiedente possono:
a)
essere presenti negli uffici in cui le autorità amministrative dello Stato membro adito esercitano le loro funzioni;
b)
essere presenti durante le indagini amministrative condotte sul territorio dello Stato membro adito;
c)
assistere i funzionari competenti dello Stato membro adito nell’ambito dei procedimenti giurisdizionali in corso in tale Stato membro.
2. Ove consentito dalla legislazione vigente nello Stato membro adito, l’accordo di cui al paragrafo 1, lettera b), può prevedere che i funzionari dello Stato membro richiedente interroghino le persone ed esaminino i registri.
3. I funzionari autorizzati dall’autorità richiedente che si avvalgono delle possibilità offerte dai paragrafi 1 e 2 devono essere in grado di produrre, in qualsiasi momento, un mandato scritto in cui siano indicate la loro identità e la loro qualifica ufficiale.
CAPO III
ASSISTENZA PER LA NOTIFICA DI DOCUMENTI
Articolo 8
Domanda di notifica di alcuni documenti relativi ai crediti
1. Su domanda dell’autorità richiedente, l’autorità adita notifica al destinatario tutti i documenti, anche di natura giudiziaria, concernenti un credito di cui all’articolo 2 o il suo recupero, provenienti dallo Stato membro richiedente.
La domanda di notifica è accompagnata da un modulo standard contenente almeno le seguenti informazioni:
a)
nome, indirizzo e altri dati utili ai fini dell’identificazione del destinatario;
b)
obiettivo della notifica e termine entro il quale deve essere effettuata;
c)
descrizione del documento allegato nonché della natura e dell’importo del credito;
d)
nome, indirizzo e altri estremi riguardanti:
i)
l’ufficio responsabile per il documento allegato; e, se diverso,
ii)
l’ufficio presso il quale possono essere ottenute informazioni sul documento notificato o sulle possibilità di contestare l’obbligo di pagamento.
2. L’autorità richiedente presenta una domanda di notifica ai sensi del presente articolo solo qualora non sia in grado di provvedere alla notifica conformemente alle norme che disciplinano la notifica dei documenti in questione nello Stato membro richiedente o qualora tale notifica dia luogo a difficoltà eccessive.
3. L’autorità adita informa immediatamente l’autorità richiedente del seguito dato alla domanda di notifica e, più in particolare, della data di notifica del documento al destinatario.
Articolo 9
Modalità di notifica
1. L’autorità adita provvede affinché la notifica nello Stato membro adito sia effettuata conformemente alle disposizioni legislative e regolamentari e alle prassi amministrative in vigore nello Stato membro adito.
2. Il paragrafo 1 fa salva qualsiasi altra forma di notifica effettuata da un’autorità competente dello Stato membro richiedente in conformità delle norme in esso vigenti.
Un’autorità competente stabilita nello Stato membro richiedente può notificare direttamente, per raccomandata o per posta elettronica, qualsiasi documento a una persona stabilita sul territorio di un altro Stato membro.
CAPO IV
MISURE DI RECUPERO O MISURE CAUTELARI
Articolo 10
Domanda di recupero
1. Su domanda dell’autorità richiedente, l’autorità adita procede al recupero dei crediti oggetto di un titolo che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente.
2. L’autorità richiedente invia all’autorità adita, non appena ne sia a conoscenza, ogni informazione utile relativa al caso che ha motivato la domanda di recupero.
Articolo 11
Condizioni che disciplinano le domande di recupero
1. L’autorità richiedente non può presentare una domanda di recupero se e finché il credito e/o il titolo che ne consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente sono contestati in tale Stato membro, tranne nei casi in cui si applica l’articolo 14, paragrafo 4, terzo comma.
2. Prima che l’autorità richiedente presenti una domanda di recupero, si applicano le procedure di recupero adeguate disponibili nello Stato membro richiedente, tranne nei casi seguenti:
a)
quando è ovvio che non vi sono beni utili al recupero nello Stato membro richiedente o che tali procedure non porteranno al pagamento integrale del credito e l’autorità richiedente è in possesso di specifiche informazioni secondo cui l’interessato dispone di beni nello Stato membro adito;
b)
quando il ricorso a tali procedure nello Stato membro richiedente darebbe adito a difficoltà eccessive.
Articolo 12
Titolo che consente l’esecuzione nello Stato membro adito e altri documenti di accompagnamento
1. Le domande di recupero sono accompagnate da un titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito.
Il titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito rispecchia nella sostanza il contenuto del titolo iniziale che consente l’esecuzione e costituisce l’unica base per le misure di recupero e le misure cautelari adottate nello Stato membro adito. Esso non è oggetto di alcun atto di riconoscimento, completamento o sostituzione in tale Stato membro.
Il titolo uniforme che consente l’esecuzione contiene almeno le seguenti informazioni:
a)
informazioni utili ai fini dell’identificazione del titolo iniziale che consente l’esecuzione, una descrizione del credito, ivi compresa la natura dello stesso, il periodo interessato, tutte le date utili per il processo di esecuzione, nonché l’importo del credito e le sue varie componenti, come il capitale, gli interessi maturati, ecc.;
b)
nome e altri dati utili ai fini dell’identificazione del debitore;
c)
nome, indirizzo e altri estremi riguardanti:
i)
l’ufficio responsabile per l’accertamento del credito; e, se diverso,
ii)
l’ufficio presso il quale possono essere ottenute informazioni sul credito o sulle possibilità di contestare l’obbligo di pagamento.
2. La domanda di recupero di un credito può essere corredata di altri documenti relativi al credito emessi nello Stato membro richiedente.
Articolo 13
Esecuzione della domanda di recupero
1. Ai fini del recupero nello Stato membro adito, ogni credito per cui è stata presentata una domanda di recupero è trattato come un credito dello Stato membro adito, salvo diversa disposizione della presente direttiva. L’autorità adita esercita le competenze conferitele e si avvale delle procedure previste dalle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative dello Stato membro adito applicabili ai crediti riguardanti i medesimi dazi o le medesime imposte o, in mancanza di questi, dazi e imposte analoghi, salvo diversa disposizione della presente direttiva.
Se ritiene che i medesimi dazi o le medesime imposte ovvero dazi e imposte analoghi non siano riscossi sul territorio nazionale, l’autorità adita esercita le competenze conferitele e si avvale delle procedure previste dalle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative dello Stato membro adito applicabili ai crediti riguardanti le imposte sui redditi delle persone fisiche, salvo diversa disposizione della presente direttiva.
Lo Stato membro adito non è tenuto a concedere ai crediti degli altri Stati membri le preferenze accordate per crediti analoghi sorti in tale Stato membro, salvo diverso accordo tra gli Stati membri interessati o diversa disposizione nella legislazione dello Stato membro adito. Lo Stato membro che conceda preferenze ai crediti di un altro Stato membro non può, alle stesse condizioni, rifiutare di accordare le stesse preferenze agli stessi o analoghi crediti di altri Stati membri.
Lo Stato membro adito recupera il credito nella propria valuta.
2. L’autorità adita informa con la dovuta diligenza l’autorità richiedente del seguito dato alla domanda di recupero.
3. A partire dalla data in cui riceve la domanda di recupero l’autorità adita applica gli interessi di mora previsti dalle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in vigore nello Stato membro adito.
4. Se le disposizioni legislative, regolamentari o amministrative vigenti nello Stato membro adito lo consentono, l’autorità adita può concedere al debitore una dilazione di pagamento o autorizzare un pagamento rateale e può applicare i relativi interessi. Essa informa successivamente l’autorità richiedente di qualsiasi decisione in tal senso.
5. Fatto salvo l’articolo 20, paragrafo 1, l’autorità adita trasferisce all’autorità richiedente gli importi recuperati in relazione al credito e gli interessi di cui ai paragrafi 3 e 4 del presente articolo.
Articolo 14
Controversie
1. Le controversie concernenti il credito, il titolo iniziale che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente o il titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito nonché le controversie riguardanti la validità di una notifica effettuata da un’autorità competente dello Stato membro richiedente rientrano nella competenza degli organismi competenti dello Stato membro richiedente. Se nel corso della procedura di recupero un soggetto interessato contesta il credito, il titolo iniziale che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente o il titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito, l’autorità adita informa tale soggetto che l’azione deve essere da esso promossa dinanzi all’organo competente dello Stato membro richiedente in conformità delle norme di legge in esso vigenti.
2. Le controversie concernenti le misure esecutive adottate nello Stato membro adito o la validità di una notifica effettuata da un’autorità competente dello Stato membro adito sono portate dinanzi all’organo competente di tale Stato membro in conformità delle disposizioni legislative e regolamentari in esso vigenti.
3. Se un’azione di cui al paragrafo 1 è stata promossa dinanzi all’organo competente dello Stato membro richiedente, l’autorità richiedente ne informa l’autorità adita e indica gli elementi del credito che non sono oggetto di contestazione.
4. Non appena riceve le informazioni di cui al paragrafo 3 dall’autorità richiedente o dal soggetto interessato, l’autorità adita sospende la procedura di esecuzione per quanto riguarda la parte contestata del credito in attesa della decisione dell’organo competente in materia, salvo domanda contraria formulata dall’autorità richiedente ai sensi del terzo comma del presente paragrafo.
Su domanda dell’autorità richiedente, o se lo ritiene altrimenti necessario, e fatto salvo l’articolo 16, l’autorità adita può adottare misure cautelari per garantire il recupero, se le disposizioni legislative o regolamentari in vigore nello Stato membro adito lo consentono.
L’autorità richiedente può chiedere, in conformità delle disposizioni legislative e regolamentari e delle prassi amministrative vigenti nello Stato membro richiedente, all’autorità adita di recuperare un credito contestato o la parte contestata di un credito se le disposizioni legislative e regolamentari e le prassi amministrative vigenti nello Stato membro adito consentono tale azione. Le domande di questo tipo devono essere motivate. Se l’esito della contestazione risulta favorevole al debitore, l’autorità richiedente è tenuta alla restituzione di ogni importo recuperato unitamente ad ogni compensazione dovuta, secondo la legislazione in vigore nello Stato membro adito.
Se le autorità competenti dello Stato membro richiedente o dello Stato membro adito hanno avviato una procedura amichevole, e l’esito della procedura può avere un’incidenza sul credito per il quale è stata richiesta l’assistenza, le misure di recupero sono sospese o interrotte fino alla conclusione della procedura, a meno che si tratti di un caso di estrema urgenza per frode o insolvenza. Se le misure di recupero sono sospese o interrotte, si applica il secondo comma.
Articolo 15
Modifica o ritiro della domanda di assistenza al recupero
1. L’autorità richiedente informa immediatamente l’autorità adita di qualsiasi modifica apportata alla propria domanda di recupero o del ritiro della stessa, precisando i motivi della modifica o del ritiro.
2. Se la modifica della domanda è dovuta a una decisione dell’organo competente di cui all’articolo 14, paragrafo 1, l’autorità richiedente trasmette tale decisione corredata di un nuovo titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito. L’autorità adita prosegue quindi la procedura di recupero sulla base del nuovo titolo.
Le misure di recupero o le misure cautelari già adottate sulla base del titolo uniforme originale che consente l’esecuzione nello Stato membro adito possono continuare sulla base del nuovo titolo, a meno che la modifica della domanda sia dovuta all’invalidità del titolo iniziale che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente o del titolo uniforme originale che consente l’esecuzione nello Stato membro adito.
Gli articoli 12 e 14 si applicano in relazione al nuovo titolo.
Articolo 16
Domanda di misure cautelari
1. Su domanda dell’autorità richiedente, l’autorità adita procede all’adozione di misure cautelari, se consentito dalla legislazione nazionale e conformemente alle proprie prassi amministrative, per garantire il recupero qualora un credito o il titolo che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente sia contestato al momento della presentazione della domanda o qualora il credito non sia ancora oggetto di un titolo che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente, purché l’adozione di misure cautelari sia possibile, in una situazione analoga, anche in base alla legislazione nazionale e alle prassi amministrative dello Stato membro richiedente.
Il documento redatto, se del caso, ai fini dell’adozione di misure cautelari nello Stato membro richiedente e relativo al credito per cui è domandata l’assistenza reciproca è allegato alla domanda di misure cautelari nello Stato membro adito. Tale documento non è oggetto di alcun atto di riconoscimento, completamento o sostituzione nello Stato membro adito.
2. La domanda di misure cautelari può essere corredata di altri documenti relativi al credito, emessi nello Stato membro richiedente.
Articolo 17
Disposizioni che disciplinano la domanda di misure cautelari
Per l’attuazione dell’articolo 16 si applicano, mutatis mutandis, l’articolo 10, paragrafo 2, l’articolo 13, paragrafi 1 e 2, e gli articoli 14 e 15.
Articolo 18
Limitazioni agli obblighi dell’autorità adita
1. L’autorità adita non è tenuta ad accordare l’assistenza di cui agli articoli da 10 a 16 se il recupero del credito è di natura tale da provocare, a causa della situazione del debitore, gravi difficoltà di ordine economico o sociale nello Stato membro adito, purché le disposizioni legislative e regolamentari e le prassi amministrative vigenti in detto Stato membro consentano tale eccezione per i crediti nazionali.
2. L’autorità adita non è tenuta ad accordare l’assistenza prevista all’articolo 5 e agli articoli da 7 a 16 se la domanda iniziale ai sensi degli articoli 5, 7, 8, 10 o 16 si riferisce a crediti che risalgono a più di cinque anni prima, a decorrere dalla data in cui il credito è divenuto esigibile nello Stato membro richiedente alla data della suddetta domanda iniziale.
Tuttavia, qualora il credito o il titolo iniziale che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente siano oggetto di contestazione, il periodo di cinque anni decorre dalla data in cui nello Stato membro richiedente si stabilisce che il credito o il titolo che consente l’esecuzione non possono più essere oggetto di contestazione.
Inoltre, nei casi in cui una dilazione di pagamento o un piano di pagamento rateale è concesso dalle autorità competenti dello Stato membro richiedente, il periodo di cinque anni decorre dalla data di scadenza dell’intero termine di pagamento.
Tuttavia, in tali casi l’autorità adita non è tenuta a concedere assistenza per i crediti che risalgono a più di dieci anni prima, a decorrere dalla data in cui il credito è divenuto esigibile nello Stato membro richiedente.
3. Uno Stato membro non è tenuto a concedere assistenza se l’importo totale dei crediti contemplati dalla presente direttiva per i quali è richiesta assistenza è inferiore a 1 500 EUR.
4. L’autorità adita informa l’autorità richiedente dei motivi che ostano all’accoglimento della domanda di assistenza.
Articolo 19
Problemi concernenti la prescrizione
1. I problemi concernenti i termini di prescrizione sono disciplinati esclusivamente dalle norme di legge in vigore nello Stato membro richiedente.
2. Con riguardo alla sospensione, all’interruzione o alla proroga dei termini di prescrizione, si considera che gli atti di recupero effettuati dall’autorità adita, o per conto della stessa, in conformità di una domanda di assistenza che hanno l’effetto di sospendere, interrompere o prorogare i termini di prescrizione secondo le norme di legge vigenti nello Stato membro adito abbiano lo stesso effetto nello Stato membro richiedente, a condizione che sia previsto l’effetto corrispondente secondo le norme di legge vigenti nello Stato membro richiedente.
Se la sospensione, l’interruzione o la proroga dei termini di prescrizione non è possibile secondo le norme di legge vigenti nello Stato membro adito, gli atti di recupero effettuati dall’autorità adita, o per conto della stessa, in conformità della domanda di assistenza che, se fossero stati effettuati dall’autorità richiedente o per conto della stessa nel proprio Stato membro, avrebbero avuto l’effetto di sospendere, interrompere o prorogare i termini di prescrizione secondo le norme di legge vigenti nello Stato membro richiedente, si considerano, a questo effetto, compiuti in quest’ultimo Stato.
Il primo e il secondo comma non pregiudicano il diritto delle autorità competenti nello Stato membro richiedente di prendere provvedimenti di sospensione, interruzione o proroga dei termini di prescrizione secondo le norme di legge vigenti in tale Stato membro.
3. L’autorità richiedente e l’autorità adita si informano a vicenda di qualsiasi provvedimento che interrompe, sospende o proroga i termini di prescrizione del credito per il quale sono chieste le misure di recupero o le misure cautelari o che può produrre tale effetto.
Articolo 20
Spese
1. Oltre agli importi di cui all’articolo 13, paragrafo 5, l’autorità adita tenta di recuperare dalla persona interessata e trattiene le spese da essa sostenuta in connessione con il recupero, in conformità delle disposizioni legislative e regolamentari dello Stato membro adito.
2. Gli Stati membri rinunciano tra loro a qualsiasi rimborso delle spese derivanti dall’assistenza reciproca che si prestino in applicazione della presente direttiva.
Tuttavia, qualora il recupero presenti una difficoltà particolare, riguardi spese molto elevate o si ricolleghi alla lotta contro le organizzazioni criminali, l’autorità richiedente e l’autorità adita possono convenire modalità specifiche di rimborso caso per caso.
3. Fatto salvo il paragrafo 2, lo Stato membro richiedente resta responsabile, nei confronti dello Stato membro adito, delle spese e delle perdite conseguenti ad azioni riconosciute infondate quanto all’esistenza del credito o alla validità del titolo che consente l’esecuzione o l’adozione di misure cautelari emesso dall’autorità richiedente.
CAPO V
DISPOSIZIONI GENERALI CHE DISCIPLINANO TUTTI I TIPI DI DOMANDE DI ASSISTENZA
Articolo 21
Moduli standard e mezzi di comunicazione
1. Le domande di informazioni di cui all’articolo 5, paragrafo 1, le domande di notifica di cui all’articolo 8, paragrafo 1, le domande di recupero di cui all’articolo 10, paragrafo 1, e le domande di misure cautelari di cui all’articolo 16, paragrafo 1, sono inviate per via elettronica utilizzando un modulo standard, a meno che ciò risulti impossibile per motivi tecnici. Nella misura del possibile, questi moduli sono utilizzati anche per tutte le comunicazioni successive inerenti alla domanda.
Sono da inviare per via elettronica, a meno che ciò risulti impossibile per motivi tecnici, anche il titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito, il documento che consente l’adozione di misure cautelari nello Stato membro richiedente e gli altri documenti di cui agli articoli 12 e 16.
Se del caso, i moduli standard possono essere accompagnati da relazioni, attestati e qualsiasi altro documento, o copie conformi o estratti degli stessi, che sono ugualmente inviati per via elettronica, a meno che ciò risulti impossibile per motivi tecnici.
I moduli standard e la comunicazione per via elettronica possono essere utilizzati anche ai fini dello scambio di informazioni a norma dell’articolo 6.
2. Il paragrafo 1 non si applica alle informazioni e alla documentazione ottenute tramite la presenza negli uffici amministrativi di un altro Stato membro o la partecipazione alle indagini amministrative in un altro Stato membro in conformità dell’articolo 7.
3. Il fatto che la comunicazione non sia effettuata per via elettronica o mediante i moduli standard non pregiudica la validità delle informazioni ottenute né delle misure adottate nell’esecuzione di una domanda di assistenza.
Articolo 22
Regime linguistico
1. Tutte le domande di assistenza, i moduli standard per la notifica e i titoli uniformi che consentono l’esecuzione nello Stato membro adito sono inviati o corredati della traduzione nella lingua ufficiale, o una delle lingue ufficiali, dello Stato membro adito. Il fatto che alcune loro parti siano redatte in una lingua diversa dalla lingua ufficiale, o da una delle lingue ufficiali, dello Stato membro adito, non pregiudica la loro validità o la validità della procedura, nella misura in cui l’altra lingua sia una lingua convenuta dagli Stati membri interessati.
2. I documenti per i quali è necessaria una notifica a norma dell’articolo 8 possono essere trasmessi all’autorità adita in una lingua ufficiale dello Stato membro richiedente.
3. Se una richiesta è corredata di documenti diversi da quelli di cui ai paragrafi 1 e 2, l’autorità adita può, se del caso, chiedere all’autorità richiedente la traduzione di tali documenti nella lingua ufficiale, o in una delle lingue ufficiali, dello Stato membro adito o in una qualsiasi altra lingua convenuta di comune accordo dagli Stati membri interessati.
Articolo 23
Comunicazione delle informazioni e dei documenti
1. Le informazioni comunicate in qualsiasi forma ai sensi della presente direttiva sono coperte dal segreto d’ufficio e godono della protezione accordata alle informazioni di analoga natura dalla legislazione nazionale dello Stato membro che le riceve.
Tali informazioni possono essere utilizzate ai fini dell’applicazione di misure esecutive o cautelari in relazione ai crediti contemplati dalla presente direttiva. Possono essere utilizzate anche per l’accertamento e il recupero dei contributi previdenziali obbligatori.
2. Le persone debitamente accreditate dall’autorità di accreditamento in materia di sicurezza della Commissione europea possono accedere a tali informazioni soltanto nella misura in cui ciò sia necessario per l’assistenza, la manutenzione e lo sviluppo della rete CCN.
3. Lo Stato membro che fornisce le informazioni ne consente l’uso per uno scopo diverso da quelli di cui al paragrafo 1 nello Stato membro che riceve le informazioni quando l’uso per scopi analoghi sia consentito dalla legislazione dello Stato membro che fornisce le informazioni.
4. Se ritengono che le informazioni ottenute a norma della presente direttiva possano essere utili ai fini di cui al paragrafo 1 a un terzo Stato membro, l’autorità richiedente o l’autorità adita possono trasmetterle al terzo Stato membro, purché la trasmissione sia conforme alle norme e procedure previste nella presente direttiva. Esse informano lo Stato membro di origine delle informazioni della loro intenzione di condividere dette informazioni con un terzo Stato membro. Lo Stato membro di origine delle informazioni può opporsi a tale condivisione entro dieci giorni lavorativi dalla data in cui ha ricevuto la comunicazione dallo Stato membro che desidera condividere le informazioni.
5. L’autorizzazione ad utilizzare le informazioni di cui al paragrafo 3 trasmesse a norma del paragrafo 4 può essere concessa soltanto dallo Stato membro da cui le informazioni provengono.
6. Le informazioni comunicate in qualsiasi forma ai sensi della presente direttiva possono essere addotte o utilizzate come elementi di prova da tutte le autorità nello Stato membro che riceve le informazioni alla stessa stregua di informazioni analoghe ottenute in detto Stato.
CAPO VI
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 24
Applicazione di altri accordi in materia di assistenza
1. La presente direttiva non pregiudica l’esecuzione di obblighi più ampi in materia di assistenza risultanti da accordi o convenzioni bilaterali o multilaterali, anche nel settore della notifica degli atti giudiziari o extragiudiziari.
2. Qualora concludano siffatti accordi o convenzioni bilaterali o multilaterali nei settori oggetto della presente direttiva, salvo per la soluzione di casi particolari, gli Stati membri ne informano senza indugio la Commissione. La Commissione, a sua volta, ne informa gli altri Stati membri.
3. Nel fornire l’assistenza reciproca più ampia in virtù di altri accordi o convenzioni bilaterali o multilaterali, gli Stati membri possono avvalersi della rete di comunicazione elettronica e dei moduli standard adottati per l’attuazione della presente direttiva.
Articolo 25
Comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato di recupero.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione 1999/468/CE.
Il periodo di cui all’articolo 5, paragrafo 6, della decisione 1999/468/CE è fissato a tre mesi.
Articolo 26
Modalità di applicazione
La Commissione adotta, secondo la procedura di cui all’articolo 25, paragrafo 2, le modalità di applicazione dell’articolo 4, paragrafi 2, 3 e 4, dell’articolo 5, paragrafo 1, degli articoli 8 e 10, dell’articolo 12, paragrafo 1, dell’articolo 13, paragrafi da 2 a 5, dell’articolo 15, dell’articolo 16, paragrafo 1, e dell’articolo 21, paragrafo 1.
Tali modalità riguardano almeno gli aspetti seguenti:
a)
le modalità pratiche relative all’organizzazione dei contatti tra gli uffici centrali di collegamento, gli altri uffici di collegamento e i servizi di collegamento di cui all’articolo 4, paragrafi 2, 3 e 4, di Stati membri diversi e dei contatti con la Commissione;
b)
i mezzi con cui le comunicazioni fra le autorità possono essere effettuate;
c)
il formato e gli altri dettagli dei moduli standard da utilizzare ai fini dell’articolo 5, paragrafo 1, dell’articolo 8, dell’articolo 10, paragrafo 1, dell’articolo 12, paragrafo 1, e dell’articolo 16, paragrafo 1;
d)
la conversione delle somme da recuperare e il trasferimento delle somme recuperate.
Articolo 27
Presentazione di relazioni
1. Ogni anno, entro il 31 marzo, ciascuno Stato membro comunica alla Commissione quanto segue:
a)
il numero di domande di informazioni, di notifica, di recupero e di misure cautelari inviate a ciascuno Stato membro adito e ricevute da ciascuno Stato membro richiedente ogni anno;
b)
l’importo dei crediti per i quali è chiesta l’assistenza al recupero e gli importi recuperati.
2. Gli Stati membri possono inoltre fornire eventuali altre informazioni che possono essere utili ai fini della valutazione dell’assistenza reciproca prestata ai sensi della presente direttiva.
3. Ogni cinque anni la Commissione presenta una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio in merito al funzionamento delle disposizioni stabilite dalla presente direttiva.
Articolo 28
Recepimento
1. Gli Stati membri adottano e pubblicano, entro il 31 dicembre 2011, le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Essi applicano tali disposizioni a decorrere dal 1o gennaio 2012.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all’atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 29
Abrogazione della direttiva 2008/55/CE
La direttiva 2008/55/CE è abrogata a decorrere dal 1o gennaio 2012.
I riferimenti alla direttiva abrogata si intendono fatti alla presente direttiva.
Articolo 30
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Articolo 31
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Bruxelles, addì 16 marzo 2010.
Per il Consiglio
La presidente
E. SALGADO
(1) Parere del 10 febbraio 2010 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) Parere del 16 luglio 2009 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 73 del 19.3.1976, pag. 18.
(4) GU L 150 del 10.6.2008, pag. 28.
(5) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA 2010/24/UE DEL CONSIGLIO
del 16 marzo 2010
sull’assistenza reciproca in materia di recupero dei crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare gli articoli 113 e 115,
vista la proposta della Commissione europea,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (2),
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria,
considerando quanto segue:
(1)
L’assistenza reciproca tra gli Stati membri ai fini del recupero dei rispettivi crediti e di quelli dell’Unione derivanti da determinate imposte e altre misure contribuisce al buon funzionamento del mercato interno. Oltre a garantire la neutralità fiscale, ha permesso agli Stati membri di eliminare misure di protezione discriminatorie adottate in relazione alle operazioni transfrontaliere per prevenire frodi e perdite di bilancio.
(2)
Disposizioni relative all’assistenza reciproca in materia di recupero sono state inizialmente stabilite dalla direttiva 76/308/CEE del Consiglio, del 15 marzo 1976, relativa all’assistenza reciproca in materia di ricupero dei crediti risultanti da operazioni che fanno parte del sistema di finanziamento del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia, nonché dei prelievi agricoli e dei dazi doganali (3). Tale direttiva e i suoi atti modificativi sono stati codificati dalla direttiva 2008/55/CE del Consiglio, del 26 maggio 2008, sull’assistenza reciproca in materia di recupero dei crediti risultanti da taluni contributi, dazi, imposte ed altre misure (4).
(3)
Tali disposizioni, se hanno costituito un primo passo verso un miglioramento delle procedure di recupero all’interno dell’Unione grazie all’avvicinamento delle norme nazionali applicabili, si sono però rivelate insufficienti per rispondere alle esigenze del mercato interno quale si è andato evolvendo negli ultimi trenta anni.
(4)
Per garantire meglio gli interessi finanziari degli Stati membri e la neutralità del mercato interno, è necessario estendere l’ambito di applicazione dell’assistenza reciproca in materia di recupero ai crediti derivanti da imposte e dazi che ancora non vi rientrano, mentre per far fronte alle crescenti domande di assistenza e produrre risultati migliori è necessario rendere l’assistenza più efficace ed efficiente e facilitarla nella pratica. Al fine di conseguire tali obiettivi sono necessari importanti adattamenti, per cui una mera modifica della vigente direttiva 2008/55/CE non sarebbe sufficiente. La direttiva 2008/55/CE dovrebbe pertanto essere abrogata e sostituita da un nuovo strumento giuridico che muova dai risultati di detta direttiva ma preveda, laddove necessario, norme più chiare e precise.
(5)
Norme più chiare favorirebbero un più ampio scambio di informazioni tra gli Stati membri. Assicurerebbero inoltre la copertura di tutte le persone fisiche e giuridiche nell’Unione, tenendo conto della gamma sempre crescente di istituti giuridici, inclusi non solo gli istituti tradizionali quali trust e fondazioni, ma anche qualsiasi nuovo strumento che possa essere creato dai contribuenti negli Stati membri. Esse permetterebbero altresì di tener conto di tutte le forme che possono assumere i crediti delle autorità pubbliche derivanti da imposte, dazi, contributi, restituzioni e interventi, inclusi tutti i crediti pecuniari nei confronti del contribuente interessato o di terzi che sostituiscono il credito originario. Norme più chiare sono necessarie soprattutto per definire meglio i diritti e gli obblighi di tutti i soggetti interessati.
(6)
La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare la competenza degli Stati membri in materia di determinazione delle misure di recupero applicabili nell’ambito della legislazione nazionale. Occorre tuttavia assicurare che né le disparità fra le leggi nazionali né la mancanza di coordinamento fra le autorità competenti pregiudichino il buon funzionamento del sistema di assistenza reciproca previsto dalla presente direttiva.
(7)
L’assistenza reciproca può consistere, per l’autorità adita, nel fornire all’autorità richiedente le informazioni utili a quest’ultima per il recupero dei crediti sorti nello Stato membro richiedente e nel notificare al debitore tutti gli atti provenienti dallo Stato membro richiedente relativi a tali crediti. L’autorità adita può altresì procedere, su domanda dell’autorità richiedente, al recupero di crediti sorti nello Stato membro richiedente oppure adottare misure cautelari per garantire il recupero di tali crediti.
(8)
L’adozione di un titolo uniforme che consenta l’adozione di misure esecutive nello Stato membro adito nonché l’adozione di un modulo standard uniforme per la notifica degli atti e delle decisioni relativi al credito dovrebbero risolvere i problemi di riconoscimento e di traduzione degli strumenti provenienti da un altro Stato membro, che costituiscono una delle cause principali dell’inefficienza degli attuali sistemi di assistenza.
(9)
È opportuno creare una base giuridica per lo scambio di informazioni senza preventiva richiesta su determinati rimborsi fiscali. Per motivi di efficienza, è inoltre opportuno che i funzionari del fisco di uno Stato membro siano autorizzati ad assistere o a partecipare alle indagini amministrative condotte in un altro Stato membro. Occorre inoltre prevedere scambi di informazioni più diretti fra i servizi al fine di rendere l’assistenza più rapida ed efficiente.
(10)
Considerata la mobilità crescente nell’ambito del mercato interno e le restrizioni imposte dal trattato o da altre norme sulle garanzie che possono essere richieste ai contribuenti non stabiliti sul territorio nazionale, è necessario ampliare le possibilità di chiedere misure di recupero o misure cautelari in un altro Stato membro. Dato che l’anzianità del credito è un fattore critico, occorre che gli Stati membri possano formulare una domanda di assistenza reciproca, anche se i mezzi di recupero nazionali non sono stati pienamente esauriti, tra l’altro, quando il ricorso a tali procedure nello Stato membro richiedente darebbe adito a difficoltà eccessive.
(11)
L’obbligo generalizzato di inviare le domande e i documenti in formato digitale e tramite una rete elettronica, con norme precise sul regime linguistico applicabile a domande e documenti, dovrebbe consentire agli Stati membri di trattare le domande con maggiore rapidità e facilità.
(12)
Nel corso della procedura di recupero nello Stato membro adito, il credito, la notifica effettuata dalle autorità dello Stato membro richiedente o il titolo che consente l’esecuzione potrebbero essere contestati dalla persona interessata. Occorre prevedere che in tal caso l’azione di contestazione sia promossa dall’interessato dinanzi all’istanza competente dello Stato membro richiedente e che l’autorità adita sospenda, salvo domanda contraria formulata dall’autorità richiedente, qualsiasi procedura di esecuzione da essa iniziata finché non intervenga la decisione dell’istanza competente dello Stato membro richiedente.
(13)
Per incoraggiare gli Stati membri a stanziare risorse sufficienti per il recupero dei crediti di altri Stati membri, lo Stato membro adito dovrebbe poter recuperare le relative spese sostenute presso il debitore.
(14)
L’efficienza sarebbe assicurata al meglio se, nel dare esecuzione a una domanda di assistenza, l’autorità adita potesse esercitare le competenze conferitele dalla sua legislazione nazionale in materia di crediti concernenti gli stessi o analoghi dazi o imposte. In assenza di dazi o imposte analoghi, la procedura più appropriata sarebbe quella che in base alla legislazione dello Stato membro adito si applica ai crediti concernenti le imposte sui redditi delle persone fisiche. La legislazione nazionale non dovrebbe, di norma, essere applicata riguardo alle preferenze accordate ai crediti sorti nello Stato membro adito. Tuttavia, dovrebbe essere prevista la possibilità di estendere le preferenze a crediti di altri Stati membri in base a un accordo tra gli Stati membri interessati.
(15)
Per quanto riguarda i problemi concernenti i termini di prescrizione, è necessario semplificare le norme vigenti disponendo che la sospensione, l’interruzione o la proroga dei termini di prescrizione siano in generale determinate in conformità delle disposizioni di legge in vigore nello Stato membro adito, salvo nei casi in cui la sospensione, l’interruzione o la proroga dei termini di prescrizione non siano possibili in virtù delle suddette disposizioni.
(16)
Per motivi di efficienza è necessario che le informazioni trasmesse nell’ambito dell’assistenza reciproca possano essere utilizzate nello Stato membro che le riceve per scopi diversi da quelli previsti dalla presente direttiva, qualora ciò sia consentito dalla legislazione nazionale sia dello Stato membro che trasmette le informazioni sia dello Stato membro che le riceve.
(17)
La presente direttiva non dovrebbe impedire l’esecuzione di obblighi più ampi in materia di assistenza risultanti da accordi o convenzioni bilaterali o multilaterali.
(18)
Le misure necessarie per l’esecuzione della presente direttiva dovrebbero essere adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (5).
(19)
Conformemente al punto 34 dell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio», gli Stati membri sono incoraggiati a redigere e rendere pubblici, nell’interesse proprio e dell’Unione, prospetti indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra la presente direttiva e i provvedimenti di recepimento.
(20)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, ossia l’istituzione di un sistema uniforme di assistenza al recupero nell’ambito del mercato interno, non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono dunque, a motivo dell’uniformità, dell’efficacia e dell’efficienza richieste, essere realizzati meglio a livello dell’Unione, l’Unione può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 5 del trattato. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(21)
La presente direttiva rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti in particolare dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Oggetto
La presente direttiva stabilisce le norme ai sensi delle quali gli Stati membri devono fornire, in uno Stato membro, l’assistenza al recupero dei crediti di cui all’articolo 2 sorti in un altro Stato membro.
Articolo 2
Ambito di applicazione
1. La presente direttiva si applica ai crediti relativi a quanto segue:
a)
la totalità delle imposte e dei dazi, di qualsiasi tipo, riscossi da uno Stato membro o dalle sue ripartizioni territoriali o amministrative, o per conto di essi, comprese le autorità locali, ovvero per conto dell’Unione;
b)
le restituzioni, gli interventi e le altre misure che fanno parte del sistema di finanziamento integrale o parziale del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), ivi compresi gli importi da riscuotere nel quadro di queste azioni;
c)
i contributi e gli altri dazi previsti nell’ambito dell’organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero.
2. L’ambito di applicazione della presente direttiva comprende:
a)
penali, sanzioni, tasse e soprattasse di natura amministrativa relative ai crediti per i quali l’assistenza reciproca può essere chiesta conformemente al paragrafo 1, irrogate dalle autorità amministrative competenti per la riscossione delle imposte o dei dazi interessati o l’effettuazione di indagini amministrative al riguardo, o confermate da organi amministrativi o giudiziari su richiesta di tali autorità amministrative;
b)
tasse per il rilascio di certificati o documenti analoghi in relazione a procedure amministrative che riguardano dazi o imposte;
c)
interessi e spese relativi ai crediti per i quali l’assistenza reciproca può essere chiesta conformemente al paragrafo 1 o alle lettere a) o b) del presente paragrafo.
3. La presente direttiva non si applica:
a)
ai contributi previdenziali obbligatori dovuti allo Stato membro o a una ripartizione dello stesso o a organismi di previdenza sociale di diritto pubblico;
b)
alle tasse diverse da quelle di cui al paragrafo 2;
c)
ai diritti di natura contrattuale, quali corrispettivi per pubblici servizi;
d)
alle sanzioni penali irrogate in base ad un’azione penale o ad altre sanzioni penali non contemplate al paragrafo 2, lettera a).
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
a) «autorità richiedente»: un ufficio centrale di collegamento, un ufficio di collegamento o un servizio di collegamento di uno Stato membro che formula una domanda di assistenza relativa a un credito di cui all’articolo 2;
b) «autorità adita»: un ufficio centrale di collegamento, un ufficio di collegamento o un servizio di collegamento di uno Stato membro cui è rivolta una domanda di assistenza;
c) «persona»:
i)
una persona fisica;
ii)
una persona giuridica;
iii)
ove la normativa vigente lo preveda, un’associazione di persone alla quale è riconosciuta la capacità di compiere atti giuridici, ma che è priva di personalità giuridica; o
iv)
qualsiasi altro istituto giuridico di qualunque natura e forma, dotato o meno di personalità giuridica, che possiede o gestisce beni che, compreso il reddito da essi derivato, sono soggetti a una delle imposte di cui alla presente direttiva;
d) «per via elettronica»: mediante attrezzature elettroniche di trattamento, compresa la compressione digitale, e di memorizzazione di dati e utilizzando fili, radio, mezzi ottici o altri mezzi elettromagnetici;
e) «rete CCN»: la piattaforma comune basata sulla rete comune di comunicazione (CCN) sviluppata dall’Unione per assicurare tutte le trasmissioni con mezzi elettronici tra le autorità competenti nel settore delle dogane e della fiscalità.
Articolo 4
Organizzazione
1. Entro il 20 maggio 2010 ciascuno Stato membro comunica alla Commissione l’autorità competente o le autorità competenti (in prosieguo «l’autorità competente») ai fini della presente direttiva e la informa senza indugio degli eventuali cambiamenti in merito.
La Commissione mette le informazioni ricevute a disposizione degli altri Stati membri e pubblica l’elenco delle autorità competenti degli Stati membri nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
2. L’autorità competente designa un ufficio centrale di collegamento responsabile principale dei contatti con gli altri Stati membri nel settore dell’assistenza reciproca disciplinato dalla presente direttiva.
L’ufficio centrale di collegamento può essere designato altresì quale responsabile dei contatti con la Commissione.
3. L’autorità competente di ciascuno Stato membro può designare uffici di collegamento che saranno responsabili dei contatti con gli altri Stati membri per quanto riguarda l’assistenza reciproca relativa a uno o più tipi o categorie specifici delle imposte e dei dazi di cui all’articolo 2.
4. L’autorità competente di ciascuno Stato membro può designare come servizi di collegamento uffici diversi dall’ufficio centrale di collegamento o dagli uffici di collegamento. I servizi di collegamento chiedono o accordano assistenza reciproca a norma della presente direttiva nel quadro delle rispettive competenze territoriali o funzionali specifiche.
5. L’ufficio o il servizio di collegamento che riceva una domanda di assistenza reciproca comportante un intervento che esula dalle competenze che gli sono conferite inoltra senza indugio la domanda all’ufficio o al servizio competente, se noto, o all’ufficio centrale di collegamento, informandone l’autorità richiedente.
6. L’autorità competente di ciascuno Stato membro segnala alla Commissione l’ufficio centrale di collegamento e gli uffici o servizi di collegamento da essa eventualmente designati. La Commissione mette le informazioni ricevute a disposizione degli Stati membri.
7. Qualsiasi comunicazione è inviata dall’ufficio centrale di collegamento, che garantisce l’efficacia della comunicazione, o per conto dello stesso oppure, a seconda del caso, con il suo consenso.
CAPO II
SCAMBIO DI INFORMAZIONI
Articolo 5
Domanda di informazioni
1. Su richiesta dell’autorità richiedente, l’autorità adita fornisce tutte le informazioni che possono prevedibilmente aiutare l’autorità richiedente a recuperare i crediti di cui all’articolo 2.
Al fine di fornire dette informazioni, l’autorità adita dispone l’effettuazione delle indagini amministrative necessarie per ottenerle.
2. L’autorità adita non è tenuta a trasmettere informazioni:
a)
che non sarebbe in grado di ottenere per il recupero di crediti analoghi sorti nello Stato membro adito;
b)
che rivelerebbero un segreto commerciale, industriale o professionale;
c)
la cui comunicazione sarebbe tale da pregiudicare la sicurezza o l’ordine pubblico dello Stato membro adito.
3. Il paragrafo 2 non può in nessun caso essere interpretato come autorizzazione dell’autorità adita di uno Stato membro a rifiutare di fornire informazioni solamente perché tali informazioni sono detenute da una banca, da un altro istituto finanziario, da una persona designata o che agisce in qualità di agente o fiduciario o perché si riferiscono agli interessi proprietari di una persona.
4. L’autorità adita informa l’autorità richiedente dei motivi che ostano all’accoglimento della domanda di informazioni.
Articolo 6
Scambio di informazioni senza preventiva richiesta
Qualora un rimborso di dazi o imposte, diversi dall’imposta sul valore aggiunto, riguardi una persona stabilita o residente in un altro Stato membro, lo Stato membro cui spetta effettuare il rimborso può informare lo Stato membro di stabilimento o di residenza del rimborso in questione.
Articolo 7
Presenza negli uffici amministrativi e partecipazione alle indagini amministrative
1. Previo accordo fra l’autorità richiedente e l’autorità adita e secondo le modalità fissate dall’autorità adita, al fine di promuovere l’assistenza reciproca disciplinata dalla presente direttiva i funzionari autorizzati dall’autorità richiedente possono:
a)
essere presenti negli uffici in cui le autorità amministrative dello Stato membro adito esercitano le loro funzioni;
b)
essere presenti durante le indagini amministrative condotte sul territorio dello Stato membro adito;
c)
assistere i funzionari competenti dello Stato membro adito nell’ambito dei procedimenti giurisdizionali in corso in tale Stato membro.
2. Ove consentito dalla legislazione vigente nello Stato membro adito, l’accordo di cui al paragrafo 1, lettera b), può prevedere che i funzionari dello Stato membro richiedente interroghino le persone ed esaminino i registri.
3. I funzionari autorizzati dall’autorità richiedente che si avvalgono delle possibilità offerte dai paragrafi 1 e 2 devono essere in grado di produrre, in qualsiasi momento, un mandato scritto in cui siano indicate la loro identità e la loro qualifica ufficiale.
CAPO III
ASSISTENZA PER LA NOTIFICA DI DOCUMENTI
Articolo 8
Domanda di notifica di alcuni documenti relativi ai crediti
1. Su domanda dell’autorità richiedente, l’autorità adita notifica al destinatario tutti i documenti, anche di natura giudiziaria, concernenti un credito di cui all’articolo 2 o il suo recupero, provenienti dallo Stato membro richiedente.
La domanda di notifica è accompagnata da un modulo standard contenente almeno le seguenti informazioni:
a)
nome, indirizzo e altri dati utili ai fini dell’identificazione del destinatario;
b)
obiettivo della notifica e termine entro il quale deve essere effettuata;
c)
descrizione del documento allegato nonché della natura e dell’importo del credito;
d)
nome, indirizzo e altri estremi riguardanti:
i)
l’ufficio responsabile per il documento allegato; e, se diverso,
ii)
l’ufficio presso il quale possono essere ottenute informazioni sul documento notificato o sulle possibilità di contestare l’obbligo di pagamento.
2. L’autorità richiedente presenta una domanda di notifica ai sensi del presente articolo solo qualora non sia in grado di provvedere alla notifica conformemente alle norme che disciplinano la notifica dei documenti in questione nello Stato membro richiedente o qualora tale notifica dia luogo a difficoltà eccessive.
3. L’autorità adita informa immediatamente l’autorità richiedente del seguito dato alla domanda di notifica e, più in particolare, della data di notifica del documento al destinatario.
Articolo 9
Modalità di notifica
1. L’autorità adita provvede affinché la notifica nello Stato membro adito sia effettuata conformemente alle disposizioni legislative e regolamentari e alle prassi amministrative in vigore nello Stato membro adito.
2. Il paragrafo 1 fa salva qualsiasi altra forma di notifica effettuata da un’autorità competente dello Stato membro richiedente in conformità delle norme in esso vigenti.
Un’autorità competente stabilita nello Stato membro richiedente può notificare direttamente, per raccomandata o per posta elettronica, qualsiasi documento a una persona stabilita sul territorio di un altro Stato membro.
CAPO IV
MISURE DI RECUPERO O MISURE CAUTELARI
Articolo 10
Domanda di recupero
1. Su domanda dell’autorità richiedente, l’autorità adita procede al recupero dei crediti oggetto di un titolo che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente.
2. L’autorità richiedente invia all’autorità adita, non appena ne sia a conoscenza, ogni informazione utile relativa al caso che ha motivato la domanda di recupero.
Articolo 11
Condizioni che disciplinano le domande di recupero
1. L’autorità richiedente non può presentare una domanda di recupero se e finché il credito e/o il titolo che ne consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente sono contestati in tale Stato membro, tranne nei casi in cui si applica l’articolo 14, paragrafo 4, terzo comma.
2. Prima che l’autorità richiedente presenti una domanda di recupero, si applicano le procedure di recupero adeguate disponibili nello Stato membro richiedente, tranne nei casi seguenti:
a)
quando è ovvio che non vi sono beni utili al recupero nello Stato membro richiedente o che tali procedure non porteranno al pagamento integrale del credito e l’autorità richiedente è in possesso di specifiche informazioni secondo cui l’interessato dispone di beni nello Stato membro adito;
b)
quando il ricorso a tali procedure nello Stato membro richiedente darebbe adito a difficoltà eccessive.
Articolo 12
Titolo che consente l’esecuzione nello Stato membro adito e altri documenti di accompagnamento
1. Le domande di recupero sono accompagnate da un titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito.
Il titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito rispecchia nella sostanza il contenuto del titolo iniziale che consente l’esecuzione e costituisce l’unica base per le misure di recupero e le misure cautelari adottate nello Stato membro adito. Esso non è oggetto di alcun atto di riconoscimento, completamento o sostituzione in tale Stato membro.
Il titolo uniforme che consente l’esecuzione contiene almeno le seguenti informazioni:
a)
informazioni utili ai fini dell’identificazione del titolo iniziale che consente l’esecuzione, una descrizione del credito, ivi compresa la natura dello stesso, il periodo interessato, tutte le date utili per il processo di esecuzione, nonché l’importo del credito e le sue varie componenti, come il capitale, gli interessi maturati, ecc.;
b)
nome e altri dati utili ai fini dell’identificazione del debitore;
c)
nome, indirizzo e altri estremi riguardanti:
i)
l’ufficio responsabile per l’accertamento del credito; e, se diverso,
ii)
l’ufficio presso il quale possono essere ottenute informazioni sul credito o sulle possibilità di contestare l’obbligo di pagamento.
2. La domanda di recupero di un credito può essere corredata di altri documenti relativi al credito emessi nello Stato membro richiedente.
Articolo 13
Esecuzione della domanda di recupero
1. Ai fini del recupero nello Stato membro adito, ogni credito per cui è stata presentata una domanda di recupero è trattato come un credito dello Stato membro adito, salvo diversa disposizione della presente direttiva. L’autorità adita esercita le competenze conferitele e si avvale delle procedure previste dalle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative dello Stato membro adito applicabili ai crediti riguardanti i medesimi dazi o le medesime imposte o, in mancanza di questi, dazi e imposte analoghi, salvo diversa disposizione della presente direttiva.
Se ritiene che i medesimi dazi o le medesime imposte ovvero dazi e imposte analoghi non siano riscossi sul territorio nazionale, l’autorità adita esercita le competenze conferitele e si avvale delle procedure previste dalle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative dello Stato membro adito applicabili ai crediti riguardanti le imposte sui redditi delle persone fisiche, salvo diversa disposizione della presente direttiva.
Lo Stato membro adito non è tenuto a concedere ai crediti degli altri Stati membri le preferenze accordate per crediti analoghi sorti in tale Stato membro, salvo diverso accordo tra gli Stati membri interessati o diversa disposizione nella legislazione dello Stato membro adito. Lo Stato membro che conceda preferenze ai crediti di un altro Stato membro non può, alle stesse condizioni, rifiutare di accordare le stesse preferenze agli stessi o analoghi crediti di altri Stati membri.
Lo Stato membro adito recupera il credito nella propria valuta.
2. L’autorità adita informa con la dovuta diligenza l’autorità richiedente del seguito dato alla domanda di recupero.
3. A partire dalla data in cui riceve la domanda di recupero l’autorità adita applica gli interessi di mora previsti dalle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in vigore nello Stato membro adito.
4. Se le disposizioni legislative, regolamentari o amministrative vigenti nello Stato membro adito lo consentono, l’autorità adita può concedere al debitore una dilazione di pagamento o autorizzare un pagamento rateale e può applicare i relativi interessi. Essa informa successivamente l’autorità richiedente di qualsiasi decisione in tal senso.
5. Fatto salvo l’articolo 20, paragrafo 1, l’autorità adita trasferisce all’autorità richiedente gli importi recuperati in relazione al credito e gli interessi di cui ai paragrafi 3 e 4 del presente articolo.
Articolo 14
Controversie
1. Le controversie concernenti il credito, il titolo iniziale che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente o il titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito nonché le controversie riguardanti la validità di una notifica effettuata da un’autorità competente dello Stato membro richiedente rientrano nella competenza degli organismi competenti dello Stato membro richiedente. Se nel corso della procedura di recupero un soggetto interessato contesta il credito, il titolo iniziale che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente o il titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito, l’autorità adita informa tale soggetto che l’azione deve essere da esso promossa dinanzi all’organo competente dello Stato membro richiedente in conformità delle norme di legge in esso vigenti.
2. Le controversie concernenti le misure esecutive adottate nello Stato membro adito o la validità di una notifica effettuata da un’autorità competente dello Stato membro adito sono portate dinanzi all’organo competente di tale Stato membro in conformità delle disposizioni legislative e regolamentari in esso vigenti.
3. Se un’azione di cui al paragrafo 1 è stata promossa dinanzi all’organo competente dello Stato membro richiedente, l’autorità richiedente ne informa l’autorità adita e indica gli elementi del credito che non sono oggetto di contestazione.
4. Non appena riceve le informazioni di cui al paragrafo 3 dall’autorità richiedente o dal soggetto interessato, l’autorità adita sospende la procedura di esecuzione per quanto riguarda la parte contestata del credito in attesa della decisione dell’organo competente in materia, salvo domanda contraria formulata dall’autorità richiedente ai sensi del terzo comma del presente paragrafo.
Su domanda dell’autorità richiedente, o se lo ritiene altrimenti necessario, e fatto salvo l’articolo 16, l’autorità adita può adottare misure cautelari per garantire il recupero, se le disposizioni legislative o regolamentari in vigore nello Stato membro adito lo consentono.
L’autorità richiedente può chiedere, in conformità delle disposizioni legislative e regolamentari e delle prassi amministrative vigenti nello Stato membro richiedente, all’autorità adita di recuperare un credito contestato o la parte contestata di un credito se le disposizioni legislative e regolamentari e le prassi amministrative vigenti nello Stato membro adito consentono tale azione. Le domande di questo tipo devono essere motivate. Se l’esito della contestazione risulta favorevole al debitore, l’autorità richiedente è tenuta alla restituzione di ogni importo recuperato unitamente ad ogni compensazione dovuta, secondo la legislazione in vigore nello Stato membro adito.
Se le autorità competenti dello Stato membro richiedente o dello Stato membro adito hanno avviato una procedura amichevole, e l’esito della procedura può avere un’incidenza sul credito per il quale è stata richiesta l’assistenza, le misure di recupero sono sospese o interrotte fino alla conclusione della procedura, a meno che si tratti di un caso di estrema urgenza per frode o insolvenza. Se le misure di recupero sono sospese o interrotte, si applica il secondo comma.
Articolo 15
Modifica o ritiro della domanda di assistenza al recupero
1. L’autorità richiedente informa immediatamente l’autorità adita di qualsiasi modifica apportata alla propria domanda di recupero o del ritiro della stessa, precisando i motivi della modifica o del ritiro.
2. Se la modifica della domanda è dovuta a una decisione dell’organo competente di cui all’articolo 14, paragrafo 1, l’autorità richiedente trasmette tale decisione corredata di un nuovo titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito. L’autorità adita prosegue quindi la procedura di recupero sulla base del nuovo titolo.
Le misure di recupero o le misure cautelari già adottate sulla base del titolo uniforme originale che consente l’esecuzione nello Stato membro adito possono continuare sulla base del nuovo titolo, a meno che la modifica della domanda sia dovuta all’invalidità del titolo iniziale che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente o del titolo uniforme originale che consente l’esecuzione nello Stato membro adito.
Gli articoli 12 e 14 si applicano in relazione al nuovo titolo.
Articolo 16
Domanda di misure cautelari
1. Su domanda dell’autorità richiedente, l’autorità adita procede all’adozione di misure cautelari, se consentito dalla legislazione nazionale e conformemente alle proprie prassi amministrative, per garantire il recupero qualora un credito o il titolo che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente sia contestato al momento della presentazione della domanda o qualora il credito non sia ancora oggetto di un titolo che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente, purché l’adozione di misure cautelari sia possibile, in una situazione analoga, anche in base alla legislazione nazionale e alle prassi amministrative dello Stato membro richiedente.
Il documento redatto, se del caso, ai fini dell’adozione di misure cautelari nello Stato membro richiedente e relativo al credito per cui è domandata l’assistenza reciproca è allegato alla domanda di misure cautelari nello Stato membro adito. Tale documento non è oggetto di alcun atto di riconoscimento, completamento o sostituzione nello Stato membro adito.
2. La domanda di misure cautelari può essere corredata di altri documenti relativi al credito, emessi nello Stato membro richiedente.
Articolo 17
Disposizioni che disciplinano la domanda di misure cautelari
Per l’attuazione dell’articolo 16 si applicano, mutatis mutandis, l’articolo 10, paragrafo 2, l’articolo 13, paragrafi 1 e 2, e gli articoli 14 e 15.
Articolo 18
Limitazioni agli obblighi dell’autorità adita
1. L’autorità adita non è tenuta ad accordare l’assistenza di cui agli articoli da 10 a 16 se il recupero del credito è di natura tale da provocare, a causa della situazione del debitore, gravi difficoltà di ordine economico o sociale nello Stato membro adito, purché le disposizioni legislative e regolamentari e le prassi amministrative vigenti in detto Stato membro consentano tale eccezione per i crediti nazionali.
2. L’autorità adita non è tenuta ad accordare l’assistenza prevista all’articolo 5 e agli articoli da 7 a 16 se la domanda iniziale ai sensi degli articoli 5, 7, 8, 10 o 16 si riferisce a crediti che risalgono a più di cinque anni prima, a decorrere dalla data in cui il credito è divenuto esigibile nello Stato membro richiedente alla data della suddetta domanda iniziale.
Tuttavia, qualora il credito o il titolo iniziale che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente siano oggetto di contestazione, il periodo di cinque anni decorre dalla data in cui nello Stato membro richiedente si stabilisce che il credito o il titolo che consente l’esecuzione non possono più essere oggetto di contestazione.
Inoltre, nei casi in cui una dilazione di pagamento o un piano di pagamento rateale è concesso dalle autorità competenti dello Stato membro richiedente, il periodo di cinque anni decorre dalla data di scadenza dell’intero termine di pagamento.
Tuttavia, in tali casi l’autorità adita non è tenuta a concedere assistenza per i crediti che risalgono a più di dieci anni prima, a decorrere dalla data in cui il credito è divenuto esigibile nello Stato membro richiedente.
3. Uno Stato membro non è tenuto a concedere assistenza se l’importo totale dei crediti contemplati dalla presente direttiva per i quali è richiesta assistenza è inferiore a 1 500 EUR.
4. L’autorità adita informa l’autorità richiedente dei motivi che ostano all’accoglimento della domanda di assistenza.
Articolo 19
Problemi concernenti la prescrizione
1. I problemi concernenti i termini di prescrizione sono disciplinati esclusivamente dalle norme di legge in vigore nello Stato membro richiedente.
2. Con riguardo alla sospensione, all’interruzione o alla proroga dei termini di prescrizione, si considera che gli atti di recupero effettuati dall’autorità adita, o per conto della stessa, in conformità di una domanda di assistenza che hanno l’effetto di sospendere, interrompere o prorogare i termini di prescrizione secondo le norme di legge vigenti nello Stato membro adito abbiano lo stesso effetto nello Stato membro richiedente, a condizione che sia previsto l’effetto corrispondente secondo le norme di legge vigenti nello Stato membro richiedente.
Se la sospensione, l’interruzione o la proroga dei termini di prescrizione non è possibile secondo le norme di legge vigenti nello Stato membro adito, gli atti di recupero effettuati dall’autorità adita, o per conto della stessa, in conformità della domanda di assistenza che, se fossero stati effettuati dall’autorità richiedente o per conto della stessa nel proprio Stato membro, avrebbero avuto l’effetto di sospendere, interrompere o prorogare i termini di prescrizione secondo le norme di legge vigenti nello Stato membro richiedente, si considerano, a questo effetto, compiuti in quest’ultimo Stato.
Il primo e il secondo comma non pregiudicano il diritto delle autorità competenti nello Stato membro richiedente di prendere provvedimenti di sospensione, interruzione o proroga dei termini di prescrizione secondo le norme di legge vigenti in tale Stato membro.
3. L’autorità richiedente e l’autorità adita si informano a vicenda di qualsiasi provvedimento che interrompe, sospende o proroga i termini di prescrizione del credito per il quale sono chieste le misure di recupero o le misure cautelari o che può produrre tale effetto.
Articolo 20
Spese
1. Oltre agli importi di cui all’articolo 13, paragrafo 5, l’autorità adita tenta di recuperare dalla persona interessata e trattiene le spese da essa sostenuta in connessione con il recupero, in conformità delle disposizioni legislative e regolamentari dello Stato membro adito.
2. Gli Stati membri rinunciano tra loro a qualsiasi rimborso delle spese derivanti dall’assistenza reciproca che si prestino in applicazione della presente direttiva.
Tuttavia, qualora il recupero presenti una difficoltà particolare, riguardi spese molto elevate o si ricolleghi alla lotta contro le organizzazioni criminali, l’autorità richiedente e l’autorità adita possono convenire modalità specifiche di rimborso caso per caso.
3. Fatto salvo il paragrafo 2, lo Stato membro richiedente resta responsabile, nei confronti dello Stato membro adito, delle spese e delle perdite conseguenti ad azioni riconosciute infondate quanto all’esistenza del credito o alla validità del titolo che consente l’esecuzione o l’adozione di misure cautelari emesso dall’autorità richiedente.
CAPO V
DISPOSIZIONI GENERALI CHE DISCIPLINANO TUTTI I TIPI DI DOMANDE DI ASSISTENZA
Articolo 21
Moduli standard e mezzi di comunicazione
1. Le domande di informazioni di cui all’articolo 5, paragrafo 1, le domande di notifica di cui all’articolo 8, paragrafo 1, le domande di recupero di cui all’articolo 10, paragrafo 1, e le domande di misure cautelari di cui all’articolo 16, paragrafo 1, sono inviate per via elettronica utilizzando un modulo standard, a meno che ciò risulti impossibile per motivi tecnici. Nella misura del possibile, questi moduli sono utilizzati anche per tutte le comunicazioni successive inerenti alla domanda.
Sono da inviare per via elettronica, a meno che ciò risulti impossibile per motivi tecnici, anche il titolo uniforme che consente l’esecuzione nello Stato membro adito, il documento che consente l’adozione di misure cautelari nello Stato membro richiedente e gli altri documenti di cui agli articoli 12 e 16.
Se del caso, i moduli standard possono essere accompagnati da relazioni, attestati e qualsiasi altro documento, o copie conformi o estratti degli stessi, che sono ugualmente inviati per via elettronica, a meno che ciò risulti impossibile per motivi tecnici.
I moduli standard e la comunicazione per via elettronica possono essere utilizzati anche ai fini dello scambio di informazioni a norma dell’articolo 6.
2. Il paragrafo 1 non si applica alle informazioni e alla documentazione ottenute tramite la presenza negli uffici amministrativi di un altro Stato membro o la partecipazione alle indagini amministrative in un altro Stato membro in conformità dell’articolo 7.
3. Il fatto che la comunicazione non sia effettuata per via elettronica o mediante i moduli standard non pregiudica la validità delle informazioni ottenute né delle misure adottate nell’esecuzione di una domanda di assistenza.
Articolo 22
Regime linguistico
1. Tutte le domande di assistenza, i moduli standard per la notifica e i titoli uniformi che consentono l’esecuzione nello Stato membro adito sono inviati o corredati della traduzione nella lingua ufficiale, o una delle lingue ufficiali, dello Stato membro adito. Il fatto che alcune loro parti siano redatte in una lingua diversa dalla lingua ufficiale, o da una delle lingue ufficiali, dello Stato membro adito, non pregiudica la loro validità o la validità della procedura, nella misura in cui l’altra lingua sia una lingua convenuta dagli Stati membri interessati.
2. I documenti per i quali è necessaria una notifica a norma dell’articolo 8 possono essere trasmessi all’autorità adita in una lingua ufficiale dello Stato membro richiedente.
3. Se una richiesta è corredata di documenti diversi da quelli di cui ai paragrafi 1 e 2, l’autorità adita può, se del caso, chiedere all’autorità richiedente la traduzione di tali documenti nella lingua ufficiale, o in una delle lingue ufficiali, dello Stato membro adito o in una qualsiasi altra lingua convenuta di comune accordo dagli Stati membri interessati.
Articolo 23
Comunicazione delle informazioni e dei documenti
1. Le informazioni comunicate in qualsiasi forma ai sensi della presente direttiva sono coperte dal segreto d’ufficio e godono della protezione accordata alle informazioni di analoga natura dalla legislazione nazionale dello Stato membro che le riceve.
Tali informazioni possono essere utilizzate ai fini dell’applicazione di misure esecutive o cautelari in relazione ai crediti contemplati dalla presente direttiva. Possono essere utilizzate anche per l’accertamento e il recupero dei contributi previdenziali obbligatori.
2. Le persone debitamente accreditate dall’autorità di accreditamento in materia di sicurezza della Commissione europea possono accedere a tali informazioni soltanto nella misura in cui ciò sia necessario per l’assistenza, la manutenzione e lo sviluppo della rete CCN.
3. Lo Stato membro che fornisce le informazioni ne consente l’uso per uno scopo diverso da quelli di cui al paragrafo 1 nello Stato membro che riceve le informazioni quando l’uso per scopi analoghi sia consentito dalla legislazione dello Stato membro che fornisce le informazioni.
4. Se ritengono che le informazioni ottenute a norma della presente direttiva possano essere utili ai fini di cui al paragrafo 1 a un terzo Stato membro, l’autorità richiedente o l’autorità adita possono trasmetterle al terzo Stato membro, purché la trasmissione sia conforme alle norme e procedure previste nella presente direttiva. Esse informano lo Stato membro di origine delle informazioni della loro intenzione di condividere dette informazioni con un terzo Stato membro. Lo Stato membro di origine delle informazioni può opporsi a tale condivisione entro dieci giorni lavorativi dalla data in cui ha ricevuto la comunicazione dallo Stato membro che desidera condividere le informazioni.
5. L’autorizzazione ad utilizzare le informazioni di cui al paragrafo 3 trasmesse a norma del paragrafo 4 può essere concessa soltanto dallo Stato membro da cui le informazioni provengono.
6. Le informazioni comunicate in qualsiasi forma ai sensi della presente direttiva possono essere addotte o utilizzate come elementi di prova da tutte le autorità nello Stato membro che riceve le informazioni alla stessa stregua di informazioni analoghe ottenute in detto Stato.
CAPO VI
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 24
Applicazione di altri accordi in materia di assistenza
1. La presente direttiva non pregiudica l’esecuzione di obblighi più ampi in materia di assistenza risultanti da accordi o convenzioni bilaterali o multilaterali, anche nel settore della notifica degli atti giudiziari o extragiudiziari.
2. Qualora concludano siffatti accordi o convenzioni bilaterali o multilaterali nei settori oggetto della presente direttiva, salvo per la soluzione di casi particolari, gli Stati membri ne informano senza indugio la Commissione. La Commissione, a sua volta, ne informa gli altri Stati membri.
3. Nel fornire l’assistenza reciproca più ampia in virtù di altri accordi o convenzioni bilaterali o multilaterali, gli Stati membri possono avvalersi della rete di comunicazione elettronica e dei moduli standard adottati per l’attuazione della presente direttiva.
Articolo 25
Comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato di recupero.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione 1999/468/CE.
Il periodo di cui all’articolo 5, paragrafo 6, della decisione 1999/468/CE è fissato a tre mesi.
Articolo 26
Modalità di applicazione
La Commissione adotta, secondo la procedura di cui all’articolo 25, paragrafo 2, le modalità di applicazione dell’articolo 4, paragrafi 2, 3 e 4, dell’articolo 5, paragrafo 1, degli articoli 8 e 10, dell’articolo 12, paragrafo 1, dell’articolo 13, paragrafi da 2 a 5, dell’articolo 15, dell’articolo 16, paragrafo 1, e dell’articolo 21, paragrafo 1.
Tali modalità riguardano almeno gli aspetti seguenti:
a)
le modalità pratiche relative all’organizzazione dei contatti tra gli uffici centrali di collegamento, gli altri uffici di collegamento e i servizi di collegamento di cui all’articolo 4, paragrafi 2, 3 e 4, di Stati membri diversi e dei contatti con la Commissione;
b)
i mezzi con cui le comunicazioni fra le autorità possono essere effettuate;
c)
il formato e gli altri dettagli dei moduli standard da utilizzare ai fini dell’articolo 5, paragrafo 1, dell’articolo 8, dell’articolo 10, paragrafo 1, dell’articolo 12, paragrafo 1, e dell’articolo 16, paragrafo 1;
d)
la conversione delle somme da recuperare e il trasferimento delle somme recuperate.
Articolo 27
Presentazione di relazioni
1. Ogni anno, entro il 31 marzo, ciascuno Stato membro comunica alla Commissione quanto segue:
a)
il numero di domande di informazioni, di notifica, di recupero e di misure cautelari inviate a ciascuno Stato membro adito e ricevute da ciascuno Stato membro richiedente ogni anno;
b)
l’importo dei crediti per i quali è chiesta l’assistenza al recupero e gli importi recuperati.
2. Gli Stati membri possono inoltre fornire eventuali altre informazioni che possono essere utili ai fini della valutazione dell’assistenza reciproca prestata ai sensi della presente direttiva.
3. Ogni cinque anni la Commissione presenta una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio in merito al funzionamento delle disposizioni stabilite dalla presente direttiva.
Articolo 28
Recepimento
1. Gli Stati membri adottano e pubblicano, entro il 31 dicembre 2011, le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Essi applicano tali disposizioni a decorrere dal 1o gennaio 2012.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all’atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 29
Abrogazione della direttiva 2008/55/CE
La direttiva 2008/55/CE è abrogata a decorrere dal 1o gennaio 2012.
I riferimenti alla direttiva abrogata si intendono fatti alla presente direttiva.
Articolo 30
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Articolo 31
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Bruxelles, addì 16 marzo 2010.
Per il Consiglio
La presidente
E. SALGADO
(1) Parere del 10 febbraio 2010 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) Parere del 16 luglio 2009 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 73 del 19.3.1976, pag. 18.
(4) GU L 150 del 10.6.2008, pag. 28.
(5) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Recupero dei crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Lo scopo della direttiva è quello di combattere l’evasione fiscale migliorando la collaborazione tra gli Stati membri (che devono fornire assistenza reciproca) in materia di recupero dei crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure riscossi da o per conto di un altro paese dell’Unione europea (UE);
PUNTI CHIAVE
La presente direttiva si applica ai crediti relativi a quanto segue:la totalità delle imposte e dei dazi riscossi da o per conto di un qualsiasi paese dell’Unione europea (UE), ovvero per conto dell’Unione;le restituzioni, gli interventi e le altre misure che fanno parte del sistema di finanziamento integrale o parziale del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR);i contributi e gli altri dazi sul mercato nel settore dello zucchero.I paesi dell’UE dovevano notificare alla Commissione europea della propria o le proprie autorità nazionale/i competente/i entro il 20 maggio 2010 per la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Ciascuna autorità competente deve designare un ufficio centrale di collegamento, che sarà responsabile dei contatti con gli altri paesi dell’Unione europea in questo settore.Richiesta di informazioni
L’autorità competente è obbligata a fornire a un’altra autorità competente ogni informazione utile a tale autorità richiedente a recuperare i suoi crediti, a meno che:l’autorità adita non sia in grado di ottenere tali informazioni per il recupero di crediti analoghi sorti nel suo paese;le informazioni potrebbero rivelare un segreto commerciale, industriale o professionale;la comunicazione delle informazioni potrebbe pregiudicare la sicurezza o l’ordine pubblico del paese dell’Unione europea adito.Domanda di notifica di documentiQuando viene richiesta la notifica di documenti relativi ai crediti, l’autorità adita deve notificare al destinatario tutti i documenti provenienti dal paese dell’UE richiedente, relativi a un credito o al suo recupero.La domanda di notifica deve contenere informazioni utili, come il nome, l’indirizzo del destinatario, l’obiettivo della notifica, una descrizione della natura e dell’importo del credito, e altri estremi riguardanti l’ufficio responsabile per i documenti e per ottenere ulteriori informazioni.Misure di recuperoPrima che l’autorità richiedente presenti una domanda di recupero, si applicano le procedure di recupero adeguate disponibili, tranne nei casi seguenti:quando è ovvio che non vi sono beni utili al recupero nel paese dell’UE richiedente ma l’interessato dispone di beni nel paese dell’UE adito;quando il ricorso a tali procedure darebbe adito a difficoltà eccessive.Qualsiasi domanda di recupero deve essere accompagnata da un titolo uniforme che consente l’esecuzione nel paese dell’UE adito.L’autorità competente adita esercita le competenze conferitele e si avvale delle procedure previste dalle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative del paese dell’UE adito applicabili ai crediti riguardanti i medesimi dazi o le medesime imposte o dazi e imposte analoghi. Se l’autorità adita non ritiene che i medesimi dazi o le medesime imposte ovvero dazi e imposte analoghi siano applicabili nel paese dell’UE adito, essa applicherà invece le disposizioni riguardanti le imposte sui redditi delle persone fisiche.ControversieLe controversie concernenti il credito, il titolo iniziale o uniforme che consente l’esecuzione e la validità di una notifica da parte dell’autorità richiedente rientrano nella competenza degli organismi competenti del paese dell’UE richiedente. Le controversie relative alla validità di una notifica effettuata da un’autorità competente del paese dell’UE adito sono portate dinanzi all’organo competente di tale paese dell’UE.L’autorità richiedente può formulare una domanda di recupero per un credito contestato. Se l’esito della contestazione risulta favorevole, l’autorità richiedente è tenuta alla restituzione di ogni importo recuperato unitamente a ogni compensazione dovuta.Modifica o ritiro della domanda di assistenza al recupero
L’autorità richiedente informa immediatamente l’autorità adita di qualsiasi modifica apportata alla propria domanda di recupero o del ritiro della stessa, precisando i motivi della modifica o del ritiro.
Domanda di misure cautelari
Qualora un credito o il titolo che consente l’esecuzione nello Stato membro richiedente sia contestato al momento della presentazione della domanda, l’autorità adita procede all’adozione di misure cautelari in base alla legislazione nazionale per garantire il recupero quando richiesto dall’autorità richiedente.
Limitazioni agli obblighi dell’autorità adita
L’autorità adita non è tenuta ad accordare l’assistenza al recupero se:il recupero del credito comporterebbe gravi difficoltà di ordine economico o sociale nel paese dell’UE adito;la domanda iniziale di assistenza si riferisce a crediti che risalgono a più di 5 anni prima;l’importo totale dei crediti è inferiore a 1.500 euro.Disposizioni generaliTutte le informazioni e i documenti divulgati ai sensi della presente direttiva sono coperti dal segreto d’ufficio e godono della protezione prevista dalla legislazione nazionale del paese dell’UE che li riceve.Questa direttiva abroga la direttiva 2008/55/CE a decorrere dal 1 gennaio 2012. I riferimenti alla direttiva abrogata si intendono come riferimenti alla presente direttiva.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DIRETTIVA?
È stata applicata dal martedì 20 aprile 2010. I paesi dell’UE avevano l’obbligo di incorporarla nella legislazione nazionale entro il 31 dicembre 2011.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva 2010/24/UE del 16 marzo 2010 sull’assistenza reciproca in materia di recupero dei crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure (GU L 84, 31.3.2010, pagg. 1-12) |
Accordo con Hong Kong sulla cooperazione e assistenza reciproca in materia doganale
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ACCORDO E DELLA DECISIONE?
L’accordo mira a migliorare la cooperazione tra le autorità amministrative responsabili dell’applicazione della normativa doganale*. Oltre a prevedere diverse tipologie di cooperazione, contiene articoli finalizzati a sviluppare e migliorare ulteriormente la cooperazione doganale mediante accordi su questioni specifiche.
La decisione conclude l’accordo per conto della Comunità europea (ora Unione europea).
PUNTI CHIAVE
Cooperazione doganale
Le parti si impegnano a sviluppare la cooperazione doganale:promuovendo un coordinamento e canali di comunicazione efficaci tra le rispettive autorità doganali per agevolare uno scambio rapido e sicuro di informazioni; favorendo la circolazione delle merci; scambiando le informazioni e le competenze necessarie per migliorare le procedure doganali; prestandosi reciprocamente assistenza tecnica; scambiandosi il personale, quando ciò rappresenta un vantaggio per entrambe le parti. Assistenza amministrativa reciproca
Sono due le tipologie di assistenza amministrativa reciproca:assistenza a richiesta: l’ autorità interpellata* è tenuta a fornire all’autorità richiedente* qualsiasi informazione utile che le consenta di accertare che la normativa doganale è correttamente applicata. Le informazioni possono riguardare azioni accertate o programmate che possano violare detta normativa oppure anche la regolarità delle procedure di esportazione e importazione tra i due paesi. L’accordo comprende inoltre una sorveglianza speciale in tutti i casi sospetti, applicabile ad ogni persona fisica o giuridica, luogo, movimento di merci o mezzo di trasporto che è o potrebbe essere collegato o utilizzato per perpetrare operazioni contrarie alla normativa doganale.assistenza spontanea: le parti possono assistersi reciprocamente, di propria iniziativa, qualora lo ritengano necessario per la corretta applicazione della normativa doganale e in particolare se ricevono informazioni che potrebbero interessare l’altra parte. Aspetti formali e deroghe all’obbligo di prestare assistenza
Le richieste devono essere presentate per iscritto, ad eccezione dei casi urgenti in cui possono essere presentate richieste orali, confermate successivamente per iscritto.
Le richieste devono contenere:i dati dell’autorità richiedente; la misura richiesta; l’oggetto e il motivo della richiesta; la normativa in causa; le persone fisiche o giuridiche interessate; un’esposizione succinta dei fatti pertinenti e delle indagini già effettuate. La parte interpellata può rifiutarsi di ottemperare a una richiesta nel caso in cui ciò possa pregiudicare la sovranità, l’ordine pubblico, la sicurezza o altri interessi essenziali di una delle parti. È possibile una deroga all’obbligo di fornire assistenza qualora tale assistenza violi un segreto professionale, commerciale o industriale.
L’accordo contiene clausole di riservatezza in relazione alle informazioni fornite. Ai dati personali è riservato un alto livello di tutela.L’accordo prevede l’istituzione di un comitato misto di cooperazione doganale che provvede al buon funzionamento dell’accordo ed esamina tutte le questioni derivanti dalla sua applicazione.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
È entrato in vigore il 1° giugno 1999.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, consultare:Cooperazione doganale tra UE e Hong Kong (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Normativa doganale: include qualsiasi disposizione legale o regolamentare ovvero qualsiasi altro strumento giuridico vincolante adottato dall’UE e da Hong Kong che disciplini l’importazione, esportazione e transito delle merci e la loro collocazione sotto qualsiasi altra procedura doganale, comprese le misure di divieto, restrizione e controllo di competenza delle autorità doganali e di altre autorità amministrative.
Autorità interpellata: l’autorità doganale competente che riceve una domanda di assistenza.
Autorità richiedente: l’autorità doganale competente che presenta una domanda di assistenza.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione 1999/400/CE del Consiglio, dell’11 maggio 1999, relativa alla conclusione dell’accordo di cooperazione e di assistenza reciproca in materia doganale tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina) (GU L 151 del 18.6.1999, pag. 20).
Accordo di cooperazione e di assistenza amministrativa reciproca in materia doganale tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina) (GU L 151 del 18.6.1999, pag. 21). | Accordo di cooperazione e di assistenza amministrativa reciproca in materia doganale tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina)
Gazzetta ufficiale n. L 151 del 18/06/1999 pag. 0021 - 0026
ACCORDOdi cooperazione e di assistenza amministrativa reciproca in materia doganale tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina)LA COMUNITÀ EUROPEA E HONG KONG (CINA)(1) (in seguito denominate "parti contraenti"),VISTA l'importanza dei legami commerciali tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina), e desiderose di contribuire, a vantaggio di entrambe le parti contraenti, allo sviluppo armonioso di detti legami;CONVINTE che, per conseguire tale obiettivo, occorra impegnarsi a sviluppare la cooperazione doganale;TENENDO CONTO dello sviluppo della cooperazione doganale tra le parti contraenti per quanto riguarda le procedure doganali;CONSIDERANDO che le operazioni che violano la legislazione doganale ledono agli interessi economici, fiscali e commerciali di entrambe le parti contraentri, e riconoscendo l'importanza di valutare in modo accurato i dazi doganali e gli altri oneri;PERSUASE che la cooperazione tra le loro autorità amministrative competenti renderà più efficaci gli interventi contro tali operazioni;VISTI gli obblighi imposti dalle convenzioni internazionali a cui le parti contraenti hanno già aderito e che hanno già applicato, nonché dalla raccomandazione del Consiglio di cooperazione doganale del 5 dicembre 1953 sull'assistenza amministrativa reciproca,HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:TITOLO IDISPOSIZIONI GENERALIArticolo 1DefinizioniAi fini del presente accordo si intende per:a) "normativa doganale", qualsiasi disposizione legale o regolamentare o altro strumento giurdidicamente vincolante adottato dalla Comunità europea o da Hong Kong (Cina) che disciplini l'importazione, l'esportazione, il transito delle merci e la loro collocazione sotto qualsiasi altro regime o procedura doganale, comprese le misure di divieto, di restrizione e di controllo di competenza delle autorità doganali e di altre autorità amministrative;b) "autorità doganale", nella Comunità europea, i servizi competenti della Commissione delle Comunità europee e le autorità doganali degli Stati membri della Comunità europea e, ad Hong Kong (Cina), il Servizio dogane e accise;c) "autorità richiedente", l'autorità amministrativa competente, all'uopo designata da una parte contraente, che presenta una domanda di assistenza in base al presente accordo;d) "autorità interpellata", l'autorità amministrativa competente, all'uopo designata da una parte contraente, che riceve una richiesta di assistenza in base al presente accordo;e) "dati di carattere personale", tutte le informazioni relative ad una persona fisica identificata o identificabile;f) "operazione contraria alla normativa doganale", qualsiasi violazione o tentativo di violazione della normativa doganale;g) "persona", persona fisica o giuridica.Articolo 2Applicazione territorialeIl presente accordo si applica, da un lato, ai territori in cui si applica il trattato che istituisce la Comunità europea, alle condizioni ivi stabilite e, dall'altro, ad Hong Kong (Cina).Articolo 3Sviluppi futuriLa parti contraenti possono, di comune intesa, ampliare il presente accordo per potenziare e integrare la cooperazione doganale, ai sensi delle rispettive normative doganali, mediante accordi su settori o temi specifici.Articolo 4Portata della cooperazione1. Le autorità doganali si impegnano a sviluppare la cooperazione doganale e, in particolare, si adoperano a cooperare per:a) stabilire e mantenere canali di comunicazione tra le rispettive autorità doganali per agevolare uno scambio rapido e sicuro di informazioni;b) agevolare un coordinamento efficace tra le rispettive autorità doganali;c) occuparsi di qualsiasi questione amministrativa collegata al presente accordo che possa richiedere, in determinate circostanze, la loro azione comune.2. Ai sensi del presente accordo, la cooperazione doganale riguarda tutti gli aspetti relativi all'applicazione della normativa doganale.Articolo 5Portata dell'assistenza1. Le parti contraenti si prestano reciproca assistenza, nei settori di loro competenza e compatibilmente con le risorse disponibili e secondo le modalità e alle condizioni specificate nel presente accordo, per garantire la corretta applicazione della normativa doganale, in particolare per prevenire, individuare e perseguire le operazioni contrarie alla normativa doganale.2. L'assistenza nel settore doganale prevista dal presente accordo viene prestata da ogni autorità doganale e amministrativa delle parti contraenti competente per l'applicazione del presente accordo. Essa non pregiudica le norme che disciplinano l'assistenza reciproca in materia penale e non si applica alle informazioni ottenute in virtù delle facoltà esercitate a richiesta dell'autorità giudiziaria.3. L'assistenza in materia di riscossione di diritti, tasse o contravvenzioni non rientra nel presente accordo.Articolo 6Obblighi imposti da altri accordi1. Tenendo conto delle competenze rispettive della Comunità europea e degli Stati membri, le disposizioni del presente accordo:a) non pregiudicano gli obblighi delle parti contraenti derivanti da altri accordi o convenzioni internazionali;b) vanno considerate un complemento agli accordi di cooperazione doganale e di reciproca assistenza amministrativa già conclusi o che potranno essere conclusi tra singoli Stati membri e Hong Kong (Cina);c) non pregiudicano le disposizioni comunitarie in materia di comunicazione tra i servizi competenti della Commissione e le autorità doganali degli Stati membri di qualsiasi informazione ottenuta ai sensi del presente accordo che possa essere di interesse comunitario.2. Nonostante le disposizioni del paragrafo 1, le disposizioni del presente accordo prevalgono su quelle dgli accordi bilaterali di cooperazione doganale e di reciproca assistenza amministrativa già conclusi o che potrebbero essere conclusi tra singoli Stati membri e Hong Kong (Cina), qualora le disposizioni di questi ultimi risultassero incompatibili con quelle del presente accordo.3. Per quanto riguarda le questioni relative all'applicabilità del presente accordo, le parti contraenti si consultano per trovare una soluzione nell'ambito del comitato misto di cooperazione doganale istituito a norma dell'articolo 21 del presente accordo.TITOLO IICOOPERAZIONE DOGANALEArticolo 7Cooperazione in materia di procedure doganaliLe parti contraenti dichiarano il proprio impegno ad agevolare la legittima circolazione delle merci e si scambiano informazioni e consulenze su misure volte a migliorare le tecniche e le procedure doganali, nonché su sistemi informatizzati, al fine di conseguire tale obiettivo ai sensi delle disposizioni del presente accordo.Articolo 8Assistenza tecnica1. Le autorità doganali possono prestarsi assistenza tecnica e procedere a scambi di personale quando ciò risulti reciprocamente vantaggioso, e compatibilmente con le risorse disponibili, per favorire una migliore comprensione delle rispettive tecniche e procedure doganali e dei relativi sistemi informatizzati.2. Esse possono altresì scambiarsi, all'occorrenza, informazioni in materia di assistenza tecnica prestata ad altre amministrazioni doganali.Articolo 9Discussioni in sede di organizzazioni internazionaliLe autorità doganali si adoperano per sviluppare e potenziare la cooperazione in settori di interesse comune per agevolare le discussioni in campo doganale nell'ambito di organizzazioni internazionali quali il Consiglio di cooperazione doganale.TITOLO IIIASSISTENZA AMMINISTRATIVA RECIPROCAArticolo 10Assistenza a richiesta1. A richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata fornisce a detta autorità qualsiasi informazione utile che le consenta di accertare che la normativa doganale è correttamente applicata, comprese le informazioni riguardanti le azioni accertate o programmate che violino o possano violare detta normativa.2. A richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata comunica a quest'ultima:a) se le merci esprotate dal territorio di una delle parti contraenti sono state correttamente importate nel territorio dell'altra parte contraente, precisando, se del caso, il regime doganale applicato alle stesse;b) se le merci nel territorio di una delle parti contraenti sono state correttamente esportate dal territorio dell'altra parte, precisando, se del caso, il regime doganale applicato alle merci.3. A richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata adotta le misure necessarie, nell'ambito delle sue disposizioni legali o regolamentari o di altri strumenti giuridicamente vincolanti, per assicurare che sia esercitata una sorveglianza:a) sulle persone nei confronti delle quali sussistono fondati motivi di ritenere che compiano o abbiano compiuto operazioni contrarie alla normativa doganale;b) sui luoghi in cui sono costituiti o possono essere costituiti depositi di merci a condizioni tali da far ragionevolmente ritenere che dette merci siano destinate ad essere utilizzate in operazioni contrarie alla normativa doganale;c) sulle merci trasportate o che possono essere trasportate a condizioni tali da far ragionevolmente ritenere che siano destinate ad essere utilizzate in operazioni contrarie alla normativa doganale;d) sui mezzi di trasporto che sono o che possono essere utilizzati a condizioni tali da far ragionevolmente ritenere che siano destinati ad essere utilizzati in operazioni contrarie alla normativa doganale.Articolo 11Assistenza spontaneaLe parti contraenti si assistono reciprocamente, di propria iniziativa e conformemente alle loro disposizioni legali e regolamentari o ad altri strumenti giuridicamente vincolanti, qualora lo ritengano necessario per la corretta applicazione della normativa doganale, in particolare fornendo le informazioni ottenute riguardanti:a) azioni che sono o che sembrano loro essere operazioni contrarie alla normativa doganale e che possono interessare l'altra parte contraente;b) nuovi mezzi o metodi utilizzati per effettuare operazioni contrarie alla normativa doganale;c) merci note per essere oggetto di operazioni contrarie alla normativa doganale;d) persone nei confronti delle quali sussistono fondati motivi di ritenere che siano o siano state coinvolte in operazioni contrarie alla normativa doganale;e) mezzi di trasporto per i quali vi sono fondati motivi di ritenere che siano stati, siano ovvero possano essere utilizzati in operazioni contrarie alla normativa doganale.Articolo 12Consegna, Notifica1. A richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata adotta, conformemente alle disposizioni legali e regolamentari o ad altri strumenti giuridicamente vincolanti, tutte le misure necesarie per:a) consegnare tutti i documenti di tipo amministrativo ob) notificare tutte le decisioni,provenienti dall'autorità richiedente e rientranti nell'ambito di applicazione del presente accordo, ad un destinatario residente o stabilito nella giurisdizione dell'autorità richiedente.2. Le domande di consegna di documenti o di notifica di decisioni devono essere presentate per iscritto nella lingua ufficiale dell'autorità interpellata o in una lingua accettabile per quest'ultima. Questo requisito non si applica ai documenti da consegnare ai sensi del paragrafo 1.Articolo 13Forma e contenuto delle domande di assistenza1. Le domande formulate ai sensi del presente accordo sono presentate per iscritto. Esse vengono corredate dei documenti ritenuti utili per la loro evasione. Qualora l'urgenza della situazione lo esiga, possono essere accettate anche domande orali le quali, tuttavia, devono essere immediatamente confermate per iscritto.2. Le domande presentate a norma del paragrafo 1 devono contenere le seguenti informazioni:a) autorità richiedente;b) misura richiesta;c) oggetto e motivo della domanda;d) disposizioni legali e regolamentari e altri strumenti giuridicamente vincolanti in causa;e) ragguagli il più possibile precisi ed esaurienti sulle persone oggetto d'indagine;f) esposizione succinta dei fatti pertinenti e delle indagini già effettuate.3. Le domande sono presentate nella lingua ufficiale dell'autorità interpellata o in una lingua accettabile per quest'ultima. Questo requisito non si applica ai documenti di cui è corredata la domanda di cui al paragrafo 1.4. Se la domanda non risponde ai requisiti formali di cui sopra, possono esserne richiesti la correzione o il completamento; nel frattempo possono essere disposte misure cautelative.Articolo 14Espletamento delle domande1. Per evadere le domande di assistenza l'autorità interpellata procede, nell'ambito delle sue competenze e compatibilmente con le risorse disponibili, come se agisse per proprio conto o a richiesta di altre autorità della stessa parte contraente, fornendo informazioni già in suo possesso, svolgendo adeguate indagini e precedendo o facendo procedere alle indagini appropriate. La presente disposizione si applica anche alle altre autorità alle quali la domanda è stata indirizzata dall'autorità interpellata in virtù del presente accordo qualora questa non possa agire direttamente.2. Le domande di assistenza sono evase conformemente alle disposizioni legali o regolamentari o ad altri strumenti giuridicamente vincolanti della parte contraente interpellata.3. I funzionari debitamente autorizzati di una parte contraente possono, d'intesa con l'altra parte contraente e alle condizioni da questa stabilite, essere presenti e ottenere negli uffici dell'autorità interpellata o di qualsiasi altra autorità interessata a norma del paragrafo 1 informazioni sulle azioni che costituiscono o che possono costituire operazioni contrarie alla normativa doganale, che occorrano all'autorità richiedente ai fini del presente accordo.4. I funzionari debitamente autorizzati di una parte contraente, d'intesa con l'altra parte contraente e alle condizioni da questa stabilite, possono essere presenti alle indagini su casi specifici condotte nella giurisdizione di quest'ultima.5. Qualora la richiesta non possa essere soddisfatta, il fatto viene tempestivamente notificato all'autorità richiedente, unitamente alle motivazioni ed a qualsiasi altra informazione che l'autorità interpellata ritiene possa essere utile all'autorità richiedente.Articolo 15Forma in cui devono essere comunicate le informazioni1. L'autorità interpellata comunica i risultati delle indagini all'autorità richiedente per iscritto unitamente a documenti, copie autenticate o altro materiale pertinente.2. Tale informazione può essere computerizzata.3. Gli originali delle pratiche e dei documenti sono trasmessi solo su richiesta qualora siano insufficienti le copie autenticate. Gli originali sono resi appena possibile. I diritti dell'autorità interpellata o di eventuali terzi in merito a tali originali rimangono inalterati.Articolo 16Deroghe all'obbligo di prestare assistenza1. L'assistenza può essere rifiutata o essere subordinata all'assolvimento di talune condizioni o esigenze qualora una parte ritenga che l'assistenza a titolo del presente accordo:a) possa pregiudicare gli interessi vitali di Hong Kong (Cina) o di uno Stato membro tenuto a prestare assistenza ai sensi del presente accordo, ob) possa pregiudicare l'ordine pubblico, la sicurezza o altri principi fondamentali, in particolare nei casi di cui all'articolo 17, paragrafo 2, oc) violi un segreto industriale, commerciale o d'ufficio.2. L'assistenza può essere rinviata dall'autorità interpellata qualora interferisca in un'indagine, in un'azione giudiziaria o in un procedimento in corso. In tal caso l'autorità interpellata consulta l'autorità richiedente per stabilire se l'assistenza possa essere fornita secondo le modalità o alle condizioni che l'autorità interpellata può esigere.3. Se l'autorità richiedente domanda un'assistenza che non sarebbe in grado di fornire se le venisse richiesta, lo fa presente nella sua domanda. Spetta quindi all'autorità interpellata decidere il seguito da dare a tale domanda.4. Nei casi di cui ai paragrafi 1 e 2, la decisione dell'autorità interpellata e le relative motivazioni devono essere comunicate senza indugio all'autorità richiedente.Articolo 17Scambi di informazioni e riservatezza1. Tutte le informazioni comunicate, sotto qualsiasi forma, ai sensi del presente accordo sono di carattere riservato o soggette a determinate restrizioni, a seconda delle norme applicabili da ciascuna parte contraente. Esse sono coperte dal segreto d'ufficio e beneficiano della tutela accordata a similari informazioni ai sensi delle rispettive leggi della parte contraente che le ha ricevute e delle corrispondenti disposizioni cui debbono conformarsi le autorità comunitarie.2. I dati di carattere personale possono essere scambiati solo se la parte contraente cui potrebbero essere destinati s'impegna a tutelarli in modo almeno equivalente a quello applicabile al caso specifico nella parte contraente che li può fornire. La parte contraente che potrebbe fornire informazioni, non stipula condizioni più onerose di quelle ad essa applicabili nella sua giurisdizione.Le parti contraenti si comunicano le informazioni relative alle norme in esse applicabili, comprese eventualmente le disposizioni legali vigenti negli Stati membri della Comunità.3. L'utilizzazione, nell'ambito di azioni giudiziarie o amministrative promosse in seguito all'accertamento di operazioni contrarie alla normativa doganale, di informazioni ottenute in virtù del presente accordo è considerata conforme ai fini del presente accordo. Pertanto, le parti contraenti, nei documenti probatori, nelle relazioni e testimonianze, nonché nei procedimenti e nelle azioni penali promossi dinanzi ad un tribunale, possono utilizzare le informazioni ottenute e i documenti consultati ai sensi delle disposizioni del presente accordo. L'autorità competente che ha fornito dette informazioni o dato accesso ai documenti viene informata di tale uso.4. Le informazioni ottenute sono utilizzate solo ai fini del presente accordo. Una parte contraente che voglia utilizzare tali informazioni per altri fini deve ottenere l'accordo scritto preliminare dell'autorità che le ha fornite. Tale utilizzazione è quindi soggetta a tutte le restrizioni imposte da detta autorità.5. Le disposizioni pratiche per l'attuazione del presente articolo vengono stabilite dal comitato misto di cooperazione doganale istituito ai sensi dell'articolo 21.Articolo 18Periti e testimoniUn funzionario dell'autorità interpellata può essere autorizzato a comparire, nei limiti dell'autorizzazione concessa, in qualità di perito o testimone dinanzi ad un'autorità nella giurisdizione dell'altra parte contraente in azioni giudiziarie o amministrative riguardanti le materie di cui al presente accordo e produrre oggetti, documenti ovvero loro copie autenticate che possano occorrere nel procedimento. Nella richiesta di comparizione deve essere precisato davanti a quale autorità, su quale argomento e a quale titolo il funzionario sarà ascoltato.Articolo 19Spese di assistenzaLe parti contraenti rinunciano reciprocamente ad ogni pretesa concernente il rimborso delle spese sostenute in virtù del presente accordo escluse, se del caso, le spese per periti e testimoni e quelle per interpreti e traduttori che non dipendano da pubblici servizi.TITOLO IVDISPOSIZIONI FINALIArticolo 20Attuazione1. L'attuazione del presente accordo è affidata, da un lato, ai competenti servizi della Commissione delle Comunità europee ed eventualmente alle autorità doganali degli Stati membri della Comunità europea e, dall'altro, al servizio dogane e accise di Hong Kong (Cina). Essi decidono in merito a tutte le misure e disposizioni pratiche necessarie per l'applicazione tenendo conto delle norme vigenti in particolare in materia di protezione dei dati. Essi possono proporre agli organi competenti le modifiche che a loro parere andrebbero apportate al presente accordo.2. Le parti contraenti si consultano e si tengono reciprocamente informate in merito alle disposizioni di attuazione dettagliate adottate ai sensi delle disposizioni del presente accordo.Articolo 21Comitato misto di cooperazione doganale1. È istituito un comitato misto di cooperazione doganale composto da rappresentanti della Comunità europea e di Hong Kong (Cina). Il comitato si riunisce nel luogo, alla data e con l'ordine del giorno stabiliti di comune accordo.2. Il comitato misto di cooperazione doganale garantisce il corretto funzionamento dell'accordo ed esamina tutte le questioni inerenti alla sua applicazione. A tal fine, esso provvede principalmente a:a) valutare l'andamento della cooperazione doganale ai sensi del presente accordo e individuare nuovi settori specifici per estendere tale cooperazione;b) scambiare opinioni su tutti i punti di comune interesse riguardanti la cooperazione doganale, comprese le misure future e le relative risorse;c) in generale, raccomandare soluzioni volte al conseguimento degli obiettivi del presente accordo.3. Il comitato misto di cooperazione doganale adotta il proprio regolamento interno.Articolo 22Entrata in vigore e durata1. Il presente accordo entra in vigore il primo giorno del mese successivo alla data in cui le parti contraenti si notificano reciprocamente l'avvenuto espletamento delle procedure all'uopo necessarie.2. Ciascuna parte contraente può denunciare il presente accordo, mediante notifica scritta all'altra parte. La denuncia entra in vigore tre mesi dopo la data della notifica. Le richieste di assistenza ricevute prima della denuncia dell'accordo vengono evase ai sensi delle disposizioni del medesimo.Articolo 23Testi facenti fedeIl presente accordo è redatto in duplice esemplare in lingua danese, finlandese, francese, greca, inglese, italiana, olandese, portoghese, spagnola, svedese, tedesca e cinese, tutti i testi facenti ugualmente fede.In fede di che, i plenipotenziari sottoscritti hanno apposto le loro firme in calce al presente accordo.Fatto a Hong Kong, Cina, addì tredici maggio millenovecentonovantanove.Per la Comunità europea>PIC FILE= "L_1999151IT.002601.EPS">Per Hong Kong (Cina)>PIC FILE= "L_1999151IT.002602.EPS">(1) Ai sensi dell'aticolo 151 della legge fondamentale della regione ad amministrazione speciale Hong Kong della Repubblica popolare cinese.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | Accordo di cooperazione e di assistenza amministrativa reciproca in materia doganale tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina)
Gazzetta ufficiale n. L 151 del 18/06/1999 pag. 0021 - 0026
ACCORDOdi cooperazione e di assistenza amministrativa reciproca in materia doganale tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina)LA COMUNITÀ EUROPEA E HONG KONG (CINA)(1) (in seguito denominate "parti contraenti"),VISTA l'importanza dei legami commerciali tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina), e desiderose di contribuire, a vantaggio di entrambe le parti contraenti, allo sviluppo armonioso di detti legami;CONVINTE che, per conseguire tale obiettivo, occorra impegnarsi a sviluppare la cooperazione doganale;TENENDO CONTO dello sviluppo della cooperazione doganale tra le parti contraenti per quanto riguarda le procedure doganali;CONSIDERANDO che le operazioni che violano la legislazione doganale ledono agli interessi economici, fiscali e commerciali di entrambe le parti contraentri, e riconoscendo l'importanza di valutare in modo accurato i dazi doganali e gli altri oneri;PERSUASE che la cooperazione tra le loro autorità amministrative competenti renderà più efficaci gli interventi contro tali operazioni;VISTI gli obblighi imposti dalle convenzioni internazionali a cui le parti contraenti hanno già aderito e che hanno già applicato, nonché dalla raccomandazione del Consiglio di cooperazione doganale del 5 dicembre 1953 sull'assistenza amministrativa reciproca,HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:TITOLO IDISPOSIZIONI GENERALIArticolo 1DefinizioniAi fini del presente accordo si intende per:a) "normativa doganale", qualsiasi disposizione legale o regolamentare o altro strumento giurdidicamente vincolante adottato dalla Comunità europea o da Hong Kong (Cina) che disciplini l'importazione, l'esportazione, il transito delle merci e la loro collocazione sotto qualsiasi altro regime o procedura doganale, comprese le misure di divieto, di restrizione e di controllo di competenza delle autorità doganali e di altre autorità amministrative;b) "autorità doganale", nella Comunità europea, i servizi competenti della Commissione delle Comunità europee e le autorità doganali degli Stati membri della Comunità europea e, ad Hong Kong (Cina), il Servizio dogane e accise;c) "autorità richiedente", l'autorità amministrativa competente, all'uopo designata da una parte contraente, che presenta una domanda di assistenza in base al presente accordo;d) "autorità interpellata", l'autorità amministrativa competente, all'uopo designata da una parte contraente, che riceve una richiesta di assistenza in base al presente accordo;e) "dati di carattere personale", tutte le informazioni relative ad una persona fisica identificata o identificabile;f) "operazione contraria alla normativa doganale", qualsiasi violazione o tentativo di violazione della normativa doganale;g) "persona", persona fisica o giuridica.Articolo 2Applicazione territorialeIl presente accordo si applica, da un lato, ai territori in cui si applica il trattato che istituisce la Comunità europea, alle condizioni ivi stabilite e, dall'altro, ad Hong Kong (Cina).Articolo 3Sviluppi futuriLa parti contraenti possono, di comune intesa, ampliare il presente accordo per potenziare e integrare la cooperazione doganale, ai sensi delle rispettive normative doganali, mediante accordi su settori o temi specifici.Articolo 4Portata della cooperazione1. Le autorità doganali si impegnano a sviluppare la cooperazione doganale e, in particolare, si adoperano a cooperare per:a) stabilire e mantenere canali di comunicazione tra le rispettive autorità doganali per agevolare uno scambio rapido e sicuro di informazioni;b) agevolare un coordinamento efficace tra le rispettive autorità doganali;c) occuparsi di qualsiasi questione amministrativa collegata al presente accordo che possa richiedere, in determinate circostanze, la loro azione comune.2. Ai sensi del presente accordo, la cooperazione doganale riguarda tutti gli aspetti relativi all'applicazione della normativa doganale.Articolo 5Portata dell'assistenza1. Le parti contraenti si prestano reciproca assistenza, nei settori di loro competenza e compatibilmente con le risorse disponibili e secondo le modalità e alle condizioni specificate nel presente accordo, per garantire la corretta applicazione della normativa doganale, in particolare per prevenire, individuare e perseguire le operazioni contrarie alla normativa doganale.2. L'assistenza nel settore doganale prevista dal presente accordo viene prestata da ogni autorità doganale e amministrativa delle parti contraenti competente per l'applicazione del presente accordo. Essa non pregiudica le norme che disciplinano l'assistenza reciproca in materia penale e non si applica alle informazioni ottenute in virtù delle facoltà esercitate a richiesta dell'autorità giudiziaria.3. L'assistenza in materia di riscossione di diritti, tasse o contravvenzioni non rientra nel presente accordo.Articolo 6Obblighi imposti da altri accordi1. Tenendo conto delle competenze rispettive della Comunità europea e degli Stati membri, le disposizioni del presente accordo:a) non pregiudicano gli obblighi delle parti contraenti derivanti da altri accordi o convenzioni internazionali;b) vanno considerate un complemento agli accordi di cooperazione doganale e di reciproca assistenza amministrativa già conclusi o che potranno essere conclusi tra singoli Stati membri e Hong Kong (Cina);c) non pregiudicano le disposizioni comunitarie in materia di comunicazione tra i servizi competenti della Commissione e le autorità doganali degli Stati membri di qualsiasi informazione ottenuta ai sensi del presente accordo che possa essere di interesse comunitario.2. Nonostante le disposizioni del paragrafo 1, le disposizioni del presente accordo prevalgono su quelle dgli accordi bilaterali di cooperazione doganale e di reciproca assistenza amministrativa già conclusi o che potrebbero essere conclusi tra singoli Stati membri e Hong Kong (Cina), qualora le disposizioni di questi ultimi risultassero incompatibili con quelle del presente accordo.3. Per quanto riguarda le questioni relative all'applicabilità del presente accordo, le parti contraenti si consultano per trovare una soluzione nell'ambito del comitato misto di cooperazione doganale istituito a norma dell'articolo 21 del presente accordo.TITOLO IICOOPERAZIONE DOGANALEArticolo 7Cooperazione in materia di procedure doganaliLe parti contraenti dichiarano il proprio impegno ad agevolare la legittima circolazione delle merci e si scambiano informazioni e consulenze su misure volte a migliorare le tecniche e le procedure doganali, nonché su sistemi informatizzati, al fine di conseguire tale obiettivo ai sensi delle disposizioni del presente accordo.Articolo 8Assistenza tecnica1. Le autorità doganali possono prestarsi assistenza tecnica e procedere a scambi di personale quando ciò risulti reciprocamente vantaggioso, e compatibilmente con le risorse disponibili, per favorire una migliore comprensione delle rispettive tecniche e procedure doganali e dei relativi sistemi informatizzati.2. Esse possono altresì scambiarsi, all'occorrenza, informazioni in materia di assistenza tecnica prestata ad altre amministrazioni doganali.Articolo 9Discussioni in sede di organizzazioni internazionaliLe autorità doganali si adoperano per sviluppare e potenziare la cooperazione in settori di interesse comune per agevolare le discussioni in campo doganale nell'ambito di organizzazioni internazionali quali il Consiglio di cooperazione doganale.TITOLO IIIASSISTENZA AMMINISTRATIVA RECIPROCAArticolo 10Assistenza a richiesta1. A richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata fornisce a detta autorità qualsiasi informazione utile che le consenta di accertare che la normativa doganale è correttamente applicata, comprese le informazioni riguardanti le azioni accertate o programmate che violino o possano violare detta normativa.2. A richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata comunica a quest'ultima:a) se le merci esprotate dal territorio di una delle parti contraenti sono state correttamente importate nel territorio dell'altra parte contraente, precisando, se del caso, il regime doganale applicato alle stesse;b) se le merci nel territorio di una delle parti contraenti sono state correttamente esportate dal territorio dell'altra parte, precisando, se del caso, il regime doganale applicato alle merci.3. A richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata adotta le misure necessarie, nell'ambito delle sue disposizioni legali o regolamentari o di altri strumenti giuridicamente vincolanti, per assicurare che sia esercitata una sorveglianza:a) sulle persone nei confronti delle quali sussistono fondati motivi di ritenere che compiano o abbiano compiuto operazioni contrarie alla normativa doganale;b) sui luoghi in cui sono costituiti o possono essere costituiti depositi di merci a condizioni tali da far ragionevolmente ritenere che dette merci siano destinate ad essere utilizzate in operazioni contrarie alla normativa doganale;c) sulle merci trasportate o che possono essere trasportate a condizioni tali da far ragionevolmente ritenere che siano destinate ad essere utilizzate in operazioni contrarie alla normativa doganale;d) sui mezzi di trasporto che sono o che possono essere utilizzati a condizioni tali da far ragionevolmente ritenere che siano destinati ad essere utilizzati in operazioni contrarie alla normativa doganale.Articolo 11Assistenza spontaneaLe parti contraenti si assistono reciprocamente, di propria iniziativa e conformemente alle loro disposizioni legali e regolamentari o ad altri strumenti giuridicamente vincolanti, qualora lo ritengano necessario per la corretta applicazione della normativa doganale, in particolare fornendo le informazioni ottenute riguardanti:a) azioni che sono o che sembrano loro essere operazioni contrarie alla normativa doganale e che possono interessare l'altra parte contraente;b) nuovi mezzi o metodi utilizzati per effettuare operazioni contrarie alla normativa doganale;c) merci note per essere oggetto di operazioni contrarie alla normativa doganale;d) persone nei confronti delle quali sussistono fondati motivi di ritenere che siano o siano state coinvolte in operazioni contrarie alla normativa doganale;e) mezzi di trasporto per i quali vi sono fondati motivi di ritenere che siano stati, siano ovvero possano essere utilizzati in operazioni contrarie alla normativa doganale.Articolo 12Consegna, Notifica1. A richiesta dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata adotta, conformemente alle disposizioni legali e regolamentari o ad altri strumenti giuridicamente vincolanti, tutte le misure necesarie per:a) consegnare tutti i documenti di tipo amministrativo ob) notificare tutte le decisioni,provenienti dall'autorità richiedente e rientranti nell'ambito di applicazione del presente accordo, ad un destinatario residente o stabilito nella giurisdizione dell'autorità richiedente.2. Le domande di consegna di documenti o di notifica di decisioni devono essere presentate per iscritto nella lingua ufficiale dell'autorità interpellata o in una lingua accettabile per quest'ultima. Questo requisito non si applica ai documenti da consegnare ai sensi del paragrafo 1.Articolo 13Forma e contenuto delle domande di assistenza1. Le domande formulate ai sensi del presente accordo sono presentate per iscritto. Esse vengono corredate dei documenti ritenuti utili per la loro evasione. Qualora l'urgenza della situazione lo esiga, possono essere accettate anche domande orali le quali, tuttavia, devono essere immediatamente confermate per iscritto.2. Le domande presentate a norma del paragrafo 1 devono contenere le seguenti informazioni:a) autorità richiedente;b) misura richiesta;c) oggetto e motivo della domanda;d) disposizioni legali e regolamentari e altri strumenti giuridicamente vincolanti in causa;e) ragguagli il più possibile precisi ed esaurienti sulle persone oggetto d'indagine;f) esposizione succinta dei fatti pertinenti e delle indagini già effettuate.3. Le domande sono presentate nella lingua ufficiale dell'autorità interpellata o in una lingua accettabile per quest'ultima. Questo requisito non si applica ai documenti di cui è corredata la domanda di cui al paragrafo 1.4. Se la domanda non risponde ai requisiti formali di cui sopra, possono esserne richiesti la correzione o il completamento; nel frattempo possono essere disposte misure cautelative.Articolo 14Espletamento delle domande1. Per evadere le domande di assistenza l'autorità interpellata procede, nell'ambito delle sue competenze e compatibilmente con le risorse disponibili, come se agisse per proprio conto o a richiesta di altre autorità della stessa parte contraente, fornendo informazioni già in suo possesso, svolgendo adeguate indagini e precedendo o facendo procedere alle indagini appropriate. La presente disposizione si applica anche alle altre autorità alle quali la domanda è stata indirizzata dall'autorità interpellata in virtù del presente accordo qualora questa non possa agire direttamente.2. Le domande di assistenza sono evase conformemente alle disposizioni legali o regolamentari o ad altri strumenti giuridicamente vincolanti della parte contraente interpellata.3. I funzionari debitamente autorizzati di una parte contraente possono, d'intesa con l'altra parte contraente e alle condizioni da questa stabilite, essere presenti e ottenere negli uffici dell'autorità interpellata o di qualsiasi altra autorità interessata a norma del paragrafo 1 informazioni sulle azioni che costituiscono o che possono costituire operazioni contrarie alla normativa doganale, che occorrano all'autorità richiedente ai fini del presente accordo.4. I funzionari debitamente autorizzati di una parte contraente, d'intesa con l'altra parte contraente e alle condizioni da questa stabilite, possono essere presenti alle indagini su casi specifici condotte nella giurisdizione di quest'ultima.5. Qualora la richiesta non possa essere soddisfatta, il fatto viene tempestivamente notificato all'autorità richiedente, unitamente alle motivazioni ed a qualsiasi altra informazione che l'autorità interpellata ritiene possa essere utile all'autorità richiedente.Articolo 15Forma in cui devono essere comunicate le informazioni1. L'autorità interpellata comunica i risultati delle indagini all'autorità richiedente per iscritto unitamente a documenti, copie autenticate o altro materiale pertinente.2. Tale informazione può essere computerizzata.3. Gli originali delle pratiche e dei documenti sono trasmessi solo su richiesta qualora siano insufficienti le copie autenticate. Gli originali sono resi appena possibile. I diritti dell'autorità interpellata o di eventuali terzi in merito a tali originali rimangono inalterati.Articolo 16Deroghe all'obbligo di prestare assistenza1. L'assistenza può essere rifiutata o essere subordinata all'assolvimento di talune condizioni o esigenze qualora una parte ritenga che l'assistenza a titolo del presente accordo:a) possa pregiudicare gli interessi vitali di Hong Kong (Cina) o di uno Stato membro tenuto a prestare assistenza ai sensi del presente accordo, ob) possa pregiudicare l'ordine pubblico, la sicurezza o altri principi fondamentali, in particolare nei casi di cui all'articolo 17, paragrafo 2, oc) violi un segreto industriale, commerciale o d'ufficio.2. L'assistenza può essere rinviata dall'autorità interpellata qualora interferisca in un'indagine, in un'azione giudiziaria o in un procedimento in corso. In tal caso l'autorità interpellata consulta l'autorità richiedente per stabilire se l'assistenza possa essere fornita secondo le modalità o alle condizioni che l'autorità interpellata può esigere.3. Se l'autorità richiedente domanda un'assistenza che non sarebbe in grado di fornire se le venisse richiesta, lo fa presente nella sua domanda. Spetta quindi all'autorità interpellata decidere il seguito da dare a tale domanda.4. Nei casi di cui ai paragrafi 1 e 2, la decisione dell'autorità interpellata e le relative motivazioni devono essere comunicate senza indugio all'autorità richiedente.Articolo 17Scambi di informazioni e riservatezza1. Tutte le informazioni comunicate, sotto qualsiasi forma, ai sensi del presente accordo sono di carattere riservato o soggette a determinate restrizioni, a seconda delle norme applicabili da ciascuna parte contraente. Esse sono coperte dal segreto d'ufficio e beneficiano della tutela accordata a similari informazioni ai sensi delle rispettive leggi della parte contraente che le ha ricevute e delle corrispondenti disposizioni cui debbono conformarsi le autorità comunitarie.2. I dati di carattere personale possono essere scambiati solo se la parte contraente cui potrebbero essere destinati s'impegna a tutelarli in modo almeno equivalente a quello applicabile al caso specifico nella parte contraente che li può fornire. La parte contraente che potrebbe fornire informazioni, non stipula condizioni più onerose di quelle ad essa applicabili nella sua giurisdizione.Le parti contraenti si comunicano le informazioni relative alle norme in esse applicabili, comprese eventualmente le disposizioni legali vigenti negli Stati membri della Comunità.3. L'utilizzazione, nell'ambito di azioni giudiziarie o amministrative promosse in seguito all'accertamento di operazioni contrarie alla normativa doganale, di informazioni ottenute in virtù del presente accordo è considerata conforme ai fini del presente accordo. Pertanto, le parti contraenti, nei documenti probatori, nelle relazioni e testimonianze, nonché nei procedimenti e nelle azioni penali promossi dinanzi ad un tribunale, possono utilizzare le informazioni ottenute e i documenti consultati ai sensi delle disposizioni del presente accordo. L'autorità competente che ha fornito dette informazioni o dato accesso ai documenti viene informata di tale uso.4. Le informazioni ottenute sono utilizzate solo ai fini del presente accordo. Una parte contraente che voglia utilizzare tali informazioni per altri fini deve ottenere l'accordo scritto preliminare dell'autorità che le ha fornite. Tale utilizzazione è quindi soggetta a tutte le restrizioni imposte da detta autorità.5. Le disposizioni pratiche per l'attuazione del presente articolo vengono stabilite dal comitato misto di cooperazione doganale istituito ai sensi dell'articolo 21.Articolo 18Periti e testimoniUn funzionario dell'autorità interpellata può essere autorizzato a comparire, nei limiti dell'autorizzazione concessa, in qualità di perito o testimone dinanzi ad un'autorità nella giurisdizione dell'altra parte contraente in azioni giudiziarie o amministrative riguardanti le materie di cui al presente accordo e produrre oggetti, documenti ovvero loro copie autenticate che possano occorrere nel procedimento. Nella richiesta di comparizione deve essere precisato davanti a quale autorità, su quale argomento e a quale titolo il funzionario sarà ascoltato.Articolo 19Spese di assistenzaLe parti contraenti rinunciano reciprocamente ad ogni pretesa concernente il rimborso delle spese sostenute in virtù del presente accordo escluse, se del caso, le spese per periti e testimoni e quelle per interpreti e traduttori che non dipendano da pubblici servizi.TITOLO IVDISPOSIZIONI FINALIArticolo 20Attuazione1. L'attuazione del presente accordo è affidata, da un lato, ai competenti servizi della Commissione delle Comunità europee ed eventualmente alle autorità doganali degli Stati membri della Comunità europea e, dall'altro, al servizio dogane e accise di Hong Kong (Cina). Essi decidono in merito a tutte le misure e disposizioni pratiche necessarie per l'applicazione tenendo conto delle norme vigenti in particolare in materia di protezione dei dati. Essi possono proporre agli organi competenti le modifiche che a loro parere andrebbero apportate al presente accordo.2. Le parti contraenti si consultano e si tengono reciprocamente informate in merito alle disposizioni di attuazione dettagliate adottate ai sensi delle disposizioni del presente accordo.Articolo 21Comitato misto di cooperazione doganale1. È istituito un comitato misto di cooperazione doganale composto da rappresentanti della Comunità europea e di Hong Kong (Cina). Il comitato si riunisce nel luogo, alla data e con l'ordine del giorno stabiliti di comune accordo.2. Il comitato misto di cooperazione doganale garantisce il corretto funzionamento dell'accordo ed esamina tutte le questioni inerenti alla sua applicazione. A tal fine, esso provvede principalmente a:a) valutare l'andamento della cooperazione doganale ai sensi del presente accordo e individuare nuovi settori specifici per estendere tale cooperazione;b) scambiare opinioni su tutti i punti di comune interesse riguardanti la cooperazione doganale, comprese le misure future e le relative risorse;c) in generale, raccomandare soluzioni volte al conseguimento degli obiettivi del presente accordo.3. Il comitato misto di cooperazione doganale adotta il proprio regolamento interno.Articolo 22Entrata in vigore e durata1. Il presente accordo entra in vigore il primo giorno del mese successivo alla data in cui le parti contraenti si notificano reciprocamente l'avvenuto espletamento delle procedure all'uopo necessarie.2. Ciascuna parte contraente può denunciare il presente accordo, mediante notifica scritta all'altra parte. La denuncia entra in vigore tre mesi dopo la data della notifica. Le richieste di assistenza ricevute prima della denuncia dell'accordo vengono evase ai sensi delle disposizioni del medesimo.Articolo 23Testi facenti fedeIl presente accordo è redatto in duplice esemplare in lingua danese, finlandese, francese, greca, inglese, italiana, olandese, portoghese, spagnola, svedese, tedesca e cinese, tutti i testi facenti ugualmente fede.In fede di che, i plenipotenziari sottoscritti hanno apposto le loro firme in calce al presente accordo.Fatto a Hong Kong, Cina, addì tredici maggio millenovecentonovantanove.Per la Comunità europea>PIC FILE= "L_1999151IT.002601.EPS">Per Hong Kong (Cina)>PIC FILE= "L_1999151IT.002602.EPS">(1) Ai sensi dell'aticolo 151 della legge fondamentale della regione ad amministrazione speciale Hong Kong della Repubblica popolare cinese.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo con Hong Kong sulla cooperazione e assistenza reciproca in materia doganale
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ACCORDO E DELLA DECISIONE?
L’accordo mira a migliorare la cooperazione tra le autorità amministrative responsabili dell’applicazione della normativa doganale*. Oltre a prevedere diverse tipologie di cooperazione, contiene articoli finalizzati a sviluppare e migliorare ulteriormente la cooperazione doganale mediante accordi su questioni specifiche.
La decisione conclude l’accordo per conto della Comunità europea (ora Unione europea).
PUNTI CHIAVE
Cooperazione doganale
Le parti si impegnano a sviluppare la cooperazione doganale:promuovendo un coordinamento e canali di comunicazione efficaci tra le rispettive autorità doganali per agevolare uno scambio rapido e sicuro di informazioni; favorendo la circolazione delle merci; scambiando le informazioni e le competenze necessarie per migliorare le procedure doganali; prestandosi reciprocamente assistenza tecnica; scambiandosi il personale, quando ciò rappresenta un vantaggio per entrambe le parti. Assistenza amministrativa reciproca
Sono due le tipologie di assistenza amministrativa reciproca:assistenza a richiesta: l’ autorità interpellata* è tenuta a fornire all’autorità richiedente* qualsiasi informazione utile che le consenta di accertare che la normativa doganale è correttamente applicata. Le informazioni possono riguardare azioni accertate o programmate che possano violare detta normativa oppure anche la regolarità delle procedure di esportazione e importazione tra i due paesi. L’accordo comprende inoltre una sorveglianza speciale in tutti i casi sospetti, applicabile ad ogni persona fisica o giuridica, luogo, movimento di merci o mezzo di trasporto che è o potrebbe essere collegato o utilizzato per perpetrare operazioni contrarie alla normativa doganale.assistenza spontanea: le parti possono assistersi reciprocamente, di propria iniziativa, qualora lo ritengano necessario per la corretta applicazione della normativa doganale e in particolare se ricevono informazioni che potrebbero interessare l’altra parte. Aspetti formali e deroghe all’obbligo di prestare assistenza
Le richieste devono essere presentate per iscritto, ad eccezione dei casi urgenti in cui possono essere presentate richieste orali, confermate successivamente per iscritto.
Le richieste devono contenere:i dati dell’autorità richiedente; la misura richiesta; l’oggetto e il motivo della richiesta; la normativa in causa; le persone fisiche o giuridiche interessate; un’esposizione succinta dei fatti pertinenti e delle indagini già effettuate. La parte interpellata può rifiutarsi di ottemperare a una richiesta nel caso in cui ciò possa pregiudicare la sovranità, l’ordine pubblico, la sicurezza o altri interessi essenziali di una delle parti. È possibile una deroga all’obbligo di fornire assistenza qualora tale assistenza violi un segreto professionale, commerciale o industriale.
L’accordo contiene clausole di riservatezza in relazione alle informazioni fornite. Ai dati personali è riservato un alto livello di tutela.L’accordo prevede l’istituzione di un comitato misto di cooperazione doganale che provvede al buon funzionamento dell’accordo ed esamina tutte le questioni derivanti dalla sua applicazione.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
È entrato in vigore il 1° giugno 1999.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, consultare:Cooperazione doganale tra UE e Hong Kong (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Normativa doganale: include qualsiasi disposizione legale o regolamentare ovvero qualsiasi altro strumento giuridico vincolante adottato dall’UE e da Hong Kong che disciplini l’importazione, esportazione e transito delle merci e la loro collocazione sotto qualsiasi altra procedura doganale, comprese le misure di divieto, restrizione e controllo di competenza delle autorità doganali e di altre autorità amministrative.
Autorità interpellata: l’autorità doganale competente che riceve una domanda di assistenza.
Autorità richiedente: l’autorità doganale competente che presenta una domanda di assistenza.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione 1999/400/CE del Consiglio, dell’11 maggio 1999, relativa alla conclusione dell’accordo di cooperazione e di assistenza reciproca in materia doganale tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina) (GU L 151 del 18.6.1999, pag. 20).
Accordo di cooperazione e di assistenza amministrativa reciproca in materia doganale tra la Comunità europea e Hong Kong (Cina) (GU L 151 del 18.6.1999, pag. 21). |
Sicurezza degli alimenti e dei mangimi — Piano per la gestione delle crisi
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Questo atto di esecuzione punta a ridurre al minimo la portata e l’impatto degli incidenti derivanti da alimenti o mangimi sulla sulla salute pubblica. Stabilisce un piano per la gestione della crisi per garantire che l’UE sia pronta ad affrontare con efficacia un eventuale focolaio. Essa abroga la decisione 2004/478/CE.
PUNTI CHIAVE
Il piano per la gestione della crisi:entra in vigore se un incidente* richiede un più stretto contatto («coordinamento rafforzato») tra Stati membri o, se è più grave, si rende necessaria l’istituzione di una unità di crisi; definisce procedure pratiche, compresa una strategia di comunicazione, per preparare e gestire qualsiasi focolaio che richieda un intervento dell’UE; si applica a situazioni che comportano rischi diretti o indiretti per la salute pubblica derivanti da alimenti e mangimi che non possono essere prevenuti, eliminati o ridotti dalle disposizioni in vigore. Ciascuno Stato membro, l’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e la Commissione europea designano un coordinatore di crisi che agisce come punto di contatto unico. Il coordinatore di crisi:si riunisce regolarmente, almeno una volta all’anno; presenta iniziative a livello dell’Unione; condivide i piani nazionali di emergenza; ha precisi compiti generali e di comunicazione; cura il follow-up e valuta come viene gestita la crisi. Coordinamento rafforzato — il primo livello di risposta dell’UE — viene avviato quando si presenta:in due o più Stati membri un rischio diretto o indiretto per la salute pubblica dovuto ad alimenti o nei mangimi; o una seria possibilità che ci possa essere un impatto sul mercato dell’UE nel settore degli alimenti e dei mangimi; e in presenza diun impatto elevato sulla salute connesso al pericolo rilevato;un disaccordo tra gli Stati membri sui provvedimenti da adottare; o,difficoltà nell’individuare la fonte del rischio. In tali casi, la Commissione:organizza le riunioni periodiche dei coordinatori di crisi; collega il Sistema di allarme rapido e di reazione (istituito con la decisione 1082/2013/UE sulle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, compreso il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi; assicura, con i governi dei paesi dell’UE, il mantenimento di una rete di laboratori europei e nazionali che forniscono analisi rapide e di alta qualità; offre formazione, comprendente anche esercizi di simulazione, sulla preparazione alle crisi e indagini sui focolai di tossinfezione alimentare*; raccoglie, monitora e analizza i dati sulle minacce transfrontaliere dirette e indirette, provenienti da una serie di fonti di informazione europee e internazionali, tra le quali EFSA e l’Organizzazione mondiale della sanità; elabora un piano quinquennale per l’attuazione del piano generale, aggiornato ogni cinque anni. La Commissione può decidere di aumentare il livello di risposta dell’UE e istituire un’unità di crisi quando: due o più Stati membri identificano un rischio diretto o indiretto per la salute pubblica che comporti una situazione particolarmente sensibile sul piano politico; equalora si sia verificato, o si possa prevedere, un numero elevato di decessi; osi verifichi un ripetersi di incidenti che comporti un grave rischio per la salute umana; ovi siano sospetti o indicazioni di terrorismo biologico o chimico o di forte contaminazione radioattiva. L’unità di crisi:elabora, coordina e attua una strategia di risposta alla crisi, compreso un piano di comunicazione; con l’assistenza dell’EFSA e di altri esperti, coordina le indagini di rintracciabilità dei prodotti interessati e il relativo richiamo. è composta dai coordinatori di crisi nazionali, della Commissione e di EFSA e da rappresentanti di altre agenzie dell’Unione, se pertinente; continua a operare fino a quando la Commissione decide se la crisi sia completamente risolta o possa essere declassata al livello del coordinamento rafforzato. Tutti i coordinatori di crisi, sulla base del rapporto di follow-della Commissione, si riuniscono per determinare i possibili insegnamenti da trarre e, se del caso, evidenziare i miglioramenti necessari
La strategia di comunicazione prevede che la Commissione coordini la comunicazione al pubblico di informazioni chiare, mirate ed efficaci relative alla valutazione dell’incidente e alla gestione del rischio. Le informazioni, sia a livello nazionale che dell’Unione, sono tempestive, fondate, attendibili.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DECISIONE?
La decisione è in vigore dal 13 marzo 2019.
CONTESTO
L’UE opera in base al principio secondo il quale prevenire è meglio che curare. Ha messo in atto un ampia serie di verifiche e standard per assicurare che gli alimenti prodotti e mangiati siano sicuri per il consumo umano.
Tuttavia, occasionalmente si verificano crisi, come quella dell’epidemia di BSE o «mucca pazza» negli anni ’90. Per reagire rapidamente ed efficacemente a tali minacce, ha messo in atto misure per evitare o ridurre al minimo qualsiasi minaccia alla salute pubblica o all’economia.
Per maggiori informazioni, consultare:Preparazione alla crisi e gestione (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Incidente: l’individuazione di un pericolo biologico, chimico o fisico negli alimenti, nei mangimi o nell’uomo che potrebbe comportare un rischio per la salute pubblica.
Focolaio di tossinfezione alimentare: due o più casi di persone colpite dalla stessa malattia e/o infezione, probabilmente correlata alla stessa fonte alimentare.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione di esecuzione (UE) 2019/300 della Commissione, del 19 febbraio 2019, che istituisce un piano generale per la gestione delle crisi riguardanti la sicurezza degli alimenti e dei mangimi (GU L 50 del 21.2.2019, pag. 55).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell’1.2.2002, pag. 1).
Successive modifiche al regolamento (CE) n. 178/2002 sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha solo un valore documentale.
Regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l’applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari, recante modifica dei regolamenti (CE) n. 999/2001, (CE) n. 396/2005, (CE) n. 1069/2009, (CE) n. 1107/2009, (UE) n. 1151/2012, (UE) n. 652/2014, (UE) 2016/429 e (UE) 2016/2031 del Parlamento europeo e del Consiglio, dei regolamenti (CE) n. 1/2005 e (CE) n. 1099/2009 del Consiglio e delle direttive 98/58/CE, 1999/74/CE, 2007/43/CE, 2008/119/CE e 2008/120/CE del Consiglio, e che abroga i regolamenti (CE) n. 854/2004 e (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 89/608/CEE, 89/662/CEE, 90/425/CEE, 91/496/CEE, 96/23/CE, 96/93/CE e 97/78/CE del Consiglio e la decisione 92/438/CEE del Consiglio (regolamento sui controlli ufficiali) (GU L 95 del 7.4.2017, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013 sulle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e che abroga la Decisione n. 2119/98/CE (GU L 293 del 5.11.2013, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2003/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 novembre 2003 relativa al monitoraggio delle zoonosi e degli agenti zoonotici, che modifica la Decisione 90/424/CEE del Consiglio e abroga la Direttiva 92/117/CEE del Consiglio (GU L 325 del 12.12.2003, pag. 31).
Si veda la versione consolidata. | DECISIONE DI ESECUZIONE (UE) 2019/300 DELLA COMMISSIONE
del 19 febbraio 2019
che istituisce un piano generale per la gestione delle crisi riguardanti la sicurezza degli alimenti e dei mangimi
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (1), in particolare l'articolo 55,
considerando quanto segue:
(1)
L'articolo 55 del regolamento (CE) n. 178/2002 dispone che la Commissione elabori, in stretta collaborazione con l'Autorità europea per la sicurezza alimentare («EFSA») e gli Stati membri, un piano generale per la gestione delle crisi riguardanti la sicurezza degli alimenti e dei mangimi («il piano generale»). La decisione 2004/478/CE della Commissione (2) ha definito di conseguenza il piano generale.
(2)
Dall'adozione della decisione 2004/478/CE della Commissione vari incidenti derivanti da alimenti e mangimi hanno permesso di acquisire ulteriore esperienza nel coordinamento della gestione delle crisi a livello dell'Unione.
(3)
L'esperienza acquisita nel corso degli anni, come analizzata nella valutazione REFIT del regolamento (CE) n. 178/2002 (vaglio di adeguatezza della legislazione alimentare generale) (3), ha dimostrato che occorre riesaminare la gestione delle crisi nel settore degli alimenti e dei mangimi a livello nazionale e dell'Unione. I risultati hanno evidenziato la necessità di dedicare una maggiore attenzione alla preparazione alle crisi, oltre che alla loro gestione, per evitare o ridurre al minimo gli effetti sulla salute pubblica di una crisi nel settore degli alimenti o dei mangimi. In questo modo sarebbe possibile ridurre in misura sostanziale l'impatto economico (come le restrizioni commerciali) di una crisi nel settore degli alimenti o dei mangimi e contribuire così al conseguimento degli obiettivi della Commissione in materia di occupazione, crescita e investimenti. Occorre inoltre che la Commissione svolga un ruolo più incisivo in termini di comunicazione e coordinamento generale degli Stati membri in questo ambito. Il vaglio di adeguatezza della legislazione alimentare generale contiene una serie di raccomandazioni per migliorare l'efficienza del piano generale.
(4)
L'EFSA formula i pareri che costituiscono la base scientifica per l'adozione di misure dell'Unione e ha il compito di prestare assistenza scientifica e tecnica nelle procedure di gestione delle crisi nel settore degli alimenti e dei mangimi. Il ruolo dell'EFSA nel piano generale dovrebbe essere perfezionato e rafforzato alla luce dell'esperienza acquisita.
(5)
Pur rispettando le competenze di ciascuna agenzia, l'EFSA dovrebbe coordinarsi con altre pertinenti agenzie scientifiche dell'Unione, come il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), l'Agenzia europea per i medicinali (EMA) e il gruppo di esperti designati dal comitato scientifico e tecnico di cui all'articolo 31 del trattato Euratom (4), in caso siano necessari contributi o interventi nell'ambito delle rispettive competenze. Il piano generale deve inoltre garantire il coordinamento con i sistemi dell'ECDC di preparazione e risposta alle crisi per i casi riguardanti l'uomo in modo che le autorità sanitarie e i portatori di interessi siano informati in merito a una possibile crisi derivante dagli alimenti o dai mangimi potenzialmente in grado di incidere sulla salute umana.
(6)
La decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (5) stabilisce norme in materia di sorveglianza epidemiologica, monitoraggio, allarme rapido e lotta contro le gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, comprese la pianificazione della preparazione e della risposta in relazione a tali attività, per le minacce di origine biologica, chimica, ambientale e ignota, e l'istituzione di un «sistema di allarme rapido e di reazione» (SARR). Dati i potenziali collegamenti con la preparazione alle crisi e la loro gestione nel quadro della filiera alimentare, il piano generale dovrebbe tenere conto anche delle disposizioni pertinenti contenute nella decisione n. 1082/2013/UE.
(7)
Il piano generale dell'Unione dovrebbe essere sottoposto a revisione affinché siano inserite procedure intese ad agevolare il coordinamento con i piani nazionali di emergenza per gli alimenti e i mangimi da elaborare conformemente all'articolo 115 del regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento europeo e del Consiglio (6) relativo ai controlli ufficiali.
(8)
Obiettivo principale della presente decisione è tutelare la salute pubblica nell'Unione. Il piano generale dovrebbe pertanto essere limitato alle situazioni che comportano rischi diretti o indiretti per la salute pubblica a norma dell'articolo 55 del regolamento (CE) n. 178/2002. I rischi per la salute pubblica possono essere di natura biologica, chimica e fisica e comprendono i pericoli connessi alla radioattività e agli allergeni. L'impostazione, i principi e le procedure pratiche del piano generale potrebbero però anche essere considerati come orientamenti per la gestione di altri incidenti di origine alimentare che non comportano i suddetti rischi per la salute pubblica.
(9)
Nel 2017 la Commissione ha realizzato un audit interno sulla preparazione alle crisi riguardanti la sicurezza alimentare presso la DG SANTE, da cui sono emerse alcune carenze dell'attuale piano generale che occorre affrontare.
(10)
Varie conclusioni sono state formulate in occasione della conferenza ministeriale del 26 settembre 2017 sul seguito dell'incidente del fipronil (7). Benché riguardanti questo incidente specifico e la relativa frode, alcune di queste conclusioni risultano pertinenti per la gestione delle crisi nel settore degli alimenti e dei mangimi in generale, tra cui l'istituzione di un punto di contatto unico in ciascuno Stato membro che garantisca il coordinamento della gestione di tali crisi per ogni organizzazione amministrativa nazionale.
(11)
La decisione 2004/478/CE dovrebbe pertanto essere abrogata e sostituita da una nuova decisione che istituisca un piano generale aggiornato per tenere conto dell'esperienza acquisita successivamente all'adozione della decisione 2004/478/CE della Commissione e per adeguarsi ai nuovi sviluppi.
(12)
La presente decisione dovrebbe definire un approccio graduale ai tipi di situazioni da trattare come crisi, anche per quanto riguarda i relativi criteri. Non tutte le situazioni che possono rientrare nell'ambito di applicazione dell'articolo 55 richiederebbero necessariamente l'istituzione di un'unità di crisi a norma dell'articolo 56 del regolamento (CE) n. 178/2002, ma possono comunque beneficiare di un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione. Tali criteri dovrebbero comprendere la gravità e la portata dell'incidente in termini di effetti sulla salute pubblica, la percezione da parte dei consumatori e la sensibilità politica al riguardo, in particolare quando la fonte è ancora incerta, l'eventuale carattere intenzionale dell'incidente (ad esempio bioterrorismo o effetto collaterale di una frode) e la volontà di creare una crisi (ad esempio bioterrorismo) come pure il ripetersi di incidenti già avvenuti in precedenza per la possibile mancanza di interventi sufficienti.
(13)
È necessario un coordinamento tra le diverse autorità a livello nazionale e dell'Unione, tra i sistemi di allarme e informazione e i laboratori per condividere le informazioni e adottare le misure atte a gestire una crisi. A tale riguardo un collegamento tra il sistema di allarme rapido e di reazione e altri sistemi di allarme e informazione a livello dell'Unione, come il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi, consentirebbe di rafforzare l'approccio «One Health», ad esempio coordinando le attività delle autorità per la sicurezza alimentare e delle autorità sanitarie pubbliche in merito allo stesso incidente dando alle autorità per la sicurezza alimentare l'accesso alle informazioni sui casi constatati nell'uomo comunicate dalle autorità pubbliche.
(14)
Per gestire in maniera efficace le crisi nella filiera degli alimenti e dei mangimi è necessario che, già prima del verificarsi di un incidente, siano predisposte procedure pratiche di preparazione per un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione.
(15)
Le procedure pratiche da seguire per le situazioni di cui all'articolo 55 del regolamento (CE) n. 178/2002 dovrebbero essere definite chiaramente per garantire una risposta rapida e agevole a tali situazioni. Per le stesse ragioni è opportuno definire il ruolo, la composizione e il funzionamento pratico dell'unità di crisi.
(16)
Una comunicazione al pubblico e ai partner commerciali che avvenga in tempo reale e si basi su dati concreti è essenziale per contribuire a tutelare la salute pubblica, evitando un'ulteriore diffusione dei rischi, e a ripristinare la fiducia nella sicurezza degli alimenti o dei mangimi non interessati da un incidente. L'elaborazione di principi di trasparenza e di una strategia di comunicazione sono pertanto elementi fondamentali nella gestione delle crisi.
(17)
Il presente piano generale è stato oggetto di consultazioni con l'EFSA ed è stato discusso con gli Stati membri in sede di comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
CAPO I
Disposizioni generali
Articolo 1
Oggetto
1. La presente decisione istituisce il piano generale per la gestione delle crisi riguardanti la sicurezza degli alimenti e dei mangimi conformemente all'articolo 55 del regolamento (CE) n. 178/2002.
2. Il piano copre i due seguenti tipi di situazioni:
a)
situazioni che richiedono un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione; e
b)
situazioni che richiedono l'istituzione di un'unità di crisi che riunisca la Commissione, gli Stati membri interessati e le pertinenti agenzie dell'Unione.
3. Il piano definisce inoltre le procedure pratiche necessarie per una preparazione rafforzata e per la gestione degli incidenti a livello dell'Unione, compresa una strategia di comunicazione conforme al principio di trasparenza.
Articolo 2
Ambito di applicazione
Il piano generale si applica a situazioni che comportano rischi diretti o indiretti per la salute pubblica derivanti da alimenti e mangimi, in particolare in relazione a qualsiasi pericolo di natura biologica, chimica e fisica negli alimenti e nei mangimi, rischi che verosimilmente le disposizioni in vigore non sono in grado di prevenire, eliminare o ridurre a un livello accettabile o che non possono essere gestiti in maniera adeguata mediante la sola applicazione di misure urgenti conformemente all'articolo 53 o all'articolo 54 del regolamento (CE) n. 178/2002.
Articolo 3
Obiettivi
Obiettivo della presente decisione è ridurre al minimo la portata e l'impatto degli incidenti derivanti da alimenti o mangimi sulla salute pubblica, garantendo una preparazione rafforzata e una gestione efficace.
Articolo 4
Definizioni
Ai fini della presente decisione si applicano le seguenti definizioni:
1. «incidente»: l'individuazione di un pericolo biologico, chimico o fisico negli alimenti, nei mangimi o nell'uomo che potrebbe comportare, o indicare, un possibile rischio per la salute pubblica in caso di esposizione allo stesso pericolo di più di una persona, o una situazione in cui il numero di casi nell'uomo o di rilevamenti di un pericolo sia superiore al numero prevedibile e in cui l'origine dei casi abbia una correlazione, o una correlazione probabile, con gli stessi alimenti o mangimi;
2. «focolaio di tossinfezione alimentare»: un focolaio quale definito all'articolo 2, punto 2), lettera d), della direttiva 2003/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (8);
3. «coordinatore di crisi»: una persona e il suo supplente, presso le istanze europee e le autorità competenti degli Stati membri, che agisce come punto di contatto unico per assicurare uno scambio di informazioni efficace tra tutte le parti coinvolte nel coordinamento del piano generale nonché l'efficienza del processo decisionale e degli interventi attuati, nell'ambito di competenza della propria organizzazione.
CAPO II
Strutture e procedure di preparazione
Articolo 5
Coordinatori di crisi
Ciascuno Stato membro, l'EFSA e la Commissione designano un coordinatore di crisi ed il suo supplente per lo svolgimento dei compiti di cui all'allegato I. La Commissione mantiene aggiornati i nomi e i dati di contatto dei «coordinatori di crisi» designati e dei relativi supplenti. I coordinatori di crisi tengono riunioni regolari, organizzate dalla Commissione almeno una volta all'anno, allo scopo di presentare iniziative a livello dell'Unione, condividere i piani nazionali di emergenza nonché assicurare il follow-up e valutare la gestione delle crisi recenti conformemente all'articolo 22.
Articolo 6
Sistemi di allarme e di informazione
La Commissione stabilisce un collegamento tra il sistema di allarme rapido e di reazione (SARR) e altri sistemi di allarme e di informazione a livello dell'Unione, tra cui il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi (RASFF). La trasmissione dei dati mediante le reti di allarme è oggetto di ulteriore armonizzazione.
Articolo 7
Laboratori
La Commissione e gli Stati membri provvedono al mantenimento di una rete di laboratori di riferimento nazionali ed europei, come pure di altri laboratori ufficiali, conformemente al regolamento (UE) 2017/625, pronti a fornire rapidamente, se necessario, un sostegno analitico di elevata qualità in relazione ai pericoli più significativi derivanti da alimenti e mangimi.
Articolo 8
Formazione, esercizi e strumenti all'avanguardia
La Commissione offre moduli avanzati di formazione sulla preparazione alle crisi di origine alimentare, sulle indagini relative ai focolai di tossinfezione alimentare e su altri aspetti di gestione degli incidenti nell'ambito del programma della Commissione «Migliorare la formazione per rendere più sicuri gli alimenti» (Better Training for Safer Food - BTSF) (9), incoraggiando un approccio di tipo «One Health».
La Commissione organizza periodicamente con gli Stati membri esercizi di simulazione di incidenti legati agli alimenti e ai mangimi, che considerano anche gli aspetti relativi alla comunicazione e sono incentrati sulla preparazione agli incidenti e sulla loro gestione. Ad essi partecipano le agenzie dell'Unione pertinenti, mentre la Commissione partecipa ad esercizi analoghi organizzati dalle agenzie nell'ambito delle loro competenze. Il verificarsi di un grave incidente reale può sostituire tale esercizio di simulazione. Dopo ogni esercizio la Commissione presenta conclusioni specifiche nel corso della successiva riunione dei coordinatori di crisi di cui all'articolo 5.
La Commissione fornisce un follow-up sull'adeguatezza della preparazione negli Stati membri assicurando che essi dispongano di piani nazionali di emergenza per gli alimenti e i mangimi e verificando tali piani.
La Commissione promuove l'uso di strumenti all'avanguardia a livello dell'Unione, come gli strumenti per la rintracciabilità, le analisi di tipizzazione molecolare (compreso il sequenziamento dell'intero genoma - WGS) e la condivisione dei risultati nella banca dati EFSA-ECDC sulla tipizzazione molecolare degli agenti patogeni riscontrati nell'uomo, negli animali, negli alimenti, nei mangimi e nell'ambiente degli alimenti o dei mangimi.
Articolo 9
Raccolta, monitoraggio e analisi di informazioni in modo continuo
La Commissione raccoglie, monitora e analizza in modo continuo le informazioni sulle minacce transfrontaliere dirette e indirette provenienti dalle fonti di informazione elencate nell'allegato II.
CAPO III
Coordinamento rafforzato a livello dell'Unione
Articolo 10
Situazioni che richiedono un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione
1. Nelle situazioni descritte al paragrafo 2 la Commissione rafforza il coordinamento a livello dell'Unione per la gestione di un incidente, sulla base delle informazioni di cui all'articolo 9 e in stretta collaborazione con i pertinenti organismi di valutazione del rischio dell'Unione.
2. È richiesto un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione a norma del paragrafo 1 nei seguenti casi:
a)
qualora
i)
sia stato individuato in due o più Stati membri un rischio diretto o indiretto per la salute pubblica, dovuto a un pericolo rilevato negli alimenti o nei mangimi, ed esista una correlazione epidemiologica (ad esempio casi nell'uomo e/o decessi in Stati membri differenti con prove analitiche o epidemiologiche attendibili di tale correlazione) e/o una correlazione sul piano della rintracciabilità (ad esempio distribuzione di alimenti o mangimi potenzialmente contaminati in Stati membri differenti);
o
ii)
il pericolo rilevato possa avere un grave impatto potenziale sul funzionamento del mercato interno nel settore degli alimenti o dei mangimi;
e
b)
in presenza di
i)
un impatto elevato sulla salute connesso al pericolo rilevato; o,
ii)
un disaccordo tra gli Stati membri sui provvedimenti da adottare; o,
iii)
difficoltà nell'individuare la fonte del rischio.
3. Le autorità competenti degli Stati membri e le istituzioni europee possono richiedere alla Commissione di rafforzare il coordinamento in funzione dei criteri di cui al paragrafo 2, lettere a) e b).
Articolo 11
Procedure pratiche per un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione
Il coordinamento, ad opera della Commissione, della gestione di un incidente da parte dei servizi pertinenti consiste nelle procedure di cui al capo V.
CAPO IV
Istituzione di un'unità di crisi
Articolo 12
Situazioni che richiedono l'istituzione di un'unità di crisi
1. Nelle situazioni descritte al paragrafo 2 la Commissione istituisce un'unità di crisi conformemente all'articolo 56 del regolamento (CE) n. 178/2002 («l'unità di crisi»).
2. È richiesta l'istituzione di un'unità di crisi nei seguenti casi:
a)
qualora sia stato individuato in due o più Stati membri un rischio diretto o indiretto per la salute pubblica che comporti una situazione particolarmente sensibile sul piano politico, della percezione o dell'immagine;
e
b)
in presenza di
i)
un grave rischio per la salute umana, in particolare qualora si sia verificato, o si possa prevedere, un numero elevato di decessi;
o,
ii)
un ripetersi di incidenti che comporti un grave rischio per la salute umana;
o,
iii)
sospetti o indicazioni di terrorismo biologico o chimico o di forte contaminazione radioattiva.
Articolo 13
Ruolo dell'unità di crisi
1. L'unità di crisi è incaricata di elaborare rapidamente una strategia di risposta ad una crisi e di garantirne il coordinamento e l'attuazione, anche per quanto riguarda gli aspetti relativi alla comunicazione. Una volta individuata la fonte di contaminazione, l'unità di crisi, se del caso con l'assistenza dell'EFSA e di altri esperti, coordina le indagini di rintracciabilità (a monte e a valle) e segue da vicino il ritiro ed il richiamo dei prodotti se gli alimenti o i mangimi interessati sono stati distribuiti in vari Stati membri.
2. Ciascuno Stato membro interessato è responsabile dell'esecuzione delle indagini di rintracciabilità, dei ritiri e dei richiami nel proprio territorio.
Articolo 14
Procedure pratiche dell'unità di crisi
1. Ai fini dell'esecuzione dei compiti indicati all'articolo 57 del regolamento (CE) n. 178/2002 e ulteriormente precisati agli articoli da 8 a 10 della presente decisione, si applicano di conseguenza le procedure di cui al capo V della presente decisione.
2. I membri dell'unità di crisi sono disponibili in permanenza durante la crisi.
Articolo 15
Composizione e funzionamento dell'unità di crisi
1. L'unità di crisi è composta dai membri della rete di coordinatori di crisi (o dai loro supplenti) della Commissione, dell'EFSA, perlomeno degli Stati membri direttamente interessati e, se necessario, da rappresentanti specializzati della Commissione, dell'EFSA, dell'ECDC e, se pertinente, di altre agenzie dell'Unione e degli Stati membri direttamente interessati. Fanno parte dell'unità di crisi anche specialisti della comunicazione appartenenti ad organismi pertinenti a livello nazionale e dell'Unione.
2. L'unità di crisi può anche considerare la possibilità di consultare altri esperti o tutta la rete di coordinatori di crisi, se necessario ai fini della gestione della crisi, e può richiedere l'assistenza, in permanenza o ad hoc, di esperti specifici.
3. Il coordinatore di crisi della Commissione (o il suo supplente) presiede l'unità di crisi e assicura il buon funzionamento dell'unità di crisi e la distribuzione dei compiti tra i membri, tenendo conto delle loro competenze. Non appena l'unità di crisi è stata istituita, il presidente invita i membri della rete di coordinatori di crisi a una prima riunione.
4. Il presidente assicura il coordinamento tra il lavoro dell'unità di crisi ed il processo decisionale. Egli è assistito da uno o più esperti tecnici appropriati provenienti dalle unità tecniche interessate della Commissione.
5. I coordinatori di crisi degli Stati membri interessati garantiscono la partecipazione, in termini di disponibilità, competenza e livello di responsabilità, alle riunioni e alle audioconferenze e videoconferenze dell'unità di crisi. L'EFSA, l'ECDC e il laboratorio di riferimento dell'Unione interessato forniscono, nell'ambito delle loro competenze, l'assistenza scientifica e tecnica eventualmente necessaria.
6. L'unità di crisi è incaricata di mantenere stretti contatti e scambi di informazioni con i portatori di interessi.
7. L'unità di crisi è incaricata di elaborare la strategia di comunicazione coordinata nei confronti del pubblico e in particolare di redigere in tempo reale messaggi basati su dati concreti.
8. La Commissione fornisce adeguati servizi di segreteria per organizzare le riunioni dell'unità di crisi (ad esempio redazione di verbali e altre necessità amministrative) e mette a disposizione dell'unità di crisi le risorse umane e materiali necessarie per il suo buon funzionamento (ad esempio sale per riunioni, mezzi di comunicazione ecc.). L'unità di crisi si avvale dei mezzi tecnici disponibili nel quadro delle reti di allarme esistenti per comunicare o diffondere informazioni, in particolare per trasmettere le richieste di informazioni e raccogliere tali informazioni.
Articolo 16
Risoluzione della crisi
Le procedure di cui agli articoli 14 e 15 restano in vigore finché la crisi non sia stata risolta.
Previa consultazione dell'unità di crisi, la Commissione decide se la crisi sia completamente risolta o possa essere declassata a incidente per il quale sia necessario solamente un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione. In caso di decisione in tal senso, tutti i membri dell'unità di crisi sono informati della risoluzione.
Oltre alle informazioni sui prodotti interessati e sulle misure adottate, trasmesse attraverso il sistema RASFF, la Commissione può chiedere agli Stati membri di fornire informazioni su nuovi casi rilevati nell'uomo al fine di valutare le tendenze e decidere in merito alla risoluzione della crisi.
Articolo 17
Valutazione post-crisi
La Commissione elabora una relazione, come minimo dopo ogni situazione che ha richiesto l'istituzione di un'unità di crisi, che comporta una valutazione post-incidente, compresa una consultazione dei soggetti coinvolti e di altri portatori di interessi.
Alla luce di tale valutazione è organizzata una riunione di tutti i coordinatori di crisi per determinare i possibili insegnamenti da trarre e, se del caso, evidenziare i miglioramenti necessari per quanto riguarda le procedure operative e gli strumenti utilizzati nella gestione della crisi.
CAPO V
Procedure di gestione degli incidenti
Articolo 18
Principali procedure pratiche
Il coordinamento, ad opera della Commissione, della gestione di un incidente da parte dei servizi pertinenti consiste, a seconda dei casi:
a)
nell'analizzare i dati trasmessi mediante il sistema di allarme rapido appropriato (RASFF e/o SARR) per individuare le situazioni di cui all'articolo 10 o all'articolo 12;
b)
in caso di situazioni di cui all'articolo 10 o all'articolo 12, nel determinare le lacune a livello di dati e nel richiedere agli Stati membri o ai portatori di interessi di trasmettere informazioni supplementari mediante il sistema di allarme rapido appropriato nonché nel rintracciare, a monte e a valle, il percorso degli alimenti e dei mangimi interessati;
c)
nell'organizzare videoconferenze o audioconferenze con gli Stati membri interessati, le agenzie dell'Unione (EFSA e, se del caso, ECDC e altri organismi di valutazione), i pertinenti laboratori di riferimento europei ed esperti, compresa la rete di coordinatori di crisi di cui all'articolo 5, con la partecipazione aggiuntiva, se necessario, di rappresentanti in materia di sicurezza alimentare e salute pubblica;
d)
nel coordinare con gli Stati membri e le agenzie dell'Unione una valutazione iniziale degli effetti sulla salute pubblica;
e)
nel coordinare le linee di comunicazione e gli interventi tra la Commissione, gli Stati membri e l'EFSA e, se pertinente, con altre agenzie dell'Unione, i partner commerciali e altri portatori di interessi;
f)
nell'inviare, se necessario, missioni di esperti in loco a sostegno delle indagini;
g)
nell'avvalersi, in funzione della situazione, di una parte o della totalità della rete di coordinatori di crisi per raccogliere e diffondere informazioni e coordinare le azioni pertinenti menzionate.
Articolo 19
Procedure pratiche supplementari
La Commissione, in collaborazione con l'EFSA e se del caso con l'ECDC, predispone inoltre una serie di procedure e strumenti supplementari per favorire una risoluzione dell'incidente il più rapida possibile e limitare i suoi effetti sulla salute pubblica. Tali procedure possono in particolare comprendere:
a)
una rapida caratterizzazione e individuazione delle fonti dei focolai tramite il mantenimento e l'uso di una banca dati sulla tipizzazione molecolare degli agenti patogeni riscontrati nell'uomo, negli animali, negli alimenti e nei mangimi;
b)
in caso di rischio biologico, valutazioni rapide dei focolai realizzate congiuntamente dall'EFSA e dall'ECDC secondo una procedura operativa standard concordata;
c)
un quadro per una rapida valutazione del rischio chimico da parte dell'EFSA;
d)
procedure per monitorare gli effetti degli interventi attuati.
CAPO VI
Comunicazione
Articolo 20
Trasparenza e comunicazione
Agli scambi di informazioni nel quadro del sistema RASFF si applicano le regole di riservatezza specifiche di cui all'articolo 52 del regolamento (CE) n. 178/2002. Ove sia individuato un rischio, la comunicazione è destinata principalmente a rispondere, in modo sia proattivo che reattivo, alle domande della stampa, del pubblico o dei partner commerciali in merito ai pericoli rilevati, al rischio presentato e alle misure adottate.
Articolo 21
Strategia di comunicazione durante tutti gli incidenti
1. Nel corso di un incidente la Commissione coordina, nel quadro della risposta, la comunicazione al pubblico di informazioni chiare, mirate ed efficaci relative alla valutazione e alla gestione del rischio, comprese le situazioni di incertezza. Le informazioni destinate al pubblico sono tempestive, fondate, attendibili e coerenti tra l'Unione e gli Stati membri. La Commissione, l'EFSA, l'ECDC e gli Stati membri coordinano la loro comunicazione in modo trasparente per evitare di trasmettere messaggi contrastanti e informazioni contraddittorie.
2. Nel quadro del coordinamento la Commissione, l'EFSA, l'ECDC - nei casi che rientrano nelle sue competenze specifiche - e gli Stati membri si informano reciprocamente in anticipo in merito agli annunci previsti di loro pertinenza e relativi al focolaio (ad esempio per audioconferenza). Gli Stati membri informano inoltre gli operatori del settore alimentare interessati non appena siano state raccolte prove attendibili sulla possibile fonte di un focolaio.
3. Gli Stati membri sono informati tramite i rispettivi coordinatori di crisi affinché sia garantita la coerenza della comunicazione del rischio. La Commissione mantiene informati il comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi e il comitato per la sicurezza sanitaria in merito alla gestione della crisi e alla sua strategia di comunicazione.
4. È fatto ricorso alla rete internazionale delle autorità preposte alla sicurezza alimentare dell'OMS (INFOSAN) quando il pericolo rilevato si ripercuote sugli scambi commerciali da o verso i paesi terzi, fatta salva la necessità di ulteriori scambi bilaterali di informazioni con i partner commerciali e con le autorità competenti dei paesi terzi.
5. La Commissione e gli Stati membri forniscono informazioni supplementari alle pertinenti organizzazioni internazionali come l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l'Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), a seconda dei casi.
6. I compiti dettagliati relativi alla comunicazione di crisi nel quadro della rete di coordinatori di crisi sono definiti nell'allegato I.
Articolo 22
Strategia specifica di comunicazione dell'unità di crisi
1. Nelle situazioni che richiedono l'istituzione di un'unità di crisi, l'unità di crisi provvede al coordinamento delle comunicazioni e mette a punto immediatamente una strategia specifica di comunicazione al fine di mantenere il pubblico informato sui rischi e sulle misure adottate. La Commissione elabora un modello standard per tale strategia. La strategia di comunicazione definisce i messaggi chiave per i principali gruppi destinatari e i principali mezzi di comunicazione per diffonderli.
2. La strategia di comunicazione, avvalendosi delle procedure pratiche di cui al capo V, mira ad informare il pubblico e gli operatori economici, compresi i partner commerciali nel settore alimentare, tramite i seguenti mezzi:
a)
messaggi coordinati e coerenti;
b)
una comunicazione efficace in merito ai rischi;
c)
la messa in evidenza delle indagini in corso e delle misure precauzionali adottate qualora la fonte sia incerta;
d)
la fornitura di prove attendibili (risultati di analisi, prove epidemiologiche ecc.), a sostegno delle posizioni e delle misure adottate;
e)
la fornitura di garanzie sulla sicurezza dei prodotti non coinvolti dalla crisi, anche grazie ad informazioni chiare sui tipi di prodotti interessati e su quelli che non lo sono;
f)
la diffusione di messaggi sulle misure adottate con successo e sui risultati ottenuti, sulla base di prove attendibili: ad esempio l'individuazione e il ritiro delle partite interessate a seguito di attività di indagine efficaci.
3. Gli Stati membri direttamente interessati dall'incidente e i membri dell'unità di crisi si adoperano per far sì che le loro azioni di comunicazione siano coerenti con la strategia di comunicazione adottata dall'unità di crisi.
4. La strategia di comunicazione comprende lo sviluppo di appropriati contatti con i paesi terzi interessati al fine di fornire loro informazioni chiare, precise e coerenti sull'andamento della gestione della crisi in questione.
CAPO VII
Disposizioni finali
Articolo 23
Piano pluriennale
La Commissione elabora un piano quinquennale per l'attuazione del piano generale, che deve essere successivamente aggiornato ogni cinque anni sulla base delle esigenze individuate.
Articolo 24
Abrogazione
La decisione 2004/478/CE della Commissione è abrogata.
Articolo 25
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Bruxelles, il 19 febbraio 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1.
(2) Decisione 2004/478/CE della Commissione, del 29 aprile 2004, relativa all'adozione di un piano generale di gestione delle crisi nel settore degli alimenti e dei mangimi (GU L 160 del 30.4.2004, pag. 98).
(3) Documento di lavoro dei servizi della Commissione The REFIT evaluation of the General Food Law [Regulation (EC) No 178/2002] (Valutazione REFIT della legislazione alimentare generale [regolamento (CE) n. 178/2002]), SWD(2018)37 del 15.1.2018.
(4) https://ec.europa.eu/energy/en/group-experts
(5) Decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e che abroga la decisione n. 2119/98/CE (GU L 293 del 5.11.2013, pag. 1).
(6) Regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l'applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari, recante modifica dei regolamenti (CE) n. 999/2001, (CE) n. 396/2005, (CE) n. 1069/2009, (CE) n. 1107/2009, (UE) n. 1151/2012, (UE) n. 652/2014, (UE) 2016/429 e (UE) 2016/2031 del Parlamento europeo e del Consiglio, dei regolamenti (CE) n. 1/2005 e (CE) n. 1099/2009 del Consiglio e delle direttive 98/58/CE, 1999/74/CE, 2007/43/CE, 2008/119/CE e 2008/120/CE del Consiglio, e che abroga i regolamenti (CE) n. 854/2004 e (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 89/608/CEE, 89/662/CEE, 90/425/CEE, 91/496/CEE, 96/23/CE, 96/93/CE e 97/78/CE del Consiglio e la decisione 92/438/CEE del Consiglio (regolamento sui controlli ufficiali) (GU L 95 del 7.4.2017, pag. 1).
(7) https://ec.europa.eu/food/sites/food/files/safety/docs/rasff_fipronil-incident_conclusions_201709.pdf
(8) Direttiva 2003/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 novembre 2003, sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici, recante modifica della decisione 90/424/CEE del Consiglio e che abroga la direttiva 92/117/CEE del Consiglio (GU L 325 del 12.12.2003, pag. 31).
(9) https://ec.europa.eu/food/safety/btsf_en
ALLEGATO I
Compiti dei coordinatori di crisi a norma dell'articolo 5
Compiti generali
Il coordinatore di crisi di ciascuno Stato membro agisce come punto di contatto unico per garantire:
—
il coordinamento in caso di incidenti o crisi derivanti da alimenti o mangimi a livello nazionale;
—
un uso efficiente delle reti di allarme in caso di incidenti o situazioni di crisi;
—
la presentazione, su richiesta della Commissione, del piano nazionale di emergenza nel corso delle riunioni dei coordinatori di crisi;
—
la partecipazione alle audioconferenze organizzate dalla Commissione in caso di coordinamento rafforzato o situazioni di crisi e il relativo follow-up;
—
una volta superata una crisi, un feedback in sede di riunione su eventuali lacune e possibilità di miglioramento;
—
la creazione di legami solidi tra i coordinatori di crisi e di una relazione di fiducia tra i partner attraverso lo scambio di esperienze;
—
la partecipazione ad esercizi di simulazione a livello nazionale ed europeo, compresi quelli organizzati dall'EFSA e da altre istanze europee.
Compiti relativi alla comunicazione di crisi
I coordinatori di crisi, nell'ambito delle loro competenze, sono inoltre incaricati di coordinare a livello nazionale e dell'Unione la comunicazione di crisi (ad esempio misure adottate, raccomandazioni relative alla salute ecc.).
I compiti di comunicazione comprendono:
—
garantire a livello nazionale il rispetto dei principi di trasparenza e della strategia di comunicazione di cui al capo VI;
—
contribuire alla definizione di una strategia di comunicazione globale per la gestione degli incidenti o delle crisi derivanti da alimenti o mangimi;
—
fornire ai responsabili politici consulenze e orientamenti in materia di comunicazione di crisi, ad esempio sulle modalità per presentare al pubblico le misure sanitarie adottate;
—
elaborare messaggi chiave/linee da adottare (LTT) tra i partner in caso di incidente o crisi tramite le reti dedicate o audioconferenze;
—
diffondere i messaggi chiave sui social media o utilizzando altri strumenti (ad esempio su una pagina web specifica), tra cui la rete di esperti di comunicazione dell'EFSA, se necessario;
—
monitorare le reazioni dei media e dell'opinione pubblica (ad esempio sui social media) durante un incidente o una crisi e riferire in merito alla rete;
—
coordinare gli strumenti di comunicazione basati sulla domanda (ad esempio FAQ, linee di assistenza telefonica ecc.);
—
garantire la coerenza con le valutazioni del rischio effettuate dall'EFSA e dall'ECDC, comprese le valutazioni rapide dei focolai realizzate congiuntamente, e con le attività di comunicazione correlate;
—
durante una situazione di crisi essere consultati sui comunicati dell'EFSA o dell'ECDC, prima della loro diffusione, relativi alla comunicazione scientifica del rischio.
ALLEGATO II
Fonti per la raccolta di informazioni sugli incidenti di cui all'articolo 9
La Commissione monitora e raccoglie in modo continuo informazioni dalle seguenti fonti:
(1)
il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi (RASFF) di cui all'articolo 50 del regolamento (CE) n. 178/2002;
(2)
se pertinente, il sistema di allarme rapido e di reazione (SARR) di cui all'articolo 8 della decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1);
(3)
l'EFSA, comprese le sue reti scientifiche (2);
(4)
l'ECDC, compreso il sistema di ricerca delle informazioni sulle epidemie (EPIS) (3), una piattaforma di comunicazione che consente ad esperti designati nel campo della sicurezza alimentare e della salute pubblica di scambiare informazioni tecniche per valutare se le minacce per la salute pubblica attuali ed emergenti possano avere un impatto in Europa;
(5)
la raccolta congiunta EFSA/ECDC sui dati relativi alla tipizzazione molecolare;
(6)
la relazione annuale di sintesi dell'Unione, redatta dall'EFSA e dall'ECDC, su tendenze e fonti di zoonosi, agenti zoonotici e focolai di tossinfezione alimentare (4);
(7)
il comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (comitato PAFF) (5);
(8)
la rete europea dei laboratori di riferimento nazionali ed europei (6);
(9)
il comitato per la sicurezza sanitaria (CSS) (7):
(10)
il sistema per il trattamento delle informazioni per i controlli ufficiali (IMSOC), un sistema informatico che integra e, se necessario, aggiorna tutti i pertinenti sistemi informatici esistenti gestiti dalla Commissione, previsto agli articoli da 131 a 136 del regolamento (UE) 2017/625;
(11)
il sistema comunitario per uno scambio rapido di informazioni in caso di emergenza radiologica (ECURIE);
(12)
contatti diretti con altre agenzie dell'Unione oltre all'EFSA (ECDC, ECHA ed EMA), gli Stati membri e portatori di interessi del settore privato;
organizzazioni internazionali pertinenti, come l'Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE), l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) e l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), in particolare attraverso la rete internazionale delle autorità preposte alla sicurezza alimentare dell'OMS (INFOSAN) (8) e nell'ambito del regolamento sanitario internazionale (RSI) (9) e dell'Iniziativa per la sicurezza sanitaria globale (10).
(1) Decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e che abroga la decisione n. 2119/98/CE (GU L 293 del 5.11.2013, pag. 1).
(2) http://efsa.europa.eu/en/science/wgs-and-networks
(3) https://ecdc.europa.eu/en/publications-data/epidemic-intelligence-information-system-epis
(4) Ultima versione: http://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/4634
(5) https://ec.europa.eu/food/committees/paff_en
(6) https://ec.europa.eu/food/safety/official_controls/legislation/ref-labs_en
(7) https://ec.europa.eu/health/preparedness_response/risk_management/hsc_it
(8) http://www.who.int/foodsafety/areas_work/infosan/en/
(9) http://www.who.int/topics/international_health_regulations/en/
(10) http://www.ghsi.ca/english/index.asp
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE DI ESECUZIONE (UE) 2019/300 DELLA COMMISSIONE
del 19 febbraio 2019
che istituisce un piano generale per la gestione delle crisi riguardanti la sicurezza degli alimenti e dei mangimi
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
visto il regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (1), in particolare l'articolo 55,
considerando quanto segue:
(1)
L'articolo 55 del regolamento (CE) n. 178/2002 dispone che la Commissione elabori, in stretta collaborazione con l'Autorità europea per la sicurezza alimentare («EFSA») e gli Stati membri, un piano generale per la gestione delle crisi riguardanti la sicurezza degli alimenti e dei mangimi («il piano generale»). La decisione 2004/478/CE della Commissione (2) ha definito di conseguenza il piano generale.
(2)
Dall'adozione della decisione 2004/478/CE della Commissione vari incidenti derivanti da alimenti e mangimi hanno permesso di acquisire ulteriore esperienza nel coordinamento della gestione delle crisi a livello dell'Unione.
(3)
L'esperienza acquisita nel corso degli anni, come analizzata nella valutazione REFIT del regolamento (CE) n. 178/2002 (vaglio di adeguatezza della legislazione alimentare generale) (3), ha dimostrato che occorre riesaminare la gestione delle crisi nel settore degli alimenti e dei mangimi a livello nazionale e dell'Unione. I risultati hanno evidenziato la necessità di dedicare una maggiore attenzione alla preparazione alle crisi, oltre che alla loro gestione, per evitare o ridurre al minimo gli effetti sulla salute pubblica di una crisi nel settore degli alimenti o dei mangimi. In questo modo sarebbe possibile ridurre in misura sostanziale l'impatto economico (come le restrizioni commerciali) di una crisi nel settore degli alimenti o dei mangimi e contribuire così al conseguimento degli obiettivi della Commissione in materia di occupazione, crescita e investimenti. Occorre inoltre che la Commissione svolga un ruolo più incisivo in termini di comunicazione e coordinamento generale degli Stati membri in questo ambito. Il vaglio di adeguatezza della legislazione alimentare generale contiene una serie di raccomandazioni per migliorare l'efficienza del piano generale.
(4)
L'EFSA formula i pareri che costituiscono la base scientifica per l'adozione di misure dell'Unione e ha il compito di prestare assistenza scientifica e tecnica nelle procedure di gestione delle crisi nel settore degli alimenti e dei mangimi. Il ruolo dell'EFSA nel piano generale dovrebbe essere perfezionato e rafforzato alla luce dell'esperienza acquisita.
(5)
Pur rispettando le competenze di ciascuna agenzia, l'EFSA dovrebbe coordinarsi con altre pertinenti agenzie scientifiche dell'Unione, come il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), l'Agenzia europea per i medicinali (EMA) e il gruppo di esperti designati dal comitato scientifico e tecnico di cui all'articolo 31 del trattato Euratom (4), in caso siano necessari contributi o interventi nell'ambito delle rispettive competenze. Il piano generale deve inoltre garantire il coordinamento con i sistemi dell'ECDC di preparazione e risposta alle crisi per i casi riguardanti l'uomo in modo che le autorità sanitarie e i portatori di interessi siano informati in merito a una possibile crisi derivante dagli alimenti o dai mangimi potenzialmente in grado di incidere sulla salute umana.
(6)
La decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (5) stabilisce norme in materia di sorveglianza epidemiologica, monitoraggio, allarme rapido e lotta contro le gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, comprese la pianificazione della preparazione e della risposta in relazione a tali attività, per le minacce di origine biologica, chimica, ambientale e ignota, e l'istituzione di un «sistema di allarme rapido e di reazione» (SARR). Dati i potenziali collegamenti con la preparazione alle crisi e la loro gestione nel quadro della filiera alimentare, il piano generale dovrebbe tenere conto anche delle disposizioni pertinenti contenute nella decisione n. 1082/2013/UE.
(7)
Il piano generale dell'Unione dovrebbe essere sottoposto a revisione affinché siano inserite procedure intese ad agevolare il coordinamento con i piani nazionali di emergenza per gli alimenti e i mangimi da elaborare conformemente all'articolo 115 del regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento europeo e del Consiglio (6) relativo ai controlli ufficiali.
(8)
Obiettivo principale della presente decisione è tutelare la salute pubblica nell'Unione. Il piano generale dovrebbe pertanto essere limitato alle situazioni che comportano rischi diretti o indiretti per la salute pubblica a norma dell'articolo 55 del regolamento (CE) n. 178/2002. I rischi per la salute pubblica possono essere di natura biologica, chimica e fisica e comprendono i pericoli connessi alla radioattività e agli allergeni. L'impostazione, i principi e le procedure pratiche del piano generale potrebbero però anche essere considerati come orientamenti per la gestione di altri incidenti di origine alimentare che non comportano i suddetti rischi per la salute pubblica.
(9)
Nel 2017 la Commissione ha realizzato un audit interno sulla preparazione alle crisi riguardanti la sicurezza alimentare presso la DG SANTE, da cui sono emerse alcune carenze dell'attuale piano generale che occorre affrontare.
(10)
Varie conclusioni sono state formulate in occasione della conferenza ministeriale del 26 settembre 2017 sul seguito dell'incidente del fipronil (7). Benché riguardanti questo incidente specifico e la relativa frode, alcune di queste conclusioni risultano pertinenti per la gestione delle crisi nel settore degli alimenti e dei mangimi in generale, tra cui l'istituzione di un punto di contatto unico in ciascuno Stato membro che garantisca il coordinamento della gestione di tali crisi per ogni organizzazione amministrativa nazionale.
(11)
La decisione 2004/478/CE dovrebbe pertanto essere abrogata e sostituita da una nuova decisione che istituisca un piano generale aggiornato per tenere conto dell'esperienza acquisita successivamente all'adozione della decisione 2004/478/CE della Commissione e per adeguarsi ai nuovi sviluppi.
(12)
La presente decisione dovrebbe definire un approccio graduale ai tipi di situazioni da trattare come crisi, anche per quanto riguarda i relativi criteri. Non tutte le situazioni che possono rientrare nell'ambito di applicazione dell'articolo 55 richiederebbero necessariamente l'istituzione di un'unità di crisi a norma dell'articolo 56 del regolamento (CE) n. 178/2002, ma possono comunque beneficiare di un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione. Tali criteri dovrebbero comprendere la gravità e la portata dell'incidente in termini di effetti sulla salute pubblica, la percezione da parte dei consumatori e la sensibilità politica al riguardo, in particolare quando la fonte è ancora incerta, l'eventuale carattere intenzionale dell'incidente (ad esempio bioterrorismo o effetto collaterale di una frode) e la volontà di creare una crisi (ad esempio bioterrorismo) come pure il ripetersi di incidenti già avvenuti in precedenza per la possibile mancanza di interventi sufficienti.
(13)
È necessario un coordinamento tra le diverse autorità a livello nazionale e dell'Unione, tra i sistemi di allarme e informazione e i laboratori per condividere le informazioni e adottare le misure atte a gestire una crisi. A tale riguardo un collegamento tra il sistema di allarme rapido e di reazione e altri sistemi di allarme e informazione a livello dell'Unione, come il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi, consentirebbe di rafforzare l'approccio «One Health», ad esempio coordinando le attività delle autorità per la sicurezza alimentare e delle autorità sanitarie pubbliche in merito allo stesso incidente dando alle autorità per la sicurezza alimentare l'accesso alle informazioni sui casi constatati nell'uomo comunicate dalle autorità pubbliche.
(14)
Per gestire in maniera efficace le crisi nella filiera degli alimenti e dei mangimi è necessario che, già prima del verificarsi di un incidente, siano predisposte procedure pratiche di preparazione per un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione.
(15)
Le procedure pratiche da seguire per le situazioni di cui all'articolo 55 del regolamento (CE) n. 178/2002 dovrebbero essere definite chiaramente per garantire una risposta rapida e agevole a tali situazioni. Per le stesse ragioni è opportuno definire il ruolo, la composizione e il funzionamento pratico dell'unità di crisi.
(16)
Una comunicazione al pubblico e ai partner commerciali che avvenga in tempo reale e si basi su dati concreti è essenziale per contribuire a tutelare la salute pubblica, evitando un'ulteriore diffusione dei rischi, e a ripristinare la fiducia nella sicurezza degli alimenti o dei mangimi non interessati da un incidente. L'elaborazione di principi di trasparenza e di una strategia di comunicazione sono pertanto elementi fondamentali nella gestione delle crisi.
(17)
Il presente piano generale è stato oggetto di consultazioni con l'EFSA ed è stato discusso con gli Stati membri in sede di comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
CAPO I
Disposizioni generali
Articolo 1
Oggetto
1. La presente decisione istituisce il piano generale per la gestione delle crisi riguardanti la sicurezza degli alimenti e dei mangimi conformemente all'articolo 55 del regolamento (CE) n. 178/2002.
2. Il piano copre i due seguenti tipi di situazioni:
a)
situazioni che richiedono un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione; e
b)
situazioni che richiedono l'istituzione di un'unità di crisi che riunisca la Commissione, gli Stati membri interessati e le pertinenti agenzie dell'Unione.
3. Il piano definisce inoltre le procedure pratiche necessarie per una preparazione rafforzata e per la gestione degli incidenti a livello dell'Unione, compresa una strategia di comunicazione conforme al principio di trasparenza.
Articolo 2
Ambito di applicazione
Il piano generale si applica a situazioni che comportano rischi diretti o indiretti per la salute pubblica derivanti da alimenti e mangimi, in particolare in relazione a qualsiasi pericolo di natura biologica, chimica e fisica negli alimenti e nei mangimi, rischi che verosimilmente le disposizioni in vigore non sono in grado di prevenire, eliminare o ridurre a un livello accettabile o che non possono essere gestiti in maniera adeguata mediante la sola applicazione di misure urgenti conformemente all'articolo 53 o all'articolo 54 del regolamento (CE) n. 178/2002.
Articolo 3
Obiettivi
Obiettivo della presente decisione è ridurre al minimo la portata e l'impatto degli incidenti derivanti da alimenti o mangimi sulla salute pubblica, garantendo una preparazione rafforzata e una gestione efficace.
Articolo 4
Definizioni
Ai fini della presente decisione si applicano le seguenti definizioni:
1. «incidente»: l'individuazione di un pericolo biologico, chimico o fisico negli alimenti, nei mangimi o nell'uomo che potrebbe comportare, o indicare, un possibile rischio per la salute pubblica in caso di esposizione allo stesso pericolo di più di una persona, o una situazione in cui il numero di casi nell'uomo o di rilevamenti di un pericolo sia superiore al numero prevedibile e in cui l'origine dei casi abbia una correlazione, o una correlazione probabile, con gli stessi alimenti o mangimi;
2. «focolaio di tossinfezione alimentare»: un focolaio quale definito all'articolo 2, punto 2), lettera d), della direttiva 2003/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (8);
3. «coordinatore di crisi»: una persona e il suo supplente, presso le istanze europee e le autorità competenti degli Stati membri, che agisce come punto di contatto unico per assicurare uno scambio di informazioni efficace tra tutte le parti coinvolte nel coordinamento del piano generale nonché l'efficienza del processo decisionale e degli interventi attuati, nell'ambito di competenza della propria organizzazione.
CAPO II
Strutture e procedure di preparazione
Articolo 5
Coordinatori di crisi
Ciascuno Stato membro, l'EFSA e la Commissione designano un coordinatore di crisi ed il suo supplente per lo svolgimento dei compiti di cui all'allegato I. La Commissione mantiene aggiornati i nomi e i dati di contatto dei «coordinatori di crisi» designati e dei relativi supplenti. I coordinatori di crisi tengono riunioni regolari, organizzate dalla Commissione almeno una volta all'anno, allo scopo di presentare iniziative a livello dell'Unione, condividere i piani nazionali di emergenza nonché assicurare il follow-up e valutare la gestione delle crisi recenti conformemente all'articolo 22.
Articolo 6
Sistemi di allarme e di informazione
La Commissione stabilisce un collegamento tra il sistema di allarme rapido e di reazione (SARR) e altri sistemi di allarme e di informazione a livello dell'Unione, tra cui il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi (RASFF). La trasmissione dei dati mediante le reti di allarme è oggetto di ulteriore armonizzazione.
Articolo 7
Laboratori
La Commissione e gli Stati membri provvedono al mantenimento di una rete di laboratori di riferimento nazionali ed europei, come pure di altri laboratori ufficiali, conformemente al regolamento (UE) 2017/625, pronti a fornire rapidamente, se necessario, un sostegno analitico di elevata qualità in relazione ai pericoli più significativi derivanti da alimenti e mangimi.
Articolo 8
Formazione, esercizi e strumenti all'avanguardia
La Commissione offre moduli avanzati di formazione sulla preparazione alle crisi di origine alimentare, sulle indagini relative ai focolai di tossinfezione alimentare e su altri aspetti di gestione degli incidenti nell'ambito del programma della Commissione «Migliorare la formazione per rendere più sicuri gli alimenti» (Better Training for Safer Food - BTSF) (9), incoraggiando un approccio di tipo «One Health».
La Commissione organizza periodicamente con gli Stati membri esercizi di simulazione di incidenti legati agli alimenti e ai mangimi, che considerano anche gli aspetti relativi alla comunicazione e sono incentrati sulla preparazione agli incidenti e sulla loro gestione. Ad essi partecipano le agenzie dell'Unione pertinenti, mentre la Commissione partecipa ad esercizi analoghi organizzati dalle agenzie nell'ambito delle loro competenze. Il verificarsi di un grave incidente reale può sostituire tale esercizio di simulazione. Dopo ogni esercizio la Commissione presenta conclusioni specifiche nel corso della successiva riunione dei coordinatori di crisi di cui all'articolo 5.
La Commissione fornisce un follow-up sull'adeguatezza della preparazione negli Stati membri assicurando che essi dispongano di piani nazionali di emergenza per gli alimenti e i mangimi e verificando tali piani.
La Commissione promuove l'uso di strumenti all'avanguardia a livello dell'Unione, come gli strumenti per la rintracciabilità, le analisi di tipizzazione molecolare (compreso il sequenziamento dell'intero genoma - WGS) e la condivisione dei risultati nella banca dati EFSA-ECDC sulla tipizzazione molecolare degli agenti patogeni riscontrati nell'uomo, negli animali, negli alimenti, nei mangimi e nell'ambiente degli alimenti o dei mangimi.
Articolo 9
Raccolta, monitoraggio e analisi di informazioni in modo continuo
La Commissione raccoglie, monitora e analizza in modo continuo le informazioni sulle minacce transfrontaliere dirette e indirette provenienti dalle fonti di informazione elencate nell'allegato II.
CAPO III
Coordinamento rafforzato a livello dell'Unione
Articolo 10
Situazioni che richiedono un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione
1. Nelle situazioni descritte al paragrafo 2 la Commissione rafforza il coordinamento a livello dell'Unione per la gestione di un incidente, sulla base delle informazioni di cui all'articolo 9 e in stretta collaborazione con i pertinenti organismi di valutazione del rischio dell'Unione.
2. È richiesto un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione a norma del paragrafo 1 nei seguenti casi:
a)
qualora
i)
sia stato individuato in due o più Stati membri un rischio diretto o indiretto per la salute pubblica, dovuto a un pericolo rilevato negli alimenti o nei mangimi, ed esista una correlazione epidemiologica (ad esempio casi nell'uomo e/o decessi in Stati membri differenti con prove analitiche o epidemiologiche attendibili di tale correlazione) e/o una correlazione sul piano della rintracciabilità (ad esempio distribuzione di alimenti o mangimi potenzialmente contaminati in Stati membri differenti);
o
ii)
il pericolo rilevato possa avere un grave impatto potenziale sul funzionamento del mercato interno nel settore degli alimenti o dei mangimi;
e
b)
in presenza di
i)
un impatto elevato sulla salute connesso al pericolo rilevato; o,
ii)
un disaccordo tra gli Stati membri sui provvedimenti da adottare; o,
iii)
difficoltà nell'individuare la fonte del rischio.
3. Le autorità competenti degli Stati membri e le istituzioni europee possono richiedere alla Commissione di rafforzare il coordinamento in funzione dei criteri di cui al paragrafo 2, lettere a) e b).
Articolo 11
Procedure pratiche per un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione
Il coordinamento, ad opera della Commissione, della gestione di un incidente da parte dei servizi pertinenti consiste nelle procedure di cui al capo V.
CAPO IV
Istituzione di un'unità di crisi
Articolo 12
Situazioni che richiedono l'istituzione di un'unità di crisi
1. Nelle situazioni descritte al paragrafo 2 la Commissione istituisce un'unità di crisi conformemente all'articolo 56 del regolamento (CE) n. 178/2002 («l'unità di crisi»).
2. È richiesta l'istituzione di un'unità di crisi nei seguenti casi:
a)
qualora sia stato individuato in due o più Stati membri un rischio diretto o indiretto per la salute pubblica che comporti una situazione particolarmente sensibile sul piano politico, della percezione o dell'immagine;
e
b)
in presenza di
i)
un grave rischio per la salute umana, in particolare qualora si sia verificato, o si possa prevedere, un numero elevato di decessi;
o,
ii)
un ripetersi di incidenti che comporti un grave rischio per la salute umana;
o,
iii)
sospetti o indicazioni di terrorismo biologico o chimico o di forte contaminazione radioattiva.
Articolo 13
Ruolo dell'unità di crisi
1. L'unità di crisi è incaricata di elaborare rapidamente una strategia di risposta ad una crisi e di garantirne il coordinamento e l'attuazione, anche per quanto riguarda gli aspetti relativi alla comunicazione. Una volta individuata la fonte di contaminazione, l'unità di crisi, se del caso con l'assistenza dell'EFSA e di altri esperti, coordina le indagini di rintracciabilità (a monte e a valle) e segue da vicino il ritiro ed il richiamo dei prodotti se gli alimenti o i mangimi interessati sono stati distribuiti in vari Stati membri.
2. Ciascuno Stato membro interessato è responsabile dell'esecuzione delle indagini di rintracciabilità, dei ritiri e dei richiami nel proprio territorio.
Articolo 14
Procedure pratiche dell'unità di crisi
1. Ai fini dell'esecuzione dei compiti indicati all'articolo 57 del regolamento (CE) n. 178/2002 e ulteriormente precisati agli articoli da 8 a 10 della presente decisione, si applicano di conseguenza le procedure di cui al capo V della presente decisione.
2. I membri dell'unità di crisi sono disponibili in permanenza durante la crisi.
Articolo 15
Composizione e funzionamento dell'unità di crisi
1. L'unità di crisi è composta dai membri della rete di coordinatori di crisi (o dai loro supplenti) della Commissione, dell'EFSA, perlomeno degli Stati membri direttamente interessati e, se necessario, da rappresentanti specializzati della Commissione, dell'EFSA, dell'ECDC e, se pertinente, di altre agenzie dell'Unione e degli Stati membri direttamente interessati. Fanno parte dell'unità di crisi anche specialisti della comunicazione appartenenti ad organismi pertinenti a livello nazionale e dell'Unione.
2. L'unità di crisi può anche considerare la possibilità di consultare altri esperti o tutta la rete di coordinatori di crisi, se necessario ai fini della gestione della crisi, e può richiedere l'assistenza, in permanenza o ad hoc, di esperti specifici.
3. Il coordinatore di crisi della Commissione (o il suo supplente) presiede l'unità di crisi e assicura il buon funzionamento dell'unità di crisi e la distribuzione dei compiti tra i membri, tenendo conto delle loro competenze. Non appena l'unità di crisi è stata istituita, il presidente invita i membri della rete di coordinatori di crisi a una prima riunione.
4. Il presidente assicura il coordinamento tra il lavoro dell'unità di crisi ed il processo decisionale. Egli è assistito da uno o più esperti tecnici appropriati provenienti dalle unità tecniche interessate della Commissione.
5. I coordinatori di crisi degli Stati membri interessati garantiscono la partecipazione, in termini di disponibilità, competenza e livello di responsabilità, alle riunioni e alle audioconferenze e videoconferenze dell'unità di crisi. L'EFSA, l'ECDC e il laboratorio di riferimento dell'Unione interessato forniscono, nell'ambito delle loro competenze, l'assistenza scientifica e tecnica eventualmente necessaria.
6. L'unità di crisi è incaricata di mantenere stretti contatti e scambi di informazioni con i portatori di interessi.
7. L'unità di crisi è incaricata di elaborare la strategia di comunicazione coordinata nei confronti del pubblico e in particolare di redigere in tempo reale messaggi basati su dati concreti.
8. La Commissione fornisce adeguati servizi di segreteria per organizzare le riunioni dell'unità di crisi (ad esempio redazione di verbali e altre necessità amministrative) e mette a disposizione dell'unità di crisi le risorse umane e materiali necessarie per il suo buon funzionamento (ad esempio sale per riunioni, mezzi di comunicazione ecc.). L'unità di crisi si avvale dei mezzi tecnici disponibili nel quadro delle reti di allarme esistenti per comunicare o diffondere informazioni, in particolare per trasmettere le richieste di informazioni e raccogliere tali informazioni.
Articolo 16
Risoluzione della crisi
Le procedure di cui agli articoli 14 e 15 restano in vigore finché la crisi non sia stata risolta.
Previa consultazione dell'unità di crisi, la Commissione decide se la crisi sia completamente risolta o possa essere declassata a incidente per il quale sia necessario solamente un coordinamento rafforzato a livello dell'Unione. In caso di decisione in tal senso, tutti i membri dell'unità di crisi sono informati della risoluzione.
Oltre alle informazioni sui prodotti interessati e sulle misure adottate, trasmesse attraverso il sistema RASFF, la Commissione può chiedere agli Stati membri di fornire informazioni su nuovi casi rilevati nell'uomo al fine di valutare le tendenze e decidere in merito alla risoluzione della crisi.
Articolo 17
Valutazione post-crisi
La Commissione elabora una relazione, come minimo dopo ogni situazione che ha richiesto l'istituzione di un'unità di crisi, che comporta una valutazione post-incidente, compresa una consultazione dei soggetti coinvolti e di altri portatori di interessi.
Alla luce di tale valutazione è organizzata una riunione di tutti i coordinatori di crisi per determinare i possibili insegnamenti da trarre e, se del caso, evidenziare i miglioramenti necessari per quanto riguarda le procedure operative e gli strumenti utilizzati nella gestione della crisi.
CAPO V
Procedure di gestione degli incidenti
Articolo 18
Principali procedure pratiche
Il coordinamento, ad opera della Commissione, della gestione di un incidente da parte dei servizi pertinenti consiste, a seconda dei casi:
a)
nell'analizzare i dati trasmessi mediante il sistema di allarme rapido appropriato (RASFF e/o SARR) per individuare le situazioni di cui all'articolo 10 o all'articolo 12;
b)
in caso di situazioni di cui all'articolo 10 o all'articolo 12, nel determinare le lacune a livello di dati e nel richiedere agli Stati membri o ai portatori di interessi di trasmettere informazioni supplementari mediante il sistema di allarme rapido appropriato nonché nel rintracciare, a monte e a valle, il percorso degli alimenti e dei mangimi interessati;
c)
nell'organizzare videoconferenze o audioconferenze con gli Stati membri interessati, le agenzie dell'Unione (EFSA e, se del caso, ECDC e altri organismi di valutazione), i pertinenti laboratori di riferimento europei ed esperti, compresa la rete di coordinatori di crisi di cui all'articolo 5, con la partecipazione aggiuntiva, se necessario, di rappresentanti in materia di sicurezza alimentare e salute pubblica;
d)
nel coordinare con gli Stati membri e le agenzie dell'Unione una valutazione iniziale degli effetti sulla salute pubblica;
e)
nel coordinare le linee di comunicazione e gli interventi tra la Commissione, gli Stati membri e l'EFSA e, se pertinente, con altre agenzie dell'Unione, i partner commerciali e altri portatori di interessi;
f)
nell'inviare, se necessario, missioni di esperti in loco a sostegno delle indagini;
g)
nell'avvalersi, in funzione della situazione, di una parte o della totalità della rete di coordinatori di crisi per raccogliere e diffondere informazioni e coordinare le azioni pertinenti menzionate.
Articolo 19
Procedure pratiche supplementari
La Commissione, in collaborazione con l'EFSA e se del caso con l'ECDC, predispone inoltre una serie di procedure e strumenti supplementari per favorire una risoluzione dell'incidente il più rapida possibile e limitare i suoi effetti sulla salute pubblica. Tali procedure possono in particolare comprendere:
a)
una rapida caratterizzazione e individuazione delle fonti dei focolai tramite il mantenimento e l'uso di una banca dati sulla tipizzazione molecolare degli agenti patogeni riscontrati nell'uomo, negli animali, negli alimenti e nei mangimi;
b)
in caso di rischio biologico, valutazioni rapide dei focolai realizzate congiuntamente dall'EFSA e dall'ECDC secondo una procedura operativa standard concordata;
c)
un quadro per una rapida valutazione del rischio chimico da parte dell'EFSA;
d)
procedure per monitorare gli effetti degli interventi attuati.
CAPO VI
Comunicazione
Articolo 20
Trasparenza e comunicazione
Agli scambi di informazioni nel quadro del sistema RASFF si applicano le regole di riservatezza specifiche di cui all'articolo 52 del regolamento (CE) n. 178/2002. Ove sia individuato un rischio, la comunicazione è destinata principalmente a rispondere, in modo sia proattivo che reattivo, alle domande della stampa, del pubblico o dei partner commerciali in merito ai pericoli rilevati, al rischio presentato e alle misure adottate.
Articolo 21
Strategia di comunicazione durante tutti gli incidenti
1. Nel corso di un incidente la Commissione coordina, nel quadro della risposta, la comunicazione al pubblico di informazioni chiare, mirate ed efficaci relative alla valutazione e alla gestione del rischio, comprese le situazioni di incertezza. Le informazioni destinate al pubblico sono tempestive, fondate, attendibili e coerenti tra l'Unione e gli Stati membri. La Commissione, l'EFSA, l'ECDC e gli Stati membri coordinano la loro comunicazione in modo trasparente per evitare di trasmettere messaggi contrastanti e informazioni contraddittorie.
2. Nel quadro del coordinamento la Commissione, l'EFSA, l'ECDC - nei casi che rientrano nelle sue competenze specifiche - e gli Stati membri si informano reciprocamente in anticipo in merito agli annunci previsti di loro pertinenza e relativi al focolaio (ad esempio per audioconferenza). Gli Stati membri informano inoltre gli operatori del settore alimentare interessati non appena siano state raccolte prove attendibili sulla possibile fonte di un focolaio.
3. Gli Stati membri sono informati tramite i rispettivi coordinatori di crisi affinché sia garantita la coerenza della comunicazione del rischio. La Commissione mantiene informati il comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi e il comitato per la sicurezza sanitaria in merito alla gestione della crisi e alla sua strategia di comunicazione.
4. È fatto ricorso alla rete internazionale delle autorità preposte alla sicurezza alimentare dell'OMS (INFOSAN) quando il pericolo rilevato si ripercuote sugli scambi commerciali da o verso i paesi terzi, fatta salva la necessità di ulteriori scambi bilaterali di informazioni con i partner commerciali e con le autorità competenti dei paesi terzi.
5. La Commissione e gli Stati membri forniscono informazioni supplementari alle pertinenti organizzazioni internazionali come l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l'Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), a seconda dei casi.
6. I compiti dettagliati relativi alla comunicazione di crisi nel quadro della rete di coordinatori di crisi sono definiti nell'allegato I.
Articolo 22
Strategia specifica di comunicazione dell'unità di crisi
1. Nelle situazioni che richiedono l'istituzione di un'unità di crisi, l'unità di crisi provvede al coordinamento delle comunicazioni e mette a punto immediatamente una strategia specifica di comunicazione al fine di mantenere il pubblico informato sui rischi e sulle misure adottate. La Commissione elabora un modello standard per tale strategia. La strategia di comunicazione definisce i messaggi chiave per i principali gruppi destinatari e i principali mezzi di comunicazione per diffonderli.
2. La strategia di comunicazione, avvalendosi delle procedure pratiche di cui al capo V, mira ad informare il pubblico e gli operatori economici, compresi i partner commerciali nel settore alimentare, tramite i seguenti mezzi:
a)
messaggi coordinati e coerenti;
b)
una comunicazione efficace in merito ai rischi;
c)
la messa in evidenza delle indagini in corso e delle misure precauzionali adottate qualora la fonte sia incerta;
d)
la fornitura di prove attendibili (risultati di analisi, prove epidemiologiche ecc.), a sostegno delle posizioni e delle misure adottate;
e)
la fornitura di garanzie sulla sicurezza dei prodotti non coinvolti dalla crisi, anche grazie ad informazioni chiare sui tipi di prodotti interessati e su quelli che non lo sono;
f)
la diffusione di messaggi sulle misure adottate con successo e sui risultati ottenuti, sulla base di prove attendibili: ad esempio l'individuazione e il ritiro delle partite interessate a seguito di attività di indagine efficaci.
3. Gli Stati membri direttamente interessati dall'incidente e i membri dell'unità di crisi si adoperano per far sì che le loro azioni di comunicazione siano coerenti con la strategia di comunicazione adottata dall'unità di crisi.
4. La strategia di comunicazione comprende lo sviluppo di appropriati contatti con i paesi terzi interessati al fine di fornire loro informazioni chiare, precise e coerenti sull'andamento della gestione della crisi in questione.
CAPO VII
Disposizioni finali
Articolo 23
Piano pluriennale
La Commissione elabora un piano quinquennale per l'attuazione del piano generale, che deve essere successivamente aggiornato ogni cinque anni sulla base delle esigenze individuate.
Articolo 24
Abrogazione
La decisione 2004/478/CE della Commissione è abrogata.
Articolo 25
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Bruxelles, il 19 febbraio 2019
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 31 dell'1.2.2002, pag. 1.
(2) Decisione 2004/478/CE della Commissione, del 29 aprile 2004, relativa all'adozione di un piano generale di gestione delle crisi nel settore degli alimenti e dei mangimi (GU L 160 del 30.4.2004, pag. 98).
(3) Documento di lavoro dei servizi della Commissione The REFIT evaluation of the General Food Law [Regulation (EC) No 178/2002] (Valutazione REFIT della legislazione alimentare generale [regolamento (CE) n. 178/2002]), SWD(2018)37 del 15.1.2018.
(4) https://ec.europa.eu/energy/en/group-experts
(5) Decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e che abroga la decisione n. 2119/98/CE (GU L 293 del 5.11.2013, pag. 1).
(6) Regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l'applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari, recante modifica dei regolamenti (CE) n. 999/2001, (CE) n. 396/2005, (CE) n. 1069/2009, (CE) n. 1107/2009, (UE) n. 1151/2012, (UE) n. 652/2014, (UE) 2016/429 e (UE) 2016/2031 del Parlamento europeo e del Consiglio, dei regolamenti (CE) n. 1/2005 e (CE) n. 1099/2009 del Consiglio e delle direttive 98/58/CE, 1999/74/CE, 2007/43/CE, 2008/119/CE e 2008/120/CE del Consiglio, e che abroga i regolamenti (CE) n. 854/2004 e (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 89/608/CEE, 89/662/CEE, 90/425/CEE, 91/496/CEE, 96/23/CE, 96/93/CE e 97/78/CE del Consiglio e la decisione 92/438/CEE del Consiglio (regolamento sui controlli ufficiali) (GU L 95 del 7.4.2017, pag. 1).
(7) https://ec.europa.eu/food/sites/food/files/safety/docs/rasff_fipronil-incident_conclusions_201709.pdf
(8) Direttiva 2003/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 novembre 2003, sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici, recante modifica della decisione 90/424/CEE del Consiglio e che abroga la direttiva 92/117/CEE del Consiglio (GU L 325 del 12.12.2003, pag. 31).
(9) https://ec.europa.eu/food/safety/btsf_en
ALLEGATO I
Compiti dei coordinatori di crisi a norma dell'articolo 5
Compiti generali
Il coordinatore di crisi di ciascuno Stato membro agisce come punto di contatto unico per garantire:
—
il coordinamento in caso di incidenti o crisi derivanti da alimenti o mangimi a livello nazionale;
—
un uso efficiente delle reti di allarme in caso di incidenti o situazioni di crisi;
—
la presentazione, su richiesta della Commissione, del piano nazionale di emergenza nel corso delle riunioni dei coordinatori di crisi;
—
la partecipazione alle audioconferenze organizzate dalla Commissione in caso di coordinamento rafforzato o situazioni di crisi e il relativo follow-up;
—
una volta superata una crisi, un feedback in sede di riunione su eventuali lacune e possibilità di miglioramento;
—
la creazione di legami solidi tra i coordinatori di crisi e di una relazione di fiducia tra i partner attraverso lo scambio di esperienze;
—
la partecipazione ad esercizi di simulazione a livello nazionale ed europeo, compresi quelli organizzati dall'EFSA e da altre istanze europee.
Compiti relativi alla comunicazione di crisi
I coordinatori di crisi, nell'ambito delle loro competenze, sono inoltre incaricati di coordinare a livello nazionale e dell'Unione la comunicazione di crisi (ad esempio misure adottate, raccomandazioni relative alla salute ecc.).
I compiti di comunicazione comprendono:
—
garantire a livello nazionale il rispetto dei principi di trasparenza e della strategia di comunicazione di cui al capo VI;
—
contribuire alla definizione di una strategia di comunicazione globale per la gestione degli incidenti o delle crisi derivanti da alimenti o mangimi;
—
fornire ai responsabili politici consulenze e orientamenti in materia di comunicazione di crisi, ad esempio sulle modalità per presentare al pubblico le misure sanitarie adottate;
—
elaborare messaggi chiave/linee da adottare (LTT) tra i partner in caso di incidente o crisi tramite le reti dedicate o audioconferenze;
—
diffondere i messaggi chiave sui social media o utilizzando altri strumenti (ad esempio su una pagina web specifica), tra cui la rete di esperti di comunicazione dell'EFSA, se necessario;
—
monitorare le reazioni dei media e dell'opinione pubblica (ad esempio sui social media) durante un incidente o una crisi e riferire in merito alla rete;
—
coordinare gli strumenti di comunicazione basati sulla domanda (ad esempio FAQ, linee di assistenza telefonica ecc.);
—
garantire la coerenza con le valutazioni del rischio effettuate dall'EFSA e dall'ECDC, comprese le valutazioni rapide dei focolai realizzate congiuntamente, e con le attività di comunicazione correlate;
—
durante una situazione di crisi essere consultati sui comunicati dell'EFSA o dell'ECDC, prima della loro diffusione, relativi alla comunicazione scientifica del rischio.
ALLEGATO II
Fonti per la raccolta di informazioni sugli incidenti di cui all'articolo 9
La Commissione monitora e raccoglie in modo continuo informazioni dalle seguenti fonti:
(1)
il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi (RASFF) di cui all'articolo 50 del regolamento (CE) n. 178/2002;
(2)
se pertinente, il sistema di allarme rapido e di reazione (SARR) di cui all'articolo 8 della decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1);
(3)
l'EFSA, comprese le sue reti scientifiche (2);
(4)
l'ECDC, compreso il sistema di ricerca delle informazioni sulle epidemie (EPIS) (3), una piattaforma di comunicazione che consente ad esperti designati nel campo della sicurezza alimentare e della salute pubblica di scambiare informazioni tecniche per valutare se le minacce per la salute pubblica attuali ed emergenti possano avere un impatto in Europa;
(5)
la raccolta congiunta EFSA/ECDC sui dati relativi alla tipizzazione molecolare;
(6)
la relazione annuale di sintesi dell'Unione, redatta dall'EFSA e dall'ECDC, su tendenze e fonti di zoonosi, agenti zoonotici e focolai di tossinfezione alimentare (4);
(7)
il comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (comitato PAFF) (5);
(8)
la rete europea dei laboratori di riferimento nazionali ed europei (6);
(9)
il comitato per la sicurezza sanitaria (CSS) (7):
(10)
il sistema per il trattamento delle informazioni per i controlli ufficiali (IMSOC), un sistema informatico che integra e, se necessario, aggiorna tutti i pertinenti sistemi informatici esistenti gestiti dalla Commissione, previsto agli articoli da 131 a 136 del regolamento (UE) 2017/625;
(11)
il sistema comunitario per uno scambio rapido di informazioni in caso di emergenza radiologica (ECURIE);
(12)
contatti diretti con altre agenzie dell'Unione oltre all'EFSA (ECDC, ECHA ed EMA), gli Stati membri e portatori di interessi del settore privato;
organizzazioni internazionali pertinenti, come l'Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE), l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) e l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), in particolare attraverso la rete internazionale delle autorità preposte alla sicurezza alimentare dell'OMS (INFOSAN) (8) e nell'ambito del regolamento sanitario internazionale (RSI) (9) e dell'Iniziativa per la sicurezza sanitaria globale (10).
(1) Decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e che abroga la decisione n. 2119/98/CE (GU L 293 del 5.11.2013, pag. 1).
(2) http://efsa.europa.eu/en/science/wgs-and-networks
(3) https://ecdc.europa.eu/en/publications-data/epidemic-intelligence-information-system-epis
(4) Ultima versione: http://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/4634
(5) https://ec.europa.eu/food/committees/paff_en
(6) https://ec.europa.eu/food/safety/official_controls/legislation/ref-labs_en
(7) https://ec.europa.eu/health/preparedness_response/risk_management/hsc_it
(8) http://www.who.int/foodsafety/areas_work/infosan/en/
(9) http://www.who.int/topics/international_health_regulations/en/
(10) http://www.ghsi.ca/english/index.asp
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Sicurezza degli alimenti e dei mangimi — Piano per la gestione delle crisi
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Questo atto di esecuzione punta a ridurre al minimo la portata e l’impatto degli incidenti derivanti da alimenti o mangimi sulla sulla salute pubblica. Stabilisce un piano per la gestione della crisi per garantire che l’UE sia pronta ad affrontare con efficacia un eventuale focolaio. Essa abroga la decisione 2004/478/CE.
PUNTI CHIAVE
Il piano per la gestione della crisi:entra in vigore se un incidente* richiede un più stretto contatto («coordinamento rafforzato») tra Stati membri o, se è più grave, si rende necessaria l’istituzione di una unità di crisi; definisce procedure pratiche, compresa una strategia di comunicazione, per preparare e gestire qualsiasi focolaio che richieda un intervento dell’UE; si applica a situazioni che comportano rischi diretti o indiretti per la salute pubblica derivanti da alimenti e mangimi che non possono essere prevenuti, eliminati o ridotti dalle disposizioni in vigore. Ciascuno Stato membro, l’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e la Commissione europea designano un coordinatore di crisi che agisce come punto di contatto unico. Il coordinatore di crisi:si riunisce regolarmente, almeno una volta all’anno; presenta iniziative a livello dell’Unione; condivide i piani nazionali di emergenza; ha precisi compiti generali e di comunicazione; cura il follow-up e valuta come viene gestita la crisi. Coordinamento rafforzato — il primo livello di risposta dell’UE — viene avviato quando si presenta:in due o più Stati membri un rischio diretto o indiretto per la salute pubblica dovuto ad alimenti o nei mangimi; o una seria possibilità che ci possa essere un impatto sul mercato dell’UE nel settore degli alimenti e dei mangimi; e in presenza diun impatto elevato sulla salute connesso al pericolo rilevato;un disaccordo tra gli Stati membri sui provvedimenti da adottare; o,difficoltà nell’individuare la fonte del rischio. In tali casi, la Commissione:organizza le riunioni periodiche dei coordinatori di crisi; collega il Sistema di allarme rapido e di reazione (istituito con la decisione 1082/2013/UE sulle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, compreso il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi; assicura, con i governi dei paesi dell’UE, il mantenimento di una rete di laboratori europei e nazionali che forniscono analisi rapide e di alta qualità; offre formazione, comprendente anche esercizi di simulazione, sulla preparazione alle crisi e indagini sui focolai di tossinfezione alimentare*; raccoglie, monitora e analizza i dati sulle minacce transfrontaliere dirette e indirette, provenienti da una serie di fonti di informazione europee e internazionali, tra le quali EFSA e l’Organizzazione mondiale della sanità; elabora un piano quinquennale per l’attuazione del piano generale, aggiornato ogni cinque anni. La Commissione può decidere di aumentare il livello di risposta dell’UE e istituire un’unità di crisi quando: due o più Stati membri identificano un rischio diretto o indiretto per la salute pubblica che comporti una situazione particolarmente sensibile sul piano politico; equalora si sia verificato, o si possa prevedere, un numero elevato di decessi; osi verifichi un ripetersi di incidenti che comporti un grave rischio per la salute umana; ovi siano sospetti o indicazioni di terrorismo biologico o chimico o di forte contaminazione radioattiva. L’unità di crisi:elabora, coordina e attua una strategia di risposta alla crisi, compreso un piano di comunicazione; con l’assistenza dell’EFSA e di altri esperti, coordina le indagini di rintracciabilità dei prodotti interessati e il relativo richiamo. è composta dai coordinatori di crisi nazionali, della Commissione e di EFSA e da rappresentanti di altre agenzie dell’Unione, se pertinente; continua a operare fino a quando la Commissione decide se la crisi sia completamente risolta o possa essere declassata al livello del coordinamento rafforzato. Tutti i coordinatori di crisi, sulla base del rapporto di follow-della Commissione, si riuniscono per determinare i possibili insegnamenti da trarre e, se del caso, evidenziare i miglioramenti necessari
La strategia di comunicazione prevede che la Commissione coordini la comunicazione al pubblico di informazioni chiare, mirate ed efficaci relative alla valutazione dell’incidente e alla gestione del rischio. Le informazioni, sia a livello nazionale che dell’Unione, sono tempestive, fondate, attendibili.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DECISIONE?
La decisione è in vigore dal 13 marzo 2019.
CONTESTO
L’UE opera in base al principio secondo il quale prevenire è meglio che curare. Ha messo in atto un ampia serie di verifiche e standard per assicurare che gli alimenti prodotti e mangiati siano sicuri per il consumo umano.
Tuttavia, occasionalmente si verificano crisi, come quella dell’epidemia di BSE o «mucca pazza» negli anni ’90. Per reagire rapidamente ed efficacemente a tali minacce, ha messo in atto misure per evitare o ridurre al minimo qualsiasi minaccia alla salute pubblica o all’economia.
Per maggiori informazioni, consultare:Preparazione alla crisi e gestione (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Incidente: l’individuazione di un pericolo biologico, chimico o fisico negli alimenti, nei mangimi o nell’uomo che potrebbe comportare un rischio per la salute pubblica.
Focolaio di tossinfezione alimentare: due o più casi di persone colpite dalla stessa malattia e/o infezione, probabilmente correlata alla stessa fonte alimentare.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione di esecuzione (UE) 2019/300 della Commissione, del 19 febbraio 2019, che istituisce un piano generale per la gestione delle crisi riguardanti la sicurezza degli alimenti e dei mangimi (GU L 50 del 21.2.2019, pag. 55).
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare (GU L 31 dell’1.2.2002, pag. 1).
Successive modifiche al regolamento (CE) n. 178/2002 sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha solo un valore documentale.
Regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l’applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari, recante modifica dei regolamenti (CE) n. 999/2001, (CE) n. 396/2005, (CE) n. 1069/2009, (CE) n. 1107/2009, (UE) n. 1151/2012, (UE) n. 652/2014, (UE) 2016/429 e (UE) 2016/2031 del Parlamento europeo e del Consiglio, dei regolamenti (CE) n. 1/2005 e (CE) n. 1099/2009 del Consiglio e delle direttive 98/58/CE, 1999/74/CE, 2007/43/CE, 2008/119/CE e 2008/120/CE del Consiglio, e che abroga i regolamenti (CE) n. 854/2004 e (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 89/608/CEE, 89/662/CEE, 90/425/CEE, 91/496/CEE, 96/23/CE, 96/93/CE e 97/78/CE del Consiglio e la decisione 92/438/CEE del Consiglio (regolamento sui controlli ufficiali) (GU L 95 del 7.4.2017, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013 sulle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e che abroga la Decisione n. 2119/98/CE (GU L 293 del 5.11.2013, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2003/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 novembre 2003 relativa al monitoraggio delle zoonosi e degli agenti zoonotici, che modifica la Decisione 90/424/CEE del Consiglio e abroga la Direttiva 92/117/CEE del Consiglio (GU L 325 del 12.12.2003, pag. 31).
Si veda la versione consolidata. |
Accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici
QUAL È L’OBIETTIVO DELLA DIRETTIVA?
Essa punta a rendere più accessibili i siti web e le applicazioni mobili degli enti pubblici, ad armonizzare le norme differenti all’interno dell’Unione europea (Unione) e a ridurre le barriere per gli sviluppatori di prodotti e servizi legati all’accessibilità. Ciò permette alle persone che vivono nell’Unione, soprattutto quelle con disabilità, di ottenere un accesso più semplice ai servizi pubblici.
PUNTI CHIAVE
Gli Stati membri dell’Unione devono garantire che i siti web e le applicazioni mobili degli enti pubblici siano «più accessibili», in particolare per le persone con disabilità, rendendoli «percepibili, utilizzabili, comprensibili e solidi». La norma di accessibilità è stabilita nella norma europea armonizzata EN 301 549 v3.2.1 (2021-03). Le parti di tale norma rilevanti per la presente direttiva sono elencate nell’allegato A della norma stessa.
Gli enti pubblici devono fornire periodicamente una dichiarazione di accessibilità dettagliata, esaustiva e chiara sulla conformità alla presente direttiva dei rispettivi siti web e applicazioni mobili, contenente:chiarimenti riguardo agli elementi non accessibili e informazioni sulle alternative accessibili; una descrizione delle modalità di segnalazione di eventuali difetti in termini di conformità alla presente direttiva o di richiesta delle informazioni escluse dall’ambito di applicazione della presente direttiva; un collegamento alla procedura per i reclami che è possibile utilizzare se la risposta risulta inadeguata.La decisione di esecuzione (UE) 2018/1523, atto di esecuzione adottato dalla Commissione europea, istituisce un modello di dichiarazione di accessibilità.
Gli Stati membri devono altresì:facilitare l’applicazione dei requisiti in materia di accessibilità ad altri tipi di siti web e applicazioni mobili contemplate dalle leggi nazionali esistenti; facilitare programmi di formazione sull’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili; sensibilizzare sui requisiti in materia di accessibilità; condividere le migliori prassi, coadiuvati dalla Commissione europea; garantire la disponibilità di un’efficace procedura di esecuzione.Gli Stati membri possono mantenere o applicare disposizioni legislative che vanno al di là dei requisiti minimi della presente direttiva.
Esclusioni
La presente direttiva non si applica alle emittenti del servizio pubblico o alle organizzazioni non governative che non forniscono servizi essenziali per il pubblico o specificatamente per le persone con disabilità. Inoltre, essa non si applica ai seguenti elementi di contenuto:formati di file per ufficio pubblicati prima del 23 settembre 2018, a meno che tali contenuti non siano necessari per i processi amministrativi dell’ente pubblico interessato; documenti audio o video pubblicati prima del 23 settembre 2020; documenti audio o video trasmessi in diretta; carte e servizi di cartografia online, a condizione che le informazioni essenziali per la navigazione siano fornite in maniera accessibile; contenuti di terzi non subordinati al controllo dell’ente pubblico interessato; riproduzioni di pezzi del patrimonio storico-culturale o di manoscritti che non possono essere resi pienamente accessibili in talune circostanze; contenuti di extranet o intranet destinati soltanto a un gruppo chiuso di persone, pubblicati prima del 23 settembre 2019, fino a un loro aggiornamento sostanziale; contenuti di siti web e applicazioni mobili non aggiornati o modificati dopo il 23 settembre 2019 (archivi), qualora i loro contenuti non siano necessari per i processi amministrativi.Gli Stati membri possono escludere i siti web e le applicazioni mobili di scuole, asili nido e scuole d’infanzia, a eccezione dei contenuti relativi a funzioni amministrative online essenziali.
Monitoraggio
Gli Stati membri devono verificare la conformità utilizzando la metodologia adottata dalla Commissione l’11 ottobre 2018. La metodologia, stabilita dalla decisione di esecuzione (UE) 2018/1524, comprende:le disposizioni sulla periodicità del monitoraggio e del campionamento di siti web e applicazioni mobili; il campionamento delle pagine web, dei loro contenuti e dei contenuti delle applicazioni mobili; una descrizione del modo in cui deve essere dimostrata la conformità; qualora siano individuate mancanze, un meccanismo per assistere gli enti pubblici nel porvi rimedio; disposizioni per verifiche automatiche, manuali e di utilizzabilità.Relazioni
Entro il 23 dicembre 2021, e successivamente ogni tre anni, gli Stati membri pubblicheranno e presenteranno alla Commissione una relazione sugli esiti del monitoraggio e informazioni sul ricorso alla procedura di esecuzione. La prima relazione riguarderà inoltre:le disposizioni per la consultazione delle parti interessate (organizzazioni di persone con disabilità e di anziani, parti sociali, settore industriale e altre) riguardo all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili; le procedure volte a rendere pubblici gli sviluppi della politica in materia di accessibilità; le esperienze e i risultati derivanti dall’attuazione della direttiva; informazioni sulle attività di formazione e di sensibilizzazione.Il contenuto di tutte le relazioni è reso pubblico in un formato accessibile. L’applicazione della direttiva sarà sottoposta al riesame della Commissione entro il 23 giugno 2022.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva è in vigore dal 22 dicembre 2016 e doveva diventare legge negli Stati membri entro il 23 settembre 2018. Gli Stati membri dovevano adottare tali misure come segue:dal 23 settembre 2019 per i siti web pubblicati dopo il 22 settembre 2018; dal 23 settembre 2020 per tutti gli altri siti web degli enti pubblici; dal 23 giugno 2021 per le applicazioni mobili degli enti pubblici.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Accessibilità al web (Commissione europea). La Commissione propone di rendere i prodotti e i servizi maggiormente accessibili alle persone con disabilità — comunicato stampa (Commissione europea). Dichiarazione del vicepresidente Ansip e del commissario Oettinger in merito all’adozione delle prime norme europee per rendere più accessibili i siti web e le applicazioni mobili degli enti pubblici (Commissione europea). Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (Nazioni Unite). Nuova norma europea sui requisiti in materia di accessibilità per la fornitura pubblica di prodotti e servizi TIC (Istituto europeo delle norme di telecomunicazione).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/2102 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2016, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici (GU L 327 del 2.12.2016, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione di esecuzione (UE) 2021/1339 della Commissione, dell’11 agosto 2021, che modifica la decisione di esecuzione (UE) 2018/2048 per quanto riguarda la norma armonizzata per i siti web e le applicazioni mobili (GU L 289 del 12.08.2021, pag. 53).
Decisione di esecuzione (UE) 2018/2048 della Commissione, del 20 dicembre 2018, relativa alla norma armonizzata per i siti web e le applicazioni mobili elaborata a sostegno della direttiva (UE) 2016/2102 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 327 del 21.12.2018, pag. 84).
Le successive modifiche alla decisione (UE) 2018/2048 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione di esecuzione (UE) 2018/1523 della Commissione, dell’11 ottobre 2018, che istituisce un modello di dichiarazione di accessibilità conformemente alla direttiva (UE) 2016/2102 del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici (GU L 256 del 12.10.2018, pag. 103).
Decisione di esecuzione (UE) 2018/1524 della Commissione, dell’11 ottobre 2018, che stabilisce una metodologia di monitoraggio e definisce le disposizioni riguardanti la presentazione delle relazioni degli Stati membri conformemente alla direttiva (UE) 2016/2102 del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici (GU L 256 del 12.10.2018, pag. 108).
Si veda la versione consolidata. | DIRETTIVA (UE) 2016/2102 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 26 ottobre 2016
relativa all'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 114, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Con la tendenza alla digitalizzazione della società, gli utenti hanno a disposizione nuove modalità di accesso alle informazioni e ai servizi. I fornitori di informazioni e servizi, tra cui gli enti pubblici, utilizzano sempre più la rete internet per produrre, raccogliere e mettere a disposizione una vasta gamma di informazioni e servizi online essenziali per il pubblico.
(2)
Nel contesto della presente direttiva il concetto di accessibilità dovrebbe essere inteso come principi e tecniche da rispettare nella progettazione, nella costruzione, nella manutenzione e nell'aggiornamento di siti internet e di applicazioni mobili per rendere il loro contenuto più accessibile agli utenti, in particolare alle persone con disabilità.
(3)
Il mercato in rapida crescita per il conseguimento di una maggiore accessibilità di prodotti e servizi digitali è formato da una serie di operatori economici, tra cui operatori che sviluppano siti web o strumenti software per creare, gestire ed effettuare test di pagine web o applicazioni mobili, operatori che sviluppano programmi utente quali browser web e relative tecnologie assistive, operatori che realizzano servizi di certificazione e operatori che forniscono servizi di formazione.
(4)
Come sottolineato nella comunicazione della Commissione del 19 maggio 2010, intitolata «Un'agenda digitale europea», le autorità pubbliche dovrebbero fare la loro parte nella promozione di mercati di contenuti digitali. Le amministrazioni possono stimolare i mercati di contenuti mettendo a disposizione le informazioni relative al settore pubblico in modo trasparente, efficace e non discriminatorio. Ciò rappresenta una fonte importante di crescita potenziale di servizi online innovativi.
(5)
Diversi Stati membri hanno adottato misure basate su linee guida internazionali per la progettazione di siti web accessibili, ma tali misure spesso si riferiscono a versioni o livelli di conformità diversi di tali linee guida, oppure hanno introdotto differenze tecniche a livello nazionale con riguardo ai siti web accessibili.
(6)
I fornitori di siti web, applicazioni mobili e relativo software e tecnologie accessibili comprendono numerose piccole e medie imprese (PMI). Tali fornitori e in particolare le PMI stentano ad avviare iniziative imprenditoriali al di fuori dei rispettivi mercati nazionali. A causa delle differenze esistenti tra Stati membri nelle specifiche e nelle normative relative all'accessibilità, la crescita e la competitività di tali fornitori e imprese sono frenate dai costi aggiuntivi che essi dovrebbero sostenere per lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti e servizi transnazionali legati all'accessibilità del web.
(7)
La concorrenza limitata comporta, per gli acquirenti di siti web, di applicazioni mobili e di prodotti e servizi connessi, prezzi elevati rispetto ai servizi o la dipendenza da un unico fornitore. Spesso i fornitori privilegiano variazioni di norme proprietarie che ostacolano la successiva interoperabilità dei programmi utente e l'accesso al contenuto dei siti web e delle applicazioni mobili da ogni luogo dell'Unione. La frammentazione tra normative nazionali riduce i vantaggi che potrebbero derivare dalla condivisione di esperienze con analoghi soggetti nazionali e internazionali negli sforzi per rispondere agli sviluppi sociali e tecnologici.
(8)
In un contesto armonizzato, il settore della progettazione e dello sviluppo di siti web e applicazioni mobili dovrebbe incontrare meno ostacoli all'esercizio della propria attività nel mercato interno, mentre i costi per gli enti pubblici e altri soggetti che acquistano prodotti e servizi relativi all'accessibilità di siti web e applicazioni mobili dovrebbero ridursi.
(9)
La presente direttiva mira a garantire, sulla base di prescrizioni comuni in materia di accessibilità, una maggiore accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili di enti pubblici. Per porre fine alla frammentazione del mercato interno è necessario il ravvicinamento delle misure nazionali a livello unionale sulla base di prescrizioni in materia di accessibilità concordate da applicare ai siti web e alle relative applicazioni mobili degli enti pubblici. Ciò ridurrebbe l'incertezza per gli sviluppatori e favorirebbe l'interoperabilità. L'utilizzo di prescrizioni in materia di accessibilità, neutre sul piano delle tecnologie, non ostacolerà l'innovazione e può addirittura stimolarla.
(10)
Il ravvicinamento delle misure nazionali dovrebbe inoltre consentire agli enti pubblici e alle imprese dell'Unione di ottenere benefici economici e sociali dall'estensione della fornitura di servizi online o servizi mobili a una platea più ampia di cittadini e clienti. Ciò dovrebbe accrescere le potenzialità del mercato interno per i prodotti e i servizi connessi all'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili. La crescita del mercato che ne deriverebbe dovrebbe permettere alle imprese di contribuire alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro nell'Unione. Il rafforzamento del mercato interno dovrebbe accrescere l'attrattività degli investimenti nell'Unione. Gli enti pubblici beneficerebbero della riduzione dei costi da sostenere per assicurare prodotti e servizi web connessi all'accessibilità.
(11)
I cittadini beneficerebbero di un accesso più ampio ai servizi pubblici attraverso siti web e applicazioni mobili e riceverebbero servizi e informazioni che faciliterebbero la loro vita quotidiana e il godimento dei loro diritti in tutta l'Unione, in particolare il diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio dell'Unione, la libertà di stabilimento e la libertà di prestazione di servizi.
(12)
Avendo rispettivamente ratificato e concluso la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, approvata il 13 dicembre 2006, (la «Convenzione delle Nazioni Unite»), la maggior parte degli Stati membri e l'Unione si sono impegnati ad adottare misure adeguate per garantire alle persone con disabilità, in condizioni di parità con gli altri, l'accesso tra l'altro alle tecnologie e ai sistemi di informazione e comunicazione e a elaborare, adottare e monitorare l'attuazione di norme minime e linee guida per l'accessibilità alle strutture ed ai servizi aperti o forniti al pubblico nonché a promuovere l'accesso delle persone con disabilità ai nuovi sistemi e tecnologie di informazione e comunicazione, compreso internet, e ad astenersi dall'intraprendere ogni atto o pratica che sia in contrasto con la Convenzione e a garantire che le autorità e le istituzioni pubbliche agiscano in conformità con la medesima. La Convenzione delle Nazioni Unite prevede inoltre che la progettazione di prodotti, strutture, programmi e servizi debba consentirne l'uso da parte di tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate. Tale «progettazione universale» non dovrebbe escludere, ove siano necessari, dispositivi di assistenza per particolari gruppi di persone con disabilità. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite, le persone con disabilità comprendono le persone che presentano menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali durature le quali, interagendo con barriere di diversa natura, possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione alla società in condizioni di parità con gli altri.
(13)
La comunicazione della Commissione del 15 novembre 2010 dal titolo «La strategia europea sulla disabilità 2010-2020: un rinnovato impegno per un'Europa senza barriere» si riallaccia alla Convenzione delle Nazioni Unite e mira ad eliminare le barriere che impediscono alle persone con disabilità di partecipare alla società in condizioni di parità. Essa prevede interventi da adottare in diverse aree prioritarie, tra cui l'accessibilità delle tecnologie e dei sistemi di informazione e comunicazione, e il suo l'obiettivo è quello di «garantire alle persone con disabilità l'accessibilità dei beni, dei servizi, tra cui i servizi pubblici, e dei dispositivi di assistenza».
(14)
I regolamenti (UE) n. 1303/2013 (3) e (UE) n. 1304/2013 (4) del Parlamento europeo e del Consiglio contengono disposizioni in materia di accessibilità, anche per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC). Essi non trattano, tuttavia, gli aspetti specifici dell'accessibilità dei siti web o delle applicazioni mobili.
(15)
Orizzonte 2020 — il programma quadro di ricerca e innovazione istituito dal regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (5), sostiene la ricerca e lo sviluppo di soluzioni tecnologiche per i problemi legati all'accessibilità.
(16)
Nella comunicazione del 15 dicembre 2010 dal titolo «Il piano d'azione della Commissione per l'eGovernment 2011-2015 — Valorizzare le TIC per promuovere un'amministrazione digitale intelligente, sostenibile e innovativa», la Commissione auspicava azioni per lo sviluppo di servizi di eGovernment che garantiscano l'inclusione e l'accessibilità. Tale piano include misure intese a ridurre le lacune nell'uso delle TIC e a promuovere il ricorso alle stesse per superare l'esclusione così da garantire che tutti gli utenti possano tratte il maggiore vantaggio dalle opportunità presentate. Nella comunicazione del 19 aprile 2016 dal titolo «Il piano d'azione della Commissione per l'eGovernment 2016-2020 — Accelerare la trasformazione digitale della pubblica amministrazione», la Commissione ribadisce l'importanza dell'inclusione e dell'accessibilità.
(17)
Nell'agenda digitale europea, la Commissione ha annunciato che i siti web del settore pubblico dovrebbero essere completamente accessibili entro il 2015, riflettendo in tal modo la dichiarazione ministeriale di Riga dell'11 giugno 2006.
(18)
Nell'agenda digitale europea, la Commissione sottolineava che occorrevano azioni concertate per assicurare che le persone con disabilità possano accedere integralmente ai nuovi contenuti elettronici, in modo da offrire ai cittadini europei una migliore qualità della vita, ad esempio sotto forma di un accesso più agevole ai servizi pubblici e ai contenuti culturali. La Commissione inoltre incoraggiava l'agevolazione del memorandum d'intesa sull'accesso digitale per le persone con disabilità.
(19)
Il contenuto dei siti web e delle applicazioni mobili comprende informazioni sia testuali che non testuali, documenti e moduli scaricabili e forme di interazione a due vie, ad esempio il trattamento di moduli digitali e il completamento dei processi di autenticazione, identificazione e pagamento.
(20)
Le prescrizioni in materia di accessibilità stabilite dalla presente direttiva non dovrebbero applicarsi ai contenuti che si trovano esclusivamente su dispositivi mobili o programmi utente per dispositivi mobili sviluppati per gruppi chiusi di utenti o per uso specifico in determinati contesti e non disponibili e usati da ampi segmenti di pubblico.
(21)
La presente direttiva fa salva la direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (6), in particolare l'articolo 42, e la direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (7), in particolare l'articolo 60, a norma delle quali è necessario che le specifiche tecniche per tutti gli appalti destinati all'uso da parte di persone fisiche, sia che si tratti del pubblico che del personale di un'amministrazione aggiudicatrice, siano elaborate, salvo in casi debitamente giustificati, in modo da tenere conto dei criteri di accessibilità per le persone con disabilità o di progettazione adeguata per tutti gli utenti.
(22)
Considerata la mancanza di mezzi automatizzati o efficienti e facili da applicare per rendere accessibili determinati tipi di contenuti pubblicati e al fine di limitare l'ambito di applicazione della direttiva ai contenuti, ai siti web e alle applicazioni mobili effettivamente sotto il controllo degli enti pubblici, la presente direttiva prevede l'esclusione temporanea o permanente dal proprio ambito di applicazione di alcuni tipi di contenuti, siti web o applicazioni mobili. Tali esclusioni dovrebbero essere riesaminate nell'ambito della revisione della presente direttiva alla luce dei progressi tecnologici futuri.
(23)
Il diritto delle persone con disabilità e degli anziani a partecipare e ad essere integrati nella vita sociale e culturale dell'Unione è inscindibilmente legato alla fornitura di servizi di media audiovisivi accessibili. Tuttavia, tale diritto può essere sviluppato meglio nell'ambito di normative dell'Unione specifiche per settore o che si concentrino sull'accessibilità anche di emittenti private per garantire condizioni di concorrenza leale senza pregiudicare la funzione di pubblico interesse assolta dai servizi di media audiovisivi. La presente direttiva non dovrebbe pertanto applicarsi ai siti web e alle applicazioni mobili delle emittenti di servizio pubblico.
(24)
La presente direttiva non è in alcun modo intesa a limitare la libertà di espressione, la libertà e il pluralismo dei mezzi di comunicazione nella misura in cui sono garantiti nell'Unione e negli Stati membri, in particolare a norma dell'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione (la «Carta»).
(25)
Alcune organizzazioni non governative (ONG), che sono enti autonomi volontari istituiti per perseguire essenzialmente obiettivi senza scopo di lucro, che forniscono servizi che non sono essenziali al pubblico, tra cui servizi non direttamente richiesti da autorità statali, regionali o locali, o servizi che non trattano specificamente le esigenze delle persone con disabilità in particolare, potrebbero rientrare nell'ambito di applicazione della presente direttiva. Per evitare di imporre un onere sproporzionato a tali ONG, la presente direttiva non dovrebbe applicarsi ad esse.
(26)
I formati di file per ufficio dovrebbero essere intesi come documenti che non sono destinati principalmente all'uso sul web e che sono inclusi in pagine web, quali i documenti in Adobe Portable Document Format (PDF), documenti Microsoft Office o loro equivalenti (fonte aperta).
(27)
I media basati sulle trasmissioni in diretta che sono mantenuti online o ripubblicati dopo la trasmissione in diretta dovrebbero essere considerati media basati sul tempo preregistrati senza ritardo indebito dalla data della trasmissione iniziale o della ripubblicazione iniziale di tali media, senza superare il tempo strettamente necessario per rendere accessibili i media basati sul tempo dando la priorità alle informazioni essenziali in materia di salute, benessere e sicurezza del pubblico. Tale periodo di tempo necessario non dovrebbe essere in linea di principio superiore a 14 giorni. In casi giustificati, ad esempio ove sia impossibile procurarsi i pertinenti servizi in tempo debito, tale periodo potrebbe essere eccezionalmente esteso al tempo più breve necessario per rendere accessibile il contenuto.
(28)
La presente direttiva, pur incoraggiando gli enti pubblici a rendere accessibili tutti i contenuti, non intende però limitare ai soli contenuti accessibili i contenuti posti dagli enti pubblici sui loro siti web o sulle loro applicazioni mobili. Ogniqualvolta siano aggiunti contenuti non accessibili, gli enti pubblici dovrebbero aggiungere, nella misura in cui è ragionevolmente possibile, alternative accessibili sui loro siti web o sulle loro applicazioni mobili.
(29)
Quando le mappe sono destinate all'uso della navigazione, distinto dalla descrizione geografica, possono essere necessarie informazioni accessibili per aiutare le persone che non sono in grado di usare correttamente informazioni visive o funzionalità di navigazione complesse, ad esempio per localizzare locali o zone dove sono forniti i servizi. Dovrebbe pertanto essere fornita un'alternativa accessibile quale indirizzi postali e fermate vicine dei trasporti pubblici o i nomi dei luoghi o delle regioni che sono spesso già messi a disposizione dell'ente pubblico in forma semplice e leggibile per la maggior parte degli utenti.
(30)
Il contenuto integrato, quale immagini o video integrati, dovrebbe essere contemplato dalla presente direttiva. Tuttavia, sono creati a volte siti web e applicazioni mobili sui quali possono essere incorporati successivamente contenuti supplementari, ad esempio un programma email, un blog, un articolo che consente agli utenti di aggiungere osservazioni, o applicazioni che supportano i contenuti condivisi dagli utenti. Un altro esempio potrebbe essere una pagina, quale un portale o un sito di notizie, costituita da contenuti provenienti da molteplici partecipanti o siti che inseriscono automaticamente contenuti provenienti da altre fonti nel corso del tempo, ad esempio quando i messaggi pubblicitari sono inseriti in modo dinamico. Tali contenuti di terzi, purché non siano finanziati né sviluppati dall'ente pubblico interessato né sotto il suo controllo, dovrebbero essere esclusi dall'ambito di applicazione della presente direttiva. Tali contenuti non dovrebbero, in linea di principio, essere usati se ostacolano o riducono la funzionalità del servizio pubblico offerto su tali siti web o applicazioni mobili. Ove lo scopo dei contenuti dei siti web o delle applicazioni mobili degli enti pubblici sia quello di tenere consultazioni o organizzare forum di discussione, tali contenuti non possono essere considerati contenuti di terzi e dovrebbero pertanto essere accessibili, fatta eccezione per i contenuti condivisi dagli utenti che non sono sotto il controllo dell'ente pubblico interessato.
(31)
Alcune prescrizioni in materia di accessibilità per i siti web o le applicazioni mobili dovrebbero continuare ad essere rispettate in relazione ai metadati connessi alla riproduzione di pezzi provenienti da collezioni del patrimonio storico-culturale.
(32)
La presente direttiva non dovrebbe imporre agli Stati membri di rendere accessibile il contenuto di siti web o applicazioni mobili archiviati se esso non è più aggiornato o rielaborato e se non è necessario per la realizzazione di processi amministrativi. Ai fini della presente direttiva, la manutenzione prettamente tecnica non dovrebbe essere considerata un aggiornamento o una rielaborazione di un sito web o di un'applicazione mobile.
(33)
Dovrebbero essere rese accessibili le funzioni amministrative essenziali online di scuole, scuole dell'infanzia e asili nido. Ove tali contenuti essenziali siano forniti in maniera accessibile attraverso un altro sito web, tali contenuti non dovrebbero essere resi nuovamente accessibili sul sito web della struttura interessata.
(34)
Gli Stati membri dovrebbero poter estendere l'applicazione della presente direttiva ad altri tipi di siti web e applicazioni mobili, in particolare ai siti e applicazioni mobili intranet o extranet non contemplati dalla medesima, progettati per — e utilizzati da — un numero limitato di persone sul luogo di lavoro o nel campo dell'istruzione, e mantenere o introdurre misure conformi al diritto dell'Unione che vanno oltre le prescrizioni minime in materia di accessibilità di siti web e applicazioni mobili. Gli Stati membri dovrebbero inoltre essere incoraggiati a estendere l'applicazione della presente direttiva agli enti privati che offrono strutture e servizi aperti o forniti al pubblico, anche nei settori della sanità, dei servizi per l'infanzia, dell'inclusione sociale e della sicurezza sociale, nonché nel settore dei servizi di trasporto e dell'elettricità, del gas, dell'energia termica, dell'acqua, del servizi delle comunicazioni elettroniche e dei servizi postali, con particolare riguardo ai servizi di cui agli articoli da 8 a 13 della direttiva 2014/25/UE.
(35)
Sebbene la presente direttiva non si applichi ai siti web e alle applicazioni mobili delle istituzioni dell'Unione, tali istituzioni sono incoraggiate a rispettare le prescrizioni in materia di accessibilità di cui alla presente direttiva.
(36)
Le prescrizioni in materia di accessibilità definite nella presente direttiva sono intese in modo da essere neutre sul piano delle tecnologie. Descrivono cosa occorre garantire affinché l'utente sia in grado di percepire, utilizzare, interpretare o comprendere un sito web, un'applicazione mobile e i relativi contenuti. Non è specificata la tecnologia da scegliere per un determinato sito web, informazione online o applicazione mobile. Per queste loro caratteristiche, le prescrizioni non ostacolano l'innovazione.
(37)
I quattro principi di accessibilità sono: percepibilità, nel senso che le informazioni e i componenti dell'interfaccia utente devono essere presentabili agli utenti in modalità percepibili; utilizzabilità, nel senso che i componenti e la navigazione dell'interfaccia utente devono essere utilizzabili; comprensibilità, nel senso che le informazioni e il funzionamento dell'interfaccia utente devono essere comprensibili; e solidità, nel senso che i contenuti devono essere abbastanza solidi da poter essere interpretati con sicurezza da una vasta gamma di programmi utente, comprese le tecnologie assistive. Detti principi di accessibilità sono trasposti in criteri di successo verificabili quali quelli che costituiscono la base della norma europea EN 301 549 V1.1.2 (Accessibility requirements suitable for public procurement of ICT products and services in Europe (2015-04) [Norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04)] tramite norme armonizzate e una metodologia comune per verificare la conformità dei contenuti di siti web e applicazioni mobili a tali principi. Tale norma europea è stata approvata sulla base del mandato M/376 conferito dalla Commissione agli organismi europei di normalizzazione. In pendenza della pubblicazione dei riferimenti delle norme armonizzate, o di loro parti, nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, le clausole pertinenti della norma europea EN 301 549 v1.1.2 (2015-04) dovrebbero essere considerate modalità minime per la messa in pratica di tali principi.
(38)
Se le prescrizioni in materia di accessibilità stabilite dalla presente direttiva non sono applicabili, conformemente alla direttiva 2000/78/CE del Consiglio (8), alla Convenzione delle Nazioni Unite e ad altre normative pertinenti, continueranno ad applicarsi le prescrizioni in materia di «sistemazione ragionevole» e dovrebbero essere previste, ove necessario, in particolare nel luogo di lavoro e nell'istruzione.
(39)
Gli enti pubblici dovrebbero applicare le prescrizioni in materia di accessibilità di cui alla presente direttiva nella misura in cui non impongono loro un onere sproporzionato. Ciò implica che, in casi giustificati, potrebbe non essere ragionevolmente possibile per un ente pubblico rendere pienamente accessibile uno specifico contenuto. Tale ente pubblico, tuttavia, dovrebbe pur sempre dare la massima accessibilità possibile a tale contenuto e rendere altri contenuti pienamente accessibili. Le eccezioni al rispetto delle prescrizioni in materia di accessibilità dovute a un onere sproporzionato non dovrebbero andare oltre lo stretto necessario per limitare detto onere per quanto riguarda il particolare contenuto interessato in ogni singolo caso. Per misure che imporrebbero un onere sproporzionato si dovrebbero intendere le misure che imporrebbero a un ente pubblico un onere organizzativo o finanziario eccessivo, o metterebbero a rischio la sua capacità di adempiere al suo scopo o di pubblicare le informazioni necessarie o pertinenti per i suoi compiti e servizi, pur tenendo conto del probabile beneficio o danno che ne deriverebbe per i cittadini, in particolare per le persone con disabilità. Nel valutare in quale misura le prescrizioni sull'accessibilità non possono essere soddisfatte a causa dell'onere sproporzionato che imporrebbero è opportuno tener conto soltanto delle motivazioni legittime. La mancanza di carattere prioritario, di tempo o di conoscenze non dovrebbe essere considerata un motivo legittimo. Analogamente, non ci dovrebbero essere motivi legittimi per non acquistare o sviluppare sistemi informatici per la gestione accessibile di contenuti di siti web o applicazioni mobili, dato che per soddisfare le prescrizioni sull'accessibilità di cui alla presente direttiva sono disponibili tecniche adeguate e di tipo consultivo.
(40)
L'interoperabilità connessa all'accessibilità dovrebbe assicurare la massima compatibilità dei contenuti con i programmi utente attuali e futuri e le tecnologie assistive. Più precisamente, i contenuti di siti web e applicazioni mobili dovrebbero fornire ai programmi utente una codifica interna comune del linguaggio naturale, delle strutture, relazioni e sequenze, nonché i dati di tutti i componenti dell'interfaccia utente incorporati. L'interoperabilità, quindi, rappresenta un vantaggio per gli utenti e consente loro di utilizzare ovunque i propri programmi utente per accedere a siti web e applicazioni mobili: gli utenti potrebbero inoltre avvantaggiarsi di una scelta più ampia e di prezzi ridotti in tutta l'Unione. L'interoperabilità andrebbe a beneficio anche di fornitori e acquirenti di prodotti e servizi connessi all'accessibilità di siti web e applicazioni mobili.
(41)
La presente direttiva stabilisce prescrizioni in materia di accessibilità per i siti web e le applicazioni mobili di enti pubblici. Al fine di agevolare la realizzazione della messa in conformità di siti web e delle applicazioni mobili interessati dalle suddette prescrizioni è necessario, ai fini della formulazione di specifiche tecniche particolareggiate per tali prescrizioni, conferire una presunzione di conformità ai siti web e alle applicazioni mobili interessati che rispettano le norme armonizzate definite e pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea in conformità del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (9). Ai sensi di tale regolamento, gli Stati membri e il Parlamento europeo dovrebbero poter sollevare obiezioni qualora ritengano che una norma armonizzata non soddisfi completamente le prescrizioni in materia di accessibilità stabilite nella presente direttiva.
(42)
Gli organismi europei di normalizzazione hanno adottato la norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04), che specifica le prescrizioni funzionali in materia di accessibilità per i prodotti e servizi nel settore delle TIC, inclusi i contenuti web, che potrebbero essere utilizzate negli appalti pubblici o a sostegno di altre politiche e normative. La presunzione di conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità stabilite nella presente direttiva dovrebbe essere basata sulla base delle clausole 9, 10 e 11 della norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04). Le specifiche tecniche adottate in base alla presente direttiva dovrebbero ulteriormente precisare la norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04) per quanto riguarda le applicazioni mobili.
(43)
Le specifiche tecniche e le norme elaborate in relazione alle prescrizioni in materia di accessibilità stabilite nella presente direttiva dovrebbero inoltre tener conto delle specificità concettuali e tecniche dei dispositivi mobili.
(44)
Una dichiarazione di accessibilità dovrebbe essere fornita dall'ente pubblico relativamente alla conformità dei loro siti web e applicazioni mobili alle prescrizioni in materia di accessibilità fissate dalla presente direttiva. Tale dichiarazione di accessibilità dovrebbe eventualmente contemplare le alternative accessibili previste.
(45)
Le applicazioni mobili sono rese disponibili da soggetti vari, anche negozi privati di applicazioni. Le informazioni relative all'accessibilità delle applicazioni mobili di enti pubblici scaricate da soggetti terzi dovrebbero essere fornite insieme alla descrizione dell'applicazione mobile presentata agli utenti prima che questi ultimi la scarichino. Ciò non richiede ai principali fornitori di piattaforme di modificare i loro meccanismi di distribuzione delle applicazioni, ma impone invece all'ente pubblico l'obbligo di rendere disponibile la dichiarazione di accessibilità per mezzo di tecnologie esistenti o future.
(46)
Dovrebbe essere istituito un meccanismo di feedback al fine di dare la possibilità a chiunque di notificare all'ente pubblico qualsiasi avaria del sito web o dell'applicazione mobile in conformità delle prescrizioni di accessibilità di cui alla presente direttiva nonché per richiedere le informazioni escluse. Tali richieste di informazioni potrebbero riguardare contenuti esclusi dall'ambito di applicazione della presente direttiva o altrimenti esentati dalla conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui alla presente direttiva, quali i formati di file per ufficio, i media basati sul tempo preregistrati o contenuti di siti web archiviati. Facendo ricorso al meccanismo di feedback, collegato alla procedura di attuazione, dovrebbe essere possibile per gli utenti dei siti web o delle applicazioni mobili di enti pubblici chiedere le informazioni necessarie, inclusi servizi e documenti. In risposta ad una richiesta legittima e ragionevole, le informazioni dovrebbero essere fornite dall'ente pubblico in modo adeguato e opportuno entro un ragionevole periodo di tempo.
(47)
Gli Stati membri dovrebbero adottare le misure necessarie al fine di sensibilizzare le parti interessate e promuovere per loro, e in particolare per il personale responsabile dell'accessibilità di siti web o applicazioni mobili, programmi di formazione in materia di accessibilità di siti web e applicazioni mobili. I pertinenti soggetti interessati dovrebbero essere consultati o coinvolti nella preparazione dei contenuti dei programmi di formazione e sensibilizzazione in materia di accessibilità.
(48)
È importante che gli Stati membri, in stretta collaborazione con la Commissione, promuovano l'utilizzo degli strumenti di creazione, che consentano di attuare meglio le prescrizioni della presente direttiva in materia di accessibilità. Tale promozione potrebbe assumere modalità passive, quali la pubblicazione di un elenco di strumenti di creazione compatibili senza l'obbligo di utilizzarli, oppure modalità attive, quali l'obbligo di utilizzare strumenti di creazione compatibili o di finanziarne l'elaborazione.
(49)
Ai fini della corretta attuazione della presente direttiva, e in particolare della attuazione delle norme sulla messa in conformità delle prescrizioni in materia di accessibilità, è della massima importanza che la Commissione e gli Stati membri consultino regolarmente le parti interessate. Ai sensi della presente direttiva, per «parti interessate» si dovrebbero intendere anche le organizzazioni che rappresentano gli interessi delle persone con disabilità e degli anziani, le parti sociali, il settore industriale coinvolto nella creazione di software per l'accessibilità di siti web e applicazioni mobili e la società civile.
(50)
La conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui alla presente direttiva dovrebbe essere sottoposta a monitoraggio periodico. Una metodologia di monitoraggio armonizzata fornirebbe una descrizione del sistema per verificare, su base uniforme in tutti gli Stati membri, il grado di conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità, la raccolta di campioni rappresentativi e la periodicità dei controlli. Gli Stati membri dovrebbero periodicamente presentare una relazione sugli esiti dell'attività di monitoraggio e almeno una volta sull'elenco di misure adottate in applicazione della presente direttiva.
(51)
La metodologia di monitoraggio stabilita dalla Commissione dovrebbe essere trasparente, trasferibile, comparabile e riproducibile. La riproducibilità di tale metodologia dovrebbe essere portata al massimo tenendo però conto del fatto che i fattori umani, quali le verifiche da parte degli utenti, potrebbero incidere su di essa. Ai fini di una maggiore comparabilità dei dati tra Stati membri, la metodologia di monitoraggio dovrebbe descrivere in che modo l'esito delle diverse verifiche debba o possa essere presentato. Al fine di non distogliere risorse dal compito di realizzare una maggiore accessibilità dei contenuti, la metodologia di monitoraggio dovrebbe essere facile da utilizzare.
(52)
Allo scopo di non ostacolare l'innovazione con riguardo alle modalità di misurazione dell'accessibilità di siti web e applicazioni mobili, e a condizione di non ostacolare la comparabilità dei dati in tutta l'Unione, gli Stati membri dovrebbero avere la facoltà di utilizzare, secondo la metodologia che sarà stabilita dalla Commissione, tecnologie di monitoraggio più avanzate.
(53)
Per evitare il ricorso sistematico a procedimenti giudiziari, è opportuno prevedere disposizioni riguardanti il diritto di ricorrere a una procedura adeguata ed efficace per assicurare la conformità alla presente direttiva. Ciò lascia impregiudicato il diritto a un mezzo di ricorso efficace di cui all'articolo 47 della Carta. In tale procedura dovrebbe rientrare il diritto di presentare reclami a qualsiasi autorità nazionale esistente che sia competente a pronunciarsi in merito.
(54)
Al fine di assicurare la corretta applicazione della presunzione di conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui alla presente direttiva, è opportuno delegare alla Commissione il potere di adottare atti conformemente all'articolo 290 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea riguardo alla modifica della presente direttiva mediante l'aggiornamento dei riferimenti alla norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04). È di particolare importanza che durante i lavori preparatori la Commissione svolga adeguate consultazioni, anche a livello di esperti, e che tali consultazioni siano condotte nel rispetto dei principi stabiliti nell'accordo interistituzionale «Legiferare meglio» del 13 aprile 2016 (10). In particolare, al fine di garantire la parità di partecipazione alla preparazione degli atti delegati, il Parlamento europeo e il Consiglio ricevono tutti i documenti contemporaneamente agli esperti degli Stati membri, e i loro esperti hanno sistematicamente accesso alle riunioni dei gruppi di esperti della Commissione incaricati della preparazione di tali atti delegati.
(55)
Al fine di assicurare condizioni uniformi di applicazione delle disposizioni pertinenti della presente direttiva, è opportuno conferire alla Commissione competenze di esecuzione. Per stabilire le specifiche tecniche per le prescrizioni in materia di accessibilità, definire la metodologia che gli Stati membri dovrebbero utilizzare per monitorare la conformità dei siti web e delle applicazioni mobili interessati da tali prescrizioni e determinare le modalità delle relazioni degli Stati membri alla Commissione sull'esito del monitoraggio, è opportuno utilizzare la procedura di esame. Per l'adozione degli atti di esecuzione che istituiscono un modello di dichiarazione sull'accessibilità, che non ha ripercussioni sulla natura e l'ambito di applicazione degli obblighi derivanti dalla presente direttiva ma serve a facilitare l'applicazione delle norme da essa stabilite, è opportuno far ricorso alla procedura consultiva. Tali competenze dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (11).
(56)
Poiché l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire la realizzazione di un mercato armonizzato per l'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri in quanto richiede l'armonizzazione di norme diverse attualmente esistenti nei sistemi giuridici nazionali, ma può dunque essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito all'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Al fine di migliorare il funzionamento del mercato interno, la presente direttiva mira al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri riguardanti le prescrizioni in materia di accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, consentendo così a tali siti e applicazioni di essere maggiormente accessibili agli utenti, in particolare alle persone con disabilità.
2. La presente direttiva stabilisce le norme a cui gli Stati membri si conformano per assicurare che i siti web, indipendentemente dal dispositivo utilizzato per l'accesso, e le applicazioni mobili degli enti pubblici soddisfino le prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4.
3. La presente direttiva non si applica ai seguenti siti web e applicazioni mobili:
a)
siti web e applicazioni mobili delle emittenti di servizio pubblico e delle società da esse controllate e di altri organismi o loro società controllate per l'adempimento di un compito di radiodiffusione di servizio pubblico;
b)
siti web e applicazioni mobili di ONG che non forniscono servizi pubblici essenziali per il pubblico o servizi specifici per le esigenze delle persone con disabilità o ad esse destinati.
4. La presente direttiva non si applica ai seguenti contenuti di siti web e applicazioni mobili:
a)
formati di file per ufficio pubblicati prima del 23 settembre 2018, a meno che tali contenuti non siano necessari per i processi amministrativi attivi relativi alle funzioni assolte dall'ente pubblico interessato;
b)
media basati sul tempo preregistrati pubblicati prima del 23 settembre 2020;
c)
media basati sulla trasmissione in diretta;
d)
carte e servizi di cartografia online, a condizione che le informazioni essenziali siano fornite in modalità digitale accessibile per le carte per la navigazione;
e)
contenuti di terzi che non sono né finanziati né sviluppati dall'ente pubblico interessato né sottoposti al suo controllo;
f)
riproduzioni di pezzi provenienti da collezioni del patrimonio storico-culturale che non possono essere resi pienamente accessibili a causa:
i)
dell'incompatibilità delle prescrizioni in materia di accessibilità con la conservazione del pezzo in questione o l'autenticità della riproduzione (ad esempio contrasto); oppure
ii)
della non disponibilità di soluzioni automatizzate ed economicamente vantaggiose in grado di estrarre facilmente il testo di manoscritti o altri pezzi provenienti da collezioni del patrimonio storico-culturale per trasformarlo in contenuti compatibili con le prescrizioni in materia di accessibilità;
g)
contenuti di extranet o intranet ossia siti web disponibili soltanto per un gruppo chiuso di persone e non per il grande pubblico in quanto tale, pubblicati prima del 23 settembre 2019 fino a una loro revisione sostanziale;
h)
contenuti di siti web e applicazioni mobili considerati archivi nel senso che contengono soltanto contenuti che non sono né necessari per processi amministrativi attivi né aggiornati o rielaborati dopo il 23 settembre 2019.
5. Gli Stati membri possono escludere dall'applicazione della presente direttiva i siti web e le applicazioni mobili di scuole, giardini d'infanzia o asili nido, ad eccezione dei contenuti relativi a funzioni amministrative essenziali online.
Articolo 2
Armonizzazione minima
Gli Stati membri possono mantenere o introdurre misure conformi al diritto dell'Unione che vadano al di là delle prescrizioni minime per l'accessibilità web di siti internet e applicazioni mobili stabilite dalla presente direttiva.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva, si intende per:
1)
«ente pubblico», lo Stato, le autorità regionali o locali, gli organismi di diritto pubblico ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, punto 4, della direttiva 2014/24/UE o le associazioni formate da una o più di tali autorità oppure da uno o più di tali organismi di diritto pubblico, se la finalità specifica di dette associazioni è soddisfare le esigenze d'interesse generale che non abbiano carattere industriale o commerciale;
2)
«applicazioni mobili», ai fini della presente direttiva, il software applicativo progettato e sviluppato da parte o per conto di enti pubblici per essere utilizzato dal grande pubblico su dispositivi mobili, quali smartphone e tablet. È escluso il software che controlla tali dispositivi (sistemi operativi mobili) o lo stesso hardware informatico.
3)
«norma», una norma tecnica ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1025/2012;
4)
«norma europea», una norma europea ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), del regolamento (UE) n. 1025/2012;
5)
«norma armonizzata», una norma armonizzata ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), del regolamento (UE) n. 1025/2012;
6)
«media basati sul tempo», le seguenti tipologie di media: solo audio, solo video, audio-video, audio e/o video associate all'interazione;
7)
«pezzi provenienti da collezioni del patrimonio storico-culturale», beni di proprietà privata o pubblica di interesse storico, artistico, archeologico, estetico, scientifico o tecnico appartenenti a collezioni tutelate da istituzioni culturali quali biblioteche, archivi e musei;
8)
«dati misurati», i risultati quantificati dell'attività di monitoraggio effettuata per verificare la conformità dei siti web e delle applicazioni mobili di enti pubblici alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4. I dati misurati comprendono sia informazioni quantitative sul campione di siti web e applicazioni mobili sottoposti a verifiche (numero di siti web e applicazioni con il numero potenziale di visitatori o utenti ecc.) che informazioni quantitative sul livello di accessibilità;
Articolo 4
Prescrizioni in materia di accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili
Gli Stati membri provvedono affinché gli enti pubblici adottino le misure necessarie per rendere più accessibili i loro siti web e le loro applicazioni mobili di modo che siano percepibili, utilizzabili, comprensibili e solidi.
Articolo 5
Onere sproporzionato
1. Gli Stati membri provvedono affinché gli enti pubblici applichino le prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4 nella misura in cui non impongono un onere sproporzionato agli enti pubblici ai fini di detto articolo.
2. Al fine di valutare in quale misura la conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4 impone un onere sproporzionato, gli Stati membri provvedono affinché gli enti pubblici interessati tengano conto delle circostanze pertinenti, fra cui:
a)
le dimensioni, le risorse e la natura dell'ente pubblico interessato; e
b)
la stima dei costi e dei benefici per l'ente pubblico interessato in rapporto ai benefici previsti per le persone con disabilità, tenendo conto della frequenza e della durata d'uso dello specifico sito web o applicazione mobile.
3. Fatto salvo il paragrafo 1del presente articolo, l'ente pubblico interessato effettua la valutazione iniziale della misura in cui la conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4 impone un onere sproporzionato.
4. Qualora un ente pubblico si sia avvalso della deroga di cui al paragrafo 1 del presente articolo per uno specifico sito web o applicazione mobile, dopo aver effettuato la valutazione di cui al paragrafo 2 del presente articolo, esso precisa nella dichiarazione di accessibilità di cui all'articolo 7 le parti delle prescrizioni in materia di accessibilità cui non è stato possibile conformarsi e, se del caso, fornisce alternative accessibili.
Articolo 6
Presunzione di conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità
1. I contenuti dei siti web e delle applicazioni mobili che rispettano le norme armonizzate, o parti di esse, i cui riferimenti sono stati pubblicati dalla Commissione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea in conformità del regolamento (UE) n. 1025/2012, si presumono conformi alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4, che sono contemplate da tali norme o da loro parti.
2. Qualora non siano stati pubblicati i riferimenti delle norme armonizzate di cui al paragrafo 1 del presente articolo, i contenuti delle applicazioni mobili che rispettano le specifiche tecniche, o parti di esse, si presumono conformi alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4, contemplate da tali specifiche tecniche o da loro parti.
La Commissione adotta atti di esecuzione per stabilire le specifiche tecniche di cui al primo comma del presente paragrafo. Dette specifiche tecniche soddisfano le prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4 e assicurano un livello di accessibilità almeno equivalente a quello garantito dalla norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04).
Gli atti di esecuzione di cui al secondo comma del presente paragrafo sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo11, paragrafo 3. Il primo di tali atti di esecuzione è adottato, qualora non siano stati pubblicati i riferimenti delle norme armonizzate di cui al paragrafo 1 del presente articolo, entro il 23 dicembre 2018.
3. Qualora non siano stati pubblicati i riferimenti delle norme armonizzate di cui al paragrafo 1 del presente articolo, i contenuti dei siti web che soddisfano i requisiti pertinenti, o parti di essi, della norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04) si presumono conformi alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4 che sono contemplate da tali prescrizioni pertinenti o da loro parti.
Qualora non siano stati pubblicati i riferimenti delle norme armonizzate di cui al paragrafo 1 del presente articolo e in assenza delle specifiche tecniche di cui al paragrafo 2 del presente articolo, i contenuti delle applicazioni mobili che soddisfano i requisiti pertinenti, o parti di esse, della norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04) si presumono conformi alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4 che sono contemplate da tali prescrizioni pertinenti o da loro parti.
4. Alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati conformemente all'articolo 10 al fine di modificare il paragrafo 3 del presente articolo modificando il riferimento alla norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04) di modo che sia fatto riferimento a una versione più recente di tale norma, o a una norma europea che la sostituisce, qualora tale versione o norma soddisfi le prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4 e assicuri un livello di accessibilità almeno equivalente a quello garantito dalla norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04).
Articolo 7
Misure aggiuntive
1. Gli Stati membri provvedono affinché gli enti pubblici forniscano e aggiornino periodicamente una dichiarazione di accessibilità particolareggiata, esaustiva e chiara sulla conformità dei rispettivi siti web e applicazioni mobili alla presente direttiva.
Per i siti web la dichiarazione di accessibilità è fornita in un formato accessibile, mediante il modello di dichiarazione di accessibilità di cui al paragrafo 2, ed è pubblicata nel pertinente sito web.
Per le applicazioni mobili la dichiarazione di accessibilità è fornita in un formato accessibile, mediante il modello di dichiarazione di accessibilità di cui al paragrafo 2, ed è resa accessibile nel sito web dell'ente pubblico che ha sviluppato l'applicazione mobile in questione o unitamente ad altre informazioni disponibili al momento di scaricare l'applicazione.
Tale dichiarazione comprende quanto segue:
a)
chiarimenti riguardo alle parti di contenuto non accessibili e le ragioni che ne giustificano l'inaccessibilità e, se del caso, riguardo alle alternative accessibili fornite;
b)
la descrizione del meccanismo di feedback, e relativo link, istituito per consentire a chiunque di notificare all'ente pubblico interessato eventuali difetti del suo sito web o dell'applicazione mobile in termini di conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità definite dall'articolo 4 e di richiedere le informazioni escluse a norma dell'articolo 1, paragrafo 4, e dell'articolo 5; e
c)
il link alla procedura di attuazione di cui all'articolo 9 cui è possibile fare ricorso in caso di risposta insoddisfacente alla notifica o alla richiesta.
Gli Stati membri provvedono affinché gli enti pubblici forniscano una risposta adeguata alla notifica o alla richiesta entro un periodo di tempo ragionevole.
2. La Commissione adotta atti di esecuzione per stabilire un modello di dichiarazione di accessibilità. Tali atti sono adottati secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 11, paragrafo 2. Entro il 23 dicembre 2018, la Commissione adotta tale primo atto di esecuzione.
3. Gli Stati membri adottano misure intese ad agevolare l'applicazione delle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4 a siti web o applicazioni mobili di tipo diverso da quello di cui all'articolo 1, paragrafo 2, e segnatamente ai siti web o alle applicazioni mobili cui si applicano disposizioni nazionali in vigore in materia di accessibilità.
4. Gli Stati membri promuovono e agevolano l'organizzazione di programmi di formazione in materia di accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili, destinati alle parti interessate e al personale degli enti pubblici, concepiti al fine di insegnare loro come creare, gestire e aggiornare i contenuti accessibili dei siti web e delle applicazioni mobili.
5. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per sensibilizzare sulle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4, sui benefici per gli utenti e i proprietari di siti web e applicazioni mobili e sulla possibilità di fornire un feedback in caso di mancata conformità alle prescrizioni di cui alla presente direttiva, come disposto nel presente articolo.
6. Ai fini del monitoraggio e della presentazione delle relazioni di cui all'articolo 8 la Commissione facilita la cooperazione a livello unionale tra gli Stati membri, e tra questi ultimi e le parti interessate, al fine di scambiare migliori prassi e rivedere la metodologia di monitoraggio di cui all'articolo 8, paragrafo 2, gli sviluppi di mercato e tecnologici e i progressi nel campo dell'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili.
Articolo 8
Monitoraggio e relazioni
1. Gli Stati membri esercitano un monitoraggio periodico sulla conformità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4, secondo la metodologia di monitoraggio di cui al paragrafo 2 del presente articolo.
2. La Commissione adotta atti di esecuzione per stabilire una metodologia di monitoraggio della conformità dei siti web e delle applicazioni mobili alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4. La metodologia è trasparente, trasferibile, confrontabile, riproducibile e di facile utilizzo. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 11, paragrafo 3. Entro il 23 dicembre 2018, la Commissione adotta tale primo atto di esecuzione.
3. La metodologia di monitoraggio di cui al paragrafo 2 può tener conto di analisi di esperti e comprende:
a)
la periodicità del monitoraggio e del campionamento dei siti web e delle applicazioni mobili soggetti a monitoraggio;
b)
a livello dei siti web, il campionamento delle pagine web e dei loro contenuti;
c)
a livello delle applicazioni mobili, i contenuti da verificare, tenendo conto del momento in cui l'applicazione è stata inizialmente distribuita e in cui le funzionalità sono state successivamente aggiornate;
d)
la descrizione del modo in cui deve essere sufficientemente dimostrata la conformità o non conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4, facendo direttamente riferimento, ove applicabile, alle descrizioni pertinenti contenute nella norma armonizzata o, in assenza di questa, nelle specifiche tecniche di cui all'articolo 6, paragrafo 2, o nella norma europea di cui all'articolo 6, paragrafo 3;
e)
qualora siano individuate mancanze, un meccanismo per fornire dati e informazioni sulla conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4 in un formato che possa essere usato dagli enti pubblici per porre rimedio alle mancanze; e
f)
disposizioni adeguate, che includano, se del caso, esempi e orientamenti, per verifiche automatiche, manuali e di utilizzabilità, in combinazione con le impostazioni di campionamento, in modo compatibile con la periodicità del monitoraggio e delle relazioni.
4. Entro il 23 dicembre 2021 e successivamente ogni tre anni, gli Stati membri presentano alla Commissione una relazione sugli esiti del monitoraggio, includendo i dati misurati. Tale relazione è redatta in base alle disposizioni riguardanti la presentazione delle relazioni di cui al paragrafo 6 del presente articolo. La relazione contiene anche informazioni sul ricorso alla procedura di attuazione di cui all'articolo 9.
5. In relazione alle misure adottate ai sensi dell'articolo 7, la prima relazione riguarda anche:
a)
una descrizione dei meccanismi istituiti dagli Stati membri per la consultazione delle parti interessate riguardo all'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili;
b)
le procedure volte a rendere pubblici gli eventuali sviluppi della politica in materia di accessibilità in relazione ai siti web e alle applicazioni mobili;
c)
le esperienze e le conclusioni tratte dall'attuazione delle norme sulla messa in conformità delle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4; e
d)
informazioni sulle attività di formazione e di sensibilizzazione.
In caso di modifiche significative agli elementi di cui al primo comma, gli Stati membri includono nelle successive relazioni informazioni relative a tali modifiche.
6. Il contenuto di tutte le relazioni, che non necessita l'inclusione dell'elenco dei siti web, delle applicazioni mobili o degli enti pubblici, è reso pubblico in un formato accessibile. La Commissione adotta atti di esecuzione per definire le disposizioni riguardanti la presentazione delle relazioni degli Stati membri alla Commissione. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 11, paragrafo 3. Entro il 23 dicembre 2018, la Commissione adotta tale primo atto di esecuzione.
7. Entro il 23 settembre 2018, gli Stati membri informano la Commissione circa l'organismo designato per l'esecuzione delle funzioni di monitoraggio e di relazione.
Articolo 9
Procedura di attuazione
1. Gli Stati membri garantiscono che sia disponibile una procedura di attuazione adeguata ed efficace volta ad assicurare la conformità alla presente direttiva in ordine alle prescrizioni definite agli articoli 4 e 5 e all'articolo 7, paragrafo 1. In particolare, gli Stati membri provvedono affinché sia predisposta una procedura di attuazione, come la possibilità di mettersi in contatto con un mediatore, per assicurare un efficace trattamento delle notifiche e delle richieste ricevute, come previsto dall'articolo 7, paragrafo 1, lettera b), e per riesaminare la valutazione di cui all'articolo 5.
2. Entro il 23 settembre 2018 gli Stati membri informano la Commissione circa l'ente responsabile dell'attuazione della presente direttiva.
Articolo 10
Esercizio della delega
1. Il potere di adottare atti delegati è conferito alla Commissione alle condizioni stabilite nel presente articolo.
2. Il potere di adottare gli atti delegati di cui all'articolo 6, paragrafo 4, è conferito alla Commissione per un periodo indeterminato a decorrere dal 23 giugno 2017.
3. La delega di potere di cui all'articolo 6, paragrafo 4, può essere revocata in qualsiasi momento dal Parlamento europeo o dal Consiglio. La decisione di revoca pone fine alla delega di potere ivi specificata. Gli effetti della decisione decorrono dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea o da una data successiva ivi specificata. Essa non pregiudica la validità degli atti delegati già in vigore.
4. Prima dell'adozione dell'atto delegato, la Commissione consulta gli esperti designati da ciascuno Stato membro nel rispetto dei principi stabiliti nell'accordo interistituzionale «Legiferare meglio» del 13 aprile 2016.
5. Non appena adotta un atto delegato, la Commissione ne dà contestualmente notifica al Parlamento europeo e al Consiglio.
6. L'atto delegato adottato ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 4, entra in vigore solo se né il Parlamento europeo né il Consiglio hanno sollevato obiezioni entro il termine di due mesi dalla data in cui esso è stato loro notificato o se, prima della scadenza di tale termine, sia il Parlamento europeo che il Consiglio hanno informato la Commissione che non intendono sollevare obiezioni. Tale termine è prorogato di due mesi su iniziativa del Parlamento europeo o del Consiglio.
Articolo 11
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 4 del regolamento (UE) n. 182/2011.
3. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 12
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 23 settembre 2018. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni principali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
3. Gli Stati membri applicano tali disposizioni come segue:
a)
ai siti web di enti pubblici non pubblicati prima del 23 settembre 2018: a decorrere dal 23 settembre 2019,
b)
ai siti web di enti pubblici non contemplati dal punto a): a decorrere dal 23 settembre 2020,
c)
alle applicazioni mobili di enti pubblici: a decorrere dal 23 giugno 2021.
Articolo 13
Riesame
Entro il 23 giugno 2022 la Commissione effettua un riesame dell'applicazione della stessa. Il riesame tiene conto delle relazioni degli Stati membri concernenti gli esiti del monitoraggio di cui all'articolo 8 e il ricorso alla procedura di attuazione di cui all'articolo 9. Esso comprende inoltre un riesame dei progressi tecnologici che potrebbero rendere più facilmente accessibili alcuni tipi di contenuti esclusi dall'ambito di applicazione della presente direttiva. Le conclusioni del riesame sono rese pubbliche in un formato accessibile.
Articolo 14
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 15
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, il 26 ottobre 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
I. LESAY
(1) GU C 271 del 19.9.2013, pag. 116.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 26 febbraio 2014 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e posizione del Consiglio in prima lettura del 18 luglio 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale). Posizione del Parlamento europeo del 25 ottobre 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).
(3) Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).
(4) Regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 470).
(5) Regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) — Orizzonte 2020 e abroga la decisione n. 1982/2006/CE (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 104).
(6) Direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 65).
(7) Direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 243).
(8) Direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro (GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16).
(9) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del ConsiglioGU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(10) GU L 123 del 12.5.2016, pag. 1.
(11) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2016/2102 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 26 ottobre 2016
relativa all'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 114, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Con la tendenza alla digitalizzazione della società, gli utenti hanno a disposizione nuove modalità di accesso alle informazioni e ai servizi. I fornitori di informazioni e servizi, tra cui gli enti pubblici, utilizzano sempre più la rete internet per produrre, raccogliere e mettere a disposizione una vasta gamma di informazioni e servizi online essenziali per il pubblico.
(2)
Nel contesto della presente direttiva il concetto di accessibilità dovrebbe essere inteso come principi e tecniche da rispettare nella progettazione, nella costruzione, nella manutenzione e nell'aggiornamento di siti internet e di applicazioni mobili per rendere il loro contenuto più accessibile agli utenti, in particolare alle persone con disabilità.
(3)
Il mercato in rapida crescita per il conseguimento di una maggiore accessibilità di prodotti e servizi digitali è formato da una serie di operatori economici, tra cui operatori che sviluppano siti web o strumenti software per creare, gestire ed effettuare test di pagine web o applicazioni mobili, operatori che sviluppano programmi utente quali browser web e relative tecnologie assistive, operatori che realizzano servizi di certificazione e operatori che forniscono servizi di formazione.
(4)
Come sottolineato nella comunicazione della Commissione del 19 maggio 2010, intitolata «Un'agenda digitale europea», le autorità pubbliche dovrebbero fare la loro parte nella promozione di mercati di contenuti digitali. Le amministrazioni possono stimolare i mercati di contenuti mettendo a disposizione le informazioni relative al settore pubblico in modo trasparente, efficace e non discriminatorio. Ciò rappresenta una fonte importante di crescita potenziale di servizi online innovativi.
(5)
Diversi Stati membri hanno adottato misure basate su linee guida internazionali per la progettazione di siti web accessibili, ma tali misure spesso si riferiscono a versioni o livelli di conformità diversi di tali linee guida, oppure hanno introdotto differenze tecniche a livello nazionale con riguardo ai siti web accessibili.
(6)
I fornitori di siti web, applicazioni mobili e relativo software e tecnologie accessibili comprendono numerose piccole e medie imprese (PMI). Tali fornitori e in particolare le PMI stentano ad avviare iniziative imprenditoriali al di fuori dei rispettivi mercati nazionali. A causa delle differenze esistenti tra Stati membri nelle specifiche e nelle normative relative all'accessibilità, la crescita e la competitività di tali fornitori e imprese sono frenate dai costi aggiuntivi che essi dovrebbero sostenere per lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti e servizi transnazionali legati all'accessibilità del web.
(7)
La concorrenza limitata comporta, per gli acquirenti di siti web, di applicazioni mobili e di prodotti e servizi connessi, prezzi elevati rispetto ai servizi o la dipendenza da un unico fornitore. Spesso i fornitori privilegiano variazioni di norme proprietarie che ostacolano la successiva interoperabilità dei programmi utente e l'accesso al contenuto dei siti web e delle applicazioni mobili da ogni luogo dell'Unione. La frammentazione tra normative nazionali riduce i vantaggi che potrebbero derivare dalla condivisione di esperienze con analoghi soggetti nazionali e internazionali negli sforzi per rispondere agli sviluppi sociali e tecnologici.
(8)
In un contesto armonizzato, il settore della progettazione e dello sviluppo di siti web e applicazioni mobili dovrebbe incontrare meno ostacoli all'esercizio della propria attività nel mercato interno, mentre i costi per gli enti pubblici e altri soggetti che acquistano prodotti e servizi relativi all'accessibilità di siti web e applicazioni mobili dovrebbero ridursi.
(9)
La presente direttiva mira a garantire, sulla base di prescrizioni comuni in materia di accessibilità, una maggiore accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili di enti pubblici. Per porre fine alla frammentazione del mercato interno è necessario il ravvicinamento delle misure nazionali a livello unionale sulla base di prescrizioni in materia di accessibilità concordate da applicare ai siti web e alle relative applicazioni mobili degli enti pubblici. Ciò ridurrebbe l'incertezza per gli sviluppatori e favorirebbe l'interoperabilità. L'utilizzo di prescrizioni in materia di accessibilità, neutre sul piano delle tecnologie, non ostacolerà l'innovazione e può addirittura stimolarla.
(10)
Il ravvicinamento delle misure nazionali dovrebbe inoltre consentire agli enti pubblici e alle imprese dell'Unione di ottenere benefici economici e sociali dall'estensione della fornitura di servizi online o servizi mobili a una platea più ampia di cittadini e clienti. Ciò dovrebbe accrescere le potenzialità del mercato interno per i prodotti e i servizi connessi all'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili. La crescita del mercato che ne deriverebbe dovrebbe permettere alle imprese di contribuire alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro nell'Unione. Il rafforzamento del mercato interno dovrebbe accrescere l'attrattività degli investimenti nell'Unione. Gli enti pubblici beneficerebbero della riduzione dei costi da sostenere per assicurare prodotti e servizi web connessi all'accessibilità.
(11)
I cittadini beneficerebbero di un accesso più ampio ai servizi pubblici attraverso siti web e applicazioni mobili e riceverebbero servizi e informazioni che faciliterebbero la loro vita quotidiana e il godimento dei loro diritti in tutta l'Unione, in particolare il diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio dell'Unione, la libertà di stabilimento e la libertà di prestazione di servizi.
(12)
Avendo rispettivamente ratificato e concluso la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, approvata il 13 dicembre 2006, (la «Convenzione delle Nazioni Unite»), la maggior parte degli Stati membri e l'Unione si sono impegnati ad adottare misure adeguate per garantire alle persone con disabilità, in condizioni di parità con gli altri, l'accesso tra l'altro alle tecnologie e ai sistemi di informazione e comunicazione e a elaborare, adottare e monitorare l'attuazione di norme minime e linee guida per l'accessibilità alle strutture ed ai servizi aperti o forniti al pubblico nonché a promuovere l'accesso delle persone con disabilità ai nuovi sistemi e tecnologie di informazione e comunicazione, compreso internet, e ad astenersi dall'intraprendere ogni atto o pratica che sia in contrasto con la Convenzione e a garantire che le autorità e le istituzioni pubbliche agiscano in conformità con la medesima. La Convenzione delle Nazioni Unite prevede inoltre che la progettazione di prodotti, strutture, programmi e servizi debba consentirne l'uso da parte di tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate. Tale «progettazione universale» non dovrebbe escludere, ove siano necessari, dispositivi di assistenza per particolari gruppi di persone con disabilità. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite, le persone con disabilità comprendono le persone che presentano menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali durature le quali, interagendo con barriere di diversa natura, possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione alla società in condizioni di parità con gli altri.
(13)
La comunicazione della Commissione del 15 novembre 2010 dal titolo «La strategia europea sulla disabilità 2010-2020: un rinnovato impegno per un'Europa senza barriere» si riallaccia alla Convenzione delle Nazioni Unite e mira ad eliminare le barriere che impediscono alle persone con disabilità di partecipare alla società in condizioni di parità. Essa prevede interventi da adottare in diverse aree prioritarie, tra cui l'accessibilità delle tecnologie e dei sistemi di informazione e comunicazione, e il suo l'obiettivo è quello di «garantire alle persone con disabilità l'accessibilità dei beni, dei servizi, tra cui i servizi pubblici, e dei dispositivi di assistenza».
(14)
I regolamenti (UE) n. 1303/2013 (3) e (UE) n. 1304/2013 (4) del Parlamento europeo e del Consiglio contengono disposizioni in materia di accessibilità, anche per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC). Essi non trattano, tuttavia, gli aspetti specifici dell'accessibilità dei siti web o delle applicazioni mobili.
(15)
Orizzonte 2020 — il programma quadro di ricerca e innovazione istituito dal regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (5), sostiene la ricerca e lo sviluppo di soluzioni tecnologiche per i problemi legati all'accessibilità.
(16)
Nella comunicazione del 15 dicembre 2010 dal titolo «Il piano d'azione della Commissione per l'eGovernment 2011-2015 — Valorizzare le TIC per promuovere un'amministrazione digitale intelligente, sostenibile e innovativa», la Commissione auspicava azioni per lo sviluppo di servizi di eGovernment che garantiscano l'inclusione e l'accessibilità. Tale piano include misure intese a ridurre le lacune nell'uso delle TIC e a promuovere il ricorso alle stesse per superare l'esclusione così da garantire che tutti gli utenti possano tratte il maggiore vantaggio dalle opportunità presentate. Nella comunicazione del 19 aprile 2016 dal titolo «Il piano d'azione della Commissione per l'eGovernment 2016-2020 — Accelerare la trasformazione digitale della pubblica amministrazione», la Commissione ribadisce l'importanza dell'inclusione e dell'accessibilità.
(17)
Nell'agenda digitale europea, la Commissione ha annunciato che i siti web del settore pubblico dovrebbero essere completamente accessibili entro il 2015, riflettendo in tal modo la dichiarazione ministeriale di Riga dell'11 giugno 2006.
(18)
Nell'agenda digitale europea, la Commissione sottolineava che occorrevano azioni concertate per assicurare che le persone con disabilità possano accedere integralmente ai nuovi contenuti elettronici, in modo da offrire ai cittadini europei una migliore qualità della vita, ad esempio sotto forma di un accesso più agevole ai servizi pubblici e ai contenuti culturali. La Commissione inoltre incoraggiava l'agevolazione del memorandum d'intesa sull'accesso digitale per le persone con disabilità.
(19)
Il contenuto dei siti web e delle applicazioni mobili comprende informazioni sia testuali che non testuali, documenti e moduli scaricabili e forme di interazione a due vie, ad esempio il trattamento di moduli digitali e il completamento dei processi di autenticazione, identificazione e pagamento.
(20)
Le prescrizioni in materia di accessibilità stabilite dalla presente direttiva non dovrebbero applicarsi ai contenuti che si trovano esclusivamente su dispositivi mobili o programmi utente per dispositivi mobili sviluppati per gruppi chiusi di utenti o per uso specifico in determinati contesti e non disponibili e usati da ampi segmenti di pubblico.
(21)
La presente direttiva fa salva la direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (6), in particolare l'articolo 42, e la direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (7), in particolare l'articolo 60, a norma delle quali è necessario che le specifiche tecniche per tutti gli appalti destinati all'uso da parte di persone fisiche, sia che si tratti del pubblico che del personale di un'amministrazione aggiudicatrice, siano elaborate, salvo in casi debitamente giustificati, in modo da tenere conto dei criteri di accessibilità per le persone con disabilità o di progettazione adeguata per tutti gli utenti.
(22)
Considerata la mancanza di mezzi automatizzati o efficienti e facili da applicare per rendere accessibili determinati tipi di contenuti pubblicati e al fine di limitare l'ambito di applicazione della direttiva ai contenuti, ai siti web e alle applicazioni mobili effettivamente sotto il controllo degli enti pubblici, la presente direttiva prevede l'esclusione temporanea o permanente dal proprio ambito di applicazione di alcuni tipi di contenuti, siti web o applicazioni mobili. Tali esclusioni dovrebbero essere riesaminate nell'ambito della revisione della presente direttiva alla luce dei progressi tecnologici futuri.
(23)
Il diritto delle persone con disabilità e degli anziani a partecipare e ad essere integrati nella vita sociale e culturale dell'Unione è inscindibilmente legato alla fornitura di servizi di media audiovisivi accessibili. Tuttavia, tale diritto può essere sviluppato meglio nell'ambito di normative dell'Unione specifiche per settore o che si concentrino sull'accessibilità anche di emittenti private per garantire condizioni di concorrenza leale senza pregiudicare la funzione di pubblico interesse assolta dai servizi di media audiovisivi. La presente direttiva non dovrebbe pertanto applicarsi ai siti web e alle applicazioni mobili delle emittenti di servizio pubblico.
(24)
La presente direttiva non è in alcun modo intesa a limitare la libertà di espressione, la libertà e il pluralismo dei mezzi di comunicazione nella misura in cui sono garantiti nell'Unione e negli Stati membri, in particolare a norma dell'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione (la «Carta»).
(25)
Alcune organizzazioni non governative (ONG), che sono enti autonomi volontari istituiti per perseguire essenzialmente obiettivi senza scopo di lucro, che forniscono servizi che non sono essenziali al pubblico, tra cui servizi non direttamente richiesti da autorità statali, regionali o locali, o servizi che non trattano specificamente le esigenze delle persone con disabilità in particolare, potrebbero rientrare nell'ambito di applicazione della presente direttiva. Per evitare di imporre un onere sproporzionato a tali ONG, la presente direttiva non dovrebbe applicarsi ad esse.
(26)
I formati di file per ufficio dovrebbero essere intesi come documenti che non sono destinati principalmente all'uso sul web e che sono inclusi in pagine web, quali i documenti in Adobe Portable Document Format (PDF), documenti Microsoft Office o loro equivalenti (fonte aperta).
(27)
I media basati sulle trasmissioni in diretta che sono mantenuti online o ripubblicati dopo la trasmissione in diretta dovrebbero essere considerati media basati sul tempo preregistrati senza ritardo indebito dalla data della trasmissione iniziale o della ripubblicazione iniziale di tali media, senza superare il tempo strettamente necessario per rendere accessibili i media basati sul tempo dando la priorità alle informazioni essenziali in materia di salute, benessere e sicurezza del pubblico. Tale periodo di tempo necessario non dovrebbe essere in linea di principio superiore a 14 giorni. In casi giustificati, ad esempio ove sia impossibile procurarsi i pertinenti servizi in tempo debito, tale periodo potrebbe essere eccezionalmente esteso al tempo più breve necessario per rendere accessibile il contenuto.
(28)
La presente direttiva, pur incoraggiando gli enti pubblici a rendere accessibili tutti i contenuti, non intende però limitare ai soli contenuti accessibili i contenuti posti dagli enti pubblici sui loro siti web o sulle loro applicazioni mobili. Ogniqualvolta siano aggiunti contenuti non accessibili, gli enti pubblici dovrebbero aggiungere, nella misura in cui è ragionevolmente possibile, alternative accessibili sui loro siti web o sulle loro applicazioni mobili.
(29)
Quando le mappe sono destinate all'uso della navigazione, distinto dalla descrizione geografica, possono essere necessarie informazioni accessibili per aiutare le persone che non sono in grado di usare correttamente informazioni visive o funzionalità di navigazione complesse, ad esempio per localizzare locali o zone dove sono forniti i servizi. Dovrebbe pertanto essere fornita un'alternativa accessibile quale indirizzi postali e fermate vicine dei trasporti pubblici o i nomi dei luoghi o delle regioni che sono spesso già messi a disposizione dell'ente pubblico in forma semplice e leggibile per la maggior parte degli utenti.
(30)
Il contenuto integrato, quale immagini o video integrati, dovrebbe essere contemplato dalla presente direttiva. Tuttavia, sono creati a volte siti web e applicazioni mobili sui quali possono essere incorporati successivamente contenuti supplementari, ad esempio un programma email, un blog, un articolo che consente agli utenti di aggiungere osservazioni, o applicazioni che supportano i contenuti condivisi dagli utenti. Un altro esempio potrebbe essere una pagina, quale un portale o un sito di notizie, costituita da contenuti provenienti da molteplici partecipanti o siti che inseriscono automaticamente contenuti provenienti da altre fonti nel corso del tempo, ad esempio quando i messaggi pubblicitari sono inseriti in modo dinamico. Tali contenuti di terzi, purché non siano finanziati né sviluppati dall'ente pubblico interessato né sotto il suo controllo, dovrebbero essere esclusi dall'ambito di applicazione della presente direttiva. Tali contenuti non dovrebbero, in linea di principio, essere usati se ostacolano o riducono la funzionalità del servizio pubblico offerto su tali siti web o applicazioni mobili. Ove lo scopo dei contenuti dei siti web o delle applicazioni mobili degli enti pubblici sia quello di tenere consultazioni o organizzare forum di discussione, tali contenuti non possono essere considerati contenuti di terzi e dovrebbero pertanto essere accessibili, fatta eccezione per i contenuti condivisi dagli utenti che non sono sotto il controllo dell'ente pubblico interessato.
(31)
Alcune prescrizioni in materia di accessibilità per i siti web o le applicazioni mobili dovrebbero continuare ad essere rispettate in relazione ai metadati connessi alla riproduzione di pezzi provenienti da collezioni del patrimonio storico-culturale.
(32)
La presente direttiva non dovrebbe imporre agli Stati membri di rendere accessibile il contenuto di siti web o applicazioni mobili archiviati se esso non è più aggiornato o rielaborato e se non è necessario per la realizzazione di processi amministrativi. Ai fini della presente direttiva, la manutenzione prettamente tecnica non dovrebbe essere considerata un aggiornamento o una rielaborazione di un sito web o di un'applicazione mobile.
(33)
Dovrebbero essere rese accessibili le funzioni amministrative essenziali online di scuole, scuole dell'infanzia e asili nido. Ove tali contenuti essenziali siano forniti in maniera accessibile attraverso un altro sito web, tali contenuti non dovrebbero essere resi nuovamente accessibili sul sito web della struttura interessata.
(34)
Gli Stati membri dovrebbero poter estendere l'applicazione della presente direttiva ad altri tipi di siti web e applicazioni mobili, in particolare ai siti e applicazioni mobili intranet o extranet non contemplati dalla medesima, progettati per — e utilizzati da — un numero limitato di persone sul luogo di lavoro o nel campo dell'istruzione, e mantenere o introdurre misure conformi al diritto dell'Unione che vanno oltre le prescrizioni minime in materia di accessibilità di siti web e applicazioni mobili. Gli Stati membri dovrebbero inoltre essere incoraggiati a estendere l'applicazione della presente direttiva agli enti privati che offrono strutture e servizi aperti o forniti al pubblico, anche nei settori della sanità, dei servizi per l'infanzia, dell'inclusione sociale e della sicurezza sociale, nonché nel settore dei servizi di trasporto e dell'elettricità, del gas, dell'energia termica, dell'acqua, del servizi delle comunicazioni elettroniche e dei servizi postali, con particolare riguardo ai servizi di cui agli articoli da 8 a 13 della direttiva 2014/25/UE.
(35)
Sebbene la presente direttiva non si applichi ai siti web e alle applicazioni mobili delle istituzioni dell'Unione, tali istituzioni sono incoraggiate a rispettare le prescrizioni in materia di accessibilità di cui alla presente direttiva.
(36)
Le prescrizioni in materia di accessibilità definite nella presente direttiva sono intese in modo da essere neutre sul piano delle tecnologie. Descrivono cosa occorre garantire affinché l'utente sia in grado di percepire, utilizzare, interpretare o comprendere un sito web, un'applicazione mobile e i relativi contenuti. Non è specificata la tecnologia da scegliere per un determinato sito web, informazione online o applicazione mobile. Per queste loro caratteristiche, le prescrizioni non ostacolano l'innovazione.
(37)
I quattro principi di accessibilità sono: percepibilità, nel senso che le informazioni e i componenti dell'interfaccia utente devono essere presentabili agli utenti in modalità percepibili; utilizzabilità, nel senso che i componenti e la navigazione dell'interfaccia utente devono essere utilizzabili; comprensibilità, nel senso che le informazioni e il funzionamento dell'interfaccia utente devono essere comprensibili; e solidità, nel senso che i contenuti devono essere abbastanza solidi da poter essere interpretati con sicurezza da una vasta gamma di programmi utente, comprese le tecnologie assistive. Detti principi di accessibilità sono trasposti in criteri di successo verificabili quali quelli che costituiscono la base della norma europea EN 301 549 V1.1.2 (Accessibility requirements suitable for public procurement of ICT products and services in Europe (2015-04) [Norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04)] tramite norme armonizzate e una metodologia comune per verificare la conformità dei contenuti di siti web e applicazioni mobili a tali principi. Tale norma europea è stata approvata sulla base del mandato M/376 conferito dalla Commissione agli organismi europei di normalizzazione. In pendenza della pubblicazione dei riferimenti delle norme armonizzate, o di loro parti, nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, le clausole pertinenti della norma europea EN 301 549 v1.1.2 (2015-04) dovrebbero essere considerate modalità minime per la messa in pratica di tali principi.
(38)
Se le prescrizioni in materia di accessibilità stabilite dalla presente direttiva non sono applicabili, conformemente alla direttiva 2000/78/CE del Consiglio (8), alla Convenzione delle Nazioni Unite e ad altre normative pertinenti, continueranno ad applicarsi le prescrizioni in materia di «sistemazione ragionevole» e dovrebbero essere previste, ove necessario, in particolare nel luogo di lavoro e nell'istruzione.
(39)
Gli enti pubblici dovrebbero applicare le prescrizioni in materia di accessibilità di cui alla presente direttiva nella misura in cui non impongono loro un onere sproporzionato. Ciò implica che, in casi giustificati, potrebbe non essere ragionevolmente possibile per un ente pubblico rendere pienamente accessibile uno specifico contenuto. Tale ente pubblico, tuttavia, dovrebbe pur sempre dare la massima accessibilità possibile a tale contenuto e rendere altri contenuti pienamente accessibili. Le eccezioni al rispetto delle prescrizioni in materia di accessibilità dovute a un onere sproporzionato non dovrebbero andare oltre lo stretto necessario per limitare detto onere per quanto riguarda il particolare contenuto interessato in ogni singolo caso. Per misure che imporrebbero un onere sproporzionato si dovrebbero intendere le misure che imporrebbero a un ente pubblico un onere organizzativo o finanziario eccessivo, o metterebbero a rischio la sua capacità di adempiere al suo scopo o di pubblicare le informazioni necessarie o pertinenti per i suoi compiti e servizi, pur tenendo conto del probabile beneficio o danno che ne deriverebbe per i cittadini, in particolare per le persone con disabilità. Nel valutare in quale misura le prescrizioni sull'accessibilità non possono essere soddisfatte a causa dell'onere sproporzionato che imporrebbero è opportuno tener conto soltanto delle motivazioni legittime. La mancanza di carattere prioritario, di tempo o di conoscenze non dovrebbe essere considerata un motivo legittimo. Analogamente, non ci dovrebbero essere motivi legittimi per non acquistare o sviluppare sistemi informatici per la gestione accessibile di contenuti di siti web o applicazioni mobili, dato che per soddisfare le prescrizioni sull'accessibilità di cui alla presente direttiva sono disponibili tecniche adeguate e di tipo consultivo.
(40)
L'interoperabilità connessa all'accessibilità dovrebbe assicurare la massima compatibilità dei contenuti con i programmi utente attuali e futuri e le tecnologie assistive. Più precisamente, i contenuti di siti web e applicazioni mobili dovrebbero fornire ai programmi utente una codifica interna comune del linguaggio naturale, delle strutture, relazioni e sequenze, nonché i dati di tutti i componenti dell'interfaccia utente incorporati. L'interoperabilità, quindi, rappresenta un vantaggio per gli utenti e consente loro di utilizzare ovunque i propri programmi utente per accedere a siti web e applicazioni mobili: gli utenti potrebbero inoltre avvantaggiarsi di una scelta più ampia e di prezzi ridotti in tutta l'Unione. L'interoperabilità andrebbe a beneficio anche di fornitori e acquirenti di prodotti e servizi connessi all'accessibilità di siti web e applicazioni mobili.
(41)
La presente direttiva stabilisce prescrizioni in materia di accessibilità per i siti web e le applicazioni mobili di enti pubblici. Al fine di agevolare la realizzazione della messa in conformità di siti web e delle applicazioni mobili interessati dalle suddette prescrizioni è necessario, ai fini della formulazione di specifiche tecniche particolareggiate per tali prescrizioni, conferire una presunzione di conformità ai siti web e alle applicazioni mobili interessati che rispettano le norme armonizzate definite e pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea in conformità del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (9). Ai sensi di tale regolamento, gli Stati membri e il Parlamento europeo dovrebbero poter sollevare obiezioni qualora ritengano che una norma armonizzata non soddisfi completamente le prescrizioni in materia di accessibilità stabilite nella presente direttiva.
(42)
Gli organismi europei di normalizzazione hanno adottato la norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04), che specifica le prescrizioni funzionali in materia di accessibilità per i prodotti e servizi nel settore delle TIC, inclusi i contenuti web, che potrebbero essere utilizzate negli appalti pubblici o a sostegno di altre politiche e normative. La presunzione di conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità stabilite nella presente direttiva dovrebbe essere basata sulla base delle clausole 9, 10 e 11 della norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04). Le specifiche tecniche adottate in base alla presente direttiva dovrebbero ulteriormente precisare la norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04) per quanto riguarda le applicazioni mobili.
(43)
Le specifiche tecniche e le norme elaborate in relazione alle prescrizioni in materia di accessibilità stabilite nella presente direttiva dovrebbero inoltre tener conto delle specificità concettuali e tecniche dei dispositivi mobili.
(44)
Una dichiarazione di accessibilità dovrebbe essere fornita dall'ente pubblico relativamente alla conformità dei loro siti web e applicazioni mobili alle prescrizioni in materia di accessibilità fissate dalla presente direttiva. Tale dichiarazione di accessibilità dovrebbe eventualmente contemplare le alternative accessibili previste.
(45)
Le applicazioni mobili sono rese disponibili da soggetti vari, anche negozi privati di applicazioni. Le informazioni relative all'accessibilità delle applicazioni mobili di enti pubblici scaricate da soggetti terzi dovrebbero essere fornite insieme alla descrizione dell'applicazione mobile presentata agli utenti prima che questi ultimi la scarichino. Ciò non richiede ai principali fornitori di piattaforme di modificare i loro meccanismi di distribuzione delle applicazioni, ma impone invece all'ente pubblico l'obbligo di rendere disponibile la dichiarazione di accessibilità per mezzo di tecnologie esistenti o future.
(46)
Dovrebbe essere istituito un meccanismo di feedback al fine di dare la possibilità a chiunque di notificare all'ente pubblico qualsiasi avaria del sito web o dell'applicazione mobile in conformità delle prescrizioni di accessibilità di cui alla presente direttiva nonché per richiedere le informazioni escluse. Tali richieste di informazioni potrebbero riguardare contenuti esclusi dall'ambito di applicazione della presente direttiva o altrimenti esentati dalla conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui alla presente direttiva, quali i formati di file per ufficio, i media basati sul tempo preregistrati o contenuti di siti web archiviati. Facendo ricorso al meccanismo di feedback, collegato alla procedura di attuazione, dovrebbe essere possibile per gli utenti dei siti web o delle applicazioni mobili di enti pubblici chiedere le informazioni necessarie, inclusi servizi e documenti. In risposta ad una richiesta legittima e ragionevole, le informazioni dovrebbero essere fornite dall'ente pubblico in modo adeguato e opportuno entro un ragionevole periodo di tempo.
(47)
Gli Stati membri dovrebbero adottare le misure necessarie al fine di sensibilizzare le parti interessate e promuovere per loro, e in particolare per il personale responsabile dell'accessibilità di siti web o applicazioni mobili, programmi di formazione in materia di accessibilità di siti web e applicazioni mobili. I pertinenti soggetti interessati dovrebbero essere consultati o coinvolti nella preparazione dei contenuti dei programmi di formazione e sensibilizzazione in materia di accessibilità.
(48)
È importante che gli Stati membri, in stretta collaborazione con la Commissione, promuovano l'utilizzo degli strumenti di creazione, che consentano di attuare meglio le prescrizioni della presente direttiva in materia di accessibilità. Tale promozione potrebbe assumere modalità passive, quali la pubblicazione di un elenco di strumenti di creazione compatibili senza l'obbligo di utilizzarli, oppure modalità attive, quali l'obbligo di utilizzare strumenti di creazione compatibili o di finanziarne l'elaborazione.
(49)
Ai fini della corretta attuazione della presente direttiva, e in particolare della attuazione delle norme sulla messa in conformità delle prescrizioni in materia di accessibilità, è della massima importanza che la Commissione e gli Stati membri consultino regolarmente le parti interessate. Ai sensi della presente direttiva, per «parti interessate» si dovrebbero intendere anche le organizzazioni che rappresentano gli interessi delle persone con disabilità e degli anziani, le parti sociali, il settore industriale coinvolto nella creazione di software per l'accessibilità di siti web e applicazioni mobili e la società civile.
(50)
La conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui alla presente direttiva dovrebbe essere sottoposta a monitoraggio periodico. Una metodologia di monitoraggio armonizzata fornirebbe una descrizione del sistema per verificare, su base uniforme in tutti gli Stati membri, il grado di conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità, la raccolta di campioni rappresentativi e la periodicità dei controlli. Gli Stati membri dovrebbero periodicamente presentare una relazione sugli esiti dell'attività di monitoraggio e almeno una volta sull'elenco di misure adottate in applicazione della presente direttiva.
(51)
La metodologia di monitoraggio stabilita dalla Commissione dovrebbe essere trasparente, trasferibile, comparabile e riproducibile. La riproducibilità di tale metodologia dovrebbe essere portata al massimo tenendo però conto del fatto che i fattori umani, quali le verifiche da parte degli utenti, potrebbero incidere su di essa. Ai fini di una maggiore comparabilità dei dati tra Stati membri, la metodologia di monitoraggio dovrebbe descrivere in che modo l'esito delle diverse verifiche debba o possa essere presentato. Al fine di non distogliere risorse dal compito di realizzare una maggiore accessibilità dei contenuti, la metodologia di monitoraggio dovrebbe essere facile da utilizzare.
(52)
Allo scopo di non ostacolare l'innovazione con riguardo alle modalità di misurazione dell'accessibilità di siti web e applicazioni mobili, e a condizione di non ostacolare la comparabilità dei dati in tutta l'Unione, gli Stati membri dovrebbero avere la facoltà di utilizzare, secondo la metodologia che sarà stabilita dalla Commissione, tecnologie di monitoraggio più avanzate.
(53)
Per evitare il ricorso sistematico a procedimenti giudiziari, è opportuno prevedere disposizioni riguardanti il diritto di ricorrere a una procedura adeguata ed efficace per assicurare la conformità alla presente direttiva. Ciò lascia impregiudicato il diritto a un mezzo di ricorso efficace di cui all'articolo 47 della Carta. In tale procedura dovrebbe rientrare il diritto di presentare reclami a qualsiasi autorità nazionale esistente che sia competente a pronunciarsi in merito.
(54)
Al fine di assicurare la corretta applicazione della presunzione di conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui alla presente direttiva, è opportuno delegare alla Commissione il potere di adottare atti conformemente all'articolo 290 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea riguardo alla modifica della presente direttiva mediante l'aggiornamento dei riferimenti alla norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04). È di particolare importanza che durante i lavori preparatori la Commissione svolga adeguate consultazioni, anche a livello di esperti, e che tali consultazioni siano condotte nel rispetto dei principi stabiliti nell'accordo interistituzionale «Legiferare meglio» del 13 aprile 2016 (10). In particolare, al fine di garantire la parità di partecipazione alla preparazione degli atti delegati, il Parlamento europeo e il Consiglio ricevono tutti i documenti contemporaneamente agli esperti degli Stati membri, e i loro esperti hanno sistematicamente accesso alle riunioni dei gruppi di esperti della Commissione incaricati della preparazione di tali atti delegati.
(55)
Al fine di assicurare condizioni uniformi di applicazione delle disposizioni pertinenti della presente direttiva, è opportuno conferire alla Commissione competenze di esecuzione. Per stabilire le specifiche tecniche per le prescrizioni in materia di accessibilità, definire la metodologia che gli Stati membri dovrebbero utilizzare per monitorare la conformità dei siti web e delle applicazioni mobili interessati da tali prescrizioni e determinare le modalità delle relazioni degli Stati membri alla Commissione sull'esito del monitoraggio, è opportuno utilizzare la procedura di esame. Per l'adozione degli atti di esecuzione che istituiscono un modello di dichiarazione sull'accessibilità, che non ha ripercussioni sulla natura e l'ambito di applicazione degli obblighi derivanti dalla presente direttiva ma serve a facilitare l'applicazione delle norme da essa stabilite, è opportuno far ricorso alla procedura consultiva. Tali competenze dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (11).
(56)
Poiché l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire la realizzazione di un mercato armonizzato per l'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri in quanto richiede l'armonizzazione di norme diverse attualmente esistenti nei sistemi giuridici nazionali, ma può dunque essere conseguito meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito all'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. Al fine di migliorare il funzionamento del mercato interno, la presente direttiva mira al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri riguardanti le prescrizioni in materia di accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, consentendo così a tali siti e applicazioni di essere maggiormente accessibili agli utenti, in particolare alle persone con disabilità.
2. La presente direttiva stabilisce le norme a cui gli Stati membri si conformano per assicurare che i siti web, indipendentemente dal dispositivo utilizzato per l'accesso, e le applicazioni mobili degli enti pubblici soddisfino le prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4.
3. La presente direttiva non si applica ai seguenti siti web e applicazioni mobili:
a)
siti web e applicazioni mobili delle emittenti di servizio pubblico e delle società da esse controllate e di altri organismi o loro società controllate per l'adempimento di un compito di radiodiffusione di servizio pubblico;
b)
siti web e applicazioni mobili di ONG che non forniscono servizi pubblici essenziali per il pubblico o servizi specifici per le esigenze delle persone con disabilità o ad esse destinati.
4. La presente direttiva non si applica ai seguenti contenuti di siti web e applicazioni mobili:
a)
formati di file per ufficio pubblicati prima del 23 settembre 2018, a meno che tali contenuti non siano necessari per i processi amministrativi attivi relativi alle funzioni assolte dall'ente pubblico interessato;
b)
media basati sul tempo preregistrati pubblicati prima del 23 settembre 2020;
c)
media basati sulla trasmissione in diretta;
d)
carte e servizi di cartografia online, a condizione che le informazioni essenziali siano fornite in modalità digitale accessibile per le carte per la navigazione;
e)
contenuti di terzi che non sono né finanziati né sviluppati dall'ente pubblico interessato né sottoposti al suo controllo;
f)
riproduzioni di pezzi provenienti da collezioni del patrimonio storico-culturale che non possono essere resi pienamente accessibili a causa:
i)
dell'incompatibilità delle prescrizioni in materia di accessibilità con la conservazione del pezzo in questione o l'autenticità della riproduzione (ad esempio contrasto); oppure
ii)
della non disponibilità di soluzioni automatizzate ed economicamente vantaggiose in grado di estrarre facilmente il testo di manoscritti o altri pezzi provenienti da collezioni del patrimonio storico-culturale per trasformarlo in contenuti compatibili con le prescrizioni in materia di accessibilità;
g)
contenuti di extranet o intranet ossia siti web disponibili soltanto per un gruppo chiuso di persone e non per il grande pubblico in quanto tale, pubblicati prima del 23 settembre 2019 fino a una loro revisione sostanziale;
h)
contenuti di siti web e applicazioni mobili considerati archivi nel senso che contengono soltanto contenuti che non sono né necessari per processi amministrativi attivi né aggiornati o rielaborati dopo il 23 settembre 2019.
5. Gli Stati membri possono escludere dall'applicazione della presente direttiva i siti web e le applicazioni mobili di scuole, giardini d'infanzia o asili nido, ad eccezione dei contenuti relativi a funzioni amministrative essenziali online.
Articolo 2
Armonizzazione minima
Gli Stati membri possono mantenere o introdurre misure conformi al diritto dell'Unione che vadano al di là delle prescrizioni minime per l'accessibilità web di siti internet e applicazioni mobili stabilite dalla presente direttiva.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva, si intende per:
1)
«ente pubblico», lo Stato, le autorità regionali o locali, gli organismi di diritto pubblico ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, punto 4, della direttiva 2014/24/UE o le associazioni formate da una o più di tali autorità oppure da uno o più di tali organismi di diritto pubblico, se la finalità specifica di dette associazioni è soddisfare le esigenze d'interesse generale che non abbiano carattere industriale o commerciale;
2)
«applicazioni mobili», ai fini della presente direttiva, il software applicativo progettato e sviluppato da parte o per conto di enti pubblici per essere utilizzato dal grande pubblico su dispositivi mobili, quali smartphone e tablet. È escluso il software che controlla tali dispositivi (sistemi operativi mobili) o lo stesso hardware informatico.
3)
«norma», una norma tecnica ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 1025/2012;
4)
«norma europea», una norma europea ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), del regolamento (UE) n. 1025/2012;
5)
«norma armonizzata», una norma armonizzata ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), del regolamento (UE) n. 1025/2012;
6)
«media basati sul tempo», le seguenti tipologie di media: solo audio, solo video, audio-video, audio e/o video associate all'interazione;
7)
«pezzi provenienti da collezioni del patrimonio storico-culturale», beni di proprietà privata o pubblica di interesse storico, artistico, archeologico, estetico, scientifico o tecnico appartenenti a collezioni tutelate da istituzioni culturali quali biblioteche, archivi e musei;
8)
«dati misurati», i risultati quantificati dell'attività di monitoraggio effettuata per verificare la conformità dei siti web e delle applicazioni mobili di enti pubblici alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4. I dati misurati comprendono sia informazioni quantitative sul campione di siti web e applicazioni mobili sottoposti a verifiche (numero di siti web e applicazioni con il numero potenziale di visitatori o utenti ecc.) che informazioni quantitative sul livello di accessibilità;
Articolo 4
Prescrizioni in materia di accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili
Gli Stati membri provvedono affinché gli enti pubblici adottino le misure necessarie per rendere più accessibili i loro siti web e le loro applicazioni mobili di modo che siano percepibili, utilizzabili, comprensibili e solidi.
Articolo 5
Onere sproporzionato
1. Gli Stati membri provvedono affinché gli enti pubblici applichino le prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4 nella misura in cui non impongono un onere sproporzionato agli enti pubblici ai fini di detto articolo.
2. Al fine di valutare in quale misura la conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4 impone un onere sproporzionato, gli Stati membri provvedono affinché gli enti pubblici interessati tengano conto delle circostanze pertinenti, fra cui:
a)
le dimensioni, le risorse e la natura dell'ente pubblico interessato; e
b)
la stima dei costi e dei benefici per l'ente pubblico interessato in rapporto ai benefici previsti per le persone con disabilità, tenendo conto della frequenza e della durata d'uso dello specifico sito web o applicazione mobile.
3. Fatto salvo il paragrafo 1del presente articolo, l'ente pubblico interessato effettua la valutazione iniziale della misura in cui la conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4 impone un onere sproporzionato.
4. Qualora un ente pubblico si sia avvalso della deroga di cui al paragrafo 1 del presente articolo per uno specifico sito web o applicazione mobile, dopo aver effettuato la valutazione di cui al paragrafo 2 del presente articolo, esso precisa nella dichiarazione di accessibilità di cui all'articolo 7 le parti delle prescrizioni in materia di accessibilità cui non è stato possibile conformarsi e, se del caso, fornisce alternative accessibili.
Articolo 6
Presunzione di conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità
1. I contenuti dei siti web e delle applicazioni mobili che rispettano le norme armonizzate, o parti di esse, i cui riferimenti sono stati pubblicati dalla Commissione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea in conformità del regolamento (UE) n. 1025/2012, si presumono conformi alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4, che sono contemplate da tali norme o da loro parti.
2. Qualora non siano stati pubblicati i riferimenti delle norme armonizzate di cui al paragrafo 1 del presente articolo, i contenuti delle applicazioni mobili che rispettano le specifiche tecniche, o parti di esse, si presumono conformi alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4, contemplate da tali specifiche tecniche o da loro parti.
La Commissione adotta atti di esecuzione per stabilire le specifiche tecniche di cui al primo comma del presente paragrafo. Dette specifiche tecniche soddisfano le prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4 e assicurano un livello di accessibilità almeno equivalente a quello garantito dalla norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04).
Gli atti di esecuzione di cui al secondo comma del presente paragrafo sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo11, paragrafo 3. Il primo di tali atti di esecuzione è adottato, qualora non siano stati pubblicati i riferimenti delle norme armonizzate di cui al paragrafo 1 del presente articolo, entro il 23 dicembre 2018.
3. Qualora non siano stati pubblicati i riferimenti delle norme armonizzate di cui al paragrafo 1 del presente articolo, i contenuti dei siti web che soddisfano i requisiti pertinenti, o parti di essi, della norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04) si presumono conformi alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4 che sono contemplate da tali prescrizioni pertinenti o da loro parti.
Qualora non siano stati pubblicati i riferimenti delle norme armonizzate di cui al paragrafo 1 del presente articolo e in assenza delle specifiche tecniche di cui al paragrafo 2 del presente articolo, i contenuti delle applicazioni mobili che soddisfano i requisiti pertinenti, o parti di esse, della norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04) si presumono conformi alle prescrizioni in materia di accessibilità di cui all'articolo 4 che sono contemplate da tali prescrizioni pertinenti o da loro parti.
4. Alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati conformemente all'articolo 10 al fine di modificare il paragrafo 3 del presente articolo modificando il riferimento alla norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04) di modo che sia fatto riferimento a una versione più recente di tale norma, o a una norma europea che la sostituisce, qualora tale versione o norma soddisfi le prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4 e assicuri un livello di accessibilità almeno equivalente a quello garantito dalla norma europea EN 301 549 V1.1.2 (2015-04).
Articolo 7
Misure aggiuntive
1. Gli Stati membri provvedono affinché gli enti pubblici forniscano e aggiornino periodicamente una dichiarazione di accessibilità particolareggiata, esaustiva e chiara sulla conformità dei rispettivi siti web e applicazioni mobili alla presente direttiva.
Per i siti web la dichiarazione di accessibilità è fornita in un formato accessibile, mediante il modello di dichiarazione di accessibilità di cui al paragrafo 2, ed è pubblicata nel pertinente sito web.
Per le applicazioni mobili la dichiarazione di accessibilità è fornita in un formato accessibile, mediante il modello di dichiarazione di accessibilità di cui al paragrafo 2, ed è resa accessibile nel sito web dell'ente pubblico che ha sviluppato l'applicazione mobile in questione o unitamente ad altre informazioni disponibili al momento di scaricare l'applicazione.
Tale dichiarazione comprende quanto segue:
a)
chiarimenti riguardo alle parti di contenuto non accessibili e le ragioni che ne giustificano l'inaccessibilità e, se del caso, riguardo alle alternative accessibili fornite;
b)
la descrizione del meccanismo di feedback, e relativo link, istituito per consentire a chiunque di notificare all'ente pubblico interessato eventuali difetti del suo sito web o dell'applicazione mobile in termini di conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità definite dall'articolo 4 e di richiedere le informazioni escluse a norma dell'articolo 1, paragrafo 4, e dell'articolo 5; e
c)
il link alla procedura di attuazione di cui all'articolo 9 cui è possibile fare ricorso in caso di risposta insoddisfacente alla notifica o alla richiesta.
Gli Stati membri provvedono affinché gli enti pubblici forniscano una risposta adeguata alla notifica o alla richiesta entro un periodo di tempo ragionevole.
2. La Commissione adotta atti di esecuzione per stabilire un modello di dichiarazione di accessibilità. Tali atti sono adottati secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 11, paragrafo 2. Entro il 23 dicembre 2018, la Commissione adotta tale primo atto di esecuzione.
3. Gli Stati membri adottano misure intese ad agevolare l'applicazione delle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4 a siti web o applicazioni mobili di tipo diverso da quello di cui all'articolo 1, paragrafo 2, e segnatamente ai siti web o alle applicazioni mobili cui si applicano disposizioni nazionali in vigore in materia di accessibilità.
4. Gli Stati membri promuovono e agevolano l'organizzazione di programmi di formazione in materia di accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili, destinati alle parti interessate e al personale degli enti pubblici, concepiti al fine di insegnare loro come creare, gestire e aggiornare i contenuti accessibili dei siti web e delle applicazioni mobili.
5. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per sensibilizzare sulle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4, sui benefici per gli utenti e i proprietari di siti web e applicazioni mobili e sulla possibilità di fornire un feedback in caso di mancata conformità alle prescrizioni di cui alla presente direttiva, come disposto nel presente articolo.
6. Ai fini del monitoraggio e della presentazione delle relazioni di cui all'articolo 8 la Commissione facilita la cooperazione a livello unionale tra gli Stati membri, e tra questi ultimi e le parti interessate, al fine di scambiare migliori prassi e rivedere la metodologia di monitoraggio di cui all'articolo 8, paragrafo 2, gli sviluppi di mercato e tecnologici e i progressi nel campo dell'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili.
Articolo 8
Monitoraggio e relazioni
1. Gli Stati membri esercitano un monitoraggio periodico sulla conformità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4, secondo la metodologia di monitoraggio di cui al paragrafo 2 del presente articolo.
2. La Commissione adotta atti di esecuzione per stabilire una metodologia di monitoraggio della conformità dei siti web e delle applicazioni mobili alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4. La metodologia è trasparente, trasferibile, confrontabile, riproducibile e di facile utilizzo. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 11, paragrafo 3. Entro il 23 dicembre 2018, la Commissione adotta tale primo atto di esecuzione.
3. La metodologia di monitoraggio di cui al paragrafo 2 può tener conto di analisi di esperti e comprende:
a)
la periodicità del monitoraggio e del campionamento dei siti web e delle applicazioni mobili soggetti a monitoraggio;
b)
a livello dei siti web, il campionamento delle pagine web e dei loro contenuti;
c)
a livello delle applicazioni mobili, i contenuti da verificare, tenendo conto del momento in cui l'applicazione è stata inizialmente distribuita e in cui le funzionalità sono state successivamente aggiornate;
d)
la descrizione del modo in cui deve essere sufficientemente dimostrata la conformità o non conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4, facendo direttamente riferimento, ove applicabile, alle descrizioni pertinenti contenute nella norma armonizzata o, in assenza di questa, nelle specifiche tecniche di cui all'articolo 6, paragrafo 2, o nella norma europea di cui all'articolo 6, paragrafo 3;
e)
qualora siano individuate mancanze, un meccanismo per fornire dati e informazioni sulla conformità alle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4 in un formato che possa essere usato dagli enti pubblici per porre rimedio alle mancanze; e
f)
disposizioni adeguate, che includano, se del caso, esempi e orientamenti, per verifiche automatiche, manuali e di utilizzabilità, in combinazione con le impostazioni di campionamento, in modo compatibile con la periodicità del monitoraggio e delle relazioni.
4. Entro il 23 dicembre 2021 e successivamente ogni tre anni, gli Stati membri presentano alla Commissione una relazione sugli esiti del monitoraggio, includendo i dati misurati. Tale relazione è redatta in base alle disposizioni riguardanti la presentazione delle relazioni di cui al paragrafo 6 del presente articolo. La relazione contiene anche informazioni sul ricorso alla procedura di attuazione di cui all'articolo 9.
5. In relazione alle misure adottate ai sensi dell'articolo 7, la prima relazione riguarda anche:
a)
una descrizione dei meccanismi istituiti dagli Stati membri per la consultazione delle parti interessate riguardo all'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili;
b)
le procedure volte a rendere pubblici gli eventuali sviluppi della politica in materia di accessibilità in relazione ai siti web e alle applicazioni mobili;
c)
le esperienze e le conclusioni tratte dall'attuazione delle norme sulla messa in conformità delle prescrizioni in materia di accessibilità definite all'articolo 4; e
d)
informazioni sulle attività di formazione e di sensibilizzazione.
In caso di modifiche significative agli elementi di cui al primo comma, gli Stati membri includono nelle successive relazioni informazioni relative a tali modifiche.
6. Il contenuto di tutte le relazioni, che non necessita l'inclusione dell'elenco dei siti web, delle applicazioni mobili o degli enti pubblici, è reso pubblico in un formato accessibile. La Commissione adotta atti di esecuzione per definire le disposizioni riguardanti la presentazione delle relazioni degli Stati membri alla Commissione. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 11, paragrafo 3. Entro il 23 dicembre 2018, la Commissione adotta tale primo atto di esecuzione.
7. Entro il 23 settembre 2018, gli Stati membri informano la Commissione circa l'organismo designato per l'esecuzione delle funzioni di monitoraggio e di relazione.
Articolo 9
Procedura di attuazione
1. Gli Stati membri garantiscono che sia disponibile una procedura di attuazione adeguata ed efficace volta ad assicurare la conformità alla presente direttiva in ordine alle prescrizioni definite agli articoli 4 e 5 e all'articolo 7, paragrafo 1. In particolare, gli Stati membri provvedono affinché sia predisposta una procedura di attuazione, come la possibilità di mettersi in contatto con un mediatore, per assicurare un efficace trattamento delle notifiche e delle richieste ricevute, come previsto dall'articolo 7, paragrafo 1, lettera b), e per riesaminare la valutazione di cui all'articolo 5.
2. Entro il 23 settembre 2018 gli Stati membri informano la Commissione circa l'ente responsabile dell'attuazione della presente direttiva.
Articolo 10
Esercizio della delega
1. Il potere di adottare atti delegati è conferito alla Commissione alle condizioni stabilite nel presente articolo.
2. Il potere di adottare gli atti delegati di cui all'articolo 6, paragrafo 4, è conferito alla Commissione per un periodo indeterminato a decorrere dal 23 giugno 2017.
3. La delega di potere di cui all'articolo 6, paragrafo 4, può essere revocata in qualsiasi momento dal Parlamento europeo o dal Consiglio. La decisione di revoca pone fine alla delega di potere ivi specificata. Gli effetti della decisione decorrono dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea o da una data successiva ivi specificata. Essa non pregiudica la validità degli atti delegati già in vigore.
4. Prima dell'adozione dell'atto delegato, la Commissione consulta gli esperti designati da ciascuno Stato membro nel rispetto dei principi stabiliti nell'accordo interistituzionale «Legiferare meglio» del 13 aprile 2016.
5. Non appena adotta un atto delegato, la Commissione ne dà contestualmente notifica al Parlamento europeo e al Consiglio.
6. L'atto delegato adottato ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 4, entra in vigore solo se né il Parlamento europeo né il Consiglio hanno sollevato obiezioni entro il termine di due mesi dalla data in cui esso è stato loro notificato o se, prima della scadenza di tale termine, sia il Parlamento europeo che il Consiglio hanno informato la Commissione che non intendono sollevare obiezioni. Tale termine è prorogato di due mesi su iniziativa del Parlamento europeo o del Consiglio.
Articolo 11
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 4 del regolamento (UE) n. 182/2011.
3. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 12
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 23 settembre 2018. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni principali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
3. Gli Stati membri applicano tali disposizioni come segue:
a)
ai siti web di enti pubblici non pubblicati prima del 23 settembre 2018: a decorrere dal 23 settembre 2019,
b)
ai siti web di enti pubblici non contemplati dal punto a): a decorrere dal 23 settembre 2020,
c)
alle applicazioni mobili di enti pubblici: a decorrere dal 23 giugno 2021.
Articolo 13
Riesame
Entro il 23 giugno 2022 la Commissione effettua un riesame dell'applicazione della stessa. Il riesame tiene conto delle relazioni degli Stati membri concernenti gli esiti del monitoraggio di cui all'articolo 8 e il ricorso alla procedura di attuazione di cui all'articolo 9. Esso comprende inoltre un riesame dei progressi tecnologici che potrebbero rendere più facilmente accessibili alcuni tipi di contenuti esclusi dall'ambito di applicazione della presente direttiva. Le conclusioni del riesame sono rese pubbliche in un formato accessibile.
Articolo 14
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 15
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, il 26 ottobre 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
I. LESAY
(1) GU C 271 del 19.9.2013, pag. 116.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 26 febbraio 2014 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e posizione del Consiglio in prima lettura del 18 luglio 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale). Posizione del Parlamento europeo del 25 ottobre 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).
(3) Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).
(4) Regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 470).
(5) Regolamento (UE) n. 1291/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) — Orizzonte 2020 e abroga la decisione n. 1982/2006/CE (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 104).
(6) Direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 65).
(7) Direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 243).
(8) Direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro (GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16).
(9) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del ConsiglioGU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(10) GU L 123 del 12.5.2016, pag. 1.
(11) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici
QUAL È L’OBIETTIVO DELLA DIRETTIVA?
Essa punta a rendere più accessibili i siti web e le applicazioni mobili degli enti pubblici, ad armonizzare le norme differenti all’interno dell’Unione europea (Unione) e a ridurre le barriere per gli sviluppatori di prodotti e servizi legati all’accessibilità. Ciò permette alle persone che vivono nell’Unione, soprattutto quelle con disabilità, di ottenere un accesso più semplice ai servizi pubblici.
PUNTI CHIAVE
Gli Stati membri dell’Unione devono garantire che i siti web e le applicazioni mobili degli enti pubblici siano «più accessibili», in particolare per le persone con disabilità, rendendoli «percepibili, utilizzabili, comprensibili e solidi». La norma di accessibilità è stabilita nella norma europea armonizzata EN 301 549 v3.2.1 (2021-03). Le parti di tale norma rilevanti per la presente direttiva sono elencate nell’allegato A della norma stessa.
Gli enti pubblici devono fornire periodicamente una dichiarazione di accessibilità dettagliata, esaustiva e chiara sulla conformità alla presente direttiva dei rispettivi siti web e applicazioni mobili, contenente:chiarimenti riguardo agli elementi non accessibili e informazioni sulle alternative accessibili; una descrizione delle modalità di segnalazione di eventuali difetti in termini di conformità alla presente direttiva o di richiesta delle informazioni escluse dall’ambito di applicazione della presente direttiva; un collegamento alla procedura per i reclami che è possibile utilizzare se la risposta risulta inadeguata.La decisione di esecuzione (UE) 2018/1523, atto di esecuzione adottato dalla Commissione europea, istituisce un modello di dichiarazione di accessibilità.
Gli Stati membri devono altresì:facilitare l’applicazione dei requisiti in materia di accessibilità ad altri tipi di siti web e applicazioni mobili contemplate dalle leggi nazionali esistenti; facilitare programmi di formazione sull’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili; sensibilizzare sui requisiti in materia di accessibilità; condividere le migliori prassi, coadiuvati dalla Commissione europea; garantire la disponibilità di un’efficace procedura di esecuzione.Gli Stati membri possono mantenere o applicare disposizioni legislative che vanno al di là dei requisiti minimi della presente direttiva.
Esclusioni
La presente direttiva non si applica alle emittenti del servizio pubblico o alle organizzazioni non governative che non forniscono servizi essenziali per il pubblico o specificatamente per le persone con disabilità. Inoltre, essa non si applica ai seguenti elementi di contenuto:formati di file per ufficio pubblicati prima del 23 settembre 2018, a meno che tali contenuti non siano necessari per i processi amministrativi dell’ente pubblico interessato; documenti audio o video pubblicati prima del 23 settembre 2020; documenti audio o video trasmessi in diretta; carte e servizi di cartografia online, a condizione che le informazioni essenziali per la navigazione siano fornite in maniera accessibile; contenuti di terzi non subordinati al controllo dell’ente pubblico interessato; riproduzioni di pezzi del patrimonio storico-culturale o di manoscritti che non possono essere resi pienamente accessibili in talune circostanze; contenuti di extranet o intranet destinati soltanto a un gruppo chiuso di persone, pubblicati prima del 23 settembre 2019, fino a un loro aggiornamento sostanziale; contenuti di siti web e applicazioni mobili non aggiornati o modificati dopo il 23 settembre 2019 (archivi), qualora i loro contenuti non siano necessari per i processi amministrativi.Gli Stati membri possono escludere i siti web e le applicazioni mobili di scuole, asili nido e scuole d’infanzia, a eccezione dei contenuti relativi a funzioni amministrative online essenziali.
Monitoraggio
Gli Stati membri devono verificare la conformità utilizzando la metodologia adottata dalla Commissione l’11 ottobre 2018. La metodologia, stabilita dalla decisione di esecuzione (UE) 2018/1524, comprende:le disposizioni sulla periodicità del monitoraggio e del campionamento di siti web e applicazioni mobili; il campionamento delle pagine web, dei loro contenuti e dei contenuti delle applicazioni mobili; una descrizione del modo in cui deve essere dimostrata la conformità; qualora siano individuate mancanze, un meccanismo per assistere gli enti pubblici nel porvi rimedio; disposizioni per verifiche automatiche, manuali e di utilizzabilità.Relazioni
Entro il 23 dicembre 2021, e successivamente ogni tre anni, gli Stati membri pubblicheranno e presenteranno alla Commissione una relazione sugli esiti del monitoraggio e informazioni sul ricorso alla procedura di esecuzione. La prima relazione riguarderà inoltre:le disposizioni per la consultazione delle parti interessate (organizzazioni di persone con disabilità e di anziani, parti sociali, settore industriale e altre) riguardo all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili; le procedure volte a rendere pubblici gli sviluppi della politica in materia di accessibilità; le esperienze e i risultati derivanti dall’attuazione della direttiva; informazioni sulle attività di formazione e di sensibilizzazione.Il contenuto di tutte le relazioni è reso pubblico in un formato accessibile. L’applicazione della direttiva sarà sottoposta al riesame della Commissione entro il 23 giugno 2022.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva è in vigore dal 22 dicembre 2016 e doveva diventare legge negli Stati membri entro il 23 settembre 2018. Gli Stati membri dovevano adottare tali misure come segue:dal 23 settembre 2019 per i siti web pubblicati dopo il 22 settembre 2018; dal 23 settembre 2020 per tutti gli altri siti web degli enti pubblici; dal 23 giugno 2021 per le applicazioni mobili degli enti pubblici.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Accessibilità al web (Commissione europea). La Commissione propone di rendere i prodotti e i servizi maggiormente accessibili alle persone con disabilità — comunicato stampa (Commissione europea). Dichiarazione del vicepresidente Ansip e del commissario Oettinger in merito all’adozione delle prime norme europee per rendere più accessibili i siti web e le applicazioni mobili degli enti pubblici (Commissione europea). Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (Nazioni Unite). Nuova norma europea sui requisiti in materia di accessibilità per la fornitura pubblica di prodotti e servizi TIC (Istituto europeo delle norme di telecomunicazione).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/2102 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2016, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici (GU L 327 del 2.12.2016, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione di esecuzione (UE) 2021/1339 della Commissione, dell’11 agosto 2021, che modifica la decisione di esecuzione (UE) 2018/2048 per quanto riguarda la norma armonizzata per i siti web e le applicazioni mobili (GU L 289 del 12.08.2021, pag. 53).
Decisione di esecuzione (UE) 2018/2048 della Commissione, del 20 dicembre 2018, relativa alla norma armonizzata per i siti web e le applicazioni mobili elaborata a sostegno della direttiva (UE) 2016/2102 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 327 del 21.12.2018, pag. 84).
Le successive modifiche alla decisione (UE) 2018/2048 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione di esecuzione (UE) 2018/1523 della Commissione, dell’11 ottobre 2018, che istituisce un modello di dichiarazione di accessibilità conformemente alla direttiva (UE) 2016/2102 del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici (GU L 256 del 12.10.2018, pag. 103).
Decisione di esecuzione (UE) 2018/1524 della Commissione, dell’11 ottobre 2018, che stabilisce una metodologia di monitoraggio e definisce le disposizioni riguardanti la presentazione delle relazioni degli Stati membri conformemente alla direttiva (UE) 2016/2102 del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici (GU L 256 del 12.10.2018, pag. 108).
Si veda la versione consolidata. |
Fatturazione elettronica negli appalti pubblici
Nell'ambito del processo di modernizzazione della pubblica amministrazione in Europa, i ministri dell'Unione europea (UE) hanno adottato una legge che mira a semplificare e favorire l'utilizzo di fatture elettroniche in materia di appalti pubblici, in particolare per aziende coinvolte in appalti in un altro paese dell'UE.
ATTO
Direttiva 2014/55/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, relativa alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici
SINTESI
I paesi dell'UE hanno adottato nuove leggi in materia di appalti pubblici nel 2014. Insieme, essi hanno adottato una legge che dovrebbe portare a una crescente diffusione in Europa della fatturazione elettronica per lavori svolti per il settore pubblico o beni forniti allo stesso.
La fatturazione elettronica delle imprese in un paese dell'UE per il lavoro svolto o i beni forniti a un'autorità pubblica in un altro paese è stata penalizzata da problemi di mancanza di interoperabilità , ossia sistemi di fatturazione elettronica incompatibili in diversi paesi.
La legge si applica alle fatture che rientrano nell'ambito di applicazione delle direttive in materia di appalti pubblici (vale a dire la maggior parte dei contratti) ma non si applica ai contratti che rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva 2009/81/CE nei campi della difesa e della sicurezza, in cui l'aggiudicazione e l'esecuzione dei contratti sono dichiarate segrete o devono essere corredate da misure speciali di sicurezza.
NORME COMUNI INTEROPERABILI
Entro tre anni dall'entrata in vigore della direttiva, gli Organismi europei di normalizzazione dovranno sviluppare e verificare una norma europea in materia di fatturazione elettronica. Una volta disponibile, tutte le autorità pubbliche europee saranno tenute a ricevere ed elaborare fatture elettroniche conformandosi ad essa.
La norma dovrebbe permettere di impostare un sistema di fatturazione elettronica user-friendly (semplice da capire e da utilizzare). L'esercizio di normalizzazione terrà conto delle esigenze specifiche di piccole e medie imprese, nonché di amministrazioni aggiudicatrici più piccole ed enti aggiudicatori, che dispongono di personale e risorse finanziarie limitati.
La norma sarà inoltre idonea ad essere utilizzata nelle transazioni commerciali tra imprese oltre che nell'area degli appalti pubblici.
ATTUAZIONE
Una volta pubblicata la nuova norma, le amministrazioni aggiudicatrici dei governi centrali dei paesi dell'UE hanno a disposizione 18 mesi per attuarla. Per le amministrazioni aggiudicatrici a livello regionale e locale tale periodo può essere esteso a 30 mesi.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
Direttiva 2014/55/UE
26.5.2014
27.11.2018
GU L 133 del 6.5.2014
ATTI COLLEGATI
Direttiva 2009/81/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, relativa al coordinamento delle procedure per l'aggiudicazione di taluni appalti di lavori, di forniture e di servizi nei settori della difesa e della sicurezza da parte delle amministrazioni aggiudicatrici/degli enti aggiudicatori, e recante modifica delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE (GU L 216 del 20.8.2009).
Direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione (GU L 94 del 28.3.2014).
Direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE (GU L 94 del 28.3.2014).
Direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE (GU L 94 del 28.3.2014). | DIRETTIVA 2014/55/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 16 aprile 2014
relativa alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 114,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
visto il parere del Comitato delle regioni (2),
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (3),
considerando quanto segue:
(1)
Negli Stati membri esistono e sono attualmente in uso norme mondiali, nazionali, regionali e proprietarie differenti sulla fatturazione elettronica. Nessuna di esse è prevalente e per la maggior parte non sono interoperabili tra loro.
(2)
In mancanza di una norma comune, quando promuovono o impongono l'uso della fatturazione elettronica negli appalti pubblici, gli Stati membri definiscono soluzioni tecniche proprie sulla base di norme nazionali separate. Per tale motivo il numero delle norme differenti che coesistono nei vari Stati membri sta aumentando ed è prevedibile che continui a crescere anche in futuro.
(3)
La molteplicità delle norme non interoperabili comporta un grado eccessivo di complessità, incertezza del diritto e costi operativi aggiuntivi per gli operatori economici che utilizzano la fatturazione elettronica negli Stati membri. Spesso agli operatori economici che intendono partecipare ad appalti transfrontalieri viene chiesto di adeguarsi a una nuova norma di fatturazione elettronica ogni volta che accedono a un nuovo mercato. Poiché la diversità dei requisiti giuridici e tecnici della fatturazione elettronica scoraggia gli operatori economici dal partecipare ad appalti transfrontalieri, essa costituisce un ostacolo all'accesso al mercato nel settore degli appalti pubblici transfrontalieri e un impedimento al commercio. Limitando le libertà fondamentali, esse si ripercuotono direttamente sul funzionamento del mercato interno.
(4)
È probabile che in futuro questi ostacoli al commercio interno dell'Unione aumentino a seguito dell'adozione di ulteriori norme nazionali e proprietarie non interoperabili, nonché della crescente diffusione o dell'introduzione obbligatoria negli Stati membri dell'utilizzo della fatturazione elettronica negli appalti pubblici.
(5)
È opportuno rimuovere o ridurre gli ostacoli al commercio transfrontaliero dovuti alla coesistenza di una pluralità di requisiti giuridici e norme tecniche sulla fatturazione elettronica e alla mancanza di interoperabilità. Per conseguire tale obiettivo, dovrebbe essere elaborata una norma europea comune per il modello semantico dei dati degli elementi essenziali di una fattura elettronica («norma europea sulla fatturazione elettronica»). La norma dovrebbe definire gli elementi di base che una fattura elettronica deve sempre contenere, consentendo in tal modo l'invio e la ricezione delle fatture elettroniche tra sistemi che si basano su norme tecniche diverse. Le norme tecniche nazionali esistenti, purché non siano in conflitto con questa norma europea, non dovrebbero essere sostituite né limitate nell'uso da tale norma e dovrebbe essere ancora possibile continuare ad applicarle parallelamente alla norma europea.
(6)
Garantendo l'interoperabilità semantica e migliorando la certezza del diritto, la presente direttiva intende promuovere la diffusione della fatturazione elettronica negli appalti pubblici, consentendo così agli Stati membri, alle amministrazioni aggiudicatrici, agli enti aggiudicatori e agli operatori economici di creare vantaggi significativi in termini di risparmi, impatto ambientale e riduzione degli oneri amministrativi.
(7)
I benefici della fatturazione elettronica sono massimizzati allorché le fatture sono generate, inviate, trasmesse, ricevute ed elaborate in modo completamente automatizzato. Per questo motivo, soltanto le fatture leggibili da una macchina che possono essere elaborate automaticamente e digitalmente dal ricevente dovrebbero essere considerate conformi alla norma europea sulla fatturazione elettronica. Un semplice file di immagini non dovrebbe essere considerato una fattura elettronica ai fini della presente direttiva.
(8)
L'obiettivo dell'interoperabilità è permettere la presentazione e il trattamento delle informazioni in modo uniforme nei diversi sistemi gestionali, indipendentemente dalla tecnologia, dall'applicazione o dalla piattaforma utilizzate. La piena interoperabilità comprende la capacità di interoperare su tre livelli distinti: in termini di contenuto della fattura (semantica), formato o lingua usati (sintassi) e metodo di trasmissione. Interoperabilità semantica significa che la fattura elettronica contiene un certo numero di informazioni obbligatorie e che il significato preciso dell'informazione scambiata è mantenuto e compreso senza ambiguità, a prescindere dal modo in cui viene rappresentato fisicamente o trasmesso. Interoperabilità sintattica significa che gli elementi dei dati di una fattura elettronica sono presentati in un formato che può essere scambiato direttamente tra mittente e destinatario ed elaborato in modo automatizzato. L'interoperabilità sintattica può essere assicurata in uno dei due modi seguenti, segnatamente attraverso l'uso di una sintassi comune, ovvero attraverso un sistema di corrispondenza tra le sintassi diverse.
(9)
È in uso una vasta gamma di sintassi. L'interoperabilità sintattica è sempre più assicurata grazie alla corrispondenza (mapping). Questo metodo è efficace se la fattura contiene tutti gli elementi dei dati richiesti a livello semantico e se il relativo significato non è ambiguo. Poiché sovente non è così, è necessario intervenire per assicurare l'interoperabilità a livello semantico. Al fine di semplificare ulteriormente l'uso della fatturazione elettronica e ridurre i costi, uno degli obiettivi a lungo termine dovrebbe consistere nel limitare il numero delle sintassi usate, di preferenza concentrandosi su quelle più comuni.
(10)
La normazione della fatturazione elettronica integra inoltre gli sforzi volti a promuovere la diffusione degli appalti elettronici, come emerge dalle pertinenti disposizioni della direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (4) e della direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (5).
(11)
Nelle conclusioni del 28 e 29 giugno 2012 e del 24 ottobre 2013 il Consiglio europeo ha affermato che dovrebbe essere data priorità alle misure volte a sviluppare ulteriormente il commercio elettronico transfrontaliero e la modernizzazione delle pubbliche amministrazioni, tra l'altro facilitando il passaggio alla fatturazione elettronica e con la rapida attuazione della stessa.
(12)
Nella risoluzione del 20 aprile 2012 il Parlamento europeo ha segnalato la frammentazione del mercato dovuta alle norme nazionali in materia di fatturazione elettronica e ha sottolineato i benefici sostanziali offerti dalla fatturazione elettronica, nonché l'importanza della certezza del diritto, di un ambiente tecnico chiaro e di soluzioni di fatturazione elettronica aperte e interoperabili basate su requisiti giuridici, processi aziendali e norme tecniche comuni. Per tali motivi il Parlamento europeo ha lanciato un invito a rendere obbligatoria la fatturazione elettronica negli appalti pubblici entro il 2016.
(13)
Il forum europeo multilaterale delle parti interessate sulla fatturazione elettronica (e-invoicing), istituito dalla decisione della Commissione del 2 novembre 2010 (6), ha adottato all'unanimità, nell'ottobre del 2013, una raccomandazione sull'utilizzo di un modello semantico dei dati a sostegno dell'interoperabilità della fatturazione elettronica.
(14)
La presente direttiva dovrebbe applicarsi alle fatture elettroniche ricevute dalle amministrazioni aggiudicatrici e dagli enti aggiudicatori ed emesse a seguito dell'esecuzione delle prestazioni previste dai contratti cui si applicano la direttiva 2009/81/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (7), la direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (8), la direttiva 2014/24/UE o la direttiva 2014/25/UE. La presente direttiva dovrebbe disciplinare soltanto le fatture emesse dall'operatore economico a cui è stato aggiudicato l'appalto pubblico o il contratto di concessione (l'appaltatore principale). Se tuttavia, ai sensi dell'articolo 71 della direttiva 2014/24/UE e dell'articolo 88 della direttiva 2014/25/UE, gli Stati membri provvedono a pagamenti diretti ai subappaltatori, gli accordi da definire per i documenti di gara dovrebbero comprendere disposizioni che definiscano se debba essere usata o meno la fatturazione elettronica relativamente ai pagamenti ai subappaltatori. È opportuno precisare che, qualora un contratto sia aggiudicato a un gruppo di operatori economici, la presente direttiva si applica alle fatture elettroniche emesse sia dal gruppo in quanto tale che dai singoli operatori economici.
(15)
È opportuno che la presente direttiva si applichi anche ai contratti di concessione che comportano un pagamento che richieda l'emissione di fatture da parte dell'operatore economico cui è stato aggiudicato l'appalto di concessione. Il termine «concessioni» è definito all'articolo 5, punto 1), della direttiva 2014/23/UE. I contratti di concessione hanno per oggetto l'appalto di lavori o servizi attraverso una concessione il cui corrispettivo consiste nel diritto di gestire i lavori o i servizi o in tale diritto accompagnato da un prezzo.
(16)
La presente direttiva è soggetta all'articolo 346 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. La presente direttiva non si applica alle fatture elettroniche emesse a seguito dell'esecuzione di contratti (dichiarata segreta o accompagnata da speciali misure di sicurezza) escluse dall'ambito di applicazione della direttiva 2014/23/UE, della direttiva 2014/24/UE e della direttiva 2014/25/UE a norma, rispettivamente, dell'articolo 10, paragrafo 6, dell'articolo 15, paragrafo 3, e dell'articolo 24, paragrafo 3. Alle stesse condizioni, nella presente direttiva è opportuno stabilire un'esclusione specifica per le fatture elettroniche emesse a seguito dell'esecuzione di tali contratti (dichiarata segreta o accompagnata da speciali misure di sicurezza), che rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva 2009/81/CE.
(17)
Le definizioni usate nella presente direttiva dovrebbero essere conformi al diritto dell'Unione in materia di aggiudicazione degli appalti.
(18)
La Commissione dovrebbe, in applicazione delle pertinenti disposizioni del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (9), chiedere al competente organismo europeo di normazione di elaborare una norma europea sulla fatturazione elettronica. Ai sensi delle pertinenti disposizioni del regolamento (UE) n. 1025/2012, la decisione della Commissione che formula tale richiesta è soggetta alla procedura d'esame di cui al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (10).
(19)
La norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe basarsi sulle specifiche tecniche vigenti stabilite nell'ambito di organismi europei di normazione come il CEN (CWA 16356-MUG e CWA 16562-CEN BII) e tenere conto delle altre specifiche tecniche pertinenti stabilite nell'ambito di organismi internazionali di normazione, come l'UN/CEFACT (CII cfr. 2.0) e l'ISO (fattura finanziaria basata sulla norma ISO 20022). Nello svolgere la richiesta di normazione, il competente organismo europeo di normazione dovrebbe inoltre tener conto dei risultati dei progetti pilota su larga scala, attuati nell'ambito del programma di sostegno strategico del programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP), e delle specifiche tecniche in materia di fatturazione elettronica di qualsiasi altro organo od organismo competente ampiamente utilizzate nel mondo degli affari. La norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe inoltre essere compatibile con le norme di pagamento esistenti, per consentire il trattamento automatico dei pagamenti.
(20)
Nella richiesta al competente organismo europeo di normazione, la Commissione dovrebbe chiedere che la norma europea sulla fatturazione elettronica sia tecnologicamente neutrale al fine di evitare distorsioni della concorrenza, compatibile con le pertinenti norme internazionali sulla fatturazione elettronica, al fine di evitare ostacoli tecnici all'accesso al mercato per i fornitori di paesi terzi e facilitare ai fornitori europei l'invio di fatture elettroniche ad acquirenti in paesi terzi, e conforme alla direttiva 2006/112/CE del Consiglio (11). Poiché le fatture elettroniche possono contenere dati personali, la Commissione dovrebbe chiedere inoltre che la norma europea sulla fatturazione elettronica tenga conto della tutela dei dati personali, conformemente alla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (12), e dei principi della tutela dei dati fin dalla progettazione, della proporzionalità e della minimizzazione dei dati. Oltre a questi requisiti minimi, nella richiesta al competente organismo europeo di normazione la Commissione dovrebbe determinare altri requisiti relativi al contenuto della norma europea sulla fatturazione elettronica nonché una scadenza per la sua adozione.
(21)
Affinché anche le piccole e medie imprese possano trarre vantaggio dalla fatturazione elettronica negli appalti pubblici, la norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe rendere possibile l'istituzione di sistemi di fatturazione elettronica di agevole impiego, che siano facili da capire e da usare. In tal senso, è opportuno altresì tenere conto del fatto che le piccole e medie imprese, in particolare, e anche le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori più piccoli dispongono di risorse umane e finanziarie limitate.
(22)
La norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe altresì essere adeguata all'uso nelle transazioni commerciali tra imprese. Pertanto, la Commissione dovrebbe assicurare che la norma non sia elaborata in modo tale da risultare idonea unicamente all'uso nel settore degli appalti pubblici, onde consentirne l'uso anche agli operatori economici privati nelle loro relazioni d'affari.
(23)
Le fatture emesse in settori di attività diversi possono richiedere l'inclusione di informazioni specifiche dei settori stessi. È opportuno nondimeno includere in tutte le fatture un numero limitato di elementi standard comuni. La presenza di tali elementi è indispensabile per verificare se la fattura riflette correttamente l'operazione commerciale sottostante e per garantire che la fattura sia giuridicamente valida. Un elenco di questi elementi richiesti a fini IVA è fornito nella direttiva 2006/112/CE. La norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe essere coerente con questa serie di elementi.
(24)
La norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe specificare gli elementi dei dati semantici che si riferiscono, in particolare, ai dati complementari del venditore e dell'acquirente, agli identificatori di processo, agli attributi della fattura, ai dati specifici degli articoli fatturati, alle informazioni sulla consegna nonché ai termini e alle condizioni di pagamento. Ogni fattura elettronica dovrebbe includere gli elementi di base di una fattura elettronica. Ciò dovrebbe assicurare una precisa e uniforme applicazione della fatturazione elettronica.
(25)
Mentre il mittente di una fattura elettronica dovrebbe poter continuare a garantire l'autenticità dell'origine e l'integrità del contenuto della fattura in vari modi, tra cui la firma elettronica, per assicurare la conformità alla direttiva 2006/112/CE, la norma europea sulla fatturazione elettronica non dovrebbe comprendere tra i suoi elementi il requisito della firma elettronica.
(26)
Al fine di evitare costi e oneri eccessivi per amministrazioni aggiudicatrici e enti aggiudicatori, al competente organismo europeo di normazione dovrebbe essere chiesto di stabilire un elenco contenente un numero limitato di sintassi che sia conforme alla norma europea sulla fatturazione elettronica. Tale elenco non dovrebbe essere parte integrante della norma europea sulla fatturazione elettronica. Le sintassi individuate devono essere quelle già ampiamente ed efficacemente usate dagli operatori economici e dalle amministrazioni aggiudicatrici. Al fine di agevolare e accelerare l'attuazione da parte degli Stati membri, al competente organismo europeo di normazione dovrebbe essere chiesto di fornire idonee corrispondenze sintattiche derivanti dalla norma europea sulla fatturazione elettronica per tutte le possibili sintassi individuate nell'elenco. Le corrispondenze sintattiche sono linee guida sulle modalità di rappresentazione della norma nelle varie sintassi. Questo risultato finale della normazione dovrebbe integrare la norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi.
(27)
Al fine di facilitare l'uso della norma europea sulla fatturazione elettronica, dovrebbe essere altresì chiesto all'organismo europeo di normazione di elaborare linee guida sull'interoperabilità a livello di trasmissione. Tali linee guida non dovrebbero essere parte integrante della norma europea sulla fatturazione elettronica o essere vincolanti per le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori.
(28)
Prima dell'introduzione della norma europea sulla fatturazione elettronica negli Stati membri, dovrebbe essere sufficientemente verificata l'applicazione pratica della norma. Tale verifica dovrebbe essere svolta durante l'elaborazione della norma. È opportuno che take valutazione veda la partecipazione degli utenti finali, riguardi, in particolare, aspetti attinenti alla praticità e alla facilità d'uso e dimostri che la norma può essere attuata in modo efficiente in termini di costi e proporzionato.
(29)
Se la norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi conformi alla norma redatta dal competente organismo europeo di normazione soddisfano i requisiti indicati nella richiesta della Commissione all'organismo europeo di normazione e previa verifica della norma, i riferimenti della norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi dovrebbero essere pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
(30)
Le disposizioni sull'elaborazione della norma e degli altri prodotti di normazione di cui alla presente direttiva sono conformi alle pertinenti disposizioni del regolamento (UE) n. 1025/2012. Tuttavia, tenendo conto delle specificità della presente direttiva, è opportuno disporre che la decisione di pubblicare, di non pubblicare o di pubblicare con limitazioni i riferimenti alla norma e all'elenco di sintassi sia adottata secondo la procedura d'esame. Ciò non dovrebbe tuttavia pregiudicare l'applicazione delle pertinenti disposizioni del regolamento (UE) n. 1025/2012 sulle obiezioni formali alle norme armonizzate.
(31)
Gli organismi europei di normazione riesaminano e aggiornano periodicamente le norme per adeguarle al progresso tecnologico. Data la velocità che contraddistingue tale progresso nel settore delle TIC, la Commissione dovrebbe essere in grado di chiedere al competente organismo europeo di normazione anche di rivedere e aggiornare la norma europea sulla fatturazione elettronica, al fine di tenere conto di tale progresso e di assicurare un'interoperabilità permanente.
(32)
Per rispondere al progresso tecnologico o agli obblighi imposti dal mercato, la Commissione dovrebbe essere in grado di adottare un atto di esecuzione per la revisione e l'aggiornamento dell'elenco delle sintassi. Nel caso di adeguamenti di maggiore complessità, la Commissione dovrebbe altresì poter chiedere a tale competente organismo europeo di normazione di rivedere e aggiornare l'elenco di sintassi.
(33)
Se lo considera necessario per assicurare interoperabilità piena e permanente, per tenere conto del progresso tecnologico o per limitare il numero di sintassi da usare, la Commissione dovrebbe essere in grado di riesaminare un elenco di sintassi già pubblicato. In tal caso la Commissione dovrebbe tenere conto dell'elenco delle sintassi individuate, riesaminate e aggiornate dai pertinenti organismi europei di normazione.
(34)
Alla scadenza dei termini per il recepimento di cui alla presente direttiva, le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori dovrebbero essere obbligati a ricevere ed elaborare fatture elettroniche conformi alla norma europea sulla fatturazione elettronica e alle sintassi contenute nell'elenco pubblicato dalla Commissione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. Le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori non dovrebbero pertanto rifiutare fatture elettroniche che ottemperano alle condizioni suddette per il solo fatto che non sono conformi a requisiti (ad esempio requisiti nazionali o settoriali, o ancora requisiti tecnici supplementari di alcun tipo) diversi da quelli specificamente previsti dalla presente direttiva. Tuttavia, tale obbligo non dovrebbe interessare altri motivi validi di rifiuto, come quelli relativi alle condizioni contrattuali. Le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori dovrebbero in tutti i casi mantenere la facoltà di verificare, prima di saldare la fattura, se il contenuto della fattura elettronica riflette correttamente la transazione commerciale sottostante (ad esempio, se l'importo della fattura è corretto) e se la fattura è stata indirizzata al destinatario corretto. L'obbligo di non rifiutare fatture elettroniche ai sensi della presente direttiva non pregiudica la direttiva 2011/7/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (13).
(35)
La presente direttiva dovrebbe imporre unicamente ai destinatari di una fattura, vale a dire amministrazioni aggiudicatrici, centrali di committenza e enti aggiudicatori, di accettare ed elaborare le fatture elettroniche. La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare il diritto del mittente della fattura di scegliere se presentare la fattura conformemente alla norma europea sulla fatturazione elettronica, alle norme nazionali o ad altre norme tecniche, o in formato cartaceo. Tuttavia, la presente direttiva non dovrebbe impedire agli Stati membri di disporre che nel contesto degli appalti pubblici siano presentate unicamente fatture elettroniche. Qualora il mittente scelga di presentare la fattura secondo la norma europea sulla fatturazione elettronica, l'obbligo del destinatario di riceverla ed elaborarla dovrebbe applicarsi unicamente se la fattura rispetta una delle sintassi comprese nell'elenco di sintassi pubblicato dalla Commissione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. Ciò non dovrebbe pregiudicare il possibile ricorso del mittente ai servizi di una parte terza al fine di tradurre la propria sintassi in una di quelle riportate nell'elenco.
(36)
Il garante europeo della protezione dei dati è stato consultato a norma dell'articolo 28, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (14) ed ha espresso un parere l'11 novembre 2013 (15). In tale parere ha pubblicato le raccomandazioni per garantire un'adeguata tutela dei dati nell'applicazione della presente direttiva. È opportuno che tali raccomandazioni siano prese in considerazione all'atto dell'elaborazione della norma europea sulla fatturazione elettronica e nel trattamento dei dati personali da parte delle amministrazioni aggiudicatrici e degli enti aggiudicatori. In particolare, è opportuno chiarire che la legislazione vigente sulla tutela dei dati si applica anche nel settore della fatturazione elettronica e che la pubblicazione dei dati personali a fini di trasparenza e di rendicontazione deve rispettare la tutela della vita privata.
(37)
Poiché la direttiva 2006/112/CE contiene norme sulla fatturazione, fatturazione elettronica compresa, è opportuno chiarire il nesso con la presente direttiva. La presente direttiva si prefigge un obiettivo diverso, ha un ambito di applicazione diverso da quello della direttiva 2006/112/CE e non pregiudica pertanto le disposizioni sull'uso delle fatture elettroniche a fini IVA di cui alla stessa. In particolare, l'articolo 232 della direttiva 2006/112/CE regola le relazioni tra contraenti ed è inteso ad assicurare che l'uso di fatture elettroniche da parte del mittente non possa essere imposto al ricevente. Tuttavia, questa disposizione non dovrebbe pregiudicare il diritto degli Stati membri di imporre alle amministrazioni aggiudicatrici e agli enti aggiudicatori l'obbligo di ricevere, a talune condizioni, fatture elettroniche.
(38)
Per consentire alle amministrazioni aggiudicatrici e agli enti aggiudicatori di prepararsi adeguatamente e di adottare le misure tecniche che, dopo la definizione della norma europea sulla fatturazione elettronica e l'approvazione dell'elenco di sintassi, sono necessarie per ottemperare alla presente direttiva, e in considerazione dell'esigenza di una rapida attuazione della fatturazione elettronica, dovrebbe essere considerato giustificato un periodo di recepimento di 18 mesi dalla pubblicazione del riferimento della norma europea sulla fatturazione elettronica e dell'elenco di sintassi nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. In deroga al termine generale per il recepimento e al fine di facilitare l'utilizzo della fatturazione elettronica per talune amministrazioni aggiudicatrici, come le amministrazioni locali e regionali e le imprese pubbliche, agli Stati membri dovrebbe essere consentito di rinviare l'applicazione della presente direttiva per le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori sub-centrali, fino a 30 mesi dalla pubblicazione del riferimento della norma europea sulla fatturazione elettronica e dell'elenco di sintassi nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. La possibilità di rinviare l'applicazione dei requisiti della presente direttiva non dovrebbe applicarsi alle centrali di committenza.
(39)
Al fine di agevolare l'attuazione dei requisiti della presente direttiva per le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori, la Commissione dovrebbe provvedere a informare completamente e regolarmente gli Stati membri sull'avanzamento dei lavori in termini di elaborazione della norma e dei relativi prodotti di normazione cui dovrà provvedere il competente organismo europeo di normazione. Ciò dovrebbe consentire agli Stati membri di avviare i preparativi necessari al fine di completare l'attuazione entro i termini convenuti.
(40)
Poiché le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori, ove non diversamente previsto dalla legislazione nazionale, potranno accettare le fatture elettroniche conformi a norme diverse dalla norma europea sulla fatturazione elettronica, oltre che fatture cartacee, la presente direttiva non comporta costi né oneri aggiuntivi per le imprese, incluse le microimprese e le piccole e medie imprese nell'accezione di cui alla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione (16). Inoltre, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero adoperarsi affinché i costi a carico degli utenti della norma europea sulla fatturazione elettronica, in particolare microimprese, piccole e medie imprese, siano ridotti al minimo in modo da facilitarne la diffusione in tutta l'Unione europea.
(41)
Nell'attuare la presente direttiva gli Stati membri dovrebbero tener conto delle esigenze delle piccole e medie imprese nonché delle amministrazioni aggiudicatrici e degli enti aggiudicatori più piccoli e offrire alle amministrazioni aggiudicatrici, agli enti aggiudicatori e ai fornitori tutti il sostegno necessario affinché la norma europea sulla fatturazione elettronica possa essere utilizzata. È opportuno altresì prevedere misure di formazione, in particolare per le piccole e medie imprese.
(42)
Al fine di agevolare gli adeguamenti tecnici e procedurali a cui devono provvedere tutte le parti coinvolte negli appalti pubblici per garantire la corretta attuazione della presente direttiva, gli Stati membri dovrebbero, ove possibile, rendere disponibile il sostegno dei fondi strutturali a tutte le amministrazioni aggiudicatrici, gli enti aggiudicatori e le piccole e medie imprese ammissibili.
(43)
Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione della presente direttiva e per la stesura, la limitazione e il riesame dell'elenco di sintassi, dovrebbero essere attribuite alla Commissione competenze di esecuzione. Tali competenze dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011. La procedura d'esame dovrebbe essere seguita per adottare atti di esecuzione riguardanti l'elenco di sintassi dato che questi servono a facilitare l'applicazione della norma europea sulla fatturazione elettronica e ad assicurare l'interoperabilità e la risposta rapida al progresso tecnologico. Per l'adozione di atti di esecuzione relativi a obiezioni alla norma europea sulla fatturazione elettronica, dato che tale decisione potrebbe avere ripercussioni sull'obbligo di ricevere ed elaborare fatture elettroniche, si dovrebbe inoltre far ricorso alla procedura d'esame.
(44)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, vale a dire eliminare gli ostacoli al mercato e gli impedimenti al commercio dovuti all'esistenza di regole e norme nazionali differenti e di garantire l'interoperabilità, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, ma possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Ambito di applicazione
La presente direttiva si applica alle fatture elettroniche emesse a seguito dell'esecuzione di contratti a cui si applicano la direttiva 2009/81/CE, la direttiva 2014/23/UE, la direttiva 2014/24/UE o la direttiva 2014/25/UE.
La presente direttiva non si applica alle fatture elettroniche emesse a seguito dell'esecuzione di contratti che rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva 2009/81/CE, qualora l'aggiudicazione e l'esecuzione del contratto siano dichiarate segrete o debbano essere accompagnate da speciali misure di sicurezza secondo le disposizioni legislative, regolamentari o amministrative vigenti in uno Stato membro e a condizione che lo Stato membro stesso abbia determinato che gli interessi essenziali in questione non possono essere garantiti da misure meno restrittive.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva valgono le definizioni seguenti:
1) «fattura elettronica»: una fattura che è stata emessa, trasmessa e ricevuta in un formato elettronico strutturato che ne consente l'elaborazione automatica ed elettronica;
2) «elementi essenziali di una fattura elettronica»: serie di componenti informative essenziali che devono figurare in una fattura elettronica per realizzare l'interoperabilità transfrontaliera, comprese le informazioni necessarie per garantire la conformità giuridica;
3) «modello semantico dei dati»: una serie strutturata e logicamente intercorrelata di termini e significati che specificano gli elementi essenziali di una fattura elettronica;
4) «sintassi»: il linguaggio o il dialetto leggibile da una macchina usato per rappresentare gli elementi dei dati contenuti in una fattura elettronica;
5) «corrispondenze sintattiche»: linee guida relative alle modalità con cui un modello semantico di dati di una fattura elettronica potrebbe essere rappresentato nelle diverse sintassi;
6) «amministrazioni aggiudicatrici»: amministrazioni aggiudicatrici come definite all'articolo 1, punto 17), della direttiva 2009/81/CE, all'articolo 6, paragrafo 1, della direttiva 2014/23/UE e all'articolo 2, paragrafo 1, punto 1), della direttiva 2014/24/UE;
7) «amministrazioni aggiudicatrici sub-centrali»: amministrazioni aggiudicatrici sub-centrali come definite all'articolo 2, paragrafo 1, punto 3), della direttiva 2014/24/UE;
8) «centrale di committenza»: centrale di committenza come definita all'articolo 2, paragrafo 1, punto 16), della direttiva 2014/24/UE;
9) «enti aggiudicatori»: gli enti aggiudicatori come definiti all'articolo 1, punto 17), della direttiva 2009/81/CE, all'articolo 7, paragrafi 1 e 2, della direttiva 2014/23/UE e all'articolo 4, paragrafo 1, della direttiva 2014/25/UE;
10) «norma internazionale»: una norma internazionale come definita all'articolo 2, punto 1), lettera a), del regolamento (UE) n. 1025/2012;
11) «norma europea»: una norma europea come definita all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), del regolamento (UE) n. 1025/2012.
Articolo 3
Definizione di una norma europea
1. La Commissione chiede al competente organismo europeo di normazione di elaborare una norma europea per il modello semantico dei dati degli elementi essenziali di una fattura elettronica («norma europea sulla fatturazione elettronica»).
La Commissione richiede che la norma europea sulla fatturazione elettronica rispetti almeno i criteri seguenti:
—
sia tecnologicamente neutrale,
—
sia compatibile con le norme internazionali pertinenti in materia di fatturazione elettronica,
—
tenga conto dell'esigenza di tutela dei dati personali conformemente alla direttiva 95/46/CE, di un approccio basato sulla tutela dei dati fin dalla progettazione e dei principi di proporzionalità, minimizzazione dei dati e limitazione delle finalità,
—
sia coerente con le corrispondenti disposizioni della direttiva 2006/112/CE,
—
consenta l'istituzione di sistemi di fatturazione elettronica pratici, di facile uso, flessibili ed efficienti in termini di costi,
—
tenga conto delle esigenze specifiche delle piccole e medie imprese nonché delle amministrazioni aggiudicatrici e degli enti aggiudicatori sub-centrali,
—
sia adeguata all'utilizzo nelle transazioni commerciali tra imprese.
La Commissione chiede a detto competente organismo europeo di normazione di fornire un elenco contenente un numero limitato di sintassi che sono conformi alla norma europea sulla fatturazione elettronica, adeguate corrispondenze sintattiche e linee guida sull'interoperabilità a livello di trasmissione al fine di facilitare l'uso di tale norma.
Le richieste sono adottate secondo la procedura di cui all'articolo 10, paragrafi da 1 a 5, del regolamento (UE) n. 1025/2012.
Nel quadro del lavoro di elaborazione della norma da parte del competente organismo europeo di normazione e nell'ambito del calendario individuato al paragrafo 2, la norma è sottoposta a verifica ai fini dell'applicazione pratica da parte dell'utente finale. La Commissione mantiene la responsabilità globale della verifica e garantisce che, durante l'esecuzione della stessa, si tenga particolarmente conto del rispetto dei criteri di praticità, facilità d'uso e possibili costi di attuazione conformemente al paragrafo 1, secondo comma. La Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sui risultati del test.
2. Se la norma europea sulla fatturazione elettronica, elaborata conformemente alla richiesta di cui al paragrafo 1, soddisfa i requisiti ivi contenuti e se è stata completata la fase di verifica di cui al paragrafo 1, quinto comma, la Commissione pubblica il riferimento alla norma nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, unitamente all'elenco di un numero limitato di sintassi redatto conformemente alla richiesta di cui al paragrafo 1. Tale pubblicazione è ultimata entro il 27 maggio 2017.
Articolo 4
Obiezioni formali alla norma europea
1. Se uno Stato membro o il Parlamento europeo ritiene che la norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi non soddisfino interamente i requisiti di cui all'articolo 3, paragrafo 1, ne informa la Commissione con una spiegazione dettagliata e la Commissione decide:
a)
di pubblicare, di non pubblicare o di pubblicare con limitazioni i riferimenti alla norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi in questione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea;
b)
di mantenere, di mantenere con limitazioni o di ritirare i riferimenti alla norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi in questione nella o dalla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
2. La Commissione pubblica sul proprio sito Internet le informazioni relative alla norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi che sono stati oggetto della decisione di cui al paragrafo 1.
3. La Commissione informa l'organismo europeo di normazione interessato della decisione di cui al paragrafo 1 e, all'occorrenza, chiede la revisione della norma europea sulla fatturazione elettronica o dell'elenco delle sintassi in questione.
4. Le decisioni di cui al paragrafo 1, lettere a) e b), del presente articolo sono adottate secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 10, paragrafo 2.
Articolo 5
Mantenimento e ulteriore elaborazione della norma europea e dell'elenco delle sintassi
1. Per tener conto degli sviluppi tecnologici e garantire l'interoperabilità piena e permanente della fatturazione elettronica negli appalti pubblici, la Commissione può:
a)
aggiornare o rivedere la norma europea sulla fatturazione elettronica;
b)
aggiornare o rivedere l'elenco delle sintassi pubblicato dalla Commissione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
2. Se la Commissione decide di intraprendere l'azione di cui al paragrafo 1, lettera a), ne fa richiesta al competente organismo europeo di normazione. Tale richiesta è formulata secondo la procedura di cui all'articolo 3, paragrafo 1, senza applicare i termini ivi previsti.
3. L'articolo 4 si applica per ogni aggiornamento o revisione intrapresi conformemente al paragrafo 1, lettera a).
4. Se la Commissione decide di intraprendere l'azione di cui al paragrafo 1, lettera b), agisce secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 10, paragrafo 2, oppure facendone richiesta al competente organismo europeo di normazione. Tale richiesta è presentata secondo la procedura di cui all'articolo 3, paragrafo 1, senza applicare i termini ivi previsti.
Articolo 6
Elementi essenziali di una fattura elettronica
Gli elementi essenziali di una fattura elettronica sono fra l'altro:
a)
identificatori di processo e della fattura;
b)
periodo di fatturazione;
c)
informazioni relative al venditore;
d)
informazioni relative all'acquirente;
e)
informazioni relative al beneficiario;
f)
informazioni relative al rappresentante fiscale del venditore;
g)
riferimento del contratto;
h)
dettagli relativi alla consegna;
i)
istruzioni di pagamento;
j)
informazioni su importi a credito/debito;
k)
informazioni relative alle voci della fattura;
l)
totali della fattura;
m)
ripartizione dell'IVA.
Articolo 7
Ricezione ed elaborazione delle fatture elettroniche
Gli Stati membri garantiscono che le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori ricevano ed elaborino fatture elettroniche che sono conformi alla norma europea sulla fatturazione elettronica, il cui riferimento è stato pubblicato ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 2, nonché a una delle sintassi dell'elenco pubblicato ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 2.
Articolo 8
Tutela dei dati
1. La presente direttiva lascia impregiudicate le norme applicabili del diritto dell'Unione e nazionale sulla tutela dei dati.
2. Salvo che il diritto unionale o nazionale disponga diversamente e fatte salve le deroghe e le restrizioni di cui all'articolo 13 della direttiva 95/46/CE, i dati personali ottenuti a fini di fatturazione elettronica possono essere utilizzati soltanto per una o più finalità compatibili.
3. Fatte salve le deroghe e le restrizioni di cui all'articolo 13 della direttiva 95/46/CE, gli Stati membri garantiscono che le modalità di pubblicazione, a fini di trasparenza e di rendicontazione, dei dati personali raccolti nel contesto della fatturazione elettronica, siano conformi all'obiettivo della pubblicazione stessa e al principio della tutela della riservatezza.
Articolo 9
Uso di fatture elettroniche a fini IVA
La presente direttiva non pregiudica le disposizioni della direttiva 2006/112/CE.
Articolo 10
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 11
Recepimento
1. Gli Stati membri adottano, pubblicano e applicano le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 27 novembre 2018. Essi comunicano immediatamente il testo di tali disposizioni alla Commissione.
2. In deroga al paragrafo 1, gli Stati membri, entro 18 mesi dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea dei riferimenti della norma europea sulla fatturazione elettronica, adottano, pubblicano e applicano le disposizioni necessarie per conformarsi all'obbligo di cui all'articolo 7 di ricevere ed elaborare le fatture elettroniche.
Gli Stati membri possono rinviare l'applicazione di cui al primo comma in relazione alle amministrazioni aggiudicatrici e agli enti aggiudicatori sub-centrali fino al termine massimo di 30 mesi dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea dei riferimenti della norma europea sulla fatturazione elettronica.
All'atto della pubblicazione del riferimento alla norma europea sulla fatturazione elettronica, la Commissione pubblica nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea il termine ultimo per l'entrata in vigore delle misure di cui al primo comma.
3. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 12
Riesame
La Commissione riesamina gli effetti della presente direttiva sul mercato interno e sulla diffusione della fatturazione elettronica nel settore degli appalti pubblici e presenta una relazione in proposito al Parlamento europeo e al Consiglio entro tre anni dal termine per il rinvio massimo per le amministrazioni sub-centrali di cui all'articolo 11, paragrafo 2, secondo comma. Ove opportuno, la relazione è corredata di una valutazione di impatto relativa alla necessità di intraprendere ulteriori azioni.
Articolo 13
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 14
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, il 16 aprile 2014
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
D. KOURKOULAS
(1) GU C 79 del 6.3.2014, pag. 67.
(2) Parere del 28 novembre 2013 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) Posizione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2014 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 14 aprile 2014.
(4) Direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 65).
(5) Direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 243).
(6) Decisione della Commissione, del 2 novembre 2010, che istituisce il forum europeo multilaterale delle parti interessate sulla fatturazione elettronica (GU C 326 del 3.12.2010, pag. 13).
(7) Direttiva 2009/81/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, relativa al coordinamento delle procedure per l'aggiudicazione di taluni appalti di lavori, di forniture e di servizi nei settori della difesa e della sicurezza da parte delle amministrazioni aggiudicatrici/degli enti aggiudicatori, e recante modifica delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE (GU L 216 del 20.8.2009, pag. 76).
(8) Direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, relativa all'aggiudicazione dei contratti di concessione (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 1).
(9) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(10) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(11) Direttiva 2006/112/CE del Consiglio, del 28 novembre 2006, relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto (GU L 347 dell'11.12.2006, pag. 1).
(12) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(13) Direttiva 2011/7/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (GU L 48 del 23.2.2011, pag. 1).
(14) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(15) GU C 38 dell'8.2.2014, pag. 2.
(16) Raccomandazione 2003/361/CE della Commissione, del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese (GU L 124 del 20.5.2003, pag. 36).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA 2014/55/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 16 aprile 2014
relativa alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 114,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
visto il parere del Comitato delle regioni (2),
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (3),
considerando quanto segue:
(1)
Negli Stati membri esistono e sono attualmente in uso norme mondiali, nazionali, regionali e proprietarie differenti sulla fatturazione elettronica. Nessuna di esse è prevalente e per la maggior parte non sono interoperabili tra loro.
(2)
In mancanza di una norma comune, quando promuovono o impongono l'uso della fatturazione elettronica negli appalti pubblici, gli Stati membri definiscono soluzioni tecniche proprie sulla base di norme nazionali separate. Per tale motivo il numero delle norme differenti che coesistono nei vari Stati membri sta aumentando ed è prevedibile che continui a crescere anche in futuro.
(3)
La molteplicità delle norme non interoperabili comporta un grado eccessivo di complessità, incertezza del diritto e costi operativi aggiuntivi per gli operatori economici che utilizzano la fatturazione elettronica negli Stati membri. Spesso agli operatori economici che intendono partecipare ad appalti transfrontalieri viene chiesto di adeguarsi a una nuova norma di fatturazione elettronica ogni volta che accedono a un nuovo mercato. Poiché la diversità dei requisiti giuridici e tecnici della fatturazione elettronica scoraggia gli operatori economici dal partecipare ad appalti transfrontalieri, essa costituisce un ostacolo all'accesso al mercato nel settore degli appalti pubblici transfrontalieri e un impedimento al commercio. Limitando le libertà fondamentali, esse si ripercuotono direttamente sul funzionamento del mercato interno.
(4)
È probabile che in futuro questi ostacoli al commercio interno dell'Unione aumentino a seguito dell'adozione di ulteriori norme nazionali e proprietarie non interoperabili, nonché della crescente diffusione o dell'introduzione obbligatoria negli Stati membri dell'utilizzo della fatturazione elettronica negli appalti pubblici.
(5)
È opportuno rimuovere o ridurre gli ostacoli al commercio transfrontaliero dovuti alla coesistenza di una pluralità di requisiti giuridici e norme tecniche sulla fatturazione elettronica e alla mancanza di interoperabilità. Per conseguire tale obiettivo, dovrebbe essere elaborata una norma europea comune per il modello semantico dei dati degli elementi essenziali di una fattura elettronica («norma europea sulla fatturazione elettronica»). La norma dovrebbe definire gli elementi di base che una fattura elettronica deve sempre contenere, consentendo in tal modo l'invio e la ricezione delle fatture elettroniche tra sistemi che si basano su norme tecniche diverse. Le norme tecniche nazionali esistenti, purché non siano in conflitto con questa norma europea, non dovrebbero essere sostituite né limitate nell'uso da tale norma e dovrebbe essere ancora possibile continuare ad applicarle parallelamente alla norma europea.
(6)
Garantendo l'interoperabilità semantica e migliorando la certezza del diritto, la presente direttiva intende promuovere la diffusione della fatturazione elettronica negli appalti pubblici, consentendo così agli Stati membri, alle amministrazioni aggiudicatrici, agli enti aggiudicatori e agli operatori economici di creare vantaggi significativi in termini di risparmi, impatto ambientale e riduzione degli oneri amministrativi.
(7)
I benefici della fatturazione elettronica sono massimizzati allorché le fatture sono generate, inviate, trasmesse, ricevute ed elaborate in modo completamente automatizzato. Per questo motivo, soltanto le fatture leggibili da una macchina che possono essere elaborate automaticamente e digitalmente dal ricevente dovrebbero essere considerate conformi alla norma europea sulla fatturazione elettronica. Un semplice file di immagini non dovrebbe essere considerato una fattura elettronica ai fini della presente direttiva.
(8)
L'obiettivo dell'interoperabilità è permettere la presentazione e il trattamento delle informazioni in modo uniforme nei diversi sistemi gestionali, indipendentemente dalla tecnologia, dall'applicazione o dalla piattaforma utilizzate. La piena interoperabilità comprende la capacità di interoperare su tre livelli distinti: in termini di contenuto della fattura (semantica), formato o lingua usati (sintassi) e metodo di trasmissione. Interoperabilità semantica significa che la fattura elettronica contiene un certo numero di informazioni obbligatorie e che il significato preciso dell'informazione scambiata è mantenuto e compreso senza ambiguità, a prescindere dal modo in cui viene rappresentato fisicamente o trasmesso. Interoperabilità sintattica significa che gli elementi dei dati di una fattura elettronica sono presentati in un formato che può essere scambiato direttamente tra mittente e destinatario ed elaborato in modo automatizzato. L'interoperabilità sintattica può essere assicurata in uno dei due modi seguenti, segnatamente attraverso l'uso di una sintassi comune, ovvero attraverso un sistema di corrispondenza tra le sintassi diverse.
(9)
È in uso una vasta gamma di sintassi. L'interoperabilità sintattica è sempre più assicurata grazie alla corrispondenza (mapping). Questo metodo è efficace se la fattura contiene tutti gli elementi dei dati richiesti a livello semantico e se il relativo significato non è ambiguo. Poiché sovente non è così, è necessario intervenire per assicurare l'interoperabilità a livello semantico. Al fine di semplificare ulteriormente l'uso della fatturazione elettronica e ridurre i costi, uno degli obiettivi a lungo termine dovrebbe consistere nel limitare il numero delle sintassi usate, di preferenza concentrandosi su quelle più comuni.
(10)
La normazione della fatturazione elettronica integra inoltre gli sforzi volti a promuovere la diffusione degli appalti elettronici, come emerge dalle pertinenti disposizioni della direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (4) e della direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (5).
(11)
Nelle conclusioni del 28 e 29 giugno 2012 e del 24 ottobre 2013 il Consiglio europeo ha affermato che dovrebbe essere data priorità alle misure volte a sviluppare ulteriormente il commercio elettronico transfrontaliero e la modernizzazione delle pubbliche amministrazioni, tra l'altro facilitando il passaggio alla fatturazione elettronica e con la rapida attuazione della stessa.
(12)
Nella risoluzione del 20 aprile 2012 il Parlamento europeo ha segnalato la frammentazione del mercato dovuta alle norme nazionali in materia di fatturazione elettronica e ha sottolineato i benefici sostanziali offerti dalla fatturazione elettronica, nonché l'importanza della certezza del diritto, di un ambiente tecnico chiaro e di soluzioni di fatturazione elettronica aperte e interoperabili basate su requisiti giuridici, processi aziendali e norme tecniche comuni. Per tali motivi il Parlamento europeo ha lanciato un invito a rendere obbligatoria la fatturazione elettronica negli appalti pubblici entro il 2016.
(13)
Il forum europeo multilaterale delle parti interessate sulla fatturazione elettronica (e-invoicing), istituito dalla decisione della Commissione del 2 novembre 2010 (6), ha adottato all'unanimità, nell'ottobre del 2013, una raccomandazione sull'utilizzo di un modello semantico dei dati a sostegno dell'interoperabilità della fatturazione elettronica.
(14)
La presente direttiva dovrebbe applicarsi alle fatture elettroniche ricevute dalle amministrazioni aggiudicatrici e dagli enti aggiudicatori ed emesse a seguito dell'esecuzione delle prestazioni previste dai contratti cui si applicano la direttiva 2009/81/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (7), la direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (8), la direttiva 2014/24/UE o la direttiva 2014/25/UE. La presente direttiva dovrebbe disciplinare soltanto le fatture emesse dall'operatore economico a cui è stato aggiudicato l'appalto pubblico o il contratto di concessione (l'appaltatore principale). Se tuttavia, ai sensi dell'articolo 71 della direttiva 2014/24/UE e dell'articolo 88 della direttiva 2014/25/UE, gli Stati membri provvedono a pagamenti diretti ai subappaltatori, gli accordi da definire per i documenti di gara dovrebbero comprendere disposizioni che definiscano se debba essere usata o meno la fatturazione elettronica relativamente ai pagamenti ai subappaltatori. È opportuno precisare che, qualora un contratto sia aggiudicato a un gruppo di operatori economici, la presente direttiva si applica alle fatture elettroniche emesse sia dal gruppo in quanto tale che dai singoli operatori economici.
(15)
È opportuno che la presente direttiva si applichi anche ai contratti di concessione che comportano un pagamento che richieda l'emissione di fatture da parte dell'operatore economico cui è stato aggiudicato l'appalto di concessione. Il termine «concessioni» è definito all'articolo 5, punto 1), della direttiva 2014/23/UE. I contratti di concessione hanno per oggetto l'appalto di lavori o servizi attraverso una concessione il cui corrispettivo consiste nel diritto di gestire i lavori o i servizi o in tale diritto accompagnato da un prezzo.
(16)
La presente direttiva è soggetta all'articolo 346 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. La presente direttiva non si applica alle fatture elettroniche emesse a seguito dell'esecuzione di contratti (dichiarata segreta o accompagnata da speciali misure di sicurezza) escluse dall'ambito di applicazione della direttiva 2014/23/UE, della direttiva 2014/24/UE e della direttiva 2014/25/UE a norma, rispettivamente, dell'articolo 10, paragrafo 6, dell'articolo 15, paragrafo 3, e dell'articolo 24, paragrafo 3. Alle stesse condizioni, nella presente direttiva è opportuno stabilire un'esclusione specifica per le fatture elettroniche emesse a seguito dell'esecuzione di tali contratti (dichiarata segreta o accompagnata da speciali misure di sicurezza), che rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva 2009/81/CE.
(17)
Le definizioni usate nella presente direttiva dovrebbero essere conformi al diritto dell'Unione in materia di aggiudicazione degli appalti.
(18)
La Commissione dovrebbe, in applicazione delle pertinenti disposizioni del regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (9), chiedere al competente organismo europeo di normazione di elaborare una norma europea sulla fatturazione elettronica. Ai sensi delle pertinenti disposizioni del regolamento (UE) n. 1025/2012, la decisione della Commissione che formula tale richiesta è soggetta alla procedura d'esame di cui al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (10).
(19)
La norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe basarsi sulle specifiche tecniche vigenti stabilite nell'ambito di organismi europei di normazione come il CEN (CWA 16356-MUG e CWA 16562-CEN BII) e tenere conto delle altre specifiche tecniche pertinenti stabilite nell'ambito di organismi internazionali di normazione, come l'UN/CEFACT (CII cfr. 2.0) e l'ISO (fattura finanziaria basata sulla norma ISO 20022). Nello svolgere la richiesta di normazione, il competente organismo europeo di normazione dovrebbe inoltre tener conto dei risultati dei progetti pilota su larga scala, attuati nell'ambito del programma di sostegno strategico del programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP), e delle specifiche tecniche in materia di fatturazione elettronica di qualsiasi altro organo od organismo competente ampiamente utilizzate nel mondo degli affari. La norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe inoltre essere compatibile con le norme di pagamento esistenti, per consentire il trattamento automatico dei pagamenti.
(20)
Nella richiesta al competente organismo europeo di normazione, la Commissione dovrebbe chiedere che la norma europea sulla fatturazione elettronica sia tecnologicamente neutrale al fine di evitare distorsioni della concorrenza, compatibile con le pertinenti norme internazionali sulla fatturazione elettronica, al fine di evitare ostacoli tecnici all'accesso al mercato per i fornitori di paesi terzi e facilitare ai fornitori europei l'invio di fatture elettroniche ad acquirenti in paesi terzi, e conforme alla direttiva 2006/112/CE del Consiglio (11). Poiché le fatture elettroniche possono contenere dati personali, la Commissione dovrebbe chiedere inoltre che la norma europea sulla fatturazione elettronica tenga conto della tutela dei dati personali, conformemente alla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (12), e dei principi della tutela dei dati fin dalla progettazione, della proporzionalità e della minimizzazione dei dati. Oltre a questi requisiti minimi, nella richiesta al competente organismo europeo di normazione la Commissione dovrebbe determinare altri requisiti relativi al contenuto della norma europea sulla fatturazione elettronica nonché una scadenza per la sua adozione.
(21)
Affinché anche le piccole e medie imprese possano trarre vantaggio dalla fatturazione elettronica negli appalti pubblici, la norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe rendere possibile l'istituzione di sistemi di fatturazione elettronica di agevole impiego, che siano facili da capire e da usare. In tal senso, è opportuno altresì tenere conto del fatto che le piccole e medie imprese, in particolare, e anche le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori più piccoli dispongono di risorse umane e finanziarie limitate.
(22)
La norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe altresì essere adeguata all'uso nelle transazioni commerciali tra imprese. Pertanto, la Commissione dovrebbe assicurare che la norma non sia elaborata in modo tale da risultare idonea unicamente all'uso nel settore degli appalti pubblici, onde consentirne l'uso anche agli operatori economici privati nelle loro relazioni d'affari.
(23)
Le fatture emesse in settori di attività diversi possono richiedere l'inclusione di informazioni specifiche dei settori stessi. È opportuno nondimeno includere in tutte le fatture un numero limitato di elementi standard comuni. La presenza di tali elementi è indispensabile per verificare se la fattura riflette correttamente l'operazione commerciale sottostante e per garantire che la fattura sia giuridicamente valida. Un elenco di questi elementi richiesti a fini IVA è fornito nella direttiva 2006/112/CE. La norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe essere coerente con questa serie di elementi.
(24)
La norma europea sulla fatturazione elettronica dovrebbe specificare gli elementi dei dati semantici che si riferiscono, in particolare, ai dati complementari del venditore e dell'acquirente, agli identificatori di processo, agli attributi della fattura, ai dati specifici degli articoli fatturati, alle informazioni sulla consegna nonché ai termini e alle condizioni di pagamento. Ogni fattura elettronica dovrebbe includere gli elementi di base di una fattura elettronica. Ciò dovrebbe assicurare una precisa e uniforme applicazione della fatturazione elettronica.
(25)
Mentre il mittente di una fattura elettronica dovrebbe poter continuare a garantire l'autenticità dell'origine e l'integrità del contenuto della fattura in vari modi, tra cui la firma elettronica, per assicurare la conformità alla direttiva 2006/112/CE, la norma europea sulla fatturazione elettronica non dovrebbe comprendere tra i suoi elementi il requisito della firma elettronica.
(26)
Al fine di evitare costi e oneri eccessivi per amministrazioni aggiudicatrici e enti aggiudicatori, al competente organismo europeo di normazione dovrebbe essere chiesto di stabilire un elenco contenente un numero limitato di sintassi che sia conforme alla norma europea sulla fatturazione elettronica. Tale elenco non dovrebbe essere parte integrante della norma europea sulla fatturazione elettronica. Le sintassi individuate devono essere quelle già ampiamente ed efficacemente usate dagli operatori economici e dalle amministrazioni aggiudicatrici. Al fine di agevolare e accelerare l'attuazione da parte degli Stati membri, al competente organismo europeo di normazione dovrebbe essere chiesto di fornire idonee corrispondenze sintattiche derivanti dalla norma europea sulla fatturazione elettronica per tutte le possibili sintassi individuate nell'elenco. Le corrispondenze sintattiche sono linee guida sulle modalità di rappresentazione della norma nelle varie sintassi. Questo risultato finale della normazione dovrebbe integrare la norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi.
(27)
Al fine di facilitare l'uso della norma europea sulla fatturazione elettronica, dovrebbe essere altresì chiesto all'organismo europeo di normazione di elaborare linee guida sull'interoperabilità a livello di trasmissione. Tali linee guida non dovrebbero essere parte integrante della norma europea sulla fatturazione elettronica o essere vincolanti per le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori.
(28)
Prima dell'introduzione della norma europea sulla fatturazione elettronica negli Stati membri, dovrebbe essere sufficientemente verificata l'applicazione pratica della norma. Tale verifica dovrebbe essere svolta durante l'elaborazione della norma. È opportuno che take valutazione veda la partecipazione degli utenti finali, riguardi, in particolare, aspetti attinenti alla praticità e alla facilità d'uso e dimostri che la norma può essere attuata in modo efficiente in termini di costi e proporzionato.
(29)
Se la norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi conformi alla norma redatta dal competente organismo europeo di normazione soddisfano i requisiti indicati nella richiesta della Commissione all'organismo europeo di normazione e previa verifica della norma, i riferimenti della norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi dovrebbero essere pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
(30)
Le disposizioni sull'elaborazione della norma e degli altri prodotti di normazione di cui alla presente direttiva sono conformi alle pertinenti disposizioni del regolamento (UE) n. 1025/2012. Tuttavia, tenendo conto delle specificità della presente direttiva, è opportuno disporre che la decisione di pubblicare, di non pubblicare o di pubblicare con limitazioni i riferimenti alla norma e all'elenco di sintassi sia adottata secondo la procedura d'esame. Ciò non dovrebbe tuttavia pregiudicare l'applicazione delle pertinenti disposizioni del regolamento (UE) n. 1025/2012 sulle obiezioni formali alle norme armonizzate.
(31)
Gli organismi europei di normazione riesaminano e aggiornano periodicamente le norme per adeguarle al progresso tecnologico. Data la velocità che contraddistingue tale progresso nel settore delle TIC, la Commissione dovrebbe essere in grado di chiedere al competente organismo europeo di normazione anche di rivedere e aggiornare la norma europea sulla fatturazione elettronica, al fine di tenere conto di tale progresso e di assicurare un'interoperabilità permanente.
(32)
Per rispondere al progresso tecnologico o agli obblighi imposti dal mercato, la Commissione dovrebbe essere in grado di adottare un atto di esecuzione per la revisione e l'aggiornamento dell'elenco delle sintassi. Nel caso di adeguamenti di maggiore complessità, la Commissione dovrebbe altresì poter chiedere a tale competente organismo europeo di normazione di rivedere e aggiornare l'elenco di sintassi.
(33)
Se lo considera necessario per assicurare interoperabilità piena e permanente, per tenere conto del progresso tecnologico o per limitare il numero di sintassi da usare, la Commissione dovrebbe essere in grado di riesaminare un elenco di sintassi già pubblicato. In tal caso la Commissione dovrebbe tenere conto dell'elenco delle sintassi individuate, riesaminate e aggiornate dai pertinenti organismi europei di normazione.
(34)
Alla scadenza dei termini per il recepimento di cui alla presente direttiva, le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori dovrebbero essere obbligati a ricevere ed elaborare fatture elettroniche conformi alla norma europea sulla fatturazione elettronica e alle sintassi contenute nell'elenco pubblicato dalla Commissione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. Le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori non dovrebbero pertanto rifiutare fatture elettroniche che ottemperano alle condizioni suddette per il solo fatto che non sono conformi a requisiti (ad esempio requisiti nazionali o settoriali, o ancora requisiti tecnici supplementari di alcun tipo) diversi da quelli specificamente previsti dalla presente direttiva. Tuttavia, tale obbligo non dovrebbe interessare altri motivi validi di rifiuto, come quelli relativi alle condizioni contrattuali. Le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori dovrebbero in tutti i casi mantenere la facoltà di verificare, prima di saldare la fattura, se il contenuto della fattura elettronica riflette correttamente la transazione commerciale sottostante (ad esempio, se l'importo della fattura è corretto) e se la fattura è stata indirizzata al destinatario corretto. L'obbligo di non rifiutare fatture elettroniche ai sensi della presente direttiva non pregiudica la direttiva 2011/7/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (13).
(35)
La presente direttiva dovrebbe imporre unicamente ai destinatari di una fattura, vale a dire amministrazioni aggiudicatrici, centrali di committenza e enti aggiudicatori, di accettare ed elaborare le fatture elettroniche. La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare il diritto del mittente della fattura di scegliere se presentare la fattura conformemente alla norma europea sulla fatturazione elettronica, alle norme nazionali o ad altre norme tecniche, o in formato cartaceo. Tuttavia, la presente direttiva non dovrebbe impedire agli Stati membri di disporre che nel contesto degli appalti pubblici siano presentate unicamente fatture elettroniche. Qualora il mittente scelga di presentare la fattura secondo la norma europea sulla fatturazione elettronica, l'obbligo del destinatario di riceverla ed elaborarla dovrebbe applicarsi unicamente se la fattura rispetta una delle sintassi comprese nell'elenco di sintassi pubblicato dalla Commissione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. Ciò non dovrebbe pregiudicare il possibile ricorso del mittente ai servizi di una parte terza al fine di tradurre la propria sintassi in una di quelle riportate nell'elenco.
(36)
Il garante europeo della protezione dei dati è stato consultato a norma dell'articolo 28, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (14) ed ha espresso un parere l'11 novembre 2013 (15). In tale parere ha pubblicato le raccomandazioni per garantire un'adeguata tutela dei dati nell'applicazione della presente direttiva. È opportuno che tali raccomandazioni siano prese in considerazione all'atto dell'elaborazione della norma europea sulla fatturazione elettronica e nel trattamento dei dati personali da parte delle amministrazioni aggiudicatrici e degli enti aggiudicatori. In particolare, è opportuno chiarire che la legislazione vigente sulla tutela dei dati si applica anche nel settore della fatturazione elettronica e che la pubblicazione dei dati personali a fini di trasparenza e di rendicontazione deve rispettare la tutela della vita privata.
(37)
Poiché la direttiva 2006/112/CE contiene norme sulla fatturazione, fatturazione elettronica compresa, è opportuno chiarire il nesso con la presente direttiva. La presente direttiva si prefigge un obiettivo diverso, ha un ambito di applicazione diverso da quello della direttiva 2006/112/CE e non pregiudica pertanto le disposizioni sull'uso delle fatture elettroniche a fini IVA di cui alla stessa. In particolare, l'articolo 232 della direttiva 2006/112/CE regola le relazioni tra contraenti ed è inteso ad assicurare che l'uso di fatture elettroniche da parte del mittente non possa essere imposto al ricevente. Tuttavia, questa disposizione non dovrebbe pregiudicare il diritto degli Stati membri di imporre alle amministrazioni aggiudicatrici e agli enti aggiudicatori l'obbligo di ricevere, a talune condizioni, fatture elettroniche.
(38)
Per consentire alle amministrazioni aggiudicatrici e agli enti aggiudicatori di prepararsi adeguatamente e di adottare le misure tecniche che, dopo la definizione della norma europea sulla fatturazione elettronica e l'approvazione dell'elenco di sintassi, sono necessarie per ottemperare alla presente direttiva, e in considerazione dell'esigenza di una rapida attuazione della fatturazione elettronica, dovrebbe essere considerato giustificato un periodo di recepimento di 18 mesi dalla pubblicazione del riferimento della norma europea sulla fatturazione elettronica e dell'elenco di sintassi nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. In deroga al termine generale per il recepimento e al fine di facilitare l'utilizzo della fatturazione elettronica per talune amministrazioni aggiudicatrici, come le amministrazioni locali e regionali e le imprese pubbliche, agli Stati membri dovrebbe essere consentito di rinviare l'applicazione della presente direttiva per le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori sub-centrali, fino a 30 mesi dalla pubblicazione del riferimento della norma europea sulla fatturazione elettronica e dell'elenco di sintassi nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. La possibilità di rinviare l'applicazione dei requisiti della presente direttiva non dovrebbe applicarsi alle centrali di committenza.
(39)
Al fine di agevolare l'attuazione dei requisiti della presente direttiva per le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori, la Commissione dovrebbe provvedere a informare completamente e regolarmente gli Stati membri sull'avanzamento dei lavori in termini di elaborazione della norma e dei relativi prodotti di normazione cui dovrà provvedere il competente organismo europeo di normazione. Ciò dovrebbe consentire agli Stati membri di avviare i preparativi necessari al fine di completare l'attuazione entro i termini convenuti.
(40)
Poiché le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori, ove non diversamente previsto dalla legislazione nazionale, potranno accettare le fatture elettroniche conformi a norme diverse dalla norma europea sulla fatturazione elettronica, oltre che fatture cartacee, la presente direttiva non comporta costi né oneri aggiuntivi per le imprese, incluse le microimprese e le piccole e medie imprese nell'accezione di cui alla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione (16). Inoltre, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero adoperarsi affinché i costi a carico degli utenti della norma europea sulla fatturazione elettronica, in particolare microimprese, piccole e medie imprese, siano ridotti al minimo in modo da facilitarne la diffusione in tutta l'Unione europea.
(41)
Nell'attuare la presente direttiva gli Stati membri dovrebbero tener conto delle esigenze delle piccole e medie imprese nonché delle amministrazioni aggiudicatrici e degli enti aggiudicatori più piccoli e offrire alle amministrazioni aggiudicatrici, agli enti aggiudicatori e ai fornitori tutti il sostegno necessario affinché la norma europea sulla fatturazione elettronica possa essere utilizzata. È opportuno altresì prevedere misure di formazione, in particolare per le piccole e medie imprese.
(42)
Al fine di agevolare gli adeguamenti tecnici e procedurali a cui devono provvedere tutte le parti coinvolte negli appalti pubblici per garantire la corretta attuazione della presente direttiva, gli Stati membri dovrebbero, ove possibile, rendere disponibile il sostegno dei fondi strutturali a tutte le amministrazioni aggiudicatrici, gli enti aggiudicatori e le piccole e medie imprese ammissibili.
(43)
Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione della presente direttiva e per la stesura, la limitazione e il riesame dell'elenco di sintassi, dovrebbero essere attribuite alla Commissione competenze di esecuzione. Tali competenze dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011. La procedura d'esame dovrebbe essere seguita per adottare atti di esecuzione riguardanti l'elenco di sintassi dato che questi servono a facilitare l'applicazione della norma europea sulla fatturazione elettronica e ad assicurare l'interoperabilità e la risposta rapida al progresso tecnologico. Per l'adozione di atti di esecuzione relativi a obiezioni alla norma europea sulla fatturazione elettronica, dato che tale decisione potrebbe avere ripercussioni sull'obbligo di ricevere ed elaborare fatture elettroniche, si dovrebbe inoltre far ricorso alla procedura d'esame.
(44)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, vale a dire eliminare gli ostacoli al mercato e gli impedimenti al commercio dovuti all'esistenza di regole e norme nazionali differenti e di garantire l'interoperabilità, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, ma possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Ambito di applicazione
La presente direttiva si applica alle fatture elettroniche emesse a seguito dell'esecuzione di contratti a cui si applicano la direttiva 2009/81/CE, la direttiva 2014/23/UE, la direttiva 2014/24/UE o la direttiva 2014/25/UE.
La presente direttiva non si applica alle fatture elettroniche emesse a seguito dell'esecuzione di contratti che rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva 2009/81/CE, qualora l'aggiudicazione e l'esecuzione del contratto siano dichiarate segrete o debbano essere accompagnate da speciali misure di sicurezza secondo le disposizioni legislative, regolamentari o amministrative vigenti in uno Stato membro e a condizione che lo Stato membro stesso abbia determinato che gli interessi essenziali in questione non possono essere garantiti da misure meno restrittive.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva valgono le definizioni seguenti:
1) «fattura elettronica»: una fattura che è stata emessa, trasmessa e ricevuta in un formato elettronico strutturato che ne consente l'elaborazione automatica ed elettronica;
2) «elementi essenziali di una fattura elettronica»: serie di componenti informative essenziali che devono figurare in una fattura elettronica per realizzare l'interoperabilità transfrontaliera, comprese le informazioni necessarie per garantire la conformità giuridica;
3) «modello semantico dei dati»: una serie strutturata e logicamente intercorrelata di termini e significati che specificano gli elementi essenziali di una fattura elettronica;
4) «sintassi»: il linguaggio o il dialetto leggibile da una macchina usato per rappresentare gli elementi dei dati contenuti in una fattura elettronica;
5) «corrispondenze sintattiche»: linee guida relative alle modalità con cui un modello semantico di dati di una fattura elettronica potrebbe essere rappresentato nelle diverse sintassi;
6) «amministrazioni aggiudicatrici»: amministrazioni aggiudicatrici come definite all'articolo 1, punto 17), della direttiva 2009/81/CE, all'articolo 6, paragrafo 1, della direttiva 2014/23/UE e all'articolo 2, paragrafo 1, punto 1), della direttiva 2014/24/UE;
7) «amministrazioni aggiudicatrici sub-centrali»: amministrazioni aggiudicatrici sub-centrali come definite all'articolo 2, paragrafo 1, punto 3), della direttiva 2014/24/UE;
8) «centrale di committenza»: centrale di committenza come definita all'articolo 2, paragrafo 1, punto 16), della direttiva 2014/24/UE;
9) «enti aggiudicatori»: gli enti aggiudicatori come definiti all'articolo 1, punto 17), della direttiva 2009/81/CE, all'articolo 7, paragrafi 1 e 2, della direttiva 2014/23/UE e all'articolo 4, paragrafo 1, della direttiva 2014/25/UE;
10) «norma internazionale»: una norma internazionale come definita all'articolo 2, punto 1), lettera a), del regolamento (UE) n. 1025/2012;
11) «norma europea»: una norma europea come definita all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), del regolamento (UE) n. 1025/2012.
Articolo 3
Definizione di una norma europea
1. La Commissione chiede al competente organismo europeo di normazione di elaborare una norma europea per il modello semantico dei dati degli elementi essenziali di una fattura elettronica («norma europea sulla fatturazione elettronica»).
La Commissione richiede che la norma europea sulla fatturazione elettronica rispetti almeno i criteri seguenti:
—
sia tecnologicamente neutrale,
—
sia compatibile con le norme internazionali pertinenti in materia di fatturazione elettronica,
—
tenga conto dell'esigenza di tutela dei dati personali conformemente alla direttiva 95/46/CE, di un approccio basato sulla tutela dei dati fin dalla progettazione e dei principi di proporzionalità, minimizzazione dei dati e limitazione delle finalità,
—
sia coerente con le corrispondenti disposizioni della direttiva 2006/112/CE,
—
consenta l'istituzione di sistemi di fatturazione elettronica pratici, di facile uso, flessibili ed efficienti in termini di costi,
—
tenga conto delle esigenze specifiche delle piccole e medie imprese nonché delle amministrazioni aggiudicatrici e degli enti aggiudicatori sub-centrali,
—
sia adeguata all'utilizzo nelle transazioni commerciali tra imprese.
La Commissione chiede a detto competente organismo europeo di normazione di fornire un elenco contenente un numero limitato di sintassi che sono conformi alla norma europea sulla fatturazione elettronica, adeguate corrispondenze sintattiche e linee guida sull'interoperabilità a livello di trasmissione al fine di facilitare l'uso di tale norma.
Le richieste sono adottate secondo la procedura di cui all'articolo 10, paragrafi da 1 a 5, del regolamento (UE) n. 1025/2012.
Nel quadro del lavoro di elaborazione della norma da parte del competente organismo europeo di normazione e nell'ambito del calendario individuato al paragrafo 2, la norma è sottoposta a verifica ai fini dell'applicazione pratica da parte dell'utente finale. La Commissione mantiene la responsabilità globale della verifica e garantisce che, durante l'esecuzione della stessa, si tenga particolarmente conto del rispetto dei criteri di praticità, facilità d'uso e possibili costi di attuazione conformemente al paragrafo 1, secondo comma. La Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sui risultati del test.
2. Se la norma europea sulla fatturazione elettronica, elaborata conformemente alla richiesta di cui al paragrafo 1, soddisfa i requisiti ivi contenuti e se è stata completata la fase di verifica di cui al paragrafo 1, quinto comma, la Commissione pubblica il riferimento alla norma nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, unitamente all'elenco di un numero limitato di sintassi redatto conformemente alla richiesta di cui al paragrafo 1. Tale pubblicazione è ultimata entro il 27 maggio 2017.
Articolo 4
Obiezioni formali alla norma europea
1. Se uno Stato membro o il Parlamento europeo ritiene che la norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi non soddisfino interamente i requisiti di cui all'articolo 3, paragrafo 1, ne informa la Commissione con una spiegazione dettagliata e la Commissione decide:
a)
di pubblicare, di non pubblicare o di pubblicare con limitazioni i riferimenti alla norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi in questione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea;
b)
di mantenere, di mantenere con limitazioni o di ritirare i riferimenti alla norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi in questione nella o dalla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
2. La Commissione pubblica sul proprio sito Internet le informazioni relative alla norma europea sulla fatturazione elettronica e l'elenco delle sintassi che sono stati oggetto della decisione di cui al paragrafo 1.
3. La Commissione informa l'organismo europeo di normazione interessato della decisione di cui al paragrafo 1 e, all'occorrenza, chiede la revisione della norma europea sulla fatturazione elettronica o dell'elenco delle sintassi in questione.
4. Le decisioni di cui al paragrafo 1, lettere a) e b), del presente articolo sono adottate secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 10, paragrafo 2.
Articolo 5
Mantenimento e ulteriore elaborazione della norma europea e dell'elenco delle sintassi
1. Per tener conto degli sviluppi tecnologici e garantire l'interoperabilità piena e permanente della fatturazione elettronica negli appalti pubblici, la Commissione può:
a)
aggiornare o rivedere la norma europea sulla fatturazione elettronica;
b)
aggiornare o rivedere l'elenco delle sintassi pubblicato dalla Commissione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
2. Se la Commissione decide di intraprendere l'azione di cui al paragrafo 1, lettera a), ne fa richiesta al competente organismo europeo di normazione. Tale richiesta è formulata secondo la procedura di cui all'articolo 3, paragrafo 1, senza applicare i termini ivi previsti.
3. L'articolo 4 si applica per ogni aggiornamento o revisione intrapresi conformemente al paragrafo 1, lettera a).
4. Se la Commissione decide di intraprendere l'azione di cui al paragrafo 1, lettera b), agisce secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 10, paragrafo 2, oppure facendone richiesta al competente organismo europeo di normazione. Tale richiesta è presentata secondo la procedura di cui all'articolo 3, paragrafo 1, senza applicare i termini ivi previsti.
Articolo 6
Elementi essenziali di una fattura elettronica
Gli elementi essenziali di una fattura elettronica sono fra l'altro:
a)
identificatori di processo e della fattura;
b)
periodo di fatturazione;
c)
informazioni relative al venditore;
d)
informazioni relative all'acquirente;
e)
informazioni relative al beneficiario;
f)
informazioni relative al rappresentante fiscale del venditore;
g)
riferimento del contratto;
h)
dettagli relativi alla consegna;
i)
istruzioni di pagamento;
j)
informazioni su importi a credito/debito;
k)
informazioni relative alle voci della fattura;
l)
totali della fattura;
m)
ripartizione dell'IVA.
Articolo 7
Ricezione ed elaborazione delle fatture elettroniche
Gli Stati membri garantiscono che le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori ricevano ed elaborino fatture elettroniche che sono conformi alla norma europea sulla fatturazione elettronica, il cui riferimento è stato pubblicato ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 2, nonché a una delle sintassi dell'elenco pubblicato ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 2.
Articolo 8
Tutela dei dati
1. La presente direttiva lascia impregiudicate le norme applicabili del diritto dell'Unione e nazionale sulla tutela dei dati.
2. Salvo che il diritto unionale o nazionale disponga diversamente e fatte salve le deroghe e le restrizioni di cui all'articolo 13 della direttiva 95/46/CE, i dati personali ottenuti a fini di fatturazione elettronica possono essere utilizzati soltanto per una o più finalità compatibili.
3. Fatte salve le deroghe e le restrizioni di cui all'articolo 13 della direttiva 95/46/CE, gli Stati membri garantiscono che le modalità di pubblicazione, a fini di trasparenza e di rendicontazione, dei dati personali raccolti nel contesto della fatturazione elettronica, siano conformi all'obiettivo della pubblicazione stessa e al principio della tutela della riservatezza.
Articolo 9
Uso di fatture elettroniche a fini IVA
La presente direttiva non pregiudica le disposizioni della direttiva 2006/112/CE.
Articolo 10
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 11
Recepimento
1. Gli Stati membri adottano, pubblicano e applicano le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 27 novembre 2018. Essi comunicano immediatamente il testo di tali disposizioni alla Commissione.
2. In deroga al paragrafo 1, gli Stati membri, entro 18 mesi dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea dei riferimenti della norma europea sulla fatturazione elettronica, adottano, pubblicano e applicano le disposizioni necessarie per conformarsi all'obbligo di cui all'articolo 7 di ricevere ed elaborare le fatture elettroniche.
Gli Stati membri possono rinviare l'applicazione di cui al primo comma in relazione alle amministrazioni aggiudicatrici e agli enti aggiudicatori sub-centrali fino al termine massimo di 30 mesi dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea dei riferimenti della norma europea sulla fatturazione elettronica.
All'atto della pubblicazione del riferimento alla norma europea sulla fatturazione elettronica, la Commissione pubblica nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea il termine ultimo per l'entrata in vigore delle misure di cui al primo comma.
3. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 12
Riesame
La Commissione riesamina gli effetti della presente direttiva sul mercato interno e sulla diffusione della fatturazione elettronica nel settore degli appalti pubblici e presenta una relazione in proposito al Parlamento europeo e al Consiglio entro tre anni dal termine per il rinvio massimo per le amministrazioni sub-centrali di cui all'articolo 11, paragrafo 2, secondo comma. Ove opportuno, la relazione è corredata di una valutazione di impatto relativa alla necessità di intraprendere ulteriori azioni.
Articolo 13
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 14
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, il 16 aprile 2014
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
D. KOURKOULAS
(1) GU C 79 del 6.3.2014, pag. 67.
(2) Parere del 28 novembre 2013 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) Posizione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2014 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 14 aprile 2014.
(4) Direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 65).
(5) Direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 243).
(6) Decisione della Commissione, del 2 novembre 2010, che istituisce il forum europeo multilaterale delle parti interessate sulla fatturazione elettronica (GU C 326 del 3.12.2010, pag. 13).
(7) Direttiva 2009/81/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, relativa al coordinamento delle procedure per l'aggiudicazione di taluni appalti di lavori, di forniture e di servizi nei settori della difesa e della sicurezza da parte delle amministrazioni aggiudicatrici/degli enti aggiudicatori, e recante modifica delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE (GU L 216 del 20.8.2009, pag. 76).
(8) Direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, relativa all'aggiudicazione dei contratti di concessione (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 1).
(9) Regolamento (UE) n. 1025/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sulla normazione europea, che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio nonché le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 98/34/CE, 2004/22/CE, 2007/23/CE, 2009/23/CE e 2009/105/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la decisione 87/95/CEE del Consiglio e la decisione n. 1673/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 316 del 14.11.2012, pag. 12).
(10) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(11) Direttiva 2006/112/CE del Consiglio, del 28 novembre 2006, relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto (GU L 347 dell'11.12.2006, pag. 1).
(12) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(13) Direttiva 2011/7/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (GU L 48 del 23.2.2011, pag. 1).
(14) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(15) GU C 38 dell'8.2.2014, pag. 2.
(16) Raccomandazione 2003/361/CE della Commissione, del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese (GU L 124 del 20.5.2003, pag. 36).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Fatturazione elettronica negli appalti pubblici
Nell'ambito del processo di modernizzazione della pubblica amministrazione in Europa, i ministri dell'Unione europea (UE) hanno adottato una legge che mira a semplificare e favorire l'utilizzo di fatture elettroniche in materia di appalti pubblici, in particolare per aziende coinvolte in appalti in un altro paese dell'UE.
ATTO
Direttiva 2014/55/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, relativa alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici
SINTESI
I paesi dell'UE hanno adottato nuove leggi in materia di appalti pubblici nel 2014. Insieme, essi hanno adottato una legge che dovrebbe portare a una crescente diffusione in Europa della fatturazione elettronica per lavori svolti per il settore pubblico o beni forniti allo stesso.
La fatturazione elettronica delle imprese in un paese dell'UE per il lavoro svolto o i beni forniti a un'autorità pubblica in un altro paese è stata penalizzata da problemi di mancanza di interoperabilità , ossia sistemi di fatturazione elettronica incompatibili in diversi paesi.
La legge si applica alle fatture che rientrano nell'ambito di applicazione delle direttive in materia di appalti pubblici (vale a dire la maggior parte dei contratti) ma non si applica ai contratti che rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva 2009/81/CE nei campi della difesa e della sicurezza, in cui l'aggiudicazione e l'esecuzione dei contratti sono dichiarate segrete o devono essere corredate da misure speciali di sicurezza.
NORME COMUNI INTEROPERABILI
Entro tre anni dall'entrata in vigore della direttiva, gli Organismi europei di normalizzazione dovranno sviluppare e verificare una norma europea in materia di fatturazione elettronica. Una volta disponibile, tutte le autorità pubbliche europee saranno tenute a ricevere ed elaborare fatture elettroniche conformandosi ad essa.
La norma dovrebbe permettere di impostare un sistema di fatturazione elettronica user-friendly (semplice da capire e da utilizzare). L'esercizio di normalizzazione terrà conto delle esigenze specifiche di piccole e medie imprese, nonché di amministrazioni aggiudicatrici più piccole ed enti aggiudicatori, che dispongono di personale e risorse finanziarie limitati.
La norma sarà inoltre idonea ad essere utilizzata nelle transazioni commerciali tra imprese oltre che nell'area degli appalti pubblici.
ATTUAZIONE
Una volta pubblicata la nuova norma, le amministrazioni aggiudicatrici dei governi centrali dei paesi dell'UE hanno a disposizione 18 mesi per attuarla. Per le amministrazioni aggiudicatrici a livello regionale e locale tale periodo può essere esteso a 30 mesi.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
Direttiva 2014/55/UE
26.5.2014
27.11.2018
GU L 133 del 6.5.2014
ATTI COLLEGATI
Direttiva 2009/81/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, relativa al coordinamento delle procedure per l'aggiudicazione di taluni appalti di lavori, di forniture e di servizi nei settori della difesa e della sicurezza da parte delle amministrazioni aggiudicatrici/degli enti aggiudicatori, e recante modifica delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE (GU L 216 del 20.8.2009).
Direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione (GU L 94 del 28.3.2014).
Direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE (GU L 94 del 28.3.2014).
Direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE (GU L 94 del 28.3.2014). |
Il meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Questo regolamento di esecuzione stabilisce le disposizioni per il funzionamento del nuovo meccanismo dell’Unione europea (Unione) di finanziamento dell’energia rinnovabile in linea con il regolamento (UE) 2018/1999 sulla governance dell’unione dell’energia.
Il meccanismo sostiene nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili in tutta l’Unione e contribuisce alla diffusione dell’energia rinnovabile in conformità con la direttiva (UE) 2018/2001 sull’energia da fonti rinnovabili.
PUNTI CHIAVE
I finanziamenti provengono da tre fonti:il meccanismo può ricevere pagamenti volontari da parte degli Stati membri; il meccanismo può ricevere contributi di bilancio da altri programmi dell’Unione, in particolare per ridurre il costo del capitale per progetti nel campo delle energie rinnovabili o per rafforzare la cooperazione regionale tra Stati membri e tra Stati membri e paesi terzi; il settore privato può contribuire con finanziamenti, con la possibilità di indicare il progetto, la tecnologia o l’uso finale che vorrebbe sostenere.Tutti i finanziamenti devono rispettare le disposizioni finanziarie previste dal regolamento (UE, Euratom) 2018/1046, (si veda la sintesi).
Ogni anno la Commissione europea chiede ai governi degli Stati membri se intendono contribuire mediante un pagamento volontario (Stati membri contribuenti) o consentire l’installazione sul proprio territorio di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (Stati membri ospitanti).
Gli Stati membri ospitanti devono fornire determinate informazioni, quali:la capacità totale massima o l’energia rinnovabile massima a disposizione di progetti finanziati dal meccanismo; le proprie preferenze in merito alle tecnologie o ai settori di uso finale; eventuali restrizioni geografiche o connesse ai siti, se del caso.Gli Stati membri contribuenti devono fornire determinate informazioni, quali:i volumi di energia rinnovabile prodotti che intendono sostenere e da cui intendono beneficiare in termini di assegnazione statistica; il contributo finanziario massimo; la preferenza per procedure di concessione delle sovvenzioni tecnologicamente neutre, multitecnologiche, specifiche per una tecnologia, specifiche per un progetto o specifiche un per uso finale.La Commissione:sulla base delle offerte e delle richieste ricevute, progetta bandi di gara (denominati inviti a presentare proposte) specificando, ad esempio:gli obiettivi dell’invito,la forma delle sovvenzioni (sostegno agli investimenti o operativo),il prezzo massimo delle proposte,le tecnologie ammissibili; comunica agli Stati membri l’intenzione di pubblicare un invito a presentare proposte; lancia l’invito o gli inviti, compresi i criteri di ammissibilità e selezione, dopo aver ricevuto impegni vincolanti dagli Stati membri ospitanti, al fine di consentire agli impianti situati sul loro territorio di ricevere il sostegno finanziario, e dagli Stati membri contribuenti a effettuare i pagamenti che hanno offerto.Se un promotore del progetto non rispetta il proprio impegno, si applicano le disposizioni pertinenti che disciplinano la sospensione, la risoluzione e la riduzione di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046.
Il sistema per la concessione della sovvenzione:contiene principi atti ad assicurare un processo competitivo, ad attenuare il rischio finanziario e a limitare i costi di transazione; prevede l’ambito di applicazione per le diverse procedure a seconda delle tecnologie e dei progetti coinvolti; assegna sovvenzioni per:aumentare la capacità di produzione di energia rinnovabile (sostegno agli investimenti),dare incentivi per l’utilizzo degli impianti di energia rinnovabile fornendo premi supplementari in aggiunta ai proventi del mercato (sostegno operativo).I periodi di attuazione rispecchiano realisticamente le tempistiche di realizzazione dei progetti per ciascuna tecnologia e sono uniformi tra gli Stati membri, a meno che la Commissione non stabilisca diversamente.
I progetti finanziati dal meccanismo per le energie rinnovabili possono ricevere finanziamenti da altri programmi dell’Unione o nazionali, pubblici o privati, nella misura in cui essi sono conformi alla disciplina in materia di aiuti di Stato e gli stessi costi non sono finanziati due volte dal bilancio dell’Unione.
I benefici statistici derivanti dall’energia rinnovabile generata dagli impianti finanziati dal meccanismo sono in genere ripartiti nella misura dell’80 % agli Stati membri contribuenti e del 20 % agli Stati membri ospitanti, tuttavia la Commissione può discostarsi da tale ripartizione durante l’attuazione o il periodo coperto dal sostegno. Successivamente, i benefici statistici vanno agli Stati membri ospitanti. Questi benefici statistici contano ai fini della quota nazionale di energia rinnovabile indipendentemente da dove e come viene consumata l’energia rinnovabile effettiva proveniente dagli impianti.
La Commissione:calcola annualmente, sulla base dei dati disponibili sulla produzione di energia degli Stati membri e dei paesi terzi, i benefici statistici effettivi da assegnare agli Stati membri partecipanti; entro il 31 ottobre di ogni anno:presenta al comitato dell’Unione dell’energia una relazione sul funzionamento del meccanismo e sul suo contributo all’obiettivo vincolante dell’Unione per le energie rinnovabili per il 2030 e agli obiettivi del Green Deal europeo. La relazione è resa pubblica (si veda la sintesi).riferisce al comitato dell’Unione dell’energia e al Parlamento europeo in merito ai fondi ricevuti dal meccanismo e alle somme ricevute assegnate e rimanenti.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Viene applicato dal 7 ottobre 2020 e non ha una scadenza.
CONTESTO
La legislazione punta ad aiutare gli Stati membri a cooperare più strettamente per raggiungere i loro obiettivi individuali e collettivi in materia di energia rinnovabile. Per ulteriori informazioni consultare:Il meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento di esecuzione (UE) 2020/1294 della Commissione, del 15 settembre 2020, sul meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile (GU L 303 del 17.9.2020, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Il Green Deal europeo [COM(2019) 640 final, dell’11.12.2019].
Regolamento (UE) 2018/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima che modifica le direttive 94/22/CE, 98/70/CE, 2009/31/CE, 2009/73/CE, 2010/31/UE, 2012/27/UE e 2013/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive del Consiglio 2009/119/CE e (UE) 2015/652 e che abroga il regolamento (UE) n. 525/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 328 del 21.12.2018, pag. 1).
Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (rifusione) (GU L 328 del 21.12.2018, pag. 82).
Le modifiche successive alla direttiva (UE) n. 2018/2001 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 luglio 2018, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione, che modifica i regolamenti (UE) n. 1296/2013, (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013, (UE) n. 1304/2013, (UE) n. 1309/2013, (UE) n. 1316/2013, (UE) n. 223/2014, (UE) n. 283/2014 e la decisione n. 541/2014/UE e abroga il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 (GU L 193 del 30.7.2018, pag. 1). | REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) 2020/1294 DELLA COMMISSIONE
del 15 settembre 2020
sul meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
visto il regolamento (UE) 2018/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima che modifica i regolamenti (CE) n. 663/2009 e (CE) n. 715/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 94/22/CE, 98/70/CE, 2009/31/CE, 2009/73/CE, 2010/31/UE, 2012/27/UE e 2013/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive del Consiglio 2009/119/CE e (UE) 2015/652 e che abroga il regolamento (UE) n. 525/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (1), in particolare l’articolo 33,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (UE) 2018/1999, sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima stabilisce la necessaria base legislativa per una governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima trasparente, prevedibile ed efficiente in termini di costi. Esso mira ad assicurare il conseguimento degli obiettivi dell’Unione dell’energia e la realizzazione degli impegni dell’Unione a lungo termine in materia di emissioni di gas a effetto serra in linea con l’accordo di Parigi, in particolare degli obiettivi e dei traguardi concernenti la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, l’energia da fonti rinnovabili e l’efficienza energetica.
(2)
La direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (2) ha introdotto un nuovo obiettivo vincolante in materia di energia da fonti rinnovabili per l’Unione per il 2030 pari almeno al 32 % del consumo lordo di energia finale.
(3)
Al fine di conseguire l’obiettivo vincolante dell’UE di almeno il 32 % di energia da fonti rinnovabili nel 2030, gli Stati membri devono contribuire con una quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo lordo di energia finale. Il conseguimento dell’obiettivo vincolante complessivo dell’Unione poggia anche sull’obbligo che incombe agli Stati membri di utilizzare l’energia da fonti rinnovabili anche nei settori del riscaldamento e del raffrescamento e dei trasporti a norma degli articoli 23 e 25 della direttiva (UE) 2018/2001. Inoltre, il regolamento (UE) 2018/1999 delinea una traiettoria indicativa per il periodo 2021-2030 per il contributo di ciascuno Stato membro alle fonti di energia rinnovabili e per l’obiettivo dell’Unione, con tre punti di riferimento da raggiungere nel 2022, 2025 e 2027.
(4)
Al fine di consentire un monitoraggio adeguato e un’azione correttiva rapida da parte degli Stati membri e della Commissione, la Commissione dovrebbe valutare, tra l’altro, il raggiungimento dei punti di riferimento nel 2022, 2025 e 2027 sulla base delle relazioni intermedie nazionali integrate sull’energia e il clima degli Stati membri.
(5)
Se la Commissione conclude, in tale contesto, che uno o più punti di riferimento dell’Unione non sono stati raggiunti, gli Stati membri che sono rimasti al di sotto del proprio punto di riferimento nazionale dovrebbero assicurare l’attuazione di misure supplementari per colmare il divario rispetto all’obiettivo dell’UE per il 2030 in materia di energie rinnovabili. Una di queste misure potrebbe consistere in un pagamento finanziario volontario al meccanismo di finanziamento dell’energia rinnovabile dell’Unione allo scopo di colmare, in tutto o in parte, il divario relativo al punto di riferimento nazionale, nella misura in cui l’energia rinnovabile generata dagli impianti finanziati dal meccanismo di finanziamento sarebbe attribuita statisticamente agli Stati membri partecipanti in ragione nel rispettivo pagamento. Tale meccanismo dovrebbe agevolare gli Stati membri offrendo loro la possibilità di aumentare la quota settoriale delle energie rinnovabili nei settori dell’energia elettrica, del riscaldamento e del raffrescamento e dei trasporti.
(6)
La direttiva (UE) 2018/2001 impone alla Commissione di sostenere gli obiettivi ambiziosi degli Stati membri nel settore dell’energia rinnovabile attraverso un quadro favorevole anche grazie a un maggiore utilizzo dei fondi dell’Unione. In particolare, tale sostegno dovrebbe mirare a ridurre il costo del capitale per progetti nel campo delle energie rinnovabili e a rafforzare la cooperazione regionale tra Stati membri e tra Stati membri e paesi terzi, attraverso progetti comuni, regimi di sostegno comuni e l’apertura di regimi di sostegno per l’energia elettrica da fonti rinnovabili ai produttori situati in altri Stati membri. A tale riguardo e fatti salvi i requisiti di cui all’articolo 5 della direttiva (UE) 2018/2001, la partecipazione di uno Stato membro al meccanismo può essere considerata alla stregua di un’apertura dei regimi di sostegno all’energia elettrica da fonti rinnovabili.
(7)
Al fine di sostenere la diffusione dell’energia rinnovabile in tutta l’Unione, il meccanismo dovrebbe contribuire al quadro favorevole, in particolare fornendo un sostegno sotto forma di prestiti e sovvenzioni.
(8)
Per sostenere il duplice obiettivo di colmare il divario esistente, come previsto dal regolamento (UE) 2018/1999, e di contribuire al quadro favorevole, come previsto dalla direttiva (UE) 2018/2001, il regolamento (UE) 2018/1999 conferisce alla Commissione il potere di adottare atti di esecuzione per stabilire le disposizioni necessarie per l’istituzione e il funzionamento di un meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile.
(9)
Il regolamento (UE) 2018/1999 stabilisce che il meccanismo ottenga risorse dai pagamenti degli Stati membri, dai fondi dell’Unione o da contributi del settore privato. Tali risorse dovrebbero essere contabilizzate separatamente e nel quadro di specifiche fonti di finanziamento all’interno della linea di bilancio del meccanismo.
(10)
Conformemente all’articolo 33 del regolamento (CE) 2018/1999, i pagamenti supplementari degli Stati membri, intesi a finanziare voci di spesa specifiche, come il sostegno a nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili nell’Unione, dovrebbero essere considerati entrate con destinazione specifica esterne ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 5, del regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio (3) che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione. La Commissione dovrebbe garantire trasparenza per quanto riguarda l’attuazione delle entrate con destinazione specifica esterne mediante relazioni periodiche agli Stati membri.
(11)
Il finanziamento dell’Unione nell’ambito del meccanismo può essere combinato con finanziamenti provenienti da altri programmi dell’Unione qualora ciò sia previsto dall’atto di base pertinente e alle condizioni ivi stabilite.
(12)
Il coordinamento con gli strumenti di sostegno agli investimenti e i fondi o i programmi dell’Unione e le operazioni di finanziamento misto nell’ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell’Unione potrebbero essere utilizzati per facilitare il conseguimento degli obiettivi del meccanismo, in particolare consentendo la riduzione del costo del capitale negli Stati membri ospitanti, incentivando in tal modo gli investimenti in progetti nel campo delle energie rinnovabili.
(13)
Il coordinamento del sostegno unionale e nazionale a favore di nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili può basarsi sul calendario a lungo termine pubblicato a norma dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva (UE) 2018/2001.
(14)
I contributi del settore privato possono svolgere un ruolo importante nel finanziare il meccanismo e promuovere la diffusione di progetti nel campo delle energie rinnovabili nell’ambito di tale meccanismo. Tali contributi dovrebbero essere considerati un complemento all’obiettivo vincolante dell’Unione minimo del 32 %. Pertanto i contributi del settore privato possono apportare un valore aggiunto e garantire l’addizionalità dei progetti. Di conseguenza, al fine di aumentare la trasparenza di tale addizionalità, l’energia rinnovabile generata da progetti che beneficiano di contributi del settore privato può essere collegata al marchio di qualità ecologica per tutta l’Unione di cui all’articolo 19, paragrafo 13, della direttiva (UE) 2018/2001, in linea con la tassonomia della finanza sostenibile. Per incentivare i contributi del settore privato, i soggetti privati che contribuiscono al meccanismo possono chiedere di ricevere le garanzie di origine per la produzione di energia corrispondente al contributo fornito che potrebbero essere rilasciate per la produzione di energia rinnovabile a norma dell’articolo 19 della direttiva (UE) 2018/2001 e conformemente alla legislazione nazionale.
(15)
Il regolamento (UE) 2018/1999 prevede un sostegno da parte del meccanismo in forma, ad esempio, di premi addizionali sui prezzi di mercato. I bandi di gara e le offerte di cui all’articolo 33 del predetto regolamento saranno attuati mediante un sostegno finanziario dal meccanismo sotto forma di sovvenzioni.
(16)
Il meccanismo dovrebbe mettere tempestivamente a disposizione dei progetti selezionati risorse finanziarie adeguate, che possono includere un sostegno agli investimenti anticipato o sulla base del conseguimento di traguardi intermedi.
(17)
Inoltre, a norma del regolamento (UE) 2018/1999, il meccanismo può fornire sostegno sotto forma di strumenti finanziari, quali prestiti agevolati. Al fine di attuare tali strumenti finanziari assicurando nel contempo coerenza con l’azione volta a razionalizzare gli strumenti finanziari dell’Unione nell’ambito del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, è opportuno che il sostegno sia fornito tramite altri strumenti o programmi dell’Unione. L’efficacia del sostegno in termini di costi può essere migliorata combinando forme di aiuto rimborsabili e forme non rimborsabili, ad esempio mediante contributi alle operazioni di finanziamento misto nell’ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell’Unione.
(18)
Il meccanismo dovrebbe assegnare il sostegno a nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili mediante inviti a presentare proposte competitivi, in cui tutte le tecnologie definite come tecnologie per le energie da fonti rinnovabili ai sensi della direttiva (UE) 2018/2001 dovrebbero essere ammissibili al sostegno dal meccanismo di finanziamento. Lo stoccaggio dell’energia potrebbe essere ammissibile al sostegno del meccanismo solo se applicato in combinazione con una nuova capacità di energia rinnovabile. I progetti nel campo delle energie rinnovabili sostenuti dal meccanismo dovrebbero essere conformi alla legislazione ambientale dell’Unione e nazionale applicabili e rispettare pienamente il diritto internazionale.
(19)
Sulla base delle preferenze espresse dagli Stati membri ospitanti e contribuenti e in linea con i criteri di cui all’articolo 4, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001, la Commissione dovrebbe poter limitare le procedure di concessione delle sovvenzioni a tecnologie specifiche nei casi in cui l’apertura dei regimi di sostegno a tutti i produttori di energia da fonti rinnovabili determinerebbe un risultato non ottimale, in particolare per quanto riguarda l’energia elettrica.
(20)
Conformemente all’articolo 3, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001 e sulla base delle preferenze espresse da parte degli Stati membri ospitanti e contribuenti, la Commissione può organizzare specifiche procedure di concessione delle sovvenzioni volte a sostenere progetti su piccola scala o progetti innovativi, compresi progetti nelle regioni ultraperiferiche e nelle isole remote o piccole, nell’ambito del contributo del meccanismo al quadro favorevole.
(21)
La procedura di assegnazione del meccanismo dovrebbe assicurare sufficiente concorrenza per consentire ai richiedenti di rendere noti i costi effettivi ed evitare comportamenti collusivi, ridurre al minimo i costi di transazione per la Commissione e i richiedenti e aumentare la probabilità che il richiedente prescelto avvii nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili.
(22)
In linea con il regolamento (UE) 2018/1999, il sostegno a progetti finanziati dai pagamenti volontari degli Stati membri designati dallo Stato membro per colmare un divario rispetto alla traiettoria indicativa nazionale dovrebbe essere assegnato a progetti in gara che offrono il minor costo o premio. Per progetti che, nel quadro del meccanismo, concorrono alla creazione di un quadro favorevole possono essere stabiliti altri criteri di aggiudicazione, di ammissibilità o di selezione, anche in relazione al loro impatto ambientale.
(23)
Il versamento del sostegno sulla base del meccanismo dovrebbe essere collegato anche agli aumenti verificati delle capacità di energia rinnovabile o della produzione di energia rinnovabile nei settori dell’energia elettrica, del riscaldamento e del raffrescamento o dei trasporti generati dai progetti sovvenzionati dal meccanismo. Tali realizzazioni dovrebbero essere specificate nella convenzione di sovvenzione e risultati significativamente inferiori rispetto agli aumenti previsti delle capacità (kW) o dell’energia erogata, secondo quanto indicato nella convenzione di sovvenzione, possono comportare il ricorso alle pertinenti disposizioni che disciplinano la sospensione, la risoluzione e la riduzione di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 da parte dell’autorità che concede la sovvenzione.
(24)
Il meccanismo dovrebbe essere attuato nel rispetto del principio della sana gestione finanziaria e della performance di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046. In particolare, la Commissione dovrebbe adottare misure appropriate per assicurare che, qualora siano attuate attività finanziate nel quadro del presente regolamento, gli interessi finanziari dell’Unione siano tutelati, ad esempio mediante misure preventive contro la frode, la corruzione e ogni altra attività illecita, grazie a controlli efficaci e, ove siano rilevate irregolarità, frodi o violazioni degli obblighi, grazie al recupero degli importi indebitamente versati.
(25)
Se la procedura di concessione di sovvenzioni non va a buon fine, è opportuno che la Commissione offra allo Stato membro contribuente la possibilità di recuperare l’importo versato o di attendere che la Commissione organizzi un nuovo invito, dato che i fondi del meccanismo ammissibili come entrate con destinazione specifica esterne possono essere riportati automaticamente. A tal fine è opportuno istituire un sistema contabile adeguato. Nel caso in cui lo Stato membro attenda che la Commissione organizzi un nuovo invito, si dovrebbe considerare che abbia adottato misure supplementari in conformità dell’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999 fino all’organizzazione del nuovo invito.
(26)
Qualora il richiedente non avvii il progetto e al fine di tutelare il legittimo affidamento degli Stati membri, è opportuno considerare che gli Stati membri che partecipano a un progetto che non è stato avviato dal richiedente abbiano adottato misure supplementari in conformità dell’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999 per una quantità di energia calcolata e contabilizzata separatamente dalla Commissione in base alla capacità di generazione attesa, al contributo finanziario versato da tale Stato membro e ai prezzi massimi applicabili all’invito in cui tale Stato membro si è impegnato a partecipare per il periodo in cui il progetto avrebbe generato vantaggi statistici in conformità all’articolo 27, paragrafo 2. Ciò non dovrebbe pregiudicare l’obiettivo dell’Unione in materia di energie rinnovabili per il 2030 pari ad almeno il 32 % a norma della direttiva (UE) 2018/2001.
(27)
Per quanto riguarda le procedure di concessione di sovvenzioni, la Commissione dovrebbe attuare il meccanismo di finanziamento direttamente o tramite un’agenzia esecutiva. Conformemente all’articolo 69 del regolamento (UE, Euratom) 2018/1046, ove opportuno la Commissione dovrebbe poter delegare a un’agenzia esecutiva compiti di esecuzione specifici, quali la preparazione degli inviti a presentare proposte, la procedura di valutazione, la gestione contrattuale delle sovvenzioni e il monitoraggio dell’attuazione dei progetti. Qualsiasi forma di sostegno di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046, sovvenzioni escluse, sarà attuata mediante altri strumenti o programmi dell’Unione tramite l’affidamento di compiti di esecuzione del bilancio.
(28)
A norma dell’articolo 33, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999, gli Stati membri ospitanti conservano il diritto di decidere se, e in caso affermativo a quali condizioni, consentire agli impianti situati sul loro territorio di ricevere sostegno dal meccanismo. Conformemente a tale disposizione, gli Stati membri ospitanti dovrebbero essere autorizzati a esprimere preferenze in merito agli inviti a presentare proposte che devono essere condotti dal meccanismo nella misura in cui riguardano l’attuazione del progetto nel loro territorio, anche relativamente all’impatto ambientale dei progetti.
(29)
Considerando il duplice obiettivo del meccanismo, ossia, da un lato, colmare divari nel contesto dell’articolo 33, paragrafo 1, del regolamento (UE) 2018/1999 e dall’altro contribuire al quadro favorevole conformemente all’articolo 33, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2018/1999, gli Stati membri dovrebbero svolgere un ruolo importante nella sua attuazione.
(30)
L’energia rinnovabile prodotta ogni anno dagli impianti che hanno ricevuto un sostegno finanziario non rimborsabile dal meccanismo di finanziamento dovrebbe essere attribuita statisticamente agli Stati membri partecipanti in modo da tener conto dei rispettivi contributi finanziari e della ripartizione dei benefici statistici tra gli Stati membri contribuenti e ospitanti stabiliti nello specifico invito a presentare proposte. L’energia rinnovabile attribuita statisticamente dovrebbe essere inclusa nel calcolo della quota di fonti energetiche rinnovabili degli Stati membri partecipanti a norma dell’articolo 7 della direttiva (UE) 2018/2001. Per il periodo compreso tra la firma della convenzione di sovvenzione per un progetto e l’avvio della produzione di energia rinnovabile di tale progetto, si dovrebbe considerare che gli Stati membri partecipanti abbiano adottato misure supplementari in conformità all’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999 per un quantitativo di energia calcolato sulla base della capacità di generazione prevista di tale progetto, del relativo contributo finanziario e dei prezzi massimi applicabili all’invito a presentare proposte. Dopo tale periodo, si dovrebbe ritenere che gli Stati membri abbiano adottato misure supplementari a norma dell’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999 per l’energia effettivamente generata. L’energia rinnovabile prodotta dagli impianti che sono stati finanziati esclusivamente da fonti diverse dai pagamenti degli Stati membri non dovrebbe essere conteggiata ai fini dei contributi nazionali degli Stati membri, bensì ai fini dell’obiettivo vincolante dell’Unione di almeno il 32 % del consumo di energia finale entro il 2030.
(31)
Sia gli Stati membri contribuenti sia quelli ospitanti sono pertanto ampiamente incentivati a partecipare al meccanismo e, di conseguenza, dovrebbero beneficiare dell’assegnazione di benefici statistici. Per quanto riguarda gli Stati membri contribuenti, il meccanismo dovrebbe offrire loro la possibilità di ricevere un’attribuzione di energia rinnovabile per ogni euro versato, beneficiare di risparmi sui costi e di un potenziale di energia rinnovabile economico in tutti i settori rispetto alla diffusione puramente nazionale delle fonti rinnovabili di energia nonché di ridotti costi di transazione. Il meccanismo dovrebbe inoltre agevolare il rispetto del loro obiettivo di riferimento per il 2020 per le fonti di energia rinnovabili.
(32)
Il meccanismo dovrebbe consentire agli Stati membri ospitanti di ottenere una serie di vantaggi potenzialmente a costo zero, trarre vantaggi dagli investimenti locali e dalla creazione di posti di lavoro, beneficiare della riduzione dei gas a effetto serra e di una migliore qualità dell’aria, modernizzare i loro sistemi energetici nazionali e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Inoltre gli Stati membri ospitanti dovrebbero ricevere benefici statistici connessi al costo che il progetto effettivo genera, come i costi di rete. Per coprire tali costi, è giustificato che gli Stati membri ospitanti ricevano i benefici statistici anche nel caso in cui l’impianto sia stato finanziato da fonti diverse dai pagamenti degli Stati membri.
(33)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato dell’Unione dell’energia istituito dall’articolo 44 del regolamento (UE) 2018/1999,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce le disposizioni necessarie per l’attuazione e il funzionamento del meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile (il «meccanismo»).
Articolo 2
Obiettivi
1. Il meccanismo sostiene la diffusione dell’energia da fonti rinnovabili in tutta l’Unione.
2. A tal fine, il meccanismo svolge due funzioni:
(a)
fornire sostegno a nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili nell’Unione allo scopo di colmare un divario rispetto alla traiettoria indicativa dell’Unione a norma dell’articolo 33, paragrafo 1, del regolamento (UE) 2018/1999 (la funzione «colmare il divario»);
(b)
contribuire al quadro favorevole a norma dell’articolo 33, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2018/1999, sostenendo in tal modo la diffusione dell’energia rinnovabile in tutta l’Unione, indipendentemente dal divario rispetto alla traiettoria indicativa dell’Unione (la funzione «abilitante»).
3. Salvo altrimenti disposto nel presente regolamento, il meccanismo assegna le proprie risorse a sostegno della diffusione delle energie rinnovabili in tutta l’Unione in conformità alle norme stabilite nel presente regolamento, senza distinzione tra le due funzioni di cui al paragrafo 2 del presente articolo.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
(1)
«meccanismo»: il meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile di cui all’articolo 33 del regolamento (UE) 2018/1999;
(2)
«funzioni del meccanismo»: la funzione «colmare il divario» e la funzione «abilitante» del meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile;
(3)
«Stato membro contribuente»: lo Stato membro che effettua un pagamento diretto al meccanismo a norma dell’articolo 33, paragrafo 1 o 2, del regolamento (UE) 2018/1999;
(4)
«Stato membro ospitante»: lo Stato membro che consente l’installazione sul proprio territorio di impianti fisici per la produzione di energia da fonti rinnovabili finanziati dal meccanismo;
(5)
«Stati membri partecipanti»: gli Stati membri contribuenti e gli Stati membri ospitanti;
(6)
«promotore di progetto»: persona o entità che sviluppa un progetto nel campo delle energie rinnovabili;
(7)
«fondi dell’Unione»: qualsiasi forma di sostegno finanziario dell’Unione, compresi gli strumenti di sostegno agli investimenti e i fondi o i programmi dell’Unione che forniscono strumenti finanziari, che faccia o meno parte del bilancio dell’Unione europea;
(8)
«pagamento finanziario volontario»: il pagamento effettuato dagli Stati membri al fine di colmare il divario, conformemente all’articolo 33, paragrafo 1, del regolamento (UE) 2018/1999;
(9)
«pagamenti supplementari»: i pagamenti effettuati direttamente dagli Stati membri al fine di contribuire al quadro favorevole, conformemente all’articolo 33, paragrafo 2, lettera a), del regolamento (UE) 2018/1999;
(10)
«pagamento»: i pagamenti supplementari e i pagamenti finanziari volontari;
(11)
«coordinamento»: il coordinamento tra il meccanismo di finanziamento e qualsiasi altro strumento di finanziamento unionale o nazionale conformemente all’articolo 24;
(12)
«operazione di finanziamento misto»: l’operazione sostenuta dal bilancio dell’Unione che combina forme di sostegno non rimborsabile e forme di sostegno rimborsabile oppure forme di sostegno rimborsabile del bilancio dell’Unione con forme di sostegno rimborsabile di istituzioni di finanziamento allo sviluppo o altri istituti di finanziamento pubblici, nonché di istituti di finanziamento commerciali e investitori;
(13)
«prezzo massimo»: il prezzo massimo per kWh o kW che può essere aggiudicato nell’ambito di uno specifico invito e al di sopra del quale le domande sono escluse dalla procedura di concessione della sovvenzione;
(14)
«energia da fonti rinnovabili» o «energia rinnovabile»: lo stesso significato attribuito dall’articolo 2, paragrafo 1, della direttiva (UE) 2018/2001;
(15)
«unità supplementare»: un determinato quantitativo di capacità di generazione (kW) o di energia generata (kWh) in conformità all’articolo 7 della direttiva (UE) 2018/2001 che può essere attribuito alla sola attuazione del sostegno fornito dal meccanismo;
(16)
«pagamento in base al prezzo di offerta (pay-as-bid)»: la procedura di concessione di sovvenzioni in cui ai richiedenti è concesso un sostegno sotto forma di sovvenzioni corrispondente al prezzo per unità supplementare che hanno offerto nella loro domanda;
(17)
«pagamento in base al prezzo di aggiudicazione (pay-as-clear)»: procedura di concessione di sovvenzioni in cui ai richiedenti è concesso un sostegno sotto forma di sovvenzioni corrispondente al prezzo per unità supplementare determinato nel punto di compensazione della procedura di aggiudicazione;
(18)
«premio variabile»: un sostegno operativo sotto forma di un premio per kWh calcolato come la differenza tra un prezzo medio all’ingrosso nella zona di prezzo in cui è situato l’impianto e il prezzo determinato dalla procedura di concessione della sovvenzione;
(19)
«premio fisso»: un sostegno operativo sotto forma di un premio per kWh supplementare al prezzo di mercato il cui importo è determinato dalla procedura di concessione della sovvenzione;
(20)
«sostegno agli investimenti»: i pagamenti del meccanismo relativi all’installazione di capacità per unità supplementari per kW;
(21)
«sostegno operativo»: i contributi del meccanismo connessi al funzionamento continuo di un’impresa e che sono erogati per unità supplementare di kWh generata.
Articolo 4
Fonti di finanziamento
1. A norma dell’articolo 33 del regolamento (UE) 2018/1999, il meccanismo può essere finanziato da pagamenti degli Stati membri, da fondi dell’Unione o da contributi del settore privato.
2. Il meccanismo può ricevere pagamenti volontari da parte degli Stati membri a norma dell’articolo 32, paragrafo 3, lettera d), del regolamento (UE) 2018/1999 o pagamenti supplementari da parte degli Stati membri a norma dell’articolo 33, paragrafo 2, lettera a), del regolamento (UE) 2018/1999.
3. Il meccanismo può ricevere contributi di bilancio da altri programmi dell’Unione conformemente agli atti di base applicabili. Qualora gli atti di base applicabili lo prevedano, tali contributi sono utilizzati conformemente alle disposizioni del presente regolamento, in particolare per contribuire al quadro favorevole a norma dell’articolo 3, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001. La Commissione decide per quali inviti debbano essere utilizzati tali contributi.
4. Il meccanismo può ricevere contributi del settore privato da qualsiasi entità privata, sia essa una persona fisica o giuridica. Prima di trasferire il proprio contributo al meccanismo, l’entità privata può indicare una preferenza per l’invito a presentare proposte cui è destinato il proprio pagamento, o per un tipo di tecnologia o di uso finale che desidera sostenere, senza distorsioni della concorrenza sul mercato, e può chiedere di ricevere le garanzie di origine che potrebbero essere rilasciate per la produzione di energia rinnovabile. La Commissione può tenere conto di tale preferenza, a cui non è vincolata. Entro tre mesi dal ricevimento delle informazioni sugli elementi finali dell’invito a presentare proposte, l’entità privata versa il proprio contributo al meccanismo.
Articolo 5
Attuazione e forme di finanziamento
1. Il meccanismo è attuato in regime di gestione diretta in conformità al regolamento finanziario o di gestione indiretta con gli organismi di cui all’articolo 62, paragrafo 1, lettera c), del regolamento finanziario.
2. In linea con l’articolo 33 del regolamento (UE) 2018/1999, il meccanismo consegue gli obiettivi di cui all’articolo 2 fornendo finanziamenti in una qualsiasi delle forme previste dal regolamento (UE, Euratom) 2018/1046, comprese le sovvenzioni. Esso può inoltre concedere finanziamenti sotto forma di strumenti finanziari nell’ambito di operazioni di finanziamento misto.
3. Il meccanismo può conseguire gli obiettivi fissati all’articolo 2 anche assegnando il sostegno finanziario in coordinamento con altri strumenti e programmi dell’Unione, come previsto al capo III.
Articolo 6
Contributo del meccanismo al quadro favorevole
1. Il meccanismo contribuisce al quadro favorevole a norma dell’articolo 33, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2018/1999, tra l’altro al fine di ridurre il costo del capitale per progetti nel campo delle energie rinnovabili e di rafforzare la cooperazione regionale tra Stati membri e tra Stati membri e paesi terzi. A tal fine:
a)
la Commissione può assegnare fondi dell’Unione ricevuti conformemente all’articolo 4, paragrafo 3;
b)
il sostegno assegnato dal meccanismo può essere coordinato con il finanziamento proveniente da altri programmi e/o strumenti nazionali o dell’Unione conformemente alle disposizioni del presente regolamento.
2. Quando il meccanismo fornisce sostegno al fine di contribuire al quadro favorevole, si applicano i principi della procedura di concessione delle sovvenzioni a norma dell’articolo 15, paragrafo 4, e qualsiasi altra disposizione pertinente del presente regolamento.
CAPO II
Sostegno non rimborsabile sotto forma di sovvenzioni
Sezione I
Manifestazione di interesse da parte degli Stati membri e procedura di concessione delle sovvenzioni
Articolo 7
Manifestazione di interesse da parte degli Stati membri
1. Ogni anno la Commissione invita gli Stati membri a manifestare il proprio interesse a partecipare, in qualità di Stati membri contribuenti e/o ospitanti, alle procedure di concessione di sovvenzioni organizzate dal meccanismo e condivide con essi un calendario indicativo relativo alle fasi procedurali, dalla manifestazione di interesse agli inviti a presentare proposte, oltre a indicare il momento in cui intende organizzare il successivo invito a manifestare interesse.
2. Gli Stati membri interessati a partecipare in qualità di Stato membro ospitante e, se del caso, i paesi terzi in linea con i requisiti di cui all’articolo 11 della direttiva (UE) 2018/2001 forniscono alla Commissione almeno le seguenti informazioni:
(a)
la capacità totale massima o l’energia rinnovabile massima generata nel territorio dello Stato membro ospitante a disposizione di progetti sostenuti dal meccanismo, anche per tecnologia e anno, ove applicabile;
(b)
le proprie preferenze in merito alle tecnologie o ai settori di uso finale;
(c)
la capacità massima o l’energia rinnovabile massima generata dai progetti, se del caso per tecnologia;
(d)
eventuali restrizioni geografiche o connesse ai siti, se del caso;
(e)
la quota minima richiesta di benefici statistici da distribuire allo Stato membro ospitante conformemente all’articolo 27, se del caso per tecnologia, compresa una stima del costo di integrazione del sistema;
(f)
l’indicazione, per tecnologia, del regime nazionale di regolamentazione applicabile ai promotori dei progetti per quanto riguarda la distribuzione dei costi di rete;
(g)
eventuali altre preferenze o restrizioni, compresi i criteri ambientali, corroborate da una spiegazione.
3. Gli Stati membri interessati a partecipare in qualità di Stati membri contribuenti forniscono alla Commissione almeno le seguenti informazioni:
(a)
i volumi di energia rinnovabile prodotti, espressi in kWh, che intendono sostenere attraverso il meccanismo e da cui intendono beneficiare in termini di assegnazione statistica;
(b)
la dotazione massima indicativa per kWh/kW che sono disposti a esborsare per il proprio beneficio statistico;
(c)
il contributo finanziario massimo (in EUR) che prevedono di versare al meccanismo di finanziamento per procedura di concessione di sovvenzione;
(d)
la loro preferenza per procedure di concessione delle sovvenzioni tecnologicamente neutre, multitecnologiche, specifiche per una tecnologia, specifiche per un progetto o specifiche un per uso finale, conformemente ai criteri di cui all’articolo 4, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001;
(e)
la quota minima richiesta di benefici statistici da distribuire loro conformemente all’articolo 27, se del caso per tecnologia;
(f)
altre preferenze relative al loro contributo finanziario, compresi i criteri ambientali.
4. Fatto salvo il regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), la Commissione non rende pubbliche le informazioni fornite da uno Stato membro nell’ambito della manifestazione di interesse, salvo espressa autorizzazione dello Stato membro interessato.
5. La Commissione tiene conto delle informazioni fornite dagli Stati membri ospitanti e contribuenti a norma del presente articolo in vista di elaborare gli inviti a presentare proposte e in particolare:
(a)
gli obiettivi dell’invito;
(b)
la forma delle sovvenzioni (sostegno agli investimenti o operativo);
(c)
l’energia rinnovabile generata durante il periodo coperto dal sostegno o la capacità (in kWh o kW) su cui si baserà la concessione;
(d)
le tecnologie ammissibili;
(e)
il prezzo massimo;
(f)
le restrizioni normative, geografiche e connesse ai siti e i criteri ambientali;
(g)
il periodo di realizzazione dei progetti;
(h)
la ripartizione dei benefici statistici tra gli Stati membri contribuenti e ospitanti;
(i)
i criteri di concessione del sostegno finanziario.
6. La Commissione calcola il prezzo massimo di cui al paragrafo 5 sulla base, tra l’altro, delle informazioni fornite dagli Stati membri durante la manifestazione di interesse, dei parametri di riferimento pertinenti quali i risultati di precedenti inviti a presentare proposte, studi dei costi e i risultati degli esercizi di modellizzazione, se del caso. Il calcolo terrà conto dei costi livellati dell’energia prodotta dalla tecnologia per le energie rinnovabili, aggiornati periodicamente.
7. La Commissione comunica agli Stati membri l’intenzione di pubblicare un invito a presentare proposte e gli elementi previsti di cui ai due precedenti paragrafi prima dell’emissione dell’invito.
8. Gli Stati membri possono esprimere pareri sulle informazioni comunicate dalla Commissione a norma del paragrafo precedente. Dopo aver esaminato tali osservazioni sulla base degli obiettivi del meccanismo, la Commissione comunica agli Stati membri gli elementi finali di cui ai paragrafi 5 e 6.
Articolo 8
Impegni vincolanti degli Stati membri ospitanti
1. Gli Stati membri ospitanti confermano alla Commissione il loro impegno irrevocabile e incondizionato a partecipare al meccanismo al fine di consentire agli impianti situati sul loro territorio di ricevere un sostegno nel quadro del meccanismo, in linea con il regime normativo nazionale entro tre mesi dal ricevimento delle informazioni di cui all’articolo 7, paragrafo 8. Tale impegno è vincolante.
2. Per quanto riguarda i requisiti che i progetti sul loro territorio devono soddisfare per ricevere sostegno nell’ambito del meccanismo, gli Stati membri ospitanti forniscono le informazioni seguenti:
(a)
la capacità massima sul territorio dello Stato membro ospitante a disposizione di progetti sostenuti dal meccanismo, anche per tecnologia e anno, ove applicabile;
(b)
l’energia rinnovabile massima generata dai progetti e restrizioni connesse ai siti, se del caso;
(c)
il regime nazionale applicabile ai promotori di progetti per quanto riguarda i costi di rete oggetto del sostegno;
(d)
altri elementi pertinenti.
3. La Commissione tiene conto delle informazioni ricevute a norma del paragrafo 2 del presente articolo in sede di elaborazione della procedura di concessione delle sovvenzioni.
4. Lo Stato membro ospitante che conferma il proprio impegno fornisce alla Commissione l’assistenza amministrativa necessaria per l’attuazione del meccanismo, in particolare ai fini della comunicazione della quantità di energia da fonti rinnovabili prodotta da progetti che beneficiano di un sostegno non rimborsabile dal meccanismo ubicati sul suo territorio.
5. Le disposizioni del presente articolo si applicano ai paesi terzi che partecipano al meccanismo e che pertanto ospitano progetti sul proprio territorio.
Articolo 9
Comunicazione dei prezzi massimi da parte della Commissione
Sulla base degli impegni vincolanti assunti dallo Stato membro ospitante e seguendo l’approccio di cui all’articolo 7, paragrafo 6, la Commissione stabilisce e comunica agli Stati membri partecipanti un prezzo massimo e una dotazione massima disponibile in EUR per ciascun invito a presentare proposte, oltre a indicare le opzioni per lo Stato membro qualora il risultato dell’invito a presentare proposte sia inferiore al prezzo massimo.
Articolo 10
Impegni vincolanti degli Stati membri contribuenti
Gli Stati membri contribuenti confermano alla Commissione il loro impegno irrevocabile e incondizionato a effettuare pagamenti al meccanismo in relazione a uno o più inviti a presentare proposte entro tre mesi dal ricevimento della comunicazione dei prezzi massimi di cui all’articolo 9. L’impegno dello Stato membro contribuente è vincolante e comprende almeno i seguenti elementi in relazione ai contributi al meccanismo:
(a)
l’ammontare del contributo finanziario dello Stato membro (in EUR) per procedura di concessione di sovvenzioni o la produzione di energia rinnovabile che lo Stato membro sosterrà e da cui beneficerà in termini di assegnazione statistica, espressa in kW o kWh, in base al prezzo massimo finale, associato a una dotazione di bilancio massima disponibile in EUR;
(b)
le tempistiche dei pagamenti;
(c)
un’indicazione che specifica se il pagamento è effettuato a norma dell’articolo 33, paragrafo 1 o 2, del regolamento (UE) 2018/1999;
(d)
la ripartizione dei benefici statistici tra gli Stati membri contribuenti e ospitanti.
Articolo 11
Invito a presentare proposte
1. Sulla base degli impegni vincolanti degli Stati membri ospitanti e, se del caso, dei paesi terzi, nonché degli impegni vincolanti degli Stati membri contribuenti, la Commissione pubblica a tempo debito l’invito o gli inviti a presentare proposte. La Commissione può avviare più inviti a presentare proposte contemporaneamente o condurre diverse procedure di concessione di sovvenzioni nell’ambito dello stesso invito. La Commissione può anche decidere di non emettere un invito a presentare proposte qualora l’interesse espresso dagli Stati membri contribuenti e/o dagli Stati membri ospitanti dia luogo a volumi troppo bassi per attuare con successo un invito oppure qualora i costi di transazione associati sarebbero eccessivi; detti elementi sono valutati per ciascun invito a presentare proposte.
2. L’invito a presentare proposte è pubblicato dopo il trasferimento dei pagamenti da parte degli Stati membri al bilancio dell’Unione.
Articolo 12
Procedura di valutazione
1. Previa verifica dei criteri di ammissibilità, la Commissione valuta le proposte presentate conformemente alla procedura di cui all’articolo 200 del regolamento (UE, Euratom) 2018/1046.
2. I premi sono assegnati prima all’offerta di prezzo più basso e successivamente secondo l’ordine di prezzo crescente, tranne nei casi in cui si applicano altri criteri di aggiudicazione a norma dell’articolo 21.
Articolo 13
Insuccesso della procedura di concessione della sovvenzione
Qualora, dopo il pagamento da parte di uno Stato membro contribuente al meccanismo, la procedura di aggiudicazione non sia conclusa, ad esempio a causa dell’assenza di candidati idonei in risposta all’invito a presentare proposte, la Commissione offre allo Stato membro contribuente la possibilità di scegliere tra recuperare l’importo versato e mantenere il contributo al meccanismo affinché sia utilizzato in un nuovo invito a presentare proposte, per il quale lo Stato membro dovrà confermare il proprio impegno conformemente all’articolo 10.
Articolo 14
Mancato avvio del progetto da parte del promotore del progetto
1. Qualora il promotore del progetto non rispetti quanto previsto dall’invito a presentare proposte e dalla relativa convenzione di sovvenzione, si applicano le disposizioni pertinenti che disciplinano la sospensione, la risoluzione e la riduzione di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046.
2. Qualora, a norma del paragrafo 1, il progetto non produca la capacità di generazione attesa o il volume atteso di energia rinnovabile generata, i benefici statistici per gli Stati membri sono attribuiti sulla base della capacità effettiva fornita o dell’energia rinnovabile effettivamente prodotta. In tal caso, si considera che gli Stati membri partecipanti abbiano adottato misure supplementari in conformità all’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999 per una quantità di energia calcolata dalla Commissione in base alla capacità di generazione attesa, al contributo finanziario versato dallo Stato membro e ai prezzi massimi applicabili all’invito a cui tale Stato membro si è impegnato a partecipare per il periodo durante il quale il progetto avrebbe generato vantaggi statistici in conformità all’articolo 27, paragrafo 2.
SEZIONE II
elaborazione della procedura di concessione della sovvenzione
Articolo 15
Principi della procedura di concessione della sovvenzione
1. Le sovvenzioni sono assegnate mediante inviti a presentare proposte e una successiva procedura di concessione delle sovvenzioni.
2. Qualora uno Stato membro contribuisca al meccanismo mediante un pagamento finanziario volontario a norma dell’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999, tale contributo può essere assegnato solo a progetti selezionati nell’ambito di una procedura di concessione di sovvenzioni con il prezzo più basso quale unico criterio di concessione.
3. Qualora uno Stato membro contribuisca al meccanismo mediante un pagamento supplementare a norma dell’articolo 33, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2018/1999, tale contributo può essere assegnato a progetti comuni, a progetti comuni con paesi terzi, a regimi comuni di sostegno, a progetti su piccola scala o nel campo delle tecnologie innovative, a progetti nelle regioni ultraperiferiche e nelle isole isolate o piccole, allo sviluppo di progetti volti a integrare fonti rinnovabili nel sistema energetico o ad altri progetti che contribuiscono al quadro favorevole a norma dell’articolo 3, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001.
4. La procedura di concessione rispetta i seguenti principi:
(a)
assicurare un processo competitivo tra le domande di sovvenzione per conseguire una diffusione delle energie rinnovabili efficace sotto il profilo dei costi;
(b)
attenuare il rischio finanziario per i richiedenti nelle diverse procedure di concessione delle sovvenzioni;
(c)
limitare i costi di transazione per i richiedenti e gli Stati membri contribuenti.
Articolo 16
Ambito di applicazione della procedura di concessione della sovvenzione
1. L’assegnazione del sostegno sotto forma di sovvenzioni è effettuata mediante procedure di concessione di sovvenzioni che possono differire per ambito di applicazione, in linea con i criteri di cui all’articolo 4, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001, come segue:
(a)
valutare la fattibilità di procedure di concessione di sovvenzioni tecnologicamente neutre, in cui siano ammissibili tutte le tecnologie a norma della direttiva (UE) 2018/2001;
(b)
in alternativa, prendere in considerazione il ricorso a procedure per la concessione di sovvenzioni multitecnologiche, in cui solo tecnologie specifiche a norma della direttiva (UE) 2018/2001 possono essere in concorrenza tra loro;
(c)
procedure di concessione di sovvenzioni specifiche per tecnologia, in cui sia ammissibile una tecnologia specifica definita nella direttiva (UE) 2018/2001;
(d)
procedure di assegnazione di sovvenzioni specifiche per progetto, in cui gli sviluppatori dei progetti competono per sviluppare un progetto precedentemente individuato, che può includere restrizioni a una specifica tecnologia e/o a un sito specifico precedentemente individuati dallo Stato membro ospitante;
(e)
procedure di concessione di sovvenzioni specifiche per uso finale, in cui sono ammissibili solo i progetti destinati ad un uso finale specifico, come il riscaldamento e il raffrescamento o i trasporti.
2. La Commissione decide in merito all’ambito di applicazione della procedura di concessione delle sovvenzioni, tenendo conto delle preferenze espresse dagli Stati membri contribuenti e ospitanti, dell’evoluzione del mercato dell’energia rinnovabile nell’Unione e di altre circostanze pertinenti.
3. Le procedure di concessione di sovvenzioni di cui al paragrafo 1 possono essere aperte a progetti nel campo delle energie rinnovabili nei settori dell’energia elettrica, del riscaldamento e del raffrescamento e dei trasporti al fine di esplorare la potenziale efficacia di costo e promuovere la convergenza e la cooperazione.
Articolo 17
Forma e assegnazione delle sovvenzioni
1. Il meccanismo assegna sovvenzioni per:
(a)
sostegno agli investimenti concesso per aumentare la capacità di produzione di energia rinnovabile;
(b)
sostegno operativo concesso per incentivare l’utilizzo degli impianti di energia rinnovabile fornendo premi supplementari, fissi o variabili, in aggiunta ai proventi del mercato.
2. La Commissione decide in merito alla forma di sostegno per i progetti selezionati, tenendo conto delle preferenze espresse dagli Stati membri contribuenti e ospitanti, dell’evoluzione del mercato dell’energia rinnovabile nell’Unione e di altre circostanze pertinenti.
Articolo 18
Sostegno agli investimenti
Qualora il meccanismo fornisca un sostegno agli investimenti, la forma del sostegno, la sua erogazione e altre norme specifiche saranno definite nel pertinente invito o nei pertinenti inviti a presentare proposte.
Articolo 19
Sostegno operativo
Qualora il meccanismo fornisca sostegno operativo, esso può assumere la forma di un premio fisso o variabile. La sua erogazione e altre norme specifiche saranno definite nel pertinente invito o nei pertinenti inviti a presentare proposte.
Articolo 20
Criteri di ammissibilità e di selezione
I criteri di ammissibilità e i criteri di selezione sono definiti nell’invito a presentare proposte, tenendo debitamente conto degli obiettivi dell’azione e in conformità agli articoli 197 e 198 del regolamento (UE, Euratom) 2018/1046.
Articolo 21
Criteri di concessione
1. I criteri di concessione per le proposte sono definiti nell’invito a presentare proposte e sono conformi all’articolo 15, paragrafo 2, per quanto riguarda la funzione «colmare il divario» e all’articolo 3, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001, per la funzione «abilitante».
2. Per quanto riguarda la funzione «abilitante», i criteri di concessione per le proposte tengono conto, nella misura del possibile, delle preferenze espresse dagli Stati membri, in particolare per quanto riguarda i criteri ambientali.
3. Per i progetti di dimostrazione che rappresentano un’innovazione significativa, l’invito a presentare proposte può stabilire specifici criteri di concessione, in particolare per quanto riguarda le domande presentate in una procedura di aggiudicazione specifica per una tecnologia o un progetto.
Articolo 22
Oggetto e volume coperti dalla concessione
1. L’oggetto della procedura di concessione di sovvenzioni e il suo volume possono essere definiti in termini di capacità installata, in kW, o di produzione di energia, in kWh. In alternativa, il volume può essere definito in termini di dotazione di bilancio, in EUR, e la concessione può coprire la capacità di produzione o l’energia generata fino all’esaurimento della dotazione.
2. Se la procedura di concessione della sovvenzione è definita in termini di capacità o di energia rinnovabile generata, essa fissa un volume obiettivo e il sostegno è assegnato ai progetti con il punteggio più elevato in base ai pertinenti criteri di concessione fino al raggiungimento del volume obiettivo.
3. Se la procedura di concessione di sovvenzioni è definita in termini economici, essa stabilisce una dotazione di bilancio massima che è assegnata ai progetti con il punteggio più elevato in base ai pertinenti criteri di aggiudicazione fino all’esaurimento della dotazione.
4. I volumi della procedura competitiva di concessione di sovvenzioni sono definiti in anticipo e non vengono adattati durante l’attuazione della procedura.
Articolo 23
Periodi di attuazione
1. I periodi di attuazione sono specifici per tecnologia e rispecchino realisticamente le tempistiche di realizzazione dei progetti per ciascuna tecnologia, mirando nel contempo a un livello significativo di sviluppo preliminare richiesto agli offerenti.
2. In deroga al paragrafo 1, nelle procedure di concessione tecnologicamente neutre o multitecnologiche, i periodi di attuazione possono essere uniformi per tutte le tecnologie al fine di selezionare i progetti e le tecnologie con i tempi di realizzazione più brevi senza discriminare quelle tecnologie che richiedono periodi di attuazione più lunghi.
3. I periodi di attuazione sono uniformi tra gli Stati membri, a meno che la Commissione non concluda, sulla base di esenzioni giustificate, come ad esempio attenuare gli svantaggi sistematici per i progetti situati in un determinato paese, che sia opportuno prevedere periodi di attuazione specifici per paese.
CAPO III
Coordinamento del sostegno
Articolo 24
Finanziamento combinato e coordinamento del sostegno tra il meccanismo di finanziamento e altri strumenti unionali o nazionali
1. I progetti possono essere finanziati con finanziamenti combinati dal meccanismo e da altri programmi e/o strumenti dell’Unione o nazionali, pubblici o privati, nella misura in cui tali meccanismi pubblici nazionali sono conformi alla disciplina in materia di aiuti di Stato e gli stessi costi non sono finanziati due volte dal bilancio dell’Unione.
2. Ai fini del paragrafo 1:
(a)
il meccanismo può coordinare i propri programmi di lavoro e la procedura di concessione, compresi il calendario, la procedura di presentazione delle domande e il monitoraggio, con i programmi di lavoro di altri fondi dell’Unione o nazionali;
(b)
la combinazione di sostegno dal meccanismo e da altri strumenti o programmi dell’Unione non supera il costo totale del progetto;
(c)
un progetto non combina finanziamenti provenienti dal meccanismo con i finanziamenti da regimi di sostegno degli Stati membri a favore delle stesse unità supplementari;
(d)
la somma degli importi di sostegno rimborsabili e non rimborsabili per un determinato progetto a norma dell’articolo 5, paragrafo 2, siano essi dell’Unione o nazionali, pubblici o privati, non supera il costo totale del progetto;
(e)
il sostegno rimborsabile da strumenti o programmi dell’Unione per un determinato progetto non è utilizzato per prefinanziare una sovvenzione nel quadro del meccanismo per lo stesso progetto;
(f)
una sovvenzione concessa nel quadro del meccanismo per un determinato progetto non è utilizzata per rimborsare il sostegno rimborsabile fornito da strumenti o programmi dell’Unione per lo stesso progetto.
CAPO IV
Pagamenti degli Stati membri al meccanismo e assegnazione dei benefici statistici
Articolo 25
Pagamenti degli Stati membri contribuenti
Sulla base dell’impegno vincolante degli Stati membri contribuenti a norma dell’articolo 10, la Commissione rilascia note di addebito allo Stato membro contribuente. Lo Stato membro effettua il pagamento sul conto indicato nella nota di addebito entro il termine ivi indicato.
Articolo 26
Assegnazione di benefici statistici agli Stati membri
1. L’energia rinnovabile generata da progetti che beneficiano di sovvenzioni finanziate esclusivamente dai pagamenti degli Stati membri attraverso il meccanismo dà luogo all’assegnazione di benefici statistici agli Stati membri partecipanti, in linea con l’articolo 7 della direttiva (UE) 2018/2001 e secondo le modalità stabilite nell’invito a presentare proposte.
2. L’energia rinnovabile generata da progetti che beneficiano di sovvenzioni finanziate mediante il meccanismo esclusivamente da fondi dell’Unione o contributi privati non è statisticamente attribuita ai singoli Stati membri, ma è conteggiata ai fini dell’obiettivo vincolante dell’Unione a norma dell’articolo 3, paragrafo 1, della direttiva (UE) 2018/2001.
3. Gli Stati membri ospitanti ricevono una quota dei benefici statistici derivanti dall’energia rinnovabile generata da progetti situati sul territorio e ricevono sostegno dalle sovvenzioni finanziate da fonti diverse dai contributi degli Stati membri nel quadro della funzione abilitante del meccanismo. La distribuzione dei benefici statistici allo Stato membro ospitante è definita conformemente all’articolo 27.
4. I fondi dell’Unione o i contributi privati che danno luogo alla produzione di energia conteggiata ai fini dell’obiettivo vincolante dell’Unione a norma dell’articolo 3, paragrafo 1, della direttiva (UE) 2018/2001 sono contabilizzati separatamente dal contributo collettivo degli Stati membri.
5. L’energia rinnovabile generata da progetti che beneficiano di sovvenzioni dal meccanismo finanziato con fondi provenienti dai pagamenti degli Stati membri, da un lato, e con fondi dell’Unione o contributi privati, dall’altro, comporta benefici statistici per gli Stati membri contribuenti proporzionalmente alla quota finanziata dai pagamenti degli Stati membri e secondo le modalità stabilite nell’invito a presentare proposte relativamente alla ripartizione dei benefici statistici tra gli Stati membri contribuenti e ospitanti. Per i benefici statistici per gli Stati membri ospitanti si applica il paragrafo 3.
Articolo 27
Ripartizione dei benefici statistici tra gli Stati membri contribuenti e ospitanti
1. L’energia rinnovabile attribuita agli Stati membri contribuenti e agli Stati membri ospitanti corrisponde all’energia rinnovabile generata dagli impianti che ricevono sostegno nel quadro di uno specifico invito a presentare proposte a cui gli Stati membri hanno partecipato.
2. L’energia rinnovabile generata da impianti sostenuti dal meccanismo determina benefici statistici per gli Stati membri contribuenti per un periodo di attuazione definito negli inviti a presentare proposte e comunicato agli Stati membri a norma dell’articolo 7, paragrafi 7 e 8, calcolato sulla base della durata di vita economica o ammortizzabile prevista della tecnologia oggetto di sostegno. Trascorso tale periodo, tutti i benefici statistici vanno agli Stati membri ospitanti.
3. Fatto salvo il paragrafo 2, le energie rinnovabili prodotte da impianti che beneficiano del meccanismo sono attribuite statisticamente a norma della direttiva (UE) 2018/2001 e sono ripartite come segue:
(a)
80 % agli Stati membri contribuenti;
(b)
20 % agli Stati membri ospitanti.
4. La Commissione può proporre di discostarsi dalla ripartizione di cui al paragrafo 2 e di attribuire l’energia agli Stati membri contribuenti e ospitanti in un intervallo che va dal 50 % al 100 % per lo Stato membro contribuente e dallo 0 % al 50 % per lo Stato membro ospitante, dove il totale delle assegnazioni agli Stati membri contribuenti e agli Stati membri ospitanti è pari al 100 %. La ripartizione proposta è applicabile a uno specifico invito a presentare proposte e si basa sui seguenti criteri:
(a)
la probabilità che l’invito susciti un interesse equilibrato degli Stati membri contribuenti e degli Stati membri ospitanti per garantire un’efficace concorrenza nell’invito a presentare proposte;
(b)
la probabilità che l’invito si traduca nel versamento, da parte del meccanismo, di un sostegno scarso o nullo;
(c)
i costi potenziali, compresi i costi di integrazione del sistema, in cui possono incorrere gli Stati membri ospitanti.
5. La Commissione informa gli Stati membri in merito all’attribuzione che intende includere nell’invito a presentare proposte in conformità all’articolo 7, paragrafi 7 e 8.
6. Nel caso di energia rinnovabile generata da un impianto che riceve sostegno nel quadro del meccanismo e che è ubicato in paesi terzi che partecipano al meccanismo, il 100 % dei benefici statistici è distribuito agli Stati membri contribuenti, in linea con l’articolo 11 della direttiva (UE) 2018/2001.
Articolo 28
Comunicazione della produzione di energia e calcolo dei benefici statistici da parte della
Commissione
1. Gli Stati membri ospitanti e i paesi terzi che partecipano al meccanismo e ospitano progetti sul loro territorio comunicano due volte all’anno alla Commissione i dati disponibili sulla produzione di energia in un determinato anno da progetti finanziati dal meccanismo: entro il 1o gennaio ed entro il 1o luglio dell’anno successivo all’anno di produzione.
2. I benefici statistici effettivi da assegnare agli Stati membri partecipanti sono calcolati annualmente dalla Commissione e comunicati agli Stati membri partecipanti entro il 1o ottobre dell’anno successivo all’anno di produzione e sono comunicati dagli Stati membri partecipanti conformemente alle disposizioni della direttiva (UE) 2018/2001. I benefici statistici totali attribuiti corrispondono all’energia effettivamente prodotta, in linea con i dati e i valori di mercato comunicati dagli Stati membri.
CAPO V
Disposizioni finali
Articolo 29
Valutazione
1. La Commissione effettua una valutazione del funzionamento del meccanismo nell’ambito del riesame a norma dell’articolo 45 del regolamento (UE) 2018/1999.
2. La valutazione si concentra in particolare sulle sinergie tra il meccanismo e altri programmi pertinenti dell’Unione, sull’efficacia del meccanismo nel contribuire agli obiettivi di cui all’articolo 3, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001, all’articolo 32, paragrafo 3, lettera d), all’articolo 32, paragrafo 4, e all’articolo 33 del regolamento (UE) 2018/1999, sull’efficacia del meccanismo nell’offrire forme rimborsabili di sostegno ai progetti e sull’efficacia della combinazione di forme di sostegno rimborsabile e forme di sostegno non rimborsabile mediante operazioni di finanziamento misto nel quadro dello strumento di sostegno agli investimenti dell’Unione.
3. Sulla base dei risultati delle valutazioni di cui al paragrafo 1, se del caso la Commissione presenta proposte per assicurare che il meccanismo faccia progressi verso il conseguimento degli obiettivi di cui al paragrafo 2.
4. La Commissione presenta i risultati delle valutazioni effettuate a norma dei paragrafi 1 e 2 al comitato dell’Unione dell’energia e li rende pubblici.
Articolo 30
Presentazione di relazioni
1. Entro il 31 ottobre di ogni anno la Commissione presenta al comitato dell’Unione dell’energia una relazione sul funzionamento del meccanismo e sul suo contributo all’obiettivo vincolante dell’Unione per le energie rinnovabili per il 2030 e agli obiettivi del Green Deal europeo. La relazione è resa pubblica.
2. Entro il 31 ottobre di ogni anno, la Commissione riferisce al comitato dell’Unione dell’energia e al Parlamento europeo in merito all’uso delle entrate con destinazione specifica esterne provenienti dagli Stati membri e dei fondi dell’Unione ricevuti dal meccanismo, all’importo del sostegno assegnato nell’anno precedente e ai fondi non impegnati rimanenti nel meccanismo.
Articolo 31
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 15 settembre 2020
Per la Commissione
La president
Ursula VON DER LEYEN
(1) GU L 328 del 21.12.2018, pag. 1.
(2) Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (GU L 328 del 21.12.2018, pag. 82).
(3) Regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 luglio 2018, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione, che modifica i regolamenti (UE) n. 1296/2013, (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013, (UE) n. 1304/2013, (UE) n. 1309/2013, (UE) n. 1316/2013, (UE) n. 223/2014, (UE) n. 283/2014 e la decisione n. 541/2014/UE e abroga il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 (GU L 193 del 30.7.2018, pag. 1).
(4) Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all’accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) 2020/1294 DELLA COMMISSIONE
del 15 settembre 2020
sul meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
visto il regolamento (UE) 2018/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima che modifica i regolamenti (CE) n. 663/2009 e (CE) n. 715/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 94/22/CE, 98/70/CE, 2009/31/CE, 2009/73/CE, 2010/31/UE, 2012/27/UE e 2013/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive del Consiglio 2009/119/CE e (UE) 2015/652 e che abroga il regolamento (UE) n. 525/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (1), in particolare l’articolo 33,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (UE) 2018/1999, sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima stabilisce la necessaria base legislativa per una governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima trasparente, prevedibile ed efficiente in termini di costi. Esso mira ad assicurare il conseguimento degli obiettivi dell’Unione dell’energia e la realizzazione degli impegni dell’Unione a lungo termine in materia di emissioni di gas a effetto serra in linea con l’accordo di Parigi, in particolare degli obiettivi e dei traguardi concernenti la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, l’energia da fonti rinnovabili e l’efficienza energetica.
(2)
La direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (2) ha introdotto un nuovo obiettivo vincolante in materia di energia da fonti rinnovabili per l’Unione per il 2030 pari almeno al 32 % del consumo lordo di energia finale.
(3)
Al fine di conseguire l’obiettivo vincolante dell’UE di almeno il 32 % di energia da fonti rinnovabili nel 2030, gli Stati membri devono contribuire con una quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo lordo di energia finale. Il conseguimento dell’obiettivo vincolante complessivo dell’Unione poggia anche sull’obbligo che incombe agli Stati membri di utilizzare l’energia da fonti rinnovabili anche nei settori del riscaldamento e del raffrescamento e dei trasporti a norma degli articoli 23 e 25 della direttiva (UE) 2018/2001. Inoltre, il regolamento (UE) 2018/1999 delinea una traiettoria indicativa per il periodo 2021-2030 per il contributo di ciascuno Stato membro alle fonti di energia rinnovabili e per l’obiettivo dell’Unione, con tre punti di riferimento da raggiungere nel 2022, 2025 e 2027.
(4)
Al fine di consentire un monitoraggio adeguato e un’azione correttiva rapida da parte degli Stati membri e della Commissione, la Commissione dovrebbe valutare, tra l’altro, il raggiungimento dei punti di riferimento nel 2022, 2025 e 2027 sulla base delle relazioni intermedie nazionali integrate sull’energia e il clima degli Stati membri.
(5)
Se la Commissione conclude, in tale contesto, che uno o più punti di riferimento dell’Unione non sono stati raggiunti, gli Stati membri che sono rimasti al di sotto del proprio punto di riferimento nazionale dovrebbero assicurare l’attuazione di misure supplementari per colmare il divario rispetto all’obiettivo dell’UE per il 2030 in materia di energie rinnovabili. Una di queste misure potrebbe consistere in un pagamento finanziario volontario al meccanismo di finanziamento dell’energia rinnovabile dell’Unione allo scopo di colmare, in tutto o in parte, il divario relativo al punto di riferimento nazionale, nella misura in cui l’energia rinnovabile generata dagli impianti finanziati dal meccanismo di finanziamento sarebbe attribuita statisticamente agli Stati membri partecipanti in ragione nel rispettivo pagamento. Tale meccanismo dovrebbe agevolare gli Stati membri offrendo loro la possibilità di aumentare la quota settoriale delle energie rinnovabili nei settori dell’energia elettrica, del riscaldamento e del raffrescamento e dei trasporti.
(6)
La direttiva (UE) 2018/2001 impone alla Commissione di sostenere gli obiettivi ambiziosi degli Stati membri nel settore dell’energia rinnovabile attraverso un quadro favorevole anche grazie a un maggiore utilizzo dei fondi dell’Unione. In particolare, tale sostegno dovrebbe mirare a ridurre il costo del capitale per progetti nel campo delle energie rinnovabili e a rafforzare la cooperazione regionale tra Stati membri e tra Stati membri e paesi terzi, attraverso progetti comuni, regimi di sostegno comuni e l’apertura di regimi di sostegno per l’energia elettrica da fonti rinnovabili ai produttori situati in altri Stati membri. A tale riguardo e fatti salvi i requisiti di cui all’articolo 5 della direttiva (UE) 2018/2001, la partecipazione di uno Stato membro al meccanismo può essere considerata alla stregua di un’apertura dei regimi di sostegno all’energia elettrica da fonti rinnovabili.
(7)
Al fine di sostenere la diffusione dell’energia rinnovabile in tutta l’Unione, il meccanismo dovrebbe contribuire al quadro favorevole, in particolare fornendo un sostegno sotto forma di prestiti e sovvenzioni.
(8)
Per sostenere il duplice obiettivo di colmare il divario esistente, come previsto dal regolamento (UE) 2018/1999, e di contribuire al quadro favorevole, come previsto dalla direttiva (UE) 2018/2001, il regolamento (UE) 2018/1999 conferisce alla Commissione il potere di adottare atti di esecuzione per stabilire le disposizioni necessarie per l’istituzione e il funzionamento di un meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile.
(9)
Il regolamento (UE) 2018/1999 stabilisce che il meccanismo ottenga risorse dai pagamenti degli Stati membri, dai fondi dell’Unione o da contributi del settore privato. Tali risorse dovrebbero essere contabilizzate separatamente e nel quadro di specifiche fonti di finanziamento all’interno della linea di bilancio del meccanismo.
(10)
Conformemente all’articolo 33 del regolamento (CE) 2018/1999, i pagamenti supplementari degli Stati membri, intesi a finanziare voci di spesa specifiche, come il sostegno a nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili nell’Unione, dovrebbero essere considerati entrate con destinazione specifica esterne ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 5, del regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio (3) che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione. La Commissione dovrebbe garantire trasparenza per quanto riguarda l’attuazione delle entrate con destinazione specifica esterne mediante relazioni periodiche agli Stati membri.
(11)
Il finanziamento dell’Unione nell’ambito del meccanismo può essere combinato con finanziamenti provenienti da altri programmi dell’Unione qualora ciò sia previsto dall’atto di base pertinente e alle condizioni ivi stabilite.
(12)
Il coordinamento con gli strumenti di sostegno agli investimenti e i fondi o i programmi dell’Unione e le operazioni di finanziamento misto nell’ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell’Unione potrebbero essere utilizzati per facilitare il conseguimento degli obiettivi del meccanismo, in particolare consentendo la riduzione del costo del capitale negli Stati membri ospitanti, incentivando in tal modo gli investimenti in progetti nel campo delle energie rinnovabili.
(13)
Il coordinamento del sostegno unionale e nazionale a favore di nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili può basarsi sul calendario a lungo termine pubblicato a norma dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva (UE) 2018/2001.
(14)
I contributi del settore privato possono svolgere un ruolo importante nel finanziare il meccanismo e promuovere la diffusione di progetti nel campo delle energie rinnovabili nell’ambito di tale meccanismo. Tali contributi dovrebbero essere considerati un complemento all’obiettivo vincolante dell’Unione minimo del 32 %. Pertanto i contributi del settore privato possono apportare un valore aggiunto e garantire l’addizionalità dei progetti. Di conseguenza, al fine di aumentare la trasparenza di tale addizionalità, l’energia rinnovabile generata da progetti che beneficiano di contributi del settore privato può essere collegata al marchio di qualità ecologica per tutta l’Unione di cui all’articolo 19, paragrafo 13, della direttiva (UE) 2018/2001, in linea con la tassonomia della finanza sostenibile. Per incentivare i contributi del settore privato, i soggetti privati che contribuiscono al meccanismo possono chiedere di ricevere le garanzie di origine per la produzione di energia corrispondente al contributo fornito che potrebbero essere rilasciate per la produzione di energia rinnovabile a norma dell’articolo 19 della direttiva (UE) 2018/2001 e conformemente alla legislazione nazionale.
(15)
Il regolamento (UE) 2018/1999 prevede un sostegno da parte del meccanismo in forma, ad esempio, di premi addizionali sui prezzi di mercato. I bandi di gara e le offerte di cui all’articolo 33 del predetto regolamento saranno attuati mediante un sostegno finanziario dal meccanismo sotto forma di sovvenzioni.
(16)
Il meccanismo dovrebbe mettere tempestivamente a disposizione dei progetti selezionati risorse finanziarie adeguate, che possono includere un sostegno agli investimenti anticipato o sulla base del conseguimento di traguardi intermedi.
(17)
Inoltre, a norma del regolamento (UE) 2018/1999, il meccanismo può fornire sostegno sotto forma di strumenti finanziari, quali prestiti agevolati. Al fine di attuare tali strumenti finanziari assicurando nel contempo coerenza con l’azione volta a razionalizzare gli strumenti finanziari dell’Unione nell’ambito del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, è opportuno che il sostegno sia fornito tramite altri strumenti o programmi dell’Unione. L’efficacia del sostegno in termini di costi può essere migliorata combinando forme di aiuto rimborsabili e forme non rimborsabili, ad esempio mediante contributi alle operazioni di finanziamento misto nell’ambito dello strumento di sostegno agli investimenti dell’Unione.
(18)
Il meccanismo dovrebbe assegnare il sostegno a nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili mediante inviti a presentare proposte competitivi, in cui tutte le tecnologie definite come tecnologie per le energie da fonti rinnovabili ai sensi della direttiva (UE) 2018/2001 dovrebbero essere ammissibili al sostegno dal meccanismo di finanziamento. Lo stoccaggio dell’energia potrebbe essere ammissibile al sostegno del meccanismo solo se applicato in combinazione con una nuova capacità di energia rinnovabile. I progetti nel campo delle energie rinnovabili sostenuti dal meccanismo dovrebbero essere conformi alla legislazione ambientale dell’Unione e nazionale applicabili e rispettare pienamente il diritto internazionale.
(19)
Sulla base delle preferenze espresse dagli Stati membri ospitanti e contribuenti e in linea con i criteri di cui all’articolo 4, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001, la Commissione dovrebbe poter limitare le procedure di concessione delle sovvenzioni a tecnologie specifiche nei casi in cui l’apertura dei regimi di sostegno a tutti i produttori di energia da fonti rinnovabili determinerebbe un risultato non ottimale, in particolare per quanto riguarda l’energia elettrica.
(20)
Conformemente all’articolo 3, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001 e sulla base delle preferenze espresse da parte degli Stati membri ospitanti e contribuenti, la Commissione può organizzare specifiche procedure di concessione delle sovvenzioni volte a sostenere progetti su piccola scala o progetti innovativi, compresi progetti nelle regioni ultraperiferiche e nelle isole remote o piccole, nell’ambito del contributo del meccanismo al quadro favorevole.
(21)
La procedura di assegnazione del meccanismo dovrebbe assicurare sufficiente concorrenza per consentire ai richiedenti di rendere noti i costi effettivi ed evitare comportamenti collusivi, ridurre al minimo i costi di transazione per la Commissione e i richiedenti e aumentare la probabilità che il richiedente prescelto avvii nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili.
(22)
In linea con il regolamento (UE) 2018/1999, il sostegno a progetti finanziati dai pagamenti volontari degli Stati membri designati dallo Stato membro per colmare un divario rispetto alla traiettoria indicativa nazionale dovrebbe essere assegnato a progetti in gara che offrono il minor costo o premio. Per progetti che, nel quadro del meccanismo, concorrono alla creazione di un quadro favorevole possono essere stabiliti altri criteri di aggiudicazione, di ammissibilità o di selezione, anche in relazione al loro impatto ambientale.
(23)
Il versamento del sostegno sulla base del meccanismo dovrebbe essere collegato anche agli aumenti verificati delle capacità di energia rinnovabile o della produzione di energia rinnovabile nei settori dell’energia elettrica, del riscaldamento e del raffrescamento o dei trasporti generati dai progetti sovvenzionati dal meccanismo. Tali realizzazioni dovrebbero essere specificate nella convenzione di sovvenzione e risultati significativamente inferiori rispetto agli aumenti previsti delle capacità (kW) o dell’energia erogata, secondo quanto indicato nella convenzione di sovvenzione, possono comportare il ricorso alle pertinenti disposizioni che disciplinano la sospensione, la risoluzione e la riduzione di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 da parte dell’autorità che concede la sovvenzione.
(24)
Il meccanismo dovrebbe essere attuato nel rispetto del principio della sana gestione finanziaria e della performance di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046. In particolare, la Commissione dovrebbe adottare misure appropriate per assicurare che, qualora siano attuate attività finanziate nel quadro del presente regolamento, gli interessi finanziari dell’Unione siano tutelati, ad esempio mediante misure preventive contro la frode, la corruzione e ogni altra attività illecita, grazie a controlli efficaci e, ove siano rilevate irregolarità, frodi o violazioni degli obblighi, grazie al recupero degli importi indebitamente versati.
(25)
Se la procedura di concessione di sovvenzioni non va a buon fine, è opportuno che la Commissione offra allo Stato membro contribuente la possibilità di recuperare l’importo versato o di attendere che la Commissione organizzi un nuovo invito, dato che i fondi del meccanismo ammissibili come entrate con destinazione specifica esterne possono essere riportati automaticamente. A tal fine è opportuno istituire un sistema contabile adeguato. Nel caso in cui lo Stato membro attenda che la Commissione organizzi un nuovo invito, si dovrebbe considerare che abbia adottato misure supplementari in conformità dell’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999 fino all’organizzazione del nuovo invito.
(26)
Qualora il richiedente non avvii il progetto e al fine di tutelare il legittimo affidamento degli Stati membri, è opportuno considerare che gli Stati membri che partecipano a un progetto che non è stato avviato dal richiedente abbiano adottato misure supplementari in conformità dell’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999 per una quantità di energia calcolata e contabilizzata separatamente dalla Commissione in base alla capacità di generazione attesa, al contributo finanziario versato da tale Stato membro e ai prezzi massimi applicabili all’invito in cui tale Stato membro si è impegnato a partecipare per il periodo in cui il progetto avrebbe generato vantaggi statistici in conformità all’articolo 27, paragrafo 2. Ciò non dovrebbe pregiudicare l’obiettivo dell’Unione in materia di energie rinnovabili per il 2030 pari ad almeno il 32 % a norma della direttiva (UE) 2018/2001.
(27)
Per quanto riguarda le procedure di concessione di sovvenzioni, la Commissione dovrebbe attuare il meccanismo di finanziamento direttamente o tramite un’agenzia esecutiva. Conformemente all’articolo 69 del regolamento (UE, Euratom) 2018/1046, ove opportuno la Commissione dovrebbe poter delegare a un’agenzia esecutiva compiti di esecuzione specifici, quali la preparazione degli inviti a presentare proposte, la procedura di valutazione, la gestione contrattuale delle sovvenzioni e il monitoraggio dell’attuazione dei progetti. Qualsiasi forma di sostegno di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046, sovvenzioni escluse, sarà attuata mediante altri strumenti o programmi dell’Unione tramite l’affidamento di compiti di esecuzione del bilancio.
(28)
A norma dell’articolo 33, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999, gli Stati membri ospitanti conservano il diritto di decidere se, e in caso affermativo a quali condizioni, consentire agli impianti situati sul loro territorio di ricevere sostegno dal meccanismo. Conformemente a tale disposizione, gli Stati membri ospitanti dovrebbero essere autorizzati a esprimere preferenze in merito agli inviti a presentare proposte che devono essere condotti dal meccanismo nella misura in cui riguardano l’attuazione del progetto nel loro territorio, anche relativamente all’impatto ambientale dei progetti.
(29)
Considerando il duplice obiettivo del meccanismo, ossia, da un lato, colmare divari nel contesto dell’articolo 33, paragrafo 1, del regolamento (UE) 2018/1999 e dall’altro contribuire al quadro favorevole conformemente all’articolo 33, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2018/1999, gli Stati membri dovrebbero svolgere un ruolo importante nella sua attuazione.
(30)
L’energia rinnovabile prodotta ogni anno dagli impianti che hanno ricevuto un sostegno finanziario non rimborsabile dal meccanismo di finanziamento dovrebbe essere attribuita statisticamente agli Stati membri partecipanti in modo da tener conto dei rispettivi contributi finanziari e della ripartizione dei benefici statistici tra gli Stati membri contribuenti e ospitanti stabiliti nello specifico invito a presentare proposte. L’energia rinnovabile attribuita statisticamente dovrebbe essere inclusa nel calcolo della quota di fonti energetiche rinnovabili degli Stati membri partecipanti a norma dell’articolo 7 della direttiva (UE) 2018/2001. Per il periodo compreso tra la firma della convenzione di sovvenzione per un progetto e l’avvio della produzione di energia rinnovabile di tale progetto, si dovrebbe considerare che gli Stati membri partecipanti abbiano adottato misure supplementari in conformità all’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999 per un quantitativo di energia calcolato sulla base della capacità di generazione prevista di tale progetto, del relativo contributo finanziario e dei prezzi massimi applicabili all’invito a presentare proposte. Dopo tale periodo, si dovrebbe ritenere che gli Stati membri abbiano adottato misure supplementari a norma dell’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999 per l’energia effettivamente generata. L’energia rinnovabile prodotta dagli impianti che sono stati finanziati esclusivamente da fonti diverse dai pagamenti degli Stati membri non dovrebbe essere conteggiata ai fini dei contributi nazionali degli Stati membri, bensì ai fini dell’obiettivo vincolante dell’Unione di almeno il 32 % del consumo di energia finale entro il 2030.
(31)
Sia gli Stati membri contribuenti sia quelli ospitanti sono pertanto ampiamente incentivati a partecipare al meccanismo e, di conseguenza, dovrebbero beneficiare dell’assegnazione di benefici statistici. Per quanto riguarda gli Stati membri contribuenti, il meccanismo dovrebbe offrire loro la possibilità di ricevere un’attribuzione di energia rinnovabile per ogni euro versato, beneficiare di risparmi sui costi e di un potenziale di energia rinnovabile economico in tutti i settori rispetto alla diffusione puramente nazionale delle fonti rinnovabili di energia nonché di ridotti costi di transazione. Il meccanismo dovrebbe inoltre agevolare il rispetto del loro obiettivo di riferimento per il 2020 per le fonti di energia rinnovabili.
(32)
Il meccanismo dovrebbe consentire agli Stati membri ospitanti di ottenere una serie di vantaggi potenzialmente a costo zero, trarre vantaggi dagli investimenti locali e dalla creazione di posti di lavoro, beneficiare della riduzione dei gas a effetto serra e di una migliore qualità dell’aria, modernizzare i loro sistemi energetici nazionali e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Inoltre gli Stati membri ospitanti dovrebbero ricevere benefici statistici connessi al costo che il progetto effettivo genera, come i costi di rete. Per coprire tali costi, è giustificato che gli Stati membri ospitanti ricevano i benefici statistici anche nel caso in cui l’impianto sia stato finanziato da fonti diverse dai pagamenti degli Stati membri.
(33)
Le misure di cui al presente regolamento sono conformi al parere del comitato dell’Unione dell’energia istituito dall’articolo 44 del regolamento (UE) 2018/1999,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce le disposizioni necessarie per l’attuazione e il funzionamento del meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile (il «meccanismo»).
Articolo 2
Obiettivi
1. Il meccanismo sostiene la diffusione dell’energia da fonti rinnovabili in tutta l’Unione.
2. A tal fine, il meccanismo svolge due funzioni:
(a)
fornire sostegno a nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili nell’Unione allo scopo di colmare un divario rispetto alla traiettoria indicativa dell’Unione a norma dell’articolo 33, paragrafo 1, del regolamento (UE) 2018/1999 (la funzione «colmare il divario»);
(b)
contribuire al quadro favorevole a norma dell’articolo 33, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2018/1999, sostenendo in tal modo la diffusione dell’energia rinnovabile in tutta l’Unione, indipendentemente dal divario rispetto alla traiettoria indicativa dell’Unione (la funzione «abilitante»).
3. Salvo altrimenti disposto nel presente regolamento, il meccanismo assegna le proprie risorse a sostegno della diffusione delle energie rinnovabili in tutta l’Unione in conformità alle norme stabilite nel presente regolamento, senza distinzione tra le due funzioni di cui al paragrafo 2 del presente articolo.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
(1)
«meccanismo»: il meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile di cui all’articolo 33 del regolamento (UE) 2018/1999;
(2)
«funzioni del meccanismo»: la funzione «colmare il divario» e la funzione «abilitante» del meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile;
(3)
«Stato membro contribuente»: lo Stato membro che effettua un pagamento diretto al meccanismo a norma dell’articolo 33, paragrafo 1 o 2, del regolamento (UE) 2018/1999;
(4)
«Stato membro ospitante»: lo Stato membro che consente l’installazione sul proprio territorio di impianti fisici per la produzione di energia da fonti rinnovabili finanziati dal meccanismo;
(5)
«Stati membri partecipanti»: gli Stati membri contribuenti e gli Stati membri ospitanti;
(6)
«promotore di progetto»: persona o entità che sviluppa un progetto nel campo delle energie rinnovabili;
(7)
«fondi dell’Unione»: qualsiasi forma di sostegno finanziario dell’Unione, compresi gli strumenti di sostegno agli investimenti e i fondi o i programmi dell’Unione che forniscono strumenti finanziari, che faccia o meno parte del bilancio dell’Unione europea;
(8)
«pagamento finanziario volontario»: il pagamento effettuato dagli Stati membri al fine di colmare il divario, conformemente all’articolo 33, paragrafo 1, del regolamento (UE) 2018/1999;
(9)
«pagamenti supplementari»: i pagamenti effettuati direttamente dagli Stati membri al fine di contribuire al quadro favorevole, conformemente all’articolo 33, paragrafo 2, lettera a), del regolamento (UE) 2018/1999;
(10)
«pagamento»: i pagamenti supplementari e i pagamenti finanziari volontari;
(11)
«coordinamento»: il coordinamento tra il meccanismo di finanziamento e qualsiasi altro strumento di finanziamento unionale o nazionale conformemente all’articolo 24;
(12)
«operazione di finanziamento misto»: l’operazione sostenuta dal bilancio dell’Unione che combina forme di sostegno non rimborsabile e forme di sostegno rimborsabile oppure forme di sostegno rimborsabile del bilancio dell’Unione con forme di sostegno rimborsabile di istituzioni di finanziamento allo sviluppo o altri istituti di finanziamento pubblici, nonché di istituti di finanziamento commerciali e investitori;
(13)
«prezzo massimo»: il prezzo massimo per kWh o kW che può essere aggiudicato nell’ambito di uno specifico invito e al di sopra del quale le domande sono escluse dalla procedura di concessione della sovvenzione;
(14)
«energia da fonti rinnovabili» o «energia rinnovabile»: lo stesso significato attribuito dall’articolo 2, paragrafo 1, della direttiva (UE) 2018/2001;
(15)
«unità supplementare»: un determinato quantitativo di capacità di generazione (kW) o di energia generata (kWh) in conformità all’articolo 7 della direttiva (UE) 2018/2001 che può essere attribuito alla sola attuazione del sostegno fornito dal meccanismo;
(16)
«pagamento in base al prezzo di offerta (pay-as-bid)»: la procedura di concessione di sovvenzioni in cui ai richiedenti è concesso un sostegno sotto forma di sovvenzioni corrispondente al prezzo per unità supplementare che hanno offerto nella loro domanda;
(17)
«pagamento in base al prezzo di aggiudicazione (pay-as-clear)»: procedura di concessione di sovvenzioni in cui ai richiedenti è concesso un sostegno sotto forma di sovvenzioni corrispondente al prezzo per unità supplementare determinato nel punto di compensazione della procedura di aggiudicazione;
(18)
«premio variabile»: un sostegno operativo sotto forma di un premio per kWh calcolato come la differenza tra un prezzo medio all’ingrosso nella zona di prezzo in cui è situato l’impianto e il prezzo determinato dalla procedura di concessione della sovvenzione;
(19)
«premio fisso»: un sostegno operativo sotto forma di un premio per kWh supplementare al prezzo di mercato il cui importo è determinato dalla procedura di concessione della sovvenzione;
(20)
«sostegno agli investimenti»: i pagamenti del meccanismo relativi all’installazione di capacità per unità supplementari per kW;
(21)
«sostegno operativo»: i contributi del meccanismo connessi al funzionamento continuo di un’impresa e che sono erogati per unità supplementare di kWh generata.
Articolo 4
Fonti di finanziamento
1. A norma dell’articolo 33 del regolamento (UE) 2018/1999, il meccanismo può essere finanziato da pagamenti degli Stati membri, da fondi dell’Unione o da contributi del settore privato.
2. Il meccanismo può ricevere pagamenti volontari da parte degli Stati membri a norma dell’articolo 32, paragrafo 3, lettera d), del regolamento (UE) 2018/1999 o pagamenti supplementari da parte degli Stati membri a norma dell’articolo 33, paragrafo 2, lettera a), del regolamento (UE) 2018/1999.
3. Il meccanismo può ricevere contributi di bilancio da altri programmi dell’Unione conformemente agli atti di base applicabili. Qualora gli atti di base applicabili lo prevedano, tali contributi sono utilizzati conformemente alle disposizioni del presente regolamento, in particolare per contribuire al quadro favorevole a norma dell’articolo 3, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001. La Commissione decide per quali inviti debbano essere utilizzati tali contributi.
4. Il meccanismo può ricevere contributi del settore privato da qualsiasi entità privata, sia essa una persona fisica o giuridica. Prima di trasferire il proprio contributo al meccanismo, l’entità privata può indicare una preferenza per l’invito a presentare proposte cui è destinato il proprio pagamento, o per un tipo di tecnologia o di uso finale che desidera sostenere, senza distorsioni della concorrenza sul mercato, e può chiedere di ricevere le garanzie di origine che potrebbero essere rilasciate per la produzione di energia rinnovabile. La Commissione può tenere conto di tale preferenza, a cui non è vincolata. Entro tre mesi dal ricevimento delle informazioni sugli elementi finali dell’invito a presentare proposte, l’entità privata versa il proprio contributo al meccanismo.
Articolo 5
Attuazione e forme di finanziamento
1. Il meccanismo è attuato in regime di gestione diretta in conformità al regolamento finanziario o di gestione indiretta con gli organismi di cui all’articolo 62, paragrafo 1, lettera c), del regolamento finanziario.
2. In linea con l’articolo 33 del regolamento (UE) 2018/1999, il meccanismo consegue gli obiettivi di cui all’articolo 2 fornendo finanziamenti in una qualsiasi delle forme previste dal regolamento (UE, Euratom) 2018/1046, comprese le sovvenzioni. Esso può inoltre concedere finanziamenti sotto forma di strumenti finanziari nell’ambito di operazioni di finanziamento misto.
3. Il meccanismo può conseguire gli obiettivi fissati all’articolo 2 anche assegnando il sostegno finanziario in coordinamento con altri strumenti e programmi dell’Unione, come previsto al capo III.
Articolo 6
Contributo del meccanismo al quadro favorevole
1. Il meccanismo contribuisce al quadro favorevole a norma dell’articolo 33, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2018/1999, tra l’altro al fine di ridurre il costo del capitale per progetti nel campo delle energie rinnovabili e di rafforzare la cooperazione regionale tra Stati membri e tra Stati membri e paesi terzi. A tal fine:
a)
la Commissione può assegnare fondi dell’Unione ricevuti conformemente all’articolo 4, paragrafo 3;
b)
il sostegno assegnato dal meccanismo può essere coordinato con il finanziamento proveniente da altri programmi e/o strumenti nazionali o dell’Unione conformemente alle disposizioni del presente regolamento.
2. Quando il meccanismo fornisce sostegno al fine di contribuire al quadro favorevole, si applicano i principi della procedura di concessione delle sovvenzioni a norma dell’articolo 15, paragrafo 4, e qualsiasi altra disposizione pertinente del presente regolamento.
CAPO II
Sostegno non rimborsabile sotto forma di sovvenzioni
Sezione I
Manifestazione di interesse da parte degli Stati membri e procedura di concessione delle sovvenzioni
Articolo 7
Manifestazione di interesse da parte degli Stati membri
1. Ogni anno la Commissione invita gli Stati membri a manifestare il proprio interesse a partecipare, in qualità di Stati membri contribuenti e/o ospitanti, alle procedure di concessione di sovvenzioni organizzate dal meccanismo e condivide con essi un calendario indicativo relativo alle fasi procedurali, dalla manifestazione di interesse agli inviti a presentare proposte, oltre a indicare il momento in cui intende organizzare il successivo invito a manifestare interesse.
2. Gli Stati membri interessati a partecipare in qualità di Stato membro ospitante e, se del caso, i paesi terzi in linea con i requisiti di cui all’articolo 11 della direttiva (UE) 2018/2001 forniscono alla Commissione almeno le seguenti informazioni:
(a)
la capacità totale massima o l’energia rinnovabile massima generata nel territorio dello Stato membro ospitante a disposizione di progetti sostenuti dal meccanismo, anche per tecnologia e anno, ove applicabile;
(b)
le proprie preferenze in merito alle tecnologie o ai settori di uso finale;
(c)
la capacità massima o l’energia rinnovabile massima generata dai progetti, se del caso per tecnologia;
(d)
eventuali restrizioni geografiche o connesse ai siti, se del caso;
(e)
la quota minima richiesta di benefici statistici da distribuire allo Stato membro ospitante conformemente all’articolo 27, se del caso per tecnologia, compresa una stima del costo di integrazione del sistema;
(f)
l’indicazione, per tecnologia, del regime nazionale di regolamentazione applicabile ai promotori dei progetti per quanto riguarda la distribuzione dei costi di rete;
(g)
eventuali altre preferenze o restrizioni, compresi i criteri ambientali, corroborate da una spiegazione.
3. Gli Stati membri interessati a partecipare in qualità di Stati membri contribuenti forniscono alla Commissione almeno le seguenti informazioni:
(a)
i volumi di energia rinnovabile prodotti, espressi in kWh, che intendono sostenere attraverso il meccanismo e da cui intendono beneficiare in termini di assegnazione statistica;
(b)
la dotazione massima indicativa per kWh/kW che sono disposti a esborsare per il proprio beneficio statistico;
(c)
il contributo finanziario massimo (in EUR) che prevedono di versare al meccanismo di finanziamento per procedura di concessione di sovvenzione;
(d)
la loro preferenza per procedure di concessione delle sovvenzioni tecnologicamente neutre, multitecnologiche, specifiche per una tecnologia, specifiche per un progetto o specifiche un per uso finale, conformemente ai criteri di cui all’articolo 4, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001;
(e)
la quota minima richiesta di benefici statistici da distribuire loro conformemente all’articolo 27, se del caso per tecnologia;
(f)
altre preferenze relative al loro contributo finanziario, compresi i criteri ambientali.
4. Fatto salvo il regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), la Commissione non rende pubbliche le informazioni fornite da uno Stato membro nell’ambito della manifestazione di interesse, salvo espressa autorizzazione dello Stato membro interessato.
5. La Commissione tiene conto delle informazioni fornite dagli Stati membri ospitanti e contribuenti a norma del presente articolo in vista di elaborare gli inviti a presentare proposte e in particolare:
(a)
gli obiettivi dell’invito;
(b)
la forma delle sovvenzioni (sostegno agli investimenti o operativo);
(c)
l’energia rinnovabile generata durante il periodo coperto dal sostegno o la capacità (in kWh o kW) su cui si baserà la concessione;
(d)
le tecnologie ammissibili;
(e)
il prezzo massimo;
(f)
le restrizioni normative, geografiche e connesse ai siti e i criteri ambientali;
(g)
il periodo di realizzazione dei progetti;
(h)
la ripartizione dei benefici statistici tra gli Stati membri contribuenti e ospitanti;
(i)
i criteri di concessione del sostegno finanziario.
6. La Commissione calcola il prezzo massimo di cui al paragrafo 5 sulla base, tra l’altro, delle informazioni fornite dagli Stati membri durante la manifestazione di interesse, dei parametri di riferimento pertinenti quali i risultati di precedenti inviti a presentare proposte, studi dei costi e i risultati degli esercizi di modellizzazione, se del caso. Il calcolo terrà conto dei costi livellati dell’energia prodotta dalla tecnologia per le energie rinnovabili, aggiornati periodicamente.
7. La Commissione comunica agli Stati membri l’intenzione di pubblicare un invito a presentare proposte e gli elementi previsti di cui ai due precedenti paragrafi prima dell’emissione dell’invito.
8. Gli Stati membri possono esprimere pareri sulle informazioni comunicate dalla Commissione a norma del paragrafo precedente. Dopo aver esaminato tali osservazioni sulla base degli obiettivi del meccanismo, la Commissione comunica agli Stati membri gli elementi finali di cui ai paragrafi 5 e 6.
Articolo 8
Impegni vincolanti degli Stati membri ospitanti
1. Gli Stati membri ospitanti confermano alla Commissione il loro impegno irrevocabile e incondizionato a partecipare al meccanismo al fine di consentire agli impianti situati sul loro territorio di ricevere un sostegno nel quadro del meccanismo, in linea con il regime normativo nazionale entro tre mesi dal ricevimento delle informazioni di cui all’articolo 7, paragrafo 8. Tale impegno è vincolante.
2. Per quanto riguarda i requisiti che i progetti sul loro territorio devono soddisfare per ricevere sostegno nell’ambito del meccanismo, gli Stati membri ospitanti forniscono le informazioni seguenti:
(a)
la capacità massima sul territorio dello Stato membro ospitante a disposizione di progetti sostenuti dal meccanismo, anche per tecnologia e anno, ove applicabile;
(b)
l’energia rinnovabile massima generata dai progetti e restrizioni connesse ai siti, se del caso;
(c)
il regime nazionale applicabile ai promotori di progetti per quanto riguarda i costi di rete oggetto del sostegno;
(d)
altri elementi pertinenti.
3. La Commissione tiene conto delle informazioni ricevute a norma del paragrafo 2 del presente articolo in sede di elaborazione della procedura di concessione delle sovvenzioni.
4. Lo Stato membro ospitante che conferma il proprio impegno fornisce alla Commissione l’assistenza amministrativa necessaria per l’attuazione del meccanismo, in particolare ai fini della comunicazione della quantità di energia da fonti rinnovabili prodotta da progetti che beneficiano di un sostegno non rimborsabile dal meccanismo ubicati sul suo territorio.
5. Le disposizioni del presente articolo si applicano ai paesi terzi che partecipano al meccanismo e che pertanto ospitano progetti sul proprio territorio.
Articolo 9
Comunicazione dei prezzi massimi da parte della Commissione
Sulla base degli impegni vincolanti assunti dallo Stato membro ospitante e seguendo l’approccio di cui all’articolo 7, paragrafo 6, la Commissione stabilisce e comunica agli Stati membri partecipanti un prezzo massimo e una dotazione massima disponibile in EUR per ciascun invito a presentare proposte, oltre a indicare le opzioni per lo Stato membro qualora il risultato dell’invito a presentare proposte sia inferiore al prezzo massimo.
Articolo 10
Impegni vincolanti degli Stati membri contribuenti
Gli Stati membri contribuenti confermano alla Commissione il loro impegno irrevocabile e incondizionato a effettuare pagamenti al meccanismo in relazione a uno o più inviti a presentare proposte entro tre mesi dal ricevimento della comunicazione dei prezzi massimi di cui all’articolo 9. L’impegno dello Stato membro contribuente è vincolante e comprende almeno i seguenti elementi in relazione ai contributi al meccanismo:
(a)
l’ammontare del contributo finanziario dello Stato membro (in EUR) per procedura di concessione di sovvenzioni o la produzione di energia rinnovabile che lo Stato membro sosterrà e da cui beneficerà in termini di assegnazione statistica, espressa in kW o kWh, in base al prezzo massimo finale, associato a una dotazione di bilancio massima disponibile in EUR;
(b)
le tempistiche dei pagamenti;
(c)
un’indicazione che specifica se il pagamento è effettuato a norma dell’articolo 33, paragrafo 1 o 2, del regolamento (UE) 2018/1999;
(d)
la ripartizione dei benefici statistici tra gli Stati membri contribuenti e ospitanti.
Articolo 11
Invito a presentare proposte
1. Sulla base degli impegni vincolanti degli Stati membri ospitanti e, se del caso, dei paesi terzi, nonché degli impegni vincolanti degli Stati membri contribuenti, la Commissione pubblica a tempo debito l’invito o gli inviti a presentare proposte. La Commissione può avviare più inviti a presentare proposte contemporaneamente o condurre diverse procedure di concessione di sovvenzioni nell’ambito dello stesso invito. La Commissione può anche decidere di non emettere un invito a presentare proposte qualora l’interesse espresso dagli Stati membri contribuenti e/o dagli Stati membri ospitanti dia luogo a volumi troppo bassi per attuare con successo un invito oppure qualora i costi di transazione associati sarebbero eccessivi; detti elementi sono valutati per ciascun invito a presentare proposte.
2. L’invito a presentare proposte è pubblicato dopo il trasferimento dei pagamenti da parte degli Stati membri al bilancio dell’Unione.
Articolo 12
Procedura di valutazione
1. Previa verifica dei criteri di ammissibilità, la Commissione valuta le proposte presentate conformemente alla procedura di cui all’articolo 200 del regolamento (UE, Euratom) 2018/1046.
2. I premi sono assegnati prima all’offerta di prezzo più basso e successivamente secondo l’ordine di prezzo crescente, tranne nei casi in cui si applicano altri criteri di aggiudicazione a norma dell’articolo 21.
Articolo 13
Insuccesso della procedura di concessione della sovvenzione
Qualora, dopo il pagamento da parte di uno Stato membro contribuente al meccanismo, la procedura di aggiudicazione non sia conclusa, ad esempio a causa dell’assenza di candidati idonei in risposta all’invito a presentare proposte, la Commissione offre allo Stato membro contribuente la possibilità di scegliere tra recuperare l’importo versato e mantenere il contributo al meccanismo affinché sia utilizzato in un nuovo invito a presentare proposte, per il quale lo Stato membro dovrà confermare il proprio impegno conformemente all’articolo 10.
Articolo 14
Mancato avvio del progetto da parte del promotore del progetto
1. Qualora il promotore del progetto non rispetti quanto previsto dall’invito a presentare proposte e dalla relativa convenzione di sovvenzione, si applicano le disposizioni pertinenti che disciplinano la sospensione, la risoluzione e la riduzione di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046.
2. Qualora, a norma del paragrafo 1, il progetto non produca la capacità di generazione attesa o il volume atteso di energia rinnovabile generata, i benefici statistici per gli Stati membri sono attribuiti sulla base della capacità effettiva fornita o dell’energia rinnovabile effettivamente prodotta. In tal caso, si considera che gli Stati membri partecipanti abbiano adottato misure supplementari in conformità all’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999 per una quantità di energia calcolata dalla Commissione in base alla capacità di generazione attesa, al contributo finanziario versato dallo Stato membro e ai prezzi massimi applicabili all’invito a cui tale Stato membro si è impegnato a partecipare per il periodo durante il quale il progetto avrebbe generato vantaggi statistici in conformità all’articolo 27, paragrafo 2.
SEZIONE II
elaborazione della procedura di concessione della sovvenzione
Articolo 15
Principi della procedura di concessione della sovvenzione
1. Le sovvenzioni sono assegnate mediante inviti a presentare proposte e una successiva procedura di concessione delle sovvenzioni.
2. Qualora uno Stato membro contribuisca al meccanismo mediante un pagamento finanziario volontario a norma dell’articolo 32, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2018/1999, tale contributo può essere assegnato solo a progetti selezionati nell’ambito di una procedura di concessione di sovvenzioni con il prezzo più basso quale unico criterio di concessione.
3. Qualora uno Stato membro contribuisca al meccanismo mediante un pagamento supplementare a norma dell’articolo 33, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2018/1999, tale contributo può essere assegnato a progetti comuni, a progetti comuni con paesi terzi, a regimi comuni di sostegno, a progetti su piccola scala o nel campo delle tecnologie innovative, a progetti nelle regioni ultraperiferiche e nelle isole isolate o piccole, allo sviluppo di progetti volti a integrare fonti rinnovabili nel sistema energetico o ad altri progetti che contribuiscono al quadro favorevole a norma dell’articolo 3, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001.
4. La procedura di concessione rispetta i seguenti principi:
(a)
assicurare un processo competitivo tra le domande di sovvenzione per conseguire una diffusione delle energie rinnovabili efficace sotto il profilo dei costi;
(b)
attenuare il rischio finanziario per i richiedenti nelle diverse procedure di concessione delle sovvenzioni;
(c)
limitare i costi di transazione per i richiedenti e gli Stati membri contribuenti.
Articolo 16
Ambito di applicazione della procedura di concessione della sovvenzione
1. L’assegnazione del sostegno sotto forma di sovvenzioni è effettuata mediante procedure di concessione di sovvenzioni che possono differire per ambito di applicazione, in linea con i criteri di cui all’articolo 4, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001, come segue:
(a)
valutare la fattibilità di procedure di concessione di sovvenzioni tecnologicamente neutre, in cui siano ammissibili tutte le tecnologie a norma della direttiva (UE) 2018/2001;
(b)
in alternativa, prendere in considerazione il ricorso a procedure per la concessione di sovvenzioni multitecnologiche, in cui solo tecnologie specifiche a norma della direttiva (UE) 2018/2001 possono essere in concorrenza tra loro;
(c)
procedure di concessione di sovvenzioni specifiche per tecnologia, in cui sia ammissibile una tecnologia specifica definita nella direttiva (UE) 2018/2001;
(d)
procedure di assegnazione di sovvenzioni specifiche per progetto, in cui gli sviluppatori dei progetti competono per sviluppare un progetto precedentemente individuato, che può includere restrizioni a una specifica tecnologia e/o a un sito specifico precedentemente individuati dallo Stato membro ospitante;
(e)
procedure di concessione di sovvenzioni specifiche per uso finale, in cui sono ammissibili solo i progetti destinati ad un uso finale specifico, come il riscaldamento e il raffrescamento o i trasporti.
2. La Commissione decide in merito all’ambito di applicazione della procedura di concessione delle sovvenzioni, tenendo conto delle preferenze espresse dagli Stati membri contribuenti e ospitanti, dell’evoluzione del mercato dell’energia rinnovabile nell’Unione e di altre circostanze pertinenti.
3. Le procedure di concessione di sovvenzioni di cui al paragrafo 1 possono essere aperte a progetti nel campo delle energie rinnovabili nei settori dell’energia elettrica, del riscaldamento e del raffrescamento e dei trasporti al fine di esplorare la potenziale efficacia di costo e promuovere la convergenza e la cooperazione.
Articolo 17
Forma e assegnazione delle sovvenzioni
1. Il meccanismo assegna sovvenzioni per:
(a)
sostegno agli investimenti concesso per aumentare la capacità di produzione di energia rinnovabile;
(b)
sostegno operativo concesso per incentivare l’utilizzo degli impianti di energia rinnovabile fornendo premi supplementari, fissi o variabili, in aggiunta ai proventi del mercato.
2. La Commissione decide in merito alla forma di sostegno per i progetti selezionati, tenendo conto delle preferenze espresse dagli Stati membri contribuenti e ospitanti, dell’evoluzione del mercato dell’energia rinnovabile nell’Unione e di altre circostanze pertinenti.
Articolo 18
Sostegno agli investimenti
Qualora il meccanismo fornisca un sostegno agli investimenti, la forma del sostegno, la sua erogazione e altre norme specifiche saranno definite nel pertinente invito o nei pertinenti inviti a presentare proposte.
Articolo 19
Sostegno operativo
Qualora il meccanismo fornisca sostegno operativo, esso può assumere la forma di un premio fisso o variabile. La sua erogazione e altre norme specifiche saranno definite nel pertinente invito o nei pertinenti inviti a presentare proposte.
Articolo 20
Criteri di ammissibilità e di selezione
I criteri di ammissibilità e i criteri di selezione sono definiti nell’invito a presentare proposte, tenendo debitamente conto degli obiettivi dell’azione e in conformità agli articoli 197 e 198 del regolamento (UE, Euratom) 2018/1046.
Articolo 21
Criteri di concessione
1. I criteri di concessione per le proposte sono definiti nell’invito a presentare proposte e sono conformi all’articolo 15, paragrafo 2, per quanto riguarda la funzione «colmare il divario» e all’articolo 3, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001, per la funzione «abilitante».
2. Per quanto riguarda la funzione «abilitante», i criteri di concessione per le proposte tengono conto, nella misura del possibile, delle preferenze espresse dagli Stati membri, in particolare per quanto riguarda i criteri ambientali.
3. Per i progetti di dimostrazione che rappresentano un’innovazione significativa, l’invito a presentare proposte può stabilire specifici criteri di concessione, in particolare per quanto riguarda le domande presentate in una procedura di aggiudicazione specifica per una tecnologia o un progetto.
Articolo 22
Oggetto e volume coperti dalla concessione
1. L’oggetto della procedura di concessione di sovvenzioni e il suo volume possono essere definiti in termini di capacità installata, in kW, o di produzione di energia, in kWh. In alternativa, il volume può essere definito in termini di dotazione di bilancio, in EUR, e la concessione può coprire la capacità di produzione o l’energia generata fino all’esaurimento della dotazione.
2. Se la procedura di concessione della sovvenzione è definita in termini di capacità o di energia rinnovabile generata, essa fissa un volume obiettivo e il sostegno è assegnato ai progetti con il punteggio più elevato in base ai pertinenti criteri di concessione fino al raggiungimento del volume obiettivo.
3. Se la procedura di concessione di sovvenzioni è definita in termini economici, essa stabilisce una dotazione di bilancio massima che è assegnata ai progetti con il punteggio più elevato in base ai pertinenti criteri di aggiudicazione fino all’esaurimento della dotazione.
4. I volumi della procedura competitiva di concessione di sovvenzioni sono definiti in anticipo e non vengono adattati durante l’attuazione della procedura.
Articolo 23
Periodi di attuazione
1. I periodi di attuazione sono specifici per tecnologia e rispecchino realisticamente le tempistiche di realizzazione dei progetti per ciascuna tecnologia, mirando nel contempo a un livello significativo di sviluppo preliminare richiesto agli offerenti.
2. In deroga al paragrafo 1, nelle procedure di concessione tecnologicamente neutre o multitecnologiche, i periodi di attuazione possono essere uniformi per tutte le tecnologie al fine di selezionare i progetti e le tecnologie con i tempi di realizzazione più brevi senza discriminare quelle tecnologie che richiedono periodi di attuazione più lunghi.
3. I periodi di attuazione sono uniformi tra gli Stati membri, a meno che la Commissione non concluda, sulla base di esenzioni giustificate, come ad esempio attenuare gli svantaggi sistematici per i progetti situati in un determinato paese, che sia opportuno prevedere periodi di attuazione specifici per paese.
CAPO III
Coordinamento del sostegno
Articolo 24
Finanziamento combinato e coordinamento del sostegno tra il meccanismo di finanziamento e altri strumenti unionali o nazionali
1. I progetti possono essere finanziati con finanziamenti combinati dal meccanismo e da altri programmi e/o strumenti dell’Unione o nazionali, pubblici o privati, nella misura in cui tali meccanismi pubblici nazionali sono conformi alla disciplina in materia di aiuti di Stato e gli stessi costi non sono finanziati due volte dal bilancio dell’Unione.
2. Ai fini del paragrafo 1:
(a)
il meccanismo può coordinare i propri programmi di lavoro e la procedura di concessione, compresi il calendario, la procedura di presentazione delle domande e il monitoraggio, con i programmi di lavoro di altri fondi dell’Unione o nazionali;
(b)
la combinazione di sostegno dal meccanismo e da altri strumenti o programmi dell’Unione non supera il costo totale del progetto;
(c)
un progetto non combina finanziamenti provenienti dal meccanismo con i finanziamenti da regimi di sostegno degli Stati membri a favore delle stesse unità supplementari;
(d)
la somma degli importi di sostegno rimborsabili e non rimborsabili per un determinato progetto a norma dell’articolo 5, paragrafo 2, siano essi dell’Unione o nazionali, pubblici o privati, non supera il costo totale del progetto;
(e)
il sostegno rimborsabile da strumenti o programmi dell’Unione per un determinato progetto non è utilizzato per prefinanziare una sovvenzione nel quadro del meccanismo per lo stesso progetto;
(f)
una sovvenzione concessa nel quadro del meccanismo per un determinato progetto non è utilizzata per rimborsare il sostegno rimborsabile fornito da strumenti o programmi dell’Unione per lo stesso progetto.
CAPO IV
Pagamenti degli Stati membri al meccanismo e assegnazione dei benefici statistici
Articolo 25
Pagamenti degli Stati membri contribuenti
Sulla base dell’impegno vincolante degli Stati membri contribuenti a norma dell’articolo 10, la Commissione rilascia note di addebito allo Stato membro contribuente. Lo Stato membro effettua il pagamento sul conto indicato nella nota di addebito entro il termine ivi indicato.
Articolo 26
Assegnazione di benefici statistici agli Stati membri
1. L’energia rinnovabile generata da progetti che beneficiano di sovvenzioni finanziate esclusivamente dai pagamenti degli Stati membri attraverso il meccanismo dà luogo all’assegnazione di benefici statistici agli Stati membri partecipanti, in linea con l’articolo 7 della direttiva (UE) 2018/2001 e secondo le modalità stabilite nell’invito a presentare proposte.
2. L’energia rinnovabile generata da progetti che beneficiano di sovvenzioni finanziate mediante il meccanismo esclusivamente da fondi dell’Unione o contributi privati non è statisticamente attribuita ai singoli Stati membri, ma è conteggiata ai fini dell’obiettivo vincolante dell’Unione a norma dell’articolo 3, paragrafo 1, della direttiva (UE) 2018/2001.
3. Gli Stati membri ospitanti ricevono una quota dei benefici statistici derivanti dall’energia rinnovabile generata da progetti situati sul territorio e ricevono sostegno dalle sovvenzioni finanziate da fonti diverse dai contributi degli Stati membri nel quadro della funzione abilitante del meccanismo. La distribuzione dei benefici statistici allo Stato membro ospitante è definita conformemente all’articolo 27.
4. I fondi dell’Unione o i contributi privati che danno luogo alla produzione di energia conteggiata ai fini dell’obiettivo vincolante dell’Unione a norma dell’articolo 3, paragrafo 1, della direttiva (UE) 2018/2001 sono contabilizzati separatamente dal contributo collettivo degli Stati membri.
5. L’energia rinnovabile generata da progetti che beneficiano di sovvenzioni dal meccanismo finanziato con fondi provenienti dai pagamenti degli Stati membri, da un lato, e con fondi dell’Unione o contributi privati, dall’altro, comporta benefici statistici per gli Stati membri contribuenti proporzionalmente alla quota finanziata dai pagamenti degli Stati membri e secondo le modalità stabilite nell’invito a presentare proposte relativamente alla ripartizione dei benefici statistici tra gli Stati membri contribuenti e ospitanti. Per i benefici statistici per gli Stati membri ospitanti si applica il paragrafo 3.
Articolo 27
Ripartizione dei benefici statistici tra gli Stati membri contribuenti e ospitanti
1. L’energia rinnovabile attribuita agli Stati membri contribuenti e agli Stati membri ospitanti corrisponde all’energia rinnovabile generata dagli impianti che ricevono sostegno nel quadro di uno specifico invito a presentare proposte a cui gli Stati membri hanno partecipato.
2. L’energia rinnovabile generata da impianti sostenuti dal meccanismo determina benefici statistici per gli Stati membri contribuenti per un periodo di attuazione definito negli inviti a presentare proposte e comunicato agli Stati membri a norma dell’articolo 7, paragrafi 7 e 8, calcolato sulla base della durata di vita economica o ammortizzabile prevista della tecnologia oggetto di sostegno. Trascorso tale periodo, tutti i benefici statistici vanno agli Stati membri ospitanti.
3. Fatto salvo il paragrafo 2, le energie rinnovabili prodotte da impianti che beneficiano del meccanismo sono attribuite statisticamente a norma della direttiva (UE) 2018/2001 e sono ripartite come segue:
(a)
80 % agli Stati membri contribuenti;
(b)
20 % agli Stati membri ospitanti.
4. La Commissione può proporre di discostarsi dalla ripartizione di cui al paragrafo 2 e di attribuire l’energia agli Stati membri contribuenti e ospitanti in un intervallo che va dal 50 % al 100 % per lo Stato membro contribuente e dallo 0 % al 50 % per lo Stato membro ospitante, dove il totale delle assegnazioni agli Stati membri contribuenti e agli Stati membri ospitanti è pari al 100 %. La ripartizione proposta è applicabile a uno specifico invito a presentare proposte e si basa sui seguenti criteri:
(a)
la probabilità che l’invito susciti un interesse equilibrato degli Stati membri contribuenti e degli Stati membri ospitanti per garantire un’efficace concorrenza nell’invito a presentare proposte;
(b)
la probabilità che l’invito si traduca nel versamento, da parte del meccanismo, di un sostegno scarso o nullo;
(c)
i costi potenziali, compresi i costi di integrazione del sistema, in cui possono incorrere gli Stati membri ospitanti.
5. La Commissione informa gli Stati membri in merito all’attribuzione che intende includere nell’invito a presentare proposte in conformità all’articolo 7, paragrafi 7 e 8.
6. Nel caso di energia rinnovabile generata da un impianto che riceve sostegno nel quadro del meccanismo e che è ubicato in paesi terzi che partecipano al meccanismo, il 100 % dei benefici statistici è distribuito agli Stati membri contribuenti, in linea con l’articolo 11 della direttiva (UE) 2018/2001.
Articolo 28
Comunicazione della produzione di energia e calcolo dei benefici statistici da parte della
Commissione
1. Gli Stati membri ospitanti e i paesi terzi che partecipano al meccanismo e ospitano progetti sul loro territorio comunicano due volte all’anno alla Commissione i dati disponibili sulla produzione di energia in un determinato anno da progetti finanziati dal meccanismo: entro il 1o gennaio ed entro il 1o luglio dell’anno successivo all’anno di produzione.
2. I benefici statistici effettivi da assegnare agli Stati membri partecipanti sono calcolati annualmente dalla Commissione e comunicati agli Stati membri partecipanti entro il 1o ottobre dell’anno successivo all’anno di produzione e sono comunicati dagli Stati membri partecipanti conformemente alle disposizioni della direttiva (UE) 2018/2001. I benefici statistici totali attribuiti corrispondono all’energia effettivamente prodotta, in linea con i dati e i valori di mercato comunicati dagli Stati membri.
CAPO V
Disposizioni finali
Articolo 29
Valutazione
1. La Commissione effettua una valutazione del funzionamento del meccanismo nell’ambito del riesame a norma dell’articolo 45 del regolamento (UE) 2018/1999.
2. La valutazione si concentra in particolare sulle sinergie tra il meccanismo e altri programmi pertinenti dell’Unione, sull’efficacia del meccanismo nel contribuire agli obiettivi di cui all’articolo 3, paragrafo 5, della direttiva (UE) 2018/2001, all’articolo 32, paragrafo 3, lettera d), all’articolo 32, paragrafo 4, e all’articolo 33 del regolamento (UE) 2018/1999, sull’efficacia del meccanismo nell’offrire forme rimborsabili di sostegno ai progetti e sull’efficacia della combinazione di forme di sostegno rimborsabile e forme di sostegno non rimborsabile mediante operazioni di finanziamento misto nel quadro dello strumento di sostegno agli investimenti dell’Unione.
3. Sulla base dei risultati delle valutazioni di cui al paragrafo 1, se del caso la Commissione presenta proposte per assicurare che il meccanismo faccia progressi verso il conseguimento degli obiettivi di cui al paragrafo 2.
4. La Commissione presenta i risultati delle valutazioni effettuate a norma dei paragrafi 1 e 2 al comitato dell’Unione dell’energia e li rende pubblici.
Articolo 30
Presentazione di relazioni
1. Entro il 31 ottobre di ogni anno la Commissione presenta al comitato dell’Unione dell’energia una relazione sul funzionamento del meccanismo e sul suo contributo all’obiettivo vincolante dell’Unione per le energie rinnovabili per il 2030 e agli obiettivi del Green Deal europeo. La relazione è resa pubblica.
2. Entro il 31 ottobre di ogni anno, la Commissione riferisce al comitato dell’Unione dell’energia e al Parlamento europeo in merito all’uso delle entrate con destinazione specifica esterne provenienti dagli Stati membri e dei fondi dell’Unione ricevuti dal meccanismo, all’importo del sostegno assegnato nell’anno precedente e ai fondi non impegnati rimanenti nel meccanismo.
Articolo 31
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 15 settembre 2020
Per la Commissione
La president
Ursula VON DER LEYEN
(1) GU L 328 del 21.12.2018, pag. 1.
(2) Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (GU L 328 del 21.12.2018, pag. 82).
(3) Regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 luglio 2018, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione, che modifica i regolamenti (UE) n. 1296/2013, (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013, (UE) n. 1304/2013, (UE) n. 1309/2013, (UE) n. 1316/2013, (UE) n. 223/2014, (UE) n. 283/2014 e la decisione n. 541/2014/UE e abroga il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 (GU L 193 del 30.7.2018, pag. 1).
(4) Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all’accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Il meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Questo regolamento di esecuzione stabilisce le disposizioni per il funzionamento del nuovo meccanismo dell’Unione europea (Unione) di finanziamento dell’energia rinnovabile in linea con il regolamento (UE) 2018/1999 sulla governance dell’unione dell’energia.
Il meccanismo sostiene nuovi progetti nel campo delle energie rinnovabili in tutta l’Unione e contribuisce alla diffusione dell’energia rinnovabile in conformità con la direttiva (UE) 2018/2001 sull’energia da fonti rinnovabili.
PUNTI CHIAVE
I finanziamenti provengono da tre fonti:il meccanismo può ricevere pagamenti volontari da parte degli Stati membri; il meccanismo può ricevere contributi di bilancio da altri programmi dell’Unione, in particolare per ridurre il costo del capitale per progetti nel campo delle energie rinnovabili o per rafforzare la cooperazione regionale tra Stati membri e tra Stati membri e paesi terzi; il settore privato può contribuire con finanziamenti, con la possibilità di indicare il progetto, la tecnologia o l’uso finale che vorrebbe sostenere.Tutti i finanziamenti devono rispettare le disposizioni finanziarie previste dal regolamento (UE, Euratom) 2018/1046, (si veda la sintesi).
Ogni anno la Commissione europea chiede ai governi degli Stati membri se intendono contribuire mediante un pagamento volontario (Stati membri contribuenti) o consentire l’installazione sul proprio territorio di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (Stati membri ospitanti).
Gli Stati membri ospitanti devono fornire determinate informazioni, quali:la capacità totale massima o l’energia rinnovabile massima a disposizione di progetti finanziati dal meccanismo; le proprie preferenze in merito alle tecnologie o ai settori di uso finale; eventuali restrizioni geografiche o connesse ai siti, se del caso.Gli Stati membri contribuenti devono fornire determinate informazioni, quali:i volumi di energia rinnovabile prodotti che intendono sostenere e da cui intendono beneficiare in termini di assegnazione statistica; il contributo finanziario massimo; la preferenza per procedure di concessione delle sovvenzioni tecnologicamente neutre, multitecnologiche, specifiche per una tecnologia, specifiche per un progetto o specifiche un per uso finale.La Commissione:sulla base delle offerte e delle richieste ricevute, progetta bandi di gara (denominati inviti a presentare proposte) specificando, ad esempio:gli obiettivi dell’invito,la forma delle sovvenzioni (sostegno agli investimenti o operativo),il prezzo massimo delle proposte,le tecnologie ammissibili; comunica agli Stati membri l’intenzione di pubblicare un invito a presentare proposte; lancia l’invito o gli inviti, compresi i criteri di ammissibilità e selezione, dopo aver ricevuto impegni vincolanti dagli Stati membri ospitanti, al fine di consentire agli impianti situati sul loro territorio di ricevere il sostegno finanziario, e dagli Stati membri contribuenti a effettuare i pagamenti che hanno offerto.Se un promotore del progetto non rispetta il proprio impegno, si applicano le disposizioni pertinenti che disciplinano la sospensione, la risoluzione e la riduzione di cui al regolamento (UE, Euratom) 2018/1046.
Il sistema per la concessione della sovvenzione:contiene principi atti ad assicurare un processo competitivo, ad attenuare il rischio finanziario e a limitare i costi di transazione; prevede l’ambito di applicazione per le diverse procedure a seconda delle tecnologie e dei progetti coinvolti; assegna sovvenzioni per:aumentare la capacità di produzione di energia rinnovabile (sostegno agli investimenti),dare incentivi per l’utilizzo degli impianti di energia rinnovabile fornendo premi supplementari in aggiunta ai proventi del mercato (sostegno operativo).I periodi di attuazione rispecchiano realisticamente le tempistiche di realizzazione dei progetti per ciascuna tecnologia e sono uniformi tra gli Stati membri, a meno che la Commissione non stabilisca diversamente.
I progetti finanziati dal meccanismo per le energie rinnovabili possono ricevere finanziamenti da altri programmi dell’Unione o nazionali, pubblici o privati, nella misura in cui essi sono conformi alla disciplina in materia di aiuti di Stato e gli stessi costi non sono finanziati due volte dal bilancio dell’Unione.
I benefici statistici derivanti dall’energia rinnovabile generata dagli impianti finanziati dal meccanismo sono in genere ripartiti nella misura dell’80 % agli Stati membri contribuenti e del 20 % agli Stati membri ospitanti, tuttavia la Commissione può discostarsi da tale ripartizione durante l’attuazione o il periodo coperto dal sostegno. Successivamente, i benefici statistici vanno agli Stati membri ospitanti. Questi benefici statistici contano ai fini della quota nazionale di energia rinnovabile indipendentemente da dove e come viene consumata l’energia rinnovabile effettiva proveniente dagli impianti.
La Commissione:calcola annualmente, sulla base dei dati disponibili sulla produzione di energia degli Stati membri e dei paesi terzi, i benefici statistici effettivi da assegnare agli Stati membri partecipanti; entro il 31 ottobre di ogni anno:presenta al comitato dell’Unione dell’energia una relazione sul funzionamento del meccanismo e sul suo contributo all’obiettivo vincolante dell’Unione per le energie rinnovabili per il 2030 e agli obiettivi del Green Deal europeo. La relazione è resa pubblica (si veda la sintesi).riferisce al comitato dell’Unione dell’energia e al Parlamento europeo in merito ai fondi ricevuti dal meccanismo e alle somme ricevute assegnate e rimanenti.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Viene applicato dal 7 ottobre 2020 e non ha una scadenza.
CONTESTO
La legislazione punta ad aiutare gli Stati membri a cooperare più strettamente per raggiungere i loro obiettivi individuali e collettivi in materia di energia rinnovabile. Per ulteriori informazioni consultare:Il meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento di esecuzione (UE) 2020/1294 della Commissione, del 15 settembre 2020, sul meccanismo unionale di finanziamento dell’energia rinnovabile (GU L 303 del 17.9.2020, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Il Green Deal europeo [COM(2019) 640 final, dell’11.12.2019].
Regolamento (UE) 2018/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima che modifica le direttive 94/22/CE, 98/70/CE, 2009/31/CE, 2009/73/CE, 2010/31/UE, 2012/27/UE e 2013/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive del Consiglio 2009/119/CE e (UE) 2015/652 e che abroga il regolamento (UE) n. 525/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 328 del 21.12.2018, pag. 1).
Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (rifusione) (GU L 328 del 21.12.2018, pag. 82).
Le modifiche successive alla direttiva (UE) n. 2018/2001 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Regolamento (UE, Euratom) 2018/1046 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 luglio 2018, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione, che modifica i regolamenti (UE) n. 1296/2013, (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013, (UE) n. 1304/2013, (UE) n. 1309/2013, (UE) n. 1316/2013, (UE) n. 223/2014, (UE) n. 283/2014 e la decisione n. 541/2014/UE e abroga il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 (GU L 193 del 30.7.2018, pag. 1). |
Accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ACCORDO E DELLA DECISIONE?
L’accordo è volto a impedire la pesca commerciale non regolamentata nella parte di acque d’altura (acque che non si trovano sotto la giurisdizione di alcun paese) del Mar Glaciale Artico centrale tramite l’attuazione di misure precauzionali di conservazione e gestione. La decisione conclude l’accordo a nome dell’Unione europea.
PUNTI CHIAVE
L’Artico copre la zona intorno al Polo Nord. Comprende il Mar Glaciale Artico e i territori di otto paesi artici: Canada, Danimarca (incluse Groenlandia e le Isole Fær Øer), Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti. L’accordo è stato firmato da Canada, Cina, Danimarca (per conto delle Isole Fær Øer e della Groenlandia), Unione europea, Islanda, Giappone, Corea del Sud, Norvegia, Russia e Stati Uniti. L’accordo è precauzionale: fino a poco tempo fa, il ghiaccio copriva la parte di acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale per tutto l’anno, rendendo impossibile la pesca in tali acque. Tuttavia, il riscaldamento globale ha ridotto notevolmente l’estensione del ghiaccio e ciò potrebbe in futuro aprire tale zona alla pesca. L’accordo si basa sui principi stabiliti nella convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, nell’accordo per l’attuazione della convenzione delle Nazioni Unite riguardante la conservazione e la gestione degli stock ittici transzonali e delle specie altamente migratorie e nel codice di condotta per la pesca responsabile del 1995.Ambito di applicazioneL’accordo riguarda pesci, molluschi e crostacei, fatta eccezione per quelli appartenenti a specie sedentarie così come definite nella convenzione ONU sul diritto del mare. Le parti concordano di non intraprendere attività di pesca commerciale nella parte di acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale per un periodo iniziale di 16 anni successivo all’entrata in vigore dell’accordo. Tale periodo può essere esteso automaticamente ogni cinque anni, a meno che una parte presenti un’obiezione.Programma comune di ricerca scientifica e monitoraggio
L’accordo istituirà un programma comune di ricerca scientifica e monitoraggio volto a migliorare la comprensione degli ecosistemi del Mar Glaciale Artico centrale e, in particolare, a stabilire se in tale zona potrebbero esistere stock ittici atti a essere catturati in modo sostenibile.
Misure di conservazione e gestione
Le parti possono autorizzare le imbarcazioni registrate nel loro paese a svolgere attività di pesca commerciale solo se rispettano:le misure di conservazione e gestione per la gestione sostenibile degli stock ittici riconosciute a livello internazionale e adottate da una o più organizzazioni o intese regionali o subregionali di gestione della pesca; oppure le misure provvisorie di conservazione e gestione che possono essere definite dalle parti.Revisione e ulteriore attuazioneAlmeno ogni due anni avrà luogo una revisione dell’accordo e delle informazioni scientifiche raccolte attraverso il programma comune. Entro tre anni dall’entrata in vigore dell’accordo saranno stabilite le misure di conservazione e gestione per la pesca sperimentale nella zona.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo entrerà in vigore una volta che tutti i dieci firmatari lo ratificheranno.
La decisione è entrata in vigore il 18 marzo 2019.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale (GU L 73 del 15.3.2019, pag. 3).
Decisione (UE) 2019/407 del Consiglio, del 4 marzo 2019, relativa alla conclusione, a nome dell’Unione europea, di un accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale (GU L 73 del 15.3.2019, pag. 1). | DECISIONE (UE) 2019/407 DEL CONSIGLIO
del 4 marzo 2019
relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, di un accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 43, in combinato disposto con l'articolo 218, paragrafo 6, secondo comma, lettera a) v),
vista la proposta della Commissione europea,
vista l'approvazione del Parlamento europeo (1),
considerando quanto segue:
(1)
L'Unione ha competenza esclusiva nel quadro della politica comune della pesca per l'adozione di misure di conservazione delle risorse biologiche marine, nonché, a tal riguardo, per la conclusione di accordi con altri paesi e con organizzazioni internazionali.
(2)
A norma della decisione 98/392/CE del Consiglio (2) e della decisione 98/414/CE (3) del Consiglio, l'Unione è parte contraente della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 dicembre 1982 («la convenzione») e dell'accordo ai fini dell'applicazione delle disposizioni della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 dicembre 1982 relative alla conservazione e alla gestione degli stock ittici transzonali e degli stock ittici altamente migratori («accordo sugli stock ittici»). Sia la convenzione sia l'accordo sugli stock ittici fanno obbligo a tutti gli Stati di collaborare ai fini della conservazione e della gestione delle risorse biologiche marine. L'accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale («accordo») adempie a tale obbligo.
(3)
Ai sensi del regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), l'Unione conduce le relazioni esterne in materia di pesca conformemente ai suoi obblighi internazionali e ai suoi obiettivi strategici, nonché agli obiettivi e ai principi di cui agli articoli 2 e 3 del regolamento, al fine di assicurare lo sfruttamento e la gestione sostenibili e la conservazione delle risorse biologiche marine e dell'ambiente marino. L'accordo è coerente con tali obiettivi.
(4)
Il 31 marzo 2016 il Consiglio ha autorizzato la Commissione ad avviare negoziati a nome dell'Unione per la conclusione di un accordo internazionale volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale. Il 30 novembre 2017 i suddetti negoziati si sono conclusi positivamente. Conformemente alla decisione del Consiglio (UE) 2018/1257 (5), l'accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale è stato firmato il 3 ottobre 2018, fatta salva la sua conclusione in una data successiva.
(5)
Diventare parte dell'accordo promuoverà la coerenza dell'approccio dell'Unione alla conservazione di tutti gli oceani e rinforzerà il suo impegno a favore della conservazione a lungo termine e dello sfruttamento sostenibile delle risorse biologiche marine a livello globale ed è pertanto nell'interesse dell'Unione.
(6)
È opportuno approvare l'accordo,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
L'accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale («accordo») è approvato a nome dell'Unione.
Il testo dell'accordo è accluso alla presente decisione.
Articolo 2
Il presidente del Consiglio designa la persona o le persone abilitate a depositare, a nome dell'Unione, gli strumenti di approvazione di cui all'articolo 15 dell'accordo.
Articolo 3
La presente decisione entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Bruxelles, il 4 marzo 2019
Per il Consiglio
Il presidente
A. ANTON
(1) Approvazione del 12 febbraio 2019 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).
(2) Decisione 98/392/CE del Consiglio, del 23 marzo 1998, concernente la conclusione, da parte della Comunità europea, della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, del 10 dicembre 1982, e dell'accordo del 28 luglio 1994 relativo all'attuazione della parte XI della convenzione (GU L 179 del 23.6.1998, pag. 1).
(3) Decisione 98/414/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1998, relativa alla ratifica, da parte della Comunità europea, dell'accordo ai fini dell'applicazione delle disposizioni della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 dicembre 1982 relative alla conservazione e alla gestione degli stock ittici transzonali e degli stock ittici altamente migratori (GU L 189 del 3.7.1998, pag. 14).
(4) Regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, relativo alla politica comune della pesca, che modifica i regolamenti (CE) n. 1954/2003 e (CE) n. 1224/2009 del Consiglio e che abroga i regolamenti (CE) n. 2371/2002 e (CE) n. 639/2004 del Consiglio, nonché la decisione 2004/585/CE del Consiglio (GU L 354 del 28.12.2013, pag. 22).
(5) Decisione (UE) 2018/1257 del Consiglio, del 18 settembre 2018, relativa alla firma, a nome dell'Unione europea, di un accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale (GU L 238 del 21.9.2018, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (UE) 2019/407 DEL CONSIGLIO
del 4 marzo 2019
relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, di un accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 43, in combinato disposto con l'articolo 218, paragrafo 6, secondo comma, lettera a) v),
vista la proposta della Commissione europea,
vista l'approvazione del Parlamento europeo (1),
considerando quanto segue:
(1)
L'Unione ha competenza esclusiva nel quadro della politica comune della pesca per l'adozione di misure di conservazione delle risorse biologiche marine, nonché, a tal riguardo, per la conclusione di accordi con altri paesi e con organizzazioni internazionali.
(2)
A norma della decisione 98/392/CE del Consiglio (2) e della decisione 98/414/CE (3) del Consiglio, l'Unione è parte contraente della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 dicembre 1982 («la convenzione») e dell'accordo ai fini dell'applicazione delle disposizioni della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 dicembre 1982 relative alla conservazione e alla gestione degli stock ittici transzonali e degli stock ittici altamente migratori («accordo sugli stock ittici»). Sia la convenzione sia l'accordo sugli stock ittici fanno obbligo a tutti gli Stati di collaborare ai fini della conservazione e della gestione delle risorse biologiche marine. L'accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale («accordo») adempie a tale obbligo.
(3)
Ai sensi del regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), l'Unione conduce le relazioni esterne in materia di pesca conformemente ai suoi obblighi internazionali e ai suoi obiettivi strategici, nonché agli obiettivi e ai principi di cui agli articoli 2 e 3 del regolamento, al fine di assicurare lo sfruttamento e la gestione sostenibili e la conservazione delle risorse biologiche marine e dell'ambiente marino. L'accordo è coerente con tali obiettivi.
(4)
Il 31 marzo 2016 il Consiglio ha autorizzato la Commissione ad avviare negoziati a nome dell'Unione per la conclusione di un accordo internazionale volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale. Il 30 novembre 2017 i suddetti negoziati si sono conclusi positivamente. Conformemente alla decisione del Consiglio (UE) 2018/1257 (5), l'accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale è stato firmato il 3 ottobre 2018, fatta salva la sua conclusione in una data successiva.
(5)
Diventare parte dell'accordo promuoverà la coerenza dell'approccio dell'Unione alla conservazione di tutti gli oceani e rinforzerà il suo impegno a favore della conservazione a lungo termine e dello sfruttamento sostenibile delle risorse biologiche marine a livello globale ed è pertanto nell'interesse dell'Unione.
(6)
È opportuno approvare l'accordo,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
L'accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale («accordo») è approvato a nome dell'Unione.
Il testo dell'accordo è accluso alla presente decisione.
Articolo 2
Il presidente del Consiglio designa la persona o le persone abilitate a depositare, a nome dell'Unione, gli strumenti di approvazione di cui all'articolo 15 dell'accordo.
Articolo 3
La presente decisione entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Bruxelles, il 4 marzo 2019
Per il Consiglio
Il presidente
A. ANTON
(1) Approvazione del 12 febbraio 2019 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).
(2) Decisione 98/392/CE del Consiglio, del 23 marzo 1998, concernente la conclusione, da parte della Comunità europea, della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, del 10 dicembre 1982, e dell'accordo del 28 luglio 1994 relativo all'attuazione della parte XI della convenzione (GU L 179 del 23.6.1998, pag. 1).
(3) Decisione 98/414/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1998, relativa alla ratifica, da parte della Comunità europea, dell'accordo ai fini dell'applicazione delle disposizioni della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 dicembre 1982 relative alla conservazione e alla gestione degli stock ittici transzonali e degli stock ittici altamente migratori (GU L 189 del 3.7.1998, pag. 14).
(4) Regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, relativo alla politica comune della pesca, che modifica i regolamenti (CE) n. 1954/2003 e (CE) n. 1224/2009 del Consiglio e che abroga i regolamenti (CE) n. 2371/2002 e (CE) n. 639/2004 del Consiglio, nonché la decisione 2004/585/CE del Consiglio (GU L 354 del 28.12.2013, pag. 22).
(5) Decisione (UE) 2018/1257 del Consiglio, del 18 settembre 2018, relativa alla firma, a nome dell'Unione europea, di un accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale (GU L 238 del 21.9.2018, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ACCORDO E DELLA DECISIONE?
L’accordo è volto a impedire la pesca commerciale non regolamentata nella parte di acque d’altura (acque che non si trovano sotto la giurisdizione di alcun paese) del Mar Glaciale Artico centrale tramite l’attuazione di misure precauzionali di conservazione e gestione. La decisione conclude l’accordo a nome dell’Unione europea.
PUNTI CHIAVE
L’Artico copre la zona intorno al Polo Nord. Comprende il Mar Glaciale Artico e i territori di otto paesi artici: Canada, Danimarca (incluse Groenlandia e le Isole Fær Øer), Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti. L’accordo è stato firmato da Canada, Cina, Danimarca (per conto delle Isole Fær Øer e della Groenlandia), Unione europea, Islanda, Giappone, Corea del Sud, Norvegia, Russia e Stati Uniti. L’accordo è precauzionale: fino a poco tempo fa, il ghiaccio copriva la parte di acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale per tutto l’anno, rendendo impossibile la pesca in tali acque. Tuttavia, il riscaldamento globale ha ridotto notevolmente l’estensione del ghiaccio e ciò potrebbe in futuro aprire tale zona alla pesca. L’accordo si basa sui principi stabiliti nella convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, nell’accordo per l’attuazione della convenzione delle Nazioni Unite riguardante la conservazione e la gestione degli stock ittici transzonali e delle specie altamente migratorie e nel codice di condotta per la pesca responsabile del 1995.Ambito di applicazioneL’accordo riguarda pesci, molluschi e crostacei, fatta eccezione per quelli appartenenti a specie sedentarie così come definite nella convenzione ONU sul diritto del mare. Le parti concordano di non intraprendere attività di pesca commerciale nella parte di acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale per un periodo iniziale di 16 anni successivo all’entrata in vigore dell’accordo. Tale periodo può essere esteso automaticamente ogni cinque anni, a meno che una parte presenti un’obiezione.Programma comune di ricerca scientifica e monitoraggio
L’accordo istituirà un programma comune di ricerca scientifica e monitoraggio volto a migliorare la comprensione degli ecosistemi del Mar Glaciale Artico centrale e, in particolare, a stabilire se in tale zona potrebbero esistere stock ittici atti a essere catturati in modo sostenibile.
Misure di conservazione e gestione
Le parti possono autorizzare le imbarcazioni registrate nel loro paese a svolgere attività di pesca commerciale solo se rispettano:le misure di conservazione e gestione per la gestione sostenibile degli stock ittici riconosciute a livello internazionale e adottate da una o più organizzazioni o intese regionali o subregionali di gestione della pesca; oppure le misure provvisorie di conservazione e gestione che possono essere definite dalle parti.Revisione e ulteriore attuazioneAlmeno ogni due anni avrà luogo una revisione dell’accordo e delle informazioni scientifiche raccolte attraverso il programma comune. Entro tre anni dall’entrata in vigore dell’accordo saranno stabilite le misure di conservazione e gestione per la pesca sperimentale nella zona.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo entrerà in vigore una volta che tutti i dieci firmatari lo ratificheranno.
La decisione è entrata in vigore il 18 marzo 2019.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale (GU L 73 del 15.3.2019, pag. 3).
Decisione (UE) 2019/407 del Consiglio, del 4 marzo 2019, relativa alla conclusione, a nome dell’Unione europea, di un accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d’altura del Mar Glaciale Artico centrale (GU L 73 del 15.3.2019, pag. 1). |
Armi di distruzione di massa: lotta alla proliferazione
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
In conformità con la strategia dell’UE del 2003 contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, la decisione sostiene l’attuazione della risoluzione 1540 del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite. Essa fa seguito a decisioni simili adottate nel 2006, nel 2008 e nel 2013.
La strategia UE è concepita per prevenire, scoraggiare, arrestare e, ove possibile, eliminare i programmi connessi alle armi di distruzioni di massa (ADM) in tutto il mondo. Sin dalla nascita della strategia, avvenuta nel 2003, tra i principi fondamentali compaiono:rafforzare i meccanismi internazionali di non proliferazione e lavorare per migliorare i sistemi che verificano le violazioni delle norme stabilite nei trattati multilaterali; promuovere un ambiente stabile a livello regionale e internazionale, consolidando i programmi volti a promuovere il disarmo e integrando l’obiettivo della non proliferazione in tutte le attività politiche, diplomatiche ed economiche dell’UE; lavorare a stretto contatto con partner chiave quali gli Stati Uniti, la Russia e la NATO e assistere i paesi terzi.
PUNTI CHIAVE
Il Consiglio effettua un monitoraggio costante della strategia, poiché riceve relazioni sui progressi compiuti con cadenza semestrale.
La strategia viene attuata attraverso progetti e attività quali ad esempio:il sostegno dell’UE al codice di condotta dell’Aia, un insieme di norme contro i missili balistici (decisione 2014/913/PESC). il sostegno dell’UE all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (decisione 2015/259/PESC). una rete europea di gruppi di riflessione indipendenti sulla non proliferazione (decisione 2010/430/PESC). il sostegno dell’UE alle attività di biosicurezza e bioprotezione dell’Organizzazione mondiale della sanità (decisione 2013/668/PESC). Nel 2008, l’UE ha adottato nuove linee d’azione sulla proliferazione delle ADM. L’intento era quello di rendere la strategia del 2003 più efficace, ad esempio sensibilizzando le istituzioni scientifiche, accademiche e finanziarie ed elaborando misure volte a prevenire il trasferimento di conoscenze sulle ADM alle parti sbagliate. Essi ribadiscono l’importanza della strategia del 2003 e dei principi che determinano l’azione dell’UE (efficace multilateralismo, prevenzione e cooperazione internazionale) e il loro ruolo nel contribuire all’attuazione della Risoluzione 1540 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La Risoluzione 1540 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite obbliga i firmatari ad astenersi dal sostenere in qualsiasi modo attori non governativi* nelle attività di:sviluppo, acquisizione, fabbricazione, detenzione, trasporto, trasferimento o utilizzo di armi chimiche o biologiche e dei relativi vettori.
Nel 2011, il Consiglio di sicurezza ha adottato la Risoluzione delle Nazioni Unite 1977, che riafferma che la proliferazione delle armi biologiche, chimiche e nucleari e dei relativi vettori costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali. Essa proroga fino al 2021 il mandato del Comitato 1540, un comitato il cui ruolo è quello di impegnarsi attivamente presso i governi e le organizzazioni pertinenti a livello internazionale, regionale e sub-regionale per promuovere la condivisione delle esperienze, delle lezioni apprese e delle pratiche efficaci nelle aree interessate dalla risoluzione UNSCR 1540.
La decisione fa riferimento al sostegno dell’UE in linea con la sua strategia sulle ADM, con l’obiettivo di promuovere il ruolo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e migliorarne le competenze nell’affrontare le sfide della proliferazione. In termini pratici, tale sostegno consiste nell’organizzazione di laboratori sub-regionali, visite ai paesi, incontri, eventie sforzi nell’ambito delle pubbliche relazioni. L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo è responsabile dell’attuazione tecnica dei progetti, in cooperazione con l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, l’Unione africana, l’Organizzazione degli Stati americani e la Lega degli Stati arabi, ove appropriato.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Misure dell’UE per la lotta la proliferazione delle ADM (Servizio europeo per l’azione esterna).
TERMINI CHIAVE
Attori non governativi: individui o organizzazioni con una significativa influenza politica, ma non alleati a un particolare paese o stato.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione (PESC) del Consiglio 2017/809, dell’11 maggio 2017, a sostegno dell’attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei relativi vettori (GU L 121 del 12.5.2017, pag. 39).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (PESC) 2015/259 del Consiglio, del 17 febbraio 2015, a sostegno delle attività svolte dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) nell’ambito dell’attuazione della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 43 del 18.2.2015, pag. 14).
Decisione 2014/913/PESC del Consiglio, del 15 dicembre 2014, a sostegno del codice di condotta dell’Aia e della non proliferazione dei missili balistici nell’ambito dell’attuazione della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 360 del 17.12.2014, pag. 44).
Decisione 2013/668/PESC del Consiglio, del 18 novembre 2013, a sostegno delle attività dell’Organizzazione mondiale della sanità nel settore della biosicurezza e della bioprotezione nell’ambito della strategia dell’Unione europea contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 310 del 20.11.2013, pag. 13).
Decisione 2013/391/PESC del Consiglio, del 22 luglio 2013, a sostegno dell’attuazione pratica della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei relativi vettori (GU L 198 del 23.7.2013, pag. 40).
Le successive modifiche alla decisione 2013/391/GAI sono state incorporate nel documento originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione 2010/430/PESC del Consiglio, del 26 luglio 2010, che istituisce una rete europea di gruppi di riflessione indipendenti sulla non proliferazione a sostegno dell’attuazione della strategia UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 202 del 4.8.2010, pag. 5).
Azione comune 2008/368/PESC del Consiglio, del 14 maggio del 2008, a sostegno dell’attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nell’ambito dell’attuazione della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 127 del 15.5.2008, pag. 78).
Azione comune 2006/419/PESC del Consiglio, del 12 giugno del 2006, a sostegno dell’attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nell’ambito dell’attuazione della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 165 del 17.6.2006, pag. 30).
Strategia dell’UE del 10 dicembre 2003 contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (doc. 15708/03, non pubblicata sulla Gazzetta ufficiale). | DECISIONE (PESC) 2017/809 DEL CONSIGLIO
dell'11 maggio 2017
a sostegno dell'attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei relativi vettori
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 26, paragrafo 2, e l'articolo 31, paragrafo 1,
vista la proposta dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,
considerando quando segue:
(1)
Il 12 dicembre 2003, il Consiglio europeo ha adottato la strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, il cui capitolo III contiene un elenco di misure atte a combattere tale proliferazione, le quali devono essere attuate sia nell'Unione sia nei paesi terzi.
(2)
L'Unione sta attivamente attuando tale strategia e le misure elencate nel capitolo III, in particolare liberando risorse finanziarie a sostegno di specifici progetti condotti da istituzioni multilaterali, fornendo assistenza tecnica e conoscenze specialistiche agli Stati che necessitano di un'ampia gamma di misure di non proliferazione e promuovendo il ruolo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (ONU).
(3)
Il 28 aprile 2004, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato la risoluzione 1540 (2004) («UNSCR 1540 (2004)»), il primo strumento internazionale che tratta in modo integrato e globale delle armi di distruzione di massa, dei relativi vettori e dei materiali connessi. L'UNSCR 1540 (2004) ha stabilito obblighi vincolanti per tutti gli Stati al fine di impedire e dissuadere gli attori non statali dall'ottenere l'accesso a tali armi e materiali connessi. Essa ha altresì invitato gli Stati a presentare una relazione al comitato del Consiglio di sicurezza istituito dall'UNSCR 1540 (2004) («comitato 1540») sulle misure che hanno adottato o intendono adottare ai fini dell'attuazione della stessa UNSCR 1540 (2004).
(4)
Il 27 aprile 2006, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato la risoluzione 1673 (2006) e ha stabilito che il comitato 1540 doveva intensificare gli sforzi volti a promuovere l'attuazione integrale dell'UNSCR 1540 (2004) attraverso programmi di lavoro che prevedano attività di sensibilizzazione, assistenza, dialogo e cooperazione. Ha inoltre invitato il comitato 1540 ad esaminare con gli Stati e con le organizzazioni internazionali, regionali e subregionali la possibilità di mettere in comune le esperienze acquisite e gli insegnamenti tratti, nonché di mettere a disposizione programmi che potrebbero agevolare l'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004).
(5)
Il 20 aprile 2011, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato la risoluzione 1977 (2011) e ha deciso di prorogare il mandato del comitato 1540 di un periodo di dieci anni, fino al 25 aprile 2021. Ha inoltre deciso che il comitato 1540 doveva continuare a intensificare gli sforzi volti a promuovere la piena attuazione, da parte di tutti gli Stati, dell'UNSCR 1540 (2004), a impegnarsi attivamente per associare le offerte alle richieste di assistenza, mediante strumenti quali visite, su invito dello Stato interessato, modelli di assistenza, piani d'azione o altre informazioni presentate al comitato 1540 e a svolgere un esame globale dello stato di attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) prima del dicembre 2016.
(6)
Il 15 dicembre 2016, il Consiglio di sicurezza ha adottato all'unanimità la risoluzione 2325(2016) e ha pertanto approvato i risultati del processo di revisione globale dell'UNSCR 1540(2004) effettuato nel 2016. Ha invitato tutti gli Stati a rafforzare le misure nazionali nell'attuazione dell'UNSCR 1540(2004) e a fornire maggiore assistenza per il potenziamento delle capacità dello Stato al riguardo, anche tramite contributi volontari, nonché per migliorare la cooperazione tra le parti interessate, la società civile e il mondo accademico.
(7)
L'attuazione dell'azione comune 2006/419/PESC del Consiglio (1), dell'azione comune 2008/368/PESC del Consiglio (2) e della decisione 2013/391/PESC del Consiglio (3) ha contribuito a diminuire sensibilmente il numero di Stati che non presentano le relazioni e di quelli che non hanno fornito le informazioni supplementari richieste dal comitato 1540 in seguito alla presentazione di relazioni incomplete.
(8)
L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo («UNODA»), che è preposto a fornire assistenza materiale e logistica al comitato 1540 e al suo gruppo di esperti, dovrebbe essere incaricato dell'attuazione tecnica dei progetti da realizzare a norma della presente decisione.
(9)
La presente decisione dovrebbe essere attuata conformemente all'accordo quadro in materia finanziaria e amministrativa concluso dalla Commissione con l'ONU riguardo alla gestione dei contributi finanziari dell'Unione ai programmi o ai progetti gestiti dall'ONU,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
1. Conformemente alla strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa («strategia ONU») il cui obiettivo è promuovere il ruolo del Consiglio di sicurezza dell'ONU e potenziare le sue conoscenze specialistiche nell'affrontare la sfida della proliferazione, l'Unione sostiene ulteriormente l'attuazione della risoluzione (UNSCR) 1540 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell'UNSCR 1977 (2011).
2. I progetti a sostegno dell'UNSCR 1540 (2004), in linea con le misure della strategia dell'UE, consistono in seminari a livello subregionale, visite sul posto, riunioni, eventi, attività di formazione e di relazioni pubbliche.
3. I progetti si prefiggono i seguenti obiettivi:
—
intensificare i pertinenti sforzi e capacità a livello nazionale e regionale, soprattutto tramite la formazione, lo sviluppo di capacità e l'agevolazione dell'assistenza in stretto coordinamento con altri programmi dell'Unione e con altri attori coinvolti nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) per garantire sinergie e complementarità,
—
contribuire all'attuazione pratica delle raccomandazioni specifiche contenute sia nell'esame globale dello status di attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) realizzato nel 2009, sia nei risultati dell'esame globale svolto a dicembre 2016, in particolare nei settori dell'assistenza tecnica, della cooperazione internazionale e della sensibilizzazione,
—
sostenere, su richiesta degli Stati, lo sviluppo di piani d'azione nazionali volontari per l'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004),
—
promuovere la partecipazione delle parti interessate dell'industria e della società civile all'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004).
4. Una descrizione particolareggiata dei progetti figura nell'allegato.
Articolo 2
1. L'alto rappresentante è responsabile dell'attuazione della presente decisione.
2. L'UNODA cura l'attuazione tecnica dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, se del caso in cooperazione con l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), l'Unione africana, l'Organizzazione degli Stati americani e la Lega degli Stati arabi. L'UNODA conclude un accordo con l'OSCE riguardo al trasferimento dei fondi necessari per l'attuazione di specifici progetti dell'OSCE.
3. L'UNODA cura l'attuazione tecnica dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, sotto la responsabilità e il controllo dell'alto rappresentante. A tal fine, l'alto rappresentante conclude gli accordi necessari con l'UNODA.
Articolo 3
1. L'importo di riferimento finanziario per l'attuazione dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, è pari a 2 635 170,77 EUR. Il bilancio totale stimato per l'intero progetto è pari a 2 672 770,77EUR, messi a disposizione attraverso il cofinanziamento del bilancio generale dell'Unione europea.
2. Le spese finanziate con l'importo di cui al paragrafo 1 sono gestite in conformità delle procedure e delle norme applicabili al bilancio generale dell'Unione europea.
3. La Commissione vigila sulla corretta gestione delle spese di cui al paragrafo 2. A tal fine, la Commissione conclude un accordo di finanziamento con l'UNODA. L'accordo prevede che l'UNODA assicuri la visibilità del contributo dell'Unione corrispondente alla sua entità. Prevede inoltre che la responsabilità ultima per quanto riguarda l'attuazione tecnica dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2 nei confronti della Commissione spetti all'UNODA.
4. La Commissione si adopera per concludere l'accordo di finanziamento di cui al paragrafo 3 non appena possibile dopo l'entrata in vigore della presente decisione. Essa informa il Consiglio di ogni difficoltà in tale procedimento e della data di conclusione dell'accordo di finanziamento.
Articolo 4
L'alto rappresentante riferisce al Consiglio in merito all'attuazione della presente decisione sulla scorta delle relazioni periodiche stilate dall'UNODA. Su tali relazioni si basa la valutazione del Consiglio. La Commissione fornisce informazioni sugli aspetti finanziari dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2.
Articolo 5
1. La presente decisione entra in vigore il giorno dell'adozione.
2. La presente decisione cessa di produrre effetti 36 mesi dopo la conclusione dell'accordo di finanziamento di cui all'articolo 3, paragrafo 3, o sei mesi dopo la data di adozione se l'accordo di finanziamento non è stato concluso entro tale termine.
Fatto a Bruxelles, l'11 maggio 2017
Per il Consiglio
Il presidente
C. CARDONA
(1) Azione comune 2006/419/PESC del Consiglio, del 12 giugno 2006, a sostegno dell'attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nell'ambito dell'attuazione della strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 165 del 17.6.2006, pag. 30).
(2) Azione comune 2008/368/PESC del Consiglio, del 14 maggio 2008, a sostegno dell'attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nell'ambito dell'attuazione della strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 127 del 15.5.2008, pag. 78).
(3) Decisione 2013/391/PESC del Consiglio, del 22 luglio 2013, a sostegno dell'attuazione pratica della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei relativi vettori (GU L 198 del 23.7.2013, pag. 40).
ALLEGATO
1. OBIETTIVO
L'obiettivo globale della presente decisione consiste nel promuovere l'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) e 1977 (2011) nel quadro dell'attuazione della strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa tramite misure specifiche che si prefiggono i seguenti scopi: intensificare i pertinenti sforzi e capacità a livello nazionale e regionale, soprattutto tramite lo sviluppo di capacità e l'agevolazione dell'assistenza; contribuire all'attuazione pratica delle raccomandazioni specifiche contenute sia nell'esame globale dello status di attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) realizzato nel 2009, sia nei risultati dell'esame globale svolto a dicembre 2016, in particolare nei settori dell'assistenza tecnica, della cooperazione internazionale e della sensibilizzazione.
2. MISURE
2.1. Obiettivi delle misure
—
Sostenere attività di attuazione regionali e specifiche per paese, incluso lo sviluppo dei piani d'azione nazionali volontari di attuazione o tabelle di marcia per l'attuazione dei principali requisiti dell'UNSCR 1540 (2004), la formazione di esperti nazionali, il rafforzamento degli sforzi di coordinamento regionale/subregionale e altre attività volte a promuovere un processo di attuazione di lungo periodo a livello nazionale e subregionale,
—
promuovere e sostenere l'universalità delle relazioni come richiesto dall'UNSCR 1540 (2004),
—
rafforzare il ruolo dell'industria e della società civile nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004),
—
sensibilizzare i responsabili politici e i rappresentanti dell'industria e della società civile riguardo all'importanza dell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004),
—
rafforzare la cooperazione subregionale, regionale ed internazionale riguardo all'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) tenendo debitamente conto del ruolo svolto dal comitato 1540 e dal suo gruppo di esperti, nonché del programma di lavoro del comitato stesso,
—
contribuire al raggiungimento di maggiori sinergie fra gli sforzi delle parti interessate internazionali nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004), in particolare nella regione dell'OSCE.
2.2. Descrizione delle misure
a)
L'UNODA, agendo in stretto collegamento con il comitato 1540, risponderà a un massimo di sette richieste di assistenza da parte di Stati, dando priorità a quelli della regione dell'OSCE, della regione africana nonché della regione del Golfo e del Medio Oriente. L'assistenza fornita sarà volta a consentire agli Stati di adottare ulteriori iniziative pratiche per conformarsi agli obblighi dell'UNSCR 1540 (2004) a livello nazionale, rispondendo così alle richieste di assistenza degli Stati al comitato 1540. Tale assistenza integrerà la funzione di mediazione del comitato 1540, ma non comprende la fornitura o l'acquisizione di attrezzature tecniche.
b)
L'UNODA sosterrà gli sforzi volti a raggiungere l'universalità delle relazioni. Mentre l'UNSCR 1540 (2004) invita gli Stati a presentare al comitato1540, entro sei mesi dall'adozione della risoluzione, una prima relazione sulle misure che hanno adottato o intendono adottare per attuarla, sussiste tuttora una serie di Stati che non presentano le relazioni. In tale contesto l'UNODA sosterrà rispettivamente, attraverso il suo Centro regionale in Africa (UNREC) e il suo Centro regionale in Asia e nel Pacifico (UNRCPD), e in stretta collaborazione con l'Unione africana e i pertinenti centri di eccellenza dell'Unione europea per l'attenuazione del rischio chimico, biologico, radiologico e nucleare («centri di eccellenza CBRN dell'UE»), fino a cinque attività nazionali o regionali specificamente mirate agli Stati che non presentano le relazioni.
c)
L'UNODA fornirà inoltre supporto a tre corsi di formazione regionali/subregionali per i punti di contatto nazionali designati dagli Stati, al fine di coordinare l'attuazione nazionale dell'UNSCR 1540 (2004) e assistere lo sviluppo di una rete di punti di contatto nonché migliorarne la comunicazione con il comitato 1540.
d)
L'UNODA subappalterà al segretariato dell'OSCE, tra altre attività, uno studio su come promuovere ulteriori sinergie fra gli sforzi delle parti interessate internazionali coinvolte nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) nella regione dell'OSCE.
e)
L'UNODA fornirà supporto a un massimo di tre conferenze regionali sull'industria previste dall'UNSCR 1540 (2004). Dal 2012 il governo tedesco, con il sostegno del «programma di sensibilizzazione dell'UE per i prodotti a duplice uso» e dell'UNODA, ha ospitato quattro conferenze nella città di Wiesbaden per le parti interessate dell'industria e della società civile al fine di promuovere il coinvolgimento del settore industriale e di quello privato nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004). Uno dei risultati della quarta conferenza, tenutasi nel novembre 2015 in collaborazione con il comitato 1540, il suo gruppo di esperti e l'UNODA, è l'intesa comune di rafforzare l'approccio regionale, vale a dire tenere analoghe conferenze in luoghi comprendenti Asia, America latina e nella regione dell'OSCE. Le future conferenze regionali per le parti interessate dell'industria dovrebbero essere complementari ai lavori intrapresi nell'ambito dei pertinenti programmi dell'UE, ad esempio i Centri di eccellenza CBRN dell'UE e/o il programma di controllo delle esportazioni P2P dell'UE per i prodotti a duplice uso.
f)
L'UNODA organizzerà o fornirà supporto a seminari destinati ai rappresentanti della società civile, del mondo accademico e dell'industria ai fini dell'attuazione pratica dell'esame globale 2016 dello status di attuazione dell'UNSCR 1540 (2004). In tale contesto, l'UNODA sosterrà la partecipazione di funzionari nazionali degli Stati richiedenti assistenza a corsi di formazione e ad altre attività di sviluppo di capacità.
Se del caso, l'UNODA ricercherà sinergie con le attività di altri attori coinvolti nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004), i Centri di eccellenza CBRN regionali dell'UE nonché gli altri programmi sostenuti dall'Unione in questo settore.
2.3. Risultati delle misure
Migliore attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) tramite ulteriori iniziative da intraprendere da parte degli Stati verso la sua piena attuazione; sviluppo di tabelle di marcia e piani d'azione nazionali efficaci e realistici per l'attuazione dei principali requisiti di tale risoluzione; approcci coordinati rafforzati a livello regionale e subregionale per l'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) e istituzione di partenariati efficaci tra gli Stati partecipanti e i fornitori di assistenza.
Un numero più elevato di prime relazioni degli Stati che devono ancora presentare la loro prima relazione nazionale sull'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004).
Maggiore coinvolgimento di rappresentanti dell'industria e della società civile negli sforzi per l'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) messi in atto a livello internazionale, regionale e nazionale.
Maggiore sensibilizzazione sull'importanza della piena attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) e sui risultati degli esami globali del 2009 e del 2016.
3. PARTNER PER LE MISURE
L'UNODA, agendo in stretto collegamento con il comitato 1540, continuerà a sviluppare partenariati efficaci con le pertinenti organizzazioni regionali, in particolare l'OSCE, l'Unione africana e la Lega degli Stati arabi, nonché con i Centri di eccellenza CBRN dell'UE, che beneficiano di un sostegno finanziario della Commissione europea e sono realizzati congiuntamente dal Centro comune di ricerca (CCR) e dall'Istituto interregionale dell'ONU per la ricerca sul crimine e la giustizia (UNICRI).
Per quanto riguarda i progetti nella regione dell'OSCE, l'UNODA conclude un accordo con l'OSCE sul trasferimento dei fondi necessari per l'attuazione di tali progetti, in modo da avvalersi appieno del memorandum d'intesa sull'attuazione congiunta di progetti in materia di non proliferazione delle armi di distruzione di massa che l'UNODA e il segretariato dell'OSCE hanno concluso nel 2011.
L'UNODA manterrà altresì la cooperazione con le altre agenzie e organizzazioni internazionali, compresi l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (IAEA), l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW), l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e l'Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE), al fine di garantire efficaci sinergie ed evitare duplicazioni.
4. INTERAZIONE CON GLI SFORZI DELL'UNIONE
Sulla base del feedback regolare da parte dell'UNODA sulle sue attività, l'Unione può decidere di completare tali sforzi attraverso un'azione diplomatica mirata volta a sensibilizzare in merito all'attuazione di piani d'azione nazionali e alla presentazione di relazioni nazionali.
5. BENEFICIARI DELLE MISURE
—
Stati, funzionari governativi,
—
comitato 1540 e altri organi dell'ONU,
—
organizzazioni internazionali, regionali e subregionali,
—
governi e organizzazioni che forniscono e ricevono assistenza tecnica ai sensi dell'UNSCR 1540 (2004),
—
società civile e industria.
6. SEDI
L'UNODA selezionerà potenziali sedi per lo svolgimento di riunioni, seminari e altri eventi. I criteri utilizzati nella scelta delle sedi includeranno la volontà e l'impegno del relativo Stato di una regione particolare a ospitare l'evento. I siti specifici per le visite in loco o attività specifiche per paese dipenderanno dagli inviti rivolti dagli Stati interessati e, se del caso, dalle decisioni del comitato 1540 in conformità del suo programma di lavoro.
7. DURATA
La durata complessiva del progetto è stimata in 36 mesi.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (PESC) 2017/809 DEL CONSIGLIO
dell'11 maggio 2017
a sostegno dell'attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei relativi vettori
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 26, paragrafo 2, e l'articolo 31, paragrafo 1,
vista la proposta dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,
considerando quando segue:
(1)
Il 12 dicembre 2003, il Consiglio europeo ha adottato la strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, il cui capitolo III contiene un elenco di misure atte a combattere tale proliferazione, le quali devono essere attuate sia nell'Unione sia nei paesi terzi.
(2)
L'Unione sta attivamente attuando tale strategia e le misure elencate nel capitolo III, in particolare liberando risorse finanziarie a sostegno di specifici progetti condotti da istituzioni multilaterali, fornendo assistenza tecnica e conoscenze specialistiche agli Stati che necessitano di un'ampia gamma di misure di non proliferazione e promuovendo il ruolo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (ONU).
(3)
Il 28 aprile 2004, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato la risoluzione 1540 (2004) («UNSCR 1540 (2004)»), il primo strumento internazionale che tratta in modo integrato e globale delle armi di distruzione di massa, dei relativi vettori e dei materiali connessi. L'UNSCR 1540 (2004) ha stabilito obblighi vincolanti per tutti gli Stati al fine di impedire e dissuadere gli attori non statali dall'ottenere l'accesso a tali armi e materiali connessi. Essa ha altresì invitato gli Stati a presentare una relazione al comitato del Consiglio di sicurezza istituito dall'UNSCR 1540 (2004) («comitato 1540») sulle misure che hanno adottato o intendono adottare ai fini dell'attuazione della stessa UNSCR 1540 (2004).
(4)
Il 27 aprile 2006, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato la risoluzione 1673 (2006) e ha stabilito che il comitato 1540 doveva intensificare gli sforzi volti a promuovere l'attuazione integrale dell'UNSCR 1540 (2004) attraverso programmi di lavoro che prevedano attività di sensibilizzazione, assistenza, dialogo e cooperazione. Ha inoltre invitato il comitato 1540 ad esaminare con gli Stati e con le organizzazioni internazionali, regionali e subregionali la possibilità di mettere in comune le esperienze acquisite e gli insegnamenti tratti, nonché di mettere a disposizione programmi che potrebbero agevolare l'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004).
(5)
Il 20 aprile 2011, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato la risoluzione 1977 (2011) e ha deciso di prorogare il mandato del comitato 1540 di un periodo di dieci anni, fino al 25 aprile 2021. Ha inoltre deciso che il comitato 1540 doveva continuare a intensificare gli sforzi volti a promuovere la piena attuazione, da parte di tutti gli Stati, dell'UNSCR 1540 (2004), a impegnarsi attivamente per associare le offerte alle richieste di assistenza, mediante strumenti quali visite, su invito dello Stato interessato, modelli di assistenza, piani d'azione o altre informazioni presentate al comitato 1540 e a svolgere un esame globale dello stato di attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) prima del dicembre 2016.
(6)
Il 15 dicembre 2016, il Consiglio di sicurezza ha adottato all'unanimità la risoluzione 2325(2016) e ha pertanto approvato i risultati del processo di revisione globale dell'UNSCR 1540(2004) effettuato nel 2016. Ha invitato tutti gli Stati a rafforzare le misure nazionali nell'attuazione dell'UNSCR 1540(2004) e a fornire maggiore assistenza per il potenziamento delle capacità dello Stato al riguardo, anche tramite contributi volontari, nonché per migliorare la cooperazione tra le parti interessate, la società civile e il mondo accademico.
(7)
L'attuazione dell'azione comune 2006/419/PESC del Consiglio (1), dell'azione comune 2008/368/PESC del Consiglio (2) e della decisione 2013/391/PESC del Consiglio (3) ha contribuito a diminuire sensibilmente il numero di Stati che non presentano le relazioni e di quelli che non hanno fornito le informazioni supplementari richieste dal comitato 1540 in seguito alla presentazione di relazioni incomplete.
(8)
L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo («UNODA»), che è preposto a fornire assistenza materiale e logistica al comitato 1540 e al suo gruppo di esperti, dovrebbe essere incaricato dell'attuazione tecnica dei progetti da realizzare a norma della presente decisione.
(9)
La presente decisione dovrebbe essere attuata conformemente all'accordo quadro in materia finanziaria e amministrativa concluso dalla Commissione con l'ONU riguardo alla gestione dei contributi finanziari dell'Unione ai programmi o ai progetti gestiti dall'ONU,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
1. Conformemente alla strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa («strategia ONU») il cui obiettivo è promuovere il ruolo del Consiglio di sicurezza dell'ONU e potenziare le sue conoscenze specialistiche nell'affrontare la sfida della proliferazione, l'Unione sostiene ulteriormente l'attuazione della risoluzione (UNSCR) 1540 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell'UNSCR 1977 (2011).
2. I progetti a sostegno dell'UNSCR 1540 (2004), in linea con le misure della strategia dell'UE, consistono in seminari a livello subregionale, visite sul posto, riunioni, eventi, attività di formazione e di relazioni pubbliche.
3. I progetti si prefiggono i seguenti obiettivi:
—
intensificare i pertinenti sforzi e capacità a livello nazionale e regionale, soprattutto tramite la formazione, lo sviluppo di capacità e l'agevolazione dell'assistenza in stretto coordinamento con altri programmi dell'Unione e con altri attori coinvolti nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) per garantire sinergie e complementarità,
—
contribuire all'attuazione pratica delle raccomandazioni specifiche contenute sia nell'esame globale dello status di attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) realizzato nel 2009, sia nei risultati dell'esame globale svolto a dicembre 2016, in particolare nei settori dell'assistenza tecnica, della cooperazione internazionale e della sensibilizzazione,
—
sostenere, su richiesta degli Stati, lo sviluppo di piani d'azione nazionali volontari per l'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004),
—
promuovere la partecipazione delle parti interessate dell'industria e della società civile all'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004).
4. Una descrizione particolareggiata dei progetti figura nell'allegato.
Articolo 2
1. L'alto rappresentante è responsabile dell'attuazione della presente decisione.
2. L'UNODA cura l'attuazione tecnica dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, se del caso in cooperazione con l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), l'Unione africana, l'Organizzazione degli Stati americani e la Lega degli Stati arabi. L'UNODA conclude un accordo con l'OSCE riguardo al trasferimento dei fondi necessari per l'attuazione di specifici progetti dell'OSCE.
3. L'UNODA cura l'attuazione tecnica dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, sotto la responsabilità e il controllo dell'alto rappresentante. A tal fine, l'alto rappresentante conclude gli accordi necessari con l'UNODA.
Articolo 3
1. L'importo di riferimento finanziario per l'attuazione dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, è pari a 2 635 170,77 EUR. Il bilancio totale stimato per l'intero progetto è pari a 2 672 770,77EUR, messi a disposizione attraverso il cofinanziamento del bilancio generale dell'Unione europea.
2. Le spese finanziate con l'importo di cui al paragrafo 1 sono gestite in conformità delle procedure e delle norme applicabili al bilancio generale dell'Unione europea.
3. La Commissione vigila sulla corretta gestione delle spese di cui al paragrafo 2. A tal fine, la Commissione conclude un accordo di finanziamento con l'UNODA. L'accordo prevede che l'UNODA assicuri la visibilità del contributo dell'Unione corrispondente alla sua entità. Prevede inoltre che la responsabilità ultima per quanto riguarda l'attuazione tecnica dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2 nei confronti della Commissione spetti all'UNODA.
4. La Commissione si adopera per concludere l'accordo di finanziamento di cui al paragrafo 3 non appena possibile dopo l'entrata in vigore della presente decisione. Essa informa il Consiglio di ogni difficoltà in tale procedimento e della data di conclusione dell'accordo di finanziamento.
Articolo 4
L'alto rappresentante riferisce al Consiglio in merito all'attuazione della presente decisione sulla scorta delle relazioni periodiche stilate dall'UNODA. Su tali relazioni si basa la valutazione del Consiglio. La Commissione fornisce informazioni sugli aspetti finanziari dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2.
Articolo 5
1. La presente decisione entra in vigore il giorno dell'adozione.
2. La presente decisione cessa di produrre effetti 36 mesi dopo la conclusione dell'accordo di finanziamento di cui all'articolo 3, paragrafo 3, o sei mesi dopo la data di adozione se l'accordo di finanziamento non è stato concluso entro tale termine.
Fatto a Bruxelles, l'11 maggio 2017
Per il Consiglio
Il presidente
C. CARDONA
(1) Azione comune 2006/419/PESC del Consiglio, del 12 giugno 2006, a sostegno dell'attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nell'ambito dell'attuazione della strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 165 del 17.6.2006, pag. 30).
(2) Azione comune 2008/368/PESC del Consiglio, del 14 maggio 2008, a sostegno dell'attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nell'ambito dell'attuazione della strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 127 del 15.5.2008, pag. 78).
(3) Decisione 2013/391/PESC del Consiglio, del 22 luglio 2013, a sostegno dell'attuazione pratica della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei relativi vettori (GU L 198 del 23.7.2013, pag. 40).
ALLEGATO
1. OBIETTIVO
L'obiettivo globale della presente decisione consiste nel promuovere l'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) e 1977 (2011) nel quadro dell'attuazione della strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa tramite misure specifiche che si prefiggono i seguenti scopi: intensificare i pertinenti sforzi e capacità a livello nazionale e regionale, soprattutto tramite lo sviluppo di capacità e l'agevolazione dell'assistenza; contribuire all'attuazione pratica delle raccomandazioni specifiche contenute sia nell'esame globale dello status di attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) realizzato nel 2009, sia nei risultati dell'esame globale svolto a dicembre 2016, in particolare nei settori dell'assistenza tecnica, della cooperazione internazionale e della sensibilizzazione.
2. MISURE
2.1. Obiettivi delle misure
—
Sostenere attività di attuazione regionali e specifiche per paese, incluso lo sviluppo dei piani d'azione nazionali volontari di attuazione o tabelle di marcia per l'attuazione dei principali requisiti dell'UNSCR 1540 (2004), la formazione di esperti nazionali, il rafforzamento degli sforzi di coordinamento regionale/subregionale e altre attività volte a promuovere un processo di attuazione di lungo periodo a livello nazionale e subregionale,
—
promuovere e sostenere l'universalità delle relazioni come richiesto dall'UNSCR 1540 (2004),
—
rafforzare il ruolo dell'industria e della società civile nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004),
—
sensibilizzare i responsabili politici e i rappresentanti dell'industria e della società civile riguardo all'importanza dell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004),
—
rafforzare la cooperazione subregionale, regionale ed internazionale riguardo all'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) tenendo debitamente conto del ruolo svolto dal comitato 1540 e dal suo gruppo di esperti, nonché del programma di lavoro del comitato stesso,
—
contribuire al raggiungimento di maggiori sinergie fra gli sforzi delle parti interessate internazionali nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004), in particolare nella regione dell'OSCE.
2.2. Descrizione delle misure
a)
L'UNODA, agendo in stretto collegamento con il comitato 1540, risponderà a un massimo di sette richieste di assistenza da parte di Stati, dando priorità a quelli della regione dell'OSCE, della regione africana nonché della regione del Golfo e del Medio Oriente. L'assistenza fornita sarà volta a consentire agli Stati di adottare ulteriori iniziative pratiche per conformarsi agli obblighi dell'UNSCR 1540 (2004) a livello nazionale, rispondendo così alle richieste di assistenza degli Stati al comitato 1540. Tale assistenza integrerà la funzione di mediazione del comitato 1540, ma non comprende la fornitura o l'acquisizione di attrezzature tecniche.
b)
L'UNODA sosterrà gli sforzi volti a raggiungere l'universalità delle relazioni. Mentre l'UNSCR 1540 (2004) invita gli Stati a presentare al comitato1540, entro sei mesi dall'adozione della risoluzione, una prima relazione sulle misure che hanno adottato o intendono adottare per attuarla, sussiste tuttora una serie di Stati che non presentano le relazioni. In tale contesto l'UNODA sosterrà rispettivamente, attraverso il suo Centro regionale in Africa (UNREC) e il suo Centro regionale in Asia e nel Pacifico (UNRCPD), e in stretta collaborazione con l'Unione africana e i pertinenti centri di eccellenza dell'Unione europea per l'attenuazione del rischio chimico, biologico, radiologico e nucleare («centri di eccellenza CBRN dell'UE»), fino a cinque attività nazionali o regionali specificamente mirate agli Stati che non presentano le relazioni.
c)
L'UNODA fornirà inoltre supporto a tre corsi di formazione regionali/subregionali per i punti di contatto nazionali designati dagli Stati, al fine di coordinare l'attuazione nazionale dell'UNSCR 1540 (2004) e assistere lo sviluppo di una rete di punti di contatto nonché migliorarne la comunicazione con il comitato 1540.
d)
L'UNODA subappalterà al segretariato dell'OSCE, tra altre attività, uno studio su come promuovere ulteriori sinergie fra gli sforzi delle parti interessate internazionali coinvolte nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) nella regione dell'OSCE.
e)
L'UNODA fornirà supporto a un massimo di tre conferenze regionali sull'industria previste dall'UNSCR 1540 (2004). Dal 2012 il governo tedesco, con il sostegno del «programma di sensibilizzazione dell'UE per i prodotti a duplice uso» e dell'UNODA, ha ospitato quattro conferenze nella città di Wiesbaden per le parti interessate dell'industria e della società civile al fine di promuovere il coinvolgimento del settore industriale e di quello privato nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004). Uno dei risultati della quarta conferenza, tenutasi nel novembre 2015 in collaborazione con il comitato 1540, il suo gruppo di esperti e l'UNODA, è l'intesa comune di rafforzare l'approccio regionale, vale a dire tenere analoghe conferenze in luoghi comprendenti Asia, America latina e nella regione dell'OSCE. Le future conferenze regionali per le parti interessate dell'industria dovrebbero essere complementari ai lavori intrapresi nell'ambito dei pertinenti programmi dell'UE, ad esempio i Centri di eccellenza CBRN dell'UE e/o il programma di controllo delle esportazioni P2P dell'UE per i prodotti a duplice uso.
f)
L'UNODA organizzerà o fornirà supporto a seminari destinati ai rappresentanti della società civile, del mondo accademico e dell'industria ai fini dell'attuazione pratica dell'esame globale 2016 dello status di attuazione dell'UNSCR 1540 (2004). In tale contesto, l'UNODA sosterrà la partecipazione di funzionari nazionali degli Stati richiedenti assistenza a corsi di formazione e ad altre attività di sviluppo di capacità.
Se del caso, l'UNODA ricercherà sinergie con le attività di altri attori coinvolti nell'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004), i Centri di eccellenza CBRN regionali dell'UE nonché gli altri programmi sostenuti dall'Unione in questo settore.
2.3. Risultati delle misure
Migliore attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) tramite ulteriori iniziative da intraprendere da parte degli Stati verso la sua piena attuazione; sviluppo di tabelle di marcia e piani d'azione nazionali efficaci e realistici per l'attuazione dei principali requisiti di tale risoluzione; approcci coordinati rafforzati a livello regionale e subregionale per l'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) e istituzione di partenariati efficaci tra gli Stati partecipanti e i fornitori di assistenza.
Un numero più elevato di prime relazioni degli Stati che devono ancora presentare la loro prima relazione nazionale sull'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004).
Maggiore coinvolgimento di rappresentanti dell'industria e della società civile negli sforzi per l'attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) messi in atto a livello internazionale, regionale e nazionale.
Maggiore sensibilizzazione sull'importanza della piena attuazione dell'UNSCR 1540 (2004) e sui risultati degli esami globali del 2009 e del 2016.
3. PARTNER PER LE MISURE
L'UNODA, agendo in stretto collegamento con il comitato 1540, continuerà a sviluppare partenariati efficaci con le pertinenti organizzazioni regionali, in particolare l'OSCE, l'Unione africana e la Lega degli Stati arabi, nonché con i Centri di eccellenza CBRN dell'UE, che beneficiano di un sostegno finanziario della Commissione europea e sono realizzati congiuntamente dal Centro comune di ricerca (CCR) e dall'Istituto interregionale dell'ONU per la ricerca sul crimine e la giustizia (UNICRI).
Per quanto riguarda i progetti nella regione dell'OSCE, l'UNODA conclude un accordo con l'OSCE sul trasferimento dei fondi necessari per l'attuazione di tali progetti, in modo da avvalersi appieno del memorandum d'intesa sull'attuazione congiunta di progetti in materia di non proliferazione delle armi di distruzione di massa che l'UNODA e il segretariato dell'OSCE hanno concluso nel 2011.
L'UNODA manterrà altresì la cooperazione con le altre agenzie e organizzazioni internazionali, compresi l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (IAEA), l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW), l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e l'Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE), al fine di garantire efficaci sinergie ed evitare duplicazioni.
4. INTERAZIONE CON GLI SFORZI DELL'UNIONE
Sulla base del feedback regolare da parte dell'UNODA sulle sue attività, l'Unione può decidere di completare tali sforzi attraverso un'azione diplomatica mirata volta a sensibilizzare in merito all'attuazione di piani d'azione nazionali e alla presentazione di relazioni nazionali.
5. BENEFICIARI DELLE MISURE
—
Stati, funzionari governativi,
—
comitato 1540 e altri organi dell'ONU,
—
organizzazioni internazionali, regionali e subregionali,
—
governi e organizzazioni che forniscono e ricevono assistenza tecnica ai sensi dell'UNSCR 1540 (2004),
—
società civile e industria.
6. SEDI
L'UNODA selezionerà potenziali sedi per lo svolgimento di riunioni, seminari e altri eventi. I criteri utilizzati nella scelta delle sedi includeranno la volontà e l'impegno del relativo Stato di una regione particolare a ospitare l'evento. I siti specifici per le visite in loco o attività specifiche per paese dipenderanno dagli inviti rivolti dagli Stati interessati e, se del caso, dalle decisioni del comitato 1540 in conformità del suo programma di lavoro.
7. DURATA
La durata complessiva del progetto è stimata in 36 mesi.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Armi di distruzione di massa: lotta alla proliferazione
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
In conformità con la strategia dell’UE del 2003 contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, la decisione sostiene l’attuazione della risoluzione 1540 del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite. Essa fa seguito a decisioni simili adottate nel 2006, nel 2008 e nel 2013.
La strategia UE è concepita per prevenire, scoraggiare, arrestare e, ove possibile, eliminare i programmi connessi alle armi di distruzioni di massa (ADM) in tutto il mondo. Sin dalla nascita della strategia, avvenuta nel 2003, tra i principi fondamentali compaiono:rafforzare i meccanismi internazionali di non proliferazione e lavorare per migliorare i sistemi che verificano le violazioni delle norme stabilite nei trattati multilaterali; promuovere un ambiente stabile a livello regionale e internazionale, consolidando i programmi volti a promuovere il disarmo e integrando l’obiettivo della non proliferazione in tutte le attività politiche, diplomatiche ed economiche dell’UE; lavorare a stretto contatto con partner chiave quali gli Stati Uniti, la Russia e la NATO e assistere i paesi terzi.
PUNTI CHIAVE
Il Consiglio effettua un monitoraggio costante della strategia, poiché riceve relazioni sui progressi compiuti con cadenza semestrale.
La strategia viene attuata attraverso progetti e attività quali ad esempio:il sostegno dell’UE al codice di condotta dell’Aia, un insieme di norme contro i missili balistici (decisione 2014/913/PESC). il sostegno dell’UE all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (decisione 2015/259/PESC). una rete europea di gruppi di riflessione indipendenti sulla non proliferazione (decisione 2010/430/PESC). il sostegno dell’UE alle attività di biosicurezza e bioprotezione dell’Organizzazione mondiale della sanità (decisione 2013/668/PESC). Nel 2008, l’UE ha adottato nuove linee d’azione sulla proliferazione delle ADM. L’intento era quello di rendere la strategia del 2003 più efficace, ad esempio sensibilizzando le istituzioni scientifiche, accademiche e finanziarie ed elaborando misure volte a prevenire il trasferimento di conoscenze sulle ADM alle parti sbagliate. Essi ribadiscono l’importanza della strategia del 2003 e dei principi che determinano l’azione dell’UE (efficace multilateralismo, prevenzione e cooperazione internazionale) e il loro ruolo nel contribuire all’attuazione della Risoluzione 1540 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La Risoluzione 1540 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite obbliga i firmatari ad astenersi dal sostenere in qualsiasi modo attori non governativi* nelle attività di:sviluppo, acquisizione, fabbricazione, detenzione, trasporto, trasferimento o utilizzo di armi chimiche o biologiche e dei relativi vettori.
Nel 2011, il Consiglio di sicurezza ha adottato la Risoluzione delle Nazioni Unite 1977, che riafferma che la proliferazione delle armi biologiche, chimiche e nucleari e dei relativi vettori costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali. Essa proroga fino al 2021 il mandato del Comitato 1540, un comitato il cui ruolo è quello di impegnarsi attivamente presso i governi e le organizzazioni pertinenti a livello internazionale, regionale e sub-regionale per promuovere la condivisione delle esperienze, delle lezioni apprese e delle pratiche efficaci nelle aree interessate dalla risoluzione UNSCR 1540.
La decisione fa riferimento al sostegno dell’UE in linea con la sua strategia sulle ADM, con l’obiettivo di promuovere il ruolo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e migliorarne le competenze nell’affrontare le sfide della proliferazione. In termini pratici, tale sostegno consiste nell’organizzazione di laboratori sub-regionali, visite ai paesi, incontri, eventie sforzi nell’ambito delle pubbliche relazioni. L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo è responsabile dell’attuazione tecnica dei progetti, in cooperazione con l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, l’Unione africana, l’Organizzazione degli Stati americani e la Lega degli Stati arabi, ove appropriato.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Misure dell’UE per la lotta la proliferazione delle ADM (Servizio europeo per l’azione esterna).
TERMINI CHIAVE
Attori non governativi: individui o organizzazioni con una significativa influenza politica, ma non alleati a un particolare paese o stato.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione (PESC) del Consiglio 2017/809, dell’11 maggio 2017, a sostegno dell’attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei relativi vettori (GU L 121 del 12.5.2017, pag. 39).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (PESC) 2015/259 del Consiglio, del 17 febbraio 2015, a sostegno delle attività svolte dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) nell’ambito dell’attuazione della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 43 del 18.2.2015, pag. 14).
Decisione 2014/913/PESC del Consiglio, del 15 dicembre 2014, a sostegno del codice di condotta dell’Aia e della non proliferazione dei missili balistici nell’ambito dell’attuazione della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 360 del 17.12.2014, pag. 44).
Decisione 2013/668/PESC del Consiglio, del 18 novembre 2013, a sostegno delle attività dell’Organizzazione mondiale della sanità nel settore della biosicurezza e della bioprotezione nell’ambito della strategia dell’Unione europea contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 310 del 20.11.2013, pag. 13).
Decisione 2013/391/PESC del Consiglio, del 22 luglio 2013, a sostegno dell’attuazione pratica della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa e dei relativi vettori (GU L 198 del 23.7.2013, pag. 40).
Le successive modifiche alla decisione 2013/391/GAI sono state incorporate nel documento originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione 2010/430/PESC del Consiglio, del 26 luglio 2010, che istituisce una rete europea di gruppi di riflessione indipendenti sulla non proliferazione a sostegno dell’attuazione della strategia UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 202 del 4.8.2010, pag. 5).
Azione comune 2008/368/PESC del Consiglio, del 14 maggio del 2008, a sostegno dell’attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nell’ambito dell’attuazione della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 127 del 15.5.2008, pag. 78).
Azione comune 2006/419/PESC del Consiglio, del 12 giugno del 2006, a sostegno dell’attuazione della risoluzione 1540 (2004) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nell’ambito dell’attuazione della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (GU L 165 del 17.6.2006, pag. 30).
Strategia dell’UE del 10 dicembre 2003 contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (doc. 15708/03, non pubblicata sulla Gazzetta ufficiale). |
Armi leggere e di piccolo calibro
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Si propone di combattere il commercio illecito di armi leggere* e di piccolo calibro* (SALW) e di evitare che cadano nelle mani di terroristi e gruppi armati illegali. Conferma l’impegno dell’Unione europea all’attuazione completa a livello mondiale, nazionale e regionale del programma d’azione delle Nazioni Unite (UN) in questo settore.
PUNTI CHIAVE
L’UE ha sostenuto il lavoro della conferenza dell’ONU 2018 per la revisione dell’attuazione delle misure anti-SALW («RevCon3» in breve) organizzando:4 conferenze tematiche sulle SALW tra aprile e novembre 2017, ciascuna con circa 40 esperti pertinenti e riguardanti:rintracciamento e scorte in situazioni belliche e postbelliche;collegamenti con gli obiettivi 16 (pace, giustizia e istituzioni forti) e 5 (uguaglianza di genere) di sviluppo sostenibile delle UN;sviluppi recenti nelle sinergie di fabbricazione, tecnologia e progettazionetra le UN e altre misure; 5 conferenze regionali sui medesimi 4 temi tra giugno 2017 e febbraio 2018, con la partecipazione di esperti provenienti da governi nazionali e organizzazioni regionali; un’analisi delle relazioni nazionali sull’attuazione delle misure delle UN; un programma di sostegno finanziario per paesi partecipanti con fondi e supporto tecnico limitati per la presidenza RevCon3; attività di sensibilizzazione mediante comunicati stampa e vari eventi. L’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza è responsabile di garantire l’attuazione della decisione dell’UE, la quale dispone di un budget di 2,8 milioni di euro.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
È entrata in vigore il 3 aprile 2017.
CONTESTO
20 luglio 2001: adozione del programma d’azione delle Nazioni Unite per prevenire, combattere e sradicare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti (noto come «programma d’azione delle Nazioni Unite»). 8 dicembre 2005: l’Assemblea generale dell’ONU adotta lo strumento internazionale volto a consentire agli stati di identificare e rintracciare, in modo tempestivo e affidabile, SALW illegali (noto come lo «strumento internazionale per il rintracciamento»). Per ulteriori informazioni, fare riferimento a:Commercio di armi: l’UE adotta un approccio globale per contrastare il flagello delle armi illecite (servizio europeo per l’azione esterna).
TERMINI CHIAVE
Armi leggere: revolver e pistole semiautomatiche, fucili e carabine, pistole mitragliatrici, fucili d’assalto e mitragliatrici leggere.
Armi di piccolo calibro: mitragliatrici pesanti, cannoni antiaerei portatili, mortai, munizioni, proiettili, granate a mano, mine terrestri ed esplosivi.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione (PESC) 2017/633 del Consiglio, del 3 aprile 2017, a sostegno del programma d’azione delle Nazioni Unite per prevenire, combattere e sradicare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti (GU L 90 del 4.4.2017, pag. 12).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (PESC) 2015/1908 del Consiglio, del 22 ottobre 2015, a sostegno di un meccanismo mondiale di segnalazione sulle armi leggere e di piccolo calibro e su altre armi e munizioni convenzionali illegali volto a ridurre il rischio del loro commercio illegale («iTrace II») (GU L 278 del 23.10.2015, pag. 15).
Decisione 2011/428/PESC del Consiglio, del 18 luglio 2011, a sostegno dell’Ufficio per gli affari del disarmo delle Nazioni Unite per l’attuazione del programma di azione delle Nazioni Unite per prevenire, combattere e sradicare il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti (GU L 188 del 19.7.2011, pag. 37).
Azione comune 2008/113/PESC del Consiglio, del 12 febbraio 2008, a sostegno dello strumento internazionale volto a consentire agli Stati di identificare e rintracciare, in modo tempestivo e affidabile, armi leggere e di piccolo calibro (SALW) illegali nel quadro della strategia dell’UE volta a combattere l’accumulazione e il traffico illeciti di SALW e relative munizioni (GU L 40 del 14.2.2008, pag. 16).
Azione comune 2002/589/PESC del Consiglio, del 12 luglio 2002, sul contributo dell’Unione europea alla lotta contro l’accumulazione e la diffusione destabilizzanti di armi leggere e di piccolo calibro e che abroga l’azione comune 1999/34/PESC (GU L 191 del 19.7.2002, pag. 1). | DECISIONE (PESC) 2017/633 DEL CONSIGLIO
del 3 aprile 2017
a sostegno del programma d'azione delle Nazioni Unite per prevenire, combattere e sradicare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 28, paragrafo 1, e l'articolo 31, paragrafo 1,
vista la proposta dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,
considerando quanto segue:
(1)
Il 20 luglio 2001 gli Stati che partecipano alla conferenza delle Nazioni Unite (ONU) sul commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti hanno adottato il programma di azione dell'ONU per prevenire, combattere e sradicare il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti («programma d'azione ONU»). L'8 dicembre 2005 l'Assemblea generale dell'ONU ha adottato uno strumento internazionale volto a consentire agli Stati di identificare e rintracciare, in modo tempestivo e affidabile, armi leggere e di piccolo calibro illegali («strumento internazionale per il rintracciamento»). Entrambi detti strumenti internazionali stabiliscono che gli Stati coopereranno, nel modo opportuno, con l'ONU per sostenerne l'effettiva attuazione.
(2)
Il 12 luglio 2002 il Consiglio ha adottato l'azione comune 2002/589/PESC (1).
(3)
Il 16 dicembre 2005 il Consiglio europeo ha adottato la strategia dell'UE volta a combattere l'accumulazione e il traffico illeciti di SALW e relative munizioni. Tale strategia riconosce nel sostegno al programma di azione ONU la prima priorità di azione a livello internazionale e sollecita l'adozione di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante per il rintracciamento e la marchiatura delle armi leggere e di piccolo calibro («SALW») e relative munizioni.
(4)
In seguito all'adozione dello strumento internazionale per il rintracciamento, l'Unione ne ha sostenuto la piena attuazione attraverso l'adozione e l'attuazione dell'azione comune 2008/113/PESC del Consiglio (2). L'attuazione dell'azione comune 2008/113/PESC è stata valutata positivamente dal Consiglio.
(5)
Il 18 luglio 2011 il Consiglio ha adottato la decisione 2011/428/PESC (3).
(6)
Armi di piccolo calibro ottenute illegalmente sono state impiegate per attacchi terroristici in Europa.
(7)
La relazione finale della sesta riunione biennale 2016 degli Stati («BMS6») intesa a valutare l'attuazione del programma di azione ONU osserva:
—
la necessità di rafforzare il rintracciamento delle SALW in situazioni belliche e postbelliche, anche fornendo assistenza allo sviluppo di capacità, al fine di individuare e contenere il flusso di SALW verso zone belliche e postbelliche, avvisare tempestivamente in caso di flussi di SALW illegali destabilizzanti di tali armi e prevenire i conflitti,
—
l'opportunità di trovare sinergie tra i progetti diretti a sostenere l'attuazione del programma d'azione ONU e dello strumento internazionale per il tracciamento e i progetti relativi agli obiettivi di sviluppo sostenibile,
—
la necessità di esaminare, nella terza conferenza di revisione del 2018, le implicazioni per il programma d'azione ONU dei recenti sviluppi nella fabbricazione, nella tecnologia e nella progettazione di SALW,
—
La necessità di un dialogo rafforzato con l'industria, particolarmente per quanto riguarda l'efficace marcatura delle SALW, alla luce di tali recenti sviluppi,
—
la necessità di incrementare la capacità nazionale di tenere conto dei rischi di diversione al momento di valutare le domande di autorizzazione dell'esportazione di SALW, nonché di predisporre, laddove non esistano, adeguate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative coerenti con le attuali responsabilità degli Stati in virtù del pertinente diritto internazionale, per assicurare un efficace controllo sulle esportazioni, il transito e le importazioni di SALW, ivi compreso l'impiego della certificazione degli utenti finali e di provvedimenti giuridici e misure di esecuzione efficaci,
—
che la piena ed efficace attuazione del programma d'azione ONU contribuisce a prevenire l'acquisizione di SALW da parte dei terroristi, riducendo in tal modo il potenziale impatto dei loro attacchi,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
1. Al fine di sostenere la lotta contro il commercio illecito di SALW riducendo al minimo il rischio di diversione, anche attraverso il furto, lo smarrimento o la riesportazione non autorizzata di SALW verso mercati illeciti, gruppi armati illegali, terroristi e altri destinatari non autorizzati, l'Unione, mediante la presente decisione, persegue gli obiettivi seguenti:
—
sostenere il programma d'azione ONU e lo strumento internazionale per il rintracciamento,
—
assicurare la pertinenza del programma d'azione ONU e dello strumento internazionale per il rintracciamento e incrementarne l'efficacia,
—
sostenere azioni per conseguire risultati positivi e pertinenti nella terza conferenza ONU del 2018 di revisione dei progressi compiuti nell'attuazione del programma d'azione ONU («RevCon3»).
2. Per conseguire l'obiettivo di cui al paragrafo 1, l'Unione, mediante la presente decisione, sostiene quanto segue:
—
la preparazione della RevCon3 attraverso una serie di simposi tematici e conferenze regionali,
—
un'analisi globale delle relazioni degli Stati membri dell'ONU sull'attuazione del programma d'azione ONU e dello strumento internazionale da presentare alla RevCon3,
—
un programma di sostegno finanziario per i partecipanti dei paesi terzi,
—
la fornitura di supporto tecnico al presidente della RevCon3,
—
quattro simposi tematici che producano risultati orientati all'azione su tematiche connesse al controllo delle SALW. Le tematiche selezionate sono state definite quali priorità nei documenti di lavoro dell'UE presentati alle riunioni del programma d'azione ONU (BMS5 nel 2014 e BMS6 nel 2016) e sono state inserite nei documenti finali di tali riunioni:
i)
rintracciamento e gestione delle scorte di SALW in situazioni belliche e postbelliche;
ii)
le SALW e l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile compresi l'obiettivo di sviluppo sostenibile 16 e gli aspetti delle SALW legati al genere;
iii)
recenti sviluppi nella fabbricazione, nella tecnologia e nella progettazione di SALW, e sfide e opportunità che ne derivano per l'attuazione del programma d'azione ONU e dello strumento internazionale;
iv)
sinergie tra programma d'azione ONU, trattato sul commercio delle armi e altri strumenti pertinenti,
—
cinque conferenze regionali che consentano di instaurare un dialogo con i rappresentanti dei governi e le organizzazioni regionali di regioni specifiche sui documenti finali dei simposi tematici,
—
analisi delle relazioni nazionali sull'attuazione del programma d'azione ONU e dello strumento internazionale imperniata sulle difficoltà di attuazione che fanno emergere opportunità di collaborazione e assistenza,
—
rafforzamento delle basi della RevCon3 mediante un programma di sostegno finanziario e un supporto tecnico al presidente della RevCon3, e
—
attività di sensibilizzazione mediante comunicati stampa ed eventi a margine.
3. Una descrizione particolareggiata del progetto di cui al paragrafo 2 figura nell'allegato della presente decisione.
Articolo 2
1. L'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza («AR») è responsabile dell'attuazione della presente decisione.
2. L'attuazione dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, è svolta dall'Ufficio per gli affari del disarmo delle Nazioni Unite («UNODA»), assistito dalla Small Arms Survey a sua volta rappresentata dall'Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo («SAS»).
3. L'UNODA, assistita dalla SAS, svolge i suoi compiti sotto la responsabilità dell'AR. A tal fine, l'AR conclude gli accordi necessari con l'UNODA.
Articolo 3
1. L'importo di riferimento finanziario per l'attuazione del progetto di cui all'articolo 1, paragrafo 2, è pari a 2 798 381,56 EUR.
2. Le spese finanziate con l'importo di cui al paragrafo 1 sono gestite secondo le procedure e le norme applicabili al bilancio generale dell'Unione.
3. La Commissione vigila sulla corretta gestione delle spese di cui al paragrafo 1. A tal fine, essa conclude un accordo di finanziamento con l'UNODA. L'UNODA e la SAS saranno invitati a raggiungere un accordo sul rimborso delle spese sostenute dalla SAS per il suo contributo all'attuazione della presente decisione. L'accordo tra la Commissione e l'UNODA stabilisce che l'UNODA e la SAS devono assicurare al contributo dell'Unione una visibilità corrispondente alla sua entità.
4. La Commissione si adopera per concludere l'accordo di finanziamento di cui al paragrafo 3 il più presto possibile dopo l'entrata in vigore della presente decisione. Essa informa il Consiglio di eventuali difficoltà in tale processo e della data di conclusione dell'accordo di finanziamento.
Articolo 4
L'AR riferisce al Consiglio in merito all'attuazione della presente decisione sulla scorta delle relazioni periodiche stilate dall'UNODA. Tali relazioni costituiscono la base della valutazione effettuata dal Consiglio. La Commissione riferisce sugli aspetti finanziari dell'attuazione del progetto di cui all'articolo 1, paragrafo 2.
Articolo 5
1. La presente decisione entra in vigore il giorno dell'adozione.
2. La presente decisione cessa di produrre effetti decorsi 24 mesi dopo la data di conclusione dell'accordo di finanziamento di cui all'articolo 3, paragrafo 3. Tuttavia, cessa di produrre effetti decorsi sei mesi dopo la data di entrata in vigore se l'accordo di finanziamento non è concluso entro tale termine.
Fatto a Lussemburgo, il 3 aprile 2017
Per il Consiglio
Il presidente
F. MOGHERINI
(1) Azione comune 2002/589/PESC del Consiglio, del 12 luglio 2002, sul contributo dell'Unione europea alla lotta contro l'accumulazione e la diffusione destabilizzanti di armi portatili e di armi leggere e che abroga l'azione comune 1999/34/PESC (GU L 191 del 19.7.2002, pag. 1).
(2) Azione comune 2008/113/PESC del Consiglio, del 12 febbraio 2008, a sostegno dello strumento internazionale volto a consentire agli Stati di identificare e rintracciare, in modo tempestivo e affidabile, armi leggere e di piccolo calibro (SALW) illegali nel quadro della strategia dell'UE volta a combattere l'accumulazione e il traffico illeciti di SALW e relative munizioni (GU L 40 del 14.2.2008, pag. 16).
(3) Decisione 2011/428/PESC del Consiglio, del 18 luglio 2011, a sostegno dell'Ufficio per gli affari del disarmo delle Nazioni Unite per l'attuazione del programma di azione delle Nazioni Unite per prevenire, combattere e sradicare il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti (GU L 188 del 19.7.2011, pag. 37).
ALLEGATO
1. OBIETTIVI
L'obiettivo della presente decisione è sostenere la lotta contro il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro («SALW») riducendo al minimo il rischio di diversione, anche attraverso il furto, lo smarrimento o la riesportazione non autorizzata di SALW verso mercati illeciti, gruppi armati illegali, terroristi e altri destinatari non autorizzati. Pertanto, la presente decisione sosterrà il programma delle Nazioni Unite (ONU) per prevenire, combattere e sradicare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti («PdA ONU») e lo strumento internazionale per il rintracciamento («SIT») nonché ne assicurerà la pertinenza e ne aumenterà l'efficacia.
A tal fine, la decisione sosterrà azioni per conseguire risultati positivi nella terza conferenza ONU del 2018 di revisione dei progressi compiuti nell'attuazione del PdA ONU («RevCon3»). La presente decisione sosterrà la preparazione della RevCon3 attraverso una serie di simposi tematici e conferenze regionali. I simposi tematici faciliteranno l'elaborazione di risultati orientati all'azione su tematiche connesse al controllo delle SALW. Le tematiche selezionate sono state definite quali priorità nei documenti di lavoro dell'UE presentati alle riunioni del PdA ONU (BMS5 nel 2014 e BMS6 nel 2016) e sono state inserite nei documenti finali di tali riunioni. Le conferenze regionali consentiranno di instaurare un dialogo con i rappresentanti dei governi e le organizzazioni regionali di regioni specifiche sulle tematiche dei simposi tematici. L'obiettivo è consolidare i risultati positivi della BMS6 nei risultati della RevCon3. Altre azioni per sostenere un risultato positivo della RevCon3 comprenderanno: un'analisi globale delle relazioni degli Stati membri dell'ONU sull'attuazione del PdA ONU e del SIT da presentare alla RevCon3; un programma di sostegno finanziario per i partecipanti dei paesi terzi e un supporto tecnico al presidente della RevCon3.
2. DESCRIZIONE DELLE AZIONI
Il progetto dell'Union a sostegno della RevCon3 comprenderà gli elementi seguenti:
i)
simposi tematici per elaborare risultati orientati all'azione su tematiche connesse al controllo delle SALW;
ii)
conferenze regionali per consentire di instaurare un dialogo con i rappresentanti dei governi e le organizzazioni regionali di regioni specifiche;
iii)
un'analisi delle relazioni degli Stati membri dell'ONU sull'attuazione del PdA ONU e del SIT da presentare alla RevCon3;
iv)
un rafforzamento delle basi della RevCon3 (programma di sostegno finanziario, supporto tecnico);
v)
efficaci azioni di sensibilizzazione volte a generare un impatto duraturo.
Tali cinque elementi sono esaminati più in dettaglio qui di seguito. Il progetto correrà in parallelo alla preparazione della RevCon3 da parte del presidente. Per quest'ultimo costituirà un'opportunità fondamentale per partecipare ai preparativi tematici e regionali della RevCon3.
2.1. Simposi tematici
2.1.1. Obiettivo
L'obiettivo di ciascun simposio sarà discutere ed esplorare ciascun tema in esame e convenire azioni realizzabili a livello nazionale, regionale e globale, che possano essere inserite nel documento finale della RevCon3. I risultati e le raccomandazioni di ciascun simposio saranno presentati e discussi in tutte le conferenze regionali.
2.1.2. Il progetto comprenderà quattro simposi con i temi seguenti:
i)
rintracciamento e gestione delle scorte delle SALW in situazioni belliche e postbelliche;
ii)
le SALW e l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, compresi l'obiettivo di sviluppo sostenibile («SDG»)16 e gli aspetti delle SALW legati al genere;
iii)
recenti sviluppi nella fabbricazione, nella tecnologia e nella progettazione di SALW, e sfide che ne derivano, e opportunità per l'attuazione del PdA ONU e del SIT;
iv)
sinergie tra PdA ONU, trattato sul commercio delle armi («ATT») e altri strumenti pertinenti.
2.1.3. Formato
I formati dei simposi saranno calibrati per ogni tematica.
i)
Rintracciamento e gestione delle scorte di SALW in situazioni belliche e postbelliche (cfr. documento finale della BMS6 (1)), al fine di ridurre al minimo il rischio di diversione, anche attraverso il furto, lo smarrimento o la riesportazione non autorizzata di SALW verso mercati illeciti, gruppi armati illegali, terroristi e altri destinatari non autorizzati.
Partecipazione di:
—
esperti tecnici dei governi, anche dei governi colpiti,
—
sistema ONU (DPKO, DPA, CTED, DSS, UNODC, UNODA),
—
esperti delle missioni di mantenimento della pace dell'ONU,
—
esperti dei gruppi di monitoraggio del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,
—
esperti del mondo accademico, istituti di ricerca,
—
esperti delle organizzazioni internazionali (OMD, Interpol, ecc.),
—
esperti di ONG operative (MAG, CAR, ARES, ecc.),
—
esperti delle istituzioni pertinenti dell'Unione (DG Home, Europol).
Totale: circa 40 partecipanti. Tavole rotonde di discussione. Tutti gli Stati sono incoraggiati a osservare e partecipare alla sessione di domande e risposte.
ii)
SALW e l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, incluso l'SDG 16 e gli aspetti di genere del controllo delle SALW (cfr. documento finale della BMS6 (2)), con la partecipazione di:
—
sistema ONU (DESA, PBSO, UNDP, UNICEF, UNODC, UN Women),
—
esperti del mondo accademico, istituti di ricerca,
—
esperti dei governi e delle organizzazioni regionali,
—
esperti delle istituzioni pertinenti dell'Unione (DG DEVCO, DG ECHO).
Totale: circa 40 partecipanti. Tavole rotonde di discussione. Tutti gli Stati sono incoraggiati a osservare e partecipare alla sessione di domande e risposte.
iii)
Sviluppi recenti nella fabbricazione, tecnologia e progettazione di SALW e sfide e opportunità che ne derivano per l'attuazione del PdA ONU e del SIT (cfr. documento finale della BMS6 (3)), con la partecipazione di:
—
esperti del settore delle SALW e delle federazioni industriali settoriali pertinenti,
—
sistema ONU (UNODA),
—
esperti del mondo accademico, istituti di ricerca,
—
esperti tecnici dei governi,
—
esperti delle istituzioni pertinenti dell'UE (DG GROW, DG TRADE, DG HOME).
Totale: circa 40 partecipanti. 1o giorno: dibattiti tra esperti, sessione di domande e risposte. 2o giorno: tavola rotonda di discussione sull'elaborazione di un documento integrativo del SIT. Tutti gli Stati sono incoraggiati a osservare e partecipare alla sessione di domande e risposte.
iv)
Sinergie tra il PdA ONU, l'ATT e gli altri strumenti pertinenti, tra cui il protocollo delle Nazioni Unite sulle armi da fuoco e i meccanismi antiterrorismo delle Nazioni Unite (cfr. documento finale della BMS6 (4)), con la partecipazione di:
—
esperti dei governi,
—
sistema ONU (UNODC, UNODA, ecc.),
—
esperti delle organizzazioni internazionali (OMD, Interpol, segretariato dell'ATT),
—
esperti degli istituti di ricerca.
Totale: circa 40 partecipanti. Tavole rotonde di discussione. Enfasi sulle sinergie, le possibili conseguenze positive delle disposizioni di uno strumento sugli altri e la prevenzione delle sovrapposizioni. Tutti gli Stati sono incoraggiati a osservare e partecipare alla sessione di domande e risposte.
2.1.4. Sede
I simposi sulle tematiche i) e ii) si terranno in concomitanza a New York. I simposi sulle tematiche iii) e iv) si terranno rispettivamente a Bruxelles e a Ginevra.
2.1.5. Calendario
I quattro simposi si terranno in un periodo di cinque mesi, dall'aprile al settembre 2017. Il loro calendario e la loro sequenza (vale a dire l'ordine in cui saranno affrontate le tematiche) saranno determinati dalle agenzie esecutive, in consultazione con l'Unione, tenendo conto del calendario dell'ONU relativo al disarmo. Ogni simposio durerà due giorni.
2.1.6. Responsabilità delle agenzie esecutive
Concettualizzazione e preparazione sostanziale:
l'UNODA e la Small Arms Survey (Inchiesta sulle armi di piccolo calibro) si elaboreranno congiuntamente del contenuto dei simposi e saranno responsabili dell'ordine del giorno e della selezione degli oratori/esperti. La Small Arms Survey preparerà un progetto di documento informativo su ogni tematica, che costituirà la base della discussione in ogni simposio. La concettualizzazione e preparazione sostanziale dei simposi tematici avranno luogo nell'ambito di un dialogo con la divisione disarmo e non proliferazione del servizio europeo per l'azione esterna («SEAE»).
Logistica e servizi di conferenza:
l'UNODA sarà responsabile degli aspetti logistici (prenotazione delle strutture, organizzazione del catering, attrezzature audiovisive, viaggi, ecc.). Il SEAE presterà assistenza nel reperimento della struttura che ospiterà il simposio sulla tematica iii), che si terrà a Bruxelles.
2.1.7. Risultati dell'azione
I simposi tematici porteranno a una comprensione più profonda e a una posizione circostanziata sulle tematiche selezionate da parte dell'Unione e delle altre parti interessate coinvolte. La Small Arms Survey preparerà un documento finale sostanziale sui quattro simposi tematici. Tale documento finale conterrà uno studio sulle quattro tematiche e si baserà sui documenti informativi e integrerà i risultati delle discussioni degli esperti durante i quattro simposi tematici. Il documento finale si concentrerà sulla definizione di azioni realizzabili in vista della loro inclusione nel documento finale della RevCon3. Il documento finale costituirà la base delle successive riunioni regionali nel quadro del progetto.
2.2. Conferenze regionali
2.2.1. Obiettivo
L'obiettivo di ogni conferenza regionale è la preparazione della RevCon3, mettendo a disposizione degli Stati partecipanti un forum per identificare ed esplorare i problemi specifici a livello regionale nell'attuazione del PdA ONU e del SIT e discutendo dei risultati e delle raccomandazioni dei quattro simposi tematici di cui alla sezione 2.1.
2.2.2. Tematiche
Ogni conferenza regionale tratterà le quattro tematiche dei simposi (cfr. sezione 2.1). Inoltre, le conferenze regionali devono consentire discussioni specifiche per regione in preparazione della RevCon3.
2.2.3. Formato
Le conferenze regionali si fonderanno principalmente su consultazioni interattive, sulla base di presentazioni tenute dalla Small Arms Survey e dell'UNODA. A ogni conferenza regionale, il presidente designato avrà l'opportunità di presentare lo stato di avanzamento dei preparativi della RevCon3. Le organizzazioni regionali presenteranno i loro sforzi volti ad attuare i punti pertinenti del documento finale della BMS6 relativi alle organizzazioni regionali. Se gli Stati sono selezionati ai fini del programma di sostegno finanziario, i loro partecipanti alla conferenza regionale dovrebbero generalmente anche far parte della rispettiva delegazione RevCon3. La Small Arms Survey redigerà una relazione procedurale di sintesi su ogni conferenza regionale.
2.2.4. Sede
Le conferenze regionali sono intese a sostenere i governi e le organizzazioni di regioni specifiche nella preparazione della RevCon3. Alcune organizzazioni regionali stanno già organizzando una riunione preparatoria della RevCon3: Lega degli Stati arabi, OSCE e Forum delle isole del Pacifico. Non è necessario che il progetto dell'Unione includa tali regioni. Di conseguenza, si propongono le cinque riunioni regionali seguenti:
Paesi di sottoregioni
Organizzazioni regionali
Centro regionale
Sede
Africa occidentale e centrale
ECOWAS, CEEAC, UA
UNREC
Lomé
Africa orientale e meridionale
RECSA, SADC, UA
UNREC
Lomé
Caraibi
CARICOM
UNLIREC
Port of Spain
America latina
OAS, UNASUR
UNLIREC
Lima
ASEAN e Stati dell'Asia meridionale
ASEAN
UNRCPD
Bangkok
La presente decisione sosterrà la partecipazione/il coinvolgimento di Small Arms Survey e UNODA nelle conferenze regionali riportate di seguito al fine di presentare i risultati dei simposi tematici nel caso in cui corrispondano agli interessi degli organismi organizzatori. Tale partecipazione/coinvolgimento dipenderà dal calendario dell'organizzazione di tali conferenze.
Paesi di sottoregioni
Organizzazioni regionali
Europa e America del Nord
OSCE
Medio Oriente
Lega degli Stati arabi
Pacifico
Forum delle isole del Pacifico
2.2.5. Calendario
Le cinque conferenze regionali si svolgeranno su un periodo di otto mesi, dal giugno 2017 al febbraio 2018 (con la garanzia che tutte le conferenze regionali si tengano prima della riunione del comitato preparatorio della RevCon3, che dovrebbe aver luogo nel febbraio 2018). Il calendario esatto e la sequenza (vale a dire l'ordine delle regioni coperte) delle conferenze regionali sarà determinato dalle agenzie esecutive, in consultazione con l'Unione, tenendo conto del calendario dell'ONU relativo al disarmo. Ogni conferenza regionale durerà due giorni. Le due conferenze regionali in Africa saranno organizzate in concomitanza in una sede unica. Le due conferenze regionali in America latina e nei Caraibi saranno organizzate in concomitanza.
2.2.6. Responsabilità delle agenzie esecutive
Preparazione sostanziale:
l'UNODA (inclusi i suoi centri regionali) e la Small Arms Survey elaboreranno il contenuto delle conferenze regionali, nonché dell'ordine del giorno e della selezione degli oratori/esperti. L'UNODA, unitamente al presidente, prenderà l'iniziativa nel presentare lo stato di avanzamento dei preparativi della RevCon3. La Small Arms Survey fornirà presentazioni sui risultati dei simposi. La Small Arms Survey preparerà una sintesi di ogni conferenza regionale.
Logistica e servizi di conferenza:
L'UNODA e i suoi centri regionali cureranno gli aspetti logistici (prenotazione delle strutture, organizzazione del catering, attrezzature audiovisive, viaggi degli esperti, ecc.) delle conferenze regionali, con la supervisione del quartier generale dell'UNODA.
2.2.7. Risultato dell'azione
Incoraggiare gli Stati della regione a sviluppare una base comune per la preparazione della RevCon3, in particolare relativamente alle quattro tematiche oggetto dei simposi tematici.
2.3. Analisi delle relazioni nazionali sul PdA ONU e sul SIT imperniata sulle difficoltà di attuazione che fanno emergere opportunità di collaborazione e assistenza
2.3.1. Formato
Il documento finale della sesta riunione biennale 2016 degli Stati sul PDA ONU (A/CONF.192/BMS/2016/WP.1/Rev.3) incarica l'UNODA «di esaminare, nell'ambito delle risorse esistenti, le tendenze, difficoltà e opportunità di attuazione del PdA ONU e del SIT sulla base delle informazioni disponibili, tra cui quelle presentate e/o fornite dagli Stati membri, per presentarle alla RevCon3 affinché siano analizzate e sia loro dato un seguito opportuno».
Una valutazione circostanziata e indipendente delle relazioni nazionali sull'attuazione rappresenta una fonte essenziale per tale relazione richiesta, nonché una sua integrazione. La valutazione delle relazioni nazionali è particolarmente importante dal momento che si prevede che esse includeranno informazioni sull'attuazione dell'SDG 16, sul quale non vi sono altri meccanismi di rendicontazione. Un'analisi completa delle relazioni nazionali da parte della Small Arms Survey costituirà, pertanto, un'attività fondamentale nell'ambito del progetto, per la pubblicazione da parte della Small Arms Survey e per fornire il materiale della relazione di prospettiva commissionata all'UNODA. Tale analisi completa integrerà le riunioni tematiche e regionali e aumenterà le probabilità che la RevCon3 raggiunga le aspirazioni dell'Unione per quanto riguarda una tabella di marcia pratica, mirata ed efficace per il PdA ONU nel periodo successivo alla RevCon3, imperniata sul collegamento tra le difficoltà di attuazione e le opportunità di cooperazione e assistenza.
2.3.2. Calendario
Analisi da completare entro la riunione della RevCon3 (giugno 2018).
2.3.3. Responsabilità delle agenzie esecutive
Definizione, da parte dell'UNODA, di una data opportuna per il ricevimento delle relazioni nazionali biennali (metà 2017). Presentazione, da parte della Small Arms Survey, di un'analisi scritta delle relazioni presentate.
2.3.4. Risultato dell'azione
L'analisi fornirà informazioni che consentiranno una migliore ripartizione delle attività di assistenza per quanto riguarda l'attuazione del PdA ONU e il controllo delle SALW in generale.
2.4. Rafforzamento delle basi della RevCon3
2.4.1. Programma di sostegno
A causa della mancanza di fondi, molti paesi in via di sviluppo hanno difficoltà a farsi rappresentare alle conferenze di revisione del PdA ONU dai loro principali funzionari che trattano questioni relative alle SALW. L'Unione potrebbe finanziare un programma di sostegno finanziario a beneficio di un gruppo selezionato di paesi più colpiti al fine di consentire la partecipazione dei loro funzionari alle RevCon3.
Attività:
L'UNODA si occuperà della gestione del viaggio e della sistemazione alla RevCon3 (non al comitato preparatorio che la precederà nel 2018) per un gruppo di 20 partecipanti al massimo. I partecipanti saranno selezionati dal SEAE dietro raccomandazione dell'UNODA e dei suoi centri regionali. In linea di massima, i funzionari selezionati dovrebbero essere punti di contatto nazionali designati per il PdA ONU. Tra gli altri criteri per la selezione figurano considerazioni legate al genere, alla presentazione tempestiva di una relazione nazionale, alla partecipazione attiva alle conferenze regionali o ai simposi tematici e alle conoscenze ed esperienze nelle tematiche in questione. Durante la RevCon3, l'UNODA organizzerà una riunione tra i partecipanti beneficiari del sostegno e le delegazioni dell'Unione e dei suoi Stati membri.
Risultati:
—
le deliberazioni della RevCon3 risulteranno arricchite grazie alle competenze di chi si occupa direttamente di questioni inerenti alle SALW nei paesi colpiti e che di solito non può permettersi di partecipare alla RevCon,
—
maggiori possibilità di instaurare contatti per i funzionari dei paesi in via di sviluppo e anche dei principali rappresentanti delle organizzazioni della società civile che si occupano di questioni inerenti alle SALW,
—
eventuali sinergie con eventi a margine e attività di formazione che ruotano attorno alla RevCon3.
2.4.2. Supporto tecnico al presidente della RevCon3
Il presidente e la sua squadra beneficeranno delle competenze tecniche fornite dal segretariato dell'ONU con il sostegno di un esperto di alto livello della Small Arms Survey.
Attività:
Il segretariato dell'ONU, con il sostegno dell'esperto di alto livello della Small Arms Survey, migliorerà la propria capacità di prestare consulenza al presidente e alla sua squadra per quanto riguarda gli aspetti complessi e tecnici del lavoro della RevCon3.
Risultati:
Il presidente avrà accesso a un'ampia gamma di competenze sulle questioni sostanziali e tecniche relative alla RevCon3.
2.5. Attività di sensibilizzazione
Le attività di sensibilizzazione mediante comunicati stampa ed eventi a margine costituiranno una parte cruciale del progetto. Inoltre, una piattaforma online sulla RevCon3 potrebbe prestare attenzione alle tematiche fondamentali della RevCon3 e all'assistenza/creazione di capacità.
Attività:
—
comunicati stampa congiunti che accompagneranno i simposi e le conferenze regionali. Copertura mediatica,
—
eventi a margine dedicati al progetto in occasioni delle riunioni pertinenti, tra cui il primo comitato dell'Assemblea generale (2017) e la terza conferenza degli Stati parte dell'ATT,
—
l'UNODA creerà pagine web dedicate alla RevCon3 con un anno di anticipo. Si tratterà della principale piattaforma per la pubblicazione di documenti e l'interazione con gli Stati membri, le organizzazioni regionali e le istituzioni. La piattaforma includerà settori tematici e sarà data una particolare attenzione al collegamento tra le esigenze di assistenza e le risorse disponibili.
Risultati:
Gestione efficace delle informazioni sul progetto e i suoi risultati; una piattaforma web RevCon3 dinamica nell'ambito dell'ambiente web formale sul PdA ONU, che includa approcci tematici e consenta di trovare una corrispondenza tra le esigenze di assistenza e le risorse disponibili.
3. RISULTATI TANGIBILI
Le agenzie di esecuzione produrranno e presenteranno i risultati tangibili seguenti all'Unione:
—
risultati tangibili 1-5: relazioni di sintesi sulle quattro conferenze tematiche,
—
risultati tangibili 6-11: relazioni di sintesi sulle cinque conferenze regionali,
—
risultato tangibile n. 12: una valutazione completa delle relazioni nazionali sull'attuazione del PdA ONU,
—
risultato tangibile n. 13: una relazione finale alla conclusione del progetto.
(1) A/CONF.192/BMS/2016/2 punti 37, 55, 56, 57, 74, 75, 82, 83, 84 e 105.
(2) A/CONF.192/BMS/2016/2, punti 15, 23, 24, 25, 40, 41, 52, 59, 60 e 101.
(3) A/CONF.192/BMS/2016/2, punti 63, 79 e 90.
(4) A/CONF.192/BMS/2016/2, punti 12, 14, 62, 67 e 107.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (PESC) 2017/633 DEL CONSIGLIO
del 3 aprile 2017
a sostegno del programma d'azione delle Nazioni Unite per prevenire, combattere e sradicare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 28, paragrafo 1, e l'articolo 31, paragrafo 1,
vista la proposta dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,
considerando quanto segue:
(1)
Il 20 luglio 2001 gli Stati che partecipano alla conferenza delle Nazioni Unite (ONU) sul commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti hanno adottato il programma di azione dell'ONU per prevenire, combattere e sradicare il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti («programma d'azione ONU»). L'8 dicembre 2005 l'Assemblea generale dell'ONU ha adottato uno strumento internazionale volto a consentire agli Stati di identificare e rintracciare, in modo tempestivo e affidabile, armi leggere e di piccolo calibro illegali («strumento internazionale per il rintracciamento»). Entrambi detti strumenti internazionali stabiliscono che gli Stati coopereranno, nel modo opportuno, con l'ONU per sostenerne l'effettiva attuazione.
(2)
Il 12 luglio 2002 il Consiglio ha adottato l'azione comune 2002/589/PESC (1).
(3)
Il 16 dicembre 2005 il Consiglio europeo ha adottato la strategia dell'UE volta a combattere l'accumulazione e il traffico illeciti di SALW e relative munizioni. Tale strategia riconosce nel sostegno al programma di azione ONU la prima priorità di azione a livello internazionale e sollecita l'adozione di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante per il rintracciamento e la marchiatura delle armi leggere e di piccolo calibro («SALW») e relative munizioni.
(4)
In seguito all'adozione dello strumento internazionale per il rintracciamento, l'Unione ne ha sostenuto la piena attuazione attraverso l'adozione e l'attuazione dell'azione comune 2008/113/PESC del Consiglio (2). L'attuazione dell'azione comune 2008/113/PESC è stata valutata positivamente dal Consiglio.
(5)
Il 18 luglio 2011 il Consiglio ha adottato la decisione 2011/428/PESC (3).
(6)
Armi di piccolo calibro ottenute illegalmente sono state impiegate per attacchi terroristici in Europa.
(7)
La relazione finale della sesta riunione biennale 2016 degli Stati («BMS6») intesa a valutare l'attuazione del programma di azione ONU osserva:
—
la necessità di rafforzare il rintracciamento delle SALW in situazioni belliche e postbelliche, anche fornendo assistenza allo sviluppo di capacità, al fine di individuare e contenere il flusso di SALW verso zone belliche e postbelliche, avvisare tempestivamente in caso di flussi di SALW illegali destabilizzanti di tali armi e prevenire i conflitti,
—
l'opportunità di trovare sinergie tra i progetti diretti a sostenere l'attuazione del programma d'azione ONU e dello strumento internazionale per il tracciamento e i progetti relativi agli obiettivi di sviluppo sostenibile,
—
la necessità di esaminare, nella terza conferenza di revisione del 2018, le implicazioni per il programma d'azione ONU dei recenti sviluppi nella fabbricazione, nella tecnologia e nella progettazione di SALW,
—
La necessità di un dialogo rafforzato con l'industria, particolarmente per quanto riguarda l'efficace marcatura delle SALW, alla luce di tali recenti sviluppi,
—
la necessità di incrementare la capacità nazionale di tenere conto dei rischi di diversione al momento di valutare le domande di autorizzazione dell'esportazione di SALW, nonché di predisporre, laddove non esistano, adeguate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative coerenti con le attuali responsabilità degli Stati in virtù del pertinente diritto internazionale, per assicurare un efficace controllo sulle esportazioni, il transito e le importazioni di SALW, ivi compreso l'impiego della certificazione degli utenti finali e di provvedimenti giuridici e misure di esecuzione efficaci,
—
che la piena ed efficace attuazione del programma d'azione ONU contribuisce a prevenire l'acquisizione di SALW da parte dei terroristi, riducendo in tal modo il potenziale impatto dei loro attacchi,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
1. Al fine di sostenere la lotta contro il commercio illecito di SALW riducendo al minimo il rischio di diversione, anche attraverso il furto, lo smarrimento o la riesportazione non autorizzata di SALW verso mercati illeciti, gruppi armati illegali, terroristi e altri destinatari non autorizzati, l'Unione, mediante la presente decisione, persegue gli obiettivi seguenti:
—
sostenere il programma d'azione ONU e lo strumento internazionale per il rintracciamento,
—
assicurare la pertinenza del programma d'azione ONU e dello strumento internazionale per il rintracciamento e incrementarne l'efficacia,
—
sostenere azioni per conseguire risultati positivi e pertinenti nella terza conferenza ONU del 2018 di revisione dei progressi compiuti nell'attuazione del programma d'azione ONU («RevCon3»).
2. Per conseguire l'obiettivo di cui al paragrafo 1, l'Unione, mediante la presente decisione, sostiene quanto segue:
—
la preparazione della RevCon3 attraverso una serie di simposi tematici e conferenze regionali,
—
un'analisi globale delle relazioni degli Stati membri dell'ONU sull'attuazione del programma d'azione ONU e dello strumento internazionale da presentare alla RevCon3,
—
un programma di sostegno finanziario per i partecipanti dei paesi terzi,
—
la fornitura di supporto tecnico al presidente della RevCon3,
—
quattro simposi tematici che producano risultati orientati all'azione su tematiche connesse al controllo delle SALW. Le tematiche selezionate sono state definite quali priorità nei documenti di lavoro dell'UE presentati alle riunioni del programma d'azione ONU (BMS5 nel 2014 e BMS6 nel 2016) e sono state inserite nei documenti finali di tali riunioni:
i)
rintracciamento e gestione delle scorte di SALW in situazioni belliche e postbelliche;
ii)
le SALW e l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile compresi l'obiettivo di sviluppo sostenibile 16 e gli aspetti delle SALW legati al genere;
iii)
recenti sviluppi nella fabbricazione, nella tecnologia e nella progettazione di SALW, e sfide e opportunità che ne derivano per l'attuazione del programma d'azione ONU e dello strumento internazionale;
iv)
sinergie tra programma d'azione ONU, trattato sul commercio delle armi e altri strumenti pertinenti,
—
cinque conferenze regionali che consentano di instaurare un dialogo con i rappresentanti dei governi e le organizzazioni regionali di regioni specifiche sui documenti finali dei simposi tematici,
—
analisi delle relazioni nazionali sull'attuazione del programma d'azione ONU e dello strumento internazionale imperniata sulle difficoltà di attuazione che fanno emergere opportunità di collaborazione e assistenza,
—
rafforzamento delle basi della RevCon3 mediante un programma di sostegno finanziario e un supporto tecnico al presidente della RevCon3, e
—
attività di sensibilizzazione mediante comunicati stampa ed eventi a margine.
3. Una descrizione particolareggiata del progetto di cui al paragrafo 2 figura nell'allegato della presente decisione.
Articolo 2
1. L'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza («AR») è responsabile dell'attuazione della presente decisione.
2. L'attuazione dei progetti di cui all'articolo 1, paragrafo 2, è svolta dall'Ufficio per gli affari del disarmo delle Nazioni Unite («UNODA»), assistito dalla Small Arms Survey a sua volta rappresentata dall'Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo («SAS»).
3. L'UNODA, assistita dalla SAS, svolge i suoi compiti sotto la responsabilità dell'AR. A tal fine, l'AR conclude gli accordi necessari con l'UNODA.
Articolo 3
1. L'importo di riferimento finanziario per l'attuazione del progetto di cui all'articolo 1, paragrafo 2, è pari a 2 798 381,56 EUR.
2. Le spese finanziate con l'importo di cui al paragrafo 1 sono gestite secondo le procedure e le norme applicabili al bilancio generale dell'Unione.
3. La Commissione vigila sulla corretta gestione delle spese di cui al paragrafo 1. A tal fine, essa conclude un accordo di finanziamento con l'UNODA. L'UNODA e la SAS saranno invitati a raggiungere un accordo sul rimborso delle spese sostenute dalla SAS per il suo contributo all'attuazione della presente decisione. L'accordo tra la Commissione e l'UNODA stabilisce che l'UNODA e la SAS devono assicurare al contributo dell'Unione una visibilità corrispondente alla sua entità.
4. La Commissione si adopera per concludere l'accordo di finanziamento di cui al paragrafo 3 il più presto possibile dopo l'entrata in vigore della presente decisione. Essa informa il Consiglio di eventuali difficoltà in tale processo e della data di conclusione dell'accordo di finanziamento.
Articolo 4
L'AR riferisce al Consiglio in merito all'attuazione della presente decisione sulla scorta delle relazioni periodiche stilate dall'UNODA. Tali relazioni costituiscono la base della valutazione effettuata dal Consiglio. La Commissione riferisce sugli aspetti finanziari dell'attuazione del progetto di cui all'articolo 1, paragrafo 2.
Articolo 5
1. La presente decisione entra in vigore il giorno dell'adozione.
2. La presente decisione cessa di produrre effetti decorsi 24 mesi dopo la data di conclusione dell'accordo di finanziamento di cui all'articolo 3, paragrafo 3. Tuttavia, cessa di produrre effetti decorsi sei mesi dopo la data di entrata in vigore se l'accordo di finanziamento non è concluso entro tale termine.
Fatto a Lussemburgo, il 3 aprile 2017
Per il Consiglio
Il presidente
F. MOGHERINI
(1) Azione comune 2002/589/PESC del Consiglio, del 12 luglio 2002, sul contributo dell'Unione europea alla lotta contro l'accumulazione e la diffusione destabilizzanti di armi portatili e di armi leggere e che abroga l'azione comune 1999/34/PESC (GU L 191 del 19.7.2002, pag. 1).
(2) Azione comune 2008/113/PESC del Consiglio, del 12 febbraio 2008, a sostegno dello strumento internazionale volto a consentire agli Stati di identificare e rintracciare, in modo tempestivo e affidabile, armi leggere e di piccolo calibro (SALW) illegali nel quadro della strategia dell'UE volta a combattere l'accumulazione e il traffico illeciti di SALW e relative munizioni (GU L 40 del 14.2.2008, pag. 16).
(3) Decisione 2011/428/PESC del Consiglio, del 18 luglio 2011, a sostegno dell'Ufficio per gli affari del disarmo delle Nazioni Unite per l'attuazione del programma di azione delle Nazioni Unite per prevenire, combattere e sradicare il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti (GU L 188 del 19.7.2011, pag. 37).
ALLEGATO
1. OBIETTIVI
L'obiettivo della presente decisione è sostenere la lotta contro il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro («SALW») riducendo al minimo il rischio di diversione, anche attraverso il furto, lo smarrimento o la riesportazione non autorizzata di SALW verso mercati illeciti, gruppi armati illegali, terroristi e altri destinatari non autorizzati. Pertanto, la presente decisione sosterrà il programma delle Nazioni Unite (ONU) per prevenire, combattere e sradicare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti («PdA ONU») e lo strumento internazionale per il rintracciamento («SIT») nonché ne assicurerà la pertinenza e ne aumenterà l'efficacia.
A tal fine, la decisione sosterrà azioni per conseguire risultati positivi nella terza conferenza ONU del 2018 di revisione dei progressi compiuti nell'attuazione del PdA ONU («RevCon3»). La presente decisione sosterrà la preparazione della RevCon3 attraverso una serie di simposi tematici e conferenze regionali. I simposi tematici faciliteranno l'elaborazione di risultati orientati all'azione su tematiche connesse al controllo delle SALW. Le tematiche selezionate sono state definite quali priorità nei documenti di lavoro dell'UE presentati alle riunioni del PdA ONU (BMS5 nel 2014 e BMS6 nel 2016) e sono state inserite nei documenti finali di tali riunioni. Le conferenze regionali consentiranno di instaurare un dialogo con i rappresentanti dei governi e le organizzazioni regionali di regioni specifiche sulle tematiche dei simposi tematici. L'obiettivo è consolidare i risultati positivi della BMS6 nei risultati della RevCon3. Altre azioni per sostenere un risultato positivo della RevCon3 comprenderanno: un'analisi globale delle relazioni degli Stati membri dell'ONU sull'attuazione del PdA ONU e del SIT da presentare alla RevCon3; un programma di sostegno finanziario per i partecipanti dei paesi terzi e un supporto tecnico al presidente della RevCon3.
2. DESCRIZIONE DELLE AZIONI
Il progetto dell'Union a sostegno della RevCon3 comprenderà gli elementi seguenti:
i)
simposi tematici per elaborare risultati orientati all'azione su tematiche connesse al controllo delle SALW;
ii)
conferenze regionali per consentire di instaurare un dialogo con i rappresentanti dei governi e le organizzazioni regionali di regioni specifiche;
iii)
un'analisi delle relazioni degli Stati membri dell'ONU sull'attuazione del PdA ONU e del SIT da presentare alla RevCon3;
iv)
un rafforzamento delle basi della RevCon3 (programma di sostegno finanziario, supporto tecnico);
v)
efficaci azioni di sensibilizzazione volte a generare un impatto duraturo.
Tali cinque elementi sono esaminati più in dettaglio qui di seguito. Il progetto correrà in parallelo alla preparazione della RevCon3 da parte del presidente. Per quest'ultimo costituirà un'opportunità fondamentale per partecipare ai preparativi tematici e regionali della RevCon3.
2.1. Simposi tematici
2.1.1. Obiettivo
L'obiettivo di ciascun simposio sarà discutere ed esplorare ciascun tema in esame e convenire azioni realizzabili a livello nazionale, regionale e globale, che possano essere inserite nel documento finale della RevCon3. I risultati e le raccomandazioni di ciascun simposio saranno presentati e discussi in tutte le conferenze regionali.
2.1.2. Il progetto comprenderà quattro simposi con i temi seguenti:
i)
rintracciamento e gestione delle scorte delle SALW in situazioni belliche e postbelliche;
ii)
le SALW e l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, compresi l'obiettivo di sviluppo sostenibile («SDG»)16 e gli aspetti delle SALW legati al genere;
iii)
recenti sviluppi nella fabbricazione, nella tecnologia e nella progettazione di SALW, e sfide che ne derivano, e opportunità per l'attuazione del PdA ONU e del SIT;
iv)
sinergie tra PdA ONU, trattato sul commercio delle armi («ATT») e altri strumenti pertinenti.
2.1.3. Formato
I formati dei simposi saranno calibrati per ogni tematica.
i)
Rintracciamento e gestione delle scorte di SALW in situazioni belliche e postbelliche (cfr. documento finale della BMS6 (1)), al fine di ridurre al minimo il rischio di diversione, anche attraverso il furto, lo smarrimento o la riesportazione non autorizzata di SALW verso mercati illeciti, gruppi armati illegali, terroristi e altri destinatari non autorizzati.
Partecipazione di:
—
esperti tecnici dei governi, anche dei governi colpiti,
—
sistema ONU (DPKO, DPA, CTED, DSS, UNODC, UNODA),
—
esperti delle missioni di mantenimento della pace dell'ONU,
—
esperti dei gruppi di monitoraggio del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,
—
esperti del mondo accademico, istituti di ricerca,
—
esperti delle organizzazioni internazionali (OMD, Interpol, ecc.),
—
esperti di ONG operative (MAG, CAR, ARES, ecc.),
—
esperti delle istituzioni pertinenti dell'Unione (DG Home, Europol).
Totale: circa 40 partecipanti. Tavole rotonde di discussione. Tutti gli Stati sono incoraggiati a osservare e partecipare alla sessione di domande e risposte.
ii)
SALW e l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, incluso l'SDG 16 e gli aspetti di genere del controllo delle SALW (cfr. documento finale della BMS6 (2)), con la partecipazione di:
—
sistema ONU (DESA, PBSO, UNDP, UNICEF, UNODC, UN Women),
—
esperti del mondo accademico, istituti di ricerca,
—
esperti dei governi e delle organizzazioni regionali,
—
esperti delle istituzioni pertinenti dell'Unione (DG DEVCO, DG ECHO).
Totale: circa 40 partecipanti. Tavole rotonde di discussione. Tutti gli Stati sono incoraggiati a osservare e partecipare alla sessione di domande e risposte.
iii)
Sviluppi recenti nella fabbricazione, tecnologia e progettazione di SALW e sfide e opportunità che ne derivano per l'attuazione del PdA ONU e del SIT (cfr. documento finale della BMS6 (3)), con la partecipazione di:
—
esperti del settore delle SALW e delle federazioni industriali settoriali pertinenti,
—
sistema ONU (UNODA),
—
esperti del mondo accademico, istituti di ricerca,
—
esperti tecnici dei governi,
—
esperti delle istituzioni pertinenti dell'UE (DG GROW, DG TRADE, DG HOME).
Totale: circa 40 partecipanti. 1o giorno: dibattiti tra esperti, sessione di domande e risposte. 2o giorno: tavola rotonda di discussione sull'elaborazione di un documento integrativo del SIT. Tutti gli Stati sono incoraggiati a osservare e partecipare alla sessione di domande e risposte.
iv)
Sinergie tra il PdA ONU, l'ATT e gli altri strumenti pertinenti, tra cui il protocollo delle Nazioni Unite sulle armi da fuoco e i meccanismi antiterrorismo delle Nazioni Unite (cfr. documento finale della BMS6 (4)), con la partecipazione di:
—
esperti dei governi,
—
sistema ONU (UNODC, UNODA, ecc.),
—
esperti delle organizzazioni internazionali (OMD, Interpol, segretariato dell'ATT),
—
esperti degli istituti di ricerca.
Totale: circa 40 partecipanti. Tavole rotonde di discussione. Enfasi sulle sinergie, le possibili conseguenze positive delle disposizioni di uno strumento sugli altri e la prevenzione delle sovrapposizioni. Tutti gli Stati sono incoraggiati a osservare e partecipare alla sessione di domande e risposte.
2.1.4. Sede
I simposi sulle tematiche i) e ii) si terranno in concomitanza a New York. I simposi sulle tematiche iii) e iv) si terranno rispettivamente a Bruxelles e a Ginevra.
2.1.5. Calendario
I quattro simposi si terranno in un periodo di cinque mesi, dall'aprile al settembre 2017. Il loro calendario e la loro sequenza (vale a dire l'ordine in cui saranno affrontate le tematiche) saranno determinati dalle agenzie esecutive, in consultazione con l'Unione, tenendo conto del calendario dell'ONU relativo al disarmo. Ogni simposio durerà due giorni.
2.1.6. Responsabilità delle agenzie esecutive
Concettualizzazione e preparazione sostanziale:
l'UNODA e la Small Arms Survey (Inchiesta sulle armi di piccolo calibro) si elaboreranno congiuntamente del contenuto dei simposi e saranno responsabili dell'ordine del giorno e della selezione degli oratori/esperti. La Small Arms Survey preparerà un progetto di documento informativo su ogni tematica, che costituirà la base della discussione in ogni simposio. La concettualizzazione e preparazione sostanziale dei simposi tematici avranno luogo nell'ambito di un dialogo con la divisione disarmo e non proliferazione del servizio europeo per l'azione esterna («SEAE»).
Logistica e servizi di conferenza:
l'UNODA sarà responsabile degli aspetti logistici (prenotazione delle strutture, organizzazione del catering, attrezzature audiovisive, viaggi, ecc.). Il SEAE presterà assistenza nel reperimento della struttura che ospiterà il simposio sulla tematica iii), che si terrà a Bruxelles.
2.1.7. Risultati dell'azione
I simposi tematici porteranno a una comprensione più profonda e a una posizione circostanziata sulle tematiche selezionate da parte dell'Unione e delle altre parti interessate coinvolte. La Small Arms Survey preparerà un documento finale sostanziale sui quattro simposi tematici. Tale documento finale conterrà uno studio sulle quattro tematiche e si baserà sui documenti informativi e integrerà i risultati delle discussioni degli esperti durante i quattro simposi tematici. Il documento finale si concentrerà sulla definizione di azioni realizzabili in vista della loro inclusione nel documento finale della RevCon3. Il documento finale costituirà la base delle successive riunioni regionali nel quadro del progetto.
2.2. Conferenze regionali
2.2.1. Obiettivo
L'obiettivo di ogni conferenza regionale è la preparazione della RevCon3, mettendo a disposizione degli Stati partecipanti un forum per identificare ed esplorare i problemi specifici a livello regionale nell'attuazione del PdA ONU e del SIT e discutendo dei risultati e delle raccomandazioni dei quattro simposi tematici di cui alla sezione 2.1.
2.2.2. Tematiche
Ogni conferenza regionale tratterà le quattro tematiche dei simposi (cfr. sezione 2.1). Inoltre, le conferenze regionali devono consentire discussioni specifiche per regione in preparazione della RevCon3.
2.2.3. Formato
Le conferenze regionali si fonderanno principalmente su consultazioni interattive, sulla base di presentazioni tenute dalla Small Arms Survey e dell'UNODA. A ogni conferenza regionale, il presidente designato avrà l'opportunità di presentare lo stato di avanzamento dei preparativi della RevCon3. Le organizzazioni regionali presenteranno i loro sforzi volti ad attuare i punti pertinenti del documento finale della BMS6 relativi alle organizzazioni regionali. Se gli Stati sono selezionati ai fini del programma di sostegno finanziario, i loro partecipanti alla conferenza regionale dovrebbero generalmente anche far parte della rispettiva delegazione RevCon3. La Small Arms Survey redigerà una relazione procedurale di sintesi su ogni conferenza regionale.
2.2.4. Sede
Le conferenze regionali sono intese a sostenere i governi e le organizzazioni di regioni specifiche nella preparazione della RevCon3. Alcune organizzazioni regionali stanno già organizzando una riunione preparatoria della RevCon3: Lega degli Stati arabi, OSCE e Forum delle isole del Pacifico. Non è necessario che il progetto dell'Unione includa tali regioni. Di conseguenza, si propongono le cinque riunioni regionali seguenti:
Paesi di sottoregioni
Organizzazioni regionali
Centro regionale
Sede
Africa occidentale e centrale
ECOWAS, CEEAC, UA
UNREC
Lomé
Africa orientale e meridionale
RECSA, SADC, UA
UNREC
Lomé
Caraibi
CARICOM
UNLIREC
Port of Spain
America latina
OAS, UNASUR
UNLIREC
Lima
ASEAN e Stati dell'Asia meridionale
ASEAN
UNRCPD
Bangkok
La presente decisione sosterrà la partecipazione/il coinvolgimento di Small Arms Survey e UNODA nelle conferenze regionali riportate di seguito al fine di presentare i risultati dei simposi tematici nel caso in cui corrispondano agli interessi degli organismi organizzatori. Tale partecipazione/coinvolgimento dipenderà dal calendario dell'organizzazione di tali conferenze.
Paesi di sottoregioni
Organizzazioni regionali
Europa e America del Nord
OSCE
Medio Oriente
Lega degli Stati arabi
Pacifico
Forum delle isole del Pacifico
2.2.5. Calendario
Le cinque conferenze regionali si svolgeranno su un periodo di otto mesi, dal giugno 2017 al febbraio 2018 (con la garanzia che tutte le conferenze regionali si tengano prima della riunione del comitato preparatorio della RevCon3, che dovrebbe aver luogo nel febbraio 2018). Il calendario esatto e la sequenza (vale a dire l'ordine delle regioni coperte) delle conferenze regionali sarà determinato dalle agenzie esecutive, in consultazione con l'Unione, tenendo conto del calendario dell'ONU relativo al disarmo. Ogni conferenza regionale durerà due giorni. Le due conferenze regionali in Africa saranno organizzate in concomitanza in una sede unica. Le due conferenze regionali in America latina e nei Caraibi saranno organizzate in concomitanza.
2.2.6. Responsabilità delle agenzie esecutive
Preparazione sostanziale:
l'UNODA (inclusi i suoi centri regionali) e la Small Arms Survey elaboreranno il contenuto delle conferenze regionali, nonché dell'ordine del giorno e della selezione degli oratori/esperti. L'UNODA, unitamente al presidente, prenderà l'iniziativa nel presentare lo stato di avanzamento dei preparativi della RevCon3. La Small Arms Survey fornirà presentazioni sui risultati dei simposi. La Small Arms Survey preparerà una sintesi di ogni conferenza regionale.
Logistica e servizi di conferenza:
L'UNODA e i suoi centri regionali cureranno gli aspetti logistici (prenotazione delle strutture, organizzazione del catering, attrezzature audiovisive, viaggi degli esperti, ecc.) delle conferenze regionali, con la supervisione del quartier generale dell'UNODA.
2.2.7. Risultato dell'azione
Incoraggiare gli Stati della regione a sviluppare una base comune per la preparazione della RevCon3, in particolare relativamente alle quattro tematiche oggetto dei simposi tematici.
2.3. Analisi delle relazioni nazionali sul PdA ONU e sul SIT imperniata sulle difficoltà di attuazione che fanno emergere opportunità di collaborazione e assistenza
2.3.1. Formato
Il documento finale della sesta riunione biennale 2016 degli Stati sul PDA ONU (A/CONF.192/BMS/2016/WP.1/Rev.3) incarica l'UNODA «di esaminare, nell'ambito delle risorse esistenti, le tendenze, difficoltà e opportunità di attuazione del PdA ONU e del SIT sulla base delle informazioni disponibili, tra cui quelle presentate e/o fornite dagli Stati membri, per presentarle alla RevCon3 affinché siano analizzate e sia loro dato un seguito opportuno».
Una valutazione circostanziata e indipendente delle relazioni nazionali sull'attuazione rappresenta una fonte essenziale per tale relazione richiesta, nonché una sua integrazione. La valutazione delle relazioni nazionali è particolarmente importante dal momento che si prevede che esse includeranno informazioni sull'attuazione dell'SDG 16, sul quale non vi sono altri meccanismi di rendicontazione. Un'analisi completa delle relazioni nazionali da parte della Small Arms Survey costituirà, pertanto, un'attività fondamentale nell'ambito del progetto, per la pubblicazione da parte della Small Arms Survey e per fornire il materiale della relazione di prospettiva commissionata all'UNODA. Tale analisi completa integrerà le riunioni tematiche e regionali e aumenterà le probabilità che la RevCon3 raggiunga le aspirazioni dell'Unione per quanto riguarda una tabella di marcia pratica, mirata ed efficace per il PdA ONU nel periodo successivo alla RevCon3, imperniata sul collegamento tra le difficoltà di attuazione e le opportunità di cooperazione e assistenza.
2.3.2. Calendario
Analisi da completare entro la riunione della RevCon3 (giugno 2018).
2.3.3. Responsabilità delle agenzie esecutive
Definizione, da parte dell'UNODA, di una data opportuna per il ricevimento delle relazioni nazionali biennali (metà 2017). Presentazione, da parte della Small Arms Survey, di un'analisi scritta delle relazioni presentate.
2.3.4. Risultato dell'azione
L'analisi fornirà informazioni che consentiranno una migliore ripartizione delle attività di assistenza per quanto riguarda l'attuazione del PdA ONU e il controllo delle SALW in generale.
2.4. Rafforzamento delle basi della RevCon3
2.4.1. Programma di sostegno
A causa della mancanza di fondi, molti paesi in via di sviluppo hanno difficoltà a farsi rappresentare alle conferenze di revisione del PdA ONU dai loro principali funzionari che trattano questioni relative alle SALW. L'Unione potrebbe finanziare un programma di sostegno finanziario a beneficio di un gruppo selezionato di paesi più colpiti al fine di consentire la partecipazione dei loro funzionari alle RevCon3.
Attività:
L'UNODA si occuperà della gestione del viaggio e della sistemazione alla RevCon3 (non al comitato preparatorio che la precederà nel 2018) per un gruppo di 20 partecipanti al massimo. I partecipanti saranno selezionati dal SEAE dietro raccomandazione dell'UNODA e dei suoi centri regionali. In linea di massima, i funzionari selezionati dovrebbero essere punti di contatto nazionali designati per il PdA ONU. Tra gli altri criteri per la selezione figurano considerazioni legate al genere, alla presentazione tempestiva di una relazione nazionale, alla partecipazione attiva alle conferenze regionali o ai simposi tematici e alle conoscenze ed esperienze nelle tematiche in questione. Durante la RevCon3, l'UNODA organizzerà una riunione tra i partecipanti beneficiari del sostegno e le delegazioni dell'Unione e dei suoi Stati membri.
Risultati:
—
le deliberazioni della RevCon3 risulteranno arricchite grazie alle competenze di chi si occupa direttamente di questioni inerenti alle SALW nei paesi colpiti e che di solito non può permettersi di partecipare alla RevCon,
—
maggiori possibilità di instaurare contatti per i funzionari dei paesi in via di sviluppo e anche dei principali rappresentanti delle organizzazioni della società civile che si occupano di questioni inerenti alle SALW,
—
eventuali sinergie con eventi a margine e attività di formazione che ruotano attorno alla RevCon3.
2.4.2. Supporto tecnico al presidente della RevCon3
Il presidente e la sua squadra beneficeranno delle competenze tecniche fornite dal segretariato dell'ONU con il sostegno di un esperto di alto livello della Small Arms Survey.
Attività:
Il segretariato dell'ONU, con il sostegno dell'esperto di alto livello della Small Arms Survey, migliorerà la propria capacità di prestare consulenza al presidente e alla sua squadra per quanto riguarda gli aspetti complessi e tecnici del lavoro della RevCon3.
Risultati:
Il presidente avrà accesso a un'ampia gamma di competenze sulle questioni sostanziali e tecniche relative alla RevCon3.
2.5. Attività di sensibilizzazione
Le attività di sensibilizzazione mediante comunicati stampa ed eventi a margine costituiranno una parte cruciale del progetto. Inoltre, una piattaforma online sulla RevCon3 potrebbe prestare attenzione alle tematiche fondamentali della RevCon3 e all'assistenza/creazione di capacità.
Attività:
—
comunicati stampa congiunti che accompagneranno i simposi e le conferenze regionali. Copertura mediatica,
—
eventi a margine dedicati al progetto in occasioni delle riunioni pertinenti, tra cui il primo comitato dell'Assemblea generale (2017) e la terza conferenza degli Stati parte dell'ATT,
—
l'UNODA creerà pagine web dedicate alla RevCon3 con un anno di anticipo. Si tratterà della principale piattaforma per la pubblicazione di documenti e l'interazione con gli Stati membri, le organizzazioni regionali e le istituzioni. La piattaforma includerà settori tematici e sarà data una particolare attenzione al collegamento tra le esigenze di assistenza e le risorse disponibili.
Risultati:
Gestione efficace delle informazioni sul progetto e i suoi risultati; una piattaforma web RevCon3 dinamica nell'ambito dell'ambiente web formale sul PdA ONU, che includa approcci tematici e consenta di trovare una corrispondenza tra le esigenze di assistenza e le risorse disponibili.
3. RISULTATI TANGIBILI
Le agenzie di esecuzione produrranno e presenteranno i risultati tangibili seguenti all'Unione:
—
risultati tangibili 1-5: relazioni di sintesi sulle quattro conferenze tematiche,
—
risultati tangibili 6-11: relazioni di sintesi sulle cinque conferenze regionali,
—
risultato tangibile n. 12: una valutazione completa delle relazioni nazionali sull'attuazione del PdA ONU,
—
risultato tangibile n. 13: una relazione finale alla conclusione del progetto.
(1) A/CONF.192/BMS/2016/2 punti 37, 55, 56, 57, 74, 75, 82, 83, 84 e 105.
(2) A/CONF.192/BMS/2016/2, punti 15, 23, 24, 25, 40, 41, 52, 59, 60 e 101.
(3) A/CONF.192/BMS/2016/2, punti 63, 79 e 90.
(4) A/CONF.192/BMS/2016/2, punti 12, 14, 62, 67 e 107.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Armi leggere e di piccolo calibro
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Si propone di combattere il commercio illecito di armi leggere* e di piccolo calibro* (SALW) e di evitare che cadano nelle mani di terroristi e gruppi armati illegali. Conferma l’impegno dell’Unione europea all’attuazione completa a livello mondiale, nazionale e regionale del programma d’azione delle Nazioni Unite (UN) in questo settore.
PUNTI CHIAVE
L’UE ha sostenuto il lavoro della conferenza dell’ONU 2018 per la revisione dell’attuazione delle misure anti-SALW («RevCon3» in breve) organizzando:4 conferenze tematiche sulle SALW tra aprile e novembre 2017, ciascuna con circa 40 esperti pertinenti e riguardanti:rintracciamento e scorte in situazioni belliche e postbelliche;collegamenti con gli obiettivi 16 (pace, giustizia e istituzioni forti) e 5 (uguaglianza di genere) di sviluppo sostenibile delle UN;sviluppi recenti nelle sinergie di fabbricazione, tecnologia e progettazionetra le UN e altre misure; 5 conferenze regionali sui medesimi 4 temi tra giugno 2017 e febbraio 2018, con la partecipazione di esperti provenienti da governi nazionali e organizzazioni regionali; un’analisi delle relazioni nazionali sull’attuazione delle misure delle UN; un programma di sostegno finanziario per paesi partecipanti con fondi e supporto tecnico limitati per la presidenza RevCon3; attività di sensibilizzazione mediante comunicati stampa e vari eventi. L’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza è responsabile di garantire l’attuazione della decisione dell’UE, la quale dispone di un budget di 2,8 milioni di euro.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
È entrata in vigore il 3 aprile 2017.
CONTESTO
20 luglio 2001: adozione del programma d’azione delle Nazioni Unite per prevenire, combattere e sradicare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti (noto come «programma d’azione delle Nazioni Unite»). 8 dicembre 2005: l’Assemblea generale dell’ONU adotta lo strumento internazionale volto a consentire agli stati di identificare e rintracciare, in modo tempestivo e affidabile, SALW illegali (noto come lo «strumento internazionale per il rintracciamento»). Per ulteriori informazioni, fare riferimento a:Commercio di armi: l’UE adotta un approccio globale per contrastare il flagello delle armi illecite (servizio europeo per l’azione esterna).
TERMINI CHIAVE
Armi leggere: revolver e pistole semiautomatiche, fucili e carabine, pistole mitragliatrici, fucili d’assalto e mitragliatrici leggere.
Armi di piccolo calibro: mitragliatrici pesanti, cannoni antiaerei portatili, mortai, munizioni, proiettili, granate a mano, mine terrestri ed esplosivi.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione (PESC) 2017/633 del Consiglio, del 3 aprile 2017, a sostegno del programma d’azione delle Nazioni Unite per prevenire, combattere e sradicare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti (GU L 90 del 4.4.2017, pag. 12).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (PESC) 2015/1908 del Consiglio, del 22 ottobre 2015, a sostegno di un meccanismo mondiale di segnalazione sulle armi leggere e di piccolo calibro e su altre armi e munizioni convenzionali illegali volto a ridurre il rischio del loro commercio illegale («iTrace II») (GU L 278 del 23.10.2015, pag. 15).
Decisione 2011/428/PESC del Consiglio, del 18 luglio 2011, a sostegno dell’Ufficio per gli affari del disarmo delle Nazioni Unite per l’attuazione del programma di azione delle Nazioni Unite per prevenire, combattere e sradicare il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti (GU L 188 del 19.7.2011, pag. 37).
Azione comune 2008/113/PESC del Consiglio, del 12 febbraio 2008, a sostegno dello strumento internazionale volto a consentire agli Stati di identificare e rintracciare, in modo tempestivo e affidabile, armi leggere e di piccolo calibro (SALW) illegali nel quadro della strategia dell’UE volta a combattere l’accumulazione e il traffico illeciti di SALW e relative munizioni (GU L 40 del 14.2.2008, pag. 16).
Azione comune 2002/589/PESC del Consiglio, del 12 luglio 2002, sul contributo dell’Unione europea alla lotta contro l’accumulazione e la diffusione destabilizzanti di armi leggere e di piccolo calibro e che abroga l’azione comune 1999/34/PESC (GU L 191 del 19.7.2002, pag. 1). |
Procedimenti penali: garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Stabilisce garanzie procedurali* per i minori* indagati o imputati di un reato. Le garanzie si aggiungono a quelle che si applicano ad adulti indagati o imputati.
Si tratta della quinta di una serie di misure volte a istituire norme minime per i diritti procedurali in tutta l’Unione europea (UE), conformemente a quanto previsto dalla tabella di marcia 2009.
PUNTI CHIAVE
Gli elementi principali della direttiva sono che i minori hanno il diritto di avvalersi di un difensore e il diritto di essere assistiti da un difensore. L’assistenza da parte di un difensore è obbligatoria quando vengono portati davanti a un tribunale nella fase pre-processuale e quando sono in stato di detenzione. Un minore che non è stato assistito da un difensore durante le udienze non può essere condannato a una pena detentiva.
I paesi dell’UE devono inoltre garantire che la privazione della libertà, e in particolare la detenzione, sia disposta nei confronti di minori solo come misura di ultima istanza e per il più breve periodo possibile. I minori detenuti devono essere tenuti separati dagli adulti, a meno che non si ritenga preferibile non farlo nel loro interesse superiore.
La direttiva include anche altre garanzie, come il diritto a:
essere tempestivamente informato sui propri diritti e su aspetti generali dello svolgimento del procedimento;
avere accesso alle informazioni fornite da un genitore o da altro adulto appropriato;
essere accompagnati da tale persona durante le udienze in tribunale e in altre fasi del procedimento;
una valutazione individuale da parte di personale qualificato;
un esame medico se il minore è privato della libertà personale;
la tutela della privacy durante il procedimento penale;
comparire di persona al processo;
rimedi efficaci *.
I giudici, i magistrati inquirenti e gli altri professionisti che si occupano di procedimenti penali che coinvolgono minori dovrebbero avere una competenza specifica o accesso a una specifica formazione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
È in vigore dal 10 giugno 2016. I paesi dell’UE devono recepirla nel proprio diritto nazionale entro l’11 giugno 2019.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni:
«Diritti delle persone indagate e imputate» sul sito Internet della Commissione europea;
Comunicato stampa sul sito Internet della Commissione europea.
* TERMINI CHIAVE
Garanzie procedurali: in questo caso, le garanzie che assicurano che i minori ricevano le necessarie informazioni per comprendere come funziona il procedimento e i loro diritti legali.
Minore: una persona di età inferiore ai 18 anni.
Rimedi efficaci: i mezzi con cui un tribunale impone una sanzione o emette un altro provvedimento per imporre la sua volontà.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/800 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 maggio 2016, sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali (GU L 132 del 21.5.2016, pagg. 1-20)
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all’interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pagg. 1-7)
Direttiva 2012/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, sul diritto all’informazione nei procedimenti penali (GU L 142 dell’1.6.2012, pagg. 1-10)
Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato di arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, g. 1-12)
Direttiva 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali (GU L 65 dell’11.3.2016, pagg. 1-11) | DIRETTIVA (UE) 2016/800 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
dell'11 maggio 2016
sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 82, paragrafo 2, lettera b),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Obiettivo della presente direttiva è stabilire garanzie procedurali affinché i minori indagati o imputati nei procedimenti penali siano in grado di comprendere e seguire il procedimento, esercitare il loro diritto a un equo processo, evitare la recidiva e promuovere il loro reinserimento sociale.
(2)
Stabilendo norme minime comuni sulla protezione dei diritti procedurali di minori indagati o imputati, la presente direttiva mira a rafforzare la fiducia degli Stati membri nei sistemi giudiziari penali degli altri Stati membri e quindi a facilitare il riconoscimento reciproco delle decisioni in materia penale. Tali norme minime comuni dovrebbero altresì rimuovere ostacoli alla libera circolazione dei cittadini nel territorio degli Stati membri.
(3)
Sebbene gli Stati membri siano firmatari della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), del Patto internazionale sui diritti civili e politici e della convenzione ONU sui diritti del fanciullo, l'esperienza insegna che ciò non conduce di per sé a un grado sufficiente di fiducia nei sistemi di giustizia penale di altri Stati membri.
(4)
Il 30 novembre 2009 il Consiglio ha adottato una risoluzione sulla tabella di marcia per il rafforzamento dei diritti procedurali di indagati o imputati in procedimenti penali (3) («tabella di marcia»). Seguendo un approccio a tappe, la tabella di marcia invoca l'adozione di misure concernenti il diritto alla traduzione e all'interpretazione (misura A), il diritto alle informazioni relative ai diritti e all'accusa (misura B), il diritto alla consulenza legale e all'assistenza legale (misura C), il diritto alla comunicazione con familiari, datori di lavoro e autorità consolari (misura D) e garanzie speciali per indagati e imputati vulnerabili (misura E). La tabella di marcia mette in evidenza che l'ordine dei diritti è indicativo e di conseguenza potrà essere cambiato a seconda delle priorità. La tabella di marcia è concepita come uno strumento operativo globale; i suoi benefici si percepiranno appieno soltanto quando saranno state attuate tutte le sue componenti.
(5)
L'11 dicembre 2009 il Consiglio europeo ha accolto con favore la tabella di marcia e l'ha integrata nel programma di Stoccolma — Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini (4) (punto 2.4). Il Consiglio europeo ha sottolineato il carattere non esaustivo della tabella di marcia invitando la Commissione a esaminare ulteriori aspetti dei diritti procedurali minimi di indagati e imputati e a valutare se sia necessario affrontare altre questioni, ad esempio la presunzione d'innocenza, al fine di promuovere una migliore cooperazione nel settore.
(6)
Quattro misure in materia di diritti procedurali nei procedimenti penali sono state adottate conformemente alla tabella di marcia, vale a dire le direttive 2010/64/UE (5), 2012/13/UE (6), 2013/48/UE (7), e la direttiva (UE) 2016/343 (8) del Parlamento europeo e del Consiglio.
(7)
La presente direttiva promuove i diritti del minore alla luce delle linee guida del Consiglio d'Europa per una giustizia a misura di minore.
(8)
Quando i minori sono indagati o imputati nei procedimenti penali o soggetti a una procedura di esecuzione di un mandato d'arresto europeo a norma della decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio (9) («ricercati»), gli Stati membri dovrebbero garantire che l'interesse superiore del minore sia sempre considerato preminente, a norma dell'articolo 24, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (Carta).
(9)
I minori indagati o imputati in procedimenti penali dovrebbero ricevere un'attenzione particolare che ne preservi le potenzialità di sviluppo e il reinserimento sociale.
(10)
È opportuno che la presente direttiva si applichi ai minori indagati o imputati per un reato e ai minori ricercati. Per quanto riguarda questi ultimi, le disposizioni pertinenti della presente direttiva dovrebbero applicarsi dal momento del loro arresto nello Stato membro di esecuzione.
(11)
La presente direttiva, o talune sue disposizioni, dovrebbero applicarsi altresì alle persone indagate o imputate in un procedimento penale e alle persone ricercate che erano minori al momento di essere sottoposte al procedimento ma che sono successivamente diventate maggiorenni, e qualora l'applicazione della presente direttiva sia adeguata alla luce delle circostanze del caso, fra cui la maturità e la vulnerabilità della persona interessata.
(12)
Se l'interessato ha già compiuto i 18 anni al momento in cui diventa indagato o imputato in un procedimento penale, ma il reato è stato commesso quando era minore, gli Stati membri sono incoraggiati ad applicare le garanzie procedurali previste dalla presente direttiva fino al compimento dei 21 anni, almeno per quanto riguarda i reati commessi dal medesimo indagato o imputato e che sono oggetto di indagini e azioni penali congiunte, in quanto indissociabili dai procedimenti penali che sono stati avviati nei suoi confronti prima che compisse 18 anni.
(13)
Gli Stati membri dovrebbero determinare l'età del minore sulla base delle sue dichiarazioni, dei controlli dello stato civile, di ricerche documentali e altre prove e, se non sussistono prove o se non sono risolutive, sulla base di un esame medico. L'esame medico dovrebbe essere effettuato in ultima istanza e nel rigoroso rispetto dei diritti, dell'integrità fisica e della dignità umana del minore. Qualora permangano dubbi sulla minore età, questa è presunta ai fini della presente direttiva.
(14)
È opportuno che la presente direttiva non si applichi in relazione ad alcuni reati minori. Tuttavia, essa dovrebbe applicarsi se il minore indagato o imputato è privato della libertà personale.
(15)
In taluni Stati membri un'autorità diversa da un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale è competente per irrogare sanzioni diverse dalla privazione della libertà personale in relazione a reati relativamente minori. Questo può essere il caso, ad esempio, delle infrazioni al codice della strada che sono commesse su larga scala e che potrebbero essere accertate in seguito a un controllo stradale. In tali situazioni non sarebbe ragionevole esigere che le autorità competenti garantiscano tutti i diritti sanciti dalla presente direttiva. Laddove il diritto di uno Stato membro preveda l'imposizione di una pena per reati minori da parte di tale autorità e laddove vi sia il diritto a presentare ricorso o la possibilità che il caso sia altrimenti deferito a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale, la presente direttiva dovrebbe pertanto applicarsi solo ai procedimenti dinanzi a tale giudice o tribunale in seguito a ricorso o deferimento.
(16)
In alcuni Stati membri determinati reati minori, in particolare le infrazioni minori al codice della strada, le violazioni minori dei regolamenti comunali generali e le violazioni minori dell'ordine pubblico, sono considerati reati. In tali situazioni non sarebbe ragionevole esigere che le autorità competenti garantiscano tutti i diritti sanciti dalla presente direttiva. Laddove il diritto di uno Stato membro preveda che la privazione della libertà personale non possa essere imposta per sanzionare i reati minori, la presente direttiva dovrebbe pertanto applicarsi solo ai procedimenti dinanzi a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale.
(17)
È opportuno che la presente direttiva si applichi solo ai procedimenti penali. Essa non dovrebbe applicarsi ad altri tipi di procedimenti, in particolare ai procedimenti specificamente destinati ai minori e che potrebbero comportare misure di protezione, correttive o educative.
(18)
È opportuno che la presente direttiva sia attuata tenendo conto delle disposizioni delle direttive 2012/13/UE e 2013/48/UE. La presente direttiva contempla altre garanzie complementari riguardanti l'informazione dei minori e del titolare della responsabilità genitoriale, intese a tener conto delle specifiche esigenze e vulnerabilità del minore.
(19)
I minori dovrebbero ricevere informazioni sugli aspetti generali dello svolgimento del procedimento. A tal fine, essi dovrebbero, in particolare, ricevere una breve spiegazione circa le successive fasi del procedimento, nella misura in cui ciò sia possibile alla luce dell'interesse del procedimento penale, nonché riguardo al ruolo delle autorità interessate. Le informazioni da fornire dovrebbero essere subordinate alle circostanze del caso.
(20)
I minori dovrebbero ricevere informazioni per quanto riguarda il diritto a un esame medico nella prima fase appropriata del procedimento, al più tardi all'atto della privazione della libertà personale, se una tale misura è adottata nei confronti del minore.
(21)
Qualora un minore sia privato della libertà personale, la comunicazione dei diritti che deve ricevere ai sensi della direttiva 2012/13/UE dovrebbe contenere informazioni chiare sui diritti riconosciuti dalla presente direttiva.
(22)
Gli Stati membri dovrebbero informare il titolare della responsabilità genitoriale, per iscritto e/o oralmente, in merito ai diritti procedurali applicabili. Tali informazioni dovrebbero essere fornite in maniera tempestiva e sufficientemente dettagliata da garantire l'equità del procedimento e l'esercizio effettivo dei diritti del minore.
(23)
In talune circostanze, che possono altresì riferirsi a una sola delle persone titolari della responsabilità genitoriale, le informazioni dovrebbero essere comunicate a un altro adulto idoneo, nominato dal minore e autorizzato in tale qualità dall'autorità competente. Una di tali circostanze si verifica qualora vi siano elementi oggettivi e concreti che indicano o lasciano supporre che la fornitura di informazioni al titolare della responsabilità genitoriale potrebbe pregiudicare sostanzialmente il procedimento penale, in particolare, qualora possano essere distrutte o alterate le prove, i testimoni possano essere influenzati o il titolare della responsabilità genitoriale possa essere stato coinvolto nella presunta attività criminale insieme al minore.
(24)
Qualora non sussistano più le circostanze che hanno indotto le autorità competenti a fornire informazioni a un altro adulto idoneo rispetto al titolare della responsabilità genitoriale, qualsiasi informazione che il minore riceva ai sensi della presente direttiva, e che sia ancora rilevante nel corso del procedimento, dovrebbe essere fornita al titolare della responsabilità genitoriale. Ciò non dovrebbe prolungare inutilmente il procedimento penale.
(25)
I minori indagati o imputati hanno il diritto di avvalersi di un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE. Essendo vulnerabili e non sempre in grado di comprendere e seguire appieno il procedimento penale, i minori dovrebbero essere assistiti da un difensore nelle situazioni previste dalla presente direttiva. In tali situazioni, gli Stati membri dovrebbero predisporre l'assistenza di un difensore per il minore in questione, qualora non vi abbia già provveduto egli stesso o il titolare della responsabilità genitoriale. È opportuno che gli Stati membri forniscano il gratuito patrocinio qualora ciò sia necessario per garantire che il minore riceva effettivamente l'assistenza di un difensore.
(26)
L'assistenza di un difensore ai sensi della presente direttiva presuppone che il minore abbia il diritto di avvalersi di un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE. Pertanto, qualora l'applicazione di una disposizione della direttiva 2013/48/UE non consenta al minore di avvalersi di un difensore conformemente alla presente direttiva, tale disposizione non dovrebbe applicarsi al diritto dei minori di avere accesso a un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE. D'altro canto, le deroghe e le eccezioni all'assistenza di un difensore stabilite nella presente direttiva non dovrebbero pregiudicare il diritto di avvalersi di un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE, o il diritto al gratuito patrocinio previsto dalla Carta e dalla CEDU, nonché dal diritto nazionale e da altro diritto dell'Unione.
(27)
Le disposizioni stabilite dalla presente direttiva sull'assistenza di un difensore dovrebbero applicarsi senza indebito indugio, non appena i minori siano stati informati di essere indagati o imputati. Ai fini della presente direttiva, l'assistenza di un difensore implica che il minore riceva sostegno legale dal difensore e sia da questi rappresentato nel corso del procedimento penale. Quando la presente direttiva prevede l'assistenza di un difensore durante gli interrogatori, un difensore dovrebbe essere presente. Fatto salvo il diritto del minore di avvalersi di un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE, l'assistenza di un difensore non implica che il difensore debba essere presente in occasione di ciascun atto investigativo o di raccolta delle prove.
(28)
Purché ciò rispetti il diritto a un equo processo, l'obbligo per gli Stati membri di fornire ai minori indagati o imputati l'assistenza di un difensore ai sensi della presente direttiva, non include le seguenti azioni: identificare il minore; determinare se debbano essere avviate indagini; verificare il possesso di armi o altre questioni analoghe di sicurezza; effettuare atti investigativi o atti di raccolta delle prove diversi da quelli di cui specificamente alla presente direttiva, quali ispezioni personali, esami fisici, analisi del sangue, test alcolemici o prove simili, scattare fotografie, acquisire impronte digitali; far comparire il minore dinanzi a un'autorità competente o consegnare il minore a un titolare della responsabilità genitoriale o altro adulto idoneo conformemente al diritto nazionale.
(29)
Un minore inizialmente non indagato o imputato, quale un testimone, che diventi un indagato o imputato, dovrebbe avere il diritto di non autoincriminarsi e la facoltà di non rispondere conformemente al diritto dell'Unione e alla CEDU, come interpretato dalla Corte di giustizia dell'Unione europea (Corte di giustizia) e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. La presente direttiva fa pertanto espresso riferimento al caso pratico in cui tale minore diventi un indagato o un imputato durante un interrogatorio condotto dalla polizia o da un'altra autorità di contrasto nell'ambito di un procedimento penale. Laddove nel corso di tale interrogatorio il minore che non è indagato o imputato diventi indagato o imputato, l'interrogatorio dovrebbe essere sospeso finché il minore non sia a conoscenza di essere indagato o imputato e sia assistito da un difensore ai sensi della presente direttiva.
(30)
Purché ciò rispetti il diritto a un equo processo, è opportuno che gli Stati membri possano derogare all'obbligo di fornire l'assistenza di un difensore qualora ciò non sia proporzionato alla luce delle circostanze del caso, fermo restando che l'interesse superiore del minore dovrebbe sempre essere considerato preminente. In ogni caso, i minori dovrebbero essere assistiti da un difensore quando siano portati dinanzi a un giudice o tribunale competente a decidere sulla detenzione, in qualsiasi fase del procedimento nell'ambito di applicazione della presente direttiva, così come durante la detenzione. Inoltre, la privazione della libertà personale non dovrebbe essere imposta come una condanna penale, a meno che il minore non sia stato assistito da un difensore in un modo tale da permettergli di esercitare efficacemente i propri diritti alla difesa e, in ogni caso, durante le udienze dinanzi a un organo giurisdizionale. Gli Stati membri dovrebbero poter adottare disposizioni pratiche a tale riguardo.
(31)
Gli Stati membri dovrebbero poter derogare temporaneamente all'obbligo di fornire l'assistenza di un difensore nella fase pre-processuale per motivi imperativi, ad esempio qualora vi sia l'urgente esigenza di evitare gravi conseguenze negative per la vita, la libertà personale o l'integrità fisica di una persona, o qualora l'intervento immediato delle autorità inquirenti sia indispensabile per evitare un sostanziale pregiudizio del procedimento penale in relazione a un reato grave, tra l'altro al fine di ottenere informazioni relative ai presunti correi di un reato grave o per evitare la perdita di prove rilevanti riguardanti un reato grave. Durante una deroga temporanea per uno di tali motivi imperativi, le autorità competenti dovrebbero poter interrogare i minori senza la presenza del difensore, a condizione che essi siano stati informati della loro facoltà di non rispondere e possano esercitare tale diritto e a condizione che detto interrogatorio non pregiudichi i diritti della difesa, compreso il diritto di non autoincriminarsi. Dovrebbe essere possibile procedere all'interrogatorio nella misura necessaria e al solo scopo di ottenere informazioni che siano essenziali per evitare gravi conseguenze negative per la vita, la libertà personale o l'integrità fisica di una persona o per prevenire un sostanziale pregiudizio del procedimento penale. Ogni abuso di tale deroga temporanea arrecherebbe, in linea di principio, un pregiudizio irrimediabile ai diritti della difesa.
(32)
Gli Stati membri dovrebbero definire chiaramente nel loro diritto nazionale i motivi e i criteri attinenti a tale deroga temporanea e dovrebbero farne un uso limitato. Qualsiasi deroga temporanea dovrebbe essere proporzionata, rigorosamente limitata nel tempo, non basata esclusivamente sul tipo o sulla gravità del reato contestato e non dovrebbe pregiudicare l'equità globale del procedimento. Gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché, in caso di autorizzazione di una deroga temporanea ai sensi della presente direttiva da parte di un'autorità competente che non sia un giudice o tribunale, la decisione di autorizzazione della deroga temporanea possa essere valutata da un organo giurisdizionale, almeno durante la fase processuale.
(33)
La riservatezza delle comunicazioni fra i minori e il loro difensore è fondamentale per garantire l'effettivo esercizio dei diritti della difesa ed è parte essenziale del diritto a un processo equo. Gli Stati membri dovrebbero pertanto rispettare, senza deroghe, la riservatezza degli incontri e delle altre forme di comunicazione tra il difensore e il minore nel quadro dell'assistenza di un difensore prevista dalla presente direttiva. La presente direttiva non pregiudica le procedure applicabili nel caso in cui sussistano circostanze oggettive e concrete che diano adito al sospetto che il difensore sia coinvolto in un reato con il minore. L'attività criminale del difensore non dovrebbe essere considerata un'assistenza legittima ai minori nell'ambito della presente direttiva. L'obbligo di rispettare la riservatezza non implica solo che gli Stati membri si astengano dall'interferire in tali comunicazioni o dall'accedervi, ma anche che, se i minori sono privati della libertà personale o si trovano altrimenti in un luogo sotto il controllo dello Stato, gli Stati membri assicurino che le disposizioni in materia di comunicazione difendano e tutelino tale riservatezza. Ciò lascia impregiudicati i meccanismi predisposti nelle strutture di detenzione per evitare l'invio ai detenuti di plichi illegali, quale il vaglio della corrispondenza, a condizione che tali meccanismi non consentano alle autorità competenti di leggere le comunicazioni tra i minori e il loro difensore. La presente direttiva lascia altresì impregiudicate le procedure di cui al diritto nazionale in base alle quali l'inoltro di corrispondenza può essere rifiutato qualora il mittente non accetti che la corrispondenza sia prima sottoposta a un giudice o tribunale competente.
(34)
Non costituisce violazione della presente direttiva la limitazione della riservatezza conseguente a un'operazione di sorveglianza legittima da parte delle autorità competenti. La presente direttiva lascia inoltre impregiudicato il lavoro svolto, ad esempio, dai servizi segreti nazionali per salvaguardare la sicurezza nazionale a norma dell'articolo 4, paragrafo 2, del trattato sull'Unione europea (TUE) o che rientra nell'ambito di applicazione dell'articolo 72 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), in virtù del quale il titolo V della parte III del TFUE relativo a uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia non deve ostare all'esercizio delle responsabilità incombenti agli Stati membri per il mantenimento dell'ordine pubblico e la salvaguardia della sicurezza interna.
(35)
Il minore indagato o imputato in un procedimento penale dovrebbe avere il diritto a una valutazione individuale, diretta a identificare le sue specifiche esigenze in materia di protezione, istruzione, formazione e reinserimento sociale, al fine di determinare se e in quale misura può avere bisogno di misure speciali nel corso del procedimento penale e accertare l'entità della responsabilità penale e l'adeguatezza di una determinata pena o misura educativa nei suoi confronti.
(36)
La valutazione individuale dovrebbe, in particolare, tenere conto della personalità e della maturità del minore, della sua situazione economica, sociale e familiare, compreso il suo ambiente di vita, nonché delle sue eventuali vulnerabilità specifiche, quali ad esempio disabilità collegate all'apprendimento e difficoltà di comunicazione.
(37)
Dovrebbe essere possibile adattare la portata e il livello di dettaglio della valutazione individuale alle circostanze del caso, tenendo conto della gravità del reato contestato e delle misure che potrebbero essere adottate qualora il minore sia dichiarato colpevole. È possibile avvalersi di una valutazione individuale svolta nel passato recente in relazione allo stesso minore, purché aggiornata.
(38)
Le autorità competenti dovrebbero tenere conto delle informazioni desunte da una valutazione individuale al momento di decidere in merito all'adozione di eventuali misure specifiche nei confronti del minore, quali la prestazione di assistenza pratica; al momento di valutare l'opportunità e l'efficacia di eventuali provvedimenti cautelari nei confronti del minore, tra cui le decisioni in materia di custodia cautelare o misure alternative; e, tenendo conto delle caratteristiche e delle circostanze individuali relative al minore, al momento di assumere una decisione o di adottare una linea di azione nel contesto del procedimento penale, anche in sede di pronuncia della sentenza. Ove non sia ancora disponibile una valutazione individuale, ciò non dovrebbe impedire alle autorità competenti di adottare le misure o le decisioni del caso, purché siano rispettate le condizioni stabilite nella presente direttiva, tra cui l'effettuazione di una valutazione individuale nella prima fase appropriata del procedimento. È possibile riesaminare l'idoneità e l'efficacia delle misure o delle decisioni adottate prima che sia effettuata una valutazione individuale, quando questa sia disponibile.
(39)
La valutazione individuale dovrebbe essere effettuata nella prima fase appropriata del procedimento e in tempo utile affinché le informazioni da essa scaturenti possano essere tenute in considerazione dalla magistratura inquirente, dal giudice o da un'altra autorità competente prima della presentazione del capo d'accusa ai fini del processo. Dovrebbe nondimeno essere possibile procedere alla presentazione del capo d'accusa in assenza di una valutazione individuale, purché ciò sia nel migliore interesse del minore. Ciò potrebbe verificarsi, ad esempio, qualora un minore si trovi in custodia cautelare e l'attesa della disponibilità di una valutazione individuale comporterebbe il rischio di prolungare in modo superfluo tale custodia.
(40)
Gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di derogare all'obbligo di effettuare una valutazione individuale, qualora una tale deroga sia richiesta nelle circostanze del caso, tenendo conto, fra l'altro, della gravità del reato contestato e delle misure che potrebbero essere adottate qualora il minore sia dichiarato colpevole, a condizione che la deroga sia compatibile con l'interesse superiore del minore. In tale contesto, è opportuno tenere conto di tutti gli elementi pertinenti, quali ad esempio se il minore sia o non sia stato, in tempi recenti, oggetto di una valutazione individuale nell'ambito di un procedimento penale oppure se la causa in esame possa essere trattata senza un rinvio a giudizio.
(41)
L'obbligo di dedicare un'attenzione particolare ai minori indagati o imputati costituisce il fondamento di una buona amministrazione della giustizia, soprattutto quando i minori siano privati della libertà personale e si trovino pertanto in una posizione di particolare debolezza. Al fine di garantirne l'integrità personale, il minore che è privato della libertà personale dovrebbe avere diritto a un esame medico. Tale esame medico dovrebbe essere svolto da un medico o un altro professionista qualificato su iniziativa delle autorità competenti, in particolare se giustificato da indicazioni sanitarie specifiche, oppure previa richiesta del minore, del titolare della responsabilità genitoriale o del difensore del minore. Gli Stati membri dovrebbero stabilire disposizioni pratiche riguardanti gli esami medici da svolgere ai sensi della presente direttiva e le modalità in cui il minore può accedere a tali esami. Le suddette disposizioni potrebbero riguardare, fra l'altro, i casi in cui sono formulate due o più richieste di esami medici in relazione allo stesso minore in un breve lasso di tempo.
(42)
I minori indagati o imputati in procedimenti penali non sempre sono in grado di comprendere il contenuto degli interrogatori cui sono sottoposti. Onde assicurare una protezione sufficiente di tali minori è opportuno che gli interrogatori disposti dalla polizia o da altre autorità di contrasto siano oggetto di registrazione audiovisiva ove ciò risulti proporzionato, tenendo conto, fra l'altro, del fatto che sia presente o meno un difensore e del fatto che il minore sia privato o meno della libertà personale, fermo restando che il suo interesse superiore dovrebbe sempre essere considerato preminente. La presente direttiva non impone agli Stati membri di effettuare registrazioni audiovisive degli interrogatori di minori da parte di un giudice o di un tribunale.
(43)
Qualora la registrazione audiovisiva si imponga ai sensi della presente direttiva, ma un problema tecnico insormontabile la renda impossibile, la polizia o altre autorità di contrasto dovrebbero poter procedere ugualmente all'interrogatorio del minore, senza che vengano effettuate registrazioni audiovisive, purché siano stati compiuti sforzi ragionevoli per superare il problema tecnico in questione e non sia opportuno rimandare l'interrogatorio, e che ciò sia compatibile con l'interesse superiore del minore.
(44)
A prescindere dal fatto che l'interrogatorio del minore sia o meno oggetto di registrazione audiovisiva, l'interrogatorio dovrebbe in ogni caso svolgersi secondo modalità che tengano conto dell'età e della maturità del minore in questione.
(45)
Il minore è in una situazione particolarmente vulnerabile quando è privato della libertà personale. È opportuno pertanto profondere un impegno particolare per evitare che il minore sia privato della libertà personale e, in particolare, che sia detenuto in qualsiasi fase del procedimento prima della decisione definitiva sulla colpevolezza del minore da parte di un giudice o tribunale, considerati i potenziali rischi per il suo sviluppo fisico, mentale e sociale e poiché la privazione della libertà personale potrebbe comportare difficoltà per il suo reinserimento sociale. Gli Stati membri possono adottare disposizioni pratiche, quali linee guida o istruzioni rivolte ai funzionari di polizia, riguardo all'applicazione della presente prescrizione al fermo e all'arresto. In ogni caso, tale prescrizione lascia impregiudicata la possibilità per i funzionari di polizia o altre autorità di contrasto di procedere al fermo o all'arresto di un minore qualora ciò risulti, prima facie, necessario, ad esempio in flagranza di reato o immediatamente dopo che sia stato commesso un reato.
(46)
Le autorità competenti dovrebbero sempre considerare misure alternative alla detenzione («misure alternative») e ricorrere a tali misure ogniqualvolta sia possibile. Tali misure alternative potrebbero comprendere il divieto per il minore di trovarsi in determinati luoghi, l'obbligo per il minore di risiedere in un luogo particolare, l'obbligo di limitare i contatti con determinate persone, l'obbligo di presentarsi presso le autorità competenti, la partecipazione a programmi educativi o, previo suo consenso, la partecipazione a programmi terapeutici o di disintossicazione.
(47)
La detenzione di un minore dovrebbe essere oggetto di un riesame periodico da parte di un organo giurisdizionale, anche monocratico. Il riesame periodico dovrebbe poter essere effettuato d'ufficio dall'organo giurisdizionale oppure su richiesta del minore, del suo difensore o di un'autorità giudiziaria diversa da un organo giurisdizionale, in particolare un magistrato inquirente. Gli Stati membri dovrebbero stabilire disposizioni pratiche a tale riguardo anche per quanto concerne le situazioni in cui un riesame periodico è già stato effettuato d'ufficio dal giudice o dal tribunale e il minore o il suo difensore richiedono che sia effettuato un altro riesame.
(48)
In caso di detenzione, il minore dovrebbe beneficiare di speciali misure di protezione. In particolare, è opportuno che sia detenuto separatamente dagli adulti, a meno che non si ritenga preferibile non farlo nell'interesse superiore del minore, a norma dell'articolo 37, lettera c), della convenzione ONU sui diritti del fanciullo. Al compimento dei 18 anni, il minore detenuto dovrebbe poter proseguire tale detenzione separata ove ciò sia giustificato dalle specifiche circostanze della persona interessata. Particolare attenzione dovrebbe meritare il modo in cui è trattato il minore detenuto, in considerazione della sua intrinseca vulnerabilità. Il minore dovrebbe avere accesso a strutture educative in funzione delle sue esigenze.
(49)
Gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché il minore indagato o imputato in stato di fermo o di arresto sia tenuto separato dagli adulti, a meno che non si ritenga preferibile non farlo nel suo interesse superiore o a meno che, in circostanze eccezionali, ciò non sia praticamente possibile, purché il minore sia tenuto insieme agli adulti in maniera compatibile con il suo interesse superiore. Ad esempio, nelle zone scarsamente popolate un minore dovrebbe, in via eccezionale, poter essere tenuto in stato di fermo o di arresto insieme ad adulti, a meno che ciò non sia contrario al suo interesse superiore. In tali situazioni dovrebbe essere richiesta una particolare vigilanza da parte delle autorità competenti al fine di proteggere l'integrità fisica e il benessere del minore.
(50)
Il minore dovrebbe poter essere detenuto insieme a giovani adulti a meno che ciò non sia contrario al suo interesse superiore. Gli Stati membri dovrebbero stabilire chi è considerato un «giovane adulto» ai sensi del diritto e delle procedure nazionali. Si incoraggiano gli Stati membri a stabilire che le persone di età superiore a 24 anni non possano essere considerate «giovani adulti».
(51)
Nel caso di minori detenuti gli Stati membri dovrebbero adottare misure opportune, quali stabilite nella presente direttiva. Tali misure dovrebbero, fra l'altro, garantire l'esercizio effettivo e regolare del diritto alla vita familiare. Il minore dovrebbe avere il diritto di mantenere contatti regolari con i genitori, la famiglia e gli amici mediante visite e scambio di corrispondenza, a meno che non si rendano necessarie restrizioni eccezionali nell'interesse superiore del minore o nell'interesse della giustizia.
(52)
Gli Stati membri dovrebbero adottare altresì misure opportune per garantire il rispetto della libertà di religione o di credo del minore. A tale riguardo gli Stati membri dovrebbero, in particolare, astenersi dall'interferire nella religione o nel credo del minore. Gli Stati membri non sono tuttavia tenuti ad adottare misure attive per assistere il minore nel culto.
(53)
Ove appropriato, gli Stati membri dovrebbero adottare altresì misure opportune in altre situazioni di privazione della libertà personale. Le misure adottate dovrebbero essere proporzionate e adeguate alla natura della privazione della libertà personale, come ad esempio lo stato di fermo o di arresto o la detenzione, e alla sua durata.
(54)
I professionisti in contatto diretto con i minori dovrebbero tenere conto delle specifiche esigenze di minori di età diverse e fare in modo che il procedimento sia adeguato alla loro età. A tal fine, tali professionisti dovrebbero essere specificamente formati per operare con i minori.
(55)
Il trattamento riservato ai minori dovrebbe essere adeguato all'età, alle esigenze specifiche, alla maturità e al livello di comprensione di ciascuno, tenendo conto di eventuali esigenze specifiche, quali difficoltà di comunicazione.
(56)
Tenuto conto delle differenze tra le tradizioni e gli ordinamenti giuridici degli Stati membri, durante il procedimento penale il rispetto della vita privata del minore dovrebbe essere garantito nel miglior modo possibile al fine, tra l'altro, di facilitarne il reinserimento sociale. Gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché le udienze riguardanti minori si svolgano di norma a porte chiuse o consentano ai tribunali o ai giudici di decidere di tenere tali udienze a porte chiuse. Ciò lascia impregiudicate le sentenze pronunciate pubblicamente a norma dell'articolo 6 della CEDU.
(57)
Il minore dovrebbe avere il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le udienze che lo riguardano. Qualora più di una persona sia titolare della responsabilità genitoriale per lo stesso minore, quest'ultimo dovrebbe avere il diritto di essere accompagnato da esse, a meno che ciò non sia possibile sul piano pratico nonostante siano stati compiuti sforzi ragionevoli dalle autorità competenti. Gli Stati membri dovrebbero stabilire modalità pratiche relativamente all'esercizio, da parte del minore, del diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le udienze che lo riguardano e alle condizioni a cui può essere temporaneamente vietato l'accesso alla sala d'udienza a una di esse. Tali modalità potrebbero riguardare, fra l'altro, il caso in cui il titolare della responsabilità genitoriale è temporaneamente non disponibile ad accompagnare il minore o non vuole avvalersi della possibilità di farlo, purché sia tenuto in considerazione l'interesse superiore del minore.
(58)
In talune circostanze, che possono altresì riferirsi a una sola delle persone titolari della responsabilità genitoriale, il minore dovrebbe avere il diritto di essere accompagnato durante le udienze da un adulto idoneo diverso dal titolare della responsabilità genitoriale. Una di siffatte circostanze è quella in cui la presenza del titolare della responsabilità genitoriale che accompagna il minore potrebbe compromettere in modo sostanziale il procedimento penale, in particolare, qualora circostanze oggettive e concrete indichino o diano adito al sospetto che possano essere distrutte o alterate le prove, i testimoni possano essere influenzati o il titolare della responsabilità genitoriale possa essere stato coinvolto nella presunta attività criminale insieme al minore.
(59)
Ai sensi della presente direttiva, il minore dovrebbe avere altresì il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le altre fasi del procedimento in cui il minore sia presente, ad esempio durante gli interrogatori della polizia.
(60)
Il diritto dell'imputato di comparire personalmente al processo fa parte del diritto a un equo processo previsto dall'articolo 47 della Carta e dall'articolo 6 della CEDU, secondo l'interpretazione della Corte di giustizia e della Corte europea dei diritti dell'uomo. Gli Stati membri dovrebbero adottare misure opportune per incentivare la presenza del minore al processo anche chiamandolo a comparire personalmente e inviando copia della citazione al titolare della responsabilità genitoriale oppure, qualora ciò sia in contrasto con l'interesse superiore del minore, a un altro adulto idoneo. Gli Stati membri dovrebbero stabilire disposizioni pratiche riguardanti la presenza di un minore al processo. Tali disposizioni potrebbero includere norme sulle condizioni a cui l'accesso alla sala d'udienza può essere temporaneamente vietato a un minore.
(61)
Taluni diritti riconosciuti dalla presente direttiva dovrebbero applicarsi ai minori ricercati dal momento in cui sono arrestati nello Stato membro di esecuzione.
(62)
Il procedimento di esecuzione di un mandato di arresto europeo è fondamentale per la cooperazione tra gli Stati membri in materia penale. Il rispetto dei termini previsti dalla decisione quadro 2002/584/GAI è essenziale per tale cooperazione. Pertanto, è opportuno che tali termini siano rispettati consentendo nel contempo ai minori ricercati di esercitare pienamente i loro diritti ai sensi della presente direttiva nei procedimenti di esecuzione di un mandato d'arresto europeo.
(63)
Gli Stati membri dovrebbero adottare misure appropriate per garantire che i giudici e i magistrati inquirenti che si occupano di procedimenti penali riguardanti minori abbiano una competenza specifica in tale settore o abbiano effettivamente accesso a una formazione specifica, con particolare riferimento ai diritti del minore, alle tecniche appropriate di interrogatorio, alla psicologia minorile e alla comunicazione in un linguaggio adattato ai minori. Gli Stati membri dovrebbero altresì adottare misure appropriate per promuovere l'offerta di una siffatta formazione specifica destinata ai difensori che si occupano di procedimenti penali che coinvolgono minori.
(64)
Al fine di controllare e valutare l'efficacia della presente direttiva, è necessario che siano raccolti dati pertinenti, a partire dai dati disponibili, sull'attuazione dei diritti sanciti nella presente direttiva. Fra tali dati rientrano quelli registrati dalle autorità giudiziarie e dalle autorità di contrasto e, per quanto possibile, i dati amministrativi compilati dai servizi sanitari e sociali in relazione ai diritti previsti dalla presente direttiva, in particolare al numero di minori che si sono avvalsi di un difensore e al numero delle valutazioni individuali effettuate, degli interrogatori oggetto di registrazione audiovisiva e dei minori privati della libertà personale.
(65)
Gli Stati membri dovrebbero rispettare e garantire i diritti stabiliti nella presente direttiva, senza alcuna discriminazione e indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, dal sesso, dall'orientamento sessuale, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni politiche o di altro genere, dalla nazionalità, dall'origine etnica o sociale, dalla ricchezza, dalla disabilità o dalla nascita.
(66)
La presente direttiva garantisce i diritti fondamentali e i principi riconosciuti dalla Carta e dalla CEDU, compresi la proibizione della tortura e di trattamenti inumani o degradanti, il diritto alla libertà e alla sicurezza, il rispetto della vita privata e familiare, il diritto all'integrità della persona, i diritti del minore, l'inserimento delle persone con disabilità, il diritto a un ricorso effettivo e il diritto a un giudice imparziale, la presunzione di innocenza e i diritti della difesa. La presente direttiva dovrebbe essere applicata conformemente a tali diritti e principi.
(67)
La presente direttiva stabilisce norme minime. Gli Stati membri dovrebbero poter ampliare i diritti da essa stabiliti al fine di assicurare un livello di tutela più elevato. Tale livello di tutela più elevato non dovrebbe costituire un ostacolo al reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie che dette norme minime mirano a facilitare. Il livello di tutela previsto dagli Stati membri non dovrebbe mai essere inferiore a quello previsto dalla Carta o dalla CEDU, come interpretato dalla Corte di giustizia e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
(68)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, vale a dire la definizione di norme minime comuni sulle garanzie procedurali per i minori che sono indagati o imputati in procedimenti penali, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, ma, a motivo della sua portata e dei suoi effetti, possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 TUE. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(69)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 21 sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, allegato al TUE e al TFUE, e fatto salvo l'articolo 4 di tale protocollo, detti Stati membri non partecipano all'adozione della presente direttiva, non sono da essa vincolati, né sono soggetti alla sua applicazione.
(70)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al TUE e al TFUE, la Danimarca non partecipa all'adozione della presente direttiva, non è da essa vincolata, né è soggetta alla sua applicazione.
(71)
Conformemente alla dichiarazione politica comune del 28 settembre 2011 degli Stati membri e della Commissione sui documenti esplicativi (10), gli Stati membri si sono impegnati ad accompagnare, in casi giustificati, la notifica delle loro misure di recepimento con uno o più documenti che chiariscano il rapporto tra gli elementi costitutivi di una direttiva e le parti corrispondenti degli strumenti nazionali di recepimento. Per quanto riguarda la presente direttiva, il legislatore ritiene che la trasmissione di tali documenti sia giustificata,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Oggetto
La presente direttiva stabilisce norme minime comuni relative a determinati diritti di minori che sono:
a)
indagati o imputati in procedimenti penali; oppure
b)
oggetto di un procedimento di esecuzione di un mandato di arresto europeo ai sensi della decisione quadro 2002/584/GAI («ricercati»).
Articolo 2
Ambito di applicazione
1. La presente direttiva si applica ai minori indagati o imputati in un procedimento penale. Essa si applica fino alla decisione definitiva sulla colpevolezza, incluse, ove previste, la pronuncia della condanna e la decisione sull'impugnazione.
2. La presente direttiva si applica ai minori ricercati dal momento in cui sono arrestati nello Stato membro di esecuzione a norma dell'articolo 17.
3. Fatta eccezione per l'articolo 5, lettera b), per l'articolo 8, paragrafo 3, e per l'articolo 15, nella misura in cui tali disposizioni si riferiscono al titolare della responsabilità genitoriale, la presente direttiva, o talune sue disposizioni, si applica alle persone di cui ai paragrafi 1 e 2 del presente articolo, se tali persone erano minori al momento di essere sottoposte al procedimento ma sono successivamente diventate maggiorenni e l'applicazione della presente direttiva, o di talune sue disposizioni, risulta appropriata alla luce di tutte le circostanze del caso, incluse la maturità e la vulnerabilità della persona interessata. Gli Stati membri possono decidere di non applicare la presente direttiva al compimento del ventunesimo anno di età dell'interessato.
4. La presente direttiva si applica ai minori che non erano inizialmente indagati o imputati ma che lo diventano, nel corso di un interrogatorio da parte della polizia o di altre autorità di contrasto.
5. La presente direttiva non incide sulle norme nazionali che fissano l'età della responsabilità penale.
6. Fatto salvo il diritto a un equo processo, in relazione a reati minori:
a)
laddove il diritto di uno Stato membro preveda l'irrogazione di una sanzione da parte di un'autorità diversa da un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale e l'irrogazione di tale sanzione possa essere oggetto di impugnazione dinanzi a tale giudice o tribunale o a esso deferita; ovvero
b)
laddove la privazione della libertà personale non possa essere imposta come sanzione,
la presente direttiva si applica unicamente ai procedimenti dinanzi a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale.
In ogni caso, la presente direttiva si applica integralmente se il minore è privato della libertà personale, indipendentemente dalla fase del procedimento penale.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si applicano le seguenti definizioni:
1) «minore»: una persona di età inferiore a 18 anni;
2) «titolare della responsabilità genitoriale»: tutte le persone che esercitano la responsabilità genitoriale su un minore;
3) «responsabilità genitoriale»: l'insieme dei diritti e doveri di cui è investita una persona fisica o giuridica in virtù di una decisione giudiziaria, della legge o di un accordo in vigore riguardanti la persona o i beni di un minore, compresi i diritti di affidamento e i diritti di visita.
Con riferimento al punto 1) del primo comma, qualora non sia certo se la persona abbia compiuto 18 anni, deve presumersi che tale persona sia un minore.
Articolo 4
Diritto all'informazione
1. Gli Stati membri assicurano che, quando il minore è informato di essere indagato o imputato in un procedimento penale, gli siano tempestivamente fornite le informazioni concernenti i suoi diritti, ai sensi della direttiva 2012/13/UE, e quelle concernenti gli aspetti generali dello svolgimento del procedimento.
Gli Stati membri provvedono altresì affinché il minore sia informato dei diritti sanciti nella presente direttiva. Tali informazioni devono essere fornite:
a)
tempestivamente, quando il minore è informato di essere indagato o imputato, per quanto concerne:
i)
il diritto che sia informato il titolare della responsabilità genitoriale, di cui all'articolo 5;
ii)
il diritto di essere assistito da un difensore, di cui all'articolo 6;
iii)
il diritto alla protezione della vita privata, di cui all'articolo 14;
iv)
il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante fasi del procedimento diverse dalle udienze, di cui all'articolo 15, paragrafo 4;
v)
il diritto al patrocinio a spese dello Stato, di cui all'articolo 18;
b)
nella prima fase appropriata del procedimento, per quanto concerne:
i)
il diritto a una valutazione individuale, di cui all'articolo 7;
ii)
il diritto a un esame medico, incluso il diritto all'assistenza medica, di cui all'articolo 8;
iii)
il diritto alla limitazione della privazione della libertà personale e al ricorso a misure alternative, compreso il diritto al riesame periodico della detenzione, di cui agli articoli 10 e 11;
iv)
il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le udienze, di cui all'articolo 15, paragrafo 1;
v)
il diritto di presenziare al processo, di cui all'articolo 16;
vi)
il diritto a mezzi di ricorso effettivi, di cui all'articolo 19;
c)
al momento della privazione della libertà personale, per quanto concerne il diritto a un trattamento specifico durante la privazione della libertà personale, di cui all'articolo 12.
2. Gli Stati membri provvedono affinché le informazioni di cui al paragrafo 1 siano trasmesse per iscritto e/o oralmente, in un linguaggio semplice e accessibile, e le informazioni fornite siano verbalizzate secondo la procedura di cui al diritto nazionale.
3. Qualora al minore sia trasmessa la comunicazione dei diritti ai sensi della direttiva 2012/13/UE, gli Stati membri provvedono affinché tale comunicazione contenga il riferimento ai diritti riconosciuti dalla presente direttiva.
Articolo 5
Diritto del minore a che sia informato il titolare della responsabilità genitoriale
1. Gli Stati membri provvedono affinché le informazioni che il minore ha diritto di ricevere ai sensi dell'articolo 4 siano comunicate al più presto al titolare della responsabilità genitoriale.
2. Le informazioni di cui al paragrafo 1 sono fornite a un altro adulto idoneo nominato dal minore e approvato in tale qualità dall'autorità competente, qualora la comunicazione di tali informazioni al titolare della responsabilità genitoriale:
a)
sia contraria all'interesse superiore del minore;
b)
non sia possibile perché, nonostante siano stati compiuti ragionevoli sforzi, nessuno dei titolari della responsabilità genitoriale è reperibile o l'identità è ignota;
c)
potrebbe, sulla base di circostanze oggettive e concrete, compromettere in modo sostanziale il procedimento penale.
Qualora il minore non abbia nominato un altro adulto idoneo, o l'adulto nominato dal minore non sia approvato dall'autorità competente, quest'ultima, tenendo conto dell'interesse superiore del minore, designa un'altra persona e le comunica le informazioni. Tale persona può anche essere individuata nel rappresentante di un'autorità o di un'altra istituzione responsabile della tutela o del benessere dei minori.
3. Qualora le circostanze che hanno condotto all'applicazione del paragrafo 2, lettere a), b) o c), cessino di sussistere, qualsiasi informazione fornita al minore ai sensi dell'articolo 4 che risulti ancora rilevante nel corso del procedimento è trasmessa al titolare della responsabilità genitoriale.
Articolo 6
Assistenza di un difensore
1. I minori indagati o imputati nei procedimenti penali hanno il diritto di avvalersi di un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE. Nulla nella presente direttiva e, in particolare, nel presente articolo pregiudica tale diritto.
2. Gli Stati membri assicurano che il minore sia assistito da un difensore a norma del presente articolo affinché possa esercitare in modo effettivo i propri diritti di difesa.
3. Gli Stati membri provvedono affinché il minore, una volta informato di essere indagato o imputato in un procedimento penale, sia assistito senza indebito ritardo da un difensore. In ogni caso, il minore è assistito da un difensore a partire dalla circostanza che si verifichi per prima tra le seguenti:
a)
prima che sia interrogato dalla polizia o da un'altra autorità di contrasto o giudiziaria;
b)
quando le autorità inquirenti o altre autorità competenti procedono ad atti investigativi o altri atti di raccolta delle prove a norma del paragrafo 4, lettera c);
c)
senza indebito ritardo dopo la privazione della libertà personale;
d)
qualora sia stato chiamato a comparire dinanzi a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale, a tempo debito prima che compaia dinanzi allo stesso.
4. L'assistenza di un difensore include quanto segue:
a)
gli Stati membri garantiscono che il minore abbia il diritto di incontrare in privato e di comunicare con il difensore che lo assiste, anche prima dell'interrogatorio da parte della polizia o di un'altra autorità di contrasto o giudiziaria;
b)
gli Stati membri assicurano che il minore sia assistito da un difensore quando è sottoposto a interrogatorio e che il difensore possa partecipare in modo effettivo nel corso dello stesso. Tale partecipazione avviene secondo le procedure previste dal diritto nazionale, a condizione che tali procedure non pregiudichino l'effettivo esercizio o l'essenza del diritto in questione. Ove un difensore partecipi all'interrogatorio, di tale partecipazione è dato atto utilizzando la procedura di verbalizzazione prevista dal diritto nazionale;
c)
gli Stati membri assicurano che i minori siano assistiti da un difensore almeno durante i seguenti atti investigativi o altri atti di raccolta delle prove, nella misura in cui tali atti siano previsti dal diritto nazionale e all'indagato o all'imputato sia richiesto o permesso di parteciparvi:
i)
ricognizioni di persone;
ii)
confronti;
iii)
ricostruzioni della scena di un crimine.
5. Gli Stati membri rispettano la riservatezza delle comunicazioni fra i minori indagati o imputati e il loro difensore nell'esercizio del loro diritto all'assistenza di un difensore previsto dalla presente direttiva. Tali comunicazioni comprendono gli incontri, la corrispondenza, le conversazioni telefoniche e le altre forme di comunicazione consentite ai sensi del diritto nazionale.
6. A condizione che ciò sia compatibile con il diritto a un equo processo, gli Stati membri possono derogare al paragrafo 3 qualora l'assistenza di un difensore non risulti proporzionata alla luce delle circostanze del caso, tenendo conto della gravità del reato contestato, della complessità del caso e delle misure che potrebbero essere adottate rispetto a tale reato, fermo restando che l' interesse superiore del minore deve sempre essere considerato preminente.
In ogni caso, gli Stati membri devono garantire che il minore sia assistito da un difensore:
a)
quando viene condotto dinanzi a un giudice o tribunale competente per decidere in merito alla detenzione, in qualsiasi fase del procedimento che rientri nell'ambito di applicazione della presente direttiva; e
b)
durante la detenzione.
Gli Stati membri provvedono inoltre affinché non siano applicabili al minore condanne che impongano la privazione della libertà personale, a meno che il minore sia stato assistito da un difensore in modo da consentirgli di esercitare efficacemente i propri diritti di difesa e, in ogni caso, durante le udienze della corte.
7. Qualora il minore debba, a norma del presente articolo, essere assistito da un difensore ma nessun difensore risulti presente, le autorità competenti rinviano l'interrogatorio del minore o gli altri atti investigativi o di raccolta delle prove previsti al paragrafo 4, lettera c), per un periodo di tempo ragionevole al fine di attendere l'arrivo del difensore o, qualora il minore non ne abbia nominato uno, provvedere esse stesse alla nomina.
8. In circostanze eccezionali, e solo nella fase pre-processuale, gli Stati membri possono derogare temporaneamente all'applicazione dei diritti di cui al paragrafo 3 nella misura in cui ciò sia giustificato alla luce delle circostanze particolari del caso, sulla base di uno dei seguenti motivi imperativi:
a)
ove vi sia la necessità impellente di evitare gravi conseguenze negative per la vita, la libertà personale o l'integrità fisica di una persona;
b)
ove sia indispensabile un intervento immediato delle autorità inquirenti per evitare di compromettere in modo sostanziale un procedimento penale in relazione a un reato grave.
Gli Stati membri provvedono affinché le autorità competenti, nell'applicazione del presente paragrafo, tengano conto dell'interesse superiore del minore.
La decisione di procedere a un interrogatorio in assenza del difensore di cui al presente paragrafo può essere adottata soltanto caso per caso da parte di un'autorità giudiziaria o di un'altra autorità competente, a condizione che tale decisione possa essere sottoposta a controllo giurisdizionale.
Articolo 7
Diritto a una valutazione individuale
1. Gli Stati membri provvedono affinché sia tenuto conto delle specifiche esigenze del minore in materia di protezione, istruzione, formazione e reinserimento sociale.
2. A tal fine, il minore indagato o imputato in procedimenti penali è sottoposto a valutazione individuale. Tale valutazione individuale tiene conto, in particolare, della personalità e maturità del minore, della sua situazione economica, sociale e familiare, nonché di eventuali vulnerabilità specifiche del minore.
3. La portata e il livello di dettaglio della valutazione individuale possono variare in funzione delle circostanze del caso, delle misure che possono essere adottate qualora il minore sia dichiarato colpevole del presunto reato penale, e a seconda che il minore, di recente, sia stato sottoposto a una valutazione individuale.
4. La valutazione individuale serve a stabilire e ad annotare, secondo la procedura di verbalizzazione dello Stato membro interessato, le informazioni relative alle circostanze e alle caratteristiche individuali del minore che potrebbero essere utili alle autorità competenti al fine di:
a)
determinare la necessità di adottare eventuali misure specifiche a beneficio del minore;
b)
valutare l'adeguatezza e l'efficacia di eventuali misure cautelari rispetto al minore;
c)
assumere decisioni o linee d'azione nel procedimento penale, anche in sede di pronuncia della sentenza.
5. La valutazione individuale è effettuata nella prima fase appropriata del procedimento e, fatto salvo il paragrafo 6, prima dell'imputazione.
6. In assenza di una valutazione individuale, è comunque possibile formulare un'imputazione purché ciò sia nell'interesse superiore del minore e la valutazione individuale sia in ogni caso disponibile all'inizio delle udienze del processo dinanzi a un giudice o tribunale.
7. La valutazione individuale è effettuata con la diretta partecipazione del minore. Essa è condotta da personale qualificato, con un approccio per quanto possibile multidisciplinare e, ove opportuno, con il coinvolgimento del titolare della responsabilità genitoriale o di un altro adulto idoneo, come previsto agli articoli 5 e 15, e/o di un professionista specializzato.
8. Qualora cambino in misura sostanziale gli elementi alla base della valutazione individuale, gli Stati membri provvedono affinché questa sia aggiornata durante il procedimento penale.
9. Gli Stati membri possono derogare all'obbligo di procedere alla valutazione individuale quando la deroga sia richiesta dalle circostanze del caso, purché ciò sia compatibile con l'interesse superiore del minore.
Articolo 8
Diritto all'esame medico
1. Gli Stati membri provvedono affinché il minore privato della libertà personale abbia diritto senza indebito ritardo a un esame medico volto in particolare a valutarne lo stato fisico e mentale generale. L'esame medico è il meno invasivo possibile ed è effettuato da un medico o da un altro professionista qualificato.
2. I risultati dell'esame medico devono essere tenuti in considerazione al momento di stabilire se il minore possa essere sottoposto a interrogatorio, ad altri atti di indagine o di raccolta di prove o alle eventuali misure adottate o previste nei suoi confronti.
3. L'esame medico è effettuato su iniziativa delle autorità competenti, in particolare se lo richiedono indicazioni sanitarie specifiche, oppure su richiesta di uno dei seguenti soggetti:
a)
il minore;
b)
il titolare della responsabilità genitoriale o altro adulto idoneo di cui agli articoli 5 e 15;
c)
il difensore del minore.
4. Le conclusioni dell'esame medico sono registrate per iscritto. Ove necessario, deve essere fornita l'assistenza medica.
5. Gli Stati membri provvedono affinché sia effettuato un altro esame medico qualora lo richiedano le circostanze.
Articolo 9
Registrazione audiovisiva dell'interrogatorio
1. Gli Stati membri provvedono affinché l'interrogatorio del minore condotto dalla polizia o da altre autorità di contrasto durante il procedimento penale siano oggetto di registrazione audiovisiva quando ciò risulti proporzionato nelle circostanze del caso, tenendo conto, fra l'altro, del fatto che sia presente o meno un difensore e del fatto che il minore sia privato o meno della libertà personale, purché il suo interesse superiore sia sempre considerato preminente.
2. Quando non è oggetto di registrazione audiovisiva, l'interrogatorio è registrato in altro modo appropriato, ad esempio mediante processo verbale scritto e debitamente verificato.
3. Il presente articolo non pregiudica la possibilità di interrogare il minore ai soli fini della sua identificazione senza procedere alla registrazione audiovisiva.
Articolo 10
Limitazione della privazione della libertà personale
1. Gli Stati membri provvedono affinché in qualsiasi fase del procedimento la privazione della libertà personale del minore sia limitata al più breve periodo possibile. Sono tenute in debita considerazione l'età e la situazione personale del minore nonché le circostanze particolari del caso.
2. Gli Stati membri provvedono affinché la privazione della libertà personale, in particolare la detenzione, sia disposta nei confronti di minori solo come misura di ultima istanza. Gli Stati membri garantiscono che la detenzione sia basata su una decisione motivata soggetta a controllo giurisdizionale da parte di un giudice o tribunale. Detta decisione è altresì soggetta, a intervalli di tempo ragionevoli, a un controllo periodico da parte di un giudice o tribunale, o d'ufficio o su richiesta del minore, del suo difensore o di un'autorità giudiziaria diversa da un giudice o tribunale. Fatta salva l'indipendenza della magistratura, gli Stati membri provvedono affinché le decisioni a norma del presente paragrafo siano prese senza indebito ritardo.
Articolo 11
Misure alternative
Gli Stati membri provvedono affinché, ogniqualvolta sia possibile, le autorità competenti ricorrano a misure alternative alla detenzione («misure alternative»).
Articolo 12
Trattamento specifico in caso di privazione della libertà personale
1. Gli Stati membri provvedono affinché il minore detenuto sia tenuto separato dagli adulti, a meno che non si ritenga preferibile non farlo nel suo interesse superiore.
2. Gli Stati membri provvedono altresì affinché il minore in stato di fermo o arresto sia tenuto separato dagli adulti, salvo che:
a)
non si ritenga preferibile non farlo nell'interesse superiore del minore; o
b)
in circostanze eccezionali, ciò non sia in concreto possibile, purché il minore sia tenuto insieme agli adulti in maniera compatibile con il suo interesse superiore.
3. Fatto salvo il paragrafo 1, gli Stati membri prevedono la possibilità che un minore detenuto, al compimento dei 18 anni, continui a essere tenuto separato dagli altri detenuti adulti ove ciò risulti giustificato in considerazione della situazione della persona interessata, a condizione che ciò sia compatibile con l'interesse superiore dei minori che sono detenuti con tale persona.
4. Fatto salvo il paragrafo 1, e tenendo conto del paragrafo 3, il minore può essere detenuto insieme a giovani adulti, a meno che ciò non sia contrario al suo interesse superiore.
5. Nel caso di minori detenuti, gli Stati membri adottano misure opportune per:
a)
garantire e preservare la loro salute e il loro sviluppo fisico e mentale;
b)
garantire il loro diritto all'istruzione e alla formazione, anche nel caso di minori con disabilità fisiche, sensoriali o difficoltà di apprendimento;
c)
garantire l'esercizio effettivo e regolare del loro diritto alla vita familiare;
d)
garantire l'accesso a programmi che favoriscano il loro sviluppo e il loro futuro reinserimento sociale; e
e)
garantire il rispetto della loro libertà di religione o credo.
Le misure adottate a norma del presente paragrafo devono essere proporzionate e adeguate alla durata della detenzione.
Le lettere a) ed e) del primo comma si applicano altresì alle situazioni di privazione della libertà personale diverse dalla detenzione. Le misure adottate devono essere proporzionate e adeguate a dette situazioni di privazione della libertà personale.
Le lettere b), c) e d) del primo comma si applicano unicamente a situazioni di privazione della libertà personale diverse dalla detenzione nella misura in cui ciò sia adeguato e proporzionato, tenuto conto della natura e della durata di dette situazioni.
6. Gli Stati membri si adoperano per garantire che i minori privati della libertà personale possano incontrare quanto prima il titolare della responsabilità genitoriale, ove tale incontro risulti compatibile con le esigenze investigative e operative. Il presente paragrafo non pregiudica la designazione di un altro adulto idoneo a norma degli articoli 5 o 15.
Articolo 13
Trattamento tempestivo e diligente delle cause
1. Gli Stati membri adottano ogni misura appropriata per garantire che i procedimenti penali riguardanti minori siano trattati con urgenza e con la dovuta diligenza.
2. Gli Stati membri adottano ogni misura appropriata per garantire che i minori siano sempre trattati in un modo che ne protegga la dignità e che sia adeguato all'età, al grado di maturità e al livello di comprensione di ciascuno, e che tenga conto di eventuali esigenze specifiche, comprese le difficoltà di comunicazione che i minori potrebbero incontrare.
Articolo 14
Diritto alla protezione della vita privata
1. Gli Stati membri provvedono affinché, durante il procedimento penale, la vita privata del minore sia tutelata.
2. A tal fine, gli Stati membri provvedono affinché le udienze che coinvolgono minori si svolgano di norma a porte chiuse o consentono ai giudici di decidere di tenere tali udienze a porte chiuse.
3. Gli Stati membri adottano ogni misura appropriata per garantire che non siano rese pubbliche le registrazioni di cui all'articolo 9.
4. Gli Stati membri, nel rispetto della libertà di espressione e di informazione e della libertà e del pluralismo dei media, incoraggiano questi ultimi ad adottare misure di autoregolamentazione al fine di conseguire gli obiettivi stabiliti nel presente articolo.
Articolo 15
Diritto del minore di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante il procedimento
1. Gli Stati membri provvedono affinché il minore abbia il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le udienze che lo riguardano.
2. Il minore ha il diritto di essere accompagnato da un altro adulto idoneo nominato dal minore stesso e approvato in tale qualità dall'autorità competente qualora la presenza del titolare della responsabilità genitoriale che accompagna il minore durante le udienze:
a)
sia contraria all'interesse superiore del minore;
b)
non sia possibile perché, nonostante siano stati compiuti ragionevoli sforzi, nessuno dei titolari della responsabilità genitoriale risulta reperibile o l'identità è sconosciuta; o
c)
possa, sulla base di circostanze oggettive e concrete, compromettere in modo sostanziale il procedimento penale.
Qualora il minore non abbia nominato un altro adulto idoneo, o la nomina non sia approvata dall'autorità competente, quest'ultima, tenendo conto dell'interesse superiore del minore, designa un'altra persona al fine di accompagnare il minore. Tale persona può anche essere individuata nel rappresentante di un'autorità o di un'altra istituzione responsabile della tutela o del benessere dei minori.
3. Qualora cessino di sussistere le circostanze che hanno condotto all'applicazione del paragrafo 2, lettere a), b) o c), il minore ha il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le rimanenti udienze.
4. In aggiunta al diritto di cui al paragrafo 1, gli Stati membri provvedono affinché il minore abbia il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale, o da un altro adulto idoneo di cui al paragrafo 2, durante le fasi del procedimento diverse dalle udienze in cui il minore sia presente, se l'autorità competente ritiene che:
a)
sia nell'interesse superiore del minore essere accompagnato da tale persona; e
b)
la presenza di tale persona non pregiudichi il procedimento penale.
Articolo 16
Diritto del minore di presenziare e di partecipare al proprio processo
1. Gli Stati membri provvedono affinché il minore abbia il diritto di presenziare al proprio processo e adottano ogni misura necessaria per rendere effettiva tale partecipazione, anche dandogli la possibilità di essere ascoltato e di esprimere la propria opinione.
2. Gli Stati membri assicurano che il minore che non ha presenziato al proprio processo abbia diritto a un nuovo processo o a un altro mezzo di ricorso giurisdizionale, ai sensi della e alle condizioni prescritte nella direttiva (UE) 2016/343.
Articolo 17
Procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo
Gli Stati membri provvedono affinché i diritti di cui agli articoli 4, 5, 6 e 8, agli articoli da 10 a 15 e all'articolo 18 si applichino mutatis mutandis nei confronti di un minore ricercato dal momento in cui è arrestato in forza di un procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo nello Stato membro di esecuzione.
Articolo 18
Diritto al patrocinio a spese dello Stato
Gli Stati membri provvedono affinché la legislazione nazionale in materia di patrocinio a spese dello Stato garantisca l'effettivo esercizio del diritto di essere assistiti da un difensore, a norma dell'articolo 6.
Articolo 19
Mezzi di ricorso
Gli Stati membri provvedono affinché il minore indagato o imputato in un procedimento penale, come pure il minore ricercato, dispongano di mezzi di ricorso effettivi ai sensi del diritto nazionale in caso di violazione dei loro diritti nel quadro della presente direttiva.
Articolo 20
Formazione
1. Gli Stati membri provvedono affinché il personale delle autorità di contrasto e delle strutture di detenzione che si occupano di casi riguardanti minori ricevano una formazione specifica, di livello appropriato al tipo di contatto che intrattengono con i minori, sui diritti del minore, sulle tecniche appropriate di interrogatorio, sulla psicologia minorile e sulla comunicazione in un linguaggio adattato al minore.
2. Fatte salve l'indipendenza della magistratura e le differenze nell'organizzazione del potere giudiziario negli Stati membri, e nel dovuto rispetto per il ruolo dei responsabili della formazione di giudici e magistrati inquirenti, gli Stati membri adottano misure appropriate per garantire che i giudici e i magistrati inquirenti che si occupano di procedimenti penali riguardanti minori abbiano una competenza specifica in tale settore e/o abbiano effettivamente accesso a una formazione specifica.
3. Nel dovuto rispetto per l'indipendenza della professione forense e per il ruolo dei responsabili della formazione di difensori, gli Stati membri adottano misure appropriate per promuovere l'offerta della formazione specifica di cui al paragrafo 2 destinata ai difensori che si occupano di procedimenti penali riguardanti minori.
4. Attraverso i servizi pubblici o finanziando organizzazioni che sostengono i minori, gli Stati membri incoraggiano iniziative che consentano agli operatori che offrono servizi di sostegno ai minori e di giustizia riparativa di ricevere un'adeguata formazione, di livello appropriato al tipo di contatto che intrattengono con i minori, e che rispettino le norme professionali a garanzia di servizi forniti in modo imparziale, rispettoso e professionale.
Articolo 21
Raccolta dei dati
Entro 11 giugno 2021, e successivamente ogni tre anni, gli Stati membri trasmettono alla Commissione i dati disponibili relativi al modo in cui sono stati attuati i diritti sanciti dalla presente direttiva.
Articolo 22
Costi
Sono a carico degli Stati membri i costi derivanti dall'applicazione degli articoli 7, 8 e 9, indipendentemente dall'esito del procedimento, a meno che, per quanto riguarda i costi derivanti dall'applicazione dell'articolo 8, non siano coperti da un'assicurazione sanitaria.
Articolo 23
Non regressione
Nessuna disposizione della presente direttiva deve essere interpretata in modo tale da limitare o derogare ai diritti e alle garanzie procedurali garantiti dalla Carta, dalla CEDU, da altre pertinenti disposizioni di diritto internazionale, in particolare la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, o dal diritto degli Stati membri che assicurano un livello di protezione più elevato.
Articolo 24
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro 11 giugno 2019. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni principali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 25
Relazione
Entro 11 giugno 2022 la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione in cui valuta in che misura gli Stati membri hanno adottato le disposizioni necessarie per conformarsi alla presente direttiva, compresa una valutazione dell'applicazione dell'articolo 6, corredata, se del caso, di proposte legislative.
Articolo 26
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 27
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva conformemente ai trattati.
Fatto a Strasburgo, l'11 maggio 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
J.A. HENNIS-PLASSCHAERT
(1) GU C 226 del 16.7.2014, pag. 63.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 9 marzo 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 21 aprile 2016.
(3) GU C 295 del 4.12.2009, pag. 1.
(4) GU C 115 del 4.5.2010, pag. 1.
(5) Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pag. 1).
(6) Direttiva 2012/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, sul diritto all'informazione nei procedimenti penali (GU L 142 dell'1.6.2012, pag. 1).
(7) Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà personale di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, pag. 1).
(8) Direttiva (EU) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali (GU L 65 dell'11.3.2016, pag. 1).
(9) Decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri (GU L 190 del 18.7.2002, pag. 1).
(10) GU C 369 del 17.12.2011, pag. 14.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2016/800 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
dell'11 maggio 2016
sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 82, paragrafo 2, lettera b),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Obiettivo della presente direttiva è stabilire garanzie procedurali affinché i minori indagati o imputati nei procedimenti penali siano in grado di comprendere e seguire il procedimento, esercitare il loro diritto a un equo processo, evitare la recidiva e promuovere il loro reinserimento sociale.
(2)
Stabilendo norme minime comuni sulla protezione dei diritti procedurali di minori indagati o imputati, la presente direttiva mira a rafforzare la fiducia degli Stati membri nei sistemi giudiziari penali degli altri Stati membri e quindi a facilitare il riconoscimento reciproco delle decisioni in materia penale. Tali norme minime comuni dovrebbero altresì rimuovere ostacoli alla libera circolazione dei cittadini nel territorio degli Stati membri.
(3)
Sebbene gli Stati membri siano firmatari della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), del Patto internazionale sui diritti civili e politici e della convenzione ONU sui diritti del fanciullo, l'esperienza insegna che ciò non conduce di per sé a un grado sufficiente di fiducia nei sistemi di giustizia penale di altri Stati membri.
(4)
Il 30 novembre 2009 il Consiglio ha adottato una risoluzione sulla tabella di marcia per il rafforzamento dei diritti procedurali di indagati o imputati in procedimenti penali (3) («tabella di marcia»). Seguendo un approccio a tappe, la tabella di marcia invoca l'adozione di misure concernenti il diritto alla traduzione e all'interpretazione (misura A), il diritto alle informazioni relative ai diritti e all'accusa (misura B), il diritto alla consulenza legale e all'assistenza legale (misura C), il diritto alla comunicazione con familiari, datori di lavoro e autorità consolari (misura D) e garanzie speciali per indagati e imputati vulnerabili (misura E). La tabella di marcia mette in evidenza che l'ordine dei diritti è indicativo e di conseguenza potrà essere cambiato a seconda delle priorità. La tabella di marcia è concepita come uno strumento operativo globale; i suoi benefici si percepiranno appieno soltanto quando saranno state attuate tutte le sue componenti.
(5)
L'11 dicembre 2009 il Consiglio europeo ha accolto con favore la tabella di marcia e l'ha integrata nel programma di Stoccolma — Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini (4) (punto 2.4). Il Consiglio europeo ha sottolineato il carattere non esaustivo della tabella di marcia invitando la Commissione a esaminare ulteriori aspetti dei diritti procedurali minimi di indagati e imputati e a valutare se sia necessario affrontare altre questioni, ad esempio la presunzione d'innocenza, al fine di promuovere una migliore cooperazione nel settore.
(6)
Quattro misure in materia di diritti procedurali nei procedimenti penali sono state adottate conformemente alla tabella di marcia, vale a dire le direttive 2010/64/UE (5), 2012/13/UE (6), 2013/48/UE (7), e la direttiva (UE) 2016/343 (8) del Parlamento europeo e del Consiglio.
(7)
La presente direttiva promuove i diritti del minore alla luce delle linee guida del Consiglio d'Europa per una giustizia a misura di minore.
(8)
Quando i minori sono indagati o imputati nei procedimenti penali o soggetti a una procedura di esecuzione di un mandato d'arresto europeo a norma della decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio (9) («ricercati»), gli Stati membri dovrebbero garantire che l'interesse superiore del minore sia sempre considerato preminente, a norma dell'articolo 24, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (Carta).
(9)
I minori indagati o imputati in procedimenti penali dovrebbero ricevere un'attenzione particolare che ne preservi le potenzialità di sviluppo e il reinserimento sociale.
(10)
È opportuno che la presente direttiva si applichi ai minori indagati o imputati per un reato e ai minori ricercati. Per quanto riguarda questi ultimi, le disposizioni pertinenti della presente direttiva dovrebbero applicarsi dal momento del loro arresto nello Stato membro di esecuzione.
(11)
La presente direttiva, o talune sue disposizioni, dovrebbero applicarsi altresì alle persone indagate o imputate in un procedimento penale e alle persone ricercate che erano minori al momento di essere sottoposte al procedimento ma che sono successivamente diventate maggiorenni, e qualora l'applicazione della presente direttiva sia adeguata alla luce delle circostanze del caso, fra cui la maturità e la vulnerabilità della persona interessata.
(12)
Se l'interessato ha già compiuto i 18 anni al momento in cui diventa indagato o imputato in un procedimento penale, ma il reato è stato commesso quando era minore, gli Stati membri sono incoraggiati ad applicare le garanzie procedurali previste dalla presente direttiva fino al compimento dei 21 anni, almeno per quanto riguarda i reati commessi dal medesimo indagato o imputato e che sono oggetto di indagini e azioni penali congiunte, in quanto indissociabili dai procedimenti penali che sono stati avviati nei suoi confronti prima che compisse 18 anni.
(13)
Gli Stati membri dovrebbero determinare l'età del minore sulla base delle sue dichiarazioni, dei controlli dello stato civile, di ricerche documentali e altre prove e, se non sussistono prove o se non sono risolutive, sulla base di un esame medico. L'esame medico dovrebbe essere effettuato in ultima istanza e nel rigoroso rispetto dei diritti, dell'integrità fisica e della dignità umana del minore. Qualora permangano dubbi sulla minore età, questa è presunta ai fini della presente direttiva.
(14)
È opportuno che la presente direttiva non si applichi in relazione ad alcuni reati minori. Tuttavia, essa dovrebbe applicarsi se il minore indagato o imputato è privato della libertà personale.
(15)
In taluni Stati membri un'autorità diversa da un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale è competente per irrogare sanzioni diverse dalla privazione della libertà personale in relazione a reati relativamente minori. Questo può essere il caso, ad esempio, delle infrazioni al codice della strada che sono commesse su larga scala e che potrebbero essere accertate in seguito a un controllo stradale. In tali situazioni non sarebbe ragionevole esigere che le autorità competenti garantiscano tutti i diritti sanciti dalla presente direttiva. Laddove il diritto di uno Stato membro preveda l'imposizione di una pena per reati minori da parte di tale autorità e laddove vi sia il diritto a presentare ricorso o la possibilità che il caso sia altrimenti deferito a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale, la presente direttiva dovrebbe pertanto applicarsi solo ai procedimenti dinanzi a tale giudice o tribunale in seguito a ricorso o deferimento.
(16)
In alcuni Stati membri determinati reati minori, in particolare le infrazioni minori al codice della strada, le violazioni minori dei regolamenti comunali generali e le violazioni minori dell'ordine pubblico, sono considerati reati. In tali situazioni non sarebbe ragionevole esigere che le autorità competenti garantiscano tutti i diritti sanciti dalla presente direttiva. Laddove il diritto di uno Stato membro preveda che la privazione della libertà personale non possa essere imposta per sanzionare i reati minori, la presente direttiva dovrebbe pertanto applicarsi solo ai procedimenti dinanzi a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale.
(17)
È opportuno che la presente direttiva si applichi solo ai procedimenti penali. Essa non dovrebbe applicarsi ad altri tipi di procedimenti, in particolare ai procedimenti specificamente destinati ai minori e che potrebbero comportare misure di protezione, correttive o educative.
(18)
È opportuno che la presente direttiva sia attuata tenendo conto delle disposizioni delle direttive 2012/13/UE e 2013/48/UE. La presente direttiva contempla altre garanzie complementari riguardanti l'informazione dei minori e del titolare della responsabilità genitoriale, intese a tener conto delle specifiche esigenze e vulnerabilità del minore.
(19)
I minori dovrebbero ricevere informazioni sugli aspetti generali dello svolgimento del procedimento. A tal fine, essi dovrebbero, in particolare, ricevere una breve spiegazione circa le successive fasi del procedimento, nella misura in cui ciò sia possibile alla luce dell'interesse del procedimento penale, nonché riguardo al ruolo delle autorità interessate. Le informazioni da fornire dovrebbero essere subordinate alle circostanze del caso.
(20)
I minori dovrebbero ricevere informazioni per quanto riguarda il diritto a un esame medico nella prima fase appropriata del procedimento, al più tardi all'atto della privazione della libertà personale, se una tale misura è adottata nei confronti del minore.
(21)
Qualora un minore sia privato della libertà personale, la comunicazione dei diritti che deve ricevere ai sensi della direttiva 2012/13/UE dovrebbe contenere informazioni chiare sui diritti riconosciuti dalla presente direttiva.
(22)
Gli Stati membri dovrebbero informare il titolare della responsabilità genitoriale, per iscritto e/o oralmente, in merito ai diritti procedurali applicabili. Tali informazioni dovrebbero essere fornite in maniera tempestiva e sufficientemente dettagliata da garantire l'equità del procedimento e l'esercizio effettivo dei diritti del minore.
(23)
In talune circostanze, che possono altresì riferirsi a una sola delle persone titolari della responsabilità genitoriale, le informazioni dovrebbero essere comunicate a un altro adulto idoneo, nominato dal minore e autorizzato in tale qualità dall'autorità competente. Una di tali circostanze si verifica qualora vi siano elementi oggettivi e concreti che indicano o lasciano supporre che la fornitura di informazioni al titolare della responsabilità genitoriale potrebbe pregiudicare sostanzialmente il procedimento penale, in particolare, qualora possano essere distrutte o alterate le prove, i testimoni possano essere influenzati o il titolare della responsabilità genitoriale possa essere stato coinvolto nella presunta attività criminale insieme al minore.
(24)
Qualora non sussistano più le circostanze che hanno indotto le autorità competenti a fornire informazioni a un altro adulto idoneo rispetto al titolare della responsabilità genitoriale, qualsiasi informazione che il minore riceva ai sensi della presente direttiva, e che sia ancora rilevante nel corso del procedimento, dovrebbe essere fornita al titolare della responsabilità genitoriale. Ciò non dovrebbe prolungare inutilmente il procedimento penale.
(25)
I minori indagati o imputati hanno il diritto di avvalersi di un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE. Essendo vulnerabili e non sempre in grado di comprendere e seguire appieno il procedimento penale, i minori dovrebbero essere assistiti da un difensore nelle situazioni previste dalla presente direttiva. In tali situazioni, gli Stati membri dovrebbero predisporre l'assistenza di un difensore per il minore in questione, qualora non vi abbia già provveduto egli stesso o il titolare della responsabilità genitoriale. È opportuno che gli Stati membri forniscano il gratuito patrocinio qualora ciò sia necessario per garantire che il minore riceva effettivamente l'assistenza di un difensore.
(26)
L'assistenza di un difensore ai sensi della presente direttiva presuppone che il minore abbia il diritto di avvalersi di un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE. Pertanto, qualora l'applicazione di una disposizione della direttiva 2013/48/UE non consenta al minore di avvalersi di un difensore conformemente alla presente direttiva, tale disposizione non dovrebbe applicarsi al diritto dei minori di avere accesso a un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE. D'altro canto, le deroghe e le eccezioni all'assistenza di un difensore stabilite nella presente direttiva non dovrebbero pregiudicare il diritto di avvalersi di un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE, o il diritto al gratuito patrocinio previsto dalla Carta e dalla CEDU, nonché dal diritto nazionale e da altro diritto dell'Unione.
(27)
Le disposizioni stabilite dalla presente direttiva sull'assistenza di un difensore dovrebbero applicarsi senza indebito indugio, non appena i minori siano stati informati di essere indagati o imputati. Ai fini della presente direttiva, l'assistenza di un difensore implica che il minore riceva sostegno legale dal difensore e sia da questi rappresentato nel corso del procedimento penale. Quando la presente direttiva prevede l'assistenza di un difensore durante gli interrogatori, un difensore dovrebbe essere presente. Fatto salvo il diritto del minore di avvalersi di un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE, l'assistenza di un difensore non implica che il difensore debba essere presente in occasione di ciascun atto investigativo o di raccolta delle prove.
(28)
Purché ciò rispetti il diritto a un equo processo, l'obbligo per gli Stati membri di fornire ai minori indagati o imputati l'assistenza di un difensore ai sensi della presente direttiva, non include le seguenti azioni: identificare il minore; determinare se debbano essere avviate indagini; verificare il possesso di armi o altre questioni analoghe di sicurezza; effettuare atti investigativi o atti di raccolta delle prove diversi da quelli di cui specificamente alla presente direttiva, quali ispezioni personali, esami fisici, analisi del sangue, test alcolemici o prove simili, scattare fotografie, acquisire impronte digitali; far comparire il minore dinanzi a un'autorità competente o consegnare il minore a un titolare della responsabilità genitoriale o altro adulto idoneo conformemente al diritto nazionale.
(29)
Un minore inizialmente non indagato o imputato, quale un testimone, che diventi un indagato o imputato, dovrebbe avere il diritto di non autoincriminarsi e la facoltà di non rispondere conformemente al diritto dell'Unione e alla CEDU, come interpretato dalla Corte di giustizia dell'Unione europea (Corte di giustizia) e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. La presente direttiva fa pertanto espresso riferimento al caso pratico in cui tale minore diventi un indagato o un imputato durante un interrogatorio condotto dalla polizia o da un'altra autorità di contrasto nell'ambito di un procedimento penale. Laddove nel corso di tale interrogatorio il minore che non è indagato o imputato diventi indagato o imputato, l'interrogatorio dovrebbe essere sospeso finché il minore non sia a conoscenza di essere indagato o imputato e sia assistito da un difensore ai sensi della presente direttiva.
(30)
Purché ciò rispetti il diritto a un equo processo, è opportuno che gli Stati membri possano derogare all'obbligo di fornire l'assistenza di un difensore qualora ciò non sia proporzionato alla luce delle circostanze del caso, fermo restando che l'interesse superiore del minore dovrebbe sempre essere considerato preminente. In ogni caso, i minori dovrebbero essere assistiti da un difensore quando siano portati dinanzi a un giudice o tribunale competente a decidere sulla detenzione, in qualsiasi fase del procedimento nell'ambito di applicazione della presente direttiva, così come durante la detenzione. Inoltre, la privazione della libertà personale non dovrebbe essere imposta come una condanna penale, a meno che il minore non sia stato assistito da un difensore in un modo tale da permettergli di esercitare efficacemente i propri diritti alla difesa e, in ogni caso, durante le udienze dinanzi a un organo giurisdizionale. Gli Stati membri dovrebbero poter adottare disposizioni pratiche a tale riguardo.
(31)
Gli Stati membri dovrebbero poter derogare temporaneamente all'obbligo di fornire l'assistenza di un difensore nella fase pre-processuale per motivi imperativi, ad esempio qualora vi sia l'urgente esigenza di evitare gravi conseguenze negative per la vita, la libertà personale o l'integrità fisica di una persona, o qualora l'intervento immediato delle autorità inquirenti sia indispensabile per evitare un sostanziale pregiudizio del procedimento penale in relazione a un reato grave, tra l'altro al fine di ottenere informazioni relative ai presunti correi di un reato grave o per evitare la perdita di prove rilevanti riguardanti un reato grave. Durante una deroga temporanea per uno di tali motivi imperativi, le autorità competenti dovrebbero poter interrogare i minori senza la presenza del difensore, a condizione che essi siano stati informati della loro facoltà di non rispondere e possano esercitare tale diritto e a condizione che detto interrogatorio non pregiudichi i diritti della difesa, compreso il diritto di non autoincriminarsi. Dovrebbe essere possibile procedere all'interrogatorio nella misura necessaria e al solo scopo di ottenere informazioni che siano essenziali per evitare gravi conseguenze negative per la vita, la libertà personale o l'integrità fisica di una persona o per prevenire un sostanziale pregiudizio del procedimento penale. Ogni abuso di tale deroga temporanea arrecherebbe, in linea di principio, un pregiudizio irrimediabile ai diritti della difesa.
(32)
Gli Stati membri dovrebbero definire chiaramente nel loro diritto nazionale i motivi e i criteri attinenti a tale deroga temporanea e dovrebbero farne un uso limitato. Qualsiasi deroga temporanea dovrebbe essere proporzionata, rigorosamente limitata nel tempo, non basata esclusivamente sul tipo o sulla gravità del reato contestato e non dovrebbe pregiudicare l'equità globale del procedimento. Gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché, in caso di autorizzazione di una deroga temporanea ai sensi della presente direttiva da parte di un'autorità competente che non sia un giudice o tribunale, la decisione di autorizzazione della deroga temporanea possa essere valutata da un organo giurisdizionale, almeno durante la fase processuale.
(33)
La riservatezza delle comunicazioni fra i minori e il loro difensore è fondamentale per garantire l'effettivo esercizio dei diritti della difesa ed è parte essenziale del diritto a un processo equo. Gli Stati membri dovrebbero pertanto rispettare, senza deroghe, la riservatezza degli incontri e delle altre forme di comunicazione tra il difensore e il minore nel quadro dell'assistenza di un difensore prevista dalla presente direttiva. La presente direttiva non pregiudica le procedure applicabili nel caso in cui sussistano circostanze oggettive e concrete che diano adito al sospetto che il difensore sia coinvolto in un reato con il minore. L'attività criminale del difensore non dovrebbe essere considerata un'assistenza legittima ai minori nell'ambito della presente direttiva. L'obbligo di rispettare la riservatezza non implica solo che gli Stati membri si astengano dall'interferire in tali comunicazioni o dall'accedervi, ma anche che, se i minori sono privati della libertà personale o si trovano altrimenti in un luogo sotto il controllo dello Stato, gli Stati membri assicurino che le disposizioni in materia di comunicazione difendano e tutelino tale riservatezza. Ciò lascia impregiudicati i meccanismi predisposti nelle strutture di detenzione per evitare l'invio ai detenuti di plichi illegali, quale il vaglio della corrispondenza, a condizione che tali meccanismi non consentano alle autorità competenti di leggere le comunicazioni tra i minori e il loro difensore. La presente direttiva lascia altresì impregiudicate le procedure di cui al diritto nazionale in base alle quali l'inoltro di corrispondenza può essere rifiutato qualora il mittente non accetti che la corrispondenza sia prima sottoposta a un giudice o tribunale competente.
(34)
Non costituisce violazione della presente direttiva la limitazione della riservatezza conseguente a un'operazione di sorveglianza legittima da parte delle autorità competenti. La presente direttiva lascia inoltre impregiudicato il lavoro svolto, ad esempio, dai servizi segreti nazionali per salvaguardare la sicurezza nazionale a norma dell'articolo 4, paragrafo 2, del trattato sull'Unione europea (TUE) o che rientra nell'ambito di applicazione dell'articolo 72 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), in virtù del quale il titolo V della parte III del TFUE relativo a uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia non deve ostare all'esercizio delle responsabilità incombenti agli Stati membri per il mantenimento dell'ordine pubblico e la salvaguardia della sicurezza interna.
(35)
Il minore indagato o imputato in un procedimento penale dovrebbe avere il diritto a una valutazione individuale, diretta a identificare le sue specifiche esigenze in materia di protezione, istruzione, formazione e reinserimento sociale, al fine di determinare se e in quale misura può avere bisogno di misure speciali nel corso del procedimento penale e accertare l'entità della responsabilità penale e l'adeguatezza di una determinata pena o misura educativa nei suoi confronti.
(36)
La valutazione individuale dovrebbe, in particolare, tenere conto della personalità e della maturità del minore, della sua situazione economica, sociale e familiare, compreso il suo ambiente di vita, nonché delle sue eventuali vulnerabilità specifiche, quali ad esempio disabilità collegate all'apprendimento e difficoltà di comunicazione.
(37)
Dovrebbe essere possibile adattare la portata e il livello di dettaglio della valutazione individuale alle circostanze del caso, tenendo conto della gravità del reato contestato e delle misure che potrebbero essere adottate qualora il minore sia dichiarato colpevole. È possibile avvalersi di una valutazione individuale svolta nel passato recente in relazione allo stesso minore, purché aggiornata.
(38)
Le autorità competenti dovrebbero tenere conto delle informazioni desunte da una valutazione individuale al momento di decidere in merito all'adozione di eventuali misure specifiche nei confronti del minore, quali la prestazione di assistenza pratica; al momento di valutare l'opportunità e l'efficacia di eventuali provvedimenti cautelari nei confronti del minore, tra cui le decisioni in materia di custodia cautelare o misure alternative; e, tenendo conto delle caratteristiche e delle circostanze individuali relative al minore, al momento di assumere una decisione o di adottare una linea di azione nel contesto del procedimento penale, anche in sede di pronuncia della sentenza. Ove non sia ancora disponibile una valutazione individuale, ciò non dovrebbe impedire alle autorità competenti di adottare le misure o le decisioni del caso, purché siano rispettate le condizioni stabilite nella presente direttiva, tra cui l'effettuazione di una valutazione individuale nella prima fase appropriata del procedimento. È possibile riesaminare l'idoneità e l'efficacia delle misure o delle decisioni adottate prima che sia effettuata una valutazione individuale, quando questa sia disponibile.
(39)
La valutazione individuale dovrebbe essere effettuata nella prima fase appropriata del procedimento e in tempo utile affinché le informazioni da essa scaturenti possano essere tenute in considerazione dalla magistratura inquirente, dal giudice o da un'altra autorità competente prima della presentazione del capo d'accusa ai fini del processo. Dovrebbe nondimeno essere possibile procedere alla presentazione del capo d'accusa in assenza di una valutazione individuale, purché ciò sia nel migliore interesse del minore. Ciò potrebbe verificarsi, ad esempio, qualora un minore si trovi in custodia cautelare e l'attesa della disponibilità di una valutazione individuale comporterebbe il rischio di prolungare in modo superfluo tale custodia.
(40)
Gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di derogare all'obbligo di effettuare una valutazione individuale, qualora una tale deroga sia richiesta nelle circostanze del caso, tenendo conto, fra l'altro, della gravità del reato contestato e delle misure che potrebbero essere adottate qualora il minore sia dichiarato colpevole, a condizione che la deroga sia compatibile con l'interesse superiore del minore. In tale contesto, è opportuno tenere conto di tutti gli elementi pertinenti, quali ad esempio se il minore sia o non sia stato, in tempi recenti, oggetto di una valutazione individuale nell'ambito di un procedimento penale oppure se la causa in esame possa essere trattata senza un rinvio a giudizio.
(41)
L'obbligo di dedicare un'attenzione particolare ai minori indagati o imputati costituisce il fondamento di una buona amministrazione della giustizia, soprattutto quando i minori siano privati della libertà personale e si trovino pertanto in una posizione di particolare debolezza. Al fine di garantirne l'integrità personale, il minore che è privato della libertà personale dovrebbe avere diritto a un esame medico. Tale esame medico dovrebbe essere svolto da un medico o un altro professionista qualificato su iniziativa delle autorità competenti, in particolare se giustificato da indicazioni sanitarie specifiche, oppure previa richiesta del minore, del titolare della responsabilità genitoriale o del difensore del minore. Gli Stati membri dovrebbero stabilire disposizioni pratiche riguardanti gli esami medici da svolgere ai sensi della presente direttiva e le modalità in cui il minore può accedere a tali esami. Le suddette disposizioni potrebbero riguardare, fra l'altro, i casi in cui sono formulate due o più richieste di esami medici in relazione allo stesso minore in un breve lasso di tempo.
(42)
I minori indagati o imputati in procedimenti penali non sempre sono in grado di comprendere il contenuto degli interrogatori cui sono sottoposti. Onde assicurare una protezione sufficiente di tali minori è opportuno che gli interrogatori disposti dalla polizia o da altre autorità di contrasto siano oggetto di registrazione audiovisiva ove ciò risulti proporzionato, tenendo conto, fra l'altro, del fatto che sia presente o meno un difensore e del fatto che il minore sia privato o meno della libertà personale, fermo restando che il suo interesse superiore dovrebbe sempre essere considerato preminente. La presente direttiva non impone agli Stati membri di effettuare registrazioni audiovisive degli interrogatori di minori da parte di un giudice o di un tribunale.
(43)
Qualora la registrazione audiovisiva si imponga ai sensi della presente direttiva, ma un problema tecnico insormontabile la renda impossibile, la polizia o altre autorità di contrasto dovrebbero poter procedere ugualmente all'interrogatorio del minore, senza che vengano effettuate registrazioni audiovisive, purché siano stati compiuti sforzi ragionevoli per superare il problema tecnico in questione e non sia opportuno rimandare l'interrogatorio, e che ciò sia compatibile con l'interesse superiore del minore.
(44)
A prescindere dal fatto che l'interrogatorio del minore sia o meno oggetto di registrazione audiovisiva, l'interrogatorio dovrebbe in ogni caso svolgersi secondo modalità che tengano conto dell'età e della maturità del minore in questione.
(45)
Il minore è in una situazione particolarmente vulnerabile quando è privato della libertà personale. È opportuno pertanto profondere un impegno particolare per evitare che il minore sia privato della libertà personale e, in particolare, che sia detenuto in qualsiasi fase del procedimento prima della decisione definitiva sulla colpevolezza del minore da parte di un giudice o tribunale, considerati i potenziali rischi per il suo sviluppo fisico, mentale e sociale e poiché la privazione della libertà personale potrebbe comportare difficoltà per il suo reinserimento sociale. Gli Stati membri possono adottare disposizioni pratiche, quali linee guida o istruzioni rivolte ai funzionari di polizia, riguardo all'applicazione della presente prescrizione al fermo e all'arresto. In ogni caso, tale prescrizione lascia impregiudicata la possibilità per i funzionari di polizia o altre autorità di contrasto di procedere al fermo o all'arresto di un minore qualora ciò risulti, prima facie, necessario, ad esempio in flagranza di reato o immediatamente dopo che sia stato commesso un reato.
(46)
Le autorità competenti dovrebbero sempre considerare misure alternative alla detenzione («misure alternative») e ricorrere a tali misure ogniqualvolta sia possibile. Tali misure alternative potrebbero comprendere il divieto per il minore di trovarsi in determinati luoghi, l'obbligo per il minore di risiedere in un luogo particolare, l'obbligo di limitare i contatti con determinate persone, l'obbligo di presentarsi presso le autorità competenti, la partecipazione a programmi educativi o, previo suo consenso, la partecipazione a programmi terapeutici o di disintossicazione.
(47)
La detenzione di un minore dovrebbe essere oggetto di un riesame periodico da parte di un organo giurisdizionale, anche monocratico. Il riesame periodico dovrebbe poter essere effettuato d'ufficio dall'organo giurisdizionale oppure su richiesta del minore, del suo difensore o di un'autorità giudiziaria diversa da un organo giurisdizionale, in particolare un magistrato inquirente. Gli Stati membri dovrebbero stabilire disposizioni pratiche a tale riguardo anche per quanto concerne le situazioni in cui un riesame periodico è già stato effettuato d'ufficio dal giudice o dal tribunale e il minore o il suo difensore richiedono che sia effettuato un altro riesame.
(48)
In caso di detenzione, il minore dovrebbe beneficiare di speciali misure di protezione. In particolare, è opportuno che sia detenuto separatamente dagli adulti, a meno che non si ritenga preferibile non farlo nell'interesse superiore del minore, a norma dell'articolo 37, lettera c), della convenzione ONU sui diritti del fanciullo. Al compimento dei 18 anni, il minore detenuto dovrebbe poter proseguire tale detenzione separata ove ciò sia giustificato dalle specifiche circostanze della persona interessata. Particolare attenzione dovrebbe meritare il modo in cui è trattato il minore detenuto, in considerazione della sua intrinseca vulnerabilità. Il minore dovrebbe avere accesso a strutture educative in funzione delle sue esigenze.
(49)
Gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché il minore indagato o imputato in stato di fermo o di arresto sia tenuto separato dagli adulti, a meno che non si ritenga preferibile non farlo nel suo interesse superiore o a meno che, in circostanze eccezionali, ciò non sia praticamente possibile, purché il minore sia tenuto insieme agli adulti in maniera compatibile con il suo interesse superiore. Ad esempio, nelle zone scarsamente popolate un minore dovrebbe, in via eccezionale, poter essere tenuto in stato di fermo o di arresto insieme ad adulti, a meno che ciò non sia contrario al suo interesse superiore. In tali situazioni dovrebbe essere richiesta una particolare vigilanza da parte delle autorità competenti al fine di proteggere l'integrità fisica e il benessere del minore.
(50)
Il minore dovrebbe poter essere detenuto insieme a giovani adulti a meno che ciò non sia contrario al suo interesse superiore. Gli Stati membri dovrebbero stabilire chi è considerato un «giovane adulto» ai sensi del diritto e delle procedure nazionali. Si incoraggiano gli Stati membri a stabilire che le persone di età superiore a 24 anni non possano essere considerate «giovani adulti».
(51)
Nel caso di minori detenuti gli Stati membri dovrebbero adottare misure opportune, quali stabilite nella presente direttiva. Tali misure dovrebbero, fra l'altro, garantire l'esercizio effettivo e regolare del diritto alla vita familiare. Il minore dovrebbe avere il diritto di mantenere contatti regolari con i genitori, la famiglia e gli amici mediante visite e scambio di corrispondenza, a meno che non si rendano necessarie restrizioni eccezionali nell'interesse superiore del minore o nell'interesse della giustizia.
(52)
Gli Stati membri dovrebbero adottare altresì misure opportune per garantire il rispetto della libertà di religione o di credo del minore. A tale riguardo gli Stati membri dovrebbero, in particolare, astenersi dall'interferire nella religione o nel credo del minore. Gli Stati membri non sono tuttavia tenuti ad adottare misure attive per assistere il minore nel culto.
(53)
Ove appropriato, gli Stati membri dovrebbero adottare altresì misure opportune in altre situazioni di privazione della libertà personale. Le misure adottate dovrebbero essere proporzionate e adeguate alla natura della privazione della libertà personale, come ad esempio lo stato di fermo o di arresto o la detenzione, e alla sua durata.
(54)
I professionisti in contatto diretto con i minori dovrebbero tenere conto delle specifiche esigenze di minori di età diverse e fare in modo che il procedimento sia adeguato alla loro età. A tal fine, tali professionisti dovrebbero essere specificamente formati per operare con i minori.
(55)
Il trattamento riservato ai minori dovrebbe essere adeguato all'età, alle esigenze specifiche, alla maturità e al livello di comprensione di ciascuno, tenendo conto di eventuali esigenze specifiche, quali difficoltà di comunicazione.
(56)
Tenuto conto delle differenze tra le tradizioni e gli ordinamenti giuridici degli Stati membri, durante il procedimento penale il rispetto della vita privata del minore dovrebbe essere garantito nel miglior modo possibile al fine, tra l'altro, di facilitarne il reinserimento sociale. Gli Stati membri dovrebbero provvedere affinché le udienze riguardanti minori si svolgano di norma a porte chiuse o consentano ai tribunali o ai giudici di decidere di tenere tali udienze a porte chiuse. Ciò lascia impregiudicate le sentenze pronunciate pubblicamente a norma dell'articolo 6 della CEDU.
(57)
Il minore dovrebbe avere il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le udienze che lo riguardano. Qualora più di una persona sia titolare della responsabilità genitoriale per lo stesso minore, quest'ultimo dovrebbe avere il diritto di essere accompagnato da esse, a meno che ciò non sia possibile sul piano pratico nonostante siano stati compiuti sforzi ragionevoli dalle autorità competenti. Gli Stati membri dovrebbero stabilire modalità pratiche relativamente all'esercizio, da parte del minore, del diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le udienze che lo riguardano e alle condizioni a cui può essere temporaneamente vietato l'accesso alla sala d'udienza a una di esse. Tali modalità potrebbero riguardare, fra l'altro, il caso in cui il titolare della responsabilità genitoriale è temporaneamente non disponibile ad accompagnare il minore o non vuole avvalersi della possibilità di farlo, purché sia tenuto in considerazione l'interesse superiore del minore.
(58)
In talune circostanze, che possono altresì riferirsi a una sola delle persone titolari della responsabilità genitoriale, il minore dovrebbe avere il diritto di essere accompagnato durante le udienze da un adulto idoneo diverso dal titolare della responsabilità genitoriale. Una di siffatte circostanze è quella in cui la presenza del titolare della responsabilità genitoriale che accompagna il minore potrebbe compromettere in modo sostanziale il procedimento penale, in particolare, qualora circostanze oggettive e concrete indichino o diano adito al sospetto che possano essere distrutte o alterate le prove, i testimoni possano essere influenzati o il titolare della responsabilità genitoriale possa essere stato coinvolto nella presunta attività criminale insieme al minore.
(59)
Ai sensi della presente direttiva, il minore dovrebbe avere altresì il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le altre fasi del procedimento in cui il minore sia presente, ad esempio durante gli interrogatori della polizia.
(60)
Il diritto dell'imputato di comparire personalmente al processo fa parte del diritto a un equo processo previsto dall'articolo 47 della Carta e dall'articolo 6 della CEDU, secondo l'interpretazione della Corte di giustizia e della Corte europea dei diritti dell'uomo. Gli Stati membri dovrebbero adottare misure opportune per incentivare la presenza del minore al processo anche chiamandolo a comparire personalmente e inviando copia della citazione al titolare della responsabilità genitoriale oppure, qualora ciò sia in contrasto con l'interesse superiore del minore, a un altro adulto idoneo. Gli Stati membri dovrebbero stabilire disposizioni pratiche riguardanti la presenza di un minore al processo. Tali disposizioni potrebbero includere norme sulle condizioni a cui l'accesso alla sala d'udienza può essere temporaneamente vietato a un minore.
(61)
Taluni diritti riconosciuti dalla presente direttiva dovrebbero applicarsi ai minori ricercati dal momento in cui sono arrestati nello Stato membro di esecuzione.
(62)
Il procedimento di esecuzione di un mandato di arresto europeo è fondamentale per la cooperazione tra gli Stati membri in materia penale. Il rispetto dei termini previsti dalla decisione quadro 2002/584/GAI è essenziale per tale cooperazione. Pertanto, è opportuno che tali termini siano rispettati consentendo nel contempo ai minori ricercati di esercitare pienamente i loro diritti ai sensi della presente direttiva nei procedimenti di esecuzione di un mandato d'arresto europeo.
(63)
Gli Stati membri dovrebbero adottare misure appropriate per garantire che i giudici e i magistrati inquirenti che si occupano di procedimenti penali riguardanti minori abbiano una competenza specifica in tale settore o abbiano effettivamente accesso a una formazione specifica, con particolare riferimento ai diritti del minore, alle tecniche appropriate di interrogatorio, alla psicologia minorile e alla comunicazione in un linguaggio adattato ai minori. Gli Stati membri dovrebbero altresì adottare misure appropriate per promuovere l'offerta di una siffatta formazione specifica destinata ai difensori che si occupano di procedimenti penali che coinvolgono minori.
(64)
Al fine di controllare e valutare l'efficacia della presente direttiva, è necessario che siano raccolti dati pertinenti, a partire dai dati disponibili, sull'attuazione dei diritti sanciti nella presente direttiva. Fra tali dati rientrano quelli registrati dalle autorità giudiziarie e dalle autorità di contrasto e, per quanto possibile, i dati amministrativi compilati dai servizi sanitari e sociali in relazione ai diritti previsti dalla presente direttiva, in particolare al numero di minori che si sono avvalsi di un difensore e al numero delle valutazioni individuali effettuate, degli interrogatori oggetto di registrazione audiovisiva e dei minori privati della libertà personale.
(65)
Gli Stati membri dovrebbero rispettare e garantire i diritti stabiliti nella presente direttiva, senza alcuna discriminazione e indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, dal sesso, dall'orientamento sessuale, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni politiche o di altro genere, dalla nazionalità, dall'origine etnica o sociale, dalla ricchezza, dalla disabilità o dalla nascita.
(66)
La presente direttiva garantisce i diritti fondamentali e i principi riconosciuti dalla Carta e dalla CEDU, compresi la proibizione della tortura e di trattamenti inumani o degradanti, il diritto alla libertà e alla sicurezza, il rispetto della vita privata e familiare, il diritto all'integrità della persona, i diritti del minore, l'inserimento delle persone con disabilità, il diritto a un ricorso effettivo e il diritto a un giudice imparziale, la presunzione di innocenza e i diritti della difesa. La presente direttiva dovrebbe essere applicata conformemente a tali diritti e principi.
(67)
La presente direttiva stabilisce norme minime. Gli Stati membri dovrebbero poter ampliare i diritti da essa stabiliti al fine di assicurare un livello di tutela più elevato. Tale livello di tutela più elevato non dovrebbe costituire un ostacolo al reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie che dette norme minime mirano a facilitare. Il livello di tutela previsto dagli Stati membri non dovrebbe mai essere inferiore a quello previsto dalla Carta o dalla CEDU, come interpretato dalla Corte di giustizia e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
(68)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, vale a dire la definizione di norme minime comuni sulle garanzie procedurali per i minori che sono indagati o imputati in procedimenti penali, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, ma, a motivo della sua portata e dei suoi effetti, possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 TUE. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(69)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 21 sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, allegato al TUE e al TFUE, e fatto salvo l'articolo 4 di tale protocollo, detti Stati membri non partecipano all'adozione della presente direttiva, non sono da essa vincolati, né sono soggetti alla sua applicazione.
(70)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al TUE e al TFUE, la Danimarca non partecipa all'adozione della presente direttiva, non è da essa vincolata, né è soggetta alla sua applicazione.
(71)
Conformemente alla dichiarazione politica comune del 28 settembre 2011 degli Stati membri e della Commissione sui documenti esplicativi (10), gli Stati membri si sono impegnati ad accompagnare, in casi giustificati, la notifica delle loro misure di recepimento con uno o più documenti che chiariscano il rapporto tra gli elementi costitutivi di una direttiva e le parti corrispondenti degli strumenti nazionali di recepimento. Per quanto riguarda la presente direttiva, il legislatore ritiene che la trasmissione di tali documenti sia giustificata,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Oggetto
La presente direttiva stabilisce norme minime comuni relative a determinati diritti di minori che sono:
a)
indagati o imputati in procedimenti penali; oppure
b)
oggetto di un procedimento di esecuzione di un mandato di arresto europeo ai sensi della decisione quadro 2002/584/GAI («ricercati»).
Articolo 2
Ambito di applicazione
1. La presente direttiva si applica ai minori indagati o imputati in un procedimento penale. Essa si applica fino alla decisione definitiva sulla colpevolezza, incluse, ove previste, la pronuncia della condanna e la decisione sull'impugnazione.
2. La presente direttiva si applica ai minori ricercati dal momento in cui sono arrestati nello Stato membro di esecuzione a norma dell'articolo 17.
3. Fatta eccezione per l'articolo 5, lettera b), per l'articolo 8, paragrafo 3, e per l'articolo 15, nella misura in cui tali disposizioni si riferiscono al titolare della responsabilità genitoriale, la presente direttiva, o talune sue disposizioni, si applica alle persone di cui ai paragrafi 1 e 2 del presente articolo, se tali persone erano minori al momento di essere sottoposte al procedimento ma sono successivamente diventate maggiorenni e l'applicazione della presente direttiva, o di talune sue disposizioni, risulta appropriata alla luce di tutte le circostanze del caso, incluse la maturità e la vulnerabilità della persona interessata. Gli Stati membri possono decidere di non applicare la presente direttiva al compimento del ventunesimo anno di età dell'interessato.
4. La presente direttiva si applica ai minori che non erano inizialmente indagati o imputati ma che lo diventano, nel corso di un interrogatorio da parte della polizia o di altre autorità di contrasto.
5. La presente direttiva non incide sulle norme nazionali che fissano l'età della responsabilità penale.
6. Fatto salvo il diritto a un equo processo, in relazione a reati minori:
a)
laddove il diritto di uno Stato membro preveda l'irrogazione di una sanzione da parte di un'autorità diversa da un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale e l'irrogazione di tale sanzione possa essere oggetto di impugnazione dinanzi a tale giudice o tribunale o a esso deferita; ovvero
b)
laddove la privazione della libertà personale non possa essere imposta come sanzione,
la presente direttiva si applica unicamente ai procedimenti dinanzi a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale.
In ogni caso, la presente direttiva si applica integralmente se il minore è privato della libertà personale, indipendentemente dalla fase del procedimento penale.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si applicano le seguenti definizioni:
1) «minore»: una persona di età inferiore a 18 anni;
2) «titolare della responsabilità genitoriale»: tutte le persone che esercitano la responsabilità genitoriale su un minore;
3) «responsabilità genitoriale»: l'insieme dei diritti e doveri di cui è investita una persona fisica o giuridica in virtù di una decisione giudiziaria, della legge o di un accordo in vigore riguardanti la persona o i beni di un minore, compresi i diritti di affidamento e i diritti di visita.
Con riferimento al punto 1) del primo comma, qualora non sia certo se la persona abbia compiuto 18 anni, deve presumersi che tale persona sia un minore.
Articolo 4
Diritto all'informazione
1. Gli Stati membri assicurano che, quando il minore è informato di essere indagato o imputato in un procedimento penale, gli siano tempestivamente fornite le informazioni concernenti i suoi diritti, ai sensi della direttiva 2012/13/UE, e quelle concernenti gli aspetti generali dello svolgimento del procedimento.
Gli Stati membri provvedono altresì affinché il minore sia informato dei diritti sanciti nella presente direttiva. Tali informazioni devono essere fornite:
a)
tempestivamente, quando il minore è informato di essere indagato o imputato, per quanto concerne:
i)
il diritto che sia informato il titolare della responsabilità genitoriale, di cui all'articolo 5;
ii)
il diritto di essere assistito da un difensore, di cui all'articolo 6;
iii)
il diritto alla protezione della vita privata, di cui all'articolo 14;
iv)
il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante fasi del procedimento diverse dalle udienze, di cui all'articolo 15, paragrafo 4;
v)
il diritto al patrocinio a spese dello Stato, di cui all'articolo 18;
b)
nella prima fase appropriata del procedimento, per quanto concerne:
i)
il diritto a una valutazione individuale, di cui all'articolo 7;
ii)
il diritto a un esame medico, incluso il diritto all'assistenza medica, di cui all'articolo 8;
iii)
il diritto alla limitazione della privazione della libertà personale e al ricorso a misure alternative, compreso il diritto al riesame periodico della detenzione, di cui agli articoli 10 e 11;
iv)
il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le udienze, di cui all'articolo 15, paragrafo 1;
v)
il diritto di presenziare al processo, di cui all'articolo 16;
vi)
il diritto a mezzi di ricorso effettivi, di cui all'articolo 19;
c)
al momento della privazione della libertà personale, per quanto concerne il diritto a un trattamento specifico durante la privazione della libertà personale, di cui all'articolo 12.
2. Gli Stati membri provvedono affinché le informazioni di cui al paragrafo 1 siano trasmesse per iscritto e/o oralmente, in un linguaggio semplice e accessibile, e le informazioni fornite siano verbalizzate secondo la procedura di cui al diritto nazionale.
3. Qualora al minore sia trasmessa la comunicazione dei diritti ai sensi della direttiva 2012/13/UE, gli Stati membri provvedono affinché tale comunicazione contenga il riferimento ai diritti riconosciuti dalla presente direttiva.
Articolo 5
Diritto del minore a che sia informato il titolare della responsabilità genitoriale
1. Gli Stati membri provvedono affinché le informazioni che il minore ha diritto di ricevere ai sensi dell'articolo 4 siano comunicate al più presto al titolare della responsabilità genitoriale.
2. Le informazioni di cui al paragrafo 1 sono fornite a un altro adulto idoneo nominato dal minore e approvato in tale qualità dall'autorità competente, qualora la comunicazione di tali informazioni al titolare della responsabilità genitoriale:
a)
sia contraria all'interesse superiore del minore;
b)
non sia possibile perché, nonostante siano stati compiuti ragionevoli sforzi, nessuno dei titolari della responsabilità genitoriale è reperibile o l'identità è ignota;
c)
potrebbe, sulla base di circostanze oggettive e concrete, compromettere in modo sostanziale il procedimento penale.
Qualora il minore non abbia nominato un altro adulto idoneo, o l'adulto nominato dal minore non sia approvato dall'autorità competente, quest'ultima, tenendo conto dell'interesse superiore del minore, designa un'altra persona e le comunica le informazioni. Tale persona può anche essere individuata nel rappresentante di un'autorità o di un'altra istituzione responsabile della tutela o del benessere dei minori.
3. Qualora le circostanze che hanno condotto all'applicazione del paragrafo 2, lettere a), b) o c), cessino di sussistere, qualsiasi informazione fornita al minore ai sensi dell'articolo 4 che risulti ancora rilevante nel corso del procedimento è trasmessa al titolare della responsabilità genitoriale.
Articolo 6
Assistenza di un difensore
1. I minori indagati o imputati nei procedimenti penali hanno il diritto di avvalersi di un difensore ai sensi della direttiva 2013/48/UE. Nulla nella presente direttiva e, in particolare, nel presente articolo pregiudica tale diritto.
2. Gli Stati membri assicurano che il minore sia assistito da un difensore a norma del presente articolo affinché possa esercitare in modo effettivo i propri diritti di difesa.
3. Gli Stati membri provvedono affinché il minore, una volta informato di essere indagato o imputato in un procedimento penale, sia assistito senza indebito ritardo da un difensore. In ogni caso, il minore è assistito da un difensore a partire dalla circostanza che si verifichi per prima tra le seguenti:
a)
prima che sia interrogato dalla polizia o da un'altra autorità di contrasto o giudiziaria;
b)
quando le autorità inquirenti o altre autorità competenti procedono ad atti investigativi o altri atti di raccolta delle prove a norma del paragrafo 4, lettera c);
c)
senza indebito ritardo dopo la privazione della libertà personale;
d)
qualora sia stato chiamato a comparire dinanzi a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale, a tempo debito prima che compaia dinanzi allo stesso.
4. L'assistenza di un difensore include quanto segue:
a)
gli Stati membri garantiscono che il minore abbia il diritto di incontrare in privato e di comunicare con il difensore che lo assiste, anche prima dell'interrogatorio da parte della polizia o di un'altra autorità di contrasto o giudiziaria;
b)
gli Stati membri assicurano che il minore sia assistito da un difensore quando è sottoposto a interrogatorio e che il difensore possa partecipare in modo effettivo nel corso dello stesso. Tale partecipazione avviene secondo le procedure previste dal diritto nazionale, a condizione che tali procedure non pregiudichino l'effettivo esercizio o l'essenza del diritto in questione. Ove un difensore partecipi all'interrogatorio, di tale partecipazione è dato atto utilizzando la procedura di verbalizzazione prevista dal diritto nazionale;
c)
gli Stati membri assicurano che i minori siano assistiti da un difensore almeno durante i seguenti atti investigativi o altri atti di raccolta delle prove, nella misura in cui tali atti siano previsti dal diritto nazionale e all'indagato o all'imputato sia richiesto o permesso di parteciparvi:
i)
ricognizioni di persone;
ii)
confronti;
iii)
ricostruzioni della scena di un crimine.
5. Gli Stati membri rispettano la riservatezza delle comunicazioni fra i minori indagati o imputati e il loro difensore nell'esercizio del loro diritto all'assistenza di un difensore previsto dalla presente direttiva. Tali comunicazioni comprendono gli incontri, la corrispondenza, le conversazioni telefoniche e le altre forme di comunicazione consentite ai sensi del diritto nazionale.
6. A condizione che ciò sia compatibile con il diritto a un equo processo, gli Stati membri possono derogare al paragrafo 3 qualora l'assistenza di un difensore non risulti proporzionata alla luce delle circostanze del caso, tenendo conto della gravità del reato contestato, della complessità del caso e delle misure che potrebbero essere adottate rispetto a tale reato, fermo restando che l' interesse superiore del minore deve sempre essere considerato preminente.
In ogni caso, gli Stati membri devono garantire che il minore sia assistito da un difensore:
a)
quando viene condotto dinanzi a un giudice o tribunale competente per decidere in merito alla detenzione, in qualsiasi fase del procedimento che rientri nell'ambito di applicazione della presente direttiva; e
b)
durante la detenzione.
Gli Stati membri provvedono inoltre affinché non siano applicabili al minore condanne che impongano la privazione della libertà personale, a meno che il minore sia stato assistito da un difensore in modo da consentirgli di esercitare efficacemente i propri diritti di difesa e, in ogni caso, durante le udienze della corte.
7. Qualora il minore debba, a norma del presente articolo, essere assistito da un difensore ma nessun difensore risulti presente, le autorità competenti rinviano l'interrogatorio del minore o gli altri atti investigativi o di raccolta delle prove previsti al paragrafo 4, lettera c), per un periodo di tempo ragionevole al fine di attendere l'arrivo del difensore o, qualora il minore non ne abbia nominato uno, provvedere esse stesse alla nomina.
8. In circostanze eccezionali, e solo nella fase pre-processuale, gli Stati membri possono derogare temporaneamente all'applicazione dei diritti di cui al paragrafo 3 nella misura in cui ciò sia giustificato alla luce delle circostanze particolari del caso, sulla base di uno dei seguenti motivi imperativi:
a)
ove vi sia la necessità impellente di evitare gravi conseguenze negative per la vita, la libertà personale o l'integrità fisica di una persona;
b)
ove sia indispensabile un intervento immediato delle autorità inquirenti per evitare di compromettere in modo sostanziale un procedimento penale in relazione a un reato grave.
Gli Stati membri provvedono affinché le autorità competenti, nell'applicazione del presente paragrafo, tengano conto dell'interesse superiore del minore.
La decisione di procedere a un interrogatorio in assenza del difensore di cui al presente paragrafo può essere adottata soltanto caso per caso da parte di un'autorità giudiziaria o di un'altra autorità competente, a condizione che tale decisione possa essere sottoposta a controllo giurisdizionale.
Articolo 7
Diritto a una valutazione individuale
1. Gli Stati membri provvedono affinché sia tenuto conto delle specifiche esigenze del minore in materia di protezione, istruzione, formazione e reinserimento sociale.
2. A tal fine, il minore indagato o imputato in procedimenti penali è sottoposto a valutazione individuale. Tale valutazione individuale tiene conto, in particolare, della personalità e maturità del minore, della sua situazione economica, sociale e familiare, nonché di eventuali vulnerabilità specifiche del minore.
3. La portata e il livello di dettaglio della valutazione individuale possono variare in funzione delle circostanze del caso, delle misure che possono essere adottate qualora il minore sia dichiarato colpevole del presunto reato penale, e a seconda che il minore, di recente, sia stato sottoposto a una valutazione individuale.
4. La valutazione individuale serve a stabilire e ad annotare, secondo la procedura di verbalizzazione dello Stato membro interessato, le informazioni relative alle circostanze e alle caratteristiche individuali del minore che potrebbero essere utili alle autorità competenti al fine di:
a)
determinare la necessità di adottare eventuali misure specifiche a beneficio del minore;
b)
valutare l'adeguatezza e l'efficacia di eventuali misure cautelari rispetto al minore;
c)
assumere decisioni o linee d'azione nel procedimento penale, anche in sede di pronuncia della sentenza.
5. La valutazione individuale è effettuata nella prima fase appropriata del procedimento e, fatto salvo il paragrafo 6, prima dell'imputazione.
6. In assenza di una valutazione individuale, è comunque possibile formulare un'imputazione purché ciò sia nell'interesse superiore del minore e la valutazione individuale sia in ogni caso disponibile all'inizio delle udienze del processo dinanzi a un giudice o tribunale.
7. La valutazione individuale è effettuata con la diretta partecipazione del minore. Essa è condotta da personale qualificato, con un approccio per quanto possibile multidisciplinare e, ove opportuno, con il coinvolgimento del titolare della responsabilità genitoriale o di un altro adulto idoneo, come previsto agli articoli 5 e 15, e/o di un professionista specializzato.
8. Qualora cambino in misura sostanziale gli elementi alla base della valutazione individuale, gli Stati membri provvedono affinché questa sia aggiornata durante il procedimento penale.
9. Gli Stati membri possono derogare all'obbligo di procedere alla valutazione individuale quando la deroga sia richiesta dalle circostanze del caso, purché ciò sia compatibile con l'interesse superiore del minore.
Articolo 8
Diritto all'esame medico
1. Gli Stati membri provvedono affinché il minore privato della libertà personale abbia diritto senza indebito ritardo a un esame medico volto in particolare a valutarne lo stato fisico e mentale generale. L'esame medico è il meno invasivo possibile ed è effettuato da un medico o da un altro professionista qualificato.
2. I risultati dell'esame medico devono essere tenuti in considerazione al momento di stabilire se il minore possa essere sottoposto a interrogatorio, ad altri atti di indagine o di raccolta di prove o alle eventuali misure adottate o previste nei suoi confronti.
3. L'esame medico è effettuato su iniziativa delle autorità competenti, in particolare se lo richiedono indicazioni sanitarie specifiche, oppure su richiesta di uno dei seguenti soggetti:
a)
il minore;
b)
il titolare della responsabilità genitoriale o altro adulto idoneo di cui agli articoli 5 e 15;
c)
il difensore del minore.
4. Le conclusioni dell'esame medico sono registrate per iscritto. Ove necessario, deve essere fornita l'assistenza medica.
5. Gli Stati membri provvedono affinché sia effettuato un altro esame medico qualora lo richiedano le circostanze.
Articolo 9
Registrazione audiovisiva dell'interrogatorio
1. Gli Stati membri provvedono affinché l'interrogatorio del minore condotto dalla polizia o da altre autorità di contrasto durante il procedimento penale siano oggetto di registrazione audiovisiva quando ciò risulti proporzionato nelle circostanze del caso, tenendo conto, fra l'altro, del fatto che sia presente o meno un difensore e del fatto che il minore sia privato o meno della libertà personale, purché il suo interesse superiore sia sempre considerato preminente.
2. Quando non è oggetto di registrazione audiovisiva, l'interrogatorio è registrato in altro modo appropriato, ad esempio mediante processo verbale scritto e debitamente verificato.
3. Il presente articolo non pregiudica la possibilità di interrogare il minore ai soli fini della sua identificazione senza procedere alla registrazione audiovisiva.
Articolo 10
Limitazione della privazione della libertà personale
1. Gli Stati membri provvedono affinché in qualsiasi fase del procedimento la privazione della libertà personale del minore sia limitata al più breve periodo possibile. Sono tenute in debita considerazione l'età e la situazione personale del minore nonché le circostanze particolari del caso.
2. Gli Stati membri provvedono affinché la privazione della libertà personale, in particolare la detenzione, sia disposta nei confronti di minori solo come misura di ultima istanza. Gli Stati membri garantiscono che la detenzione sia basata su una decisione motivata soggetta a controllo giurisdizionale da parte di un giudice o tribunale. Detta decisione è altresì soggetta, a intervalli di tempo ragionevoli, a un controllo periodico da parte di un giudice o tribunale, o d'ufficio o su richiesta del minore, del suo difensore o di un'autorità giudiziaria diversa da un giudice o tribunale. Fatta salva l'indipendenza della magistratura, gli Stati membri provvedono affinché le decisioni a norma del presente paragrafo siano prese senza indebito ritardo.
Articolo 11
Misure alternative
Gli Stati membri provvedono affinché, ogniqualvolta sia possibile, le autorità competenti ricorrano a misure alternative alla detenzione («misure alternative»).
Articolo 12
Trattamento specifico in caso di privazione della libertà personale
1. Gli Stati membri provvedono affinché il minore detenuto sia tenuto separato dagli adulti, a meno che non si ritenga preferibile non farlo nel suo interesse superiore.
2. Gli Stati membri provvedono altresì affinché il minore in stato di fermo o arresto sia tenuto separato dagli adulti, salvo che:
a)
non si ritenga preferibile non farlo nell'interesse superiore del minore; o
b)
in circostanze eccezionali, ciò non sia in concreto possibile, purché il minore sia tenuto insieme agli adulti in maniera compatibile con il suo interesse superiore.
3. Fatto salvo il paragrafo 1, gli Stati membri prevedono la possibilità che un minore detenuto, al compimento dei 18 anni, continui a essere tenuto separato dagli altri detenuti adulti ove ciò risulti giustificato in considerazione della situazione della persona interessata, a condizione che ciò sia compatibile con l'interesse superiore dei minori che sono detenuti con tale persona.
4. Fatto salvo il paragrafo 1, e tenendo conto del paragrafo 3, il minore può essere detenuto insieme a giovani adulti, a meno che ciò non sia contrario al suo interesse superiore.
5. Nel caso di minori detenuti, gli Stati membri adottano misure opportune per:
a)
garantire e preservare la loro salute e il loro sviluppo fisico e mentale;
b)
garantire il loro diritto all'istruzione e alla formazione, anche nel caso di minori con disabilità fisiche, sensoriali o difficoltà di apprendimento;
c)
garantire l'esercizio effettivo e regolare del loro diritto alla vita familiare;
d)
garantire l'accesso a programmi che favoriscano il loro sviluppo e il loro futuro reinserimento sociale; e
e)
garantire il rispetto della loro libertà di religione o credo.
Le misure adottate a norma del presente paragrafo devono essere proporzionate e adeguate alla durata della detenzione.
Le lettere a) ed e) del primo comma si applicano altresì alle situazioni di privazione della libertà personale diverse dalla detenzione. Le misure adottate devono essere proporzionate e adeguate a dette situazioni di privazione della libertà personale.
Le lettere b), c) e d) del primo comma si applicano unicamente a situazioni di privazione della libertà personale diverse dalla detenzione nella misura in cui ciò sia adeguato e proporzionato, tenuto conto della natura e della durata di dette situazioni.
6. Gli Stati membri si adoperano per garantire che i minori privati della libertà personale possano incontrare quanto prima il titolare della responsabilità genitoriale, ove tale incontro risulti compatibile con le esigenze investigative e operative. Il presente paragrafo non pregiudica la designazione di un altro adulto idoneo a norma degli articoli 5 o 15.
Articolo 13
Trattamento tempestivo e diligente delle cause
1. Gli Stati membri adottano ogni misura appropriata per garantire che i procedimenti penali riguardanti minori siano trattati con urgenza e con la dovuta diligenza.
2. Gli Stati membri adottano ogni misura appropriata per garantire che i minori siano sempre trattati in un modo che ne protegga la dignità e che sia adeguato all'età, al grado di maturità e al livello di comprensione di ciascuno, e che tenga conto di eventuali esigenze specifiche, comprese le difficoltà di comunicazione che i minori potrebbero incontrare.
Articolo 14
Diritto alla protezione della vita privata
1. Gli Stati membri provvedono affinché, durante il procedimento penale, la vita privata del minore sia tutelata.
2. A tal fine, gli Stati membri provvedono affinché le udienze che coinvolgono minori si svolgano di norma a porte chiuse o consentono ai giudici di decidere di tenere tali udienze a porte chiuse.
3. Gli Stati membri adottano ogni misura appropriata per garantire che non siano rese pubbliche le registrazioni di cui all'articolo 9.
4. Gli Stati membri, nel rispetto della libertà di espressione e di informazione e della libertà e del pluralismo dei media, incoraggiano questi ultimi ad adottare misure di autoregolamentazione al fine di conseguire gli obiettivi stabiliti nel presente articolo.
Articolo 15
Diritto del minore di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante il procedimento
1. Gli Stati membri provvedono affinché il minore abbia il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le udienze che lo riguardano.
2. Il minore ha il diritto di essere accompagnato da un altro adulto idoneo nominato dal minore stesso e approvato in tale qualità dall'autorità competente qualora la presenza del titolare della responsabilità genitoriale che accompagna il minore durante le udienze:
a)
sia contraria all'interesse superiore del minore;
b)
non sia possibile perché, nonostante siano stati compiuti ragionevoli sforzi, nessuno dei titolari della responsabilità genitoriale risulta reperibile o l'identità è sconosciuta; o
c)
possa, sulla base di circostanze oggettive e concrete, compromettere in modo sostanziale il procedimento penale.
Qualora il minore non abbia nominato un altro adulto idoneo, o la nomina non sia approvata dall'autorità competente, quest'ultima, tenendo conto dell'interesse superiore del minore, designa un'altra persona al fine di accompagnare il minore. Tale persona può anche essere individuata nel rappresentante di un'autorità o di un'altra istituzione responsabile della tutela o del benessere dei minori.
3. Qualora cessino di sussistere le circostanze che hanno condotto all'applicazione del paragrafo 2, lettere a), b) o c), il minore ha il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale durante le rimanenti udienze.
4. In aggiunta al diritto di cui al paragrafo 1, gli Stati membri provvedono affinché il minore abbia il diritto di essere accompagnato dal titolare della responsabilità genitoriale, o da un altro adulto idoneo di cui al paragrafo 2, durante le fasi del procedimento diverse dalle udienze in cui il minore sia presente, se l'autorità competente ritiene che:
a)
sia nell'interesse superiore del minore essere accompagnato da tale persona; e
b)
la presenza di tale persona non pregiudichi il procedimento penale.
Articolo 16
Diritto del minore di presenziare e di partecipare al proprio processo
1. Gli Stati membri provvedono affinché il minore abbia il diritto di presenziare al proprio processo e adottano ogni misura necessaria per rendere effettiva tale partecipazione, anche dandogli la possibilità di essere ascoltato e di esprimere la propria opinione.
2. Gli Stati membri assicurano che il minore che non ha presenziato al proprio processo abbia diritto a un nuovo processo o a un altro mezzo di ricorso giurisdizionale, ai sensi della e alle condizioni prescritte nella direttiva (UE) 2016/343.
Articolo 17
Procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo
Gli Stati membri provvedono affinché i diritti di cui agli articoli 4, 5, 6 e 8, agli articoli da 10 a 15 e all'articolo 18 si applichino mutatis mutandis nei confronti di un minore ricercato dal momento in cui è arrestato in forza di un procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo nello Stato membro di esecuzione.
Articolo 18
Diritto al patrocinio a spese dello Stato
Gli Stati membri provvedono affinché la legislazione nazionale in materia di patrocinio a spese dello Stato garantisca l'effettivo esercizio del diritto di essere assistiti da un difensore, a norma dell'articolo 6.
Articolo 19
Mezzi di ricorso
Gli Stati membri provvedono affinché il minore indagato o imputato in un procedimento penale, come pure il minore ricercato, dispongano di mezzi di ricorso effettivi ai sensi del diritto nazionale in caso di violazione dei loro diritti nel quadro della presente direttiva.
Articolo 20
Formazione
1. Gli Stati membri provvedono affinché il personale delle autorità di contrasto e delle strutture di detenzione che si occupano di casi riguardanti minori ricevano una formazione specifica, di livello appropriato al tipo di contatto che intrattengono con i minori, sui diritti del minore, sulle tecniche appropriate di interrogatorio, sulla psicologia minorile e sulla comunicazione in un linguaggio adattato al minore.
2. Fatte salve l'indipendenza della magistratura e le differenze nell'organizzazione del potere giudiziario negli Stati membri, e nel dovuto rispetto per il ruolo dei responsabili della formazione di giudici e magistrati inquirenti, gli Stati membri adottano misure appropriate per garantire che i giudici e i magistrati inquirenti che si occupano di procedimenti penali riguardanti minori abbiano una competenza specifica in tale settore e/o abbiano effettivamente accesso a una formazione specifica.
3. Nel dovuto rispetto per l'indipendenza della professione forense e per il ruolo dei responsabili della formazione di difensori, gli Stati membri adottano misure appropriate per promuovere l'offerta della formazione specifica di cui al paragrafo 2 destinata ai difensori che si occupano di procedimenti penali riguardanti minori.
4. Attraverso i servizi pubblici o finanziando organizzazioni che sostengono i minori, gli Stati membri incoraggiano iniziative che consentano agli operatori che offrono servizi di sostegno ai minori e di giustizia riparativa di ricevere un'adeguata formazione, di livello appropriato al tipo di contatto che intrattengono con i minori, e che rispettino le norme professionali a garanzia di servizi forniti in modo imparziale, rispettoso e professionale.
Articolo 21
Raccolta dei dati
Entro 11 giugno 2021, e successivamente ogni tre anni, gli Stati membri trasmettono alla Commissione i dati disponibili relativi al modo in cui sono stati attuati i diritti sanciti dalla presente direttiva.
Articolo 22
Costi
Sono a carico degli Stati membri i costi derivanti dall'applicazione degli articoli 7, 8 e 9, indipendentemente dall'esito del procedimento, a meno che, per quanto riguarda i costi derivanti dall'applicazione dell'articolo 8, non siano coperti da un'assicurazione sanitaria.
Articolo 23
Non regressione
Nessuna disposizione della presente direttiva deve essere interpretata in modo tale da limitare o derogare ai diritti e alle garanzie procedurali garantiti dalla Carta, dalla CEDU, da altre pertinenti disposizioni di diritto internazionale, in particolare la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, o dal diritto degli Stati membri che assicurano un livello di protezione più elevato.
Articolo 24
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro 11 giugno 2019. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni principali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 25
Relazione
Entro 11 giugno 2022 la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione in cui valuta in che misura gli Stati membri hanno adottato le disposizioni necessarie per conformarsi alla presente direttiva, compresa una valutazione dell'applicazione dell'articolo 6, corredata, se del caso, di proposte legislative.
Articolo 26
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 27
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva conformemente ai trattati.
Fatto a Strasburgo, l'11 maggio 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
J.A. HENNIS-PLASSCHAERT
(1) GU C 226 del 16.7.2014, pag. 63.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 9 marzo 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 21 aprile 2016.
(3) GU C 295 del 4.12.2009, pag. 1.
(4) GU C 115 del 4.5.2010, pag. 1.
(5) Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pag. 1).
(6) Direttiva 2012/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, sul diritto all'informazione nei procedimenti penali (GU L 142 dell'1.6.2012, pag. 1).
(7) Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà personale di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, pag. 1).
(8) Direttiva (EU) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali (GU L 65 dell'11.3.2016, pag. 1).
(9) Decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri (GU L 190 del 18.7.2002, pag. 1).
(10) GU C 369 del 17.12.2011, pag. 14.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Procedimenti penali: garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Stabilisce garanzie procedurali* per i minori* indagati o imputati di un reato. Le garanzie si aggiungono a quelle che si applicano ad adulti indagati o imputati.
Si tratta della quinta di una serie di misure volte a istituire norme minime per i diritti procedurali in tutta l’Unione europea (UE), conformemente a quanto previsto dalla tabella di marcia 2009.
PUNTI CHIAVE
Gli elementi principali della direttiva sono che i minori hanno il diritto di avvalersi di un difensore e il diritto di essere assistiti da un difensore. L’assistenza da parte di un difensore è obbligatoria quando vengono portati davanti a un tribunale nella fase pre-processuale e quando sono in stato di detenzione. Un minore che non è stato assistito da un difensore durante le udienze non può essere condannato a una pena detentiva.
I paesi dell’UE devono inoltre garantire che la privazione della libertà, e in particolare la detenzione, sia disposta nei confronti di minori solo come misura di ultima istanza e per il più breve periodo possibile. I minori detenuti devono essere tenuti separati dagli adulti, a meno che non si ritenga preferibile non farlo nel loro interesse superiore.
La direttiva include anche altre garanzie, come il diritto a:
essere tempestivamente informato sui propri diritti e su aspetti generali dello svolgimento del procedimento;
avere accesso alle informazioni fornite da un genitore o da altro adulto appropriato;
essere accompagnati da tale persona durante le udienze in tribunale e in altre fasi del procedimento;
una valutazione individuale da parte di personale qualificato;
un esame medico se il minore è privato della libertà personale;
la tutela della privacy durante il procedimento penale;
comparire di persona al processo;
rimedi efficaci *.
I giudici, i magistrati inquirenti e gli altri professionisti che si occupano di procedimenti penali che coinvolgono minori dovrebbero avere una competenza specifica o accesso a una specifica formazione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
È in vigore dal 10 giugno 2016. I paesi dell’UE devono recepirla nel proprio diritto nazionale entro l’11 giugno 2019.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni:
«Diritti delle persone indagate e imputate» sul sito Internet della Commissione europea;
Comunicato stampa sul sito Internet della Commissione europea.
* TERMINI CHIAVE
Garanzie procedurali: in questo caso, le garanzie che assicurano che i minori ricevano le necessarie informazioni per comprendere come funziona il procedimento e i loro diritti legali.
Minore: una persona di età inferiore ai 18 anni.
Rimedi efficaci: i mezzi con cui un tribunale impone una sanzione o emette un altro provvedimento per imporre la sua volontà.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/800 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 maggio 2016, sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali (GU L 132 del 21.5.2016, pagg. 1-20)
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all’interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pagg. 1-7)
Direttiva 2012/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, sul diritto all’informazione nei procedimenti penali (GU L 142 dell’1.6.2012, pagg. 1-10)
Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato di arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, g. 1-12)
Direttiva 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali (GU L 65 dell’11.3.2016, pagg. 1-11) |
Reinserire i disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro
QUAL È LO SCOPO DELLA RACCOMANDAZIONE?
Oltre ai suoi effetti sui singoli, la disoccupazione di lungo periodo rallenta il potenziale di crescita delle economie dell’Unione europea (UE) e aumenta il rischio di esclusione sociale, di povertà e di disuguaglianza, aggiungendosi ai costi dei servizi sociali e delle finanze pubbliche.
La raccomandazione intende offrire ai paesi dell’UE un modello per risolvere il problema.
PUNTI CHIAVE
Raccomandazioni per i paesi dell’UE
Le persone in cerca di lavoro devono essere incoraggiate a registrarsi presso un servizio per l’impiego, attraverso una migliore informazione sul sostegno disponibile. Entro 18 mesi di disoccupazione, i disoccupati dovrebbero ricevere l’offerta di un accordo di inserimento lavorativo, che includa:
un punto di contatto unico per aiutarli a trovare un’occupazione;
una valutazione individuale che illustri le prospettive di occupabilità, gli ostacoli all’occupazione e i precedenti tentativi connessi alla ricerca di lavoro;
una combinazione dei vari servizi pertinenti forniti dalle diverse organizzazioni;
un orientamento individuale da parte dei servizi per l’impiego e di altri partner;
obiettivi e obblighi chiari, ad esempio la ricerca attiva di un lavoro, l’accettazione di offerte di lavoro adeguate e la partecipazione a misure di istruzione o formazione.
L’accordo di inserimento lavorativo dovrebbe riportare in dettaglio quali sono i servizi offerti al disoccupato. A seconda della disponibilità in ogni paese dell’UE, e delle circostanze individuali, l’accordo potrebbe anche includere:
l’assistenza nella ricerca di un lavoro e sul posto di lavoro;
la convalida dell’apprendimento non formale* e informale*;
la riabilitazione, la consulenza e l’orientamento;
l’istruzione in generale e l’istruzione e la formazione professionale;
l’esperienza di lavoro;
l’assistenza sociale;
l’educazione e la cura della prima infanzia;
i servizi di assistenza sanitaria e di assistenza a lungo termine;
la consulenza per la gestione del debito;
l’assistenza abitativa e per la mobilità.
L’accordo di inserimento lavorativo dovrebbe essere periodicamente monitorato adattandosi ai cambiamenti delle circostanze. Fra i fornitori di servizi ci dovrebbero essere scambi sicuri e protetti delle informazioni relative al sostegno precedente e alle valutazioni, mentre per i disoccupati migliori informazioni sulle offerte di lavoro e sulle opportunità di formazione. Se del caso, tali opportunità possono trovarsi in regioni diverse e in altri paesi europei, in particolare tramite il portale europeo della mobilità professionale (EURES).
Legami più stretti con i datori di lavoro
I paesi dell’UE dovrebbero inoltre:
incoraggiare e sviluppare partnership tra datori di lavoro, parti sociali, servizi per l’impiego, autorità pubbliche, servizi sociali ed erogatori d’istruzione e formazione;
sviluppare servizi per i datori di lavoro come il controllo delle offerte di lavoro, il sostegno al collocamento, il tutoraggio e la formazione sul luogo di lavoro e il sostegno post-collocamento;
concentrare gli incentivi finanziari sui regimi che sostengono l’inserimento nel mercato del lavoro, come le sovvenzioni alle assunzioni e la riduzione dei contributi di sicurezza sociale.
Valutazione e monitoraggio
L’attuazione dovrebbe essere monitorata all’interno del comitato per l’occupazione dell’UE, in particolare:
la percentuale di disoccupati di lungo periodo registrati che hanno ritrovato lavoro;
la sostenibilità del loro inserimento;
l’uso fatto degli accordi di inserimento lavorativo.
I servizi pubblici per l’impiego dovrebbero essere valutati e dovrebbe essere incoraggiata la condivisione di esperienze e lo scambio di buone pratiche.
I paesi dell’UE e la Commissione dovrebbero cooperare per impiegare al meglio i fondi strutturali e di investimento europei, in particolare il Fondo sociale europeo, il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo europeo per lo sviluppo rurale.
Raccomandazioni per la Commissione
La Commissione è invitata a:
sostenere e coordinare le iniziative volontarie e le alleanze di imprese impegnate nell’inserimento sostenibile dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro;
sostenere progetti di innovazione sociale per inserire i disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro, in particolare attraverso la sezione Progress del programma dell’Unione per l’occupazione e l’innovazione sociale (EaSI);
valutare le iniziative intraprese in seguito alla presente raccomandazione, e presentare una relazione al Consiglio entro il 15 febbraio 2019.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, si veda:
«Disoccupazione di lungo periodo» sul sito Internet della Commissione europea.
* TERMINI CHIAVE
Apprendimento non formale: apprendimento organizzato (ad esempio guidato da un insegnante o da una persona con più esperienza rispetto all’individuo cui si rivolge) che può anche non essere basato su un programma di studi. Si basa sulle competenze di un singolo studente ma non si traduce in una qualifica formale, come ad esempio il movimento scout.
Apprendimento informale: apprendimento che non si basa su un programma di studi e che non si traduce in qualifiche. L’insegnante è qualcuno con più esperienza rispetto al discente, ad esempio un genitore che insegna l’alfabeto a un bambino.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Raccomandazione del Consiglio, del 15 febbraio 2016, sull’inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro (GU C 67 del 20.2.2016, pagg. 1-5)
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (UE) 2015/1848 del Consiglio, del 5 ottobre 2015, sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione per il 2015 (GU L 268 del 15.10.2015 pagg. 28-32) | RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO
del 15 febbraio 2016
sull’inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro
(2016/C 67/01)
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 292, in combinato disposto con l’articolo 148, paragrafo 2,
vista la proposta della Commissione europea,
considerando quanto segue:
(1)
Il tasso di disoccupazione nell’Unione, dopo essere aumentato fino a raggiungere un livello senza precedenti in seguito alla crisi economica e finanziaria del 2008-09, è attualmente in calo, mentre quello della disoccupazione di lungo periodo resta molto elevato. La disoccupazione di lungo periodo colpisce ogni Stato membro in misura diversa, in particolare in quanto l’impatto della crisi è stato disuguale e la situazione macroeconomica, la struttura economica e il funzionamento del mercato del lavoro differiscono da uno Stato membro all’altro.
(2)
Dopo anni di crescita debole e scarsa creazione di posti di lavoro, nel 2014 la disoccupazione di lungo periodo, definita da Eurostat come numero di persone che non hanno un lavoro e lo cercano attivamente da almeno un anno, ha colpito più di 12 milioni di persone, pari al 5 % della popolazione attiva dell’Unione, il 62 % delle quali era stato disoccupato per almeno due anni consecutivi.
(3)
La disoccupazione di lungo periodo sta colpendo le persone interessate, riducendo le potenzialità di crescita delle economie dell’Unione, aumentando il rischio di esclusione sociale, povertà e disuguaglianza e aggravando ulteriormente gli oneri sostenuti da servizi sociali e finanze pubbliche. Essa comporta perdita di reddito, decadimento delle competenze, maggiore incidenza dei problemi di salute e aumento della povertà delle famiglie.
(4)
Tra le persone più esposte alla disoccupazione di lungo periodo vi sono quelle con competenze o qualifiche scarse, i cittadini di paesi terzi, le persone con disabilità e le minoranze svantaggiate come i rom. Anche l’attività lavorativa svolta in precedenza da una persona svolge un ruolo importante, in quanto in alcuni paesi gli aspetti settoriali e ciclici sono fondamentali per spiegare la persistenza della disoccupazione di lungo periodo.
(5)
Ogni anno quasi un quinto dei disoccupati di lungo periodo nell’Unione si scoraggia e diventa inattivo perché la ricerca di un lavoro resta senza frutti. Gli ostacoli all’inserimento nel mercato del lavoro sono vari e spesso si sommano, cosicché per tale inserimento occorrono un approccio personalizzato e l’erogazione coordinata di servizi.
(6)
I disoccupati di lungo periodo rappresentano la metà del numero totale di disoccupati nell’Unione, ma meno di un quinto dei partecipanti a misure attive del mercato del lavoro. Di conseguenza solo una bassa percentuale di disoccupati di lungo periodo (in media il 24 %) beneficia del sussidio di disoccupazione.
(7)
Gli investimenti in capitale umano dovrebbero essere potenziati e resi più efficaci affinché possano conferire capacità e competenze utili e significative a un numero maggiore di persone, ovviare alle carenze di competenze e gettare le basi per una transizione agevole dall’apprendimento al lavoro e per il mantenimento dell’occupabilità. Migliorare l’efficacia e la pertinenza dei sistemi di istruzione e formazione contribuirà a ridurre il numero di nuovi disoccupati. A tal fine dovrebbe essere perseguita la modernizzazione dei sistemi di istruzione e di formazione in linea con gli obiettivi del semestre europeo, le conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2009 su un quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione (ET 2020) (1) e la raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente (2).
(8)
Al fine di sviluppare una strategia coordinata per l’occupazione, gli orientamenti del 2015 per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (3) invitano a ridurre significativamente la disoccupazione strutturale e di lungo periodo ricorrendo a strategie globali in grado di sostenersi reciprocamente che includano un sostegno attivo personalizzato per il reinserimento nel mercato del lavoro.
(9)
Se da un lato gli Stati membri rimangono competenti per la scelta delle misure del mercato del lavoro più adeguate alla loro situazione specifica, dall’altro lato gli orientamenti invitano gli Stati membri a promuovere l’occupabilità investendo nel capitale umano attraverso sistemi di istruzione e formazione efficaci ed efficienti che innalzino il livello di competenza della forza lavoro, e invitano inoltre più specificamente gli Stati membri a incoraggiare i sistemi di apprendimento basati sul lavoro come l’apprendimento duale e a potenziare la formazione professionale. Più in generale, gli orientamenti invitano gli Stati membri a prendere in considerazione i principi della flessicurezza e a rafforzare le misure attive del mercato del lavoro aumentandone efficacia, obiettivi, portata, campo d’azione e interazione con il sostegno al reddito e l’erogazione di servizi sociali.
(10)
Le iniziative proposte nella presente raccomandazione dovrebbero risultare pienamente compatibili con le raccomandazioni specifiche per paese formulate nel contesto del semestre europeo e la loro attuazione dovrebbe avvenire nel pieno rispetto delle regole del patto di stabilità e crescita.
(11)
La raccomandazione 2008/867/CE della Commissione, del 3 ottobre 2008, relativa all’inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro (4), delinea una strategia globale e integrata a favore dell’inclusione attiva di coloro che sono esclusi dal mercato del lavoro, combinando un adeguato sostegno al reddito, mercati del lavoro in grado di favorire l’inserimento e l’accesso a servizi di qualità. L’obiettivo è facilitare l’inserimento di coloro che sono in grado di lavorare in posti di lavoro sostenibili e di qualità e di fornire loro risorse sufficienti per vivere dignitosamente.
(12)
Il Fondo sociale europeo è il principale strumento finanziario dell’Unione per affrontare la disoccupazione di lungo periodo. Per il periodo 2014-2020, gli Stati membri hanno stanziato somme consistenti per sostenere l’inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro. Anche altri fondi, come il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, possono integrare le misure finanziate dal Fondo sociale europeo in conformità con gli stanziamenti per le pertinenti priorità di investimento per il periodo 2014-2020, in particolare sostenendo la creazione di posti di lavoro, la modernizzazione dei servizi pubblici dell’impiego e la formazione professionale, la formazione di competenze e l’apprendimento permanente. In questo contesto, le future discussioni in materia dovrebbero considerare le modalità per rafforzare ulteriormente l’inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro.
(13)
La raccomandazione del Consiglio del 20 dicembre 2012 sulla convalida dell’apprendimento non formale e informale (5) invita a prendere iniziative volte a offrire alle persone l’opportunità di dimostrare quanto hanno appreso al di fuori dell’istruzione e della formazione formali.
(14)
Le conclusioni del Consiglio europeo del 14-15 marzo 2013 hanno sottolineato che affrontare la disoccupazione è la sfida sociale più importante e che è di fondamentale importanza ridurre la disoccupazione di lungo periodo e garantire la piena partecipazione dei lavoratori anziani.
(15)
Il Parlamento europeo ha indicato la disoccupazione di lungo periodo come uno dei principali ostacoli alla crescita.
(16)
È opportuno intensificare le iniziative volte a inserire nel mercato del lavoro le persone più gravemente interessate dalla disoccupazione di lungo periodo tenendo conto delle pratiche nazionali, nonché aumentare il tasso di registrazione presso i servizi per l’impiego e altri organi competenti, cosa che permetterebbe di affrontare il problema della mancanza di copertura delle misure di sostegno. I paesi con un gran numero di disoccupati di lungo periodo registrati possono attribuire priorità nei loro interventi a coloro che sono già registrati.
(17)
Un approccio preventivo sarebbe vantaggioso in termini di efficienza ed efficacia. Dovrebbero essere rafforzate e, se del caso, completate misure di prevenzione e attivazione che si concentrino in particolare sull’inizio del periodo di disoccupazione. Iniziative specifiche per i disoccupati di lungo periodo registrati dovrebbero essere intraprese al più tardi al raggiungimento dei 18 mesi di disoccupazione: questo infatti è il momento in cui in molti Stati membri cambiano i meccanismi e i servizi di sostegno per questo particolare gruppo.
(18)
Gli approcci personalizzati per sostenere i disoccupati di lungo periodo dovrebbero affrontare gli ostacoli che hanno portato al persistere della disoccupazione, aggiornando e completando la valutazione iniziale effettuata al momento della registrazione. Ciò consentirà di orientare i disoccupati di lungo periodo verso servizi di sostegno sufficientemente adattati alle esigenze individuali, quali consulenza sulla gestione dei debiti, riabilitazione, servizi di assistenza sociale, servizi di assistenza, integrazione dei migranti, assistenza abitativa e per la mobilità, intesi ad affrontare gli ostacoli all’occupazione e consentire loro di raggiungere obiettivi chiari che conducano all’occupazione.
(19)
Il coinvolgimento dei datori di lavoro nell’inserimento dei disoccupati di lungo periodo è essenziale e andrebbe sostenuto attraverso l’erogazione di servizi ad hoc da parte dei servizi dell’impiego insieme a incentivi finanziari mirati e al coinvolgimento delle parti sociali. Un maggior coinvolgimento dei datori di lavoro, integrato da misure intese a rafforzare la creazione di posti di lavoro nell’economia, può accrescere ulteriormente l’efficacia delle misure di inserimento.
(20)
Recenti iniziative politiche, come la raccomandazione del Consiglio del 22 aprile 2013 sull’istituzione di una garanzia per i giovani (6), sollecitano la collaborazione nell’ambito di partnership come nuovo metodo per attuare le politiche sociali e occupazionali. L’erogazione coordinata di servizi è fondamentale, in particolare negli Stati membri in cui la responsabilità di sostenere i disoccupati di lungo periodo è ripartita tra i servizi pubblici per l’impiego, gli enti per la previdenza sociale e le amministrazioni locali.
(21)
Tale accordo di inserimento lavorativo, redatto in modo da riflettere la situazione di un singolo disoccupato di lungo periodo, dovrebbe contenere un pacchetto dettagliato delle misure personalizzate disponibili a livello nazionale (quali quelle relative a mercato del lavoro, istruzione, formazione e servizi di assistenza sociale) destinato a sostenere un disoccupato di lungo periodo e dargli gli strumenti per superare gli ostacoli specifici all’occupazione. Gli accordi dovrebbero definire obiettivi, calendari, obblighi dei disoccupati di lungo periodo e offerta del prestatore o dei prestatori di servizi e dovrebbero indicare le misure di inserimento disponibili.
(22)
Le iniziative proposte nella presente raccomandazione dovrebbero tener conto della diversità degli Stati membri e dei loro diversi punti di partenza per quanto riguarda la situazione macroeconomica, il livello della disoccupazione di lungo periodo e la relativa fluttuazione, le caratteristiche istituzionali, le differenze regionali e la capacità dei vari soggetti che intervengono sul mercato del lavoro. Tali azioni dovrebbero integrare e rafforzare l’approccio politico attualmente seguito in molti Stati membri, in particolare introducendo componenti flessibili come l’approccio personalizzato e l’erogazione coordinata di servizi, e coinvolgendo i datori di lavoro.
(23)
La presente raccomandazione rispetta, rafforza e migliora debitamente i diritti fondamentali, stabiliti in particolare dall’articolo 29 e dall’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,
RACCOMANDA AGLI STATI MEMBRI DI:
sostenere la registrazione delle persone in cerca di lavoro e un maggiore orientamento al mercato del lavoro delle misure di inserimento, tra l’altro tramite un più stretto legame con i datori di lavoro;
fornire una valutazione individuale ai disoccupati di lungo periodo;
offrire un accordo di inserimento lavorativo specifico quando i disoccupati abbiano raggiunto al più tardi i 18 mesi di disoccupazione. Ai fini della presente raccomandazione, per «accordo di inserimento lavorativo» si intende un accordo scritto tra un disoccupato di lungo periodo registrato e un punto di contatto unico avente l’obiettivo di facilitare la transizione dell’interessato verso l’occupazione sul mercato del lavoro.
A tal fine è necessario:
Registrazione
1)
Favorire la registrazione delle persone in cerca di lavoro presso un servizio per l’impiego, in particolare attraverso una migliore informazione sul sostegno disponibile.
Valutazione e approccio individuale
I servizi per l’impiego, unitamente ad altri partner che sostengono l’inserimento nel mercato del lavoro, forniscono un orientamento personalizzato ai soggetti interessati.
2)
Garantire che ai disoccupati di lungo periodo registrati siano offerti approfonditi orientamenti e valutazioni individuali al più tardi al raggiungimento dei 18 mesi di disoccupazione. La valutazione dovrebbe illustrare le loro prospettive di occupabilità, gli ostacoli all’occupazione e i tentativi precedenti di cercare lavoro.
3)
Informare i disoccupati di lungo periodo registrati delle offerte di lavoro e del sostegno disponibile nei diversi settori dell’economia e, ove opportuno, in regioni diverse e in altri Stati membri, in particolare mediante i servizi europei dell’occupazione (EURES).
Accordi di inserimento lavorativo
Ai disoccupati di lungo periodo registrati che non beneficiano della garanzia per i giovani viene offerto al più tardi, al raggiungimento dei 18 mesi di disoccupazione, un accordo di inserimento lavorativo che dovrebbe comprendere almeno un’offerta di servizio individuale volta a trovare un lavoro e l’individuazione di un punto di contatto unico.
4)
Mirare ai bisogni specifici dei disoccupati di lungo periodo registrati mediante un accordo di inserimento lavorativo che combini interventi e servizi pertinenti forniti da organizzazioni diverse.
a)
L’accordo di inserimento lavorativo dovrebbe dettagliare esplicitamente gli obiettivi, i calendari e gli obblighi che il disoccupato di lungo periodo registrato deve rispettare, ad esempio la ricerca attiva di un lavoro, l’accettazione di offerte di lavoro adeguate e la partecipazione a misure di istruzione o formazione, riqualificazione o occupazione.
b)
L’accordo di inserimento lavorativo dovrebbe inoltre dettagliare l’offerta del prestatore o dei prestatori di servizi al disoccupato di lungo periodo. A seconda della disponibilità negli Stati membri e sulla base delle circostanze del singolo disoccupato di lungo periodo registrato, l’accordo di inserimento lavorativo potrebbe comprendere assistenza nella ricerca di un lavoro e nel posto di lavoro, convalida dell’apprendimento non formale e informale, riabilitazione, consulenza e orientamento, istruzione, istruzione e formazione professionale, esperienza di lavoro, assistenza sociale, educazione e cura della prima infanzia, servizi di assistenza sanitaria e di assistenza a lungo termine, consulenza per la gestione dei debiti, assistenza abitativa e per la mobilità.
c)
L’accordo di inserimento lavorativo dovrebbe essere periodicamente monitorato alla luce dell’evoluzione della situazione individuale del disoccupato di lungo periodo registrato e, se necessario, adattato per migliorare la transizione verso l’occupazione.
5)
Mettere in atto le disposizioni necessarie a garantire continuità e individuare un punto di contatto unico, incaricato di sostenere il disoccupato di lungo periodo registrato attraverso un’offerta coordinata di servizi che coinvolge i servizi per l’impiego e di assistenza sociale disponibili. Tale punto di contatto potrebbe essere basato su un quadro di coordinamento interistituzionale e/o essere individuato nell’ambito di strutture esistenti.
Facilitare la trasmissione agevole e sicura, fra i prestatori di servizi interessati, delle informazioni pertinenti relative al sostegno precedente ai disoccupati di lungo periodo registrati e alle valutazioni individuali nel rispetto della normativa in materia di protezione dei dati, garantendo in tal modo la continuità del servizio.
Consentire una migliore diffusione delle informazioni pertinenti sulle offerte di lavoro e sulle opportunità di formazione ai fornitori di servizi coinvolti e far sì che tali informazioni raggiungano i disoccupati di lungo periodo.
Legami più stretti con i datori di lavoro
6)
Incoraggiare e sviluppare partnership tra datori di lavoro, parti sociali, servizi per l’impiego, autorità pubbliche, servizi sociali ed erogatori d’istruzione e formazione per fornire servizi che rispondano meglio alle esigenze delle imprese e dei disoccupati di lungo periodo registrati.
7)
Sviluppare servizi per i datori di lavoro quali controllo delle offerte di lavoro, sostegno al collocamento, tutoraggio e formazione sul luogo di lavoro e sostegno post-collocamento, così da agevolare il reinserimento professionale dei disoccupati di lungo periodo registrati.
8)
Concentrare gli eventuali incentivi finanziari sui regimi che sostengono l’inserimento nel mercato del lavoro, come le sovvenzioni alle assunzioni e la riduzione dei contributi di sicurezza sociale, per incrementare le opportunità di lavoro dei disoccupati di lungo periodo registrati.
RACCOMANDA AGLI STATI MEMBRI E ALLA COMMISSIONE DI:
Valutazione e monitoraggio
9)
Monitorare in sede di comitato per l’occupazione, in stretta cooperazione con il comitato per la protezione sociale riguardo all’erogazione dei servizi sociali e di sostegno al reddito, l’attuazione della presente raccomandazione attraverso la sorveglianza multilaterale nel quadro del semestre europeo e attraverso il quadro di valutazione comune di indicatori. Il monitoraggio dovrebbe dare riscontri in merito alla percentuale di disoccupati di lungo periodo registrati che hanno ritrovato lavoro, alla sostenibilità del loro inserimento nel mercato del lavoro e all’uso fatto degli accordi di inserimento lavorativo. La rete europea dei servizi pubblici per l’impiego dovrebbe contribuire a tale monitoraggio.
10)
Incoraggiare la valutazione della prestazione dei servizi pubblici per l’impiego per quanto riguarda l’inserimento nel mercato del lavoro dei disoccupati di lungo periodo registrati, la condivisione di esperienze e lo scambio di buone pratiche nel quadro del processo di apprendimento comparativo della rete europea dei servizi pubblici per l’impiego istituita dalla decisione n. 573/2014/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, su una cooperazione rafforzata tra i servizi pubblici per l’impiego (SPI) (7).
11)
Cooperare per impiegare al meglio i fondi strutturali e di investimento europei, in particolare il Fondo sociale europeo, il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, in conformità con le pertinenti priorità di investimento dei programmi 2014-2020.
RACCOMANDA ALLA COMMISSIONE DI:
12)
Sostenere e coordinare le iniziative volontarie e le alleanze di imprese impegnate nell’inserimento sostenibile dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro.
13)
Sostenere progetti di innovazione sociale per inserire i disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro, in particolare attraverso la sezione Progress del programma dell’Unione per l’occupazione e l’innovazione sociale (EaSI).
14)
Valutare, in cooperazione con gli Stati membri e previa consultazione delle parti interessate, le iniziative prese in seguito alla presente raccomandazione, e presentare una relazione al Consiglio entro il 15 febbraio 2019 sui risultati della valutazione.
Fatto a Bruxelles, il 15 febbraio 2016
Per il Consiglio
Il presidente
M.H.P. VAN DAM
(1) GU C 119 del 28.5.2009, pag. 2.
(2) GU L 394 del 30.12.2006, pag. 10.
(3) Decisione (UE) 2015/1848 del Consiglio, del 5 ottobre 2015, sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione per il 2015 (GU L 268 del 15.10.2015, pag. 28).
(4) GU L 307 del 18.11.2008, pag. 11.
(5) GU C 398 del 22.12.2012, pag. 1.
(6) GU C 120 del 26.4.2013, pag. 1.
(7) GU L 159 del 28.5.2014, pag. 32.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO
del 15 febbraio 2016
sull’inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro
(2016/C 67/01)
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 292, in combinato disposto con l’articolo 148, paragrafo 2,
vista la proposta della Commissione europea,
considerando quanto segue:
(1)
Il tasso di disoccupazione nell’Unione, dopo essere aumentato fino a raggiungere un livello senza precedenti in seguito alla crisi economica e finanziaria del 2008-09, è attualmente in calo, mentre quello della disoccupazione di lungo periodo resta molto elevato. La disoccupazione di lungo periodo colpisce ogni Stato membro in misura diversa, in particolare in quanto l’impatto della crisi è stato disuguale e la situazione macroeconomica, la struttura economica e il funzionamento del mercato del lavoro differiscono da uno Stato membro all’altro.
(2)
Dopo anni di crescita debole e scarsa creazione di posti di lavoro, nel 2014 la disoccupazione di lungo periodo, definita da Eurostat come numero di persone che non hanno un lavoro e lo cercano attivamente da almeno un anno, ha colpito più di 12 milioni di persone, pari al 5 % della popolazione attiva dell’Unione, il 62 % delle quali era stato disoccupato per almeno due anni consecutivi.
(3)
La disoccupazione di lungo periodo sta colpendo le persone interessate, riducendo le potenzialità di crescita delle economie dell’Unione, aumentando il rischio di esclusione sociale, povertà e disuguaglianza e aggravando ulteriormente gli oneri sostenuti da servizi sociali e finanze pubbliche. Essa comporta perdita di reddito, decadimento delle competenze, maggiore incidenza dei problemi di salute e aumento della povertà delle famiglie.
(4)
Tra le persone più esposte alla disoccupazione di lungo periodo vi sono quelle con competenze o qualifiche scarse, i cittadini di paesi terzi, le persone con disabilità e le minoranze svantaggiate come i rom. Anche l’attività lavorativa svolta in precedenza da una persona svolge un ruolo importante, in quanto in alcuni paesi gli aspetti settoriali e ciclici sono fondamentali per spiegare la persistenza della disoccupazione di lungo periodo.
(5)
Ogni anno quasi un quinto dei disoccupati di lungo periodo nell’Unione si scoraggia e diventa inattivo perché la ricerca di un lavoro resta senza frutti. Gli ostacoli all’inserimento nel mercato del lavoro sono vari e spesso si sommano, cosicché per tale inserimento occorrono un approccio personalizzato e l’erogazione coordinata di servizi.
(6)
I disoccupati di lungo periodo rappresentano la metà del numero totale di disoccupati nell’Unione, ma meno di un quinto dei partecipanti a misure attive del mercato del lavoro. Di conseguenza solo una bassa percentuale di disoccupati di lungo periodo (in media il 24 %) beneficia del sussidio di disoccupazione.
(7)
Gli investimenti in capitale umano dovrebbero essere potenziati e resi più efficaci affinché possano conferire capacità e competenze utili e significative a un numero maggiore di persone, ovviare alle carenze di competenze e gettare le basi per una transizione agevole dall’apprendimento al lavoro e per il mantenimento dell’occupabilità. Migliorare l’efficacia e la pertinenza dei sistemi di istruzione e formazione contribuirà a ridurre il numero di nuovi disoccupati. A tal fine dovrebbe essere perseguita la modernizzazione dei sistemi di istruzione e di formazione in linea con gli obiettivi del semestre europeo, le conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2009 su un quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione (ET 2020) (1) e la raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente (2).
(8)
Al fine di sviluppare una strategia coordinata per l’occupazione, gli orientamenti del 2015 per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (3) invitano a ridurre significativamente la disoccupazione strutturale e di lungo periodo ricorrendo a strategie globali in grado di sostenersi reciprocamente che includano un sostegno attivo personalizzato per il reinserimento nel mercato del lavoro.
(9)
Se da un lato gli Stati membri rimangono competenti per la scelta delle misure del mercato del lavoro più adeguate alla loro situazione specifica, dall’altro lato gli orientamenti invitano gli Stati membri a promuovere l’occupabilità investendo nel capitale umano attraverso sistemi di istruzione e formazione efficaci ed efficienti che innalzino il livello di competenza della forza lavoro, e invitano inoltre più specificamente gli Stati membri a incoraggiare i sistemi di apprendimento basati sul lavoro come l’apprendimento duale e a potenziare la formazione professionale. Più in generale, gli orientamenti invitano gli Stati membri a prendere in considerazione i principi della flessicurezza e a rafforzare le misure attive del mercato del lavoro aumentandone efficacia, obiettivi, portata, campo d’azione e interazione con il sostegno al reddito e l’erogazione di servizi sociali.
(10)
Le iniziative proposte nella presente raccomandazione dovrebbero risultare pienamente compatibili con le raccomandazioni specifiche per paese formulate nel contesto del semestre europeo e la loro attuazione dovrebbe avvenire nel pieno rispetto delle regole del patto di stabilità e crescita.
(11)
La raccomandazione 2008/867/CE della Commissione, del 3 ottobre 2008, relativa all’inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro (4), delinea una strategia globale e integrata a favore dell’inclusione attiva di coloro che sono esclusi dal mercato del lavoro, combinando un adeguato sostegno al reddito, mercati del lavoro in grado di favorire l’inserimento e l’accesso a servizi di qualità. L’obiettivo è facilitare l’inserimento di coloro che sono in grado di lavorare in posti di lavoro sostenibili e di qualità e di fornire loro risorse sufficienti per vivere dignitosamente.
(12)
Il Fondo sociale europeo è il principale strumento finanziario dell’Unione per affrontare la disoccupazione di lungo periodo. Per il periodo 2014-2020, gli Stati membri hanno stanziato somme consistenti per sostenere l’inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro. Anche altri fondi, come il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, possono integrare le misure finanziate dal Fondo sociale europeo in conformità con gli stanziamenti per le pertinenti priorità di investimento per il periodo 2014-2020, in particolare sostenendo la creazione di posti di lavoro, la modernizzazione dei servizi pubblici dell’impiego e la formazione professionale, la formazione di competenze e l’apprendimento permanente. In questo contesto, le future discussioni in materia dovrebbero considerare le modalità per rafforzare ulteriormente l’inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro.
(13)
La raccomandazione del Consiglio del 20 dicembre 2012 sulla convalida dell’apprendimento non formale e informale (5) invita a prendere iniziative volte a offrire alle persone l’opportunità di dimostrare quanto hanno appreso al di fuori dell’istruzione e della formazione formali.
(14)
Le conclusioni del Consiglio europeo del 14-15 marzo 2013 hanno sottolineato che affrontare la disoccupazione è la sfida sociale più importante e che è di fondamentale importanza ridurre la disoccupazione di lungo periodo e garantire la piena partecipazione dei lavoratori anziani.
(15)
Il Parlamento europeo ha indicato la disoccupazione di lungo periodo come uno dei principali ostacoli alla crescita.
(16)
È opportuno intensificare le iniziative volte a inserire nel mercato del lavoro le persone più gravemente interessate dalla disoccupazione di lungo periodo tenendo conto delle pratiche nazionali, nonché aumentare il tasso di registrazione presso i servizi per l’impiego e altri organi competenti, cosa che permetterebbe di affrontare il problema della mancanza di copertura delle misure di sostegno. I paesi con un gran numero di disoccupati di lungo periodo registrati possono attribuire priorità nei loro interventi a coloro che sono già registrati.
(17)
Un approccio preventivo sarebbe vantaggioso in termini di efficienza ed efficacia. Dovrebbero essere rafforzate e, se del caso, completate misure di prevenzione e attivazione che si concentrino in particolare sull’inizio del periodo di disoccupazione. Iniziative specifiche per i disoccupati di lungo periodo registrati dovrebbero essere intraprese al più tardi al raggiungimento dei 18 mesi di disoccupazione: questo infatti è il momento in cui in molti Stati membri cambiano i meccanismi e i servizi di sostegno per questo particolare gruppo.
(18)
Gli approcci personalizzati per sostenere i disoccupati di lungo periodo dovrebbero affrontare gli ostacoli che hanno portato al persistere della disoccupazione, aggiornando e completando la valutazione iniziale effettuata al momento della registrazione. Ciò consentirà di orientare i disoccupati di lungo periodo verso servizi di sostegno sufficientemente adattati alle esigenze individuali, quali consulenza sulla gestione dei debiti, riabilitazione, servizi di assistenza sociale, servizi di assistenza, integrazione dei migranti, assistenza abitativa e per la mobilità, intesi ad affrontare gli ostacoli all’occupazione e consentire loro di raggiungere obiettivi chiari che conducano all’occupazione.
(19)
Il coinvolgimento dei datori di lavoro nell’inserimento dei disoccupati di lungo periodo è essenziale e andrebbe sostenuto attraverso l’erogazione di servizi ad hoc da parte dei servizi dell’impiego insieme a incentivi finanziari mirati e al coinvolgimento delle parti sociali. Un maggior coinvolgimento dei datori di lavoro, integrato da misure intese a rafforzare la creazione di posti di lavoro nell’economia, può accrescere ulteriormente l’efficacia delle misure di inserimento.
(20)
Recenti iniziative politiche, come la raccomandazione del Consiglio del 22 aprile 2013 sull’istituzione di una garanzia per i giovani (6), sollecitano la collaborazione nell’ambito di partnership come nuovo metodo per attuare le politiche sociali e occupazionali. L’erogazione coordinata di servizi è fondamentale, in particolare negli Stati membri in cui la responsabilità di sostenere i disoccupati di lungo periodo è ripartita tra i servizi pubblici per l’impiego, gli enti per la previdenza sociale e le amministrazioni locali.
(21)
Tale accordo di inserimento lavorativo, redatto in modo da riflettere la situazione di un singolo disoccupato di lungo periodo, dovrebbe contenere un pacchetto dettagliato delle misure personalizzate disponibili a livello nazionale (quali quelle relative a mercato del lavoro, istruzione, formazione e servizi di assistenza sociale) destinato a sostenere un disoccupato di lungo periodo e dargli gli strumenti per superare gli ostacoli specifici all’occupazione. Gli accordi dovrebbero definire obiettivi, calendari, obblighi dei disoccupati di lungo periodo e offerta del prestatore o dei prestatori di servizi e dovrebbero indicare le misure di inserimento disponibili.
(22)
Le iniziative proposte nella presente raccomandazione dovrebbero tener conto della diversità degli Stati membri e dei loro diversi punti di partenza per quanto riguarda la situazione macroeconomica, il livello della disoccupazione di lungo periodo e la relativa fluttuazione, le caratteristiche istituzionali, le differenze regionali e la capacità dei vari soggetti che intervengono sul mercato del lavoro. Tali azioni dovrebbero integrare e rafforzare l’approccio politico attualmente seguito in molti Stati membri, in particolare introducendo componenti flessibili come l’approccio personalizzato e l’erogazione coordinata di servizi, e coinvolgendo i datori di lavoro.
(23)
La presente raccomandazione rispetta, rafforza e migliora debitamente i diritti fondamentali, stabiliti in particolare dall’articolo 29 e dall’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,
RACCOMANDA AGLI STATI MEMBRI DI:
sostenere la registrazione delle persone in cerca di lavoro e un maggiore orientamento al mercato del lavoro delle misure di inserimento, tra l’altro tramite un più stretto legame con i datori di lavoro;
fornire una valutazione individuale ai disoccupati di lungo periodo;
offrire un accordo di inserimento lavorativo specifico quando i disoccupati abbiano raggiunto al più tardi i 18 mesi di disoccupazione. Ai fini della presente raccomandazione, per «accordo di inserimento lavorativo» si intende un accordo scritto tra un disoccupato di lungo periodo registrato e un punto di contatto unico avente l’obiettivo di facilitare la transizione dell’interessato verso l’occupazione sul mercato del lavoro.
A tal fine è necessario:
Registrazione
1)
Favorire la registrazione delle persone in cerca di lavoro presso un servizio per l’impiego, in particolare attraverso una migliore informazione sul sostegno disponibile.
Valutazione e approccio individuale
I servizi per l’impiego, unitamente ad altri partner che sostengono l’inserimento nel mercato del lavoro, forniscono un orientamento personalizzato ai soggetti interessati.
2)
Garantire che ai disoccupati di lungo periodo registrati siano offerti approfonditi orientamenti e valutazioni individuali al più tardi al raggiungimento dei 18 mesi di disoccupazione. La valutazione dovrebbe illustrare le loro prospettive di occupabilità, gli ostacoli all’occupazione e i tentativi precedenti di cercare lavoro.
3)
Informare i disoccupati di lungo periodo registrati delle offerte di lavoro e del sostegno disponibile nei diversi settori dell’economia e, ove opportuno, in regioni diverse e in altri Stati membri, in particolare mediante i servizi europei dell’occupazione (EURES).
Accordi di inserimento lavorativo
Ai disoccupati di lungo periodo registrati che non beneficiano della garanzia per i giovani viene offerto al più tardi, al raggiungimento dei 18 mesi di disoccupazione, un accordo di inserimento lavorativo che dovrebbe comprendere almeno un’offerta di servizio individuale volta a trovare un lavoro e l’individuazione di un punto di contatto unico.
4)
Mirare ai bisogni specifici dei disoccupati di lungo periodo registrati mediante un accordo di inserimento lavorativo che combini interventi e servizi pertinenti forniti da organizzazioni diverse.
a)
L’accordo di inserimento lavorativo dovrebbe dettagliare esplicitamente gli obiettivi, i calendari e gli obblighi che il disoccupato di lungo periodo registrato deve rispettare, ad esempio la ricerca attiva di un lavoro, l’accettazione di offerte di lavoro adeguate e la partecipazione a misure di istruzione o formazione, riqualificazione o occupazione.
b)
L’accordo di inserimento lavorativo dovrebbe inoltre dettagliare l’offerta del prestatore o dei prestatori di servizi al disoccupato di lungo periodo. A seconda della disponibilità negli Stati membri e sulla base delle circostanze del singolo disoccupato di lungo periodo registrato, l’accordo di inserimento lavorativo potrebbe comprendere assistenza nella ricerca di un lavoro e nel posto di lavoro, convalida dell’apprendimento non formale e informale, riabilitazione, consulenza e orientamento, istruzione, istruzione e formazione professionale, esperienza di lavoro, assistenza sociale, educazione e cura della prima infanzia, servizi di assistenza sanitaria e di assistenza a lungo termine, consulenza per la gestione dei debiti, assistenza abitativa e per la mobilità.
c)
L’accordo di inserimento lavorativo dovrebbe essere periodicamente monitorato alla luce dell’evoluzione della situazione individuale del disoccupato di lungo periodo registrato e, se necessario, adattato per migliorare la transizione verso l’occupazione.
5)
Mettere in atto le disposizioni necessarie a garantire continuità e individuare un punto di contatto unico, incaricato di sostenere il disoccupato di lungo periodo registrato attraverso un’offerta coordinata di servizi che coinvolge i servizi per l’impiego e di assistenza sociale disponibili. Tale punto di contatto potrebbe essere basato su un quadro di coordinamento interistituzionale e/o essere individuato nell’ambito di strutture esistenti.
Facilitare la trasmissione agevole e sicura, fra i prestatori di servizi interessati, delle informazioni pertinenti relative al sostegno precedente ai disoccupati di lungo periodo registrati e alle valutazioni individuali nel rispetto della normativa in materia di protezione dei dati, garantendo in tal modo la continuità del servizio.
Consentire una migliore diffusione delle informazioni pertinenti sulle offerte di lavoro e sulle opportunità di formazione ai fornitori di servizi coinvolti e far sì che tali informazioni raggiungano i disoccupati di lungo periodo.
Legami più stretti con i datori di lavoro
6)
Incoraggiare e sviluppare partnership tra datori di lavoro, parti sociali, servizi per l’impiego, autorità pubbliche, servizi sociali ed erogatori d’istruzione e formazione per fornire servizi che rispondano meglio alle esigenze delle imprese e dei disoccupati di lungo periodo registrati.
7)
Sviluppare servizi per i datori di lavoro quali controllo delle offerte di lavoro, sostegno al collocamento, tutoraggio e formazione sul luogo di lavoro e sostegno post-collocamento, così da agevolare il reinserimento professionale dei disoccupati di lungo periodo registrati.
8)
Concentrare gli eventuali incentivi finanziari sui regimi che sostengono l’inserimento nel mercato del lavoro, come le sovvenzioni alle assunzioni e la riduzione dei contributi di sicurezza sociale, per incrementare le opportunità di lavoro dei disoccupati di lungo periodo registrati.
RACCOMANDA AGLI STATI MEMBRI E ALLA COMMISSIONE DI:
Valutazione e monitoraggio
9)
Monitorare in sede di comitato per l’occupazione, in stretta cooperazione con il comitato per la protezione sociale riguardo all’erogazione dei servizi sociali e di sostegno al reddito, l’attuazione della presente raccomandazione attraverso la sorveglianza multilaterale nel quadro del semestre europeo e attraverso il quadro di valutazione comune di indicatori. Il monitoraggio dovrebbe dare riscontri in merito alla percentuale di disoccupati di lungo periodo registrati che hanno ritrovato lavoro, alla sostenibilità del loro inserimento nel mercato del lavoro e all’uso fatto degli accordi di inserimento lavorativo. La rete europea dei servizi pubblici per l’impiego dovrebbe contribuire a tale monitoraggio.
10)
Incoraggiare la valutazione della prestazione dei servizi pubblici per l’impiego per quanto riguarda l’inserimento nel mercato del lavoro dei disoccupati di lungo periodo registrati, la condivisione di esperienze e lo scambio di buone pratiche nel quadro del processo di apprendimento comparativo della rete europea dei servizi pubblici per l’impiego istituita dalla decisione n. 573/2014/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, su una cooperazione rafforzata tra i servizi pubblici per l’impiego (SPI) (7).
11)
Cooperare per impiegare al meglio i fondi strutturali e di investimento europei, in particolare il Fondo sociale europeo, il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, in conformità con le pertinenti priorità di investimento dei programmi 2014-2020.
RACCOMANDA ALLA COMMISSIONE DI:
12)
Sostenere e coordinare le iniziative volontarie e le alleanze di imprese impegnate nell’inserimento sostenibile dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro.
13)
Sostenere progetti di innovazione sociale per inserire i disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro, in particolare attraverso la sezione Progress del programma dell’Unione per l’occupazione e l’innovazione sociale (EaSI).
14)
Valutare, in cooperazione con gli Stati membri e previa consultazione delle parti interessate, le iniziative prese in seguito alla presente raccomandazione, e presentare una relazione al Consiglio entro il 15 febbraio 2019 sui risultati della valutazione.
Fatto a Bruxelles, il 15 febbraio 2016
Per il Consiglio
Il presidente
M.H.P. VAN DAM
(1) GU C 119 del 28.5.2009, pag. 2.
(2) GU L 394 del 30.12.2006, pag. 10.
(3) Decisione (UE) 2015/1848 del Consiglio, del 5 ottobre 2015, sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione per il 2015 (GU L 268 del 15.10.2015, pag. 28).
(4) GU L 307 del 18.11.2008, pag. 11.
(5) GU C 398 del 22.12.2012, pag. 1.
(6) GU C 120 del 26.4.2013, pag. 1.
(7) GU L 159 del 28.5.2014, pag. 32.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Reinserire i disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro
QUAL È LO SCOPO DELLA RACCOMANDAZIONE?
Oltre ai suoi effetti sui singoli, la disoccupazione di lungo periodo rallenta il potenziale di crescita delle economie dell’Unione europea (UE) e aumenta il rischio di esclusione sociale, di povertà e di disuguaglianza, aggiungendosi ai costi dei servizi sociali e delle finanze pubbliche.
La raccomandazione intende offrire ai paesi dell’UE un modello per risolvere il problema.
PUNTI CHIAVE
Raccomandazioni per i paesi dell’UE
Le persone in cerca di lavoro devono essere incoraggiate a registrarsi presso un servizio per l’impiego, attraverso una migliore informazione sul sostegno disponibile. Entro 18 mesi di disoccupazione, i disoccupati dovrebbero ricevere l’offerta di un accordo di inserimento lavorativo, che includa:
un punto di contatto unico per aiutarli a trovare un’occupazione;
una valutazione individuale che illustri le prospettive di occupabilità, gli ostacoli all’occupazione e i precedenti tentativi connessi alla ricerca di lavoro;
una combinazione dei vari servizi pertinenti forniti dalle diverse organizzazioni;
un orientamento individuale da parte dei servizi per l’impiego e di altri partner;
obiettivi e obblighi chiari, ad esempio la ricerca attiva di un lavoro, l’accettazione di offerte di lavoro adeguate e la partecipazione a misure di istruzione o formazione.
L’accordo di inserimento lavorativo dovrebbe riportare in dettaglio quali sono i servizi offerti al disoccupato. A seconda della disponibilità in ogni paese dell’UE, e delle circostanze individuali, l’accordo potrebbe anche includere:
l’assistenza nella ricerca di un lavoro e sul posto di lavoro;
la convalida dell’apprendimento non formale* e informale*;
la riabilitazione, la consulenza e l’orientamento;
l’istruzione in generale e l’istruzione e la formazione professionale;
l’esperienza di lavoro;
l’assistenza sociale;
l’educazione e la cura della prima infanzia;
i servizi di assistenza sanitaria e di assistenza a lungo termine;
la consulenza per la gestione del debito;
l’assistenza abitativa e per la mobilità.
L’accordo di inserimento lavorativo dovrebbe essere periodicamente monitorato adattandosi ai cambiamenti delle circostanze. Fra i fornitori di servizi ci dovrebbero essere scambi sicuri e protetti delle informazioni relative al sostegno precedente e alle valutazioni, mentre per i disoccupati migliori informazioni sulle offerte di lavoro e sulle opportunità di formazione. Se del caso, tali opportunità possono trovarsi in regioni diverse e in altri paesi europei, in particolare tramite il portale europeo della mobilità professionale (EURES).
Legami più stretti con i datori di lavoro
I paesi dell’UE dovrebbero inoltre:
incoraggiare e sviluppare partnership tra datori di lavoro, parti sociali, servizi per l’impiego, autorità pubbliche, servizi sociali ed erogatori d’istruzione e formazione;
sviluppare servizi per i datori di lavoro come il controllo delle offerte di lavoro, il sostegno al collocamento, il tutoraggio e la formazione sul luogo di lavoro e il sostegno post-collocamento;
concentrare gli incentivi finanziari sui regimi che sostengono l’inserimento nel mercato del lavoro, come le sovvenzioni alle assunzioni e la riduzione dei contributi di sicurezza sociale.
Valutazione e monitoraggio
L’attuazione dovrebbe essere monitorata all’interno del comitato per l’occupazione dell’UE, in particolare:
la percentuale di disoccupati di lungo periodo registrati che hanno ritrovato lavoro;
la sostenibilità del loro inserimento;
l’uso fatto degli accordi di inserimento lavorativo.
I servizi pubblici per l’impiego dovrebbero essere valutati e dovrebbe essere incoraggiata la condivisione di esperienze e lo scambio di buone pratiche.
I paesi dell’UE e la Commissione dovrebbero cooperare per impiegare al meglio i fondi strutturali e di investimento europei, in particolare il Fondo sociale europeo, il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo europeo per lo sviluppo rurale.
Raccomandazioni per la Commissione
La Commissione è invitata a:
sostenere e coordinare le iniziative volontarie e le alleanze di imprese impegnate nell’inserimento sostenibile dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro;
sostenere progetti di innovazione sociale per inserire i disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro, in particolare attraverso la sezione Progress del programma dell’Unione per l’occupazione e l’innovazione sociale (EaSI);
valutare le iniziative intraprese in seguito alla presente raccomandazione, e presentare una relazione al Consiglio entro il 15 febbraio 2019.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, si veda:
«Disoccupazione di lungo periodo» sul sito Internet della Commissione europea.
* TERMINI CHIAVE
Apprendimento non formale: apprendimento organizzato (ad esempio guidato da un insegnante o da una persona con più esperienza rispetto all’individuo cui si rivolge) che può anche non essere basato su un programma di studi. Si basa sulle competenze di un singolo studente ma non si traduce in una qualifica formale, come ad esempio il movimento scout.
Apprendimento informale: apprendimento che non si basa su un programma di studi e che non si traduce in qualifiche. L’insegnante è qualcuno con più esperienza rispetto al discente, ad esempio un genitore che insegna l’alfabeto a un bambino.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Raccomandazione del Consiglio, del 15 febbraio 2016, sull’inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro (GU C 67 del 20.2.2016, pagg. 1-5)
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (UE) 2015/1848 del Consiglio, del 5 ottobre 2015, sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione per il 2015 (GU L 268 del 15.10.2015 pagg. 28-32) |
Cooperazione strutturata permanente in materia di difesa e sicurezza (PESCO)
QUAL È LO SCOPO DELLE DECISIONI?
La decisione (PESC) 2017/2315 istituisce la cooperazione strutturata permanente (PESCO) tra gli Stati membri dell’Unione europea (Unione) allo scopo di accrescerne l’efficacia nell’affrontare le sfide legate alla sicurezza e agire per un’ulteriore integrazione e rafforzamento della cooperazione in materia di difesa all’interno dell’Unione. Fissa inoltre l’elenco degli Stati membri partecipanti. La decisione (PESC) 2018/340 elenca i progetti di collaborazione iniziali convenuti che riguardano settori quali l’addestramento, lo sviluppo delle capacità e la prontezza operativa. La PESCO è stata definita inizialmente nel trattato sull’Unione europea (TUE), agli articoli 42, paragrafo 6 e 46, nonché al protocollo 10.
PUNTI CHIAVE
Stati membri partecipanti
Nel complesso, dei 27 Stati membri, 25 hanno scelto di far parte della PESCO: Belgio, Bulgaria, Cechia, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia.
Obiettivi
Gli Stati membri partecipanti collaborano per elaborare progetti al fine:di potenziare l’addestramento e le esercitazioni militari; di rafforzare congiuntamente le proprie capacità, anche nel ciberspazio.Pur essendo la partecipazione volontaria, le decisioni rimangono di competenza dei singoli Stati membri, tenendo conto del carattere specifico delle proprie politiche di sicurezza e di difesa.
Gli Stati membri partecipanti accettano di cooperare per raggiungere gli obiettivi concordati in materia di sicurezza e difesa, impegnandosi ad assumere «impegni comuni più vincolanti » nei cinque settori seguenti elencati all’articolo 2 del protocollo 10 del TUE.Investimenti in materia di equipaggiamenti per la difesa: aumento periodico dei bilanci per la difesa; aumento delle spese per gli investimenti nella difesa fino al 20 % della spesa complessiva per la difesa; aumento dei progetti congiunti e collaborativi relativi alle capacità strategiche di difesa; aumento della spesa destinata alla ricerca e alla tecnologia nel settore della difesa fino al 2 % della spesa complessiva per la difesa. Armonizzazione, messa in comune delle risorse e riduzione delle duplicazioni: svolgimento di un ruolo sostanziale nello sviluppo di capacità in linea con l’ambizione dell’Unione; sostegno della revisione coordinata annuale in materia di difesa (CARD); intenso coinvolgimento del Fondo europeo per la difesa, istituito a norma del regolamento (UE) 2021/697 (si veda la sintesi), in appalti multinazionali; elaborazione di requisiti armonizzati per tutti i progetti di sviluppo delle capacità; valutazione dell’uso congiunto delle capacità esistenti; aumento della cooperazione in materia di ciberdifesa. Disponibilità e schierabilità: messa a disposizione di formazioni utilizzabili (schierabili) strategicamente; sviluppo di una banca dati delle capacità pronte per uno schieramento rapido; puntare a un impegno politico accelerato a livello nazionale, anche eventualmente riesaminando le procedure decisionali nazionali; fornitura di un sostegno in termini di personale, equipaggiamenti e addestramento per le operazioni e le missioni nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC); contributo sostanziale ai gruppi tattici dell’Unione; semplificazione e normalizzazione dei trasporti militari transfrontalieri per consentire lo schieramento rapido; pattuizione di criteri comuni di valutazione e convalida per i gruppi tattici dell’Unione in linea con le norme della NATO; pattuizione di norme tecniche e operative comuni delle forze per garantire l’interoperabilità con la NATO; svolgimento di un ruolo attivo nelle principali strutture militari di azione esterna dell’Unione presenti e future, quali Eurocorps, il Centro coordinamento movimenti per l’Europa (MCCE) e gli scambi di servizi nel campo del trasporto aereo e del rifornimento in volo, nonché di servizi di altro tipo (ATARES); pattuizione di e concordia su un approccio ambizioso nei confronti del finanziamento comune delle operazioni e missioni militari in ambito PSDC. Superamento delle carenze di capacità: contributo al superamento delle carenze di capacità individuate nell’ambito del piano di sviluppo delle capacità e di CARD, al fine di rafforzare la base industriale e tecnologica di difesa europea (EDTIB); conferimento della priorità a un approccio collaborativo al fine di superare le carenze a livello nazionale; partecipazione ad almeno un progetto comportante le capacità strategiche nell’ambito della PESCO. Agenzia europea per la difesa (AED) e industria europea della difesa: utilizzo dell’AED come forum per lo sviluppo congiunto di capacità e considerazione dell’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (OCCAR) per la gestione dei programmi; garanzia del fatto che i progetti rendano l’industria europea della difesa più competitiva attraverso un’adeguata politica industriale; garanzia del fatto che i programmi di cooperazione abbiano effetti positivi sull’EDTIB.Gli Stati membri sono tenuti a presentare piani nazionali di attuazione in cui definiscono le proprie capacità e la propria volontà di assolvere gli impegni.
Il Consiglio dell’Unione europea ha adottato una raccomandazione relativa a una tabella di marcia per l’attuazione della PESCO che fornisce agli Stati membri gli orientamenti e gli indirizzi strategici. Ha altresì definito un cronoprogramma per la pattuizione di eventuali progetti futuri, nonché i principi fondamentali per i progetti che saranno adottati dal Consiglio entro la fine di giugno 2018.
Modifiche della decisione (PESC) 2018/340
La decisione (PESC) 2018/340 è stata modificata quattro volte.La decisione (PESC) 2018/1797 ha aggiornato l’elenco dei progetti per raggiungere un totale di 34 progetti. La decisione (PESC) 2019/1909 ha aggiornato l’elenco dei progetti per raggiungere un totale di 47 progetti. La decisione (PESC) 2020/1746 ha aggiornato l’elenco dei progetti per raggiungere un totale di 46 progetti, rispecchiando così la decisione dei membri del progetto ««Centro di competenze delle missioni di formazione dell’Unione europea»» di chiudere il progetto. La decisione (PESC) 2021/2008 ha aggiornato l’elenco dei progetti per raggiungere un totale di 60 progetti.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO LE DECISIONI?
La decisione (PESC) 2017/2315 che istituisce la PESCO si applica dall’11 dicembre 2017. La decisione (PESC) 2018/340 si applica dal 6 marzo 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Un’Unione europea più forte in materia di sicurezza e difesa (Servizio europeo per l’azione esterna).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (PESC) 2017/2315 del Consiglio, dell’11 dicembre 2017, che istituisce la cooperazione strutturata permanente (PESCO) e fissa l’elenco degli Stati membri partecipanti (GU L 331 del 14.12.2017, pag. 57).
Le successive modifiche della decisione (PESC) 2017/2315 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione (PESC) 2018/340 del Consiglio, del 6 marzo 2018, che fissa l’elenco dei progetti da sviluppare nell’ambito della PESCO (GU L 65 dell’8.3.2018, pag. 24).
Si veda la versione consolidata.
DOCUMENTI COLLEGATI
Raccomandazione del Consiglio, del 6 marzo 2018, relativa a una tabella di marcia per l’attuazione della PESCO (GU C 88 dell’8.3.2018, pag. 1).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo V — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — Capo 2 — Disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — sezione 2 — Disposizioni sulla politica di sicurezza e di difesa comune — articolo 42 (ex articolo 17 del TUE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 38).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo V — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — Capo 2 — Disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — sezione 2 — Disposizioni sulla politica di sicurezza e di difesa comune — Articolo 46 (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 40).
Versione consolidata del Trattato sull’Unione europea — Protocollo (n. 10) sulla cooperazione strutturata permanente istituita dall’articolo 42 del trattato sull’Unione europea (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 275).
Decisione (PESC) 2015/1835 del Consiglio, del 12 ottobre 2015, che fissa lo statuto, la sede e le modalità di funzionamento dell’Agenzia europea per la difesa (GU L 266 del 13.10.2015, pag. 55).
Si veda la versione consolidata. | DECISIONE (PESC) 2017/2315 DEL CONSIGLIO
dell'11 dicembre 2017
che istituisce la cooperazione strutturata permanente (PESCO) e fissa l'elenco degli Stati membri partecipanfti
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 46, paragrafo 2,
visto il protocollo n. 10 sulla cooperazione strutturata permanente istituita dall'articolo 42 del trattato sull'Unione europea allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
vista la proposta della Repubblica federale di Germania, del Regno di Spagna, della Repubblica francese e della Repubblica italiana,
visto il parere dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (alto rappresentante),
considerando quanto segue:
(1)
L'articolo 42, paragrafo 6, del trattato sull'Unione europea (TUE)prevede che gli Stati membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari e che hanno sottoscritto impegni più vincolanti in materia ai fini delle missioni più impegnative instaurino una cooperazione strutturata permanente (PESCO) nell'ambito dell'Unione.
(2)
Il 13 novembre 2017 ventitré Stati membri e il 7 dicembre altri due Stati membri hanno congiuntamente notificato al Consiglio e all'alto rappresentante, conformemente all'articolo 46, paragrafo 1, TUE, la loro intenzione di partecipare tutti alla PESCO dal momento che soddisfano i requisiti summenzionati e hanno sottoscritto reciprocamente gli impegni più vincolanti in tale ambito riportati nell'allegato della presente decisione e sulla base di tutti gli altri elementi della notifica, inclusi il preambolo e i principi guida della PESCO di cui all'allegato I della notifica, a cui restano interamente vincolati, e rammentando inoltre l'articolo 42 TUE, compreso l'articolo 42, paragrafo 7 (1).
(3)
Gli impegni più vincolanti riportati nell'allegato della presente decisione sono coerenti con il conseguimento degli obiettivi fissati all'articolo 1 del protocollo n. 10 allegato ai trattati e con gli impegni di cui all'articolo 2 di tale protocollo.
(4)
La decisione degli Stati membri di partecipare alla PESCO è volontaria e di per sé non pregiudica la sovranità nazionale o il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri. I contributi degli Stati membri partecipanti per assolvere gli impegni più vincolanti nel quadro della PESCO saranno apportati in conformità con le loro disposizioni costituzionali applicabili.
(5)
Tra gli impegni vincolanti nel quadro della PESCO figura l'aumento dei progetti congiunti e collaborativi di sviluppo delle capacità di difesa. Tali progetti possono essere sostenuti da contributi provenienti dal bilancio dell'Unione nel rispetto dei trattati e conformemente ai pertinenti strumenti e programmi dell'Unione.
(6)
Gli Stati membri partecipanti hanno precisato, nei rispettivi piani nazionali di attuazione, la loro capacità di adempiere gli impegni più vincolanti che hanno sottoscritto.
(7)
Essendo state soddisfatte le condizioni necessarie, è opportuno quindi che il Consiglio adotti la decisione che istituisce la PESCO.
(8)
Ogni altro Stato membro che, in una fase successiva, desideri partecipare alla PESCO può notificare la sua intenzione al Consiglio e all'alto rappresentante conformemente all'articolo 46, paragrafo 3, TUE.
(9)
L'alto rappresentante sarà pienamente associato ai lavori concernenti la PESCO.
(10)
Vi dovrebbe essere coerenza tra le azioni intraprese nel quadro della PESCO, le altre azioni PESC e le altre politiche dell'Unione. Il Consiglio e, entro i limiti delle rispettive competenze, l'AR e la Commissione dovrebbero cooperare al fine di massimizzare le sinergie laddove opportuno.
(11)
A norma dell'articolo 5 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca allegato al TUE e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la Danimarca non partecipa all'elaborazione e all'attuazione di decisioni e azioni dell'Unione che hanno implicazioni nel settore della difesa. La Danimarca non è pertanto vincolata dalla presente decisione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Istituzione della cooperazione strutturata permanente
È istituita la cooperazione strutturata permanente (PESCO) nell'ambito dell'Unione tra gli Stati membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari ai sensi dell'articolo 1 del protocollo n. 10 e che hanno sottoscritto impegni più vincolanti in materia, ai sensi dell'articolo 2 del detto protocollo, ai fini delle missioni più impegnative e al fine di contribuire al raggiungimento del livello di ambizione dell'Unione.
Articolo 2
Stati membri partecipanti
Gli Stati membri che partecipano alla PESCO sono i seguenti:
—
Belgio,
—
Bulgaria,
—
Repubblica ceca,
—
Germania,
—
Estonia,
—
Irlanda,
—
Grecia,
—
Spagna,
—
Francia,
—
Croazia,
—
Italia,
—
Cipro,
—
Lettonia,
—
Lituania,
—
Lussemburgo,
—
Ungheria,
—
Paesi Bassi,
—
Austria,
—
Polonia,
—
Portogallo,
—
Romania,
—
Slovenia,
—
Slovacchia,
—
Finlandia,
—
Svezia.
Articolo 3
Impegni più vincolanti in conformità del protocollo n. 10
1. Al fine di conseguire gli obiettivi fissati all'articolo 1 del protocollo n. 10 e gli impegni di cui all'articolo 2 di tale protocollo, gli Stati membri partecipanti forniscono contributi per la realizzazione degli impegni più vincolanti che hanno sottoscritto, quali figurano nell'allegato.
2. A tal fine, gli Stati membri partecipanti rivedono e, ove opportuno, aggiornano annualmente i piani nazionali di attuazione in cui devono illustrare le modalità con cui realizzeranno gli impegni più vincolanti, specificando come conseguiranno gli obiettivi più specifici da stabilire per ogni fase. I piani nazionali di attuazione aggiornati sono comunicati ogni anno al servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e all'Agenzia europea per la difesa (AED) e sono messi a disposizione di tutti gli Stati membri partecipanti.
Articolo 4
Governanza della PESCO
1. La governanza della PESCO è organizzata:
—
al livello del Consiglio, e
—
nel quadro dei progetti attuati da gruppi degli Stati membri partecipanti che hanno convenuto di realizzare tali progetti.
2. Conformemente all'articolo 46, paragrafo 6, del TUE, il Consiglio adotta decisioni e raccomandazioni:
a)
che forniscono orientamenti e indirizzi strategici per la PESCO;
b)
che stabiliscono le tappe per la realizzazione degli impegni più vincolanti di cui all'allegato nel corso delle due fasi iniziali consecutive (anni 2018-2020 e 2021-2025) e definiscono all'inizio di ogni fase obiettivi più precisi per la realizzazione degli impegni più vincolanti di cui all'allegato;
c)
che aggiornano e, ove necessario, rafforzano gli impegni più vincolanti di cui all'allegato alla luce dei risultati conseguiti mediante la PESCO al fine di tenere conto dell'evolversi del contesto di sicurezza dell'Unione. In particolare, le decisioni summenzionate sono adottate al termine delle fasi di cui al paragrafo 2, lettera b), sulla base di un processo di revisione strategica che valuta la realizzazione degli impegni relativi alla PESCO;
d)
che valutano i contributi degli Stati membri partecipanti alla realizzazione degli impegni concordati, in base al meccanismo descritto all'articolo 6;
e)
che fissano l'elenco dei progetti da sviluppare nell'ambito della PESCO, tenendo conto sia del sostegno allo sviluppo di capacità sia della fornitura di un sostegno sostanziale, nei limiti dei mezzi e delle capacità, alle operazioni e missioni della politica di sicurezza e di difesa comune;
f)
che stabiliscono un insieme di regole di governanza per i progetti, che gli Stati membri partecipanti a un singolo progetto possano adattare nella misura necessaria al progetto stesso;
g)
che stabiliscono, al momento opportuno, conformemente all'articolo 9, paragrafo 1, le condizioni generali in base alle quali gli Stati terzi possono essere invitati in via eccezionale a partecipare a singoli progetti, e che decidono, conformemente all'articolo 9, paragrafo 2, se un determinato Stato terzo soddisfi tali condizioni; e
h)
che forniscono le altre misure necessarie per proseguire l'attuazione della presente decisione.
Articolo 5
Progetti della PESCO
1. A seguito di proposte presentate dagli Stati membri partecipanti che intendono partecipare a un singolo progetto, l'alto rappresentante può formulare una raccomandazione relativa all'individuazione e alla valutazione dei progetti della PESCO, sulla base delle valutazioni fornite conformemente all'articolo 7, per l'adozione di decisioni e raccomandazioni del Consiglio ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 2, lettera e), previa consulenza in materia militare del comitato militare dell'Unione europea (Military Committee of the European Union – EUMC).
2. Gli Stati membri partecipanti che intendono proporre un singolo progetto informano gli altri Stati membri partecipanti in tempo utile prima della presentazione della proposta, al fine di ottenere sostegno e dare loro l'opportunità di unirsi alla presentazione della proposta su base collettiva.
I membri del progetto sono gli Stati membri partecipanti che hanno presentato la proposta. L'elenco dei membri di ogni singolo progetto è accluso alla decisione del Consiglio di cui all'articolo 4, paragrafo 2, lettera e).
Gli Stati membri partecipanti che partecipano a un progetto possono concordare di accettare altri Stati membri partecipanti che in un momento successivo desiderino partecipare al progetto.
3. Gli Stati membri partecipanti che partecipano a un progetto si accordano sulle modalità e sulla portata della loro cooperazione nonché sulla gestione di tale progetto. Se del caso, gli Stati membri partecipanti che partecipano a un progetto informano periodicamente il Consiglio sullo sviluppo di tale progetto.
Articolo 6
Modalità relative alla vigilanza, alla valutazione e alla presentazione di relazioni
1. Il Consiglio, nel quadro dell'articolo 46, paragrafo 6, TUE, garantisce l'unità, la coerenza e l'efficacia della PESCO. Anche l'alto rappresentante contribuisce a tali obiettivi.
2. L'alto rappresentante è pienamente associato ai lavori nel quadro della PESCO, in conformità del protocollo n. 10.
3. L'alto rappresentante presenta al Consiglio una relazione annuale sulla PESCO. Tale relazione si basa sui contributi dell'AED, in conformità dell'articolo 7, paragrafo 3, lettera a), e del SEAE in conformità dell'articolo 7, paragrafo 2, lettera a). La relazione dell'alto rappresentante descrive lo stato di attuazione della PESCO, compresa la realizzazione degli impegni di ogni Stato membro partecipante, in conformità del suo piano nazionale di attuazione.
L'EUMC fornisce al comitato politico e di sicurezza consulenza e raccomandazioni in materia militare in merito al processo di valutazione annuale della PESCO.
Sulla base della relazione annuale sulla PESCO presentata dall'alto rappresentante, il Consiglio verifica con cadenza annuale se gli Stati membri partecipanti continuino ad assolvere gli impegni più vincolanti di cui all'articolo 3.
4. Ogni decisione circa la sospensione della partecipazione di uno Stato membro è adottata in conformità dell'articolo 46, paragrafo 4, TUE solo dopo che lo Stato membro abbia ricevuto un calendario chiaramente definito delle misure di consultazione e reazione individuali.
Articolo 7
Sostegno del SEAE e dell'AED
1. Sotto la responsabilità dell'alto rappresentante, anche in qualità di capo dell'AED, il SEAE, compreso lo Stato maggiore dell'UE (EUMS), e l'AED forniscono congiuntamente le funzioni di segretariato necessarie alla PESCO che esulano dal livello del Consiglio e, a tal proposito, un punto di contatto unico.
2. Il SEAE, compreso l'EUMS, sostiene il funzionamento della PESCO, in particolare:
a)
contribuendo alla valutazione dell'alto rappresentante, nella sua relazione annuale sulla PESCO, dei contributi degli Stati membri partecipanti per quanto concerne gli aspetti operativi, conformemente all'articolo 6;
b)
coordinando la valutazione delle proposte di progetto previste all'articolo 5, in particolare nell'ambito della disponibilità, dell'interoperabilità, della flessibilità e della schierabilità delle forze. In particolare, il SEAE, compreso l'EUMS, valuta la conformità dei progetti proposti alle esigenze operative e il loro contributo ad esse.
3. L'AED sostiene la PESCO in particolare:
a)
contribuendo alla valutazione dell'alto rappresentante, nella sua relazione annuale sulla PESCO, dei contributi degli Stati membri partecipanti, conformemente all'articolo 6, per quanto concerne le capacità, in particolare i contributi apportati conformemente agli impegni più vincolanti di cui all'articolo 3;
b)
agevolando progetti di sviluppo delle capacità, in particolare coordinando la valutazione delle proposte di progetto previste all'articolo 5, specialmente nell'ambito dello sviluppo delle capacità. In particolare l'AED aiuta gli Stati membri a garantire che non vi siano inutili duplicazioni rispetto alle iniziative esistenti anche in altri contesti istituzionali.
Articolo 8
Finanziamento
1. Le spese amministrative delle istituzioni dell'Unione e del SEAE derivanti dall'attuazione della presente decisione sono a carico del bilancio dell'Unione. Le spese amministrative dell'AED sono soggette alle pertinenti norme di finanziamento dell'AED conformemente alla decisione (PESC) 2015/1835 del Consiglio (2).
2. Le spese operative derivanti da progetti intrapresi nel quadro della PESCO sono sostenute principalmente dagli Stati membri partecipanti che partecipano a un singolo progetto. Tali progetti possono ricevere contributi provenienti dal bilancio generale dell'Unione, nel rispetto dei trattati e conformemente ai pertinenti strumenti dell'Unione.
Articolo 9
Partecipazione di Stati terzi a singoli progetti
1. Le condizioni generali per la partecipazione di Stati terzi a singoli progetti sono specificate in una decisione del Consiglio adottata in conformità dell'articolo 4, paragrafo 2, in cui può essere incluso un modello di accordi amministrativi con gli Stati terzi.
2. Qualora gli Stati membri partecipanti che partecipano a un progetto desiderino invitare uno Stato terzo a parteciparvi, il Consiglio decide conformemente all'articolo 46, paragrafo 6, TUE se tale Stato terzo soddisfi i requisiti definiti nella decisione di cui al paragrafo 1.
3. A seguito di una decisione positiva di cui al paragrafo 2, gli Stati membri partecipanti che partecipano a un progetto possono concludere accordi amministrativi con lo Stato terzo interessato ai fini della sua partecipazione al progetto. Tali accordi rispettano le procedure e l'autonomia decisionale dell'Unione.
Articolo 10
Norme di sicurezza
Nel contesto della PESCO si applicano le disposizioni della decisione 2013/488/UE del Consiglio (3).
Articolo 11
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il giorno dell'adozione.
Fatto a Bruxelles, l'11 dicembre 2017
Per il Consiglio
Il presidente
F. MOGHERINI
(1) La notifica è pubblicata unitamente alla presente decisione (cfr. pagina 65 della presente Gazzetta ufficiale).
(2) Decisione (PESC) 2015/1835 del Consiglio, del 12 ottobre 2015, che fissa lo statuto, la sede e le modalità di funzionamento dell'Agenzia europea per la difesa (GU L 266 del 13.10.2015, pag. 55).
(3) Decisione 2013/488/UE del Consiglio, del 23 settembre 2013, sulle norme di sicurezza per la protezione delle informazioni classificate UE (GU L 274 del 15.10.2013, pag. 1).
ALLEGATO
Elenco degli impegni comuni ambiziosi e più vincolanti assunti dagli Stati membri partecipanti nei cinque ambiti di cui al protocollo 10, articolo 2
«a)
cooperare, dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona, al fine di conseguire obiettivi concordati riguardanti il livello delle spese per gli investimenti in materia di equipaggiamenti per la difesa e riesaminare regolarmente tali obiettivi alla luce dell'ambiente di sicurezza e delle responsabilità internazionali dell'Unione.»
Sulla base dei parametri collettivi individuati nel 2007, gli Stati membri partecipanti sottoscrivono i seguenti impegni:
1.
Aumentare periodicamente e in termini reali i bilanci per la difesa al fine di raggiungere gli obiettivi concordati.
2.
Aumentare progressivamente, nel medio termine, le spese di investimento nella difesa portandole al 20 % della spesa complessiva per la difesa (parametro collettivo) al fine di colmare le lacune sul piano delle capacità strategiche attraverso la partecipazione a progetti in materia di capacità di difesa, conformemente al CDP e alla revisione coordinata annuale (Coordinated Annual Review – CARD).
3.
Aumentare i progetti congiunti e «collaborativi» relativi alle capacità strategiche di difesa. Tali progetti congiunti e collaborativi dovrebbero essere sostenuti, secondo necessità, dal Fondo europeo per la difesa.
4.
Aumentare la percentuale di spesa destinata alla ricerca e alla tecnologia nel settore della difesa al fine di avvicinarsi al 2 % della spesa complessiva per la difesa (parametro collettivo).
5.
Istituire un riesame periodico di tali impegni (in vista dell'approvazione del Consiglio).
«b)
ravvicinare, per quanto possibile, i loro strumenti di difesa, in particolare armonizzando l'identificazione dei bisogni militari, mettendo in comune e, se del caso, specializzando mezzi e capacità di difesa, nonché promuovendo la cooperazione nei settori della formazione e della logistica.»
6.
Svolgere un ruolo sostanziale nello sviluppo di capacità all'interno dell'UE, anche nel quadro di CARD, al fine di garantire la disponibilità delle capacità necessarie per raggiungere il livello di ambizione in Europa.
7.
Impegnarsi a sostenere CARD nella maggior misura possibile, riconoscendo il carattere volontario del riesame e i vincoli dei singoli Stati membri partecipanti.
8.
Impegnarsi a favore di un intenso coinvolgimento del futuro Fondo europeo per la difesa in appalti multinazionali con un valore aggiunto dell'UE definito.
9.
Impegnarsi a elaborare requisiti armonizzati per tutti i progetti di sviluppo delle capacità concordati dagli Stati membri partecipanti.
10.
Impegnarsi a valutare la possibilità di un uso congiunto delle capacità esistenti al fine di ottimizzare le risorse disponibili e di migliorarne l'efficacia globale.
11.
Impegnarsi ad aumentare gli sforzi nella cooperazione in materia di ciberdifesa, ad esempio attraverso la condivisione delle informazioni, la formazione e il supporto operativo.
«c)
prendere misure concrete per rafforzare la disponibilità, l'interoperabilità, la flessibilità e la schierabilità delle loro forze, in particolare identificando obiettivi comuni in materia di proiezione delle forze, anche eventualmente riesaminando le loro procedure decisionali nazionali.»
12.
Per quanto riguarda la disponibilità e la schierabilità delle forze, gli Stati membri partecipanti si sono impegnati a:
—
mettere a disposizione formazioni, utilizzabili strategicamente, per realizzare il livello di ambizione dell'UE, oltre al potenziale schieramento di gruppi tattici dell'UE. Tale impegno non riguarda né le forze di pronto intervento, né le forze permanenti, né le forze in attesa,
—
sviluppare uno strumento solido (ad es. una banca dati), accessibile soltanto agli Stati membri partecipanti e ai paesi contributori, che consenta di registrare le capacità disponibili e rapidamente schierabili al fine di agevolare e accelerare il processo di costituzione della forza,
—
puntare a un impegno politico accelerato a livello nazionale, anche eventualmente riesaminando le procedure decisionali nazionali,
—
fornire un sostegno sostanziale, nei limiti dei mezzi e delle capacità, alle operazioni (ad esempio EUFOR) e missioni (ad es. missioni di formazione dell'UE) in ambito PSDC - fornendo personale, materiale, formazione, sostegno alle esercitazioni, infrastrutture o altro - che sono state decise dal Consiglio all'unanimità, fatta salva qualsiasi decisione sui contributi alle operazioni PSDC e fatti salvi eventuali vincoli costituzionali,
—
contribuire in maniera sostanziale ai gruppi tattici dell'UE confermando i contributi in linea di principio con almeno quattro anni di anticipo, prevedendo un periodo di allerta in linea con il concetto di gruppi tattici dell'UE, l'obbligo di effettuare esercitazioni dei gruppi tattici dell'UE per il pacchetto di forze di tali gruppi tattici (nazione quadro) e/o di partecipare a tali esercitazioni (tutti gli Stati membri dell'UE che partecipano ai gruppi tattici dell'UE),
—
semplificare e normalizzare i trasporti militari transfrontalieri in Europa per consentire lo schieramento rapido di personale e materiale militare.
13.
Per quanto riguarda l'interoperabilità delle forze, gli Stati membri partecipanti si sono impegnati a:
—
sviluppare l'interoperabilità delle rispettive forze attraverso:
—
l'impegno a concordare criteri comuni di valutazione e convalida per i pacchetti di forze dei gruppi tattici dell'UE in linea con le norme della NATO, mantenendo al contempo la certificazione nazionale,
—
l'impegno a concordare norme tecniche e operative comuni delle forze, riconoscendo che esse devono garantire l'interoperabilità con la NATO,
—
ottimizzare le strutture multinazionali: gli Stati membri partecipanti potrebbero impegnarsi ad aderire alle principali strutture esistenti e future e a svolgere un ruolo attivo nelle stesse partecipando all'azione esterna europea in campo militare (EUROCORPS, EUROMARFOR, EUROGENDFOR, MCCE/ATARES/SEOS).
14.
Gli Stati membri partecipanti si adopereranno a favore di un approccio ambizioso nei confronti del finanziamento comune delle operazioni e missioni militari in ambito PSDC, al di là di quanto sarà definito come «costi comuni» conformemente alla decisione Athena del Consiglio.
«d)
cooperare per assicurare che essi prendano le misure necessarie per colmare, anche attraverso approcci multinazionali e senza pregiudizio degli impegni che li riguardano in seno all'Organizzazione del trattato del Nord-Atlantico, le lacune constatate nel quadro del “meccanismo di sviluppo delle capacità”.»
15.
Contribuire a superare le carenze di capacità individuate nell'ambito del piano di sviluppo delle capacità (Capability Development Plan – CDP) e di CARD. Tali progetti in materia di capacità aumenteranno l'autonomia strategica dell'Europa e rafforzeranno la base industriale e tecnologica di difesa europea (European Defence Technological and Industrial Base – EDTIB).
16.
Considerare prioritario un approccio collaborativo europeo al fine di colmare le carenze di capacità individuate a livello nazionale e, in linea di principio, applicare un approccio esclusivamente nazionale soltanto se sia già stato effettuato un siffatto esame.
17.
Partecipare ad almeno un progetto nell'ambito della PESCO che sviluppi o fornisca le capacità individuate in quanto strategicamente rilevanti da parte degli Stati membri.
«e)
partecipare, se del caso, allo sviluppo di programmi comuni o europei di equipaggiamenti di vasta portata nel quadro dell'Agenzia europea per la difesa.»
18.
Impegnarsi a utilizzare l'AED come forum europeo per lo sviluppo congiunto di capacità e considerare l'OCCAR come il programma di collaborazione preferito per la gestione dell'organizzazione.
19.
Garantire che tutti i progetti in materia di capacità guidati dagli Stati membri partecipanti rendano l'industria europea della difesa più competitiva attraverso un'adeguata politica industriale che eviti inutili sovrapposizioni.
20.
Garantire che i programmi di cooperazione — che devono andare a beneficio soltanto di entità che dimostrano di fornire valore aggiunto sul territorio dell'UE — e le strategie di acquisizione che gli Stati membri partecipanti adottano avranno effetti positivi sull'EDTIB.
TRADUZIONE
Notifica al consiglio e all'alto rappresentante dell'unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza relativa alla cooperazione strutturata permanente (pesco)
Preambolo
Gli Stati membri partecipanti,
rammentando che l'Unione persegue una politica estera e di sicurezza comune fondata sulla realizzazione «di un livello sempre maggiore di convergenza delle azioni degli Stati membri» (articolo 24, paragrafo 2, del TUE) e che la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) forma parte integrante della politica estera e di sicurezza comune;
considerando che la politica di sicurezza e di difesa comune assicura all'Unione una capacità operativa fondata su mezzi civili e militari e che il rafforzamento della politica di sicurezza e di difesa richiederà sforzi da parte degli Stati membri nel settore delle capacità;
ricordando anche l'impegno dell'Unione europea e dei suoi Stati membri a favore della promozione di un ordine mondiale fondato su regole, avente il multilateralismo come principio fondamentale e, al centro, le Nazioni unite;
rifacendosi all'articolo 42, paragrafo 6, del trattato sull'Unione europea (TUE) che prevede che «gli Stati membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari e che hanno sottoscritto impegni più vincolanti in materia ai fini delle missioni più impegnative instaurano una cooperazione strutturata permanente (PESCO) nell'ambito dell'Unione»;
considerando che la PESCO potrebbe contribuire in maniera significativa a realizzare le ambizioni dell'UE, anche per quanto riguarda le missioni e operazioni più impegnative, e che potrebbe favorire lo sviluppo delle capacità di difesa degli Stati membri attraverso una partecipazione attiva ai progetti multinazionali di approvvigionamento e con entità industriali adeguate, tra cui le piccole e medie imprese, e rafforzare la cooperazione europea sulla difesa, avvalendosi appieno delle disposizioni dei trattati;
tenuto conto degli obiettivi della cooperazione strutturata permanente e degli sforzi compiuti dagli Stati membri per conseguirli, come previsto dal protocollo n. 10 sulla cooperazione strutturata permanente, cui si fa riferimento nell'articolo 46 del TUE;
notando che il Consiglio europeo del 15 dicembre 2016 ha concluso che gli europei sono tenuti ad assumersi una maggiore responsabilità per la loro sicurezza e che, nell'ottica di rafforzare la sicurezza e la difesa dell'Europa in un contesto geopolitico complesso e proteggere più adeguatamente i cittadini, confermando gli impegni precedentemente assunti in questo senso, il Consiglio europeo ha sottolineato la necessità di intensificare gli sforzi, anche destinando sufficienti risorse aggiuntive, tenendo conto al tempo stesso degli impegni giuridici e delle situazioni nazionali e, per gli Stati membri che sono anche membri della NATO, delle linee guida NATO in materia di spese per la difesa;
ricordando ancora che il Consiglio europeo ha inoltre chiesto il rafforzamento della cooperazione per lo sviluppo delle capacità necessarie e l'impegno a rendere disponibili tali capacità, ove necessario, e che ha dichiarato che l'Unione europea e i suoi Stati membri devono poter contribuire in modo decisivo agli sforzi collettivi nonché agire autonomamente, se e quando necessario, e con i partner, quando possibile;
considerando che il Consiglio europeo di giugno 2017 ha indicato che lo sviluppo congiunto di progetti in materia di capacità convenuti di comune accordo dagli Stati membri per colmare le gravi carenze esistenti e sviluppare le tecnologie del futuro è fondamentale al fine di rispettare il livello di ambizione dell'UE approvato dal Consiglio europeo nel dicembre 2016; ha accolto con favore la comunicazione della Commissione relativa a un Fondo europeo per la difesa, costituito da una sezione ricerca e da una sezione capacità; e ha chiesto agli Stati membri di individuare progetti adeguati in materia di capacità per il Fondo europeo per la difesa e per il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa;
ricordando in particolare che il Consiglio europeo ha chiesto all'alto rappresentante di presentare proposte relativamente a elementi e opzioni per una cooperazione strutturata permanente inclusiva, che si basino su un approccio modulare e definiscano eventuali progetti;
rammentando che il Consiglio «Affari generali» del 6 marzo 2017 ha riscontrato la necessità di proseguire i lavori su una cooperazione strutturata permanente che si fondi su un approccio modulare, che dovrebbe essere aperta a tutti gli Stati membri che intendono sottoscrivere i necessari impegni vincolanti e che rispondono ai criteri, ai sensi dell'articolo 42, paragrafo 6, e dell'articolo 46 del trattato, nonché del protocollo n.10;
determinati a conseguire un nuovo livello nella graduale definizione di una politica di difesa comune dell'Unione, come previsto all'articolo 42, paragrafo 2, del TUE, attraverso l'instaurazione di una cooperazione strutturata permanente nel quadro dell'Unione, tenuto conto del carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di tutti gli Stati membri;
rammentando l'obbligo di aiuto ed assistenza reciproci sancito dall'articolo 42, paragrafo 7, del TUE;
ricordando che in linea con l'articolo 42, paragrafo 7, del trattato sull'Unione europea gli impegni e la cooperazione nel settore della politica di sicurezza e di difesa comune «rimangono conformi agli impegni assunti nell'ambito dell'Organizzazione del trattato del Nord-Atlantico che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l'istanza di attuazione della stessa»;
sottolineando che il Consiglio europeo del 22 e 23 giugno 2017 ha concordato sulla necessità di avviare una cooperazione strutturata permanente (PESCO) inclusiva e ambiziosa e, in risposta al mandato del Consiglio europeo, di redigere entro tre mesi «[…] un elenco comune di criteri e impegni vincolanti, in piena conformità dell'articolo 42, paragrafo 6, e dell'articolo 46 del TUE, nonché del protocollo n. 10 del trattato - anche in considerazione delle missioni più impegnative - con un calendario preciso e specifici meccanismi di valutazione, al fine di consentire a quegli Stati membri che sono in condizione di farlo di notificare senza indugio l'intenzione di partecipare»;
CON LA PRESENTE NOTIFICANO al Consiglio e all'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza la loro intenzione di partecipare alla cooperazione strutturata permanente;
CHIEDONO al Consiglio di adottare una decisione che instauri una cooperazione strutturata permanente, in conformità delle pertinenti disposizioni del trattato sull'Unione europea e del protocollo n. 10 ad esso allegato, nonché sulla base dei principi enumerati all'allegato I, agli impegni comuni più vincolanti di cui all'allegato II e alle proposte di governance esposte all'allegato III;
PRESENTERANNO, prima che il Consiglio adotti la decisione che instaura la PESCO, un piano nazionale di attuazione in cui dimostreranno che sono in grado di soddisfare gli impegni più vincolanti che figurano nell'allegato II.
Fatto a Bruxelles, il tredici novembre duemiladiciassette.
*
L'Irlanda ha notificato al Consiglio e all'alto rappresentante in data 7 dicembre 2017 la sua intenzione di partecipare alla PESCO e si è associata alla presente notifica congiunta.
*
La Repubblica portoghese ha notificato al Consiglio e all'alto rappresentante in data 7 dicembre 2017 la sua intenzione di partecipare alla PESCO e si è associata alla presente notifica congiunta.
ALLEGATO I - PRINCIPI DELLA PESCO
La «cooperazione strutturata permanente» è prevista dagli articoli 42 e 46 del trattato sull'Unione europea e dal protocollo n. 10 ad esso allegato. Può essere attivata solo una volta instaurata con una decisione che il Consiglio adotta a maggioranza qualificata, allo scopo di riunire tutti gli Stati membri che lo desiderano nel settore della difesa, che «rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari» e che hanno sottoscritto «impegni più vincolanti ai fini delle missioni» e delle operazioni «più impegnative».
La PESCO è un quadro giuridico europeo ambizioso, vincolante ed inclusivo per gli investimenti nel settore della sicurezza e della difesa del territorio e dei cittadini dell'UE. Essa offre anche a tutti gli Stati membri un contesto politico determinante per il miglioramento dei mezzi militari e delle capacità di difesa rispettivi attraverso iniziative ben coordinate e progetti concreti fondati su impegni più vincolanti. Migliori capacità di difesa degli Stati membri dell'UE gioveranno anche alla NATO poiché rafforzeranno il pilastro europeo all'interno dell'Alleanza e risponderanno alle ripetute richieste di una più sostanziale condivisione degli impegni transatlantici.
La PESCO è un passo fondamentale verso il rafforzamento della politica di difesa comune. Potrebbe essere un elemento che conduce a una difesa comune quando il Consiglio europeo, deliberando all'unanimità, avrà così deciso (vedi l'articolo 42, paragrafo 2, del TUE). A lungo termine, si può ipotizzare che la PESCO porti a un pacchetto di forze coerente che copra tutto lo spettro, e che sarebbe complementare alla NATO, la quale continuerà ad essere la pietra miliare della difesa collettiva dei suoi membri.
Siamo dell'idea che una PESCO inclusiva sia lo strumento più importante per promuovere la sicurezza e la difesa comune in un settore che richiede più coerenza, continuità, coordinamento e collaborazione. Gli sforzi europei a tal fine devono essere uniti, coordinati e significativi nonché fondarsi su orientamenti politici concordati in comune.
La PESCO offre un quadro giuridico affidabile e vincolante entro il contesto istituzionale dell'UE. Gli Stati membri partecipanti rispetteranno gli impegni vincolanti che si sono assunti e confermano che l'instaurazione e l'attuazione della cooperazione strutturata permanente sarà intrapresa nel pieno rispetto delle disposizioni del TUE e dei protocolli ad esso allegati, oltre che delle disposizioni costituzionali degli Stati membri.
La natura vincolante degli impegni della PESCO sarà garantita da una valutazione periodica su base annuale, condotta dall'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e sostenuta, in particolare, dall'Agenzia europea per la difesa (AED) per quanto riguarda gli aspetti di sviluppo di capacità (descritti all'articolo 3 del protocollo 10), e dal SEAE, ivi compreso l'EUMS e altre strutture PSDC, per gli aspetti operativi della PESCO. Attraverso la PESCO l'Unione potrebbe operare a favore di un pacchetto di forze coerente che copra tutto lo spettro dal momento che la PESCO aggiungerebbe un coordinamento e orientamenti dall'alto verso il basso alle strutture e direzioni dello sforzo dal basso verso l'alto, esistenti o future.
La PESCO offrirebbe agli Stati membri l'opportunità di migliorare le capacità di difesa attraverso la partecipazione a iniziative e progetti comuni concreti ben coordinati, facendo possibilmente tesoro dei raggruppamenti regionali esistenti. La partecipazione alla PESCO è volontaria e non pregiudica la sovranità nazionale.
Una PESCO inclusiva rappresenta un segnale politico forte per i nostri cittadini e il mondo in generale: i governi degli Stati membri dell'UE prendono sul serio la sicurezza e la difesa comuni e le fanno progredire. Per i cittadini dell'UE significa maggior sicurezza e una testimonianza chiara della volontà di tutti gli Stati membri di promuovere la sicurezza e la difesa comuni per conseguire gli obiettivi fissati nella strategia globale dell'UE.
La PESCO sarà orientata ai risultati e dovrebbe consentire progressi tangibili quanto al livello delle spese per gli investimenti in equipaggiamenti per la difesa, obiettivi collaborativi di sviluppo delle capacità e la disponibilità di capacità di difesa schierabili per le missioni e le operazioni combinate, nel rispetto del principio della riserva unica di forze. Il motore principale dello sviluppo di capacità nell'ambito della PESCO sarà la colmatura delle carenze in termini di capacità connesse al livello di ambizione dell'UE e agli obiettivi e priorità della politica comune di sicurezza e di difesa.
La natura «inclusiva» e «modulare» della PESCO, illustrata dal Consiglio europeo nel dicembre 2016, non deve condurre a un livellamento verso il basso della cooperazione. L'obiettivo di una PESCO «ambiziosa» sottolinea la necessità che tutti gli Stati membri partecipanti alla PESCO si adeguino a un elenco comune di obiettivi e impegni. Come ricordato dal Consiglio europeo di giugno 2017, la PESCO è «inclusiva e ambiziosa».
Il seguente elenco di impegni deve contribuire a far raggiungere il livello di ambizione dell'UE definito nelle conclusioni del Consiglio del 14 novembre 2016, avallate dal Consiglio europeo del dicembre 2016, e in tal modo rafforzare l'autonomia strategica sia degli europei che dell'UE.
ALLEGATO II - ELENCO DI IMPEGNI COMUNI AMBIZIOSI E PIÙ VINCOLANTI NEI CINQUE SETTORI ELENCATI ALL'ARTICOLO 2 DEL PROTOCOLLO N. 10
«a)
cooperare, dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona, al fine di conseguire obiettivi concordati riguardanti il livello delle spese per gli investimenti in materia di equipaggiamenti per la difesa, e riesaminare regolarmente tali obiettivi alla luce dell'ambiente di sicurezza e delle responsabilità internazionali dell'Unione.»
Sulla base dei parametri collettivi individuati nel 2007, gli Stati membri partecipanti sottoscrivono i seguenti impegni:
1.
Aumentare periodicamente e in termini reali i bilanci per la difesa al fine di raggiungere gli obiettivi concordati.
2.
Aumentare progressivamente, nel medio termine, le spese per gli investimenti nella difesa portandole al 20 % della spesa complessiva per la difesa (parametro collettivo) al fine di colmare le lacune sul piano delle capacità strategiche attraverso la partecipazione a progetti in materia di capacità di difesa, conformemente al CDP e alla revisione coordinata annuale (CARD).
3.
Aumentare i progetti congiunti e «collaborativi» relativi alle capacità strategiche di difesa. Tali progetti congiunti e collaborativi dovrebbero essere sostenuti, secondo necessità, dal Fondo europeo per la difesa.
4.
Aumentare la percentuale di spesa destinata alla ricerca e alla tecnologia nel settore della difesa al fine di avvicinarsi al 2 % della spesa complessiva per la difesa (parametro collettivo).
5.
Istituire un riesame periodico di tali impegni (in vista dell'approvazione del Consiglio).
«b)
ravvicinare, per quanto possibile, i loro strumenti di difesa, in particolare armonizzando l'identificazione dei bisogni militari, mettendo in comune e, se del caso, specializzando i loro mezzi e capacità di difesa, nonché promuovendo la cooperazione nei settori della formazione e della logistica.»
6.
Svolgere un ruolo sostanziale nello sviluppo di capacità all'interno dell'UE, anche nel quadro di CARD, al fine di garantire la disponibilità delle capacità necessarie per raggiungere il livello di ambizione in Europa.
7.
Impegnarsi a sostenere CARD nella maggior misura possibile, riconoscendo il carattere volontario del riesame e i vincoli dei singoli Stati membri partecipanti.
8.
Impegnarsi a favore di un intenso coinvolgimento del futuro Fondo europeo per la difesa in appalti multinazionali con un chiaro valore aggiunto dell'UE.
9.
Impegnarsi a elaborare requisiti armonizzati per tutti i progetti di sviluppo delle capacità concordati dagli Stati membri partecipanti.
10.
Impegnarsi a valutare la possibilità di un uso congiunto delle capacità esistenti al fine di ottimizzare le risorse disponibili e di migliorarne l'efficacia globale.
11.
Impegnarsi ad aumentare gli sforzi nella cooperazione in materia di ciberdifesa, ad esempio attraverso la condivisione delle informazioni, la formazione e il supporto operativo.
«c)
prendere misure concrete per rafforzare la disponibilità, l'interoperabilità, la flessibilità e la schierabilità delle loro forze, in particolare identificando obiettivi comuni in materia di proiezione delle forze, anche eventualmente riesaminando le loro procedure decisionali nazionali.»
12.
Per quanto riguarda la disponibilità e la schierabilità delle forze, gli Stati membri partecipanti si sono impegnati a:
—
Mettere a disposizione formazioni, utilizzabili strategicamente, per realizzare il livello di ambizione dell'UE, oltre al potenziale schieramento di gruppi tattici dell'UE. Tale impegno non riguarda né le forze di pronto intervento, né le forze permanenti, né le forze in attesa.
—
Sviluppare uno strumento solido (ad es. una banca dati), accessibile soltanto agli Stati membri partecipanti e ai paesi contributori, che consenta di registrare le capacità disponibili e rapidamente schierabili al fine di agevolare e accelerare il processo di costituzione della forza.
—
Puntare a un impegno politico accelerato a livello nazionale, anche eventualmente riesaminando le procedure decisionali nazionali.
—
Fornire un sostegno sostanziale, nei limiti dei mezzi e delle capacità, alle operazioni (ad esempio EUFOR) e missioni (ad es. missioni di formazione dell'UE) in ambito PSDC - fornendo personale, materiale, formazione, sostegno alle esercitazioni, infrastrutture o altro - che sono state decise dal Consiglio all'unanimità, fatta salva qualsiasi decisione sui contributi alle operazioni PSDC e fatti salvi eventuali vincoli costituzionali.
—
Contribuire in maniera sostanziale ai gruppi tattici dell'UE confermando i contributi in linea di principio con almeno quattro anni di anticipo, prevedendo un periodo di allerta in linea con il concetto di gruppi tattici dell'UE, l'obbligo di effettuare esercitazioni dei gruppi tattici dell'UE per il pacchetto di forze di tali gruppi tattici (nazione quadro) e/o di partecipare a tali esercitazioni (tutti gli Stati membri dell'UE che partecipano ai gruppi tattici dell'UE).
—
Semplificare e normalizzare i trasporti militari transfrontalieri in Europa per consentire lo schieramento rapido di personale e materiale militare.
13.
Per quanto riguarda l'interoperabilità delle forze, gli Stati membri partecipanti si sono impegnati a:
—
Sviluppare l'interoperabilità delle rispettive forze attraverso:
—
l'impegno a concordare criteri comuni di valutazione e convalida per i pacchetti di forze dei gruppi tattici dell'UE in linea con le norme della NATO, mantenendo al contempo la certificazione nazionale;
—
l'impegno a concordare norme tecniche e operative comuni delle forze, riconoscendo che esse devono garantire l'interoperabilità con la NATO.
—
Ottimizzare le strutture multinazionali: gli Stati membri partecipanti potrebbero impegnarsi ad aderire alle principali strutture esistenti e future e a svolgere un ruolo attivo nelle stesse partecipando all'azione esterna europea in campo militare (EUROCORPS, EUROMARFOR, EUROGENDFOR, MCCE/ATARES/SEOS).
14.
Gli Stati membri partecipanti si adopereranno a favore di un approccio ambizioso nei confronti del finanziamento comune delle operazioni e missioni militari in ambito PSDC, al di là di quanto sarà definito come «costi comuni» conformemente alla decisione Athena del Consiglio.
«d)
cooperare per assicurare che essi prendano le misure necessarie per colmare, anche attraverso approcci multinazionali e senza pregiudizio degli impegni che li riguardano in seno all'Organizzazione del trattato del Nord-Atlantico, le lacune constatate nel quadro del “meccanismo di sviluppo delle capacità.”»
15.
Contribuire a superare le carenze di capacità individuate nell'ambito del piano di sviluppo delle capacità (CDP) e di CARD. Tali progetti in materia di capacità aumenteranno l'autonomia strategica dell'Europa e rafforzeranno la base industriale e tecnologica di difesa europea (EDTIB).
16.
Considerare prioritario un approccio collaborativo europeo al fine di colmare le carenze di capacità individuate a livello nazionale e, in linea di principio, applicare un approccio esclusivamente nazionale soltanto se sia già stato effettuato un siffatto esame.
17.
Partecipare ad almeno un progetto nell'ambito della PESCO che sviluppi o fornisca le capacità individuate in quanto strategicamente rilevanti da parte degli Stati membri.
«e)
partecipare, se del caso, allo sviluppo di programmi comuni o europei di equipaggiamenti di vasta portata nel quadro dell'Agenzia europea per la difesa.»
18.
Impegnarsi a utilizzare l'AED come forum europeo per lo sviluppo congiunto di capacità e considerare l'OCCAR come il programma di collaborazione preferito per la gestione dell'organizzazione.
19.
Garantire che tutti i progetti in materia di capacità guidati dagli Stati membri partecipanti rendano l'industria europea della difesa più competitiva attraverso un'adeguata politica industriale che eviti inutili sovrapposizioni.
20.
Garantire che i programmi di cooperazione - che devono andare a beneficio soltanto di entità che dimostrano di fornire valore aggiunto sul territorio dell'UE - e le strategie di acquisizione che gli Stati membri partecipanti adottano avranno effetti positivi sull'EDTIB.
ALLEGATO III – GOVERNANCE
1. Gli Stati membri partecipanti rimangono al centro del processo decisionale, in coordinamento con l'alto rappresentante
La PESCO è un quadro guidato dagli Stati membri partecipanti e rimane principalmente di loro competenza. È garantita la trasparenza per gli Stati membri dell'UE non partecipanti.
Per garantire un adeguato coordinamento della PESCO con la totalità della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), di cui è parte integrante, l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sarà pienamente coinvolto nei lavori relativi alla PESCO. L'alto rappresentante sarà responsabile della gestione della valutazione annuale richiesta dal Consiglio europeo e illustrata nella sezione 4 in appresso. Il SEAE, compreso lo Stato maggiore dell'UE (EUMS), e l'AED assicureranno le funzioni di segretariato della PESCO in stretto coordinamento con il segretario generale aggiunto per la PSDC e la risposta alle crisi del servizio europeo per l'azione esterna (SEAE).
In conformità del protocollo n. 10, articolo 3, del TUE e della decisione del Consiglio che istituisce l'Agenzia europea per la difesa, l'AED supporterà l'alto rappresentante per quanto riguarda gli aspetti di sviluppo della capacità della PESCO. Il SEAE assisterà l'alto rappresentante, in particolare per gli aspetti operativi della PESCO, anche tramite lo Stato maggiore dell'UE e altre strutture della PSDC.
Si noti che, in conformità dell'articolo 41, paragrafo 1, del TUE, le «spese amministrative che le istituzioni sostengono per l'attuazione del presente capo sono a carico del bilancio dell'Unione».
2. La governance consiste di due livelli di governance con un livello generale responsabile di mantenere la coerenza e l'ambizione della PESCO, integrato da procedure di governance specifiche per i progetti PESCO.
2.1. Il livello generale è responsabile della coerenza e dell'attuazione credibile della PESCO.
Si baserà sulle strutture esistenti. È possibile che ministri degli esteri e della difesa dell'UE, quando si riuniscono in una sessione congiunta del Consiglio «Affari esteri» (Difesa) (solitamente due volte all'anno), si occupino di questioni relative alla PESCO. Quando il Consiglio si riunisce per trattare questioni relative alla PESCO, i diritti di voto sono riservati ai rappresentanti degli Stati membri partecipanti. In tale occasione gli Stati membri partecipanti possono adottare nuovi progetti all'unanimità (in conformità dell'articolo 46, paragrafo 6, del TUE), ricevere valutazioni degli sforzi compiuti dagli Stati membri partecipanti, in particolare quelli di cui alla sezione 3 del presente allegato, e confermare la partecipazione di un altro Stato membro a maggioranza qualificata previa consultazione dell'alto rappresentante, conformemente all'articolo 46, paragrafo 3, del TUE.
In ultima istanza il Consiglio può sospendere la partecipazione di uno Stato membro che non soddisfa più i criteri, dopo che gli sia stato fornito preventivamente un calendario chiaramente definito delle misure di consultazione e reazione individuali, o che non è più in grado o non ha più intenzione di soddisfare gli impegni e gli obblighi della PESCO in conformità dell'articolo 46, paragrafo 4, del TUE.
I pertinenti organi preparatori del Consiglio esistenti si riuniranno nel formato «PESCO», cioè con tutti gli Stati membri dell'UE presenti, ma con una disposizione per cui soltanto gli Stati membri partecipanti hanno diritti di voto al Consiglio. Le riunioni del CPS (PESCO) possono essere convocate per trattare questioni di interesse comune tra gli Stati membri partecipanti, per pianificare e discutere progetti, o per discutere nuove adesioni alla PESCO. I suoi lavori saranno sostenuti dalle riunioni del Gruppo politico-militare (PMG) in formato «PESCO». Anche il comitato militare dell'UE (PESCO) sarà convocato e sarà segnatamente richiesta la sua consulenza in materia militare. Inoltre possono svolgersi riunioni informali con i soli Stati membri partecipanti.
2.2. La governance dei progetti
2.2.1. L'esame dei progetti PESCO si baserà sulla valutazione da parte dell'alto rappresentante, sostenuto dal SEAE, incluso l'EUMS, e dall'AED; la selezione dei progetti richiederà una decisione del Consiglio
Gli Stati membri partecipanti sono liberi di presentare qualsiasi progetto ritengano utile ai fini della PESCO. Manifesteranno la loro intenzione al fine di ottenere sostegno e presentare collettivamente progetti al segretariato della PESCO, e li condivideranno simultaneamente con tutti gli Stati membri partecipanti.
I progetti dovrebbero contribuire all'adempimento degli impegni di cui all'allegato II della notifica, molti dei quali richiedono lo sviluppo, o la fornitura, di capacità individuate dagli Stati membri come strategicamente rilevanti e con un valore aggiunto dell'UE stabilito di comune accordo, e che richiedono la prestazione di un sostegno sostanziale, nei limiti dei mezzi e delle capacità, alle operazioni (EUFOR) e missioni (ad es. missioni di formazione dell'UE) in ambito PSDC, in conformità dell'articolo 42, paragrafo 6, del TUE.
Per garantire la coerenza e la concordanza dei vari progetti PESCO proponiamo un numero limitato di progetti incentrati specificatamente su missioni e operazioni in linea con il livello di ambizione dell'UE. Altri progetti sosterrebbero tali progetti svolgendo un ruolo di facilitazione e promozione. I progetti dovrebbero essere raggruppati di conseguenza.
Il segretariato della PESCO coordinerà la valutazione delle proposte di progetti. Riguardo ai progetti di sviluppo delle capacità l'AED farà in modo che non vi siano duplicazioni rispetto alle iniziative esistenti anche in altri contesti istituzionali. Per i progetti incentrati su operazioni e missioni, l'EUMS valuterà la conformità alle esigenze operative dell'UE e dei suoi Stati membri e il contributo ad esse. Su tale base l'alto rappresentante fornirà una raccomandazione nella quale individua le proposte di progetti più ambiziose, che contribuiscono al livello di ambizione dell'UE e sono più adatte a promuovere l'autonomia strategica dell'Europa. Il portafoglio di progetti riflette un opportuno equilibrio tra i progetti più pertinenti al settore dello sviluppo di capacità e quelli che rientrano maggiormente nel settore delle operazioni e missioni.
La raccomandazione dell'alto rappresentante fornirà contributi per aiutare il Consiglio a prendere decisioni sull'elenco dei progetti PESCO nell'ambito del quadro PESCO a seguito della consulenza militare da parte dell'EUMC (PESCO) e tramite il CPS (PESCO). Il Consiglio decide all'unanimità, costituita dai voti dei rappresentanti degli Stati membri partecipanti, in conformità dell'articolo 46, paragrafo 6, del TUE.
Gli Stati membri dell'UE non partecipanti possono sempre indicare la loro intenzione di partecipare ai progetti sottoscrivendo gli impegni e aderendo alla PESCO.
In via eccezionale i partecipanti a un progetto possono invitare paesi terzi, conformemente alle disposizioni generali che saranno decise al momento opportuno dal Consiglio in conformità dell'articolo 46, paragrafo 6, del TUE. I paesi terzi dovrebbero fornire un valore aggiunto sostanziale al progetto, contribuire a potenziare la PESCO e la PSDC e rispettare impegni più rigorosi. Ciò non implica la concessione a tali paesi terzi di poteri decisionali nella governance della PESCO. Inoltre il Consiglio nel formato «PESCO» deciderà se le condizioni definite nelle disposizioni generali sono soddisfatte da ciascun paese terzo invitato dai rispettivi partecipanti al progetto.
2.2.2. La governance dei progetti spetta in primo luogo agli Stati membri partecipanti
Quando il Consiglio prende una decisione sull'elenco dei progetti PESCO, deve essere allegato un elenco degli Stati membri partecipanti associati a un progetto. Gli Stati membri che partecipano a un progetto avranno preventivamente presentato il progetto su base collettiva.
Gli Stati membri partecipanti associati a un progetto concorderanno tra loro, all'unanimità, le modalità e l'ambito della loro cooperazione, compreso il contributo necessario per aderire al progetto. Stabiliranno le norme in materia di governance del progetto e decideranno sull'ammissione di altri Stati membri partecipanti durante il ciclo del progetto, con lo status di partecipanti o di osservatori. Occorre tuttavia mettere a punto una serie comune di norme in materia di governance che potrà essere adattata nell'ambito dei singoli progetti. Ciò garantirebbe una forma di normalizzazione della governance in tutti i progetti e faciliterebbe il loro avvio. Soprattutto per i progetti in materia di sviluppo delle capacità, la gestione del progetto (specifiche, strategia di acquisizione, scelta dell'agenzia esecutiva, selezione delle imprese industriali, ecc.) rimarrà responsabilità esclusiva degli Stati membri partecipanti associati al progetto.
Se del caso, gli Stati membri partecipanti informano gli Stati membri non partecipanti riguardo ai progetti.
3. Un preciso approccio graduale con obiettivi realistici e vincolanti per ciascuna fase
Gli impegni assunti dagli Stati membri partecipanti saranno realizzati tramite sforzi nazionali e progetti concreti.
Un approccio graduale realistico è essenziale per salvaguardare la partecipazione degli Stati membri che sono in prima linea nella PESCO e di conseguenza i principi di ambizione e inclusività. Gli Stati membri partecipanti si adopereranno per realizzare tutti i loro impegni non appena la PESCO sarà avviata ufficialmente, ma taluni impegni possono essere realizzati prima di altri. A tal fine gli Stati membri partecipanti devono concordare un approccio graduale.
Le fasi terranno conto di altri punti del programma esistenti (come l'attuazione del piano d'azione europeo in materia di difesa, l'avvio del prossimo quadro finanziario pluriennale nel 2021 e gli impegni già assunti dagli Stati membri in altri contesti). Due fasi distinte (2018-2021 e 2021-2025) consentiranno la programmazione degli impegni. Dopo il 2025 si svolgerà un processo di revisione. A tal fine gli Stati membri partecipanti valuteranno la realizzazione di tutti gli impegni della PESCO e decideranno i nuovi impegni, per intraprendere una nuova fase verso l'integrazione europea nel settore della sicurezza e della difesa.
4. La governance della PESCO richiede un meccanismo di valutazione ben concepito ed ambizioso basato sui piani nazionali di attuazione
Tutti gli Stati membri partecipanti sono garanti e l'alto rappresentante riferirà sulla realizzazione degli impegni, in linea con il principio di regolare valutazione di cui al protocollo 10 (articolo 3). La natura vincolante e la credibilità degli impegni convenuti saranno garantite mediante un meccanismo di valutazione a due livelli:
4.1. Il «piano nazionale di attuazione»
Per dimostrare la capacità e la volontà di ciascuno Stato membro partecipante di realizzare gli impegni convenuti, essi si impegnano a presentare, prima dell'adozione della decisione del Consiglio che istituisce la PESCO, un piano nazionale di attuazione che illustra la loro capacità di realizzare gli impegni vincolanti. Per trasparenza, l'accesso a tali piani di attuazione sarà concesso a tutti gli Stati membri partecipanti.
La valutazione del grado di preparazione degli Stati membri partecipanti ai fini della realizzazione degli impegni convenuti sarà svolta annualmente sulla base dei piani nazionali di attuazione, attraverso il segretariato della PESCO sotto l'autorità dell'alto rappresentante (con il sostegno dell'AED per quanto riguarda gli investimenti nel settore della difesa e lo sviluppo di capacità, e del SEAE, compreso l'EUMS, per quanto riguarda gli aspetti operativi). Sotto la responsabilità del Consiglio, la suddetta valutazione è inviata al CPS (PESCO) nonché all'EUMC (PESCO) per la relativa consulenza.
I valutatori si concentreranno sulla credibilità degli impegni della PESCO esaminando i piani nazionali di attuazione degli Stati membri, le disposizioni concrete e i contributi ai progetti.
Dopo l'avvio della PESCO, gli Stati membri partecipanti aggiorneranno come opportuno i rispettivi piani nazionali di attuazione sulla base del requisito di approccio graduale.
All'inizio di ogni fase, gli impegni saranno dettagliati tramite obiettivi più precisi fissati tra gli Stati partecipanti al fine di facilitare il processo di valutazione.
4.2. Una revisione annuale e una revisione strategica al termine di ciascuna fase
Almeno una volta all'anno il Consiglio congiunto «Affari esteri» (Difesa) riceverà una relazione dall'alto rappresentante, basata sui contributi dell'AED (in conformità dell'articolo 3 del protocollo 10) e del SEAE, incluso l'EUMS. Detta relazione illustrerà nel dettaglio lo stato di attuazione della PESCO, compreso il rispetto degli impegni di ogni Stato membro partecipante, coerentemente con i rispettivi piani nazionali di attuazione. La suddetta relazione, a seguito di una consulenza da parte dell'EUMC, servirà da base per le raccomandazioni e decisioni del Consiglio adottate in conformità dell'articolo 46 del TUE.
Al termine di ciascuna fase (2021 e 2025) sarà condotta un revisione strategica per valutare il rispetto degli impegni la cui realizzazione era prevista durante la fase appena conclusa, decidere sull'avvio della fase successiva e aggiornare, se necessario, gli impegni per tale fase.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (PESC) 2017/2315 DEL CONSIGLIO
dell'11 dicembre 2017
che istituisce la cooperazione strutturata permanente (PESCO) e fissa l'elenco degli Stati membri partecipanfti
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 46, paragrafo 2,
visto il protocollo n. 10 sulla cooperazione strutturata permanente istituita dall'articolo 42 del trattato sull'Unione europea allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
vista la proposta della Repubblica federale di Germania, del Regno di Spagna, della Repubblica francese e della Repubblica italiana,
visto il parere dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (alto rappresentante),
considerando quanto segue:
(1)
L'articolo 42, paragrafo 6, del trattato sull'Unione europea (TUE)prevede che gli Stati membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari e che hanno sottoscritto impegni più vincolanti in materia ai fini delle missioni più impegnative instaurino una cooperazione strutturata permanente (PESCO) nell'ambito dell'Unione.
(2)
Il 13 novembre 2017 ventitré Stati membri e il 7 dicembre altri due Stati membri hanno congiuntamente notificato al Consiglio e all'alto rappresentante, conformemente all'articolo 46, paragrafo 1, TUE, la loro intenzione di partecipare tutti alla PESCO dal momento che soddisfano i requisiti summenzionati e hanno sottoscritto reciprocamente gli impegni più vincolanti in tale ambito riportati nell'allegato della presente decisione e sulla base di tutti gli altri elementi della notifica, inclusi il preambolo e i principi guida della PESCO di cui all'allegato I della notifica, a cui restano interamente vincolati, e rammentando inoltre l'articolo 42 TUE, compreso l'articolo 42, paragrafo 7 (1).
(3)
Gli impegni più vincolanti riportati nell'allegato della presente decisione sono coerenti con il conseguimento degli obiettivi fissati all'articolo 1 del protocollo n. 10 allegato ai trattati e con gli impegni di cui all'articolo 2 di tale protocollo.
(4)
La decisione degli Stati membri di partecipare alla PESCO è volontaria e di per sé non pregiudica la sovranità nazionale o il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri. I contributi degli Stati membri partecipanti per assolvere gli impegni più vincolanti nel quadro della PESCO saranno apportati in conformità con le loro disposizioni costituzionali applicabili.
(5)
Tra gli impegni vincolanti nel quadro della PESCO figura l'aumento dei progetti congiunti e collaborativi di sviluppo delle capacità di difesa. Tali progetti possono essere sostenuti da contributi provenienti dal bilancio dell'Unione nel rispetto dei trattati e conformemente ai pertinenti strumenti e programmi dell'Unione.
(6)
Gli Stati membri partecipanti hanno precisato, nei rispettivi piani nazionali di attuazione, la loro capacità di adempiere gli impegni più vincolanti che hanno sottoscritto.
(7)
Essendo state soddisfatte le condizioni necessarie, è opportuno quindi che il Consiglio adotti la decisione che istituisce la PESCO.
(8)
Ogni altro Stato membro che, in una fase successiva, desideri partecipare alla PESCO può notificare la sua intenzione al Consiglio e all'alto rappresentante conformemente all'articolo 46, paragrafo 3, TUE.
(9)
L'alto rappresentante sarà pienamente associato ai lavori concernenti la PESCO.
(10)
Vi dovrebbe essere coerenza tra le azioni intraprese nel quadro della PESCO, le altre azioni PESC e le altre politiche dell'Unione. Il Consiglio e, entro i limiti delle rispettive competenze, l'AR e la Commissione dovrebbero cooperare al fine di massimizzare le sinergie laddove opportuno.
(11)
A norma dell'articolo 5 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca allegato al TUE e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la Danimarca non partecipa all'elaborazione e all'attuazione di decisioni e azioni dell'Unione che hanno implicazioni nel settore della difesa. La Danimarca non è pertanto vincolata dalla presente decisione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Istituzione della cooperazione strutturata permanente
È istituita la cooperazione strutturata permanente (PESCO) nell'ambito dell'Unione tra gli Stati membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari ai sensi dell'articolo 1 del protocollo n. 10 e che hanno sottoscritto impegni più vincolanti in materia, ai sensi dell'articolo 2 del detto protocollo, ai fini delle missioni più impegnative e al fine di contribuire al raggiungimento del livello di ambizione dell'Unione.
Articolo 2
Stati membri partecipanti
Gli Stati membri che partecipano alla PESCO sono i seguenti:
—
Belgio,
—
Bulgaria,
—
Repubblica ceca,
—
Germania,
—
Estonia,
—
Irlanda,
—
Grecia,
—
Spagna,
—
Francia,
—
Croazia,
—
Italia,
—
Cipro,
—
Lettonia,
—
Lituania,
—
Lussemburgo,
—
Ungheria,
—
Paesi Bassi,
—
Austria,
—
Polonia,
—
Portogallo,
—
Romania,
—
Slovenia,
—
Slovacchia,
—
Finlandia,
—
Svezia.
Articolo 3
Impegni più vincolanti in conformità del protocollo n. 10
1. Al fine di conseguire gli obiettivi fissati all'articolo 1 del protocollo n. 10 e gli impegni di cui all'articolo 2 di tale protocollo, gli Stati membri partecipanti forniscono contributi per la realizzazione degli impegni più vincolanti che hanno sottoscritto, quali figurano nell'allegato.
2. A tal fine, gli Stati membri partecipanti rivedono e, ove opportuno, aggiornano annualmente i piani nazionali di attuazione in cui devono illustrare le modalità con cui realizzeranno gli impegni più vincolanti, specificando come conseguiranno gli obiettivi più specifici da stabilire per ogni fase. I piani nazionali di attuazione aggiornati sono comunicati ogni anno al servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e all'Agenzia europea per la difesa (AED) e sono messi a disposizione di tutti gli Stati membri partecipanti.
Articolo 4
Governanza della PESCO
1. La governanza della PESCO è organizzata:
—
al livello del Consiglio, e
—
nel quadro dei progetti attuati da gruppi degli Stati membri partecipanti che hanno convenuto di realizzare tali progetti.
2. Conformemente all'articolo 46, paragrafo 6, del TUE, il Consiglio adotta decisioni e raccomandazioni:
a)
che forniscono orientamenti e indirizzi strategici per la PESCO;
b)
che stabiliscono le tappe per la realizzazione degli impegni più vincolanti di cui all'allegato nel corso delle due fasi iniziali consecutive (anni 2018-2020 e 2021-2025) e definiscono all'inizio di ogni fase obiettivi più precisi per la realizzazione degli impegni più vincolanti di cui all'allegato;
c)
che aggiornano e, ove necessario, rafforzano gli impegni più vincolanti di cui all'allegato alla luce dei risultati conseguiti mediante la PESCO al fine di tenere conto dell'evolversi del contesto di sicurezza dell'Unione. In particolare, le decisioni summenzionate sono adottate al termine delle fasi di cui al paragrafo 2, lettera b), sulla base di un processo di revisione strategica che valuta la realizzazione degli impegni relativi alla PESCO;
d)
che valutano i contributi degli Stati membri partecipanti alla realizzazione degli impegni concordati, in base al meccanismo descritto all'articolo 6;
e)
che fissano l'elenco dei progetti da sviluppare nell'ambito della PESCO, tenendo conto sia del sostegno allo sviluppo di capacità sia della fornitura di un sostegno sostanziale, nei limiti dei mezzi e delle capacità, alle operazioni e missioni della politica di sicurezza e di difesa comune;
f)
che stabiliscono un insieme di regole di governanza per i progetti, che gli Stati membri partecipanti a un singolo progetto possano adattare nella misura necessaria al progetto stesso;
g)
che stabiliscono, al momento opportuno, conformemente all'articolo 9, paragrafo 1, le condizioni generali in base alle quali gli Stati terzi possono essere invitati in via eccezionale a partecipare a singoli progetti, e che decidono, conformemente all'articolo 9, paragrafo 2, se un determinato Stato terzo soddisfi tali condizioni; e
h)
che forniscono le altre misure necessarie per proseguire l'attuazione della presente decisione.
Articolo 5
Progetti della PESCO
1. A seguito di proposte presentate dagli Stati membri partecipanti che intendono partecipare a un singolo progetto, l'alto rappresentante può formulare una raccomandazione relativa all'individuazione e alla valutazione dei progetti della PESCO, sulla base delle valutazioni fornite conformemente all'articolo 7, per l'adozione di decisioni e raccomandazioni del Consiglio ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 2, lettera e), previa consulenza in materia militare del comitato militare dell'Unione europea (Military Committee of the European Union – EUMC).
2. Gli Stati membri partecipanti che intendono proporre un singolo progetto informano gli altri Stati membri partecipanti in tempo utile prima della presentazione della proposta, al fine di ottenere sostegno e dare loro l'opportunità di unirsi alla presentazione della proposta su base collettiva.
I membri del progetto sono gli Stati membri partecipanti che hanno presentato la proposta. L'elenco dei membri di ogni singolo progetto è accluso alla decisione del Consiglio di cui all'articolo 4, paragrafo 2, lettera e).
Gli Stati membri partecipanti che partecipano a un progetto possono concordare di accettare altri Stati membri partecipanti che in un momento successivo desiderino partecipare al progetto.
3. Gli Stati membri partecipanti che partecipano a un progetto si accordano sulle modalità e sulla portata della loro cooperazione nonché sulla gestione di tale progetto. Se del caso, gli Stati membri partecipanti che partecipano a un progetto informano periodicamente il Consiglio sullo sviluppo di tale progetto.
Articolo 6
Modalità relative alla vigilanza, alla valutazione e alla presentazione di relazioni
1. Il Consiglio, nel quadro dell'articolo 46, paragrafo 6, TUE, garantisce l'unità, la coerenza e l'efficacia della PESCO. Anche l'alto rappresentante contribuisce a tali obiettivi.
2. L'alto rappresentante è pienamente associato ai lavori nel quadro della PESCO, in conformità del protocollo n. 10.
3. L'alto rappresentante presenta al Consiglio una relazione annuale sulla PESCO. Tale relazione si basa sui contributi dell'AED, in conformità dell'articolo 7, paragrafo 3, lettera a), e del SEAE in conformità dell'articolo 7, paragrafo 2, lettera a). La relazione dell'alto rappresentante descrive lo stato di attuazione della PESCO, compresa la realizzazione degli impegni di ogni Stato membro partecipante, in conformità del suo piano nazionale di attuazione.
L'EUMC fornisce al comitato politico e di sicurezza consulenza e raccomandazioni in materia militare in merito al processo di valutazione annuale della PESCO.
Sulla base della relazione annuale sulla PESCO presentata dall'alto rappresentante, il Consiglio verifica con cadenza annuale se gli Stati membri partecipanti continuino ad assolvere gli impegni più vincolanti di cui all'articolo 3.
4. Ogni decisione circa la sospensione della partecipazione di uno Stato membro è adottata in conformità dell'articolo 46, paragrafo 4, TUE solo dopo che lo Stato membro abbia ricevuto un calendario chiaramente definito delle misure di consultazione e reazione individuali.
Articolo 7
Sostegno del SEAE e dell'AED
1. Sotto la responsabilità dell'alto rappresentante, anche in qualità di capo dell'AED, il SEAE, compreso lo Stato maggiore dell'UE (EUMS), e l'AED forniscono congiuntamente le funzioni di segretariato necessarie alla PESCO che esulano dal livello del Consiglio e, a tal proposito, un punto di contatto unico.
2. Il SEAE, compreso l'EUMS, sostiene il funzionamento della PESCO, in particolare:
a)
contribuendo alla valutazione dell'alto rappresentante, nella sua relazione annuale sulla PESCO, dei contributi degli Stati membri partecipanti per quanto concerne gli aspetti operativi, conformemente all'articolo 6;
b)
coordinando la valutazione delle proposte di progetto previste all'articolo 5, in particolare nell'ambito della disponibilità, dell'interoperabilità, della flessibilità e della schierabilità delle forze. In particolare, il SEAE, compreso l'EUMS, valuta la conformità dei progetti proposti alle esigenze operative e il loro contributo ad esse.
3. L'AED sostiene la PESCO in particolare:
a)
contribuendo alla valutazione dell'alto rappresentante, nella sua relazione annuale sulla PESCO, dei contributi degli Stati membri partecipanti, conformemente all'articolo 6, per quanto concerne le capacità, in particolare i contributi apportati conformemente agli impegni più vincolanti di cui all'articolo 3;
b)
agevolando progetti di sviluppo delle capacità, in particolare coordinando la valutazione delle proposte di progetto previste all'articolo 5, specialmente nell'ambito dello sviluppo delle capacità. In particolare l'AED aiuta gli Stati membri a garantire che non vi siano inutili duplicazioni rispetto alle iniziative esistenti anche in altri contesti istituzionali.
Articolo 8
Finanziamento
1. Le spese amministrative delle istituzioni dell'Unione e del SEAE derivanti dall'attuazione della presente decisione sono a carico del bilancio dell'Unione. Le spese amministrative dell'AED sono soggette alle pertinenti norme di finanziamento dell'AED conformemente alla decisione (PESC) 2015/1835 del Consiglio (2).
2. Le spese operative derivanti da progetti intrapresi nel quadro della PESCO sono sostenute principalmente dagli Stati membri partecipanti che partecipano a un singolo progetto. Tali progetti possono ricevere contributi provenienti dal bilancio generale dell'Unione, nel rispetto dei trattati e conformemente ai pertinenti strumenti dell'Unione.
Articolo 9
Partecipazione di Stati terzi a singoli progetti
1. Le condizioni generali per la partecipazione di Stati terzi a singoli progetti sono specificate in una decisione del Consiglio adottata in conformità dell'articolo 4, paragrafo 2, in cui può essere incluso un modello di accordi amministrativi con gli Stati terzi.
2. Qualora gli Stati membri partecipanti che partecipano a un progetto desiderino invitare uno Stato terzo a parteciparvi, il Consiglio decide conformemente all'articolo 46, paragrafo 6, TUE se tale Stato terzo soddisfi i requisiti definiti nella decisione di cui al paragrafo 1.
3. A seguito di una decisione positiva di cui al paragrafo 2, gli Stati membri partecipanti che partecipano a un progetto possono concludere accordi amministrativi con lo Stato terzo interessato ai fini della sua partecipazione al progetto. Tali accordi rispettano le procedure e l'autonomia decisionale dell'Unione.
Articolo 10
Norme di sicurezza
Nel contesto della PESCO si applicano le disposizioni della decisione 2013/488/UE del Consiglio (3).
Articolo 11
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il giorno dell'adozione.
Fatto a Bruxelles, l'11 dicembre 2017
Per il Consiglio
Il presidente
F. MOGHERINI
(1) La notifica è pubblicata unitamente alla presente decisione (cfr. pagina 65 della presente Gazzetta ufficiale).
(2) Decisione (PESC) 2015/1835 del Consiglio, del 12 ottobre 2015, che fissa lo statuto, la sede e le modalità di funzionamento dell'Agenzia europea per la difesa (GU L 266 del 13.10.2015, pag. 55).
(3) Decisione 2013/488/UE del Consiglio, del 23 settembre 2013, sulle norme di sicurezza per la protezione delle informazioni classificate UE (GU L 274 del 15.10.2013, pag. 1).
ALLEGATO
Elenco degli impegni comuni ambiziosi e più vincolanti assunti dagli Stati membri partecipanti nei cinque ambiti di cui al protocollo 10, articolo 2
«a)
cooperare, dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona, al fine di conseguire obiettivi concordati riguardanti il livello delle spese per gli investimenti in materia di equipaggiamenti per la difesa e riesaminare regolarmente tali obiettivi alla luce dell'ambiente di sicurezza e delle responsabilità internazionali dell'Unione.»
Sulla base dei parametri collettivi individuati nel 2007, gli Stati membri partecipanti sottoscrivono i seguenti impegni:
1.
Aumentare periodicamente e in termini reali i bilanci per la difesa al fine di raggiungere gli obiettivi concordati.
2.
Aumentare progressivamente, nel medio termine, le spese di investimento nella difesa portandole al 20 % della spesa complessiva per la difesa (parametro collettivo) al fine di colmare le lacune sul piano delle capacità strategiche attraverso la partecipazione a progetti in materia di capacità di difesa, conformemente al CDP e alla revisione coordinata annuale (Coordinated Annual Review – CARD).
3.
Aumentare i progetti congiunti e «collaborativi» relativi alle capacità strategiche di difesa. Tali progetti congiunti e collaborativi dovrebbero essere sostenuti, secondo necessità, dal Fondo europeo per la difesa.
4.
Aumentare la percentuale di spesa destinata alla ricerca e alla tecnologia nel settore della difesa al fine di avvicinarsi al 2 % della spesa complessiva per la difesa (parametro collettivo).
5.
Istituire un riesame periodico di tali impegni (in vista dell'approvazione del Consiglio).
«b)
ravvicinare, per quanto possibile, i loro strumenti di difesa, in particolare armonizzando l'identificazione dei bisogni militari, mettendo in comune e, se del caso, specializzando mezzi e capacità di difesa, nonché promuovendo la cooperazione nei settori della formazione e della logistica.»
6.
Svolgere un ruolo sostanziale nello sviluppo di capacità all'interno dell'UE, anche nel quadro di CARD, al fine di garantire la disponibilità delle capacità necessarie per raggiungere il livello di ambizione in Europa.
7.
Impegnarsi a sostenere CARD nella maggior misura possibile, riconoscendo il carattere volontario del riesame e i vincoli dei singoli Stati membri partecipanti.
8.
Impegnarsi a favore di un intenso coinvolgimento del futuro Fondo europeo per la difesa in appalti multinazionali con un valore aggiunto dell'UE definito.
9.
Impegnarsi a elaborare requisiti armonizzati per tutti i progetti di sviluppo delle capacità concordati dagli Stati membri partecipanti.
10.
Impegnarsi a valutare la possibilità di un uso congiunto delle capacità esistenti al fine di ottimizzare le risorse disponibili e di migliorarne l'efficacia globale.
11.
Impegnarsi ad aumentare gli sforzi nella cooperazione in materia di ciberdifesa, ad esempio attraverso la condivisione delle informazioni, la formazione e il supporto operativo.
«c)
prendere misure concrete per rafforzare la disponibilità, l'interoperabilità, la flessibilità e la schierabilità delle loro forze, in particolare identificando obiettivi comuni in materia di proiezione delle forze, anche eventualmente riesaminando le loro procedure decisionali nazionali.»
12.
Per quanto riguarda la disponibilità e la schierabilità delle forze, gli Stati membri partecipanti si sono impegnati a:
—
mettere a disposizione formazioni, utilizzabili strategicamente, per realizzare il livello di ambizione dell'UE, oltre al potenziale schieramento di gruppi tattici dell'UE. Tale impegno non riguarda né le forze di pronto intervento, né le forze permanenti, né le forze in attesa,
—
sviluppare uno strumento solido (ad es. una banca dati), accessibile soltanto agli Stati membri partecipanti e ai paesi contributori, che consenta di registrare le capacità disponibili e rapidamente schierabili al fine di agevolare e accelerare il processo di costituzione della forza,
—
puntare a un impegno politico accelerato a livello nazionale, anche eventualmente riesaminando le procedure decisionali nazionali,
—
fornire un sostegno sostanziale, nei limiti dei mezzi e delle capacità, alle operazioni (ad esempio EUFOR) e missioni (ad es. missioni di formazione dell'UE) in ambito PSDC - fornendo personale, materiale, formazione, sostegno alle esercitazioni, infrastrutture o altro - che sono state decise dal Consiglio all'unanimità, fatta salva qualsiasi decisione sui contributi alle operazioni PSDC e fatti salvi eventuali vincoli costituzionali,
—
contribuire in maniera sostanziale ai gruppi tattici dell'UE confermando i contributi in linea di principio con almeno quattro anni di anticipo, prevedendo un periodo di allerta in linea con il concetto di gruppi tattici dell'UE, l'obbligo di effettuare esercitazioni dei gruppi tattici dell'UE per il pacchetto di forze di tali gruppi tattici (nazione quadro) e/o di partecipare a tali esercitazioni (tutti gli Stati membri dell'UE che partecipano ai gruppi tattici dell'UE),
—
semplificare e normalizzare i trasporti militari transfrontalieri in Europa per consentire lo schieramento rapido di personale e materiale militare.
13.
Per quanto riguarda l'interoperabilità delle forze, gli Stati membri partecipanti si sono impegnati a:
—
sviluppare l'interoperabilità delle rispettive forze attraverso:
—
l'impegno a concordare criteri comuni di valutazione e convalida per i pacchetti di forze dei gruppi tattici dell'UE in linea con le norme della NATO, mantenendo al contempo la certificazione nazionale,
—
l'impegno a concordare norme tecniche e operative comuni delle forze, riconoscendo che esse devono garantire l'interoperabilità con la NATO,
—
ottimizzare le strutture multinazionali: gli Stati membri partecipanti potrebbero impegnarsi ad aderire alle principali strutture esistenti e future e a svolgere un ruolo attivo nelle stesse partecipando all'azione esterna europea in campo militare (EUROCORPS, EUROMARFOR, EUROGENDFOR, MCCE/ATARES/SEOS).
14.
Gli Stati membri partecipanti si adopereranno a favore di un approccio ambizioso nei confronti del finanziamento comune delle operazioni e missioni militari in ambito PSDC, al di là di quanto sarà definito come «costi comuni» conformemente alla decisione Athena del Consiglio.
«d)
cooperare per assicurare che essi prendano le misure necessarie per colmare, anche attraverso approcci multinazionali e senza pregiudizio degli impegni che li riguardano in seno all'Organizzazione del trattato del Nord-Atlantico, le lacune constatate nel quadro del “meccanismo di sviluppo delle capacità”.»
15.
Contribuire a superare le carenze di capacità individuate nell'ambito del piano di sviluppo delle capacità (Capability Development Plan – CDP) e di CARD. Tali progetti in materia di capacità aumenteranno l'autonomia strategica dell'Europa e rafforzeranno la base industriale e tecnologica di difesa europea (European Defence Technological and Industrial Base – EDTIB).
16.
Considerare prioritario un approccio collaborativo europeo al fine di colmare le carenze di capacità individuate a livello nazionale e, in linea di principio, applicare un approccio esclusivamente nazionale soltanto se sia già stato effettuato un siffatto esame.
17.
Partecipare ad almeno un progetto nell'ambito della PESCO che sviluppi o fornisca le capacità individuate in quanto strategicamente rilevanti da parte degli Stati membri.
«e)
partecipare, se del caso, allo sviluppo di programmi comuni o europei di equipaggiamenti di vasta portata nel quadro dell'Agenzia europea per la difesa.»
18.
Impegnarsi a utilizzare l'AED come forum europeo per lo sviluppo congiunto di capacità e considerare l'OCCAR come il programma di collaborazione preferito per la gestione dell'organizzazione.
19.
Garantire che tutti i progetti in materia di capacità guidati dagli Stati membri partecipanti rendano l'industria europea della difesa più competitiva attraverso un'adeguata politica industriale che eviti inutili sovrapposizioni.
20.
Garantire che i programmi di cooperazione — che devono andare a beneficio soltanto di entità che dimostrano di fornire valore aggiunto sul territorio dell'UE — e le strategie di acquisizione che gli Stati membri partecipanti adottano avranno effetti positivi sull'EDTIB.
TRADUZIONE
Notifica al consiglio e all'alto rappresentante dell'unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza relativa alla cooperazione strutturata permanente (pesco)
Preambolo
Gli Stati membri partecipanti,
rammentando che l'Unione persegue una politica estera e di sicurezza comune fondata sulla realizzazione «di un livello sempre maggiore di convergenza delle azioni degli Stati membri» (articolo 24, paragrafo 2, del TUE) e che la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) forma parte integrante della politica estera e di sicurezza comune;
considerando che la politica di sicurezza e di difesa comune assicura all'Unione una capacità operativa fondata su mezzi civili e militari e che il rafforzamento della politica di sicurezza e di difesa richiederà sforzi da parte degli Stati membri nel settore delle capacità;
ricordando anche l'impegno dell'Unione europea e dei suoi Stati membri a favore della promozione di un ordine mondiale fondato su regole, avente il multilateralismo come principio fondamentale e, al centro, le Nazioni unite;
rifacendosi all'articolo 42, paragrafo 6, del trattato sull'Unione europea (TUE) che prevede che «gli Stati membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari e che hanno sottoscritto impegni più vincolanti in materia ai fini delle missioni più impegnative instaurano una cooperazione strutturata permanente (PESCO) nell'ambito dell'Unione»;
considerando che la PESCO potrebbe contribuire in maniera significativa a realizzare le ambizioni dell'UE, anche per quanto riguarda le missioni e operazioni più impegnative, e che potrebbe favorire lo sviluppo delle capacità di difesa degli Stati membri attraverso una partecipazione attiva ai progetti multinazionali di approvvigionamento e con entità industriali adeguate, tra cui le piccole e medie imprese, e rafforzare la cooperazione europea sulla difesa, avvalendosi appieno delle disposizioni dei trattati;
tenuto conto degli obiettivi della cooperazione strutturata permanente e degli sforzi compiuti dagli Stati membri per conseguirli, come previsto dal protocollo n. 10 sulla cooperazione strutturata permanente, cui si fa riferimento nell'articolo 46 del TUE;
notando che il Consiglio europeo del 15 dicembre 2016 ha concluso che gli europei sono tenuti ad assumersi una maggiore responsabilità per la loro sicurezza e che, nell'ottica di rafforzare la sicurezza e la difesa dell'Europa in un contesto geopolitico complesso e proteggere più adeguatamente i cittadini, confermando gli impegni precedentemente assunti in questo senso, il Consiglio europeo ha sottolineato la necessità di intensificare gli sforzi, anche destinando sufficienti risorse aggiuntive, tenendo conto al tempo stesso degli impegni giuridici e delle situazioni nazionali e, per gli Stati membri che sono anche membri della NATO, delle linee guida NATO in materia di spese per la difesa;
ricordando ancora che il Consiglio europeo ha inoltre chiesto il rafforzamento della cooperazione per lo sviluppo delle capacità necessarie e l'impegno a rendere disponibili tali capacità, ove necessario, e che ha dichiarato che l'Unione europea e i suoi Stati membri devono poter contribuire in modo decisivo agli sforzi collettivi nonché agire autonomamente, se e quando necessario, e con i partner, quando possibile;
considerando che il Consiglio europeo di giugno 2017 ha indicato che lo sviluppo congiunto di progetti in materia di capacità convenuti di comune accordo dagli Stati membri per colmare le gravi carenze esistenti e sviluppare le tecnologie del futuro è fondamentale al fine di rispettare il livello di ambizione dell'UE approvato dal Consiglio europeo nel dicembre 2016; ha accolto con favore la comunicazione della Commissione relativa a un Fondo europeo per la difesa, costituito da una sezione ricerca e da una sezione capacità; e ha chiesto agli Stati membri di individuare progetti adeguati in materia di capacità per il Fondo europeo per la difesa e per il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa;
ricordando in particolare che il Consiglio europeo ha chiesto all'alto rappresentante di presentare proposte relativamente a elementi e opzioni per una cooperazione strutturata permanente inclusiva, che si basino su un approccio modulare e definiscano eventuali progetti;
rammentando che il Consiglio «Affari generali» del 6 marzo 2017 ha riscontrato la necessità di proseguire i lavori su una cooperazione strutturata permanente che si fondi su un approccio modulare, che dovrebbe essere aperta a tutti gli Stati membri che intendono sottoscrivere i necessari impegni vincolanti e che rispondono ai criteri, ai sensi dell'articolo 42, paragrafo 6, e dell'articolo 46 del trattato, nonché del protocollo n.10;
determinati a conseguire un nuovo livello nella graduale definizione di una politica di difesa comune dell'Unione, come previsto all'articolo 42, paragrafo 2, del TUE, attraverso l'instaurazione di una cooperazione strutturata permanente nel quadro dell'Unione, tenuto conto del carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di tutti gli Stati membri;
rammentando l'obbligo di aiuto ed assistenza reciproci sancito dall'articolo 42, paragrafo 7, del TUE;
ricordando che in linea con l'articolo 42, paragrafo 7, del trattato sull'Unione europea gli impegni e la cooperazione nel settore della politica di sicurezza e di difesa comune «rimangono conformi agli impegni assunti nell'ambito dell'Organizzazione del trattato del Nord-Atlantico che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l'istanza di attuazione della stessa»;
sottolineando che il Consiglio europeo del 22 e 23 giugno 2017 ha concordato sulla necessità di avviare una cooperazione strutturata permanente (PESCO) inclusiva e ambiziosa e, in risposta al mandato del Consiglio europeo, di redigere entro tre mesi «[…] un elenco comune di criteri e impegni vincolanti, in piena conformità dell'articolo 42, paragrafo 6, e dell'articolo 46 del TUE, nonché del protocollo n. 10 del trattato - anche in considerazione delle missioni più impegnative - con un calendario preciso e specifici meccanismi di valutazione, al fine di consentire a quegli Stati membri che sono in condizione di farlo di notificare senza indugio l'intenzione di partecipare»;
CON LA PRESENTE NOTIFICANO al Consiglio e all'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza la loro intenzione di partecipare alla cooperazione strutturata permanente;
CHIEDONO al Consiglio di adottare una decisione che instauri una cooperazione strutturata permanente, in conformità delle pertinenti disposizioni del trattato sull'Unione europea e del protocollo n. 10 ad esso allegato, nonché sulla base dei principi enumerati all'allegato I, agli impegni comuni più vincolanti di cui all'allegato II e alle proposte di governance esposte all'allegato III;
PRESENTERANNO, prima che il Consiglio adotti la decisione che instaura la PESCO, un piano nazionale di attuazione in cui dimostreranno che sono in grado di soddisfare gli impegni più vincolanti che figurano nell'allegato II.
Fatto a Bruxelles, il tredici novembre duemiladiciassette.
*
L'Irlanda ha notificato al Consiglio e all'alto rappresentante in data 7 dicembre 2017 la sua intenzione di partecipare alla PESCO e si è associata alla presente notifica congiunta.
*
La Repubblica portoghese ha notificato al Consiglio e all'alto rappresentante in data 7 dicembre 2017 la sua intenzione di partecipare alla PESCO e si è associata alla presente notifica congiunta.
ALLEGATO I - PRINCIPI DELLA PESCO
La «cooperazione strutturata permanente» è prevista dagli articoli 42 e 46 del trattato sull'Unione europea e dal protocollo n. 10 ad esso allegato. Può essere attivata solo una volta instaurata con una decisione che il Consiglio adotta a maggioranza qualificata, allo scopo di riunire tutti gli Stati membri che lo desiderano nel settore della difesa, che «rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari» e che hanno sottoscritto «impegni più vincolanti ai fini delle missioni» e delle operazioni «più impegnative».
La PESCO è un quadro giuridico europeo ambizioso, vincolante ed inclusivo per gli investimenti nel settore della sicurezza e della difesa del territorio e dei cittadini dell'UE. Essa offre anche a tutti gli Stati membri un contesto politico determinante per il miglioramento dei mezzi militari e delle capacità di difesa rispettivi attraverso iniziative ben coordinate e progetti concreti fondati su impegni più vincolanti. Migliori capacità di difesa degli Stati membri dell'UE gioveranno anche alla NATO poiché rafforzeranno il pilastro europeo all'interno dell'Alleanza e risponderanno alle ripetute richieste di una più sostanziale condivisione degli impegni transatlantici.
La PESCO è un passo fondamentale verso il rafforzamento della politica di difesa comune. Potrebbe essere un elemento che conduce a una difesa comune quando il Consiglio europeo, deliberando all'unanimità, avrà così deciso (vedi l'articolo 42, paragrafo 2, del TUE). A lungo termine, si può ipotizzare che la PESCO porti a un pacchetto di forze coerente che copra tutto lo spettro, e che sarebbe complementare alla NATO, la quale continuerà ad essere la pietra miliare della difesa collettiva dei suoi membri.
Siamo dell'idea che una PESCO inclusiva sia lo strumento più importante per promuovere la sicurezza e la difesa comune in un settore che richiede più coerenza, continuità, coordinamento e collaborazione. Gli sforzi europei a tal fine devono essere uniti, coordinati e significativi nonché fondarsi su orientamenti politici concordati in comune.
La PESCO offre un quadro giuridico affidabile e vincolante entro il contesto istituzionale dell'UE. Gli Stati membri partecipanti rispetteranno gli impegni vincolanti che si sono assunti e confermano che l'instaurazione e l'attuazione della cooperazione strutturata permanente sarà intrapresa nel pieno rispetto delle disposizioni del TUE e dei protocolli ad esso allegati, oltre che delle disposizioni costituzionali degli Stati membri.
La natura vincolante degli impegni della PESCO sarà garantita da una valutazione periodica su base annuale, condotta dall'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e sostenuta, in particolare, dall'Agenzia europea per la difesa (AED) per quanto riguarda gli aspetti di sviluppo di capacità (descritti all'articolo 3 del protocollo 10), e dal SEAE, ivi compreso l'EUMS e altre strutture PSDC, per gli aspetti operativi della PESCO. Attraverso la PESCO l'Unione potrebbe operare a favore di un pacchetto di forze coerente che copra tutto lo spettro dal momento che la PESCO aggiungerebbe un coordinamento e orientamenti dall'alto verso il basso alle strutture e direzioni dello sforzo dal basso verso l'alto, esistenti o future.
La PESCO offrirebbe agli Stati membri l'opportunità di migliorare le capacità di difesa attraverso la partecipazione a iniziative e progetti comuni concreti ben coordinati, facendo possibilmente tesoro dei raggruppamenti regionali esistenti. La partecipazione alla PESCO è volontaria e non pregiudica la sovranità nazionale.
Una PESCO inclusiva rappresenta un segnale politico forte per i nostri cittadini e il mondo in generale: i governi degli Stati membri dell'UE prendono sul serio la sicurezza e la difesa comuni e le fanno progredire. Per i cittadini dell'UE significa maggior sicurezza e una testimonianza chiara della volontà di tutti gli Stati membri di promuovere la sicurezza e la difesa comuni per conseguire gli obiettivi fissati nella strategia globale dell'UE.
La PESCO sarà orientata ai risultati e dovrebbe consentire progressi tangibili quanto al livello delle spese per gli investimenti in equipaggiamenti per la difesa, obiettivi collaborativi di sviluppo delle capacità e la disponibilità di capacità di difesa schierabili per le missioni e le operazioni combinate, nel rispetto del principio della riserva unica di forze. Il motore principale dello sviluppo di capacità nell'ambito della PESCO sarà la colmatura delle carenze in termini di capacità connesse al livello di ambizione dell'UE e agli obiettivi e priorità della politica comune di sicurezza e di difesa.
La natura «inclusiva» e «modulare» della PESCO, illustrata dal Consiglio europeo nel dicembre 2016, non deve condurre a un livellamento verso il basso della cooperazione. L'obiettivo di una PESCO «ambiziosa» sottolinea la necessità che tutti gli Stati membri partecipanti alla PESCO si adeguino a un elenco comune di obiettivi e impegni. Come ricordato dal Consiglio europeo di giugno 2017, la PESCO è «inclusiva e ambiziosa».
Il seguente elenco di impegni deve contribuire a far raggiungere il livello di ambizione dell'UE definito nelle conclusioni del Consiglio del 14 novembre 2016, avallate dal Consiglio europeo del dicembre 2016, e in tal modo rafforzare l'autonomia strategica sia degli europei che dell'UE.
ALLEGATO II - ELENCO DI IMPEGNI COMUNI AMBIZIOSI E PIÙ VINCOLANTI NEI CINQUE SETTORI ELENCATI ALL'ARTICOLO 2 DEL PROTOCOLLO N. 10
«a)
cooperare, dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona, al fine di conseguire obiettivi concordati riguardanti il livello delle spese per gli investimenti in materia di equipaggiamenti per la difesa, e riesaminare regolarmente tali obiettivi alla luce dell'ambiente di sicurezza e delle responsabilità internazionali dell'Unione.»
Sulla base dei parametri collettivi individuati nel 2007, gli Stati membri partecipanti sottoscrivono i seguenti impegni:
1.
Aumentare periodicamente e in termini reali i bilanci per la difesa al fine di raggiungere gli obiettivi concordati.
2.
Aumentare progressivamente, nel medio termine, le spese per gli investimenti nella difesa portandole al 20 % della spesa complessiva per la difesa (parametro collettivo) al fine di colmare le lacune sul piano delle capacità strategiche attraverso la partecipazione a progetti in materia di capacità di difesa, conformemente al CDP e alla revisione coordinata annuale (CARD).
3.
Aumentare i progetti congiunti e «collaborativi» relativi alle capacità strategiche di difesa. Tali progetti congiunti e collaborativi dovrebbero essere sostenuti, secondo necessità, dal Fondo europeo per la difesa.
4.
Aumentare la percentuale di spesa destinata alla ricerca e alla tecnologia nel settore della difesa al fine di avvicinarsi al 2 % della spesa complessiva per la difesa (parametro collettivo).
5.
Istituire un riesame periodico di tali impegni (in vista dell'approvazione del Consiglio).
«b)
ravvicinare, per quanto possibile, i loro strumenti di difesa, in particolare armonizzando l'identificazione dei bisogni militari, mettendo in comune e, se del caso, specializzando i loro mezzi e capacità di difesa, nonché promuovendo la cooperazione nei settori della formazione e della logistica.»
6.
Svolgere un ruolo sostanziale nello sviluppo di capacità all'interno dell'UE, anche nel quadro di CARD, al fine di garantire la disponibilità delle capacità necessarie per raggiungere il livello di ambizione in Europa.
7.
Impegnarsi a sostenere CARD nella maggior misura possibile, riconoscendo il carattere volontario del riesame e i vincoli dei singoli Stati membri partecipanti.
8.
Impegnarsi a favore di un intenso coinvolgimento del futuro Fondo europeo per la difesa in appalti multinazionali con un chiaro valore aggiunto dell'UE.
9.
Impegnarsi a elaborare requisiti armonizzati per tutti i progetti di sviluppo delle capacità concordati dagli Stati membri partecipanti.
10.
Impegnarsi a valutare la possibilità di un uso congiunto delle capacità esistenti al fine di ottimizzare le risorse disponibili e di migliorarne l'efficacia globale.
11.
Impegnarsi ad aumentare gli sforzi nella cooperazione in materia di ciberdifesa, ad esempio attraverso la condivisione delle informazioni, la formazione e il supporto operativo.
«c)
prendere misure concrete per rafforzare la disponibilità, l'interoperabilità, la flessibilità e la schierabilità delle loro forze, in particolare identificando obiettivi comuni in materia di proiezione delle forze, anche eventualmente riesaminando le loro procedure decisionali nazionali.»
12.
Per quanto riguarda la disponibilità e la schierabilità delle forze, gli Stati membri partecipanti si sono impegnati a:
—
Mettere a disposizione formazioni, utilizzabili strategicamente, per realizzare il livello di ambizione dell'UE, oltre al potenziale schieramento di gruppi tattici dell'UE. Tale impegno non riguarda né le forze di pronto intervento, né le forze permanenti, né le forze in attesa.
—
Sviluppare uno strumento solido (ad es. una banca dati), accessibile soltanto agli Stati membri partecipanti e ai paesi contributori, che consenta di registrare le capacità disponibili e rapidamente schierabili al fine di agevolare e accelerare il processo di costituzione della forza.
—
Puntare a un impegno politico accelerato a livello nazionale, anche eventualmente riesaminando le procedure decisionali nazionali.
—
Fornire un sostegno sostanziale, nei limiti dei mezzi e delle capacità, alle operazioni (ad esempio EUFOR) e missioni (ad es. missioni di formazione dell'UE) in ambito PSDC - fornendo personale, materiale, formazione, sostegno alle esercitazioni, infrastrutture o altro - che sono state decise dal Consiglio all'unanimità, fatta salva qualsiasi decisione sui contributi alle operazioni PSDC e fatti salvi eventuali vincoli costituzionali.
—
Contribuire in maniera sostanziale ai gruppi tattici dell'UE confermando i contributi in linea di principio con almeno quattro anni di anticipo, prevedendo un periodo di allerta in linea con il concetto di gruppi tattici dell'UE, l'obbligo di effettuare esercitazioni dei gruppi tattici dell'UE per il pacchetto di forze di tali gruppi tattici (nazione quadro) e/o di partecipare a tali esercitazioni (tutti gli Stati membri dell'UE che partecipano ai gruppi tattici dell'UE).
—
Semplificare e normalizzare i trasporti militari transfrontalieri in Europa per consentire lo schieramento rapido di personale e materiale militare.
13.
Per quanto riguarda l'interoperabilità delle forze, gli Stati membri partecipanti si sono impegnati a:
—
Sviluppare l'interoperabilità delle rispettive forze attraverso:
—
l'impegno a concordare criteri comuni di valutazione e convalida per i pacchetti di forze dei gruppi tattici dell'UE in linea con le norme della NATO, mantenendo al contempo la certificazione nazionale;
—
l'impegno a concordare norme tecniche e operative comuni delle forze, riconoscendo che esse devono garantire l'interoperabilità con la NATO.
—
Ottimizzare le strutture multinazionali: gli Stati membri partecipanti potrebbero impegnarsi ad aderire alle principali strutture esistenti e future e a svolgere un ruolo attivo nelle stesse partecipando all'azione esterna europea in campo militare (EUROCORPS, EUROMARFOR, EUROGENDFOR, MCCE/ATARES/SEOS).
14.
Gli Stati membri partecipanti si adopereranno a favore di un approccio ambizioso nei confronti del finanziamento comune delle operazioni e missioni militari in ambito PSDC, al di là di quanto sarà definito come «costi comuni» conformemente alla decisione Athena del Consiglio.
«d)
cooperare per assicurare che essi prendano le misure necessarie per colmare, anche attraverso approcci multinazionali e senza pregiudizio degli impegni che li riguardano in seno all'Organizzazione del trattato del Nord-Atlantico, le lacune constatate nel quadro del “meccanismo di sviluppo delle capacità.”»
15.
Contribuire a superare le carenze di capacità individuate nell'ambito del piano di sviluppo delle capacità (CDP) e di CARD. Tali progetti in materia di capacità aumenteranno l'autonomia strategica dell'Europa e rafforzeranno la base industriale e tecnologica di difesa europea (EDTIB).
16.
Considerare prioritario un approccio collaborativo europeo al fine di colmare le carenze di capacità individuate a livello nazionale e, in linea di principio, applicare un approccio esclusivamente nazionale soltanto se sia già stato effettuato un siffatto esame.
17.
Partecipare ad almeno un progetto nell'ambito della PESCO che sviluppi o fornisca le capacità individuate in quanto strategicamente rilevanti da parte degli Stati membri.
«e)
partecipare, se del caso, allo sviluppo di programmi comuni o europei di equipaggiamenti di vasta portata nel quadro dell'Agenzia europea per la difesa.»
18.
Impegnarsi a utilizzare l'AED come forum europeo per lo sviluppo congiunto di capacità e considerare l'OCCAR come il programma di collaborazione preferito per la gestione dell'organizzazione.
19.
Garantire che tutti i progetti in materia di capacità guidati dagli Stati membri partecipanti rendano l'industria europea della difesa più competitiva attraverso un'adeguata politica industriale che eviti inutili sovrapposizioni.
20.
Garantire che i programmi di cooperazione - che devono andare a beneficio soltanto di entità che dimostrano di fornire valore aggiunto sul territorio dell'UE - e le strategie di acquisizione che gli Stati membri partecipanti adottano avranno effetti positivi sull'EDTIB.
ALLEGATO III – GOVERNANCE
1. Gli Stati membri partecipanti rimangono al centro del processo decisionale, in coordinamento con l'alto rappresentante
La PESCO è un quadro guidato dagli Stati membri partecipanti e rimane principalmente di loro competenza. È garantita la trasparenza per gli Stati membri dell'UE non partecipanti.
Per garantire un adeguato coordinamento della PESCO con la totalità della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), di cui è parte integrante, l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sarà pienamente coinvolto nei lavori relativi alla PESCO. L'alto rappresentante sarà responsabile della gestione della valutazione annuale richiesta dal Consiglio europeo e illustrata nella sezione 4 in appresso. Il SEAE, compreso lo Stato maggiore dell'UE (EUMS), e l'AED assicureranno le funzioni di segretariato della PESCO in stretto coordinamento con il segretario generale aggiunto per la PSDC e la risposta alle crisi del servizio europeo per l'azione esterna (SEAE).
In conformità del protocollo n. 10, articolo 3, del TUE e della decisione del Consiglio che istituisce l'Agenzia europea per la difesa, l'AED supporterà l'alto rappresentante per quanto riguarda gli aspetti di sviluppo della capacità della PESCO. Il SEAE assisterà l'alto rappresentante, in particolare per gli aspetti operativi della PESCO, anche tramite lo Stato maggiore dell'UE e altre strutture della PSDC.
Si noti che, in conformità dell'articolo 41, paragrafo 1, del TUE, le «spese amministrative che le istituzioni sostengono per l'attuazione del presente capo sono a carico del bilancio dell'Unione».
2. La governance consiste di due livelli di governance con un livello generale responsabile di mantenere la coerenza e l'ambizione della PESCO, integrato da procedure di governance specifiche per i progetti PESCO.
2.1. Il livello generale è responsabile della coerenza e dell'attuazione credibile della PESCO.
Si baserà sulle strutture esistenti. È possibile che ministri degli esteri e della difesa dell'UE, quando si riuniscono in una sessione congiunta del Consiglio «Affari esteri» (Difesa) (solitamente due volte all'anno), si occupino di questioni relative alla PESCO. Quando il Consiglio si riunisce per trattare questioni relative alla PESCO, i diritti di voto sono riservati ai rappresentanti degli Stati membri partecipanti. In tale occasione gli Stati membri partecipanti possono adottare nuovi progetti all'unanimità (in conformità dell'articolo 46, paragrafo 6, del TUE), ricevere valutazioni degli sforzi compiuti dagli Stati membri partecipanti, in particolare quelli di cui alla sezione 3 del presente allegato, e confermare la partecipazione di un altro Stato membro a maggioranza qualificata previa consultazione dell'alto rappresentante, conformemente all'articolo 46, paragrafo 3, del TUE.
In ultima istanza il Consiglio può sospendere la partecipazione di uno Stato membro che non soddisfa più i criteri, dopo che gli sia stato fornito preventivamente un calendario chiaramente definito delle misure di consultazione e reazione individuali, o che non è più in grado o non ha più intenzione di soddisfare gli impegni e gli obblighi della PESCO in conformità dell'articolo 46, paragrafo 4, del TUE.
I pertinenti organi preparatori del Consiglio esistenti si riuniranno nel formato «PESCO», cioè con tutti gli Stati membri dell'UE presenti, ma con una disposizione per cui soltanto gli Stati membri partecipanti hanno diritti di voto al Consiglio. Le riunioni del CPS (PESCO) possono essere convocate per trattare questioni di interesse comune tra gli Stati membri partecipanti, per pianificare e discutere progetti, o per discutere nuove adesioni alla PESCO. I suoi lavori saranno sostenuti dalle riunioni del Gruppo politico-militare (PMG) in formato «PESCO». Anche il comitato militare dell'UE (PESCO) sarà convocato e sarà segnatamente richiesta la sua consulenza in materia militare. Inoltre possono svolgersi riunioni informali con i soli Stati membri partecipanti.
2.2. La governance dei progetti
2.2.1. L'esame dei progetti PESCO si baserà sulla valutazione da parte dell'alto rappresentante, sostenuto dal SEAE, incluso l'EUMS, e dall'AED; la selezione dei progetti richiederà una decisione del Consiglio
Gli Stati membri partecipanti sono liberi di presentare qualsiasi progetto ritengano utile ai fini della PESCO. Manifesteranno la loro intenzione al fine di ottenere sostegno e presentare collettivamente progetti al segretariato della PESCO, e li condivideranno simultaneamente con tutti gli Stati membri partecipanti.
I progetti dovrebbero contribuire all'adempimento degli impegni di cui all'allegato II della notifica, molti dei quali richiedono lo sviluppo, o la fornitura, di capacità individuate dagli Stati membri come strategicamente rilevanti e con un valore aggiunto dell'UE stabilito di comune accordo, e che richiedono la prestazione di un sostegno sostanziale, nei limiti dei mezzi e delle capacità, alle operazioni (EUFOR) e missioni (ad es. missioni di formazione dell'UE) in ambito PSDC, in conformità dell'articolo 42, paragrafo 6, del TUE.
Per garantire la coerenza e la concordanza dei vari progetti PESCO proponiamo un numero limitato di progetti incentrati specificatamente su missioni e operazioni in linea con il livello di ambizione dell'UE. Altri progetti sosterrebbero tali progetti svolgendo un ruolo di facilitazione e promozione. I progetti dovrebbero essere raggruppati di conseguenza.
Il segretariato della PESCO coordinerà la valutazione delle proposte di progetti. Riguardo ai progetti di sviluppo delle capacità l'AED farà in modo che non vi siano duplicazioni rispetto alle iniziative esistenti anche in altri contesti istituzionali. Per i progetti incentrati su operazioni e missioni, l'EUMS valuterà la conformità alle esigenze operative dell'UE e dei suoi Stati membri e il contributo ad esse. Su tale base l'alto rappresentante fornirà una raccomandazione nella quale individua le proposte di progetti più ambiziose, che contribuiscono al livello di ambizione dell'UE e sono più adatte a promuovere l'autonomia strategica dell'Europa. Il portafoglio di progetti riflette un opportuno equilibrio tra i progetti più pertinenti al settore dello sviluppo di capacità e quelli che rientrano maggiormente nel settore delle operazioni e missioni.
La raccomandazione dell'alto rappresentante fornirà contributi per aiutare il Consiglio a prendere decisioni sull'elenco dei progetti PESCO nell'ambito del quadro PESCO a seguito della consulenza militare da parte dell'EUMC (PESCO) e tramite il CPS (PESCO). Il Consiglio decide all'unanimità, costituita dai voti dei rappresentanti degli Stati membri partecipanti, in conformità dell'articolo 46, paragrafo 6, del TUE.
Gli Stati membri dell'UE non partecipanti possono sempre indicare la loro intenzione di partecipare ai progetti sottoscrivendo gli impegni e aderendo alla PESCO.
In via eccezionale i partecipanti a un progetto possono invitare paesi terzi, conformemente alle disposizioni generali che saranno decise al momento opportuno dal Consiglio in conformità dell'articolo 46, paragrafo 6, del TUE. I paesi terzi dovrebbero fornire un valore aggiunto sostanziale al progetto, contribuire a potenziare la PESCO e la PSDC e rispettare impegni più rigorosi. Ciò non implica la concessione a tali paesi terzi di poteri decisionali nella governance della PESCO. Inoltre il Consiglio nel formato «PESCO» deciderà se le condizioni definite nelle disposizioni generali sono soddisfatte da ciascun paese terzo invitato dai rispettivi partecipanti al progetto.
2.2.2. La governance dei progetti spetta in primo luogo agli Stati membri partecipanti
Quando il Consiglio prende una decisione sull'elenco dei progetti PESCO, deve essere allegato un elenco degli Stati membri partecipanti associati a un progetto. Gli Stati membri che partecipano a un progetto avranno preventivamente presentato il progetto su base collettiva.
Gli Stati membri partecipanti associati a un progetto concorderanno tra loro, all'unanimità, le modalità e l'ambito della loro cooperazione, compreso il contributo necessario per aderire al progetto. Stabiliranno le norme in materia di governance del progetto e decideranno sull'ammissione di altri Stati membri partecipanti durante il ciclo del progetto, con lo status di partecipanti o di osservatori. Occorre tuttavia mettere a punto una serie comune di norme in materia di governance che potrà essere adattata nell'ambito dei singoli progetti. Ciò garantirebbe una forma di normalizzazione della governance in tutti i progetti e faciliterebbe il loro avvio. Soprattutto per i progetti in materia di sviluppo delle capacità, la gestione del progetto (specifiche, strategia di acquisizione, scelta dell'agenzia esecutiva, selezione delle imprese industriali, ecc.) rimarrà responsabilità esclusiva degli Stati membri partecipanti associati al progetto.
Se del caso, gli Stati membri partecipanti informano gli Stati membri non partecipanti riguardo ai progetti.
3. Un preciso approccio graduale con obiettivi realistici e vincolanti per ciascuna fase
Gli impegni assunti dagli Stati membri partecipanti saranno realizzati tramite sforzi nazionali e progetti concreti.
Un approccio graduale realistico è essenziale per salvaguardare la partecipazione degli Stati membri che sono in prima linea nella PESCO e di conseguenza i principi di ambizione e inclusività. Gli Stati membri partecipanti si adopereranno per realizzare tutti i loro impegni non appena la PESCO sarà avviata ufficialmente, ma taluni impegni possono essere realizzati prima di altri. A tal fine gli Stati membri partecipanti devono concordare un approccio graduale.
Le fasi terranno conto di altri punti del programma esistenti (come l'attuazione del piano d'azione europeo in materia di difesa, l'avvio del prossimo quadro finanziario pluriennale nel 2021 e gli impegni già assunti dagli Stati membri in altri contesti). Due fasi distinte (2018-2021 e 2021-2025) consentiranno la programmazione degli impegni. Dopo il 2025 si svolgerà un processo di revisione. A tal fine gli Stati membri partecipanti valuteranno la realizzazione di tutti gli impegni della PESCO e decideranno i nuovi impegni, per intraprendere una nuova fase verso l'integrazione europea nel settore della sicurezza e della difesa.
4. La governance della PESCO richiede un meccanismo di valutazione ben concepito ed ambizioso basato sui piani nazionali di attuazione
Tutti gli Stati membri partecipanti sono garanti e l'alto rappresentante riferirà sulla realizzazione degli impegni, in linea con il principio di regolare valutazione di cui al protocollo 10 (articolo 3). La natura vincolante e la credibilità degli impegni convenuti saranno garantite mediante un meccanismo di valutazione a due livelli:
4.1. Il «piano nazionale di attuazione»
Per dimostrare la capacità e la volontà di ciascuno Stato membro partecipante di realizzare gli impegni convenuti, essi si impegnano a presentare, prima dell'adozione della decisione del Consiglio che istituisce la PESCO, un piano nazionale di attuazione che illustra la loro capacità di realizzare gli impegni vincolanti. Per trasparenza, l'accesso a tali piani di attuazione sarà concesso a tutti gli Stati membri partecipanti.
La valutazione del grado di preparazione degli Stati membri partecipanti ai fini della realizzazione degli impegni convenuti sarà svolta annualmente sulla base dei piani nazionali di attuazione, attraverso il segretariato della PESCO sotto l'autorità dell'alto rappresentante (con il sostegno dell'AED per quanto riguarda gli investimenti nel settore della difesa e lo sviluppo di capacità, e del SEAE, compreso l'EUMS, per quanto riguarda gli aspetti operativi). Sotto la responsabilità del Consiglio, la suddetta valutazione è inviata al CPS (PESCO) nonché all'EUMC (PESCO) per la relativa consulenza.
I valutatori si concentreranno sulla credibilità degli impegni della PESCO esaminando i piani nazionali di attuazione degli Stati membri, le disposizioni concrete e i contributi ai progetti.
Dopo l'avvio della PESCO, gli Stati membri partecipanti aggiorneranno come opportuno i rispettivi piani nazionali di attuazione sulla base del requisito di approccio graduale.
All'inizio di ogni fase, gli impegni saranno dettagliati tramite obiettivi più precisi fissati tra gli Stati partecipanti al fine di facilitare il processo di valutazione.
4.2. Una revisione annuale e una revisione strategica al termine di ciascuna fase
Almeno una volta all'anno il Consiglio congiunto «Affari esteri» (Difesa) riceverà una relazione dall'alto rappresentante, basata sui contributi dell'AED (in conformità dell'articolo 3 del protocollo 10) e del SEAE, incluso l'EUMS. Detta relazione illustrerà nel dettaglio lo stato di attuazione della PESCO, compreso il rispetto degli impegni di ogni Stato membro partecipante, coerentemente con i rispettivi piani nazionali di attuazione. La suddetta relazione, a seguito di una consulenza da parte dell'EUMC, servirà da base per le raccomandazioni e decisioni del Consiglio adottate in conformità dell'articolo 46 del TUE.
Al termine di ciascuna fase (2021 e 2025) sarà condotta un revisione strategica per valutare il rispetto degli impegni la cui realizzazione era prevista durante la fase appena conclusa, decidere sull'avvio della fase successiva e aggiornare, se necessario, gli impegni per tale fase.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Cooperazione strutturata permanente in materia di difesa e sicurezza (PESCO)
QUAL È LO SCOPO DELLE DECISIONI?
La decisione (PESC) 2017/2315 istituisce la cooperazione strutturata permanente (PESCO) tra gli Stati membri dell’Unione europea (Unione) allo scopo di accrescerne l’efficacia nell’affrontare le sfide legate alla sicurezza e agire per un’ulteriore integrazione e rafforzamento della cooperazione in materia di difesa all’interno dell’Unione. Fissa inoltre l’elenco degli Stati membri partecipanti. La decisione (PESC) 2018/340 elenca i progetti di collaborazione iniziali convenuti che riguardano settori quali l’addestramento, lo sviluppo delle capacità e la prontezza operativa. La PESCO è stata definita inizialmente nel trattato sull’Unione europea (TUE), agli articoli 42, paragrafo 6 e 46, nonché al protocollo 10.
PUNTI CHIAVE
Stati membri partecipanti
Nel complesso, dei 27 Stati membri, 25 hanno scelto di far parte della PESCO: Belgio, Bulgaria, Cechia, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia.
Obiettivi
Gli Stati membri partecipanti collaborano per elaborare progetti al fine:di potenziare l’addestramento e le esercitazioni militari; di rafforzare congiuntamente le proprie capacità, anche nel ciberspazio.Pur essendo la partecipazione volontaria, le decisioni rimangono di competenza dei singoli Stati membri, tenendo conto del carattere specifico delle proprie politiche di sicurezza e di difesa.
Gli Stati membri partecipanti accettano di cooperare per raggiungere gli obiettivi concordati in materia di sicurezza e difesa, impegnandosi ad assumere «impegni comuni più vincolanti » nei cinque settori seguenti elencati all’articolo 2 del protocollo 10 del TUE.Investimenti in materia di equipaggiamenti per la difesa: aumento periodico dei bilanci per la difesa; aumento delle spese per gli investimenti nella difesa fino al 20 % della spesa complessiva per la difesa; aumento dei progetti congiunti e collaborativi relativi alle capacità strategiche di difesa; aumento della spesa destinata alla ricerca e alla tecnologia nel settore della difesa fino al 2 % della spesa complessiva per la difesa. Armonizzazione, messa in comune delle risorse e riduzione delle duplicazioni: svolgimento di un ruolo sostanziale nello sviluppo di capacità in linea con l’ambizione dell’Unione; sostegno della revisione coordinata annuale in materia di difesa (CARD); intenso coinvolgimento del Fondo europeo per la difesa, istituito a norma del regolamento (UE) 2021/697 (si veda la sintesi), in appalti multinazionali; elaborazione di requisiti armonizzati per tutti i progetti di sviluppo delle capacità; valutazione dell’uso congiunto delle capacità esistenti; aumento della cooperazione in materia di ciberdifesa. Disponibilità e schierabilità: messa a disposizione di formazioni utilizzabili (schierabili) strategicamente; sviluppo di una banca dati delle capacità pronte per uno schieramento rapido; puntare a un impegno politico accelerato a livello nazionale, anche eventualmente riesaminando le procedure decisionali nazionali; fornitura di un sostegno in termini di personale, equipaggiamenti e addestramento per le operazioni e le missioni nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC); contributo sostanziale ai gruppi tattici dell’Unione; semplificazione e normalizzazione dei trasporti militari transfrontalieri per consentire lo schieramento rapido; pattuizione di criteri comuni di valutazione e convalida per i gruppi tattici dell’Unione in linea con le norme della NATO; pattuizione di norme tecniche e operative comuni delle forze per garantire l’interoperabilità con la NATO; svolgimento di un ruolo attivo nelle principali strutture militari di azione esterna dell’Unione presenti e future, quali Eurocorps, il Centro coordinamento movimenti per l’Europa (MCCE) e gli scambi di servizi nel campo del trasporto aereo e del rifornimento in volo, nonché di servizi di altro tipo (ATARES); pattuizione di e concordia su un approccio ambizioso nei confronti del finanziamento comune delle operazioni e missioni militari in ambito PSDC. Superamento delle carenze di capacità: contributo al superamento delle carenze di capacità individuate nell’ambito del piano di sviluppo delle capacità e di CARD, al fine di rafforzare la base industriale e tecnologica di difesa europea (EDTIB); conferimento della priorità a un approccio collaborativo al fine di superare le carenze a livello nazionale; partecipazione ad almeno un progetto comportante le capacità strategiche nell’ambito della PESCO. Agenzia europea per la difesa (AED) e industria europea della difesa: utilizzo dell’AED come forum per lo sviluppo congiunto di capacità e considerazione dell’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (OCCAR) per la gestione dei programmi; garanzia del fatto che i progetti rendano l’industria europea della difesa più competitiva attraverso un’adeguata politica industriale; garanzia del fatto che i programmi di cooperazione abbiano effetti positivi sull’EDTIB.Gli Stati membri sono tenuti a presentare piani nazionali di attuazione in cui definiscono le proprie capacità e la propria volontà di assolvere gli impegni.
Il Consiglio dell’Unione europea ha adottato una raccomandazione relativa a una tabella di marcia per l’attuazione della PESCO che fornisce agli Stati membri gli orientamenti e gli indirizzi strategici. Ha altresì definito un cronoprogramma per la pattuizione di eventuali progetti futuri, nonché i principi fondamentali per i progetti che saranno adottati dal Consiglio entro la fine di giugno 2018.
Modifiche della decisione (PESC) 2018/340
La decisione (PESC) 2018/340 è stata modificata quattro volte.La decisione (PESC) 2018/1797 ha aggiornato l’elenco dei progetti per raggiungere un totale di 34 progetti. La decisione (PESC) 2019/1909 ha aggiornato l’elenco dei progetti per raggiungere un totale di 47 progetti. La decisione (PESC) 2020/1746 ha aggiornato l’elenco dei progetti per raggiungere un totale di 46 progetti, rispecchiando così la decisione dei membri del progetto ««Centro di competenze delle missioni di formazione dell’Unione europea»» di chiudere il progetto. La decisione (PESC) 2021/2008 ha aggiornato l’elenco dei progetti per raggiungere un totale di 60 progetti.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO LE DECISIONI?
La decisione (PESC) 2017/2315 che istituisce la PESCO si applica dall’11 dicembre 2017. La decisione (PESC) 2018/340 si applica dal 6 marzo 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Un’Unione europea più forte in materia di sicurezza e difesa (Servizio europeo per l’azione esterna).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (PESC) 2017/2315 del Consiglio, dell’11 dicembre 2017, che istituisce la cooperazione strutturata permanente (PESCO) e fissa l’elenco degli Stati membri partecipanti (GU L 331 del 14.12.2017, pag. 57).
Le successive modifiche della decisione (PESC) 2017/2315 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione (PESC) 2018/340 del Consiglio, del 6 marzo 2018, che fissa l’elenco dei progetti da sviluppare nell’ambito della PESCO (GU L 65 dell’8.3.2018, pag. 24).
Si veda la versione consolidata.
DOCUMENTI COLLEGATI
Raccomandazione del Consiglio, del 6 marzo 2018, relativa a una tabella di marcia per l’attuazione della PESCO (GU C 88 dell’8.3.2018, pag. 1).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo V — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — Capo 2 — Disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — sezione 2 — Disposizioni sulla politica di sicurezza e di difesa comune — articolo 42 (ex articolo 17 del TUE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 38).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo V — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — Capo 2 — Disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — sezione 2 — Disposizioni sulla politica di sicurezza e di difesa comune — Articolo 46 (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 40).
Versione consolidata del Trattato sull’Unione europea — Protocollo (n. 10) sulla cooperazione strutturata permanente istituita dall’articolo 42 del trattato sull’Unione europea (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 275).
Decisione (PESC) 2015/1835 del Consiglio, del 12 ottobre 2015, che fissa lo statuto, la sede e le modalità di funzionamento dell’Agenzia europea per la difesa (GU L 266 del 13.10.2015, pag. 55).
Si veda la versione consolidata. |
Imposizione di sanzioni UE per risolvere la situazione in Venezuela
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO E DELLA DECISIONE?
I documenti illustrano le misure imposte dall’UE attraverso le quali si intende promuovere una risoluzione pacifica e negoziata per la situazione in Venezuela. Si accompagnano alle conclusioni del Consiglio che definiscono la posizione politica dell’UE e illustrano le ragioni per l’imposizione di sanzioni.
Un’ulteriore decisione del Consiglio adottata nel gennaio 2018 ha assoggettato a misure restrittive sette persone che ricoprono cariche ufficiali.
PUNTI CHIAVE
I trattati dell’UE forniscono le basi giuridiche necessarie per conferire all’UE il potere di imporre sanzioni (misure restrittive) ai governi di paesi extra-UE, entità non statali ed individui, allo scopo di determinare un cambiamento nelle loro politiche o attività.
Misure restrittive
La decisione e il regolamento prevedono in particolare le seguenti misure:un divieto di esportazione di armamenti e attrezzature che potrebbero essere utilizzate a fini di repressione interna (l’elenco delle voci incluse si trova nell’allegato I del regolamento); un divieto di esportazione di apparecchiature di sorveglianza (l’elenco delle voci incluse si trova nell’allegato II del regolamento); il congelamento dei fondi* (attività e benefici finanziari di ogni genere) e delle risorse economiche* di:determinate persone, entità e organismi che sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani o della repressione della società civile e dell’opposizione democratica, odi azioni, politiche o attività che compromettono in qualsiasi altro modo la democrazia e lo stato di diritto in Venezuela (gli elenchi delle persone, entità e organismi interessati sono riportati negli allegati IV e V del regolamento); restrizioni sull’ammissione di singole persone nel territorio dei paesi dell’UE («divieto di viaggio»). Il regolamento è direttamente applicabile e vincolante per le autorità competenti dei paesi dell’UE, garantendo in tal modo un’applicazione uniforme delle misure all’interno dell’UE, in particolare per quanto riguarda le imprese. La decisione (che impone il divieto di viaggio e l’embargo sulle armi) è vincolante per i paesi dell’UE ma richiede misure nazionali di attuazione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO IL REGOLAMENTO E LA DECISIONE?
Il regolamento e la decisione si applicano dal 14 novembre 2017.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Delegazione dell’Unione europea in Venezuela (servizio europeo per l’azione esterna).
PAROLE CHIAVE
Congelamento dei fondi: il divieto di spostare, trasferire, alterare o utilizzare o gestire i fondi o di avere accesso a essi, o di trattare fondi in modo da:modificarne il volume, l’importo, la collocazione, la proprietà, il possesso, la natura o la destinazione;o da introdurre cambiamenti tali da consentire l’uso dei fondi in questione, compresa la gestione di portafoglio.
Congelamento di risorse economiche: il divieto di utilizzare risorse economiche per ottenere fondi, beni o servizi in qualsiasi modo, anche attraverso la vendita, l’affitto e le ipoteche.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2017/2063 del Consiglio, del 13 novembre 2017, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Venezuela (GU L 295 del 14.11.2017, pag. 21).
Successive modifiche al regolamento (UE) 2017/2063 sono state integrate nel testo originario. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione (PESC) 2017/2074 del Consiglio, del 13 novembre 2017, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Venezuela (GU L 295 del 14.11.2017, pag. 60).
Consultare la versione consolidata.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento di esecuzione (UE) 2018/88 del Consiglio, del 22 gennaio 2018, che attua il regolamento (UE) 2017/2063, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Venezuela (GU L 16I del 22.1.2018, pag. 6).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea, titolo V: Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche in materia di politica estera e di sicurezza comune, capitolo 2: Disposizioni specifiche in materia di politica estera e di sicurezza comune, sezione 1: Disposizioni comuni, articolo 29 (ex articolo 15 TUE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 33).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea - Parte quinta - Azione esterna dell’Unione - Titolo IV - Misure restrittive - Articolo 215 (ex articolo 301 TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 144).
Regolamento (CE) n. 428/2009 del Consiglio, del 5 maggio 2009, che istituisce un regime comunitario di controllo delle esportazioni, del trasferimento, dell’intermediazione e del transito di prodotti a duplice uso (GU L 134 del 29.5.2009, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO (UE) 2017/2063 DEL CONSIGLIO
del 13 novembre 2017
concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Venezuela
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 215,
vista la decisione (PESC) 2017/2074 del Consiglio, del 13 novembre 2017, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Venezuela (1),
vista la proposta congiunta dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e della Commissione,
considerando quanto segue:
(1)
Tenuto conto del continuo deteriorarsi della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani in Venezuela, l'Unione ha espresso in più occasioni la sua preoccupazione e ha invitato tutti gli attori politici e le istituzioni venezuelani a lavorare in modo costruttivo per una soluzione della crisi nel paese, nel pieno rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani, delle istituzioni democratiche e della separazione dei poteri.
(2)
Il 13 novembre 2017 il Consiglio ha adottato la decisione (PESC) 2017/2074, che, tra l'altro, vieta di esportare armamenti e attrezzature che potrebbero essere utilizzate a fini di repressione interna nonché apparecchiature di sorveglianza e il congelamento dei fondi e delle risorse economiche di determinate persone, entità e organismi che sono responsabili di gravi violazioni o abusi dei diritti umani o della repressione della società civile e dell'opposizione democratica e di persone, entità e organismi che sono responsabili di azioni, politiche o attività che compromettono in qualsiasi altro modo la democrazia e lo stato di diritto in Venezuela, nonché persone, entità e organismi a essi associati.
(3)
Poiché talune misure previste dalla decisione (PESC) 2017/2074 rientrano nell'ambito del trattato, la loro attuazione richiede un'azione normativa a livello dell'Unione, in particolare per garantirne l'applicazione uniforme da parte degli operatori economici di tutti gli Stati membri.
(4)
Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti, segnatamente, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare il diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale e il diritto alla protezione dei dati personali. Il presente regolamento dovrebbe essere applicato conformemente a tali diritti.
(5)
Il potere di modificare gli elenchi di cui agli allegati IV e V del presente regolamento dovrebbe essere esercitato dal Consiglio al fine di garantire la coerenza con il processo di modifica e revisione degli allegati I e II della decisione (PESC) 2017/2074.
(6)
Ai fini dell'attuazione del presente regolamento e per garantire la massima certezza giuridica all'interno dell'Unione, è opportuno pubblicare i nomi e gli altri dati pertinenti relativi a persone fisiche e giuridiche, entità e organismi i cui fondi e le cui risorse economiche devono essere congelati a norma del presente regolamento. Qualsiasi trattamento di dati personali dovrebbe essere conforme al regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (2) e alla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (3).
(7)
Gli Stati membri e la Commissione dovrebbero informarsi reciprocamente delle misure adottate ai sensi del presente regolamento e comunicarsi ogni altra informazione pertinente in loro possesso relativa al presente regolamento.
(8)
Gli Stati membri dovrebbero determinare le sanzioni applicabili alle violazioni del presente regolamento. Le sanzioni dovrebbero essere effettive, proporzionate e dissuasive.
(9)
Il presente regolamento dovrebbe entrare in vigore immediatamente per garantire l'efficacia delle misure ivi contemplate,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
a) «richiesta»: qualsiasi richiesta, sotto forma contenziosa o meno, presentata anteriormente, il o posteriormente alla data di entrata in vigore del presente regolamento e derivante da un contratto o da una transazione o a essi collegata e, in particolare:
i)
una richiesta volta a ottenere l'adempimento di un obbligo derivante da un contratto o da una transazione o a essi collegata;
ii)
una richiesta volta a ottenere la proroga o il pagamento di una garanzia o di una controgaranzia finanziaria, indipendentemente dalla sua forma;
iii)
una richiesta di compensazione relativa a un contratto o a una transazione;
iv)
una domanda riconvenzionale;
v)
una richiesta volta a ottenere, anche mediante exequatur, il riconoscimento o l'esecuzione di una sentenza, di un lodo arbitrale o di una decisione equivalente, indipendentemente dal luogo in cui sono stati pronunziati;
b) «contratto o transazione»: qualsiasi transazione, indipendentemente dalla sua forma e dal diritto a essa applicabile, che comprenda uno o più contratti o obblighi analoghi stipulati fra le stesse parti o fra parti diverse; a tal fine, il termine «contratto» include qualsiasi forma di garanzia o controgaranzia, in particolare una garanzia o controgaranzia finanziaria, e qualsiasi credito, anche giuridicamente indipendente, nonché qualsiasi clausola annessa derivante da siffatta transazione o a essa correlata;
c) «autorità competenti»: le autorità competenti degli Stati membri i cui siti web sono elencati nell'allegato III;
d) «risorse economiche»: le attività di qualsiasi tipo, tangibili o intangibili, mobili o immobili, che non sono fondi ma che possono essere utilizzate per ottenere fondi, beni o servizi;
e) «congelamento di risorse economiche»: il divieto di utilizzare risorse economiche per ottenere fondi, beni o servizi in qualsiasi modo, anche attraverso la vendita, l'affitto e le ipoteche;
f) «congelamento di fondi»: il divieto di spostare, trasferire, alterare o utilizzare o gestire i fondi o di avere accesso a essi in modo da modificarne il volume, l'importo, la collocazione, la proprietà, il possesso, la natura o la destinazione o da introdurre altri cambiamenti tali da consentire l'uso dei fondi in questione, compresa la gestione di portafoglio;
g) «fondi»: tutte le attività e i benefici finanziari di qualsiasi natura, compresi, ma non limitati a:
i)
contanti, assegni, cambiali, vaglia postali e altri strumenti di pagamento;
ii)
depositi presso istituti finanziari o altre entità, saldi sui conti, debiti e obblighi;
iii)
titoli negoziati a livello pubblico e privato e strumenti di debito, tra cui azioni, certificati azionari, titolo a reddito fisso, pagherò, warrant, obbligazioni e contratti derivati;
iv)
interessi, dividendi o altri redditi generati dalle attività;
v)
credito, diritto di compensazione, garanzie, fideiussioni o altri impegni finanziari;
vi)
lettere di credito, polizze di carico e atti di cessione; e
vii)
documenti da cui risulti un interesse riguardante capitali o risorse finanziarie;
h) «assistenza tecnica»: qualsiasi supporto tecnico di riparazione, perfezionamento, fabbricazione, assemblaggio, prova, manutenzione o altro servizio tecnico e che può assumere la forma di istruzione, pareri, formazione, trasmissione dell'apprendimento del funzionamento o delle competenze o servizi di consulenza, comprese le forme orali di assistenza;
i) «servizi di intermediazione»:
i)
la negoziazione o l'organizzazione di transazioni dirette all'acquisto, alla vendita o alla fornitura di beni e tecnologie o servizi finanziari e tecnici da un paese terzo a qualunque altro paese terzo; o
ii)
la vendita o l'acquisto di beni e tecnologie o servizi finanziari e tecnici ubicati in un paese terzo per il loro trasferimento verso un altro paese terzo;
j) «territorio dell'Unione»: i territori degli Stati membri cui si applica il trattato, alle condizioni ivi stabilite, compreso lo spazio aereo.
Articolo 2
1. È vietato:
a)
fornire, direttamente o indirettamente, assistenza tecnica, servizi di intermediazione e altri servizi connessi ai beni e alle tecnologie elencati nell'elenco comune delle attrezzature militari dell'Unione europea («elenco comune delle attrezzature militari»), nonché alla fornitura, alla fabbricazione, alla manutenzione e all'uso di beni e tecnologie elencati nell'elenco comune delle attrezzature militari a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Venezuela, o per un uso in detto paese;
b)
fornire, direttamente o indirettamente, finanziamenti o assistenza finanziaria connessi ai beni e alle tecnologie elencati nell'elenco comune delle attrezzature militari, compresi in particolare sovvenzioni, prestiti e assicurazione dei crediti all'esportazione, nonché assicurazione e riassicurazione, per qualsiasi vendita, fornitura, trasferimento o esportazione dei beni o delle tecnologie suddetti oppure per la prestazione della correlata assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi pertinenti, destinati direttamente o indirettamente a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Venezuela, o per un uso in detto paese.
2. Il divieto di cui al paragrafo 1 non si applica all'esecuzione di contratti stipulati anteriormente al 13 novembre 2017 o di contratti accessori necessari per l'esecuzione di tali contratti, purché siano conformi alla posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio (4), in particolare ai criteri di cui all'articolo 2 e purché le persone fisiche o giuridiche, le entità o gli organismi che intendono eseguire il contratto lo abbiano notificato all'autorità competente dello Stato membro in cui sono stabiliti entro 5 giorni lavorativi dall'entrata in vigore del presente regolamento.
Articolo 3
È vietato:
a)
vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, attrezzature utilizzabili a fini di repressione interna e figuranti nell'allegato I, originarie o meno dell'Unione, a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Venezuela o destinate a essere utilizzate in detto paese;
b)
fornire, direttamente o indirettamente, assistenza tecnica, servizi di intermediazione e altri servizi connessi alle attrezzature di cui alla lettera a), a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Venezuela o destinate a essere utilizzate in detto paese;
c)
fornire, direttamente o indirettamente, finanziamenti o assistenza finanziaria, compresi in particolare sovvenzioni, prestiti e assicurazione dei crediti all'esportazione, nonché assicurazioni e riassicurazioni, relativamente alle attrezzature di cui alla lettera a), a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Venezuela o destinate a essere utilizzate in detto paese.
Articolo 4
1. In deroga agli articoli 2 e 3, le autorità competenti degli Stati membri elencate nell'allegato III possono autorizzare, alle condizioni che essi ritengono appropriate:
a)
la fornitura di finanziamenti, assistenza finanziaria e assistenza tecnica connessi a:
i)
attrezzature militari non letali destinati esclusivamente a uso umanitario o protettivo o a programmi di potenziamento istituzionale delle Nazioni Unite (ONU) e dell'Unione e dei suoi Stati membri ovvero di organizzazioni regionali o subregionali;
ii)
materiali per le operazioni di gestione delle crisi da parte dell'ONU e dell'Unione o di organizzazioni regionali o subregionali;
b)
la vendita, la fornitura, il trasferimento o l'esportazione di attrezzature che potrebbero essere utilizzate a fini di repressione interna e il finanziamento e l'assistenza finanziaria e tecnica associata, destinate esclusivamente a uso umanitario o protettivo o a programmi di costruzione istituzionale dell'ONU o dell'Unione o a operazioni di gestione delle crisi dell'ONU e dell'Unione o di organizzazioni regionali e subregionali;
c)
la vendita, la fornitura, il trasferimento o l'esportazione di attrezzature per lo sminamento e di materiale destinato a essere utilizzato nelle operazioni di sminamento e il finanziamento e l'assistenza finanziaria e tecnica associata.
2. Le autorizzazioni di cui al paragrafo 1 possono essere concesse solo prima dello svolgimento delle attività per cui sono richieste.
Articolo 5
Gli articoli 2 e 3 non si applicano all'abbigliamento protettivo, compresi i giubbotti antiproiettile e gli elmetti militari, temporaneamente esportati in Venezuela da dipendenti dell'ONU, da personale dell'Unione o dei suoi Stati membri, da rappresentanti dei mass media e da operatori umanitari o nel campo dello sviluppo e da personale associato, per loro esclusivo uso personale.
Articolo 6
1. È vietato vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, le apparecchiature, le tecnologie o i software elencati nell'allegato II, originari o meno dell'Unione, a qualsiasi persona, entità od organismo in Venezuela o per un uso in Venezuela, senza il rilascio preventivo di un'autorizzazione da parte dell'autorità competente dello Stato membro interessato, identificata sui siti web elencati nell'allegato III.
2. Le autorità competenti degli Stati membri, identificate sui siti web elencati nell'allegato III, non rilasciano l'autorizzazione di cui al paragrafo 1 se hanno fondati motivi per ritenere che le apparecchiature, le tecnologie o i software in questione siano destinati a fini di repressione interna da parte del governo, degli enti pubblici, delle imprese o delle agenzie del Venezuela, o di qualsiasi persona o entità che agisca per loro conto o sotto la loro direzione.
3. L'allegato II elenca le apparecchiature, le tecnologie o i software destinati principalmente all'uso nei controlli o intercettazioni sulle comunicazioni via internet o telefoniche.
4. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione delle autorizzazioni concesse a norma del presente articolo entro quattro settimane dall'autorizzazione.
Articolo 7
1. A meno che l'autorità competente dello Stato membro interessato, identificata sui siti web elencati nell'allegato III, non abbia preventivamente rilasciato un'autorizzazione a norma dell'articolo 6, paragrafo 2, è vietato:
a)
fornire, direttamente o indirettamente, a qualsiasi persona, entità od organismo in Venezuela, o per un uso in Venezuela, assistenza tecnica o servizi di intermediazione connessi alle apparecchiature, alle tecnologie e ai software elencati nell'allegato II, all'installazione, alla fornitura, alla fabbricazione, alla manutenzione e all'uso delle apparecchiature e delle tecnologie elencate nell'allegato II o alla fornitura, all'installazione, al funzionamento o all'aggiornamento dei software elencati nell'allegato II;
b)
fornire, direttamente o indirettamente, finanziamenti o assistenza finanziaria connessi alle apparecchiature, alle tecnologie e ai software di cui all'allegato II a qualsiasi persona, entità od organismo in Venezuela, o per uso in Venezuela;
c)
fornire qualsiasi tipo di servizio di controllo o intercettazione di telecomunicazioni o di comunicazioni internet al governo, agli enti pubblici, alle imprese e alle agenzie del Venezuela o a qualsiasi persona o entità che agisca per loro conto o sotto la loro direzione, o a loro beneficio diretto o indiretto.
2. Ai fini del paragrafo 1, lettera c), per «controllo o intercettazione di telecomunicazioni o di comunicazioni internet» si intendono i servizi che, utilizzando in particolare le apparecchiature, le tecnologie e i software elencati nell'allegato II, danno accesso a dati riguardanti le telecomunicazioni e le chiamate di un soggetto in entrata e in uscita, consentendo altresì la fornitura di tali dati, a fini di estrazione, decodifica, registrazione, trattamento, analisi o archiviazione o per qualsiasi altra attività connessa.
Articolo 8
1. Sono congelati tutti i fondi e le risorse economiche appartenenti a o posseduti, detenuti o controllati da una qualsiasi delle persone fisiche o giuridiche, delle entità o degli organismi elencati negli allegato IV e V.
2. È vietato mettere, direttamente o indirettamente, fondi o risorse economiche a disposizione di una qualsiasi delle persone fisiche o giuridiche, delle entità o degli organismi elencati negli allegati IV e V, o destinarli a loro vantaggio.
3. Nell'allegato IV figurano:
a)
le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi responsabili di gravi violazioni o abusi dei diritti umani o della repressione della società civile e dell'opposizione democratica in Venezuela;
b)
le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi le cui azioni, politiche o attività compromettono la democrazia e lo stato di diritto in Venezuela.
4. Nell'allegato V figurano le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi associati alle persone ed entità di cui al paragrafo 3.
5. Gli allegati IV e V contengono i motivi dell'inserimento nell'elenco delle persone, delle entità e degli organismi interessati.
6. Gli allegati IV e V riportano inoltre, ove disponibili, le informazioni necessarie per identificare le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi interessati. Con riguardo alle persone fisiche, tali informazioni possono includere i nomi, compresi gli pseudonimi, la data e il luogo di nascita, la cittadinanza, il numero del passaporto e della carta d'identità, il sesso, l'indirizzo, se noto, e la funzione o professione. Con riguardo alle persone giuridiche, alle entità e agli organismi, tali informazioni possono comprendere le denominazioni, la data e il luogo di registrazione, il numero di registrazione e la sede di attività.
Articolo 9
1. In deroga all'articolo 8, le autorità competenti degli Stati membri identificate sui siti web elencati nell'allegato III possono autorizzare lo svincolo o la messa a disposizione di taluni fondi o risorse economiche congelati, alle condizioni che ritengono appropriate, dopo aver stabilito che i fondi o le risorse economiche sono:
a)
necessari per soddisfare le esigenze di base delle persone fisiche e giuridiche elencate nell'allegato IV o V e dei familiari a carico di tali persone fisiche, compresi i pagamenti relativi a generi alimentari, affitti o ipoteche, medicinali e cure mediche, imposte, premi assicurativi e utenze di servizi pubblici;
b)
destinati esclusivamente al pagamento di onorari ragionevoli o al rimborso delle spese sostenute per la prestazione di servizi legali;
c)
destinati esclusivamente al pagamento di diritti o di spese connessi alla normale gestione o alla custodia dei fondi o delle risorse economiche congelati;
d)
necessari per coprire spese straordinarie, a condizione di aver comunicato alle autorità competenti degli altri Stati membri e alla Commissione, almeno due settimane prima dell'autorizzazione, i motivi per i quali ritengono che debba essere concessa una determinata autorizzazione; o
e)
pagabili su o da un conto di una missione diplomatica o consolare o di un'organizzazione internazionale che gode di immunità in conformità del diritto internazionale, nella misura in cui tali pagamenti servono per scopi ufficiali della missione diplomatica o consolare o dell'organizzazione internazionale.
2. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione di tutte le autorizzazioni concesse a norma del paragrafo 1.
Articolo 10
1. In deroga all'articolo 8, le autorità competenti degli Stati membri identificate nei siti web di cui all'allegato III possono autorizzare che taluni fondi o risorse economiche congelati siano sbloccati a condizione che:
a)
i fondi o le risorse economiche siano oggetto di una decisione arbitrale emessa anteriormente alla data dell'inserimento della persona fisica o giuridica, dell'entità o dell'organismo di cui all'articolo 8 nell'allegato IV o V, di una decisione giudiziaria o amministrativa emessa nell'Unione o di una decisione giudiziaria esecutiva nello Stato membro interessato, anteriormente, il o posteriormente a tale data;
b)
i fondi o le risorse economiche vengano usati esclusivamente per soddisfare i crediti garantiti da tale decisione o riconosciuti validi dalla stessa, entro i limiti fissati dalle leggi e dai regolamenti applicabili che disciplinano i diritti dei creditori;
c)
la decisione non vada a favore di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo elencati all'allegato IV o V; e
d)
il riconoscimento della decisione non sia contrario all'ordine pubblico nello Stato membro interessato.
2. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione di tutte le autorizzazioni concesse a norma del paragrafo 1.
Articolo 11
1. In deroga all'articolo 8 e purché un pagamento da parte di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo di cui all'allegato IV o V sia dovuto in forza di un contratto o di un accordo concluso o di un'obbligazione sorta per la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo in questione, prima della data di inserimento di tale persona fisica o giuridica, entità od organismo nell'allegato IV o V, le autorità competenti degli Stati membri possono autorizzare, alle condizioni che ritengono appropriate, lo svincolo di taluni fondi o risorse economiche congelati purché l'autorità competente interessata abbia accertato che:
a)
i fondi o le risorse economiche devono essere usati per un pagamento da una persona fisica o giuridica, da un'entità o da un organismo di cui all'allegato IV o V;
b)
il pagamento non viola l'articolo 8, paragrafo 2.
2. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione delle autorizzazioni concesse a norma del paragrafo 1 entro quattro settimane dall'autorizzazione.
3. L'articolo 8, paragrafo 2, non osta a che gli enti finanziari o creditizi accreditino sui conti congelati fondi trasferiti da terzi verso i conti di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo che figura nell'elenco, purché tali versamenti siano anch'essi congelati. L'ente finanziario o creditizio informa immediatamente di tali transazioni l'autorità competente.
4. Purché tali interessi, altri profitti e pagamenti siano congelati a norma dell'articolo 8, l'articolo 8, paragrafo 2, non si applica al versamento sui conti congelati di:
a)
interessi o altri profitti dovuti su detti conti;
b)
pagamenti dovuti nell'ambito di contratti o accordi conclusi o obbligazioni sorte anteriormente alla data in cui la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo di cui all'articolo 8 sono stati inseriti nell'allegato IV o V; o
c)
pagamenti dovuti nell'ambito di decisioni giudiziarie, amministrative o arbitrali emesse in uno Stato membro o esecutive nello Stato membro interessato.
Articolo 12
1. Fatte salve le norme applicabili in materia di relazioni, riservatezza e segreto professionale, le persone fisiche e giuridiche, le entità e gli organismi sono tenuti a:
a)
fornire immediatamente qualsiasi informazione atta a facilitare il rispetto del presente regolamento, quali le informazioni relative ai conti e agli importi congelati a norma dell'articolo 8, all'autorità competente dello Stato membro in cui risiedono o sono situati e a trasmettere tali informazioni, direttamente o attraverso lo Stato membro, alla Commissione; e
b)
collaborare con l'autorità competente alla verifica delle informazioni di cui alla lettera a).
2. Le ulteriori informazioni ricevute direttamente dalla Commissione sono messe a disposizione degli Stati membri.
3. Le informazioni fornite o ricevute ai sensi del presente articolo sono utilizzate unicamente per gli scopi per i quali sono state fornite o ricevute.
Articolo 13
1. Il congelamento di fondi e risorse economiche o il rifiuto di rendere disponibili fondi o risorse economiche, se effettuato ritenendo in buona fede che tale azione sia conforme al presente regolamento, non comporta alcun genere di responsabilità per la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo che lo attua, né per i suoi direttori o dipendenti, a meno che non si dimostri che i fondi e le risorse economiche sono stati congelati o trattenuti in seguito a negligenza.
2. Le azioni compiute da persone fisiche o giuridiche, entità od organismi non comportano alcun genere di responsabilità a loro carico se questi non sapevano, e non avevano alcun motivo ragionevole di sospettare, che le loro azioni avrebbero violato le misure previste dal presente regolamento.
Articolo 14
È vietato partecipare, consapevolmente e deliberatamente, ad attività aventi l'obiettivo o l'effetto di eludere le misure previste dal presente regolamento.
Articolo 15
1. Non è soddisfatta alcuna richiesta in relazione a contratti o transazioni sulla cui esecuzione abbiano inciso, direttamente o indirettamente, integralmente o in parte, le misure istituite dal presente regolamento, comprese richieste di indennizzo o richieste analoghe, ad esempio richieste di compensazione o richieste nell'ambito di una garanzia, in particolare richieste volte a ottenere la proroga o il pagamento di una garanzia o di una controgaranzia, in particolare di una garanzia o controgaranzia finanziaria, indipendentemente dalla sua forma, se la richiesta è presentata da:
a)
persone fisiche o giuridiche, entità od organismi designati elencati negli allegati IV e V;
b)
qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo che agisca per tramite o per conto di una delle persone, entità od organismi di cui alla lettera a).
2. In ogni procedura volta al soddisfacimento di una richiesta, l'onere della prova che il soddisfacimento della richiesta non è vietato dal paragrafo 1 incombe alla persona fisica o giuridica, all'entità o all'organismo che richiede il soddisfacimento di tale richiesta.
3. Il presente articolo lascia impregiudicato il diritto delle persone fisiche o giuridiche, delle entità o degli organismi di cui al paragrafo 1 al controllo giurisdizionale della legittimità dell'inadempimento degli obblighi contrattuali a norma del presente regolamento.
Articolo 16
1. La Commissione e gli Stati membri si informano reciprocamente delle misure adottate ai sensi del presente regolamento e condividono qualsiasi altra informazione pertinente a loro disposizione riguardante il presente regolamento, in particolare le informazioni riguardanti:
a)
i fondi congelati a norma dell'articolo 8 e le autorizzazioni concesse a norma degli articoli da 9 a 11;
b)
i problemi di violazione e di applicazione delle norme e le sentenze pronunciate dagli organi giurisdizionali nazionali.
2. Ciascuno Stato membro comunica immediatamente agli altri Stati membri e alla Commissione tutte le altre informazioni pertinenti a sua disposizione che potrebbero pregiudicare l'effettiva attuazione del presente regolamento.
Articolo 17
1. Qualora decida di applicare a una persona fisica o giuridica, a un'entità o a un organismo le misure di cui all'articolo 8, il Consiglio modifica l'allegato IV o V di conseguenza.
2. Il Consiglio trasmette la sua decisione e i motivi dell'inserimento nell'elenco alla persona fisica o giuridica, all'entità o all'organismo di cui al paragrafo 1 direttamente, se l'indirizzo è noto, o mediante la pubblicazione di un avviso, dando alla persona fisica o giuridica, all'entità o all'organismo in questione la possibilità di formulare osservazioni.
3. Qualora siano avanzate osservazioni o siano addotte nuove prove sostanziali, il Consiglio riesamina la decisione e ne informa la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo di conseguenza.
4. L'elenco di cui agli allegati IV e V è riesaminato a intervalli regolari e almeno ogni dodici mesi.
5. La Commissione è autorizzata a modificare l'allegato III in base alle informazioni fornite dagli Stati membri.
Articolo 18
1. Gli Stati membri stabiliscono norme sulle sanzioni applicabili alle violazioni delle disposizioni del presente regolamento e adottano tutte le misure necessarie per garantirne l'attuazione. Le sanzioni previste devono essere effettive, proporzionate e dissuasive.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione le norme di cui al paragrafo 1 senza indugio dopo l'entrata in vigore del presente regolamento, come pure ogni successiva modifica.
Articolo 19
1. Gli Stati membri designano le autorità competenti di cui al presente regolamento e le identificano sui siti web elencati nell'allegato III. Gli Stati membri comunicano alla Commissione le eventuali modifiche degli indirizzi dei loro siti web elencati nell'allegato III.
2. Gli Stati membri notificano senza indugio alla Commissione le proprie autorità competenti, compresi gli estremi delle stesse, dopo l'entrata in vigore del presente regolamento e informano la Commissione di ogni eventuale successiva modifica.
3. Laddove il presente regolamento imponga di notificare, informare o comunicare in altro modo con la Commissione, l'indirizzo e gli altri estremi da usare per queste comunicazioni sono quelli indicati nell'allegato III.
Articolo 20
Il presente regolamento si applica:
a)
nel territorio dell'Unione, compreso il suo spazio aereo;
b)
a bordo di tutti gli aeromobili o di tutti i natanti sotto la giurisdizione di uno Stato membro;
c)
a qualsiasi cittadino di uno Stato membro che si trovi all'interno o all'esterno del territorio dell'Unione;
d)
a qualsiasi persona giuridica, entità od organismo che si trovi all'interno o all'esterno del territorio dell'Unione e sia registrata/o o costituita/o conformemente al diritto di uno Stato membro;
e)
a qualsiasi persona giuridica, entità od organismo relativamente ad attività economiche esercitate, interamente o parzialmente, all'interno dell'Unione.
Articolo 21
Il presente regolamento entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 13 novembre 2017
Per il Consiglio
Il presidente
F. MOGHERINI
(1) Cfr. pagina 60 della presente Gazzetta ufficiale.
(2) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(3) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(4) Posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio, dell'8 dicembre 2008, che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari (GU L 335 del 13.12.2008, pag. 99).
ALLEGATO I
Elenco dei materiali previsti dall'articolo 3 che potrebbero essere utilizzati a fini di repressione interna
1.
Armi da fuoco, munizioni e accessori connessi:
1.1.
armi da fuoco non sottoposte ad autorizzazione dai punti ML 1 e ML 2 dell'elenco comune delle attrezzature militari;
1.2.
munizioni specificamente progettate per le armi da fuoco elencate al punto 1.1 e loro componenti appositamente progettati;
1.3.
congegni di mira non sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari.
2.
Bombe e granate non sottoposte ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari.
3.
I seguenti veicoli:
3.1.
veicoli dotati di cannone ad acqua appositamente progettati o modificati a fini antisommossa;
3.2.
veicoli appositamente progettati o modificati per essere elettrificati al fine di respingere gli assalti;
3.3.
veicoli appositamente progettati o modificati per rimuovere le barricate, compreso il materiale da costruzione con protezione balistica;
3.4.
veicoli appositamente progettai o modificati per il trasporto o il trasferimento di prigionieri e/o detenuti;
3.5.
veicoli appositamente progettati per l'installazione di barriere mobili;
3.6.
componenti per i veicoli di cui ai punti da 3.1 a 3.5, specificamente progettati a fini antisommossa.
Nota 1:
questo punto non sottopone ad autorizzazione i veicoli specificamente progettati a fini antincendio.
Nota 2:
ai fini del punto 3.5 il termine «veicoli» include i rimorchi.
4.
Le seguenti sostanze esplosive e sostanze collegate:
4.1.
apparecchi e dispositivi specificamente progettati per provocare esplosioni con mezzi elettrici o non elettrici, compresi gli apparecchi di innesco, i detonatori, gli ignitori, gli acceleranti di esplosione e le corde di detonazione e i relativi componenti appositamente progettati; a eccezione di quelli appositamente progettati per un impiego commerciale specifico, ossia per l'attivazione o il funzionamento mediante esplosione di altre attrezzature o dispositivi la cui funzione non è l'innesco di un'esplosione (ad esempio gonfiatori degli air bag per autoveicoli, scaricatori elettrici degli azionatori antincendio a sprinkler);
4.2.
cariche esplosive a taglio lineare non sottoposte ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari;
4.3.
altri esplosivi non sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari e sostanze collegate:
a)
amatolo;
b)
nitrocellulosa (contenente oltre il 12,5 % di azoto);
c)
nitroglicole;
d)
tetranitrato di pentaeritrite (PETN);
e)
cloruro di picrile;
f)
2,4,6 trinitrotoluene (TNT).
5.
Apparecchiature protettive non sottoposte ad autorizzazione dal punto ML 13 dell'elenco comune delle attrezzature militari:
5.1.
giubbotti antiproiettile con protezione balistica e/o protezione contro gli attacchi all'arma bianca;
5.2.
elmetti con protezione balistica e/o protezione antischegge, elmetti antisommossa, scudi antisommossa e scudi balistici.
Nota:
Questa voce non sottopone ad autorizzazione:
—
le attrezzature appositamente progettate per discipline sportive,
—
le attrezzature appositamente progettate per soddisfare requisiti di sicurezza e di lavoro.
6.
Simulatori, diversi da quelli sottoposti ad autorizzazione dal punto ML 14 dell'elenco comune delle attrezzature militari dell'UE, per la formazione nell'uso delle armi da fuoco, e software appositamente progettato.
7.
Apparecchiature per la visione notturna e la registrazione di immagini termiche e amplificatori d'immagine, diversi da quelli sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari dell'UE.
8.
Filo spinato a lame di rasoio.
9.
Coltelli militari, coltelli da combattimento e baionette con lama di lunghezza superiore a 10 cm.
10.
Apparecchiature specificamente progettate per la fabbricazione degli articoli di cui al presente elenco.
11.
Tecnologia specifica per lo sviluppo, la fabbricazione o l'uso degli articoli di cui al presente elenco.
ALLEGATO II
Apparecchiature, tecnologie e software di cui agli articoli 6 e 7
Nota generale
Nonostante il disposto del presente allegato, quest'ultimo non si applica a:
a)
apparecchiature, tecnologie o software che figurano nell'allegato I del regolamento (CE) n. 428/2009 del Consiglio (1) o nell'elenco comune delle attrezzature militari
b)
software che sono progettati per essere installati dall'utilizzatore senza ulteriore significativa assistenza da parte del fornitore e che sono generalmente disponibili al pubblico in quanto venduti direttamente, senza restrizioni, nei punti di vendita al dettaglio, in uno dei seguenti modi:
i)
al banco;
ii)
per corrispondenza;
iii)
per via elettronica;
iv)
su ordinazione telefonica;
c)
software che sono di pubblico dominio.
Le categorie A, B, C, D ed E fanno riferimento alle categorie di cui al regolamento (CE) n. 428/2009.
Per apparecchiature, tecnologie e software ai sensi degli articoli 6 e 7 si intende quanto segue:
A.
Elenco delle apparecchiature:
—
apparecchiature di ispezione approfondita di pacchetti,
—
apparecchiature di intercettazione delle reti, incluse le apparecchiature di gestione delle intercettazioni (IMS) e le apparecchiature di link intelligence per la conservazione dei dati,
—
apparecchiature di controllo delle radiofrequenze,
—
apparecchiature di interferenze di reti e satelliti,
—
apparecchiature di infezione a distanza,
—
apparecchiature di riconoscimento/trattamento vocale,
—
apparecchiature di intercettazione e controllo IMSI (2), MSISDN (3), IMEI (4) e TMSI (5),
—
apparecchiature di intercettazione e controllo tattici SMS (6), GSM (7), GPS (8), GPRS (9), UMTS (10), CDMA (11) e PSTN (12),
—
apparecchiature di intercettazione e controllo DHCP (13), SMTP (14) e GTP (15),
—
apparecchiature di riconoscimento morfologico e di analisi morfologica,
—
apparecchiature forensi a distanza,
—
apparecchiature di motori di trattamento semantico,
—
apparecchiature WEP e WPA di violazione di codici,
—
apparecchiature di intercettazione per protocollo VoIP proprietario e standard.
B.
Non utilizzato.
C.
Non utilizzato.
D.
«Software» per lo «sviluppo», la «produzione» o l'«utilizzazione» delle apparecchiature specificate sopra in A.
E.
«Tecnologie» per lo «sviluppo», la «produzione» o l'«utilizzazione» delle apparecchiature specificate sopra in A.
Le apparecchiature, tecnologie e i software di queste categorie rientrano nell'ambito di applicazione del presente allegato nella misura in cui rispondono alla descrizione generale di «sistemi di intercettazione e controllo di Internet e delle comunicazioni telefoniche e satellitari».
Ai fini del presente allegato, per «controllo» si intende l'acquisizione, l'estrazione, la decodificazione, la registrazione, il trattamento, l'analisi e l'archiviazione del contenuto di una chiamata o dei dati della rete.
(1) Regolamento (CE) n. 428/2009 del Consiglio, del 5 maggio 2009, che istituisce un regime comunitario di controllo delle esportazioni, del trasferimento, dell'intermediazione e del transito di prodotti a duplice uso (GU L 134 del 29.5.2009, pag. 1).
(2) IMSI è la sigla di «International Mobile Subscriber Identity» (identità utente mobile internazionale). Si tratta di un codice di identificazione unico per ciascun dispositivo di telefonia mobile, che è integrato nella carta SIM e consente di identificare quest'ultima tramite le reti GSM e UMTS.
(3) MSISDN è la sigla di «Mobile Subscriber Integrated Services Digital Network Number» (numero di rete digitale integrata nei servizi dell'abbonato mobile). È un numero unico per l'identificazione di un abbonamento a una rete mobile GSM o UMTS. In altri termini, è il numero di telefono attribuito alla carta SIM di un telefono mobile e pertanto identifica un abbonato mobile nonché l'IMSI, ma per instradare le chiamate tramite l'abbonato.
(4) IMEI è la sigla di «International Mobile Equipment Identity» (identificatore internazionale apparecchiature mobili). È un numero, solitamente unico, che permette di identificare i telefoni mobili GSM, WCDMA e IDEN e alcuni telefoni satellitari. Di solito si trova stampato all'interno dello scomparto della batteria del telefono. L'intercettazione (telefonica) può essere specificata mediante il suo numero IMEI nonché l'IMSI e l'MSISDN.
(5) TMSI è la sigla di «Temporary Mobile Subscriber Identity» (identità utente mobile temporanea). Si tratta dell'identità più comunemente trasmessa tra telefono mobile e rete.
(6) SMS è la sigla di «Short Message System» (servizio di messaggi brevi).
(7) GSM è la sigla di «Global System for Mobile Communications» (sistema mondiale di comunicazioni mobili).
(8) GPS è la sigla di «Global Positioning System» (sistema di localizzazione globale via satellite).
(9) GPRS è la sigla di «General Package Radio Service» (sistema di trasmissione radio a pacchetto).
(10) UMTS è la sigla di «Universal Mobile Telecommunication System» (sistema universale di comunicazioni mobili).
(11) CDMA è la sigla di «Code Division Multiple Access» (accesso multiplo a divisione di codice).
(12) PSTN è la sigla di «Public Switch Telephone Networks» (rete telefonica pubblica commutata).
(13) DHCP è la sigla di «Dynamic Host Configuration Protocol» (protocollo di configurazione dinamica tramite host).
(14) SMTP è la sigla di «Simple Mail Transfer Protocol» (protocollo semplice per il trasferimento di posta).
(15) GTP è la sigla di «GPRS Tunneling Protocol» (protocollo di tunneling per GPRS).
ALLEGATO III
Siti Internet contenenti informazioni sulle autorità competenti e indirizzo per le notifiche alla Commissione
BELGIO
https://diplomatie.belgium.be/nl/Beleid/beleidsthemas/vrede_en_veiligheid/sancties
https://diplomatie.belgium.be/fr/politique/themes_politiques/paix_et_securite/sanctions
https://diplomatie.belgium.be/en/policy/policy_areas/peace_and_security/sanctions
BULGARIA
http://www.mfa.bg/en/pages/135/index.html
REPUBBLICA CECA
www.financnianalytickyurad.cz/mezinarodni-sankce.html
DANIMARCA
http://um.dk/da/Udenrigspolitik/folkeretten/sanktioner/
GERMANIA
http://www.bmwi.de/DE/Themen/Aussenwirtschaft/aussenwirtschaftsrecht,did=404888.html
ESTONIA
http://www.vm.ee/est/kat_622/
IRLANDA
http://www.dfa.ie/home/index.aspx?id=28519
GRECIA
http://www.mfa.gr/en/foreign-policy/global-issues/international-sanctions.html
SPAGNA
http://www.exteriores.gob.es/Portal/en/PoliticaExteriorCooperacion/GlobalizacionOportunidadesRiesgos/Paginas/SancionesInternacionales.aspx
FRANCIA
http://www.diplomatie.gouv.fr/fr/autorites-sanctions/
CROAZIA
http://www.mvep.hr/sankcije
ITALIA
http://www.esteri.it/MAE/IT/Politica_Europea/Deroghe.htm
CIPRO
http://www.mfa.gov.cy/sanctions
LETTONIA
http://www.mfa.gov.lv/en/security/4539
LITUANIA
http://www.urm.lt/sanctions
LUSSEMBURGO
http://www.mae.lu/sanctions
UNGHERIA
http://www.kormany.hu/download/9/2a/f0000/EU%20szankci%C3%B3s%20t%C3%A1j%C3%A9koztat%C3%B3_20170214_final.pdf
MALTA
https://www.gov.mt/en/Government/Government%20of%20Malta/Ministries%20and%20Entities/Officially%20Appointed%20Bodies/Pages/Boards/Sanctions-Monitoring-Board-.aspx
PAESI BASSI
https://www.rijksoverheid.nl/onderwerpen/internationale-sancties
AUSTRIA
http://www.bmeia.gv.at/view.php3?f_id=12750&LNG=en&version=
POLONIA
http://www.msz.gov.pl
PORTOGALLO
http://www.portugal.gov.pt/pt/ministerios/mne/quero-saber-mais/sobre-o-ministerio/medidas-restritivas/medidas-restritivas.aspx
ROMANIA
http://www.mae.ro/node/1548
SLOVENIA
http://www.mzz.gov.si/si/omejevalni_ukrepi
SLOVACCHIA
https://www.mzv.sk/europske_zalezitosti/europske_politiky-sankcie_eu
FINLANDIA
http://formin.finland.fi/kvyhteistyo/pakotteet
SVEZIA
http://www.ud.se/sanktioner
REGNO UNITO
https://www.gov.uk/sanctions-embargoes-and-restrictions
Indirizzo per le notifiche alla Commissione europea:
Commissione europea
Servizio degli strumenti di politica estera (FPI)
SEAE 07/99
1049 Bruxelles, Belgio
Email: relex-sanctions@ec.europa.eu
ALLEGATO IV
Elenco delle persone fisiche e giuridiche, delle entità e degli organismi di cui all'articolo 8, paragrafo 3
ALLEGATO V
Elenco delle persone fisiche e giuridiche, delle entità e degli organismi di cui all'articolo 8, paragrafo 4
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (UE) 2017/2063 DEL CONSIGLIO
del 13 novembre 2017
concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Venezuela
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 215,
vista la decisione (PESC) 2017/2074 del Consiglio, del 13 novembre 2017, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Venezuela (1),
vista la proposta congiunta dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e della Commissione,
considerando quanto segue:
(1)
Tenuto conto del continuo deteriorarsi della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani in Venezuela, l'Unione ha espresso in più occasioni la sua preoccupazione e ha invitato tutti gli attori politici e le istituzioni venezuelani a lavorare in modo costruttivo per una soluzione della crisi nel paese, nel pieno rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani, delle istituzioni democratiche e della separazione dei poteri.
(2)
Il 13 novembre 2017 il Consiglio ha adottato la decisione (PESC) 2017/2074, che, tra l'altro, vieta di esportare armamenti e attrezzature che potrebbero essere utilizzate a fini di repressione interna nonché apparecchiature di sorveglianza e il congelamento dei fondi e delle risorse economiche di determinate persone, entità e organismi che sono responsabili di gravi violazioni o abusi dei diritti umani o della repressione della società civile e dell'opposizione democratica e di persone, entità e organismi che sono responsabili di azioni, politiche o attività che compromettono in qualsiasi altro modo la democrazia e lo stato di diritto in Venezuela, nonché persone, entità e organismi a essi associati.
(3)
Poiché talune misure previste dalla decisione (PESC) 2017/2074 rientrano nell'ambito del trattato, la loro attuazione richiede un'azione normativa a livello dell'Unione, in particolare per garantirne l'applicazione uniforme da parte degli operatori economici di tutti gli Stati membri.
(4)
Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti, segnatamente, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare il diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale e il diritto alla protezione dei dati personali. Il presente regolamento dovrebbe essere applicato conformemente a tali diritti.
(5)
Il potere di modificare gli elenchi di cui agli allegati IV e V del presente regolamento dovrebbe essere esercitato dal Consiglio al fine di garantire la coerenza con il processo di modifica e revisione degli allegati I e II della decisione (PESC) 2017/2074.
(6)
Ai fini dell'attuazione del presente regolamento e per garantire la massima certezza giuridica all'interno dell'Unione, è opportuno pubblicare i nomi e gli altri dati pertinenti relativi a persone fisiche e giuridiche, entità e organismi i cui fondi e le cui risorse economiche devono essere congelati a norma del presente regolamento. Qualsiasi trattamento di dati personali dovrebbe essere conforme al regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (2) e alla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (3).
(7)
Gli Stati membri e la Commissione dovrebbero informarsi reciprocamente delle misure adottate ai sensi del presente regolamento e comunicarsi ogni altra informazione pertinente in loro possesso relativa al presente regolamento.
(8)
Gli Stati membri dovrebbero determinare le sanzioni applicabili alle violazioni del presente regolamento. Le sanzioni dovrebbero essere effettive, proporzionate e dissuasive.
(9)
Il presente regolamento dovrebbe entrare in vigore immediatamente per garantire l'efficacia delle misure ivi contemplate,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:
a) «richiesta»: qualsiasi richiesta, sotto forma contenziosa o meno, presentata anteriormente, il o posteriormente alla data di entrata in vigore del presente regolamento e derivante da un contratto o da una transazione o a essi collegata e, in particolare:
i)
una richiesta volta a ottenere l'adempimento di un obbligo derivante da un contratto o da una transazione o a essi collegata;
ii)
una richiesta volta a ottenere la proroga o il pagamento di una garanzia o di una controgaranzia finanziaria, indipendentemente dalla sua forma;
iii)
una richiesta di compensazione relativa a un contratto o a una transazione;
iv)
una domanda riconvenzionale;
v)
una richiesta volta a ottenere, anche mediante exequatur, il riconoscimento o l'esecuzione di una sentenza, di un lodo arbitrale o di una decisione equivalente, indipendentemente dal luogo in cui sono stati pronunziati;
b) «contratto o transazione»: qualsiasi transazione, indipendentemente dalla sua forma e dal diritto a essa applicabile, che comprenda uno o più contratti o obblighi analoghi stipulati fra le stesse parti o fra parti diverse; a tal fine, il termine «contratto» include qualsiasi forma di garanzia o controgaranzia, in particolare una garanzia o controgaranzia finanziaria, e qualsiasi credito, anche giuridicamente indipendente, nonché qualsiasi clausola annessa derivante da siffatta transazione o a essa correlata;
c) «autorità competenti»: le autorità competenti degli Stati membri i cui siti web sono elencati nell'allegato III;
d) «risorse economiche»: le attività di qualsiasi tipo, tangibili o intangibili, mobili o immobili, che non sono fondi ma che possono essere utilizzate per ottenere fondi, beni o servizi;
e) «congelamento di risorse economiche»: il divieto di utilizzare risorse economiche per ottenere fondi, beni o servizi in qualsiasi modo, anche attraverso la vendita, l'affitto e le ipoteche;
f) «congelamento di fondi»: il divieto di spostare, trasferire, alterare o utilizzare o gestire i fondi o di avere accesso a essi in modo da modificarne il volume, l'importo, la collocazione, la proprietà, il possesso, la natura o la destinazione o da introdurre altri cambiamenti tali da consentire l'uso dei fondi in questione, compresa la gestione di portafoglio;
g) «fondi»: tutte le attività e i benefici finanziari di qualsiasi natura, compresi, ma non limitati a:
i)
contanti, assegni, cambiali, vaglia postali e altri strumenti di pagamento;
ii)
depositi presso istituti finanziari o altre entità, saldi sui conti, debiti e obblighi;
iii)
titoli negoziati a livello pubblico e privato e strumenti di debito, tra cui azioni, certificati azionari, titolo a reddito fisso, pagherò, warrant, obbligazioni e contratti derivati;
iv)
interessi, dividendi o altri redditi generati dalle attività;
v)
credito, diritto di compensazione, garanzie, fideiussioni o altri impegni finanziari;
vi)
lettere di credito, polizze di carico e atti di cessione; e
vii)
documenti da cui risulti un interesse riguardante capitali o risorse finanziarie;
h) «assistenza tecnica»: qualsiasi supporto tecnico di riparazione, perfezionamento, fabbricazione, assemblaggio, prova, manutenzione o altro servizio tecnico e che può assumere la forma di istruzione, pareri, formazione, trasmissione dell'apprendimento del funzionamento o delle competenze o servizi di consulenza, comprese le forme orali di assistenza;
i) «servizi di intermediazione»:
i)
la negoziazione o l'organizzazione di transazioni dirette all'acquisto, alla vendita o alla fornitura di beni e tecnologie o servizi finanziari e tecnici da un paese terzo a qualunque altro paese terzo; o
ii)
la vendita o l'acquisto di beni e tecnologie o servizi finanziari e tecnici ubicati in un paese terzo per il loro trasferimento verso un altro paese terzo;
j) «territorio dell'Unione»: i territori degli Stati membri cui si applica il trattato, alle condizioni ivi stabilite, compreso lo spazio aereo.
Articolo 2
1. È vietato:
a)
fornire, direttamente o indirettamente, assistenza tecnica, servizi di intermediazione e altri servizi connessi ai beni e alle tecnologie elencati nell'elenco comune delle attrezzature militari dell'Unione europea («elenco comune delle attrezzature militari»), nonché alla fornitura, alla fabbricazione, alla manutenzione e all'uso di beni e tecnologie elencati nell'elenco comune delle attrezzature militari a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Venezuela, o per un uso in detto paese;
b)
fornire, direttamente o indirettamente, finanziamenti o assistenza finanziaria connessi ai beni e alle tecnologie elencati nell'elenco comune delle attrezzature militari, compresi in particolare sovvenzioni, prestiti e assicurazione dei crediti all'esportazione, nonché assicurazione e riassicurazione, per qualsiasi vendita, fornitura, trasferimento o esportazione dei beni o delle tecnologie suddetti oppure per la prestazione della correlata assistenza tecnica, di servizi di intermediazione e di altri servizi pertinenti, destinati direttamente o indirettamente a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Venezuela, o per un uso in detto paese.
2. Il divieto di cui al paragrafo 1 non si applica all'esecuzione di contratti stipulati anteriormente al 13 novembre 2017 o di contratti accessori necessari per l'esecuzione di tali contratti, purché siano conformi alla posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio (4), in particolare ai criteri di cui all'articolo 2 e purché le persone fisiche o giuridiche, le entità o gli organismi che intendono eseguire il contratto lo abbiano notificato all'autorità competente dello Stato membro in cui sono stabiliti entro 5 giorni lavorativi dall'entrata in vigore del presente regolamento.
Articolo 3
È vietato:
a)
vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, attrezzature utilizzabili a fini di repressione interna e figuranti nell'allegato I, originarie o meno dell'Unione, a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Venezuela o destinate a essere utilizzate in detto paese;
b)
fornire, direttamente o indirettamente, assistenza tecnica, servizi di intermediazione e altri servizi connessi alle attrezzature di cui alla lettera a), a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Venezuela o destinate a essere utilizzate in detto paese;
c)
fornire, direttamente o indirettamente, finanziamenti o assistenza finanziaria, compresi in particolare sovvenzioni, prestiti e assicurazione dei crediti all'esportazione, nonché assicurazioni e riassicurazioni, relativamente alle attrezzature di cui alla lettera a), a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Venezuela o destinate a essere utilizzate in detto paese.
Articolo 4
1. In deroga agli articoli 2 e 3, le autorità competenti degli Stati membri elencate nell'allegato III possono autorizzare, alle condizioni che essi ritengono appropriate:
a)
la fornitura di finanziamenti, assistenza finanziaria e assistenza tecnica connessi a:
i)
attrezzature militari non letali destinati esclusivamente a uso umanitario o protettivo o a programmi di potenziamento istituzionale delle Nazioni Unite (ONU) e dell'Unione e dei suoi Stati membri ovvero di organizzazioni regionali o subregionali;
ii)
materiali per le operazioni di gestione delle crisi da parte dell'ONU e dell'Unione o di organizzazioni regionali o subregionali;
b)
la vendita, la fornitura, il trasferimento o l'esportazione di attrezzature che potrebbero essere utilizzate a fini di repressione interna e il finanziamento e l'assistenza finanziaria e tecnica associata, destinate esclusivamente a uso umanitario o protettivo o a programmi di costruzione istituzionale dell'ONU o dell'Unione o a operazioni di gestione delle crisi dell'ONU e dell'Unione o di organizzazioni regionali e subregionali;
c)
la vendita, la fornitura, il trasferimento o l'esportazione di attrezzature per lo sminamento e di materiale destinato a essere utilizzato nelle operazioni di sminamento e il finanziamento e l'assistenza finanziaria e tecnica associata.
2. Le autorizzazioni di cui al paragrafo 1 possono essere concesse solo prima dello svolgimento delle attività per cui sono richieste.
Articolo 5
Gli articoli 2 e 3 non si applicano all'abbigliamento protettivo, compresi i giubbotti antiproiettile e gli elmetti militari, temporaneamente esportati in Venezuela da dipendenti dell'ONU, da personale dell'Unione o dei suoi Stati membri, da rappresentanti dei mass media e da operatori umanitari o nel campo dello sviluppo e da personale associato, per loro esclusivo uso personale.
Articolo 6
1. È vietato vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, le apparecchiature, le tecnologie o i software elencati nell'allegato II, originari o meno dell'Unione, a qualsiasi persona, entità od organismo in Venezuela o per un uso in Venezuela, senza il rilascio preventivo di un'autorizzazione da parte dell'autorità competente dello Stato membro interessato, identificata sui siti web elencati nell'allegato III.
2. Le autorità competenti degli Stati membri, identificate sui siti web elencati nell'allegato III, non rilasciano l'autorizzazione di cui al paragrafo 1 se hanno fondati motivi per ritenere che le apparecchiature, le tecnologie o i software in questione siano destinati a fini di repressione interna da parte del governo, degli enti pubblici, delle imprese o delle agenzie del Venezuela, o di qualsiasi persona o entità che agisca per loro conto o sotto la loro direzione.
3. L'allegato II elenca le apparecchiature, le tecnologie o i software destinati principalmente all'uso nei controlli o intercettazioni sulle comunicazioni via internet o telefoniche.
4. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione delle autorizzazioni concesse a norma del presente articolo entro quattro settimane dall'autorizzazione.
Articolo 7
1. A meno che l'autorità competente dello Stato membro interessato, identificata sui siti web elencati nell'allegato III, non abbia preventivamente rilasciato un'autorizzazione a norma dell'articolo 6, paragrafo 2, è vietato:
a)
fornire, direttamente o indirettamente, a qualsiasi persona, entità od organismo in Venezuela, o per un uso in Venezuela, assistenza tecnica o servizi di intermediazione connessi alle apparecchiature, alle tecnologie e ai software elencati nell'allegato II, all'installazione, alla fornitura, alla fabbricazione, alla manutenzione e all'uso delle apparecchiature e delle tecnologie elencate nell'allegato II o alla fornitura, all'installazione, al funzionamento o all'aggiornamento dei software elencati nell'allegato II;
b)
fornire, direttamente o indirettamente, finanziamenti o assistenza finanziaria connessi alle apparecchiature, alle tecnologie e ai software di cui all'allegato II a qualsiasi persona, entità od organismo in Venezuela, o per uso in Venezuela;
c)
fornire qualsiasi tipo di servizio di controllo o intercettazione di telecomunicazioni o di comunicazioni internet al governo, agli enti pubblici, alle imprese e alle agenzie del Venezuela o a qualsiasi persona o entità che agisca per loro conto o sotto la loro direzione, o a loro beneficio diretto o indiretto.
2. Ai fini del paragrafo 1, lettera c), per «controllo o intercettazione di telecomunicazioni o di comunicazioni internet» si intendono i servizi che, utilizzando in particolare le apparecchiature, le tecnologie e i software elencati nell'allegato II, danno accesso a dati riguardanti le telecomunicazioni e le chiamate di un soggetto in entrata e in uscita, consentendo altresì la fornitura di tali dati, a fini di estrazione, decodifica, registrazione, trattamento, analisi o archiviazione o per qualsiasi altra attività connessa.
Articolo 8
1. Sono congelati tutti i fondi e le risorse economiche appartenenti a o posseduti, detenuti o controllati da una qualsiasi delle persone fisiche o giuridiche, delle entità o degli organismi elencati negli allegato IV e V.
2. È vietato mettere, direttamente o indirettamente, fondi o risorse economiche a disposizione di una qualsiasi delle persone fisiche o giuridiche, delle entità o degli organismi elencati negli allegati IV e V, o destinarli a loro vantaggio.
3. Nell'allegato IV figurano:
a)
le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi responsabili di gravi violazioni o abusi dei diritti umani o della repressione della società civile e dell'opposizione democratica in Venezuela;
b)
le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi le cui azioni, politiche o attività compromettono la democrazia e lo stato di diritto in Venezuela.
4. Nell'allegato V figurano le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi associati alle persone ed entità di cui al paragrafo 3.
5. Gli allegati IV e V contengono i motivi dell'inserimento nell'elenco delle persone, delle entità e degli organismi interessati.
6. Gli allegati IV e V riportano inoltre, ove disponibili, le informazioni necessarie per identificare le persone fisiche o giuridiche, le entità e gli organismi interessati. Con riguardo alle persone fisiche, tali informazioni possono includere i nomi, compresi gli pseudonimi, la data e il luogo di nascita, la cittadinanza, il numero del passaporto e della carta d'identità, il sesso, l'indirizzo, se noto, e la funzione o professione. Con riguardo alle persone giuridiche, alle entità e agli organismi, tali informazioni possono comprendere le denominazioni, la data e il luogo di registrazione, il numero di registrazione e la sede di attività.
Articolo 9
1. In deroga all'articolo 8, le autorità competenti degli Stati membri identificate sui siti web elencati nell'allegato III possono autorizzare lo svincolo o la messa a disposizione di taluni fondi o risorse economiche congelati, alle condizioni che ritengono appropriate, dopo aver stabilito che i fondi o le risorse economiche sono:
a)
necessari per soddisfare le esigenze di base delle persone fisiche e giuridiche elencate nell'allegato IV o V e dei familiari a carico di tali persone fisiche, compresi i pagamenti relativi a generi alimentari, affitti o ipoteche, medicinali e cure mediche, imposte, premi assicurativi e utenze di servizi pubblici;
b)
destinati esclusivamente al pagamento di onorari ragionevoli o al rimborso delle spese sostenute per la prestazione di servizi legali;
c)
destinati esclusivamente al pagamento di diritti o di spese connessi alla normale gestione o alla custodia dei fondi o delle risorse economiche congelati;
d)
necessari per coprire spese straordinarie, a condizione di aver comunicato alle autorità competenti degli altri Stati membri e alla Commissione, almeno due settimane prima dell'autorizzazione, i motivi per i quali ritengono che debba essere concessa una determinata autorizzazione; o
e)
pagabili su o da un conto di una missione diplomatica o consolare o di un'organizzazione internazionale che gode di immunità in conformità del diritto internazionale, nella misura in cui tali pagamenti servono per scopi ufficiali della missione diplomatica o consolare o dell'organizzazione internazionale.
2. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione di tutte le autorizzazioni concesse a norma del paragrafo 1.
Articolo 10
1. In deroga all'articolo 8, le autorità competenti degli Stati membri identificate nei siti web di cui all'allegato III possono autorizzare che taluni fondi o risorse economiche congelati siano sbloccati a condizione che:
a)
i fondi o le risorse economiche siano oggetto di una decisione arbitrale emessa anteriormente alla data dell'inserimento della persona fisica o giuridica, dell'entità o dell'organismo di cui all'articolo 8 nell'allegato IV o V, di una decisione giudiziaria o amministrativa emessa nell'Unione o di una decisione giudiziaria esecutiva nello Stato membro interessato, anteriormente, il o posteriormente a tale data;
b)
i fondi o le risorse economiche vengano usati esclusivamente per soddisfare i crediti garantiti da tale decisione o riconosciuti validi dalla stessa, entro i limiti fissati dalle leggi e dai regolamenti applicabili che disciplinano i diritti dei creditori;
c)
la decisione non vada a favore di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo elencati all'allegato IV o V; e
d)
il riconoscimento della decisione non sia contrario all'ordine pubblico nello Stato membro interessato.
2. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione di tutte le autorizzazioni concesse a norma del paragrafo 1.
Articolo 11
1. In deroga all'articolo 8 e purché un pagamento da parte di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo di cui all'allegato IV o V sia dovuto in forza di un contratto o di un accordo concluso o di un'obbligazione sorta per la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo in questione, prima della data di inserimento di tale persona fisica o giuridica, entità od organismo nell'allegato IV o V, le autorità competenti degli Stati membri possono autorizzare, alle condizioni che ritengono appropriate, lo svincolo di taluni fondi o risorse economiche congelati purché l'autorità competente interessata abbia accertato che:
a)
i fondi o le risorse economiche devono essere usati per un pagamento da una persona fisica o giuridica, da un'entità o da un organismo di cui all'allegato IV o V;
b)
il pagamento non viola l'articolo 8, paragrafo 2.
2. Lo Stato membro interessato informa gli altri Stati membri e la Commissione delle autorizzazioni concesse a norma del paragrafo 1 entro quattro settimane dall'autorizzazione.
3. L'articolo 8, paragrafo 2, non osta a che gli enti finanziari o creditizi accreditino sui conti congelati fondi trasferiti da terzi verso i conti di una persona fisica o giuridica, di un'entità o di un organismo che figura nell'elenco, purché tali versamenti siano anch'essi congelati. L'ente finanziario o creditizio informa immediatamente di tali transazioni l'autorità competente.
4. Purché tali interessi, altri profitti e pagamenti siano congelati a norma dell'articolo 8, l'articolo 8, paragrafo 2, non si applica al versamento sui conti congelati di:
a)
interessi o altri profitti dovuti su detti conti;
b)
pagamenti dovuti nell'ambito di contratti o accordi conclusi o obbligazioni sorte anteriormente alla data in cui la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo di cui all'articolo 8 sono stati inseriti nell'allegato IV o V; o
c)
pagamenti dovuti nell'ambito di decisioni giudiziarie, amministrative o arbitrali emesse in uno Stato membro o esecutive nello Stato membro interessato.
Articolo 12
1. Fatte salve le norme applicabili in materia di relazioni, riservatezza e segreto professionale, le persone fisiche e giuridiche, le entità e gli organismi sono tenuti a:
a)
fornire immediatamente qualsiasi informazione atta a facilitare il rispetto del presente regolamento, quali le informazioni relative ai conti e agli importi congelati a norma dell'articolo 8, all'autorità competente dello Stato membro in cui risiedono o sono situati e a trasmettere tali informazioni, direttamente o attraverso lo Stato membro, alla Commissione; e
b)
collaborare con l'autorità competente alla verifica delle informazioni di cui alla lettera a).
2. Le ulteriori informazioni ricevute direttamente dalla Commissione sono messe a disposizione degli Stati membri.
3. Le informazioni fornite o ricevute ai sensi del presente articolo sono utilizzate unicamente per gli scopi per i quali sono state fornite o ricevute.
Articolo 13
1. Il congelamento di fondi e risorse economiche o il rifiuto di rendere disponibili fondi o risorse economiche, se effettuato ritenendo in buona fede che tale azione sia conforme al presente regolamento, non comporta alcun genere di responsabilità per la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo che lo attua, né per i suoi direttori o dipendenti, a meno che non si dimostri che i fondi e le risorse economiche sono stati congelati o trattenuti in seguito a negligenza.
2. Le azioni compiute da persone fisiche o giuridiche, entità od organismi non comportano alcun genere di responsabilità a loro carico se questi non sapevano, e non avevano alcun motivo ragionevole di sospettare, che le loro azioni avrebbero violato le misure previste dal presente regolamento.
Articolo 14
È vietato partecipare, consapevolmente e deliberatamente, ad attività aventi l'obiettivo o l'effetto di eludere le misure previste dal presente regolamento.
Articolo 15
1. Non è soddisfatta alcuna richiesta in relazione a contratti o transazioni sulla cui esecuzione abbiano inciso, direttamente o indirettamente, integralmente o in parte, le misure istituite dal presente regolamento, comprese richieste di indennizzo o richieste analoghe, ad esempio richieste di compensazione o richieste nell'ambito di una garanzia, in particolare richieste volte a ottenere la proroga o il pagamento di una garanzia o di una controgaranzia, in particolare di una garanzia o controgaranzia finanziaria, indipendentemente dalla sua forma, se la richiesta è presentata da:
a)
persone fisiche o giuridiche, entità od organismi designati elencati negli allegati IV e V;
b)
qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo che agisca per tramite o per conto di una delle persone, entità od organismi di cui alla lettera a).
2. In ogni procedura volta al soddisfacimento di una richiesta, l'onere della prova che il soddisfacimento della richiesta non è vietato dal paragrafo 1 incombe alla persona fisica o giuridica, all'entità o all'organismo che richiede il soddisfacimento di tale richiesta.
3. Il presente articolo lascia impregiudicato il diritto delle persone fisiche o giuridiche, delle entità o degli organismi di cui al paragrafo 1 al controllo giurisdizionale della legittimità dell'inadempimento degli obblighi contrattuali a norma del presente regolamento.
Articolo 16
1. La Commissione e gli Stati membri si informano reciprocamente delle misure adottate ai sensi del presente regolamento e condividono qualsiasi altra informazione pertinente a loro disposizione riguardante il presente regolamento, in particolare le informazioni riguardanti:
a)
i fondi congelati a norma dell'articolo 8 e le autorizzazioni concesse a norma degli articoli da 9 a 11;
b)
i problemi di violazione e di applicazione delle norme e le sentenze pronunciate dagli organi giurisdizionali nazionali.
2. Ciascuno Stato membro comunica immediatamente agli altri Stati membri e alla Commissione tutte le altre informazioni pertinenti a sua disposizione che potrebbero pregiudicare l'effettiva attuazione del presente regolamento.
Articolo 17
1. Qualora decida di applicare a una persona fisica o giuridica, a un'entità o a un organismo le misure di cui all'articolo 8, il Consiglio modifica l'allegato IV o V di conseguenza.
2. Il Consiglio trasmette la sua decisione e i motivi dell'inserimento nell'elenco alla persona fisica o giuridica, all'entità o all'organismo di cui al paragrafo 1 direttamente, se l'indirizzo è noto, o mediante la pubblicazione di un avviso, dando alla persona fisica o giuridica, all'entità o all'organismo in questione la possibilità di formulare osservazioni.
3. Qualora siano avanzate osservazioni o siano addotte nuove prove sostanziali, il Consiglio riesamina la decisione e ne informa la persona fisica o giuridica, l'entità o l'organismo di conseguenza.
4. L'elenco di cui agli allegati IV e V è riesaminato a intervalli regolari e almeno ogni dodici mesi.
5. La Commissione è autorizzata a modificare l'allegato III in base alle informazioni fornite dagli Stati membri.
Articolo 18
1. Gli Stati membri stabiliscono norme sulle sanzioni applicabili alle violazioni delle disposizioni del presente regolamento e adottano tutte le misure necessarie per garantirne l'attuazione. Le sanzioni previste devono essere effettive, proporzionate e dissuasive.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione le norme di cui al paragrafo 1 senza indugio dopo l'entrata in vigore del presente regolamento, come pure ogni successiva modifica.
Articolo 19
1. Gli Stati membri designano le autorità competenti di cui al presente regolamento e le identificano sui siti web elencati nell'allegato III. Gli Stati membri comunicano alla Commissione le eventuali modifiche degli indirizzi dei loro siti web elencati nell'allegato III.
2. Gli Stati membri notificano senza indugio alla Commissione le proprie autorità competenti, compresi gli estremi delle stesse, dopo l'entrata in vigore del presente regolamento e informano la Commissione di ogni eventuale successiva modifica.
3. Laddove il presente regolamento imponga di notificare, informare o comunicare in altro modo con la Commissione, l'indirizzo e gli altri estremi da usare per queste comunicazioni sono quelli indicati nell'allegato III.
Articolo 20
Il presente regolamento si applica:
a)
nel territorio dell'Unione, compreso il suo spazio aereo;
b)
a bordo di tutti gli aeromobili o di tutti i natanti sotto la giurisdizione di uno Stato membro;
c)
a qualsiasi cittadino di uno Stato membro che si trovi all'interno o all'esterno del territorio dell'Unione;
d)
a qualsiasi persona giuridica, entità od organismo che si trovi all'interno o all'esterno del territorio dell'Unione e sia registrata/o o costituita/o conformemente al diritto di uno Stato membro;
e)
a qualsiasi persona giuridica, entità od organismo relativamente ad attività economiche esercitate, interamente o parzialmente, all'interno dell'Unione.
Articolo 21
Il presente regolamento entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 13 novembre 2017
Per il Consiglio
Il presidente
F. MOGHERINI
(1) Cfr. pagina 60 della presente Gazzetta ufficiale.
(2) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(3) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(4) Posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio, dell'8 dicembre 2008, che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari (GU L 335 del 13.12.2008, pag. 99).
ALLEGATO I
Elenco dei materiali previsti dall'articolo 3 che potrebbero essere utilizzati a fini di repressione interna
1.
Armi da fuoco, munizioni e accessori connessi:
1.1.
armi da fuoco non sottoposte ad autorizzazione dai punti ML 1 e ML 2 dell'elenco comune delle attrezzature militari;
1.2.
munizioni specificamente progettate per le armi da fuoco elencate al punto 1.1 e loro componenti appositamente progettati;
1.3.
congegni di mira non sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari.
2.
Bombe e granate non sottoposte ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari.
3.
I seguenti veicoli:
3.1.
veicoli dotati di cannone ad acqua appositamente progettati o modificati a fini antisommossa;
3.2.
veicoli appositamente progettati o modificati per essere elettrificati al fine di respingere gli assalti;
3.3.
veicoli appositamente progettati o modificati per rimuovere le barricate, compreso il materiale da costruzione con protezione balistica;
3.4.
veicoli appositamente progettai o modificati per il trasporto o il trasferimento di prigionieri e/o detenuti;
3.5.
veicoli appositamente progettati per l'installazione di barriere mobili;
3.6.
componenti per i veicoli di cui ai punti da 3.1 a 3.5, specificamente progettati a fini antisommossa.
Nota 1:
questo punto non sottopone ad autorizzazione i veicoli specificamente progettati a fini antincendio.
Nota 2:
ai fini del punto 3.5 il termine «veicoli» include i rimorchi.
4.
Le seguenti sostanze esplosive e sostanze collegate:
4.1.
apparecchi e dispositivi specificamente progettati per provocare esplosioni con mezzi elettrici o non elettrici, compresi gli apparecchi di innesco, i detonatori, gli ignitori, gli acceleranti di esplosione e le corde di detonazione e i relativi componenti appositamente progettati; a eccezione di quelli appositamente progettati per un impiego commerciale specifico, ossia per l'attivazione o il funzionamento mediante esplosione di altre attrezzature o dispositivi la cui funzione non è l'innesco di un'esplosione (ad esempio gonfiatori degli air bag per autoveicoli, scaricatori elettrici degli azionatori antincendio a sprinkler);
4.2.
cariche esplosive a taglio lineare non sottoposte ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari;
4.3.
altri esplosivi non sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari e sostanze collegate:
a)
amatolo;
b)
nitrocellulosa (contenente oltre il 12,5 % di azoto);
c)
nitroglicole;
d)
tetranitrato di pentaeritrite (PETN);
e)
cloruro di picrile;
f)
2,4,6 trinitrotoluene (TNT).
5.
Apparecchiature protettive non sottoposte ad autorizzazione dal punto ML 13 dell'elenco comune delle attrezzature militari:
5.1.
giubbotti antiproiettile con protezione balistica e/o protezione contro gli attacchi all'arma bianca;
5.2.
elmetti con protezione balistica e/o protezione antischegge, elmetti antisommossa, scudi antisommossa e scudi balistici.
Nota:
Questa voce non sottopone ad autorizzazione:
—
le attrezzature appositamente progettate per discipline sportive,
—
le attrezzature appositamente progettate per soddisfare requisiti di sicurezza e di lavoro.
6.
Simulatori, diversi da quelli sottoposti ad autorizzazione dal punto ML 14 dell'elenco comune delle attrezzature militari dell'UE, per la formazione nell'uso delle armi da fuoco, e software appositamente progettato.
7.
Apparecchiature per la visione notturna e la registrazione di immagini termiche e amplificatori d'immagine, diversi da quelli sottoposti ad autorizzazione dall'elenco comune delle attrezzature militari dell'UE.
8.
Filo spinato a lame di rasoio.
9.
Coltelli militari, coltelli da combattimento e baionette con lama di lunghezza superiore a 10 cm.
10.
Apparecchiature specificamente progettate per la fabbricazione degli articoli di cui al presente elenco.
11.
Tecnologia specifica per lo sviluppo, la fabbricazione o l'uso degli articoli di cui al presente elenco.
ALLEGATO II
Apparecchiature, tecnologie e software di cui agli articoli 6 e 7
Nota generale
Nonostante il disposto del presente allegato, quest'ultimo non si applica a:
a)
apparecchiature, tecnologie o software che figurano nell'allegato I del regolamento (CE) n. 428/2009 del Consiglio (1) o nell'elenco comune delle attrezzature militari
b)
software che sono progettati per essere installati dall'utilizzatore senza ulteriore significativa assistenza da parte del fornitore e che sono generalmente disponibili al pubblico in quanto venduti direttamente, senza restrizioni, nei punti di vendita al dettaglio, in uno dei seguenti modi:
i)
al banco;
ii)
per corrispondenza;
iii)
per via elettronica;
iv)
su ordinazione telefonica;
c)
software che sono di pubblico dominio.
Le categorie A, B, C, D ed E fanno riferimento alle categorie di cui al regolamento (CE) n. 428/2009.
Per apparecchiature, tecnologie e software ai sensi degli articoli 6 e 7 si intende quanto segue:
A.
Elenco delle apparecchiature:
—
apparecchiature di ispezione approfondita di pacchetti,
—
apparecchiature di intercettazione delle reti, incluse le apparecchiature di gestione delle intercettazioni (IMS) e le apparecchiature di link intelligence per la conservazione dei dati,
—
apparecchiature di controllo delle radiofrequenze,
—
apparecchiature di interferenze di reti e satelliti,
—
apparecchiature di infezione a distanza,
—
apparecchiature di riconoscimento/trattamento vocale,
—
apparecchiature di intercettazione e controllo IMSI (2), MSISDN (3), IMEI (4) e TMSI (5),
—
apparecchiature di intercettazione e controllo tattici SMS (6), GSM (7), GPS (8), GPRS (9), UMTS (10), CDMA (11) e PSTN (12),
—
apparecchiature di intercettazione e controllo DHCP (13), SMTP (14) e GTP (15),
—
apparecchiature di riconoscimento morfologico e di analisi morfologica,
—
apparecchiature forensi a distanza,
—
apparecchiature di motori di trattamento semantico,
—
apparecchiature WEP e WPA di violazione di codici,
—
apparecchiature di intercettazione per protocollo VoIP proprietario e standard.
B.
Non utilizzato.
C.
Non utilizzato.
D.
«Software» per lo «sviluppo», la «produzione» o l'«utilizzazione» delle apparecchiature specificate sopra in A.
E.
«Tecnologie» per lo «sviluppo», la «produzione» o l'«utilizzazione» delle apparecchiature specificate sopra in A.
Le apparecchiature, tecnologie e i software di queste categorie rientrano nell'ambito di applicazione del presente allegato nella misura in cui rispondono alla descrizione generale di «sistemi di intercettazione e controllo di Internet e delle comunicazioni telefoniche e satellitari».
Ai fini del presente allegato, per «controllo» si intende l'acquisizione, l'estrazione, la decodificazione, la registrazione, il trattamento, l'analisi e l'archiviazione del contenuto di una chiamata o dei dati della rete.
(1) Regolamento (CE) n. 428/2009 del Consiglio, del 5 maggio 2009, che istituisce un regime comunitario di controllo delle esportazioni, del trasferimento, dell'intermediazione e del transito di prodotti a duplice uso (GU L 134 del 29.5.2009, pag. 1).
(2) IMSI è la sigla di «International Mobile Subscriber Identity» (identità utente mobile internazionale). Si tratta di un codice di identificazione unico per ciascun dispositivo di telefonia mobile, che è integrato nella carta SIM e consente di identificare quest'ultima tramite le reti GSM e UMTS.
(3) MSISDN è la sigla di «Mobile Subscriber Integrated Services Digital Network Number» (numero di rete digitale integrata nei servizi dell'abbonato mobile). È un numero unico per l'identificazione di un abbonamento a una rete mobile GSM o UMTS. In altri termini, è il numero di telefono attribuito alla carta SIM di un telefono mobile e pertanto identifica un abbonato mobile nonché l'IMSI, ma per instradare le chiamate tramite l'abbonato.
(4) IMEI è la sigla di «International Mobile Equipment Identity» (identificatore internazionale apparecchiature mobili). È un numero, solitamente unico, che permette di identificare i telefoni mobili GSM, WCDMA e IDEN e alcuni telefoni satellitari. Di solito si trova stampato all'interno dello scomparto della batteria del telefono. L'intercettazione (telefonica) può essere specificata mediante il suo numero IMEI nonché l'IMSI e l'MSISDN.
(5) TMSI è la sigla di «Temporary Mobile Subscriber Identity» (identità utente mobile temporanea). Si tratta dell'identità più comunemente trasmessa tra telefono mobile e rete.
(6) SMS è la sigla di «Short Message System» (servizio di messaggi brevi).
(7) GSM è la sigla di «Global System for Mobile Communications» (sistema mondiale di comunicazioni mobili).
(8) GPS è la sigla di «Global Positioning System» (sistema di localizzazione globale via satellite).
(9) GPRS è la sigla di «General Package Radio Service» (sistema di trasmissione radio a pacchetto).
(10) UMTS è la sigla di «Universal Mobile Telecommunication System» (sistema universale di comunicazioni mobili).
(11) CDMA è la sigla di «Code Division Multiple Access» (accesso multiplo a divisione di codice).
(12) PSTN è la sigla di «Public Switch Telephone Networks» (rete telefonica pubblica commutata).
(13) DHCP è la sigla di «Dynamic Host Configuration Protocol» (protocollo di configurazione dinamica tramite host).
(14) SMTP è la sigla di «Simple Mail Transfer Protocol» (protocollo semplice per il trasferimento di posta).
(15) GTP è la sigla di «GPRS Tunneling Protocol» (protocollo di tunneling per GPRS).
ALLEGATO III
Siti Internet contenenti informazioni sulle autorità competenti e indirizzo per le notifiche alla Commissione
BELGIO
https://diplomatie.belgium.be/nl/Beleid/beleidsthemas/vrede_en_veiligheid/sancties
https://diplomatie.belgium.be/fr/politique/themes_politiques/paix_et_securite/sanctions
https://diplomatie.belgium.be/en/policy/policy_areas/peace_and_security/sanctions
BULGARIA
http://www.mfa.bg/en/pages/135/index.html
REPUBBLICA CECA
www.financnianalytickyurad.cz/mezinarodni-sankce.html
DANIMARCA
http://um.dk/da/Udenrigspolitik/folkeretten/sanktioner/
GERMANIA
http://www.bmwi.de/DE/Themen/Aussenwirtschaft/aussenwirtschaftsrecht,did=404888.html
ESTONIA
http://www.vm.ee/est/kat_622/
IRLANDA
http://www.dfa.ie/home/index.aspx?id=28519
GRECIA
http://www.mfa.gr/en/foreign-policy/global-issues/international-sanctions.html
SPAGNA
http://www.exteriores.gob.es/Portal/en/PoliticaExteriorCooperacion/GlobalizacionOportunidadesRiesgos/Paginas/SancionesInternacionales.aspx
FRANCIA
http://www.diplomatie.gouv.fr/fr/autorites-sanctions/
CROAZIA
http://www.mvep.hr/sankcije
ITALIA
http://www.esteri.it/MAE/IT/Politica_Europea/Deroghe.htm
CIPRO
http://www.mfa.gov.cy/sanctions
LETTONIA
http://www.mfa.gov.lv/en/security/4539
LITUANIA
http://www.urm.lt/sanctions
LUSSEMBURGO
http://www.mae.lu/sanctions
UNGHERIA
http://www.kormany.hu/download/9/2a/f0000/EU%20szankci%C3%B3s%20t%C3%A1j%C3%A9koztat%C3%B3_20170214_final.pdf
MALTA
https://www.gov.mt/en/Government/Government%20of%20Malta/Ministries%20and%20Entities/Officially%20Appointed%20Bodies/Pages/Boards/Sanctions-Monitoring-Board-.aspx
PAESI BASSI
https://www.rijksoverheid.nl/onderwerpen/internationale-sancties
AUSTRIA
http://www.bmeia.gv.at/view.php3?f_id=12750&LNG=en&version=
POLONIA
http://www.msz.gov.pl
PORTOGALLO
http://www.portugal.gov.pt/pt/ministerios/mne/quero-saber-mais/sobre-o-ministerio/medidas-restritivas/medidas-restritivas.aspx
ROMANIA
http://www.mae.ro/node/1548
SLOVENIA
http://www.mzz.gov.si/si/omejevalni_ukrepi
SLOVACCHIA
https://www.mzv.sk/europske_zalezitosti/europske_politiky-sankcie_eu
FINLANDIA
http://formin.finland.fi/kvyhteistyo/pakotteet
SVEZIA
http://www.ud.se/sanktioner
REGNO UNITO
https://www.gov.uk/sanctions-embargoes-and-restrictions
Indirizzo per le notifiche alla Commissione europea:
Commissione europea
Servizio degli strumenti di politica estera (FPI)
SEAE 07/99
1049 Bruxelles, Belgio
Email: relex-sanctions@ec.europa.eu
ALLEGATO IV
Elenco delle persone fisiche e giuridiche, delle entità e degli organismi di cui all'articolo 8, paragrafo 3
ALLEGATO V
Elenco delle persone fisiche e giuridiche, delle entità e degli organismi di cui all'articolo 8, paragrafo 4
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Imposizione di sanzioni UE per risolvere la situazione in Venezuela
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO E DELLA DECISIONE?
I documenti illustrano le misure imposte dall’UE attraverso le quali si intende promuovere una risoluzione pacifica e negoziata per la situazione in Venezuela. Si accompagnano alle conclusioni del Consiglio che definiscono la posizione politica dell’UE e illustrano le ragioni per l’imposizione di sanzioni.
Un’ulteriore decisione del Consiglio adottata nel gennaio 2018 ha assoggettato a misure restrittive sette persone che ricoprono cariche ufficiali.
PUNTI CHIAVE
I trattati dell’UE forniscono le basi giuridiche necessarie per conferire all’UE il potere di imporre sanzioni (misure restrittive) ai governi di paesi extra-UE, entità non statali ed individui, allo scopo di determinare un cambiamento nelle loro politiche o attività.
Misure restrittive
La decisione e il regolamento prevedono in particolare le seguenti misure:un divieto di esportazione di armamenti e attrezzature che potrebbero essere utilizzate a fini di repressione interna (l’elenco delle voci incluse si trova nell’allegato I del regolamento); un divieto di esportazione di apparecchiature di sorveglianza (l’elenco delle voci incluse si trova nell’allegato II del regolamento); il congelamento dei fondi* (attività e benefici finanziari di ogni genere) e delle risorse economiche* di:determinate persone, entità e organismi che sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani o della repressione della società civile e dell’opposizione democratica, odi azioni, politiche o attività che compromettono in qualsiasi altro modo la democrazia e lo stato di diritto in Venezuela (gli elenchi delle persone, entità e organismi interessati sono riportati negli allegati IV e V del regolamento); restrizioni sull’ammissione di singole persone nel territorio dei paesi dell’UE («divieto di viaggio»). Il regolamento è direttamente applicabile e vincolante per le autorità competenti dei paesi dell’UE, garantendo in tal modo un’applicazione uniforme delle misure all’interno dell’UE, in particolare per quanto riguarda le imprese. La decisione (che impone il divieto di viaggio e l’embargo sulle armi) è vincolante per i paesi dell’UE ma richiede misure nazionali di attuazione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO IL REGOLAMENTO E LA DECISIONE?
Il regolamento e la decisione si applicano dal 14 novembre 2017.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Delegazione dell’Unione europea in Venezuela (servizio europeo per l’azione esterna).
PAROLE CHIAVE
Congelamento dei fondi: il divieto di spostare, trasferire, alterare o utilizzare o gestire i fondi o di avere accesso a essi, o di trattare fondi in modo da:modificarne il volume, l’importo, la collocazione, la proprietà, il possesso, la natura o la destinazione;o da introdurre cambiamenti tali da consentire l’uso dei fondi in questione, compresa la gestione di portafoglio.
Congelamento di risorse economiche: il divieto di utilizzare risorse economiche per ottenere fondi, beni o servizi in qualsiasi modo, anche attraverso la vendita, l’affitto e le ipoteche.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2017/2063 del Consiglio, del 13 novembre 2017, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Venezuela (GU L 295 del 14.11.2017, pag. 21).
Successive modifiche al regolamento (UE) 2017/2063 sono state integrate nel testo originario. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Decisione (PESC) 2017/2074 del Consiglio, del 13 novembre 2017, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Venezuela (GU L 295 del 14.11.2017, pag. 60).
Consultare la versione consolidata.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento di esecuzione (UE) 2018/88 del Consiglio, del 22 gennaio 2018, che attua il regolamento (UE) 2017/2063, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Venezuela (GU L 16I del 22.1.2018, pag. 6).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea, titolo V: Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche in materia di politica estera e di sicurezza comune, capitolo 2: Disposizioni specifiche in materia di politica estera e di sicurezza comune, sezione 1: Disposizioni comuni, articolo 29 (ex articolo 15 TUE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 33).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea - Parte quinta - Azione esterna dell’Unione - Titolo IV - Misure restrittive - Articolo 215 (ex articolo 301 TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 144).
Regolamento (CE) n. 428/2009 del Consiglio, del 5 maggio 2009, che istituisce un regime comunitario di controllo delle esportazioni, del trasferimento, dell’intermediazione e del transito di prodotti a duplice uso (GU L 134 del 29.5.2009, pag. 1).
Si veda la versione consolidata. |
Regole sugli obblighi per i depositari di fondi di investimento dell’UE
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento delegato definisce in dettaglio i diritti e gli obblighi specifici del depositario* e delle società di investimento e gestione in base alle regole dell’Unione in materia di organismi d’investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM)*. Nel 2018 è stato modificato dal regolamento (UE) 2018/1619 per quanto riguarda i doveri di custodia dei depositari. Ciò è stato causato da una divergenza nel livello di protezione degli strumenti finanziari tenuti in custodia dai depositari a causa delle diverse leggi nazionali e in materia di insolvenza. La modifica mira principalmente a fornire maggiore chiarezza e coerenza sul modo in cui le attività sono tenute separate in modo da proteggere meglio gli investitori e garantire una maggiore efficienza del mercato.
PUNTI CHIAVE
Contratto scritto
Il depositario deve avere un contratto di delega scritto con la società d’investimento o con la società di gestione per ciascun fondo comune che esso gestisce. Esso deve contenere alcuni dettagli, come ad esempio:una descrizione dei servizi da fornire e le modalità di esercizio degli obblighi di custodia, sorveglianza e riservatezza; norme sul trasferimento bidirezionale di informazioni tra il depositario e le società di gestione e di investimento e con una terza parte; procedure per prevenire il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo e per fornire informazioni all’apertura di nuovi conti in contanti; la conferma che il depositario può, tramite l’accesso ai libri e visite in loco, valutare la condotta della società di gestione o di investimento e la qualità delle informazioni che riceve. Il regolamento (UE) 2018/1619 stabilisce i dettagli minimi che dovrebbero figurare nel contratto tra un depositario e un terzo sulla delega della custodia delle attività dei clienti OICVM del depositario.
Due diligence e sorveglianza
Il depositario deve mettere in atto procedure per:valutare, quando viene nominato, i rischi legati alla natura, all’entità e alla complessità della politica d’investimento e della strategia dell’OICVM; elaborare, sulla base di tali valutazioni dei rischi, una sorveglianza appropriata, che preveda verifiche e controlli sulla gestione della società d’investimento; assicurare che la vendita e il rimborso di un’attività OICVM coincidano e che siano in essere procedure adeguate per valutare tali attività; verificare che le istruzioni della società di gestione o di investimento siano pienamente legali; segnalare e informare la società di gestione o d’investimento in caso di ritardi nei pagamenti dovuti; verificare l’accuratezza nei pagamenti dei dividendi; monitorare efficacemente il flusso di cassa di un OICVM assicurando, ad esempio, che il denaro sia in un conto presso una banca centrale o un istituto di credito autorizzato; ricevere dalla società di gestione o di investimento alla fine di ogni giornata lavorativa i dettagli dei pagamenti effettuati da o per conto degli investitori; assicurarsi che tutti gli strumenti finanziari dell’OICVM che non può detenere fisicamente siano correttamente registrati; garantire l’accesso senza indebito ritardo a tutte le informazioni di cui ha bisogno dalla società di gestione o di investimento per svolgere i suoi diversi compiti, quali la verifica della proprietà e la registrazione nei suoi archivi di qualsiasi attività di OICVM; applicare la due diligence e il monitoraggio costante al momento della nomina di un’altra società che tenga in custodia le attività dei propri clienti OICVM; proteggere pienamente le attività di un cliente di OICVM se il loro custode in un paese terzo va in fallimento. Obbligo di separazione
La direttiva OICVM prevede che, laddove un depositario delega funzioni di custodia ai depositari, le attività debbano essere separate a livello del delegato. Il regolamento di modifica (UE) 2018/1619 specifica il modo in cui tale requisito dovrebbe essere soddisfatto.
Esonero di responsabilità
I depositari, se hanno adempiuto pienamente alle loro funzioni, non sono responsabili per alcuna perdita nelle seguenti circostanze:eventi naturali al di là del controllo o dell’influenza umana; adozione di qualsiasi legge, regolamento o decreto che abbia un impatto sulle attività detenute in custodia; guerra, rivolte o altri grandi sconvolgimenti; l’OICVM non ha mai posseduto legalmente lo strumento finanziario, è stato privato della sua proprietà o non è in grado di disporne. Indipendenza:
Si applicano le seguenti regole:Nessuno può essere contemporaneamente membro o funzionario di una società di gestione e del consiglio di amministrazione del depositario. Esistono limiti per quanto riguarda l’adesione congiunta dei consigli di amministrazione e di controllo per entrambi i partner. Le società di gestione o di investimento devono utilizzare chiari processi decisionali nella scelta e nella nomina dei depositari. I conflitti di interesse tra le società di gestione o di investimento e i depositari, compresi i loro consigli di amministrazione e le funzioni preposte alla vigilanza, devono essere identificati ed evitati.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal giovedì 13 ottobre 2016. Le modifiche apportatevi dal regolamento delegato (UE) 2018/1619 si applica a partire dal 1 aprile 2020.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Fondi di investimento (Commissione europea) Doveri di custodia dei depositari per i fondi OICVM (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Depositari: istituti di credito (ad esempio banche con raccolta di depositi) o imprese di investimento con autorizzazione regolamentare ad agire in qualità di custodi dei fondi.
OICVM: organismo che raccoglie capitali da una pluralità di investitori al fine di investire tali capitali collettivamente tramite un portafoglio di strumenti finanziari quali azioni, obbligazioni e altri titoli.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento delegato della Commissione (UE) 2016/438 del 17 dicembre 2015 che integra la direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda gli obblighi dei depositari (GU L 78 del 24.3.2016, pag. 11).
Regolamento delegato (UE) 2018/1619 della Commissione, del 12 luglio 2018, recante modifica del regolamento delegato (UE) 2016/438 per quanto riguarda i doveri di custodia dei depositari (GU L 271 del 30.10.2018, pag. 6).
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013 relativa ai bilanci d’esercizio, ai bilanci consolidati e alle relative relazioni di talune tipologie di imprese, recante modifica della direttiva 2006/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abrogazione delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE del Consiglio (GU L 182 del 29.6.2013, pag. 19).
Modifiche successive alla direttiva 2013/34/UE sono state integrate nel documento originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, sull’accesso all’attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, che modifica la direttiva 2002/87/CE e abroga le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 338).
Consultare la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento e che modifica il regolamento (UE) n. 648/2012 (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 luglio 2009 concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in materia di taluni organismi d’investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) (GU L 302 del 17.11.2009, pag. 32).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2016/438 DELLA COMMISSIONE
del 17 dicembre 2015
che integra la direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda gli obblighi dei depositari
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
vista la direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in materia di taluni organismi d'investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) (1), in particolare l'articolo 26 ter,
considerando quanto segue:
(1)
È importante assicurare che gli obiettivi della direttiva 2009/65/CE siano conseguiti in modo uniforme in tutti gli Stati membri al fine di rafforzare l'integrità del mercato interno e offrire certezza del diritto ai soggetti che vi partecipano, quali investitori al dettaglio e istituzionali, autorità competenti e altri portatori d'interesse. La forma del regolamento assicura un quadro coerente a tutti gli operatori del mercato e rappresenta la migliore garanzia possibile di condizioni di parità, condizioni uniformi di concorrenza e livello comune appropriato di tutela degli investitori. Assicura inoltre l'applicabilità diretta delle norme specifiche uniformi sul funzionamento degli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) e dei depositari che, essendo direttamente applicabili per loro stessa natura, non richiedono l'ulteriore tappa del recepimento a livello nazionale. L'adozione di un regolamento permette inoltre di applicare in tutti gli Stati membri, a decorrere dalla stessa data, le pertinenti modifiche della direttiva 2009/65/CE introdotte dalla direttiva 2014/91/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (2).
(2)
La direttiva 2009/65/CE stabilisce una lunga serie di obblighi in materia di funzioni del depositario, accordi di delega e disciplina della responsabilità riguardo alle attività degli OICVM tenute in custodia, al fine di assicurare un livello elevato di tutela degli investitori che tenga conto del fatto che l'OICVM è una forma di investimento al dettaglio. È opportuno pertanto stabilire con precisione i diritti e gli obblighi specifici del depositario, della società di gestione e della società di investimento. Il contratto scritto dovrebbe comprendere tutti gli elementi necessari affinché il depositario, ovvero il terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma della direttiva 2009/65/CE, garantisca una custodia adeguata di tutte le attività dell'OICVM e affinché il depositario eserciti correttamente le funzioni di sorveglianza e controllo.
(3)
Per permettere al depositario di valutare e monitorare il rischio di custodia e il rischio di insolvenza, il contratto scritto dovrebbe fornire sufficienti particolari sulle categorie di strumenti finanziari in cui l'OICVM può investire e coprire le aree geografiche in cui esso intende investire. Il contratto dovrebbe prevedere altresì le modalità della procedura di attivazione di livelli successivi di intervento per precisare le circostanze e gli obblighi di informazione e stabilire le misure che il membro del personale del depositario, quale che sia il livello in cui si situa nella struttura organizzativa, deve adottare in relazione a qualsiasi discrepanza rilevata, compresa l'informazione della società di gestione o della società di investimento e/o delle autorità competenti, secondo quanto previsto dal presente regolamento. Il depositario dovrebbe quindi avvisare la società di gestione o la società di investimento di qualsiasi rischio significativo individuato nel sistema di regolamento di un dato mercato. La risoluzione del contratto dovrebbe rappresentare l'ultima carta in mano al depositario qualora non sia convinto che le attività sono protette adeguatamente. Dovrebbe altresì prevenire l'azzardo morale legato al fatto che l'OICVM tende ad assumere le decisioni di investimento a prescindere dai rischi di custodia visto che la responsabilità incombe al depositario. Per mantenere un livello elevato di tutela degli investitori, è opportuno applicare l'obbligo di prevedere i particolari del monitoraggio dei terzi in relazione all'intera catena di custodia.
(4)
Affinché il depositario sia in grado di svolgere le proprie funzioni, è opportuno precisare i compiti previsti all'articolo 22, paragrafo 3, della direttiva 2009/65/CE, in particolare i controlli sul livello sottostante che deve effettuare. Tali compiti non dovrebbero ostare a che il depositario esegua, quando lo reputa opportuno, verifiche ex ante di concerto con l'OICVM. Per poter essere in grado di svolgere le sue funzioni il depositario dovrebbe instaurare una procedura propria di attivazione di livelli successivi di intervento che gli permetta di risolvere le situazioni in cui emergono discrepanze. La procedura dovrebbe prevedere che qualsiasi violazione rilevante sia comunicata alle autorità competenti. Le competenze del depositario in materia di sorveglianza nei confronti dei terzi dovrebbero lasciare impregiudicate le responsabilità attribuite all'OICVM a norma della direttiva 2009/65/CE.
(5)
Il depositario dovrebbe controllare la corrispondenza fra il numero di quote emesse e i proventi da sottoscrizione ricevuti. Per assicurare che i pagamenti effettuati dagli investitori all'atto della sottoscrizione siano stati ricevuti, il depositario dovrebbe inoltre provvedere ad un'ulteriore riconciliazione fra gli ordini di sottoscrizione e i proventi da sottoscrizione. Analoga riconciliazione dovrebbe essere effettuata riguardo agli ordini di rimborso. Il depositario dovrebbe altresì verificare che il numero di quote nei conti dell'OICVM corrisponda al numero di quote in essere nel registro dello stesso. Il depositario dovrebbe adattare di conseguenza le procedure, tenendo conto del flusso delle sottoscrizioni e dei rimborsi.
(6)
Il depositario dovrebbe adoperarsi al massimo per assicurare l'attuazione effettiva di politiche e procedure di valutazione adeguate riguardo alle attività dell'OICVM, effettuando controlli a campione ovvero verificando la corrispondenza fra la variazione nel tempo del calcolo del valore patrimoniale netto e quella di un parametro di riferimento. Nello stabilire le procedure il depositario dovrebbe avere una visione chiara delle metodologie di valutazione applicate dall'OICVM per stabilire il valore delle proprie attività. La frequenza di tali controlli dovrebbe essere in linea con la frequenza con cui è effettuata la valutazione delle attività dell'OICVM.
(7)
In ottemperanza all'obbligo di sorveglianza impostogli dalla direttiva 2009/65/CE, il depositario dovrebbe instaurare una procedura che gli permetta di verificare ex post la conformità dell'OICVM alle disposizioni di legge e regolamentari applicabili, nonché al proprio regolamento e atto costitutivo. Dovrebbero rientrare in tale procedura la verifica della coerenza degli investimenti dell'OICVM con le strategie di investimento previste nel regolamento e nella documentazione promozionale e la verifica del fatto che l'OICVM non violi le restrizioni all'investimento applicabili. Il depositario dovrebbe monitorare le operazioni dell'OICVM e indagare su quelle atipiche. Se sono violati i limiti o le restrizioni previsti dalla normativa o regolamentazione applicabile oppure dal regolamento e dall'atto costitutivo dell'OICVM, il depositario dovrebbe intervenire rapidamente con un'operazione inversa a quella che ha violato la normativa, la regolamentazione o il regolamento.
(8)
Il depositario dovrebbe provvedere a che i redditi dell'OICVM siano calcolati accuratamente a norma della direttiva 2009/65/CE. A tal fine deve assicurarne un calcolo e una distribuzione adeguati e, qualora rilevi un errore, deve accertarsi che l'OICVM intervenga con misure correttive appropriate. Una volta espletati tali compiti, dovrebbe verificare la completezza e l'accuratezza della distribuzione dei redditi.
(9)
Affinché il depositario disponga in qualsiasi circostanza di un quadro chiaro di tutti gli afflussi e deflussi di cassa, l'OICVM dovrebbe provvedere a che esso riceva, senza indebito ritardo, informazioni attendibili su tutti i flussi di cassa, compreso in provenienza da terzi presso cui è aperto un conto in contante dell'OICVM.
(10)
Per garantire un monitoraggio adeguato dei flussi di cassa dell'OICVM, il depositario dovrebbe accertarsi che siano predisposte ed effettivamente applicate procedure a tal fine e che esse siano riesaminate periodicamente. Il depositario dovrebbe, in particolare, esaminare la procedura di riconciliazione per appurare che sia adatta all'OICVM e che sia eseguita con cadenza appropriata in considerazione della natura, scala e complessità dell'OICVM. La procedura dovrebbe, ad esempio, raffrontare ciascun singolo flusso di cassa registrato negli estratti conto bancari con i flussi di cassa registrati nei conti dell'OICVM. Quando le riconciliazioni sono quotidiane, come avviene per la maggior parte degli OICVM, anche il depositario dovrebbe procedere alla riconciliazione ogni giorno. Il depositario dovrebbe monitorare, in particolare, le discrepanze emerse dalle procedure di riconciliazione e le misure correttive adottate, in modo da segnalare all'OICVM, senza indebito ritardo, le eventuali anomalie non ancora rettificate e procedere ad un riesame completo delle procedure di riconciliazione. Tale riesame dovrebbe essere effettuato a cadenza almeno annuale. Il depositario dovrebbe altresì individuare tempestivamente i flussi di cassa significativi, in particolare quelli potenzialmente non in linea con le operazioni dell'OICVM, come ad esempio le variazioni delle posizioni in attività dell'OICVM ovvero le sottoscrizioni e i rimborsi, e dovrebbe ricevere periodicamente estratti dei conti in contante per verificare che le posizioni per cassa da esso registrate siano in linea con quelle dell'OICVM. A norma dell'articolo 22, paragrafo 5, lettera b), della direttiva 2009/65/CE, il depositario dovrebbe tenere aggiornato il suo registro.
(11)
A norma della direttiva 2009/65/CE, il depositario deve assicurare che tutti i pagamenti effettuati dagli investitori, o per conto di questi, all'atto della sottoscrizione di quote o azioni dell'OICVM siano stati ricevuti e registrati in uno o più conti in contante. L'OICVM dovrebbe quindi provvedere a che il depositario disponga delle informazioni necessarie ad un controllo adeguato del ricevimento dei pagamenti degli investitori. L'OICVM deve provvedere a che il depositario ottenga tali informazioni senza indebito ritardo qualora il terzo riceva un ordine di rimborso o di emissione di quote dell'OICVM. Per scongiurare abusi sui pagamenti degli investitori, il soggetto responsabile della sottoscrizione e del rimborso di quote dell'OICVM dovrebbe quindi trasmettere le informazioni al depositario alla chiusura della giornata operativa.
(12)
Il depositario dovrebbe tenere in custodia tutti gli strumenti finanziari dell'OICVM che possono essere registrati o tenuti su un conto a nome, direttamente o indirettamente, del depositario o del terzo cui sono delegate funzioni di custodia, in particolare a livello di depositario centrale di titoli. Il depositario dovrebbe tenere inoltre in custodia gli strumenti finanziari che sono registrati soltanto direttamente presso l'emittente stesso, o il suo agente, a nome del depositario o del terzo cui sono delegate funzioni di custodia. Non andrebbero tenuti in custodia gli strumenti finanziari che, a norma del diritto nazionale applicabile, sono registrati soltanto a nome dell'OICVM presso l'emittente o il suo agente. Andrebbero tenuti in custodia tutti gli strumenti finanziari che possono essere fisicamente consegnati al depositario. Fermo restando il soddisfacimento delle condizioni a cui gli strumenti finanziari devono essere tenuti in custodia, il depositario stesso o il terzo cui sono delegate funzioni di custodia deve inoltre custodire gli strumenti finanziari dati in garanzia reale ad un terzo ovvero forniti da un terzo a beneficio dell'OICVM fintantoché sono di proprietà dell'OICVM.
(13)
Gli strumenti finanziari custoditi dovrebbero essere trattati in ogni momento con la dovuta cura e tutela. Ai fini di una valutazione adeguata del rischio di custodia, nell'esercitare la dovuta cura il depositario dovrebbe assolvere obblighi precisi, in particolare: sapere quali terzi compongono la catena di custodia, assicurare che gli obblighi di due diligence e di separazione siano sempre rispettati in tutta la catena di custodia, provvedere ad avere un diritto adeguato di accesso ai libri contabili e ai registri dei terzi cui sono delegate funzioni di custodia, assicurare il rispetto degli obblighi di due diligence, di separazione e di documentazione e mettere la relativa documentazione a disposizione della società di gestione o della società di investimento.
(14)
Il depositario dovrebbe disporre in qualsiasi momento di un quadro completo di tutte le attività diverse dagli strumenti finanziari che devono essere tenute in custodia. Per tali attività vige, a norma della direttiva 2009/65/CE, l'obbligo di verifica della proprietà e di tenuta di un registro. Fra gli esempi di tali attività si annoverano: attività materiali non assimilabili a strumenti finanziari a norma della direttiva 2009/65/CE o non consegnabili fisicamente al depositario, contratti finanziari, quali i derivati, e depositi in contante.
(15)
Per poter stabilire con sufficiente certezza che l'OICVM è l'effettivo proprietario delle attività, il depositario dovrebbe fare in modo di ricevere tutte le informazioni che reputa necessarie per appurare che l'OICVM sia titolare del diritto di proprietà sull'attività in questione. Tali informazioni possono consistere nella copia di un atto ufficiale che attesta che l'OICVM è il proprietario dell'attività ovvero in una qualsiasi prova ufficiale e attendibile che il depositario ritiene adeguata. Se necessario, il depositario dovrebbe chiedere ulteriori elementi di prova all'OICVM ovvero, a seconda del caso, a un terzo.
(16)
Il depositario dovrebbe tenere inoltre un registro di tutte le attività che ha appurato essere di proprietà dell'OICVM. Può instaurare una procedura per ricevere informazioni da terzi in modo da assicurare che le attività non possano essere cedute senza che il depositario, o il terzo cui sono delegate funzioni di custodia, sia stato informato dell'operazione.
(17)
Quando delega le funzioni di custodia a un terzo a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, il depositario è tenuto ad attuare e seguire una procedura appropriata e documentata per accertarsi che il delegato soddisfi in ogni momento i requisiti di cui al medesimo articolo, paragrafo 3. Per garantire un livello sufficiente di tutela delle attività occorre stabilire i principi cui attenersi nell'ambito della delega delle funzioni di custodia.
(18)
Detti principi non andrebbero considerati esaustivi né per quanto riguarda la previsione di tutti i particolari dell'esercizio della competenza, della cura e della diligenza dovute da parte del depositario, né in termini di descrizione di tutte le iniziative che questo dovrebbe prendere in applicazione dei principi stessi. L'obbligo di monitorare costantemente il terzo cui sono state delegate funzioni di custodia dovrebbe concretarsi nel verificare che svolga correttamente tutte le funzioni delegategli, che adempia al contratto di delega e che assolva gli altri obblighi di legge, quali l'obbligo di indipendenza e il divieto di riutilizzo. Il depositario dovrebbe inoltre riesaminare gli elementi valutati nel corso del processo di selezione e di nomina e raffrontarli con l'evoluzione del mercato. Il depositario dovrebbe essere in ogni momento in grado di valutare adeguatamente i rischi insiti nella decisione di affidare le attività ad un terzo. La frequenza del riesame dovrebbe essere modulata in modo da assicurarne sempre la coerenza con le condizioni di mercato e i rischi associati. Per poter reagire efficacemente all'eventuale insolvenza del terzo, il depositario dovrebbe predisporre piani di emergenza che comprendano, eventualmente, la possibile selezione di prestatori alternativi. Siffatte misure, sebbene riducano il rischio di custodia cui è esposto il depositario, lasciano immutato l'obbligo di restituire gli strumenti finanziari o di pagarne l'importo corrispondente in caso di perdita, per il quale è discriminante il rispetto delle prescrizioni di cui all'articolo 24 della direttiva 2009/65/CE.
(19)
Per potersi accertare che le attività e i diritti dell'OICVM siano tutelati contro l'insolvenza del terzo, il depositario deve conoscere il diritto fallimentare del paese terzo in cui il terzo è ubicato e accertarsi dell'esecutività del rapporto contrattuale che li lega. Per essere certo che il contratto sia esecutivo anche in caso di insolvenza del terzo, prima di delegare le funzioni di custodia ad un terzo ubicato al di fuori dell'Unione il depositario deve ottenere da fonte indipendente un parere legale sull'esecutività del contratto concluso con il terzo in base alla normativa e alla giurisprudenza in materia di insolvenza applicabili nel paese in cui il terzo è ubicato. Il dovere del depositario di valutare il quadro giuridico e regolamentare del paese terzo comprende anche l'ottenimento di un parere legale indipendente che valuti la normativa e la giurisprudenza in materia di insolvenza del paese in cui il terzo è ubicato. Secondo i casi, i pareri legali possono confluire in un unico parere ovvero essere emessi per ogni singola giurisdizione dalle pertinenti associazioni di categoria o da studi legali all'attenzione di diversi depositari.
(20)
Il contratto concluso con il terzo selezionato per la delega delle funzioni di custodia dovrebbe prevedere una clausola di risoluzione anticipata, necessaria affinché il depositario sia in grado di sciogliere il rapporto contrattuale qualora la legge o la giurisprudenza del paese terzo in questione subisca un'evoluzione tale da non garantire più la protezione delle attività dell'OICVM. In tal caso il depositario deve informarne la società di gestione o la società di investimento. La società di gestione o la società di investimento è tenuta a informarne le autorità competenti e a adottare tutte le necessarie misure che rispondono al miglior interesse dell'OICVM e dei suoi investitori. La comunicazione alle autorità competenti dell'aumento del rischio di custodia e di insolvenza per le attività dell'OICVM in un dato paese terzo non dovrebbe esonerare il depositario né la società di gestione o la società di investimento dalle funzioni e dagli obblighi imposti dalla direttiva 2009/65/CE.
(21)
Nel delegare funzioni di custodia il depositario dovrebbe accertarsi che sia rispettato l'obbligo imposto dall'articolo 22 bis, paragrafo 3, lettera c), della direttiva 2009/65/CE e che le attività degli OICVM suoi clienti siano tenute opportunamente separate. Tale obbligo dovrebbe assicurare in particolare che le attività dell'OICVM non vadano perdute a causa dell'insolvenza del terzo cui sono delegate funzioni di custodia e che il terzo non le riutilizzi per proprio conto. Dovrebbe altresì essere conferita al depositario la facoltà di proibire i disavanzi temporanei nelle attività del cliente, ricorrere ad ammortizzatori ovvero instaurare meccanismi che vietino di usare il saldo debitore di un cliente per compensare il saldo creditore di un altro. Siffatte misure, sebbene possano ridurre il rischio di custodia cui il depositario è esposto quando delega funzioni di custodia, lasciano immutato l'obbligo di restituire gli strumenti finanziari o di pagarne l'importo corrispondente in caso di perdita, per il quale è discriminante il rispetto delle prescrizioni della direttiva 2009/65/CE.
(22)
Prima di delegare le funzioni di custodia e nel periodo coperto dalla delega, il depositario dovrebbe assicurare, per mezzo delle intese precontrattuali e del contratto, che il terzo adotti misure e predisponga meccanismi atti a tutelare le attività dell'OICVM dalla distribuzione o dalla vendita per la ripartizione dei proventi tra i suoi stessi creditori. La direttiva 2009/65/CE impone a tutti gli Stati membri di conformare a quest'obbligo le pertinenti disposizioni del diritto fallimentare nazionale. Occorre quindi che il depositario ottenga da fonte indipendente informazioni circa la normativa e la giurisprudenza in materia d'insolvenza applicabili nel paese terzo in cui saranno tenute le attività dell'OICVM.
(23)
La responsabilità del depositario a norma dell'articolo 24, paragrafo 1, secondo comma, della direttiva 2009/65/CE scatta in caso di perdita di uno strumento finanziario che il depositario stesso, o il terzo delegato, ha in custodia, a meno che il depositario non sia in grado di dimostrare che la perdita è imputabile ad un evento esterno al di fuori di ogni ragionevole controllo, le cui conseguenze sarebbero state inevitabili nonostante ogni ragionevole sforzo per evitarle. È opportuno distinguere le perdite di tale tipo dalle perdite su investimenti subite dagli investitori a causa della diminuzione del valore delle attività in seguito ad una decisione di investimento.
(24)
La perdita chiama in causa la responsabilità del depositario se è definitiva, senza prospettive di recupero dell'attività finanziaria. La situazione in cui uno strumento finanziario è semplicemente indisponibile temporaneamente o congelato non dovrebbe quindi essere assimilata ad una perdita ai sensi dell'articolo 24 della direttiva 2009/65/CE. Per converso, le possibili situazioni in cui la perdita andrebbe considerata definitiva sono tre: lo strumento finanziario non esiste più o non è mai esistito; lo strumento finanziario esiste ma l'OICVM ha perduto definitivamente il diritto di proprietà su di esso; l'OICVM ha il diritto di proprietà, ma non è più in grado di trasferirne il titolo o di creare diritti di proprietà limitati sullo strumento finanziario su base permanente.
(25)
Si considera che lo strumento finanziario non esista più quando, ad esempio, è scomparso a seguito di un errore contabile che non può essere rettificato, oppure che non sia mai esistito quando la proprietà dell'OICVM è stata registrata in base a documenti falsificati. Andrebbero considerate perdite le situazioni in cui la perdita dello strumento finanziario è dovuta a condotta fraudolenta.
(26)
Non vi è perdita quando lo strumento finanziario è stato sostituito da un altro o convertito in un altro, nei casi in cui le azioni sono annullate e sostituite da altre di nuova emissione nel quadro di un riassetto societario. Non è opportuno considerare che l'OICVM sia privato in modo permanente del diritto di proprietà sullo strumento finanziario se ha legittimamente ceduto la proprietà ad un terzo. Pertanto, nei casi in cui è operata una distinzione fra titolarità giuridica e titolarità economica delle attività, la definizione di perdita dovrebbe far riferimento alla perdita della titolarità economica.
(27)
A norma dell'articolo 24 della direttiva 2009/65/CE, il depositario non è considerato responsabile soltanto in caso di evento esterno al di fuori del suo controllo, le cui conseguenze sono inevitabili nonostante ogni ragionevole sforzo per evitarle. Per esonerarsi dalla responsabilità il depositario dovrebbe dimostrare il soddisfacimento integrale di tutte le condizioni citate e, a tal fine, dovrebbe essere predisposta una procedura cui attenersi.
(28)
È anzitutto opportuno dimostrare l'origine esterna dell'evento che ha determinato la perdita. Poiché la delega delle funzioni di custodia non dovrebbe incidere sulla responsabilità del depositario, l'evento dovrebbe essere considerato esterno se non è imputabile ad atti o omissioni del depositario o del terzo cui è stata delegata la custodia degli strumenti finanziari in questione. Successivamente è opportuno valutare se l'evento sia al di fuori del controllo del depositario verificando che non vi fosse effettivamente nulla che un depositario prudente potesse ragionevolmente fare per evitarlo. Ai fini di questo processo sia gli eventi naturali sia gli atti della potestà d'imperio possono essere considerati eventi esterni al di fuori del ragionevole controllo. Non possono invece essere considerate eventi esterni al di fuori del ragionevole controllo la perdita dovuta all'inadempimento dell'obbligo di separazione sancito all'articolo 21, paragrafo 11, lettera d), punto iii), della direttiva 2009/65/CE oppure la perdita dovuta all'interruzione dell'attività del terzo per causa di insolvenza.
(29)
Il depositario dovrebbe infine dimostrare che la perdita era inevitabile nonostante ogni ragionevole sforzo per evitarla. In tale contesto il depositario dovrebbe informare la società di gestione o la società di investimento e intervenire opportunamente in funzione delle circostanze: ad esempio, in una situazione in cui ritiene che l'unica iniziativa appropriata sia cedere lo strumento finanziario, il depositario dovrebbe informarne debitamente la società di gestione o la società di investimento che, a sua volta, deve rispondere con un'istruzione scritta in cui gli chiede di conservare lo strumento o di cederlo. Gli investitori dell'OICVM dovrebbero essere informati senza indebito ritardo dell'eventuale istruzione di conservare le attività impartita al depositario. La società di gestione o la società di investimento dovrebbero tenere nella debita considerazione le raccomandazioni del depositario. A seconda delle circostanze, il depositario, se continua a ritenere insufficiente il livello di tutela dello strumento finanziario nonostante i ripetuti avvertimenti, dovrebbe ipotizzare altre iniziative, quali ad esempio la risoluzione del contratto con il preavviso fissato dalla normativa nazionale perché l'OICVM possa trovare un altro depositario.
(30)
La disciplina applicabile al depositario deve prevedere garanzie a tutela degli investitori che tengano conto delle eventuali interconnessioni tra il depositario e la società di gestione o la società di investimento, quali le interconnessioni derivanti da un'amministrazione comune, da un rapporto di filiazione o da partecipazioni azionarie incrociate. Se e nella misura in cui sono permesse dal diritto nazionale, tali interconnessioni potrebbero determinare un conflitto d'interessi in termini di rischio di frode (mancata segnalazione di irregolarità alle autorità competenti per evitare danni alla reputazione), rischio di ricorso alle vie legali (riluttanza a procedere per vie legali contro il depositario o propensione ad evitarle del tutto), parzialità nella selezione (depositario scelto non in base ai criteri della qualità e del prezzo), rischio di insolvenza (esigenze inferiori in tema di separazione delle attività o attenzione minore alla solvibilità del depositario) o rischio di esposizione verso un unico gruppo (investimenti infragruppo).
(31)
Innalzando i parametri comportamentali dei soggetti appartenenti a uno stesso gruppo o altrimenti collegati, l'indipendenza operativa della società di gestione o della società di investimento e del depositario, comprese le situazioni in cui le funzioni di custodia sono state delegate, offre ulteriori garanzie di tutela degli investitori senza aumentare indebitamente i costi. L'obbligo di indipendenza operativa dovrebbe vertere su aspetti materiali quali l'identità o i legami personali degli amministratori, del personale o delle persone che esercitano funzioni di sorveglianza nei confronti degli altri soggetti o imprese del gruppo, anche in caso di rapporti di filiazione.
(32)
Ai fini della proporzionalità di trattamento, nei casi in cui la società di gestione o la società di investimento e il depositario appartengono allo stesso gruppo, dovrebbero essere indipendenti almeno un terzo dei membri, ovvero due membri se il numero risulta inferiore, che siedono nell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza o nell'organo di amministrazione che esercita anche funzioni di sorveglianza.
(33)
Per quanto riguarda il governo societario, dovrebbero essere contemplate le caratteristiche specifiche sia del sistema monistico, in cui la società è diretta da un unico organo che esercita le funzioni di amministrazione e quelle di sorveglianza, sia del sistema dualistico, in cui coesistono un consiglio di amministrazione e un consiglio di sorveglianza.
(34)
Per consentire alle autorità competenti, agli OICVM e ai depositari di adattarsi alle nuove disposizioni previste dal presente regolamento in modo da applicarle in maniera efficiente ed efficace, è opportuno posticipare di sei mesi la data di applicazione rispetto alla data di entrata in vigore.
(35)
Le misure previste dal presente regolamento sono conformi al parere del gruppo di esperti del comitato europeo dei valori mobiliari,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO 1
DEFINIZIONI E PARTICOLARI DEL CONTRATTO SCRITTO
(articolo 22, paragrafo 2, della direttiva 2009/65/CE)
Articolo 1
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si intende per:
a) «legame»: situazione nella quale due o più persone fisiche o giuridiche sono legate da una partecipazione diretta o indiretta in un'impresa che rappresenta almeno il 10 % del capitale o dei diritti di voto ovvero che consente l'esercizio di un'influenza notevole sulla gestione dell'impresa nella quale è detenuta la partecipazione;
b) «legame di gruppo»: situazione nella quale due o più imprese o soggetti appartengono allo stesso gruppo ai sensi dell'articolo 2, punto 11, della direttiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (3) o in base ai principi contabili internazionali adottati a norma del regolamento (CE) n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (4).
Articolo 2
Contratto di nomina del depositario
1. Il contratto che sancisce la nomina del depositario in conformità all'articolo 22, paragrafo 2, della direttiva 2009/65/CE è concluso tra il depositario, da un lato, e la società di investimento o la società di gestione, dall'altro, per ciascuno dei fondi comuni amministrati dalla società di gestione.
2. Il contratto comprende almeno gli elementi seguenti:
a)
descrizione dei servizi che il depositario deve prestare e delle procedure che deve adottare per ogni tipologia di attività nelle quali l'OICVM può investire e che sono affidate al depositario;
b)
descrizione delle modalità di esercizio delle funzioni di custodia e di sorveglianza, secondo le tipologie di attività e le aree geografiche in cui l'OICVM intende investire, ivi compresi, relativamente alle funzioni di custodia, gli elenchi dei paesi e le procedure per aggiungervi un paese o per depennarlo. È assicurata la conformità alle informazioni comunicate nel regolamento, nell'atto costitutivo e nella documentazione promozionale dell'OICVM per quanto attiene alle attività in cui l'OICVM può investire;
c)
periodo di validità del contratto e condizioni applicabili alla sua modifica e risoluzione, compresa la descrizione delle situazioni che possono determinarne la risoluzione e della procedura di risoluzione, così come le procedure cui il depositario si attiene per trasmettere tutte le informazioni pertinenti al successore;
d)
obblighi di riservatezza applicabili alle parti in conformità alle pertinenti disposizioni di legge e regolamentari. Detti obblighi non ostano alla facoltà delle autorità competenti di accedere alla documentazione e alle informazioni pertinenti;
e)
mezzi e procedure con cui il depositario trasmette alla società di gestione o alla società di investimento tutte le informazioni pertinenti di cui necessita per svolgere le sue funzioni, compreso l'esercizio dei diritti connessi alle attività, e per permettere alla società di gestione o alla società di investimento di disporre tempestivamente di un quadro generale accurato dei conti dell'OICVM;
f)
mezzi e procedure con cui la società di gestione o la società di investimento trasmette al depositario tutte le informazioni pertinenti di cui necessita per l'esercizio delle sue funzioni, ovvero provvede a che esso vi abbia accesso, comprese procedure atte ad assicurare che il depositario riceva informazioni dalle altre parti nominate dalla società di gestione o dalla società di investimento;
g)
procedure da seguire quando è ipotizzata una modifica del regolamento, dell'atto costitutivo o della documentazione promozionale dell'OICVM, con illustrazione delle situazioni in cui il depositario deve essere informato ovvero in cui la modifica è subordinata al suo accordo preliminare;
h)
tutte le informazioni necessarie che devono essere scambiate tra, da un lato, la società di investimento o la società di gestione, ovvero il terzo che agisce per conto dell'OICVM e, dall'altro, il depositario in relazione alla vendita, alla sottoscrizione, al rimborso, all'emissione, all'annullamento e al riacquisto di quote dell'OICVM;
i)
tutte le informazioni necessarie che devono essere scambiate tra la società di investimento o la società di gestione, ovvero il terzo che agisce per conto dell'OICVM, e il depositario in relazione all'esercizio delle funzioni del depositario;
j)
qualora le parti del contratto prevedano di affidare a terzi parte delle rispettive funzioni, impegno a comunicare periodicamente gli estremi dei terzi nominati e, a richiesta, le informazioni sui criteri applicati alla loro selezione e le azioni previste per monitorarne le attività;
k)
informazioni sui compiti e sulle responsabilità delle parti del contratto per quanto riguarda gli obblighi in materia di prevenzione del riciclaggio dei proventi di attività illecite e del finanziamento del terrorismo;
l)
informazioni su tutti i conti in contante aperti a nome della società di investimento o della società di gestione che agisce per conto dell'OICVM e procedure atte ad assicurare l'informazione del depositario in caso di apertura di un nuovo conto;
m)
particolari delle procedure di attivazione di livelli successivi di intervento predisposte dal depositario, compresa l'indicazione delle persone nella società di gestione o nella società di investimento che il depositario deve contattare all'avvio di una tale procedura;
n)
impegno del depositario a informare del fatto che la separazione delle attività non è più sufficiente a tutelare dall'insolvenza di un terzo cui sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE in una data giurisdizione;
o)
procedure atte a permettere al depositario di indagare, per quanto rientra nelle sue funzioni, sulla condotta della società di gestione o della società di investimento e di valutare la qualità delle informazioni ricevute, anche mediante l'accesso ai libri contabili della società di gestione o della società di investimento ovvero mediante visite sul posto;
p)
procedure atte a permettere alla società di gestione o alla società di investimento di esaminare le prestazioni del depositario a fronte delle funzioni attribuitegli.
I mezzi e le procedure di cui alle lettere da a) a p) sono illustrati dettagliatamente nel contratto di nomina del depositario e in qualsiasi sua successiva modifica.
3. Le parti possono convenire di trasmettersi tutte le informazioni, o parte di esse, per via elettronica, purché ne sia garantita l'adeguata registrazione.
4. Salvo disposizione contraria nel diritto nazionale, non vige alcun obbligo di concludere un contratto scritto specifico per ciascun fondo comune.
La società di gestione e il depositario possono concludere un contratto unico elencandovi i fondi comuni amministrati da tale società ai quali esso si applica.
5. Il contratto che sancisce la nomina del depositario e qualsiasi accordo successivo indicano il diritto applicabile.
CAPO 2
FUNZIONI DEL DEPOSITARIO, DOVERI DI DUE DILIGENCE, OBBLIGO DI SEPARAZIONE E PROTEZIONE IN CASO D'INSOLVENZA
[articolo 22, paragrafi 3, 4 e 5, e articolo 22 bis, paragrafo 2, lettere c) e d), della direttiva 2009/65/CE]
Articolo 3
Funzioni di sorveglianza — obblighi generali
1. All'atto della nomina il depositario valuta i rischi insiti nella natura, scala e complessità della politica e della strategia di investimento dell'OICVM e nell'organizzazione della società di gestione o della società di investimento. In base a tale valutazione il depositario definisce le procedure di sorveglianza adeguate all'OICVM e alle attività in cui questo investe, che sono poi attuate e applicate. Tali procedure sono aggiornate a cadenza periodica.
2. Nell'esercizio delle funzioni di sorveglianza a norma dell'articolo 22, paragrafo 3, della direttiva 2009/65/CE il depositario effettua controlli ex post e verifiche dei processi e delle procedure di competenza della società di gestione o della società di investimento ovvero del terzo nominato. Il depositario assicura in ogni circostanza che viga una procedura adeguata di verifica e riconciliazione, la quale sia attuata e applicata, nonché frequentemente riesaminata. La società di gestione o la società di investimento assicura che il depositario riceva tutte le istruzioni concernenti le attività e le operazioni dell'OICVM in modo da poter procedere alla propria procedura di verifica o riconciliazione.
3. Per affrontare le situazioni in cui, nell'esercizio delle funzioni di sorveglianza, sono individuate potenziali discrepanze, il depositario predispone una procedura chiara e completa di attivazione di livelli successivi di intervento, le cui modalità particolareggiate sono messe a disposizione, a richiesta, delle autorità competenti della società di gestione o della società di investimento.
4. La società di gestione o la società di investimento trasmette al depositario, al momento dell'assunzione delle funzioni e successivamente su base continuativa, tutte le informazioni pertinenti di cui questo necessita per assolvere gli obblighi a norma dell'articolo 22, paragrafo 3, della direttiva 2009/65/CE, comprese le informazioni che deve ricevere da terzi.
La società di gestione o la società di investimento assicura in particolare che il depositario, per accertarsi dell'adeguatezza e della pertinenza delle procedure predisposte, possa accedere ai libri contabili ed effettuare visite sul posto sia nei locali della società di gestione o della società di investimento sia in quelli dei prestatori di servizi nominati dalla società di gestione o dalla società di investimento o possa controllare le relazioni e i documenti inerenti a certificazioni esterne riconosciute effettuate da revisori indipendenti qualificati o da altri esperti.
Articolo 4
Funzioni relative alle sottoscrizioni e ai rimborsi
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 3, lettera a), della direttiva 2009/65/CE se assicura che la società di gestione o la società di investimento abbia predisposto, attui e applichi una procedura adeguata e uniforme per:
a)
la riconciliazione tra gli ordini di sottoscrizione e i proventi da sottoscrizione e tra il numero di quote emesse e i proventi da sottoscrizioni ricevuti dall'OICVM;
b)
la riconciliazione tra gli ordini di rimborso e i rimborsi pagati e tra il numero di quote annullate e i rimborsi pagati dall'OICVM;
c)
la verifica periodica dell'adeguatezza della procedura di riconciliazione.
Ai fini delle lettere a), b) e c), il depositario verifica in particolare, periodicamente, che il numero totale di quote nei conti dell'OICVM corrisponda al numero totale di quote in essere nel registro dell'OICVM.
2. Il depositario assicura e verifica periodicamente che le procedure di vendita, emissione, riacquisto, rimborso e annullamento delle quote dell'OICVM siano conformi alla legislazione nazionale applicabile e al regolamento o all'atto costitutivo dell'OICVM e appura che esse siano effettivamente attuate.
3. Le verifiche effettuate dal depositario seguono una frequenza in linea con il flusso delle sottoscrizioni e dei rimborsi.
Articolo 5
Funzioni relative alla valutazione delle quote
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 3, lettera b), della direttiva 2009/65/CE se introduce procedure per:
a)
verificare su base continuativa che siano predisposte e applicate procedure adeguate e uniformi per la valutazione del patrimonio dell'OICVM in conformità al diritto nazionale applicabile, secondo quanto previsto dall'articolo 85 della direttiva 2009/65/CE, e al regolamento o all'atto costitutivo dell'OICVM;
b)
assicurare che le politiche e procedure di valutazione siano effettivamente attuate e riesaminate a cadenza periodica.
2. Il depositario effettua le verifiche di cui al paragrafo 1 con una frequenza corrispondente alla frequenza prevista per la politica di valutazione dell'OICVM definita nel diritto nazionale adottato in conformità all'articolo 85 della direttiva 2009/65/CE e nel regolamento o atto costitutivo dell'OICVM.
3. Il depositario che ritiene che il valore delle quote dell'OICVM non sia stato calcolato a norma del diritto applicabile oppure del regolamento o atto costitutivo dell'OICVM ne informa la società di gestione o la società di investimento e si accerta che siano adottate tempestivamente misure correttive nel miglior interesse degli investitori dell'OICVM.
Articolo 6
Funzioni relative all'esecuzione delle istruzioni dell'OICVM
Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 3, lettera c), della direttiva 2009/65/CE se predispone e attua perlomeno:
a)
procedure adeguate per verificare se le istruzioni della società di gestione o della società di investimento siano conformi alle disposizioni di legge e regolamentari applicabili e al regolamento e all'atto costitutivo dell'OICVM;
b)
una procedura di attivazione di livelli successivi di intervento qualora l'OICVM abbia violato uno dei limiti o una delle restrizioni di cui al secondo comma.
Ai fini della lettera a) il depositario controlla in particolare se l'OICVM rispetta le restrizioni all'investimento e i limiti della leva finanziaria cui è soggetto. Le procedure previste alla lettera a) sono proporzionate alla natura, scala e complessità dell'OICVM.
Articolo 7
Funzioni relative al regolamento tempestivo delle operazioni
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 3, lettera d), della direttiva 2009/65/CE se predispone una procedura atta a rilevare le situazioni in cui il controvalore collegato a operazioni riguardanti attività dell'OICVM non è rimesso all'OICVM nei termini d'uso, a informarne la società di gestione o la società di investimento e, se la situazione non è sanata, a chiedere alla controparte la restituzione delle attività, laddove possibile.
2. Per le operazioni effettuate al di fuori dei mercati regolamentati il depositario svolge le funzioni previste al paragrafo 1 tenendo conto delle condizioni che corredano tali operazioni.
Articolo 8
Funzioni relative al calcolo e alla distribuzione dei redditi dell'OICVM
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 3, lettera e), della direttiva 2009/65/CE se:
a)
accerta che il reddito netto calcolato riceva, a ogni distribuzione dei redditi, una destinazione conforme al regolamento e all'atto costitutivo dell'OICVM e alla legislazione nazionale applicabile;
b)
assicura che siano adottate misure appropriate qualora i revisori dell'OICVM abbiano espresso riserve sul bilancio d'esercizio. La società di gestione o la società di investimento comunica al depositario tutte le informazioni circa le riserve espresse sul bilancio;
c)
verifica la completezza e accuratezza dei pagamenti di dividendi a ogni distribuzione dei redditi.
2. Il depositario che ritiene che il reddito calcolato non abbia ricevuto una destinazione conforme al diritto applicabile ovvero al regolamento o all'atto costitutivo dell'OICVM ne informa la società di gestione o la società di investimento e si accerta che siano adottate tempestivamente misure correttive nel miglior interesse degli investitori dell'OICVM.
Articolo 9
Monitoraggio del contante — obblighi generali
1. Laddove sia tenuto o aperto un conto in contante a nome della società di investimento o a nome della società di gestione che agisce per conto dell'OICVM presso un soggetto di cui all'articolo 22, paragrafo 4, lettera b), della direttiva 2009/65/CE, la società di gestione o la società d'investimento assicura che il depositario disponga, al momento dell'assunzione delle funzioni e successivamente su base continuativa, di tutte le informazioni pertinenti di cui necessita per tracciare un quadro chiaro di tutti i flussi di cassa dell'OICVM in modo da poter assolvere i propri obblighi.
2. All'atto della nomina la società di investimento o la società di gestione informa il depositario di tutti i preesistenti conti in contante aperti a nome della società di investimento o della società di gestione che agisce per conto dell'OICVM.
3. La società di investimento o la società di gestione assicura che il depositario disponga di tutte le informazioni relative a qualsiasi nuovo conto in contante aperto dalla società di investimento o dalla società di gestione che agisce per conto dell'OICVM.
Articolo 10
Monitoraggio dei flussi di cassa dell'OICVM
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 4, della direttiva 2009/65/CE se assicura un monitoraggio effettivo e adeguato dei flussi di cassa dell'OICVM, in particolare provvedendo almeno a:
a)
garantire che il contante dell'OICVM sia registrato integralmente in conti aperti presso una banca centrale o un ente creditizio autorizzato conformemente alla direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (5) ovvero un ente creditizio autorizzato in un paese terzo in cui sono richiesti conti in contante ai fini delle operazioni dell'OICVM, purché l'autorità competente dello Stato membro di origine dell'OICVM consideri almeno equivalenti a quelli applicati nell'Unione i requisiti prudenziali di vigilanza e normativi applicati agli enti creditizi in tale paese terzo;
b)
applicare procedure efficaci e adeguate per la riconciliazione di tutti i movimenti di cassa ed effettuare tali riconciliazioni quotidianamente o, per i movimenti di cassa infrequenti, quando il movimento di cassa si verifica;
c)
applicare procedure atte a individuare, alla chiusura di ciascuna giornata operativa, i flussi di cassa significativi e i flussi di cassa potenzialmente non in linea con le operazioni dell'OICVM;
d)
riesaminare periodicamente l'adeguatezza di dette procedure, anche riesaminando, almeno una volta l'anno, l'intero processo di riconciliazione e provvedere a che esso includa i conti in contante aperti a nome della società di investimento o a nome della società di gestione che agisce per conto dell'OICVM ovvero a nome del depositario che agisce per conto dell'OICVM;
e)
monitorare su base continuativa i risultati delle riconciliazioni e gli interventi attuati in risposta alle discrepanze rilevate nelle procedure di riconciliazione e informare la società di gestione o la società di investimento qualora una discrepanza non sia stata sanata senza indebito ritardo, nonché le autorità competenti, qualora la situazione non possa essere sanata;
f)
verificare che le posizioni per cassa da esso registrate siano in linea con quelle dell'OICVM.
Per valutare l'equivalenza dei requisiti prudenziali di vigilanza e normativi applicati agli enti creditizi del paese terzo di cui alla lettera a), le autorità competenti tengono conto degli atti di esecuzione adottati dalla Commissione a norma dell'articolo 107, paragrafo 4, del regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
2. La società di gestione o la società di investimento provvede a che il depositario riceva tutte le istruzioni e informazioni concernenti un conto in contante aperto presso un terzo in modo da poter procedere alla propria procedura di riconciliazione.
Articolo 11
Funzioni relative ai pagamenti all'atto della sottoscrizione
La società di gestione o la società di investimento assicura che il depositario sia informato dei pagamenti effettuati dagli investitori, o per loro conto, all'atto della sottoscrizione di quote dell'OICVM, alla chiusura di ciascuna giornata operativa nella quale la società di investimento o la società di gestione che agisce per conto dell'OICVM, ovvero la parte che agisce per conto dell'OICVM quale l'agente di trasferimento, riceve tali pagamenti oppure un ordine dall'investitore. La società di gestione o la società di investimento assicura che il depositario riceva tutte le altre informazioni pertinenti di cui necessita per garantire, in conformità all'articolo 22, paragrafo 4, della direttiva 2009/65/CE, che i pagamenti siano registrati in conti in contante aperti a nome della società di investimento o a nome della società di gestione che agisce per conto dell'OICVM ovvero a nome del depositario stesso.
Articolo 12
Strumenti finanziari da tenere in custodia
1. Gli strumenti finanziari di proprietà dell'OICVM che non possono essere fisicamente consegnati al depositario sono inclusi nel novero delle funzioni di custodia del depositario quando soddisfano tutte le condizioni seguenti:
a)
si tratta di strumenti finanziari di cui all'articolo 50, paragrafo 1, lettere da a) a e), e lettera h), della direttiva 2009/65/CE o di valori mobiliari che incorporano strumenti derivati di cui all'articolo 51, paragrafo 3, quarto comma, della direttiva 2009/65/CE;
b)
si tratta di strumenti che possono essere registrati o tenuti su un conto titoli a nome, direttamente o indirettamente, del depositario.
2. Non sono tenuti in custodia gli strumenti finanziari che, a norma del diritto nazionale applicabile, sono registrati soltanto a nome direttamente dell'OICVM presso l'emittente stesso o il suo agente, quale il conservatore o l'agente di trasferimento.
3. Gli strumenti finanziari di proprietà dell'OICVM che possono essere fisicamente consegnati al depositario sono inclusi in ogni caso nel novero delle funzioni di custodia del depositario.
Articolo 13
Funzioni di custodia con riguardo alle attività custodite
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 5, lettera a), della direttiva 2009/65/CE per quanto riguarda gli strumenti finanziari da tenere in custodia se provvede a quanto segue:
a)
registrazione adeguata degli strumenti finanziari in conformità all'articolo 22, paragrafo 5, lettera a), punto ii), della direttiva 2009/65/CE;
b)
conservazione delle registrazioni e mantenimento dei conti separati secondo modalità che ne garantiscano l'esattezza e in particolare la corrispondenza con gli strumenti finanziari e il contante detenuti per conto dell'OICVM;
c)
riconciliazioni periodiche tra i conti e registri interni del depositario e quelli del terzo cui sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE;
d)
esercizio della dovuta cura riguardo agli strumenti finanziari tenuti in custodia, al fine di assicurare un livello elevato di tutela degli investitori;
e)
valutazione e monitoraggio di tutti i rischi di custodia pertinenti nell'intera catena di custodia e comunicazione alla società di gestione o alla società di investimento degli eventuali rischi significativi individuati;
f)
introduzione di idonee modalità organizzative volte a minimizzare il rischio di perdita o di diminuzione degli strumenti finanziari, o dei diritti ad essi collegati, in seguito a frode, cattiva gestione, errori di registrazione o negligenza;
g)
verifica del diritto di proprietà dell'OICVM, o del diritto di proprietà della società di gestione che agisce per suo conto, sulle attività in questione.
2. Il depositario che, a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, ha delegato ad un terzo le funzioni di custodia limitatamente alle attività custodite è comunque vincolato agli obblighi di cui al paragrafo 1, lettere da b) a e). Il depositario assicura altresì che il terzo assolva gli obblighi di cui al paragrafo 1, lettere da b) a g).
Articolo 14
Funzioni di custodia con riguardo alla verifica della proprietà e alla registrazione
1. La società di gestione o la società di investimento trasmette al depositario, al momento dell'assunzione delle funzioni e successivamente su base continuativa, tutte le informazioni pertinenti di cui questo necessita per assolvere gli obblighi a norma dell'articolo 22, paragrafo 5, lettera b), della direttiva 2009/65/CE e assicura che il depositario riceva tutte le informazioni pertinenti dai terzi.
2. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 5, lettera b), della direttiva 2009/65/CE se perlomeno:
a)
ha accesso, senza indebito ritardo, a tutte le informazioni pertinenti di cui necessita per esercitare le funzioni di verifica della proprietà e di registrazione, comprese le informazioni pertinenti che gli devono comunicare i terzi;
b)
dispone di informazioni sufficienti e attendibili che gli consentano di appurare che l'OICVM ha il diritto di proprietà sulle attività;
c)
tiene traccia delle attività che ha appurato essere di proprietà dell'OICVM:
i)
registrando a nome dell'OICVM le attività che ha appurato essere di sua proprietà, indicandone il rispettivo importo nozionale;
ii)
ed è in grado di produrre, in ogni momento, un inventario completo e aggiornato delle attività dell'OICVM, indicandone il rispettivo importo nozionale.
Ai fini della lettera c), punto ii), il depositario predispone procedure atte a impedire l'attribuzione, la cessione, lo scambio o la consegna di attività registrate senza che esso, o il terzo cui è stata delegata la custodia conformemente all'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, sia informato dell'operazione. Il depositario ha accesso, senza indebito ritardo, alle prove documentali di ciascuna operazione e posizione fornite dal pertinente terzo. La società di gestione o la società di investimento assicura che il pertinente terzo fornisca al depositario, senza indebito ritardo, i certificati o le altre prove documentali in occasione di ogni vendita o acquisto di attività ovvero di operazioni sul capitale che determinino l'emissione di strumenti finanziari, e, comunque, almeno una volta l'anno.
3. Il depositario assicura che la società di gestione o la società di investimento predisponga e applichi procedure adeguate per appurare se le attività acquistate dall'OICVM siano correttamente registrate a nome dell'OICVM e verifica la corrispondenza tra le posizioni riportate nei registri dell'OICVM e le attività che ha appurato essere di proprietà dell'OICVM. La società di gestione o la società di investimento assicura che il depositario riceva tutte le pertinenti istruzioni e informazioni concernenti le attività dell'OICVM in modo da poter procedere alla propria procedura di verifica o di riconciliazione.
4. Il depositario predispone e applica una procedura di attivazione di livelli successivi di intervento nelle situazioni in cui è rilevata una discrepanza, provvedendo anche all'informazione della società di gestione o della società di investimento e, se la situazione non può essere sanata, delle autorità competenti.
Articolo 15
Due diligence
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22 bis, paragrafo 2, lettera c), della direttiva 2009/65/CE se attua e applica una procedura adeguata e documentata di due diligence per la selezione e il monitoraggio costante del terzo cui saranno o sono state delegate funzioni di custodia a norma di detto articolo 22 bis. Detta procedura è riesaminata periodicamente, almeno a cadenza annuale.
2. Nella selezione e nella nomina del terzo cui saranno delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, il depositario esercita tutta la competenza, la cura e la diligenza dovute al fine di assicurare che l'affidamento a tale terzo offra un livello adeguato di tutela degli strumenti finanziari. Il depositario provvede almeno a:
a)
valutare il quadro regolamentare e giuridico, compresi il rischio paese, il rischio di custodia e l'esecutività del contratto concluso con il terzo. La valutazione permette al depositario, in particolare, di determinare le ripercussioni della potenziale insolvenza del terzo sulle attività e sui diritti dell'OICVM;
b)
se il terzo è ubicato in un paese terzo, valutare l'esecutività delle disposizioni contrattuali di cui alla lettera a) in base al parere legale di una persona fisica o giuridica indipendente da esso e dal terzo;
c)
valutare se le pratiche, le procedure e i controlli interni del terzo sono atti ad assicurare un livello elevato di cura e tutela delle attività dell'OICVM;
d)
valutare se la solidità finanziaria e la reputazione del terzo sono consone ai compiti delegati. La valutazione si basa sia sulle informazioni comunicate dal potenziale terzo sia su altri dati e informazioni;
e)
accertare che il terzo abbia le capacità operative e tecnologiche che gli consentono di esercitare i compiti di custodia ad esso delegati garantendo un livello elevato di tutela e sicurezza.
3. Il depositario esercita tutta la competenza, la cura e la diligenza dovute nel riesame periodico e nel monitoraggio costante, al fine di assicurare che il terzo continui a soddisfare i criteri stabiliti al paragrafo 2 e le condizioni previste all'articolo 22 bis, paragrafo 3, lettere da a) a e), della direttiva 2009/65/CE, e provvede almeno a:
a)
monitorare le prestazioni del terzo e la relativa conformità ai criteri stabiliti dal depositario stesso;
b)
assicurare che il terzo mantenga un livello elevato di cura, prudenza e diligenza nell'esercizio dei compiti di custodia e, in particolare, che separi efficacemente gli strumenti finanziari conformemente agli obblighi di cui all'articolo 16;
c)
riesaminare i rischi di custodia insiti nella decisione di affidare le attività al terzo e comunicare senza indebito ritardo qualsiasi loro variazione alla società di gestione o alla società di investimento. La valutazione si basa sia sulle informazioni comunicate dal terzo sia su altri dati e informazioni. In periodo di turbolenze sui mercati o quando è stato individuato un rischio, la frequenza e l'ampiezza del riesame aumentano;
d)
monitorare che sia osservato il divieto stabilito all'articolo 22, paragrafo 7, della direttiva 2009/65/CE;
e)
monitorare che sia osservato il divieto stabilito all'articolo 25 della direttiva 2009/65/CE e che siano rispettate le prescrizioni degli articoli da 21 a 24 del presente regolamento.
4. I paragrafi 1, 2 e 3 si applicano mutatis mutandis qualora il terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE decida di subdelegarle, totalmente o in parte, ad un altro terzo in conformità allo stesso articolo, paragrafo 3, terzo comma.
5. Il depositario predispone piani di emergenza per ciascun mercato in cui nomina un terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE. Il piano di emergenza include l'indicazione dell'eventuale prestatore alternativo.
6. Qualora il terzo cui sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE non soddisfi più i requisiti stabiliti dal presente regolamento, il depositario adotta le misure, risoluzione del contratto compresa, che rispondono al miglior interesse dell'OICVM e dei suoi investitori.
7. Il depositario che ha delegato funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE a un terzo ubicato in un paese terzo si accerta che l'accordo concluso con il terzo permetta la risoluzione anticipata, tenendo conto del miglior interesse dell'OICVM e dei suoi investitori, qualora la normativa e la giurisprudenza in materia di insolvenza applicabili non ammettano più la separazione delle attività dell'OICVM in caso di insolvenza del terzo o qualora vengano meno le condizioni stabilite dalla normativa e dalla giurisprudenza.
8. Il depositario informa immediatamente la società di gestione o la società di investimento qualora la normativa e la giurisprudenza in materia di insolvenza applicabili non ammettano più la separazione delle attività dell'OICVM in caso di insolvenza del terzo cui sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE oppure non garantiscano più che le attività degli OICVM clienti del depositario siano escluse dal patrimonio del terzo in caso di insolvenza e siano indisponibili alla distribuzione o alla vendita per la ripartizione dei proventi tra i creditori del terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE.
9. Quando riceve le informazioni di cui al paragrafo 8 la società di gestione o l'impresa di investimento ne informa immediatamente l'autorità competente e pondera tutte le misure appropriate in relazione alle pertinenti attività dell'OICVM, cessione compresa, tenendo conto del miglior interesse dell'OICVM e dei suoi investitori.
Articolo 16
Obbligo di separazione
1. Laddove le funzioni di custodia siano state delegate totalmente o in parte, il depositario assicura che il terzo cui esse sono delegate a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE operi nel rispetto dell'obbligo di separazione previsto dal medesimo articolo, paragrafo 3, lettera c), verificando che esso:
a)
tenga i necessari registri e conti che permettono al depositario di distinguere, immediatamente e in qualsiasi momento, le attività degli OICVM clienti del depositario dalle attività proprie, da quelle degli altri clienti, da quelle tenute dal depositario per proprio conto e da quelle tenute per clienti del depositario diversi dagli OICVM;
b)
tenga i registri e i conti secondo modalità che ne garantiscono l'esattezza, in particolare la corrispondenza con le attività tenute in custodia per conto dei clienti del depositario;
c)
effettui riconciliazioni periodiche tra i conti e registri interni del depositario e quelli del terzo cui ha subdelegato funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis, paragrafo 3, terzo comma, della direttiva 2009/65/CE;
d)
introduca idonee modalità organizzative volte a minimizzare il rischio di perdita o di diminuzione degli strumenti finanziari, o dei diritti a essi legati, in seguito a abuso degli strumenti finanziari, frode, cattiva gestione, errori contabili o negligenza;
e)
tenga il contante dell'OICVM su uno o più conti aperti presso la banca centrale di un paese terzo o presso un ente creditizio autorizzato in un paese terzo, purché l'autorità competente dello Stato membro di origine dell'OICVM consideri almeno equivalenti a quelli applicati nell'Unione, in conformità all'articolo 22, paragrafo 4, lettera c), della direttiva 2009/65/CE, i requisiti prudenziali di vigilanza e normativi applicati agli enti creditizi in tale paese terzo.
2. Il paragrafo 1 si applica mutatis mutandis qualora il terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE decida di subdelegarle, totalmente o in parte, ad un altro terzo in conformità allo stesso articolo, paragrafo 3, terzo comma.
Articolo 17
Protezione delle attività dell'OICVM in caso d'insolvenza quando sono delegate funzioni di custodia
1. Il depositario si accerta che il terzo ubicato in un paese terzo al quale saranno o sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE adotti tutte le misure necessarie affinché, in caso di sua insolvenza, le attività dell'OICVM tenute in custodia siano indisponibili alla distribuzione o alla vendita per la ripartizione dei proventi tra i suoi creditori.
2. Il depositario si accerta che il terzo adotti le misure seguenti:
a)
ottenimento del parere legale di una persona fisica o giuridica indipendente che confermi che il diritto fallimentare applicabile ammette la separazione delle attività degli OICVM clienti del depositario dalle attività proprie, da quelle degli altri clienti, da quelle tenute per il conto proprio del depositario e da quelle tenute per clienti del depositario diversi dagli OICVM, cui fa riferimento l'articolo 16, e che le attività degli OICVM clienti del depositario sono escluse dal patrimonio del terzo in caso di insolvenza e sono indisponibili alla distribuzione o alla vendita per la ripartizione dei proventi tra i creditori del terzo cui sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE;
b)
accertamento del fatto che siano soddisfatte, al momento in cui è concluso l'accordo di delega con il depositario e quindi su base continuativa per tutto il periodo coperto dalla delega, le condizioni in base alle quali la normativa e la giurisprudenza in materia di insolvenza applicabili nel paese terzo interessato ammettono che le attività degli OICVM clienti del depositario siano separate e indisponibili alla distribuzione o alla vendita per la ripartizione dei proventi tra i creditori, secondo quanto indicato alla lettera a);
c)
informazione immediata del depositario qualora venga meno una delle condizioni di cui alla lettera b);
d)
tenuta di registri e conti accurati e aggiornati delle attività degli OICVM, che consentano al depositario di stabilirne in qualsiasi momento l'esatta natura, ubicazione e proprietà;
e)
trasmissione al depositario, a cadenza periodica e comunque ogniqualvolta si verifichi un cambiamento, di una dichiarazione che indica nei particolari le attività degli OICVM clienti del depositario;
f)
informazione del depositario circa le modifiche del diritto fallimentare applicabile e della relativa applicazione concreta.
3. Laddove il depositario abbia delegato funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE a un terzo ubicato nell'Unione, il terzo gli trasmette, a cadenza periodica e comunque ogniqualvolta si verifichi un cambiamento, una dichiarazione che specifica nei particolari le attività degli OICVM clienti del depositario.
4. Il depositario provvede a che le funzioni imposte dai paragrafi 1 e 2 si applichino mutatis mutandis qualora il terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE decida di subdelegarle, totalmente o in parte, ad un altro terzo in conformità allo stesso articolo, paragrafo 3, terzo comma.
CAPO 3
PERDITA DI STRUMENTI FINANZIARI E ESONERO DALLA RESPONSABILITÀ
(articolo 24, paragrafo 1, della direttiva 2009/65/CE)
Articolo 18
Perdita di uno strumento finanziario custodito
1. Lo strumento finanziario custodito dal depositario o dal terzo cui la custodia è stata delegata a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE è considerato perduto ai sensi dell'articolo 24, paragrafo 1, secondo comma, della medesima direttiva quando si verifica una delle circostanze seguenti:
a)
l'asserito diritto di proprietà dell'OICVM è dimostrato non valido, perché ha cessato di esistere ovvero non è mai esistito;
b)
l'OICVM è stato privato definitivamente del diritto di proprietà sullo strumento finanziario;
c)
l'OICVM non può disporre, direttamente o indirettamente, dello strumento finanziario.
2. La società di gestione o la società di investimento appura la perdita dello strumento finanziario a seguito di un processo documentato cui le autorità competenti hanno facile accesso. Una volta appurata, la perdita è notificata immediatamente agli investitori su supporto durevole.
3. Lo strumento finanziario custodito non è considerato perduto ai sensi dell'articolo 24, paragrafo 1, secondo comma, della direttiva 2009/65/CE quando l'OICVM è privato in via definitiva del diritto di proprietà su di esso ma lo strumento è sostituito da uno o più altri strumenti finanziari ovvero convertito in essi.
4. In caso di insolvenza del terzo cui è stata delegata la custodia dello strumento finanziario a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, la società di gestione o la società di investimento appura la perdita dello strumento finanziario custodito non appena si verifica in modo incontrovertibile una delle circostanze previste al paragrafo 1.
Una delle circostanze previste al paragrafo 1 si verifica in modo incontrovertibile al più tardi a conclusione della procedura di insolvenza. La società di gestione o la società di investimento e il depositario seguono attentamente l'andamento della procedura di insolvenza al fine di stabilire se tutti gli strumenti finanziari affidati al terzo cui è stata delegata la custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, o alcuni di essi, siano effettivamente perduti.
5. La perdita di uno strumento finanziario custodito è appurata a prescindere dal fatto che le circostanze previste al paragrafo 1 si siano verificate a seguito di frode, negligenza o altra condotta intenzionale o involontaria.
Articolo 19
Esonero dalla responsabilità
1. La responsabilità del depositario a norma dell'articolo 24, paragrafo 1, secondo comma, della direttiva 2009/65/CE non scatta se il depositario è in grado di dimostrare il soddisfacimento di tutte le condizioni seguenti:
a)
l'evento che ha determinato la perdita non è imputabile ad atti o omissioni del depositario o del terzo al quale è stata delegata la custodia degli strumenti finanziari a norma dell'articolo 22, paragrafo 5, lettera a), della direttiva 2009/65/CE;
b)
il depositato non sarebbe stato ragionevolmente in grado di impedire il verificarsi dell'evento che ha determinato la perdita pur adottando tutte le precauzioni del depositario diligente risultanti dalla pratica comune nel settore;
c)
il depositario non sarebbe stato in grado di impedire la perdita pur esercitando una due diligence rigorosa e completa, documentata dagli elementi seguenti:
i)
predisposizione, attuazione, applicazione e mantenimento di strutture e procedure, nonché attivazione di competenze, adeguate e proporzionate alla natura e alla complessità delle attività dell'OICVM, al fine di individuare tempestivamente e di monitorare costantemente gli eventi esterni che possono determinare la perdita di uno strumento finanziario tenuto in custodia;
ii)
valutazione su base continuativa dell'eventualità che gli eventi individuati a norma del punto i) comportino un rischio significativo di perdita di uno strumento finanziario tenuto in custodia;
iii)
comunicazione alla società di gestione o alla società di investimento dei rischi significativi individuati e attuazione degli eventuali interventi atti a impedire o contenere la perdita di strumenti finanziari tenuti in custodia laddove siano stati individuati eventi esterni, reali o potenziali, che si ritiene comportino un rischio significativo di perdita di uno strumento finanziario tenuto in custodia.
2. Le condizioni di cui al paragrafo 1, lettere a) e b), possono essere considerate soddisfatte nelle circostanze seguenti:
a)
evento naturale che sfugge al controllo o all'influenza dell'uomo;
b)
adozione di leggi, decreti, regolamenti, decisioni o ordinanze da parte di un'amministrazione statale o di un ente pubblico, compresi gli organi giudiziari, che si ripercuotano sugli strumenti finanziari tenuti in custodia;
c)
guerra, sommossa o altri disordini di rilievo.
3. Le condizioni di cui al paragrafo 1, lettere a) e b), non sono considerate soddisfatte in circostanze quali errore contabile, disfunzione operativa, frode, inadempimento degli obblighi di separazione a livello del depositario o del terzo al quale è stata delegata la custodia degli strumenti finanziari a norma dell'articolo 22, paragrafo 5, lettera a), della direttiva 2009/65/CE.
CAPO 4
OBBLIGHI DI INDIPENDENZA E DISPOSIZIONI FINALI
(articolo 25 della direttiva 2009/65/CE)
Articolo 20
Organo di amministrazione
Ai fini del presente capo per «organo di amministrazione della società di gestione» s'intende l'organo di amministrazione della società di gestione o l'organo di amministrazione della società di investimento.
Articolo 21
Amministrazione comune
La società di gestione o la società di investimento e il depositario soddisfano in qualsiasi momento tutti i requisiti seguenti:
a)
nessuno può sedere nell'organo di amministrazione della società di gestione e al tempo stesso nell'organo di amministrazione del depositario;
b)
nessuno può sedere nell'organo di amministrazione della società di gestione e fare parte al tempo stesso del personale del depositario;
c)
nessuno può sedere nell'organo di amministrazione del depositario e fare parte al tempo stesso del personale della società di gestione o della società di investimento;
d)
se l'organo di amministrazione della società di gestione non esercita le funzioni di sorveglianza all'interno della società, l'organo della società incaricato delle funzioni di sorveglianza può essere composto per al massimo un terzo di membri che fanno parte al tempo stesso dell'organo di amministrazione, dell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza o del personale del depositario;
e)
se l'organo di amministrazione del depositario non esercita le funzioni di sorveglianza all'interno del depositario, l'organo del depositario incaricato delle funzioni di sorveglianza può essere composto per al massimo un terzo di membri che fanno parte al tempo stesso dell'organo di amministrazione della società di gestione o dell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza della società di gestione o della società di investimento oppure del personale della società di gestione o della società di investimento.
Articolo 22
Nomina del depositario e delega della custodia
1. Ai fini della scelta e della nomina del depositario la società di gestione o la società di investimento predispone una procedura decisionale basata su criteri oggettivi prestabiliti che risponde all'esclusivo interesse dell'OICVM e dei suoi investitori.
2. La società di gestione o la società di investimento che nomina un depositario con cui ha un legame o un legame di gruppo conserva prove documentali degli elementi seguenti:
a)
valutazione comparativa dei pregi della nomina di un depositario che ha un legame o un legame di gruppo con la società di gestione o la società di investimento rispetto ai pregi della nomina di un depositario che ne è privo, tenuto conto perlomeno dei costi, delle competenze, della situazione finanziaria e della qualità dei servizi offerti da tutti i depositari valutati;
b)
relazione, basata sulla valutazione di cui alla lettera a), che illustra il modo in cui la nomina soddisfa i criteri oggettivi prestabiliti menzionati al paragrafo 1 e risponde all'esclusivo interesse dell'OICVM e dei suoi investitori.
3. La società di gestione o la società di investimento dimostra all'autorità competente dello Stato membro di origine dell'OICVM di approvare la nomina del depositario e che questa risponde all'esclusivo interesse dell'OICVM e dei suoi investitori. La società di gestione o la società di investimento mette a disposizione dell'autorità competente dello Stato membro di origine dell'OICVM le prove documentali di cui al paragrafo 1.
4. La società di gestione o la società di investimento motiva agli investitori dell'OICVM, su loro richiesta, la scelta del depositario.
5. Il depositario predispone, per la scelta dei terzi cui potrebbe delegare funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, una procedura decisionale basata su criteri oggettivi prestabiliti che risponde all'esclusivo interesse dell'OICVM e dei suoi investitori.
Articolo 23
Conflitti d'interessi
La società di gestione o la società di investimento e il depositario uniti da un legame o da un legame di gruppo predispongono politiche e procedure per:
a)
individuare tutti i conflitti d'interessi derivanti da tale legame;
b)
adottare tutte le misure ragionevoli atte a evitare detti conflitti d'interessi.
Se il conflitto d'interessi di cui al primo comma si rivela inevitabile, la società di gestione o la società di investimento e il depositario lo gestiscono, monitorano e divulgano in modo da scongiurare effetti negativi sugli interessi dell'OICVM e dei suoi investitori.
Articolo 24
Indipendenza dei consigli di amministrazione e delle funzioni di sorveglianza
1. La società di gestione o la società di investimento e il depositario uniti da un legame o da un legame di gruppo provvedono a che:
a)
se l'organo di amministrazione della società di gestione e l'organo di amministrazione del depositario esercitano anche le funzioni di sorveglianza all'interno della rispettiva impresa, siano indipendenti almeno un terzo dei membri, ovvero due membri se il numero risulta inferiore, che siedono nell'organo di amministrazione della società di gestione e nell'organo di amministrazione del depositario;
b)
se l'organo di amministrazione della società di gestione e l'organo di amministrazione del depositario non esercitano le funzioni di sorveglianza all'interno della rispettiva impresa, siano indipendenti almeno un terzo dei membri, ovvero due membri se il numero risulta inferiore, che siedono nell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza della società di gestione e nell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza del depositario.
2. Ai fini del paragrafo 1, i membri dell'organo di amministrazione della società di gestione, i membri dell'organo di amministrazione del depositario o i membri dell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza in tali imprese sono considerati indipendenti se non sono membri dell'organo di amministrazione o dell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza né fanno parte del personale di alcun'altra impresa unita a quella di appartenenza da un legame di gruppo e non sono legati alla società di gestione o alla società di investimento, al depositario o a qualsiasi altra impresa del gruppo da alcun rapporto professionale, familiare o di altro tipo dal quale discenda un conflitto d'interessi tale da influenzarne il giudizio.
Articolo 25
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 13 ottobre 2016.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 17 dicembre 2015
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 302 del 17.11.2009, pag. 32.
(2) Direttiva 2014/91/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 luglio 2014, recante modifica della direttiva 2009/65/CE concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in materia di taluni organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM), per quanto riguarda le funzioni di depositario, le politiche retributive e le sanzioni (GU L 257 del 28.8.2014, pag. 186).
(3) Direttiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, relativa ai bilanci d'esercizio, ai bilanci consolidati e alle relative relazioni di talune tipologie di imprese, recante modifica della direttiva 2006/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abrogazione delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE del Consiglio (GU L 182 del 29.6.2013, pag. 19).
(4) Regolamento (CE) n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 luglio 2002, relativo all'applicazione di principi contabili internazionali (GU L 243 dell'11.9.2002, pag. 1).
(5) Direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, sull'accesso all'attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, che modifica la direttiva 2002/87/CE e abroga le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 338).
(6) Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento e che modifica il regolamento (UE) n. 648/2012 (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2016/438 DELLA COMMISSIONE
del 17 dicembre 2015
che integra la direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda gli obblighi dei depositari
(Testo rilevante ai fini del SEE)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
vista la direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in materia di taluni organismi d'investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) (1), in particolare l'articolo 26 ter,
considerando quanto segue:
(1)
È importante assicurare che gli obiettivi della direttiva 2009/65/CE siano conseguiti in modo uniforme in tutti gli Stati membri al fine di rafforzare l'integrità del mercato interno e offrire certezza del diritto ai soggetti che vi partecipano, quali investitori al dettaglio e istituzionali, autorità competenti e altri portatori d'interesse. La forma del regolamento assicura un quadro coerente a tutti gli operatori del mercato e rappresenta la migliore garanzia possibile di condizioni di parità, condizioni uniformi di concorrenza e livello comune appropriato di tutela degli investitori. Assicura inoltre l'applicabilità diretta delle norme specifiche uniformi sul funzionamento degli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) e dei depositari che, essendo direttamente applicabili per loro stessa natura, non richiedono l'ulteriore tappa del recepimento a livello nazionale. L'adozione di un regolamento permette inoltre di applicare in tutti gli Stati membri, a decorrere dalla stessa data, le pertinenti modifiche della direttiva 2009/65/CE introdotte dalla direttiva 2014/91/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (2).
(2)
La direttiva 2009/65/CE stabilisce una lunga serie di obblighi in materia di funzioni del depositario, accordi di delega e disciplina della responsabilità riguardo alle attività degli OICVM tenute in custodia, al fine di assicurare un livello elevato di tutela degli investitori che tenga conto del fatto che l'OICVM è una forma di investimento al dettaglio. È opportuno pertanto stabilire con precisione i diritti e gli obblighi specifici del depositario, della società di gestione e della società di investimento. Il contratto scritto dovrebbe comprendere tutti gli elementi necessari affinché il depositario, ovvero il terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma della direttiva 2009/65/CE, garantisca una custodia adeguata di tutte le attività dell'OICVM e affinché il depositario eserciti correttamente le funzioni di sorveglianza e controllo.
(3)
Per permettere al depositario di valutare e monitorare il rischio di custodia e il rischio di insolvenza, il contratto scritto dovrebbe fornire sufficienti particolari sulle categorie di strumenti finanziari in cui l'OICVM può investire e coprire le aree geografiche in cui esso intende investire. Il contratto dovrebbe prevedere altresì le modalità della procedura di attivazione di livelli successivi di intervento per precisare le circostanze e gli obblighi di informazione e stabilire le misure che il membro del personale del depositario, quale che sia il livello in cui si situa nella struttura organizzativa, deve adottare in relazione a qualsiasi discrepanza rilevata, compresa l'informazione della società di gestione o della società di investimento e/o delle autorità competenti, secondo quanto previsto dal presente regolamento. Il depositario dovrebbe quindi avvisare la società di gestione o la società di investimento di qualsiasi rischio significativo individuato nel sistema di regolamento di un dato mercato. La risoluzione del contratto dovrebbe rappresentare l'ultima carta in mano al depositario qualora non sia convinto che le attività sono protette adeguatamente. Dovrebbe altresì prevenire l'azzardo morale legato al fatto che l'OICVM tende ad assumere le decisioni di investimento a prescindere dai rischi di custodia visto che la responsabilità incombe al depositario. Per mantenere un livello elevato di tutela degli investitori, è opportuno applicare l'obbligo di prevedere i particolari del monitoraggio dei terzi in relazione all'intera catena di custodia.
(4)
Affinché il depositario sia in grado di svolgere le proprie funzioni, è opportuno precisare i compiti previsti all'articolo 22, paragrafo 3, della direttiva 2009/65/CE, in particolare i controlli sul livello sottostante che deve effettuare. Tali compiti non dovrebbero ostare a che il depositario esegua, quando lo reputa opportuno, verifiche ex ante di concerto con l'OICVM. Per poter essere in grado di svolgere le sue funzioni il depositario dovrebbe instaurare una procedura propria di attivazione di livelli successivi di intervento che gli permetta di risolvere le situazioni in cui emergono discrepanze. La procedura dovrebbe prevedere che qualsiasi violazione rilevante sia comunicata alle autorità competenti. Le competenze del depositario in materia di sorveglianza nei confronti dei terzi dovrebbero lasciare impregiudicate le responsabilità attribuite all'OICVM a norma della direttiva 2009/65/CE.
(5)
Il depositario dovrebbe controllare la corrispondenza fra il numero di quote emesse e i proventi da sottoscrizione ricevuti. Per assicurare che i pagamenti effettuati dagli investitori all'atto della sottoscrizione siano stati ricevuti, il depositario dovrebbe inoltre provvedere ad un'ulteriore riconciliazione fra gli ordini di sottoscrizione e i proventi da sottoscrizione. Analoga riconciliazione dovrebbe essere effettuata riguardo agli ordini di rimborso. Il depositario dovrebbe altresì verificare che il numero di quote nei conti dell'OICVM corrisponda al numero di quote in essere nel registro dello stesso. Il depositario dovrebbe adattare di conseguenza le procedure, tenendo conto del flusso delle sottoscrizioni e dei rimborsi.
(6)
Il depositario dovrebbe adoperarsi al massimo per assicurare l'attuazione effettiva di politiche e procedure di valutazione adeguate riguardo alle attività dell'OICVM, effettuando controlli a campione ovvero verificando la corrispondenza fra la variazione nel tempo del calcolo del valore patrimoniale netto e quella di un parametro di riferimento. Nello stabilire le procedure il depositario dovrebbe avere una visione chiara delle metodologie di valutazione applicate dall'OICVM per stabilire il valore delle proprie attività. La frequenza di tali controlli dovrebbe essere in linea con la frequenza con cui è effettuata la valutazione delle attività dell'OICVM.
(7)
In ottemperanza all'obbligo di sorveglianza impostogli dalla direttiva 2009/65/CE, il depositario dovrebbe instaurare una procedura che gli permetta di verificare ex post la conformità dell'OICVM alle disposizioni di legge e regolamentari applicabili, nonché al proprio regolamento e atto costitutivo. Dovrebbero rientrare in tale procedura la verifica della coerenza degli investimenti dell'OICVM con le strategie di investimento previste nel regolamento e nella documentazione promozionale e la verifica del fatto che l'OICVM non violi le restrizioni all'investimento applicabili. Il depositario dovrebbe monitorare le operazioni dell'OICVM e indagare su quelle atipiche. Se sono violati i limiti o le restrizioni previsti dalla normativa o regolamentazione applicabile oppure dal regolamento e dall'atto costitutivo dell'OICVM, il depositario dovrebbe intervenire rapidamente con un'operazione inversa a quella che ha violato la normativa, la regolamentazione o il regolamento.
(8)
Il depositario dovrebbe provvedere a che i redditi dell'OICVM siano calcolati accuratamente a norma della direttiva 2009/65/CE. A tal fine deve assicurarne un calcolo e una distribuzione adeguati e, qualora rilevi un errore, deve accertarsi che l'OICVM intervenga con misure correttive appropriate. Una volta espletati tali compiti, dovrebbe verificare la completezza e l'accuratezza della distribuzione dei redditi.
(9)
Affinché il depositario disponga in qualsiasi circostanza di un quadro chiaro di tutti gli afflussi e deflussi di cassa, l'OICVM dovrebbe provvedere a che esso riceva, senza indebito ritardo, informazioni attendibili su tutti i flussi di cassa, compreso in provenienza da terzi presso cui è aperto un conto in contante dell'OICVM.
(10)
Per garantire un monitoraggio adeguato dei flussi di cassa dell'OICVM, il depositario dovrebbe accertarsi che siano predisposte ed effettivamente applicate procedure a tal fine e che esse siano riesaminate periodicamente. Il depositario dovrebbe, in particolare, esaminare la procedura di riconciliazione per appurare che sia adatta all'OICVM e che sia eseguita con cadenza appropriata in considerazione della natura, scala e complessità dell'OICVM. La procedura dovrebbe, ad esempio, raffrontare ciascun singolo flusso di cassa registrato negli estratti conto bancari con i flussi di cassa registrati nei conti dell'OICVM. Quando le riconciliazioni sono quotidiane, come avviene per la maggior parte degli OICVM, anche il depositario dovrebbe procedere alla riconciliazione ogni giorno. Il depositario dovrebbe monitorare, in particolare, le discrepanze emerse dalle procedure di riconciliazione e le misure correttive adottate, in modo da segnalare all'OICVM, senza indebito ritardo, le eventuali anomalie non ancora rettificate e procedere ad un riesame completo delle procedure di riconciliazione. Tale riesame dovrebbe essere effettuato a cadenza almeno annuale. Il depositario dovrebbe altresì individuare tempestivamente i flussi di cassa significativi, in particolare quelli potenzialmente non in linea con le operazioni dell'OICVM, come ad esempio le variazioni delle posizioni in attività dell'OICVM ovvero le sottoscrizioni e i rimborsi, e dovrebbe ricevere periodicamente estratti dei conti in contante per verificare che le posizioni per cassa da esso registrate siano in linea con quelle dell'OICVM. A norma dell'articolo 22, paragrafo 5, lettera b), della direttiva 2009/65/CE, il depositario dovrebbe tenere aggiornato il suo registro.
(11)
A norma della direttiva 2009/65/CE, il depositario deve assicurare che tutti i pagamenti effettuati dagli investitori, o per conto di questi, all'atto della sottoscrizione di quote o azioni dell'OICVM siano stati ricevuti e registrati in uno o più conti in contante. L'OICVM dovrebbe quindi provvedere a che il depositario disponga delle informazioni necessarie ad un controllo adeguato del ricevimento dei pagamenti degli investitori. L'OICVM deve provvedere a che il depositario ottenga tali informazioni senza indebito ritardo qualora il terzo riceva un ordine di rimborso o di emissione di quote dell'OICVM. Per scongiurare abusi sui pagamenti degli investitori, il soggetto responsabile della sottoscrizione e del rimborso di quote dell'OICVM dovrebbe quindi trasmettere le informazioni al depositario alla chiusura della giornata operativa.
(12)
Il depositario dovrebbe tenere in custodia tutti gli strumenti finanziari dell'OICVM che possono essere registrati o tenuti su un conto a nome, direttamente o indirettamente, del depositario o del terzo cui sono delegate funzioni di custodia, in particolare a livello di depositario centrale di titoli. Il depositario dovrebbe tenere inoltre in custodia gli strumenti finanziari che sono registrati soltanto direttamente presso l'emittente stesso, o il suo agente, a nome del depositario o del terzo cui sono delegate funzioni di custodia. Non andrebbero tenuti in custodia gli strumenti finanziari che, a norma del diritto nazionale applicabile, sono registrati soltanto a nome dell'OICVM presso l'emittente o il suo agente. Andrebbero tenuti in custodia tutti gli strumenti finanziari che possono essere fisicamente consegnati al depositario. Fermo restando il soddisfacimento delle condizioni a cui gli strumenti finanziari devono essere tenuti in custodia, il depositario stesso o il terzo cui sono delegate funzioni di custodia deve inoltre custodire gli strumenti finanziari dati in garanzia reale ad un terzo ovvero forniti da un terzo a beneficio dell'OICVM fintantoché sono di proprietà dell'OICVM.
(13)
Gli strumenti finanziari custoditi dovrebbero essere trattati in ogni momento con la dovuta cura e tutela. Ai fini di una valutazione adeguata del rischio di custodia, nell'esercitare la dovuta cura il depositario dovrebbe assolvere obblighi precisi, in particolare: sapere quali terzi compongono la catena di custodia, assicurare che gli obblighi di due diligence e di separazione siano sempre rispettati in tutta la catena di custodia, provvedere ad avere un diritto adeguato di accesso ai libri contabili e ai registri dei terzi cui sono delegate funzioni di custodia, assicurare il rispetto degli obblighi di due diligence, di separazione e di documentazione e mettere la relativa documentazione a disposizione della società di gestione o della società di investimento.
(14)
Il depositario dovrebbe disporre in qualsiasi momento di un quadro completo di tutte le attività diverse dagli strumenti finanziari che devono essere tenute in custodia. Per tali attività vige, a norma della direttiva 2009/65/CE, l'obbligo di verifica della proprietà e di tenuta di un registro. Fra gli esempi di tali attività si annoverano: attività materiali non assimilabili a strumenti finanziari a norma della direttiva 2009/65/CE o non consegnabili fisicamente al depositario, contratti finanziari, quali i derivati, e depositi in contante.
(15)
Per poter stabilire con sufficiente certezza che l'OICVM è l'effettivo proprietario delle attività, il depositario dovrebbe fare in modo di ricevere tutte le informazioni che reputa necessarie per appurare che l'OICVM sia titolare del diritto di proprietà sull'attività in questione. Tali informazioni possono consistere nella copia di un atto ufficiale che attesta che l'OICVM è il proprietario dell'attività ovvero in una qualsiasi prova ufficiale e attendibile che il depositario ritiene adeguata. Se necessario, il depositario dovrebbe chiedere ulteriori elementi di prova all'OICVM ovvero, a seconda del caso, a un terzo.
(16)
Il depositario dovrebbe tenere inoltre un registro di tutte le attività che ha appurato essere di proprietà dell'OICVM. Può instaurare una procedura per ricevere informazioni da terzi in modo da assicurare che le attività non possano essere cedute senza che il depositario, o il terzo cui sono delegate funzioni di custodia, sia stato informato dell'operazione.
(17)
Quando delega le funzioni di custodia a un terzo a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, il depositario è tenuto ad attuare e seguire una procedura appropriata e documentata per accertarsi che il delegato soddisfi in ogni momento i requisiti di cui al medesimo articolo, paragrafo 3. Per garantire un livello sufficiente di tutela delle attività occorre stabilire i principi cui attenersi nell'ambito della delega delle funzioni di custodia.
(18)
Detti principi non andrebbero considerati esaustivi né per quanto riguarda la previsione di tutti i particolari dell'esercizio della competenza, della cura e della diligenza dovute da parte del depositario, né in termini di descrizione di tutte le iniziative che questo dovrebbe prendere in applicazione dei principi stessi. L'obbligo di monitorare costantemente il terzo cui sono state delegate funzioni di custodia dovrebbe concretarsi nel verificare che svolga correttamente tutte le funzioni delegategli, che adempia al contratto di delega e che assolva gli altri obblighi di legge, quali l'obbligo di indipendenza e il divieto di riutilizzo. Il depositario dovrebbe inoltre riesaminare gli elementi valutati nel corso del processo di selezione e di nomina e raffrontarli con l'evoluzione del mercato. Il depositario dovrebbe essere in ogni momento in grado di valutare adeguatamente i rischi insiti nella decisione di affidare le attività ad un terzo. La frequenza del riesame dovrebbe essere modulata in modo da assicurarne sempre la coerenza con le condizioni di mercato e i rischi associati. Per poter reagire efficacemente all'eventuale insolvenza del terzo, il depositario dovrebbe predisporre piani di emergenza che comprendano, eventualmente, la possibile selezione di prestatori alternativi. Siffatte misure, sebbene riducano il rischio di custodia cui è esposto il depositario, lasciano immutato l'obbligo di restituire gli strumenti finanziari o di pagarne l'importo corrispondente in caso di perdita, per il quale è discriminante il rispetto delle prescrizioni di cui all'articolo 24 della direttiva 2009/65/CE.
(19)
Per potersi accertare che le attività e i diritti dell'OICVM siano tutelati contro l'insolvenza del terzo, il depositario deve conoscere il diritto fallimentare del paese terzo in cui il terzo è ubicato e accertarsi dell'esecutività del rapporto contrattuale che li lega. Per essere certo che il contratto sia esecutivo anche in caso di insolvenza del terzo, prima di delegare le funzioni di custodia ad un terzo ubicato al di fuori dell'Unione il depositario deve ottenere da fonte indipendente un parere legale sull'esecutività del contratto concluso con il terzo in base alla normativa e alla giurisprudenza in materia di insolvenza applicabili nel paese in cui il terzo è ubicato. Il dovere del depositario di valutare il quadro giuridico e regolamentare del paese terzo comprende anche l'ottenimento di un parere legale indipendente che valuti la normativa e la giurisprudenza in materia di insolvenza del paese in cui il terzo è ubicato. Secondo i casi, i pareri legali possono confluire in un unico parere ovvero essere emessi per ogni singola giurisdizione dalle pertinenti associazioni di categoria o da studi legali all'attenzione di diversi depositari.
(20)
Il contratto concluso con il terzo selezionato per la delega delle funzioni di custodia dovrebbe prevedere una clausola di risoluzione anticipata, necessaria affinché il depositario sia in grado di sciogliere il rapporto contrattuale qualora la legge o la giurisprudenza del paese terzo in questione subisca un'evoluzione tale da non garantire più la protezione delle attività dell'OICVM. In tal caso il depositario deve informarne la società di gestione o la società di investimento. La società di gestione o la società di investimento è tenuta a informarne le autorità competenti e a adottare tutte le necessarie misure che rispondono al miglior interesse dell'OICVM e dei suoi investitori. La comunicazione alle autorità competenti dell'aumento del rischio di custodia e di insolvenza per le attività dell'OICVM in un dato paese terzo non dovrebbe esonerare il depositario né la società di gestione o la società di investimento dalle funzioni e dagli obblighi imposti dalla direttiva 2009/65/CE.
(21)
Nel delegare funzioni di custodia il depositario dovrebbe accertarsi che sia rispettato l'obbligo imposto dall'articolo 22 bis, paragrafo 3, lettera c), della direttiva 2009/65/CE e che le attività degli OICVM suoi clienti siano tenute opportunamente separate. Tale obbligo dovrebbe assicurare in particolare che le attività dell'OICVM non vadano perdute a causa dell'insolvenza del terzo cui sono delegate funzioni di custodia e che il terzo non le riutilizzi per proprio conto. Dovrebbe altresì essere conferita al depositario la facoltà di proibire i disavanzi temporanei nelle attività del cliente, ricorrere ad ammortizzatori ovvero instaurare meccanismi che vietino di usare il saldo debitore di un cliente per compensare il saldo creditore di un altro. Siffatte misure, sebbene possano ridurre il rischio di custodia cui il depositario è esposto quando delega funzioni di custodia, lasciano immutato l'obbligo di restituire gli strumenti finanziari o di pagarne l'importo corrispondente in caso di perdita, per il quale è discriminante il rispetto delle prescrizioni della direttiva 2009/65/CE.
(22)
Prima di delegare le funzioni di custodia e nel periodo coperto dalla delega, il depositario dovrebbe assicurare, per mezzo delle intese precontrattuali e del contratto, che il terzo adotti misure e predisponga meccanismi atti a tutelare le attività dell'OICVM dalla distribuzione o dalla vendita per la ripartizione dei proventi tra i suoi stessi creditori. La direttiva 2009/65/CE impone a tutti gli Stati membri di conformare a quest'obbligo le pertinenti disposizioni del diritto fallimentare nazionale. Occorre quindi che il depositario ottenga da fonte indipendente informazioni circa la normativa e la giurisprudenza in materia d'insolvenza applicabili nel paese terzo in cui saranno tenute le attività dell'OICVM.
(23)
La responsabilità del depositario a norma dell'articolo 24, paragrafo 1, secondo comma, della direttiva 2009/65/CE scatta in caso di perdita di uno strumento finanziario che il depositario stesso, o il terzo delegato, ha in custodia, a meno che il depositario non sia in grado di dimostrare che la perdita è imputabile ad un evento esterno al di fuori di ogni ragionevole controllo, le cui conseguenze sarebbero state inevitabili nonostante ogni ragionevole sforzo per evitarle. È opportuno distinguere le perdite di tale tipo dalle perdite su investimenti subite dagli investitori a causa della diminuzione del valore delle attività in seguito ad una decisione di investimento.
(24)
La perdita chiama in causa la responsabilità del depositario se è definitiva, senza prospettive di recupero dell'attività finanziaria. La situazione in cui uno strumento finanziario è semplicemente indisponibile temporaneamente o congelato non dovrebbe quindi essere assimilata ad una perdita ai sensi dell'articolo 24 della direttiva 2009/65/CE. Per converso, le possibili situazioni in cui la perdita andrebbe considerata definitiva sono tre: lo strumento finanziario non esiste più o non è mai esistito; lo strumento finanziario esiste ma l'OICVM ha perduto definitivamente il diritto di proprietà su di esso; l'OICVM ha il diritto di proprietà, ma non è più in grado di trasferirne il titolo o di creare diritti di proprietà limitati sullo strumento finanziario su base permanente.
(25)
Si considera che lo strumento finanziario non esista più quando, ad esempio, è scomparso a seguito di un errore contabile che non può essere rettificato, oppure che non sia mai esistito quando la proprietà dell'OICVM è stata registrata in base a documenti falsificati. Andrebbero considerate perdite le situazioni in cui la perdita dello strumento finanziario è dovuta a condotta fraudolenta.
(26)
Non vi è perdita quando lo strumento finanziario è stato sostituito da un altro o convertito in un altro, nei casi in cui le azioni sono annullate e sostituite da altre di nuova emissione nel quadro di un riassetto societario. Non è opportuno considerare che l'OICVM sia privato in modo permanente del diritto di proprietà sullo strumento finanziario se ha legittimamente ceduto la proprietà ad un terzo. Pertanto, nei casi in cui è operata una distinzione fra titolarità giuridica e titolarità economica delle attività, la definizione di perdita dovrebbe far riferimento alla perdita della titolarità economica.
(27)
A norma dell'articolo 24 della direttiva 2009/65/CE, il depositario non è considerato responsabile soltanto in caso di evento esterno al di fuori del suo controllo, le cui conseguenze sono inevitabili nonostante ogni ragionevole sforzo per evitarle. Per esonerarsi dalla responsabilità il depositario dovrebbe dimostrare il soddisfacimento integrale di tutte le condizioni citate e, a tal fine, dovrebbe essere predisposta una procedura cui attenersi.
(28)
È anzitutto opportuno dimostrare l'origine esterna dell'evento che ha determinato la perdita. Poiché la delega delle funzioni di custodia non dovrebbe incidere sulla responsabilità del depositario, l'evento dovrebbe essere considerato esterno se non è imputabile ad atti o omissioni del depositario o del terzo cui è stata delegata la custodia degli strumenti finanziari in questione. Successivamente è opportuno valutare se l'evento sia al di fuori del controllo del depositario verificando che non vi fosse effettivamente nulla che un depositario prudente potesse ragionevolmente fare per evitarlo. Ai fini di questo processo sia gli eventi naturali sia gli atti della potestà d'imperio possono essere considerati eventi esterni al di fuori del ragionevole controllo. Non possono invece essere considerate eventi esterni al di fuori del ragionevole controllo la perdita dovuta all'inadempimento dell'obbligo di separazione sancito all'articolo 21, paragrafo 11, lettera d), punto iii), della direttiva 2009/65/CE oppure la perdita dovuta all'interruzione dell'attività del terzo per causa di insolvenza.
(29)
Il depositario dovrebbe infine dimostrare che la perdita era inevitabile nonostante ogni ragionevole sforzo per evitarla. In tale contesto il depositario dovrebbe informare la società di gestione o la società di investimento e intervenire opportunamente in funzione delle circostanze: ad esempio, in una situazione in cui ritiene che l'unica iniziativa appropriata sia cedere lo strumento finanziario, il depositario dovrebbe informarne debitamente la società di gestione o la società di investimento che, a sua volta, deve rispondere con un'istruzione scritta in cui gli chiede di conservare lo strumento o di cederlo. Gli investitori dell'OICVM dovrebbero essere informati senza indebito ritardo dell'eventuale istruzione di conservare le attività impartita al depositario. La società di gestione o la società di investimento dovrebbero tenere nella debita considerazione le raccomandazioni del depositario. A seconda delle circostanze, il depositario, se continua a ritenere insufficiente il livello di tutela dello strumento finanziario nonostante i ripetuti avvertimenti, dovrebbe ipotizzare altre iniziative, quali ad esempio la risoluzione del contratto con il preavviso fissato dalla normativa nazionale perché l'OICVM possa trovare un altro depositario.
(30)
La disciplina applicabile al depositario deve prevedere garanzie a tutela degli investitori che tengano conto delle eventuali interconnessioni tra il depositario e la società di gestione o la società di investimento, quali le interconnessioni derivanti da un'amministrazione comune, da un rapporto di filiazione o da partecipazioni azionarie incrociate. Se e nella misura in cui sono permesse dal diritto nazionale, tali interconnessioni potrebbero determinare un conflitto d'interessi in termini di rischio di frode (mancata segnalazione di irregolarità alle autorità competenti per evitare danni alla reputazione), rischio di ricorso alle vie legali (riluttanza a procedere per vie legali contro il depositario o propensione ad evitarle del tutto), parzialità nella selezione (depositario scelto non in base ai criteri della qualità e del prezzo), rischio di insolvenza (esigenze inferiori in tema di separazione delle attività o attenzione minore alla solvibilità del depositario) o rischio di esposizione verso un unico gruppo (investimenti infragruppo).
(31)
Innalzando i parametri comportamentali dei soggetti appartenenti a uno stesso gruppo o altrimenti collegati, l'indipendenza operativa della società di gestione o della società di investimento e del depositario, comprese le situazioni in cui le funzioni di custodia sono state delegate, offre ulteriori garanzie di tutela degli investitori senza aumentare indebitamente i costi. L'obbligo di indipendenza operativa dovrebbe vertere su aspetti materiali quali l'identità o i legami personali degli amministratori, del personale o delle persone che esercitano funzioni di sorveglianza nei confronti degli altri soggetti o imprese del gruppo, anche in caso di rapporti di filiazione.
(32)
Ai fini della proporzionalità di trattamento, nei casi in cui la società di gestione o la società di investimento e il depositario appartengono allo stesso gruppo, dovrebbero essere indipendenti almeno un terzo dei membri, ovvero due membri se il numero risulta inferiore, che siedono nell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza o nell'organo di amministrazione che esercita anche funzioni di sorveglianza.
(33)
Per quanto riguarda il governo societario, dovrebbero essere contemplate le caratteristiche specifiche sia del sistema monistico, in cui la società è diretta da un unico organo che esercita le funzioni di amministrazione e quelle di sorveglianza, sia del sistema dualistico, in cui coesistono un consiglio di amministrazione e un consiglio di sorveglianza.
(34)
Per consentire alle autorità competenti, agli OICVM e ai depositari di adattarsi alle nuove disposizioni previste dal presente regolamento in modo da applicarle in maniera efficiente ed efficace, è opportuno posticipare di sei mesi la data di applicazione rispetto alla data di entrata in vigore.
(35)
Le misure previste dal presente regolamento sono conformi al parere del gruppo di esperti del comitato europeo dei valori mobiliari,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO 1
DEFINIZIONI E PARTICOLARI DEL CONTRATTO SCRITTO
(articolo 22, paragrafo 2, della direttiva 2009/65/CE)
Articolo 1
Definizioni
Ai fini del presente regolamento si intende per:
a) «legame»: situazione nella quale due o più persone fisiche o giuridiche sono legate da una partecipazione diretta o indiretta in un'impresa che rappresenta almeno il 10 % del capitale o dei diritti di voto ovvero che consente l'esercizio di un'influenza notevole sulla gestione dell'impresa nella quale è detenuta la partecipazione;
b) «legame di gruppo»: situazione nella quale due o più imprese o soggetti appartengono allo stesso gruppo ai sensi dell'articolo 2, punto 11, della direttiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (3) o in base ai principi contabili internazionali adottati a norma del regolamento (CE) n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio (4).
Articolo 2
Contratto di nomina del depositario
1. Il contratto che sancisce la nomina del depositario in conformità all'articolo 22, paragrafo 2, della direttiva 2009/65/CE è concluso tra il depositario, da un lato, e la società di investimento o la società di gestione, dall'altro, per ciascuno dei fondi comuni amministrati dalla società di gestione.
2. Il contratto comprende almeno gli elementi seguenti:
a)
descrizione dei servizi che il depositario deve prestare e delle procedure che deve adottare per ogni tipologia di attività nelle quali l'OICVM può investire e che sono affidate al depositario;
b)
descrizione delle modalità di esercizio delle funzioni di custodia e di sorveglianza, secondo le tipologie di attività e le aree geografiche in cui l'OICVM intende investire, ivi compresi, relativamente alle funzioni di custodia, gli elenchi dei paesi e le procedure per aggiungervi un paese o per depennarlo. È assicurata la conformità alle informazioni comunicate nel regolamento, nell'atto costitutivo e nella documentazione promozionale dell'OICVM per quanto attiene alle attività in cui l'OICVM può investire;
c)
periodo di validità del contratto e condizioni applicabili alla sua modifica e risoluzione, compresa la descrizione delle situazioni che possono determinarne la risoluzione e della procedura di risoluzione, così come le procedure cui il depositario si attiene per trasmettere tutte le informazioni pertinenti al successore;
d)
obblighi di riservatezza applicabili alle parti in conformità alle pertinenti disposizioni di legge e regolamentari. Detti obblighi non ostano alla facoltà delle autorità competenti di accedere alla documentazione e alle informazioni pertinenti;
e)
mezzi e procedure con cui il depositario trasmette alla società di gestione o alla società di investimento tutte le informazioni pertinenti di cui necessita per svolgere le sue funzioni, compreso l'esercizio dei diritti connessi alle attività, e per permettere alla società di gestione o alla società di investimento di disporre tempestivamente di un quadro generale accurato dei conti dell'OICVM;
f)
mezzi e procedure con cui la società di gestione o la società di investimento trasmette al depositario tutte le informazioni pertinenti di cui necessita per l'esercizio delle sue funzioni, ovvero provvede a che esso vi abbia accesso, comprese procedure atte ad assicurare che il depositario riceva informazioni dalle altre parti nominate dalla società di gestione o dalla società di investimento;
g)
procedure da seguire quando è ipotizzata una modifica del regolamento, dell'atto costitutivo o della documentazione promozionale dell'OICVM, con illustrazione delle situazioni in cui il depositario deve essere informato ovvero in cui la modifica è subordinata al suo accordo preliminare;
h)
tutte le informazioni necessarie che devono essere scambiate tra, da un lato, la società di investimento o la società di gestione, ovvero il terzo che agisce per conto dell'OICVM e, dall'altro, il depositario in relazione alla vendita, alla sottoscrizione, al rimborso, all'emissione, all'annullamento e al riacquisto di quote dell'OICVM;
i)
tutte le informazioni necessarie che devono essere scambiate tra la società di investimento o la società di gestione, ovvero il terzo che agisce per conto dell'OICVM, e il depositario in relazione all'esercizio delle funzioni del depositario;
j)
qualora le parti del contratto prevedano di affidare a terzi parte delle rispettive funzioni, impegno a comunicare periodicamente gli estremi dei terzi nominati e, a richiesta, le informazioni sui criteri applicati alla loro selezione e le azioni previste per monitorarne le attività;
k)
informazioni sui compiti e sulle responsabilità delle parti del contratto per quanto riguarda gli obblighi in materia di prevenzione del riciclaggio dei proventi di attività illecite e del finanziamento del terrorismo;
l)
informazioni su tutti i conti in contante aperti a nome della società di investimento o della società di gestione che agisce per conto dell'OICVM e procedure atte ad assicurare l'informazione del depositario in caso di apertura di un nuovo conto;
m)
particolari delle procedure di attivazione di livelli successivi di intervento predisposte dal depositario, compresa l'indicazione delle persone nella società di gestione o nella società di investimento che il depositario deve contattare all'avvio di una tale procedura;
n)
impegno del depositario a informare del fatto che la separazione delle attività non è più sufficiente a tutelare dall'insolvenza di un terzo cui sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE in una data giurisdizione;
o)
procedure atte a permettere al depositario di indagare, per quanto rientra nelle sue funzioni, sulla condotta della società di gestione o della società di investimento e di valutare la qualità delle informazioni ricevute, anche mediante l'accesso ai libri contabili della società di gestione o della società di investimento ovvero mediante visite sul posto;
p)
procedure atte a permettere alla società di gestione o alla società di investimento di esaminare le prestazioni del depositario a fronte delle funzioni attribuitegli.
I mezzi e le procedure di cui alle lettere da a) a p) sono illustrati dettagliatamente nel contratto di nomina del depositario e in qualsiasi sua successiva modifica.
3. Le parti possono convenire di trasmettersi tutte le informazioni, o parte di esse, per via elettronica, purché ne sia garantita l'adeguata registrazione.
4. Salvo disposizione contraria nel diritto nazionale, non vige alcun obbligo di concludere un contratto scritto specifico per ciascun fondo comune.
La società di gestione e il depositario possono concludere un contratto unico elencandovi i fondi comuni amministrati da tale società ai quali esso si applica.
5. Il contratto che sancisce la nomina del depositario e qualsiasi accordo successivo indicano il diritto applicabile.
CAPO 2
FUNZIONI DEL DEPOSITARIO, DOVERI DI DUE DILIGENCE, OBBLIGO DI SEPARAZIONE E PROTEZIONE IN CASO D'INSOLVENZA
[articolo 22, paragrafi 3, 4 e 5, e articolo 22 bis, paragrafo 2, lettere c) e d), della direttiva 2009/65/CE]
Articolo 3
Funzioni di sorveglianza — obblighi generali
1. All'atto della nomina il depositario valuta i rischi insiti nella natura, scala e complessità della politica e della strategia di investimento dell'OICVM e nell'organizzazione della società di gestione o della società di investimento. In base a tale valutazione il depositario definisce le procedure di sorveglianza adeguate all'OICVM e alle attività in cui questo investe, che sono poi attuate e applicate. Tali procedure sono aggiornate a cadenza periodica.
2. Nell'esercizio delle funzioni di sorveglianza a norma dell'articolo 22, paragrafo 3, della direttiva 2009/65/CE il depositario effettua controlli ex post e verifiche dei processi e delle procedure di competenza della società di gestione o della società di investimento ovvero del terzo nominato. Il depositario assicura in ogni circostanza che viga una procedura adeguata di verifica e riconciliazione, la quale sia attuata e applicata, nonché frequentemente riesaminata. La società di gestione o la società di investimento assicura che il depositario riceva tutte le istruzioni concernenti le attività e le operazioni dell'OICVM in modo da poter procedere alla propria procedura di verifica o riconciliazione.
3. Per affrontare le situazioni in cui, nell'esercizio delle funzioni di sorveglianza, sono individuate potenziali discrepanze, il depositario predispone una procedura chiara e completa di attivazione di livelli successivi di intervento, le cui modalità particolareggiate sono messe a disposizione, a richiesta, delle autorità competenti della società di gestione o della società di investimento.
4. La società di gestione o la società di investimento trasmette al depositario, al momento dell'assunzione delle funzioni e successivamente su base continuativa, tutte le informazioni pertinenti di cui questo necessita per assolvere gli obblighi a norma dell'articolo 22, paragrafo 3, della direttiva 2009/65/CE, comprese le informazioni che deve ricevere da terzi.
La società di gestione o la società di investimento assicura in particolare che il depositario, per accertarsi dell'adeguatezza e della pertinenza delle procedure predisposte, possa accedere ai libri contabili ed effettuare visite sul posto sia nei locali della società di gestione o della società di investimento sia in quelli dei prestatori di servizi nominati dalla società di gestione o dalla società di investimento o possa controllare le relazioni e i documenti inerenti a certificazioni esterne riconosciute effettuate da revisori indipendenti qualificati o da altri esperti.
Articolo 4
Funzioni relative alle sottoscrizioni e ai rimborsi
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 3, lettera a), della direttiva 2009/65/CE se assicura che la società di gestione o la società di investimento abbia predisposto, attui e applichi una procedura adeguata e uniforme per:
a)
la riconciliazione tra gli ordini di sottoscrizione e i proventi da sottoscrizione e tra il numero di quote emesse e i proventi da sottoscrizioni ricevuti dall'OICVM;
b)
la riconciliazione tra gli ordini di rimborso e i rimborsi pagati e tra il numero di quote annullate e i rimborsi pagati dall'OICVM;
c)
la verifica periodica dell'adeguatezza della procedura di riconciliazione.
Ai fini delle lettere a), b) e c), il depositario verifica in particolare, periodicamente, che il numero totale di quote nei conti dell'OICVM corrisponda al numero totale di quote in essere nel registro dell'OICVM.
2. Il depositario assicura e verifica periodicamente che le procedure di vendita, emissione, riacquisto, rimborso e annullamento delle quote dell'OICVM siano conformi alla legislazione nazionale applicabile e al regolamento o all'atto costitutivo dell'OICVM e appura che esse siano effettivamente attuate.
3. Le verifiche effettuate dal depositario seguono una frequenza in linea con il flusso delle sottoscrizioni e dei rimborsi.
Articolo 5
Funzioni relative alla valutazione delle quote
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 3, lettera b), della direttiva 2009/65/CE se introduce procedure per:
a)
verificare su base continuativa che siano predisposte e applicate procedure adeguate e uniformi per la valutazione del patrimonio dell'OICVM in conformità al diritto nazionale applicabile, secondo quanto previsto dall'articolo 85 della direttiva 2009/65/CE, e al regolamento o all'atto costitutivo dell'OICVM;
b)
assicurare che le politiche e procedure di valutazione siano effettivamente attuate e riesaminate a cadenza periodica.
2. Il depositario effettua le verifiche di cui al paragrafo 1 con una frequenza corrispondente alla frequenza prevista per la politica di valutazione dell'OICVM definita nel diritto nazionale adottato in conformità all'articolo 85 della direttiva 2009/65/CE e nel regolamento o atto costitutivo dell'OICVM.
3. Il depositario che ritiene che il valore delle quote dell'OICVM non sia stato calcolato a norma del diritto applicabile oppure del regolamento o atto costitutivo dell'OICVM ne informa la società di gestione o la società di investimento e si accerta che siano adottate tempestivamente misure correttive nel miglior interesse degli investitori dell'OICVM.
Articolo 6
Funzioni relative all'esecuzione delle istruzioni dell'OICVM
Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 3, lettera c), della direttiva 2009/65/CE se predispone e attua perlomeno:
a)
procedure adeguate per verificare se le istruzioni della società di gestione o della società di investimento siano conformi alle disposizioni di legge e regolamentari applicabili e al regolamento e all'atto costitutivo dell'OICVM;
b)
una procedura di attivazione di livelli successivi di intervento qualora l'OICVM abbia violato uno dei limiti o una delle restrizioni di cui al secondo comma.
Ai fini della lettera a) il depositario controlla in particolare se l'OICVM rispetta le restrizioni all'investimento e i limiti della leva finanziaria cui è soggetto. Le procedure previste alla lettera a) sono proporzionate alla natura, scala e complessità dell'OICVM.
Articolo 7
Funzioni relative al regolamento tempestivo delle operazioni
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 3, lettera d), della direttiva 2009/65/CE se predispone una procedura atta a rilevare le situazioni in cui il controvalore collegato a operazioni riguardanti attività dell'OICVM non è rimesso all'OICVM nei termini d'uso, a informarne la società di gestione o la società di investimento e, se la situazione non è sanata, a chiedere alla controparte la restituzione delle attività, laddove possibile.
2. Per le operazioni effettuate al di fuori dei mercati regolamentati il depositario svolge le funzioni previste al paragrafo 1 tenendo conto delle condizioni che corredano tali operazioni.
Articolo 8
Funzioni relative al calcolo e alla distribuzione dei redditi dell'OICVM
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 3, lettera e), della direttiva 2009/65/CE se:
a)
accerta che il reddito netto calcolato riceva, a ogni distribuzione dei redditi, una destinazione conforme al regolamento e all'atto costitutivo dell'OICVM e alla legislazione nazionale applicabile;
b)
assicura che siano adottate misure appropriate qualora i revisori dell'OICVM abbiano espresso riserve sul bilancio d'esercizio. La società di gestione o la società di investimento comunica al depositario tutte le informazioni circa le riserve espresse sul bilancio;
c)
verifica la completezza e accuratezza dei pagamenti di dividendi a ogni distribuzione dei redditi.
2. Il depositario che ritiene che il reddito calcolato non abbia ricevuto una destinazione conforme al diritto applicabile ovvero al regolamento o all'atto costitutivo dell'OICVM ne informa la società di gestione o la società di investimento e si accerta che siano adottate tempestivamente misure correttive nel miglior interesse degli investitori dell'OICVM.
Articolo 9
Monitoraggio del contante — obblighi generali
1. Laddove sia tenuto o aperto un conto in contante a nome della società di investimento o a nome della società di gestione che agisce per conto dell'OICVM presso un soggetto di cui all'articolo 22, paragrafo 4, lettera b), della direttiva 2009/65/CE, la società di gestione o la società d'investimento assicura che il depositario disponga, al momento dell'assunzione delle funzioni e successivamente su base continuativa, di tutte le informazioni pertinenti di cui necessita per tracciare un quadro chiaro di tutti i flussi di cassa dell'OICVM in modo da poter assolvere i propri obblighi.
2. All'atto della nomina la società di investimento o la società di gestione informa il depositario di tutti i preesistenti conti in contante aperti a nome della società di investimento o della società di gestione che agisce per conto dell'OICVM.
3. La società di investimento o la società di gestione assicura che il depositario disponga di tutte le informazioni relative a qualsiasi nuovo conto in contante aperto dalla società di investimento o dalla società di gestione che agisce per conto dell'OICVM.
Articolo 10
Monitoraggio dei flussi di cassa dell'OICVM
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 4, della direttiva 2009/65/CE se assicura un monitoraggio effettivo e adeguato dei flussi di cassa dell'OICVM, in particolare provvedendo almeno a:
a)
garantire che il contante dell'OICVM sia registrato integralmente in conti aperti presso una banca centrale o un ente creditizio autorizzato conformemente alla direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (5) ovvero un ente creditizio autorizzato in un paese terzo in cui sono richiesti conti in contante ai fini delle operazioni dell'OICVM, purché l'autorità competente dello Stato membro di origine dell'OICVM consideri almeno equivalenti a quelli applicati nell'Unione i requisiti prudenziali di vigilanza e normativi applicati agli enti creditizi in tale paese terzo;
b)
applicare procedure efficaci e adeguate per la riconciliazione di tutti i movimenti di cassa ed effettuare tali riconciliazioni quotidianamente o, per i movimenti di cassa infrequenti, quando il movimento di cassa si verifica;
c)
applicare procedure atte a individuare, alla chiusura di ciascuna giornata operativa, i flussi di cassa significativi e i flussi di cassa potenzialmente non in linea con le operazioni dell'OICVM;
d)
riesaminare periodicamente l'adeguatezza di dette procedure, anche riesaminando, almeno una volta l'anno, l'intero processo di riconciliazione e provvedere a che esso includa i conti in contante aperti a nome della società di investimento o a nome della società di gestione che agisce per conto dell'OICVM ovvero a nome del depositario che agisce per conto dell'OICVM;
e)
monitorare su base continuativa i risultati delle riconciliazioni e gli interventi attuati in risposta alle discrepanze rilevate nelle procedure di riconciliazione e informare la società di gestione o la società di investimento qualora una discrepanza non sia stata sanata senza indebito ritardo, nonché le autorità competenti, qualora la situazione non possa essere sanata;
f)
verificare che le posizioni per cassa da esso registrate siano in linea con quelle dell'OICVM.
Per valutare l'equivalenza dei requisiti prudenziali di vigilanza e normativi applicati agli enti creditizi del paese terzo di cui alla lettera a), le autorità competenti tengono conto degli atti di esecuzione adottati dalla Commissione a norma dell'articolo 107, paragrafo 4, del regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
2. La società di gestione o la società di investimento provvede a che il depositario riceva tutte le istruzioni e informazioni concernenti un conto in contante aperto presso un terzo in modo da poter procedere alla propria procedura di riconciliazione.
Articolo 11
Funzioni relative ai pagamenti all'atto della sottoscrizione
La società di gestione o la società di investimento assicura che il depositario sia informato dei pagamenti effettuati dagli investitori, o per loro conto, all'atto della sottoscrizione di quote dell'OICVM, alla chiusura di ciascuna giornata operativa nella quale la società di investimento o la società di gestione che agisce per conto dell'OICVM, ovvero la parte che agisce per conto dell'OICVM quale l'agente di trasferimento, riceve tali pagamenti oppure un ordine dall'investitore. La società di gestione o la società di investimento assicura che il depositario riceva tutte le altre informazioni pertinenti di cui necessita per garantire, in conformità all'articolo 22, paragrafo 4, della direttiva 2009/65/CE, che i pagamenti siano registrati in conti in contante aperti a nome della società di investimento o a nome della società di gestione che agisce per conto dell'OICVM ovvero a nome del depositario stesso.
Articolo 12
Strumenti finanziari da tenere in custodia
1. Gli strumenti finanziari di proprietà dell'OICVM che non possono essere fisicamente consegnati al depositario sono inclusi nel novero delle funzioni di custodia del depositario quando soddisfano tutte le condizioni seguenti:
a)
si tratta di strumenti finanziari di cui all'articolo 50, paragrafo 1, lettere da a) a e), e lettera h), della direttiva 2009/65/CE o di valori mobiliari che incorporano strumenti derivati di cui all'articolo 51, paragrafo 3, quarto comma, della direttiva 2009/65/CE;
b)
si tratta di strumenti che possono essere registrati o tenuti su un conto titoli a nome, direttamente o indirettamente, del depositario.
2. Non sono tenuti in custodia gli strumenti finanziari che, a norma del diritto nazionale applicabile, sono registrati soltanto a nome direttamente dell'OICVM presso l'emittente stesso o il suo agente, quale il conservatore o l'agente di trasferimento.
3. Gli strumenti finanziari di proprietà dell'OICVM che possono essere fisicamente consegnati al depositario sono inclusi in ogni caso nel novero delle funzioni di custodia del depositario.
Articolo 13
Funzioni di custodia con riguardo alle attività custodite
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 5, lettera a), della direttiva 2009/65/CE per quanto riguarda gli strumenti finanziari da tenere in custodia se provvede a quanto segue:
a)
registrazione adeguata degli strumenti finanziari in conformità all'articolo 22, paragrafo 5, lettera a), punto ii), della direttiva 2009/65/CE;
b)
conservazione delle registrazioni e mantenimento dei conti separati secondo modalità che ne garantiscano l'esattezza e in particolare la corrispondenza con gli strumenti finanziari e il contante detenuti per conto dell'OICVM;
c)
riconciliazioni periodiche tra i conti e registri interni del depositario e quelli del terzo cui sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE;
d)
esercizio della dovuta cura riguardo agli strumenti finanziari tenuti in custodia, al fine di assicurare un livello elevato di tutela degli investitori;
e)
valutazione e monitoraggio di tutti i rischi di custodia pertinenti nell'intera catena di custodia e comunicazione alla società di gestione o alla società di investimento degli eventuali rischi significativi individuati;
f)
introduzione di idonee modalità organizzative volte a minimizzare il rischio di perdita o di diminuzione degli strumenti finanziari, o dei diritti ad essi collegati, in seguito a frode, cattiva gestione, errori di registrazione o negligenza;
g)
verifica del diritto di proprietà dell'OICVM, o del diritto di proprietà della società di gestione che agisce per suo conto, sulle attività in questione.
2. Il depositario che, a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, ha delegato ad un terzo le funzioni di custodia limitatamente alle attività custodite è comunque vincolato agli obblighi di cui al paragrafo 1, lettere da b) a e). Il depositario assicura altresì che il terzo assolva gli obblighi di cui al paragrafo 1, lettere da b) a g).
Articolo 14
Funzioni di custodia con riguardo alla verifica della proprietà e alla registrazione
1. La società di gestione o la società di investimento trasmette al depositario, al momento dell'assunzione delle funzioni e successivamente su base continuativa, tutte le informazioni pertinenti di cui questo necessita per assolvere gli obblighi a norma dell'articolo 22, paragrafo 5, lettera b), della direttiva 2009/65/CE e assicura che il depositario riceva tutte le informazioni pertinenti dai terzi.
2. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22, paragrafo 5, lettera b), della direttiva 2009/65/CE se perlomeno:
a)
ha accesso, senza indebito ritardo, a tutte le informazioni pertinenti di cui necessita per esercitare le funzioni di verifica della proprietà e di registrazione, comprese le informazioni pertinenti che gli devono comunicare i terzi;
b)
dispone di informazioni sufficienti e attendibili che gli consentano di appurare che l'OICVM ha il diritto di proprietà sulle attività;
c)
tiene traccia delle attività che ha appurato essere di proprietà dell'OICVM:
i)
registrando a nome dell'OICVM le attività che ha appurato essere di sua proprietà, indicandone il rispettivo importo nozionale;
ii)
ed è in grado di produrre, in ogni momento, un inventario completo e aggiornato delle attività dell'OICVM, indicandone il rispettivo importo nozionale.
Ai fini della lettera c), punto ii), il depositario predispone procedure atte a impedire l'attribuzione, la cessione, lo scambio o la consegna di attività registrate senza che esso, o il terzo cui è stata delegata la custodia conformemente all'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, sia informato dell'operazione. Il depositario ha accesso, senza indebito ritardo, alle prove documentali di ciascuna operazione e posizione fornite dal pertinente terzo. La società di gestione o la società di investimento assicura che il pertinente terzo fornisca al depositario, senza indebito ritardo, i certificati o le altre prove documentali in occasione di ogni vendita o acquisto di attività ovvero di operazioni sul capitale che determinino l'emissione di strumenti finanziari, e, comunque, almeno una volta l'anno.
3. Il depositario assicura che la società di gestione o la società di investimento predisponga e applichi procedure adeguate per appurare se le attività acquistate dall'OICVM siano correttamente registrate a nome dell'OICVM e verifica la corrispondenza tra le posizioni riportate nei registri dell'OICVM e le attività che ha appurato essere di proprietà dell'OICVM. La società di gestione o la società di investimento assicura che il depositario riceva tutte le pertinenti istruzioni e informazioni concernenti le attività dell'OICVM in modo da poter procedere alla propria procedura di verifica o di riconciliazione.
4. Il depositario predispone e applica una procedura di attivazione di livelli successivi di intervento nelle situazioni in cui è rilevata una discrepanza, provvedendo anche all'informazione della società di gestione o della società di investimento e, se la situazione non può essere sanata, delle autorità competenti.
Articolo 15
Due diligence
1. Il depositario è considerato assolvere gli obblighi imposti dall'articolo 22 bis, paragrafo 2, lettera c), della direttiva 2009/65/CE se attua e applica una procedura adeguata e documentata di due diligence per la selezione e il monitoraggio costante del terzo cui saranno o sono state delegate funzioni di custodia a norma di detto articolo 22 bis. Detta procedura è riesaminata periodicamente, almeno a cadenza annuale.
2. Nella selezione e nella nomina del terzo cui saranno delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, il depositario esercita tutta la competenza, la cura e la diligenza dovute al fine di assicurare che l'affidamento a tale terzo offra un livello adeguato di tutela degli strumenti finanziari. Il depositario provvede almeno a:
a)
valutare il quadro regolamentare e giuridico, compresi il rischio paese, il rischio di custodia e l'esecutività del contratto concluso con il terzo. La valutazione permette al depositario, in particolare, di determinare le ripercussioni della potenziale insolvenza del terzo sulle attività e sui diritti dell'OICVM;
b)
se il terzo è ubicato in un paese terzo, valutare l'esecutività delle disposizioni contrattuali di cui alla lettera a) in base al parere legale di una persona fisica o giuridica indipendente da esso e dal terzo;
c)
valutare se le pratiche, le procedure e i controlli interni del terzo sono atti ad assicurare un livello elevato di cura e tutela delle attività dell'OICVM;
d)
valutare se la solidità finanziaria e la reputazione del terzo sono consone ai compiti delegati. La valutazione si basa sia sulle informazioni comunicate dal potenziale terzo sia su altri dati e informazioni;
e)
accertare che il terzo abbia le capacità operative e tecnologiche che gli consentono di esercitare i compiti di custodia ad esso delegati garantendo un livello elevato di tutela e sicurezza.
3. Il depositario esercita tutta la competenza, la cura e la diligenza dovute nel riesame periodico e nel monitoraggio costante, al fine di assicurare che il terzo continui a soddisfare i criteri stabiliti al paragrafo 2 e le condizioni previste all'articolo 22 bis, paragrafo 3, lettere da a) a e), della direttiva 2009/65/CE, e provvede almeno a:
a)
monitorare le prestazioni del terzo e la relativa conformità ai criteri stabiliti dal depositario stesso;
b)
assicurare che il terzo mantenga un livello elevato di cura, prudenza e diligenza nell'esercizio dei compiti di custodia e, in particolare, che separi efficacemente gli strumenti finanziari conformemente agli obblighi di cui all'articolo 16;
c)
riesaminare i rischi di custodia insiti nella decisione di affidare le attività al terzo e comunicare senza indebito ritardo qualsiasi loro variazione alla società di gestione o alla società di investimento. La valutazione si basa sia sulle informazioni comunicate dal terzo sia su altri dati e informazioni. In periodo di turbolenze sui mercati o quando è stato individuato un rischio, la frequenza e l'ampiezza del riesame aumentano;
d)
monitorare che sia osservato il divieto stabilito all'articolo 22, paragrafo 7, della direttiva 2009/65/CE;
e)
monitorare che sia osservato il divieto stabilito all'articolo 25 della direttiva 2009/65/CE e che siano rispettate le prescrizioni degli articoli da 21 a 24 del presente regolamento.
4. I paragrafi 1, 2 e 3 si applicano mutatis mutandis qualora il terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE decida di subdelegarle, totalmente o in parte, ad un altro terzo in conformità allo stesso articolo, paragrafo 3, terzo comma.
5. Il depositario predispone piani di emergenza per ciascun mercato in cui nomina un terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE. Il piano di emergenza include l'indicazione dell'eventuale prestatore alternativo.
6. Qualora il terzo cui sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE non soddisfi più i requisiti stabiliti dal presente regolamento, il depositario adotta le misure, risoluzione del contratto compresa, che rispondono al miglior interesse dell'OICVM e dei suoi investitori.
7. Il depositario che ha delegato funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE a un terzo ubicato in un paese terzo si accerta che l'accordo concluso con il terzo permetta la risoluzione anticipata, tenendo conto del miglior interesse dell'OICVM e dei suoi investitori, qualora la normativa e la giurisprudenza in materia di insolvenza applicabili non ammettano più la separazione delle attività dell'OICVM in caso di insolvenza del terzo o qualora vengano meno le condizioni stabilite dalla normativa e dalla giurisprudenza.
8. Il depositario informa immediatamente la società di gestione o la società di investimento qualora la normativa e la giurisprudenza in materia di insolvenza applicabili non ammettano più la separazione delle attività dell'OICVM in caso di insolvenza del terzo cui sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE oppure non garantiscano più che le attività degli OICVM clienti del depositario siano escluse dal patrimonio del terzo in caso di insolvenza e siano indisponibili alla distribuzione o alla vendita per la ripartizione dei proventi tra i creditori del terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE.
9. Quando riceve le informazioni di cui al paragrafo 8 la società di gestione o l'impresa di investimento ne informa immediatamente l'autorità competente e pondera tutte le misure appropriate in relazione alle pertinenti attività dell'OICVM, cessione compresa, tenendo conto del miglior interesse dell'OICVM e dei suoi investitori.
Articolo 16
Obbligo di separazione
1. Laddove le funzioni di custodia siano state delegate totalmente o in parte, il depositario assicura che il terzo cui esse sono delegate a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE operi nel rispetto dell'obbligo di separazione previsto dal medesimo articolo, paragrafo 3, lettera c), verificando che esso:
a)
tenga i necessari registri e conti che permettono al depositario di distinguere, immediatamente e in qualsiasi momento, le attività degli OICVM clienti del depositario dalle attività proprie, da quelle degli altri clienti, da quelle tenute dal depositario per proprio conto e da quelle tenute per clienti del depositario diversi dagli OICVM;
b)
tenga i registri e i conti secondo modalità che ne garantiscono l'esattezza, in particolare la corrispondenza con le attività tenute in custodia per conto dei clienti del depositario;
c)
effettui riconciliazioni periodiche tra i conti e registri interni del depositario e quelli del terzo cui ha subdelegato funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis, paragrafo 3, terzo comma, della direttiva 2009/65/CE;
d)
introduca idonee modalità organizzative volte a minimizzare il rischio di perdita o di diminuzione degli strumenti finanziari, o dei diritti a essi legati, in seguito a abuso degli strumenti finanziari, frode, cattiva gestione, errori contabili o negligenza;
e)
tenga il contante dell'OICVM su uno o più conti aperti presso la banca centrale di un paese terzo o presso un ente creditizio autorizzato in un paese terzo, purché l'autorità competente dello Stato membro di origine dell'OICVM consideri almeno equivalenti a quelli applicati nell'Unione, in conformità all'articolo 22, paragrafo 4, lettera c), della direttiva 2009/65/CE, i requisiti prudenziali di vigilanza e normativi applicati agli enti creditizi in tale paese terzo.
2. Il paragrafo 1 si applica mutatis mutandis qualora il terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE decida di subdelegarle, totalmente o in parte, ad un altro terzo in conformità allo stesso articolo, paragrafo 3, terzo comma.
Articolo 17
Protezione delle attività dell'OICVM in caso d'insolvenza quando sono delegate funzioni di custodia
1. Il depositario si accerta che il terzo ubicato in un paese terzo al quale saranno o sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE adotti tutte le misure necessarie affinché, in caso di sua insolvenza, le attività dell'OICVM tenute in custodia siano indisponibili alla distribuzione o alla vendita per la ripartizione dei proventi tra i suoi creditori.
2. Il depositario si accerta che il terzo adotti le misure seguenti:
a)
ottenimento del parere legale di una persona fisica o giuridica indipendente che confermi che il diritto fallimentare applicabile ammette la separazione delle attività degli OICVM clienti del depositario dalle attività proprie, da quelle degli altri clienti, da quelle tenute per il conto proprio del depositario e da quelle tenute per clienti del depositario diversi dagli OICVM, cui fa riferimento l'articolo 16, e che le attività degli OICVM clienti del depositario sono escluse dal patrimonio del terzo in caso di insolvenza e sono indisponibili alla distribuzione o alla vendita per la ripartizione dei proventi tra i creditori del terzo cui sono state delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE;
b)
accertamento del fatto che siano soddisfatte, al momento in cui è concluso l'accordo di delega con il depositario e quindi su base continuativa per tutto il periodo coperto dalla delega, le condizioni in base alle quali la normativa e la giurisprudenza in materia di insolvenza applicabili nel paese terzo interessato ammettono che le attività degli OICVM clienti del depositario siano separate e indisponibili alla distribuzione o alla vendita per la ripartizione dei proventi tra i creditori, secondo quanto indicato alla lettera a);
c)
informazione immediata del depositario qualora venga meno una delle condizioni di cui alla lettera b);
d)
tenuta di registri e conti accurati e aggiornati delle attività degli OICVM, che consentano al depositario di stabilirne in qualsiasi momento l'esatta natura, ubicazione e proprietà;
e)
trasmissione al depositario, a cadenza periodica e comunque ogniqualvolta si verifichi un cambiamento, di una dichiarazione che indica nei particolari le attività degli OICVM clienti del depositario;
f)
informazione del depositario circa le modifiche del diritto fallimentare applicabile e della relativa applicazione concreta.
3. Laddove il depositario abbia delegato funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE a un terzo ubicato nell'Unione, il terzo gli trasmette, a cadenza periodica e comunque ogniqualvolta si verifichi un cambiamento, una dichiarazione che specifica nei particolari le attività degli OICVM clienti del depositario.
4. Il depositario provvede a che le funzioni imposte dai paragrafi 1 e 2 si applichino mutatis mutandis qualora il terzo cui sono delegate funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE decida di subdelegarle, totalmente o in parte, ad un altro terzo in conformità allo stesso articolo, paragrafo 3, terzo comma.
CAPO 3
PERDITA DI STRUMENTI FINANZIARI E ESONERO DALLA RESPONSABILITÀ
(articolo 24, paragrafo 1, della direttiva 2009/65/CE)
Articolo 18
Perdita di uno strumento finanziario custodito
1. Lo strumento finanziario custodito dal depositario o dal terzo cui la custodia è stata delegata a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE è considerato perduto ai sensi dell'articolo 24, paragrafo 1, secondo comma, della medesima direttiva quando si verifica una delle circostanze seguenti:
a)
l'asserito diritto di proprietà dell'OICVM è dimostrato non valido, perché ha cessato di esistere ovvero non è mai esistito;
b)
l'OICVM è stato privato definitivamente del diritto di proprietà sullo strumento finanziario;
c)
l'OICVM non può disporre, direttamente o indirettamente, dello strumento finanziario.
2. La società di gestione o la società di investimento appura la perdita dello strumento finanziario a seguito di un processo documentato cui le autorità competenti hanno facile accesso. Una volta appurata, la perdita è notificata immediatamente agli investitori su supporto durevole.
3. Lo strumento finanziario custodito non è considerato perduto ai sensi dell'articolo 24, paragrafo 1, secondo comma, della direttiva 2009/65/CE quando l'OICVM è privato in via definitiva del diritto di proprietà su di esso ma lo strumento è sostituito da uno o più altri strumenti finanziari ovvero convertito in essi.
4. In caso di insolvenza del terzo cui è stata delegata la custodia dello strumento finanziario a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, la società di gestione o la società di investimento appura la perdita dello strumento finanziario custodito non appena si verifica in modo incontrovertibile una delle circostanze previste al paragrafo 1.
Una delle circostanze previste al paragrafo 1 si verifica in modo incontrovertibile al più tardi a conclusione della procedura di insolvenza. La società di gestione o la società di investimento e il depositario seguono attentamente l'andamento della procedura di insolvenza al fine di stabilire se tutti gli strumenti finanziari affidati al terzo cui è stata delegata la custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, o alcuni di essi, siano effettivamente perduti.
5. La perdita di uno strumento finanziario custodito è appurata a prescindere dal fatto che le circostanze previste al paragrafo 1 si siano verificate a seguito di frode, negligenza o altra condotta intenzionale o involontaria.
Articolo 19
Esonero dalla responsabilità
1. La responsabilità del depositario a norma dell'articolo 24, paragrafo 1, secondo comma, della direttiva 2009/65/CE non scatta se il depositario è in grado di dimostrare il soddisfacimento di tutte le condizioni seguenti:
a)
l'evento che ha determinato la perdita non è imputabile ad atti o omissioni del depositario o del terzo al quale è stata delegata la custodia degli strumenti finanziari a norma dell'articolo 22, paragrafo 5, lettera a), della direttiva 2009/65/CE;
b)
il depositato non sarebbe stato ragionevolmente in grado di impedire il verificarsi dell'evento che ha determinato la perdita pur adottando tutte le precauzioni del depositario diligente risultanti dalla pratica comune nel settore;
c)
il depositario non sarebbe stato in grado di impedire la perdita pur esercitando una due diligence rigorosa e completa, documentata dagli elementi seguenti:
i)
predisposizione, attuazione, applicazione e mantenimento di strutture e procedure, nonché attivazione di competenze, adeguate e proporzionate alla natura e alla complessità delle attività dell'OICVM, al fine di individuare tempestivamente e di monitorare costantemente gli eventi esterni che possono determinare la perdita di uno strumento finanziario tenuto in custodia;
ii)
valutazione su base continuativa dell'eventualità che gli eventi individuati a norma del punto i) comportino un rischio significativo di perdita di uno strumento finanziario tenuto in custodia;
iii)
comunicazione alla società di gestione o alla società di investimento dei rischi significativi individuati e attuazione degli eventuali interventi atti a impedire o contenere la perdita di strumenti finanziari tenuti in custodia laddove siano stati individuati eventi esterni, reali o potenziali, che si ritiene comportino un rischio significativo di perdita di uno strumento finanziario tenuto in custodia.
2. Le condizioni di cui al paragrafo 1, lettere a) e b), possono essere considerate soddisfatte nelle circostanze seguenti:
a)
evento naturale che sfugge al controllo o all'influenza dell'uomo;
b)
adozione di leggi, decreti, regolamenti, decisioni o ordinanze da parte di un'amministrazione statale o di un ente pubblico, compresi gli organi giudiziari, che si ripercuotano sugli strumenti finanziari tenuti in custodia;
c)
guerra, sommossa o altri disordini di rilievo.
3. Le condizioni di cui al paragrafo 1, lettere a) e b), non sono considerate soddisfatte in circostanze quali errore contabile, disfunzione operativa, frode, inadempimento degli obblighi di separazione a livello del depositario o del terzo al quale è stata delegata la custodia degli strumenti finanziari a norma dell'articolo 22, paragrafo 5, lettera a), della direttiva 2009/65/CE.
CAPO 4
OBBLIGHI DI INDIPENDENZA E DISPOSIZIONI FINALI
(articolo 25 della direttiva 2009/65/CE)
Articolo 20
Organo di amministrazione
Ai fini del presente capo per «organo di amministrazione della società di gestione» s'intende l'organo di amministrazione della società di gestione o l'organo di amministrazione della società di investimento.
Articolo 21
Amministrazione comune
La società di gestione o la società di investimento e il depositario soddisfano in qualsiasi momento tutti i requisiti seguenti:
a)
nessuno può sedere nell'organo di amministrazione della società di gestione e al tempo stesso nell'organo di amministrazione del depositario;
b)
nessuno può sedere nell'organo di amministrazione della società di gestione e fare parte al tempo stesso del personale del depositario;
c)
nessuno può sedere nell'organo di amministrazione del depositario e fare parte al tempo stesso del personale della società di gestione o della società di investimento;
d)
se l'organo di amministrazione della società di gestione non esercita le funzioni di sorveglianza all'interno della società, l'organo della società incaricato delle funzioni di sorveglianza può essere composto per al massimo un terzo di membri che fanno parte al tempo stesso dell'organo di amministrazione, dell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza o del personale del depositario;
e)
se l'organo di amministrazione del depositario non esercita le funzioni di sorveglianza all'interno del depositario, l'organo del depositario incaricato delle funzioni di sorveglianza può essere composto per al massimo un terzo di membri che fanno parte al tempo stesso dell'organo di amministrazione della società di gestione o dell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza della società di gestione o della società di investimento oppure del personale della società di gestione o della società di investimento.
Articolo 22
Nomina del depositario e delega della custodia
1. Ai fini della scelta e della nomina del depositario la società di gestione o la società di investimento predispone una procedura decisionale basata su criteri oggettivi prestabiliti che risponde all'esclusivo interesse dell'OICVM e dei suoi investitori.
2. La società di gestione o la società di investimento che nomina un depositario con cui ha un legame o un legame di gruppo conserva prove documentali degli elementi seguenti:
a)
valutazione comparativa dei pregi della nomina di un depositario che ha un legame o un legame di gruppo con la società di gestione o la società di investimento rispetto ai pregi della nomina di un depositario che ne è privo, tenuto conto perlomeno dei costi, delle competenze, della situazione finanziaria e della qualità dei servizi offerti da tutti i depositari valutati;
b)
relazione, basata sulla valutazione di cui alla lettera a), che illustra il modo in cui la nomina soddisfa i criteri oggettivi prestabiliti menzionati al paragrafo 1 e risponde all'esclusivo interesse dell'OICVM e dei suoi investitori.
3. La società di gestione o la società di investimento dimostra all'autorità competente dello Stato membro di origine dell'OICVM di approvare la nomina del depositario e che questa risponde all'esclusivo interesse dell'OICVM e dei suoi investitori. La società di gestione o la società di investimento mette a disposizione dell'autorità competente dello Stato membro di origine dell'OICVM le prove documentali di cui al paragrafo 1.
4. La società di gestione o la società di investimento motiva agli investitori dell'OICVM, su loro richiesta, la scelta del depositario.
5. Il depositario predispone, per la scelta dei terzi cui potrebbe delegare funzioni di custodia a norma dell'articolo 22 bis della direttiva 2009/65/CE, una procedura decisionale basata su criteri oggettivi prestabiliti che risponde all'esclusivo interesse dell'OICVM e dei suoi investitori.
Articolo 23
Conflitti d'interessi
La società di gestione o la società di investimento e il depositario uniti da un legame o da un legame di gruppo predispongono politiche e procedure per:
a)
individuare tutti i conflitti d'interessi derivanti da tale legame;
b)
adottare tutte le misure ragionevoli atte a evitare detti conflitti d'interessi.
Se il conflitto d'interessi di cui al primo comma si rivela inevitabile, la società di gestione o la società di investimento e il depositario lo gestiscono, monitorano e divulgano in modo da scongiurare effetti negativi sugli interessi dell'OICVM e dei suoi investitori.
Articolo 24
Indipendenza dei consigli di amministrazione e delle funzioni di sorveglianza
1. La società di gestione o la società di investimento e il depositario uniti da un legame o da un legame di gruppo provvedono a che:
a)
se l'organo di amministrazione della società di gestione e l'organo di amministrazione del depositario esercitano anche le funzioni di sorveglianza all'interno della rispettiva impresa, siano indipendenti almeno un terzo dei membri, ovvero due membri se il numero risulta inferiore, che siedono nell'organo di amministrazione della società di gestione e nell'organo di amministrazione del depositario;
b)
se l'organo di amministrazione della società di gestione e l'organo di amministrazione del depositario non esercitano le funzioni di sorveglianza all'interno della rispettiva impresa, siano indipendenti almeno un terzo dei membri, ovvero due membri se il numero risulta inferiore, che siedono nell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza della società di gestione e nell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza del depositario.
2. Ai fini del paragrafo 1, i membri dell'organo di amministrazione della società di gestione, i membri dell'organo di amministrazione del depositario o i membri dell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza in tali imprese sono considerati indipendenti se non sono membri dell'organo di amministrazione o dell'organo incaricato delle funzioni di sorveglianza né fanno parte del personale di alcun'altra impresa unita a quella di appartenenza da un legame di gruppo e non sono legati alla società di gestione o alla società di investimento, al depositario o a qualsiasi altra impresa del gruppo da alcun rapporto professionale, familiare o di altro tipo dal quale discenda un conflitto d'interessi tale da influenzarne il giudizio.
Articolo 25
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 13 ottobre 2016.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 17 dicembre 2015
Per la Commissione
Il presidente
Jean-Claude JUNCKER
(1) GU L 302 del 17.11.2009, pag. 32.
(2) Direttiva 2014/91/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 luglio 2014, recante modifica della direttiva 2009/65/CE concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in materia di taluni organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM), per quanto riguarda le funzioni di depositario, le politiche retributive e le sanzioni (GU L 257 del 28.8.2014, pag. 186).
(3) Direttiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, relativa ai bilanci d'esercizio, ai bilanci consolidati e alle relative relazioni di talune tipologie di imprese, recante modifica della direttiva 2006/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abrogazione delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE del Consiglio (GU L 182 del 29.6.2013, pag. 19).
(4) Regolamento (CE) n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 luglio 2002, relativo all'applicazione di principi contabili internazionali (GU L 243 dell'11.9.2002, pag. 1).
(5) Direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, sull'accesso all'attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, che modifica la direttiva 2002/87/CE e abroga le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 338).
(6) Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento e che modifica il regolamento (UE) n. 648/2012 (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Regole sugli obblighi per i depositari di fondi di investimento dell’UE
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento delegato definisce in dettaglio i diritti e gli obblighi specifici del depositario* e delle società di investimento e gestione in base alle regole dell’Unione in materia di organismi d’investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM)*. Nel 2018 è stato modificato dal regolamento (UE) 2018/1619 per quanto riguarda i doveri di custodia dei depositari. Ciò è stato causato da una divergenza nel livello di protezione degli strumenti finanziari tenuti in custodia dai depositari a causa delle diverse leggi nazionali e in materia di insolvenza. La modifica mira principalmente a fornire maggiore chiarezza e coerenza sul modo in cui le attività sono tenute separate in modo da proteggere meglio gli investitori e garantire una maggiore efficienza del mercato.
PUNTI CHIAVE
Contratto scritto
Il depositario deve avere un contratto di delega scritto con la società d’investimento o con la società di gestione per ciascun fondo comune che esso gestisce. Esso deve contenere alcuni dettagli, come ad esempio:una descrizione dei servizi da fornire e le modalità di esercizio degli obblighi di custodia, sorveglianza e riservatezza; norme sul trasferimento bidirezionale di informazioni tra il depositario e le società di gestione e di investimento e con una terza parte; procedure per prevenire il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo e per fornire informazioni all’apertura di nuovi conti in contanti; la conferma che il depositario può, tramite l’accesso ai libri e visite in loco, valutare la condotta della società di gestione o di investimento e la qualità delle informazioni che riceve. Il regolamento (UE) 2018/1619 stabilisce i dettagli minimi che dovrebbero figurare nel contratto tra un depositario e un terzo sulla delega della custodia delle attività dei clienti OICVM del depositario.
Due diligence e sorveglianza
Il depositario deve mettere in atto procedure per:valutare, quando viene nominato, i rischi legati alla natura, all’entità e alla complessità della politica d’investimento e della strategia dell’OICVM; elaborare, sulla base di tali valutazioni dei rischi, una sorveglianza appropriata, che preveda verifiche e controlli sulla gestione della società d’investimento; assicurare che la vendita e il rimborso di un’attività OICVM coincidano e che siano in essere procedure adeguate per valutare tali attività; verificare che le istruzioni della società di gestione o di investimento siano pienamente legali; segnalare e informare la società di gestione o d’investimento in caso di ritardi nei pagamenti dovuti; verificare l’accuratezza nei pagamenti dei dividendi; monitorare efficacemente il flusso di cassa di un OICVM assicurando, ad esempio, che il denaro sia in un conto presso una banca centrale o un istituto di credito autorizzato; ricevere dalla società di gestione o di investimento alla fine di ogni giornata lavorativa i dettagli dei pagamenti effettuati da o per conto degli investitori; assicurarsi che tutti gli strumenti finanziari dell’OICVM che non può detenere fisicamente siano correttamente registrati; garantire l’accesso senza indebito ritardo a tutte le informazioni di cui ha bisogno dalla società di gestione o di investimento per svolgere i suoi diversi compiti, quali la verifica della proprietà e la registrazione nei suoi archivi di qualsiasi attività di OICVM; applicare la due diligence e il monitoraggio costante al momento della nomina di un’altra società che tenga in custodia le attività dei propri clienti OICVM; proteggere pienamente le attività di un cliente di OICVM se il loro custode in un paese terzo va in fallimento. Obbligo di separazione
La direttiva OICVM prevede che, laddove un depositario delega funzioni di custodia ai depositari, le attività debbano essere separate a livello del delegato. Il regolamento di modifica (UE) 2018/1619 specifica il modo in cui tale requisito dovrebbe essere soddisfatto.
Esonero di responsabilità
I depositari, se hanno adempiuto pienamente alle loro funzioni, non sono responsabili per alcuna perdita nelle seguenti circostanze:eventi naturali al di là del controllo o dell’influenza umana; adozione di qualsiasi legge, regolamento o decreto che abbia un impatto sulle attività detenute in custodia; guerra, rivolte o altri grandi sconvolgimenti; l’OICVM non ha mai posseduto legalmente lo strumento finanziario, è stato privato della sua proprietà o non è in grado di disporne. Indipendenza:
Si applicano le seguenti regole:Nessuno può essere contemporaneamente membro o funzionario di una società di gestione e del consiglio di amministrazione del depositario. Esistono limiti per quanto riguarda l’adesione congiunta dei consigli di amministrazione e di controllo per entrambi i partner. Le società di gestione o di investimento devono utilizzare chiari processi decisionali nella scelta e nella nomina dei depositari. I conflitti di interesse tra le società di gestione o di investimento e i depositari, compresi i loro consigli di amministrazione e le funzioni preposte alla vigilanza, devono essere identificati ed evitati.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal giovedì 13 ottobre 2016. Le modifiche apportatevi dal regolamento delegato (UE) 2018/1619 si applica a partire dal 1 aprile 2020.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Fondi di investimento (Commissione europea) Doveri di custodia dei depositari per i fondi OICVM (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Depositari: istituti di credito (ad esempio banche con raccolta di depositi) o imprese di investimento con autorizzazione regolamentare ad agire in qualità di custodi dei fondi.
OICVM: organismo che raccoglie capitali da una pluralità di investitori al fine di investire tali capitali collettivamente tramite un portafoglio di strumenti finanziari quali azioni, obbligazioni e altri titoli.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento delegato della Commissione (UE) 2016/438 del 17 dicembre 2015 che integra la direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda gli obblighi dei depositari (GU L 78 del 24.3.2016, pag. 11).
Regolamento delegato (UE) 2018/1619 della Commissione, del 12 luglio 2018, recante modifica del regolamento delegato (UE) 2016/438 per quanto riguarda i doveri di custodia dei depositari (GU L 271 del 30.10.2018, pag. 6).
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2013/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013 relativa ai bilanci d’esercizio, ai bilanci consolidati e alle relative relazioni di talune tipologie di imprese, recante modifica della direttiva 2006/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e abrogazione delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE del Consiglio (GU L 182 del 29.6.2013, pag. 19).
Modifiche successive alla direttiva 2013/34/UE sono state integrate nel documento originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
Direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, sull’accesso all’attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, che modifica la direttiva 2002/87/CE e abroga le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 338).
Consultare la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento e che modifica il regolamento (UE) n. 648/2012 (GU L 176 del 27.6.2013, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 luglio 2009 concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in materia di taluni organismi d’investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) (GU L 302 del 17.11.2009, pag. 32).
Si veda la versione consolidata. |
Patrocinio gratuito nei procedimenti penali
QUAL È LO SCOPO DI QUESTA DIRETTIVA?
Essa stabilisce una serie di norme minime comuni riguardanti il diritto al patrocinio gratuito* nei procedimenti penali interni all’UE.
Definisce chiaramente i criteri per l’assegnazione del patrocinio gratuito, le norme di qualità e i rimedi in caso di violazione.
Integra le regole dell’UE sul diritto di avvalersi di un difensore e sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati di reato e non incide sui diritti che esse definiscono.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
Le norme si applicano ai soggetti descritti di seguito:indagati e imputati in procedimenti penali che siano:privati della libertà;tenuti a farsi assistere da un avvocato in conformità con il diritto nazionale o dell’UE, ma non possano permetterselo;tenuti o ammessi a presenziare ad atti investigativi o di raccolta di prove comprendenti, quanto meno, ricognizioni di persona (una fila di persone, compresa quella sospettata di avere commesso il crimine, presentate a un testimone per l’identificazione), confronti o ricostruzioni delle scene del crimine; persone che abbiano ricevuto un mandato di cattura europeo (MAE). Le regole si applicano a tutti i cittadini e a tutti i paesi dell’UE eccetto la Danimarca, l’Irlanda e il Regno Unito (1).
Diritto al patrocinio gratuito nei procedimenti penali
I paesi dell’UE:devono garantire che gli indagati e gli imputati sprovvisti delle risorse necessarie per sostenere i costi dell’assistenza di un avvocato abbiano diritto al patrocinio gratuito quando lo esigano gli interessi della giustizia; possono applicare criteri diversi per determinare se sia giusto concedere il patrocinio gratuito:una valutazione dei mezzi (basata sulle risorse della persona coinvolta, compresi reddito e patrimonio) e/ouna valutazione della fondatezza (basata sulla necessità di garantire un accesso efficace alla giustizia nelle circostanze della fattispecie); devono rispettare i criteri stabiliti per svolgere queste valutazioni, in particolare quello relativo al fatto che la fondatezza sia da ritenere esistente laddove la persona venga citata in giudizio per una decisione relativa alla detenzione e durante la detenzione; devono concedere il patrocinio gratuito senza indebiti ritardi e, al più tardi, prima che la persona coinvolta venga interrogata dalla polizia, da un’altra autorità incaricata dell’applicazione della legge o da un’autorità giudiziaria, ovvero prima che abbiano luogo atti investigativi o di raccolta di prove specifici. Diritto al patrocinio gratuito nei procedimenti di MAE
Le persone ricercate* hanno diritto a ricevere il patrocinio gratuito:dal paese dell’UE di esecuzione*, al momento dell’arresto e fino alla consegna al paese dell’UE di emissione*, o finché la decisione di non consegnare la persona sia definitiva; dal paese di emissione, qualora esercitino il diritto di nominare un avvocato nel paese di emissione per assistere l’avvocato nel paese di esecuzione, in conformità alle regole dell’UE sul diritto di accesso a un difensore, nella misura in cui il patrocinio gratuito risulti necessario per garantire un accesso efficace alla giustizia. Questo diritto può essere soggetto a una valutazione dei mezzi basata sugli stessi criteri dei procedimenti penali.
Decisione, ricorso e persone vulnerabili
Indagati, imputati e ricercati devono:essere informati per iscritto se la loro richiesta di patrocinio gratuito viene rifiutata; avere diritto a un ricorso effettivo ai sensi del diritto nazionale nel caso di una violazione dei loro diritti in forza della direttiva; vedere considerate le loro esigenze specifiche nel caso in cui siano persone vulnerabili.
DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
Essa è in vigore dal 24 novembre 2016 e diventerà legge nei paesi dell’UE entro il 5 maggio 2019.
CONTESTO
Questa direttiva è la sesta e ultima di un pacchetto di strumenti legali adottato in linea con la tabella di marcia dell’UE, volta a consolidare i diritti procedurali delle persone indagate o imputate in procedimenti penali e pubblicata nel 2009.
Per ulteriori informazioni, consultare:Diritti degli indagati e degli imputati (Commissione europea) Domande e risposte sul patrocinio gratuito (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Patrocinio gratuito: ai fini della presente direttiva, il finanziamento offerto da un paese dell’UE per fornire un avvocato a coloro che non possiedono le risorse per coprire le spese processuali.
Paese di esecuzione: nel contesto di un mandato di arresto, il paese al quale un altro paese ha richiesto di arrestare e consegnare una persona ricercata ai fini dell’esercizio dell’azione penale o dell’esecuzione di una pena detentiva.
Persone ricercate: nel contesto di un mandato di arresto, le persone ricercate ai fini dell’esercizio dell’azione penale o dell’esecuzione di una pena detentiva e per le quali un altro paese abbia richiesto l’arresto e la consegna.
Paese di emissione: nel contesto di un mandato di arresto, il paese che chiede a un altro paese di arrestare e consegnare una persona ricercata ai fini dell’esercizio dell’azione penale o dell’esecuzione di una pena detentiva.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/1919 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2016, sul patrocinio gratuito a indagati e imputati in procedimenti penali e per i procedimenti di esecuzione di un mandato d’arresto europeo (GU L 297 del 4.11.2016, pag. 1).
I successivi emendamenti alla direttiva (UE) 2016/1919 sono stati incorporati nel documento originale. Questa versione consolidata ha unicamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea — Titolo VI — Giustizia Articolo 47 — Diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 403).
Direttiva (UE) 2016/800 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 maggio 2016 sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali (GU L 132 del 21.5.2016, pag. 1).
Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato d’arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà personale di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, pag. 1).
Risoluzione del Consiglio, del 30 novembre 2009, relativa a una tabella di marcia per il rafforzamento dei diritti procedurali di indagati o imputati in procedimenti penali (GU C 295 del 4.12.2009, pag. 1). | DIRETTIVA (UE) 2016/1919 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 26 ottobre 2016
sull'ammissione al patrocinio a spese dello Stato per indagati e imputati nell'ambito di procedimenti penali e per le persone ricercate nell'ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 82, paragrafo 2, lettera b),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
La presente direttiva intende garantire l'effettività del diritto di avvalersi di un difensore, previsto dalla direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (3), rendendo disponibile l'assistenza di un difensore retribuito dagli Stati membri agli indagati e agli imputati in procedimenti penali e alle persone oggetto di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo ai sensi della decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio (4) («persone ricercate»).
(2)
Stabilendo norme minime comuni riguardanti il diritto al patrocinio a spese dello Stato per indagati, imputati e persone ricercate, la presente direttiva mira a rafforzare la fiducia degli Stati membri in ognuno dei sistemi di giustizia penale degli altri Stati membri e quindi a facilitare il riconoscimento reciproco delle decisioni in materia penale.
(3)
L'articolo 47, terzo paragrafo, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea («Carta»), l'articolo 6, paragrafo 3, lettera c), della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali («CEDU») e l'articolo 14, paragrafo 3, lettera d), del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici («ICCPR») sanciscono il diritto al patrocinio a spese dello Stato nei procedimenti penali alle condizioni stabilite nelle suddette disposizioni. La Carta ha lo stesso valore giuridico dei trattati e gli Stati membri sono firmatari della CEDU e dell'ICCPR. Tuttavia, l'esperienza ha dimostrato che ciò non sempre assicura, di per sé, che vi sia un grado sufficiente di fiducia nei sistemi di giustizia penale degli altri Stati membri.
(4)
Il 30 novembre 2009 il Consiglio ha adottato una risoluzione relativa a una tabella di marcia per il rafforzamento dei diritti procedurali di indagati o imputati in procedimenti penali (5) («tabella di marcia»). Seguendo un approccio graduale, la tabella di marcia invoca l'adozione di misure riguardanti il diritto alla traduzione e all'interpretazione (misura A), il diritto alle informazioni relative ai diritti e all'accusa (misura B), il diritto alla consulenza legale e all'assistenza legale (misura C), il diritto alla comunicazione con familiari, datori di lavoro e autorità consolari (misura D) e garanzie speciali per indagati e imputati vulnerabili (misura E).
(5)
L'11 dicembre 2009 il Consiglio europeo ha accolto con favore la tabella di marcia e l'ha integrata nel programma di Stoccolma — Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini (6) (punto 2.4). Il Consiglio europeo ha sottolineato il carattere non esaustivo della tabella di marcia, invitando la Commissione a esaminare ulteriori elementi dei diritti procedurali minimi di indagati e imputati nonché a valutare se sia necessario affrontare altre questioni, ad esempio la presunzione di innocenza, per promuovere una migliore cooperazione in tale settore.
(6)
Finora sono state adottate cinque misure in materia di diritti procedurali nei procedimenti penali a norma della tabella di marcia: le direttive 2010/64/UE (7), 2012/13/UE (8), 2013/48/UE, (UE) 2016/343 (9) e (UE) 2016/800 (10) del Parlamento europeo e del Consiglio.
(7)
La presente direttiva riguarda la seconda parte della misura C della tabella di marcia, relativa all'assistenza legale gratuita.
(8)
Il patrocinio a spese dello Stato dovrebbe coprire i costi della difesa per l'indagato, l'imputato e la persona ricercata. Nel concedere il patrocinio a spese dello Stato, le autorità competenti degli Stati membri dovrebbero poter richiedere all'indagato, all'imputato o alla persona ricercata di sostenere parte di tali costi, in base alle risorse finanziarie di cui dispongono.
(9)
Fatto salvo l'articolo 6 della direttiva (UE) 2016/800, la presente direttiva non dovrebbe applicarsi laddove gli indagati, gli imputati o le persone ricercate abbiano rinunciato al diritto di avvalersi di un difensore in conformità, rispettivamente, dell'articolo 9 o dell'articolo 10, paragrafo 3, della direttiva 2013/48/UE, e non abbiano revocato tale rinuncia, o laddove gli Stati membri abbiano applicato le deroghe temporanee ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 5 o 6, della direttiva 2013/48/UE, per la durata di tale deroga.
(10)
Una persona inizialmente non indagata o imputata, quale un testimone, che assuma la qualità di indagato o imputato, dovrebbe avere il diritto di non autoincriminarsi e la facoltà di non rispondere, conformemente al diritto dell'Unione e alla CEDU, secondo l'interpretazione della Corte di giustizia dell'Unione europea («Corte di giustizia») e della Corte europea dei diritti dell'uomo. La presente direttiva fa pertanto espresso riferimento al caso pratico in cui tale persona assuma la qualità di indagato o imputato durante un interrogatorio condotto dalla polizia o da un'altra autorità di contrasto nell'ambito di un procedimento penale. Laddove nel corso di un interrogatorio di tale tipo una persona diversa da un indagato o imputato assuma la qualità di indagato o imputato, è opportuno sospendere immediatamente l'interrogatorio. Tuttavia, dovrebbe essere possibile proseguire l'interrogatorio qualora l'interessato sia stato informato di essere indagato o imputato e sia in grado di esercitare pienamente i diritti previsti dalla presente direttiva.
(11)
In taluni Stati membri un'autorità diversa da un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale è competente per irrogare sanzioni diverse dalla privazione della libertà personale in relazione a reati relativamente minori. Questo può essere il caso, ad esempio, delle infrazioni in materia di circolazione commesse su larga scala e che potrebbero essere accertate in seguito a un controllo della circolazione. In tali situazioni non sarebbe ragionevole esigere che le autorità competenti garantiscano tutti i diritti sanciti dalla presente direttiva. Laddove il diritto di uno Stato membro preveda l'imposizione di una pena per reati minori da parte di tale autorità e laddove vi sia il diritto a presentare ricorso o la possibilità che il caso sia altrimenti deferito a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale, la presente direttiva dovrebbe pertanto applicarsi solo ai procedimenti dinanzi a tale giudice o tribunale in seguito a ricorso o deferimento.
(12)
In taluni Stati membri determinati reati minori, in particolare le infrazioni minori in materia di circolazione, le violazioni minori dei regolamenti comunali generali e le violazioni minori dell'ordine pubblico, sono considerati reati. In tali situazioni non sarebbe ragionevole esigere che le autorità competenti garantiscano tutti i diritti sanciti dalla presente direttiva. Laddove il diritto di uno Stato membro preveda che la privazione della libertà personale non possa essere imposta per sanzionare i reati minori, la presente direttiva dovrebbe pertanto applicarsi solo ai procedimenti dinanzi a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale.
(13)
L'applicazione della presente direttiva ai reati minori è subordinata alle condizioni stabilite dalla presente direttiva. Gli Stati membri dovrebbero poter prevedere una valutazione delle risorse e/o del merito al fine di determinare se debba essere concessa l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato. A condizione che ciò sia compatibile con il diritto a un equo processo, la verifica del merito può considerarsi non soddisfatta nel caso di taluni reati minori.
(14)
L'ambito di applicazione della presente direttiva con riferimento a taluni reati minori dovrebbe far salvi gli obblighi degli Stati membri di garantire, ai sensi della CEDU, il diritto a un equo processo, che comprenda il diritto ad avere l'assistenza di un difensore.
(15)
A condizione che ciò sia compatibile con il diritto a un equo processo, le seguenti situazioni non costituiscono privazione della libertà personale ai sensi della presente direttiva: identificare l'indagato o l'imputato; determinare se debbano essere avviate indagini; verificare il possesso di armi o altre questioni analoghe relative alla sicurezza; effettuare atti investigativi o atti di raccolta delle prove diversi da quelli specificamente menzionati nella presente direttiva, quali ispezioni personali, esami fisici, analisi del sangue, test alcolemici o prove simili, scattare fotografie, acquisire impronte digitali; far comparire l'indagato o imputato davanti a un'autorità competente conformemente al diritto nazionale.
(16)
La presente direttiva stabilisce norme minime. Gli Stati membri dovrebbero poter concedere il patrocinio a spese dello Stato in situazioni che esulano dall'ambito di applicazione della presente direttiva, ad esempio durante lo svolgimento di atti investigativi o altri atti di raccolta delle prove diversi da quelli specificamente menzionati nella presente direttiva.
(17)
Conformemente all'articolo 6, paragrafo 3, lettera c), della CEDU, gli indagati o imputati che non hanno risorse sufficienti per coprire i costi dell'assistenza di un difensore hanno il diritto al patrocinio a spese dello Stato quando ciò sia nell'interesse della giustizia. Questa norma minima prevede per gli Stati membri la facoltà di effettuare una valutazione delle risorse e/o del merito. L'effettuazione di tali valutazioni non dovrebbe limitare i diritti e le garanzie procedurali garantiti dalla Carta e dalla CEDU secondo l'interpretazione della Corte di giustizia e della Corte europea dei diritti dell'uomo, né dovrebbe comportare una deroga a tali diritti e garanzie procedurali.
(18)
Gli Stati membri dovrebbero stabilire modalità pratiche riguardanti la concessione del patrocinio a spese dello Stato. Tali modalità potrebbero prevedere che l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato sia concessa a seguito di una richiesta da parte di un indagato, un imputato o una persona ricercata. Tenendo conto delle esigenze specifiche delle persone vulnerabili, una tale richiesta non dovrebbe tuttavia costituire una condizione essenziale per la concessione del patrocinio a spese dello Stato.
(19)
Le autorità competenti dovrebbero concedere l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato senza indebito ritardo e, al più tardi, prima che siano svolti l'interrogatorio dell'interessato da parte della polizia, di un'altra autorità di contrasto o di un'autorità giudiziaria, o prima che siano svolti gli specifici atti investigativi o altri atti di raccolta delle prove di cui alla presente direttiva. Se le autorità competenti non sono in grado di procedere in tal modo, dovrebbero almeno concedere il patrocinio a spese dello Stato come misura provvisoria o di emergenza prima che si svolga l'interrogatorio o prima che siano svolti gli atti investigativi o di raccolta delle prove di cui sopra.
(20)
Data la specificità dei procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo, l'interpretazione delle disposizioni della presente direttiva che riguardano unicamente le persone ricercate dovrebbero tenere conto di tale specificità e non pregiudicare in alcun modo l'interpretazione delle altre disposizioni della presente direttiva.
(21)
Le persone ricercate dovrebbero avere il diritto al patrocinio a spese dello Stato nello Stato membro di esecuzione. Inoltre, la persona ricercata oggetto di un procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo ai fini dell'esercizio di un'azione penale e che esercita il diritto di nominare un difensore sul territorio dello Stato membro di emissione in virtù della direttiva 2013/48/UE, dovrebbe avere il diritto al patrocinio a spese dello Stato in tale Stato membro nell'ambito di tale procedimento nello Stato membro di esecuzione, nella misura in cui il patrocinio a spese dello Stato sia necessario ad assicurare un accesso effettivo alla giustizia, come stabilito dall'articolo 47 della Carta. Ciò si applica quando il difensore nello Stato membro di esecuzione non è in grado di svolgere i propri compiti relativi all'esecuzione del mandato d'arresto europeo in modo efficiente ed efficace senza l'assistenza di un difensore nello Stato membro di emissione. Qualsiasi decisione in merito alla concessione del patrocinio a spese dello Stato nello Stato membro di emissione dovrebbe essere adottata da un'autorità che sia competente per tali decisioni nel suddetto Stato membro, sulla base dei criteri stabiliti da tale Stato membro interessato in sede di attuazione della presente direttiva.
(22)
Al fine di assicurare che le persone ricercate possano effettivamente avvalersi di un difensore, gli Stati membri dovrebbero garantire loro il diritto al patrocinio a spese dello Stato fino alla consegna, o fino al momento in cui la decisione sulla consegna diventa definitiva.
(23)
Nell'attuare la presente direttiva, gli Stati membri dovrebbero garantire il rispetto del diritto fondamentale al patrocinio a spese dello Stato quale previsto dalla Carta e dalla CEDU. Nel farlo, gli Stati membri dovrebbero rispettare i principi e gli orientamenti delle Nazioni Unite sull'accesso al patrocinio a spese dello Stato nei sistemi giudiziari penali.
(24)
Fatte salve le disposizioni del diritto nazionale relative alla presenza obbligatoria di un difensore, un'autorità competente dovrebbe decidere senza indebito ritardo sulla concessione o meno del patrocinio a spese dello Stato. L'autorità competente dovrebbe essere un'autorità indipendente competente per le decisioni in materia di concessione del patrocinio a spese dello Stato oppure un organo giurisdizionale, anche monocratico. In situazioni di urgenza, dovrebbe tuttavia essere anche possibile coinvolgere temporaneamente la polizia e il pubblico ministero, nella misura in cui ciò sia necessario per la concessione tempestiva del patrocinio a spese dello Stato.
(25)
Qualora sia stato concesso il patrocinio a spese dello Stato a un indagato, un imputato o una persona ricercata, un modo per assicurare l'efficacia e la qualità di tale patrocinio consiste nell'agevolare la continuità nella rappresentanza in giudizio. A tale riguardo, gli Stati membri dovrebbero agevolare la continuità della rappresentanza in giudizio per l'intera durata dei procedimenti penali, nonché — se del caso — i procedimenti di esecuzione del mandato di arresto europeo.
(26)
Il personale impegnato nel processo decisionale relativo al patrocinio a spese dello Stato nell'ambito di procedimenti penali e nell'ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo dovrebbe ricevere una formazione adeguata. Gli Stati membri dovrebbero richiedere, fatte salve l'indipendenza della magistratura e le differenze nell'organizzazione del potere giudiziario negli Stati membri, che coloro i quali sono responsabili della formazione dei giudici forniscano effettivamente tale formazione adeguata ai tribunali e ai giudici che decidono sulla concessione del patrocinio a spese dello Stato.
(27)
Il principio dell'efficacia del diritto dell'Unione impone agli Stati membri di istituire mezzi di ricorso adeguati ed efficaci in caso di violazione dei diritti conferiti ai singoli dal diritto dell'Unione. Tali mezzi di ricorso efficaci dovrebbero essere disponibili qualora il diritto al patrocinio a spese dello Stato sia compromesso, o la prestazione del patrocino a spese dello Stato sia ritardata o interamente o parzialmente rifiutata.
(28)
Al fine di controllare e valutare l'efficacia della presente direttiva, è necessario che siano raccolti dati pertinenti, a partire dai dati disponibili, sull'attuazione dei diritti stabiliti nella presente direttiva. Tali dati comprendono, ove possibile, il numero di domande di ammissione al patrocinio a spese dello Stato nell'ambito di procedimenti penali, come pure nell'ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo in cui lo Stato membro è Stato membro di emissione o di esecuzione, il numero di casi in cui l'ammissione al patrocinio è stata concessa e il numero di casi in cui una domanda di ammissione al patrocinio è stata respinta. Gli Stati membri dovrebbero raccogliere inoltre dati sui costi dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato degli indagati, degli imputati e delle persone ricercate, nella misura del possibile.
(29)
È opportuno che la presente direttiva si applichi agli indagati, agli imputati e alle persone ricercate indipendentemente dal loro status giuridico e dalla loro cittadinanza o nazionalità. Gli Stati membri dovrebbero rispettare e garantire i diritti stabiliti nella presente direttiva, senza alcuna discriminazione e indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, dal sesso, dall'orientamento sessuale, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni politiche o di altro genere, dalla nazionalità, dall'origine etnica o sociale, dalla ricchezza, dalla disabilità o dalla nascita. La presente direttiva difende i diritti fondamentali e i principi riconosciuti dalla Carta e dalla CEDU, compresi la proibizione della tortura o di trattamenti inumani o degradanti, il diritto alla libertà e alla sicurezza, il rispetto della vita privata e familiare, il diritto all'integrità della persona, i diritti del minore, l'inserimento delle persone con disabilità, il diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale, la presunzione di innocenza e i diritti della difesa. La presente direttiva dovrebbe essere applicata in conformità di tali diritti e principi.
(30)
La presente direttiva stabilisce norme minime. Gli Stati membri dovrebbero poter ampliare i diritti da essa previsti al fine di assicurare un livello di tutela più elevato. Tale livello di tutela più elevato non dovrebbe costituire un ostacolo al reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie che dette regole minime mirano a facilitare. Il livello di tutela fornita dagli Stati membri non dovrebbe mai essere inferiore alle norme della Carta o della CEDU come interpretate dalla Corte di giustizia e della Corte europea dei diritti dell'uomo.
(31)
Poiché l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire la definizione di norme minime comuni riguardanti il diritto al patrocinio a spese dello Stato per indagati, imputati e persone ricercate, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma possono, a motivo della sua portata e dei suoi effetti, essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea (TUE). La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(32)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 21 sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, allegato al TUE e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), e fatto salvo l'articolo 4 di tale protocollo, detti Stati membri non partecipano all'adozione della presente direttiva, non sono da essa vincolati, né sono soggetti alla sua applicazione.
(33)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al TUE e TFUE, la Danimarca non partecipa all'adozione della presente direttiva, non è da essa vincolata, né è soggetta alla sua applicazione,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Oggetto
1. La presente direttiva stabilisce norme minime comuni concernenti il diritto al patrocinio a spese dello Stato per:
a)
gli indagati e gli imputati in procedimenti penali, e
b)
le persone ricercate oggetto di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo ai sensi della decisione quadro 2002/584/GAI («persone ricercate»).
2. La presente direttiva integra le direttive 2013/48/UE e (UE) 2016/800. Nessuna disposizione della presente direttiva può essere interpretata in modo da limitare i diritti conferiti da tali direttive.
Articolo 2
Ambito d'applicazione
1. La presente direttiva si applica agli indagati e agli imputati in procedimenti penali che hanno il diritto di avvalersi di un difensore in virtù della direttiva 2013/48/UE e che sono:
a)
privati della libertà personale;
b)
tenuti ad essere assistiti da un difensore conformemente al diritto dell'Unione o nazionale; ovvero
c)
tenuti a partecipare, o aventi facoltà di partecipare, a un atto investigativo o di raccolta delle prove, compresi come minimo i seguenti:
i)
ricognizioni di persone;
ii)
confronti;
iii)
ricostruzioni della scena di un crimine.
2. La presente direttiva si applica altresì, in seguito ad arresto nello Stato membro di esecuzione, alle persone ricercate che hanno il diritto di avvalersi di un difensore in virtù della direttiva 2013/48/UE.
3. La presente direttiva si applica altresì, alle stesse condizioni di cui al paragrafo 1, alle persone che non erano inizialmente indagate o imputate, ma che ne assumono la qualità nel corso di un interrogatorio da parte della polizia o di altre autorità di contrasto.
4. Fatto salvo il diritto a un equo processo, in relazione a reati minori:
a)
laddove il diritto di uno Stato membro preveda l'irrogazione di una sanzione da parte di un'autorità diversa da una giurisdizione competente in materia penale e l'irrogazione di tale sanzione possa essere oggetto di impugnazione dinanzi a tale giurisdizione o ad essa deferita; ovvero
b)
laddove la privazione della libertà personale non possa essere imposta come sanzione,
la presente direttiva si applica unicamente ai procedimenti dinanzi a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale.
In ogni caso, la presente direttiva si applica quando è adottata una decisione in merito alla detenzione e, durante la detenzione, in qualsiasi fase del procedimento sino alla conclusione del procedimento.
Articolo 3
Definizione
Ai fini della presente direttiva, si intende per «patrocinio a spese dello Stato» il finanziamento da parte di uno Stato membro dell'assistenza di un difensore che consenta l'esercizio del diritto di avvalersi di un difensore.
Articolo 4
Patrocinio a spese dello Stato nei procedimenti penali
1. Gli Stati membri assicurano che gli indagati o imputati privi di risorse sufficienti a coprire i costi dell'assistenza di un difensore godano del diritto al patrocinio a spese dello Stato quando sia necessario nell'interesse della giustizia.
2. Gli Stati membri possono prevedere una valutazione delle risorse e/o del merito al fine di determinare se debba essere concesso il patrocinio a spese dello Stato a norma del paragrafo 1.
3. Qualora uno Stato membro applichi una valutazione delle risorse, tiene conto di tutti i fattori pertinenti e obiettivi quali il reddito, il patrimonio e la situazione familiare dell'interessato, nonché il costo dell'assistenza di un difensore e il livello di vita in tale Stato membro per determinare se, in funzione dei criteri applicabili in tale Stato membro, gli indagati o imputati sono privi di risorse sufficienti a coprire i costi dell'assistenza di un difensore.
4. Qualora uno Stato membro applichi una valutazione delle risorse, tiene conto della gravità del reato, della complessità del caso e della severità della sanzione in questione, per determinare se la concessione del patrocinio a spese dello Stato sia necessaria nell'interesse della giustizia. In ogni caso, la verifica del merito può considerarsi soddisfatta nelle situazioni seguenti:
a)
quando l'indagato o l'imputato è condotto dinanzi a un giudice o tribunale competente a decidere in merito alla detenzione, in qualsiasi fase del procedimento che rientri nell'ambito di applicazione della presente direttiva; e
b)
durante la detenzione.
5. Le autorità competenti assicurano che il patrocinio a spese dello Stato sia concesso senza indebito ritardo e, al più tardi, prima che sia svolto l'interrogatorio dell'interessato da parte della polizia, di un'altra autorità di contrasto o di un'autorità giudiziaria, oppure prima che siano svolti gli atti investigativi o altri atti di raccolta delle prove di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c).
6. Il patrocinio a spese dello Stato è concesso solamente ai fini del procedimento penale in cui la persona interessata è indagata o imputata per un reato.
Articolo 5
Patrocinio a spese dello Stato nell'ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo
1. Lo Stato membro di esecuzione assicura che la persona ricercata goda del diritto al patrocinio a spese dello Stato dal momento dell'arresto eseguito in conformità del mandato d'arresto europeo fino alla consegna o fino al momento in cui la decisione sulla mancata consegna diventi definitiva.
2. Lo Stato membro di emissione assicura che la persona ricercata oggetto di un procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo ai fini dell'esercizio di un'azione penale e che esercita il diritto di nominare un difensore sul territorio di quello Stato membro affinché assista il difensore nello Stato membro di esecuzione, in virtù dell'articolo 10, paragrafi 4 e 5, della direttiva 2013/48/UE, abbia il diritto al patrocinio a spese dello Stato nello Stato membro di emissione nell'ambito di tale procedimento nello Stato membro di esecuzione, nella misura in cui il patrocinio a spese dello Stato sia necessario ad assicurare un accesso effettivo alla giustizia.
3. Il diritto al patrocinio a spese dello Stato di cui ai paragrafi 1 e 2 può essere subordinato a una valutazione delle risorse a norma dell'articolo 4, paragrafo 3, che si applica mutatis mutandis.
Articolo 6
Decisione sulla concessione del patrocinio a spese dello Stato
1. Le decisioni sulla concessione o meno del patrocinio a spese dello Stato, e sulla nomina dei difensori, sono adottate senza indebito ritardo da un'autorità competente. Gli Stati membri adottano le misure atte ad assicurare che l'autorità competente adotti le proprie decisioni con diligenza, nel rispetto dei diritti della difesa.
2. Gli Stati membri adottano le misure necessarie ad assicurare che gli indagati, gli imputati e le persone ricercate siano informati per iscritto se la loro richiesta di patrocinio a spese dello Stato è respinta integralmente o in parte.
Articolo 7
Qualità dei servizi di patrocinio a spese dello Stato e formazione
1. Gli Stati membri adottano misure necessarie, anche per quanto riguarda il finanziamento, al fine di assicurare che:
a)
esista un sistema di patrocinio a spese dello Stato efficace e di qualità adeguata; e
b)
i servizi di patrocinio a spese dello Stato siano di qualità adeguata a salvaguardare l'equità del procedimento, nel dovuto rispetto dell'indipendenza della professione forense.
2. Gli Stati membri assicurano che il personale impegnato nel processo decisionale relativo al patrocinio a spese dello Stato nell'ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo ricevano una formazione adeguata.
3. Nel dovuto rispetto per l'indipendenza della professione forense e per il ruolo dei responsabili della formazione di difensori, gli Stati membri adottano misure appropriate per promuovere l'offerta di adeguata formazione ai difensori che forniscono servizi di patrocinio a spese dello Stato.
4. Gli Stati membri adottano le misure necessarie ad assicurare che gli indagati, gli imputati e le persone ricercate abbiano il diritto, su loro richiesta, di far sostituire il difensore che fornisce loro servizi di patrocinio a spese dello Stato ove le specifiche circostanze lo giustifichino.
Articolo 8
Mezzi di ricorso
Gli Stati membri garantiscono che gli indagati, gli imputati e le persone ricercate dispongano di mezzi di ricorso effettivi ai sensi del diritto nazionale in caso di violazione dei diritti previsti dalla presente direttiva.
Articolo 9
Persone vulnerabili
Gli Stati membri garantiscono che, nell'attuazione della presente direttiva, si tenga conto delle particolare esigenze di indagati, imputati e persone ricercate vulnerabili.
Articolo 10
Raccolta dei dati e relazioni
1. Entro il 25 maggio 2021 e successivamente ogni tre anni, gli Stati membri trasmettono alla Commissione i dati disponibili relativi al modo in cui sono stati attuati i diritti stabiliti dalla presente direttiva.
2. Entro il 25 maggio 2022 e successivamente ogni tre anni, la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull'attuazione della presente direttiva. Nella sua relazione, la Commissione valuta l'attuazione della presente direttiva per quanto riguarda il diritto al patrocinio a spese dello Stato nell'ambito dei procedimenti penali e dei procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo.
Articolo 11
Clausola di non regressione
Nessuna disposizione della presente direttiva può essere interpretata in modo tale da limitare o derogare ai diritti e alle garanzie procedurali garantiti dalla Carta, dalla CEDU, da altre pertinenti disposizioni di diritto internazionale o dal diritto degli Stati membri che assicurano un livello di protezione più elevato.
Articolo 12
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 25 maggio 2019. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 13
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 14
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva conformemente ai trattati.
Fatto a Strasburgo, il 26 ottobre 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
I. LESAY
(1) GU C 226 del 16.7.2014, pag. 63.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 4 ottobre 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 13 ottobre 2016.
(3) Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà personale di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, pag. 1).
(4) Decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri (GU L 190 del 18.7.2002, pag. 1).
(5) GU C 295 del 4.12.2009, pag. 1.
(6) GU C 115 del 4.5.2010, pag. 1.
(7) Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pag. 1).
(8) Direttiva 2012/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, sul diritto all'informazione nei procedimenti penali (GU L 142 dell'1.6.2012, pag. 1).
(9) Direttiva (UE) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali (GU L 65 dell'11.3.2016, pag. 1).
(10) Direttiva (UE) 2016/800 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 maggio 2016, sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali (GU L 132 del 21.5.2016, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2016/1919 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 26 ottobre 2016
sull'ammissione al patrocinio a spese dello Stato per indagati e imputati nell'ambito di procedimenti penali e per le persone ricercate nell'ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 82, paragrafo 2, lettera b),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
La presente direttiva intende garantire l'effettività del diritto di avvalersi di un difensore, previsto dalla direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (3), rendendo disponibile l'assistenza di un difensore retribuito dagli Stati membri agli indagati e agli imputati in procedimenti penali e alle persone oggetto di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo ai sensi della decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio (4) («persone ricercate»).
(2)
Stabilendo norme minime comuni riguardanti il diritto al patrocinio a spese dello Stato per indagati, imputati e persone ricercate, la presente direttiva mira a rafforzare la fiducia degli Stati membri in ognuno dei sistemi di giustizia penale degli altri Stati membri e quindi a facilitare il riconoscimento reciproco delle decisioni in materia penale.
(3)
L'articolo 47, terzo paragrafo, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea («Carta»), l'articolo 6, paragrafo 3, lettera c), della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali («CEDU») e l'articolo 14, paragrafo 3, lettera d), del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici («ICCPR») sanciscono il diritto al patrocinio a spese dello Stato nei procedimenti penali alle condizioni stabilite nelle suddette disposizioni. La Carta ha lo stesso valore giuridico dei trattati e gli Stati membri sono firmatari della CEDU e dell'ICCPR. Tuttavia, l'esperienza ha dimostrato che ciò non sempre assicura, di per sé, che vi sia un grado sufficiente di fiducia nei sistemi di giustizia penale degli altri Stati membri.
(4)
Il 30 novembre 2009 il Consiglio ha adottato una risoluzione relativa a una tabella di marcia per il rafforzamento dei diritti procedurali di indagati o imputati in procedimenti penali (5) («tabella di marcia»). Seguendo un approccio graduale, la tabella di marcia invoca l'adozione di misure riguardanti il diritto alla traduzione e all'interpretazione (misura A), il diritto alle informazioni relative ai diritti e all'accusa (misura B), il diritto alla consulenza legale e all'assistenza legale (misura C), il diritto alla comunicazione con familiari, datori di lavoro e autorità consolari (misura D) e garanzie speciali per indagati e imputati vulnerabili (misura E).
(5)
L'11 dicembre 2009 il Consiglio europeo ha accolto con favore la tabella di marcia e l'ha integrata nel programma di Stoccolma — Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini (6) (punto 2.4). Il Consiglio europeo ha sottolineato il carattere non esaustivo della tabella di marcia, invitando la Commissione a esaminare ulteriori elementi dei diritti procedurali minimi di indagati e imputati nonché a valutare se sia necessario affrontare altre questioni, ad esempio la presunzione di innocenza, per promuovere una migliore cooperazione in tale settore.
(6)
Finora sono state adottate cinque misure in materia di diritti procedurali nei procedimenti penali a norma della tabella di marcia: le direttive 2010/64/UE (7), 2012/13/UE (8), 2013/48/UE, (UE) 2016/343 (9) e (UE) 2016/800 (10) del Parlamento europeo e del Consiglio.
(7)
La presente direttiva riguarda la seconda parte della misura C della tabella di marcia, relativa all'assistenza legale gratuita.
(8)
Il patrocinio a spese dello Stato dovrebbe coprire i costi della difesa per l'indagato, l'imputato e la persona ricercata. Nel concedere il patrocinio a spese dello Stato, le autorità competenti degli Stati membri dovrebbero poter richiedere all'indagato, all'imputato o alla persona ricercata di sostenere parte di tali costi, in base alle risorse finanziarie di cui dispongono.
(9)
Fatto salvo l'articolo 6 della direttiva (UE) 2016/800, la presente direttiva non dovrebbe applicarsi laddove gli indagati, gli imputati o le persone ricercate abbiano rinunciato al diritto di avvalersi di un difensore in conformità, rispettivamente, dell'articolo 9 o dell'articolo 10, paragrafo 3, della direttiva 2013/48/UE, e non abbiano revocato tale rinuncia, o laddove gli Stati membri abbiano applicato le deroghe temporanee ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 5 o 6, della direttiva 2013/48/UE, per la durata di tale deroga.
(10)
Una persona inizialmente non indagata o imputata, quale un testimone, che assuma la qualità di indagato o imputato, dovrebbe avere il diritto di non autoincriminarsi e la facoltà di non rispondere, conformemente al diritto dell'Unione e alla CEDU, secondo l'interpretazione della Corte di giustizia dell'Unione europea («Corte di giustizia») e della Corte europea dei diritti dell'uomo. La presente direttiva fa pertanto espresso riferimento al caso pratico in cui tale persona assuma la qualità di indagato o imputato durante un interrogatorio condotto dalla polizia o da un'altra autorità di contrasto nell'ambito di un procedimento penale. Laddove nel corso di un interrogatorio di tale tipo una persona diversa da un indagato o imputato assuma la qualità di indagato o imputato, è opportuno sospendere immediatamente l'interrogatorio. Tuttavia, dovrebbe essere possibile proseguire l'interrogatorio qualora l'interessato sia stato informato di essere indagato o imputato e sia in grado di esercitare pienamente i diritti previsti dalla presente direttiva.
(11)
In taluni Stati membri un'autorità diversa da un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale è competente per irrogare sanzioni diverse dalla privazione della libertà personale in relazione a reati relativamente minori. Questo può essere il caso, ad esempio, delle infrazioni in materia di circolazione commesse su larga scala e che potrebbero essere accertate in seguito a un controllo della circolazione. In tali situazioni non sarebbe ragionevole esigere che le autorità competenti garantiscano tutti i diritti sanciti dalla presente direttiva. Laddove il diritto di uno Stato membro preveda l'imposizione di una pena per reati minori da parte di tale autorità e laddove vi sia il diritto a presentare ricorso o la possibilità che il caso sia altrimenti deferito a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale, la presente direttiva dovrebbe pertanto applicarsi solo ai procedimenti dinanzi a tale giudice o tribunale in seguito a ricorso o deferimento.
(12)
In taluni Stati membri determinati reati minori, in particolare le infrazioni minori in materia di circolazione, le violazioni minori dei regolamenti comunali generali e le violazioni minori dell'ordine pubblico, sono considerati reati. In tali situazioni non sarebbe ragionevole esigere che le autorità competenti garantiscano tutti i diritti sanciti dalla presente direttiva. Laddove il diritto di uno Stato membro preveda che la privazione della libertà personale non possa essere imposta per sanzionare i reati minori, la presente direttiva dovrebbe pertanto applicarsi solo ai procedimenti dinanzi a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale.
(13)
L'applicazione della presente direttiva ai reati minori è subordinata alle condizioni stabilite dalla presente direttiva. Gli Stati membri dovrebbero poter prevedere una valutazione delle risorse e/o del merito al fine di determinare se debba essere concessa l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato. A condizione che ciò sia compatibile con il diritto a un equo processo, la verifica del merito può considerarsi non soddisfatta nel caso di taluni reati minori.
(14)
L'ambito di applicazione della presente direttiva con riferimento a taluni reati minori dovrebbe far salvi gli obblighi degli Stati membri di garantire, ai sensi della CEDU, il diritto a un equo processo, che comprenda il diritto ad avere l'assistenza di un difensore.
(15)
A condizione che ciò sia compatibile con il diritto a un equo processo, le seguenti situazioni non costituiscono privazione della libertà personale ai sensi della presente direttiva: identificare l'indagato o l'imputato; determinare se debbano essere avviate indagini; verificare il possesso di armi o altre questioni analoghe relative alla sicurezza; effettuare atti investigativi o atti di raccolta delle prove diversi da quelli specificamente menzionati nella presente direttiva, quali ispezioni personali, esami fisici, analisi del sangue, test alcolemici o prove simili, scattare fotografie, acquisire impronte digitali; far comparire l'indagato o imputato davanti a un'autorità competente conformemente al diritto nazionale.
(16)
La presente direttiva stabilisce norme minime. Gli Stati membri dovrebbero poter concedere il patrocinio a spese dello Stato in situazioni che esulano dall'ambito di applicazione della presente direttiva, ad esempio durante lo svolgimento di atti investigativi o altri atti di raccolta delle prove diversi da quelli specificamente menzionati nella presente direttiva.
(17)
Conformemente all'articolo 6, paragrafo 3, lettera c), della CEDU, gli indagati o imputati che non hanno risorse sufficienti per coprire i costi dell'assistenza di un difensore hanno il diritto al patrocinio a spese dello Stato quando ciò sia nell'interesse della giustizia. Questa norma minima prevede per gli Stati membri la facoltà di effettuare una valutazione delle risorse e/o del merito. L'effettuazione di tali valutazioni non dovrebbe limitare i diritti e le garanzie procedurali garantiti dalla Carta e dalla CEDU secondo l'interpretazione della Corte di giustizia e della Corte europea dei diritti dell'uomo, né dovrebbe comportare una deroga a tali diritti e garanzie procedurali.
(18)
Gli Stati membri dovrebbero stabilire modalità pratiche riguardanti la concessione del patrocinio a spese dello Stato. Tali modalità potrebbero prevedere che l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato sia concessa a seguito di una richiesta da parte di un indagato, un imputato o una persona ricercata. Tenendo conto delle esigenze specifiche delle persone vulnerabili, una tale richiesta non dovrebbe tuttavia costituire una condizione essenziale per la concessione del patrocinio a spese dello Stato.
(19)
Le autorità competenti dovrebbero concedere l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato senza indebito ritardo e, al più tardi, prima che siano svolti l'interrogatorio dell'interessato da parte della polizia, di un'altra autorità di contrasto o di un'autorità giudiziaria, o prima che siano svolti gli specifici atti investigativi o altri atti di raccolta delle prove di cui alla presente direttiva. Se le autorità competenti non sono in grado di procedere in tal modo, dovrebbero almeno concedere il patrocinio a spese dello Stato come misura provvisoria o di emergenza prima che si svolga l'interrogatorio o prima che siano svolti gli atti investigativi o di raccolta delle prove di cui sopra.
(20)
Data la specificità dei procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo, l'interpretazione delle disposizioni della presente direttiva che riguardano unicamente le persone ricercate dovrebbero tenere conto di tale specificità e non pregiudicare in alcun modo l'interpretazione delle altre disposizioni della presente direttiva.
(21)
Le persone ricercate dovrebbero avere il diritto al patrocinio a spese dello Stato nello Stato membro di esecuzione. Inoltre, la persona ricercata oggetto di un procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo ai fini dell'esercizio di un'azione penale e che esercita il diritto di nominare un difensore sul territorio dello Stato membro di emissione in virtù della direttiva 2013/48/UE, dovrebbe avere il diritto al patrocinio a spese dello Stato in tale Stato membro nell'ambito di tale procedimento nello Stato membro di esecuzione, nella misura in cui il patrocinio a spese dello Stato sia necessario ad assicurare un accesso effettivo alla giustizia, come stabilito dall'articolo 47 della Carta. Ciò si applica quando il difensore nello Stato membro di esecuzione non è in grado di svolgere i propri compiti relativi all'esecuzione del mandato d'arresto europeo in modo efficiente ed efficace senza l'assistenza di un difensore nello Stato membro di emissione. Qualsiasi decisione in merito alla concessione del patrocinio a spese dello Stato nello Stato membro di emissione dovrebbe essere adottata da un'autorità che sia competente per tali decisioni nel suddetto Stato membro, sulla base dei criteri stabiliti da tale Stato membro interessato in sede di attuazione della presente direttiva.
(22)
Al fine di assicurare che le persone ricercate possano effettivamente avvalersi di un difensore, gli Stati membri dovrebbero garantire loro il diritto al patrocinio a spese dello Stato fino alla consegna, o fino al momento in cui la decisione sulla consegna diventa definitiva.
(23)
Nell'attuare la presente direttiva, gli Stati membri dovrebbero garantire il rispetto del diritto fondamentale al patrocinio a spese dello Stato quale previsto dalla Carta e dalla CEDU. Nel farlo, gli Stati membri dovrebbero rispettare i principi e gli orientamenti delle Nazioni Unite sull'accesso al patrocinio a spese dello Stato nei sistemi giudiziari penali.
(24)
Fatte salve le disposizioni del diritto nazionale relative alla presenza obbligatoria di un difensore, un'autorità competente dovrebbe decidere senza indebito ritardo sulla concessione o meno del patrocinio a spese dello Stato. L'autorità competente dovrebbe essere un'autorità indipendente competente per le decisioni in materia di concessione del patrocinio a spese dello Stato oppure un organo giurisdizionale, anche monocratico. In situazioni di urgenza, dovrebbe tuttavia essere anche possibile coinvolgere temporaneamente la polizia e il pubblico ministero, nella misura in cui ciò sia necessario per la concessione tempestiva del patrocinio a spese dello Stato.
(25)
Qualora sia stato concesso il patrocinio a spese dello Stato a un indagato, un imputato o una persona ricercata, un modo per assicurare l'efficacia e la qualità di tale patrocinio consiste nell'agevolare la continuità nella rappresentanza in giudizio. A tale riguardo, gli Stati membri dovrebbero agevolare la continuità della rappresentanza in giudizio per l'intera durata dei procedimenti penali, nonché — se del caso — i procedimenti di esecuzione del mandato di arresto europeo.
(26)
Il personale impegnato nel processo decisionale relativo al patrocinio a spese dello Stato nell'ambito di procedimenti penali e nell'ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo dovrebbe ricevere una formazione adeguata. Gli Stati membri dovrebbero richiedere, fatte salve l'indipendenza della magistratura e le differenze nell'organizzazione del potere giudiziario negli Stati membri, che coloro i quali sono responsabili della formazione dei giudici forniscano effettivamente tale formazione adeguata ai tribunali e ai giudici che decidono sulla concessione del patrocinio a spese dello Stato.
(27)
Il principio dell'efficacia del diritto dell'Unione impone agli Stati membri di istituire mezzi di ricorso adeguati ed efficaci in caso di violazione dei diritti conferiti ai singoli dal diritto dell'Unione. Tali mezzi di ricorso efficaci dovrebbero essere disponibili qualora il diritto al patrocinio a spese dello Stato sia compromesso, o la prestazione del patrocino a spese dello Stato sia ritardata o interamente o parzialmente rifiutata.
(28)
Al fine di controllare e valutare l'efficacia della presente direttiva, è necessario che siano raccolti dati pertinenti, a partire dai dati disponibili, sull'attuazione dei diritti stabiliti nella presente direttiva. Tali dati comprendono, ove possibile, il numero di domande di ammissione al patrocinio a spese dello Stato nell'ambito di procedimenti penali, come pure nell'ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo in cui lo Stato membro è Stato membro di emissione o di esecuzione, il numero di casi in cui l'ammissione al patrocinio è stata concessa e il numero di casi in cui una domanda di ammissione al patrocinio è stata respinta. Gli Stati membri dovrebbero raccogliere inoltre dati sui costi dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato degli indagati, degli imputati e delle persone ricercate, nella misura del possibile.
(29)
È opportuno che la presente direttiva si applichi agli indagati, agli imputati e alle persone ricercate indipendentemente dal loro status giuridico e dalla loro cittadinanza o nazionalità. Gli Stati membri dovrebbero rispettare e garantire i diritti stabiliti nella presente direttiva, senza alcuna discriminazione e indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, dal sesso, dall'orientamento sessuale, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni politiche o di altro genere, dalla nazionalità, dall'origine etnica o sociale, dalla ricchezza, dalla disabilità o dalla nascita. La presente direttiva difende i diritti fondamentali e i principi riconosciuti dalla Carta e dalla CEDU, compresi la proibizione della tortura o di trattamenti inumani o degradanti, il diritto alla libertà e alla sicurezza, il rispetto della vita privata e familiare, il diritto all'integrità della persona, i diritti del minore, l'inserimento delle persone con disabilità, il diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale, la presunzione di innocenza e i diritti della difesa. La presente direttiva dovrebbe essere applicata in conformità di tali diritti e principi.
(30)
La presente direttiva stabilisce norme minime. Gli Stati membri dovrebbero poter ampliare i diritti da essa previsti al fine di assicurare un livello di tutela più elevato. Tale livello di tutela più elevato non dovrebbe costituire un ostacolo al reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie che dette regole minime mirano a facilitare. Il livello di tutela fornita dagli Stati membri non dovrebbe mai essere inferiore alle norme della Carta o della CEDU come interpretate dalla Corte di giustizia e della Corte europea dei diritti dell'uomo.
(31)
Poiché l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire la definizione di norme minime comuni riguardanti il diritto al patrocinio a spese dello Stato per indagati, imputati e persone ricercate, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma possono, a motivo della sua portata e dei suoi effetti, essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea (TUE). La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(32)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 21 sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, allegato al TUE e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), e fatto salvo l'articolo 4 di tale protocollo, detti Stati membri non partecipano all'adozione della presente direttiva, non sono da essa vincolati, né sono soggetti alla sua applicazione.
(33)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al TUE e TFUE, la Danimarca non partecipa all'adozione della presente direttiva, non è da essa vincolata, né è soggetta alla sua applicazione,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Oggetto
1. La presente direttiva stabilisce norme minime comuni concernenti il diritto al patrocinio a spese dello Stato per:
a)
gli indagati e gli imputati in procedimenti penali, e
b)
le persone ricercate oggetto di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo ai sensi della decisione quadro 2002/584/GAI («persone ricercate»).
2. La presente direttiva integra le direttive 2013/48/UE e (UE) 2016/800. Nessuna disposizione della presente direttiva può essere interpretata in modo da limitare i diritti conferiti da tali direttive.
Articolo 2
Ambito d'applicazione
1. La presente direttiva si applica agli indagati e agli imputati in procedimenti penali che hanno il diritto di avvalersi di un difensore in virtù della direttiva 2013/48/UE e che sono:
a)
privati della libertà personale;
b)
tenuti ad essere assistiti da un difensore conformemente al diritto dell'Unione o nazionale; ovvero
c)
tenuti a partecipare, o aventi facoltà di partecipare, a un atto investigativo o di raccolta delle prove, compresi come minimo i seguenti:
i)
ricognizioni di persone;
ii)
confronti;
iii)
ricostruzioni della scena di un crimine.
2. La presente direttiva si applica altresì, in seguito ad arresto nello Stato membro di esecuzione, alle persone ricercate che hanno il diritto di avvalersi di un difensore in virtù della direttiva 2013/48/UE.
3. La presente direttiva si applica altresì, alle stesse condizioni di cui al paragrafo 1, alle persone che non erano inizialmente indagate o imputate, ma che ne assumono la qualità nel corso di un interrogatorio da parte della polizia o di altre autorità di contrasto.
4. Fatto salvo il diritto a un equo processo, in relazione a reati minori:
a)
laddove il diritto di uno Stato membro preveda l'irrogazione di una sanzione da parte di un'autorità diversa da una giurisdizione competente in materia penale e l'irrogazione di tale sanzione possa essere oggetto di impugnazione dinanzi a tale giurisdizione o ad essa deferita; ovvero
b)
laddove la privazione della libertà personale non possa essere imposta come sanzione,
la presente direttiva si applica unicamente ai procedimenti dinanzi a un giudice o tribunale avente giurisdizione in materia penale.
In ogni caso, la presente direttiva si applica quando è adottata una decisione in merito alla detenzione e, durante la detenzione, in qualsiasi fase del procedimento sino alla conclusione del procedimento.
Articolo 3
Definizione
Ai fini della presente direttiva, si intende per «patrocinio a spese dello Stato» il finanziamento da parte di uno Stato membro dell'assistenza di un difensore che consenta l'esercizio del diritto di avvalersi di un difensore.
Articolo 4
Patrocinio a spese dello Stato nei procedimenti penali
1. Gli Stati membri assicurano che gli indagati o imputati privi di risorse sufficienti a coprire i costi dell'assistenza di un difensore godano del diritto al patrocinio a spese dello Stato quando sia necessario nell'interesse della giustizia.
2. Gli Stati membri possono prevedere una valutazione delle risorse e/o del merito al fine di determinare se debba essere concesso il patrocinio a spese dello Stato a norma del paragrafo 1.
3. Qualora uno Stato membro applichi una valutazione delle risorse, tiene conto di tutti i fattori pertinenti e obiettivi quali il reddito, il patrimonio e la situazione familiare dell'interessato, nonché il costo dell'assistenza di un difensore e il livello di vita in tale Stato membro per determinare se, in funzione dei criteri applicabili in tale Stato membro, gli indagati o imputati sono privi di risorse sufficienti a coprire i costi dell'assistenza di un difensore.
4. Qualora uno Stato membro applichi una valutazione delle risorse, tiene conto della gravità del reato, della complessità del caso e della severità della sanzione in questione, per determinare se la concessione del patrocinio a spese dello Stato sia necessaria nell'interesse della giustizia. In ogni caso, la verifica del merito può considerarsi soddisfatta nelle situazioni seguenti:
a)
quando l'indagato o l'imputato è condotto dinanzi a un giudice o tribunale competente a decidere in merito alla detenzione, in qualsiasi fase del procedimento che rientri nell'ambito di applicazione della presente direttiva; e
b)
durante la detenzione.
5. Le autorità competenti assicurano che il patrocinio a spese dello Stato sia concesso senza indebito ritardo e, al più tardi, prima che sia svolto l'interrogatorio dell'interessato da parte della polizia, di un'altra autorità di contrasto o di un'autorità giudiziaria, oppure prima che siano svolti gli atti investigativi o altri atti di raccolta delle prove di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c).
6. Il patrocinio a spese dello Stato è concesso solamente ai fini del procedimento penale in cui la persona interessata è indagata o imputata per un reato.
Articolo 5
Patrocinio a spese dello Stato nell'ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo
1. Lo Stato membro di esecuzione assicura che la persona ricercata goda del diritto al patrocinio a spese dello Stato dal momento dell'arresto eseguito in conformità del mandato d'arresto europeo fino alla consegna o fino al momento in cui la decisione sulla mancata consegna diventi definitiva.
2. Lo Stato membro di emissione assicura che la persona ricercata oggetto di un procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo ai fini dell'esercizio di un'azione penale e che esercita il diritto di nominare un difensore sul territorio di quello Stato membro affinché assista il difensore nello Stato membro di esecuzione, in virtù dell'articolo 10, paragrafi 4 e 5, della direttiva 2013/48/UE, abbia il diritto al patrocinio a spese dello Stato nello Stato membro di emissione nell'ambito di tale procedimento nello Stato membro di esecuzione, nella misura in cui il patrocinio a spese dello Stato sia necessario ad assicurare un accesso effettivo alla giustizia.
3. Il diritto al patrocinio a spese dello Stato di cui ai paragrafi 1 e 2 può essere subordinato a una valutazione delle risorse a norma dell'articolo 4, paragrafo 3, che si applica mutatis mutandis.
Articolo 6
Decisione sulla concessione del patrocinio a spese dello Stato
1. Le decisioni sulla concessione o meno del patrocinio a spese dello Stato, e sulla nomina dei difensori, sono adottate senza indebito ritardo da un'autorità competente. Gli Stati membri adottano le misure atte ad assicurare che l'autorità competente adotti le proprie decisioni con diligenza, nel rispetto dei diritti della difesa.
2. Gli Stati membri adottano le misure necessarie ad assicurare che gli indagati, gli imputati e le persone ricercate siano informati per iscritto se la loro richiesta di patrocinio a spese dello Stato è respinta integralmente o in parte.
Articolo 7
Qualità dei servizi di patrocinio a spese dello Stato e formazione
1. Gli Stati membri adottano misure necessarie, anche per quanto riguarda il finanziamento, al fine di assicurare che:
a)
esista un sistema di patrocinio a spese dello Stato efficace e di qualità adeguata; e
b)
i servizi di patrocinio a spese dello Stato siano di qualità adeguata a salvaguardare l'equità del procedimento, nel dovuto rispetto dell'indipendenza della professione forense.
2. Gli Stati membri assicurano che il personale impegnato nel processo decisionale relativo al patrocinio a spese dello Stato nell'ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo ricevano una formazione adeguata.
3. Nel dovuto rispetto per l'indipendenza della professione forense e per il ruolo dei responsabili della formazione di difensori, gli Stati membri adottano misure appropriate per promuovere l'offerta di adeguata formazione ai difensori che forniscono servizi di patrocinio a spese dello Stato.
4. Gli Stati membri adottano le misure necessarie ad assicurare che gli indagati, gli imputati e le persone ricercate abbiano il diritto, su loro richiesta, di far sostituire il difensore che fornisce loro servizi di patrocinio a spese dello Stato ove le specifiche circostanze lo giustifichino.
Articolo 8
Mezzi di ricorso
Gli Stati membri garantiscono che gli indagati, gli imputati e le persone ricercate dispongano di mezzi di ricorso effettivi ai sensi del diritto nazionale in caso di violazione dei diritti previsti dalla presente direttiva.
Articolo 9
Persone vulnerabili
Gli Stati membri garantiscono che, nell'attuazione della presente direttiva, si tenga conto delle particolare esigenze di indagati, imputati e persone ricercate vulnerabili.
Articolo 10
Raccolta dei dati e relazioni
1. Entro il 25 maggio 2021 e successivamente ogni tre anni, gli Stati membri trasmettono alla Commissione i dati disponibili relativi al modo in cui sono stati attuati i diritti stabiliti dalla presente direttiva.
2. Entro il 25 maggio 2022 e successivamente ogni tre anni, la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull'attuazione della presente direttiva. Nella sua relazione, la Commissione valuta l'attuazione della presente direttiva per quanto riguarda il diritto al patrocinio a spese dello Stato nell'ambito dei procedimenti penali e dei procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo.
Articolo 11
Clausola di non regressione
Nessuna disposizione della presente direttiva può essere interpretata in modo tale da limitare o derogare ai diritti e alle garanzie procedurali garantiti dalla Carta, dalla CEDU, da altre pertinenti disposizioni di diritto internazionale o dal diritto degli Stati membri che assicurano un livello di protezione più elevato.
Articolo 12
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 25 maggio 2019. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 13
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 14
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva conformemente ai trattati.
Fatto a Strasburgo, il 26 ottobre 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
I. LESAY
(1) GU C 226 del 16.7.2014, pag. 63.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 4 ottobre 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 13 ottobre 2016.
(3) Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà personale di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, pag. 1).
(4) Decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri (GU L 190 del 18.7.2002, pag. 1).
(5) GU C 295 del 4.12.2009, pag. 1.
(6) GU C 115 del 4.5.2010, pag. 1.
(7) Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pag. 1).
(8) Direttiva 2012/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, sul diritto all'informazione nei procedimenti penali (GU L 142 dell'1.6.2012, pag. 1).
(9) Direttiva (UE) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali (GU L 65 dell'11.3.2016, pag. 1).
(10) Direttiva (UE) 2016/800 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 maggio 2016, sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali (GU L 132 del 21.5.2016, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Patrocinio gratuito nei procedimenti penali
QUAL È LO SCOPO DI QUESTA DIRETTIVA?
Essa stabilisce una serie di norme minime comuni riguardanti il diritto al patrocinio gratuito* nei procedimenti penali interni all’UE.
Definisce chiaramente i criteri per l’assegnazione del patrocinio gratuito, le norme di qualità e i rimedi in caso di violazione.
Integra le regole dell’UE sul diritto di avvalersi di un difensore e sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati di reato e non incide sui diritti che esse definiscono.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
Le norme si applicano ai soggetti descritti di seguito:indagati e imputati in procedimenti penali che siano:privati della libertà;tenuti a farsi assistere da un avvocato in conformità con il diritto nazionale o dell’UE, ma non possano permetterselo;tenuti o ammessi a presenziare ad atti investigativi o di raccolta di prove comprendenti, quanto meno, ricognizioni di persona (una fila di persone, compresa quella sospettata di avere commesso il crimine, presentate a un testimone per l’identificazione), confronti o ricostruzioni delle scene del crimine; persone che abbiano ricevuto un mandato di cattura europeo (MAE). Le regole si applicano a tutti i cittadini e a tutti i paesi dell’UE eccetto la Danimarca, l’Irlanda e il Regno Unito (1).
Diritto al patrocinio gratuito nei procedimenti penali
I paesi dell’UE:devono garantire che gli indagati e gli imputati sprovvisti delle risorse necessarie per sostenere i costi dell’assistenza di un avvocato abbiano diritto al patrocinio gratuito quando lo esigano gli interessi della giustizia; possono applicare criteri diversi per determinare se sia giusto concedere il patrocinio gratuito:una valutazione dei mezzi (basata sulle risorse della persona coinvolta, compresi reddito e patrimonio) e/ouna valutazione della fondatezza (basata sulla necessità di garantire un accesso efficace alla giustizia nelle circostanze della fattispecie); devono rispettare i criteri stabiliti per svolgere queste valutazioni, in particolare quello relativo al fatto che la fondatezza sia da ritenere esistente laddove la persona venga citata in giudizio per una decisione relativa alla detenzione e durante la detenzione; devono concedere il patrocinio gratuito senza indebiti ritardi e, al più tardi, prima che la persona coinvolta venga interrogata dalla polizia, da un’altra autorità incaricata dell’applicazione della legge o da un’autorità giudiziaria, ovvero prima che abbiano luogo atti investigativi o di raccolta di prove specifici. Diritto al patrocinio gratuito nei procedimenti di MAE
Le persone ricercate* hanno diritto a ricevere il patrocinio gratuito:dal paese dell’UE di esecuzione*, al momento dell’arresto e fino alla consegna al paese dell’UE di emissione*, o finché la decisione di non consegnare la persona sia definitiva; dal paese di emissione, qualora esercitino il diritto di nominare un avvocato nel paese di emissione per assistere l’avvocato nel paese di esecuzione, in conformità alle regole dell’UE sul diritto di accesso a un difensore, nella misura in cui il patrocinio gratuito risulti necessario per garantire un accesso efficace alla giustizia. Questo diritto può essere soggetto a una valutazione dei mezzi basata sugli stessi criteri dei procedimenti penali.
Decisione, ricorso e persone vulnerabili
Indagati, imputati e ricercati devono:essere informati per iscritto se la loro richiesta di patrocinio gratuito viene rifiutata; avere diritto a un ricorso effettivo ai sensi del diritto nazionale nel caso di una violazione dei loro diritti in forza della direttiva; vedere considerate le loro esigenze specifiche nel caso in cui siano persone vulnerabili.
DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
Essa è in vigore dal 24 novembre 2016 e diventerà legge nei paesi dell’UE entro il 5 maggio 2019.
CONTESTO
Questa direttiva è la sesta e ultima di un pacchetto di strumenti legali adottato in linea con la tabella di marcia dell’UE, volta a consolidare i diritti procedurali delle persone indagate o imputate in procedimenti penali e pubblicata nel 2009.
Per ulteriori informazioni, consultare:Diritti degli indagati e degli imputati (Commissione europea) Domande e risposte sul patrocinio gratuito (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Patrocinio gratuito: ai fini della presente direttiva, il finanziamento offerto da un paese dell’UE per fornire un avvocato a coloro che non possiedono le risorse per coprire le spese processuali.
Paese di esecuzione: nel contesto di un mandato di arresto, il paese al quale un altro paese ha richiesto di arrestare e consegnare una persona ricercata ai fini dell’esercizio dell’azione penale o dell’esecuzione di una pena detentiva.
Persone ricercate: nel contesto di un mandato di arresto, le persone ricercate ai fini dell’esercizio dell’azione penale o dell’esecuzione di una pena detentiva e per le quali un altro paese abbia richiesto l’arresto e la consegna.
Paese di emissione: nel contesto di un mandato di arresto, il paese che chiede a un altro paese di arrestare e consegnare una persona ricercata ai fini dell’esercizio dell’azione penale o dell’esecuzione di una pena detentiva.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/1919 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2016, sul patrocinio gratuito a indagati e imputati in procedimenti penali e per i procedimenti di esecuzione di un mandato d’arresto europeo (GU L 297 del 4.11.2016, pag. 1).
I successivi emendamenti alla direttiva (UE) 2016/1919 sono stati incorporati nel documento originale. Questa versione consolidata ha unicamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea — Titolo VI — Giustizia Articolo 47 — Diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 403).
Direttiva (UE) 2016/800 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 maggio 2016 sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali (GU L 132 del 21.5.2016, pag. 1).
Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato d’arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà personale di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, pag. 1).
Risoluzione del Consiglio, del 30 novembre 2009, relativa a una tabella di marcia per il rafforzamento dei diritti procedurali di indagati o imputati in procedimenti penali (GU C 295 del 4.12.2009, pag. 1). |
Uso dei dati dei passeggeri per prevenire i reati di terrorismo e i reati gravi
QUAL È L’OBIETTIVO DELLA DIRETTIVA?
La direttiva si prefigge di disciplinare il trasferimento dei dati del codice di prenotazione (PNR) dei passeggeri sui voli internazionali dalle compagnie aeree agli Stati membri dell’Unione europea (Unione). Regolamenta inoltre il trattamento di tali dati da parte delle autorità competenti degli Stati membri.
PUNTI CHIAVE
Cosa sono i dati PNR?
Essi consistono delle informazioni sulla prenotazione conservate dalle compagnie aeree nei propri sistemi di prenotazione e di controllo delle partenze. Le informazioni raccolte includono:le date di viaggio; l’itinerario di viaggio; le informazioni riportate sul biglietto; i recapiti; i mezzi di pagamento utilizzati; le informazioni sui bagagli.Ambito di applicazioneOgni Stato membro deve istituire un’unità designata d’informazione sui passeggeri (UIP). Una UIP si occupa di:raccogliere, conservare e trattare i dati, nonché trasferire i dati o i risultati del trattamento alle autorità nazionali competenti;scambiare i dati PNR e i risultati del trattamento dei dati con altri Stati membri e con l’Europol.Le compagnie aeree devono fornire alle UIP degli Stati membri i dati PNR per i voli in entrata o in partenza dall’Unione. Consente inoltre, ma non richiede, agli Stati membri di raccogliere i dati PNR relativi a voli intraeuropei selezionati.
Trattamento
I dati raccolti possono essere trattati esclusivamente a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi. I dati possono essere trattati solo nei seguenti casi:per una valutazione pre-arrivo dei passeggeri secondo criteri prestabiliti e rispetto alle banche dati pertinenti delle autorità di contrasto; per essere utilizzati in specifiche indagini/azioni penali; come spunti per lo sviluppo di criteri di valutazione del rischio.Trasferimento e scambio di datiGli Stati membri non dovrebbero essere in grado di accedere alle banche dati delle compagnie aeree. I dati PNR sono inviati dalla compagnia aerea all’UIP dello Stato membro in questione. Quando necessario e pertinente, uno Stato membro deve fornire i dati PNR relativi a una persona identificata alle autorità competenti di un altro Stato membro. I dati PNR possono essere trasferiti in un paese terzo in presenza di determinate condizioni specifiche.ConservazioneI dati forniti dai vettori aerei devono essere conservati in una banca dati UIP per cinque anni dal momento del loro trasferimento allo Stato membro, dal cui territorio parte o nel cui territorio atterra il volo. Dopo sei mesi i dati trasferiti devono essere «resi anonimi» al fine di celare talune informazioni, tra cui:nome;indirizzo e recapiti;tutte le informazioni sulle modalità di pagamento, compreso l’indirizzo di fatturazione. Allo scadere del periodo di sei mesi, la comunicazione dei dati PNR integrali è consentita solo se:è ragionevolmente ritenuta necessaria per rispondere alle richieste di dati PNR da parte delle autorità competenti o di Europol, e solo caso per caso;è stata approvata da un’autorità giudiziaria o da un’altra autorità nazionale competente ai sensi del diritto nazionale per verificare se sono soddisfatte le condizioni per la comunicazione.Trasferimento dei dati PNR a paesi terziLa parte terza, titolo III dell’accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione tra l’Unione europea e il Regno Unito (si veda la sintesi) si occupa della questione relativa al trasferimento, al trattamento e all’utilizzo dei dati PNR per quanto concerne i voli tra l’Unione e il Regno Unito. Definisce inoltre le norme per la cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale tra il Regno Unito e l’Unione in relazione ai dati PNR. L’Unione ha altresì sottoscritto accordi appositamente sul trasferimento dei dati PNR con l’Australia e gli Stati Uniti d’America.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva è in vigore dal 24 maggio 2016 e doveva diventare legge negli Stati membri entro il 25 maggio 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Passenger Name Record (PNR) (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/681 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, sull’uso dei dati del codice di prenotazione (PNR) a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi (GU L 119 del 4.5.2016, pag. 132).
DOCUMENTI CORRELATI
Accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione tra l’Unione europea e la Comunità europea dell’energia atomica, da una parte, e il Regno unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, dall’altra (GU L 149 del 30.4.2021, pag. 10).
Accordo tra gli Stati Uniti d’America e l’Unione europea sull’uso e il trasferimento delle registrazioni dei nominativi dei passeggeri al dipartimento degli Stati Uniti per la sicurezza interna (GU L 215 dell’11.8.2012, pag. 5).
Accordo tra l’Unione europea e l’Australia sul trattamento e sul trasferimento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record — PNR) da parte dei vettori aerei all’Agenzia australiana delle dogane e della protezione di frontiera (GU L 186 del 14.7.2012, pag. 4). | DIRETTIVA (UE) 2016/681 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 27 aprile 2016
sull'uso dei dati del codice di prenotazione (PNR) a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 82, paragrafo 1, lettera d), e l'articolo 87, paragrafo 2, lettera a),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Il 6 novembre 2007 la Commissione ha adottato una proposta di decisione quadro del Consiglio sull'uso dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) nelle attività di contrasto. Tuttavia, con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona il 1o dicembre 2009, la proposta della Commissione, all'epoca non ancora adottata dal Consiglio, è diventata obsoleta.
(2)
Il «Programma di Stoccolma — Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini» (3) invita la Commissione a presentare una proposta sull'uso dei dati PNR al fine di prevenire, accertare, indagare e reprimere i reati di terrorismo e altri reati gravi.
(3)
Nella comunicazione del 21 settembre 2010 sull'approccio globale al trasferimento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) verso paesi terzi la Commissione espone alcuni elementi essenziali di una politica dell'Unione in questo ambito.
(4)
La direttiva 2004/82/CE del Consiglio (4) disciplina la trasmissione, da parte dei vettori aerei, dei dati delle informazioni anticipate sui passeggeri (API) alle competenti autorità nazionali al fine di migliorare i controlli alle frontiere e combattere l'immigrazione irregolare.
(5)
Gli obiettivi della presente direttiva sono, tra l'altro, garantire la sicurezza, proteggere la vita e l'incolumità delle persone, nonché creare un quadro normativo per la tutela dei dati PNR per quanto riguarda il loro trattamento da parte delle autorità competenti.
(6)
L'uso efficace dei dati PNR, ad esempio confrontando i dati PNR rispetto a varie banche dati relative a persone e oggetti ricercati, è necessario per prevenire, accertare, indagare e perseguire i reati di terrorismo e i reati gravi e rafforzare così la sicurezza interna, per raccogliere prove e, se del caso, scoprire complici e smantellare reti criminali.
(7)
La valutazione dei dati PNR consente l'identificazione di persone mai sospettate di reati di terrorismo o di reati gravi prima di tale valutazione, per cui è opportuno che le autorità competenti procedano a ulteriori verifiche. Usando i dati PNR è possibile far fronte alla minaccia di reati di terrorismo e reati gravi da una prospettiva diversa rispetto al trattamento di altre categorie di dati personali. Tuttavia, affinché il trattamento dei dati PNR rimanga nei limiti di ciò che è necessario, è opportuno che la definizione e l'applicazione dei criteri di valutazione siano limitate ai reati di terrorismo e a reati gravi per cui l'uso di tali criteri risulta pertinente. Inoltre, i criteri di valutazione dovrebbero essere definiti in maniera da ridurre al minimo il numero di persone innocenti erroneamente identificate dal sistema.
(8)
I vettori aerei già raccolgono e trattano i dati PNR dei loro passeggeri a fini commerciali. La presente direttiva non dovrebbe imporre ai vettori aerei l'obbligo di raccogliere dati supplementari dai passeggeri o di conservarli, né ai passeggeri di fornire altri dati oltre a quelli già forniti ai vettori aerei.
(9)
Alcuni vettori aerei conservano, come parte dei dati PNR, i dati API che raccolgono, mentre altri non lo fanno. L'uso dei dati PNR e dei dati API ha costituito un valore aggiunto in termini di assistenza apportata agli Stati membri nel verificare l'identità delle persone, rinforzando così il valore di tale risultato ai fini delle attività di contrasto e riducendo al minimo il rischio di effettuare controlli e indagini su persone innocenti. È importante pertanto garantire che i vettori aerei che raccolgono dati API li trasferiscano, indipendentemente dal fatto che conservino i dati API con mezzi tecnici diversi da quelli per gli altri dati PNR.
(10)
Per prevenire, accertare, indagare e perseguire i reati di terrorismo e i reati gravi è essenziale che tutti gli Stati membri introducano disposizioni che stabiliscano a carico dei vettori aerei che effettuano voli extra-UE obblighi di trasferimento dei dati PNR raccolti, compresi i dati API. Gli Stati membri dovrebbero avere altresì la possibilità di estendere tale obbligo anche ai vettori aerei che effettuano voli intra-UE. Tali disposizioni dovrebbero lasciare impregiudicata la direttiva 2004/82/CE.
(11)
Il trattamento dei dati personali dovrebbe essere proporzionato agli obiettivi specifici di sicurezza perseguiti dalla presente direttiva.
(12)
È opportuno che la definizione di reati di terrorismo applicata nella presente direttiva corrisponda alla definizione data nella decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio (5). La definizione di reati gravi dovrebbe comprendere le categorie di reati di cui all'allegato II della presente direttiva.
(13)
È opportuno che i dati PNR siano trasferiti a un'unica unità designata d'informazione sui passeggeri (UIP) dello Stato membro interessato, in modo da garantire la trasparenza e ridurre i costi per i vettori aerei. L'UIP può avere diverse sezioni in uno Stato membro e gli Stati membri possono altresì stabilire congiuntamente un'unica UIP. Lo scambio di informazioni tra gli Stati membri dovrebbe avvenire tramite le pertinenti reti per lo scambio di informazioni per facilitare la condivisione delle informazioni e assicurare l'interoperabilità.
(14)
Gli Stati membri dovrebbero sostenere i costi per l'uso, la conservazione e lo scambio di dati PNR.
(15)
Un elenco dei dati PNR, che deve essere ottenuto da un'UIP, dovrebbe essere compilato con l'obiettivo di riflettere l'esigenza legittima delle autorità pubbliche di prevenire, accertare, indagare e perseguire reati di terrorismo o reati gravi, migliorando così la sicurezza interna nell'Unione e la protezione dei diritti fondamentali, in particolare il diritto al rispetto della vita privata e il diritto alla protezione dei dati personali. A tal fine si dovrebbero applicare norme elevate conformemente alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea («Carta»), alla convenzione sulla protezione delle persone rispetto al trattamento automatizzato di dati di carattere personale («convenzione n. 108») e alla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali («CEDU»). Tale elenco non dovrebbe fondarsi sull'origine razziale o etnica, sulla religione o sulle convinzioni personali, sulle opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, sull'appartenenza sindacale, sullo stato di salute, sulla vita sessuale o sull'orientamento sessuale dell'interessato. I dati PNR dovrebbero contenere solo i dati della prenotazione e degli itinerari di viaggio del passeggero sulla cui base le autorità competenti possano identificare i passeggeri aerei che rappresentano una minaccia per la sicurezza interna.
(16)
Attualmente esistono due metodi di trasferimento dei dati: il metodo «pull», per cui le autorità competenti dello Stato membro che chiede i dati PNR possono accedere al sistema di prenotazione del vettore aereo ed estrarre («pull») una copia dei dati PNR richiesti e il metodo «push», per cui i vettori aerei trasferiscono («push») i dati PNR richiesti all'autorità richiedente, mantenendo il controllo dei dati forniti. È opinione condivisa che il metodo «push» offra un livello più elevato di protezione dei dati e debba essere obbligatorio per tutti i vettori aerei.
(17)
La Commissione sostiene gli orientamenti sui PNR dell'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO). È pertanto opportuno basarsi su tali orientamenti per adottare i formati di dati supportati dai vettori aerei per il trasferimento dei dati PNR agli Stati membri. Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione dei formati di dati supportati e dei pertinenti protocolli applicabili al trasferimento di dati a cura dei vettori aerei è opportuno attribuire alla Commissione competenze di esecuzione. Tali competenze dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
(18)
Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure necessarie per consentire ai vettori aerei di rispettare gli obblighi previsti nella presente direttiva. È opportuno che prevedano sanzioni effettive proporzionate e dissuasive, anche pecuniarie, a carico dei vettori aerei che non si conformino agli obblighi in materia di trasferimento dei dati PNR.
(19)
Ciascuno Stato membro dovrebbe essere responsabile di valutare le minacce potenziali connesse ai reati di terrorismo o ai reati gravi.
(20)
Nel pieno rispetto del diritto alla protezione dei dati personali e del diritto alla non discriminazione, non dovrebbero essere adottate decisioni che comportino conseguenze giuridiche negative per l'interessato o lo danneggino in modo significativo, soltanto sulla base del trattamento automatizzato dei dati PNR. Inoltre, ai sensi degli articoli 8 e 21 della Carta, decisioni di questo tipo non dovrebbero operare alcuna discriminazione fondata sul sesso, la razza, il colore della pelle, l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza a una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale dell'interessato. La Commissione dovrebbe altresì tener conto di tali principi quando procede al riesame dell'applicazione della presente direttiva.
(21)
I risultati del trattamento dei dati PNR non dovrebbero in alcun caso essere utilizzati dagli Stati membri per eludere gli obblighi internazionali a essi derivanti dalla convenzione del 28 luglio 1951 relativa allo status di rifugiati modificata dal suo protocollo del 31 gennaio 1967, né dovrebbero essere utilizzati per negare ai richiedenti asilo sicure ed efficaci vie legali d'ingresso nel territorio dell'Unione per esercitare il loro diritto alla protezione internazionale.
(22)
Tenendo pienamente conto dei principi delineati nella recente giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea in materia, è opportuno che l'applicazione della presente direttiva garantisca il pieno rispetto dei diritti fondamentali, del diritto al rispetto della vita privata e del principio di proporzionalità. È opportuno altresì che risponda effettivamente agli obiettivi di quanto è necessario e proporzionato per garantire gli interessi generali riconosciuti dall'Unione e alla necessità di tutelare i diritti e le libertà altrui nella lotta contro i reati di terrorismo e ai reati gravi. L'applicazione della presente direttiva dovrebbe essere debitamente giustificata e dovrebbero essere previste le garanzie necessarie ad assicurare la liceità di qualsiasi conservazione, analisi, trasferimento e uso dei dati PNR.
(23)
Gli Stati membri dovrebbero scambiare i dati PNR che ricevono tra di loro e con Europol, quando ciò è ritenuto necessario a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo o dei reati gravi. Ove opportuno, le UIP dovrebbero trasmettere senza indugio i risultati del trattamento dei dati PNR alle UIP degli altri Stati membri ai fini di ulteriori indagini. Le disposizioni della presente direttiva non dovrebbero incidere sugli altri strumenti dell'Unione in materia di scambio di informazioni tra forze di polizia e altre autorità di contrasto e giudiziarie, in particolare la decisione 2009/371/GAI del Consiglio (7) e la decisione quadro 2006/960/GAI del Consiglio (8). Tale scambio di dati PNR dovrebbe essere soggetto alle norme in materia di cooperazione di polizia e giudiziaria e non dovrebbe nuocere all'elevato grado di tutela della vita privata e dei dati personali previsti dalla Carta, della convenzione n. 108 e della CEDU.
(24)
La sicurezza dello scambio reciproco di informazioni relative ai dati PNR dovrebbe essere garantita tra gli Stati membri tramite uno dei canali di cooperazione esistenti tra le autorità competenti degli Stati membri e, in particolare, con Europol tramite l'applicazione di rete per lo scambio di informazioni protetta (SIENA) di Europol.
(25)
Il periodo di conservazione dei dati PNR dovrebbe essere lungo quanto necessario e proporzionato agli obiettivi di prevenire, accertare, indagare e promuovere un'azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi. Tenuto conto della loro natura e del loro uso, occorre che i dati PNR siano conservati per un periodo sufficientemente lungo per poter effettuare analisi e utilizzarli nelle indagini. Per evitare un uso sproporzionato, è opportuno che dopo il periodo iniziale i dati PNR siano resi anonimi mediante mascheratura degli elementi dei dati. Per garantire il massimo livello di protezione dei dati, è opportuno che l'accesso alla serie integrale di dati PNR, che consenta l'identificazione diretta dell'interessato, sia concesso soltanto a condizioni molto rigorose e limitate dopo detto periodo iniziale.
(26)
Qualora specifici dati PNR siano stati trasferiti a un'autorità competente e siano usati nell'ambito di specifiche indagini o azioni penali, la loro conservazione presso quell'autorità dovrebbe essere soggetta alle norme di diritto interno, indipendentemente dai periodi di conservazione dei dati stabiliti dalla presente direttiva.
(27)
Il trattamento dei dati PNR effettuato in ciascuno Stato membro dall'UIP e dalle autorità competenti dovrebbe essere soggetto a una norma di protezione dei dati personali ai sensi della legislazione nazionale in linea con la decisione quadro 2008/977/GAI del Consiglio (9) e agli specifici requisiti in materia di protezione dei dati previsti dalla presente direttiva. I riferimenti alla decisione quadro 2008/977/GAI dovrebbero essere intesi come riferimenti alla normativa attualmente in vigore nonché alla normativa destinata a sostituirla.
(28)
In considerazione del diritto alla protezione dei dati personali, è opportuno che i diritti degli interessati in relazione al trattamento dei dati PNR che li riguardano, vale a dire i diritti di accesso, di rettifica, cancellazione e limitazione, così come i diritti a compensazione e di proporre un ricorso giurisdizionale, siano conformi sia alla decisione quadro 2008/977/GAI sia all'elevato grado di tutela offerto dalla Carta e dalla CEDU.
(29)
In ordine al diritto del passeggero di essere informato del trattamento dei propri dati personali, gli Stati membri dovrebbero fare in modo che i passeggeri ricevano informazioni accurate e facilmente accessibili e comprensibili sulla raccolta dei dati PNR, sul loro trasferimento all'UIP e sui loro diritti in qualità di soggetti interessati.
(30)
La presente direttiva non pregiudica la normativa dell'Unione e nazionale riguardo al principio del pubblico accesso ai documenti ufficiali.
(31)
Il trasferimento di dati PNR dagli Stati membri ai paesi terzi dovrebbe essere consentito solo caso per caso e nel pieno rispetto delle disposizioni adottate dagli Stati membri conformemente alla decisione quadro 2008/977/GAI. Per garantire la protezione dei dati personali, tali trasferimenti dovrebbero essere soggetti a requisiti supplementari in materia di finalità del trasferimento. Dovrebbero inoltre essere soggetti ai principi di necessità e proporzionalità e all'elevato grado di tutela offerto dalla Carta e dalla CEDU.
(32)
L'autorità nazionale di controllo istituita in attuazione della decisione quadro 2008/977/GAI dovrebbe essere altresì incaricata di dare consulenza in merito alle disposizioni adottate dagli Stati membri ai sensi della presente direttiva e di sorvegliarne l'applicazione.
(33)
La presente direttiva non pregiudica la possibilità che gli Stati membri istituiscano, ai sensi del diritto nazionale, un sistema di raccolta e trattamento dei dati PNR provenienti da operatori economici diversi dai vettori aerei, come le agenzie di viaggio e gli operatori turistici, che forniscono servizi connessi ai viaggi, fra cui la prenotazione di voli per i quali raccolgono e trattano dati PNR, o da imprese di trasporto diverse da quelle previste nella presente direttiva, purché tale diritto nazionale sia conforme al diritto dell'Unione.
(34)
La presente direttiva lascia impregiudicate le attuali norme dell'Unione sulle modalità di effettuazione dei controlli alle frontiere o le norme dell'Unione che regolamentano l'ingresso e l'uscita dal suo territorio.
(35)
Poiché le disposizioni nazionali relative al trattamento dei dati personali, compresi i dati PNR, divergono sul piano giuridico e tecnico, i vettori aerei devono e dovranno far fronte a una molteplicità di requisiti riguardo al tipo di informazioni da trasmettere e alle condizioni alle quali esse vanno trasmesse alle autorità nazionali competenti. Tali divergenze rischiano di compromettere l'efficace cooperazione tra dette autorità in materia di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo o dei reati gravi. È pertanto necessario stabilire, a livello dell'Unione, un quadro giuridico comune per il trasferimento e il trattamento dei dati PNR.
(36)
La presente direttiva rispetta i diritti fondamentali e i principi della Carta, in particolare il diritto alla protezione dei dati personali, il diritto al rispetto della vita privata e il diritto alla non discriminazione, tutelati dagli articoli 8, 7 e 21 della stessa, e dovrebbe essere attuata di conseguenza. La presente direttiva è compatibile con i principi di protezione dei dati e le sue disposizioni sono in linea con la decisione quadro 2008/977/GAI. Inoltre, per rispettare il principio di proporzionalità, in specifici ambiti la presente direttiva prevede norme di protezione dei dati più severe rispetto alla decisione quadro 2008/977/GAI.
(37)
L'ambito di applicazione della presente direttiva è quanto più possibile limitato, dal momento che prevede la conservazione dei dati PNR nelle UIP per un periodo non superiore a cinque anni, scaduto il quale i dati dovrebbero essere cancellati, dal momento che prevede che i dati dovrebbero essere resi anonimi mediante mascheratura dopo un periodo iniziale di sei mesi e dal momento che vieta la raccolta e l'uso di dati sensibili. Per assicurare una protezione dei dati efficace e di livello elevato, gli Stati membri sono tenuti a provvedere affinché un'autorità nazionale di controllo indipendente e, in particolare, un responsabile della protezione dei dati, siano incaricati di dare consulenza e sorvegliare le modalità di trattamento dei dati PNR. Tutti i trattamenti di dati PNR dovrebbero essere registrati o documentati al fine di verificare la liceità del trattamento e dell'autocontrollo e garantire la totale integrità e il trattamento sicuro dei dati. Gli Stati membri dovrebbero altresì provvedere affinché i passeggeri siano informati in modo chiaro e preciso della raccolta dei dati PNR e dei loro diritti.
(38)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, vale a dire il trasferimento dei dati PNR da parte dei vettori aerei e il loro trattamento a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma possono essere conseguiti meglio a livello dell'Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(39)
A norma dell'articolo 3 del protocollo n. 21 sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea, tali Stati membri hanno notificato che desiderano partecipare all'adozione e all'applicazione della presente direttiva.
(40)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la Danimarca non partecipa all'adozione della presente direttiva, non è da essa vincolata, né è soggetta alla sua applicazione,
(41)
Il Garante europeo della protezione dei dati è stato consultato conformemente all'articolo 28, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (10) e ha espresso un parere il 25 marzo 2011,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
Disposizioni generali
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. La presente direttiva prevede:
a)
il trasferimento a cura dei vettori aerei dei dati del codice di prenotazione dei passeggeri (PNR) dei voli extra-UE;
b)
il trattamento dei dati di cui alla lettera a), comprese le operazioni di raccolta, uso e conservazione a cura degli Stati membri e il loro scambio tra gli Stati membri.
2. I dati PNR raccolti a norma della presente direttiva possono essere trattati unicamente a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi, secondo quanto previsto all'articolo 6, paragrafo 2, lettere a), b) e c).
Articolo 2
Applicazione della presente direttiva ai voli intra-UE
1. Se uno Stato membro decide di applicare la presente direttiva ai voli intra-UE, lo notifica per iscritto alla Commissione. Uno Stato membro può effettuare o revocare tale notifica in qualsiasi momento. La Commissione pubblica tale notifica e ogni sua eventuale revoca nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
2. Qualora sia effettuata una notifica di cui al paragrafo 1, tutte le disposizioni della presente direttiva si applicano ai voli intra-UE come se fossero voli extra-UE e ai dati PNR riguardanti voli intra-UE come se fossero dati PNR riguardanti voli extra-UE.
3. Uno Stato membro può decidere di applicare la presente direttiva solo a voli intra-UE selezionati. Nell'adottare tale decisione, lo Stato membro seleziona i voli che ritiene necessari per perseguire gli obiettivi della presente direttiva. Lo Stato membro può decidere di modificare la selezione dei voli intra-UE in qualsiasi momento.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
1)
«vettore aereo», un'impresa di trasporto aereo titolare di una licenza di esercizio in corso di validità o equivalente che le consente di effettuare trasporti aerei di passeggeri;
2)
«volo extra-UE», un volo di linea o non di linea effettuato da un vettore aereo in provenienza da un paese terzo e che deve atterrare nel territorio di uno Stato membro oppure in partenza dal territorio di uno Stato membro e che deve atterrare in un paese terzo, compresi, in entrambi i casi, i voli con scali nel territorio di Stati membri o di paesi terzi;
3)
«volo intra-UE», un volo di linea o non di linea effettuato da un vettore aereo in provenienza dal territorio di uno Stato membro e che deve atterrare nel territorio di uno o più altri Stati membri, senza alcuno scalo nel territorio di un paese terzo;
4)
«passeggero», chiunque, compresi i passeggeri in trasferimento o in transito ed esclusi i membri dell'equipaggio, sia trasportato o da trasportare in un aeromobile con il consenso del vettore aereo, risultante dalla registrazione di tali passeggeri nell'elenco dei passeggeri;
5)
«codice di prenotazione» o «PNR», le informazioni relative al viaggio di ciascun passeggero comprendenti i dati necessari per il trattamento e il controllo delle prenotazioni a cura dei vettori aerei e di prenotazione interessati per ogni volo prenotato da qualunque persona o per suo conto, siano esse registrate in sistemi di prenotazione, in sistemi di controllo delle partenze utilizzato per la registrazione dei passeggeri sui voli, o in altri sistemi equivalenti con le stesse funzionalità;
6)
«sistema di prenotazione», il sistema interno del vettore aereo in cui sono raccolti i dati PNR ai fini della gestione delle prenotazioni;
7)
«metodo push», il metodo in base al quale i vettori aerei trasferiscono i dati PNR elencati nell'allegato I alla banca dati dell'autorità richiedente;
8)
«reati di terrorismo», i reati ai sensi del diritto nazionale di cui agli articoli da 1 a 4 della decisione quadro 2002/475/GAI;
9)
«reati gravi», i reati elencati nell'allegato II, che siano punibili con una pena detentiva o una misura di sicurezza privativa della libertà personale non inferiore a tre anni conformemente al diritto nazionale di uno Stato membro;
10)
«rendere anonimo mediante mascheratura degli elementi dei dati», rendere invisibili per un utente quegli elementi dei dati che potrebbero servire a identificare direttamente l'interessato.
CAPO II
Competenze degli stati membri
Articolo 4
Unità d'informazione sui passeggeri
1. Ciascuno Stato membro stabilisce o designa un'autorità competente in materia di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi, o una sua sezione, che agisca in qualità di «unità d'informazione sui passeggeri» (UIP).
2. La UIP è incaricata di:
a)
raccogliere i dati PNR presso i vettori aerei, conservare, trattare e trasferire tali dati o i risultati del loro trattamento alle autorità competenti di cui all'articolo 7;
b)
scambiare sia i dati PNR che i risultati del trattamento di tali dati con le UIP degli altri Stati membri e con Europol conformemente agli articoli 9 e 10.
3. I membri del personale delle UIP possono essere funzionari distaccati delle autorità competenti. Gli Stati membri dotano le UIP delle risorse adeguate per svolgere i loro compiti.
4. Due o più Stati membri (Stati membri partecipanti) possono istituire o designare una stessa autorità che agisca in qualità di UIP. Tale UIP è stabilita in uno degli Stati membri partecipanti ed è considerata la UIP di tutti gli Stati membri partecipanti. Gli Stati membri partecipanti ne concordano congiuntamente le modalità di funzionamento e rispettano le prescrizioni di cui alla presente direttiva.
5. Entro un mese dall'istituzione del suo UIP ciascuno Stato membro ne dà notifica alla Commissione e può modificare la sua notifica in qualsiasi momento. La Commissione pubblica la notifica e le eventuali modifiche della stessa nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 5
Responsabile della protezione dei dati all'interno dell'UIP
1. L'UIP nomina un responsabile della protezione dei dati incaricato di sorvegliare il trattamento dei dati PNR e di attuare le pertinenti garanzie.
2. Gli Stati membri forniscono al responsabile della protezione dei dati i mezzi per adempiere alle funzioni e ai compiti che gli incombono a norma del presente articolo in modo efficace e indipendente.
3. Gli Stati membri assicurano che gli interessati abbiano il diritto di contattare il responsabile della protezione dei dati, che funge da punto di contatto unico, in merito a tutte le questioni connesse al trattamento dei dati PNR che li riguardano.
Articolo 6
Trattamento dei dati PNR
1. I dati PNR trasferiti dai vettori aerei sono raccolti dall'UIP dello Stato membro interessato secondo quanto previsto all'articolo 8. Qualora nei dati PNR trasferiti dai vettori aerei siano compresi dati diversi da quelli elencati nell'allegato I, l'UIP li cancella in via definitiva non appena li riceve.
2. L'UIP provvede al trattamento dei dati PNR unicamente per le seguenti finalità:
a)
valutare i passeggeri prima dell'arrivo previsto nello Stato membro o della partenza prevista dallo Stato membro per identificare quelli da sottoporre a ulteriore verifica da parte delle autorità competenti di cui all'articolo 7 e, se del caso, da parte di Europol, a norma dell'articolo 10, in considerazione del fatto che gli stessi potrebbero essere implicati in reati di terrorismo o in reati gravi;
b)
rispondere, caso per caso, a una richiesta debitamente motivata e basata su motivi sufficienti da parte delle autorità competenti di trasmettere e trattare dati PNR in casi specifici a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi, e di comunicare i risultati di tale trattamento alle stesse autorità competenti o, se del caso, a Europol; e
c)
analizzare i dati PNR per aggiornare i criteri esistenti o definire nuovi criteri da usare nelle valutazioni effettuate ai sensi del paragrafo 3, lettera b), al fine di identificare le persone che potrebbero essere implicate in reati di terrorismo o in reati gravi.
3. Nell'effettuare la valutazione di cui al paragrafo 2, lettera a), l'UIP può:
a)
confrontare i dati PNR rispetto a banche dati pertinenti a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi, comprese le banche dati riguardanti persone o oggetti ricercati o segnalati, conformemente alle norme dell'Unione, internazionali e nazionali applicabili a tali banche dati; o
b)
trattare i dati PNR sulla base di criteri prestabiliti.
4. Ogni valutazione dei passeggeri secondo criteri prestabiliti di cui al paragrafo 3, lettera b), prima dell'arrivo previsto nello Stato membro o della partenza prevista dallo Stato membro, è effettuata in modo non discriminatorio. Tali criteri prestabiliti devono essere mirati, proporzionati e specifici. Gli Stati membri assicurano che detti criteri siano stabiliti dall'UIP e periodicamente rivisti in cooperazione con le autorità competenti di cui all'articolo 7. Detti criteri non sono in alcun caso basati sull'origine razziale o etnica, sulle opinioni politiche, sulla religione o sulle convinzioni filosofiche, sull'appartenenza sindacale, sullo stato di salute, sulla vita sessuale o sull'orientamento sessuale dell'interessato.
5. Gli Stati membri provvedono affinché i riscontri positivi a seguito del trattamento automatizzato dei dati PNR effettuato a norma del paragrafo 2, lettera a), siano singolarmente sottoposti a un esame non automatizzato per verificare se sia necessario un intervento dell'autorità competente di cui all'articolo 7 conformemente al diritto nazionale.
6. L'UIP di uno Stato membro trasmette i dati PNR dei passeggeri identificati conformemente al paragrafo 2, lettera a), o il risultato del trattamento di tali dati, per ulteriore verifica, alle autorità competenti di cui all'articolo 7 dello stesso Stato membro. Tali trasferimenti sono effettuati solo caso per caso e, in caso di trattamento automatizzato dei dati PNR, dopo l'esame individuale non automatizzato.
7. Gli Stati membri assicurano che il responsabile della protezione dei dati abbia accesso a tutti i dati trattati dall'UIP. Se ritiene che il trattamento dei dati non sia stato lecito, il responsabile della protezione dei dati può rinviare la questione all'autorità nazionale di controllo.
8. La conservazione, il trattamento e l'analisi dei dati PNR da parte dell'UIP sono effettuati esclusivamente in un luogo o in luoghi sicuri all'interno del territorio degli Stati membri.
9. Le conseguenze delle valutazioni dei passeggeri di cui al paragrafo 2, lettera a), del presente articolo non pregiudicano il diritto delle persone che godono del diritto di libera circolazione dell'Unione di entrare nel territorio dello Stato membro interessato secondo quanto previsto dalla direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (11). Inoltre, se le valutazione sono effettuate in relazione a voli intra-UE tra Stati membri cui si applica il regolamento (CE) n. 562/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (12), le conseguenze di tali valutazioni devono rispettare tale regolamento.
Articolo 7
Autorità competenti
1. Ciascuno Stato membro adotta l'elenco delle autorità competenti autorizzate a chiedere o ricevere dalle UIP i dati PNR o i risultati del loro trattamento ai fini di un'ulteriore verifica delle informazioni o di interventi appropriati per prevenire, accertare, indagare e perseguire reati di terrorismo o reati gravi.
2. Le autorità di cui al paragrafo 1 sono le autorità responsabili della prevenzione, dell'accertamento, dell'indagine o del perseguimento dei reati di terrorismo o dei reati gravi.
3. Ai fini dell'articolo 9, paragrafo 3, entro il 25 maggio 2017 ciascuno Stato membro notifica alla Commissione l'elenco delle proprie autorità competenti e può modificare la sua notifica in qualsiasi momento. La Commissione pubblica la notifica e le eventuali modifiche della stessa nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
4. Le autorità competenti degli Stati membri possono sottoporre a ulteriore trattamento i dati PNR e i risultati del loro trattamento ricevuti dall'UIP unicamente al fine specifico di prevenire, accertare, indagare o perseguire reati di terrorismo o reati gravi.
5. Il paragrafo 4 non pregiudica le competenze delle autorità di contrasto e giudiziarie nazionali qualora siano individuati altri reati o indizi di reato durante l'azione di contrasto determinata da tale trattamento.
6. Le autorità competenti non devono adottare decisioni che comportino conseguenze giuridiche negative per l'interessato, o lo danneggino in modo significativo, soltanto sulla base del trattamento automatizzato dei dati PNR. Tali decisioni non devono essere adottate sulla base dell'origine razziale o etnica, delle opinioni politiche, della religione o delle convinzioni filosofiche, dell'appartenenza sindacale, dello stato di salute, della vita sessuale o dell'orientamento sessuale dell'interessato.
Articolo 8
Obblighi dei vettori aerei riguardanti i trasferimenti di dati
1. Gli Stati membri adottano i necessari provvedimenti affinché i vettori aerei trasferiscano, attraverso il «metodo push», i dati PNR elencati nell'allegato I, a condizione che abbiano già raccolto tali dati nel normale svolgimento della loro attività, alla banca dati dell'UIP dello Stato membro nel cui territorio atterra o dal cui territorio parte il volo. Qualora il volo sia operato in code-sharing da uno o più vettori aerei, l'obbligo di trasferire i dati PNR di tutti i passeggeri del volo spetta al vettore aereo che opera il volo. Qualora un volo extra-UE faccia uno o più scali negli aeroporti degli Stati membri, i vettori aerei trasferiscono i dati PNR di tutti i passeggeri alle UIP di tutti gli Stati membri interessati. Lo stesso vale qualora un volo intra-UE faccia uno o più scali negli aeroporti di diversi Stati membri, ma solo in relazione agli Stati membri che raccolgono i dati PNR dei voli intra-UE.
2. Nel caso in cui i vettori aerei abbiano raccolto le informazioni anticipate sui passeggeri (API) di cui all'allegato I, punto 18, ma non conservino tali dati con gli stessi mezzi tecnici di quelli per gli altri dati PNR, gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché i vettori aerei trasferiscano, attraverso il «metodo push», anche detti dati all'UIP dello Stato membro di cui al paragrafo 1. In caso di trasferimento, tutte le disposizioni della presente direttiva si applicano in relazione a tali dati API.
3. I vettori aerei trasferiscono i dati PNR elettronicamente utilizzando i protocolli comuni e i formati di dati supportati da adottare secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 17, paragrafo 2, o, in caso di guasto tecnico, con altro mezzo appropriato che assicuri un adeguato livello di sicurezza dei dati, conformemente alle seguenti condizioni:
a)
da 24 a 48 ore prima dell'ora prevista di partenza del volo; e
b)
immediatamente dopo la chiusura del volo, vale a dire una volta che i passeggeri sono saliti a bordo dell'aeromobile pronto per la partenza e non è più possibile l'imbarco o lo sbarco di passeggeri.
4. Gli Stati membri consentono ai vettori aerei di limitare il trasferimento di cui al paragrafo 3, lettera b), agli aggiornamenti dei trasferimenti di cui alla lettera a) di detto paragrafo.
5. Quando l'accesso ai dati PNR è necessario per rispondere a una minaccia specifica e reale connessa a reati di terrorismo o a reati gravi, i vettori aerei, caso per caso, trasferiscono i dati PNR in momenti diversi da quelli di cui al paragrafo 3, su richiesta di un'UIP conformemente al diritto nazionale.
Articolo 9
Scambio di informazioni tra Stati membri
1. Gli Stati membri provvedono affinché, per quanto riguarda le persone identificate da un'UIP a norma dell'articolo 6, paragrafo 2, questa trasmetta tutti i dati PNR pertinenti e necessari o i risultati del loro trattamento alle corrispondenti UIP degli altri Stati membri. Le UIP degli Stati membri destinatari trasmettono, ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 6, le informazioni ricevute alle rispettive autorità competenti.
2. L'UIP di uno Stato membro è autorizzata a chiedere, se necessario, all'UIP di qualsiasi altro Stato membro di trasmetterle i dati PNR conservati nella sua banca dati e che non sono stati ancora resi anonimi mediante mascheratura degli elementi dei dati a norma dell'articolo 12, paragrafo 2, e, se necessario, anche i risultati di qualsiasi trattamento di tali dati, se è già stato effettuato ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 2, lettera a). Tale richiesta deve essere debitamente motivata. Può riguardare uno o più elementi di dati combinati fra loro, secondo quanto ritenga necessario l'UIP richiedente in relazione a un caso specifico di prevenzione, accertamento, indagine o azione penale nei confronti di reati di terrorismo o di reati gravi. L'UIP comunica le informazioni richieste appena possibile. Nel caso in cui i dati richiesti siano stati resi anonimi mediante mascheratura degli elementi dei dati a norma dell'articolo 12, paragrafo 2, l'UIP trasmette i dati PNR integrali solo se è ragionevolmente ritenuto necessario ai fini dell'articolo 6, paragrafo 2, lettera b), e solo se autorizzata in tal senso da un'autorità di cui all'articolo 12, paragrafo 3, lettera b).
3. Le autorità competenti di uno Stato membro hanno facoltà di chiedere direttamente all'UIP di qualsiasi altro Stato membro di trasmettere loro i dati PNR conservati nella sua banca dati solo se necessario in situazioni di emergenza e alle condizioni previste al paragrafo 2. Le richieste delle autorità competenti devono essere motivate. Una copia della richiesta è sempre trasmessa all'UIP dello Stato membro richiedente. In tutti gli altri casi, le autorità competenti inoltrano le richieste tramite l'UIP del proprio Stato membro.
4. In circostanze eccezionali, se è necessario accedere a dati PNR per rispondere a una minaccia specifica e reale connessa a reati di terrorismo o reati gravi, l'UIP di uno Stato membro è autorizzata a chiedere all'UIP di un altro Stato membro di ottenere dati PNR ai sensi dell'articolo 8, paragrafo 5, e di trasmettere tali dati all'UIP richiedente.
5. Lo scambio di informazioni ai sensi del presente articolo può avvenire tramite qualsiasi canale esistente di cooperazione tra le autorità competenti degli Stati membri. La lingua utilizzata per la richiesta e lo scambio di informazioni è quella applicabile al canale utilizzato. Nell'effettuare le notifiche a norma dell'articolo 4, paragrafo 5, gli Stati membri comunicano alla Commissione anche gli estremi dei punti di contatto cui possono essere trasmesse le richieste in casi di emergenza. La Commissione comunica tali estremi agli Stati membri.
Articolo 10
Condizioni per l'accesso di Europol ai dati PNR
1. Europol ha il diritto di chiedere i dati PNR o i risultati del trattamento di tali dati alle UIP degli Stati membri entro i limiti delle sue competenze e per l'adempimento dei suoi compiti.
2. Europol, per il tramite dell'unità nazionale Europol, può presentare, caso per caso, all'UIP di uno Stato membro una richiesta elettronica e debitamente motivata di trasmissione di dati PNR o dei risultati del trattamento di tali dati. Europol può presentare tale richiesta qualora ciò si riveli strettamente necessario per sostenere e rafforzare l'azione degli Stati membri volta a prevenire, accertare o indagare uno specifico reato di terrorismo o reato grave, nella misura in cui si tratti di un reato di competenza di Europol conformemente alla decisione 2009/371/GAI. Detta richiesta espone i ragionevoli motivi in base ai quali Europol ritiene che la trasmissione dei dati PNR o dei risultati del trattamento di tali dati contribuisca significativamente alla prevenzione, all'accertamento o all'indagine nei confronti del reato in questione.
3. Europol informa il responsabile della protezione dei dati nominato a norma dell'articolo 28 della decisione 2009/371/GAI di qualsiasi scambio di informazioni ai sensi del presente articolo.
4. Lo scambio di informazioni ai sensi del presente articolo avviene tramite l'applicazione SIENA e conformemente alla decisione 2009/371/GAI. La lingua utilizzata per la richiesta e lo scambio di informazioni è quella applicabile a SIENA.
Articolo 11
Trasferimento dei dati a paesi terzi
1. Uno Stato membro può trasferire a un paese terzo i dati PNR nonché i risultati del trattamento di tali dati che sono conservati dall'UIP conformemente all'articolo 12 soltanto caso per caso e se:
a)
ricorrono le condizioni di cui all'articolo 13 della decisione quadro 2008/977/GAI;
b)
il trasferimento è necessario per le finalità di cui all'articolo 1, paragrafo 2, della presente direttiva;
c)
il paese terzo accetta di trasferire i dati a un altro paese terzo soltanto se il trasferimento è strettamente necessario per le finalità di cui all'articolo 1, paragrafo 2, della presente direttiva e soltanto previa autorizzazione esplicita di tale Stato membro; e
d)
sono rispettate le stesse condizioni di cui all'articolo 9, paragrafo 2.
2. Nonostante l'articolo 13, paragrafo 2, della decisione 2008/977/GAI, i trasferimenti di dati PNR senza consenso preliminare dello Stato membro dal quale sono stati ottenuti i dati sono autorizzati in circostanze eccezionali soltanto se:
a)
tali trasferimenti sono indispensabili per rispondere a una minaccia specifica e reale connessa a reati di terrorismo o reati gravi in uno Stato membro o un paese terzo; e
b)
il consenso preliminare non può essere ottenuto in tempo utile.
L'autorità responsabile di dare il consenso è informata senza indugio e il trasferimento è debitamente registrato e soggetto a verifica a posteriori.
3. Gli Stati membri trasferiscono i dati PNR alle autorità competenti di paesi terzi soltanto a condizioni conformi alla presente direttiva e soltanto previo accertamento che l'uso che intendono farne i destinatari è conforme alle condizioni e garanzie previste dalla presente direttiva.
4. Il responsabile della protezione dei dati dell'UIP dello Stato membro che ha trasferito i dati PNR è informato ogni volta che uno Stato membro trasferisce dati PNR a norma del presente articolo.
Articolo 12
Periodo di conservazione dei dati e anonimato
1. Gli Stati membri provvedono affinché i dati PNR trasmessi dai vettori aerei all'UIP siano da questa conservati in una banca dati per un periodo di cinque anni dal trasferimento all'UIP dello Stato membro dal cui territorio parte o nel cui territorio atterra il volo.
2. Allo scadere del periodo di sei mesi dal trasferimento dei dati PNR di cui al paragrafo 1, tutti i dati PNR sono resi anonimi mediante mascheratura dei seguenti elementi che potrebbero servire a identificare direttamente il passeggero cui i dati PNR si riferiscono:
a)
il nome o i nomi, compresi i nomi di altri passeggeri figuranti nel PNR e il numero di viaggiatori che viaggiano insieme figurante nel PNR;
b)
l'indirizzo e gli estremi;
c)
informazioni su tutte le modalità di pagamento, compreso l'indirizzo di fatturazione, nella misura in cui contenga informazioni che potrebbero servire a identificare direttamente il passeggero cui si riferiscono i dati PNR o altre persone;
d)
informazioni sui viaggiatori abituali («Frequent flyer»);
e)
osservazioni generali contenenti informazioni che potrebbero servire a identificare direttamente il passeggero cui si riferiscono i dati PNR; e
f)
i dati API eventualmente raccolti.
3. Allo scadere del periodo di sei mesi di cui al paragrafo 2, la comunicazione dei dati PNR integrali è consentita solo se:
a)
è ragionevolmente ritenuta necessaria ai fini dell'articolo 6, paragrafo 2, lettera b); e
b)
è approvata da:
i)
un'autorità giudiziaria; o
ii)
un'altra autorità nazionale competente ai sensi del diritto nazionale per verificare se sono soddisfatte le condizioni per la comunicazione, fatti salvi l'informazione e l'esame a posteriori del responsabile della protezione dei dati dell'UIP.
4. Gli Stati membri provvedono affinché i dati PNR siano cancellati in via definitiva allo scadere del periodo di cui al paragrafo 1. Questo obbligo non incide sui casi in cui dati PNR specifici sono stati trasferiti a un'autorità competente e sono usati nell'ambito di un caso specifico a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale dei reati di terrorismo o reati gravi, nel qual caso la loro conservazione presso l'autorità competente è disciplinata dal diritto nazionale.
5. I risultati del trattamento di cui all'articolo 6, paragrafo 2, lettera a), sono conservati presso l'UIP soltanto per il tempo necessario a informare di un riscontro positivo le autorità competenti e, conformemente all'articolo 9, paragrafo 1, a informare di un riscontro positivo le UIP degli altri Stati membri. Il risultato di un trattamento automatizzato, anche qualora risulti negativo a seguito dell'esame individuale non automatizzato di cui all'articolo 6, paragrafo 5, può comunque essere memorizzato in modo da evitare futuri «falsi» riscontri positivi fino a che i dati di riferimento non sono cancellati a norma del paragrafo 4 del presente articolo.
Articolo 13
Protezione dei dati personali
1. Ciascuno Stato membro dispone che, in relazione a qualsiasi trattamento di dati personali a norma della presente direttiva, ogni passeggero goda di un diritto di protezione dei dati personali, dei diritti di accesso, di rettifica, cancellazione e limitazione, così come dei diritti a compensazione e di proporre un ricorso giurisdizionale identici a quelli previsti dal diritto dell'Unione e nazionale e in attuazione degli articoli 17, 18, 19 e 20 della decisione quadro 2008/977/GAI. Si applicano pertanto le disposizioni di tali articoli.
2. Ciascuno Stato membro dispone che le norme nazionali di attuazione degli articoli 21 e 22 della decisione quadro 2008/977/GAI riguardanti la riservatezza del trattamento e la sicurezza dei dati si applichino anche a qualsiasi trattamento di dati personali effettuato a norma della presente direttiva.
3. La presente direttiva fa salva l'applicabilità della direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (13) al trattamento di dati personali da parte dei vettori aerei, in particolare i loro obblighi relativi all'adozione di adeguate misure tecniche e organizzative a tutela della sicurezza e della riservatezza dei dati personali.
4. Gli Stati membri vietano il trattamento dei dati PNR che riveli l'origine razziale o etnica, le opinioni politiche, la religione o le convinzioni filosofiche, l'appartenenza sindacale, lo stato di salute, la vita o l'orientamento sessuali dell'interessato. Qualora l'UIP riceva dati PNR che rivelano tali informazioni, questi sono cancellati immediatamente.
5. Gli Stati membri provvedono affinché l'UIP conservi la documentazione relativa a tutti i sistemi e tutte le procedure di trattamento sotto la propria responsabilità. Tale documentazione comprende almeno:
a)
il nome e le coordinate di contatto dell'organizzazione e del personale dell'UIP incaricati del trattamento dei dati PNR e i diversi livelli di autorizzazione d'accesso;
b)
le richieste delle autorità competenti e delle UIP di altri Stati membri;
c)
tutte le richieste e i trasferimenti di dati PNR verso un paese terzo.
Su richiesta, l'UIP mette a disposizione dell'autorità nazionale di controllo tutta la documentazione disponibile.
6. Gli Stati membri provvedono affinché l'UIP tenga registri almeno delle seguenti operazioni di trattamento: raccolta, consultazione, comunicazione e cancellazione. I registri delle consultazioni e comunicazioni indicano, in particolare, la finalità, la data e l'ora dell'operazione e, nella misura del possibile, l'identità della persona che ha consultato o comunicato i dati PNR, nonché l'identità dei destinatari di tali dati. I registri sono usati esclusivamente a fini di verifica, di autocontrollo, per garantire l'integrità e la sicurezza dei dati o di audit. Su richiesta, l'UIP mette i registri a disposizione dell'autorità nazionale di controllo.
Tali registri sono conservati per un periodo di cinque anni.
7. Gli Stati membri provvedono affinché l'UIP metta in atto adeguate misure e procedure tecniche e organizzative per garantire un livello elevato di sicurezza che sia appropriato ai rischi che il trattamento comporta e alla natura dei dati PNR.
8. Gli Stati membri provvedono affinché, quando una violazione di dati personali è suscettibile di determinare un rischio elevato per la protezione dei dati personali o di incidere negativamente sulla vita privata dell'interessato, l'UIP comunichi la violazione all'interessato e all'autorità nazionale di controllo senza ingiustificato ritardo.
Articolo 14
Sanzioni
Gli Stati membri stabiliscono le sanzioni applicabili alle violazioni delle disposizioni nazionali adottate a norma della presente direttiva e adottano le misure necessarie per garantirne l'attuazione. Tali sanzioni devono essere effettive, proporzionate e dissuasive.
In particolare, gli Stati membri stabiliscono le norme relative alle sanzioni, anche pecuniarie, a carico dei vettori aerei che non trasmettono i dati, come previsto dall'articolo 8, o non li trasmettono nel formato richiesto.
Le sanzioni previste devono essere effettive, proporzionate e dissuasive.
Articolo 15
Autorità nazionale di controllo
1. Ogni Stato membro dispone che l'autorità nazionale di controllo di cui all'articolo 25 della decisione quadro 2008/977/GAI sia incaricata di fornire consulenza e di esercitare la sorveglianza, nel suo territorio, riguardo all'applicazione delle disposizioni adottate dagli Stati membri conformemente alla presente direttiva. Si applica l'articolo 25 della decisione quadro 2008/977/GAI.
2. Tali autorità nazionali di controllo svolgono le attività di cui al paragrafo 1, così da tutelare i diritti fondamentali in relazione al trattamento dei dati personali.
3. Ciascuna autorità nazionale di controllo:
a)
tratta i reclami presentati dagli interessati, svolge le relative indagini e informa gli interessati, entro un termine ragionevole, dello stato e dell'esito del reclamo;
b)
verifica la liceità del trattamento dei dati, svolge indagini, ispezioni e audit conformemente al diritto nazionale, di propria iniziativa o a seguito di un reclamo di cui alla lettera a).
4. Ciascuna autorità nazionale di controllo, su richiesta, consiglia l'interessato in merito all'esercizio dei diritti derivanti dalle disposizioni adottate conformemente alla presente direttiva.
CAPO III
Misure di esecuzione
Articolo 16
Protocolli comuni e formati di dati supportati
1. Tutti i trasferimenti di dati PNR dai vettori aerei alle UIP ai fini della presente direttiva sono effettuati con un mezzo elettronico che offra sufficienti garanzie rispetto alle misure di sicurezza tecniche e alle misure organizzative relative ai trattamenti da effettuare. In caso di guasto tecnico, i dati PNR possono essere trasferiti con altro mezzo appropriato, purché sia mantenuto lo stesso livello di sicurezza e sia pienamente rispettato il diritto dell'Unione in materia di protezione dei dati.
2. Un anno dopo la data di prima adozione da parte della Commissione dei protocolli comuni e dei formati di dati supportati a norma del paragrafo 3, tutti i trasferimenti di dati PNR dai vettori aerei alle UIP ai fini della presente direttiva sono effettuati elettronicamente e con metodi sicuri conformi a tali protocolli comuni. Tali protocolli sono identici per tutti i trasferimenti, che garantiscano la sicurezza dei dati PNR durante il trasferimento. I dati PNR sono trasferiti in un formato di dati supportato che ne garantisca la leggibilità a tutti gli interessati. Tutti i vettori aerei hanno l'obbligo di scegliere e notificare all'UIP il protocollo comune e il formato di dati che intendono usare per i loro trasferimenti.
3. La Commissione stabilisce l'elenco dei protocolli comuni e dei formati di dati supportati e, se necessario, lo adegua mediante atti di esecuzione. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 17, paragrafo 2.
4. Il paragrafo 1 si applica, finché non sono disponibili i protocolli comuni e i formati di dati supportati di cui ai paragrafi 2 e 3.
5. Entro un anno dall'adozione dei protocolli comuni e dei formati di dati supportati di cui al paragrafo 2, ciascuno Stato membro provvede affinché siano adottate le necessarie misure tecniche per poter usare tali protocolli comuni e i formati di dati.
Articolo 17
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato. Tale comitato è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Nel caso in cui il comitato non esprima alcun parere, la Commissione non adotta il progetto di atto di esecuzione e si applica l'articolo 5, paragrafo 4, terzo comma, del regolamento (UE) n. 182/2011.
CAPO IV
Disposizioni finali
Articolo 18
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro entro il 25 maggio 2018. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 19
Riesame
1. Sulla scorta delle informazioni fornite dagli Stati membri, tra cui le statistiche di cui all'articolo 20, paragrafo 2, la Commissione procede a un riesame di tutti gli elementi della presente direttiva e sottopone e inoltra una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio entro entro il 25 maggio 2020.
2. Nell'ambito di tale riesame, la Commissione presta particolare attenzione:
a)
al rispetto del livello applicabile di protezione dei dati personali;
b)
alla necessità e alla proporzionalità della raccolta e del trattamento dei dati PNR per ciascuna delle finalità di cui alla presente direttiva;
c)
alla durata del periodo di conservazione dei dati;
d)
all'efficacia dello scambio di informazioni fra gli Stati membri; e
e)
alla qualità delle valutazioni anche con riferimento alle statistiche elaborate a norma dell'articolo 20.
3. La relazione di cui al paragrafo 1 comprende altresì un riesame della necessità, della proporzionalità e dell'efficacia dell'inclusione, nell'ambito di applicazione della presente direttiva, della raccolta obbligatoria e del trasferimento dei dati PNR riguardanti tutti i voli intra-UE o i voli intra-UE selezionati. La Commissione prende in considerazione l'esperienza maturata dagli Stati membri, in particolare da quelli che attuano questa direttiva ai voli intra-UE a norma dell'articolo 2. La relazione esamina anche la necessità di inserire operatori economici diversi dai vettori aerei, come le agenzie di viaggio e gli operatori turistici, che forniscono servizi connessi ai viaggi, fra cui la prenotazione di voli, nell'ambito di applicazione della presente direttiva.
4. Se del caso, alla luce del riesame condotto a norma del presente articolo, la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una proposta legislativa intesa a modificare la presente direttiva.
Articolo 20
Statistiche
1. Gli Stati membri forniscono annualmente alla Commissione una serie di statistiche sui dati PNR trasmessi alle PIU. Tali statistiche non contengono dati personali.
2. Le statistiche indicano quanto meno:
a)
il numero totale di passeggeri i cui dati PNR sono stati raccolti e scambiati;
b)
il numero di passeggeri identificati a fini di ulteriore esame.
Articolo 21
Relazione con altri strumenti
1. Gli Stati membri possono continuare ad applicare tra loro gli accordi o le intese bilaterali o multilaterali sullo scambio di informazioni tra autorità competenti in vigore il entro il 24 maggio 2016, purché siano compatibili con quest'ultima.
2. La presente direttiva fa salva l'applicabilità della direttiva 95/46/CE al trattamento dei dati personali da parte dei vettori aerei.
3. La presente direttiva non pregiudica gli obblighi e impegni degli Stati membri o dell'Unione derivanti da accordi bilaterali o multilaterali conclusi con paesi terzi.
Articolo 22
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva conformemente ai trattati.
Fatto a Bruxelles, il 27 aprile 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
J.A. HENNIS-PLASSCHAERT
(1) GU C 218 del 23.7.2011, pag. 107.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 14 aprile 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 21 aprile 2016.
(3) GU C 115 del 4.5.2010, pag. 1.
(4) Direttiva 2004/82/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, concernente l'obbligo dei vettori aerei di comunicare i dati relativi alle persone trasportate (GU L 261 del 6.8.2004, pag. 24).
(5) Decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, sulla lotta contro il terrorismo (GU L 164 del 22.6.2002, pag. 3).
(6) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(7) Decisione 2009/371/GAI del Consiglio, del 6 aprile 2009, che istituisce l'Ufficio europeo di polizia (Europol) (GU L 121del 15.5.2009, pag. 37).
(8) Decisione quadro 2006/960/GAI del Consiglio, del 18 dicembre 2006, relativa alla semplificazione dello scambio di informazioni e intelligence tra le autorità degli Stati membri dell'Unione europea incaricate dell'applicazione della legge (GU L 386 del 29.12.2006, pag. 89).
(9) Decisione quadro 2008/977/GAI del Consiglio, del 27 novembre 2008, sulla protezione dei dati personali trattati nell'ambito della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale (GU L 350 del 30.12.2008, pag. 60).
(10) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(11) Direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, che modifica il regolamento (CEE) n. 1612/68 ed abroga le direttive 64/221/CEE, 68/360/CEE, 72/194/CEE, 73/148/CEE, 75/34/CEE, 75/35/CEE, 90/364/CEE, 90/365/CEE e 93/96/CEE (GU L 158 del 30.4.2004, pag. 77).
(12) Regolamento (CE) n. 562/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2006, che istituisce un codice comunitario relativo al regime di attraversamento delle frontiere da parte delle persone (codice frontiere Schengen) (GU L 105 del 13.4.2006, pag. 1).
(13) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
ALLEGATO I
Dati del codice di prenotazione raccolti dai vettori aerei
1.
Codice PNR di identificazione della pratica
2.
Data di prenotazione/emissione del biglietto
3.
Data o date previste di viaggio
4.
Nome o nomi
5.
Indirizzo, recapito telefonico e indirizzo di posta elettronica
6.
Informazioni su tutte le modalità di pagamento, compreso l'indirizzo di fatturazione
7.
Itinerario completo per specifico PNR
8.
Informazioni sui viaggiatori abituali («Frequent flyer»)
9.
Agenzia/agente di viaggio
10.
Status di viaggio del passeggero, inclusi conferme, check-in, precedenti assenze all'imbarco o passeggero senza prenotazione
11.
PNR scissi/divisi
12.
Osservazioni generali (comprese tutte le informazioni disponibili sui minori non accompagnati di età inferiore a 18 anni, quali nome e sesso del minore, età, lingua o lingue parlate, nome e recapito dell'accompagnatore alla partenza e relazione con il minore, nome e recapito dell'accompagnatore all'arrivo e relazione con il minore, agente alla partenza e all'arrivo)
13.
Dati sull'emissione del biglietto, compresi il numero del biglietto, la data di emissione del biglietto, i biglietti di sola andata, i campi ATFQ
14.
Informazioni sul posto, compreso il numero di posto assegnato
15.
Informazioni sul code share (codici comuni)
16.
Tutte le informazioni relative al bagaglio
17.
Numero di viaggiatori e altri nomi figuranti nel PNR
18.
Informazioni anticipate sui passeggeri (API) eventualmente raccolte (tra cui: tipo, numero, paese di rilascio e data di scadenza del documento, cittadinanza, cognome, nome, sesso, data di nascita, compagnia aerea, numero di volo, data di partenza, data di arrivo, aeroporto di partenza, aeroporto di arrivo, ora di partenza e ora di arrivo)
19.
Cronistoria delle modifiche dei dati PNR di cui ai numeri da 1 a 18.
ALLEGATO II
Elenco dei reati di cui all'articolo 3, punto 9
1.
partecipazione a un'organizzazione criminale,
2.
tratta di esseri umani,
3.
sfruttamento sessuale di minori e pedopornografia,
4.
traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope,
5.
traffico illecito di armi, munizioni ed esplosivi,
6.
corruzione,
7.
frode, compresa la frode che lede gli interessi finanziari dell'Unione,
8.
riciclaggio di proventi di reato e falsificazione di monete, compreso l'euro,
9.
criminalità informatica/cibercriminalità,
10.
criminalità ambientale, compresi il traffico illecito di specie animali protette e il traffico illecito di specie e di essenze vegetali protette,
11.
favoreggiamento dell'ingresso e del soggiorno illegali,
12.
omicidio volontario, lesioni personali gravi,
13.
traffico illecito di organi e tessuti umani,
14.
rapimento, sequestro e presa di ostaggi,
15.
furto organizzato e rapina a mano armata,
16.
traffico illecito di beni culturali, compresi oggetti d'antiquariato e opere d'arte,
17.
contraffazione e pirateria di prodotti,
18.
falsificazione di atti amministrativi e traffico di documenti falsi,
19.
traffico illecito di sostanze ormonali e altri fattori di crescita,
20.
traffico illecito di materie nucleari o radioattive,
21.
stupro,
22.
reati che rientrano nella competenza giurisdizionale della Corte penale internazionale,
23.
dirottamento di aeromobile/nave,
24.
sabotaggio,
25.
traffico di veicoli rubati,
26.
spionaggio industriale.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2016/681 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 27 aprile 2016
sull'uso dei dati del codice di prenotazione (PNR) a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 82, paragrafo 1, lettera d), e l'articolo 87, paragrafo 2, lettera a),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Il 6 novembre 2007 la Commissione ha adottato una proposta di decisione quadro del Consiglio sull'uso dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) nelle attività di contrasto. Tuttavia, con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona il 1o dicembre 2009, la proposta della Commissione, all'epoca non ancora adottata dal Consiglio, è diventata obsoleta.
(2)
Il «Programma di Stoccolma — Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini» (3) invita la Commissione a presentare una proposta sull'uso dei dati PNR al fine di prevenire, accertare, indagare e reprimere i reati di terrorismo e altri reati gravi.
(3)
Nella comunicazione del 21 settembre 2010 sull'approccio globale al trasferimento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) verso paesi terzi la Commissione espone alcuni elementi essenziali di una politica dell'Unione in questo ambito.
(4)
La direttiva 2004/82/CE del Consiglio (4) disciplina la trasmissione, da parte dei vettori aerei, dei dati delle informazioni anticipate sui passeggeri (API) alle competenti autorità nazionali al fine di migliorare i controlli alle frontiere e combattere l'immigrazione irregolare.
(5)
Gli obiettivi della presente direttiva sono, tra l'altro, garantire la sicurezza, proteggere la vita e l'incolumità delle persone, nonché creare un quadro normativo per la tutela dei dati PNR per quanto riguarda il loro trattamento da parte delle autorità competenti.
(6)
L'uso efficace dei dati PNR, ad esempio confrontando i dati PNR rispetto a varie banche dati relative a persone e oggetti ricercati, è necessario per prevenire, accertare, indagare e perseguire i reati di terrorismo e i reati gravi e rafforzare così la sicurezza interna, per raccogliere prove e, se del caso, scoprire complici e smantellare reti criminali.
(7)
La valutazione dei dati PNR consente l'identificazione di persone mai sospettate di reati di terrorismo o di reati gravi prima di tale valutazione, per cui è opportuno che le autorità competenti procedano a ulteriori verifiche. Usando i dati PNR è possibile far fronte alla minaccia di reati di terrorismo e reati gravi da una prospettiva diversa rispetto al trattamento di altre categorie di dati personali. Tuttavia, affinché il trattamento dei dati PNR rimanga nei limiti di ciò che è necessario, è opportuno che la definizione e l'applicazione dei criteri di valutazione siano limitate ai reati di terrorismo e a reati gravi per cui l'uso di tali criteri risulta pertinente. Inoltre, i criteri di valutazione dovrebbero essere definiti in maniera da ridurre al minimo il numero di persone innocenti erroneamente identificate dal sistema.
(8)
I vettori aerei già raccolgono e trattano i dati PNR dei loro passeggeri a fini commerciali. La presente direttiva non dovrebbe imporre ai vettori aerei l'obbligo di raccogliere dati supplementari dai passeggeri o di conservarli, né ai passeggeri di fornire altri dati oltre a quelli già forniti ai vettori aerei.
(9)
Alcuni vettori aerei conservano, come parte dei dati PNR, i dati API che raccolgono, mentre altri non lo fanno. L'uso dei dati PNR e dei dati API ha costituito un valore aggiunto in termini di assistenza apportata agli Stati membri nel verificare l'identità delle persone, rinforzando così il valore di tale risultato ai fini delle attività di contrasto e riducendo al minimo il rischio di effettuare controlli e indagini su persone innocenti. È importante pertanto garantire che i vettori aerei che raccolgono dati API li trasferiscano, indipendentemente dal fatto che conservino i dati API con mezzi tecnici diversi da quelli per gli altri dati PNR.
(10)
Per prevenire, accertare, indagare e perseguire i reati di terrorismo e i reati gravi è essenziale che tutti gli Stati membri introducano disposizioni che stabiliscano a carico dei vettori aerei che effettuano voli extra-UE obblighi di trasferimento dei dati PNR raccolti, compresi i dati API. Gli Stati membri dovrebbero avere altresì la possibilità di estendere tale obbligo anche ai vettori aerei che effettuano voli intra-UE. Tali disposizioni dovrebbero lasciare impregiudicata la direttiva 2004/82/CE.
(11)
Il trattamento dei dati personali dovrebbe essere proporzionato agli obiettivi specifici di sicurezza perseguiti dalla presente direttiva.
(12)
È opportuno che la definizione di reati di terrorismo applicata nella presente direttiva corrisponda alla definizione data nella decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio (5). La definizione di reati gravi dovrebbe comprendere le categorie di reati di cui all'allegato II della presente direttiva.
(13)
È opportuno che i dati PNR siano trasferiti a un'unica unità designata d'informazione sui passeggeri (UIP) dello Stato membro interessato, in modo da garantire la trasparenza e ridurre i costi per i vettori aerei. L'UIP può avere diverse sezioni in uno Stato membro e gli Stati membri possono altresì stabilire congiuntamente un'unica UIP. Lo scambio di informazioni tra gli Stati membri dovrebbe avvenire tramite le pertinenti reti per lo scambio di informazioni per facilitare la condivisione delle informazioni e assicurare l'interoperabilità.
(14)
Gli Stati membri dovrebbero sostenere i costi per l'uso, la conservazione e lo scambio di dati PNR.
(15)
Un elenco dei dati PNR, che deve essere ottenuto da un'UIP, dovrebbe essere compilato con l'obiettivo di riflettere l'esigenza legittima delle autorità pubbliche di prevenire, accertare, indagare e perseguire reati di terrorismo o reati gravi, migliorando così la sicurezza interna nell'Unione e la protezione dei diritti fondamentali, in particolare il diritto al rispetto della vita privata e il diritto alla protezione dei dati personali. A tal fine si dovrebbero applicare norme elevate conformemente alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea («Carta»), alla convenzione sulla protezione delle persone rispetto al trattamento automatizzato di dati di carattere personale («convenzione n. 108») e alla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali («CEDU»). Tale elenco non dovrebbe fondarsi sull'origine razziale o etnica, sulla religione o sulle convinzioni personali, sulle opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, sull'appartenenza sindacale, sullo stato di salute, sulla vita sessuale o sull'orientamento sessuale dell'interessato. I dati PNR dovrebbero contenere solo i dati della prenotazione e degli itinerari di viaggio del passeggero sulla cui base le autorità competenti possano identificare i passeggeri aerei che rappresentano una minaccia per la sicurezza interna.
(16)
Attualmente esistono due metodi di trasferimento dei dati: il metodo «pull», per cui le autorità competenti dello Stato membro che chiede i dati PNR possono accedere al sistema di prenotazione del vettore aereo ed estrarre («pull») una copia dei dati PNR richiesti e il metodo «push», per cui i vettori aerei trasferiscono («push») i dati PNR richiesti all'autorità richiedente, mantenendo il controllo dei dati forniti. È opinione condivisa che il metodo «push» offra un livello più elevato di protezione dei dati e debba essere obbligatorio per tutti i vettori aerei.
(17)
La Commissione sostiene gli orientamenti sui PNR dell'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO). È pertanto opportuno basarsi su tali orientamenti per adottare i formati di dati supportati dai vettori aerei per il trasferimento dei dati PNR agli Stati membri. Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione dei formati di dati supportati e dei pertinenti protocolli applicabili al trasferimento di dati a cura dei vettori aerei è opportuno attribuire alla Commissione competenze di esecuzione. Tali competenze dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (6).
(18)
Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure necessarie per consentire ai vettori aerei di rispettare gli obblighi previsti nella presente direttiva. È opportuno che prevedano sanzioni effettive proporzionate e dissuasive, anche pecuniarie, a carico dei vettori aerei che non si conformino agli obblighi in materia di trasferimento dei dati PNR.
(19)
Ciascuno Stato membro dovrebbe essere responsabile di valutare le minacce potenziali connesse ai reati di terrorismo o ai reati gravi.
(20)
Nel pieno rispetto del diritto alla protezione dei dati personali e del diritto alla non discriminazione, non dovrebbero essere adottate decisioni che comportino conseguenze giuridiche negative per l'interessato o lo danneggino in modo significativo, soltanto sulla base del trattamento automatizzato dei dati PNR. Inoltre, ai sensi degli articoli 8 e 21 della Carta, decisioni di questo tipo non dovrebbero operare alcuna discriminazione fondata sul sesso, la razza, il colore della pelle, l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza a una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale dell'interessato. La Commissione dovrebbe altresì tener conto di tali principi quando procede al riesame dell'applicazione della presente direttiva.
(21)
I risultati del trattamento dei dati PNR non dovrebbero in alcun caso essere utilizzati dagli Stati membri per eludere gli obblighi internazionali a essi derivanti dalla convenzione del 28 luglio 1951 relativa allo status di rifugiati modificata dal suo protocollo del 31 gennaio 1967, né dovrebbero essere utilizzati per negare ai richiedenti asilo sicure ed efficaci vie legali d'ingresso nel territorio dell'Unione per esercitare il loro diritto alla protezione internazionale.
(22)
Tenendo pienamente conto dei principi delineati nella recente giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea in materia, è opportuno che l'applicazione della presente direttiva garantisca il pieno rispetto dei diritti fondamentali, del diritto al rispetto della vita privata e del principio di proporzionalità. È opportuno altresì che risponda effettivamente agli obiettivi di quanto è necessario e proporzionato per garantire gli interessi generali riconosciuti dall'Unione e alla necessità di tutelare i diritti e le libertà altrui nella lotta contro i reati di terrorismo e ai reati gravi. L'applicazione della presente direttiva dovrebbe essere debitamente giustificata e dovrebbero essere previste le garanzie necessarie ad assicurare la liceità di qualsiasi conservazione, analisi, trasferimento e uso dei dati PNR.
(23)
Gli Stati membri dovrebbero scambiare i dati PNR che ricevono tra di loro e con Europol, quando ciò è ritenuto necessario a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo o dei reati gravi. Ove opportuno, le UIP dovrebbero trasmettere senza indugio i risultati del trattamento dei dati PNR alle UIP degli altri Stati membri ai fini di ulteriori indagini. Le disposizioni della presente direttiva non dovrebbero incidere sugli altri strumenti dell'Unione in materia di scambio di informazioni tra forze di polizia e altre autorità di contrasto e giudiziarie, in particolare la decisione 2009/371/GAI del Consiglio (7) e la decisione quadro 2006/960/GAI del Consiglio (8). Tale scambio di dati PNR dovrebbe essere soggetto alle norme in materia di cooperazione di polizia e giudiziaria e non dovrebbe nuocere all'elevato grado di tutela della vita privata e dei dati personali previsti dalla Carta, della convenzione n. 108 e della CEDU.
(24)
La sicurezza dello scambio reciproco di informazioni relative ai dati PNR dovrebbe essere garantita tra gli Stati membri tramite uno dei canali di cooperazione esistenti tra le autorità competenti degli Stati membri e, in particolare, con Europol tramite l'applicazione di rete per lo scambio di informazioni protetta (SIENA) di Europol.
(25)
Il periodo di conservazione dei dati PNR dovrebbe essere lungo quanto necessario e proporzionato agli obiettivi di prevenire, accertare, indagare e promuovere un'azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi. Tenuto conto della loro natura e del loro uso, occorre che i dati PNR siano conservati per un periodo sufficientemente lungo per poter effettuare analisi e utilizzarli nelle indagini. Per evitare un uso sproporzionato, è opportuno che dopo il periodo iniziale i dati PNR siano resi anonimi mediante mascheratura degli elementi dei dati. Per garantire il massimo livello di protezione dei dati, è opportuno che l'accesso alla serie integrale di dati PNR, che consenta l'identificazione diretta dell'interessato, sia concesso soltanto a condizioni molto rigorose e limitate dopo detto periodo iniziale.
(26)
Qualora specifici dati PNR siano stati trasferiti a un'autorità competente e siano usati nell'ambito di specifiche indagini o azioni penali, la loro conservazione presso quell'autorità dovrebbe essere soggetta alle norme di diritto interno, indipendentemente dai periodi di conservazione dei dati stabiliti dalla presente direttiva.
(27)
Il trattamento dei dati PNR effettuato in ciascuno Stato membro dall'UIP e dalle autorità competenti dovrebbe essere soggetto a una norma di protezione dei dati personali ai sensi della legislazione nazionale in linea con la decisione quadro 2008/977/GAI del Consiglio (9) e agli specifici requisiti in materia di protezione dei dati previsti dalla presente direttiva. I riferimenti alla decisione quadro 2008/977/GAI dovrebbero essere intesi come riferimenti alla normativa attualmente in vigore nonché alla normativa destinata a sostituirla.
(28)
In considerazione del diritto alla protezione dei dati personali, è opportuno che i diritti degli interessati in relazione al trattamento dei dati PNR che li riguardano, vale a dire i diritti di accesso, di rettifica, cancellazione e limitazione, così come i diritti a compensazione e di proporre un ricorso giurisdizionale, siano conformi sia alla decisione quadro 2008/977/GAI sia all'elevato grado di tutela offerto dalla Carta e dalla CEDU.
(29)
In ordine al diritto del passeggero di essere informato del trattamento dei propri dati personali, gli Stati membri dovrebbero fare in modo che i passeggeri ricevano informazioni accurate e facilmente accessibili e comprensibili sulla raccolta dei dati PNR, sul loro trasferimento all'UIP e sui loro diritti in qualità di soggetti interessati.
(30)
La presente direttiva non pregiudica la normativa dell'Unione e nazionale riguardo al principio del pubblico accesso ai documenti ufficiali.
(31)
Il trasferimento di dati PNR dagli Stati membri ai paesi terzi dovrebbe essere consentito solo caso per caso e nel pieno rispetto delle disposizioni adottate dagli Stati membri conformemente alla decisione quadro 2008/977/GAI. Per garantire la protezione dei dati personali, tali trasferimenti dovrebbero essere soggetti a requisiti supplementari in materia di finalità del trasferimento. Dovrebbero inoltre essere soggetti ai principi di necessità e proporzionalità e all'elevato grado di tutela offerto dalla Carta e dalla CEDU.
(32)
L'autorità nazionale di controllo istituita in attuazione della decisione quadro 2008/977/GAI dovrebbe essere altresì incaricata di dare consulenza in merito alle disposizioni adottate dagli Stati membri ai sensi della presente direttiva e di sorvegliarne l'applicazione.
(33)
La presente direttiva non pregiudica la possibilità che gli Stati membri istituiscano, ai sensi del diritto nazionale, un sistema di raccolta e trattamento dei dati PNR provenienti da operatori economici diversi dai vettori aerei, come le agenzie di viaggio e gli operatori turistici, che forniscono servizi connessi ai viaggi, fra cui la prenotazione di voli per i quali raccolgono e trattano dati PNR, o da imprese di trasporto diverse da quelle previste nella presente direttiva, purché tale diritto nazionale sia conforme al diritto dell'Unione.
(34)
La presente direttiva lascia impregiudicate le attuali norme dell'Unione sulle modalità di effettuazione dei controlli alle frontiere o le norme dell'Unione che regolamentano l'ingresso e l'uscita dal suo territorio.
(35)
Poiché le disposizioni nazionali relative al trattamento dei dati personali, compresi i dati PNR, divergono sul piano giuridico e tecnico, i vettori aerei devono e dovranno far fronte a una molteplicità di requisiti riguardo al tipo di informazioni da trasmettere e alle condizioni alle quali esse vanno trasmesse alle autorità nazionali competenti. Tali divergenze rischiano di compromettere l'efficace cooperazione tra dette autorità in materia di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo o dei reati gravi. È pertanto necessario stabilire, a livello dell'Unione, un quadro giuridico comune per il trasferimento e il trattamento dei dati PNR.
(36)
La presente direttiva rispetta i diritti fondamentali e i principi della Carta, in particolare il diritto alla protezione dei dati personali, il diritto al rispetto della vita privata e il diritto alla non discriminazione, tutelati dagli articoli 8, 7 e 21 della stessa, e dovrebbe essere attuata di conseguenza. La presente direttiva è compatibile con i principi di protezione dei dati e le sue disposizioni sono in linea con la decisione quadro 2008/977/GAI. Inoltre, per rispettare il principio di proporzionalità, in specifici ambiti la presente direttiva prevede norme di protezione dei dati più severe rispetto alla decisione quadro 2008/977/GAI.
(37)
L'ambito di applicazione della presente direttiva è quanto più possibile limitato, dal momento che prevede la conservazione dei dati PNR nelle UIP per un periodo non superiore a cinque anni, scaduto il quale i dati dovrebbero essere cancellati, dal momento che prevede che i dati dovrebbero essere resi anonimi mediante mascheratura dopo un periodo iniziale di sei mesi e dal momento che vieta la raccolta e l'uso di dati sensibili. Per assicurare una protezione dei dati efficace e di livello elevato, gli Stati membri sono tenuti a provvedere affinché un'autorità nazionale di controllo indipendente e, in particolare, un responsabile della protezione dei dati, siano incaricati di dare consulenza e sorvegliare le modalità di trattamento dei dati PNR. Tutti i trattamenti di dati PNR dovrebbero essere registrati o documentati al fine di verificare la liceità del trattamento e dell'autocontrollo e garantire la totale integrità e il trattamento sicuro dei dati. Gli Stati membri dovrebbero altresì provvedere affinché i passeggeri siano informati in modo chiaro e preciso della raccolta dei dati PNR e dei loro diritti.
(38)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, vale a dire il trasferimento dei dati PNR da parte dei vettori aerei e il loro trattamento a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma possono essere conseguiti meglio a livello dell'Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(39)
A norma dell'articolo 3 del protocollo n. 21 sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea, tali Stati membri hanno notificato che desiderano partecipare all'adozione e all'applicazione della presente direttiva.
(40)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la Danimarca non partecipa all'adozione della presente direttiva, non è da essa vincolata, né è soggetta alla sua applicazione,
(41)
Il Garante europeo della protezione dei dati è stato consultato conformemente all'articolo 28, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (10) e ha espresso un parere il 25 marzo 2011,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
Disposizioni generali
Articolo 1
Oggetto e ambito di applicazione
1. La presente direttiva prevede:
a)
il trasferimento a cura dei vettori aerei dei dati del codice di prenotazione dei passeggeri (PNR) dei voli extra-UE;
b)
il trattamento dei dati di cui alla lettera a), comprese le operazioni di raccolta, uso e conservazione a cura degli Stati membri e il loro scambio tra gli Stati membri.
2. I dati PNR raccolti a norma della presente direttiva possono essere trattati unicamente a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi, secondo quanto previsto all'articolo 6, paragrafo 2, lettere a), b) e c).
Articolo 2
Applicazione della presente direttiva ai voli intra-UE
1. Se uno Stato membro decide di applicare la presente direttiva ai voli intra-UE, lo notifica per iscritto alla Commissione. Uno Stato membro può effettuare o revocare tale notifica in qualsiasi momento. La Commissione pubblica tale notifica e ogni sua eventuale revoca nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
2. Qualora sia effettuata una notifica di cui al paragrafo 1, tutte le disposizioni della presente direttiva si applicano ai voli intra-UE come se fossero voli extra-UE e ai dati PNR riguardanti voli intra-UE come se fossero dati PNR riguardanti voli extra-UE.
3. Uno Stato membro può decidere di applicare la presente direttiva solo a voli intra-UE selezionati. Nell'adottare tale decisione, lo Stato membro seleziona i voli che ritiene necessari per perseguire gli obiettivi della presente direttiva. Lo Stato membro può decidere di modificare la selezione dei voli intra-UE in qualsiasi momento.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
1)
«vettore aereo», un'impresa di trasporto aereo titolare di una licenza di esercizio in corso di validità o equivalente che le consente di effettuare trasporti aerei di passeggeri;
2)
«volo extra-UE», un volo di linea o non di linea effettuato da un vettore aereo in provenienza da un paese terzo e che deve atterrare nel territorio di uno Stato membro oppure in partenza dal territorio di uno Stato membro e che deve atterrare in un paese terzo, compresi, in entrambi i casi, i voli con scali nel territorio di Stati membri o di paesi terzi;
3)
«volo intra-UE», un volo di linea o non di linea effettuato da un vettore aereo in provenienza dal territorio di uno Stato membro e che deve atterrare nel territorio di uno o più altri Stati membri, senza alcuno scalo nel territorio di un paese terzo;
4)
«passeggero», chiunque, compresi i passeggeri in trasferimento o in transito ed esclusi i membri dell'equipaggio, sia trasportato o da trasportare in un aeromobile con il consenso del vettore aereo, risultante dalla registrazione di tali passeggeri nell'elenco dei passeggeri;
5)
«codice di prenotazione» o «PNR», le informazioni relative al viaggio di ciascun passeggero comprendenti i dati necessari per il trattamento e il controllo delle prenotazioni a cura dei vettori aerei e di prenotazione interessati per ogni volo prenotato da qualunque persona o per suo conto, siano esse registrate in sistemi di prenotazione, in sistemi di controllo delle partenze utilizzato per la registrazione dei passeggeri sui voli, o in altri sistemi equivalenti con le stesse funzionalità;
6)
«sistema di prenotazione», il sistema interno del vettore aereo in cui sono raccolti i dati PNR ai fini della gestione delle prenotazioni;
7)
«metodo push», il metodo in base al quale i vettori aerei trasferiscono i dati PNR elencati nell'allegato I alla banca dati dell'autorità richiedente;
8)
«reati di terrorismo», i reati ai sensi del diritto nazionale di cui agli articoli da 1 a 4 della decisione quadro 2002/475/GAI;
9)
«reati gravi», i reati elencati nell'allegato II, che siano punibili con una pena detentiva o una misura di sicurezza privativa della libertà personale non inferiore a tre anni conformemente al diritto nazionale di uno Stato membro;
10)
«rendere anonimo mediante mascheratura degli elementi dei dati», rendere invisibili per un utente quegli elementi dei dati che potrebbero servire a identificare direttamente l'interessato.
CAPO II
Competenze degli stati membri
Articolo 4
Unità d'informazione sui passeggeri
1. Ciascuno Stato membro stabilisce o designa un'autorità competente in materia di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi, o una sua sezione, che agisca in qualità di «unità d'informazione sui passeggeri» (UIP).
2. La UIP è incaricata di:
a)
raccogliere i dati PNR presso i vettori aerei, conservare, trattare e trasferire tali dati o i risultati del loro trattamento alle autorità competenti di cui all'articolo 7;
b)
scambiare sia i dati PNR che i risultati del trattamento di tali dati con le UIP degli altri Stati membri e con Europol conformemente agli articoli 9 e 10.
3. I membri del personale delle UIP possono essere funzionari distaccati delle autorità competenti. Gli Stati membri dotano le UIP delle risorse adeguate per svolgere i loro compiti.
4. Due o più Stati membri (Stati membri partecipanti) possono istituire o designare una stessa autorità che agisca in qualità di UIP. Tale UIP è stabilita in uno degli Stati membri partecipanti ed è considerata la UIP di tutti gli Stati membri partecipanti. Gli Stati membri partecipanti ne concordano congiuntamente le modalità di funzionamento e rispettano le prescrizioni di cui alla presente direttiva.
5. Entro un mese dall'istituzione del suo UIP ciascuno Stato membro ne dà notifica alla Commissione e può modificare la sua notifica in qualsiasi momento. La Commissione pubblica la notifica e le eventuali modifiche della stessa nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 5
Responsabile della protezione dei dati all'interno dell'UIP
1. L'UIP nomina un responsabile della protezione dei dati incaricato di sorvegliare il trattamento dei dati PNR e di attuare le pertinenti garanzie.
2. Gli Stati membri forniscono al responsabile della protezione dei dati i mezzi per adempiere alle funzioni e ai compiti che gli incombono a norma del presente articolo in modo efficace e indipendente.
3. Gli Stati membri assicurano che gli interessati abbiano il diritto di contattare il responsabile della protezione dei dati, che funge da punto di contatto unico, in merito a tutte le questioni connesse al trattamento dei dati PNR che li riguardano.
Articolo 6
Trattamento dei dati PNR
1. I dati PNR trasferiti dai vettori aerei sono raccolti dall'UIP dello Stato membro interessato secondo quanto previsto all'articolo 8. Qualora nei dati PNR trasferiti dai vettori aerei siano compresi dati diversi da quelli elencati nell'allegato I, l'UIP li cancella in via definitiva non appena li riceve.
2. L'UIP provvede al trattamento dei dati PNR unicamente per le seguenti finalità:
a)
valutare i passeggeri prima dell'arrivo previsto nello Stato membro o della partenza prevista dallo Stato membro per identificare quelli da sottoporre a ulteriore verifica da parte delle autorità competenti di cui all'articolo 7 e, se del caso, da parte di Europol, a norma dell'articolo 10, in considerazione del fatto che gli stessi potrebbero essere implicati in reati di terrorismo o in reati gravi;
b)
rispondere, caso per caso, a una richiesta debitamente motivata e basata su motivi sufficienti da parte delle autorità competenti di trasmettere e trattare dati PNR in casi specifici a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi, e di comunicare i risultati di tale trattamento alle stesse autorità competenti o, se del caso, a Europol; e
c)
analizzare i dati PNR per aggiornare i criteri esistenti o definire nuovi criteri da usare nelle valutazioni effettuate ai sensi del paragrafo 3, lettera b), al fine di identificare le persone che potrebbero essere implicate in reati di terrorismo o in reati gravi.
3. Nell'effettuare la valutazione di cui al paragrafo 2, lettera a), l'UIP può:
a)
confrontare i dati PNR rispetto a banche dati pertinenti a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi, comprese le banche dati riguardanti persone o oggetti ricercati o segnalati, conformemente alle norme dell'Unione, internazionali e nazionali applicabili a tali banche dati; o
b)
trattare i dati PNR sulla base di criteri prestabiliti.
4. Ogni valutazione dei passeggeri secondo criteri prestabiliti di cui al paragrafo 3, lettera b), prima dell'arrivo previsto nello Stato membro o della partenza prevista dallo Stato membro, è effettuata in modo non discriminatorio. Tali criteri prestabiliti devono essere mirati, proporzionati e specifici. Gli Stati membri assicurano che detti criteri siano stabiliti dall'UIP e periodicamente rivisti in cooperazione con le autorità competenti di cui all'articolo 7. Detti criteri non sono in alcun caso basati sull'origine razziale o etnica, sulle opinioni politiche, sulla religione o sulle convinzioni filosofiche, sull'appartenenza sindacale, sullo stato di salute, sulla vita sessuale o sull'orientamento sessuale dell'interessato.
5. Gli Stati membri provvedono affinché i riscontri positivi a seguito del trattamento automatizzato dei dati PNR effettuato a norma del paragrafo 2, lettera a), siano singolarmente sottoposti a un esame non automatizzato per verificare se sia necessario un intervento dell'autorità competente di cui all'articolo 7 conformemente al diritto nazionale.
6. L'UIP di uno Stato membro trasmette i dati PNR dei passeggeri identificati conformemente al paragrafo 2, lettera a), o il risultato del trattamento di tali dati, per ulteriore verifica, alle autorità competenti di cui all'articolo 7 dello stesso Stato membro. Tali trasferimenti sono effettuati solo caso per caso e, in caso di trattamento automatizzato dei dati PNR, dopo l'esame individuale non automatizzato.
7. Gli Stati membri assicurano che il responsabile della protezione dei dati abbia accesso a tutti i dati trattati dall'UIP. Se ritiene che il trattamento dei dati non sia stato lecito, il responsabile della protezione dei dati può rinviare la questione all'autorità nazionale di controllo.
8. La conservazione, il trattamento e l'analisi dei dati PNR da parte dell'UIP sono effettuati esclusivamente in un luogo o in luoghi sicuri all'interno del territorio degli Stati membri.
9. Le conseguenze delle valutazioni dei passeggeri di cui al paragrafo 2, lettera a), del presente articolo non pregiudicano il diritto delle persone che godono del diritto di libera circolazione dell'Unione di entrare nel territorio dello Stato membro interessato secondo quanto previsto dalla direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (11). Inoltre, se le valutazione sono effettuate in relazione a voli intra-UE tra Stati membri cui si applica il regolamento (CE) n. 562/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (12), le conseguenze di tali valutazioni devono rispettare tale regolamento.
Articolo 7
Autorità competenti
1. Ciascuno Stato membro adotta l'elenco delle autorità competenti autorizzate a chiedere o ricevere dalle UIP i dati PNR o i risultati del loro trattamento ai fini di un'ulteriore verifica delle informazioni o di interventi appropriati per prevenire, accertare, indagare e perseguire reati di terrorismo o reati gravi.
2. Le autorità di cui al paragrafo 1 sono le autorità responsabili della prevenzione, dell'accertamento, dell'indagine o del perseguimento dei reati di terrorismo o dei reati gravi.
3. Ai fini dell'articolo 9, paragrafo 3, entro il 25 maggio 2017 ciascuno Stato membro notifica alla Commissione l'elenco delle proprie autorità competenti e può modificare la sua notifica in qualsiasi momento. La Commissione pubblica la notifica e le eventuali modifiche della stessa nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
4. Le autorità competenti degli Stati membri possono sottoporre a ulteriore trattamento i dati PNR e i risultati del loro trattamento ricevuti dall'UIP unicamente al fine specifico di prevenire, accertare, indagare o perseguire reati di terrorismo o reati gravi.
5. Il paragrafo 4 non pregiudica le competenze delle autorità di contrasto e giudiziarie nazionali qualora siano individuati altri reati o indizi di reato durante l'azione di contrasto determinata da tale trattamento.
6. Le autorità competenti non devono adottare decisioni che comportino conseguenze giuridiche negative per l'interessato, o lo danneggino in modo significativo, soltanto sulla base del trattamento automatizzato dei dati PNR. Tali decisioni non devono essere adottate sulla base dell'origine razziale o etnica, delle opinioni politiche, della religione o delle convinzioni filosofiche, dell'appartenenza sindacale, dello stato di salute, della vita sessuale o dell'orientamento sessuale dell'interessato.
Articolo 8
Obblighi dei vettori aerei riguardanti i trasferimenti di dati
1. Gli Stati membri adottano i necessari provvedimenti affinché i vettori aerei trasferiscano, attraverso il «metodo push», i dati PNR elencati nell'allegato I, a condizione che abbiano già raccolto tali dati nel normale svolgimento della loro attività, alla banca dati dell'UIP dello Stato membro nel cui territorio atterra o dal cui territorio parte il volo. Qualora il volo sia operato in code-sharing da uno o più vettori aerei, l'obbligo di trasferire i dati PNR di tutti i passeggeri del volo spetta al vettore aereo che opera il volo. Qualora un volo extra-UE faccia uno o più scali negli aeroporti degli Stati membri, i vettori aerei trasferiscono i dati PNR di tutti i passeggeri alle UIP di tutti gli Stati membri interessati. Lo stesso vale qualora un volo intra-UE faccia uno o più scali negli aeroporti di diversi Stati membri, ma solo in relazione agli Stati membri che raccolgono i dati PNR dei voli intra-UE.
2. Nel caso in cui i vettori aerei abbiano raccolto le informazioni anticipate sui passeggeri (API) di cui all'allegato I, punto 18, ma non conservino tali dati con gli stessi mezzi tecnici di quelli per gli altri dati PNR, gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché i vettori aerei trasferiscano, attraverso il «metodo push», anche detti dati all'UIP dello Stato membro di cui al paragrafo 1. In caso di trasferimento, tutte le disposizioni della presente direttiva si applicano in relazione a tali dati API.
3. I vettori aerei trasferiscono i dati PNR elettronicamente utilizzando i protocolli comuni e i formati di dati supportati da adottare secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 17, paragrafo 2, o, in caso di guasto tecnico, con altro mezzo appropriato che assicuri un adeguato livello di sicurezza dei dati, conformemente alle seguenti condizioni:
a)
da 24 a 48 ore prima dell'ora prevista di partenza del volo; e
b)
immediatamente dopo la chiusura del volo, vale a dire una volta che i passeggeri sono saliti a bordo dell'aeromobile pronto per la partenza e non è più possibile l'imbarco o lo sbarco di passeggeri.
4. Gli Stati membri consentono ai vettori aerei di limitare il trasferimento di cui al paragrafo 3, lettera b), agli aggiornamenti dei trasferimenti di cui alla lettera a) di detto paragrafo.
5. Quando l'accesso ai dati PNR è necessario per rispondere a una minaccia specifica e reale connessa a reati di terrorismo o a reati gravi, i vettori aerei, caso per caso, trasferiscono i dati PNR in momenti diversi da quelli di cui al paragrafo 3, su richiesta di un'UIP conformemente al diritto nazionale.
Articolo 9
Scambio di informazioni tra Stati membri
1. Gli Stati membri provvedono affinché, per quanto riguarda le persone identificate da un'UIP a norma dell'articolo 6, paragrafo 2, questa trasmetta tutti i dati PNR pertinenti e necessari o i risultati del loro trattamento alle corrispondenti UIP degli altri Stati membri. Le UIP degli Stati membri destinatari trasmettono, ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 6, le informazioni ricevute alle rispettive autorità competenti.
2. L'UIP di uno Stato membro è autorizzata a chiedere, se necessario, all'UIP di qualsiasi altro Stato membro di trasmetterle i dati PNR conservati nella sua banca dati e che non sono stati ancora resi anonimi mediante mascheratura degli elementi dei dati a norma dell'articolo 12, paragrafo 2, e, se necessario, anche i risultati di qualsiasi trattamento di tali dati, se è già stato effettuato ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 2, lettera a). Tale richiesta deve essere debitamente motivata. Può riguardare uno o più elementi di dati combinati fra loro, secondo quanto ritenga necessario l'UIP richiedente in relazione a un caso specifico di prevenzione, accertamento, indagine o azione penale nei confronti di reati di terrorismo o di reati gravi. L'UIP comunica le informazioni richieste appena possibile. Nel caso in cui i dati richiesti siano stati resi anonimi mediante mascheratura degli elementi dei dati a norma dell'articolo 12, paragrafo 2, l'UIP trasmette i dati PNR integrali solo se è ragionevolmente ritenuto necessario ai fini dell'articolo 6, paragrafo 2, lettera b), e solo se autorizzata in tal senso da un'autorità di cui all'articolo 12, paragrafo 3, lettera b).
3. Le autorità competenti di uno Stato membro hanno facoltà di chiedere direttamente all'UIP di qualsiasi altro Stato membro di trasmettere loro i dati PNR conservati nella sua banca dati solo se necessario in situazioni di emergenza e alle condizioni previste al paragrafo 2. Le richieste delle autorità competenti devono essere motivate. Una copia della richiesta è sempre trasmessa all'UIP dello Stato membro richiedente. In tutti gli altri casi, le autorità competenti inoltrano le richieste tramite l'UIP del proprio Stato membro.
4. In circostanze eccezionali, se è necessario accedere a dati PNR per rispondere a una minaccia specifica e reale connessa a reati di terrorismo o reati gravi, l'UIP di uno Stato membro è autorizzata a chiedere all'UIP di un altro Stato membro di ottenere dati PNR ai sensi dell'articolo 8, paragrafo 5, e di trasmettere tali dati all'UIP richiedente.
5. Lo scambio di informazioni ai sensi del presente articolo può avvenire tramite qualsiasi canale esistente di cooperazione tra le autorità competenti degli Stati membri. La lingua utilizzata per la richiesta e lo scambio di informazioni è quella applicabile al canale utilizzato. Nell'effettuare le notifiche a norma dell'articolo 4, paragrafo 5, gli Stati membri comunicano alla Commissione anche gli estremi dei punti di contatto cui possono essere trasmesse le richieste in casi di emergenza. La Commissione comunica tali estremi agli Stati membri.
Articolo 10
Condizioni per l'accesso di Europol ai dati PNR
1. Europol ha il diritto di chiedere i dati PNR o i risultati del trattamento di tali dati alle UIP degli Stati membri entro i limiti delle sue competenze e per l'adempimento dei suoi compiti.
2. Europol, per il tramite dell'unità nazionale Europol, può presentare, caso per caso, all'UIP di uno Stato membro una richiesta elettronica e debitamente motivata di trasmissione di dati PNR o dei risultati del trattamento di tali dati. Europol può presentare tale richiesta qualora ciò si riveli strettamente necessario per sostenere e rafforzare l'azione degli Stati membri volta a prevenire, accertare o indagare uno specifico reato di terrorismo o reato grave, nella misura in cui si tratti di un reato di competenza di Europol conformemente alla decisione 2009/371/GAI. Detta richiesta espone i ragionevoli motivi in base ai quali Europol ritiene che la trasmissione dei dati PNR o dei risultati del trattamento di tali dati contribuisca significativamente alla prevenzione, all'accertamento o all'indagine nei confronti del reato in questione.
3. Europol informa il responsabile della protezione dei dati nominato a norma dell'articolo 28 della decisione 2009/371/GAI di qualsiasi scambio di informazioni ai sensi del presente articolo.
4. Lo scambio di informazioni ai sensi del presente articolo avviene tramite l'applicazione SIENA e conformemente alla decisione 2009/371/GAI. La lingua utilizzata per la richiesta e lo scambio di informazioni è quella applicabile a SIENA.
Articolo 11
Trasferimento dei dati a paesi terzi
1. Uno Stato membro può trasferire a un paese terzo i dati PNR nonché i risultati del trattamento di tali dati che sono conservati dall'UIP conformemente all'articolo 12 soltanto caso per caso e se:
a)
ricorrono le condizioni di cui all'articolo 13 della decisione quadro 2008/977/GAI;
b)
il trasferimento è necessario per le finalità di cui all'articolo 1, paragrafo 2, della presente direttiva;
c)
il paese terzo accetta di trasferire i dati a un altro paese terzo soltanto se il trasferimento è strettamente necessario per le finalità di cui all'articolo 1, paragrafo 2, della presente direttiva e soltanto previa autorizzazione esplicita di tale Stato membro; e
d)
sono rispettate le stesse condizioni di cui all'articolo 9, paragrafo 2.
2. Nonostante l'articolo 13, paragrafo 2, della decisione 2008/977/GAI, i trasferimenti di dati PNR senza consenso preliminare dello Stato membro dal quale sono stati ottenuti i dati sono autorizzati in circostanze eccezionali soltanto se:
a)
tali trasferimenti sono indispensabili per rispondere a una minaccia specifica e reale connessa a reati di terrorismo o reati gravi in uno Stato membro o un paese terzo; e
b)
il consenso preliminare non può essere ottenuto in tempo utile.
L'autorità responsabile di dare il consenso è informata senza indugio e il trasferimento è debitamente registrato e soggetto a verifica a posteriori.
3. Gli Stati membri trasferiscono i dati PNR alle autorità competenti di paesi terzi soltanto a condizioni conformi alla presente direttiva e soltanto previo accertamento che l'uso che intendono farne i destinatari è conforme alle condizioni e garanzie previste dalla presente direttiva.
4. Il responsabile della protezione dei dati dell'UIP dello Stato membro che ha trasferito i dati PNR è informato ogni volta che uno Stato membro trasferisce dati PNR a norma del presente articolo.
Articolo 12
Periodo di conservazione dei dati e anonimato
1. Gli Stati membri provvedono affinché i dati PNR trasmessi dai vettori aerei all'UIP siano da questa conservati in una banca dati per un periodo di cinque anni dal trasferimento all'UIP dello Stato membro dal cui territorio parte o nel cui territorio atterra il volo.
2. Allo scadere del periodo di sei mesi dal trasferimento dei dati PNR di cui al paragrafo 1, tutti i dati PNR sono resi anonimi mediante mascheratura dei seguenti elementi che potrebbero servire a identificare direttamente il passeggero cui i dati PNR si riferiscono:
a)
il nome o i nomi, compresi i nomi di altri passeggeri figuranti nel PNR e il numero di viaggiatori che viaggiano insieme figurante nel PNR;
b)
l'indirizzo e gli estremi;
c)
informazioni su tutte le modalità di pagamento, compreso l'indirizzo di fatturazione, nella misura in cui contenga informazioni che potrebbero servire a identificare direttamente il passeggero cui si riferiscono i dati PNR o altre persone;
d)
informazioni sui viaggiatori abituali («Frequent flyer»);
e)
osservazioni generali contenenti informazioni che potrebbero servire a identificare direttamente il passeggero cui si riferiscono i dati PNR; e
f)
i dati API eventualmente raccolti.
3. Allo scadere del periodo di sei mesi di cui al paragrafo 2, la comunicazione dei dati PNR integrali è consentita solo se:
a)
è ragionevolmente ritenuta necessaria ai fini dell'articolo 6, paragrafo 2, lettera b); e
b)
è approvata da:
i)
un'autorità giudiziaria; o
ii)
un'altra autorità nazionale competente ai sensi del diritto nazionale per verificare se sono soddisfatte le condizioni per la comunicazione, fatti salvi l'informazione e l'esame a posteriori del responsabile della protezione dei dati dell'UIP.
4. Gli Stati membri provvedono affinché i dati PNR siano cancellati in via definitiva allo scadere del periodo di cui al paragrafo 1. Questo obbligo non incide sui casi in cui dati PNR specifici sono stati trasferiti a un'autorità competente e sono usati nell'ambito di un caso specifico a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale dei reati di terrorismo o reati gravi, nel qual caso la loro conservazione presso l'autorità competente è disciplinata dal diritto nazionale.
5. I risultati del trattamento di cui all'articolo 6, paragrafo 2, lettera a), sono conservati presso l'UIP soltanto per il tempo necessario a informare di un riscontro positivo le autorità competenti e, conformemente all'articolo 9, paragrafo 1, a informare di un riscontro positivo le UIP degli altri Stati membri. Il risultato di un trattamento automatizzato, anche qualora risulti negativo a seguito dell'esame individuale non automatizzato di cui all'articolo 6, paragrafo 5, può comunque essere memorizzato in modo da evitare futuri «falsi» riscontri positivi fino a che i dati di riferimento non sono cancellati a norma del paragrafo 4 del presente articolo.
Articolo 13
Protezione dei dati personali
1. Ciascuno Stato membro dispone che, in relazione a qualsiasi trattamento di dati personali a norma della presente direttiva, ogni passeggero goda di un diritto di protezione dei dati personali, dei diritti di accesso, di rettifica, cancellazione e limitazione, così come dei diritti a compensazione e di proporre un ricorso giurisdizionale identici a quelli previsti dal diritto dell'Unione e nazionale e in attuazione degli articoli 17, 18, 19 e 20 della decisione quadro 2008/977/GAI. Si applicano pertanto le disposizioni di tali articoli.
2. Ciascuno Stato membro dispone che le norme nazionali di attuazione degli articoli 21 e 22 della decisione quadro 2008/977/GAI riguardanti la riservatezza del trattamento e la sicurezza dei dati si applichino anche a qualsiasi trattamento di dati personali effettuato a norma della presente direttiva.
3. La presente direttiva fa salva l'applicabilità della direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (13) al trattamento di dati personali da parte dei vettori aerei, in particolare i loro obblighi relativi all'adozione di adeguate misure tecniche e organizzative a tutela della sicurezza e della riservatezza dei dati personali.
4. Gli Stati membri vietano il trattamento dei dati PNR che riveli l'origine razziale o etnica, le opinioni politiche, la religione o le convinzioni filosofiche, l'appartenenza sindacale, lo stato di salute, la vita o l'orientamento sessuali dell'interessato. Qualora l'UIP riceva dati PNR che rivelano tali informazioni, questi sono cancellati immediatamente.
5. Gli Stati membri provvedono affinché l'UIP conservi la documentazione relativa a tutti i sistemi e tutte le procedure di trattamento sotto la propria responsabilità. Tale documentazione comprende almeno:
a)
il nome e le coordinate di contatto dell'organizzazione e del personale dell'UIP incaricati del trattamento dei dati PNR e i diversi livelli di autorizzazione d'accesso;
b)
le richieste delle autorità competenti e delle UIP di altri Stati membri;
c)
tutte le richieste e i trasferimenti di dati PNR verso un paese terzo.
Su richiesta, l'UIP mette a disposizione dell'autorità nazionale di controllo tutta la documentazione disponibile.
6. Gli Stati membri provvedono affinché l'UIP tenga registri almeno delle seguenti operazioni di trattamento: raccolta, consultazione, comunicazione e cancellazione. I registri delle consultazioni e comunicazioni indicano, in particolare, la finalità, la data e l'ora dell'operazione e, nella misura del possibile, l'identità della persona che ha consultato o comunicato i dati PNR, nonché l'identità dei destinatari di tali dati. I registri sono usati esclusivamente a fini di verifica, di autocontrollo, per garantire l'integrità e la sicurezza dei dati o di audit. Su richiesta, l'UIP mette i registri a disposizione dell'autorità nazionale di controllo.
Tali registri sono conservati per un periodo di cinque anni.
7. Gli Stati membri provvedono affinché l'UIP metta in atto adeguate misure e procedure tecniche e organizzative per garantire un livello elevato di sicurezza che sia appropriato ai rischi che il trattamento comporta e alla natura dei dati PNR.
8. Gli Stati membri provvedono affinché, quando una violazione di dati personali è suscettibile di determinare un rischio elevato per la protezione dei dati personali o di incidere negativamente sulla vita privata dell'interessato, l'UIP comunichi la violazione all'interessato e all'autorità nazionale di controllo senza ingiustificato ritardo.
Articolo 14
Sanzioni
Gli Stati membri stabiliscono le sanzioni applicabili alle violazioni delle disposizioni nazionali adottate a norma della presente direttiva e adottano le misure necessarie per garantirne l'attuazione. Tali sanzioni devono essere effettive, proporzionate e dissuasive.
In particolare, gli Stati membri stabiliscono le norme relative alle sanzioni, anche pecuniarie, a carico dei vettori aerei che non trasmettono i dati, come previsto dall'articolo 8, o non li trasmettono nel formato richiesto.
Le sanzioni previste devono essere effettive, proporzionate e dissuasive.
Articolo 15
Autorità nazionale di controllo
1. Ogni Stato membro dispone che l'autorità nazionale di controllo di cui all'articolo 25 della decisione quadro 2008/977/GAI sia incaricata di fornire consulenza e di esercitare la sorveglianza, nel suo territorio, riguardo all'applicazione delle disposizioni adottate dagli Stati membri conformemente alla presente direttiva. Si applica l'articolo 25 della decisione quadro 2008/977/GAI.
2. Tali autorità nazionali di controllo svolgono le attività di cui al paragrafo 1, così da tutelare i diritti fondamentali in relazione al trattamento dei dati personali.
3. Ciascuna autorità nazionale di controllo:
a)
tratta i reclami presentati dagli interessati, svolge le relative indagini e informa gli interessati, entro un termine ragionevole, dello stato e dell'esito del reclamo;
b)
verifica la liceità del trattamento dei dati, svolge indagini, ispezioni e audit conformemente al diritto nazionale, di propria iniziativa o a seguito di un reclamo di cui alla lettera a).
4. Ciascuna autorità nazionale di controllo, su richiesta, consiglia l'interessato in merito all'esercizio dei diritti derivanti dalle disposizioni adottate conformemente alla presente direttiva.
CAPO III
Misure di esecuzione
Articolo 16
Protocolli comuni e formati di dati supportati
1. Tutti i trasferimenti di dati PNR dai vettori aerei alle UIP ai fini della presente direttiva sono effettuati con un mezzo elettronico che offra sufficienti garanzie rispetto alle misure di sicurezza tecniche e alle misure organizzative relative ai trattamenti da effettuare. In caso di guasto tecnico, i dati PNR possono essere trasferiti con altro mezzo appropriato, purché sia mantenuto lo stesso livello di sicurezza e sia pienamente rispettato il diritto dell'Unione in materia di protezione dei dati.
2. Un anno dopo la data di prima adozione da parte della Commissione dei protocolli comuni e dei formati di dati supportati a norma del paragrafo 3, tutti i trasferimenti di dati PNR dai vettori aerei alle UIP ai fini della presente direttiva sono effettuati elettronicamente e con metodi sicuri conformi a tali protocolli comuni. Tali protocolli sono identici per tutti i trasferimenti, che garantiscano la sicurezza dei dati PNR durante il trasferimento. I dati PNR sono trasferiti in un formato di dati supportato che ne garantisca la leggibilità a tutti gli interessati. Tutti i vettori aerei hanno l'obbligo di scegliere e notificare all'UIP il protocollo comune e il formato di dati che intendono usare per i loro trasferimenti.
3. La Commissione stabilisce l'elenco dei protocolli comuni e dei formati di dati supportati e, se necessario, lo adegua mediante atti di esecuzione. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 17, paragrafo 2.
4. Il paragrafo 1 si applica, finché non sono disponibili i protocolli comuni e i formati di dati supportati di cui ai paragrafi 2 e 3.
5. Entro un anno dall'adozione dei protocolli comuni e dei formati di dati supportati di cui al paragrafo 2, ciascuno Stato membro provvede affinché siano adottate le necessarie misure tecniche per poter usare tali protocolli comuni e i formati di dati.
Articolo 17
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato. Tale comitato è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Nel caso in cui il comitato non esprima alcun parere, la Commissione non adotta il progetto di atto di esecuzione e si applica l'articolo 5, paragrafo 4, terzo comma, del regolamento (UE) n. 182/2011.
CAPO IV
Disposizioni finali
Articolo 18
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro entro il 25 maggio 2018. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 19
Riesame
1. Sulla scorta delle informazioni fornite dagli Stati membri, tra cui le statistiche di cui all'articolo 20, paragrafo 2, la Commissione procede a un riesame di tutti gli elementi della presente direttiva e sottopone e inoltra una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio entro entro il 25 maggio 2020.
2. Nell'ambito di tale riesame, la Commissione presta particolare attenzione:
a)
al rispetto del livello applicabile di protezione dei dati personali;
b)
alla necessità e alla proporzionalità della raccolta e del trattamento dei dati PNR per ciascuna delle finalità di cui alla presente direttiva;
c)
alla durata del periodo di conservazione dei dati;
d)
all'efficacia dello scambio di informazioni fra gli Stati membri; e
e)
alla qualità delle valutazioni anche con riferimento alle statistiche elaborate a norma dell'articolo 20.
3. La relazione di cui al paragrafo 1 comprende altresì un riesame della necessità, della proporzionalità e dell'efficacia dell'inclusione, nell'ambito di applicazione della presente direttiva, della raccolta obbligatoria e del trasferimento dei dati PNR riguardanti tutti i voli intra-UE o i voli intra-UE selezionati. La Commissione prende in considerazione l'esperienza maturata dagli Stati membri, in particolare da quelli che attuano questa direttiva ai voli intra-UE a norma dell'articolo 2. La relazione esamina anche la necessità di inserire operatori economici diversi dai vettori aerei, come le agenzie di viaggio e gli operatori turistici, che forniscono servizi connessi ai viaggi, fra cui la prenotazione di voli, nell'ambito di applicazione della presente direttiva.
4. Se del caso, alla luce del riesame condotto a norma del presente articolo, la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una proposta legislativa intesa a modificare la presente direttiva.
Articolo 20
Statistiche
1. Gli Stati membri forniscono annualmente alla Commissione una serie di statistiche sui dati PNR trasmessi alle PIU. Tali statistiche non contengono dati personali.
2. Le statistiche indicano quanto meno:
a)
il numero totale di passeggeri i cui dati PNR sono stati raccolti e scambiati;
b)
il numero di passeggeri identificati a fini di ulteriore esame.
Articolo 21
Relazione con altri strumenti
1. Gli Stati membri possono continuare ad applicare tra loro gli accordi o le intese bilaterali o multilaterali sullo scambio di informazioni tra autorità competenti in vigore il entro il 24 maggio 2016, purché siano compatibili con quest'ultima.
2. La presente direttiva fa salva l'applicabilità della direttiva 95/46/CE al trattamento dei dati personali da parte dei vettori aerei.
3. La presente direttiva non pregiudica gli obblighi e impegni degli Stati membri o dell'Unione derivanti da accordi bilaterali o multilaterali conclusi con paesi terzi.
Articolo 22
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva conformemente ai trattati.
Fatto a Bruxelles, il 27 aprile 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
J.A. HENNIS-PLASSCHAERT
(1) GU C 218 del 23.7.2011, pag. 107.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 14 aprile 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 21 aprile 2016.
(3) GU C 115 del 4.5.2010, pag. 1.
(4) Direttiva 2004/82/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, concernente l'obbligo dei vettori aerei di comunicare i dati relativi alle persone trasportate (GU L 261 del 6.8.2004, pag. 24).
(5) Decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, sulla lotta contro il terrorismo (GU L 164 del 22.6.2002, pag. 3).
(6) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(7) Decisione 2009/371/GAI del Consiglio, del 6 aprile 2009, che istituisce l'Ufficio europeo di polizia (Europol) (GU L 121del 15.5.2009, pag. 37).
(8) Decisione quadro 2006/960/GAI del Consiglio, del 18 dicembre 2006, relativa alla semplificazione dello scambio di informazioni e intelligence tra le autorità degli Stati membri dell'Unione europea incaricate dell'applicazione della legge (GU L 386 del 29.12.2006, pag. 89).
(9) Decisione quadro 2008/977/GAI del Consiglio, del 27 novembre 2008, sulla protezione dei dati personali trattati nell'ambito della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale (GU L 350 del 30.12.2008, pag. 60).
(10) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(11) Direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, che modifica il regolamento (CEE) n. 1612/68 ed abroga le direttive 64/221/CEE, 68/360/CEE, 72/194/CEE, 73/148/CEE, 75/34/CEE, 75/35/CEE, 90/364/CEE, 90/365/CEE e 93/96/CEE (GU L 158 del 30.4.2004, pag. 77).
(12) Regolamento (CE) n. 562/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2006, che istituisce un codice comunitario relativo al regime di attraversamento delle frontiere da parte delle persone (codice frontiere Schengen) (GU L 105 del 13.4.2006, pag. 1).
(13) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
ALLEGATO I
Dati del codice di prenotazione raccolti dai vettori aerei
1.
Codice PNR di identificazione della pratica
2.
Data di prenotazione/emissione del biglietto
3.
Data o date previste di viaggio
4.
Nome o nomi
5.
Indirizzo, recapito telefonico e indirizzo di posta elettronica
6.
Informazioni su tutte le modalità di pagamento, compreso l'indirizzo di fatturazione
7.
Itinerario completo per specifico PNR
8.
Informazioni sui viaggiatori abituali («Frequent flyer»)
9.
Agenzia/agente di viaggio
10.
Status di viaggio del passeggero, inclusi conferme, check-in, precedenti assenze all'imbarco o passeggero senza prenotazione
11.
PNR scissi/divisi
12.
Osservazioni generali (comprese tutte le informazioni disponibili sui minori non accompagnati di età inferiore a 18 anni, quali nome e sesso del minore, età, lingua o lingue parlate, nome e recapito dell'accompagnatore alla partenza e relazione con il minore, nome e recapito dell'accompagnatore all'arrivo e relazione con il minore, agente alla partenza e all'arrivo)
13.
Dati sull'emissione del biglietto, compresi il numero del biglietto, la data di emissione del biglietto, i biglietti di sola andata, i campi ATFQ
14.
Informazioni sul posto, compreso il numero di posto assegnato
15.
Informazioni sul code share (codici comuni)
16.
Tutte le informazioni relative al bagaglio
17.
Numero di viaggiatori e altri nomi figuranti nel PNR
18.
Informazioni anticipate sui passeggeri (API) eventualmente raccolte (tra cui: tipo, numero, paese di rilascio e data di scadenza del documento, cittadinanza, cognome, nome, sesso, data di nascita, compagnia aerea, numero di volo, data di partenza, data di arrivo, aeroporto di partenza, aeroporto di arrivo, ora di partenza e ora di arrivo)
19.
Cronistoria delle modifiche dei dati PNR di cui ai numeri da 1 a 18.
ALLEGATO II
Elenco dei reati di cui all'articolo 3, punto 9
1.
partecipazione a un'organizzazione criminale,
2.
tratta di esseri umani,
3.
sfruttamento sessuale di minori e pedopornografia,
4.
traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope,
5.
traffico illecito di armi, munizioni ed esplosivi,
6.
corruzione,
7.
frode, compresa la frode che lede gli interessi finanziari dell'Unione,
8.
riciclaggio di proventi di reato e falsificazione di monete, compreso l'euro,
9.
criminalità informatica/cibercriminalità,
10.
criminalità ambientale, compresi il traffico illecito di specie animali protette e il traffico illecito di specie e di essenze vegetali protette,
11.
favoreggiamento dell'ingresso e del soggiorno illegali,
12.
omicidio volontario, lesioni personali gravi,
13.
traffico illecito di organi e tessuti umani,
14.
rapimento, sequestro e presa di ostaggi,
15.
furto organizzato e rapina a mano armata,
16.
traffico illecito di beni culturali, compresi oggetti d'antiquariato e opere d'arte,
17.
contraffazione e pirateria di prodotti,
18.
falsificazione di atti amministrativi e traffico di documenti falsi,
19.
traffico illecito di sostanze ormonali e altri fattori di crescita,
20.
traffico illecito di materie nucleari o radioattive,
21.
stupro,
22.
reati che rientrano nella competenza giurisdizionale della Corte penale internazionale,
23.
dirottamento di aeromobile/nave,
24.
sabotaggio,
25.
traffico di veicoli rubati,
26.
spionaggio industriale.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Uso dei dati dei passeggeri per prevenire i reati di terrorismo e i reati gravi
QUAL È L’OBIETTIVO DELLA DIRETTIVA?
La direttiva si prefigge di disciplinare il trasferimento dei dati del codice di prenotazione (PNR) dei passeggeri sui voli internazionali dalle compagnie aeree agli Stati membri dell’Unione europea (Unione). Regolamenta inoltre il trattamento di tali dati da parte delle autorità competenti degli Stati membri.
PUNTI CHIAVE
Cosa sono i dati PNR?
Essi consistono delle informazioni sulla prenotazione conservate dalle compagnie aeree nei propri sistemi di prenotazione e di controllo delle partenze. Le informazioni raccolte includono:le date di viaggio; l’itinerario di viaggio; le informazioni riportate sul biglietto; i recapiti; i mezzi di pagamento utilizzati; le informazioni sui bagagli.Ambito di applicazioneOgni Stato membro deve istituire un’unità designata d’informazione sui passeggeri (UIP). Una UIP si occupa di:raccogliere, conservare e trattare i dati, nonché trasferire i dati o i risultati del trattamento alle autorità nazionali competenti;scambiare i dati PNR e i risultati del trattamento dei dati con altri Stati membri e con l’Europol.Le compagnie aeree devono fornire alle UIP degli Stati membri i dati PNR per i voli in entrata o in partenza dall’Unione. Consente inoltre, ma non richiede, agli Stati membri di raccogliere i dati PNR relativi a voli intraeuropei selezionati.
Trattamento
I dati raccolti possono essere trattati esclusivamente a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi. I dati possono essere trattati solo nei seguenti casi:per una valutazione pre-arrivo dei passeggeri secondo criteri prestabiliti e rispetto alle banche dati pertinenti delle autorità di contrasto; per essere utilizzati in specifiche indagini/azioni penali; come spunti per lo sviluppo di criteri di valutazione del rischio.Trasferimento e scambio di datiGli Stati membri non dovrebbero essere in grado di accedere alle banche dati delle compagnie aeree. I dati PNR sono inviati dalla compagnia aerea all’UIP dello Stato membro in questione. Quando necessario e pertinente, uno Stato membro deve fornire i dati PNR relativi a una persona identificata alle autorità competenti di un altro Stato membro. I dati PNR possono essere trasferiti in un paese terzo in presenza di determinate condizioni specifiche.ConservazioneI dati forniti dai vettori aerei devono essere conservati in una banca dati UIP per cinque anni dal momento del loro trasferimento allo Stato membro, dal cui territorio parte o nel cui territorio atterra il volo. Dopo sei mesi i dati trasferiti devono essere «resi anonimi» al fine di celare talune informazioni, tra cui:nome;indirizzo e recapiti;tutte le informazioni sulle modalità di pagamento, compreso l’indirizzo di fatturazione. Allo scadere del periodo di sei mesi, la comunicazione dei dati PNR integrali è consentita solo se:è ragionevolmente ritenuta necessaria per rispondere alle richieste di dati PNR da parte delle autorità competenti o di Europol, e solo caso per caso;è stata approvata da un’autorità giudiziaria o da un’altra autorità nazionale competente ai sensi del diritto nazionale per verificare se sono soddisfatte le condizioni per la comunicazione.Trasferimento dei dati PNR a paesi terziLa parte terza, titolo III dell’accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione tra l’Unione europea e il Regno Unito (si veda la sintesi) si occupa della questione relativa al trasferimento, al trattamento e all’utilizzo dei dati PNR per quanto concerne i voli tra l’Unione e il Regno Unito. Definisce inoltre le norme per la cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale tra il Regno Unito e l’Unione in relazione ai dati PNR. L’Unione ha altresì sottoscritto accordi appositamente sul trasferimento dei dati PNR con l’Australia e gli Stati Uniti d’America.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva è in vigore dal 24 maggio 2016 e doveva diventare legge negli Stati membri entro il 25 maggio 2018.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Passenger Name Record (PNR) (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/681 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, sull’uso dei dati del codice di prenotazione (PNR) a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi (GU L 119 del 4.5.2016, pag. 132).
DOCUMENTI CORRELATI
Accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione tra l’Unione europea e la Comunità europea dell’energia atomica, da una parte, e il Regno unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, dall’altra (GU L 149 del 30.4.2021, pag. 10).
Accordo tra gli Stati Uniti d’America e l’Unione europea sull’uso e il trasferimento delle registrazioni dei nominativi dei passeggeri al dipartimento degli Stati Uniti per la sicurezza interna (GU L 215 dell’11.8.2012, pag. 5).
Accordo tra l’Unione europea e l’Australia sul trattamento e sul trasferimento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record — PNR) da parte dei vettori aerei all’Agenzia australiana delle dogane e della protezione di frontiera (GU L 186 del 14.7.2012, pag. 4). |
Procedimenti penali: presunzione di innocenza e diritto di presenziare al processo
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Essa intende tutelare:
la presunzione di innocenza di chiunque sia accusato o sospettato di un crimine da parte delle autorità giudiziarie o di polizia;
il diritto di una persona accusata di presenziare al proprio processo penale.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
La direttiva si applica a qualsiasi persona (persona fisica) indagata o imputata in procedimenti penali.
Si applica in tutte le fasi del procedimento penale, dal momento in cui una persona è sospettata o accusata di aver commesso un reato al verdetto finale.
Diritti
La direttiva stabilisce i diritti fondamentali di una persona indagata o imputata in un procedimento penale:
innocenza finché non ne viene dimostrata la colpevolezza
I paesi dell’Unione europea (UE) devono adottare misure per garantire che le dichiarazioni pubbliche da parte delle autorità e le decisioni giudiziarie (diverse da quelle sulla colpevolezza) non si riferiscano alla persona come colpevole;
i paesi dell’UE devono adottare misure per garantire che le persone indagate o imputate non siano presentate come colpevoli, in tribunale o in pubblico, attraverso il ricorso a misure di coercizione fisica;
onere della prova per l’accusa;
diritto di rimanere in silenzio e di non autoincriminarsi;
diritto di presenziare al proprio processo; tuttavia, un processo può essere celebrato in assenza dell’indagato o imputato, qualora una di queste condizioni sia soddisfatta:
la persona sia stata informata a tempo debito del processo e delle conseguenze di una mancata comparizione;
la persona abbia conferito mandato a un difensore, nominato da lei o dallo Stato, per rappresentarla in giudizio.
Mezzi di ricorso
I paesi dell’UE devono garantire che siano istituiti mezzi di ricorso adeguati in caso di violazione dei diritti di cui sopra.
Qualora il diritto al silenzio o il diritto di non autoincriminarsi sia stato violato, i paesi dell’UE devono garantire che siano rispettati i diritti alla difesa e l’equità del procedimento all’atto di valutare le dichiarazioni rese.
Qualora un indagato o un imputato non sia presente al proprio processo e le condizioni di cui sopra non siano soddisfatte, egli avrà diritto a un nuovo processo o a un altro mezzo di ricorso giurisdizionale che consenta di riesaminare il merito della causa (incluso l’esame di nuove prove).
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
Si applica a partire dal 31 marzo 2016. I paesi dell’UE devono integrarla nel proprio diritto nazionale entro il 1o aprile 2018.
CONTESTO
La direttiva (UE) 2016/343 è la quarta di una serie di misure che stabiliscono norme minime per i diritti procedurali in tutta l’UE, conformemente alla tabella di marcia del 2009. Fa seguito alla normativa sui diritti all’interpretazione e alla traduzione, all’informazione e all’accesso all’assistenza legale.
Altre due direttive stabiliscono diritti specifici per i minori nei procedimenti penalie per il patrocinio a spese dello Stato nei procedimenti penali.
Per maggiori informazioni, consultare:
Comunicato stampa della Commissione europea «Diritto a un processo equo: nuove norme a garanzia della presunzione d’innocenza»
«Diritti degli indagati e degli imputati» sul sito Internet della Commissione europea.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali (GU L 65 dell’11.3.2016, pag. 1-11)
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all’interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pag. 1-7)
Direttiva 2012/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, sul diritto all’informazione nei procedimenti penali (GU L 142 dell’1.6.2012, pag. 1-10)
Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato di arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, pag. 1-12)
Direttiva (UE) 2016/800 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 maggio 2016, sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali (GU L 132 del 21.5.2016, pag. 1-20)
Direttiva (UE) 2016/1919 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2016, sull’ammissione al patrocinio a spese dello Stato per indagati e imputati nell’ambito di procedimenti penali e per le persone ricercate nell’ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d’arresto europeo (GU L 297 del 4.11.2016, pag. 1-8) | DIRETTIVA (UE) 2016/343 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 9 marzo 2016
sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 82, paragrafo 2, lettera b),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
La presunzione di innocenza e il diritto a un equo processo sono sanciti negli articoli 47 e 48 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea («Carta»), nell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali («CEDU»), nell'articolo 14 del Patto internazionale sui diritti civili e politici («ICCPR») e nell'articolo 11 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
(2)
L'Unione si è prefissa l'obiettivo di mantenere e sviluppare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Secondo le conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999, in particolare il punto 33, un riconoscimento reciproco rafforzato delle sentenze e di altre decisioni giudiziarie e il necessario ravvicinamento delle legislazioni faciliterebbero la cooperazione tra le autorità competenti e la tutela giudiziaria dei diritti dei singoli. Il principio del reciproco riconoscimento dovrebbe quindi diventare il fondamento della cooperazione giudiziaria in materia civile e penale nell'Unione.
(3)
Conformemente al trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), la cooperazione giudiziaria in materia penale nell'Unione deve fondarsi sul principio del riconoscimento reciproco delle sentenze e di altre decisioni giudiziarie.
(4)
L'attuazione di tale principio presuppone che gli Stati membri ripongano fiducia reciproca nei rispettivi sistemi di giustizia penale. La portata del principio del riconoscimento reciproco è legata a numerosi parametri, inclusi meccanismi di protezione dei diritti degli indagati e imputati e norme minime comuni necessarie ad agevolare l'applicazione di tale principio.
(5)
Sebbene gli Stati membri siano firmatari della CEDU e dell'ICCPR, l'esperienza ha dimostrato che questa circostanza in sé non sempre assicura che vi sia un grado sufficiente di fiducia nei sistemi di giustizia penale di altri Stati membri.
(6)
Il 30 novembre 2009 il Consiglio ha adottato una risoluzione relativa a una tabella di marcia per il rafforzamento dei diritti procedurali di indagati o imputati in procedimenti penali (3) («tabella di marcia»). Sulla base di un approccio graduale, la tabella di marcia invita ad adottare misure che riguardano il diritto alla traduzione e all'interpretazione (misura A), il diritto a informazioni relative ai diritti e all'accusa (misura B), il diritto alla consulenza legale e all'assistenza legale (misura C), il diritto alla comunicazione con familiari, datori di lavoro e autorità consolari (misura D) e garanzie speciali per gli indagati o imputati vulnerabili (misura E).
(7)
L'11 dicembre 2009 il Consiglio europeo ha accolto con favore la tabella di marcia e l'ha integrata nel programma di Stoccolma — Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini (4) (punto 2.4). Il Consiglio europeo ha sottolineato il carattere non esaustivo della tabella di marcia, invitando la Commissione a esaminare ulteriori elementi dei diritti procedurali minimi di indagati e imputati, e a valutare se sia necessario affrontare altre questioni, ad esempio la presunzione di innocenza, per promuovere una migliore cooperazione nel settore.
(8)
Finora, sulla base della tabella di marcia, sono state adottate tre misure in materia di diritti procedurali nei procedimenti penali: le direttive 2010/64/UE (5), 2012/13/UE (6) e 2013/48/UE (7) del Parlamento europeo e del Consiglio.
(9)
La presente direttiva intende rafforzare il diritto a un equo processo nei procedimenti penali, stabilendo norme minime comuni relative ad alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo.
(10)
Stabilendo norme minime comuni sulla protezione dei diritti procedurali di indagati e imputati, la presente direttiva mira a rafforzare la fiducia degli Stati membri nei reciproci sistemi di giustizia penale e, quindi, a facilitare il riconoscimento reciproco delle decisioni in materia penale. Tali norme minime comuni possono altresì rimuovere taluni ostacoli alla libera circolazione dei cittadini nel territorio degli Stati membri.
(11)
È opportuno che la presente direttiva si applichi solo ai procedimenti penali, nell'accezione data dall'interpretazione della Corte di giustizia dell'Unione europea («Corte di giustizia»), fatta salva la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. La presente direttiva non dovrebbe applicarsi ai procedimenti civili o ai procedimenti amministrativi, anche quando questi ultimi possono comportare sanzioni, quali i procedimenti in materia di concorrenza, commercio, servizi finanziari, circolazione stradale, fiscalità o maggiorazioni d'imposta, e alle indagini connesse svolte da autorità amministrative.
(12)
È opportuno che la presente direttiva si applichi alle persone fisiche indagate o imputate in procedimenti penali. Dovrebbe applicarsi dal momento in cui una persona sia indagata o imputata per un reato o per un presunto reato e, quindi, anche prima che questa sia messa a conoscenza dalle autorità competenti di uno Stato membro, mediante notifica ufficiale o in altro modo, di essere indagata o imputata. La presente direttiva dovrebbe applicarsi a ogni fase del procedimento penale fino a che non diventi definitiva la decisione che stabilisce in maniera finale se l'indagato o l'imputato abbia commesso il reato. Le azioni legali e i mezzi di ricorso che sono disponibili solo quando tale decisione è divenuta definitiva, comprese le azioni dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo, non dovrebbero rientrare nell'ambito di applicazione della presente direttiva.
(13)
La presente direttiva prende atto dei diversi livelli ed esigenze di tutela di alcuni aspetti della presunzione di innocenza con riferimento alle persone fisiche e giuridiche. Per quanto riguarda le persone fisiche, tale protezione rispecchia la consolidata giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. La Corte di giustizia ha tuttavia riconosciuto che i diritti derivanti dalla presunzione di innocenza non sorgono in capo alle persone giuridiche allo stesso modo rispetto a quanto accade per le persone fisiche.
(14)
Allo stato attuale di sviluppo del diritto e della giurisprudenza in ambito nazionale e di Unione, appare prematuro legiferare a livello di Unione sulla presunzione di innocenza con riferimento alle persone giuridiche. La presente direttiva non dovrebbe pertanto applicarsi alle persone giuridiche, fatta salva l'applicazione alle persone giuridiche della presunzione di innocenza come sancita, in particolare, nella CEDU e come interpretata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e dalla Corte di giustizia.
(15)
È opportuno che la presunzione di innocenza con riferimento alle persone giuridiche sia protetta dalle garanzie normative e dalla giurisprudenza esistenti, la cui evoluzione deve permettere di stabilire se sia necessario un intervento dell'Unione.
(16)
La presunzione di innocenza sarebbe violata se dichiarazioni pubbliche rilasciate da autorità pubbliche o decisioni giudiziarie diverse da quelle sulla colpevolezza presentassero l'indagato o imputato come colpevole fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente provata. Tali dichiarazioni o decisioni giudiziarie non dovrebbero rispecchiare l'idea che una persona sia colpevole. Ciò dovrebbe lasciare impregiudicati gli atti della pubblica accusa che mirano a dimostrare la colpevolezza dell'indagato o imputato, come l'imputazione, nonché le decisioni giudiziarie in conseguenza delle quali decorrono gli effetti di una pena sospesa, purché siano rispettati i diritti della difesa. Dovrebbero altresì restare impregiudicate le decisioni preliminari di natura procedurale, adottate da autorità giudiziarie o da altre autorità competenti e fondate sul sospetto o su indizi di reità, quali le decisioni riguardanti la custodia cautelare, purché non presentino l'indagato o imputato come colpevole. Prima di prendere una decisione preliminare di natura procedurale, l'autorità competente potrebbe prima dover verificare che vi siano sufficienti prove a carico dell'indagato o imputato tali da giustificare la decisione e la decisione potrebbe contenere un riferimento a tali elementi.
(17)
Per «dichiarazioni pubbliche rilasciate da autorità pubbliche» dovrebbe intendersi qualsiasi dichiarazione riconducibile a un reato e proveniente da un'autorità coinvolta nel procedimento penale che ha ad oggetto tale reato, quali le autorità giudiziarie, di polizia e altre autorità preposte all'applicazione della legge, o da un'altra autorità pubblica, quali ministri e altri funzionari pubblici, fermo restando che ciò lascia impregiudicato il diritto nazionale in materia di immunità.
(18)
L'obbligo di non presentare gli indagati o imputati come colpevoli non dovrebbe impedire alle autorità pubbliche di divulgare informazioni sui procedimenti penali, qualora ciò sia strettamente necessario per motivi connessi all'indagine penale, come nel caso in cui venga diffuso materiale video e si inviti il pubblico a collaborare nell'individuazione del presunto autore del reato, o per l'interesse pubblico, come nel caso in cui, per motivi di sicurezza, agli abitanti di una zona interessata da un presunto reato ambientale siano fornite informazioni o la pubblica accusa o un'altra autorità competente fornisca informazioni oggettive sullo stato del procedimento penale al fine di prevenire turbative dell'ordine pubblico. Il ricorso a tali ragioni dovrebbe essere limitato a situazioni in cui ciò sia ragionevole e proporzionato, tenendo conto di tutti gli interessi. In ogni caso, le modalità e il contesto di divulgazione delle informazioni non dovrebbero dare l'impressione della colpevolezza dell'interessato prima che questa sia stata legalmente provata.
(19)
Gli Stati membri dovrebbero adottare le misure necessarie per garantire che, nel fornire informazioni ai media, le autorità pubbliche non presentino gli indagati o imputati come colpevoli, fino a quando la loro colpevolezza non sia stata legalmente provata. A tal fine, gli Stati membri dovrebbero informare le autorità pubbliche dell'importanza di rispettare la presunzione di innocenza nel fornire o divulgare informazioni ai media, fatto salvo il diritto nazionale a tutela della libertà di stampa e dei media.
(20)
Le autorità competenti dovrebbero astenersi dal presentare gli indagati o imputati come colpevoli, in tribunale o in pubblico, attraverso il ricorso a misure di coercizione fisica, quali manette, gabbie di vetro o di altro tipo e ferri alle gambe, a meno che il ricorso a tali misure sia necessario per ragioni legate al caso di specie in relazione alla sicurezza, ad esempio al fine di impedire che indagati o imputati rechino danno a se stessi o agli altri o a beni, o al fine di impedire che gli indagati o imputati fuggano o entrino in contatto con terzi, tra cui testimoni o vittime. La possibilità di ricorrere a misure di coercizione fisica non implica che le autorità competenti debbano prendere una decisione formale in merito.
(21)
Ove fattibile, le autorità competenti dovrebbero astenersi dal presentare gli indagati o imputati, in tribunale o in pubblico, in uniformi carcerarie, onde evitare di dare l'impressione che siano colpevoli.
(22)
L'onere della prova della colpevolezza di indagati e imputati incombe alla pubblica accusa e qualsiasi dubbio dovrebbe valere in favore dell'indagato o imputato. La presunzione di innocenza risulterebbe violata qualora l'onere della prova fosse trasferito dalla pubblica accusa alla difesa, fatti salvi eventuali poteri di accertamento dei fatti esercitati d'ufficio dal giudice, la sua indipendenza nel valutare la colpevolezza dell'indagato o imputato e il ricorso a presunzioni di fatto o di diritto riguardanti la responsabilità penale di un indagato o un imputato. Tali presunzioni dovrebbero essere confinate entro limiti ragionevoli, tenendo conto dell'importanza degli interessi in gioco e preservando i diritti della difesa, e i mezzi impiegati dovrebbero essere ragionevolmente proporzionati allo scopo legittimo perseguito. Le presunzioni dovrebbero essere confutabili e, in ogni caso, si dovrebbe farvi ricorso solo nel rispetto dei diritti della difesa.
(23)
In diversi Stati membri, non solo la pubblica accusa ma anche i giudici e i tribunali competenti sono incaricati della ricerca delle prove a carico e a discarico. Gli Stati membri che non hanno un sistema accusatorio dovrebbero poter mantenere l'attuale sistema purché sia conforme alla presente direttiva e alle altre pertinenti norme del diritto dell'Unione e internazionale.
(24)
Il diritto al silenzio è un aspetto importante della presunzione di innocenza e dovrebbe fungere da protezione contro l'autoincriminazione.
(25)
Anche il diritto di non autoincriminarsi è un aspetto importante della presunzione di innocenza. Gli indagati e imputati, se invitati a rilasciare dichiarazioni o a rispondere a domande, non dovrebbero essere costretti a produrre prove o documenti o a fornire informazioni che possano condurre all'autoincriminazione.
(26)
Il diritto al silenzio e il diritto di non autoincriminarsi dovrebbero applicarsi a domande riguardanti il reato che una persona è indagata o imputata di avere commesso e non, ad esempio, a domande riguardanti l'identificazione dell'indagato o imputato.
(27)
Il diritto al silenzio e il diritto di non autoincriminarsi implicano che le autorità competenti non dovrebbero costringere indagati o imputati a fornire informazioni qualora questi non desiderino farlo. Per determinare se il diritto al silenzio o il diritto di non autoincriminarsi sia stato violato, è opportuno tener conto dell'interpretazione del diritto a un equo processo ai sensi della CEDU data dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
(28)
L'esercizio del diritto al silenzio o del diritto di non autoincriminarsi non dovrebbe essere utilizzato contro l'indagato o imputato né essere considerato di per sé quale prova che l'indagato o imputato in questione abbia commesso il reato ascrittogli. Ciò dovrebbe lasciare impregiudicate le norme nazionali in materia di valutazione della prova da parte di tribunali o giudici, a condizione che i diritti della difesa siano rispettati.
(29)
L'esercizio del diritto di non autoincriminarsi non dovrebbe impedire alle autorità competenti di raccogliere prove che possano essere ottenute lecitamente dall'indagato o imputato ricorrendo a poteri coercitivi legali e che esistono indipendentemente dalla volontà di quest'ultimo, come il materiale ottenuto sulla base di un mandato, o per il quale sussista l'obbligo per legge di conservarlo e fornirlo su richiesta, o l'analisi dell'aria alveolare espirata, del sangue o delle urine, o dei tessuti corporei per la prova del DNA.
(30)
Il diritto al silenzio e il diritto di non autoincriminarsi non dovrebbero impedire agli Stati membri di decidere che, per quanto riguarda le infrazioni minori, quali le infrazioni minori del codice della strada, lo svolgimento del procedimento, o di alcune sue fasi, possa avvenire per iscritto o senza un interrogatorio dell'indagato o imputato da parte delle autorità competenti in merito al reato in questione, purché ciò avvenga in conformità con il diritto a un equo processo.
(31)
Gli Stati membri dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di garantire che, quando gli indagati o imputati ricevono informazioni sui loro diritti a norma dell'articolo 3 della direttiva 2012/13/UE, siano informati anche in merito al diritto di non autoincriminarsi, come applicabile a norma del diritto nazionale conformemente alla presente direttiva.
(32)
Gli Stati membri dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di garantire che, quando gli indagati o imputati ricevono la comunicazione dei diritti a norma dell'articolo 4 della direttiva 2012/13/UE, tale comunicazione contenga anche informazioni in merito al diritto di non autoincriminarsi, come applicabile a norma del diritto nazionale conformemente alla presente direttiva.
(33)
Il diritto a un equo processo è uno dei principi fondamentali di una società democratica. Il diritto degli indagati e imputati di presenziare al processo si basa su tale diritto e dovrebbe essere garantito in tutta l'Unione.
(34)
Qualora, per ragioni che sfuggono al loro controllo, gli indagati o imputati siano impossibilitati a presenziare al processo, dovrebbero avere la possibilità di chiedere che il processo sia aggiornato ad altra data entro i termini stabiliti dal diritto nazionale.
(35)
Il diritto degli indagati e imputati di presenziare al processo non è assoluto: a determinate condizioni, gli indagati e imputati dovrebbero avere la possibilità di rinunciarvi, esplicitamente o tacitamente, purché in modo inequivocabile.
(36)
In determinate circostanze, dovrebbe essere possibile pronunciare una decisione sulla colpevolezza o innocenza dell'indagato o imputato anche se l'interessato non è presente al processo. Ciò potrebbe verificarsi qualora l'indagato o imputato sia stato informato in tempo utile del processo e delle conseguenze di una mancata comparizione e ciò nonostante non compaia in giudizio. Il fatto che l'indagato o imputato sia informato del processo dovrebbe essere inteso nel senso che l'interessato è citato personalmente o è informato ufficialmente con altri mezzi della data e del luogo fissati per il processo in modo tale da consentirgli di venire a conoscenza del processo. Il fatto che l'indagato o imputato sia informato delle conseguenze di una mancata comparizione dovrebbe essere inteso, in particolare, nel senso che l'interessato è informato del fatto che potrebbe essere pronunciata la decisione nel caso in cui non compaia in giudizio.
(37)
Dovrebbe inoltre essere possibile celebrare un processo che possa concludersi con una decisione di colpevolezza o innocenza in assenza dell'indagato o imputato qualora quest'ultimo sia stato informato del processo e abbia conferito mandato a un difensore, nominato da lui o dallo Stato, per rappresentarlo in giudizio e che abbia rappresentato l'indagato o imputato.
(38)
Nell'esaminare se il modo in cui sono state fornite le informazioni sia sufficiente per assicurare che l'interessato sia a conoscenza del processo, si dovrebbe, se del caso, prestare particolare attenzione anche alla diligenza delle autorità pubbliche nell'informare l'interessato e alla diligenza di cui ha dato prova dall'interessato al fine di ricevere le informazioni a lui destinate.
(39)
Qualora gli Stati membri prevedano la possibilità che i processi siano svolti in assenza dell'indagato o imputato, ma le condizioni per prendere una decisione in assenza di un determinato indagato o imputato non siano soddisfatte, poiché la persona in questione non può essere rintracciata nonostante i ragionevoli sforzi profusi, ad esempio in caso di fuga o di latitanza, dovrebbe essere comunque possibile adottare la decisione in assenza dell'indagato o imputato ed eseguirla. In tal caso, gli Stati membri dovrebbero garantire che l'indagato o imputato, una volta informato della decisione, soprattutto in caso di arresto, sia informato anche della possibilità di impugnare la decisione e del diritto a un nuovo processo, o a un altro mezzo di ricorso giurisdizionale. Tali informazioni dovrebbero essere fornite per iscritto. Le informazioni potrebbero altresì essere fornite oralmente, purché ciò sia verbalizzato conformemente alla procedura prevista dal diritto nazionale.
(40)
Le autorità competenti negli Stati membri dovrebbero poter vietare temporaneamente l'accesso alla sala d'udienza a un indagato o imputato, qualora ciò sia necessario per garantire il corretto svolgimento del procedimento penale. Ciò potrebbe verificarsi, ad esempio, qualora un indagato o imputato disturbi l'udienza e debba essere accompagnato fuori dall'aula per ordine del giudice, o qualora risulti che la presenza dell'indagato o imputato impedisce la corretta audizione di un testimone.
(41)
Il diritto di presenziare al processo può essere esercitato solo se vengono svolte una o più udienze. Ciò significa che il diritto di presenziare al processo non si applica se le norme procedurali nazionali applicabili non prevedono alcuna udienza. Dette norme nazionali dovrebbero rispettare la Carta e la CEDU, come interpretate dalla Corte di giustizia e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, in particolare relativamente al diritto a un equo processo. Tale situazione si verifica, ad esempio, quando il procedimento si svolge in maniera semplificata ricorrendo, in tutto o in parte, a una procedura scritta o a una procedura in cui non è prevista alcuna udienza.
(42)
Gli Stati membri dovrebbero garantire che, nell'attuazione della presente direttiva, soprattutto per quanto riguarda il diritto di presenziare al processo e il diritto a un nuovo processo, si tenga conto delle esigenze specifiche delle persone vulnerabili. Conformemente alla raccomandazione della Commissione del 27 novembre 2013 sulle garanzie procedurali per le persone vulnerabili indagate o imputate in procedimenti penali (8), per indagati o imputati vulnerabili si dovrebbero intendere tutti gli indagati o imputati che non sono in grado di capire o partecipare efficacemente al procedimento penale per ragioni di età, condizioni mentali o fisiche o eventuali disabilità.
(43)
I minori sono vulnerabili e dovrebbero beneficiare di un livello di protezione specifico. Pertanto, in ordine ad alcuni diritti previsti dalla presente direttiva, dovrebbero essere stabilite garanzie procedurali specifiche.
(44)
Conformemente al principio dell'efficacia del diritto dell'Unione, gli Stati membri devono istituire mezzi di ricorso adeguati ed efficaci in caso di violazione dei diritti conferiti ai singoli dal diritto dell'Unione. Un mezzo di ricorso efficace che sia disponibile in caso di violazione dei diritti sanciti dalla presente direttiva dovrebbe avere, per quanto possibile, l'effetto di porre l'indagato o imputato nella posizione in cui questi si sarebbe trovato se la violazione non si fosse verificata, così da salvaguardare il diritto a un equo processo e i diritti della difesa.
(45)
All'atto di valutare le dichiarazioni rese da indagati o imputati o le prove raccolte in violazione del diritto al silenzio o del diritto di non autoincriminarsi, i tribunali e i giudici dovrebbero rispettare i diritti della difesa e l'equità del procedimento. In tale contesto si dovrebbe tener conto della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, secondo la quale l'ammissione delle dichiarazioni ottenute attraverso la tortura o altri maltrattamenti in violazione dell'articolo 3 della CEDU come mezzo di prova per accertare i fatti rilevanti in un procedimento penale priverebbe di equità il processo nel suo complesso. Conformemente alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, nessuna dichiarazione di cui si sia stabilito che è stata ottenuta con la tortura dovrebbe essere invocata come elemento di prova in un procedimento, se non contro la persona accusata di tortura al fine di determinare che una dichiarazione è stata resa.
(46)
Al fine di controllare e valutare l'efficacia della presente direttiva, è opportuno che gli Stati membri trasmettano alla Commissione i dati disponibili sull'attuazione dei diritti sanciti nella presente direttiva. Tali dati potrebbero includere quelli raccolti dalle autorità giudiziarie e di contrasto sui mezzi di ricorso utilizzati in caso di violazione di uno degli aspetti della presunzione di innocenza disciplinati dalla presente direttiva o del diritto di presenziare al processo.
(47)
La presente direttiva difende i diritti fondamentali e i principi riconosciuti dalla Carta e dalla CEDU, compresi la proibizione della tortura e di trattamenti inumani o degradanti, il diritto alla libertà e alla sicurezza, il rispetto della vita privata e familiare, il diritto all'integrità della persona, i diritti del minore, l'inserimento delle persone con disabilità, il diritto a un ricorso effettivo e a un equo processo, la presunzione di innocenza e i diritti della difesa. Si dovrebbe tenere conto in particolare dell'articolo 6 del trattato sull'Unione europea (TUE), che afferma l'Unione riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta, e che i diritti fondamentali, garantiti dalla CEDU e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, fanno parte del diritto dell'Unione in quanto principi generali.
(48)
Poiché la presente direttiva stabilisce norme minime, gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di ampliare i diritti da essa previsti al fine di assicurare un livello di tutela più elevato. Il livello di tutela previsto dagli Stati membri non dovrebbe mai essere inferiore alle norme della Carta o della CEDU, come interpretate dalla Corte di giustizia e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
(49)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, vale a dire la definizione di norme minime comuni su alcuni aspetti della presunzione di innocenza e sul diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo delle dimensioni e degli effetti, possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 TUE. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(50)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 21 sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, allegato al TUE e al TFUE, e fatto salvo l'articolo 4 di tale protocollo, detti Stati membri non partecipano all'adozione della presente direttiva, non sono da essa vincolati, né sono soggetti alla sua applicazione.
(51)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al TUE e al TFUE, la Danimarca non partecipa all'adozione della presente direttiva, non è da essa vincolata, né è soggetta alla sua applicazione,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO 1
OGGETTO E AMBITO DI APPLICAZIONE
Articolo 1
Oggetto
La presente direttiva stabilisce norme minime comuni concernenti:
a)
alcuni aspetti della presunzione di innocenza nei procedimenti penali;
b)
il diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali.
Articolo 2
Ambito di applicazione
La presente direttiva si applica alle persone fisiche che sono indagate o imputate in un procedimento penale. Si applica a ogni fase del procedimento penale, dal momento in cui una persona sia indagata o imputata per aver commesso un reato o un presunto reato sino a quando non diventi definitiva la decisione che stabilisce se la persona abbia commesso il reato.
CAPO 2
PRESUNZIONE DI INNOCENZA
Articolo 3
Presunzione di innocenza
Gli Stati membri assicurano che agli indagati e imputati sia riconosciuta la presunzione di innocenza fino a quando non ne sia stata legalmente provata la colpevolezza.
Articolo 4
Riferimenti in pubblico alla colpevolezza
1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che, fino a quando la colpevolezza di un indagato o imputato non sia stata legalmente provata, le dichiarazioni pubbliche rilasciate da autorità pubbliche e le decisioni giudiziarie diverse da quelle sulla colpevolezza non presentino la persona come colpevole. Ciò lascia impregiudicati gli atti della pubblica accusa volti a dimostrare la colpevolezza dell'indagato o imputato e le decisioni preliminari di natura procedurale adottate da autorità giudiziarie o da altre autorità competenti e fondate sul sospetto o su indizi di reità.
2. Gli Stati membri provvedono affinché siano predisposte le misure appropriate in caso di violazione dell'obbligo stabilito al paragrafo 1 del presente articolo di non presentare gli indagati o imputati come colpevoli, in conformità con la presente direttiva, in particolare con l'articolo 10.
3. L'obbligo stabilito al paragrafo 1 di non presentare gli indagati o imputati come colpevoli non impedisce alle autorità pubbliche di divulgare informazioni sui procedimenti penali, qualora ciò sia strettamente necessario per motivi connessi all'indagine penale o per l'interesse pubblico.
Articolo 5
Presentazione degli indagati e imputati
1. Gli Stati membri adottano le misure appropriate per garantire che gli indagati e imputati non siano presentati come colpevoli, in tribunale o in pubblico, attraverso il ricorso a misure di coercizione fisica.
2. Il paragrafo 1 non osta a che gli Stati membri applichino misure di coercizione fisica che si rivelino necessarie per ragioni legate al caso di specie, in relazione alla sicurezza o al fine di impedire che gli indagati o imputati fuggano o entrino in contatto con terzi.
Articolo 6
Onere della prova
1. Gli Stati membri assicurano che l'onere di provare la colpevolezza degli indagati e imputati incomba alla pubblica accusa, fatti salvi l'eventuale obbligo per il giudice o il tribunale competente di ricercare le prove sia a carico sia a discarico e il diritto della difesa di produrre prove in conformità del diritto nazionale applicabile.
2. Gli Stati membri assicurano che ogni dubbio in merito alla colpevolezza sia valutato in favore dell'indagato o imputato, anche quando il giudice valuta se la persona in questione debba essere assolta.
Articolo 7
Diritto al silenzio e diritto di non autoincriminarsi
1. Gli Stati membri assicurano che agli indagati e imputati sia riconosciuto il diritto di restare in silenzio in merito al reato che viene loro contestato.
2. Gli Stati membri assicurano che gli indagati e imputati godano del diritto di non autoincriminarsi.
3. L'esercizio del diritto di non autoincriminarsi non impedisce alle autorità competenti di raccogliere prove che possono essere ottenute lecitamente ricorrendo a poteri coercitivi legali e che esistono indipendentemente dalla volontà dell'indagato o imputato.
4. Gli Stati membri possono consentire alle proprie autorità giudiziarie di tenere conto, all'atto della pronuncia della sentenza, del comportamento collaborativo degli indagati e imputati.
5. L'esercizio da parte degli indagati e imputati del diritto al silenzio o del diritto di non autoincriminarsi non può essere utilizzato contro di loro e non è considerato quale prova che essi abbiano commesso il reato ascritto loro.
6. Il presente articolo non impedisce agli Stati membri di prevedere che, in relazione ai reati minori, lo svolgimento del procedimento, o di alcune sue fasi, possa avvenire per iscritto o senza un interrogatorio dell'indagato o imputato da parte delle autorità competenti in merito al reato ascritto loro, purché ciò rispetti il diritto a un equo processo.
CAPO 3
DIRITTO DI PRESENZIARE AL PROCESSO
Articolo 8
Diritto di presenziare al processo
1. Gli Stati membri garantiscono che gli indagati e imputati abbiano il diritto di presenziare al proprio processo.
2. Gli Stati membri possono prevedere che un processo che può concludersi con una decisione di colpevolezza o innocenza dell'indagato o imputato possa svolgersi in assenza di quest'ultimo, a condizione che:
a)
l'indagato o imputato sia stato informato in un tempo adeguato del processo e delle conseguenze della mancata comparizione; oppure
b)
l'indagato o imputato, informato del processo, sia rappresentato da un difensore incaricato, nominato dall'indagato o imputato oppure dallo Stato.
3. Una decisione adottata a norma del paragrafo 2 può essere eseguita nei confronti dell'indagato o imputato.
4. Qualora gli Stati membri prevedano la possibilità di svolgimento di processi in assenza dell'indagato o imputato, ma non sia possibile soddisfare le condizioni di cui al paragrafo 2 del presente articolo perché l'indagato o imputato non può essere rintracciato nonostante i ragionevoli sforzi profusi, gli Stati membri possono consentire comunque l'adozione di una decisione e l'esecuzione della stessa. In tal caso, gli Stati membri garantiscono che gli indagati o imputati, una volta informati della decisione, in particolare quando siano arrestati, siano informati anche della possibilità di impugnare la decisione e del diritto a un nuovo processo o a un altro mezzo di ricorso giurisdizionale, in conformità dell'articolo 9.
5. Il presente articolo lascia impregiudicate le norme nazionali che prevedono che il giudice o il tribunale competente possa escludere temporaneamente un indagato o imputato dal processo, qualora ciò sia necessario per garantire il corretto svolgimento del procedimento penale, purché siano rispettati i diritti della difesa.
6. Il presente articolo lascia impregiudicate le norme nazionali che prevedono che il procedimento o talune sue fasi si svolgano per iscritto, purché ciò avvenga in conformità con il diritto a un equo processo.
Articolo 9
Diritto a un nuovo processo
Gli Stati membri assicurano che, laddove gli indagati o imputati non siano stati presenti al processo e non siano state soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 8, paragrafo 2, questi abbiano il diritto a un nuovo processo o a un altro mezzo di ricorso giurisdizionale, che consenta di riesaminare il merito della causa, incluso l'esame di nuove prove, e possa condurre alla riforma della decisione originaria. In tale contesto, gli Stati membri assicurano che tali indagati o imputati abbiano il diritto di presenziare, di partecipare in modo efficace, in conformità delle procedure previste dal diritto nazionale e di esercitare i diritti della difesa.
CAPO 4
DISPOSIZIONI GENERALI E FINALI
Articolo 10
Mezzi di ricorso
1. Gli Stati membri provvedono affinché gli indagati e imputati dispongano di un ricorso effettivo in caso di violazione dei diritti conferiti dalla presente direttiva.
2. Fatti salvi le norme e i sistemi nazionali in materia di ammissibilità delle prove, gli Stati membri garantiscono che, nella valutazione delle dichiarazioni rese da indagati o imputati o delle prove raccolte in violazione del diritto al silenzio o del diritto di non autoincriminarsi, siano rispettati i diritti della difesa e l'equità del procedimento.
Articolo 11
Raccolta dei dati
Entro il 1o aprile 2020, e successivamente ogni tre anni, gli Stati membri trasmettono alla Commissione i dati disponibili relativi al modo in cui sono stati attuati i diritti sanciti dalla presente direttiva.
Articolo 12
Relazione
Entro il 1o aprile 2021, la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull'attuazione della presente direttiva.
Articolo 13
Non regressione
Nessuna disposizione della presente direttiva può essere interpretata in modo tale da limitare o derogare ai diritti e alle garanzie procedurali garantiti dalla Carta, dalla CEDU, da altre pertinenti disposizioni di diritto internazionale o dal diritto di qualsiasi Stato membro che assicurino un livello di protezione più elevato.
Articolo 14
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 1o aprile 2018. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 15
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 16
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva conformemente ai trattati.
Fatto a Strasburgo, il 9 marzo 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
J.A. HENNIS-PLASSCHAERT
(1) GU C 226 del 16.7.2014, pag. 63.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 20 gennaio 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 12 febbraio 2016.
(3) GU C 295 del 4.12.2009, pag. 1.
(4) GU C 115 del 4.5.2010, pag. 1.
(5) Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pag. 1).
(6) Direttiva 2012/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, sul diritto all'informazione nei procedimenti penali (GU L 142 dell'1.6.2012, pag. 1).
(7) Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà personale di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, pag. 1).
(8) GU C 378 del 24.12.2013, pag. 8.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2016/343 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 9 marzo 2016
sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 82, paragrafo 2, lettera b),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
La presunzione di innocenza e il diritto a un equo processo sono sanciti negli articoli 47 e 48 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea («Carta»), nell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali («CEDU»), nell'articolo 14 del Patto internazionale sui diritti civili e politici («ICCPR») e nell'articolo 11 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
(2)
L'Unione si è prefissa l'obiettivo di mantenere e sviluppare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Secondo le conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999, in particolare il punto 33, un riconoscimento reciproco rafforzato delle sentenze e di altre decisioni giudiziarie e il necessario ravvicinamento delle legislazioni faciliterebbero la cooperazione tra le autorità competenti e la tutela giudiziaria dei diritti dei singoli. Il principio del reciproco riconoscimento dovrebbe quindi diventare il fondamento della cooperazione giudiziaria in materia civile e penale nell'Unione.
(3)
Conformemente al trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), la cooperazione giudiziaria in materia penale nell'Unione deve fondarsi sul principio del riconoscimento reciproco delle sentenze e di altre decisioni giudiziarie.
(4)
L'attuazione di tale principio presuppone che gli Stati membri ripongano fiducia reciproca nei rispettivi sistemi di giustizia penale. La portata del principio del riconoscimento reciproco è legata a numerosi parametri, inclusi meccanismi di protezione dei diritti degli indagati e imputati e norme minime comuni necessarie ad agevolare l'applicazione di tale principio.
(5)
Sebbene gli Stati membri siano firmatari della CEDU e dell'ICCPR, l'esperienza ha dimostrato che questa circostanza in sé non sempre assicura che vi sia un grado sufficiente di fiducia nei sistemi di giustizia penale di altri Stati membri.
(6)
Il 30 novembre 2009 il Consiglio ha adottato una risoluzione relativa a una tabella di marcia per il rafforzamento dei diritti procedurali di indagati o imputati in procedimenti penali (3) («tabella di marcia»). Sulla base di un approccio graduale, la tabella di marcia invita ad adottare misure che riguardano il diritto alla traduzione e all'interpretazione (misura A), il diritto a informazioni relative ai diritti e all'accusa (misura B), il diritto alla consulenza legale e all'assistenza legale (misura C), il diritto alla comunicazione con familiari, datori di lavoro e autorità consolari (misura D) e garanzie speciali per gli indagati o imputati vulnerabili (misura E).
(7)
L'11 dicembre 2009 il Consiglio europeo ha accolto con favore la tabella di marcia e l'ha integrata nel programma di Stoccolma — Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini (4) (punto 2.4). Il Consiglio europeo ha sottolineato il carattere non esaustivo della tabella di marcia, invitando la Commissione a esaminare ulteriori elementi dei diritti procedurali minimi di indagati e imputati, e a valutare se sia necessario affrontare altre questioni, ad esempio la presunzione di innocenza, per promuovere una migliore cooperazione nel settore.
(8)
Finora, sulla base della tabella di marcia, sono state adottate tre misure in materia di diritti procedurali nei procedimenti penali: le direttive 2010/64/UE (5), 2012/13/UE (6) e 2013/48/UE (7) del Parlamento europeo e del Consiglio.
(9)
La presente direttiva intende rafforzare il diritto a un equo processo nei procedimenti penali, stabilendo norme minime comuni relative ad alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo.
(10)
Stabilendo norme minime comuni sulla protezione dei diritti procedurali di indagati e imputati, la presente direttiva mira a rafforzare la fiducia degli Stati membri nei reciproci sistemi di giustizia penale e, quindi, a facilitare il riconoscimento reciproco delle decisioni in materia penale. Tali norme minime comuni possono altresì rimuovere taluni ostacoli alla libera circolazione dei cittadini nel territorio degli Stati membri.
(11)
È opportuno che la presente direttiva si applichi solo ai procedimenti penali, nell'accezione data dall'interpretazione della Corte di giustizia dell'Unione europea («Corte di giustizia»), fatta salva la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. La presente direttiva non dovrebbe applicarsi ai procedimenti civili o ai procedimenti amministrativi, anche quando questi ultimi possono comportare sanzioni, quali i procedimenti in materia di concorrenza, commercio, servizi finanziari, circolazione stradale, fiscalità o maggiorazioni d'imposta, e alle indagini connesse svolte da autorità amministrative.
(12)
È opportuno che la presente direttiva si applichi alle persone fisiche indagate o imputate in procedimenti penali. Dovrebbe applicarsi dal momento in cui una persona sia indagata o imputata per un reato o per un presunto reato e, quindi, anche prima che questa sia messa a conoscenza dalle autorità competenti di uno Stato membro, mediante notifica ufficiale o in altro modo, di essere indagata o imputata. La presente direttiva dovrebbe applicarsi a ogni fase del procedimento penale fino a che non diventi definitiva la decisione che stabilisce in maniera finale se l'indagato o l'imputato abbia commesso il reato. Le azioni legali e i mezzi di ricorso che sono disponibili solo quando tale decisione è divenuta definitiva, comprese le azioni dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo, non dovrebbero rientrare nell'ambito di applicazione della presente direttiva.
(13)
La presente direttiva prende atto dei diversi livelli ed esigenze di tutela di alcuni aspetti della presunzione di innocenza con riferimento alle persone fisiche e giuridiche. Per quanto riguarda le persone fisiche, tale protezione rispecchia la consolidata giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. La Corte di giustizia ha tuttavia riconosciuto che i diritti derivanti dalla presunzione di innocenza non sorgono in capo alle persone giuridiche allo stesso modo rispetto a quanto accade per le persone fisiche.
(14)
Allo stato attuale di sviluppo del diritto e della giurisprudenza in ambito nazionale e di Unione, appare prematuro legiferare a livello di Unione sulla presunzione di innocenza con riferimento alle persone giuridiche. La presente direttiva non dovrebbe pertanto applicarsi alle persone giuridiche, fatta salva l'applicazione alle persone giuridiche della presunzione di innocenza come sancita, in particolare, nella CEDU e come interpretata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e dalla Corte di giustizia.
(15)
È opportuno che la presunzione di innocenza con riferimento alle persone giuridiche sia protetta dalle garanzie normative e dalla giurisprudenza esistenti, la cui evoluzione deve permettere di stabilire se sia necessario un intervento dell'Unione.
(16)
La presunzione di innocenza sarebbe violata se dichiarazioni pubbliche rilasciate da autorità pubbliche o decisioni giudiziarie diverse da quelle sulla colpevolezza presentassero l'indagato o imputato come colpevole fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente provata. Tali dichiarazioni o decisioni giudiziarie non dovrebbero rispecchiare l'idea che una persona sia colpevole. Ciò dovrebbe lasciare impregiudicati gli atti della pubblica accusa che mirano a dimostrare la colpevolezza dell'indagato o imputato, come l'imputazione, nonché le decisioni giudiziarie in conseguenza delle quali decorrono gli effetti di una pena sospesa, purché siano rispettati i diritti della difesa. Dovrebbero altresì restare impregiudicate le decisioni preliminari di natura procedurale, adottate da autorità giudiziarie o da altre autorità competenti e fondate sul sospetto o su indizi di reità, quali le decisioni riguardanti la custodia cautelare, purché non presentino l'indagato o imputato come colpevole. Prima di prendere una decisione preliminare di natura procedurale, l'autorità competente potrebbe prima dover verificare che vi siano sufficienti prove a carico dell'indagato o imputato tali da giustificare la decisione e la decisione potrebbe contenere un riferimento a tali elementi.
(17)
Per «dichiarazioni pubbliche rilasciate da autorità pubbliche» dovrebbe intendersi qualsiasi dichiarazione riconducibile a un reato e proveniente da un'autorità coinvolta nel procedimento penale che ha ad oggetto tale reato, quali le autorità giudiziarie, di polizia e altre autorità preposte all'applicazione della legge, o da un'altra autorità pubblica, quali ministri e altri funzionari pubblici, fermo restando che ciò lascia impregiudicato il diritto nazionale in materia di immunità.
(18)
L'obbligo di non presentare gli indagati o imputati come colpevoli non dovrebbe impedire alle autorità pubbliche di divulgare informazioni sui procedimenti penali, qualora ciò sia strettamente necessario per motivi connessi all'indagine penale, come nel caso in cui venga diffuso materiale video e si inviti il pubblico a collaborare nell'individuazione del presunto autore del reato, o per l'interesse pubblico, come nel caso in cui, per motivi di sicurezza, agli abitanti di una zona interessata da un presunto reato ambientale siano fornite informazioni o la pubblica accusa o un'altra autorità competente fornisca informazioni oggettive sullo stato del procedimento penale al fine di prevenire turbative dell'ordine pubblico. Il ricorso a tali ragioni dovrebbe essere limitato a situazioni in cui ciò sia ragionevole e proporzionato, tenendo conto di tutti gli interessi. In ogni caso, le modalità e il contesto di divulgazione delle informazioni non dovrebbero dare l'impressione della colpevolezza dell'interessato prima che questa sia stata legalmente provata.
(19)
Gli Stati membri dovrebbero adottare le misure necessarie per garantire che, nel fornire informazioni ai media, le autorità pubbliche non presentino gli indagati o imputati come colpevoli, fino a quando la loro colpevolezza non sia stata legalmente provata. A tal fine, gli Stati membri dovrebbero informare le autorità pubbliche dell'importanza di rispettare la presunzione di innocenza nel fornire o divulgare informazioni ai media, fatto salvo il diritto nazionale a tutela della libertà di stampa e dei media.
(20)
Le autorità competenti dovrebbero astenersi dal presentare gli indagati o imputati come colpevoli, in tribunale o in pubblico, attraverso il ricorso a misure di coercizione fisica, quali manette, gabbie di vetro o di altro tipo e ferri alle gambe, a meno che il ricorso a tali misure sia necessario per ragioni legate al caso di specie in relazione alla sicurezza, ad esempio al fine di impedire che indagati o imputati rechino danno a se stessi o agli altri o a beni, o al fine di impedire che gli indagati o imputati fuggano o entrino in contatto con terzi, tra cui testimoni o vittime. La possibilità di ricorrere a misure di coercizione fisica non implica che le autorità competenti debbano prendere una decisione formale in merito.
(21)
Ove fattibile, le autorità competenti dovrebbero astenersi dal presentare gli indagati o imputati, in tribunale o in pubblico, in uniformi carcerarie, onde evitare di dare l'impressione che siano colpevoli.
(22)
L'onere della prova della colpevolezza di indagati e imputati incombe alla pubblica accusa e qualsiasi dubbio dovrebbe valere in favore dell'indagato o imputato. La presunzione di innocenza risulterebbe violata qualora l'onere della prova fosse trasferito dalla pubblica accusa alla difesa, fatti salvi eventuali poteri di accertamento dei fatti esercitati d'ufficio dal giudice, la sua indipendenza nel valutare la colpevolezza dell'indagato o imputato e il ricorso a presunzioni di fatto o di diritto riguardanti la responsabilità penale di un indagato o un imputato. Tali presunzioni dovrebbero essere confinate entro limiti ragionevoli, tenendo conto dell'importanza degli interessi in gioco e preservando i diritti della difesa, e i mezzi impiegati dovrebbero essere ragionevolmente proporzionati allo scopo legittimo perseguito. Le presunzioni dovrebbero essere confutabili e, in ogni caso, si dovrebbe farvi ricorso solo nel rispetto dei diritti della difesa.
(23)
In diversi Stati membri, non solo la pubblica accusa ma anche i giudici e i tribunali competenti sono incaricati della ricerca delle prove a carico e a discarico. Gli Stati membri che non hanno un sistema accusatorio dovrebbero poter mantenere l'attuale sistema purché sia conforme alla presente direttiva e alle altre pertinenti norme del diritto dell'Unione e internazionale.
(24)
Il diritto al silenzio è un aspetto importante della presunzione di innocenza e dovrebbe fungere da protezione contro l'autoincriminazione.
(25)
Anche il diritto di non autoincriminarsi è un aspetto importante della presunzione di innocenza. Gli indagati e imputati, se invitati a rilasciare dichiarazioni o a rispondere a domande, non dovrebbero essere costretti a produrre prove o documenti o a fornire informazioni che possano condurre all'autoincriminazione.
(26)
Il diritto al silenzio e il diritto di non autoincriminarsi dovrebbero applicarsi a domande riguardanti il reato che una persona è indagata o imputata di avere commesso e non, ad esempio, a domande riguardanti l'identificazione dell'indagato o imputato.
(27)
Il diritto al silenzio e il diritto di non autoincriminarsi implicano che le autorità competenti non dovrebbero costringere indagati o imputati a fornire informazioni qualora questi non desiderino farlo. Per determinare se il diritto al silenzio o il diritto di non autoincriminarsi sia stato violato, è opportuno tener conto dell'interpretazione del diritto a un equo processo ai sensi della CEDU data dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
(28)
L'esercizio del diritto al silenzio o del diritto di non autoincriminarsi non dovrebbe essere utilizzato contro l'indagato o imputato né essere considerato di per sé quale prova che l'indagato o imputato in questione abbia commesso il reato ascrittogli. Ciò dovrebbe lasciare impregiudicate le norme nazionali in materia di valutazione della prova da parte di tribunali o giudici, a condizione che i diritti della difesa siano rispettati.
(29)
L'esercizio del diritto di non autoincriminarsi non dovrebbe impedire alle autorità competenti di raccogliere prove che possano essere ottenute lecitamente dall'indagato o imputato ricorrendo a poteri coercitivi legali e che esistono indipendentemente dalla volontà di quest'ultimo, come il materiale ottenuto sulla base di un mandato, o per il quale sussista l'obbligo per legge di conservarlo e fornirlo su richiesta, o l'analisi dell'aria alveolare espirata, del sangue o delle urine, o dei tessuti corporei per la prova del DNA.
(30)
Il diritto al silenzio e il diritto di non autoincriminarsi non dovrebbero impedire agli Stati membri di decidere che, per quanto riguarda le infrazioni minori, quali le infrazioni minori del codice della strada, lo svolgimento del procedimento, o di alcune sue fasi, possa avvenire per iscritto o senza un interrogatorio dell'indagato o imputato da parte delle autorità competenti in merito al reato in questione, purché ciò avvenga in conformità con il diritto a un equo processo.
(31)
Gli Stati membri dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di garantire che, quando gli indagati o imputati ricevono informazioni sui loro diritti a norma dell'articolo 3 della direttiva 2012/13/UE, siano informati anche in merito al diritto di non autoincriminarsi, come applicabile a norma del diritto nazionale conformemente alla presente direttiva.
(32)
Gli Stati membri dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di garantire che, quando gli indagati o imputati ricevono la comunicazione dei diritti a norma dell'articolo 4 della direttiva 2012/13/UE, tale comunicazione contenga anche informazioni in merito al diritto di non autoincriminarsi, come applicabile a norma del diritto nazionale conformemente alla presente direttiva.
(33)
Il diritto a un equo processo è uno dei principi fondamentali di una società democratica. Il diritto degli indagati e imputati di presenziare al processo si basa su tale diritto e dovrebbe essere garantito in tutta l'Unione.
(34)
Qualora, per ragioni che sfuggono al loro controllo, gli indagati o imputati siano impossibilitati a presenziare al processo, dovrebbero avere la possibilità di chiedere che il processo sia aggiornato ad altra data entro i termini stabiliti dal diritto nazionale.
(35)
Il diritto degli indagati e imputati di presenziare al processo non è assoluto: a determinate condizioni, gli indagati e imputati dovrebbero avere la possibilità di rinunciarvi, esplicitamente o tacitamente, purché in modo inequivocabile.
(36)
In determinate circostanze, dovrebbe essere possibile pronunciare una decisione sulla colpevolezza o innocenza dell'indagato o imputato anche se l'interessato non è presente al processo. Ciò potrebbe verificarsi qualora l'indagato o imputato sia stato informato in tempo utile del processo e delle conseguenze di una mancata comparizione e ciò nonostante non compaia in giudizio. Il fatto che l'indagato o imputato sia informato del processo dovrebbe essere inteso nel senso che l'interessato è citato personalmente o è informato ufficialmente con altri mezzi della data e del luogo fissati per il processo in modo tale da consentirgli di venire a conoscenza del processo. Il fatto che l'indagato o imputato sia informato delle conseguenze di una mancata comparizione dovrebbe essere inteso, in particolare, nel senso che l'interessato è informato del fatto che potrebbe essere pronunciata la decisione nel caso in cui non compaia in giudizio.
(37)
Dovrebbe inoltre essere possibile celebrare un processo che possa concludersi con una decisione di colpevolezza o innocenza in assenza dell'indagato o imputato qualora quest'ultimo sia stato informato del processo e abbia conferito mandato a un difensore, nominato da lui o dallo Stato, per rappresentarlo in giudizio e che abbia rappresentato l'indagato o imputato.
(38)
Nell'esaminare se il modo in cui sono state fornite le informazioni sia sufficiente per assicurare che l'interessato sia a conoscenza del processo, si dovrebbe, se del caso, prestare particolare attenzione anche alla diligenza delle autorità pubbliche nell'informare l'interessato e alla diligenza di cui ha dato prova dall'interessato al fine di ricevere le informazioni a lui destinate.
(39)
Qualora gli Stati membri prevedano la possibilità che i processi siano svolti in assenza dell'indagato o imputato, ma le condizioni per prendere una decisione in assenza di un determinato indagato o imputato non siano soddisfatte, poiché la persona in questione non può essere rintracciata nonostante i ragionevoli sforzi profusi, ad esempio in caso di fuga o di latitanza, dovrebbe essere comunque possibile adottare la decisione in assenza dell'indagato o imputato ed eseguirla. In tal caso, gli Stati membri dovrebbero garantire che l'indagato o imputato, una volta informato della decisione, soprattutto in caso di arresto, sia informato anche della possibilità di impugnare la decisione e del diritto a un nuovo processo, o a un altro mezzo di ricorso giurisdizionale. Tali informazioni dovrebbero essere fornite per iscritto. Le informazioni potrebbero altresì essere fornite oralmente, purché ciò sia verbalizzato conformemente alla procedura prevista dal diritto nazionale.
(40)
Le autorità competenti negli Stati membri dovrebbero poter vietare temporaneamente l'accesso alla sala d'udienza a un indagato o imputato, qualora ciò sia necessario per garantire il corretto svolgimento del procedimento penale. Ciò potrebbe verificarsi, ad esempio, qualora un indagato o imputato disturbi l'udienza e debba essere accompagnato fuori dall'aula per ordine del giudice, o qualora risulti che la presenza dell'indagato o imputato impedisce la corretta audizione di un testimone.
(41)
Il diritto di presenziare al processo può essere esercitato solo se vengono svolte una o più udienze. Ciò significa che il diritto di presenziare al processo non si applica se le norme procedurali nazionali applicabili non prevedono alcuna udienza. Dette norme nazionali dovrebbero rispettare la Carta e la CEDU, come interpretate dalla Corte di giustizia e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, in particolare relativamente al diritto a un equo processo. Tale situazione si verifica, ad esempio, quando il procedimento si svolge in maniera semplificata ricorrendo, in tutto o in parte, a una procedura scritta o a una procedura in cui non è prevista alcuna udienza.
(42)
Gli Stati membri dovrebbero garantire che, nell'attuazione della presente direttiva, soprattutto per quanto riguarda il diritto di presenziare al processo e il diritto a un nuovo processo, si tenga conto delle esigenze specifiche delle persone vulnerabili. Conformemente alla raccomandazione della Commissione del 27 novembre 2013 sulle garanzie procedurali per le persone vulnerabili indagate o imputate in procedimenti penali (8), per indagati o imputati vulnerabili si dovrebbero intendere tutti gli indagati o imputati che non sono in grado di capire o partecipare efficacemente al procedimento penale per ragioni di età, condizioni mentali o fisiche o eventuali disabilità.
(43)
I minori sono vulnerabili e dovrebbero beneficiare di un livello di protezione specifico. Pertanto, in ordine ad alcuni diritti previsti dalla presente direttiva, dovrebbero essere stabilite garanzie procedurali specifiche.
(44)
Conformemente al principio dell'efficacia del diritto dell'Unione, gli Stati membri devono istituire mezzi di ricorso adeguati ed efficaci in caso di violazione dei diritti conferiti ai singoli dal diritto dell'Unione. Un mezzo di ricorso efficace che sia disponibile in caso di violazione dei diritti sanciti dalla presente direttiva dovrebbe avere, per quanto possibile, l'effetto di porre l'indagato o imputato nella posizione in cui questi si sarebbe trovato se la violazione non si fosse verificata, così da salvaguardare il diritto a un equo processo e i diritti della difesa.
(45)
All'atto di valutare le dichiarazioni rese da indagati o imputati o le prove raccolte in violazione del diritto al silenzio o del diritto di non autoincriminarsi, i tribunali e i giudici dovrebbero rispettare i diritti della difesa e l'equità del procedimento. In tale contesto si dovrebbe tener conto della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, secondo la quale l'ammissione delle dichiarazioni ottenute attraverso la tortura o altri maltrattamenti in violazione dell'articolo 3 della CEDU come mezzo di prova per accertare i fatti rilevanti in un procedimento penale priverebbe di equità il processo nel suo complesso. Conformemente alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, nessuna dichiarazione di cui si sia stabilito che è stata ottenuta con la tortura dovrebbe essere invocata come elemento di prova in un procedimento, se non contro la persona accusata di tortura al fine di determinare che una dichiarazione è stata resa.
(46)
Al fine di controllare e valutare l'efficacia della presente direttiva, è opportuno che gli Stati membri trasmettano alla Commissione i dati disponibili sull'attuazione dei diritti sanciti nella presente direttiva. Tali dati potrebbero includere quelli raccolti dalle autorità giudiziarie e di contrasto sui mezzi di ricorso utilizzati in caso di violazione di uno degli aspetti della presunzione di innocenza disciplinati dalla presente direttiva o del diritto di presenziare al processo.
(47)
La presente direttiva difende i diritti fondamentali e i principi riconosciuti dalla Carta e dalla CEDU, compresi la proibizione della tortura e di trattamenti inumani o degradanti, il diritto alla libertà e alla sicurezza, il rispetto della vita privata e familiare, il diritto all'integrità della persona, i diritti del minore, l'inserimento delle persone con disabilità, il diritto a un ricorso effettivo e a un equo processo, la presunzione di innocenza e i diritti della difesa. Si dovrebbe tenere conto in particolare dell'articolo 6 del trattato sull'Unione europea (TUE), che afferma l'Unione riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta, e che i diritti fondamentali, garantiti dalla CEDU e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, fanno parte del diritto dell'Unione in quanto principi generali.
(48)
Poiché la presente direttiva stabilisce norme minime, gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di ampliare i diritti da essa previsti al fine di assicurare un livello di tutela più elevato. Il livello di tutela previsto dagli Stati membri non dovrebbe mai essere inferiore alle norme della Carta o della CEDU, come interpretate dalla Corte di giustizia e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
(49)
Poiché gli obiettivi della presente direttiva, vale a dire la definizione di norme minime comuni su alcuni aspetti della presunzione di innocenza e sul diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo delle dimensioni e degli effetti, possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 TUE. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(50)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 21 sulla posizione del Regno Unito e dell'Irlanda rispetto allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, allegato al TUE e al TFUE, e fatto salvo l'articolo 4 di tale protocollo, detti Stati membri non partecipano all'adozione della presente direttiva, non sono da essa vincolati, né sono soggetti alla sua applicazione.
(51)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al TUE e al TFUE, la Danimarca non partecipa all'adozione della presente direttiva, non è da essa vincolata, né è soggetta alla sua applicazione,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO 1
OGGETTO E AMBITO DI APPLICAZIONE
Articolo 1
Oggetto
La presente direttiva stabilisce norme minime comuni concernenti:
a)
alcuni aspetti della presunzione di innocenza nei procedimenti penali;
b)
il diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali.
Articolo 2
Ambito di applicazione
La presente direttiva si applica alle persone fisiche che sono indagate o imputate in un procedimento penale. Si applica a ogni fase del procedimento penale, dal momento in cui una persona sia indagata o imputata per aver commesso un reato o un presunto reato sino a quando non diventi definitiva la decisione che stabilisce se la persona abbia commesso il reato.
CAPO 2
PRESUNZIONE DI INNOCENZA
Articolo 3
Presunzione di innocenza
Gli Stati membri assicurano che agli indagati e imputati sia riconosciuta la presunzione di innocenza fino a quando non ne sia stata legalmente provata la colpevolezza.
Articolo 4
Riferimenti in pubblico alla colpevolezza
1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che, fino a quando la colpevolezza di un indagato o imputato non sia stata legalmente provata, le dichiarazioni pubbliche rilasciate da autorità pubbliche e le decisioni giudiziarie diverse da quelle sulla colpevolezza non presentino la persona come colpevole. Ciò lascia impregiudicati gli atti della pubblica accusa volti a dimostrare la colpevolezza dell'indagato o imputato e le decisioni preliminari di natura procedurale adottate da autorità giudiziarie o da altre autorità competenti e fondate sul sospetto o su indizi di reità.
2. Gli Stati membri provvedono affinché siano predisposte le misure appropriate in caso di violazione dell'obbligo stabilito al paragrafo 1 del presente articolo di non presentare gli indagati o imputati come colpevoli, in conformità con la presente direttiva, in particolare con l'articolo 10.
3. L'obbligo stabilito al paragrafo 1 di non presentare gli indagati o imputati come colpevoli non impedisce alle autorità pubbliche di divulgare informazioni sui procedimenti penali, qualora ciò sia strettamente necessario per motivi connessi all'indagine penale o per l'interesse pubblico.
Articolo 5
Presentazione degli indagati e imputati
1. Gli Stati membri adottano le misure appropriate per garantire che gli indagati e imputati non siano presentati come colpevoli, in tribunale o in pubblico, attraverso il ricorso a misure di coercizione fisica.
2. Il paragrafo 1 non osta a che gli Stati membri applichino misure di coercizione fisica che si rivelino necessarie per ragioni legate al caso di specie, in relazione alla sicurezza o al fine di impedire che gli indagati o imputati fuggano o entrino in contatto con terzi.
Articolo 6
Onere della prova
1. Gli Stati membri assicurano che l'onere di provare la colpevolezza degli indagati e imputati incomba alla pubblica accusa, fatti salvi l'eventuale obbligo per il giudice o il tribunale competente di ricercare le prove sia a carico sia a discarico e il diritto della difesa di produrre prove in conformità del diritto nazionale applicabile.
2. Gli Stati membri assicurano che ogni dubbio in merito alla colpevolezza sia valutato in favore dell'indagato o imputato, anche quando il giudice valuta se la persona in questione debba essere assolta.
Articolo 7
Diritto al silenzio e diritto di non autoincriminarsi
1. Gli Stati membri assicurano che agli indagati e imputati sia riconosciuto il diritto di restare in silenzio in merito al reato che viene loro contestato.
2. Gli Stati membri assicurano che gli indagati e imputati godano del diritto di non autoincriminarsi.
3. L'esercizio del diritto di non autoincriminarsi non impedisce alle autorità competenti di raccogliere prove che possono essere ottenute lecitamente ricorrendo a poteri coercitivi legali e che esistono indipendentemente dalla volontà dell'indagato o imputato.
4. Gli Stati membri possono consentire alle proprie autorità giudiziarie di tenere conto, all'atto della pronuncia della sentenza, del comportamento collaborativo degli indagati e imputati.
5. L'esercizio da parte degli indagati e imputati del diritto al silenzio o del diritto di non autoincriminarsi non può essere utilizzato contro di loro e non è considerato quale prova che essi abbiano commesso il reato ascritto loro.
6. Il presente articolo non impedisce agli Stati membri di prevedere che, in relazione ai reati minori, lo svolgimento del procedimento, o di alcune sue fasi, possa avvenire per iscritto o senza un interrogatorio dell'indagato o imputato da parte delle autorità competenti in merito al reato ascritto loro, purché ciò rispetti il diritto a un equo processo.
CAPO 3
DIRITTO DI PRESENZIARE AL PROCESSO
Articolo 8
Diritto di presenziare al processo
1. Gli Stati membri garantiscono che gli indagati e imputati abbiano il diritto di presenziare al proprio processo.
2. Gli Stati membri possono prevedere che un processo che può concludersi con una decisione di colpevolezza o innocenza dell'indagato o imputato possa svolgersi in assenza di quest'ultimo, a condizione che:
a)
l'indagato o imputato sia stato informato in un tempo adeguato del processo e delle conseguenze della mancata comparizione; oppure
b)
l'indagato o imputato, informato del processo, sia rappresentato da un difensore incaricato, nominato dall'indagato o imputato oppure dallo Stato.
3. Una decisione adottata a norma del paragrafo 2 può essere eseguita nei confronti dell'indagato o imputato.
4. Qualora gli Stati membri prevedano la possibilità di svolgimento di processi in assenza dell'indagato o imputato, ma non sia possibile soddisfare le condizioni di cui al paragrafo 2 del presente articolo perché l'indagato o imputato non può essere rintracciato nonostante i ragionevoli sforzi profusi, gli Stati membri possono consentire comunque l'adozione di una decisione e l'esecuzione della stessa. In tal caso, gli Stati membri garantiscono che gli indagati o imputati, una volta informati della decisione, in particolare quando siano arrestati, siano informati anche della possibilità di impugnare la decisione e del diritto a un nuovo processo o a un altro mezzo di ricorso giurisdizionale, in conformità dell'articolo 9.
5. Il presente articolo lascia impregiudicate le norme nazionali che prevedono che il giudice o il tribunale competente possa escludere temporaneamente un indagato o imputato dal processo, qualora ciò sia necessario per garantire il corretto svolgimento del procedimento penale, purché siano rispettati i diritti della difesa.
6. Il presente articolo lascia impregiudicate le norme nazionali che prevedono che il procedimento o talune sue fasi si svolgano per iscritto, purché ciò avvenga in conformità con il diritto a un equo processo.
Articolo 9
Diritto a un nuovo processo
Gli Stati membri assicurano che, laddove gli indagati o imputati non siano stati presenti al processo e non siano state soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 8, paragrafo 2, questi abbiano il diritto a un nuovo processo o a un altro mezzo di ricorso giurisdizionale, che consenta di riesaminare il merito della causa, incluso l'esame di nuove prove, e possa condurre alla riforma della decisione originaria. In tale contesto, gli Stati membri assicurano che tali indagati o imputati abbiano il diritto di presenziare, di partecipare in modo efficace, in conformità delle procedure previste dal diritto nazionale e di esercitare i diritti della difesa.
CAPO 4
DISPOSIZIONI GENERALI E FINALI
Articolo 10
Mezzi di ricorso
1. Gli Stati membri provvedono affinché gli indagati e imputati dispongano di un ricorso effettivo in caso di violazione dei diritti conferiti dalla presente direttiva.
2. Fatti salvi le norme e i sistemi nazionali in materia di ammissibilità delle prove, gli Stati membri garantiscono che, nella valutazione delle dichiarazioni rese da indagati o imputati o delle prove raccolte in violazione del diritto al silenzio o del diritto di non autoincriminarsi, siano rispettati i diritti della difesa e l'equità del procedimento.
Articolo 11
Raccolta dei dati
Entro il 1o aprile 2020, e successivamente ogni tre anni, gli Stati membri trasmettono alla Commissione i dati disponibili relativi al modo in cui sono stati attuati i diritti sanciti dalla presente direttiva.
Articolo 12
Relazione
Entro il 1o aprile 2021, la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull'attuazione della presente direttiva.
Articolo 13
Non regressione
Nessuna disposizione della presente direttiva può essere interpretata in modo tale da limitare o derogare ai diritti e alle garanzie procedurali garantiti dalla Carta, dalla CEDU, da altre pertinenti disposizioni di diritto internazionale o dal diritto di qualsiasi Stato membro che assicurino un livello di protezione più elevato.
Articolo 14
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 1o aprile 2018. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Le disposizioni adottate dagli Stati membri contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di tale riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono stabilite dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 15
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 16
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva conformemente ai trattati.
Fatto a Strasburgo, il 9 marzo 2016
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
J.A. HENNIS-PLASSCHAERT
(1) GU C 226 del 16.7.2014, pag. 63.
(2) Posizione del Parlamento europeo del 20 gennaio 2016 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 12 febbraio 2016.
(3) GU C 295 del 4.12.2009, pag. 1.
(4) GU C 115 del 4.5.2010, pag. 1.
(5) Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pag. 1).
(6) Direttiva 2012/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, sul diritto all'informazione nei procedimenti penali (GU L 142 dell'1.6.2012, pag. 1).
(7) Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà personale di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, pag. 1).
(8) GU C 378 del 24.12.2013, pag. 8.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Procedimenti penali: presunzione di innocenza e diritto di presenziare al processo
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Essa intende tutelare:
la presunzione di innocenza di chiunque sia accusato o sospettato di un crimine da parte delle autorità giudiziarie o di polizia;
il diritto di una persona accusata di presenziare al proprio processo penale.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
La direttiva si applica a qualsiasi persona (persona fisica) indagata o imputata in procedimenti penali.
Si applica in tutte le fasi del procedimento penale, dal momento in cui una persona è sospettata o accusata di aver commesso un reato al verdetto finale.
Diritti
La direttiva stabilisce i diritti fondamentali di una persona indagata o imputata in un procedimento penale:
innocenza finché non ne viene dimostrata la colpevolezza
I paesi dell’Unione europea (UE) devono adottare misure per garantire che le dichiarazioni pubbliche da parte delle autorità e le decisioni giudiziarie (diverse da quelle sulla colpevolezza) non si riferiscano alla persona come colpevole;
i paesi dell’UE devono adottare misure per garantire che le persone indagate o imputate non siano presentate come colpevoli, in tribunale o in pubblico, attraverso il ricorso a misure di coercizione fisica;
onere della prova per l’accusa;
diritto di rimanere in silenzio e di non autoincriminarsi;
diritto di presenziare al proprio processo; tuttavia, un processo può essere celebrato in assenza dell’indagato o imputato, qualora una di queste condizioni sia soddisfatta:
la persona sia stata informata a tempo debito del processo e delle conseguenze di una mancata comparizione;
la persona abbia conferito mandato a un difensore, nominato da lei o dallo Stato, per rappresentarla in giudizio.
Mezzi di ricorso
I paesi dell’UE devono garantire che siano istituiti mezzi di ricorso adeguati in caso di violazione dei diritti di cui sopra.
Qualora il diritto al silenzio o il diritto di non autoincriminarsi sia stato violato, i paesi dell’UE devono garantire che siano rispettati i diritti alla difesa e l’equità del procedimento all’atto di valutare le dichiarazioni rese.
Qualora un indagato o un imputato non sia presente al proprio processo e le condizioni di cui sopra non siano soddisfatte, egli avrà diritto a un nuovo processo o a un altro mezzo di ricorso giurisdizionale che consenta di riesaminare il merito della causa (incluso l’esame di nuove prove).
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
Si applica a partire dal 31 marzo 2016. I paesi dell’UE devono integrarla nel proprio diritto nazionale entro il 1o aprile 2018.
CONTESTO
La direttiva (UE) 2016/343 è la quarta di una serie di misure che stabiliscono norme minime per i diritti procedurali in tutta l’UE, conformemente alla tabella di marcia del 2009. Fa seguito alla normativa sui diritti all’interpretazione e alla traduzione, all’informazione e all’accesso all’assistenza legale.
Altre due direttive stabiliscono diritti specifici per i minori nei procedimenti penalie per il patrocinio a spese dello Stato nei procedimenti penali.
Per maggiori informazioni, consultare:
Comunicato stampa della Commissione europea «Diritto a un processo equo: nuove norme a garanzia della presunzione d’innocenza»
«Diritti degli indagati e degli imputati» sul sito Internet della Commissione europea.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali (GU L 65 dell’11.3.2016, pag. 1-11)
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all’interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pag. 1-7)
Direttiva 2012/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, sul diritto all’informazione nei procedimenti penali (GU L 142 dell’1.6.2012, pag. 1-10)
Direttiva 2013/48/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato di arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà di comunicare con terzi e con le autorità consolari (GU L 294 del 6.11.2013, pag. 1-12)
Direttiva (UE) 2016/800 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 maggio 2016, sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali (GU L 132 del 21.5.2016, pag. 1-20)
Direttiva (UE) 2016/1919 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2016, sull’ammissione al patrocinio a spese dello Stato per indagati e imputati nell’ambito di procedimenti penali e per le persone ricercate nell’ambito di procedimenti di esecuzione del mandato d’arresto europeo (GU L 297 del 4.11.2016, pag. 1-8) |
Accordo Unione europea-Stati Uniti d’America sulla protezione delle informazioni personali
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE E DELL'ACCORDO?
La decisione ha autorizzato la firma (il 2 giugno 2016) dell’accordo fra gli Stati Uniti d’America (USA) e l’Unione europea (UE) sulla protezione delle informazioni personali ai fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati (il cosiddetto «accordo ombrello»). L’accordo entrerà in vigore solo dopo che le parti avranno comunicato l’una all’altra di aver concluso le rispettive procedure interne per rendere esecutivo l’accordo (nel caso dell’UE, è necessario che il Consiglio adotti una decisione per concludere l’accordo, previo consenso del Parlamento europeo).
L’accordo mira a garantire che i dati personali siano protetti a un livello elevato quando sono trasferiti dalle autorità di contrasto (polizia e autorità di giustizia penale). Esso mira inoltre a promuovere la cooperazione in materia giudiziaria tra l’Unione e i paesi dell’UE, da un lato, e gli Stati Uniti dall’altro.
Offre una maggiore certezza del diritto e rafforza i diritti delle persone interessate dal trasferimento dei propri dati.
L’accordo fa parte di una delle tre azioni chiave stabilite nella comunicazione 2016 progettata per ripristinare il clima di fiducia nei flussi di dati tra l’UE e gli USA.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
L’accordo integra le norme in materia di protezione dei dati personali esistenti negli accordi UE/paesi dell’UE-USA, nonché nelle legislazioni nazionali, che autorizzano lo scambio di informazioni ai fini di contrasto. Stabilisce un quadro comune di protezione dei dati che si applicherà anche agli accordi e disposizioni nazionali futuri in questo settore.
L’accordo riguarda tutti i dati personali (compresi nomi, indirizzi, casellari giudiziari) scambiati tra l’UE e gli USA ai fini di prevenzione, accertamento, indagine e perseguimento di reati, compreso il terrorismo.
Protezione
L’accordo prevede una serie di protezioni per i dati personali che vengono scambiati tra la polizia e le autorità di giustizia penale, tra cui:
chiare limitazioni sull’uso dei dati: i dati personali possono essere utilizzati solo ai fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati;
restrizioni al trasferimento successivo: qualsiasi trasferimento successivo a un paese non USA, non UE o ad altra organizzazione internazionale deve essere approvato dall’autorità competente del paese che aveva originariamente trasferito i dati personali;
periodi di conservazione: i dati personali non possono essere conservati per periodi di tempo superiori a quanto necessario o opportuno. Tali periodi di conservazione devono essere pubblicati o resi disponibili al pubblico in altro modo;
diritto di accesso ai dati personali e alla rettifica: qualsiasi persona ha diritto ad accedere ai propri dati personali, a determinate condizioni, e può richiedere che i dati siano corretti se imprecisi;
comunicazione in caso di violazioni alla sicurezza dei dati: sarà messo in atto un meccanismo in modo da garantire che le autorità competenti e, se del caso, il soggetto interessato* siano informati su qualsiasi violazione della sicurezza dei dati;
diritto di ricorso e applicabilità dei diritti: i cittadini dell’UE potranno beneficiare del diritto di ricorso dinanzi ai tribunali statunitensi qualora le autorità statunitensi negassero l’accesso o la rettifica, o rivelassero illegalmente i loro dati personali. Inoltre qualsiasi soggetto interessato nell’UE può avvalersi dei diritti di ricorso giudiziari già esistenti negli Stati Uniti.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO LA DECISIONE E L'ACCORDO?
La decisione è in vigore dal 20 maggio 2016. L’accordo è stato sottoscritto dall’UE e dagli USA il 2 giugno 2016.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni si consulti:
Comunicato stampa sul sito Internet della Commissione europea.
* TERMINI CHIAVE
Soggetto interessato: la persona a cui si riferiscono i dati personali.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (UE) 2016/920 del Consiglio, del 20 maggio 2016, relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, dell’accordo tra gli Stati Uniti d’America e l’Unione europea sulla protezione delle informazioni personali a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati (GU L 154 dell’11.6.2016, pag. 1-2)
Accordo tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea sulla protezione delle informazioni personali a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati (GU L 336 del 10.12.2016, pag. 3-13)
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva (UE) 2016/680 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la decisione quadro 2008/977/GAI del Consiglio (GU L 119 del 4.5.2016, pag. 89-131) | TRADUZIONE
ACCORDO
tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea sulla protezione delle informazioni personali a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati
INDICE
Preambolo
Articolo 1
Scopo dell'accordo
Articolo 2
Definizioni
Articolo 3
Ambito di applicazione
Articolo 4
Non discriminazione
Articolo 5
Effetti dell'accordo
Articolo 6
Limitazioni delle finalità e degli usi
Articolo 7
Trasferimento successivo
Articolo 8
Qualità e integrità delle informazioni
Articolo 9
Sicurezza delle informazioni
Articolo 10
Notificazione di un incidente di sicurezza delle informazioni
Articolo 11
Documentazione
Articolo 12
Periodo di conservazione
Articolo 13
Categorie particolari di informazioni personali
Articolo 14
Assunzione di responsabilità
Articolo 15
Decisioni automatizzate
Articolo 16
Accesso
Articolo 17
Rettifica
Articolo 18
Ricorso amministrativo
Articolo 19
Ricorso giurisdizionale
Articolo 20
Trasparenza
Articolo 21
Supervisione efficace
Articolo 22
Cooperazione tra le autorità di supervisione
Articolo 23
Verifica congiunta
Articolo 24
Notificazione
Articolo 25
Consultazione
Articolo 26
Sospensione
Articolo 27
Applicazione territoriale
Articolo 28
Durata dell'accordo
Articolo 29
Entrata in vigore e denuncia
TENENDO PRESENTE che gli Stati Uniti e l'Unione europea si sono impegnati a garantire un livello elevato di protezione delle informazioni personali scambiate nel contesto della prevenzione, dell'indagine, dell'accertamento e del perseguimento di reati, compreso il terrorismo;
INTENZIONATI a stabilire un quadro giuridico duraturo per agevolare lo scambio di informazioni, fondamentale per prevenire, indagare, accertare e perseguire i reati, compreso il terrorismo, al fine di proteggere le rispettive società democratiche e i valori comuni;
DECISI, in particolare, a definire le norme di protezione applicabili agli scambi di informazioni personali effettuati sulla base degli accordi esistenti e futuri tra gli Stati Uniti e l'Unione europea e i suoi Stati membri in materia di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati, compreso il terrorismo;
RICONOSCENDO che alcuni accordi in vigore tra le parti in materia di trattamento delle informazioni personali enunciano di offrire un livello adeguato di protezione delle informazioni nel loro ambito di applicazione, le parti dichiarano che il presente accordo non dovrebbe essere interpretato nel senso che modifica detti accordi, vi pone condizioni o vi deroga in altro modo; rilevando, tuttavia, che gli obblighi introdotti dall'articolo 19 del presente accordo, sul ricorso giurisdizionale, si applicherebbero in relazione a tutti i trasferimenti che rientrano nell'ambito di applicazione del presente accordo e che ciò non pregiudica alcun futuro riesame o modifica dei suddetti accordi ai sensi dei medesimi;
CONSTATANDO che entrambe le parti hanno una consolidata tradizione di rispetto della vita privata, come risulta dai principi sul rispetto della vita privata e la protezione dei dati personali a fini di contrasto elaborati dal gruppo di contatto ad alto livello UE-Stati Uniti sulla condivisione delle informazioni e sulla tutela della vita privata e la protezione dei dati di carattere personale, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dalla legislazione dell'Unione applicabile, dalla Costituzione degli Stati Uniti e dalla legislazione statunitense applicabile, e dai principi del codice di deontologia dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico;
RICONOSCENDO i principi di proporzionalità, necessità, pertinenza e ragionevolezza attuati dalle parti nei rispettivi quadri giuridici,
GLI STATI UNITI D'AMERICA E L'UNIONE EUROPEA HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
Articolo 1
Scopo dell'accordo
1 Scopo del presente accordo è garantire un livello elevato di protezione delle informazioni personali e migliorare la cooperazione tra gli Stati Uniti e l'Unione europea e i suoi Stati membri in materia di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati, compreso il terrorismo.
2. A tal fine, il presente accordo istituisce il quadro per la protezione delle informazioni personali trasferite tra gli Stati Uniti, da un lato, e l'Unione europea e i suoi Stati membri, dall'altro.
3. Il presente accordo di per sé non costituisce la base giuridica per il trasferimento delle informazioni personali. Per il trasferimento delle informazioni personali è sempre necessaria una base giuridica.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente accordo si intende per:
1) «informazioni personali»: qualsiasi informazione relativa a una persona fisica identificata o identificabile. Si considera identificabile la persona che può essere identificata, direttamente o indirettamente, in particolare mediante riferimento a un numero di identificazione o a uno o più elementi caratteristici della sua identità fisica, fisiologica, psichica, economica, culturale o sociale;
2) «trattamento delle informazioni personali»: qualsiasi operazione o insieme di operazioni implicanti la raccolta, la conservazione, l'uso, la modifica, l'organizzazione, la strutturazione, la comunicazione, la diffusione o la cessione;
3) «parti»: l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America;
4) «Stato membro»: uno Stato membro dell'Unione europea;
5) «autorità competente»: per gli Stati Uniti, un'autorità di contrasto statunitense responsabile per la prevenzione, l'indagine, l'accertamento e il perseguimento dei reati, compreso il terrorismo, e, per l'Unione europea, un'autorità dell'Unione europea, e un'autorità di uno Stato membro, responsabile per la prevenzione, l'indagine, l'accertamento e il perseguimento di reati, compreso il terrorismo.
Articolo 3
Ambito di applicazione
1. Il presente accordo si applica alle informazioni personali trasferite tra le autorità competenti di una parte e le autorità competenti dell'altra parte, o altrimenti trasferite in forza di un accordo concluso tra gli Stati Uniti e l'Unione europea o i suoi Stati membri, a fini di prevenzione, accertamento, indagine e perseguimento di reati, compreso il terrorismo.
2. Il presente accordo non riguarda e non pregiudica i trasferimenti o altre forme di cooperazione tra le autorità degli Stati membri e degli Stati Uniti diverse da quelle di cui all'articolo 2, punto 5, responsabili per la salvaguardia della sicurezza nazionale.
Articolo 4
Non discriminazione
Ciascuna parte rispetta gli obblighi derivanti dal presente accordo al fine di proteggere le informazioni personali dei propri cittadini e dei cittadini dell'altra parte indipendentemente dalla loro cittadinanza e senza alcuna discriminazione arbitraria o ingiustificata.
Articolo 5
Effetti dell'accordo
1. Il presente accordo integra, senza sostituire, le disposizioni sulla protezione delle informazioni personali contemplate negli accordi internazionali conclusi tra le parti, o tra gli Stati Uniti e gli Stati membri, che disciplinano materie rientranti nel campo di applicazione del presente accordo.
2. Le parti adottano tutte le misure necessarie per attuare il presente accordo, in particolare gli obblighi ivi previsti in materia di accesso, rettifica e ricorso amministrativo e giurisdizionale per le persone fisiche. Le tutele e i rimedi previsti dal presente accordo si applicano alle persone fisiche e alle entità nel modo previsto dalla legislazione nazionale applicabile di ciascuna parte. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, i loro obblighi si applicano in modo coerente con i principi fondamentali del federalismo statunitense.
3. Con l'attuazione del paragrafo 2, il trattamento delle informazioni personali da parte degli Stati Uniti o dell'Unione europea e dei suoi Stati membri in relazione alle materie rientranti nell'ambito di applicazione del presente accordo è considerato conforme alle rispettive legislazioni sulla protezione dei dati che limitano o sottopongono a condizioni i trasferimenti internazionali di informazioni personali, e non è necessaria alcuna ulteriore autorizzazione ai sensi di tali legislazioni.
Articolo 6
Limitazioni delle finalità e degli usi
1. Il trasferimento delle informazioni personali per finalità specifiche è autorizzato dalla base giuridica del trasferimento di cui all'articolo 1.
2. Il trattamento successivo delle informazioni personali ad opera di una parte non può essere incompatibile con le finalità per le quali le informazioni sono state trasferite. Il trattamento compatibile comprende il trattamento effettuato ai sensi degli accordi internazionali e dei quadri internazionali scritti vigenti in materia di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati gravi. Tale trattamento delle informazioni personali ad opera di altre autorità nazionali di contrasto, regolamentari o amministrative deve rispettare le altre disposizioni del presente accordo.
3. Il presente articolo fa salva la facoltà dell'autorità competente del trasferimento di imporre in casi specifici condizioni aggiuntive, nella misura in cui il quadro giuridico applicabile al trasferimento lo consenta. Non rientrano in tali condizioni le condizioni di protezione dei dati generiche, ossia non collegate alle circostanze specifiche del caso. L'autorità competente ricevente rispetta le eventuali condizioni cui sono soggetti i dati. L'autorità competente che fornisce le informazioni può altresì imporre al destinatario di informarla sull'uso fatto dei dati trasferiti.
4. Qualsiasi accordo concluso tra gli Stati Uniti, da un lato, e l'Unione europea o uno Stato membro, dall'altro, per il trasferimento di informazioni personali non in relazione con specifici casi, indagini o azioni penali indica le finalità specifiche per le quali le informazioni sono trasferite e trattate.
5. Le partiprovvedono affinché, ai sensi delle rispettive legislazioni, le informazioni personali siano trattate in modo direttamente pertinente e non eccessivo rispetto alle finalità del trattamento.
Articolo 7
Trasferimento successivo
1. Le informazioni personali relative a un caso specifico trasferite da un'autorità competente di una parte a un'autorità competente dell'altra parte possono essere trasferite a uno Stato non vincolato dal presente accordo o a un organismo internazionale solo previo consenso dell'autorità competente che ha effettuato il trasferimento originario.
2. Nel prestare il consenso al trasferimento di cui al paragrafo 1, l'autorità competente che ha effettuato il trasferimento originario tiene debitamente conto di tutti i fattori pertinenti, tra cui la gravità del reato, la finalità per la quale le informazioni sono state originariamente trasferite e il fatto che lo Stato non vincolato dal presente accordo o l'organismo internazionale in questione garantisca o meno un livello adeguato di protezione delle informazioni personali. Essa può anche sottoporre il trasferimento a condizioni specifiche.
3. Qualora gli Stati Uniti, da un lato, e l'Unione europea o uno Stato membro, dall'altro, concludano un accordo per il trasferimento di informazioni personali non in relazione con specifici casi, indagini o azioni penali, il trasferimento successivo delle informazioni personali può essere effettuato solo alle condizioni specifiche indicate nell'accordo che forniscono la debita motivazione del trasferimento successivo. L'accordo prevede inoltre opportuni meccanismi di informazione tra le autorità competenti.
4. Nessuna disposizione del presente articolo può essere interpretata nel senso di pregiudicare eventuali requisiti, obblighi o prassi secondo cui per trasferire successivamente le informazioni a uno Stato od organismo vincolato dal presente accordo è necessario il previo consenso dell'autorità competente che ha effettuato il trasferimento originario, fermo restando che il livello di protezione dei dati garantito da tale Stato od organismo non giustifica il diniego del consenso al trasferimento o l'imposizione di condizioni al medesimo.
Articolo 8
Qualità e integrità delle informazioni
Le parti adottano misure ragionevoli per garantire che le informazioni personali mantengano l'esattezza, la pertinenza, il contenuto aggiornato e la completezza necessarie e adeguate per la liceità del loro trattamento. A tal fine, le autorità competenti si dotano di procedure volte a garantire la qualità e l'integrità delle informazioni personali, tra cui:
a)
le misure di cui all'articolo 17;
b)
se l'autorità competente del trasferimento viene a conoscenza di seri dubbi circa la pertinenza, il contenuto aggiornato, la completezza o l'esattezza delle informazioni personali o di una valutazione che ha trasferito, ne informa, se fattibile, l'autorità competente ricevente;
c)
se l'autorità competente ricevente viene a conoscenza di seri dubbi circa la pertinenza, il contenuto aggiornato, la completezza o l'accuratezza delle informazioni personali ricevute da un'autorità governativa o di una valutazione effettuata dall'autorità competente del trasferimento riguardo all'esattezza delle informazioni o all'affidabilità di una fonte, ne informa, se fattibile, l'autorità competente del trasferimento.
Articolo 9
Sicurezza delle informazioni
Le parti provvedono affinché siano attuate adeguate misure tecniche, organizzative e di sicurezza per proteggere le informazioni personali da quanto segue:
a)
distruzione accidentale o illecita;
b)
perdita accidentale; e
c)
comunicazione, alterazione, accesso o altro trattamento non autorizzati.
Tali misure comprendono garanzie adeguate per quanto riguarda l'autorizzazione necessaria per accedere alle informazioni personali.
Articolo 10
Notificazione di un incidente di sicurezza delle informazioni
1. In caso di scoperta di un incidente riguardante la perdita o la distruzione accidentali di informazioni personali o l'accesso, la comunicazione o l'alterazione non autorizzati delle stesse, che presenta un rischio significativo di danni, l'autorità competente ricevente valuta prontamente la probabilità e l'entità dei danni alle persone fisiche e all'integrità del programma dell'autorità competente del trasferimento e adotta prontamente i provvedimenti opportuni per attenuare i danni.
2. I provvedimenti per attenuare i danni comprendono la notificazione all'autorità competente del trasferimento. Tuttavia la notificazione può:
a)
prevedere adeguate limitazioni all'ulteriore trasmissione della notificazione;
b)
essere posticipata od omessa qualora tale notificazione possa mettere a repentaglio la sicurezza nazionale;
c)
essere posticipata qualora tale notificazione possa mettere a repentaglio operazioni di pubblica sicurezza.
3. I provvedimenti per attenuare i danni comprendono anche la notificazione alla persona in questione, ove opportuno in considerazione delle circostanze dell'incidente, a meno che tale notificazione possa mettere a repentaglio:
a)
la sicurezza pubblica o nazionale;
b)
indagini, inchieste o procedimenti ufficiali;
c)
la prevenzione, l'accertamento, l'indagine o il perseguimento di reati;
d)
i diritti e le libertà altrui, in particolare la protezione delle vittime e dei testimoni.
4. Le autorità competenti coinvolte nel trasferimento delle informazioni personali possono consultarsi in merito all'incidente e alla risposta da dare allo stesso.
Articolo 11
Documentazione
1. Le parti pongono in essere metodi efficaci per dimostrare la liceità del trattamento delle informazioni personali, che possono includere l'uso di registrazioni o altre forme di documentazione.
2. Le autorità competenti possono usare tali registrazioni o forme di documentazione per mantenere l'ordinata gestione delle banche dati o dei fascicoli in questione, al fine di garantire l'integrità e la sicurezza dei dati e, se necessario, seguire le procedure di backup.
Articolo 12
Periodo di conservazione
1. Le parti prevedono nei rispettivi quadri giuridici applicabili specifici periodi di conservazione della documentazione contenente informazioni personali, al fine di garantire che le informazioni personali non siano conservate più a lungo di quanto necessario e appropriato. Tali periodi di conservazione tengono conto della finalità del trattamento, della natura dei dati, dell'autorità che li tratta, dell'incidenza sui diritti e sugli interessi in gioco delle persone interessate e di altre considerazioni giuridiche applicabili.
2. Qualsiasi accordo concluso tra gli Stati Uniti, da un lato, e l'Unione europea o uno Stato membro, dall'altro, per il trasferimento di informazioni personali non in relazione con specifici casi, indagini o azioni penali conterrà una disposizione specifica, stabilita di comune accordo, sui periodi di conservazione.
3. Le parti prevedono procedure di riesame periodico del periodo di conservazione, al fine di determinare se questo debba essere modificato a seguito di un mutamento delle circostanze.
4. Le parti pubblicano o rendono altrimenti conoscibili al pubblico i periodi di conservazione.
Articolo 13
Categorie particolari di informazioni personali
1. Il trattamento di informazioni personali che rivelino l'origine razziale o etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o di altro tipo o l'appartenenza sindacale, o di informazioni relative alla salute o alla vita sessuale, è possibile solo in presenza di garanzie adeguate ai sensi di legge. Tali garanzie adeguate possono comprendere: la limitazione delle finalità per le quali le informazioni possono essere trattate, ad esempio consentendo il trattamento solo caso per caso; il mascheramento, la cancellazione o il blocco delle informazioni dopo il conseguimento delle finalità per le quali sono state trattate; la limitazione del personale autorizzato ad accedere alle informazioni; l'obbligo di formazione specialistica per il personale che ha accesso alle informazioni; l'obbligo di ottenere l'approvazione dell'autorità di controllo per accedere alle informazioni; o altre misure di protezione. Tali garanzie tengono debitamente conto della natura delle informazioni, del loro carattere particolarmente sensibile e delle finalità per le quali sono trattate.
2. Qualsiasi accordo concluso tra gli Stati Uniti, da un lato, e l'Unione europea o uno Stato membro, dall'altro, per il trasferimento di informazioni personali non in relazione con specifici casi, indagini o azioni penali preciserà ulteriormente le norme e le condizioni alle quali le informazioni possono essere trattate, tenendo debitamente conto della loro natura e delle finalità per le quali sono usate.
Articolo 14
Assunzione di responsabilità
1. Le parti pongono in essere misure volte a promuovere l'assunzione di responsabilità per il trattamento di informazioni personali nell'ambito del presente accordo da parte delle rispettive autorità competenti e di ogni altra loro autorità a cui le informazioni personali siano state trasferite. Tali misure comprendono la notificazione delle garanzie applicabili ai trasferimenti di informazioni personali ai sensi del presente accordo e delle eventuali condizioni imposte dall'autorità competente del trasferimento ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 3. Sono previste sanzioni penali, civili o amministrative adeguate e dissuasive in caso di colpa grave.
2. Le misure di cui al paragrafo 1 comprendono, se del caso, l'interruzione del trasferimento delle informazioni personali ad autorità di enti territoriali costitutivi delle parti non rientranti nell'ambito di applicazione del presente accordo che non hanno protetto in modo efficace le informazioni personali, tenuto conto dello scopo del presente accordo e, in particolare, delle sue disposizioni sulle limitazioni delle finalità e degli usi e sul trasferimento successivo.
3. Nel caso in cui sia addotta lascorretta attuazione del presente articolo, una parte può chiedere all'altra parte di fornire informazioni pertinenti, tra cui, se del caso, informazioni in merito alle misure adottate a norma del presente articolo.
Articolo 15
Decisioni automatizzate
Le decisioni che comportano azioni significativamente negative per gli interessi pertinenti della persona fisica non possono basarsi unicamente su un trattamento automatizzato di informazioni personali senza partecipazione umana, a meno che ciò non sia autorizzato da disposizioni di legge nazionali e purché sussistano garanzie adeguate che includano la possibilità di ottenere l'intervento umano.
Articolo 16
Accesso
1. Le parti provvedono affinché chiunque abbia il diritto di chiedere accesso alle proprie informazioni personali e, fatte salve le limitazioni di cui al paragrafo 2, di ottenerlo. L'accesso è chiesto e ottenuto da un'autorità competente conformemente al quadro giuridico applicabile dello Stato in cui è chiesto il rimedio.
2. In singoli casi l'ottenimento delle proprie informazioni personali può essere soggetto a limitazioni ragionevoli previste dalla legislazione nazionale, tenuto conto dei legittimi interessi della persona in questione, al fine di:
a)
proteggere i diritti e le libertà altrui, compresa la loro vita privata;
b)
salvaguardare la sicurezza pubblica e nazionale;
c)
proteggere informazioni sensibili relative al contrasto;
d)
non compromettere indagini, inchieste o procedimenti ufficiali o giudiziari;
e)
non compromettere la prevenzione, l'indagine, l'accertamento e il perseguimento di reati o l'esecuzione di sanzioni penali;
f)
proteggere in altro modo gli interessi riconosciuti dalla legislazione in materia di libertà di informazione e accesso del pubblico ai documenti.
3. L'accesso alle proprie informazioni personali non può essere subordinato a spese eccessive.
4. Chiunque ha il diritto di autorizzare, se consentito dalla legislazione nazionale applicabile, un'autorità di supervisione o un altro rappresentante a chiedere l'accesso per proprio conto.
5. Se l'accesso è negato o limitato, l'autorità competente richiesta procederà, senza indebito ritardo, a comunicare alla persona in questione, o al suo rappresentante debitamente autorizzato di cui al paragrafo 4, i motivi del diniego o della limitazione dell'accesso.
Articolo 17
Rettifica
1. Le parti provvedono affinché chiunque abbia il diritto di chiedere la correzione o la rettifica delle proprie informazioni personali che ritiene siano inesatte o siano state trattate impropriamente. La correzione o la rettifica può includere l'integrazione, la cancellazione, il blocco o altre misure o metodi per rimediare alle inesattezze o al trattamento improprio. La correzione o la rettifica è chiesta e ottenuta da un'autorità competente conformemente al quadro giuridico applicabile dello Stato in cui è chiesto il rimedio.
2. Qualora l'autorità competente ricevente giunga alla conclusione, a seguito di:
a)
una richiesta a norma del paragrafo 1;
b)
una notificazione da parte del fornitore; o
c)
proprie indagini o inchieste;
che le informazioni che ha ricevuto ai sensi del presente accordo sono inesatte o sono state trattate impropriamente, adotta le misure di integrazione, cancellazione, blocco o altri metodi di correzione o rettifica, a seconda del caso.
3. Chiunque ha il diritto di autorizzare, se consentito dalla legislazione nazionale applicabile, un'autorità di supervisione o un altro rappresentante a chiedere la correzione o la rettifica per proprio conto.
4. Se la correzione o la rettifica è negata o limitata, l'autorità competente richiesta procederà, senza indebito ritardo, a fornire alla persona in questione, o al suo rappresentante debitamente autorizzato di cui al paragrafo 3, una risposta illustrante i motivi del diniego o della limitazione della correzione o rettifica.
Articolo 18
Ricorso amministrativo
1. Le parti provvedono affinché chiunque abbia il diritto di proporre ricorso amministrativo qualora ritenga che l'accesso ai sensi dell'articolo 16 o la rettifica delle informazioni inesatte o del trattamento improprio ai sensi dell'articolo 17 sia stato indebitamente negato. Il ricorso è proposto e il rimedio ottenuto da un'autorità competente conformemente al quadro giuridico applicabile dello Stato in cui è chiesto il rimedio.
2. Chiunque ha il diritto di autorizzare, se consentito dalla legislazione nazionale applicabile, un'autorità di supervisione o un altro rappresentante a proporre ricorso amministrativo per proprio conto.
3. L'autorità competente alla quale è chiesto il rimedio procede alle opportune inchieste e verifiche, e senza indebito ritardo ne trasmette per iscritto, anche con mezzi elettronici, i risultati, comprese le azioni migliorative o correttive adottate, se del caso. L'informativa sulla procedura per proporre eventuale ulteriore ricorso amministrativo è conforme all'articolo 20.
Articolo 19
Ricorso giurisdizionale
1. Le parti dispongono nei rispettivi quadri giuridici applicabili che, fatto salvo l'eventuale requisito del previo esperimento del ricorso amministrativo, ogni cittadino di una parte ha il diritto di chiedere il controllo giurisdizionale in relazione a quanto segue:
a)
diniego da parte di un'autorità competente dell'accesso alla documentazione contenente informazioni personali che lo riguardano;
b)
diniego da parte di un'autorità competente della modifica della documentazione contenente informazioni personali che lo riguardano;
c)
deliberata o intenzionale comunicazione illecita di informazioni personali che lo riguardano, il che include la possibilità di risarcimento dei danni.
2. Il controllo giurisdizionale è chiesto e ottenuto conformemente al quadro giuridico applicabile dello Stato in cui è chiesto il rimedio.
3. I paragrafi 1 e 2 non pregiudicano qualunque altro controllo giurisdizionale disponibile in relazione al trattamento delle informazioni personali di una persona in base alla legislazione dello Stato in cui è chiesto il rimedio.
4. In caso di sospensione o denuncia dell'accordo, l'articolo 26, paragrafo 2, o l'articolo 29, paragrafo 3, non costituisce una base per proporre un ricorso giurisdizionale che non è più disponibile ai sensi della legislazione della parte in questione.
Articolo 20
Trasparenza
1. Le parti forniscono alle persone fisiche, in relazione alle loro informazioni personali, informazioni, che possono essere fornite dalle autorità competenti mediante pubblicazione di avvisi generali o comunicazione individuale, nella forma e nel momento stabiliti dalla legge applicabile all'autorità che le fornisce, riguardanti:
a)
le finalità del trattamento delle informazioni da parte dell'autorità in questione;
b)
le finalità per le quali le informazioni possono essere condivise con altre autorità;
c)
le leggi o le norme ai cui sensi ha luogo il trattamento;
d)
i terzi ai quali le informazioni sono comunicate; e
e)
l'accesso, la correzione o la rettifica e il ricorso disponibili.
2. Tale obbligo di informativa è soggetto alle limitazioni ragionevoli previste dalla legislazione nazionale in relazione alle finalità di cui all'articolo 16, paragrafo 2, lettere da a) a f).
Articolo 21
Supervisione efficace
1. Le parti si dotano di una o più autorità di supervisione pubbliche che:
a)
esercitano funzioni e poteri di supervisione indipendente, tra cui verifica, indagine e intervento, se del caso su propria iniziativa;
b)
hanno il potere di ricevere e dar seguito ai reclami presentati da persone fisiche in merito alle misure di attuazione del presente accordo; e
c)
hanno il potere di segnalare le violazioni di legge connesse al presente accordo ai fini di un'azione giudiziaria o disciplinare, a seconda dei casi.
2. L'Unione europea provvede alla supervisione ai sensi del presente articolo tramite le sue autorità di protezione dei dati e quelle degli Stati membri.
3. Gli Stati Uniti provvedono alla supervisione ai sensi del presente articolo cumulativamente tramite più autorità, che possono includere, tra gli altri, gli ispettori generali (inspectors general), i responsabili della protezione della vita privata (chief privacy officers), gli uffici per la responsabilità governativa (government accountability offices), le autorità per la tutela della vita privata e delle libertà civili (privacy and civil liberties oversight boards) e altre pertinenti autorità esecutive e legislative preposte alla verifica del rispetto della vita privata e delle libertà civili.
Articolo 22
Cooperazione tra le autorità di supervisione
1. All'occorrenza le autorità che effettuano la supervisione ai sensi dell'articolo 21 si consultano in merito all'espletamento delle funzioni in relazione al presente accordo, al fine di garantire l'attuazione efficace delle disposizioni degli articoli 16, 17 e 18.
2. Le parti istituiscono punti di contatto nazionali che presteranno assistenza nell'identificazione dell'autorità di supervisione a cui rivolgersi nei singoli casi.
Articolo 23
Verifica congiunta
1. Le parti procedono periodicamente a una verifica congiunta delle politiche e delle procedure che attuano il presente accordo e della loro efficacia. Nel corso della verifica congiunta è prestata particolare attenzione all'attuazione efficace delle tutele di cui all'articolo 14 sull'assunzione di responsabilità, all'articolo 16 sull'accesso, all'articolo 17 sulla rettifica, all'articolo 18 sul ricorso amministrativo e all'articolo 19 sul ricorso giurisdizionale.
2. La prima verifica congiunta è effettuata entro tre anni dalla data di entrata in vigore del presente accordo e quelle successive a scadenze regolari. Le parti convengono in anticipo le modalità e i termini della verifica congiunta e si comunicano la composizione delle rispettive delegazioni, che include rappresentanti delle autorità di supervisione pubbliche di cui all'articolo 21 sulla supervisione efficace, e delle autorità di contrasto e giudiziarie. I risultati della verifica congiunta sono resi pubblici.
3. Qualora le parti o gli Stati Uniti e uno Stato membro abbiano concluso un altro accordo il cui oggetto rientra nell'ambito di applicazione del presente accordo e che prevede verifiche congiunte, tali verifiche congiunte non vanno ripetute e i loro risultati, se pertinenti, sono integrati in quelli della verifica congiunta ai sensi del presente accordo.
Articolo 24
Notificazione
1. Gli Stati Uniti notificano all'Unione europea ogni designazione effettuata dalle autorità statunitensi in relazione all'articolo 19 e le relative modifiche.
2. Le parti si adoperano in ogni modo ragionevole per notificarsi l'adozione di eventuali disposizioni legislative o regolamentari che possano avere ripercussioni concrete sull'attuazione del presente accordo, se fattibile prima che diventino efficaci.
Articolo 25
Consultazione
In caso di controversia sull'interpretazione o sull'applicazione del presente accordo le parti si consultano al fine di giungere a una soluzione reciprocamente accettabile.
Articolo 26
Sospensione
1. In caso di violazione sostanziale del presente accordo, ciascuna parte può sospenderlo, in tutto o in parte, mediante notificazione scritta per via diplomatica all'altra parte. Tale notificazione scritta può essere effettuata solo dopo che le parti si sono impegnate in un ragionevole periodo di consultazione senza giungere a una soluzione, e la sospensione ha effetto decorsi venti giorni dalla data di ricezione della notificazione. La sospensione può essere revocata dalla parte che l'ha notificata, mediante notificazione scritta all'altra parte. La sospensione è revocata non appena ricevuta tale notificazione.
2. Nonostante la sospensione del presente accordo, i dati personali che rientrano nel suo ambito di applicazione e che sono stati trasferiti prima della sua sospensione continuano ad essere trattati conformemente al presente accordo.
Articolo 27
Applicazione territoriale
1. Il presente accordo si applica alla Danimarca, al Regno Unito o all'Irlanda solo se la Commissione europea notifica per iscritto agli Stati Uniti che la Danimarca, il Regno Unito o l'Irlanda hanno deciso che il presente accordo si applichi loro.
2. Se prima dell'entrata in vigore del presente accordo la Commissione europea notifica agli Stati Uniti che esso si applica alla Danimarca, al Regno Unito o all'Irlanda, il presente accordo si applica a tali Stati a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente accordo.
3. Se dopo l'entrata in vigore del presente accordo la Commissione europea notifica agli Stati Uniti che esso si applica alla Danimarca, al Regno Unito o all'Irlanda, il presente accordo si applica a tali Stati a decorrere dal primo giorno del mese successivo alla ricezione della notificazione da parte degli Stati Uniti.
Articolo 28
Durata dell'accordo
Il presente accordo è concluso per una durata illimitata.
Articolo 29
Entrata in vigore e denuncia
1. Il presente accordo entra in vigore il primo giorno del mese successivo alla data in cui le parti si sono scambiate le notificazioni di avvenuto espletamento delle rispettive procedure interne a tal fine necessarie.
2. Ciascuna parte può denunciare il presente accordo mediante notificazione scritta per via diplomatica all'altra parte. La denuncia ha effetto decorsi trenta giorni dalla data di ricezione della notificazione.
3. Nonostante la denuncia del presente accordo, le informazioni personali che rientrano nel suo ambito di applicazione e che sono state trasferite prima della sua denuncia continuano ad essere trattate conformemente al presente accordo.
IN FEDE DI CHE, i plenipotenziari sottoscritti hanno apposto la propria firma in calce al presente accordo.
Fatto a Amsterdam, addì due giugno duemilasedici, in due originali in lingua inglese, in due originali in lingua inglese. Ai sensi del diritto dell'UE, il presente accordo è redatto dall'UE in lingua bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese. Tali versioni linguistiche aggiuntive possono essere autenticate mediante scambio di note diplomatiche tra gli Stati Uniti e l'Unione europea. In caso di divergenza tra versioni linguistiche autentiche, prevale la versione in lingua inglese.
Per l'Unione europea
Per gli Stati Uniti d'America
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | TRADUZIONE
ACCORDO
tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea sulla protezione delle informazioni personali a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati
INDICE
Preambolo
Articolo 1
Scopo dell'accordo
Articolo 2
Definizioni
Articolo 3
Ambito di applicazione
Articolo 4
Non discriminazione
Articolo 5
Effetti dell'accordo
Articolo 6
Limitazioni delle finalità e degli usi
Articolo 7
Trasferimento successivo
Articolo 8
Qualità e integrità delle informazioni
Articolo 9
Sicurezza delle informazioni
Articolo 10
Notificazione di un incidente di sicurezza delle informazioni
Articolo 11
Documentazione
Articolo 12
Periodo di conservazione
Articolo 13
Categorie particolari di informazioni personali
Articolo 14
Assunzione di responsabilità
Articolo 15
Decisioni automatizzate
Articolo 16
Accesso
Articolo 17
Rettifica
Articolo 18
Ricorso amministrativo
Articolo 19
Ricorso giurisdizionale
Articolo 20
Trasparenza
Articolo 21
Supervisione efficace
Articolo 22
Cooperazione tra le autorità di supervisione
Articolo 23
Verifica congiunta
Articolo 24
Notificazione
Articolo 25
Consultazione
Articolo 26
Sospensione
Articolo 27
Applicazione territoriale
Articolo 28
Durata dell'accordo
Articolo 29
Entrata in vigore e denuncia
TENENDO PRESENTE che gli Stati Uniti e l'Unione europea si sono impegnati a garantire un livello elevato di protezione delle informazioni personali scambiate nel contesto della prevenzione, dell'indagine, dell'accertamento e del perseguimento di reati, compreso il terrorismo;
INTENZIONATI a stabilire un quadro giuridico duraturo per agevolare lo scambio di informazioni, fondamentale per prevenire, indagare, accertare e perseguire i reati, compreso il terrorismo, al fine di proteggere le rispettive società democratiche e i valori comuni;
DECISI, in particolare, a definire le norme di protezione applicabili agli scambi di informazioni personali effettuati sulla base degli accordi esistenti e futuri tra gli Stati Uniti e l'Unione europea e i suoi Stati membri in materia di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati, compreso il terrorismo;
RICONOSCENDO che alcuni accordi in vigore tra le parti in materia di trattamento delle informazioni personali enunciano di offrire un livello adeguato di protezione delle informazioni nel loro ambito di applicazione, le parti dichiarano che il presente accordo non dovrebbe essere interpretato nel senso che modifica detti accordi, vi pone condizioni o vi deroga in altro modo; rilevando, tuttavia, che gli obblighi introdotti dall'articolo 19 del presente accordo, sul ricorso giurisdizionale, si applicherebbero in relazione a tutti i trasferimenti che rientrano nell'ambito di applicazione del presente accordo e che ciò non pregiudica alcun futuro riesame o modifica dei suddetti accordi ai sensi dei medesimi;
CONSTATANDO che entrambe le parti hanno una consolidata tradizione di rispetto della vita privata, come risulta dai principi sul rispetto della vita privata e la protezione dei dati personali a fini di contrasto elaborati dal gruppo di contatto ad alto livello UE-Stati Uniti sulla condivisione delle informazioni e sulla tutela della vita privata e la protezione dei dati di carattere personale, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dalla legislazione dell'Unione applicabile, dalla Costituzione degli Stati Uniti e dalla legislazione statunitense applicabile, e dai principi del codice di deontologia dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico;
RICONOSCENDO i principi di proporzionalità, necessità, pertinenza e ragionevolezza attuati dalle parti nei rispettivi quadri giuridici,
GLI STATI UNITI D'AMERICA E L'UNIONE EUROPEA HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
Articolo 1
Scopo dell'accordo
1 Scopo del presente accordo è garantire un livello elevato di protezione delle informazioni personali e migliorare la cooperazione tra gli Stati Uniti e l'Unione europea e i suoi Stati membri in materia di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati, compreso il terrorismo.
2. A tal fine, il presente accordo istituisce il quadro per la protezione delle informazioni personali trasferite tra gli Stati Uniti, da un lato, e l'Unione europea e i suoi Stati membri, dall'altro.
3. Il presente accordo di per sé non costituisce la base giuridica per il trasferimento delle informazioni personali. Per il trasferimento delle informazioni personali è sempre necessaria una base giuridica.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente accordo si intende per:
1) «informazioni personali»: qualsiasi informazione relativa a una persona fisica identificata o identificabile. Si considera identificabile la persona che può essere identificata, direttamente o indirettamente, in particolare mediante riferimento a un numero di identificazione o a uno o più elementi caratteristici della sua identità fisica, fisiologica, psichica, economica, culturale o sociale;
2) «trattamento delle informazioni personali»: qualsiasi operazione o insieme di operazioni implicanti la raccolta, la conservazione, l'uso, la modifica, l'organizzazione, la strutturazione, la comunicazione, la diffusione o la cessione;
3) «parti»: l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America;
4) «Stato membro»: uno Stato membro dell'Unione europea;
5) «autorità competente»: per gli Stati Uniti, un'autorità di contrasto statunitense responsabile per la prevenzione, l'indagine, l'accertamento e il perseguimento dei reati, compreso il terrorismo, e, per l'Unione europea, un'autorità dell'Unione europea, e un'autorità di uno Stato membro, responsabile per la prevenzione, l'indagine, l'accertamento e il perseguimento di reati, compreso il terrorismo.
Articolo 3
Ambito di applicazione
1. Il presente accordo si applica alle informazioni personali trasferite tra le autorità competenti di una parte e le autorità competenti dell'altra parte, o altrimenti trasferite in forza di un accordo concluso tra gli Stati Uniti e l'Unione europea o i suoi Stati membri, a fini di prevenzione, accertamento, indagine e perseguimento di reati, compreso il terrorismo.
2. Il presente accordo non riguarda e non pregiudica i trasferimenti o altre forme di cooperazione tra le autorità degli Stati membri e degli Stati Uniti diverse da quelle di cui all'articolo 2, punto 5, responsabili per la salvaguardia della sicurezza nazionale.
Articolo 4
Non discriminazione
Ciascuna parte rispetta gli obblighi derivanti dal presente accordo al fine di proteggere le informazioni personali dei propri cittadini e dei cittadini dell'altra parte indipendentemente dalla loro cittadinanza e senza alcuna discriminazione arbitraria o ingiustificata.
Articolo 5
Effetti dell'accordo
1. Il presente accordo integra, senza sostituire, le disposizioni sulla protezione delle informazioni personali contemplate negli accordi internazionali conclusi tra le parti, o tra gli Stati Uniti e gli Stati membri, che disciplinano materie rientranti nel campo di applicazione del presente accordo.
2. Le parti adottano tutte le misure necessarie per attuare il presente accordo, in particolare gli obblighi ivi previsti in materia di accesso, rettifica e ricorso amministrativo e giurisdizionale per le persone fisiche. Le tutele e i rimedi previsti dal presente accordo si applicano alle persone fisiche e alle entità nel modo previsto dalla legislazione nazionale applicabile di ciascuna parte. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, i loro obblighi si applicano in modo coerente con i principi fondamentali del federalismo statunitense.
3. Con l'attuazione del paragrafo 2, il trattamento delle informazioni personali da parte degli Stati Uniti o dell'Unione europea e dei suoi Stati membri in relazione alle materie rientranti nell'ambito di applicazione del presente accordo è considerato conforme alle rispettive legislazioni sulla protezione dei dati che limitano o sottopongono a condizioni i trasferimenti internazionali di informazioni personali, e non è necessaria alcuna ulteriore autorizzazione ai sensi di tali legislazioni.
Articolo 6
Limitazioni delle finalità e degli usi
1. Il trasferimento delle informazioni personali per finalità specifiche è autorizzato dalla base giuridica del trasferimento di cui all'articolo 1.
2. Il trattamento successivo delle informazioni personali ad opera di una parte non può essere incompatibile con le finalità per le quali le informazioni sono state trasferite. Il trattamento compatibile comprende il trattamento effettuato ai sensi degli accordi internazionali e dei quadri internazionali scritti vigenti in materia di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati gravi. Tale trattamento delle informazioni personali ad opera di altre autorità nazionali di contrasto, regolamentari o amministrative deve rispettare le altre disposizioni del presente accordo.
3. Il presente articolo fa salva la facoltà dell'autorità competente del trasferimento di imporre in casi specifici condizioni aggiuntive, nella misura in cui il quadro giuridico applicabile al trasferimento lo consenta. Non rientrano in tali condizioni le condizioni di protezione dei dati generiche, ossia non collegate alle circostanze specifiche del caso. L'autorità competente ricevente rispetta le eventuali condizioni cui sono soggetti i dati. L'autorità competente che fornisce le informazioni può altresì imporre al destinatario di informarla sull'uso fatto dei dati trasferiti.
4. Qualsiasi accordo concluso tra gli Stati Uniti, da un lato, e l'Unione europea o uno Stato membro, dall'altro, per il trasferimento di informazioni personali non in relazione con specifici casi, indagini o azioni penali indica le finalità specifiche per le quali le informazioni sono trasferite e trattate.
5. Le partiprovvedono affinché, ai sensi delle rispettive legislazioni, le informazioni personali siano trattate in modo direttamente pertinente e non eccessivo rispetto alle finalità del trattamento.
Articolo 7
Trasferimento successivo
1. Le informazioni personali relative a un caso specifico trasferite da un'autorità competente di una parte a un'autorità competente dell'altra parte possono essere trasferite a uno Stato non vincolato dal presente accordo o a un organismo internazionale solo previo consenso dell'autorità competente che ha effettuato il trasferimento originario.
2. Nel prestare il consenso al trasferimento di cui al paragrafo 1, l'autorità competente che ha effettuato il trasferimento originario tiene debitamente conto di tutti i fattori pertinenti, tra cui la gravità del reato, la finalità per la quale le informazioni sono state originariamente trasferite e il fatto che lo Stato non vincolato dal presente accordo o l'organismo internazionale in questione garantisca o meno un livello adeguato di protezione delle informazioni personali. Essa può anche sottoporre il trasferimento a condizioni specifiche.
3. Qualora gli Stati Uniti, da un lato, e l'Unione europea o uno Stato membro, dall'altro, concludano un accordo per il trasferimento di informazioni personali non in relazione con specifici casi, indagini o azioni penali, il trasferimento successivo delle informazioni personali può essere effettuato solo alle condizioni specifiche indicate nell'accordo che forniscono la debita motivazione del trasferimento successivo. L'accordo prevede inoltre opportuni meccanismi di informazione tra le autorità competenti.
4. Nessuna disposizione del presente articolo può essere interpretata nel senso di pregiudicare eventuali requisiti, obblighi o prassi secondo cui per trasferire successivamente le informazioni a uno Stato od organismo vincolato dal presente accordo è necessario il previo consenso dell'autorità competente che ha effettuato il trasferimento originario, fermo restando che il livello di protezione dei dati garantito da tale Stato od organismo non giustifica il diniego del consenso al trasferimento o l'imposizione di condizioni al medesimo.
Articolo 8
Qualità e integrità delle informazioni
Le parti adottano misure ragionevoli per garantire che le informazioni personali mantengano l'esattezza, la pertinenza, il contenuto aggiornato e la completezza necessarie e adeguate per la liceità del loro trattamento. A tal fine, le autorità competenti si dotano di procedure volte a garantire la qualità e l'integrità delle informazioni personali, tra cui:
a)
le misure di cui all'articolo 17;
b)
se l'autorità competente del trasferimento viene a conoscenza di seri dubbi circa la pertinenza, il contenuto aggiornato, la completezza o l'esattezza delle informazioni personali o di una valutazione che ha trasferito, ne informa, se fattibile, l'autorità competente ricevente;
c)
se l'autorità competente ricevente viene a conoscenza di seri dubbi circa la pertinenza, il contenuto aggiornato, la completezza o l'accuratezza delle informazioni personali ricevute da un'autorità governativa o di una valutazione effettuata dall'autorità competente del trasferimento riguardo all'esattezza delle informazioni o all'affidabilità di una fonte, ne informa, se fattibile, l'autorità competente del trasferimento.
Articolo 9
Sicurezza delle informazioni
Le parti provvedono affinché siano attuate adeguate misure tecniche, organizzative e di sicurezza per proteggere le informazioni personali da quanto segue:
a)
distruzione accidentale o illecita;
b)
perdita accidentale; e
c)
comunicazione, alterazione, accesso o altro trattamento non autorizzati.
Tali misure comprendono garanzie adeguate per quanto riguarda l'autorizzazione necessaria per accedere alle informazioni personali.
Articolo 10
Notificazione di un incidente di sicurezza delle informazioni
1. In caso di scoperta di un incidente riguardante la perdita o la distruzione accidentali di informazioni personali o l'accesso, la comunicazione o l'alterazione non autorizzati delle stesse, che presenta un rischio significativo di danni, l'autorità competente ricevente valuta prontamente la probabilità e l'entità dei danni alle persone fisiche e all'integrità del programma dell'autorità competente del trasferimento e adotta prontamente i provvedimenti opportuni per attenuare i danni.
2. I provvedimenti per attenuare i danni comprendono la notificazione all'autorità competente del trasferimento. Tuttavia la notificazione può:
a)
prevedere adeguate limitazioni all'ulteriore trasmissione della notificazione;
b)
essere posticipata od omessa qualora tale notificazione possa mettere a repentaglio la sicurezza nazionale;
c)
essere posticipata qualora tale notificazione possa mettere a repentaglio operazioni di pubblica sicurezza.
3. I provvedimenti per attenuare i danni comprendono anche la notificazione alla persona in questione, ove opportuno in considerazione delle circostanze dell'incidente, a meno che tale notificazione possa mettere a repentaglio:
a)
la sicurezza pubblica o nazionale;
b)
indagini, inchieste o procedimenti ufficiali;
c)
la prevenzione, l'accertamento, l'indagine o il perseguimento di reati;
d)
i diritti e le libertà altrui, in particolare la protezione delle vittime e dei testimoni.
4. Le autorità competenti coinvolte nel trasferimento delle informazioni personali possono consultarsi in merito all'incidente e alla risposta da dare allo stesso.
Articolo 11
Documentazione
1. Le parti pongono in essere metodi efficaci per dimostrare la liceità del trattamento delle informazioni personali, che possono includere l'uso di registrazioni o altre forme di documentazione.
2. Le autorità competenti possono usare tali registrazioni o forme di documentazione per mantenere l'ordinata gestione delle banche dati o dei fascicoli in questione, al fine di garantire l'integrità e la sicurezza dei dati e, se necessario, seguire le procedure di backup.
Articolo 12
Periodo di conservazione
1. Le parti prevedono nei rispettivi quadri giuridici applicabili specifici periodi di conservazione della documentazione contenente informazioni personali, al fine di garantire che le informazioni personali non siano conservate più a lungo di quanto necessario e appropriato. Tali periodi di conservazione tengono conto della finalità del trattamento, della natura dei dati, dell'autorità che li tratta, dell'incidenza sui diritti e sugli interessi in gioco delle persone interessate e di altre considerazioni giuridiche applicabili.
2. Qualsiasi accordo concluso tra gli Stati Uniti, da un lato, e l'Unione europea o uno Stato membro, dall'altro, per il trasferimento di informazioni personali non in relazione con specifici casi, indagini o azioni penali conterrà una disposizione specifica, stabilita di comune accordo, sui periodi di conservazione.
3. Le parti prevedono procedure di riesame periodico del periodo di conservazione, al fine di determinare se questo debba essere modificato a seguito di un mutamento delle circostanze.
4. Le parti pubblicano o rendono altrimenti conoscibili al pubblico i periodi di conservazione.
Articolo 13
Categorie particolari di informazioni personali
1. Il trattamento di informazioni personali che rivelino l'origine razziale o etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o di altro tipo o l'appartenenza sindacale, o di informazioni relative alla salute o alla vita sessuale, è possibile solo in presenza di garanzie adeguate ai sensi di legge. Tali garanzie adeguate possono comprendere: la limitazione delle finalità per le quali le informazioni possono essere trattate, ad esempio consentendo il trattamento solo caso per caso; il mascheramento, la cancellazione o il blocco delle informazioni dopo il conseguimento delle finalità per le quali sono state trattate; la limitazione del personale autorizzato ad accedere alle informazioni; l'obbligo di formazione specialistica per il personale che ha accesso alle informazioni; l'obbligo di ottenere l'approvazione dell'autorità di controllo per accedere alle informazioni; o altre misure di protezione. Tali garanzie tengono debitamente conto della natura delle informazioni, del loro carattere particolarmente sensibile e delle finalità per le quali sono trattate.
2. Qualsiasi accordo concluso tra gli Stati Uniti, da un lato, e l'Unione europea o uno Stato membro, dall'altro, per il trasferimento di informazioni personali non in relazione con specifici casi, indagini o azioni penali preciserà ulteriormente le norme e le condizioni alle quali le informazioni possono essere trattate, tenendo debitamente conto della loro natura e delle finalità per le quali sono usate.
Articolo 14
Assunzione di responsabilità
1. Le parti pongono in essere misure volte a promuovere l'assunzione di responsabilità per il trattamento di informazioni personali nell'ambito del presente accordo da parte delle rispettive autorità competenti e di ogni altra loro autorità a cui le informazioni personali siano state trasferite. Tali misure comprendono la notificazione delle garanzie applicabili ai trasferimenti di informazioni personali ai sensi del presente accordo e delle eventuali condizioni imposte dall'autorità competente del trasferimento ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 3. Sono previste sanzioni penali, civili o amministrative adeguate e dissuasive in caso di colpa grave.
2. Le misure di cui al paragrafo 1 comprendono, se del caso, l'interruzione del trasferimento delle informazioni personali ad autorità di enti territoriali costitutivi delle parti non rientranti nell'ambito di applicazione del presente accordo che non hanno protetto in modo efficace le informazioni personali, tenuto conto dello scopo del presente accordo e, in particolare, delle sue disposizioni sulle limitazioni delle finalità e degli usi e sul trasferimento successivo.
3. Nel caso in cui sia addotta lascorretta attuazione del presente articolo, una parte può chiedere all'altra parte di fornire informazioni pertinenti, tra cui, se del caso, informazioni in merito alle misure adottate a norma del presente articolo.
Articolo 15
Decisioni automatizzate
Le decisioni che comportano azioni significativamente negative per gli interessi pertinenti della persona fisica non possono basarsi unicamente su un trattamento automatizzato di informazioni personali senza partecipazione umana, a meno che ciò non sia autorizzato da disposizioni di legge nazionali e purché sussistano garanzie adeguate che includano la possibilità di ottenere l'intervento umano.
Articolo 16
Accesso
1. Le parti provvedono affinché chiunque abbia il diritto di chiedere accesso alle proprie informazioni personali e, fatte salve le limitazioni di cui al paragrafo 2, di ottenerlo. L'accesso è chiesto e ottenuto da un'autorità competente conformemente al quadro giuridico applicabile dello Stato in cui è chiesto il rimedio.
2. In singoli casi l'ottenimento delle proprie informazioni personali può essere soggetto a limitazioni ragionevoli previste dalla legislazione nazionale, tenuto conto dei legittimi interessi della persona in questione, al fine di:
a)
proteggere i diritti e le libertà altrui, compresa la loro vita privata;
b)
salvaguardare la sicurezza pubblica e nazionale;
c)
proteggere informazioni sensibili relative al contrasto;
d)
non compromettere indagini, inchieste o procedimenti ufficiali o giudiziari;
e)
non compromettere la prevenzione, l'indagine, l'accertamento e il perseguimento di reati o l'esecuzione di sanzioni penali;
f)
proteggere in altro modo gli interessi riconosciuti dalla legislazione in materia di libertà di informazione e accesso del pubblico ai documenti.
3. L'accesso alle proprie informazioni personali non può essere subordinato a spese eccessive.
4. Chiunque ha il diritto di autorizzare, se consentito dalla legislazione nazionale applicabile, un'autorità di supervisione o un altro rappresentante a chiedere l'accesso per proprio conto.
5. Se l'accesso è negato o limitato, l'autorità competente richiesta procederà, senza indebito ritardo, a comunicare alla persona in questione, o al suo rappresentante debitamente autorizzato di cui al paragrafo 4, i motivi del diniego o della limitazione dell'accesso.
Articolo 17
Rettifica
1. Le parti provvedono affinché chiunque abbia il diritto di chiedere la correzione o la rettifica delle proprie informazioni personali che ritiene siano inesatte o siano state trattate impropriamente. La correzione o la rettifica può includere l'integrazione, la cancellazione, il blocco o altre misure o metodi per rimediare alle inesattezze o al trattamento improprio. La correzione o la rettifica è chiesta e ottenuta da un'autorità competente conformemente al quadro giuridico applicabile dello Stato in cui è chiesto il rimedio.
2. Qualora l'autorità competente ricevente giunga alla conclusione, a seguito di:
a)
una richiesta a norma del paragrafo 1;
b)
una notificazione da parte del fornitore; o
c)
proprie indagini o inchieste;
che le informazioni che ha ricevuto ai sensi del presente accordo sono inesatte o sono state trattate impropriamente, adotta le misure di integrazione, cancellazione, blocco o altri metodi di correzione o rettifica, a seconda del caso.
3. Chiunque ha il diritto di autorizzare, se consentito dalla legislazione nazionale applicabile, un'autorità di supervisione o un altro rappresentante a chiedere la correzione o la rettifica per proprio conto.
4. Se la correzione o la rettifica è negata o limitata, l'autorità competente richiesta procederà, senza indebito ritardo, a fornire alla persona in questione, o al suo rappresentante debitamente autorizzato di cui al paragrafo 3, una risposta illustrante i motivi del diniego o della limitazione della correzione o rettifica.
Articolo 18
Ricorso amministrativo
1. Le parti provvedono affinché chiunque abbia il diritto di proporre ricorso amministrativo qualora ritenga che l'accesso ai sensi dell'articolo 16 o la rettifica delle informazioni inesatte o del trattamento improprio ai sensi dell'articolo 17 sia stato indebitamente negato. Il ricorso è proposto e il rimedio ottenuto da un'autorità competente conformemente al quadro giuridico applicabile dello Stato in cui è chiesto il rimedio.
2. Chiunque ha il diritto di autorizzare, se consentito dalla legislazione nazionale applicabile, un'autorità di supervisione o un altro rappresentante a proporre ricorso amministrativo per proprio conto.
3. L'autorità competente alla quale è chiesto il rimedio procede alle opportune inchieste e verifiche, e senza indebito ritardo ne trasmette per iscritto, anche con mezzi elettronici, i risultati, comprese le azioni migliorative o correttive adottate, se del caso. L'informativa sulla procedura per proporre eventuale ulteriore ricorso amministrativo è conforme all'articolo 20.
Articolo 19
Ricorso giurisdizionale
1. Le parti dispongono nei rispettivi quadri giuridici applicabili che, fatto salvo l'eventuale requisito del previo esperimento del ricorso amministrativo, ogni cittadino di una parte ha il diritto di chiedere il controllo giurisdizionale in relazione a quanto segue:
a)
diniego da parte di un'autorità competente dell'accesso alla documentazione contenente informazioni personali che lo riguardano;
b)
diniego da parte di un'autorità competente della modifica della documentazione contenente informazioni personali che lo riguardano;
c)
deliberata o intenzionale comunicazione illecita di informazioni personali che lo riguardano, il che include la possibilità di risarcimento dei danni.
2. Il controllo giurisdizionale è chiesto e ottenuto conformemente al quadro giuridico applicabile dello Stato in cui è chiesto il rimedio.
3. I paragrafi 1 e 2 non pregiudicano qualunque altro controllo giurisdizionale disponibile in relazione al trattamento delle informazioni personali di una persona in base alla legislazione dello Stato in cui è chiesto il rimedio.
4. In caso di sospensione o denuncia dell'accordo, l'articolo 26, paragrafo 2, o l'articolo 29, paragrafo 3, non costituisce una base per proporre un ricorso giurisdizionale che non è più disponibile ai sensi della legislazione della parte in questione.
Articolo 20
Trasparenza
1. Le parti forniscono alle persone fisiche, in relazione alle loro informazioni personali, informazioni, che possono essere fornite dalle autorità competenti mediante pubblicazione di avvisi generali o comunicazione individuale, nella forma e nel momento stabiliti dalla legge applicabile all'autorità che le fornisce, riguardanti:
a)
le finalità del trattamento delle informazioni da parte dell'autorità in questione;
b)
le finalità per le quali le informazioni possono essere condivise con altre autorità;
c)
le leggi o le norme ai cui sensi ha luogo il trattamento;
d)
i terzi ai quali le informazioni sono comunicate; e
e)
l'accesso, la correzione o la rettifica e il ricorso disponibili.
2. Tale obbligo di informativa è soggetto alle limitazioni ragionevoli previste dalla legislazione nazionale in relazione alle finalità di cui all'articolo 16, paragrafo 2, lettere da a) a f).
Articolo 21
Supervisione efficace
1. Le parti si dotano di una o più autorità di supervisione pubbliche che:
a)
esercitano funzioni e poteri di supervisione indipendente, tra cui verifica, indagine e intervento, se del caso su propria iniziativa;
b)
hanno il potere di ricevere e dar seguito ai reclami presentati da persone fisiche in merito alle misure di attuazione del presente accordo; e
c)
hanno il potere di segnalare le violazioni di legge connesse al presente accordo ai fini di un'azione giudiziaria o disciplinare, a seconda dei casi.
2. L'Unione europea provvede alla supervisione ai sensi del presente articolo tramite le sue autorità di protezione dei dati e quelle degli Stati membri.
3. Gli Stati Uniti provvedono alla supervisione ai sensi del presente articolo cumulativamente tramite più autorità, che possono includere, tra gli altri, gli ispettori generali (inspectors general), i responsabili della protezione della vita privata (chief privacy officers), gli uffici per la responsabilità governativa (government accountability offices), le autorità per la tutela della vita privata e delle libertà civili (privacy and civil liberties oversight boards) e altre pertinenti autorità esecutive e legislative preposte alla verifica del rispetto della vita privata e delle libertà civili.
Articolo 22
Cooperazione tra le autorità di supervisione
1. All'occorrenza le autorità che effettuano la supervisione ai sensi dell'articolo 21 si consultano in merito all'espletamento delle funzioni in relazione al presente accordo, al fine di garantire l'attuazione efficace delle disposizioni degli articoli 16, 17 e 18.
2. Le parti istituiscono punti di contatto nazionali che presteranno assistenza nell'identificazione dell'autorità di supervisione a cui rivolgersi nei singoli casi.
Articolo 23
Verifica congiunta
1. Le parti procedono periodicamente a una verifica congiunta delle politiche e delle procedure che attuano il presente accordo e della loro efficacia. Nel corso della verifica congiunta è prestata particolare attenzione all'attuazione efficace delle tutele di cui all'articolo 14 sull'assunzione di responsabilità, all'articolo 16 sull'accesso, all'articolo 17 sulla rettifica, all'articolo 18 sul ricorso amministrativo e all'articolo 19 sul ricorso giurisdizionale.
2. La prima verifica congiunta è effettuata entro tre anni dalla data di entrata in vigore del presente accordo e quelle successive a scadenze regolari. Le parti convengono in anticipo le modalità e i termini della verifica congiunta e si comunicano la composizione delle rispettive delegazioni, che include rappresentanti delle autorità di supervisione pubbliche di cui all'articolo 21 sulla supervisione efficace, e delle autorità di contrasto e giudiziarie. I risultati della verifica congiunta sono resi pubblici.
3. Qualora le parti o gli Stati Uniti e uno Stato membro abbiano concluso un altro accordo il cui oggetto rientra nell'ambito di applicazione del presente accordo e che prevede verifiche congiunte, tali verifiche congiunte non vanno ripetute e i loro risultati, se pertinenti, sono integrati in quelli della verifica congiunta ai sensi del presente accordo.
Articolo 24
Notificazione
1. Gli Stati Uniti notificano all'Unione europea ogni designazione effettuata dalle autorità statunitensi in relazione all'articolo 19 e le relative modifiche.
2. Le parti si adoperano in ogni modo ragionevole per notificarsi l'adozione di eventuali disposizioni legislative o regolamentari che possano avere ripercussioni concrete sull'attuazione del presente accordo, se fattibile prima che diventino efficaci.
Articolo 25
Consultazione
In caso di controversia sull'interpretazione o sull'applicazione del presente accordo le parti si consultano al fine di giungere a una soluzione reciprocamente accettabile.
Articolo 26
Sospensione
1. In caso di violazione sostanziale del presente accordo, ciascuna parte può sospenderlo, in tutto o in parte, mediante notificazione scritta per via diplomatica all'altra parte. Tale notificazione scritta può essere effettuata solo dopo che le parti si sono impegnate in un ragionevole periodo di consultazione senza giungere a una soluzione, e la sospensione ha effetto decorsi venti giorni dalla data di ricezione della notificazione. La sospensione può essere revocata dalla parte che l'ha notificata, mediante notificazione scritta all'altra parte. La sospensione è revocata non appena ricevuta tale notificazione.
2. Nonostante la sospensione del presente accordo, i dati personali che rientrano nel suo ambito di applicazione e che sono stati trasferiti prima della sua sospensione continuano ad essere trattati conformemente al presente accordo.
Articolo 27
Applicazione territoriale
1. Il presente accordo si applica alla Danimarca, al Regno Unito o all'Irlanda solo se la Commissione europea notifica per iscritto agli Stati Uniti che la Danimarca, il Regno Unito o l'Irlanda hanno deciso che il presente accordo si applichi loro.
2. Se prima dell'entrata in vigore del presente accordo la Commissione europea notifica agli Stati Uniti che esso si applica alla Danimarca, al Regno Unito o all'Irlanda, il presente accordo si applica a tali Stati a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente accordo.
3. Se dopo l'entrata in vigore del presente accordo la Commissione europea notifica agli Stati Uniti che esso si applica alla Danimarca, al Regno Unito o all'Irlanda, il presente accordo si applica a tali Stati a decorrere dal primo giorno del mese successivo alla ricezione della notificazione da parte degli Stati Uniti.
Articolo 28
Durata dell'accordo
Il presente accordo è concluso per una durata illimitata.
Articolo 29
Entrata in vigore e denuncia
1. Il presente accordo entra in vigore il primo giorno del mese successivo alla data in cui le parti si sono scambiate le notificazioni di avvenuto espletamento delle rispettive procedure interne a tal fine necessarie.
2. Ciascuna parte può denunciare il presente accordo mediante notificazione scritta per via diplomatica all'altra parte. La denuncia ha effetto decorsi trenta giorni dalla data di ricezione della notificazione.
3. Nonostante la denuncia del presente accordo, le informazioni personali che rientrano nel suo ambito di applicazione e che sono state trasferite prima della sua denuncia continuano ad essere trattate conformemente al presente accordo.
IN FEDE DI CHE, i plenipotenziari sottoscritti hanno apposto la propria firma in calce al presente accordo.
Fatto a Amsterdam, addì due giugno duemilasedici, in due originali in lingua inglese, in due originali in lingua inglese. Ai sensi del diritto dell'UE, il presente accordo è redatto dall'UE in lingua bulgara, ceca, croata, danese, estone, finlandese, francese, greca, italiana, lettone, lituana, maltese, neerlandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca e ungherese. Tali versioni linguistiche aggiuntive possono essere autenticate mediante scambio di note diplomatiche tra gli Stati Uniti e l'Unione europea. In caso di divergenza tra versioni linguistiche autentiche, prevale la versione in lingua inglese.
Per l'Unione europea
Per gli Stati Uniti d'America
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo Unione europea-Stati Uniti d’America sulla protezione delle informazioni personali
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE E DELL'ACCORDO?
La decisione ha autorizzato la firma (il 2 giugno 2016) dell’accordo fra gli Stati Uniti d’America (USA) e l’Unione europea (UE) sulla protezione delle informazioni personali ai fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati (il cosiddetto «accordo ombrello»). L’accordo entrerà in vigore solo dopo che le parti avranno comunicato l’una all’altra di aver concluso le rispettive procedure interne per rendere esecutivo l’accordo (nel caso dell’UE, è necessario che il Consiglio adotti una decisione per concludere l’accordo, previo consenso del Parlamento europeo).
L’accordo mira a garantire che i dati personali siano protetti a un livello elevato quando sono trasferiti dalle autorità di contrasto (polizia e autorità di giustizia penale). Esso mira inoltre a promuovere la cooperazione in materia giudiziaria tra l’Unione e i paesi dell’UE, da un lato, e gli Stati Uniti dall’altro.
Offre una maggiore certezza del diritto e rafforza i diritti delle persone interessate dal trasferimento dei propri dati.
L’accordo fa parte di una delle tre azioni chiave stabilite nella comunicazione 2016 progettata per ripristinare il clima di fiducia nei flussi di dati tra l’UE e gli USA.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
L’accordo integra le norme in materia di protezione dei dati personali esistenti negli accordi UE/paesi dell’UE-USA, nonché nelle legislazioni nazionali, che autorizzano lo scambio di informazioni ai fini di contrasto. Stabilisce un quadro comune di protezione dei dati che si applicherà anche agli accordi e disposizioni nazionali futuri in questo settore.
L’accordo riguarda tutti i dati personali (compresi nomi, indirizzi, casellari giudiziari) scambiati tra l’UE e gli USA ai fini di prevenzione, accertamento, indagine e perseguimento di reati, compreso il terrorismo.
Protezione
L’accordo prevede una serie di protezioni per i dati personali che vengono scambiati tra la polizia e le autorità di giustizia penale, tra cui:
chiare limitazioni sull’uso dei dati: i dati personali possono essere utilizzati solo ai fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati;
restrizioni al trasferimento successivo: qualsiasi trasferimento successivo a un paese non USA, non UE o ad altra organizzazione internazionale deve essere approvato dall’autorità competente del paese che aveva originariamente trasferito i dati personali;
periodi di conservazione: i dati personali non possono essere conservati per periodi di tempo superiori a quanto necessario o opportuno. Tali periodi di conservazione devono essere pubblicati o resi disponibili al pubblico in altro modo;
diritto di accesso ai dati personali e alla rettifica: qualsiasi persona ha diritto ad accedere ai propri dati personali, a determinate condizioni, e può richiedere che i dati siano corretti se imprecisi;
comunicazione in caso di violazioni alla sicurezza dei dati: sarà messo in atto un meccanismo in modo da garantire che le autorità competenti e, se del caso, il soggetto interessato* siano informati su qualsiasi violazione della sicurezza dei dati;
diritto di ricorso e applicabilità dei diritti: i cittadini dell’UE potranno beneficiare del diritto di ricorso dinanzi ai tribunali statunitensi qualora le autorità statunitensi negassero l’accesso o la rettifica, o rivelassero illegalmente i loro dati personali. Inoltre qualsiasi soggetto interessato nell’UE può avvalersi dei diritti di ricorso giudiziari già esistenti negli Stati Uniti.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO LA DECISIONE E L'ACCORDO?
La decisione è in vigore dal 20 maggio 2016. L’accordo è stato sottoscritto dall’UE e dagli USA il 2 giugno 2016.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni si consulti:
Comunicato stampa sul sito Internet della Commissione europea.
* TERMINI CHIAVE
Soggetto interessato: la persona a cui si riferiscono i dati personali.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione (UE) 2016/920 del Consiglio, del 20 maggio 2016, relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, dell’accordo tra gli Stati Uniti d’America e l’Unione europea sulla protezione delle informazioni personali a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati (GU L 154 dell’11.6.2016, pag. 1-2)
Accordo tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea sulla protezione delle informazioni personali a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati (GU L 336 del 10.12.2016, pag. 3-13)
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva (UE) 2016/680 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la decisione quadro 2008/977/GAI del Consiglio (GU L 119 del 4.5.2016, pag. 89-131) |
Infrazioni stradali: condividere le informazioni tra i vari paesi
SINTESI
CHE COSA FA LA DIRETTIVA?
Stabilisce regole volte a ridurre l’impunità dei conducenti stranieri che commettono infrazioni stradali pericolose, agevolando il compito delle autorità di polizia dei vari paesi dell’Unione europea (UE) per quanto concerne la condivisione delle informazioni tesa a identificare i trasgressori.
PUNTI CHIAVE
La direttiva si applica alle seguenti infrazioni:
eccesso di velocità;
mancato uso della cintura di sicurezza;
mancato arresto davanti a un semaforo rosso;
guida in stato di ebbrezza;
guida sotto l’influsso di sostanze stupefacenti;
mancato uso del casco protettivo;
circolazione su una corsia vietata (ad es. quella riservata agli autobus);
uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida.
Ciascun paese deve fornire l’accesso ai dati di immatricolazione dei veicoli nazionali ai paesi che indagano su infrazioni commesse sulle loro strade, affinché possano identificare i veicoli e i loro proprietari o utenti.
Qualora il paese nel quale ha avuto luogo l’infrazione decida di intraprendere ulteriori azioni, dovrà notificare il presunto trasgressore e informarlo delle conseguenze legali a mezzo di una lettera indicante:
la natura dell’infrazione;
il luogo, la data e l’ora;
la legge violata e la sanzione;
(laddove appropriato) il dispositivo impiegato per rilevare l’infrazione.
Per verificare l’applicazione di tali disposizioni, ogni paese deve inviare una relazione alla Commissione entro maggio 2016 e ogni due anni dopo tale data, fornendo dettagli relativi alle ricerche effettuate e al numero di lettere di notifica successivamente inviate.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA QUESTA DIRETTIVA?
È entrata in vigore il 17 marzo 2015.
Doveva essere recepita nella legislazione nazionale entro il 6 maggio 2015. Questo termine è stato rinviato al 6 maggio 2017 per Danimarca, Irlanda e Regno Unito (1).
CONTESTO
La direttiva precedente su questo tema, ossia la direttiva 2011/82/UE, è stata annullata dalla Corte di giustizia dell’UE nel 2014 in quanto basata su un fondamento giuridico errato.
ATTO
Direttiva (UE) 2015/413 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 marzo 2015, intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale (GU L 68 del 13.3.2015, pagg. 9-25) | DIRETTIVA (UE) 2015/413 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
dell'11 marzo 2015
intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 91, paragrafo 1, lettera c),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Il miglioramento della sicurezza stradale è un obiettivo primario della politica dei trasporti dell'Unione. L'Unione attua una politica tesa a migliorare la sicurezza stradale con l'obiettivo di ridurre il numero delle vittime, dei feriti e dei danni materiali. Un elemento importante di tale politica è l'applicazione coerente delle sanzioni per le infrazioni commesse nell'Unione che mettono in grave pericolo la sicurezza stradale.
(2)
Tuttavia, vista la mancanza di procedure adeguate e nonostante le possibilità esistenti nell'ambito della decisione 2008/615/GAI del Consiglio (3) e della decisione 2008/616/GAI del Consiglio (4) (in seguito «le decisioni di Prüm»), spesso le sanzioni pecuniarie previste per determinati tipi di infrazioni stradali non sono applicate se le infrazioni sono commesse con un veicolo immatricolato in uno Stato membro diverso dallo Stato membro in cui l'infrazione è stata commessa. La presente direttiva mira ad assicurare che anche in tali casi sia garantita l'efficacia delle indagini relative alle infrazioni in materia di sicurezza stradale.
(3)
Nella comunicazione del 20 luglio 2010 dal titolo «Verso uno spazio europeo della sicurezza stradale: orientamenti 2011-2020 per la sicurezza stradale», la Commissione ha sottolineato che l'applicazione della normativa stradale si conferma un elemento chiave per la creazione di condizioni favorevoli alla riduzione sostanziale del numero di morti e feriti. Nelle sue conclusioni del 2 dicembre 2010 in materia di sicurezza stradale, il Consiglio ha chiesto di esaminare la necessità di un maggior rigore nell'applicazione del codice della strada da parte degli Stati membri e, se del caso, a livello di Unione. Esso ha invitato la Commissione a esaminare le possibilità di armonizzare i codici della strada a livello dell'Unione, ove opportuno, e di adottare ulteriori misure volte ad agevolare l'applicazione transfrontaliera delle sanzioni per le infrazioni stradali, in particolare quelle connesse a incidenti stradali gravi.
(4)
Il 19 marzo 2008 la Commissione ha adottato una proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio intesa ad agevolare l'applicazione transfrontaliera della normativa in materia di sicurezza stradale, sulla base dell'articolo 71, paragrafo 1, lettera c), inerente ai trasporti del trattato che istituisce la Comunità europea [ora articolo 91 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE)]. La direttiva 2011/82/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (5) è stata tuttavia adottata sulla base dell'articolo 87, paragrafo 2, TFUE. La sentenza della Corte di giustizia del 6 maggio 2014 nella causa C-43/12 (6) ha annullato la direttiva 2011/82/UE, in quanto essa non poteva essere validamente adottata sulla base dell'articolo 87, paragrafo 2, TFUE. La sentenza ha disposto il mantenimento degli effetti della direttiva 2011/82/UE fino all'entrata in vigore di una nuova direttiva basata sull'articolo 91, paragrafo 1, lettera c), TFUE entro un periodo di tempo ragionevole — che non deve superare 12 mesi dalla data di pronuncia della sentenza. È opportuno pertanto adottare una nuova direttiva sulla base di detto articolo.
(5)
È opportuno incoraggiare una maggiore convergenza delle misure di controllo tra gli Stati membri e, a tale proposito, la Commissione dovrebbe valutare la necessità di definire norme comuni per le apparecchiature automatiche di controllo per la sicurezza stradale.
(6)
È opportuno sensibilizzare i cittadini dell'Unione in merito alle normative in materia di sicurezza stradale in vigore nei vari Stati membri e in merito all'attuazione della presente direttiva, in particolare attraverso appropriate misure volte a garantire la diffusione di informazioni sufficienti sulle conseguenze del mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza stradale quando si viaggia in un Stato membro diverso dallo Stato membro d'immatricolazione.
(7)
Per migliorare la sicurezza stradale in tutta l'Unione e assicurare pari condizioni di trattamento ai conducenti, in particolare ai trasgressori residenti e non residenti, è opportuno che l'applicazione delle sanzioni sia facilitata indipendentemente dallo Stato membro di immatricolazione del veicolo. A tal fine, si dovrebbe utilizzare un sistema di scambio transfrontaliero di informazioni per talune specifiche infrazioni in materia di sicurezza stradale, a prescindere dalla loro natura civile o penale ai sensi del diritto dello Stato membro interessato, che consenta allo Stato membro in cui è stata commessa l'infrazione di accedere ai dati di immatricolazione dei veicoli dello Stato membro d'immatricolazione.
(8)
Uno scambio transfrontaliero più efficace dei dati di immatricolazione dei veicoli, che semplifichi l'identificazione delle persone sospettate di aver commesso un'infrazione in materia di sicurezza stradale, potrebbe accrescere l'effetto deterrente e indurre alla prudenza il conducente di un veicolo immatricolato in uno Stato membro diverso dallo Stato membro dell'infrazione, permettendo di ridurre in tal modo il numero di vittime dovute agli incidenti stradali.
(9)
Le infrazioni in materia di sicurezza stradale contemplate dalla presente direttiva non sono soggette a un trattamento uniforme negli Stati membri. Alcuni Stati membri le qualificano, nel diritto nazionale, come illeciti «amministrativi», mentre altri come illeciti «penali». La presente direttiva dovrebbe applicarsi indipendentemente dalla qualifica di tali infrazioni ai sensi del diritto nazionale.
(10)
Gli Stati membri dovrebbero concedersi reciprocamente il diritto di accesso ai rispettivi dati di immatricolazione dei veicoli per migliorare lo scambio di informazioni e per rendere più rapide le procedure in vigore. A tal fine, nella presente direttiva dovrebbero essere incluse, per quanto possibile, le disposizioni relative alle specifiche tecniche e alla disponibilità dello scambio automatizzato di dati contenute nelle decisioni di Prüm.
(11)
La decisione 2008/616/GAI specifica le caratteristiche di sicurezza delle applicazioni software esistenti e i relativi requisiti tecnici per lo scambio dei dati di immatricolazione dei veicoli. Fatta salva l'applicabilità generale della suddetta decisione, tali caratteristiche di sicurezza e requisiti tecnici dovrebbero, per motivi di efficienza regolamentare e pratica, essere utilizzati ai fini della presente direttiva.
(12)
Le applicazioni informatiche esistenti dovrebbero costituire la base per lo scambio di dati a norma della presente direttiva e agevolare nel contempo la presentazione di relazioni alla Commissione da parte degli Stati membri. Tali applicazioni dovrebbero permettere lo scambio rapido, sicuro e riservato di particolari dati di immatricolazione dei veicoli tra gli Stati membri. È opportuno sfruttare l'applicazione informatica del sistema europeo d'informazione sui veicoli e le patenti di guida (Eucaris), che è obbligatoria per gli Stati membri a norma delle decisioni di Prüm per quanto riguarda i dati di immatricolazione dei veicoli. La Commissione dovrebbe valutare e redigere una relazione sul funzionamento delle applicazioni informatiche utilizzate ai fini della presente direttiva.
(13)
L'ambito d'applicazione di tali applicazioni informatiche dovrebbe essere limitato ai processi usati nello scambio di informazioni tra i punti di contatto nazionali negli Stati membri. Le procedure e i processi automatizzati nei quali le informazioni sono destinate a essere utilizzate esulano dall'ambito di tali applicazioni.
(14)
La strategia di gestione delle informazioni per la sicurezza interna dell'UE mira a trovare le soluzioni più semplici, più facilmente reperibili e vantaggiose in termini di costi per lo scambio di informazioni.
(15)
Gli Stati membri dovrebbero poter contattare il proprietario, l'intestatario del veicolo o la persona altrimenti identificata sospettata di aver commesso infrazioni in materia di sicurezza stradale per informare la persona interessata delle procedure applicabili e delle conseguenze giuridiche secondo il diritto dello Stato membro dell'infrazione. In tale contesto, gli Stati membri dovrebbero prevedere di inviare le informazioni relative alle infrazioni in materia di sicurezza stradale nella lingua dei documenti d'immatricolazione o nella lingua con maggiore probabilità compresa dalla persona interessata, onde assicurare che la persona in questione capisca chiaramente le informazioni a essa comunicate. Gli Stati membri dovrebbero applicare le procedure appropriate, atte a garantire che sia informato soltanto il diretto interessato e non terzi. A tal fine, gli Stati membri dovrebbero utilizzare modalità di dettaglio analoghe a quelle adottate quando indagano su siffatte infrazioni, ivi compresi strumenti quali il plico raccomandato, se del caso. Tale persona potrà in tal modo reagire adeguatamente alla lettera d'informazione, in particolare chiedendo ulteriori informazioni, pagando la multa o esercitando i propri diritti della difesa, specialmente in caso di errore nell'identificazione. Ulteriori procedure sono contemplate dagli strumenti giuridici vigenti, fra cui gli strumenti di mutua assistenza e di reciproco riconoscimento, ad esempio la decisione quadro 2005/214/GAI del Consiglio (7).
(16)
Gli Stati membri dovrebbero fornire traduzioni equivalenti in relazione alla lettera d'informazione inviata dallo Stato membro dell'infrazione, come previsto dalla direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (8).
(17)
Al fine di perseguire una politica di sicurezza stradale volta a un livello elevato di protezione per tutti gli utenti della strada nell'Unione e tenendo conto dell'estrema diversità delle situazioni all'interno di quest'ultima, gli Stati membri dovrebbero adoperarsi, fatte salve politiche e normative più restrittive, per assicurare una maggiore convergenza dei codici della strada e della loro applicazione tra gli Stati membri. Nel quadro della sua relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della presente direttiva, la Commissione dovrebbe esaminare la necessità di definire norme comuni al fine di stabilire metodi, prassi e standard minimi comparabili a livello di Unione, tenendo conto della cooperazione internazionale e degli accordi esistenti in materia di sicurezza stradale, in particolare della Convenzione di Vienna sulla circolazione stradale dell'8 novembre 1968.
(18)
Nella relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della presente direttiva da parte degli Stati membri la Commissione dovrebbe esaminare l'esigenza di criteri comuni per le procedure di follow-up applicate dagli Stati Membri in caso di mancato pagamento di una pena pecuniaria, conformemente alla legislazione e alle procedure degli Stati membri. In tale relazione la Commissione dovrebbe affrontare questioni quali le procedure tra le autorità competenti degli Stati membri per la trasmissione della decisione finale di irrogare una sanzione e/o una pena pecuniaria, nonché il riconoscimento e l'applicazione della decisione finale.
(19)
Nel preparare la revisione della presente direttiva, è opportuno che la Commissione consulti tutti i pertinenti soggetti interessati, quali le autorità o gli organismi competenti per l'applicazione della normativa in materia di circolazione stradale, le associazioni delle vittime e altre organizzazioni non governative operanti nel settore della sicurezza stradale.
(20)
Una più stretta cooperazione tra le autorità incaricate dell'applicazione della legge dovrebbe andare di pari passo con il rispetto dei diritti fondamentali, in particolare il diritto al rispetto della riservatezza e alla protezione dei dati personali, garantito da disposizioni speciali relative alla protezione dei dati. Tali disposizioni dovrebbero tenere conto in particolare della natura specifica dell'accesso online transfrontaliero a banche dati. Occorre che le applicazioni informatiche da sviluppare consentano che lo scambio di informazioni avvenga in condizioni di sicurezza e garantiscano la riservatezza dei dati trasmessi. I dati raccolti a norma della presente direttiva non dovrebbero essere utilizzati per scopi diversi da quelli previsti dalla presente direttiva. Gli Stati membri dovrebbero rispettare gli obblighi relativi alle condizioni di utilizzo e di conservazione temporanea dei dati.
(21)
Il trattamento dei dati personali previsto dalla presente direttiva è appropriato per raggiungere i legittimi obiettivi da essa perseguiti in materia di sicurezza stradale, vale a dire garantire un elevato livello di protezione a tutti gli utenti della strada nell'Unione agevolando lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale e l'applicazione delle sanzioni e non va al di là di quanto è appropriato e necessario per raggiungere tali obiettivi.
(22)
I dati relativi all'identificazione di un trasgressore sono dati personali. La direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (9) dovrebbe applicarsi alle attività di trattamento svolte in applicazione della presente direttiva. Fatti salvi i requisiti procedurali previsti per le opposizioni e i ricorsi giurisdizionali degli Stati membri interessati, il soggetto interessato dovrebbe essere informato di conseguenza, al momento della notifica dell'infrazione, del diritto di accesso e del diritto di rettifica e di cancellazione dei dati personali, nonché del periodo massimo previsto per legge per la conservazione dei dati. In tale ambito, il soggetto interessato dovrebbe altresì avere il diritto di ottenere la rettifica dei dati personali inesatti o la cancellazione immediata dei dati registrati indebitamente.
(23)
Nell'ambito delle decisioni di Prüm, il trattamento dei dati di immatricolazione dei veicoli contenenti dati personali è soggetto alle disposizioni specifiche sulla protezione dei dati di cui alla decisione 2008/615/GAI. A tal fine, gli Stati membri hanno la possibilità di applicare tali disposizioni specifiche ai dati personali che sono trattati anche ai fini della presente direttiva, purché garantiscano che il trattamento dei dati relativi all'insieme delle infrazioni disciplinate dalla presente direttiva rispetti le disposizioni nazionali di attuazione della direttiva 95/46/CE.
(24)
I paesi terzi dovrebbero poter partecipare allo scambio di dati di immatricolazione dei veicoli, a condizione che abbiano concluso un accordo con l'Unione a tal fine. Tale accordo dovrebbe comprendere le necessarie disposizioni sulla protezione dei dati.
(25)
La presente direttiva difende i diritti e i principi fondamentali riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, compresi il rispetto della vita privata e familiare, la protezione dei dati di carattere personale, il diritto a un giudice imparziale, la presunzione di innocenza e i diritti della difesa.
(26)
Al fine di conseguire l'obiettivo dello scambio di informazioni tra gli Stati membri attraverso mezzi interoperabili, dovrebbe essere delegato alla Commissione il potere di adottare atti conformemente all'articolo 290 TFUE, allo scopo di tenere conto delle pertinenti modifiche delle decisioni di Prüm o allorché previsto dagli atti giuridici dell'Unione direttamente attinenti all'aggiornamento dell'allegato I. È di particolare importanza che durante i lavori preparatori la Commissione segua la sua prassi abituale e svolga adeguate consultazioni, anche a livello di esperti. Nella preparazione e nell'elaborazione degli atti delegati la Commissione dovrebbe provvedere alla contestuale, tempestiva e appropriata trasmissione dei documenti pertinenti al Parlamento europeo e al Consiglio.
(27)
La Commissione dovrebbe analizzare l'applicazione della presente direttiva nell'ottica di individuare ulteriori misure efficaci ed efficienti volte a migliorare la sicurezza stradale. Fatti salvi gli obblighi in materia di recepimento della presente direttiva, la Danimarca, l'Irlanda e il Regno Unito dovrebbero inoltre, se del caso, collaborare con la Commissione nello svolgimento di tale attività per assicurare relazioni tempestive e complete in materia.
(28)
Poiché, qualora l'infrazione sia commessa con un veicolo immatricolato in uno Stato membro diverso dallo Stato membro in cui essa è stata commessa, l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire assicurare un elevato livello di protezione a tutti gli utenti della strada nell'Unione agevolando lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della portata e degli effetti dell'azione in questione, può piuttosto essere conseguito meglio a livello dell'Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(29)
Dato che la Danimarca, l'Irlanda e il Regno Unito non erano soggetti alla direttiva 2011/82/UE e non dovevano quindi recepirla, è opportuno concedere a tali Stati membri un periodo di tempo supplementare sufficiente per farlo.
(30)
Il garante europeo della protezione dei dati è stato consultato a norma dell'articolo 28, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (10) e ha espresso un parere il 3 ottobre 2014,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Obiettivo
La presente direttiva mira ad assicurare un elevato livello di protezione a tutti gli utenti della strada nell'Unione agevolando lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale e l'applicazione di sanzioni, qualora tali infrazioni siano commesse con un veicolo immatricolato in uno Stato membro diverso dallo Stato membro in cui è stata commessa l'infrazione.
Articolo 2
Ambito di applicazione
La direttiva si applica alle seguenti infrazioni in materia di sicurezza stradale:
a)
eccesso di velocità;
b)
mancato uso della cintura di sicurezza;
c)
mancato arresto davanti a un semaforo rosso;
d)
guida in stato di ebbrezza;
e)
guida sotto l'influsso di sostanze stupefacenti;
f)
mancato uso del casco protettivo;
g)
circolazione su una corsia vietata;
h)
uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
a)
«veicolo», ogni veicolo azionato da un motore, compresi i motocicli, che è destinato normalmente al trasporto su strada di persone o di merci;
b)
«Stato membro dell'infrazione», lo Stato membro in cui l'infrazione è stata commessa;
c)
«Stato membro d'immatricolazione», lo Stato membro in cui è immatricolato il veicolo con cui l'infrazione è stata commessa;
d)
«eccesso di velocità», il superamento dei limiti di velocità in vigore nello Stato membro dell'infrazione per il tipo di strada o il tipo di veicolo in questione;
e)
«mancato uso della cintura di sicurezza», il mancato rispetto dell'obbligo di indossare la cintura di sicurezza o un dispositivo di ritenuta per bambini a norma della direttiva 91/671/CEE del Consiglio (11) e del diritto dello Stato membro dell'infrazione;
f)
«mancato arresto davanti a un semaforo rosso», il transito con semaforo rosso o con qualsiasi altro segnale pertinente di arresto, come definito nella legislazione dello Stato membro dell'infrazione;
g)
«guida in stato di ebbrezza», la guida in stato di alterazione dovuta all'alcol, come definita nella legislazione dello Stato membro dell'infrazione;
h)
«guida sotto l'influsso di sostanze stupefacenti», la guida in stato di alterazione per uso di sostanze stupefacenti o di altre sostanze con effetto analogo, come definita nella legislazione dello Stato membro dell'infrazione;
i)
«mancato uso del casco protettivo», il mancato rispetto dell'obbligo di indossare il casco protettivo, come definito nella legislazione dello Stato membro dell'infrazione;
j)
«circolazione su una corsia vietata», l'uso illecito di una corsia della strada, quale una corsia di emergenza, una corsia preferenziale per il trasporto pubblico o una corsia provvisoriamente chiusa per motivi di congestione o di lavori stradali, come definito nella legislazione dello Stato membro dell'infrazione;
k)
«uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida», l'uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida, come definito nel diritto dello Stato membro dell'infrazione;
l)
«punto di contatto nazionale», un'autorità competente designata per lo scambio dei dati di immatricolazione dei veicoli;
m)
«ricerca automatizzata», la procedura di accesso online per la consultazione delle banche dati di uno, più di uno o tutti gli Stati membri o i paesi partecipanti;
n)
«intestatario del veicolo», la persona a cui nome è immatricolato il veicolo, come definita nella legislazione dello Stato membro di immatricolazione.
Articolo 4
Procedura per lo scambio di informazioni fra Stati membri
1. Per le indagini relative alle infrazioni in materia di sicurezza stradale di cui all'articolo 2, lo Stato membro autorizza i punti di contatto nazionali degli altri Stati membri di cui al paragrafo 2 del presente articolo ad accedere ai seguenti dati nazionali di immatricolazione dei veicoli con la facoltà di procedere a ricerche automatizzate sui:
a)
dati relativi ai veicoli; e
b)
dati relativi ai proprietari o agli intestatari del veicolo.
Gli elementi dei dati di cui alle lettere a) e b) che sono necessari per procedere a una ricerca rispettano l'allegato I.
2. Ai fini dello scambio dei dati di cui al paragrafo 1, ogni Stato membro designa un punto di contatto nazionale. Le competenze dei punti di contatto nazionali sono disciplinate dal diritto applicabile dello Stato membro interessato.
3. Nel condurre una ricerca in forma di richiesta presentata il punto di contatto nazionale dello Stato membro dell'infrazione utilizza un numero completo di immatricolazione.
Tali ricerche sono effettuate nel rispetto delle procedure descritte nel capo 3 dell'allegato della decisione 2008/616/GAI, a eccezione del punto 1 del capo 3 dell'allegato della decisione 2008/616/GAI, per il quale si applica l'allegato I della presente direttiva.
Lo Stato membro dell'infrazione utilizza, a norma della presente direttiva, i dati ottenuti per stabilire la responsabilità personale per le infrazioni in materia di sicurezza stradale di cui all'articolo 2 della presente direttiva.
4. Gli Stati membri adottano tutte le misure necessarie per assicurare che lo scambio di informazioni sia effettuato con mezzi elettronici interoperabili, senza scambio di dati provenienti da altre banche dati non utilizzati ai fini della presente direttiva. Gli Stati membri assicurano che tale scambio di informazioni avvenga in modo sicuro ed efficiente sotto il profilo dei costi. Gli Stati membri garantiscono la sicurezza e la protezione dei dati trasmessi, utilizzando per quanto possibile applicazioni informatiche esistenti, come quella indicata all'articolo 15 della decisione 2008/616/GAI e versioni modificate di tali applicazioni informatiche, conformemente all'allegato I della presente direttiva e al capo 3, punti 2 e 3, dell'allegato della decisione 2008/616/GAI. Le versioni modificate delle applicazioni informatiche prevedono tanto la modalità di scambio on-line in tempo reale quanto la modalità di scambio per gruppo, la quale consente lo scambio di richieste o risposte multiple in un unico messaggio.
5. Ciascuno Stato membro si fa carico delle spese da esso sostenute per la gestione, l'utilizzo e la manutenzione delle applicazioni informatiche di cui al paragrafo 4.
Articolo 5
Lettera d'informazione sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale
1. Lo Stato membro dell'infrazione decide se avviare o meno procedimenti di follow-up relativamente alle infrazioni in materia di sicurezza stradale elencate all'articolo 2.
Qualora lo Stato membro dell'infrazione decida di avviare siffatti procedimenti, esso ne informa di conseguenza, ai sensi del diritto nazionale, il proprietario, l'intestatario del veicolo o la persona altrimenti identificata sospettata di aver commesso l'infrazione in materia di sicurezza stradale.
Tali informazioni comprendono, conformemente al diritto nazionale, le conseguenze giuridiche dell'infrazione nel territorio dello Stato membro dell'infrazione a norma del diritto di tale Stato membro.
2. Quando invia la lettera d'informazione al proprietario, all'intestatario del veicolo o alla persona altrimenti identificata sospettata di aver commesso l'infrazione in materia di sicurezza stradale, lo Stato membro dell'infrazione include, conformemente al proprio diritto, ogni informazione pertinente, in particolare la natura dell'infrazione in materia di sicurezza stradale, il luogo, la data e l'ora dell'infrazione, il titolo della normativa nazionale violata e la sanzione e, ove opportuno, i dati riguardanti il dispositivo usato per rilevare l'infrazione. A tal fine, lo Stato membro dell'infrazione può utilizzare il modello riportato nell'allegato II.
3. Lo Stato membro dell'infrazione che decida di avviare procedimenti di follow-up relativamente alle infrazioni in materia di sicurezza stradale elencate all'articolo 2 invia, al fine di assicurare il rispetto dei diritti fondamentali, la lettera d'informazione nella lingua del documento d'immatricolazione del veicolo, se disponibile, o in una delle lingue ufficiali dello Stato membro di immatricolazione.
Articolo 6
Relazione degli Stati membri alla Commissione
Ciascuno Stato membro trasmette alla Commissione una relazione esaustiva entro il 6 maggio 2016 e in seguito ogni due anni.
La relazione esaustiva indica il numero di consultazioni automatizzate effettuate dallo Stato membro dell'infrazione destinate al punto nazionale di contatto dello Stato membro di immatricolazione a seguito delle infrazioni commesse nel suo territorio, unitamente al tipo di infrazioni per cui sono state inviate le richieste e al numero di richieste fallite.
La relazione esaustiva include altresì una descrizione della situazione a livello nazionale per quanto riguarda il seguito dato alle infrazioni in materia di sicurezza stradale, in base alla percentuale di tali infrazioni cui hanno fatto seguito lettere d'informazione.
Articolo 7
Protezione dei dati
1. Le disposizioni in materia di protezione dei dati stabilite dalla direttiva 95/46/CE si applicano ai dati personali trattati nell'ambito della presente direttiva.
2. In particolare, ciascuno Stato membro garantisce che i dati personali trattati ai sensi della presente direttiva siano rettificati entro un periodo di tempo adeguato se inesatti o cancellati o bloccati allorché non più necessari, conformemente agli articoli 6 e 12 della direttiva 95/46/CE, e garantisce che sia stabilito un termine per la conservazione dei dati, conformemente all'articolo 6 di detta direttiva.
Gli Stati membri garantiscono che tutti i dati personali trattati a norma della presente direttiva siano utilizzati unicamente ai fini dell'obiettivo stabilito all'articolo 1 della presente direttiva e che i soggetti interessati godano di diritti d'informazione, di accesso, di rettifica, cancellazione e blocco, di compensazione e di ricorso giurisdizionale identici a quelli previsti dal diritto nazionale in attuazione delle pertinenti disposizioni della direttiva 95/46/CE.
3. Qualunque soggetto interessato ha il diritto di ottenere informazioni in merito a quali dati personali registrati nello Stato membro d'immatricolazione sono stati trasmessi allo Stato membro dell'infrazione, tra cui la data della richiesta e l'autorità competente dello Stato membro dell'infrazione.
Articolo 8
Informazioni destinate agli utenti della strada nell'Unione
1. La Commissione mette a disposizione sul proprio sito web una sintesi in tutte le lingue ufficiali delle istituzioni dell'Unione delle norme vigenti negli Stati membri che rientrano nell'ambito d'applicazione della presente direttiva. Gli Stati membri forniscono alla Commissione informazioni su tali norme.
2. Gli Stati membri forniscono agli utenti della strada le necessarie informazioni sulle norme vigenti sul loro territorio e sulle misure di attuazione della presente direttiva in collaborazione con, tra gli altri organismi, enti addetti alla sicurezza stradale, organizzazioni non governative operanti nel settore della sicurezza stradale e club automobilistici.
Articolo 9
Atti delegati
Alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati conformemente all'articolo 10 che aggiornino l'allegato I alla luce del progresso tecnico, allo scopo di tener conto delle pertinenti modifiche delle decisioni di Prüm o allorché ciò sia previsto da atti giuridici dell'Unione direttamente attinenti all'aggiornamento dell'allegato I.
Articolo 10
Esercizio della delega
1. Il potere di adottare atti delegati è conferito alla Commissione alle condizioni stabilite nel presente articolo.
2. Il potere di adottare atti delegati di cui all'articolo 9 è conferito alla Commissione per un periodo di cinque anni a decorrere dal 13 marzo 2015. La Commissione elabora una relazione sulla delega di potere al più tardi nove mesi prima della scadenza del periodo di cinque anni. La delega di potere è tacitamente prorogata per periodi di identica durata, a meno che il Parlamento europeo o il Consiglio non si oppongano a tale proroga al più tardi tre mesi prima della scadenza di ciascun periodo.
3. La delega di potere di cui all'articolo 9 può essere revocata in qualsiasi momento dal Parlamento europeo o dal Consiglio. La decisione di revoca pone fine alla delega di potere ivi specificata. Gli effetti della decisione decorrono dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea o da una data successiva ivi specificata. Essa non pregiudica la validità degli atti delegati già in vigore.
4. È di particolare importanza che la Commissione segua la sua prassi abituale e consulti esperti, compresi quelli degli Stati membri, prima di adottare tali atti delegati. Non appena adotta un atto delegato, la Commissione ne dà contestualmente notifica al Parlamento europeo e al Consiglio.
5. L'atto delegato adottato ai sensi dell'articolo 9 entra in vigore solo se né il Parlamento europeo né il Consiglio hanno sollevato obiezioni entro il termine di due mesi dalla data in cui esso è stato loro notificato o se, prima della scadenza di tale termine, sia il Parlamento europeo che il Consiglio hanno informato la Commissione che non intendono sollevare obiezioni. Tale termine è prorogato di due mesi su iniziativa del Parlamento europeo o del Consiglio.
Articolo 11
Revisione della direttiva
Fatto salvo il disposto dell'articolo 12, paragrafo 1, secondo comma, la Commissione presenta, entro il 7 novembre 2016, al Parlamento europeo e al Consiglio, una relazione sull'applicazione della presente direttiva da parte degli Stati membri. Nella relazione la Commissione si concentra in particolare e, se del caso, formula proposte volte a contemplare i seguenti aspetti:
—
una valutazione dell'eventuale necessità di aggiungere all'ambito di applicazione della presente direttiva altre infrazioni in materia di sicurezza stradale,
—
una valutazione dell'efficacia della presente direttiva sulla riduzione del numero di vittime della strada nell'Unione,
—
una valutazione della necessità di definire norme comuni per le apparecchiature e per le procedure automatiche di controllo. In tale contesto, la Commissione è invitata a elaborare a livello di Unione orientamenti in materia di sicurezza stradale nel quadro della politica comune dei trasporti, al fine di garantire una maggiore convergenza dell'applicazione della normativa stradale da parte degli Stati membri attraverso metodi e prassi comparabili. Tali orientamenti possono contemplare almeno le infrazioni elencate nell'articolo 2, lettere da a) a d),
—
una valutazione della necessità di rafforzare l'applicazione delle sanzioni relative alle infrazioni in materia di sicurezza stradale e proporre criteri comuni riguardo alle procedure di follow-up in caso di mancato pagamento di una pena pecuniaria, nel quadro di tutte le politiche dell'Unione in materia, tra cui la politica comune dei trasporti,
—
la possibilità di armonizzare i codici della strada, ove opportuno,
—
una valutazione delle applicazioni informatiche di cui all'articolo 4, paragrafo 4, al fine di garantire una corretta attuazione della presente direttiva nonché uno scambio efficiente, rapido, sicuro e riservato di particolari dati di immatricolazione dei veicoli.
Articolo 12
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 6 maggio 2015. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
In deroga al primo comma, il Regno di Danimarca, l'Irlanda e il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord possono posporre il termine di cui al primo comma fino al 6 maggio 2017.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 13
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il quarto giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 14
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, l'11 marzo 2015
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
Z. KALNIŅA-LUKAŠEVICA
(1) GU C 12 del 15.1.2015, pag. 115.
(2) Posizione del Parlamento europeo dell'11 febbraio 2015 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 2 marzo 2015.
(3) Decisione 2008/615/GAI del Consiglio, del 23 giugno 2008, sul potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera (GU L 210 del 6.8.2008, pag. 1).
(4) Decisione 2008/616/GAI del Consiglio, del 23 giugno 2008, relativa all'attuazione della decisione 2008/615/GAI sul potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera (GU L 210 del 6.8.2008, pag. 12).
(5) Direttiva 2011/82/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale (GU L 288 del 5.11.2011, pag. 1).
(6) Sentenza nella causa Commissione/Parlamento e Consiglio, C-43/12, UE:C:2014:298.
(7) Decisione quadro 2005/214/GAI del Consiglio, del 24 febbraio 2005, relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie (GU L 76 del 22.3.2005, pag. 16).
(8) Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pag. 1).
(9) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(10) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(11) Direttiva 91/671/CEE del Consiglio, del 16 dicembre 1991, relativa all'uso obbligatorio delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta per bambini nei veicoli (GU L 373 del 31.12.1991, pag. 26).
ALLEGATO I
Elementi dei dati necessari a effettuare la ricerca di cui all'articolo 4, paragrafo 1
Elemento
O/F (1)
Note
Dati relativi al veicolo
O
Stato membro di immatricolazione
O
Numero di immatricolazione
O
[A (2)]
Dati relativi all'infrazione
O
Stato membro dell'infrazione
O
Data di riferimento dell'infrazione
O
Ora di riferimento dell'infrazione
O
Scopo della consultazione
O
Codice del tipo di infrazione per le infrazioni elencate all'articolo 2
1)
=
eccesso di velocità
2)
=
guida in stato di ebbrezza
3)
=
mancato uso della cintura di sicurezza
4)
=
mancato arresto davanti a un semaforo rosso
5)
=
circolazione su una corsia vietata
10)
=
guida sotto l'influsso di sostanze stupefacenti
11)
=
mancato uso del casco protettivo
12)
=
uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida
Elementi dei dati forniti in seguito alla ricerca effettuata a norma dell'articolo 4, paragrafo 1
Parte I. Dati relativi ai veicoli
Elemento
O/F (3)
Note
Numero di immatricolazione
O
Numero di telaio/VIN
O
Stato membro di immatricolazione
O
Marca
O
[D.1 (4)] ad es. Ford, Opel, Renault
Modello commerciale del veicolo
O
(D.3) ad es. Focus, Astra, Megane
Codice categoria UE
O
(J) ciclomotori, moto, auto ecc.
Parte II. Dati relativi ai proprietari o agli intestatari dei veicoli
Elemento
O/F (5)
Note
Dati relativi agli intestatari del veicolo
[C.1 (6)]
I dati si riferiscono all'intestatario della carta di circolazione interessata.
Cognome (ragione sociale) degli intestatari della carta di circolazione
O
(C.1.1)
Si utilizzano campi separati per il cognome, i titoli ecc. e il nome è comunicato in un formato stampabile.
Nome
O
(C.1.2)
Si utilizzano campi separati per i nomi e le iniziali e il nome è comunicato in un formato stampabile.
Indirizzo
O
(C.1.3)
Si utilizzano campi separati per la via, il numero civico, il codice postale, il luogo di residenza, il paese di residenza ecc. e l'indirizzo è comunicato in un formato stampabile.
Sesso
F
Maschio, femmina
Data di nascita
O
Entità giuridica
O
Persona fisica, associazione, società, azienda ecc.
Luogo di nascita
F
Numero di identificazione
F
Identificativo unico per la persona o la società.
Dati relativi ai proprietari del veicolo
(C.2) I dati si riferiscono al proprietario del veicolo.
Cognome (ragione sociale) dei proprietari
O
(C.2.1)
Nome
O
(C.2.2)
Indirizzo
O
(C.2.3)
Sesso
F
Maschio, femmina
Data di nascita
O
Entità giuridica
O
Persona fisica, associazione, società, azienda ecc.
Luogo di nascita
F
Numero di identificazione
F
Identificativo unico per la persona o la società.
In caso di veicoli rottamati, di veicoli o numeri di targa rubati o di immatricolazioni scadute, non si forniscono informazioni sul proprietario/intestatario. Al loro posto, si trasmette il messaggio «Informazioni non comunicate».
(1) O = obbligatorio quando disponibile nel registro nazionale; F = facoltativo.
(2) Codice armonizzato, cfr. la direttiva 1999/37/CE del Consiglio, del 29 aprile 1999, relativa ai documenti di immatricolazione dei veicoli (GU L 138 dell'1.6.1999, pag. 57).
(3) O = obbligatorio quando disponibile nel registro nazionale; F = facoltativo.
(4) Codice armonizzato, cfr. la direttiva 1999/37/CE.
(5) O = obbligatorio quando disponibile nel registro nazionale; F = facoltativo.
(6) Codice armonizzato, cfr. la direttiva 1999/37/CE.
ALLEGATO II
Testo di immagine
MODELLO PER LA LETTERA D'INFORMAZIONE
di cui all'articolo 5
[Copertina]
[Nome, indirizzo e numero di telefono del mittente]
[Nome e indirizzo del destinatario]
LETTERA D'INFORMAZIONE
riguardante un'infrazione in materia di sicurezza stradale commessa in
[nome dello Stato membro dell'infrazione]
Testo di immagine
Pagina 2
Il un'infrazione in materia di sicurezza stradale commessa con il veicolo
[data]
con numero di immatricolazione marca modello
è stata rilevata da
[nome dell'organismo responsabile]
[Opzione 1] (1)
Lei è registrato come intestatario della carta di circolazione del veicolo summenzionato.
[Opzione 2] (1)
L'intestatario della carta di circolazione del veicolo summenzionato ha indicato che Lei stava guidando il veicolo quando l'infrazione in materia di sicurezza stradale è stata commessa.
Gli estremi dell'infrazione sono descritti alla pagina 3 di seguito.
L'importo della pena pecuniaria applicabile a questa infrazione è pari a EUR/valuta nazionale.
La scadenza per il pagamento è fissata al
Se non intende pagare la pena pecuniaria, Le consigliamo di compilare il modulo di risposta allegato (pagina 4) e di inviarlo all'indirizzo indicato.
La presente lettera è trattata a norma della legislazione nazionale di
[nome dello Stato membro dell'infrazione].
Testo di immagine
Pagina 3
Estremi dell'infrazione
(a) Dati riguardanti il veicolo con cui l'infrazione è stata commessa:
Numero di immatricolazione:
Stato membro di immatricolazione:
Marca e modello:
(b) Dati riguardanti l'infrazione:
Luogo, data e ora in cui è stata commessa l'infrazione:
Natura e qualificazione giuridica dell'infrazione:
eccesso di velocità, mancato uso della cintura di sicurezza, mancato arresto davanti a un semaforo rosso, guida in stato di ebbrezza, guida sotto l'influsso di sostanze stupefacenti, mancato uso del casco protettivo, circolazione su una corsia vietata, uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida (1)
Descrizione dettagliata dell'infrazione:
Estremi delle pertinenti disposizioni di legge:
Descrizione o riferimento alla prova dell'infrazione:
Testo di immagine
(c) Dati riguardanti il dispositivo utilizzato per rilevare l'infrazione (2):
Tipo di dispositivo per rilevare l'eccesso di velocità, il mancato uso della cintura di sicurezza, il mancato arresto davanti a un semaforo rosso, la guida in stato di ebbrezza, la guida sotto l'influsso di sostanze stupefacenti, il mancato uso del casco protettivo, la circolazione su una corsia vietata, l'uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida (1):
Specifica del dispositivo:
Numero identificativo del dispositivo:
Data di validità dell'ultima calibratura:
(d) Risultato dell'utilizzo del dispositivo:
[l'esempio riguarda l'eccesso di velocità; saranno aggiunte altre infrazioni:]
Velocità massima:
Velocità misurata:
Velocità misurata corretta per tenere conto del margine di errore:
(1) Cancellare se non pertinente.
(2) Non pertinenti se non sono stati utilizzati dispositivi.
Testo di immagine
Pagina 4
Modulo di risposta
(si prega di compilare il modulo in stampatello)
A. Identità del conducente:
— Cognome e nome:
— Data e luogo di nascita:
— Patente n: rilasciata il: (data): a: (luogo):
— Indirizzo:
B. Elenco delle domande:
1. Il veicolo, marca , numero di immatricolazione , è immatricolato a suo nome? sì/no (1)
In caso di risposta negativa, il titolare del certificato di immatricolazione è:
(cognome, nome, indirizzo)
2. Riconosce di aver commesso l'infrazione rilevata? sì/no (1)
3. In caso di risposta negativa, si prega di illustrarne i motivi:
Si prega di inviare il modulo compilato entro 60 giorni dalla data della presente lettera d'informazione all'autorità seguente:
all'indirizzo seguente:
INFORMAZIONE
Il presente caso sarà esaminato dall'autorità competente di
[nome dello Stato membro dell'infrazione]
Se non viene avviato un procedimento, Lei sarà informato entro 60 giorni dal ricevimento del modulo di risposta.
(1) Cancellare se non pertinente.
Testo di immagine
Se viene avviato un procedimento, si applica la procedura seguente:
[da completare a cura dello Stato membro dell'infrazione — indicare quale procedura sarà seguita, fornendo informazioni sulla possibilità di ricorso contro la decisione di avviare un procedimento e sulla relativa procedura. Le informazioni comprendono in ogni caso: il nome e l'indirizzo dell'autorità incaricata di avviare il procedimento; il termine per il pagamento; il nome e l'indirizzo dell'organismo al quale presentare ricorso; i termini per la presentazione del ricorso].
La presente lettera non comporta, in quanto tale, conseguenze giuridiche.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2015/413 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
dell'11 marzo 2015
intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 91, paragrafo 1, lettera c),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2),
considerando quanto segue:
(1)
Il miglioramento della sicurezza stradale è un obiettivo primario della politica dei trasporti dell'Unione. L'Unione attua una politica tesa a migliorare la sicurezza stradale con l'obiettivo di ridurre il numero delle vittime, dei feriti e dei danni materiali. Un elemento importante di tale politica è l'applicazione coerente delle sanzioni per le infrazioni commesse nell'Unione che mettono in grave pericolo la sicurezza stradale.
(2)
Tuttavia, vista la mancanza di procedure adeguate e nonostante le possibilità esistenti nell'ambito della decisione 2008/615/GAI del Consiglio (3) e della decisione 2008/616/GAI del Consiglio (4) (in seguito «le decisioni di Prüm»), spesso le sanzioni pecuniarie previste per determinati tipi di infrazioni stradali non sono applicate se le infrazioni sono commesse con un veicolo immatricolato in uno Stato membro diverso dallo Stato membro in cui l'infrazione è stata commessa. La presente direttiva mira ad assicurare che anche in tali casi sia garantita l'efficacia delle indagini relative alle infrazioni in materia di sicurezza stradale.
(3)
Nella comunicazione del 20 luglio 2010 dal titolo «Verso uno spazio europeo della sicurezza stradale: orientamenti 2011-2020 per la sicurezza stradale», la Commissione ha sottolineato che l'applicazione della normativa stradale si conferma un elemento chiave per la creazione di condizioni favorevoli alla riduzione sostanziale del numero di morti e feriti. Nelle sue conclusioni del 2 dicembre 2010 in materia di sicurezza stradale, il Consiglio ha chiesto di esaminare la necessità di un maggior rigore nell'applicazione del codice della strada da parte degli Stati membri e, se del caso, a livello di Unione. Esso ha invitato la Commissione a esaminare le possibilità di armonizzare i codici della strada a livello dell'Unione, ove opportuno, e di adottare ulteriori misure volte ad agevolare l'applicazione transfrontaliera delle sanzioni per le infrazioni stradali, in particolare quelle connesse a incidenti stradali gravi.
(4)
Il 19 marzo 2008 la Commissione ha adottato una proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio intesa ad agevolare l'applicazione transfrontaliera della normativa in materia di sicurezza stradale, sulla base dell'articolo 71, paragrafo 1, lettera c), inerente ai trasporti del trattato che istituisce la Comunità europea [ora articolo 91 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE)]. La direttiva 2011/82/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (5) è stata tuttavia adottata sulla base dell'articolo 87, paragrafo 2, TFUE. La sentenza della Corte di giustizia del 6 maggio 2014 nella causa C-43/12 (6) ha annullato la direttiva 2011/82/UE, in quanto essa non poteva essere validamente adottata sulla base dell'articolo 87, paragrafo 2, TFUE. La sentenza ha disposto il mantenimento degli effetti della direttiva 2011/82/UE fino all'entrata in vigore di una nuova direttiva basata sull'articolo 91, paragrafo 1, lettera c), TFUE entro un periodo di tempo ragionevole — che non deve superare 12 mesi dalla data di pronuncia della sentenza. È opportuno pertanto adottare una nuova direttiva sulla base di detto articolo.
(5)
È opportuno incoraggiare una maggiore convergenza delle misure di controllo tra gli Stati membri e, a tale proposito, la Commissione dovrebbe valutare la necessità di definire norme comuni per le apparecchiature automatiche di controllo per la sicurezza stradale.
(6)
È opportuno sensibilizzare i cittadini dell'Unione in merito alle normative in materia di sicurezza stradale in vigore nei vari Stati membri e in merito all'attuazione della presente direttiva, in particolare attraverso appropriate misure volte a garantire la diffusione di informazioni sufficienti sulle conseguenze del mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza stradale quando si viaggia in un Stato membro diverso dallo Stato membro d'immatricolazione.
(7)
Per migliorare la sicurezza stradale in tutta l'Unione e assicurare pari condizioni di trattamento ai conducenti, in particolare ai trasgressori residenti e non residenti, è opportuno che l'applicazione delle sanzioni sia facilitata indipendentemente dallo Stato membro di immatricolazione del veicolo. A tal fine, si dovrebbe utilizzare un sistema di scambio transfrontaliero di informazioni per talune specifiche infrazioni in materia di sicurezza stradale, a prescindere dalla loro natura civile o penale ai sensi del diritto dello Stato membro interessato, che consenta allo Stato membro in cui è stata commessa l'infrazione di accedere ai dati di immatricolazione dei veicoli dello Stato membro d'immatricolazione.
(8)
Uno scambio transfrontaliero più efficace dei dati di immatricolazione dei veicoli, che semplifichi l'identificazione delle persone sospettate di aver commesso un'infrazione in materia di sicurezza stradale, potrebbe accrescere l'effetto deterrente e indurre alla prudenza il conducente di un veicolo immatricolato in uno Stato membro diverso dallo Stato membro dell'infrazione, permettendo di ridurre in tal modo il numero di vittime dovute agli incidenti stradali.
(9)
Le infrazioni in materia di sicurezza stradale contemplate dalla presente direttiva non sono soggette a un trattamento uniforme negli Stati membri. Alcuni Stati membri le qualificano, nel diritto nazionale, come illeciti «amministrativi», mentre altri come illeciti «penali». La presente direttiva dovrebbe applicarsi indipendentemente dalla qualifica di tali infrazioni ai sensi del diritto nazionale.
(10)
Gli Stati membri dovrebbero concedersi reciprocamente il diritto di accesso ai rispettivi dati di immatricolazione dei veicoli per migliorare lo scambio di informazioni e per rendere più rapide le procedure in vigore. A tal fine, nella presente direttiva dovrebbero essere incluse, per quanto possibile, le disposizioni relative alle specifiche tecniche e alla disponibilità dello scambio automatizzato di dati contenute nelle decisioni di Prüm.
(11)
La decisione 2008/616/GAI specifica le caratteristiche di sicurezza delle applicazioni software esistenti e i relativi requisiti tecnici per lo scambio dei dati di immatricolazione dei veicoli. Fatta salva l'applicabilità generale della suddetta decisione, tali caratteristiche di sicurezza e requisiti tecnici dovrebbero, per motivi di efficienza regolamentare e pratica, essere utilizzati ai fini della presente direttiva.
(12)
Le applicazioni informatiche esistenti dovrebbero costituire la base per lo scambio di dati a norma della presente direttiva e agevolare nel contempo la presentazione di relazioni alla Commissione da parte degli Stati membri. Tali applicazioni dovrebbero permettere lo scambio rapido, sicuro e riservato di particolari dati di immatricolazione dei veicoli tra gli Stati membri. È opportuno sfruttare l'applicazione informatica del sistema europeo d'informazione sui veicoli e le patenti di guida (Eucaris), che è obbligatoria per gli Stati membri a norma delle decisioni di Prüm per quanto riguarda i dati di immatricolazione dei veicoli. La Commissione dovrebbe valutare e redigere una relazione sul funzionamento delle applicazioni informatiche utilizzate ai fini della presente direttiva.
(13)
L'ambito d'applicazione di tali applicazioni informatiche dovrebbe essere limitato ai processi usati nello scambio di informazioni tra i punti di contatto nazionali negli Stati membri. Le procedure e i processi automatizzati nei quali le informazioni sono destinate a essere utilizzate esulano dall'ambito di tali applicazioni.
(14)
La strategia di gestione delle informazioni per la sicurezza interna dell'UE mira a trovare le soluzioni più semplici, più facilmente reperibili e vantaggiose in termini di costi per lo scambio di informazioni.
(15)
Gli Stati membri dovrebbero poter contattare il proprietario, l'intestatario del veicolo o la persona altrimenti identificata sospettata di aver commesso infrazioni in materia di sicurezza stradale per informare la persona interessata delle procedure applicabili e delle conseguenze giuridiche secondo il diritto dello Stato membro dell'infrazione. In tale contesto, gli Stati membri dovrebbero prevedere di inviare le informazioni relative alle infrazioni in materia di sicurezza stradale nella lingua dei documenti d'immatricolazione o nella lingua con maggiore probabilità compresa dalla persona interessata, onde assicurare che la persona in questione capisca chiaramente le informazioni a essa comunicate. Gli Stati membri dovrebbero applicare le procedure appropriate, atte a garantire che sia informato soltanto il diretto interessato e non terzi. A tal fine, gli Stati membri dovrebbero utilizzare modalità di dettaglio analoghe a quelle adottate quando indagano su siffatte infrazioni, ivi compresi strumenti quali il plico raccomandato, se del caso. Tale persona potrà in tal modo reagire adeguatamente alla lettera d'informazione, in particolare chiedendo ulteriori informazioni, pagando la multa o esercitando i propri diritti della difesa, specialmente in caso di errore nell'identificazione. Ulteriori procedure sono contemplate dagli strumenti giuridici vigenti, fra cui gli strumenti di mutua assistenza e di reciproco riconoscimento, ad esempio la decisione quadro 2005/214/GAI del Consiglio (7).
(16)
Gli Stati membri dovrebbero fornire traduzioni equivalenti in relazione alla lettera d'informazione inviata dallo Stato membro dell'infrazione, come previsto dalla direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (8).
(17)
Al fine di perseguire una politica di sicurezza stradale volta a un livello elevato di protezione per tutti gli utenti della strada nell'Unione e tenendo conto dell'estrema diversità delle situazioni all'interno di quest'ultima, gli Stati membri dovrebbero adoperarsi, fatte salve politiche e normative più restrittive, per assicurare una maggiore convergenza dei codici della strada e della loro applicazione tra gli Stati membri. Nel quadro della sua relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della presente direttiva, la Commissione dovrebbe esaminare la necessità di definire norme comuni al fine di stabilire metodi, prassi e standard minimi comparabili a livello di Unione, tenendo conto della cooperazione internazionale e degli accordi esistenti in materia di sicurezza stradale, in particolare della Convenzione di Vienna sulla circolazione stradale dell'8 novembre 1968.
(18)
Nella relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della presente direttiva da parte degli Stati membri la Commissione dovrebbe esaminare l'esigenza di criteri comuni per le procedure di follow-up applicate dagli Stati Membri in caso di mancato pagamento di una pena pecuniaria, conformemente alla legislazione e alle procedure degli Stati membri. In tale relazione la Commissione dovrebbe affrontare questioni quali le procedure tra le autorità competenti degli Stati membri per la trasmissione della decisione finale di irrogare una sanzione e/o una pena pecuniaria, nonché il riconoscimento e l'applicazione della decisione finale.
(19)
Nel preparare la revisione della presente direttiva, è opportuno che la Commissione consulti tutti i pertinenti soggetti interessati, quali le autorità o gli organismi competenti per l'applicazione della normativa in materia di circolazione stradale, le associazioni delle vittime e altre organizzazioni non governative operanti nel settore della sicurezza stradale.
(20)
Una più stretta cooperazione tra le autorità incaricate dell'applicazione della legge dovrebbe andare di pari passo con il rispetto dei diritti fondamentali, in particolare il diritto al rispetto della riservatezza e alla protezione dei dati personali, garantito da disposizioni speciali relative alla protezione dei dati. Tali disposizioni dovrebbero tenere conto in particolare della natura specifica dell'accesso online transfrontaliero a banche dati. Occorre che le applicazioni informatiche da sviluppare consentano che lo scambio di informazioni avvenga in condizioni di sicurezza e garantiscano la riservatezza dei dati trasmessi. I dati raccolti a norma della presente direttiva non dovrebbero essere utilizzati per scopi diversi da quelli previsti dalla presente direttiva. Gli Stati membri dovrebbero rispettare gli obblighi relativi alle condizioni di utilizzo e di conservazione temporanea dei dati.
(21)
Il trattamento dei dati personali previsto dalla presente direttiva è appropriato per raggiungere i legittimi obiettivi da essa perseguiti in materia di sicurezza stradale, vale a dire garantire un elevato livello di protezione a tutti gli utenti della strada nell'Unione agevolando lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale e l'applicazione delle sanzioni e non va al di là di quanto è appropriato e necessario per raggiungere tali obiettivi.
(22)
I dati relativi all'identificazione di un trasgressore sono dati personali. La direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (9) dovrebbe applicarsi alle attività di trattamento svolte in applicazione della presente direttiva. Fatti salvi i requisiti procedurali previsti per le opposizioni e i ricorsi giurisdizionali degli Stati membri interessati, il soggetto interessato dovrebbe essere informato di conseguenza, al momento della notifica dell'infrazione, del diritto di accesso e del diritto di rettifica e di cancellazione dei dati personali, nonché del periodo massimo previsto per legge per la conservazione dei dati. In tale ambito, il soggetto interessato dovrebbe altresì avere il diritto di ottenere la rettifica dei dati personali inesatti o la cancellazione immediata dei dati registrati indebitamente.
(23)
Nell'ambito delle decisioni di Prüm, il trattamento dei dati di immatricolazione dei veicoli contenenti dati personali è soggetto alle disposizioni specifiche sulla protezione dei dati di cui alla decisione 2008/615/GAI. A tal fine, gli Stati membri hanno la possibilità di applicare tali disposizioni specifiche ai dati personali che sono trattati anche ai fini della presente direttiva, purché garantiscano che il trattamento dei dati relativi all'insieme delle infrazioni disciplinate dalla presente direttiva rispetti le disposizioni nazionali di attuazione della direttiva 95/46/CE.
(24)
I paesi terzi dovrebbero poter partecipare allo scambio di dati di immatricolazione dei veicoli, a condizione che abbiano concluso un accordo con l'Unione a tal fine. Tale accordo dovrebbe comprendere le necessarie disposizioni sulla protezione dei dati.
(25)
La presente direttiva difende i diritti e i principi fondamentali riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, compresi il rispetto della vita privata e familiare, la protezione dei dati di carattere personale, il diritto a un giudice imparziale, la presunzione di innocenza e i diritti della difesa.
(26)
Al fine di conseguire l'obiettivo dello scambio di informazioni tra gli Stati membri attraverso mezzi interoperabili, dovrebbe essere delegato alla Commissione il potere di adottare atti conformemente all'articolo 290 TFUE, allo scopo di tenere conto delle pertinenti modifiche delle decisioni di Prüm o allorché previsto dagli atti giuridici dell'Unione direttamente attinenti all'aggiornamento dell'allegato I. È di particolare importanza che durante i lavori preparatori la Commissione segua la sua prassi abituale e svolga adeguate consultazioni, anche a livello di esperti. Nella preparazione e nell'elaborazione degli atti delegati la Commissione dovrebbe provvedere alla contestuale, tempestiva e appropriata trasmissione dei documenti pertinenti al Parlamento europeo e al Consiglio.
(27)
La Commissione dovrebbe analizzare l'applicazione della presente direttiva nell'ottica di individuare ulteriori misure efficaci ed efficienti volte a migliorare la sicurezza stradale. Fatti salvi gli obblighi in materia di recepimento della presente direttiva, la Danimarca, l'Irlanda e il Regno Unito dovrebbero inoltre, se del caso, collaborare con la Commissione nello svolgimento di tale attività per assicurare relazioni tempestive e complete in materia.
(28)
Poiché, qualora l'infrazione sia commessa con un veicolo immatricolato in uno Stato membro diverso dallo Stato membro in cui essa è stata commessa, l'obiettivo della presente direttiva, vale a dire assicurare un elevato livello di protezione a tutti gli utenti della strada nell'Unione agevolando lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della portata e degli effetti dell'azione in questione, può piuttosto essere conseguito meglio a livello dell'Unione, quest'ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(29)
Dato che la Danimarca, l'Irlanda e il Regno Unito non erano soggetti alla direttiva 2011/82/UE e non dovevano quindi recepirla, è opportuno concedere a tali Stati membri un periodo di tempo supplementare sufficiente per farlo.
(30)
Il garante europeo della protezione dei dati è stato consultato a norma dell'articolo 28, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (10) e ha espresso un parere il 3 ottobre 2014,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
Articolo 1
Obiettivo
La presente direttiva mira ad assicurare un elevato livello di protezione a tutti gli utenti della strada nell'Unione agevolando lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale e l'applicazione di sanzioni, qualora tali infrazioni siano commesse con un veicolo immatricolato in uno Stato membro diverso dallo Stato membro in cui è stata commessa l'infrazione.
Articolo 2
Ambito di applicazione
La direttiva si applica alle seguenti infrazioni in materia di sicurezza stradale:
a)
eccesso di velocità;
b)
mancato uso della cintura di sicurezza;
c)
mancato arresto davanti a un semaforo rosso;
d)
guida in stato di ebbrezza;
e)
guida sotto l'influsso di sostanze stupefacenti;
f)
mancato uso del casco protettivo;
g)
circolazione su una corsia vietata;
h)
uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
a)
«veicolo», ogni veicolo azionato da un motore, compresi i motocicli, che è destinato normalmente al trasporto su strada di persone o di merci;
b)
«Stato membro dell'infrazione», lo Stato membro in cui l'infrazione è stata commessa;
c)
«Stato membro d'immatricolazione», lo Stato membro in cui è immatricolato il veicolo con cui l'infrazione è stata commessa;
d)
«eccesso di velocità», il superamento dei limiti di velocità in vigore nello Stato membro dell'infrazione per il tipo di strada o il tipo di veicolo in questione;
e)
«mancato uso della cintura di sicurezza», il mancato rispetto dell'obbligo di indossare la cintura di sicurezza o un dispositivo di ritenuta per bambini a norma della direttiva 91/671/CEE del Consiglio (11) e del diritto dello Stato membro dell'infrazione;
f)
«mancato arresto davanti a un semaforo rosso», il transito con semaforo rosso o con qualsiasi altro segnale pertinente di arresto, come definito nella legislazione dello Stato membro dell'infrazione;
g)
«guida in stato di ebbrezza», la guida in stato di alterazione dovuta all'alcol, come definita nella legislazione dello Stato membro dell'infrazione;
h)
«guida sotto l'influsso di sostanze stupefacenti», la guida in stato di alterazione per uso di sostanze stupefacenti o di altre sostanze con effetto analogo, come definita nella legislazione dello Stato membro dell'infrazione;
i)
«mancato uso del casco protettivo», il mancato rispetto dell'obbligo di indossare il casco protettivo, come definito nella legislazione dello Stato membro dell'infrazione;
j)
«circolazione su una corsia vietata», l'uso illecito di una corsia della strada, quale una corsia di emergenza, una corsia preferenziale per il trasporto pubblico o una corsia provvisoriamente chiusa per motivi di congestione o di lavori stradali, come definito nella legislazione dello Stato membro dell'infrazione;
k)
«uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida», l'uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida, come definito nel diritto dello Stato membro dell'infrazione;
l)
«punto di contatto nazionale», un'autorità competente designata per lo scambio dei dati di immatricolazione dei veicoli;
m)
«ricerca automatizzata», la procedura di accesso online per la consultazione delle banche dati di uno, più di uno o tutti gli Stati membri o i paesi partecipanti;
n)
«intestatario del veicolo», la persona a cui nome è immatricolato il veicolo, come definita nella legislazione dello Stato membro di immatricolazione.
Articolo 4
Procedura per lo scambio di informazioni fra Stati membri
1. Per le indagini relative alle infrazioni in materia di sicurezza stradale di cui all'articolo 2, lo Stato membro autorizza i punti di contatto nazionali degli altri Stati membri di cui al paragrafo 2 del presente articolo ad accedere ai seguenti dati nazionali di immatricolazione dei veicoli con la facoltà di procedere a ricerche automatizzate sui:
a)
dati relativi ai veicoli; e
b)
dati relativi ai proprietari o agli intestatari del veicolo.
Gli elementi dei dati di cui alle lettere a) e b) che sono necessari per procedere a una ricerca rispettano l'allegato I.
2. Ai fini dello scambio dei dati di cui al paragrafo 1, ogni Stato membro designa un punto di contatto nazionale. Le competenze dei punti di contatto nazionali sono disciplinate dal diritto applicabile dello Stato membro interessato.
3. Nel condurre una ricerca in forma di richiesta presentata il punto di contatto nazionale dello Stato membro dell'infrazione utilizza un numero completo di immatricolazione.
Tali ricerche sono effettuate nel rispetto delle procedure descritte nel capo 3 dell'allegato della decisione 2008/616/GAI, a eccezione del punto 1 del capo 3 dell'allegato della decisione 2008/616/GAI, per il quale si applica l'allegato I della presente direttiva.
Lo Stato membro dell'infrazione utilizza, a norma della presente direttiva, i dati ottenuti per stabilire la responsabilità personale per le infrazioni in materia di sicurezza stradale di cui all'articolo 2 della presente direttiva.
4. Gli Stati membri adottano tutte le misure necessarie per assicurare che lo scambio di informazioni sia effettuato con mezzi elettronici interoperabili, senza scambio di dati provenienti da altre banche dati non utilizzati ai fini della presente direttiva. Gli Stati membri assicurano che tale scambio di informazioni avvenga in modo sicuro ed efficiente sotto il profilo dei costi. Gli Stati membri garantiscono la sicurezza e la protezione dei dati trasmessi, utilizzando per quanto possibile applicazioni informatiche esistenti, come quella indicata all'articolo 15 della decisione 2008/616/GAI e versioni modificate di tali applicazioni informatiche, conformemente all'allegato I della presente direttiva e al capo 3, punti 2 e 3, dell'allegato della decisione 2008/616/GAI. Le versioni modificate delle applicazioni informatiche prevedono tanto la modalità di scambio on-line in tempo reale quanto la modalità di scambio per gruppo, la quale consente lo scambio di richieste o risposte multiple in un unico messaggio.
5. Ciascuno Stato membro si fa carico delle spese da esso sostenute per la gestione, l'utilizzo e la manutenzione delle applicazioni informatiche di cui al paragrafo 4.
Articolo 5
Lettera d'informazione sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale
1. Lo Stato membro dell'infrazione decide se avviare o meno procedimenti di follow-up relativamente alle infrazioni in materia di sicurezza stradale elencate all'articolo 2.
Qualora lo Stato membro dell'infrazione decida di avviare siffatti procedimenti, esso ne informa di conseguenza, ai sensi del diritto nazionale, il proprietario, l'intestatario del veicolo o la persona altrimenti identificata sospettata di aver commesso l'infrazione in materia di sicurezza stradale.
Tali informazioni comprendono, conformemente al diritto nazionale, le conseguenze giuridiche dell'infrazione nel territorio dello Stato membro dell'infrazione a norma del diritto di tale Stato membro.
2. Quando invia la lettera d'informazione al proprietario, all'intestatario del veicolo o alla persona altrimenti identificata sospettata di aver commesso l'infrazione in materia di sicurezza stradale, lo Stato membro dell'infrazione include, conformemente al proprio diritto, ogni informazione pertinente, in particolare la natura dell'infrazione in materia di sicurezza stradale, il luogo, la data e l'ora dell'infrazione, il titolo della normativa nazionale violata e la sanzione e, ove opportuno, i dati riguardanti il dispositivo usato per rilevare l'infrazione. A tal fine, lo Stato membro dell'infrazione può utilizzare il modello riportato nell'allegato II.
3. Lo Stato membro dell'infrazione che decida di avviare procedimenti di follow-up relativamente alle infrazioni in materia di sicurezza stradale elencate all'articolo 2 invia, al fine di assicurare il rispetto dei diritti fondamentali, la lettera d'informazione nella lingua del documento d'immatricolazione del veicolo, se disponibile, o in una delle lingue ufficiali dello Stato membro di immatricolazione.
Articolo 6
Relazione degli Stati membri alla Commissione
Ciascuno Stato membro trasmette alla Commissione una relazione esaustiva entro il 6 maggio 2016 e in seguito ogni due anni.
La relazione esaustiva indica il numero di consultazioni automatizzate effettuate dallo Stato membro dell'infrazione destinate al punto nazionale di contatto dello Stato membro di immatricolazione a seguito delle infrazioni commesse nel suo territorio, unitamente al tipo di infrazioni per cui sono state inviate le richieste e al numero di richieste fallite.
La relazione esaustiva include altresì una descrizione della situazione a livello nazionale per quanto riguarda il seguito dato alle infrazioni in materia di sicurezza stradale, in base alla percentuale di tali infrazioni cui hanno fatto seguito lettere d'informazione.
Articolo 7
Protezione dei dati
1. Le disposizioni in materia di protezione dei dati stabilite dalla direttiva 95/46/CE si applicano ai dati personali trattati nell'ambito della presente direttiva.
2. In particolare, ciascuno Stato membro garantisce che i dati personali trattati ai sensi della presente direttiva siano rettificati entro un periodo di tempo adeguato se inesatti o cancellati o bloccati allorché non più necessari, conformemente agli articoli 6 e 12 della direttiva 95/46/CE, e garantisce che sia stabilito un termine per la conservazione dei dati, conformemente all'articolo 6 di detta direttiva.
Gli Stati membri garantiscono che tutti i dati personali trattati a norma della presente direttiva siano utilizzati unicamente ai fini dell'obiettivo stabilito all'articolo 1 della presente direttiva e che i soggetti interessati godano di diritti d'informazione, di accesso, di rettifica, cancellazione e blocco, di compensazione e di ricorso giurisdizionale identici a quelli previsti dal diritto nazionale in attuazione delle pertinenti disposizioni della direttiva 95/46/CE.
3. Qualunque soggetto interessato ha il diritto di ottenere informazioni in merito a quali dati personali registrati nello Stato membro d'immatricolazione sono stati trasmessi allo Stato membro dell'infrazione, tra cui la data della richiesta e l'autorità competente dello Stato membro dell'infrazione.
Articolo 8
Informazioni destinate agli utenti della strada nell'Unione
1. La Commissione mette a disposizione sul proprio sito web una sintesi in tutte le lingue ufficiali delle istituzioni dell'Unione delle norme vigenti negli Stati membri che rientrano nell'ambito d'applicazione della presente direttiva. Gli Stati membri forniscono alla Commissione informazioni su tali norme.
2. Gli Stati membri forniscono agli utenti della strada le necessarie informazioni sulle norme vigenti sul loro territorio e sulle misure di attuazione della presente direttiva in collaborazione con, tra gli altri organismi, enti addetti alla sicurezza stradale, organizzazioni non governative operanti nel settore della sicurezza stradale e club automobilistici.
Articolo 9
Atti delegati
Alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati conformemente all'articolo 10 che aggiornino l'allegato I alla luce del progresso tecnico, allo scopo di tener conto delle pertinenti modifiche delle decisioni di Prüm o allorché ciò sia previsto da atti giuridici dell'Unione direttamente attinenti all'aggiornamento dell'allegato I.
Articolo 10
Esercizio della delega
1. Il potere di adottare atti delegati è conferito alla Commissione alle condizioni stabilite nel presente articolo.
2. Il potere di adottare atti delegati di cui all'articolo 9 è conferito alla Commissione per un periodo di cinque anni a decorrere dal 13 marzo 2015. La Commissione elabora una relazione sulla delega di potere al più tardi nove mesi prima della scadenza del periodo di cinque anni. La delega di potere è tacitamente prorogata per periodi di identica durata, a meno che il Parlamento europeo o il Consiglio non si oppongano a tale proroga al più tardi tre mesi prima della scadenza di ciascun periodo.
3. La delega di potere di cui all'articolo 9 può essere revocata in qualsiasi momento dal Parlamento europeo o dal Consiglio. La decisione di revoca pone fine alla delega di potere ivi specificata. Gli effetti della decisione decorrono dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea o da una data successiva ivi specificata. Essa non pregiudica la validità degli atti delegati già in vigore.
4. È di particolare importanza che la Commissione segua la sua prassi abituale e consulti esperti, compresi quelli degli Stati membri, prima di adottare tali atti delegati. Non appena adotta un atto delegato, la Commissione ne dà contestualmente notifica al Parlamento europeo e al Consiglio.
5. L'atto delegato adottato ai sensi dell'articolo 9 entra in vigore solo se né il Parlamento europeo né il Consiglio hanno sollevato obiezioni entro il termine di due mesi dalla data in cui esso è stato loro notificato o se, prima della scadenza di tale termine, sia il Parlamento europeo che il Consiglio hanno informato la Commissione che non intendono sollevare obiezioni. Tale termine è prorogato di due mesi su iniziativa del Parlamento europeo o del Consiglio.
Articolo 11
Revisione della direttiva
Fatto salvo il disposto dell'articolo 12, paragrafo 1, secondo comma, la Commissione presenta, entro il 7 novembre 2016, al Parlamento europeo e al Consiglio, una relazione sull'applicazione della presente direttiva da parte degli Stati membri. Nella relazione la Commissione si concentra in particolare e, se del caso, formula proposte volte a contemplare i seguenti aspetti:
—
una valutazione dell'eventuale necessità di aggiungere all'ambito di applicazione della presente direttiva altre infrazioni in materia di sicurezza stradale,
—
una valutazione dell'efficacia della presente direttiva sulla riduzione del numero di vittime della strada nell'Unione,
—
una valutazione della necessità di definire norme comuni per le apparecchiature e per le procedure automatiche di controllo. In tale contesto, la Commissione è invitata a elaborare a livello di Unione orientamenti in materia di sicurezza stradale nel quadro della politica comune dei trasporti, al fine di garantire una maggiore convergenza dell'applicazione della normativa stradale da parte degli Stati membri attraverso metodi e prassi comparabili. Tali orientamenti possono contemplare almeno le infrazioni elencate nell'articolo 2, lettere da a) a d),
—
una valutazione della necessità di rafforzare l'applicazione delle sanzioni relative alle infrazioni in materia di sicurezza stradale e proporre criteri comuni riguardo alle procedure di follow-up in caso di mancato pagamento di una pena pecuniaria, nel quadro di tutte le politiche dell'Unione in materia, tra cui la politica comune dei trasporti,
—
la possibilità di armonizzare i codici della strada, ove opportuno,
—
una valutazione delle applicazioni informatiche di cui all'articolo 4, paragrafo 4, al fine di garantire una corretta attuazione della presente direttiva nonché uno scambio efficiente, rapido, sicuro e riservato di particolari dati di immatricolazione dei veicoli.
Articolo 12
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 6 maggio 2015. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
In deroga al primo comma, il Regno di Danimarca, l'Irlanda e il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord possono posporre il termine di cui al primo comma fino al 6 maggio 2017.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 13
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il quarto giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 14
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Strasburgo, l'11 marzo 2015
Per il Parlamento europeo
Il presidente
M. SCHULZ
Per il Consiglio
Il presidente
Z. KALNIŅA-LUKAŠEVICA
(1) GU C 12 del 15.1.2015, pag. 115.
(2) Posizione del Parlamento europeo dell'11 febbraio 2015 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 2 marzo 2015.
(3) Decisione 2008/615/GAI del Consiglio, del 23 giugno 2008, sul potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera (GU L 210 del 6.8.2008, pag. 1).
(4) Decisione 2008/616/GAI del Consiglio, del 23 giugno 2008, relativa all'attuazione della decisione 2008/615/GAI sul potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera (GU L 210 del 6.8.2008, pag. 12).
(5) Direttiva 2011/82/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale (GU L 288 del 5.11.2011, pag. 1).
(6) Sentenza nella causa Commissione/Parlamento e Consiglio, C-43/12, UE:C:2014:298.
(7) Decisione quadro 2005/214/GAI del Consiglio, del 24 febbraio 2005, relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie (GU L 76 del 22.3.2005, pag. 16).
(8) Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (GU L 280 del 26.10.2010, pag. 1).
(9) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(10) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(11) Direttiva 91/671/CEE del Consiglio, del 16 dicembre 1991, relativa all'uso obbligatorio delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta per bambini nei veicoli (GU L 373 del 31.12.1991, pag. 26).
ALLEGATO I
Elementi dei dati necessari a effettuare la ricerca di cui all'articolo 4, paragrafo 1
Elemento
O/F (1)
Note
Dati relativi al veicolo
O
Stato membro di immatricolazione
O
Numero di immatricolazione
O
[A (2)]
Dati relativi all'infrazione
O
Stato membro dell'infrazione
O
Data di riferimento dell'infrazione
O
Ora di riferimento dell'infrazione
O
Scopo della consultazione
O
Codice del tipo di infrazione per le infrazioni elencate all'articolo 2
1)
=
eccesso di velocità
2)
=
guida in stato di ebbrezza
3)
=
mancato uso della cintura di sicurezza
4)
=
mancato arresto davanti a un semaforo rosso
5)
=
circolazione su una corsia vietata
10)
=
guida sotto l'influsso di sostanze stupefacenti
11)
=
mancato uso del casco protettivo
12)
=
uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida
Elementi dei dati forniti in seguito alla ricerca effettuata a norma dell'articolo 4, paragrafo 1
Parte I. Dati relativi ai veicoli
Elemento
O/F (3)
Note
Numero di immatricolazione
O
Numero di telaio/VIN
O
Stato membro di immatricolazione
O
Marca
O
[D.1 (4)] ad es. Ford, Opel, Renault
Modello commerciale del veicolo
O
(D.3) ad es. Focus, Astra, Megane
Codice categoria UE
O
(J) ciclomotori, moto, auto ecc.
Parte II. Dati relativi ai proprietari o agli intestatari dei veicoli
Elemento
O/F (5)
Note
Dati relativi agli intestatari del veicolo
[C.1 (6)]
I dati si riferiscono all'intestatario della carta di circolazione interessata.
Cognome (ragione sociale) degli intestatari della carta di circolazione
O
(C.1.1)
Si utilizzano campi separati per il cognome, i titoli ecc. e il nome è comunicato in un formato stampabile.
Nome
O
(C.1.2)
Si utilizzano campi separati per i nomi e le iniziali e il nome è comunicato in un formato stampabile.
Indirizzo
O
(C.1.3)
Si utilizzano campi separati per la via, il numero civico, il codice postale, il luogo di residenza, il paese di residenza ecc. e l'indirizzo è comunicato in un formato stampabile.
Sesso
F
Maschio, femmina
Data di nascita
O
Entità giuridica
O
Persona fisica, associazione, società, azienda ecc.
Luogo di nascita
F
Numero di identificazione
F
Identificativo unico per la persona o la società.
Dati relativi ai proprietari del veicolo
(C.2) I dati si riferiscono al proprietario del veicolo.
Cognome (ragione sociale) dei proprietari
O
(C.2.1)
Nome
O
(C.2.2)
Indirizzo
O
(C.2.3)
Sesso
F
Maschio, femmina
Data di nascita
O
Entità giuridica
O
Persona fisica, associazione, società, azienda ecc.
Luogo di nascita
F
Numero di identificazione
F
Identificativo unico per la persona o la società.
In caso di veicoli rottamati, di veicoli o numeri di targa rubati o di immatricolazioni scadute, non si forniscono informazioni sul proprietario/intestatario. Al loro posto, si trasmette il messaggio «Informazioni non comunicate».
(1) O = obbligatorio quando disponibile nel registro nazionale; F = facoltativo.
(2) Codice armonizzato, cfr. la direttiva 1999/37/CE del Consiglio, del 29 aprile 1999, relativa ai documenti di immatricolazione dei veicoli (GU L 138 dell'1.6.1999, pag. 57).
(3) O = obbligatorio quando disponibile nel registro nazionale; F = facoltativo.
(4) Codice armonizzato, cfr. la direttiva 1999/37/CE.
(5) O = obbligatorio quando disponibile nel registro nazionale; F = facoltativo.
(6) Codice armonizzato, cfr. la direttiva 1999/37/CE.
ALLEGATO II
Testo di immagine
MODELLO PER LA LETTERA D'INFORMAZIONE
di cui all'articolo 5
[Copertina]
[Nome, indirizzo e numero di telefono del mittente]
[Nome e indirizzo del destinatario]
LETTERA D'INFORMAZIONE
riguardante un'infrazione in materia di sicurezza stradale commessa in
[nome dello Stato membro dell'infrazione]
Testo di immagine
Pagina 2
Il un'infrazione in materia di sicurezza stradale commessa con il veicolo
[data]
con numero di immatricolazione marca modello
è stata rilevata da
[nome dell'organismo responsabile]
[Opzione 1] (1)
Lei è registrato come intestatario della carta di circolazione del veicolo summenzionato.
[Opzione 2] (1)
L'intestatario della carta di circolazione del veicolo summenzionato ha indicato che Lei stava guidando il veicolo quando l'infrazione in materia di sicurezza stradale è stata commessa.
Gli estremi dell'infrazione sono descritti alla pagina 3 di seguito.
L'importo della pena pecuniaria applicabile a questa infrazione è pari a EUR/valuta nazionale.
La scadenza per il pagamento è fissata al
Se non intende pagare la pena pecuniaria, Le consigliamo di compilare il modulo di risposta allegato (pagina 4) e di inviarlo all'indirizzo indicato.
La presente lettera è trattata a norma della legislazione nazionale di
[nome dello Stato membro dell'infrazione].
Testo di immagine
Pagina 3
Estremi dell'infrazione
(a) Dati riguardanti il veicolo con cui l'infrazione è stata commessa:
Numero di immatricolazione:
Stato membro di immatricolazione:
Marca e modello:
(b) Dati riguardanti l'infrazione:
Luogo, data e ora in cui è stata commessa l'infrazione:
Natura e qualificazione giuridica dell'infrazione:
eccesso di velocità, mancato uso della cintura di sicurezza, mancato arresto davanti a un semaforo rosso, guida in stato di ebbrezza, guida sotto l'influsso di sostanze stupefacenti, mancato uso del casco protettivo, circolazione su una corsia vietata, uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida (1)
Descrizione dettagliata dell'infrazione:
Estremi delle pertinenti disposizioni di legge:
Descrizione o riferimento alla prova dell'infrazione:
Testo di immagine
(c) Dati riguardanti il dispositivo utilizzato per rilevare l'infrazione (2):
Tipo di dispositivo per rilevare l'eccesso di velocità, il mancato uso della cintura di sicurezza, il mancato arresto davanti a un semaforo rosso, la guida in stato di ebbrezza, la guida sotto l'influsso di sostanze stupefacenti, il mancato uso del casco protettivo, la circolazione su una corsia vietata, l'uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida (1):
Specifica del dispositivo:
Numero identificativo del dispositivo:
Data di validità dell'ultima calibratura:
(d) Risultato dell'utilizzo del dispositivo:
[l'esempio riguarda l'eccesso di velocità; saranno aggiunte altre infrazioni:]
Velocità massima:
Velocità misurata:
Velocità misurata corretta per tenere conto del margine di errore:
(1) Cancellare se non pertinente.
(2) Non pertinenti se non sono stati utilizzati dispositivi.
Testo di immagine
Pagina 4
Modulo di risposta
(si prega di compilare il modulo in stampatello)
A. Identità del conducente:
— Cognome e nome:
— Data e luogo di nascita:
— Patente n: rilasciata il: (data): a: (luogo):
— Indirizzo:
B. Elenco delle domande:
1. Il veicolo, marca , numero di immatricolazione , è immatricolato a suo nome? sì/no (1)
In caso di risposta negativa, il titolare del certificato di immatricolazione è:
(cognome, nome, indirizzo)
2. Riconosce di aver commesso l'infrazione rilevata? sì/no (1)
3. In caso di risposta negativa, si prega di illustrarne i motivi:
Si prega di inviare il modulo compilato entro 60 giorni dalla data della presente lettera d'informazione all'autorità seguente:
all'indirizzo seguente:
INFORMAZIONE
Il presente caso sarà esaminato dall'autorità competente di
[nome dello Stato membro dell'infrazione]
Se non viene avviato un procedimento, Lei sarà informato entro 60 giorni dal ricevimento del modulo di risposta.
(1) Cancellare se non pertinente.
Testo di immagine
Se viene avviato un procedimento, si applica la procedura seguente:
[da completare a cura dello Stato membro dell'infrazione — indicare quale procedura sarà seguita, fornendo informazioni sulla possibilità di ricorso contro la decisione di avviare un procedimento e sulla relativa procedura. Le informazioni comprendono in ogni caso: il nome e l'indirizzo dell'autorità incaricata di avviare il procedimento; il termine per il pagamento; il nome e l'indirizzo dell'organismo al quale presentare ricorso; i termini per la presentazione del ricorso].
La presente lettera non comporta, in quanto tale, conseguenze giuridiche.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Infrazioni stradali: condividere le informazioni tra i vari paesi
SINTESI
CHE COSA FA LA DIRETTIVA?
Stabilisce regole volte a ridurre l’impunità dei conducenti stranieri che commettono infrazioni stradali pericolose, agevolando il compito delle autorità di polizia dei vari paesi dell’Unione europea (UE) per quanto concerne la condivisione delle informazioni tesa a identificare i trasgressori.
PUNTI CHIAVE
La direttiva si applica alle seguenti infrazioni:
eccesso di velocità;
mancato uso della cintura di sicurezza;
mancato arresto davanti a un semaforo rosso;
guida in stato di ebbrezza;
guida sotto l’influsso di sostanze stupefacenti;
mancato uso del casco protettivo;
circolazione su una corsia vietata (ad es. quella riservata agli autobus);
uso illecito di telefono cellulare o di altri dispositivi di comunicazione durante la guida.
Ciascun paese deve fornire l’accesso ai dati di immatricolazione dei veicoli nazionali ai paesi che indagano su infrazioni commesse sulle loro strade, affinché possano identificare i veicoli e i loro proprietari o utenti.
Qualora il paese nel quale ha avuto luogo l’infrazione decida di intraprendere ulteriori azioni, dovrà notificare il presunto trasgressore e informarlo delle conseguenze legali a mezzo di una lettera indicante:
la natura dell’infrazione;
il luogo, la data e l’ora;
la legge violata e la sanzione;
(laddove appropriato) il dispositivo impiegato per rilevare l’infrazione.
Per verificare l’applicazione di tali disposizioni, ogni paese deve inviare una relazione alla Commissione entro maggio 2016 e ogni due anni dopo tale data, fornendo dettagli relativi alle ricerche effettuate e al numero di lettere di notifica successivamente inviate.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA QUESTA DIRETTIVA?
È entrata in vigore il 17 marzo 2015.
Doveva essere recepita nella legislazione nazionale entro il 6 maggio 2015. Questo termine è stato rinviato al 6 maggio 2017 per Danimarca, Irlanda e Regno Unito (1).
CONTESTO
La direttiva precedente su questo tema, ossia la direttiva 2011/82/UE, è stata annullata dalla Corte di giustizia dell’UE nel 2014 in quanto basata su un fondamento giuridico errato.
ATTO
Direttiva (UE) 2015/413 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 marzo 2015, intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale (GU L 68 del 13.3.2015, pagg. 9-25) |
Rendere la pesca in mare una professione sicura
SINTESI
CHE COSA FA LA DECISIONE?
Autorizza i paesi dell’Unione europea (UE) ad aderire alla convenzione internazionale sulle norme relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti ed alla guardia del 1995, entrata in vigore nel 2012.
PUNTI CHIAVE
La convenzione dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO) stabilisce norme minime relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti ed alla guardia.
I paesi ammissibili dell’UE che ancora non hanno aderito alla convenzione dovrebbero farlo «entro un termine ragionevole», se possibile entro il 23 maggio 2017.
—
Solo i paesi dell’UE in cui vi sono flotte di pescherecci (di lunghezza generalmente superiore ai 24 metri), nei cui porti approdano questo tipo di imbarcazioni, o dove si trovano istituti di formazione per lavoratori marittimi sono vincolati da questo requisito.
—
La convenzione dà poteri all’IMO per controllare le azioni dei governi e i paesi dell’UE devono presentare informazioni relativamente alla loro ottemperanza, in particolare in relazione al riconoscimento dei certificati di competenza dei lavoratori marittimi.
—
Entro il 23 maggio 2018 la Commissione europea presenterà al Consiglio una relazione sui progressi che i paesi dell’Unione europea stanno compiendo verso l’adesione.
—
I paesi dell’UE dovrebbero fare il possibile per garantire la compatibilità tra la convenzione e la normativa dell’UE.
—
I paesi terzi dovrebbero essere incoraggiati ad aderire alla convenzione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
La decisione è entrata in vigore il 26 maggio 2015.
CONTESTO
Poiché la pesca in mare è una delle professioni più pericolose, la formazione e le qualifiche adeguate sono essenziali per ridurre il numero di incidenti.
La convenzione è stata la prima a stabilire i requisiti di base in materia di formazione, rilascio dei brevetti e guardia per gli equipaggi dei pescherecci a livello internazionale. In precedenza, le norme erano stabilite dai singoli governi, spesso senza alcun riferimento a pratiche di altri paesi, portando a un’ampia varietà di norme e procedure.
La convenzione è attualmente in fase di revisione con l’obiettivo di modernizzare la regolamentazione, riflettendo l’attuale situazione del settore della pesca e promuovendo l’adesione di altri paesi. La revisione dovrebbe anche allineare la struttura della convenzione a quella della convenzione internazionale preesistente sulle norme relative alla formazione della gente di mare, al rilascio dei brevetti e alla guardia.
—
Istruzione e formazione dei marittimi
ATTO
Decisione (UE) 2015/799 del Consiglio, del 18 maggio 2015, che autorizza gli Stati membri ad aderire, nell’interesse dell’Unione europea, alla convenzione internazionale dell’Organizzazione marittima internazionale sulle norme relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti ed alla guardia (GU L 127 del 22.5.2015, pagg. 20-21) | DECISIONE (UE) 2015/799 DEL CONSIGLIO
del 18 maggio 2015
che autorizza gli Stati membri ad aderire, nell'interesse dell'Unione europea, alla convenzione internazionale dell'Organizzazione marittima internazionale sulle norme relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti ed alla guardia
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 46, l'articolo 53, paragrafo 1, e l'articolo 62, in combinato disposto con l'articolo 218, paragrafo 6, lettera a), punto v), e l'articolo 218, paragrafo 8, primo comma,
vista la proposta della Commissione europea,
vista l'approvazione del Parlamento europeo (1),
considerando quanto segue:
(1)
La convenzione internazionale sulle norme relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti e alla guardia («la convenzione») dell'Organizzazione marittima internazionale («IMO») è stata adottata il 7 luglio 1995 nel corso della conferenza internazionale convocata dall'IMO a Londra.
(2)
La convenzione è entrata in vigore il 29 settembre 2012.
(3)
La convenzione rappresenta un contributo significativo al settore della pesca a livello internazionale promuovendo la sicurezza delle persone e delle cose in mare, contribuendo pertanto anche alla tutela dell'ambiente marino. È pertanto auspicabile che le sue disposizioni siano attuate nel più breve tempo possibile.
(4)
La pesca in mare è una delle professioni più pericolose, per cui formazione e qualifiche adeguate sono uno strumento essenziale per ridurre il numero di incidenti. L'imbarco dell'equipaggio a bordo di pescherecci battenti bandiera degli Stati membri non dovrebbe in alcun caso pregiudicare la sicurezza marittima.
(5)
Nell'ambito degli accordi di partenariato con paesi terzi per una pesca sostenibile («accordi»), è importante che l'equipaggio a bordo dei pescherecci battenti bandiera di uno Stato membro possieda qualifiche professionali adeguate, comprovate da certificati riconosciuti dallo Stato di bandiera, in modo da rendere possibili le assunzioni alle condizioni stabilite negli accordi. Nell'applicare la convenzione, gli Stati membri dovrebbero impegnarsi al massimo per evitare conflitti tra diritto internazionale e diritto dell'Unione, compresi possibili effetti negativi sulla conclusione e sull'attuazione degli accordi. I paesi terzi interessati dovrebbero inoltre essere incoraggiati ad aderire alla convenzione.
(6)
Il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione promuovono la sicurezza in mare e la sicurezza sul luogo di lavoro, nonché il miglioramento delle qualifiche professionali dell'equipaggio a bordo dei pescherecci. L'Unione sostiene finanziariamente la formazione nel settore della pesca attraverso il Fondo europeo per la pesca e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca.
(7)
La regola 7 del capo I dell'allegato della convenzione rientra nella competenza esclusiva dell'Unione per quanto concerne le norme dell'Unione sul riconoscimento delle qualifiche professionali possedute da talune categorie di equipaggi dei pescherecci e incide sulle norme del trattato e sul diritto derivato dell'Unione, in particolare sulla direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (2), nella misura in cui siano interessati cittadini dell'Unione che possiedono i pertinenti certificati rilasciati da uno Stato membro o da un paese terzo.
(8)
L'Unione non può aderire alla convenzione in quanto solo gli Stati possono aderirvi.
(9)
Alcuni Stati membri non hanno ancora aderito alla convenzione, mentre altri lo hanno già fatto. Si invitano gli Stati membri che abbiano pescherecci battenti la loro bandiera, nei cui porti approdino navi da pesca marittima che rientrano nell'ambito di applicazione della convenzione o in cui si trovino istituti di formazione per gli equipaggi dei pescherecci, ad aderire alla convenzione se ancora non lo hanno fatto.
(10)
Finché tutti gli Stati membri che hanno pescherecci battenti la loro bandiera, nei cui porti approdino navi da pesca marittima che rientrano nell'ambito di applicazione della convenzione o istituti di formazione per gli equipaggi dei pescherecci, non abbiano aderito alla convenzione, ciascuno Stato membro parte della convenzione dovrebbe applicare la flessibilità prevista nella convenzione stessa per garantire la compatibilità giuridica con il diritto dell'Unione, in particolare le disposizioni della regola 10 del capo I dell'allegato della convenzione relativa alle equivalenze, al fine di allineare l'applicazione della convenzione alla direttiva 2005/36/CE.
(11)
Nel riconoscere, conformemente alla direttiva 2005/36/CE, le qualifiche professionali dei lavoratori migranti provenienti da Stati membri che non sono parti della convenzione, ciascuno Stato membro parte della convenzione dovrebbe garantire che le qualifiche professionali dei lavoratori interessati siano state valutate e siano risultate conformi agli standard minimi stabiliti dalla convenzione.
(12)
A norma dell'articolo 2, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il Consiglio dovrebbe pertanto autorizzare gli Stati membri ad aderire alla convenzione, nell'interesse dell'Unione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Gli Stati membri sono autorizzati ad aderire alla convenzione internazionale sulle norme relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti ed alla guardia dell'Organizzazione marittima internazionale, adottata il 7 luglio 1995, per le parti di competenza dell'Unione.
Nel riferire al segretario generale dell'IMO ai sensi dell'articolo 4 della convenzione, gli Stati membri, se del caso, facendo riferimento alla regola 10 del capo I dell'allegato della convenzione, forniscono informazioni sulle pertinenti disposizioni nazionali relative al riconoscimento dei certificati di competenza degli equipaggi a bordo dei pescherecci coperti dalla convenzione, tenendo conto degli obblighi derivanti dal pertinente diritto dell'Unione relativo al riconoscimento delle qualifiche.
Articolo 2
Gli Stati membri che hanno pescherecci battenti la loro bandiera, nei cui porti approdano navi da pesca marittima che rientrano nell'ambito di applicazione della convenzione, o in cui si trovano istituti di formazione per gli equipaggi dei pescherecci, e che ancora non hanno aderito alla convenzione, si impegnano ad adottare le misure necessarie per depositare presso il segretario generale dell'IMO il loro strumento di adesione alla convenzione entro un termine ragionevole e, se possibile, entro il 23 maggio 2017. Entro il 23 maggio 2018 la Commissione presenta al Consiglio una relazione in cui esamina lo stato di avanzamento della procedura di adesione.
Articolo 3
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Bruxelles, il 18 maggio 2015
Per il Consiglio
Il presidente
M. SEILE
(1) Non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale.
(2) Direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali (GU L 255 del 30.9.2005, pag. 22).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (UE) 2015/799 DEL CONSIGLIO
del 18 maggio 2015
che autorizza gli Stati membri ad aderire, nell'interesse dell'Unione europea, alla convenzione internazionale dell'Organizzazione marittima internazionale sulle norme relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti ed alla guardia
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 46, l'articolo 53, paragrafo 1, e l'articolo 62, in combinato disposto con l'articolo 218, paragrafo 6, lettera a), punto v), e l'articolo 218, paragrafo 8, primo comma,
vista la proposta della Commissione europea,
vista l'approvazione del Parlamento europeo (1),
considerando quanto segue:
(1)
La convenzione internazionale sulle norme relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti e alla guardia («la convenzione») dell'Organizzazione marittima internazionale («IMO») è stata adottata il 7 luglio 1995 nel corso della conferenza internazionale convocata dall'IMO a Londra.
(2)
La convenzione è entrata in vigore il 29 settembre 2012.
(3)
La convenzione rappresenta un contributo significativo al settore della pesca a livello internazionale promuovendo la sicurezza delle persone e delle cose in mare, contribuendo pertanto anche alla tutela dell'ambiente marino. È pertanto auspicabile che le sue disposizioni siano attuate nel più breve tempo possibile.
(4)
La pesca in mare è una delle professioni più pericolose, per cui formazione e qualifiche adeguate sono uno strumento essenziale per ridurre il numero di incidenti. L'imbarco dell'equipaggio a bordo di pescherecci battenti bandiera degli Stati membri non dovrebbe in alcun caso pregiudicare la sicurezza marittima.
(5)
Nell'ambito degli accordi di partenariato con paesi terzi per una pesca sostenibile («accordi»), è importante che l'equipaggio a bordo dei pescherecci battenti bandiera di uno Stato membro possieda qualifiche professionali adeguate, comprovate da certificati riconosciuti dallo Stato di bandiera, in modo da rendere possibili le assunzioni alle condizioni stabilite negli accordi. Nell'applicare la convenzione, gli Stati membri dovrebbero impegnarsi al massimo per evitare conflitti tra diritto internazionale e diritto dell'Unione, compresi possibili effetti negativi sulla conclusione e sull'attuazione degli accordi. I paesi terzi interessati dovrebbero inoltre essere incoraggiati ad aderire alla convenzione.
(6)
Il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione promuovono la sicurezza in mare e la sicurezza sul luogo di lavoro, nonché il miglioramento delle qualifiche professionali dell'equipaggio a bordo dei pescherecci. L'Unione sostiene finanziariamente la formazione nel settore della pesca attraverso il Fondo europeo per la pesca e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca.
(7)
La regola 7 del capo I dell'allegato della convenzione rientra nella competenza esclusiva dell'Unione per quanto concerne le norme dell'Unione sul riconoscimento delle qualifiche professionali possedute da talune categorie di equipaggi dei pescherecci e incide sulle norme del trattato e sul diritto derivato dell'Unione, in particolare sulla direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (2), nella misura in cui siano interessati cittadini dell'Unione che possiedono i pertinenti certificati rilasciati da uno Stato membro o da un paese terzo.
(8)
L'Unione non può aderire alla convenzione in quanto solo gli Stati possono aderirvi.
(9)
Alcuni Stati membri non hanno ancora aderito alla convenzione, mentre altri lo hanno già fatto. Si invitano gli Stati membri che abbiano pescherecci battenti la loro bandiera, nei cui porti approdino navi da pesca marittima che rientrano nell'ambito di applicazione della convenzione o in cui si trovino istituti di formazione per gli equipaggi dei pescherecci, ad aderire alla convenzione se ancora non lo hanno fatto.
(10)
Finché tutti gli Stati membri che hanno pescherecci battenti la loro bandiera, nei cui porti approdino navi da pesca marittima che rientrano nell'ambito di applicazione della convenzione o istituti di formazione per gli equipaggi dei pescherecci, non abbiano aderito alla convenzione, ciascuno Stato membro parte della convenzione dovrebbe applicare la flessibilità prevista nella convenzione stessa per garantire la compatibilità giuridica con il diritto dell'Unione, in particolare le disposizioni della regola 10 del capo I dell'allegato della convenzione relativa alle equivalenze, al fine di allineare l'applicazione della convenzione alla direttiva 2005/36/CE.
(11)
Nel riconoscere, conformemente alla direttiva 2005/36/CE, le qualifiche professionali dei lavoratori migranti provenienti da Stati membri che non sono parti della convenzione, ciascuno Stato membro parte della convenzione dovrebbe garantire che le qualifiche professionali dei lavoratori interessati siano state valutate e siano risultate conformi agli standard minimi stabiliti dalla convenzione.
(12)
A norma dell'articolo 2, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il Consiglio dovrebbe pertanto autorizzare gli Stati membri ad aderire alla convenzione, nell'interesse dell'Unione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Gli Stati membri sono autorizzati ad aderire alla convenzione internazionale sulle norme relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti ed alla guardia dell'Organizzazione marittima internazionale, adottata il 7 luglio 1995, per le parti di competenza dell'Unione.
Nel riferire al segretario generale dell'IMO ai sensi dell'articolo 4 della convenzione, gli Stati membri, se del caso, facendo riferimento alla regola 10 del capo I dell'allegato della convenzione, forniscono informazioni sulle pertinenti disposizioni nazionali relative al riconoscimento dei certificati di competenza degli equipaggi a bordo dei pescherecci coperti dalla convenzione, tenendo conto degli obblighi derivanti dal pertinente diritto dell'Unione relativo al riconoscimento delle qualifiche.
Articolo 2
Gli Stati membri che hanno pescherecci battenti la loro bandiera, nei cui porti approdano navi da pesca marittima che rientrano nell'ambito di applicazione della convenzione, o in cui si trovano istituti di formazione per gli equipaggi dei pescherecci, e che ancora non hanno aderito alla convenzione, si impegnano ad adottare le misure necessarie per depositare presso il segretario generale dell'IMO il loro strumento di adesione alla convenzione entro un termine ragionevole e, se possibile, entro il 23 maggio 2017. Entro il 23 maggio 2018 la Commissione presenta al Consiglio una relazione in cui esamina lo stato di avanzamento della procedura di adesione.
Articolo 3
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Bruxelles, il 18 maggio 2015
Per il Consiglio
Il presidente
M. SEILE
(1) Non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale.
(2) Direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali (GU L 255 del 30.9.2005, pag. 22).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Rendere la pesca in mare una professione sicura
SINTESI
CHE COSA FA LA DECISIONE?
Autorizza i paesi dell’Unione europea (UE) ad aderire alla convenzione internazionale sulle norme relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti ed alla guardia del 1995, entrata in vigore nel 2012.
PUNTI CHIAVE
La convenzione dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO) stabilisce norme minime relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti ed alla guardia.
I paesi ammissibili dell’UE che ancora non hanno aderito alla convenzione dovrebbero farlo «entro un termine ragionevole», se possibile entro il 23 maggio 2017.
—
Solo i paesi dell’UE in cui vi sono flotte di pescherecci (di lunghezza generalmente superiore ai 24 metri), nei cui porti approdano questo tipo di imbarcazioni, o dove si trovano istituti di formazione per lavoratori marittimi sono vincolati da questo requisito.
—
La convenzione dà poteri all’IMO per controllare le azioni dei governi e i paesi dell’UE devono presentare informazioni relativamente alla loro ottemperanza, in particolare in relazione al riconoscimento dei certificati di competenza dei lavoratori marittimi.
—
Entro il 23 maggio 2018 la Commissione europea presenterà al Consiglio una relazione sui progressi che i paesi dell’Unione europea stanno compiendo verso l’adesione.
—
I paesi dell’UE dovrebbero fare il possibile per garantire la compatibilità tra la convenzione e la normativa dell’UE.
—
I paesi terzi dovrebbero essere incoraggiati ad aderire alla convenzione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
La decisione è entrata in vigore il 26 maggio 2015.
CONTESTO
Poiché la pesca in mare è una delle professioni più pericolose, la formazione e le qualifiche adeguate sono essenziali per ridurre il numero di incidenti.
La convenzione è stata la prima a stabilire i requisiti di base in materia di formazione, rilascio dei brevetti e guardia per gli equipaggi dei pescherecci a livello internazionale. In precedenza, le norme erano stabilite dai singoli governi, spesso senza alcun riferimento a pratiche di altri paesi, portando a un’ampia varietà di norme e procedure.
La convenzione è attualmente in fase di revisione con l’obiettivo di modernizzare la regolamentazione, riflettendo l’attuale situazione del settore della pesca e promuovendo l’adesione di altri paesi. La revisione dovrebbe anche allineare la struttura della convenzione a quella della convenzione internazionale preesistente sulle norme relative alla formazione della gente di mare, al rilascio dei brevetti e alla guardia.
—
Istruzione e formazione dei marittimi
ATTO
Decisione (UE) 2015/799 del Consiglio, del 18 maggio 2015, che autorizza gli Stati membri ad aderire, nell’interesse dell’Unione europea, alla convenzione internazionale dell’Organizzazione marittima internazionale sulle norme relative alla formazione degli equipaggi dei pescherecci, al rilascio dei brevetti ed alla guardia (GU L 127 del 22.5.2015, pagg. 20-21) |
Cooperazione rafforzata in materia di regimi patrimoniali tra coniugi e unioni registrate
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
I due regolamenti determinano le regole applicabili agli effetti patrimoniali di coppie sposate o partner registrati in cui le coppie hanno nazionalità diverse dell’UE o in cui le coppie possiedono proprietà in un altro paese dell’UE.
Essi delineano le regole riviste, concordate da 18 paesi dell’UE, sulla competenza, le leggi che dovrebbero essere applicate e il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni sui regimi patrimoniali dei coniugi* o sulle conseguenze patrimoniali* di una unione registrata* che si verificano quando i matrimoni o le unioni registrate si sciolgono, o quando un partner muore.
PUNTI CHIAVE
I 18 paesi dell’UE che partecipano alla cooperazione rafforzata sono Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica ceca, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia e Svezia, come autorizzato dalla decisione del Consiglio (UE) 2016/954. Gli altri stati sono liberi di aderire in qualsiasi momento dopo l’adozione del regolamento. A tale riguardo, l’Estonia ha annunciato il suo interesse e che prenderà in considerazione la possibilità di prendere parte alla cooperazione dopo la sua adozione.
Ambito di applicazione
Le questioni relative alla capacità giuridica generale dei coniugi, al riconoscimento o alla validità di un matrimonio, agli obblighi di mantenimento e all’eredità non sono trattate. I regolamenti non modificano le leggi nazionali sul matrimonio o le unioni registrate e stabiliscono che la legge applicabile si applica a tutti i beni indipendentemente dal luogo in cui si trovano tali beni e sarà applicata indipendentemente dal fatto che sia o meno la legge di un paese dell’UE.
Competenza giurisdizionale
I regolamenti mirano a consentire ai cittadini di far gestire i loro casi da tribunali dello stesso paese dell’UE. I coniugi e i partner possono accordarsi sulle leggi di quale paese siano applicabili ai beni relativi al matrimonio o all’unione registrata, scegliendo tra:il paese in cui uno o entrambi hanno la loro «residenza abituale»; il paese di cittadinanza di uno dei coniugi o partner; il paese sotto la cui legislazione l’unione registrata è stata creata. Qualora la coppia non compia tale scelta, la giurisdizione sarà decisa nel caso di una proprietà matrimoniale sulla base di (nell’ordine):il paese in cui i componenti della coppia abbiano entrambi vissuto dopo la fine del matrimonio; o la cittadinanza comune della coppia alla fine del matrimonio; o il paese con cui la coppia ha il collegamento più stretto al momento del matrimonio. Se il matrimonio non è riconosciuto dalla legge nazionale ai fini del patrimonio matrimoniale, il tribunale può rifiutare la giurisdizione, e allo stesso modo lo può fare per l’unione registrata. Il regolamento non impedisce alle parti di accordarsi amichevolmente in via extragiudiziale, ad esempio dinanzi a un notaio, in un paese dell’UE di loro scelta.
Il regolamento sull’unione registrata espone le questioni relative alle conseguenze patrimoniali delle unioni registrate, in particolare la liquidazione dei beni e gli effetti delle conseguenze patrimoniali dell’unione registrata su un rapporto giuridico tra un partner e terze parti.
Riconoscimento ed esecuzione delle decisioni
I regolamenti contengono norme relative al riconoscimento, all’esecutività e all’esecuzione di decisioni analoghe a quelle di altre norme dell’UE in materia di cooperazione giudiziaria in materia civile. I motivi di non riconoscimento di una decisione includono circostanze in cui tale riconoscimento è manifestamente contrario all’ordine pubblico nel paese dell’UE in cui viene richiesto il riconoscimento.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO I REGOLAMENTI?
Fatta eccezione per alcune questioni amministrative preparatorie, i regolamenti si applicano a partire dal 29 gennaio 2019.
TERMINI CHIAVE
Regime patrimoniale dei coniugi: norme relative ai rapporti patrimoniali tra coniugi e nei loro rapporti con terzi, in seguito al matrimonio o alla sua rottura.
Unione registrata: il regime che disciplina la vita in comune di due persone come previsto dalla legge, la cui registrazione è obbligatoria ai sensi di tale legge e che adempie alle formalità giuridiche richieste da tale legge per la sua creazione.
Conseguenze patrimoniali di un’unione registrata: norme relative ai rapporti patrimoniali dei partner, tra loro e nei loro rapporti con terzi, come conseguenza del rapporto giuridico creato dalla registrazione dell’unione o dalla sua rottura.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2016/1103 del Consiglio del 24 giugno 2016 che attua la cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell’esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali tra coniugi (GU L 183 dell’8.7.2016, pag. 1).
Le modifiche successive al regolamento (UE) n. 2016/1103 sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale
Regolamento (UE) 2016/1104 del Consiglio del 24 giugno 2016 che attua la cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell’esecuzione delle decisioni in materia di effetti patrimoniali delle unioni registrate (GU L 183 dell’8.7.2016, pag. 30).
Si veda la versione consolidata.
DOCUMENTO CORRELATO
Decisione (UE) 2016/954 del Consiglio del 9 giugno 2016 che autorizza una cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell’esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali delle coppie internazionali, con riferimento ai regimi patrimoniali tra coniugi e agli effetti patrimoniali delle unioni registrate (GU L 159 del 16.6.2016, pag. 16). | REGOLAMENTO (UE) 2016/1103 DEL CONSIGLIO
del 24 giugno 2016
che attua la cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali tra coniugi
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 81, paragrafo 3,
vista la decisione (UE) 2016/954 del Consiglio, del 9 giugno 2016, che autorizza una cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali delle coppie internazionali, con riferimento ai regimi patrimoniali tra coniugi e agli effetti patrimoniali delle unioni registrate (1),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Parlamento europeo (2),
deliberando secondo una procedura legislativa speciale,
considerando quanto segue:
(1)
L'Unione si è prefissa l'obiettivo di conservare e sviluppare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone. Al fine di un'istituzione graduale di tale spazio, l'Unione deve adottare misure nel settore della cooperazione giudiziaria nelle materie civili con implicazioni transnazionali, in particolare se necessario al buon funzionamento del mercato interno.
(2)
A norma dell'articolo 81, paragrafo 2, lettera c), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), tali misure possono includere misure volte ad assicurare la compatibilità delle regole applicabili negli Stati membri ai conflitti di leggi e di giurisdizione.
(3)
Il Consiglio europeo di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999 ha sostenuto il principio del reciproco riconoscimento delle sentenze e altre decisioni delle autorità giudiziarie quale pietra angolare della cooperazione giudiziaria in materia civile, invitando il Consiglio e la Commissione ad adottare un programma di misure per l'attuazione di tale principio.
(4)
Il 30 novembre 2000 è stato adottato un programma di misure relative all'attuazione del principio del riconoscimento reciproco delle decisioni in materia civile e commerciale (3), comune alla Commissione e al Consiglio. Tale programma ravvisa nelle misure relative all'armonizzazione delle norme sul conflitto di leggi misure che facilitano il reciproco riconoscimento delle decisioni e prevede l'elaborazione di uno strumento in materia di regime patrimoniale tra coniugi.
(5)
Il Consiglio europeo riunitosi a Bruxelles il 4 e 5 novembre 2004 ha adottato un nuovo programma denominato «Programma dell'Aia: rafforzamento della libertà, della sicurezza e della giustizia nell'Unione europea» (4). In questo programma il Consiglio invitava la Commissione a presentare un libro verde sul conflitto di leggi in materia di regime patrimoniale fra coniugi, compreso il problema della competenza giurisdizionale e del riconoscimento reciproco, sottolineando la necessità di mettere a punto uno strumento in questo settore.
(6)
Il 17 luglio 2006 la Commissione ha adottato il libro verde sul conflitto di leggi in materia di regime patrimoniale dei coniugi, compreso il problema della competenza giurisdizionale e del riconoscimento reciproco. Questo libro verde ha dato inizio ad una vasta consultazione sulle difficoltà che incontrano le coppie in un contesto europeo al momento della divisione del patrimonio comune e sugli strumenti giuridici per porvi rimedio.
(7)
Nella riunione tenutasi a Bruxelles il 10 e l'11 dicembre 2009, il Consiglio europeo ha adottato un nuovo programma pluriennale denominato «Programma di Stoccolma — Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini» (5). In tale programma il Consiglio europeo ha espresso l'opportunità di estendere il riconoscimento reciproco a materie non ancora contemplate che tuttavia rivestono un ruolo centrale nella vita di tutti i giorni, quale il regime patrimoniale tra coniugi, tenendo conto nel contempo degli ordinamenti giuridici degli Stati membri, compreso l'ordine pubblico, e delle tradizioni nazionali in questo settore.
(8)
Nella «Relazione 2010 sulla cittadinanza dell'Unione — Eliminare gli ostacoli all'esercizio dei diritti dei cittadini dell'Unione», adottata il 27 ottobre 2010, la Commissione ha annunciato l'intenzione di adottare una proposta di strumento legislativo volto ad eliminare gli ostacoli alla libera circolazione delle persone, in particolare le difficoltà incontrate dalle coppie nella gestione o nella divisione dei loro beni.
(9)
Il 16 marzo 2011, la Commissione ha adottato una proposta di regolamento del Consiglio relativa alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali tra coniugi, e una proposta di regolamento del Consiglio relativa alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia di effetti patrimoniali delle unioni registrate.
(10)
Nella riunione del 3 dicembre 2015 il Consiglio ha concluso che non sarebbe stato possibile raggiungere l'unanimità per l'adozione delle due proposte di regolamento riguardanti, rispettivamente, i regimi patrimoniali tra coniugi e gli effetti patrimoniali delle unioni registrate e che quindi gli obiettivi della cooperazione in questo settore non potevano essere conseguiti entro un termine ragionevole dall'Unione nel suo insieme.
(11)
Dal dicembre 2015 al febbraio 2016, Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia e Svezia hanno trasmesso una richiesta alla Commissione manifestando l'intenzione di instaurare tra loro una cooperazione rafforzata in materia di regimi patrimoniali delle coppie internazionali, in particolare per quanto riguarda la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali tra coniugi e la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia di effetti patrimoniali delle unioni registrate, e chiedendo alla Commissione di presentare al Consiglio una proposta a tal fine. Con lettera indirizzata alla Commissione nel marzo 2016, Cipro ha indicato la propria intenzione di partecipare all'instaurazione della cooperazione rafforzata; Cipro ha reiterato tale intezione durante i lavori del Consiglio.
(12)
Il 9 giugno 2016 il Consiglio ha adottato la decisione (UE) 2016/954 che autorizza tale cooperazione rafforzata.
(13)
Ai sensi dell'articolo 328, paragrafo 1, TFUE, al momento della loro instaurazione le cooperazioni rafforzate sono aperte a tutti gli Stati membri, fatto salvo il rispetto delle eventuali condizioni di partecipazione stabilite dalla decisione di autorizzazione. La partecipazione alle cooperazioni rafforzate resta inoltre possibile in qualsiasi altro momento, fatto salvo il rispetto, oltre che delle condizioni summenzionate, degli atti già adottati in tale ambito. La Commissione e gli Stati membri che partecipano a una cooperazione rafforzata si dovrebbero adoperare per promuovere la partecipazione del maggior numero possibile di Stati membri. Il presente regolamento dovrebbe essere obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile soltanto negli Stati membri che partecipano alla copperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali delle coppie internazionali, con riferimento ai regimi patrimoniali tra coniugi e agli effetti patrimoniali delle unioni registrate, ai sensi della decisione (UE) 2016/954, oppure ai sensi di una decisione adottata a norma dell'articolo 331, paragrafo 1, secondo o terzo comma, TFUE.
(14)
In conformità all'articolo 81TFUE, il presente regolamento dovrebbe applicarsi nel contesto di regimi patrimoniali tra coniugi con implicazioni transfrontaliere.
(15)
Al fine di garantire alle coppie sposate la certezza del diritto quanto ai loro beni e una certa prevedibilità è opportuno riunire in un solo strumento tutte le norme applicabili ai regimi patrimoniali tra coniugi.
(16)
Per conseguire tali obiettivi è opportuno che il presente regolamento raggruppi le disposizioni relative alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento o, secondo il caso, all'accettazione, all'esecutività e all'esecuzione di decisioni, atti pubblici e transazioni giudiziarie.
(17)
Il presente regolamento non riguarda la nozione di «matrimonio», che è definita dal diritto interno degli Stati membri.
(18)
È opportuno che l'ambito di applicazione del presente regolamento comprenda tutti gli aspetti di diritto civile dei regimi patrimoniali tra coniugi, riguardanti tanto la gestione quotidiana dei beni dei coniugi quanto la liquidazione del regime patrimoniale, in particolare in seguito a separazione personale o morte di un coniuge. Ai fini del presente regolamento, il termine «regime patrimoniale tra coniugi» deve essere interpretato autonomamente e dovrebbe comprendere non soltanto le norme alle quali i coniugi non possono derogare ma anche le norme facoltative eventualmente concordate dai coniugi in conformità alla legge applicabile, nonché le eventuali norme dispositive della legge applicabile. Esso comprende non soltanto il regime dei beni specificamente ed esclusivamente contemplato da determinate legislazioni nazionali in caso di matrimonio, ma anche tutti i rapporti patrimoniali, tra i coniugi e rispetto ai terzi, che derivano direttamente dal vincolo coniugale o dallo scioglimento di questo.
(19)
A fini di chiarezza, diverse questioni che si potrebbero ritenere legate al regime patrimoniale tra coniugi dovrebbero essere esplicitamente escluse dall'ambito di applicazione del presente regolamento.
(20)
Pertanto, il presente regolamento non si dovrebbe applicare a questioni relative alla capacità giuridica generale dei coniugi; tale esclusione non dovrebbe tuttavia riguardare gli specifici poteri e diritti di uno o di entrambi i coniugi con riguardo ai beni, sia tra di essi che rispetto ai terzi, dato che tali poteri e diritti dovrebbero rientrare nell'ambito di applicazione del presente regolamento.
(21)
Il presente regolamento non si dovrebbe applicare ad altre questioni preliminari quali l'esistenza, la validità o il riconoscimento di un matrimonio, che continuano a essere disciplinate dal diritto nazionale degli Stati membri, comprese le loro norme di diritto internazionale privato.
(22)
Dato che le obbligazioni alimentari tra coniugi sono disciplinate dal regolamento (CE) n. 4/2009 del Consiglio (6), esse dovrebbero essere escluse dall'ambito di applicazione del presente regolamento, al pari delle questioni relative alla successione a causa di morte di un coniuge, poiché sono disciplinate dal regolamento (UE) n. 650/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
(23)
Le questioni relative ai diritti di trasferimento o adeguamento tra coniugi dei diritti alla pensione di anzianità o di invalidità, indipendentemente dalla loro natura, che sono maturati durante il matrimonio e che non hanno generato reddito da pensione nel corso dello stesso dovrebbero essere escluse dall'ambito di applicazione del presente regolamento, tenuto conto dei regimi specifici esistenti negli Stati membri. Tuttavia, questa eccezione dovrebbe essere interpretata in modo restrittivo. Il presente regolamento dovrebbe dunque disciplinare in particolare le questioni della classificazione delle attività pensionistiche, degli importi già versati a un coniuge nel corso del matrimonio e dell'eventuale compensazione concessa in caso di pensione costituita con beni comuni.
(24)
Il presente regolamento dovrebbe consentire la creazione o il trasferimento derivante dal regime patrimoniale tra coniugi di un diritto su un bene immobile o mobile secondo la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi. Non dovrebbe tuttavia incidere sul numero limitato (numerus clausus) dei diritti reali conosciuti nel diritto nazionale di taluni Stati membri. Uno Stato membro non dovrebbe essere tenuto a riconoscere un diritto reale su un bene situato sul suo territorio se il diritto reale in questione non è contemplato dalla sua legge nazionale.
(25)
Per consentire tuttavia ai coniugi di godere in un altro Stato membro dei diritti che sono stati creati o trasferiti loro per effetto del regime patrimoniale tra coniugi, il presente regolamento dovrebbe prevedere l'adattamento di un diritto reale non riconosciuto al diritto reale equivalente più vicino previsto dalla legge di tale altro Stato membro. Nel procedere all'adattamento occorre tener conto degli obiettivi e degli interessi perseguiti dal diritto reale in questione nonché dei suoi effetti. Ai fini della determinazione del diritto nazionale equivalente più vicino, le autorità o le persone competenti dello Stato la cui legge si applica al regime patrimoniale tra coniugi possono essere contattate per ulteriori informazioni sulla natura e sugli effetti del diritto. A tale scopo, si potrebbero utilizzare le reti esistenti nel settore della cooperazione giudiziaria in materia civile e commerciale nonché qualsiasi altro mezzo disponibile che agevoli la comprensione di una legge straniera.
(26)
L'adattamento di diritti reali non riconosciuti come esplicitamente previsto dal presente regolamento non dovrebbe precludere altre forme di adattamento nel contesto dell'applicazione del presente regolamento.
(27)
I requisiti relativi all'iscrizione in un registro di un diritto su beni immobili o mobili dovrebbero essere esclusi dall'ambito di applicazione del presente regolamento. Spetterebbe pertanto alla legge dello Stato membro in cui è tenuto il registro determinare (per i beni immobili, la lex rei sitae) le condizioni legali e le modalità dell'iscrizione nonché le autorità incaricate, come registri fondiari o notai, di verificare che tutti i requisiti siano rispettati e che la documentazione presentata o prodotta sia sufficiente o contenga le informazioni necessarie. In particolare, le autorità possono verificare che il diritto di un coniuge sui beni di cui al documento presentato per la registrazione sia un diritto iscritto in quanto tale nel registro o sia altrimenti dimostrato in conformità alla legge dello Stato membro in cui è tenuto il registro. Per evitare la duplicazione dei documenti, le autorità preposte alla registrazione dovrebbero accettare i documenti redatti dalle autorità competenti di un altro Stato membro la cui circolazione è prevista dal presente regolamento. Ciò non dovrebbe tuttavia precludere alle autorità preposte alla registrazione la facoltà di chiedere alla persona che sollecita la registrazione di fornire ulteriori informazioni o di presentare documenti aggiuntivi richiesti in virtù della legge dello Stato membro in cui è tenuto il registro, per esempio informazioni o documenti relativi ai pagamenti fiscali. L'autorità competente può indicare alla persona che chiede la registrazione le modalità per fornire le informazioni o i documenti mancanti.
(28)
Gli effetti dell'iscrizione di un diritto nel registro dovrebbero altresì essere esclusi dall'ambito di applicazione del presente regolamento. Dovrebbe pertanto essere la legge dello Stato membro in cui è tenuto il registro a determinare se l'iscrizione ha, per esempio, un effetto dichiarativo o costitutivo. Ove, per esempio, l'acquisizione di un diritto su un bene immobile debba essere iscritta in un registro a norma della legge dello Stato membro in cui è tenuto il registro al fine di assicurare l'efficacia erga omnes dei registri o di tutelare le transazioni giuridiche, il momento di detta acquisizione dovrebbe essere disciplinato dalla legge di tale Stato membro.
(29)
Il presente regolamento dovrebbe rispettare i diversi sistemi che trattano questioni relative al regime patrimoniale tra coniugi applicati negli Stati membri. Ai fini del presente regolamento, al termine «autorità giurisdizionale» occorrerebbe pertanto attribuire un significato ampio, che comprenda non solo le autorità giurisdizionali strictu sensu che esercitano funzioni giudiziarie, ma anche, ad esempio, i notai di alcuni Stati membri che, in taluni casi riguardanti il regime patrimoniale tra coniugi, esercitano funzioni giudiziarie come le autorità giurisdizionali, nonché i notai e i professionisti legali che, in alcuni Stati membri, esercitano funzioni giudiziarie in un dato caso legato al regime patrimoniale tra coniugi per delega di competenza di un'autorità giurisdizionale. Tutte le autorità giurisdizionali quali definite nel presente regolamento dovrebbero essere soggette alle norme di competenza contenute nel regolamento stesso. Per contro, il termine «autorità giurisdizionale» non dovrebbe comprendere le autorità non giudiziarie degli Stati membri abilitate dalla legge nazionale a trattare questioni relative al regime patrimoniale tra coniugi, come i notai della maggior parte degli Stati membri, qualora, come accade generalmente, non esercitino funzioni giudiziarie.
(30)
Il presente regolamento dovrebbe consentire a tutti i notai competenti in materia di regime patrimoniale tra coniugi negli Stati membri di esercitare tale competenza. I notai di un determinato Stato membro sono vincolati o meno dalle norme di competenza previste dal presente regolamento a seconda che rientrino o meno nella definizione di «autorità giurisdizionale» ai fini del regolamento stesso.
(31)
Gli atti rilasciati dai notai in materia di regime patrimoniale tra coniugi negli Stati membri dovrebbero circolare a norma del presente regolamento. Quando esercitano funzioni giudiziarie, i notai dovrebbero essere vincolati dalle norme di competenza fissate dal presente regolamento, e le decisioni da essi assunte dovrebbero circolare conformemente alle disposizioni del presente regolamento relative al riconoscimento, all'esecutività e all'esecuzione delle decisioni. Quando non esercitano funzioni giudiziarie, i notai non dovrebbero essere vincolati da tali norme di competenza e gli atti pubblici da essi rilasciati dovrebbero circolare conformemente alle disposizioni del presente regolamento relative agli atti pubblici.
(32)
Per tener conto della crescente mobilità delle coppie durante la vita matrimoniale e favorire una buona amministrazione della giustizia, le norme sulla competenza di cui al presente regolamento dovrebbero fare in modo che i cittadini possano proporre le varie domande correlate alle autorità giurisdizionali di uno stesso Stato membro. A tal fine, il regolamento dovrebbe cercare di concentrare la competenza giurisdizionale sul regime patrimoniale tra coniugi nello Stato membro delle autorità giurisdizionali chiamate a pronunciarsi sulla successione di un coniuge a norma del regolamento (UE) n. 650/2012 o sul divorzio, sulla separazione personale o sull'annullamento del matrimonio a norma del regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio (8).
(33)
Il presente regolamento dovrebbe prevedere che qualora il procedimento relativo alla successione di un coniuge sia pendente dinanzi all'autorità giurisdizionale di uno Stato membro adita ai sensi del regolamento (UE) n. 650/2012, le autorità giurisdizionali di tale Stato membro siano competenti a decidere sulle questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi derivanti dal collegamento con la successione in questione.
(34)
Analogamente, le questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi correlate al procedimento pendente dinanzi all'autorità giurisdizionale di uno Stato membro investita di una domanda di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio ai sensi del regolamento (CE) n. 2201/2003 dovrebbero essere trattate dalle autorità giurisdizionali di tale Stato membro, salvo che la competenza a decidere sul divorzio, sulla separazione personale o sull'annullamento del matrimonio possa basarsi soltanto su criteri di competenza specifici. In tali casi, la concentrazione di competenza non dovrebbe essere consentita senza l'accordo dei coniugi.
(35)
Qualora le questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi non siano correlate al procedimento pendente dinanzi all'autorità giurisdizionale di uno Stato membro concernente la successione di un coniuge oppure il divorzio, la separazione personale o l'annullamento del matrimonio, il presente regolamento dovrebbe prevedere una serie di criteri di collegamento successivi ai fini della determinazione della competenza, a partire dalla residenza abituale dei coniugi nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale. Tali criteri di collegamento sono stabiliti in considerazione della crescente mobilità dei cittadini e al fine di garantire un criterio di collegamento oggettivo tra i coniugi e lo Stato membro nel quale è esercitata la competenza.
(36)
Al fine di accrescere la certezza del diritto, la prevedibilità e l'autonomia delle parti, il presente regolamento dovrebbe consentire alle parti, in determinate circostanze, di concludere un accordo relativo all'elezione del foro a favore delle autorità giurisdizionali dello Stato membro della legge applicabile o dell'autorità giurisdizionale dello Stato membro di celebrazione del matrimonio.
(37)
Ai fini del presente regolamento e allo scopo di coprire tutte le situazioni possibili, lo Stato membro di conslusione del matrimonio dovrebbe essere lo Stato membro di fronte alle cui autorità il matrimonio è concluso.
(38)
Le autorità giurisdizionali di uno Stato membro possono ritenere che ai sensi del diritto internazionale privato vigente in detto Stato il matrimonio in questione non è riconosciuto ai fini del procedimento in materia di regime patrimoniale tra coniugi. In tali situazioni, potrebbe rivelarsi necessaria, in via eccezionale, una dichiarazione di incompetenza ai sensi del presente regolamento. Le autorità giurisdizionali agiscono rapidamente e alle parti dovrebbe essere data la possibilità di agire in qualsiasi altro Stato membro competente in base ad un criterio di collegamento, indipendentemente dall'ordine di tali criteri di competenza, nel rispetto dell'autonomia delle parti. Anche per l'autorità giurisdizionale adita in seguito ad una dichiarazione d'incompetenza, diversa dalle autorità giurisdizionali dello Stato membro di conclusione del matrimonio, può rivelarsi necessaria, in via eccezionale, una dichiarazione di incompetenza alle stesse condizioni. La combinazione delle varie norme di competenza dovrebbe tuttavia garantire che le parti abbiano tutte le possibilità di adire le autorità giurisdizionali di uno Stato membro che accettino la competenza per dare effetto al loro regime patrimoniale tra coniugi.
(39)
Il presente regolamento non dovrebbe impedire alle parti di regolare la controversia in materia di regime patrimoniale tra coniugi amichevolmente in sede stragiudiziale, per esempio davanti a un notaio, in uno Stato membro di loro scelta ove ciò sia ammesso dalla legge di tale Stato membro. Questo dovrebbe valere anche qualora la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi non sia la legge di tale Stato membro.
(40)
Per far sì che le autorità giurisdizionali di tutti gli Stati membri possano, in base agli stessi criteri, esercitare la competenza in ordine al regime patrimoniale tra coniugi, il presente regolamento dovrebbe indicare in modo esaustivo i criteri in base ai quali è possibile esercitare la competenza sussidiaria.
(41)
Al fine di porre rimedio in particolare a situazioni di diniego di giustizia, è opportuno prevedere nel presente regolamento un forum necessitatis che, in casi eccezionali, consenta all'autorità giurisdizionale di uno Stato membro di decidere su un regime patrimoniale tra coniugi che abbia uno stretto collegamento con uno Stato terzo. Un tale caso eccezionale potrebbe presentarsi qualora un procedimento si riveli impossibile nello Stato terzo interessato, per esempio a causa di una guerra civile o qualora non ci si possa ragionevolmente aspettare che il coniuge intenti o prosegua un procedimento in tale Stato. La competenza fondata sul forum necessitatis dovrebbe tuttavia essere esercitata soltanto se la causa presenta un collegamento sufficiente con lo Stato membro dell'autorità giurisdizionale adita.
(42)
Nell'interesse del funzionamento armonioso della giustizia, dovrebbero essere evitate decisioni tra loro incompatibili in Stati membri diversi. A tal fine è opportuno che il presente regolamento contempli norme generali di procedura simili a quelle di altri strumenti dell'Unione nel settore della cooperazione giudiziaria in materia civile. Una di queste norme di procedura è la norma sulla litispendenza che interviene qualora per la stessa causa relativa al regime patrimoniale tra coniugi siano adite autorità giurisdizionali diverse in Stati membri diversi. Tale norma determinerà quale autorità giurisdizionale debba occuparsi della causa relativa al regime patrimoniale tra coniugi.
(43)
Affinché i cittadini possano beneficiare, nel rispetto della certezza del diritto, dei vantaggi offerti dal mercato interno, è necessario che il presente regolamento consenta ai coniugi di conoscere in anticipo la legge applicabile al loro regime patrimoniale. Occorre pertanto introdurre norme armonizzate sul conflitto di leggi per evitare risultati contraddittori. La regola principale dovrebbe garantire che il regime patrimoniale tra coniugi sia regolato da una legge prevedibile con la quale presenta collegamenti stretti. Ai fini della certezza del diritto e onde evitare la frammentazione del regime patrimoniale tra coniugi, la legge applicabile a quest'ultimo dovrebbe regolare l'intero regime, ossia tutti i beni oggetto del regime, indipendentemente dalla loro natura o dal fatto che siano situati in un altro Stato membro o in uno Stato terzo.
(44)
La legge determinata dal presente regolamento dovrebbe applicarsi anche ove non sia quella di uno Stato membro.
(45)
Per agevolare ai coniugi la gestione dei beni, il presente regolamento dovrebbe autorizzarli a scegliere la legge applicabile al loro regime patrimoniale, indipendentemente dalla natura o dall'ubicazione dei beni, tra le leggi che presentano uno stretto collegamento con i coniugi in ragione della residenza abituale o della cittadinanza dei medesimi. Sarà possibile operare tale scelta in qualsiasi momento: prima del matrimonio, all'atto della conclusione del matrimonio o nel corso del matrimonio.
(46)
Al fine di garantire la certezza del diritto in ordine ai negozi giuridici e impedire che sia modificata la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi senza che i coniugi ne siano a conoscenza, non dovrebbe esservi alcuna modifica di tale legge senza manifestazione espressa della volontà delle parti. Il cambiamento deciso dai coniugi non dovrebbe avere efficacia retroattiva, salvo che i coniugi l'abbiano espressamente stipulato. In ogni caso, non può pregiudicare i diritti dei terzi.
(47)
È opportuno definire norme sulla validità sostanziale e formale di un accordo sulla scelta della legge applicabile, in modo che la scelta informata dei coniugi sia facilitata e che il loro consenso sia rispettato con l'obiettivo di garantire la certezza del diritto e un migliore accesso alla giustizia. Per quanto riguarda la validità formale, dovrebbero essere introdotte talune garanzie per assicurare che i coniugi siano consapevoli delle conseguenze della loro scelta. Come minimo l'accordo sulla scelta della legge applicabile dovrebbe essere redatto per iscritto, datato e firmato da entrambe le parti. Tuttavia, se la legge dello Stato membro in cui entrambi i coniugi hanno la residenza abituale nel momento in cui è concluso l'accordo prevede requisiti di forma supplementari, questi ultimi dovrebbero essere rispettati. Se, nel momento in cui è concluso l'accordo, la residenza abituale dei coniugi si trova in Stati membri diversi che prevedono requisiti di forma differenti, dovrebbe essere sufficiente che siano soddisfatti i requisiti di forma di uno dei due Stati. Se, nel momento in cui è concluso l'accordo, uno solo dei due coniugi ha la residenza abituale in uno Stato membro che prevede requisiti di forma supplementari, questi ultimi dovrebbero essere rispettati.
(48)
Una convenzione matrimoniale è un tipo di disposizione patrimoniale tra coniugi la cui ammissibilità e accettazione variano nei diversi Stati membri. Al fine di agevolare l'accettazione negli Stati membri dei diritti patrimoniali dei coniugi acquisiti per effetto di una convenzione matrimoniale, si dovrebbero definire norme sulla validità formale di una convenzione matrimoniale. Come minimo la convenzione dovrebbe essere redatta per iscritto, datata e firmata da entrambe le parti. Tuttavia, la convenzione dovrebbe anche soddisfare gli ulteriori requisiti di validità formali previsti dalla legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi ai sensi del regolamento e della legge dello Stato membro in cui i coniugi hanno la residenza abituale. Il presente regolamento dovrebbe anche determinare la legge che disciplina la validità sostanziale di tale convenzione.
(49)
In mancanza di scelta della legge applicabile, onde conciliare la prevedibilità e l'esigenza di certezza del diritto con le circostanze della vita reale di una coppia, il presente regolamento dovrebbe introdurre norme sul conflitto di leggi armonizzate basate su una serie di criteri di collegamento successivi che permettano di designare la legge applicabile all'insieme dei beni dei coniugi. Il primo criterio dovrebbe essere la prima residenza abituale comune dei coniugi poco dopo il matrimonio, ancor prima della legge della cittadinanza comune dei coniugi al momento del matrimonio. Se nessuno di questi criteri risulta applicabile, ovvero in mancanza di prima residenza abituale comune o in caso di doppia cittadinanza comune dei coniugi al momento della conclusione del matrimonio, si dovrebbe applicare come terzo criterio la legge dello Stato con cui i coniugi presentano assieme i collegamenti più stretti. In applicazione dell'ultimo criterio, si dovrebbe tener conto di tutte le circostanze e dovrebbe essere chiaro che tali collegamenti stretti andrebbero considerati con riferimento al momento della celebrazione del matrimonio.
(50)
Laddove il presente regolamento si riferisca alla cittadinanza quale criterio di collegamento, la questione di come considerare una persona avente cittadinanza plurima è una questione preliminare che esula dall'ambito di applicazione del presente regolamento e dovrebbe essere lasciata alla legislazione nazionale, comprese, se del caso, convenzioni internazionali, nel pieno rispetto dei principi generali dell'Unione. Questa considerazione non dovrebbe avere alcun effetto sulla validità della scelta della legge applicabile, operata in conformità del presente regolamento.
(51)
Per quanto riguarda la determinazione della legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi in assenza di una scelta di legge e di una convenzione matrimoniale, l'autorità giurisdizionale di uno Stato membro, su richiesta di uno dei coniugi, dovrebbe poter concludere, in casi eccezionali in cui i coniugi si fossero trasferiti nello Stato di residenza abituale per un lungo periodo di tempo, che la legge di tale Stato è applicabile se i coniugi vi hanno fatto affidamento. In ogni caso, non può pregiudicare i diritti dei terzi.
(52)
La legge designata come legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi dovrebbe regolare quest'ultimo dal momento della classificazione dei beni di uno o entrambi i coniugi in varie categorie durante il matrimonio e dopo il suo scioglimento, fino alla liquidazione dei beni. Essa dovrebbe includere gli effetti del regime patrimoniale tra coniugi sui rapporti giuridici tra un coniuge e i terzi. Tuttavia, la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi può essere fatta valere da un coniuge contro un terzo per disciplinare tali effetti solo qualora i rapporti giuridici tra il coniuge e il terzo siano sorti in un momento in cui il terzo era a conoscenza di tale legge o sarebbe stato tenuto ad esserne a conoscenza.
(53)
In presenza di circostanze eccezionali, per ragioni di interesse pubblico, quali la salvaguardia dell'organizzazione politica, sociale o economica di uno Stato membro, le autorità giurisdizionali e altre autorità competenti degli Stati membri dovrebbero poter applicare eccezioni basate su norme di applicazione necessaria. Di conseguenza, il concetto di «norme di applicazione necessaria» dovrebbe comprendere norme di carattere imperativo quali quelle relative alla protezione della casa familiare. È tuttavia necessario che questa eccezione all'applicazione della legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi sia interpretata restrittivamente per essere compatibile con l'obiettivo generale del presente regolamento.
(54)
In presenza di circostanze eccezionali, per ragioni di interesse pubblico le autorità giurisdizionali e altre autorità degli Stati membri competenti in materia di regime patrimoniale tra coniugi dovrebbero altresì poter disattendere determinate disposizioni di una legge straniera qualora, in una precisa fattispecie, l'applicazione di tali disposizioni risultasse manifestamente incompatibile con l'ordine pubblico dello Stato membro interessato. Tuttavia, alle autorità giurisdizionali o alle altre autorità competenti non dovrebbe essere consentito di avvalersi dell'eccezione di ordine pubblico per disattendere la legge di un altro Stato ovvero per rifiutare di riconoscere — o, se del caso, accettare — o eseguire una decisione, un atto pubblico o una transazione giudiziaria emessi in un altro Stato membro, qualora ciò avvenisse in violazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (la «Carta»), in particolare del suo articolo 21 sul principio di non discriminazione.
(55)
Poiché in alcuni Stati coesistono due o più sistemi giuridici o complessi di norme per le materie disciplinate dal presente regolamento, è opportuno prevedere in quale misura le disposizioni del presente regolamento si applicano nelle differenti unità territoriali di tali Stati.
(56)
Alla luce dell'obiettivo generale, ossia il riconoscimento reciproco delle decisioni emesse negli Stati membri in materia di regime patrimoniale tra coniugi, il presente regolamento dovrebbe prevedere norme relative al riconoscimento, all'esecutività e all'esecuzione delle decisioni simili a quelle di altri strumenti dell'Unione nel settore della cooperazione giudiziaria in materia civile.
(57)
Per tenere conto dei diversi sistemi che trattano questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi negli Stati membri, è opportuno che il presente regolamento assicuri l'accettazione e l'esecutività in tutti gli Stati membri degli atti pubblici in materia di regime patrimoniale tra coniugi.
(58)
Gli atti pubblici dovrebbero avere in un altro Stato membro la stessa efficacia probatoria che hanno nello Stato membro d'origine, o gli effetti più comparabili. Nel determinare l'efficacia probatoria di un determinato atto pubblico in un altro Stato membro o gli effetti più comparabili, è opportuno fare riferimento alla natura e alla portata degli effetti probatori dell'atto pubblico nello Stato membro d'origine. L'efficacia probatoria di un atto pubblico in un altro Stato membro sarà perciò determinata dalla legge dello Stato membro d'origine.
(59)
L'«autenticità» dell'atto pubblico dovrebbe essere un concetto autonomo comprendente elementi quali la genuinità dell'atto, i presupposti formali dell'atto, i poteri dell'autorità che redige l'atto e la procedura secondo la quale l'atto è redatto. Dovrebbe comprendere altresì gli elementi fattuali registrati dall'autorità interessata nell'atto pubblico, quali il fatto che le parti indicate sono comparse davanti a tale autorità nella data indicata e che hanno reso le dichiarazioni indicate. La parte che intenda contestare l'autenticità di un atto pubblico dovrebbe farlo davanti all'autorità giurisdizionale competente dello Stato membro d'origine dell'atto pubblico secondo la legge di tale Stato membro.
(60)
I termini «negozi giuridici o rapporti giuridici registrati in un atto pubblico» dovrebbero essere intesi come riferiti al contenuto e alla sostanza registrati nell'atto pubblico. La parte che intenda contestare i negozi giuridici o i rapporti giuridici registrati in un atto pubblico dovrebbe farlo davanti alle autorità giurisdizionali competenti ai sensi del presente regolamento, che dovrebbero decidere conformemente alla legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi.
(61)
Se una questione relativa ai negozi giuridici o ai rapporti giuridici registrati in un atto pubblico è sollevata in via incidentale in un procedimento davanti a un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro, tale autorità giurisdizionale dovrebbe essere competente a decidere al riguardo.
(62)
Un atto pubblico contestato non dovrebbe avere efficacia probatoria in uno Stato membro diverso dallo Stato membro d'origine fintanto che la contestazione sia pendente. Se la contestazione riguarda solo una questione specifica relativa ai negozi giuridici o ai rapporti giuridici registrati in un atto pubblico, l'atto pubblico contestato non dovrebbe avere efficacia probatoria in uno Stato membro diverso dallo Stato membro d'origine per quanto concerne i punti contestati fino a quando la contestazione è pendente. Un atto pubblico dichiarato invalido in seguito a una contestazione dovrebbe cessare di produrre qualsiasi effetto probatorio.
(63)
L'autorità alla quale, nel contesto dell'applicazione del presente regolamento, fossero presentati due atti pubblici incompatibili, dovrebbe valutare a quale atto pubblico debba essere eventualmente attribuita priorità, tenendo conto delle circostanze del caso specifico. Se da tali circostanze non dovesse emergere con chiarezza a quale atto pubblico debba essere eventualmente attribuita priorità, la questione dovrebbe essere definita dalle autorità giurisdizionali competenti ai sensi del presente regolamento o, qualora la questione fosse sollevata in via incidentale nel corso di un procedimento, dall'autorità giurisdizionale investita del procedimento. In caso di incompatibilità tra un atto pubblico e una decisione, si dovrebbe tener conto dei motivi di rifiuto di riconoscimento delle decisioni previsti dal presente regolamento.
(64)
Il riconoscimento e l'esecuzione di una decisione in materia di regime patrimoniale tra coniugi ai sensi del presente regolamento non implicano in alcun modo il riconoscimento del matrimonio alla base del regime patrimoniale tra coniugi che ha dato luogo alla decisione.
(65)
È opportuno disciplinare la relazione tra il presente regolamento e le convenzioni bilaterali o multilaterali in materia di regime patrimoniale tra coniugi delle quali gli Stati membri sono parti.
(66)
Il presente regolamento non dovrebbe impedire agli Stati membri che sono parti della convenzione del 6 febbraio 1931 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia contenente disposizioni di diritto internazionale in materia di matrimonio, adozione e tutela, riveduta nel 2006; della convenzione del 19 novembre 1934 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia comprendente disposizioni di diritto internazionale privato in materia di successioni, testamenti e amministrazione di eredità, riveduta nel giugno 2012; e della convenzione dell'11 ottobre 1977 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia sul riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia civile, di continuare ad applicare talune disposizioni di tali convenzioni, nella misura in cui esse prevedano procedure semplificate e accelerate per il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali tra coniugi.
(67)
Al fine di facilitare l'applicazione del presente regolamento, è opportuno prevedere l'obbligo in capo agli Stati membri di comunicare talune informazioni concernenti la loro legislazione e le loro procedure in materia di regime patrimoniale tra coniugi nell'ambito della rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale, istituita con decisione 2001/470/CE del Consiglio (9). Per consentire la tempestiva pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea di tutte le informazioni rilevanti per l'applicazione pratica del presente regolamento, gli Stati membri dovrebbero comunicare tali informazioni anche alla Commissione prima che il presente regolamento inizi ad applicarsi.
(68)
Sempre per facilitare l'applicazione del presente regolamento e permettere l'uso delle tecnologie di comunicazione moderne, occorre prevedere moduli standard per gli attestati da fornire nel quadro della domanda di dichiarazione di esecutività di una decisione, un atto pubblico o una transazione giudiziaria.
(69)
Per il calcolo dei tempi e termini di cui al presente regolamento, si dovrebbe applicare il regolamento (CEE, Euratom) n. 1182/71 del Consiglio (10).
(70)
Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione del presente regolamento, dovrebbero essere attribuite alla Commissione competenze di esecuzione per quanto riguarda la costituzione e la successiva modifica degli attestati e dei moduli riguardanti la dichiarazione di esecutività delle decisioni, delle transazioni giudiziarie e degli atti pubblici. Tali competenze devono essere esercitate in conformità al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (11).
(71)
Per l'adozione degli atti di esecuzione che istituiscono e successivamente modificano gli attestati e i moduli di cui al presente regolamento si dovrebbe far ricorso alla procedura consultiva.
(72)
Poiché gli obiettivi del presente regolamento, ossia garantire la libera circolazione delle persone nell'Unione, permettere ai coniugi di organizzare i rapporti patrimoniali tra loro e con terzi durante la vita matrimoniale e al momento della liquidazione del regime patrimoniale, aumentare la prevedibilità e la certezza del diritto, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della portata e degli effetti del presente regolamento, possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, se del caso mediante una cooperazione rafforzata tra Stati membri, l'Unione può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(73)
Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi sanciti dalla Carta, in particolare gli articoli 7, 9, 17, 21 e 47 relativi, rispettivamente, al rispetto della vita privata e della vita familiare, al diritto di sposarsi e di costituire una famiglia secondo le leggi nazionali, al diritto di proprietà, al principio di non discriminazione e al diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale. Le autorità giurisdizionali e le altre autorità competenti degli Stati membri dovrebbero applicare il presente regolamento nel rispetto di tali diritti e principi,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO I
AMBITO DI APPLICAZIONE E DEFINIZIONI
Articolo 1
Ambito di applicazione
1. Il presente regolamento si applica ai regimi patrimoniali tra coniugi.
Esso non si applica alla materia fiscale, doganale e amministrativa.
2. Sono esclusi dall'ambito di applicazione del presente regolamento:
a)
la capacità giuridica dei coniugi;
b)
l'esistenza, la validità e il riconoscimento di un matrimonio;
c)
le obbligazioni alimentari;
d)
la successione a causa di morte del coniuge;
e)
la sicurezza sociale;
f)
il diritto di trasferimento o adeguamento tra coniugi, in caso di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio, dei diritti a pensione di anzianità o di invalidità maturati durante il matrimonio e che non hanno generato reddito da pensione nel corso dello stesso;
g)
la natura dei diritti reali;
h)
qualsiasi iscrizione in un registro di diritti su beni mobili o immobili, compresi i requisiti legali relativi a tale iscrizione, e gli effetti dell'iscrizione o della mancata iscrizione di tali diritti in un registro.
Articolo 2
Competenza in materia di regime patrimoniale tra coniugi negli Stati membri
Il presente regolamento lascia impregiudicata la competenza delle autorità degli Stati membri a trattare questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi.
Articolo 3
Definizioni
1. Ai fini del presente regolamento si intende per:
a) «regime patrimoniale tra coniugi»: l'insieme delle norme che regolano i rapporti patrimoniali dei coniugi tra loro e rispetto ai terzi in conseguenza del matrimonio o del suo scioglimento;
b) «convenzione matrimoniale»: qualsiasi accordo tra i coniugi o i nubendi con il quale essi organizzano il loro regime patrimoniale;
c) «atto pubblico»: qualsiasi documento in materia di regime patrimoniale tra coniugi che sia stato formalmente redatto o registrato come atto pubblico in uno Stato membro e la cui autenticità:
i)
riguardi la firma e il contenuto dell'atto pubblico;
ii)
sia stata attestata da un'autorità pubblica o da altra autorità a tal fine autorizzata dallo Stato membro d'origine;
d) «decisione»: a prescindere dalla denominazione usata, qualsiasi decisione in materia di regime patrimoniale tra coniugi emessa da un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro, compresa una decisione sulla determinazione delle spese giudiziali da parte del cancelliere;
e) «transazione giudiziaria»: la transazione in materia di regime patrimoniale tra coniugi approvata dall'autorità giurisdizionale o conclusa dinanzi all'autorità giurisdizionale nel corso di un procedimento;
f) «Stato membro d'origine»: lo Stato membro in cui è stata emessa la decisione, è stato formato l'atto pubblico o è stata approvata o conclusa la transazione giudiziaria;
g) «Stato membro dell'esecuzione»: lo Stato membro in cui vengono richiesti il riconoscimento e/o l'esecuzione della decisione, dell'atto pubblico o della transazione giudiziaria.
2. Ai fini del presente regolamento, per «autorità giurisdizionale» s'intende qualsiasi autorità giudiziaria e tutte le altre autorità e i professionisti legali competenti in materia di regime patrimoniale tra coniugi che esercitano funzioni giudiziarie o agiscono per delega di competenza di un'autorità giudiziaria o sotto il suo controllo, purché tali altre autorità e professionisti legali offrano garanzie circa l'imparzialità e il diritto di audizione delle parti e purché le decisioni che prendono ai sensi della legge dello Stato membro in cui operano:
a)
possano formare oggetto di ricorso o riesame davanti a un'autorità giudiziaria;
b)
abbiano forza ed effetto equivalenti a quelli di una decisione dell'autorità giudiziaria nella stessa materia.
Gli Stati membri notificano alla Commissione, conformemente all'articolo 64, le altre autorità e i professionisti legali di cui al primo comma.
CAPO II
COMPETENZA
Articolo 4
Competenza in caso di morte di un coniuge
Se un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro è adita in merito alla successione di un coniuge ai sensi del regolamento (UE) n. 650/2012, le autorità giurisdizionali di tale Stato sono competenti a decidere sulle questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi correlate alla causa di successione in questione.
Articolo 5
Competenza in caso di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio
1. Fatto salvo il paragrafo 2, se un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro è investita di una domanda di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio ai sensi del regolamento (CE) n. 2201/2003, le autorità giurisdizionali di tale Stato sono competenti a decidere sulle questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi correlate alla domanda in questione.
2. La competenza in materia di regimi patrimoniali tra coniugi ai sensi del paragrafo 1 è condizionata all'accordo dei coniugi se l'autorità giurisdizionale investita della domanda di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio:
a)
è l'autorità giurisdizionale dello Stato membro nel cui territorio si trova la residenza abituale dell'attore e questi vi ha risieduto per almeno un anno immediatamente prima della presentazione della domanda, conformemente all'articolo 3, paragrafo 1, lettera a), quinto trattino, del regolamento (CE) n. 2201/2003,
b)
è l'autorità giurisdizionale di uno Stato membro di cui l'attore è cittadino e questi vi risiede abitualmente e vi ha risieduto per almeno sei mesi immediatamente prima della presentazione della domanda, conformemente all'articolo 3, paragrafo 1, lettera a), sesto trattino, del regolamento (CE) n. 2201/2003,
c)
è adita ai sensi dell'articolo 5 del regolamento (CE) n. 2201/2003 in casi di conversione della separazione personale in divorzio, o
d)
è adita ai sensi dell'articolo 7 del regolamento (CE) n. 2201/2003 in casi di competenza residua.
3. Se è concluso prima che l'autorità giurisdizionale sia adita per decidere su questioni inerenti ai regimi patrimoniali tra coniugi, l'accordo di cui al paragrafo 2 del presente articolo deve essere conforme all'articolo 7, paragrafo 2.
Articolo 6
Competenza negli altri casi
Se nessuna autorità giurisdizionale di uno Stato membro è competente ai sensi degli articoli 4 e 5 o in casi diversi da quelli previsti da tali articoli, sono competenti a decidere sulle questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi le autorità giurisdizionali dello Stato membro:
a)
nel cui territorio si trova la residenza abituale dei coniugi nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale o, in mancanza,
b)
nel cui territorio si trova l'ultima residenza abituale dei coniugi se uno di essi vi risiede ancora nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale o, in mancanza,
c)
nel cui territorio si trova la residenza abituale del convenuto nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale o, in mancanza,
d)
di cittadinanza comune dei coniugi nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale.
Articolo 7
Elezione del foro
1. Nei casi contemplati all'articolo 6 le parti possono concordare di attribuire la competenza esclusiva a decidere sulle questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi alle autorità giurisdizionali dello Stato membro la cui legge è applicabile ai sensi dell'articolo 22 o dell'articolo 26, paragrafo 1, lettera a) o lettera b), o a quelle dello Stato membro di conclusione del matrimonio.
2. L'accordo di cui al paragrafo 1 è espresso per iscritto, datato e firmato dalle parti. Si considera equivalente alla forma scritta qualsiasi comunicazione elettronica che consenta una registrazione durevole dell'accordo.
Articolo 8
Competenza fondata sulla comparizione del convenuto
1. Oltre che nei casi in cui la sua competenza risulta da altre disposizioni del presente regolamento, è competente l'autorità giurisdizionale dello Stato membro la cui legge è applicabile ai sensi dell'articolo 22 o dell'articolo 26, paragrafo 1, lettera a) o lettera b), e dinanzi alla quale compare il convenuto. Tale norma non è applicabile se la comparizione è effettuata per eccepire l'incompetenza o nei casi contemplati dall'articolo 4 o dall'articolo 5, paragrafo 1.
2. Prima di dichiararsi competente ai sensi del paragrafo 1, l'autorità giurisdizionale assicura che il convenuto sia informato del suo diritto di eccepire l'incompetenza e degli effetti della comparizione o della mancata comparizione.
Articolo 9
Competenza alternativa
1. In via eccezionale, se un'autorità giurisdizionale dello Stato membro competente ai sensi degli articoli 4, 6, 7 o 8 ritiene che il suo diritto internazionale privato non riconosca il matrimonio in questione ai fini del procedimento in materia di regime patrimoniale tra coniugi, detta autorità può declinare la propria competenza. Se decide di declinare la propria competenza, l'autorità giurisdizionale vi procede senza indebito ritardo.
2. Se un'autorità giurisdizionale competente ai sensi dell'articolo 4 o 6 declina la propria competenza e le parti concordano di attribuire la competenza alle autorità giurisdizionali di qualsiasi altro Stato membro ai sensi dell'articolo 7, le autorità giurisdizionali di detto Stato membro sono competenti a decidere sul regime patrimoniale tra coniugi.
Negli altri casi sono competenti a decidere sul regime patrimoniale tra coniugi le autorità giurisdizionali di qualsiasi altro Stato membro ai sensi dell'articolo 6 o 8 o le autorità giurisdizionali dello Stato membro di conclusione del matrimonio.
3. Il presente articolo non si applica se le parti hanno ottenuto una decisione di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio che può essere riconosciuta nello Stato membro del foro.
Articolo 10
Competenza sussidiaria
Se nessuna autorità giurisdizionale di uno Stato membro è competente ai sensi degli articoli 4, 5, 6, 7 o 8, o se tutte le autorità giurisdizionali ai sensi dell'articolo 9 hanno declinato la propria competenza e nessuna autorità giurisdizionale ha competenza ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 2, sono competenti le autorità giurisdizionali di uno Stato membro nella misura in cui beni immobili di uno o entrambi i coniugi sono situati nel suo territorio, nel qual caso l'autorità giurisdizionale adita è competente a pronunciarsi solo su quei beni immobili.
Articolo 11
Forum necessitatis
Qualora nessuna autorità giurisdizionale di uno Stato membro sia competente in forza degli articoli 4, 5, 6, 7, 8 o 10, o se tutte le autorità giurisdizionali ai sensi dell'articolo 9 hanno declinato la propria competenza e nessuna autorità giurisdizionale di uno Stato membro ha competenza ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 2, o dell'articolo 10, le autorità giurisdizionali di uno Stato membro possono, in via eccezionale, conoscere di una controversia in materia di regime patrimoniale tra coniugi se un procedimento non può ragionevolmente essere intentato o svolto o si rivela impossibile in uno Stato terzo con il quale la causa ha uno stretto collegamento.
La causa deve presentare un collegamento sufficiente con lo Stato membro dell'autorità giurisdizionale adita.
Articolo 12
Competenza in caso di domanda riconvenzionale
L'autorità giurisdizionale davanti alla quale pende un procedimento in forza degli articoli 4, 5, 6, 7, 8, dell'articolo 9, paragrafo 2, dell'articolo 10 o 11 è altresì competente a esaminare la domanda riconvenzionale se essa rientra nell'ambito di applicazione del presente regolamento.
Articolo 13
Limitazione del procedimento
1. Se l'eredità la cui successione rientra nell'ambito di applicazione del regolamento (UE) n. 650/2012 comprende beni situati in uno Stato terzo, l'autorità giurisdizionale adita per decidere sul regime patrimoniale tra coniugi può, su richiesta di una delle parti, astenersi dal decidere su uno o più di tali beni qualora si possa supporre che la sua decisione sui beni in questione non sarà riconosciuta né, se del caso, dichiarata esecutiva in tale Stato terzo.
2. Il paragrafo 1 non pregiudica il diritto delle parti di limitare l'oggetto del procedimento ai sensi della legge dello Stato membro dell'autorità giurisdizionale adita.
Articolo 14
Adizione di un'autorità giurisdizionale
Ai fini del presente capo, un'autorità giurisdizionale si considera adita:
a)
alla data in cui la domanda giudiziale o un atto equivalente è depositato presso l'autorità giurisdizionale, a condizione che l'attore non abbia in seguito omesso di prendere le misure che era tenuto a prendere affinché l'atto fosse notificato o comunicato al convenuto;
b)
se l'atto deve essere notificato o comunicato prima di essere depositato presso l'autorità giurisdizionale, alla data della sua ricezione da parte dell'autorità incaricata della notificazione o comunicazione, a condizione che l'attore non abbia in seguito omesso di prendere le misure che era tenuto a prendere affinché l'atto fosse depositato presso l'autorità giurisdizionale; o
c)
se il procedimento è avviato d'ufficio, alla data in cui l'autorità giurisdizionale prende la decisione di avviare il procedimento o, qualora tale decisione non sia richiesta, alla data in cui la causa è registrata dall'autorità giurisdizionale.
Articolo 15
Verifica della competenza
L'autorità giurisdizionale di uno Stato membro investita di una causa in materia di regime patrimoniale tra coniugi per la quale non è competente in base al presente regolamento dichiara d'ufficio la propria incompetenza.
Articolo 16
Verifica della ricevibilità
1. Se il convenuto che ha la residenza abituale in uno Stato diverso dallo Stato membro in cui l'azione è stata proposta non compare, l'autorità giurisdizionale competente ai sensi del presente regolamento sospende il procedimento finché non sia accertato che il convenuto è stato messo nelle condizioni di ricevere la domanda giudiziale o un atto equivalente in tempo utile a consentirgli di presentare le proprie difese o che sono stati effettuati tutti gli adempimenti in tal senso.
2. In luogo del paragrafo 1 si applica l'articolo 19 del regolamento (CE) n. 1393/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio (12), qualora sia stato necessario trasmettere da uno Stato membro a un altro la domanda giudiziale o un atto equivalente a norma di tale regolamento.
3. Ove il regolamento (CE) n. 1393/2007 non sia applicabile, si applica l'articolo 15 della convenzione dell'Aia, del 15 novembre 1965, relativa alla notificazione e alla comunicazione all'estero degli atti giudiziari ed extragiudiziari in materia civile o commerciale, qualora sia stato necessario trasmettere all'estero la domanda giudiziale o un atto equivalente ai sensi della suddetta convenzione.
Articolo 17
Litispendenza
1. Qualora davanti ad autorità giurisdizionali di Stati membri differenti e tra le stesse parti siano state proposte domande aventi il medesimo oggetto e il medesimo titolo, l'autorità giurisdizionale successivamente adita sospende d'ufficio il procedimento finché sia stata accertata la competenza dell'autorità giurisdizionale adita in precedenza.
2. Nei casi di cui al paragrafo 1, su istanza dell'autorità giurisdizionale investita della controversia, qualsiasi altra autorità giurisdizionale adita comunica senza indugio alla prima autorità giurisdizionale la data in cui è stata adita.
3. Ove sia accertata la competenza dell'autorità giurisdizionale adita per prima, l'autorità giurisdizionale successivamente adita dichiara la propria incompetenza a favore della prima.
Articolo 18
Connessione
1. Ove più cause connesse siano pendenti dinanzi ad autorità giurisdizionali di Stati membri differenti, l'autorità giurisdizionale successivamente adita può sospendere il procedimento.
2. Se le cause di cui al paragrafo 1 sono pendenti in primo grado, l'autorità giurisdizionale successivamente adita può parimenti dichiarare la propria incompetenza su richiesta di una delle parti a condizione che l'autorità giurisdizionale adita per prima sia competente a conoscere delle domande proposte e la sua legge consenta la riunione dei procedimenti.
3. Ai fini del presente articolo sono connesse le cause aventi tra di loro un legame così stretto da rendere opportune una trattazione e una decisione uniche per evitare decisioni tra loro incompatibili ove le cause fossero trattate separatamente.
Articolo 19
Provvedimenti provvisori e cautelari
I provvedimenti provvisori o cautelari previsti dalla legge di uno Stato membro possono essere richiesti alle autorità giurisdizionali di tale Stato anche se, in forza del presente regolamento, la competenza a conoscere nel merito è riconosciuta alle autorità giurisdizionali di un altro Stato membro.
CAPO III
LEGGE APPLICABILE
Articolo 20
Applicazione universale
La legge designata come applicabile dal presente regolamento si applica anche ove non sia quella di uno Stato membro.
Articolo 21
Unità della legge applicabile
La legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi ai sensi degli articoli 22 o 26 si applica alla totalità dei beni rientranti in tale regime, indipendentemente dal luogo in cui si trovano i beni.
Articolo 22
Scelta della legge applicabile
1. I coniugi o nubendi possono designare o cambiare di comune accordo la legge applicabile al loro regime patrimoniale, a condizione che tale legge sia una delle leggi seguenti:
a)
la legge dello Stato della residenza abituale dei coniugi o nubendi, o di uno di essi, al momento della conclusione dell'accordo; o
b)
la legge di uno Stato di cui uno dei coniugi o nubendi ha la cittadinanza al momento della conclusione dell'accordo.
2. Salvo diverso accordo dei coniugi, il cambiamento della legge applicabile al loro regime patrimoniale deciso nel corso del matrimonio ha effetti solo per il futuro.
3. Qualunque cambiamento retroattivo della legge applicabile ai sensi del paragrafo 2 non pregiudica i diritti dei terzi derivanti da tale legge.
Articolo 23
Validità formale dell'accordo sulla scelta della legge applicabile
1. L'accordo di cui all'articolo 22 è redatto per iscritto, datato e firmato da entrambi i coniugi. Si considera equivalente alla forma scritta qualsiasi comunicazione elettronica che consenta una registrazione duratura dell'accordo.
2. Se la legge dello Stato membro in cui entrambi i coniugi hanno la residenza abituale al momento della conclusione dell'accordo prevede requisiti di forma supplementari per le convenzioni matrimoniali, si applicano tali requisiti.
3. Se, al momento della conclusione dell'accordo, la residenza abituale dei coniugi si trova in Stati membri diversi e se la legge di tali Stati prevede requisiti di forma differenti per le convenzioni matrimoniali, l'accordo è valido, quanto alla forma, se soddisfa i requisiti della legge di uno dei due Stati.
4. Se, al momento della conclusione dell'accordo, uno solo dei coniugi ha la residenza abituale in uno Stato membro e se tale Stato prevede requisiti di forma supplementari per le convenzioni matrimoniali, si applicano tali requisiti.
Articolo 24
Consenso e validità sostanziale
1. L'esistenza e la validità di un accordo sulla scelta della legge o di una sua disposizione si stabiliscono in base alla legge che sarebbe applicabile ai sensi dell'articolo 22 se l'accordo o la disposizione fossero validi.
2. Tuttavia, un coniuge, al fine di dimostrare che non ha dato il suo consenso, può riferirsi alla legge del paese in cui ha la residenza abituale nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale, se dalle circostanze risulta che non sarebbe ragionevole stabilire l'effetto del suo comportamento secondo la legge prevista nel paragrafo 1.
Articolo 25
Validità formale della convenzione matrimoniale
1. La convenzione matrimoniale è redatta per iscritto, datata e firmata da entrambi i coniugi. Si considera equivalente alla forma scritta qualsiasi comunicazione elettronica che consenta una registrazione durevole dell'accordo.
2. Se la legge dello Stato membro in cui entrambi i coniugi hanno la residenza abituale al momento della conclusione della convenzione prevede requisiti di forma supplementari per le convenzioni matrimoniali, si applicano tali requisiti.
Se, al momento della conclusione della convenzione, la residenza abituale dei coniugi si trova in Stati membri diversi e se la legge di tali Stati prevede requisiti di forma differenti per le convenzioni matrimoniali, la convenzione è valida, quanto alla forma, se soddisfa i requisiti della legge di uno dei due Stati.
Se, al momento della conclusione della convenzione, uno solo dei coniugi ha la residenza abituale in uno Stato membro e se tale Stato prevede requisiti di forma supplementari per le convenzioni matrimoniali, si applicano tali requisiti.
3. Se la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi impone requisiti formali supplementari, si applicano tali requisiti.
Articolo 26
Legge applicabile in mancanza di scelta delle parti
1. In mancanza di un accordo sulla scelta della legge ai sensi dell'articolo 22, la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi è la legge dello Stato:
a)
della prima residenza abituale comune dei coniugi dopo la conclusione del matrimonio o, in mancanza,
b)
della cittadinanza comune dei coniugi al momento della conclusione del matrimonio o, in mancanza,
c)
con cui i coniugi presentano assieme il collegamento più stretto al momento della conclusione del matrimonio, tenuto conto di tutte le circostanze.
2. Se i coniugi hanno più di una cittadinanza comune al momento della conclusione del matrimonio, si applicano solo le lettere a) e c) del paragrafo 1.
3. In via di eccezione e su richiesta di uno dei coniugi, l'autorità giurisdizionale competente a decidere su questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi può decidere che la legge di uno Stato diverso da quello la cui legge è applicabile ai sensi del paragrafo 1, lettera a), disciplini il regime patrimoniale tra coniugi se l'istante dimostra che:
a)
i coniugi hanno avuto l'ultima residenza abituale comune in tale altro Stato per un periodo significativamente più lungo di quello di residenza abituale comune nello Stato designato al paragrafo 1, lettera a);
b)
entrambi i coniugi hanno fatto affidamento sulla legge di tale altro Stato nell'organizzazione o pianificazione dei loro rapporti patrimoniali.
La legge di tale altro Stato si applica dalla conclusione del matrimonio, salvo disaccordo di uno dei coniugi. In quest'ultimo caso, la legge di tale altro Stato ha effetto a decorrere dallo stabilimento dell'ultima residenza abituale comune in tale altro Stato.
L'applicazione della legge dell'altro Stato non pregiudica i diritti dei terzi derivanti dalla legge applicabile ai sensi del paragrafo 1, lettera a).
Il presente paragrafo non si applica se i coniugi hanno concluso una convenzione matrimoniale prima della data di stabilimento dell'ultima residenza abituale comune in tale altro Stato.
Articolo 27
Ambito della legge applicabile
La legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi ai sensi del presente regolamento determina tra l'altro:
a)
la classificazione dei beni di uno o entrambi i coniugi in varie categorie durante e dopo il matrimonio;
b)
il passaggio dei beni da una categoria all'altra;
c)
la responsabilità di un coniuge per le passività e i debiti dell'altro coniuge;
d)
i poteri, i diritti e gli obblighi di uno dei coniugi o di entrambi i coniugi con riguardo ai beni;
e)
lo scioglimento del regime patrimoniale tra coniugi e la divisione, distribuzione o liquidazione dei beni;
f)
gli effetti del regime patrimoniale tra coniugi sui rapporti giuridici tra un coniuge e i terzi;
g)
la validità sostanziale di una convenzione matrimoniale.
Articolo 28
Opponibilità a terzi
1. In deroga all'articolo 27, lettera f), la legge applicabile al regime patrimoniale tra i coniugi non può essere fatta valere da un coniuge contro un terzo in una controversia tra il terzo e uno o entrambi i coniugi salvo che il terzo fosse a conoscenza di tale legge, o fosse tenuto ad esserne a conoscenza esercitando la dovuta diligenza.
2. Si presume che il terzo sia a conoscenza della legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi, se
a)
la legge è la legge:
i)
dello Stato la cui legge è applicabile alla transazione tra un coniuge e il terzo, o
ii)
dello Stato in cui il coniuge contraente e il terzo hanno la loro residenza abituale, o
iii)
in casi riguardanti beni immobili, dello Stato in cui sono ubicati i beni;
oppure
b)
uno dei coniugi ha adempiuto gli obblighi applicabili in materia di pubblicità o registrazione del regime patrimoniale tra coniugi prescritti dalla legge:
i)
dello Stato la cui legge è applicabile alla transazione tra un coniuge e il terzo, o
ii)
dello Stato in cui il coniuge contraente e il terzo hanno la loro residenza abituale, o
iii)
in casi riguardanti beni immobili, dello Stato in cui sono ubicati i beni.
3. Se la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi non può essere fatta valere da un coniuge contro un terzo in virtù del paragrafo 1, gli effetti del regime patrimoniale tra coniugi rispetto al terzo sono disciplinati:
a)
dalla legge dello Stato la cui legge è applicabile alla transazione tra un coniuge e il terzo; o
b)
in casi riguardanti beni immobili o beni o diritti registrati, dalla legge dello Stato in cui è ubicato il bene o in cui sono registrati i beni o i diritti.
Articolo 29
Adattamento dei diritti reali
Se una persona invoca un diritto reale che le spetta secondo la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi e la legge dello Stato membro in cui il diritto è invocato non conosce il diritto reale in questione, tale diritto è adattato, se necessario e nella misura del possibile, al diritto equivalente più vicino previsto dalla legge di tale Stato, tenendo conto degli obiettivi e degli interessi perseguiti dal diritto reale in questione nonché dei suoi effetti.
Articolo 30
Norme di applicazione necessaria
1. Le disposizioni del presente regolamento non ostano all'applicazione delle norme di applicazione necessaria della legge del foro.
2. Le norme di applicazione necessaria sono disposizioni il cui rispetto è ritenuto cruciale da uno Stato membro per la salvaguardia dei suoi interessi pubblici, quali la sua organizzazione politica, sociale o economica, al punto da esigerne l'applicazione a tutte le situazioni che rientrino nel loro ambito d'applicazione, qualunque sia la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi ai sensi del presente regolamento.
Articolo 31
Ordine pubblico del foro
L'applicazione di una disposizione della legge di uno Stato specificata dal presente regolamento può essere esclusa solo qualora tale applicazione risulti manifestamente incompatibile con l'ordine pubblico del foro.
Articolo 32
Esclusione del rinvio
Qualora il presente regolamento determini l'applicazione della legge di uno Stato, esso si riferisce all'applicazione delle norme giuridiche in vigore in quello Stato, ad esclusione delle norme di diritto internazionale privato.
Articolo 33
Ordinamenti plurilegislativi a base territoriale
1. Se la legge designata dal presente regolamento è quella di uno Stato che si compone di più unità territoriali, ciascuna delle quali ha una propria normativa in materia di regimi patrimoniali tra coniugi, le norme interne di tale Stato in materia di conflitti di legge determinano l'unità territoriale pertinente la cui normativa si applica.
2. In mancanza di norme interne in materia di conflitti di legge:
a)
ogni riferimento alla legge dello Stato di cui al paragrafo 1 deve intendersi, ai fini della determinazione della legge designata da disposizioni che si riferiscono alla residenza abituale dei coniugi, come riferimento alla legge dell'unità territoriale in cui i coniugi hanno la residenza abituale;
b)
ogni riferimento alla legge dello Stato di cui al paragrafo 1 deve intendersi, ai fini della determinazione della legge designata dalle disposizioni che si riferiscono alla cittadinanza dei coniugi, come riferimento alla legge dell'unità territoriale con cui i coniugi hanno il collegamento più stretto;
c)
ogni riferimento alla legge dello Stato di cui al paragrafo 1 deve intendersi, ai fini della determinazione della legge designata da disposizioni che si riferiscono ad altri elementi quali criteri di collegamento, come riferimento alla legge dell'unità territoriale in cui l'elemento in questione è situato.
Articolo 34
Ordinamenti plurilegislativi a base personale
Se uno Stato ha due o più sistemi giuridici o complessi di norme applicabili a categorie diverse di persone in materia di regime patrimoniale tra coniugi, ogni riferimento alla legge di tale Stato deve intendersi come riferimento al sistema giuridico o al complesso di norme determinato dalle norme in vigore in tale Stato. In mancanza di tali norme, si applica il sistema giuridico o il complesso di norme con cui i coniugi hanno il collegamento più stretto.
Articolo 35
Non applicazione del presente regolamento ai conflitti interni di leggi
Uno Stato membro che si compone di più unità territoriali, ciascuna con una propria normativa in materia di regime patrimoniale tra coniugi, non è tenuto ad applicare il presente regolamento ai conflitti di legge che riguardano unicamente tali unità.
CAPO IV
RICONOSCIMENTO, ESECUTIVITÀ ED ESECUZIONE DELLE DECISIONI
Articolo 36
Riconoscimento
1. Le decisioni emesse in uno Stato membro sono riconosciute negli altri Stati membri senza che sia necessario il ricorso ad alcun procedimento particolare.
2. In caso di contestazione, ogni parte interessata che chieda il riconoscimento in via principale di una decisione può far accertare, secondo il procedimento di cui agli articoli da 44 a 57, che la decisione deve essere riconosciuta.
3. Se il riconoscimento è richiesto in via incidentale in un procedimento davanti a un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro, tale autorità giurisdizionale è competente al riguardo.
Articolo 37
Motivi di diniego del riconoscimento
Le decisioni non sono riconosciute:
a)
se il riconoscimento è manifestamente contrario all'ordine pubblico dello Stato membro in cui è richiesto il riconoscimento;
b)
se la domanda giudiziale o un atto equivalente non è stato notificato o comunicato al convenuto contumace in tempo utile e in modo tale da consentirgli di presentare la propria difesa, eccetto qualora, pur avendone avuto la possibilità, egli non abbia impugnato la decisione;
c)
se sono incompatibili con una decisione emessa in un procedimento tra le stesse parti nello Stato membro in cui è richiesto il riconoscimento;
d)
se sono incompatibili con una decisione emessa precedentemente tra le stesse parti in un altro Stato membro o in un paese terzo, in un procedimento avente il medesimo oggetto e il medesimo titolo, qualora tale decisione soddisfi le condizioni necessarie per essere riconosciuta nello Stato membro in cui è richiesto il riconoscimento.
Articolo 38
Diritti fondamentali
Le autorità giurisdizionali e le altre autorità competenti degli Stati membri applicano l'articolo 37 del presente regolamento nel rispetto dei diritti fondamentali e dei principi riconosciuti dalla Carta, in particolare l'articolo 21 sul principio di non discriminazione.
Articolo 39
Divieto di riesame della competenza dell'autorità giurisdizionale d'origine
1. La competenza dell'autorità giurisdizionale dello Stato membro d'origine non può formare oggetto di riesame.
2. Il criterio dell'ordine pubblico di cui all'articolo 37 non si applica alle norme sulla competenza di cui agli articoli da 4 a 11.
Articolo 40
Divieto di riesame del merito
La decisione emessa in uno Stato membro non può in alcun caso formare oggetto di un riesame del merito.
Articolo 41
Sospensione del procedimento di riconoscimento
L'autorità giurisdizionale di uno Stato membro davanti alla quale è chiesto il riconoscimento di una decisione emessa in un altro Stato membro può sospendere il procedimento se la decisione è stata impugnata con un mezzo ordinario nello Stato membro d'origine.
Articolo 42
Esecutività
Le decisioni emesse in uno Stato membro e ivi esecutive sono eseguite in un altro Stato membro dopo essere state ivi dichiarate esecutive su istanza di una parte interessata secondo la procedura di cui agli articoli da 44 a 57.
Articolo 43
Determinazione del domicilio
Per determinare se, ai fini della procedura di cui agli articoli da 44 a 57, una parte sia domiciliata nello Stato membro dell'esecuzione, l'autorità giurisdizionale adita applica la legge interna di tale Stato membro.
Articolo 44
Competenza territoriale
1. La domanda volta a ottenere una dichiarazione di esecutività è proposta all'autorità giurisdizionale o all'autorità competente dello Stato membro dell'esecuzione comunicata da tale Stato membro alla Commissione conformemente all'articolo 64.
2. La competenza territoriale è determinata dal luogo di domicilio della parte contro cui viene chiesta l'esecuzione, o dal luogo dell'esecuzione.
Articolo 45
Procedura
1. La procedura di domanda è disciplinata dalla legge dello Stato membro dell'esecuzione.
2. L'istante non è tenuto a disporre di un recapito postale, né di un rappresentante autorizzato nello Stato membro dell'esecuzione.
3. La domanda è corredata dei seguenti documenti:
a)
una copia della decisione che soddisfi le condizioni necessarie per stabilirne l'autenticità;
b)
l'attestato rilasciato dall'autorità giurisdizionale o dall'autorità competente dello Stato membro d'origine utilizzando il modulo elaborato secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 67, paragrafo 2, fatto salvo quanto stabilito all'articolo 46.
Articolo 46
Mancata produzione dell'attestato
1. Qualora l'attestato di cui all'articolo 45, paragrafo 3, lettera b), non venga prodotto, l'autorità giurisdizionale o l'autorità competente può fissare un termine per la sua presentazione o accettare un documento equivalente ovvero, qualora ritenga di essere informata a sufficienza, disporne la dispensa.
2. Qualora l'autorità giurisdizionale o l'autorità competente lo richieda, deve essere presentata una traduzione o una traslitterazione dei documenti. La traduzione è effettuata da una persona abilitata a eseguire traduzioni in uno degli Stati membri.
Articolo 47
Dichiarazione di esecutività
La decisione è dichiarata esecutiva non appena espletate le formalità di cui all'articolo 45 senza alcun esame ai sensi dell'articolo 37. La parte contro cui l'esecuzione viene chiesta non può, in tale fase del procedimento, presentare osservazioni.
Articolo 48
Notificazione della decisione relativa alla domanda volta a ottenere una dichiarazione di esecutività
1. La decisione relativa alla domanda volta a ottenere una dichiarazione di esecutività è immediatamente comunicata all'istante secondo le modalità previste dalla legge dello Stato membro dell'esecuzione.
2. La dichiarazione di esecutività è notificata o comunicata alla parte contro la quale è chiesta l'esecuzione, corredata della decisione qualora quest'ultima non sia già stata notificata o comunicata a tale parte.
Articolo 49
Ricorso contro la decisione relativa alla domanda volta a ottenere una dichiarazione di esecutività
1. Ciascuna delle parti può proporre ricorso contro la decisione relativa alla domanda volta a ottenere una dichiarazione di esecutività.
2. Il ricorso è proposto davanti all'autorità giurisdizionale comunicata dallo Stato membro interessato alla Commissione in conformità all'articolo 64.
3. Il ricorso è esaminato secondo le norme sul procedimento in contraddittorio.
4. Se la parte contro la quale è chiesta l'esecuzione non compare davanti all'autorità giurisdizionale investita del ricorso nel procedimento riguardante l'azione proposta dall'istante, si applicano le disposizioni dell'articolo 16 anche se la parte contro la quale è chiesta l'esecuzione non è domiciliata in uno degli Stati membri.
5. Il ricorso contro la dichiarazione di esecutività è proposto entro un termine di trenta giorni dalla notificazione o comunicazione della stessa. Se la parte contro la quale è chiesta l'esecuzione è domiciliata in uno Stato membro diverso da quello in cui è stata rilasciata la dichiarazione di esecutività, il termine è di sessanta giorni a decorrere dalla data della notificazione o comunicazione in mani proprie o nella residenza. Detto termine non è prorogabile per ragioni inerenti alla distanza.
Articolo 50
Impugnazione della decisione emessa sul ricorso
La decisione emessa sul ricorso può essere impugnata solo nei modi comunicati dallo Stato membro interessato alla Commissione conformemente all'articolo 64.
Articolo 51
Rifiuto o revoca di una dichiarazione di esecutività
L'autorità giurisdizionale davanti alla quale è stato proposto un ricorso ai sensi dell'articolo 49 o dell'articolo 50 rifiuta o revoca la dichiarazione di esecutività solo per uno dei motivi contemplati dall'articolo 37. Essa si pronuncia senza indugio.
Articolo 52
Sospensione del procedimento
L'autorità giurisdizionale davanti alla quale è proposto un ricorso ai sensi dell'articolo 49 o dell'articolo 50, su istanza della parte contro la quale è chiesta l'esecuzione, sospende il procedimento se l'esecutività della decisione è sospesa nello Stato membro d'origine per la presentazione di un ricorso.
Articolo 53
Provvedimenti provvisori e cautelari
1. Qualora una decisione debba essere riconosciuta in conformità del presente capo, nulla osta a che l'istante chieda provvedimenti provvisori o cautelari in conformità della legge dello Stato membro dell'esecuzione, senza che sia necessaria una dichiarazione di esecutività ai sensi dell'articolo 46.
2. La dichiarazione di esecutività implica di diritto l'autorizzazione a procedere a provvedimenti cautelari.
3. In pendenza del termine di cui all'articolo 49, paragrafo 5, per proporre il ricorso contro la dichiarazione di esecutività e fino a quando non sia stata adottata alcuna decisione su di esso, può procedersi solo a provvedimenti cautelari sui beni della parte contro cui è chiesta l'esecuzione.
Articolo 54
Esecutività parziale
1. Se la decisione ha statuito su vari capi della domanda e la dichiarazione di esecutività non può essere rilasciata per tutti i capi, l'autorità giurisdizionale o l'autorità competente rilasciano la dichiarazione di esecutività solo per uno o più di essi.
2. L'istante può richiedere una dichiarazione di esecutività parziale della decisione.
Articolo 55
Patrocinio a spese dello Stato
L'istante che nello Stato membro d'origine ha beneficiato in tutto o in parte del patrocinio a spese dello Stato o dell'esenzione dai costi o dalle spese beneficia, nel procedimento per la dichiarazione di esecutività, del patrocinio più favorevole o dell'esenzione più ampia previsti dalla legge dello Stato membro dell'esecuzione.
Articolo 56
Assenza di garanzie, cauzioni o depositi
Alla parte che chiede il riconoscimento, l'esecutività o l'esecuzione in uno Stato membro di una decisione emessa in un altro Stato membro non deve essere imposta la costituzione di garanzie, cauzioni o depositi, comunque denominati, a motivo della cittadinanza straniera o per difetto di domicilio o residenza nello Stato membro dell'esecuzione.
Articolo 57
Assenza di imposte, diritti o tasse
Nei procedimenti relativi al rilascio di una dichiarazione di esecutività non sono riscossi, nello Stato membro dell'esecuzione, imposte, diritti o tasse proporzionali al valore della controversia.
CAPO V
ATTI PUBBLICI E TRANSAZIONI GIUDIZIARIE
Articolo 58
Accettazione degli atti pubblici
1. Un atto pubblico redatto in uno Stato membro ha in un altro Stato membro la stessa efficacia probatoria che ha nello Stato membro d'origine o produce gli effetti più comparabili, a condizione che ciò non sia manifestamente contrario all'ordine pubblico dello Stato membro interessato.
Una persona che intende utilizzare un atto pubblico in un altro Stato membro può chiedere all'autorità che redige l'atto pubblico nello Stato membro d'origine di compilare il modulo elaborato secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 67, paragrafo 2, precisando quali sono gli effetti probatori che l'atto pubblico ha nello Stato membro d'origine.
2. Qualsiasi contestazione riguardo all'autenticità di un atto pubblico è proposta davanti alle autorità giurisdizionali dello Stato membro d'origine ed è decisa secondo la legge di tale Stato. L'atto pubblico contestato non ha nessuna efficacia probatoria negli altri Stati membri fino a quando la contestazione è pendente davanti all'autorità giurisdizionale competente.
3. Qualsiasi contestazione riguardo ai negozi giuridici o ai rapporti giuridici registrati in un atto pubblico è proposta davanti alle autorità giurisdizionali competenti ai sensi del presente regolamento ed è decisa secondo la legge applicabile a norma del capo III. L'atto pubblico contestato non ha nessuna efficacia probatoria negli Stati membri diversi dallo Stato membro d'origine per quanto concerne i punti contestati fino a quando la contestazione è pendente davanti all'autorità giurisdizionale competente.
4. Se una questione relativa ai negozi giuridici o ai rapporti giuridici registrati in un atto pubblico in materia di regime patrimoniale tra coniugi è sollevata in via incidentale in un procedimento davanti a un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro, tale autorità giurisdizionale è competente a decidere al riguardo.
Articolo 59
Esecutività degli atti pubblici
1. L'atto pubblico esecutivo nello Stato membro d'origine è dichiarato esecutivo in un altro Stato membro, su istanza della parte interessata, secondo la procedura di cui agli articoli da 44 a 57.
2. Ai fini dell'articolo 45, paragrafo 3, lettera b), l'autorità che ha redatto l'atto pubblico rilascia, su istanza della parte interessata, un attestato utilizzando il modulo elaborato secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 67, paragrafo 2.
3. L'autorità giurisdizionale davanti alla quale è proposto un ricorso ai sensi dell'articolo 49 o dell'articolo 50 rifiuta o revoca la dichiarazione di esecutività solo se l'esecuzione dell'atto pubblico è manifestamente contraria all'ordine pubblico dello Stato membro di esecuzione.
Articolo 60
Esecutività delle transazioni giudiziarie
1. Le transazioni giudiziarie esecutive nello Stato membro d'origine sono dichiarate esecutive in un altro Stato membro, su istanza della parte interessata, secondo la procedura di cui agli articoli da 44 a 57.
2. Ai fini dell'articolo 45, paragrafo 3, lettera b), l'autorità giurisdizionale che ha approvato la transazione o dinanzi alla quale essa è stata conclusa, rilascia, su istanza della parte interessata, un attestato utilizzando il modulo elaborato secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 67, paragrafo 2.
3. L'autorità giurisdizionale davanti alla quale è proposto un ricorso ai sensi dell'articolo 49 o 50 rifiuta o revoca la dichiarazione di esecutività solo se l'esecuzione della transazione giudiziaria è manifestamente contraria all'ordine pubblico dello Stato membro di esecuzione.
CAPO VI
DISPOSIZIONI GENERALI E FINALI
Articolo 61
Legalizzazione e altre formalità analoghe
Per gli atti o documenti emessi in uno Stato membro ai sensi del presente regolamento non è richiesta alcuna legalizzazione né altra formalità analoga.
Articolo 62
Relazioni con le convenzioni internazionali in vigore
1. Il presente regolamento non pregiudica l'applicazione delle convenzioni bilaterali o multilaterali di cui uno o più Stati membri sono parte al momento dell'adozione del presente regolamento o di una decisione ai sensi dell'articolo 331, paragrafo 1, secondo o terzo comma, TFUE e che riguardano materie disciplinate dal presente regolamento, fatti salvi gli obblighi che incombono agli Stati membri in virtù dell'articolo 351 TFUE.
2. In deroga al paragrafo 1, il presente regolamento prevale, tra gli Stati membri, sulle convenzioni concluse tra gli stessi nella misura in cui tali convenzioni riguardino le materie disciplinate dal presente regolamento.
3. Il presente regolamento non osta all'applicazione della convenzione del 6 febbraio 1931 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia contenente disposizioni di diritto internazionale privato in materia di matrimonio, adozione e tutela, riveduta nel 2006; della convenzione del 19 novembre 1934 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia comprendente disposizioni di diritto internazionale privato in materia di successioni, testamenti e amministrazione di eredità, riveduta nel giugno 2012; della convenzione dell'11 ottobre 1977 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia sul riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia civile da parte degli Stati membri che ne sono parte, nella misura in cui esse prevedano procedure semplificate e accelerate per il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali fra coniugi.
Articolo 63
Informazioni messe a disposizione dei cittadini
Gli Stati membri, al fine di rendere le informazioni disponibili al pubblico nell'ambito della rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale, forniscono alla Commissione una breve sintesi della loro legislazione e delle loro procedure nazionali in materia di regimi patrimoniali tra coniugi, comprese le informazioni relative al tipo di autorità competente in materia di regimi patrimoniali tra coniugi e all'opponibilità a terzi ai sensi dell'articolo 28.
Gli Stati membri tengono costantemente aggiornate tali informazioni.
Articolo 64
Informazioni concernenti gli estremi e le procedure
1. Entro il 29 aprile 2018, gli Stati membri comunicano alla Commissione:
a)
le autorità giurisdizionali o le autorità competenti a trattare le domande intese a ottenere la dichiarazione di esecutività ai sensi dell'articolo 44, paragrafo 1, e i ricorsi avverso le decisioni su tali domande ai sensi dell'articolo 49, paragrafo 2;
b)
i mezzi di impugnazione di cui all'articolo 50.
Gli Stati membri comunicano alla Commissione qualsiasi successiva modifica di tali informazioni.
2. La Commissione pubblica nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea le informazioni comunicate ai sensi del paragrafo 1, a eccezione degli indirizzi e altri estremi delle autorità giurisdizionali e delle autorità di cui al paragrafo 1, lettera a).
3. La Commissione mette tutte le informazioni comunicate conformemente al paragrafo 1 a disposizione dei cittadini con qualsiasi mezzo appropriato, in particolare tramite la rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale.
Articolo 65
Elaborazione e successiva modifica dell'elenco contente le informazioni di cui all'articolo 3, paragrafo 2
1. La Commissione, sulla base delle notifiche degli Stati membri, elabora l'elenco delle altre autorità e dei professionisti legali di cui all'articolo 3, paragrafo 2.
2. Gli Stati membri notificano alla Commissione le eventuali successive modifiche delle informazioni contenute in tale elenco. La Commissione modifica conseguentemente l'elenco.
3. La Commissione pubblica l'elenco e le eventuali successive modifiche nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
4. La Commissione mette tutte le informazioni comunicate conformemente ai paragrafi 1 e 2 a disposizione dei cittadini con qualsiasi altro mezzo appropriato, in particolare tramite la rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale.
Articolo 66
Elaborazione e successiva modifica degli attestati e dei moduli di cui all'articolo 45, paragrafo 3, lettera b) e agli articoli 58, 59 e 60
La Commissione adotta atti di esecuzione relativi all'elaborazione e alla successiva modifica degli attestati e dei moduli di cui all'articolo 45, paragrafo 3, lettera b), e agli articoli 58, 59 e 60. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 67, paragrafo 2.
Articolo 67
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 4 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 68
Clausola di revisione
1. Entro il 29 gennaio 2027 la Commissione presenta al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo una relazione sull'applicazione del presente regolamento. Tale relazione è corredata, se del caso, di proposte di modifica.
2. Entro il 29 gennaio 2024 la Commissione presenta al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo una relazione sull'applicazione degli articoli 9 e 38 del presente regolamento. La relazione valuta, in particolare, la misura in cui tali articoli hanno garantito l'accesso alla giustizia.
3. Ai fini delle relazioni di cui ai paragrafi 1 e 2, gli Stati membri comunicano alla Commissione le informazioni pertinenti in ordine all'applicazione del presente regolamento da parte delle rispettive autorità giurisdizionali.
Articolo 69
Disposizioni transitorie
1. Il presente regolamento si applica solo ai procedimenti avviati, agli atti pubblici formalmente redatti o registrati e alle transazioni giudiziarie approvate o concluse alla data o successivamente al 29 gennaio 2019, fatti salvi i paragrafi 2 e 3.
2. Se il procedimento nello Stato membro d'origine è stato avviato prima del 29 gennaio 2019, le decisioni assunte dopo tale data sono riconosciute ed eseguite secondo le disposizioni del capo IV se le norme sulla competenza applicate sono conformi a quelle stabilite dalle disposizioni del capo II.
3. Le disposizioni del capo III sono applicabili solo ai coniugi che hanno contratto matrimonio o che hanno designato la legge applicabile al loro regime patrimoniale successivamente al 29 gennaio 2019.
Articolo 70
Entrata in vigore
1. Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
2. Il presente regolamento si applica agli Stati membri che partecipano alla cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali delle coppie internazionali, con riferimento ai regimi patrimoniali tra coniugi e agli effetti patrimoniali delle unioni registrate, come autorizzata dalla decisione (UE) 2016/954.
Esso si applica a decorrere dal 29 gennaio 2019, tranne per quanto concerne gli articoli 63 e 64, che si applicano dal 29 aprile 2018, e gli articoli 65, 66 e 67, che si applicano a decorrere dal 29 luglio 2016. Per tali Stati membri che partecipano alla cooperazione rafforzata in virtù di una decisione adottata a norma dell'articolo 331, paragrafo 1, secondo o terzo comma, TFUE, il presente regolamento si applica a decorrere dalla data indicata nella decisione in questione.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile negli Stati membri partecipanti conformemente ai trattati.
Fatto a Lussemburgo, il 24 giugno 2016
Per il Consiglio
Il presidente
A.G. KOENDERS
(1) GU L 159 del 16.6.2016, pag. 16.
(2) Parere del 23 giugno 2016 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU C 12 del 15.1.2001, pag. 1.
(4) GU C 53 del 3.3.2005, pag. 1.
(5) GU C 115 del 4.5.2010, pag. 1.
(6) Regolamento (CE)n. 4/2009 del Consiglio, del 18 dicembre 2008, relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni e alla cooperazione in materia di obbligazioni alimentari (GU L 7 del 10.1.2009, pag. 1).
(7) Regolamento (UE) n. 650/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni e all'accettazione e all'esecuzione degli atti pubblici in materia di successioni e alla creazione di un certificato successorio europeo (GU L 201 del 27.7.2012, pag. 107).
(8) Regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio, del 27 novembre 2003, relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale, che abroga il regolamento (CE) n. 1347/2000 (GU L 338 del 23.12.2003, pag. 1).
(9) Decisione 2001/470/CE del Consiglio, del 28 maggio 2001, relativa all'istituzione di una rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale (GU L 174 del 27.6.2001, pag. 25).
(10) Regolamento (CEE, Euratom) n. 1182/71 del Consiglio, del 3 giugno 1971, che stabilisce le norme applicabili ai periodi di tempo, alle date e ai termini (GU L 124 dell'8.6.1971, pag. 1).
(11) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(12) Regolamento (CE) n. 1393/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2007, relativo alla notificazione e alla comunicazione negli Stati membri degli atti giudiziari ed extragiudiziali in materia civile o commerciale («notificazione o comunicazione degli atti») e che abroga il regolamento (CE) n. 1348/2000 del Consiglio (GU L 324 del 10.12.2007, pag. 79).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (UE) 2016/1103 DEL CONSIGLIO
del 24 giugno 2016
che attua la cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali tra coniugi
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 81, paragrafo 3,
vista la decisione (UE) 2016/954 del Consiglio, del 9 giugno 2016, che autorizza una cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali delle coppie internazionali, con riferimento ai regimi patrimoniali tra coniugi e agli effetti patrimoniali delle unioni registrate (1),
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Parlamento europeo (2),
deliberando secondo una procedura legislativa speciale,
considerando quanto segue:
(1)
L'Unione si è prefissa l'obiettivo di conservare e sviluppare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone. Al fine di un'istituzione graduale di tale spazio, l'Unione deve adottare misure nel settore della cooperazione giudiziaria nelle materie civili con implicazioni transnazionali, in particolare se necessario al buon funzionamento del mercato interno.
(2)
A norma dell'articolo 81, paragrafo 2, lettera c), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), tali misure possono includere misure volte ad assicurare la compatibilità delle regole applicabili negli Stati membri ai conflitti di leggi e di giurisdizione.
(3)
Il Consiglio europeo di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999 ha sostenuto il principio del reciproco riconoscimento delle sentenze e altre decisioni delle autorità giudiziarie quale pietra angolare della cooperazione giudiziaria in materia civile, invitando il Consiglio e la Commissione ad adottare un programma di misure per l'attuazione di tale principio.
(4)
Il 30 novembre 2000 è stato adottato un programma di misure relative all'attuazione del principio del riconoscimento reciproco delle decisioni in materia civile e commerciale (3), comune alla Commissione e al Consiglio. Tale programma ravvisa nelle misure relative all'armonizzazione delle norme sul conflitto di leggi misure che facilitano il reciproco riconoscimento delle decisioni e prevede l'elaborazione di uno strumento in materia di regime patrimoniale tra coniugi.
(5)
Il Consiglio europeo riunitosi a Bruxelles il 4 e 5 novembre 2004 ha adottato un nuovo programma denominato «Programma dell'Aia: rafforzamento della libertà, della sicurezza e della giustizia nell'Unione europea» (4). In questo programma il Consiglio invitava la Commissione a presentare un libro verde sul conflitto di leggi in materia di regime patrimoniale fra coniugi, compreso il problema della competenza giurisdizionale e del riconoscimento reciproco, sottolineando la necessità di mettere a punto uno strumento in questo settore.
(6)
Il 17 luglio 2006 la Commissione ha adottato il libro verde sul conflitto di leggi in materia di regime patrimoniale dei coniugi, compreso il problema della competenza giurisdizionale e del riconoscimento reciproco. Questo libro verde ha dato inizio ad una vasta consultazione sulle difficoltà che incontrano le coppie in un contesto europeo al momento della divisione del patrimonio comune e sugli strumenti giuridici per porvi rimedio.
(7)
Nella riunione tenutasi a Bruxelles il 10 e l'11 dicembre 2009, il Consiglio europeo ha adottato un nuovo programma pluriennale denominato «Programma di Stoccolma — Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini» (5). In tale programma il Consiglio europeo ha espresso l'opportunità di estendere il riconoscimento reciproco a materie non ancora contemplate che tuttavia rivestono un ruolo centrale nella vita di tutti i giorni, quale il regime patrimoniale tra coniugi, tenendo conto nel contempo degli ordinamenti giuridici degli Stati membri, compreso l'ordine pubblico, e delle tradizioni nazionali in questo settore.
(8)
Nella «Relazione 2010 sulla cittadinanza dell'Unione — Eliminare gli ostacoli all'esercizio dei diritti dei cittadini dell'Unione», adottata il 27 ottobre 2010, la Commissione ha annunciato l'intenzione di adottare una proposta di strumento legislativo volto ad eliminare gli ostacoli alla libera circolazione delle persone, in particolare le difficoltà incontrate dalle coppie nella gestione o nella divisione dei loro beni.
(9)
Il 16 marzo 2011, la Commissione ha adottato una proposta di regolamento del Consiglio relativa alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali tra coniugi, e una proposta di regolamento del Consiglio relativa alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia di effetti patrimoniali delle unioni registrate.
(10)
Nella riunione del 3 dicembre 2015 il Consiglio ha concluso che non sarebbe stato possibile raggiungere l'unanimità per l'adozione delle due proposte di regolamento riguardanti, rispettivamente, i regimi patrimoniali tra coniugi e gli effetti patrimoniali delle unioni registrate e che quindi gli obiettivi della cooperazione in questo settore non potevano essere conseguiti entro un termine ragionevole dall'Unione nel suo insieme.
(11)
Dal dicembre 2015 al febbraio 2016, Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia e Svezia hanno trasmesso una richiesta alla Commissione manifestando l'intenzione di instaurare tra loro una cooperazione rafforzata in materia di regimi patrimoniali delle coppie internazionali, in particolare per quanto riguarda la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali tra coniugi e la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia di effetti patrimoniali delle unioni registrate, e chiedendo alla Commissione di presentare al Consiglio una proposta a tal fine. Con lettera indirizzata alla Commissione nel marzo 2016, Cipro ha indicato la propria intenzione di partecipare all'instaurazione della cooperazione rafforzata; Cipro ha reiterato tale intezione durante i lavori del Consiglio.
(12)
Il 9 giugno 2016 il Consiglio ha adottato la decisione (UE) 2016/954 che autorizza tale cooperazione rafforzata.
(13)
Ai sensi dell'articolo 328, paragrafo 1, TFUE, al momento della loro instaurazione le cooperazioni rafforzate sono aperte a tutti gli Stati membri, fatto salvo il rispetto delle eventuali condizioni di partecipazione stabilite dalla decisione di autorizzazione. La partecipazione alle cooperazioni rafforzate resta inoltre possibile in qualsiasi altro momento, fatto salvo il rispetto, oltre che delle condizioni summenzionate, degli atti già adottati in tale ambito. La Commissione e gli Stati membri che partecipano a una cooperazione rafforzata si dovrebbero adoperare per promuovere la partecipazione del maggior numero possibile di Stati membri. Il presente regolamento dovrebbe essere obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile soltanto negli Stati membri che partecipano alla copperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali delle coppie internazionali, con riferimento ai regimi patrimoniali tra coniugi e agli effetti patrimoniali delle unioni registrate, ai sensi della decisione (UE) 2016/954, oppure ai sensi di una decisione adottata a norma dell'articolo 331, paragrafo 1, secondo o terzo comma, TFUE.
(14)
In conformità all'articolo 81TFUE, il presente regolamento dovrebbe applicarsi nel contesto di regimi patrimoniali tra coniugi con implicazioni transfrontaliere.
(15)
Al fine di garantire alle coppie sposate la certezza del diritto quanto ai loro beni e una certa prevedibilità è opportuno riunire in un solo strumento tutte le norme applicabili ai regimi patrimoniali tra coniugi.
(16)
Per conseguire tali obiettivi è opportuno che il presente regolamento raggruppi le disposizioni relative alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento o, secondo il caso, all'accettazione, all'esecutività e all'esecuzione di decisioni, atti pubblici e transazioni giudiziarie.
(17)
Il presente regolamento non riguarda la nozione di «matrimonio», che è definita dal diritto interno degli Stati membri.
(18)
È opportuno che l'ambito di applicazione del presente regolamento comprenda tutti gli aspetti di diritto civile dei regimi patrimoniali tra coniugi, riguardanti tanto la gestione quotidiana dei beni dei coniugi quanto la liquidazione del regime patrimoniale, in particolare in seguito a separazione personale o morte di un coniuge. Ai fini del presente regolamento, il termine «regime patrimoniale tra coniugi» deve essere interpretato autonomamente e dovrebbe comprendere non soltanto le norme alle quali i coniugi non possono derogare ma anche le norme facoltative eventualmente concordate dai coniugi in conformità alla legge applicabile, nonché le eventuali norme dispositive della legge applicabile. Esso comprende non soltanto il regime dei beni specificamente ed esclusivamente contemplato da determinate legislazioni nazionali in caso di matrimonio, ma anche tutti i rapporti patrimoniali, tra i coniugi e rispetto ai terzi, che derivano direttamente dal vincolo coniugale o dallo scioglimento di questo.
(19)
A fini di chiarezza, diverse questioni che si potrebbero ritenere legate al regime patrimoniale tra coniugi dovrebbero essere esplicitamente escluse dall'ambito di applicazione del presente regolamento.
(20)
Pertanto, il presente regolamento non si dovrebbe applicare a questioni relative alla capacità giuridica generale dei coniugi; tale esclusione non dovrebbe tuttavia riguardare gli specifici poteri e diritti di uno o di entrambi i coniugi con riguardo ai beni, sia tra di essi che rispetto ai terzi, dato che tali poteri e diritti dovrebbero rientrare nell'ambito di applicazione del presente regolamento.
(21)
Il presente regolamento non si dovrebbe applicare ad altre questioni preliminari quali l'esistenza, la validità o il riconoscimento di un matrimonio, che continuano a essere disciplinate dal diritto nazionale degli Stati membri, comprese le loro norme di diritto internazionale privato.
(22)
Dato che le obbligazioni alimentari tra coniugi sono disciplinate dal regolamento (CE) n. 4/2009 del Consiglio (6), esse dovrebbero essere escluse dall'ambito di applicazione del presente regolamento, al pari delle questioni relative alla successione a causa di morte di un coniuge, poiché sono disciplinate dal regolamento (UE) n. 650/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
(23)
Le questioni relative ai diritti di trasferimento o adeguamento tra coniugi dei diritti alla pensione di anzianità o di invalidità, indipendentemente dalla loro natura, che sono maturati durante il matrimonio e che non hanno generato reddito da pensione nel corso dello stesso dovrebbero essere escluse dall'ambito di applicazione del presente regolamento, tenuto conto dei regimi specifici esistenti negli Stati membri. Tuttavia, questa eccezione dovrebbe essere interpretata in modo restrittivo. Il presente regolamento dovrebbe dunque disciplinare in particolare le questioni della classificazione delle attività pensionistiche, degli importi già versati a un coniuge nel corso del matrimonio e dell'eventuale compensazione concessa in caso di pensione costituita con beni comuni.
(24)
Il presente regolamento dovrebbe consentire la creazione o il trasferimento derivante dal regime patrimoniale tra coniugi di un diritto su un bene immobile o mobile secondo la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi. Non dovrebbe tuttavia incidere sul numero limitato (numerus clausus) dei diritti reali conosciuti nel diritto nazionale di taluni Stati membri. Uno Stato membro non dovrebbe essere tenuto a riconoscere un diritto reale su un bene situato sul suo territorio se il diritto reale in questione non è contemplato dalla sua legge nazionale.
(25)
Per consentire tuttavia ai coniugi di godere in un altro Stato membro dei diritti che sono stati creati o trasferiti loro per effetto del regime patrimoniale tra coniugi, il presente regolamento dovrebbe prevedere l'adattamento di un diritto reale non riconosciuto al diritto reale equivalente più vicino previsto dalla legge di tale altro Stato membro. Nel procedere all'adattamento occorre tener conto degli obiettivi e degli interessi perseguiti dal diritto reale in questione nonché dei suoi effetti. Ai fini della determinazione del diritto nazionale equivalente più vicino, le autorità o le persone competenti dello Stato la cui legge si applica al regime patrimoniale tra coniugi possono essere contattate per ulteriori informazioni sulla natura e sugli effetti del diritto. A tale scopo, si potrebbero utilizzare le reti esistenti nel settore della cooperazione giudiziaria in materia civile e commerciale nonché qualsiasi altro mezzo disponibile che agevoli la comprensione di una legge straniera.
(26)
L'adattamento di diritti reali non riconosciuti come esplicitamente previsto dal presente regolamento non dovrebbe precludere altre forme di adattamento nel contesto dell'applicazione del presente regolamento.
(27)
I requisiti relativi all'iscrizione in un registro di un diritto su beni immobili o mobili dovrebbero essere esclusi dall'ambito di applicazione del presente regolamento. Spetterebbe pertanto alla legge dello Stato membro in cui è tenuto il registro determinare (per i beni immobili, la lex rei sitae) le condizioni legali e le modalità dell'iscrizione nonché le autorità incaricate, come registri fondiari o notai, di verificare che tutti i requisiti siano rispettati e che la documentazione presentata o prodotta sia sufficiente o contenga le informazioni necessarie. In particolare, le autorità possono verificare che il diritto di un coniuge sui beni di cui al documento presentato per la registrazione sia un diritto iscritto in quanto tale nel registro o sia altrimenti dimostrato in conformità alla legge dello Stato membro in cui è tenuto il registro. Per evitare la duplicazione dei documenti, le autorità preposte alla registrazione dovrebbero accettare i documenti redatti dalle autorità competenti di un altro Stato membro la cui circolazione è prevista dal presente regolamento. Ciò non dovrebbe tuttavia precludere alle autorità preposte alla registrazione la facoltà di chiedere alla persona che sollecita la registrazione di fornire ulteriori informazioni o di presentare documenti aggiuntivi richiesti in virtù della legge dello Stato membro in cui è tenuto il registro, per esempio informazioni o documenti relativi ai pagamenti fiscali. L'autorità competente può indicare alla persona che chiede la registrazione le modalità per fornire le informazioni o i documenti mancanti.
(28)
Gli effetti dell'iscrizione di un diritto nel registro dovrebbero altresì essere esclusi dall'ambito di applicazione del presente regolamento. Dovrebbe pertanto essere la legge dello Stato membro in cui è tenuto il registro a determinare se l'iscrizione ha, per esempio, un effetto dichiarativo o costitutivo. Ove, per esempio, l'acquisizione di un diritto su un bene immobile debba essere iscritta in un registro a norma della legge dello Stato membro in cui è tenuto il registro al fine di assicurare l'efficacia erga omnes dei registri o di tutelare le transazioni giuridiche, il momento di detta acquisizione dovrebbe essere disciplinato dalla legge di tale Stato membro.
(29)
Il presente regolamento dovrebbe rispettare i diversi sistemi che trattano questioni relative al regime patrimoniale tra coniugi applicati negli Stati membri. Ai fini del presente regolamento, al termine «autorità giurisdizionale» occorrerebbe pertanto attribuire un significato ampio, che comprenda non solo le autorità giurisdizionali strictu sensu che esercitano funzioni giudiziarie, ma anche, ad esempio, i notai di alcuni Stati membri che, in taluni casi riguardanti il regime patrimoniale tra coniugi, esercitano funzioni giudiziarie come le autorità giurisdizionali, nonché i notai e i professionisti legali che, in alcuni Stati membri, esercitano funzioni giudiziarie in un dato caso legato al regime patrimoniale tra coniugi per delega di competenza di un'autorità giurisdizionale. Tutte le autorità giurisdizionali quali definite nel presente regolamento dovrebbero essere soggette alle norme di competenza contenute nel regolamento stesso. Per contro, il termine «autorità giurisdizionale» non dovrebbe comprendere le autorità non giudiziarie degli Stati membri abilitate dalla legge nazionale a trattare questioni relative al regime patrimoniale tra coniugi, come i notai della maggior parte degli Stati membri, qualora, come accade generalmente, non esercitino funzioni giudiziarie.
(30)
Il presente regolamento dovrebbe consentire a tutti i notai competenti in materia di regime patrimoniale tra coniugi negli Stati membri di esercitare tale competenza. I notai di un determinato Stato membro sono vincolati o meno dalle norme di competenza previste dal presente regolamento a seconda che rientrino o meno nella definizione di «autorità giurisdizionale» ai fini del regolamento stesso.
(31)
Gli atti rilasciati dai notai in materia di regime patrimoniale tra coniugi negli Stati membri dovrebbero circolare a norma del presente regolamento. Quando esercitano funzioni giudiziarie, i notai dovrebbero essere vincolati dalle norme di competenza fissate dal presente regolamento, e le decisioni da essi assunte dovrebbero circolare conformemente alle disposizioni del presente regolamento relative al riconoscimento, all'esecutività e all'esecuzione delle decisioni. Quando non esercitano funzioni giudiziarie, i notai non dovrebbero essere vincolati da tali norme di competenza e gli atti pubblici da essi rilasciati dovrebbero circolare conformemente alle disposizioni del presente regolamento relative agli atti pubblici.
(32)
Per tener conto della crescente mobilità delle coppie durante la vita matrimoniale e favorire una buona amministrazione della giustizia, le norme sulla competenza di cui al presente regolamento dovrebbero fare in modo che i cittadini possano proporre le varie domande correlate alle autorità giurisdizionali di uno stesso Stato membro. A tal fine, il regolamento dovrebbe cercare di concentrare la competenza giurisdizionale sul regime patrimoniale tra coniugi nello Stato membro delle autorità giurisdizionali chiamate a pronunciarsi sulla successione di un coniuge a norma del regolamento (UE) n. 650/2012 o sul divorzio, sulla separazione personale o sull'annullamento del matrimonio a norma del regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio (8).
(33)
Il presente regolamento dovrebbe prevedere che qualora il procedimento relativo alla successione di un coniuge sia pendente dinanzi all'autorità giurisdizionale di uno Stato membro adita ai sensi del regolamento (UE) n. 650/2012, le autorità giurisdizionali di tale Stato membro siano competenti a decidere sulle questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi derivanti dal collegamento con la successione in questione.
(34)
Analogamente, le questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi correlate al procedimento pendente dinanzi all'autorità giurisdizionale di uno Stato membro investita di una domanda di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio ai sensi del regolamento (CE) n. 2201/2003 dovrebbero essere trattate dalle autorità giurisdizionali di tale Stato membro, salvo che la competenza a decidere sul divorzio, sulla separazione personale o sull'annullamento del matrimonio possa basarsi soltanto su criteri di competenza specifici. In tali casi, la concentrazione di competenza non dovrebbe essere consentita senza l'accordo dei coniugi.
(35)
Qualora le questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi non siano correlate al procedimento pendente dinanzi all'autorità giurisdizionale di uno Stato membro concernente la successione di un coniuge oppure il divorzio, la separazione personale o l'annullamento del matrimonio, il presente regolamento dovrebbe prevedere una serie di criteri di collegamento successivi ai fini della determinazione della competenza, a partire dalla residenza abituale dei coniugi nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale. Tali criteri di collegamento sono stabiliti in considerazione della crescente mobilità dei cittadini e al fine di garantire un criterio di collegamento oggettivo tra i coniugi e lo Stato membro nel quale è esercitata la competenza.
(36)
Al fine di accrescere la certezza del diritto, la prevedibilità e l'autonomia delle parti, il presente regolamento dovrebbe consentire alle parti, in determinate circostanze, di concludere un accordo relativo all'elezione del foro a favore delle autorità giurisdizionali dello Stato membro della legge applicabile o dell'autorità giurisdizionale dello Stato membro di celebrazione del matrimonio.
(37)
Ai fini del presente regolamento e allo scopo di coprire tutte le situazioni possibili, lo Stato membro di conslusione del matrimonio dovrebbe essere lo Stato membro di fronte alle cui autorità il matrimonio è concluso.
(38)
Le autorità giurisdizionali di uno Stato membro possono ritenere che ai sensi del diritto internazionale privato vigente in detto Stato il matrimonio in questione non è riconosciuto ai fini del procedimento in materia di regime patrimoniale tra coniugi. In tali situazioni, potrebbe rivelarsi necessaria, in via eccezionale, una dichiarazione di incompetenza ai sensi del presente regolamento. Le autorità giurisdizionali agiscono rapidamente e alle parti dovrebbe essere data la possibilità di agire in qualsiasi altro Stato membro competente in base ad un criterio di collegamento, indipendentemente dall'ordine di tali criteri di competenza, nel rispetto dell'autonomia delle parti. Anche per l'autorità giurisdizionale adita in seguito ad una dichiarazione d'incompetenza, diversa dalle autorità giurisdizionali dello Stato membro di conclusione del matrimonio, può rivelarsi necessaria, in via eccezionale, una dichiarazione di incompetenza alle stesse condizioni. La combinazione delle varie norme di competenza dovrebbe tuttavia garantire che le parti abbiano tutte le possibilità di adire le autorità giurisdizionali di uno Stato membro che accettino la competenza per dare effetto al loro regime patrimoniale tra coniugi.
(39)
Il presente regolamento non dovrebbe impedire alle parti di regolare la controversia in materia di regime patrimoniale tra coniugi amichevolmente in sede stragiudiziale, per esempio davanti a un notaio, in uno Stato membro di loro scelta ove ciò sia ammesso dalla legge di tale Stato membro. Questo dovrebbe valere anche qualora la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi non sia la legge di tale Stato membro.
(40)
Per far sì che le autorità giurisdizionali di tutti gli Stati membri possano, in base agli stessi criteri, esercitare la competenza in ordine al regime patrimoniale tra coniugi, il presente regolamento dovrebbe indicare in modo esaustivo i criteri in base ai quali è possibile esercitare la competenza sussidiaria.
(41)
Al fine di porre rimedio in particolare a situazioni di diniego di giustizia, è opportuno prevedere nel presente regolamento un forum necessitatis che, in casi eccezionali, consenta all'autorità giurisdizionale di uno Stato membro di decidere su un regime patrimoniale tra coniugi che abbia uno stretto collegamento con uno Stato terzo. Un tale caso eccezionale potrebbe presentarsi qualora un procedimento si riveli impossibile nello Stato terzo interessato, per esempio a causa di una guerra civile o qualora non ci si possa ragionevolmente aspettare che il coniuge intenti o prosegua un procedimento in tale Stato. La competenza fondata sul forum necessitatis dovrebbe tuttavia essere esercitata soltanto se la causa presenta un collegamento sufficiente con lo Stato membro dell'autorità giurisdizionale adita.
(42)
Nell'interesse del funzionamento armonioso della giustizia, dovrebbero essere evitate decisioni tra loro incompatibili in Stati membri diversi. A tal fine è opportuno che il presente regolamento contempli norme generali di procedura simili a quelle di altri strumenti dell'Unione nel settore della cooperazione giudiziaria in materia civile. Una di queste norme di procedura è la norma sulla litispendenza che interviene qualora per la stessa causa relativa al regime patrimoniale tra coniugi siano adite autorità giurisdizionali diverse in Stati membri diversi. Tale norma determinerà quale autorità giurisdizionale debba occuparsi della causa relativa al regime patrimoniale tra coniugi.
(43)
Affinché i cittadini possano beneficiare, nel rispetto della certezza del diritto, dei vantaggi offerti dal mercato interno, è necessario che il presente regolamento consenta ai coniugi di conoscere in anticipo la legge applicabile al loro regime patrimoniale. Occorre pertanto introdurre norme armonizzate sul conflitto di leggi per evitare risultati contraddittori. La regola principale dovrebbe garantire che il regime patrimoniale tra coniugi sia regolato da una legge prevedibile con la quale presenta collegamenti stretti. Ai fini della certezza del diritto e onde evitare la frammentazione del regime patrimoniale tra coniugi, la legge applicabile a quest'ultimo dovrebbe regolare l'intero regime, ossia tutti i beni oggetto del regime, indipendentemente dalla loro natura o dal fatto che siano situati in un altro Stato membro o in uno Stato terzo.
(44)
La legge determinata dal presente regolamento dovrebbe applicarsi anche ove non sia quella di uno Stato membro.
(45)
Per agevolare ai coniugi la gestione dei beni, il presente regolamento dovrebbe autorizzarli a scegliere la legge applicabile al loro regime patrimoniale, indipendentemente dalla natura o dall'ubicazione dei beni, tra le leggi che presentano uno stretto collegamento con i coniugi in ragione della residenza abituale o della cittadinanza dei medesimi. Sarà possibile operare tale scelta in qualsiasi momento: prima del matrimonio, all'atto della conclusione del matrimonio o nel corso del matrimonio.
(46)
Al fine di garantire la certezza del diritto in ordine ai negozi giuridici e impedire che sia modificata la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi senza che i coniugi ne siano a conoscenza, non dovrebbe esservi alcuna modifica di tale legge senza manifestazione espressa della volontà delle parti. Il cambiamento deciso dai coniugi non dovrebbe avere efficacia retroattiva, salvo che i coniugi l'abbiano espressamente stipulato. In ogni caso, non può pregiudicare i diritti dei terzi.
(47)
È opportuno definire norme sulla validità sostanziale e formale di un accordo sulla scelta della legge applicabile, in modo che la scelta informata dei coniugi sia facilitata e che il loro consenso sia rispettato con l'obiettivo di garantire la certezza del diritto e un migliore accesso alla giustizia. Per quanto riguarda la validità formale, dovrebbero essere introdotte talune garanzie per assicurare che i coniugi siano consapevoli delle conseguenze della loro scelta. Come minimo l'accordo sulla scelta della legge applicabile dovrebbe essere redatto per iscritto, datato e firmato da entrambe le parti. Tuttavia, se la legge dello Stato membro in cui entrambi i coniugi hanno la residenza abituale nel momento in cui è concluso l'accordo prevede requisiti di forma supplementari, questi ultimi dovrebbero essere rispettati. Se, nel momento in cui è concluso l'accordo, la residenza abituale dei coniugi si trova in Stati membri diversi che prevedono requisiti di forma differenti, dovrebbe essere sufficiente che siano soddisfatti i requisiti di forma di uno dei due Stati. Se, nel momento in cui è concluso l'accordo, uno solo dei due coniugi ha la residenza abituale in uno Stato membro che prevede requisiti di forma supplementari, questi ultimi dovrebbero essere rispettati.
(48)
Una convenzione matrimoniale è un tipo di disposizione patrimoniale tra coniugi la cui ammissibilità e accettazione variano nei diversi Stati membri. Al fine di agevolare l'accettazione negli Stati membri dei diritti patrimoniali dei coniugi acquisiti per effetto di una convenzione matrimoniale, si dovrebbero definire norme sulla validità formale di una convenzione matrimoniale. Come minimo la convenzione dovrebbe essere redatta per iscritto, datata e firmata da entrambe le parti. Tuttavia, la convenzione dovrebbe anche soddisfare gli ulteriori requisiti di validità formali previsti dalla legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi ai sensi del regolamento e della legge dello Stato membro in cui i coniugi hanno la residenza abituale. Il presente regolamento dovrebbe anche determinare la legge che disciplina la validità sostanziale di tale convenzione.
(49)
In mancanza di scelta della legge applicabile, onde conciliare la prevedibilità e l'esigenza di certezza del diritto con le circostanze della vita reale di una coppia, il presente regolamento dovrebbe introdurre norme sul conflitto di leggi armonizzate basate su una serie di criteri di collegamento successivi che permettano di designare la legge applicabile all'insieme dei beni dei coniugi. Il primo criterio dovrebbe essere la prima residenza abituale comune dei coniugi poco dopo il matrimonio, ancor prima della legge della cittadinanza comune dei coniugi al momento del matrimonio. Se nessuno di questi criteri risulta applicabile, ovvero in mancanza di prima residenza abituale comune o in caso di doppia cittadinanza comune dei coniugi al momento della conclusione del matrimonio, si dovrebbe applicare come terzo criterio la legge dello Stato con cui i coniugi presentano assieme i collegamenti più stretti. In applicazione dell'ultimo criterio, si dovrebbe tener conto di tutte le circostanze e dovrebbe essere chiaro che tali collegamenti stretti andrebbero considerati con riferimento al momento della celebrazione del matrimonio.
(50)
Laddove il presente regolamento si riferisca alla cittadinanza quale criterio di collegamento, la questione di come considerare una persona avente cittadinanza plurima è una questione preliminare che esula dall'ambito di applicazione del presente regolamento e dovrebbe essere lasciata alla legislazione nazionale, comprese, se del caso, convenzioni internazionali, nel pieno rispetto dei principi generali dell'Unione. Questa considerazione non dovrebbe avere alcun effetto sulla validità della scelta della legge applicabile, operata in conformità del presente regolamento.
(51)
Per quanto riguarda la determinazione della legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi in assenza di una scelta di legge e di una convenzione matrimoniale, l'autorità giurisdizionale di uno Stato membro, su richiesta di uno dei coniugi, dovrebbe poter concludere, in casi eccezionali in cui i coniugi si fossero trasferiti nello Stato di residenza abituale per un lungo periodo di tempo, che la legge di tale Stato è applicabile se i coniugi vi hanno fatto affidamento. In ogni caso, non può pregiudicare i diritti dei terzi.
(52)
La legge designata come legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi dovrebbe regolare quest'ultimo dal momento della classificazione dei beni di uno o entrambi i coniugi in varie categorie durante il matrimonio e dopo il suo scioglimento, fino alla liquidazione dei beni. Essa dovrebbe includere gli effetti del regime patrimoniale tra coniugi sui rapporti giuridici tra un coniuge e i terzi. Tuttavia, la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi può essere fatta valere da un coniuge contro un terzo per disciplinare tali effetti solo qualora i rapporti giuridici tra il coniuge e il terzo siano sorti in un momento in cui il terzo era a conoscenza di tale legge o sarebbe stato tenuto ad esserne a conoscenza.
(53)
In presenza di circostanze eccezionali, per ragioni di interesse pubblico, quali la salvaguardia dell'organizzazione politica, sociale o economica di uno Stato membro, le autorità giurisdizionali e altre autorità competenti degli Stati membri dovrebbero poter applicare eccezioni basate su norme di applicazione necessaria. Di conseguenza, il concetto di «norme di applicazione necessaria» dovrebbe comprendere norme di carattere imperativo quali quelle relative alla protezione della casa familiare. È tuttavia necessario che questa eccezione all'applicazione della legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi sia interpretata restrittivamente per essere compatibile con l'obiettivo generale del presente regolamento.
(54)
In presenza di circostanze eccezionali, per ragioni di interesse pubblico le autorità giurisdizionali e altre autorità degli Stati membri competenti in materia di regime patrimoniale tra coniugi dovrebbero altresì poter disattendere determinate disposizioni di una legge straniera qualora, in una precisa fattispecie, l'applicazione di tali disposizioni risultasse manifestamente incompatibile con l'ordine pubblico dello Stato membro interessato. Tuttavia, alle autorità giurisdizionali o alle altre autorità competenti non dovrebbe essere consentito di avvalersi dell'eccezione di ordine pubblico per disattendere la legge di un altro Stato ovvero per rifiutare di riconoscere — o, se del caso, accettare — o eseguire una decisione, un atto pubblico o una transazione giudiziaria emessi in un altro Stato membro, qualora ciò avvenisse in violazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (la «Carta»), in particolare del suo articolo 21 sul principio di non discriminazione.
(55)
Poiché in alcuni Stati coesistono due o più sistemi giuridici o complessi di norme per le materie disciplinate dal presente regolamento, è opportuno prevedere in quale misura le disposizioni del presente regolamento si applicano nelle differenti unità territoriali di tali Stati.
(56)
Alla luce dell'obiettivo generale, ossia il riconoscimento reciproco delle decisioni emesse negli Stati membri in materia di regime patrimoniale tra coniugi, il presente regolamento dovrebbe prevedere norme relative al riconoscimento, all'esecutività e all'esecuzione delle decisioni simili a quelle di altri strumenti dell'Unione nel settore della cooperazione giudiziaria in materia civile.
(57)
Per tenere conto dei diversi sistemi che trattano questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi negli Stati membri, è opportuno che il presente regolamento assicuri l'accettazione e l'esecutività in tutti gli Stati membri degli atti pubblici in materia di regime patrimoniale tra coniugi.
(58)
Gli atti pubblici dovrebbero avere in un altro Stato membro la stessa efficacia probatoria che hanno nello Stato membro d'origine, o gli effetti più comparabili. Nel determinare l'efficacia probatoria di un determinato atto pubblico in un altro Stato membro o gli effetti più comparabili, è opportuno fare riferimento alla natura e alla portata degli effetti probatori dell'atto pubblico nello Stato membro d'origine. L'efficacia probatoria di un atto pubblico in un altro Stato membro sarà perciò determinata dalla legge dello Stato membro d'origine.
(59)
L'«autenticità» dell'atto pubblico dovrebbe essere un concetto autonomo comprendente elementi quali la genuinità dell'atto, i presupposti formali dell'atto, i poteri dell'autorità che redige l'atto e la procedura secondo la quale l'atto è redatto. Dovrebbe comprendere altresì gli elementi fattuali registrati dall'autorità interessata nell'atto pubblico, quali il fatto che le parti indicate sono comparse davanti a tale autorità nella data indicata e che hanno reso le dichiarazioni indicate. La parte che intenda contestare l'autenticità di un atto pubblico dovrebbe farlo davanti all'autorità giurisdizionale competente dello Stato membro d'origine dell'atto pubblico secondo la legge di tale Stato membro.
(60)
I termini «negozi giuridici o rapporti giuridici registrati in un atto pubblico» dovrebbero essere intesi come riferiti al contenuto e alla sostanza registrati nell'atto pubblico. La parte che intenda contestare i negozi giuridici o i rapporti giuridici registrati in un atto pubblico dovrebbe farlo davanti alle autorità giurisdizionali competenti ai sensi del presente regolamento, che dovrebbero decidere conformemente alla legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi.
(61)
Se una questione relativa ai negozi giuridici o ai rapporti giuridici registrati in un atto pubblico è sollevata in via incidentale in un procedimento davanti a un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro, tale autorità giurisdizionale dovrebbe essere competente a decidere al riguardo.
(62)
Un atto pubblico contestato non dovrebbe avere efficacia probatoria in uno Stato membro diverso dallo Stato membro d'origine fintanto che la contestazione sia pendente. Se la contestazione riguarda solo una questione specifica relativa ai negozi giuridici o ai rapporti giuridici registrati in un atto pubblico, l'atto pubblico contestato non dovrebbe avere efficacia probatoria in uno Stato membro diverso dallo Stato membro d'origine per quanto concerne i punti contestati fino a quando la contestazione è pendente. Un atto pubblico dichiarato invalido in seguito a una contestazione dovrebbe cessare di produrre qualsiasi effetto probatorio.
(63)
L'autorità alla quale, nel contesto dell'applicazione del presente regolamento, fossero presentati due atti pubblici incompatibili, dovrebbe valutare a quale atto pubblico debba essere eventualmente attribuita priorità, tenendo conto delle circostanze del caso specifico. Se da tali circostanze non dovesse emergere con chiarezza a quale atto pubblico debba essere eventualmente attribuita priorità, la questione dovrebbe essere definita dalle autorità giurisdizionali competenti ai sensi del presente regolamento o, qualora la questione fosse sollevata in via incidentale nel corso di un procedimento, dall'autorità giurisdizionale investita del procedimento. In caso di incompatibilità tra un atto pubblico e una decisione, si dovrebbe tener conto dei motivi di rifiuto di riconoscimento delle decisioni previsti dal presente regolamento.
(64)
Il riconoscimento e l'esecuzione di una decisione in materia di regime patrimoniale tra coniugi ai sensi del presente regolamento non implicano in alcun modo il riconoscimento del matrimonio alla base del regime patrimoniale tra coniugi che ha dato luogo alla decisione.
(65)
È opportuno disciplinare la relazione tra il presente regolamento e le convenzioni bilaterali o multilaterali in materia di regime patrimoniale tra coniugi delle quali gli Stati membri sono parti.
(66)
Il presente regolamento non dovrebbe impedire agli Stati membri che sono parti della convenzione del 6 febbraio 1931 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia contenente disposizioni di diritto internazionale in materia di matrimonio, adozione e tutela, riveduta nel 2006; della convenzione del 19 novembre 1934 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia comprendente disposizioni di diritto internazionale privato in materia di successioni, testamenti e amministrazione di eredità, riveduta nel giugno 2012; e della convenzione dell'11 ottobre 1977 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia sul riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia civile, di continuare ad applicare talune disposizioni di tali convenzioni, nella misura in cui esse prevedano procedure semplificate e accelerate per il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali tra coniugi.
(67)
Al fine di facilitare l'applicazione del presente regolamento, è opportuno prevedere l'obbligo in capo agli Stati membri di comunicare talune informazioni concernenti la loro legislazione e le loro procedure in materia di regime patrimoniale tra coniugi nell'ambito della rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale, istituita con decisione 2001/470/CE del Consiglio (9). Per consentire la tempestiva pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea di tutte le informazioni rilevanti per l'applicazione pratica del presente regolamento, gli Stati membri dovrebbero comunicare tali informazioni anche alla Commissione prima che il presente regolamento inizi ad applicarsi.
(68)
Sempre per facilitare l'applicazione del presente regolamento e permettere l'uso delle tecnologie di comunicazione moderne, occorre prevedere moduli standard per gli attestati da fornire nel quadro della domanda di dichiarazione di esecutività di una decisione, un atto pubblico o una transazione giudiziaria.
(69)
Per il calcolo dei tempi e termini di cui al presente regolamento, si dovrebbe applicare il regolamento (CEE, Euratom) n. 1182/71 del Consiglio (10).
(70)
Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione del presente regolamento, dovrebbero essere attribuite alla Commissione competenze di esecuzione per quanto riguarda la costituzione e la successiva modifica degli attestati e dei moduli riguardanti la dichiarazione di esecutività delle decisioni, delle transazioni giudiziarie e degli atti pubblici. Tali competenze devono essere esercitate in conformità al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (11).
(71)
Per l'adozione degli atti di esecuzione che istituiscono e successivamente modificano gli attestati e i moduli di cui al presente regolamento si dovrebbe far ricorso alla procedura consultiva.
(72)
Poiché gli obiettivi del presente regolamento, ossia garantire la libera circolazione delle persone nell'Unione, permettere ai coniugi di organizzare i rapporti patrimoniali tra loro e con terzi durante la vita matrimoniale e al momento della liquidazione del regime patrimoniale, aumentare la prevedibilità e la certezza del diritto, non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della portata e degli effetti del presente regolamento, possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, se del caso mediante una cooperazione rafforzata tra Stati membri, l'Unione può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(73)
Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi sanciti dalla Carta, in particolare gli articoli 7, 9, 17, 21 e 47 relativi, rispettivamente, al rispetto della vita privata e della vita familiare, al diritto di sposarsi e di costituire una famiglia secondo le leggi nazionali, al diritto di proprietà, al principio di non discriminazione e al diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale. Le autorità giurisdizionali e le altre autorità competenti degli Stati membri dovrebbero applicare il presente regolamento nel rispetto di tali diritti e principi,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO I
AMBITO DI APPLICAZIONE E DEFINIZIONI
Articolo 1
Ambito di applicazione
1. Il presente regolamento si applica ai regimi patrimoniali tra coniugi.
Esso non si applica alla materia fiscale, doganale e amministrativa.
2. Sono esclusi dall'ambito di applicazione del presente regolamento:
a)
la capacità giuridica dei coniugi;
b)
l'esistenza, la validità e il riconoscimento di un matrimonio;
c)
le obbligazioni alimentari;
d)
la successione a causa di morte del coniuge;
e)
la sicurezza sociale;
f)
il diritto di trasferimento o adeguamento tra coniugi, in caso di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio, dei diritti a pensione di anzianità o di invalidità maturati durante il matrimonio e che non hanno generato reddito da pensione nel corso dello stesso;
g)
la natura dei diritti reali;
h)
qualsiasi iscrizione in un registro di diritti su beni mobili o immobili, compresi i requisiti legali relativi a tale iscrizione, e gli effetti dell'iscrizione o della mancata iscrizione di tali diritti in un registro.
Articolo 2
Competenza in materia di regime patrimoniale tra coniugi negli Stati membri
Il presente regolamento lascia impregiudicata la competenza delle autorità degli Stati membri a trattare questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi.
Articolo 3
Definizioni
1. Ai fini del presente regolamento si intende per:
a) «regime patrimoniale tra coniugi»: l'insieme delle norme che regolano i rapporti patrimoniali dei coniugi tra loro e rispetto ai terzi in conseguenza del matrimonio o del suo scioglimento;
b) «convenzione matrimoniale»: qualsiasi accordo tra i coniugi o i nubendi con il quale essi organizzano il loro regime patrimoniale;
c) «atto pubblico»: qualsiasi documento in materia di regime patrimoniale tra coniugi che sia stato formalmente redatto o registrato come atto pubblico in uno Stato membro e la cui autenticità:
i)
riguardi la firma e il contenuto dell'atto pubblico;
ii)
sia stata attestata da un'autorità pubblica o da altra autorità a tal fine autorizzata dallo Stato membro d'origine;
d) «decisione»: a prescindere dalla denominazione usata, qualsiasi decisione in materia di regime patrimoniale tra coniugi emessa da un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro, compresa una decisione sulla determinazione delle spese giudiziali da parte del cancelliere;
e) «transazione giudiziaria»: la transazione in materia di regime patrimoniale tra coniugi approvata dall'autorità giurisdizionale o conclusa dinanzi all'autorità giurisdizionale nel corso di un procedimento;
f) «Stato membro d'origine»: lo Stato membro in cui è stata emessa la decisione, è stato formato l'atto pubblico o è stata approvata o conclusa la transazione giudiziaria;
g) «Stato membro dell'esecuzione»: lo Stato membro in cui vengono richiesti il riconoscimento e/o l'esecuzione della decisione, dell'atto pubblico o della transazione giudiziaria.
2. Ai fini del presente regolamento, per «autorità giurisdizionale» s'intende qualsiasi autorità giudiziaria e tutte le altre autorità e i professionisti legali competenti in materia di regime patrimoniale tra coniugi che esercitano funzioni giudiziarie o agiscono per delega di competenza di un'autorità giudiziaria o sotto il suo controllo, purché tali altre autorità e professionisti legali offrano garanzie circa l'imparzialità e il diritto di audizione delle parti e purché le decisioni che prendono ai sensi della legge dello Stato membro in cui operano:
a)
possano formare oggetto di ricorso o riesame davanti a un'autorità giudiziaria;
b)
abbiano forza ed effetto equivalenti a quelli di una decisione dell'autorità giudiziaria nella stessa materia.
Gli Stati membri notificano alla Commissione, conformemente all'articolo 64, le altre autorità e i professionisti legali di cui al primo comma.
CAPO II
COMPETENZA
Articolo 4
Competenza in caso di morte di un coniuge
Se un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro è adita in merito alla successione di un coniuge ai sensi del regolamento (UE) n. 650/2012, le autorità giurisdizionali di tale Stato sono competenti a decidere sulle questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi correlate alla causa di successione in questione.
Articolo 5
Competenza in caso di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio
1. Fatto salvo il paragrafo 2, se un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro è investita di una domanda di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio ai sensi del regolamento (CE) n. 2201/2003, le autorità giurisdizionali di tale Stato sono competenti a decidere sulle questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi correlate alla domanda in questione.
2. La competenza in materia di regimi patrimoniali tra coniugi ai sensi del paragrafo 1 è condizionata all'accordo dei coniugi se l'autorità giurisdizionale investita della domanda di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio:
a)
è l'autorità giurisdizionale dello Stato membro nel cui territorio si trova la residenza abituale dell'attore e questi vi ha risieduto per almeno un anno immediatamente prima della presentazione della domanda, conformemente all'articolo 3, paragrafo 1, lettera a), quinto trattino, del regolamento (CE) n. 2201/2003,
b)
è l'autorità giurisdizionale di uno Stato membro di cui l'attore è cittadino e questi vi risiede abitualmente e vi ha risieduto per almeno sei mesi immediatamente prima della presentazione della domanda, conformemente all'articolo 3, paragrafo 1, lettera a), sesto trattino, del regolamento (CE) n. 2201/2003,
c)
è adita ai sensi dell'articolo 5 del regolamento (CE) n. 2201/2003 in casi di conversione della separazione personale in divorzio, o
d)
è adita ai sensi dell'articolo 7 del regolamento (CE) n. 2201/2003 in casi di competenza residua.
3. Se è concluso prima che l'autorità giurisdizionale sia adita per decidere su questioni inerenti ai regimi patrimoniali tra coniugi, l'accordo di cui al paragrafo 2 del presente articolo deve essere conforme all'articolo 7, paragrafo 2.
Articolo 6
Competenza negli altri casi
Se nessuna autorità giurisdizionale di uno Stato membro è competente ai sensi degli articoli 4 e 5 o in casi diversi da quelli previsti da tali articoli, sono competenti a decidere sulle questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi le autorità giurisdizionali dello Stato membro:
a)
nel cui territorio si trova la residenza abituale dei coniugi nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale o, in mancanza,
b)
nel cui territorio si trova l'ultima residenza abituale dei coniugi se uno di essi vi risiede ancora nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale o, in mancanza,
c)
nel cui territorio si trova la residenza abituale del convenuto nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale o, in mancanza,
d)
di cittadinanza comune dei coniugi nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale.
Articolo 7
Elezione del foro
1. Nei casi contemplati all'articolo 6 le parti possono concordare di attribuire la competenza esclusiva a decidere sulle questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi alle autorità giurisdizionali dello Stato membro la cui legge è applicabile ai sensi dell'articolo 22 o dell'articolo 26, paragrafo 1, lettera a) o lettera b), o a quelle dello Stato membro di conclusione del matrimonio.
2. L'accordo di cui al paragrafo 1 è espresso per iscritto, datato e firmato dalle parti. Si considera equivalente alla forma scritta qualsiasi comunicazione elettronica che consenta una registrazione durevole dell'accordo.
Articolo 8
Competenza fondata sulla comparizione del convenuto
1. Oltre che nei casi in cui la sua competenza risulta da altre disposizioni del presente regolamento, è competente l'autorità giurisdizionale dello Stato membro la cui legge è applicabile ai sensi dell'articolo 22 o dell'articolo 26, paragrafo 1, lettera a) o lettera b), e dinanzi alla quale compare il convenuto. Tale norma non è applicabile se la comparizione è effettuata per eccepire l'incompetenza o nei casi contemplati dall'articolo 4 o dall'articolo 5, paragrafo 1.
2. Prima di dichiararsi competente ai sensi del paragrafo 1, l'autorità giurisdizionale assicura che il convenuto sia informato del suo diritto di eccepire l'incompetenza e degli effetti della comparizione o della mancata comparizione.
Articolo 9
Competenza alternativa
1. In via eccezionale, se un'autorità giurisdizionale dello Stato membro competente ai sensi degli articoli 4, 6, 7 o 8 ritiene che il suo diritto internazionale privato non riconosca il matrimonio in questione ai fini del procedimento in materia di regime patrimoniale tra coniugi, detta autorità può declinare la propria competenza. Se decide di declinare la propria competenza, l'autorità giurisdizionale vi procede senza indebito ritardo.
2. Se un'autorità giurisdizionale competente ai sensi dell'articolo 4 o 6 declina la propria competenza e le parti concordano di attribuire la competenza alle autorità giurisdizionali di qualsiasi altro Stato membro ai sensi dell'articolo 7, le autorità giurisdizionali di detto Stato membro sono competenti a decidere sul regime patrimoniale tra coniugi.
Negli altri casi sono competenti a decidere sul regime patrimoniale tra coniugi le autorità giurisdizionali di qualsiasi altro Stato membro ai sensi dell'articolo 6 o 8 o le autorità giurisdizionali dello Stato membro di conclusione del matrimonio.
3. Il presente articolo non si applica se le parti hanno ottenuto una decisione di divorzio, separazione personale o annullamento del matrimonio che può essere riconosciuta nello Stato membro del foro.
Articolo 10
Competenza sussidiaria
Se nessuna autorità giurisdizionale di uno Stato membro è competente ai sensi degli articoli 4, 5, 6, 7 o 8, o se tutte le autorità giurisdizionali ai sensi dell'articolo 9 hanno declinato la propria competenza e nessuna autorità giurisdizionale ha competenza ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 2, sono competenti le autorità giurisdizionali di uno Stato membro nella misura in cui beni immobili di uno o entrambi i coniugi sono situati nel suo territorio, nel qual caso l'autorità giurisdizionale adita è competente a pronunciarsi solo su quei beni immobili.
Articolo 11
Forum necessitatis
Qualora nessuna autorità giurisdizionale di uno Stato membro sia competente in forza degli articoli 4, 5, 6, 7, 8 o 10, o se tutte le autorità giurisdizionali ai sensi dell'articolo 9 hanno declinato la propria competenza e nessuna autorità giurisdizionale di uno Stato membro ha competenza ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 2, o dell'articolo 10, le autorità giurisdizionali di uno Stato membro possono, in via eccezionale, conoscere di una controversia in materia di regime patrimoniale tra coniugi se un procedimento non può ragionevolmente essere intentato o svolto o si rivela impossibile in uno Stato terzo con il quale la causa ha uno stretto collegamento.
La causa deve presentare un collegamento sufficiente con lo Stato membro dell'autorità giurisdizionale adita.
Articolo 12
Competenza in caso di domanda riconvenzionale
L'autorità giurisdizionale davanti alla quale pende un procedimento in forza degli articoli 4, 5, 6, 7, 8, dell'articolo 9, paragrafo 2, dell'articolo 10 o 11 è altresì competente a esaminare la domanda riconvenzionale se essa rientra nell'ambito di applicazione del presente regolamento.
Articolo 13
Limitazione del procedimento
1. Se l'eredità la cui successione rientra nell'ambito di applicazione del regolamento (UE) n. 650/2012 comprende beni situati in uno Stato terzo, l'autorità giurisdizionale adita per decidere sul regime patrimoniale tra coniugi può, su richiesta di una delle parti, astenersi dal decidere su uno o più di tali beni qualora si possa supporre che la sua decisione sui beni in questione non sarà riconosciuta né, se del caso, dichiarata esecutiva in tale Stato terzo.
2. Il paragrafo 1 non pregiudica il diritto delle parti di limitare l'oggetto del procedimento ai sensi della legge dello Stato membro dell'autorità giurisdizionale adita.
Articolo 14
Adizione di un'autorità giurisdizionale
Ai fini del presente capo, un'autorità giurisdizionale si considera adita:
a)
alla data in cui la domanda giudiziale o un atto equivalente è depositato presso l'autorità giurisdizionale, a condizione che l'attore non abbia in seguito omesso di prendere le misure che era tenuto a prendere affinché l'atto fosse notificato o comunicato al convenuto;
b)
se l'atto deve essere notificato o comunicato prima di essere depositato presso l'autorità giurisdizionale, alla data della sua ricezione da parte dell'autorità incaricata della notificazione o comunicazione, a condizione che l'attore non abbia in seguito omesso di prendere le misure che era tenuto a prendere affinché l'atto fosse depositato presso l'autorità giurisdizionale; o
c)
se il procedimento è avviato d'ufficio, alla data in cui l'autorità giurisdizionale prende la decisione di avviare il procedimento o, qualora tale decisione non sia richiesta, alla data in cui la causa è registrata dall'autorità giurisdizionale.
Articolo 15
Verifica della competenza
L'autorità giurisdizionale di uno Stato membro investita di una causa in materia di regime patrimoniale tra coniugi per la quale non è competente in base al presente regolamento dichiara d'ufficio la propria incompetenza.
Articolo 16
Verifica della ricevibilità
1. Se il convenuto che ha la residenza abituale in uno Stato diverso dallo Stato membro in cui l'azione è stata proposta non compare, l'autorità giurisdizionale competente ai sensi del presente regolamento sospende il procedimento finché non sia accertato che il convenuto è stato messo nelle condizioni di ricevere la domanda giudiziale o un atto equivalente in tempo utile a consentirgli di presentare le proprie difese o che sono stati effettuati tutti gli adempimenti in tal senso.
2. In luogo del paragrafo 1 si applica l'articolo 19 del regolamento (CE) n. 1393/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio (12), qualora sia stato necessario trasmettere da uno Stato membro a un altro la domanda giudiziale o un atto equivalente a norma di tale regolamento.
3. Ove il regolamento (CE) n. 1393/2007 non sia applicabile, si applica l'articolo 15 della convenzione dell'Aia, del 15 novembre 1965, relativa alla notificazione e alla comunicazione all'estero degli atti giudiziari ed extragiudiziari in materia civile o commerciale, qualora sia stato necessario trasmettere all'estero la domanda giudiziale o un atto equivalente ai sensi della suddetta convenzione.
Articolo 17
Litispendenza
1. Qualora davanti ad autorità giurisdizionali di Stati membri differenti e tra le stesse parti siano state proposte domande aventi il medesimo oggetto e il medesimo titolo, l'autorità giurisdizionale successivamente adita sospende d'ufficio il procedimento finché sia stata accertata la competenza dell'autorità giurisdizionale adita in precedenza.
2. Nei casi di cui al paragrafo 1, su istanza dell'autorità giurisdizionale investita della controversia, qualsiasi altra autorità giurisdizionale adita comunica senza indugio alla prima autorità giurisdizionale la data in cui è stata adita.
3. Ove sia accertata la competenza dell'autorità giurisdizionale adita per prima, l'autorità giurisdizionale successivamente adita dichiara la propria incompetenza a favore della prima.
Articolo 18
Connessione
1. Ove più cause connesse siano pendenti dinanzi ad autorità giurisdizionali di Stati membri differenti, l'autorità giurisdizionale successivamente adita può sospendere il procedimento.
2. Se le cause di cui al paragrafo 1 sono pendenti in primo grado, l'autorità giurisdizionale successivamente adita può parimenti dichiarare la propria incompetenza su richiesta di una delle parti a condizione che l'autorità giurisdizionale adita per prima sia competente a conoscere delle domande proposte e la sua legge consenta la riunione dei procedimenti.
3. Ai fini del presente articolo sono connesse le cause aventi tra di loro un legame così stretto da rendere opportune una trattazione e una decisione uniche per evitare decisioni tra loro incompatibili ove le cause fossero trattate separatamente.
Articolo 19
Provvedimenti provvisori e cautelari
I provvedimenti provvisori o cautelari previsti dalla legge di uno Stato membro possono essere richiesti alle autorità giurisdizionali di tale Stato anche se, in forza del presente regolamento, la competenza a conoscere nel merito è riconosciuta alle autorità giurisdizionali di un altro Stato membro.
CAPO III
LEGGE APPLICABILE
Articolo 20
Applicazione universale
La legge designata come applicabile dal presente regolamento si applica anche ove non sia quella di uno Stato membro.
Articolo 21
Unità della legge applicabile
La legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi ai sensi degli articoli 22 o 26 si applica alla totalità dei beni rientranti in tale regime, indipendentemente dal luogo in cui si trovano i beni.
Articolo 22
Scelta della legge applicabile
1. I coniugi o nubendi possono designare o cambiare di comune accordo la legge applicabile al loro regime patrimoniale, a condizione che tale legge sia una delle leggi seguenti:
a)
la legge dello Stato della residenza abituale dei coniugi o nubendi, o di uno di essi, al momento della conclusione dell'accordo; o
b)
la legge di uno Stato di cui uno dei coniugi o nubendi ha la cittadinanza al momento della conclusione dell'accordo.
2. Salvo diverso accordo dei coniugi, il cambiamento della legge applicabile al loro regime patrimoniale deciso nel corso del matrimonio ha effetti solo per il futuro.
3. Qualunque cambiamento retroattivo della legge applicabile ai sensi del paragrafo 2 non pregiudica i diritti dei terzi derivanti da tale legge.
Articolo 23
Validità formale dell'accordo sulla scelta della legge applicabile
1. L'accordo di cui all'articolo 22 è redatto per iscritto, datato e firmato da entrambi i coniugi. Si considera equivalente alla forma scritta qualsiasi comunicazione elettronica che consenta una registrazione duratura dell'accordo.
2. Se la legge dello Stato membro in cui entrambi i coniugi hanno la residenza abituale al momento della conclusione dell'accordo prevede requisiti di forma supplementari per le convenzioni matrimoniali, si applicano tali requisiti.
3. Se, al momento della conclusione dell'accordo, la residenza abituale dei coniugi si trova in Stati membri diversi e se la legge di tali Stati prevede requisiti di forma differenti per le convenzioni matrimoniali, l'accordo è valido, quanto alla forma, se soddisfa i requisiti della legge di uno dei due Stati.
4. Se, al momento della conclusione dell'accordo, uno solo dei coniugi ha la residenza abituale in uno Stato membro e se tale Stato prevede requisiti di forma supplementari per le convenzioni matrimoniali, si applicano tali requisiti.
Articolo 24
Consenso e validità sostanziale
1. L'esistenza e la validità di un accordo sulla scelta della legge o di una sua disposizione si stabiliscono in base alla legge che sarebbe applicabile ai sensi dell'articolo 22 se l'accordo o la disposizione fossero validi.
2. Tuttavia, un coniuge, al fine di dimostrare che non ha dato il suo consenso, può riferirsi alla legge del paese in cui ha la residenza abituale nel momento in cui è adita l'autorità giurisdizionale, se dalle circostanze risulta che non sarebbe ragionevole stabilire l'effetto del suo comportamento secondo la legge prevista nel paragrafo 1.
Articolo 25
Validità formale della convenzione matrimoniale
1. La convenzione matrimoniale è redatta per iscritto, datata e firmata da entrambi i coniugi. Si considera equivalente alla forma scritta qualsiasi comunicazione elettronica che consenta una registrazione durevole dell'accordo.
2. Se la legge dello Stato membro in cui entrambi i coniugi hanno la residenza abituale al momento della conclusione della convenzione prevede requisiti di forma supplementari per le convenzioni matrimoniali, si applicano tali requisiti.
Se, al momento della conclusione della convenzione, la residenza abituale dei coniugi si trova in Stati membri diversi e se la legge di tali Stati prevede requisiti di forma differenti per le convenzioni matrimoniali, la convenzione è valida, quanto alla forma, se soddisfa i requisiti della legge di uno dei due Stati.
Se, al momento della conclusione della convenzione, uno solo dei coniugi ha la residenza abituale in uno Stato membro e se tale Stato prevede requisiti di forma supplementari per le convenzioni matrimoniali, si applicano tali requisiti.
3. Se la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi impone requisiti formali supplementari, si applicano tali requisiti.
Articolo 26
Legge applicabile in mancanza di scelta delle parti
1. In mancanza di un accordo sulla scelta della legge ai sensi dell'articolo 22, la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi è la legge dello Stato:
a)
della prima residenza abituale comune dei coniugi dopo la conclusione del matrimonio o, in mancanza,
b)
della cittadinanza comune dei coniugi al momento della conclusione del matrimonio o, in mancanza,
c)
con cui i coniugi presentano assieme il collegamento più stretto al momento della conclusione del matrimonio, tenuto conto di tutte le circostanze.
2. Se i coniugi hanno più di una cittadinanza comune al momento della conclusione del matrimonio, si applicano solo le lettere a) e c) del paragrafo 1.
3. In via di eccezione e su richiesta di uno dei coniugi, l'autorità giurisdizionale competente a decidere su questioni inerenti al regime patrimoniale tra coniugi può decidere che la legge di uno Stato diverso da quello la cui legge è applicabile ai sensi del paragrafo 1, lettera a), disciplini il regime patrimoniale tra coniugi se l'istante dimostra che:
a)
i coniugi hanno avuto l'ultima residenza abituale comune in tale altro Stato per un periodo significativamente più lungo di quello di residenza abituale comune nello Stato designato al paragrafo 1, lettera a);
b)
entrambi i coniugi hanno fatto affidamento sulla legge di tale altro Stato nell'organizzazione o pianificazione dei loro rapporti patrimoniali.
La legge di tale altro Stato si applica dalla conclusione del matrimonio, salvo disaccordo di uno dei coniugi. In quest'ultimo caso, la legge di tale altro Stato ha effetto a decorrere dallo stabilimento dell'ultima residenza abituale comune in tale altro Stato.
L'applicazione della legge dell'altro Stato non pregiudica i diritti dei terzi derivanti dalla legge applicabile ai sensi del paragrafo 1, lettera a).
Il presente paragrafo non si applica se i coniugi hanno concluso una convenzione matrimoniale prima della data di stabilimento dell'ultima residenza abituale comune in tale altro Stato.
Articolo 27
Ambito della legge applicabile
La legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi ai sensi del presente regolamento determina tra l'altro:
a)
la classificazione dei beni di uno o entrambi i coniugi in varie categorie durante e dopo il matrimonio;
b)
il passaggio dei beni da una categoria all'altra;
c)
la responsabilità di un coniuge per le passività e i debiti dell'altro coniuge;
d)
i poteri, i diritti e gli obblighi di uno dei coniugi o di entrambi i coniugi con riguardo ai beni;
e)
lo scioglimento del regime patrimoniale tra coniugi e la divisione, distribuzione o liquidazione dei beni;
f)
gli effetti del regime patrimoniale tra coniugi sui rapporti giuridici tra un coniuge e i terzi;
g)
la validità sostanziale di una convenzione matrimoniale.
Articolo 28
Opponibilità a terzi
1. In deroga all'articolo 27, lettera f), la legge applicabile al regime patrimoniale tra i coniugi non può essere fatta valere da un coniuge contro un terzo in una controversia tra il terzo e uno o entrambi i coniugi salvo che il terzo fosse a conoscenza di tale legge, o fosse tenuto ad esserne a conoscenza esercitando la dovuta diligenza.
2. Si presume che il terzo sia a conoscenza della legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi, se
a)
la legge è la legge:
i)
dello Stato la cui legge è applicabile alla transazione tra un coniuge e il terzo, o
ii)
dello Stato in cui il coniuge contraente e il terzo hanno la loro residenza abituale, o
iii)
in casi riguardanti beni immobili, dello Stato in cui sono ubicati i beni;
oppure
b)
uno dei coniugi ha adempiuto gli obblighi applicabili in materia di pubblicità o registrazione del regime patrimoniale tra coniugi prescritti dalla legge:
i)
dello Stato la cui legge è applicabile alla transazione tra un coniuge e il terzo, o
ii)
dello Stato in cui il coniuge contraente e il terzo hanno la loro residenza abituale, o
iii)
in casi riguardanti beni immobili, dello Stato in cui sono ubicati i beni.
3. Se la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi non può essere fatta valere da un coniuge contro un terzo in virtù del paragrafo 1, gli effetti del regime patrimoniale tra coniugi rispetto al terzo sono disciplinati:
a)
dalla legge dello Stato la cui legge è applicabile alla transazione tra un coniuge e il terzo; o
b)
in casi riguardanti beni immobili o beni o diritti registrati, dalla legge dello Stato in cui è ubicato il bene o in cui sono registrati i beni o i diritti.
Articolo 29
Adattamento dei diritti reali
Se una persona invoca un diritto reale che le spetta secondo la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi e la legge dello Stato membro in cui il diritto è invocato non conosce il diritto reale in questione, tale diritto è adattato, se necessario e nella misura del possibile, al diritto equivalente più vicino previsto dalla legge di tale Stato, tenendo conto degli obiettivi e degli interessi perseguiti dal diritto reale in questione nonché dei suoi effetti.
Articolo 30
Norme di applicazione necessaria
1. Le disposizioni del presente regolamento non ostano all'applicazione delle norme di applicazione necessaria della legge del foro.
2. Le norme di applicazione necessaria sono disposizioni il cui rispetto è ritenuto cruciale da uno Stato membro per la salvaguardia dei suoi interessi pubblici, quali la sua organizzazione politica, sociale o economica, al punto da esigerne l'applicazione a tutte le situazioni che rientrino nel loro ambito d'applicazione, qualunque sia la legge applicabile al regime patrimoniale tra coniugi ai sensi del presente regolamento.
Articolo 31
Ordine pubblico del foro
L'applicazione di una disposizione della legge di uno Stato specificata dal presente regolamento può essere esclusa solo qualora tale applicazione risulti manifestamente incompatibile con l'ordine pubblico del foro.
Articolo 32
Esclusione del rinvio
Qualora il presente regolamento determini l'applicazione della legge di uno Stato, esso si riferisce all'applicazione delle norme giuridiche in vigore in quello Stato, ad esclusione delle norme di diritto internazionale privato.
Articolo 33
Ordinamenti plurilegislativi a base territoriale
1. Se la legge designata dal presente regolamento è quella di uno Stato che si compone di più unità territoriali, ciascuna delle quali ha una propria normativa in materia di regimi patrimoniali tra coniugi, le norme interne di tale Stato in materia di conflitti di legge determinano l'unità territoriale pertinente la cui normativa si applica.
2. In mancanza di norme interne in materia di conflitti di legge:
a)
ogni riferimento alla legge dello Stato di cui al paragrafo 1 deve intendersi, ai fini della determinazione della legge designata da disposizioni che si riferiscono alla residenza abituale dei coniugi, come riferimento alla legge dell'unità territoriale in cui i coniugi hanno la residenza abituale;
b)
ogni riferimento alla legge dello Stato di cui al paragrafo 1 deve intendersi, ai fini della determinazione della legge designata dalle disposizioni che si riferiscono alla cittadinanza dei coniugi, come riferimento alla legge dell'unità territoriale con cui i coniugi hanno il collegamento più stretto;
c)
ogni riferimento alla legge dello Stato di cui al paragrafo 1 deve intendersi, ai fini della determinazione della legge designata da disposizioni che si riferiscono ad altri elementi quali criteri di collegamento, come riferimento alla legge dell'unità territoriale in cui l'elemento in questione è situato.
Articolo 34
Ordinamenti plurilegislativi a base personale
Se uno Stato ha due o più sistemi giuridici o complessi di norme applicabili a categorie diverse di persone in materia di regime patrimoniale tra coniugi, ogni riferimento alla legge di tale Stato deve intendersi come riferimento al sistema giuridico o al complesso di norme determinato dalle norme in vigore in tale Stato. In mancanza di tali norme, si applica il sistema giuridico o il complesso di norme con cui i coniugi hanno il collegamento più stretto.
Articolo 35
Non applicazione del presente regolamento ai conflitti interni di leggi
Uno Stato membro che si compone di più unità territoriali, ciascuna con una propria normativa in materia di regime patrimoniale tra coniugi, non è tenuto ad applicare il presente regolamento ai conflitti di legge che riguardano unicamente tali unità.
CAPO IV
RICONOSCIMENTO, ESECUTIVITÀ ED ESECUZIONE DELLE DECISIONI
Articolo 36
Riconoscimento
1. Le decisioni emesse in uno Stato membro sono riconosciute negli altri Stati membri senza che sia necessario il ricorso ad alcun procedimento particolare.
2. In caso di contestazione, ogni parte interessata che chieda il riconoscimento in via principale di una decisione può far accertare, secondo il procedimento di cui agli articoli da 44 a 57, che la decisione deve essere riconosciuta.
3. Se il riconoscimento è richiesto in via incidentale in un procedimento davanti a un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro, tale autorità giurisdizionale è competente al riguardo.
Articolo 37
Motivi di diniego del riconoscimento
Le decisioni non sono riconosciute:
a)
se il riconoscimento è manifestamente contrario all'ordine pubblico dello Stato membro in cui è richiesto il riconoscimento;
b)
se la domanda giudiziale o un atto equivalente non è stato notificato o comunicato al convenuto contumace in tempo utile e in modo tale da consentirgli di presentare la propria difesa, eccetto qualora, pur avendone avuto la possibilità, egli non abbia impugnato la decisione;
c)
se sono incompatibili con una decisione emessa in un procedimento tra le stesse parti nello Stato membro in cui è richiesto il riconoscimento;
d)
se sono incompatibili con una decisione emessa precedentemente tra le stesse parti in un altro Stato membro o in un paese terzo, in un procedimento avente il medesimo oggetto e il medesimo titolo, qualora tale decisione soddisfi le condizioni necessarie per essere riconosciuta nello Stato membro in cui è richiesto il riconoscimento.
Articolo 38
Diritti fondamentali
Le autorità giurisdizionali e le altre autorità competenti degli Stati membri applicano l'articolo 37 del presente regolamento nel rispetto dei diritti fondamentali e dei principi riconosciuti dalla Carta, in particolare l'articolo 21 sul principio di non discriminazione.
Articolo 39
Divieto di riesame della competenza dell'autorità giurisdizionale d'origine
1. La competenza dell'autorità giurisdizionale dello Stato membro d'origine non può formare oggetto di riesame.
2. Il criterio dell'ordine pubblico di cui all'articolo 37 non si applica alle norme sulla competenza di cui agli articoli da 4 a 11.
Articolo 40
Divieto di riesame del merito
La decisione emessa in uno Stato membro non può in alcun caso formare oggetto di un riesame del merito.
Articolo 41
Sospensione del procedimento di riconoscimento
L'autorità giurisdizionale di uno Stato membro davanti alla quale è chiesto il riconoscimento di una decisione emessa in un altro Stato membro può sospendere il procedimento se la decisione è stata impugnata con un mezzo ordinario nello Stato membro d'origine.
Articolo 42
Esecutività
Le decisioni emesse in uno Stato membro e ivi esecutive sono eseguite in un altro Stato membro dopo essere state ivi dichiarate esecutive su istanza di una parte interessata secondo la procedura di cui agli articoli da 44 a 57.
Articolo 43
Determinazione del domicilio
Per determinare se, ai fini della procedura di cui agli articoli da 44 a 57, una parte sia domiciliata nello Stato membro dell'esecuzione, l'autorità giurisdizionale adita applica la legge interna di tale Stato membro.
Articolo 44
Competenza territoriale
1. La domanda volta a ottenere una dichiarazione di esecutività è proposta all'autorità giurisdizionale o all'autorità competente dello Stato membro dell'esecuzione comunicata da tale Stato membro alla Commissione conformemente all'articolo 64.
2. La competenza territoriale è determinata dal luogo di domicilio della parte contro cui viene chiesta l'esecuzione, o dal luogo dell'esecuzione.
Articolo 45
Procedura
1. La procedura di domanda è disciplinata dalla legge dello Stato membro dell'esecuzione.
2. L'istante non è tenuto a disporre di un recapito postale, né di un rappresentante autorizzato nello Stato membro dell'esecuzione.
3. La domanda è corredata dei seguenti documenti:
a)
una copia della decisione che soddisfi le condizioni necessarie per stabilirne l'autenticità;
b)
l'attestato rilasciato dall'autorità giurisdizionale o dall'autorità competente dello Stato membro d'origine utilizzando il modulo elaborato secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 67, paragrafo 2, fatto salvo quanto stabilito all'articolo 46.
Articolo 46
Mancata produzione dell'attestato
1. Qualora l'attestato di cui all'articolo 45, paragrafo 3, lettera b), non venga prodotto, l'autorità giurisdizionale o l'autorità competente può fissare un termine per la sua presentazione o accettare un documento equivalente ovvero, qualora ritenga di essere informata a sufficienza, disporne la dispensa.
2. Qualora l'autorità giurisdizionale o l'autorità competente lo richieda, deve essere presentata una traduzione o una traslitterazione dei documenti. La traduzione è effettuata da una persona abilitata a eseguire traduzioni in uno degli Stati membri.
Articolo 47
Dichiarazione di esecutività
La decisione è dichiarata esecutiva non appena espletate le formalità di cui all'articolo 45 senza alcun esame ai sensi dell'articolo 37. La parte contro cui l'esecuzione viene chiesta non può, in tale fase del procedimento, presentare osservazioni.
Articolo 48
Notificazione della decisione relativa alla domanda volta a ottenere una dichiarazione di esecutività
1. La decisione relativa alla domanda volta a ottenere una dichiarazione di esecutività è immediatamente comunicata all'istante secondo le modalità previste dalla legge dello Stato membro dell'esecuzione.
2. La dichiarazione di esecutività è notificata o comunicata alla parte contro la quale è chiesta l'esecuzione, corredata della decisione qualora quest'ultima non sia già stata notificata o comunicata a tale parte.
Articolo 49
Ricorso contro la decisione relativa alla domanda volta a ottenere una dichiarazione di esecutività
1. Ciascuna delle parti può proporre ricorso contro la decisione relativa alla domanda volta a ottenere una dichiarazione di esecutività.
2. Il ricorso è proposto davanti all'autorità giurisdizionale comunicata dallo Stato membro interessato alla Commissione in conformità all'articolo 64.
3. Il ricorso è esaminato secondo le norme sul procedimento in contraddittorio.
4. Se la parte contro la quale è chiesta l'esecuzione non compare davanti all'autorità giurisdizionale investita del ricorso nel procedimento riguardante l'azione proposta dall'istante, si applicano le disposizioni dell'articolo 16 anche se la parte contro la quale è chiesta l'esecuzione non è domiciliata in uno degli Stati membri.
5. Il ricorso contro la dichiarazione di esecutività è proposto entro un termine di trenta giorni dalla notificazione o comunicazione della stessa. Se la parte contro la quale è chiesta l'esecuzione è domiciliata in uno Stato membro diverso da quello in cui è stata rilasciata la dichiarazione di esecutività, il termine è di sessanta giorni a decorrere dalla data della notificazione o comunicazione in mani proprie o nella residenza. Detto termine non è prorogabile per ragioni inerenti alla distanza.
Articolo 50
Impugnazione della decisione emessa sul ricorso
La decisione emessa sul ricorso può essere impugnata solo nei modi comunicati dallo Stato membro interessato alla Commissione conformemente all'articolo 64.
Articolo 51
Rifiuto o revoca di una dichiarazione di esecutività
L'autorità giurisdizionale davanti alla quale è stato proposto un ricorso ai sensi dell'articolo 49 o dell'articolo 50 rifiuta o revoca la dichiarazione di esecutività solo per uno dei motivi contemplati dall'articolo 37. Essa si pronuncia senza indugio.
Articolo 52
Sospensione del procedimento
L'autorità giurisdizionale davanti alla quale è proposto un ricorso ai sensi dell'articolo 49 o dell'articolo 50, su istanza della parte contro la quale è chiesta l'esecuzione, sospende il procedimento se l'esecutività della decisione è sospesa nello Stato membro d'origine per la presentazione di un ricorso.
Articolo 53
Provvedimenti provvisori e cautelari
1. Qualora una decisione debba essere riconosciuta in conformità del presente capo, nulla osta a che l'istante chieda provvedimenti provvisori o cautelari in conformità della legge dello Stato membro dell'esecuzione, senza che sia necessaria una dichiarazione di esecutività ai sensi dell'articolo 46.
2. La dichiarazione di esecutività implica di diritto l'autorizzazione a procedere a provvedimenti cautelari.
3. In pendenza del termine di cui all'articolo 49, paragrafo 5, per proporre il ricorso contro la dichiarazione di esecutività e fino a quando non sia stata adottata alcuna decisione su di esso, può procedersi solo a provvedimenti cautelari sui beni della parte contro cui è chiesta l'esecuzione.
Articolo 54
Esecutività parziale
1. Se la decisione ha statuito su vari capi della domanda e la dichiarazione di esecutività non può essere rilasciata per tutti i capi, l'autorità giurisdizionale o l'autorità competente rilasciano la dichiarazione di esecutività solo per uno o più di essi.
2. L'istante può richiedere una dichiarazione di esecutività parziale della decisione.
Articolo 55
Patrocinio a spese dello Stato
L'istante che nello Stato membro d'origine ha beneficiato in tutto o in parte del patrocinio a spese dello Stato o dell'esenzione dai costi o dalle spese beneficia, nel procedimento per la dichiarazione di esecutività, del patrocinio più favorevole o dell'esenzione più ampia previsti dalla legge dello Stato membro dell'esecuzione.
Articolo 56
Assenza di garanzie, cauzioni o depositi
Alla parte che chiede il riconoscimento, l'esecutività o l'esecuzione in uno Stato membro di una decisione emessa in un altro Stato membro non deve essere imposta la costituzione di garanzie, cauzioni o depositi, comunque denominati, a motivo della cittadinanza straniera o per difetto di domicilio o residenza nello Stato membro dell'esecuzione.
Articolo 57
Assenza di imposte, diritti o tasse
Nei procedimenti relativi al rilascio di una dichiarazione di esecutività non sono riscossi, nello Stato membro dell'esecuzione, imposte, diritti o tasse proporzionali al valore della controversia.
CAPO V
ATTI PUBBLICI E TRANSAZIONI GIUDIZIARIE
Articolo 58
Accettazione degli atti pubblici
1. Un atto pubblico redatto in uno Stato membro ha in un altro Stato membro la stessa efficacia probatoria che ha nello Stato membro d'origine o produce gli effetti più comparabili, a condizione che ciò non sia manifestamente contrario all'ordine pubblico dello Stato membro interessato.
Una persona che intende utilizzare un atto pubblico in un altro Stato membro può chiedere all'autorità che redige l'atto pubblico nello Stato membro d'origine di compilare il modulo elaborato secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 67, paragrafo 2, precisando quali sono gli effetti probatori che l'atto pubblico ha nello Stato membro d'origine.
2. Qualsiasi contestazione riguardo all'autenticità di un atto pubblico è proposta davanti alle autorità giurisdizionali dello Stato membro d'origine ed è decisa secondo la legge di tale Stato. L'atto pubblico contestato non ha nessuna efficacia probatoria negli altri Stati membri fino a quando la contestazione è pendente davanti all'autorità giurisdizionale competente.
3. Qualsiasi contestazione riguardo ai negozi giuridici o ai rapporti giuridici registrati in un atto pubblico è proposta davanti alle autorità giurisdizionali competenti ai sensi del presente regolamento ed è decisa secondo la legge applicabile a norma del capo III. L'atto pubblico contestato non ha nessuna efficacia probatoria negli Stati membri diversi dallo Stato membro d'origine per quanto concerne i punti contestati fino a quando la contestazione è pendente davanti all'autorità giurisdizionale competente.
4. Se una questione relativa ai negozi giuridici o ai rapporti giuridici registrati in un atto pubblico in materia di regime patrimoniale tra coniugi è sollevata in via incidentale in un procedimento davanti a un'autorità giurisdizionale di uno Stato membro, tale autorità giurisdizionale è competente a decidere al riguardo.
Articolo 59
Esecutività degli atti pubblici
1. L'atto pubblico esecutivo nello Stato membro d'origine è dichiarato esecutivo in un altro Stato membro, su istanza della parte interessata, secondo la procedura di cui agli articoli da 44 a 57.
2. Ai fini dell'articolo 45, paragrafo 3, lettera b), l'autorità che ha redatto l'atto pubblico rilascia, su istanza della parte interessata, un attestato utilizzando il modulo elaborato secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 67, paragrafo 2.
3. L'autorità giurisdizionale davanti alla quale è proposto un ricorso ai sensi dell'articolo 49 o dell'articolo 50 rifiuta o revoca la dichiarazione di esecutività solo se l'esecuzione dell'atto pubblico è manifestamente contraria all'ordine pubblico dello Stato membro di esecuzione.
Articolo 60
Esecutività delle transazioni giudiziarie
1. Le transazioni giudiziarie esecutive nello Stato membro d'origine sono dichiarate esecutive in un altro Stato membro, su istanza della parte interessata, secondo la procedura di cui agli articoli da 44 a 57.
2. Ai fini dell'articolo 45, paragrafo 3, lettera b), l'autorità giurisdizionale che ha approvato la transazione o dinanzi alla quale essa è stata conclusa, rilascia, su istanza della parte interessata, un attestato utilizzando il modulo elaborato secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 67, paragrafo 2.
3. L'autorità giurisdizionale davanti alla quale è proposto un ricorso ai sensi dell'articolo 49 o 50 rifiuta o revoca la dichiarazione di esecutività solo se l'esecuzione della transazione giudiziaria è manifestamente contraria all'ordine pubblico dello Stato membro di esecuzione.
CAPO VI
DISPOSIZIONI GENERALI E FINALI
Articolo 61
Legalizzazione e altre formalità analoghe
Per gli atti o documenti emessi in uno Stato membro ai sensi del presente regolamento non è richiesta alcuna legalizzazione né altra formalità analoga.
Articolo 62
Relazioni con le convenzioni internazionali in vigore
1. Il presente regolamento non pregiudica l'applicazione delle convenzioni bilaterali o multilaterali di cui uno o più Stati membri sono parte al momento dell'adozione del presente regolamento o di una decisione ai sensi dell'articolo 331, paragrafo 1, secondo o terzo comma, TFUE e che riguardano materie disciplinate dal presente regolamento, fatti salvi gli obblighi che incombono agli Stati membri in virtù dell'articolo 351 TFUE.
2. In deroga al paragrafo 1, il presente regolamento prevale, tra gli Stati membri, sulle convenzioni concluse tra gli stessi nella misura in cui tali convenzioni riguardino le materie disciplinate dal presente regolamento.
3. Il presente regolamento non osta all'applicazione della convenzione del 6 febbraio 1931 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia contenente disposizioni di diritto internazionale privato in materia di matrimonio, adozione e tutela, riveduta nel 2006; della convenzione del 19 novembre 1934 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia comprendente disposizioni di diritto internazionale privato in materia di successioni, testamenti e amministrazione di eredità, riveduta nel giugno 2012; della convenzione dell'11 ottobre 1977 tra la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia sul riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia civile da parte degli Stati membri che ne sono parte, nella misura in cui esse prevedano procedure semplificate e accelerate per il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali fra coniugi.
Articolo 63
Informazioni messe a disposizione dei cittadini
Gli Stati membri, al fine di rendere le informazioni disponibili al pubblico nell'ambito della rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale, forniscono alla Commissione una breve sintesi della loro legislazione e delle loro procedure nazionali in materia di regimi patrimoniali tra coniugi, comprese le informazioni relative al tipo di autorità competente in materia di regimi patrimoniali tra coniugi e all'opponibilità a terzi ai sensi dell'articolo 28.
Gli Stati membri tengono costantemente aggiornate tali informazioni.
Articolo 64
Informazioni concernenti gli estremi e le procedure
1. Entro il 29 aprile 2018, gli Stati membri comunicano alla Commissione:
a)
le autorità giurisdizionali o le autorità competenti a trattare le domande intese a ottenere la dichiarazione di esecutività ai sensi dell'articolo 44, paragrafo 1, e i ricorsi avverso le decisioni su tali domande ai sensi dell'articolo 49, paragrafo 2;
b)
i mezzi di impugnazione di cui all'articolo 50.
Gli Stati membri comunicano alla Commissione qualsiasi successiva modifica di tali informazioni.
2. La Commissione pubblica nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea le informazioni comunicate ai sensi del paragrafo 1, a eccezione degli indirizzi e altri estremi delle autorità giurisdizionali e delle autorità di cui al paragrafo 1, lettera a).
3. La Commissione mette tutte le informazioni comunicate conformemente al paragrafo 1 a disposizione dei cittadini con qualsiasi mezzo appropriato, in particolare tramite la rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale.
Articolo 65
Elaborazione e successiva modifica dell'elenco contente le informazioni di cui all'articolo 3, paragrafo 2
1. La Commissione, sulla base delle notifiche degli Stati membri, elabora l'elenco delle altre autorità e dei professionisti legali di cui all'articolo 3, paragrafo 2.
2. Gli Stati membri notificano alla Commissione le eventuali successive modifiche delle informazioni contenute in tale elenco. La Commissione modifica conseguentemente l'elenco.
3. La Commissione pubblica l'elenco e le eventuali successive modifiche nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
4. La Commissione mette tutte le informazioni comunicate conformemente ai paragrafi 1 e 2 a disposizione dei cittadini con qualsiasi altro mezzo appropriato, in particolare tramite la rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale.
Articolo 66
Elaborazione e successiva modifica degli attestati e dei moduli di cui all'articolo 45, paragrafo 3, lettera b) e agli articoli 58, 59 e 60
La Commissione adotta atti di esecuzione relativi all'elaborazione e alla successiva modifica degli attestati e dei moduli di cui all'articolo 45, paragrafo 3, lettera b), e agli articoli 58, 59 e 60. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura consultiva di cui all'articolo 67, paragrafo 2.
Articolo 67
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 4 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 68
Clausola di revisione
1. Entro il 29 gennaio 2027 la Commissione presenta al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo una relazione sull'applicazione del presente regolamento. Tale relazione è corredata, se del caso, di proposte di modifica.
2. Entro il 29 gennaio 2024 la Commissione presenta al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo una relazione sull'applicazione degli articoli 9 e 38 del presente regolamento. La relazione valuta, in particolare, la misura in cui tali articoli hanno garantito l'accesso alla giustizia.
3. Ai fini delle relazioni di cui ai paragrafi 1 e 2, gli Stati membri comunicano alla Commissione le informazioni pertinenti in ordine all'applicazione del presente regolamento da parte delle rispettive autorità giurisdizionali.
Articolo 69
Disposizioni transitorie
1. Il presente regolamento si applica solo ai procedimenti avviati, agli atti pubblici formalmente redatti o registrati e alle transazioni giudiziarie approvate o concluse alla data o successivamente al 29 gennaio 2019, fatti salvi i paragrafi 2 e 3.
2. Se il procedimento nello Stato membro d'origine è stato avviato prima del 29 gennaio 2019, le decisioni assunte dopo tale data sono riconosciute ed eseguite secondo le disposizioni del capo IV se le norme sulla competenza applicate sono conformi a quelle stabilite dalle disposizioni del capo II.
3. Le disposizioni del capo III sono applicabili solo ai coniugi che hanno contratto matrimonio o che hanno designato la legge applicabile al loro regime patrimoniale successivamente al 29 gennaio 2019.
Articolo 70
Entrata in vigore
1. Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
2. Il presente regolamento si applica agli Stati membri che partecipano alla cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali delle coppie internazionali, con riferimento ai regimi patrimoniali tra coniugi e agli effetti patrimoniali delle unioni registrate, come autorizzata dalla decisione (UE) 2016/954.
Esso si applica a decorrere dal 29 gennaio 2019, tranne per quanto concerne gli articoli 63 e 64, che si applicano dal 29 aprile 2018, e gli articoli 65, 66 e 67, che si applicano a decorrere dal 29 luglio 2016. Per tali Stati membri che partecipano alla cooperazione rafforzata in virtù di una decisione adottata a norma dell'articolo 331, paragrafo 1, secondo o terzo comma, TFUE, il presente regolamento si applica a decorrere dalla data indicata nella decisione in questione.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile negli Stati membri partecipanti conformemente ai trattati.
Fatto a Lussemburgo, il 24 giugno 2016
Per il Consiglio
Il presidente
A.G. KOENDERS
(1) GU L 159 del 16.6.2016, pag. 16.
(2) Parere del 23 giugno 2016 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU C 12 del 15.1.2001, pag. 1.
(4) GU C 53 del 3.3.2005, pag. 1.
(5) GU C 115 del 4.5.2010, pag. 1.
(6) Regolamento (CE)n. 4/2009 del Consiglio, del 18 dicembre 2008, relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni e alla cooperazione in materia di obbligazioni alimentari (GU L 7 del 10.1.2009, pag. 1).
(7) Regolamento (UE) n. 650/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni e all'accettazione e all'esecuzione degli atti pubblici in materia di successioni e alla creazione di un certificato successorio europeo (GU L 201 del 27.7.2012, pag. 107).
(8) Regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio, del 27 novembre 2003, relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale, che abroga il regolamento (CE) n. 1347/2000 (GU L 338 del 23.12.2003, pag. 1).
(9) Decisione 2001/470/CE del Consiglio, del 28 maggio 2001, relativa all'istituzione di una rete giudiziaria europea in materia civile e commerciale (GU L 174 del 27.6.2001, pag. 25).
(10) Regolamento (CEE, Euratom) n. 1182/71 del Consiglio, del 3 giugno 1971, che stabilisce le norme applicabili ai periodi di tempo, alle date e ai termini (GU L 124 dell'8.6.1971, pag. 1).
(11) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(12) Regolamento (CE) n. 1393/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2007, relativo alla notificazione e alla comunicazione negli Stati membri degli atti giudiziari ed extragiudiziali in materia civile o commerciale («notificazione o comunicazione degli atti») e che abroga il regolamento (CE) n. 1348/2000 del Consiglio (GU L 324 del 10.12.2007, pag. 79).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Cooperazione rafforzata in materia di regimi patrimoniali tra coniugi e unioni registrate
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
I due regolamenti determinano le regole applicabili agli effetti patrimoniali di coppie sposate o partner registrati in cui le coppie hanno nazionalità diverse dell’UE o in cui le coppie possiedono proprietà in un altro paese dell’UE.
Essi delineano le regole riviste, concordate da 18 paesi dell’UE, sulla competenza, le leggi che dovrebbero essere applicate e il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni sui regimi patrimoniali dei coniugi* o sulle conseguenze patrimoniali* di una unione registrata* che si verificano quando i matrimoni o le unioni registrate si sciolgono, o quando un partner muore.
PUNTI CHIAVE
I 18 paesi dell’UE che partecipano alla cooperazione rafforzata sono Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica ceca, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia e Svezia, come autorizzato dalla decisione del Consiglio (UE) 2016/954. Gli altri stati sono liberi di aderire in qualsiasi momento dopo l’adozione del regolamento. A tale riguardo, l’Estonia ha annunciato il suo interesse e che prenderà in considerazione la possibilità di prendere parte alla cooperazione dopo la sua adozione.
Ambito di applicazione
Le questioni relative alla capacità giuridica generale dei coniugi, al riconoscimento o alla validità di un matrimonio, agli obblighi di mantenimento e all’eredità non sono trattate. I regolamenti non modificano le leggi nazionali sul matrimonio o le unioni registrate e stabiliscono che la legge applicabile si applica a tutti i beni indipendentemente dal luogo in cui si trovano tali beni e sarà applicata indipendentemente dal fatto che sia o meno la legge di un paese dell’UE.
Competenza giurisdizionale
I regolamenti mirano a consentire ai cittadini di far gestire i loro casi da tribunali dello stesso paese dell’UE. I coniugi e i partner possono accordarsi sulle leggi di quale paese siano applicabili ai beni relativi al matrimonio o all’unione registrata, scegliendo tra:il paese in cui uno o entrambi hanno la loro «residenza abituale»; il paese di cittadinanza di uno dei coniugi o partner; il paese sotto la cui legislazione l’unione registrata è stata creata. Qualora la coppia non compia tale scelta, la giurisdizione sarà decisa nel caso di una proprietà matrimoniale sulla base di (nell’ordine):il paese in cui i componenti della coppia abbiano entrambi vissuto dopo la fine del matrimonio; o la cittadinanza comune della coppia alla fine del matrimonio; o il paese con cui la coppia ha il collegamento più stretto al momento del matrimonio. Se il matrimonio non è riconosciuto dalla legge nazionale ai fini del patrimonio matrimoniale, il tribunale può rifiutare la giurisdizione, e allo stesso modo lo può fare per l’unione registrata. Il regolamento non impedisce alle parti di accordarsi amichevolmente in via extragiudiziale, ad esempio dinanzi a un notaio, in un paese dell’UE di loro scelta.
Il regolamento sull’unione registrata espone le questioni relative alle conseguenze patrimoniali delle unioni registrate, in particolare la liquidazione dei beni e gli effetti delle conseguenze patrimoniali dell’unione registrata su un rapporto giuridico tra un partner e terze parti.
Riconoscimento ed esecuzione delle decisioni
I regolamenti contengono norme relative al riconoscimento, all’esecutività e all’esecuzione di decisioni analoghe a quelle di altre norme dell’UE in materia di cooperazione giudiziaria in materia civile. I motivi di non riconoscimento di una decisione includono circostanze in cui tale riconoscimento è manifestamente contrario all’ordine pubblico nel paese dell’UE in cui viene richiesto il riconoscimento.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO I REGOLAMENTI?
Fatta eccezione per alcune questioni amministrative preparatorie, i regolamenti si applicano a partire dal 29 gennaio 2019.
TERMINI CHIAVE
Regime patrimoniale dei coniugi: norme relative ai rapporti patrimoniali tra coniugi e nei loro rapporti con terzi, in seguito al matrimonio o alla sua rottura.
Unione registrata: il regime che disciplina la vita in comune di due persone come previsto dalla legge, la cui registrazione è obbligatoria ai sensi di tale legge e che adempie alle formalità giuridiche richieste da tale legge per la sua creazione.
Conseguenze patrimoniali di un’unione registrata: norme relative ai rapporti patrimoniali dei partner, tra loro e nei loro rapporti con terzi, come conseguenza del rapporto giuridico creato dalla registrazione dell’unione o dalla sua rottura.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Regolamento (UE) 2016/1103 del Consiglio del 24 giugno 2016 che attua la cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell’esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali tra coniugi (GU L 183 dell’8.7.2016, pag. 1).
Le modifiche successive al regolamento (UE) n. 2016/1103 sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale
Regolamento (UE) 2016/1104 del Consiglio del 24 giugno 2016 che attua la cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell’esecuzione delle decisioni in materia di effetti patrimoniali delle unioni registrate (GU L 183 dell’8.7.2016, pag. 30).
Si veda la versione consolidata.
DOCUMENTO CORRELATO
Decisione (UE) 2016/954 del Consiglio del 9 giugno 2016 che autorizza una cooperazione rafforzata nel settore della competenza, della legge applicabile, del riconoscimento e dell’esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali delle coppie internazionali, con riferimento ai regimi patrimoniali tra coniugi e agli effetti patrimoniali delle unioni registrate (GU L 159 del 16.6.2016, pag. 16). |
Accordo di cooperazione tra l’Unione europea e l’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA)
QUAL È LO SCOPO DELL’ACCORDO E DELLE DECISIONI?
L’accordo mira a utilizzare l’esperienza dei programmi di navigazione satellitare europei per aiutare i 17 paesi membri africani dell’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) a sviluppare le proprie strutture e sistemi. La decisione (UE) 2016/2234 e la decisione (UE) 2018/1603 segnano rispettivamente la firma e l’approvazione dell’accordo da parte dell’Unione europea (Unione).
PUNTI CHIAVE
L’accordo applica i seguenti principi:reciproco vantaggio basato sull’equilibrio dei diritti e degli obblighi possibilità reciproca di partecipare alle attività; scambio tempestivo di tutte le informazioni utili; protezione dei diritti di proprietà intellettuale.La cooperazione riguarda:l’attuazione e l’esercizio del sistema SBAS (sistema di potenziamento basato su satelliti) — ASECNA; la promozione generale sul continente africano dei servizi di navigazione satellitare e delle specifiche, ad esempio lo spettro radio, le norme, la sicurezza, la ricerca e lo sviluppo, la comunicazione e gli scambi di personale.L’Unione:può delegare alcuni compiti all’Agenzia del sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) europeo o all’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea; sostiene la collaborazione e il partenariato tra ASECNA e i programmi europei, ad esempio il servizio europeo di copertura per la navigazione geostazionaria (EGNOS), il sistema globale di navigazione satellitare europeo (Galileo) e l’Agenzia spaziale europea; assiste ASECNA nella progettazione, nell’istituzione, nella certificazione e nell’operatività del nuovo sistema, compreso lo sviluppo della sua architettura di base, la stazione di telemetria e di controllo dell’integrità (RIMS), le stazioni di controllo, i servizi di diffusione dei dati e la gestione delle risorse umane.L’Unione e ASECNA:si informano reciprocamente sulle zone di servizio SoL (sicurezza della vita) e SBAS ASECNA, in particolare in materia di interoperabilità e di responsabilità, per evitare problemi di esercizio; mettono gratuitamente a disposizione dell’altra parte tutti i diritti di proprietà intellettuale, inseriti in un registro aggiornato; promuovono l’uso del programma Galileo in Africa; cooperano alla gestione dello spettro delle radiofrequenze da parte dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni; si adoperano per adottare un approccio comune in materia di normalizzazione e navigazione satellitare trattate nell’ambito di organizzazioni e associazioni internazionali; adottano le misure praticabili per garantire la continuità e la sicurezza dei servizi di navigazione satellitare; conducono attività congiunte di ricerca e sviluppo e attività di promozione per i loro rispettivi programmi; si scambiano regolarmente informazioni e si consultano prontamente, quando richiesto; non hanno responsabilità connesse ai sistemi dell’altra parte.ASECNA si fa carico dei costi del sistema SBAS-ASECNA, ma ha accesso ai fondi dell’Unione per la cooperazione e lo sviluppo.
Il comitato misto denominato comitato GNSS UE/ASECNA, composto di rappresentanti delle parti, è responsabile della gestione e della corretta applicazione dell’accordo.
Le controversie vengono composte mediante procedura di arbitrato e ciascuna parte può denunciare l’accordo con un preavviso di sei mesi.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 1o novembre 2018.
CONTESTO
ASECNA, l’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar, è un’organizzazione pubblica internazionale che comprende 17 membri africani e la Francia. Creata nel 1959, la sua missione principale è di fornire servizi di navigazione aerea, informazioni aeronautiche e meteorologiche in un unico spazio aereo di oltre 16 milioni di chilometri quadrati.
Per maggiori informazioni, si veda:Attuazione di SBAS nelle regioni ACAC e ASECNA (Agenzia del sistema globale di navigazione satellitare europeo).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo di cooperazione tra l’Unione europea e l’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) relativo allo sviluppo della navigazione satellitare e alla fornitura dei servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell’aviazione civile (GU L 268 del 26.10.2018, pag. 3).
Decisione (UE) 2018/1603 del Consiglio, del 18 settembre 2018, sulla conclusione, a nome dell’Unione, dell’accordo di cooperazione tra l’Unione europea e l’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) relativo allo sviluppo della navigazione satellitare e alla fornitura dei servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell’aviazione civile (GU L 268 del 26.10.2018, pag. 1).
Decisione (UE) 2016/2234 del Consiglio, del 21 novembre 2016, sulla firma, a nome dell’Unione, dell’accordo di cooperazione tra l’Unione europea e l’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) relativo allo sviluppo della navigazione satellitare e alla fornitura dei servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell’aviazione civile (GU L 337 del 13.12.2016, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Informazioni concernenti l’entrata in vigore dell’«accordo di cooperazione tra l’Unione europea e l’agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) relativo allo sviluppo della navigazione satellitare e alla fornitura dei servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell’aviazione civile» (GU L 292, del 19.11.2018, pag. 1).
Regolamento (UE) 2018/1139 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2018, recante norme comuni nel settore dell’aviazione civile, che istituisce un’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea e che modifica i regolamenti (CE) n. 2111/2005, (CE) n. 1008/2008, (UE) n. 996/2010, (UE) n. 376/2014 e le direttive 2014/30/UE e 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, e abroga i regolamenti (CE) n. 552/2004 e (CE) n. 216/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CEE) n. 3922/91 del Consiglio (GU L 212 del 22.8.2018, pag. 1).
Regolamento (UE) n. 1285/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013, relativo all’attuazione e al funzionamento dei sistemi europei di radionavigazione via satellite e che abroga il regolamento (CE) n. 876/2002 del Consiglio e il regolamento (CE) n. 683/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 1).
Regolamento (UE) n. 912/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 settembre 2010, che istituisce l’Agenzia del GNSS europeo, abroga il regolamento (CE) n. 1321/2004 del Consiglio sulle strutture di gestione dei programmi europei di radionavigazione via satellite e modifica il regolamento (CE) n. 683/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 276 del 20.10.2010, pag. 11).
Le successive modifiche al regolamento (UE) n. 912/2010 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. | TRADUZIONE
ACCORDO DI COOPERAZIONE
tra l'Unione europea e l'Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) relativo allo sviluppo della navigazione satellitare e alla fornitura dei servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell'aviazione civile
L'UNIONE EUROPEA,
di seguito denominata «Unione»,
da una parte,
e
L'AGENZIA PER LA SICUREZZA DELLA NAVIGAZIONE AEREA IN AFRICA E MADAGASCAR (Agence pour la Sécurité de la Navigation Aérienne en Afrique et à Madagascar),
di seguito denominata «ASECNA»,
dall'altra,
di seguito denominate congiuntamente «le parti»,
CONSIDERANDO il crescente sviluppo delle applicazioni dei sistemi globali di navigazione satellitare nell'Unione, in Africa e in altre regioni del mondo, in particolare nel settore dell'aviazione civile,
CONSIDERANDO che ASECNA si occupa principalmente della fornitura dei servizi di navigazione aerea negli spazi aerei sotto la sua responsabilità, dell'organizzazione di tali spazi, della pubblicazione di informazioni aeronautiche, della previsione e della trasmissione delle informazioni nel campo della meteorologia aeronautica,
RICONOSCENDO l'importanza dei programmi di navigazione satellitare dell'Unione, Galileo e Sistema europeo di navigazione satellitare (EGNOS), progettati specificamente per usi civili, i benefici connessi alla loro attuazione e l'interesse di ASECNA per i servizi di navigazione satellitare,
RICONOSCENDO che il sistema EGNOS, un'infrastruttura regionale che si concentra principalmente sull'Europa e che controlla e corregge i segnali aperti emessi dai sistemi globali di navigazione satellitare offrendo in particolare una maggiore precisione e una funzione di integrità, fornisce servizi specialmente adatti alle esigenze dell'aviazione civile,
CONSIDERANDO che i servizi basati sulla tecnologia del sistema EGNOS potrebbero tecnicamente essere estesi a tutto il continente africano nella misura in cui sarebbero già presenti sinergie fra le infrastrutture di terra sotto la responsabilità delle parti e i transponder del sistema EGNOS sono installati su satelliti posizionati in orbite geostazionarie in corrispondenza dell'Africa,
CONSIDERANDO la risoluzione del Consiglio «Spazio» dell'Unione, dal titolo «Sfide globali: sfruttare appieno i sistemi spaziali europei», adottata il 25 novembre 2010, che invita la Commissione europea a collaborare con la Commissione dell'Unione africana al fine di potenziare i mezzi disponibili e di definire le modalità di attuazione in Africa di una infrastruttura simile a quella del programma EGNOS,
CONSIDERANDO la comunicazione della Commissione europea del 26 aprile 2007 sulla politica spaziale europea, che attribuisce una particolare importanza alla cooperazione dell'Europa con l'Africa nel settore spaziale, e la comunicazione della Commissione del 4 aprile 2011 dal titolo «Verso una strategia spaziale dell'Unione europea al servizio dei cittadini», che sottolinea la volontà dell'Unione di mettere la sua esperienza e le sue infrastrutture al servizio dell'Africa e di rafforzare la cooperazione con questo continente,
CONSIDERANDO la risoluzione n. 2005 CM 44-11 del 7 luglio 2005 del comitato dei ministri di ASECNA riguardante l'attuazione dei sistemi globali di navigazione satellitare (GNSS) all'interno di ASECNA, che sollecita in particolare il sostegno delle istanze europee per avvalersi di EGNOS o Galileo per le esigenze operative dell'Agenzia,
CONSIDERANDO la risoluzione n. 2011 CA 120-18 del 7 luglio 2011 del consiglio di amministrazione di ASECNA riguardante l'effettiva partecipazione dell'Agenzia al dispiegamento di EGNOS/Galileo nella regione Africa e Oceano indiano, che autorizza in particolare il direttore generale a proseguire a tal fine le iniziative presso le istanze europee adeguate,
CONSIDERANDO che nell'ambito dell'attuazione di tale risoluzione ASECNA ha sviluppato un programma SBAS-ASECNA in vista della fornitura di servizi SBAS basati sulla tecnologia del sistema EGNOS nella sua zona di competenza,
CONSIDERANDO che una cooperazione a lungo termine tra l'Unione e ASECNA nel settore della navigazione satellitare s'inserisce nel quadro generale del partenariato strategico tra l'Unione e l'Africa, poiché la tabella di marcia adottata al quarto vertice UE-Africa tenutosi a Bruxelles il 2 e 3 aprile 2014, allo scopo di definire la cooperazione fra i due continenti per il periodo 2014-2017, prevede di destinare risorse umane e finanziarie stabili e sufficienti al dispiegamento di infrastrutture di navigazione satellitare basate su EGNOS e di istituire sistemi di governance e di finanziamento per le spese di investimento e le spese operative di EGNOS in Africa per i paesi interessati,
CONSIDERANDO che. in applicazione di questo partenariato strategico tra l'Unione e l'Africa, è già in corso una collaborazione tra ASECNA e l'Unione nell'ambito del programma di supporto al settore del trasporto aereo e ai servizi satellitari in Africa, finanziato dal 10o Fondo europeo di sviluppo, e del programma panafricano di supporto a EGNOS in Africa, finanziato dallo strumento di cooperazione allo sviluppo, in particolare attraverso l'istituzione dell'ufficio comune di gestione di programma (JPO) EGNOS-Africa,
CONSIDERANDO il comune interesse per una cooperazione a lungo termine tra l'Unione e ASECNA in materia di sviluppo della navigazione satellitare a beneficio dell'aviazione civile e desiderose di definire formalmente tale cooperazione,
CONSIDERANDO la necessità di garantire un eccellente livello di protezione dei servizi di navigazione satellitare nei territori delle parti,
CONSIDERANDO che l'Unione ha istituito le proprie agenzie per ricevere assistenza in alcuni settori specifici, in particolare l'Agenzia del GNSS europeo per i programmi europei di navigazione satellitare e l'Agenzia europea per la sicurezza aerea in materia di aviazione civile, e che l'esercizio del sistema EGNOS nel periodo 2014-2021 è stato oggetto di un accordo di delega tra l'Unione e l'Agenzia del GNSS europeo,
RICONOSCENDO che il regolamento (UE) n. 1285/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, relativo all'attuazione e all'esercizio dei sistemi europei di radionavigazione via satellite (1) stabilisce che l'Unione è proprietaria di tutti i beni materiali e immateriali creati o messi a punto nell'ambito dei programmi Galileo ed EGNOS, che l'Unione può stipulare accordi con paesi terzi e organizzazioni internazionali nel quadro di tali programmi e che il costo di un'eventuale estensione della copertura del sistema EGNOS al di fuori dell'Europa non sarebbe finanziato dalle risorse di bilancio stanziate a titolo di tale regolamento,
CONSIDERANDO il regolamento (UE) n. 912/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 settembre 2010, che istituisce l'Agenzia del GNSS europeo (2),
RICONOSCENDO l'interesse a coordinare gli approcci in materia di normalizzazione e certificazione e su tutte le questioni riguardanti i sistemi e i servizi di navigazione satellitare in seno agli organismi internazionali di normalizzazione e certificazione, in particolare per promuovere un uso ampio e innovativo dei servizi Galileo, EGNOS e SBAS-ASECNA in quanto norma globale di radionavigazione e temporizzazione nel settore dell'aviazione civile
HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
PARTE I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Obiettivi
1. Gli obiettivi del presente accordo sono sviluppare la navigazione satellitare e fornire i servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell'aviazione civile, consentendole di avvalersi dei programmi europei di navigazione satellitare.
Il presente accordo rientra nel quadro della promozione, sul continente africano, dei servizi basati su tali programmi europei di navigazione satellitare.
2. La forma e le condizioni della cooperazione fra le parti per conseguire gli obiettivi di cui al paragrafo 1 sono stabilite dal presente accordo.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente accordo si intende per:
1)
«GNSS» o «sistema globale di navigazione satellitare», un'infrastruttura costituita da una costellazione di satelliti e da una rete di centri e di stazioni di terra che permette, grazie all'emissione di segnali radio, di fornire sull'insieme del globo terrestre un servizio di misurazione del tempo e di geolocalizzazione molto preciso agli utenti che dispongono di un ricevitore adeguato;
2)
«sistemi di navigazione satellitare europei», il sistema globale di navigazione satellitare istituito nell'ambito del programma Galileo e il sistema EGNOS, che sono di proprietà dell'Unione;
3)
«zona di competenza di ASECNA», la zona geografica in cui ASECNA fornisce servizi di navigazione aerea, che non corrisponde necessariamente allo spazio aereo dei suoi Stati membri;
4)
European Geostationary Navigation Overlay Service (servizio europeo di copertura per la navigazione geostazionaria) o «EGNOS», un'infrastruttura regionale del sistema di navigazione satellitare che controlla e corregge i segnali aperti emessi dai sistemi globali di navigazione satellitare, principalmente GPS e Galileo, consentendo agli utenti di tali sistemi globali di ottenere migliori prestazioni in termini di precisione e di integrità. EGNOS comprende stazioni di terra e transponder installati su satelliti geostazionari. Le stazioni di terra sono costituite da un centro di ingegneria, da centri di controllo della missione, da stazioni RIMS, da stazioni NLES, da un centro di servizi e da un server EDAS. La copertura regionale di EGNOS si concentra prioritariamente sul territorio degli Stati membri dell'Unione europea geograficamente ubicati in Europa;
5)
«SBAS-ASECNA», il sistema di navigazione satellitare di ASECNA che controlla e corregge i segnali aperti emessi dai sistemi globali di navigazione satellitare, principalmente GPS e Galileo, consentendo agli utenti di tali sistemi globali di ottenere migliori prestazioni, in particolare in termini di precisione e di integrità. SBAS-ASECNA è di proprietà di ASECNA e comprende un'infrastruttura di terra e diversi transponder installati su satelliti geostazionari. L'infrastruttura di terra sarà costituita in particolare da stazioni RIMS, da uno o più centri di controllo della missione e da stazioni NLES. La copertura di SBAS-ASECNA si concentra prioritariamente sulla zona di competenza di ASECNA. Per «sistema SBAS-ASECNA» si intende sia la versione iniziale del sistema che tutte le sue evoluzioni successive, compresa la doppia frequenza e la multi costellazione. L'attuazione di tale sistema comprende in particolare le fasi di definizione e progettazione, sviluppo e dispiegamento, accreditamento e certificazione, ed è seguita dalla fase di esercizio;
6)
«zona coperta da EGNOS» o «zona coperta da SBAS-ASECNA», la zona in cui è possibile ricevere i segnali emessi dal sistema in questione (ad esempio l'impronta dei satelliti geostazionari);
7)
«zona di servizio SBAS-ASECNA», l'area all'interno della zona coperta da SBAS-ASECNA in cui il sistema SBAS-ASECNA fornisce un servizio conforme ai requisiti definiti da ASECNA secondo le norme e procedure raccomandate (SARP) dell'ICAO ed è responsabile delle operazioni approvate corrispondenti;
8)
«zona di servizio SOL di EGNOS», l'area all'interno della zona coperta da EGNOS in cui il sistema EGNOS fornisce un servizio conforme alle norme e procedure raccomandate (SARP) dell'ICAO ed è responsabile delle operazioni approvate corrispondenti;
9)
«stazioni RIMS», le stazioni appartenenti ai sistemi EGNOS o SBAS-ASECNA che hanno il compito di raccogliere in tempo reale i dati di geolocalizzazione derivanti dai segnali emessi dai sistemi globali di navigazione satellitare;
10)
«stazioni NLES», le stazioni appartenenti ai sistemi EGNOS o SBAS-ASECNA che inviano ai transponder installati su satelliti geostazionari i dati corretti che consentono ai ricevitori GNSS situati nella zona coperta dall'uno o dall'altro dei due sistemi di apportare le correzioni adeguate alla loro geolocalizzazione;
11)
«Galileo», un sistema civile autonomo europeo a copertura mondiale di navigazione satellitare e temporizzazione, sotto controllo civile, per la prestazione di servizi GNSS progettato e sviluppato dall'Unione, dall'Agenzia spaziale europea e dai rispettivi Stati membri. L'esercizio di Galileo può essere trasferito a privati. Galileo intende offrire un servizio aperto, un servizio commerciale, un servizio pubblico regolamentato e un servizio di ricerca e salvataggio, nonché contribuire ai servizi di monitoraggio dell'integrità destinati agli utenti di applicazioni per la salvaguardia della vita umana;
12)
«interoperabilità», l'attitudine di due o più sistemi di navigazione satellitare e dei servizi da essi forniti a essere utilizzati insieme per offrire all'utente migliori prestazioni rispetto a quelle che si otterrebbero usando unicamente un solo sistema;
13)
«proprietà intellettuale», il significato corrispondente alla definizione di cui all'articolo 2, punto viii), della convenzione istitutiva dell'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale, sottoscritta a Stoccolma il 14 luglio 1967;
14)
«informazione classificata», un'informazione, sotto qualsiasi forma, che deve essere protetta da una divulgazione non autorizzata che potrebbe arrecare un pregiudizio, di vario grado, a interessi fondamentali, come la sicurezza nazionale, delle parti o di uno Stato membro. La classificazione delle informazioni è indicata da un contrassegno di classificazione. Un'informazione di questo tipo è classificata dalle parti conformemente alla normativa e alla regolamentazione applicabili e deve essere protetta per impedirne l'eventuale perdita di riservatezza, integrità e disponibilità.
Articolo 3
Principi della cooperazione
Le parti svolgono le attività di cooperazione contemplate dal presente accordo nel rispetto dei seguenti principi:
1)
reciproco vantaggio basato su un equilibrio generale dei diritti e degli obblighi, compresi i contributi e l'accesso a tutti i servizi;
2)
possibilità reciproca di partecipare ad attività di cooperazione nell'ambito dei programmi di navigazione satellitare dell'Unione e di ASECNA;
3)
scambio tempestivo di tutte le informazioni utili per l'attuazione del presente accordo;
4)
protezione adeguata ed efficace dei diritti di proprietà intellettuale.
Articolo 4
Agenzie dell'Unione
L'Unione può affidare all'Agenzia del GNSS europeo o all'Agenzia europea per la sicurezza aerea l'esecuzione, in tutto o in parte, dei compiti di cui al presente accordo. In tal caso essa rimane responsabile nei confronti di ASECNA circa la buona e completa esecuzione degli obblighi che le incombono in applicazione del presente accordo.
Articolo 5
Rapporti con i terzi
L'Unione agevola e sostiene ogni iniziativa di collaborazione o di partenariato tra ASECNA e le altre entità coinvolte nei programmi europei di navigazione satellitare EGNOS e Galileo, in particolare l'Agenzia spaziale europea, a condizione che tali iniziative siano in grado di favorire lo sviluppo di ASECNA e di consentirle di fornire servizi di navigazione satellitare basati su questi due programmi.
PARTE II
DISPOSIZIONI SULLA COOPERAZIONE
Articolo 6
Attività di cooperazione
1. Le attività di cooperazione di cui al presente accordo si riferiscono principalmente a quelle finalizzate all'attuazione e all'esercizio del sistema SBAS-ASECNA, basato sulla tecnologia del sistema EGNOS. Tali attività riguardano anche l'uso in Africa del sistema istituito nel quadro del programma Galileo, lo spettro radio, le norme, la certificazione e le organizzazioni internazionali, la sicurezza, la ricerca e lo sviluppo, le risorse umane, la comunicazione e la visibilità, gli scambi di personale e la promozione sul continente africano dei servizi di navigazione satellitare.
Le parti possono modificare il presente elenco di attività conformemente all'articolo 34 del presente accordo.
2. Il presente accordo non pregiudica l'autonomia istituzionale dell'Unione per quanto concerne la regolamentazione dei programmi europei di navigazione satellitare, né la struttura istituita dall'Unione stessa per l'esercizio di tali programmi. Il presente accordo lascia altresì impregiudicate le misure di regolamentazione che danno attuazione a impegni di non proliferazione, controllo delle esportazioni e controlli di trasferimenti immateriali di tecnologia, né pregiudica le misure di sicurezza nazionale.
3. Il presente accordo non pregiudica l'autonomia istituzionale di ASECNA.
4. Fatte salve le rispettive normative, le parti promuovono per quanto possibile le attività di cooperazione condotte a norma del presente accordo.
SOTTOPARTE I
Articolo 7
Attuazione e esercizio del sistema SBAS-ASECNA
1. L'Unione assiste ASECNA nell'attuazione e nell'esercizio del sistema SBAS-ASECNA. Oltre alle disposizioni specifiche di cui agli articoli da 8 a 16, l'Unione si impegna in via generale ad agevolare l'attuazione e l'esercizio del sistema SBAS-ASECNA, in particolare mettendo gratuitamente a disposizione di ASECNA ogni informazione utile, fornendo consulenza in materia di gestione dei programmi e sul piano tecnico e organizzativo, e contribuendo alle valutazioni e al monitoraggio del programma SBAS-ASECNA.
2. Qualora siano realizzate interconnessioni tra i sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA, ciascuna parte è responsabile delle modifiche del proprio sistema e si fa carico dei relativi costi di investimento e di gestione. Ciascuna parte comunica all'altra le informazioni necessarie e collabora alle modifiche del sistema di quest'ultima. È avviato un processo che prevede un impegno sulle prestazioni e il monitoraggio delle stesse, stabilendo i rispettivi obblighi.
Articolo 8
Definizione e progettazione del sistema SBAS-ASECNA
L'Unione assiste ASECNA nella definizione e nella progettazione del sistema SBAS-ASECNA, in particolare per quanto riguarda l'architettura del sistema, i siti di ubicazione dell'infrastruttura di terra e il concetto operativo. Studi condotti a tal fine preciseranno le interconnessioni tra i sistemi SBAS-ASECNA e EGNOS.
Articolo 9
Sviluppo e dispiegamento delle stazioni RIMS
L'Unione assiste ASECNA nello sviluppo e nel dispiegamento delle stazioni RIMS del sistema SBAS-ASECNA, in particolare per quanto riguarda le attrezzature, le procedure operative, la qualificazione degli operatori e la convalida dei siti di ubicazione dell'infrastruttura di terra, anche mediante la definizione e la verifica dei requisiti di sicurezza.
Per ottimizzare le prestazioni e le zone di servizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA, le parti coordinano l'installazione delle rispettive stazioni RIMS, in particolare di quelle situate nelle zone limitrofe comuni ai due sistemi, in modo che tali stazioni siano distribuite senza soluzione di continuità e possano funzionare in sinergia grazie allo scambio dei dati generati da tali stazioni RIMS, nel rispetto dei requisiti di sicurezza previsti dalle norme applicabili a ciascuna parte.
Articolo 10
Sviluppo e dispiegamento dei centri di controllo
L'Unione assiste ASECNA nello sviluppo e nel dispiegamento dei centri di controllo del sistema SBAS-ASECNA, in particolare per quanto riguarda le attrezzature, le procedure operative, la qualificazione degli operatori e la convalida dei siti di ubicazione dell'infrastruttura di terra, anche mediante la definizione e la verifica dei requisiti di sicurezza.
Articolo 11
Sviluppo e dispiegamento delle stazioni NLES e dei transponder
L'Unione assiste ASECNA nello sviluppo e nel dispiegamento dei servizi di diffusione di dati basati sui transponder del sistema SBAS-ASECNA installati su satelliti geostazionari e sulle stazioni terrestri di trasmissione dati associate. L'Unione assiste inoltre ASECNA nelle procedure e pratiche necessarie a ottenere i codici PNR indispensabili all'esercizio del sistema SBAS-ASECNA, altrimenti impossibile.
Articolo 12
Accreditamento e certificazione del sistema SBAS-ASECNA
L'Unione assiste ASECNA, su sua richiesta, per:
—
la certificazione del sistema SBAS-ASECNA;
—
l'accreditamento della sicurezza del sistema SBAS-ASECNA, compresi i siti di ubicazione dell'infrastruttura di terra;
—
la certificazione dei servizi forniti dal sistema SBAS-ASECNA.
Su richiesta di ASECNA l'Unione può fornire assistenza anche per lo sviluppo della metodologia e dei processi intesi a:
—
approvare le procedure, connesse al sistema SBAS-ASECNA, di decollo, volo e atterraggio degli aeromobili, prima che siano pubblicate sui mezzi di Pubblicazione di Informazioni Aeronautiche;
—
certificare le attrezzature a bordo degli aeromobili destinate alla ricezione e al trattamento dei segnali di navigazione satellitare e accreditare gli operatori aerei e gli equipaggi.
Articolo 13
Esercizio del sistema SBAS-ASECNA
1. L'Unione assiste ASECNA nell'esercizio del sistema SBAS-ASECNA.
Per quanto riguarda la preparazione dell'avvio dell'esercizio, l'Unione assiste ASECNA in particolare per:
—
l'attuazione del sistema di governance della fornitura dei servizi,
—
l'adeguamento, a beneficio del sistema SBAS-ASECNA, delle procedure operative e della documentazione di formazione del sistema EGNOS,
—
l'attuazione di un sistema di gestione integrato dedicato alla fornitura dei servizi, riguardante in particolare la qualità, la sicurezza e l'ambiente,
—
l'analisi e l'attuazione dei sistemi di subappalto,
—
la formazione degli addetti,
—
la dichiarazione dei servizi.
L'Unione assiste inoltre ASECNA nella risoluzione dei problemi di esercizio successivi alla dichiarazione dei servizi, in particolare attraverso la messa a disposizione di procedure e strumenti di analisi delle prestazioni, il sostegno alla formazione e la presenza di personale nei siti per un periodo iniziale.
L'Unione fornisce inoltre un sostegno ad ASECNA per la messa in servizio delle evoluzioni del sistema in esercizio.
2. Le parti si prestano assistenza reciproca per incoraggiare l'adozione, da parte degli utenti, dei servizi forniti dai sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA e per agevolare lo sviluppo dei relativi mercati.
Articolo 14
Zone di servizio
Le definizioni della zona di servizio SOL di EGNOS e della zona di servizio SBAS-ASECNA sono concordate tra le parti per evitare qualsiasi difficoltà nell'esercizio, in particolare in materia di interoperabilità e di responsabilità. Le parti si adoperano per trovare soluzioni comuni a tale riguardo.
Nel caso in cui la zona di servizio SOL di EGNOS comprenda una parte della zona sotto la responsabilità di ASECNA o la zona di servizio SBAS-ASECNA comprenda una parte del territorio degli Stati membri dell'Unione europea, si realizza un processo di coinvolgimento delle parti e di monitoraggio delle prestazioni, che stabilisce i rispettivi obblighi.
Nel caso in cui la zona di servizio SOL di EGNOS e la zona di servizio SBAS-ASECNA comprendano un territorio situato al di fuori del territorio degli Stati membri dell'Unione europea e della zona sotto la responsabilità di ASECNA - o si sovrappongano con un sistema diverso da EGNOS e SBAS-ASECNA - le parti si informano reciprocamente e coordinano le pratiche presso le autorità del territorio o dei territori interessati per garantire che i problemi che si pongono, in particolare in materia di interoperabilità e di responsabilità, siano oggetto di soluzioni comuni.
Articolo 15
Appalti pubblici
1. L'Unione assiste ASECNA, su sua richiesta, nella preparazione del fascicolo di gara e nell'analisi delle offerte nel quadro dell'aggiudicazione degli appalti relativi all'attuazione e all'esercizio del sistema SBAS-ASECNA.
2. Fatto salvo l'articolo XXIII dell'accordo sugli appalti pubblici concluso nel quadro dell'Organizzazione mondiale del commercio (articolo III dell'accordo riveduto), gli enti pubblici e le imprese dei paesi membri dell'Unione europea hanno il diritto di partecipare alle gare d'appalto relative all'attuazione e all'esercizio del sistema SBAS-ASECNA, a meno che non esista un conflitto di interesse.
3. Le acquisizioni relative all'attuazione e all'esercizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA possono essere oggetto di appalti congiunti dell'Unione e di ASECNA secondo gli interessi di ciascuna delle parti, in particolare in materia di stazioni di terra e transponder.
Articolo 16
Diritti di proprietà intellettuale
1. Ciascuna parte mette gratuitamente a disposizione dell'altra parte tutti i diritti di proprietà intellettuale sulle opere o sulle invenzioni di sua proprietà che sono utili all'attuazione e all'esercizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA. Il presente accordo vale come licenza per l'uso tali diritti.
Se una delle parti crea o genera nuovi diritti di proprietà intellettuale basati sui diritti di proprietà intellettuale che l'altra parte le ha messo a disposizione, quest'ultima riceve la proprietà dei nuovi diritti di proprietà intellettuale creati o generati e concede gratuitamente alla parte che li ha creati o generati una licenza per l'uso di questi nuovi diritti. Tuttavia la parte che è proprietaria di tali nuovi diritti può concedere la licenza a terzi solo previo accordo esplicito dell'altra parte.
Le condizioni di esercizio della licenza di cui al primo e secondo comma sono stabilite ai paragrafi 2 e 3.
2. La licenza d'uso di cui al primo comma del paragrafo 1 è personale, non esclusiva e non trasmissibile, fatte salve le disposizioni di cui al secondo comma del paragrafo 1. Essa comprende, a seconda dei casi, il diritto di utilizzare, di far utilizzare, di modificare, di riprodurre e di fabbricare, esclusivamente ai fini dell'attuazione e dell'esercizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA.
Una parte può mettere a disposizione di terzi o commercializzare i diritti di proprietà intellettuale che l'altra parte le ha messo a disposizione in applicazione del primo comma del paragrafo 1 solamente con il consenso esplicito di quest'ultima, a meno che tale messa a disposizione di terzi non avvenga nel quadro degli appalti pubblici o dei contratti conclusi dall'una o dall'altra parte per l'attuazione e l'esercizio del sistema EGNOS, del sistema istituito nel quadro del programma Galileo e del sistema SBAS-ASECNA.
3. Ciascuna parte tiene aggiornato un registro dei diritti di proprietà intellettuale che mette a disposizione dell'altra parte in applicazione del primo comma del paragrafo 1 e gliene trasmette una copia. Per ciascun diritto di proprietà intellettuale messo a disposizione, il registro precisa in particolare:
—
l'oggetto del diritto, come un'invenzione, un software, una banca dati, ecc.;
—
la natura del diritto, come un diritto d'autore, un brevetto, ecc.;
—
il diritto di utilizzo concesso, come il diritto di riprodurre, di adattare, di fabbricare, ecc.;
—
il territorio per cui il diritto è messo a disposizione;
—
la durata della messa a disposizione.
4. Ciascuna parte che concede all'altra parte una licenza d'uso in applicazione del primo comma del paragrafo 1 può revocarla qualora accerti il mancato rispetto delle condizioni di esercizio di cui ai paragrafi 2 e 3.
5. Le parti accordano e garantiscono una protezione adeguata ed efficace dei diritti di proprietà intellettuale nei campi e nei settori connessi all'attuazione e all'esercizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA, conformemente alle norme internazionali più rigorose stabilite dall'Accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPS) dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), ivi compresi mezzi efficaci per garantirne l'osservanza.
SOTTOPARTE II
ALTRE ATTIVITÀ
Articolo 17
Galileo
1. Le parti cooperano per la promozione e l'uso del sistema istituito nel continente africano nel quadro del programma Galileo, in particolare per lo sviluppo di applicazioni e l'uso di servizi basati su tale sistema, soprattutto nel campo della misura del tempo, della navigazione, della sorveglianza, della ricerca e del salvataggio, e per evidenziare i vantaggi delle applicazioni e dei servizi basati su tale sistema.
2. ASECNA si astiene da qualsiasi azione o iniziativa che possa ledere gli interessi dell'Unione in materia di diritti di proprietà intellettuale connessi al programma Galileo.
Articolo 18
Spettro radio
1. Le parti cooperano e si assistono reciprocamente per quanto riguarda lo spettro delle radiofrequenze gestito dall'Unione internazionale delle telecomunicazioni (di seguito «UIT»), in particolare per la protezione delle bande di frequenza per i servizi di navigazione satellitare e le comunicazioni aeronautiche.
2. Le parti si scambiano informazioni e si assistono reciprocamente per quanto riguarda la ripartizione e l'assegnazione di frequenze da parte dell'UIT. Esse promuovono e tutelano le assegnazioni di frequenze adeguate per i sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA, nonché per il sistema istituito nel quadro del programma Galileo, allo scopo di assicurare l'accessibilità dei servizi offerti da tali sistemi nell'Unione e in Africa.
3. Al fine di proteggere lo spettro radio assegnato alla radionavigazione da interferenze quali segnali di disturbo, intenzionali o meno, e il mascheramento, le parti si adoperano per individuare le fonti di interferenza e cercano soluzioni reciprocamente accettabili.
4. Nessuna disposizione del presente accordo può essere interpretata come deroga alle disposizioni vigenti dell'UIT, in particolare quelle relative al regolamento sulle radiocomunicazioni dell'UIT.
Articolo 19
Norme, certificazione e organizzazioni internazionali
1. Le parti si adoperano per adottare un approccio comune in materia di normalizzazione e su tutte le questioni riguardanti i sistemi di navigazione satellitare trattate nell'ambito di organizzazioni e associazioni internazionali, in particolare l'Organizzazione dell'aviazione civile internazionale, l'associazione «Radio Technical Commission for aeronautics» (RTCA - Commissione tecnica per le radio aeronautiche) e l'Organizzazione europea delle apparecchiature dell'aviazione civile («EUROCAE»), e da associazioni o gruppi attivi nel settore della normalizzazione.
2. Le parti sostengono congiuntamente lo sviluppo di norme di navigazione satellitare in seno alle organizzazioni internazionali, in particolare le norme e le procedure raccomandate dell'ICAO (SARP) e le specifiche delle prestazioni operative minime della RTCA e dell'EUROCAE (MOPS). In questo contesto esse sostengono congiuntamente il riconoscimento delle norme Galileo, EGNOS e SBAS-ASECNA da parte di tali organizzazioni internazionali e si impegnano a promuoverne l'applicazione su scala mondiale, con particolare attenzione all'interoperabilità con altri sistemi di navigazione satellitare.
Articolo 20
Sicurezza
Al fine di proteggere i sistemi di navigazione satellitare europei e il sistema SBAS-ASECNA contro le minacce e gli atti dolosi, come i segnali di disturbo intenzionali e il mascheramento, le parti adottano tutte le misure praticabili, in particolare in materia di controllo e di non proliferazione delle tecnologie, per garantire la continuità e la sicurezza dei servizi di navigazione satellitare, così come delle infrastrutture e dei beni essenziali corrispondenti, fatto salvo l'articolo 6, paragrafo 2.
Articolo 21
Ricerca e sviluppo
Le parti si adoperano per condurre attività congiunte di ricerca e sviluppo in materia di navigazione satellitare, in particolare al fine di sviluppare e programmare i futuri sviluppi tecnologici dei sistemi di navigazione satellitare.
Ciascuna parte promuove la partecipazione dell'altra parte ai propri programmi di ricerca e sviluppo.
L'Unione facilita l'accesso di ASECNA ai fondi dei suoi programmi quadro di ricerca e sviluppo.
Articolo 22
Risorse umane
In base alla propria esperienza, l'Unione fornisce ad ASECNA tutte le informazioni utili per la gestione del capitale umano necessario all'attuazione del programma SBAS-ASECNA.
L'Unione assiste ASECNA nella creazione dei posti di lavoro e nello sviluppo delle competenze necessari all'attuazione e all'esercizio del sistema SBAS-ASECNA.
L'Unione incoraggia tutte le iniziative di collaborazione e di partenariato tra ASECNA e i soggetti coinvolti nel rafforzamento delle capacità nei settori relativi ai programmi europei di navigazione satellitare e agevola l'accesso di ASECNA ai fondi dei programmi europei di formazione.
Potranno essere condotte attività comuni di formazione per rispondere alle esigenze di attuazione ed esercizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA, nonché del sistema istituito nel quadro del programma Galileo, e di preparazione dei loro sviluppi tecnologici.
Articolo 23
Comunicazione e visibilità
Le parti si adoperano per condurre attività congiunte di comunicazione e di promozione dei rispettivi programmi di navigazione satellitare.
L'Unione assiste ASECNA nella definizione e nell'attuazione delle strategie di comunicazione rivolte sia alle entità interessate dall'attuazione e dall'esercizio del sistema SBAS-ASECNA sia al grande pubblico.
Articolo 24
Scambi di personale
Le parti procedono a scambi di personale nell'ambito delle attività di cooperazione di cui al presente accordo.
Articolo 25
Promozione della navigazione satellitare nel continente africano
Le parti si assistono reciprocamente per promuovere la navigazione satellitare nel continente africano e si consultano ogniqualvolta necessario per concordare le azioni comuni da attuare in materia. Le parti incoraggiano in particolare le iniziative che possono favorire l'adozione della navigazione satellitare da parte degli utenti e lo sviluppo dei mercati connessi a questa tecnologia.
PARTE III
DISPOSIZIONI FINANZIARIE
Articolo 26
Finanziamento
1. ASECNA finanzia l'attuazione e l'esercizio del sistema SBAS-ASECNA con risorse proprie, aiuti o sovvenzioni, in particolare quelli specificati al paragrafo 3, prestiti contratti presso istituti finanziari o con qualsiasi altro mezzo di finanziamento, fatte salve le disposizioni di cui al paragrafo 2.
2. L'attuazione e l'esercizio del sistema SBAS-ASECNA non possono in nessun caso essere finanziati dai contributi di bilancio previsti per i sistemi europei di navigazione satellitare e contemplati al capo II del regolamento (UE) n. 1285/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013.
3. Per l'attuazione e l'esercizio del sistema SBAS-ASECNA, l'Unione favorisce l'accesso di ASECNA ai fondi destinati alla cooperazione e allo sviluppo di cui può beneficiare, sia per i programmi in corso sia per quelli futuri. I programmi in corso sono il programma panafricano previsto dall'articolo 9 e dall'allegato III del regolamento (UE) n. 233/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2014, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (DCI) per il periodo 2014-2020, e i programmi del Fondo fiduciario UE-Africa per le infrastrutture di cui alla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 13 luglio 2006 - Promuovere le interconnessioni in Africa: il partenariato UE-Africa per le infrastrutture COM(2006) 376 def.
PARTE IV
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 27
Responsabilità giuridica
1. Non essendo proprietaria dei sistemi di navigazione satellitare europei, ASECNA non ha responsabilità derivanti dalla proprietà di tali sistemi.
Non essendo proprietaria del sistema SBAS-ASECNA, l'Unione non ha responsabilità derivanti dalla proprietà di tale sistema.
2. Nessuna delle parti può essere ritenuta responsabile dei danni causati dall'altra parte nell'utilizzo delle tecnologie di cui al presente accordo, né garantisce il buon funzionamento di tali tecnologie.
Articolo 28
Scambio di informazioni classificate
Le parti procedono allo scambio di informazioni classificate solo se hanno concluso un accordo a tal fine. Esse si adoperano per istituire un quadro giuridico completo e coerente che permetta la conclusione di un siffatto accordo.
Articolo 29
Comitato misto
1. È istituito un comitato misto denominato «comitato GNSS UE/ASECNA», composto di rappresentanti delle parti e responsabile della gestione e della corretta applicazione del presente accordo. A tal fine esso prende decisioni nei casi previsti dal presente accordo; tali decisioni sono attuate dalle parti conformemente alle rispettive norme e adottate di comune accordo. Il comitato misto formula anche raccomandazioni per le questioni per cui non ha potere decisionale.
Il comitato misto definisce le condizioni e le modalità non specificate nel presente accordo.
2. Il comitato misto stabilisce il proprio regolamento interno, che contiene, tra l'altro, le modalità di convocazione delle riunioni, di designazione del presidente, di definizione del suo mandato e dei contatti tra le parti.
3. Il comitato misto si riunisce quando e ove necessario. L'Unione o ASECNA possono chiedere la convocazione di una riunione. Il comitato misto si riunisce entro 15 giorni dalla richiesta.
4. Il comitato misto può decidere di costituire gruppi di lavoro o gruppi di esperti che giudichi adatti ad assisterlo nello svolgimento dei propri compiti.
5. Il comitato misto può decidere di modificare l'allegato I.
Articolo 30
Consultazioni
1. Al fine di garantire la corretta attuazione del presente accordo, le parti procedono a regolari scambi di informazioni e, su richiesta di una di esse, si riuniscono in sede di comitato misto.
2. Le parti si consultano prontamente, su richiesta di una di esse, in merito a qualsiasi questione derivante dall'interpretazione o dall'applicazione del presente accordo.
3. Le parti si tengono regolarmente informate e si garantiscono una visibilità reciproca sulla gestione e l'evoluzione dei loro programmi di navigazione satellitare. Qualora una parte intenda adottare una decisione che possa incidere sul o sui sistemi di navigazione satellitare dell'altra parte, quest'ultima viene preventivamente consultata per consentirle di formulare un parere non vincolante. Fatti salvi i requisiti di riservatezza stabiliti dalle norme applicabili alle parti, ciascuna parte accetta la partecipazione ai propri gruppi di lavoro, organi e comitati di gestione, di un rappresentante dell'altra parte in qualità di osservatore.
Articolo 31
Misure di salvaguardia
1. Previa consultazione in sede di comitato misto, ciascuna parte può prendere opportune misure di salvaguardia, compresa la sospensione di una o più attività di cooperazione, se ritiene che non sia più garantito un grado equivalente di controlli sulle esportazioni o di sicurezza tra le parti. Nel caso in cui un eventuale ritardo rischi di compromettere il buon funzionamento dei sistemi di navigazione satellitare o del sistema SBAS-ASECNA, possono essere prese misure cautelari provvisorie senza consultazione preliminare, purché immediatamente dopo l'adozione di dette misure siano avviate delle consultazioni.
2. La portata e la durata delle misure di cui al paragrafo 1 sono limitate a quanto è necessario per risolvere la situazione e garantire un giusto equilibrio tra i diritti e gli obblighi discendenti dal presente accordo. L'altra parte può chiedere al comitato misto di procedere a consultazioni in merito alla proporzionalità di tali misure. Qualora non fosse possibile risolvere tale controversia entro sei mesi, la controversia può essere sottoposta da una delle parti ad arbitrato vincolante secondo la procedura di cui all'allegato I. In tale sede non si possono dirimere questioni di interpretazione delle disposizioni del presente accordo che siano identiche alle corrispondenti disposizioni del diritto dell'Unione.
Articolo 32
Composizione delle controversie
Fatto salvo l'articolo 31, eventuali controversie inerenti all'interpretazione o all'applicazione del presente accordo sono composte mediante consultazione in sede di comitato misto.
In mancanza di composizione delle controversie entro un termine di tre mesi dalla data di trasmissione al comitato misto si fa ricorso alla procedura di arbitrato di cui all'allegato I.
Articolo 33
Allegati
Gli allegati del presente accordo ne costituiscono parte integrante.
Articolo 34
Revisione
Il presente accordo può essere modificato e ampliato in qualunque momento mediante clausola aggiuntiva firmata tra le parti, nel rispetto delle rispettive procedure interne.
Articolo 35
Denuncia
1. L'Unione o ASECNA possono denunciare il presente accordo notificando tale decisione all'altra parte. Il presente accordo cessa di essere applicabile sei mesi dopo il ricevimento della notifica.
2. La denuncia del presente accordo non pregiudica la validità o la durata di eventuali disposizioni sostanziali concordate nell'ambito dell'esecuzione di detto accordo, né i diritti e gli obblighi specifici in materia di proprietà intellettuale stabiliti nell'ambito dell'accordo. In particolare, una parte che ha concesso all'altra una licenza d'uso conserva, dopo la denuncia dell'accordo, il diritto di revocarla qualora accerti il mancato rispetto delle condizioni di esercizio di tale licenza.
3. In caso di denuncia del presente accordo, il comitato misto formula una proposta che consenta alle parti di risolvere le questioni in sospeso aventi conseguenze finanziarie, tenendo conto, se del caso, del principio del pro rata temporis.
Articolo 36
Entrata in vigore
1. Il presente accordo è approvato dalle parti secondo le rispettive procedure interne. Esso entra in vigore il primo giorno del primo mese successivo alla data della firma della parte che ha firmato per ultima.
2. Il presente accordo, redatto in duplice esemplare solo in lingua francese, è concluso per un periodo di tempo indeterminato.
Per l'Unione europea
Per ASECNA
(1) GU L 347 del 20.12.2013, pag. 1.
(2) GU L 276 del 20.10.2010, pag. 11.
ALLEGATO I
PROCEDURA DI ARBITRATO
Se una controversia è sottoposta ad arbitrato, sono designati tre arbitri, salvo decisione contraria delle parti.
Ciascuna parte designa un arbitro entro trenta giorni dalla constatazione di un disaccordo in seno al comitato misto.
I due arbitri così designati nominano di comune accordo un superarbitro che non abbia la nazionalità delle parti. Nel caso in cui, per la designazione del superarbitro, i due arbitri scelti dalle parti non riescano a mettersi d'accordo nei due mesi che seguono la designazione dell'ultimo di loro, essi scelgono il superarbitro da un elenco di sette persone compilato dal comitato misto. Il comitato misto compila e mantiene aggiornato tale elenco conformemente al proprio regolamento interno.
Salvo decisione contraria delle parti, il tribunale arbitrale stabilisce in modo autonomo le proprie norme procedurali. Le sue decisioni sono adottate a maggioranza.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | TRADUZIONE
ACCORDO DI COOPERAZIONE
tra l'Unione europea e l'Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) relativo allo sviluppo della navigazione satellitare e alla fornitura dei servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell'aviazione civile
L'UNIONE EUROPEA,
di seguito denominata «Unione»,
da una parte,
e
L'AGENZIA PER LA SICUREZZA DELLA NAVIGAZIONE AEREA IN AFRICA E MADAGASCAR (Agence pour la Sécurité de la Navigation Aérienne en Afrique et à Madagascar),
di seguito denominata «ASECNA»,
dall'altra,
di seguito denominate congiuntamente «le parti»,
CONSIDERANDO il crescente sviluppo delle applicazioni dei sistemi globali di navigazione satellitare nell'Unione, in Africa e in altre regioni del mondo, in particolare nel settore dell'aviazione civile,
CONSIDERANDO che ASECNA si occupa principalmente della fornitura dei servizi di navigazione aerea negli spazi aerei sotto la sua responsabilità, dell'organizzazione di tali spazi, della pubblicazione di informazioni aeronautiche, della previsione e della trasmissione delle informazioni nel campo della meteorologia aeronautica,
RICONOSCENDO l'importanza dei programmi di navigazione satellitare dell'Unione, Galileo e Sistema europeo di navigazione satellitare (EGNOS), progettati specificamente per usi civili, i benefici connessi alla loro attuazione e l'interesse di ASECNA per i servizi di navigazione satellitare,
RICONOSCENDO che il sistema EGNOS, un'infrastruttura regionale che si concentra principalmente sull'Europa e che controlla e corregge i segnali aperti emessi dai sistemi globali di navigazione satellitare offrendo in particolare una maggiore precisione e una funzione di integrità, fornisce servizi specialmente adatti alle esigenze dell'aviazione civile,
CONSIDERANDO che i servizi basati sulla tecnologia del sistema EGNOS potrebbero tecnicamente essere estesi a tutto il continente africano nella misura in cui sarebbero già presenti sinergie fra le infrastrutture di terra sotto la responsabilità delle parti e i transponder del sistema EGNOS sono installati su satelliti posizionati in orbite geostazionarie in corrispondenza dell'Africa,
CONSIDERANDO la risoluzione del Consiglio «Spazio» dell'Unione, dal titolo «Sfide globali: sfruttare appieno i sistemi spaziali europei», adottata il 25 novembre 2010, che invita la Commissione europea a collaborare con la Commissione dell'Unione africana al fine di potenziare i mezzi disponibili e di definire le modalità di attuazione in Africa di una infrastruttura simile a quella del programma EGNOS,
CONSIDERANDO la comunicazione della Commissione europea del 26 aprile 2007 sulla politica spaziale europea, che attribuisce una particolare importanza alla cooperazione dell'Europa con l'Africa nel settore spaziale, e la comunicazione della Commissione del 4 aprile 2011 dal titolo «Verso una strategia spaziale dell'Unione europea al servizio dei cittadini», che sottolinea la volontà dell'Unione di mettere la sua esperienza e le sue infrastrutture al servizio dell'Africa e di rafforzare la cooperazione con questo continente,
CONSIDERANDO la risoluzione n. 2005 CM 44-11 del 7 luglio 2005 del comitato dei ministri di ASECNA riguardante l'attuazione dei sistemi globali di navigazione satellitare (GNSS) all'interno di ASECNA, che sollecita in particolare il sostegno delle istanze europee per avvalersi di EGNOS o Galileo per le esigenze operative dell'Agenzia,
CONSIDERANDO la risoluzione n. 2011 CA 120-18 del 7 luglio 2011 del consiglio di amministrazione di ASECNA riguardante l'effettiva partecipazione dell'Agenzia al dispiegamento di EGNOS/Galileo nella regione Africa e Oceano indiano, che autorizza in particolare il direttore generale a proseguire a tal fine le iniziative presso le istanze europee adeguate,
CONSIDERANDO che nell'ambito dell'attuazione di tale risoluzione ASECNA ha sviluppato un programma SBAS-ASECNA in vista della fornitura di servizi SBAS basati sulla tecnologia del sistema EGNOS nella sua zona di competenza,
CONSIDERANDO che una cooperazione a lungo termine tra l'Unione e ASECNA nel settore della navigazione satellitare s'inserisce nel quadro generale del partenariato strategico tra l'Unione e l'Africa, poiché la tabella di marcia adottata al quarto vertice UE-Africa tenutosi a Bruxelles il 2 e 3 aprile 2014, allo scopo di definire la cooperazione fra i due continenti per il periodo 2014-2017, prevede di destinare risorse umane e finanziarie stabili e sufficienti al dispiegamento di infrastrutture di navigazione satellitare basate su EGNOS e di istituire sistemi di governance e di finanziamento per le spese di investimento e le spese operative di EGNOS in Africa per i paesi interessati,
CONSIDERANDO che. in applicazione di questo partenariato strategico tra l'Unione e l'Africa, è già in corso una collaborazione tra ASECNA e l'Unione nell'ambito del programma di supporto al settore del trasporto aereo e ai servizi satellitari in Africa, finanziato dal 10o Fondo europeo di sviluppo, e del programma panafricano di supporto a EGNOS in Africa, finanziato dallo strumento di cooperazione allo sviluppo, in particolare attraverso l'istituzione dell'ufficio comune di gestione di programma (JPO) EGNOS-Africa,
CONSIDERANDO il comune interesse per una cooperazione a lungo termine tra l'Unione e ASECNA in materia di sviluppo della navigazione satellitare a beneficio dell'aviazione civile e desiderose di definire formalmente tale cooperazione,
CONSIDERANDO la necessità di garantire un eccellente livello di protezione dei servizi di navigazione satellitare nei territori delle parti,
CONSIDERANDO che l'Unione ha istituito le proprie agenzie per ricevere assistenza in alcuni settori specifici, in particolare l'Agenzia del GNSS europeo per i programmi europei di navigazione satellitare e l'Agenzia europea per la sicurezza aerea in materia di aviazione civile, e che l'esercizio del sistema EGNOS nel periodo 2014-2021 è stato oggetto di un accordo di delega tra l'Unione e l'Agenzia del GNSS europeo,
RICONOSCENDO che il regolamento (UE) n. 1285/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, relativo all'attuazione e all'esercizio dei sistemi europei di radionavigazione via satellite (1) stabilisce che l'Unione è proprietaria di tutti i beni materiali e immateriali creati o messi a punto nell'ambito dei programmi Galileo ed EGNOS, che l'Unione può stipulare accordi con paesi terzi e organizzazioni internazionali nel quadro di tali programmi e che il costo di un'eventuale estensione della copertura del sistema EGNOS al di fuori dell'Europa non sarebbe finanziato dalle risorse di bilancio stanziate a titolo di tale regolamento,
CONSIDERANDO il regolamento (UE) n. 912/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 settembre 2010, che istituisce l'Agenzia del GNSS europeo (2),
RICONOSCENDO l'interesse a coordinare gli approcci in materia di normalizzazione e certificazione e su tutte le questioni riguardanti i sistemi e i servizi di navigazione satellitare in seno agli organismi internazionali di normalizzazione e certificazione, in particolare per promuovere un uso ampio e innovativo dei servizi Galileo, EGNOS e SBAS-ASECNA in quanto norma globale di radionavigazione e temporizzazione nel settore dell'aviazione civile
HANNO CONVENUTO QUANTO SEGUE:
PARTE I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Obiettivi
1. Gli obiettivi del presente accordo sono sviluppare la navigazione satellitare e fornire i servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell'aviazione civile, consentendole di avvalersi dei programmi europei di navigazione satellitare.
Il presente accordo rientra nel quadro della promozione, sul continente africano, dei servizi basati su tali programmi europei di navigazione satellitare.
2. La forma e le condizioni della cooperazione fra le parti per conseguire gli obiettivi di cui al paragrafo 1 sono stabilite dal presente accordo.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente accordo si intende per:
1)
«GNSS» o «sistema globale di navigazione satellitare», un'infrastruttura costituita da una costellazione di satelliti e da una rete di centri e di stazioni di terra che permette, grazie all'emissione di segnali radio, di fornire sull'insieme del globo terrestre un servizio di misurazione del tempo e di geolocalizzazione molto preciso agli utenti che dispongono di un ricevitore adeguato;
2)
«sistemi di navigazione satellitare europei», il sistema globale di navigazione satellitare istituito nell'ambito del programma Galileo e il sistema EGNOS, che sono di proprietà dell'Unione;
3)
«zona di competenza di ASECNA», la zona geografica in cui ASECNA fornisce servizi di navigazione aerea, che non corrisponde necessariamente allo spazio aereo dei suoi Stati membri;
4)
European Geostationary Navigation Overlay Service (servizio europeo di copertura per la navigazione geostazionaria) o «EGNOS», un'infrastruttura regionale del sistema di navigazione satellitare che controlla e corregge i segnali aperti emessi dai sistemi globali di navigazione satellitare, principalmente GPS e Galileo, consentendo agli utenti di tali sistemi globali di ottenere migliori prestazioni in termini di precisione e di integrità. EGNOS comprende stazioni di terra e transponder installati su satelliti geostazionari. Le stazioni di terra sono costituite da un centro di ingegneria, da centri di controllo della missione, da stazioni RIMS, da stazioni NLES, da un centro di servizi e da un server EDAS. La copertura regionale di EGNOS si concentra prioritariamente sul territorio degli Stati membri dell'Unione europea geograficamente ubicati in Europa;
5)
«SBAS-ASECNA», il sistema di navigazione satellitare di ASECNA che controlla e corregge i segnali aperti emessi dai sistemi globali di navigazione satellitare, principalmente GPS e Galileo, consentendo agli utenti di tali sistemi globali di ottenere migliori prestazioni, in particolare in termini di precisione e di integrità. SBAS-ASECNA è di proprietà di ASECNA e comprende un'infrastruttura di terra e diversi transponder installati su satelliti geostazionari. L'infrastruttura di terra sarà costituita in particolare da stazioni RIMS, da uno o più centri di controllo della missione e da stazioni NLES. La copertura di SBAS-ASECNA si concentra prioritariamente sulla zona di competenza di ASECNA. Per «sistema SBAS-ASECNA» si intende sia la versione iniziale del sistema che tutte le sue evoluzioni successive, compresa la doppia frequenza e la multi costellazione. L'attuazione di tale sistema comprende in particolare le fasi di definizione e progettazione, sviluppo e dispiegamento, accreditamento e certificazione, ed è seguita dalla fase di esercizio;
6)
«zona coperta da EGNOS» o «zona coperta da SBAS-ASECNA», la zona in cui è possibile ricevere i segnali emessi dal sistema in questione (ad esempio l'impronta dei satelliti geostazionari);
7)
«zona di servizio SBAS-ASECNA», l'area all'interno della zona coperta da SBAS-ASECNA in cui il sistema SBAS-ASECNA fornisce un servizio conforme ai requisiti definiti da ASECNA secondo le norme e procedure raccomandate (SARP) dell'ICAO ed è responsabile delle operazioni approvate corrispondenti;
8)
«zona di servizio SOL di EGNOS», l'area all'interno della zona coperta da EGNOS in cui il sistema EGNOS fornisce un servizio conforme alle norme e procedure raccomandate (SARP) dell'ICAO ed è responsabile delle operazioni approvate corrispondenti;
9)
«stazioni RIMS», le stazioni appartenenti ai sistemi EGNOS o SBAS-ASECNA che hanno il compito di raccogliere in tempo reale i dati di geolocalizzazione derivanti dai segnali emessi dai sistemi globali di navigazione satellitare;
10)
«stazioni NLES», le stazioni appartenenti ai sistemi EGNOS o SBAS-ASECNA che inviano ai transponder installati su satelliti geostazionari i dati corretti che consentono ai ricevitori GNSS situati nella zona coperta dall'uno o dall'altro dei due sistemi di apportare le correzioni adeguate alla loro geolocalizzazione;
11)
«Galileo», un sistema civile autonomo europeo a copertura mondiale di navigazione satellitare e temporizzazione, sotto controllo civile, per la prestazione di servizi GNSS progettato e sviluppato dall'Unione, dall'Agenzia spaziale europea e dai rispettivi Stati membri. L'esercizio di Galileo può essere trasferito a privati. Galileo intende offrire un servizio aperto, un servizio commerciale, un servizio pubblico regolamentato e un servizio di ricerca e salvataggio, nonché contribuire ai servizi di monitoraggio dell'integrità destinati agli utenti di applicazioni per la salvaguardia della vita umana;
12)
«interoperabilità», l'attitudine di due o più sistemi di navigazione satellitare e dei servizi da essi forniti a essere utilizzati insieme per offrire all'utente migliori prestazioni rispetto a quelle che si otterrebbero usando unicamente un solo sistema;
13)
«proprietà intellettuale», il significato corrispondente alla definizione di cui all'articolo 2, punto viii), della convenzione istitutiva dell'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale, sottoscritta a Stoccolma il 14 luglio 1967;
14)
«informazione classificata», un'informazione, sotto qualsiasi forma, che deve essere protetta da una divulgazione non autorizzata che potrebbe arrecare un pregiudizio, di vario grado, a interessi fondamentali, come la sicurezza nazionale, delle parti o di uno Stato membro. La classificazione delle informazioni è indicata da un contrassegno di classificazione. Un'informazione di questo tipo è classificata dalle parti conformemente alla normativa e alla regolamentazione applicabili e deve essere protetta per impedirne l'eventuale perdita di riservatezza, integrità e disponibilità.
Articolo 3
Principi della cooperazione
Le parti svolgono le attività di cooperazione contemplate dal presente accordo nel rispetto dei seguenti principi:
1)
reciproco vantaggio basato su un equilibrio generale dei diritti e degli obblighi, compresi i contributi e l'accesso a tutti i servizi;
2)
possibilità reciproca di partecipare ad attività di cooperazione nell'ambito dei programmi di navigazione satellitare dell'Unione e di ASECNA;
3)
scambio tempestivo di tutte le informazioni utili per l'attuazione del presente accordo;
4)
protezione adeguata ed efficace dei diritti di proprietà intellettuale.
Articolo 4
Agenzie dell'Unione
L'Unione può affidare all'Agenzia del GNSS europeo o all'Agenzia europea per la sicurezza aerea l'esecuzione, in tutto o in parte, dei compiti di cui al presente accordo. In tal caso essa rimane responsabile nei confronti di ASECNA circa la buona e completa esecuzione degli obblighi che le incombono in applicazione del presente accordo.
Articolo 5
Rapporti con i terzi
L'Unione agevola e sostiene ogni iniziativa di collaborazione o di partenariato tra ASECNA e le altre entità coinvolte nei programmi europei di navigazione satellitare EGNOS e Galileo, in particolare l'Agenzia spaziale europea, a condizione che tali iniziative siano in grado di favorire lo sviluppo di ASECNA e di consentirle di fornire servizi di navigazione satellitare basati su questi due programmi.
PARTE II
DISPOSIZIONI SULLA COOPERAZIONE
Articolo 6
Attività di cooperazione
1. Le attività di cooperazione di cui al presente accordo si riferiscono principalmente a quelle finalizzate all'attuazione e all'esercizio del sistema SBAS-ASECNA, basato sulla tecnologia del sistema EGNOS. Tali attività riguardano anche l'uso in Africa del sistema istituito nel quadro del programma Galileo, lo spettro radio, le norme, la certificazione e le organizzazioni internazionali, la sicurezza, la ricerca e lo sviluppo, le risorse umane, la comunicazione e la visibilità, gli scambi di personale e la promozione sul continente africano dei servizi di navigazione satellitare.
Le parti possono modificare il presente elenco di attività conformemente all'articolo 34 del presente accordo.
2. Il presente accordo non pregiudica l'autonomia istituzionale dell'Unione per quanto concerne la regolamentazione dei programmi europei di navigazione satellitare, né la struttura istituita dall'Unione stessa per l'esercizio di tali programmi. Il presente accordo lascia altresì impregiudicate le misure di regolamentazione che danno attuazione a impegni di non proliferazione, controllo delle esportazioni e controlli di trasferimenti immateriali di tecnologia, né pregiudica le misure di sicurezza nazionale.
3. Il presente accordo non pregiudica l'autonomia istituzionale di ASECNA.
4. Fatte salve le rispettive normative, le parti promuovono per quanto possibile le attività di cooperazione condotte a norma del presente accordo.
SOTTOPARTE I
Articolo 7
Attuazione e esercizio del sistema SBAS-ASECNA
1. L'Unione assiste ASECNA nell'attuazione e nell'esercizio del sistema SBAS-ASECNA. Oltre alle disposizioni specifiche di cui agli articoli da 8 a 16, l'Unione si impegna in via generale ad agevolare l'attuazione e l'esercizio del sistema SBAS-ASECNA, in particolare mettendo gratuitamente a disposizione di ASECNA ogni informazione utile, fornendo consulenza in materia di gestione dei programmi e sul piano tecnico e organizzativo, e contribuendo alle valutazioni e al monitoraggio del programma SBAS-ASECNA.
2. Qualora siano realizzate interconnessioni tra i sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA, ciascuna parte è responsabile delle modifiche del proprio sistema e si fa carico dei relativi costi di investimento e di gestione. Ciascuna parte comunica all'altra le informazioni necessarie e collabora alle modifiche del sistema di quest'ultima. È avviato un processo che prevede un impegno sulle prestazioni e il monitoraggio delle stesse, stabilendo i rispettivi obblighi.
Articolo 8
Definizione e progettazione del sistema SBAS-ASECNA
L'Unione assiste ASECNA nella definizione e nella progettazione del sistema SBAS-ASECNA, in particolare per quanto riguarda l'architettura del sistema, i siti di ubicazione dell'infrastruttura di terra e il concetto operativo. Studi condotti a tal fine preciseranno le interconnessioni tra i sistemi SBAS-ASECNA e EGNOS.
Articolo 9
Sviluppo e dispiegamento delle stazioni RIMS
L'Unione assiste ASECNA nello sviluppo e nel dispiegamento delle stazioni RIMS del sistema SBAS-ASECNA, in particolare per quanto riguarda le attrezzature, le procedure operative, la qualificazione degli operatori e la convalida dei siti di ubicazione dell'infrastruttura di terra, anche mediante la definizione e la verifica dei requisiti di sicurezza.
Per ottimizzare le prestazioni e le zone di servizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA, le parti coordinano l'installazione delle rispettive stazioni RIMS, in particolare di quelle situate nelle zone limitrofe comuni ai due sistemi, in modo che tali stazioni siano distribuite senza soluzione di continuità e possano funzionare in sinergia grazie allo scambio dei dati generati da tali stazioni RIMS, nel rispetto dei requisiti di sicurezza previsti dalle norme applicabili a ciascuna parte.
Articolo 10
Sviluppo e dispiegamento dei centri di controllo
L'Unione assiste ASECNA nello sviluppo e nel dispiegamento dei centri di controllo del sistema SBAS-ASECNA, in particolare per quanto riguarda le attrezzature, le procedure operative, la qualificazione degli operatori e la convalida dei siti di ubicazione dell'infrastruttura di terra, anche mediante la definizione e la verifica dei requisiti di sicurezza.
Articolo 11
Sviluppo e dispiegamento delle stazioni NLES e dei transponder
L'Unione assiste ASECNA nello sviluppo e nel dispiegamento dei servizi di diffusione di dati basati sui transponder del sistema SBAS-ASECNA installati su satelliti geostazionari e sulle stazioni terrestri di trasmissione dati associate. L'Unione assiste inoltre ASECNA nelle procedure e pratiche necessarie a ottenere i codici PNR indispensabili all'esercizio del sistema SBAS-ASECNA, altrimenti impossibile.
Articolo 12
Accreditamento e certificazione del sistema SBAS-ASECNA
L'Unione assiste ASECNA, su sua richiesta, per:
—
la certificazione del sistema SBAS-ASECNA;
—
l'accreditamento della sicurezza del sistema SBAS-ASECNA, compresi i siti di ubicazione dell'infrastruttura di terra;
—
la certificazione dei servizi forniti dal sistema SBAS-ASECNA.
Su richiesta di ASECNA l'Unione può fornire assistenza anche per lo sviluppo della metodologia e dei processi intesi a:
—
approvare le procedure, connesse al sistema SBAS-ASECNA, di decollo, volo e atterraggio degli aeromobili, prima che siano pubblicate sui mezzi di Pubblicazione di Informazioni Aeronautiche;
—
certificare le attrezzature a bordo degli aeromobili destinate alla ricezione e al trattamento dei segnali di navigazione satellitare e accreditare gli operatori aerei e gli equipaggi.
Articolo 13
Esercizio del sistema SBAS-ASECNA
1. L'Unione assiste ASECNA nell'esercizio del sistema SBAS-ASECNA.
Per quanto riguarda la preparazione dell'avvio dell'esercizio, l'Unione assiste ASECNA in particolare per:
—
l'attuazione del sistema di governance della fornitura dei servizi,
—
l'adeguamento, a beneficio del sistema SBAS-ASECNA, delle procedure operative e della documentazione di formazione del sistema EGNOS,
—
l'attuazione di un sistema di gestione integrato dedicato alla fornitura dei servizi, riguardante in particolare la qualità, la sicurezza e l'ambiente,
—
l'analisi e l'attuazione dei sistemi di subappalto,
—
la formazione degli addetti,
—
la dichiarazione dei servizi.
L'Unione assiste inoltre ASECNA nella risoluzione dei problemi di esercizio successivi alla dichiarazione dei servizi, in particolare attraverso la messa a disposizione di procedure e strumenti di analisi delle prestazioni, il sostegno alla formazione e la presenza di personale nei siti per un periodo iniziale.
L'Unione fornisce inoltre un sostegno ad ASECNA per la messa in servizio delle evoluzioni del sistema in esercizio.
2. Le parti si prestano assistenza reciproca per incoraggiare l'adozione, da parte degli utenti, dei servizi forniti dai sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA e per agevolare lo sviluppo dei relativi mercati.
Articolo 14
Zone di servizio
Le definizioni della zona di servizio SOL di EGNOS e della zona di servizio SBAS-ASECNA sono concordate tra le parti per evitare qualsiasi difficoltà nell'esercizio, in particolare in materia di interoperabilità e di responsabilità. Le parti si adoperano per trovare soluzioni comuni a tale riguardo.
Nel caso in cui la zona di servizio SOL di EGNOS comprenda una parte della zona sotto la responsabilità di ASECNA o la zona di servizio SBAS-ASECNA comprenda una parte del territorio degli Stati membri dell'Unione europea, si realizza un processo di coinvolgimento delle parti e di monitoraggio delle prestazioni, che stabilisce i rispettivi obblighi.
Nel caso in cui la zona di servizio SOL di EGNOS e la zona di servizio SBAS-ASECNA comprendano un territorio situato al di fuori del territorio degli Stati membri dell'Unione europea e della zona sotto la responsabilità di ASECNA - o si sovrappongano con un sistema diverso da EGNOS e SBAS-ASECNA - le parti si informano reciprocamente e coordinano le pratiche presso le autorità del territorio o dei territori interessati per garantire che i problemi che si pongono, in particolare in materia di interoperabilità e di responsabilità, siano oggetto di soluzioni comuni.
Articolo 15
Appalti pubblici
1. L'Unione assiste ASECNA, su sua richiesta, nella preparazione del fascicolo di gara e nell'analisi delle offerte nel quadro dell'aggiudicazione degli appalti relativi all'attuazione e all'esercizio del sistema SBAS-ASECNA.
2. Fatto salvo l'articolo XXIII dell'accordo sugli appalti pubblici concluso nel quadro dell'Organizzazione mondiale del commercio (articolo III dell'accordo riveduto), gli enti pubblici e le imprese dei paesi membri dell'Unione europea hanno il diritto di partecipare alle gare d'appalto relative all'attuazione e all'esercizio del sistema SBAS-ASECNA, a meno che non esista un conflitto di interesse.
3. Le acquisizioni relative all'attuazione e all'esercizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA possono essere oggetto di appalti congiunti dell'Unione e di ASECNA secondo gli interessi di ciascuna delle parti, in particolare in materia di stazioni di terra e transponder.
Articolo 16
Diritti di proprietà intellettuale
1. Ciascuna parte mette gratuitamente a disposizione dell'altra parte tutti i diritti di proprietà intellettuale sulle opere o sulle invenzioni di sua proprietà che sono utili all'attuazione e all'esercizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA. Il presente accordo vale come licenza per l'uso tali diritti.
Se una delle parti crea o genera nuovi diritti di proprietà intellettuale basati sui diritti di proprietà intellettuale che l'altra parte le ha messo a disposizione, quest'ultima riceve la proprietà dei nuovi diritti di proprietà intellettuale creati o generati e concede gratuitamente alla parte che li ha creati o generati una licenza per l'uso di questi nuovi diritti. Tuttavia la parte che è proprietaria di tali nuovi diritti può concedere la licenza a terzi solo previo accordo esplicito dell'altra parte.
Le condizioni di esercizio della licenza di cui al primo e secondo comma sono stabilite ai paragrafi 2 e 3.
2. La licenza d'uso di cui al primo comma del paragrafo 1 è personale, non esclusiva e non trasmissibile, fatte salve le disposizioni di cui al secondo comma del paragrafo 1. Essa comprende, a seconda dei casi, il diritto di utilizzare, di far utilizzare, di modificare, di riprodurre e di fabbricare, esclusivamente ai fini dell'attuazione e dell'esercizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA.
Una parte può mettere a disposizione di terzi o commercializzare i diritti di proprietà intellettuale che l'altra parte le ha messo a disposizione in applicazione del primo comma del paragrafo 1 solamente con il consenso esplicito di quest'ultima, a meno che tale messa a disposizione di terzi non avvenga nel quadro degli appalti pubblici o dei contratti conclusi dall'una o dall'altra parte per l'attuazione e l'esercizio del sistema EGNOS, del sistema istituito nel quadro del programma Galileo e del sistema SBAS-ASECNA.
3. Ciascuna parte tiene aggiornato un registro dei diritti di proprietà intellettuale che mette a disposizione dell'altra parte in applicazione del primo comma del paragrafo 1 e gliene trasmette una copia. Per ciascun diritto di proprietà intellettuale messo a disposizione, il registro precisa in particolare:
—
l'oggetto del diritto, come un'invenzione, un software, una banca dati, ecc.;
—
la natura del diritto, come un diritto d'autore, un brevetto, ecc.;
—
il diritto di utilizzo concesso, come il diritto di riprodurre, di adattare, di fabbricare, ecc.;
—
il territorio per cui il diritto è messo a disposizione;
—
la durata della messa a disposizione.
4. Ciascuna parte che concede all'altra parte una licenza d'uso in applicazione del primo comma del paragrafo 1 può revocarla qualora accerti il mancato rispetto delle condizioni di esercizio di cui ai paragrafi 2 e 3.
5. Le parti accordano e garantiscono una protezione adeguata ed efficace dei diritti di proprietà intellettuale nei campi e nei settori connessi all'attuazione e all'esercizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA, conformemente alle norme internazionali più rigorose stabilite dall'Accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPS) dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), ivi compresi mezzi efficaci per garantirne l'osservanza.
SOTTOPARTE II
ALTRE ATTIVITÀ
Articolo 17
Galileo
1. Le parti cooperano per la promozione e l'uso del sistema istituito nel continente africano nel quadro del programma Galileo, in particolare per lo sviluppo di applicazioni e l'uso di servizi basati su tale sistema, soprattutto nel campo della misura del tempo, della navigazione, della sorveglianza, della ricerca e del salvataggio, e per evidenziare i vantaggi delle applicazioni e dei servizi basati su tale sistema.
2. ASECNA si astiene da qualsiasi azione o iniziativa che possa ledere gli interessi dell'Unione in materia di diritti di proprietà intellettuale connessi al programma Galileo.
Articolo 18
Spettro radio
1. Le parti cooperano e si assistono reciprocamente per quanto riguarda lo spettro delle radiofrequenze gestito dall'Unione internazionale delle telecomunicazioni (di seguito «UIT»), in particolare per la protezione delle bande di frequenza per i servizi di navigazione satellitare e le comunicazioni aeronautiche.
2. Le parti si scambiano informazioni e si assistono reciprocamente per quanto riguarda la ripartizione e l'assegnazione di frequenze da parte dell'UIT. Esse promuovono e tutelano le assegnazioni di frequenze adeguate per i sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA, nonché per il sistema istituito nel quadro del programma Galileo, allo scopo di assicurare l'accessibilità dei servizi offerti da tali sistemi nell'Unione e in Africa.
3. Al fine di proteggere lo spettro radio assegnato alla radionavigazione da interferenze quali segnali di disturbo, intenzionali o meno, e il mascheramento, le parti si adoperano per individuare le fonti di interferenza e cercano soluzioni reciprocamente accettabili.
4. Nessuna disposizione del presente accordo può essere interpretata come deroga alle disposizioni vigenti dell'UIT, in particolare quelle relative al regolamento sulle radiocomunicazioni dell'UIT.
Articolo 19
Norme, certificazione e organizzazioni internazionali
1. Le parti si adoperano per adottare un approccio comune in materia di normalizzazione e su tutte le questioni riguardanti i sistemi di navigazione satellitare trattate nell'ambito di organizzazioni e associazioni internazionali, in particolare l'Organizzazione dell'aviazione civile internazionale, l'associazione «Radio Technical Commission for aeronautics» (RTCA - Commissione tecnica per le radio aeronautiche) e l'Organizzazione europea delle apparecchiature dell'aviazione civile («EUROCAE»), e da associazioni o gruppi attivi nel settore della normalizzazione.
2. Le parti sostengono congiuntamente lo sviluppo di norme di navigazione satellitare in seno alle organizzazioni internazionali, in particolare le norme e le procedure raccomandate dell'ICAO (SARP) e le specifiche delle prestazioni operative minime della RTCA e dell'EUROCAE (MOPS). In questo contesto esse sostengono congiuntamente il riconoscimento delle norme Galileo, EGNOS e SBAS-ASECNA da parte di tali organizzazioni internazionali e si impegnano a promuoverne l'applicazione su scala mondiale, con particolare attenzione all'interoperabilità con altri sistemi di navigazione satellitare.
Articolo 20
Sicurezza
Al fine di proteggere i sistemi di navigazione satellitare europei e il sistema SBAS-ASECNA contro le minacce e gli atti dolosi, come i segnali di disturbo intenzionali e il mascheramento, le parti adottano tutte le misure praticabili, in particolare in materia di controllo e di non proliferazione delle tecnologie, per garantire la continuità e la sicurezza dei servizi di navigazione satellitare, così come delle infrastrutture e dei beni essenziali corrispondenti, fatto salvo l'articolo 6, paragrafo 2.
Articolo 21
Ricerca e sviluppo
Le parti si adoperano per condurre attività congiunte di ricerca e sviluppo in materia di navigazione satellitare, in particolare al fine di sviluppare e programmare i futuri sviluppi tecnologici dei sistemi di navigazione satellitare.
Ciascuna parte promuove la partecipazione dell'altra parte ai propri programmi di ricerca e sviluppo.
L'Unione facilita l'accesso di ASECNA ai fondi dei suoi programmi quadro di ricerca e sviluppo.
Articolo 22
Risorse umane
In base alla propria esperienza, l'Unione fornisce ad ASECNA tutte le informazioni utili per la gestione del capitale umano necessario all'attuazione del programma SBAS-ASECNA.
L'Unione assiste ASECNA nella creazione dei posti di lavoro e nello sviluppo delle competenze necessari all'attuazione e all'esercizio del sistema SBAS-ASECNA.
L'Unione incoraggia tutte le iniziative di collaborazione e di partenariato tra ASECNA e i soggetti coinvolti nel rafforzamento delle capacità nei settori relativi ai programmi europei di navigazione satellitare e agevola l'accesso di ASECNA ai fondi dei programmi europei di formazione.
Potranno essere condotte attività comuni di formazione per rispondere alle esigenze di attuazione ed esercizio dei sistemi EGNOS e SBAS-ASECNA, nonché del sistema istituito nel quadro del programma Galileo, e di preparazione dei loro sviluppi tecnologici.
Articolo 23
Comunicazione e visibilità
Le parti si adoperano per condurre attività congiunte di comunicazione e di promozione dei rispettivi programmi di navigazione satellitare.
L'Unione assiste ASECNA nella definizione e nell'attuazione delle strategie di comunicazione rivolte sia alle entità interessate dall'attuazione e dall'esercizio del sistema SBAS-ASECNA sia al grande pubblico.
Articolo 24
Scambi di personale
Le parti procedono a scambi di personale nell'ambito delle attività di cooperazione di cui al presente accordo.
Articolo 25
Promozione della navigazione satellitare nel continente africano
Le parti si assistono reciprocamente per promuovere la navigazione satellitare nel continente africano e si consultano ogniqualvolta necessario per concordare le azioni comuni da attuare in materia. Le parti incoraggiano in particolare le iniziative che possono favorire l'adozione della navigazione satellitare da parte degli utenti e lo sviluppo dei mercati connessi a questa tecnologia.
PARTE III
DISPOSIZIONI FINANZIARIE
Articolo 26
Finanziamento
1. ASECNA finanzia l'attuazione e l'esercizio del sistema SBAS-ASECNA con risorse proprie, aiuti o sovvenzioni, in particolare quelli specificati al paragrafo 3, prestiti contratti presso istituti finanziari o con qualsiasi altro mezzo di finanziamento, fatte salve le disposizioni di cui al paragrafo 2.
2. L'attuazione e l'esercizio del sistema SBAS-ASECNA non possono in nessun caso essere finanziati dai contributi di bilancio previsti per i sistemi europei di navigazione satellitare e contemplati al capo II del regolamento (UE) n. 1285/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013.
3. Per l'attuazione e l'esercizio del sistema SBAS-ASECNA, l'Unione favorisce l'accesso di ASECNA ai fondi destinati alla cooperazione e allo sviluppo di cui può beneficiare, sia per i programmi in corso sia per quelli futuri. I programmi in corso sono il programma panafricano previsto dall'articolo 9 e dall'allegato III del regolamento (UE) n. 233/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2014, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (DCI) per il periodo 2014-2020, e i programmi del Fondo fiduciario UE-Africa per le infrastrutture di cui alla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 13 luglio 2006 - Promuovere le interconnessioni in Africa: il partenariato UE-Africa per le infrastrutture COM(2006) 376 def.
PARTE IV
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 27
Responsabilità giuridica
1. Non essendo proprietaria dei sistemi di navigazione satellitare europei, ASECNA non ha responsabilità derivanti dalla proprietà di tali sistemi.
Non essendo proprietaria del sistema SBAS-ASECNA, l'Unione non ha responsabilità derivanti dalla proprietà di tale sistema.
2. Nessuna delle parti può essere ritenuta responsabile dei danni causati dall'altra parte nell'utilizzo delle tecnologie di cui al presente accordo, né garantisce il buon funzionamento di tali tecnologie.
Articolo 28
Scambio di informazioni classificate
Le parti procedono allo scambio di informazioni classificate solo se hanno concluso un accordo a tal fine. Esse si adoperano per istituire un quadro giuridico completo e coerente che permetta la conclusione di un siffatto accordo.
Articolo 29
Comitato misto
1. È istituito un comitato misto denominato «comitato GNSS UE/ASECNA», composto di rappresentanti delle parti e responsabile della gestione e della corretta applicazione del presente accordo. A tal fine esso prende decisioni nei casi previsti dal presente accordo; tali decisioni sono attuate dalle parti conformemente alle rispettive norme e adottate di comune accordo. Il comitato misto formula anche raccomandazioni per le questioni per cui non ha potere decisionale.
Il comitato misto definisce le condizioni e le modalità non specificate nel presente accordo.
2. Il comitato misto stabilisce il proprio regolamento interno, che contiene, tra l'altro, le modalità di convocazione delle riunioni, di designazione del presidente, di definizione del suo mandato e dei contatti tra le parti.
3. Il comitato misto si riunisce quando e ove necessario. L'Unione o ASECNA possono chiedere la convocazione di una riunione. Il comitato misto si riunisce entro 15 giorni dalla richiesta.
4. Il comitato misto può decidere di costituire gruppi di lavoro o gruppi di esperti che giudichi adatti ad assisterlo nello svolgimento dei propri compiti.
5. Il comitato misto può decidere di modificare l'allegato I.
Articolo 30
Consultazioni
1. Al fine di garantire la corretta attuazione del presente accordo, le parti procedono a regolari scambi di informazioni e, su richiesta di una di esse, si riuniscono in sede di comitato misto.
2. Le parti si consultano prontamente, su richiesta di una di esse, in merito a qualsiasi questione derivante dall'interpretazione o dall'applicazione del presente accordo.
3. Le parti si tengono regolarmente informate e si garantiscono una visibilità reciproca sulla gestione e l'evoluzione dei loro programmi di navigazione satellitare. Qualora una parte intenda adottare una decisione che possa incidere sul o sui sistemi di navigazione satellitare dell'altra parte, quest'ultima viene preventivamente consultata per consentirle di formulare un parere non vincolante. Fatti salvi i requisiti di riservatezza stabiliti dalle norme applicabili alle parti, ciascuna parte accetta la partecipazione ai propri gruppi di lavoro, organi e comitati di gestione, di un rappresentante dell'altra parte in qualità di osservatore.
Articolo 31
Misure di salvaguardia
1. Previa consultazione in sede di comitato misto, ciascuna parte può prendere opportune misure di salvaguardia, compresa la sospensione di una o più attività di cooperazione, se ritiene che non sia più garantito un grado equivalente di controlli sulle esportazioni o di sicurezza tra le parti. Nel caso in cui un eventuale ritardo rischi di compromettere il buon funzionamento dei sistemi di navigazione satellitare o del sistema SBAS-ASECNA, possono essere prese misure cautelari provvisorie senza consultazione preliminare, purché immediatamente dopo l'adozione di dette misure siano avviate delle consultazioni.
2. La portata e la durata delle misure di cui al paragrafo 1 sono limitate a quanto è necessario per risolvere la situazione e garantire un giusto equilibrio tra i diritti e gli obblighi discendenti dal presente accordo. L'altra parte può chiedere al comitato misto di procedere a consultazioni in merito alla proporzionalità di tali misure. Qualora non fosse possibile risolvere tale controversia entro sei mesi, la controversia può essere sottoposta da una delle parti ad arbitrato vincolante secondo la procedura di cui all'allegato I. In tale sede non si possono dirimere questioni di interpretazione delle disposizioni del presente accordo che siano identiche alle corrispondenti disposizioni del diritto dell'Unione.
Articolo 32
Composizione delle controversie
Fatto salvo l'articolo 31, eventuali controversie inerenti all'interpretazione o all'applicazione del presente accordo sono composte mediante consultazione in sede di comitato misto.
In mancanza di composizione delle controversie entro un termine di tre mesi dalla data di trasmissione al comitato misto si fa ricorso alla procedura di arbitrato di cui all'allegato I.
Articolo 33
Allegati
Gli allegati del presente accordo ne costituiscono parte integrante.
Articolo 34
Revisione
Il presente accordo può essere modificato e ampliato in qualunque momento mediante clausola aggiuntiva firmata tra le parti, nel rispetto delle rispettive procedure interne.
Articolo 35
Denuncia
1. L'Unione o ASECNA possono denunciare il presente accordo notificando tale decisione all'altra parte. Il presente accordo cessa di essere applicabile sei mesi dopo il ricevimento della notifica.
2. La denuncia del presente accordo non pregiudica la validità o la durata di eventuali disposizioni sostanziali concordate nell'ambito dell'esecuzione di detto accordo, né i diritti e gli obblighi specifici in materia di proprietà intellettuale stabiliti nell'ambito dell'accordo. In particolare, una parte che ha concesso all'altra una licenza d'uso conserva, dopo la denuncia dell'accordo, il diritto di revocarla qualora accerti il mancato rispetto delle condizioni di esercizio di tale licenza.
3. In caso di denuncia del presente accordo, il comitato misto formula una proposta che consenta alle parti di risolvere le questioni in sospeso aventi conseguenze finanziarie, tenendo conto, se del caso, del principio del pro rata temporis.
Articolo 36
Entrata in vigore
1. Il presente accordo è approvato dalle parti secondo le rispettive procedure interne. Esso entra in vigore il primo giorno del primo mese successivo alla data della firma della parte che ha firmato per ultima.
2. Il presente accordo, redatto in duplice esemplare solo in lingua francese, è concluso per un periodo di tempo indeterminato.
Per l'Unione europea
Per ASECNA
(1) GU L 347 del 20.12.2013, pag. 1.
(2) GU L 276 del 20.10.2010, pag. 11.
ALLEGATO I
PROCEDURA DI ARBITRATO
Se una controversia è sottoposta ad arbitrato, sono designati tre arbitri, salvo decisione contraria delle parti.
Ciascuna parte designa un arbitro entro trenta giorni dalla constatazione di un disaccordo in seno al comitato misto.
I due arbitri così designati nominano di comune accordo un superarbitro che non abbia la nazionalità delle parti. Nel caso in cui, per la designazione del superarbitro, i due arbitri scelti dalle parti non riescano a mettersi d'accordo nei due mesi che seguono la designazione dell'ultimo di loro, essi scelgono il superarbitro da un elenco di sette persone compilato dal comitato misto. Il comitato misto compila e mantiene aggiornato tale elenco conformemente al proprio regolamento interno.
Salvo decisione contraria delle parti, il tribunale arbitrale stabilisce in modo autonomo le proprie norme procedurali. Le sue decisioni sono adottate a maggioranza.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo di cooperazione tra l’Unione europea e l’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA)
QUAL È LO SCOPO DELL’ACCORDO E DELLE DECISIONI?
L’accordo mira a utilizzare l’esperienza dei programmi di navigazione satellitare europei per aiutare i 17 paesi membri africani dell’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) a sviluppare le proprie strutture e sistemi. La decisione (UE) 2016/2234 e la decisione (UE) 2018/1603 segnano rispettivamente la firma e l’approvazione dell’accordo da parte dell’Unione europea (Unione).
PUNTI CHIAVE
L’accordo applica i seguenti principi:reciproco vantaggio basato sull’equilibrio dei diritti e degli obblighi possibilità reciproca di partecipare alle attività; scambio tempestivo di tutte le informazioni utili; protezione dei diritti di proprietà intellettuale.La cooperazione riguarda:l’attuazione e l’esercizio del sistema SBAS (sistema di potenziamento basato su satelliti) — ASECNA; la promozione generale sul continente africano dei servizi di navigazione satellitare e delle specifiche, ad esempio lo spettro radio, le norme, la sicurezza, la ricerca e lo sviluppo, la comunicazione e gli scambi di personale.L’Unione:può delegare alcuni compiti all’Agenzia del sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) europeo o all’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea; sostiene la collaborazione e il partenariato tra ASECNA e i programmi europei, ad esempio il servizio europeo di copertura per la navigazione geostazionaria (EGNOS), il sistema globale di navigazione satellitare europeo (Galileo) e l’Agenzia spaziale europea; assiste ASECNA nella progettazione, nell’istituzione, nella certificazione e nell’operatività del nuovo sistema, compreso lo sviluppo della sua architettura di base, la stazione di telemetria e di controllo dell’integrità (RIMS), le stazioni di controllo, i servizi di diffusione dei dati e la gestione delle risorse umane.L’Unione e ASECNA:si informano reciprocamente sulle zone di servizio SoL (sicurezza della vita) e SBAS ASECNA, in particolare in materia di interoperabilità e di responsabilità, per evitare problemi di esercizio; mettono gratuitamente a disposizione dell’altra parte tutti i diritti di proprietà intellettuale, inseriti in un registro aggiornato; promuovono l’uso del programma Galileo in Africa; cooperano alla gestione dello spettro delle radiofrequenze da parte dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni; si adoperano per adottare un approccio comune in materia di normalizzazione e navigazione satellitare trattate nell’ambito di organizzazioni e associazioni internazionali; adottano le misure praticabili per garantire la continuità e la sicurezza dei servizi di navigazione satellitare; conducono attività congiunte di ricerca e sviluppo e attività di promozione per i loro rispettivi programmi; si scambiano regolarmente informazioni e si consultano prontamente, quando richiesto; non hanno responsabilità connesse ai sistemi dell’altra parte.ASECNA si fa carico dei costi del sistema SBAS-ASECNA, ma ha accesso ai fondi dell’Unione per la cooperazione e lo sviluppo.
Il comitato misto denominato comitato GNSS UE/ASECNA, composto di rappresentanti delle parti, è responsabile della gestione e della corretta applicazione dell’accordo.
Le controversie vengono composte mediante procedura di arbitrato e ciascuna parte può denunciare l’accordo con un preavviso di sei mesi.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 1o novembre 2018.
CONTESTO
ASECNA, l’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar, è un’organizzazione pubblica internazionale che comprende 17 membri africani e la Francia. Creata nel 1959, la sua missione principale è di fornire servizi di navigazione aerea, informazioni aeronautiche e meteorologiche in un unico spazio aereo di oltre 16 milioni di chilometri quadrati.
Per maggiori informazioni, si veda:Attuazione di SBAS nelle regioni ACAC e ASECNA (Agenzia del sistema globale di navigazione satellitare europeo).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo di cooperazione tra l’Unione europea e l’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) relativo allo sviluppo della navigazione satellitare e alla fornitura dei servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell’aviazione civile (GU L 268 del 26.10.2018, pag. 3).
Decisione (UE) 2018/1603 del Consiglio, del 18 settembre 2018, sulla conclusione, a nome dell’Unione, dell’accordo di cooperazione tra l’Unione europea e l’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) relativo allo sviluppo della navigazione satellitare e alla fornitura dei servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell’aviazione civile (GU L 268 del 26.10.2018, pag. 1).
Decisione (UE) 2016/2234 del Consiglio, del 21 novembre 2016, sulla firma, a nome dell’Unione, dell’accordo di cooperazione tra l’Unione europea e l’Agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) relativo allo sviluppo della navigazione satellitare e alla fornitura dei servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell’aviazione civile (GU L 337 del 13.12.2016, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Informazioni concernenti l’entrata in vigore dell’«accordo di cooperazione tra l’Unione europea e l’agenzia per la sicurezza della navigazione aerea in Africa e Madagascar (ASECNA) relativo allo sviluppo della navigazione satellitare e alla fornitura dei servizi associati nella zona di competenza di ASECNA a beneficio dell’aviazione civile» (GU L 292, del 19.11.2018, pag. 1).
Regolamento (UE) 2018/1139 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2018, recante norme comuni nel settore dell’aviazione civile, che istituisce un’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea e che modifica i regolamenti (CE) n. 2111/2005, (CE) n. 1008/2008, (UE) n. 996/2010, (UE) n. 376/2014 e le direttive 2014/30/UE e 2014/53/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, e abroga i regolamenti (CE) n. 552/2004 e (CE) n. 216/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CEE) n. 3922/91 del Consiglio (GU L 212 del 22.8.2018, pag. 1).
Regolamento (UE) n. 1285/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013, relativo all’attuazione e al funzionamento dei sistemi europei di radionavigazione via satellite e che abroga il regolamento (CE) n. 876/2002 del Consiglio e il regolamento (CE) n. 683/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 1).
Regolamento (UE) n. 912/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 settembre 2010, che istituisce l’Agenzia del GNSS europeo, abroga il regolamento (CE) n. 1321/2004 del Consiglio sulle strutture di gestione dei programmi europei di radionavigazione via satellite e modifica il regolamento (CE) n. 683/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 276 del 20.10.2010, pag. 11).
Le successive modifiche al regolamento (UE) n. 912/2010 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. |
Lotta contro l’elusione fiscale da parte delle società
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Essa introduce disposizioni per prevenire l’elusione fiscale da parte delle società e affrontare quindi il problema della pianificazione fiscale aggressiva nel mercato unico dell’UE.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
La direttiva si applica a tutti i contribuenti che sono assoggettati all’imposta societaria in uno o più Stati membri, comprese le stabili organizzazioni in uno o più stati membri di entità residenti a fini fiscali in un paese terzo.
Lotta contro l’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS)*
La direttiva stabilisce disposizioni volte a contrastare l’elusione fiscale in quattro ambiti specifici per combattere il BEPS.Norma relativa ai limiti sugli interessi: riguarda le società multinazionali che erodono artificialmente la loro base imponibile pagando interessi gonfiati a società affiliate in giurisdizioni a bassa imposizione. La direttiva punta a dissuadere le società da tale pratica limitando l’ammontare degli interessi che un contribuente ha il diritto di dedurre nel periodo d’imposta. L’importo massimo deducibile per gli interessi è fissato a un massimo del 30 per cento degli utili del contribuente al lordo di interessi, imposte, deprezzamento (la misura in cui il valore di un bene è stato utilizzato fino a un determinato momento) e ammortamento (ripartizione dei pagamenti su periodi fiscali multipli). Imposizione in uscita: riguarda i contribuenti che cercano di ridurre il proprio debito fiscale trasferendo la propria residenza fiscale e/o i propri attivi in una giurisdizione a bassa imposizione unicamente per motivi di pianificazione fiscale aggressiva. Le disposizioni sull’imposizione in uscita mirano a prevenire l’erosione della base imponibile nello Stato membro di origine quando attività di valore elevato vengono trasferite senza che venga modificata la loro proprietà, fuori dalla giurisdizione di quello stato. La direttiva dà ai contribuenti il diritto di dilazionare il pagamento dell’imposta mediante pagamenti rateizzati ripartiti su un arco di cinque anni, ma solo se il trasferimento avviene all’interno dell’UE. Norma generale antiabuso: questa norma punta a colmare le lacune esistenti nelle norme specifiche antiabuso contro l’elusione fiscale che possono esistere in uno Stato e dà alle autorità il potere di negare ai contribuenti il vantaggio di costruzioni fiscali abusive. La clausola generale antiabuso della direttiva si applica alle costruzioni che non sono genuine nella misura in cui esse non sono messe in atto per valide ragioni commerciali che riflettano la realtà economica. Norme sulle società controllate estere: per ridurre il proprio onere fiscale,i gruppi di società possono spostare gli utili verso le proprie società controllate in giurisdizioni a bassa imposizione. Le norme sulle società controllate estere riattribuiscono i redditi di una controllata estera a bassa imposizione alla società madre a imposizione più elevata. La società madre diventa quindi tassabile per i redditi che le sono stati attribuiti nello Stato in cui è residente a fini fiscali. Direttiva di modifica (UE) 2017/952
Poiché la direttiva (UE) 2016/1164 riguardava solo i disallineamenti da ibridi* all’interno dell’UE, viene adottata la nuova direttiva (UE) 2017/952 che ne amplia l’ambito di applicazione per garantire che le disposizioni coprano i disallineamenti da ibridi con i paesi terzi. Le norme stabilite da quest’ultima direttiva sostituiscono le norme sui disallineamenti da ibridi definite nella direttiva UE/2016/1164.
Regole sui disallineamenti da ibridi: quando le società contribuenti approfittano di disparità tra i diversi sistemi nazionali di tassazione allo scopo di ridurre il loro debito fiscale, ad esempio attraverso una doppia deduzione (cioè la deduzione su entrambi i lati del confine) o una deduzione dei redditi in uno stato senza che siano inclusi nella base imponibile dell’altro stato. Per neutralizzare gli effetti delle regolazioni ibride da disallineamento fiscale la direttiva stabilisce norme secondo le quali una delle due giurisdizioni coinvolta nel disallineamento deve negare la deduzione di un pagamento che causerebbe tale disallineamento.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DIRETTIVA?
La direttiva (UE) 2016/1164 è entrata in vigore dall’8 agosto 2016 e doveva diventare legge negli Stati membri entro il 31 dicembre 2018.
La direttiva di modifica (UE) 2017/952 è entrata in vigore dal 27 giugno 2017 e doveva diventare legge negli Stati membri entro il 31 dicembre 2019 (o entro il 31 dicembre 2021 nel caso di disallineamenti ibridi).
CONTESTO
La direttiva si basa sul piano di azione per una tassazione delle società equa ed efficace e risponde alla conclusione del progetto contro Erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS) del G20 e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE).
TERMINI CHIAVE
Erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS): strategie di elusione fiscale che sfruttano lacune e disallineamenti nelle norme in materia di imposizione per dirottare artificialmente gli utili verso siti a imposizione bassa o nulla.
Disallineamenti da ibridi: costruzioni che sfruttano le differenze nel trattamento fiscale di strumenti, società o trasferimenti tra due o più stati.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/1164 del Consiglio del 12 luglio 2016 recante norme contro le pratiche di elusione fiscale che incidono direttamente sul funzionamento del mercato interno (GU L 193 del 19.7.2016, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva (UE) 2017/952 del Consiglio del 29 maggio 2017 recante modifica della direttiva (UE) 2016/1164 relativamente ai disallineamenti da ibridi con i paesi terzi (GU L 144 del 7.6.2017, pag. 1). | DIRETTIVA (UE) 2016/1164 DEL CONSIGLIO
del 12 luglio 2016
recante norme contro le pratiche di elusione fiscale che incidono direttamente sul funzionamento del mercato interno
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 115,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (2),
deliberando secondo una procedura legislativa speciale,
considerando quanto segue:
(1)
Le attuali priorità politiche nella fiscalità internazionale evidenziano la necessità di assicurare che l'imposta sia versata nel luogo in cui gli utili e il valore sono generati. È pertanto fondamentale ristabilire la fiducia nell'equità dei sistemi fiscali e consentire ai governi di esercitare effettivamente la loro sovranità fiscale. Questi nuovi obiettivi politici sono stati tradotti in raccomandazioni di azioni concrete nel quadro dell'iniziativa contro l'erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Nelle sue conclusioni del 13 e 14 marzo 2013 e del 19 e 20 dicembre 2013 il Consiglio europeo ha accolto con favore questi lavori. In risposta all'esigenza di una maggiore equità fiscale la Commissione, nella sua comunicazione del 17 giugno 2015, definisce un piano d'azione per una tassazione delle società equa ed efficace nell'Unione europea.
(2)
Le relazioni finali sulle 15 azioni dell'OCSE contro il BEPS sono state pubblicate il 5 ottobre 2015. Tali risultati sono stati accolti con favore dal Consiglio nelle sue conclusioni dell'8 dicembre 2015, nelle quali sottolinea l'esigenza di trovare soluzioni comuni, seppur flessibili, a livello dell'UE in linea con le conclusioni dell'OCSE sul BEPS, sostiene inoltre un'attuazione efficace, rapida e coordinata delle misure anti-BEPS a livello dell'UE e ritiene che le direttive dell'UE debbano essere, se del caso, lo strumento preferenziale per l'attuazione delle conclusioni dell'OCSE sul BEPS a livello dell'UE. È essenziale per il corretto funzionamento del mercato interno che gli Stati membri attuino come minimo i loro impegni in materia di BEPS e, più in generale, prendano provvedimenti per scoraggiare le pratiche di elusione fiscale e garantire un'equa ed efficace imposizione nell'Unione in modo sufficientemente coerente e coordinato. In un mercato di economie altamente integrate si avverte l'esigenza di approcci strategici comuni e di un'azione coordinata al fine di migliorare il funzionamento del mercato interno e massimizzare gli effetti positivi dell'iniziativa contro il BEPS. Inoltre solo un quadro comune potrebbe impedire una frammentazione del mercato e porre fine ai disallineamenti e alle distorsioni del mercato attualmente esistenti. Infine, misure nazionali di attuazione che seguono una linea comune in tutta l'Unione fornirebbero ai contribuenti la certezza giuridica della compatibilità di dette misure con il diritto dell'Unione.
(3)
È necessario stabilire norme per rafforzare il livello medio di protezione contro la pianificazione fiscale aggressiva nel mercato interno. Dal momento che dovrebbero adattarsi a 28 diversi regimi di imposta sulle società, queste norme dovrebbero limitarsi a disposizioni generali e lasciare il compito dell'attuazione agli Stati membri, che si trovano in una posizione migliore per definire gli elementi specifici di tali norme secondo le modalità più adatte ai rispettivi regimi di imposizione delle società. Tale obiettivo potrebbe essere conseguito creando un livello minimo di protezione per i regimi nazionali di imposta sulle società contro le pratiche di elusione fiscale in tutta l'Unione. È pertanto necessario coordinare le risposte degli Stati membri nell'attuare i risultati delle 15 azioni dell'OCSE intese a contrastare il BEPS, con l'obiettivo di migliorare l'efficacia del mercato interno nel suo insieme nella lotta contro le pratiche di elusione fiscale. Occorre pertanto stabilire un livello minimo comune di protezione per il mercato interno in settori specifici.
(4)
È necessario stabilire norme applicabili a tutti i contribuenti che sono assoggettati all'imposta societaria in uno Stato membro. Considerando che ciò comporterebbe la necessità di coprire una gamma più ampia di imposte nazionali, non è auspicabile estendere l'ambito di applicazione della presente direttiva alle categorie di entità non assoggettate all'imposta sulle società in uno Stato membro ovvero, in particolare, le entità trasparenti. Tali norme dovrebbero applicarsi anche alle stabili organizzazioni di tali società che possono essere situate in altri Stati membri. Le società possono essere residenti a fini fiscali in uno Stato membro o essere costituite a norma delle leggi di uno Stato membro. Anche le stabili organizzazioni di entità residenti a fini fiscali in un paese terzo dovrebbero essere soggette a tali norme se sono situate in uno o più Stati membri.
(5)
È necessario stabilire norme contro l'erosione della base imponibile nel mercato interno e il trasferimento degli utili al di fuori del mercato interno. Per contribuire al conseguimento di tale obiettivo sono necessarie disposizioni nei seguenti settori: limiti sulla deducibilità degli interessi, imposizione in uscita, una norma generale antiabuso, norme sulle società controllate estere e norme per contrastare i disallineamenti da ibridi. Ove l'applicazione di tali norme dia luogo a una doppia imposizione, i contribuenti dovrebbero beneficiare di uno sgravio tramite una detrazione dell'imposta versata in un altro Stato membro o in un paese terzo, a seconda del caso. Le norme dovrebbero pertanto mirare non solo a contrastare le pratiche di elusione fiscale, ma anche a evitare la creazione di altri ostacoli al mercato, come la doppia imposizione.
(6)
Nel tentativo di ridurre il proprio onere fiscale globale, i gruppi di società ricorrono sempre più di frequente al BEPS attraverso pagamenti di interessi eccessivi. La norma relativa ai limiti sugli interessi è necessaria per scoraggiare tali pratiche in quanto limita la deducibilità degli oneri finanziari eccedenti dei contribuenti. È pertanto necessario fissare una percentuale di deducibilità che sia riferita agli utili imponibili del contribuente al lordo di interessi, imposte, deprezzamento e ammortamento (EBITDA). Al fine di assicurare un livello di protezione più elevato gli Stati membri potrebbero diminuire tale percentuale oppure porre limiti temporali o ridurre l'importo degli oneri finanziari non dedotti che possono essere riportati in avanti o all'indietro. Dato l'obiettivo di stabilire norme minime, gli Stati membri potrebbero avere la facoltà di adottare un parametro alternativo in riferimento agli utili del contribuente al lordo di interessi e imposte (EBIT), determinato in modo tale da essere equivalente alla percentuale stabilita sulla base dell'EBITDA. Gli Stati membri, oltre alla norma relativa ai limiti sugli interessi di cui alla presente direttiva, potrebbero altresì ricorrere a norme mirate contro il finanziamento intragruppo con capitale di debito, in particolare norme sulla sottocapitalizzazione. Le entrate esenti da imposta non dovrebbero essere compensate a fronte di oneri finanziari deducibili. Infatti solo il reddito imponibile dovrebbe essere preso in considerazione per determinare l'importo degli interessi che può essere dedotto.
(7)
Se il contribuente fa parte di un gruppo che redige conti consolidati, si potrebbe prendere in considerazione l'indebitamento complessivo del gruppo a livello mondiale ai fini della concessione ai contribuenti del diritto a dedurre importi più elevati di oneri finanziari eccedenti. Potrebbe altresì essere opportuno stabilire norme per una clausola di salvaguardia basata sul capitale proprio, per cui la norma relativa ai limiti sugli interessi non si applica se la società può dimostrare che il rapporto tra il suo capitale proprio e gli attivi totali è pressoché pari o superiore al corrispondente rapporto del gruppo. La norma relativa ai limiti sugli interessi dovrebbe applicarsi agli oneri finanziari eccedenti di un contribuente senza distinguere se i costi traggono origine da un debito contratto a livello nazionale, a livello transfrontaliero all'interno dell'Unione o in un paese terzo oppure da terzi, imprese associate o intragruppo. Qualora un gruppo comprenda più di un'entità in uno Stato membro, lo Stato membro può prendere in considerazione la posizione complessiva di tutte le entità del gruppo nel medesimo Stato, anche prevedendo, nell'applicare le norme che limitano la deducibilità degli interessi, un sistema d'imposta separato per le entità al fine di consentire il trasferimento degli utili o delle quote di deducibilità degli interessi tra entità all'interno di un gruppo.
(8)
Per ridurre gli oneri amministrativi e di adempimento delle norme senza attenuarne in maniera significativa gli effetti a livello fiscale, potrebbe essere opportuno prevedere una norma «porto sicuro», di modo che gli interessi netti siano sempre deducibili fino a un determinato importo qualora ciò comporti una deduzione maggiore rispetto alla percentuale stabilita sulla base dell'EBITDA. Al fine di assicurare un livello di protezione più elevato della rispettiva base imponibile nazionale gli Stati membri potrebbero ridurre la soglia monetaria fissata. Poiché in linea di principio il BEPS avviene mediante pagamenti di interessi eccessivi tra entità che sono imprese associate, è opportuno e necessario consentire l'eventuale esclusione delle entità indipendenti dall'ambito di applicazione della norma relativa ai limiti sugli interessi, visto il rischio limitato di elusione fiscale. Al fine di agevolare la transizione verso la nuova norma relativa ai limiti sugli interessi, gli Stati membri potrebbero prevedere una clausola di anteriorità che si applicherebbe ai prestiti esistenti nella misura in cui le loro condizioni non siano successivamente modificate, vale a dire che in caso di modifiche successive la clausola non si applicherebbe all'eventuale aumento dell'importo o della durata del prestito ma sarebbe limitata alle condizioni originali dello stesso. Fatte salve le norme in materia di aiuti di Stato, gli Stati membri potrebbero altresì escludere gli oneri finanziari eccedenti sostenuti per prestiti utilizzati per il finanziamento di progetti infrastrutturali pubblici a lungo termine, considerando che tali modalità di finanziamento presentano rischi minimi o nulli di BEPS. In tale contesto gli Stati membri dovrebbero dimostrare adeguatamente che le modalità di finanziamento per i progetti infrastrutturali pubblici presentano caratteristiche particolari che giustificano tale trattamento rispetto ad altre modalità di finanziamento soggette alla norma restrittiva.
(9)
Benché sia generalmente riconosciuto che anche le imprese finanziarie, ossia gli istituti finanziari e le imprese di assicurazione, dovrebbero essere soggette a limiti sulla deducibilità degli interessi, è parimenti riconosciuto che questi due settori presentano caratteristiche particolari che richiedono un approccio più adeguato alle loro esigenze. Dal momento che le discussioni in questo settore non sono sufficientemente conclusive nel contesto internazionale e dell'Unione, non è ancora possibile prevedere norme specifiche per i settori finanziario ed assicurativo e pertanto gli Stati membri dovrebbero poterli escludere dall'ambito di applicazione delle norme relative ai limiti sugli interessi.
(10)
L'imposizione in uscita ha la funzione di garantire che quando un contribuente trasferisce attivi o la propria residenza fiscale al di fuori della giurisdizione fiscale di uno Stato, detto Stato assoggetta ad imposta il valore economico di qualsiasi plusvalenza creata nel suo territorio, anche se tale plusvalenza non è ancora stata realizzata al momento dell'uscita. È pertanto necessario specificare i casi in cui i contribuenti sono soggetti a norme in materia di imposizione in uscita e sono tassati sulle plusvalenze non realizzate che sono state integrate nei loro attivi trasferiti. È altresì utile precisare che i trasferimenti di attivi, denaro in contanti incluso, tra una società madre e le sue controllate non rientrano nell'ambito di applicazione della norma prevista in materia di imposizione in uscita. Al fine di calcolare gli importi è fondamentale stabilire un valore di mercato per gli attivi trasferiti al momento della loro uscita, basato sul principio di libera concorrenza. Per garantire la compatibilità della norma con l'utilizzo del metodo del credito d'imposta, è auspicabile che sia consentito agli Stati membri di fare riferimento al momento in cui viene perduto il diritto di tassare gli attivi trasferiti. Il diritto di imposizione dovrebbe essere definito a livello nazionale. È altresì necessario consentire allo Stato membro ricevente di contestare il valore degli attivi trasferiti determinato dallo Stato di uscita, qualora esso non rifletta tale valore di mercato. A tal fine gli Stati membri potrebbero ricorrere agli esistenti meccanismi di risoluzione delle controversie. All'interno dell'Unione occorre esaminare l'applicazione dell'imposizione in uscita e illustrare le condizioni di conformità al diritto dell'Unione. In tali situazioni i contribuenti dovrebbero avere il diritto di versare immediatamente l'importo dell'imposta in uscita dovuta o di dilazionare il pagamento dell'importo dell'imposta, eventualmente maggiorato degli interessi e di una garanzia, mediante la rateizzazione ripartita su un certo numero di anni.
A tale scopo gli Stati membri potrebbero chiedere ai contribuenti interessati di inserire le informazioni necessarie in una dichiarazione. L'imposizione in uscita non dovrebbe essere applicata nei casi in cui il trasferimento di attivi è di natura temporanea e questi ultimi sono destinati a tornare allo Stato membro dell'autore del trasferimento, se il trasferimento avviene allo scopo di rispettare requisiti patrimoniali prudenziali o a fini di gestione della liquidità o se si tratta di operazioni di finanziamento tramite titoli o attivi forniti come garanzia collaterale.
(11)
Norme generali antiabuso sono presenti nei sistemi fiscali per contrastare le pratiche fiscali abusive che non sono ancora state oggetto di disposizioni specifiche. Tali norme sono pertanto destinate a colmare lacune e non dovrebbero pregiudicare l'applicabilità di norme antiabuso specifiche. All'interno dell'Unione le norme generali antiabuso dovrebbero essere applicate alle costruzioni che non sono genuine; in caso contrario il contribuente dovrebbe avere il diritto di scegliere la struttura più vantaggiosa dal punto di vista fiscale per i propri affari commerciali. È inoltre importante garantire che le norme generali antiabuso si applichino in modo uniforme in situazioni nazionali, all'interno dell'Unione e nei confronti di paesi terzi, così che l'ambito di applicazione e i risultati dell'applicazione in contesti nazionali e transfrontalieri siano identici. Agli Stati membri non dovrebbe essere impedito di imporre sanzioni nei casi in cui è applicabile la norma generale antiabuso. Nel valutare se una costruzione debba essere considerata non genuina, gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di prendere in esame tutte le valide ragioni economiche, incluse le attività finanziarie.
(12)
Le norme sulle società controllate estere (CFC) hanno come effetto la riattribuzione dei redditi di una società controllata soggetta a bassa imposizione alla società madre. La società madre diventa quindi tassabile per i redditi che le sono stati attribuiti nello Stato in cui è residente a fini fiscali. In funzione delle priorità politiche di tale Stato, le norme sulle società controllate estere possono riguardare un'intera controllata soggetta a bassa imposizione o specifiche categorie di reddito oppure essere limitate ai redditi artificialmente dirottati verso la controllata. In particolare, al fine di assicurare che le norme sulle società controllate estere rappresentino una risposta proporzionata alle preoccupazioni in materia di BEPS, è essenziale che gli Stati membri che limitano le loro norme sulle società controllate estere ai redditi che sono stati artificialmente dirottati verso la controllata puntino precisamente alle situazioni in cui la maggior parte delle funzioni decisionali che hanno generato il dirottamento dei redditi a livello della società controllata sia svolta nello Stato membro del contribuente. Al fine di limitare l'onere amministrativo e i costi di conformità, dovrebbe essere accettabile inoltre che tali Stati membri esentino talune entità con scarsi utili o uno scarso margine di profitto che comportano rischi minori di elusione fiscale. È pertanto necessario che le norme sulle società controllate estere si estendano agli utili di stabili organizzazioni laddove tali utili non siano soggetti ad imposta o siano esenti da imposta nello Stato membro del contribuente. Non vi è tuttavia la necessità di assoggettare a imposizione, ai sensi delle norme sulle società controllate estere, gli utili di stabili organizzazioni cui è negata l'esenzione da imposta ai sensi delle norme nazionali in quanto tali stabili organizzazioni sono trattate come se fossero società controllate estere. Al fine di assicurare un livello di protezione più elevato, gli Stati membri potrebbero abbassare la soglia di controllo o ricorrere a una soglia più elevata raffrontando l'imposta sulle società realmente versata con l'imposta sulle società che sarebbe stata applicata nello Stato membro del contribuente. Nel recepire le norme sulle società controllate estere nel diritto nazionale, gli Stati membri potrebbero ricorrere a una soglia frazionaria sufficientemente elevata dell'aliquota d'imposta.
È auspicabile porre rimedio a situazioni di questo tipo sia nei paesi terzi che all'interno dell'Unione. Al fine di rispettare le libertà fondamentali, le categorie di reddito dovrebbero essere combinate con un'esclusione basata sulla sostanza economica intesa a limitare, all'interno dell'Unione, l'impatto delle norme ai casi in cui la società controllata estera non svolge un'attività economica sostanziale. È importante che le amministrazioni fiscali e i contribuenti cooperino per raccogliere le circostanze e i fatti pertinenti al fine di determinare se la norma di esclusione va applicata. Dovrebbe essere ammissibile che, nel recepire le norme sulle società controllate estere nel diritto nazionale, gli Stati membri ricorrano a un sistema di liste bianca, grigia e nera di paesi terzi, che siano compilate sulla base di determinati criteri stabiliti dalla presente direttiva e possano comprendere il livello di aliquota di imposta sulle società, oppure ricorrano a liste bianche di Stati membri redatte su tale base.
(13)
I disallineamenti da ibridi sono la conseguenza delle differenze nella qualificazione giuridica dei pagamenti (strumenti finanziari) o delle entità e tali differenze emergono quando i sistemi giuridici di due giurisdizioni interagiscono. L'effetto di tali disallineamenti è spesso una doppia deduzione (ossia una deduzione in entrambi gli Stati) o una deduzione dei redditi in uno Stato senza che tali redditi siano inclusi nella base imponibile dell'altro Stato. Per neutralizzare gli effetti delle regolazioni ibride da disallineamento fiscale è necessario stabilire norme secondo le quali una delle due giurisdizioni coinvolta nel disallineamento debba negare la deduzione di un pagamento che causerebbe tale disallineamento. In tale contesto è utile precisare che le misure della presente direttiva volte a contrastare i disallineamenti da ibridi hanno lo scopo di contrastare situazioni di disallineamento imputabili a differenze nella qualificazione giuridica di uno strumento finanziario o di un'entità e non intendono incidere sulle caratteristiche generali del sistema fiscale di uno Stato membro. Anche se gli Stati membri, nell'ambito del gruppo «Codice di condotta (tassazione delle imprese)», hanno concordato linee guida sul trattamento fiscale delle entità ibride e delle stabili organizzazioni ibride all'interno dell'Unione, nonché sul trattamento fiscale delle entità ibride legate a paesi terzi, rimane necessario adottare norme vincolanti. È fondamentale che siano proseguiti i lavori sui disallineamenti da ibridi tra Stati membri e paesi terzi, come pure su altri disallineamenti da ibridi, ad esempio quelli che coinvolgono le stabili organizzazioni.
(14)
È necessario chiarire che l'attuazione delle norme contro l'elusione fiscale contemplate nella presente direttiva non dovrebbe pregiudicare l'obbligo dei contribuenti di rispettare il principio di libera concorrenza o il diritto dello Stato membro di adeguare un debito fiscale al rialzo in conformità al principio di libera concorrenza, ove applicabile.
(15)
Il garante europeo della protezione dei dati è stato consultato in conformità all'articolo 28, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (3). Il diritto alla protezione dei dati personali ai sensi dell'articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea nonché della direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (4) si applica al trattamento dei dati personali effettuato nel quadro della presente direttiva.
(16)
Considerando che uno dei principali obiettivi della presente direttiva è migliorare la resilienza del mercato interno nel suo complesso contro le pratiche transfrontaliere di elusione fiscale, tale obiettivo non può essere sufficientemente realizzato dagli Stati membri che agiscono singolarmente. I regimi nazionali di tassazione delle società sono eterogenei e l'azione indipendente degli Stati membri si limiterebbe a riprodurre l'attuale frammentazione del mercato interno nel campo della fiscalità diretta. L'interazione di misure nazionali distinte comporterebbe la persistenza di inefficienze e distorsioni, con la conseguente mancanza di coordinamento. Misure correttive dovrebbero invece essere adottate a livello di Unione in quanto gran parte dell'inefficienza nel mercato interno si traduce principalmente in problemi di natura transfrontaliera. È pertanto fondamentale adottare soluzioni che funzionino per il mercato interno nel suo complesso e tale obiettivo può essere meglio conseguito a livello dell'Unione. L'Unione può quindi adottare misure in conformità al principio di sussidiarietà di cui all'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo. Fissando un livello minimo di protezione del mercato interno, la presente direttiva mira soltanto a raggiungere il grado minimo di coordinamento all'interno dell'Unione essenziale per conseguire i suoi obiettivi.
(17)
La Commissione dovrebbe valutare l'attuazione della presente direttiva quattro anni dopo la sua entrata in vigore e presentare al Consiglio una relazione al riguardo. Gli Stati membri dovrebbero comunicare alla Commissione tutte le informazioni necessarie per tale valutazione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Ambito di applicazione
La presente direttiva si applica a tutti i contribuenti che sono soggetti all'imposta sulle società in uno o più Stati membri, comprese le stabili organizzazioni situate in uno o più Stati membri di entità residenti a fini fiscali in un paese terzo.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
1)
«oneri finanziari», gli interessi passivi su tutte le forme di debito nonché altri oneri economicamente equivalenti a interessi e costi sostenuti in relazione alla raccolta di finanziamenti ai sensi del diritto nazionale, inclusi, in via esemplificativa ma non esclusiva, pagamenti a titolo di prestiti con partecipazione agli utili, interessi di computo per strumenti quali obbligazioni convertibili e a cedola zero, importi a titolo di meccanismi di finanziamento alternativi, come per esempio la finanza islamica, la componente relativa ai costi di finanziamento dei pagamenti di leasing finanziari, interessi capitalizzati inclusi nel valore di bilancio dell'attivo corrispondente o l'ammortamento degli interessi capitalizzati, importi calcolati in riferimento alla restituzione di fondi ai sensi delle norme in materia di prezzi di trasferimento (se applicabili), importi di interessi nozionali a titolo di strumenti derivati o meccanismi di copertura relativi a prestiti dell'entità, determinati utili o perdite su cambi nell'ambito di prestiti e strumenti connessi alla raccolta di finanziamenti, commissioni di garanzia relative a meccanismi di finanziamento, commissioni di istruttoria e costi analoghi connessi all'ottenimento di finanziamenti;
2)
«oneri finanziari eccedenti», l'importo di cui gli oneri finanziari deducibili di un contribuente superano gli interessi attivi imponibili e altre entrate imponibili economicamente equivalenti che il contribuente riceve conformemente al diritto nazionale;
3)
«periodo d'imposta», un esercizio fiscale, un anno civile o qualsiasi altro periodo appropriato a fini fiscali;
4)
«impresa associata»:
a)
un'entità nella quale il contribuente detiene direttamente o indirettamente una partecipazione in termini di diritto di voto o proprietà del capitale pari o superiore al 25 per cento o ha il diritto di ricevere una percentuale degli utili di tale entità pari o superiore al 25 per cento;
b)
un individuo o un'entità che detiene direttamente o indirettamente nel patrimonio di un contribuente una partecipazione in termini di diritto di voto o proprietà del capitale pari o superiore al 25 per cento o ha il diritto di ricevere una percentuale degli utili del contribuente pari o superiore al 25 per cento.
Se un individuo o un'entità detiene direttamente o indirettamente nel patrimonio di un contribuente e in una o più entità una partecipazione pari o superiore al 25 per cento, tutte le entità interessate, contribuente compreso, sono considerate imprese associate.
Ai fini dell'articolo 9 e qualora il disallineamento coinvolga un'entità ibrida, la definizione è modificata in modo tale da sostituire il requisito del 25 per cento con un requisito del 50 per cento.
5)
«impresa finanziaria», una delle seguenti entità:
a)
un ente creditizio o un'impresa di investimento quale definita all'articolo 4, paragrafo 1, punto 1, della direttiva 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (5), o un gestore di fondi di investimento alternativi (GEFIA) quale definito all'articolo 4, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2011/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (6) o una società di gestione di un organismo d'investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) quale definita all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (7);
b)
un'impresa di assicurazione quale definita all'articolo 13, punto 1, della direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (8);
c)
un'impresa di riassicurazione quale definita all'articolo 13, punto 4), della direttiva 2009/138/CE;
d)
un ente pensionistico aziendale o professionale che ricade nell'ambito di applicazione della direttiva 2003/41/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (9), a meno che lo Stato membro abbia deciso, a norma dell'articolo 5 di tale direttiva, di non applicare la medesima, in tutto o in parte, all'ente in questione, o il delegato di un ente pensionistico aziendale o professionale ai sensi dell'articolo 19, paragrafo 1, di tale direttiva;
e)
istituti pensionistici che gestiscono regimi pensionistici considerati regimi di sicurezza sociale oggetto del regolamento (CE) n. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (10) e del regolamento (CE) n. 987/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio (11), come pure qualsiasi entità giuridica istituita a fini di investimento in tali regimi;
f)
un fondo di investimento alternativo (FIA) gestito da un gestore di fondi di investimento alternativi quale definito all'articolo 4, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2011/61/UE o un FIA sottoposto a vigilanza ai sensi del diritto nazionale applicabile;
g)
OICVM ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 2, della direttiva 2009/65/CE;
h)
una controparte centrale quale definita all'articolo 2, punto 1), del regolamento (UE) n. 648/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (12);
i)
un depositario centrale di titoli quale definito all'articolo 2, paragrafo 1, punto 1, del regolamento (UE) n. 909/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio (13);
6)
«trasferimento di attivi», l'operazione mediante la quale uno Stato membro perde il diritto di tassare gli attivi trasferiti, mentre gli attivi restano sotto la proprietà giuridica o economica del medesimo contribuente;
7)
«trasferimento di residenza fiscale», l'operazione mediante la quale un contribuente cessa di essere residente a fini fiscali in uno Stato membro e nel contempo acquisisce la residenza fiscale in un altro Stato membro o in un paese terzo;
8)
«trasferimento di un'attività svolta da una stabile organizzazione», l'operazione mediante la quale un contribuente cessa di essere presente a fini fiscali in uno Stato membro e nel contempo acquisisce tale presenza in un altro Stato membro o in un paese terzo senza diventare residente a fini fiscali in tale Stato membro o paese terzo;
9)
«disallineamento da ibridi», una situazione che insorge tra un contribuente in uno Stato membro e un'impresa associata in un altro Stato membro o una modalità strutturata tra parti negli Stati membri in cui il seguente risultato è imputabile a differenze della caratterizzazione giuridica di uno strumento finanziario o di un'entità:
a)
lo stesso pagamento, le stesse spese o le stesse perdite sono dedotti sia nello Stato membro in cui il pagamento ha origine, le spese sono sostenute o le perdite sono subite sia in un altro Stato membro («doppia deduzione»); o
b)
a un pagamento è applicata una deduzione nello Stato membro in cui il pagamento ha origine senza una corrispondente inclusione, a fini fiscali, dello stesso nell'altro Stato membro («deduzione senza inclusione»).
Articolo 3
Livello minimo di protezione
La presente direttiva non pregiudica l'applicazione di disposizioni nazionali o convenzionali intese a salvaguardare un livello di protezione più elevato delle basi imponibili nazionali per l'imposta sulle società.
CAPO II
MISURE VOLTE A CONTRASTARE L'ELUSIONE FISCALE
Articolo 4
Norma relativa ai limiti sugli interessi
1. Gli oneri finanziari eccedenti sono deducibili nel periodo d'imposta in cui sono sostenuti solo fino al 30 per cento degli utili del contribuente al lordo di interessi, imposte, deprezzamento e ammortamento (EBITDA).
Ai fini del presente articolo, gli Stati membri possono trattare come un contribuente anche:
a)
un'entità a cui è consentito o imposto di applicare le norme a nome di un gruppo, come stabilito ai sensi del diritto fiscale nazionale;
b)
un'entità di un gruppo, ai sensi del diritto fiscale nazionale, che non consolida a fini fiscali i risultati dei suoi membri nel bilancio.
In tali circostanze gli oneri finanziari eccedenti e l'EBITDA possono essere calcolati a livello del gruppo e includono i risultati di tutti i suoi membri.
2. L'EBITDA si calcola aggiungendo ai redditi soggetti all'imposta sulle società nello Stato membro del contribuente gli importi corretti per l'imposta relativi agli oneri finanziari eccedenti nonché gli importi corretti per l'imposta relativi a deprezzamento e ammortamento. I redditi esenti da imposta sono esclusi dall'EBITDA di un contribuente.
3. In deroga al paragrafo 1, il contribuente può ottenere il diritto:
a)
di dedurre gli oneri finanziari eccedenti fino a 3 000 000 EUR;
b)
di dedurre integralmente gli oneri finanziari eccedenti qualora il contribuente sia un'entità indipendente.
Ai fini del paragrafo 1, secondo comma, l'importo di 3 000 000 EUR è inteso per l'intero gruppo.
Ai fini del primo comma, lettera b), un'entità indipendente è un contribuente che non è parte di un gruppo consolidato a fini di contabilità finanziaria e non ha alcuna impresa associata o stabile organizzazione.
4. Gli Stati membri possono escludere dall'ambito di applicazione del paragrafo 1 gli oneri finanziari eccedenti sostenuti in relazione a:
a)
prestiti stipulati prima del 17 giugno 2016, sebbene l'esclusione non si applichi a successive modifiche di tali prestiti;
b)
prestiti utilizzati per finanziare un progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine, in cui il gestore del progetto, gli oneri finanziari, gli attivi e i redditi siano tutti nell'Unione.
Ai fini del primo comma, lettera b), un progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine è un progetto volto a fornire, ammodernare, gestire e/o mantenere un bene su larga scala ritenuto di interesse pubblico generale da uno Stato membro.
Nei casi in cui si applica la lettera b) del primo comma, qualsiasi reddito derivante da un progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine è escluso dall'EBITDA del contribuente e qualsiasi onere finanziario eccedente escluso non va incluso negli oneri finanziari eccedenti del gruppo nei confronti di terzi di cui al paragrafo 5, lettera b).
5. Se un contribuente è membro di un gruppo consolidato a fini di contabilità finanziaria, può ottenere il diritto:
a)
di dedurre integralmente gli oneri finanziari eccedenti qualora sia in grado di dimostrare che il rapporto tra il capitale proprio e i suoi attivi totali è pari o superiore al rapporto equivalente del gruppo, alle seguenti condizioni:
i)
il rapporto tra il capitale proprio del contribuente e i suoi attivi totali è considerato pari al rapporto equivalente del gruppo se il rapporto tra il capitale proprio del contribuente e i suoi attivi totali è inferiore al massimo di due punti percentuali; e
ii)
tutti gli attivi e i passivi sono valutati secondo lo stesso metodo utilizzato per il bilancio consolidato di cui al paragrafo 8;
o
b)
di dedurre gli oneri finanziari eccedenti per un importo maggiore di quello che avrebbe il diritto di dedurre conformemente al paragrafo 1. Il limite più elevato alla deducibilità degli oneri finanziari eccedenti si riferisce al gruppo consolidato a fini di contabilità finanziaria di cui il contribuente è membro ed è calcolato in due fasi:
i)
innanzitutto si calcola il rapporto del gruppo, dividendo gli oneri finanziari eccedenti del gruppo nei confronti di terzi per l'EBITDA del gruppo, e
ii)
successivamente si moltiplica il rapporto del gruppo per l'EBITDA del contribuente calcolato conformemente al paragrafo 2.
6. Lo Stato membro del contribuente può prevedere norme:
a)
per riportare in avanti, senza limiti di tempo, gli oneri finanziari eccedenti che non possono essere dedotti nel periodo d'imposta corrente ai sensi dei paragrafi da 1 a 5;
b)
per riportare in avanti, senza limiti di tempo, e all'indietro, per un massimo di tre anni, gli oneri finanziari eccedenti che non possono essere dedotti nel periodo d'imposta corrente ai sensi dei paragrafi da 1 a 5; oppure
c)
per riportare in avanti, senza limiti di tempo, gli oneri finanziari eccedenti, e per un massimo di cinque anni la quota di deducibilità degli interessi non utilizzata, che non possono essere dedotti nel periodo d'imposta corrente ai sensi dei paragrafi da 1 a 5.
7. Gli Stati membri possono escludere le imprese finanziarie dall'ambito di applicazione dei paragrafi da 1 a 6, anche se tali imprese finanziarie sono parte di un gruppo consolidato a fini di contabilità finanziaria.
8. Ai fini del presente articolo, il gruppo consolidato a fini di contabilità finanziaria consta di tutte le entità pienamente incluse nel bilancio consolidato redatto in conformità ai principi internazionali d'informativa finanziaria (IFRS) o al sistema nazionale di informativa finanziaria di uno Stato membro. Il contribuente può ottenere il diritto di utilizzare il bilancio consolidato preparato in conformità di altri principi contabili.
Articolo 5
Imposizione in uscita
1. Un contribuente è soggetto ad imposta per un importo pari al valore di mercato degli attivi trasferiti, al momento dell'uscita degli attivi, meno il loro valore a fini fiscali, in una delle seguenti situazioni:
a)
un contribuente trasferisce attivi dalla sua sede centrale alla sua stabile organizzazione situata in un altro Stato membro o in un paese terzo, nella misura in cui lo Stato membro della sede centrale non abbia più il diritto di tassare gli attivi trasferiti a seguito del trasferimento;
b)
un contribuente trasferisce attivi dalla sua stabile organizzazione situata in uno Stato membro alla sua sede centrale o a un'altra stabile organizzazione situata in un altro Stato membro o in un paese terzo, nella misura in cui lo Stato membro della stabile organizzazione non abbia più il diritto di tassare gli attivi trasferiti a seguito del trasferimento;
c)
un contribuente trasferisce la sua residenza fiscale in un altro Stato membro o in un paese terzo, ad eccezione degli attivi che rimangono effettivamente collegati a una stabile organizzazione situata nel primo Stato membro;
d)
un contribuente trasferisce le attività svolte dalla sua stabile organizzazione da uno Stato membro a un altro Stato membro o a un paese terzo, nella misura in cui lo Stato membro della stabile organizzazione non abbia più il diritto di tassare gli attivi trasferiti a seguito del trasferimento.
2. Un contribuente ha il diritto di dilazionare il pagamento dell'imposta in uscita di cui al paragrafo 1 mediante pagamenti rateizzati ripartiti su un arco di cinque anni in uno dei seguenti casi:
a)
un contribuente trasferisce attivi dalla sua sede centrale alla sua stabile organizzazione situata in un altro Stato membro o in un paese terzo parte contraente dell'accordo sullo Spazio economico europeo (accordo SEE);
b)
un contribuente trasferisce attivi dalla sua stabile organizzazione situata in uno Stato membro alla sua sede centrale o a un'altra stabile organizzazione situata in un altro Stato membro o in un paese terzo parte contraente dell'accordo SEE;
c)
un contribuente trasferisce la sua residenza fiscale in un altro Stato membro o in un paese terzo parte contraente dell'accordo SEE;
d)
un contribuente trasferisce le attività svolte dalla sua stabile organizzazione in un altro Stato membro o in un paese terzo parte contraente dell'accordo SEE.
Il presente paragrafo si applica ai paesi terzi parti contraenti dell'accordo SEE che abbiano concluso un accordo con lo Stato membro del contribuente o con l'Unione relativo all'assistenza reciproca in materia di recupero di crediti fiscali, equivalente all'assistenza reciproca prevista dalla direttiva 2010/24/UE del Consiglio (14).
3. Se un contribuente dilaziona il pagamento in conformità del paragrafo 2, possono essere addebitati interessi a norma della legislazione dello Stato membro del contribuente o della stabile organizzazione, secondo il caso.
Se esiste un rischio dimostrabile ed effettivo di non recupero, i contribuenti possono essere anche tenuti a costituire una garanzia come condizione per dilazionare il pagamento in conformità del paragrafo 2.
Il secondo comma non si applica se la legislazione dello Stato membro del contribuente o della stabile organizzazione prevede la possibilità di recuperare il debito d'imposta tramite un altro contribuente che è membro del medesimo gruppo ed è residente a fini fiscali in tale Stato membro.
4. Ove si applichi il paragrafo 2, la dilazione di pagamento è immediatamente interrotta e il debito fiscale diventa recuperabile nei seguenti casi:
a)
gli attivi trasferiti o le attività svolte dalla stabile organizzazione del contribuente sono venduti o altrimenti ceduti;
b)
gli attivi trasferiti sono successivamente trasferiti in un paese terzo;
c)
la residenza fiscale del contribuente o le attività svolte dalla sua stabile organizzazione sono successivamente trasferite in un paese terzo;
d)
il contribuente è in stato di fallimento o di liquidazione;
e)
il contribuente non ottempera agli obblighi che gli incombono con riguardo ai pagamenti rateizzati e non regolarizza la sua situazione in un periodo di tempo ragionevole, che non supera i 12 mesi.
Le lettere b) e c) non si applicano ai paesi terzi parti contraenti dell'accordo SEE che abbiano concluso un accordo con lo Stato membro del contribuente o con l'Unione relativo all'assistenza reciproca in materia di recupero di crediti fiscali, equivalente all'assistenza reciproca prevista dalla direttiva 2010/24/UE.
5. Se gli attivi, la residenza fiscale o le attività svolte da una stabile organizzazione sono trasferiti in un altro Stato membro, detto Stato membro accetta il valore determinato dallo Stato membro del contribuente o della stabile organizzazione come valore di partenza degli attivi a fini fiscali, a meno che esso non rispecchi il valore di mercato.
6. Ai fini dei paragrafi da 1 a 5, per «valore di mercato» si intende l'importo in cambio del quale un attivo può essere scambiato o reciproche obbligazioni possono essere fissate tra acquirenti e venditori indipendenti e disponibili nel quadro di una transazione diretta.
7. A condizione che gli attivi siano destinati a tornare allo Stato membro dell'autore del trasferimento nell'arco di 12 mesi, il presente articolo non si applica ai trasferimenti di attivi connessi al finanziamento tramite titoli, agli attivi forniti come garanzia collaterale o quando il trasferimento di attivi avviene allo scopo di rispettare requisiti patrimoniali prudenziali o a fini di gestione della liquidità.
Articolo 6
Norma generale antiabuso
1. Ai fini del calcolo dell'imposta dovuta sulle società, gli Stati membri ignorano una costruzione o una serie di costruzioni che, essendo stata posta in essere allo scopo principale o a uno degli scopi principali di ottenere un vantaggio fiscale che è in contrasto con l'oggetto o la finalità del diritto fiscale applicabile, non è genuina avendo riguardo a tutti i fatti e le circostanze pertinenti. Una costruzione può comprendere più di una fase o parte.
2. Ai fini del paragrafo 1, una costruzione o una serie di costruzioni è considerata non genuina nella misura in cui non sia stata posta in essere per valide ragioni commerciali che rispecchiano la realtà economica.
3. Quando le costruzioni o una serie di costruzioni sono ignorate a norma del paragrafo 1, l'imposta dovuta è calcolata in conformità del diritto nazionale.
Articolo 7
Norme sulle società controllate estere
1. Lo Stato membro di un contribuente tratta un'entità o una stabile organizzazione i cui utili non sono soggetti ad imposta o sono esenti da imposta in tale Stato membro come una società controllata estera se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
a)
nel caso di un'entità, il contribuente, da solo o insieme alle sue imprese associate, detiene una partecipazione diretta o indiretta di oltre il 50 per cento dei diritti di voto o possiede direttamente o indirettamente oltre il 50 per cento del capitale o ha il diritto di ricevere oltre il 50 per cento degli utili di tale entità; e
b)
l'imposta sulle società realmente versata sui suoi utili dall'entità o dalla stabile organizzazione è inferiore alla differenza tra l'imposta sulle società che sarebbe stata applicata all'entità o alla stabile organizzazione nell'ambito del sistema di imposizione delle società vigente nello Stato membro del contribuente e l'imposta sulle società realmente versata sui suoi utili dall'entità o dalla stabile organizzazione.
Ai fini del primo comma, lettera b), la stabile organizzazione di una società controllata estera che non è soggetta ad imposta o è esente da imposta nella giurisdizione della società controllata estera non è presa in considerazione. Inoltre, per imposta sulle società che sarebbe stata applicata nello Stato membro del contribuente si intende l'imposta calcolata secondo le norme dello Stato membro del contribuente.
2. Qualora un'entità o una stabile organizzazione sia trattata come una società controllata estera a norma del paragrafo 1, lo Stato membro del contribuente include nella base imponibile:
a)
i redditi non distribuiti dell'entità o i redditi della stabile organizzazione rientranti nelle seguenti categorie:
i)
interessi o qualsiasi altro reddito generato da attivi finanziari;
ii)
canoni o qualsiasi altro reddito generato da proprietà intellettuale;
iii)
dividendi e redditi derivanti dalla cessione di azioni;
iv)
redditi da leasing finanziario;
v)
redditi da attività assicurativa, bancaria e altre attività finanziarie;
vi)
redditi da società di fatturazione che percepiscono redditi da vendite e servizi derivanti da beni e servizi acquistati da e venduti a imprese associate, e aggiungono un valore economico scarso o nullo.
La presente lettera non si applica se la società controllata estera svolge un'attività economica sostanziale sostenuta da personale, attrezzature, attivi e locali, come evidenziato da circostante e fatti pertinenti.
Se la società controllata estera è residente o situata in un paese terzo che non è parte contraente dell'accordo SEE, gli Stati membri possono decidere di astenersi dall'applicazione del comma precedente;
o
b)
i redditi non distribuiti di un'entità o di una stabile organizzazione derivanti da costruzioni non genuine che sono state poste in essere essenzialmente allo scopo di ottenere un vantaggio fiscale.
Ai fini della presente lettera, una costruzione o una serie di costruzioni è considerata non genuina nella misura in cui l'entità o la stabile organizzazione non possiederebbe gli attivi o non avrebbe assunto i rischi che generano la totalità o una parte dei suoi redditi se non fosse controllata da una società in cui le funzioni significative del personale che sono pertinenti per tali attivi e rischi sono svolte e sono funzionali al fine di generare i redditi della società controllata.
3. Qualora, secondo la legislazione di uno Stato membro, la base imponibile di un contribuente sia calcolata a norma del paragrafo 2, lettera a), lo Stato membro può scegliere di non trattare un'entità o una stabile organizzazione come una società controllata estera a norma del paragrafo 1 se non oltre un terzo dei redditi ottenuti dall'entità o dalla stabile organizzazione rientra nelle categorie di cui al paragrafo 2, lettera a).
Qualora, secondo la legislazione di uno Stato membro, la base imponibile di un contribuente sia calcolata a norma del paragrafo 2, lettera a), lo Stato membro può scegliere di non trattare le imprese finanziarie come società controllate estere se non oltre un terzo dei redditi dell'entità appartenenti alle categorie di cui al paragrafo 2, lettera a), deriva da operazioni con il contribuente o le sue imprese associate.
4. Gli Stati membri possono escludere dall'ambito di applicazione del paragrafo 2, lettera b), un'entità o una stabile organizzazione:
a)
con utili contabili non superiori a 750 000 EUR e redditi non derivanti da scambi non superiori a 75 000 EUR; o
b)
i cui utili contabili non ammontano a più del 10 per cento dei suoi costi di esercizio nel periodo d'imposta.
Ai fini del primo comma, lettera b), i costi di esercizio non possono includere i costi di beni venduti al di fuori del paese in cui è residente l'entità o è situata la stabile organizzazione a fini fiscali e i pagamenti alle imprese associate.
Articolo 8
Calcolo dei redditi delle società controllate estere
1. Ove si applichi l'articolo 7, paragrafo 2, lettera a), i redditi da includere nella base imponibile del contribuente sono calcolati in conformità delle norme della legge sull'imposta societaria dello Stato membro in cui il contribuente è residente a fini fiscali o è situato. Le perdite dell'entità o della stabile organizzazione non sono incluse nella base imponibile ma possono essere riportate, conformemente al diritto nazionale, e prese in conto nei periodi d'imposta successivi.
2. Ove si applichi l'articolo 7, paragrafo 2, lettera b), i redditi da includere nella base imponibile del contribuente sono limitati agli importi generati dagli attivi e dai rischi collegati alle funzioni significative del personale svolte dalla società controllante. L'attribuzione dei redditi di una società controllata estera è calcolata secondo il principio di libera concorrenza.
3. I redditi da includere nella base imponibile sono calcolati in proporzione alla partecipazione del contribuente nell'entità, quale definita all'articolo 7, paragrafo 1, lettera a).
4. I redditi sono inclusi nel periodo d'imposta del contribuente nel quale si conclude l'esercizio fiscale dell'entità.
5. Se l'entità distribuisce utili al contribuente, e tali utili distribuiti sono inclusi nel reddito imponibile del contribuente, gli importi dei redditi precedentemente inclusi nella base imponibile a norma dell'articolo 7 sono dedotti dalla base imponibile in sede di calcolo dell'importo dell'imposta dovuta sugli utili distribuiti, al fine di evitare una doppia imposizione.
6. Se il contribuente cede la sua partecipazione nell'entità o le attività svolte dalla stabile organizzazione, e una qualsiasi parte dei proventi derivante dalla cessione è stata precedentemente inclusa nella base imponibile a norma dell'articolo 7, tale importo è dedotto dalla base imponibile in sede di calcolo dell'importo dell'imposta dovuta su tali proventi, al fine di evitare una doppia imposizione.
7. Lo Stato membro del contribuente consente la detrazione dell'imposta versata dall'entità o dalla stabile organizzazione dal debito d'imposta del contribuente nello Stato in cui risiede a fini fiscali o è situato. La detrazione è calcolata conformemente al diritto nazionale.
Articolo 9
Disallineamenti da ibridi
1. Nella misura in cui un disallineamento da ibridi determini una doppia deduzione, la deduzione si applica unicamente nello Stato membro in cui detto pagamento ha origine.
2. Nella misura in cui un disallineamento da ibridi determini una deduzione senza inclusione, lo Stato membro del contribuente nega la deduzione di detto pagamento.
CAPO III
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 10
Riesame
1. La Commissione valuta l'attuazione della presente direttiva, in particolare gli effetti dell'articolo 4, entro il 9 agosto 2020 e presenta al Consiglio una relazione al riguardo. La relazione della Commissione è accompagnata, se del caso, da una proposta legislativa.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione tutte le informazioni necessarie per valutare l'attuazione della presente direttiva.
3. Gli Stati membri di cui all'articolo 11, paragrafo 6, comunicano alla Commissione entro il 1o luglio 2017 tutte le informazioni necessarie per valutare l'efficacia delle norme nazionali mirate intese a prevenire i rischi di erosione della base imponibile e di trasferimento degli utili (BEPS).
Articolo 11
Recepimento
1. Gli Stati membri adottano e pubblicano, entro il 31 dicembre 2018, le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva. Essi comunicano senza ritardo alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Essi applicano tali disposizioni a decorrere dal 1o gennaio 2019.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
3. Laddove la presente direttiva citi un importo monetario in euro (EUR), gli Stati membri la cui moneta non è l'euro possono scegliere di calcolare il valore corrispondente nella moneta nazionale al 12 luglio 2016.
4. In deroga all'articolo 5, paragrafo 2, l'Estonia può, finché non tassi gli utili non distribuiti, considerare il trasferimento di attivi in forma monetaria o non monetaria, denaro in contanti incluso, da una stabile organizzazione situata in Estonia a una sede centrale o un'altra stabile organizzazione situata in un altro Stato membro o in un paese terzo parte contraente dell'accordo SEE alla stregua di una distribuzione di utili e applicare l'imposta sul reddito, senza concedere ai contribuenti il diritto di dilazionare il pagamento di tale imposta.
5. In deroga al paragrafo 1, gli Stati membri adottano e pubblicano, entro il 31 dicembre 2019, le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi all'articolo 5. Essi comunicano senza ritardo alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Essi applicano tali disposizioni a decorrere dal 1o gennaio 2020.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono decise dagli Stati membri.
6. In deroga all'articolo 4, gli Stati membri che all'8 agosto 2016 dispongono di norme nazionali mirate intese a prevenire i rischi di BEPS, di analoga efficacia rispetto alla norma relativa ai limiti sugli interessi di cui alla presente direttiva, possono applicare tali norme nazionali mirate fino al termine del primo esercizio intero successivo alla data di pubblicazione — sul sito web ufficiale dell'OCSE — dell'accordo tra suoi membri su una norma minima per quanto concerne l'azione 4 sul BEPS, e comunque al più tardi fino al 1o gennaio 2024.
Articolo 12
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 13
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Bruxelles, il 12 luglio 2016
Per il Consiglio
Il presidente
P. KAŽIMÍR
(1) Non ancora pubblicato nella presente Gazzetta ufficiale.
(2) Non ancora pubblicato nella presente Gazzetta ufficiale.
(3) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(4) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(5) Direttiva 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, che modifica le direttive 85/611/CEE e 93/6/CEE del Consiglio e la direttiva 2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva 93/22/CEE del Consiglio (GU L 145 del 30.4.2004, pag. 1).
(6) Direttiva 2011/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'8 giugno 2011, sui gestori di fondi di investimento alternativi, che modifica le direttive 2003/41/CE e 2009/65/CE e i regolamenti (CE) n. 1060/2009 e (UE) n. 1095/2010 (GU L 174 dell'1.7.2011, pag. 1).
(7) Direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in materia di taluni organismi d'investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) (GU L 302 del 17.11.2009, pag. 32).
(8) Direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2009, in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione (solvibilità II) (GU L 335 del 17.12.2009, pag. 1).
(9) Direttiva 2003/41/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 giugno 2003, relativa alle attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali (GU L 235 del 23.9.2003, pag. 10).
(10) Regolamento (CE) n. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale (GU L 166 del 30.4.2004, pag. 1).
(11) Regolamento (CE) n. 987/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, che stabilisce le modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 883/2004 relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale (GU L 284 del 30.10.2009, pag. 1).
(12) Regolamento (UE) n. 648/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sugli strumenti derivati OTC, le controparti centrali e i repertori di dati sulle negoziazioni (GU L 201 del 27.7.2012, pag. 1).
(13) Regolamento (UE) n. 909/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 luglio 2014, relativo al miglioramento del regolamento titoli nell'Unione europea e ai depositari centrali di titoli e recante modifica delle direttive 98/26/CE e 2014/65/UE e del regolamento (UE) n. 236/2012 (GU L 257 del 28.8.2014, pag. 1).
(14) Direttiva 2010/24/UE del Consiglio, del 16 marzo 2010, sull'assistenza reciproca in materia di recupero dei crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure (GU L 84 del 31.3.2010, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA (UE) 2016/1164 DEL CONSIGLIO
del 12 luglio 2016
recante norme contro le pratiche di elusione fiscale che incidono direttamente sul funzionamento del mercato interno
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 115,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (2),
deliberando secondo una procedura legislativa speciale,
considerando quanto segue:
(1)
Le attuali priorità politiche nella fiscalità internazionale evidenziano la necessità di assicurare che l'imposta sia versata nel luogo in cui gli utili e il valore sono generati. È pertanto fondamentale ristabilire la fiducia nell'equità dei sistemi fiscali e consentire ai governi di esercitare effettivamente la loro sovranità fiscale. Questi nuovi obiettivi politici sono stati tradotti in raccomandazioni di azioni concrete nel quadro dell'iniziativa contro l'erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Nelle sue conclusioni del 13 e 14 marzo 2013 e del 19 e 20 dicembre 2013 il Consiglio europeo ha accolto con favore questi lavori. In risposta all'esigenza di una maggiore equità fiscale la Commissione, nella sua comunicazione del 17 giugno 2015, definisce un piano d'azione per una tassazione delle società equa ed efficace nell'Unione europea.
(2)
Le relazioni finali sulle 15 azioni dell'OCSE contro il BEPS sono state pubblicate il 5 ottobre 2015. Tali risultati sono stati accolti con favore dal Consiglio nelle sue conclusioni dell'8 dicembre 2015, nelle quali sottolinea l'esigenza di trovare soluzioni comuni, seppur flessibili, a livello dell'UE in linea con le conclusioni dell'OCSE sul BEPS, sostiene inoltre un'attuazione efficace, rapida e coordinata delle misure anti-BEPS a livello dell'UE e ritiene che le direttive dell'UE debbano essere, se del caso, lo strumento preferenziale per l'attuazione delle conclusioni dell'OCSE sul BEPS a livello dell'UE. È essenziale per il corretto funzionamento del mercato interno che gli Stati membri attuino come minimo i loro impegni in materia di BEPS e, più in generale, prendano provvedimenti per scoraggiare le pratiche di elusione fiscale e garantire un'equa ed efficace imposizione nell'Unione in modo sufficientemente coerente e coordinato. In un mercato di economie altamente integrate si avverte l'esigenza di approcci strategici comuni e di un'azione coordinata al fine di migliorare il funzionamento del mercato interno e massimizzare gli effetti positivi dell'iniziativa contro il BEPS. Inoltre solo un quadro comune potrebbe impedire una frammentazione del mercato e porre fine ai disallineamenti e alle distorsioni del mercato attualmente esistenti. Infine, misure nazionali di attuazione che seguono una linea comune in tutta l'Unione fornirebbero ai contribuenti la certezza giuridica della compatibilità di dette misure con il diritto dell'Unione.
(3)
È necessario stabilire norme per rafforzare il livello medio di protezione contro la pianificazione fiscale aggressiva nel mercato interno. Dal momento che dovrebbero adattarsi a 28 diversi regimi di imposta sulle società, queste norme dovrebbero limitarsi a disposizioni generali e lasciare il compito dell'attuazione agli Stati membri, che si trovano in una posizione migliore per definire gli elementi specifici di tali norme secondo le modalità più adatte ai rispettivi regimi di imposizione delle società. Tale obiettivo potrebbe essere conseguito creando un livello minimo di protezione per i regimi nazionali di imposta sulle società contro le pratiche di elusione fiscale in tutta l'Unione. È pertanto necessario coordinare le risposte degli Stati membri nell'attuare i risultati delle 15 azioni dell'OCSE intese a contrastare il BEPS, con l'obiettivo di migliorare l'efficacia del mercato interno nel suo insieme nella lotta contro le pratiche di elusione fiscale. Occorre pertanto stabilire un livello minimo comune di protezione per il mercato interno in settori specifici.
(4)
È necessario stabilire norme applicabili a tutti i contribuenti che sono assoggettati all'imposta societaria in uno Stato membro. Considerando che ciò comporterebbe la necessità di coprire una gamma più ampia di imposte nazionali, non è auspicabile estendere l'ambito di applicazione della presente direttiva alle categorie di entità non assoggettate all'imposta sulle società in uno Stato membro ovvero, in particolare, le entità trasparenti. Tali norme dovrebbero applicarsi anche alle stabili organizzazioni di tali società che possono essere situate in altri Stati membri. Le società possono essere residenti a fini fiscali in uno Stato membro o essere costituite a norma delle leggi di uno Stato membro. Anche le stabili organizzazioni di entità residenti a fini fiscali in un paese terzo dovrebbero essere soggette a tali norme se sono situate in uno o più Stati membri.
(5)
È necessario stabilire norme contro l'erosione della base imponibile nel mercato interno e il trasferimento degli utili al di fuori del mercato interno. Per contribuire al conseguimento di tale obiettivo sono necessarie disposizioni nei seguenti settori: limiti sulla deducibilità degli interessi, imposizione in uscita, una norma generale antiabuso, norme sulle società controllate estere e norme per contrastare i disallineamenti da ibridi. Ove l'applicazione di tali norme dia luogo a una doppia imposizione, i contribuenti dovrebbero beneficiare di uno sgravio tramite una detrazione dell'imposta versata in un altro Stato membro o in un paese terzo, a seconda del caso. Le norme dovrebbero pertanto mirare non solo a contrastare le pratiche di elusione fiscale, ma anche a evitare la creazione di altri ostacoli al mercato, come la doppia imposizione.
(6)
Nel tentativo di ridurre il proprio onere fiscale globale, i gruppi di società ricorrono sempre più di frequente al BEPS attraverso pagamenti di interessi eccessivi. La norma relativa ai limiti sugli interessi è necessaria per scoraggiare tali pratiche in quanto limita la deducibilità degli oneri finanziari eccedenti dei contribuenti. È pertanto necessario fissare una percentuale di deducibilità che sia riferita agli utili imponibili del contribuente al lordo di interessi, imposte, deprezzamento e ammortamento (EBITDA). Al fine di assicurare un livello di protezione più elevato gli Stati membri potrebbero diminuire tale percentuale oppure porre limiti temporali o ridurre l'importo degli oneri finanziari non dedotti che possono essere riportati in avanti o all'indietro. Dato l'obiettivo di stabilire norme minime, gli Stati membri potrebbero avere la facoltà di adottare un parametro alternativo in riferimento agli utili del contribuente al lordo di interessi e imposte (EBIT), determinato in modo tale da essere equivalente alla percentuale stabilita sulla base dell'EBITDA. Gli Stati membri, oltre alla norma relativa ai limiti sugli interessi di cui alla presente direttiva, potrebbero altresì ricorrere a norme mirate contro il finanziamento intragruppo con capitale di debito, in particolare norme sulla sottocapitalizzazione. Le entrate esenti da imposta non dovrebbero essere compensate a fronte di oneri finanziari deducibili. Infatti solo il reddito imponibile dovrebbe essere preso in considerazione per determinare l'importo degli interessi che può essere dedotto.
(7)
Se il contribuente fa parte di un gruppo che redige conti consolidati, si potrebbe prendere in considerazione l'indebitamento complessivo del gruppo a livello mondiale ai fini della concessione ai contribuenti del diritto a dedurre importi più elevati di oneri finanziari eccedenti. Potrebbe altresì essere opportuno stabilire norme per una clausola di salvaguardia basata sul capitale proprio, per cui la norma relativa ai limiti sugli interessi non si applica se la società può dimostrare che il rapporto tra il suo capitale proprio e gli attivi totali è pressoché pari o superiore al corrispondente rapporto del gruppo. La norma relativa ai limiti sugli interessi dovrebbe applicarsi agli oneri finanziari eccedenti di un contribuente senza distinguere se i costi traggono origine da un debito contratto a livello nazionale, a livello transfrontaliero all'interno dell'Unione o in un paese terzo oppure da terzi, imprese associate o intragruppo. Qualora un gruppo comprenda più di un'entità in uno Stato membro, lo Stato membro può prendere in considerazione la posizione complessiva di tutte le entità del gruppo nel medesimo Stato, anche prevedendo, nell'applicare le norme che limitano la deducibilità degli interessi, un sistema d'imposta separato per le entità al fine di consentire il trasferimento degli utili o delle quote di deducibilità degli interessi tra entità all'interno di un gruppo.
(8)
Per ridurre gli oneri amministrativi e di adempimento delle norme senza attenuarne in maniera significativa gli effetti a livello fiscale, potrebbe essere opportuno prevedere una norma «porto sicuro», di modo che gli interessi netti siano sempre deducibili fino a un determinato importo qualora ciò comporti una deduzione maggiore rispetto alla percentuale stabilita sulla base dell'EBITDA. Al fine di assicurare un livello di protezione più elevato della rispettiva base imponibile nazionale gli Stati membri potrebbero ridurre la soglia monetaria fissata. Poiché in linea di principio il BEPS avviene mediante pagamenti di interessi eccessivi tra entità che sono imprese associate, è opportuno e necessario consentire l'eventuale esclusione delle entità indipendenti dall'ambito di applicazione della norma relativa ai limiti sugli interessi, visto il rischio limitato di elusione fiscale. Al fine di agevolare la transizione verso la nuova norma relativa ai limiti sugli interessi, gli Stati membri potrebbero prevedere una clausola di anteriorità che si applicherebbe ai prestiti esistenti nella misura in cui le loro condizioni non siano successivamente modificate, vale a dire che in caso di modifiche successive la clausola non si applicherebbe all'eventuale aumento dell'importo o della durata del prestito ma sarebbe limitata alle condizioni originali dello stesso. Fatte salve le norme in materia di aiuti di Stato, gli Stati membri potrebbero altresì escludere gli oneri finanziari eccedenti sostenuti per prestiti utilizzati per il finanziamento di progetti infrastrutturali pubblici a lungo termine, considerando che tali modalità di finanziamento presentano rischi minimi o nulli di BEPS. In tale contesto gli Stati membri dovrebbero dimostrare adeguatamente che le modalità di finanziamento per i progetti infrastrutturali pubblici presentano caratteristiche particolari che giustificano tale trattamento rispetto ad altre modalità di finanziamento soggette alla norma restrittiva.
(9)
Benché sia generalmente riconosciuto che anche le imprese finanziarie, ossia gli istituti finanziari e le imprese di assicurazione, dovrebbero essere soggette a limiti sulla deducibilità degli interessi, è parimenti riconosciuto che questi due settori presentano caratteristiche particolari che richiedono un approccio più adeguato alle loro esigenze. Dal momento che le discussioni in questo settore non sono sufficientemente conclusive nel contesto internazionale e dell'Unione, non è ancora possibile prevedere norme specifiche per i settori finanziario ed assicurativo e pertanto gli Stati membri dovrebbero poterli escludere dall'ambito di applicazione delle norme relative ai limiti sugli interessi.
(10)
L'imposizione in uscita ha la funzione di garantire che quando un contribuente trasferisce attivi o la propria residenza fiscale al di fuori della giurisdizione fiscale di uno Stato, detto Stato assoggetta ad imposta il valore economico di qualsiasi plusvalenza creata nel suo territorio, anche se tale plusvalenza non è ancora stata realizzata al momento dell'uscita. È pertanto necessario specificare i casi in cui i contribuenti sono soggetti a norme in materia di imposizione in uscita e sono tassati sulle plusvalenze non realizzate che sono state integrate nei loro attivi trasferiti. È altresì utile precisare che i trasferimenti di attivi, denaro in contanti incluso, tra una società madre e le sue controllate non rientrano nell'ambito di applicazione della norma prevista in materia di imposizione in uscita. Al fine di calcolare gli importi è fondamentale stabilire un valore di mercato per gli attivi trasferiti al momento della loro uscita, basato sul principio di libera concorrenza. Per garantire la compatibilità della norma con l'utilizzo del metodo del credito d'imposta, è auspicabile che sia consentito agli Stati membri di fare riferimento al momento in cui viene perduto il diritto di tassare gli attivi trasferiti. Il diritto di imposizione dovrebbe essere definito a livello nazionale. È altresì necessario consentire allo Stato membro ricevente di contestare il valore degli attivi trasferiti determinato dallo Stato di uscita, qualora esso non rifletta tale valore di mercato. A tal fine gli Stati membri potrebbero ricorrere agli esistenti meccanismi di risoluzione delle controversie. All'interno dell'Unione occorre esaminare l'applicazione dell'imposizione in uscita e illustrare le condizioni di conformità al diritto dell'Unione. In tali situazioni i contribuenti dovrebbero avere il diritto di versare immediatamente l'importo dell'imposta in uscita dovuta o di dilazionare il pagamento dell'importo dell'imposta, eventualmente maggiorato degli interessi e di una garanzia, mediante la rateizzazione ripartita su un certo numero di anni.
A tale scopo gli Stati membri potrebbero chiedere ai contribuenti interessati di inserire le informazioni necessarie in una dichiarazione. L'imposizione in uscita non dovrebbe essere applicata nei casi in cui il trasferimento di attivi è di natura temporanea e questi ultimi sono destinati a tornare allo Stato membro dell'autore del trasferimento, se il trasferimento avviene allo scopo di rispettare requisiti patrimoniali prudenziali o a fini di gestione della liquidità o se si tratta di operazioni di finanziamento tramite titoli o attivi forniti come garanzia collaterale.
(11)
Norme generali antiabuso sono presenti nei sistemi fiscali per contrastare le pratiche fiscali abusive che non sono ancora state oggetto di disposizioni specifiche. Tali norme sono pertanto destinate a colmare lacune e non dovrebbero pregiudicare l'applicabilità di norme antiabuso specifiche. All'interno dell'Unione le norme generali antiabuso dovrebbero essere applicate alle costruzioni che non sono genuine; in caso contrario il contribuente dovrebbe avere il diritto di scegliere la struttura più vantaggiosa dal punto di vista fiscale per i propri affari commerciali. È inoltre importante garantire che le norme generali antiabuso si applichino in modo uniforme in situazioni nazionali, all'interno dell'Unione e nei confronti di paesi terzi, così che l'ambito di applicazione e i risultati dell'applicazione in contesti nazionali e transfrontalieri siano identici. Agli Stati membri non dovrebbe essere impedito di imporre sanzioni nei casi in cui è applicabile la norma generale antiabuso. Nel valutare se una costruzione debba essere considerata non genuina, gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di prendere in esame tutte le valide ragioni economiche, incluse le attività finanziarie.
(12)
Le norme sulle società controllate estere (CFC) hanno come effetto la riattribuzione dei redditi di una società controllata soggetta a bassa imposizione alla società madre. La società madre diventa quindi tassabile per i redditi che le sono stati attribuiti nello Stato in cui è residente a fini fiscali. In funzione delle priorità politiche di tale Stato, le norme sulle società controllate estere possono riguardare un'intera controllata soggetta a bassa imposizione o specifiche categorie di reddito oppure essere limitate ai redditi artificialmente dirottati verso la controllata. In particolare, al fine di assicurare che le norme sulle società controllate estere rappresentino una risposta proporzionata alle preoccupazioni in materia di BEPS, è essenziale che gli Stati membri che limitano le loro norme sulle società controllate estere ai redditi che sono stati artificialmente dirottati verso la controllata puntino precisamente alle situazioni in cui la maggior parte delle funzioni decisionali che hanno generato il dirottamento dei redditi a livello della società controllata sia svolta nello Stato membro del contribuente. Al fine di limitare l'onere amministrativo e i costi di conformità, dovrebbe essere accettabile inoltre che tali Stati membri esentino talune entità con scarsi utili o uno scarso margine di profitto che comportano rischi minori di elusione fiscale. È pertanto necessario che le norme sulle società controllate estere si estendano agli utili di stabili organizzazioni laddove tali utili non siano soggetti ad imposta o siano esenti da imposta nello Stato membro del contribuente. Non vi è tuttavia la necessità di assoggettare a imposizione, ai sensi delle norme sulle società controllate estere, gli utili di stabili organizzazioni cui è negata l'esenzione da imposta ai sensi delle norme nazionali in quanto tali stabili organizzazioni sono trattate come se fossero società controllate estere. Al fine di assicurare un livello di protezione più elevato, gli Stati membri potrebbero abbassare la soglia di controllo o ricorrere a una soglia più elevata raffrontando l'imposta sulle società realmente versata con l'imposta sulle società che sarebbe stata applicata nello Stato membro del contribuente. Nel recepire le norme sulle società controllate estere nel diritto nazionale, gli Stati membri potrebbero ricorrere a una soglia frazionaria sufficientemente elevata dell'aliquota d'imposta.
È auspicabile porre rimedio a situazioni di questo tipo sia nei paesi terzi che all'interno dell'Unione. Al fine di rispettare le libertà fondamentali, le categorie di reddito dovrebbero essere combinate con un'esclusione basata sulla sostanza economica intesa a limitare, all'interno dell'Unione, l'impatto delle norme ai casi in cui la società controllata estera non svolge un'attività economica sostanziale. È importante che le amministrazioni fiscali e i contribuenti cooperino per raccogliere le circostanze e i fatti pertinenti al fine di determinare se la norma di esclusione va applicata. Dovrebbe essere ammissibile che, nel recepire le norme sulle società controllate estere nel diritto nazionale, gli Stati membri ricorrano a un sistema di liste bianca, grigia e nera di paesi terzi, che siano compilate sulla base di determinati criteri stabiliti dalla presente direttiva e possano comprendere il livello di aliquota di imposta sulle società, oppure ricorrano a liste bianche di Stati membri redatte su tale base.
(13)
I disallineamenti da ibridi sono la conseguenza delle differenze nella qualificazione giuridica dei pagamenti (strumenti finanziari) o delle entità e tali differenze emergono quando i sistemi giuridici di due giurisdizioni interagiscono. L'effetto di tali disallineamenti è spesso una doppia deduzione (ossia una deduzione in entrambi gli Stati) o una deduzione dei redditi in uno Stato senza che tali redditi siano inclusi nella base imponibile dell'altro Stato. Per neutralizzare gli effetti delle regolazioni ibride da disallineamento fiscale è necessario stabilire norme secondo le quali una delle due giurisdizioni coinvolta nel disallineamento debba negare la deduzione di un pagamento che causerebbe tale disallineamento. In tale contesto è utile precisare che le misure della presente direttiva volte a contrastare i disallineamenti da ibridi hanno lo scopo di contrastare situazioni di disallineamento imputabili a differenze nella qualificazione giuridica di uno strumento finanziario o di un'entità e non intendono incidere sulle caratteristiche generali del sistema fiscale di uno Stato membro. Anche se gli Stati membri, nell'ambito del gruppo «Codice di condotta (tassazione delle imprese)», hanno concordato linee guida sul trattamento fiscale delle entità ibride e delle stabili organizzazioni ibride all'interno dell'Unione, nonché sul trattamento fiscale delle entità ibride legate a paesi terzi, rimane necessario adottare norme vincolanti. È fondamentale che siano proseguiti i lavori sui disallineamenti da ibridi tra Stati membri e paesi terzi, come pure su altri disallineamenti da ibridi, ad esempio quelli che coinvolgono le stabili organizzazioni.
(14)
È necessario chiarire che l'attuazione delle norme contro l'elusione fiscale contemplate nella presente direttiva non dovrebbe pregiudicare l'obbligo dei contribuenti di rispettare il principio di libera concorrenza o il diritto dello Stato membro di adeguare un debito fiscale al rialzo in conformità al principio di libera concorrenza, ove applicabile.
(15)
Il garante europeo della protezione dei dati è stato consultato in conformità all'articolo 28, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (3). Il diritto alla protezione dei dati personali ai sensi dell'articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea nonché della direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (4) si applica al trattamento dei dati personali effettuato nel quadro della presente direttiva.
(16)
Considerando che uno dei principali obiettivi della presente direttiva è migliorare la resilienza del mercato interno nel suo complesso contro le pratiche transfrontaliere di elusione fiscale, tale obiettivo non può essere sufficientemente realizzato dagli Stati membri che agiscono singolarmente. I regimi nazionali di tassazione delle società sono eterogenei e l'azione indipendente degli Stati membri si limiterebbe a riprodurre l'attuale frammentazione del mercato interno nel campo della fiscalità diretta. L'interazione di misure nazionali distinte comporterebbe la persistenza di inefficienze e distorsioni, con la conseguente mancanza di coordinamento. Misure correttive dovrebbero invece essere adottate a livello di Unione in quanto gran parte dell'inefficienza nel mercato interno si traduce principalmente in problemi di natura transfrontaliera. È pertanto fondamentale adottare soluzioni che funzionino per il mercato interno nel suo complesso e tale obiettivo può essere meglio conseguito a livello dell'Unione. L'Unione può quindi adottare misure in conformità al principio di sussidiarietà di cui all'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo. Fissando un livello minimo di protezione del mercato interno, la presente direttiva mira soltanto a raggiungere il grado minimo di coordinamento all'interno dell'Unione essenziale per conseguire i suoi obiettivi.
(17)
La Commissione dovrebbe valutare l'attuazione della presente direttiva quattro anni dopo la sua entrata in vigore e presentare al Consiglio una relazione al riguardo. Gli Stati membri dovrebbero comunicare alla Commissione tutte le informazioni necessarie per tale valutazione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Ambito di applicazione
La presente direttiva si applica a tutti i contribuenti che sono soggetti all'imposta sulle società in uno o più Stati membri, comprese le stabili organizzazioni situate in uno o più Stati membri di entità residenti a fini fiscali in un paese terzo.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
1)
«oneri finanziari», gli interessi passivi su tutte le forme di debito nonché altri oneri economicamente equivalenti a interessi e costi sostenuti in relazione alla raccolta di finanziamenti ai sensi del diritto nazionale, inclusi, in via esemplificativa ma non esclusiva, pagamenti a titolo di prestiti con partecipazione agli utili, interessi di computo per strumenti quali obbligazioni convertibili e a cedola zero, importi a titolo di meccanismi di finanziamento alternativi, come per esempio la finanza islamica, la componente relativa ai costi di finanziamento dei pagamenti di leasing finanziari, interessi capitalizzati inclusi nel valore di bilancio dell'attivo corrispondente o l'ammortamento degli interessi capitalizzati, importi calcolati in riferimento alla restituzione di fondi ai sensi delle norme in materia di prezzi di trasferimento (se applicabili), importi di interessi nozionali a titolo di strumenti derivati o meccanismi di copertura relativi a prestiti dell'entità, determinati utili o perdite su cambi nell'ambito di prestiti e strumenti connessi alla raccolta di finanziamenti, commissioni di garanzia relative a meccanismi di finanziamento, commissioni di istruttoria e costi analoghi connessi all'ottenimento di finanziamenti;
2)
«oneri finanziari eccedenti», l'importo di cui gli oneri finanziari deducibili di un contribuente superano gli interessi attivi imponibili e altre entrate imponibili economicamente equivalenti che il contribuente riceve conformemente al diritto nazionale;
3)
«periodo d'imposta», un esercizio fiscale, un anno civile o qualsiasi altro periodo appropriato a fini fiscali;
4)
«impresa associata»:
a)
un'entità nella quale il contribuente detiene direttamente o indirettamente una partecipazione in termini di diritto di voto o proprietà del capitale pari o superiore al 25 per cento o ha il diritto di ricevere una percentuale degli utili di tale entità pari o superiore al 25 per cento;
b)
un individuo o un'entità che detiene direttamente o indirettamente nel patrimonio di un contribuente una partecipazione in termini di diritto di voto o proprietà del capitale pari o superiore al 25 per cento o ha il diritto di ricevere una percentuale degli utili del contribuente pari o superiore al 25 per cento.
Se un individuo o un'entità detiene direttamente o indirettamente nel patrimonio di un contribuente e in una o più entità una partecipazione pari o superiore al 25 per cento, tutte le entità interessate, contribuente compreso, sono considerate imprese associate.
Ai fini dell'articolo 9 e qualora il disallineamento coinvolga un'entità ibrida, la definizione è modificata in modo tale da sostituire il requisito del 25 per cento con un requisito del 50 per cento.
5)
«impresa finanziaria», una delle seguenti entità:
a)
un ente creditizio o un'impresa di investimento quale definita all'articolo 4, paragrafo 1, punto 1, della direttiva 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (5), o un gestore di fondi di investimento alternativi (GEFIA) quale definito all'articolo 4, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2011/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (6) o una società di gestione di un organismo d'investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) quale definita all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (7);
b)
un'impresa di assicurazione quale definita all'articolo 13, punto 1, della direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (8);
c)
un'impresa di riassicurazione quale definita all'articolo 13, punto 4), della direttiva 2009/138/CE;
d)
un ente pensionistico aziendale o professionale che ricade nell'ambito di applicazione della direttiva 2003/41/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (9), a meno che lo Stato membro abbia deciso, a norma dell'articolo 5 di tale direttiva, di non applicare la medesima, in tutto o in parte, all'ente in questione, o il delegato di un ente pensionistico aziendale o professionale ai sensi dell'articolo 19, paragrafo 1, di tale direttiva;
e)
istituti pensionistici che gestiscono regimi pensionistici considerati regimi di sicurezza sociale oggetto del regolamento (CE) n. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (10) e del regolamento (CE) n. 987/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio (11), come pure qualsiasi entità giuridica istituita a fini di investimento in tali regimi;
f)
un fondo di investimento alternativo (FIA) gestito da un gestore di fondi di investimento alternativi quale definito all'articolo 4, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2011/61/UE o un FIA sottoposto a vigilanza ai sensi del diritto nazionale applicabile;
g)
OICVM ai sensi dell'articolo 1, paragrafo 2, della direttiva 2009/65/CE;
h)
una controparte centrale quale definita all'articolo 2, punto 1), del regolamento (UE) n. 648/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (12);
i)
un depositario centrale di titoli quale definito all'articolo 2, paragrafo 1, punto 1, del regolamento (UE) n. 909/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio (13);
6)
«trasferimento di attivi», l'operazione mediante la quale uno Stato membro perde il diritto di tassare gli attivi trasferiti, mentre gli attivi restano sotto la proprietà giuridica o economica del medesimo contribuente;
7)
«trasferimento di residenza fiscale», l'operazione mediante la quale un contribuente cessa di essere residente a fini fiscali in uno Stato membro e nel contempo acquisisce la residenza fiscale in un altro Stato membro o in un paese terzo;
8)
«trasferimento di un'attività svolta da una stabile organizzazione», l'operazione mediante la quale un contribuente cessa di essere presente a fini fiscali in uno Stato membro e nel contempo acquisisce tale presenza in un altro Stato membro o in un paese terzo senza diventare residente a fini fiscali in tale Stato membro o paese terzo;
9)
«disallineamento da ibridi», una situazione che insorge tra un contribuente in uno Stato membro e un'impresa associata in un altro Stato membro o una modalità strutturata tra parti negli Stati membri in cui il seguente risultato è imputabile a differenze della caratterizzazione giuridica di uno strumento finanziario o di un'entità:
a)
lo stesso pagamento, le stesse spese o le stesse perdite sono dedotti sia nello Stato membro in cui il pagamento ha origine, le spese sono sostenute o le perdite sono subite sia in un altro Stato membro («doppia deduzione»); o
b)
a un pagamento è applicata una deduzione nello Stato membro in cui il pagamento ha origine senza una corrispondente inclusione, a fini fiscali, dello stesso nell'altro Stato membro («deduzione senza inclusione»).
Articolo 3
Livello minimo di protezione
La presente direttiva non pregiudica l'applicazione di disposizioni nazionali o convenzionali intese a salvaguardare un livello di protezione più elevato delle basi imponibili nazionali per l'imposta sulle società.
CAPO II
MISURE VOLTE A CONTRASTARE L'ELUSIONE FISCALE
Articolo 4
Norma relativa ai limiti sugli interessi
1. Gli oneri finanziari eccedenti sono deducibili nel periodo d'imposta in cui sono sostenuti solo fino al 30 per cento degli utili del contribuente al lordo di interessi, imposte, deprezzamento e ammortamento (EBITDA).
Ai fini del presente articolo, gli Stati membri possono trattare come un contribuente anche:
a)
un'entità a cui è consentito o imposto di applicare le norme a nome di un gruppo, come stabilito ai sensi del diritto fiscale nazionale;
b)
un'entità di un gruppo, ai sensi del diritto fiscale nazionale, che non consolida a fini fiscali i risultati dei suoi membri nel bilancio.
In tali circostanze gli oneri finanziari eccedenti e l'EBITDA possono essere calcolati a livello del gruppo e includono i risultati di tutti i suoi membri.
2. L'EBITDA si calcola aggiungendo ai redditi soggetti all'imposta sulle società nello Stato membro del contribuente gli importi corretti per l'imposta relativi agli oneri finanziari eccedenti nonché gli importi corretti per l'imposta relativi a deprezzamento e ammortamento. I redditi esenti da imposta sono esclusi dall'EBITDA di un contribuente.
3. In deroga al paragrafo 1, il contribuente può ottenere il diritto:
a)
di dedurre gli oneri finanziari eccedenti fino a 3 000 000 EUR;
b)
di dedurre integralmente gli oneri finanziari eccedenti qualora il contribuente sia un'entità indipendente.
Ai fini del paragrafo 1, secondo comma, l'importo di 3 000 000 EUR è inteso per l'intero gruppo.
Ai fini del primo comma, lettera b), un'entità indipendente è un contribuente che non è parte di un gruppo consolidato a fini di contabilità finanziaria e non ha alcuna impresa associata o stabile organizzazione.
4. Gli Stati membri possono escludere dall'ambito di applicazione del paragrafo 1 gli oneri finanziari eccedenti sostenuti in relazione a:
a)
prestiti stipulati prima del 17 giugno 2016, sebbene l'esclusione non si applichi a successive modifiche di tali prestiti;
b)
prestiti utilizzati per finanziare un progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine, in cui il gestore del progetto, gli oneri finanziari, gli attivi e i redditi siano tutti nell'Unione.
Ai fini del primo comma, lettera b), un progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine è un progetto volto a fornire, ammodernare, gestire e/o mantenere un bene su larga scala ritenuto di interesse pubblico generale da uno Stato membro.
Nei casi in cui si applica la lettera b) del primo comma, qualsiasi reddito derivante da un progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine è escluso dall'EBITDA del contribuente e qualsiasi onere finanziario eccedente escluso non va incluso negli oneri finanziari eccedenti del gruppo nei confronti di terzi di cui al paragrafo 5, lettera b).
5. Se un contribuente è membro di un gruppo consolidato a fini di contabilità finanziaria, può ottenere il diritto:
a)
di dedurre integralmente gli oneri finanziari eccedenti qualora sia in grado di dimostrare che il rapporto tra il capitale proprio e i suoi attivi totali è pari o superiore al rapporto equivalente del gruppo, alle seguenti condizioni:
i)
il rapporto tra il capitale proprio del contribuente e i suoi attivi totali è considerato pari al rapporto equivalente del gruppo se il rapporto tra il capitale proprio del contribuente e i suoi attivi totali è inferiore al massimo di due punti percentuali; e
ii)
tutti gli attivi e i passivi sono valutati secondo lo stesso metodo utilizzato per il bilancio consolidato di cui al paragrafo 8;
o
b)
di dedurre gli oneri finanziari eccedenti per un importo maggiore di quello che avrebbe il diritto di dedurre conformemente al paragrafo 1. Il limite più elevato alla deducibilità degli oneri finanziari eccedenti si riferisce al gruppo consolidato a fini di contabilità finanziaria di cui il contribuente è membro ed è calcolato in due fasi:
i)
innanzitutto si calcola il rapporto del gruppo, dividendo gli oneri finanziari eccedenti del gruppo nei confronti di terzi per l'EBITDA del gruppo, e
ii)
successivamente si moltiplica il rapporto del gruppo per l'EBITDA del contribuente calcolato conformemente al paragrafo 2.
6. Lo Stato membro del contribuente può prevedere norme:
a)
per riportare in avanti, senza limiti di tempo, gli oneri finanziari eccedenti che non possono essere dedotti nel periodo d'imposta corrente ai sensi dei paragrafi da 1 a 5;
b)
per riportare in avanti, senza limiti di tempo, e all'indietro, per un massimo di tre anni, gli oneri finanziari eccedenti che non possono essere dedotti nel periodo d'imposta corrente ai sensi dei paragrafi da 1 a 5; oppure
c)
per riportare in avanti, senza limiti di tempo, gli oneri finanziari eccedenti, e per un massimo di cinque anni la quota di deducibilità degli interessi non utilizzata, che non possono essere dedotti nel periodo d'imposta corrente ai sensi dei paragrafi da 1 a 5.
7. Gli Stati membri possono escludere le imprese finanziarie dall'ambito di applicazione dei paragrafi da 1 a 6, anche se tali imprese finanziarie sono parte di un gruppo consolidato a fini di contabilità finanziaria.
8. Ai fini del presente articolo, il gruppo consolidato a fini di contabilità finanziaria consta di tutte le entità pienamente incluse nel bilancio consolidato redatto in conformità ai principi internazionali d'informativa finanziaria (IFRS) o al sistema nazionale di informativa finanziaria di uno Stato membro. Il contribuente può ottenere il diritto di utilizzare il bilancio consolidato preparato in conformità di altri principi contabili.
Articolo 5
Imposizione in uscita
1. Un contribuente è soggetto ad imposta per un importo pari al valore di mercato degli attivi trasferiti, al momento dell'uscita degli attivi, meno il loro valore a fini fiscali, in una delle seguenti situazioni:
a)
un contribuente trasferisce attivi dalla sua sede centrale alla sua stabile organizzazione situata in un altro Stato membro o in un paese terzo, nella misura in cui lo Stato membro della sede centrale non abbia più il diritto di tassare gli attivi trasferiti a seguito del trasferimento;
b)
un contribuente trasferisce attivi dalla sua stabile organizzazione situata in uno Stato membro alla sua sede centrale o a un'altra stabile organizzazione situata in un altro Stato membro o in un paese terzo, nella misura in cui lo Stato membro della stabile organizzazione non abbia più il diritto di tassare gli attivi trasferiti a seguito del trasferimento;
c)
un contribuente trasferisce la sua residenza fiscale in un altro Stato membro o in un paese terzo, ad eccezione degli attivi che rimangono effettivamente collegati a una stabile organizzazione situata nel primo Stato membro;
d)
un contribuente trasferisce le attività svolte dalla sua stabile organizzazione da uno Stato membro a un altro Stato membro o a un paese terzo, nella misura in cui lo Stato membro della stabile organizzazione non abbia più il diritto di tassare gli attivi trasferiti a seguito del trasferimento.
2. Un contribuente ha il diritto di dilazionare il pagamento dell'imposta in uscita di cui al paragrafo 1 mediante pagamenti rateizzati ripartiti su un arco di cinque anni in uno dei seguenti casi:
a)
un contribuente trasferisce attivi dalla sua sede centrale alla sua stabile organizzazione situata in un altro Stato membro o in un paese terzo parte contraente dell'accordo sullo Spazio economico europeo (accordo SEE);
b)
un contribuente trasferisce attivi dalla sua stabile organizzazione situata in uno Stato membro alla sua sede centrale o a un'altra stabile organizzazione situata in un altro Stato membro o in un paese terzo parte contraente dell'accordo SEE;
c)
un contribuente trasferisce la sua residenza fiscale in un altro Stato membro o in un paese terzo parte contraente dell'accordo SEE;
d)
un contribuente trasferisce le attività svolte dalla sua stabile organizzazione in un altro Stato membro o in un paese terzo parte contraente dell'accordo SEE.
Il presente paragrafo si applica ai paesi terzi parti contraenti dell'accordo SEE che abbiano concluso un accordo con lo Stato membro del contribuente o con l'Unione relativo all'assistenza reciproca in materia di recupero di crediti fiscali, equivalente all'assistenza reciproca prevista dalla direttiva 2010/24/UE del Consiglio (14).
3. Se un contribuente dilaziona il pagamento in conformità del paragrafo 2, possono essere addebitati interessi a norma della legislazione dello Stato membro del contribuente o della stabile organizzazione, secondo il caso.
Se esiste un rischio dimostrabile ed effettivo di non recupero, i contribuenti possono essere anche tenuti a costituire una garanzia come condizione per dilazionare il pagamento in conformità del paragrafo 2.
Il secondo comma non si applica se la legislazione dello Stato membro del contribuente o della stabile organizzazione prevede la possibilità di recuperare il debito d'imposta tramite un altro contribuente che è membro del medesimo gruppo ed è residente a fini fiscali in tale Stato membro.
4. Ove si applichi il paragrafo 2, la dilazione di pagamento è immediatamente interrotta e il debito fiscale diventa recuperabile nei seguenti casi:
a)
gli attivi trasferiti o le attività svolte dalla stabile organizzazione del contribuente sono venduti o altrimenti ceduti;
b)
gli attivi trasferiti sono successivamente trasferiti in un paese terzo;
c)
la residenza fiscale del contribuente o le attività svolte dalla sua stabile organizzazione sono successivamente trasferite in un paese terzo;
d)
il contribuente è in stato di fallimento o di liquidazione;
e)
il contribuente non ottempera agli obblighi che gli incombono con riguardo ai pagamenti rateizzati e non regolarizza la sua situazione in un periodo di tempo ragionevole, che non supera i 12 mesi.
Le lettere b) e c) non si applicano ai paesi terzi parti contraenti dell'accordo SEE che abbiano concluso un accordo con lo Stato membro del contribuente o con l'Unione relativo all'assistenza reciproca in materia di recupero di crediti fiscali, equivalente all'assistenza reciproca prevista dalla direttiva 2010/24/UE.
5. Se gli attivi, la residenza fiscale o le attività svolte da una stabile organizzazione sono trasferiti in un altro Stato membro, detto Stato membro accetta il valore determinato dallo Stato membro del contribuente o della stabile organizzazione come valore di partenza degli attivi a fini fiscali, a meno che esso non rispecchi il valore di mercato.
6. Ai fini dei paragrafi da 1 a 5, per «valore di mercato» si intende l'importo in cambio del quale un attivo può essere scambiato o reciproche obbligazioni possono essere fissate tra acquirenti e venditori indipendenti e disponibili nel quadro di una transazione diretta.
7. A condizione che gli attivi siano destinati a tornare allo Stato membro dell'autore del trasferimento nell'arco di 12 mesi, il presente articolo non si applica ai trasferimenti di attivi connessi al finanziamento tramite titoli, agli attivi forniti come garanzia collaterale o quando il trasferimento di attivi avviene allo scopo di rispettare requisiti patrimoniali prudenziali o a fini di gestione della liquidità.
Articolo 6
Norma generale antiabuso
1. Ai fini del calcolo dell'imposta dovuta sulle società, gli Stati membri ignorano una costruzione o una serie di costruzioni che, essendo stata posta in essere allo scopo principale o a uno degli scopi principali di ottenere un vantaggio fiscale che è in contrasto con l'oggetto o la finalità del diritto fiscale applicabile, non è genuina avendo riguardo a tutti i fatti e le circostanze pertinenti. Una costruzione può comprendere più di una fase o parte.
2. Ai fini del paragrafo 1, una costruzione o una serie di costruzioni è considerata non genuina nella misura in cui non sia stata posta in essere per valide ragioni commerciali che rispecchiano la realtà economica.
3. Quando le costruzioni o una serie di costruzioni sono ignorate a norma del paragrafo 1, l'imposta dovuta è calcolata in conformità del diritto nazionale.
Articolo 7
Norme sulle società controllate estere
1. Lo Stato membro di un contribuente tratta un'entità o una stabile organizzazione i cui utili non sono soggetti ad imposta o sono esenti da imposta in tale Stato membro come una società controllata estera se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
a)
nel caso di un'entità, il contribuente, da solo o insieme alle sue imprese associate, detiene una partecipazione diretta o indiretta di oltre il 50 per cento dei diritti di voto o possiede direttamente o indirettamente oltre il 50 per cento del capitale o ha il diritto di ricevere oltre il 50 per cento degli utili di tale entità; e
b)
l'imposta sulle società realmente versata sui suoi utili dall'entità o dalla stabile organizzazione è inferiore alla differenza tra l'imposta sulle società che sarebbe stata applicata all'entità o alla stabile organizzazione nell'ambito del sistema di imposizione delle società vigente nello Stato membro del contribuente e l'imposta sulle società realmente versata sui suoi utili dall'entità o dalla stabile organizzazione.
Ai fini del primo comma, lettera b), la stabile organizzazione di una società controllata estera che non è soggetta ad imposta o è esente da imposta nella giurisdizione della società controllata estera non è presa in considerazione. Inoltre, per imposta sulle società che sarebbe stata applicata nello Stato membro del contribuente si intende l'imposta calcolata secondo le norme dello Stato membro del contribuente.
2. Qualora un'entità o una stabile organizzazione sia trattata come una società controllata estera a norma del paragrafo 1, lo Stato membro del contribuente include nella base imponibile:
a)
i redditi non distribuiti dell'entità o i redditi della stabile organizzazione rientranti nelle seguenti categorie:
i)
interessi o qualsiasi altro reddito generato da attivi finanziari;
ii)
canoni o qualsiasi altro reddito generato da proprietà intellettuale;
iii)
dividendi e redditi derivanti dalla cessione di azioni;
iv)
redditi da leasing finanziario;
v)
redditi da attività assicurativa, bancaria e altre attività finanziarie;
vi)
redditi da società di fatturazione che percepiscono redditi da vendite e servizi derivanti da beni e servizi acquistati da e venduti a imprese associate, e aggiungono un valore economico scarso o nullo.
La presente lettera non si applica se la società controllata estera svolge un'attività economica sostanziale sostenuta da personale, attrezzature, attivi e locali, come evidenziato da circostante e fatti pertinenti.
Se la società controllata estera è residente o situata in un paese terzo che non è parte contraente dell'accordo SEE, gli Stati membri possono decidere di astenersi dall'applicazione del comma precedente;
o
b)
i redditi non distribuiti di un'entità o di una stabile organizzazione derivanti da costruzioni non genuine che sono state poste in essere essenzialmente allo scopo di ottenere un vantaggio fiscale.
Ai fini della presente lettera, una costruzione o una serie di costruzioni è considerata non genuina nella misura in cui l'entità o la stabile organizzazione non possiederebbe gli attivi o non avrebbe assunto i rischi che generano la totalità o una parte dei suoi redditi se non fosse controllata da una società in cui le funzioni significative del personale che sono pertinenti per tali attivi e rischi sono svolte e sono funzionali al fine di generare i redditi della società controllata.
3. Qualora, secondo la legislazione di uno Stato membro, la base imponibile di un contribuente sia calcolata a norma del paragrafo 2, lettera a), lo Stato membro può scegliere di non trattare un'entità o una stabile organizzazione come una società controllata estera a norma del paragrafo 1 se non oltre un terzo dei redditi ottenuti dall'entità o dalla stabile organizzazione rientra nelle categorie di cui al paragrafo 2, lettera a).
Qualora, secondo la legislazione di uno Stato membro, la base imponibile di un contribuente sia calcolata a norma del paragrafo 2, lettera a), lo Stato membro può scegliere di non trattare le imprese finanziarie come società controllate estere se non oltre un terzo dei redditi dell'entità appartenenti alle categorie di cui al paragrafo 2, lettera a), deriva da operazioni con il contribuente o le sue imprese associate.
4. Gli Stati membri possono escludere dall'ambito di applicazione del paragrafo 2, lettera b), un'entità o una stabile organizzazione:
a)
con utili contabili non superiori a 750 000 EUR e redditi non derivanti da scambi non superiori a 75 000 EUR; o
b)
i cui utili contabili non ammontano a più del 10 per cento dei suoi costi di esercizio nel periodo d'imposta.
Ai fini del primo comma, lettera b), i costi di esercizio non possono includere i costi di beni venduti al di fuori del paese in cui è residente l'entità o è situata la stabile organizzazione a fini fiscali e i pagamenti alle imprese associate.
Articolo 8
Calcolo dei redditi delle società controllate estere
1. Ove si applichi l'articolo 7, paragrafo 2, lettera a), i redditi da includere nella base imponibile del contribuente sono calcolati in conformità delle norme della legge sull'imposta societaria dello Stato membro in cui il contribuente è residente a fini fiscali o è situato. Le perdite dell'entità o della stabile organizzazione non sono incluse nella base imponibile ma possono essere riportate, conformemente al diritto nazionale, e prese in conto nei periodi d'imposta successivi.
2. Ove si applichi l'articolo 7, paragrafo 2, lettera b), i redditi da includere nella base imponibile del contribuente sono limitati agli importi generati dagli attivi e dai rischi collegati alle funzioni significative del personale svolte dalla società controllante. L'attribuzione dei redditi di una società controllata estera è calcolata secondo il principio di libera concorrenza.
3. I redditi da includere nella base imponibile sono calcolati in proporzione alla partecipazione del contribuente nell'entità, quale definita all'articolo 7, paragrafo 1, lettera a).
4. I redditi sono inclusi nel periodo d'imposta del contribuente nel quale si conclude l'esercizio fiscale dell'entità.
5. Se l'entità distribuisce utili al contribuente, e tali utili distribuiti sono inclusi nel reddito imponibile del contribuente, gli importi dei redditi precedentemente inclusi nella base imponibile a norma dell'articolo 7 sono dedotti dalla base imponibile in sede di calcolo dell'importo dell'imposta dovuta sugli utili distribuiti, al fine di evitare una doppia imposizione.
6. Se il contribuente cede la sua partecipazione nell'entità o le attività svolte dalla stabile organizzazione, e una qualsiasi parte dei proventi derivante dalla cessione è stata precedentemente inclusa nella base imponibile a norma dell'articolo 7, tale importo è dedotto dalla base imponibile in sede di calcolo dell'importo dell'imposta dovuta su tali proventi, al fine di evitare una doppia imposizione.
7. Lo Stato membro del contribuente consente la detrazione dell'imposta versata dall'entità o dalla stabile organizzazione dal debito d'imposta del contribuente nello Stato in cui risiede a fini fiscali o è situato. La detrazione è calcolata conformemente al diritto nazionale.
Articolo 9
Disallineamenti da ibridi
1. Nella misura in cui un disallineamento da ibridi determini una doppia deduzione, la deduzione si applica unicamente nello Stato membro in cui detto pagamento ha origine.
2. Nella misura in cui un disallineamento da ibridi determini una deduzione senza inclusione, lo Stato membro del contribuente nega la deduzione di detto pagamento.
CAPO III
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 10
Riesame
1. La Commissione valuta l'attuazione della presente direttiva, in particolare gli effetti dell'articolo 4, entro il 9 agosto 2020 e presenta al Consiglio una relazione al riguardo. La relazione della Commissione è accompagnata, se del caso, da una proposta legislativa.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione tutte le informazioni necessarie per valutare l'attuazione della presente direttiva.
3. Gli Stati membri di cui all'articolo 11, paragrafo 6, comunicano alla Commissione entro il 1o luglio 2017 tutte le informazioni necessarie per valutare l'efficacia delle norme nazionali mirate intese a prevenire i rischi di erosione della base imponibile e di trasferimento degli utili (BEPS).
Articolo 11
Recepimento
1. Gli Stati membri adottano e pubblicano, entro il 31 dicembre 2018, le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva. Essi comunicano senza ritardo alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Essi applicano tali disposizioni a decorrere dal 1o gennaio 2019.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni fondamentali di diritto interno che adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
3. Laddove la presente direttiva citi un importo monetario in euro (EUR), gli Stati membri la cui moneta non è l'euro possono scegliere di calcolare il valore corrispondente nella moneta nazionale al 12 luglio 2016.
4. In deroga all'articolo 5, paragrafo 2, l'Estonia può, finché non tassi gli utili non distribuiti, considerare il trasferimento di attivi in forma monetaria o non monetaria, denaro in contanti incluso, da una stabile organizzazione situata in Estonia a una sede centrale o un'altra stabile organizzazione situata in un altro Stato membro o in un paese terzo parte contraente dell'accordo SEE alla stregua di una distribuzione di utili e applicare l'imposta sul reddito, senza concedere ai contribuenti il diritto di dilazionare il pagamento di tale imposta.
5. In deroga al paragrafo 1, gli Stati membri adottano e pubblicano, entro il 31 dicembre 2019, le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi all'articolo 5. Essi comunicano senza ritardo alla Commissione il testo di tali disposizioni.
Essi applicano tali disposizioni a decorrere dal 1o gennaio 2020.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità del riferimento sono decise dagli Stati membri.
6. In deroga all'articolo 4, gli Stati membri che all'8 agosto 2016 dispongono di norme nazionali mirate intese a prevenire i rischi di BEPS, di analoga efficacia rispetto alla norma relativa ai limiti sugli interessi di cui alla presente direttiva, possono applicare tali norme nazionali mirate fino al termine del primo esercizio intero successivo alla data di pubblicazione — sul sito web ufficiale dell'OCSE — dell'accordo tra suoi membri su una norma minima per quanto concerne l'azione 4 sul BEPS, e comunque al più tardi fino al 1o gennaio 2024.
Articolo 12
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 13
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Bruxelles, il 12 luglio 2016
Per il Consiglio
Il presidente
P. KAŽIMÍR
(1) Non ancora pubblicato nella presente Gazzetta ufficiale.
(2) Non ancora pubblicato nella presente Gazzetta ufficiale.
(3) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(4) Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31).
(5) Direttiva 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, che modifica le direttive 85/611/CEE e 93/6/CEE del Consiglio e la direttiva 2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva 93/22/CEE del Consiglio (GU L 145 del 30.4.2004, pag. 1).
(6) Direttiva 2011/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'8 giugno 2011, sui gestori di fondi di investimento alternativi, che modifica le direttive 2003/41/CE e 2009/65/CE e i regolamenti (CE) n. 1060/2009 e (UE) n. 1095/2010 (GU L 174 dell'1.7.2011, pag. 1).
(7) Direttiva 2009/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009, concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative in materia di taluni organismi d'investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) (GU L 302 del 17.11.2009, pag. 32).
(8) Direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2009, in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione (solvibilità II) (GU L 335 del 17.12.2009, pag. 1).
(9) Direttiva 2003/41/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 giugno 2003, relativa alle attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali (GU L 235 del 23.9.2003, pag. 10).
(10) Regolamento (CE) n. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale (GU L 166 del 30.4.2004, pag. 1).
(11) Regolamento (CE) n. 987/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, che stabilisce le modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 883/2004 relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale (GU L 284 del 30.10.2009, pag. 1).
(12) Regolamento (UE) n. 648/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 luglio 2012, sugli strumenti derivati OTC, le controparti centrali e i repertori di dati sulle negoziazioni (GU L 201 del 27.7.2012, pag. 1).
(13) Regolamento (UE) n. 909/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 luglio 2014, relativo al miglioramento del regolamento titoli nell'Unione europea e ai depositari centrali di titoli e recante modifica delle direttive 98/26/CE e 2014/65/UE e del regolamento (UE) n. 236/2012 (GU L 257 del 28.8.2014, pag. 1).
(14) Direttiva 2010/24/UE del Consiglio, del 16 marzo 2010, sull'assistenza reciproca in materia di recupero dei crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure (GU L 84 del 31.3.2010, pag. 1).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Lotta contro l’elusione fiscale da parte delle società
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Essa introduce disposizioni per prevenire l’elusione fiscale da parte delle società e affrontare quindi il problema della pianificazione fiscale aggressiva nel mercato unico dell’UE.
PUNTI CHIAVE
Ambito di applicazione
La direttiva si applica a tutti i contribuenti che sono assoggettati all’imposta societaria in uno o più Stati membri, comprese le stabili organizzazioni in uno o più stati membri di entità residenti a fini fiscali in un paese terzo.
Lotta contro l’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS)*
La direttiva stabilisce disposizioni volte a contrastare l’elusione fiscale in quattro ambiti specifici per combattere il BEPS.Norma relativa ai limiti sugli interessi: riguarda le società multinazionali che erodono artificialmente la loro base imponibile pagando interessi gonfiati a società affiliate in giurisdizioni a bassa imposizione. La direttiva punta a dissuadere le società da tale pratica limitando l’ammontare degli interessi che un contribuente ha il diritto di dedurre nel periodo d’imposta. L’importo massimo deducibile per gli interessi è fissato a un massimo del 30 per cento degli utili del contribuente al lordo di interessi, imposte, deprezzamento (la misura in cui il valore di un bene è stato utilizzato fino a un determinato momento) e ammortamento (ripartizione dei pagamenti su periodi fiscali multipli). Imposizione in uscita: riguarda i contribuenti che cercano di ridurre il proprio debito fiscale trasferendo la propria residenza fiscale e/o i propri attivi in una giurisdizione a bassa imposizione unicamente per motivi di pianificazione fiscale aggressiva. Le disposizioni sull’imposizione in uscita mirano a prevenire l’erosione della base imponibile nello Stato membro di origine quando attività di valore elevato vengono trasferite senza che venga modificata la loro proprietà, fuori dalla giurisdizione di quello stato. La direttiva dà ai contribuenti il diritto di dilazionare il pagamento dell’imposta mediante pagamenti rateizzati ripartiti su un arco di cinque anni, ma solo se il trasferimento avviene all’interno dell’UE. Norma generale antiabuso: questa norma punta a colmare le lacune esistenti nelle norme specifiche antiabuso contro l’elusione fiscale che possono esistere in uno Stato e dà alle autorità il potere di negare ai contribuenti il vantaggio di costruzioni fiscali abusive. La clausola generale antiabuso della direttiva si applica alle costruzioni che non sono genuine nella misura in cui esse non sono messe in atto per valide ragioni commerciali che riflettano la realtà economica. Norme sulle società controllate estere: per ridurre il proprio onere fiscale,i gruppi di società possono spostare gli utili verso le proprie società controllate in giurisdizioni a bassa imposizione. Le norme sulle società controllate estere riattribuiscono i redditi di una controllata estera a bassa imposizione alla società madre a imposizione più elevata. La società madre diventa quindi tassabile per i redditi che le sono stati attribuiti nello Stato in cui è residente a fini fiscali. Direttiva di modifica (UE) 2017/952
Poiché la direttiva (UE) 2016/1164 riguardava solo i disallineamenti da ibridi* all’interno dell’UE, viene adottata la nuova direttiva (UE) 2017/952 che ne amplia l’ambito di applicazione per garantire che le disposizioni coprano i disallineamenti da ibridi con i paesi terzi. Le norme stabilite da quest’ultima direttiva sostituiscono le norme sui disallineamenti da ibridi definite nella direttiva UE/2016/1164.
Regole sui disallineamenti da ibridi: quando le società contribuenti approfittano di disparità tra i diversi sistemi nazionali di tassazione allo scopo di ridurre il loro debito fiscale, ad esempio attraverso una doppia deduzione (cioè la deduzione su entrambi i lati del confine) o una deduzione dei redditi in uno stato senza che siano inclusi nella base imponibile dell’altro stato. Per neutralizzare gli effetti delle regolazioni ibride da disallineamento fiscale la direttiva stabilisce norme secondo le quali una delle due giurisdizioni coinvolta nel disallineamento deve negare la deduzione di un pagamento che causerebbe tale disallineamento.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DIRETTIVA?
La direttiva (UE) 2016/1164 è entrata in vigore dall’8 agosto 2016 e doveva diventare legge negli Stati membri entro il 31 dicembre 2018.
La direttiva di modifica (UE) 2017/952 è entrata in vigore dal 27 giugno 2017 e doveva diventare legge negli Stati membri entro il 31 dicembre 2019 (o entro il 31 dicembre 2021 nel caso di disallineamenti ibridi).
CONTESTO
La direttiva si basa sul piano di azione per una tassazione delle società equa ed efficace e risponde alla conclusione del progetto contro Erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS) del G20 e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE).
TERMINI CHIAVE
Erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS): strategie di elusione fiscale che sfruttano lacune e disallineamenti nelle norme in materia di imposizione per dirottare artificialmente gli utili verso siti a imposizione bassa o nulla.
Disallineamenti da ibridi: costruzioni che sfruttano le differenze nel trattamento fiscale di strumenti, società o trasferimenti tra due o più stati.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva (UE) 2016/1164 del Consiglio del 12 luglio 2016 recante norme contro le pratiche di elusione fiscale che incidono direttamente sul funzionamento del mercato interno (GU L 193 del 19.7.2016, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva (UE) 2017/952 del Consiglio del 29 maggio 2017 recante modifica della direttiva (UE) 2016/1164 relativamente ai disallineamenti da ibridi con i paesi terzi (GU L 144 del 7.6.2017, pag. 1). |
Accordo sullo status tra l’Unione europea e la Serbia riguardante le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera in Serbia
QUAL È L’OBIETTIVO DELLA DECISIONE E DELL’ACCORDO?
L’accordo riguarda la cooperazione tra l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, istituita dal regolamento (UE) 2019/1896 (si veda la sintesi), e la Repubblica di Serbia quando l’agenzia opera sul territorio del paese. La decisione approva l’accordo tra la Serbia e l’Unione europea (Unione).
PUNTI CHIAVE
Un’azione*:può essere proposta alla Serbia dall’agenzia o essere richiesta dalla Serbia; richiede il consenso della Serbia e dell’agenzia.È necessario un piano operativo congiunto, concordato dall’agenzia e dalla Serbia, per ogni operazione congiunta* o intervento rapido alle frontiere* sul territorio serbo. Essa definisce nel dettaglio elementi quali:organizzazione, procedure, coordinamento, finanziamento e valutazione; descrizione e analisi della situazione con obiettivi operativi; cooperazione con altre agenzie, paesi terzi e organizzazioni internazionali; rispetto dei diritti fondamentali, compresa la protezione dei dati personali.I membri del gruppo d’azione:detengono l’autorità e i poteri necessari per le operazioni di controllo alla frontiera e di rimpatrio; rispettano la legislazione nazionale della Serbia; operano seguendo istruzioni da parte di e in presenza di guardie di frontiera serbe o altri agenti di polizia, e possono esprimere i propri pareri su tali istruzioni alle autorità nazionali; indossano la propria uniforme con targhetta di identificazione personale visibile e le mostrine dell’Unione e dell’agenzia; possono, a seconda di determinate condizioni, indossare e utilizzare armi, munizioni e apparecchiature; possono richiedere informazioni presenti nelle banche dati nazionali necessarie per il proprio lavoro; godono di privilegi e immunità, sebbene l’immunità dalla giurisdizione penale, civile e amministrativa possa essere revocata in determinate situazioni; ricevono un documento di accreditamento rilasciato dall’agenzia e dalla Serbia, che ne conferma l’identità e il diritto di lavoro nell’ambito del piano operativo.Il direttore esecutivo dell’agenzia o la Serbia possono sospendere o cancellare un’azione dopo avere informato l’altra parte per iscritto, in caso di inadeguata attuazione del piano operativo.
Il trattamento dei dati personali può verificarsi solo qualora risulti necessario per la Serbia, l’agenzia o gli Stati membri dell’Unione europea partecipanti al fine di attuare l’accordo. La Serbia può conservare un registro dei dati raccolti e utilizzati per tre anni.
L’autorità competente serba (il ministero responsabile degli affari interni) e l’agenzia esaminano insieme tutte le problematiche derivanti dall’accordo. Eventuali controversie relative all’interpretazione o all’applicazione dell’accordo saranno risolte dal ministero e dalla Commissione europea.
Una o entrambe le parti possono sospendere o rescindere l’accordo per iscritto.
Le dichiarazioni comuni dell’accordo stabiliscono che:l’agenzia sosterrà la Serbia nel controllo delle frontiere con i paesi terzi senza il dispiegamento dei propri gruppi; l’accordo non pregiudica lo status e la delimitazione secondo il diritto internazionale del territorio serbo o dell’Unione; Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Serbia e Svizzera sono esortate a concludere senza indugio accordi bilaterali analoghi a quello tra Serbia e Unione.L’Irlanda non partecipa all’accordo e la Danimarca ha sei mesi di tempo per decidere se partecipare o meno.
L’accordo non:amplia l’ambito di applicazione dell’accordo di riammissione tra Unione e Serbia (si veda la sintesi); riguarda il Kosovo*.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 1o maggio 2021.
CONTESTO
Si tratta del terzo accordo tra l’Unione e un paese partner. Accordi precedenti sono stati sottoscritti con l’Albania nel 2018 e con il Montenegro nel 2019.
La cooperazione con i paesi terzi costituisce una componente importante della gestione integrata delle frontiere europee.
Nel 2019, l’Unione ha adottato un nuovo regolamento [regolamento (UE) 2019/1896] che rafforza il ruolo dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Ciò consente all’Unione europea di concludere accordi e di intraprendere operazioni congiunte in paesi che non appartengono alla sua sfera di vicinato.
Per maggiori informazioni, si veda:Gestione delle frontiere: l’Unione europea firma accordi con la Serbia per la cooperazione con la guardia di frontiera e costiera — comunicato stampa (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Azione: operazione congiunta, intervento rapido alle frontiere o operazione di rimpatrio.
Operazione congiunta: azione per gestire l’immigrazione illegale e la criminalità transfrontaliera o fornire assistenza tecnica o operativa presso le frontiere della Serbia con gli Stati membri (Bulgaria, Croazia, Ungheria e Romania).
Intervento rapido alle frontiere: azione che risponde in modo tempestivo a difficoltà specifiche e sproporzionate in prossimità delle frontiere della Serbia con uno Stato membro.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo sullo status tra l’Unione europea e la Repubblica di Serbia riguardante le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia (GU L 202 del 25.6.2020, pag. 3).
Decisione (UE) 2020/865 del Consiglio del 26 maggio 2020 relativa alla conclusione dell’accordo sullo status tra l’Unione europea e la Repubblica di Serbia riguardante le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia (GU L 202 del 25.6.2020, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Informazione riguardante l’entrata in vigore dell’accordo tra l’Unione europea e la Repubblica di Serbia riguardante le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia (GU L 101 del 23.3.2021, pag. 1).
Regolamento (UE) 2019/1896 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2019, relativo alla guardia di frontiera e costiera europea e che abroga i regolamenti (UE) n. 1052/2013 e (UE) 2016/1624 (GU L 295 del 14.11.2019, pag. 1).
* La designazione è in linea con la risoluzione UNSCR 1244/1999 e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo. | ACCORDO SULLO STATUS
Tra l’Unione europea e la Repubblica di Serbia riguardante le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia
L’UNIONE EUROPEA,
da una parte, e
e la REPUBBLICA DI SERBIA,
dall’altra,
di seguito denominate congiuntamente le «parti»,
CONSIDERANDO che possono verificarsi situazioni in cui l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera coordina la cooperazione operativa tra gli Stati membri dell’Unione europea e la Repubblica di Serbia, anche sul territorio della Repubblica di Serbia,
CONSIDERANDO che è opportuno stabilire un quadro giuridico nella forma di un accordo sullo status per le situazioni in cui i membri delle squadre dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera disporranno di poteri esecutivi sul territorio della Repubblica di Serbia,
CONSIDERANDO che le parti terranno debitamente conto delle dichiarazioni allegate a tale accordo,
CONSIDERANDO che tutte le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera sul territorio della Repubblica di Serbia dovrebbero rispettare pienamente i diritti fondamentali,
HANNO DECISO DI CONCLUDERE IL PRESENTE ACCORDO:
Articolo 1
Ambito di applicazione
1. Il presente accordo riguarda tutti gli aspetti della cooperazione fra la Repubblica di Serbia e l’Agenzia necessari all’esecuzione delle azioni della stessa che possono svolgersi nel territorio della Repubblica di Serbia, e nel cui ambito i membri delle squadre dell’Agenzia possono disporre di poteri esecutivi.
2. Il presente accordo non estende l’ambito di applicazione dell’accordo di riammissione delle persone in posizione irregolare fra la Comunità europea e la Repubblica di Serbia (1) («accordo di riammissione CE - Serbia»). Con riferimento alle operazioni di rimpatrio di cui all’articolo 2, lettera d), il presente accordo riguarda soltanto il sostegno operativo fornito per operazioni di rimpatrio eseguite in conformità dell’accordo di riammissione CE - Serbia.
3. Il presente accordo riguarda la Repubblica di Serbia. Il presente accordo non riguarda il Kosovo (*1).
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente accordo si intende per:
a)
«azione»: un’operazione congiunta, un intervento rapido alle frontiere o un’operazione di rimpatrio;
b)
«operazione congiunta»: un’azione intesa a contrastare l’immigrazione illegale o la criminalità transfrontaliera, ovvero intesa a fornire una maggiore assistenza tecnica e operativa alle frontiere esterne di uno Stato membro confinante con la Repubblica di Serbia, e svolta nel territorio della Repubblica di Serbia;
c)
«intervento rapido alle frontiere»: un’azione condotta per un periodo limitato nel territorio della Repubblica di Serbia per far fronte rapidamente a sfide specifiche e sproporzionate alle frontiere fra la Repubblica di Serbia e uno Stato membro;
d)
«operazione di rimpatrio»: un’operazione coordinata dall’Agenzia che implichi un rinforzo tecnico e operativo fornito da uno o più Stati membri, nell’ambito della quale persone rimpatriate da uno o più Stati membri sono rimpatriate in modo forzato o su base volontaria da uno o più Stati membri nella Repubblica di Serbia in conformità dell’accordo di riammissione CE - Serbia;
e)
«controllo di frontiera»: il controllo delle persone, dei documenti di viaggio, dei mezzi di trasporto e degli oggetti effettuato in occasione dell’attraversamento di una frontiera di Stato, e che consiste in verifiche di frontiera ai valichi di frontiera e nella sorveglianza di frontiera fra i valichi di frontiera;
f)
«membro di una squadra»: un membro del personale dell’Agenzia oppure un membro di una squadra di guardie di frontiera e altro personale competente degli Stati membri partecipanti, che comprende le guardie di frontiera e altro personale competente distaccato dagli Stati membri presso l’Agenzia per essere impiegato durante un’azione;
g)
«Stato membro»: uno Stato membro dell’Unione europea;
h)
«Stato membro di appartenenza»: lo Stato membro al quale appartiene un membro di una squadra che esercita le funzioni di guardia di frontiera o altre funzioni pertinenti;
i)
«dati personali»: qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile; si considera identificabile la persona fisica che può essere identificata, direttamente o indirettamente, con particolare riferimento a un identificativo come il nome, un numero di identificazione, vale a dire il numero di identificazione unico come cittadino, i dati relativi all’ubicazione, un identificativo online o a uno o più fattori specifici della sua identità fisica, fisiologica, genetica, psichica, economica, culturale o sociale;
j)
«Stato membro partecipante»: lo Stato membro che partecipa a un’azione nella Repubblica di Serbia fornendo attrezzatura tecnica, guardie di frontiera e altro personale competente nell’ambito di una squadra;
k)
«Agenzia»: l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera istituita con regolamento (UE) 2007/2004 del Consiglio (2).
Articolo 3
Avvio di un’azione
1. L’avvio di un’azione può essere proposto su iniziativa dell’Agenzia alle autorità competenti della Repubblica di Serbia. Le autorità competenti della Repubblica di Serbia possono chiedere all’Agenzia di valutare la possibilità di avviare un’azione.
2. L’esecuzione di un’azione richiede il consenso delle autorità competenti della Repubblica di Serbia e dell’Agenzia.
Articolo 4
Piano operativo
1. Per ogni operazione congiunta o intervento rapido alle frontiere l’Agenzia e la Repubblica di Serbia concordano un piano operativo congiunto. La Commissione europea garantisce l’osservanza dell’articolo 54, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2016/1624 del Parlamento europeo e del Consiglio (3).
2. Il piano operativo congiunto definisce nel dettaglio l’organizzazione e gli aspetti procedurali dell’operazione congiunta o dell’intervento rapido alle frontiere, includendo una descrizione e una valutazione della situazione, lo scopo operativo e gli obiettivi, il tipo di attrezzatura tecnica necessaria, il piano attuativo, la cooperazione con altri paesi terzi, con altri organi o agenzie dell’Unione europea o con organizzazioni internazionali, le disposizioni relative al rispetto dei diritti fondamentali compresa la protezione dei dati personali, la struttura di coordinamento, comando, controllo, comunicazione e presentazione di relazioni, le modalità organizzative e la logistica, la valutazione e gli aspetti finanziari dell’operazione congiunta o dell’intervento rapido alle frontiere. La valutazione dell’operazione congiunta o dell’intervento rapido alle frontiere compete congiuntamente all’autorità competente della Repubblica di Serbia e all’Agenzia.
Articolo 5
Compiti e competenze dei membri delle squadre
1. I membri della squadra hanno l’autorità di svolgere i compiti e di esercitare i poteri esecutivi richiesti per il controllo di frontiera e le operazioni di rimpatrio.
2. I membri della squadra rispettano la legislazione nazionale della Repubblica di Serbia.
3. I membri della squadra possono svolgere compiti ed esercitare le loro competenze sul territorio della Repubblica di Serbia esclusivamente sotto il controllo e in presenza di guardie di frontiera o di altri agenti di polizia della Repubblica di Serbia. L’autorità competente della Repubblica di Serbia impartisce, se del caso, istruzioni alla squadra in conformità del piano operativo. L’autorità competente della Repubblica di Serbia può autorizzare i membri della squadra ad agire per suo conto, a condizione che la responsabilità generale e le funzioni di comando e di controllo restino alle guardie di frontiera o agli altri agenti di polizia della Repubblica di Serbia presenti in ogni momento.
L’Agenzia, tramite il suo funzionario di coordinamento, può comunicare all’autorità competente della Repubblica di Serbia il suo parere sulle istruzioni impartite alla squadra. In tal caso, l’autorità competente della Repubblica di Serbia tiene conto di tale parere e lo segue nella misura del possibile.
Qualora le istruzioni impartite alla squadra non siano conformi al piano operativo, il funzionario di coordinamento ne informa immediatamente il direttore esecutivo dell’Agenzia. Il direttore esecutivo può prendere opportune misure, inclusa la sospensione o la cessazione di un’azione.
4. I membri della squadra indossano la loro uniforme nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze. Portano almeno un’identificazione personale visibile e un bracciale blu con il distintivo dell’Unione europea e dell’Agenzia. Per essere identificabili dalle autorità competenti della Repubblica di Serbia, i membri della squadra sono sempre muniti del documento di accreditamento di cui all’articolo 8.
5. Nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze, i membri della squadra possono portare le armi di ordinanza, le munizioni e l’equipaggiamento autorizzati in conformità con la legislazione nazionale dello Stato membro di appartenenza. Prima dell’impiego dei membri della squadra, la Repubblica di Serbia informa l’Agenzia in merito alle armi di ordinanza, alle munizioni e all’equipaggiamento autorizzati e alle relative condizioni d’uso, nonché al quadro giuridico pertinente. L’Agenzia comunica in anticipo all’autorità competente della Repubblica di Serbia l’elenco delle armi di ordinanza dei membri della squadra, vale a dire le informazioni concernenti il tipo e il numero di serie delle armi e il tipo e il quantitativo di munizioni.
6. Nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze i membri della squadra sono autorizzati a ricorrere all’uso della forza, incluso l’uso delle armi di ordinanza, delle munizioni e dell’equipaggiamento, con il consenso dello Stato membro di appartenenza e della Repubblica di Serbia, in presenza di guardie di frontiera o di altri agenti di polizia della Repubblica di Serbia e conformemente alla legislazione nazionale della Repubblica di Serbia. La Repubblica di Serbia può autorizzare i membri della squadra a usare la forza in assenza di guardie di frontiera o di altri agenti di polizia della Repubblica di Serbia. I membri della squadra possono usare le armi solo quando ciò è assolutamente necessario in caso di legittima difesa per respingere un attacco immediato che attenti alla vita loro o di un’altra persona, in conformità con la legislazione nazionale della Repubblica di Serbia.
7. L’autorità competente della Repubblica di Serbia può, su richiesta, comunicare informazioni rilevanti contenute nelle sue banche dati nazionali ai membri della squadra se questo è necessario per conseguire gli obiettivi operativi specificati nel piano operativo e per l’attuazione delle azioni. Ai membri della squadra possono essere comunicate solo informazioni riguardanti fatti rilevanti necessari per lo svolgimento dei loro compiti e per l’esercizio delle loro competenze. L’Agenzia può comunicare alle competenti autorità della Repubblica di Serbia informazioni rilevanti necessarie per conseguire gli obiettivi operativi specificati nel piano operativo e per l’attuazione delle azioni.
8. Al fine del conseguimento degli obiettivi operativi specificati nel piano operativo e dell’attuazione delle azioni, l’autorità competente della Repubblica di Serbia e i membri della squadra possono scambiarsi altre informazioni e risultati.
9. I membri della squadra di cui al paragrafo 1 e ai paragrafi da 3 a 6 non includono il personale dell’Agenzia.
Articolo 6
Sospensione e cessazione di un’azione
1. Il direttore esecutivo dell’Agenzia può sospendere o porre fine a un’azione, dopo averne informato per iscritto l’autorità competente della Repubblica di Serbia, se tale paese non applica correttamente il presente accordo o il piano operativo. Il direttore esecutivo comunica i motivi di tale sospensione o cessazione all’autorità competente della Repubblica di Serbia.
2. La Repubblica di Serbia può sospendere o porre fine a un’azione, dopo averne informato per iscritto l’Agenzia, se questa o uno degli Stati membri partecipanti non applicano correttamente le il presente accordo o il piano operativo. L’autorità competente della Repubblica di Serbia comunica i motivi di tale sospensione o cessazione all’Agenzia.
3. In particolare, il direttore esecutivo dell’Agenzia o la Repubblica di Serbia possono sospendere o porre fine a un’azione nei casi in cui siano violati i diritti fondamentali o il principio di non respingimento (non refoulement) o le norme di protezione dei dati.
4. La cessazione di un’azione non pregiudica i diritti e gli obblighi derivanti dall’applicazione del presente accordo o del piano operativo prima della cessazione.
Articolo 7
Privilegi e immunità dei membri della squadra
1. I documenti, la corrispondenza e i beni dei membri della squadra godono dell’inviolabilità, salvo nel caso di provvedimenti esecutivi consentiti ai sensi del paragrafo 6.
2. I membri della squadra godono dell’immunità dalla giurisdizione penale della Repubblica di Serbia per gli atti compiuti nel corso e ai fini dell’esercizio di funzioni ufficiali nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
Nell’eventualità di un presunto reato commesso da un membro di una squadra, l’autorità competente di cui all’articolo 13, paragrafo 1, ne informa immediatamente il direttore esecutivo dell’Agenzia e l’autorità competente dello Stato membro di appartenenza.
Dopo attenta considerazione di quanto esposto dallo Stato membro di appartenenza e dalla Repubblica di Serbia, e sulla base delle informazioni fornite dalle parti, il direttore esecutivo dell’Agenzia certifica se l’atto in questione è stato compiuto nell’esercizio di funzioni ufficiali del membro della squadra nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
Nel caso in cui il direttore esecutivo dell’Agenzia certifichi che l’atto è stato compiuto nell’esercizio di funzioni ufficiali del membro della squadra nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo, il membro della squadra beneficia dell’immunità dalla giurisdizione penale della Repubblica di Serbia per tali atti compiuti nel corso e ai fini dell’esercizio delle funzioni ufficiali nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
3. I membri della squadra godono dell’immunità dalla giurisdizione civile e amministrativa della Repubblica di Serbia per tutti gli atti compiuti nel corso e ai fini dell’esercizio di funzioni ufficiali nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
L’autorità competente di cui all’articolo 13, paragrafo 1, informa immediatamente il direttore esecutivo dell’Agenzia e l’autorità competente dello Stato membro di appartenenza di ogni procedimento civile avviato nei confronti di un membro della squadra dinanzi a un giudice.
Dopo attenta considerazione di quanto esposto dallo Stato membro di appartenenza e dalla Repubblica di Serbia, e sulla base delle informazioni fornite dalle parti, il direttore esecutivo dell’Agenzia certifica se l’atto in questione è stato compiuto nell’esercizio di funzioni ufficiali del membro della squadra nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
Nel caso in cui il direttore esecutivo dell’Agenzia certifichi che l’atto è stato compiuto nell’esercizio di funzioni ufficiali del membro della squadra nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo, il membro della squadra beneficia dell’immunità dalla giurisdizione civile e amministrativa della Repubblica di Serbia per tali atti compiuti nel corso e ai fini dell’esercizio delle funzioni ufficiali nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
4. Lo Stato membro di appartenenza può, se del caso, rinunciare all’immunità dalla giurisdizione penale, civile e amministrativa della Repubblica di Serbia ai sensi dei paragrafi 2 e 3 per i membri delle squadre. Tale rinuncia deve sempre essere espressa.
5. I membri della squadra non sono tenuti all’obbligo di rendere testimonianza.
6. La Repubblica di Serbia è responsabile degli eventuali danni causati da un membro di una squadra nell’esercizio di funzioni ufficiali nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
In caso di danni causati da negligenza grave o comportamento doloso o qualora l’atto non sia stato commesso da un membro della squadra di uno Stato membro partecipante nell’esercizio di funzioni ufficiali, la Repubblica di Serbia può richiedere, tramite il direttore esecutivo, che lo Stato membro partecipante in questione risarcisca i danni.
In caso di danni causati da negligenza grave o comportamento doloso o qualora l’atto non sia stato commesso da un membro della squadra che appartiene al personale dell’Agenzia nell’esercizio di funzioni ufficiali, la Repubblica di Serbia può richiedere che l’Agenzia risarcisca i danni.
Né la Repubblica di Serbia, né lo Stato membro partecipante, né l’Agenzia sono responsabili di eventuali danni cagionati nella Repubblica di Serbia per cause di forza maggiore.
7. Nessun provvedimento esecutivo può essere preso nei confronti di membri della squadra, salvo quando a loro carico è avviato un procedimento civile non connesso con le loro funzioni ufficiali. I beni dei membri della squadra, certificati dal direttore esecutivo dell’Agenzia come necessari per l’esercizio delle loro funzioni ufficiali, non possono essere oggetto di sequestro in esecuzione di una sentenza, decisione od ordinanza. Nei procedimenti civili i membri della squadra non sono soggetti ad alcuna limitazione della libertà personale né ad altre misure restrittive.
8. L’immunità dei membri della squadra dalla giurisdizione della Repubblica di Serbia non li esenta dalle giurisdizioni dei rispettivi Stati membri di appartenenza.
9. I membri della squadra, per quanto riguarda le prestazioni rese per conto dell’Agenzia, sono esentati dalle norme di sicurezza sociale in vigore nella Repubblica di Serbia.
10. I membri della squadra sono esenti da qualunque forma di imposizione nella Repubblica di Serbia sulle retribuzioni e sugli emolumenti loro versati dall’Agenzia o dagli Stati membri di appartenenza, nonché su ogni entrata percepita al di fuori della Repubblica di Serbia.
11. La Repubblica di Serbia, in base alle disposizioni legislative e regolamentari che può adottare, concede l’ingresso di oggetti destinati all’uso personale dei membri della squadra e l’esenzione dal pagamento di tutti i dazi doganali, tasse e altri oneri connessi, diversi dagli oneri per l’immagazzinamento, il trasporto e altri servizi analoghi, in relazione a tali oggetti. La Repubblica di Serbia permette altresì l’esportazione di tali oggetti.
12. Il bagaglio personale dei membri della squadra può essere ispezionato esclusivamente qualora sussistano motivi di ritenere che esso contenga oggetti non destinati all’uso personale, oppure oggetti la cui importazione o esportazione sia proibita dalla legislazione o soggetta alle norme di quarantena della Repubblica di Serbia. L’ispezione di detto bagaglio personale avviene solo alla presenza del membro o dei membri della squadra interessati o di un rappresentante autorizzato dell’Agenzia.
Articolo 8
Documento di accreditamento
1. L’Agenzia, in collaborazione con la Repubblica di Serbia, rilascia a ciascun membro della squadra un documento redatto nella lingua o nelle lingue ufficiali della Repubblica di Serbia e in una lingua ufficiale delle istituzioni dell’Unione europea, che identifica il titolare nei confronti delle autorità nazionali della Repubblica di Serbia e ne attesta il diritto di svolgere i compiti e di esercitare le competenze di cui all’articolo 5 e al piano operativo. Nel documento figurano i seguenti dati di ciascun membro: nome e cittadinanza; grado o funzione; una fotografia digitale recente e i compiti che è autorizzato a svolgere durante la missione. Nel documento viene inoltre indicato che il titolare ha il diritto di soggiornare sul territorio della Repubblica di Serbia per la durata di un’azione senza ulteriori procedure.
2. Il documento di accreditamento, in combinazione con un documento di viaggio valido, conferisce al membro della squadra il diritto di entrare nella Repubblica di Serbia senza l’obbligo di visto o altra autorizzazione preliminare.
3. Il documento di accreditamento è restituito all’Agenzia al termine dell’azione.
4. Prima dell’inizio dell’applicazione del presente accordo e ogniqualvolta il modello venga modificato, l’Agenzia fornisce alle autorità competenti della Repubblica di Serbia un esemplare del documento di accreditamento di cui al paragrafo 1.
Articolo 9
Diritti fondamentali
1. I membri della squadra, nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze, rispettano pienamente i diritti e le libertà fondamentali, segnatamente l’accesso alle procedure di asilo, la dignità umana, la proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, il diritto alla libertà, il principio di non respingimento (non refoulement) e il divieto delle espulsioni collettive, i diritti del minore e il diritto al rispetto della vita privata e della vita familiare. Nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze, essi non esercitano nessuna forma di discriminazione verso le persone, comprese le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età e l’orientamento sessuale. Qualsiasi misura che interferisca con tali diritti e libertà fondamentali, presa nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze, deve essere proporzionata agli obiettivi perseguiti dalla misura stessa e deve rispettare l’essenza di tali diritti e libertà fondamentali.
2. Ciascuna parte si avvale di un meccanismo esistente per trattare i casi di presunta violazione dei diritti fondamentali di cui si sia reso responsabile il proprio personale nell’esercizio di funzioni ufficiali nel corso di un’operazione congiunta, di un’azione nell’ambito del presente accordo.
Articolo 10
Trattamento dei dati personali
1. Si procede al trattamento di dati personali solo nei casi in cui ciò sia necessario per l’applicazione del presente accordo da parte della Repubblica di Serbia, dell’Agenzia o degli Stati membri partecipanti.
2. Il trattamento di dati personali da parte dell’autorità competente della Repubblica di Serbia è soggetto alla legislazione nazionale di tale paese.
3. Al trattamento di dati personali per scopi amministrativi da parte dell’Agenzia e dello o degli Stati membri partecipanti, anche in caso di trasferimento di dati personali alla Repubblica di Serbia, si applicano il regolamento (UE) 2018/1725 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2018, sulla tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell’Unione e sulla libera circolazione di tali dati, e che abroga il regolamento (CE) n. 45/2001 e la decisione n. 1247/2002/CE (4); il regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati) (5); la direttiva (UE) 2016/680 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la decisione quadro 2008/977/GAI del Consiglio (6), e le misure adottate dall’Agenzia per l’applicazione del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (7), di cui all’articolo 45, paragrafo 2 del regolamento (UE) 2016/1624.
4. Nell’eventualità che il trattamento implichi il trasferimento di dati personali, gli Stati membri e l’Agenzia indicano, al momento di tale trasferimento di dati personali all’autorità competente della Repubblica di Serbia, le eventuali limitazioni al loro accesso o uso, in termini generali o specifici, anche per quanto concerne il trasferimento, la cancellazione o la distruzione. Qualora tali limitazioni si rendano necessarie dopo il trasferimento dei dati personali, ne informano l’autorità competente della Repubblica di Serbia.
5. I dati personali raccolti e ulteriormente trattati per scopi amministrativi durante un’azione possono essere trattati dall’Agenzia, dagli Stati membri partecipanti e dall’autorità competente della Repubblica di Serbia conformemente alla legislazione applicabile in materia di protezione dei dati.
Ai fini dell’attuazione del presente accordo, l’autorità competente della Repubblica di Serbia tiene un registro dei dati personali raccolti e ulteriormente trattati ai sensi del presente articolo. I dati interessati da tale registro sono: nome e cognome, data di nascita, luogo di nascita, paese di origine, numero e tipo di documenti personali o di altri documenti, luogo e ora del trattamento dei dati e motivo della raccolta e del trattamento.
I dati contenuti nel registro sono conservati per tre anni dalla data della raccolta.
6. L’Agenzia, gli Stati membri partecipanti e la Repubblica di Serbia redigono una relazione comune sull’applicazione dei paragrafi da 1 a 5 alla fine di ciascuna azione. La relazione è inviata alle autorità competenti della Repubblica di Serbia, al responsabile dei diritti fondamentali e al responsabile della protezione dei dati dell’Agenzia. Il responsabile dei diritti fondamentali e il responsabile della protezione dei dati dell’Agenzia riferiscono al direttore esecutivo dell’Agenzia.
Articolo 11
Controversie e interpretazione
1. Tutte le questioni relative all’applicazione del presente accordo sono esaminate congiuntamente dalle autorità competenti della Repubblica di Serbia e da rappresentanti dell’Agenzia.
2. Se non si giunge a una composizione, le controversie connesse all’interpretazione o all’applicazione del presente accordo sono esaminate esclusivamente per via negoziale tra la Repubblica di Serbia e la Commissione europea.
3. Ai fini dei paragrafi 1 e 2, l’Agenzia e la Commissione europea sono costantemente in contatto con lo Stato membro o gli Stati membri confinanti con l’area operativa.
Articolo 12
Rapporto con altri obblighi internazionali
Il presente accordo fa salvi gli obblighi assunti dalla Repubblica di Serbia o dall’Unione europea sulla base di trattati e accordi internazionali in conformità di principi di diritto internazionale generalmente riconosciuti, e non pregiudica la loro applicazione.
Articolo 13
Autorità competenti
1. L’autorità competente per l’applicazione del presente accordo nella Repubblica di Serbia è il ministero degli Affari interni.
2. L’autorità competente dell’Unione europea per l’applicazione del presente accordo è l’Agenzia.
Articolo 14
Entrata in vigore, durata, sospensione e denuncia
1. Il presente accordo è approvato dalle parti secondo le rispettive procedure giuridiche interne.
2. Il presente accordo entra in vigore il primo giorno del secondo mese successivo alla data in cui le parti si sono reciprocamente notificate l’avvenuto espletamento delle procedure giuridiche interne di cui al paragrafo 1.
3. Il presente accordo può essere sospeso o denunciato con accordo scritto tra le parti o unilateralmente da ciascuna delle parti. Nell’ultimo caso, la parte che intende sospendere o denunciare il presente accordo notifica tale intenzione per iscritto all’altra parte tramite i canali diplomatici.
La sospensione ha effettooil decimo giorno lavorativo dal ricevimento della notifica.
La denuncia ha effetto il primo giorno del secondo mese successivo al mese della notifica.
4. Le notifiche ai sensi del presente articolo sono inviate, nel caso dell’Unione europea, al segretariato generale del Consiglio dell’Unione europea e, nel caso della Repubblica di Serbia, al ministero degli Esteri della Repubblica di Serbia.
Articolo 15
Lingue
Il presente accordo è redatto in duplice esemplare, nelle lingue bulgara, croata, ceca, danese, neerlandese, inglese, estone, finlandese, francese, tedesca, greca, ungherese, italiana, lettone, lituana, maltese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese e serba, tutti i testi facenti ugualmente fede.
Съставено в Белград на осемнадесети и в Скопие на деветнадесети ноември две хиляди и деветнадесета година.
Hecho en Belgrado, el dieciocho, y en Skopie, el diecinueve de noviembre de dos mil diecinueve.
V Bělehradě dne osmnáctého a ve Skopji dne devatenáctého listopadu dva tisíce devatenáct.
Udfærdiget i Beograd den attende og i Skopje den nittende november to tusind og nitten.
Geschehen zu Belgrad am achtzehnten November und zu Skopje am neunzehnten November zweitausendneunzehn.
Kahe tuhande üheksateistkümnenda aasta novembrikuu kaheksateistkümnendal päeval Belgradis ja üheksateistkümnendal päeval Skopjes.
Έγινε στο Βελιγράδι στις δεκαοκτώ και στα Σκόπια στις δεκαεννέα Νοεμβρίου δύο χιλιάδες δεκαεννέα.
Done at Belgrade on the eighteenth day and at Skopje on the nineteenth day of November in the year two thousand and nineteen.
Fait à Belgrade, le dix-huit novembre deux mille dix-neuf, et à Skopje, le dix-neuf novembre deux mille dix-neuf.
Sastavljeno u Beogradu osamnaestog studenoga i u Skopju devetnaestog studenoga godine dvije tisuće devetnaeste.
Fatto a Belgrado, addì diciotto e a Skopje, addì diciannove novembre duemiladiciannove.
Belgradā, divi tūkstoši deviņpadsmitā gada astoņpadsmitajā novembrī, un Skopjē, deviņpadsmitajā novembrī.
Priimta Belgrade du tūkstančiai devynioliktų metų lapkričio aštuonioliktą dieną ir Skopjėje du tūkstančiai devynioliktų metų lapkričio devynioliktą dieną.
Kelt Belgrádban, a kétezer-tizenkilencedik év november havának tizennyolcadik napján és Szkopjében, a kétezer-tizenkilencedik év november havának tizenkilencedik napján.
Magħmul f'Belgrad fit-tmintax-il jum u fi Skopje fid-dsatax-il jum ta’ Novembru fis-sena elfejn u dsatax.
Gedaan te Belgrado op achttien november en te Skopje op negentien november tweeduizend negentien.
Sporządzono w Belgradzie dnia osiemnastego listopada i w Skopje dnia dziewiętnastego listopada roku dwa tysiące dziewiętnastego.
Feito em Belgrado, em dezoito, e em Skopje, em dezanove de novembro de dois mil e dezanove.
Întocmit la Belgrad la optsprezece și la Skopje la nouăsprezece noiembrie două mii nouăsprezece.
V Belehrade osemnásteho a v Skopje devätnásteho novembra dvetisícdevätnásť.
V Beogradu, dne osemnajstega novembra, in v Skopju, dne devetnajstega novembra leta dva tisoč devetnajst.
Tehty Belgradissa kahdeksantenatoista päivänä ja Skopjessa yhdeksäntenätoista päivänä marraskuuta vuonna kaksituhattayhdeksäntoista.
Som skedde i Belgrad den artonde november och i Skopje den nittonde november år tjugohundranitton.
Потписано у Београду осамнаестог новембра и у Скопљу деветнаестог новембра две хиљаде деветнаесте године.
(1) GU L 334 del 19.12.2007, pag. 46.
(*1) Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244/1999 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo.
(2) Regolamento (CE) 2007/2004 del Consiglio, del 26 ottobre 2004, che istituisce un’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea (GU L 349 del 25.11.2004, pag. 1).
(3) Regolamento (UE) 2016/1624 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 settembre 2016, relativo alla guardia di frontiera e costiera europea che modifica il regolamento (UE) 2016/399 del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga il regolamento (CE) n. 863/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, il regolamento (CE) n. 2007/2004 del Consiglio e la decisione 2005/267/CE del Consiglio (GU L 251 del 16.9.2016, pag. 1).
(4) GU L 295 del 21.11.2018, pag. 39.
(5) GU L 119 del 4.5.2016, pag. 1.
(6) GU L 119 del 4.5.2016, pag. 89.
(7) GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1.
DICHIARAZIONE COMUNE RELATIVA ALL’ARTICOLO 2, LETTERA b)
Le parti prendono atto del fatto che l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera aiuterà la Repubblica di Serbia a controllare efficacemente le sue frontiere con qualsiasi paese che non sia membro dell’Unione europea con mezzi diversi dall’invio delle squadre della guardia di frontiera e costiera europea con poteri esecutivi.
DICHIARAZIONE COMUNE SULLO STATUS E LA DELIMITAZIONE DEI TERRITORI
Il presente accordo e qualsiasi atto compiuto in sua applicazione dalle parti o a loro nome, ivi compresa la definizione dei piani operativi o la partecipazione a operazioni transfrontaliere, non incidono in alcun modo sullo status e sulla delimitazione ai sensi del diritto internazionale del territorio della Serbia e dei territori in cui si applicano il trattato sull’Unione europea e il trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
DICHIARAZIONE COMUNE RELATIVA ALL’ISLANDA, ALLA NORVEGIA, ALLA SVIZZERA E AL LIECHTENSTEIN
Le parti prendono atto degli stretti legami che uniscono l’Unione europea alla Norvegia, all’Islanda, alla Svizzera e al Liechtenstein, segnatamente in virtù degli accordi del 18 maggio 1999 e del 26 ottobre 2004 sull’associazione di detti paesi all’attuazione, all’applicazione e allo sviluppo dell’acquis di Schengen.
Di conseguenza, è auspicabile che le autorità della Norvegia, dell’Islanda, della Svizzera e del Liechtenstein, da un lato, e le autorità della Repubblica di Serbia, dall’altro, concludano quanto prima accordi bilaterali riguardanti le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia a condizioni analoghe a quelle del presente accordo.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | ACCORDO SULLO STATUS
Tra l’Unione europea e la Repubblica di Serbia riguardante le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia
L’UNIONE EUROPEA,
da una parte, e
e la REPUBBLICA DI SERBIA,
dall’altra,
di seguito denominate congiuntamente le «parti»,
CONSIDERANDO che possono verificarsi situazioni in cui l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera coordina la cooperazione operativa tra gli Stati membri dell’Unione europea e la Repubblica di Serbia, anche sul territorio della Repubblica di Serbia,
CONSIDERANDO che è opportuno stabilire un quadro giuridico nella forma di un accordo sullo status per le situazioni in cui i membri delle squadre dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera disporranno di poteri esecutivi sul territorio della Repubblica di Serbia,
CONSIDERANDO che le parti terranno debitamente conto delle dichiarazioni allegate a tale accordo,
CONSIDERANDO che tutte le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera sul territorio della Repubblica di Serbia dovrebbero rispettare pienamente i diritti fondamentali,
HANNO DECISO DI CONCLUDERE IL PRESENTE ACCORDO:
Articolo 1
Ambito di applicazione
1. Il presente accordo riguarda tutti gli aspetti della cooperazione fra la Repubblica di Serbia e l’Agenzia necessari all’esecuzione delle azioni della stessa che possono svolgersi nel territorio della Repubblica di Serbia, e nel cui ambito i membri delle squadre dell’Agenzia possono disporre di poteri esecutivi.
2. Il presente accordo non estende l’ambito di applicazione dell’accordo di riammissione delle persone in posizione irregolare fra la Comunità europea e la Repubblica di Serbia (1) («accordo di riammissione CE - Serbia»). Con riferimento alle operazioni di rimpatrio di cui all’articolo 2, lettera d), il presente accordo riguarda soltanto il sostegno operativo fornito per operazioni di rimpatrio eseguite in conformità dell’accordo di riammissione CE - Serbia.
3. Il presente accordo riguarda la Repubblica di Serbia. Il presente accordo non riguarda il Kosovo (*1).
Articolo 2
Definizioni
Ai fini del presente accordo si intende per:
a)
«azione»: un’operazione congiunta, un intervento rapido alle frontiere o un’operazione di rimpatrio;
b)
«operazione congiunta»: un’azione intesa a contrastare l’immigrazione illegale o la criminalità transfrontaliera, ovvero intesa a fornire una maggiore assistenza tecnica e operativa alle frontiere esterne di uno Stato membro confinante con la Repubblica di Serbia, e svolta nel territorio della Repubblica di Serbia;
c)
«intervento rapido alle frontiere»: un’azione condotta per un periodo limitato nel territorio della Repubblica di Serbia per far fronte rapidamente a sfide specifiche e sproporzionate alle frontiere fra la Repubblica di Serbia e uno Stato membro;
d)
«operazione di rimpatrio»: un’operazione coordinata dall’Agenzia che implichi un rinforzo tecnico e operativo fornito da uno o più Stati membri, nell’ambito della quale persone rimpatriate da uno o più Stati membri sono rimpatriate in modo forzato o su base volontaria da uno o più Stati membri nella Repubblica di Serbia in conformità dell’accordo di riammissione CE - Serbia;
e)
«controllo di frontiera»: il controllo delle persone, dei documenti di viaggio, dei mezzi di trasporto e degli oggetti effettuato in occasione dell’attraversamento di una frontiera di Stato, e che consiste in verifiche di frontiera ai valichi di frontiera e nella sorveglianza di frontiera fra i valichi di frontiera;
f)
«membro di una squadra»: un membro del personale dell’Agenzia oppure un membro di una squadra di guardie di frontiera e altro personale competente degli Stati membri partecipanti, che comprende le guardie di frontiera e altro personale competente distaccato dagli Stati membri presso l’Agenzia per essere impiegato durante un’azione;
g)
«Stato membro»: uno Stato membro dell’Unione europea;
h)
«Stato membro di appartenenza»: lo Stato membro al quale appartiene un membro di una squadra che esercita le funzioni di guardia di frontiera o altre funzioni pertinenti;
i)
«dati personali»: qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile; si considera identificabile la persona fisica che può essere identificata, direttamente o indirettamente, con particolare riferimento a un identificativo come il nome, un numero di identificazione, vale a dire il numero di identificazione unico come cittadino, i dati relativi all’ubicazione, un identificativo online o a uno o più fattori specifici della sua identità fisica, fisiologica, genetica, psichica, economica, culturale o sociale;
j)
«Stato membro partecipante»: lo Stato membro che partecipa a un’azione nella Repubblica di Serbia fornendo attrezzatura tecnica, guardie di frontiera e altro personale competente nell’ambito di una squadra;
k)
«Agenzia»: l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera istituita con regolamento (UE) 2007/2004 del Consiglio (2).
Articolo 3
Avvio di un’azione
1. L’avvio di un’azione può essere proposto su iniziativa dell’Agenzia alle autorità competenti della Repubblica di Serbia. Le autorità competenti della Repubblica di Serbia possono chiedere all’Agenzia di valutare la possibilità di avviare un’azione.
2. L’esecuzione di un’azione richiede il consenso delle autorità competenti della Repubblica di Serbia e dell’Agenzia.
Articolo 4
Piano operativo
1. Per ogni operazione congiunta o intervento rapido alle frontiere l’Agenzia e la Repubblica di Serbia concordano un piano operativo congiunto. La Commissione europea garantisce l’osservanza dell’articolo 54, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2016/1624 del Parlamento europeo e del Consiglio (3).
2. Il piano operativo congiunto definisce nel dettaglio l’organizzazione e gli aspetti procedurali dell’operazione congiunta o dell’intervento rapido alle frontiere, includendo una descrizione e una valutazione della situazione, lo scopo operativo e gli obiettivi, il tipo di attrezzatura tecnica necessaria, il piano attuativo, la cooperazione con altri paesi terzi, con altri organi o agenzie dell’Unione europea o con organizzazioni internazionali, le disposizioni relative al rispetto dei diritti fondamentali compresa la protezione dei dati personali, la struttura di coordinamento, comando, controllo, comunicazione e presentazione di relazioni, le modalità organizzative e la logistica, la valutazione e gli aspetti finanziari dell’operazione congiunta o dell’intervento rapido alle frontiere. La valutazione dell’operazione congiunta o dell’intervento rapido alle frontiere compete congiuntamente all’autorità competente della Repubblica di Serbia e all’Agenzia.
Articolo 5
Compiti e competenze dei membri delle squadre
1. I membri della squadra hanno l’autorità di svolgere i compiti e di esercitare i poteri esecutivi richiesti per il controllo di frontiera e le operazioni di rimpatrio.
2. I membri della squadra rispettano la legislazione nazionale della Repubblica di Serbia.
3. I membri della squadra possono svolgere compiti ed esercitare le loro competenze sul territorio della Repubblica di Serbia esclusivamente sotto il controllo e in presenza di guardie di frontiera o di altri agenti di polizia della Repubblica di Serbia. L’autorità competente della Repubblica di Serbia impartisce, se del caso, istruzioni alla squadra in conformità del piano operativo. L’autorità competente della Repubblica di Serbia può autorizzare i membri della squadra ad agire per suo conto, a condizione che la responsabilità generale e le funzioni di comando e di controllo restino alle guardie di frontiera o agli altri agenti di polizia della Repubblica di Serbia presenti in ogni momento.
L’Agenzia, tramite il suo funzionario di coordinamento, può comunicare all’autorità competente della Repubblica di Serbia il suo parere sulle istruzioni impartite alla squadra. In tal caso, l’autorità competente della Repubblica di Serbia tiene conto di tale parere e lo segue nella misura del possibile.
Qualora le istruzioni impartite alla squadra non siano conformi al piano operativo, il funzionario di coordinamento ne informa immediatamente il direttore esecutivo dell’Agenzia. Il direttore esecutivo può prendere opportune misure, inclusa la sospensione o la cessazione di un’azione.
4. I membri della squadra indossano la loro uniforme nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze. Portano almeno un’identificazione personale visibile e un bracciale blu con il distintivo dell’Unione europea e dell’Agenzia. Per essere identificabili dalle autorità competenti della Repubblica di Serbia, i membri della squadra sono sempre muniti del documento di accreditamento di cui all’articolo 8.
5. Nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze, i membri della squadra possono portare le armi di ordinanza, le munizioni e l’equipaggiamento autorizzati in conformità con la legislazione nazionale dello Stato membro di appartenenza. Prima dell’impiego dei membri della squadra, la Repubblica di Serbia informa l’Agenzia in merito alle armi di ordinanza, alle munizioni e all’equipaggiamento autorizzati e alle relative condizioni d’uso, nonché al quadro giuridico pertinente. L’Agenzia comunica in anticipo all’autorità competente della Repubblica di Serbia l’elenco delle armi di ordinanza dei membri della squadra, vale a dire le informazioni concernenti il tipo e il numero di serie delle armi e il tipo e il quantitativo di munizioni.
6. Nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze i membri della squadra sono autorizzati a ricorrere all’uso della forza, incluso l’uso delle armi di ordinanza, delle munizioni e dell’equipaggiamento, con il consenso dello Stato membro di appartenenza e della Repubblica di Serbia, in presenza di guardie di frontiera o di altri agenti di polizia della Repubblica di Serbia e conformemente alla legislazione nazionale della Repubblica di Serbia. La Repubblica di Serbia può autorizzare i membri della squadra a usare la forza in assenza di guardie di frontiera o di altri agenti di polizia della Repubblica di Serbia. I membri della squadra possono usare le armi solo quando ciò è assolutamente necessario in caso di legittima difesa per respingere un attacco immediato che attenti alla vita loro o di un’altra persona, in conformità con la legislazione nazionale della Repubblica di Serbia.
7. L’autorità competente della Repubblica di Serbia può, su richiesta, comunicare informazioni rilevanti contenute nelle sue banche dati nazionali ai membri della squadra se questo è necessario per conseguire gli obiettivi operativi specificati nel piano operativo e per l’attuazione delle azioni. Ai membri della squadra possono essere comunicate solo informazioni riguardanti fatti rilevanti necessari per lo svolgimento dei loro compiti e per l’esercizio delle loro competenze. L’Agenzia può comunicare alle competenti autorità della Repubblica di Serbia informazioni rilevanti necessarie per conseguire gli obiettivi operativi specificati nel piano operativo e per l’attuazione delle azioni.
8. Al fine del conseguimento degli obiettivi operativi specificati nel piano operativo e dell’attuazione delle azioni, l’autorità competente della Repubblica di Serbia e i membri della squadra possono scambiarsi altre informazioni e risultati.
9. I membri della squadra di cui al paragrafo 1 e ai paragrafi da 3 a 6 non includono il personale dell’Agenzia.
Articolo 6
Sospensione e cessazione di un’azione
1. Il direttore esecutivo dell’Agenzia può sospendere o porre fine a un’azione, dopo averne informato per iscritto l’autorità competente della Repubblica di Serbia, se tale paese non applica correttamente il presente accordo o il piano operativo. Il direttore esecutivo comunica i motivi di tale sospensione o cessazione all’autorità competente della Repubblica di Serbia.
2. La Repubblica di Serbia può sospendere o porre fine a un’azione, dopo averne informato per iscritto l’Agenzia, se questa o uno degli Stati membri partecipanti non applicano correttamente le il presente accordo o il piano operativo. L’autorità competente della Repubblica di Serbia comunica i motivi di tale sospensione o cessazione all’Agenzia.
3. In particolare, il direttore esecutivo dell’Agenzia o la Repubblica di Serbia possono sospendere o porre fine a un’azione nei casi in cui siano violati i diritti fondamentali o il principio di non respingimento (non refoulement) o le norme di protezione dei dati.
4. La cessazione di un’azione non pregiudica i diritti e gli obblighi derivanti dall’applicazione del presente accordo o del piano operativo prima della cessazione.
Articolo 7
Privilegi e immunità dei membri della squadra
1. I documenti, la corrispondenza e i beni dei membri della squadra godono dell’inviolabilità, salvo nel caso di provvedimenti esecutivi consentiti ai sensi del paragrafo 6.
2. I membri della squadra godono dell’immunità dalla giurisdizione penale della Repubblica di Serbia per gli atti compiuti nel corso e ai fini dell’esercizio di funzioni ufficiali nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
Nell’eventualità di un presunto reato commesso da un membro di una squadra, l’autorità competente di cui all’articolo 13, paragrafo 1, ne informa immediatamente il direttore esecutivo dell’Agenzia e l’autorità competente dello Stato membro di appartenenza.
Dopo attenta considerazione di quanto esposto dallo Stato membro di appartenenza e dalla Repubblica di Serbia, e sulla base delle informazioni fornite dalle parti, il direttore esecutivo dell’Agenzia certifica se l’atto in questione è stato compiuto nell’esercizio di funzioni ufficiali del membro della squadra nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
Nel caso in cui il direttore esecutivo dell’Agenzia certifichi che l’atto è stato compiuto nell’esercizio di funzioni ufficiali del membro della squadra nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo, il membro della squadra beneficia dell’immunità dalla giurisdizione penale della Repubblica di Serbia per tali atti compiuti nel corso e ai fini dell’esercizio delle funzioni ufficiali nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
3. I membri della squadra godono dell’immunità dalla giurisdizione civile e amministrativa della Repubblica di Serbia per tutti gli atti compiuti nel corso e ai fini dell’esercizio di funzioni ufficiali nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
L’autorità competente di cui all’articolo 13, paragrafo 1, informa immediatamente il direttore esecutivo dell’Agenzia e l’autorità competente dello Stato membro di appartenenza di ogni procedimento civile avviato nei confronti di un membro della squadra dinanzi a un giudice.
Dopo attenta considerazione di quanto esposto dallo Stato membro di appartenenza e dalla Repubblica di Serbia, e sulla base delle informazioni fornite dalle parti, il direttore esecutivo dell’Agenzia certifica se l’atto in questione è stato compiuto nell’esercizio di funzioni ufficiali del membro della squadra nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
Nel caso in cui il direttore esecutivo dell’Agenzia certifichi che l’atto è stato compiuto nell’esercizio di funzioni ufficiali del membro della squadra nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo, il membro della squadra beneficia dell’immunità dalla giurisdizione civile e amministrativa della Repubblica di Serbia per tali atti compiuti nel corso e ai fini dell’esercizio delle funzioni ufficiali nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
4. Lo Stato membro di appartenenza può, se del caso, rinunciare all’immunità dalla giurisdizione penale, civile e amministrativa della Repubblica di Serbia ai sensi dei paragrafi 2 e 3 per i membri delle squadre. Tale rinuncia deve sempre essere espressa.
5. I membri della squadra non sono tenuti all’obbligo di rendere testimonianza.
6. La Repubblica di Serbia è responsabile degli eventuali danni causati da un membro di una squadra nell’esercizio di funzioni ufficiali nel corso delle azioni svolte in conformità del piano operativo.
In caso di danni causati da negligenza grave o comportamento doloso o qualora l’atto non sia stato commesso da un membro della squadra di uno Stato membro partecipante nell’esercizio di funzioni ufficiali, la Repubblica di Serbia può richiedere, tramite il direttore esecutivo, che lo Stato membro partecipante in questione risarcisca i danni.
In caso di danni causati da negligenza grave o comportamento doloso o qualora l’atto non sia stato commesso da un membro della squadra che appartiene al personale dell’Agenzia nell’esercizio di funzioni ufficiali, la Repubblica di Serbia può richiedere che l’Agenzia risarcisca i danni.
Né la Repubblica di Serbia, né lo Stato membro partecipante, né l’Agenzia sono responsabili di eventuali danni cagionati nella Repubblica di Serbia per cause di forza maggiore.
7. Nessun provvedimento esecutivo può essere preso nei confronti di membri della squadra, salvo quando a loro carico è avviato un procedimento civile non connesso con le loro funzioni ufficiali. I beni dei membri della squadra, certificati dal direttore esecutivo dell’Agenzia come necessari per l’esercizio delle loro funzioni ufficiali, non possono essere oggetto di sequestro in esecuzione di una sentenza, decisione od ordinanza. Nei procedimenti civili i membri della squadra non sono soggetti ad alcuna limitazione della libertà personale né ad altre misure restrittive.
8. L’immunità dei membri della squadra dalla giurisdizione della Repubblica di Serbia non li esenta dalle giurisdizioni dei rispettivi Stati membri di appartenenza.
9. I membri della squadra, per quanto riguarda le prestazioni rese per conto dell’Agenzia, sono esentati dalle norme di sicurezza sociale in vigore nella Repubblica di Serbia.
10. I membri della squadra sono esenti da qualunque forma di imposizione nella Repubblica di Serbia sulle retribuzioni e sugli emolumenti loro versati dall’Agenzia o dagli Stati membri di appartenenza, nonché su ogni entrata percepita al di fuori della Repubblica di Serbia.
11. La Repubblica di Serbia, in base alle disposizioni legislative e regolamentari che può adottare, concede l’ingresso di oggetti destinati all’uso personale dei membri della squadra e l’esenzione dal pagamento di tutti i dazi doganali, tasse e altri oneri connessi, diversi dagli oneri per l’immagazzinamento, il trasporto e altri servizi analoghi, in relazione a tali oggetti. La Repubblica di Serbia permette altresì l’esportazione di tali oggetti.
12. Il bagaglio personale dei membri della squadra può essere ispezionato esclusivamente qualora sussistano motivi di ritenere che esso contenga oggetti non destinati all’uso personale, oppure oggetti la cui importazione o esportazione sia proibita dalla legislazione o soggetta alle norme di quarantena della Repubblica di Serbia. L’ispezione di detto bagaglio personale avviene solo alla presenza del membro o dei membri della squadra interessati o di un rappresentante autorizzato dell’Agenzia.
Articolo 8
Documento di accreditamento
1. L’Agenzia, in collaborazione con la Repubblica di Serbia, rilascia a ciascun membro della squadra un documento redatto nella lingua o nelle lingue ufficiali della Repubblica di Serbia e in una lingua ufficiale delle istituzioni dell’Unione europea, che identifica il titolare nei confronti delle autorità nazionali della Repubblica di Serbia e ne attesta il diritto di svolgere i compiti e di esercitare le competenze di cui all’articolo 5 e al piano operativo. Nel documento figurano i seguenti dati di ciascun membro: nome e cittadinanza; grado o funzione; una fotografia digitale recente e i compiti che è autorizzato a svolgere durante la missione. Nel documento viene inoltre indicato che il titolare ha il diritto di soggiornare sul territorio della Repubblica di Serbia per la durata di un’azione senza ulteriori procedure.
2. Il documento di accreditamento, in combinazione con un documento di viaggio valido, conferisce al membro della squadra il diritto di entrare nella Repubblica di Serbia senza l’obbligo di visto o altra autorizzazione preliminare.
3. Il documento di accreditamento è restituito all’Agenzia al termine dell’azione.
4. Prima dell’inizio dell’applicazione del presente accordo e ogniqualvolta il modello venga modificato, l’Agenzia fornisce alle autorità competenti della Repubblica di Serbia un esemplare del documento di accreditamento di cui al paragrafo 1.
Articolo 9
Diritti fondamentali
1. I membri della squadra, nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze, rispettano pienamente i diritti e le libertà fondamentali, segnatamente l’accesso alle procedure di asilo, la dignità umana, la proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, il diritto alla libertà, il principio di non respingimento (non refoulement) e il divieto delle espulsioni collettive, i diritti del minore e il diritto al rispetto della vita privata e della vita familiare. Nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze, essi non esercitano nessuna forma di discriminazione verso le persone, comprese le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età e l’orientamento sessuale. Qualsiasi misura che interferisca con tali diritti e libertà fondamentali, presa nello svolgimento dei loro compiti e nell’esercizio delle loro competenze, deve essere proporzionata agli obiettivi perseguiti dalla misura stessa e deve rispettare l’essenza di tali diritti e libertà fondamentali.
2. Ciascuna parte si avvale di un meccanismo esistente per trattare i casi di presunta violazione dei diritti fondamentali di cui si sia reso responsabile il proprio personale nell’esercizio di funzioni ufficiali nel corso di un’operazione congiunta, di un’azione nell’ambito del presente accordo.
Articolo 10
Trattamento dei dati personali
1. Si procede al trattamento di dati personali solo nei casi in cui ciò sia necessario per l’applicazione del presente accordo da parte della Repubblica di Serbia, dell’Agenzia o degli Stati membri partecipanti.
2. Il trattamento di dati personali da parte dell’autorità competente della Repubblica di Serbia è soggetto alla legislazione nazionale di tale paese.
3. Al trattamento di dati personali per scopi amministrativi da parte dell’Agenzia e dello o degli Stati membri partecipanti, anche in caso di trasferimento di dati personali alla Repubblica di Serbia, si applicano il regolamento (UE) 2018/1725 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2018, sulla tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell’Unione e sulla libera circolazione di tali dati, e che abroga il regolamento (CE) n. 45/2001 e la decisione n. 1247/2002/CE (4); il regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati) (5); la direttiva (UE) 2016/680 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la decisione quadro 2008/977/GAI del Consiglio (6), e le misure adottate dall’Agenzia per l’applicazione del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (7), di cui all’articolo 45, paragrafo 2 del regolamento (UE) 2016/1624.
4. Nell’eventualità che il trattamento implichi il trasferimento di dati personali, gli Stati membri e l’Agenzia indicano, al momento di tale trasferimento di dati personali all’autorità competente della Repubblica di Serbia, le eventuali limitazioni al loro accesso o uso, in termini generali o specifici, anche per quanto concerne il trasferimento, la cancellazione o la distruzione. Qualora tali limitazioni si rendano necessarie dopo il trasferimento dei dati personali, ne informano l’autorità competente della Repubblica di Serbia.
5. I dati personali raccolti e ulteriormente trattati per scopi amministrativi durante un’azione possono essere trattati dall’Agenzia, dagli Stati membri partecipanti e dall’autorità competente della Repubblica di Serbia conformemente alla legislazione applicabile in materia di protezione dei dati.
Ai fini dell’attuazione del presente accordo, l’autorità competente della Repubblica di Serbia tiene un registro dei dati personali raccolti e ulteriormente trattati ai sensi del presente articolo. I dati interessati da tale registro sono: nome e cognome, data di nascita, luogo di nascita, paese di origine, numero e tipo di documenti personali o di altri documenti, luogo e ora del trattamento dei dati e motivo della raccolta e del trattamento.
I dati contenuti nel registro sono conservati per tre anni dalla data della raccolta.
6. L’Agenzia, gli Stati membri partecipanti e la Repubblica di Serbia redigono una relazione comune sull’applicazione dei paragrafi da 1 a 5 alla fine di ciascuna azione. La relazione è inviata alle autorità competenti della Repubblica di Serbia, al responsabile dei diritti fondamentali e al responsabile della protezione dei dati dell’Agenzia. Il responsabile dei diritti fondamentali e il responsabile della protezione dei dati dell’Agenzia riferiscono al direttore esecutivo dell’Agenzia.
Articolo 11
Controversie e interpretazione
1. Tutte le questioni relative all’applicazione del presente accordo sono esaminate congiuntamente dalle autorità competenti della Repubblica di Serbia e da rappresentanti dell’Agenzia.
2. Se non si giunge a una composizione, le controversie connesse all’interpretazione o all’applicazione del presente accordo sono esaminate esclusivamente per via negoziale tra la Repubblica di Serbia e la Commissione europea.
3. Ai fini dei paragrafi 1 e 2, l’Agenzia e la Commissione europea sono costantemente in contatto con lo Stato membro o gli Stati membri confinanti con l’area operativa.
Articolo 12
Rapporto con altri obblighi internazionali
Il presente accordo fa salvi gli obblighi assunti dalla Repubblica di Serbia o dall’Unione europea sulla base di trattati e accordi internazionali in conformità di principi di diritto internazionale generalmente riconosciuti, e non pregiudica la loro applicazione.
Articolo 13
Autorità competenti
1. L’autorità competente per l’applicazione del presente accordo nella Repubblica di Serbia è il ministero degli Affari interni.
2. L’autorità competente dell’Unione europea per l’applicazione del presente accordo è l’Agenzia.
Articolo 14
Entrata in vigore, durata, sospensione e denuncia
1. Il presente accordo è approvato dalle parti secondo le rispettive procedure giuridiche interne.
2. Il presente accordo entra in vigore il primo giorno del secondo mese successivo alla data in cui le parti si sono reciprocamente notificate l’avvenuto espletamento delle procedure giuridiche interne di cui al paragrafo 1.
3. Il presente accordo può essere sospeso o denunciato con accordo scritto tra le parti o unilateralmente da ciascuna delle parti. Nell’ultimo caso, la parte che intende sospendere o denunciare il presente accordo notifica tale intenzione per iscritto all’altra parte tramite i canali diplomatici.
La sospensione ha effettooil decimo giorno lavorativo dal ricevimento della notifica.
La denuncia ha effetto il primo giorno del secondo mese successivo al mese della notifica.
4. Le notifiche ai sensi del presente articolo sono inviate, nel caso dell’Unione europea, al segretariato generale del Consiglio dell’Unione europea e, nel caso della Repubblica di Serbia, al ministero degli Esteri della Repubblica di Serbia.
Articolo 15
Lingue
Il presente accordo è redatto in duplice esemplare, nelle lingue bulgara, croata, ceca, danese, neerlandese, inglese, estone, finlandese, francese, tedesca, greca, ungherese, italiana, lettone, lituana, maltese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese e serba, tutti i testi facenti ugualmente fede.
Съставено в Белград на осемнадесети и в Скопие на деветнадесети ноември две хиляди и деветнадесета година.
Hecho en Belgrado, el dieciocho, y en Skopie, el diecinueve de noviembre de dos mil diecinueve.
V Bělehradě dne osmnáctého a ve Skopji dne devatenáctého listopadu dva tisíce devatenáct.
Udfærdiget i Beograd den attende og i Skopje den nittende november to tusind og nitten.
Geschehen zu Belgrad am achtzehnten November und zu Skopje am neunzehnten November zweitausendneunzehn.
Kahe tuhande üheksateistkümnenda aasta novembrikuu kaheksateistkümnendal päeval Belgradis ja üheksateistkümnendal päeval Skopjes.
Έγινε στο Βελιγράδι στις δεκαοκτώ και στα Σκόπια στις δεκαεννέα Νοεμβρίου δύο χιλιάδες δεκαεννέα.
Done at Belgrade on the eighteenth day and at Skopje on the nineteenth day of November in the year two thousand and nineteen.
Fait à Belgrade, le dix-huit novembre deux mille dix-neuf, et à Skopje, le dix-neuf novembre deux mille dix-neuf.
Sastavljeno u Beogradu osamnaestog studenoga i u Skopju devetnaestog studenoga godine dvije tisuće devetnaeste.
Fatto a Belgrado, addì diciotto e a Skopje, addì diciannove novembre duemiladiciannove.
Belgradā, divi tūkstoši deviņpadsmitā gada astoņpadsmitajā novembrī, un Skopjē, deviņpadsmitajā novembrī.
Priimta Belgrade du tūkstančiai devynioliktų metų lapkričio aštuonioliktą dieną ir Skopjėje du tūkstančiai devynioliktų metų lapkričio devynioliktą dieną.
Kelt Belgrádban, a kétezer-tizenkilencedik év november havának tizennyolcadik napján és Szkopjében, a kétezer-tizenkilencedik év november havának tizenkilencedik napján.
Magħmul f'Belgrad fit-tmintax-il jum u fi Skopje fid-dsatax-il jum ta’ Novembru fis-sena elfejn u dsatax.
Gedaan te Belgrado op achttien november en te Skopje op negentien november tweeduizend negentien.
Sporządzono w Belgradzie dnia osiemnastego listopada i w Skopje dnia dziewiętnastego listopada roku dwa tysiące dziewiętnastego.
Feito em Belgrado, em dezoito, e em Skopje, em dezanove de novembro de dois mil e dezanove.
Întocmit la Belgrad la optsprezece și la Skopje la nouăsprezece noiembrie două mii nouăsprezece.
V Belehrade osemnásteho a v Skopje devätnásteho novembra dvetisícdevätnásť.
V Beogradu, dne osemnajstega novembra, in v Skopju, dne devetnajstega novembra leta dva tisoč devetnajst.
Tehty Belgradissa kahdeksantenatoista päivänä ja Skopjessa yhdeksäntenätoista päivänä marraskuuta vuonna kaksituhattayhdeksäntoista.
Som skedde i Belgrad den artonde november och i Skopje den nittonde november år tjugohundranitton.
Потписано у Београду осамнаестог новембра и у Скопљу деветнаестог новембра две хиљаде деветнаесте године.
(1) GU L 334 del 19.12.2007, pag. 46.
(*1) Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244/1999 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo.
(2) Regolamento (CE) 2007/2004 del Consiglio, del 26 ottobre 2004, che istituisce un’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea (GU L 349 del 25.11.2004, pag. 1).
(3) Regolamento (UE) 2016/1624 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 settembre 2016, relativo alla guardia di frontiera e costiera europea che modifica il regolamento (UE) 2016/399 del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga il regolamento (CE) n. 863/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, il regolamento (CE) n. 2007/2004 del Consiglio e la decisione 2005/267/CE del Consiglio (GU L 251 del 16.9.2016, pag. 1).
(4) GU L 295 del 21.11.2018, pag. 39.
(5) GU L 119 del 4.5.2016, pag. 1.
(6) GU L 119 del 4.5.2016, pag. 89.
(7) GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1.
DICHIARAZIONE COMUNE RELATIVA ALL’ARTICOLO 2, LETTERA b)
Le parti prendono atto del fatto che l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera aiuterà la Repubblica di Serbia a controllare efficacemente le sue frontiere con qualsiasi paese che non sia membro dell’Unione europea con mezzi diversi dall’invio delle squadre della guardia di frontiera e costiera europea con poteri esecutivi.
DICHIARAZIONE COMUNE SULLO STATUS E LA DELIMITAZIONE DEI TERRITORI
Il presente accordo e qualsiasi atto compiuto in sua applicazione dalle parti o a loro nome, ivi compresa la definizione dei piani operativi o la partecipazione a operazioni transfrontaliere, non incidono in alcun modo sullo status e sulla delimitazione ai sensi del diritto internazionale del territorio della Serbia e dei territori in cui si applicano il trattato sull’Unione europea e il trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
DICHIARAZIONE COMUNE RELATIVA ALL’ISLANDA, ALLA NORVEGIA, ALLA SVIZZERA E AL LIECHTENSTEIN
Le parti prendono atto degli stretti legami che uniscono l’Unione europea alla Norvegia, all’Islanda, alla Svizzera e al Liechtenstein, segnatamente in virtù degli accordi del 18 maggio 1999 e del 26 ottobre 2004 sull’associazione di detti paesi all’attuazione, all’applicazione e allo sviluppo dell’acquis di Schengen.
Di conseguenza, è auspicabile che le autorità della Norvegia, dell’Islanda, della Svizzera e del Liechtenstein, da un lato, e le autorità della Repubblica di Serbia, dall’altro, concludano quanto prima accordi bilaterali riguardanti le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia a condizioni analoghe a quelle del presente accordo.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo sullo status tra l’Unione europea e la Serbia riguardante le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera in Serbia
QUAL È L’OBIETTIVO DELLA DECISIONE E DELL’ACCORDO?
L’accordo riguarda la cooperazione tra l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, istituita dal regolamento (UE) 2019/1896 (si veda la sintesi), e la Repubblica di Serbia quando l’agenzia opera sul territorio del paese. La decisione approva l’accordo tra la Serbia e l’Unione europea (Unione).
PUNTI CHIAVE
Un’azione*:può essere proposta alla Serbia dall’agenzia o essere richiesta dalla Serbia; richiede il consenso della Serbia e dell’agenzia.È necessario un piano operativo congiunto, concordato dall’agenzia e dalla Serbia, per ogni operazione congiunta* o intervento rapido alle frontiere* sul territorio serbo. Essa definisce nel dettaglio elementi quali:organizzazione, procedure, coordinamento, finanziamento e valutazione; descrizione e analisi della situazione con obiettivi operativi; cooperazione con altre agenzie, paesi terzi e organizzazioni internazionali; rispetto dei diritti fondamentali, compresa la protezione dei dati personali.I membri del gruppo d’azione:detengono l’autorità e i poteri necessari per le operazioni di controllo alla frontiera e di rimpatrio; rispettano la legislazione nazionale della Serbia; operano seguendo istruzioni da parte di e in presenza di guardie di frontiera serbe o altri agenti di polizia, e possono esprimere i propri pareri su tali istruzioni alle autorità nazionali; indossano la propria uniforme con targhetta di identificazione personale visibile e le mostrine dell’Unione e dell’agenzia; possono, a seconda di determinate condizioni, indossare e utilizzare armi, munizioni e apparecchiature; possono richiedere informazioni presenti nelle banche dati nazionali necessarie per il proprio lavoro; godono di privilegi e immunità, sebbene l’immunità dalla giurisdizione penale, civile e amministrativa possa essere revocata in determinate situazioni; ricevono un documento di accreditamento rilasciato dall’agenzia e dalla Serbia, che ne conferma l’identità e il diritto di lavoro nell’ambito del piano operativo.Il direttore esecutivo dell’agenzia o la Serbia possono sospendere o cancellare un’azione dopo avere informato l’altra parte per iscritto, in caso di inadeguata attuazione del piano operativo.
Il trattamento dei dati personali può verificarsi solo qualora risulti necessario per la Serbia, l’agenzia o gli Stati membri dell’Unione europea partecipanti al fine di attuare l’accordo. La Serbia può conservare un registro dei dati raccolti e utilizzati per tre anni.
L’autorità competente serba (il ministero responsabile degli affari interni) e l’agenzia esaminano insieme tutte le problematiche derivanti dall’accordo. Eventuali controversie relative all’interpretazione o all’applicazione dell’accordo saranno risolte dal ministero e dalla Commissione europea.
Una o entrambe le parti possono sospendere o rescindere l’accordo per iscritto.
Le dichiarazioni comuni dell’accordo stabiliscono che:l’agenzia sosterrà la Serbia nel controllo delle frontiere con i paesi terzi senza il dispiegamento dei propri gruppi; l’accordo non pregiudica lo status e la delimitazione secondo il diritto internazionale del territorio serbo o dell’Unione; Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Serbia e Svizzera sono esortate a concludere senza indugio accordi bilaterali analoghi a quello tra Serbia e Unione.L’Irlanda non partecipa all’accordo e la Danimarca ha sei mesi di tempo per decidere se partecipare o meno.
L’accordo non:amplia l’ambito di applicazione dell’accordo di riammissione tra Unione e Serbia (si veda la sintesi); riguarda il Kosovo*.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
L’accordo è entrato in vigore il 1o maggio 2021.
CONTESTO
Si tratta del terzo accordo tra l’Unione e un paese partner. Accordi precedenti sono stati sottoscritti con l’Albania nel 2018 e con il Montenegro nel 2019.
La cooperazione con i paesi terzi costituisce una componente importante della gestione integrata delle frontiere europee.
Nel 2019, l’Unione ha adottato un nuovo regolamento [regolamento (UE) 2019/1896] che rafforza il ruolo dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Ciò consente all’Unione europea di concludere accordi e di intraprendere operazioni congiunte in paesi che non appartengono alla sua sfera di vicinato.
Per maggiori informazioni, si veda:Gestione delle frontiere: l’Unione europea firma accordi con la Serbia per la cooperazione con la guardia di frontiera e costiera — comunicato stampa (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Azione: operazione congiunta, intervento rapido alle frontiere o operazione di rimpatrio.
Operazione congiunta: azione per gestire l’immigrazione illegale e la criminalità transfrontaliera o fornire assistenza tecnica o operativa presso le frontiere della Serbia con gli Stati membri (Bulgaria, Croazia, Ungheria e Romania).
Intervento rapido alle frontiere: azione che risponde in modo tempestivo a difficoltà specifiche e sproporzionate in prossimità delle frontiere della Serbia con uno Stato membro.
DOCUMENTI PRINCIPALI
Accordo sullo status tra l’Unione europea e la Repubblica di Serbia riguardante le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia (GU L 202 del 25.6.2020, pag. 3).
Decisione (UE) 2020/865 del Consiglio del 26 maggio 2020 relativa alla conclusione dell’accordo sullo status tra l’Unione europea e la Repubblica di Serbia riguardante le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia (GU L 202 del 25.6.2020, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Informazione riguardante l’entrata in vigore dell’accordo tra l’Unione europea e la Repubblica di Serbia riguardante le azioni dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia (GU L 101 del 23.3.2021, pag. 1).
Regolamento (UE) 2019/1896 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2019, relativo alla guardia di frontiera e costiera europea e che abroga i regolamenti (UE) n. 1052/2013 e (UE) 2016/1624 (GU L 295 del 14.11.2019, pag. 1).
* La designazione è in linea con la risoluzione UNSCR 1244/1999 e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo. |
Statistiche dell’Unione europea: bilancia dei pagamenti, scambi di servizi e investimenti diretti all’estero
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Stabilisce un quadro comune per la regolare produzione di statistiche dell’Unione europea (UE) sulla bilancia dei pagamenti, gli scambi internazionali di servizi e gli investimenti diretti esteri (IDE).
PUNTI CHIAVE
I paesi dell’UE devono:
presentare le tre serie di dati economici al dipartimento statistico della Commissione europea (Eurostat) secondo le tempistiche e i controlli di qualità stabiliti;
raccogliere le informazioni richieste utilizzando tutte le fonti, comprese le fonti di dati amministrativi quali i registri di imprese, che ritengono pertinenti e appropriate;
comunicare a Eurostat qualsiasi importante cambiamento metodologico o altro tipo di cambiamento suscettibile di influenzare i dati trasmessi, entro tre mesi dalla sua entrata in vigore.
Eurostat:
valuta la qualità dei dati ricevuti sulla base delle relazioni nazionali sulla qualità;
prepara e pubblica una relazione sulla qualità delle statistiche europee contemplate dal presente regolamento;
invia tale relazione al Parlamento europeo e al Consiglio per conoscenza;
con i suoi partner internazionali, sviluppa una metodologia appropriata per la compilazione delle statistiche sugli investimenti diretti all’estero (IDE);
istituisce studi pilota sugli IDE entro il 20 luglio 2018, che verranno eseguiti dalle autorità nazionali;
prepara una relazione entro il 20 luglio 2019 sui risultati degli studi di cui sopra, individuando eventuali problemi da affrontare;
propone modifiche al regolamento per definire i requisiti metodologici e relativi ai dati per le statistiche annuali IDE sul concetto di proprietà finale oltre a quelli che distinguono gli investimenti greenfield (nuove iniziative) dalle acquisizioni (iniziative esistenti), se del caso;
scambia con la Banca centrale europea dati relativi agli aggregati UE-28 per stabilire una bilancia dei pagamenti;
pubblica sul sito web della Commissione i dati nazionali e gli aggregati unionali sulla base dei dati trasmessi dai paesi dell’UE.
I flussi di dati che Eurostat riceve in base al regolamento (CE) n. 184/2005 sono:
statistiche mensili e trimestrali relative alla bilancia dei pagamenti;
scambi internazionali di servizi;
flussi e posizioni di investimenti diretti all’estero.
Entro il 28 febbraio 2018, e ogni 5 anni, la Commissione dovrà pubblicare una relazione sull’attuazione del regolamento (UE) 2016/1013, che modifica il regolamento (CE) n. 184/2005, per:
valutare la qualità dei dati ricevuti;
valutare costi e benefici delle informazioni statistiche;
individuare i settori in cui sono possibili miglioramenti.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Si applica dal 28 febbraio 2005.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare gli articoli sul sito web di Eurostat in materia di:
statistiche relative alla bilancia dei pagamenti;
statistiche relative agli investimenti diretti all’estero;
scambi internazionali di servizi.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 184/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 gennaio 2005, relativo alle statistiche comunitarie inerenti alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all’estero (GU L 35 dell’8.2.2005, pagg. 23-55)
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 184/2005 sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. | REGOLAMENTO (CE) N. 184/2005 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 12 gennaio 2005
relativo alle statistiche comunitarie inerenti alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 285, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere della Banca centrale europea, espresso conformemente all'articolo 105, paragrafo 4, del trattato (1),
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
Il trattato stabilisce che la Commissione presenti relazioni al Consiglio al fine di consentire a quest'ultimo di sorvegliare l'evoluzione economica in ciascuno degli Stati membri e nella Comunità, nonché la coerenza delle politiche economiche con taluni indirizzi di massima.
(2)
Conformemente al trattato, la Commissione deve presentare al Consiglio proposte per l'attuazione della politica commerciale comune e il Consiglio deve autorizzare la Commissione ad aprire i negoziati necessari.
(3)
L'applicazione e la revisione degli accordi commerciali, incluso l'accordo generale sugli scambi di servizi (GATS) (3), e l'accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (ADPIC/TRIP) (4) nonché i negoziati in corso e futuri relativi ad ulteriori accordi rendono necessario disporre delle informazioni statistiche pertinenti.
(4)
Il regolamento (CE) n. 2223/96 del Consiglio, del 25 giugno 1996, relativo al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nella Comunità (5) («SEC 95»), contiene il quadro di riferimento per le norme, le definizioni, le classificazioni e le regole contabili comuni ai fini dell'elaborazione dei conti degli Stati membri per le esigenze statistiche della Comunità allo scopo di ottenere risultati comparabili tra gli Stati membri.
(5)
Il piano d'azione relativo alle esigenze statistiche dell'UME presentato al Consiglio nel settembre 2000 e la terza, quarta e quinta relazione sull'avanzamento dei lavori, anch'esse accolte favorevolmente dal Consiglio, prevedono la presentazione entro 90 giorni di conti europei trimestrali per settore istituzionale. La presentazione tempestiva di dati trimestrali di bilancia dei pagamenti costituisce un presupposto essenziale per l'elaborazione di tali conti europei trimestrali.
(6)
Il regolamento (CE, Euratom) n. 58/97 del Consiglio, del 20 dicembre 1996, relativo alle statistiche strutturali sulle imprese (6), ha istituito un quadro comune per la raccolta, l'elaborazione, la trasmissione e la valutazione delle statistiche comunitarie sulla struttura, l'attività, la competitività e il rendimento delle imprese nella Comunità e precisa le caratteristiche da rilevare in tale settore.
(7)
Il regolamento (CE) n. 2560/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 19 dicembre 2001, sui pagamenti transfrontalieri in euro (7), ha avuto un impatto diretto sulla raccolta di statistiche; un aumento della soglia prevista da detto regolamento avrebbe un notevole impatto sull'onere di comunicazione per le imprese e sulla qualità delle statistiche della bilancia dei pagamenti degli Stati membri, in particolare negli Stati membri che hanno sistemi di raccolta basati sulle liquidazioni.
(8)
Collettivamente, il manuale della bilancia dei pagamenti del Fondo monetario internazionale, l'indirizzo della Banca centrale europea (BCE), del 2 maggio 2003, sugli obblighi di segnalazione statistica della Banca centrale europea nel settore delle statistiche relative a bilancia dei pagamenti, posizione patrimoniale sull'estero e schema delle riserve internazionali (8), il manuale delle statistiche degli scambi internazionali di servizi delle Nazioni Unite e la definizione di riferimento degli investimenti diretti all'estero dell'OCSE definiscono le norme generali per l'elaborazione delle statistiche relative alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero.
(9)
Nel campo delle statistiche inerenti alla bilancia dei pagamenti, la BCE e la Commissione coordinano, se del caso, i lavori relativi alla loro elaborazione. Il presente regolamento definisce in particolare le informazioni statistiche che la Commissione richiede agli Stati membri per produrre statistiche comunitarie inerenti alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero. Ai fini della produzione e della diffusione di queste statistiche comunitarie, la Commissione e gli Stati membri si consultano reciprocamente su questioni riguardanti la qualità dei dati forniti e la loro diffusione.
(10)
Il regolamento (Euratom, CEE) n. 1588/90 del Consiglio, dell'11 giugno 1990, relativo alla trasmissione all'Istituto statistico delle Comunità europee di dati statistici protetti dal segreto (9), stabilisce che le norme nazionali relative al segreto statistico non possono essere invocate contro la trasmissione all'autorità comunitaria (Eurostat) di dati statistici riservati allorquando un atto di diritto comunitario che disciplina una statistica comunitaria preveda la trasmissione di tali dati.
(11)
Il regolamento (CE) n. 2533/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sulla raccolta di informazioni statistiche da parte della Banca centrale europea (10), definisce un regime di riservatezza che si applica alle informazioni statistiche riservate trasmesse alla BCE.
(12)
La produzione di statistiche comunitarie specifiche è disciplinata dalle disposizioni del regolamento (CE) n. 322/97 del Consiglio, del 17 febbraio 1997, sulle statistiche comunitarie (11).
(13)
Vi è una chiara esigenza di elaborare statistiche a livello comunitario relative alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero nel rispetto di standard di qualità statistica comuni.
(14)
Poiché lo scopo del presente regolamento, in particolare la creazione di norme di qualità statistica comuni per la produzione di statistiche comparabili relative alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono essere realizzati meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tale scopo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(15)
Al fine di garantire l'osservanza degli obblighi precisati nel presente regolamento, le istituzioni nazionali responsabili per la rilevazione dei dati all'interno degli Stati membri possono avere necessità di accedere a fonti di dati amministrativi, quali i registri di imprese gestiti da altre istituzioni pubbliche, e ad altre basi di dati contenenti informazioni sulle posizioni e sulle operazioni sull'estero ogni qualvolta tali dati sono necessari per la produzione di statistiche comunitarie.
(16)
Le misure necessarie per l'esecuzione del presente regolamento sono adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (12),
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento istituisce un quadro comune per la produzione sistematica di statistiche comunitarie relative alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero.
Articolo 2
Trasmissione dei dati
1. Gli Stati membri trasmettono alla Commissione (Eurostat) dati relativi alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero come precisato nell'allegato I. I dati sono quelli definiti nell'allegato II.
2. Gli Stati membri trasmettono i dati alla Commissione (Eurostat) nel rispetto delle scadenze indicate nell'allegato I.
Articolo 3
Fonti di dati
1. Gli Stati membri raccolgono le informazioni richieste nel presente regolamento utilizzando tutte le fonti che essi ritengono pertinenti e appropriate. Esse possono comprendere fonti di dati amministrativi quali i registri di imprese.
2. Le persone fisiche e giuridiche tenute a fornire le informazioni rispettano, allorché trasmettono tali informazioni, i termini e le definizioni fissate dalle istituzioni nazionali responsabili per la rilevazione di dati all'interno degli Stati membri in conformità con il presente regolamento.
3. Nel caso in cui i dati richiesti non possano essere rilevati a un costo ragionevole è ammessa la trasmissione delle migliori stime possibili (compresi i valori zero).
Articolo 4
Criteri e relazioni in tema di qualità
1. Gli Stati membri adottano tutte le disposizioni ragionevoli che ritengono necessarie per garantire la qualità dei dati trasmessi conformemente a standard di qualità comuni.
2. Gli Stati membri trasmettono alla Commissione una relazione sulla qualità dei dati comunicati (in prosieguo denominata «relazione sulla qualità»).
3. Gli standard di qualità comuni nonché il contenuto e la periodicità delle relazioni sulla qualità sono specificati secondo la procedura di cui all'articolo 11, paragrafo 2, tenuto conto delle implicazioni per quanto concerne i costi di rilevazione e di elaborazione dei dati e cambiamenti importanti riguardanti la rilevazione dei dati.
La qualità dei dati trasmessi è valutata, sulla base delle relazioni sulla qualità, dalla Commissione assistita dal comitato della bilancia dei pagamenti di cui all'articolo 11. Tale valutazione della Commissione è trasmessa per conoscenza al Parlamento europeo.
4. Gli Stati membri comunicano alla Commissione entro un termine massimo di tre mesi dalla loro entrata in vigore significativi cambiamenti metodologici o di altro tipo suscettibili d'influenzare i dati trasmessi. La Commissione notifica al Parlamento europeo e agli altri Stati membri ogni siffatta comunicazione.
Articolo 5
Flussi di dati
Le statistiche da elaborare sono raggruppate per la trasmissione alla Commissione (Eurostat) secondo i seguenti flussi di dati:
a)
indicatori della bilancia dei pagamenti in euro;
b)
statistiche trimestrali relative alla bilancia dei pagamenti;
c)
scambi internazionali di servizi;
d)
flussi di investimenti diretti all'estero;
e)
posizioni di investimenti diretti all'estero.
Tali flussi di dati sono conformi a quanto specificato nell'allegato I.
Articolo 6
Periodo di riferimento e periodicità
Gli Stati membri elaborano i flussi di dati nel rispetto del primo periodo di riferimento e della periodicità specificati nell'allegato I.
Articolo 7
Trasmissione dei dati
Gli Stati membri trasmettono alla Commissione (Eurostat) i dati di cui al presente regolamento utilizzando un formato e una procedura definiti dalla Commissione secondo la procedura di cui all'articolo 11, paragrafo 2.
Articolo 8
Trasmissione e scambio di dati riservati
1. Nonostante le norme stabilite nell'articolo 5, paragrafo 4, del regolamento (CEE, Euratom) n. 1588/90, la trasmissione di dati riservati tra Eurostat e la BCE può avvenire nella misura in cui tale trasmissione è necessaria per garantire la coerenza tra i dati della bilancia dei pagamenti dell'Unione europea e quelli del territorio economico degli Stati membri che hanno adottato la moneta unica.
2. Il paragrafo 1 si applica a condizione che la BCE tenga debito conto dei principi definiti all'articolo 10 del regolamento (CE) n. 322/97 e rispetti le condizioni di cui all'articolo 14 dello stesso regolamento.
3. Lo scambio di dati riservati, quali definiti all'articolo 13 del regolamento (CE) n. 322/97, è permesso tra gli Stati membri nella misura in cui tale scambio è necessario per garantire la qualità dei dati della bilancia dei pagamenti dell'Unione europea.
Gli Stati membri che ricevono dati riservati da altri Stati membri trattano tali informazioni in maniera riservata.
Articolo 9
Diffusione
La Commissione (Eurostat) provvede alla diffusione delle statistiche comunitarie elaborate in forza del presente regolamento con una cadenza simile a quella indicata nell'allegato I.
Articolo 10
Adeguamento ai cambiamenti economici e tecnici
Le disposizioni necessarie per tener conto dei cambiamenti economici e tecnici sono fissate secondo la procedura di cui all'articolo 11, paragrafo 2.
Tali disposizioni riguardano:
a)
l'aggiornamento delle definizioni (allegato II);
b)
l'aggiornamento dei requisiti relativi ai dati, inclusi i termini per la trasmissione nonché le revisioni, gli ampliamenti e le cancellazioni di flussi di dati (allegato I).
Articolo 11
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato denominato «comitato della bilancia dei pagamenti» (in appresso «comitato»).
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto delle disposizioni dell'articolo 8 della stessa.
Il periodo di cui all'articolo 5, paragrafo 6, della decisione 1999/468/CE è fissato a tre mesi.
3. Il comitato adotta il proprio regolamento interno.
4. La BCE può partecipare alle riunioni del comitato in veste di osservatore.
Articolo 12
Relazione sull'applicazione
Entro il 28 febbraio 2010 la Commissione trasmette al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulla sua applicazione.
In particolare la relazione:
a)
registra la qualità delle statistiche elaborate;
b)
valuta i benefici che derivano alla Comunità e agli Stati membri, nonché ai fornitori e agli utilizzatori delle informazioni, dalle statistiche elaborate in rapporto ai costi;
c)
individua i settori in cui sono possibili miglioramenti nonché le modifiche ritenute necessarie alla luce dei risultati ottenuti.
d)
riesamina il funzionamento del comitato e raccomanda in merito all'opportunità di ridefinire la portata delle misure di esecuzione.
Articolo 13
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo a quello di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Strasburgo, il 12 gennaio 2005.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. P. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
Il presidente
N. SCHMIT
(1) GU C 296 del 6.12.2003, pag. 5.
(2) Parere del Parlamento europeo del 30 marzo 2004 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 13 dicembre 2004.
(3) GU L 336 del 23.12.1994, pag. 191.
(4) GU L 336 del 23.12.1994, pag. 214.
(5) GU L 310 del 30.11.1996, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1267/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 180 del 18.7.2003, pag. 1).
(6) GU L 14 del 17.1.1997, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1882/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(7) GU L 344 del 28.12.2001, pag. 13.
(8) GU L 131 del 28.5.2003, pag. 20.
(9) GU L 151 del 15.6.1990, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1882/2003.
(10) GU L 318 del 27.11.1998, pag. 8.
(11) GU L 52 del 22.2.1997, pag. 1. Regolamento modificato dal regolamento (CE) n. 1882/2003.
(12) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
ALLEGATO I
FLUSSI DI DATI
di cui all'articolo 5
1. Indicatori della bilancia dei pagamenti in euro
BOP EUR
Indicatori in euro
Scadenza: t (1) + 2 mesi
Periodicità: trimestrale
Primo periodo di riferimento: 1o trimestre 2006
Crediti
Debiti
Saldo netto
Conto corrente
Extra UE
Extra UE
Extra UE
Servizi
Extra UE
Extra UE
Extra UE
2. Statistiche trimestrali relative alla bilancia dei pagamenti
BOP Q
Dati trimestrali
Scadenza: t + 3 mesi
Periodicità: trimestrale
Primo periodo di riferimento: 1o trimestre 2006
Crediti
Debiti
Saldo netto
I.
Conto corrente
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Beni
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Trasporti
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Viaggi
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Comunicazioni
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi di costruzione
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi di assicurazione
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi finanziari
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi informatici e di informazione
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Royalty e diritti di licenza
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Altri servizi alle imprese
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi personali, culturali e ricreativi
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi delle amministrazioni pubbliche non compresi altrove
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Redditi
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Redditi da lavoro dipendente
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Redditi da capitale
—
Investimenti diretti
Livello 1
Livello 1
Livello 1
—
Investimenti di portafoglio
Extra UE
Mondo
—
Altri investimenti
Extra UE
Extra UE
Extra UE
Trasferimenti correnti
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Amministrazioni pubbliche
Extra UE
Extra UE
Extra UE
Altri settori
Extra UE
Extra UE
Extra UE
II.
Conto capitale
Extra UE
Extra UE
Extra UE
Attività nette
Passività nette
Saldo netto
III.
Conto finanziario
Investimenti diretti
Livello 1
All'estero
Livello 1
—
Azioni ed altre partecipazioni
Livello 1
—
Utili reinvestiti
Livello 1
—
Altri flussi
Livello 1
Nell'economia segnalante
Livello 1
—
Azioni ed altre partecipazioni
Livello 1
—
Utili reinvestiti
Livello 1
—
Altri flussi
Livello 1
Investimenti di portafoglio
Extra UE
Mondo
Strumenti finanziari derivati
Mondo
Altri investimenti
Extra UE
Extra UE
Extra UE
3. Scambi internazionali di servizi
BOP ITS
Scambi internazionali di servizi
Scadenza: t + 9 mesi
Periodicità: annuale
Primo periodo di riferimento: 2006
Crediti
Debiti
Saldo netto
Totale servizi
Livello 3
Livello 3
Livello 3
Trasporti
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti marittimi
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti aerei
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altri trasporti
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Classificazione estesa di «Altri trasporti»
Trasporti spaziali
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti ferroviari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti su strada
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti per vie d'acqua interne
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti mediante condotte e trasmissione di energia elettrica
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altri servizi di supporto e ausiliari dei trasporti
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Viaggi
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Viaggi d'affari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Spese dei lavoratori stagionali e frontalieri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri viaggi d'affari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Viaggi per motivi personali
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Spese per motivi di salute
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Spese per motivi d'istruzione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri viaggi per motivi personali
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Comunicazioni
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi postali e di corriere
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi di telecomunicazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi di costruzione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Costruzioni all'estero
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Costruzioni nell'economia segnalante
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi di assicurazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Assicurazioni sulla vita e fondi pensione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Assicurazioni di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altre assicurazioni dirette
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Riassicurazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi ausiliari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi finanziari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi informatici e di informazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi informatici
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi di informazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi delle agenzie d'informazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri servizi di informazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Royalty e diritti di licenza
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Diritti di franchising e diritti simili
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altre royalty e altri diritti di licenza
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altri servizi alle imprese
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Merchanting e altri servizi connessi al commercio
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Merchanting
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri servizi connessi al commercio
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi di leasing operativo
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi vari alle imprese, professionali e tecnici
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi legali e contabili, consulenza di gestione e pubbliche relazioni
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi legali
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi contabili, di auditing e di consulenza in materia fiscale
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi di consulenza amministrativo-gestionale e di pubbliche relazioni
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Pubblicità, studi di mercato e sondaggi di opinione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Ricerca e sviluppo
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi di architettura, di ingegneria e altri servizi tecnici
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi in campo agricolo, minerario e di lavorazione in loco
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Trattamento dei rifiuti e disinquinamento
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi in campo agricolo, minerario e altri servizi di lavorazione in loco
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri servizi alle imprese
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi tra imprese collegate non compresi altrove
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi personali, culturali e ricreativi
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi audiovisivi e connessi
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altri servizi personali, culturali e ricreativi
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi di istruzione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi sanitari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi delle amministrazioni pubbliche non compresi altrove
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Ambasciate e consolati
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Agenzie e unità militari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altri servizi delle amministrazioni pubbliche
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Voci per memoria
Operazioni inerenti ad audiovisivi
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi postali
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi di corriere
Livello 1
Livello 1
Livello 1
4. Questionari per i flussi di investimenti diretti all'estero (FDI)
BOP FDI
Flussi di investimenti diretti (2)
Scadenza: t + 9 mesi
Periodicità: annuale
Primo periodo di riferimento: 2006
A
Ripartizione geografica
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
Investimenti diretti all'estero
510
Azioni ed altre partecipazioni
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
525
Utili reinvestiti
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
530
Altri flussi
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
505
Investimenti diretti all'estero: totale
Saldo netto
Livello 3
Non richiesta
Investimenti diretti nell'economia segnalante
560
Azioni ed altre partecipazioni
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
575
Utili reinvestiti
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
580
Altri flussi
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale
Saldo netto
Livello 3
Non richiesta
Redditi da investimenti diretti
332
Dividendi
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
333
Utili reinvestiti e utili delle filiali non distribuiti
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
334
Interessi
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
330
Redditi da investimenti diretti: totale
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 3
Non richiesta
BOP FDI
Flussi di investimenti diretti
Scadenza: t + 21 mesi
Periodicità: annuale
Primo periodo di riferimento: 2006
A
Ripartizione geografica
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
Investimenti diretti all'estero
510
Azioni ed altre partecipazioni
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
525
Utili reinvestiti
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
530
Altri flussi
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
505
Investimenti diretti all'estero: totale
Saldo netto
Livello 3
Non richiesta
Investimenti diretti nell'economia segnalante
560
Azioni e altre partecipazioni
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
575
Utili reinvestiti
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
580
Altri flussi
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale
Saldo netto
Livello 3
Non richiesta
Redditi da investimenti diretti
332
Dividendi
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
333
Utili reinvestiti e utili delle filiali non distribuiti
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
334
Interessi
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
330
Redditi da investimenti diretti: totale
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 3
Non richiesta
B
Ripartizione per attività
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
505
Investimenti diretti all'estero: totale
Saldo netto
Saldo netto
Livello 1
Livello 2
Livello 2
Livello 1
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale
Saldo netto
Saldo netto
Livello 1
Livello 2
Livello 2
Livello 1
330
Redditi da investimenti diretti: totale
Crediti, debiti, saldo netto
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 1
Livello 2
Livello 2
Livello 1
5. Questionari per le posizioni di investimenti diretti all'estero (FDI)
BOP POS
Posizioni di investimenti diretti (3)
(4)
Scadenza: t + 9 mesi
Periodicità: annuale
Primo periodo di riferimento: 2006
A
Ripartizione geografica
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
Investimenti diretti: attività
506
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti
Posizioni nette
Livello 1
Non richiesta
530
Altri flussi
Posizioni nette
Livello 1
Non richiesta
505
Investimenti diretti all'estero: totale attività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
Investimenti diretti: passività
556
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti
Posizioni nette
Livello 1
Non richiesta
580
Altri flussi
Posizioni nette
Livello 1
Non richiesta
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale passività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
BOP POS
Posizioni di investimenti diretti (5)
Scadenza: t + 21 mesi
Periodicità: annuale
Primo periodo di riferimento: 2006
A
Ripartizione geografica
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
Investimenti diretti: attività
506
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
530
Altri flussi
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
505
Investimenti diretti all'estero: totale attività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 3
Non richiesta
Investimenti diretti: passività
556
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
580
Altri flussi
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale passività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 3
Non richiesta
B
Ripartizione per attività
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
505
Investimenti diretti all'estero: totale attività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 1
Livello 2
Livello 2
Livello 1
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale passività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 1
Livello 2
Livello 2
Livello 1
6. Livelli di ripartizione geografica
Livello 1
Livello 2
A1
Mondo (tutte le entità)
A1
Mondo (tutte le entità)
D3
UE25 (intra UE25)
D3
UE25 (intra UE25)
U4
Zona extra euro
U4
Zona extra euro
4A
Istituzioni dell’Unione europea
4A
Istituzioni dell’Unione europea
D5
Extra UE25
D5
Extra UE25
IS
Islanda
LI
Liechtenstein
NO
Norvegia
CH
Svizzera
CH
Svizzera
BG
Bulgaria
HR
Croazia
RO
Romania
RU
Federazione russa
TR
Turchia
EG
Egitto
MA
Marocco
NG
Nigeria
ZA
Sudafrica
CA
Canada
CA
Canada
US
Stati Uniti d’America
US
Stati Uniti d'America
MX
Messico
AR
Argentina
BR
Brasile
CL
Cile
UY
Uruguay
VE
Venezuela
IL
Israele
CN
Cina
HK
Hong Kong
IN
India
ID
Indonesia
JP
Giappone
JP
Giappone
KR
Corea del Sud
MY
Malaysia
PH
Filippine
SG
Singapore
TW
Taiwan
TH
Thailandia
AU
Australia
NZ
Nuova Zelanda
Z8
Extra UE25 non attribuiti
Z8
Extra UE25 non attribuiti
C4
Centri finanziari offshore (6)
C4
Centri finanziari offshore
Livello 3
7Z
Organizzazioni internazionali escluse le istituzioni dell’Unione europea
AD
Andorra
AE
Emirati arabi uniti
AF
Afghanistan
AG
Antigua e Barbuda
AI
Anguilla
AL
Albania
AM
Armenia
AN
Antille olandesi
AO
Angola
AQ
Antartide
AR
Argentina
AS
Samoa americane
AT
Austria
AU
Australia
AW
Aruba
AZ
Azerbaigian
BA
Bosnia Erzegovina
BB
Barbados
BD
Bangladesh
BE
Belgio
BF
Burkina Faso
BG
Bulgaria
BH
Bahrein
BI
Burundi
BJ
Benin
BM
Bermuda
BN
Brunei Darussalam
BO
Bolivia
BR
Brasile
BS
Bahamas
BT
Bhutan
BV
Isola di Bouvet
BW
Botswana
BY
Bielorussia
BZ
Belize
CA
Canada
CC
Isole Cocos (Keeling)
CD
Congo, Repubblica democratica del
CF
Repubblica centrafricana
CG
Congo
CH
Svizzera
CI
Costa d'Avorio
CK
Isole Cook
CL
Cile
CM
Camerun
CN
Cina
CO
Colombia
CR
Costa Rica
CU
Cuba
CV
Capo Verde
CX
Isola Christmas
CY
Cipro
CZ
Repubblica ceca
DE
Germania
DJ
Gibuti
DK
Danimarca
DM
Dominica
DO
Repubblica dominicana
DZ
Algeria
EC
Ecuador
EE
Estonia
EG
Egitto
ER
Eritrea
ES
Spagna
ET
Etiopia
FI
Finlandia
FJ
Figi
FK
Isole Falkland (Malvine)
FM
Micronesia, Stati federati di
FO
Isole Fær Øer
FR
Francia
GA
Gabon
GB
Regno Unito
GD
Grenada
GE
Georgia
GG
Guernsey (nessun codice paese ufficiale ISO 3166-1, elementi di codice riservati in via eccezionale)
GH
Ghana
GI
Gibilterra
GL
Groenlandia
GM
Gambia
GN
Guinea
GQ
Guinea equatoriale
GR
Grecia
GS
Georgia del Sud e Isole Sandwich meridionali
GT
Guatemala
GU
Guam
GW
Guinea Bissau
GY
Guyana
HK
Hong Kong
HM
Isole Heard e McDonald
HN
Honduras
HR
Croazia
HT
Haiti
HU
Ungheria
ID
Indonesia
IE
Irlanda
IL
Israele
IM
Isola di Man (nessun codice paese ufficiale ISO 3166-1, elementi di codice riservati in via eccezionale)
IN
India
IO
Territorio britannico dell'Oceano Indiano
IQ
Iraq
IR
Iran, Repubblica islamica dell’
IS
Islanda
IT
Italia
JE
Jersey (nessun codice paese ufficiale ISO 3166-1, elementi di codice riservati in via eccezionale)
JM
Giamaica
JO
Giordania
JP
Giappone
KE
Kenya
KG
Kirghizistan
KH
Cambogia
KI
Kiribati
KM
Comore
KN
Saint Kitts e Nevis
KP
Corea, Repubblica democratica popolare di Corea (Corea del Nord)
KR
Corea, Repubblica di (Corea del Sud)
KW
Kuwait
KY
Isole Cayman
KZ
Kazakistan
LA
Repubblica democratica popolare del Laos
LB
Libano
LC
Saint Lucia
LI
Liechtenstein
LK
Sri Lanka
LR
Liberia
LS
Lesotho
LT
Lituania
LU
Lussemburgo
LV
Lettonia
LY
Gran Giamahiria araba libica
MA
Marocco
MD
Moldova, Repubblica
MG
Madagascar
MH
Isole Marshall
MK (7)
Macedonia, ex Repubblica iugoslava di
ML
Mali
MM
Myanmar
MN
Mongolia
MO
Macao
MP
Marianne settentrionali
MQ
Martinica
MR
Mauritania
MS
Montserrat
MT
Malta
MU
Maurizio
MV
Maldive
MW
Malawi
MX
Messico
MY
Malaysia
MZ
Mozambico
NA
Namibia
NC
Nuova Caledonia
NE
Niger
NF
Isola Norfolk
NG
Nigeria
NI
Nicaragua
NL
Paesi Bassi
NO
Norvegia
NP
Nepal
NR
Nauru
NU
Niue
NZ
Nuova Zelanda
OM
Oman
PA
Panama
PE
Perù
PF
Polinesia francese
PG
Papua Nuova Guinea
PH
Filippine
PK
Pakistan
PL
Polonia
PN
Pitcairn
PR
Portorico
PS
Territorio palestinese occupato
PT
Portogallo
PW
Palau
PY
Paraguay
QA
Qatar
RO
Romania
RU
Federazione russa
RW
Ruanda
SA
Arabia Saudita
SB
Isole Salomone
SC
Seicelle
SD
Sudan
SE
Svezia
SG
Singapore
SH
Sant’Elena
SI
Slovenia
SK
Slovacchia
SL
Sierra Leone
SM
San Marino
SN
Senegal
SO
Somalia
SR
Suriname
ST
São Tomé e Príncipe
SV
Salvador
SY
Repubblica araba siriana
SZ
Swaziland
TC
Turks e Caicos
TD
Ciad
TG
Togo
TH
Thailandia
TJ
Tagikistan
TK
Tokelau
TM
Turkmenistan
TN
Tunisia
TO
Tonga
TP
Timor est
TR
Turchia
TT
Trinidad e Tobago
TV
Tuvalu
TW
Taiwan, Provincia della Cina
TZ
Tanzania, Repubblica unita di
UA
Ucraina
UG
Uganda
UM
Isole minori lontane degli Stati Uniti
US
Stati Uniti
UY
Uruguay
UZ
Uzbekistan
VA
Città del Vaticano
VC
Saint Vincent e Grenadine
VE
Venezuela
VG
Isole Vergini britanniche
VI
Isole Vergini americane
VN
Vietnam
VU
Vanuatu
WF
Wallis e Futuna
WS
Samoa
YE
Yemen
YT
Mayotte
YU
Iugoslavia
ZA
Sudafrica
ZM
Zambia
ZW
Zimbabwe
7. Livelli di ripartizione per attività
Livello 1
Livello 2
NACE Rev. 1
AGRICOLTURA E PESCA
Sezioni A, B
ESTRAZIONE DI MINERALI
ESTRAZIONE DI MINERALI
Sezione C
di cui:
Estrazione di petrolio e di gas
Divisione 11
ATTIVITÀ MANIFATTURIERE
ATTIVITÀ MANIFATTURIERE
Sezione D
Industrie alimentari
Sottosezione DA
Industrie tessili e dell'abbigliamento
Sottosezione DB
Industria del legno, stampa ed editoria
Sottosezioni DD & DE
TOTALE industrie tessili + industria del legno
Raffinerie di petrolio e altri trattamenti
Divisione 23
Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali
Divisione 24
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
Divisione 25
Prodotti petroliferi, chimici, in gomma e materie plastiche
TOTALE prodotti petroliferi, chimici, in gomma e materie plastiche
Prodotti in metallo
Sottosezione DJ
Macchine ed apparecchi meccanici
Divisione 29
TOTALE prodotti in metallo ed apparecchi meccanici
Macchine per ufficio, elaboratori e sistemi informatici
Divisione 30
Apparecchi radiotelevisivi e apparecchiature per le comunicazioni
Divisione 32
Macchine per ufficio, elaboratori, apparecchi radiotelevisivi e app. per le comunicazioni
TOTALE macchine per ufficio, elaboratori, apparecchi radiotelevisivi e apparecchiature per le comunicazioni
Autoveicoli
Divisione 34
Altri mezzi di trasporto
Divisione 35
Veicoli e altri mezzi di trasporto
TOTALE veicoli + altri mezzi di trasporto
Attività manifatturiere n.c.a.
ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA
ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA
Sezione E
COSTRUZIONI
COSTRUZIONI
Sezione F
TOTALE SERVIZI
TOTALE SERVIZI
COMMERCIO E RIPARAZIONI
COMMERCIO E RIPARAZIONI
Sezione G
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
Divisione 50
Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi
Divisione 51
Commercio al dettaglio, escluso quello di autoveicoli e di motocicli; riparazione di beni personali e per la casa
Divisione 52
ALBERGHI E RISTORANTI
ALBERGHI E RISTORANTI
Sezione H
TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI
TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI
Sezione I
Trasporti e magazzinaggio
Div. 60, 61, 62, 63
Trasporti terrestri; trasporti mediante condotte
Divisione 60
Trasporti marittimi e per vie d'acqua
Divisione 61
Trasporti aerei
Divisione 62
Attività di supporto ed ausiliarie dei trasporti; attività delle agenzie di viaggio
Divisione 63
Poste e telecomunicazioni
Divisione 64
Attività postali e di corriere
Gruppo 641
Telecomunicazioni
Gruppo 642
INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA
INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA
Sezione J
Intermediazione monetaria e finanziaria (escluse le assicurazioni e i fondi pensione)
Divisione 65
Assicurazioni e fondi pensione, escluse le assicurazioni sociali obbligatorie
Divisione 66
Attività ausiliarie dell'intermediazione finanziaria e delle assicurazioni
Divisione 67
ATTIVITÀ IMMOBILIARI
Sezione K, Div. 70
NOLEGGIO DI MACCHINARI E ATTREZZATURE SENZA OPERATORE E DI BENI PER USO PERSONALE E DOMESTICO
Sezione K, Div. 71
INFORMATICA E ATTIVITÀ CONNESSE
INFORMATICA E ATTIVITÀ CONNESSE
Sezione K, Div. 72
RICERCA E SVILUPPO
RICERCA E SVILUPPO
Sezione K, Div. 73
ATTIVITÀ DI SERVIZI ALLE IMPRESE
ATTIVITÀ DI SERVIZI ALLE IMPRESE
Sezione K, Div. 74
Attività legali, contabilità, studi di mercato e consulenza
Gruppo 741
Attività degli studi legali e notarili
Classe 7411
Contabilità, audit; consulenza in materia fiscale
Classe 7412
Studi di mercato e sondaggi di opinione
Classe 7413
Consulenza amministrativo-gestionale
Classi 7414, 7415
Attività degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici
Gruppo 742
Pubblicità
Gruppo 744
Altre attività di servizi alle imprese non comprese altrove.
Gruppi 743, 745, 746, 747, 748
ISTRUZIONE
Sezione M
SANITÀ E ASSISTENZA SOCIALE
Sezione N
SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI, DELLE ACQUE DI SCARICO E SIMILI
Sezione O, Div. 90
ATTIVITÀ DI ORGANIZZAZIONI ASSOCIATIVE NON COMPRESE ALTROVE
Sezione O, Div. 91
ATTIVITÀ RICREATIVE, CULTURALI E SPORTIVE
ATTIVITÀ RICREATIVE, CULTURALI E SPORTIVE
Sezione O, Div. 92
Attività cinematografiche, radiotelevisive, dello spettacolo, di intrattenimento e divertimento
Gruppi 921, 922, 923
Attività delle agenzie di stampa
Gruppo 924
Attività di biblioteche, archivi, musei ed altre attività culturali
Gruppo 925
Attività sportive e ricreative
Gruppi 926, 927
ALTRE ATTIVITÀ DI SERVIZI
Sezione O, Div. 93
Non attribuiti
(1) t = periodo di riferimento (anno o trimestre).
(2) Esclusivamente la ripartizione geografica.
(3) Esclusivamente la ripartizione geografica
(4) Le posizioni FDI al 31.12.2005 saranno trasmesse nel settembre 2007 conformemente agli attuali «gentlemen's agreements».
(5) I dati riveduti sulle posizioni FDI al 31.12.2005 saranno trasmessi nel settembre 2008 conformemente alle disposizioni del presente regolamento.
(6) Solo per gli investimenti diretti all'estero.
(7) Codice provvisorio che non pregiudica la denominazione definitiva che sarà attribuita al paese a conclusione dei negoziati attualmente in corso presso le Nazioni Unite.
ALLEGATO II
DEFINIZIONI
di cui all'articolo 10
BENI (codice 100)
In tale voce del conto corrente della bilancia dei pagamenti figurano i beni mobili per i quali si verifica un trasferimento della proprietà (tra residenti e non residenti). Tali beni dovrebbero essere misurati al valore di mercato su base FOB. Fanno eccezione alla regola del trasferimento della proprietà (e le relative operazioni sono registrate nei beni): i beni in leasing finanziario, i beni trasferiti tra un'impresa madre e una filiale e alcune merci in lavorazione. Scambi intracomunitari di beni: il paese partner dovrebbe essere definito secondo il principio della spedizione. I beni includono: merci in generale, merci in lavorazione, riparazioni, provviste di bordo e oro non monetario.
SERVIZI (codice 200)
Trasporti (codice 205)
Sono compresi tutti i servizi di trasporto prestati dai residenti in un'economia a favore dei residenti in un'altra economia, che implicano il trasporto di passeggeri, il movimento di merci (noli), il noleggio di mezzi di trasporto con equipaggio e i connessi servizi di supporto e ausiliari.
Trasporti marittimi (codice 206)
Sono compresi tutti i servizi di trasporto via mare. È richiesta la seguente ripartizione: Trasporti marittimi di passeggeri (codice 207), Trasporti marittimi di merci (codice 208) e Altri trasporti marittimi (codice 209).
Trasporti aerei (codice 210)
Sono compresi tutti i servizi di trasporto per via aerea. È richiesta la seguente ripartizione: Trasporti aerei di passeggeri (codice 211), Trasporti aerei di merci (codice 212) e Altri trasporti aerei (codice 213).
Altri trasporti (codice 214)
Sono compresi tutti i servizi di trasporto non prestati per via aerea o marittima. È richiesta la seguente ripartizione: Altri trasporti di passeggeri (codice 215), Altri trasporti di merci (codice 216) e Altri trasporti diversi (codice 217)
È richiesta un'estesa classificazione della voce Altri trasporti (codice 214) come segue:
Trasporti spaziali (codice 218)
Sono inclusi i lanci di satelliti da parte di imprese commerciali per conto dei proprietari dei satelliti (quali le società di telecomunicazioni) e altre attività svolte dagli operatori di veicoli spaziali quali il trasporto di beni e persone per esperimenti scientifici. Sono inclusi anche i trasporti spaziali di passeggeri e gli esborsi sostenuti da un'economia per far viaggiare i propri residenti sui veicoli spaziali di un'altra economia.
Trasporti ferroviari (codice 219)
Trasporti mediante l'uso di carrozze ferroviarie. È necessaria un'ulteriore suddivisione fra Trasporti ferroviari di passeggeri (codice 220), Trasporti ferroviari di merci (codice 221) e Altri trasporti ferroviari (codice 222).
Trasporti su strada (codice 223)
Trasporti effettuati mediante autocarri, camion, autobus e pullman. È necessaria un'ulteriore suddivisione fra Trasporti di passeggeri su strada (codice 224), Trasporti di merci su strada (codice 225) e Altri trasporti su strada (codice 226).
Trasporti per vie d'acqua interne (codice 227)
Riguardano i trasporti internazionali su fiumi, canali e laghi. Sono incluse le vie d'acqua interne a un paese e quelle in comune tra due o più paesi. È necessaria un'ulteriore suddivisione fra Trasporti di passeggeri per vie d'acqua interne (codice 228), Trasporti di merci per vie d'acqua interne (codice 229) e Altri trasporti per vie d'acqua interne (codice 230).
Trasporti mediante condotte e trasmissione di energia elettrica (codice 231)
Sono compresi i trasporti internazionali di merci mediante condotte. Sono inclusi anche gli oneri per la trasmissione di energia elettrica se questa è separata dal processo di produzione e di distribuzione. È esclusa la fornitura di energia elettrica, così come la fornitura di petrolio e prodotti connessi, di acqua e di altre merci mediante condotte. Sono esclusi anche i servizi di distribuzione di energia elettrica, acqua, gas e altri prodotti petroliferi (inclusi in Altri servizi alle imprese (codice 284)).
Altri servizi di supporto e ausiliari dei trasporti (codice 232)
Gli altri servizi di supporto e ausiliari dei trasporti comprendono tutti gli altri servizi di trasporto che non possono essere attribuiti a nessuna delle ripartizioni dei servizi di trasporto sopra descritte.
Viaggi (codice 236)
I viaggi riguardano principalmente i beni e i servizi acquistati in un'economia dai viaggiatori che soggiornano per periodi inferiori a un anno in tale economia. I beni e i servizi sono acquistati dai viaggiatori o per loro conto, oppure sono forniti ad essi gratuitamente (ossia come omaggio) per loro uso personale o perché li possano offrire a loro volta. Sono esclusi i trasporti di passeggeri nelle economie che i viaggiatori stanno visitando quando tali servizi di trasporto sono prestati da vettori non residenti nella particolare economia visitata, nonché i trasporti internazionali di passeggeri: entrambi sono inclusi nei servizi ai passeggeri alla voce trasporti. Sono esclusi anche i beni acquistati dai viaggiatori per la rivendita nella propria economia o in qualsiasi altra economia. I viaggi sono articolati in due suddivisioni: Viaggi d'affari (codice 237) e Viaggi per motivi personali (codice 240).
Viaggi d'affari (codice 237)
I viaggi d'affari riguardano gli acquisti di beni e servizi da parte di coloro che viaggiano per affari. Sono inclusi anche gli acquisti di beni e servizi per uso personale da parte dei lavoratori stagionali, dei lavoratori frontalieri e degli altri lavoratori non residenti nell'economia in cui sono occupati, i cui datori di lavoro sono residenti in tale economia. I viaggi d'affari sono ulteriormente ripartiti in Spese dei lavoratori stagionali e frontalieri (codice 238) e Altri viaggi d’affari (codice 239).
Spese dei lavoratori stagionali e frontalieri (codice 238)
Sono inclusi gli acquisti di beni e servizi per uso personale da parte dei lavoratori stagionali, dei lavoratori frontalieri e degli altri lavoratori non residenti nell'economia in cui sono occupati, i cui datori di lavoro sono residenti in tale economia.
Altri viaggi d'affari (codice 239)
Comprende tutti i Viaggi d’affari (codice 237) non inclusi nelle Spese dei lavoratori stagionali e frontalieri (codice 238).
Viaggi per motivi personali (codice 240)
I viaggi per motivi personali comprendono i beni e i servizi acquistati dai viaggiatori che si recano all'estero non per ragioni d'affari bensì per altri scopi: vacanze, partecipazione ad attività culturali e ricreative, visite ad amici e parenti, pellegrinaggi, istruzione e motivi di salute. I Viaggi per motivi personali (codice 240) sono ripartiti in tre suddivisioni: Spese per motivi di salute (codice 241), Spese per motivi d'istruzione (codice 242) e Altri viaggi per motivi personali (codice 243).
Spese per motivi di salute (codice 241)
Sono definite come il totale delle spese sostenute da quanti viaggiano per ragioni mediche.
Spese per motivi d'istruzione (codice 242)
Sono definite come il totale delle spese sostenute da studenti.
Altri viaggi per motivipersonali (codice 243)
Sono compresi i Viaggi per motivi personali (codice 240) non inclusi nelle Spese per motivi di salute (codice 241) o nelle Spese per motivi d'istruzione (codice 242).
Altri servizi (981)
Sono tutti i Servizi (codice 200) non inclusi nei Trasporti (codice 205) o nei Viaggi (codice 236).
Comunicazioni (codice 245)
Sono inclusi i Servizi postali e di corriere (codice 246) e i Servizi di telecomunicazione (codice 247).
Servizi postali e di corriere (codice 246)
Comprende i Servizi postali (codice 958) e i Servizi di corriere (codice 959).
Servizi postali (codice 958)
Sono inclusi i servizi di fermoposta, i servizi telegrafici e i servizi prestati agli sportelli postali quali la vendita di francobolli, le spedizioni di denaro, ecc. Spesso, ma non sempre, tali servizi sono prestati dalle amministrazioni postali nazionali. I servizi postali sono oggetto di accordi internazionali e i flussi tra operatori di economie diverse dovrebbero essere registrati su base lorda.
Servizi di corriere (codice 959)
I servizi di corriere sono incentrati sulle consegne espresso e porta a porta. Per prestare tali servizi i corrieri possono far uso di mezzi di trasporto propri, pubblici o la cui proprietà è condivisa con altri privati. Sono incluse le consegne espresso che possono includere ad esempio il ritiro a richiesta o le consegne in tempi definiti.
Servizi di telecomunicazione (codice 247)
Comprendono la trasmissione di suoni, immagini o altre informazioni via telefono, telex, telegramma, cavi radiotelevisivi, radiotelediffusione, satellite, posta elettronica, fax, ecc., inclusi i servizi in rete alle imprese e i servizi di teleconferenza e di supporto. Non è incluso il valore delle informazioni trasportate. Sono compresi anche i servizi di telefoni cellulari, i servizi Internet e i servizi di accesso in linea inclusa la fornitura di accesso a Internet.
Servizi di costruzione (codice 249)
Sono comprese le Costruzioni all'estero (codice 250) e le Costruzioni nell'economia segnalante (codice 251).
Costruzioni all'estero (codice 250)
Sono compresi i servizi di costruzione prestati a favore di non residenti da imprese residenti nell'economia segnalante(crediti) e i beni e i servizi acquistati da tali imprese nell'economia ospitante (debiti).
Costruzioni nell'economia segnalante(codice 251)
Sono compresi i servizi di costruzione prestati a favore di residenti nell'economia segnalante da imprese di costruzione non residenti (debiti) e i beni e i servizi acquistati nell'economia segnalanteda tali imprese non residenti (crediti).
Servizi di assicurazione (codice 253)
Riguarda la fornitura a non residenti di diversi tipi di assicurazione da parte di compagnie d'assicurazione residenti e viceversa. Tali servizi sono stimati o valutati in funzione del compenso del servizio incluso nei premi totali, anziché del valore complessivo dei premi. Comprendono Assicurazioni sulla vita e fondi pensione (codice 254), Assicurazioni di merci (codice 255), Altre assicurazioni dirette (codice 256), Riassicurazione (codice 257) e Servizi ausiliari (codice 258).
Assicurazioni sulla vita e fondi pensione (codice 254)
Le polizze di assicurazione sulla vita, con o senza utili, prevedono versamenti periodici a favore di un assicuratore (può trattarsi anche di un pagamento in un'unica soluzione), in cambio dei quali questo si impegna a versare all'assicurato una somma minima convenuta o una rendita vitalizia a una certa data o anche prima in caso di decesso dell'assicurato. L'assicurazione temporanea per il caso di morte, che garantisce il pagamento di un capitale in caso di morte, ma non in altre situazioni costituisce una forma di assicurazione diretta ed è pertanto esclusa dalla presente voce ed inclusa nella voce Altre assicurazioni dirette (codice 256).
I fondi pensione sono fondi distinti costituiti al fine di fornire un reddito al momento del pensionamento a gruppi specifici di lavoratori. Sono organizzati e gestiti da datori di lavoro pubblici o privati oppure congiuntamente dai datori di lavoro e i loro dipendenti. Sono finanziati con i contributi versati dai datori di lavoro e/o dai lavoratori e con i proventi degli investimenti delle attività del fondo ed eseguono operazioni finanziarie per conto proprio. I fondi pensione non includono i regimi di sicurezza sociale previsti per ampie fasce della popolazione che sono imposti, controllati o finanziati dalle amministrazioni pubbliche. Sono inclusi i servizi di gestione dei fondi pensione. Nel caso dei fondi pensione i «premi» sono generalmente descritti come «contributi», mentre gli «indennizzi» sono generalmente indicati come «prestazioni».
Assicurazioni di merci (codice 255)
I servizi di assicurazione delle merci si riferiscono all'assicurazione stipulata per le merci destinate ad essere esportate o importate su una base coerente con la misurazione delle merci FOB e il loro trasporto.
Altre assicurazioni dirette (codice 256)
Le altre assicurazioni dirette riguardano tutte le altre forme di assicurazione contro gli incidenti e contro i danni. Sono incluse le assicurazioni temporanee per il caso di morte, le assicurazioni contro gli infortuni e le malattie (quando non rientrano nei regimi di sicurezza sociale delle amministrazioni pubbliche), le assicurazioni marittime, aeree e per altri tipi di trasporto, le assicurazioni contro l'incendio e altri danni, le assicurazioni contro le perdite finanziarie, le assicurazioni di responsabilità civile e le altre assicurazioni quali l'assicurazione viaggi o quelle relative a prestiti e carte di credito.
Riassicurazione (codice 257)
La riassicurazione è il processo con il quale viene ceduta una parte del rischio di assicurazione, spesso a operatori specializzati, in cambio di una quota proporzionale dei premi incassati. Le operazioni di riassicurazione possono riferirsi ad assicurazioni che coprono numerosi tipi diversi di rischio.
Servizi ausiliari (codice 258)
Comprendono le operazioni che sono strettamente legate alle attività di assicurazione e dei fondi pensione. Sono incluse le commissioni degli agenti, i servizi di agenzia e di brokeraggio, i servizi di consulenza in materia di assicurazione e pensioni, i servizi di valutazione e adeguamento, i servizi attuariali, i servizi di amministrazione delle merci assicurate salvate e i servizi di regolamentazione e monitoraggio sugli indennizzi e i servizi di recupero.
Servizi finanziari (codice 260)
I servizi finanziari comprendono i servizi d'intermediazione finanziaria e i servizi ausiliari, fatta eccezione per quelli delle compagnie di assicurazione sulla vita e dei fondi pensione (inclusi nella voce Assicurazioni sulla vita e fondi pensione) e gli altri servizi di assicurazione prestati tra residenti e non residenti. Tali servizi possono essere prestati da istituti bancari, borse, società di factoring, gestori di carte di credito e altre imprese. Sono inclusi i servizi prestati in relazione ad operazioni inerenti a strumenti finanziari, nonché altri servizi connessi ad attività finanziarie come quelli di consulenza, di custodia e di gestione di attività.
Servizi informatici e di informazione (codice 262)
Comprendono Servizi informatici (codice 263) e Servizi di informazione (codice 264).
Servizi informatici (codice 263)
Comprendono i servizi relativi a hardware e software e i servizi di elaborazione dei dati. Sono inclusi i servizi di consulenza e di implementazione in materia di hardware e software, i servizi di manutenzione e riparazione di computer e periferiche, i servizi di ripristino, di consulenza e di assistenza in questioni connesse alla gestione delle risorse informatiche, l'analisi, la progettazione e la programmazione di sistemi chiavi in mano (inclusa progettazione e sviluppo di pagine Web) e la consulenza tecnica in merito al software, lo sviluppo, la produzione, la fornitura e la documentazione di software su misura, inclusi i sistemi operativi realizzati su richiesta di utenti specifici, la manutenzione dei sistemi e altri servizi di supporto quali la formazione fornita nell'ambito della consulenza, i servizi di elaborazione dei dati quali l'inserimento dei dati, la tabulazione e l'elaborazione in time-sharing, i servizi connessi all'inserimento di pagine Web (ossia la concessione di spazio su server in Internet per ospitare le pagine Web dei clienti) e la gestione di strutture informatiche.
Servizi di informazione (codice 264)
Comprendono i Servizi delle agenzie d'informazione (codice 889) e gli Altri servizi di fornitura di informazioni (codice 890).
Servizi delle agenzie d'informazione (codice 889)
I servizi delle agenzie d'informazione includono la fornitura ai mezzi di comunicazione di notizie, fotografie e articoli.
Altri servizi di fornitura di informazioni (codice 890)
Includono i servizi delle basi di dati — concezione di una base di dati, memorizzazione dei dati e diffusione di dati e di basi di dati (inclusi directory ed elenchi di indirizzi) sia in linea sia su supporto magnetico, ottico o cartaceo — e i portali di ricerca sul Web (servizi dei motori di ricerca che provvedono a cercare indirizzi Internet per i clienti che lo richiedono tramite l'inserimento di parole chiave). Sono inclusi anche gli abbonamenti diretti e non in blocco a giornali e periodici, per e-mail, trasmissione elettronica o altri mezzi.
Royalty e diritti di licenza (codice 266)
Comprendono i Diritti di franchising e diritti simili (codice 891) e Altre royalty e altri diritti di licenza (codice 892).
Diritti di franchising e diritti simili (codice 891)
Comprendono gli introiti e gli esborsi internazionali per diritti di franchising e royalty corrisposti per l'uso di marchi registrati.
Altre royalty e altri diritti di licenza (codice 892)
Comprendono gli introiti e gli esborsi internazionali connessi all'uso autorizzato di attività non finanziarie immateriali non prodotte e di diritti di proprietà (quali brevetti, diritti d'autore e progetti e processi industriali) e all'uso mediante contratti di licenza di originali o prototipi (quali manoscritti, programmi informatici, opere cinematografiche e registrazioni sonore).
Altri servizi alle imprese (codice 268)
Comprendono Merchanting e altri servizi connessi al commercio (codice 269), Servizi di leasing operativo (codice 272) e Servizi tecnici, professionali e alle imprese diversi (codice 273).
Merchanting e altri servizi connessi al commercio (codice 269)
Comprendono Merchanting (codice 270) e Altri servizi connessi al commercio (codice 271).
Merchanting (codice 270)
Il merchanting è definito come l'acquisto di un bene da un non residente da parte di un residente nell'economia segnalante e la successiva rivendita del bene a un altro non residente. Nel corso del processo il bene non entra nell'economia segnalante né la lascia.
Altri servizi connessi al commercio (codice 271)
Comprendono le commissioni sulle operazioni su beni e servizi tra a) commercianti, mediatori in merci, intermediari e commissionari residenti e b) i non residenti.
Servizi di leasing operativo (codice 272)
Riguardano le operazioni tra residenti e non residenti di leasing e di noleggio, senza operatore, di navi, aeromobili e mezzi di trasporto quali carrozze ferroviarie, container e impianti di trivellazione senza equipaggio.
Servizi tecnici, professionali e alle imprese diversi (codice 273)
Comprendono Servizi legali e contabili, consulenza di gestione e pubbliche relazioni (codice 274), Pubblicità, studi di mercato e sondaggi di opinione (codice 278), Ricerca e sviluppo (codice 279), Servizi di architettura, di ingegneria e altri servizi tecnici (codice 280), Servizi in campo agricolo, minerario e di lavorazione in loco (codice 281), Altri servizi alle imprese (codice 284) e Servizi tra imprese collegate n.c.a. (codice 285).
Servizi legali e contabili, consulenza di gestione e pubbliche relazioni (codice 274)
Comprendono i Servizi legali (codice 275), Servizi contabili, di auditing e di consulenza in materia fiscale (codice 276) e Servizi di consulenza amministrativo-gestionale e di pubbliche relazioni (codice 277).
Servizi legali (codice 275)
Comprendono i servizi legali di consulenza e di rappresentanza in qualsiasi procedura giuridica, giudiziaria e statutaria, i servizi di redazione di documenti e strumenti giuridici, la consulenza in materia di certificazione e i servizi di deposito e di composizione delle controversie.
Servizi contabili, di auditing e di consulenza in materia fiscale (codice 276)
Comprendono la registrazione delle operazioni commerciali per le imprese e altri soggetti, i servizi di auditing di dati contabili e di documenti finanziari, la consulenza in materia fiscale per le imprese e la preparazione di documenti fiscali.
Servizi di consulenza amministrativo-gestionale e di pubbliche relazioni (codice 277)
Comprendono i servizi di consulenza, orientamento e assistenza operativa prestati a favore delle imprese allo scopo di definire la loro politica e strategia aziendale e la pianificazione complessiva, la struttura e il controllo di un'organizzazione. Sono inclusi i servizi di revisione gestionale, di consulenza in materia di gestione del mercato, della produzione, delle risorse umane e di progetti, nonché i servizi di consulenza, di orientamento e di assistenza operativa connessi al miglioramento dell'immagine dei clienti e delle relazioni di questi con le istituzioni e il pubblico in generale.
Pubblicità, studi di mercato e sondaggi di opinione (codice 278)
I servizi tra residenti e non residenti riguardano la progettazione, la creazione e la commercializzazione di messaggi pubblicitari da parte di agenzie pubblicitarie, la pianificazione dei mezzi inclusa la compravendita di spazi pubblicitari, i servizi di esposizione forniti da fiere commerciali, la promozione di prodotti all'estero, gli studi di mercato, il telemarketing e i sondaggi di opinione su vari argomenti.
Ricerca e sviluppo (codice 279)
Sono compresi i servizi prestati tra residenti e non residenti in relazione alla ricerca di base, alla ricerca applicata e allo sviluppo sperimentale di nuovi prodotti e processi.
Servizi di architettura, di ingegneria e altri servizi tecnici (codice 280)
Riguardano le operazioni tra residenti e non residenti in connessione all'elaborazione di progetti di sviluppo urbanistico o di altro tipo, alla pianificazione, elaborazione e supervisione di progetti di dighe, ponti, aeroporti, progetti chiavi in mano, ecc., alla sorveglianza, alla cartografia, alla verifica e certificazione di prodotti e alle ispezioni tecniche.
Servizi in campo agricolo, minerario e di lavorazione in loco (codice 281)
Comprendono Trattamento dei rifiuti e disinquinamento (codice 282) e Servizi in campo agricolo, minerario e altri servizi di lavorazione in loco (codice 283).
Trattamento dei rifiuti e disinquinamento (codice 282)
Sono incluse le attività di trattamento di rifiuti radioattivi e di altro tipo, il risanamento di terreni contaminati, la pulizia di aree inquinate anche a seguito di perdite di petrolio, il recupero di siti minerari e i servizi di decontaminazione e di risanamento. Sono inclusi anche tutti gli altri servizi relativi alla pulizia e al ripristino dell'ambiente.
Servizi in campo agricolo, minerario e altri servizi di lavorazione in loco (codice 283)
Comprendono:
a)
i servizi agricoli accessori all'agricoltura quali la fornitura di macchine agricole con operatore, i servizi di raccolta, trattamento dei raccolti e lotta contro i parassiti e i servizi di presa in pensione, cura e allevamento di bestiame; sono inclusi anche i servizi di caccia, pesca, silvicoltura e abbattimento di alberi;
b)
i servizi minerari prestati presso i giacimenti di petrolio e gas, inclusi i servizi di perforazione, di costruzione di derrick, di riparazione e smantellamento e la cementazione delle tubazioni dei pozzi petroliferi e di gas; sono inclusi anche i servizi accessori alle attività di prospezione ed esplorazione mineraria quali i servizi d'ingegneria mineraria e d'indagine geologica;
c)
altri servizi di lavorazione in loco relativi al trattamento o alla lavorazione in loco di beni importati senza trasferimento della proprietà, trasformati ma non riesportati nel paese da cui i beni provengono (venendo invece venduti nell'economia di lavorazione o a una terza economia) o viceversa.
Altri servizi alle imprese (codice 284)
Comprendono i servizi tra residenti e non residenti quali il collocamento di personale, i servizi di investigazione e vigilanza, di traduzione e interpretazione, fotografici, di pulizia di immobili, di attività immobiliare a favore delle imprese e qualsiasi altro servizio a favore delle imprese che non può essere classificato in nessuno dei servizi sopra elencati.
Servizi tra imprese collegate n.c.a. (codice 285)
In questa voce confluiscono tutti i restanti servizi. Sono compresi i pagamenti tra imprese collegate per servizi che non possono essere attribuiti a nessun'altra classificazione specifica. Sono inclusi i flussi finanziari da filiali, società affiliate e associate verso la loro impresa madre o altre imprese collegate, che si configurano come contributi ai costi generali di gestione delle filiali, affiliate ed associate (per la pianificazione, l'organizzazione e il controllo) nonché rimborsi delle spese pagate direttamente dalle imprese madri. Sono incluse anche le operazioni tra le imprese madri e le loro filiali, affiliate e associate a copertura delle spese generali.
Servizi personali, culturali e ricreativi (codice 287)
Comprendono Servizi audiovisivi e connessi (codice 288) e Altri servizi personali, culturali e ricreativi (codice 289).
Servizi audiovisivi e connessi (codice 288)
Comprendono i servizi, e i connessi compensi, in relazione alla produzione di film (su pellicola o videonastro), di programmi radiotelevisivi (in diretta o registrati) e di registrazioni musicali. Sono inclusi gli introiti o gli esborsi per noleggi, i compensi percepiti da attori, produttori, ecc., residenti per produzioni all'estero (o da non residenti per attività realizzate nell'economia segnalante), i proventi dalla cessione ai mezzi di comunicazione di diritti di distribuzione per un numero limitato di spettacoli in aree specifiche e dall'accesso a canali televisivi criptati (quali i servizi via cavo). Sono compresi i compensi ad attori, registi e produttori che realizzano produzioni musicali e teatrali, eventi sportivi, manifestazioni circensi e altre manifestazioni simili, nonché i proventi dalla cessione dei diritti di distribuzione (televisione, radio e cinema) connessi a tali attività.
Altri servizi personali, culturali e ricreativi (codice 289)
Comprendono Servizi di istruzione (codice 895), Servizi sanitari (codice 896) e Altri servizi personali, culturali e ricreativi diversi(codice 897).
Servizi di istruzione (codice 895)
Comprendono i servizi prestati tra residenti e non residenti in relazione all'istruzione, quali i corsi per corrispondenza e l'istruzione impartita con l'ausilio della televisione o di Internet nonché da insegnanti, ecc., che prestano servizi direttamente nelle economie ospitanti.
Servizi sanitari (codice 896)
Comprendono i servizi prestati da medici, infermieri, personale paramedico e simili, nonché da laboratori e servizi analoghi, sia in loco sia a distanza. Sono escluse tutte le spese sostenute dai viaggiatori per motivi di salute (incluse nei viaggi).
Altri servizi personali, culturali e ricreativi diversi (codice 897)
Tale voce raccoglie gli Altri servizi personali, culturali e ricreativi (codice 289) non inclusi nei Servizi di istruzione (codice 895) e nei Servizi sanitari (codice 896).
Servizi delle amministrazioni pubbliche n.c.a. (codice 291)
Tale voce raccoglie tutte le operazioni delle amministrazioni pubbliche (incluse quelle delle organizzazioni internazionali) che non figurano nelle altre componenti delle statistiche relative alla bilancia dei pagamenti (EBOPS — Extended Balance of payments services classification). Sono incluse tutte le operazioni (su beni e servizi) di ambasciate, consolati, unità militari e agenzie di difesa con residenti nelle economie in cui le ambasciate, i consolati, le unità militari e le agenzie di difesa sono localizzati e tutte le operazioni con le altre economie. Sono escluse le operazioni con residenti nelle economie rappresentate dalle ambasciate, dai consolati, dalle unità militari e dalle agenzie di difesa e le operazioni negli spacci e negli uffici postali di tali ambasciate e consolati.
È richiesta una ripartizione di tale voce tra servizi di Ambasciate e consolati (codice 292), servizi di Agenzie e unità militari (codice 293) e Altri servizi delle amministrazioni pubbliche (codice 294).
REDDITI (CODICE 300)
I redditi comprendono due tipi di operazioni tra residenti e non residenti: i) quelle riguardanti i redditi da lavoro dipendente corrisposti a lavoratori non residenti (ad esempio, lavoratori frontalieri, stagionali e altri lavoratori temporanei) e ii) quelle connesse a introiti ed esborsi relativi a redditi da capitale su attività e passività finanziarie sull'estero.
Redditi da lavoro dipendente (codice 310)
I redditi da lavoro dipendente comprendono le retribuzioni e gli altri compensi, in danaro o in natura, riconosciuti a singole persone — in economie diverse da quelle in cui risiedono — quale corrispettivo per il lavoro svolto per conto di residenti in tali economie (e da questi retribuito). Sono compresi i contributi versati dai datori di lavoro per conto dei lavoratori a sistemi di sicurezza sociale, ad assicurazioni private o a fondi pensione (con o senza costituzione di riserve) per garantire benefici ai dipendenti.
Redditi da capitale (codice 320)
I redditi da capitale consistono nei redditi derivanti dalla proprietà di attività finanziarie sull'estero, corrisposti dai residenti in un'economia ai residenti in un'altra economia. I redditi da capitale comprendono gli interessi, i dividendi, i trasferimenti di utili di filiali e le quote spettanti agli investitori diretti degli utili non distribuiti delle imprese d'investimento diretto. I redditi da capitale sono da ripartire tra investimenti diretti, investimenti di portafoglio e altri investimenti.
Redditi da investimenti diretti (codice 330)
I redditi da investimenti diretti, ossia i redditi da azioni e altre partecipazioni e gli interessi, comprendono i redditi percepiti da un investitore diretto residente in un'economia per effetto della proprietà di capitali d'investimento diretto in un'impresa in un'altra economia. I redditi da investimenti diretti sono presentati su base netta per gli investimenti diretti sia all'estero sia nell'economia segnalante (ovvero, redditi da azioni e altre partecipazioni e interessi percepiti meno redditi da azioni e altre partecipazioni e interessi corrisposti). I redditi da azioni e altre partecipazioni sono suddivisi in: i) utili distribuiti (dividendi e utili delle filiali distribuiti) e ii) utili reinvestiti e utili delle filiali non distribuiti. Gli interessi sono costituiti dagli interessi versati, su debiti interaziendali, a/da investitori diretti da/a imprese associate all'estero. I redditi da azioni privilegiate a interesse fisso sono considerati non come dividendi bensì come interessi e sono inclusi negli interessi.
Dividendi e utili delle filiali distribuiti (codice 332)
I dividendi, inclusi i dividendi in azioni, consistono nella distribuzione degli utili attribuiti alle azioni e alle altre quote di partecipazione al capitale delle società private, delle cooperative e delle società pubbliche. Gli utili distribuiti possono assumere la forma di dividendi su azioni normali o privilegiate detenute da investitori diretti in imprese associate all'estero o viceversa.
Utili reinvestiti e utili delle filiali non distribuiti (codice 333)
Gli utili reinvestiti comprendono la quota spettante agli investitori diretti, proporzionale al capitale detenuto, i) degli utili che le affiliate e le imprese associate straniere non distribuiscono come dividendi e ii) degli utili che le filiali e le altre imprese non costituite in società non trasferiscono agli investitori diretti (se tale parte degli utili non è individuata, tutti gli utili delle filiali sono considerati per convenzione come distribuiti).
Interessi (codice 334)
In tale voce sono compresi gli interessi da corrispondere, sui debiti interaziendali, a/da investitori diretti da/a imprese associate all'estero. I redditi da azioni privilegiate a interesse fisso sono considerati non come dividendi bensì come interessi e sono inclusi negli interessi.
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti all'estero (codice 506)
Le azioni ed altre partecipazioni comprendono le partecipazioni in filiali, tutte le azioni (con o senza diritto di voto) di affiliate e associate (eccetto le azioni privilegiate a interesse fisso considerate come titoli di debito e incluse in altri flussi di investimento diretto) e gli altri apporti di capitale. Gli utili reinvestiti consistono nella quota spettante agli investitori diretti (proporzionale al capitale detenuto) degli utili non distribuiti come dividendi dalle affiliate o dalle imprese associate e degli utili delle filiali non trasferiti agli investitori diretti.
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti nell'economia segnalante (codice 556)
Le azioni ed altre partecipazioni comprendono le partecipazioni in filiali, tutte le azioni (con o senza diritto di voto) di affiliate e associate (eccetto le azioni privilegiate a interesse fisso considerate come titoli di debito e incluse in altri flussi di investimento diretto) e gli altri apporti di capitale. Gli utili reinvestiti consistono nella quota spettante agli investitori diretti (proporzionale al capitale detenuto) degli utili non distribuiti come dividendi dalle affiliate o dalle imprese associate e degli utili delle filiali non trasferiti agli investitori diretti.
Redditi da investimenti di portafoglio (codice 339)
I redditi da investimenti di portafoglio comprendono le operazioni tra residenti e non residenti e derivano dalla detenzione di azioni, obbligazioni, titoli e strumenti di mercato monetario. La categoria è suddivisa in redditi da azioni e partecipazioni (dividendi) e interessi.
Redditi da altri investimenti (codice 370)
I redditi da altri investimenti comprendono gli introiti e gli esborsi per interessi con riguardo rispettivamente a tutti gli altri crediti (attività) e passività di residenti nei confronti di non residenti. In teoria tale categoria comprende anche i diritti imputati alle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione-vita e sulle riserve dei fondi pensione. Gli interessi sulle attività comprendono gli interessi su prestiti a lungo e a breve termine, su depositi, su altri crediti finanziari e commerciali e sulla posizione di creditore di un'economia presso l'FMI. Gli interessi sulle passività comprendono gli interessi su mutui, su depositi e su altri debiti e gli interessi connessi all'utilizzo dei crediti e dei prestiti accordati dall'FMI. Sono inclusi anche gli interessi versati all'FMI sui diritti speciali di prelievo del Fondo detenuti nel conto generale delle risorse.
Trasferimenti correnti (codice 379)
I trasferimenti correnti sono voci di contropartita delle operazioni unilaterali con cui un'entità economica fornisce una risorsa concreta o uno strumento finanziario ad un'altra entità senza ricevere in cambio una risorsa concreta o uno strumento finanziario. Tali risorse sono consumate immediatamente o subito dopo il trasferimento. Trasferimenti correnti sono tutti i trasferimenti diversi dai trasferimenti in conto capitale. Essi sono ripartiti, in funzione del settore dell'economia segnalante, tra amministrazioni pubbliche e altri settori.
Trasferimenti correnti tra amministrazioni pubbliche (codice 380)
I trasferimenti tra amministrazioni pubbliche comprendono gli aiuti internazionali correnti relativi ai trasferimenti correnti, in denaro o in natura, tra amministrazioni pubbliche di economie differenti o tra amministrazioni pubbliche e organizzazioni internazionali.
Altri settori (codice 390)
I trasferimenti correnti tra altri settori di un'economia e non residenti comprendono quelli effettuati tra singole persone, tra organizzazioni o istituzioni non governative (o tra i due gruppi), oppure tra istituzioni governative non residenti e singole persone o istituzioni non governative.
Conto capitale (codice 994)
Il conto capitale comprende tutte le operazioni che implicano introiti ed esborsi in relazione a trasferimenti in conto capitale e acquisizioni/cessioni di attività non finanziarie non prodotte.
Conto finanziario (codice 995)
Il conto finanziario comprende tutte le operazioni associate al trasferimento della proprietà di attività e passività finanziarie sull'estero di un'economia. Tali variazioni includono la creazione e la liquidazione di crediti nei confronti, o da parte, del resto del mondo. Tutte le componenti sono classificate secondo il tipo d'investimento o secondo una ripartizione funzionale (investimenti diretti, investimenti di portafoglio, strumenti finanziari derivati, altri investimenti, riserve).
INVESTIMENTI DIRETTI (CODICE 500)
Gli investimenti diretti all'estero (FDI) consistono negli investimenti internazionali che riflettono l'obiettivo di un'entità residente in un'economia (investitore diretto) di acquisire un interesse duraturo in un'impresa residente in un'economia diversa da quella dell'investitore (impresa di investimento diretto). Un «interesse duraturo» implica l'esistenza di una relazione a lungo termine tra l'investitore diretto e l'impresa e un grado significativo d'influenza dell'investitore sulla gestione dell'impresa di investimento diretto. Gli investimenti diretti comprendono sia l'operazione iniziale tra le due entità, ovvero l'operazione che istituisce la relazione d'investimento diretto, sia le successive operazioni tra questi e tra le imprese affiliate, costituite in società o meno.
Investimenti diretti all'estero (codice 505)
Gli investimenti diretti sono classificati in primo luogo in base alla direzione: investimenti diretti all'estero di residenti e investimenti di non residenti nell'economia segnalante.
Azioni ed altre partecipazioni (codice 510)
Le azioni ed altre partecipazioni comprendono le partecipazioni in filiali, tutte le azioni (con o senza diritto di voto) di affiliate e associate (eccetto le azioni privilegiate a interesse fisso considerate come titoli di debito e incluse in altri flussi di investimento diretto) e gli altri apporti di capitale. Comprendono anche l'acquisizione da parte di un'impresa d'investimento diretto di azioni del suo investitore diretto.
Utili reinvestiti (codice 525)
Gli utili reinvestiti consistono nella quota spettante agli investitori diretti (proporzionale al capitale detenuto) degli utili non distribuiti come dividendi dalle affiliate o dalle imprese associate e degli utili delle filiali non trasferiti agli investitori diretti. Tali utili reinvestiti sono registrati come redditi con un'operazione di contropartita in conto capitale.
Altri flussi di investimento diretto (codice 530)
Gli altri flussi di investimento diretto (od operazioni finanziarie tra imprese) riguardano l'assunzione o la concessione di prestiti — anche nella forma di titoli di debito, crediti di fornitura e azioni privilegiate a interesse fisso (considerate come titoli di debito) — tra investitori diretti e imprese affiliate, filiali e associate. I crediti nei confronti dell'investitore diretto dell'impresa d'investimento diretto sono anch'essi registrati come flussi di investimento diretto.
Investimenti diretti nell'economia segnalante (codice 555)
Gli investimenti diretti sono classificati in primo luogo in base alla direzione: investimenti diretti all'estero di residenti e investimenti di non residenti nell'economia segnalante.
Azioni ed altre partecipazioni (codice 560)
Le azioni ed altre partecipazioni comprendono le partecipazioni in filiali, tutte le azioni (con o senza diritto di voto) di affiliate e associate (eccetto le azioni privilegiate a interesse fisso considerate come titoli di debito e incluse in altri flussi di investimento diretto) e gli altri apporti di capitale. Comprendono anche l'acquisizione da parte di un'impresa d'investimento diretto di azioni del suo investitore diretto.
Utili reinvestiti (codice 575)
Gli utili reinvestiti consistono nella quota spettante agli investitori diretti (proporzionale al capitale detenuto) degli utili non distribuiti come dividendi dalle affiliate o dalle imprese associate e degli utili delle filiali non trasferiti agli investitori diretti. Tali utili reinvestiti sono registrati come redditi con un'operazione di contropartita in conto capitale.
Altri flussi di investimento diretto (codice 580)
Gli altri flussi di investimento diretto (od operazioni finanziarie tra imprese) riguardano l'assunzione o la concessione di prestiti — anche nella forma di titoli di debito, crediti di fornitura e azioni privilegiate a interesse fisso (considerate come titoli di debito) — tra investitori diretti e imprese affiliate, filiali e associate. I crediti nei confronti dell'investitore diretto dell'impresa d'investimento diretto sono anch'essi registrati come flussi di investimento diretto.
INVESTIMENTI DI PORTAFOGLIO (CODICE 600)
Gli investimenti di portafoglio riguardano le operazioni inerenti ad azioni e altre partecipazioni e a titoli di debito. Questi ultimi sono ripartiti in obbligazioni, strumenti di mercato monetario e strumenti finanziari derivati quando generano crediti e debiti finanziari. Altrimenti sono classificati come investimenti diretti o come riserve.
Strumenti finanziari derivati (codice 910)
Consistono in strumenti finanziari collegati ad un altro strumento finanziario specifico oppure a un indicatore o a una merce, mediante i quali è possibile negoziare sui mercati finanziari, in maniera autonoma, specifici rischi finanziari (quali il rischio di cambio, di credito, di variazione dei tassi d'interesse, di oscillazione del prezzo di un'azione o di una merce, ecc.).
ALTRI INVESTIMENTI (CODICE 700)
Nella voce altri investimenti confluiscono tutte le restanti operazioni finanziarie che non rientrano negli investimenti diretti, negli investimenti di portafoglio, negli strumenti finanziari derivati, né nelle riserve.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (CE) N. 184/2005 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 12 gennaio 2005
relativo alle statistiche comunitarie inerenti alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 285, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere della Banca centrale europea, espresso conformemente all'articolo 105, paragrafo 4, del trattato (1),
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
Il trattato stabilisce che la Commissione presenti relazioni al Consiglio al fine di consentire a quest'ultimo di sorvegliare l'evoluzione economica in ciascuno degli Stati membri e nella Comunità, nonché la coerenza delle politiche economiche con taluni indirizzi di massima.
(2)
Conformemente al trattato, la Commissione deve presentare al Consiglio proposte per l'attuazione della politica commerciale comune e il Consiglio deve autorizzare la Commissione ad aprire i negoziati necessari.
(3)
L'applicazione e la revisione degli accordi commerciali, incluso l'accordo generale sugli scambi di servizi (GATS) (3), e l'accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (ADPIC/TRIP) (4) nonché i negoziati in corso e futuri relativi ad ulteriori accordi rendono necessario disporre delle informazioni statistiche pertinenti.
(4)
Il regolamento (CE) n. 2223/96 del Consiglio, del 25 giugno 1996, relativo al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nella Comunità (5) («SEC 95»), contiene il quadro di riferimento per le norme, le definizioni, le classificazioni e le regole contabili comuni ai fini dell'elaborazione dei conti degli Stati membri per le esigenze statistiche della Comunità allo scopo di ottenere risultati comparabili tra gli Stati membri.
(5)
Il piano d'azione relativo alle esigenze statistiche dell'UME presentato al Consiglio nel settembre 2000 e la terza, quarta e quinta relazione sull'avanzamento dei lavori, anch'esse accolte favorevolmente dal Consiglio, prevedono la presentazione entro 90 giorni di conti europei trimestrali per settore istituzionale. La presentazione tempestiva di dati trimestrali di bilancia dei pagamenti costituisce un presupposto essenziale per l'elaborazione di tali conti europei trimestrali.
(6)
Il regolamento (CE, Euratom) n. 58/97 del Consiglio, del 20 dicembre 1996, relativo alle statistiche strutturali sulle imprese (6), ha istituito un quadro comune per la raccolta, l'elaborazione, la trasmissione e la valutazione delle statistiche comunitarie sulla struttura, l'attività, la competitività e il rendimento delle imprese nella Comunità e precisa le caratteristiche da rilevare in tale settore.
(7)
Il regolamento (CE) n. 2560/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 19 dicembre 2001, sui pagamenti transfrontalieri in euro (7), ha avuto un impatto diretto sulla raccolta di statistiche; un aumento della soglia prevista da detto regolamento avrebbe un notevole impatto sull'onere di comunicazione per le imprese e sulla qualità delle statistiche della bilancia dei pagamenti degli Stati membri, in particolare negli Stati membri che hanno sistemi di raccolta basati sulle liquidazioni.
(8)
Collettivamente, il manuale della bilancia dei pagamenti del Fondo monetario internazionale, l'indirizzo della Banca centrale europea (BCE), del 2 maggio 2003, sugli obblighi di segnalazione statistica della Banca centrale europea nel settore delle statistiche relative a bilancia dei pagamenti, posizione patrimoniale sull'estero e schema delle riserve internazionali (8), il manuale delle statistiche degli scambi internazionali di servizi delle Nazioni Unite e la definizione di riferimento degli investimenti diretti all'estero dell'OCSE definiscono le norme generali per l'elaborazione delle statistiche relative alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero.
(9)
Nel campo delle statistiche inerenti alla bilancia dei pagamenti, la BCE e la Commissione coordinano, se del caso, i lavori relativi alla loro elaborazione. Il presente regolamento definisce in particolare le informazioni statistiche che la Commissione richiede agli Stati membri per produrre statistiche comunitarie inerenti alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero. Ai fini della produzione e della diffusione di queste statistiche comunitarie, la Commissione e gli Stati membri si consultano reciprocamente su questioni riguardanti la qualità dei dati forniti e la loro diffusione.
(10)
Il regolamento (Euratom, CEE) n. 1588/90 del Consiglio, dell'11 giugno 1990, relativo alla trasmissione all'Istituto statistico delle Comunità europee di dati statistici protetti dal segreto (9), stabilisce che le norme nazionali relative al segreto statistico non possono essere invocate contro la trasmissione all'autorità comunitaria (Eurostat) di dati statistici riservati allorquando un atto di diritto comunitario che disciplina una statistica comunitaria preveda la trasmissione di tali dati.
(11)
Il regolamento (CE) n. 2533/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sulla raccolta di informazioni statistiche da parte della Banca centrale europea (10), definisce un regime di riservatezza che si applica alle informazioni statistiche riservate trasmesse alla BCE.
(12)
La produzione di statistiche comunitarie specifiche è disciplinata dalle disposizioni del regolamento (CE) n. 322/97 del Consiglio, del 17 febbraio 1997, sulle statistiche comunitarie (11).
(13)
Vi è una chiara esigenza di elaborare statistiche a livello comunitario relative alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero nel rispetto di standard di qualità statistica comuni.
(14)
Poiché lo scopo del presente regolamento, in particolare la creazione di norme di qualità statistica comuni per la produzione di statistiche comparabili relative alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono essere realizzati meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tale scopo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(15)
Al fine di garantire l'osservanza degli obblighi precisati nel presente regolamento, le istituzioni nazionali responsabili per la rilevazione dei dati all'interno degli Stati membri possono avere necessità di accedere a fonti di dati amministrativi, quali i registri di imprese gestiti da altre istituzioni pubbliche, e ad altre basi di dati contenenti informazioni sulle posizioni e sulle operazioni sull'estero ogni qualvolta tali dati sono necessari per la produzione di statistiche comunitarie.
(16)
Le misure necessarie per l'esecuzione del presente regolamento sono adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (12),
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento istituisce un quadro comune per la produzione sistematica di statistiche comunitarie relative alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero.
Articolo 2
Trasmissione dei dati
1. Gli Stati membri trasmettono alla Commissione (Eurostat) dati relativi alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all'estero come precisato nell'allegato I. I dati sono quelli definiti nell'allegato II.
2. Gli Stati membri trasmettono i dati alla Commissione (Eurostat) nel rispetto delle scadenze indicate nell'allegato I.
Articolo 3
Fonti di dati
1. Gli Stati membri raccolgono le informazioni richieste nel presente regolamento utilizzando tutte le fonti che essi ritengono pertinenti e appropriate. Esse possono comprendere fonti di dati amministrativi quali i registri di imprese.
2. Le persone fisiche e giuridiche tenute a fornire le informazioni rispettano, allorché trasmettono tali informazioni, i termini e le definizioni fissate dalle istituzioni nazionali responsabili per la rilevazione di dati all'interno degli Stati membri in conformità con il presente regolamento.
3. Nel caso in cui i dati richiesti non possano essere rilevati a un costo ragionevole è ammessa la trasmissione delle migliori stime possibili (compresi i valori zero).
Articolo 4
Criteri e relazioni in tema di qualità
1. Gli Stati membri adottano tutte le disposizioni ragionevoli che ritengono necessarie per garantire la qualità dei dati trasmessi conformemente a standard di qualità comuni.
2. Gli Stati membri trasmettono alla Commissione una relazione sulla qualità dei dati comunicati (in prosieguo denominata «relazione sulla qualità»).
3. Gli standard di qualità comuni nonché il contenuto e la periodicità delle relazioni sulla qualità sono specificati secondo la procedura di cui all'articolo 11, paragrafo 2, tenuto conto delle implicazioni per quanto concerne i costi di rilevazione e di elaborazione dei dati e cambiamenti importanti riguardanti la rilevazione dei dati.
La qualità dei dati trasmessi è valutata, sulla base delle relazioni sulla qualità, dalla Commissione assistita dal comitato della bilancia dei pagamenti di cui all'articolo 11. Tale valutazione della Commissione è trasmessa per conoscenza al Parlamento europeo.
4. Gli Stati membri comunicano alla Commissione entro un termine massimo di tre mesi dalla loro entrata in vigore significativi cambiamenti metodologici o di altro tipo suscettibili d'influenzare i dati trasmessi. La Commissione notifica al Parlamento europeo e agli altri Stati membri ogni siffatta comunicazione.
Articolo 5
Flussi di dati
Le statistiche da elaborare sono raggruppate per la trasmissione alla Commissione (Eurostat) secondo i seguenti flussi di dati:
a)
indicatori della bilancia dei pagamenti in euro;
b)
statistiche trimestrali relative alla bilancia dei pagamenti;
c)
scambi internazionali di servizi;
d)
flussi di investimenti diretti all'estero;
e)
posizioni di investimenti diretti all'estero.
Tali flussi di dati sono conformi a quanto specificato nell'allegato I.
Articolo 6
Periodo di riferimento e periodicità
Gli Stati membri elaborano i flussi di dati nel rispetto del primo periodo di riferimento e della periodicità specificati nell'allegato I.
Articolo 7
Trasmissione dei dati
Gli Stati membri trasmettono alla Commissione (Eurostat) i dati di cui al presente regolamento utilizzando un formato e una procedura definiti dalla Commissione secondo la procedura di cui all'articolo 11, paragrafo 2.
Articolo 8
Trasmissione e scambio di dati riservati
1. Nonostante le norme stabilite nell'articolo 5, paragrafo 4, del regolamento (CEE, Euratom) n. 1588/90, la trasmissione di dati riservati tra Eurostat e la BCE può avvenire nella misura in cui tale trasmissione è necessaria per garantire la coerenza tra i dati della bilancia dei pagamenti dell'Unione europea e quelli del territorio economico degli Stati membri che hanno adottato la moneta unica.
2. Il paragrafo 1 si applica a condizione che la BCE tenga debito conto dei principi definiti all'articolo 10 del regolamento (CE) n. 322/97 e rispetti le condizioni di cui all'articolo 14 dello stesso regolamento.
3. Lo scambio di dati riservati, quali definiti all'articolo 13 del regolamento (CE) n. 322/97, è permesso tra gli Stati membri nella misura in cui tale scambio è necessario per garantire la qualità dei dati della bilancia dei pagamenti dell'Unione europea.
Gli Stati membri che ricevono dati riservati da altri Stati membri trattano tali informazioni in maniera riservata.
Articolo 9
Diffusione
La Commissione (Eurostat) provvede alla diffusione delle statistiche comunitarie elaborate in forza del presente regolamento con una cadenza simile a quella indicata nell'allegato I.
Articolo 10
Adeguamento ai cambiamenti economici e tecnici
Le disposizioni necessarie per tener conto dei cambiamenti economici e tecnici sono fissate secondo la procedura di cui all'articolo 11, paragrafo 2.
Tali disposizioni riguardano:
a)
l'aggiornamento delle definizioni (allegato II);
b)
l'aggiornamento dei requisiti relativi ai dati, inclusi i termini per la trasmissione nonché le revisioni, gli ampliamenti e le cancellazioni di flussi di dati (allegato I).
Articolo 11
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita da un comitato denominato «comitato della bilancia dei pagamenti» (in appresso «comitato»).
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto delle disposizioni dell'articolo 8 della stessa.
Il periodo di cui all'articolo 5, paragrafo 6, della decisione 1999/468/CE è fissato a tre mesi.
3. Il comitato adotta il proprio regolamento interno.
4. La BCE può partecipare alle riunioni del comitato in veste di osservatore.
Articolo 12
Relazione sull'applicazione
Entro il 28 febbraio 2010 la Commissione trasmette al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulla sua applicazione.
In particolare la relazione:
a)
registra la qualità delle statistiche elaborate;
b)
valuta i benefici che derivano alla Comunità e agli Stati membri, nonché ai fornitori e agli utilizzatori delle informazioni, dalle statistiche elaborate in rapporto ai costi;
c)
individua i settori in cui sono possibili miglioramenti nonché le modifiche ritenute necessarie alla luce dei risultati ottenuti.
d)
riesamina il funzionamento del comitato e raccomanda in merito all'opportunità di ridefinire la portata delle misure di esecuzione.
Articolo 13
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo a quello di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Strasburgo, il 12 gennaio 2005.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. P. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
Il presidente
N. SCHMIT
(1) GU C 296 del 6.12.2003, pag. 5.
(2) Parere del Parlamento europeo del 30 marzo 2004 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 13 dicembre 2004.
(3) GU L 336 del 23.12.1994, pag. 191.
(4) GU L 336 del 23.12.1994, pag. 214.
(5) GU L 310 del 30.11.1996, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1267/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 180 del 18.7.2003, pag. 1).
(6) GU L 14 del 17.1.1997, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1882/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(7) GU L 344 del 28.12.2001, pag. 13.
(8) GU L 131 del 28.5.2003, pag. 20.
(9) GU L 151 del 15.6.1990, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1882/2003.
(10) GU L 318 del 27.11.1998, pag. 8.
(11) GU L 52 del 22.2.1997, pag. 1. Regolamento modificato dal regolamento (CE) n. 1882/2003.
(12) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
ALLEGATO I
FLUSSI DI DATI
di cui all'articolo 5
1. Indicatori della bilancia dei pagamenti in euro
BOP EUR
Indicatori in euro
Scadenza: t (1) + 2 mesi
Periodicità: trimestrale
Primo periodo di riferimento: 1o trimestre 2006
Crediti
Debiti
Saldo netto
Conto corrente
Extra UE
Extra UE
Extra UE
Servizi
Extra UE
Extra UE
Extra UE
2. Statistiche trimestrali relative alla bilancia dei pagamenti
BOP Q
Dati trimestrali
Scadenza: t + 3 mesi
Periodicità: trimestrale
Primo periodo di riferimento: 1o trimestre 2006
Crediti
Debiti
Saldo netto
I.
Conto corrente
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Beni
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Trasporti
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Viaggi
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Comunicazioni
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi di costruzione
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi di assicurazione
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi finanziari
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi informatici e di informazione
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Royalty e diritti di licenza
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Altri servizi alle imprese
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi personali, culturali e ricreativi
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi delle amministrazioni pubbliche non compresi altrove
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Redditi
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Redditi da lavoro dipendente
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Redditi da capitale
—
Investimenti diretti
Livello 1
Livello 1
Livello 1
—
Investimenti di portafoglio
Extra UE
Mondo
—
Altri investimenti
Extra UE
Extra UE
Extra UE
Trasferimenti correnti
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Amministrazioni pubbliche
Extra UE
Extra UE
Extra UE
Altri settori
Extra UE
Extra UE
Extra UE
II.
Conto capitale
Extra UE
Extra UE
Extra UE
Attività nette
Passività nette
Saldo netto
III.
Conto finanziario
Investimenti diretti
Livello 1
All'estero
Livello 1
—
Azioni ed altre partecipazioni
Livello 1
—
Utili reinvestiti
Livello 1
—
Altri flussi
Livello 1
Nell'economia segnalante
Livello 1
—
Azioni ed altre partecipazioni
Livello 1
—
Utili reinvestiti
Livello 1
—
Altri flussi
Livello 1
Investimenti di portafoglio
Extra UE
Mondo
Strumenti finanziari derivati
Mondo
Altri investimenti
Extra UE
Extra UE
Extra UE
3. Scambi internazionali di servizi
BOP ITS
Scambi internazionali di servizi
Scadenza: t + 9 mesi
Periodicità: annuale
Primo periodo di riferimento: 2006
Crediti
Debiti
Saldo netto
Totale servizi
Livello 3
Livello 3
Livello 3
Trasporti
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti marittimi
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti aerei
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altri trasporti
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Classificazione estesa di «Altri trasporti»
Trasporti spaziali
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti ferroviari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti su strada
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti per vie d'acqua interne
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di passeggeri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Trasporti mediante condotte e trasmissione di energia elettrica
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altri servizi di supporto e ausiliari dei trasporti
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Viaggi
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Viaggi d'affari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Spese dei lavoratori stagionali e frontalieri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri viaggi d'affari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Viaggi per motivi personali
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Spese per motivi di salute
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Spese per motivi d'istruzione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri viaggi per motivi personali
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Comunicazioni
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi postali e di corriere
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi di telecomunicazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi di costruzione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Costruzioni all'estero
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Costruzioni nell'economia segnalante
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi di assicurazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Assicurazioni sulla vita e fondi pensione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Assicurazioni di merci
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altre assicurazioni dirette
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Riassicurazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi ausiliari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi finanziari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi informatici e di informazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi informatici
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi di informazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi delle agenzie d'informazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri servizi di informazione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Royalty e diritti di licenza
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Diritti di franchising e diritti simili
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altre royalty e altri diritti di licenza
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altri servizi alle imprese
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Merchanting e altri servizi connessi al commercio
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Merchanting
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri servizi connessi al commercio
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi di leasing operativo
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi vari alle imprese, professionali e tecnici
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi legali e contabili, consulenza di gestione e pubbliche relazioni
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi legali
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi contabili, di auditing e di consulenza in materia fiscale
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi di consulenza amministrativo-gestionale e di pubbliche relazioni
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Pubblicità, studi di mercato e sondaggi di opinione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Ricerca e sviluppo
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi di architettura, di ingegneria e altri servizi tecnici
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi in campo agricolo, minerario e di lavorazione in loco
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Trattamento dei rifiuti e disinquinamento
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi in campo agricolo, minerario e altri servizi di lavorazione in loco
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri servizi alle imprese
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi tra imprese collegate non compresi altrove
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi personali, culturali e ricreativi
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi audiovisivi e connessi
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altri servizi personali, culturali e ricreativi
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi di istruzione
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Servizi sanitari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
—
Altri
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Servizi delle amministrazioni pubbliche non compresi altrove
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Ambasciate e consolati
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Agenzie e unità militari
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Altri servizi delle amministrazioni pubbliche
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Voci per memoria
Operazioni inerenti ad audiovisivi
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi postali
Livello 1
Livello 1
Livello 1
Servizi di corriere
Livello 1
Livello 1
Livello 1
4. Questionari per i flussi di investimenti diretti all'estero (FDI)
BOP FDI
Flussi di investimenti diretti (2)
Scadenza: t + 9 mesi
Periodicità: annuale
Primo periodo di riferimento: 2006
A
Ripartizione geografica
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
Investimenti diretti all'estero
510
Azioni ed altre partecipazioni
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
525
Utili reinvestiti
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
530
Altri flussi
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
505
Investimenti diretti all'estero: totale
Saldo netto
Livello 3
Non richiesta
Investimenti diretti nell'economia segnalante
560
Azioni ed altre partecipazioni
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
575
Utili reinvestiti
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
580
Altri flussi
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale
Saldo netto
Livello 3
Non richiesta
Redditi da investimenti diretti
332
Dividendi
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
333
Utili reinvestiti e utili delle filiali non distribuiti
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
334
Interessi
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
330
Redditi da investimenti diretti: totale
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 3
Non richiesta
BOP FDI
Flussi di investimenti diretti
Scadenza: t + 21 mesi
Periodicità: annuale
Primo periodo di riferimento: 2006
A
Ripartizione geografica
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
Investimenti diretti all'estero
510
Azioni ed altre partecipazioni
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
525
Utili reinvestiti
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
530
Altri flussi
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
505
Investimenti diretti all'estero: totale
Saldo netto
Livello 3
Non richiesta
Investimenti diretti nell'economia segnalante
560
Azioni e altre partecipazioni
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
575
Utili reinvestiti
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
580
Altri flussi
Saldo netto
Livello 2
Non richiesta
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale
Saldo netto
Livello 3
Non richiesta
Redditi da investimenti diretti
332
Dividendi
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
333
Utili reinvestiti e utili delle filiali non distribuiti
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
334
Interessi
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 2
Non richiesta
330
Redditi da investimenti diretti: totale
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 3
Non richiesta
B
Ripartizione per attività
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
505
Investimenti diretti all'estero: totale
Saldo netto
Saldo netto
Livello 1
Livello 2
Livello 2
Livello 1
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale
Saldo netto
Saldo netto
Livello 1
Livello 2
Livello 2
Livello 1
330
Redditi da investimenti diretti: totale
Crediti, debiti, saldo netto
Crediti, debiti, saldo netto
Livello 1
Livello 2
Livello 2
Livello 1
5. Questionari per le posizioni di investimenti diretti all'estero (FDI)
BOP POS
Posizioni di investimenti diretti (3)
(4)
Scadenza: t + 9 mesi
Periodicità: annuale
Primo periodo di riferimento: 2006
A
Ripartizione geografica
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
Investimenti diretti: attività
506
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti
Posizioni nette
Livello 1
Non richiesta
530
Altri flussi
Posizioni nette
Livello 1
Non richiesta
505
Investimenti diretti all'estero: totale attività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
Investimenti diretti: passività
556
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti
Posizioni nette
Livello 1
Non richiesta
580
Altri flussi
Posizioni nette
Livello 1
Non richiesta
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale passività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
BOP POS
Posizioni di investimenti diretti (5)
Scadenza: t + 21 mesi
Periodicità: annuale
Primo periodo di riferimento: 2006
A
Ripartizione geografica
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
Investimenti diretti: attività
506
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
530
Altri flussi
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
505
Investimenti diretti all'estero: totale attività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 3
Non richiesta
Investimenti diretti: passività
556
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
580
Altri flussi
Posizioni nette
Livello 2
Non richiesta
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale passività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 3
Non richiesta
B
Ripartizione per attività
Voce
Tipo di dati
Ripartizione geografica
Ripartizione per attività
505
Investimenti diretti all'estero: totale attività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 1
Livello 2
Livello 2
Livello 1
555
Investimenti diretti nell'economia segnalante: totale passività, saldo netto
Posizioni nette
Livello 1
Livello 2
Livello 2
Livello 1
6. Livelli di ripartizione geografica
Livello 1
Livello 2
A1
Mondo (tutte le entità)
A1
Mondo (tutte le entità)
D3
UE25 (intra UE25)
D3
UE25 (intra UE25)
U4
Zona extra euro
U4
Zona extra euro
4A
Istituzioni dell’Unione europea
4A
Istituzioni dell’Unione europea
D5
Extra UE25
D5
Extra UE25
IS
Islanda
LI
Liechtenstein
NO
Norvegia
CH
Svizzera
CH
Svizzera
BG
Bulgaria
HR
Croazia
RO
Romania
RU
Federazione russa
TR
Turchia
EG
Egitto
MA
Marocco
NG
Nigeria
ZA
Sudafrica
CA
Canada
CA
Canada
US
Stati Uniti d’America
US
Stati Uniti d'America
MX
Messico
AR
Argentina
BR
Brasile
CL
Cile
UY
Uruguay
VE
Venezuela
IL
Israele
CN
Cina
HK
Hong Kong
IN
India
ID
Indonesia
JP
Giappone
JP
Giappone
KR
Corea del Sud
MY
Malaysia
PH
Filippine
SG
Singapore
TW
Taiwan
TH
Thailandia
AU
Australia
NZ
Nuova Zelanda
Z8
Extra UE25 non attribuiti
Z8
Extra UE25 non attribuiti
C4
Centri finanziari offshore (6)
C4
Centri finanziari offshore
Livello 3
7Z
Organizzazioni internazionali escluse le istituzioni dell’Unione europea
AD
Andorra
AE
Emirati arabi uniti
AF
Afghanistan
AG
Antigua e Barbuda
AI
Anguilla
AL
Albania
AM
Armenia
AN
Antille olandesi
AO
Angola
AQ
Antartide
AR
Argentina
AS
Samoa americane
AT
Austria
AU
Australia
AW
Aruba
AZ
Azerbaigian
BA
Bosnia Erzegovina
BB
Barbados
BD
Bangladesh
BE
Belgio
BF
Burkina Faso
BG
Bulgaria
BH
Bahrein
BI
Burundi
BJ
Benin
BM
Bermuda
BN
Brunei Darussalam
BO
Bolivia
BR
Brasile
BS
Bahamas
BT
Bhutan
BV
Isola di Bouvet
BW
Botswana
BY
Bielorussia
BZ
Belize
CA
Canada
CC
Isole Cocos (Keeling)
CD
Congo, Repubblica democratica del
CF
Repubblica centrafricana
CG
Congo
CH
Svizzera
CI
Costa d'Avorio
CK
Isole Cook
CL
Cile
CM
Camerun
CN
Cina
CO
Colombia
CR
Costa Rica
CU
Cuba
CV
Capo Verde
CX
Isola Christmas
CY
Cipro
CZ
Repubblica ceca
DE
Germania
DJ
Gibuti
DK
Danimarca
DM
Dominica
DO
Repubblica dominicana
DZ
Algeria
EC
Ecuador
EE
Estonia
EG
Egitto
ER
Eritrea
ES
Spagna
ET
Etiopia
FI
Finlandia
FJ
Figi
FK
Isole Falkland (Malvine)
FM
Micronesia, Stati federati di
FO
Isole Fær Øer
FR
Francia
GA
Gabon
GB
Regno Unito
GD
Grenada
GE
Georgia
GG
Guernsey (nessun codice paese ufficiale ISO 3166-1, elementi di codice riservati in via eccezionale)
GH
Ghana
GI
Gibilterra
GL
Groenlandia
GM
Gambia
GN
Guinea
GQ
Guinea equatoriale
GR
Grecia
GS
Georgia del Sud e Isole Sandwich meridionali
GT
Guatemala
GU
Guam
GW
Guinea Bissau
GY
Guyana
HK
Hong Kong
HM
Isole Heard e McDonald
HN
Honduras
HR
Croazia
HT
Haiti
HU
Ungheria
ID
Indonesia
IE
Irlanda
IL
Israele
IM
Isola di Man (nessun codice paese ufficiale ISO 3166-1, elementi di codice riservati in via eccezionale)
IN
India
IO
Territorio britannico dell'Oceano Indiano
IQ
Iraq
IR
Iran, Repubblica islamica dell’
IS
Islanda
IT
Italia
JE
Jersey (nessun codice paese ufficiale ISO 3166-1, elementi di codice riservati in via eccezionale)
JM
Giamaica
JO
Giordania
JP
Giappone
KE
Kenya
KG
Kirghizistan
KH
Cambogia
KI
Kiribati
KM
Comore
KN
Saint Kitts e Nevis
KP
Corea, Repubblica democratica popolare di Corea (Corea del Nord)
KR
Corea, Repubblica di (Corea del Sud)
KW
Kuwait
KY
Isole Cayman
KZ
Kazakistan
LA
Repubblica democratica popolare del Laos
LB
Libano
LC
Saint Lucia
LI
Liechtenstein
LK
Sri Lanka
LR
Liberia
LS
Lesotho
LT
Lituania
LU
Lussemburgo
LV
Lettonia
LY
Gran Giamahiria araba libica
MA
Marocco
MD
Moldova, Repubblica
MG
Madagascar
MH
Isole Marshall
MK (7)
Macedonia, ex Repubblica iugoslava di
ML
Mali
MM
Myanmar
MN
Mongolia
MO
Macao
MP
Marianne settentrionali
MQ
Martinica
MR
Mauritania
MS
Montserrat
MT
Malta
MU
Maurizio
MV
Maldive
MW
Malawi
MX
Messico
MY
Malaysia
MZ
Mozambico
NA
Namibia
NC
Nuova Caledonia
NE
Niger
NF
Isola Norfolk
NG
Nigeria
NI
Nicaragua
NL
Paesi Bassi
NO
Norvegia
NP
Nepal
NR
Nauru
NU
Niue
NZ
Nuova Zelanda
OM
Oman
PA
Panama
PE
Perù
PF
Polinesia francese
PG
Papua Nuova Guinea
PH
Filippine
PK
Pakistan
PL
Polonia
PN
Pitcairn
PR
Portorico
PS
Territorio palestinese occupato
PT
Portogallo
PW
Palau
PY
Paraguay
QA
Qatar
RO
Romania
RU
Federazione russa
RW
Ruanda
SA
Arabia Saudita
SB
Isole Salomone
SC
Seicelle
SD
Sudan
SE
Svezia
SG
Singapore
SH
Sant’Elena
SI
Slovenia
SK
Slovacchia
SL
Sierra Leone
SM
San Marino
SN
Senegal
SO
Somalia
SR
Suriname
ST
São Tomé e Príncipe
SV
Salvador
SY
Repubblica araba siriana
SZ
Swaziland
TC
Turks e Caicos
TD
Ciad
TG
Togo
TH
Thailandia
TJ
Tagikistan
TK
Tokelau
TM
Turkmenistan
TN
Tunisia
TO
Tonga
TP
Timor est
TR
Turchia
TT
Trinidad e Tobago
TV
Tuvalu
TW
Taiwan, Provincia della Cina
TZ
Tanzania, Repubblica unita di
UA
Ucraina
UG
Uganda
UM
Isole minori lontane degli Stati Uniti
US
Stati Uniti
UY
Uruguay
UZ
Uzbekistan
VA
Città del Vaticano
VC
Saint Vincent e Grenadine
VE
Venezuela
VG
Isole Vergini britanniche
VI
Isole Vergini americane
VN
Vietnam
VU
Vanuatu
WF
Wallis e Futuna
WS
Samoa
YE
Yemen
YT
Mayotte
YU
Iugoslavia
ZA
Sudafrica
ZM
Zambia
ZW
Zimbabwe
7. Livelli di ripartizione per attività
Livello 1
Livello 2
NACE Rev. 1
AGRICOLTURA E PESCA
Sezioni A, B
ESTRAZIONE DI MINERALI
ESTRAZIONE DI MINERALI
Sezione C
di cui:
Estrazione di petrolio e di gas
Divisione 11
ATTIVITÀ MANIFATTURIERE
ATTIVITÀ MANIFATTURIERE
Sezione D
Industrie alimentari
Sottosezione DA
Industrie tessili e dell'abbigliamento
Sottosezione DB
Industria del legno, stampa ed editoria
Sottosezioni DD & DE
TOTALE industrie tessili + industria del legno
Raffinerie di petrolio e altri trattamenti
Divisione 23
Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali
Divisione 24
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
Divisione 25
Prodotti petroliferi, chimici, in gomma e materie plastiche
TOTALE prodotti petroliferi, chimici, in gomma e materie plastiche
Prodotti in metallo
Sottosezione DJ
Macchine ed apparecchi meccanici
Divisione 29
TOTALE prodotti in metallo ed apparecchi meccanici
Macchine per ufficio, elaboratori e sistemi informatici
Divisione 30
Apparecchi radiotelevisivi e apparecchiature per le comunicazioni
Divisione 32
Macchine per ufficio, elaboratori, apparecchi radiotelevisivi e app. per le comunicazioni
TOTALE macchine per ufficio, elaboratori, apparecchi radiotelevisivi e apparecchiature per le comunicazioni
Autoveicoli
Divisione 34
Altri mezzi di trasporto
Divisione 35
Veicoli e altri mezzi di trasporto
TOTALE veicoli + altri mezzi di trasporto
Attività manifatturiere n.c.a.
ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA
ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA
Sezione E
COSTRUZIONI
COSTRUZIONI
Sezione F
TOTALE SERVIZI
TOTALE SERVIZI
COMMERCIO E RIPARAZIONI
COMMERCIO E RIPARAZIONI
Sezione G
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
Divisione 50
Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi
Divisione 51
Commercio al dettaglio, escluso quello di autoveicoli e di motocicli; riparazione di beni personali e per la casa
Divisione 52
ALBERGHI E RISTORANTI
ALBERGHI E RISTORANTI
Sezione H
TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI
TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI
Sezione I
Trasporti e magazzinaggio
Div. 60, 61, 62, 63
Trasporti terrestri; trasporti mediante condotte
Divisione 60
Trasporti marittimi e per vie d'acqua
Divisione 61
Trasporti aerei
Divisione 62
Attività di supporto ed ausiliarie dei trasporti; attività delle agenzie di viaggio
Divisione 63
Poste e telecomunicazioni
Divisione 64
Attività postali e di corriere
Gruppo 641
Telecomunicazioni
Gruppo 642
INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA
INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA
Sezione J
Intermediazione monetaria e finanziaria (escluse le assicurazioni e i fondi pensione)
Divisione 65
Assicurazioni e fondi pensione, escluse le assicurazioni sociali obbligatorie
Divisione 66
Attività ausiliarie dell'intermediazione finanziaria e delle assicurazioni
Divisione 67
ATTIVITÀ IMMOBILIARI
Sezione K, Div. 70
NOLEGGIO DI MACCHINARI E ATTREZZATURE SENZA OPERATORE E DI BENI PER USO PERSONALE E DOMESTICO
Sezione K, Div. 71
INFORMATICA E ATTIVITÀ CONNESSE
INFORMATICA E ATTIVITÀ CONNESSE
Sezione K, Div. 72
RICERCA E SVILUPPO
RICERCA E SVILUPPO
Sezione K, Div. 73
ATTIVITÀ DI SERVIZI ALLE IMPRESE
ATTIVITÀ DI SERVIZI ALLE IMPRESE
Sezione K, Div. 74
Attività legali, contabilità, studi di mercato e consulenza
Gruppo 741
Attività degli studi legali e notarili
Classe 7411
Contabilità, audit; consulenza in materia fiscale
Classe 7412
Studi di mercato e sondaggi di opinione
Classe 7413
Consulenza amministrativo-gestionale
Classi 7414, 7415
Attività degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici
Gruppo 742
Pubblicità
Gruppo 744
Altre attività di servizi alle imprese non comprese altrove.
Gruppi 743, 745, 746, 747, 748
ISTRUZIONE
Sezione M
SANITÀ E ASSISTENZA SOCIALE
Sezione N
SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI, DELLE ACQUE DI SCARICO E SIMILI
Sezione O, Div. 90
ATTIVITÀ DI ORGANIZZAZIONI ASSOCIATIVE NON COMPRESE ALTROVE
Sezione O, Div. 91
ATTIVITÀ RICREATIVE, CULTURALI E SPORTIVE
ATTIVITÀ RICREATIVE, CULTURALI E SPORTIVE
Sezione O, Div. 92
Attività cinematografiche, radiotelevisive, dello spettacolo, di intrattenimento e divertimento
Gruppi 921, 922, 923
Attività delle agenzie di stampa
Gruppo 924
Attività di biblioteche, archivi, musei ed altre attività culturali
Gruppo 925
Attività sportive e ricreative
Gruppi 926, 927
ALTRE ATTIVITÀ DI SERVIZI
Sezione O, Div. 93
Non attribuiti
(1) t = periodo di riferimento (anno o trimestre).
(2) Esclusivamente la ripartizione geografica.
(3) Esclusivamente la ripartizione geografica
(4) Le posizioni FDI al 31.12.2005 saranno trasmesse nel settembre 2007 conformemente agli attuali «gentlemen's agreements».
(5) I dati riveduti sulle posizioni FDI al 31.12.2005 saranno trasmessi nel settembre 2008 conformemente alle disposizioni del presente regolamento.
(6) Solo per gli investimenti diretti all'estero.
(7) Codice provvisorio che non pregiudica la denominazione definitiva che sarà attribuita al paese a conclusione dei negoziati attualmente in corso presso le Nazioni Unite.
ALLEGATO II
DEFINIZIONI
di cui all'articolo 10
BENI (codice 100)
In tale voce del conto corrente della bilancia dei pagamenti figurano i beni mobili per i quali si verifica un trasferimento della proprietà (tra residenti e non residenti). Tali beni dovrebbero essere misurati al valore di mercato su base FOB. Fanno eccezione alla regola del trasferimento della proprietà (e le relative operazioni sono registrate nei beni): i beni in leasing finanziario, i beni trasferiti tra un'impresa madre e una filiale e alcune merci in lavorazione. Scambi intracomunitari di beni: il paese partner dovrebbe essere definito secondo il principio della spedizione. I beni includono: merci in generale, merci in lavorazione, riparazioni, provviste di bordo e oro non monetario.
SERVIZI (codice 200)
Trasporti (codice 205)
Sono compresi tutti i servizi di trasporto prestati dai residenti in un'economia a favore dei residenti in un'altra economia, che implicano il trasporto di passeggeri, il movimento di merci (noli), il noleggio di mezzi di trasporto con equipaggio e i connessi servizi di supporto e ausiliari.
Trasporti marittimi (codice 206)
Sono compresi tutti i servizi di trasporto via mare. È richiesta la seguente ripartizione: Trasporti marittimi di passeggeri (codice 207), Trasporti marittimi di merci (codice 208) e Altri trasporti marittimi (codice 209).
Trasporti aerei (codice 210)
Sono compresi tutti i servizi di trasporto per via aerea. È richiesta la seguente ripartizione: Trasporti aerei di passeggeri (codice 211), Trasporti aerei di merci (codice 212) e Altri trasporti aerei (codice 213).
Altri trasporti (codice 214)
Sono compresi tutti i servizi di trasporto non prestati per via aerea o marittima. È richiesta la seguente ripartizione: Altri trasporti di passeggeri (codice 215), Altri trasporti di merci (codice 216) e Altri trasporti diversi (codice 217)
È richiesta un'estesa classificazione della voce Altri trasporti (codice 214) come segue:
Trasporti spaziali (codice 218)
Sono inclusi i lanci di satelliti da parte di imprese commerciali per conto dei proprietari dei satelliti (quali le società di telecomunicazioni) e altre attività svolte dagli operatori di veicoli spaziali quali il trasporto di beni e persone per esperimenti scientifici. Sono inclusi anche i trasporti spaziali di passeggeri e gli esborsi sostenuti da un'economia per far viaggiare i propri residenti sui veicoli spaziali di un'altra economia.
Trasporti ferroviari (codice 219)
Trasporti mediante l'uso di carrozze ferroviarie. È necessaria un'ulteriore suddivisione fra Trasporti ferroviari di passeggeri (codice 220), Trasporti ferroviari di merci (codice 221) e Altri trasporti ferroviari (codice 222).
Trasporti su strada (codice 223)
Trasporti effettuati mediante autocarri, camion, autobus e pullman. È necessaria un'ulteriore suddivisione fra Trasporti di passeggeri su strada (codice 224), Trasporti di merci su strada (codice 225) e Altri trasporti su strada (codice 226).
Trasporti per vie d'acqua interne (codice 227)
Riguardano i trasporti internazionali su fiumi, canali e laghi. Sono incluse le vie d'acqua interne a un paese e quelle in comune tra due o più paesi. È necessaria un'ulteriore suddivisione fra Trasporti di passeggeri per vie d'acqua interne (codice 228), Trasporti di merci per vie d'acqua interne (codice 229) e Altri trasporti per vie d'acqua interne (codice 230).
Trasporti mediante condotte e trasmissione di energia elettrica (codice 231)
Sono compresi i trasporti internazionali di merci mediante condotte. Sono inclusi anche gli oneri per la trasmissione di energia elettrica se questa è separata dal processo di produzione e di distribuzione. È esclusa la fornitura di energia elettrica, così come la fornitura di petrolio e prodotti connessi, di acqua e di altre merci mediante condotte. Sono esclusi anche i servizi di distribuzione di energia elettrica, acqua, gas e altri prodotti petroliferi (inclusi in Altri servizi alle imprese (codice 284)).
Altri servizi di supporto e ausiliari dei trasporti (codice 232)
Gli altri servizi di supporto e ausiliari dei trasporti comprendono tutti gli altri servizi di trasporto che non possono essere attribuiti a nessuna delle ripartizioni dei servizi di trasporto sopra descritte.
Viaggi (codice 236)
I viaggi riguardano principalmente i beni e i servizi acquistati in un'economia dai viaggiatori che soggiornano per periodi inferiori a un anno in tale economia. I beni e i servizi sono acquistati dai viaggiatori o per loro conto, oppure sono forniti ad essi gratuitamente (ossia come omaggio) per loro uso personale o perché li possano offrire a loro volta. Sono esclusi i trasporti di passeggeri nelle economie che i viaggiatori stanno visitando quando tali servizi di trasporto sono prestati da vettori non residenti nella particolare economia visitata, nonché i trasporti internazionali di passeggeri: entrambi sono inclusi nei servizi ai passeggeri alla voce trasporti. Sono esclusi anche i beni acquistati dai viaggiatori per la rivendita nella propria economia o in qualsiasi altra economia. I viaggi sono articolati in due suddivisioni: Viaggi d'affari (codice 237) e Viaggi per motivi personali (codice 240).
Viaggi d'affari (codice 237)
I viaggi d'affari riguardano gli acquisti di beni e servizi da parte di coloro che viaggiano per affari. Sono inclusi anche gli acquisti di beni e servizi per uso personale da parte dei lavoratori stagionali, dei lavoratori frontalieri e degli altri lavoratori non residenti nell'economia in cui sono occupati, i cui datori di lavoro sono residenti in tale economia. I viaggi d'affari sono ulteriormente ripartiti in Spese dei lavoratori stagionali e frontalieri (codice 238) e Altri viaggi d’affari (codice 239).
Spese dei lavoratori stagionali e frontalieri (codice 238)
Sono inclusi gli acquisti di beni e servizi per uso personale da parte dei lavoratori stagionali, dei lavoratori frontalieri e degli altri lavoratori non residenti nell'economia in cui sono occupati, i cui datori di lavoro sono residenti in tale economia.
Altri viaggi d'affari (codice 239)
Comprende tutti i Viaggi d’affari (codice 237) non inclusi nelle Spese dei lavoratori stagionali e frontalieri (codice 238).
Viaggi per motivi personali (codice 240)
I viaggi per motivi personali comprendono i beni e i servizi acquistati dai viaggiatori che si recano all'estero non per ragioni d'affari bensì per altri scopi: vacanze, partecipazione ad attività culturali e ricreative, visite ad amici e parenti, pellegrinaggi, istruzione e motivi di salute. I Viaggi per motivi personali (codice 240) sono ripartiti in tre suddivisioni: Spese per motivi di salute (codice 241), Spese per motivi d'istruzione (codice 242) e Altri viaggi per motivi personali (codice 243).
Spese per motivi di salute (codice 241)
Sono definite come il totale delle spese sostenute da quanti viaggiano per ragioni mediche.
Spese per motivi d'istruzione (codice 242)
Sono definite come il totale delle spese sostenute da studenti.
Altri viaggi per motivipersonali (codice 243)
Sono compresi i Viaggi per motivi personali (codice 240) non inclusi nelle Spese per motivi di salute (codice 241) o nelle Spese per motivi d'istruzione (codice 242).
Altri servizi (981)
Sono tutti i Servizi (codice 200) non inclusi nei Trasporti (codice 205) o nei Viaggi (codice 236).
Comunicazioni (codice 245)
Sono inclusi i Servizi postali e di corriere (codice 246) e i Servizi di telecomunicazione (codice 247).
Servizi postali e di corriere (codice 246)
Comprende i Servizi postali (codice 958) e i Servizi di corriere (codice 959).
Servizi postali (codice 958)
Sono inclusi i servizi di fermoposta, i servizi telegrafici e i servizi prestati agli sportelli postali quali la vendita di francobolli, le spedizioni di denaro, ecc. Spesso, ma non sempre, tali servizi sono prestati dalle amministrazioni postali nazionali. I servizi postali sono oggetto di accordi internazionali e i flussi tra operatori di economie diverse dovrebbero essere registrati su base lorda.
Servizi di corriere (codice 959)
I servizi di corriere sono incentrati sulle consegne espresso e porta a porta. Per prestare tali servizi i corrieri possono far uso di mezzi di trasporto propri, pubblici o la cui proprietà è condivisa con altri privati. Sono incluse le consegne espresso che possono includere ad esempio il ritiro a richiesta o le consegne in tempi definiti.
Servizi di telecomunicazione (codice 247)
Comprendono la trasmissione di suoni, immagini o altre informazioni via telefono, telex, telegramma, cavi radiotelevisivi, radiotelediffusione, satellite, posta elettronica, fax, ecc., inclusi i servizi in rete alle imprese e i servizi di teleconferenza e di supporto. Non è incluso il valore delle informazioni trasportate. Sono compresi anche i servizi di telefoni cellulari, i servizi Internet e i servizi di accesso in linea inclusa la fornitura di accesso a Internet.
Servizi di costruzione (codice 249)
Sono comprese le Costruzioni all'estero (codice 250) e le Costruzioni nell'economia segnalante (codice 251).
Costruzioni all'estero (codice 250)
Sono compresi i servizi di costruzione prestati a favore di non residenti da imprese residenti nell'economia segnalante(crediti) e i beni e i servizi acquistati da tali imprese nell'economia ospitante (debiti).
Costruzioni nell'economia segnalante(codice 251)
Sono compresi i servizi di costruzione prestati a favore di residenti nell'economia segnalante da imprese di costruzione non residenti (debiti) e i beni e i servizi acquistati nell'economia segnalanteda tali imprese non residenti (crediti).
Servizi di assicurazione (codice 253)
Riguarda la fornitura a non residenti di diversi tipi di assicurazione da parte di compagnie d'assicurazione residenti e viceversa. Tali servizi sono stimati o valutati in funzione del compenso del servizio incluso nei premi totali, anziché del valore complessivo dei premi. Comprendono Assicurazioni sulla vita e fondi pensione (codice 254), Assicurazioni di merci (codice 255), Altre assicurazioni dirette (codice 256), Riassicurazione (codice 257) e Servizi ausiliari (codice 258).
Assicurazioni sulla vita e fondi pensione (codice 254)
Le polizze di assicurazione sulla vita, con o senza utili, prevedono versamenti periodici a favore di un assicuratore (può trattarsi anche di un pagamento in un'unica soluzione), in cambio dei quali questo si impegna a versare all'assicurato una somma minima convenuta o una rendita vitalizia a una certa data o anche prima in caso di decesso dell'assicurato. L'assicurazione temporanea per il caso di morte, che garantisce il pagamento di un capitale in caso di morte, ma non in altre situazioni costituisce una forma di assicurazione diretta ed è pertanto esclusa dalla presente voce ed inclusa nella voce Altre assicurazioni dirette (codice 256).
I fondi pensione sono fondi distinti costituiti al fine di fornire un reddito al momento del pensionamento a gruppi specifici di lavoratori. Sono organizzati e gestiti da datori di lavoro pubblici o privati oppure congiuntamente dai datori di lavoro e i loro dipendenti. Sono finanziati con i contributi versati dai datori di lavoro e/o dai lavoratori e con i proventi degli investimenti delle attività del fondo ed eseguono operazioni finanziarie per conto proprio. I fondi pensione non includono i regimi di sicurezza sociale previsti per ampie fasce della popolazione che sono imposti, controllati o finanziati dalle amministrazioni pubbliche. Sono inclusi i servizi di gestione dei fondi pensione. Nel caso dei fondi pensione i «premi» sono generalmente descritti come «contributi», mentre gli «indennizzi» sono generalmente indicati come «prestazioni».
Assicurazioni di merci (codice 255)
I servizi di assicurazione delle merci si riferiscono all'assicurazione stipulata per le merci destinate ad essere esportate o importate su una base coerente con la misurazione delle merci FOB e il loro trasporto.
Altre assicurazioni dirette (codice 256)
Le altre assicurazioni dirette riguardano tutte le altre forme di assicurazione contro gli incidenti e contro i danni. Sono incluse le assicurazioni temporanee per il caso di morte, le assicurazioni contro gli infortuni e le malattie (quando non rientrano nei regimi di sicurezza sociale delle amministrazioni pubbliche), le assicurazioni marittime, aeree e per altri tipi di trasporto, le assicurazioni contro l'incendio e altri danni, le assicurazioni contro le perdite finanziarie, le assicurazioni di responsabilità civile e le altre assicurazioni quali l'assicurazione viaggi o quelle relative a prestiti e carte di credito.
Riassicurazione (codice 257)
La riassicurazione è il processo con il quale viene ceduta una parte del rischio di assicurazione, spesso a operatori specializzati, in cambio di una quota proporzionale dei premi incassati. Le operazioni di riassicurazione possono riferirsi ad assicurazioni che coprono numerosi tipi diversi di rischio.
Servizi ausiliari (codice 258)
Comprendono le operazioni che sono strettamente legate alle attività di assicurazione e dei fondi pensione. Sono incluse le commissioni degli agenti, i servizi di agenzia e di brokeraggio, i servizi di consulenza in materia di assicurazione e pensioni, i servizi di valutazione e adeguamento, i servizi attuariali, i servizi di amministrazione delle merci assicurate salvate e i servizi di regolamentazione e monitoraggio sugli indennizzi e i servizi di recupero.
Servizi finanziari (codice 260)
I servizi finanziari comprendono i servizi d'intermediazione finanziaria e i servizi ausiliari, fatta eccezione per quelli delle compagnie di assicurazione sulla vita e dei fondi pensione (inclusi nella voce Assicurazioni sulla vita e fondi pensione) e gli altri servizi di assicurazione prestati tra residenti e non residenti. Tali servizi possono essere prestati da istituti bancari, borse, società di factoring, gestori di carte di credito e altre imprese. Sono inclusi i servizi prestati in relazione ad operazioni inerenti a strumenti finanziari, nonché altri servizi connessi ad attività finanziarie come quelli di consulenza, di custodia e di gestione di attività.
Servizi informatici e di informazione (codice 262)
Comprendono Servizi informatici (codice 263) e Servizi di informazione (codice 264).
Servizi informatici (codice 263)
Comprendono i servizi relativi a hardware e software e i servizi di elaborazione dei dati. Sono inclusi i servizi di consulenza e di implementazione in materia di hardware e software, i servizi di manutenzione e riparazione di computer e periferiche, i servizi di ripristino, di consulenza e di assistenza in questioni connesse alla gestione delle risorse informatiche, l'analisi, la progettazione e la programmazione di sistemi chiavi in mano (inclusa progettazione e sviluppo di pagine Web) e la consulenza tecnica in merito al software, lo sviluppo, la produzione, la fornitura e la documentazione di software su misura, inclusi i sistemi operativi realizzati su richiesta di utenti specifici, la manutenzione dei sistemi e altri servizi di supporto quali la formazione fornita nell'ambito della consulenza, i servizi di elaborazione dei dati quali l'inserimento dei dati, la tabulazione e l'elaborazione in time-sharing, i servizi connessi all'inserimento di pagine Web (ossia la concessione di spazio su server in Internet per ospitare le pagine Web dei clienti) e la gestione di strutture informatiche.
Servizi di informazione (codice 264)
Comprendono i Servizi delle agenzie d'informazione (codice 889) e gli Altri servizi di fornitura di informazioni (codice 890).
Servizi delle agenzie d'informazione (codice 889)
I servizi delle agenzie d'informazione includono la fornitura ai mezzi di comunicazione di notizie, fotografie e articoli.
Altri servizi di fornitura di informazioni (codice 890)
Includono i servizi delle basi di dati — concezione di una base di dati, memorizzazione dei dati e diffusione di dati e di basi di dati (inclusi directory ed elenchi di indirizzi) sia in linea sia su supporto magnetico, ottico o cartaceo — e i portali di ricerca sul Web (servizi dei motori di ricerca che provvedono a cercare indirizzi Internet per i clienti che lo richiedono tramite l'inserimento di parole chiave). Sono inclusi anche gli abbonamenti diretti e non in blocco a giornali e periodici, per e-mail, trasmissione elettronica o altri mezzi.
Royalty e diritti di licenza (codice 266)
Comprendono i Diritti di franchising e diritti simili (codice 891) e Altre royalty e altri diritti di licenza (codice 892).
Diritti di franchising e diritti simili (codice 891)
Comprendono gli introiti e gli esborsi internazionali per diritti di franchising e royalty corrisposti per l'uso di marchi registrati.
Altre royalty e altri diritti di licenza (codice 892)
Comprendono gli introiti e gli esborsi internazionali connessi all'uso autorizzato di attività non finanziarie immateriali non prodotte e di diritti di proprietà (quali brevetti, diritti d'autore e progetti e processi industriali) e all'uso mediante contratti di licenza di originali o prototipi (quali manoscritti, programmi informatici, opere cinematografiche e registrazioni sonore).
Altri servizi alle imprese (codice 268)
Comprendono Merchanting e altri servizi connessi al commercio (codice 269), Servizi di leasing operativo (codice 272) e Servizi tecnici, professionali e alle imprese diversi (codice 273).
Merchanting e altri servizi connessi al commercio (codice 269)
Comprendono Merchanting (codice 270) e Altri servizi connessi al commercio (codice 271).
Merchanting (codice 270)
Il merchanting è definito come l'acquisto di un bene da un non residente da parte di un residente nell'economia segnalante e la successiva rivendita del bene a un altro non residente. Nel corso del processo il bene non entra nell'economia segnalante né la lascia.
Altri servizi connessi al commercio (codice 271)
Comprendono le commissioni sulle operazioni su beni e servizi tra a) commercianti, mediatori in merci, intermediari e commissionari residenti e b) i non residenti.
Servizi di leasing operativo (codice 272)
Riguardano le operazioni tra residenti e non residenti di leasing e di noleggio, senza operatore, di navi, aeromobili e mezzi di trasporto quali carrozze ferroviarie, container e impianti di trivellazione senza equipaggio.
Servizi tecnici, professionali e alle imprese diversi (codice 273)
Comprendono Servizi legali e contabili, consulenza di gestione e pubbliche relazioni (codice 274), Pubblicità, studi di mercato e sondaggi di opinione (codice 278), Ricerca e sviluppo (codice 279), Servizi di architettura, di ingegneria e altri servizi tecnici (codice 280), Servizi in campo agricolo, minerario e di lavorazione in loco (codice 281), Altri servizi alle imprese (codice 284) e Servizi tra imprese collegate n.c.a. (codice 285).
Servizi legali e contabili, consulenza di gestione e pubbliche relazioni (codice 274)
Comprendono i Servizi legali (codice 275), Servizi contabili, di auditing e di consulenza in materia fiscale (codice 276) e Servizi di consulenza amministrativo-gestionale e di pubbliche relazioni (codice 277).
Servizi legali (codice 275)
Comprendono i servizi legali di consulenza e di rappresentanza in qualsiasi procedura giuridica, giudiziaria e statutaria, i servizi di redazione di documenti e strumenti giuridici, la consulenza in materia di certificazione e i servizi di deposito e di composizione delle controversie.
Servizi contabili, di auditing e di consulenza in materia fiscale (codice 276)
Comprendono la registrazione delle operazioni commerciali per le imprese e altri soggetti, i servizi di auditing di dati contabili e di documenti finanziari, la consulenza in materia fiscale per le imprese e la preparazione di documenti fiscali.
Servizi di consulenza amministrativo-gestionale e di pubbliche relazioni (codice 277)
Comprendono i servizi di consulenza, orientamento e assistenza operativa prestati a favore delle imprese allo scopo di definire la loro politica e strategia aziendale e la pianificazione complessiva, la struttura e il controllo di un'organizzazione. Sono inclusi i servizi di revisione gestionale, di consulenza in materia di gestione del mercato, della produzione, delle risorse umane e di progetti, nonché i servizi di consulenza, di orientamento e di assistenza operativa connessi al miglioramento dell'immagine dei clienti e delle relazioni di questi con le istituzioni e il pubblico in generale.
Pubblicità, studi di mercato e sondaggi di opinione (codice 278)
I servizi tra residenti e non residenti riguardano la progettazione, la creazione e la commercializzazione di messaggi pubblicitari da parte di agenzie pubblicitarie, la pianificazione dei mezzi inclusa la compravendita di spazi pubblicitari, i servizi di esposizione forniti da fiere commerciali, la promozione di prodotti all'estero, gli studi di mercato, il telemarketing e i sondaggi di opinione su vari argomenti.
Ricerca e sviluppo (codice 279)
Sono compresi i servizi prestati tra residenti e non residenti in relazione alla ricerca di base, alla ricerca applicata e allo sviluppo sperimentale di nuovi prodotti e processi.
Servizi di architettura, di ingegneria e altri servizi tecnici (codice 280)
Riguardano le operazioni tra residenti e non residenti in connessione all'elaborazione di progetti di sviluppo urbanistico o di altro tipo, alla pianificazione, elaborazione e supervisione di progetti di dighe, ponti, aeroporti, progetti chiavi in mano, ecc., alla sorveglianza, alla cartografia, alla verifica e certificazione di prodotti e alle ispezioni tecniche.
Servizi in campo agricolo, minerario e di lavorazione in loco (codice 281)
Comprendono Trattamento dei rifiuti e disinquinamento (codice 282) e Servizi in campo agricolo, minerario e altri servizi di lavorazione in loco (codice 283).
Trattamento dei rifiuti e disinquinamento (codice 282)
Sono incluse le attività di trattamento di rifiuti radioattivi e di altro tipo, il risanamento di terreni contaminati, la pulizia di aree inquinate anche a seguito di perdite di petrolio, il recupero di siti minerari e i servizi di decontaminazione e di risanamento. Sono inclusi anche tutti gli altri servizi relativi alla pulizia e al ripristino dell'ambiente.
Servizi in campo agricolo, minerario e altri servizi di lavorazione in loco (codice 283)
Comprendono:
a)
i servizi agricoli accessori all'agricoltura quali la fornitura di macchine agricole con operatore, i servizi di raccolta, trattamento dei raccolti e lotta contro i parassiti e i servizi di presa in pensione, cura e allevamento di bestiame; sono inclusi anche i servizi di caccia, pesca, silvicoltura e abbattimento di alberi;
b)
i servizi minerari prestati presso i giacimenti di petrolio e gas, inclusi i servizi di perforazione, di costruzione di derrick, di riparazione e smantellamento e la cementazione delle tubazioni dei pozzi petroliferi e di gas; sono inclusi anche i servizi accessori alle attività di prospezione ed esplorazione mineraria quali i servizi d'ingegneria mineraria e d'indagine geologica;
c)
altri servizi di lavorazione in loco relativi al trattamento o alla lavorazione in loco di beni importati senza trasferimento della proprietà, trasformati ma non riesportati nel paese da cui i beni provengono (venendo invece venduti nell'economia di lavorazione o a una terza economia) o viceversa.
Altri servizi alle imprese (codice 284)
Comprendono i servizi tra residenti e non residenti quali il collocamento di personale, i servizi di investigazione e vigilanza, di traduzione e interpretazione, fotografici, di pulizia di immobili, di attività immobiliare a favore delle imprese e qualsiasi altro servizio a favore delle imprese che non può essere classificato in nessuno dei servizi sopra elencati.
Servizi tra imprese collegate n.c.a. (codice 285)
In questa voce confluiscono tutti i restanti servizi. Sono compresi i pagamenti tra imprese collegate per servizi che non possono essere attribuiti a nessun'altra classificazione specifica. Sono inclusi i flussi finanziari da filiali, società affiliate e associate verso la loro impresa madre o altre imprese collegate, che si configurano come contributi ai costi generali di gestione delle filiali, affiliate ed associate (per la pianificazione, l'organizzazione e il controllo) nonché rimborsi delle spese pagate direttamente dalle imprese madri. Sono incluse anche le operazioni tra le imprese madri e le loro filiali, affiliate e associate a copertura delle spese generali.
Servizi personali, culturali e ricreativi (codice 287)
Comprendono Servizi audiovisivi e connessi (codice 288) e Altri servizi personali, culturali e ricreativi (codice 289).
Servizi audiovisivi e connessi (codice 288)
Comprendono i servizi, e i connessi compensi, in relazione alla produzione di film (su pellicola o videonastro), di programmi radiotelevisivi (in diretta o registrati) e di registrazioni musicali. Sono inclusi gli introiti o gli esborsi per noleggi, i compensi percepiti da attori, produttori, ecc., residenti per produzioni all'estero (o da non residenti per attività realizzate nell'economia segnalante), i proventi dalla cessione ai mezzi di comunicazione di diritti di distribuzione per un numero limitato di spettacoli in aree specifiche e dall'accesso a canali televisivi criptati (quali i servizi via cavo). Sono compresi i compensi ad attori, registi e produttori che realizzano produzioni musicali e teatrali, eventi sportivi, manifestazioni circensi e altre manifestazioni simili, nonché i proventi dalla cessione dei diritti di distribuzione (televisione, radio e cinema) connessi a tali attività.
Altri servizi personali, culturali e ricreativi (codice 289)
Comprendono Servizi di istruzione (codice 895), Servizi sanitari (codice 896) e Altri servizi personali, culturali e ricreativi diversi(codice 897).
Servizi di istruzione (codice 895)
Comprendono i servizi prestati tra residenti e non residenti in relazione all'istruzione, quali i corsi per corrispondenza e l'istruzione impartita con l'ausilio della televisione o di Internet nonché da insegnanti, ecc., che prestano servizi direttamente nelle economie ospitanti.
Servizi sanitari (codice 896)
Comprendono i servizi prestati da medici, infermieri, personale paramedico e simili, nonché da laboratori e servizi analoghi, sia in loco sia a distanza. Sono escluse tutte le spese sostenute dai viaggiatori per motivi di salute (incluse nei viaggi).
Altri servizi personali, culturali e ricreativi diversi (codice 897)
Tale voce raccoglie gli Altri servizi personali, culturali e ricreativi (codice 289) non inclusi nei Servizi di istruzione (codice 895) e nei Servizi sanitari (codice 896).
Servizi delle amministrazioni pubbliche n.c.a. (codice 291)
Tale voce raccoglie tutte le operazioni delle amministrazioni pubbliche (incluse quelle delle organizzazioni internazionali) che non figurano nelle altre componenti delle statistiche relative alla bilancia dei pagamenti (EBOPS — Extended Balance of payments services classification). Sono incluse tutte le operazioni (su beni e servizi) di ambasciate, consolati, unità militari e agenzie di difesa con residenti nelle economie in cui le ambasciate, i consolati, le unità militari e le agenzie di difesa sono localizzati e tutte le operazioni con le altre economie. Sono escluse le operazioni con residenti nelle economie rappresentate dalle ambasciate, dai consolati, dalle unità militari e dalle agenzie di difesa e le operazioni negli spacci e negli uffici postali di tali ambasciate e consolati.
È richiesta una ripartizione di tale voce tra servizi di Ambasciate e consolati (codice 292), servizi di Agenzie e unità militari (codice 293) e Altri servizi delle amministrazioni pubbliche (codice 294).
REDDITI (CODICE 300)
I redditi comprendono due tipi di operazioni tra residenti e non residenti: i) quelle riguardanti i redditi da lavoro dipendente corrisposti a lavoratori non residenti (ad esempio, lavoratori frontalieri, stagionali e altri lavoratori temporanei) e ii) quelle connesse a introiti ed esborsi relativi a redditi da capitale su attività e passività finanziarie sull'estero.
Redditi da lavoro dipendente (codice 310)
I redditi da lavoro dipendente comprendono le retribuzioni e gli altri compensi, in danaro o in natura, riconosciuti a singole persone — in economie diverse da quelle in cui risiedono — quale corrispettivo per il lavoro svolto per conto di residenti in tali economie (e da questi retribuito). Sono compresi i contributi versati dai datori di lavoro per conto dei lavoratori a sistemi di sicurezza sociale, ad assicurazioni private o a fondi pensione (con o senza costituzione di riserve) per garantire benefici ai dipendenti.
Redditi da capitale (codice 320)
I redditi da capitale consistono nei redditi derivanti dalla proprietà di attività finanziarie sull'estero, corrisposti dai residenti in un'economia ai residenti in un'altra economia. I redditi da capitale comprendono gli interessi, i dividendi, i trasferimenti di utili di filiali e le quote spettanti agli investitori diretti degli utili non distribuiti delle imprese d'investimento diretto. I redditi da capitale sono da ripartire tra investimenti diretti, investimenti di portafoglio e altri investimenti.
Redditi da investimenti diretti (codice 330)
I redditi da investimenti diretti, ossia i redditi da azioni e altre partecipazioni e gli interessi, comprendono i redditi percepiti da un investitore diretto residente in un'economia per effetto della proprietà di capitali d'investimento diretto in un'impresa in un'altra economia. I redditi da investimenti diretti sono presentati su base netta per gli investimenti diretti sia all'estero sia nell'economia segnalante (ovvero, redditi da azioni e altre partecipazioni e interessi percepiti meno redditi da azioni e altre partecipazioni e interessi corrisposti). I redditi da azioni e altre partecipazioni sono suddivisi in: i) utili distribuiti (dividendi e utili delle filiali distribuiti) e ii) utili reinvestiti e utili delle filiali non distribuiti. Gli interessi sono costituiti dagli interessi versati, su debiti interaziendali, a/da investitori diretti da/a imprese associate all'estero. I redditi da azioni privilegiate a interesse fisso sono considerati non come dividendi bensì come interessi e sono inclusi negli interessi.
Dividendi e utili delle filiali distribuiti (codice 332)
I dividendi, inclusi i dividendi in azioni, consistono nella distribuzione degli utili attribuiti alle azioni e alle altre quote di partecipazione al capitale delle società private, delle cooperative e delle società pubbliche. Gli utili distribuiti possono assumere la forma di dividendi su azioni normali o privilegiate detenute da investitori diretti in imprese associate all'estero o viceversa.
Utili reinvestiti e utili delle filiali non distribuiti (codice 333)
Gli utili reinvestiti comprendono la quota spettante agli investitori diretti, proporzionale al capitale detenuto, i) degli utili che le affiliate e le imprese associate straniere non distribuiscono come dividendi e ii) degli utili che le filiali e le altre imprese non costituite in società non trasferiscono agli investitori diretti (se tale parte degli utili non è individuata, tutti gli utili delle filiali sono considerati per convenzione come distribuiti).
Interessi (codice 334)
In tale voce sono compresi gli interessi da corrispondere, sui debiti interaziendali, a/da investitori diretti da/a imprese associate all'estero. I redditi da azioni privilegiate a interesse fisso sono considerati non come dividendi bensì come interessi e sono inclusi negli interessi.
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti all'estero (codice 506)
Le azioni ed altre partecipazioni comprendono le partecipazioni in filiali, tutte le azioni (con o senza diritto di voto) di affiliate e associate (eccetto le azioni privilegiate a interesse fisso considerate come titoli di debito e incluse in altri flussi di investimento diretto) e gli altri apporti di capitale. Gli utili reinvestiti consistono nella quota spettante agli investitori diretti (proporzionale al capitale detenuto) degli utili non distribuiti come dividendi dalle affiliate o dalle imprese associate e degli utili delle filiali non trasferiti agli investitori diretti.
Azioni ed altre partecipazioni e utili reinvestiti nell'economia segnalante (codice 556)
Le azioni ed altre partecipazioni comprendono le partecipazioni in filiali, tutte le azioni (con o senza diritto di voto) di affiliate e associate (eccetto le azioni privilegiate a interesse fisso considerate come titoli di debito e incluse in altri flussi di investimento diretto) e gli altri apporti di capitale. Gli utili reinvestiti consistono nella quota spettante agli investitori diretti (proporzionale al capitale detenuto) degli utili non distribuiti come dividendi dalle affiliate o dalle imprese associate e degli utili delle filiali non trasferiti agli investitori diretti.
Redditi da investimenti di portafoglio (codice 339)
I redditi da investimenti di portafoglio comprendono le operazioni tra residenti e non residenti e derivano dalla detenzione di azioni, obbligazioni, titoli e strumenti di mercato monetario. La categoria è suddivisa in redditi da azioni e partecipazioni (dividendi) e interessi.
Redditi da altri investimenti (codice 370)
I redditi da altri investimenti comprendono gli introiti e gli esborsi per interessi con riguardo rispettivamente a tutti gli altri crediti (attività) e passività di residenti nei confronti di non residenti. In teoria tale categoria comprende anche i diritti imputati alle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione-vita e sulle riserve dei fondi pensione. Gli interessi sulle attività comprendono gli interessi su prestiti a lungo e a breve termine, su depositi, su altri crediti finanziari e commerciali e sulla posizione di creditore di un'economia presso l'FMI. Gli interessi sulle passività comprendono gli interessi su mutui, su depositi e su altri debiti e gli interessi connessi all'utilizzo dei crediti e dei prestiti accordati dall'FMI. Sono inclusi anche gli interessi versati all'FMI sui diritti speciali di prelievo del Fondo detenuti nel conto generale delle risorse.
Trasferimenti correnti (codice 379)
I trasferimenti correnti sono voci di contropartita delle operazioni unilaterali con cui un'entità economica fornisce una risorsa concreta o uno strumento finanziario ad un'altra entità senza ricevere in cambio una risorsa concreta o uno strumento finanziario. Tali risorse sono consumate immediatamente o subito dopo il trasferimento. Trasferimenti correnti sono tutti i trasferimenti diversi dai trasferimenti in conto capitale. Essi sono ripartiti, in funzione del settore dell'economia segnalante, tra amministrazioni pubbliche e altri settori.
Trasferimenti correnti tra amministrazioni pubbliche (codice 380)
I trasferimenti tra amministrazioni pubbliche comprendono gli aiuti internazionali correnti relativi ai trasferimenti correnti, in denaro o in natura, tra amministrazioni pubbliche di economie differenti o tra amministrazioni pubbliche e organizzazioni internazionali.
Altri settori (codice 390)
I trasferimenti correnti tra altri settori di un'economia e non residenti comprendono quelli effettuati tra singole persone, tra organizzazioni o istituzioni non governative (o tra i due gruppi), oppure tra istituzioni governative non residenti e singole persone o istituzioni non governative.
Conto capitale (codice 994)
Il conto capitale comprende tutte le operazioni che implicano introiti ed esborsi in relazione a trasferimenti in conto capitale e acquisizioni/cessioni di attività non finanziarie non prodotte.
Conto finanziario (codice 995)
Il conto finanziario comprende tutte le operazioni associate al trasferimento della proprietà di attività e passività finanziarie sull'estero di un'economia. Tali variazioni includono la creazione e la liquidazione di crediti nei confronti, o da parte, del resto del mondo. Tutte le componenti sono classificate secondo il tipo d'investimento o secondo una ripartizione funzionale (investimenti diretti, investimenti di portafoglio, strumenti finanziari derivati, altri investimenti, riserve).
INVESTIMENTI DIRETTI (CODICE 500)
Gli investimenti diretti all'estero (FDI) consistono negli investimenti internazionali che riflettono l'obiettivo di un'entità residente in un'economia (investitore diretto) di acquisire un interesse duraturo in un'impresa residente in un'economia diversa da quella dell'investitore (impresa di investimento diretto). Un «interesse duraturo» implica l'esistenza di una relazione a lungo termine tra l'investitore diretto e l'impresa e un grado significativo d'influenza dell'investitore sulla gestione dell'impresa di investimento diretto. Gli investimenti diretti comprendono sia l'operazione iniziale tra le due entità, ovvero l'operazione che istituisce la relazione d'investimento diretto, sia le successive operazioni tra questi e tra le imprese affiliate, costituite in società o meno.
Investimenti diretti all'estero (codice 505)
Gli investimenti diretti sono classificati in primo luogo in base alla direzione: investimenti diretti all'estero di residenti e investimenti di non residenti nell'economia segnalante.
Azioni ed altre partecipazioni (codice 510)
Le azioni ed altre partecipazioni comprendono le partecipazioni in filiali, tutte le azioni (con o senza diritto di voto) di affiliate e associate (eccetto le azioni privilegiate a interesse fisso considerate come titoli di debito e incluse in altri flussi di investimento diretto) e gli altri apporti di capitale. Comprendono anche l'acquisizione da parte di un'impresa d'investimento diretto di azioni del suo investitore diretto.
Utili reinvestiti (codice 525)
Gli utili reinvestiti consistono nella quota spettante agli investitori diretti (proporzionale al capitale detenuto) degli utili non distribuiti come dividendi dalle affiliate o dalle imprese associate e degli utili delle filiali non trasferiti agli investitori diretti. Tali utili reinvestiti sono registrati come redditi con un'operazione di contropartita in conto capitale.
Altri flussi di investimento diretto (codice 530)
Gli altri flussi di investimento diretto (od operazioni finanziarie tra imprese) riguardano l'assunzione o la concessione di prestiti — anche nella forma di titoli di debito, crediti di fornitura e azioni privilegiate a interesse fisso (considerate come titoli di debito) — tra investitori diretti e imprese affiliate, filiali e associate. I crediti nei confronti dell'investitore diretto dell'impresa d'investimento diretto sono anch'essi registrati come flussi di investimento diretto.
Investimenti diretti nell'economia segnalante (codice 555)
Gli investimenti diretti sono classificati in primo luogo in base alla direzione: investimenti diretti all'estero di residenti e investimenti di non residenti nell'economia segnalante.
Azioni ed altre partecipazioni (codice 560)
Le azioni ed altre partecipazioni comprendono le partecipazioni in filiali, tutte le azioni (con o senza diritto di voto) di affiliate e associate (eccetto le azioni privilegiate a interesse fisso considerate come titoli di debito e incluse in altri flussi di investimento diretto) e gli altri apporti di capitale. Comprendono anche l'acquisizione da parte di un'impresa d'investimento diretto di azioni del suo investitore diretto.
Utili reinvestiti (codice 575)
Gli utili reinvestiti consistono nella quota spettante agli investitori diretti (proporzionale al capitale detenuto) degli utili non distribuiti come dividendi dalle affiliate o dalle imprese associate e degli utili delle filiali non trasferiti agli investitori diretti. Tali utili reinvestiti sono registrati come redditi con un'operazione di contropartita in conto capitale.
Altri flussi di investimento diretto (codice 580)
Gli altri flussi di investimento diretto (od operazioni finanziarie tra imprese) riguardano l'assunzione o la concessione di prestiti — anche nella forma di titoli di debito, crediti di fornitura e azioni privilegiate a interesse fisso (considerate come titoli di debito) — tra investitori diretti e imprese affiliate, filiali e associate. I crediti nei confronti dell'investitore diretto dell'impresa d'investimento diretto sono anch'essi registrati come flussi di investimento diretto.
INVESTIMENTI DI PORTAFOGLIO (CODICE 600)
Gli investimenti di portafoglio riguardano le operazioni inerenti ad azioni e altre partecipazioni e a titoli di debito. Questi ultimi sono ripartiti in obbligazioni, strumenti di mercato monetario e strumenti finanziari derivati quando generano crediti e debiti finanziari. Altrimenti sono classificati come investimenti diretti o come riserve.
Strumenti finanziari derivati (codice 910)
Consistono in strumenti finanziari collegati ad un altro strumento finanziario specifico oppure a un indicatore o a una merce, mediante i quali è possibile negoziare sui mercati finanziari, in maniera autonoma, specifici rischi finanziari (quali il rischio di cambio, di credito, di variazione dei tassi d'interesse, di oscillazione del prezzo di un'azione o di una merce, ecc.).
ALTRI INVESTIMENTI (CODICE 700)
Nella voce altri investimenti confluiscono tutte le restanti operazioni finanziarie che non rientrano negli investimenti diretti, negli investimenti di portafoglio, negli strumenti finanziari derivati, né nelle riserve.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Statistiche dell’Unione europea: bilancia dei pagamenti, scambi di servizi e investimenti diretti all’estero
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Stabilisce un quadro comune per la regolare produzione di statistiche dell’Unione europea (UE) sulla bilancia dei pagamenti, gli scambi internazionali di servizi e gli investimenti diretti esteri (IDE).
PUNTI CHIAVE
I paesi dell’UE devono:
presentare le tre serie di dati economici al dipartimento statistico della Commissione europea (Eurostat) secondo le tempistiche e i controlli di qualità stabiliti;
raccogliere le informazioni richieste utilizzando tutte le fonti, comprese le fonti di dati amministrativi quali i registri di imprese, che ritengono pertinenti e appropriate;
comunicare a Eurostat qualsiasi importante cambiamento metodologico o altro tipo di cambiamento suscettibile di influenzare i dati trasmessi, entro tre mesi dalla sua entrata in vigore.
Eurostat:
valuta la qualità dei dati ricevuti sulla base delle relazioni nazionali sulla qualità;
prepara e pubblica una relazione sulla qualità delle statistiche europee contemplate dal presente regolamento;
invia tale relazione al Parlamento europeo e al Consiglio per conoscenza;
con i suoi partner internazionali, sviluppa una metodologia appropriata per la compilazione delle statistiche sugli investimenti diretti all’estero (IDE);
istituisce studi pilota sugli IDE entro il 20 luglio 2018, che verranno eseguiti dalle autorità nazionali;
prepara una relazione entro il 20 luglio 2019 sui risultati degli studi di cui sopra, individuando eventuali problemi da affrontare;
propone modifiche al regolamento per definire i requisiti metodologici e relativi ai dati per le statistiche annuali IDE sul concetto di proprietà finale oltre a quelli che distinguono gli investimenti greenfield (nuove iniziative) dalle acquisizioni (iniziative esistenti), se del caso;
scambia con la Banca centrale europea dati relativi agli aggregati UE-28 per stabilire una bilancia dei pagamenti;
pubblica sul sito web della Commissione i dati nazionali e gli aggregati unionali sulla base dei dati trasmessi dai paesi dell’UE.
I flussi di dati che Eurostat riceve in base al regolamento (CE) n. 184/2005 sono:
statistiche mensili e trimestrali relative alla bilancia dei pagamenti;
scambi internazionali di servizi;
flussi e posizioni di investimenti diretti all’estero.
Entro il 28 febbraio 2018, e ogni 5 anni, la Commissione dovrà pubblicare una relazione sull’attuazione del regolamento (UE) 2016/1013, che modifica il regolamento (CE) n. 184/2005, per:
valutare la qualità dei dati ricevuti;
valutare costi e benefici delle informazioni statistiche;
individuare i settori in cui sono possibili miglioramenti.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Si applica dal 28 febbraio 2005.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare gli articoli sul sito web di Eurostat in materia di:
statistiche relative alla bilancia dei pagamenti;
statistiche relative agli investimenti diretti all’estero;
scambi internazionali di servizi.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 184/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 gennaio 2005, relativo alle statistiche comunitarie inerenti alla bilancia dei pagamenti, agli scambi internazionali di servizi e agli investimenti diretti all’estero (GU L 35 dell’8.2.2005, pagg. 23-55)
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 184/2005 sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. |
Parità di trattamento indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Mira a combattere la discriminazione per motivi di origine razziale o etnica.
Fissa requisiti minimi per l’attuazione del principio della parità di trattamento fra le persone nell’Unione europea (UE).
Scoraggiando la discriminazione, dovrebbe contribuire ad aumentare la partecipazione alla vita economica e sociale e ridurre l’esclusione sociale.
PUNTI CHIAVE
La presente direttiva si basa sul principio di parità di trattamento fra le persone. Essa vieta qualsiasi discriminazione diretta* o indiretta* , nonché le molestie* qualsiasi comportamento che obblighi una persona a discriminare un’altra persona e la vittimizzazione*.
La direttiva si applica a tutte le persone e a tutti i settori di attività, per quanto riguarda:
l’accesso all’occupazione;
le condizioni di lavoro, ivi inclusa la promozione, la remunerazione e il licenziamento;
l’accesso alla formazione professionale;
la partecipazione a organizzazioni di lavoratori o di datori di lavoro e a qualsiasi organizzazione professionale;
l’accesso alla protezione sociale e all’assistenza sanitaria;
l’istruzione;
le prestazioni sociali;
l’accesso a beni e servizi, compreso l’alloggio.
La direttiva non si applica alle differenze di trattamento in base alla nazionalità né alle condizioni di ammissione e di soggiorno dei cittadini provenienti da paesi extra-UE nell’Unione europea (UE).
Deroghe al principio di parità di trattamento
Nel settore occupazionale è possibile concedere una deroga a tale principio laddove la razza o l’origine etnica costituisca un vero requisito professionale. Tale deroga deve essere giustificata dalla natura dell’attività o dal contesto in cui essa viene espletata. Deve inoltre essere legittima e proporzionata.
La direttiva non osta a che i paesi dell’UE adottino misure positive, ossia misure nazionali volte a evitare o compensare svantaggi connessi con una determinata razza o origine etnica.
Mezzi di ricorso ed esecuzione
Tutte le persone che si ritengono vittime di discriminazione a causa della razza o dell’origine etnica devono poter accedere a procedure giurisdizionali e/o amministrative. Le associazioni o altre persone giuridiche interessate possono inoltre avviare procedure giudiziarie per conto o a sostegno della persona che si ritiene lesa.
La vittima discriminazione deve solo stabilire una presunzione di discriminazione, dopo di che spetta alla parte convenuta provare che non vi è stata alcuna discriminazione.
Dialogo sociale e dialogo civile
Le parti sociali assicurano la promozione della parità di trattamento, in particolare attraverso il monitoraggio delle prassi nei luoghi di lavoro, l’elaborazione di codici di condotta e la conclusione di contratti collettivi. In generale, la direttiva incoraggia la conclusione di accordi che fissino regole antidiscriminatorie nei settori che rientrano nella sfera della contrattazione collettiva.
È altresì incoraggiato il dialogo civile con le organizzazioni della società civile interessate.
Organismi per la promozione del principio
Ciascun paese dell’UE deve istituire almeno un organismo preposto alla lotta alle discriminazioni, responsabile in particolare di aiutare le vittime e di condurre studi indipendenti.
Raccomandazione del Consiglio
Nel 2013, il Consiglio ha approvato una raccomandazione che invita ad adottare misure in un certo numero di settori, tra cui l’antidiscriminazione, per rafforzare l’integrazione dei Rom. La raccomandazione si basa sulla direttiva 2000/43/CE e sottolinea l’importanza della sua applicazione pratica.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
Si applica a partire dal 19 luglio 2000. I paesi dell’UE dovevano integrarla nel loro diritto nazionale entro il 19 luglio 2003.
CONTESTO
Il Trattato di Lisbona (articolo 19 del Trattato sul funzionamento dell’UE) fornisce una base giuridica per combattere tutte le forme di discriminazione basate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.
* TERMINI CHIAVE
Discriminazione diretta: quando, a causa della sua razza od origine etnica, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un’altra in una situazione analoga.
Discriminazione indiretta: quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere persone di una determinata razza od origine etnica in una posizione di particolare svantaggio rispetto ad altre persone, a meno che tale disposizione, criterio o prassi siano oggettivamente giustificati da una finalità legittima e i mezzi impiegati per il suo conseguimento siano appropriati e necessari.
Molestie: una discriminazione in caso di comportamento indesiderato adottato per motivi di razza o di origine etnica e avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo.
Vittimizzazione: trattamento ingiusto o crudele di qualcuno che protesta per una discriminazione o che assiste qualcun altro in una denuncia di discriminazione.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica (GU L 180 del 19.7.2000, pag. 22-26)\
Modifiche successive alla direttiva 2000/43/CE sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI COLLEGATI
Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo sull’applicazione della direttiva 2000/43/CE del 29 giugno 2000 che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica (COM(2006) 643 def, 30.10.2006)
Raccomandazione del Consiglio del 9 dicembre 2013 su misure efficaci per l’integrazione dei Rom negli Stati membri (GU C 378 del 24.12.2013, pag. 1-7)
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio: Relazione congiunta sull’applicazione della direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica e della direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro (direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione) (COM(2014) 2 final, 17.1.2014) | Direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica
Gazzetta ufficiale n. L 180 del 19/07/2000 pag. 0022 - 0026
Direttiva 2000/43/CE del Consigliodel 29 giugno 2000che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnicaIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 13,vista la proposta della Commissione(1),visto il parere del Parlamento europeo(2),visto il parere del Comitato economico e sociale(3),visto il parere del Comitato delle regioni(4),considerando quanto segue:(1) Il trattato sull'Unione europea segna una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più stretta tra i popoli dell'Europa.(2) Conformemente all'articolo 6 del trattato sull'Unione europea, l'Unione europea si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto, principi che sono comuni a tutti gli Stati membri e dovrebbe rispettare i diritti fondamentali quali sono garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e quali risultano dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, in quanto principi generali del diritto comunitario.(3) Il diritto all'uguaglianza dinanzi alla legge e alla protezione di tutte le persone contro le discriminazioni costituisce un diritto universale riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, dalla Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, dalla Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, dai Patti delle Nazioni Unite relativi rispettivamente ai diritti civili e politici e ai diritti economici, sociali e culturali e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, di cui tutti gli Stati membri sono firmatari.(4) È importante rispettare tali diritti e libertà fondamentali, tra cui il diritto alla libertà di associazione. È altresì importante riguardo all'accesso ai beni e ai servizi e alla fornitura degli stessi, rispettare la protezione della vita privata e familiare e delle transazioni operate in tale contesto.(5) Il Parlamento europeo ha adottato numerose risoluzioni sulla lotta contro il razzismo nell'Unione europea.(6) L'Unione europea respinge le teorie che tentano di dimostrare l'esistenza di razze umane distinte. L'uso del termine "razza" nella presente direttiva non implica l'accettazione di siffatte teorie.(7) Il Consiglio europeo riunitosi a Tempere il 15 e 16 ottobre 1999 ha invitato la Commissione a presentare quanto prima proposte di attuazione dell'articolo 13 del trattato CE per quanto riguarda la lotta contro il razzismo e la xenofobia.(8) Gli orientamenti in materia di occupazione per il 2000, approvati dal Consiglio europeo di Helsinki del 10 e 11 dicembre 1999, ribadiscono la necessità di promuovere le condizioni per una partecipazione più attiva sul mercato del lavoro, formulando un insieme coerente di politiche volte a combattere la discriminazione nei confronti di gruppi quali le minoranze etniche.(9) Le discriminazioni basate sulla razza o sull'origine etnica possono pregiudicare il conseguimento degli obiettivi del trattato CE, in particolare il raggiungimento di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidarietà. Esse possono anche compromettere l'obiettivo di sviluppare l'Unione europea in direzione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia.(10) Nel dicembre del 1995 la Commissione ha presentato una comunicazione intitolata "Contro il razzismo, la xenofobia e l'antisemitismo".(11) Il 15 luglio 1996 il Consiglio ha adottato un'azione comune (96/443/GAI) nell'ambito dell'azione intesa a combattere il razzismo e la xenofobia(5) in cui gli Stati membri si impegnano ad assicurare un'effettiva cooperazione giudiziaria per quanto riguarda i reati basati sui comportamenti razzisti o xenofobi.(12) Per assicurare lo sviluppo di società democratiche e tolleranti che consentono la partecipazione di tutte le persone a prescindere dalla razza o dall'origine etnica, le azioni specifiche nel campo della lotta contro le discriminazioni basate sulla razza o l'origine etnica dovrebbero andare al di là dell'accesso alle attività di lavoro dipendente e autonomo e coprire ambiti quali l'istruzione, la protezione sociale, compresa la sicurezza sociale e l'assistenza sanitaria, le prestazioni sociali, l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura.(13) Qualsiasi discriminazione diretta o indiretta basata sulla razza o l'origine etnica nei settori di cui alla presente direttiva dovrebbe pertanto essere proibita in tutta la Comunità. Tale divieto di discriminazione dovrebbe applicarsi anche nei confronti dei cittadini dei paesi terzi, ma non comprende le differenze di trattamento basate sulla nazionalità e lascia impregiudicate le disposizioni che disciplinano l'ingresso e il soggiorno di cittadini dei paesi terzi e il loro accesso all'occupazione e all'impiego.(14) Nell'attuazione del principio della parità di trattamento a prescindere dalla razza e dall'origine etnica la Comunità dovrebbe mirare, conformemente all'articolo 3, paragrafo 2, del trattato CE, ad eliminare le inuguaglianze, nonché a promuovere la parità tra uomini e donne, soprattutto in quanto le donne sono spesso vittime di numerose discriminazioni.(15) La valutazione dei fatti sulla base dei quali si può argomentare che sussiste discriminazione diretta o indiretta è una questione che spetta alle autorità giudiziarie nazionali o ad altre autorità competenti conformemente alle norme e alle prassi nazionali. Tali norme possono prevedere in particolare che la discriminazione indiretta sia stabilita con qualsiasi mezzo, compresa l'evidenza statistica.(16) È importante proteggere tutte le persone fisiche contro la discriminazione per motivi di razza o di origine etnica. Gli Stati membri dovrebbero inoltre, se del caso e conformemente alle rispettive tradizioni e prassi nazionali, prevedere una protezione per le persone giuridiche che possono essere discriminate per motivi di razza o origine etnica dei loro membri.(17) Il divieto di discriminazione non dovrebbe pregiudicare il mantenimento o l'adozione di misure volte a prevenire o compensare gli svantaggi incontrati da un gruppo di persone di una determinata razza od origine etnica e tali misure possono permettere le organizzazioni delle persone in questione se il loro principale obiettivo è la promozione di speciali necessità delle stesse.(18) In casi strettamente limitati, una differenza di trattamento può essere giustificata quando una caratteristica collegata alla razza o all'origine etnica costituisce un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dell'attività lavorativa, la finalità è legittima e il requisito è proporzionato. Tali casi dovrebbero essere indicati nelle informazioni trasmesse dagli Stati membri alla Commissione.(19) Le vittime di discriminazione a causa della razza o dell'origine etnica dovrebbe disporre di mezzi adeguati di protezione legale. Al fine di assicurare un livello più efficace di protezione, anche alle associazioni o alle persone giuridiche dovrebbe essere conferito il potere di avviare una procedura, secondo le modalità stabilite dagli Stati membri, per conto o a sostegno delle vittime, fatte salve norme procedurali nazionali relative a rappresentanza e difesa in giustizia.(20) L'efficace attuazione del principio di parità richiede un'adeguata protezione giuridica in difesa delle vittime.(21) Le norme in materia di onere della prova devono essere adattate quando vi sia una presunzione di discriminazione e, per l'effettiva applicazione del principio della parità di trattamento, l'onere della prova debba essere posto a carico del convenuto nel caso in cui siffatta discriminazione sia dimostrata.(22) Gli Stati membri non sono tenuti ad applicare le norme in materia di onere della prova ai procedimenti in cui spetta al giudice o ad altro organo competente indagare sui fatti. I procedimenti in questione sono pertanto quelli in cui l'attore non deve dimostrare i fatti, sui quali spetta al giudice o ad altro organo competente indagare.(23) Gli Stati membri dovrebbero promuovere il dialogo tra le parti sociali e con organizzazioni non governative ai fini della lotta contro varie forme di discriminazione.(24) La protezione contro le discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica sarà di per sé rafforzata dall'esistenza in ciascuno Stato membro di un organismo o di organismi incaricati di analizzare i problemi in questione, studiare possibili soluzioni e fornire assistenza concreta alle vittime.(25) La presente direttiva fissa requisiti minimi, lasciando liberi gli Stati membri di introdurre o mantenere disposizioni più favorevoli. L'attuazione della presente direttiva non dovrebbe servire da giustificazione per un regresso rispetto alla situazione preesistente in ciascuno Stato membro.(26) Gli Stati membri dovrebbero prevedere sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive applicabili in caso di violazione degli obblighi risultanti dalla presente direttiva.(27) Per quanto concerne le disposizioni che rientrano nel campo di applicazione di contratti collettivi, gli Stati membri possono affidare alle parti sociali, a loro richiesta congiunta, il compito di mettere in atto la presente direttiva, fermo restando che gli Stati membri devono prendere le misure necessarie che permettano loro di garantire in qualsiasi momento i risultati imposti dalla direttiva.(28) In base ai principi di sussidiarietà e proporzionalità enunciati all'articolo 5 del trattato CE lo scopo della presente direttiva, volta a garantire un elevato livello di protezione contro la discriminazione in tutti gli Stati membri, non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a causa delle dimensioni e dell'impatto dell'azione proposta, essere meglio realizzato a livello comunitario. La presente direttiva non va al di là di quanto è necessario per il raggiungimento di tale obiettivo,HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:CAPO IDISPOSIZIONI GENERALIArticolo 1ObiettivoLa presente direttiva mira a stabilire un quadro per la lotta alle discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica, al fine di rendere effettivo negli Stati membri il principio della parità di trattamento.Articolo 2Nozione di discriminazione1. Ai fini della presente direttiva, il principio della parità di trattamento comporta che non sia praticata alcuna discriminazione diretta o indiretta a causa della razza o dell'origine etnica.2. Ai fini del paragrafo 1:a) sussiste discriminazione diretta quando, a causa della sua razza od origine etnica, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un'altra in una situazione analoga;b) sussiste discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere persone di una determinata razza od origine etnica in una posizione di particolare svantaggio rispetto ad altre persone, a meno che tale disposizione, criterio o prassi siano oggettivamente giustificati da una finalità legittima e i mezzi impiegati per il suo conseguimento siano appropriati e necessari.3. Le molestie sono da considerarsi, ai sensi del paragrafo 1, una discriminazione in caso di comportamento indesiderato adottato per motivi di razza o di origine etnica e avente lo scopo o l'effetto di violare la dignità di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo. In questo contesto, il concetto di molestia può essere definito conformemente alle leggi e prassi nazionali degli Stati membri.4. L'ordine di discriminare persone a causa della razza o dell'origine etnica è da considerarsi una discriminazione ai sensi del paragrafo 1.Articolo 3Campo di applicazione1. Nei limiti dei poteri conferiti alla Comunità, la presente direttiva si applica a tutte le persone sia del settore pubblico che del settore privato, compresi gli organismi di diritto pubblico, per quanto attiene:a) alle condizioni di accesso all'occupazione e al lavoro sia indipendente che autonomo, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione, indipendentemente dal ramo d'attività e a tutti i livelli della gerarchia professionale, nonché alla promozione;b) all'accesso a tutti i tipi e livelli di orientamento e formazione professionale, perfezionamento e riqualificazione professionale, inclusi i tirocini professionali;c) all'occupazione e alle condizioni di lavoro, comprese le condizioni di licenziamento e la retribuzione;d) all'affiliazione e all'attività in un'organizzazione di lavoratori o di datori di lavoro o in qualunque organizzazione i cui membri esercitino una particolare professione, nonché alle prestazioni erogate da tali organizzazioni;e) alla protezione sociale, comprese la sicurezza sociale e l'assistenza sanitaria;f) alle prestazioni sociali;g) all'istruzione;h) all'accesso a beni e servizi e alla loro fornitura, incluso l'alloggio.2. La presente direttiva non riguarda le differenze di trattamento basate sulla nazionalità e non pregiudica le disposizioni e le condizioni relative all'ingresso e alla residenza di cittadini di paesi terzi e di apolidi nel territorio degli Stati membri, né qualsiasi trattamento derivante dalla condizione giuridica dei cittadini dei paesi terzi o degli apolidi interessati.Articolo 4Requisiti essenziali e determinanti per lo svolgimento dell'attività lavorativaIn deroga all'articolo 2, paragrafi 1 e 2, gli Stati membri possono stabilire che una differenza di trattamento basata su una caratteristica correlata alla razza o all'origine etnica non costituisca discriminazione laddove, per la natura di un'attività lavorativa o per il contesto in cui essa viene espletata, tale caratteristica costituisca un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dell'attività lavorativa, purché l'obiettivo sia legittimo e il requisito proporzionato.Articolo 5Azione positivaAllo scopo di assicurare l'effettiva e completa parità, il principio della parità di trattamento non osta a che uno Stato membro mantenga o adotti misure specifiche dirette a evitare o compensare svantaggi connessi con una determinata razza o origine etnica.Articolo 6Requisiti minimi1. Gli Stati membri possono introdurre o mantenere, per quanto riguarda il principio della parità di trattamento, disposizioni più favorevoli di quelle fissate nella presente direttiva.2. L'attuazione della presente direttiva non può in alcun caso costituire motivo di riduzione del livello di protezione contro la discriminazione già predisposto dagli Stati membri nei settori di applicazione della presente direttiva.CAPO IIMEZZI DI RICORSO ED ESECUZIONEArticolo 7Difesa dei diritti1. Gli Stati membri provvedono affinché tutte le persone che si ritengono lese, in seguito alla mancata applicazione nei loro confronti del principio della parità di trattamento, possano accedere, anche dopo la cessazione del rapporto che si lamenta affetto da discriminazione, a procedure giurisdizionali e/o amministrative, comprese, ove lo ritengono opportuno, le procedure di conciliazione finalizzate al rispetto degli obblighi derivanti dalla presente direttiva.2. Gli Stati membri riconoscono alle associazioni, organizzazioni o altre persone giuridiche che, conformemente ai criteri stabiliti dalle rispettive legislazioni nazionali, abbiano un legittimo interesse a garantire che le disposizioni della presente direttiva siano rispettate, il diritto di avviare, in via giurisdizionale o amministrativa, per conto o a sostegno della persona che si ritiene lesa e con il suo consenso, una procedura finalizzata all'esecuzione degli obblighi derivanti dalla presente direttiva.3. I paragrafi 1 e 2 lasciano impregiudicate le norme nazionali relative ai termini per la proposta di azioni relative al principio della parità di trattamento.Articolo 8Onere della prova1. Gli Stati membri prendono le misure necessarie, conformemente ai loro sistemi giudiziari nazionali, per assicurare che, allorché persone che si ritengono lese dalla mancata applicazione nei loro riguardi del principio della parità di trattamento espongono, dinanzi a un tribunale o a un'altra autorità competente, fatti dai quali si può presumere che vi sia stata una discriminazione diretta o indiretta, incomba alla parte convenuta provare che non vi è stata violazione del principio della parità di trattamento.2. Il paragrafo 1 si applica fatto salvo il diritto degli Stati membri di prevedere disposizioni in materia di prova più favorevoli alle parti attrici.3. Il paragrafo 1 non si applica ai provvedimenti penali.4. I paragrafi 1, 2 e 3 si applicano altresì alle azioni promosse ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 2.5. Gli Stati membri non sono tenuti ad applicare il paragrafo 1 ai procedimenti in cui spetta al giudice o all'organo competente indagare sui fatti.Articolo 9Protezione delle vittimeGli Stati membri introducono nei rispettivi ordinamenti giuridici le disposizioni necessarie per proteggere le persone da trattamenti o conseguenze sfavorevoli, quale reazione a un reclamo o a un'azione volta a ottenere il rispetto del principio della parità di trattamento.Articolo 10Diffusione delle informazioniGli Stati membri fanno in modo che le disposizioni adottate in virtù della presente direttiva, insieme alle pertinenti disposizioni già in vigore, siano portate all'attenzione delle persone interessate con qualsiasi mezzo appropriato, in tutto il loro territorio.Articolo 11Dialogo sociale1. Gli Stati membri, conformemente alle tradizioni e prassi nazionali, prendono le misure adeguate per incoraggiare il dialogo tra le parti sociali al fine di promuovere il principio della parità di trattamento, fra l'altro attraverso il monitoraggio delle prassi nei luoghi di lavoro, contratti collettivi, codici di comportamento, ricerche o scambi di esperienze e di buone pratiche.2. Laddove ciò sia conforme alle tradizioni e prassi nazionali, gli Stati membri incoraggiano le parti sociali, lasciando impregiudicata la loro autonomia, a concludere al livello appropriato accordi che fissino regole antidiscriminatorie negli ambiti di cui all'articolo 3 che rientrano nella sfera della contrattazione collettiva. Tali accordi devono rispettare i requisiti minimi fissati dalla presente direttiva e dalle relative misure nazionali di attuazione.Articolo 12Dialogo con le organizzazioni non governativeAl fine di promuovere il principio della parità di trattamento gli Stati membri incoraggiano il dialogo con le competenti organizzazioni non governative che, conformemente alle rispettive legislazioni e prassi nazionali, hanno un interesse legittimo a contribuire alla lotta contro la discriminazione fondata sulla razza e l'origine etnica.CAPO IIIORGANISMI PER LA PROMOZIONE DELLA PARITÀ DI TRATTAMENTOArticolo 131. Gli Stati membri stabiliscono che siano istituiti uno o più organismi per la promozione della parità di trattamento di tutte le persone senza discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica. Tali organismi fanno eventualmente parte di agenzie incaricate, a livello nazionale, della difesa dei diritti umani o della salvaguardia dei diritti individuali.2. Gli Stati membri assicurano che tra le competenze di tali organismi rientrino:- l'assistenza indipendente alle vittime di discriminazioni nel dare seguito alle denunce da essi inoltrate in materia di discriminazione, fatto salvo il diritto delle vittime e delle associazioni, organizzazioni o altre persone giuridiche di cui all'articolo 7, paragrafo 2,- lo svolgimento di inchieste indipendenti in materia di discriminazione,- la pubblicazione di relazioni indipendenti e la formulazione di raccomandazioni su questioni connesse con tali discriminazioni.CAPO IVDISPOSIZIONI FINALIArticolo 14Conformità alla direttivaGli Stati membri prendono le misure necessarie per assicurare che:a) tutte le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative contrarie al principio della parità di trattamento siano abrogate;b) tutte le disposizioni contrarie al principio della parità di trattamento contenute nei contratti collettivi, nei contratti di lavoro individuali, nei regolamenti interni delle aziende, nelle regole che disciplinano le associazioni con o senza fini di lucro e in quelle che disciplinano il lavoro autonomo e le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro siano o possano essere dichiarate nulle e prive di effetto, oppure siano modificate.Articolo 15SanzioniGli Stati membri determinano le sanzioni da irrogare in caso di violazione delle norme nazionali di attuazione della presente direttiva e prendono tutti i provvedimenti necessari per la loro applicazione. Le sanzioni che possono prevedere un risarcimento dei danni devono essere effettive, proporzionate e dissuasive. Gli Stati membri notificano le relative disposizioni alla Commissione entro 19 luglio 2003 e provvedono poi a notificare immediatamente le eventuali modificazioni successive.Articolo 15AttuazioneGli Stati membri adottano le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro 19 luglio 2003 o possono affidare alle parti sociali, a loro richiesta congiunta, il compito di mettere in atto la presente direttiva per quanto riguarda le disposizioni che rientrano nella sfera dei contratti collettivi. In tal caso gli Stati membri si assicurano che, al più tardi entro 19 luglio 2003 le parti sociali stabiliscano mediante accordo le necessarie disposizioni, fermo restando che gli Stati membri devono prendere le misure necessarie che permettano loro di garantire in qualsiasi momento i risultati imposti dalla direttiva. Essi ne informano immediatamente la Commissione.Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.Articolo 17Relazione1. Entro 19 luglio 2005 e successivamente ogni cinque anni, gli Stati membri trasmettono alla Commissione tutte le informazioni necessarie per consentirle di redigere una relazione destinata al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della presente direttiva.2. La relazione della Commissione tiene conto, ove opportuno, dei pareri dell'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, nonché delle posizioni delle parti sociali e delle organizzazioni non governative competenti. Conformemente al principio dell'integrazione di genere, la relazione fornisce altresì una valutazione dell'impatto delle disposizioni adottate su donne e uomini. Alla luce delle informazioni ricevute, la relazione contiene all'occorrenza proposte volte a rivedere e aggiornare la presente direttiva.Articolo 18Entrata in vigoreLa presente direttiva entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Articolo 19DestinatariGli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.Fatto a Lussemburgo, addì 29 giugno 2000.Per il ConsiglioIl PresidenteM. Arcanjo(1) Non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale.(2) Parere espresso il 18 maggio 2000 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(3) Parere espresso il 12 aprile 2000 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(4) Parere espresso il 31 maggio 2000 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(5) GU L 185 del 24.7.1996, pag. 5.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | Direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica
Gazzetta ufficiale n. L 180 del 19/07/2000 pag. 0022 - 0026
Direttiva 2000/43/CE del Consigliodel 29 giugno 2000che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnicaIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 13,vista la proposta della Commissione(1),visto il parere del Parlamento europeo(2),visto il parere del Comitato economico e sociale(3),visto il parere del Comitato delle regioni(4),considerando quanto segue:(1) Il trattato sull'Unione europea segna una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più stretta tra i popoli dell'Europa.(2) Conformemente all'articolo 6 del trattato sull'Unione europea, l'Unione europea si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto, principi che sono comuni a tutti gli Stati membri e dovrebbe rispettare i diritti fondamentali quali sono garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e quali risultano dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, in quanto principi generali del diritto comunitario.(3) Il diritto all'uguaglianza dinanzi alla legge e alla protezione di tutte le persone contro le discriminazioni costituisce un diritto universale riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, dalla Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, dalla Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, dai Patti delle Nazioni Unite relativi rispettivamente ai diritti civili e politici e ai diritti economici, sociali e culturali e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, di cui tutti gli Stati membri sono firmatari.(4) È importante rispettare tali diritti e libertà fondamentali, tra cui il diritto alla libertà di associazione. È altresì importante riguardo all'accesso ai beni e ai servizi e alla fornitura degli stessi, rispettare la protezione della vita privata e familiare e delle transazioni operate in tale contesto.(5) Il Parlamento europeo ha adottato numerose risoluzioni sulla lotta contro il razzismo nell'Unione europea.(6) L'Unione europea respinge le teorie che tentano di dimostrare l'esistenza di razze umane distinte. L'uso del termine "razza" nella presente direttiva non implica l'accettazione di siffatte teorie.(7) Il Consiglio europeo riunitosi a Tempere il 15 e 16 ottobre 1999 ha invitato la Commissione a presentare quanto prima proposte di attuazione dell'articolo 13 del trattato CE per quanto riguarda la lotta contro il razzismo e la xenofobia.(8) Gli orientamenti in materia di occupazione per il 2000, approvati dal Consiglio europeo di Helsinki del 10 e 11 dicembre 1999, ribadiscono la necessità di promuovere le condizioni per una partecipazione più attiva sul mercato del lavoro, formulando un insieme coerente di politiche volte a combattere la discriminazione nei confronti di gruppi quali le minoranze etniche.(9) Le discriminazioni basate sulla razza o sull'origine etnica possono pregiudicare il conseguimento degli obiettivi del trattato CE, in particolare il raggiungimento di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidarietà. Esse possono anche compromettere l'obiettivo di sviluppare l'Unione europea in direzione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia.(10) Nel dicembre del 1995 la Commissione ha presentato una comunicazione intitolata "Contro il razzismo, la xenofobia e l'antisemitismo".(11) Il 15 luglio 1996 il Consiglio ha adottato un'azione comune (96/443/GAI) nell'ambito dell'azione intesa a combattere il razzismo e la xenofobia(5) in cui gli Stati membri si impegnano ad assicurare un'effettiva cooperazione giudiziaria per quanto riguarda i reati basati sui comportamenti razzisti o xenofobi.(12) Per assicurare lo sviluppo di società democratiche e tolleranti che consentono la partecipazione di tutte le persone a prescindere dalla razza o dall'origine etnica, le azioni specifiche nel campo della lotta contro le discriminazioni basate sulla razza o l'origine etnica dovrebbero andare al di là dell'accesso alle attività di lavoro dipendente e autonomo e coprire ambiti quali l'istruzione, la protezione sociale, compresa la sicurezza sociale e l'assistenza sanitaria, le prestazioni sociali, l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura.(13) Qualsiasi discriminazione diretta o indiretta basata sulla razza o l'origine etnica nei settori di cui alla presente direttiva dovrebbe pertanto essere proibita in tutta la Comunità. Tale divieto di discriminazione dovrebbe applicarsi anche nei confronti dei cittadini dei paesi terzi, ma non comprende le differenze di trattamento basate sulla nazionalità e lascia impregiudicate le disposizioni che disciplinano l'ingresso e il soggiorno di cittadini dei paesi terzi e il loro accesso all'occupazione e all'impiego.(14) Nell'attuazione del principio della parità di trattamento a prescindere dalla razza e dall'origine etnica la Comunità dovrebbe mirare, conformemente all'articolo 3, paragrafo 2, del trattato CE, ad eliminare le inuguaglianze, nonché a promuovere la parità tra uomini e donne, soprattutto in quanto le donne sono spesso vittime di numerose discriminazioni.(15) La valutazione dei fatti sulla base dei quali si può argomentare che sussiste discriminazione diretta o indiretta è una questione che spetta alle autorità giudiziarie nazionali o ad altre autorità competenti conformemente alle norme e alle prassi nazionali. Tali norme possono prevedere in particolare che la discriminazione indiretta sia stabilita con qualsiasi mezzo, compresa l'evidenza statistica.(16) È importante proteggere tutte le persone fisiche contro la discriminazione per motivi di razza o di origine etnica. Gli Stati membri dovrebbero inoltre, se del caso e conformemente alle rispettive tradizioni e prassi nazionali, prevedere una protezione per le persone giuridiche che possono essere discriminate per motivi di razza o origine etnica dei loro membri.(17) Il divieto di discriminazione non dovrebbe pregiudicare il mantenimento o l'adozione di misure volte a prevenire o compensare gli svantaggi incontrati da un gruppo di persone di una determinata razza od origine etnica e tali misure possono permettere le organizzazioni delle persone in questione se il loro principale obiettivo è la promozione di speciali necessità delle stesse.(18) In casi strettamente limitati, una differenza di trattamento può essere giustificata quando una caratteristica collegata alla razza o all'origine etnica costituisce un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dell'attività lavorativa, la finalità è legittima e il requisito è proporzionato. Tali casi dovrebbero essere indicati nelle informazioni trasmesse dagli Stati membri alla Commissione.(19) Le vittime di discriminazione a causa della razza o dell'origine etnica dovrebbe disporre di mezzi adeguati di protezione legale. Al fine di assicurare un livello più efficace di protezione, anche alle associazioni o alle persone giuridiche dovrebbe essere conferito il potere di avviare una procedura, secondo le modalità stabilite dagli Stati membri, per conto o a sostegno delle vittime, fatte salve norme procedurali nazionali relative a rappresentanza e difesa in giustizia.(20) L'efficace attuazione del principio di parità richiede un'adeguata protezione giuridica in difesa delle vittime.(21) Le norme in materia di onere della prova devono essere adattate quando vi sia una presunzione di discriminazione e, per l'effettiva applicazione del principio della parità di trattamento, l'onere della prova debba essere posto a carico del convenuto nel caso in cui siffatta discriminazione sia dimostrata.(22) Gli Stati membri non sono tenuti ad applicare le norme in materia di onere della prova ai procedimenti in cui spetta al giudice o ad altro organo competente indagare sui fatti. I procedimenti in questione sono pertanto quelli in cui l'attore non deve dimostrare i fatti, sui quali spetta al giudice o ad altro organo competente indagare.(23) Gli Stati membri dovrebbero promuovere il dialogo tra le parti sociali e con organizzazioni non governative ai fini della lotta contro varie forme di discriminazione.(24) La protezione contro le discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica sarà di per sé rafforzata dall'esistenza in ciascuno Stato membro di un organismo o di organismi incaricati di analizzare i problemi in questione, studiare possibili soluzioni e fornire assistenza concreta alle vittime.(25) La presente direttiva fissa requisiti minimi, lasciando liberi gli Stati membri di introdurre o mantenere disposizioni più favorevoli. L'attuazione della presente direttiva non dovrebbe servire da giustificazione per un regresso rispetto alla situazione preesistente in ciascuno Stato membro.(26) Gli Stati membri dovrebbero prevedere sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive applicabili in caso di violazione degli obblighi risultanti dalla presente direttiva.(27) Per quanto concerne le disposizioni che rientrano nel campo di applicazione di contratti collettivi, gli Stati membri possono affidare alle parti sociali, a loro richiesta congiunta, il compito di mettere in atto la presente direttiva, fermo restando che gli Stati membri devono prendere le misure necessarie che permettano loro di garantire in qualsiasi momento i risultati imposti dalla direttiva.(28) In base ai principi di sussidiarietà e proporzionalità enunciati all'articolo 5 del trattato CE lo scopo della presente direttiva, volta a garantire un elevato livello di protezione contro la discriminazione in tutti gli Stati membri, non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a causa delle dimensioni e dell'impatto dell'azione proposta, essere meglio realizzato a livello comunitario. La presente direttiva non va al di là di quanto è necessario per il raggiungimento di tale obiettivo,HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:CAPO IDISPOSIZIONI GENERALIArticolo 1ObiettivoLa presente direttiva mira a stabilire un quadro per la lotta alle discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica, al fine di rendere effettivo negli Stati membri il principio della parità di trattamento.Articolo 2Nozione di discriminazione1. Ai fini della presente direttiva, il principio della parità di trattamento comporta che non sia praticata alcuna discriminazione diretta o indiretta a causa della razza o dell'origine etnica.2. Ai fini del paragrafo 1:a) sussiste discriminazione diretta quando, a causa della sua razza od origine etnica, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un'altra in una situazione analoga;b) sussiste discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere persone di una determinata razza od origine etnica in una posizione di particolare svantaggio rispetto ad altre persone, a meno che tale disposizione, criterio o prassi siano oggettivamente giustificati da una finalità legittima e i mezzi impiegati per il suo conseguimento siano appropriati e necessari.3. Le molestie sono da considerarsi, ai sensi del paragrafo 1, una discriminazione in caso di comportamento indesiderato adottato per motivi di razza o di origine etnica e avente lo scopo o l'effetto di violare la dignità di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo. In questo contesto, il concetto di molestia può essere definito conformemente alle leggi e prassi nazionali degli Stati membri.4. L'ordine di discriminare persone a causa della razza o dell'origine etnica è da considerarsi una discriminazione ai sensi del paragrafo 1.Articolo 3Campo di applicazione1. Nei limiti dei poteri conferiti alla Comunità, la presente direttiva si applica a tutte le persone sia del settore pubblico che del settore privato, compresi gli organismi di diritto pubblico, per quanto attiene:a) alle condizioni di accesso all'occupazione e al lavoro sia indipendente che autonomo, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione, indipendentemente dal ramo d'attività e a tutti i livelli della gerarchia professionale, nonché alla promozione;b) all'accesso a tutti i tipi e livelli di orientamento e formazione professionale, perfezionamento e riqualificazione professionale, inclusi i tirocini professionali;c) all'occupazione e alle condizioni di lavoro, comprese le condizioni di licenziamento e la retribuzione;d) all'affiliazione e all'attività in un'organizzazione di lavoratori o di datori di lavoro o in qualunque organizzazione i cui membri esercitino una particolare professione, nonché alle prestazioni erogate da tali organizzazioni;e) alla protezione sociale, comprese la sicurezza sociale e l'assistenza sanitaria;f) alle prestazioni sociali;g) all'istruzione;h) all'accesso a beni e servizi e alla loro fornitura, incluso l'alloggio.2. La presente direttiva non riguarda le differenze di trattamento basate sulla nazionalità e non pregiudica le disposizioni e le condizioni relative all'ingresso e alla residenza di cittadini di paesi terzi e di apolidi nel territorio degli Stati membri, né qualsiasi trattamento derivante dalla condizione giuridica dei cittadini dei paesi terzi o degli apolidi interessati.Articolo 4Requisiti essenziali e determinanti per lo svolgimento dell'attività lavorativaIn deroga all'articolo 2, paragrafi 1 e 2, gli Stati membri possono stabilire che una differenza di trattamento basata su una caratteristica correlata alla razza o all'origine etnica non costituisca discriminazione laddove, per la natura di un'attività lavorativa o per il contesto in cui essa viene espletata, tale caratteristica costituisca un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dell'attività lavorativa, purché l'obiettivo sia legittimo e il requisito proporzionato.Articolo 5Azione positivaAllo scopo di assicurare l'effettiva e completa parità, il principio della parità di trattamento non osta a che uno Stato membro mantenga o adotti misure specifiche dirette a evitare o compensare svantaggi connessi con una determinata razza o origine etnica.Articolo 6Requisiti minimi1. Gli Stati membri possono introdurre o mantenere, per quanto riguarda il principio della parità di trattamento, disposizioni più favorevoli di quelle fissate nella presente direttiva.2. L'attuazione della presente direttiva non può in alcun caso costituire motivo di riduzione del livello di protezione contro la discriminazione già predisposto dagli Stati membri nei settori di applicazione della presente direttiva.CAPO IIMEZZI DI RICORSO ED ESECUZIONEArticolo 7Difesa dei diritti1. Gli Stati membri provvedono affinché tutte le persone che si ritengono lese, in seguito alla mancata applicazione nei loro confronti del principio della parità di trattamento, possano accedere, anche dopo la cessazione del rapporto che si lamenta affetto da discriminazione, a procedure giurisdizionali e/o amministrative, comprese, ove lo ritengono opportuno, le procedure di conciliazione finalizzate al rispetto degli obblighi derivanti dalla presente direttiva.2. Gli Stati membri riconoscono alle associazioni, organizzazioni o altre persone giuridiche che, conformemente ai criteri stabiliti dalle rispettive legislazioni nazionali, abbiano un legittimo interesse a garantire che le disposizioni della presente direttiva siano rispettate, il diritto di avviare, in via giurisdizionale o amministrativa, per conto o a sostegno della persona che si ritiene lesa e con il suo consenso, una procedura finalizzata all'esecuzione degli obblighi derivanti dalla presente direttiva.3. I paragrafi 1 e 2 lasciano impregiudicate le norme nazionali relative ai termini per la proposta di azioni relative al principio della parità di trattamento.Articolo 8Onere della prova1. Gli Stati membri prendono le misure necessarie, conformemente ai loro sistemi giudiziari nazionali, per assicurare che, allorché persone che si ritengono lese dalla mancata applicazione nei loro riguardi del principio della parità di trattamento espongono, dinanzi a un tribunale o a un'altra autorità competente, fatti dai quali si può presumere che vi sia stata una discriminazione diretta o indiretta, incomba alla parte convenuta provare che non vi è stata violazione del principio della parità di trattamento.2. Il paragrafo 1 si applica fatto salvo il diritto degli Stati membri di prevedere disposizioni in materia di prova più favorevoli alle parti attrici.3. Il paragrafo 1 non si applica ai provvedimenti penali.4. I paragrafi 1, 2 e 3 si applicano altresì alle azioni promosse ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 2.5. Gli Stati membri non sono tenuti ad applicare il paragrafo 1 ai procedimenti in cui spetta al giudice o all'organo competente indagare sui fatti.Articolo 9Protezione delle vittimeGli Stati membri introducono nei rispettivi ordinamenti giuridici le disposizioni necessarie per proteggere le persone da trattamenti o conseguenze sfavorevoli, quale reazione a un reclamo o a un'azione volta a ottenere il rispetto del principio della parità di trattamento.Articolo 10Diffusione delle informazioniGli Stati membri fanno in modo che le disposizioni adottate in virtù della presente direttiva, insieme alle pertinenti disposizioni già in vigore, siano portate all'attenzione delle persone interessate con qualsiasi mezzo appropriato, in tutto il loro territorio.Articolo 11Dialogo sociale1. Gli Stati membri, conformemente alle tradizioni e prassi nazionali, prendono le misure adeguate per incoraggiare il dialogo tra le parti sociali al fine di promuovere il principio della parità di trattamento, fra l'altro attraverso il monitoraggio delle prassi nei luoghi di lavoro, contratti collettivi, codici di comportamento, ricerche o scambi di esperienze e di buone pratiche.2. Laddove ciò sia conforme alle tradizioni e prassi nazionali, gli Stati membri incoraggiano le parti sociali, lasciando impregiudicata la loro autonomia, a concludere al livello appropriato accordi che fissino regole antidiscriminatorie negli ambiti di cui all'articolo 3 che rientrano nella sfera della contrattazione collettiva. Tali accordi devono rispettare i requisiti minimi fissati dalla presente direttiva e dalle relative misure nazionali di attuazione.Articolo 12Dialogo con le organizzazioni non governativeAl fine di promuovere il principio della parità di trattamento gli Stati membri incoraggiano il dialogo con le competenti organizzazioni non governative che, conformemente alle rispettive legislazioni e prassi nazionali, hanno un interesse legittimo a contribuire alla lotta contro la discriminazione fondata sulla razza e l'origine etnica.CAPO IIIORGANISMI PER LA PROMOZIONE DELLA PARITÀ DI TRATTAMENTOArticolo 131. Gli Stati membri stabiliscono che siano istituiti uno o più organismi per la promozione della parità di trattamento di tutte le persone senza discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica. Tali organismi fanno eventualmente parte di agenzie incaricate, a livello nazionale, della difesa dei diritti umani o della salvaguardia dei diritti individuali.2. Gli Stati membri assicurano che tra le competenze di tali organismi rientrino:- l'assistenza indipendente alle vittime di discriminazioni nel dare seguito alle denunce da essi inoltrate in materia di discriminazione, fatto salvo il diritto delle vittime e delle associazioni, organizzazioni o altre persone giuridiche di cui all'articolo 7, paragrafo 2,- lo svolgimento di inchieste indipendenti in materia di discriminazione,- la pubblicazione di relazioni indipendenti e la formulazione di raccomandazioni su questioni connesse con tali discriminazioni.CAPO IVDISPOSIZIONI FINALIArticolo 14Conformità alla direttivaGli Stati membri prendono le misure necessarie per assicurare che:a) tutte le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative contrarie al principio della parità di trattamento siano abrogate;b) tutte le disposizioni contrarie al principio della parità di trattamento contenute nei contratti collettivi, nei contratti di lavoro individuali, nei regolamenti interni delle aziende, nelle regole che disciplinano le associazioni con o senza fini di lucro e in quelle che disciplinano il lavoro autonomo e le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro siano o possano essere dichiarate nulle e prive di effetto, oppure siano modificate.Articolo 15SanzioniGli Stati membri determinano le sanzioni da irrogare in caso di violazione delle norme nazionali di attuazione della presente direttiva e prendono tutti i provvedimenti necessari per la loro applicazione. Le sanzioni che possono prevedere un risarcimento dei danni devono essere effettive, proporzionate e dissuasive. Gli Stati membri notificano le relative disposizioni alla Commissione entro 19 luglio 2003 e provvedono poi a notificare immediatamente le eventuali modificazioni successive.Articolo 15AttuazioneGli Stati membri adottano le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro 19 luglio 2003 o possono affidare alle parti sociali, a loro richiesta congiunta, il compito di mettere in atto la presente direttiva per quanto riguarda le disposizioni che rientrano nella sfera dei contratti collettivi. In tal caso gli Stati membri si assicurano che, al più tardi entro 19 luglio 2003 le parti sociali stabiliscano mediante accordo le necessarie disposizioni, fermo restando che gli Stati membri devono prendere le misure necessarie che permettano loro di garantire in qualsiasi momento i risultati imposti dalla direttiva. Essi ne informano immediatamente la Commissione.Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.Articolo 17Relazione1. Entro 19 luglio 2005 e successivamente ogni cinque anni, gli Stati membri trasmettono alla Commissione tutte le informazioni necessarie per consentirle di redigere una relazione destinata al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della presente direttiva.2. La relazione della Commissione tiene conto, ove opportuno, dei pareri dell'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, nonché delle posizioni delle parti sociali e delle organizzazioni non governative competenti. Conformemente al principio dell'integrazione di genere, la relazione fornisce altresì una valutazione dell'impatto delle disposizioni adottate su donne e uomini. Alla luce delle informazioni ricevute, la relazione contiene all'occorrenza proposte volte a rivedere e aggiornare la presente direttiva.Articolo 18Entrata in vigoreLa presente direttiva entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Articolo 19DestinatariGli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.Fatto a Lussemburgo, addì 29 giugno 2000.Per il ConsiglioIl PresidenteM. Arcanjo(1) Non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale.(2) Parere espresso il 18 maggio 2000 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(3) Parere espresso il 12 aprile 2000 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(4) Parere espresso il 31 maggio 2000 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(5) GU L 185 del 24.7.1996, pag. 5.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Parità di trattamento indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica
QUAL È LO SCOPO DELLA DIRETTIVA?
Mira a combattere la discriminazione per motivi di origine razziale o etnica.
Fissa requisiti minimi per l’attuazione del principio della parità di trattamento fra le persone nell’Unione europea (UE).
Scoraggiando la discriminazione, dovrebbe contribuire ad aumentare la partecipazione alla vita economica e sociale e ridurre l’esclusione sociale.
PUNTI CHIAVE
La presente direttiva si basa sul principio di parità di trattamento fra le persone. Essa vieta qualsiasi discriminazione diretta* o indiretta* , nonché le molestie* qualsiasi comportamento che obblighi una persona a discriminare un’altra persona e la vittimizzazione*.
La direttiva si applica a tutte le persone e a tutti i settori di attività, per quanto riguarda:
l’accesso all’occupazione;
le condizioni di lavoro, ivi inclusa la promozione, la remunerazione e il licenziamento;
l’accesso alla formazione professionale;
la partecipazione a organizzazioni di lavoratori o di datori di lavoro e a qualsiasi organizzazione professionale;
l’accesso alla protezione sociale e all’assistenza sanitaria;
l’istruzione;
le prestazioni sociali;
l’accesso a beni e servizi, compreso l’alloggio.
La direttiva non si applica alle differenze di trattamento in base alla nazionalità né alle condizioni di ammissione e di soggiorno dei cittadini provenienti da paesi extra-UE nell’Unione europea (UE).
Deroghe al principio di parità di trattamento
Nel settore occupazionale è possibile concedere una deroga a tale principio laddove la razza o l’origine etnica costituisca un vero requisito professionale. Tale deroga deve essere giustificata dalla natura dell’attività o dal contesto in cui essa viene espletata. Deve inoltre essere legittima e proporzionata.
La direttiva non osta a che i paesi dell’UE adottino misure positive, ossia misure nazionali volte a evitare o compensare svantaggi connessi con una determinata razza o origine etnica.
Mezzi di ricorso ed esecuzione
Tutte le persone che si ritengono vittime di discriminazione a causa della razza o dell’origine etnica devono poter accedere a procedure giurisdizionali e/o amministrative. Le associazioni o altre persone giuridiche interessate possono inoltre avviare procedure giudiziarie per conto o a sostegno della persona che si ritiene lesa.
La vittima discriminazione deve solo stabilire una presunzione di discriminazione, dopo di che spetta alla parte convenuta provare che non vi è stata alcuna discriminazione.
Dialogo sociale e dialogo civile
Le parti sociali assicurano la promozione della parità di trattamento, in particolare attraverso il monitoraggio delle prassi nei luoghi di lavoro, l’elaborazione di codici di condotta e la conclusione di contratti collettivi. In generale, la direttiva incoraggia la conclusione di accordi che fissino regole antidiscriminatorie nei settori che rientrano nella sfera della contrattazione collettiva.
È altresì incoraggiato il dialogo civile con le organizzazioni della società civile interessate.
Organismi per la promozione del principio
Ciascun paese dell’UE deve istituire almeno un organismo preposto alla lotta alle discriminazioni, responsabile in particolare di aiutare le vittime e di condurre studi indipendenti.
Raccomandazione del Consiglio
Nel 2013, il Consiglio ha approvato una raccomandazione che invita ad adottare misure in un certo numero di settori, tra cui l’antidiscriminazione, per rafforzare l’integrazione dei Rom. La raccomandazione si basa sulla direttiva 2000/43/CE e sottolinea l’importanza della sua applicazione pratica.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
Si applica a partire dal 19 luglio 2000. I paesi dell’UE dovevano integrarla nel loro diritto nazionale entro il 19 luglio 2003.
CONTESTO
Il Trattato di Lisbona (articolo 19 del Trattato sul funzionamento dell’UE) fornisce una base giuridica per combattere tutte le forme di discriminazione basate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.
* TERMINI CHIAVE
Discriminazione diretta: quando, a causa della sua razza od origine etnica, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un’altra in una situazione analoga.
Discriminazione indiretta: quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere persone di una determinata razza od origine etnica in una posizione di particolare svantaggio rispetto ad altre persone, a meno che tale disposizione, criterio o prassi siano oggettivamente giustificati da una finalità legittima e i mezzi impiegati per il suo conseguimento siano appropriati e necessari.
Molestie: una discriminazione in caso di comportamento indesiderato adottato per motivi di razza o di origine etnica e avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo.
Vittimizzazione: trattamento ingiusto o crudele di qualcuno che protesta per una discriminazione o che assiste qualcun altro in una denuncia di discriminazione.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica (GU L 180 del 19.7.2000, pag. 22-26)\
Modifiche successive alla direttiva 2000/43/CE sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI COLLEGATI
Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo sull’applicazione della direttiva 2000/43/CE del 29 giugno 2000 che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica (COM(2006) 643 def, 30.10.2006)
Raccomandazione del Consiglio del 9 dicembre 2013 su misure efficaci per l’integrazione dei Rom negli Stati membri (GU C 378 del 24.12.2013, pag. 1-7)
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio: Relazione congiunta sull’applicazione della direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica e della direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro (direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione) (COM(2014) 2 final, 17.1.2014) |
Controlli e le verifiche sul posto presso i destinatari di finanziamenti dell’UE
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Stabilisce le norme e le procedure per i controlli e le verifiche sul posto effettuati dalla Commissione europea per contrastare le frodi e altre irregolarità, in particolare nel caso in cui si sospetti che le irregolarità* siano state commesse da operatori economici* che ricevono un sostegno finanziario dal bilancio dell’UE.
Il regolamento si applica a tutti i settori delle attività dell’UE. Non pregiudica i poteri che i paesi dell’UE hanno di perseguire le violazioni penali ai sensi del diritto nazionale.
PUNTI CHIAVE
Svolgimento di controlli e verifiche sul posto
La Commissione effettua i controlli e le verifiche sul posto presso gli operatori economici:per indagare sulle eventuali irregolarità gravi o transfrontaliere o sulle irregolarità in cui sono implicati operatori economici che svolgono la loro attività in vari paesi dell’UE;per rafforzare i controlli e le verifiche sul posto in un paese dell’UE, al fine di tutelare gli interessi finanziari dell’UE in modo più efficace e assicurare un livello di protezione equivalente all’interno dell’Unione stessa;Su richiesta di un paese dell’UE.CondizioniPrima dei succitati controlli e verifiche, la Commissione deve informare il paese dell’UE interessato in tempo utile per ottenere tutta l’assistenza necessaria.I controlli e le verifiche sono preparati ed effettuati dalla Commissione in stretta cooperazione con le autorità competenti del paese dell’UE interessato.Si svolgono sotto la direzione e la responsabilità dei controllori della Commissione, vale a dire i funzionari civili o altri membri del personale debitamente autorizzati, che devono rispettare le norme di procedura del paese dell’UE interessato.Gli operatori economici devono permettere ai controllori l’accesso ai locali, terreni, mezzi di trasporto o altri luoghi adibiti ad uso professionale.Qualora un operatore economico si opponga a un controllo o a una verifica sul posto, il paese dell’UE interessato presta assistenza ai controllori affinché possano svolgere la loro missione.La Commissione tiene conto delle verifiche in corso di effettuazione o già effettuate dal paese dell’UE interessato ai sensi del diritto nazionale.Accesso alle informazioni e alla documentazione ai sensi del diritto nazionaleSi deve consentire ai controllori della Commissione, alle medesime condizioni dei controllori amministrativi nazionali e nel rispetto del diritto nazionale, l’accesso a tutte le informazioni necessarie ad assicurare il buono svolgimento dei controlli e delle verifiche.I controllori possono utilizzare gli stessi mezzi materiali di controllo di cui si avvalgono i controllori amministrativi nazionali e in particolare possono prendere copia dei documenti pertinenti.Ambito di applicazione
I controlli e le verifiche sul posto possono riguardare, in particolare:i libri commerciali e i documenti di lavoro, come fatture, capitolati d’appalto, ruolini paga, distinte dei lavori, estratti di conti bancari detenuti dagli operatori economici;i dati informatici;i sistemi e i metodi di produzione, di imballaggio e di spedizione;il controllo fisico della natura e del volume delle merci o delle azioni svolte;il prelievo e la verifica dei campioni;lo stato di avanzamento dei lavori o degli investimenti finanziati, l’utilizzazione e la destinazione degli investimenti portati a termine;i documenti contabili e di bilancio;l’esecuzione finanziaria e tecnica dei progetti sovvenzionati.Elementi di provaSu richiesta della Commissione, i paesi dell’UE possono essere tenuti a prendere provvedimenti cautelari ai sensi del diritto nazionale, in particolare per salvaguardare gli elementi di prova.Le informazioni ottenute in relazione ai controlli e alle verifiche sul posto sono coperte dal segreto professionale e dalle norme dell’UE in materia di protezione dei dati.Le relazioni dei controllori della Commissione costituiscono elementi di prova che possono essere ammessi nei procedimenti amministrativi o giudiziari del Paese dell’UE in cui risulti necessario utilizzarle.
DA QUANDO È IN VIGORE IL REGOLAMENTO?
È stato applicato dal 1 gennaio 1997.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Indagini (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Irregolarità: Violazioni del diritto dell’UE, derivanti da un atto od omissione di un operatore economico, che hanno (o avrebbero) come effetto un danno al bilancio generale dell’UE.
Operatori economici: Persone, imprese o altri organismi economicamente attivi e investiti di status giuridico ai sensi del diritto nazionale.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE, Euratom) n. 2185/96 del Consiglio, dell’11 novembre 1996, relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolarità (GU L 292 del 15.11.1996, pagg. 2–5).
DOCUMENTI COLLEGATI
Regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995, relativo alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee (GU L 312 del 23.12.1995, pagg. 1-4).Errata corrige | Regolamento (Euratom, CE) n. 2185/96 del Consiglio dell'11 novembre 1996 relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolarità
Gazzetta ufficiale n. L 292 del 15/11/1996 pag. 0002 - 0005
REGOLAMENTO (EURATOM, CE) N. 2185/96 DEL CONSIGLIO dell'11 novembre 1996 relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolaritàIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 235,visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 203,vista la proposta della Commissione (1),visto il parere del Parlamento europeo (2),(1) considerando che il potenziamento della lotta contro la frode ed altre irregolarità commesse a danno del bilancio comunitario è essenziale per la credibilità della Comunità;(2) considerando che dall'articolo 209 A del trattato risulta che la tutela degli interessi finanziari delle Comunità rientra in primo luogo nella responsabilità degli Stati membri, fatte salve altre disposizioni del trattato;(3) considerando che il regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995, relativo alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee (3), ha predisposto un quadro giuridico comune a tutti i settori di attività della Comunità;(4) considerando che l'articolo 1, paragrafo 2 del suddetto regolamento definisce la nozione di «irregolarità» e che nel sesto considerando di tale regolamento si precisa che le condotte che danno luogo a irregolarità comprendono le condotte fraudolente, quali definite nella convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee (4);(5) considerando che detto regolamento ha previsto, all'articolo 10, la successiva adozione di disposizioni generali supplementari in materia di controlli e verifiche in loco;(6) considerando che, per ragioni di efficacia e fatti salvi i controlli effettuati dagli Stati membri a norma dell'articolo 8 del regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95, occorre adottare, in materia di controlli e verifiche da effettuare sul posto da parte della Commissione, disposizioni generali supplementari che lascino impregiudicata l'applicazione delle normative comunitarie settoriali di cui all'articolo 9, paragrafo 2 del suddetto regolamento;(7) considerando che l'attuazione delle disposizioni del presente regolamento dipende dall'individuazione degli obiettivi che ne giustificano l'applicazione soprattutto quando, per l'entità della frode, che non si limita ad un solo paese ed è spesso dovuta a reti organizzate, o per la specificità della situazione in uno Stato membro, tali obiettivi non possono, per la gravità del danno arrecato agli interessi finanziari delle Comunità o alla credibilità dell'Unione, essere realizzati in maniera ottimale dai soli Stati membri e possono quindi essere meglio realizzati a livello comunitario;(8) considerando che i controlli e le verifiche sul posto non possono eccedere quanto necessario per garantire la corretta applicazione del diritto comunitario;(9) considerando peraltro che essi sono effettuati in modo da lasciare impregiudicate le disposizioni applicabili in ciascuno Stato membro relative alla tutela degli interessi essenziali della sicurezza dello Stato;(10) considerando che, in base al principio di fedeltà comunitaria posto dall'articolo 5 del trattato CE e alla luce della giurisprudenza della Corte di giustizia e delle Comunità europee, è opportuno che le amministrazioni degli Stati membri e i servizi della Commissione cooperino lealmente fornendosi l'assistenza necessaria per la preparazione e l'esercizio dei controlli e delle verifiche sul posto;(11) considerando che si devono definire le condizioni d'esercizio dei poteri dei controllori della Commissione;(12) considerando che tali controlli e verifiche sul posto si effettuano nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone coinvolte e delle norme relative al segreto d'ufficio e alla protezione dei dati personali; che, in proposito, è necessario che la Commissione provveda affinché i suoi controllori rispettino le disposizioni comunitarie e nazionali relative alla protezione dei dati personali, in particolare quelle previste dalla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (5);(13) considerando che, per consentire una lotta efficace alla frode e ad altre irregolarità, i controlli della Commissione devono essere effettuati presso operatori economici che potrebbero essere implicati direttamente o indirettamente nell'irregolarità di cui trattasi e presso coloro che potrebbero essere da questa interessati; che, in caso di applicazione delle disposizioni del presente regolamento, occorre che la Commissione vigili affinché tali operatori economici non siano sottoposti contemporaneamente, per gli stessi fatti, ad analoghi controlli e verifiche effettuati dalla Commissione o dagli Stati membri in base a normative comunitarie settoriali o a legislazioni nazionali;(14) considerando che i controllori della Commissione devono poter accedere a tutte le informazioni sulle operazioni in questione alle stesse condizioni alle quali vi accedono i controllori amministrativi nazionali; che i rapporti dei controllori della Commissione, sottoscritti, se del caso, dai controllori nazionali, devono essere redatti tenendo conto delle esigenze procedurali previste dalla legislazione dello Stato membro interessato, che essi devono costituire elementi di prova ammissibili nei procedimenti amministrativi e giudiziari dello Stato membro in cui risulti necessario utilizzarli e devono avere lo stesso valore attribuito alle relazioni redatte dai controllori amministrativi nazionali;(15) considerando che, qualora vi sia un rischio di scomparsa degli elementi di prova o qualora gli operatori economici si oppongano ad un controllo o ad una verifica sul posto da parte della Commissione, spetta agli Stati membri prendere i provvedimenti cautelari o di esecuzione necessari in base alle rispettive legislazioni;(16) considerando che il presente regolamento non pregiudica la competenza degli Stati membri in materia di repressione dei dati né le norme relative alla reciproca assistenza giudiziaria tra Stati membri in materia penale;(17) considerando che, per l'adozione del presente regolamento, i soli poteri d'azione previsti dai trattati sono quelli degli articoli 235 del trattato CE e 203 del trattato CEEA,HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:Articolo 1 Il presente regolamento stabilisce le disposizioni generali supplementari a norma dell'articolo 10 del regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 applicabili ai controlli e alle verifiche amministrativi effettuati sul posto dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità contro le irregolarità come definite dall'articolo 1, paragrafo 2 di detto regolamento.Fatte salve le disposizioni delle normative comunitarie settoriali, il presente regolamento si applica a tutti i settori di attività della Comunità.Esso non pregiudica la competenza degli Stati membri in materia di azioni penali né le norme relative alla reciproca assistenza giudiziaria tra Stati membri in materia penale.Articolo 2 A norma del presente regolamento la Commissione può procedere a controlli e verifiche sul posto:- per ricercare irregolarità gravi, irregolarità transnazionali o irregolarità in cui possono essere implicati operatori economici che esplicano la loro attività in vari Stati membri,- oppure per ricercare irregolarità, qualora in uno Stato membro la situazione esiga, in un caso particolare, il rafforzamento di controlli e verifiche sul posto per migliorare l'efficacia della tutela degli interessi finanziari e assicurare così un livello di protezione equivalente all'interno della Comunità,- oppure a richiesta dello Stato membro interessato.Articolo 3 La Commissione, se decide di procedere a controlli e verifiche sul posto a norma del presente regolamento, vigila affinché presso gli operatori economici in questione non si proceda contemporaneamente, per gli stessi fatti, ad analoghi controlli e verifiche sulla base di normative comunitarie settoriali.Inoltre, essa tiene conto dei controlli che lo Stato membro sta effettuando o ha effettuato, per i medesimi fatti, presso gli operatori economici interessati in base alla propria legislazione.Articolo 4 I controlli e le verifiche sul posto sono preparati e svolti dalla Commissione in stretta collaborazione con le autorità competenti dello Stato membro interessato, che sono informate in tempo utile dell'oggetto, delle finalità nonché del fondamento giuridico dei controlli e delle verifiche in modo da poter fornire tutta l'assistenza necessaria. A tal fine gli agenti dello Stato membro interessato possono partecipare ai controlli e alle verifiche sul posto.Inoltre, se lo Stato membro interessato lo desidera, i controlli e le verifiche sul posto sono effettuati congiuntamente dalla Commissione e dalle autorità competenti dello Stato stesso.Articolo 5 I controlli e le verifiche sul posto sono effettuati dalla Commissione presso gli operatori economici ai quali possono essere applicate le misure o le sanzioni amministrative comunitarie a norma dell'articolo 7 del regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 quando sussistano ragioni per ritenere che siano state commesse delle irregolarità.Per facilitare alla Commissione l'esercizio dei controlli e delle verifiche, gli operatori sono tenuti a permettere l'accesso ai locali, terreni, mezzi di trasporto e altri luoghi adibiti ad uso professionale.Nella misura in cui ciò sia strettamente necessario per accertare l'esistenza di un'irregolarità, la Commissione può effettuare controlli e verifiche sul posto presso altri operatori economici interessati, per avere accesso alle pertinenti informazioni da questi detenute circa i fatti oggetto dei controlli e delle verifiche sul posto.Articolo 6 1. I controlli e le verifiche sul posto sono effettuati, sotto l'autorità e la responsabilità della Commissione, da suoi funzionari od agenti debitamente abilitati, in appresso denominati «i controllori della Commissione». A tali controlli e verifiche possono assistere le persone che gli Stati membri hanno messo a disposizione della Commissione in qualità di esperti nazionali distaccati.I controllori della Commissione esercitano i loro poteri su presentazione di una abilitazione scritta, nella quale sono indicate la loro identità e qualifica, corredata di un documento che indica l'oggetto e lo scopo del controllo o della verifica sul posto.Fatto salvo il diritto comunitario applicabile, essi sono tenuti a rispettare le norme di procedura previste dalla legislazione dello Stato membro interessato.2. Previo accordo dello Stato membro interessato, la Commissione può chiedere l'assistenza di agenti di altri Stati membri in qualità di osservatori e può ricorrere, a fini di assistenza tecnica, ad organismi esterni che agiscano sotto la sua responsabilità.La Commissione vigila affinché tali agenti ed organismi presentino tutte le garanzie in fatto di competenza tecnica, di indipendenza e di rispetto del segreto professionale.Articolo 7 1. I controlli della Commissione hanno accesso, alle medesime condizioni dei controllori amministrativi nazionali e nel rispetto delle legislazioni nazionali, a tutte le informazioni e alla documentazione relative alle operazioni di cui trattasi necessarie ai fini del buon svolgimento dei controlli e delle verifiche sul posto. Essi possono utilizzare gli stessi mezzi materiali di controllo di cui si avvalgono i controllori amministrativi nazionali e in particolare possono prendere copia dei documenti pertinenti.I controlli e le verifiche sul posto possono riguardare in particolare:- i libri e i documenti professionali, come fatture, capitolati d'appalto, ruolini paga, distinte dei lavori, estratti di conti bancari detenuti dagli operatori economici;- i dati informatici;- i sistemi e i metodi di produzione, di imballaggio e di spedizione;- il controllo fisico della natura e del volume delle merci o delle azioni svolte;- il prelievo e la verifica dei campioni;- lo stato di avanzamento dei lavori o degli investimenti finanziati, l'utilizzazione e la destinazione degli investimenti portati a termine;- i documenti contabili e di bilancio;- l'esecuzione finanziaria e tecnica dei progetti sovvenzionati.2. Se necessario, spetta agli Stati membri, su richiesta della Commissione, prendere gli adeguati provvedimenti cautelari previsti dalla legislazione nazionale, in particolare per salvaguardare gli elementi di prova.Articolo 8 1. Le informazioni comunicate o ottenute sotto qualsiasi forma a norma del presente regolamento sono coperte dal segreto professionale e beneficiano della tutela accordata alle informazioni analoghe dalla legislazione nazionale dello Stato membro che le ha ricevute e dalle disposizioni corrispondenti applicabili alle istituzioni comunitarie.Tali informazioni non possono essere comunicate a persone diverse da quelle che nell'ambito delle istituzioni comunitarie o negli Stati membri vi hanno accesso in ragione delle loro funzioni, né possono essere utilizzate dalle istituzioni comunitarie per fini diversi dall'efficace tutela degli interessi finanziari della Comunità in tutti gli Stati membri. Quando uno Stato membro intenda utilizzare ad altri fini le informazioni raccolte da agenti soggetti alla sua autorità e partecipanti come osservatori a norma dell'articolo 6, paragrafo 2 a controlli e verifiche sul posto, esso chiede il consenso dello Stato membro in cui tali informazioni sono state raccolte.2. La Commissione comunica quanto prima all'autorità competente dello Stato membro sul cui territorio sono stati effettuati i controlli o le verifiche sul posto, qualsiasi fatto o sospetto relativo ad irregolarità di cui ha avuto conoscenza nel corso del controllo o della verifica sul posto. Ad ogni modo la Commissione è tenuta a informare la suddetta autorità circa i risultati di tali controlli e verifiche.3. I controlli della Commissione provvedono affinché le loro relazioni di controllo e verifica siano redatte tenendo conto dei requisiti di procedura previsti dalla legislazione nazionale dello Stato membro interessato. Gli elementi materiali e di prova raccolti, di cui all'articolo 7, sono acclusi come allegati a tali relazioni. Le relazioni così redatte costituiscono, alla stessa stregua e alle medesime condizioni di quelle predisposte dai controllori amministrativi nazionali, elementi di prova che possono essere ammessi nei procedimenti amministrativi o giudiziari dello Stato membro in cui risulti necessario utilizzarle. Tali relazioni sono valutate in base alle medesime regole applicabili alle relazioni amministrative redatte dai controllori amministrativi nazionali ed hanno identico valore. In caso di controllo congiunto a norma dell'articolo 4, secondo comma, i controllori nazionali che hanno partecipato all'operazione sono invitati a controfirmare la relazione redatta dai controllori della Commissione.4. La Commissione provvede affinché i suoi controllori, nell'ambito dell'applicazione del presente regolamento, rispettino le disposizioni comunitarie e nazionali relative alla protezione dei dati personali, in particolare quelle previste dalla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio.5. In caso di controlli e verifiche sul posto eseguiti al di fuori del territorio della Comunità, le relazioni sono redatte dai controllori della Commissione in condizioni che permetterebbero loro di costituire elementi di prova che possono essere ammessi nei procedimenti amministrativi o giudiziari dello Stato membro in cui risulti necessario utilizzarle.Articolo 9 Ove gli operatori economici di cui all'articolo 5 si oppongano ad un controllo o ad una verifica sul posto, lo Stato membro interessato presta ai controllori della Commissione, in base alle disposizioni nazionali, l'assistenza necessaria per consentire lo svolgimento della loro missione di controllo e di verifica sul posto.Ove occorre, spetta agli Stati membri prendere le misure necessarie, nel rispetto del diritto nazionale.Articolo 10 Il presente regolamento entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Esso si applica a decorrere dal 1° gennaio 1997.Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.Fatto a Bruxelles, addì 11 novembre 1996.Per il ConsiglioIl PresidenteR. QUINN(1) GU n. C 84 del 21. 3. 1996, pag. 10.(2) GU n. C 166 del 10. 6. 1996, pag. 102 e parere espresso il 23 ottobre 1996 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(3) GU n. L 312 del 23. 12. 1995, pag. 1.(4) GU n. C 316 del 27. 11. 1995, pag. 48.(5) GU n. L 281 del 23. 11. 1995, pag. 31.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | Regolamento (Euratom, CE) n. 2185/96 del Consiglio dell'11 novembre 1996 relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolarità
Gazzetta ufficiale n. L 292 del 15/11/1996 pag. 0002 - 0005
REGOLAMENTO (EURATOM, CE) N. 2185/96 DEL CONSIGLIO dell'11 novembre 1996 relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolaritàIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 235,visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 203,vista la proposta della Commissione (1),visto il parere del Parlamento europeo (2),(1) considerando che il potenziamento della lotta contro la frode ed altre irregolarità commesse a danno del bilancio comunitario è essenziale per la credibilità della Comunità;(2) considerando che dall'articolo 209 A del trattato risulta che la tutela degli interessi finanziari delle Comunità rientra in primo luogo nella responsabilità degli Stati membri, fatte salve altre disposizioni del trattato;(3) considerando che il regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995, relativo alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee (3), ha predisposto un quadro giuridico comune a tutti i settori di attività della Comunità;(4) considerando che l'articolo 1, paragrafo 2 del suddetto regolamento definisce la nozione di «irregolarità» e che nel sesto considerando di tale regolamento si precisa che le condotte che danno luogo a irregolarità comprendono le condotte fraudolente, quali definite nella convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee (4);(5) considerando che detto regolamento ha previsto, all'articolo 10, la successiva adozione di disposizioni generali supplementari in materia di controlli e verifiche in loco;(6) considerando che, per ragioni di efficacia e fatti salvi i controlli effettuati dagli Stati membri a norma dell'articolo 8 del regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95, occorre adottare, in materia di controlli e verifiche da effettuare sul posto da parte della Commissione, disposizioni generali supplementari che lascino impregiudicata l'applicazione delle normative comunitarie settoriali di cui all'articolo 9, paragrafo 2 del suddetto regolamento;(7) considerando che l'attuazione delle disposizioni del presente regolamento dipende dall'individuazione degli obiettivi che ne giustificano l'applicazione soprattutto quando, per l'entità della frode, che non si limita ad un solo paese ed è spesso dovuta a reti organizzate, o per la specificità della situazione in uno Stato membro, tali obiettivi non possono, per la gravità del danno arrecato agli interessi finanziari delle Comunità o alla credibilità dell'Unione, essere realizzati in maniera ottimale dai soli Stati membri e possono quindi essere meglio realizzati a livello comunitario;(8) considerando che i controlli e le verifiche sul posto non possono eccedere quanto necessario per garantire la corretta applicazione del diritto comunitario;(9) considerando peraltro che essi sono effettuati in modo da lasciare impregiudicate le disposizioni applicabili in ciascuno Stato membro relative alla tutela degli interessi essenziali della sicurezza dello Stato;(10) considerando che, in base al principio di fedeltà comunitaria posto dall'articolo 5 del trattato CE e alla luce della giurisprudenza della Corte di giustizia e delle Comunità europee, è opportuno che le amministrazioni degli Stati membri e i servizi della Commissione cooperino lealmente fornendosi l'assistenza necessaria per la preparazione e l'esercizio dei controlli e delle verifiche sul posto;(11) considerando che si devono definire le condizioni d'esercizio dei poteri dei controllori della Commissione;(12) considerando che tali controlli e verifiche sul posto si effettuano nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone coinvolte e delle norme relative al segreto d'ufficio e alla protezione dei dati personali; che, in proposito, è necessario che la Commissione provveda affinché i suoi controllori rispettino le disposizioni comunitarie e nazionali relative alla protezione dei dati personali, in particolare quelle previste dalla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (5);(13) considerando che, per consentire una lotta efficace alla frode e ad altre irregolarità, i controlli della Commissione devono essere effettuati presso operatori economici che potrebbero essere implicati direttamente o indirettamente nell'irregolarità di cui trattasi e presso coloro che potrebbero essere da questa interessati; che, in caso di applicazione delle disposizioni del presente regolamento, occorre che la Commissione vigili affinché tali operatori economici non siano sottoposti contemporaneamente, per gli stessi fatti, ad analoghi controlli e verifiche effettuati dalla Commissione o dagli Stati membri in base a normative comunitarie settoriali o a legislazioni nazionali;(14) considerando che i controllori della Commissione devono poter accedere a tutte le informazioni sulle operazioni in questione alle stesse condizioni alle quali vi accedono i controllori amministrativi nazionali; che i rapporti dei controllori della Commissione, sottoscritti, se del caso, dai controllori nazionali, devono essere redatti tenendo conto delle esigenze procedurali previste dalla legislazione dello Stato membro interessato, che essi devono costituire elementi di prova ammissibili nei procedimenti amministrativi e giudiziari dello Stato membro in cui risulti necessario utilizzarli e devono avere lo stesso valore attribuito alle relazioni redatte dai controllori amministrativi nazionali;(15) considerando che, qualora vi sia un rischio di scomparsa degli elementi di prova o qualora gli operatori economici si oppongano ad un controllo o ad una verifica sul posto da parte della Commissione, spetta agli Stati membri prendere i provvedimenti cautelari o di esecuzione necessari in base alle rispettive legislazioni;(16) considerando che il presente regolamento non pregiudica la competenza degli Stati membri in materia di repressione dei dati né le norme relative alla reciproca assistenza giudiziaria tra Stati membri in materia penale;(17) considerando che, per l'adozione del presente regolamento, i soli poteri d'azione previsti dai trattati sono quelli degli articoli 235 del trattato CE e 203 del trattato CEEA,HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:Articolo 1 Il presente regolamento stabilisce le disposizioni generali supplementari a norma dell'articolo 10 del regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 applicabili ai controlli e alle verifiche amministrativi effettuati sul posto dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità contro le irregolarità come definite dall'articolo 1, paragrafo 2 di detto regolamento.Fatte salve le disposizioni delle normative comunitarie settoriali, il presente regolamento si applica a tutti i settori di attività della Comunità.Esso non pregiudica la competenza degli Stati membri in materia di azioni penali né le norme relative alla reciproca assistenza giudiziaria tra Stati membri in materia penale.Articolo 2 A norma del presente regolamento la Commissione può procedere a controlli e verifiche sul posto:- per ricercare irregolarità gravi, irregolarità transnazionali o irregolarità in cui possono essere implicati operatori economici che esplicano la loro attività in vari Stati membri,- oppure per ricercare irregolarità, qualora in uno Stato membro la situazione esiga, in un caso particolare, il rafforzamento di controlli e verifiche sul posto per migliorare l'efficacia della tutela degli interessi finanziari e assicurare così un livello di protezione equivalente all'interno della Comunità,- oppure a richiesta dello Stato membro interessato.Articolo 3 La Commissione, se decide di procedere a controlli e verifiche sul posto a norma del presente regolamento, vigila affinché presso gli operatori economici in questione non si proceda contemporaneamente, per gli stessi fatti, ad analoghi controlli e verifiche sulla base di normative comunitarie settoriali.Inoltre, essa tiene conto dei controlli che lo Stato membro sta effettuando o ha effettuato, per i medesimi fatti, presso gli operatori economici interessati in base alla propria legislazione.Articolo 4 I controlli e le verifiche sul posto sono preparati e svolti dalla Commissione in stretta collaborazione con le autorità competenti dello Stato membro interessato, che sono informate in tempo utile dell'oggetto, delle finalità nonché del fondamento giuridico dei controlli e delle verifiche in modo da poter fornire tutta l'assistenza necessaria. A tal fine gli agenti dello Stato membro interessato possono partecipare ai controlli e alle verifiche sul posto.Inoltre, se lo Stato membro interessato lo desidera, i controlli e le verifiche sul posto sono effettuati congiuntamente dalla Commissione e dalle autorità competenti dello Stato stesso.Articolo 5 I controlli e le verifiche sul posto sono effettuati dalla Commissione presso gli operatori economici ai quali possono essere applicate le misure o le sanzioni amministrative comunitarie a norma dell'articolo 7 del regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 quando sussistano ragioni per ritenere che siano state commesse delle irregolarità.Per facilitare alla Commissione l'esercizio dei controlli e delle verifiche, gli operatori sono tenuti a permettere l'accesso ai locali, terreni, mezzi di trasporto e altri luoghi adibiti ad uso professionale.Nella misura in cui ciò sia strettamente necessario per accertare l'esistenza di un'irregolarità, la Commissione può effettuare controlli e verifiche sul posto presso altri operatori economici interessati, per avere accesso alle pertinenti informazioni da questi detenute circa i fatti oggetto dei controlli e delle verifiche sul posto.Articolo 6 1. I controlli e le verifiche sul posto sono effettuati, sotto l'autorità e la responsabilità della Commissione, da suoi funzionari od agenti debitamente abilitati, in appresso denominati «i controllori della Commissione». A tali controlli e verifiche possono assistere le persone che gli Stati membri hanno messo a disposizione della Commissione in qualità di esperti nazionali distaccati.I controllori della Commissione esercitano i loro poteri su presentazione di una abilitazione scritta, nella quale sono indicate la loro identità e qualifica, corredata di un documento che indica l'oggetto e lo scopo del controllo o della verifica sul posto.Fatto salvo il diritto comunitario applicabile, essi sono tenuti a rispettare le norme di procedura previste dalla legislazione dello Stato membro interessato.2. Previo accordo dello Stato membro interessato, la Commissione può chiedere l'assistenza di agenti di altri Stati membri in qualità di osservatori e può ricorrere, a fini di assistenza tecnica, ad organismi esterni che agiscano sotto la sua responsabilità.La Commissione vigila affinché tali agenti ed organismi presentino tutte le garanzie in fatto di competenza tecnica, di indipendenza e di rispetto del segreto professionale.Articolo 7 1. I controlli della Commissione hanno accesso, alle medesime condizioni dei controllori amministrativi nazionali e nel rispetto delle legislazioni nazionali, a tutte le informazioni e alla documentazione relative alle operazioni di cui trattasi necessarie ai fini del buon svolgimento dei controlli e delle verifiche sul posto. Essi possono utilizzare gli stessi mezzi materiali di controllo di cui si avvalgono i controllori amministrativi nazionali e in particolare possono prendere copia dei documenti pertinenti.I controlli e le verifiche sul posto possono riguardare in particolare:- i libri e i documenti professionali, come fatture, capitolati d'appalto, ruolini paga, distinte dei lavori, estratti di conti bancari detenuti dagli operatori economici;- i dati informatici;- i sistemi e i metodi di produzione, di imballaggio e di spedizione;- il controllo fisico della natura e del volume delle merci o delle azioni svolte;- il prelievo e la verifica dei campioni;- lo stato di avanzamento dei lavori o degli investimenti finanziati, l'utilizzazione e la destinazione degli investimenti portati a termine;- i documenti contabili e di bilancio;- l'esecuzione finanziaria e tecnica dei progetti sovvenzionati.2. Se necessario, spetta agli Stati membri, su richiesta della Commissione, prendere gli adeguati provvedimenti cautelari previsti dalla legislazione nazionale, in particolare per salvaguardare gli elementi di prova.Articolo 8 1. Le informazioni comunicate o ottenute sotto qualsiasi forma a norma del presente regolamento sono coperte dal segreto professionale e beneficiano della tutela accordata alle informazioni analoghe dalla legislazione nazionale dello Stato membro che le ha ricevute e dalle disposizioni corrispondenti applicabili alle istituzioni comunitarie.Tali informazioni non possono essere comunicate a persone diverse da quelle che nell'ambito delle istituzioni comunitarie o negli Stati membri vi hanno accesso in ragione delle loro funzioni, né possono essere utilizzate dalle istituzioni comunitarie per fini diversi dall'efficace tutela degli interessi finanziari della Comunità in tutti gli Stati membri. Quando uno Stato membro intenda utilizzare ad altri fini le informazioni raccolte da agenti soggetti alla sua autorità e partecipanti come osservatori a norma dell'articolo 6, paragrafo 2 a controlli e verifiche sul posto, esso chiede il consenso dello Stato membro in cui tali informazioni sono state raccolte.2. La Commissione comunica quanto prima all'autorità competente dello Stato membro sul cui territorio sono stati effettuati i controlli o le verifiche sul posto, qualsiasi fatto o sospetto relativo ad irregolarità di cui ha avuto conoscenza nel corso del controllo o della verifica sul posto. Ad ogni modo la Commissione è tenuta a informare la suddetta autorità circa i risultati di tali controlli e verifiche.3. I controlli della Commissione provvedono affinché le loro relazioni di controllo e verifica siano redatte tenendo conto dei requisiti di procedura previsti dalla legislazione nazionale dello Stato membro interessato. Gli elementi materiali e di prova raccolti, di cui all'articolo 7, sono acclusi come allegati a tali relazioni. Le relazioni così redatte costituiscono, alla stessa stregua e alle medesime condizioni di quelle predisposte dai controllori amministrativi nazionali, elementi di prova che possono essere ammessi nei procedimenti amministrativi o giudiziari dello Stato membro in cui risulti necessario utilizzarle. Tali relazioni sono valutate in base alle medesime regole applicabili alle relazioni amministrative redatte dai controllori amministrativi nazionali ed hanno identico valore. In caso di controllo congiunto a norma dell'articolo 4, secondo comma, i controllori nazionali che hanno partecipato all'operazione sono invitati a controfirmare la relazione redatta dai controllori della Commissione.4. La Commissione provvede affinché i suoi controllori, nell'ambito dell'applicazione del presente regolamento, rispettino le disposizioni comunitarie e nazionali relative alla protezione dei dati personali, in particolare quelle previste dalla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio.5. In caso di controlli e verifiche sul posto eseguiti al di fuori del territorio della Comunità, le relazioni sono redatte dai controllori della Commissione in condizioni che permetterebbero loro di costituire elementi di prova che possono essere ammessi nei procedimenti amministrativi o giudiziari dello Stato membro in cui risulti necessario utilizzarle.Articolo 9 Ove gli operatori economici di cui all'articolo 5 si oppongano ad un controllo o ad una verifica sul posto, lo Stato membro interessato presta ai controllori della Commissione, in base alle disposizioni nazionali, l'assistenza necessaria per consentire lo svolgimento della loro missione di controllo e di verifica sul posto.Ove occorre, spetta agli Stati membri prendere le misure necessarie, nel rispetto del diritto nazionale.Articolo 10 Il presente regolamento entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Esso si applica a decorrere dal 1° gennaio 1997.Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.Fatto a Bruxelles, addì 11 novembre 1996.Per il ConsiglioIl PresidenteR. QUINN(1) GU n. C 84 del 21. 3. 1996, pag. 10.(2) GU n. C 166 del 10. 6. 1996, pag. 102 e parere espresso il 23 ottobre 1996 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(3) GU n. L 312 del 23. 12. 1995, pag. 1.(4) GU n. C 316 del 27. 11. 1995, pag. 48.(5) GU n. L 281 del 23. 11. 1995, pag. 31.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Controlli e le verifiche sul posto presso i destinatari di finanziamenti dell’UE
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Stabilisce le norme e le procedure per i controlli e le verifiche sul posto effettuati dalla Commissione europea per contrastare le frodi e altre irregolarità, in particolare nel caso in cui si sospetti che le irregolarità* siano state commesse da operatori economici* che ricevono un sostegno finanziario dal bilancio dell’UE.
Il regolamento si applica a tutti i settori delle attività dell’UE. Non pregiudica i poteri che i paesi dell’UE hanno di perseguire le violazioni penali ai sensi del diritto nazionale.
PUNTI CHIAVE
Svolgimento di controlli e verifiche sul posto
La Commissione effettua i controlli e le verifiche sul posto presso gli operatori economici:per indagare sulle eventuali irregolarità gravi o transfrontaliere o sulle irregolarità in cui sono implicati operatori economici che svolgono la loro attività in vari paesi dell’UE;per rafforzare i controlli e le verifiche sul posto in un paese dell’UE, al fine di tutelare gli interessi finanziari dell’UE in modo più efficace e assicurare un livello di protezione equivalente all’interno dell’Unione stessa;Su richiesta di un paese dell’UE.CondizioniPrima dei succitati controlli e verifiche, la Commissione deve informare il paese dell’UE interessato in tempo utile per ottenere tutta l’assistenza necessaria.I controlli e le verifiche sono preparati ed effettuati dalla Commissione in stretta cooperazione con le autorità competenti del paese dell’UE interessato.Si svolgono sotto la direzione e la responsabilità dei controllori della Commissione, vale a dire i funzionari civili o altri membri del personale debitamente autorizzati, che devono rispettare le norme di procedura del paese dell’UE interessato.Gli operatori economici devono permettere ai controllori l’accesso ai locali, terreni, mezzi di trasporto o altri luoghi adibiti ad uso professionale.Qualora un operatore economico si opponga a un controllo o a una verifica sul posto, il paese dell’UE interessato presta assistenza ai controllori affinché possano svolgere la loro missione.La Commissione tiene conto delle verifiche in corso di effettuazione o già effettuate dal paese dell’UE interessato ai sensi del diritto nazionale.Accesso alle informazioni e alla documentazione ai sensi del diritto nazionaleSi deve consentire ai controllori della Commissione, alle medesime condizioni dei controllori amministrativi nazionali e nel rispetto del diritto nazionale, l’accesso a tutte le informazioni necessarie ad assicurare il buono svolgimento dei controlli e delle verifiche.I controllori possono utilizzare gli stessi mezzi materiali di controllo di cui si avvalgono i controllori amministrativi nazionali e in particolare possono prendere copia dei documenti pertinenti.Ambito di applicazione
I controlli e le verifiche sul posto possono riguardare, in particolare:i libri commerciali e i documenti di lavoro, come fatture, capitolati d’appalto, ruolini paga, distinte dei lavori, estratti di conti bancari detenuti dagli operatori economici;i dati informatici;i sistemi e i metodi di produzione, di imballaggio e di spedizione;il controllo fisico della natura e del volume delle merci o delle azioni svolte;il prelievo e la verifica dei campioni;lo stato di avanzamento dei lavori o degli investimenti finanziati, l’utilizzazione e la destinazione degli investimenti portati a termine;i documenti contabili e di bilancio;l’esecuzione finanziaria e tecnica dei progetti sovvenzionati.Elementi di provaSu richiesta della Commissione, i paesi dell’UE possono essere tenuti a prendere provvedimenti cautelari ai sensi del diritto nazionale, in particolare per salvaguardare gli elementi di prova.Le informazioni ottenute in relazione ai controlli e alle verifiche sul posto sono coperte dal segreto professionale e dalle norme dell’UE in materia di protezione dei dati.Le relazioni dei controllori della Commissione costituiscono elementi di prova che possono essere ammessi nei procedimenti amministrativi o giudiziari del Paese dell’UE in cui risulti necessario utilizzarle.
DA QUANDO È IN VIGORE IL REGOLAMENTO?
È stato applicato dal 1 gennaio 1997.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Indagini (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Irregolarità: Violazioni del diritto dell’UE, derivanti da un atto od omissione di un operatore economico, che hanno (o avrebbero) come effetto un danno al bilancio generale dell’UE.
Operatori economici: Persone, imprese o altri organismi economicamente attivi e investiti di status giuridico ai sensi del diritto nazionale.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE, Euratom) n. 2185/96 del Consiglio, dell’11 novembre 1996, relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolarità (GU L 292 del 15.11.1996, pagg. 2–5).
DOCUMENTI COLLEGATI
Regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995, relativo alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee (GU L 312 del 23.12.1995, pagg. 1-4).Errata corrige |
Accordo in forma di scambio di lettere tra l’Unione europea e il Regno di Norvegia sull’applicazione di norme di origine analoghe
QUAL È L’OBIETTIVO DELL’ACCORDO?
Mira ad accrescere l’efficacia del sistema di preferenze generalizzate e quindi a facilitare gli scambi con i paesi in via di sviluppo garantendo che l’Unione europea (Unione) e la Norvegia applichino norme di origine analoghe per le importazioni di merci dall’Unione, dalla Svizzera, dalla Norvegia e dalla Turchia.
PUNTI CHIAVE
Sistema di preferenze generalizzate (SPG)Il sistema SPG è un sistema di preferenze tariffarie concesse ai paesi in via di sviluppo («paesi beneficiari»). Per i paesi meno sviluppati, i dazi sono stati rimossgi per la quasi totalità delle loro esportazioni. L’Unione e la Norvegia (insieme alla Svizzera e alla Turchia) hanno SPG molto simili che possono quindi essere collegati.Norme di originePer beneficiare delle tariffe preferenziali, è necessario dimostrare che i prodotti provengono da un paese beneficiario. L’origine si riferisce al luogo in cui un prodotto viene realizzato o fabbricato, non al luogo da cui viene spedito.Cumulo
Il «cumulo» descrive il sistema che consente ai prodotti originari del paese A di essere ulteriormente trasformati o aggiunti ai prodotti originari del paese B, come se fossero originari del paese B. Il prodotto risultante avrebbe l’origine del paese B. Può essere applicato solo tra paesi che operano con norme di origine identiche.
Accordo tra l’Unione e la NorvegiaIn base al «cumulo esteso» dell’SPG dell’Unione, i materiali originari della Norvegia, della Svizzera o della Turchia che subiscono più di un’operazione minima in un paese beneficiario sono considerati originari di tale paese beneficiario e possono beneficiare di preferenze quando vengono importati nell’Unione, in Norvegia, in Svizzera o in Turchia. L’accordo prevede che l’Unione e la Norvegia abbiano norme di origine analoghe basate sui seguenti principi:definizione della nozione di «prodotti originari» in base agli stessi criteri;disposizioni sul cumulo regionale* dell’origine;disposizioni per applicare il cumulo a materiali originari, ai sensi delle rispettive norme di origine dell’SPG, dell’Unione, della Svizzera, della Norvegia o della Turchia;disposizioni per una tolleranza generale per i materiali non originari;disposizioni per la non modificazione di prodotti del paese beneficiario;disposizioni per il rilascio o la compilazione di prove di origine sostitutive;obbligo di cooperazione amministrativa con le autorità competenti dei paesi beneficiari in materia di prove di origine. Questo accordo sostituisce un analogo accordo reciproco tra la Comunità europea e ciascuno dei paesi dell’Associazione europea di libero scambio che hanno concesso preferenze tariffarie nell’ambito dell’SPG, per merci originarie della Norvegia o della Svizzera.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
È entrato in vigore il 1 febbraio 2019.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Sistema di preferenze generalizzate (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Cumulo regionale. Operazione tra i paesi di uno dei gruppi regionali di paesi beneficiari riconosciuti dall’SPG dell’Unione in cui i materiali originari di un paese del gruppo che sono successivamente lavorati o trasformati in un altro paese beneficiario dello stesso gruppo sono considerati originari di quest’ultimo paese. Il cumulo è possibile anche tra i singoli paesi dei gruppi di cumulo I III, su richiesta e a determinate condizioni.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Accordo in forma di scambio di lettere tra l’Unione europea e il Regno di Norvegia relativo al cumulo di origine tra l’Unione europea, la Confederazione svizzera, il Regno di Norvegia e la Repubblica di Turchia nel quadro del sistema di preferenze generalizzate (GU L 24 del 28.1.2019, pag. 3).
DOCUMENTI CORRELATI
Avviso riguardante l’entrata in vigore dell’accordo in forma di scambio di lettere tra l’Unione europea e il Regno di Norvegia relativo al cumulo di origine tra l’Unione europea, la Confederazione svizzera, il Regno di Norvegia e la Repubblica di Turchia nel quadro del sistema di preferenze generalizzate (GU L 27 del 31.1.2019, pag. 1). | ACCORDO
in forma di scambio di lettere tra l'Unione europea e il Regno di Norvegia relativo al cumulo di origine tra l'Unione europea, la Confederazione svizzera, il Regno di Norvegia e la Repubblica di Turchia nel quadro del sistema di preferenze generalizzate
A. Lettera dell'Unione
Signora,
1.
L'Unione europea («Unione») e il Regno di Norvegia («Norvegia») in quanto parti del presente accordo, riconoscono che, ai fini del sistema di preferenze generalizzate («SPG»), entrambe le parti applicano norme di origine analoghe in base ai seguenti principi generali:
a)
definizione della nozione di «prodotti originari» in base agli stessi criteri;
b)
disposizioni sul cumulo di origine regionale;
c)
disposizioni per applicare il cumulo a materiali originari, ai sensi delle rispettive norme di origine dell'SPG, dell'Unione, della Svizzera, della Norvegia o della Turchia;
d)
disposizioni per una tolleranza generale per i materiali non originari;
e)
disposizioni per la non modificazione di prodotti del paese beneficiario;
f)
disposizioni per il rilascio o la compilazione di prove di origine sostitutive;
g)
obbligo di cooperazione amministrativa con le autorità competenti dei paesi beneficiari in materia di prove di origine.
2.
L'Unione e la Norvegia riconoscono che i materiali originari, ai sensi delle rispettive norme di origine dell'SPG, dell'Unione, della Svizzera, della Norvegia o della Turchia vengono a essere considerati originari di un paese beneficiario del regime SPG di una delle parti se, in tale paese beneficiario, sono sottoposti a lavorazioni o trasformazioni che vadano oltre le operazioni considerate di lavorazione o trasformazione insufficiente a conferire il carattere di prodotti originari. Il presente comma si applica a materiali originari della Svizzera e della Turchia, subordinatamente al completamento delle condizioni stabilite rispettivamente ai paragrafi 15 e 16.
Le autorità doganali degli Stati membri dell'Unione e della Norvegia si prestano reciprocamente un'adeguata cooperazione amministrativa, in particolare ai fini della verifica successiva delle prove di origine per i materiali di cui al primo comma. Si applicano le disposizioni in materia di cooperazione amministrativa stabilite nel protocollo n. 3 dell'accordo del 14 maggio 1973 tra la Comunità economica europea e il Regno di Norvegia.
Il presente paragrafo non si applica ai prodotti di cui ai capitoli da 1 a 24 del sistema armonizzato di designazione e di codificazione delle merci, adottato dall'organizzazione istituita dalla convenzione che crea un Consiglio di cooperazione doganale, conclusa a Bruxelles il 15 dicembre 1950.
3.
L'Unione e la Norvegia si impegnano ad accettare le prove di origine sostitutive sotto forma di certificati di origine sostitutivi, modulo A, («certificati sostitutivi») rilasciati dalle autorità doganali dell'altra parte e le attestazioni di origine sostitutive redatte dai rispeditori dell'altra parte, registrate a tal fine.
Ciascuna parte può valutare l'ammissibilità al trattamento preferenziale di prodotti oggetto di prove di origine sostitutive in conformità alla propria legislazione.
4.
Ciascuna delle parti provvede affinché siano rispettate le seguenti condizioni prima dell'emissione o della redazione di una prova di origine sostitutiva:
a)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate o redatte soltanto se le prove di origine iniziali sono state emesse o redatte in conformità alla legislazione applicabile nell'Unione o in Norvegia;
b)
soltanto nel caso in cui i prodotti non siano stati immessi in libera pratica sul territorio di una parte contraente, la prova di origine o la prova di origine sostitutiva può essere sostituita da una o più prove di origine sostitutive al fine di inviare tutti o alcuni prodotti oggetto della prova di origine iniziale da una parte all'altra;
c)
i prodotti sono rimasti sotto controllo doganale sul territorio della parte rispeditrice e non sono stati in alcun modo modificati, trasformati o sottoposti a operazioni diverse da quelle necessarie a conservarli nel loro stato («principio della non modificazione»);
d)
ove i prodotti abbiano acquisito il carattere originario a seguito di una deroga alle norme di origine concessa da una parte, le prove di origine sostitutive non sono rilasciate o redatte se i prodotti sono rispediti all'altra parte;
e)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate dalle autorità doganali o redatte dai rispeditori se i prodotti da rispedire nel territorio dell'altra parte hanno acquisito il carattere originario mediante cumulo regionale;
f)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate dalle autorità doganali o redatte dai rispeditori se i prodotti da rispedire nel territorio dell'altra parte non hanno ricevuto alcun trattamento preferenziale dalla parte rispeditrice.
5.
Ai fini delparagrafo 4, lettera c), si applica quanto segue.
a)
qualora sussistessero motivi di dubbio per quanto riguarda il rispetto del principio di non modificazione, le autorità doganali della parte di destinazione finale possono chiedere al dichiarante di fornire prove del rispetto di tale principio che possono essere presentate sotto qualsiasi forma;
b)
su richiesta del rispeditore, le autorità doganali della parte rispeditrice certificano che i prodotti sono rimasti sotto controllo doganale durante la permanenza sul territorio della parte in questione e che le autorità doganali non hanno concesso alcuna autorizzazione per modificarli, trasformarli in alcun modo o sottoporli a operazioni diverse da quelle necessarie a conservarli nel loro stato durante il magazzinaggio sul territorio della parte;
c)
qualora la prova sostitutiva sia costituita da un certificato sostitutivo, le autorità doganali della parte di destinazione finale non richiedono un certificato di assenza di manipolazione per il periodo in cui i prodotti si sono trovati sul territorio dell'altra parte.
6.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
qualora le prove di origine sostitutive corrispondano alle prove di origine iniziali rilasciate o redatte in un paese beneficiario del regime SPG dell'Unione e di quello della Norvegia, le autorità doganali dello Stato membro dell'Unione e della Norvegia si prestano reciprocamente un'adeguata cooperazione amministrativa ai fini della verifica successiva di tali prove di origine sostitutive. Su richiesta della parte di destinazione finale, le autorità doganali della parte rispeditrice avviano e monitorano la procedura di verifica successiva delle corrispondenti prove di origine iniziale;
b)
qualora le prove di origine sostitutive corrispondano alle prove di origine iniziali rilasciate o redatte in un paese esclusivamente beneficiario di un regime SPG della parte di destinazione finale, la parte dovrà svolgere la procedura di verifica successiva delle prove di origine iniziali in collaborazione con il paese beneficiario. Le prove di origine iniziali corrispondenti alle prove di origine sostitutive oggetto di verifica o, se del caso, le copie delle prove di origine iniziali corrispondenti alle prove di origine sostitutive oggetto di verifica sono trasmesse dalle autorità doganali della parte rispeditrice alle autorità doganali della parte di destinazione finale al fine di consentire loro di svolgere la procedura di verifica successiva.
7.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
in ciascun certificato sostitutivo sia indicato nella casella in alto a destra il nome del paese intermedio di rispedizione in cui è rilasciato;
b)
la casella n. 4 rechi la dicitura «replacement certificate» o «certificat de replacement», nonché la data di rilascio del certificato di origine iniziale, modulo A, e il suo numero di serie;
c)
la casella n. 1 rechi il nome del rispeditore;
d)
la casella n. 2 rechi possibilmente il nome del destinatario finale;
e)
le caselle da n. 3 a n. 9 riportino tutti i dati contenuti nel certificato iniziale e relativi ai prodotti rispediti;
f)
la casella n. 10 riporti possibilmente i riferimenti alla fattura del rispeditore;
g)
la casella n. 11 rechi il visto dell'autorità doganale che ha rilasciato il certificato sostitutivo. Tale autorità è responsabile unicamente del rilascio del certificato sostitutivo. La casella n. 12 riporta i dati del certificato di origine iniziale, modulo A, riguardanti il paese di origine e il paese di destinazione finale. Il rispeditore appone la propria firma nella casella n. 12 del certificato di origine. Il rispeditore che firmi la casella n. 12 in buona fede non è ritenuto responsabile dell'esattezza dei dati inseriti nel certificato di origine iniziale, modulo A;
h)
l'autorità doganale a cui è chiesto il rilascio del certificato sostitutivo annoti sul certificato di origine iniziale, modulo A, il peso, i numeri e la natura dei prodotti rispediti, indicandovi i numeri di serie di ogni certificato sostitutivo corrispondente. Essa conserva la domanda di certificato sostitutivo e il certificato di origine iniziale, modulo A, per almeno tre anni;
i)
i certificati di origine sostitutivi siano redatti in inglese o francese.
8.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
il rispeditore indichi i seguenti dati in ciascuna attestazione di origine sostitutiva:
1)
tutti i dati corrispondenti ai prodotti rispediti contenuti nella prova di origine iniziale;
2)
la data di redazione della prova di origine iniziale;
3)
i dati della prova di origine iniziale, comprese, se del caso, le informazioni sul cumulo applicato alle merci oggetto dell'attestazione di origine;
4)
il nome, l'indirizzo e numero di esportatore registrato del rispeditore;
5)
il nome e l'indirizzo del destinatario nell'Unione o in Norvegia;
6)
la data e il luogo di redazione dell'attestazione di origine o di rilascio del certificato di origine;
b)
ciascuna attestazione di origine sostitutiva rechi la dicitura «replacement statement» o «attestation de replacement»;
c)
le attestazioni di origine sostitutive siano redatte da rispeditori registrati nel sistema elettronico di autocertificazione dell'origine dagli esportatori, vale a dire il sistema degli esportatori registrati (REX), indipendentemente dal valore dei prodotti originari contenuti nella spedizione iniziale;
d)
in caso di sostituzione di una prova di origine, il rispeditore indichi i seguenti dati nella prova di origine iniziale:
1)
la data di compilazione delle attestazioni di origine sostitutive e le quantità di merci oggetto delle attestazioni di origine sostitutive;
2)
il nome e l'indirizzo del rispeditore;
3)
il nome e l'indirizzo dei destinatari nell'Unione o in Norvegia;
e)
l'attestazione di origine iniziale rechi la dicitura «replaced» o «remplacée»;
f)
un'attestazione di origine sostitutiva sia valida per dodici mesi dalla data in cui è stata compilata dall'esportatore;
g)
le attestazioni di origine sostitutive siano redatte in inglese o francese.
9.
Il rispeditore conserva le prove di origine iniziali e le copie delle prove di origine sostitutive per almeno tre anni dalla fine dell'anno civile in cui sono state rilasciate o redatte le prove di origine sostitutive.
10.
Le parti convengono di ripartire i costi del sistema REX conformemente alle modalità di cooperazione che stabiliranno le autorità competenti delle parti.
11.
Qualsiasi divergenza tra le parti derivante dall'interpretazione o dall'applicazione dell'accordo sarà risolta unicamente mediante negoziato bilaterale tra le parti stesse. Se le differenze sono suscettibili di incidere sugli interessi della Svizzera e/o della Turchia, tali paesi sono consultati.
12.
Le parti possono modificare il presente accordo in forma scritta in qualsiasi momento. Entrambe le parti avviano consultazioni in merito a eventuali modifiche al presente accordo su richiesta di una delle parti. Se le modifiche sono suscettibili di incidere sugli interessi della Svizzera e/o della Turchia, tali paesi sono consultati. Le modifiche entreranno in vigore a una data stabilita di comune accordo dopo che entrambe le parti si sono comunicate il completamento dei rispettivi obblighi interni.
13.
In caso di seri dubbi in merito al corretto funzionamento del presente accordo, ciascuna parte ne può sospendere l'applicazione a condizione che ne abbia data comunicazione all'altra parte per iscritto con tre mesi di anticipo.
14.
Il presente accordo può essere denunciato da ciascuna delle parti a condizione che l'altra parte ne riceva comunicazione per iscritto con tre mesi di anticipo.
15.
Il primo comma del paragrafo 2 si applica ai materiali originari della Svizzera soltanto nel caso in cui le parti abbiano concluso un accordo analogo con la Svizzera e si siano comunicate reciprocamente il soddisfacimento di tale condizione.
16.
Il primo comma del paragrafo 2 si applica ai materiali originari della Turchia (1) soltanto nel caso in cui le parti abbiano concluso un accordo analogo con la Turchia e si siano comunicate reciprocamente il soddisfacimento di tale condizione.
17.
A decorrere dalla data di entrata in vigore di un accordo tra la Norvegia e la Turchia conformemente al primo comma del paragrafo 2 del presente accordo e a condizione di reciprocità da parte della Turchia, ciascuna delle parti può prevedere che le prove di origine sostitutive per i prodotti che incorporano materiali originari della Turchia che sono stati trattati nell'ambito del cumulo bilaterale in paesi beneficiari dell'SPG possano essere rilasciate o redatte sul territorio delle parti.
18.
Il presente accordo entra in vigore a una data stabilita di comune accordo dopo che l'Unione e la Norvegia si sono comunicate reciprocamente di aver completato le procedure interne di adozione richieste. A decorrere da tale data esso sostituisce l'accordo in forma di scambio di lettere tra la Comunità e ciascuno dei paesi dell'EFTA che concedono preferenze tariffarie nel quadro del sistema di preferenze generalizzate (Norvegia e Svizzera) che prevede che le merci in cui è incorporato un elemento di origine norvegese o svizzera siano trattate al momento dell'immissione sul territorio doganale della Comunità come merci in cui è incorporato un elemento di origine comunitaria firmato il 29 gennaio 2001 (2).
La prego di confermarmi che il Suo governo è d'accordo su quanto precede.
Mi pregio di proporre che, se quanto precede è accettabile per il Suo governo, la presente lettera e la Sua conferma costituiscano insieme un accordo tra l'Unione europea e il Regno di Norvegia.
Voglia accettare, Signora, l'espressione della mia profonda stima.
Съставено в Брюксел на
Hecho en Bruselas, el
V Bruselu dne
Udfærdiget i Bruxelles, den
Geschehen zu Brüssel am
Brüssel,
Έγινε στις Βρυξέλλες, στις
Done at Brussels,
Fait à Bruxelles, le
Sastavljeno u Bruxellesu
Fatto a Bruxelles, addì
Briselē,
Priimta Briuselyje,
Kelt Brüsszelben,
Magħmul fi Brussell,
Gedaan te Brussel,
Sporządzono w Brukseli, dnia
Feito em Bruxelas,
Întocmit la Bruxelles,
V Bruseli
V Bruslju,
Tehty Brysselissä
Utfärdat i Bryssel den
Utferdiget i Brussel,
За Европейския съюз
Рог la Unión Europea
Za Evropskou unii
For Den Europæiske Union
Für die Europäische Union
Euroopa Liidu nimel
Για την Ευρωπαϊκή Ένωση
For the European Union
Pour l'Union européenne
Za Europsku uniju
Per l'Unione europea
Eiropas Savienības vārdā –
Europos Sąjungos vardu
Az Európai Unió részéről
Għall-Unjoni Ewropea
Voor de Europese Unie
W imieniu Unii Europejskiej
Pela União Europeia
Pentru Uniunea Europeană
Za Európsku úniu
Za Evropsko unijo
Euroopan unionin puolesta
För Europeiska unionen
For Den europeiske union
B. Lettera del Regno di Norvegia
Signora,
mi pregio comunicarLe di aver ricevuto la Sua lettera in data odierna così redatta:
«1.
L'Unione europea («Unione») e il Regno di Norvegia («Norvegia») in quanto parti del presente accordo riconoscono che, ai fini del sistema di preferenze generalizzate («SPG»), entrambe le parti applicano norme di origine analoghe in base ai seguenti principi generali:
a)
definizione della nozione di «prodotti originari» in base agli stessi criteri;
b)
disposizioni sul cumulo di origine regionale;
c)
disposizioni per applicare il cumulo a materiali originari, ai sensi delle rispettive norme di origine dell'SPG, dell'Unione, della Svizzera, della Norvegia o della Turchia;
d)
disposizioni per una tolleranza generale per i materiali non originari;
e)
disposizioni per la non modificazione di prodotti del paese beneficiario;
f)
disposizioni per il rilascio o la compilazione di prove di origine sostitutive;
g)
obbligo di cooperazione amministrativa con le autorità competenti dei paesi beneficiari in materia di prove di origine.
2.
L'Unione e la Norvegia riconoscono che i materiali originari, ai sensi delle rispettive norme di origine dell'SPG, dell'Unione, dellaSvizzera, della Norvegia o della Turchia vengono a essere considerati originari di un paese beneficiario del regime SPG di una delle parti se, in tale paese beneficiario, sono sottoposti a lavorazioni o trasformazioni che vadano oltre le operazioni considerate di lavorazione o trasformazione insufficiente a conferire il carattere di prodotti originari. Il presente comma si applica a materiali originari della Svizzera e della Turchia, subordinatamente al completamento delle condizioni stabilite rispettivamente ai paragrafi 15 e 16.
Le autorità doganali degli Stati membri dell'Unione e della Norvegia si prestano reciprocamente un'adeguata cooperazione amministrativa, in particolare ai fini della verifica successiva delle prove di origine per i materiali di cui al primo comma. Si applicano le disposizioni in materia di cooperazione amministrativa stabilite nel protocollo n. 3 dell'accordo del 14 maggio 1973 tra la Comunità economica europea e il Regno di Norvegia.
Il presente paragrafo non si applica ai prodotti di cui ai capitoli da 1 a 24 del sistema armonizzato di designazione e di codificazione delle merci, adottato dall'organizzazione istituita dalla convenzione che crea un Consiglio di cooperazione doganale, conclusa a Bruxelles il 15 dicembre 1950.
3.
L'Unione e la Norvegia si impegnano ad accettare le prove di origine sostitutive sotto forma di certificati di origine sostitutivi, modulo A, (i «certificati sostitutivi») rilasciati dalle autorità doganali dell'altra parte e le attestazioni di origine sostitutive redatte dai rispeditori dell'altra parte, registrate a tal fine.
Ciascuna parte può valutare l'ammissibilità al trattamento preferenziale di prodotti oggetto di prove di origine sostitutive in conformità alla propria legislazione.
4.
Ciascuna delle parti provvede affinché siano rispettate le seguenti condizioni prima dell'emissione o della redazione di una prova di origine sostitutiva:
a)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate o redatte soltanto se le prove di origine iniziali sono state emesse o redatte in conformità alla legislazione applicabile nell'Unione o in Norvegia;
b)
soltanto nel caso in cui i prodotti non siano stati immessi in libera pratica sul territorio di una parte contraente, la prova di origine o la prova di origine sostitutiva può essere sostituita da una o più prove di origine sostitutive al fine di inviare tutti o alcuni prodotti oggetto della prova di origine iniziale da una parte all'altra;
c)
i prodotti sono rimasti sotto controllo doganale sul territorio della parte rispeditrice e non sono stati in alcun modo modificati, trasformati o sottoposti a operazioni diverse da quelle necessarie a conservarli nel loro stato («principio della non modificazione»);
d)
ove i prodotti abbiano acquisito il carattere originario a seguito di una deroga alle norme di origine concessa da una parte, le prove di origine sostitutive non sono rilasciate o redatte se i prodotti sono rispediti all'altra parte;
e)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate dalle autorità doganali o redatte dai rispeditori se i prodotti da rispedire nel territorio dell'altra parte hanno acquisito il carattere originario mediante cumulo regionale;
f)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate dalle autorità doganali o redatte dai rispeditori se i prodotti da rispedire nel territorio dell'altra parte non hanno ricevuto alcun trattamento preferenziale dalla parte rispeditrice.
5.
Ai fini delparagrafo 4, lettera c), si applica quanto segue.
a)
qualora sussistessero motivi di dubbio per quanto riguarda il rispetto del principio di non modificazione, le autorità doganali della parte di destinazione finale possono chiedere al dichiarante di fornire prove del rispetto di tale principio che possono essere presentate sotto qualsiasi forma;
b)
su richiesta del rispeditore, le autorità doganali della parte rispeditrice certificano che i prodotti sono rimasti sotto controllo doganale durante la permanenza sul territorio della parte in questione e che le autorità doganali non hanno concesso alcuna autorizzazione per modificarli, trasformarli in alcun modo o sottoporli a operazioni diverse da quelle necessarie a conservarli nel loro stato durante il magazzinaggio sul territorio della parte;
c)
qualora la prova sostitutiva sia costituita da un certificato sostitutivo, le autorità doganali della parte di destinazione finale non richiedono un certificato di assenza di manipolazione per il periodo in cui i prodotti si sono trovati sul territorio dell'altra parte.
6.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
qualora le prove di origine sostitutive corrispondano alle prove di origine iniziali rilasciate o redatte in un paese beneficiario del regime SPG dell'Unione e di quello della Norvegia, le autorità doganali dello Stato membro dell'Unione e della Norvegia si prestano reciprocamente un'adeguata cooperazione amministrativa ai fini della verifica successiva di tali prove di origine sostitutive. Su richiesta della parte di destinazione finale, le autorità doganali della parte rispeditrice avviano e monitorano la procedura di verifica successiva delle corrispondenti prove di origine iniziale;
b)
qualora le prove di origine sostitutive corrispondano alle prove di origine iniziali rilasciate o redatte in un paese esclusivamente beneficiario di un regime SPG della parte di destinazione finale, la parte dovrà svolgere la procedura di verifica successiva delle prove di origine iniziali in collaborazione con il paese beneficiario. Le prove di origine iniziali corrispondenti alle prove di origine sostitutive oggetto di verifica o, se del caso, le copie delle prove di origine iniziali corrispondenti alle prove di origine sostitutive oggetto di verifica sono trasmesse dalle autorità doganali della parte rispeditrice alle autorità doganali della parte di destinazione finale al fine di consentire loro di svolgere la procedura di verifica successiva.
7.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
in ciascun certificato sostitutivo sia indicato nella casella in alto a destra il nome del paese intermedio di rispedizione in cui è rilasciato;
b)
la casella n. 4 rechi la dicitura «replacement certificate» o «certificat de replacement», nonché la data di rilascio del certificato di origine iniziale, modulo A, e il suo numero di serie;
c)
la casella n. 1 rechi il nome del rispeditore;
d)
la casella n. 2 rechi possibilmente il nome del destinatario finale;
e)
le caselle da n. 3 a n. 9 riportino tutti i dati contenuti nel certificato iniziale e relativi ai prodotti rispediti;
f)
la casella n. 10 riporti possibilmente i riferimenti alla fattura del rispeditore;
g)
la casella n. 11 rechi il visto dell'autorità doganale che ha rilasciato il certificato sostitutivo. Tale autorità è responsabile unicamente del rilascio del certificato sostitutivo. La casella n. 12 riporta i dati del certificato di origine iniziale, modulo A, riguardanti il paese di origine e il paese di destinazione finale. Il rispeditore appone la propria firma nella casella n. 12 del certificato di origine. Il rispeditore che firmi la casella n. 12 in buona fede non è ritenuto responsabile dell'esattezza dei dati inseriti nel certificato di origine iniziale, modulo A;
h)
l'autorità doganale a cui è chiesto il rilascio del certificato sostitutivo annoti sul certificato di origine iniziale, modulo A, il peso, i numeri e la natura dei prodotti rispediti, indicandovi i numeri di serie di ogni certificato sostitutivo corrispondente. Essa conserva la domanda di certificato sostitutivo e il certificato di origine iniziale, modulo A, per almeno tre anni;
i)
i certificati di origine sostitutivi siano in inglese o francese.
8.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
il rispeditore indichi i seguenti dati in ciascuna attestazione di origine sostitutiva:
1)
tutti i dati corrispondenti ai prodotti rispediti contenuti nella prova di origine iniziale;
2)
la data di redazione della prova di origine iniziale;
3)
i dati della prova di origine iniziale, comprese, se del caso, le informazioni sul cumulo applicato alle merci oggetto dell'attestazione di origine;
4)
il nome, l'indirizzo e numero di esportatore registrato del rispeditore;
5)
il nome e l'indirizzo del destinatario nell'Unione o in Norvegia;
6)
la data e il luogo di redazione dell'attestazione di origine o di rilascio del certificato di origine;
b)
ciascuna attestazione di origine sostitutiva rechi la dicitura «replacement statement» o «attestation de replacement»;
c)
le attestazioni di origine sostitutive siano redatte da rispeditori registrati nel sistema elettronico di autocertificazione dell'origine dagli esportatori, vale a dire il sistema degli esportatori registrati (REX), indipendentemente dal valore dei prodotti originari contenuti nella spedizione iniziale;
d)
in caso di sostituzione di una prova di origine, il rispeditore indichi i seguenti dati nella prova di origine iniziale:
1)
la data di compilazione delle attestazioni di origine sostitutive e le quantità di merci oggetto delle attestazioni di origine sostitutive;
2)
il nome e l'indirizzo del rispeditore;
3)
il nome e l'indirizzo dei destinatari nell'Unione o in Norvegia;
e)
l'attestazione di origine iniziale rechi la dicitura «replaced» o «remplacée»;
f)
un'attestazione di origine sostitutiva sia valida per dodici mesi dalla data in cui è stata compilata dall'esportatore;
g)
le attestazioni di origine sostitutive siano redatte in inglese o francese.
9.
Il rispeditore conserva le prove di origine iniziali e le copie delle prove di origine sostitutive per almeno tre anni dalla fine dell'anno civile in cui sono state rilasciate o redatte le prove di origine sostitutive.
10.
Le parti convengono di ripartire i costi del sistema REX conformemente alle modalità di cooperazione che stabiliranno le autorità competenti delle parti.
11.
Qualsiasi divergenza tra le parti derivante dall'interpretazione o dall'applicazione dell'accordo sarà risolta unicamente mediante negoziato bilaterale tra le parti stesse. Se le differenze sono suscettibili di incidere sugli interessi della Svizzera e/o della Turchia, tali paesi sono consultati.
12.
Le parti possono modificare il presente accordo in forma scritta in qualsiasi momento. Entrambe le parti avviano consultazioni in merito a eventuali modifiche al presente accordo su richiesta di una delle parti. Se le modifiche sono suscettibili di incidere sugli interessi della Svizzera e/o della Turchia, tali paesi sono consultati. Le modifiche entreranno in vigore a una data stabilita di comune accordo dopo che entrambe le parti si sono comunicate il completamento dei rispettivi obblighi interni.
13.
In caso di seri dubbi in merito al corretto funzionamento del presente accordo, ciascuna parte ne può sospendere l'applicazione a condizione che ne abbia data comunicazione all'altra parte per iscritto con tre mesi di anticipo.
14.
Il presente accordo può essere denunciato da ciascuna delle parti a condizione che l'altra parte ne riceva comunicazione per iscritto con tre mesi di anticipo.
15.
Il primo comma del paragrafo 2 si applica ai materiali originari della Svizzera soltanto nel caso in cui le parti abbiano concluso un accordo analogo con la Svizzera e si siano comunicate reciprocamente il soddisfacimento di tale condizione.
16.
Il primo comma del paragrafo 2 si applica ai materiali originari della Turchia (3) soltanto nel caso in cui le parti abbiano concluso un accordo analogo con la Turchia e si siano comunicate reciprocamente il soddisfacimento di tale condizione.
17.
A decorrere dalla data di entrata in vigore di un accordo tra la Norvegia e la Turchia conformemente al primo comma del paragrafo 2 del presente accordo e a condizione di reciprocità da parte della Turchia, ciascuna delle parti può prevedere che le prove di origine sostitutive per i prodotti che incorporano materiali originari della Turchia che sono stati trattati nell'ambito del cumulo bilaterale in paesi beneficiari dell'SPG possano essere rilasciate o redatte sul territorio delle parti.
18.
Il presente accordo entra in vigore a una data stabilita di comune accordo dopo che l'Unione e la Norvegia si sono comunicate reciprocamente di aver completato le procedure interne di adozione richieste. A decorrere da tale data esso sostituisce l'accordo in forma di scambio di lettere tra la Comunità e ciascuno dei paesi dell'EFTA che concedono preferenze tariffarie nel quadro del sistema di preferenze generalizzate (Norvegia e Svizzera) che prevede che le merci in cui è incorporato un elemento di origine norvegese o svizzera siano trattate al momento dell'immissione sul territorio doganale della Comunità come merci in cui è incorporato un elemento di origine comunitaria firmato il 29 gennaio 2001 (4).
La prego di confermarmi che il Suo governo è d'accordo su quanto precede.
Mi pregio di proporre che, se quanto precede è accettabile per il Suo governo, la presente lettera e la Sua conferma costituiscano insieme un accordo tra l'Unione europea e il Regno di Norvegia».
Posso confermarLe l'accordo del mio governo sul contenuto di questa lettera.
Voglia accettare, Signora, l'espressione della mia profonda stima.
Utferdiget i Brussel,
Съставено в Брюксел на
Hecho en Bruselas, el
V Bruselu dne
Udfærdiget i Bruxelles, den
Geschehen zu Brüssel am
Brüssel,
Έγινε στις Βρυξέλλες, στις
Done at Brussels,
Fait à Bruxelles, le
Sastavljeno u Bruxellesu
Fatto a Bruxelles, addì
Briselē,
Priimta Briuselyje,
Kelt Brüsszelben,
Magħmul fi Brussell,
Gedaan te Brussel,
Sporządzono w Brukseli, dnia
Feito em Bruxelas,
Întocmit la Bruxelles,
V Bruseli
V Bruslju,
Tehty Brysselissä
Utfärdat i Bryssel den
For Kongeriket Norge
За Кралство Норвегия
Por el Reino de Noruega
Za Norské království
For Kongeriget Norge
Für das Königreich Norwegen
Norra Kuningriigi nimel
Για το Βασίλειο της Νορβηγίας
For the Kingdom of Norway
Pour le Royaume de Norvège
Za Kraljevinu Norvešku
Per il Regno di Norvegia
Norvēģijas Karalistes vārdā –
Norvegijos Karalystės vardu
A Norvég Királyság részéről
Ghar-Renju tan-Norveġja
Voor het Koninkrijk Noorwegen
W imieniu Królestwa Norwegii
Pelo Reino da Noruega
Pentru Regatul Norvegiei
Za Nórske kráľovstvo
Za Kraljevino Norveško
Norjan kuningaskunnan puolesta
För Konungariket Norge
(1) L'Unione ha soddisfatto la presente condizione con la pubblicazione dell'avviso della Commissione a norma dell'articolo 85 del regolamento (CEE) n. 2454/93 recante applicazione delle disposizioni del codice doganale comunitario che estende alla Turchia il sistema di cumulo bilaterale istituito dal suddetto articolo (GU C 134 del 15.4.2016, pag. 1).
(2) GU L 38 dell'8.2.2001, pag. 25.
(3) L'Unione ha soddisfatto la presente condizione con la pubblicazione dell'avviso della Commissione a norma dell'articolo 85 del regolamento (CEE) n. 2454/93 recante applicazione delle disposizioni del codice doganale comunitario che estende alla Turchia il sistema di cumulo bilaterale istituito dal suddetto articolo (GU C 134 del 15.4.2016, pag. 1).
(4) GU L 38 dell'8.2.2001, pag. 25.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | ACCORDO
in forma di scambio di lettere tra l'Unione europea e il Regno di Norvegia relativo al cumulo di origine tra l'Unione europea, la Confederazione svizzera, il Regno di Norvegia e la Repubblica di Turchia nel quadro del sistema di preferenze generalizzate
A. Lettera dell'Unione
Signora,
1.
L'Unione europea («Unione») e il Regno di Norvegia («Norvegia») in quanto parti del presente accordo, riconoscono che, ai fini del sistema di preferenze generalizzate («SPG»), entrambe le parti applicano norme di origine analoghe in base ai seguenti principi generali:
a)
definizione della nozione di «prodotti originari» in base agli stessi criteri;
b)
disposizioni sul cumulo di origine regionale;
c)
disposizioni per applicare il cumulo a materiali originari, ai sensi delle rispettive norme di origine dell'SPG, dell'Unione, della Svizzera, della Norvegia o della Turchia;
d)
disposizioni per una tolleranza generale per i materiali non originari;
e)
disposizioni per la non modificazione di prodotti del paese beneficiario;
f)
disposizioni per il rilascio o la compilazione di prove di origine sostitutive;
g)
obbligo di cooperazione amministrativa con le autorità competenti dei paesi beneficiari in materia di prove di origine.
2.
L'Unione e la Norvegia riconoscono che i materiali originari, ai sensi delle rispettive norme di origine dell'SPG, dell'Unione, della Svizzera, della Norvegia o della Turchia vengono a essere considerati originari di un paese beneficiario del regime SPG di una delle parti se, in tale paese beneficiario, sono sottoposti a lavorazioni o trasformazioni che vadano oltre le operazioni considerate di lavorazione o trasformazione insufficiente a conferire il carattere di prodotti originari. Il presente comma si applica a materiali originari della Svizzera e della Turchia, subordinatamente al completamento delle condizioni stabilite rispettivamente ai paragrafi 15 e 16.
Le autorità doganali degli Stati membri dell'Unione e della Norvegia si prestano reciprocamente un'adeguata cooperazione amministrativa, in particolare ai fini della verifica successiva delle prove di origine per i materiali di cui al primo comma. Si applicano le disposizioni in materia di cooperazione amministrativa stabilite nel protocollo n. 3 dell'accordo del 14 maggio 1973 tra la Comunità economica europea e il Regno di Norvegia.
Il presente paragrafo non si applica ai prodotti di cui ai capitoli da 1 a 24 del sistema armonizzato di designazione e di codificazione delle merci, adottato dall'organizzazione istituita dalla convenzione che crea un Consiglio di cooperazione doganale, conclusa a Bruxelles il 15 dicembre 1950.
3.
L'Unione e la Norvegia si impegnano ad accettare le prove di origine sostitutive sotto forma di certificati di origine sostitutivi, modulo A, («certificati sostitutivi») rilasciati dalle autorità doganali dell'altra parte e le attestazioni di origine sostitutive redatte dai rispeditori dell'altra parte, registrate a tal fine.
Ciascuna parte può valutare l'ammissibilità al trattamento preferenziale di prodotti oggetto di prove di origine sostitutive in conformità alla propria legislazione.
4.
Ciascuna delle parti provvede affinché siano rispettate le seguenti condizioni prima dell'emissione o della redazione di una prova di origine sostitutiva:
a)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate o redatte soltanto se le prove di origine iniziali sono state emesse o redatte in conformità alla legislazione applicabile nell'Unione o in Norvegia;
b)
soltanto nel caso in cui i prodotti non siano stati immessi in libera pratica sul territorio di una parte contraente, la prova di origine o la prova di origine sostitutiva può essere sostituita da una o più prove di origine sostitutive al fine di inviare tutti o alcuni prodotti oggetto della prova di origine iniziale da una parte all'altra;
c)
i prodotti sono rimasti sotto controllo doganale sul territorio della parte rispeditrice e non sono stati in alcun modo modificati, trasformati o sottoposti a operazioni diverse da quelle necessarie a conservarli nel loro stato («principio della non modificazione»);
d)
ove i prodotti abbiano acquisito il carattere originario a seguito di una deroga alle norme di origine concessa da una parte, le prove di origine sostitutive non sono rilasciate o redatte se i prodotti sono rispediti all'altra parte;
e)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate dalle autorità doganali o redatte dai rispeditori se i prodotti da rispedire nel territorio dell'altra parte hanno acquisito il carattere originario mediante cumulo regionale;
f)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate dalle autorità doganali o redatte dai rispeditori se i prodotti da rispedire nel territorio dell'altra parte non hanno ricevuto alcun trattamento preferenziale dalla parte rispeditrice.
5.
Ai fini delparagrafo 4, lettera c), si applica quanto segue.
a)
qualora sussistessero motivi di dubbio per quanto riguarda il rispetto del principio di non modificazione, le autorità doganali della parte di destinazione finale possono chiedere al dichiarante di fornire prove del rispetto di tale principio che possono essere presentate sotto qualsiasi forma;
b)
su richiesta del rispeditore, le autorità doganali della parte rispeditrice certificano che i prodotti sono rimasti sotto controllo doganale durante la permanenza sul territorio della parte in questione e che le autorità doganali non hanno concesso alcuna autorizzazione per modificarli, trasformarli in alcun modo o sottoporli a operazioni diverse da quelle necessarie a conservarli nel loro stato durante il magazzinaggio sul territorio della parte;
c)
qualora la prova sostitutiva sia costituita da un certificato sostitutivo, le autorità doganali della parte di destinazione finale non richiedono un certificato di assenza di manipolazione per il periodo in cui i prodotti si sono trovati sul territorio dell'altra parte.
6.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
qualora le prove di origine sostitutive corrispondano alle prove di origine iniziali rilasciate o redatte in un paese beneficiario del regime SPG dell'Unione e di quello della Norvegia, le autorità doganali dello Stato membro dell'Unione e della Norvegia si prestano reciprocamente un'adeguata cooperazione amministrativa ai fini della verifica successiva di tali prove di origine sostitutive. Su richiesta della parte di destinazione finale, le autorità doganali della parte rispeditrice avviano e monitorano la procedura di verifica successiva delle corrispondenti prove di origine iniziale;
b)
qualora le prove di origine sostitutive corrispondano alle prove di origine iniziali rilasciate o redatte in un paese esclusivamente beneficiario di un regime SPG della parte di destinazione finale, la parte dovrà svolgere la procedura di verifica successiva delle prove di origine iniziali in collaborazione con il paese beneficiario. Le prove di origine iniziali corrispondenti alle prove di origine sostitutive oggetto di verifica o, se del caso, le copie delle prove di origine iniziali corrispondenti alle prove di origine sostitutive oggetto di verifica sono trasmesse dalle autorità doganali della parte rispeditrice alle autorità doganali della parte di destinazione finale al fine di consentire loro di svolgere la procedura di verifica successiva.
7.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
in ciascun certificato sostitutivo sia indicato nella casella in alto a destra il nome del paese intermedio di rispedizione in cui è rilasciato;
b)
la casella n. 4 rechi la dicitura «replacement certificate» o «certificat de replacement», nonché la data di rilascio del certificato di origine iniziale, modulo A, e il suo numero di serie;
c)
la casella n. 1 rechi il nome del rispeditore;
d)
la casella n. 2 rechi possibilmente il nome del destinatario finale;
e)
le caselle da n. 3 a n. 9 riportino tutti i dati contenuti nel certificato iniziale e relativi ai prodotti rispediti;
f)
la casella n. 10 riporti possibilmente i riferimenti alla fattura del rispeditore;
g)
la casella n. 11 rechi il visto dell'autorità doganale che ha rilasciato il certificato sostitutivo. Tale autorità è responsabile unicamente del rilascio del certificato sostitutivo. La casella n. 12 riporta i dati del certificato di origine iniziale, modulo A, riguardanti il paese di origine e il paese di destinazione finale. Il rispeditore appone la propria firma nella casella n. 12 del certificato di origine. Il rispeditore che firmi la casella n. 12 in buona fede non è ritenuto responsabile dell'esattezza dei dati inseriti nel certificato di origine iniziale, modulo A;
h)
l'autorità doganale a cui è chiesto il rilascio del certificato sostitutivo annoti sul certificato di origine iniziale, modulo A, il peso, i numeri e la natura dei prodotti rispediti, indicandovi i numeri di serie di ogni certificato sostitutivo corrispondente. Essa conserva la domanda di certificato sostitutivo e il certificato di origine iniziale, modulo A, per almeno tre anni;
i)
i certificati di origine sostitutivi siano redatti in inglese o francese.
8.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
il rispeditore indichi i seguenti dati in ciascuna attestazione di origine sostitutiva:
1)
tutti i dati corrispondenti ai prodotti rispediti contenuti nella prova di origine iniziale;
2)
la data di redazione della prova di origine iniziale;
3)
i dati della prova di origine iniziale, comprese, se del caso, le informazioni sul cumulo applicato alle merci oggetto dell'attestazione di origine;
4)
il nome, l'indirizzo e numero di esportatore registrato del rispeditore;
5)
il nome e l'indirizzo del destinatario nell'Unione o in Norvegia;
6)
la data e il luogo di redazione dell'attestazione di origine o di rilascio del certificato di origine;
b)
ciascuna attestazione di origine sostitutiva rechi la dicitura «replacement statement» o «attestation de replacement»;
c)
le attestazioni di origine sostitutive siano redatte da rispeditori registrati nel sistema elettronico di autocertificazione dell'origine dagli esportatori, vale a dire il sistema degli esportatori registrati (REX), indipendentemente dal valore dei prodotti originari contenuti nella spedizione iniziale;
d)
in caso di sostituzione di una prova di origine, il rispeditore indichi i seguenti dati nella prova di origine iniziale:
1)
la data di compilazione delle attestazioni di origine sostitutive e le quantità di merci oggetto delle attestazioni di origine sostitutive;
2)
il nome e l'indirizzo del rispeditore;
3)
il nome e l'indirizzo dei destinatari nell'Unione o in Norvegia;
e)
l'attestazione di origine iniziale rechi la dicitura «replaced» o «remplacée»;
f)
un'attestazione di origine sostitutiva sia valida per dodici mesi dalla data in cui è stata compilata dall'esportatore;
g)
le attestazioni di origine sostitutive siano redatte in inglese o francese.
9.
Il rispeditore conserva le prove di origine iniziali e le copie delle prove di origine sostitutive per almeno tre anni dalla fine dell'anno civile in cui sono state rilasciate o redatte le prove di origine sostitutive.
10.
Le parti convengono di ripartire i costi del sistema REX conformemente alle modalità di cooperazione che stabiliranno le autorità competenti delle parti.
11.
Qualsiasi divergenza tra le parti derivante dall'interpretazione o dall'applicazione dell'accordo sarà risolta unicamente mediante negoziato bilaterale tra le parti stesse. Se le differenze sono suscettibili di incidere sugli interessi della Svizzera e/o della Turchia, tali paesi sono consultati.
12.
Le parti possono modificare il presente accordo in forma scritta in qualsiasi momento. Entrambe le parti avviano consultazioni in merito a eventuali modifiche al presente accordo su richiesta di una delle parti. Se le modifiche sono suscettibili di incidere sugli interessi della Svizzera e/o della Turchia, tali paesi sono consultati. Le modifiche entreranno in vigore a una data stabilita di comune accordo dopo che entrambe le parti si sono comunicate il completamento dei rispettivi obblighi interni.
13.
In caso di seri dubbi in merito al corretto funzionamento del presente accordo, ciascuna parte ne può sospendere l'applicazione a condizione che ne abbia data comunicazione all'altra parte per iscritto con tre mesi di anticipo.
14.
Il presente accordo può essere denunciato da ciascuna delle parti a condizione che l'altra parte ne riceva comunicazione per iscritto con tre mesi di anticipo.
15.
Il primo comma del paragrafo 2 si applica ai materiali originari della Svizzera soltanto nel caso in cui le parti abbiano concluso un accordo analogo con la Svizzera e si siano comunicate reciprocamente il soddisfacimento di tale condizione.
16.
Il primo comma del paragrafo 2 si applica ai materiali originari della Turchia (1) soltanto nel caso in cui le parti abbiano concluso un accordo analogo con la Turchia e si siano comunicate reciprocamente il soddisfacimento di tale condizione.
17.
A decorrere dalla data di entrata in vigore di un accordo tra la Norvegia e la Turchia conformemente al primo comma del paragrafo 2 del presente accordo e a condizione di reciprocità da parte della Turchia, ciascuna delle parti può prevedere che le prove di origine sostitutive per i prodotti che incorporano materiali originari della Turchia che sono stati trattati nell'ambito del cumulo bilaterale in paesi beneficiari dell'SPG possano essere rilasciate o redatte sul territorio delle parti.
18.
Il presente accordo entra in vigore a una data stabilita di comune accordo dopo che l'Unione e la Norvegia si sono comunicate reciprocamente di aver completato le procedure interne di adozione richieste. A decorrere da tale data esso sostituisce l'accordo in forma di scambio di lettere tra la Comunità e ciascuno dei paesi dell'EFTA che concedono preferenze tariffarie nel quadro del sistema di preferenze generalizzate (Norvegia e Svizzera) che prevede che le merci in cui è incorporato un elemento di origine norvegese o svizzera siano trattate al momento dell'immissione sul territorio doganale della Comunità come merci in cui è incorporato un elemento di origine comunitaria firmato il 29 gennaio 2001 (2).
La prego di confermarmi che il Suo governo è d'accordo su quanto precede.
Mi pregio di proporre che, se quanto precede è accettabile per il Suo governo, la presente lettera e la Sua conferma costituiscano insieme un accordo tra l'Unione europea e il Regno di Norvegia.
Voglia accettare, Signora, l'espressione della mia profonda stima.
Съставено в Брюксел на
Hecho en Bruselas, el
V Bruselu dne
Udfærdiget i Bruxelles, den
Geschehen zu Brüssel am
Brüssel,
Έγινε στις Βρυξέλλες, στις
Done at Brussels,
Fait à Bruxelles, le
Sastavljeno u Bruxellesu
Fatto a Bruxelles, addì
Briselē,
Priimta Briuselyje,
Kelt Brüsszelben,
Magħmul fi Brussell,
Gedaan te Brussel,
Sporządzono w Brukseli, dnia
Feito em Bruxelas,
Întocmit la Bruxelles,
V Bruseli
V Bruslju,
Tehty Brysselissä
Utfärdat i Bryssel den
Utferdiget i Brussel,
За Европейския съюз
Рог la Unión Europea
Za Evropskou unii
For Den Europæiske Union
Für die Europäische Union
Euroopa Liidu nimel
Για την Ευρωπαϊκή Ένωση
For the European Union
Pour l'Union européenne
Za Europsku uniju
Per l'Unione europea
Eiropas Savienības vārdā –
Europos Sąjungos vardu
Az Európai Unió részéről
Għall-Unjoni Ewropea
Voor de Europese Unie
W imieniu Unii Europejskiej
Pela União Europeia
Pentru Uniunea Europeană
Za Európsku úniu
Za Evropsko unijo
Euroopan unionin puolesta
För Europeiska unionen
For Den europeiske union
B. Lettera del Regno di Norvegia
Signora,
mi pregio comunicarLe di aver ricevuto la Sua lettera in data odierna così redatta:
«1.
L'Unione europea («Unione») e il Regno di Norvegia («Norvegia») in quanto parti del presente accordo riconoscono che, ai fini del sistema di preferenze generalizzate («SPG»), entrambe le parti applicano norme di origine analoghe in base ai seguenti principi generali:
a)
definizione della nozione di «prodotti originari» in base agli stessi criteri;
b)
disposizioni sul cumulo di origine regionale;
c)
disposizioni per applicare il cumulo a materiali originari, ai sensi delle rispettive norme di origine dell'SPG, dell'Unione, della Svizzera, della Norvegia o della Turchia;
d)
disposizioni per una tolleranza generale per i materiali non originari;
e)
disposizioni per la non modificazione di prodotti del paese beneficiario;
f)
disposizioni per il rilascio o la compilazione di prove di origine sostitutive;
g)
obbligo di cooperazione amministrativa con le autorità competenti dei paesi beneficiari in materia di prove di origine.
2.
L'Unione e la Norvegia riconoscono che i materiali originari, ai sensi delle rispettive norme di origine dell'SPG, dell'Unione, dellaSvizzera, della Norvegia o della Turchia vengono a essere considerati originari di un paese beneficiario del regime SPG di una delle parti se, in tale paese beneficiario, sono sottoposti a lavorazioni o trasformazioni che vadano oltre le operazioni considerate di lavorazione o trasformazione insufficiente a conferire il carattere di prodotti originari. Il presente comma si applica a materiali originari della Svizzera e della Turchia, subordinatamente al completamento delle condizioni stabilite rispettivamente ai paragrafi 15 e 16.
Le autorità doganali degli Stati membri dell'Unione e della Norvegia si prestano reciprocamente un'adeguata cooperazione amministrativa, in particolare ai fini della verifica successiva delle prove di origine per i materiali di cui al primo comma. Si applicano le disposizioni in materia di cooperazione amministrativa stabilite nel protocollo n. 3 dell'accordo del 14 maggio 1973 tra la Comunità economica europea e il Regno di Norvegia.
Il presente paragrafo non si applica ai prodotti di cui ai capitoli da 1 a 24 del sistema armonizzato di designazione e di codificazione delle merci, adottato dall'organizzazione istituita dalla convenzione che crea un Consiglio di cooperazione doganale, conclusa a Bruxelles il 15 dicembre 1950.
3.
L'Unione e la Norvegia si impegnano ad accettare le prove di origine sostitutive sotto forma di certificati di origine sostitutivi, modulo A, (i «certificati sostitutivi») rilasciati dalle autorità doganali dell'altra parte e le attestazioni di origine sostitutive redatte dai rispeditori dell'altra parte, registrate a tal fine.
Ciascuna parte può valutare l'ammissibilità al trattamento preferenziale di prodotti oggetto di prove di origine sostitutive in conformità alla propria legislazione.
4.
Ciascuna delle parti provvede affinché siano rispettate le seguenti condizioni prima dell'emissione o della redazione di una prova di origine sostitutiva:
a)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate o redatte soltanto se le prove di origine iniziali sono state emesse o redatte in conformità alla legislazione applicabile nell'Unione o in Norvegia;
b)
soltanto nel caso in cui i prodotti non siano stati immessi in libera pratica sul territorio di una parte contraente, la prova di origine o la prova di origine sostitutiva può essere sostituita da una o più prove di origine sostitutive al fine di inviare tutti o alcuni prodotti oggetto della prova di origine iniziale da una parte all'altra;
c)
i prodotti sono rimasti sotto controllo doganale sul territorio della parte rispeditrice e non sono stati in alcun modo modificati, trasformati o sottoposti a operazioni diverse da quelle necessarie a conservarli nel loro stato («principio della non modificazione»);
d)
ove i prodotti abbiano acquisito il carattere originario a seguito di una deroga alle norme di origine concessa da una parte, le prove di origine sostitutive non sono rilasciate o redatte se i prodotti sono rispediti all'altra parte;
e)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate dalle autorità doganali o redatte dai rispeditori se i prodotti da rispedire nel territorio dell'altra parte hanno acquisito il carattere originario mediante cumulo regionale;
f)
le prove di origine sostitutive possono essere rilasciate dalle autorità doganali o redatte dai rispeditori se i prodotti da rispedire nel territorio dell'altra parte non hanno ricevuto alcun trattamento preferenziale dalla parte rispeditrice.
5.
Ai fini delparagrafo 4, lettera c), si applica quanto segue.
a)
qualora sussistessero motivi di dubbio per quanto riguarda il rispetto del principio di non modificazione, le autorità doganali della parte di destinazione finale possono chiedere al dichiarante di fornire prove del rispetto di tale principio che possono essere presentate sotto qualsiasi forma;
b)
su richiesta del rispeditore, le autorità doganali della parte rispeditrice certificano che i prodotti sono rimasti sotto controllo doganale durante la permanenza sul territorio della parte in questione e che le autorità doganali non hanno concesso alcuna autorizzazione per modificarli, trasformarli in alcun modo o sottoporli a operazioni diverse da quelle necessarie a conservarli nel loro stato durante il magazzinaggio sul territorio della parte;
c)
qualora la prova sostitutiva sia costituita da un certificato sostitutivo, le autorità doganali della parte di destinazione finale non richiedono un certificato di assenza di manipolazione per il periodo in cui i prodotti si sono trovati sul territorio dell'altra parte.
6.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
qualora le prove di origine sostitutive corrispondano alle prove di origine iniziali rilasciate o redatte in un paese beneficiario del regime SPG dell'Unione e di quello della Norvegia, le autorità doganali dello Stato membro dell'Unione e della Norvegia si prestano reciprocamente un'adeguata cooperazione amministrativa ai fini della verifica successiva di tali prove di origine sostitutive. Su richiesta della parte di destinazione finale, le autorità doganali della parte rispeditrice avviano e monitorano la procedura di verifica successiva delle corrispondenti prove di origine iniziale;
b)
qualora le prove di origine sostitutive corrispondano alle prove di origine iniziali rilasciate o redatte in un paese esclusivamente beneficiario di un regime SPG della parte di destinazione finale, la parte dovrà svolgere la procedura di verifica successiva delle prove di origine iniziali in collaborazione con il paese beneficiario. Le prove di origine iniziali corrispondenti alle prove di origine sostitutive oggetto di verifica o, se del caso, le copie delle prove di origine iniziali corrispondenti alle prove di origine sostitutive oggetto di verifica sono trasmesse dalle autorità doganali della parte rispeditrice alle autorità doganali della parte di destinazione finale al fine di consentire loro di svolgere la procedura di verifica successiva.
7.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
in ciascun certificato sostitutivo sia indicato nella casella in alto a destra il nome del paese intermedio di rispedizione in cui è rilasciato;
b)
la casella n. 4 rechi la dicitura «replacement certificate» o «certificat de replacement», nonché la data di rilascio del certificato di origine iniziale, modulo A, e il suo numero di serie;
c)
la casella n. 1 rechi il nome del rispeditore;
d)
la casella n. 2 rechi possibilmente il nome del destinatario finale;
e)
le caselle da n. 3 a n. 9 riportino tutti i dati contenuti nel certificato iniziale e relativi ai prodotti rispediti;
f)
la casella n. 10 riporti possibilmente i riferimenti alla fattura del rispeditore;
g)
la casella n. 11 rechi il visto dell'autorità doganale che ha rilasciato il certificato sostitutivo. Tale autorità è responsabile unicamente del rilascio del certificato sostitutivo. La casella n. 12 riporta i dati del certificato di origine iniziale, modulo A, riguardanti il paese di origine e il paese di destinazione finale. Il rispeditore appone la propria firma nella casella n. 12 del certificato di origine. Il rispeditore che firmi la casella n. 12 in buona fede non è ritenuto responsabile dell'esattezza dei dati inseriti nel certificato di origine iniziale, modulo A;
h)
l'autorità doganale a cui è chiesto il rilascio del certificato sostitutivo annoti sul certificato di origine iniziale, modulo A, il peso, i numeri e la natura dei prodotti rispediti, indicandovi i numeri di serie di ogni certificato sostitutivo corrispondente. Essa conserva la domanda di certificato sostitutivo e il certificato di origine iniziale, modulo A, per almeno tre anni;
i)
i certificati di origine sostitutivi siano in inglese o francese.
8.
Ciascuna delle parti provvede affinché:
a)
il rispeditore indichi i seguenti dati in ciascuna attestazione di origine sostitutiva:
1)
tutti i dati corrispondenti ai prodotti rispediti contenuti nella prova di origine iniziale;
2)
la data di redazione della prova di origine iniziale;
3)
i dati della prova di origine iniziale, comprese, se del caso, le informazioni sul cumulo applicato alle merci oggetto dell'attestazione di origine;
4)
il nome, l'indirizzo e numero di esportatore registrato del rispeditore;
5)
il nome e l'indirizzo del destinatario nell'Unione o in Norvegia;
6)
la data e il luogo di redazione dell'attestazione di origine o di rilascio del certificato di origine;
b)
ciascuna attestazione di origine sostitutiva rechi la dicitura «replacement statement» o «attestation de replacement»;
c)
le attestazioni di origine sostitutive siano redatte da rispeditori registrati nel sistema elettronico di autocertificazione dell'origine dagli esportatori, vale a dire il sistema degli esportatori registrati (REX), indipendentemente dal valore dei prodotti originari contenuti nella spedizione iniziale;
d)
in caso di sostituzione di una prova di origine, il rispeditore indichi i seguenti dati nella prova di origine iniziale:
1)
la data di compilazione delle attestazioni di origine sostitutive e le quantità di merci oggetto delle attestazioni di origine sostitutive;
2)
il nome e l'indirizzo del rispeditore;
3)
il nome e l'indirizzo dei destinatari nell'Unione o in Norvegia;
e)
l'attestazione di origine iniziale rechi la dicitura «replaced» o «remplacée»;
f)
un'attestazione di origine sostitutiva sia valida per dodici mesi dalla data in cui è stata compilata dall'esportatore;
g)
le attestazioni di origine sostitutive siano redatte in inglese o francese.
9.
Il rispeditore conserva le prove di origine iniziali e le copie delle prove di origine sostitutive per almeno tre anni dalla fine dell'anno civile in cui sono state rilasciate o redatte le prove di origine sostitutive.
10.
Le parti convengono di ripartire i costi del sistema REX conformemente alle modalità di cooperazione che stabiliranno le autorità competenti delle parti.
11.
Qualsiasi divergenza tra le parti derivante dall'interpretazione o dall'applicazione dell'accordo sarà risolta unicamente mediante negoziato bilaterale tra le parti stesse. Se le differenze sono suscettibili di incidere sugli interessi della Svizzera e/o della Turchia, tali paesi sono consultati.
12.
Le parti possono modificare il presente accordo in forma scritta in qualsiasi momento. Entrambe le parti avviano consultazioni in merito a eventuali modifiche al presente accordo su richiesta di una delle parti. Se le modifiche sono suscettibili di incidere sugli interessi della Svizzera e/o della Turchia, tali paesi sono consultati. Le modifiche entreranno in vigore a una data stabilita di comune accordo dopo che entrambe le parti si sono comunicate il completamento dei rispettivi obblighi interni.
13.
In caso di seri dubbi in merito al corretto funzionamento del presente accordo, ciascuna parte ne può sospendere l'applicazione a condizione che ne abbia data comunicazione all'altra parte per iscritto con tre mesi di anticipo.
14.
Il presente accordo può essere denunciato da ciascuna delle parti a condizione che l'altra parte ne riceva comunicazione per iscritto con tre mesi di anticipo.
15.
Il primo comma del paragrafo 2 si applica ai materiali originari della Svizzera soltanto nel caso in cui le parti abbiano concluso un accordo analogo con la Svizzera e si siano comunicate reciprocamente il soddisfacimento di tale condizione.
16.
Il primo comma del paragrafo 2 si applica ai materiali originari della Turchia (3) soltanto nel caso in cui le parti abbiano concluso un accordo analogo con la Turchia e si siano comunicate reciprocamente il soddisfacimento di tale condizione.
17.
A decorrere dalla data di entrata in vigore di un accordo tra la Norvegia e la Turchia conformemente al primo comma del paragrafo 2 del presente accordo e a condizione di reciprocità da parte della Turchia, ciascuna delle parti può prevedere che le prove di origine sostitutive per i prodotti che incorporano materiali originari della Turchia che sono stati trattati nell'ambito del cumulo bilaterale in paesi beneficiari dell'SPG possano essere rilasciate o redatte sul territorio delle parti.
18.
Il presente accordo entra in vigore a una data stabilita di comune accordo dopo che l'Unione e la Norvegia si sono comunicate reciprocamente di aver completato le procedure interne di adozione richieste. A decorrere da tale data esso sostituisce l'accordo in forma di scambio di lettere tra la Comunità e ciascuno dei paesi dell'EFTA che concedono preferenze tariffarie nel quadro del sistema di preferenze generalizzate (Norvegia e Svizzera) che prevede che le merci in cui è incorporato un elemento di origine norvegese o svizzera siano trattate al momento dell'immissione sul territorio doganale della Comunità come merci in cui è incorporato un elemento di origine comunitaria firmato il 29 gennaio 2001 (4).
La prego di confermarmi che il Suo governo è d'accordo su quanto precede.
Mi pregio di proporre che, se quanto precede è accettabile per il Suo governo, la presente lettera e la Sua conferma costituiscano insieme un accordo tra l'Unione europea e il Regno di Norvegia».
Posso confermarLe l'accordo del mio governo sul contenuto di questa lettera.
Voglia accettare, Signora, l'espressione della mia profonda stima.
Utferdiget i Brussel,
Съставено в Брюксел на
Hecho en Bruselas, el
V Bruselu dne
Udfærdiget i Bruxelles, den
Geschehen zu Brüssel am
Brüssel,
Έγινε στις Βρυξέλλες, στις
Done at Brussels,
Fait à Bruxelles, le
Sastavljeno u Bruxellesu
Fatto a Bruxelles, addì
Briselē,
Priimta Briuselyje,
Kelt Brüsszelben,
Magħmul fi Brussell,
Gedaan te Brussel,
Sporządzono w Brukseli, dnia
Feito em Bruxelas,
Întocmit la Bruxelles,
V Bruseli
V Bruslju,
Tehty Brysselissä
Utfärdat i Bryssel den
For Kongeriket Norge
За Кралство Норвегия
Por el Reino de Noruega
Za Norské království
For Kongeriget Norge
Für das Königreich Norwegen
Norra Kuningriigi nimel
Για το Βασίλειο της Νορβηγίας
For the Kingdom of Norway
Pour le Royaume de Norvège
Za Kraljevinu Norvešku
Per il Regno di Norvegia
Norvēģijas Karalistes vārdā –
Norvegijos Karalystės vardu
A Norvég Királyság részéről
Ghar-Renju tan-Norveġja
Voor het Koninkrijk Noorwegen
W imieniu Królestwa Norwegii
Pelo Reino da Noruega
Pentru Regatul Norvegiei
Za Nórske kráľovstvo
Za Kraljevino Norveško
Norjan kuningaskunnan puolesta
För Konungariket Norge
(1) L'Unione ha soddisfatto la presente condizione con la pubblicazione dell'avviso della Commissione a norma dell'articolo 85 del regolamento (CEE) n. 2454/93 recante applicazione delle disposizioni del codice doganale comunitario che estende alla Turchia il sistema di cumulo bilaterale istituito dal suddetto articolo (GU C 134 del 15.4.2016, pag. 1).
(2) GU L 38 dell'8.2.2001, pag. 25.
(3) L'Unione ha soddisfatto la presente condizione con la pubblicazione dell'avviso della Commissione a norma dell'articolo 85 del regolamento (CEE) n. 2454/93 recante applicazione delle disposizioni del codice doganale comunitario che estende alla Turchia il sistema di cumulo bilaterale istituito dal suddetto articolo (GU C 134 del 15.4.2016, pag. 1).
(4) GU L 38 dell'8.2.2001, pag. 25.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accordo in forma di scambio di lettere tra l’Unione europea e il Regno di Norvegia sull’applicazione di norme di origine analoghe
QUAL È L’OBIETTIVO DELL’ACCORDO?
Mira ad accrescere l’efficacia del sistema di preferenze generalizzate e quindi a facilitare gli scambi con i paesi in via di sviluppo garantendo che l’Unione europea (Unione) e la Norvegia applichino norme di origine analoghe per le importazioni di merci dall’Unione, dalla Svizzera, dalla Norvegia e dalla Turchia.
PUNTI CHIAVE
Sistema di preferenze generalizzate (SPG)Il sistema SPG è un sistema di preferenze tariffarie concesse ai paesi in via di sviluppo («paesi beneficiari»). Per i paesi meno sviluppati, i dazi sono stati rimossgi per la quasi totalità delle loro esportazioni. L’Unione e la Norvegia (insieme alla Svizzera e alla Turchia) hanno SPG molto simili che possono quindi essere collegati.Norme di originePer beneficiare delle tariffe preferenziali, è necessario dimostrare che i prodotti provengono da un paese beneficiario. L’origine si riferisce al luogo in cui un prodotto viene realizzato o fabbricato, non al luogo da cui viene spedito.Cumulo
Il «cumulo» descrive il sistema che consente ai prodotti originari del paese A di essere ulteriormente trasformati o aggiunti ai prodotti originari del paese B, come se fossero originari del paese B. Il prodotto risultante avrebbe l’origine del paese B. Può essere applicato solo tra paesi che operano con norme di origine identiche.
Accordo tra l’Unione e la NorvegiaIn base al «cumulo esteso» dell’SPG dell’Unione, i materiali originari della Norvegia, della Svizzera o della Turchia che subiscono più di un’operazione minima in un paese beneficiario sono considerati originari di tale paese beneficiario e possono beneficiare di preferenze quando vengono importati nell’Unione, in Norvegia, in Svizzera o in Turchia. L’accordo prevede che l’Unione e la Norvegia abbiano norme di origine analoghe basate sui seguenti principi:definizione della nozione di «prodotti originari» in base agli stessi criteri;disposizioni sul cumulo regionale* dell’origine;disposizioni per applicare il cumulo a materiali originari, ai sensi delle rispettive norme di origine dell’SPG, dell’Unione, della Svizzera, della Norvegia o della Turchia;disposizioni per una tolleranza generale per i materiali non originari;disposizioni per la non modificazione di prodotti del paese beneficiario;disposizioni per il rilascio o la compilazione di prove di origine sostitutive;obbligo di cooperazione amministrativa con le autorità competenti dei paesi beneficiari in materia di prove di origine. Questo accordo sostituisce un analogo accordo reciproco tra la Comunità europea e ciascuno dei paesi dell’Associazione europea di libero scambio che hanno concesso preferenze tariffarie nell’ambito dell’SPG, per merci originarie della Norvegia o della Svizzera.
DATA DI ENTRATA IN VIGORE
È entrato in vigore il 1 febbraio 2019.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Sistema di preferenze generalizzate (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Cumulo regionale. Operazione tra i paesi di uno dei gruppi regionali di paesi beneficiari riconosciuti dall’SPG dell’Unione in cui i materiali originari di un paese del gruppo che sono successivamente lavorati o trasformati in un altro paese beneficiario dello stesso gruppo sono considerati originari di quest’ultimo paese. Il cumulo è possibile anche tra i singoli paesi dei gruppi di cumulo I III, su richiesta e a determinate condizioni.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Accordo in forma di scambio di lettere tra l’Unione europea e il Regno di Norvegia relativo al cumulo di origine tra l’Unione europea, la Confederazione svizzera, il Regno di Norvegia e la Repubblica di Turchia nel quadro del sistema di preferenze generalizzate (GU L 24 del 28.1.2019, pag. 3).
DOCUMENTI CORRELATI
Avviso riguardante l’entrata in vigore dell’accordo in forma di scambio di lettere tra l’Unione europea e il Regno di Norvegia relativo al cumulo di origine tra l’Unione europea, la Confederazione svizzera, il Regno di Norvegia e la Repubblica di Turchia nel quadro del sistema di preferenze generalizzate (GU L 27 del 31.1.2019, pag. 1). |
Il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali
Essa stabilisce le modalità in base alle quali i cittadini dell’Unione europea (UE) possono votare o candidarsi alle elezioni comunali* in qualsiasi paese dell’UE in cui vivono.
ATTO
Direttiva 94/80/CE del Consiglio, del 19 dicembre 1994, che stabilisce le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell’Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza
SINTESI
CHE COSA FA LA DIRETTIVA?
Essa stabilisce le modalità in base alle quali i cittadini dell’Unione europea (UE) possono votare o candidarsi alle elezioni comunali* in qualsiasi paese dell’UE in cui vivono.
PUNTI CHIAVE
Qualsiasi cittadino dell’Unione europea che non ha la cittadinanza nel paese dell’UE in cui vive ha il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali nel paese alle stesse condizioni dei cittadini di quel paese.
Al fine di partecipare alle elezioni, i cittadini dell’UE devono richiedere di essere iscritti nelle liste elettorali del paese di residenza, fornendo le stesse prove richieste agli elettori nazionali. Nei paesi in cui il voto è obbligatorio, l’obbligo si applica anche a loro.
Se, per votare o per presentarsi come candidati, i cittadini del paese dell’UE di residenza sono tenuti ad un periodo minimo di residenza, i cittadini dell’UE al di fuori del paese possono contare un periodo equivalente trascorso in altri paesi dell’UE ai fini di tale requisito.
I paesi dell’UE possono rifiutare ai cittadini dell’UE il diritto di eleggibilità se:
—
hanno perso questo diritto in virtù della legge del loro paese dell’UE di origine per effetto di una decisione giudiziaria individuale in materia civile o penale;
—
non possono produrre una dichiarazione di cittadinanza o di residenza, o determinati altri documenti che attestano l’identità, se necessario.
I paesi dell’UE possono decidere, in talune circostanze, che la qualità di membro del consiglio comunale nel paese di residenza sia incompatibile con l’esercizio di funzioni equivalenti in altri paesi dell’UE.
I paesi dell’UE possono decidere di riservare determinate cariche elettive di alto livello per i propri cittadini o che i cittadini eletti degli altri paesi dell’UE non possono partecipare nella designazione di delegati che possono poi eleggere i membri di un’assemblea parlamentare, o votare in dettaassemblea.
La direttiva riconosce anche eccezioni per:
—
qualsiasi paese dell’UE in cui la percentuale dei cittadini dell’UE in età di voto che lì risiede ma non ne ha la cittadinanza supera il 20 % dell’elettorato totale;
—
i cittadini dell’UE che hanno già il diritto di voto alle elezioni del parlamento nazionale del loro paese dell’UE di residenza.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
A decorrere dal 20 gennaio 1995.
TERMINE CHIAVE
* Elezioni comunali: elezioni aperte a tutti i residenti adulti ammissibili a livello degli enti locali di base, come elencati nell’allegato della direttiva.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Direttiva 94/80/CE
20.1.1995
31.12.1995
GU L 368 del 31.12.1994, pagg. 38-47
Successive modifiche e correzioni agli allegati della direttiva 94/80/CE sono state incorporate nel testo originario. La presente versione consolidata ha esclusivamente un valore documentale. | Direttiva 94/80/CE del Consiglio, del 19 dicembre 1994, che stabilisce le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell'Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza
Gazzetta ufficiale n. L 368 del 31/12/1994 pag. 0038 - 0047 edizione speciale finlandese: capitolo 1 tomo 4 pag. 0080 edizione speciale svedese/ capitolo 1 tomo 4 pag. 0080
DIRETTIVA 94/80/CE DEL CONSIGLIO del 19 dicembre 1994 che stabilisce le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell'Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanzaIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 8 B, paragrafo 1,vista la proposta della Commissione,visto il parere del Parlamento europeo (1),visto il parere del Comitato economico e sociale (2),visto il parere del Comitato delle regioni (3),considerando che il trattato sull'Unione europea costituisce una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più stretta fra i popoli dell'Europa; che uno dei suoi compiti è quello di organizzare in maniera coerente e solidale le relazioni fra i popoli degli Stati membri e che uno dei suoi obiettivi fondamentali è quello di rafforzare la tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini dei propri Stati membri istituendo la cittadinanza dell'Unione;considerando che a tale scopo le disposizioni del titolo II del trattato sull'Unione europea istituiscono una cittadinanza dell'Unione di cui beneficiano tutti i cittadini degli Stati membri e riconoscono loro, in tale qualità, un complesso di diritti;considerando che il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali nello Stato membro di residenza, previsto dall'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato che istituisce la Comunità europea, costituisce un'applicazione del principio di uguaglianza e non discriminazione fra cittadini e non cittadini, nonché un corollario del diritto di libera circolazione e di soggiorno, sancito dall'articolo 8 A dello stesso trattato;considerando che l'applicazione dell'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato non presuppone un'armonizzazione integrale dei sistemi elettorali degli Stati membri; che tale articolo mira essenzialmente a sopprimere il requisito della cittadinanza, che attualmente è prescritto dalla maggior parte degli Stati membri ai fini dell'esercizio del diritto di voto e di eleggibilità; che, inoltre, per tener conto del principio di proporzionalità enunciato all'articolo 3 B, terzo comma del trattato, il contenuto della legislazione comunitaria in materia non deve andare al di là di quanto è necessario per il raggiungimento dell'obiettivo enunciato nell'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato;considerando che l'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato ha lo scopo di consentire a tutti i cittadini dell'Unione, siano essi o meno cittadini dello Stato membro di residenza, di esercitare nell'Unione il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali alle stesse condizioni; che è quindi necessario che i requisiti che uno Stato membro prescrive per i cittadini di altri Stati membri, segnatamente quelli connessi alla prova e alla durata della residenza, siano identici a quelli eventualmente prescritti ai propri cittadini; che ai cittadini di altri Stati membri non dev'essere imposto il possesso di requisiti speciali, a meno che, in casi eccezionali, delle circostanze specifiche giustifichino un trattamento differenziato dei cittadini degli altri Stati membri rispetto ai propri cittadini;considerando che l'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato riconosce il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali dello Stato membro di residenza senza però sostituire tale diritto al diritto di voto e di eleggibilità nello Stato membro di origine; che è importante rispettare la libertà di tali cittadini di partecipare o no alle elezioni comunali nello Stato membro in cui risiedono e che è pertanto opportuno che essi possano manifestare la loro volontà di esercitarvi i loro diritti elettorali, mentre la loro iscrizione d'ufficio nelle liste elettorali può essere ammessa negli Stati membri in cui il voto non è obbligatorio;considerando che l'amministrazione locale degli Stati membri è espressione di tradizioni politiche e giuridiche diverse ed è caratterizzata da una grande varietà di strutture; che la nozione di «elezioni comunali» non ha lo stesso significato in tutti gli Stati membri; che, di conseguenza, è opportuno precisare l'oggetto della direttiva definendo la nozione di «elezioni comunali»; che queste elezioni comprendono le elezioni a suffragio universale e diretto a livello degli enti locali di base e delle loro suddivisioni; che tali elezioni comprendono tanto le elezioni a suffragio universale diretto delle assemblee o degli organi rappresentativi comunali quanto le elezioni dei membri dell'organo esecutivo locale;considerando che l'ineleggibilità può derivare da una decisione specifica adottata dalle autorità dello Stato membro di residenza o dello Stato membro di origine; che, attesa la rilevanza politica della funzione di eletto al consiglio comunale, è opportuno che gli Stati membri possano adottare i provvedimenti necessari per evitare che chiunque abbia perso il diritto di eleggibilità nello Stato membro di origine sia reintegrato in tale diritto per il solo fatto di risiedere in un altro Stato membro; che tale problema, che è proprio dei candidati che non possiedono la cittadinanza dello Stato in questione, giustifica che gli Stati membri che lo ritengano necessario possano assoggettarli tanto al regime di ineleggibilità dello Stato membro di residenza quanto a quello dello Stato membro di origine; che, in considerazione del principio di proporzionalità, è sufficiente subordinare il diritto di voto alle sole disposizioni sull'incapacità elettorale vigenti nello Stato membro di residenza;considerando che le attribuzioni dell'organo esecutivo degli enti locali di base possono comportare una partecipazione all'esercizio di potestà pubbliche e alla tutela di interessi generali; che è pertanto opportuno consentire agli Stati membri di riservare queste funzioni ai propri cittadini; che è parimenti opportuno attribuire agli Stati membri la facoltà di prendere a tal fine misure adeguate, le quali non possono limitare, oltre a quanto necessario per conseguire detto obiettivo, la possibilità per i cittadini di altri Stati membri di essere eletti;considerando che è altresì opportuno che la partecipazione all'elezione di un'assemblea parlamentare da parte di titolari di un carica elettiva comunale possa essere riservata ai propri cittadini;considerando che qualora le legislazioni degli Stati membri prevedono delle incompatibilità fra la qualità di eletto al consiglio comunale ed altre funzioni è opportuno consentire agli Stati membri di estendere tali incompatibilità anche a funzioni equivalenti esercitate in altri Stati membri;considerando che qualsiasi deroga alle norme generali della presente direttiva dev'essere giustificata, a norma dell'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato, da problemi specifici di uno Stato membro e che ogni disposizione derogatoria, per sua natura, dev'essere sottoposta a riesame;considerando che tali problemi specifici possono sorgere specialmente in uno Stato membro in cui la percentuale di cittadini di altri Stati membri dell'Unione che vi risiedono senza averne la cittadinanza e che hanno raggiunto l'età del voto supera molto significativamente la media; che una quota del 20% di questi cittadini rispetto al totale dell'elettorato giustifica disposizioni derogatorie che si basino sul criterio della durata della residenza;considerando che la cittadinanza dell'Unione mira ad una migliore integrazione dei suoi cittadini nel paese ospitante e che, in questo contesto, è conforme all'intento degli autori del trattato evitare polarizzazioni tra liste di candidati nazionali e liste di candidati stranieri;considerando che tale rischio di polarizzazione riguarda in particolare uno Stato membro in cui la proporzione di cittadini dell'Unione stranieri in età di voto supera il 20% di tutti i cittadini dell'Unione in età di voto residenti in detto Stato e che, di conseguenza, tale Stato membro deve poter adottare, nell'osservanza dell'articolo 8 B del trattato, disposizioni specifiche relative alla composizione delle liste dei candidati;considerando che si deve tener conto del fatto che in alcuni Stati membri i residenti che sono cittadini di altri Stati membri hanno il diritto di voto alle elezioni del parlamento nazionale e che, di conseguenza, possono essere semplificate le formalità previste dalla presente direttiva;considerando che il Regno del Belgio presenta caratteristiche ed equilibri propri, connessi al fatto che la sua costituzione (articoli da 1 a 4), contempla tre lingue ufficiali ed una ripartizione in regioni e comunità, e che quindi l'applicazione integrale della presente direttiva in taluni comuni potrebbe avere effetti tali da rendere opportuno prevedere una possibilità di deroga alle disposizioni della presente direttiva per tener conto di tali specificità ed equilibri;considerando che la Commissione procederà ad una valutazione degli elementi di fatto e di diritto dell'applicazione della direttiva, compresa l'evoluzione dell'elettorato registratasi dopo l'entrata in vigore della direttiva; che a tal fine la Commissione presenterà una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio,HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:CAPO I Disposizioni generali Articolo 1 1. La presente direttiva stabilisce le modalità secondo cui i cittadini dell'Unione residenti in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza possono esercitarvi il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali.2. Le disposizioni della presente direttiva fanno salve le disposizioni di ogni Stato membro in materia di diritto di voto e in materia di eleggibilità dei cittadini residenti fuori del territorio nazionale o dei cittadini di paesi terzi residenti nel suo territorio.Articolo 2 1. Ai sensi della presente direttiva, si intendono pera) «ente locale di base», gli enti amministrativi riportati in allegato che, a norma della legislazione di ciascuno Stato membro, dispongono di organi eletti a suffragio universale diretto e sono competenti ad amministrare, al livello di base dell'organizzazione politica ed amministrativa dello Stato, determinati affari locali sotto la propria responsabilità;b) «elezioni comunali», le elezioni a suffragio universale diretto volte a designare i membri dell'organo rappresentativo e, se del caso, a norma della legislazione di ciascuno Stato membro, il capo e i membri dell'organo esecutivo dell'ente locale di base;c) «Stato membro di residenza», lo Stato membro in cui il cittadino dell'Unione risiede senza averne la cittadinanza;d) «Stato membro d'origine», lo Stato membro di cui il cittadino dell'Unione ha la cittadinanza;e) «liste elettorali», il registro ufficiale di tutti gli elettori che hanno il diritto di votare in un determinato ente locale di base o in una delle sue circoscrizioni, compilato ed aggiornato dall'autorità competente secondo la legge elettorale dello Stato membro di residenza, oppure il registro della popolazione residente se vi è indicata la qualità di elettore;f) «giorno di riferimento», il giorno o i giorni in cui il cittadino dell'Unione deve possedere, a norma della legislazione dello Stato membro di residenza, i requisiti prescritti per essere ivi elettore o eleggibile;g) «dichiarazione formale», la dichiarazione rilasciata dall'interessato, la cui inesattezza è passibile di sanzioni a norma della legge nazionale applicabile.2. Ciascuno Stato membro comunica alla Commissione se un ente locale di base di cui all'allegato della presente direttiva è sostituito, in virtù di una modifica della legislazione nazionale, da un altro ente avente le competenze di cui al paragrafo 1, lettera a), ovvero se, in esito a tale modifica, un ente locale di base è soppresso o istituito.Entro tre mesi dal ricevimento di una tale notifica, unitamente alla garanzia dello Stato membro in questione che i diritti ai sensi della presente direttiva non saranno lesi, la Commissione adatta l'allegato apportandovi le opportune sostituzioni, soppressioni o aggiunte. L'allegato in tal modo modificato è pubblicato nella Gazzetta ufficiale.Articolo 3 Ha il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali nello Stato membro di residenza a norma delle disposizioni della presente direttiva ogni persona che, nel giorno di riferimento:a) è cittadino dell'Unione ai sensi dell'articolo 8, paragrafo 1, secondo comma del trattato, eb) pur non essendone cittadino possiede, tuttavia, i requisiti cui la legislazione dello Stato membro di residenza subordina il diritto di voto e di eleggibilità dei propri cittadini.Articolo 4 1. Qualora ai cittadini dello Stato membro di residenza, per essere elettori o eleggibili, sia prescritto il compimento di un periodo minimo di residenza nel territorio nazionale, chiunque sia elettore o eleggibile ai sensi dell'articolo 3 è considerato in possesso di tale requisito se ha risieduto in altri Stati membri per un periodo equivalente.2. Qualora, in base alla legislazione dello Stato membro di residenza, i suoi cittadini possano essere elettori o eleggibili solamente nell'ente locale di base in cui hanno la residenza principale, anche le persone che dispongono del diritto di voto e di eleggibilità in forza dell'articolo 3 sono soggette alla stessa condizione.3. Il paragrafo 1 lascia impregiudicate le disposizioni di ciascuno Stato membro che subordinano l'esercizio del diritto di voto e di eleggibilità per qualsiasi elettore o eleggibile in un determinato ente locale di base al compimento di un periodo minimo di residenza nel territorio di tale ente locale.Il paragrafo 1 non pregiudica, inoltre, le disposizioni già in vigore alla data di adozione della presente direttiva, che subordinano l'esercizio del diritto di voto e di eleggibilità ad opera di ogni elettore o eleggibile al compimento di un periodo minimo di residenza nella parte dello Stato membro cui appartiene l'ente locale di base.Articolo 5 1. Gli Stati membri di residenza possono disporre che qualsiasi cittadino dell'Unione che, per effetto di una decisione giudiziaria individuale in materia civile o di una decisione penale, è stato privato del diritto di eleggibilità dalla legge dello Stato membro di origine, sia escluso dall'esercizio di tale diritto in occasione delle elezioni comunali.2. La candidatura di qualsiasi cittadino dell'Unione alle elezioni comunali nello Stato membro di residenza può essere dichiarata irricevibile qualora l'interessato non possa rilasciare la dichiarazione di cui all'articolo 9, paragrafo 2, lettera a) o non presenti l'attestato di cui all'articolo 9, paragrafo 2, lettera b).3. Gli Stati membri possono disporre che l'eleggibilità alle funzioni di capo dell'organo esecutivo di un ente locale di base, di supplente o di membro dell'organo direttivo collegiale sia esclusivamente riservata ai propri cittadini, ove tali persone siano elette per esercitare le loro funzioni nel corso della durata del mandato.Gli Stati membri possono parimenti disporre che sia riservato ai propri cittadini l'esercizio delle funzioni di capo, di supplente o di membro dell'organo direttivo collegiale esecutivo di un ente locale di base, anche quando sono svolte solo a titolo transitorio e interinale.Gli Stati membri potranno, nel rispetto del trattato e dei principi generali del diritto, adottare disposizioni appropriate, necessarie e proporzionate agli obiettivi perseguiti per assicurare che l'esercizio delle funzioni di cui al primo comma e delle funzioni interinali di cui al secondo comma possano essere riservate solo ai propri cittadini.4. Gli Stati membri possono parimenti disporre che i cittadini dell'Unione che sono eletti membri di un organo rappresentativo non possano partecipare alla designazione degli elettori di un'assemblea parlamentare né all'elezione dei membri di tale assemblea.Articolo 6 1. Le persone di cui all'articolo 3 sono soggette alle stesse disposizioni in materia d'incompatibilità che, secondo la legislazione dello Stato membro di residenza, si applicano ai cittadini di questo Stato.2. Gli Stati membri possono disporre che la qualità di membro del consiglio comunale nello Stato membro di residenza sia incompatibile anche con l'esercizio, in altri Stati membri, di funzioni equivalenti a quelle che, nello Stato membro di residenza, determinano una incompatibilità.CAPO II Esercizio del diritto di voto e di eleggibilità Articolo 7 1. L'elettore di cui all'articolo 3 esercita il suo diritto di voto nello Stato membro di residenza qualora ne abbia espresso la volontà.2. Se nello Stato membro di residenza il voto è obbligatorio, l'obbligo del voto si applica anche agli elettori di cui all'articolo 3 che si sono iscritti nelle liste elettorali.3. Gli Stati membri nei quali il voto non è obbligatorio possono prevedere l'iscrizione d'ufficio nelle liste elettorali degli elettori di cui all'articolo 3.Articolo 8 1. Gli Stati membri adottano i provvedimenti necessari per consentire all'elettore di cui all'articolo 3 di essere iscritto nelle liste elettorali in tempo utile prima della consultazione elettorale.2. Per essere iscritto nelle liste elettorali, l'elettore di cui all'articolo 3 deve fornire le stesse prove dell'elettore cittadino dello Stato in cui si svolge la consultazione elettorale.Lo Stato membro di residenza può, inoltre, esigere che l'elettore di cui all'articolo 3 presenti un documento d'identità valido e una dichiarazione formale che indichi la sua cittadinanza e il suo indirizzo nello Stato membro di residenza.3. L'elettore di cui all'articolo 3, iscritto in una lista elettorale dello Stato di residenza, vi resta iscritto, alle stesse condizioni che l'elettore cittadino di tale Stato membro, fino alla sua cancellazione d'ufficio per il venir meno dei requisiti prescritti per l'esercizio del diritto di voto.Gli elettori iscritti su propria richiesta nelle liste elettorali possono anche essere cancellati da tali liste se lo richiedono.L'elettore che trasferisce la sua residenza nel territorio di un altro ente locale di base dello stesso Stato membro è iscritto nelle liste elettorali di questo ente locale alle stesse condizioni degli elettori cittadini dello Stato in questione.Articolo 9 1. All'atto del deposito della dichiarazione di candidatura, la persona di cui all'articolo 3 deve fornire le stesse prove richieste ai candidati cittadini dello Stato in cui si svolge la consultazione elettorale. Lo Stato membro di residenza può esigere che presenti una dichiarazione formale che indichi la sua cittadinanza e il suo indirizzo nello Stato membro di residenza.2. Inoltre, lo Stato membro di residenza può esigere che la persona di cui all'articolo 3:a) indichi, all'atto del deposito della propria candidatura, nella dichiarazione di cui al paragrafo 1, di non essere decaduto dal diritto di eleggibilità nello Stato membro di origine,b) in caso di dubbio sul contenuto della dichiarazione di cui alla lettera a) o quando la legislazione di uno Stato membro lo esiga, presenti, prima o dopo le elezioni, un attestato nel quale le autorità amministrative competenti dello Stato membro di origine dichiarino che l'interessato non è decaduto dal diritto di eleggibilità in tale Stato, ovvero che ad esse non consta tale decadenza,c) presenti un documento d'identità in corso di validità,d) indichi nella dichiarazione formale di cui al paragrafo 1 di non esercitare alcuna delle funzioni incompatibili di cui all'articolo 6, paragrafo 2,e) indichi, ove possibile, il suo ultimo indirizzo nello Stato membro di origine.Articolo 10 1. Lo Stato membro di residenza informa in tempo utile l'interessato dell'esito della sua domanda d'iscrizione nelle liste elettorali o della decisione relativa alla ricevibilità della sua candidatura.2. Contro la non iscrizione nelle liste elettorali, il rifiuto della domanda di iscrizione nelle liste elettorali o di rigetto della sua candidatura, l'interessato può presentare gli stessi ricorsi che la legislazione dello Stato membro di residenza offre, in casi analoghi, ai suoi cittadini elettori e eleggibili.Articolo 11 Lo Stato membro di residenza informa, in tempo utile e nelle forme appropriate, gli elettori e gli eleggibili di cui all'articolo 3 delle disposizioni relative all'esercizio del diritto di voto e di eleggibilità vigenti in tale Stato.CAPO III Disposizioni derogatorie e transitorie Articolo 12 1. Lo Stato membro in cui, alla data del 1° gennaio 1996, la percentuale dei cittadini dell'Unione che in esso risiedano senza averne la cittadinanza ed abbiano raggiunto l'età per essere elettori superi il 20% del totale dei cittadini dell'Unione ivi residenti e aventi l'età per essere elettori, ha facoltà, in deroga alle disposizioni della presente direttiva, dia) riservare il diritto di voto agli elettori di cui all'articolo 3 che abbiano compiuto in tale Stato membro un periodo minimo di residenza, che non può eccedere la durata di un mandato in seno all'organo collegiale comunale,b) riservare il diritto di eleggibilità alle persone di cui all'articolo 3 purché abbiano compiuto, in tale Stato membro, un periodo minimo di residenza, che non può eccedere la durata di due mandati dell'organo suddetto, ec) adottare i provvedimenti che riterrà opportuni ai fini della composizione delle liste dei candidati, volti in particolare a favorire l'integrazione dei cittadini dell'Unione che non hanno la cittadinanza dello Stato.2. In deroga alle disposizioni della presente direttiva, il Regno del Belgio può applicare il paragrafo 1, lettera a) a un numero limitato di comuni, di cui comunica l'elenco almeno un anno prima delle elezioni comunali per le quali prevede di avvalersi di tale deroga.3. Lo Stato membro la cui legislazione disponga, alla data del 1° gennaio 1996, che i cittadini di un altro Stato membro in esso residenti hanno diritto di votare per le elezioni del Parlamento nazionale e possono essere iscritti a tal fine nelle liste elettorali esattamente alle stesse condizioni degli elettori nazionali, ha la facoltà, in deroga alla presente direttiva, di non applicare gli articoli da 6 a 11 a tali cittadini.4. Entro il 31 dicembre 1998 e successivamente ogni sei anni, la Commissione presenta al Consiglio ed al Parlamento europeo una relazione nella quale verifica se continuino a sussistere i motivi che giustificano la concessione agli Stati membri interessati di una deroga in forza dell'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato e propone, se del caso, gli opportuni adeguamenti. Gli Stati membri che adottano disposizioni derogatorie ai sensi dei paragrafi 1 e 2 forniscono alla Commissione tutti i necessari elementi giustificativi.CAPO IV Disposizioni finali Articolo 13 La Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio, entro il termine di un anno dallo svolgimento in tutti gli Stati membri delle elezioni comunali organizzate in base alle precedenti disposizioni, una relazione sull'applicazione della presente direttiva, compresa l'evoluzione dell'elettorato registratasi dopo la sua entrata in vigore, e propone eventualmente le opportune modifiche.Articolo 14 Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva anteriormente al 1° gennaio 1996. Essi ne informano immediatamente la Commissione.Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.Articolo 15 La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Articolo 16 Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.Fatto a Bruxelles, addì 19 dicembre 1994.Per il ConsiglioIl PresidenteK. KINKEL(1) GU n. C 323 del 21. 11. 1994.(2) Parere reso il 14 settembre 1994 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(3) Parere reso il 28 settembre 1994 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).ALLEGATO Agli effetti dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera a) della presente direttiva s'intende per ente locale di base:per la Danimarca:amtskommune, Københavns kommune, Frederiksberg kommune, primærkommune,per il Belgio:commune/gemeente/Gemeinde,per la Germania:kreisfreie Stadt bzw. Stadtkreis; Kreis;Gemeinde, Bezirk in der Freien und Hansestadt Hamburg und im Land Berlin;Stadtgemeinde Bremen in der Freien Hansestadt Bremen,Stadt-, Gemeinde-, oder Ortsbezirke bzw. Ortschaften,per la Grecia:êïéíüôçò;äÞìïò,per la Spagna:municipio,entidad de ámbito territorial inferior al municipal,per la Francia:commune,arrondissement dans les villes déterminées par la législation interne, section de commune,per l'Irlanda:county, county boroughborough, urban district, town,per l'Italia:comune,circoscrizione,per il Lussemburgo:commune,per i Paesi Bassi:gemeente,deelgemeente,per il Portogallo:município,freguesia,per il Regno Unito:counties in England; counties, county boroughs and communities in Wales; regions and Islands in Scotland; districts in England, Scotland and Northern Ireland; London boroughs; parishes in England; the City of London in relation to ward elections for common councilmen.Dichiarazione a verbale della delegazione tedesca concernente l'articolo 2, paragrafo 1, lettera b) La Repubblica federale di Germania è dell'avviso che la definizione di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b) sull'elezione del capo e dei membri dell'organo esecutivo di un ente locale di base si possa altresì applicare alla destituzione a seguito di voto (Abwahl).La Repubblica federale di Germania richiama l'attenzione sul fatto che, ai sensi del diritto costituzionale tedesco, le disposizioni sulle elezioni comunali si applicano, in misura corrispondente, alle assemblee locali ove queste si sostituiscano ad un'assemblea rappresentativa.Dichiarazione a verbale del Consiglio e della Commissione sull'articolo 3 L'articolo 3 non preclude agli Stati membri la facoltà di verificare, in modo non discriminatorio, che un elettore ai sensi dell'articolo 3 non sia stato privato del diritto di voto in uno Stato membro diverso da quello di residenza, se tale disposizione si applica anche ai loro propri cittadini.Dichiarazione a verbale della delegazione lussemburghese relativa alla dichiarazione del Consiglio e della Commissione sull'articolo 3 Per le autorità lussemburghesi, con il verbo «verificare» s'intende una dichiarazione sull'onore resa dall'elettore ai sensi dell'articolo 3 al momento dell'iscrizione nelle liste elettorali.Dichiarazione a verbale del Consiglio e della Commissione sull'articolo 5, paragrafo 3, terzo comma Le misure di cui all'articolo 5, paragrafo 3, terzo comma non possono limitare, oltre quanto necessario per la realizzazione degli obiettivi di cui all'articolo 5, paragrafo 3, primo e secondo comma la possibilità per i cittadini degli altri Stati membri di essere eletti.Dichiarazione a verbale della delegazione francese sull'articolo 5, paragrafo 4 La possibilità di escludere i cittadini di altri Stati membri dell'Unione dall'elezione e dalla partecipazione al collegio di grandi elettori incaricati di procedere all'elezione del Senato in Francia, di cui all'articolo 5, paragrafo 4, non intende affatto rimettere in questione il diritto di voto e di eleggibilità nelle elezioni comunali quale risulta dall'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato che istituisce la Comunità europea.Dichiarazione a verbale del Consiglio relativa alla dichiarazione della delegazione belga sull'articolo 12, paragrafo 2 Il Consiglio prende atto della seguente dichiarazione della delegazione belga:Dichiarazione a verbale della delegazione belga sull'articolo 12, paragrafo 2 Il Belgio dichiara che, ove si avvalga della deroga di cui all'articolo 12, paragrafo 2, questa sarà applicata soltanto in taluni dei comuni in cui il numero degli elettori di cui all'articolo 3 supera il 20% del corpo elettorale e in cui una situazione specifica giustifichi, a giudizio del governo federale belga, una siffatta deroga eccezionale.Dichiarazione a verbale del Consiglio relativa alla dichiarazione della Commissione sull'articolo 13 Il Consiglio prende atto della seguente dichiarazione della Commissione:Dichiarazione a verbale della Commissione relativa all'articolo 13 La Commissione dichiara che rivolgerà particolare attenzione all'evoluzione dell'elettorato dopo l'entrata in vigore della direttiva, fenomeno che potrebbe creare problemi specifici per taluni Stati membri.Dichiarazione a verbale della delegazione greca sull'articolo 13 Vista la sua posizione geografica, la Grecia annette particolare importanza alla relazione che la Commissione redigerà in conformità dell'articolo 13.Essa confida che, dopo l'entrata in vigore della direttiva, la Commissione, tenendo conto dell'evoluzione dell'elettorato negli Stati membri, valuti i problemi specifici che questi dovranno eventualmente affrontare.Dichiarazione a verbale della delegazione spagnola su Gibilterra A norma della direttiva 94/80/CEE del Consiglio, del 19 dicembre 1994, che stabilisce le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell'Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza, il Regno di Spagna dichiara che, qualora il Regno Unito decida di estenderne l'applicazione a Gibilterra, tale estensione lascerà impregiudicata la posizione spagnola riguardo a Gibilterra.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | Direttiva 94/80/CE del Consiglio, del 19 dicembre 1994, che stabilisce le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell'Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza
Gazzetta ufficiale n. L 368 del 31/12/1994 pag. 0038 - 0047 edizione speciale finlandese: capitolo 1 tomo 4 pag. 0080 edizione speciale svedese/ capitolo 1 tomo 4 pag. 0080
DIRETTIVA 94/80/CE DEL CONSIGLIO del 19 dicembre 1994 che stabilisce le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell'Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanzaIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 8 B, paragrafo 1,vista la proposta della Commissione,visto il parere del Parlamento europeo (1),visto il parere del Comitato economico e sociale (2),visto il parere del Comitato delle regioni (3),considerando che il trattato sull'Unione europea costituisce una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più stretta fra i popoli dell'Europa; che uno dei suoi compiti è quello di organizzare in maniera coerente e solidale le relazioni fra i popoli degli Stati membri e che uno dei suoi obiettivi fondamentali è quello di rafforzare la tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini dei propri Stati membri istituendo la cittadinanza dell'Unione;considerando che a tale scopo le disposizioni del titolo II del trattato sull'Unione europea istituiscono una cittadinanza dell'Unione di cui beneficiano tutti i cittadini degli Stati membri e riconoscono loro, in tale qualità, un complesso di diritti;considerando che il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali nello Stato membro di residenza, previsto dall'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato che istituisce la Comunità europea, costituisce un'applicazione del principio di uguaglianza e non discriminazione fra cittadini e non cittadini, nonché un corollario del diritto di libera circolazione e di soggiorno, sancito dall'articolo 8 A dello stesso trattato;considerando che l'applicazione dell'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato non presuppone un'armonizzazione integrale dei sistemi elettorali degli Stati membri; che tale articolo mira essenzialmente a sopprimere il requisito della cittadinanza, che attualmente è prescritto dalla maggior parte degli Stati membri ai fini dell'esercizio del diritto di voto e di eleggibilità; che, inoltre, per tener conto del principio di proporzionalità enunciato all'articolo 3 B, terzo comma del trattato, il contenuto della legislazione comunitaria in materia non deve andare al di là di quanto è necessario per il raggiungimento dell'obiettivo enunciato nell'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato;considerando che l'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato ha lo scopo di consentire a tutti i cittadini dell'Unione, siano essi o meno cittadini dello Stato membro di residenza, di esercitare nell'Unione il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali alle stesse condizioni; che è quindi necessario che i requisiti che uno Stato membro prescrive per i cittadini di altri Stati membri, segnatamente quelli connessi alla prova e alla durata della residenza, siano identici a quelli eventualmente prescritti ai propri cittadini; che ai cittadini di altri Stati membri non dev'essere imposto il possesso di requisiti speciali, a meno che, in casi eccezionali, delle circostanze specifiche giustifichino un trattamento differenziato dei cittadini degli altri Stati membri rispetto ai propri cittadini;considerando che l'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato riconosce il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali dello Stato membro di residenza senza però sostituire tale diritto al diritto di voto e di eleggibilità nello Stato membro di origine; che è importante rispettare la libertà di tali cittadini di partecipare o no alle elezioni comunali nello Stato membro in cui risiedono e che è pertanto opportuno che essi possano manifestare la loro volontà di esercitarvi i loro diritti elettorali, mentre la loro iscrizione d'ufficio nelle liste elettorali può essere ammessa negli Stati membri in cui il voto non è obbligatorio;considerando che l'amministrazione locale degli Stati membri è espressione di tradizioni politiche e giuridiche diverse ed è caratterizzata da una grande varietà di strutture; che la nozione di «elezioni comunali» non ha lo stesso significato in tutti gli Stati membri; che, di conseguenza, è opportuno precisare l'oggetto della direttiva definendo la nozione di «elezioni comunali»; che queste elezioni comprendono le elezioni a suffragio universale e diretto a livello degli enti locali di base e delle loro suddivisioni; che tali elezioni comprendono tanto le elezioni a suffragio universale diretto delle assemblee o degli organi rappresentativi comunali quanto le elezioni dei membri dell'organo esecutivo locale;considerando che l'ineleggibilità può derivare da una decisione specifica adottata dalle autorità dello Stato membro di residenza o dello Stato membro di origine; che, attesa la rilevanza politica della funzione di eletto al consiglio comunale, è opportuno che gli Stati membri possano adottare i provvedimenti necessari per evitare che chiunque abbia perso il diritto di eleggibilità nello Stato membro di origine sia reintegrato in tale diritto per il solo fatto di risiedere in un altro Stato membro; che tale problema, che è proprio dei candidati che non possiedono la cittadinanza dello Stato in questione, giustifica che gli Stati membri che lo ritengano necessario possano assoggettarli tanto al regime di ineleggibilità dello Stato membro di residenza quanto a quello dello Stato membro di origine; che, in considerazione del principio di proporzionalità, è sufficiente subordinare il diritto di voto alle sole disposizioni sull'incapacità elettorale vigenti nello Stato membro di residenza;considerando che le attribuzioni dell'organo esecutivo degli enti locali di base possono comportare una partecipazione all'esercizio di potestà pubbliche e alla tutela di interessi generali; che è pertanto opportuno consentire agli Stati membri di riservare queste funzioni ai propri cittadini; che è parimenti opportuno attribuire agli Stati membri la facoltà di prendere a tal fine misure adeguate, le quali non possono limitare, oltre a quanto necessario per conseguire detto obiettivo, la possibilità per i cittadini di altri Stati membri di essere eletti;considerando che è altresì opportuno che la partecipazione all'elezione di un'assemblea parlamentare da parte di titolari di un carica elettiva comunale possa essere riservata ai propri cittadini;considerando che qualora le legislazioni degli Stati membri prevedono delle incompatibilità fra la qualità di eletto al consiglio comunale ed altre funzioni è opportuno consentire agli Stati membri di estendere tali incompatibilità anche a funzioni equivalenti esercitate in altri Stati membri;considerando che qualsiasi deroga alle norme generali della presente direttiva dev'essere giustificata, a norma dell'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato, da problemi specifici di uno Stato membro e che ogni disposizione derogatoria, per sua natura, dev'essere sottoposta a riesame;considerando che tali problemi specifici possono sorgere specialmente in uno Stato membro in cui la percentuale di cittadini di altri Stati membri dell'Unione che vi risiedono senza averne la cittadinanza e che hanno raggiunto l'età del voto supera molto significativamente la media; che una quota del 20% di questi cittadini rispetto al totale dell'elettorato giustifica disposizioni derogatorie che si basino sul criterio della durata della residenza;considerando che la cittadinanza dell'Unione mira ad una migliore integrazione dei suoi cittadini nel paese ospitante e che, in questo contesto, è conforme all'intento degli autori del trattato evitare polarizzazioni tra liste di candidati nazionali e liste di candidati stranieri;considerando che tale rischio di polarizzazione riguarda in particolare uno Stato membro in cui la proporzione di cittadini dell'Unione stranieri in età di voto supera il 20% di tutti i cittadini dell'Unione in età di voto residenti in detto Stato e che, di conseguenza, tale Stato membro deve poter adottare, nell'osservanza dell'articolo 8 B del trattato, disposizioni specifiche relative alla composizione delle liste dei candidati;considerando che si deve tener conto del fatto che in alcuni Stati membri i residenti che sono cittadini di altri Stati membri hanno il diritto di voto alle elezioni del parlamento nazionale e che, di conseguenza, possono essere semplificate le formalità previste dalla presente direttiva;considerando che il Regno del Belgio presenta caratteristiche ed equilibri propri, connessi al fatto che la sua costituzione (articoli da 1 a 4), contempla tre lingue ufficiali ed una ripartizione in regioni e comunità, e che quindi l'applicazione integrale della presente direttiva in taluni comuni potrebbe avere effetti tali da rendere opportuno prevedere una possibilità di deroga alle disposizioni della presente direttiva per tener conto di tali specificità ed equilibri;considerando che la Commissione procederà ad una valutazione degli elementi di fatto e di diritto dell'applicazione della direttiva, compresa l'evoluzione dell'elettorato registratasi dopo l'entrata in vigore della direttiva; che a tal fine la Commissione presenterà una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio,HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:CAPO I Disposizioni generali Articolo 1 1. La presente direttiva stabilisce le modalità secondo cui i cittadini dell'Unione residenti in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza possono esercitarvi il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali.2. Le disposizioni della presente direttiva fanno salve le disposizioni di ogni Stato membro in materia di diritto di voto e in materia di eleggibilità dei cittadini residenti fuori del territorio nazionale o dei cittadini di paesi terzi residenti nel suo territorio.Articolo 2 1. Ai sensi della presente direttiva, si intendono pera) «ente locale di base», gli enti amministrativi riportati in allegato che, a norma della legislazione di ciascuno Stato membro, dispongono di organi eletti a suffragio universale diretto e sono competenti ad amministrare, al livello di base dell'organizzazione politica ed amministrativa dello Stato, determinati affari locali sotto la propria responsabilità;b) «elezioni comunali», le elezioni a suffragio universale diretto volte a designare i membri dell'organo rappresentativo e, se del caso, a norma della legislazione di ciascuno Stato membro, il capo e i membri dell'organo esecutivo dell'ente locale di base;c) «Stato membro di residenza», lo Stato membro in cui il cittadino dell'Unione risiede senza averne la cittadinanza;d) «Stato membro d'origine», lo Stato membro di cui il cittadino dell'Unione ha la cittadinanza;e) «liste elettorali», il registro ufficiale di tutti gli elettori che hanno il diritto di votare in un determinato ente locale di base o in una delle sue circoscrizioni, compilato ed aggiornato dall'autorità competente secondo la legge elettorale dello Stato membro di residenza, oppure il registro della popolazione residente se vi è indicata la qualità di elettore;f) «giorno di riferimento», il giorno o i giorni in cui il cittadino dell'Unione deve possedere, a norma della legislazione dello Stato membro di residenza, i requisiti prescritti per essere ivi elettore o eleggibile;g) «dichiarazione formale», la dichiarazione rilasciata dall'interessato, la cui inesattezza è passibile di sanzioni a norma della legge nazionale applicabile.2. Ciascuno Stato membro comunica alla Commissione se un ente locale di base di cui all'allegato della presente direttiva è sostituito, in virtù di una modifica della legislazione nazionale, da un altro ente avente le competenze di cui al paragrafo 1, lettera a), ovvero se, in esito a tale modifica, un ente locale di base è soppresso o istituito.Entro tre mesi dal ricevimento di una tale notifica, unitamente alla garanzia dello Stato membro in questione che i diritti ai sensi della presente direttiva non saranno lesi, la Commissione adatta l'allegato apportandovi le opportune sostituzioni, soppressioni o aggiunte. L'allegato in tal modo modificato è pubblicato nella Gazzetta ufficiale.Articolo 3 Ha il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali nello Stato membro di residenza a norma delle disposizioni della presente direttiva ogni persona che, nel giorno di riferimento:a) è cittadino dell'Unione ai sensi dell'articolo 8, paragrafo 1, secondo comma del trattato, eb) pur non essendone cittadino possiede, tuttavia, i requisiti cui la legislazione dello Stato membro di residenza subordina il diritto di voto e di eleggibilità dei propri cittadini.Articolo 4 1. Qualora ai cittadini dello Stato membro di residenza, per essere elettori o eleggibili, sia prescritto il compimento di un periodo minimo di residenza nel territorio nazionale, chiunque sia elettore o eleggibile ai sensi dell'articolo 3 è considerato in possesso di tale requisito se ha risieduto in altri Stati membri per un periodo equivalente.2. Qualora, in base alla legislazione dello Stato membro di residenza, i suoi cittadini possano essere elettori o eleggibili solamente nell'ente locale di base in cui hanno la residenza principale, anche le persone che dispongono del diritto di voto e di eleggibilità in forza dell'articolo 3 sono soggette alla stessa condizione.3. Il paragrafo 1 lascia impregiudicate le disposizioni di ciascuno Stato membro che subordinano l'esercizio del diritto di voto e di eleggibilità per qualsiasi elettore o eleggibile in un determinato ente locale di base al compimento di un periodo minimo di residenza nel territorio di tale ente locale.Il paragrafo 1 non pregiudica, inoltre, le disposizioni già in vigore alla data di adozione della presente direttiva, che subordinano l'esercizio del diritto di voto e di eleggibilità ad opera di ogni elettore o eleggibile al compimento di un periodo minimo di residenza nella parte dello Stato membro cui appartiene l'ente locale di base.Articolo 5 1. Gli Stati membri di residenza possono disporre che qualsiasi cittadino dell'Unione che, per effetto di una decisione giudiziaria individuale in materia civile o di una decisione penale, è stato privato del diritto di eleggibilità dalla legge dello Stato membro di origine, sia escluso dall'esercizio di tale diritto in occasione delle elezioni comunali.2. La candidatura di qualsiasi cittadino dell'Unione alle elezioni comunali nello Stato membro di residenza può essere dichiarata irricevibile qualora l'interessato non possa rilasciare la dichiarazione di cui all'articolo 9, paragrafo 2, lettera a) o non presenti l'attestato di cui all'articolo 9, paragrafo 2, lettera b).3. Gli Stati membri possono disporre che l'eleggibilità alle funzioni di capo dell'organo esecutivo di un ente locale di base, di supplente o di membro dell'organo direttivo collegiale sia esclusivamente riservata ai propri cittadini, ove tali persone siano elette per esercitare le loro funzioni nel corso della durata del mandato.Gli Stati membri possono parimenti disporre che sia riservato ai propri cittadini l'esercizio delle funzioni di capo, di supplente o di membro dell'organo direttivo collegiale esecutivo di un ente locale di base, anche quando sono svolte solo a titolo transitorio e interinale.Gli Stati membri potranno, nel rispetto del trattato e dei principi generali del diritto, adottare disposizioni appropriate, necessarie e proporzionate agli obiettivi perseguiti per assicurare che l'esercizio delle funzioni di cui al primo comma e delle funzioni interinali di cui al secondo comma possano essere riservate solo ai propri cittadini.4. Gli Stati membri possono parimenti disporre che i cittadini dell'Unione che sono eletti membri di un organo rappresentativo non possano partecipare alla designazione degli elettori di un'assemblea parlamentare né all'elezione dei membri di tale assemblea.Articolo 6 1. Le persone di cui all'articolo 3 sono soggette alle stesse disposizioni in materia d'incompatibilità che, secondo la legislazione dello Stato membro di residenza, si applicano ai cittadini di questo Stato.2. Gli Stati membri possono disporre che la qualità di membro del consiglio comunale nello Stato membro di residenza sia incompatibile anche con l'esercizio, in altri Stati membri, di funzioni equivalenti a quelle che, nello Stato membro di residenza, determinano una incompatibilità.CAPO II Esercizio del diritto di voto e di eleggibilità Articolo 7 1. L'elettore di cui all'articolo 3 esercita il suo diritto di voto nello Stato membro di residenza qualora ne abbia espresso la volontà.2. Se nello Stato membro di residenza il voto è obbligatorio, l'obbligo del voto si applica anche agli elettori di cui all'articolo 3 che si sono iscritti nelle liste elettorali.3. Gli Stati membri nei quali il voto non è obbligatorio possono prevedere l'iscrizione d'ufficio nelle liste elettorali degli elettori di cui all'articolo 3.Articolo 8 1. Gli Stati membri adottano i provvedimenti necessari per consentire all'elettore di cui all'articolo 3 di essere iscritto nelle liste elettorali in tempo utile prima della consultazione elettorale.2. Per essere iscritto nelle liste elettorali, l'elettore di cui all'articolo 3 deve fornire le stesse prove dell'elettore cittadino dello Stato in cui si svolge la consultazione elettorale.Lo Stato membro di residenza può, inoltre, esigere che l'elettore di cui all'articolo 3 presenti un documento d'identità valido e una dichiarazione formale che indichi la sua cittadinanza e il suo indirizzo nello Stato membro di residenza.3. L'elettore di cui all'articolo 3, iscritto in una lista elettorale dello Stato di residenza, vi resta iscritto, alle stesse condizioni che l'elettore cittadino di tale Stato membro, fino alla sua cancellazione d'ufficio per il venir meno dei requisiti prescritti per l'esercizio del diritto di voto.Gli elettori iscritti su propria richiesta nelle liste elettorali possono anche essere cancellati da tali liste se lo richiedono.L'elettore che trasferisce la sua residenza nel territorio di un altro ente locale di base dello stesso Stato membro è iscritto nelle liste elettorali di questo ente locale alle stesse condizioni degli elettori cittadini dello Stato in questione.Articolo 9 1. All'atto del deposito della dichiarazione di candidatura, la persona di cui all'articolo 3 deve fornire le stesse prove richieste ai candidati cittadini dello Stato in cui si svolge la consultazione elettorale. Lo Stato membro di residenza può esigere che presenti una dichiarazione formale che indichi la sua cittadinanza e il suo indirizzo nello Stato membro di residenza.2. Inoltre, lo Stato membro di residenza può esigere che la persona di cui all'articolo 3:a) indichi, all'atto del deposito della propria candidatura, nella dichiarazione di cui al paragrafo 1, di non essere decaduto dal diritto di eleggibilità nello Stato membro di origine,b) in caso di dubbio sul contenuto della dichiarazione di cui alla lettera a) o quando la legislazione di uno Stato membro lo esiga, presenti, prima o dopo le elezioni, un attestato nel quale le autorità amministrative competenti dello Stato membro di origine dichiarino che l'interessato non è decaduto dal diritto di eleggibilità in tale Stato, ovvero che ad esse non consta tale decadenza,c) presenti un documento d'identità in corso di validità,d) indichi nella dichiarazione formale di cui al paragrafo 1 di non esercitare alcuna delle funzioni incompatibili di cui all'articolo 6, paragrafo 2,e) indichi, ove possibile, il suo ultimo indirizzo nello Stato membro di origine.Articolo 10 1. Lo Stato membro di residenza informa in tempo utile l'interessato dell'esito della sua domanda d'iscrizione nelle liste elettorali o della decisione relativa alla ricevibilità della sua candidatura.2. Contro la non iscrizione nelle liste elettorali, il rifiuto della domanda di iscrizione nelle liste elettorali o di rigetto della sua candidatura, l'interessato può presentare gli stessi ricorsi che la legislazione dello Stato membro di residenza offre, in casi analoghi, ai suoi cittadini elettori e eleggibili.Articolo 11 Lo Stato membro di residenza informa, in tempo utile e nelle forme appropriate, gli elettori e gli eleggibili di cui all'articolo 3 delle disposizioni relative all'esercizio del diritto di voto e di eleggibilità vigenti in tale Stato.CAPO III Disposizioni derogatorie e transitorie Articolo 12 1. Lo Stato membro in cui, alla data del 1° gennaio 1996, la percentuale dei cittadini dell'Unione che in esso risiedano senza averne la cittadinanza ed abbiano raggiunto l'età per essere elettori superi il 20% del totale dei cittadini dell'Unione ivi residenti e aventi l'età per essere elettori, ha facoltà, in deroga alle disposizioni della presente direttiva, dia) riservare il diritto di voto agli elettori di cui all'articolo 3 che abbiano compiuto in tale Stato membro un periodo minimo di residenza, che non può eccedere la durata di un mandato in seno all'organo collegiale comunale,b) riservare il diritto di eleggibilità alle persone di cui all'articolo 3 purché abbiano compiuto, in tale Stato membro, un periodo minimo di residenza, che non può eccedere la durata di due mandati dell'organo suddetto, ec) adottare i provvedimenti che riterrà opportuni ai fini della composizione delle liste dei candidati, volti in particolare a favorire l'integrazione dei cittadini dell'Unione che non hanno la cittadinanza dello Stato.2. In deroga alle disposizioni della presente direttiva, il Regno del Belgio può applicare il paragrafo 1, lettera a) a un numero limitato di comuni, di cui comunica l'elenco almeno un anno prima delle elezioni comunali per le quali prevede di avvalersi di tale deroga.3. Lo Stato membro la cui legislazione disponga, alla data del 1° gennaio 1996, che i cittadini di un altro Stato membro in esso residenti hanno diritto di votare per le elezioni del Parlamento nazionale e possono essere iscritti a tal fine nelle liste elettorali esattamente alle stesse condizioni degli elettori nazionali, ha la facoltà, in deroga alla presente direttiva, di non applicare gli articoli da 6 a 11 a tali cittadini.4. Entro il 31 dicembre 1998 e successivamente ogni sei anni, la Commissione presenta al Consiglio ed al Parlamento europeo una relazione nella quale verifica se continuino a sussistere i motivi che giustificano la concessione agli Stati membri interessati di una deroga in forza dell'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato e propone, se del caso, gli opportuni adeguamenti. Gli Stati membri che adottano disposizioni derogatorie ai sensi dei paragrafi 1 e 2 forniscono alla Commissione tutti i necessari elementi giustificativi.CAPO IV Disposizioni finali Articolo 13 La Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio, entro il termine di un anno dallo svolgimento in tutti gli Stati membri delle elezioni comunali organizzate in base alle precedenti disposizioni, una relazione sull'applicazione della presente direttiva, compresa l'evoluzione dell'elettorato registratasi dopo la sua entrata in vigore, e propone eventualmente le opportune modifiche.Articolo 14 Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva anteriormente al 1° gennaio 1996. Essi ne informano immediatamente la Commissione.Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.Articolo 15 La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Articolo 16 Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.Fatto a Bruxelles, addì 19 dicembre 1994.Per il ConsiglioIl PresidenteK. KINKEL(1) GU n. C 323 del 21. 11. 1994.(2) Parere reso il 14 settembre 1994 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(3) Parere reso il 28 settembre 1994 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).ALLEGATO Agli effetti dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera a) della presente direttiva s'intende per ente locale di base:per la Danimarca:amtskommune, Københavns kommune, Frederiksberg kommune, primærkommune,per il Belgio:commune/gemeente/Gemeinde,per la Germania:kreisfreie Stadt bzw. Stadtkreis; Kreis;Gemeinde, Bezirk in der Freien und Hansestadt Hamburg und im Land Berlin;Stadtgemeinde Bremen in der Freien Hansestadt Bremen,Stadt-, Gemeinde-, oder Ortsbezirke bzw. Ortschaften,per la Grecia:êïéíüôçò;äÞìïò,per la Spagna:municipio,entidad de ámbito territorial inferior al municipal,per la Francia:commune,arrondissement dans les villes déterminées par la législation interne, section de commune,per l'Irlanda:county, county boroughborough, urban district, town,per l'Italia:comune,circoscrizione,per il Lussemburgo:commune,per i Paesi Bassi:gemeente,deelgemeente,per il Portogallo:município,freguesia,per il Regno Unito:counties in England; counties, county boroughs and communities in Wales; regions and Islands in Scotland; districts in England, Scotland and Northern Ireland; London boroughs; parishes in England; the City of London in relation to ward elections for common councilmen.Dichiarazione a verbale della delegazione tedesca concernente l'articolo 2, paragrafo 1, lettera b) La Repubblica federale di Germania è dell'avviso che la definizione di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b) sull'elezione del capo e dei membri dell'organo esecutivo di un ente locale di base si possa altresì applicare alla destituzione a seguito di voto (Abwahl).La Repubblica federale di Germania richiama l'attenzione sul fatto che, ai sensi del diritto costituzionale tedesco, le disposizioni sulle elezioni comunali si applicano, in misura corrispondente, alle assemblee locali ove queste si sostituiscano ad un'assemblea rappresentativa.Dichiarazione a verbale del Consiglio e della Commissione sull'articolo 3 L'articolo 3 non preclude agli Stati membri la facoltà di verificare, in modo non discriminatorio, che un elettore ai sensi dell'articolo 3 non sia stato privato del diritto di voto in uno Stato membro diverso da quello di residenza, se tale disposizione si applica anche ai loro propri cittadini.Dichiarazione a verbale della delegazione lussemburghese relativa alla dichiarazione del Consiglio e della Commissione sull'articolo 3 Per le autorità lussemburghesi, con il verbo «verificare» s'intende una dichiarazione sull'onore resa dall'elettore ai sensi dell'articolo 3 al momento dell'iscrizione nelle liste elettorali.Dichiarazione a verbale del Consiglio e della Commissione sull'articolo 5, paragrafo 3, terzo comma Le misure di cui all'articolo 5, paragrafo 3, terzo comma non possono limitare, oltre quanto necessario per la realizzazione degli obiettivi di cui all'articolo 5, paragrafo 3, primo e secondo comma la possibilità per i cittadini degli altri Stati membri di essere eletti.Dichiarazione a verbale della delegazione francese sull'articolo 5, paragrafo 4 La possibilità di escludere i cittadini di altri Stati membri dell'Unione dall'elezione e dalla partecipazione al collegio di grandi elettori incaricati di procedere all'elezione del Senato in Francia, di cui all'articolo 5, paragrafo 4, non intende affatto rimettere in questione il diritto di voto e di eleggibilità nelle elezioni comunali quale risulta dall'articolo 8 B, paragrafo 1 del trattato che istituisce la Comunità europea.Dichiarazione a verbale del Consiglio relativa alla dichiarazione della delegazione belga sull'articolo 12, paragrafo 2 Il Consiglio prende atto della seguente dichiarazione della delegazione belga:Dichiarazione a verbale della delegazione belga sull'articolo 12, paragrafo 2 Il Belgio dichiara che, ove si avvalga della deroga di cui all'articolo 12, paragrafo 2, questa sarà applicata soltanto in taluni dei comuni in cui il numero degli elettori di cui all'articolo 3 supera il 20% del corpo elettorale e in cui una situazione specifica giustifichi, a giudizio del governo federale belga, una siffatta deroga eccezionale.Dichiarazione a verbale del Consiglio relativa alla dichiarazione della Commissione sull'articolo 13 Il Consiglio prende atto della seguente dichiarazione della Commissione:Dichiarazione a verbale della Commissione relativa all'articolo 13 La Commissione dichiara che rivolgerà particolare attenzione all'evoluzione dell'elettorato dopo l'entrata in vigore della direttiva, fenomeno che potrebbe creare problemi specifici per taluni Stati membri.Dichiarazione a verbale della delegazione greca sull'articolo 13 Vista la sua posizione geografica, la Grecia annette particolare importanza alla relazione che la Commissione redigerà in conformità dell'articolo 13.Essa confida che, dopo l'entrata in vigore della direttiva, la Commissione, tenendo conto dell'evoluzione dell'elettorato negli Stati membri, valuti i problemi specifici che questi dovranno eventualmente affrontare.Dichiarazione a verbale della delegazione spagnola su Gibilterra A norma della direttiva 94/80/CEE del Consiglio, del 19 dicembre 1994, che stabilisce le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell'Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza, il Regno di Spagna dichiara che, qualora il Regno Unito decida di estenderne l'applicazione a Gibilterra, tale estensione lascerà impregiudicata la posizione spagnola riguardo a Gibilterra.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali
Essa stabilisce le modalità in base alle quali i cittadini dell’Unione europea (UE) possono votare o candidarsi alle elezioni comunali* in qualsiasi paese dell’UE in cui vivono.
ATTO
Direttiva 94/80/CE del Consiglio, del 19 dicembre 1994, che stabilisce le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell’Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza
SINTESI
CHE COSA FA LA DIRETTIVA?
Essa stabilisce le modalità in base alle quali i cittadini dell’Unione europea (UE) possono votare o candidarsi alle elezioni comunali* in qualsiasi paese dell’UE in cui vivono.
PUNTI CHIAVE
Qualsiasi cittadino dell’Unione europea che non ha la cittadinanza nel paese dell’UE in cui vive ha il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali nel paese alle stesse condizioni dei cittadini di quel paese.
Al fine di partecipare alle elezioni, i cittadini dell’UE devono richiedere di essere iscritti nelle liste elettorali del paese di residenza, fornendo le stesse prove richieste agli elettori nazionali. Nei paesi in cui il voto è obbligatorio, l’obbligo si applica anche a loro.
Se, per votare o per presentarsi come candidati, i cittadini del paese dell’UE di residenza sono tenuti ad un periodo minimo di residenza, i cittadini dell’UE al di fuori del paese possono contare un periodo equivalente trascorso in altri paesi dell’UE ai fini di tale requisito.
I paesi dell’UE possono rifiutare ai cittadini dell’UE il diritto di eleggibilità se:
—
hanno perso questo diritto in virtù della legge del loro paese dell’UE di origine per effetto di una decisione giudiziaria individuale in materia civile o penale;
—
non possono produrre una dichiarazione di cittadinanza o di residenza, o determinati altri documenti che attestano l’identità, se necessario.
I paesi dell’UE possono decidere, in talune circostanze, che la qualità di membro del consiglio comunale nel paese di residenza sia incompatibile con l’esercizio di funzioni equivalenti in altri paesi dell’UE.
I paesi dell’UE possono decidere di riservare determinate cariche elettive di alto livello per i propri cittadini o che i cittadini eletti degli altri paesi dell’UE non possono partecipare nella designazione di delegati che possono poi eleggere i membri di un’assemblea parlamentare, o votare in dettaassemblea.
La direttiva riconosce anche eccezioni per:
—
qualsiasi paese dell’UE in cui la percentuale dei cittadini dell’UE in età di voto che lì risiede ma non ne ha la cittadinanza supera il 20 % dell’elettorato totale;
—
i cittadini dell’UE che hanno già il diritto di voto alle elezioni del parlamento nazionale del loro paese dell’UE di residenza.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
A decorrere dal 20 gennaio 1995.
TERMINE CHIAVE
* Elezioni comunali: elezioni aperte a tutti i residenti adulti ammissibili a livello degli enti locali di base, come elencati nell’allegato della direttiva.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Direttiva 94/80/CE
20.1.1995
31.12.1995
GU L 368 del 31.12.1994, pagg. 38-47
Successive modifiche e correzioni agli allegati della direttiva 94/80/CE sono state incorporate nel testo originario. La presente versione consolidata ha esclusivamente un valore documentale. |
Il comitato UE per il coordinamento nel settore della lotta contro le frodi
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Istituisce il Comitato consultivo per il coordinamento nel settore della lotta contro le frodi (Cocolaf), che mira a creare una cooperazione tra i paesi dell’UE e la Commissione europea per prevenire e reprimere le frodi*.
PUNTI CHIAVE
Un rappresentante della Commissione presiede il Cocolaf, che comprende due rappresentanti per ogni paese dell’UE, i quali possono essere assistiti da due funzionari delle autorità nazionali competenti.
Per organizzare in modo più efficace una stretta e regolare cooperazione tra le autorità competenti dei paesi dell’UE per contrastare le frodi, ai sensi dell’articolo 325 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la Commissione può consultare il Cocolaf su ogni questione riguardante:
la prevenzione e la repressione delle frodi e delle irregolarità che possono ledere gli interessi finanziari dell’UE;
la cooperazione tra i paesi dell’UE o tra i paesi dell’UE e la Commissione per tutelare gli interessi finanziari dell’UE.
Il Cocolaf sostiene l’operato dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), che svolge indagini sulla corruzione e su gravi irregolarità all’interno delle istituzioni dell’UE, nonché frodi a danno del bilancio dell’UE. Il Cocolaf integra anche il programma Hercule III, che tra le altre cose finanzia progetti per aumentare la cooperazione antifrode tra i paesi dell’UE, la Commissione e l’OLAF.
Il Cocolaf, d’intesa con la Commissione, può creare gruppi di lavoro per affrontare problemi specifici. A questo riguardo, sono stati istituiti i quattro seguenti sottogruppi:
Gruppo prevenzione delle frodi: stimola la cooperazione tra le autorità nazionali competenti dei paesi dell’UE e la Commissione attraverso lo scambio di esperienze e migliori prassi nel campo della prevenzione delle frodi (ad esempio
esperienze con le valutazioni dei rischi di frode,
scambi sulle pratiche fraudolente rilevate,
esperienze con lo sviluppo e l'attuazione di strategie, politiche o misure antifrode nazionali o settoriali, ecc.).
Gruppo comunicazioni e analisi delle frodi e irregolarità: mira a introdurre e a discutere l’analisi statistica dei casi segnalati e si occupa di altri aspetti rilevanti per la preparazione della relazione prevista dall’articolo 325.
Gruppo AFCOS (Servizio di coordinamento antifrode): scambia esperienze e migliori prassi nell’ambito della collaborazione investigativa tra l’OLAF e le autorità nazionali, in linea con il regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013, che disciplina le indagini dell’OLAF.
Rete OLAF dei comunicatori antifrode (OAFCN): riunisce portavoce ed esperti di pubbliche relazioni delle autorità nazionali competenti e l’OLAF per condividere le strategie mediatiche e promuovere la comunicazione sulla prevenzione e la dissuasione dalle frodi.
La Commissione organizza riunioni e provvede alla segreteria del Cocolaf.
CONTESTO
L’articolo 325 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea chiede ai paesi dell’UE di contrastare le frodi a livello UE nello stesso modo in cui combatterebbero le frodi che ledono i loro interessi economici. Parallelamente, la Commissione è responsabile della corretta esecuzione del bilancio dell’UE. Per questo motivo, è stato deciso di istituire un comitato che copra tutto il settore delle frodi a danno del bilancio dell’UE.
* TERMINE CHIAVE
Frode: inganno illecito destinato a tradursi in un guadagno economico o criminale.
ATTO
Decisione della Commissione 94/140/CE, del 23 febbraio 1994, che istituisce il comitato consultivo per il coordinamento nel settore della lotta contro le frodi (GU L 61 del 4.3.1994, pag. 27-28)
Le modifiche successive alla decisione 94/140/CE sono state incorporate nel testo originario. La presente versione consolidata ha unicamente valore documentale. | DECISIONE DELLA COMMISSIONE
del 23 febbraio 1994
che istituisce il comitato consultivo per il coordinamento nel settore della lotta contro le frodi
(94/140/CE)
LA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea,
considerando che la buona gestione delle finanze comunitarie implica una lotta efficace contro le frodi commesse a danno del bilancio comunitario ;
considerando che il compito di adottare le misure concrete di lotta contro le frodi spetta in primo luogo agli Stati membri e che è necessaria una stretta cooperazione con la Commissione e fra gli Stati stessi ;
considerando che l'articolo 209 A del trattato stabilisce che gli Stati membri devono adottare, per combattere le frodi che ledono gli interessi finanziari della Comunità, le stesse misure che adottano per combattere le frodi che ledono i loro interessi finanziari ; che a tal fine devono, con l'aiuto della Commissione, coordinare l'azione intesa a tutelare gli interessi finanziari della Comunità e a combattere le frodi ;
considerando che la Commissione svolge inoltre importanti compiti nell'ambito della sua funzione generale di garante della buona esecuzione del bilancio comunitario e dell'applicazione delle disposizioni del trattato ;
considerando che è quindi opportuno che la Commissione sia assistita da un comitato composto da rappresentanti degli Stati membri che possa essere consultato su ogni problema di prevenzione, di cooperazione tra gli Stati membri e la Commissione, e di repressione nel settore delle frodi nonché su ogni problema relativo alla tutela giuridica degli interessi finanziari della Comunità ;
considerando che i comitati esistenti hanno solo competenza settoriale e che tali comitati specializzati non saranno sostituiti ; che è tuttavia utile una visione d'insieme della problematica delle frodi a danno del bilancio comunitario ; che è quindi necessario creare un comitato con competenza orizzontale ;
considerando che, data la natura orizzontale del comitato e la necessità che gli Stati membri siano rappresentati a un livello adeguato e corrispondente alle loro strutture amministrative, il comitato deve comprendere due rappresentanti per ogni Stato membro,
DECIDE:
Articolo 1
È istituito presso la Commissione un comitato consultivo per il coordinamento della lotta contro le frodi, nel prosieguo denominato « il comitato ».
Articolo 2
1. Il comitato può essere consultato dalla Commissione su ogni problema relativo alla prevenzione e alla repressione delle frodi e delle irregolarità nonché su qualsiasi problema di cooperazione degli Stati membri fra di loro e con la Commissione, quando questi problemi superano le attribuzioni di uno dei comitati settoriali, al fine di organizzare meglio le azioni nel settore della lotta contro le frodi.
Il comitato può essere consultato dalla Commissione su ogni problema relativo alla tutela giuridica degli interessi finanziari della Comunità.
2. Ogni membro del comitato può chiedere alla Commissione che il comitato sia consultato su ogni questione che rientra nelle competenze del comitato stesso.
Articolo 3
1. Il comitato comprende 2 rappresentanti per ogni Stato membro che possono essere assistiti da due funzionari dei servizi interessati.
2. Il comitato è presieduto da un rappresentante della Commissione.
3. Possono essere costituiti gruppi di lavoro per facilitare i lavori del comitato.
Articolo 4
1. La Commissione provvede alla segreteria del comitato.
2. Il presidente può invitare a partecipare ai lavori, in qualità di esperto, chiunque abbia competenze particolari su una questione iscritta all'ordine del giorno. Gli esperti partecipano alle deliberazioni unicamente per il problema che ha motivato la loro presenza.
3. I rappresentanti dei servizi interessati della Commissione assistono alle riunioni del comitato.
4. Il comitato si riunisce su convocazione della Commissione.
Articolo 5
1. Le deliberazioni del comitato riguardano le richieste di parere della Commissione. Esse non sono seguite da votazione.
2. La Commissione, quando chiede il parere del comitato, può fissare un termine entro il quale il parere stesso deve essere emesso.
3. Le opinioni espresse dai rappresentanti degli Stati membri sono iscritte nel verbale.
Articolo 6
Fatte salve le disposizioni dell'articolo 214 del trattato, quando la Commissione informa il comitato che il parere chiesto o la questione posta riguarda una materia riservata, i partecipanti sono tenuti a non divulgare le informazioni di cui sono venuti a conoscenza attraverso i lavori del comitato o dei gruppi di lavoro.
Articolo 7
La presente decisione ha effetto dal 1o marzo 1994.
Fatto a Bruxelles, il 23 febbraio 1994.
Per la Commissione
Peter SCHMIDHUBER
Membro della Commissione
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE DELLA COMMISSIONE
del 23 febbraio 1994
che istituisce il comitato consultivo per il coordinamento nel settore della lotta contro le frodi
(94/140/CE)
LA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea,
considerando che la buona gestione delle finanze comunitarie implica una lotta efficace contro le frodi commesse a danno del bilancio comunitario ;
considerando che il compito di adottare le misure concrete di lotta contro le frodi spetta in primo luogo agli Stati membri e che è necessaria una stretta cooperazione con la Commissione e fra gli Stati stessi ;
considerando che l'articolo 209 A del trattato stabilisce che gli Stati membri devono adottare, per combattere le frodi che ledono gli interessi finanziari della Comunità, le stesse misure che adottano per combattere le frodi che ledono i loro interessi finanziari ; che a tal fine devono, con l'aiuto della Commissione, coordinare l'azione intesa a tutelare gli interessi finanziari della Comunità e a combattere le frodi ;
considerando che la Commissione svolge inoltre importanti compiti nell'ambito della sua funzione generale di garante della buona esecuzione del bilancio comunitario e dell'applicazione delle disposizioni del trattato ;
considerando che è quindi opportuno che la Commissione sia assistita da un comitato composto da rappresentanti degli Stati membri che possa essere consultato su ogni problema di prevenzione, di cooperazione tra gli Stati membri e la Commissione, e di repressione nel settore delle frodi nonché su ogni problema relativo alla tutela giuridica degli interessi finanziari della Comunità ;
considerando che i comitati esistenti hanno solo competenza settoriale e che tali comitati specializzati non saranno sostituiti ; che è tuttavia utile una visione d'insieme della problematica delle frodi a danno del bilancio comunitario ; che è quindi necessario creare un comitato con competenza orizzontale ;
considerando che, data la natura orizzontale del comitato e la necessità che gli Stati membri siano rappresentati a un livello adeguato e corrispondente alle loro strutture amministrative, il comitato deve comprendere due rappresentanti per ogni Stato membro,
DECIDE:
Articolo 1
È istituito presso la Commissione un comitato consultivo per il coordinamento della lotta contro le frodi, nel prosieguo denominato « il comitato ».
Articolo 2
1. Il comitato può essere consultato dalla Commissione su ogni problema relativo alla prevenzione e alla repressione delle frodi e delle irregolarità nonché su qualsiasi problema di cooperazione degli Stati membri fra di loro e con la Commissione, quando questi problemi superano le attribuzioni di uno dei comitati settoriali, al fine di organizzare meglio le azioni nel settore della lotta contro le frodi.
Il comitato può essere consultato dalla Commissione su ogni problema relativo alla tutela giuridica degli interessi finanziari della Comunità.
2. Ogni membro del comitato può chiedere alla Commissione che il comitato sia consultato su ogni questione che rientra nelle competenze del comitato stesso.
Articolo 3
1. Il comitato comprende 2 rappresentanti per ogni Stato membro che possono essere assistiti da due funzionari dei servizi interessati.
2. Il comitato è presieduto da un rappresentante della Commissione.
3. Possono essere costituiti gruppi di lavoro per facilitare i lavori del comitato.
Articolo 4
1. La Commissione provvede alla segreteria del comitato.
2. Il presidente può invitare a partecipare ai lavori, in qualità di esperto, chiunque abbia competenze particolari su una questione iscritta all'ordine del giorno. Gli esperti partecipano alle deliberazioni unicamente per il problema che ha motivato la loro presenza.
3. I rappresentanti dei servizi interessati della Commissione assistono alle riunioni del comitato.
4. Il comitato si riunisce su convocazione della Commissione.
Articolo 5
1. Le deliberazioni del comitato riguardano le richieste di parere della Commissione. Esse non sono seguite da votazione.
2. La Commissione, quando chiede il parere del comitato, può fissare un termine entro il quale il parere stesso deve essere emesso.
3. Le opinioni espresse dai rappresentanti degli Stati membri sono iscritte nel verbale.
Articolo 6
Fatte salve le disposizioni dell'articolo 214 del trattato, quando la Commissione informa il comitato che il parere chiesto o la questione posta riguarda una materia riservata, i partecipanti sono tenuti a non divulgare le informazioni di cui sono venuti a conoscenza attraverso i lavori del comitato o dei gruppi di lavoro.
Articolo 7
La presente decisione ha effetto dal 1o marzo 1994.
Fatto a Bruxelles, il 23 febbraio 1994.
Per la Commissione
Peter SCHMIDHUBER
Membro della Commissione
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Il comitato UE per il coordinamento nel settore della lotta contro le frodi
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Istituisce il Comitato consultivo per il coordinamento nel settore della lotta contro le frodi (Cocolaf), che mira a creare una cooperazione tra i paesi dell’UE e la Commissione europea per prevenire e reprimere le frodi*.
PUNTI CHIAVE
Un rappresentante della Commissione presiede il Cocolaf, che comprende due rappresentanti per ogni paese dell’UE, i quali possono essere assistiti da due funzionari delle autorità nazionali competenti.
Per organizzare in modo più efficace una stretta e regolare cooperazione tra le autorità competenti dei paesi dell’UE per contrastare le frodi, ai sensi dell’articolo 325 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la Commissione può consultare il Cocolaf su ogni questione riguardante:
la prevenzione e la repressione delle frodi e delle irregolarità che possono ledere gli interessi finanziari dell’UE;
la cooperazione tra i paesi dell’UE o tra i paesi dell’UE e la Commissione per tutelare gli interessi finanziari dell’UE.
Il Cocolaf sostiene l’operato dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), che svolge indagini sulla corruzione e su gravi irregolarità all’interno delle istituzioni dell’UE, nonché frodi a danno del bilancio dell’UE. Il Cocolaf integra anche il programma Hercule III, che tra le altre cose finanzia progetti per aumentare la cooperazione antifrode tra i paesi dell’UE, la Commissione e l’OLAF.
Il Cocolaf, d’intesa con la Commissione, può creare gruppi di lavoro per affrontare problemi specifici. A questo riguardo, sono stati istituiti i quattro seguenti sottogruppi:
Gruppo prevenzione delle frodi: stimola la cooperazione tra le autorità nazionali competenti dei paesi dell’UE e la Commissione attraverso lo scambio di esperienze e migliori prassi nel campo della prevenzione delle frodi (ad esempio
esperienze con le valutazioni dei rischi di frode,
scambi sulle pratiche fraudolente rilevate,
esperienze con lo sviluppo e l'attuazione di strategie, politiche o misure antifrode nazionali o settoriali, ecc.).
Gruppo comunicazioni e analisi delle frodi e irregolarità: mira a introdurre e a discutere l’analisi statistica dei casi segnalati e si occupa di altri aspetti rilevanti per la preparazione della relazione prevista dall’articolo 325.
Gruppo AFCOS (Servizio di coordinamento antifrode): scambia esperienze e migliori prassi nell’ambito della collaborazione investigativa tra l’OLAF e le autorità nazionali, in linea con il regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013, che disciplina le indagini dell’OLAF.
Rete OLAF dei comunicatori antifrode (OAFCN): riunisce portavoce ed esperti di pubbliche relazioni delle autorità nazionali competenti e l’OLAF per condividere le strategie mediatiche e promuovere la comunicazione sulla prevenzione e la dissuasione dalle frodi.
La Commissione organizza riunioni e provvede alla segreteria del Cocolaf.
CONTESTO
L’articolo 325 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea chiede ai paesi dell’UE di contrastare le frodi a livello UE nello stesso modo in cui combatterebbero le frodi che ledono i loro interessi economici. Parallelamente, la Commissione è responsabile della corretta esecuzione del bilancio dell’UE. Per questo motivo, è stato deciso di istituire un comitato che copra tutto il settore delle frodi a danno del bilancio dell’UE.
* TERMINE CHIAVE
Frode: inganno illecito destinato a tradursi in un guadagno economico o criminale.
ATTO
Decisione della Commissione 94/140/CE, del 23 febbraio 1994, che istituisce il comitato consultivo per il coordinamento nel settore della lotta contro le frodi (GU L 61 del 4.3.1994, pag. 27-28)
Le modifiche successive alla decisione 94/140/CE sono state incorporate nel testo originario. La presente versione consolidata ha unicamente valore documentale. |
La Corte dei conti europea
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ARTICOLO 287 DEL TFUE E DEL REGOLAMENTO?
La Corte dei conti europea è il revisore esterno indipendente dell’Unione europea. In quanto tale, mette in guardia sui rischi, fornisce garanzie, indica lacune e buone pratiche e offre indicazioni ai responsabili delle politiche dell’Unione europea e ai legislatori su come migliorare la gestione delle politiche e dei programmi dell’Unione. La Corte agisce come un guardiano indipendente degli interessi finanziari dei cittadini dell’Unione.
L’articolo 287 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea ne definisce il ruolo.
La Corte redige il proprio regolamento interno, che deve poi essere approvato dal Consiglio. Esso disciplina i lavori interni della Corte dei conti europea. Le disposizioni riguardano aspetti quali:
l’organizzazione della Corte (nomine, mandati, funzioni della Corte, elezione del presidente);
le procedure operative (sedute della Corte e delle sezioni; decisioni della Corte, delle sezioni e dei comitati; controlli e preparazione di relazioni, pareri, osservazioni e dichiarazioni di affidabilità).
PUNTI CHIAVE
Composizione e struttura
La Corte è un organismo collegiale, i suoi membri hanno pertanto una responsabilità congiunta nelle decisioni e nelle azioni intraprese. È composta da 27 membri, uno per ogni Stato membro dell’Unione, con un mandato della durata di sei anni (rinnovabile). Per essere nominati, i membri devono fare o aver fatto parte di un organismo di controllo esterno nel proprio Stato membro o possedere una qualifica specifica per l’esercizio di tale funzione. I membri della Corte sono soggetti ad un codice di condotta che disciplina la loro indipendenza, imparzialità, integrità, impegno, collegialità, riservatezza, responsabilità e obblighi dopo aver cessato le proprie funzioni.
I membri eleggono tra di loro un presidente con un mandato della durata di tre anni (rinnovabile). Le sue funzioni comprendono:
convocare e presiedere le riunioni della Corte;
vigilare sull’esecuzione delle decisioni della Corte;
sovrintendere al buon funzionamento dei servizi della Corte, fra cui protocolli e visite, comunicazioni, questioni giuridiche e controllo interno, nonché alla buona gestione delle varie attività;
designare l’agente incaricato di rappresentare la Corte nelle procedure di contenzioso;
rappresentare la Corte nelle relazioni con l’esterno e con le altre istituzioni europee.
La Corte dispone di un Segretario generale responsabile della gestione corrente della segreteria della Corte, nonché dell’amministrazione, sostegno e finanziamenti, risorse umane, tecnologie dell’informazione e traduzioni.
La Corte è composta inoltre di sezioni e comitati:
Le sezioni adottano pareri, relazioni speciali e relazioni annuali specifiche. Preparano inoltre le relazioni annuali sul bilancio dell’Unione, che vengono poi adottate dalla Corte;
I comitati (ad esempio il comitato amministrativo e il comitato di controllo) si occupano di questioni amministrative e decisioni riguardanti le comunicazioni e le strategie.
Compiti della Corte
La Corte dei conti è un revisore esterno indipendente dell’Unione europea. Le sue relazioni e i suoi pareri sono un elemento fondamentale della catena di responsabilità dell’Unione, attraverso i quali la Corte chiede conto dell’attuazione delle politiche e dei programmi dell’Unione europea a chi di dovere: la Commissione, le altre istituzioni nonché organi dell’Unione europea e le amministrazioni negli Stati membri.
La Corte mette in guardia sui rischi, fornisce garanzie, indica lacune e buone pratiche e offre indicazioni ai responsabili delle politiche dell’UE e ai legislatori su come migliorare la gestione delle politiche e dei programmi dell’Unione, affinché siano vantaggiosi.
Audit
Questi sono:
si basano su registri e, se del caso, vengono eseguiti nella sede delle altre istituzioni europee;
vengono eseguiti nella sede di qualsiasi organizzazione che gestisca le entrate o le spese per conto dell’UE;
vengono eseguiti negli Stati membri e negli altri paesi del mondo, anche nella sede di qualsiasi persona fisica o giuridica che abbia ricevuto pagamenti dal bilancio dell’Unione.
Nel suo ruolo di organismo di controllo esterno dell’Unione, la Corte coopera con le autorità nazionali e le istituzioni europee. Inoltre, ha la facoltà di richiedere qualsiasi informazione necessaria a completare in modo soddisfacente il proprio compito agli organismi e istituzioni dell’Unione, alle organizzazioni che ricevono pagamenti dal bilancio europeo o alle istituzioni di controllo nazionali.
Strategia e programmi di lavoro
Per rimanere all’avanguardia nell’evoluzione dell’audit del settore pubblico, la Corte programma in anticipo il proprio sviluppo strategico e le priorità di audit perseguite. I suoi obiettivi principali sono stabiliti secondo strategie pluriennali.
Ogni anno la Corte adotta un programma di lavoro con l’elenco delle priorità in termini di compiti di controllo. Il programma è pubblicato e presentato alla commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo dal presidente della Corte.
Procedura annuale di discarico
La Corte dei conti non ha alcun potere giudiziario e, di conseguenza, nessun potere di imporre sanzioni. Dopo la chiusura di ciascun anno fiscale, essa redige una relazione annuale da pubblicare nella Gazzetta ufficiale. Tale relazione riguarda la gestione del bilancio dell’Unione e dei fondi europei di sviluppo da parte delle istituzioni competenti. È una parte fondamentale del processo di decisione del Parlamento europeo per quanto riguarda l’accoglimento del discarico di bilancio da parte della Commissione.
La Corte dei conti presenta inoltre al Consiglio e al Parlamento una dichiarazione di affidabilità riguardante l’attendibilità dei conti e che attesta il corretto utilizzo del bilancio, ai sensi dei relativi regolamenti e norme. Inoltre, la Corte può presentare, in qualsiasi momento, osservazioni su questioni specifiche, soprattutto sotto forma di relazioni speciali, e rilasciare pareri o altri risultati basati sulle revisioni su richiesta di una delle altre istituzioni europee o di propria iniziativa.
La Corte decide in sede di riunione, a maggioranza dei suoi membri, l’approvazione della relazione annuale. Le sedute non sono pubbliche, salvo decisione diversa della Corte. Essa può inoltre decidere, caso per caso, di adottare decisioni mediante procedura scritta.
La Corte dei conti segnala le irregolarità nell’uso dei fondi dell’Unione e riferisce qualsiasi caso sospetto di frode individuato durante i suoi controlli all’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) o alla Procura europea (EPPO).
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO INTERNO?
Esse si applicano dal 1 giugno 2010.
CONTESTO
La Corte dei conti, con sede a Lussemburgo, è stata istituita nel 1977 ed è stata elevata al rango di istituzione dal 1992.
Per maggiori informazioni, consultare:
Quadro giuridico della Corte dei conti europea (Corte dei conti europea).
Decisione n. 21/2021 che stabilisce le norme per l’esecuzione del regolamento interno della Corte dei conti (Corte dei conti europea)
Bilancio dell’UE (Commissione europea).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Versione consolidata del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Parte sesta — Disposizioni istituzionali e finanziarie — Titolo I — Disposizioni istituzionali — Capo 1 — Le istituzioni — Sezione 7 — La Corte dei conti — Articolo 287 (ex articolo 248 del TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 170).
Regolamento interno della Corte dei conti dell’Unione europea (GU L 103 del 23.4.2010, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
DOCUMENTO CORRELATO
Codice di condotta per i membri e precedenti membri della Corte (GU L 128 del 2.5.2022, pag. 102). | REGOLAMENTO INTERNO DELLA CORTE DEI CONTI DELL’UNIONE EUROPEA
INDICE
TITOLO I — ORGANIZZAZIONE DELLA CORTE
CAPITOLO I
LA CORTE
Articolo 1
Collegialità
SEZIONE 1
I MEMBRI
Articolo 2
Decorrenza del mandato
Articolo 3
Obblighi ed esercizio delle funzioni dei membri
Articolo 4
Dimissioni d’ufficio e decadenza dal diritto a pensione o da altri vantaggi sostitutivi
Articolo 5
Ordine di precedenza
Articolo 6
Interim dei membri
SEZIONE 2
IL PRESIDENTE
Articolo 7
Elezione del presidente
Articolo 8
Interim del presidente
Articolo 9
Funzioni del presidente
SEZIONE 3
SEZIONI E COMITATI
Articolo 10
Istituzione delle sezioni
Articolo 11
Competenze delle sezioni
Articolo 12
Comitati
SEZIONE 4
IL SEGRETARIO GENERALE
Articolo 13
Il Segretario generale
CAPITOLO II
ESERCIZIO DELLE FUNZIONI DELLA CORTE
Articolo 14
Deleghe
Articolo 15
Funzioni di ordinatore
Articolo 16
Struttura organizzativa della Corte
TITOLO II — FUNZIONAMENTO DELLA CORTE
CAPITOLO I
RIUNIONI DELLA CORTE E DELLE SEZIONI
SEZIONE 1
LA CORTE
Articolo 17
Calendario delle sedute
Articolo 18
Fissazione dell’ordine del giorno
Articolo 19
Deliberazioni
Articolo 20
Presidenza delle sedute
Articolo 21
Quorum
Articolo 22
Carattere pubblico delle sedute
Articolo 23
Verbali delle sedute
SEZIONE 2
LE SEZIONI
Articolo 24
Sedute delle sezioni
CAPITOLO II
DECISIONI DELLA CORTE, DELLE SEZIONI E DEI COMITATI
Articolo 25
Decisioni della Corte
Articolo 26
Decisioni delle sezioni
Articolo 27
Decisioni dei comitati
Articolo 28
Regime linguistico e autenticazione
Articolo 29
Trasmissione e pubblicazione
CAPITOLO III
CONTROLLI E PREPARAZIONE DI RELAZIONI, PARERI, OSSERVAZIONI E DICHIARAZIONI DI AFFIDABILITÀ
Articolo 30
Modalità di svolgimento dei controlli
Articolo 31
Membro relatore
TITOLO III — DISPOSIZIONI GENERALI E FINALI
Articolo 32
Elementi espressi in frazioni
Articolo 33
Espressione specifica del genere
Articolo 34
Modalità di applicazione
Articolo 35
Accesso ai documenti
Articolo 36
Entrata in vigore
Articolo 37
Pubblicazione
LA CORTE DEI CONTI DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 287, paragrafo 4, quinto comma,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica, in particolare l’articolo 106 bis, paragrafo 1,
previa approvazione del Consiglio in data 22 febbraio 2010,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO INTERNO:
TITOLO I
ORGANIZZAZIONE DELLA CORTE
CAPITOLO I
La corte
Articolo 1
Collegialità
La Corte è un organo collegiale e agisce come tale in conformità delle disposizioni dei trattati e del regolamento finanziario e secondo le modalità del presente regolamento interno.
Sezione 1
I membri
Articolo 2
Decorrenza del mandato
La durata del mandato dei membri della Corte decorre dalla data a tale effetto stabilita nell’atto di nomina o, qualora non sia precisata, dalla data di adozione dell’atto stesso.
Articolo 3
Obblighi ed esercizio delle funzioni dei membri
I membri esercitano le loro funzioni conformemente all’articolo 286, paragrafi 1, 3 e 4 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Articolo 4
Dimissioni d’ufficio e decadenza dal diritto a pensione o da altri vantaggi sostitutivi
1. Qualora la Corte ritenga, deliberando a maggioranza dei membri che la compongono, che le informazioni ad essa sottoposte consentono di stabilire che un membro non risponda più ai requisiti richiesti o non ottemperi agli obblighi derivanti dalla sua carica (articolo 286, paragrafo 6, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea), dà incarico al presidente o, qualora il presidente sia il membro in causa, al membro che lo segue in ordine di precedenza in virtù dell’articolo 5 del presente regolamento interno, di predisporre una relazione preliminare.
2. La relazione preliminare è trasmessa, corredata di documenti giustificativi, a tutti i membri, compreso il membro in causa, il quale risponde trasmettendo le proprie osservazioni scritte entro un termine ragionevole fissato dal presidente o, qualora il presidente sia il membro in causa, dal membro che lo segue in ordine di precedenza.
3. Il membro interessato è anche invitato a presentare oralmente le proprie osservazioni dinnanzi alla Corte.
4. La decisione di adire la Corte di giustizia per destituire il membro in causa dalle proprie funzioni e/o di dichiararlo decaduto dal suo diritto alla pensione o dagli altri vantaggi sostitutivi viene adottata, con scrutinio segreto, a maggioranza dei quattro quinti dei membri della Corte. Il membro in causa non partecipa al voto.
Articolo 5
Ordine di precedenza
1. Il presidente ha la precedenza sui membri. L’ordine di precedenza è determinato dall’anzianità di nomina. In caso di nuova nomina anche non consecutiva, si tiene conto della durata delle funzioni precedenti.
2. L’ordine di precedenza fra i membri di pari anzianità di nomina è determinato dall’età.
Articolo 6
Interim dei membri
1. Qualora sia vacante il mandato di un membro, la Corte designa il(i) membro(i) incaricato(i) di svolgerne le funzioni ad interim, in attesa della nomina di un nuovo membro.
2. In caso di assenza o d’impedimento di un membro, l’interim è assicurato da uno o più membri, conformemente alle norme stabilite nelle modalità di applicazione.
Sezione 2
Il presidente
Articolo 7
Elezione del presidente
1. La Corte procede all’elezione del presidente prima del temine del mandato del presidente in carica. Tuttavia, quando il termine del mandato presidenziale coincide con un rinnovo parziale dei membri, effettuato in conformità dell’articolo 286, paragrafo 2 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, l’elezione ha luogo subito dopo o entro i quindici giorni lavorativi successivi all’entrata in funzione della Corte nella sua nuova composizione.
2. Il presidente è eletto a scrutinio segreto. È eletto presidente il candidato che ottiene al primo scrutinio la maggioranza di due terzi dei voti dei membri della Corte. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, si procede immediatamente ad un secondo scrutinio e viene eletto il candidato che ha ottenuto la maggioranza dei voti dei membri della Corte. Se al secondo turno nessun candidato ottiene la maggioranza dei voti dei membri della Corte, sono organizzati altri scrutini secondo la procedura stabilita dalle modalità di applicazione.
Articolo 8
Interim del presidente
1. In caso di vacanza della presidenza, l’interim è assunto dal presidente uscente, purché egli sia sempre membro della Corte, salvo in caso di incapacità. In qualsiasi altra ipotesi, la funzione di presidente ad interim è esercitata dal membro che ha la precedenza a norma dell’articolo 5.
2. Oltre a provvedere alla gestione quotidiana dell’istituzione durante il periodo di interim, il presidente organizza l’elezione del nuovo presidente, a norma dell’articolo 7. Tuttavia, nel caso la presidenza diventi vacante a meno di sei mesi dalla normale scadenza del mandato, il presidente è sostituito dal membro che ha la precedenza a norma dell’articolo 5.
3. In caso di assenza o di impedimento del presidente, l’interim è assicurato dal membro che ha la precedenza a norma dell’articolo 5.
Articolo 9
Funzioni del presidente
1. Il presidente:
a)
convoca e presiede le riunioni del Collegio e assicura il regolare svolgimento dei dibattiti;
b)
vigila sull’esecuzione delle decisioni della Corte;
c)
sovrintende al buon funzionamento dei servizi ed alla buona gestione delle varie attività della Corte;
d)
designa l’agente incaricato di rappresentare la Corte in tutte le procedure di contenzioso in cui sia implicata la Corte;
e)
rappresenta la Corte nelle relazioni con l’esterno e, in particolare, nelle relazioni con l’autorità competente per il discarico, con le altre istituzioni dell'Unione e con gli organi di controllo degli Stati membri.
2. Il presidente può delegare parte dei propri compiti ad uno o più membri.
Sezione 3
Sezioni e comitati
Articolo 10
Istituzione delle sezioni
1. La Corte può istituire nel proprio ambito delle sezioni per adottare talune categorie di relazioni e di pareri, alle condizioni previste nell’articolo 287, paragrafo 4, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
2. Le competenze rispettive delle sezioni vengono stabilite dalla Corte su proposta del presidente.
3. Su proposta del presidente, la Corte assegna ciascuno degli altri membri a una sezione.
4. Ciascuna sezione elegge come decano uno dei membri che la compongono, conformemente alle condizioni stabilite nelle modalità di applicazione.
Articolo 11
Competenze delle sezioni
1. Le sezioni adottano le relazioni e i pareri, eccetto la relazione annuale sul bilancio generale dell’Unione europea e la relazione annuale sui Fondi europei di sviluppo, secondo le norme stabilite nelle modalità di applicazione.
2. La sezione competente ad adottare un documento ai sensi del paragrafo 1, può deferirne l’adozione alla Corte, conformemente alle condizioni stabilite nelle modalità di applicazione.
3. Le sezioni svolgono funzioni preparatorie relativamente ai documenti per i quali sia prevista l’adozione da parte della Corte, compresi i progetti di osservazioni e di pareri, le proposte di programmi di lavoro, nonché altri documenti in materia di audit, eccetto quelli alla cui preparazione provvedono i comitati di cui all'articolo 12.
4. Le sezioni affidano i compiti loro assegnati ai diversi membri che le compongono, conformemente alle condizioni stabilite nelle modalità di applicazione.
5. I membri sono responsabili dinanzi alla sezione e alla Corte dello svolgimento dei compiti loro affidati.
Articolo 12
Comitati
1. Sono costituiti dei comitati composti secondo le norme stabilite nelle modalità di applicazione.
2. I comitati hanno competenza sulle questioni delle quali non si occupano le sezioni ai sensi dell’articolo 11, conformemente alle disposizioni delle modalità di applicazione.
Sezione 4
Il segretario generale
Articolo 13
Il Segretario generale
1. La Corte nomina il Segretario generale mediante voto a scrutinio segreto, secondo la procedura stabilita dalle modalità di applicazione.
2. Il Segretario generale è responsabile dinanzi alla Corte e periodicamente rende conto alla stessa dell’assolvimento dei suoi compiti.
3. Sotto l’autorità della Corte, il Segretario generale è responsabile del Segretariato della Corte.
4. Il Segretario generale esercita i poteri conferiti all’autorità che ha il potere di nomina (AIPN), ai sensi dell’articolo 2 dello statuto dei funzionari delle Comunità europee, e quelli conferiti all’autorità abilitata a concludere i contratti di assunzione a norma dell’articolo 6 del regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee, salvo disposizioni diverse previste dalla decisione della Corte relativa all’esercizio dei poteri conferiti all’AIPN e all’autorità abilitata a concludere i contratti di assunzione.
5. Il Segretario generale è responsabile della gestione del personale e dell’amministrazione della Corte, nonché di qualsiasi altro compito che gli venga conferito dalla Corte.
6. In caso di assenza o di impedimento del Segretario generale, l’interim è assicurato secondo le norme stabilite nelle modalità di applicazione.
CAPITOLO II
Esercizio delle funzioni della corte
Articolo 14
Deleghe
1. A condizione che il principio della responsabilità collegiale sia rispettato, la Corte può conferire ad uno o più membri il mandato di adottare, a nome suo e sotto il suo controllo, misure gestionali od amministrative chiaramente definite, in specie atti preparatori in vista di una decisione futura del collegio. I membri interessati rendono conto al Collegio riguardo alle misure così adottate.
2. I membri possono conferire ad uno o più funzionari o agenti il mandato di firmare i documenti rientranti nell’ambito delle loro competenze secondo le norme stabilite nelle modalità di applicazione.
Articolo 15
Funzioni di ordinatore
1. I membri della Corte e, a titolo di ordinatore delegato, il Segretario generale, esercitano le funzioni di ordinatore secondo le norme interne per l’esecuzione del bilancio.
2. La Corte stabilisce le modalità di controllo dell’esercizio delle funzioni di ordinatore e di ordinatore delegato in una decisione relativa alle norme interne per l’esecuzione del bilancio.
Articolo 16
La struttura organizzativa della Corte
1. La Corte stabilisce la propria struttura organizzativa.
2. Su proposta del Segretario generale, la Corte ripartisce gli impieghi, che figurano nella tabella dell’organico, conformemente alle condizioni stabilite nelle modalità di applicazione.
TITOLO II
FUNZIONAMENTO DELLA CORTE
CAPITOLO I
Riunioni della corte e delle sezioni
Sezione 1
La corte
Articolo 17
Calendario delle sedute
1. La Corte stabilisce il calendario provvisorio delle sedute una volta all’anno, prima della fine dell’anno precedente.
2. Su iniziativa del presidente o su richiesta di almeno un quarto dei membri della Corte possono essere organizzate sedute supplementari.
Articolo 18
Fissazione dell’ordine del giorno
1. Il presidente stabilisce il progetto di ordine del giorno di ciascuna seduta.
2. La Corte, visto il progetto di ordine del giorno e le eventuali richieste di modifica, adotta l’ordine del giorno all’inizio di ogni seduta.
I termini per la comunicazione dell’ordine del giorno e dei documenti ad esso relativi sono stabiliti nelle modalità di applicazione.
Articolo 19
Deliberazioni
Fatta salva la procedura scritta di cui all’articolo 25, paragrafo 5, la Corte adotta le proprie decisioni in sede di riunione.
Articolo 20
Presidenza delle sedute
Le sedute della Corte sono presiedute dal presidente. In caso di impedimento o di assenza del presidente, sono presiedute dal membro che sostituisce ad interim il presidente ai sensi dell’articolo 8.
Articolo 21
Quorum
Il quorum dei membri presenti necessario per deliberare è fissato a due terzi dei membri.
Articolo 22
Carattere pubblico delle sedute
Le sedute della Corte non sono pubbliche, salvo decisione diversa della Corte.
Articolo 23
Verbali delle sedute
Per ciascuna seduta della Corte viene redatto un verbale.
Sezione 2
Le sezioni
Articolo 24
Sedute delle sezioni
Salvo altrimenti indicato nelle modalità di applicazione, alle sedute delle sezioni si applicano le disposizioni della sezione 1.
CAPITOLO II
Decisioni della corte, delle sezioni e dei comitati
Articolo 25
Decisioni della Corte
1. La Corte adotta le proprie decisioni collegialmente, previo esame preliminare in sede di sezione o comitato, salvo nel caso di decisioni da adottare in qualità di AIPN o di autorità abilitata a concludere contratti di assunzione.
2. I documenti di cui all’articolo 287, paragrafo 4, terzo comma del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, ad eccezione dei documenti adottati dalle sezioni ai sensi dell’articolo 11, paragrafo 1, e la dichiarazione di affidabilità di cui all’articolo 287, paragrafo 1, secondo comma del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, sono adottati dalla Corte a maggioranza dei membri che la compongono.
3. Fatti salvi gli articoli 4, paragrafo 4, e 7, paragrafo 2, le altre decisioni sono prese a maggioranza dei membri presenti alla seduta della Corte. Tuttavia, su proposta di un membro, la Corte può dichiarare, a maggioranza dei membri presenti alla seduta, che per una determinata questione in merito alla quale essa è chiamata a pronunciarsi la decisione sarà presa a maggioranza dei membri che la compongono.
4. Qualora l’adozione di una decisione richieda la maggioranza dei voti dei membri presenti alla seduta della Corte, a parità di voti è determinante il voto del presidente.
5. La Corte determina, di volta in volta, le decisioni da adottare mediante procedura scritta. Norme dettagliate relative a tale procedura sono stabilite nelle modalità di applicazione.
Articolo 26
Decisioni delle sezioni
1. La sezione adotta le decisioni a maggioranza dei suoi membri. In caso di parità, prevale il voto del decano o del membro che lo sostituisce ad interim.
2. Tutti i membri della Corte possono presenziare alle sedute delle sezioni, ma essi hanno diritto di voto solo nelle sezioni delle quali sono membri. Tuttavia, quando i membri presentano un documento a una sezione della quale non fanno parte, essi hanno facoltà di esprimere il proprio voto nella sezione in oggetto e sul documento specifico.
3. Il decano notifica i documenti adottati dalla sezione ai sensi dell’articolo 11, paragrafo 1, a tutti i membri della Corte, secondo le norme stabilite nelle modalità di applicazione.
4. L’adozione di un documento da parte della sezione ai sensi dell’articolo 11, paragrafo 1, diventa definitiva dopo cinque giorni lavorativi a partire dalla data di notifica prevista al paragrafo 3 del presente articolo, salvo qualora, entro tale termine, un certo numero di membri, stabilito nelle modalità di applicazione, presentino al presidente la richiesta motivata che il documento in oggetto venga discusso e approvato dalla Corte.
5. Una sezione può determinare, di volta in volta, le decisioni da adottare mediante procedura scritta. Norme dettagliate relative a tale procedura sono stabilite nelle modalità di applicazione.
Articolo 27
Decisioni dei comitati
Salvo indicazione diversa nelle modalità di applicazione, le disposizioni dell’articolo 26 si applicano alla procedura per l’adozione delle decisioni da parte dei comitati.
Articolo 28
Regime linguistico e autenticazione
1. Le relazioni, i pareri, le osservazioni, le dichiarazioni di affidabilità e gli altri documenti, nel caso questi ultimi siano pubblicati, sono redatti in tutte le lingue ufficiali.
2. L’autenticazione dei documenti avviene mediante firma di tutte le versioni linguistiche da parte del presidente.
Articolo 29
Trasmissione e pubblicazione
Conformemente ai trattati e, in particolare, alle disposizioni di cui all’articolo 287, paragrafo 4, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, e fatte salve le disposizioni applicabili del regolamento finanziario, le norme relative alla trasmissione e alla pubblicazione delle relazioni della Corte, nonché dei pareri, delle osservazioni, delle dichiarazioni di affidabilità e di altre decisioni, sono stabilite nelle modalità di applicazione.
CAPITOLO III
Controlli e preparazione di relazioni, pareri, osservazioni e dichiarazioni di affidabilità
Articolo 30
Modalità di svolgimento dei controlli
1. La Corte stabilisce le modalità di svolgimento dei controlli che le competono in virtù dei trattati.
2. La Corte svolge i controlli conformemente agli obiettivi stabiliti nel proprio programma di lavoro.
Articolo 31
Membro relatore
1. Per ciascun compito da svolgere, la sezione designa il(i) membro(i) relatore(i). Per ciascun compito che superi l’ambito specifico di una sezione, il(i) relatore(i) è(sono) designato(i), di volta in volta, dalla Corte.
2. Non appena le viene presentata una richiesta di parere a norma degli articoli 287, 322 o 325 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, o quando essa intenda presentare osservazioni a titolo dell'articolo 287 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la Corte designa fra i suoi membri il relatore incaricato di istruire il fascicolo e di preparare il progetto.
TITOLO III
DISPOSIZIONI GENERALI E FINALI
Articolo 32
Elementi espressi in frazioni
Ai fini del presente regolamento interno, la determinazione di un numero espresso mediante frazione si ottiene mediante arrotondamento all’unità superiore.
Articolo 33
Espressione specifica del genere
L’indicazione specifica del genere nel testo del presente regolamento interno va intesa come applicabile sia al genere femminile che maschile.
Articolo 34
Modalità di applicazione
1. La Corte stabilisce le modalità di applicazione del presente regolamento interno deliberando a maggioranza dei membri che la compongono.
2. Le modalità di applicazione sono pubblicate sul sito Internet della Corte.
Articolo 35
Accesso ai documenti
Conformemente ai principi di trasparenza e di buona amministrazione e fatti salvi l’articolo 143, paragrafo 2, e l’articolo 144, paragrafo 1 del regolamento finanziario, ogni cittadino dell’Unione e ogni persona fisica o giuridica residente o avente sede in uno Stato membro ha diritto di accesso ai documenti della Corte alle condizioni di cui alla decisione recante la regolamentazione interna sul trattamento delle domande di accesso ai documenti di cui dispone la Corte.
Articolo 36
Entrata in vigore
Il presente regolamento interno abroga e sostituisce quello adottato dalla Corte l'8 dicembre 2004.
Esso entra in vigore il 1o giugno 2010.
Articolo 37
Pubblicazione
Il presente regolamento interno è pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Fatto a Lussemburgo, addì 11 marzo 2010.
Per la Corte dei conti
Vítor Manuel da SILVA CALDEIRA
Presidente
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO INTERNO DELLA CORTE DEI CONTI DELL’UNIONE EUROPEA
INDICE
TITOLO I — ORGANIZZAZIONE DELLA CORTE
CAPITOLO I
LA CORTE
Articolo 1
Collegialità
SEZIONE 1
I MEMBRI
Articolo 2
Decorrenza del mandato
Articolo 3
Obblighi ed esercizio delle funzioni dei membri
Articolo 4
Dimissioni d’ufficio e decadenza dal diritto a pensione o da altri vantaggi sostitutivi
Articolo 5
Ordine di precedenza
Articolo 6
Interim dei membri
SEZIONE 2
IL PRESIDENTE
Articolo 7
Elezione del presidente
Articolo 8
Interim del presidente
Articolo 9
Funzioni del presidente
SEZIONE 3
SEZIONI E COMITATI
Articolo 10
Istituzione delle sezioni
Articolo 11
Competenze delle sezioni
Articolo 12
Comitati
SEZIONE 4
IL SEGRETARIO GENERALE
Articolo 13
Il Segretario generale
CAPITOLO II
ESERCIZIO DELLE FUNZIONI DELLA CORTE
Articolo 14
Deleghe
Articolo 15
Funzioni di ordinatore
Articolo 16
Struttura organizzativa della Corte
TITOLO II — FUNZIONAMENTO DELLA CORTE
CAPITOLO I
RIUNIONI DELLA CORTE E DELLE SEZIONI
SEZIONE 1
LA CORTE
Articolo 17
Calendario delle sedute
Articolo 18
Fissazione dell’ordine del giorno
Articolo 19
Deliberazioni
Articolo 20
Presidenza delle sedute
Articolo 21
Quorum
Articolo 22
Carattere pubblico delle sedute
Articolo 23
Verbali delle sedute
SEZIONE 2
LE SEZIONI
Articolo 24
Sedute delle sezioni
CAPITOLO II
DECISIONI DELLA CORTE, DELLE SEZIONI E DEI COMITATI
Articolo 25
Decisioni della Corte
Articolo 26
Decisioni delle sezioni
Articolo 27
Decisioni dei comitati
Articolo 28
Regime linguistico e autenticazione
Articolo 29
Trasmissione e pubblicazione
CAPITOLO III
CONTROLLI E PREPARAZIONE DI RELAZIONI, PARERI, OSSERVAZIONI E DICHIARAZIONI DI AFFIDABILITÀ
Articolo 30
Modalità di svolgimento dei controlli
Articolo 31
Membro relatore
TITOLO III — DISPOSIZIONI GENERALI E FINALI
Articolo 32
Elementi espressi in frazioni
Articolo 33
Espressione specifica del genere
Articolo 34
Modalità di applicazione
Articolo 35
Accesso ai documenti
Articolo 36
Entrata in vigore
Articolo 37
Pubblicazione
LA CORTE DEI CONTI DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 287, paragrafo 4, quinto comma,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica, in particolare l’articolo 106 bis, paragrafo 1,
previa approvazione del Consiglio in data 22 febbraio 2010,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO INTERNO:
TITOLO I
ORGANIZZAZIONE DELLA CORTE
CAPITOLO I
La corte
Articolo 1
Collegialità
La Corte è un organo collegiale e agisce come tale in conformità delle disposizioni dei trattati e del regolamento finanziario e secondo le modalità del presente regolamento interno.
Sezione 1
I membri
Articolo 2
Decorrenza del mandato
La durata del mandato dei membri della Corte decorre dalla data a tale effetto stabilita nell’atto di nomina o, qualora non sia precisata, dalla data di adozione dell’atto stesso.
Articolo 3
Obblighi ed esercizio delle funzioni dei membri
I membri esercitano le loro funzioni conformemente all’articolo 286, paragrafi 1, 3 e 4 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Articolo 4
Dimissioni d’ufficio e decadenza dal diritto a pensione o da altri vantaggi sostitutivi
1. Qualora la Corte ritenga, deliberando a maggioranza dei membri che la compongono, che le informazioni ad essa sottoposte consentono di stabilire che un membro non risponda più ai requisiti richiesti o non ottemperi agli obblighi derivanti dalla sua carica (articolo 286, paragrafo 6, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea), dà incarico al presidente o, qualora il presidente sia il membro in causa, al membro che lo segue in ordine di precedenza in virtù dell’articolo 5 del presente regolamento interno, di predisporre una relazione preliminare.
2. La relazione preliminare è trasmessa, corredata di documenti giustificativi, a tutti i membri, compreso il membro in causa, il quale risponde trasmettendo le proprie osservazioni scritte entro un termine ragionevole fissato dal presidente o, qualora il presidente sia il membro in causa, dal membro che lo segue in ordine di precedenza.
3. Il membro interessato è anche invitato a presentare oralmente le proprie osservazioni dinnanzi alla Corte.
4. La decisione di adire la Corte di giustizia per destituire il membro in causa dalle proprie funzioni e/o di dichiararlo decaduto dal suo diritto alla pensione o dagli altri vantaggi sostitutivi viene adottata, con scrutinio segreto, a maggioranza dei quattro quinti dei membri della Corte. Il membro in causa non partecipa al voto.
Articolo 5
Ordine di precedenza
1. Il presidente ha la precedenza sui membri. L’ordine di precedenza è determinato dall’anzianità di nomina. In caso di nuova nomina anche non consecutiva, si tiene conto della durata delle funzioni precedenti.
2. L’ordine di precedenza fra i membri di pari anzianità di nomina è determinato dall’età.
Articolo 6
Interim dei membri
1. Qualora sia vacante il mandato di un membro, la Corte designa il(i) membro(i) incaricato(i) di svolgerne le funzioni ad interim, in attesa della nomina di un nuovo membro.
2. In caso di assenza o d’impedimento di un membro, l’interim è assicurato da uno o più membri, conformemente alle norme stabilite nelle modalità di applicazione.
Sezione 2
Il presidente
Articolo 7
Elezione del presidente
1. La Corte procede all’elezione del presidente prima del temine del mandato del presidente in carica. Tuttavia, quando il termine del mandato presidenziale coincide con un rinnovo parziale dei membri, effettuato in conformità dell’articolo 286, paragrafo 2 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, l’elezione ha luogo subito dopo o entro i quindici giorni lavorativi successivi all’entrata in funzione della Corte nella sua nuova composizione.
2. Il presidente è eletto a scrutinio segreto. È eletto presidente il candidato che ottiene al primo scrutinio la maggioranza di due terzi dei voti dei membri della Corte. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, si procede immediatamente ad un secondo scrutinio e viene eletto il candidato che ha ottenuto la maggioranza dei voti dei membri della Corte. Se al secondo turno nessun candidato ottiene la maggioranza dei voti dei membri della Corte, sono organizzati altri scrutini secondo la procedura stabilita dalle modalità di applicazione.
Articolo 8
Interim del presidente
1. In caso di vacanza della presidenza, l’interim è assunto dal presidente uscente, purché egli sia sempre membro della Corte, salvo in caso di incapacità. In qualsiasi altra ipotesi, la funzione di presidente ad interim è esercitata dal membro che ha la precedenza a norma dell’articolo 5.
2. Oltre a provvedere alla gestione quotidiana dell’istituzione durante il periodo di interim, il presidente organizza l’elezione del nuovo presidente, a norma dell’articolo 7. Tuttavia, nel caso la presidenza diventi vacante a meno di sei mesi dalla normale scadenza del mandato, il presidente è sostituito dal membro che ha la precedenza a norma dell’articolo 5.
3. In caso di assenza o di impedimento del presidente, l’interim è assicurato dal membro che ha la precedenza a norma dell’articolo 5.
Articolo 9
Funzioni del presidente
1. Il presidente:
a)
convoca e presiede le riunioni del Collegio e assicura il regolare svolgimento dei dibattiti;
b)
vigila sull’esecuzione delle decisioni della Corte;
c)
sovrintende al buon funzionamento dei servizi ed alla buona gestione delle varie attività della Corte;
d)
designa l’agente incaricato di rappresentare la Corte in tutte le procedure di contenzioso in cui sia implicata la Corte;
e)
rappresenta la Corte nelle relazioni con l’esterno e, in particolare, nelle relazioni con l’autorità competente per il discarico, con le altre istituzioni dell'Unione e con gli organi di controllo degli Stati membri.
2. Il presidente può delegare parte dei propri compiti ad uno o più membri.
Sezione 3
Sezioni e comitati
Articolo 10
Istituzione delle sezioni
1. La Corte può istituire nel proprio ambito delle sezioni per adottare talune categorie di relazioni e di pareri, alle condizioni previste nell’articolo 287, paragrafo 4, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
2. Le competenze rispettive delle sezioni vengono stabilite dalla Corte su proposta del presidente.
3. Su proposta del presidente, la Corte assegna ciascuno degli altri membri a una sezione.
4. Ciascuna sezione elegge come decano uno dei membri che la compongono, conformemente alle condizioni stabilite nelle modalità di applicazione.
Articolo 11
Competenze delle sezioni
1. Le sezioni adottano le relazioni e i pareri, eccetto la relazione annuale sul bilancio generale dell’Unione europea e la relazione annuale sui Fondi europei di sviluppo, secondo le norme stabilite nelle modalità di applicazione.
2. La sezione competente ad adottare un documento ai sensi del paragrafo 1, può deferirne l’adozione alla Corte, conformemente alle condizioni stabilite nelle modalità di applicazione.
3. Le sezioni svolgono funzioni preparatorie relativamente ai documenti per i quali sia prevista l’adozione da parte della Corte, compresi i progetti di osservazioni e di pareri, le proposte di programmi di lavoro, nonché altri documenti in materia di audit, eccetto quelli alla cui preparazione provvedono i comitati di cui all'articolo 12.
4. Le sezioni affidano i compiti loro assegnati ai diversi membri che le compongono, conformemente alle condizioni stabilite nelle modalità di applicazione.
5. I membri sono responsabili dinanzi alla sezione e alla Corte dello svolgimento dei compiti loro affidati.
Articolo 12
Comitati
1. Sono costituiti dei comitati composti secondo le norme stabilite nelle modalità di applicazione.
2. I comitati hanno competenza sulle questioni delle quali non si occupano le sezioni ai sensi dell’articolo 11, conformemente alle disposizioni delle modalità di applicazione.
Sezione 4
Il segretario generale
Articolo 13
Il Segretario generale
1. La Corte nomina il Segretario generale mediante voto a scrutinio segreto, secondo la procedura stabilita dalle modalità di applicazione.
2. Il Segretario generale è responsabile dinanzi alla Corte e periodicamente rende conto alla stessa dell’assolvimento dei suoi compiti.
3. Sotto l’autorità della Corte, il Segretario generale è responsabile del Segretariato della Corte.
4. Il Segretario generale esercita i poteri conferiti all’autorità che ha il potere di nomina (AIPN), ai sensi dell’articolo 2 dello statuto dei funzionari delle Comunità europee, e quelli conferiti all’autorità abilitata a concludere i contratti di assunzione a norma dell’articolo 6 del regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee, salvo disposizioni diverse previste dalla decisione della Corte relativa all’esercizio dei poteri conferiti all’AIPN e all’autorità abilitata a concludere i contratti di assunzione.
5. Il Segretario generale è responsabile della gestione del personale e dell’amministrazione della Corte, nonché di qualsiasi altro compito che gli venga conferito dalla Corte.
6. In caso di assenza o di impedimento del Segretario generale, l’interim è assicurato secondo le norme stabilite nelle modalità di applicazione.
CAPITOLO II
Esercizio delle funzioni della corte
Articolo 14
Deleghe
1. A condizione che il principio della responsabilità collegiale sia rispettato, la Corte può conferire ad uno o più membri il mandato di adottare, a nome suo e sotto il suo controllo, misure gestionali od amministrative chiaramente definite, in specie atti preparatori in vista di una decisione futura del collegio. I membri interessati rendono conto al Collegio riguardo alle misure così adottate.
2. I membri possono conferire ad uno o più funzionari o agenti il mandato di firmare i documenti rientranti nell’ambito delle loro competenze secondo le norme stabilite nelle modalità di applicazione.
Articolo 15
Funzioni di ordinatore
1. I membri della Corte e, a titolo di ordinatore delegato, il Segretario generale, esercitano le funzioni di ordinatore secondo le norme interne per l’esecuzione del bilancio.
2. La Corte stabilisce le modalità di controllo dell’esercizio delle funzioni di ordinatore e di ordinatore delegato in una decisione relativa alle norme interne per l’esecuzione del bilancio.
Articolo 16
La struttura organizzativa della Corte
1. La Corte stabilisce la propria struttura organizzativa.
2. Su proposta del Segretario generale, la Corte ripartisce gli impieghi, che figurano nella tabella dell’organico, conformemente alle condizioni stabilite nelle modalità di applicazione.
TITOLO II
FUNZIONAMENTO DELLA CORTE
CAPITOLO I
Riunioni della corte e delle sezioni
Sezione 1
La corte
Articolo 17
Calendario delle sedute
1. La Corte stabilisce il calendario provvisorio delle sedute una volta all’anno, prima della fine dell’anno precedente.
2. Su iniziativa del presidente o su richiesta di almeno un quarto dei membri della Corte possono essere organizzate sedute supplementari.
Articolo 18
Fissazione dell’ordine del giorno
1. Il presidente stabilisce il progetto di ordine del giorno di ciascuna seduta.
2. La Corte, visto il progetto di ordine del giorno e le eventuali richieste di modifica, adotta l’ordine del giorno all’inizio di ogni seduta.
I termini per la comunicazione dell’ordine del giorno e dei documenti ad esso relativi sono stabiliti nelle modalità di applicazione.
Articolo 19
Deliberazioni
Fatta salva la procedura scritta di cui all’articolo 25, paragrafo 5, la Corte adotta le proprie decisioni in sede di riunione.
Articolo 20
Presidenza delle sedute
Le sedute della Corte sono presiedute dal presidente. In caso di impedimento o di assenza del presidente, sono presiedute dal membro che sostituisce ad interim il presidente ai sensi dell’articolo 8.
Articolo 21
Quorum
Il quorum dei membri presenti necessario per deliberare è fissato a due terzi dei membri.
Articolo 22
Carattere pubblico delle sedute
Le sedute della Corte non sono pubbliche, salvo decisione diversa della Corte.
Articolo 23
Verbali delle sedute
Per ciascuna seduta della Corte viene redatto un verbale.
Sezione 2
Le sezioni
Articolo 24
Sedute delle sezioni
Salvo altrimenti indicato nelle modalità di applicazione, alle sedute delle sezioni si applicano le disposizioni della sezione 1.
CAPITOLO II
Decisioni della corte, delle sezioni e dei comitati
Articolo 25
Decisioni della Corte
1. La Corte adotta le proprie decisioni collegialmente, previo esame preliminare in sede di sezione o comitato, salvo nel caso di decisioni da adottare in qualità di AIPN o di autorità abilitata a concludere contratti di assunzione.
2. I documenti di cui all’articolo 287, paragrafo 4, terzo comma del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, ad eccezione dei documenti adottati dalle sezioni ai sensi dell’articolo 11, paragrafo 1, e la dichiarazione di affidabilità di cui all’articolo 287, paragrafo 1, secondo comma del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, sono adottati dalla Corte a maggioranza dei membri che la compongono.
3. Fatti salvi gli articoli 4, paragrafo 4, e 7, paragrafo 2, le altre decisioni sono prese a maggioranza dei membri presenti alla seduta della Corte. Tuttavia, su proposta di un membro, la Corte può dichiarare, a maggioranza dei membri presenti alla seduta, che per una determinata questione in merito alla quale essa è chiamata a pronunciarsi la decisione sarà presa a maggioranza dei membri che la compongono.
4. Qualora l’adozione di una decisione richieda la maggioranza dei voti dei membri presenti alla seduta della Corte, a parità di voti è determinante il voto del presidente.
5. La Corte determina, di volta in volta, le decisioni da adottare mediante procedura scritta. Norme dettagliate relative a tale procedura sono stabilite nelle modalità di applicazione.
Articolo 26
Decisioni delle sezioni
1. La sezione adotta le decisioni a maggioranza dei suoi membri. In caso di parità, prevale il voto del decano o del membro che lo sostituisce ad interim.
2. Tutti i membri della Corte possono presenziare alle sedute delle sezioni, ma essi hanno diritto di voto solo nelle sezioni delle quali sono membri. Tuttavia, quando i membri presentano un documento a una sezione della quale non fanno parte, essi hanno facoltà di esprimere il proprio voto nella sezione in oggetto e sul documento specifico.
3. Il decano notifica i documenti adottati dalla sezione ai sensi dell’articolo 11, paragrafo 1, a tutti i membri della Corte, secondo le norme stabilite nelle modalità di applicazione.
4. L’adozione di un documento da parte della sezione ai sensi dell’articolo 11, paragrafo 1, diventa definitiva dopo cinque giorni lavorativi a partire dalla data di notifica prevista al paragrafo 3 del presente articolo, salvo qualora, entro tale termine, un certo numero di membri, stabilito nelle modalità di applicazione, presentino al presidente la richiesta motivata che il documento in oggetto venga discusso e approvato dalla Corte.
5. Una sezione può determinare, di volta in volta, le decisioni da adottare mediante procedura scritta. Norme dettagliate relative a tale procedura sono stabilite nelle modalità di applicazione.
Articolo 27
Decisioni dei comitati
Salvo indicazione diversa nelle modalità di applicazione, le disposizioni dell’articolo 26 si applicano alla procedura per l’adozione delle decisioni da parte dei comitati.
Articolo 28
Regime linguistico e autenticazione
1. Le relazioni, i pareri, le osservazioni, le dichiarazioni di affidabilità e gli altri documenti, nel caso questi ultimi siano pubblicati, sono redatti in tutte le lingue ufficiali.
2. L’autenticazione dei documenti avviene mediante firma di tutte le versioni linguistiche da parte del presidente.
Articolo 29
Trasmissione e pubblicazione
Conformemente ai trattati e, in particolare, alle disposizioni di cui all’articolo 287, paragrafo 4, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, e fatte salve le disposizioni applicabili del regolamento finanziario, le norme relative alla trasmissione e alla pubblicazione delle relazioni della Corte, nonché dei pareri, delle osservazioni, delle dichiarazioni di affidabilità e di altre decisioni, sono stabilite nelle modalità di applicazione.
CAPITOLO III
Controlli e preparazione di relazioni, pareri, osservazioni e dichiarazioni di affidabilità
Articolo 30
Modalità di svolgimento dei controlli
1. La Corte stabilisce le modalità di svolgimento dei controlli che le competono in virtù dei trattati.
2. La Corte svolge i controlli conformemente agli obiettivi stabiliti nel proprio programma di lavoro.
Articolo 31
Membro relatore
1. Per ciascun compito da svolgere, la sezione designa il(i) membro(i) relatore(i). Per ciascun compito che superi l’ambito specifico di una sezione, il(i) relatore(i) è(sono) designato(i), di volta in volta, dalla Corte.
2. Non appena le viene presentata una richiesta di parere a norma degli articoli 287, 322 o 325 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, o quando essa intenda presentare osservazioni a titolo dell'articolo 287 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la Corte designa fra i suoi membri il relatore incaricato di istruire il fascicolo e di preparare il progetto.
TITOLO III
DISPOSIZIONI GENERALI E FINALI
Articolo 32
Elementi espressi in frazioni
Ai fini del presente regolamento interno, la determinazione di un numero espresso mediante frazione si ottiene mediante arrotondamento all’unità superiore.
Articolo 33
Espressione specifica del genere
L’indicazione specifica del genere nel testo del presente regolamento interno va intesa come applicabile sia al genere femminile che maschile.
Articolo 34
Modalità di applicazione
1. La Corte stabilisce le modalità di applicazione del presente regolamento interno deliberando a maggioranza dei membri che la compongono.
2. Le modalità di applicazione sono pubblicate sul sito Internet della Corte.
Articolo 35
Accesso ai documenti
Conformemente ai principi di trasparenza e di buona amministrazione e fatti salvi l’articolo 143, paragrafo 2, e l’articolo 144, paragrafo 1 del regolamento finanziario, ogni cittadino dell’Unione e ogni persona fisica o giuridica residente o avente sede in uno Stato membro ha diritto di accesso ai documenti della Corte alle condizioni di cui alla decisione recante la regolamentazione interna sul trattamento delle domande di accesso ai documenti di cui dispone la Corte.
Articolo 36
Entrata in vigore
Il presente regolamento interno abroga e sostituisce quello adottato dalla Corte l'8 dicembre 2004.
Esso entra in vigore il 1o giugno 2010.
Articolo 37
Pubblicazione
Il presente regolamento interno è pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Fatto a Lussemburgo, addì 11 marzo 2010.
Per la Corte dei conti
Vítor Manuel da SILVA CALDEIRA
Presidente
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: La Corte dei conti europea
QUALI SONO GLI SCOPI DELL’ARTICOLO 287 DEL TFUE E DEL REGOLAMENTO?
La Corte dei conti europea è il revisore esterno indipendente dell’Unione europea. In quanto tale, mette in guardia sui rischi, fornisce garanzie, indica lacune e buone pratiche e offre indicazioni ai responsabili delle politiche dell’Unione europea e ai legislatori su come migliorare la gestione delle politiche e dei programmi dell’Unione. La Corte agisce come un guardiano indipendente degli interessi finanziari dei cittadini dell’Unione.
L’articolo 287 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea ne definisce il ruolo.
La Corte redige il proprio regolamento interno, che deve poi essere approvato dal Consiglio. Esso disciplina i lavori interni della Corte dei conti europea. Le disposizioni riguardano aspetti quali:
l’organizzazione della Corte (nomine, mandati, funzioni della Corte, elezione del presidente);
le procedure operative (sedute della Corte e delle sezioni; decisioni della Corte, delle sezioni e dei comitati; controlli e preparazione di relazioni, pareri, osservazioni e dichiarazioni di affidabilità).
PUNTI CHIAVE
Composizione e struttura
La Corte è un organismo collegiale, i suoi membri hanno pertanto una responsabilità congiunta nelle decisioni e nelle azioni intraprese. È composta da 27 membri, uno per ogni Stato membro dell’Unione, con un mandato della durata di sei anni (rinnovabile). Per essere nominati, i membri devono fare o aver fatto parte di un organismo di controllo esterno nel proprio Stato membro o possedere una qualifica specifica per l’esercizio di tale funzione. I membri della Corte sono soggetti ad un codice di condotta che disciplina la loro indipendenza, imparzialità, integrità, impegno, collegialità, riservatezza, responsabilità e obblighi dopo aver cessato le proprie funzioni.
I membri eleggono tra di loro un presidente con un mandato della durata di tre anni (rinnovabile). Le sue funzioni comprendono:
convocare e presiedere le riunioni della Corte;
vigilare sull’esecuzione delle decisioni della Corte;
sovrintendere al buon funzionamento dei servizi della Corte, fra cui protocolli e visite, comunicazioni, questioni giuridiche e controllo interno, nonché alla buona gestione delle varie attività;
designare l’agente incaricato di rappresentare la Corte nelle procedure di contenzioso;
rappresentare la Corte nelle relazioni con l’esterno e con le altre istituzioni europee.
La Corte dispone di un Segretario generale responsabile della gestione corrente della segreteria della Corte, nonché dell’amministrazione, sostegno e finanziamenti, risorse umane, tecnologie dell’informazione e traduzioni.
La Corte è composta inoltre di sezioni e comitati:
Le sezioni adottano pareri, relazioni speciali e relazioni annuali specifiche. Preparano inoltre le relazioni annuali sul bilancio dell’Unione, che vengono poi adottate dalla Corte;
I comitati (ad esempio il comitato amministrativo e il comitato di controllo) si occupano di questioni amministrative e decisioni riguardanti le comunicazioni e le strategie.
Compiti della Corte
La Corte dei conti è un revisore esterno indipendente dell’Unione europea. Le sue relazioni e i suoi pareri sono un elemento fondamentale della catena di responsabilità dell’Unione, attraverso i quali la Corte chiede conto dell’attuazione delle politiche e dei programmi dell’Unione europea a chi di dovere: la Commissione, le altre istituzioni nonché organi dell’Unione europea e le amministrazioni negli Stati membri.
La Corte mette in guardia sui rischi, fornisce garanzie, indica lacune e buone pratiche e offre indicazioni ai responsabili delle politiche dell’UE e ai legislatori su come migliorare la gestione delle politiche e dei programmi dell’Unione, affinché siano vantaggiosi.
Audit
Questi sono:
si basano su registri e, se del caso, vengono eseguiti nella sede delle altre istituzioni europee;
vengono eseguiti nella sede di qualsiasi organizzazione che gestisca le entrate o le spese per conto dell’UE;
vengono eseguiti negli Stati membri e negli altri paesi del mondo, anche nella sede di qualsiasi persona fisica o giuridica che abbia ricevuto pagamenti dal bilancio dell’Unione.
Nel suo ruolo di organismo di controllo esterno dell’Unione, la Corte coopera con le autorità nazionali e le istituzioni europee. Inoltre, ha la facoltà di richiedere qualsiasi informazione necessaria a completare in modo soddisfacente il proprio compito agli organismi e istituzioni dell’Unione, alle organizzazioni che ricevono pagamenti dal bilancio europeo o alle istituzioni di controllo nazionali.
Strategia e programmi di lavoro
Per rimanere all’avanguardia nell’evoluzione dell’audit del settore pubblico, la Corte programma in anticipo il proprio sviluppo strategico e le priorità di audit perseguite. I suoi obiettivi principali sono stabiliti secondo strategie pluriennali.
Ogni anno la Corte adotta un programma di lavoro con l’elenco delle priorità in termini di compiti di controllo. Il programma è pubblicato e presentato alla commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo dal presidente della Corte.
Procedura annuale di discarico
La Corte dei conti non ha alcun potere giudiziario e, di conseguenza, nessun potere di imporre sanzioni. Dopo la chiusura di ciascun anno fiscale, essa redige una relazione annuale da pubblicare nella Gazzetta ufficiale. Tale relazione riguarda la gestione del bilancio dell’Unione e dei fondi europei di sviluppo da parte delle istituzioni competenti. È una parte fondamentale del processo di decisione del Parlamento europeo per quanto riguarda l’accoglimento del discarico di bilancio da parte della Commissione.
La Corte dei conti presenta inoltre al Consiglio e al Parlamento una dichiarazione di affidabilità riguardante l’attendibilità dei conti e che attesta il corretto utilizzo del bilancio, ai sensi dei relativi regolamenti e norme. Inoltre, la Corte può presentare, in qualsiasi momento, osservazioni su questioni specifiche, soprattutto sotto forma di relazioni speciali, e rilasciare pareri o altri risultati basati sulle revisioni su richiesta di una delle altre istituzioni europee o di propria iniziativa.
La Corte decide in sede di riunione, a maggioranza dei suoi membri, l’approvazione della relazione annuale. Le sedute non sono pubbliche, salvo decisione diversa della Corte. Essa può inoltre decidere, caso per caso, di adottare decisioni mediante procedura scritta.
La Corte dei conti segnala le irregolarità nell’uso dei fondi dell’Unione e riferisce qualsiasi caso sospetto di frode individuato durante i suoi controlli all’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) o alla Procura europea (EPPO).
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO INTERNO?
Esse si applicano dal 1 giugno 2010.
CONTESTO
La Corte dei conti, con sede a Lussemburgo, è stata istituita nel 1977 ed è stata elevata al rango di istituzione dal 1992.
Per maggiori informazioni, consultare:
Quadro giuridico della Corte dei conti europea (Corte dei conti europea).
Decisione n. 21/2021 che stabilisce le norme per l’esecuzione del regolamento interno della Corte dei conti (Corte dei conti europea)
Bilancio dell’UE (Commissione europea).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Versione consolidata del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Parte sesta — Disposizioni istituzionali e finanziarie — Titolo I — Disposizioni istituzionali — Capo 1 — Le istituzioni — Sezione 7 — La Corte dei conti — Articolo 287 (ex articolo 248 del TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 170).
Regolamento interno della Corte dei conti dell’Unione europea (GU L 103 del 23.4.2010, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
DOCUMENTO CORRELATO
Codice di condotta per i membri e precedenti membri della Corte (GU L 128 del 2.5.2022, pag. 102). |
Lotta contro la frode: controlli nei paesi dellUnione europea
I cittadini dell’Unione europea (UE) devono poter aver fiducia nel fatto che il bilancio dell’UE sia correttamente utilizzato. Nel 1995, l’Unione europea ha introdotto norme [regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995] relative ai controlli nei paesi dell’UE e all’imposizione di sanzioni in caso di irregolarità*.
ATTO
Regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995, relativo alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee
SINTESI
I cittadini dell’Unione europea (UE) devono poter aver fiducia nel fatto che il bilancio dell’UE sia correttamente utilizzato. Nel 1995, l’Unione europea ha introdotto norme [regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995] relative ai controlli nei paesi dell’UE e all’imposizione di sanzioni in caso di irregolarità*.
CHE COSA FA IL PRESENTE REGOLAMENTO?
—
Mira a combattere le frodi contro gli interessi finanziari dell’Unione europea (il bilancio dell’UE - denaro dei contribuenti).
—
Stabilisce un insieme comune di norme giuridiche per tutti i settori contemplati dalle politiche dell’UE.
—
In particolare, prevede controlli, misure e sanzioni amministrative nel caso in cui le regole di finanziamento UE non siano rispettate.
PUNTI CHIAVE
Più della metà della spesa dell’UE è corrisposta ai beneficiari attraverso i governi e le agenzie dei paesi dell’UE. Sia questo sistema di gestione decentrata che il monitoraggio dell’utilizzo della spesa sono regolati da norme dettagliate che variano a seconda del settore interessato.
I paesi dell’UE devono adottare le misure necessarie per garantire che le operazioni che coinvolgono gli interessi finanziari dell’Unione europea siano corrette e regolari. Le misure in materia di controlli devono essere proporzionate agli obiettivi perseguiti in modo da non comportare eccessivi vincoli economici o costi amministrativi. Devono anche tener conto delle prassi e delle strutture amministrative presenti nei paesi dell’UE.
La Commissione europea è responsabile di verificare che:
—
le pratiche amministrative siano conformi alle norme UE;
—
siano presenti i documenti giustificativi necessari e che coincidano con le entrate e le spese dell’Unione europea;
—
le operazioni finanziarie siano eseguite e verificate in circostanze appropriate.
Inoltre, ai sensi del regolamento (CE, Euratom) n. 2185/96, la Commissione europea potrà effettuare controlli e verifiche sul posto.
Revoca del vantaggio indebitamente ottenuto
In generale, se viene rilevata un’irregolarità, il vantaggio indebitamente ottenuto deve essere rimborsato e una quota di accompagnamento di interessi potrebbe essere calcolata su base forfettaria. Il provvedimento di revoca del vantaggio può consistere:
—
nell’obbligo di versare o rimborsare gli importi dovuti o indebitamente percepiti;
—
nella perdita totale o parziale della garanzia costituita a sostegno della domanda di un vantaggio concesso o al momento della percezione di un anticipo.
Le irregolarità intenzionali o causate da negligenza possono comportare sanzioni amministrative, come ad esempio:
—
il pagamento di una sanzione amministrativa;
—
il pagamento di una somma aggiuntiva; tuttavia, questo non deve superare un livello che è strettamente necessario a conferirgli un carattere dissuasivo;
—
la privazione, totale o parziale, di un vantaggio concesso, anche se l’operatore ne ha beneficiato indebitamente soltanto in parte; o l’esclusione o la revoca dell’attribuzione del vantaggio per un periodo successivo a quello dell’irregolarità;
—
altre sanzioni di carattere esclusivamente economico previste dal diritto comunitario.
Principi generali
I controlli amministrativi, le misure e le sanzioni devono essere
—
efficaci,
—
proporzionati,
—
dissuasivi.
Devono tener conto della natura e della gravità dell’irregolarità, del beneficio concesso o ricevuto e del grado di responsabilità.
Una sanzione amministrativa può essere irrogata solo se, prima dell’irregolarità, un atto o una legge dell’UE l’ha specificatamente autorizzata.
Il termine di prescrizione delle azioni giudiziarie è di quattro anni a decorrere dall’esecuzione dell’irregolarità. Per le irregolarità permanenti o ripetute, il termine di prescrizione decorre dal giorno in cui cessa l’irregolarità. Per i programmi pluriennali, il termine di prescrizione vale comunque fino alla chiusura definitiva del programma.
TERMINI CHIAVE
* Irregolarità : qualsiasi atto o omissione da parte di un destinatario del finanziamento UE, che si traduce in un pregiudizio al bilancio generale dell’Unione europea, attraverso la diminuzione o la soppressione di entrate provenienti da risorse proprie percepite direttamente per conto delle Comunità, ovvero una spesa indebita.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95
26.12.1995
-
GU L 312 del 23.12.1995, pag. 1-4
ATTI COLLEGATI
Regolamento (CE, Euratom) n. 2185/96 del Consiglio, dell’11 novembre 1996, relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolarità (GU L 292 del 15.11.1996, pag. 2-5) | Regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995, relativo alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità
Gazzetta ufficiale n. L 312 del 23/12/1995 pag. 0001 - 0004
REGOLAMENTO (CE, EURATOM) N. 2988/95 DEL CONSIGLIO del 18 dicembre 1995 relativo alla tutela degli interessi finanziari delle ComunitàIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA, visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 235, visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 203, vista la proposta della Commissione (1), visto il parere del Parlamento europeo (2), considerando che all'esecuzione del bilancio generale delle Comunità europee, finanziato con risorse proprie, provvede la Commissione nei limiti degli stanziamenti concessi e in conformità dei principi di una buona gestione finanziaria; che, per assolvere tale compito, la Commissione coopera strettamente con gli Stati membri; considerando che oltre la metà delle spese della Comunità è versata ai destinatari tramite gli Stati membri; considerando che le modalità di tale gestione decentrata e di sistemi di controllo sono regolate da disposizioni dettagliate diverse a seconda delle politiche comunitarie in questione; che occorre tuttavia combattere in tutti i settori contro le lesioni agli interessi finanziari delle Comunità; considerando che l'efficacia di tale lotta contro gli atti lesivi degli interessi finanziari delle Comunità richiede la predisposizione di un contesto giuridico comune a tutti i settori contemplati dalle politiche comunitarie; considerando che le condotte che danno luogo a irregolarità nonché le misure e sanzioni amministrative relative sono previste in normative settoriali conformi al presente regolamento; considerando che le condotte di cui sopra comprendono le condotte fraudolente, quali definite nella convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee; considerando che le sanzioni amministrative comunitarie debbono assicurare un'adeguata tutela di tali interessi; che occorre stabilire regole generali da applicarsi a tali sanzioni; considerando che il diritto comunitario prevede sanzioni amministrative comunitarie nel quadro della politica agricola comune; che tali sanzioni dovranno anche essere previste in altri campi; considerando che le misure e sanzioni comunitarie adottate nel quadro della realizzazione degli obiettivi della politica agricola comune costituiscono parte integrante dei regimi di aiuto; che esse hanno una finalità propria la quale lascia impregiudicata, sul piano del diritto penale, la valutazione da parte delle autorità competenti degli Stati membri della condotta degli operatori economici interessati; che la loro efficacia deve essere garantita dall'applicazione immediata della norma comunitaria nonché dalla piena applicazione di tutte le misure comunitarie, giacché l'adozione di misure conservative non abbia consentito di conseguire tale obiettivo; considerando che, in virtù dell'esigenza generale di equità e del principio di proporzionalità, nonché alla luce del principio « ne bis in idem » occorre prevedere, nel rispetto dell'« acquis » comunitario e delle disposizioni previste dalle normative comunitarie specifiche esistenti al momento dell'entrata in vigore del presente regolamento, adeguate disposizioni per evitare il cumulo delle sanzioni pecuniarie comunitarie e delle sanzioni penali nazionali irrogate per gli stessi fatti alla stessa persona; considerando che, ai fini dell'applicazione del presente regolamento, un procedimento penale può essere considerato concluso qualora l'autorità nazionale competente e l'interessato abbiano concluso una transazione; considerando che il presente regolamento si applica lasciando impregiudicata l'applicazione del diritto penale degli Stati membri; considerando che il diritto comunitario obbliga la Commissione e gli Stati membri di vigilare acché le risorse di bilancio delle Comunità siano utilizzate ai fini previsti; che è opportuno prevedere regole comuni che si applichino in via complementare rispetto alla normativa vigente; considerando che i trattati non prevedono poteri specifici necessari ai fini dell'adozione di disposizioni materiali di portata orizzontale relative ai controlli, alle misure e alle sanzioni al fine di assicurare la tutela degli interessi finanziari delle Comunità; che pertanto occorre far ricorso all'articolo 235 del trattato CE e all'articolo 203 del trattato CEEA; considerando che le disposizioni generali aggiuntive relative ai controlli e alle verifiche in loco saranno adottate successivamente, HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO: TITOLO I Principi generali Articolo 1 1. Ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee è adottata una normativa generale relativa a dei controlli omogenei e a delle misure e sanzioni amministrative riguardanti irregolarità relative al diritto comunitario. 2. Costituisce irregolarità qualsiasi violazione di una disposizione del diritto comunitario derivante da un'azione o un'omissione di un operatore economico che abbia o possa avere come conseguenza un pregiudizio al bilancio generale delle Comunità o ai bilanci da queste gestite, attraverso la diminuzione o la soppressione di entrate provenienti da risorse proprie percepite direttamente per conto delle Comunità, ovvero una spesa indebita. Articolo 2 1. I controlli e le misure e sanzioni amministrative sono istituiti solo qualora risultino necessari per garantire la corretta applicazione del diritto comunitario. Essi devono avere carattere effettivo, proporzionato e dissuasivo per assicurare un'adeguata tutela degli interessi finanziari delle Comunità. 2. Nessuna sanzione amministrativa può essere irrogata se non è stata prevista da un atto comunitario precedente all'irregolarità. In caso di successiva modifica delle disposizioni relative a sanzioni amministrative contenute in una normativa comunitaria si applicano retroattivamente le disposizioni meno rigorose. 3. Le disposizioni del diritto comunitario determinano la natura e la portata delle misure e sanzioni amministrative necessarie alla corretta applicazione della normativa considerata, in funzione della natura e della gravità dell'irregolarità, del beneficio concesso o del vantaggio ricevuto e del grado di responsabilità. 4. Fatto salvo il diritto comunitario applicabile, le procedure relative all'applicazione dei controlli, delle misure e sanzioni comunitari sono disciplinate dal diritto degli Stati membri. Articolo 3 1. Il termine di prescrizione delle azioni giudiziarie è di quattro anni a decorrere dall'esecuzione dell'irregolarità di cui all'articolo 1, paragrafo 1. Tuttavia, le normative settoriali possono prevedere un termine inferiore e comunque non inferiore a tre anni. Per le irregolarità permanenti o ripetute, il termine di prescrizione decorre dal giorno in cui cessa l'irregolarità. Per i programmi pluriennali, il termine di prescrizione vale comunque fino alla chiusura definitiva del programma. La prescrizione delle azioni giudiziarie è interrotta per effetto di qualsiasi atto dell'autorità competente, portato a conoscenza della persona interessata, che abbia natura istruttoria o che sia volto a perseguire l'irregolarità. Il termine di prescrizione decorre nuovamente dal momento di ciascuna interruzione. Tuttavia, la prescrizione è acquisita al più tardi il giorno in cui sia giunto a scadenza un termine pari al doppio del termine di prescrizione senza che l'autorità competente abbia irrogato una sanzione, fatti salvi i casi in cui la procedura amministrativa sia stata sospesa a norma dell'articolo 6, paragrafo 1. 2. Il termine di esecuzione della decisione che irroga sanzioni amministrative è di tre anni. Esso decorre dal giorno in cui la decisione diventa definitiva. I casi di interruzione e di sospensione sono disciplinati dalle pertinenti disposizioni di diritto nazionale. 3. Gli Stati membri mantengono la possibilità di applicare un termine più lungo di quello previsto rispettivamente al paragrafo 1 e al paragrafo 2. TITOLO II Misure e sanzioni amministrative Articolo 4 1. Ogni irregolarità comporta, in linea generale, la revoca del vantaggio indebitamente ottenuto: - mediante l'obbligo di versare o rimborsare gli importi dovuti o indebitamente percetti; - mediante la perdita totale o parziale della garanzia costituita a sostegno della domanda di un vantaggio concesso o al momento della percezione di un anticipo. 2. L'applicazione delle misure di cui al paragrafo 1 è limitata alla revoca del vantaggio indebitamente ottenuto aumentato, se ciò è previsto, di interessi che possono essere stabiliti in maniera forfettaria. 3. Gli atti per i quali si stabilisce che hanno per scopo il conseguimento di un vantaggio contrario agli obiettivi del diritto comunitario applicabile nella fattispecie, creando artificialmente le condizioni necessarie per ottenere detto vantaggio, comportano, a seconda dei casi, il mancato conseguimento oppure la revoca del vantaggio stesso. 4. Le misure previste dal presente articolo non sono considerate sanzioni. Articolo 5 1. Le irregolarità intenzionali o causate da negligenza possono comportare le seguenti sanzioni amministrative: a) il pagamento di una sanzione amministrativa; b) il versamento di un importo superiore alle somme indebitamente percette o eluse aumentato, se del caso, di interessi; tale importo complementare, determinato in base a una percentuale da stabilire nelle pertinenti normative, non può superare il livello assolutamente necessario a conferirgli carattere dissuasivo; c) la privazione, totale o parziale, di un vantaggio concesso dalla normativa comunitaria anche se l'operatore ne ha beneficiato indebitamente soltanto in parte; d) l'esclusione o la revoca dell'attribuzione del vantaggio per un periodo successivo a quello dell'irregolarità; e) la revoca temporanea di un'autorizzazione o di un riconoscimento necessari per poter beneficiare di un regime di aiuti comunitari; f) la perdita di una garanzia o cauzione costituita ai fini dell'osservanza delle condizioni previste da una normativa o la ricostituzione dell'importo di una garanzia indebitamente liberata; g) altre sanzioni, di carattere esclusivamente economico, aventi natura e portata equivalenti, contemplate dalle normative settoriali adottate dal Consiglio in funzione delle necessità proprie del settore di cui trattasi e nel rispetto delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione del Consiglio. 2. Fatte salve le disposizioni delle normative settoriali vigenti al momento dell'entrata in vigore del presente regolamento, le altre irregolarità possono unicamente dar luogo alle sanzioni non assimilabili ad una sanzione penale previste al paragrafo 1, purché tali sanzioni siano indispensabili per la corretta applicazione della normativa. Articolo 6 1. Fatte salve le misure e sanzioni amministrative comunitarie adottate sulla base dei regolamenti settoriali esistenti all'entrata in vigore del presente regolamento, l'imposizione delle sanzioni pecuniarie, quali le sanzioni amministrative, può essere sospesa con decisione dell'autorità competente qualora sia stato avviato, per gli stessi fatti, un procedimento penale contro la persona interessata. La sospensione del procedimento amministrativo sospende il termine di prescrizione di cui all'articolo 3. 2. Se il procedimento penale non è proseguito, riprende corso il procedimento amministrativo già sospeso. 3. Allorché il procedimento penale è concluso, riprende corso il procedimento amministrativo già sospeso purché ciò non sia contrario ai principi generali del diritto. 4. Allorché il procedimento amministrativo è ripreso, l'autorità amministrativa provvede affinché sia irrogata una sanzione almeno equivalente a quella prevista dalla normativa comunitaria, potendo tener conto di qualsiasi sanzione irrogata dall'autorità penale per gli stessi fatti alla stessa persona. 5. Le disposizioni di cui ai paragrafi da 1 a 4 non si applicano alle sanzioni pecuniarie che costituiscono parte integrante dei regimi di sostegno finanziario e possono essere applicate indipendentemente ad eventuali sanzioni penali se, e nella misura in cui, non sono assimilabili a tali sanzioni. Articolo 7 Le misure e sanzioni amministrative comunitarie possono applicarsi agli operatori economici di cui all'articolo 1, ossia alle persone fisiche o giuridiche, nonché agli altri organismi cui il diritto nazionale riconosce capacità giuridica, che abbiano commesso l'irregolarità. Possono parimenti applicarsi alle persone che hanno partecipato all'esecuzione dell'irregolarità, nonché a quelle tenute a rispondere della medesima o a evitare che sia commessa. TITOLO III Controlli Articolo 8 1. Gli Stati membri adottano, secondo le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative nazionali, le misure necessarie per assicurare la regolarità e l'effettività delle operazioni che coinvolgono gli interessi finanziari delle Comunità. 2. Le misure di controllo sono adeguate alle specificità di ciascun settore e sono proporzionate agli obiettivi perseguiti. Esse tengono conto delle prassi e delle strutture amministrative esistenti negli Stati membri e sono stabilite in modo tale da non dar luogo a vincoli economici e a costi amministrativi eccessivi. La natura e la frequenza dei controlli e delle verifiche in loco che gli Stati membri debbono eseguire, nonché le relative modalità della loro esecuzione sono stabilite, se del caso, dalle normative settoriali, al fine di garantire l'applicazione uniforme ed efficace delle normative in questione e, in particolare, di prevenire ed individuare le irregolarità. 3. Le normative settoriali contengono le disposizioni necessarie per assicurare un controllo equivalente mediante il ravvicinamento delle procedure e dei metodi di controllo. Articolo 9 1. Fatti salvi i controlli eseguiti dagli Stati membri secondo le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative nazionali e fatti salvi i controlli eseguiti dalle istituzioni comunitarie secondo le disposizioni del trattato CE, in particolare l'articolo 188 C, la Commissione fa eseguire, sotto la propria responsabilità, la verifica: a) della conformità delle pratiche amministrative con le norme comunitarie; b) dell'esistenza dei documenti giustificativi necessari e della loro concordanza con le entrate e le spese delle Comunità di cui all'articolo 1; c) delle condizioni in cui sono eseguite e verificate tali operazioni finanziarie. 2. Inoltre, essa può effettuare controlli e verifiche sul posto alle condizioni previste dalle normative settoriali. Prima di effettuare i controlli e le verifiche, secondo la normativa in vigore, la Commissione ne informa lo Stato membro interessato in modo da ottenere tutta l'assistenza necessaria. Articolo 10 Saranno successivamente adottate disposizioni generali supplementari in materia di controlli e verifiche in loco secondo le procedure di cui all'articolo 235 del trattato CE e all'articolo 203 del trattato CEEA. Articolo 11 Il presente regolamento entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee. Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri. Fatto a Bruxelles, addì 18 dicembre 1995. Per il Consiglio Il Presidente J. BORRELL FONTELLES
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | Regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995, relativo alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità
Gazzetta ufficiale n. L 312 del 23/12/1995 pag. 0001 - 0004
REGOLAMENTO (CE, EURATOM) N. 2988/95 DEL CONSIGLIO del 18 dicembre 1995 relativo alla tutela degli interessi finanziari delle ComunitàIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA, visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 235, visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 203, vista la proposta della Commissione (1), visto il parere del Parlamento europeo (2), considerando che all'esecuzione del bilancio generale delle Comunità europee, finanziato con risorse proprie, provvede la Commissione nei limiti degli stanziamenti concessi e in conformità dei principi di una buona gestione finanziaria; che, per assolvere tale compito, la Commissione coopera strettamente con gli Stati membri; considerando che oltre la metà delle spese della Comunità è versata ai destinatari tramite gli Stati membri; considerando che le modalità di tale gestione decentrata e di sistemi di controllo sono regolate da disposizioni dettagliate diverse a seconda delle politiche comunitarie in questione; che occorre tuttavia combattere in tutti i settori contro le lesioni agli interessi finanziari delle Comunità; considerando che l'efficacia di tale lotta contro gli atti lesivi degli interessi finanziari delle Comunità richiede la predisposizione di un contesto giuridico comune a tutti i settori contemplati dalle politiche comunitarie; considerando che le condotte che danno luogo a irregolarità nonché le misure e sanzioni amministrative relative sono previste in normative settoriali conformi al presente regolamento; considerando che le condotte di cui sopra comprendono le condotte fraudolente, quali definite nella convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee; considerando che le sanzioni amministrative comunitarie debbono assicurare un'adeguata tutela di tali interessi; che occorre stabilire regole generali da applicarsi a tali sanzioni; considerando che il diritto comunitario prevede sanzioni amministrative comunitarie nel quadro della politica agricola comune; che tali sanzioni dovranno anche essere previste in altri campi; considerando che le misure e sanzioni comunitarie adottate nel quadro della realizzazione degli obiettivi della politica agricola comune costituiscono parte integrante dei regimi di aiuto; che esse hanno una finalità propria la quale lascia impregiudicata, sul piano del diritto penale, la valutazione da parte delle autorità competenti degli Stati membri della condotta degli operatori economici interessati; che la loro efficacia deve essere garantita dall'applicazione immediata della norma comunitaria nonché dalla piena applicazione di tutte le misure comunitarie, giacché l'adozione di misure conservative non abbia consentito di conseguire tale obiettivo; considerando che, in virtù dell'esigenza generale di equità e del principio di proporzionalità, nonché alla luce del principio « ne bis in idem » occorre prevedere, nel rispetto dell'« acquis » comunitario e delle disposizioni previste dalle normative comunitarie specifiche esistenti al momento dell'entrata in vigore del presente regolamento, adeguate disposizioni per evitare il cumulo delle sanzioni pecuniarie comunitarie e delle sanzioni penali nazionali irrogate per gli stessi fatti alla stessa persona; considerando che, ai fini dell'applicazione del presente regolamento, un procedimento penale può essere considerato concluso qualora l'autorità nazionale competente e l'interessato abbiano concluso una transazione; considerando che il presente regolamento si applica lasciando impregiudicata l'applicazione del diritto penale degli Stati membri; considerando che il diritto comunitario obbliga la Commissione e gli Stati membri di vigilare acché le risorse di bilancio delle Comunità siano utilizzate ai fini previsti; che è opportuno prevedere regole comuni che si applichino in via complementare rispetto alla normativa vigente; considerando che i trattati non prevedono poteri specifici necessari ai fini dell'adozione di disposizioni materiali di portata orizzontale relative ai controlli, alle misure e alle sanzioni al fine di assicurare la tutela degli interessi finanziari delle Comunità; che pertanto occorre far ricorso all'articolo 235 del trattato CE e all'articolo 203 del trattato CEEA; considerando che le disposizioni generali aggiuntive relative ai controlli e alle verifiche in loco saranno adottate successivamente, HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO: TITOLO I Principi generali Articolo 1 1. Ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee è adottata una normativa generale relativa a dei controlli omogenei e a delle misure e sanzioni amministrative riguardanti irregolarità relative al diritto comunitario. 2. Costituisce irregolarità qualsiasi violazione di una disposizione del diritto comunitario derivante da un'azione o un'omissione di un operatore economico che abbia o possa avere come conseguenza un pregiudizio al bilancio generale delle Comunità o ai bilanci da queste gestite, attraverso la diminuzione o la soppressione di entrate provenienti da risorse proprie percepite direttamente per conto delle Comunità, ovvero una spesa indebita. Articolo 2 1. I controlli e le misure e sanzioni amministrative sono istituiti solo qualora risultino necessari per garantire la corretta applicazione del diritto comunitario. Essi devono avere carattere effettivo, proporzionato e dissuasivo per assicurare un'adeguata tutela degli interessi finanziari delle Comunità. 2. Nessuna sanzione amministrativa può essere irrogata se non è stata prevista da un atto comunitario precedente all'irregolarità. In caso di successiva modifica delle disposizioni relative a sanzioni amministrative contenute in una normativa comunitaria si applicano retroattivamente le disposizioni meno rigorose. 3. Le disposizioni del diritto comunitario determinano la natura e la portata delle misure e sanzioni amministrative necessarie alla corretta applicazione della normativa considerata, in funzione della natura e della gravità dell'irregolarità, del beneficio concesso o del vantaggio ricevuto e del grado di responsabilità. 4. Fatto salvo il diritto comunitario applicabile, le procedure relative all'applicazione dei controlli, delle misure e sanzioni comunitari sono disciplinate dal diritto degli Stati membri. Articolo 3 1. Il termine di prescrizione delle azioni giudiziarie è di quattro anni a decorrere dall'esecuzione dell'irregolarità di cui all'articolo 1, paragrafo 1. Tuttavia, le normative settoriali possono prevedere un termine inferiore e comunque non inferiore a tre anni. Per le irregolarità permanenti o ripetute, il termine di prescrizione decorre dal giorno in cui cessa l'irregolarità. Per i programmi pluriennali, il termine di prescrizione vale comunque fino alla chiusura definitiva del programma. La prescrizione delle azioni giudiziarie è interrotta per effetto di qualsiasi atto dell'autorità competente, portato a conoscenza della persona interessata, che abbia natura istruttoria o che sia volto a perseguire l'irregolarità. Il termine di prescrizione decorre nuovamente dal momento di ciascuna interruzione. Tuttavia, la prescrizione è acquisita al più tardi il giorno in cui sia giunto a scadenza un termine pari al doppio del termine di prescrizione senza che l'autorità competente abbia irrogato una sanzione, fatti salvi i casi in cui la procedura amministrativa sia stata sospesa a norma dell'articolo 6, paragrafo 1. 2. Il termine di esecuzione della decisione che irroga sanzioni amministrative è di tre anni. Esso decorre dal giorno in cui la decisione diventa definitiva. I casi di interruzione e di sospensione sono disciplinati dalle pertinenti disposizioni di diritto nazionale. 3. Gli Stati membri mantengono la possibilità di applicare un termine più lungo di quello previsto rispettivamente al paragrafo 1 e al paragrafo 2. TITOLO II Misure e sanzioni amministrative Articolo 4 1. Ogni irregolarità comporta, in linea generale, la revoca del vantaggio indebitamente ottenuto: - mediante l'obbligo di versare o rimborsare gli importi dovuti o indebitamente percetti; - mediante la perdita totale o parziale della garanzia costituita a sostegno della domanda di un vantaggio concesso o al momento della percezione di un anticipo. 2. L'applicazione delle misure di cui al paragrafo 1 è limitata alla revoca del vantaggio indebitamente ottenuto aumentato, se ciò è previsto, di interessi che possono essere stabiliti in maniera forfettaria. 3. Gli atti per i quali si stabilisce che hanno per scopo il conseguimento di un vantaggio contrario agli obiettivi del diritto comunitario applicabile nella fattispecie, creando artificialmente le condizioni necessarie per ottenere detto vantaggio, comportano, a seconda dei casi, il mancato conseguimento oppure la revoca del vantaggio stesso. 4. Le misure previste dal presente articolo non sono considerate sanzioni. Articolo 5 1. Le irregolarità intenzionali o causate da negligenza possono comportare le seguenti sanzioni amministrative: a) il pagamento di una sanzione amministrativa; b) il versamento di un importo superiore alle somme indebitamente percette o eluse aumentato, se del caso, di interessi; tale importo complementare, determinato in base a una percentuale da stabilire nelle pertinenti normative, non può superare il livello assolutamente necessario a conferirgli carattere dissuasivo; c) la privazione, totale o parziale, di un vantaggio concesso dalla normativa comunitaria anche se l'operatore ne ha beneficiato indebitamente soltanto in parte; d) l'esclusione o la revoca dell'attribuzione del vantaggio per un periodo successivo a quello dell'irregolarità; e) la revoca temporanea di un'autorizzazione o di un riconoscimento necessari per poter beneficiare di un regime di aiuti comunitari; f) la perdita di una garanzia o cauzione costituita ai fini dell'osservanza delle condizioni previste da una normativa o la ricostituzione dell'importo di una garanzia indebitamente liberata; g) altre sanzioni, di carattere esclusivamente economico, aventi natura e portata equivalenti, contemplate dalle normative settoriali adottate dal Consiglio in funzione delle necessità proprie del settore di cui trattasi e nel rispetto delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione del Consiglio. 2. Fatte salve le disposizioni delle normative settoriali vigenti al momento dell'entrata in vigore del presente regolamento, le altre irregolarità possono unicamente dar luogo alle sanzioni non assimilabili ad una sanzione penale previste al paragrafo 1, purché tali sanzioni siano indispensabili per la corretta applicazione della normativa. Articolo 6 1. Fatte salve le misure e sanzioni amministrative comunitarie adottate sulla base dei regolamenti settoriali esistenti all'entrata in vigore del presente regolamento, l'imposizione delle sanzioni pecuniarie, quali le sanzioni amministrative, può essere sospesa con decisione dell'autorità competente qualora sia stato avviato, per gli stessi fatti, un procedimento penale contro la persona interessata. La sospensione del procedimento amministrativo sospende il termine di prescrizione di cui all'articolo 3. 2. Se il procedimento penale non è proseguito, riprende corso il procedimento amministrativo già sospeso. 3. Allorché il procedimento penale è concluso, riprende corso il procedimento amministrativo già sospeso purché ciò non sia contrario ai principi generali del diritto. 4. Allorché il procedimento amministrativo è ripreso, l'autorità amministrativa provvede affinché sia irrogata una sanzione almeno equivalente a quella prevista dalla normativa comunitaria, potendo tener conto di qualsiasi sanzione irrogata dall'autorità penale per gli stessi fatti alla stessa persona. 5. Le disposizioni di cui ai paragrafi da 1 a 4 non si applicano alle sanzioni pecuniarie che costituiscono parte integrante dei regimi di sostegno finanziario e possono essere applicate indipendentemente ad eventuali sanzioni penali se, e nella misura in cui, non sono assimilabili a tali sanzioni. Articolo 7 Le misure e sanzioni amministrative comunitarie possono applicarsi agli operatori economici di cui all'articolo 1, ossia alle persone fisiche o giuridiche, nonché agli altri organismi cui il diritto nazionale riconosce capacità giuridica, che abbiano commesso l'irregolarità. Possono parimenti applicarsi alle persone che hanno partecipato all'esecuzione dell'irregolarità, nonché a quelle tenute a rispondere della medesima o a evitare che sia commessa. TITOLO III Controlli Articolo 8 1. Gli Stati membri adottano, secondo le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative nazionali, le misure necessarie per assicurare la regolarità e l'effettività delle operazioni che coinvolgono gli interessi finanziari delle Comunità. 2. Le misure di controllo sono adeguate alle specificità di ciascun settore e sono proporzionate agli obiettivi perseguiti. Esse tengono conto delle prassi e delle strutture amministrative esistenti negli Stati membri e sono stabilite in modo tale da non dar luogo a vincoli economici e a costi amministrativi eccessivi. La natura e la frequenza dei controlli e delle verifiche in loco che gli Stati membri debbono eseguire, nonché le relative modalità della loro esecuzione sono stabilite, se del caso, dalle normative settoriali, al fine di garantire l'applicazione uniforme ed efficace delle normative in questione e, in particolare, di prevenire ed individuare le irregolarità. 3. Le normative settoriali contengono le disposizioni necessarie per assicurare un controllo equivalente mediante il ravvicinamento delle procedure e dei metodi di controllo. Articolo 9 1. Fatti salvi i controlli eseguiti dagli Stati membri secondo le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative nazionali e fatti salvi i controlli eseguiti dalle istituzioni comunitarie secondo le disposizioni del trattato CE, in particolare l'articolo 188 C, la Commissione fa eseguire, sotto la propria responsabilità, la verifica: a) della conformità delle pratiche amministrative con le norme comunitarie; b) dell'esistenza dei documenti giustificativi necessari e della loro concordanza con le entrate e le spese delle Comunità di cui all'articolo 1; c) delle condizioni in cui sono eseguite e verificate tali operazioni finanziarie. 2. Inoltre, essa può effettuare controlli e verifiche sul posto alle condizioni previste dalle normative settoriali. Prima di effettuare i controlli e le verifiche, secondo la normativa in vigore, la Commissione ne informa lo Stato membro interessato in modo da ottenere tutta l'assistenza necessaria. Articolo 10 Saranno successivamente adottate disposizioni generali supplementari in materia di controlli e verifiche in loco secondo le procedure di cui all'articolo 235 del trattato CE e all'articolo 203 del trattato CEEA. Articolo 11 Il presente regolamento entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee. Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri. Fatto a Bruxelles, addì 18 dicembre 1995. Per il Consiglio Il Presidente J. BORRELL FONTELLES
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Lotta contro la frode: controlli nei paesi dellUnione europea
I cittadini dell’Unione europea (UE) devono poter aver fiducia nel fatto che il bilancio dell’UE sia correttamente utilizzato. Nel 1995, l’Unione europea ha introdotto norme [regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995] relative ai controlli nei paesi dell’UE e all’imposizione di sanzioni in caso di irregolarità*.
ATTO
Regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995, relativo alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee
SINTESI
I cittadini dell’Unione europea (UE) devono poter aver fiducia nel fatto che il bilancio dell’UE sia correttamente utilizzato. Nel 1995, l’Unione europea ha introdotto norme [regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995] relative ai controlli nei paesi dell’UE e all’imposizione di sanzioni in caso di irregolarità*.
CHE COSA FA IL PRESENTE REGOLAMENTO?
—
Mira a combattere le frodi contro gli interessi finanziari dell’Unione europea (il bilancio dell’UE - denaro dei contribuenti).
—
Stabilisce un insieme comune di norme giuridiche per tutti i settori contemplati dalle politiche dell’UE.
—
In particolare, prevede controlli, misure e sanzioni amministrative nel caso in cui le regole di finanziamento UE non siano rispettate.
PUNTI CHIAVE
Più della metà della spesa dell’UE è corrisposta ai beneficiari attraverso i governi e le agenzie dei paesi dell’UE. Sia questo sistema di gestione decentrata che il monitoraggio dell’utilizzo della spesa sono regolati da norme dettagliate che variano a seconda del settore interessato.
I paesi dell’UE devono adottare le misure necessarie per garantire che le operazioni che coinvolgono gli interessi finanziari dell’Unione europea siano corrette e regolari. Le misure in materia di controlli devono essere proporzionate agli obiettivi perseguiti in modo da non comportare eccessivi vincoli economici o costi amministrativi. Devono anche tener conto delle prassi e delle strutture amministrative presenti nei paesi dell’UE.
La Commissione europea è responsabile di verificare che:
—
le pratiche amministrative siano conformi alle norme UE;
—
siano presenti i documenti giustificativi necessari e che coincidano con le entrate e le spese dell’Unione europea;
—
le operazioni finanziarie siano eseguite e verificate in circostanze appropriate.
Inoltre, ai sensi del regolamento (CE, Euratom) n. 2185/96, la Commissione europea potrà effettuare controlli e verifiche sul posto.
Revoca del vantaggio indebitamente ottenuto
In generale, se viene rilevata un’irregolarità, il vantaggio indebitamente ottenuto deve essere rimborsato e una quota di accompagnamento di interessi potrebbe essere calcolata su base forfettaria. Il provvedimento di revoca del vantaggio può consistere:
—
nell’obbligo di versare o rimborsare gli importi dovuti o indebitamente percepiti;
—
nella perdita totale o parziale della garanzia costituita a sostegno della domanda di un vantaggio concesso o al momento della percezione di un anticipo.
Le irregolarità intenzionali o causate da negligenza possono comportare sanzioni amministrative, come ad esempio:
—
il pagamento di una sanzione amministrativa;
—
il pagamento di una somma aggiuntiva; tuttavia, questo non deve superare un livello che è strettamente necessario a conferirgli un carattere dissuasivo;
—
la privazione, totale o parziale, di un vantaggio concesso, anche se l’operatore ne ha beneficiato indebitamente soltanto in parte; o l’esclusione o la revoca dell’attribuzione del vantaggio per un periodo successivo a quello dell’irregolarità;
—
altre sanzioni di carattere esclusivamente economico previste dal diritto comunitario.
Principi generali
I controlli amministrativi, le misure e le sanzioni devono essere
—
efficaci,
—
proporzionati,
—
dissuasivi.
Devono tener conto della natura e della gravità dell’irregolarità, del beneficio concesso o ricevuto e del grado di responsabilità.
Una sanzione amministrativa può essere irrogata solo se, prima dell’irregolarità, un atto o una legge dell’UE l’ha specificatamente autorizzata.
Il termine di prescrizione delle azioni giudiziarie è di quattro anni a decorrere dall’esecuzione dell’irregolarità. Per le irregolarità permanenti o ripetute, il termine di prescrizione decorre dal giorno in cui cessa l’irregolarità. Per i programmi pluriennali, il termine di prescrizione vale comunque fino alla chiusura definitiva del programma.
TERMINI CHIAVE
* Irregolarità : qualsiasi atto o omissione da parte di un destinatario del finanziamento UE, che si traduce in un pregiudizio al bilancio generale dell’Unione europea, attraverso la diminuzione o la soppressione di entrate provenienti da risorse proprie percepite direttamente per conto delle Comunità, ovvero una spesa indebita.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95
26.12.1995
-
GU L 312 del 23.12.1995, pag. 1-4
ATTI COLLEGATI
Regolamento (CE, Euratom) n. 2185/96 del Consiglio, dell’11 novembre 1996, relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolarità (GU L 292 del 15.11.1996, pag. 2-5) |
Misure commerciali eccezionali applicabili ai paesi e territori che partecipano o sono legati al processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
I paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo *, Montenegro, Macedonia settentrionale e Serbia) beneficiano di misure commerciali eccezionali per le loro importazioni nell’UE. Tali paesi e territori fanno parte del processo di stabilizzazione e di associazione. In base agli accordi bilaterali conclusi con i Balcani occidentali, quasi tutti i prodotti provenienti da tali paesi e territori hanno già accesso illimitato al mercato UE in esenzione dai dazi. Il regolamento prevede ulteriori preferenze commerciali per alcuni prodotti agricoli (frutta, verdura e vino) originari della regione. Le misure originariamente applicate fino al 31 dicembre 2010 sono state prorogate fino al 31 dicembre 2020 dal regolamento (UE) 2015/2423, che modifica il regolamento (CE) n. 1215/2009. Preferenze commerciali
Prodotti originari dei Balcani occidentali e trattati nei capitoli 7 e 8 della nomenclatura combinata * dell’UE (frutta e verdura) possono essere importati nell’UE in esenzione dai dazi doganali * e dagli oneri di effetto equivalente e senza restrizioni quantitative * né misure di effetto equivalente. Le preferenze eccezionali comprendono anche una quota globale di vino di 30 000 ettolitri che può essere utilizzata da ciascun paese o territorio dopo l’esaurimento della quota nazionale nel quadro del suo accordo bilaterale concluso con l’UE.
Condizioni di ammissione
L’ammissione al beneficio delle misure preferenziali da parte dei paesi e dei territori è subordinata alle seguenti condizioni:osservanza della definizione di prodotti originari ai sensi del regolamento (UE) n. 952/2013 del codice doganale comunitario — pertanto i prodotti devono essere interamente fabbricati o essere stati sufficientemente trasformati nel paese o territorio; impegno a non applicare nuovi dazi né nuove restrizioni sui prodotti importati dall’UE; lotta contro la frode mediante la cooperazione amministrativa con l’UE; non intraprendere violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani, inclusi i diritti fondamentali del lavoro, e rispettare i principi della democrazia e dello stato di diritto. I beneficiari devono anche impegnarsi ad avviare riforme economiche efficaci e una cooperazione regionale con gli altri paesi che fanno parte del processo di stabilizzazione e di associazione, in particolare attraverso la creazione di una zona di libero scambio regionale.
La Commissione europea può proporre che le preferenze commerciali siano sospese in tutto o in parte se un paese o territorio non rispetta i suoi obblighi.
Il regolamento (UE) n. 1308/2013 stabilisce le procedure per l’applicazione dei contingenti tariffari * ai prodotti agricoli. Attualmente, il sistema si applica al vino di uve fresche volume inferiore al 15 %, ad eccezione del vino spumante per il quale esiste un’esenzione in relazione a una quota di 30 000 ettolitri divisa tra i vari paesi e territori dei Balcani occidentali. La quota di questo contingente per paese è stabilita nei protocolli sul vino firmati con ciascuno di essi quando hanno firmato i rispettivi accordi di stabilizzazione e di associazione con l’UE.
La Commissione può adottare misure protettive se le importazioni di prodotti agricoli causano gravi perturbazioni nei mercati interni dell’UE.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
È stato applicato dal lunedì 4 gennaio 2010. Il regolamento (CE) n. 1215/2009 codifica e sostituisce il regolamento (CE) n. 2007/2000 (e successive modifiche).
CONTESTO
Per maggiori informazioni, consultare:Maggiore impegno dell’UE con i Balcani occidentali (Commissione europea).
PUNTI CHIAVE
Nomenclatura combinata: un modo per classificare le merci per determinare quale aliquota del dazio doganale si applica e come le merci sono trattate a fini statistici o per altre politiche dell’UE.
Dazi doganali: dazio che altera il prezzo di un prodotto importato, a prescindere dalla denominazione o dalla tecnica, e che ha l’effetto di restringere la libera circolazione delle merci.
Restrizione quantitativa: qualsiasi regolamentazione commerciale che può avere l’effetto di limitare l’importazione di merci in termini di quantità o di valore (ad esempio, quote sulle importazioni).
Contingente tariffario: misura commerciale che consente l’eliminazione totale o parziale dei dazi normalmente pagati sulle merci importate, per un periodo o per un volume limitato.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 1215/2009 del Consiglio del 30 novembre 2009 recante misure commerciali eccezionali applicabili ai paesi e territori che partecipano o sono legati al processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea (versione codificata) (GU L 328 del 15.12.2009, pag. 1).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1215/2009 sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI COLLEGATI
Regolamento delegato (UE) 2017/1464 della Commissione del 2 giugno 2017 che modifica il regolamento (CE) n. 1215/2009 del Consiglio per quanto riguarda le concessioni commerciali accordate al Kosovo * in seguito all’entrata in vigore dell’accordo di stabilizzazione e di associazione tra l’Unione europea e la Comunità europea dell’energia atomica, da un lato, e il Kosovo, dall’altro (GU L 209 del 12.8.2017, pag. 1).
Regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli e che abroga i regolamenti (CEE) n. 922/72, (CEE) n. 234/79, (CE) n. 1037/2001 e (CE) n. 1234/2007 (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 671).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 ottobre 2013, che istituisce il codice doganale dell’Unione (rifusione) (GU L 269 del 10.10.2013, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CEE) n. 2658/87 del Consiglio, del 23 luglio 1987, relativo alla nomenclatura tariffaria e statistica e alla tariffa doganale comune (GU L 256 del 7.9.1987, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
*Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione UNSCR 1244/1999 e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo. | REGOLAMENTO (CE) N. 1215/2009 DEL CONSIGLIO
del 30 novembre 2009
recante misure commerciali eccezionali applicabili ai paesi e territori che partecipano o sono legati al processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea
(versione codificata)
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l’articolo 133,
vista la proposta della Commissione,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (CE) n. 2007/2000, del 18 settembre 2000, recante misure commerciali eccezionali applicabili ai paesi e territori che partecipano o sono legati al processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea, e recante modificazione del regolamento (CE) n. 2820/98, nonché abrogazione del regolamento (CE) n. 1763/1999 e del regolamento (CE) n. 6/2000 (1), ha subito diverse e sostanziali modificazioni (2). È opportuno, per motivi di chiarezza e razionalizzazione, procedere alla codificazione di detto regolamento.
(2)
Il Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 ha concluso che gli accordi di stabilizzazione e di associazione con i paesi dei Balcani occidentali dovrebbero essere preceduti da una liberalizzazione asimmetrica del commercio.
(3)
Proseguire la politica di apertura del mercato comunitario alle importazioni dai paesi dei Balcani occidentali dovrebbe contribuire alla stabilizzazione politica ed economica della regione senza ripercussioni negative per la Comunità.
(4)
È pertanto opportuno migliorare ulteriormente le preferenze commerciali autonome della Comunità, abolendo tutti i massimali tariffari residui per i prodotti industriali e agevolare maggiormente l’accesso al mercato comunitario dei prodotti agricoli e della pesca, compresi i prodotti trasformati.
(5)
Le misure in questione sono proposte nell’ambito del processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea, data la situazione specifica dei Balcani occidentali. Esse non costituiranno in alcun caso un precedente per la politica commerciale della Comunità nei confronti di altri paesi terzi.
(6)
In conformità del processo di stabilizzazione e di associazione dell’UE, basato sulla precedente impostazione regionale e sulle conclusioni del Consiglio del 29 aprile 1997, lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra l’UE e i paesi dei Balcani occidentali è soggetto a determinate condizioni. La concessione delle preferenze commerciali autonome è subordinata al rispetto dei principi fondamentali della democrazia e dei diritti umani, nonché alla disponibilità dei paesi interessati allo sviluppo delle loro relazioni economiche. La concessione di preferenze commerciali autonome migliorate a favore dei paesi che partecipano al processo di stabilizzazione e di associazione dell’UE dovrebbe essere subordinata alla loro disponibilità ad avviare riforme economiche efficaci e una cooperazione regionale, specie attraverso la creazione di zone di libero scambio in conformità delle pertinenti norme GATT/OMC. Inoltre, l’ammissione al beneficio delle preferenze generalizzate è subordinata all’impegno dei beneficiari a favore di una cooperazione amministrativa efficace con la Comunità, onde prevenire qualsiasi rischio di frode.
(7)
Le preferenze commerciali possono essere concesse unicamente ai paesi e ai territori che possiedono un’amministrazione doganale autonoma.
(8)
La Bosnia-Erzegovina, la Serbia e il Kosovo, quale definito nella risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU (1999) e sottoposto a un’amministrazione civile internazionale affidata alla missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK), soddisfano le suddette condizioni. Per evitare discriminazioni nella regione, sarebbe pertanto opportuno concedere a tutti questi paesi preferenze commerciali analoghe.
(9)
Le misure commerciali previste dal presente regolamento dovrebbero tener conto anche del fatto che la Serbia e il Kosovo costituiscono ciascuno territori doganali distinti.
(10)
La Comunità ha concluso con la Serbia un accordo sul commercio dei prodotti tessili (3).
(11)
L’Albania, la Croazia, l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia e il Montenegro dovrebbero continuare a beneficiare delle disposizioni del presente regolamento solo nella misura in cui esso preveda concessioni più favorevoli rispetto a quelle vigenti nel quadro dei regimi contrattuali tra la Comunità e tali paesi.
(12)
Ai certificati di origine e alle procedure di cooperazione amministrativa dovrebbero applicarsi le relative disposizioni del regolamento (CEE) n. 2454/93 della Commissione, del 2 luglio 1993, che fissa talune disposizioni di applicazione del regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio che istituisce il codice doganale comunitario (4).
(13)
A fini di razionalizzazione e di semplificazione, è opportuno autorizzare la Commissione ad apportare, previa consultazione del comitato del codice doganale e fatte salve le procedure specifiche di cui al presente regolamento, tutte le modifiche e tutti gli adeguamenti tecnici necessari per l’applicazione dello stesso.
(14)
Le misure necessarie per l’esecuzione del presente regolamento dovrebbero essere adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (5).
(15)
I regimi di importazione previsti dal presente regolamento dovrebbero essere rinnovati alle condizioni stabilite dal Consiglio e in funzione dell’esperienza acquisita nel concederli ai sensi del presente regolamento. È opportuno limitare la durata del regime al 31 dicembre 2010,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Regimi preferenziali
1. Fatte salve le disposizioni specifiche stabilite all’articolo 3, i prodotti originari della Bosnia-Erzegovina o dei territori doganali della Serbia o del Kosovo, diversi da quelli delle voci 0102, 0201, 0202, 0301, 0302, 0303, 0304, 0305, 1604, 1701, 1702 e 2204 della nomenclatura combinata, sono ammessi all’importazione nella Comunità senza restrizioni quantitative né misure di effetto equivalente e in esenzione dai dazi doganali e dagli oneri di effetto equivalente.
2. Le importazioni di prodotti dello zucchero di cui alle voci 1701 e 1702 della nomenclatura combinata originari della Bosnia-Erzegovina o dei territori doganali della Serbia o del Kosovo beneficiano delle concessioni di cui all’articolo 3.
3. I prodotti originari dell’Albania, della Croazia e dell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia o in Montenegro continueranno a beneficiare delle disposizioni del presente regolamento laddove ciò sia indicato o di qualsiasi misura contemplata dal presente regolamento che sia più favorevole rispetto alle concessioni commerciali previste nel quadro degli accordi bilaterali tra la Comunità e questi paesi.
Articolo 2
Condizioni di ammissione al regime preferenziale
1. L’ammissione al beneficio di uno dei regimi preferenziali di cui all’articolo 1 è subordinata alle seguenti condizioni:
a)
osservanza della definizione di «prodotti originari» di cui alla parte I, titolo IV, capo 2, sezione 1, sottosezione 1 del regolamento (CEE) n. 2454/93;
b)
impegno, da parte dei paesi e territori di cui all’articolo 1, a non applicare nuovi dazi o oneri di effetto equivalente né nuove restrizioni quantitative o misure di effetto equivalente alle importazioni originarie della Comunità, nonché a non aumentare i dazi o gli oneri esistenti e a non introdurre altre restrizioni a decorrere dal 30 settembre 2000; e
c)
impegno dei beneficiari a favore di una cooperazione amministrativa efficace con la Comunità, onde prevenire qualsiasi rischio di frode.
2. Fatte salve le condizioni previste dal paragrafo 1, il diritto di beneficiare del regime preferenziale di cui all’articolo 1 è subordinato alla disponibilità dei paesi beneficiari ad avviare riforme economiche efficaci e una cooperazione regionale con gli altri paesi che fanno parte del processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea, in particolare attraverso la creazione di zone di libero scambio in conformità dell’articolo XXIV del GATT 1994 e delle altre disposizioni pertinenti dell’OMC.
In caso di inadempienza, il Consiglio può prendere misure appropriate deliberando a maggioranza qualificata su proposta della Commissione.
Articolo 3
Prodotti agricoli — contingenti tariffari
1. Per i prodotti della pesca e i vini elencati nell’allegato I e originari dei paesi e territori di cui all’articolo 1, i dazi doganali applicabili alle importazioni nella Comunità sono sospesi per i periodi, ai livelli ed entro i limiti dei contingenti tariffari comunitari, e alle condizioni indicate nel suddetto allegato I per ciascun prodotto e origine.
2. I dazi doganali applicabili alle importazioni nella Comunità di prodotti di «baby-beef» definiti nell’allegato II e originari dei paesi e territori di cui all’articolo 1, paragrafo 1 corrispondono al 20 % del dazio ad valorem e al 20 % del dazio specifico previsti dalla tariffa doganale comune, entro i limiti di un contingente tariffario annuo di 11 475 tonnellate, espresso in peso carcasse.
Il volume dei contingenti tariffari annui di 11 475 tonnellate viene ripartito tra i paesi e territori beneficiari nel modo seguente:
a)
1 500 tonnellate (peso carcasse) di prodotti di «baby-beef» originari della Bosnia-Erzegovina;
b)
9 175 tonnellate (peso carcasse) di prodotti di «babybeef» originari dei territori doganali della Serbia o del Kosovo.
Le concessioni tariffarie non si applicano alle importazioni nella Comunità dei prodotti di «baby-beef» definiti nell’allegato II e originari dell’Albania.
Tutte le domande d’importazione nei limiti di questi contingenti sono corredate di un certificato di autenticità, rilasciato dalle autorità competenti del paese esportatore, in cui si attesta che la merce è originaria del paese o del territorio in questione e corrisponde alla definizione di cui all’allegato II del presente regolamento. Il certificato è redatto dalla Commissione secondo la procedura di cui all’articolo 195, paragrafo 2 del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio, del 22 ottobre 2007, recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM) (6).
3. Alle importazioni di prodotti del settore dello zucchero di cui alle voci 1701 e 1702 della nomenclatura combinata originari della Bosnia-Erzegovina e dei territori doganali della Serbia o del Kosovo si applicano i seguenti contingenti tariffari annuali in esenzione di dazi:
a)
12 000 tonnellate (peso netto) di prodotti dello zucchero originari della Bosnia-Erzegovina;
b)
180 000 tonnellate (peso netto) di prodotti dello zucchero originari dei territori doganali della Serbia o del Kosovo.
4. In deroga ad altre disposizioni del presente regolamento, in particolare all’articolo 10, considerato il carattere particolarmente sensibile del mercato agricolo e di quello della pesca, se le importazioni di prodotti agricoli e alieutici causano gravi perturbazioni nei mercati della Comunità e nei relativi meccanismi regolatori, la Commissione può adottare le misure opportune secondo la procedura di cui all’articolo 8, paragrafo 2.
Articolo 4
Applicazione dei contingenti tariffari ai prodotti di «baby beef» e allo zucchero
Le modalità dettagliate di applicazione dei contingenti tariffari relativi ai prodotti di «baby-beef» sono stabilite dalla Commissione secondo la procedura di cui all’articolo 195, paragrafo 2 del regolamento (CE) n. 1234/2007.
Le modalità dettagliate di applicazione dei contingenti tariffari relativi ai prodotti dello zucchero di cui alle voci 1701 e 1702 della nomenclatura combinata sono stabilite dalla Commissione secondo la procedura di cui all’articolo 195, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio.
Articolo 5
Gestione dei contingenti tariffari
I contingenti tariffari di cui all’articolo 3, paragrafo 1, del presente regolamento vengono gestiti dalla Commissione a norma degli articoli 308 bis, 308 ter e 308 quater del regolamento (CEE) n. 2454/93.
Lo scambio di informazioni in materia tra gli Stati membri e la Commissione avviene, per quanto possibile, per via telematica.
Articolo 6
Accesso ai contingenti tariffari
Ciascuno Stato membro garantisce in permanenza agli importatori un accesso senza discriminazioni ai contingenti tariffari, fintantoché il saldo del volume contingentale corrispondente lo consente.
Articolo 7
Delega di competenze
La Commissione adotta, con la procedura di cui all’articolo 8, paragrafo 2, le disposizioni necessarie per l’applicazione del presente regolamento diverse da quelle di cui all’articolo 4, in particolare:
a)
le modifiche e gli adeguamenti tecnici richiesti da modifiche dei codici della nomenclatura combinata e delle suddivisioni TARIC;
b)
gli adeguamenti richiesti dalla conclusione di altri accordi tra la Comunità e i paesi e territori di cui all’articolo 1 del presente regolamento.
Articolo 8
Comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato del codice doganale istituito dall’articolo 247 bis del regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio, del 12 ottobre 1992, che istituisce un codice doganale comunitario (7) (il «comitato»).
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 4 e 7 della decisione 1999/468/CE.
Il termine stabilito dall’articolo 4, paragrafo 3 della decisione 1999/468/CE è fissato a un mese.
Articolo 9
Cooperazione
Gli Stati membri e la Commissione collaborano strettamente per garantire l’osservanza del presente regolamento, in particolare delle disposizioni dell’articolo 10, paragrafo 1.
Articolo 10
Sospensione temporanea
1. Qualora constino alla Commissione elementi di prova sufficienti della sussistenza di frodi o della mancata collaborazione amministrativa necessaria per la verifica delle prove dell’origine, ovvero di un forte aumento delle esportazioni nella Comunità, superiore al livello della normale capacità di produzione e di esportazione o di un’inosservanza delle disposizioni dell’articolo 2, paragrafo 1 del presente regolamento da parte dei paesi e territori di cui all’articolo 1, essa può adottare misure per sospendere integralmente o in parte i regimi previsti dal presente regolamento per un periodo di tre mesi, purché abbia preliminarmente:
a)
comunicato le proprie intenzioni al comitato;
b)
invitato gli Stati membri ad adottare i provvedimenti cautelari necessari per salvaguardare gli interessi finanziari della Comunità e/o i paesi e territori beneficiari a osservare l’articolo 2, paragrafo 1;
c)
pubblicato un avviso nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea per indicare che esistono dubbi fondati in merito alla corretta applicazione dei regimi preferenziali e/o all’osservanza dell’articolo 2, paragrafo 1 del presente regolamento da parte di un paese o territorio beneficiario, tali da rimettere in discussione il suo diritto di continuare a godere dei vantaggi concessi dal presente regolamento.
2. Uno Stato membro può deferire al Consiglio la decisione della Commissione entro un termine di dieci giorni. Il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, può adottare una decisione diversa entro un termine di trenta giorni.
3. Al termine del periodo di sospensione, la Commissione può decidere di porre fine alla misura di sospensione provvisoria, previa consultazione del comitato, oppure di prorogare la misura di sospensione a norma del paragrafo 1.
Articolo 11
Abrogazione
Il regolamento (CE) n. 2007/2000 è abrogato.
I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento e si leggono secondo la tavola di concordanza di cui all’allegato IV.
Articolo 12
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica fino al 31 dicembre 2010.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, addì 30 novembre 2009.
Per il Consiglio
Il presidente
S. O. LITTORIN
(1) GU L 240 del 23.9.2000, pag. 1.
(2) Cfr. allegato III.
(3) GU L 90 dell’8.4.2005, pag. 36.
(4) GU L 253 dell’11.10.1993, pag. 1.
(5) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
(6) GU L 299 del 16.11.2007, pag. 1.
(7) GU L 302 del 19.10.1992, pag. 1.
ALLEGATO I
CONTINGENTI TARIFFARI DI CUI ALL’ARTICOLO 3, PARAGRAFO 1
Fatte salve le regole d’interpretazione della nomenclatura combinata, il testo della designazione delle merci ha soltanto valore indicativo, in quanto il regime preferenziale è determinato, nel quadro del presente allegato, dall’applicazione dei codici NC. Quando davanti al codice NC figura «ex», il regime preferenziale è determinato dalla combinazione del codice NC e della designazione corrispondente.
Numero d’ordine
Codice NC
Descrizione
Volume del contingente per anno (1)
Beneficiari
Aliquota dei dazi
09.1571
0301 91 10
0301 91 90
0302 11 10
0302 11 20
0302 11 80
0303 21 10
0303 21 20
0303 21 80
0304 19 15
0304 19 17
ex 0304 19 19
ex 0304 19 91
0304 29 15
0304 29 17
ex 0304 29 19
ex 0304 99 21
ex 0305 10 00
ex 0305 30 90
0305 49 45
ex 0305 59 80
ex 0305 69 80
Trote (Salmo trutta, Oncorhynchus mykiss, Oncorhynchus clarki, Oncorhynchus aguabonita, Oncorhynchus gilae, Oncorhynchus apache et Oncorhynchus chrysogaster): vive, fresche o refrigerate; congelate; secche, salate o in salamoia, affumicate; filetti ed altra carne di pesci; farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di pesci, atti all’alimentazione umana
50 tonnellate
Bosnia-Erzegovina, territori doganali della Serbia o del Kosovo
Esenzione
09.1573
0301 93 00
0302 69 11
0303 79 11
ex 0304 19 19
ex 0304 19 91
ex 0304 29 19
ex 0304 99 21
ex 0305 10 00
ex 0305 30 90
ex 0305 49 80
ex 0305 59 80
ex 0305 69 80
Carpe: vive; fresche o refrigerate; congelate; secche, salate o in salamoia, affumicate; filetti ed altra carne di pesci; farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di pesci, atti all’alimentazione umana
110 tonnellate
Bosnia-Erzegovina, territori doganali della Serbia o del Kosovo
Esenzione
09.1575
ex 0301 99 80
0302 69 61
0303 79 71
ex 0304 19 39
ex 0304 19 99
ex 0304 29 99
ex 0304 99 99
ex 0305 10 00
ex 0305 30 90
ex 0305 49 80
ex 0305 59 80
ex 0305 69 80
Orate di mare delle specie Dentex dentex e Pagellus spp.: vive; fresche o refrigerate; congelate; secche, salate o in salamoia, affumicate; filetti ed altra carne di pesci; farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di pesci, atti all’alimentazione umana
75 tonnellate
Bosnia-Erzegovina, territori doganali della Serbia o del Kosovo
Esenzione
09.1577
ex 0301 99 80
0302 69 94
ex 0303 77 00
ex 0304 19 39
ex 0304 19 99
ex 0304 29 99
ex 0304 99 99
ex 0305 10 00
ex 0305 30 90
ex 0305 49 80
ex 0305 59 80
ex 0305 69 80
Spigole (Dicentrarchus labrax): vive; fresche o refrigerate; congelate; secche, salate o in salamoia, affumicate; filetti ed altra carne di pesci; farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di pesci, atti all’alimentazione umana
60 tonnellate
Bosnia-Erzegovina, territori doganali della Serbia o del Kosovo
Esenzione
09.1561
1604 16 00
1604 20 40
Preparazioni e conserve di acciughe
60 tonnellate
Bosnia-Erzegovina, territori doganali della Serbia o del Kosovo
12,5 %
09.1515
ex 2204 21 79
ex 2204 21 80
ex 2204 21 84
ex 2204 21 85
2204 29 65
ex 2204 29 75
2204 29 83
ex 2204 29 84
Vini di uve fresche, con titolo alcolometrico effettivo inferiore a 15 % vol, diversi dai vini spumanti
129 000 hl (2)
Albania (3), Bosnia-Erzegovina, Croazia (4), ex Repubblica iugoslava di Macedonia (5), Montenegro (6), territori doganali della Serbia o del Kosovo
Esenzione
(1) Un volume globale per contingente tariffario accessibile per le importazioni originarie dei paesi beneficiari.
(2) Il volume di questo contingente tariffario globale sarà ridotto qualora venga aumentato il volume del contingente tariffario individuale applicato in forza dell’ordine nn. 09.1588 per taluni vini originari della Croazia.
(3) L’accesso a questo contingente tariffario globale per i vini originari dell’Albania è subordinato al completo utilizzo, in precedenza, dei contingenti tariffari individuali previsti dal protocollo aggiuntivo sul vino concluso con l’Albania. Questi contingenti tariffari individuali sono aperti in forza degli ordini nn. 09.1512 e 09.1513.
(4) L’accesso a questo contingente tariffario globale per i vini originari della Croazia è subordinato al completo utilizzo, in precedenza, dei contingenti tariffari individuali previsti dal protocollo aggiuntivo sul vino concluso con la Croazia. Questi contingenti tariffari individuali sono aperti in forza degli ordini nn. 09.1588 e 09.1589.
(5) L’accesso a questo contingente tariffario globale per i vini originari dell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia è subordinato al completo utilizzo, in precedenza, dei contingenti tariffari individuali previsti dal protocollo aggiuntivo sul vino concluso con l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia. Questi contingenti tariffari individuali sono aperti in forza degli ordini nn. 09.1558 e 09.1559.
(6) L’accesso ai contingenti tariffari globali per i vini originari del Montenegro è subordinato al completo utilizzo, in precedenza, dei contingenti tariffari individuali previsti dal protocollo sul vino concluso con il Montenegro. Questo contingente tariffario individuale è aperto in forza dell’ordine 09.1514.
ALLEGATO II
Definizione dei prodotti di «baby-beef» di cui all’articolo 3, paragrafo 2
Fatte salve le regole per l’interpretazione della nomenclatura combinata, il testo della designazione delle merci ha soltanto valore indicativo in quanto il regime preferenziale è determinato, nel quadro del presente allegato, dall’applicazione dei codici NC. Quando davanti al codice NC figura «ex», il regime preferenziale è determinato dalla combinazione del codice NC e della designazione corrispondente.
Codice NC
Suddivisione TARIC
Designazione delle merci
Animali vivi della specie bovina:
– altri:
– – delle specie domestiche:
– – – di peso superiore a 300 kg:
– – – – Giovenche (bovini femmine che non hanno ancora figliato):
ex 0102 90 51
– – – – – destinate alla macellazione:
10
– che non hanno ancora nessun dente permanente e il cui peso è uguale o superiore a 320 kg e inferiore o uguale a 470 kg (1)
ex 0102 90 59
– – – – – altri:
11
21
31
91
– che non hanno ancora nessun dente permanente e il cui peso è uguale o superiore a 320 kg e inferiore o uguale a 470 kg (1)
– – – – altri:
ex 0102 90 71
– – – – – destinate alla macellazione:
10
– Tori e buoi che non hanno ancora nessun dente permanente e il cui peso è uguale o superiore a 350 kg ma inferiore o uguale a 500 kg (1)
ex 0102 90 79
– – – – – altri:
21
91
– Tori e buoi che non hanno ancora nessun dente permanente e il cui peso è uguale o superiore a 350 kg ma inferiore o uguale a 500 kg (1)
Carni di animali della specie bovina, fresche o refrigerate:
ex 0201 10 00
– in carcasse o mezzene:
91
– Carcasse di peso uguale o superiore a 180 kg e inferiore o uguale a 300 kg e mezzene di peso uguale o superiore a 90 kg e inferiore o uguale a 150 kg, che presentano un moderato grado di ossificazione delle cartilagini (in particolare di quelle della sinfisi pubica e delle apofisi vertebrali), la cui carne è di colore rosa chiaro e il grasso, di struttura estremamente fine, è di colore da bianco a giallo chiaro (1)
– altri pezzi non disossati:
ex 0201 20 20
– – Quarti detti «compensati»:
91
– Quarti detti «compensati», di peso uguale o superiore a 90 kg e inferiore o uguale a 150 kg, che presentano un moderato grado di ossificazione delle cartilagini (in particolare di quelle della sinfisi pubica e delle apofisi vertebrali), la cui carne è di colore rosa chiaro e il grasso, di struttura estremamente fine, è di colore da bianco a giallo chiaro (1)
ex 0201 20 30
– – Busti e quarti anteriori:
91
– Quarti anteriori separati, di peso uguale o superiore a 45 kg e inferiore o uguale a 75 kg, che presentano un moderato grado di ossificazione delle cartilagini (in particolare di quelle delle apofisi vertebrali), la cui carne è di colore rosa chiaro e il grasso, di struttura estremamente fine, è di colore da bianco a giallo chiaro (1)
ex 0201 20 50
– – Selle e quarti posteriori:
91
– Quarti posteriori separati, di peso uguale o superiore a 45 kg e inferiore o uguale a 75 kg, e di peso uguale o superiore a 38 kg e inferiore o uguale a 68 kg quando si tratta del taglio detto «pistola», che presentano un moderato grado di ossificazione delle cartilagini (in particolare di quelle delle apofisi vertebrali), la cui carne è di colore rosa chiaro e il grasso, di struttura estremamente fine, è di colore da bianco a giallo chiaro (1)
(1) L’ammissione in questa sottovoce è subordinata alle condizioni stabilite dalle disposizioni comunitarie in materia.
ALLEGATO III
Regolamento abrogato
ed elenco delle modificazioni successive
Regolamento (CE) n. 2007/2000 del Consiglio
(GU L 240 del 23.9.2000, pag. 1).
Regolamento (CE) n. 2563/2000 del Consiglio
(GU L 295 del 23.11.2000, pag. 1).
Regolamento (CE) n. 2487/2001 della Commissione
(GU L 335 del 19.12.2001, pag. 9).
Regolamento (CE) n. 607/2003 della Commissione
(GU L 86 del 3.4.2003, pag. 18).
unicamente l’articolo 1
Regolamento (CE) n. 374/2005 del Consiglio
(GU L 59 del 5.3.2005, pag. 1).
Regolamento (CE) n. 1282/2005 della Commissione
(GU L 203 del 4.8.2005, pag. 6).
Regolamento (CE) n. 1946/2005 del Consiglio
(GU L 312 del 29.11.2005, pag. 1).
Regolamento (CE) n. 530/2007 del Consiglio
(GU L 125 del 15.5.2007, pag. 1).
Regolamento (CE) n. 407/2008 della Commissione
(GU L 122 dell’8.5.2008, pag. 7).
ALLEGATO IV
Tavola di concordanza
Regolamento (CE) n. 2007/2000
Presente regolamento
Articolo 1, paragrafo 1
Articolo 1, paragrafo 1
Articolo 1, paragrafo 2
Articolo 1, paragrafo 3
Articolo 1, paragrafo 3
Articolo 1, paragrafo 2
Articolo 2
Articolo 2
Articolo 4, paragrafo 1
Articolo 3, paragrafo 1
Articolo 4, paragrafo 2, primo comma
Articolo 3, paragrafo 2, primo comma
Articolo 4, paragrafo 2, secondo comma, alinea
Articolo 3, paragrafo 2, secondo comma, alinea
Articolo 4, paragrafo 2, secondo comma, lettera a)
Articolo 3, paragrafo 2, secondo comma, lettera a)
Articolo 4, paragrafo 2, secondo comma, lettera d)
Articolo 3, paragrafo 2, secondo comma, lettera b)
Articolo 4, paragrafo 2, terzo e quarto comma
Articolo 3, paragrafo 2, terzo e quarto comma
Articolo 4, paragrafo 3
Articolo 3, paragrafo 4
Articolo 4, paragrafo 4
Articolo 3, paragrafo 3
Articolo 6
Articolo 4
Articolo 7
Articolo 5
Articolo 8
Articolo 6
Articolo 9
Articolo 7
Articolo 10
Articolo 8
Articolo 11
Articolo 9
Articolo 12
Articolo 10
Articolo 13
—
Articolo 14
—
Articolo 15
—
Articolo 16
—
—
Articolo 11
Articolo 17
Articolo 12
Allegato I
Allegato I
Allegato II
Allegato II
—
Allegato III
—
Allegato IV
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (CE) N. 1215/2009 DEL CONSIGLIO
del 30 novembre 2009
recante misure commerciali eccezionali applicabili ai paesi e territori che partecipano o sono legati al processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea
(versione codificata)
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l’articolo 133,
vista la proposta della Commissione,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (CE) n. 2007/2000, del 18 settembre 2000, recante misure commerciali eccezionali applicabili ai paesi e territori che partecipano o sono legati al processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea, e recante modificazione del regolamento (CE) n. 2820/98, nonché abrogazione del regolamento (CE) n. 1763/1999 e del regolamento (CE) n. 6/2000 (1), ha subito diverse e sostanziali modificazioni (2). È opportuno, per motivi di chiarezza e razionalizzazione, procedere alla codificazione di detto regolamento.
(2)
Il Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 ha concluso che gli accordi di stabilizzazione e di associazione con i paesi dei Balcani occidentali dovrebbero essere preceduti da una liberalizzazione asimmetrica del commercio.
(3)
Proseguire la politica di apertura del mercato comunitario alle importazioni dai paesi dei Balcani occidentali dovrebbe contribuire alla stabilizzazione politica ed economica della regione senza ripercussioni negative per la Comunità.
(4)
È pertanto opportuno migliorare ulteriormente le preferenze commerciali autonome della Comunità, abolendo tutti i massimali tariffari residui per i prodotti industriali e agevolare maggiormente l’accesso al mercato comunitario dei prodotti agricoli e della pesca, compresi i prodotti trasformati.
(5)
Le misure in questione sono proposte nell’ambito del processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea, data la situazione specifica dei Balcani occidentali. Esse non costituiranno in alcun caso un precedente per la politica commerciale della Comunità nei confronti di altri paesi terzi.
(6)
In conformità del processo di stabilizzazione e di associazione dell’UE, basato sulla precedente impostazione regionale e sulle conclusioni del Consiglio del 29 aprile 1997, lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra l’UE e i paesi dei Balcani occidentali è soggetto a determinate condizioni. La concessione delle preferenze commerciali autonome è subordinata al rispetto dei principi fondamentali della democrazia e dei diritti umani, nonché alla disponibilità dei paesi interessati allo sviluppo delle loro relazioni economiche. La concessione di preferenze commerciali autonome migliorate a favore dei paesi che partecipano al processo di stabilizzazione e di associazione dell’UE dovrebbe essere subordinata alla loro disponibilità ad avviare riforme economiche efficaci e una cooperazione regionale, specie attraverso la creazione di zone di libero scambio in conformità delle pertinenti norme GATT/OMC. Inoltre, l’ammissione al beneficio delle preferenze generalizzate è subordinata all’impegno dei beneficiari a favore di una cooperazione amministrativa efficace con la Comunità, onde prevenire qualsiasi rischio di frode.
(7)
Le preferenze commerciali possono essere concesse unicamente ai paesi e ai territori che possiedono un’amministrazione doganale autonoma.
(8)
La Bosnia-Erzegovina, la Serbia e il Kosovo, quale definito nella risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU (1999) e sottoposto a un’amministrazione civile internazionale affidata alla missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK), soddisfano le suddette condizioni. Per evitare discriminazioni nella regione, sarebbe pertanto opportuno concedere a tutti questi paesi preferenze commerciali analoghe.
(9)
Le misure commerciali previste dal presente regolamento dovrebbero tener conto anche del fatto che la Serbia e il Kosovo costituiscono ciascuno territori doganali distinti.
(10)
La Comunità ha concluso con la Serbia un accordo sul commercio dei prodotti tessili (3).
(11)
L’Albania, la Croazia, l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia e il Montenegro dovrebbero continuare a beneficiare delle disposizioni del presente regolamento solo nella misura in cui esso preveda concessioni più favorevoli rispetto a quelle vigenti nel quadro dei regimi contrattuali tra la Comunità e tali paesi.
(12)
Ai certificati di origine e alle procedure di cooperazione amministrativa dovrebbero applicarsi le relative disposizioni del regolamento (CEE) n. 2454/93 della Commissione, del 2 luglio 1993, che fissa talune disposizioni di applicazione del regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio che istituisce il codice doganale comunitario (4).
(13)
A fini di razionalizzazione e di semplificazione, è opportuno autorizzare la Commissione ad apportare, previa consultazione del comitato del codice doganale e fatte salve le procedure specifiche di cui al presente regolamento, tutte le modifiche e tutti gli adeguamenti tecnici necessari per l’applicazione dello stesso.
(14)
Le misure necessarie per l’esecuzione del presente regolamento dovrebbero essere adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (5).
(15)
I regimi di importazione previsti dal presente regolamento dovrebbero essere rinnovati alle condizioni stabilite dal Consiglio e in funzione dell’esperienza acquisita nel concederli ai sensi del presente regolamento. È opportuno limitare la durata del regime al 31 dicembre 2010,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Regimi preferenziali
1. Fatte salve le disposizioni specifiche stabilite all’articolo 3, i prodotti originari della Bosnia-Erzegovina o dei territori doganali della Serbia o del Kosovo, diversi da quelli delle voci 0102, 0201, 0202, 0301, 0302, 0303, 0304, 0305, 1604, 1701, 1702 e 2204 della nomenclatura combinata, sono ammessi all’importazione nella Comunità senza restrizioni quantitative né misure di effetto equivalente e in esenzione dai dazi doganali e dagli oneri di effetto equivalente.
2. Le importazioni di prodotti dello zucchero di cui alle voci 1701 e 1702 della nomenclatura combinata originari della Bosnia-Erzegovina o dei territori doganali della Serbia o del Kosovo beneficiano delle concessioni di cui all’articolo 3.
3. I prodotti originari dell’Albania, della Croazia e dell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia o in Montenegro continueranno a beneficiare delle disposizioni del presente regolamento laddove ciò sia indicato o di qualsiasi misura contemplata dal presente regolamento che sia più favorevole rispetto alle concessioni commerciali previste nel quadro degli accordi bilaterali tra la Comunità e questi paesi.
Articolo 2
Condizioni di ammissione al regime preferenziale
1. L’ammissione al beneficio di uno dei regimi preferenziali di cui all’articolo 1 è subordinata alle seguenti condizioni:
a)
osservanza della definizione di «prodotti originari» di cui alla parte I, titolo IV, capo 2, sezione 1, sottosezione 1 del regolamento (CEE) n. 2454/93;
b)
impegno, da parte dei paesi e territori di cui all’articolo 1, a non applicare nuovi dazi o oneri di effetto equivalente né nuove restrizioni quantitative o misure di effetto equivalente alle importazioni originarie della Comunità, nonché a non aumentare i dazi o gli oneri esistenti e a non introdurre altre restrizioni a decorrere dal 30 settembre 2000; e
c)
impegno dei beneficiari a favore di una cooperazione amministrativa efficace con la Comunità, onde prevenire qualsiasi rischio di frode.
2. Fatte salve le condizioni previste dal paragrafo 1, il diritto di beneficiare del regime preferenziale di cui all’articolo 1 è subordinato alla disponibilità dei paesi beneficiari ad avviare riforme economiche efficaci e una cooperazione regionale con gli altri paesi che fanno parte del processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea, in particolare attraverso la creazione di zone di libero scambio in conformità dell’articolo XXIV del GATT 1994 e delle altre disposizioni pertinenti dell’OMC.
In caso di inadempienza, il Consiglio può prendere misure appropriate deliberando a maggioranza qualificata su proposta della Commissione.
Articolo 3
Prodotti agricoli — contingenti tariffari
1. Per i prodotti della pesca e i vini elencati nell’allegato I e originari dei paesi e territori di cui all’articolo 1, i dazi doganali applicabili alle importazioni nella Comunità sono sospesi per i periodi, ai livelli ed entro i limiti dei contingenti tariffari comunitari, e alle condizioni indicate nel suddetto allegato I per ciascun prodotto e origine.
2. I dazi doganali applicabili alle importazioni nella Comunità di prodotti di «baby-beef» definiti nell’allegato II e originari dei paesi e territori di cui all’articolo 1, paragrafo 1 corrispondono al 20 % del dazio ad valorem e al 20 % del dazio specifico previsti dalla tariffa doganale comune, entro i limiti di un contingente tariffario annuo di 11 475 tonnellate, espresso in peso carcasse.
Il volume dei contingenti tariffari annui di 11 475 tonnellate viene ripartito tra i paesi e territori beneficiari nel modo seguente:
a)
1 500 tonnellate (peso carcasse) di prodotti di «baby-beef» originari della Bosnia-Erzegovina;
b)
9 175 tonnellate (peso carcasse) di prodotti di «babybeef» originari dei territori doganali della Serbia o del Kosovo.
Le concessioni tariffarie non si applicano alle importazioni nella Comunità dei prodotti di «baby-beef» definiti nell’allegato II e originari dell’Albania.
Tutte le domande d’importazione nei limiti di questi contingenti sono corredate di un certificato di autenticità, rilasciato dalle autorità competenti del paese esportatore, in cui si attesta che la merce è originaria del paese o del territorio in questione e corrisponde alla definizione di cui all’allegato II del presente regolamento. Il certificato è redatto dalla Commissione secondo la procedura di cui all’articolo 195, paragrafo 2 del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio, del 22 ottobre 2007, recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM) (6).
3. Alle importazioni di prodotti del settore dello zucchero di cui alle voci 1701 e 1702 della nomenclatura combinata originari della Bosnia-Erzegovina e dei territori doganali della Serbia o del Kosovo si applicano i seguenti contingenti tariffari annuali in esenzione di dazi:
a)
12 000 tonnellate (peso netto) di prodotti dello zucchero originari della Bosnia-Erzegovina;
b)
180 000 tonnellate (peso netto) di prodotti dello zucchero originari dei territori doganali della Serbia o del Kosovo.
4. In deroga ad altre disposizioni del presente regolamento, in particolare all’articolo 10, considerato il carattere particolarmente sensibile del mercato agricolo e di quello della pesca, se le importazioni di prodotti agricoli e alieutici causano gravi perturbazioni nei mercati della Comunità e nei relativi meccanismi regolatori, la Commissione può adottare le misure opportune secondo la procedura di cui all’articolo 8, paragrafo 2.
Articolo 4
Applicazione dei contingenti tariffari ai prodotti di «baby beef» e allo zucchero
Le modalità dettagliate di applicazione dei contingenti tariffari relativi ai prodotti di «baby-beef» sono stabilite dalla Commissione secondo la procedura di cui all’articolo 195, paragrafo 2 del regolamento (CE) n. 1234/2007.
Le modalità dettagliate di applicazione dei contingenti tariffari relativi ai prodotti dello zucchero di cui alle voci 1701 e 1702 della nomenclatura combinata sono stabilite dalla Commissione secondo la procedura di cui all’articolo 195, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio.
Articolo 5
Gestione dei contingenti tariffari
I contingenti tariffari di cui all’articolo 3, paragrafo 1, del presente regolamento vengono gestiti dalla Commissione a norma degli articoli 308 bis, 308 ter e 308 quater del regolamento (CEE) n. 2454/93.
Lo scambio di informazioni in materia tra gli Stati membri e la Commissione avviene, per quanto possibile, per via telematica.
Articolo 6
Accesso ai contingenti tariffari
Ciascuno Stato membro garantisce in permanenza agli importatori un accesso senza discriminazioni ai contingenti tariffari, fintantoché il saldo del volume contingentale corrispondente lo consente.
Articolo 7
Delega di competenze
La Commissione adotta, con la procedura di cui all’articolo 8, paragrafo 2, le disposizioni necessarie per l’applicazione del presente regolamento diverse da quelle di cui all’articolo 4, in particolare:
a)
le modifiche e gli adeguamenti tecnici richiesti da modifiche dei codici della nomenclatura combinata e delle suddivisioni TARIC;
b)
gli adeguamenti richiesti dalla conclusione di altri accordi tra la Comunità e i paesi e territori di cui all’articolo 1 del presente regolamento.
Articolo 8
Comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato del codice doganale istituito dall’articolo 247 bis del regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio, del 12 ottobre 1992, che istituisce un codice doganale comunitario (7) (il «comitato»).
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 4 e 7 della decisione 1999/468/CE.
Il termine stabilito dall’articolo 4, paragrafo 3 della decisione 1999/468/CE è fissato a un mese.
Articolo 9
Cooperazione
Gli Stati membri e la Commissione collaborano strettamente per garantire l’osservanza del presente regolamento, in particolare delle disposizioni dell’articolo 10, paragrafo 1.
Articolo 10
Sospensione temporanea
1. Qualora constino alla Commissione elementi di prova sufficienti della sussistenza di frodi o della mancata collaborazione amministrativa necessaria per la verifica delle prove dell’origine, ovvero di un forte aumento delle esportazioni nella Comunità, superiore al livello della normale capacità di produzione e di esportazione o di un’inosservanza delle disposizioni dell’articolo 2, paragrafo 1 del presente regolamento da parte dei paesi e territori di cui all’articolo 1, essa può adottare misure per sospendere integralmente o in parte i regimi previsti dal presente regolamento per un periodo di tre mesi, purché abbia preliminarmente:
a)
comunicato le proprie intenzioni al comitato;
b)
invitato gli Stati membri ad adottare i provvedimenti cautelari necessari per salvaguardare gli interessi finanziari della Comunità e/o i paesi e territori beneficiari a osservare l’articolo 2, paragrafo 1;
c)
pubblicato un avviso nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea per indicare che esistono dubbi fondati in merito alla corretta applicazione dei regimi preferenziali e/o all’osservanza dell’articolo 2, paragrafo 1 del presente regolamento da parte di un paese o territorio beneficiario, tali da rimettere in discussione il suo diritto di continuare a godere dei vantaggi concessi dal presente regolamento.
2. Uno Stato membro può deferire al Consiglio la decisione della Commissione entro un termine di dieci giorni. Il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, può adottare una decisione diversa entro un termine di trenta giorni.
3. Al termine del periodo di sospensione, la Commissione può decidere di porre fine alla misura di sospensione provvisoria, previa consultazione del comitato, oppure di prorogare la misura di sospensione a norma del paragrafo 1.
Articolo 11
Abrogazione
Il regolamento (CE) n. 2007/2000 è abrogato.
I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento e si leggono secondo la tavola di concordanza di cui all’allegato IV.
Articolo 12
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica fino al 31 dicembre 2010.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, addì 30 novembre 2009.
Per il Consiglio
Il presidente
S. O. LITTORIN
(1) GU L 240 del 23.9.2000, pag. 1.
(2) Cfr. allegato III.
(3) GU L 90 dell’8.4.2005, pag. 36.
(4) GU L 253 dell’11.10.1993, pag. 1.
(5) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
(6) GU L 299 del 16.11.2007, pag. 1.
(7) GU L 302 del 19.10.1992, pag. 1.
ALLEGATO I
CONTINGENTI TARIFFARI DI CUI ALL’ARTICOLO 3, PARAGRAFO 1
Fatte salve le regole d’interpretazione della nomenclatura combinata, il testo della designazione delle merci ha soltanto valore indicativo, in quanto il regime preferenziale è determinato, nel quadro del presente allegato, dall’applicazione dei codici NC. Quando davanti al codice NC figura «ex», il regime preferenziale è determinato dalla combinazione del codice NC e della designazione corrispondente.
Numero d’ordine
Codice NC
Descrizione
Volume del contingente per anno (1)
Beneficiari
Aliquota dei dazi
09.1571
0301 91 10
0301 91 90
0302 11 10
0302 11 20
0302 11 80
0303 21 10
0303 21 20
0303 21 80
0304 19 15
0304 19 17
ex 0304 19 19
ex 0304 19 91
0304 29 15
0304 29 17
ex 0304 29 19
ex 0304 99 21
ex 0305 10 00
ex 0305 30 90
0305 49 45
ex 0305 59 80
ex 0305 69 80
Trote (Salmo trutta, Oncorhynchus mykiss, Oncorhynchus clarki, Oncorhynchus aguabonita, Oncorhynchus gilae, Oncorhynchus apache et Oncorhynchus chrysogaster): vive, fresche o refrigerate; congelate; secche, salate o in salamoia, affumicate; filetti ed altra carne di pesci; farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di pesci, atti all’alimentazione umana
50 tonnellate
Bosnia-Erzegovina, territori doganali della Serbia o del Kosovo
Esenzione
09.1573
0301 93 00
0302 69 11
0303 79 11
ex 0304 19 19
ex 0304 19 91
ex 0304 29 19
ex 0304 99 21
ex 0305 10 00
ex 0305 30 90
ex 0305 49 80
ex 0305 59 80
ex 0305 69 80
Carpe: vive; fresche o refrigerate; congelate; secche, salate o in salamoia, affumicate; filetti ed altra carne di pesci; farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di pesci, atti all’alimentazione umana
110 tonnellate
Bosnia-Erzegovina, territori doganali della Serbia o del Kosovo
Esenzione
09.1575
ex 0301 99 80
0302 69 61
0303 79 71
ex 0304 19 39
ex 0304 19 99
ex 0304 29 99
ex 0304 99 99
ex 0305 10 00
ex 0305 30 90
ex 0305 49 80
ex 0305 59 80
ex 0305 69 80
Orate di mare delle specie Dentex dentex e Pagellus spp.: vive; fresche o refrigerate; congelate; secche, salate o in salamoia, affumicate; filetti ed altra carne di pesci; farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di pesci, atti all’alimentazione umana
75 tonnellate
Bosnia-Erzegovina, territori doganali della Serbia o del Kosovo
Esenzione
09.1577
ex 0301 99 80
0302 69 94
ex 0303 77 00
ex 0304 19 39
ex 0304 19 99
ex 0304 29 99
ex 0304 99 99
ex 0305 10 00
ex 0305 30 90
ex 0305 49 80
ex 0305 59 80
ex 0305 69 80
Spigole (Dicentrarchus labrax): vive; fresche o refrigerate; congelate; secche, salate o in salamoia, affumicate; filetti ed altra carne di pesci; farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di pesci, atti all’alimentazione umana
60 tonnellate
Bosnia-Erzegovina, territori doganali della Serbia o del Kosovo
Esenzione
09.1561
1604 16 00
1604 20 40
Preparazioni e conserve di acciughe
60 tonnellate
Bosnia-Erzegovina, territori doganali della Serbia o del Kosovo
12,5 %
09.1515
ex 2204 21 79
ex 2204 21 80
ex 2204 21 84
ex 2204 21 85
2204 29 65
ex 2204 29 75
2204 29 83
ex 2204 29 84
Vini di uve fresche, con titolo alcolometrico effettivo inferiore a 15 % vol, diversi dai vini spumanti
129 000 hl (2)
Albania (3), Bosnia-Erzegovina, Croazia (4), ex Repubblica iugoslava di Macedonia (5), Montenegro (6), territori doganali della Serbia o del Kosovo
Esenzione
(1) Un volume globale per contingente tariffario accessibile per le importazioni originarie dei paesi beneficiari.
(2) Il volume di questo contingente tariffario globale sarà ridotto qualora venga aumentato il volume del contingente tariffario individuale applicato in forza dell’ordine nn. 09.1588 per taluni vini originari della Croazia.
(3) L’accesso a questo contingente tariffario globale per i vini originari dell’Albania è subordinato al completo utilizzo, in precedenza, dei contingenti tariffari individuali previsti dal protocollo aggiuntivo sul vino concluso con l’Albania. Questi contingenti tariffari individuali sono aperti in forza degli ordini nn. 09.1512 e 09.1513.
(4) L’accesso a questo contingente tariffario globale per i vini originari della Croazia è subordinato al completo utilizzo, in precedenza, dei contingenti tariffari individuali previsti dal protocollo aggiuntivo sul vino concluso con la Croazia. Questi contingenti tariffari individuali sono aperti in forza degli ordini nn. 09.1588 e 09.1589.
(5) L’accesso a questo contingente tariffario globale per i vini originari dell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia è subordinato al completo utilizzo, in precedenza, dei contingenti tariffari individuali previsti dal protocollo aggiuntivo sul vino concluso con l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia. Questi contingenti tariffari individuali sono aperti in forza degli ordini nn. 09.1558 e 09.1559.
(6) L’accesso ai contingenti tariffari globali per i vini originari del Montenegro è subordinato al completo utilizzo, in precedenza, dei contingenti tariffari individuali previsti dal protocollo sul vino concluso con il Montenegro. Questo contingente tariffario individuale è aperto in forza dell’ordine 09.1514.
ALLEGATO II
Definizione dei prodotti di «baby-beef» di cui all’articolo 3, paragrafo 2
Fatte salve le regole per l’interpretazione della nomenclatura combinata, il testo della designazione delle merci ha soltanto valore indicativo in quanto il regime preferenziale è determinato, nel quadro del presente allegato, dall’applicazione dei codici NC. Quando davanti al codice NC figura «ex», il regime preferenziale è determinato dalla combinazione del codice NC e della designazione corrispondente.
Codice NC
Suddivisione TARIC
Designazione delle merci
Animali vivi della specie bovina:
– altri:
– – delle specie domestiche:
– – – di peso superiore a 300 kg:
– – – – Giovenche (bovini femmine che non hanno ancora figliato):
ex 0102 90 51
– – – – – destinate alla macellazione:
10
– che non hanno ancora nessun dente permanente e il cui peso è uguale o superiore a 320 kg e inferiore o uguale a 470 kg (1)
ex 0102 90 59
– – – – – altri:
11
21
31
91
– che non hanno ancora nessun dente permanente e il cui peso è uguale o superiore a 320 kg e inferiore o uguale a 470 kg (1)
– – – – altri:
ex 0102 90 71
– – – – – destinate alla macellazione:
10
– Tori e buoi che non hanno ancora nessun dente permanente e il cui peso è uguale o superiore a 350 kg ma inferiore o uguale a 500 kg (1)
ex 0102 90 79
– – – – – altri:
21
91
– Tori e buoi che non hanno ancora nessun dente permanente e il cui peso è uguale o superiore a 350 kg ma inferiore o uguale a 500 kg (1)
Carni di animali della specie bovina, fresche o refrigerate:
ex 0201 10 00
– in carcasse o mezzene:
91
– Carcasse di peso uguale o superiore a 180 kg e inferiore o uguale a 300 kg e mezzene di peso uguale o superiore a 90 kg e inferiore o uguale a 150 kg, che presentano un moderato grado di ossificazione delle cartilagini (in particolare di quelle della sinfisi pubica e delle apofisi vertebrali), la cui carne è di colore rosa chiaro e il grasso, di struttura estremamente fine, è di colore da bianco a giallo chiaro (1)
– altri pezzi non disossati:
ex 0201 20 20
– – Quarti detti «compensati»:
91
– Quarti detti «compensati», di peso uguale o superiore a 90 kg e inferiore o uguale a 150 kg, che presentano un moderato grado di ossificazione delle cartilagini (in particolare di quelle della sinfisi pubica e delle apofisi vertebrali), la cui carne è di colore rosa chiaro e il grasso, di struttura estremamente fine, è di colore da bianco a giallo chiaro (1)
ex 0201 20 30
– – Busti e quarti anteriori:
91
– Quarti anteriori separati, di peso uguale o superiore a 45 kg e inferiore o uguale a 75 kg, che presentano un moderato grado di ossificazione delle cartilagini (in particolare di quelle delle apofisi vertebrali), la cui carne è di colore rosa chiaro e il grasso, di struttura estremamente fine, è di colore da bianco a giallo chiaro (1)
ex 0201 20 50
– – Selle e quarti posteriori:
91
– Quarti posteriori separati, di peso uguale o superiore a 45 kg e inferiore o uguale a 75 kg, e di peso uguale o superiore a 38 kg e inferiore o uguale a 68 kg quando si tratta del taglio detto «pistola», che presentano un moderato grado di ossificazione delle cartilagini (in particolare di quelle delle apofisi vertebrali), la cui carne è di colore rosa chiaro e il grasso, di struttura estremamente fine, è di colore da bianco a giallo chiaro (1)
(1) L’ammissione in questa sottovoce è subordinata alle condizioni stabilite dalle disposizioni comunitarie in materia.
ALLEGATO III
Regolamento abrogato
ed elenco delle modificazioni successive
Regolamento (CE) n. 2007/2000 del Consiglio
(GU L 240 del 23.9.2000, pag. 1).
Regolamento (CE) n. 2563/2000 del Consiglio
(GU L 295 del 23.11.2000, pag. 1).
Regolamento (CE) n. 2487/2001 della Commissione
(GU L 335 del 19.12.2001, pag. 9).
Regolamento (CE) n. 607/2003 della Commissione
(GU L 86 del 3.4.2003, pag. 18).
unicamente l’articolo 1
Regolamento (CE) n. 374/2005 del Consiglio
(GU L 59 del 5.3.2005, pag. 1).
Regolamento (CE) n. 1282/2005 della Commissione
(GU L 203 del 4.8.2005, pag. 6).
Regolamento (CE) n. 1946/2005 del Consiglio
(GU L 312 del 29.11.2005, pag. 1).
Regolamento (CE) n. 530/2007 del Consiglio
(GU L 125 del 15.5.2007, pag. 1).
Regolamento (CE) n. 407/2008 della Commissione
(GU L 122 dell’8.5.2008, pag. 7).
ALLEGATO IV
Tavola di concordanza
Regolamento (CE) n. 2007/2000
Presente regolamento
Articolo 1, paragrafo 1
Articolo 1, paragrafo 1
Articolo 1, paragrafo 2
Articolo 1, paragrafo 3
Articolo 1, paragrafo 3
Articolo 1, paragrafo 2
Articolo 2
Articolo 2
Articolo 4, paragrafo 1
Articolo 3, paragrafo 1
Articolo 4, paragrafo 2, primo comma
Articolo 3, paragrafo 2, primo comma
Articolo 4, paragrafo 2, secondo comma, alinea
Articolo 3, paragrafo 2, secondo comma, alinea
Articolo 4, paragrafo 2, secondo comma, lettera a)
Articolo 3, paragrafo 2, secondo comma, lettera a)
Articolo 4, paragrafo 2, secondo comma, lettera d)
Articolo 3, paragrafo 2, secondo comma, lettera b)
Articolo 4, paragrafo 2, terzo e quarto comma
Articolo 3, paragrafo 2, terzo e quarto comma
Articolo 4, paragrafo 3
Articolo 3, paragrafo 4
Articolo 4, paragrafo 4
Articolo 3, paragrafo 3
Articolo 6
Articolo 4
Articolo 7
Articolo 5
Articolo 8
Articolo 6
Articolo 9
Articolo 7
Articolo 10
Articolo 8
Articolo 11
Articolo 9
Articolo 12
Articolo 10
Articolo 13
—
Articolo 14
—
Articolo 15
—
Articolo 16
—
—
Articolo 11
Articolo 17
Articolo 12
Allegato I
Allegato I
Allegato II
Allegato II
—
Allegato III
—
Allegato IV
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Misure commerciali eccezionali applicabili ai paesi e territori che partecipano o sono legati al processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
I paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo *, Montenegro, Macedonia settentrionale e Serbia) beneficiano di misure commerciali eccezionali per le loro importazioni nell’UE. Tali paesi e territori fanno parte del processo di stabilizzazione e di associazione. In base agli accordi bilaterali conclusi con i Balcani occidentali, quasi tutti i prodotti provenienti da tali paesi e territori hanno già accesso illimitato al mercato UE in esenzione dai dazi. Il regolamento prevede ulteriori preferenze commerciali per alcuni prodotti agricoli (frutta, verdura e vino) originari della regione. Le misure originariamente applicate fino al 31 dicembre 2010 sono state prorogate fino al 31 dicembre 2020 dal regolamento (UE) 2015/2423, che modifica il regolamento (CE) n. 1215/2009. Preferenze commerciali
Prodotti originari dei Balcani occidentali e trattati nei capitoli 7 e 8 della nomenclatura combinata * dell’UE (frutta e verdura) possono essere importati nell’UE in esenzione dai dazi doganali * e dagli oneri di effetto equivalente e senza restrizioni quantitative * né misure di effetto equivalente. Le preferenze eccezionali comprendono anche una quota globale di vino di 30 000 ettolitri che può essere utilizzata da ciascun paese o territorio dopo l’esaurimento della quota nazionale nel quadro del suo accordo bilaterale concluso con l’UE.
Condizioni di ammissione
L’ammissione al beneficio delle misure preferenziali da parte dei paesi e dei territori è subordinata alle seguenti condizioni:osservanza della definizione di prodotti originari ai sensi del regolamento (UE) n. 952/2013 del codice doganale comunitario — pertanto i prodotti devono essere interamente fabbricati o essere stati sufficientemente trasformati nel paese o territorio; impegno a non applicare nuovi dazi né nuove restrizioni sui prodotti importati dall’UE; lotta contro la frode mediante la cooperazione amministrativa con l’UE; non intraprendere violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani, inclusi i diritti fondamentali del lavoro, e rispettare i principi della democrazia e dello stato di diritto. I beneficiari devono anche impegnarsi ad avviare riforme economiche efficaci e una cooperazione regionale con gli altri paesi che fanno parte del processo di stabilizzazione e di associazione, in particolare attraverso la creazione di una zona di libero scambio regionale.
La Commissione europea può proporre che le preferenze commerciali siano sospese in tutto o in parte se un paese o territorio non rispetta i suoi obblighi.
Il regolamento (UE) n. 1308/2013 stabilisce le procedure per l’applicazione dei contingenti tariffari * ai prodotti agricoli. Attualmente, il sistema si applica al vino di uve fresche volume inferiore al 15 %, ad eccezione del vino spumante per il quale esiste un’esenzione in relazione a una quota di 30 000 ettolitri divisa tra i vari paesi e territori dei Balcani occidentali. La quota di questo contingente per paese è stabilita nei protocolli sul vino firmati con ciascuno di essi quando hanno firmato i rispettivi accordi di stabilizzazione e di associazione con l’UE.
La Commissione può adottare misure protettive se le importazioni di prodotti agricoli causano gravi perturbazioni nei mercati interni dell’UE.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
È stato applicato dal lunedì 4 gennaio 2010. Il regolamento (CE) n. 1215/2009 codifica e sostituisce il regolamento (CE) n. 2007/2000 (e successive modifiche).
CONTESTO
Per maggiori informazioni, consultare:Maggiore impegno dell’UE con i Balcani occidentali (Commissione europea).
PUNTI CHIAVE
Nomenclatura combinata: un modo per classificare le merci per determinare quale aliquota del dazio doganale si applica e come le merci sono trattate a fini statistici o per altre politiche dell’UE.
Dazi doganali: dazio che altera il prezzo di un prodotto importato, a prescindere dalla denominazione o dalla tecnica, e che ha l’effetto di restringere la libera circolazione delle merci.
Restrizione quantitativa: qualsiasi regolamentazione commerciale che può avere l’effetto di limitare l’importazione di merci in termini di quantità o di valore (ad esempio, quote sulle importazioni).
Contingente tariffario: misura commerciale che consente l’eliminazione totale o parziale dei dazi normalmente pagati sulle merci importate, per un periodo o per un volume limitato.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 1215/2009 del Consiglio del 30 novembre 2009 recante misure commerciali eccezionali applicabili ai paesi e territori che partecipano o sono legati al processo di stabilizzazione e di associazione dell’Unione europea (versione codificata) (GU L 328 del 15.12.2009, pag. 1).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1215/2009 sono state integrate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI COLLEGATI
Regolamento delegato (UE) 2017/1464 della Commissione del 2 giugno 2017 che modifica il regolamento (CE) n. 1215/2009 del Consiglio per quanto riguarda le concessioni commerciali accordate al Kosovo * in seguito all’entrata in vigore dell’accordo di stabilizzazione e di associazione tra l’Unione europea e la Comunità europea dell’energia atomica, da un lato, e il Kosovo, dall’altro (GU L 209 del 12.8.2017, pag. 1).
Regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli e che abroga i regolamenti (CEE) n. 922/72, (CEE) n. 234/79, (CE) n. 1037/2001 e (CE) n. 1234/2007 (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 671).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 ottobre 2013, che istituisce il codice doganale dell’Unione (rifusione) (GU L 269 del 10.10.2013, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CEE) n. 2658/87 del Consiglio, del 23 luglio 1987, relativo alla nomenclatura tariffaria e statistica e alla tariffa doganale comune (GU L 256 del 7.9.1987, pag. 1).
Si veda la versione consolidata.
*Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione UNSCR 1244/1999 e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo. |
Un ambiente privo di supporti cartacei per i servizi doganali e il commercio
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Mira a promuovere le dogane elettroniche (e-customs) all’interno della Commissione europea. Tali sistemi facilitano gli scambi riducendo i costi e coordinando le procedure. Permettono inoltre lo scambio di dati tra le amministrazioni doganali dei Paesi UE, i commercianti e la Commissione. In tal modo, migliorano e facilitano la logistica della catena di approvvigionamento e i processi doganali.
PUNTI CHIAVE
In seguito alla comunicazione del 2003 sulla creazione di un ambiente semplice e privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio, la Commissione e i Paesi dell’UE si sono impegnati a costituire:sicuro; integrato; interoperabile; e un sistema di servizi doganali elettronici per facilitare lo scambio didati contenuti nelle dichiarazioni doganalidocumenti che accompagnano dichiarazioni e certificati doganali ealtre informazioni rilevanti. La Commissione e i paesi dell’UE devono stabilire la struttura e i mezzi per il funzionamento di tali sistemi di dogana elettronica.
Misure
Per raggiungere gli obiettivi stabiliti nella decisione, l’Unione europea deve:armonizzare lo scambio di informazioni; prendere in visione processi doganali al fine di ottimizzarne efficienza ed efficacia; offrire agli operatori una vasta gamma di servizi di dogana elettronica. Ruolo della Commissione
La Commissione si fa carico di coordinare:l’installazione il collaudo, il funzionamento e la manutenzione delle componenti UE dei sistemi informatizzati; i sistemi e i servizi indicati nella presente proposta con altri progetti riguardanti i servizi elettronici di gestione amministrativa governativa (e-government); lo sviluppo parallelo di elementi nazionali e dell’UE; servizi doganali automatici e servizi a finestra singola* a livello paneuropeo; il completamento dei compiti ad esso assegnati nell’ambito di un piano strategico pluriennale; esigenze di formazione professionale. La Commissione deve inoltre monitorare i progressi in relazione al gruppo sulla politica doganale. Deve inoltre avviare consultazioni regolari con le parti intessate che operano nell’ambito economico.
Ruolo dei Paesi UE
I Paesi dell’UE devono garantire quanto segue:la messa a punto, il collaudo, il funzionamento e la manutenzione delle componenti nazionali dei sistemi informatizzati; il coordinamento dei sistemi e dei servizi previsti nella presente decisione con altri progetti pertinenti relativi alle procedure di e-government a livello nazionale; completamento dei compiti loro assegnati nel quadro del piano strategico pluriennale e dei programmi di lavoro - l’ultimo programma di lavoro è contenuto nella Decisione di esecuzione (UE) 2016/578 della Commissione relativa allo sviluppo e all’utilizzo dei sistemi elettronici necessari per attuare il codice doganale dell’UE (che ha sostituito il codice doganale comunitario); la promozione e l’attuazione a livello nazionale dei servizi di dogana elettronica e dei servizi a finestra unica; formazione per il personale interessato. Calendario per i servizi doganali automatizzati
La decisione contiene un elenco di sistemi e banche dati e stabilisce il calendario per la loro attuazione. I servizi a finestra singola potrebbero rendersi disponibili entro 6 anni.
Finanziamento
La decisione afferma che i costi della sua attuazione dovevano essere condivisi tra l’Unione europea e i Paesi membri, in base al loro carattere UE o nazionale. I Paesi dell’UE erano stati incaricati di sviluppare modelli di condivisione dei costi. Attualmente, i lavori relativi al lavoro di ammodernamento delle dogane sono finanziati nell’ambito del programma d’azione Dogana 2020.
DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
Si applica dal 15 febbraio 2008.
CONTESTO GENERALE
Per ulteriori informazioni consultare:Le dogane elettroniche (Commissione europea).
PUNTI CHIAVE
Servizi a finestra singola: una funzione che consente alle parti coinvolte nel commercio e nel trasporto di presentare informazioni e documenti standardizzati con un unico punto di accesso per soddisfare tutti i requisiti normativi relativi all’importazione, all’esportazione e al transito. Se le informazioni sono elettroniche, i singoli dati devono essere inviati una sola volta.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione n. 70/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 gennaio 2008 relativa ad un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio (GU L 23 del 26.1.2008, pag. 21).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione di esecuzione (UE) 2016/578 della Commissione, dell’ 11 aprile 2016 che istituisce il programma di lavoro relativo allo sviluppo e alla diffusione dei sistemi elettronici previsti dal codice doganale dell’Unione (GU L 99 del 15.4.2016, pag. 6).
Regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 ottobre 2013, che istituisce il codice doganale dell’Unione (rifusione) (GU L 269 del 10.10.2013, pag. 1).
Le successive modifiche al Regolamento (UE) n. 952/2013 sono state integrate nel documento originale. Questa versione consolidata ha solo valore documentale.
Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo - Un ambiente semplice e privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio [COM(2003) 452 final, 24.7.2003].
Regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio, del 12 ottobre 1992 che istituisce un codice doganale comunitario (GU L 302 del 19.10.1992, pag. 1).
Consultare la versione consolidata. | DECISIONE N. 70/2008/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 15 gennaio 2008
concernente un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare gli articoli 95 e 135,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
Nel quadro dell’Agenda di Lisbona, la Comunità e gli Stati membri si sono impegnati ad aumentare la competitività delle imprese che operano in Europa. A norma della decisione 2004/387/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, relativa all'erogazione interoperabile di servizi paneuropei di governo elettronico alle amministrazioni pubbliche, alle imprese e ai cittadini (IDABC) (3), la Commissione e gli Stati membri dovrebbero assicurare sistemi di informazione e di comunicazione efficaci, efficienti ed interoperabili per lo scambio di informazioni tra le amministrazioni pubbliche e i cittadini della Comunità.
(2)
L’iniziativa paneuropea di governo elettronico prevista dalla decisione 2004/387/CE richiede misure intese a rendere più efficace l’organizzazione dei controlli doganali e ad assicurare la trasmissione di un flusso ininterrotto di dati al fine di rendere più efficienti le procedure di sdoganamento, di ridurre gli oneri amministrativi, contribuire alla lotta contro la frode, la criminalità organizzata e il terrorismo, tutelare gli interessi sul piano fiscale, proteggere la proprietà intellettuale e il patrimonio culturale, aumentare la sicurezza delle merci e del commercio internazionale e migliorare la salvaguardia della sanità pubblica e dell'ambiente. A tale scopo, è fondamentale prevedere tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) aventi finalità doganali.
(3)
La risoluzione del Consiglio del 5 dicembre 2003 relativa alla creazione di un ambiente semplificato e privo di supporti cartacei per le dogane ed il commercio (4), che ha fatto seguito alla comunicazione della Commissione su un ambiente semplificato e privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio, invita la Commissione ad elaborare, in stretta collaborazione con gli Stati membri, un piano strategico pluriennale inteso a creare un ambiente doganale elettronico, coerente e interoperabile per la Comunità. Il regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio, del 12 ottobre 1992, che istituisce un codice doganale comunitario (5), prevede l’uso di procedimenti informatici per la presentazione delle dichiarazioni sommarie e per lo scambio di dati tra le autorità doganali, allo scopo di basare i controlli a livello doganale su sistemi automatizzati di analisi dei rischi.
(4)
Di conseguenza, occorre stabilire gli obiettivi da conseguire con la creazione di un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio, come pure la struttura, i mezzi e i termini all’uopo necessari.
(5)
La Commissione dovrebbe attuare la presente decisione in stretta collaborazione con gli Stati membri. È pertanto necessario precisare le responsabilità e le mansioni per ciascuna delle parti interessate nonché adottare disposizioni in merito alla ripartizione delle spese tra la Commissione e gli Stati membri.
(6)
La Commissione e gli Stati membri dovrebbero assumere congiuntamente le responsabilità relative alle componenti comunitarie e nazionali dei sistemi di comunicazione e scambio di informazioni, conformemente ai principi stabiliti nella decisione n. 253/2003/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 febbraio 2003, relativa all'adozione di un programma d'azione doganale nella Comunità (Dogana 2007) (6), e tenendo conto della decisione n. 2235/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 dicembre 2002, recante adozione di un programma comunitario inteso a migliorare il funzionamento dei sistemi di imposizione nel mercato interno (Programma Fiscalis 2003-2007) (7).
(7)
Per assicurare il rispetto della presente decisione e la coerenza fra i diversi sistemi da sviluppare, occorre prevedere un meccanismo di monitoraggio.
(8)
Nelle relazioni presentate a scadenze regolari dagli Stati membri e dalla Commissione dovrebbero figurare informazioni sui progressi conseguiti nell’attuazione della presente decisione.
(9)
Per conseguire un ambiente privo di supporti cartacei, occorre stabilire una stretta cooperazione tra la Commissione, le autorità doganali e gli operatori economici. Al fine di facilitare tale cooperazione, il gruppo di politica doganale dovrebbe assicurare il coordinamento delle attività necessarie per l’attuazione della presente decisione. La consultazione degli operatori economici dovrebbe avvenire tanto a livello nazionale quanto a livello comunitario, in tutte le fasi di elaborazione delle suddette attività.
(10)
Ai paesi in via di adesione e ai paesi candidati dovrebbe essere consentito di partecipare a tali attività, al fine di prepararsi all'adesione.
(11)
Poiché l'obiettivo della presente decisione, vale a dire la creazione di un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio, non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a causa delle dimensioni e degli effetti dell'intervento, essere realizzato meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. La presente decisione si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo, in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(12)
Le misure necessarie per l'attuazione della presente decisione dovrebbero essere adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (8).
(13)
In particolare, la Commissione dovrebbe avere il potere di estendere i termini di cui all'articolo 4, paragrafi 2, 3 e 5, della presente decisione. Tali misure di portata generale intese a modificare elementi non essenziali della presente decisione devono essere adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all'articolo 5 bis della decisione 1999/468/CE,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Sistemi doganali elettronici
La Commissione e gli Stati membri istituiscono sistemi doganali elettronici sicuri, integrati, interoperabili ed accessibili per lo scambio di dati contenuti in dichiarazioni doganali, documenti di accompagnamento delle dichiarazioni doganali e certificati e per lo scambio di altre informazioni pertinenti.
La Commissione e gli Stati membri forniscono la struttura ed i mezzi per la gestione dei sistemi doganali elettronici.
Articolo 2
Obiettivi
1. I sistemi doganali elettronici di cui all'articolo 1 sono intesi a conseguire i seguenti obiettivi:
a)
facilitare le procedure di importazione e di esportazione;
b)
ridurre i costi di adeguamento e amministrativi nonché migliorare i tempi di sdoganamento;
c)
coordinare un'impostazione comune per il controllo delle merci;
d)
aiutare a garantire la corretta riscossione di tutti i dazi doganali e altre imposte;
e)
garantire la rapida fornitura e ricezione di informazioni pertinenti in relazione alla catena internazionale di approvvigionamento;
f)
consentire la trasmissione di un flusso ininterrotto di dati tra le autorità dei paesi esportatori ed importatori nonché tra le autorità doganali e gli operatori economici, prevedendo la possibilità di riutilizzare i dati inseriti nel sistema.
L’integrazione e l’evoluzione dei sistemi doganali elettronici sono commisurate agli obiettivi di cui al primo comma.
2. Il conseguimento degli obiettivi di cui al paragrafo 1, primo comma, implica quanto meno:
a)
l’armonizzazione dello scambio di informazioni sulla base di modelli di dati e di formati per i messaggi accettati a livello internazionale;
b)
la rielaborazione delle procedure doganali e connesse alle dogane al fine di ottimizzare la loro efficacia ed efficienza, di semplificarle e di ridurre i costi di adeguamento alle disposizioni doganali;
c)
l’offerta agli operatori economici di un’ampia gamma di servizi doganali elettronici, che consenta a tali operatori di interagire secondo le stesse modalità con le autorità doganali di qualsiasi Stato membro.
3. Ai fini dell’applicazione del paragrafo 1, la Comunità favorisce l'interoperabilità dei sistemi doganali elettronici con i sistemi doganali dei paesi terzi o delle organizzazioni internazionali e l’accessibilità dei sistemi in questione agli operatori economici di tali paesi, allo scopo di giungere ad un ambiente privo di supporti cartacei a livello internazionale nei casi in cui ciò sia previsto da accordi internazionali e sulla base di adeguati accordi finanziari.
Articolo 3
Scambio di dati
1. I sistemi doganali elettronici della Comunità e degli Stati membri permettono lo scambio di dati tra le autorità doganali degli Stati membri e tra tali autorità e:
a)
gli operatori economici;
b)
la Commissione;
c)
altre amministrazioni o agenzie ufficiali interessate al trasporto internazionale di merci (di seguito «altre amministrazioni o agenzie»).
2. La divulgazione o la trasmissione delle informazioni avviene nel pieno rispetto delle disposizioni vigenti in materia di protezione dei dati, in particolare della direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (9), e del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (10).
Articolo 4
Sistemi, servizi e termini
1. Gli Stati membri, in collaborazione con la Commissione, rendono operativi i seguenti sistemi doganali elettronici secondo i requisiti e i termini stabiliti nella legislazione in vigore:
a)
sistemi per operazioni di importazione ed esportazione, che interagiscano con il sistema di transito e che consentano un flusso ininterrotto di informazioni da un sistema doganale all’altro nell’intera Comunità;
b)
un sistema per l'identificazione e la registrazione degli operatori economici, che interagisca con il sistema degli operatori economici autorizzati e che permetta a tali operatori economici di eseguire una sola registrazione per tutte le interazioni con le autorità doganali sull’intero territorio della Comunità, tenendo conto dei sistemi comunitari o nazionali esistenti;
c)
un sistema per la procedura di autorizzazione degli operatori economici, compreso il processo d'informazione e consultazione, la gestione dei relativi certificati e la registrazione di tali certificati in una banca dati accessibile alle autorità doganali.
2. Gli Stati membri, in collaborazione con la Commissione ed entro il 15 febbraio 2011, creano e rendono operativi i portali comuni per le dogane che offrano agli operatori economici le informazioni necessarie per procedere alle transazioni doganali in tutti gli Stati membri.
3. La Commissione, in collaborazione con gli Stati membri ed entro il 15 febbraio 2013, istituisce e rende operativo un ambiente tariffario integrato che permetta il collegamento con altri sistemi della Commissione e degli Stati membri concernenti le operazioni di importazione e di esportazione.
4. La Commissione, in partenariato con gli Stati membri in sede di Gruppo di politica doganale ed entro il 15 febbraio 2011, valuta le specifiche funzionali comuni per:
a)
una struttura di punti d’accesso unico, che consenta agli operatori economici di utilizzare una sola interfaccia per presentare le dichiarazioni doganali elettroniche, anche se la procedura doganale è effettuata in un altro Stato membro;
b)
interfacce elettroniche per gli operatori economici che consentano loro di espletare tutte le operazioni doganali, anche se interessano diversi Stati membri, con le autorità doganali dello Stato membro in cui sono stabiliti;
c)
servizi di interfaccia unica che forniscano un flusso ininterrotto di informazioni tra gli operatori economici e le autorità doganali, tra le autorità doganali e la Commissione nonché tra le autorità doganali e le altre amministrazioni o agenzie, e che consentano agli operatori economici di trasmettere alle dogane tutte le informazioni richieste per le procedure di sdoganamento all’importazione o all’esportazione, comprese le informazioni previste da una normativa non connessa alle dogane.
5. Entro tre anni dalla valutazione positiva delle specifiche funzionali comuni di cui al paragrafo 4, lettere a) e b), gli Stati membri, in collaborazione con la Commissione, si adoperano per istituire e rendere operative la struttura di punti d'accesso unico e le interfacce elettroniche.
6. Gli Stati membri e la Commissione si adoperano per istituire e rendere operativa una struttura di servizi a interfaccia unica. La valutazione dei progressi compiuti in questo settore è inclusa nelle relazioni di cui all'articolo 12.
7. La Comunità e gli Stati membri provvedono alla debita manutenzione e ai necessari miglioramenti dei sistemi e dei servizi di cui al presente articolo.
Articolo 5
Componenti e responsabilità
1. I sistemi doganali elettronici sono costituiti da componenti comunitarie e da componenti nazionali.
2. Le componenti comunitarie dei sistemi doganali elettronici comprendono in particolare:
a)
gli studi di fattibilità correlati e le specifiche funzionali e tecniche comuni del sistema;
b)
i prodotti e i servizi comuni, inclusi i necessari sistemi comuni di riferimento per le informazioni doganali e relative alle dogane;
c)
i servizi della rete comune di comunicazione/interfaccia comune di sistema (CCN/CSI) per gli Stati membri;
d)
le attività di coordinamento svolte dagli Stati membri e dalla Commissione ai fini dell'attuazione e dell'utilizzazione di sistemi doganali elettronici nell'ambito del dominio comune della Comunità;
e)
le attività di coordinamento svolte dalla Commissione per l'attuazione e l'utilizzazione di sistemi doganali elettronici nell'ambito del dominio esterno comunitario, esclusi i servizi intesi a soddisfare requisiti nazionali.
3. Le componenti nazionali dei sistemi doganali elettronici comprendono in particolare:
a)
le specifiche funzionali e tecniche nazionali del sistema;
b)
i sistemi nazionali, comprese le banche dati;
c)
i collegamenti di rete fra autorità doganali e operatori economici nonché tra autorità doganali e altre amministrazioni o agenzie all’interno dello stesso Stato membro;
d)
il software o il materiale che uno Stato membro ritiene necessario per un uso ottimale del sistema.
Articolo 6
Compiti della Commissione
La Commissione assicura in particolare:
a)
il coordinamento a livello di creazione, verifica della conformità, installazione, gestione e sostegno delle componenti comunitarie, con riguardo ai sistemi doganali elettronici;
b)
il coordinamento dei sistemi e dei servizi previsti dalla presente decisione con altri pertinenti progetti relativi al governo elettronico a livello comunitario;
c)
l'espletamento dei compiti affidatile dal piano strategico pluriennale di cui all'articolo 8, paragrafo 2;
d)
il coordinamento dello sviluppo delle componenti comunitarie e nazionali al fine di assicurare un’attuazione sincronizzata dei progetti;
e)
il coordinamento dei servizi doganali elettronici e dei servizi di interfaccia unica a livello comunitario ai fini della loro promozione e dell'attuazione a livello nazionale;
f)
il coordinamento dei fabbisogni di formazione.
Articolo 7
Compiti degli Stati membri
1. Gli Stati membri assicurano in particolare:
a)
il coordinamento a livello di attuazione, verifica della conformità, installazione, gestione e sostegno delle componenti nazionali, con riguardo ai sistemi doganali elettronici;
b)
il coordinamento dei sistemi e servizi previsti dalla presente decisione con altri progetti pertinenti in materia di governo elettronico a livello nazionale;
c)
l’espletamento dei compiti ad essi affidati nell'ambito del piano strategico pluriennale di cui all’articolo 8, paragrafo 2;
d)
la regolare trasmissione alla Commissione di informazioni sulle misure adottate per consentire alle rispettive autorità o agli operatori economici di utilizzare pienamente i sistemi doganali elettronici;
e)
la promozione e l’attuazione a livello nazionale dei servizi doganali elettronici e dei servizi di interfaccia unica;
f)
la necessaria formazione dei funzionari doganali e di altri funzionari competenti.
2. Gli Stati membri valutano quali risorse siano necessarie a livello di bilancio, di personale e di mezzi tecnici per conformarsi al disposto dell’articolo 4 e al piano strategico pluriennale di cui all’articolo 8, paragrafo 2, e le comunicano annualmente alla Commissione.
3. Qualora un’iniziativa prevista da uno Stato membro con riguardo alla creazione o alla gestione di sistemi doganali elettronici rischi di compromettere l'interoperabilità complessiva o il funzionamento globale di tali sistemi, lo Stato membro in questione ne informa la Commissione prima di intraprendere una siffatta iniziativa.
Articolo 8
Strategia e coordinamento
1. La Commissione, in partenariato con gli Stati membri in sede di gruppo di politica doganale, assicura:
a)
la definizione delle strategie, delle risorse necessarie e delle fasi di sviluppo;
b)
il coordinamento di tutte le attività connesse con l’informatizzazione doganale, allo scopo di assicurare un'utilizzazione ottimale e quanto più efficace possibile delle risorse, incluse quelle già utilizzate a livello nazionale e comunitario;
c)
il coordinamento con riguardo agli aspetti giuridici, operativi, alla formazione e allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione, nonché alla fornitura di informazioni alle autorità doganali e agli operatori economici circa tali aspetti;
d)
il coordinamento delle attività di attuazione di tutti gli interessati;
e)
il rispetto dei termini di cui all'articolo 4 da parte di tutti gli interessati.
2. La Commissione, in partenariato con gli Stati membri in sede di gruppo di politica doganale, elabora e aggiorna un piano strategico pluriennale che ripartisce i compiti tra la Commissione e gli Stati membri.
Articolo 9
Risorse
1. Al fine di creare, gestire e migliorare i sistemi doganali elettronici conformemente all’articolo 4, la Comunità mette a disposizione le risorse a livello di personale, di bilancio e di mezzi tecnici necessarie per le componenti comunitarie.
2. Al fine di creare, gestire e migliorare i sistemi doganali elettronici conformemente all’articolo 4, gli Stati membri mettono a disposizione le risorse a livello di personale, di bilancio e di mezzi tecnici necessarie per le componenti nazionali.
Articolo 10
Disposizioni finanziarie
1. Fatte salve le spese che devono essere sostenute da Stati terzi o organizzazioni internazionali nell'ambito dell'articolo 2, paragrafo 3, le spese per l’attuazione della presente decisione sono suddivise tra la Comunità e gli Stati membri, conformemente al disposto dei paragrafi 2 e 3 del presente articolo.
2. La Comunità si fa carico delle spese relative alla progettazione, all’acquisizione, all’installazione, alla gestione ed alla manutenzione delle componenti comunitarie di cui all'articolo 5, paragrafo 2, conformemente al programma Dogana 2007 previsto nella decisione n. 253/2003/CE e da eventuali programmi successivi in materia.
3. Gli Stati membri si fanno carico delle spese relative alla creazione e alla gestione delle componenti nazionali di cui all'articolo 5, paragrafo 3, comprese le interfacce con altre amministrazioni o agenzie e con gli operatori economici.
4. Gli Stati membri rafforzano la reciproca collaborazione al fine di ridurre al minimo i costi sviluppando modelli di ripartizione dei costi e soluzioni comuni.
Articolo 11
Monitoraggio
1. La Commissione intraprende tutte le iniziative necessarie per accertare che l’attuazione delle misure finanziate tramite il bilancio comunitario sia conforme alle disposizioni della presente decisione e che i risultati ottenuti siano coerenti con le finalità di cui all’articolo 2, paragrafo 1, primo comma.
2. In partenariato con gli Stati membri in sede di gruppo di politica doganale, la Commissione verifica sistematicamente i progressi compiuti da ogni Stato membro e dalla Commissione nel conformarsi all’articolo 4, per determinare se siano stati conseguiti gli obiettivi di cui all’articolo 2, paragrafo 1, primo comma, e stabilire come migliorare l'efficacia delle attività legate all'attuazione dei sistemi doganali elettronici.
Articolo 12
Relazioni
1. Gli Stati membri informano regolarmente la Commissione sui progressi compiuti con riguardo a ciascuno dei compiti ad essi affidati nell’ambito del piano strategico pluriennale di cui all'articolo 8, paragrafo 2. Essi notificano alla Commissione l'espletamento di ogni compito.
2. Entro il 31 marzo di ogni anno gli Stati membri trasmettono alla Commissione una relazione annuale di attuazione che copre il periodo dal 1o gennaio al 31 dicembre dell'anno precedente. Tali relazioni annuali si basano sul formato stabilito dalla Commissione in partenariato con gli Stati membri in sede di gruppo di politica doganale.
3. Entro il 30 giugno di ogni anno la Commissione stabilisce, sulla base delle relazioni annuali di cui al paragrafo 2, una relazione consolidata che valuta i progressi compiuti dagli Stati membri e dalla Commissione, per quanto riguarda in particolare l'attuazione dell'articolo 4 e l'eventuale necessità di prorogare i termini di cui all'articolo 4, paragrafi 2, 3 e 5, e presenta tale relazione agli interessati e al gruppo di politica doganale per ulteriore esame.
4. Inoltre, la relazione consolidata di cui al paragrafo 3 presenta i risultati di eventuali visite di controllo eseguite nonché di altri eventuali controlli e può stabilire i metodi e i criteri da utilizzare per altre valutazioni successive, in particolare la valutazione in merito al grado di interoperabilità dei sistemi doganali elettronici e il loro funzionamento.
Articolo 13
Consultazione degli operatori economici
La Commissione e gli Stati membri consultano sistematicamente gli operatori economici in tutte le fasi di elaborazione, sviluppo e installazione dei sistemi e dei servizi di cui all’articolo 4.
La Commissione e gli Stati membri stabiliscono ciascuno un loro meccanismo di consultazione che riunisca regolarmente un gruppo rappresentativo di operatori economici.
Articolo 14
Stati aderenti e Stati candidati
La Commissione informa i paesi che sono stati riconosciuti come paesi in via di adesione o paesi candidati in merito all’elaborazione, allo sviluppo e all’installazione dei sistemi e dei servizi di cui all’articolo 4 e consente loro di parteciparvi.
Articolo 15
Misure di attuazione
La proroga dei termini di cui all'articolo 4, paragrafi 2, 3 e 5, è adottata secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all'articolo 16, paragrafo 2.
Articolo 16
Comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato del codice doganale.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano l'articolo 5 bis, paragrafi da 1 a 4, e l'articolo 7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto delle disposizioni dell'articolo 8 della stessa.
Articolo 17
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 18
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Strasburgo, addì 15 gennaio 2008.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
H.-G. PÖTTERING
Per il Consiglio
Il presidente
J. LENARČIČ
(1) GU C 318 del 23.12.2006, pag. 47.
(2) Parere del Parlamento europeo del 12 dicembre 2006 (GU C 317 E del 23.12.2006, pag. 74), posizione comune del Consiglio del 23 luglio 2007 (GU C 242 E del 16.10.2007, pag. 1) e posizione del Parlamento europeo dell'11 dicembre 2007 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 144 del 30.4.2004, pag. 65; rettifica nella GU L 181 del 18.5.2004, pag. 25.
(4) GU C 305 del 16.12.2003, pag. 1.
(5) GU L 302 del 19.10.1992, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1791/2006 (GU L 363 del 20.12.2006, pag. 1).
(6) GU L 36 del 12.2.2003, pag. 1. Decisione modificata dalla decisione n. 787/2004/CE (GU L 138 del 30.4.2004, pag. 12).
(7) GU L 341 del 17.12.2002, pag. 1. Decisione modificata dal regolamento (CE) n. 885/2004 del Consiglio (GU L 168 dell'1.5.2004, pag. 1).
(8) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23. Decisione modificata dalla decisione 2006/512/CE (GU L 200 del 22.7.2006, pag. 11).
(9) GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31. Direttiva modificata dal regolamento (CE) n. 1882/2003 (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(10) GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE N. 70/2008/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 15 gennaio 2008
concernente un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare gli articoli 95 e 135,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
Nel quadro dell’Agenda di Lisbona, la Comunità e gli Stati membri si sono impegnati ad aumentare la competitività delle imprese che operano in Europa. A norma della decisione 2004/387/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, relativa all'erogazione interoperabile di servizi paneuropei di governo elettronico alle amministrazioni pubbliche, alle imprese e ai cittadini (IDABC) (3), la Commissione e gli Stati membri dovrebbero assicurare sistemi di informazione e di comunicazione efficaci, efficienti ed interoperabili per lo scambio di informazioni tra le amministrazioni pubbliche e i cittadini della Comunità.
(2)
L’iniziativa paneuropea di governo elettronico prevista dalla decisione 2004/387/CE richiede misure intese a rendere più efficace l’organizzazione dei controlli doganali e ad assicurare la trasmissione di un flusso ininterrotto di dati al fine di rendere più efficienti le procedure di sdoganamento, di ridurre gli oneri amministrativi, contribuire alla lotta contro la frode, la criminalità organizzata e il terrorismo, tutelare gli interessi sul piano fiscale, proteggere la proprietà intellettuale e il patrimonio culturale, aumentare la sicurezza delle merci e del commercio internazionale e migliorare la salvaguardia della sanità pubblica e dell'ambiente. A tale scopo, è fondamentale prevedere tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) aventi finalità doganali.
(3)
La risoluzione del Consiglio del 5 dicembre 2003 relativa alla creazione di un ambiente semplificato e privo di supporti cartacei per le dogane ed il commercio (4), che ha fatto seguito alla comunicazione della Commissione su un ambiente semplificato e privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio, invita la Commissione ad elaborare, in stretta collaborazione con gli Stati membri, un piano strategico pluriennale inteso a creare un ambiente doganale elettronico, coerente e interoperabile per la Comunità. Il regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio, del 12 ottobre 1992, che istituisce un codice doganale comunitario (5), prevede l’uso di procedimenti informatici per la presentazione delle dichiarazioni sommarie e per lo scambio di dati tra le autorità doganali, allo scopo di basare i controlli a livello doganale su sistemi automatizzati di analisi dei rischi.
(4)
Di conseguenza, occorre stabilire gli obiettivi da conseguire con la creazione di un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio, come pure la struttura, i mezzi e i termini all’uopo necessari.
(5)
La Commissione dovrebbe attuare la presente decisione in stretta collaborazione con gli Stati membri. È pertanto necessario precisare le responsabilità e le mansioni per ciascuna delle parti interessate nonché adottare disposizioni in merito alla ripartizione delle spese tra la Commissione e gli Stati membri.
(6)
La Commissione e gli Stati membri dovrebbero assumere congiuntamente le responsabilità relative alle componenti comunitarie e nazionali dei sistemi di comunicazione e scambio di informazioni, conformemente ai principi stabiliti nella decisione n. 253/2003/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 febbraio 2003, relativa all'adozione di un programma d'azione doganale nella Comunità (Dogana 2007) (6), e tenendo conto della decisione n. 2235/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 dicembre 2002, recante adozione di un programma comunitario inteso a migliorare il funzionamento dei sistemi di imposizione nel mercato interno (Programma Fiscalis 2003-2007) (7).
(7)
Per assicurare il rispetto della presente decisione e la coerenza fra i diversi sistemi da sviluppare, occorre prevedere un meccanismo di monitoraggio.
(8)
Nelle relazioni presentate a scadenze regolari dagli Stati membri e dalla Commissione dovrebbero figurare informazioni sui progressi conseguiti nell’attuazione della presente decisione.
(9)
Per conseguire un ambiente privo di supporti cartacei, occorre stabilire una stretta cooperazione tra la Commissione, le autorità doganali e gli operatori economici. Al fine di facilitare tale cooperazione, il gruppo di politica doganale dovrebbe assicurare il coordinamento delle attività necessarie per l’attuazione della presente decisione. La consultazione degli operatori economici dovrebbe avvenire tanto a livello nazionale quanto a livello comunitario, in tutte le fasi di elaborazione delle suddette attività.
(10)
Ai paesi in via di adesione e ai paesi candidati dovrebbe essere consentito di partecipare a tali attività, al fine di prepararsi all'adesione.
(11)
Poiché l'obiettivo della presente decisione, vale a dire la creazione di un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio, non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a causa delle dimensioni e degli effetti dell'intervento, essere realizzato meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. La presente decisione si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo, in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(12)
Le misure necessarie per l'attuazione della presente decisione dovrebbero essere adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (8).
(13)
In particolare, la Commissione dovrebbe avere il potere di estendere i termini di cui all'articolo 4, paragrafi 2, 3 e 5, della presente decisione. Tali misure di portata generale intese a modificare elementi non essenziali della presente decisione devono essere adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all'articolo 5 bis della decisione 1999/468/CE,
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Sistemi doganali elettronici
La Commissione e gli Stati membri istituiscono sistemi doganali elettronici sicuri, integrati, interoperabili ed accessibili per lo scambio di dati contenuti in dichiarazioni doganali, documenti di accompagnamento delle dichiarazioni doganali e certificati e per lo scambio di altre informazioni pertinenti.
La Commissione e gli Stati membri forniscono la struttura ed i mezzi per la gestione dei sistemi doganali elettronici.
Articolo 2
Obiettivi
1. I sistemi doganali elettronici di cui all'articolo 1 sono intesi a conseguire i seguenti obiettivi:
a)
facilitare le procedure di importazione e di esportazione;
b)
ridurre i costi di adeguamento e amministrativi nonché migliorare i tempi di sdoganamento;
c)
coordinare un'impostazione comune per il controllo delle merci;
d)
aiutare a garantire la corretta riscossione di tutti i dazi doganali e altre imposte;
e)
garantire la rapida fornitura e ricezione di informazioni pertinenti in relazione alla catena internazionale di approvvigionamento;
f)
consentire la trasmissione di un flusso ininterrotto di dati tra le autorità dei paesi esportatori ed importatori nonché tra le autorità doganali e gli operatori economici, prevedendo la possibilità di riutilizzare i dati inseriti nel sistema.
L’integrazione e l’evoluzione dei sistemi doganali elettronici sono commisurate agli obiettivi di cui al primo comma.
2. Il conseguimento degli obiettivi di cui al paragrafo 1, primo comma, implica quanto meno:
a)
l’armonizzazione dello scambio di informazioni sulla base di modelli di dati e di formati per i messaggi accettati a livello internazionale;
b)
la rielaborazione delle procedure doganali e connesse alle dogane al fine di ottimizzare la loro efficacia ed efficienza, di semplificarle e di ridurre i costi di adeguamento alle disposizioni doganali;
c)
l’offerta agli operatori economici di un’ampia gamma di servizi doganali elettronici, che consenta a tali operatori di interagire secondo le stesse modalità con le autorità doganali di qualsiasi Stato membro.
3. Ai fini dell’applicazione del paragrafo 1, la Comunità favorisce l'interoperabilità dei sistemi doganali elettronici con i sistemi doganali dei paesi terzi o delle organizzazioni internazionali e l’accessibilità dei sistemi in questione agli operatori economici di tali paesi, allo scopo di giungere ad un ambiente privo di supporti cartacei a livello internazionale nei casi in cui ciò sia previsto da accordi internazionali e sulla base di adeguati accordi finanziari.
Articolo 3
Scambio di dati
1. I sistemi doganali elettronici della Comunità e degli Stati membri permettono lo scambio di dati tra le autorità doganali degli Stati membri e tra tali autorità e:
a)
gli operatori economici;
b)
la Commissione;
c)
altre amministrazioni o agenzie ufficiali interessate al trasporto internazionale di merci (di seguito «altre amministrazioni o agenzie»).
2. La divulgazione o la trasmissione delle informazioni avviene nel pieno rispetto delle disposizioni vigenti in materia di protezione dei dati, in particolare della direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (9), e del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (10).
Articolo 4
Sistemi, servizi e termini
1. Gli Stati membri, in collaborazione con la Commissione, rendono operativi i seguenti sistemi doganali elettronici secondo i requisiti e i termini stabiliti nella legislazione in vigore:
a)
sistemi per operazioni di importazione ed esportazione, che interagiscano con il sistema di transito e che consentano un flusso ininterrotto di informazioni da un sistema doganale all’altro nell’intera Comunità;
b)
un sistema per l'identificazione e la registrazione degli operatori economici, che interagisca con il sistema degli operatori economici autorizzati e che permetta a tali operatori economici di eseguire una sola registrazione per tutte le interazioni con le autorità doganali sull’intero territorio della Comunità, tenendo conto dei sistemi comunitari o nazionali esistenti;
c)
un sistema per la procedura di autorizzazione degli operatori economici, compreso il processo d'informazione e consultazione, la gestione dei relativi certificati e la registrazione di tali certificati in una banca dati accessibile alle autorità doganali.
2. Gli Stati membri, in collaborazione con la Commissione ed entro il 15 febbraio 2011, creano e rendono operativi i portali comuni per le dogane che offrano agli operatori economici le informazioni necessarie per procedere alle transazioni doganali in tutti gli Stati membri.
3. La Commissione, in collaborazione con gli Stati membri ed entro il 15 febbraio 2013, istituisce e rende operativo un ambiente tariffario integrato che permetta il collegamento con altri sistemi della Commissione e degli Stati membri concernenti le operazioni di importazione e di esportazione.
4. La Commissione, in partenariato con gli Stati membri in sede di Gruppo di politica doganale ed entro il 15 febbraio 2011, valuta le specifiche funzionali comuni per:
a)
una struttura di punti d’accesso unico, che consenta agli operatori economici di utilizzare una sola interfaccia per presentare le dichiarazioni doganali elettroniche, anche se la procedura doganale è effettuata in un altro Stato membro;
b)
interfacce elettroniche per gli operatori economici che consentano loro di espletare tutte le operazioni doganali, anche se interessano diversi Stati membri, con le autorità doganali dello Stato membro in cui sono stabiliti;
c)
servizi di interfaccia unica che forniscano un flusso ininterrotto di informazioni tra gli operatori economici e le autorità doganali, tra le autorità doganali e la Commissione nonché tra le autorità doganali e le altre amministrazioni o agenzie, e che consentano agli operatori economici di trasmettere alle dogane tutte le informazioni richieste per le procedure di sdoganamento all’importazione o all’esportazione, comprese le informazioni previste da una normativa non connessa alle dogane.
5. Entro tre anni dalla valutazione positiva delle specifiche funzionali comuni di cui al paragrafo 4, lettere a) e b), gli Stati membri, in collaborazione con la Commissione, si adoperano per istituire e rendere operative la struttura di punti d'accesso unico e le interfacce elettroniche.
6. Gli Stati membri e la Commissione si adoperano per istituire e rendere operativa una struttura di servizi a interfaccia unica. La valutazione dei progressi compiuti in questo settore è inclusa nelle relazioni di cui all'articolo 12.
7. La Comunità e gli Stati membri provvedono alla debita manutenzione e ai necessari miglioramenti dei sistemi e dei servizi di cui al presente articolo.
Articolo 5
Componenti e responsabilità
1. I sistemi doganali elettronici sono costituiti da componenti comunitarie e da componenti nazionali.
2. Le componenti comunitarie dei sistemi doganali elettronici comprendono in particolare:
a)
gli studi di fattibilità correlati e le specifiche funzionali e tecniche comuni del sistema;
b)
i prodotti e i servizi comuni, inclusi i necessari sistemi comuni di riferimento per le informazioni doganali e relative alle dogane;
c)
i servizi della rete comune di comunicazione/interfaccia comune di sistema (CCN/CSI) per gli Stati membri;
d)
le attività di coordinamento svolte dagli Stati membri e dalla Commissione ai fini dell'attuazione e dell'utilizzazione di sistemi doganali elettronici nell'ambito del dominio comune della Comunità;
e)
le attività di coordinamento svolte dalla Commissione per l'attuazione e l'utilizzazione di sistemi doganali elettronici nell'ambito del dominio esterno comunitario, esclusi i servizi intesi a soddisfare requisiti nazionali.
3. Le componenti nazionali dei sistemi doganali elettronici comprendono in particolare:
a)
le specifiche funzionali e tecniche nazionali del sistema;
b)
i sistemi nazionali, comprese le banche dati;
c)
i collegamenti di rete fra autorità doganali e operatori economici nonché tra autorità doganali e altre amministrazioni o agenzie all’interno dello stesso Stato membro;
d)
il software o il materiale che uno Stato membro ritiene necessario per un uso ottimale del sistema.
Articolo 6
Compiti della Commissione
La Commissione assicura in particolare:
a)
il coordinamento a livello di creazione, verifica della conformità, installazione, gestione e sostegno delle componenti comunitarie, con riguardo ai sistemi doganali elettronici;
b)
il coordinamento dei sistemi e dei servizi previsti dalla presente decisione con altri pertinenti progetti relativi al governo elettronico a livello comunitario;
c)
l'espletamento dei compiti affidatile dal piano strategico pluriennale di cui all'articolo 8, paragrafo 2;
d)
il coordinamento dello sviluppo delle componenti comunitarie e nazionali al fine di assicurare un’attuazione sincronizzata dei progetti;
e)
il coordinamento dei servizi doganali elettronici e dei servizi di interfaccia unica a livello comunitario ai fini della loro promozione e dell'attuazione a livello nazionale;
f)
il coordinamento dei fabbisogni di formazione.
Articolo 7
Compiti degli Stati membri
1. Gli Stati membri assicurano in particolare:
a)
il coordinamento a livello di attuazione, verifica della conformità, installazione, gestione e sostegno delle componenti nazionali, con riguardo ai sistemi doganali elettronici;
b)
il coordinamento dei sistemi e servizi previsti dalla presente decisione con altri progetti pertinenti in materia di governo elettronico a livello nazionale;
c)
l’espletamento dei compiti ad essi affidati nell'ambito del piano strategico pluriennale di cui all’articolo 8, paragrafo 2;
d)
la regolare trasmissione alla Commissione di informazioni sulle misure adottate per consentire alle rispettive autorità o agli operatori economici di utilizzare pienamente i sistemi doganali elettronici;
e)
la promozione e l’attuazione a livello nazionale dei servizi doganali elettronici e dei servizi di interfaccia unica;
f)
la necessaria formazione dei funzionari doganali e di altri funzionari competenti.
2. Gli Stati membri valutano quali risorse siano necessarie a livello di bilancio, di personale e di mezzi tecnici per conformarsi al disposto dell’articolo 4 e al piano strategico pluriennale di cui all’articolo 8, paragrafo 2, e le comunicano annualmente alla Commissione.
3. Qualora un’iniziativa prevista da uno Stato membro con riguardo alla creazione o alla gestione di sistemi doganali elettronici rischi di compromettere l'interoperabilità complessiva o il funzionamento globale di tali sistemi, lo Stato membro in questione ne informa la Commissione prima di intraprendere una siffatta iniziativa.
Articolo 8
Strategia e coordinamento
1. La Commissione, in partenariato con gli Stati membri in sede di gruppo di politica doganale, assicura:
a)
la definizione delle strategie, delle risorse necessarie e delle fasi di sviluppo;
b)
il coordinamento di tutte le attività connesse con l’informatizzazione doganale, allo scopo di assicurare un'utilizzazione ottimale e quanto più efficace possibile delle risorse, incluse quelle già utilizzate a livello nazionale e comunitario;
c)
il coordinamento con riguardo agli aspetti giuridici, operativi, alla formazione e allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione, nonché alla fornitura di informazioni alle autorità doganali e agli operatori economici circa tali aspetti;
d)
il coordinamento delle attività di attuazione di tutti gli interessati;
e)
il rispetto dei termini di cui all'articolo 4 da parte di tutti gli interessati.
2. La Commissione, in partenariato con gli Stati membri in sede di gruppo di politica doganale, elabora e aggiorna un piano strategico pluriennale che ripartisce i compiti tra la Commissione e gli Stati membri.
Articolo 9
Risorse
1. Al fine di creare, gestire e migliorare i sistemi doganali elettronici conformemente all’articolo 4, la Comunità mette a disposizione le risorse a livello di personale, di bilancio e di mezzi tecnici necessarie per le componenti comunitarie.
2. Al fine di creare, gestire e migliorare i sistemi doganali elettronici conformemente all’articolo 4, gli Stati membri mettono a disposizione le risorse a livello di personale, di bilancio e di mezzi tecnici necessarie per le componenti nazionali.
Articolo 10
Disposizioni finanziarie
1. Fatte salve le spese che devono essere sostenute da Stati terzi o organizzazioni internazionali nell'ambito dell'articolo 2, paragrafo 3, le spese per l’attuazione della presente decisione sono suddivise tra la Comunità e gli Stati membri, conformemente al disposto dei paragrafi 2 e 3 del presente articolo.
2. La Comunità si fa carico delle spese relative alla progettazione, all’acquisizione, all’installazione, alla gestione ed alla manutenzione delle componenti comunitarie di cui all'articolo 5, paragrafo 2, conformemente al programma Dogana 2007 previsto nella decisione n. 253/2003/CE e da eventuali programmi successivi in materia.
3. Gli Stati membri si fanno carico delle spese relative alla creazione e alla gestione delle componenti nazionali di cui all'articolo 5, paragrafo 3, comprese le interfacce con altre amministrazioni o agenzie e con gli operatori economici.
4. Gli Stati membri rafforzano la reciproca collaborazione al fine di ridurre al minimo i costi sviluppando modelli di ripartizione dei costi e soluzioni comuni.
Articolo 11
Monitoraggio
1. La Commissione intraprende tutte le iniziative necessarie per accertare che l’attuazione delle misure finanziate tramite il bilancio comunitario sia conforme alle disposizioni della presente decisione e che i risultati ottenuti siano coerenti con le finalità di cui all’articolo 2, paragrafo 1, primo comma.
2. In partenariato con gli Stati membri in sede di gruppo di politica doganale, la Commissione verifica sistematicamente i progressi compiuti da ogni Stato membro e dalla Commissione nel conformarsi all’articolo 4, per determinare se siano stati conseguiti gli obiettivi di cui all’articolo 2, paragrafo 1, primo comma, e stabilire come migliorare l'efficacia delle attività legate all'attuazione dei sistemi doganali elettronici.
Articolo 12
Relazioni
1. Gli Stati membri informano regolarmente la Commissione sui progressi compiuti con riguardo a ciascuno dei compiti ad essi affidati nell’ambito del piano strategico pluriennale di cui all'articolo 8, paragrafo 2. Essi notificano alla Commissione l'espletamento di ogni compito.
2. Entro il 31 marzo di ogni anno gli Stati membri trasmettono alla Commissione una relazione annuale di attuazione che copre il periodo dal 1o gennaio al 31 dicembre dell'anno precedente. Tali relazioni annuali si basano sul formato stabilito dalla Commissione in partenariato con gli Stati membri in sede di gruppo di politica doganale.
3. Entro il 30 giugno di ogni anno la Commissione stabilisce, sulla base delle relazioni annuali di cui al paragrafo 2, una relazione consolidata che valuta i progressi compiuti dagli Stati membri e dalla Commissione, per quanto riguarda in particolare l'attuazione dell'articolo 4 e l'eventuale necessità di prorogare i termini di cui all'articolo 4, paragrafi 2, 3 e 5, e presenta tale relazione agli interessati e al gruppo di politica doganale per ulteriore esame.
4. Inoltre, la relazione consolidata di cui al paragrafo 3 presenta i risultati di eventuali visite di controllo eseguite nonché di altri eventuali controlli e può stabilire i metodi e i criteri da utilizzare per altre valutazioni successive, in particolare la valutazione in merito al grado di interoperabilità dei sistemi doganali elettronici e il loro funzionamento.
Articolo 13
Consultazione degli operatori economici
La Commissione e gli Stati membri consultano sistematicamente gli operatori economici in tutte le fasi di elaborazione, sviluppo e installazione dei sistemi e dei servizi di cui all’articolo 4.
La Commissione e gli Stati membri stabiliscono ciascuno un loro meccanismo di consultazione che riunisca regolarmente un gruppo rappresentativo di operatori economici.
Articolo 14
Stati aderenti e Stati candidati
La Commissione informa i paesi che sono stati riconosciuti come paesi in via di adesione o paesi candidati in merito all’elaborazione, allo sviluppo e all’installazione dei sistemi e dei servizi di cui all’articolo 4 e consente loro di parteciparvi.
Articolo 15
Misure di attuazione
La proroga dei termini di cui all'articolo 4, paragrafi 2, 3 e 5, è adottata secondo la procedura di regolamentazione con controllo di cui all'articolo 16, paragrafo 2.
Articolo 16
Comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato del codice doganale.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano l'articolo 5 bis, paragrafi da 1 a 4, e l'articolo 7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto delle disposizioni dell'articolo 8 della stessa.
Articolo 17
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 18
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.
Fatto a Strasburgo, addì 15 gennaio 2008.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
H.-G. PÖTTERING
Per il Consiglio
Il presidente
J. LENARČIČ
(1) GU C 318 del 23.12.2006, pag. 47.
(2) Parere del Parlamento europeo del 12 dicembre 2006 (GU C 317 E del 23.12.2006, pag. 74), posizione comune del Consiglio del 23 luglio 2007 (GU C 242 E del 16.10.2007, pag. 1) e posizione del Parlamento europeo dell'11 dicembre 2007 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 144 del 30.4.2004, pag. 65; rettifica nella GU L 181 del 18.5.2004, pag. 25.
(4) GU C 305 del 16.12.2003, pag. 1.
(5) GU L 302 del 19.10.1992, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1791/2006 (GU L 363 del 20.12.2006, pag. 1).
(6) GU L 36 del 12.2.2003, pag. 1. Decisione modificata dalla decisione n. 787/2004/CE (GU L 138 del 30.4.2004, pag. 12).
(7) GU L 341 del 17.12.2002, pag. 1. Decisione modificata dal regolamento (CE) n. 885/2004 del Consiglio (GU L 168 dell'1.5.2004, pag. 1).
(8) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23. Decisione modificata dalla decisione 2006/512/CE (GU L 200 del 22.7.2006, pag. 11).
(9) GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31. Direttiva modificata dal regolamento (CE) n. 1882/2003 (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(10) GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Un ambiente privo di supporti cartacei per i servizi doganali e il commercio
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Mira a promuovere le dogane elettroniche (e-customs) all’interno della Commissione europea. Tali sistemi facilitano gli scambi riducendo i costi e coordinando le procedure. Permettono inoltre lo scambio di dati tra le amministrazioni doganali dei Paesi UE, i commercianti e la Commissione. In tal modo, migliorano e facilitano la logistica della catena di approvvigionamento e i processi doganali.
PUNTI CHIAVE
In seguito alla comunicazione del 2003 sulla creazione di un ambiente semplice e privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio, la Commissione e i Paesi dell’UE si sono impegnati a costituire:sicuro; integrato; interoperabile; e un sistema di servizi doganali elettronici per facilitare lo scambio didati contenuti nelle dichiarazioni doganalidocumenti che accompagnano dichiarazioni e certificati doganali ealtre informazioni rilevanti. La Commissione e i paesi dell’UE devono stabilire la struttura e i mezzi per il funzionamento di tali sistemi di dogana elettronica.
Misure
Per raggiungere gli obiettivi stabiliti nella decisione, l’Unione europea deve:armonizzare lo scambio di informazioni; prendere in visione processi doganali al fine di ottimizzarne efficienza ed efficacia; offrire agli operatori una vasta gamma di servizi di dogana elettronica. Ruolo della Commissione
La Commissione si fa carico di coordinare:l’installazione il collaudo, il funzionamento e la manutenzione delle componenti UE dei sistemi informatizzati; i sistemi e i servizi indicati nella presente proposta con altri progetti riguardanti i servizi elettronici di gestione amministrativa governativa (e-government); lo sviluppo parallelo di elementi nazionali e dell’UE; servizi doganali automatici e servizi a finestra singola* a livello paneuropeo; il completamento dei compiti ad esso assegnati nell’ambito di un piano strategico pluriennale; esigenze di formazione professionale. La Commissione deve inoltre monitorare i progressi in relazione al gruppo sulla politica doganale. Deve inoltre avviare consultazioni regolari con le parti intessate che operano nell’ambito economico.
Ruolo dei Paesi UE
I Paesi dell’UE devono garantire quanto segue:la messa a punto, il collaudo, il funzionamento e la manutenzione delle componenti nazionali dei sistemi informatizzati; il coordinamento dei sistemi e dei servizi previsti nella presente decisione con altri progetti pertinenti relativi alle procedure di e-government a livello nazionale; completamento dei compiti loro assegnati nel quadro del piano strategico pluriennale e dei programmi di lavoro - l’ultimo programma di lavoro è contenuto nella Decisione di esecuzione (UE) 2016/578 della Commissione relativa allo sviluppo e all’utilizzo dei sistemi elettronici necessari per attuare il codice doganale dell’UE (che ha sostituito il codice doganale comunitario); la promozione e l’attuazione a livello nazionale dei servizi di dogana elettronica e dei servizi a finestra unica; formazione per il personale interessato. Calendario per i servizi doganali automatizzati
La decisione contiene un elenco di sistemi e banche dati e stabilisce il calendario per la loro attuazione. I servizi a finestra singola potrebbero rendersi disponibili entro 6 anni.
Finanziamento
La decisione afferma che i costi della sua attuazione dovevano essere condivisi tra l’Unione europea e i Paesi membri, in base al loro carattere UE o nazionale. I Paesi dell’UE erano stati incaricati di sviluppare modelli di condivisione dei costi. Attualmente, i lavori relativi al lavoro di ammodernamento delle dogane sono finanziati nell’ambito del programma d’azione Dogana 2020.
DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
Si applica dal 15 febbraio 2008.
CONTESTO GENERALE
Per ulteriori informazioni consultare:Le dogane elettroniche (Commissione europea).
PUNTI CHIAVE
Servizi a finestra singola: una funzione che consente alle parti coinvolte nel commercio e nel trasporto di presentare informazioni e documenti standardizzati con un unico punto di accesso per soddisfare tutti i requisiti normativi relativi all’importazione, all’esportazione e al transito. Se le informazioni sono elettroniche, i singoli dati devono essere inviati una sola volta.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione n. 70/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 gennaio 2008 relativa ad un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio (GU L 23 del 26.1.2008, pag. 21).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione di esecuzione (UE) 2016/578 della Commissione, dell’ 11 aprile 2016 che istituisce il programma di lavoro relativo allo sviluppo e alla diffusione dei sistemi elettronici previsti dal codice doganale dell’Unione (GU L 99 del 15.4.2016, pag. 6).
Regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 ottobre 2013, che istituisce il codice doganale dell’Unione (rifusione) (GU L 269 del 10.10.2013, pag. 1).
Le successive modifiche al Regolamento (UE) n. 952/2013 sono state integrate nel documento originale. Questa versione consolidata ha solo valore documentale.
Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo - Un ambiente semplice e privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio [COM(2003) 452 final, 24.7.2003].
Regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio, del 12 ottobre 1992 che istituisce un codice doganale comunitario (GU L 302 del 19.10.1992, pag. 1).
Consultare la versione consolidata. |
Tariffe per le importazioni di cereali
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento (UE) n. 642/2010 stabilisce le norme applicabili ai dazi variabili sulle importazioni di grano di alta qualità, grano duro, segale, mais e sorgo.
PUNTI CHIAVE
Calcolo delle tariffeLe tariffe di importazione applicate ai seguenti prodotti del settore dei cereali (designati dalla relativa nomenclatura combinata o codice NC) sono calcolate giornalmente dalla Commissione europea:codici NC 1001 11 00 e 1001 19 00 (grano duro);codice NC ex 1001 91 20 (grano tenero da seme);codice NC ex 1001 99 00 (grano tenero di alta qualità diverso dalle sementi);codici NC 1002 10 00 e 1002 90 00 (segale);codice NC 1005 10 90 (mais (granoturco), ad esclusione delle sementi ibride);codice NC 1005 90 00 (mais diverso dalle sementi);codici NC 1007 10 90 e 1007 90 00 (sorgo da granella diverso dagli ibridi destinati alla semina). Le tariffe applicate sono equivalenti al prezzo d’intervento al momento dell’importazione (fissato a 101,31 euro a tonnellata), aumentato del 55 % e sottraendo il prezzo all’importazione, che si basa sul prezzo di costo, assicurazione e nolo (CIF), ovvero il prezzo franco consegna alla frontiera del paese importatore. Il dazio all’importazione applicato è una media dei dazi all’importazione calcolati durante i dieci giorni lavorativi precedenti. Qualora tale media differisca di oltre cinque euro a tonnellate da un giorno all’altro, la Commissione stabilisce il nuovo dazio all’importazione. Il dazio non può superare i tassi dei dazi convenzionali* in virtù della nomenclatura combinata, lo strumento impiegato per la classificazione delle merci quando sono dichiarate presso le dogane nell’Unione europea (Unione). I prezzi di importazione CIF rappresentativi sono regolarmente aggiornati. Per quanto riguarda le importazioni di grano e mais, il prezzo CIF rappresentativo contempla tre elementi: il suo prezzo su un mercato mondiale di riferimento, a cui si aggiungono il costo di trasporto verso un porto di esportazione statunitense (Golfo del Messico o Grandi Laghi/Duluth) e il costo di trasporto tra il porto statunitense e Rotterdam. I prezzi di importazione CIF rappresentativi per il grano duro di alta qualità, le sementi di grano duro e le sementi di grano tenero corrispondono al prezzo calcolato per il grano tenere di alta qualità. Il prezzo di importazione CIF rappresentativo per il grano duro di qualità media e bassa corrisponde al prezzo calcolato per il grano tenero di alta qualità, a cui è applicato uno sconto pari a 10 euro a tonnellata per il grano duro di qualità media e uno sconto di 30 euro a tonnellata per il grano duro di bassa qualità. Il prezzo di importazione CIF rappresentativo per il sorgo diverso dalle sementi, le sementi di sorgo che rientrano nel codice NC 1007 10 90, la segale diversa dalle sementi, le sementi di segale e le sementi di mais che rientrano nel codice NC 1005 10 90 corrisponde al prezzo calcolato per il mais diverso dalle sementi.Riduzioni tariffarie
Le seguenti riduzioni tariffarie si applicano ai dazi all’importazione fissi:una riduzione tariffaria pari a 3 euro a tonnellata qualora il porto di sbarco nell’Unione sia situato nel Mediterraneo (oltre lo stretto di Gibilterra) o nel Mar Nero e se le merci giungono attraverso l’oceano Atlantico o attraverso il Canale di Suez; una riduzione tariffaria pari a 2 euro a tonnellata qualora il porto di sbarco nell’Unione sia situato sulla costa atlantica della penisola iberica, dell’Irlanda, della Danimarca, dell’Estonia, della Lettonia, della Lituania, della Polonia, della Finlandia o della Svezia e se le merci giungono attraverso l’oceano Atlantico; una riduzione tariffaria pari a 24 euro a tonnellata sul mais vitreo che soddisfa talune specifiche. Entro sei mesi dalla data di accettazione dell’immissione in libera pratica, esso deve essere trasformato in alimenti preparati, ottenuti tramite soffiatura o tostatura, semole e semolini o grani lavorati (mondati, perlati, tagliati o spezzati).Precauzioni di sicurezza
Per quanto riguarda il grano tenero e il grano duro, di norma gli importatori depositano una cauzione (95 euro a tonnellata per il grano tenero) presso l’autorità competente alla data di accettazione della dichiarazione di immissione in libera pratica, tranne laddove tale dichiarazione è corredata di un certificato di conformità ufficiale.
Abrogazione
Il regolamento (UE) n. 642/2010 abroga il regolamento (CE) n. 1249/96.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 10 agosto 2010.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, si veda:Cereali, semi oleosi, colture proteiche e riso (Commissione europea). Base giuridica per i settori dei cereali, delle colture oleaginose, delle colture proteiche e del riso (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Tassi dei dazi convenzionali Gli impegni tariffari dell’Unione europea nell’Organizzazione mondiale del commercio e alcuni dazi autonomi dell’Unione europea.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (UE) n. 642/2010 della Commissione, del 20 luglio 2010, recante modalità d’applicazione del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio in ordine ai dazi all’importazione nel settore dei cereali (GU L 187 del 21.7.2010, pag. 5).
Le successive modifiche al regolamento (UE) n. 642/2010 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli e che abroga i regolamenti (CEE) n. 922/72, (CEE) n. 234/79, (CE) n. 1037/2001 e (CE) n. 1234/2007 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 671).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO (UE) N. 642/2010 DELLA COMMISSIONE
del 20 luglio 2010
recante modalità d’applicazione del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio in ordine ai dazi all’importazione nel settore dei cereali
(codificazione)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
visto il regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio, del 22 ottobre 2007, recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM) (1), in particolare l’articolo 143, in combinato disposto con l’articolo 4,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (CE) n. 1249/96 della Commissione, del 28 giugno 1996, recante modalità d’applicazione del regolamento (CEE) n. 1766/92 del Consiglio in ordine ai dazi all’importazione nel settore dei cereali (2), è stato modificato in modo sostanziale e a più riprese (3). A fini di razionalità e chiarezza occorre provvedere alla codificazione di tale regolamento.
(2)
L’articolo 135 del regolamento (CE) n. 1234/2007 prevede che all’importazione dei prodotti di cui all’articolo 1 del medesimo regolamento si applicano le aliquote dei dazi della tariffa doganale comune. Tuttavia, per i prodotti di cui all’articolo 136, paragrafo 1, di detto regolamento, il dazio all’importazione è pari al prezzo d’intervento applicabile a tali prodotti all’atto dell’importazione e maggiorato del 55 %, deduzione fatta del prezzo cif all’importazione applicabile alla spedizione in questione.
(3)
Ai fini della classificazione dei prodotti importati, i prodotti di cui all’articolo 136, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1234/2007 sono, in certi casi, suddivisi in svariate qualità standard; conseguentemente, occorre determinare le qualità standard da utilizzare in funzione di criteri oggettivi di classificazione, come pure i limiti di tolleranza che consentono di classificare i prodotti da importare secondo la qualità più appropriata. Tra i possibili criteri oggettivi di classificazione qualitativa del frumento tenero, quelli più comunemente utilizzati in ambito commerciale e più facilmente sottoponibili a controllo sono il tenore proteico, il peso specifico e il contenuto di impurità varie (Schwarzbesatz); nel caso del frumento duro, tali criteri consistono nel peso specifico, nel contenuto di impurità varie (Schwarzbesatz) e nel tenore di grani vitrei. Pertanto, le merci importate sono sottoposte alle analisi che consentono di determinare questi parametri per ciascuna partita importata. Tuttavia, quando l’Unione ha definito una procedura di riconoscimento ufficiale dei certificati di qualità attestati e rilasciati da un’autorità dello Stato di origine delle merci, le analisi in parola devono poter essere effettuate soltanto a titolo di verifica, su un numero di partite importate sufficientemente rappresentativo.
(4)
Ai fini del calcolo del dazio all’importazione, l’articolo 136, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1234/2007 prevede che, per i prodotti di cui al paragrafo 1, si fissano periodicamente i prezzi rappresentativi cif all’importazione. Ai fini della determinazione di tali prezzi, devono essere specificate le quotazioni per le varie qualità di frumento e le quotazioni per gli altri cereali; pertanto, è opportuno definire tali quotazioni.
(5)
Per ragioni di chiarezza e trasparenza, la quotazione dei vari tipi di frumento e degli altri cereali nelle borse statunitensi delle materie prime va assunta quale base oggettiva per stabilire i prezzi rappresentativi cif all’importazione. L’aggiunta del premio commerciale attribuito sul mercato degli Stati Uniti a ciascuna qualità dei vari cereali consente di convertire la quotazione in borsa di ogni cereale in un prezzo fob all’esportazione in partenza dagli Stati Uniti; mediante aggiunta dei noli marittimi tra il Golfo del Messico o i Grandi Laghi e un porto dell’Unione secondo i valori del mercato dei noli, tali prezzi fob possono essere convertiti in prezzi rappresentativi cif all’importazione. Dato il volume dei noli e del commercio del porto di Rotterdam, questo porto costituisce la destinazione nell’Unione con le quotazioni dei noli marittimi meglio note al pubblico, più trasparenti e più agevolmente disponibili. Conseguentemente, il porto di destinazione da prendere in considerazione per l’Unione è quello di Rotterdam.
(6)
Tenuto conto di quanto suesposto e ai fini della trasparenza, i prezzi rappresentativi cif all’importazione di cui all’articolo 136, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1234/2007 sono stabiliti aggiungendo alla quotazione del cereale in questione sulla borsa delle materie prime il premio commerciale attribuito a detto cereale e noli marittimi tra il Golfo del Messico o i Grandi Laghi e il porto di Rotterdam. Tuttavia, per tenere conto delle differenze di costo dei noli in rapporto allo scalo di destinazione, è legittimo prevedere adeguamenti forfetari del dazio all’importazione per i porti dell’Unione situati nel Mediterraneo e nel Mar Nero, sulla costa atlantica della penisola iberica, nel Regno Unito e in Irlanda, nei paesi nordici, nei paesi baltici, e in Polonia. Per seguire l’evoluzione dei prezzi rappresentativi cif all’importazione così stabiliti, è opportuno prevedere un controllo quotidiano degli elementi che ne consentono il calcolo. Il prezzo rappresentativo cif all’importazione calcolato per l’orzo consente di valutare la situazione di mercato del sorgo e della segala e, conseguentemente, il prezzo rappresentativo cif all’importazione per l’orzo è ugualmente applicabile a tali cereali.
(7)
Per la fissazione del dazio all’importazione dei cereali di cui all’articolo 136 del regolamento (CE) n. 1234/2007, un periodo di verifica di dieci giorni lavorativi dei prezzi rappresentativi cif all’importazione di ciascun cereale consente di tenere conto delle tendenze del mercato senza introdurre elementi di incertezza; conseguentemente, i dazi all’importazione di questi prodotti vengono stabiliti il 15 e l’ultimo giorno lavorativo di ogni mese, facendo riferimento alla media dei prezzi rappresentativi cif all’importazione costatata durante il suddetto periodo. Il dazio all’importazione così calcolato può essere applicato per un periodo di due settimane senza incidere sensibilmente sul prezzo d’importazione, dazio incluso. Tuttavia, qualora per un determinato prodotto non sia disponibile alcuna quotazione di borsa durante il periodo di calcolo dei prezzi rappresentativi cif all’importazione o se tali prezzi, in seguito ad improvvisi mutamenti degli elementi che consentono il calcolo del diritto all’importazione, durante il periodo di calcolo subiscono fluttuazioni molto considerevoli, occorre prendere misure finalizzate al mantenimento della rappresentatività dei prezzi cif all’importazione del prodotto in causa. Nel caso di notevoli fluttuazioni della quotazione di borsa o dei premi commerciali riferiti alla quotazione, ovvero dei costi dei noli marittimi o dei tassi di cambio impiegati per il calcolo del prezzo cif all’importazione del prodotto in causa, è d’uopo ristabilire la rappresentatività di tale prezzo adeguandolo in misura corrispondente allo scarto costatato rispetto alla fissazione vigente, in modo da tener conto dei cambiamenti intervenuti. Anche in presenza di questo tipo di adeguamento, la scadenza della fissazione successiva non risulta modificata.
(8)
Per le importazioni di mais vitreo, in virtù della particolare qualità della merce, o in ragione del fatto che i prezzi del prodotto da importare includono un supplemento per la qualità rispetto al prezzo normale del prodotto in causa, la quotazione di borsa presa in considerazione per il calcolo del prezzo rappresentativo cif all’importazione non tiene conto dell’esistenza del supplemento in parola rispetto alle normali condizioni di mercato. Affinché si tenga conto di tale supplemento sul prezzo o sulla quotazione, e qualora l’importatore dimostri di avere utilizzato il prodotto importato per la fabbricazione di prodotti di qualità pregiata, giustificando l’esistenza del supplemento stesso, è dunque opportuno rimborsare agli importatori una percentuale forfetaria del dazio all’importazione pagato per importare la merce in causa.
(9)
Allo scopo di assicurare il rispetto delle disposizioni del presente regolamento da parte degli importatori, occorre stabilire un sistema di garanzie supplementari che integrino quelle specifiche del titolo.
(10)
Le misure previste dal presente regolamento sono conformi al parere del comitato di gestione per l’organizzazione comune dei mercati agricoli,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Le aliquote dei dazi della tariffa doganale comune di cui all’articolo 135 e all’articolo 136, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1234/2007 sono quelle applicabili alla data di cui all’articolo 67 del regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio (4).
Articolo 2
1. I dazi all’importazione di cui all’articolo 136, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1234/2007 per i prodotti dei codici NC 1001 10 00, 1001 90 91, ex 1001 90 99 (frumento tenero di alta qualità), 1002 00 00, 1005 10 90, 1005 90 00 e 1007 00 90, escluso l’ibrido destinato alla semina, vengono calcolati quotidianamente, ma sono fissati dalla Commissione il 15 e l’ultimo giorno lavorativo di ogni mese, per essere applicati rispettivamente a decorrere dal 16 del mese e dal primo giorno del mese successivo. Se il 15 è un giorno non lavorativo per la Commissione, i dazi sono fissati il giorno lavorativo precedente il 15 del mese in questione.
Tuttavia, se nel corso del periodo di applicazione del dazio così fissato la media calcolata dei dazi all’importazione si discosta di 5 EUR/t o più dal dazio fissato, viene apportato un opportuno adeguamento.
2. Il prezzo da prendere in considerazione per calcolare il dazio all’importazione corrisponde alla media dei prezzi rappresentativi cif all’importazione giornalieri, determinati in base al metodo previsto all’articolo 5, stabiliti nel corso delle due settimane precedenti. Ai fini della fissazione e degli adeguamenti, la Commissione non tiene conto dei dazi all’importazione giornalieri utilizzati per la fissazione precedente.
Il prezzo d’intervento da prendere in considerazione per calcolare i dazi è quello del mese di applicazione del dazio all’importazione.
3. I dazi all’importazione fissati conformemente alle disposizioni del presente regolamento si applicano fino all’entrata in vigore di una nuova fissazione.
Dopo ogni fissazione o adeguamento la Commissione pubblica nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea i dazi all’importazione e gli elementi utilizzati per il relativo calcolo.
4. Se il porto di sbarco nell’Unione:
a)
si trova sul mare Mediterraneo (al di là dello stretto di Gibilterra) o sul Mar Nero e se le merci giungono attraverso l’oceano Atlantico o attraverso il Canale di Suez, la Commissione applica al dazio all’importazione una diminuzione pari a 3 EUR/t;
b)
si trova sulle coste atlantiche della penisola iberica, sulle coste del Regno Unito, dell’Irlanda, della Danimarca, dell’Estonia, della Lettonia, della Lituania, della Polonia, della Finlandia o della Svezia e se le merci giungono attraverso l’oceano Atlantico, la Commissione applica al dazio all’importazione una diminuzione pari a 2 EUR/t.
Le autorità doganali del porto di sbarco rilasciano un certificato che attesta la quantità sbarcata di ciascun prodotto, secondo il modello riportato nell’allegato I. La diminuzione del dazio di cui al primo comma è concessa soltanto se detto certificato accompagna la merce fino all’espletamento delle formalità doganali d’importazione.
Articolo 3
1. I dazi all’importazione sono ridotti di 24 EUR/t per il mais vitreo conforme alle specifiche di cui all’allegato II.
2. Per poter beneficiare della riduzione di cui al paragrafo 1, il mais vitreo deve essere trasformato in un prodotto dei codici NC 1904 10 10, 1103 13 o 1104 23 entro sei mesi dalla data di immissione in libera pratica.
3. Si applicano le disposizioni sulla destinazione particolare di cui all’articolo 82 del regolamento (CEE) n. 2913/92 e agli articoli da 291 a 300 del regolamento (CEE) n. 2454/93 della Commissione (5).
4. Fatto salvo l’articolo 293, paragrafo 1, lettera e), del regolamento (CEE) n. 2454/93, l’importatore deve costituire presso l’organismo competente interessato una cauzione aggiuntiva di importo pari a 24 EUR/t per il mais vitreo, tranne quando il titolo d’importazione è corredato di un certificato di conformità rilasciato dal Servicio Nacional de Sanidad y Calidad Agroalimentaria (Senasa) dell’Argentina, di cui all’articolo 7, paragrafo 2, lettera a) del presente regolamento. In questo caso, la domanda di titolo d’importazione e il titolo stesso recano, nella casella 24, l’indicazione del tipo di certificato di conformità e il numero di quest’ultimo.
Se, tuttavia, il dazio applicabile alla data di accettazione dell’immissione in libera pratica è inferiore a 24 EUR per il granturco, l’importo della cauzione è pari all’importo del dazio in causa.
Articolo 4
I criteri qualitativi da rispettare all’importazione nell’Unione e le tolleranze ammesse sono fissati nell’allegato II.
Articolo 5
1. Per la determinazione dei prezzi rappresentativi cif all’importazione, di cui all’articolo 136, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1234/2007, vengono utilizzati, per il frumento tenero di qualità alta, per il frumento duro, il granturco e gli altri cereali da foraggio di cui all’articolo 2, paragrafo 1, del presente regolamento, i seguenti elementi:
a)
la quotazione di borsa rappresentativa sul mercato degli Stati Uniti d’America;
b)
il premio commerciale positivo («premium») e il premio commerciale negativo («discount») noti riferiti a tale quotazione sul mercato degli Stati Uniti d’America il giorno di quotazione e, nel caso del frumento duro, riferiti alla qualità da semola;
c)
il nolo tra gli Stati Uniti d’America (Golfo del Messico o Duluth) e il porto di Rotterdam di una nave di almeno 25 000 tonnellate.
2. Ogni giorno lavorativo la Commissione rileva:
a)
l’elemento di cui al paragrafo 1, lettera a), con riguardo alle borse e alle qualità di riferimento riportate nell’allegato III;
b)
gli elementi di cui al paragrafo 1, lettere b) e c), sulla base delle informazioni pubblicamente disponibili.
3. Ai fini del calcolo dell’elemento di cui al paragrafo 1, lettera b), o della pertinente quotazione fob, si applicano i seguenti premi commerciali positivi («premium») e negativi («discount»):
a)
premio di 14 EUR/t per il frumento tenero di qualità alta;
b)
premio negativo di 10 EUR/t per il frumento duro di qualità media;
c)
premio negativo di 30 EUR/t per il frumento duro di qualità bassa.
4. I prezzi rappresentativi cif all’importazione per il frumento duro, il frumento tenero di qualità alta e il granturco corrispondono alla somma degli elementi di cui al paragrafo 1, lettere a), b) e c). I prezzi rappresentativi cif all’importazione per la segala e il sorgo sono calcolati sulla base delle quotazioni dell’orzo negli Stati Uniti d’America, conformemente alle disposizioni dell’allegato III.
5. I prezzi rappresentativi cif all’importazione per il frumento tenero destinato alla semina del codice NC 1001 90 91 e il granturco destinato alla semina del codice NC 1005 10 90 sono quelli calcolati, rispettivamente, per il frumento tenero di qualità alta e per il granturco.
Articolo 6
1. Nel caso del frumento tenero di qualità alta, le domande di titolo di importazione sono ammissibili solo se il richiedente:
a)
indica nella casella 20 del titolo d’importazione la qualità da importare;
b)
si impegna per iscritto a costituire presso l’organismo competente interessato, il giorno dell’accettazione della dichiarazione di immissione in libera pratica, una cauzione specifica aggiuntiva alle cauzioni previste dall’articolo 12 del regolamento (CE) n. 1342/2003 della Commissione (6).
La cauzione aggiuntiva di cui al primo comma, lettera b), è pari a 95 EUR/t. Tuttavia, se il titolo d’importazione è corredato di certificati di conformità rilasciati dal Federal Grain Inspection Service (FGIS) e dalla Canadian Grain Commission (CGC), come indicato all’articolo 7, paragrafo 2, lettera b) o c), non è richiesta alcuna cauzione aggiuntiva. In questo caso, la domanda di titolo d’importazione e il titolo stesso recano, nella casella 24, l’indicazione del tipo di certificato di conformità e il numero di quest’ultimo.
2. Nel caso del frumento duro, le domande di titolo di importazione sono ammissibili solo se il richiedente:
a)
indica nella casella 20 del titolo d’importazione la qualità da importare;
b)
si impegna per iscritto a costituire presso l’organismo competente interessato, il giorno dell’accettazione della dichiarazione d’immissione in libera pratica, una cauzione specifica aggiuntiva alle cauzioni previste dall’articolo 12 del regolamento (CE) n. 1342/2003, se il dazio all’importazione per la qualità indicata alla casella 20 del certificato d’importazione non è il più elevato della categoria in cui rientra il prodotto in questione.
L’importo della cauzione aggiuntiva di cui al primo comma, lettera b), è pari alla differenza, alla data di accettazione della dichiarazione d’immissione in libera pratica, fra il dazio più elevato e il dazio applicabile alla qualità indicata, maggiorata di un supplemento di 5 EUR/t. Tuttavia, se il dazio all’importazione applicabile alle differenti qualità di frumento duro è pari a zero, non è richiesto l’impegno scritto di cui al primo comma, lettera b).
Se il titolo d’importazione è corredato di certificati di conformità rilasciati dal Federal Grain Inspection Service (FGIS) e dalla Canadian Grain Commission (CGC), come indicato all’articolo 7, non è richiesta alcuna cauzione aggiuntiva. In questo caso, il titolo d’importazione reca, nella casella 24, l’indicazione del tipo di certificato di conformità.
3. In caso di sospensione dei dazi doganali all’importazione per tutte le categorie qualitative di frumento tenero in virtù dell’articolo 187 del regolamento (CE) n. 1234/2007, la cauzione aggiuntiva di 95 EUR/t di cui al paragrafo 1 del presente articolo non è richiesta per l’intero periodo in cui si applica la sospensione dei dazi.
Articolo 7
1. Per ogni partita di frumento tenero di qualità alta, di frumento duro e di mais vitreo, l’ufficio doganale di immissione in libera pratica preleva campioni rappresentativi, conformemente a quanto disposto nell’allegato I del regolamento (CE) n. 152/2009 della Commissione (7). Se alle diverse qualità è applicabile lo stesso dazio all’importazione non vengono prelevati campioni.
Tuttavia, se la Commissione riconosce ufficialmente un certificato di qualità del frumento tenero di qualità alta, del frumento duro o del mais vitreo rilasciato dal paese di origine dei cereali, vengono prelevati campioni per verificare la qualità certificata soltanto da un numero di partite importate sufficientemente rappresentativo.
2. I seguenti certificati di conformità sono ufficialmente riconosciuti dalla Commissione a norma dei principi stabiliti agli articoli da 63 a 65 del regolamento (CEE) n. 2454/93:
a)
i certificati rilasciati dal Servicio Nacional de Sanidad y Calidad Agroalimentaria (Senasa) dell’Argentina per il mais vitreo;
b)
i certificati rilasciati dal Federal Grain Inspection Service (FGIS) degli Stati Uniti d’America per il frumento tenero di qualità alta e il frumento duro di qualità alta;
c)
i certificati rilasciati dalla Canadian Grain Commission (CGC) del Canada per il frumento tenero di qualità alta e il frumento duro di qualità alta.
Un modello dei certificati di conformità rilasciati dal Senasa è riportato nell’allegato IV. La riproduzione dei timbri autorizzati dal governo dell’Argentina sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
I modelli dei certificati di conformità e i timbri del FIGS sono riportati nell’allegato V.
I modelli dei certificati di conformità, le specifiche di qualità per l’esportazione e i timbri della CGC sono riportati nell’allegato VI.
Quando i parametri analitici indicati nei certificati di conformità rilasciati dagli organismi di cui al primo comma sono conformi alle norme di qualità del frumento tenero di qualità alta, del frumento duro e del mais vitreo di cui all’allegato II, si prelevano campioni almeno sul 3 % delle merci in arrivo in ogni porto d’entrata nel corso della campagna di commercializzazione.
La merce viene classificata secondo la qualità standard per la quale risultano soddisfatti tutti i criteri di classificazione di cui all’allegato II.
3. I metodi di riferimento per le analisi di cui al paragrafo 1 sono quelli descritti nel regolamento (UE) n. 1272/2009 della Commissione (8).
Il mais vitreo è il granturco della specie «Zea mays indurata» i cui grani presentano un endosperma vitreo dominante (struttura dura o cornea). I grani sono generalmente di colore arancio o rosso e la parte superiore (opposta al germe), o corona, non presenta fenditure.
Sono definiti grani di mais vitreo i grani che soddisfano due criteri:
a)
la loro corona non presenta fenditure; e
b)
se tagliati longitudinalmente, il loro endosperma presenta una sezione centrale farinosa completamente circondata da una sezione cornea. Quest’ultima deve risultare predominante nella superficie totale del taglio.
La percentuale di grani di mais vitreo viene stabilita contando, in un campione rappresentativo di 100 grani, il numero di grani che corrispondono ai criteri di cui al terzo comma.
Il metodo di riferimento per determinare l’indice di flottazione è definito nell’allegato VII.
4. Se i risultati dell’analisi determinano una classificazione del frumento tenero di qualità alta, del frumento duro e del mais vitreo importati in una qualità standard inferiore a quella indicata sul titolo d’importazione, l’importatore è obbligato a pagare la differenza tra il dazio all’importazione applicabile al prodotto indicato sul titolo e quello applicabile al prodotto realmente importato. In questo caso, la cauzione per il titolo d’importazione di cui all’articolo 12, lettera a), del regolamento (CE) n. 1342/2003 e la cauzione aggiuntiva di cui all’articolo 3, paragrafo 4, e all’articolo 6, paragrafi 1 e 2, del presente regolamento, sono svincolate ad eccezione del supplemento di 5 EUR di cui all’articolo 6, paragrafo 2, secondo comma.
Se la differenza di cui al primo comma non è corrisposta entro un mese, la cauzione addizionale di cui all’articolo 3, paragrafo 4, e all’articolo 6, paragrafi 1 e 2, viene incamerata.
5. I campioni rappresentativi dei cereali importati, prelevati dall’autorità competente dello Stato membro, devono essere conservati per sei mesi.
Articolo 8
Il regolamento (CE) n. 1249/96 è abrogato.
I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento e si leggono secondo la tavola di concordanza di cui all’allegato IX.
Articolo 9
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 20 luglio 2010.
Per la Commissione
Il presidente
José Manuel BARROSO
(1) GU L 299 del 16.11.2007, pag. 1.
(2) GU L 161 del 29.6.1996, pag. 125.
(3) Cfr. allegato VIII.
(4) GU L 302 del 19.10.1992, pag. 1.
(5) GU L 253 dell’11.10.1993, pag. 1.
(6) GU L 189 del 29.7.2003, pag. 12.
(7) GU L 54 del 26.2.2009, pag. 1.
(8) GU L 349 del 29.12.2009, pag. 1.
ALLEGATO I
ALLEGATO II
Criteri di classificazione dei prodotti importati
(sulla base di un tenore di umidità del 12 % in peso, o equivalente)
Prodotto
Frumento tenero e spelta (1), escluso il frumento segalato
Frumento duro
Mais vitreo
Mais non vitreo
Altri cereali
Codice NC
1001 90
1001 10 00
1005 90 00
1005 10 90 e 1005 90 00
1002, 1003 e 1007 00 90
Qualità (2)
Alta
MEDIA
Bassa
Alta
MEDIA
Bassa
1.
Percen-tuale minima del contenuto proteico
14,0
11,5
—
—
—
—
—
—
—
2.
Peso specifico minimo in kg/hl
77,0
74,0
—
76,0
76,0
—
76,0
—
—
3.
Percen-tuale massima di impurità (Schwarz besatz)
1,5
1,5
—
1,5
1,5
—
—
—
—
4.
Percen-tuale minima di grani vitrei
—
—
—
75,0
62,0
—
95,0
—
—
5.
Indice massimo di flottazione
—
—
—
—
—
—
25,0
—
—
Tolleranza
Tolleranza prevista
Frumento duro e frumento tenero
Mais vitreo
Sulla percentuale del tenore proteico
–0,7
—
Sul peso specifico minimo
–0,5
–0,5
Sulla percentuale massima di impurità
+0,5
—
Sulla percentuale di grani vitrei
–2,0
–3,0
Sull’indice di flottazione
—
+1,0
(1) I criteri si riferiscono alla spelta decorticata.
(2) Si applicano i metodi di analisi di cui all’allegato I, parte IV, del regolamento (UE) n. 1272/2009.
ALLEGATO III
Borse di quotazione e varietà di riferimento
Prodotto
Frumento tenero
Frumento duro
Granturco
Altri cereali da foraggio
Qualità standard
Alta
Media
Bassa
Varietà di riferimento (tipo/grado) per la quotazione in borsa
Hard Red Spring n. 2
Hard Red Winter n. 2
Soft Red Winter n. 2
Hard Amber Durum n. 2
Yellow Corn n. 3
US Barley n. 2
Borsa di quotazione
Minneapolis Grain Exchange
Kansas City Board of Trade
Chicago Board of Trade
Minneapolis Grain Exchange (1)
Chicago Board of Trade
Minneapolis Grain Exchange (2)
(1) Qualora non si disponga di alcuna quotazione che permetta di calcolare un prezzo rappresentativo cif all’importazione, si prendono in considerazione le quotazioni fob pubblicamente disponibili negli Stati Uniti.
(2) Qualora non si disponga di alcuna quotazione che permetta di calcolare un prezzo rappresentativo cif all’importazione, si prendono in considerazione le quotazioni fob maggiormente rappresentative pubblicamente disponibili negli Stati Uniti.
ALLEGATO IV
MODELLO DI CERTIFICATO DI QUALITÀ DEL «SENASA» AUTORIZZATO DAL GOVERNO ARGENTINO DI CUI ALL’ARTICOLO 7, PARAGRAFO 2
ALLEGATO V
MODELLO DI CERTIFICATO DI CONFORMITÀ AUTORIZZATO DAL GOVERNO DEGLI STATI UNITI D’AMERICA PER IL FRUMENTO TENERO
MODELLO DI CERTIFICATO DI CONFORMITÀ AUTORIZZATO DAL GOVERNO DEGLI STATI UNITI D’AMERICA PER IL FRUMENTO DURO
ALLEGATO VI
MODELLO DI CERTIFICATO DI CONFORMITÀ AUTORIZZATO DAL GOVERNO DEL CANADA PER IL FRUMENTO TENERO E IL FRUMENTO DURO E SPECIFICHE DI QUALITÀ PER L’ESPORTAZIONE
Specifiche di qualità per l’esportazione di frumento tenero e frumento duro canadese
FRUMENTO TENERO
Canada Western Red Spring
(CWRS)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CWRS
(Min.) 79,0 kg/hl
(Mass.) 0,4 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CWRS
(Min.) 77,5 kg/hl
(Mass.) 0,75 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 3 CWRS
(Min.) 76,5 kg/hl
(Mass.) 1,25 %, compreso 0,2 % di altri semi
Canada Western Extra Strong Red Spring
(CWES)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CWES
(Min.) 78,0 kg/hl
(Mass.) 0,75 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CWES
(Min.) 76,0 kg/hl
(Mass.) 1,5 %, compreso 0,2 % di altri semi
Canada Prairie Spring Red
(CPSR)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CPSR
(Min.) 77,0 kg/hl
(Mass.) 0,75 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CPSR
(Min.) 75,0 kg/hl
(Mass.) 1,5 %, compreso 0,2 % di altri semi
Canada Prairie Spring White
(CPSW)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CPSW
(Min.) 77,0 kg/hl
(Mass.) 0,75 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CPSW
(Min.) 75,0 kg/hl
(Mass.) 1,5 %, compreso 0,2 % di altri semi
Canada Western Red Winter
(CWRW)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CWRW
(Min.) 78,0 kg/hl
(Mass.) 1,0 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CWRW
(Min.) 74,0 kg/hl
(Mass.) 2,0 %, compreso 0,2 % di altri semi
Canada Western Soft White Spring
(CWSWS)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CWSWS
(Min.) 78,0 kg/hl
(Mass.) 0,75 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CWSWS
(Min.) 75,5 kg/hl
(Mass.) 1,0 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 3 CWSWS
(Min.) 75,0 kg/hl
(Mass.) 1,5 %, compreso 0,2 % di altri semi
FRUMENTO DURO
Canada Western Amber Durum
(CWAD)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CWAD
(Min.) 80,0 kg/hl
(Mass.) 0,5 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CWAD
(Min.) 79,5 kg/hl
(Mass.) 0,8 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 3 CWAD
(Min.) 78,0 kg/hl
(Mass.) 1,0 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 4 CWAD
(Min.) 75,0 kg/hl
(Mass.) 3,0 %, compreso 0,2 % di altri semi
Note:
Altri semi di cereali
:
in queste categorie sono compresi soltanto avena, orzo, segala e triticale.
Frumento tenero
:
per le esportazioni di frumento tenero, la Canadian Grain Commission fornirà la documentazione con il certificato attestante il tenore proteico del carico in questione.
Frumento duro
:
per le esportazioni di frumento duro, la Canadian Grain Commission fornirà la documentazione con il certificato attestante la percentuale di semi vitrei e il peso specifico (kg/hl) del carico in questione.
ALLEGATO VII
METODO DI RIFERIMENTO PER DETERMINARE L’INDICE DI FLOTTAZIONE DI CUI ALL’ARTICOLO 7, PARAGRAFO 3
Preparare una soluzione acquosa di nitrato di sodio del peso specifico di 1,25 e conservare tale soluzione a una temperatura di 35 °C.
Deporre nella soluzione 100 grani di mais prelevati da un campione rappresentativo che presenti una percentuale di umidità non superiore al 14,5 %.
Agitare la soluzione per 5 minuti, a intervalli di secondi, in modo da eliminare le bolle d’aria.
Separare i grani che galleggiano dai grani immersi e contarli.
L’indice di flottazione viene calcolato nel seguente modo:
Indice di flottazione della prova = (numero dei grani galleggianti)/(numero dei grani immersi) × 100
Ripetere la prova cinque volte.
L’indice di flottazione è la media aritmetica degli indici di flottazione ottenuti nelle cinque prove effettuate, ad esclusione dei due valori estremi.
ALLEGATO VIII
Regolamento abrogato ed elenco delle sue modificazioni successive
Regolamento (CE) n. 1249/96 della Commissione
(GU L 161 del 29.6.1996, pag. 125)
Regolamento (CE) n. 641/97 della Commissione
(GU L 98 del 15.4.1997, pag. 2)
Regolamento (CE) n. 2092/97 della Commissione
(GU L 292 del 25.10.1997, pag. 10)
Regolamento (CE) n. 2519/98 della Commissione
(GU L 315 del 25.11.1998, pag. 7)
Regolamento (CE) n. 2235/2000 della Commissione (1)
(GU L 256 del 10.10.2000, pag. 13)
limitatamente all’articolo 2
Regolamento (CE) n. 2104/2001 della Commissione
(GU L 283 del 27.10.2001, pag. 8)
Regolamento (CE) n. 597/2002 della Commissione
(GU L 91 del 6.4.2002, pag. 9)
Regolamento (CE) n. 1900/2002 della Commissione
(GU L 287 del 25.10.2002, pag. 15)
Regolamento (CE) n. 1110/2003 della Commissione
(GU L 158 del 27.6.2003, pag. 12)
Regolamento (CE) n. 777/2004 della Commissione
(GU L 123 del 27.4.2004, pag. 50)
limitatamente all’articolo 5
Regolamento (CE) n. 1074/2008 della Commissione
(GU L 294 dell’1.11.2008, pag. 3)
Regolamento (CE) n. 459/2009 della Commissione
(GU L 139 del 5.6.2009, pag. 3)
Regolamento (UE) n. 170/2010 della Commissione
(GU L 51 del 2.3.2010, pag. 8)
(1) Regolamento come modificato dal regolamento (CE) n. 2015/2001 (GU L 272 del 13.10.2001, pag. 31).
ALLEGATO IX
TAVOLA DI CONCORDANZA
Regolamento (CE) n. 1249/96
Presente regolamento
Articolo 1
Articolo 1
Articolo 2, paragrafo 1, prima e seconda frase
Articolo 2, paragrafo 1, primo comma
Articolo 2, paragrafo 1, terza frase
Articolo 2, paragrafo 1, secondo comma
Articolo 2, paragrafo 2
Articolo 2, paragrafo 2
Articolo 2, paragrafo 3
Articolo 2, paragrafo 3
Articolo 2, paragrafo 4, primo comma, primo trattino
Articolo 2, paragrafo 4, primo comma, lettera a)
Articolo 2, paragrafo 4, primo comma, secondo e terzo trattino
Articolo 2, paragrafo 4, primo comma, lettera b)
Articolo 2, paragrafo 4, secondo comma
Articolo 2, paragrafo 4, secondo comma
Articolo 2, paragrafo 5, primo comma, prima frase
Articolo 3, paragrafo 1
Articolo 2, paragrafo 5, primo comma, seconda frase
Articolo 3, paragrafo 2
Articolo 2, paragrafo 5, primo comma, terza frase
Articolo 3, paragrafo 3
Articolo 2, paragrafo 5, secondo comma
Articolo 3, paragrafo 4, primo comma
Articolo 2, paragrafo 5, terzo comma
Articolo 3, paragrafo 4, secondo comma
Articolo 2 bis
—
Articolo 3
Articolo 4
Articolo 4, paragrafo 1
Articolo 5, paragrafo 1
Articolo 4, paragrafo 2
Articolo 5, paragrafo 2
Articolo 4, paragrafo 3, primo, secondo e terzo trattino
Articolo 5, paragrafo 3, lettere a), b) e c)
Articolo 4, paragrafo 4
Articolo 5, paragrafo 4
Articolo 4, paragrafo 5
Articolo 5, paragrafo 5
Articolo 5
Articolo 6
Articolo 6, paragrafo 1
Articolo 7, paragrafo 1
Articolo 6, paragrafo 1 bis, primo comma, primo, secondo e terzo trattino
Articolo 7, paragrafo 2, primo comma, lettere a), b) e c)
Articolo 6, paragrafo 1 bis, dal secondo al sesto comma
Articolo 7, paragrafo 2, dal secondo al sesto comma
Articolo 6, paragrafo 2, primo comma
Articolo 7, paragrafo 3, primo comma
Articolo 6, paragrafo 2, secondo comma
Articolo 7, paragrafo 3, secondo comma
Articolo 6, paragrafo 2, terzo comma, primo e secondo trattino
Articolo 7, paragrafo 3, terzo comma, lettere a) e b)
Articolo 6, paragrafo 2, quarto comma
Articolo 7, paragrafo 3, quarto comma
Articolo 6, paragrafo 2, quinto comma
Articolo 7, paragrafo 3, quinto comma
Articolo 6, paragrafo 3
Articolo 7, paragrafo 4
Articolo 6, paragrafo 4
Articolo 7, paragrafo 5
Articolo 7
—
Articolo 8
—
—
Articolo 8
—
Articolo 9
Allegati I
Allegato II
Allegato II
Allegato III
Allegato III
—
Allegato IV
Allegato IV
Allegato IV bis
Allegato V
Allegato IV ter
Allegato VI
Allegato V
Allegato VII
Allegato VI
Allegato I
—
Allegato VIII
—
Allegato IX
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (UE) N. 642/2010 DELLA COMMISSIONE
del 20 luglio 2010
recante modalità d’applicazione del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio in ordine ai dazi all’importazione nel settore dei cereali
(codificazione)
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
visto il regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio, del 22 ottobre 2007, recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM) (1), in particolare l’articolo 143, in combinato disposto con l’articolo 4,
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (CE) n. 1249/96 della Commissione, del 28 giugno 1996, recante modalità d’applicazione del regolamento (CEE) n. 1766/92 del Consiglio in ordine ai dazi all’importazione nel settore dei cereali (2), è stato modificato in modo sostanziale e a più riprese (3). A fini di razionalità e chiarezza occorre provvedere alla codificazione di tale regolamento.
(2)
L’articolo 135 del regolamento (CE) n. 1234/2007 prevede che all’importazione dei prodotti di cui all’articolo 1 del medesimo regolamento si applicano le aliquote dei dazi della tariffa doganale comune. Tuttavia, per i prodotti di cui all’articolo 136, paragrafo 1, di detto regolamento, il dazio all’importazione è pari al prezzo d’intervento applicabile a tali prodotti all’atto dell’importazione e maggiorato del 55 %, deduzione fatta del prezzo cif all’importazione applicabile alla spedizione in questione.
(3)
Ai fini della classificazione dei prodotti importati, i prodotti di cui all’articolo 136, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1234/2007 sono, in certi casi, suddivisi in svariate qualità standard; conseguentemente, occorre determinare le qualità standard da utilizzare in funzione di criteri oggettivi di classificazione, come pure i limiti di tolleranza che consentono di classificare i prodotti da importare secondo la qualità più appropriata. Tra i possibili criteri oggettivi di classificazione qualitativa del frumento tenero, quelli più comunemente utilizzati in ambito commerciale e più facilmente sottoponibili a controllo sono il tenore proteico, il peso specifico e il contenuto di impurità varie (Schwarzbesatz); nel caso del frumento duro, tali criteri consistono nel peso specifico, nel contenuto di impurità varie (Schwarzbesatz) e nel tenore di grani vitrei. Pertanto, le merci importate sono sottoposte alle analisi che consentono di determinare questi parametri per ciascuna partita importata. Tuttavia, quando l’Unione ha definito una procedura di riconoscimento ufficiale dei certificati di qualità attestati e rilasciati da un’autorità dello Stato di origine delle merci, le analisi in parola devono poter essere effettuate soltanto a titolo di verifica, su un numero di partite importate sufficientemente rappresentativo.
(4)
Ai fini del calcolo del dazio all’importazione, l’articolo 136, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1234/2007 prevede che, per i prodotti di cui al paragrafo 1, si fissano periodicamente i prezzi rappresentativi cif all’importazione. Ai fini della determinazione di tali prezzi, devono essere specificate le quotazioni per le varie qualità di frumento e le quotazioni per gli altri cereali; pertanto, è opportuno definire tali quotazioni.
(5)
Per ragioni di chiarezza e trasparenza, la quotazione dei vari tipi di frumento e degli altri cereali nelle borse statunitensi delle materie prime va assunta quale base oggettiva per stabilire i prezzi rappresentativi cif all’importazione. L’aggiunta del premio commerciale attribuito sul mercato degli Stati Uniti a ciascuna qualità dei vari cereali consente di convertire la quotazione in borsa di ogni cereale in un prezzo fob all’esportazione in partenza dagli Stati Uniti; mediante aggiunta dei noli marittimi tra il Golfo del Messico o i Grandi Laghi e un porto dell’Unione secondo i valori del mercato dei noli, tali prezzi fob possono essere convertiti in prezzi rappresentativi cif all’importazione. Dato il volume dei noli e del commercio del porto di Rotterdam, questo porto costituisce la destinazione nell’Unione con le quotazioni dei noli marittimi meglio note al pubblico, più trasparenti e più agevolmente disponibili. Conseguentemente, il porto di destinazione da prendere in considerazione per l’Unione è quello di Rotterdam.
(6)
Tenuto conto di quanto suesposto e ai fini della trasparenza, i prezzi rappresentativi cif all’importazione di cui all’articolo 136, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1234/2007 sono stabiliti aggiungendo alla quotazione del cereale in questione sulla borsa delle materie prime il premio commerciale attribuito a detto cereale e noli marittimi tra il Golfo del Messico o i Grandi Laghi e il porto di Rotterdam. Tuttavia, per tenere conto delle differenze di costo dei noli in rapporto allo scalo di destinazione, è legittimo prevedere adeguamenti forfetari del dazio all’importazione per i porti dell’Unione situati nel Mediterraneo e nel Mar Nero, sulla costa atlantica della penisola iberica, nel Regno Unito e in Irlanda, nei paesi nordici, nei paesi baltici, e in Polonia. Per seguire l’evoluzione dei prezzi rappresentativi cif all’importazione così stabiliti, è opportuno prevedere un controllo quotidiano degli elementi che ne consentono il calcolo. Il prezzo rappresentativo cif all’importazione calcolato per l’orzo consente di valutare la situazione di mercato del sorgo e della segala e, conseguentemente, il prezzo rappresentativo cif all’importazione per l’orzo è ugualmente applicabile a tali cereali.
(7)
Per la fissazione del dazio all’importazione dei cereali di cui all’articolo 136 del regolamento (CE) n. 1234/2007, un periodo di verifica di dieci giorni lavorativi dei prezzi rappresentativi cif all’importazione di ciascun cereale consente di tenere conto delle tendenze del mercato senza introdurre elementi di incertezza; conseguentemente, i dazi all’importazione di questi prodotti vengono stabiliti il 15 e l’ultimo giorno lavorativo di ogni mese, facendo riferimento alla media dei prezzi rappresentativi cif all’importazione costatata durante il suddetto periodo. Il dazio all’importazione così calcolato può essere applicato per un periodo di due settimane senza incidere sensibilmente sul prezzo d’importazione, dazio incluso. Tuttavia, qualora per un determinato prodotto non sia disponibile alcuna quotazione di borsa durante il periodo di calcolo dei prezzi rappresentativi cif all’importazione o se tali prezzi, in seguito ad improvvisi mutamenti degli elementi che consentono il calcolo del diritto all’importazione, durante il periodo di calcolo subiscono fluttuazioni molto considerevoli, occorre prendere misure finalizzate al mantenimento della rappresentatività dei prezzi cif all’importazione del prodotto in causa. Nel caso di notevoli fluttuazioni della quotazione di borsa o dei premi commerciali riferiti alla quotazione, ovvero dei costi dei noli marittimi o dei tassi di cambio impiegati per il calcolo del prezzo cif all’importazione del prodotto in causa, è d’uopo ristabilire la rappresentatività di tale prezzo adeguandolo in misura corrispondente allo scarto costatato rispetto alla fissazione vigente, in modo da tener conto dei cambiamenti intervenuti. Anche in presenza di questo tipo di adeguamento, la scadenza della fissazione successiva non risulta modificata.
(8)
Per le importazioni di mais vitreo, in virtù della particolare qualità della merce, o in ragione del fatto che i prezzi del prodotto da importare includono un supplemento per la qualità rispetto al prezzo normale del prodotto in causa, la quotazione di borsa presa in considerazione per il calcolo del prezzo rappresentativo cif all’importazione non tiene conto dell’esistenza del supplemento in parola rispetto alle normali condizioni di mercato. Affinché si tenga conto di tale supplemento sul prezzo o sulla quotazione, e qualora l’importatore dimostri di avere utilizzato il prodotto importato per la fabbricazione di prodotti di qualità pregiata, giustificando l’esistenza del supplemento stesso, è dunque opportuno rimborsare agli importatori una percentuale forfetaria del dazio all’importazione pagato per importare la merce in causa.
(9)
Allo scopo di assicurare il rispetto delle disposizioni del presente regolamento da parte degli importatori, occorre stabilire un sistema di garanzie supplementari che integrino quelle specifiche del titolo.
(10)
Le misure previste dal presente regolamento sono conformi al parere del comitato di gestione per l’organizzazione comune dei mercati agricoli,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Le aliquote dei dazi della tariffa doganale comune di cui all’articolo 135 e all’articolo 136, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1234/2007 sono quelle applicabili alla data di cui all’articolo 67 del regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio (4).
Articolo 2
1. I dazi all’importazione di cui all’articolo 136, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1234/2007 per i prodotti dei codici NC 1001 10 00, 1001 90 91, ex 1001 90 99 (frumento tenero di alta qualità), 1002 00 00, 1005 10 90, 1005 90 00 e 1007 00 90, escluso l’ibrido destinato alla semina, vengono calcolati quotidianamente, ma sono fissati dalla Commissione il 15 e l’ultimo giorno lavorativo di ogni mese, per essere applicati rispettivamente a decorrere dal 16 del mese e dal primo giorno del mese successivo. Se il 15 è un giorno non lavorativo per la Commissione, i dazi sono fissati il giorno lavorativo precedente il 15 del mese in questione.
Tuttavia, se nel corso del periodo di applicazione del dazio così fissato la media calcolata dei dazi all’importazione si discosta di 5 EUR/t o più dal dazio fissato, viene apportato un opportuno adeguamento.
2. Il prezzo da prendere in considerazione per calcolare il dazio all’importazione corrisponde alla media dei prezzi rappresentativi cif all’importazione giornalieri, determinati in base al metodo previsto all’articolo 5, stabiliti nel corso delle due settimane precedenti. Ai fini della fissazione e degli adeguamenti, la Commissione non tiene conto dei dazi all’importazione giornalieri utilizzati per la fissazione precedente.
Il prezzo d’intervento da prendere in considerazione per calcolare i dazi è quello del mese di applicazione del dazio all’importazione.
3. I dazi all’importazione fissati conformemente alle disposizioni del presente regolamento si applicano fino all’entrata in vigore di una nuova fissazione.
Dopo ogni fissazione o adeguamento la Commissione pubblica nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea i dazi all’importazione e gli elementi utilizzati per il relativo calcolo.
4. Se il porto di sbarco nell’Unione:
a)
si trova sul mare Mediterraneo (al di là dello stretto di Gibilterra) o sul Mar Nero e se le merci giungono attraverso l’oceano Atlantico o attraverso il Canale di Suez, la Commissione applica al dazio all’importazione una diminuzione pari a 3 EUR/t;
b)
si trova sulle coste atlantiche della penisola iberica, sulle coste del Regno Unito, dell’Irlanda, della Danimarca, dell’Estonia, della Lettonia, della Lituania, della Polonia, della Finlandia o della Svezia e se le merci giungono attraverso l’oceano Atlantico, la Commissione applica al dazio all’importazione una diminuzione pari a 2 EUR/t.
Le autorità doganali del porto di sbarco rilasciano un certificato che attesta la quantità sbarcata di ciascun prodotto, secondo il modello riportato nell’allegato I. La diminuzione del dazio di cui al primo comma è concessa soltanto se detto certificato accompagna la merce fino all’espletamento delle formalità doganali d’importazione.
Articolo 3
1. I dazi all’importazione sono ridotti di 24 EUR/t per il mais vitreo conforme alle specifiche di cui all’allegato II.
2. Per poter beneficiare della riduzione di cui al paragrafo 1, il mais vitreo deve essere trasformato in un prodotto dei codici NC 1904 10 10, 1103 13 o 1104 23 entro sei mesi dalla data di immissione in libera pratica.
3. Si applicano le disposizioni sulla destinazione particolare di cui all’articolo 82 del regolamento (CEE) n. 2913/92 e agli articoli da 291 a 300 del regolamento (CEE) n. 2454/93 della Commissione (5).
4. Fatto salvo l’articolo 293, paragrafo 1, lettera e), del regolamento (CEE) n. 2454/93, l’importatore deve costituire presso l’organismo competente interessato una cauzione aggiuntiva di importo pari a 24 EUR/t per il mais vitreo, tranne quando il titolo d’importazione è corredato di un certificato di conformità rilasciato dal Servicio Nacional de Sanidad y Calidad Agroalimentaria (Senasa) dell’Argentina, di cui all’articolo 7, paragrafo 2, lettera a) del presente regolamento. In questo caso, la domanda di titolo d’importazione e il titolo stesso recano, nella casella 24, l’indicazione del tipo di certificato di conformità e il numero di quest’ultimo.
Se, tuttavia, il dazio applicabile alla data di accettazione dell’immissione in libera pratica è inferiore a 24 EUR per il granturco, l’importo della cauzione è pari all’importo del dazio in causa.
Articolo 4
I criteri qualitativi da rispettare all’importazione nell’Unione e le tolleranze ammesse sono fissati nell’allegato II.
Articolo 5
1. Per la determinazione dei prezzi rappresentativi cif all’importazione, di cui all’articolo 136, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1234/2007, vengono utilizzati, per il frumento tenero di qualità alta, per il frumento duro, il granturco e gli altri cereali da foraggio di cui all’articolo 2, paragrafo 1, del presente regolamento, i seguenti elementi:
a)
la quotazione di borsa rappresentativa sul mercato degli Stati Uniti d’America;
b)
il premio commerciale positivo («premium») e il premio commerciale negativo («discount») noti riferiti a tale quotazione sul mercato degli Stati Uniti d’America il giorno di quotazione e, nel caso del frumento duro, riferiti alla qualità da semola;
c)
il nolo tra gli Stati Uniti d’America (Golfo del Messico o Duluth) e il porto di Rotterdam di una nave di almeno 25 000 tonnellate.
2. Ogni giorno lavorativo la Commissione rileva:
a)
l’elemento di cui al paragrafo 1, lettera a), con riguardo alle borse e alle qualità di riferimento riportate nell’allegato III;
b)
gli elementi di cui al paragrafo 1, lettere b) e c), sulla base delle informazioni pubblicamente disponibili.
3. Ai fini del calcolo dell’elemento di cui al paragrafo 1, lettera b), o della pertinente quotazione fob, si applicano i seguenti premi commerciali positivi («premium») e negativi («discount»):
a)
premio di 14 EUR/t per il frumento tenero di qualità alta;
b)
premio negativo di 10 EUR/t per il frumento duro di qualità media;
c)
premio negativo di 30 EUR/t per il frumento duro di qualità bassa.
4. I prezzi rappresentativi cif all’importazione per il frumento duro, il frumento tenero di qualità alta e il granturco corrispondono alla somma degli elementi di cui al paragrafo 1, lettere a), b) e c). I prezzi rappresentativi cif all’importazione per la segala e il sorgo sono calcolati sulla base delle quotazioni dell’orzo negli Stati Uniti d’America, conformemente alle disposizioni dell’allegato III.
5. I prezzi rappresentativi cif all’importazione per il frumento tenero destinato alla semina del codice NC 1001 90 91 e il granturco destinato alla semina del codice NC 1005 10 90 sono quelli calcolati, rispettivamente, per il frumento tenero di qualità alta e per il granturco.
Articolo 6
1. Nel caso del frumento tenero di qualità alta, le domande di titolo di importazione sono ammissibili solo se il richiedente:
a)
indica nella casella 20 del titolo d’importazione la qualità da importare;
b)
si impegna per iscritto a costituire presso l’organismo competente interessato, il giorno dell’accettazione della dichiarazione di immissione in libera pratica, una cauzione specifica aggiuntiva alle cauzioni previste dall’articolo 12 del regolamento (CE) n. 1342/2003 della Commissione (6).
La cauzione aggiuntiva di cui al primo comma, lettera b), è pari a 95 EUR/t. Tuttavia, se il titolo d’importazione è corredato di certificati di conformità rilasciati dal Federal Grain Inspection Service (FGIS) e dalla Canadian Grain Commission (CGC), come indicato all’articolo 7, paragrafo 2, lettera b) o c), non è richiesta alcuna cauzione aggiuntiva. In questo caso, la domanda di titolo d’importazione e il titolo stesso recano, nella casella 24, l’indicazione del tipo di certificato di conformità e il numero di quest’ultimo.
2. Nel caso del frumento duro, le domande di titolo di importazione sono ammissibili solo se il richiedente:
a)
indica nella casella 20 del titolo d’importazione la qualità da importare;
b)
si impegna per iscritto a costituire presso l’organismo competente interessato, il giorno dell’accettazione della dichiarazione d’immissione in libera pratica, una cauzione specifica aggiuntiva alle cauzioni previste dall’articolo 12 del regolamento (CE) n. 1342/2003, se il dazio all’importazione per la qualità indicata alla casella 20 del certificato d’importazione non è il più elevato della categoria in cui rientra il prodotto in questione.
L’importo della cauzione aggiuntiva di cui al primo comma, lettera b), è pari alla differenza, alla data di accettazione della dichiarazione d’immissione in libera pratica, fra il dazio più elevato e il dazio applicabile alla qualità indicata, maggiorata di un supplemento di 5 EUR/t. Tuttavia, se il dazio all’importazione applicabile alle differenti qualità di frumento duro è pari a zero, non è richiesto l’impegno scritto di cui al primo comma, lettera b).
Se il titolo d’importazione è corredato di certificati di conformità rilasciati dal Federal Grain Inspection Service (FGIS) e dalla Canadian Grain Commission (CGC), come indicato all’articolo 7, non è richiesta alcuna cauzione aggiuntiva. In questo caso, il titolo d’importazione reca, nella casella 24, l’indicazione del tipo di certificato di conformità.
3. In caso di sospensione dei dazi doganali all’importazione per tutte le categorie qualitative di frumento tenero in virtù dell’articolo 187 del regolamento (CE) n. 1234/2007, la cauzione aggiuntiva di 95 EUR/t di cui al paragrafo 1 del presente articolo non è richiesta per l’intero periodo in cui si applica la sospensione dei dazi.
Articolo 7
1. Per ogni partita di frumento tenero di qualità alta, di frumento duro e di mais vitreo, l’ufficio doganale di immissione in libera pratica preleva campioni rappresentativi, conformemente a quanto disposto nell’allegato I del regolamento (CE) n. 152/2009 della Commissione (7). Se alle diverse qualità è applicabile lo stesso dazio all’importazione non vengono prelevati campioni.
Tuttavia, se la Commissione riconosce ufficialmente un certificato di qualità del frumento tenero di qualità alta, del frumento duro o del mais vitreo rilasciato dal paese di origine dei cereali, vengono prelevati campioni per verificare la qualità certificata soltanto da un numero di partite importate sufficientemente rappresentativo.
2. I seguenti certificati di conformità sono ufficialmente riconosciuti dalla Commissione a norma dei principi stabiliti agli articoli da 63 a 65 del regolamento (CEE) n. 2454/93:
a)
i certificati rilasciati dal Servicio Nacional de Sanidad y Calidad Agroalimentaria (Senasa) dell’Argentina per il mais vitreo;
b)
i certificati rilasciati dal Federal Grain Inspection Service (FGIS) degli Stati Uniti d’America per il frumento tenero di qualità alta e il frumento duro di qualità alta;
c)
i certificati rilasciati dalla Canadian Grain Commission (CGC) del Canada per il frumento tenero di qualità alta e il frumento duro di qualità alta.
Un modello dei certificati di conformità rilasciati dal Senasa è riportato nell’allegato IV. La riproduzione dei timbri autorizzati dal governo dell’Argentina sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
I modelli dei certificati di conformità e i timbri del FIGS sono riportati nell’allegato V.
I modelli dei certificati di conformità, le specifiche di qualità per l’esportazione e i timbri della CGC sono riportati nell’allegato VI.
Quando i parametri analitici indicati nei certificati di conformità rilasciati dagli organismi di cui al primo comma sono conformi alle norme di qualità del frumento tenero di qualità alta, del frumento duro e del mais vitreo di cui all’allegato II, si prelevano campioni almeno sul 3 % delle merci in arrivo in ogni porto d’entrata nel corso della campagna di commercializzazione.
La merce viene classificata secondo la qualità standard per la quale risultano soddisfatti tutti i criteri di classificazione di cui all’allegato II.
3. I metodi di riferimento per le analisi di cui al paragrafo 1 sono quelli descritti nel regolamento (UE) n. 1272/2009 della Commissione (8).
Il mais vitreo è il granturco della specie «Zea mays indurata» i cui grani presentano un endosperma vitreo dominante (struttura dura o cornea). I grani sono generalmente di colore arancio o rosso e la parte superiore (opposta al germe), o corona, non presenta fenditure.
Sono definiti grani di mais vitreo i grani che soddisfano due criteri:
a)
la loro corona non presenta fenditure; e
b)
se tagliati longitudinalmente, il loro endosperma presenta una sezione centrale farinosa completamente circondata da una sezione cornea. Quest’ultima deve risultare predominante nella superficie totale del taglio.
La percentuale di grani di mais vitreo viene stabilita contando, in un campione rappresentativo di 100 grani, il numero di grani che corrispondono ai criteri di cui al terzo comma.
Il metodo di riferimento per determinare l’indice di flottazione è definito nell’allegato VII.
4. Se i risultati dell’analisi determinano una classificazione del frumento tenero di qualità alta, del frumento duro e del mais vitreo importati in una qualità standard inferiore a quella indicata sul titolo d’importazione, l’importatore è obbligato a pagare la differenza tra il dazio all’importazione applicabile al prodotto indicato sul titolo e quello applicabile al prodotto realmente importato. In questo caso, la cauzione per il titolo d’importazione di cui all’articolo 12, lettera a), del regolamento (CE) n. 1342/2003 e la cauzione aggiuntiva di cui all’articolo 3, paragrafo 4, e all’articolo 6, paragrafi 1 e 2, del presente regolamento, sono svincolate ad eccezione del supplemento di 5 EUR di cui all’articolo 6, paragrafo 2, secondo comma.
Se la differenza di cui al primo comma non è corrisposta entro un mese, la cauzione addizionale di cui all’articolo 3, paragrafo 4, e all’articolo 6, paragrafi 1 e 2, viene incamerata.
5. I campioni rappresentativi dei cereali importati, prelevati dall’autorità competente dello Stato membro, devono essere conservati per sei mesi.
Articolo 8
Il regolamento (CE) n. 1249/96 è abrogato.
I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento e si leggono secondo la tavola di concordanza di cui all’allegato IX.
Articolo 9
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 20 luglio 2010.
Per la Commissione
Il presidente
José Manuel BARROSO
(1) GU L 299 del 16.11.2007, pag. 1.
(2) GU L 161 del 29.6.1996, pag. 125.
(3) Cfr. allegato VIII.
(4) GU L 302 del 19.10.1992, pag. 1.
(5) GU L 253 dell’11.10.1993, pag. 1.
(6) GU L 189 del 29.7.2003, pag. 12.
(7) GU L 54 del 26.2.2009, pag. 1.
(8) GU L 349 del 29.12.2009, pag. 1.
ALLEGATO I
ALLEGATO II
Criteri di classificazione dei prodotti importati
(sulla base di un tenore di umidità del 12 % in peso, o equivalente)
Prodotto
Frumento tenero e spelta (1), escluso il frumento segalato
Frumento duro
Mais vitreo
Mais non vitreo
Altri cereali
Codice NC
1001 90
1001 10 00
1005 90 00
1005 10 90 e 1005 90 00
1002, 1003 e 1007 00 90
Qualità (2)
Alta
MEDIA
Bassa
Alta
MEDIA
Bassa
1.
Percen-tuale minima del contenuto proteico
14,0
11,5
—
—
—
—
—
—
—
2.
Peso specifico minimo in kg/hl
77,0
74,0
—
76,0
76,0
—
76,0
—
—
3.
Percen-tuale massima di impurità (Schwarz besatz)
1,5
1,5
—
1,5
1,5
—
—
—
—
4.
Percen-tuale minima di grani vitrei
—
—
—
75,0
62,0
—
95,0
—
—
5.
Indice massimo di flottazione
—
—
—
—
—
—
25,0
—
—
Tolleranza
Tolleranza prevista
Frumento duro e frumento tenero
Mais vitreo
Sulla percentuale del tenore proteico
–0,7
—
Sul peso specifico minimo
–0,5
–0,5
Sulla percentuale massima di impurità
+0,5
—
Sulla percentuale di grani vitrei
–2,0
–3,0
Sull’indice di flottazione
—
+1,0
(1) I criteri si riferiscono alla spelta decorticata.
(2) Si applicano i metodi di analisi di cui all’allegato I, parte IV, del regolamento (UE) n. 1272/2009.
ALLEGATO III
Borse di quotazione e varietà di riferimento
Prodotto
Frumento tenero
Frumento duro
Granturco
Altri cereali da foraggio
Qualità standard
Alta
Media
Bassa
Varietà di riferimento (tipo/grado) per la quotazione in borsa
Hard Red Spring n. 2
Hard Red Winter n. 2
Soft Red Winter n. 2
Hard Amber Durum n. 2
Yellow Corn n. 3
US Barley n. 2
Borsa di quotazione
Minneapolis Grain Exchange
Kansas City Board of Trade
Chicago Board of Trade
Minneapolis Grain Exchange (1)
Chicago Board of Trade
Minneapolis Grain Exchange (2)
(1) Qualora non si disponga di alcuna quotazione che permetta di calcolare un prezzo rappresentativo cif all’importazione, si prendono in considerazione le quotazioni fob pubblicamente disponibili negli Stati Uniti.
(2) Qualora non si disponga di alcuna quotazione che permetta di calcolare un prezzo rappresentativo cif all’importazione, si prendono in considerazione le quotazioni fob maggiormente rappresentative pubblicamente disponibili negli Stati Uniti.
ALLEGATO IV
MODELLO DI CERTIFICATO DI QUALITÀ DEL «SENASA» AUTORIZZATO DAL GOVERNO ARGENTINO DI CUI ALL’ARTICOLO 7, PARAGRAFO 2
ALLEGATO V
MODELLO DI CERTIFICATO DI CONFORMITÀ AUTORIZZATO DAL GOVERNO DEGLI STATI UNITI D’AMERICA PER IL FRUMENTO TENERO
MODELLO DI CERTIFICATO DI CONFORMITÀ AUTORIZZATO DAL GOVERNO DEGLI STATI UNITI D’AMERICA PER IL FRUMENTO DURO
ALLEGATO VI
MODELLO DI CERTIFICATO DI CONFORMITÀ AUTORIZZATO DAL GOVERNO DEL CANADA PER IL FRUMENTO TENERO E IL FRUMENTO DURO E SPECIFICHE DI QUALITÀ PER L’ESPORTAZIONE
Specifiche di qualità per l’esportazione di frumento tenero e frumento duro canadese
FRUMENTO TENERO
Canada Western Red Spring
(CWRS)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CWRS
(Min.) 79,0 kg/hl
(Mass.) 0,4 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CWRS
(Min.) 77,5 kg/hl
(Mass.) 0,75 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 3 CWRS
(Min.) 76,5 kg/hl
(Mass.) 1,25 %, compreso 0,2 % di altri semi
Canada Western Extra Strong Red Spring
(CWES)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CWES
(Min.) 78,0 kg/hl
(Mass.) 0,75 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CWES
(Min.) 76,0 kg/hl
(Mass.) 1,5 %, compreso 0,2 % di altri semi
Canada Prairie Spring Red
(CPSR)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CPSR
(Min.) 77,0 kg/hl
(Mass.) 0,75 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CPSR
(Min.) 75,0 kg/hl
(Mass.) 1,5 %, compreso 0,2 % di altri semi
Canada Prairie Spring White
(CPSW)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CPSW
(Min.) 77,0 kg/hl
(Mass.) 0,75 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CPSW
(Min.) 75,0 kg/hl
(Mass.) 1,5 %, compreso 0,2 % di altri semi
Canada Western Red Winter
(CWRW)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CWRW
(Min.) 78,0 kg/hl
(Mass.) 1,0 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CWRW
(Min.) 74,0 kg/hl
(Mass.) 2,0 %, compreso 0,2 % di altri semi
Canada Western Soft White Spring
(CWSWS)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CWSWS
(Min.) 78,0 kg/hl
(Mass.) 0,75 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CWSWS
(Min.) 75,5 kg/hl
(Mass.) 1,0 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 3 CWSWS
(Min.) 75,0 kg/hl
(Mass.) 1,5 %, compreso 0,2 % di altri semi
FRUMENTO DURO
Canada Western Amber Durum
(CWAD)
Peso specifico
Tenore totale di impurità compresi altri semi di cereali
N. 1 CWAD
(Min.) 80,0 kg/hl
(Mass.) 0,5 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 2 CWAD
(Min.) 79,5 kg/hl
(Mass.) 0,8 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 3 CWAD
(Min.) 78,0 kg/hl
(Mass.) 1,0 %, compreso 0,2 % di altri semi
N. 4 CWAD
(Min.) 75,0 kg/hl
(Mass.) 3,0 %, compreso 0,2 % di altri semi
Note:
Altri semi di cereali
:
in queste categorie sono compresi soltanto avena, orzo, segala e triticale.
Frumento tenero
:
per le esportazioni di frumento tenero, la Canadian Grain Commission fornirà la documentazione con il certificato attestante il tenore proteico del carico in questione.
Frumento duro
:
per le esportazioni di frumento duro, la Canadian Grain Commission fornirà la documentazione con il certificato attestante la percentuale di semi vitrei e il peso specifico (kg/hl) del carico in questione.
ALLEGATO VII
METODO DI RIFERIMENTO PER DETERMINARE L’INDICE DI FLOTTAZIONE DI CUI ALL’ARTICOLO 7, PARAGRAFO 3
Preparare una soluzione acquosa di nitrato di sodio del peso specifico di 1,25 e conservare tale soluzione a una temperatura di 35 °C.
Deporre nella soluzione 100 grani di mais prelevati da un campione rappresentativo che presenti una percentuale di umidità non superiore al 14,5 %.
Agitare la soluzione per 5 minuti, a intervalli di secondi, in modo da eliminare le bolle d’aria.
Separare i grani che galleggiano dai grani immersi e contarli.
L’indice di flottazione viene calcolato nel seguente modo:
Indice di flottazione della prova = (numero dei grani galleggianti)/(numero dei grani immersi) × 100
Ripetere la prova cinque volte.
L’indice di flottazione è la media aritmetica degli indici di flottazione ottenuti nelle cinque prove effettuate, ad esclusione dei due valori estremi.
ALLEGATO VIII
Regolamento abrogato ed elenco delle sue modificazioni successive
Regolamento (CE) n. 1249/96 della Commissione
(GU L 161 del 29.6.1996, pag. 125)
Regolamento (CE) n. 641/97 della Commissione
(GU L 98 del 15.4.1997, pag. 2)
Regolamento (CE) n. 2092/97 della Commissione
(GU L 292 del 25.10.1997, pag. 10)
Regolamento (CE) n. 2519/98 della Commissione
(GU L 315 del 25.11.1998, pag. 7)
Regolamento (CE) n. 2235/2000 della Commissione (1)
(GU L 256 del 10.10.2000, pag. 13)
limitatamente all’articolo 2
Regolamento (CE) n. 2104/2001 della Commissione
(GU L 283 del 27.10.2001, pag. 8)
Regolamento (CE) n. 597/2002 della Commissione
(GU L 91 del 6.4.2002, pag. 9)
Regolamento (CE) n. 1900/2002 della Commissione
(GU L 287 del 25.10.2002, pag. 15)
Regolamento (CE) n. 1110/2003 della Commissione
(GU L 158 del 27.6.2003, pag. 12)
Regolamento (CE) n. 777/2004 della Commissione
(GU L 123 del 27.4.2004, pag. 50)
limitatamente all’articolo 5
Regolamento (CE) n. 1074/2008 della Commissione
(GU L 294 dell’1.11.2008, pag. 3)
Regolamento (CE) n. 459/2009 della Commissione
(GU L 139 del 5.6.2009, pag. 3)
Regolamento (UE) n. 170/2010 della Commissione
(GU L 51 del 2.3.2010, pag. 8)
(1) Regolamento come modificato dal regolamento (CE) n. 2015/2001 (GU L 272 del 13.10.2001, pag. 31).
ALLEGATO IX
TAVOLA DI CONCORDANZA
Regolamento (CE) n. 1249/96
Presente regolamento
Articolo 1
Articolo 1
Articolo 2, paragrafo 1, prima e seconda frase
Articolo 2, paragrafo 1, primo comma
Articolo 2, paragrafo 1, terza frase
Articolo 2, paragrafo 1, secondo comma
Articolo 2, paragrafo 2
Articolo 2, paragrafo 2
Articolo 2, paragrafo 3
Articolo 2, paragrafo 3
Articolo 2, paragrafo 4, primo comma, primo trattino
Articolo 2, paragrafo 4, primo comma, lettera a)
Articolo 2, paragrafo 4, primo comma, secondo e terzo trattino
Articolo 2, paragrafo 4, primo comma, lettera b)
Articolo 2, paragrafo 4, secondo comma
Articolo 2, paragrafo 4, secondo comma
Articolo 2, paragrafo 5, primo comma, prima frase
Articolo 3, paragrafo 1
Articolo 2, paragrafo 5, primo comma, seconda frase
Articolo 3, paragrafo 2
Articolo 2, paragrafo 5, primo comma, terza frase
Articolo 3, paragrafo 3
Articolo 2, paragrafo 5, secondo comma
Articolo 3, paragrafo 4, primo comma
Articolo 2, paragrafo 5, terzo comma
Articolo 3, paragrafo 4, secondo comma
Articolo 2 bis
—
Articolo 3
Articolo 4
Articolo 4, paragrafo 1
Articolo 5, paragrafo 1
Articolo 4, paragrafo 2
Articolo 5, paragrafo 2
Articolo 4, paragrafo 3, primo, secondo e terzo trattino
Articolo 5, paragrafo 3, lettere a), b) e c)
Articolo 4, paragrafo 4
Articolo 5, paragrafo 4
Articolo 4, paragrafo 5
Articolo 5, paragrafo 5
Articolo 5
Articolo 6
Articolo 6, paragrafo 1
Articolo 7, paragrafo 1
Articolo 6, paragrafo 1 bis, primo comma, primo, secondo e terzo trattino
Articolo 7, paragrafo 2, primo comma, lettere a), b) e c)
Articolo 6, paragrafo 1 bis, dal secondo al sesto comma
Articolo 7, paragrafo 2, dal secondo al sesto comma
Articolo 6, paragrafo 2, primo comma
Articolo 7, paragrafo 3, primo comma
Articolo 6, paragrafo 2, secondo comma
Articolo 7, paragrafo 3, secondo comma
Articolo 6, paragrafo 2, terzo comma, primo e secondo trattino
Articolo 7, paragrafo 3, terzo comma, lettere a) e b)
Articolo 6, paragrafo 2, quarto comma
Articolo 7, paragrafo 3, quarto comma
Articolo 6, paragrafo 2, quinto comma
Articolo 7, paragrafo 3, quinto comma
Articolo 6, paragrafo 3
Articolo 7, paragrafo 4
Articolo 6, paragrafo 4
Articolo 7, paragrafo 5
Articolo 7
—
Articolo 8
—
—
Articolo 8
—
Articolo 9
Allegati I
Allegato II
Allegato II
Allegato III
Allegato III
—
Allegato IV
Allegato IV
Allegato IV bis
Allegato V
Allegato IV ter
Allegato VI
Allegato V
Allegato VII
Allegato VI
Allegato I
—
Allegato VIII
—
Allegato IX
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Tariffe per le importazioni di cereali
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento (UE) n. 642/2010 stabilisce le norme applicabili ai dazi variabili sulle importazioni di grano di alta qualità, grano duro, segale, mais e sorgo.
PUNTI CHIAVE
Calcolo delle tariffeLe tariffe di importazione applicate ai seguenti prodotti del settore dei cereali (designati dalla relativa nomenclatura combinata o codice NC) sono calcolate giornalmente dalla Commissione europea:codici NC 1001 11 00 e 1001 19 00 (grano duro);codice NC ex 1001 91 20 (grano tenero da seme);codice NC ex 1001 99 00 (grano tenero di alta qualità diverso dalle sementi);codici NC 1002 10 00 e 1002 90 00 (segale);codice NC 1005 10 90 (mais (granoturco), ad esclusione delle sementi ibride);codice NC 1005 90 00 (mais diverso dalle sementi);codici NC 1007 10 90 e 1007 90 00 (sorgo da granella diverso dagli ibridi destinati alla semina). Le tariffe applicate sono equivalenti al prezzo d’intervento al momento dell’importazione (fissato a 101,31 euro a tonnellata), aumentato del 55 % e sottraendo il prezzo all’importazione, che si basa sul prezzo di costo, assicurazione e nolo (CIF), ovvero il prezzo franco consegna alla frontiera del paese importatore. Il dazio all’importazione applicato è una media dei dazi all’importazione calcolati durante i dieci giorni lavorativi precedenti. Qualora tale media differisca di oltre cinque euro a tonnellate da un giorno all’altro, la Commissione stabilisce il nuovo dazio all’importazione. Il dazio non può superare i tassi dei dazi convenzionali* in virtù della nomenclatura combinata, lo strumento impiegato per la classificazione delle merci quando sono dichiarate presso le dogane nell’Unione europea (Unione). I prezzi di importazione CIF rappresentativi sono regolarmente aggiornati. Per quanto riguarda le importazioni di grano e mais, il prezzo CIF rappresentativo contempla tre elementi: il suo prezzo su un mercato mondiale di riferimento, a cui si aggiungono il costo di trasporto verso un porto di esportazione statunitense (Golfo del Messico o Grandi Laghi/Duluth) e il costo di trasporto tra il porto statunitense e Rotterdam. I prezzi di importazione CIF rappresentativi per il grano duro di alta qualità, le sementi di grano duro e le sementi di grano tenero corrispondono al prezzo calcolato per il grano tenere di alta qualità. Il prezzo di importazione CIF rappresentativo per il grano duro di qualità media e bassa corrisponde al prezzo calcolato per il grano tenero di alta qualità, a cui è applicato uno sconto pari a 10 euro a tonnellata per il grano duro di qualità media e uno sconto di 30 euro a tonnellata per il grano duro di bassa qualità. Il prezzo di importazione CIF rappresentativo per il sorgo diverso dalle sementi, le sementi di sorgo che rientrano nel codice NC 1007 10 90, la segale diversa dalle sementi, le sementi di segale e le sementi di mais che rientrano nel codice NC 1005 10 90 corrisponde al prezzo calcolato per il mais diverso dalle sementi.Riduzioni tariffarie
Le seguenti riduzioni tariffarie si applicano ai dazi all’importazione fissi:una riduzione tariffaria pari a 3 euro a tonnellata qualora il porto di sbarco nell’Unione sia situato nel Mediterraneo (oltre lo stretto di Gibilterra) o nel Mar Nero e se le merci giungono attraverso l’oceano Atlantico o attraverso il Canale di Suez; una riduzione tariffaria pari a 2 euro a tonnellata qualora il porto di sbarco nell’Unione sia situato sulla costa atlantica della penisola iberica, dell’Irlanda, della Danimarca, dell’Estonia, della Lettonia, della Lituania, della Polonia, della Finlandia o della Svezia e se le merci giungono attraverso l’oceano Atlantico; una riduzione tariffaria pari a 24 euro a tonnellata sul mais vitreo che soddisfa talune specifiche. Entro sei mesi dalla data di accettazione dell’immissione in libera pratica, esso deve essere trasformato in alimenti preparati, ottenuti tramite soffiatura o tostatura, semole e semolini o grani lavorati (mondati, perlati, tagliati o spezzati).Precauzioni di sicurezza
Per quanto riguarda il grano tenero e il grano duro, di norma gli importatori depositano una cauzione (95 euro a tonnellata per il grano tenero) presso l’autorità competente alla data di accettazione della dichiarazione di immissione in libera pratica, tranne laddove tale dichiarazione è corredata di un certificato di conformità ufficiale.
Abrogazione
Il regolamento (UE) n. 642/2010 abroga il regolamento (CE) n. 1249/96.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 10 agosto 2010.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, si veda:Cereali, semi oleosi, colture proteiche e riso (Commissione europea). Base giuridica per i settori dei cereali, delle colture oleaginose, delle colture proteiche e del riso (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Tassi dei dazi convenzionali Gli impegni tariffari dell’Unione europea nell’Organizzazione mondiale del commercio e alcuni dazi autonomi dell’Unione europea.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (UE) n. 642/2010 della Commissione, del 20 luglio 2010, recante modalità d’applicazione del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio in ordine ai dazi all’importazione nel settore dei cereali (GU L 187 del 21.7.2010, pag. 5).
Le successive modifiche al regolamento (UE) n. 642/2010 sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli e che abroga i regolamenti (CEE) n. 922/72, (CEE) n. 234/79, (CE) n. 1037/2001 e (CE) n. 1234/2007 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 671).
Si veda la versione consolidata. |
Contraffazione e frode: accordo fra Europol e la Banca centrale europea
QUAL È LO SCOPO DEL PRESENTE ACCORDO?
Esso fornisce norme di cooperazione fra la Banca centrale europea (BCE) e l’Ufficio europeo di polizia (Europol) nel campo della lotta alla falsificazione dell’euro ed estende questa collaborazione:
alla lotta alle frodi nei sistemi di pagamento in generale;
alla prevenzione della falsificazione dei mezzi di pagamento diversi dai contanti.
PUNTI CHIAVE
Cooperazione tra la BCE e l’Europol
La cooperazione comprende:
misure per prevenire, individuare e combattere le minacce derivanti da attività illegali correlate alle banconote e monete in euro, ai mezzi di pagamento diversi dai contanti e alla sicurezza dei pagamenti;
assistenza in tali ambiti fornita da entrambe le parti alle autorità nazionali, europee e internazionali.
Consultazione e scambio di informazioni
La BCE e l’Europol si impegnano a:
consultarsi reciprocamente, in modo regolare, riguardo alle politiche da adottare e attuare in questioni di interesse comune;
scambiarsi regolarmente e tempestivamente le informazioni relative alla falsificazione dell’euro;
scambiarsi informazioni, sulla base delle esigenze del caso specifico, al fine di favorire la prevenzione delle frodi e la lotta contro la falsificazione di mezzi di pagamento diversi dai contanti, come ad esempio:
relazioni e statistiche,
informazioni sui principali incidenti relativi alla sicurezza,
risultati delle proprie rispettive attività rilevanti;
coordinare le proprie politiche, attività di formazione, campagne pubbliche di informazione e pubblicazioni sulla falsificazione dell’euro. Inoltre l’Europol accetta di assistere la BCE in tutti i suoi rapporti con le organizzazioni nazionali, europee e internazionali preposte all’applicazione della legge, in questioni connesse alla falsificazione dell’euro.
Banca dati del Sistema di monitoraggio della contraffazione (SMC)
La BCE accetta di fornire l’accesso in linea in sola lettura alla banca dati del SMC ai funzionari dell’Europol, nel quadro della lotta alla falsificazione dell’euro. I funzionari dell’Europol non sono autorizzati a introdurre direttamente dati nella banca dati.
La BCE si impegna a informare prontamente l’Europol per quanto riguarda la creazione di qualsiasi nuova classe di falsificazione nell’ambito del SMC e la scoperta di qualsiasi grosso quantitativo di banconote in euro contraffatte.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA L’ACCORDO?
È in vigore dal 3 dicembre 2014.
CONTESTO
La BCE ed Europol lavorano insieme a stretto contatto dal 2001 per la lotta contro la falsificazione dell’euro. Nel 2014, con la firma di questo accordo, le organizzazioni hanno deciso di estendere questa cooperazione in materia di frodi nei sistemi di pagamento alle falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti.
Per maggiori informazioni, consultare:
Lotta alla falsificazione sul sito Internet della Commissione europea
Normativa contro la falsificazione dell’euro sul sito Internet della Commissione europea
DOCUMENTO PRINCIPALE
Accordo tra l’Ufficio europeo di polizia (Europol) e la Banca centrale europea (BCE) (GU C 123 del 17.4.2015, pagg. 1-5) | ACCORDO TRA L’UFFICIO EUROPEO DI POLIZIA (EUROPOL) E LA BANCA CENTRALE EUROPEA (BCE)
(2015/C 123/01)
IL PRESENTE ACCORDO è stipulato
TRA
l’Ufficio europeo di polizia (Europol), con sede in Eisenhowerlaan 73, 2517 KK L’Aja, Paesi Bassi, rappresentato dal suo direttore, Rob Wainwright
E
la Banca centrale europea (BCE), con sede in Kaiserstraße 29, 60311 Francoforte sul Meno, Germania, rappresentata dal suo presidente, Mario Draghi
(in seguito anche denominati congiuntamente le «Parti» e ciascuna individualmente la «Parte»).
Considerando che:
1.
le parti hanno concluso un accordo in data 13 dicembre 2001 per cooperare nella lotta alla falsificazione dell’euro (in seguito «Accordo del 13 dicembre 2001») (1);
2.
Tale cooperazione rientra nell’obiettivo comune delle parti di combattere le minacce derivanti dalla falsificazione dell’euro e di svolgere un ruolo centrale in tale lotta; in questo contesto esse cooperano, nell’ambito delle rispettive competenze, con le Banche centrali nazionali (BCN) del Sistema europeo di banche centrali, le Unità nazionali dell’Europol, i Centri nazionali di analisi, i Centri nazionali di analisi delle monete, il Centro tecnico-scientifico europeo, la Commissione europea e altre autorità nazionali ed europee e altre organizzazioni internazionali.
3.
L’articolo 3, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1338/2001 del Consiglio definisce talune misure necessarie alla protezione dell’euro contro la falsificazione (2) e prevede che l’Europol e la BCE concludano un accordo in base al quale l’Europol avrà accesso ai dati tecnici e statistici della BCE relativi alle banconote e alle monete false scoperte sia negli Stati membri sia nei paesi terzi; inoltre, il regolamento (CE) n. 1339/2001 del Consiglio estende l’applicazione del regolamento (CE) n. 1338/2001 agli Stati membri la cui moneta non è l’euro (3).
4.
L’8 novembre 2001 la BCE ha adottato la decisione BCE/2001/11 relativa a determinate condizioni in materia di accesso al Sistema di monitoraggio della contraffazione (SMC) (4), ossia il sistema gestito dalla BCE contenente informazioni tecniche e statistiche sulla falsificazione delle banconote e delle monete in euro, provenienti sia dagli Stati membri sia da paesi terzi; la suddetta decisione fa riferimento alla conclusione di un accordo tra le parti in relazione all’accesso dell’Europol al SMC.
5.
In qualità di agenzia dell’Unione europea, l’Europol è incaricata di operare quale ufficio centrale per la lotta alla falsificazione dell’euro in conformità con la decisione 2005/511/GAI del Consiglio, del 12 luglio 2005, relativa alla protezione dell’euro contro la falsificazione attraverso la designazione dell’Europol quale ufficio centrale competente per la lotta contro la falsificazione dell’euro (5). Inoltre, conformemente alla decisione 2009/371/GAI del Consiglio, del 6 aprile 2009, che istituisce l’Ufficio europeo di polizia (6), l’Europol può altresì promuovere il coordinamento delle misure applicate dalle autorità competenti degli Stati membri per lottare contro la falsificazione dell’euro o nel quadro di squadre investigative comuni, se del caso in collegamento con altri organi europei.
6.
Ai sensi dell’articolo 22 della decisione 2009/371/GAI, l’Europol può instaurare e mantenere relazioni di cooperazione con le istituzioni, gli organi e gli organismi istituiti dal trattato sull’Unione europea e dai trattati che istituiscono le Comunità europee, o sulla base di essi.
7.
Poiché l’accordo del 13 dicembre 2001 non include la cooperazione nella lotta ai reati relativi ai sistemi di pagamento e ai mezzi di pagamento diversi dai contanti, le parti desiderano estendere ulteriormente la loro cooperazione: (a) alla lotta alle frodi nei sistemi di pagamento in generale e (b) alla prevenzione della falsificazione dei mezzi di pagamento diversi dai contanti nell’ambito della rispettiva competenza e del mandato delle parti. Inoltre, le parti desiderano sviluppare ulteriormente la loro cooperazione nel campo della lotta alla falsificazione dell’euro.
8.
Il Consiglio di amministrazione dell’Europol ha approvato il contenuto del presente accordo rivisto il 2 ottobre 2014.
9.
Il Consiglio direttivo della BCE ha approvato il contenuto del presente accordo rivisto il 30 maggio 2014 e, in quella data, ha autorizzato il presidente della BCE a sottoscriverlo a nome e per conto della BCE,
Le parti hanno convenuto quanto segue:
CAPITOLO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Finalità dell’accordo
La finalità del presente accordo è quella di stabilire un quadro per un’effettiva cooperazione tra le parti nell’ambito delle rispettive competenze e in conformità dei rispettivi regolamenti e norme. Tale cooperazione comprende:
a)
misure per prevenire, individuare e combattere le minacce derivanti da attività illecite correlate alle banconote e monete in euro, ai mezzi di pagamento diversi dai contanti e alla sicurezza dei pagamenti;
b)
assistenza in tali ambiti fornita da entrambe le parti alle autorità nazionali, europee e internazionali.
Articolo 2
Consultazione e scambio di informazioni
1. Le parti, agendo in conformità delle rispettive competenze, si consultano reciprocamente, in modo regolare, riguardo alle politiche da adottare e attuare in questioni di interesse comune, come indicato all’articolo 1, al fine di realizzare i loro obiettivi, coordinare le loro attività ed evitare la duplicazione degli sforzi. Il presidente della BCE e il direttore dell’Europol, o le persone da essi designate, si incontrano almeno una volta all’anno per riesaminare l’attuazione del presente accordo.
2. Lo scambio di informazioni tra le parti avviene ai fini e in conformità delle disposizioni del presente accordo e non comprende dati relativi ad un soggetto identificato o a soggetti identificabili.
3. Le parti possono concordare uno scambio di personale in regime di distacco. I dettagli relativi a tale scambio sono stabiliti in un protocollo d’intesa separato.
Articolo 3
Referenti
1. Ai fini dell’applicazione del presente accordo:
—
i referenti della BCE sono il direttore della Direzione Banconote della BCE (per quanto riguarda la cooperazione nel campo della lotta alla falsificazione di banconote e monete in euro) e il direttore generale della Direzione Generale Infrastrutture di mercato e pagamenti della BCE (per quanto riguarda la cooperazione nel campo della lotta alle frodi nei sistemi di pagamento e alla falsificazione di mezzi di pagamento diversi dai contanti),
—
il referente dell’Europol è il vicedirettore delle operazioni.
Modifiche alla lista dei referenti di cui al presente paragrafo possono essere concordate, in un momento successivo, per mezzo di uno scambio di lettere tra il direttore dell’Europol e il presidente della BCE.
2. Ai fini dell’articolo 5, paragrafo 1, l’Europol può nominare ulteriori referenti e comunicare in forma scritta ai referenti della BCE i loro nomi e qualunque modifica degli stessi.
CAPITOLO II
DISPOSIZIONI SPECIFICHE IN MATERIA DI FALSIFICAZIONE DELL’EURO
Articolo 4
Scambio di informazioni, coordinamento di politiche e attività e assistenza reciproca
1. Le parti si forniscono reciprocamente, sollecitamente e regolarmente, informazioni relative alla falsificazione di banconote in euro e di altre valute. Tali informazioni comprendono, nel caso di informazioni che l’Europol fornisce alla BCE, quelle provenienti da autorità nazionali, europee e internazionali incaricate dell’applicazione della legge e, nel caso di informazioni che la BCE fornisce all’Europol, quelle ottenute da autorità nazionali, europee e internazionali.
2. Le parti si impegnano a coordinare le proprie politiche, attività di formazione, campagne pubbliche di informazione e pubblicazioni che rientrano nel campo di applicazione del presente accordo. Esse si informano reciprocamente riguardo alle rispettive dichiarazioni pubbliche e alla loro politica di comunicazione esterna in relazione alla falsificazione dell’euro, fatta eccezione per le informazioni operative.
3. L’Europol assiste la BCE in tutti i rapporti con le organizzazioni nazionali, europee e internazionali preposte all’applicazione della legge, in questioni connesse alla falsificazione dell’euro.
4. Le parti assicurano il coordinamento dei propri sistemi di preallarme.
Articolo 5
Accesso alla banca dati del SMC e disposizioni correlate
1. La BCE garantisce ai funzionari dell’Europol designati quali referenti a tale scopo in base all’articolo 3, paragrafo 2, l’accesso in linea in sola lettura alla banca dati del SMC. Tale accesso non consente ai funzionari dell’Europol di introdurre direttamente dati nella banca dati del SMC. Le modalità di accesso, inclusi i necessari accordi relativi al sistema, sono ulteriormente specificate per mezzo di uno scambio di lettere tra il presidente della BCE e il direttore dell’Europol.
2. Inoltre, la BCE informa sollecitamente l’Europol relativamente alla creazione di ogni nuova classe di falsificazione nell’ambito del SMC e alla scoperta di qualsiasi grande quantità di banconote in euro contraffatte.
3. La BCE fornisce all’Europol un campione di banconote in euro genuine e le descrizioni tecniche correlate, oltre ad almeno un campione di ogni tipo di banconota in euro contraffatta a cui è stato assegnato un nuovo indicativo di classe nel SMC. La presente disposizione è applicata in modo tale da non impedire alle banconote che si sospettano contraffatte di essere utilizzate o conservate come prova in procedimenti penali.
Articolo 6
Richieste di assistenza
1. Le parti si comunicano reciprocamente tutte le richieste di perizie tecniche o testimonianze in procedimenti giudiziari con riguardo alla falsificazione dell’euro e stabiliscono adeguate procedure per coordinare le rispettive risposte a ciascuna di tali richieste.
2. Le parti cooperano per istituire un canale di comunicazione libero da ostacoli per le richieste di assistenza nell’applicazione della legge prestata attraverso l’Europol.
Articolo 7
Analisi tecniche
1. La BCE mette direttamente a disposizione dell’Europol i risultati di ciascuna analisi tecnica.
2. L’Europol mette a disposizione della BCE le analisi tecniche delle falsificazioni eseguite dall’Europol stesso o da terze parti per conto dell’Europol.
CAPITOLO III
DISPOSIZIONE SPECIFICA SULLA PREVENZIONE DELLE FRODI E DELLA FALSIFICAZIONE DEI MEZZI DI PAGAMENTO DIVERSI DAI CONTANTI
Articolo 8
Scambio di informazioni
Le parti, agendo in conformità delle rispettive competenze e al fine di promuovere la prevenzione delle frodi e la lotta alla falsificazione dei mezzi di pagamento diversi dai contanti, possono scambiare le seguenti informazioni, sulla base delle esigenze del caso specifico: (a) relazioni e dati statistici aggregati; (b) informazioni sui principali incidenti relativi alla sicurezza, sulle valutazioni del rischio e della tecnologia e (c) risultati delle attività rilevanti della BCE e dell’Europol, nel rispetto delle regole di riservatezza applicabili.
La BCE può inoltrare informazioni rilevanti provenienti dall’Europol agli altri membri del SEBC, sulla base del principio della «necessità di sapere», a meno che l’Europol dichiari espressamente che le informazioni non devono essere trasmesse. La BCE può trasmettere informazioni rilevanti provenienti dagli altri membri del SEBC all’Europol, subordinatamente all’accordo delle banche centrali nazionali interessate.
CAPITOLO IV
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 9
Riservatezza
1. Ciascuna parte assicura che le informazioni ricevute dall’altra in base al presente accordo siano soggette ai propri standard di riservatezza e sicurezza per il trattamento delle informazioni e ricevano un grado di protezione equivalente almeno a quello offerto dalle misure applicate a quelle informazioni dall’altra parte.
2. Le parti stabiliscono una equiparazione tra i rispettivi standard di riservatezza e sicurezza in uso mediante uno scambio di lettere.
3. La parte che fornisce l’informazione è responsabile della scelta del grado di riservatezza appropriato per l’informazione fornita e assicura che tale grado sia indicato chiaramente. In conformità del principio di proporzionalità, i gradi di riservatezza sono attribuiti al più basso livello possibile da ciascuna parte e, modificati di conseguenza, ogni volta che ciò sia possibile.
4. Entrambe le parti possono richiedere in ogni momento una modifica del grado di riservatezza scelto per le informazioni fornite, compresa l’eventuale rimozione integrale del grado di riservatezza. La parte ricevente è tenuta a modificare conseguentemente il grado di riservatezza.
5. Ciascuna parte può, per motivi di riservatezza, specificare restrizioni relative all’utilizzo dei dati forniti all’altra parte. La parte ricevente si conforma a tali restrizioni.
6. Ciascuna delle parti elabora i dati personali ricevuti in relazione all’attuazione amministrativa del presente accordo in conformità con le norme in materia di protezione dei dati ad essa applicabili. Ciascuna delle parti utilizza i dati personali ricevuti con l’unico scopo di gestire l’accordo.
Articolo 10
Responsabilità
Qualora venga causato un danno ad una parte o a un individuo in conseguenza di un trattamento non autorizzato o scorretto delle informazioni di cui al presente accordo ad opera dell’altra parte, intenzionalmente o per negligenza, tale ultima parte è responsabile per il suddetto danno. La determinazione ed il risarcimento del danno tra le parti ai sensi del presente articolo sono stabiliti in conformità della procedura di cui all’articolo 11.
Articolo 11
Composizione delle controversie
1. Tutte le controversie che possono sorgere in relazione all’interpretazione o all’applicazione del presente accordo vengono composte per mezzo di consultazioni e negoziati tra i rappresentanti delle parti.
2. In caso di grave inosservanza ad opera di una delle parti delle disposizioni del presente accordo, o qualora una delle parti ritenga che tale inosservanza possa verificarsi in un futuro prossimo, ciascuna parte può sospendere temporaneamente l’applicazione del presente accordo, in attesa dell’applicazione del paragrafo 1 riportato sopra. Rimangono tuttavia in vigore gli obblighi che incombono alle parti in virtù dell’accordo.
Articolo 12
Varie
1. Ogni parte sopporta le proprie spese derivanti dall’attuazione del presente accordo, salvo laddove diversamente stipulato.
2. Le parti possono modificare il presente accordo consensualmente.
3. Ciascuna parte può recedere dal presente accordo dandone un preavviso di 12 mesi per iscritto. In caso di estinzione dell’accordo, le parti concludono un accordo in merito al proseguimento dell’utilizzo e all’archiviazione delle informazioni che sono già state reciprocamente comunicate tra di esse. Se non viene raggiunto alcun accordo, a ciascuna delle parti spetta il diritto di richiedere che le informazioni da essa comunicate siano distrutte o restituite alla parte che le ha trasmesse.
4. L’accordo del 13 dicembre 2001 è abrogato e ogni riferimento al suddetto accordo s’intende come riferimento al presente accordo.
5. Il presente accordo entra in vigore il giorno successivo alla sua sottoscrizione.
6. Il presente accordo è pubblicato nella serie C della Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Fatto in due copie in lingua inglese.
Fatto a L’Aja, il 7 novembre 2014
Per l’Europol
Rob WAINWRIGHT
Fatto a Francoforte sul Meno, il 2 dicembre 2014
Per la BCE
Mario DRAGHI
(1) GU C 23 del 25.1.2002, pag. 9.
(2) GU L 181 del 4.7.2001, pag. 6.
(3) GU L 181 del 4.7.2001, pag. 11.
(4) GU L 337 del 20.12.2001, pag. 49.
(5) GU L 185 del 16.7.2005, pag. 35.
(6) GU L 121 del 15.5.2009, pag. 37.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | ACCORDO TRA L’UFFICIO EUROPEO DI POLIZIA (EUROPOL) E LA BANCA CENTRALE EUROPEA (BCE)
(2015/C 123/01)
IL PRESENTE ACCORDO è stipulato
TRA
l’Ufficio europeo di polizia (Europol), con sede in Eisenhowerlaan 73, 2517 KK L’Aja, Paesi Bassi, rappresentato dal suo direttore, Rob Wainwright
E
la Banca centrale europea (BCE), con sede in Kaiserstraße 29, 60311 Francoforte sul Meno, Germania, rappresentata dal suo presidente, Mario Draghi
(in seguito anche denominati congiuntamente le «Parti» e ciascuna individualmente la «Parte»).
Considerando che:
1.
le parti hanno concluso un accordo in data 13 dicembre 2001 per cooperare nella lotta alla falsificazione dell’euro (in seguito «Accordo del 13 dicembre 2001») (1);
2.
Tale cooperazione rientra nell’obiettivo comune delle parti di combattere le minacce derivanti dalla falsificazione dell’euro e di svolgere un ruolo centrale in tale lotta; in questo contesto esse cooperano, nell’ambito delle rispettive competenze, con le Banche centrali nazionali (BCN) del Sistema europeo di banche centrali, le Unità nazionali dell’Europol, i Centri nazionali di analisi, i Centri nazionali di analisi delle monete, il Centro tecnico-scientifico europeo, la Commissione europea e altre autorità nazionali ed europee e altre organizzazioni internazionali.
3.
L’articolo 3, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1338/2001 del Consiglio definisce talune misure necessarie alla protezione dell’euro contro la falsificazione (2) e prevede che l’Europol e la BCE concludano un accordo in base al quale l’Europol avrà accesso ai dati tecnici e statistici della BCE relativi alle banconote e alle monete false scoperte sia negli Stati membri sia nei paesi terzi; inoltre, il regolamento (CE) n. 1339/2001 del Consiglio estende l’applicazione del regolamento (CE) n. 1338/2001 agli Stati membri la cui moneta non è l’euro (3).
4.
L’8 novembre 2001 la BCE ha adottato la decisione BCE/2001/11 relativa a determinate condizioni in materia di accesso al Sistema di monitoraggio della contraffazione (SMC) (4), ossia il sistema gestito dalla BCE contenente informazioni tecniche e statistiche sulla falsificazione delle banconote e delle monete in euro, provenienti sia dagli Stati membri sia da paesi terzi; la suddetta decisione fa riferimento alla conclusione di un accordo tra le parti in relazione all’accesso dell’Europol al SMC.
5.
In qualità di agenzia dell’Unione europea, l’Europol è incaricata di operare quale ufficio centrale per la lotta alla falsificazione dell’euro in conformità con la decisione 2005/511/GAI del Consiglio, del 12 luglio 2005, relativa alla protezione dell’euro contro la falsificazione attraverso la designazione dell’Europol quale ufficio centrale competente per la lotta contro la falsificazione dell’euro (5). Inoltre, conformemente alla decisione 2009/371/GAI del Consiglio, del 6 aprile 2009, che istituisce l’Ufficio europeo di polizia (6), l’Europol può altresì promuovere il coordinamento delle misure applicate dalle autorità competenti degli Stati membri per lottare contro la falsificazione dell’euro o nel quadro di squadre investigative comuni, se del caso in collegamento con altri organi europei.
6.
Ai sensi dell’articolo 22 della decisione 2009/371/GAI, l’Europol può instaurare e mantenere relazioni di cooperazione con le istituzioni, gli organi e gli organismi istituiti dal trattato sull’Unione europea e dai trattati che istituiscono le Comunità europee, o sulla base di essi.
7.
Poiché l’accordo del 13 dicembre 2001 non include la cooperazione nella lotta ai reati relativi ai sistemi di pagamento e ai mezzi di pagamento diversi dai contanti, le parti desiderano estendere ulteriormente la loro cooperazione: (a) alla lotta alle frodi nei sistemi di pagamento in generale e (b) alla prevenzione della falsificazione dei mezzi di pagamento diversi dai contanti nell’ambito della rispettiva competenza e del mandato delle parti. Inoltre, le parti desiderano sviluppare ulteriormente la loro cooperazione nel campo della lotta alla falsificazione dell’euro.
8.
Il Consiglio di amministrazione dell’Europol ha approvato il contenuto del presente accordo rivisto il 2 ottobre 2014.
9.
Il Consiglio direttivo della BCE ha approvato il contenuto del presente accordo rivisto il 30 maggio 2014 e, in quella data, ha autorizzato il presidente della BCE a sottoscriverlo a nome e per conto della BCE,
Le parti hanno convenuto quanto segue:
CAPITOLO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Finalità dell’accordo
La finalità del presente accordo è quella di stabilire un quadro per un’effettiva cooperazione tra le parti nell’ambito delle rispettive competenze e in conformità dei rispettivi regolamenti e norme. Tale cooperazione comprende:
a)
misure per prevenire, individuare e combattere le minacce derivanti da attività illecite correlate alle banconote e monete in euro, ai mezzi di pagamento diversi dai contanti e alla sicurezza dei pagamenti;
b)
assistenza in tali ambiti fornita da entrambe le parti alle autorità nazionali, europee e internazionali.
Articolo 2
Consultazione e scambio di informazioni
1. Le parti, agendo in conformità delle rispettive competenze, si consultano reciprocamente, in modo regolare, riguardo alle politiche da adottare e attuare in questioni di interesse comune, come indicato all’articolo 1, al fine di realizzare i loro obiettivi, coordinare le loro attività ed evitare la duplicazione degli sforzi. Il presidente della BCE e il direttore dell’Europol, o le persone da essi designate, si incontrano almeno una volta all’anno per riesaminare l’attuazione del presente accordo.
2. Lo scambio di informazioni tra le parti avviene ai fini e in conformità delle disposizioni del presente accordo e non comprende dati relativi ad un soggetto identificato o a soggetti identificabili.
3. Le parti possono concordare uno scambio di personale in regime di distacco. I dettagli relativi a tale scambio sono stabiliti in un protocollo d’intesa separato.
Articolo 3
Referenti
1. Ai fini dell’applicazione del presente accordo:
—
i referenti della BCE sono il direttore della Direzione Banconote della BCE (per quanto riguarda la cooperazione nel campo della lotta alla falsificazione di banconote e monete in euro) e il direttore generale della Direzione Generale Infrastrutture di mercato e pagamenti della BCE (per quanto riguarda la cooperazione nel campo della lotta alle frodi nei sistemi di pagamento e alla falsificazione di mezzi di pagamento diversi dai contanti),
—
il referente dell’Europol è il vicedirettore delle operazioni.
Modifiche alla lista dei referenti di cui al presente paragrafo possono essere concordate, in un momento successivo, per mezzo di uno scambio di lettere tra il direttore dell’Europol e il presidente della BCE.
2. Ai fini dell’articolo 5, paragrafo 1, l’Europol può nominare ulteriori referenti e comunicare in forma scritta ai referenti della BCE i loro nomi e qualunque modifica degli stessi.
CAPITOLO II
DISPOSIZIONI SPECIFICHE IN MATERIA DI FALSIFICAZIONE DELL’EURO
Articolo 4
Scambio di informazioni, coordinamento di politiche e attività e assistenza reciproca
1. Le parti si forniscono reciprocamente, sollecitamente e regolarmente, informazioni relative alla falsificazione di banconote in euro e di altre valute. Tali informazioni comprendono, nel caso di informazioni che l’Europol fornisce alla BCE, quelle provenienti da autorità nazionali, europee e internazionali incaricate dell’applicazione della legge e, nel caso di informazioni che la BCE fornisce all’Europol, quelle ottenute da autorità nazionali, europee e internazionali.
2. Le parti si impegnano a coordinare le proprie politiche, attività di formazione, campagne pubbliche di informazione e pubblicazioni che rientrano nel campo di applicazione del presente accordo. Esse si informano reciprocamente riguardo alle rispettive dichiarazioni pubbliche e alla loro politica di comunicazione esterna in relazione alla falsificazione dell’euro, fatta eccezione per le informazioni operative.
3. L’Europol assiste la BCE in tutti i rapporti con le organizzazioni nazionali, europee e internazionali preposte all’applicazione della legge, in questioni connesse alla falsificazione dell’euro.
4. Le parti assicurano il coordinamento dei propri sistemi di preallarme.
Articolo 5
Accesso alla banca dati del SMC e disposizioni correlate
1. La BCE garantisce ai funzionari dell’Europol designati quali referenti a tale scopo in base all’articolo 3, paragrafo 2, l’accesso in linea in sola lettura alla banca dati del SMC. Tale accesso non consente ai funzionari dell’Europol di introdurre direttamente dati nella banca dati del SMC. Le modalità di accesso, inclusi i necessari accordi relativi al sistema, sono ulteriormente specificate per mezzo di uno scambio di lettere tra il presidente della BCE e il direttore dell’Europol.
2. Inoltre, la BCE informa sollecitamente l’Europol relativamente alla creazione di ogni nuova classe di falsificazione nell’ambito del SMC e alla scoperta di qualsiasi grande quantità di banconote in euro contraffatte.
3. La BCE fornisce all’Europol un campione di banconote in euro genuine e le descrizioni tecniche correlate, oltre ad almeno un campione di ogni tipo di banconota in euro contraffatta a cui è stato assegnato un nuovo indicativo di classe nel SMC. La presente disposizione è applicata in modo tale da non impedire alle banconote che si sospettano contraffatte di essere utilizzate o conservate come prova in procedimenti penali.
Articolo 6
Richieste di assistenza
1. Le parti si comunicano reciprocamente tutte le richieste di perizie tecniche o testimonianze in procedimenti giudiziari con riguardo alla falsificazione dell’euro e stabiliscono adeguate procedure per coordinare le rispettive risposte a ciascuna di tali richieste.
2. Le parti cooperano per istituire un canale di comunicazione libero da ostacoli per le richieste di assistenza nell’applicazione della legge prestata attraverso l’Europol.
Articolo 7
Analisi tecniche
1. La BCE mette direttamente a disposizione dell’Europol i risultati di ciascuna analisi tecnica.
2. L’Europol mette a disposizione della BCE le analisi tecniche delle falsificazioni eseguite dall’Europol stesso o da terze parti per conto dell’Europol.
CAPITOLO III
DISPOSIZIONE SPECIFICA SULLA PREVENZIONE DELLE FRODI E DELLA FALSIFICAZIONE DEI MEZZI DI PAGAMENTO DIVERSI DAI CONTANTI
Articolo 8
Scambio di informazioni
Le parti, agendo in conformità delle rispettive competenze e al fine di promuovere la prevenzione delle frodi e la lotta alla falsificazione dei mezzi di pagamento diversi dai contanti, possono scambiare le seguenti informazioni, sulla base delle esigenze del caso specifico: (a) relazioni e dati statistici aggregati; (b) informazioni sui principali incidenti relativi alla sicurezza, sulle valutazioni del rischio e della tecnologia e (c) risultati delle attività rilevanti della BCE e dell’Europol, nel rispetto delle regole di riservatezza applicabili.
La BCE può inoltrare informazioni rilevanti provenienti dall’Europol agli altri membri del SEBC, sulla base del principio della «necessità di sapere», a meno che l’Europol dichiari espressamente che le informazioni non devono essere trasmesse. La BCE può trasmettere informazioni rilevanti provenienti dagli altri membri del SEBC all’Europol, subordinatamente all’accordo delle banche centrali nazionali interessate.
CAPITOLO IV
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 9
Riservatezza
1. Ciascuna parte assicura che le informazioni ricevute dall’altra in base al presente accordo siano soggette ai propri standard di riservatezza e sicurezza per il trattamento delle informazioni e ricevano un grado di protezione equivalente almeno a quello offerto dalle misure applicate a quelle informazioni dall’altra parte.
2. Le parti stabiliscono una equiparazione tra i rispettivi standard di riservatezza e sicurezza in uso mediante uno scambio di lettere.
3. La parte che fornisce l’informazione è responsabile della scelta del grado di riservatezza appropriato per l’informazione fornita e assicura che tale grado sia indicato chiaramente. In conformità del principio di proporzionalità, i gradi di riservatezza sono attribuiti al più basso livello possibile da ciascuna parte e, modificati di conseguenza, ogni volta che ciò sia possibile.
4. Entrambe le parti possono richiedere in ogni momento una modifica del grado di riservatezza scelto per le informazioni fornite, compresa l’eventuale rimozione integrale del grado di riservatezza. La parte ricevente è tenuta a modificare conseguentemente il grado di riservatezza.
5. Ciascuna parte può, per motivi di riservatezza, specificare restrizioni relative all’utilizzo dei dati forniti all’altra parte. La parte ricevente si conforma a tali restrizioni.
6. Ciascuna delle parti elabora i dati personali ricevuti in relazione all’attuazione amministrativa del presente accordo in conformità con le norme in materia di protezione dei dati ad essa applicabili. Ciascuna delle parti utilizza i dati personali ricevuti con l’unico scopo di gestire l’accordo.
Articolo 10
Responsabilità
Qualora venga causato un danno ad una parte o a un individuo in conseguenza di un trattamento non autorizzato o scorretto delle informazioni di cui al presente accordo ad opera dell’altra parte, intenzionalmente o per negligenza, tale ultima parte è responsabile per il suddetto danno. La determinazione ed il risarcimento del danno tra le parti ai sensi del presente articolo sono stabiliti in conformità della procedura di cui all’articolo 11.
Articolo 11
Composizione delle controversie
1. Tutte le controversie che possono sorgere in relazione all’interpretazione o all’applicazione del presente accordo vengono composte per mezzo di consultazioni e negoziati tra i rappresentanti delle parti.
2. In caso di grave inosservanza ad opera di una delle parti delle disposizioni del presente accordo, o qualora una delle parti ritenga che tale inosservanza possa verificarsi in un futuro prossimo, ciascuna parte può sospendere temporaneamente l’applicazione del presente accordo, in attesa dell’applicazione del paragrafo 1 riportato sopra. Rimangono tuttavia in vigore gli obblighi che incombono alle parti in virtù dell’accordo.
Articolo 12
Varie
1. Ogni parte sopporta le proprie spese derivanti dall’attuazione del presente accordo, salvo laddove diversamente stipulato.
2. Le parti possono modificare il presente accordo consensualmente.
3. Ciascuna parte può recedere dal presente accordo dandone un preavviso di 12 mesi per iscritto. In caso di estinzione dell’accordo, le parti concludono un accordo in merito al proseguimento dell’utilizzo e all’archiviazione delle informazioni che sono già state reciprocamente comunicate tra di esse. Se non viene raggiunto alcun accordo, a ciascuna delle parti spetta il diritto di richiedere che le informazioni da essa comunicate siano distrutte o restituite alla parte che le ha trasmesse.
4. L’accordo del 13 dicembre 2001 è abrogato e ogni riferimento al suddetto accordo s’intende come riferimento al presente accordo.
5. Il presente accordo entra in vigore il giorno successivo alla sua sottoscrizione.
6. Il presente accordo è pubblicato nella serie C della Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Fatto in due copie in lingua inglese.
Fatto a L’Aja, il 7 novembre 2014
Per l’Europol
Rob WAINWRIGHT
Fatto a Francoforte sul Meno, il 2 dicembre 2014
Per la BCE
Mario DRAGHI
(1) GU C 23 del 25.1.2002, pag. 9.
(2) GU L 181 del 4.7.2001, pag. 6.
(3) GU L 181 del 4.7.2001, pag. 11.
(4) GU L 337 del 20.12.2001, pag. 49.
(5) GU L 185 del 16.7.2005, pag. 35.
(6) GU L 121 del 15.5.2009, pag. 37.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Contraffazione e frode: accordo fra Europol e la Banca centrale europea
QUAL È LO SCOPO DEL PRESENTE ACCORDO?
Esso fornisce norme di cooperazione fra la Banca centrale europea (BCE) e l’Ufficio europeo di polizia (Europol) nel campo della lotta alla falsificazione dell’euro ed estende questa collaborazione:
alla lotta alle frodi nei sistemi di pagamento in generale;
alla prevenzione della falsificazione dei mezzi di pagamento diversi dai contanti.
PUNTI CHIAVE
Cooperazione tra la BCE e l’Europol
La cooperazione comprende:
misure per prevenire, individuare e combattere le minacce derivanti da attività illegali correlate alle banconote e monete in euro, ai mezzi di pagamento diversi dai contanti e alla sicurezza dei pagamenti;
assistenza in tali ambiti fornita da entrambe le parti alle autorità nazionali, europee e internazionali.
Consultazione e scambio di informazioni
La BCE e l’Europol si impegnano a:
consultarsi reciprocamente, in modo regolare, riguardo alle politiche da adottare e attuare in questioni di interesse comune;
scambiarsi regolarmente e tempestivamente le informazioni relative alla falsificazione dell’euro;
scambiarsi informazioni, sulla base delle esigenze del caso specifico, al fine di favorire la prevenzione delle frodi e la lotta contro la falsificazione di mezzi di pagamento diversi dai contanti, come ad esempio:
relazioni e statistiche,
informazioni sui principali incidenti relativi alla sicurezza,
risultati delle proprie rispettive attività rilevanti;
coordinare le proprie politiche, attività di formazione, campagne pubbliche di informazione e pubblicazioni sulla falsificazione dell’euro. Inoltre l’Europol accetta di assistere la BCE in tutti i suoi rapporti con le organizzazioni nazionali, europee e internazionali preposte all’applicazione della legge, in questioni connesse alla falsificazione dell’euro.
Banca dati del Sistema di monitoraggio della contraffazione (SMC)
La BCE accetta di fornire l’accesso in linea in sola lettura alla banca dati del SMC ai funzionari dell’Europol, nel quadro della lotta alla falsificazione dell’euro. I funzionari dell’Europol non sono autorizzati a introdurre direttamente dati nella banca dati.
La BCE si impegna a informare prontamente l’Europol per quanto riguarda la creazione di qualsiasi nuova classe di falsificazione nell’ambito del SMC e la scoperta di qualsiasi grosso quantitativo di banconote in euro contraffatte.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA L’ACCORDO?
È in vigore dal 3 dicembre 2014.
CONTESTO
La BCE ed Europol lavorano insieme a stretto contatto dal 2001 per la lotta contro la falsificazione dell’euro. Nel 2014, con la firma di questo accordo, le organizzazioni hanno deciso di estendere questa cooperazione in materia di frodi nei sistemi di pagamento alle falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti.
Per maggiori informazioni, consultare:
Lotta alla falsificazione sul sito Internet della Commissione europea
Normativa contro la falsificazione dell’euro sul sito Internet della Commissione europea
DOCUMENTO PRINCIPALE
Accordo tra l’Ufficio europeo di polizia (Europol) e la Banca centrale europea (BCE) (GU C 123 del 17.4.2015, pagg. 1-5) |
Finanziamento delle operazioni militari e di difesa dell’Unione europea (Athena)
SINTESI
CHE COSA FA LA PRESENTE DECISIONE DEL CONSIGLIO?
—
Stabilisce un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell’Unione europea (UE) che hanno implicazioni militari o di difesa (Athena).
—
Athena non è a scopo di lucro e dispone della capacità giuridica necessaria, tra l’altro, per concludere contratti e stare in giudizio.
PUNTI CHIAVE
—
L’organo decisionale di Athena è il comitato speciale, composto da un rappresentante per ciascuno dei 27 paesi dell’UE che contribuiscono al finanziamento delle operazioni militari dell’Unione (la Danimarca è esente dalle attività connesse alla difesa nel contesto dell’Unione europea).
—
Esistono tre organi di gestione sotto l’autorità del comitato speciale:
—
l’amministratore, che redige progetti di bilancio (poi sottoposti al comitato speciale) e attua le decisioni del comitato speciale;
—
il comandante dell’operazione che, tra le altre cose, invia le proposte di spesa all’amministratore;
—
il contabile.
—
La presente decisione definisce i costi ammissibili del finanziamento congiunto da parte di Athena a seconda della fase dell’operazione, come da allegati:
—
Allegato I: i costi comuni coperti da Athena dal momento in cui sono insorti;
—
Allegato II: i costi sostenuti nella fase preparatoria delle operazioni (ad esempio, missioni esplorative, evacuazione medica d’urgenza quando il trattamento medico non può essere fornito in loco);
—
Allegato III: costi sostenuti nella fase attiva delle operazioni, ecc. Si riferiscono ai costi relativi ai comandi nell’ambito di operazioni condotte dall’Unione, trasporti, caserme e alloggi, comunicazioni ecc.
—
Ogni anno, l’amministratore propone il progetto di bilancio al comitato speciale per l’anno successivo. Il progetto è redatto con il supporto del comandante di ciascuna operazione e deve includere una previsione delle entrate per coprire le spese, nonché le dotazioni finanziarie a copertura di:
—
costi comuni insorti per la preparazione a seguito delle operazioni;
—
costi per le operazioni in corso o già pianificate.
Esempi di operazioni che beneficiano di un finanziamento Athena includono:
—
EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina;
—
EUNAVFOR ATALANTA (Corno d’Africa);
—
EUMAM RCA (Repubblica Centrafricana).
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA PRESENTE DECISIONE?
La decisione è entrata in vigore il 27 marzo 2015.
CONTESTO
Il Consiglio dell’UE ha adottato il primo documento (10155/02) relativo al finanziamento di operazioni di gestione delle crisi condotte dall’UE nel 2002. Nel frattempo, la decisione 2004/197/PESC ha creato per la prima volta il meccanismo Athena. Tale decisione è stata modificata più volte e infine è stata sostituita nel 2015 con la decisione (PESC) 2015/528.
Athena — finanziamento delle operazioni militari di sicurezza e di difesa sul sito Internet del Consiglio dell’Unione europea.
ATTO
Decisione (PESC) 2015/528 del Consiglio, del 27 marzo 2015, relativa all’istituzione di un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell’Unione europea che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa (Athena) e che abroga la decisione 2011/871/PESC (GU L 84 del 28.3.2015, pagg. 39-63). | DECISIONE (PESC) 2015/528 DEL CONSIGLIO
del 27 marzo 2015
relativa all'istituzione di un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell'Unione europea che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa (Athena) e che abroga la decisione 2011/871/PESC
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 26, paragrafo 2, e l'articolo 41, paragrafo 2,
considerando quanto segue:
(1)
Il Consiglio europeo di Helsinki del 10 e 11 dicembre 1999 ha convenuto in particolare che «entro il 2003 gli Stati membri devono essere in grado, grazie a una cooperazione volontaria alle operazioni dirette dall'Unione, di schierare nell'arco di sessanta giorni e mantenere per almeno un anno forze militari fino a 50 000-60 000 uomini capaci di svolgere l'insieme dei compiti di Petersberg».
(2)
Il 17 giugno 2002 il Consiglio ha approvato le modalità del finanziamento di operazioni di gestione delle crisi, condotte dall'Unione, che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa.
(3)
Nelle conclusioni del 14 maggio 2003 il Consiglio ha confermato la necessità di una capacità di reazione rapida, in particolare per le missioni umanitarie e di soccorso.
(4)
Il Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003 ha salutato con favore le conclusioni del Consiglio del 19 maggio 2003 che, in particolare, confermavano la necessità di una capacità di reazione militare rapida dell'Unione.
(5)
Il 22 settembre 2003 il Consiglio ha deciso che l'Unione dovrebbe acquisire la capacità di gestire in modo flessibile il finanziamento dei costi comuni delle operazioni militari di qualsiasi dimensione, complessità o urgenza in particolare creando, entro il 1o marzo 2004, un meccanismo di finanziamento permanente, cui imputare il finanziamento dei costi comuni delle future operazioni militari dell'Unione.
(6)
Il 23 febbraio 2004 il Consiglio ha adottato la decisione 2004/197/PESC (1) relativa all'istituzione di un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell'Unione che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa. Tale decisione è stata in seguito modificata e sostituita più volte, da ultimo dalla decisione 2011/871/PESC (2).
(7)
L'Unione è capace di condurre operazioni di reazione militare rapida secondo il concetto definito dal Comitato militare dell'UE. L'Unione è capace di schierare gruppi tattici secondo il concetto definito dal Comitato militare dell'UE.
(8)
Il sistema di prefinanziamento è riservato innanzi tutto alle operazioni di reazione rapida.
(9)
Le esercitazioni a livello politico e strategico-militare delle strutture e procedure di comando e controllo nell'ambito di operazioni militari dell'Unione, attraverso esercitazioni dei comandi dell'Unione approvate dal comitato politico e di sicurezza (CPS), contribuiscono a migliorare la prontezza operativa generale dell'Unione.
(10)
Il Consiglio decide, caso per caso, se un'operazione ha implicazioni nel settore militare o della difesa, ai sensi l'articolo 41, paragrafo 2, del trattato sull'Unione europea (TUE).
(11)
L'articolo 41, paragrafo 2, secondo comma, TUE prevede che gli Stati membri i cui rappresentanti in sede di Consiglio hanno fatto una dichiarazione formale a norma dell'articolo 31, paragrafo 1, secondo comma, non sono obbligati a contribuire al finanziamento dell'operazione in questione che ha implicazioni nel settore militare o della difesa.
(12)
A norma dell'articolo 5 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al TUE e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la Danimarca non partecipa all'elaborazione e all'attuazione di decisioni e azioni dell'Unione che hanno implicazioni nel settore della difesa. La Danimarca non partecipa alla presente decisione e non partecipa pertanto al finanziamento del meccanismo.
(13)
È opportuno adottare disposizioni per assicurare che Athena tuteli le persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali.
(14)
A norma dell'articolo 43 della decisione 2011/871/PESC, il Consiglio ha riveduto tale decisione e ha convenuto di apportarvi delle modifiche.
(15)
A fini di chiarezza è opportuno abrogare la decisione 2011/871/PESC e sostituirla con una nuova decisione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Definizioni
Ai fini della presente decisione si intende per:
a)
«Stati membri partecipanti», gli Stati membri dell'Unione, eccetto la Danimarca;
b)
«Stato contributore», uno Stato membro che contribuisce al finanziamento dell'operazione militare in questione, a norma dell'articolo 41, paragrafo 2, TUE, e gli Stati terzi che contribuiscono al finanziamento dei costi comuni di tale operazione in virtù di accordi conclusi tra di essi e l'Unione;
c)
«operazioni», operazioni dell'Unione che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa;
d)
«azioni di sostegno militare», operazioni dell'Unione, o parte di essa, decise dal Consiglio a sostegno di uno Stato terzo o di un'organizzazione terza, che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa, ma non sono sotto il comando dell'Unione;
e)
«giorno», giorno di calendario e non giorno lavorativo, salvo se altrimenti indicato.
CAPO 1
MECCANISMO
Articolo 2
Istituzione del meccanismo
1. È istituito un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni.
2. Il meccanismo è denominato Athena.
3. Athena opera per conto degli Stati membri partecipanti o, in funzione delle specifiche operazioni, degli Stati contributori.
Articolo 3
Capacità giuridica
Ai fini della gestione amministrativa del finanziamento delle operazioni dell'Unione che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa, Athena dispone della capacità giuridica necessaria in particolare per detenere conti bancari, acquistare, detenere o alienare beni, concludere contratti e accordi amministrativi e stare in giudizio. Athena non ha scopo di lucro.
Articolo 4
Coordinamento con terzi
Nella misura necessaria all'assolvimento delle sue funzioni e nel rispetto degli obiettivi e delle politiche dell'Unione, Athena coordina le sue attività con gli Stati membri, le istituzioni e gli organi dell'Unione e le organizzazioni internazionali.
CAPO 2
STRUTTURA ORGANIZZATIVA
Articolo 5
Organi di gestione e personale
1. Athena è gestito sotto l'autorità del comitato speciale:
a)
dall'amministratore;
b)
dal comandante di ciascuna operazione, per quanto concerne l'operazione affidatagli («comandante dell'operazione»);
c)
dal contabile.
2. Athena utilizza per quanto possibile le strutture amministrative esistenti dell'Unione. Athena fa ricorso al personale messo a disposizione, ove necessario, dalle istituzioni dell'Unione o distaccato dagli Stati membri.
3. Il segretario generale del Consiglio può affiancare all'amministratore e al contabile il personale necessario all'esercizio delle loro funzioni, eventualmente su proposta di uno Stato membro partecipante.
4. Gli organi e il personale di Athena sono mobilitati in funzione delle esigenze operative.
Articolo 6
Comitato speciale
1. È istituito un comitato speciale composto di un rappresentante di ciascuno Stato membro partecipante.
I rappresentanti del servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e della Commissione sono invitati a partecipare alle riunioni del comitato speciale senza prendere parte alle sue votazioni.
2. Athena è gestito sotto l'autorità del comitato speciale.
3. Quando il comitato speciale delibera in merito al finanziamento dei costi comuni di una determinata operazione:
a)
il comitato speciale è composto di un rappresentante di ciascuno Stato membro contributore;
b)
i rappresentanti degli Stati terzi contributori partecipano ai lavori del comitato speciale. Essi non partecipano né assistono alle sue votazioni;
c)
il comandante dell'operazione o il suo rappresentante partecipa ai lavori del comitato speciale senza partecipare alle sue votazioni.
4. La presidenza del Consiglio convoca e presiede le riunioni del comitato speciale. Le funzioni di segreteria del comitato sono svolte dall'amministratore. Quest'ultimo elabora il verbale sull'esito delle discussioni del comitato. Non partecipa alle votazioni di quest'ultimo.
5. Il contabile partecipa quando necessario ai lavori del comitato speciale senza partecipare alle sue votazioni.
6. Su richiesta di uno Stato membro partecipante, dell'amministratore o del comandante dell'operazione, la presidenza convoca il comitato speciale entro al massimo 15 giorni.
7. L'amministratore informa adeguatamente il comitato speciale di ogni richiesta di indennizzo o contestazione relativa ad Athena.
8. Il comitato speciale delibera all'unanimità dei suoi membri tenuto conto della composizione di cui ai paragrafi 1 e 3. Le sue deliberazioni sono vincolanti.
9. Il comitato speciale approva tutti i bilanci, tenuto conto dei pertinenti importi di riferimento, e, in generale, esercita le competenze a norma della presente decisione.
10. Il comitato speciale è informato dall'amministratore, dal comandante dell'operazione e dal contabile a norma della presente decisione.
11. Il testo degli atti approvati dal comitato speciale a norma della presente decisione è firmato, al momento della loro approvazione, anche dal presidente del comitato speciale in carica e dall'amministratore.
Articolo 7
Amministratore
1. Il segretario generale del Consiglio, dopo aver informato il comitato speciale, nomina l'amministratore e almeno un amministratore aggiunto per un periodo di tre anni.
2. L'amministratore esercita le sue attribuzioni a nome di Athena.
3. L'amministratore:
a)
stabilisce e presenta al comitato speciale qualsiasi progetto di bilancio. In qualsiasi progetto di bilancio la parte «spese», relativa a un'operazione, è stabilita su proposta del comandante dell'operazione;
b)
sottoscrive i bilanci previa approvazione del comitato speciale;
c)
assume la qualità di ordinatore per le parti «entrate», «costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni» e «costi comuni operativi» insorti al di fuori della fase attiva dell'operazione;
d)
per quanto concerne le entrate, attua le disposizioni finanziarie stabilite con terzi relative al finanziamento dei costi comuni delle operazioni militari dell'Unione;
e)
apre uno o più conti bancari a nome di Athena.
4. L'amministratore vigila sul rispetto delle regole stabilite dalla presente decisione e sull'attuazione delle decisioni del comitato speciale.
5. L'amministratore è autorizzato ad adottare le misure di esecuzione delle spese finanziate da Athena che giudica necessarie. Ne informa il comitato speciale.
6. L'amministratore coordina i lavori sulle questioni finanziarie relative alle operazioni militari dell'Unione. Rappresenta il punto di contatto con le amministrazioni nazionali e, se del caso, con le organizzazioni internazionali per tali questioni.
7. L'amministratore risponde al comitato speciale.
Articolo 8
Comandante dell'operazione
1. Il comandante dell'operazione esercita a nome di Athena le sue attribuzioni relative al finanziamento dei costi comuni dell'operazione affidatagli.
2. Per l'operazione affidatagli il comandante dell'operazione:
a)
fa pervenire all'amministratore le sue proposte per la parte «spese — costi comuni operativi» dei progetti di bilancio;
b)
esegue, in qualità di ordinatore, gli stanziamenti relativi ai costi comuni operativi nonché alle spese di cui all'articolo 28; esercita l'autorità sulle persone partecipanti all'esecuzione degli stanziamenti, anche per i prefinanziamenti; può aggiudicare appalti e stipulare contratti a nome di Athena; apre un conto bancario a nome di Athena per l'operazione affidatagli;
c)
esegue, in qualità di ordinatore, gli stanziamenti relativi alle spese di cui all'articolo 30; esercita l'autorità sulle persone partecipanti all'esecuzione di detti stanziamenti, sulla base delle pertinenti disposizioni amministrative ad hoc con terzi. Può aggiudicare appalti e stipulare contratti a nome di terzi; apre un conto bancario per il contributo di ogni terzo.
3. Il comandante dell'operazione è autorizzato ad adottare le misure di esecuzione delle spese finanziate da Athena per l'operazione affidatagli. Egli ne informa l'amministratore e il comitato speciale.
4. Salvo casi debitamente giustificati approvati dal comitato speciale su proposta dell'amministratore, il comandante dell'operazione usa il sistema contabile e di gestione degli attivi di cui dispone Athena. L'amministratore informa in anticipo il comitato speciale qualora ritenga che sussista un simile caso.
Articolo 9
Contabile
1. Il segretario generale del Consiglio nomina il contabile e almeno un contabile aggiunto per un periodo di tre anni.
2. L'amministratore esercita le sue attribuzioni a nome di Athena.
3. Il contabile è incaricato di quanto segue:
a)
della corretta esecuzione dei pagamenti, dell'incasso delle entrate e del recupero dei crediti accertati;
b)
della preparazione annuale dello stato finanziario di Athena e, al termine di ogni operazione, dei conti dell'operazione;
c)
prestare assistenza all'amministratore quando presenta i conti annuali o i conti di un'operazione al comitato speciale per approvazione;
d)
di tenere la contabilità di Athena;
e)
di definire le norme e i metodi contabili nonché il piano contabile;
f)
di definire e convalidare i sistemi contabili per le entrate e, se necessario, convalidare i sistemi stabiliti dall'ordinatore e destinati a fornire o giustificare informazioni contabili;
g)
di conservare i documenti giustificativi;
h)
di provvedere, congiuntamente con l'amministratore, alla gestione della tesoreria.
4. L'amministratore e il comandante dell'operazione forniscono al contabile tutte le informazioni necessarie all'elaborazione dei conti che restituiscono un quadro fedele degli attivi di Athena e dell'esecuzione del bilancio amministrato da Athena. Essi ne garantiscono l'affidabilità.
5. Il contabile risponde al comitato speciale.
Articolo 10
Disposizioni generali applicabili all'amministratore, al contabile e al personale di Athena
1. Le funzioni di amministratore o di amministratore aggiunto, da un lato, e di contabile o di contabile aggiunto, dall'altro, non sono compatibili tra di loro.
2. L'amministratore aggiunto agisce sotto l'autorità dell'amministratore. Il contabile aggiunto agisce sotto l'autorità del contabile.
3. L'amministratore aggiunto sostituisce l'amministratore quando quest'ultimo è assente. Il contabile aggiunto sostituisce il contabile quando quest'ultimo è assente.
4. I funzionari e altri agenti dell'Unione, nell'esercizio delle loro funzioni a nome di Athena, rimangono soggetti e alle norme e ai regolamenti loro applicabili.
5. Il personale messo a disposizione di Athena dagli Stati membri è soggetto alle stesse regole stabilite nella decisione del Consiglio relativa al regime applicabile agli esperti nazionali distaccati e alle disposizioni concordate tra la propria amministrazione nazionale e l'istituzione dell'Unione o Athena.
6. Il personale di Athena deve aver ricevuto, prima della sua nomina, l'autorizzazione ad accedere alle informazioni classificate almeno al livello «SECRET UE/EU SECRET» detenute dal Consiglio, o un'autorizzazione equivalente da parte di uno Stato membro.
7. L'amministratore può negoziare e concludere con gli Stati membri o le istituzioni dell'Unione accordi per designare in anticipo il personale che potrebbe, se necessario, essere messo immediatamente a disposizione di Athena.
CAPO 3
DISPOSIZIONI AMMINISTRATIVE E CONTRATTI QUADRO
Articolo 11
Disposizioni amministrative e contratti quadro
1. Possono essere negoziate disposizioni amministrative con gli Stati membri, le istituzioni e gli organi dell'Unione, Stati terzi e organizzazioni internazionali per facilitare l'approvvigionamento e/o gli aspetti finanziari del reciproco sostegno nell'ambito di operazioni in funzione del migliore rapporto costo-efficacia.
2. Tali disposizioni sono:
a)
sottoposte a consultazione del comitato speciale se sono concluse con Stati membri, istituzioni o organi dell'Unione;
b)
sottoposte per approvazione al comitato speciale se sono concluse con Stati terzi e organizzazioni internazionali.
3. Tali disposizioni sono firmate dall'amministratore o, se del caso, dal rispettivo comandante dell'operazione, che agisce in nome di Athena, e dalle autorità amministrative competenti delle altre parti di cui al paragrafo 1.
4. I contratti quadro possono essere conclusi per facilitare l'approvvigionamento in funzione del migliore rapporto costo-efficacia. Tali contratti sono sottoposti per approvazione al comitato speciale prima di essere firmati dall'amministratore e sono messi a disposizione di Stati membri e comandanti dell'operazione qualora questi intendano ricorrervi. La presente disposizione non imporrà agli Stati membri l'obbligo di avvalersi di beni o servizi o di acquisirli in base a un contratto quadro.
Articolo 12
Disposizioni amministrative permanenti e ad hoc relative alle modalità per il versamento dei contributi di Stati terzi
1. Nell'ambito degli accordi conclusi tra l'Unione e gli Stati terzi designati dal Consiglio quali potenziali contributori alle operazioni dell'Unione o quali contributori a una specifica operazione dell'Unione, l'amministratore negozia con tali Stati terzi disposizioni amministrative, permanenti o ad hoc. Tali disposizioni sono concluse in forma di scambio di lettere tra Athena e i servizi amministrativi competenti degli Stati terzi interessati e definiscono le modalità necessarie ad agevolare il versamento rapido dei contributi.
2. In attesa della conclusione degli accordi di cui al paragrafo 1, l'amministratore può adottare le misure necessarie per agevolare i versamenti da parte degli Stati terzi contributori.
3. L'amministratore informa in anticipo il comitato speciale delle disposizioni previste di cui al paragrafo 1 prima di firmarle a nome di Athena.
4. Quando l'Unione avvia un'operazione militare, l'amministratore attua, per l'ammontare dei contributi decisi dal Consiglio, le disposizioni con gli Stati terzi contributori a questa operazione.
CAPO 4
CONTI BANCARI
Articolo 13
Apertura e destinazione
1. I conti bancari sono aperti presso un ente creditizio di prim'ordine con sede in uno Stato membro e sono correnti o a breve termine in euro. In casi debitamente giustificati, e previa approvazione dell'amministratore, i conti possono essere aperti presso enti creditizi con sede al di fuori degli Stati membri.
2. In casi debitamente giustificati i conti possono essere aperti in monete diverse dall'euro.
3. I contributi degli Stati contributori sono versati su tali conti bancari. Essi sono destinati a mettere a disposizione del comandante dell'operazione gli anticipi necessari all'esecuzione delle spese relative ai costi comuni di un'operazione militare.
4. I contributi ai sensi degli articoli 28 e 30 sono versati su conti bancari separati. Sono destinati all'esecuzione delle spese la cui amministrazione è stata affidata ad Athena, come specificato nei rispettivi articoli.
Articolo 14
Gestione dei fondi
1. I pagamenti effettuati a partire dal conto di Athena richiedono la firma congiunta dell'amministratore o di un amministratore aggiunto, da un lato, e del contabile o di un contabile aggiunto, dall'altro.
2. Gli scoperti di conto non sono consentiti.
CAPO 5
COSTI COMUNI
Articolo 15
Definizione dei costi comuni e periodi di eleggibilità
1. Sono a carico di Athena i costi comuni elencati nell'allegato I indipendentemente dal momento in cui sono insorti. Quando sono inseriti in un articolo del bilancio relativo all'operazione a cui sono principalmente connessi, sono considerati costi operativi dell'operazione. Diversamente, sono considerati costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni.
2. Sono a carico di Athena inoltre i costi comuni operativi elencati nell'allegato II per il periodo che va dall'approvazione del concetto di gestione della crisi per l'operazione fino alla nomina del comandante dell'operazione. In particolari circostanze, previa consultazione del CPS, il comitato speciale può modificare il periodo durante il quale tali costi sono a carico di Athena.
3. Durante la fase attiva di un'operazione, che si estende dalla data di nomina del comandante dell'operazione alla data in cui il comando operativo cessa la sua attività, sono a carico di Athena come costi comuni operativi:
a)
i costi comuni elencati nell'allegato III, parte A;
b)
i costi comuni elencati nell'allegato III, parte B, quando il Consiglio decide in tal senso;
c)
i costi comuni elencati nell'allegato III, parte C, quando richiesto dal comandante dell'operazione e se approvato dal comitato speciale.
4. Durante la fase attiva di un'azione di sostegno militare, stabilita dal Consiglio, sono a carico di Athena come costi comuni operativi i costi comuni definiti dal Consiglio caso per caso con riferimento all'allegato III.
5. Fanno altresì parte dei costi comuni operativi di un'operazione le spese necessarie per procedere alla liquidazione della stessa, come elencati nell'allegato IV.
Un'operazione è oggetto di liquidazione quando i materiali e le infrastrutture finanziati in comune per l'operazione stessa sono stati assegnati a una destinazione finale ed è stata approvata la contabilità dell'operazione.
6. Le spese destinate a coprire costi che in ogni caso sarebbero stati presi a carico da uno o più Stati contributori, un'istituzione dell'Unione o un'organizzazione internazionale, indipendentemente dall'organizzazione di un'operazione, non sono ammissibili come costi comuni.
7. Il comitato speciale può decidere, in singoli casi e in particolari circostanze, che taluni costi incrementali diversi da quelli elencati nell'allegato III, parte B, siano considerati come costi comuni per una determinata operazione durante la sua fase attiva.
8. Se l'unanimità non può essere raggiunta in sede di comitato speciale, quest'ultimo può, su iniziativa della presidenza, sottoporre la questione al Consiglio.
Articolo 16
Esercitazioni
1. I costi comuni delle esercitazioni dell'Unione sono finanziati mediante Athena, secondo le regole e le procedure analoghe a quelle relative alle operazioni cui contribuiscono tutti gli Stati membri partecipanti.
2. Tali costi comuni delle esercitazioni sono costituiti in primo luogo dai costi incrementali relativi ai comandi rischierabili o fissi e, in secondo luogo, dai costi incrementali derivanti dal ricorso da parte dell'Unione a mezzi e capacità comuni della NATO messi a disposizione per un'esercitazione.
3. I costi comuni delle esercitazioni non includono i costi relativi a:
a)
acquisizioni in conto capitale, comprese quelle relative agli edifici, all'infrastruttura e ai materiali;
b)
la fase di pianificazione e di preparazione delle esercitazioni, salvo approvazione del comitato speciale;
c)
il trasporto, le caserme e gli alloggi per le forze.
Articolo 17
Importo di riferimento
Qualsiasi decisione del Consiglio con la quale il Consiglio decide di istituire o prolungare un'operazione militare dell'Unione comporta un importo di riferimento per i costi comuni di tale operazione. L'amministratore valuta in particolare con il concorso dello Stato maggiore dell'Unione e, se è in servizio, del comandante dell'operazione, l'importo stimato necessario per coprire i costi comuni dell'operazione per il periodo previsto. L'amministratore propone, per il tramite della presidenza, tale importo all'organo del Consiglio incaricato di esaminare il progetto di decisione. I membri del comitato speciale sono invitati a partecipare alle discussioni di tale organo riguardo all'importo di riferimento.
CAPO 6
BILANCIO
Articolo 18
Principi di bilancio
1. Il bilancio, stabilito in euro, è l'atto che per ciascun esercizio prevede e autorizza l'insieme delle entrate e delle spese relative ai costi comuni di cui Athena ha l'amministrazione.
2. Tutte le spese sono connesse a un'operazione specifica, a eccezione eventualmente dei costi elencati nell'allegato I.
3. Gli stanziamenti iscritti in bilancio sono autorizzati per la durata di un esercizio che inizia il 1o gennaio e termina il 31 dicembre dello stesso anno.
4. Nel bilancio, entrate e spese devono risultare in pareggio.
5. La riscossione delle entrate o il pagamento delle spese relative ai costi comuni possono essere effettuati mediante imputazione a una linea del bilancio e nei limiti degli stanziamenti che vi sono iscritti, salvo in forza dell'articolo 34, paragrafo 5.
Articolo 19
Bilancio annuale
1. L'amministratore stabilisce annualmente un progetto di bilancio per l'esercizio successivo, con il concorso del comandante di ciascuna operazione.
2. Il progetto riporta:
a)
gli stanziamenti stimati necessari per coprire i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni;
b)
gli stanziamenti stimati necessari per coprire i costi comuni operativi per le operazioni in corso o pianificate e, se del caso, per rimborsare costi comuni prefinanziati da uno Stato o un terzo;
c)
gli stanziamenti accantonati di cui all'articolo 26;
d)
una previsione delle entrate necessarie per coprire le spese.
3. Gli stanziamenti d'impegno e di pagamento sono classificati in titoli e in capitoli che raggruppano le spese a seconda della loro natura o della loro destinazione e ripartiti, per quanto occorra, in articoli. Il progetto di bilancio comprende osservazioni particolareggiate per capitolo o articolo. A ciascuna operazione è dedicato un titolo specifico il quale costituisce la parte generale del bilancio e comprende i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni.
4. Ogni titolo può contenere un capitolo denominato «stanziamenti provvisori». Tali stanziamenti sono iscritti qualora sussista incertezza, fondata su gravi motivi quanto all'importo degli stanziamenti necessari o alla possibilità di eseguire gli stanziamenti iscritti.
5. Le entrate comprendono:
a)
contributi degli Stati membri partecipanti e contributori e, se del caso, degli Stati terzi contributori;
b)
entrate diverse, suddivise per titolo che includono interessi percepiti, utili derivanti dalle vendite e saldo dell'esecuzione dell'esercizio precedente una volta determinato dal comitato speciale.
6. L'amministratore propone il progetto di bilancio al comitato speciale entro il 31 ottobre. Il comitato speciale approva il progetto di bilancio entro il 31 dicembre. L'amministratore adotta il bilancio approvato e lo notifica agli Stati membri partecipanti e agli Stati terzi contributori.
Articolo 20
Bilanci rettificativi
1. In caso di circostanze inevitabili, eccezionali o impreviste, anche quando un'operazione è avviata durante l'esercizio finanziario, l'amministratore propone un progetto di bilancio rettificativo. Il progetto di bilancio rettificativo è redatto, proposto, approvato, adottato e notificato secondo la stessa procedura del bilancio annuale. Il comitato speciale ne discute tenendo conto dell'urgenza.
2. Qualora tale progetto di bilancio rettificativo sia conseguente all'avvio di una nuova operazione o a modifiche nel bilancio relativo a un'operazione in corso, l'amministratore informerà il comitato speciale dei costi totali previsti per tale operazione. Se tali costi superano sostanzialmente l'importo di riferimento pertinente, il comitato speciale può chiedere al Consiglio di approvarli.
3. Il progetto di bilancio rettificativo conseguente all'avvio di una nuova operazione è sottoposto al comitato speciale entro un periodo di quattro mesi dall'approvazione dell'importo di riferimento, a meno che il comitato speciale non fissi un termine più lungo.
Articolo 21
Storni
1. L'amministratore, se del caso su proposta del comandante dell'operazione, può procedere a storni di stanziamenti. L'amministratore comunica la sua intenzione al comitato speciale, se l'urgenza della situazione lo consente, almeno con una settimana di anticipo. Tuttavia, è necessaria l'approvazione preliminare del comitato speciale allorché:
a)
lo storno previsto tenda a modificare il totale degli stanziamenti previsti per un'operazione;
o
b)
gli storni da capitolo a capitolo previsti durante l'esercizio superino il 10 % degli stanziamenti iscritti nel capitolo da cui provengono gli stanziamenti, quali figurano nel bilancio dell'esercizio sottoscritto alla data in cui è avanzata la proposta di storno in questione.
2. Se lo ritiene necessario per il corretto svolgimento di un'operazione, entro i tre mesi successivi alla data di avvio della stessa, il comandante dell'operazione può procedere a storni di stanziamenti assegnati all'operazione, da articolo ad articolo e da capitolo a capitolo della parte «costi comuni operativi» del bilancio. Egli ne informa l'amministratore e il comitato speciale.
Articolo 22
Riporto degli stanziamenti
1. Gli stanziamenti destinati a coprire i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni che non sono stati impegnati sono in linea di massima cancellati alla fine dell'esercizio finanziario, salvo disposizione contraria prevista dal paragrafo 2.
2. Gli stanziamenti destinati a coprire i costi di deposito dei materiali e dell'equipaggiamento amministrati da Athena possono essere riportati al solo esercizio successivo quando l'impegno corrispondente sia anteriore al 31 dicembre del vigente esercizio finanziario. Gli stanziamenti destinati a coprire i costi comuni operativi possono essere riportati quando sono necessari a un'operazione la cui liquidazione non è terminata.
3. L'amministratore presenta entro il 15 febbraio al comitato speciale le proposte di riporto di stanziamenti non impegnati dell'esercizio precedente. Tali proposte si considerano approvate a meno che il comitato speciale non decida diversamente entro il 15 marzo.
4. Gli stanziamenti impegnati dell'esercizio precedente sono riportati e l'amministratore ne informa il comitato speciale entro il 15 febbraio.
Articolo 23
Esecuzione anticipata
Non appena approvato il bilancio annuale, gli stanziamenti possono essere utilizzati per coprire gli impegni e i pagamenti per quanto necessario sotto il profilo operativo.
CAPO 7
CONTRIBUTI E RIMBORSI
Articolo 24
Determinazione dei contributi
1. Gli stanziamenti di pagamento destinati a coprire i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni che non sono coperti dalle entrate diverse, sono finanziati con i contributi degli Stati membri partecipanti.
2. Gli stanziamenti di pagamento destinati a coprire i costi comuni operativi di un'operazione sono coperti con i contributi degli Stati contributori.
3. I contributi degli Stati membri contributori per un'operazione corrispondono all'importo degli stanziamenti di pagamento iscritti in bilancio e destinati a coprire i costi comuni operativi dell'operazione in questione, dedotti gli importi dei contributi a carico degli Stati terzi contributori per la stessa operazione in applicazione dell'articolo 12.
4. La ripartizione dei contributi tra gli Stati membri cui è richiesto un contributo è determinata secondo un criterio basato sul prodotto nazionale lordo definito all'articolo 41, paragrafo 2, TUE e conformemente alla decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio (3), o a qualsiasi altra decisione del Consiglio che la sostituisca.
5. I dati per il calcolo dei contributi corrispondono a quelli della colonna denominata «risorsa propria basata sull'RNL» della tabella «Riepilogo del finanziamento del bilancio generale per tipo di risorse proprie e per Stato membro» allegata all'ultimo bilancio generale adottato dell'Unione. Il contributo di ciascuno Stato membro cui è richiesto un contributo è proporzionale alla quota del reddito nazionale lordo (RNL) di tale Stato membro nell'importo complessivo degli RNL degli Stati membri cui è richiesto un contributo.
Articolo 25
Calendario di pagamento dei contributi
1. Se il Consiglio ha adottato un importo di riferimento per un'operazione militare dell'Unione, gli Stati membri contributori versano i loro contributi per un ammontare pari al 30 % dell'importo di riferimento, a meno che il Consiglio non decida una percentuale diversa. L'amministratore richiede i contributi in funzione delle esigenze operative dell'operazione fino all'ammontare concordato.
2. Il comitato speciale, su proposta dell'amministratore, può decidere di richiedere contributi supplementari prima che sia sottoscritto un bilancio rettificativo relativo all'operazione. Il comitato speciale può decidere di sottoporre la questione agli organi preparatori competenti del Consiglio.
3. Se per un'operazione specifica è stato adottato un bilancio rettificativo, gli Stati membri versano il saldo dei contributi per questa operazione in applicazione dell'articolo 24. Tuttavia, quando la durata prevista dell'operazione è superiore a sei mesi compresi in un esercizio finanziario, il saldo dei contributi è pagato in due rate. In tal caso, la prima rata è versata entro 60 giorni dall'avvio dell'operazione; la seconda rata è versata entro un termine, fissato dal comitato speciale su proposta dell'amministratore, che tiene conto delle esigenze operative. Il comitato speciale può derogare alle disposizioni del presente paragrafo.
4. L'amministratore chiede per lettera i contributi corrispondenti alle amministrazioni nazionali di cui gli sono stati comunicati gli estremi quando:
a)
il comitato speciale ha approvato un progetto di bilancio per un esercizio finanziario come previsto all'articolo 19. La prima richiesta di contributo copre le esigenze operative per otto mesi. La seconda richiesta di contributi copre il saldo restante dei contributi, tenuto conto del saldo dell'esecuzione di bilancio dell'esercizio precedente se il comitato speciale ha deciso di iscrivere tale saldo nel bilancio in corso dopo aver ricevuto il parere sulla revisione;
b)
un importo di riferimento è stato adottato come previsto all'articolo 25, paragrafo 1; o
c)
un bilancio rettificativo è approvato come previsto all'articolo 20.
5. Fatte salve le altre disposizioni della presente decisione, i contributi sono versati entro trenta giorni dall'invio della richiesta corrispondente, tranne nel caso della prima richiesta di contributi per il bilancio di un nuovo esercizio in cui il pagamento è effettuato entro quaranta giorni dall'invio della richiesta corrispondente.
6. Una volta che il progetto di bilancio aggregato è stato presentato al comitato speciale, per quegli Stati membri le cui procedure di bilancio e finanziarie non consentono il pagamento dei rispettivi contributi entro i termini stabiliti, l'amministratore può rilasciare relativamente allo Stato membro interessato una richiesta anticipata di contributi prima della fine dell'esercizio in corso a titolo di pagamento anticipato per la richiesta di contributi per il bilancio dell'esercizio successivo.
7. Le spese bancarie relative al pagamento dei contributi sono a carico degli Stati contributori, ciascuno per quanto lo concerne.
8. L'amministratore accusa ricevuta dei contributi.
Articolo 26
Prefinanziamento
1. Nel caso di un'operazione di reazione militare rapida dell'Unione, sono richiesti contributi agli Stati membri contributori a concorrenza dell'importo di riferimento. Fatto salvo l'articolo 25, paragrafo 3, i versamenti sono effettuati come definito in appresso.
2. Ai fini del prefinanziamento delle operazioni di reazione militare rapida dell'Unione, gli Stati membri partecipanti:
a)
versano i contributi ad Athena in anticipo; o
b)
quando il Consiglio decide di condurre un'operazione di reazione militare rapida dell'Unione al cui finanziamento contribuiscono, versano i rispettivi contributi ai costi comuni di tale operazione entro cinque giorni dall'invio della richiesta a concorrenza dell'importo di riferimento, a meno che il Consiglio non decida altrimenti.
3. Ai fini indicati al paragrafo 2, il comitato speciale, composto di un rappresentante di ciascuno degli Stati membri che versano i contributi in anticipo, iscrive stanziamenti accantonati in un titolo specifico del bilancio. Tali stanziamenti accantonati sono coperti da contributi dovuti dagli Stati membri che versano i contributi in anticipo entro novanta giorni dall'invio della richiesta corrispondente.
4. Gli stanziamenti accantonati di cui al paragrafo 3 utilizzati per un'operazione sono reintegrati entro novanta giorni dall'invio della richiesta.
5. Fatto salvo il paragrafo 1, uno Stato membro che versa il contributo in anticipo può, in circostanze specifiche, autorizzare l'amministratore a utilizzarlo per coprire il contributo a un'operazione a cui partecipa, diversa da un'operazione di reazione rapida. Il contributo versato in anticipo è reintegrato dallo Stato membro interessato entro novanta giorni dall'invio della richiesta.
6. Qualora siano necessari fondi per un'operazione diversa da un'operazione di reazione rapida, prima di ricevere contributi sufficienti per tale operazione:
a)
i contributi versati in anticipo dagli Stati membri che contribuiscono al finanziamento dell'operazione, previa approvazione degli Stati membri che versano in anticipo, possono essere utilizzati fino al 75 % del totale per coprire i contributi dovuti per l'operazione in questione. I contributi versati in anticipo sono reintegrati dagli Stati membri che versano in anticipo entro novanta giorni dall'invio della richiesta;
b)
nel caso di cui alla lettera a) del presente paragrafo, i contributi dovuti per l'operazione a norma dell'articolo 25, paragrafo 1, dagli Stati membri che non hanno versato in anticipo sono versati, previa approvazione degli Stati membri interessati, entro cinque giorni dall'invio della richiesta corrispondente da parte dell'amministratore.
7. Il comandante dell'operazione può impegnare e pagare gli importi messi a sua disposizione anche ai sensi dell'articolo 34, paragrafo 3.
8. Gli Stati membri possono modificare la loro scelta con un preavviso all'amministratore di almeno tre mesi.
9. Gli interessi maturati sul prefinanziamento saranno ripartiti annualmente tra gli Stati membri che hanno versato in anticipo e aggiunti ai loro stanziamenti accantonati. Gli importi saranno notificati a tali Stati membri nell'ambito della procedura di approvazione del bilancio annuale.
Articolo 27
Rimborso dei prefinanziamenti
1. Uno Stato membro, uno Stato terzo o, se del caso, un'organizzazione internazionale che il Consiglio abbia autorizzato a prefinanziare una parte dei costi comuni di un'operazione può ottenerne il rimborso da Athena, presentando una richiesta corredata dei documenti giustificativi necessari e indirizzata all'amministratore al più tardi due mesi dopo la data di conclusione dell'operazione in questione.
2. Non si può dar seguito ad alcuna richiesta di rimborso se non è approvata dal comandante dell'operazione, se ancora in servizio, e dall'amministratore.
3. Se una richiesta di rimborso presentata da uno Stato contributore è approvata, può essere dedotta dalla richiesta di contributo successiva rivolta a questo Stato dall'amministratore.
4. Se non è prevista alcuna richiesta di contributo quando la richiesta è approvata, o per la parte di una richiesta di rimborso approvata che superi il contributo previsto, l'amministratore procede al pagamento dell'importo da rimborsare entro trenta giorni, tenuto conto della tesoreria di Athena e delle necessità del finanziamento dei costi comuni dell'operazione in questione.
5. Il rimborso è dovuto conformemente alla presente decisione anche qualora l'operazione sia annullata.
6. Il rimborso è comprensivo degli interessi maturati sull'importo messo a disposizione con il prefinanziamento.
Articolo 28
Gestione da parte di Athena delle spese non incluse nei costi comuni
1. Il comitato speciale, su proposta dell'amministratore, con l'assistenza del comandante dell'operazione, o su proposta di uno Stato membro, può decidere che la gestione amministrativa di talune spese relative a un'operazione («costi a carico degli Stati»), pur rimanendo a carico degli Stati membri, ciascuno per quanto lo concerne, è affidata ad Athena.
2. Il comitato speciale, nella sua decisione, può autorizzare il comandante dell'operazione a stipulare a nome degli Stati membri partecipanti a un'operazione e, se del caso, di terzi, contratti per l'acquisto dei servizi e delle forniture da finanziare come costi a carico degli Stati.
3. Nella decisione il comitato speciale stabilisce le modalità di prefinanziamento dei costi a carico degli Stati.
4. Athena tiene la contabilità dei costi a carico degli Stati della cui amministrazione è incaricata e che sono sostenuti da ciascuno Stato membro e, se del caso, da terzi. Trasmette ogni mese a ciascuno Stato membro e, se del caso, a tali terzi, un riepilogo delle spese a suo carico e sostenute da esso o dal suo personale nel corso del mese precedente e chiede i fondi necessari per regolare tali spese. Gli Stati membri e, se del caso, i terzi versano ad Athena i fondi necessari entro trenta giorni dall'invio della relativa richiesta.
Articolo 29
Gestione da parte di Athena dei prefinanziamenti e delle spese non incluse nei costi comuni al fine di agevolare lo schieramento iniziale delle forze in un'operazione
Ove ciò sia richiesto da particolari circostanze operative, il comitato speciale può decidere, su proposta dell'amministratore, con l'assistenza del comandante dell'operazione, o su proposta di uno Stato membro, che il prefinanziamento e la gestione amministrativa di talune spese relative a un'operazione, pur rimanendo a carico degli Stati membri, ciascuno per quanto lo concerne, siano affidati ad Atena, al fine di agevolare lo schieramento iniziale delle forze in un'operazione, prima che siano confermati gli Stati membri partecipanti. La gestione di tali costi è assicurata nell'ambito dei mezzi e delle risorse esistenti e l'esborso iniziale è limitato al 20 % dell'importo di riferimento. In questo caso, il comitato speciale illustra nella sua decisione le modalità di prefinanziamento e di rimborso degli importi prefinanziati dai futuri Stati membri e terzi partecipanti.
Articolo 30
Gestione da parte di Athena dei contributi finanziari di terzi
1. Secondo le disposizioni pertinenti del quadro giuridico dell'operazione e a seguito della decisione del CPS di accettare l'attuazione o la gestione di un progetto da parte dell'operazione o un contributo finanziario da parte di terzi o di uno Stato membro alle spese derivanti dall'operazione, il comitato speciale può autorizzare l'affidamento ad Athena, nell'ambito dei mezzi e delle risorse esistenti, della gestione amministrativa del finanziamento destinato a tale progetto o di tale contributo. Ciò può includere progetti finanziati dall'Unione.
2. Il costo relativo alla gestione del contributo dovrebbe essere sostenuto dal contributo stesso. Il comitato speciale può decidere caso per caso che taluni costi associati al contributo e relativi alla fase attiva dell'operazione siano ammissibili come costi comuni.
3. Ai fini della gestione di un contributo da parte di terzi, dell'Unione o di uno Stato membro, l'amministratore negozia e firma, previa approvazione del comitato speciale, un accordo amministrativo ad hoc con i terzi, con l'Unione o con lo Stato membro, in cui sono definiti lo scopo, i costi che il contributo deve sostenere e le modalità di gestione del contributo, compresa la responsabilità del comandante dell'operazione dinanzi al comitato speciale. L'amministratore assicura che la gestione del contributo rispetti le disposizioni amministrative ad hoc e fornisce l contributore interessato, direttamente o tramite il comandante dell'operazione, tutte le informazioni pertinenti relative alla gestione del contributo.
Articolo 31
Interessi di mora
1. Se uno Stato non ha adempiuto i suoi obblighi finanziari, si applicano per analogia le norme dell'Unione sugli interessi di mora fissate dall'articolo 78 del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (4) o qualsiasi altro regolamento che lo sostituisca in relazione al pagamento di contributi al bilancio dell'Unione.
2. Quando il pagamento è effettuato con un ritardo non superiore a venti giorni, non si applicano interessi. Quando il pagamento è effettuato con un ritardo superiore a venti giorni, gli interessi sono calcolati per l'intero periodo.
CAPO 8
ESECUZIONE DELLE SPESE
Articolo 32
Principi
1. Gli stanziamenti di Athena sono utilizzati conformemente ai principi di sana gestione finanziaria, vale a dire economia, efficienza ed efficacia.
2. Degli ordinatori sono incaricati di dare esecuzione alle entrate e alle spese di Athena conformemente ai principi di sana gestione finanziaria e di assicurarne la regolarità e la legalità. Per eseguire le spese, gli ordinatori procedono agli impegni di bilancio e agli impegni giuridici, alla liquidazione delle spese e all'emissione degli ordini di pagamento, nonché agli atti preliminari necessari all'esecuzione degli stanziamenti. Un ordinatore può delegare le sue funzioni mediante una decisione che determina:
a)
i delegati di livello appropriato;
b)
la portata dei poteri conferiti;
c)
la possibilità per i beneficiari di sottodelegare i loro poteri.
3. L'esecuzione degli stanziamenti è assicurata secondo il principio della separazione dell'ordinatore e del contabile. Le funzioni di ordinatore e di contabile non sono compatibili tra di loro. Qualsiasi pagamento effettuato tramite i fondi amministrati da Athena richiede la firma congiunta di un ordinatore e di un contabile.
4. Fatta salva la presente decisione, quando l'esecuzione delle spese comuni è affidata a uno Stato membro, un'istituzione dell'Unione o, se del caso, un'organizzazione internazionale, lo Stato, l'istituzione o l'organizzazione applica le norme vigenti relative all'esecuzione delle proprie spese. Quando l'amministratore esegue direttamente delle spese, rispetta le norme applicabili all'esecuzione della sezione «Consiglio» del bilancio generale dell'Unione.
5. L'amministratore può tuttavia fornire alla presidenza spunti per una proposta da presentare al Consiglio o al comitato speciale sulle norme per l'esecuzione delle spese comuni.
6. Il comitato speciale può approvare norme per l'esecuzione delle spese comuni diverse da quelle cui al paragrafo 4.
Articolo 33
Costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni oppure non direttamente collegati a un'operazione specifica
L'amministratore esercita le funzioni di ordinatore delle spese che coprono i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni, nonché i costi non direttamente collegabili a un'operazione specifica.
Articolo 34
Costi comuni operativi
1. Il comandante dell'operazione esercita le funzioni di ordinatore delle spese che coprono i costi comuni operativi dell'operazione affidatagli. Tuttavia, l'amministratore esercita le funzioni di ordinatore delle spese che coprono i costi comuni operativi insorti durante la fase preparatoria di un'operazione specifica ed eseguite direttamente da Athena, ovvero relativi all'operazione al termine della fase attiva.
2. Su richiesta del comandante di un'operazione l'amministrazione trasferisce dal conto bancario di Athena al conto bancario a nome di Athena di cui il comandante ha comunicato gli estremi gli importi necessari per l'esecuzione delle spese di un'operazione.
3. In deroga all'articolo 18, paragrafo 5, l'adozione di un importo di riferimento dà diritto all'amministratore e al comandante dell'operazione, per il rispettivo settore di competenza, d'impegnare e di pagare spese per l'operazione in questione nella percentuale dell'importo di riferimento approvata a norma dell'articolo 25, paragrafo 1, a meno che il Consiglio non stabilisca un livello di impegni più elevato.
Il comitato speciale, su proposta dell'amministratore o del comandante dell'operazione e tenendo conto della necessità operativa e dell'urgenza, può decidere che le spese supplementari potranno essere impegnate e, se del caso, pagate. Il comitato speciale può decidere di sottoporre la questione agli organi preparatori competenti del Consiglio per il tramite della presidenza, a meno che circostanze operative non impongano diversamente. Tale deroga non si applica a decorrere dalla data di sottoscrizione di un bilancio dell'operazione in questione.
4. Nel periodo precedente alla sottoscrizione di un bilancio di un'operazione, l'amministratore e il comandante dell'operazione o il suo rappresentante rendono conto al comitato speciale ogni mese per il rispettivo settore di competenza, delle spese ammissibili come costi comuni di tale operazione. Il comitato speciale, su proposta dell'amministratore, del comandante dell'operazione o di uno Stato membro, può formulare idirettive sull'esecuzione delle spese in questo periodo.
5. In deroga all'articolo 18, paragrafo 5, in caso di pericolo imminente per la vita del personale impegnato in un'operazione militare dell'Unione, il comandante dell'operazione può eseguire le spese necessarie alla salvaguardia della vita del personale in questione al di là degli stanziamenti iscritti in bilancio. Ne informa l'amministratore e il comitato speciale quanto prima possibile. In tal caso l'amministratore propone, di concerto con il comandante dell'operazione, gli storni necessari per finanziare tali spese impreviste. Se non è possibile assicurare un finanziamento sufficiente di tali spese mediante storni, l'amministratore propone un bilancio rettificato.
CAPO 9
DESTINAZIONE FINALE DEI MATERIALI E DELLE INFRASTRUTTURE FINANZIATI IN COMUNE
Articolo 35
Materiali e infrastrutture
1. L'amministratore propone al comitato speciale un tasso di deprezzamento per i materiali e gli altri mezzi relativamente a tutte le operazioni. Se richiesto da circostanze operative e previa approvazione del comitato speciale, il comandante dell'operazione può applicare un tasso di deprezzamento diverso.
2. In vista della liquidazione dell'operazione affidatagli, il comandante dell'operazione propone al comitato speciale una destinazione finale per i materiali e le infrastrutture finanziati in comune per l'operazione stessa.
3. L'amministratore gestisce i materiali e le infrastrutture restanti al termine della fase attiva dell'operazione allo scopo, se necessario, di trovare la sua destinazione finale.
4. La destinazione finale dei materiali e delle infrastrutture finanziati in comune è approvata dal comitato speciale tenendo conto di esigenze operative e criteri finanziari. La destinazione finale può essere:
a)
per quanto concerne le infrastrutture, la vendita o la cessione per il tramite di Athena al paese ospite, a uno Stato membro o a un terzo;
b)
per quanto concerne i materiali, la vendita per il tramite di Athena a uno Stato membro, al paese ospite o a un terzo ovvero l'immagazzinamento e la manutenzione da parte di Athena, uno Stato membro o tale terzo, per uso in un'operazione successiva.
5. In caso di vendita i materiali e le infrastrutture sono venduti al loro prezzo di mercato o, qualora tale prezzo non possa essere determinato, a un prezzo equo e ragionevole tenendo conto delle specifiche condizioni locali.
6. La vendita o cessione al paese ospite o a un terzo sono effettuate conformemente alle pertinenti norme di sicurezza vigenti.
7. Se si decide che Athena conserva i materiali finanziati in comune per un'operazione, gli Stati membri contributori possono chiedere una compensazione finanziaria agli altri Stati membri partecipanti. Il comitato speciale, nella composizione che riunisce i rappresentanti di tutti gli Stati membri partecipanti, adotta le decisioni appropriate su proposta dell'amministratore.
CAPO 10
CONTABILITÀ E INVENTARIO
Articolo 36
Contabilità dei costi comuni operativi
Il comandante dell'operazione tiene la contabilità dei bonifici ricevuti da Athena, delle spese che impegna e dei pagamenti che effettua, e delle entrate che incassa, nonché di un inventario dei beni mobili finanziati dal bilancio di Athena e utilizzati per l'operazione affidatagli.
Articolo 37
Contabilità consolidata
1. Il contabile tiene la contabilità dei contributi richiesti e dei bonifici effettuati. Stabilisce inoltre la contabilità dei costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni, nonché delle spese operative e delle entrate eseguite sotto la responsabilità diretta dell'amministratore.
2. Il contabile stabilisce la contabilità consolidata delle entrate e delle spese di Athena. A tal fine, il comandante di ciascuna operazione gli trasmette la contabilità delle spese che egli ha impegnato e dei pagamenti che ha effettuato, nonché delle entrate che ha ricevuto.
CAPO 11
REVISIONE E RENDIMENTO DEI CONTI
Articolo 38
Informazione periodica del comitato speciale
Ogni tre mesi l'amministratore presenta al comitato speciale una relazione sullo stato di esecuzione delle entrate e delle spese dall'inizio dell'esercizio. A tal fine ciascun comandante dell'operazione fornisce all'amministratore uno stato delle spese relative ai costi comuni operativi dell'operazione affidatagli.
Articolo 39
Condizioni per l'esercizio dei controlli
1. Le persone incaricate della revisione delle entrate e delle spese di Athena, prima dell'assolvimento dei loro compiti, hanno ottenuto il nulla osta di segretezza per accedere alle informazioni classificate almeno fino al livello «SECRET UE/EU SECRET» detenute dal Consiglio o, a seconda dei casi, un nullaosta equivalente concesso da uno Stato membro o dalla NATO. Tali persone vigilano sul rispetto della riservatezza delle informazioni e sulla protezione dei dati di cui vengono a conoscenza nell'esercizio delle loro funzioni di revisione conformemente alle regole applicabili a tali informazioni e dati.
2. Le persone incaricate della revisione delle entrate e delle spese di Athena hanno accesso immediato, senza necessità di preavviso, ai documenti e al contenuto di tutti i supporti di dati relativi a tali entrate e spese, nonché ai locali in cui tali documenti e supporti sono custoditi. Hanno la facoltà di riprodurli. Le persone partecipanti all'esecuzione delle entrate e delle spese di Athena forniscono all'amministratore e alle persone incaricate della revisione di tali entrate e spese l'assistenza necessaria all'assolvimento dei loro compiti.
Articolo 40
Revisione esterna dei conti
1. Quando l'esecuzione delle spese di Athena è affidata a uno Stato membro, un'istituzione dell'Unione o un'organizzazione internazionale, lo Stato, l'istituzione o l'organizzazione in questione applica le norme vigenti relative alla revisione delle proprie spese.
2. Tuttavia, l'amministratore o le persone da questi designate possono in qualsiasi momento procedere alla verifica dei costi comuni di Athena insorti per la preparazione o a seguito di operazioni o dei costi comuni operativi di un'operazione. Inoltre, il comitato speciale, su proposta dell'amministratore o di uno Stato membro, può in qualsiasi momento designare revisori esterni, definendone i compiti e le condizioni di impiego.
3. Per l'esecuzione delle revisioni esterne è istituito un collegio di revisori dei conti composto da sei membri. Il comitato speciale nomina i membri per un periodo di tre anni, rinnovabile un'unica volta, scelti tra i candidati proposti dagli Stati membri. Il comitato speciale può prorogare il mandato di un membro per un periodo massimo di sei mesi.
I candidati devono appartenere al più importante organismo di revisione contabile nazionale di uno Stato membro o essere raccomandati da tale istituzione e offrire sufficienti garanzie di sicurezza e indipendenza. Essi devono essere disponibili per assolvere compiti per conto di Athena ogni qual volta sia necessario. Nell'esercizio di tali funzioni:
a)
i membri del collegio di revisori dei conti continuano a essere retribuiti dall'organismo di appartenenza; Athena si fa carico delle spese di missione conformemente alle regole applicabili ai funzionari dell'Unione di grado equivalente;
b)
i membri possono chiedere o ricevere istruzioni soltanto dal comitato speciale; il collegio e i revisori dei conti che lo compongono espletano il loro mandato in piena indipendenza e sono i soli responsabili della condotta della revisione esterna;
c)
i membri riferiscono unicamente al comitato speciale in merito ai loro compiti;
d)
i membri verificano, sia durante l'esercizio in corso sia a posteriori, tramite controlli in loco e fornendo documenti giustificativi, che l'esecuzione delle spese finanziate o prefinanziate da Athena sia conforme alla normativa applicabile e ai principi di sana gestione finanziaria, vale a dire economia, efficienza ed efficacia, e che i controlli interni siano adeguati.
Ogni anno il collegio dei revisori dei conti elegge tra i suoi membri il suo presidente o ne proroga il mandato. Esso adotta le norme applicabili alle revisioni effettuate dai suoi membri secondo i più elevati standard internazionali. Il collegio dei revisori dei conti approva le relazioni di revisione contabile stilate dai suoi membri prima che siano trasmesse all'amministratore e al comitato speciale.
4. In singoli casi e per motivi specifici il comitato speciale può decidere di servirsi di altri organismi esterni.
5. Il costo delle revisioni effettuate dai revisori che agiscono per conto di Athena è considerato come un costo comune a carico di Athena.
Articolo 41
Revisione interna dei conti
1. Il segretario generale del Consiglio nomina, su proposta dell'amministratore e dopo aver informato il comitato speciale, per un periodo di quattro anni, rinnovabile fino a un periodo massimo di otto anni, un revisore interno di Athena, e almeno un revisore interno aggiunto; il revisore interno deve possedere le qualificazioni professionali richieste e offrire sufficienti garanzie di sicurezza e indipendenza. Il revisore interno non può essere né ordinatore né contabile e non può partecipare alla preparazione dello stato finanziario.
2. Il revisore interno riferisce all'amministratore riguardo al controllo dei rischi, esprimendo pareri indipendenti sulla qualità dei sistemi di gestione e di controllo, formulando raccomandazioni dirette a migliorare il controllo interno delle operazioni; e a promuovere una sana gestione finanziaria. Il revisore interno in particolare è incaricato di verificare l'adeguatezza e l'efficacia dei sistemi interni di gestione, nonché le prestazioni dei servizi nella realizzazione delle politiche e degli obiettivi in relazione ai rischi a essi associati.
3. Il revisore interno esercita le sue funzioni sull'insieme dei servizi che partecipano all'incasso delle entrate di Athena o all'esecuzione delle spese finanziate da Athena.
4. Il revisore interno effettua una o più revisioni nel corso dell'esercizio, secondo necessità. Riferisce all'amministratore e informa il comandante dell'operazione delle conclusioni cui è giunto e delle sue raccomandazioni. Il comandante dell'operazione e l'amministratore danno seguito alle raccomandazioni formulate a seguito delle revisioni.
5. Ogni anno l'amministratore rende conto al comitato speciale della revisione interna indicando il numero e il tipo di revisioni interne effettuate, le constatazioni fatte, le raccomandazioni formulate e il seguito dato a tali raccomandazioni.
6. Inoltre, ciascun comandante dell'operazione assicura al revisore interno il pieno accesso all'operazione che comanda. Il revisore interno verifica il corretto funzionamento dei sistemi e delle procedure finanziari e di bilancio e assicura il funzionamento di sistemi di controllo interno solidi ed efficaci.
7. I lavori e i rapporti del revisore interno sono messi a disposizione del collegio di revisori dei conti con tutti i relativi documenti giustificativi.
Articolo 42
Rendimento e chiusura annuale dei conti
1. Entro il 31 marzo successivo alla chiusura dell'esercizio oppure, se la data è precedente, entro quattro mesi dalla fine dell'operazione affidatagli, il comandante di ciascuna operazione fornisce al contabile di Athena, le informazioni necessarie per redigere i conti annuali dei costi comuni, i conti annuali delle spese ai sensi dell'articolo 28; e la relazione di attività annuale.
2. Entro il 15 maggio successivo alla chiusura dell'esercizio, l'amministratore, affiancato dal contabile e dal comandante di ciascuna operazione, redige e presenta al comitato speciale e al collegio dei revisori lo stato finanziario e la relazione di attività annuale.
3. Il comitato speciale riceve entro otto settimane dalla trasmissione dello stato finanziario un parere sulla revisione dal collegio dei revisori e lo stato finanziario certificato di Athena dall'amministratore, assistito dal contabile e da ciascun comandante dell'operazione.
4. Entro il 30 settembre successivo alla chiusura dell'esercizio il comitato speciale riceve dal collegio dei revisori la relazione sulla revisione e la esamina insieme con il parere sulla revisione e lo stato finanziario al fine di dare scarico all'amministratore, al contabile e al comandante di ciascuna operazione.
5. Coerentemente con il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 o con qualsiasi altro regolamento che lo sostituisca, l'insieme dei conti, inventari e relativi documenti sono conservati, ciascuno al rispettivo livello, dal contabile, da ciascun comandante dell'operazione e, in caso, dall'amministratore per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di scarico corrispondente. Al termine di un'operazione, il comandante dell'operazione provvede alla trasmissione dell'insieme dei conti e degli inventari al contabile.
6. Il comitato speciale decide di iscrivere, mediante un bilancio rettificativo, il saldo dell'esecuzione di un esercizio finanziario i cui conti sono stati approvati a bilancio dell'esercizio successivo, tra le entrate o le spese a seconda dei casi. Il comitato speciale può tuttavia decidere di iscrivere il saldo dell'esecuzione del summenzionato esercizio dopo aver ricevuto il parere sulla revisione del collegio dei revisori.
7. La componente del saldo di esecuzione del bilancio proveniente dall'esecuzione degli stanziamenti destinati a coprire i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni è imputata ai contributi immediatamente successivi degli Stati membri.
8. La componente del saldo di esecuzione del bilancio proveniente dall'esecuzione degli stanziamenti destinati a coprire i costi comuni operativi di una determinata operazione è imputata ai contributi immediatamente successivi degli Stati membri che hanno contribuito a tale operazione.
9. Qualora il rimborso non possa essere effettuato deducendone l'importo dai contributi dovuti ad Athena, il saldo dell'esecuzione di bilancio è versato agli Stati membri interessati secondo la chiave RNL dell'anno di rimborso.
10. Entro il 31 marzo di ogni anno tutti gli Stati membri che partecipano a un'operazione possono fornire all'amministratore, se del caso attraverso il comandante dell'operazione, informazioni circa i costi incrementali da essi sostenuti per l'operazione durante il precedente esercizio finanziario. Tali informazioni sono ripartite in modo da mostrare le principali voci di spesa. L'amministratore raggruppa tali informazioni onde fornire al comitato speciale un quadro dei costi incrementali dell'operazione.
Articolo 43
Chiusura dei conti di un'operazione
1. Al termine di un'operazione il comitato speciale può decidere, su proposta dell'amministratore o di uno Stato membro, che l'amministratore, affiancato dal contabile e dal comandante dell'operazione, presenti lo stato finanziario dell'operazione al comitato speciale almeno fino alla data della sua conclusione e, ove possibile, della sua liquidazione. Il termine dato all'amministratore non può essere inferiore a quattro mesi a decorrere dalla conclusione dell'operazione.
2. Se lo stato finanziario non può, entro il termine dato, includere le entrate e le spese connesse alla liquidazione dell'operazione, tali entrate e spese figurano nello stato finanziario di Athena e sono esaminate dal comitato speciale nel quadro della procedura di cui all'articolo 42.
3. Il comitato speciale, sulla scorta del parere del collegio dei revisori, approva lo stato finanziario dell'operazione che gli viene sottoposto. Esso dà scarico all'amministratore, al contabile e al comandante di ciascuna operazione per l'operazione considerata.
4. Qualora il rimborso non possa essere effettuato deducendone l'importo dai contributi dovuti ad Athena, il saldo dell'esecuzione di bilancio è versato agli Stati membri interessati secondo la chiave RNL dell'anno di rimborso.
CAPO 12
DISPOSIZIONI VARIE
Articolo 44
Regime di responsabilità
1. Le condizioni che determinano la responsabilità disciplinare e penale del comandante dell'operazione, dell'amministratore e di altro personale messo a disposizione, in particolare dalle istituzioni dell'Unione o dagli Stati membri, in caso di errore o negligenza nell'esecuzione del bilancio sono disciplinate dalle disposizioni dello statuto o dal regime rispettivamente applicabili. Inoltre, Athena può, di propria iniziativa o su richiesta di uno Stato o di terzi contributori, invocare la responsabilità civile del personale sopra menzionato.
2. In nessun caso la responsabilità dell'Unione o del segretario generale del Consiglio può essere invocata da uno degli Stati contributori per lo svolgimento delle funzioni da parte dell'amministratore, del contabile o del personale a essi affiancati.
3. La responsabilità contrattuale che potrebbe derivare da contratti conclusi nell'ambito dell'esecuzione del bilancio è assunta dagli Stati o dai terzi contributori per il tramite di Athena. Essa è disciplinata dalla legislazione applicabile ai contratti in questione.
4. In materia di responsabilità non contrattuale, i danni causati dai comandi operativi, dai comandi della forza e della componente figuranti nella struttura di crisi, la cui composizione sarà definita dal comandante dell'operazione, ovvero dal personale assegnato a tali comandi nell'esercizio delle sue funzioni, sono risarciti dagli Stati o dai terzi contributori tramite Athena conformemente ai principi generali comuni alle legislazioni degli Stati membri e alle disposizioni dello statuto delle forze in vigore nel teatro delle operazioni.
5. In nessun caso la responsabilità dell'Unione o degli Stati membri può essere invocata da uno Stato contributore per contratti conclusi nell'ambito dell'esecuzione del bilancio o per danni causati dalle unità e dai servizi figuranti nella struttura di crisi, la cui composizione sarà definita dal comandante di operazione o dal personale a essi assegnato nell'esercizio delle sue funzioni.
Articolo 45
Sicurezza
In relazione alle informazioni classificate concernenti i lavori di Athena si applica la decisione 2013/488/UE del Consiglio (5) o qualsiasi altra decisione del Consiglio che la sostituisca.
Articolo 46
Protezione dei dati personali
Athena tutela le persone fisiche con riguardo al trattamento dei loro dati personali in conformità dei principi e secondo le procedure di cui al regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (6). A tal fine il comitato speciale adotta le necessarie norme d'attuazione su proposta dell'amministratore.
Articolo 47
Riesame e revisione
La presente decisione o parte di essa, inclusi gli allegati, è sottoposta a riesame, se necessario, su richiesta di uno Stato membro o dopo ciascuna operazione. Essa è sottoposta a revisione almeno ogni tre anni. In sede di riesame o revisione può essere fatto ricorso a tutti gli esperti utili ai lavori, in particolare agli organi di gestione di Athena.
Articolo 48
Abrogazione
La decisione 2011/871/PESC è abrogata.
Articolo 49
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore alla data di adozione.
Fatto a Bruxelles, il 27 marzo 2015
Per il Consiglio
Il presidente
E. RINKĒVIČS
(1) Decisione 2004/197/PESC del Consiglio, del 23 febbraio 2004, relativa all'istituzione di un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell'Unione europea che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa (GU L 63 del 28.2.2004, pag. 68).
(2) Decisione 2011/871/PESC del Consiglio, del 19 dicembre 2011, relativa all'istituzione di un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell'Unione europea che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa (Athena) (GU L 343 del 23.12.2011, pag. 35).
(3) Decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio, del 26 maggio 2014, relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (GU L 168 del 7.6.2014, pag. 105).
(4) Regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione (GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1).
(5) Decisione 2013/488/UE del Consiglio, del 23 settembre 2013, sulle norme di sicurezza per la protezione delle informazioni classificate UE (GU L 274 del 15.10.2013, pag. 1).
(6) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
ALLEGATO I
COSTI COMUNI A CARICO DI ATHENA OVE INSORGANO
Nei casi in cui i costi sotto elencati non siano direttamente collegabili a un'operazione specifica, il comitato speciale può decidere di imputare gli stanziamenti corrispondenti alla parte generale del bilancio annuale. Nella misura del possibile tali stanziamenti dovrebbero essere imputati agli articoli relativi all'operazione a cui sono principalmente connessi.
1.
Spese di missione sostenute dal comandante dell'operazione e dal suo personale per la presentazione dei conti dell'operazione al comitato speciale.
2.
Risarcimento di danni e costi derivanti da richieste di indennizzo e azioni legali cui deve far fronte Athena.
3.
Costi derivanti da decisioni di immagazzinare materiali acquistati in comune per un'operazione (ove tali costi siano imputati alla parte generale del bilancio annuale, è indicato il nesso con un'operazione specifica).
La parte generale del bilancio annuale comprende inoltre, se necessario, stanziamenti destinati a coprire i seguenti costi comuni relativi a operazioni al cui finanziamento contribuiscono gli Stati membri partecipanti:
1)
costi bancari;
2)
costi della revisione dei conti;
3)
costi comuni relativi alla fase preparatoria di un'operazione ai sensi dell'allegato II;
4)
costi relativi allo sviluppo e al mantenimento del sistema contabile e di gestione degli attivi di Athena;
5)
costi relativi alle disposizioni amministrative e ai contratti quadro ai sensi dell'articolo 11.
ALLEGATO II
COSTI COMUNI OPERATIVI RELATIVI ALLA FASE PREPARATORIA A CARICO DI ATHENA
Costi incrementali necessari alle missioni esplorative e ai preparativi (in particolare missioni di accertamento dei fatti e ricognizioni) condotti da personale militare e civile in vista di una specifica operazione militare dell'Unione: trasporto, alloggio, uso di mezzi di comunicazioni operative, ingaggio di personale civile locale per l'esecuzione della missione come interpreti e autisti.
Servizi medici: il costo delle evacuazioni mediche d'urgenza (Medevac) delle persone che partecipano alle missioni esplorative e ai preparativi condotti dal personale militare e civile in vista di una specifica operazione militare dell'Unione, quando nel teatro delle operazioni non possano essere fornite cure mediche.
ALLEGATO III
PARTE A
COSTI COMUNI OPERATIVI RELATIVI ALLA FASE ATTIVA DELLE OPERAZIONI SEMPRE A CARICO DI ATHENA
Per ciascuna operazione militare dell'Unione Athena si fa carico, a titolo di costi comuni operativi, dei costi incrementali necessari all'operazione definiti qui di seguito.
1. Costi incrementali relativi ai comandi (rischierabili o fissi) nell'ambito di operazioni condotte dall'Unione
1.1. Definizione dei comandi i cui costi incrementali sono finanziati in comune:
a) comando (QG): comando (QG); elementi di comando e di supporto approvati nel piano operativo (OPLAN);
b) comando operativo (OHQ): comando fisso del comandante dell'operazione, situato fuori dalla zona delle operazioni e incaricato di costituire, proiettare, sostenere e ripristinare una forza dell'Unione.
La definizione dei costi comuni applicabili all'OHQ di un'operazione è altresì applicabile al segretariato generale del Consiglio, al SEAE e ad Athena, nella misura in cui intervengono direttamente nell'operazione in questione;
c) comando della forza (FHQ): comando di una forza dell'Unione schierato nella zona delle operazioni;
d) comando componente (CCHQ): comando di un comandante della componente dell'Unione schierato per l'operazione (ad esempio un comandante della componente aerea, terrestre o marittima oppure di forze speciali che potrebbe essere necessario designare a seconda della natura dell'operazione).
e) comando della missione (MHQ): comando di un'operazione dell'Unione schierato nella zona delle operazioni che assicura alcune o tutte le funzioni dell'OHQ e dell'FHQ.
1.2. Definizione dei costi incrementali finanziati in comune:
a) costi di trasporto: trasporto verso e dal teatro delle operazioni, per lo schieramento, il sostegno e il ripristino dell'FHQ e dei CCHQ;
b) spostamenti e alloggio: costi di spostamento e alloggio sostenuti dall'OHQ per viaggi ufficiali necessari a un'operazione; costi di spostamento e alloggio sostenuti dal personale dei QG schierati per viaggi ufficiali verso Bruxelles e/o i luoghi di riunioni connesse all'operazione;
c) trasporti/spostamenti (escluse le indennità giornaliere) dei QG nel teatro delle operazioni: spese connesse al trasporto con veicoli e a spostamenti con altri mezzi e costi di trasporto merci, compresi spostamenti di rinforzi nazionali e di visitatori; costi incrementali per il carburante in aggiunta a quelli derivanti da operazioni normali; noleggio di veicoli supplementari; spese per l'assicurazione responsabilità civile imposta da taluni paesi a organizzazioni internazionali che conducono operazioni sul loro territorio;
d) amministrazione: attrezzature supplementari per uffici e alloggi, servizi contrattuali e utenze, costi di manutenzione degli edifici dei QG;
e) personale civile ingaggiato specificamente nei QG ammissibili per le esigenze dell'operazione: personale civile che lavora nell'Unione, personale internazionale e personale locale assunto nel teatro delle operazioni per condurre l'operazione in aggiunta ai requisiti operativi normali (comprese le retribuzioni per compensazione di lavoro straordinario);
f) comunicazioni tra QG ammissibili e tra QG ammissibili e forze direttamente subordinate: spese in conto capitale per l'acquisto e l'uso di apparecchiature di comunicazione e TI supplementari e costi per i servizi prestati (locazione e manutenzione di modem, linee telefoniche, telefoni satellitari, telecopiatrici criptate, linee sicure, accesso a Internet, linee dati, reti locali);
g) caserme e alloggi/infrastruttura: spese per l'acquisto, il noleggio o la rimessa a nuovo delle necessarie strutture del QG nel teatro delle operazioni (noleggio di edifici, ricoveri, tende), se necessario;
h) informazione del pubblico: costi connessi a campagne di informazione e all'informazione dei media a livello di HQ, conformemente alla strategia informativa elaborata dall'HQ;
i) rappresentanza e ricevimento: spese di rappresentanza; costi sostenuti dai QG per la condotta di un'operazione.
2. Costi incrementali per il sostegno alla forza nel suo insieme
I costi definiti in appresso sono quelli sostenuti in conseguenza dello schieramento della forza in loco:
a) lavori relativi allo schieramento/all'infrastruttura: spese assolutamente necessarie affinché la forza nel suo insieme compia la sua missione (aeroporti, ferrovie, porti, principali strade per la logistica, inclusi i punti di sbarco e le aree di raccolta avanzate utilizzati in comune; controllo, pompaggio, trattamento, distribuzione e evacuazione dell'acqua, fornitura di energia e di acqua, movimento terra e protezione passiva delle forze, strutture di deposito, in particolare di carburante e di munizioni, aree di raccolta per la logistica; supporto ingegneristico per l'infrastruttura finanziata in comune);
b) marchio di identificazione: contrassegni di identificazione specifici, carte d'identità «Unione europea», tesserini di riconoscimento, medaglie, bandiere con i colori dell'Unione e altri contrassegni di identificazione della forza o del comando (tranne vestiti, berretti o uniformi);
c) strutture e servizi e medici: evacuazioni mediche d'urgenza (Medevac). Strutture e servizi di ruolo 2 e di ruolo 3 a livello degli elementi operativi di teatro, come aeroporti e porti di sbarco, approvati nel piano operativo (OPLAN);
d) acquisizione di informazioni: immagini satellitari per l'intelligence approvate nel piano operativo (OPLAN) se non possono essere finanziate con i fondi del bilancio del Centro satellitare dell'Unione europea (Satcen).
3. Costi incrementali derivanti dal ricorso da parte dell'Unione a mezzi e capacità comuni della NATO messi a disposizione per un'operazione diretta dall'Unione.
I costi a carico dell'Unione derivanti dall'applicazione, per una delle sue operazioni militari, degli accordi tra l'Unione e la NATO relativi alla messa a disposizione, al controllo e alla restituzione o al richiamo di mezzi e capacità comuni della NATO resi disponibili per un'operazione diretta dall'Unione. Rimborsi della NATO all'Unione.
4. Costi incrementali sostenuti dall'Unione per beni, servizi o lavori di cui all'elenco dei costi comuni e messi a disposizione, per un'operazione condotta dall'Unione, da uno Stato membro, un'istituzione dell'Unione, uno Stato terzo o un'organizzazione internazionale in virtù di una disposizione di cui all'articolo 11. Rimborsi effettuati da uno Stato, un'istituzione dell'Unione o un'organizzazione internazionale in base a siffatta disposizione.
PARTE B
COSTI COMUNI OPERATIVI RELATIVI ALLA FASE ATTIVA DI UN'OPERAZIONE SPECIFICA A CARICO DI ATHENA LADDOVE IL CONSIGLIO DECIDA IN TAL SENSO
Costi di trasporto: trasporto verso e dal teatro delle operazioni, per lo schieramento, il sostegno e il ripristino delle forze necessarie all'operazione.
Comandi multinazionali dei gruppi operativi: i comandi multinazionali dei gruppi operativi dell'Unione schierati nella zona delle operazioni.
PARTE C
COSTI COMUNI OPERATIVI A CARICO DI ATHENA, SE RICHIESTO DAL COMANDANTE DELL'OPERAZIONE E APPROVATO DAL COMITATO SPECIALE
a)
Caserme e alloggi/infrastruttura spese per l'acquisto, il noleggio o la rimessa a nuovo di strutture nel teatro delle operazioni (noleggio di edifici, ricoveri, tende) nella misura necessaria alle forze schierate per l'operazione.
b)
Attrezzature supplementari essenziali: noleggio o acquisto, nel corso dell'operazione, di attrezzature specifiche non previste, essenziali per l'esecuzione dell'operazione nella misura in cui le attrezzature acquistate non vengano rimpatriate al termine della missione.
c)
Strutture e servizi e medici: strutture e servizi di ruolo 2 in teatro, diversi da quella di cui all'allegato III, parte A.
d)
Acquisizione di informazioni: acquisizione di informazioni (immagini satellitari; intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR) a livello di teatro, inclusa la sorveglianza aria-suolo; intelligence umana).
e)
Altre capacità essenziali a livello di teatro: sminamento se necessario per l'operazione, protezione chimica, biologica, radiologica, nucleare (CBRN); stoccaggio e distruzione delle armi e delle munizioni raccolte nella zona delle operazioni.
ALLEGATO IV
COSTI COMUNI OPERATIVI RELATIVI ALLA LIQUIDAZIONE DI UN'OPERAZIONE A CARICO DI ATHENA
Costi insorti per l'assegnazione di una destinazione finale ai materiali e alle infrastrutture finanziati in comune per l'operazione.
Costi incrementali connessi con la stesura della contabilità dell'operazione. I costi comuni ammissibili sono determinati in conformità dell'allegato III, tenendo conto del fatto che il personale necessario alla stesura della contabilità appartiene al comando dell'operazione in questione, anche dopo la cessazione delle sue attività.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE (PESC) 2015/528 DEL CONSIGLIO
del 27 marzo 2015
relativa all'istituzione di un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell'Unione europea che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa (Athena) e che abroga la decisione 2011/871/PESC
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 26, paragrafo 2, e l'articolo 41, paragrafo 2,
considerando quanto segue:
(1)
Il Consiglio europeo di Helsinki del 10 e 11 dicembre 1999 ha convenuto in particolare che «entro il 2003 gli Stati membri devono essere in grado, grazie a una cooperazione volontaria alle operazioni dirette dall'Unione, di schierare nell'arco di sessanta giorni e mantenere per almeno un anno forze militari fino a 50 000-60 000 uomini capaci di svolgere l'insieme dei compiti di Petersberg».
(2)
Il 17 giugno 2002 il Consiglio ha approvato le modalità del finanziamento di operazioni di gestione delle crisi, condotte dall'Unione, che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa.
(3)
Nelle conclusioni del 14 maggio 2003 il Consiglio ha confermato la necessità di una capacità di reazione rapida, in particolare per le missioni umanitarie e di soccorso.
(4)
Il Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003 ha salutato con favore le conclusioni del Consiglio del 19 maggio 2003 che, in particolare, confermavano la necessità di una capacità di reazione militare rapida dell'Unione.
(5)
Il 22 settembre 2003 il Consiglio ha deciso che l'Unione dovrebbe acquisire la capacità di gestire in modo flessibile il finanziamento dei costi comuni delle operazioni militari di qualsiasi dimensione, complessità o urgenza in particolare creando, entro il 1o marzo 2004, un meccanismo di finanziamento permanente, cui imputare il finanziamento dei costi comuni delle future operazioni militari dell'Unione.
(6)
Il 23 febbraio 2004 il Consiglio ha adottato la decisione 2004/197/PESC (1) relativa all'istituzione di un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell'Unione che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa. Tale decisione è stata in seguito modificata e sostituita più volte, da ultimo dalla decisione 2011/871/PESC (2).
(7)
L'Unione è capace di condurre operazioni di reazione militare rapida secondo il concetto definito dal Comitato militare dell'UE. L'Unione è capace di schierare gruppi tattici secondo il concetto definito dal Comitato militare dell'UE.
(8)
Il sistema di prefinanziamento è riservato innanzi tutto alle operazioni di reazione rapida.
(9)
Le esercitazioni a livello politico e strategico-militare delle strutture e procedure di comando e controllo nell'ambito di operazioni militari dell'Unione, attraverso esercitazioni dei comandi dell'Unione approvate dal comitato politico e di sicurezza (CPS), contribuiscono a migliorare la prontezza operativa generale dell'Unione.
(10)
Il Consiglio decide, caso per caso, se un'operazione ha implicazioni nel settore militare o della difesa, ai sensi l'articolo 41, paragrafo 2, del trattato sull'Unione europea (TUE).
(11)
L'articolo 41, paragrafo 2, secondo comma, TUE prevede che gli Stati membri i cui rappresentanti in sede di Consiglio hanno fatto una dichiarazione formale a norma dell'articolo 31, paragrafo 1, secondo comma, non sono obbligati a contribuire al finanziamento dell'operazione in questione che ha implicazioni nel settore militare o della difesa.
(12)
A norma dell'articolo 5 del protocollo n. 22 sulla posizione della Danimarca, allegato al TUE e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la Danimarca non partecipa all'elaborazione e all'attuazione di decisioni e azioni dell'Unione che hanno implicazioni nel settore della difesa. La Danimarca non partecipa alla presente decisione e non partecipa pertanto al finanziamento del meccanismo.
(13)
È opportuno adottare disposizioni per assicurare che Athena tuteli le persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali.
(14)
A norma dell'articolo 43 della decisione 2011/871/PESC, il Consiglio ha riveduto tale decisione e ha convenuto di apportarvi delle modifiche.
(15)
A fini di chiarezza è opportuno abrogare la decisione 2011/871/PESC e sostituirla con una nuova decisione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Definizioni
Ai fini della presente decisione si intende per:
a)
«Stati membri partecipanti», gli Stati membri dell'Unione, eccetto la Danimarca;
b)
«Stato contributore», uno Stato membro che contribuisce al finanziamento dell'operazione militare in questione, a norma dell'articolo 41, paragrafo 2, TUE, e gli Stati terzi che contribuiscono al finanziamento dei costi comuni di tale operazione in virtù di accordi conclusi tra di essi e l'Unione;
c)
«operazioni», operazioni dell'Unione che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa;
d)
«azioni di sostegno militare», operazioni dell'Unione, o parte di essa, decise dal Consiglio a sostegno di uno Stato terzo o di un'organizzazione terza, che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa, ma non sono sotto il comando dell'Unione;
e)
«giorno», giorno di calendario e non giorno lavorativo, salvo se altrimenti indicato.
CAPO 1
MECCANISMO
Articolo 2
Istituzione del meccanismo
1. È istituito un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni.
2. Il meccanismo è denominato Athena.
3. Athena opera per conto degli Stati membri partecipanti o, in funzione delle specifiche operazioni, degli Stati contributori.
Articolo 3
Capacità giuridica
Ai fini della gestione amministrativa del finanziamento delle operazioni dell'Unione che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa, Athena dispone della capacità giuridica necessaria in particolare per detenere conti bancari, acquistare, detenere o alienare beni, concludere contratti e accordi amministrativi e stare in giudizio. Athena non ha scopo di lucro.
Articolo 4
Coordinamento con terzi
Nella misura necessaria all'assolvimento delle sue funzioni e nel rispetto degli obiettivi e delle politiche dell'Unione, Athena coordina le sue attività con gli Stati membri, le istituzioni e gli organi dell'Unione e le organizzazioni internazionali.
CAPO 2
STRUTTURA ORGANIZZATIVA
Articolo 5
Organi di gestione e personale
1. Athena è gestito sotto l'autorità del comitato speciale:
a)
dall'amministratore;
b)
dal comandante di ciascuna operazione, per quanto concerne l'operazione affidatagli («comandante dell'operazione»);
c)
dal contabile.
2. Athena utilizza per quanto possibile le strutture amministrative esistenti dell'Unione. Athena fa ricorso al personale messo a disposizione, ove necessario, dalle istituzioni dell'Unione o distaccato dagli Stati membri.
3. Il segretario generale del Consiglio può affiancare all'amministratore e al contabile il personale necessario all'esercizio delle loro funzioni, eventualmente su proposta di uno Stato membro partecipante.
4. Gli organi e il personale di Athena sono mobilitati in funzione delle esigenze operative.
Articolo 6
Comitato speciale
1. È istituito un comitato speciale composto di un rappresentante di ciascuno Stato membro partecipante.
I rappresentanti del servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e della Commissione sono invitati a partecipare alle riunioni del comitato speciale senza prendere parte alle sue votazioni.
2. Athena è gestito sotto l'autorità del comitato speciale.
3. Quando il comitato speciale delibera in merito al finanziamento dei costi comuni di una determinata operazione:
a)
il comitato speciale è composto di un rappresentante di ciascuno Stato membro contributore;
b)
i rappresentanti degli Stati terzi contributori partecipano ai lavori del comitato speciale. Essi non partecipano né assistono alle sue votazioni;
c)
il comandante dell'operazione o il suo rappresentante partecipa ai lavori del comitato speciale senza partecipare alle sue votazioni.
4. La presidenza del Consiglio convoca e presiede le riunioni del comitato speciale. Le funzioni di segreteria del comitato sono svolte dall'amministratore. Quest'ultimo elabora il verbale sull'esito delle discussioni del comitato. Non partecipa alle votazioni di quest'ultimo.
5. Il contabile partecipa quando necessario ai lavori del comitato speciale senza partecipare alle sue votazioni.
6. Su richiesta di uno Stato membro partecipante, dell'amministratore o del comandante dell'operazione, la presidenza convoca il comitato speciale entro al massimo 15 giorni.
7. L'amministratore informa adeguatamente il comitato speciale di ogni richiesta di indennizzo o contestazione relativa ad Athena.
8. Il comitato speciale delibera all'unanimità dei suoi membri tenuto conto della composizione di cui ai paragrafi 1 e 3. Le sue deliberazioni sono vincolanti.
9. Il comitato speciale approva tutti i bilanci, tenuto conto dei pertinenti importi di riferimento, e, in generale, esercita le competenze a norma della presente decisione.
10. Il comitato speciale è informato dall'amministratore, dal comandante dell'operazione e dal contabile a norma della presente decisione.
11. Il testo degli atti approvati dal comitato speciale a norma della presente decisione è firmato, al momento della loro approvazione, anche dal presidente del comitato speciale in carica e dall'amministratore.
Articolo 7
Amministratore
1. Il segretario generale del Consiglio, dopo aver informato il comitato speciale, nomina l'amministratore e almeno un amministratore aggiunto per un periodo di tre anni.
2. L'amministratore esercita le sue attribuzioni a nome di Athena.
3. L'amministratore:
a)
stabilisce e presenta al comitato speciale qualsiasi progetto di bilancio. In qualsiasi progetto di bilancio la parte «spese», relativa a un'operazione, è stabilita su proposta del comandante dell'operazione;
b)
sottoscrive i bilanci previa approvazione del comitato speciale;
c)
assume la qualità di ordinatore per le parti «entrate», «costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni» e «costi comuni operativi» insorti al di fuori della fase attiva dell'operazione;
d)
per quanto concerne le entrate, attua le disposizioni finanziarie stabilite con terzi relative al finanziamento dei costi comuni delle operazioni militari dell'Unione;
e)
apre uno o più conti bancari a nome di Athena.
4. L'amministratore vigila sul rispetto delle regole stabilite dalla presente decisione e sull'attuazione delle decisioni del comitato speciale.
5. L'amministratore è autorizzato ad adottare le misure di esecuzione delle spese finanziate da Athena che giudica necessarie. Ne informa il comitato speciale.
6. L'amministratore coordina i lavori sulle questioni finanziarie relative alle operazioni militari dell'Unione. Rappresenta il punto di contatto con le amministrazioni nazionali e, se del caso, con le organizzazioni internazionali per tali questioni.
7. L'amministratore risponde al comitato speciale.
Articolo 8
Comandante dell'operazione
1. Il comandante dell'operazione esercita a nome di Athena le sue attribuzioni relative al finanziamento dei costi comuni dell'operazione affidatagli.
2. Per l'operazione affidatagli il comandante dell'operazione:
a)
fa pervenire all'amministratore le sue proposte per la parte «spese — costi comuni operativi» dei progetti di bilancio;
b)
esegue, in qualità di ordinatore, gli stanziamenti relativi ai costi comuni operativi nonché alle spese di cui all'articolo 28; esercita l'autorità sulle persone partecipanti all'esecuzione degli stanziamenti, anche per i prefinanziamenti; può aggiudicare appalti e stipulare contratti a nome di Athena; apre un conto bancario a nome di Athena per l'operazione affidatagli;
c)
esegue, in qualità di ordinatore, gli stanziamenti relativi alle spese di cui all'articolo 30; esercita l'autorità sulle persone partecipanti all'esecuzione di detti stanziamenti, sulla base delle pertinenti disposizioni amministrative ad hoc con terzi. Può aggiudicare appalti e stipulare contratti a nome di terzi; apre un conto bancario per il contributo di ogni terzo.
3. Il comandante dell'operazione è autorizzato ad adottare le misure di esecuzione delle spese finanziate da Athena per l'operazione affidatagli. Egli ne informa l'amministratore e il comitato speciale.
4. Salvo casi debitamente giustificati approvati dal comitato speciale su proposta dell'amministratore, il comandante dell'operazione usa il sistema contabile e di gestione degli attivi di cui dispone Athena. L'amministratore informa in anticipo il comitato speciale qualora ritenga che sussista un simile caso.
Articolo 9
Contabile
1. Il segretario generale del Consiglio nomina il contabile e almeno un contabile aggiunto per un periodo di tre anni.
2. L'amministratore esercita le sue attribuzioni a nome di Athena.
3. Il contabile è incaricato di quanto segue:
a)
della corretta esecuzione dei pagamenti, dell'incasso delle entrate e del recupero dei crediti accertati;
b)
della preparazione annuale dello stato finanziario di Athena e, al termine di ogni operazione, dei conti dell'operazione;
c)
prestare assistenza all'amministratore quando presenta i conti annuali o i conti di un'operazione al comitato speciale per approvazione;
d)
di tenere la contabilità di Athena;
e)
di definire le norme e i metodi contabili nonché il piano contabile;
f)
di definire e convalidare i sistemi contabili per le entrate e, se necessario, convalidare i sistemi stabiliti dall'ordinatore e destinati a fornire o giustificare informazioni contabili;
g)
di conservare i documenti giustificativi;
h)
di provvedere, congiuntamente con l'amministratore, alla gestione della tesoreria.
4. L'amministratore e il comandante dell'operazione forniscono al contabile tutte le informazioni necessarie all'elaborazione dei conti che restituiscono un quadro fedele degli attivi di Athena e dell'esecuzione del bilancio amministrato da Athena. Essi ne garantiscono l'affidabilità.
5. Il contabile risponde al comitato speciale.
Articolo 10
Disposizioni generali applicabili all'amministratore, al contabile e al personale di Athena
1. Le funzioni di amministratore o di amministratore aggiunto, da un lato, e di contabile o di contabile aggiunto, dall'altro, non sono compatibili tra di loro.
2. L'amministratore aggiunto agisce sotto l'autorità dell'amministratore. Il contabile aggiunto agisce sotto l'autorità del contabile.
3. L'amministratore aggiunto sostituisce l'amministratore quando quest'ultimo è assente. Il contabile aggiunto sostituisce il contabile quando quest'ultimo è assente.
4. I funzionari e altri agenti dell'Unione, nell'esercizio delle loro funzioni a nome di Athena, rimangono soggetti e alle norme e ai regolamenti loro applicabili.
5. Il personale messo a disposizione di Athena dagli Stati membri è soggetto alle stesse regole stabilite nella decisione del Consiglio relativa al regime applicabile agli esperti nazionali distaccati e alle disposizioni concordate tra la propria amministrazione nazionale e l'istituzione dell'Unione o Athena.
6. Il personale di Athena deve aver ricevuto, prima della sua nomina, l'autorizzazione ad accedere alle informazioni classificate almeno al livello «SECRET UE/EU SECRET» detenute dal Consiglio, o un'autorizzazione equivalente da parte di uno Stato membro.
7. L'amministratore può negoziare e concludere con gli Stati membri o le istituzioni dell'Unione accordi per designare in anticipo il personale che potrebbe, se necessario, essere messo immediatamente a disposizione di Athena.
CAPO 3
DISPOSIZIONI AMMINISTRATIVE E CONTRATTI QUADRO
Articolo 11
Disposizioni amministrative e contratti quadro
1. Possono essere negoziate disposizioni amministrative con gli Stati membri, le istituzioni e gli organi dell'Unione, Stati terzi e organizzazioni internazionali per facilitare l'approvvigionamento e/o gli aspetti finanziari del reciproco sostegno nell'ambito di operazioni in funzione del migliore rapporto costo-efficacia.
2. Tali disposizioni sono:
a)
sottoposte a consultazione del comitato speciale se sono concluse con Stati membri, istituzioni o organi dell'Unione;
b)
sottoposte per approvazione al comitato speciale se sono concluse con Stati terzi e organizzazioni internazionali.
3. Tali disposizioni sono firmate dall'amministratore o, se del caso, dal rispettivo comandante dell'operazione, che agisce in nome di Athena, e dalle autorità amministrative competenti delle altre parti di cui al paragrafo 1.
4. I contratti quadro possono essere conclusi per facilitare l'approvvigionamento in funzione del migliore rapporto costo-efficacia. Tali contratti sono sottoposti per approvazione al comitato speciale prima di essere firmati dall'amministratore e sono messi a disposizione di Stati membri e comandanti dell'operazione qualora questi intendano ricorrervi. La presente disposizione non imporrà agli Stati membri l'obbligo di avvalersi di beni o servizi o di acquisirli in base a un contratto quadro.
Articolo 12
Disposizioni amministrative permanenti e ad hoc relative alle modalità per il versamento dei contributi di Stati terzi
1. Nell'ambito degli accordi conclusi tra l'Unione e gli Stati terzi designati dal Consiglio quali potenziali contributori alle operazioni dell'Unione o quali contributori a una specifica operazione dell'Unione, l'amministratore negozia con tali Stati terzi disposizioni amministrative, permanenti o ad hoc. Tali disposizioni sono concluse in forma di scambio di lettere tra Athena e i servizi amministrativi competenti degli Stati terzi interessati e definiscono le modalità necessarie ad agevolare il versamento rapido dei contributi.
2. In attesa della conclusione degli accordi di cui al paragrafo 1, l'amministratore può adottare le misure necessarie per agevolare i versamenti da parte degli Stati terzi contributori.
3. L'amministratore informa in anticipo il comitato speciale delle disposizioni previste di cui al paragrafo 1 prima di firmarle a nome di Athena.
4. Quando l'Unione avvia un'operazione militare, l'amministratore attua, per l'ammontare dei contributi decisi dal Consiglio, le disposizioni con gli Stati terzi contributori a questa operazione.
CAPO 4
CONTI BANCARI
Articolo 13
Apertura e destinazione
1. I conti bancari sono aperti presso un ente creditizio di prim'ordine con sede in uno Stato membro e sono correnti o a breve termine in euro. In casi debitamente giustificati, e previa approvazione dell'amministratore, i conti possono essere aperti presso enti creditizi con sede al di fuori degli Stati membri.
2. In casi debitamente giustificati i conti possono essere aperti in monete diverse dall'euro.
3. I contributi degli Stati contributori sono versati su tali conti bancari. Essi sono destinati a mettere a disposizione del comandante dell'operazione gli anticipi necessari all'esecuzione delle spese relative ai costi comuni di un'operazione militare.
4. I contributi ai sensi degli articoli 28 e 30 sono versati su conti bancari separati. Sono destinati all'esecuzione delle spese la cui amministrazione è stata affidata ad Athena, come specificato nei rispettivi articoli.
Articolo 14
Gestione dei fondi
1. I pagamenti effettuati a partire dal conto di Athena richiedono la firma congiunta dell'amministratore o di un amministratore aggiunto, da un lato, e del contabile o di un contabile aggiunto, dall'altro.
2. Gli scoperti di conto non sono consentiti.
CAPO 5
COSTI COMUNI
Articolo 15
Definizione dei costi comuni e periodi di eleggibilità
1. Sono a carico di Athena i costi comuni elencati nell'allegato I indipendentemente dal momento in cui sono insorti. Quando sono inseriti in un articolo del bilancio relativo all'operazione a cui sono principalmente connessi, sono considerati costi operativi dell'operazione. Diversamente, sono considerati costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni.
2. Sono a carico di Athena inoltre i costi comuni operativi elencati nell'allegato II per il periodo che va dall'approvazione del concetto di gestione della crisi per l'operazione fino alla nomina del comandante dell'operazione. In particolari circostanze, previa consultazione del CPS, il comitato speciale può modificare il periodo durante il quale tali costi sono a carico di Athena.
3. Durante la fase attiva di un'operazione, che si estende dalla data di nomina del comandante dell'operazione alla data in cui il comando operativo cessa la sua attività, sono a carico di Athena come costi comuni operativi:
a)
i costi comuni elencati nell'allegato III, parte A;
b)
i costi comuni elencati nell'allegato III, parte B, quando il Consiglio decide in tal senso;
c)
i costi comuni elencati nell'allegato III, parte C, quando richiesto dal comandante dell'operazione e se approvato dal comitato speciale.
4. Durante la fase attiva di un'azione di sostegno militare, stabilita dal Consiglio, sono a carico di Athena come costi comuni operativi i costi comuni definiti dal Consiglio caso per caso con riferimento all'allegato III.
5. Fanno altresì parte dei costi comuni operativi di un'operazione le spese necessarie per procedere alla liquidazione della stessa, come elencati nell'allegato IV.
Un'operazione è oggetto di liquidazione quando i materiali e le infrastrutture finanziati in comune per l'operazione stessa sono stati assegnati a una destinazione finale ed è stata approvata la contabilità dell'operazione.
6. Le spese destinate a coprire costi che in ogni caso sarebbero stati presi a carico da uno o più Stati contributori, un'istituzione dell'Unione o un'organizzazione internazionale, indipendentemente dall'organizzazione di un'operazione, non sono ammissibili come costi comuni.
7. Il comitato speciale può decidere, in singoli casi e in particolari circostanze, che taluni costi incrementali diversi da quelli elencati nell'allegato III, parte B, siano considerati come costi comuni per una determinata operazione durante la sua fase attiva.
8. Se l'unanimità non può essere raggiunta in sede di comitato speciale, quest'ultimo può, su iniziativa della presidenza, sottoporre la questione al Consiglio.
Articolo 16
Esercitazioni
1. I costi comuni delle esercitazioni dell'Unione sono finanziati mediante Athena, secondo le regole e le procedure analoghe a quelle relative alle operazioni cui contribuiscono tutti gli Stati membri partecipanti.
2. Tali costi comuni delle esercitazioni sono costituiti in primo luogo dai costi incrementali relativi ai comandi rischierabili o fissi e, in secondo luogo, dai costi incrementali derivanti dal ricorso da parte dell'Unione a mezzi e capacità comuni della NATO messi a disposizione per un'esercitazione.
3. I costi comuni delle esercitazioni non includono i costi relativi a:
a)
acquisizioni in conto capitale, comprese quelle relative agli edifici, all'infrastruttura e ai materiali;
b)
la fase di pianificazione e di preparazione delle esercitazioni, salvo approvazione del comitato speciale;
c)
il trasporto, le caserme e gli alloggi per le forze.
Articolo 17
Importo di riferimento
Qualsiasi decisione del Consiglio con la quale il Consiglio decide di istituire o prolungare un'operazione militare dell'Unione comporta un importo di riferimento per i costi comuni di tale operazione. L'amministratore valuta in particolare con il concorso dello Stato maggiore dell'Unione e, se è in servizio, del comandante dell'operazione, l'importo stimato necessario per coprire i costi comuni dell'operazione per il periodo previsto. L'amministratore propone, per il tramite della presidenza, tale importo all'organo del Consiglio incaricato di esaminare il progetto di decisione. I membri del comitato speciale sono invitati a partecipare alle discussioni di tale organo riguardo all'importo di riferimento.
CAPO 6
BILANCIO
Articolo 18
Principi di bilancio
1. Il bilancio, stabilito in euro, è l'atto che per ciascun esercizio prevede e autorizza l'insieme delle entrate e delle spese relative ai costi comuni di cui Athena ha l'amministrazione.
2. Tutte le spese sono connesse a un'operazione specifica, a eccezione eventualmente dei costi elencati nell'allegato I.
3. Gli stanziamenti iscritti in bilancio sono autorizzati per la durata di un esercizio che inizia il 1o gennaio e termina il 31 dicembre dello stesso anno.
4. Nel bilancio, entrate e spese devono risultare in pareggio.
5. La riscossione delle entrate o il pagamento delle spese relative ai costi comuni possono essere effettuati mediante imputazione a una linea del bilancio e nei limiti degli stanziamenti che vi sono iscritti, salvo in forza dell'articolo 34, paragrafo 5.
Articolo 19
Bilancio annuale
1. L'amministratore stabilisce annualmente un progetto di bilancio per l'esercizio successivo, con il concorso del comandante di ciascuna operazione.
2. Il progetto riporta:
a)
gli stanziamenti stimati necessari per coprire i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni;
b)
gli stanziamenti stimati necessari per coprire i costi comuni operativi per le operazioni in corso o pianificate e, se del caso, per rimborsare costi comuni prefinanziati da uno Stato o un terzo;
c)
gli stanziamenti accantonati di cui all'articolo 26;
d)
una previsione delle entrate necessarie per coprire le spese.
3. Gli stanziamenti d'impegno e di pagamento sono classificati in titoli e in capitoli che raggruppano le spese a seconda della loro natura o della loro destinazione e ripartiti, per quanto occorra, in articoli. Il progetto di bilancio comprende osservazioni particolareggiate per capitolo o articolo. A ciascuna operazione è dedicato un titolo specifico il quale costituisce la parte generale del bilancio e comprende i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni.
4. Ogni titolo può contenere un capitolo denominato «stanziamenti provvisori». Tali stanziamenti sono iscritti qualora sussista incertezza, fondata su gravi motivi quanto all'importo degli stanziamenti necessari o alla possibilità di eseguire gli stanziamenti iscritti.
5. Le entrate comprendono:
a)
contributi degli Stati membri partecipanti e contributori e, se del caso, degli Stati terzi contributori;
b)
entrate diverse, suddivise per titolo che includono interessi percepiti, utili derivanti dalle vendite e saldo dell'esecuzione dell'esercizio precedente una volta determinato dal comitato speciale.
6. L'amministratore propone il progetto di bilancio al comitato speciale entro il 31 ottobre. Il comitato speciale approva il progetto di bilancio entro il 31 dicembre. L'amministratore adotta il bilancio approvato e lo notifica agli Stati membri partecipanti e agli Stati terzi contributori.
Articolo 20
Bilanci rettificativi
1. In caso di circostanze inevitabili, eccezionali o impreviste, anche quando un'operazione è avviata durante l'esercizio finanziario, l'amministratore propone un progetto di bilancio rettificativo. Il progetto di bilancio rettificativo è redatto, proposto, approvato, adottato e notificato secondo la stessa procedura del bilancio annuale. Il comitato speciale ne discute tenendo conto dell'urgenza.
2. Qualora tale progetto di bilancio rettificativo sia conseguente all'avvio di una nuova operazione o a modifiche nel bilancio relativo a un'operazione in corso, l'amministratore informerà il comitato speciale dei costi totali previsti per tale operazione. Se tali costi superano sostanzialmente l'importo di riferimento pertinente, il comitato speciale può chiedere al Consiglio di approvarli.
3. Il progetto di bilancio rettificativo conseguente all'avvio di una nuova operazione è sottoposto al comitato speciale entro un periodo di quattro mesi dall'approvazione dell'importo di riferimento, a meno che il comitato speciale non fissi un termine più lungo.
Articolo 21
Storni
1. L'amministratore, se del caso su proposta del comandante dell'operazione, può procedere a storni di stanziamenti. L'amministratore comunica la sua intenzione al comitato speciale, se l'urgenza della situazione lo consente, almeno con una settimana di anticipo. Tuttavia, è necessaria l'approvazione preliminare del comitato speciale allorché:
a)
lo storno previsto tenda a modificare il totale degli stanziamenti previsti per un'operazione;
o
b)
gli storni da capitolo a capitolo previsti durante l'esercizio superino il 10 % degli stanziamenti iscritti nel capitolo da cui provengono gli stanziamenti, quali figurano nel bilancio dell'esercizio sottoscritto alla data in cui è avanzata la proposta di storno in questione.
2. Se lo ritiene necessario per il corretto svolgimento di un'operazione, entro i tre mesi successivi alla data di avvio della stessa, il comandante dell'operazione può procedere a storni di stanziamenti assegnati all'operazione, da articolo ad articolo e da capitolo a capitolo della parte «costi comuni operativi» del bilancio. Egli ne informa l'amministratore e il comitato speciale.
Articolo 22
Riporto degli stanziamenti
1. Gli stanziamenti destinati a coprire i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni che non sono stati impegnati sono in linea di massima cancellati alla fine dell'esercizio finanziario, salvo disposizione contraria prevista dal paragrafo 2.
2. Gli stanziamenti destinati a coprire i costi di deposito dei materiali e dell'equipaggiamento amministrati da Athena possono essere riportati al solo esercizio successivo quando l'impegno corrispondente sia anteriore al 31 dicembre del vigente esercizio finanziario. Gli stanziamenti destinati a coprire i costi comuni operativi possono essere riportati quando sono necessari a un'operazione la cui liquidazione non è terminata.
3. L'amministratore presenta entro il 15 febbraio al comitato speciale le proposte di riporto di stanziamenti non impegnati dell'esercizio precedente. Tali proposte si considerano approvate a meno che il comitato speciale non decida diversamente entro il 15 marzo.
4. Gli stanziamenti impegnati dell'esercizio precedente sono riportati e l'amministratore ne informa il comitato speciale entro il 15 febbraio.
Articolo 23
Esecuzione anticipata
Non appena approvato il bilancio annuale, gli stanziamenti possono essere utilizzati per coprire gli impegni e i pagamenti per quanto necessario sotto il profilo operativo.
CAPO 7
CONTRIBUTI E RIMBORSI
Articolo 24
Determinazione dei contributi
1. Gli stanziamenti di pagamento destinati a coprire i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni che non sono coperti dalle entrate diverse, sono finanziati con i contributi degli Stati membri partecipanti.
2. Gli stanziamenti di pagamento destinati a coprire i costi comuni operativi di un'operazione sono coperti con i contributi degli Stati contributori.
3. I contributi degli Stati membri contributori per un'operazione corrispondono all'importo degli stanziamenti di pagamento iscritti in bilancio e destinati a coprire i costi comuni operativi dell'operazione in questione, dedotti gli importi dei contributi a carico degli Stati terzi contributori per la stessa operazione in applicazione dell'articolo 12.
4. La ripartizione dei contributi tra gli Stati membri cui è richiesto un contributo è determinata secondo un criterio basato sul prodotto nazionale lordo definito all'articolo 41, paragrafo 2, TUE e conformemente alla decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio (3), o a qualsiasi altra decisione del Consiglio che la sostituisca.
5. I dati per il calcolo dei contributi corrispondono a quelli della colonna denominata «risorsa propria basata sull'RNL» della tabella «Riepilogo del finanziamento del bilancio generale per tipo di risorse proprie e per Stato membro» allegata all'ultimo bilancio generale adottato dell'Unione. Il contributo di ciascuno Stato membro cui è richiesto un contributo è proporzionale alla quota del reddito nazionale lordo (RNL) di tale Stato membro nell'importo complessivo degli RNL degli Stati membri cui è richiesto un contributo.
Articolo 25
Calendario di pagamento dei contributi
1. Se il Consiglio ha adottato un importo di riferimento per un'operazione militare dell'Unione, gli Stati membri contributori versano i loro contributi per un ammontare pari al 30 % dell'importo di riferimento, a meno che il Consiglio non decida una percentuale diversa. L'amministratore richiede i contributi in funzione delle esigenze operative dell'operazione fino all'ammontare concordato.
2. Il comitato speciale, su proposta dell'amministratore, può decidere di richiedere contributi supplementari prima che sia sottoscritto un bilancio rettificativo relativo all'operazione. Il comitato speciale può decidere di sottoporre la questione agli organi preparatori competenti del Consiglio.
3. Se per un'operazione specifica è stato adottato un bilancio rettificativo, gli Stati membri versano il saldo dei contributi per questa operazione in applicazione dell'articolo 24. Tuttavia, quando la durata prevista dell'operazione è superiore a sei mesi compresi in un esercizio finanziario, il saldo dei contributi è pagato in due rate. In tal caso, la prima rata è versata entro 60 giorni dall'avvio dell'operazione; la seconda rata è versata entro un termine, fissato dal comitato speciale su proposta dell'amministratore, che tiene conto delle esigenze operative. Il comitato speciale può derogare alle disposizioni del presente paragrafo.
4. L'amministratore chiede per lettera i contributi corrispondenti alle amministrazioni nazionali di cui gli sono stati comunicati gli estremi quando:
a)
il comitato speciale ha approvato un progetto di bilancio per un esercizio finanziario come previsto all'articolo 19. La prima richiesta di contributo copre le esigenze operative per otto mesi. La seconda richiesta di contributi copre il saldo restante dei contributi, tenuto conto del saldo dell'esecuzione di bilancio dell'esercizio precedente se il comitato speciale ha deciso di iscrivere tale saldo nel bilancio in corso dopo aver ricevuto il parere sulla revisione;
b)
un importo di riferimento è stato adottato come previsto all'articolo 25, paragrafo 1; o
c)
un bilancio rettificativo è approvato come previsto all'articolo 20.
5. Fatte salve le altre disposizioni della presente decisione, i contributi sono versati entro trenta giorni dall'invio della richiesta corrispondente, tranne nel caso della prima richiesta di contributi per il bilancio di un nuovo esercizio in cui il pagamento è effettuato entro quaranta giorni dall'invio della richiesta corrispondente.
6. Una volta che il progetto di bilancio aggregato è stato presentato al comitato speciale, per quegli Stati membri le cui procedure di bilancio e finanziarie non consentono il pagamento dei rispettivi contributi entro i termini stabiliti, l'amministratore può rilasciare relativamente allo Stato membro interessato una richiesta anticipata di contributi prima della fine dell'esercizio in corso a titolo di pagamento anticipato per la richiesta di contributi per il bilancio dell'esercizio successivo.
7. Le spese bancarie relative al pagamento dei contributi sono a carico degli Stati contributori, ciascuno per quanto lo concerne.
8. L'amministratore accusa ricevuta dei contributi.
Articolo 26
Prefinanziamento
1. Nel caso di un'operazione di reazione militare rapida dell'Unione, sono richiesti contributi agli Stati membri contributori a concorrenza dell'importo di riferimento. Fatto salvo l'articolo 25, paragrafo 3, i versamenti sono effettuati come definito in appresso.
2. Ai fini del prefinanziamento delle operazioni di reazione militare rapida dell'Unione, gli Stati membri partecipanti:
a)
versano i contributi ad Athena in anticipo; o
b)
quando il Consiglio decide di condurre un'operazione di reazione militare rapida dell'Unione al cui finanziamento contribuiscono, versano i rispettivi contributi ai costi comuni di tale operazione entro cinque giorni dall'invio della richiesta a concorrenza dell'importo di riferimento, a meno che il Consiglio non decida altrimenti.
3. Ai fini indicati al paragrafo 2, il comitato speciale, composto di un rappresentante di ciascuno degli Stati membri che versano i contributi in anticipo, iscrive stanziamenti accantonati in un titolo specifico del bilancio. Tali stanziamenti accantonati sono coperti da contributi dovuti dagli Stati membri che versano i contributi in anticipo entro novanta giorni dall'invio della richiesta corrispondente.
4. Gli stanziamenti accantonati di cui al paragrafo 3 utilizzati per un'operazione sono reintegrati entro novanta giorni dall'invio della richiesta.
5. Fatto salvo il paragrafo 1, uno Stato membro che versa il contributo in anticipo può, in circostanze specifiche, autorizzare l'amministratore a utilizzarlo per coprire il contributo a un'operazione a cui partecipa, diversa da un'operazione di reazione rapida. Il contributo versato in anticipo è reintegrato dallo Stato membro interessato entro novanta giorni dall'invio della richiesta.
6. Qualora siano necessari fondi per un'operazione diversa da un'operazione di reazione rapida, prima di ricevere contributi sufficienti per tale operazione:
a)
i contributi versati in anticipo dagli Stati membri che contribuiscono al finanziamento dell'operazione, previa approvazione degli Stati membri che versano in anticipo, possono essere utilizzati fino al 75 % del totale per coprire i contributi dovuti per l'operazione in questione. I contributi versati in anticipo sono reintegrati dagli Stati membri che versano in anticipo entro novanta giorni dall'invio della richiesta;
b)
nel caso di cui alla lettera a) del presente paragrafo, i contributi dovuti per l'operazione a norma dell'articolo 25, paragrafo 1, dagli Stati membri che non hanno versato in anticipo sono versati, previa approvazione degli Stati membri interessati, entro cinque giorni dall'invio della richiesta corrispondente da parte dell'amministratore.
7. Il comandante dell'operazione può impegnare e pagare gli importi messi a sua disposizione anche ai sensi dell'articolo 34, paragrafo 3.
8. Gli Stati membri possono modificare la loro scelta con un preavviso all'amministratore di almeno tre mesi.
9. Gli interessi maturati sul prefinanziamento saranno ripartiti annualmente tra gli Stati membri che hanno versato in anticipo e aggiunti ai loro stanziamenti accantonati. Gli importi saranno notificati a tali Stati membri nell'ambito della procedura di approvazione del bilancio annuale.
Articolo 27
Rimborso dei prefinanziamenti
1. Uno Stato membro, uno Stato terzo o, se del caso, un'organizzazione internazionale che il Consiglio abbia autorizzato a prefinanziare una parte dei costi comuni di un'operazione può ottenerne il rimborso da Athena, presentando una richiesta corredata dei documenti giustificativi necessari e indirizzata all'amministratore al più tardi due mesi dopo la data di conclusione dell'operazione in questione.
2. Non si può dar seguito ad alcuna richiesta di rimborso se non è approvata dal comandante dell'operazione, se ancora in servizio, e dall'amministratore.
3. Se una richiesta di rimborso presentata da uno Stato contributore è approvata, può essere dedotta dalla richiesta di contributo successiva rivolta a questo Stato dall'amministratore.
4. Se non è prevista alcuna richiesta di contributo quando la richiesta è approvata, o per la parte di una richiesta di rimborso approvata che superi il contributo previsto, l'amministratore procede al pagamento dell'importo da rimborsare entro trenta giorni, tenuto conto della tesoreria di Athena e delle necessità del finanziamento dei costi comuni dell'operazione in questione.
5. Il rimborso è dovuto conformemente alla presente decisione anche qualora l'operazione sia annullata.
6. Il rimborso è comprensivo degli interessi maturati sull'importo messo a disposizione con il prefinanziamento.
Articolo 28
Gestione da parte di Athena delle spese non incluse nei costi comuni
1. Il comitato speciale, su proposta dell'amministratore, con l'assistenza del comandante dell'operazione, o su proposta di uno Stato membro, può decidere che la gestione amministrativa di talune spese relative a un'operazione («costi a carico degli Stati»), pur rimanendo a carico degli Stati membri, ciascuno per quanto lo concerne, è affidata ad Athena.
2. Il comitato speciale, nella sua decisione, può autorizzare il comandante dell'operazione a stipulare a nome degli Stati membri partecipanti a un'operazione e, se del caso, di terzi, contratti per l'acquisto dei servizi e delle forniture da finanziare come costi a carico degli Stati.
3. Nella decisione il comitato speciale stabilisce le modalità di prefinanziamento dei costi a carico degli Stati.
4. Athena tiene la contabilità dei costi a carico degli Stati della cui amministrazione è incaricata e che sono sostenuti da ciascuno Stato membro e, se del caso, da terzi. Trasmette ogni mese a ciascuno Stato membro e, se del caso, a tali terzi, un riepilogo delle spese a suo carico e sostenute da esso o dal suo personale nel corso del mese precedente e chiede i fondi necessari per regolare tali spese. Gli Stati membri e, se del caso, i terzi versano ad Athena i fondi necessari entro trenta giorni dall'invio della relativa richiesta.
Articolo 29
Gestione da parte di Athena dei prefinanziamenti e delle spese non incluse nei costi comuni al fine di agevolare lo schieramento iniziale delle forze in un'operazione
Ove ciò sia richiesto da particolari circostanze operative, il comitato speciale può decidere, su proposta dell'amministratore, con l'assistenza del comandante dell'operazione, o su proposta di uno Stato membro, che il prefinanziamento e la gestione amministrativa di talune spese relative a un'operazione, pur rimanendo a carico degli Stati membri, ciascuno per quanto lo concerne, siano affidati ad Atena, al fine di agevolare lo schieramento iniziale delle forze in un'operazione, prima che siano confermati gli Stati membri partecipanti. La gestione di tali costi è assicurata nell'ambito dei mezzi e delle risorse esistenti e l'esborso iniziale è limitato al 20 % dell'importo di riferimento. In questo caso, il comitato speciale illustra nella sua decisione le modalità di prefinanziamento e di rimborso degli importi prefinanziati dai futuri Stati membri e terzi partecipanti.
Articolo 30
Gestione da parte di Athena dei contributi finanziari di terzi
1. Secondo le disposizioni pertinenti del quadro giuridico dell'operazione e a seguito della decisione del CPS di accettare l'attuazione o la gestione di un progetto da parte dell'operazione o un contributo finanziario da parte di terzi o di uno Stato membro alle spese derivanti dall'operazione, il comitato speciale può autorizzare l'affidamento ad Athena, nell'ambito dei mezzi e delle risorse esistenti, della gestione amministrativa del finanziamento destinato a tale progetto o di tale contributo. Ciò può includere progetti finanziati dall'Unione.
2. Il costo relativo alla gestione del contributo dovrebbe essere sostenuto dal contributo stesso. Il comitato speciale può decidere caso per caso che taluni costi associati al contributo e relativi alla fase attiva dell'operazione siano ammissibili come costi comuni.
3. Ai fini della gestione di un contributo da parte di terzi, dell'Unione o di uno Stato membro, l'amministratore negozia e firma, previa approvazione del comitato speciale, un accordo amministrativo ad hoc con i terzi, con l'Unione o con lo Stato membro, in cui sono definiti lo scopo, i costi che il contributo deve sostenere e le modalità di gestione del contributo, compresa la responsabilità del comandante dell'operazione dinanzi al comitato speciale. L'amministratore assicura che la gestione del contributo rispetti le disposizioni amministrative ad hoc e fornisce l contributore interessato, direttamente o tramite il comandante dell'operazione, tutte le informazioni pertinenti relative alla gestione del contributo.
Articolo 31
Interessi di mora
1. Se uno Stato non ha adempiuto i suoi obblighi finanziari, si applicano per analogia le norme dell'Unione sugli interessi di mora fissate dall'articolo 78 del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (4) o qualsiasi altro regolamento che lo sostituisca in relazione al pagamento di contributi al bilancio dell'Unione.
2. Quando il pagamento è effettuato con un ritardo non superiore a venti giorni, non si applicano interessi. Quando il pagamento è effettuato con un ritardo superiore a venti giorni, gli interessi sono calcolati per l'intero periodo.
CAPO 8
ESECUZIONE DELLE SPESE
Articolo 32
Principi
1. Gli stanziamenti di Athena sono utilizzati conformemente ai principi di sana gestione finanziaria, vale a dire economia, efficienza ed efficacia.
2. Degli ordinatori sono incaricati di dare esecuzione alle entrate e alle spese di Athena conformemente ai principi di sana gestione finanziaria e di assicurarne la regolarità e la legalità. Per eseguire le spese, gli ordinatori procedono agli impegni di bilancio e agli impegni giuridici, alla liquidazione delle spese e all'emissione degli ordini di pagamento, nonché agli atti preliminari necessari all'esecuzione degli stanziamenti. Un ordinatore può delegare le sue funzioni mediante una decisione che determina:
a)
i delegati di livello appropriato;
b)
la portata dei poteri conferiti;
c)
la possibilità per i beneficiari di sottodelegare i loro poteri.
3. L'esecuzione degli stanziamenti è assicurata secondo il principio della separazione dell'ordinatore e del contabile. Le funzioni di ordinatore e di contabile non sono compatibili tra di loro. Qualsiasi pagamento effettuato tramite i fondi amministrati da Athena richiede la firma congiunta di un ordinatore e di un contabile.
4. Fatta salva la presente decisione, quando l'esecuzione delle spese comuni è affidata a uno Stato membro, un'istituzione dell'Unione o, se del caso, un'organizzazione internazionale, lo Stato, l'istituzione o l'organizzazione applica le norme vigenti relative all'esecuzione delle proprie spese. Quando l'amministratore esegue direttamente delle spese, rispetta le norme applicabili all'esecuzione della sezione «Consiglio» del bilancio generale dell'Unione.
5. L'amministratore può tuttavia fornire alla presidenza spunti per una proposta da presentare al Consiglio o al comitato speciale sulle norme per l'esecuzione delle spese comuni.
6. Il comitato speciale può approvare norme per l'esecuzione delle spese comuni diverse da quelle cui al paragrafo 4.
Articolo 33
Costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni oppure non direttamente collegati a un'operazione specifica
L'amministratore esercita le funzioni di ordinatore delle spese che coprono i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni, nonché i costi non direttamente collegabili a un'operazione specifica.
Articolo 34
Costi comuni operativi
1. Il comandante dell'operazione esercita le funzioni di ordinatore delle spese che coprono i costi comuni operativi dell'operazione affidatagli. Tuttavia, l'amministratore esercita le funzioni di ordinatore delle spese che coprono i costi comuni operativi insorti durante la fase preparatoria di un'operazione specifica ed eseguite direttamente da Athena, ovvero relativi all'operazione al termine della fase attiva.
2. Su richiesta del comandante di un'operazione l'amministrazione trasferisce dal conto bancario di Athena al conto bancario a nome di Athena di cui il comandante ha comunicato gli estremi gli importi necessari per l'esecuzione delle spese di un'operazione.
3. In deroga all'articolo 18, paragrafo 5, l'adozione di un importo di riferimento dà diritto all'amministratore e al comandante dell'operazione, per il rispettivo settore di competenza, d'impegnare e di pagare spese per l'operazione in questione nella percentuale dell'importo di riferimento approvata a norma dell'articolo 25, paragrafo 1, a meno che il Consiglio non stabilisca un livello di impegni più elevato.
Il comitato speciale, su proposta dell'amministratore o del comandante dell'operazione e tenendo conto della necessità operativa e dell'urgenza, può decidere che le spese supplementari potranno essere impegnate e, se del caso, pagate. Il comitato speciale può decidere di sottoporre la questione agli organi preparatori competenti del Consiglio per il tramite della presidenza, a meno che circostanze operative non impongano diversamente. Tale deroga non si applica a decorrere dalla data di sottoscrizione di un bilancio dell'operazione in questione.
4. Nel periodo precedente alla sottoscrizione di un bilancio di un'operazione, l'amministratore e il comandante dell'operazione o il suo rappresentante rendono conto al comitato speciale ogni mese per il rispettivo settore di competenza, delle spese ammissibili come costi comuni di tale operazione. Il comitato speciale, su proposta dell'amministratore, del comandante dell'operazione o di uno Stato membro, può formulare idirettive sull'esecuzione delle spese in questo periodo.
5. In deroga all'articolo 18, paragrafo 5, in caso di pericolo imminente per la vita del personale impegnato in un'operazione militare dell'Unione, il comandante dell'operazione può eseguire le spese necessarie alla salvaguardia della vita del personale in questione al di là degli stanziamenti iscritti in bilancio. Ne informa l'amministratore e il comitato speciale quanto prima possibile. In tal caso l'amministratore propone, di concerto con il comandante dell'operazione, gli storni necessari per finanziare tali spese impreviste. Se non è possibile assicurare un finanziamento sufficiente di tali spese mediante storni, l'amministratore propone un bilancio rettificato.
CAPO 9
DESTINAZIONE FINALE DEI MATERIALI E DELLE INFRASTRUTTURE FINANZIATI IN COMUNE
Articolo 35
Materiali e infrastrutture
1. L'amministratore propone al comitato speciale un tasso di deprezzamento per i materiali e gli altri mezzi relativamente a tutte le operazioni. Se richiesto da circostanze operative e previa approvazione del comitato speciale, il comandante dell'operazione può applicare un tasso di deprezzamento diverso.
2. In vista della liquidazione dell'operazione affidatagli, il comandante dell'operazione propone al comitato speciale una destinazione finale per i materiali e le infrastrutture finanziati in comune per l'operazione stessa.
3. L'amministratore gestisce i materiali e le infrastrutture restanti al termine della fase attiva dell'operazione allo scopo, se necessario, di trovare la sua destinazione finale.
4. La destinazione finale dei materiali e delle infrastrutture finanziati in comune è approvata dal comitato speciale tenendo conto di esigenze operative e criteri finanziari. La destinazione finale può essere:
a)
per quanto concerne le infrastrutture, la vendita o la cessione per il tramite di Athena al paese ospite, a uno Stato membro o a un terzo;
b)
per quanto concerne i materiali, la vendita per il tramite di Athena a uno Stato membro, al paese ospite o a un terzo ovvero l'immagazzinamento e la manutenzione da parte di Athena, uno Stato membro o tale terzo, per uso in un'operazione successiva.
5. In caso di vendita i materiali e le infrastrutture sono venduti al loro prezzo di mercato o, qualora tale prezzo non possa essere determinato, a un prezzo equo e ragionevole tenendo conto delle specifiche condizioni locali.
6. La vendita o cessione al paese ospite o a un terzo sono effettuate conformemente alle pertinenti norme di sicurezza vigenti.
7. Se si decide che Athena conserva i materiali finanziati in comune per un'operazione, gli Stati membri contributori possono chiedere una compensazione finanziaria agli altri Stati membri partecipanti. Il comitato speciale, nella composizione che riunisce i rappresentanti di tutti gli Stati membri partecipanti, adotta le decisioni appropriate su proposta dell'amministratore.
CAPO 10
CONTABILITÀ E INVENTARIO
Articolo 36
Contabilità dei costi comuni operativi
Il comandante dell'operazione tiene la contabilità dei bonifici ricevuti da Athena, delle spese che impegna e dei pagamenti che effettua, e delle entrate che incassa, nonché di un inventario dei beni mobili finanziati dal bilancio di Athena e utilizzati per l'operazione affidatagli.
Articolo 37
Contabilità consolidata
1. Il contabile tiene la contabilità dei contributi richiesti e dei bonifici effettuati. Stabilisce inoltre la contabilità dei costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni, nonché delle spese operative e delle entrate eseguite sotto la responsabilità diretta dell'amministratore.
2. Il contabile stabilisce la contabilità consolidata delle entrate e delle spese di Athena. A tal fine, il comandante di ciascuna operazione gli trasmette la contabilità delle spese che egli ha impegnato e dei pagamenti che ha effettuato, nonché delle entrate che ha ricevuto.
CAPO 11
REVISIONE E RENDIMENTO DEI CONTI
Articolo 38
Informazione periodica del comitato speciale
Ogni tre mesi l'amministratore presenta al comitato speciale una relazione sullo stato di esecuzione delle entrate e delle spese dall'inizio dell'esercizio. A tal fine ciascun comandante dell'operazione fornisce all'amministratore uno stato delle spese relative ai costi comuni operativi dell'operazione affidatagli.
Articolo 39
Condizioni per l'esercizio dei controlli
1. Le persone incaricate della revisione delle entrate e delle spese di Athena, prima dell'assolvimento dei loro compiti, hanno ottenuto il nulla osta di segretezza per accedere alle informazioni classificate almeno fino al livello «SECRET UE/EU SECRET» detenute dal Consiglio o, a seconda dei casi, un nullaosta equivalente concesso da uno Stato membro o dalla NATO. Tali persone vigilano sul rispetto della riservatezza delle informazioni e sulla protezione dei dati di cui vengono a conoscenza nell'esercizio delle loro funzioni di revisione conformemente alle regole applicabili a tali informazioni e dati.
2. Le persone incaricate della revisione delle entrate e delle spese di Athena hanno accesso immediato, senza necessità di preavviso, ai documenti e al contenuto di tutti i supporti di dati relativi a tali entrate e spese, nonché ai locali in cui tali documenti e supporti sono custoditi. Hanno la facoltà di riprodurli. Le persone partecipanti all'esecuzione delle entrate e delle spese di Athena forniscono all'amministratore e alle persone incaricate della revisione di tali entrate e spese l'assistenza necessaria all'assolvimento dei loro compiti.
Articolo 40
Revisione esterna dei conti
1. Quando l'esecuzione delle spese di Athena è affidata a uno Stato membro, un'istituzione dell'Unione o un'organizzazione internazionale, lo Stato, l'istituzione o l'organizzazione in questione applica le norme vigenti relative alla revisione delle proprie spese.
2. Tuttavia, l'amministratore o le persone da questi designate possono in qualsiasi momento procedere alla verifica dei costi comuni di Athena insorti per la preparazione o a seguito di operazioni o dei costi comuni operativi di un'operazione. Inoltre, il comitato speciale, su proposta dell'amministratore o di uno Stato membro, può in qualsiasi momento designare revisori esterni, definendone i compiti e le condizioni di impiego.
3. Per l'esecuzione delle revisioni esterne è istituito un collegio di revisori dei conti composto da sei membri. Il comitato speciale nomina i membri per un periodo di tre anni, rinnovabile un'unica volta, scelti tra i candidati proposti dagli Stati membri. Il comitato speciale può prorogare il mandato di un membro per un periodo massimo di sei mesi.
I candidati devono appartenere al più importante organismo di revisione contabile nazionale di uno Stato membro o essere raccomandati da tale istituzione e offrire sufficienti garanzie di sicurezza e indipendenza. Essi devono essere disponibili per assolvere compiti per conto di Athena ogni qual volta sia necessario. Nell'esercizio di tali funzioni:
a)
i membri del collegio di revisori dei conti continuano a essere retribuiti dall'organismo di appartenenza; Athena si fa carico delle spese di missione conformemente alle regole applicabili ai funzionari dell'Unione di grado equivalente;
b)
i membri possono chiedere o ricevere istruzioni soltanto dal comitato speciale; il collegio e i revisori dei conti che lo compongono espletano il loro mandato in piena indipendenza e sono i soli responsabili della condotta della revisione esterna;
c)
i membri riferiscono unicamente al comitato speciale in merito ai loro compiti;
d)
i membri verificano, sia durante l'esercizio in corso sia a posteriori, tramite controlli in loco e fornendo documenti giustificativi, che l'esecuzione delle spese finanziate o prefinanziate da Athena sia conforme alla normativa applicabile e ai principi di sana gestione finanziaria, vale a dire economia, efficienza ed efficacia, e che i controlli interni siano adeguati.
Ogni anno il collegio dei revisori dei conti elegge tra i suoi membri il suo presidente o ne proroga il mandato. Esso adotta le norme applicabili alle revisioni effettuate dai suoi membri secondo i più elevati standard internazionali. Il collegio dei revisori dei conti approva le relazioni di revisione contabile stilate dai suoi membri prima che siano trasmesse all'amministratore e al comitato speciale.
4. In singoli casi e per motivi specifici il comitato speciale può decidere di servirsi di altri organismi esterni.
5. Il costo delle revisioni effettuate dai revisori che agiscono per conto di Athena è considerato come un costo comune a carico di Athena.
Articolo 41
Revisione interna dei conti
1. Il segretario generale del Consiglio nomina, su proposta dell'amministratore e dopo aver informato il comitato speciale, per un periodo di quattro anni, rinnovabile fino a un periodo massimo di otto anni, un revisore interno di Athena, e almeno un revisore interno aggiunto; il revisore interno deve possedere le qualificazioni professionali richieste e offrire sufficienti garanzie di sicurezza e indipendenza. Il revisore interno non può essere né ordinatore né contabile e non può partecipare alla preparazione dello stato finanziario.
2. Il revisore interno riferisce all'amministratore riguardo al controllo dei rischi, esprimendo pareri indipendenti sulla qualità dei sistemi di gestione e di controllo, formulando raccomandazioni dirette a migliorare il controllo interno delle operazioni; e a promuovere una sana gestione finanziaria. Il revisore interno in particolare è incaricato di verificare l'adeguatezza e l'efficacia dei sistemi interni di gestione, nonché le prestazioni dei servizi nella realizzazione delle politiche e degli obiettivi in relazione ai rischi a essi associati.
3. Il revisore interno esercita le sue funzioni sull'insieme dei servizi che partecipano all'incasso delle entrate di Athena o all'esecuzione delle spese finanziate da Athena.
4. Il revisore interno effettua una o più revisioni nel corso dell'esercizio, secondo necessità. Riferisce all'amministratore e informa il comandante dell'operazione delle conclusioni cui è giunto e delle sue raccomandazioni. Il comandante dell'operazione e l'amministratore danno seguito alle raccomandazioni formulate a seguito delle revisioni.
5. Ogni anno l'amministratore rende conto al comitato speciale della revisione interna indicando il numero e il tipo di revisioni interne effettuate, le constatazioni fatte, le raccomandazioni formulate e il seguito dato a tali raccomandazioni.
6. Inoltre, ciascun comandante dell'operazione assicura al revisore interno il pieno accesso all'operazione che comanda. Il revisore interno verifica il corretto funzionamento dei sistemi e delle procedure finanziari e di bilancio e assicura il funzionamento di sistemi di controllo interno solidi ed efficaci.
7. I lavori e i rapporti del revisore interno sono messi a disposizione del collegio di revisori dei conti con tutti i relativi documenti giustificativi.
Articolo 42
Rendimento e chiusura annuale dei conti
1. Entro il 31 marzo successivo alla chiusura dell'esercizio oppure, se la data è precedente, entro quattro mesi dalla fine dell'operazione affidatagli, il comandante di ciascuna operazione fornisce al contabile di Athena, le informazioni necessarie per redigere i conti annuali dei costi comuni, i conti annuali delle spese ai sensi dell'articolo 28; e la relazione di attività annuale.
2. Entro il 15 maggio successivo alla chiusura dell'esercizio, l'amministratore, affiancato dal contabile e dal comandante di ciascuna operazione, redige e presenta al comitato speciale e al collegio dei revisori lo stato finanziario e la relazione di attività annuale.
3. Il comitato speciale riceve entro otto settimane dalla trasmissione dello stato finanziario un parere sulla revisione dal collegio dei revisori e lo stato finanziario certificato di Athena dall'amministratore, assistito dal contabile e da ciascun comandante dell'operazione.
4. Entro il 30 settembre successivo alla chiusura dell'esercizio il comitato speciale riceve dal collegio dei revisori la relazione sulla revisione e la esamina insieme con il parere sulla revisione e lo stato finanziario al fine di dare scarico all'amministratore, al contabile e al comandante di ciascuna operazione.
5. Coerentemente con il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 o con qualsiasi altro regolamento che lo sostituisca, l'insieme dei conti, inventari e relativi documenti sono conservati, ciascuno al rispettivo livello, dal contabile, da ciascun comandante dell'operazione e, in caso, dall'amministratore per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di scarico corrispondente. Al termine di un'operazione, il comandante dell'operazione provvede alla trasmissione dell'insieme dei conti e degli inventari al contabile.
6. Il comitato speciale decide di iscrivere, mediante un bilancio rettificativo, il saldo dell'esecuzione di un esercizio finanziario i cui conti sono stati approvati a bilancio dell'esercizio successivo, tra le entrate o le spese a seconda dei casi. Il comitato speciale può tuttavia decidere di iscrivere il saldo dell'esecuzione del summenzionato esercizio dopo aver ricevuto il parere sulla revisione del collegio dei revisori.
7. La componente del saldo di esecuzione del bilancio proveniente dall'esecuzione degli stanziamenti destinati a coprire i costi comuni insorti per la preparazione o a seguito di operazioni è imputata ai contributi immediatamente successivi degli Stati membri.
8. La componente del saldo di esecuzione del bilancio proveniente dall'esecuzione degli stanziamenti destinati a coprire i costi comuni operativi di una determinata operazione è imputata ai contributi immediatamente successivi degli Stati membri che hanno contribuito a tale operazione.
9. Qualora il rimborso non possa essere effettuato deducendone l'importo dai contributi dovuti ad Athena, il saldo dell'esecuzione di bilancio è versato agli Stati membri interessati secondo la chiave RNL dell'anno di rimborso.
10. Entro il 31 marzo di ogni anno tutti gli Stati membri che partecipano a un'operazione possono fornire all'amministratore, se del caso attraverso il comandante dell'operazione, informazioni circa i costi incrementali da essi sostenuti per l'operazione durante il precedente esercizio finanziario. Tali informazioni sono ripartite in modo da mostrare le principali voci di spesa. L'amministratore raggruppa tali informazioni onde fornire al comitato speciale un quadro dei costi incrementali dell'operazione.
Articolo 43
Chiusura dei conti di un'operazione
1. Al termine di un'operazione il comitato speciale può decidere, su proposta dell'amministratore o di uno Stato membro, che l'amministratore, affiancato dal contabile e dal comandante dell'operazione, presenti lo stato finanziario dell'operazione al comitato speciale almeno fino alla data della sua conclusione e, ove possibile, della sua liquidazione. Il termine dato all'amministratore non può essere inferiore a quattro mesi a decorrere dalla conclusione dell'operazione.
2. Se lo stato finanziario non può, entro il termine dato, includere le entrate e le spese connesse alla liquidazione dell'operazione, tali entrate e spese figurano nello stato finanziario di Athena e sono esaminate dal comitato speciale nel quadro della procedura di cui all'articolo 42.
3. Il comitato speciale, sulla scorta del parere del collegio dei revisori, approva lo stato finanziario dell'operazione che gli viene sottoposto. Esso dà scarico all'amministratore, al contabile e al comandante di ciascuna operazione per l'operazione considerata.
4. Qualora il rimborso non possa essere effettuato deducendone l'importo dai contributi dovuti ad Athena, il saldo dell'esecuzione di bilancio è versato agli Stati membri interessati secondo la chiave RNL dell'anno di rimborso.
CAPO 12
DISPOSIZIONI VARIE
Articolo 44
Regime di responsabilità
1. Le condizioni che determinano la responsabilità disciplinare e penale del comandante dell'operazione, dell'amministratore e di altro personale messo a disposizione, in particolare dalle istituzioni dell'Unione o dagli Stati membri, in caso di errore o negligenza nell'esecuzione del bilancio sono disciplinate dalle disposizioni dello statuto o dal regime rispettivamente applicabili. Inoltre, Athena può, di propria iniziativa o su richiesta di uno Stato o di terzi contributori, invocare la responsabilità civile del personale sopra menzionato.
2. In nessun caso la responsabilità dell'Unione o del segretario generale del Consiglio può essere invocata da uno degli Stati contributori per lo svolgimento delle funzioni da parte dell'amministratore, del contabile o del personale a essi affiancati.
3. La responsabilità contrattuale che potrebbe derivare da contratti conclusi nell'ambito dell'esecuzione del bilancio è assunta dagli Stati o dai terzi contributori per il tramite di Athena. Essa è disciplinata dalla legislazione applicabile ai contratti in questione.
4. In materia di responsabilità non contrattuale, i danni causati dai comandi operativi, dai comandi della forza e della componente figuranti nella struttura di crisi, la cui composizione sarà definita dal comandante dell'operazione, ovvero dal personale assegnato a tali comandi nell'esercizio delle sue funzioni, sono risarciti dagli Stati o dai terzi contributori tramite Athena conformemente ai principi generali comuni alle legislazioni degli Stati membri e alle disposizioni dello statuto delle forze in vigore nel teatro delle operazioni.
5. In nessun caso la responsabilità dell'Unione o degli Stati membri può essere invocata da uno Stato contributore per contratti conclusi nell'ambito dell'esecuzione del bilancio o per danni causati dalle unità e dai servizi figuranti nella struttura di crisi, la cui composizione sarà definita dal comandante di operazione o dal personale a essi assegnato nell'esercizio delle sue funzioni.
Articolo 45
Sicurezza
In relazione alle informazioni classificate concernenti i lavori di Athena si applica la decisione 2013/488/UE del Consiglio (5) o qualsiasi altra decisione del Consiglio che la sostituisca.
Articolo 46
Protezione dei dati personali
Athena tutela le persone fisiche con riguardo al trattamento dei loro dati personali in conformità dei principi e secondo le procedure di cui al regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio (6). A tal fine il comitato speciale adotta le necessarie norme d'attuazione su proposta dell'amministratore.
Articolo 47
Riesame e revisione
La presente decisione o parte di essa, inclusi gli allegati, è sottoposta a riesame, se necessario, su richiesta di uno Stato membro o dopo ciascuna operazione. Essa è sottoposta a revisione almeno ogni tre anni. In sede di riesame o revisione può essere fatto ricorso a tutti gli esperti utili ai lavori, in particolare agli organi di gestione di Athena.
Articolo 48
Abrogazione
La decisione 2011/871/PESC è abrogata.
Articolo 49
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore alla data di adozione.
Fatto a Bruxelles, il 27 marzo 2015
Per il Consiglio
Il presidente
E. RINKĒVIČS
(1) Decisione 2004/197/PESC del Consiglio, del 23 febbraio 2004, relativa all'istituzione di un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell'Unione europea che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa (GU L 63 del 28.2.2004, pag. 68).
(2) Decisione 2011/871/PESC del Consiglio, del 19 dicembre 2011, relativa all'istituzione di un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell'Unione europea che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa (Athena) (GU L 343 del 23.12.2011, pag. 35).
(3) Decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio, del 26 maggio 2014, relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (GU L 168 del 7.6.2014, pag. 105).
(4) Regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione (GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1).
(5) Decisione 2013/488/UE del Consiglio, del 23 settembre 2013, sulle norme di sicurezza per la protezione delle informazioni classificate UE (GU L 274 del 15.10.2013, pag. 1).
(6) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
ALLEGATO I
COSTI COMUNI A CARICO DI ATHENA OVE INSORGANO
Nei casi in cui i costi sotto elencati non siano direttamente collegabili a un'operazione specifica, il comitato speciale può decidere di imputare gli stanziamenti corrispondenti alla parte generale del bilancio annuale. Nella misura del possibile tali stanziamenti dovrebbero essere imputati agli articoli relativi all'operazione a cui sono principalmente connessi.
1.
Spese di missione sostenute dal comandante dell'operazione e dal suo personale per la presentazione dei conti dell'operazione al comitato speciale.
2.
Risarcimento di danni e costi derivanti da richieste di indennizzo e azioni legali cui deve far fronte Athena.
3.
Costi derivanti da decisioni di immagazzinare materiali acquistati in comune per un'operazione (ove tali costi siano imputati alla parte generale del bilancio annuale, è indicato il nesso con un'operazione specifica).
La parte generale del bilancio annuale comprende inoltre, se necessario, stanziamenti destinati a coprire i seguenti costi comuni relativi a operazioni al cui finanziamento contribuiscono gli Stati membri partecipanti:
1)
costi bancari;
2)
costi della revisione dei conti;
3)
costi comuni relativi alla fase preparatoria di un'operazione ai sensi dell'allegato II;
4)
costi relativi allo sviluppo e al mantenimento del sistema contabile e di gestione degli attivi di Athena;
5)
costi relativi alle disposizioni amministrative e ai contratti quadro ai sensi dell'articolo 11.
ALLEGATO II
COSTI COMUNI OPERATIVI RELATIVI ALLA FASE PREPARATORIA A CARICO DI ATHENA
Costi incrementali necessari alle missioni esplorative e ai preparativi (in particolare missioni di accertamento dei fatti e ricognizioni) condotti da personale militare e civile in vista di una specifica operazione militare dell'Unione: trasporto, alloggio, uso di mezzi di comunicazioni operative, ingaggio di personale civile locale per l'esecuzione della missione come interpreti e autisti.
Servizi medici: il costo delle evacuazioni mediche d'urgenza (Medevac) delle persone che partecipano alle missioni esplorative e ai preparativi condotti dal personale militare e civile in vista di una specifica operazione militare dell'Unione, quando nel teatro delle operazioni non possano essere fornite cure mediche.
ALLEGATO III
PARTE A
COSTI COMUNI OPERATIVI RELATIVI ALLA FASE ATTIVA DELLE OPERAZIONI SEMPRE A CARICO DI ATHENA
Per ciascuna operazione militare dell'Unione Athena si fa carico, a titolo di costi comuni operativi, dei costi incrementali necessari all'operazione definiti qui di seguito.
1. Costi incrementali relativi ai comandi (rischierabili o fissi) nell'ambito di operazioni condotte dall'Unione
1.1. Definizione dei comandi i cui costi incrementali sono finanziati in comune:
a) comando (QG): comando (QG); elementi di comando e di supporto approvati nel piano operativo (OPLAN);
b) comando operativo (OHQ): comando fisso del comandante dell'operazione, situato fuori dalla zona delle operazioni e incaricato di costituire, proiettare, sostenere e ripristinare una forza dell'Unione.
La definizione dei costi comuni applicabili all'OHQ di un'operazione è altresì applicabile al segretariato generale del Consiglio, al SEAE e ad Athena, nella misura in cui intervengono direttamente nell'operazione in questione;
c) comando della forza (FHQ): comando di una forza dell'Unione schierato nella zona delle operazioni;
d) comando componente (CCHQ): comando di un comandante della componente dell'Unione schierato per l'operazione (ad esempio un comandante della componente aerea, terrestre o marittima oppure di forze speciali che potrebbe essere necessario designare a seconda della natura dell'operazione).
e) comando della missione (MHQ): comando di un'operazione dell'Unione schierato nella zona delle operazioni che assicura alcune o tutte le funzioni dell'OHQ e dell'FHQ.
1.2. Definizione dei costi incrementali finanziati in comune:
a) costi di trasporto: trasporto verso e dal teatro delle operazioni, per lo schieramento, il sostegno e il ripristino dell'FHQ e dei CCHQ;
b) spostamenti e alloggio: costi di spostamento e alloggio sostenuti dall'OHQ per viaggi ufficiali necessari a un'operazione; costi di spostamento e alloggio sostenuti dal personale dei QG schierati per viaggi ufficiali verso Bruxelles e/o i luoghi di riunioni connesse all'operazione;
c) trasporti/spostamenti (escluse le indennità giornaliere) dei QG nel teatro delle operazioni: spese connesse al trasporto con veicoli e a spostamenti con altri mezzi e costi di trasporto merci, compresi spostamenti di rinforzi nazionali e di visitatori; costi incrementali per il carburante in aggiunta a quelli derivanti da operazioni normali; noleggio di veicoli supplementari; spese per l'assicurazione responsabilità civile imposta da taluni paesi a organizzazioni internazionali che conducono operazioni sul loro territorio;
d) amministrazione: attrezzature supplementari per uffici e alloggi, servizi contrattuali e utenze, costi di manutenzione degli edifici dei QG;
e) personale civile ingaggiato specificamente nei QG ammissibili per le esigenze dell'operazione: personale civile che lavora nell'Unione, personale internazionale e personale locale assunto nel teatro delle operazioni per condurre l'operazione in aggiunta ai requisiti operativi normali (comprese le retribuzioni per compensazione di lavoro straordinario);
f) comunicazioni tra QG ammissibili e tra QG ammissibili e forze direttamente subordinate: spese in conto capitale per l'acquisto e l'uso di apparecchiature di comunicazione e TI supplementari e costi per i servizi prestati (locazione e manutenzione di modem, linee telefoniche, telefoni satellitari, telecopiatrici criptate, linee sicure, accesso a Internet, linee dati, reti locali);
g) caserme e alloggi/infrastruttura: spese per l'acquisto, il noleggio o la rimessa a nuovo delle necessarie strutture del QG nel teatro delle operazioni (noleggio di edifici, ricoveri, tende), se necessario;
h) informazione del pubblico: costi connessi a campagne di informazione e all'informazione dei media a livello di HQ, conformemente alla strategia informativa elaborata dall'HQ;
i) rappresentanza e ricevimento: spese di rappresentanza; costi sostenuti dai QG per la condotta di un'operazione.
2. Costi incrementali per il sostegno alla forza nel suo insieme
I costi definiti in appresso sono quelli sostenuti in conseguenza dello schieramento della forza in loco:
a) lavori relativi allo schieramento/all'infrastruttura: spese assolutamente necessarie affinché la forza nel suo insieme compia la sua missione (aeroporti, ferrovie, porti, principali strade per la logistica, inclusi i punti di sbarco e le aree di raccolta avanzate utilizzati in comune; controllo, pompaggio, trattamento, distribuzione e evacuazione dell'acqua, fornitura di energia e di acqua, movimento terra e protezione passiva delle forze, strutture di deposito, in particolare di carburante e di munizioni, aree di raccolta per la logistica; supporto ingegneristico per l'infrastruttura finanziata in comune);
b) marchio di identificazione: contrassegni di identificazione specifici, carte d'identità «Unione europea», tesserini di riconoscimento, medaglie, bandiere con i colori dell'Unione e altri contrassegni di identificazione della forza o del comando (tranne vestiti, berretti o uniformi);
c) strutture e servizi e medici: evacuazioni mediche d'urgenza (Medevac). Strutture e servizi di ruolo 2 e di ruolo 3 a livello degli elementi operativi di teatro, come aeroporti e porti di sbarco, approvati nel piano operativo (OPLAN);
d) acquisizione di informazioni: immagini satellitari per l'intelligence approvate nel piano operativo (OPLAN) se non possono essere finanziate con i fondi del bilancio del Centro satellitare dell'Unione europea (Satcen).
3. Costi incrementali derivanti dal ricorso da parte dell'Unione a mezzi e capacità comuni della NATO messi a disposizione per un'operazione diretta dall'Unione.
I costi a carico dell'Unione derivanti dall'applicazione, per una delle sue operazioni militari, degli accordi tra l'Unione e la NATO relativi alla messa a disposizione, al controllo e alla restituzione o al richiamo di mezzi e capacità comuni della NATO resi disponibili per un'operazione diretta dall'Unione. Rimborsi della NATO all'Unione.
4. Costi incrementali sostenuti dall'Unione per beni, servizi o lavori di cui all'elenco dei costi comuni e messi a disposizione, per un'operazione condotta dall'Unione, da uno Stato membro, un'istituzione dell'Unione, uno Stato terzo o un'organizzazione internazionale in virtù di una disposizione di cui all'articolo 11. Rimborsi effettuati da uno Stato, un'istituzione dell'Unione o un'organizzazione internazionale in base a siffatta disposizione.
PARTE B
COSTI COMUNI OPERATIVI RELATIVI ALLA FASE ATTIVA DI UN'OPERAZIONE SPECIFICA A CARICO DI ATHENA LADDOVE IL CONSIGLIO DECIDA IN TAL SENSO
Costi di trasporto: trasporto verso e dal teatro delle operazioni, per lo schieramento, il sostegno e il ripristino delle forze necessarie all'operazione.
Comandi multinazionali dei gruppi operativi: i comandi multinazionali dei gruppi operativi dell'Unione schierati nella zona delle operazioni.
PARTE C
COSTI COMUNI OPERATIVI A CARICO DI ATHENA, SE RICHIESTO DAL COMANDANTE DELL'OPERAZIONE E APPROVATO DAL COMITATO SPECIALE
a)
Caserme e alloggi/infrastruttura spese per l'acquisto, il noleggio o la rimessa a nuovo di strutture nel teatro delle operazioni (noleggio di edifici, ricoveri, tende) nella misura necessaria alle forze schierate per l'operazione.
b)
Attrezzature supplementari essenziali: noleggio o acquisto, nel corso dell'operazione, di attrezzature specifiche non previste, essenziali per l'esecuzione dell'operazione nella misura in cui le attrezzature acquistate non vengano rimpatriate al termine della missione.
c)
Strutture e servizi e medici: strutture e servizi di ruolo 2 in teatro, diversi da quella di cui all'allegato III, parte A.
d)
Acquisizione di informazioni: acquisizione di informazioni (immagini satellitari; intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR) a livello di teatro, inclusa la sorveglianza aria-suolo; intelligence umana).
e)
Altre capacità essenziali a livello di teatro: sminamento se necessario per l'operazione, protezione chimica, biologica, radiologica, nucleare (CBRN); stoccaggio e distruzione delle armi e delle munizioni raccolte nella zona delle operazioni.
ALLEGATO IV
COSTI COMUNI OPERATIVI RELATIVI ALLA LIQUIDAZIONE DI UN'OPERAZIONE A CARICO DI ATHENA
Costi insorti per l'assegnazione di una destinazione finale ai materiali e alle infrastrutture finanziati in comune per l'operazione.
Costi incrementali connessi con la stesura della contabilità dell'operazione. I costi comuni ammissibili sono determinati in conformità dell'allegato III, tenendo conto del fatto che il personale necessario alla stesura della contabilità appartiene al comando dell'operazione in questione, anche dopo la cessazione delle sue attività.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Finanziamento delle operazioni militari e di difesa dell’Unione europea (Athena)
SINTESI
CHE COSA FA LA PRESENTE DECISIONE DEL CONSIGLIO?
—
Stabilisce un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell’Unione europea (UE) che hanno implicazioni militari o di difesa (Athena).
—
Athena non è a scopo di lucro e dispone della capacità giuridica necessaria, tra l’altro, per concludere contratti e stare in giudizio.
PUNTI CHIAVE
—
L’organo decisionale di Athena è il comitato speciale, composto da un rappresentante per ciascuno dei 27 paesi dell’UE che contribuiscono al finanziamento delle operazioni militari dell’Unione (la Danimarca è esente dalle attività connesse alla difesa nel contesto dell’Unione europea).
—
Esistono tre organi di gestione sotto l’autorità del comitato speciale:
—
l’amministratore, che redige progetti di bilancio (poi sottoposti al comitato speciale) e attua le decisioni del comitato speciale;
—
il comandante dell’operazione che, tra le altre cose, invia le proposte di spesa all’amministratore;
—
il contabile.
—
La presente decisione definisce i costi ammissibili del finanziamento congiunto da parte di Athena a seconda della fase dell’operazione, come da allegati:
—
Allegato I: i costi comuni coperti da Athena dal momento in cui sono insorti;
—
Allegato II: i costi sostenuti nella fase preparatoria delle operazioni (ad esempio, missioni esplorative, evacuazione medica d’urgenza quando il trattamento medico non può essere fornito in loco);
—
Allegato III: costi sostenuti nella fase attiva delle operazioni, ecc. Si riferiscono ai costi relativi ai comandi nell’ambito di operazioni condotte dall’Unione, trasporti, caserme e alloggi, comunicazioni ecc.
—
Ogni anno, l’amministratore propone il progetto di bilancio al comitato speciale per l’anno successivo. Il progetto è redatto con il supporto del comandante di ciascuna operazione e deve includere una previsione delle entrate per coprire le spese, nonché le dotazioni finanziarie a copertura di:
—
costi comuni insorti per la preparazione a seguito delle operazioni;
—
costi per le operazioni in corso o già pianificate.
Esempi di operazioni che beneficiano di un finanziamento Athena includono:
—
EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina;
—
EUNAVFOR ATALANTA (Corno d’Africa);
—
EUMAM RCA (Repubblica Centrafricana).
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA PRESENTE DECISIONE?
La decisione è entrata in vigore il 27 marzo 2015.
CONTESTO
Il Consiglio dell’UE ha adottato il primo documento (10155/02) relativo al finanziamento di operazioni di gestione delle crisi condotte dall’UE nel 2002. Nel frattempo, la decisione 2004/197/PESC ha creato per la prima volta il meccanismo Athena. Tale decisione è stata modificata più volte e infine è stata sostituita nel 2015 con la decisione (PESC) 2015/528.
Athena — finanziamento delle operazioni militari di sicurezza e di difesa sul sito Internet del Consiglio dell’Unione europea.
ATTO
Decisione (PESC) 2015/528 del Consiglio, del 27 marzo 2015, relativa all’istituzione di un meccanismo per amministrare il finanziamento dei costi comuni delle operazioni dell’Unione europea che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa (Athena) e che abroga la decisione 2011/871/PESC (GU L 84 del 28.3.2015, pagg. 39-63). |
Attuazione della clausola di solidarietà dell'UE
Decisione 2014/415/UE del Consiglio relativa all'attuazione da parte dell'Uniione europea della clausola di solidarietà
ATTO
Decisione del Consiglio 2014/415/UE, del 24 giugno 2014, relativa alle modalità di attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà.
SINTESI
La clausola di solidarietà consente all'Unione europea (UE) e ai paesi dell'UE di agire congiuntamente per aiutare un altro paese dell'UE vittima di un attacco terroristico o di una catastrofe naturale o provocata dall'uomo.
COSA FA QUESTA DECISIONE?
La decisione stabilisce le norme e le procedure per l'applicazione della clausola di solidarietà. Assicura che tutte le parti interessate a livello nazionale e a livello unionale collaborino insieme per rispondere rapidamente, in modo efficace e coerente in caso di attacchi terroristici o catastrofi naturali o provocate dall'uomo.
PUNTI CHIAVE
La clausola si applica:
—
a catastrofi naturali o attacchi terroristici all'interno del territorio terrestre, delle acque territoriali o dello spazio aereo dell'Unione europea;
—
alla protezione delle infrastrutture (ad esempio impianti offshore per l'estrazione di petrolio e di gas) nelle acque territoriali dei paesi dell'UE;
—
indipendentemente dal fatto che la crisi abbia origine all'interno o al di fuori dell'UE.
Invocare la clausola di solidarietà
Il paese UE colpito può invocare la clausola di solidarietà, se ritiene che la crisi oltrepassi le proprie capacità di risposta.
Deve rivolgere la sua richiesta alla presidenza del Consiglio e al presidente della Commissione europea attraverso il centro di coordinamento della risposta alle emergenze della Commissione (ERCC).
Meccanismo di reazione dell'UE
Una volta invocata la clausola di solidarietà, l'UE mobilita tutti gli strumenti e le strutture di cui dispone, compresi gli strumenti settoriali, operativi, strategici o finanziari, come il meccanismo di protezione civile dell'UE, gli strumenti previsti dalla strategia di sicurezza interna dell'UE e le strutture istituite nel quadro della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC).
Il Consiglio assicura la direzione politica e strategica della risposta, tenendo pienamente conto delle competenze della Commissione e dell'Alto rappresentante. Attiva subito i dispositivi integrati per la risposta politica alle crisi (IPCR) per garantire una reazione coerente a livello unionale.
Parallelamente, la Commissione e l'Alto rappresentante dell'Unione europea:
—
individuano tutti gli strumenti e le capacità che possono contribuire nel modo più efficace a rispondere alla crisi,
—
fanno proposte al Consiglio relative a misure eccezionali o a misure a sostegno di una rapida reazione dei paesi dell'UE.
QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
La decisione si applica dal 20 luglio 2014.
CONTESTO
La clausola di solidarietà dell'UE mette in atto l'articolo 222 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE).
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
Decisione 2014/415/UE
21.7.2014
-
GU L 192 dell'1.7.2014, pag. 53-58
Rettifica
-
-
GU L 221 del 25.7.2014, pag. 26
Rettifica
-
-
GU L 275 del 17.9.2014, pag. 7 | DECISIONE DEL CONSIGLIO
del 24 giugno 2014
relativa alle modalità di attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà
(2014/415/UE)
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 222, paragrafo 3, prima frase,
vista la proposta congiunta della Commissione europea e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,
considerando quanto segue:
(1)
La presente decisione riguarda l'attuazione da parte dell'Unione dell'articolo 222 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) («clausola di solidarietà»). Essa non riguarda l'attuazione da parte degli Stati membri della clausola di solidarietà a norma dell'articolo 222, paragrafo 2, TFUE. Conformemente alla dichiarazione (n. 37) relativa all'articolo 222 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, uno Stato membro può scegliere i mezzi più appropriati per assolvere ai suoi obblighi di solidarietà nei confronti di un altro Stato membro.
(2)
A norma dell'articolo 222, paragrafo 1 TFUE, l'Unione e gli Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà qualora uno Stato membro sia vittima di un attacco terroristico o di una catastrofe naturale o provocata dall'uomo. È opportuno garantire la coerenza e la complementarità dell'azione dell'Unione e degli Stati membri, a vantaggio dello Stato membro che invoca la clausola di solidarietà e al fine di evitare la duplicazione degli sforzi. Dal momento che gli Stati membri devono coordinarsi in sede di Consiglio per assolvere i propri obblighi di solidarietà a norma dell'articolo 222, paragrafo 2 TFUE, è opportuno disporre di modalità di coordinamento in seno al Consiglio per quanto riguarda l'attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà.
(3)
Le modalità di coordinamento in seno al Consiglio dovrebbero basarsi sui dispositivi integrati dell'UE per la risposta politica alle crisi (IPCR), approvati dal Consiglio il 25 giugno 2013, in cui si afferma che l'IPCR sosterrà anche i dispositivi per l'applicazione della clausola di solidarietà. È opportuno che il Consiglio adegui i dispositivi IPCR, in particolar modo in caso di riesame.
(4)
L'attuazione della clausola di solidarietà dell'Unione dovrebbe basarsi per quanto possibile sugli strumenti esistenti, dovrebbe aumentare l'efficacia potenziando il coordinamento ed evitando sovrapposizioni, dovrebbe funzionare senza risorse supplementari, dovrebbe fornire un'interfaccia semplice e chiara per gli Stati membri a livello dell'Unione e dovrebbe rispettare le competenze conferite a ciascuna istituzione e a ciascun servizio dell'Unione.
(5)
La clausola di solidarietà impone all'Unione di mobilitare tutti gli strumenti di cui dispone. Gli strumenti pertinenti comprendono la strategia di sicurezza interna dell'Unione europea, il meccanismo di protezione civile dell'Unione europea istituito dalla decisione n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1) («meccanismo dell'Unione»), la decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (2) e le strutture istituite nel quadro della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC).
(6)
Occorre definire chiaramente il campo di applicazione delle modalità di attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà.
(7)
Per quanto riguarda la lotta contro il terrorismo, il quadro strategico dell'azione dell'Unione è rappresentato dal documento riguardante la strategia antiterrorismo dell'Unione europea. Sono stati istituiti vari strumenti per rafforzare la protezione delle infrastrutture critiche nei settori dell'energia e dei trasporti (3). Alcune azioni sono altresì state intraprese a seguito della comunicazione della Commissione intitolata «La politica antiterrorismo dell'UE: principali risultati e sfide future», come ad esempio azioni volte ad aumentare la cooperazione tra le autorità di contrasto, rafforzare la prevenzione della radicalizzazione, in particolare attraverso l'istituzione di una rete di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione, ed a limitare l'accesso dei terroristi alle fonti di finanziamento, agli esplosivi (4) e ai materiali o agenti chimici, biologici, radiologici e nucleari, nonché azioni volte a rafforzare la sicurezza degli esplosivi.
(8)
È opportuno definire, a livello di Unione, un meccanismo di invocazione e un meccanismo di riduzione progressiva per le modalità di cui alla presente decisione basato su una richiesta politica ad alto livello dello Stato membro interessato, attraverso un punto di accesso unico a livello dell'Unione.
(9)
I dispositivi di risposta a livello dell'Unione dovrebbero permettere di migliorare l'efficacia attraverso un miglior coordinamento sulla base degli strumenti esistenti.
(10)
Il meccanismo dell'Unione mira a potenziare la cooperazione fra gli Stati membri e l'Unione e a facilitare il coordinamento nel campo della protezione civile. La decisione n. 1313/2013/UE ha istituito il centro di coordinamento della risposta alle emergenze («ERCC»), che garantisce una capacità operativa 24 ore su 24, 7 giorni su 7 ed è a disposizione degli Stati membri e della Commissione allo scopo di conseguire gli obiettivi del meccanismo dell'Unione.
(11)
Il servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) dispone di strutture dotate di competenze nel settore militare e dell'intelligence, nonché della rete delle delegazioni che possono anch'esse contribuire a rispondere a minacce o catastrofe sul territorio degli Stati membri o a crisi aventi una dimensione esterna. A seconda della crisi, altre strutture e agenzie dell'Unione nel settore della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e della PSDC dovrebbero fornire, se del caso, contributi in linea con le pertinenti disposizioni del diritto dell'Unione.
(12)
Ove necessario e possibile in considerazione dell'urgenza, i dispositivi di risposta a livello dell'Unione dovrebbero essere completati dall'adozione di atti giuridici o dalla modifica di atti esistenti, a norma delle pertinenti disposizioni dei trattati.
(13)
La presente decisione non comporterà implicazioni nel settore della difesa. Se una crisi richiede un intervento di pertinenza della PESC o della PSDC, la relativa decisione dovrebbe essere presa dal Consiglio in conformità delle pertinenti disposizioni dei trattati.
(14)
La presente decisione lascia impregiudicato l'articolo 42, paragrafo 7, del trattato sull'Unione europea.
(15)
La comunicazione della Commissione intitolata «La strategia di sicurezza interna dell'UE in azione: cinque tappe verso un'Europa più sicura» ha definito l'obiettivo di aumentare la capacità dell'Unione di reagire a crisi e catastrofi attraverso una serie di azioni, tra cui il pieno ricorso alla clausola di solidarietà. Come ricordato dal Consiglio nelle sue conclusioni del 24 e del 25 febbraio 2011, aumentare la resilienza dell'Europa alle crisi e alle catastrofi è fondamentale per rafforzare ulteriormente la libertà, la sicurezza e la giustizia nell'Unione.
(16)
Per consentire all'Unione e agli Stati membri di agire in modo efficace, il Consiglio europeo valuterà regolarmente i rischi cui è esposta l'Unione. Su richiesta del Consiglio europeo dovrebbero essere elaborate relazioni su specifici rischi.
(17)
Conformemente all'articolo 346, paragrafo 1, lettera a), del TFUE, nessuno Stato membro è tenuto a fornire informazioni la cui divulgazione sia dallo stesso considerata contraria agli interessi essenziali della propria sicurezza.
(18)
Il 22 novembre 2012 il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione 2012/2223, dal titolo «Clausole di difesa reciproca e di solidarietà dell'UE: dimensioni politiche ed operative».
(19)
La presente decisione rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, e dovrebbe essere applicata conformemente a tali diritti e principi.
(20)
Poiché l'obiettivo della presente decisione, ovvero l'attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della portata e degli effetti dell'azione, può essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può adottare misure in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. Conformemente al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo, la presente decisione non va al di là di quanto necessario per conseguire tale obiettivo,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Obiettivo generale e oggetto
1. La presente decisione stabilisce le norme e le procedure per l'attuazione da parte dell'Unione dell'articolo 222 TFUE («clausola di solidarietà»).
2. Al fine di garantire la coerenza e la complementarità dell'azione dell'Unione e degli Stati membri, il coordinamento a livello politico della risposta all'invocazione della clausola di solidarietà è assicurato dal Consiglio mediante gli IPCR. L'assistenza alla gestione dei dispositivi IPCR è fornita dal segretariato generale del Consiglio (SGC), dalla Commissione e dal SEAE.
3. Le modalità a livello dell'Unione si basano sui meccanismi esistenti istituiti presso il Consiglio, la Commissione, il SEAE e le agenzie dell'Unione per fornire informazioni e assistenza. Se del caso, l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR) e il SEAE contribuiscono adottando iniziative e fornendo informazioni pertinenti e sostegno nell'ambito di competenza dell'AR.
4. I pertinenti strumenti dell'Unione e i dispositivi IPCR seguono le proprie procedure e possono essere attivi prima dell'invocazione e dopo la riduzione graduale delle modalità previste dalla presente decisione.
5. Tali modalità ai sensi della presente decisione migliorano l'efficienza grazie a un maggiore coordinamento nella risposta tra l'Unione e gli Stati membri.
Articolo 2
Campo d'applicazione
1. In caso di attacco terroristico o di catastrofe naturale o provocata dall'uomo, indipendentemente dal fatto che si verifichino all'interno o al di fuori del territorio degli Stati membri, la presente decisione si applica:
a)
nel territorio degli Stati membri cui si applicano i trattati, inteso come territorio terrestre, acque interne, acque territoriali e spazio aereo;
b)
quando interessano infrastrutture (quali impianti offshore per l'estrazione di petrolio e di gas) situate nelle acque territoriali, nella zona economica esclusiva o sulla piattaforma continentale di uno Stato membro.
Quando fa ricorso alle modalità di cui alla presente decisione, e in particolare quando mobilita gli strumenti di cui dispone, l'Unione è vincolata dal diritto internazionale e non pregiudica i diritti degli Stati non membri.
2. La presente decisione non comporta implicazioni nel settore della difesa.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente decisione si intende per:
a) «catastrofe»: qualsiasi situazione che colpisce o rischia di colpire gravemente le persone, l'ambiente o i beni, compreso il patrimonio culturale;
b) «attacco terroristico»: un reato di terrorismo, quale definito nella decisione quadro del Consiglio 2002/475/GAI (5);
c) «crisi»: una catastrofe o un attacco terroristico con una tale ampiezza di impatto o rilevanza politica da richiedere un coordinamento e una risposta strategici tempestivi a livello politico dell'Unione;
d) «risposta»: qualsiasi azione intrapresa in caso di catastrofe o attacco terroristico per affrontarne gli effetti negativi immediati.
Articolo 4
Invocazione della clausola di solidarietà
1. In caso di catastrofe o attacco terroristico, lo Stato membro interessato può invocare la clausola di solidarietà se, dopo essersi avvalso delle possibilità offerte dai mezzi e dagli strumenti esistenti a livello nazionale e dell'Unione, ritiene che la crisi oltrepassi chiaramente le capacità di risposta di cui dispone.
2. Le autorità politiche dello Stato membro interessato presentano la propria invocazione alla presidenza del Consiglio. L'invocazione è altresì presentata al presidente della Commissione europea tramite il ERCC.
Articolo 5
Dispositivi di risposta a livello dell'Unione
1. Una volta invocata la clausola di solidarietà, il Consiglio assicura il controllo politico e la direzione strategica della risposta dell'Unione all'invocazione della clausola di solidarietà, tenendo pienamente conto delle competenze della Commissione e dell'AR. A tal fine, la presidenza del Consiglio attiva immediatamente i dispositivi IPCR se non sono già in uso, e quindi informa tutti gli Stati membri in merito all'invocazione della clausola di solidarietà.
2. Al contempo, e conformemente all'articolo 1, paragrafo 3, la Commissione e l'AR:
a)
individuano tutti i pertinenti strumenti dell'Unione che possono contribuire nel modo più efficace a rispondere alla crisi, compresi strumenti e strutture settoriali, operativi, strategici o finanziari, e adottano tutte le misure necessarie previste da tali strumenti;
b)
individuano le capacità militari che possono contribuire nel modo più efficace a rispondere alla crisi con il sostegno dello Stato maggiore dell'UE;
c)
individuano e propongono l'uso di strumenti e risorse che rientrano nella sfera di competenza delle agenzie dell'Unione e che possono contribuire nel modo più efficace a rispondere alla crisi;
d)
indicano al Consiglio se gli strumenti esistenti sono mezzi sufficienti per assistere lo Stato membro interessato dopo l'invocazione della clausola di solidarietà;
e)
elaborano periodicamente relazioni conoscitive e analisi integrate della situazione per informare e favorire il coordinamento e il processo decisionale a livello politico in sede di Consiglio conformemente all'articolo 6 della presente decisione.
3. Ove opportuno, e conformemente all'articolo 1, paragrafo 3, la Commissione e l'AR presentano proposte al Consiglio, riguardanti in particolare:
a)
le decisioni sulle misure straordinarie non previste dagli strumenti esistenti;
b)
le richieste di capacità militari che eccedono la portata delle vigenti disposizioni in materia di protezione civile; o
c)
le misure a sostegno di una risposta rapida da parte degli Stati membri.
4. Sfruttando i dispositivi IPCR, la presidenza del Consiglio assicura la coerenza del trattamento in seno al Consiglio e della risposta complessiva a livello politico dell'Unione, anche in materia di sviluppo e aggiornamento delle proposte di azione, nel rispetto del diritto di iniziativa della Commissione e dell'AR, entro i rispettivi settori di competenza. In ciò la presidenza riceverà sostegno e consulenza dall'SGC, dalla Commissione e dal SEAE nonché, in caso di attacco terroristico, dal coordinatore antiterrorismo dell'UE. A seconda della crisi, le strutture e le agenzie dell'Unione nel settore della PESC/PSDC forniscono, se del caso, contributi in linea con le pertinenti disposizioni del diritto dell'Unione.
5. La presidenza del Consiglio informa il presidente del Consiglio europeo e il presidente del Parlamento europeo in merito all'invocazione della clausola di solidarietà e agli importanti conseguenti sviluppi.
6. Al momento dell'invocazione della clausola di solidarietà l'ERCC funge da punto di contatto 24 ore su 24, 7 giorni su 7 a livello di Unione con le autorità competenti degli Stati membri e le altre parti interessate, fatte salve le responsabilità esistenti a livello di Commissione e AR e le reti informative esistenti. L'ERCC agevolerà la produzione di relazioni conoscitive e analisi integrate della situazione (ISAA), in collaborazione con la sala situazione dell'Unione e gli altri centri di crisi dell'UE in conformità dell'articolo 6 della presente decisione.
Articolo 6
Relazioni di conoscenza e analisi integrate della situazione
Le ISAA saranno adeguate alle esigenze del livello politico dell'Unione definito dalla presidenza del Consiglio, e consentiranno una visione strategica d'insieme della situazione in seno al Consiglio, conformemente ai dispositivi IPCR. Tali relazioni riuniscono i contributi convalidati messi a disposizione su base volontaria dagli Stati membri, dalla Commissione, dal SEAE e dalle agenzie dell'Unione competenti, nonché dalle organizzazioni internazionali competenti. In caso di un'invocazione in relazione ad un attacco terroristico, le valutazioni e i briefing dell'intelligence sono trattati separatamente mediante i canali esistenti.
Articolo 7
Ritiro
Il ritiro dei dispositivi di risposta di cui alla presente decisione segue la stessa procedura di cui all'articolo 4, paragrafo 2. Lo Stato membro che ha invocato la clausola di solidarietà indica, non appena ritiene di farlo, che non vi è più l'esigenza di mantenere attiva l'invocazione.
Articolo 8
Valutazione dei rischi a livello dell'Unione
1. Per la valutazione periodica dei rischi che l'Unione si trova ad affrontare, il Consiglio europeo può chiedere alla Commissione, all'AR e alle agenzie dell'Unione, se del caso, di elaborare relazioni su minacce specifiche.
2. Salvo diversamente disposto dal Consiglio europeo, tali relazioni si basano unicamente sulle valutazioni disponibili dei rischi, elaborate da istituzioni, organismi e agenzie pertinenti dell'Unione secondo le vigenti modalità, e sulle informazioni fornite volontariamente da parte degli Stati membri, evitando al contempo la duplicazione degli sforzi. Il coordinatore antiterrorismo dell'UE è associato all'elaborazione di tali relazioni, se del caso. Conformemente all'articolo 346, paragrafo 1, lettera a) TFUE, nessuno Stato membro è tenuto a fornire informazioni la cui divulgazione sia dallo stesso considerata contraria agli interessi essenziali della propria sicurezza.
Articolo 9
Riesame
1. Le modalità di cui alla presente decisione sono riesaminate periodicamente in base alle esigenze individuate, e in ogni caso entro un termine di 12 mesi a decorrere dalla cessazione della loro invocazione, al fine di garantire che i pertinenti insegnamenti vengano identificati e affrontati. Il riesame si svolge in sede di Consiglio sulla base di una relazione comune elaborata dalla Commissione e dall'AR.
2. Se del caso, tale decisione può essere rivista. In tal caso, conformemente all'articolo 222, paragrafo 3, del TFUE, il Consiglio è assistito dal comitato politico e di sicurezza e dal comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna.
3. Se del caso, il Consiglio può adattare i dispositivi IPCR, in particolare per rispondere alle esigenze individuate dal Consiglio nel contesto di un riesame o a seguito di una revisione della presente decisione.
Articolo 10
Incidenza finanziaria
Le risorse finanziarie necessarie per l'attuazione della presente decisione sono mobilizzate entro i limiti di spesa annuali convenuti e a seconda del campo di applicazione degli attuali strumenti dell'Unione e rispettano i massimali annuali del quadro finanziario pluriennale.
Articolo 11
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Lussemburgo, il 24 giugno 2014
Per il Consiglio
Il presidente
E. VENIZELOS
(1) Decisione n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, su un meccanismo unionale di protezione civile (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 924).
(2) Decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e che abroga la decisione n. 2119/98/CE (GU L 293 del 5.11.2013, pag. 1).
(3) Quali definite dalla direttiva 2008/114/CE del Consiglio, dell'8 dicembre 2008, relativa all'individuazione e alla designazione delle infrastrutture critiche europee e alla valutazione della necessità di migliorarne la protezione (GU L 345 del 23.12.2008, pag. 75).
(4) Regolamento (UE) n. 98/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 gennaio 2013, relativo all'immissione sul mercato e all'uso di precursori di (GU L 39 del 9.2.2013, pag. 1).
(5) Decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, sulla lotta contro il terrorismo (GU L 164 del 22.6.2002, pag. 3).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE DEL CONSIGLIO
del 24 giugno 2014
relativa alle modalità di attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà
(2014/415/UE)
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 222, paragrafo 3, prima frase,
vista la proposta congiunta della Commissione europea e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,
considerando quanto segue:
(1)
La presente decisione riguarda l'attuazione da parte dell'Unione dell'articolo 222 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) («clausola di solidarietà»). Essa non riguarda l'attuazione da parte degli Stati membri della clausola di solidarietà a norma dell'articolo 222, paragrafo 2, TFUE. Conformemente alla dichiarazione (n. 37) relativa all'articolo 222 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, uno Stato membro può scegliere i mezzi più appropriati per assolvere ai suoi obblighi di solidarietà nei confronti di un altro Stato membro.
(2)
A norma dell'articolo 222, paragrafo 1 TFUE, l'Unione e gli Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà qualora uno Stato membro sia vittima di un attacco terroristico o di una catastrofe naturale o provocata dall'uomo. È opportuno garantire la coerenza e la complementarità dell'azione dell'Unione e degli Stati membri, a vantaggio dello Stato membro che invoca la clausola di solidarietà e al fine di evitare la duplicazione degli sforzi. Dal momento che gli Stati membri devono coordinarsi in sede di Consiglio per assolvere i propri obblighi di solidarietà a norma dell'articolo 222, paragrafo 2 TFUE, è opportuno disporre di modalità di coordinamento in seno al Consiglio per quanto riguarda l'attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà.
(3)
Le modalità di coordinamento in seno al Consiglio dovrebbero basarsi sui dispositivi integrati dell'UE per la risposta politica alle crisi (IPCR), approvati dal Consiglio il 25 giugno 2013, in cui si afferma che l'IPCR sosterrà anche i dispositivi per l'applicazione della clausola di solidarietà. È opportuno che il Consiglio adegui i dispositivi IPCR, in particolar modo in caso di riesame.
(4)
L'attuazione della clausola di solidarietà dell'Unione dovrebbe basarsi per quanto possibile sugli strumenti esistenti, dovrebbe aumentare l'efficacia potenziando il coordinamento ed evitando sovrapposizioni, dovrebbe funzionare senza risorse supplementari, dovrebbe fornire un'interfaccia semplice e chiara per gli Stati membri a livello dell'Unione e dovrebbe rispettare le competenze conferite a ciascuna istituzione e a ciascun servizio dell'Unione.
(5)
La clausola di solidarietà impone all'Unione di mobilitare tutti gli strumenti di cui dispone. Gli strumenti pertinenti comprendono la strategia di sicurezza interna dell'Unione europea, il meccanismo di protezione civile dell'Unione europea istituito dalla decisione n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1) («meccanismo dell'Unione»), la decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (2) e le strutture istituite nel quadro della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC).
(6)
Occorre definire chiaramente il campo di applicazione delle modalità di attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà.
(7)
Per quanto riguarda la lotta contro il terrorismo, il quadro strategico dell'azione dell'Unione è rappresentato dal documento riguardante la strategia antiterrorismo dell'Unione europea. Sono stati istituiti vari strumenti per rafforzare la protezione delle infrastrutture critiche nei settori dell'energia e dei trasporti (3). Alcune azioni sono altresì state intraprese a seguito della comunicazione della Commissione intitolata «La politica antiterrorismo dell'UE: principali risultati e sfide future», come ad esempio azioni volte ad aumentare la cooperazione tra le autorità di contrasto, rafforzare la prevenzione della radicalizzazione, in particolare attraverso l'istituzione di una rete di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione, ed a limitare l'accesso dei terroristi alle fonti di finanziamento, agli esplosivi (4) e ai materiali o agenti chimici, biologici, radiologici e nucleari, nonché azioni volte a rafforzare la sicurezza degli esplosivi.
(8)
È opportuno definire, a livello di Unione, un meccanismo di invocazione e un meccanismo di riduzione progressiva per le modalità di cui alla presente decisione basato su una richiesta politica ad alto livello dello Stato membro interessato, attraverso un punto di accesso unico a livello dell'Unione.
(9)
I dispositivi di risposta a livello dell'Unione dovrebbero permettere di migliorare l'efficacia attraverso un miglior coordinamento sulla base degli strumenti esistenti.
(10)
Il meccanismo dell'Unione mira a potenziare la cooperazione fra gli Stati membri e l'Unione e a facilitare il coordinamento nel campo della protezione civile. La decisione n. 1313/2013/UE ha istituito il centro di coordinamento della risposta alle emergenze («ERCC»), che garantisce una capacità operativa 24 ore su 24, 7 giorni su 7 ed è a disposizione degli Stati membri e della Commissione allo scopo di conseguire gli obiettivi del meccanismo dell'Unione.
(11)
Il servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) dispone di strutture dotate di competenze nel settore militare e dell'intelligence, nonché della rete delle delegazioni che possono anch'esse contribuire a rispondere a minacce o catastrofe sul territorio degli Stati membri o a crisi aventi una dimensione esterna. A seconda della crisi, altre strutture e agenzie dell'Unione nel settore della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e della PSDC dovrebbero fornire, se del caso, contributi in linea con le pertinenti disposizioni del diritto dell'Unione.
(12)
Ove necessario e possibile in considerazione dell'urgenza, i dispositivi di risposta a livello dell'Unione dovrebbero essere completati dall'adozione di atti giuridici o dalla modifica di atti esistenti, a norma delle pertinenti disposizioni dei trattati.
(13)
La presente decisione non comporterà implicazioni nel settore della difesa. Se una crisi richiede un intervento di pertinenza della PESC o della PSDC, la relativa decisione dovrebbe essere presa dal Consiglio in conformità delle pertinenti disposizioni dei trattati.
(14)
La presente decisione lascia impregiudicato l'articolo 42, paragrafo 7, del trattato sull'Unione europea.
(15)
La comunicazione della Commissione intitolata «La strategia di sicurezza interna dell'UE in azione: cinque tappe verso un'Europa più sicura» ha definito l'obiettivo di aumentare la capacità dell'Unione di reagire a crisi e catastrofi attraverso una serie di azioni, tra cui il pieno ricorso alla clausola di solidarietà. Come ricordato dal Consiglio nelle sue conclusioni del 24 e del 25 febbraio 2011, aumentare la resilienza dell'Europa alle crisi e alle catastrofi è fondamentale per rafforzare ulteriormente la libertà, la sicurezza e la giustizia nell'Unione.
(16)
Per consentire all'Unione e agli Stati membri di agire in modo efficace, il Consiglio europeo valuterà regolarmente i rischi cui è esposta l'Unione. Su richiesta del Consiglio europeo dovrebbero essere elaborate relazioni su specifici rischi.
(17)
Conformemente all'articolo 346, paragrafo 1, lettera a), del TFUE, nessuno Stato membro è tenuto a fornire informazioni la cui divulgazione sia dallo stesso considerata contraria agli interessi essenziali della propria sicurezza.
(18)
Il 22 novembre 2012 il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione 2012/2223, dal titolo «Clausole di difesa reciproca e di solidarietà dell'UE: dimensioni politiche ed operative».
(19)
La presente decisione rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, e dovrebbe essere applicata conformemente a tali diritti e principi.
(20)
Poiché l'obiettivo della presente decisione, ovvero l'attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà, non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo della portata e degli effetti dell'azione, può essere conseguiti meglio a livello di Unione, quest'ultima può adottare misure in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato sull'Unione europea. Conformemente al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo, la presente decisione non va al di là di quanto necessario per conseguire tale obiettivo,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Obiettivo generale e oggetto
1. La presente decisione stabilisce le norme e le procedure per l'attuazione da parte dell'Unione dell'articolo 222 TFUE («clausola di solidarietà»).
2. Al fine di garantire la coerenza e la complementarità dell'azione dell'Unione e degli Stati membri, il coordinamento a livello politico della risposta all'invocazione della clausola di solidarietà è assicurato dal Consiglio mediante gli IPCR. L'assistenza alla gestione dei dispositivi IPCR è fornita dal segretariato generale del Consiglio (SGC), dalla Commissione e dal SEAE.
3. Le modalità a livello dell'Unione si basano sui meccanismi esistenti istituiti presso il Consiglio, la Commissione, il SEAE e le agenzie dell'Unione per fornire informazioni e assistenza. Se del caso, l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR) e il SEAE contribuiscono adottando iniziative e fornendo informazioni pertinenti e sostegno nell'ambito di competenza dell'AR.
4. I pertinenti strumenti dell'Unione e i dispositivi IPCR seguono le proprie procedure e possono essere attivi prima dell'invocazione e dopo la riduzione graduale delle modalità previste dalla presente decisione.
5. Tali modalità ai sensi della presente decisione migliorano l'efficienza grazie a un maggiore coordinamento nella risposta tra l'Unione e gli Stati membri.
Articolo 2
Campo d'applicazione
1. In caso di attacco terroristico o di catastrofe naturale o provocata dall'uomo, indipendentemente dal fatto che si verifichino all'interno o al di fuori del territorio degli Stati membri, la presente decisione si applica:
a)
nel territorio degli Stati membri cui si applicano i trattati, inteso come territorio terrestre, acque interne, acque territoriali e spazio aereo;
b)
quando interessano infrastrutture (quali impianti offshore per l'estrazione di petrolio e di gas) situate nelle acque territoriali, nella zona economica esclusiva o sulla piattaforma continentale di uno Stato membro.
Quando fa ricorso alle modalità di cui alla presente decisione, e in particolare quando mobilita gli strumenti di cui dispone, l'Unione è vincolata dal diritto internazionale e non pregiudica i diritti degli Stati non membri.
2. La presente decisione non comporta implicazioni nel settore della difesa.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente decisione si intende per:
a) «catastrofe»: qualsiasi situazione che colpisce o rischia di colpire gravemente le persone, l'ambiente o i beni, compreso il patrimonio culturale;
b) «attacco terroristico»: un reato di terrorismo, quale definito nella decisione quadro del Consiglio 2002/475/GAI (5);
c) «crisi»: una catastrofe o un attacco terroristico con una tale ampiezza di impatto o rilevanza politica da richiedere un coordinamento e una risposta strategici tempestivi a livello politico dell'Unione;
d) «risposta»: qualsiasi azione intrapresa in caso di catastrofe o attacco terroristico per affrontarne gli effetti negativi immediati.
Articolo 4
Invocazione della clausola di solidarietà
1. In caso di catastrofe o attacco terroristico, lo Stato membro interessato può invocare la clausola di solidarietà se, dopo essersi avvalso delle possibilità offerte dai mezzi e dagli strumenti esistenti a livello nazionale e dell'Unione, ritiene che la crisi oltrepassi chiaramente le capacità di risposta di cui dispone.
2. Le autorità politiche dello Stato membro interessato presentano la propria invocazione alla presidenza del Consiglio. L'invocazione è altresì presentata al presidente della Commissione europea tramite il ERCC.
Articolo 5
Dispositivi di risposta a livello dell'Unione
1. Una volta invocata la clausola di solidarietà, il Consiglio assicura il controllo politico e la direzione strategica della risposta dell'Unione all'invocazione della clausola di solidarietà, tenendo pienamente conto delle competenze della Commissione e dell'AR. A tal fine, la presidenza del Consiglio attiva immediatamente i dispositivi IPCR se non sono già in uso, e quindi informa tutti gli Stati membri in merito all'invocazione della clausola di solidarietà.
2. Al contempo, e conformemente all'articolo 1, paragrafo 3, la Commissione e l'AR:
a)
individuano tutti i pertinenti strumenti dell'Unione che possono contribuire nel modo più efficace a rispondere alla crisi, compresi strumenti e strutture settoriali, operativi, strategici o finanziari, e adottano tutte le misure necessarie previste da tali strumenti;
b)
individuano le capacità militari che possono contribuire nel modo più efficace a rispondere alla crisi con il sostegno dello Stato maggiore dell'UE;
c)
individuano e propongono l'uso di strumenti e risorse che rientrano nella sfera di competenza delle agenzie dell'Unione e che possono contribuire nel modo più efficace a rispondere alla crisi;
d)
indicano al Consiglio se gli strumenti esistenti sono mezzi sufficienti per assistere lo Stato membro interessato dopo l'invocazione della clausola di solidarietà;
e)
elaborano periodicamente relazioni conoscitive e analisi integrate della situazione per informare e favorire il coordinamento e il processo decisionale a livello politico in sede di Consiglio conformemente all'articolo 6 della presente decisione.
3. Ove opportuno, e conformemente all'articolo 1, paragrafo 3, la Commissione e l'AR presentano proposte al Consiglio, riguardanti in particolare:
a)
le decisioni sulle misure straordinarie non previste dagli strumenti esistenti;
b)
le richieste di capacità militari che eccedono la portata delle vigenti disposizioni in materia di protezione civile; o
c)
le misure a sostegno di una risposta rapida da parte degli Stati membri.
4. Sfruttando i dispositivi IPCR, la presidenza del Consiglio assicura la coerenza del trattamento in seno al Consiglio e della risposta complessiva a livello politico dell'Unione, anche in materia di sviluppo e aggiornamento delle proposte di azione, nel rispetto del diritto di iniziativa della Commissione e dell'AR, entro i rispettivi settori di competenza. In ciò la presidenza riceverà sostegno e consulenza dall'SGC, dalla Commissione e dal SEAE nonché, in caso di attacco terroristico, dal coordinatore antiterrorismo dell'UE. A seconda della crisi, le strutture e le agenzie dell'Unione nel settore della PESC/PSDC forniscono, se del caso, contributi in linea con le pertinenti disposizioni del diritto dell'Unione.
5. La presidenza del Consiglio informa il presidente del Consiglio europeo e il presidente del Parlamento europeo in merito all'invocazione della clausola di solidarietà e agli importanti conseguenti sviluppi.
6. Al momento dell'invocazione della clausola di solidarietà l'ERCC funge da punto di contatto 24 ore su 24, 7 giorni su 7 a livello di Unione con le autorità competenti degli Stati membri e le altre parti interessate, fatte salve le responsabilità esistenti a livello di Commissione e AR e le reti informative esistenti. L'ERCC agevolerà la produzione di relazioni conoscitive e analisi integrate della situazione (ISAA), in collaborazione con la sala situazione dell'Unione e gli altri centri di crisi dell'UE in conformità dell'articolo 6 della presente decisione.
Articolo 6
Relazioni di conoscenza e analisi integrate della situazione
Le ISAA saranno adeguate alle esigenze del livello politico dell'Unione definito dalla presidenza del Consiglio, e consentiranno una visione strategica d'insieme della situazione in seno al Consiglio, conformemente ai dispositivi IPCR. Tali relazioni riuniscono i contributi convalidati messi a disposizione su base volontaria dagli Stati membri, dalla Commissione, dal SEAE e dalle agenzie dell'Unione competenti, nonché dalle organizzazioni internazionali competenti. In caso di un'invocazione in relazione ad un attacco terroristico, le valutazioni e i briefing dell'intelligence sono trattati separatamente mediante i canali esistenti.
Articolo 7
Ritiro
Il ritiro dei dispositivi di risposta di cui alla presente decisione segue la stessa procedura di cui all'articolo 4, paragrafo 2. Lo Stato membro che ha invocato la clausola di solidarietà indica, non appena ritiene di farlo, che non vi è più l'esigenza di mantenere attiva l'invocazione.
Articolo 8
Valutazione dei rischi a livello dell'Unione
1. Per la valutazione periodica dei rischi che l'Unione si trova ad affrontare, il Consiglio europeo può chiedere alla Commissione, all'AR e alle agenzie dell'Unione, se del caso, di elaborare relazioni su minacce specifiche.
2. Salvo diversamente disposto dal Consiglio europeo, tali relazioni si basano unicamente sulle valutazioni disponibili dei rischi, elaborate da istituzioni, organismi e agenzie pertinenti dell'Unione secondo le vigenti modalità, e sulle informazioni fornite volontariamente da parte degli Stati membri, evitando al contempo la duplicazione degli sforzi. Il coordinatore antiterrorismo dell'UE è associato all'elaborazione di tali relazioni, se del caso. Conformemente all'articolo 346, paragrafo 1, lettera a) TFUE, nessuno Stato membro è tenuto a fornire informazioni la cui divulgazione sia dallo stesso considerata contraria agli interessi essenziali della propria sicurezza.
Articolo 9
Riesame
1. Le modalità di cui alla presente decisione sono riesaminate periodicamente in base alle esigenze individuate, e in ogni caso entro un termine di 12 mesi a decorrere dalla cessazione della loro invocazione, al fine di garantire che i pertinenti insegnamenti vengano identificati e affrontati. Il riesame si svolge in sede di Consiglio sulla base di una relazione comune elaborata dalla Commissione e dall'AR.
2. Se del caso, tale decisione può essere rivista. In tal caso, conformemente all'articolo 222, paragrafo 3, del TFUE, il Consiglio è assistito dal comitato politico e di sicurezza e dal comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna.
3. Se del caso, il Consiglio può adattare i dispositivi IPCR, in particolare per rispondere alle esigenze individuate dal Consiglio nel contesto di un riesame o a seguito di una revisione della presente decisione.
Articolo 10
Incidenza finanziaria
Le risorse finanziarie necessarie per l'attuazione della presente decisione sono mobilizzate entro i limiti di spesa annuali convenuti e a seconda del campo di applicazione degli attuali strumenti dell'Unione e rispettano i massimali annuali del quadro finanziario pluriennale.
Articolo 11
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Lussemburgo, il 24 giugno 2014
Per il Consiglio
Il presidente
E. VENIZELOS
(1) Decisione n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, su un meccanismo unionale di protezione civile (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 924).
(2) Decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e che abroga la decisione n. 2119/98/CE (GU L 293 del 5.11.2013, pag. 1).
(3) Quali definite dalla direttiva 2008/114/CE del Consiglio, dell'8 dicembre 2008, relativa all'individuazione e alla designazione delle infrastrutture critiche europee e alla valutazione della necessità di migliorarne la protezione (GU L 345 del 23.12.2008, pag. 75).
(4) Regolamento (UE) n. 98/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 gennaio 2013, relativo all'immissione sul mercato e all'uso di precursori di (GU L 39 del 9.2.2013, pag. 1).
(5) Decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, sulla lotta contro il terrorismo (GU L 164 del 22.6.2002, pag. 3).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Attuazione della clausola di solidarietà dell'UE
Decisione 2014/415/UE del Consiglio relativa all'attuazione da parte dell'Uniione europea della clausola di solidarietà
ATTO
Decisione del Consiglio 2014/415/UE, del 24 giugno 2014, relativa alle modalità di attuazione da parte dell'Unione della clausola di solidarietà.
SINTESI
La clausola di solidarietà consente all'Unione europea (UE) e ai paesi dell'UE di agire congiuntamente per aiutare un altro paese dell'UE vittima di un attacco terroristico o di una catastrofe naturale o provocata dall'uomo.
COSA FA QUESTA DECISIONE?
La decisione stabilisce le norme e le procedure per l'applicazione della clausola di solidarietà. Assicura che tutte le parti interessate a livello nazionale e a livello unionale collaborino insieme per rispondere rapidamente, in modo efficace e coerente in caso di attacchi terroristici o catastrofi naturali o provocate dall'uomo.
PUNTI CHIAVE
La clausola si applica:
—
a catastrofi naturali o attacchi terroristici all'interno del territorio terrestre, delle acque territoriali o dello spazio aereo dell'Unione europea;
—
alla protezione delle infrastrutture (ad esempio impianti offshore per l'estrazione di petrolio e di gas) nelle acque territoriali dei paesi dell'UE;
—
indipendentemente dal fatto che la crisi abbia origine all'interno o al di fuori dell'UE.
Invocare la clausola di solidarietà
Il paese UE colpito può invocare la clausola di solidarietà, se ritiene che la crisi oltrepassi le proprie capacità di risposta.
Deve rivolgere la sua richiesta alla presidenza del Consiglio e al presidente della Commissione europea attraverso il centro di coordinamento della risposta alle emergenze della Commissione (ERCC).
Meccanismo di reazione dell'UE
Una volta invocata la clausola di solidarietà, l'UE mobilita tutti gli strumenti e le strutture di cui dispone, compresi gli strumenti settoriali, operativi, strategici o finanziari, come il meccanismo di protezione civile dell'UE, gli strumenti previsti dalla strategia di sicurezza interna dell'UE e le strutture istituite nel quadro della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC).
Il Consiglio assicura la direzione politica e strategica della risposta, tenendo pienamente conto delle competenze della Commissione e dell'Alto rappresentante. Attiva subito i dispositivi integrati per la risposta politica alle crisi (IPCR) per garantire una reazione coerente a livello unionale.
Parallelamente, la Commissione e l'Alto rappresentante dell'Unione europea:
—
individuano tutti gli strumenti e le capacità che possono contribuire nel modo più efficace a rispondere alla crisi,
—
fanno proposte al Consiglio relative a misure eccezionali o a misure a sostegno di una rapida reazione dei paesi dell'UE.
QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
La decisione si applica dal 20 luglio 2014.
CONTESTO
La clausola di solidarietà dell'UE mette in atto l'articolo 222 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE).
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
Decisione 2014/415/UE
21.7.2014
-
GU L 192 dell'1.7.2014, pag. 53-58
Rettifica
-
-
GU L 221 del 25.7.2014, pag. 26
Rettifica
-
-
GU L 275 del 17.9.2014, pag. 7 |
Il contributo dei paesi dell’Unione europea al bilancio unionale
L’Unione europea (UE) ha adottato alcune regole relative ai metodi e alle procedure che i paesi dell’Unione devono rispettare per quanto riguarda il loro contributo al bilancio unionale, ovvero le risorse proprie dell’Unione europea.
ATTO
Regolamento (UE, Euratom) n 609/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali e delle risorse proprie basate sull’IVA e sull’RNL, nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria (Rifusione)
SINTESI
L’Unione europea (UE) ha adottato alcune regole relative ai metodi e alle procedure che i paesi dell’Unione devono rispettare per quanto riguarda il loro contributo al bilancio unionale, ovvero le risorse proprie dell’Unione europea.
CHE COSA FA IL PRESENTE REGOLAMENTO?
—
Stabilisce le regole che delineano le procedure e i metodi attraverso i quali i paesi dell’UE mettono a disposizione della Commissione europea le risorse proprie dell’Unione europea. Le risorse proprie costituiscono la vasta maggioranza delle entrate che finanziano il bilancio dell’UE e comprendono:
—
i dazi sulle merci importate da paesi esterni all’UE e le imposte sulla produzione dello zucchero all’interno dell’Unione;
—
le entrate ricavate da una percentuale dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) riscossa dai paesi dell’UE;
—
le entrate basate sul reddito nazionale lordo* (RNL) di ciascun paese dell’UE.
—
Il regolamento definisce inoltre le misure da seguire per far fronte al fabbisogno di tesoreria (esigenze di liquidità) laddove appropriato.
PUNTI CHIAVE
—
Le risorse proprie devono essere messe a disposizione della Commissione europea affinché essa possa effettuare i pagamenti necessari concordati nel bilancio.
—
I paesi dell’UE devono tenere la contabilità e la documentazione relative alle risorse proprie che raccolgono ed essere in grado di fornirle alla Commissione in qualsiasi momento.
—
Ogni paese dell’UE deve accreditare le risorse proprie sul conto aperto a nome della Commissione presso il Tesoro o l’organismo da esso designato.
—
I paesi dell’UE devono tenere una contabilità separata per quanto concerne i diritti non riscossi. Devono fornire i dettagli di tale contabilità e trasmettere un estratto trimestrale alla Commissione. Ciò consente alla Commissione di monitorare le azioni intraprese dai paesi dell’UE per riscuotere le risorse proprie, in particolare quelle compromesse da frodi e irregolarità.
—
Per garantire in ogni caso il finanziamento del bilancio unionale, i paesi dell’UE devono mettere a disposizione dell’Unione, sotto forma di dodicesimi mensili di importo costante, le risorse proprie previste dal bilancio. In un secondo tempo possono regolarizzare le somme messe a disposizione in funzione della base reale della risorsa propria basata sull’IVA e delle pertinenti variazioni dell’RNL non appena queste ultime saranno definitivamente note.
—
Occorre chiarire l’incidenza che le modifiche dei dati relativi all’RNL intervenute dopo la fine di ciascun esercizio hanno sul finanziamento delle riduzioni lorde (le riduzioni su determinati contributi basati sull’RNL dei paesi dell’UE).
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
A decorrere dal 1o gennaio 2014.
CONTESTO
Il regolamento (UE, Euratom) n. 609/2014 è uno dei tre atti normativi che costituiscono il cosiddetto pacchetto delle «risorse proprie» collegato al quadro finanziario pluriennale dell’UE, ossia il bilancio unionale per il periodo 2014-2020. Gli altri due atti del pacchetto sono:
—
la decisione del Consiglio 2014/335/UE, Euratom sul sistema delle risorse proprie dell’Unione europea;
—
il regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 del Consiglio sulle misure di attuazione per il sistema delle risorse proprie dell’Unione europea.
Per ulteriori informazioni, consultare la pagina dedicata alle risorse proprie dell’UE sul sito web della Commissione europea.
TERMINI CHIAVE
* Reddito nazionale lordo (RNL): la somma dei redditi dei residenti di un’economia in un dato periodo.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data di applicazione
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Regolamento (UE, Euratom) n. 609/2014
Insieme alla decisione 2014/335/UE Euratom del Consiglio
1.1.2014
-
GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 39-52.
ATTI COLLEGATI
Decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio, del 26 maggio 2014, relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea (GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 105-111)
Regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, che stabilisce misure di esecuzione del sistema delle risorse proprie dell’Unione europea (GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 29-38) | REGOLAMENTO (UE, Euratom) N. 609/2014 DEL CONSIGLIO
del 26 maggio 2014
concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali e delle risorse proprie basate sull'IVA e sull'RNL, nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria
(Rifusione)
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 322, paragrafo 2,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 106 bis,
vista la proposta della Commissione,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Parlamento europeo,
visto il parere della Corte dei conti (1),
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000 del Consiglio (2) è stato modificato diverse volte ed in maniera sostanziale. Esso deve essere ora nuovamente modificato ed è quindi opportuno provvedere, per ragioni di chiarezza, alla sua rifusione.
(2)
Talune disposizioni del regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000 sono state inserite nel regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 del Consiglio (3) e non rientrano nel presente regolamento. Si tratta delle disposizioni concernenti il calcolo e l'iscrizione in bilancio del saldo, il controllo e la supervisione delle risorse proprie e i pertinenti requisiti di comunicazione, nonché il comitato consultivo delle risorse proprie (CCRP).
(3)
L'Unione deve avere la disponibilità delle risorse proprie di cui all'articolo 2 della decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio (4) nelle migliori condizioni possibili; occorre pertanto stabilire le norme alle quali gli Stati membri forniscono tali risorse proprie alla Commissione. Il presente regolamento riprende le norme in materia di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), della decisione 2014/335/UE, Euratom, delle risorse proprie basate sull'imposta sul valore aggiunto (IVA) di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b) di tale decisione («risorsa propria basata sull'IVA») e delle risorse proprie basate sul reddito nazionale lordo (RNL) di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), di tale decisione («risorsa propria basata sull'RNL»), precedentemente inserite nel regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000.
(4)
È opportuno definire il concetto di accertamento e precisare le condizioni nelle quali è realizzato l'obbligo di accertamento per quanto riguarda le risorse proprie tradizionali di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), della decisione 2014/335/UE, Euratom.
(5)
Per quanto riguarda le risorse proprie provenienti da contributi nel settore dello zucchero per i quali bisogna garantire una coincidenza tra la riscossione delle entrate e dell'esercizio di bilancio, da un lato, e le spese relative alla medesima campagna, dall'altro, è opportuno prevedere che gli Stati membri mettano a disposizione della Commissione le risorse provenienti dai contributi nel settore dello zucchero durante l'esercizio di bilancio nel corso del quale sono stati accertati.
(6)
Gli Stati membri dovrebbero tenere a disposizione della Commissione e, se del caso, comunicarle i documenti e le informazioni necessarie all'esercizio delle competenze ad essa attribuite in materia di risorse proprie dell'Unione.
(7)
Le amministrazioni nazionali incaricate della riscossione delle risorse proprie dovrebbero tenere a disposizione della Commissione, in ogni momento, i documenti giustificativi di tale riscossione.
(8)
È opportuno prevedere una contabilità separata per quanto concerne in particolare i diritti non riscossi. Tale contabilità, con trasmissione di un estratto trimestrale, deve consentire alla Commissione di seguire più da vicino l'attività degli Stati membri nel campo della riscossione delle risorse proprie e in particolare di quelle compromesse da frodi e irregolarità.
(9)
È necessario introdurre un termine di prescrizione nei rapporti tra gli Stati membri e la Commissione, restando inteso che i nuovi accertamenti effettuati dallo Stato membro sui soggetti passivi per gli esercizi precedenti si devono considerare come accertamenti dell'esercizio in corso.
(10)
Per garantire in ogni caso il finanziamento del bilancio dell'Unione, occorre stabilire una procedura relativa alla risorsa propria basata sull'IVA e alla risorsa propria basata sull'RNL istituita conformemente al regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003 del Consiglio (5), affinché gli Stati membri mettano a disposizione dell'Unione, sotto forma di dodicesimi mensili di importo costante, le risorse proprie previste dal bilancio, per poi procedere in un secondo tempo alla regolarizzazione delle somme così messe a disposizione in funzione della base reale della risorsa propria basata sull'IVA e delle pertinenti variazioni dell'RNL non appena queste ultime saranno definitivamente note.
(11)
Occorre chiarire l'incidenza che le modifiche dei dati relativi all'RNL intervenute dopo la fine di ciascun esercizio hanno sul finanziamento delle riduzioni lorde.
(12)
La messa a disposizione delle risorse proprie può effettuarsi sotto forma di accreditamento degli impegni dovuti in un conto aperto a tale scopo, a nome della Commissione, presso il Tesoro di ogni Stato membro o l'organismo designato da ogni Stato membro. Al fine di limitare i movimenti di fondi a quanto risulta necessario all'esecuzione del bilancio, l'Unione deve limitarsi ad effettuare sui detti conti prelievi destinati a coprire unicamente i bisogni di tesoreria della Commissione.
(13)
La Commissione deve disporre di mezzi di tesoreria sufficienti per conformarsi alle prescrizioni regolamentari relative ai pagamenti concentrati nei primi mesi dell'esercizio, in particolare per le esigenze specifiche del pagamento delle spese del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) a titolo del regolamento (CE) n. 73/2009 (6).
(14)
Conformemente al principio della sana gestione finanziaria, occorre provvedere affinché il costo di riscossione degli interessi dovuti sulle risorse proprie messe a disposizione tardivamente non superi l'importo degli interessi da versare.
(15)
Occorre armonizzare le modalità di comunicazione dei casi di inesigibilità relativi a diritti accertati che sono stati dichiarati o considerati irrecuperabili.
(16)
Una stretta collaborazione tra Stati membri e Commissione può agevolare la corretta applicazione della regolamentazione finanziaria relativa alle risorse proprie,
(17)
Al fine di garantire condizioni uniformi per l'attuazione del presente regolamento, occorre conferire alla Commissione competenze di esecuzione da esercitare a norma del regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
(18)
Per l'adozione degli atti di esecuzione che stabiliscono le modalità relative alle dichiarazioni contabili mensili degli importi accertati a titolo di risorse proprie tradizionali e alle dichiarazioni trimestrali della contabilità separata, nonché ai casi concernenti gli importi irrecuperabili superiori a 50 000 EUR, occorre seguire la procedura consultiva, dato il carattere tecnico di detti atti necessari a fini di comunicazione.
(19)
Occorre abrogare il regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000.
(20)
Per motivi di coerenza e tenuto conto dell'articolo 11 della decisione 2014/335/UE, Euratom, occorre che il presente regolamento entri in vigore lo stesso giorno della summenzionata decisione e si applichi a decorrere dal 1o gennaio 2014,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce le norme relative alla messa a disposizione della Commissione delle risorse proprie dell'Unione di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettere a), b) e c) della decisione 2014/335/UE, Euratom.
Articolo 2
Data di accertamento delle risorse proprie tradizionali
1. Ai fini dell'applicazione del presente regolamento, un diritto dell'Unione sulle risorse proprie tradizionali di cui 1 all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), della decisione 2014/335/UE, Euratom è accertato non appena ricorrono le condizioni previste dalla normativa doganale per quanto riguarda la registrazione dell'importo del diritto e la comunicazione del medesimo al soggetto passivo.
2. La data da considerare per l'accertamento di cui al paragrafo 1 è la data della registrazione prevista dalla normativa doganale.
In quanto ai contributi ed altri diritti previsti nel quadro dell'organizzazione comune di mercato nel settore dello zucchero, la data da considerare per l'accertamento di cui al paragrafo 1 è quella della comunicazione prevista dalla normativa del settore zucchero.
Qualora tale comunicazione non sia esplicitamente prevista, la data da considerare è quella della liquidazione da parte degli Stati membri degli importi dovuti dai soggetti passivi, eventualmente a titolo di acconto o di pagamento del saldo.
3. Nei casi di contenzioso, le autorità amministrative competenti devono poter calcolare, ai fini dell'accertamento di cui al paragrafo 1, l'importo del dazio dovuto al più tardi in occasione della prima decisione amministrativa che comunica l'obbligazione al soggetto passivo o in occasione della denuncia all'autorità giudiziaria, se tale denuncia interviene precedentemente.
La data da considerare per l'accertamento di cui al paragrafo 1 è la data della decisione o quella del calcolo da effettuare consecutivamente a tale denuncia.
4. Il paragrafo 1 si applica allorché la comunicazione deve essere rettificata.
Articolo 3
Conservazione dei documenti giustificativi
Gli Stati membri prendono tutte le misure utili affinché i documenti giustificativi relativi all'accertamento e alla messa a disposizione delle risorse proprie siano conservati per almeno tre anni civili a decorrere dalla fine dell'anno cui si riferiscono tali documenti giustificativi.
I documenti giustificativi relativi alle procedure e alle basi statistiche di cui all'articolo 3 del regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003 sono conservati dagli Stati membri fino al 30 settembre del quarto anno successivo all'esercizio in questione. I documenti giustificativi relativi alla risorsa propria basata sull'IVA sono conservati per lo stesso periodo.
Qualora la verifica dei documenti giustificativi di cui al primo e al secondo comma, effettuata ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 3, del regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 o dell'articolo 11 del regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89 del Consiglio (8), palesi la necessità di procedere ad una rettifica, detti documenti giustificativi sono conservati oltre il termine di cui al primo comma per una durata che consenta di procedere alla rettifica e al suo controllo.
Qualora una controversia tra uno Stato membro e la Commissione in merito all'obbligo di mettere a disposizione un determinato importo di risorse proprie venga composta consensualmente o mediante pronuncia della Corte di giustizia dell'Unione europea, lo Stato membro trasmette alla Commissione i documenti giustificativi necessari per il seguito finanziario entro due mesi dalla composizione.
Articolo 4
Cooperazione amministrativa
1. Ogni Stato membro comunica alla Commissione le seguenti informazioni:
a)
la denominazione dei servizi o organismi responsabili dell'accertamento, della riscossione, della messa a disposizione e del controllo delle risorse proprie, nonché le disposizioni essenziali relative al ruolo e al funzionamento di questi servizi e organismi;
b)
le disposizioni legislative, regolamentari, amministrative e contabili di carattere generale relative all'accertamento, alla riscossione, alla messa a disposizione e al controllo delle risorse proprie;
c)
la denominazione esatta di tutti gli estratti amministrativi e contabili nei quali sono iscritti i diritti accertati, specificati all'articolo 2 del presente regolamento, in particolare quelli utilizzati per la tenuta delle contabilità previste all'articolo 6.
Ogni modifica di denominazioni o disposizioni è immediatamente comunicata alla Commissione.
2. La Commissione comunica a tutti gli Stati membri, su richiesta di uno di loro, i dati di cui al paragrafo 1.
Articolo 5
Aliquote da applicare
L'aliquota uniforme di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), della decisione 2014/335/UE, Euratom è stabilita nel corso della procedura di bilancio, calcolandola come percentuale della somma dei redditi nazionali lordi (RNL) previsionali degli Stati membri, in modo da coprire integralmente quella parte del bilancio non finanziata mediante le entrate di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettere a) e b), della decisione 2014/335/UE, Euratom, mediante contributi finanziari a programmi supplementari di ricerca e sviluppo tecnologico e altre entrate.
Questa aliquota è espressa nel bilancio da una cifra contenente tanti decimali quanti necessari per ripartire integralmente tra gli Stati membri la risorsa basata sull'RNL.
CAPO II
CONTABILIZZAZIONE DELLE RISORSE PROPRIE
Articolo 6
Iscrizione nella contabilità e comunicazioni
1. Presso il Tesoro di ogni Stato membro o l'organismo designato da quest'ultimo viene tenuta una contabilità delle risorse proprie, ripartita secondo la natura delle risorse.
2. Per le esigenze della contabilità delle risorse proprie, la chiusura contabile è effettuata non prima delle ore tredici dell'ultimo giorno feriale del mese in cui è stato effettuato l'accertamento.
3. Con riserva del secondo comma del presente paragrafo, i diritti accertati conformemente all'articolo 2 sono riportati nella contabilità al più tardi il primo giorno feriale dopo il diciannovesimo giorno del secondo mese successivo a quello nel corso del quale ha avuto luogo l'accertamento.
I diritti accertati e non riportati nella contabilità di cui al primo comma, poiché non sono stati ancora riscossi e non è stata fornita alcuna garanzia, sono iscritti in una contabilità separata entro il termine previsto al primo comma. Gli Stati membri possono procedere nello stesso modo allorché i diritti accertati e coperti da garanzie formano oggetto di contestazione e possono subire variazioni in seguito alle controversie sorte.
Tuttavia, tenuto conto dell'effetto che la correzione accordata al Regno unito per gli squilibri di bilancio e la riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia hanno sulla risorsa propria basata sull'IVA e sulla risorsa propria basata sull'RNL, tali risorse sono iscritte nella contabilità di cui al primo comma come segue:
—
il primo giorno feriale di ogni mese, in ragione del dodicesimo di cui all'articolo 10, paragrafo 3,
—
annualmente per quanto riguarda i saldi di cui all'articolo 10, paragrafi 4 e 6, e le rettifiche di cui all'articolo 10, paragrafi 5 e 7, ad eccezione delle rettifiche particolari previste dall'articolo 10, paragrafo 5, primo trattino, le quali sono iscritte nella contabilità il primo giorno feriale del mese successivo a quello in cui è intervenuto l'accordo tra lo Stato membro interessato e la Commissione.
I diritti accertati relativi ai contributi e altri diritti previsti nel quadro dell'organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero sono riportati nella contabilità di cui al primo comma. Qualora, successivamente, tali diritti non siano riscossi entro i termini previsti, gli Stati membri possono rettificare l'iscrizione effettuata e procedere a titolo eccezionale alla loro iscrizione nella contabilità separata.
4. Ogni Stato membro trasmette alla Commissione, entro il termine di cui al paragrafo 3:
a)
un estratto mensile della sua contabilità relativa ai diritti di cui al paragrafo 3, primo comma;
b)
un estratto trimestrale della contabilità separata di cui al paragrafo 3, secondo comma.
A sostegno degli estratti mensili in questione, gli Stati membri interessati comunicano le indicazioni o gli estratti relativi alle detrazioni apportate alle risorse proprie sulla base delle disposizioni riguardanti i territori a statuto speciale.
Gli Stati membri trasmettono, con l'ultimo estratto trimestrale relativo ad un determinato esercizio, una stima della somma totale dei diritti iscritti nella contabilità separata alla data del 31 dicembre del suddetto esercizio ed il cui recupero risulta improbabile.
La Commissione adotta atti di esecuzione che stabiliscono le modalità degli estratti mensili e trimestrali. Tali atti di esecuzione sono adottati conformemente alla procedura consultiva di cui all'articolo 16, paragrafo 2.
Articolo 7
Rettifiche contabili
Dopo il 31 dicembre del terzo anno successivo a un determinato esercizio, la somma degli estratti mensili comunicati dagli Stati membri a norma dell'articolo 6, paragrafo 4, primo comma, e relativa a tale esercizio, non è più rettificata, salvo per i punti notificati prima di tale scadenza, sia dalla Commissione sia dallo Stato membro interessato.
Articolo 8
Rettifiche degli accertamenti
Le rettifiche effettuate a norma dell'articolo 2, paragrafo 4, vengono aggiunte o detratte dall'importo totale dei diritti accertati. Esse vengono riportate nelle contabilità di cui all'articolo 6, paragrafo 3, primo e secondo comma, nonché negli estratti di cui all'articolo 6, paragrafo 4, corrispondenti alle date delle rettifiche stesse.
CAPO III
MESSA A DISPOSIZIONE DELLE RISORSE PROPRIE
Articolo 9
Disposizioni di tesoreria e contabili
1. Secondo le modalità definite dall'articolo 10, le risorse proprie vengono accreditate da ogni Stato membro sul conto aperto a tale scopo a nome della Commissione presso il Tesoro o l'organismo da esso designato.
Tale conto è espresso nella moneta nazionale ed è esente da spese.
2. Gli Stati membri o gli organi da essi designati trasmettono alla Commissione, per via elettronica:
a)
il giorno feriale in cui le risorse proprie vengono accreditate sulla contabilità della Commissione, un estratto conto o un avviso di accredito che indichi l'iscrizione delle risorse proprie;
b)
fatta salva la lettera a), al più tardi il secondo giorno feriale successivo all'accredito
3. Le somme iscritte sono contabilizzate in euro ai sensi del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (9) («regolamento finanziario») e del regolamento delegato (UE) n. 1268/2012 della Commissione (10).
Articolo 10
Determinazione degli importi, scadenze per la messa a disposizione, rettifiche
1. Dopo la deduzione delle spese di riscossione in applicazione dell'articolo 2, paragrafo 3 e dell'articolo 10, paragrafo 3, della decisione 2014/335/UE, Euratom, l'iscrizione delle risorse proprie tradizionali di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), della summenzionata decisione ha luogo entro il primo giorno feriale dopo il 19 del secondo mese successivo a quello in cui il diritto è stato accertato a norma dell'articolo 2 del presente regolamento.
Tuttavia, per i diritti contemplati nella contabilità separata conformemente all'articolo 6, paragrafo 3, secondo comma del presente regolamento, l'iscrizione deve aver luogo entro il primo giorno feriale dopo il 19 del secondo mese successivo a quello della riscossione dei diritti.
2. Se necessario, gli Stati membri possono essere invitati dalla Commissione ad anticipare di un mese l'iscrizione delle risorse diverse dalla risorsa propria basata sull'IVA e dalla risorsa propria basata sull'RNL sulla scorta delle informazioni di cui dispongono al 15 dello stesso mese.
La regolarizzazione di ciascuna iscrizione anticipata viene effettuata il mese successivo in occasione dell'iscrizione menzionata nel paragrafo 1. Essa consiste nell'iscrizione negativa di un importo pari a quello che ha formato oggetto dell'iscrizione anticipata.
3. L'iscrizione della risorsa propria basata sull'IVA e della risorsa propria basata sull'RNL, tenuto conto dell'effetto che ha su tali risorse la correzione accordata al Regno Unito per gli squilibri di bilancio e la riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia, è effettuata il primo giorno feriale di ogni mese, e ciò in ragione di un dodicesimo dei pertinenti importi del bilancio, convertito nelle rispettive monete nazionali ai tassi di cambio dell'ultimo giorno di quotazione dell'anno civile precedente l'esercizio finanziario, quale pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, serie C.
Per le esigenze specifiche del pagamento delle spese del FEAOG a titolo del regolamento (CE) n. 73/2009 e in funzione della tesoreria dell'Unione, gli Stati membri possono essere invitati dalla Commissione ad anticipare di uno o due mesi, nel primo trimestre dell'esercizio di bilancio, l'iscrizione di un dodicesimo o di una frazione di dodicesimo degli importi previsti in bilancio a titolo della risorsa propria basata sull'IVA e della risorsa propria basata sull'RNL, tenuto conto dell'effetto che ha su tali risorse la correzione accordata al Regno Unito per gli squilibri di bilancio e la riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia.
Trascorso il primo trimestre, l'iscrizione mensile richiesta non può superare un dodicesimo delle risorse proprie basate sull'IVA e sull'RNL, sempre nei limiti degli importi iscritti in bilancio a questo titolo.
La Commissione ne informa preventivamente gli Stati membri al più tardi due settimane prima dell'iscrizione richiesta.
Alle iscrizioni anticipate si applicano le disposizioni relative all'iscrizione del mese di gennaio di ogni anno, di cui all'ottavo comma, e le disposizioni applicabili quando il bilancio non è stato definitivamente adottato prima dell'inizio dell'esercizio, di cui al nono comma.
Ogni modifica del tasso uniforme della risorsa propria basata sull'IVA, del tasso della risorsa propria basata sull'RNL, della correzione accordata al Regno Unito per gli squilibri di bilancio e del suo finanziamento di cui agli articoli 4 e 5 della decisione 2014/335/UE, Euratom, nonché del finanziamento della riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia, deve essere motivata dall'adozione definitiva di un bilancio rettificativo e dà luogo a ritocchi dei dodicesimi iscritti dopo l'inizio dell'esercizio.
Questi ritocchi sono effettuati in occasione della prima iscrizione successiva all'adozione definitiva del bilancio rettificativo, se tale adozione è intervenuta prima del 16 del mese. In caso contrario, i ritocchi vengono effettuati in occasione della seconda iscrizione successiva all'adozione definitiva di cui sopra. In deroga all'articolo 11 del regolamento finanziario, questi ritocchi sono contabilizzati a titolo dell'esercizio del bilancio rettificativo in questione.
I dodicesimi relativi all'iscrizione del mese di gennaio di ciascun esercizio sono calcolati in base alle somme previste dal progetto di bilancio di cui all'articolo 314, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), convertiti in moneta nazionale ai tassi di cambio del primo giorno di quotazione dopo il 15 dicembre dell'anno civile precedente l'esercizio finanziario.
Qualora il bilancio non sia stato adottato definitivamente entro le due settimane precedenti l'iscrizione relativa al mese di gennaio dell'esercizio successivo, il primo giorno feriale di ogni mese, compreso il mese di gennaio, gli Stati membri iscrivono un dodicesimo degli importi della risorsa propria basata sull'IVA e della risorsa propria basata sull'RNL, tenuto conto dell'effetto che ha su tali risorse la correzione accordata al Regno Unito per gli squilibri di bilancio e la riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia, iscritte nell'ultimo bilancio definitivamente adottato; la regolarizzazione viene effettuata al momento della prima scadenza successiva all'adozione definitiva del bilancio se questa è intervenuta prima del 16 del mese. In caso contrario, essa viene effettuata alla seconda scadenza successiva all'adozione definitiva del bilancio.
4. Sulla base dell'estratto annuo della base della risorsa propria basata sull'IVA di cui all'articolo 7, paragrafo 1, del regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89, a ciascuno Stato membro è addebitato l'importo risultante dall'applicazione ai dati che figurano in tale estratto del tasso uniforme adottato per l'esercizio precedente e sono accreditati i dodici pagamenti effettuati nel corso di detto esercizio. Tuttavia, la base della risorsa propria basata sull'IVA di uno Stato membro alla quale è applicato il suddetto tasso non può superare la percentuale determinata all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b) della decisione 2014/335/UE, Euratom del suo RNL di cui al paragrafo 7, primo comma, del suddetto articolo. La Commissione calcola l'ammontare del saldo e lo comunica agli Stati membri con un anticipo sufficiente affinché essi possano iscriverlo nel conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1 del presente regolamento il primo giorno feriale del mese di dicembre dello stesso anno.
5. Le eventuali rettifiche della base della risorsa propria basata sull'IVA di cui all'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89 danno luogo, per ciascuno Stato membro interessato la cui base non superi le percentuali fissate all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), e all'articolo 10, paragrafo 2, della decisione 2014/335/UE, Euratom, tenuto conto di queste rettifiche, a una rettifica del saldo calcolato in applicazione del paragrafo 4 del presente articolo, alle seguenti condizioni:
—
le rettifiche di cui all'articolo 9, paragrafo 1, primo comma del regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89 effettuate entro il 31 luglio danno luogo ad una rettifica globale la quale deve essere iscritta nel conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1 del presente regolamento il primo giorno feriale del mese di dicembre dello stesso anno. Tuttavia, una rettifica specifica può essere iscritta prima della data di cui sopra a condizione che lo Stato membro interessato e la Commissione siano d'accordo;
—
quando le misure prese dalla Commissione per la rettifica della base, quali sono previste dall'articolo 9, paragrafo 1, secondo comma del regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89, portano ad un riaggiustamento delle iscrizioni al conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1 del presente regolamento, tale riaggiustamento viene effettuato alla scadenza fissata dalla Commissione nel quadro dell'applicazione di dette misure.
Le modifiche dell'RNL di cui al paragrafo 7 del presente articolo danno parimenti luogo a una rettifica del saldo di ogni Stato membro la cui base, tenuto conto delle rettifiche di cui al primo comma del presente paragrafo, si riduca alle percentuali fissate all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b) e all'articolo 10, paragrafo 2 della decisione 2014/335/UE, Euratom.
La Commissione comunica le rettifiche agli Stati membri in tempo utile affinché essi possano iscriverle nel conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1, il primo giorno feriale del mese di dicembre dello stesso anno.
Tuttavia, una rettifica specifica può essere iscritta in qualsiasi momento, a condizione che lo Stato membro e la Commissione siano d'accordo.
6. Sulla base delle cifre per l'aggregato RNL ai prezzi di mercato e le sue componenti per l'esercizio precedente fornite dagli Stati membri in applicazione dell'articolo 2, paragrafo 2 del regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003, ad ogni Stato membro è addebitato l'importo risultante dall'applicazione all'RNL del tasso utilizzato per l'esercizio precedente e sono accreditate le iscrizioni intervenute nel corso di questo esercizio. La Commissione determina l'ammontare del saldo e lo comunica agli Stati membri con un anticipo sufficiente affinché essi possano iscriverlo nel conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1 del presente regolamento il primo giorno feriale del mese di dicembre dello stesso anno.
7. Le eventuali modifiche apportate all'RNL degli esercizi precedenti in applicazione dell'articolo 2, paragrafo 2 del regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003, fatto salvo l'articolo 5 dello stesso regolamento, danno luogo per ogni Stato membro interessato a una rettifica del saldo calcolato in applicazione del paragrafo 6 del presente articolo. Questa rettifica è stabilita alle condizioni fissate al paragrafo 5, primo comma, del presente articolo. La Commissione comunica le rettifiche dei saldi agli Stati membri affinché essi possano iscriverle nel conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1 del presente regolamento il primo giorno feriale del mese di dicembre dello stesso anno. Dopo il 30 settembre del quarto anno successivo a un esercizio determinato, le eventuali modifiche dell'RNL non sono più prese in considerazione, tranne che per i punti notificati prima di tale scadenza dalla Commissione o dallo Stato membro.
8. Le operazioni di cui ai paragrafi da 4 a 7 costituiscono modifiche delle entrate dell'esercizio nel corso del quale vengono effettuate.
L'importo delle entrate che figura nel bilancio dell'esercizio in corso può essere aumentato o ridotto, mediante bilancio rettificativo, degli importi risultanti da tali operazioni a norma dell'articolo 1, paragrafo 2, del regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014.
9. Non è prevista alcuna revisione del finanziamento della riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia in caso di modifiche successive della cifra dell'RNL a norma dell'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003.
Articolo 11
Rettifica per la non partecipazione
1. Quando in applicazione del TFUE e dei protocolli 21 e 22 dello stesso uno Stato membro non partecipa al finanziamento di azioni o politiche specifiche dell'Unione, ha diritto ad una rettifica, calcolata a norma del paragrafo 2 del presente articolo, di quanto ha versato come risorse proprie per ogni esercizio in cui non partecipa.
2. La Commissione procede al calcolo della rettifica nel corso dell'anno che segue l'esercizio considerato, nello stesso momento in cui determina i saldi RNL di cui all'articolo 10 del presente regolamento.
Il calcolo è effettuato sulla base dei dati relativi al pertinente esercizio:
a)
dell'aggregato RNL ai prezzi di mercato e delle sue componenti;
b)
dell'esecuzione di bilancio delle spese operative corrispondenti all'azione o alla politica in questione.
Per il calcolo della rettifica, l'importo totale delle spese in questione, ad eccezione di quelle finanziate da paesi terzi partecipanti, è moltiplicato per la percentuale che rappresenta il RNL dello Stato membro che ha diritto alla rettifica rispetto al RNL dell'insieme degli Stati membri. La rettifica è finanziata dagli Stati membri partecipanti. Per determinare la parte di finanziamento di ogni Stato membro, il suo RNL è diviso per il RNL dell'insieme degli Stati membri partecipanti. Ai fini del calcolo della rettifica, la conversione tra valuta nazionale e euro è effettuata al tasso di cambio dell'ultimo giorno di quotazione dell'anno civile che precede l'esercizio finanziario considerato.
La rettifica relativa a ciascun esercizio pertinente ha carattere unico e definitivo, indipendentemente da una modifica ulteriore dell'RNL preso in considerazione.
3. La Commissione comunica l'importo della rettifica agli Stati membri in tempo utile perché possano iscriverlo sul conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1, del presente regolamento, il primo giorno feriale del mese di dicembre.
Articolo 12
Interessi sugli importi messi a disposizione tardivamente
1. Ogni ritardo nelle iscrizioni sul conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1, dà luogo al pagamento, da parte dello Stato membro in questione, di interessi di mora.
Tuttavia, si rinuncia a recuperare interessi di importo inferiore a 500 EUR.
2. Per gli Stati membri che partecipano all'Unione economica e monetaria il tasso d'interesse è pari al tasso del primo giorno del mese della scadenza 1 applicato dalla Banca centrale europea alle sue operazioni principali di rifinanziamento pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, serie C, maggiorato di due punti percentuali.
Tale tasso è aumentato di 0,25 punti per ogni mese di ritardo. Il tasso maggiorato si applica all'intero periodo di mora.
3. Per gli Stati membri che non partecipano all'Unione economica e monetaria, il tasso è pari al tasso applicato il primo giorno del mese in questione dalle rispettive banche centrali alle loro operazioni principali di rifinanziamento, maggiorato di due punti percentuali o, per gli Stati membri per i quali il tasso della banca centrale non è disponibile, il tasso più equivalente applicato il primo giorno del mese in questione sui mercati monetari dei singoli Stati membri, maggiorato di due punti percentuali.
Tale tasso è aumentato di 0,25 punti per ogni mese di ritardo. Il tasso maggiorato si applica all'intero periodo di mora.
4. Per il pagamento degli interessi di mora di cui al paragrafo 1 si applica, mutatis mutandis, l'articolo 9, paragrafi 2 e 3.
Articolo 13
Importi irrecuperabili
1. Gli Stati membri sono tenuti a prendere tutte le misure necessarie affinché gli importi corrispondenti ai diritti accertati in conformità dell'articolo 2 siano messi a disposizione della Commissione alle condizioni previste dal presente regolamento.
2. Gli Stati membri sono dispensati dall'obbligo di mettere a disposizione della Commissione gli importi corrispondenti ai diritti accertati a norma dell'articolo 2 che risultano irrecuperabili per uno dei seguenti motivi:
a)
per cause di forza maggiore;
b)
per altri motivi che non sono loro imputabili.
Gli importi di diritti accertati sono dichiarati irrecuperabili con decisione dell'autorità amministrativa competente che constata l'impossibilità del recupero.
Gli importi di diritti accertati sono considerati irrecuperabili al più tardi dopo un periodo di cinque anni dalla data alla quale l'importo è stato accertato a norma dell'articolo 2 oppure, in caso di ricorso amministrativo o giudiziario, dalla pronuncia dalla notifica o dalla pubblicazione della decisione definitiva.
In caso di pagamento scaglionato, il periodo massimo di cinque anni inizia a decorrere dalla data dell'ultimo pagamento effettivo nella misura in cui quest'ultimo non saldi il debito.
Gli importi dichiarati o considerati irrecuperabili sono ritirati definitivamente dalla contabilità separata di cui all'articolo 6, paragrafo 3, secondo comma. Sono segnalati nell'allegato dell'estratto trimestrale di cui all'articolo 6, paragrafo 4, primo comma, e, se del caso, nelle descrizioni trimestrali di cui all'articolo 5 del regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014.
3. Nei tre mesi che seguono la decisione amministrativa di cui al paragrafo 2 del presente articolo o secondo la scadenza di cui allo stesso paragrafo, gli Stati membri trasmettono alla Commissione una comunicazione contenente gli elementi d'informazione che riguardano i casi d'applicazione del paragrafo 2 del presente articolo, sempre che l'importo dei diritti accertati in causa superi 50 000 EUR.
Tale comunicazione contiene tutte le informazioni atte a permettere un esame approfondito dei motivi, di cui al paragrafo 2, lettere a) e b), del presente articolo, che hanno impedito allo Stato membro interessato di mettere a disposizione gli importi in causa e le misure adottate da quest'ultimo per garantire il recupero nel caso o nei casi in questione.
Tale comunicazione è effettuata su un modello stabilito dalla Commissione. A tal fine la Commissione adotta atti di esecuzione conformemente alla procedura consultiva di cui all'articolo 16, paragrafo 2.
4. La Commissione comunica entro sei mesi, a decorrere dalla ricezione della comunicazione di cui al paragrafo 3, le sue osservazioni allo Stato membro interessato.
Quando la Commissione ritiene necessario chiedere informazioni complementari, il termine di sei mesi inizia a decorrere dalla ricezione delle informazioni complementari richieste.
CAPO IV
GESTIONE DELLA TESORERIA
Articolo 14
Esigenze in materia di gestione della tesoreria
1. La Commissione dispone delle somme accreditate sui conti previsti all'articolo 9, paragrafo 1, nella misura necessaria per coprire i bisogni di tesoreria derivanti dall'esecuzione del bilancio.
2. Qualora i bisogni di tesoreria superino gli averi dei conti, la Commissione può effettuare prelievi al di là di tali averi complessivi, sempreché delle somme a credito siano disponibili in bilancio ed entro i limiti delle risorse proprie previste nel bilancio. In questo caso essa informa preliminarmente gli Stati membri dei superamenti prevedibili.
3. Soltanto in caso di mancato pagamento da parte del beneficiario di un prestito contratto o garantito in applicazione dei regolamenti e delle decisioni del Consiglio, in circostanze in cui la Commissione non possa porre in atto altre misure previste dalle disposizioni finanziarie applicabili a siffatti prestiti in tempo utile per garantire l'adempimento degli obblighi legali dell'Unione nei confronti dei mutuanti, le disposizioni dei paragrafi 2 e 4 possono essere temporaneamente applicate senza tener conto delle condizioni di cui al paragrafo 2, per provvedere al servizio dei debiti dell'Unione.
4. La differenza tra gli averi globali e i bisogni di tesoreria è ripartita tra gli Stati membri, per quanto possibile proporzionalmente alla previsione delle entrate del bilancio provenienti da ciascuno Stato membro.
Articolo 15
Esecuzione degli ordini di pagamento
1. Gli Stati membri o gli organismi da essi designati eseguono gli ordini di pagamento della Commissione conformemente alle sue istruzioni e non oltre il terzo giorno feriale successivo alla ricezione degli ordini. Tuttavia, per le operazioni relative a movimenti di tesorerie, gli Stati membri devono eseguire gli ordini entro i termini chiesti dalla Commissione.
2. Gli Stati membri o gli organismi da essi designati trasmettono alla Commissione, per via elettronica e al più tardi il secondo giorno feriale dalla realizzazione di ciascuna operazione, un estratto conto in cui figurano i movimenti connessi.
CAPO V
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 16
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato consultivo delle risorse proprie istituito di cui all'articolo 7 del regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 4 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 17
Disposizione transitoria concernente il tasso d'interesse
Il tasso di cui all'articolo 11 del regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000, nella versione precedente l'entrata in vigore del regolamento (CE, Euratom) n. 2028/2004 del Consiglio (11) resta d'applicazione per il calcolo degli interessi di mora nei casi in cui la data della scadenza è precedente al 1o dicembre 2004.
Articolo 18
Abrogazione
1. Il regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000 è abrogato.
2. I riferimenti al regolamento abrogato devono intendersi come fatti al presente regolamento e devono essere letti secondo la tabella di corrispondenza che figura all'allegato II.
Articolo 19
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il giorno dell'entrata in vigore della decisone 2014/335/UE, Euratom.
Esso si applica a decorrere dal 1o gennaio 2014.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 26 maggio 2014
Per il Consiglio
Il presidente
Ch. VASILAKOS
(1) Parere n. 2/2012 del 20 marzo 2012 (GU C 112 del 18.4.2012, pag. 1).
(2) Regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000 del Consiglio, del 22 maggio 2000, recante applicazione della decisione 94/728/CE, Euratom, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità (GU L 130 del 31.5.2000, pag. 1).
(3) Regolamento (UE) n. 608/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, che stabilisce misure di esecuzione del sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (cfr. pag. 29 della presente Gazzetta ufficiale).
(4) Decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio, del 26 maggio 2014, relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (cfr. pag. 105 della presente Gazzetta ufficiale).
(5) Regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003 del Consiglio, del 15 luglio 2003, relativo all'armonizzazione del reddito nazionale lordo ai prezzi di mercato (GU L 181 del 19.7.2003, pag. 1).
(6) Regolamento (CE) n. 73/2009 del Consiglio, del 19 gennaio 2009, che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto agli agricoltori nell'ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori, e che modifica i regolamenti (CE) n. 1290/2005, (CE) n. 247/2006, (CE) n. 378/2007 e abroga il regolamento (CE) n. 1782/2003 (GU L 30 del 31.1.2009, pag. 16).
(7) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(8) Regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89 del Consiglio, del 29 maggio 1989, concernente il regime uniforme definitivo di riscossione delle risorse proprie provenienti dell'imposta sul valore aggiunto (GU L 155 del 7.6.1989, pag. 9).
(9) Regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione (GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1).
(10) Regolamento delegato (UE) n. 1268/2012 della Commissione, del 29 ottobre 2012, recante le modalità di applicazione del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione (GU L 362 del 31.12.2012, pag. 1).
(11) Regolamento (CE, Euratom) n. 2028/2004 del Consiglio, del 16 novembre 2004, che modifica il regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000, recante applicazione della decisione 94/728/CE, Euratom relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità (GU L 352 del 27.11.2004, pag. 1).
ALLEGATO I
REGOLAMENTO ABROGATO ED ELENCO DELLE SUE MODIFICAZIONI SUCCESSIVE
Regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000 del Consiglio
(GU L 130 del 31.5.2000, pag. 1).
Regolamento (CE, Euratom) n. 2028/2004 del Consiglio
(GU L 352 del 27.11.2004, pag. 1).
Regolamento (CE, Euratom) n. 105/2009 del Consiglio
(GU L 36 del 5.2.2009, pag. 1).
ALLEGATO II
TAVOLA DI CONCORDANZA
Regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000
Il presente regolamento
Articolo 1
—
—
Articolo 1
Articolo 2
Articolo 2
Articolo 3, primo, secondo e terzo comma
Articolo 3, primo, secondo e terzo comma
—
Articolo 3, quarto comma
Articolo 4
Articolo 4
Articolo 5
Articolo 5
Articolo 6, paragrafi 1 e 2
Articolo 6, paragrafi 1 e 2
Articolo 6, paragrafo 3, lettera a)
Articolo 6, paragrafo 3, primo comma
Articolo 6, paragrafo 3, lettera b)
Articolo 6, paragrafo 3, secondo comma
Articolo 6, paragrafo 3, lettera c)
Articolo 6, paragrafo 3, terzo comma
Articolo 6, paragrafo 3, lettera d)
Articolo 6, paragrafo 3, quarto comma
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera a), prima frase
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera a)
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera a), seconda frase
Articolo 6, paragrafo 4, secondo comma
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera b), prima frase
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera b)
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera b), seconda frase
Articolo 6, paragrafo 4, terzo comma
Articolo 6, paragrafo 4, secondo comma
Articolo 6, paragrafo 4, quarto comma
Articolo 6, paragrafo 5
—
Articolo 7
Articolo 7
Articolo 8, primo comma
Articolo 8
Articolo 8, secondo comma
—
Articolo 9, paragrafo 1
Articolo 9, paragrafo 1
Articolo 9, paragrafo 1 bis
Articolo 9, paragrafo 2
Articolo 9, paragrafo 2
Articolo 9, paragrafo 3
Articolo 10, paragrafi 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7
Articolo 10, paragrafi 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7
Articolo 10, paragrafo 8
Articolo 10, paragrafo 8, primo comma
Articolo 10, paragrafo 9
Articolo 10, paragrafo 9
Articolo 10, paragrafo 10
—
Articolo 10 bis
Articolo 11
Articolo 11, paragrafo 1
Articolo 12, paragrafo 1, primo comma
—
Articolo 12, paragrafo 1, secondo comma
Articolo 11, paragrafi 2, 3 e 4
Articolo 12, paragrafi 2, 3 e 4
Articolo 12, paragrafi 1, 2, 3 e 4
Articolo 14
Articolo 12, paragrafo 5, primo comma
Articolo 15, paragrafo 1
Articolo 12, paragrafo 5, secondo comma
Articolo 15, paragrafo 2
Articolo 15
—
Articolo 16, primo e secondo comma
—
Articolo 16, terzo comma
Articolo 10, paragrafo 8, secondo comma
Articolo 17, paragrafi 1 e 2
Articolo 13, paragrafi 1 e 2
Articolo 17, paragrafo 3, primo comma
Articolo 13, paragrafo 3, primo comma
Articolo 17, paragrafo 3, secondo comma
—
Articolo 17, paragrafo 3, terzo comma
Articolo 13, paragrafo 3, secondo comma
—
Articolo 13, paragrafo 3, terzo comma
Articolo 17, paragrafo 4
Articolo 13, paragrafo 4
Articolo 17, paragrafo 5
—
Articolo 18
—
Articolo 19
—
Articolo 20
—
Articolo 21
—
—
Articolo 16
Articolo 21 bis
Articolo 17
Articolo 22
—
Articolo 23
—
—
Articolo 18
—
Articolo 19
Allegato
Allegato I
—
Allegato II
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (UE, Euratom) N. 609/2014 DEL CONSIGLIO
del 26 maggio 2014
concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali e delle risorse proprie basate sull'IVA e sull'RNL, nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria
(Rifusione)
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 322, paragrafo 2,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 106 bis,
vista la proposta della Commissione,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Parlamento europeo,
visto il parere della Corte dei conti (1),
considerando quanto segue:
(1)
Il regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000 del Consiglio (2) è stato modificato diverse volte ed in maniera sostanziale. Esso deve essere ora nuovamente modificato ed è quindi opportuno provvedere, per ragioni di chiarezza, alla sua rifusione.
(2)
Talune disposizioni del regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000 sono state inserite nel regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 del Consiglio (3) e non rientrano nel presente regolamento. Si tratta delle disposizioni concernenti il calcolo e l'iscrizione in bilancio del saldo, il controllo e la supervisione delle risorse proprie e i pertinenti requisiti di comunicazione, nonché il comitato consultivo delle risorse proprie (CCRP).
(3)
L'Unione deve avere la disponibilità delle risorse proprie di cui all'articolo 2 della decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio (4) nelle migliori condizioni possibili; occorre pertanto stabilire le norme alle quali gli Stati membri forniscono tali risorse proprie alla Commissione. Il presente regolamento riprende le norme in materia di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), della decisione 2014/335/UE, Euratom, delle risorse proprie basate sull'imposta sul valore aggiunto (IVA) di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b) di tale decisione («risorsa propria basata sull'IVA») e delle risorse proprie basate sul reddito nazionale lordo (RNL) di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), di tale decisione («risorsa propria basata sull'RNL»), precedentemente inserite nel regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000.
(4)
È opportuno definire il concetto di accertamento e precisare le condizioni nelle quali è realizzato l'obbligo di accertamento per quanto riguarda le risorse proprie tradizionali di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), della decisione 2014/335/UE, Euratom.
(5)
Per quanto riguarda le risorse proprie provenienti da contributi nel settore dello zucchero per i quali bisogna garantire una coincidenza tra la riscossione delle entrate e dell'esercizio di bilancio, da un lato, e le spese relative alla medesima campagna, dall'altro, è opportuno prevedere che gli Stati membri mettano a disposizione della Commissione le risorse provenienti dai contributi nel settore dello zucchero durante l'esercizio di bilancio nel corso del quale sono stati accertati.
(6)
Gli Stati membri dovrebbero tenere a disposizione della Commissione e, se del caso, comunicarle i documenti e le informazioni necessarie all'esercizio delle competenze ad essa attribuite in materia di risorse proprie dell'Unione.
(7)
Le amministrazioni nazionali incaricate della riscossione delle risorse proprie dovrebbero tenere a disposizione della Commissione, in ogni momento, i documenti giustificativi di tale riscossione.
(8)
È opportuno prevedere una contabilità separata per quanto concerne in particolare i diritti non riscossi. Tale contabilità, con trasmissione di un estratto trimestrale, deve consentire alla Commissione di seguire più da vicino l'attività degli Stati membri nel campo della riscossione delle risorse proprie e in particolare di quelle compromesse da frodi e irregolarità.
(9)
È necessario introdurre un termine di prescrizione nei rapporti tra gli Stati membri e la Commissione, restando inteso che i nuovi accertamenti effettuati dallo Stato membro sui soggetti passivi per gli esercizi precedenti si devono considerare come accertamenti dell'esercizio in corso.
(10)
Per garantire in ogni caso il finanziamento del bilancio dell'Unione, occorre stabilire una procedura relativa alla risorsa propria basata sull'IVA e alla risorsa propria basata sull'RNL istituita conformemente al regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003 del Consiglio (5), affinché gli Stati membri mettano a disposizione dell'Unione, sotto forma di dodicesimi mensili di importo costante, le risorse proprie previste dal bilancio, per poi procedere in un secondo tempo alla regolarizzazione delle somme così messe a disposizione in funzione della base reale della risorsa propria basata sull'IVA e delle pertinenti variazioni dell'RNL non appena queste ultime saranno definitivamente note.
(11)
Occorre chiarire l'incidenza che le modifiche dei dati relativi all'RNL intervenute dopo la fine di ciascun esercizio hanno sul finanziamento delle riduzioni lorde.
(12)
La messa a disposizione delle risorse proprie può effettuarsi sotto forma di accreditamento degli impegni dovuti in un conto aperto a tale scopo, a nome della Commissione, presso il Tesoro di ogni Stato membro o l'organismo designato da ogni Stato membro. Al fine di limitare i movimenti di fondi a quanto risulta necessario all'esecuzione del bilancio, l'Unione deve limitarsi ad effettuare sui detti conti prelievi destinati a coprire unicamente i bisogni di tesoreria della Commissione.
(13)
La Commissione deve disporre di mezzi di tesoreria sufficienti per conformarsi alle prescrizioni regolamentari relative ai pagamenti concentrati nei primi mesi dell'esercizio, in particolare per le esigenze specifiche del pagamento delle spese del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) a titolo del regolamento (CE) n. 73/2009 (6).
(14)
Conformemente al principio della sana gestione finanziaria, occorre provvedere affinché il costo di riscossione degli interessi dovuti sulle risorse proprie messe a disposizione tardivamente non superi l'importo degli interessi da versare.
(15)
Occorre armonizzare le modalità di comunicazione dei casi di inesigibilità relativi a diritti accertati che sono stati dichiarati o considerati irrecuperabili.
(16)
Una stretta collaborazione tra Stati membri e Commissione può agevolare la corretta applicazione della regolamentazione finanziaria relativa alle risorse proprie,
(17)
Al fine di garantire condizioni uniformi per l'attuazione del presente regolamento, occorre conferire alla Commissione competenze di esecuzione da esercitare a norma del regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (7).
(18)
Per l'adozione degli atti di esecuzione che stabiliscono le modalità relative alle dichiarazioni contabili mensili degli importi accertati a titolo di risorse proprie tradizionali e alle dichiarazioni trimestrali della contabilità separata, nonché ai casi concernenti gli importi irrecuperabili superiori a 50 000 EUR, occorre seguire la procedura consultiva, dato il carattere tecnico di detti atti necessari a fini di comunicazione.
(19)
Occorre abrogare il regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000.
(20)
Per motivi di coerenza e tenuto conto dell'articolo 11 della decisione 2014/335/UE, Euratom, occorre che il presente regolamento entri in vigore lo stesso giorno della summenzionata decisione e si applichi a decorrere dal 1o gennaio 2014,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce le norme relative alla messa a disposizione della Commissione delle risorse proprie dell'Unione di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettere a), b) e c) della decisione 2014/335/UE, Euratom.
Articolo 2
Data di accertamento delle risorse proprie tradizionali
1. Ai fini dell'applicazione del presente regolamento, un diritto dell'Unione sulle risorse proprie tradizionali di cui 1 all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), della decisione 2014/335/UE, Euratom è accertato non appena ricorrono le condizioni previste dalla normativa doganale per quanto riguarda la registrazione dell'importo del diritto e la comunicazione del medesimo al soggetto passivo.
2. La data da considerare per l'accertamento di cui al paragrafo 1 è la data della registrazione prevista dalla normativa doganale.
In quanto ai contributi ed altri diritti previsti nel quadro dell'organizzazione comune di mercato nel settore dello zucchero, la data da considerare per l'accertamento di cui al paragrafo 1 è quella della comunicazione prevista dalla normativa del settore zucchero.
Qualora tale comunicazione non sia esplicitamente prevista, la data da considerare è quella della liquidazione da parte degli Stati membri degli importi dovuti dai soggetti passivi, eventualmente a titolo di acconto o di pagamento del saldo.
3. Nei casi di contenzioso, le autorità amministrative competenti devono poter calcolare, ai fini dell'accertamento di cui al paragrafo 1, l'importo del dazio dovuto al più tardi in occasione della prima decisione amministrativa che comunica l'obbligazione al soggetto passivo o in occasione della denuncia all'autorità giudiziaria, se tale denuncia interviene precedentemente.
La data da considerare per l'accertamento di cui al paragrafo 1 è la data della decisione o quella del calcolo da effettuare consecutivamente a tale denuncia.
4. Il paragrafo 1 si applica allorché la comunicazione deve essere rettificata.
Articolo 3
Conservazione dei documenti giustificativi
Gli Stati membri prendono tutte le misure utili affinché i documenti giustificativi relativi all'accertamento e alla messa a disposizione delle risorse proprie siano conservati per almeno tre anni civili a decorrere dalla fine dell'anno cui si riferiscono tali documenti giustificativi.
I documenti giustificativi relativi alle procedure e alle basi statistiche di cui all'articolo 3 del regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003 sono conservati dagli Stati membri fino al 30 settembre del quarto anno successivo all'esercizio in questione. I documenti giustificativi relativi alla risorsa propria basata sull'IVA sono conservati per lo stesso periodo.
Qualora la verifica dei documenti giustificativi di cui al primo e al secondo comma, effettuata ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 3, del regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 o dell'articolo 11 del regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89 del Consiglio (8), palesi la necessità di procedere ad una rettifica, detti documenti giustificativi sono conservati oltre il termine di cui al primo comma per una durata che consenta di procedere alla rettifica e al suo controllo.
Qualora una controversia tra uno Stato membro e la Commissione in merito all'obbligo di mettere a disposizione un determinato importo di risorse proprie venga composta consensualmente o mediante pronuncia della Corte di giustizia dell'Unione europea, lo Stato membro trasmette alla Commissione i documenti giustificativi necessari per il seguito finanziario entro due mesi dalla composizione.
Articolo 4
Cooperazione amministrativa
1. Ogni Stato membro comunica alla Commissione le seguenti informazioni:
a)
la denominazione dei servizi o organismi responsabili dell'accertamento, della riscossione, della messa a disposizione e del controllo delle risorse proprie, nonché le disposizioni essenziali relative al ruolo e al funzionamento di questi servizi e organismi;
b)
le disposizioni legislative, regolamentari, amministrative e contabili di carattere generale relative all'accertamento, alla riscossione, alla messa a disposizione e al controllo delle risorse proprie;
c)
la denominazione esatta di tutti gli estratti amministrativi e contabili nei quali sono iscritti i diritti accertati, specificati all'articolo 2 del presente regolamento, in particolare quelli utilizzati per la tenuta delle contabilità previste all'articolo 6.
Ogni modifica di denominazioni o disposizioni è immediatamente comunicata alla Commissione.
2. La Commissione comunica a tutti gli Stati membri, su richiesta di uno di loro, i dati di cui al paragrafo 1.
Articolo 5
Aliquote da applicare
L'aliquota uniforme di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), della decisione 2014/335/UE, Euratom è stabilita nel corso della procedura di bilancio, calcolandola come percentuale della somma dei redditi nazionali lordi (RNL) previsionali degli Stati membri, in modo da coprire integralmente quella parte del bilancio non finanziata mediante le entrate di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettere a) e b), della decisione 2014/335/UE, Euratom, mediante contributi finanziari a programmi supplementari di ricerca e sviluppo tecnologico e altre entrate.
Questa aliquota è espressa nel bilancio da una cifra contenente tanti decimali quanti necessari per ripartire integralmente tra gli Stati membri la risorsa basata sull'RNL.
CAPO II
CONTABILIZZAZIONE DELLE RISORSE PROPRIE
Articolo 6
Iscrizione nella contabilità e comunicazioni
1. Presso il Tesoro di ogni Stato membro o l'organismo designato da quest'ultimo viene tenuta una contabilità delle risorse proprie, ripartita secondo la natura delle risorse.
2. Per le esigenze della contabilità delle risorse proprie, la chiusura contabile è effettuata non prima delle ore tredici dell'ultimo giorno feriale del mese in cui è stato effettuato l'accertamento.
3. Con riserva del secondo comma del presente paragrafo, i diritti accertati conformemente all'articolo 2 sono riportati nella contabilità al più tardi il primo giorno feriale dopo il diciannovesimo giorno del secondo mese successivo a quello nel corso del quale ha avuto luogo l'accertamento.
I diritti accertati e non riportati nella contabilità di cui al primo comma, poiché non sono stati ancora riscossi e non è stata fornita alcuna garanzia, sono iscritti in una contabilità separata entro il termine previsto al primo comma. Gli Stati membri possono procedere nello stesso modo allorché i diritti accertati e coperti da garanzie formano oggetto di contestazione e possono subire variazioni in seguito alle controversie sorte.
Tuttavia, tenuto conto dell'effetto che la correzione accordata al Regno unito per gli squilibri di bilancio e la riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia hanno sulla risorsa propria basata sull'IVA e sulla risorsa propria basata sull'RNL, tali risorse sono iscritte nella contabilità di cui al primo comma come segue:
—
il primo giorno feriale di ogni mese, in ragione del dodicesimo di cui all'articolo 10, paragrafo 3,
—
annualmente per quanto riguarda i saldi di cui all'articolo 10, paragrafi 4 e 6, e le rettifiche di cui all'articolo 10, paragrafi 5 e 7, ad eccezione delle rettifiche particolari previste dall'articolo 10, paragrafo 5, primo trattino, le quali sono iscritte nella contabilità il primo giorno feriale del mese successivo a quello in cui è intervenuto l'accordo tra lo Stato membro interessato e la Commissione.
I diritti accertati relativi ai contributi e altri diritti previsti nel quadro dell'organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero sono riportati nella contabilità di cui al primo comma. Qualora, successivamente, tali diritti non siano riscossi entro i termini previsti, gli Stati membri possono rettificare l'iscrizione effettuata e procedere a titolo eccezionale alla loro iscrizione nella contabilità separata.
4. Ogni Stato membro trasmette alla Commissione, entro il termine di cui al paragrafo 3:
a)
un estratto mensile della sua contabilità relativa ai diritti di cui al paragrafo 3, primo comma;
b)
un estratto trimestrale della contabilità separata di cui al paragrafo 3, secondo comma.
A sostegno degli estratti mensili in questione, gli Stati membri interessati comunicano le indicazioni o gli estratti relativi alle detrazioni apportate alle risorse proprie sulla base delle disposizioni riguardanti i territori a statuto speciale.
Gli Stati membri trasmettono, con l'ultimo estratto trimestrale relativo ad un determinato esercizio, una stima della somma totale dei diritti iscritti nella contabilità separata alla data del 31 dicembre del suddetto esercizio ed il cui recupero risulta improbabile.
La Commissione adotta atti di esecuzione che stabiliscono le modalità degli estratti mensili e trimestrali. Tali atti di esecuzione sono adottati conformemente alla procedura consultiva di cui all'articolo 16, paragrafo 2.
Articolo 7
Rettifiche contabili
Dopo il 31 dicembre del terzo anno successivo a un determinato esercizio, la somma degli estratti mensili comunicati dagli Stati membri a norma dell'articolo 6, paragrafo 4, primo comma, e relativa a tale esercizio, non è più rettificata, salvo per i punti notificati prima di tale scadenza, sia dalla Commissione sia dallo Stato membro interessato.
Articolo 8
Rettifiche degli accertamenti
Le rettifiche effettuate a norma dell'articolo 2, paragrafo 4, vengono aggiunte o detratte dall'importo totale dei diritti accertati. Esse vengono riportate nelle contabilità di cui all'articolo 6, paragrafo 3, primo e secondo comma, nonché negli estratti di cui all'articolo 6, paragrafo 4, corrispondenti alle date delle rettifiche stesse.
CAPO III
MESSA A DISPOSIZIONE DELLE RISORSE PROPRIE
Articolo 9
Disposizioni di tesoreria e contabili
1. Secondo le modalità definite dall'articolo 10, le risorse proprie vengono accreditate da ogni Stato membro sul conto aperto a tale scopo a nome della Commissione presso il Tesoro o l'organismo da esso designato.
Tale conto è espresso nella moneta nazionale ed è esente da spese.
2. Gli Stati membri o gli organi da essi designati trasmettono alla Commissione, per via elettronica:
a)
il giorno feriale in cui le risorse proprie vengono accreditate sulla contabilità della Commissione, un estratto conto o un avviso di accredito che indichi l'iscrizione delle risorse proprie;
b)
fatta salva la lettera a), al più tardi il secondo giorno feriale successivo all'accredito
3. Le somme iscritte sono contabilizzate in euro ai sensi del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (9) («regolamento finanziario») e del regolamento delegato (UE) n. 1268/2012 della Commissione (10).
Articolo 10
Determinazione degli importi, scadenze per la messa a disposizione, rettifiche
1. Dopo la deduzione delle spese di riscossione in applicazione dell'articolo 2, paragrafo 3 e dell'articolo 10, paragrafo 3, della decisione 2014/335/UE, Euratom, l'iscrizione delle risorse proprie tradizionali di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), della summenzionata decisione ha luogo entro il primo giorno feriale dopo il 19 del secondo mese successivo a quello in cui il diritto è stato accertato a norma dell'articolo 2 del presente regolamento.
Tuttavia, per i diritti contemplati nella contabilità separata conformemente all'articolo 6, paragrafo 3, secondo comma del presente regolamento, l'iscrizione deve aver luogo entro il primo giorno feriale dopo il 19 del secondo mese successivo a quello della riscossione dei diritti.
2. Se necessario, gli Stati membri possono essere invitati dalla Commissione ad anticipare di un mese l'iscrizione delle risorse diverse dalla risorsa propria basata sull'IVA e dalla risorsa propria basata sull'RNL sulla scorta delle informazioni di cui dispongono al 15 dello stesso mese.
La regolarizzazione di ciascuna iscrizione anticipata viene effettuata il mese successivo in occasione dell'iscrizione menzionata nel paragrafo 1. Essa consiste nell'iscrizione negativa di un importo pari a quello che ha formato oggetto dell'iscrizione anticipata.
3. L'iscrizione della risorsa propria basata sull'IVA e della risorsa propria basata sull'RNL, tenuto conto dell'effetto che ha su tali risorse la correzione accordata al Regno Unito per gli squilibri di bilancio e la riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia, è effettuata il primo giorno feriale di ogni mese, e ciò in ragione di un dodicesimo dei pertinenti importi del bilancio, convertito nelle rispettive monete nazionali ai tassi di cambio dell'ultimo giorno di quotazione dell'anno civile precedente l'esercizio finanziario, quale pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, serie C.
Per le esigenze specifiche del pagamento delle spese del FEAOG a titolo del regolamento (CE) n. 73/2009 e in funzione della tesoreria dell'Unione, gli Stati membri possono essere invitati dalla Commissione ad anticipare di uno o due mesi, nel primo trimestre dell'esercizio di bilancio, l'iscrizione di un dodicesimo o di una frazione di dodicesimo degli importi previsti in bilancio a titolo della risorsa propria basata sull'IVA e della risorsa propria basata sull'RNL, tenuto conto dell'effetto che ha su tali risorse la correzione accordata al Regno Unito per gli squilibri di bilancio e la riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia.
Trascorso il primo trimestre, l'iscrizione mensile richiesta non può superare un dodicesimo delle risorse proprie basate sull'IVA e sull'RNL, sempre nei limiti degli importi iscritti in bilancio a questo titolo.
La Commissione ne informa preventivamente gli Stati membri al più tardi due settimane prima dell'iscrizione richiesta.
Alle iscrizioni anticipate si applicano le disposizioni relative all'iscrizione del mese di gennaio di ogni anno, di cui all'ottavo comma, e le disposizioni applicabili quando il bilancio non è stato definitivamente adottato prima dell'inizio dell'esercizio, di cui al nono comma.
Ogni modifica del tasso uniforme della risorsa propria basata sull'IVA, del tasso della risorsa propria basata sull'RNL, della correzione accordata al Regno Unito per gli squilibri di bilancio e del suo finanziamento di cui agli articoli 4 e 5 della decisione 2014/335/UE, Euratom, nonché del finanziamento della riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia, deve essere motivata dall'adozione definitiva di un bilancio rettificativo e dà luogo a ritocchi dei dodicesimi iscritti dopo l'inizio dell'esercizio.
Questi ritocchi sono effettuati in occasione della prima iscrizione successiva all'adozione definitiva del bilancio rettificativo, se tale adozione è intervenuta prima del 16 del mese. In caso contrario, i ritocchi vengono effettuati in occasione della seconda iscrizione successiva all'adozione definitiva di cui sopra. In deroga all'articolo 11 del regolamento finanziario, questi ritocchi sono contabilizzati a titolo dell'esercizio del bilancio rettificativo in questione.
I dodicesimi relativi all'iscrizione del mese di gennaio di ciascun esercizio sono calcolati in base alle somme previste dal progetto di bilancio di cui all'articolo 314, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), convertiti in moneta nazionale ai tassi di cambio del primo giorno di quotazione dopo il 15 dicembre dell'anno civile precedente l'esercizio finanziario.
Qualora il bilancio non sia stato adottato definitivamente entro le due settimane precedenti l'iscrizione relativa al mese di gennaio dell'esercizio successivo, il primo giorno feriale di ogni mese, compreso il mese di gennaio, gli Stati membri iscrivono un dodicesimo degli importi della risorsa propria basata sull'IVA e della risorsa propria basata sull'RNL, tenuto conto dell'effetto che ha su tali risorse la correzione accordata al Regno Unito per gli squilibri di bilancio e la riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia, iscritte nell'ultimo bilancio definitivamente adottato; la regolarizzazione viene effettuata al momento della prima scadenza successiva all'adozione definitiva del bilancio se questa è intervenuta prima del 16 del mese. In caso contrario, essa viene effettuata alla seconda scadenza successiva all'adozione definitiva del bilancio.
4. Sulla base dell'estratto annuo della base della risorsa propria basata sull'IVA di cui all'articolo 7, paragrafo 1, del regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89, a ciascuno Stato membro è addebitato l'importo risultante dall'applicazione ai dati che figurano in tale estratto del tasso uniforme adottato per l'esercizio precedente e sono accreditati i dodici pagamenti effettuati nel corso di detto esercizio. Tuttavia, la base della risorsa propria basata sull'IVA di uno Stato membro alla quale è applicato il suddetto tasso non può superare la percentuale determinata all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b) della decisione 2014/335/UE, Euratom del suo RNL di cui al paragrafo 7, primo comma, del suddetto articolo. La Commissione calcola l'ammontare del saldo e lo comunica agli Stati membri con un anticipo sufficiente affinché essi possano iscriverlo nel conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1 del presente regolamento il primo giorno feriale del mese di dicembre dello stesso anno.
5. Le eventuali rettifiche della base della risorsa propria basata sull'IVA di cui all'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89 danno luogo, per ciascuno Stato membro interessato la cui base non superi le percentuali fissate all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), e all'articolo 10, paragrafo 2, della decisione 2014/335/UE, Euratom, tenuto conto di queste rettifiche, a una rettifica del saldo calcolato in applicazione del paragrafo 4 del presente articolo, alle seguenti condizioni:
—
le rettifiche di cui all'articolo 9, paragrafo 1, primo comma del regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89 effettuate entro il 31 luglio danno luogo ad una rettifica globale la quale deve essere iscritta nel conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1 del presente regolamento il primo giorno feriale del mese di dicembre dello stesso anno. Tuttavia, una rettifica specifica può essere iscritta prima della data di cui sopra a condizione che lo Stato membro interessato e la Commissione siano d'accordo;
—
quando le misure prese dalla Commissione per la rettifica della base, quali sono previste dall'articolo 9, paragrafo 1, secondo comma del regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89, portano ad un riaggiustamento delle iscrizioni al conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1 del presente regolamento, tale riaggiustamento viene effettuato alla scadenza fissata dalla Commissione nel quadro dell'applicazione di dette misure.
Le modifiche dell'RNL di cui al paragrafo 7 del presente articolo danno parimenti luogo a una rettifica del saldo di ogni Stato membro la cui base, tenuto conto delle rettifiche di cui al primo comma del presente paragrafo, si riduca alle percentuali fissate all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b) e all'articolo 10, paragrafo 2 della decisione 2014/335/UE, Euratom.
La Commissione comunica le rettifiche agli Stati membri in tempo utile affinché essi possano iscriverle nel conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1, il primo giorno feriale del mese di dicembre dello stesso anno.
Tuttavia, una rettifica specifica può essere iscritta in qualsiasi momento, a condizione che lo Stato membro e la Commissione siano d'accordo.
6. Sulla base delle cifre per l'aggregato RNL ai prezzi di mercato e le sue componenti per l'esercizio precedente fornite dagli Stati membri in applicazione dell'articolo 2, paragrafo 2 del regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003, ad ogni Stato membro è addebitato l'importo risultante dall'applicazione all'RNL del tasso utilizzato per l'esercizio precedente e sono accreditate le iscrizioni intervenute nel corso di questo esercizio. La Commissione determina l'ammontare del saldo e lo comunica agli Stati membri con un anticipo sufficiente affinché essi possano iscriverlo nel conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1 del presente regolamento il primo giorno feriale del mese di dicembre dello stesso anno.
7. Le eventuali modifiche apportate all'RNL degli esercizi precedenti in applicazione dell'articolo 2, paragrafo 2 del regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003, fatto salvo l'articolo 5 dello stesso regolamento, danno luogo per ogni Stato membro interessato a una rettifica del saldo calcolato in applicazione del paragrafo 6 del presente articolo. Questa rettifica è stabilita alle condizioni fissate al paragrafo 5, primo comma, del presente articolo. La Commissione comunica le rettifiche dei saldi agli Stati membri affinché essi possano iscriverle nel conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1 del presente regolamento il primo giorno feriale del mese di dicembre dello stesso anno. Dopo il 30 settembre del quarto anno successivo a un esercizio determinato, le eventuali modifiche dell'RNL non sono più prese in considerazione, tranne che per i punti notificati prima di tale scadenza dalla Commissione o dallo Stato membro.
8. Le operazioni di cui ai paragrafi da 4 a 7 costituiscono modifiche delle entrate dell'esercizio nel corso del quale vengono effettuate.
L'importo delle entrate che figura nel bilancio dell'esercizio in corso può essere aumentato o ridotto, mediante bilancio rettificativo, degli importi risultanti da tali operazioni a norma dell'articolo 1, paragrafo 2, del regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014.
9. Non è prevista alcuna revisione del finanziamento della riduzione lorda concessa alla Danimarca, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svezia in caso di modifiche successive della cifra dell'RNL a norma dell'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003.
Articolo 11
Rettifica per la non partecipazione
1. Quando in applicazione del TFUE e dei protocolli 21 e 22 dello stesso uno Stato membro non partecipa al finanziamento di azioni o politiche specifiche dell'Unione, ha diritto ad una rettifica, calcolata a norma del paragrafo 2 del presente articolo, di quanto ha versato come risorse proprie per ogni esercizio in cui non partecipa.
2. La Commissione procede al calcolo della rettifica nel corso dell'anno che segue l'esercizio considerato, nello stesso momento in cui determina i saldi RNL di cui all'articolo 10 del presente regolamento.
Il calcolo è effettuato sulla base dei dati relativi al pertinente esercizio:
a)
dell'aggregato RNL ai prezzi di mercato e delle sue componenti;
b)
dell'esecuzione di bilancio delle spese operative corrispondenti all'azione o alla politica in questione.
Per il calcolo della rettifica, l'importo totale delle spese in questione, ad eccezione di quelle finanziate da paesi terzi partecipanti, è moltiplicato per la percentuale che rappresenta il RNL dello Stato membro che ha diritto alla rettifica rispetto al RNL dell'insieme degli Stati membri. La rettifica è finanziata dagli Stati membri partecipanti. Per determinare la parte di finanziamento di ogni Stato membro, il suo RNL è diviso per il RNL dell'insieme degli Stati membri partecipanti. Ai fini del calcolo della rettifica, la conversione tra valuta nazionale e euro è effettuata al tasso di cambio dell'ultimo giorno di quotazione dell'anno civile che precede l'esercizio finanziario considerato.
La rettifica relativa a ciascun esercizio pertinente ha carattere unico e definitivo, indipendentemente da una modifica ulteriore dell'RNL preso in considerazione.
3. La Commissione comunica l'importo della rettifica agli Stati membri in tempo utile perché possano iscriverlo sul conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1, del presente regolamento, il primo giorno feriale del mese di dicembre.
Articolo 12
Interessi sugli importi messi a disposizione tardivamente
1. Ogni ritardo nelle iscrizioni sul conto di cui all'articolo 9, paragrafo 1, dà luogo al pagamento, da parte dello Stato membro in questione, di interessi di mora.
Tuttavia, si rinuncia a recuperare interessi di importo inferiore a 500 EUR.
2. Per gli Stati membri che partecipano all'Unione economica e monetaria il tasso d'interesse è pari al tasso del primo giorno del mese della scadenza 1 applicato dalla Banca centrale europea alle sue operazioni principali di rifinanziamento pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, serie C, maggiorato di due punti percentuali.
Tale tasso è aumentato di 0,25 punti per ogni mese di ritardo. Il tasso maggiorato si applica all'intero periodo di mora.
3. Per gli Stati membri che non partecipano all'Unione economica e monetaria, il tasso è pari al tasso applicato il primo giorno del mese in questione dalle rispettive banche centrali alle loro operazioni principali di rifinanziamento, maggiorato di due punti percentuali o, per gli Stati membri per i quali il tasso della banca centrale non è disponibile, il tasso più equivalente applicato il primo giorno del mese in questione sui mercati monetari dei singoli Stati membri, maggiorato di due punti percentuali.
Tale tasso è aumentato di 0,25 punti per ogni mese di ritardo. Il tasso maggiorato si applica all'intero periodo di mora.
4. Per il pagamento degli interessi di mora di cui al paragrafo 1 si applica, mutatis mutandis, l'articolo 9, paragrafi 2 e 3.
Articolo 13
Importi irrecuperabili
1. Gli Stati membri sono tenuti a prendere tutte le misure necessarie affinché gli importi corrispondenti ai diritti accertati in conformità dell'articolo 2 siano messi a disposizione della Commissione alle condizioni previste dal presente regolamento.
2. Gli Stati membri sono dispensati dall'obbligo di mettere a disposizione della Commissione gli importi corrispondenti ai diritti accertati a norma dell'articolo 2 che risultano irrecuperabili per uno dei seguenti motivi:
a)
per cause di forza maggiore;
b)
per altri motivi che non sono loro imputabili.
Gli importi di diritti accertati sono dichiarati irrecuperabili con decisione dell'autorità amministrativa competente che constata l'impossibilità del recupero.
Gli importi di diritti accertati sono considerati irrecuperabili al più tardi dopo un periodo di cinque anni dalla data alla quale l'importo è stato accertato a norma dell'articolo 2 oppure, in caso di ricorso amministrativo o giudiziario, dalla pronuncia dalla notifica o dalla pubblicazione della decisione definitiva.
In caso di pagamento scaglionato, il periodo massimo di cinque anni inizia a decorrere dalla data dell'ultimo pagamento effettivo nella misura in cui quest'ultimo non saldi il debito.
Gli importi dichiarati o considerati irrecuperabili sono ritirati definitivamente dalla contabilità separata di cui all'articolo 6, paragrafo 3, secondo comma. Sono segnalati nell'allegato dell'estratto trimestrale di cui all'articolo 6, paragrafo 4, primo comma, e, se del caso, nelle descrizioni trimestrali di cui all'articolo 5 del regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014.
3. Nei tre mesi che seguono la decisione amministrativa di cui al paragrafo 2 del presente articolo o secondo la scadenza di cui allo stesso paragrafo, gli Stati membri trasmettono alla Commissione una comunicazione contenente gli elementi d'informazione che riguardano i casi d'applicazione del paragrafo 2 del presente articolo, sempre che l'importo dei diritti accertati in causa superi 50 000 EUR.
Tale comunicazione contiene tutte le informazioni atte a permettere un esame approfondito dei motivi, di cui al paragrafo 2, lettere a) e b), del presente articolo, che hanno impedito allo Stato membro interessato di mettere a disposizione gli importi in causa e le misure adottate da quest'ultimo per garantire il recupero nel caso o nei casi in questione.
Tale comunicazione è effettuata su un modello stabilito dalla Commissione. A tal fine la Commissione adotta atti di esecuzione conformemente alla procedura consultiva di cui all'articolo 16, paragrafo 2.
4. La Commissione comunica entro sei mesi, a decorrere dalla ricezione della comunicazione di cui al paragrafo 3, le sue osservazioni allo Stato membro interessato.
Quando la Commissione ritiene necessario chiedere informazioni complementari, il termine di sei mesi inizia a decorrere dalla ricezione delle informazioni complementari richieste.
CAPO IV
GESTIONE DELLA TESORERIA
Articolo 14
Esigenze in materia di gestione della tesoreria
1. La Commissione dispone delle somme accreditate sui conti previsti all'articolo 9, paragrafo 1, nella misura necessaria per coprire i bisogni di tesoreria derivanti dall'esecuzione del bilancio.
2. Qualora i bisogni di tesoreria superino gli averi dei conti, la Commissione può effettuare prelievi al di là di tali averi complessivi, sempreché delle somme a credito siano disponibili in bilancio ed entro i limiti delle risorse proprie previste nel bilancio. In questo caso essa informa preliminarmente gli Stati membri dei superamenti prevedibili.
3. Soltanto in caso di mancato pagamento da parte del beneficiario di un prestito contratto o garantito in applicazione dei regolamenti e delle decisioni del Consiglio, in circostanze in cui la Commissione non possa porre in atto altre misure previste dalle disposizioni finanziarie applicabili a siffatti prestiti in tempo utile per garantire l'adempimento degli obblighi legali dell'Unione nei confronti dei mutuanti, le disposizioni dei paragrafi 2 e 4 possono essere temporaneamente applicate senza tener conto delle condizioni di cui al paragrafo 2, per provvedere al servizio dei debiti dell'Unione.
4. La differenza tra gli averi globali e i bisogni di tesoreria è ripartita tra gli Stati membri, per quanto possibile proporzionalmente alla previsione delle entrate del bilancio provenienti da ciascuno Stato membro.
Articolo 15
Esecuzione degli ordini di pagamento
1. Gli Stati membri o gli organismi da essi designati eseguono gli ordini di pagamento della Commissione conformemente alle sue istruzioni e non oltre il terzo giorno feriale successivo alla ricezione degli ordini. Tuttavia, per le operazioni relative a movimenti di tesorerie, gli Stati membri devono eseguire gli ordini entro i termini chiesti dalla Commissione.
2. Gli Stati membri o gli organismi da essi designati trasmettono alla Commissione, per via elettronica e al più tardi il secondo giorno feriale dalla realizzazione di ciascuna operazione, un estratto conto in cui figurano i movimenti connessi.
CAPO V
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 16
Procedura di comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato consultivo delle risorse proprie istituito di cui all'articolo 7 del regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014. Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 4 del regolamento (UE) n. 182/2011.
Articolo 17
Disposizione transitoria concernente il tasso d'interesse
Il tasso di cui all'articolo 11 del regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000, nella versione precedente l'entrata in vigore del regolamento (CE, Euratom) n. 2028/2004 del Consiglio (11) resta d'applicazione per il calcolo degli interessi di mora nei casi in cui la data della scadenza è precedente al 1o dicembre 2004.
Articolo 18
Abrogazione
1. Il regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000 è abrogato.
2. I riferimenti al regolamento abrogato devono intendersi come fatti al presente regolamento e devono essere letti secondo la tabella di corrispondenza che figura all'allegato II.
Articolo 19
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il giorno dell'entrata in vigore della decisone 2014/335/UE, Euratom.
Esso si applica a decorrere dal 1o gennaio 2014.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 26 maggio 2014
Per il Consiglio
Il presidente
Ch. VASILAKOS
(1) Parere n. 2/2012 del 20 marzo 2012 (GU C 112 del 18.4.2012, pag. 1).
(2) Regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000 del Consiglio, del 22 maggio 2000, recante applicazione della decisione 94/728/CE, Euratom, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità (GU L 130 del 31.5.2000, pag. 1).
(3) Regolamento (UE) n. 608/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, che stabilisce misure di esecuzione del sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (cfr. pag. 29 della presente Gazzetta ufficiale).
(4) Decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio, del 26 maggio 2014, relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (cfr. pag. 105 della presente Gazzetta ufficiale).
(5) Regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003 del Consiglio, del 15 luglio 2003, relativo all'armonizzazione del reddito nazionale lordo ai prezzi di mercato (GU L 181 del 19.7.2003, pag. 1).
(6) Regolamento (CE) n. 73/2009 del Consiglio, del 19 gennaio 2009, che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto agli agricoltori nell'ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori, e che modifica i regolamenti (CE) n. 1290/2005, (CE) n. 247/2006, (CE) n. 378/2007 e abroga il regolamento (CE) n. 1782/2003 (GU L 30 del 31.1.2009, pag. 16).
(7) Regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13).
(8) Regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89 del Consiglio, del 29 maggio 1989, concernente il regime uniforme definitivo di riscossione delle risorse proprie provenienti dell'imposta sul valore aggiunto (GU L 155 del 7.6.1989, pag. 9).
(9) Regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione (GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1).
(10) Regolamento delegato (UE) n. 1268/2012 della Commissione, del 29 ottobre 2012, recante le modalità di applicazione del regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione (GU L 362 del 31.12.2012, pag. 1).
(11) Regolamento (CE, Euratom) n. 2028/2004 del Consiglio, del 16 novembre 2004, che modifica il regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000, recante applicazione della decisione 94/728/CE, Euratom relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità (GU L 352 del 27.11.2004, pag. 1).
ALLEGATO I
REGOLAMENTO ABROGATO ED ELENCO DELLE SUE MODIFICAZIONI SUCCESSIVE
Regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000 del Consiglio
(GU L 130 del 31.5.2000, pag. 1).
Regolamento (CE, Euratom) n. 2028/2004 del Consiglio
(GU L 352 del 27.11.2004, pag. 1).
Regolamento (CE, Euratom) n. 105/2009 del Consiglio
(GU L 36 del 5.2.2009, pag. 1).
ALLEGATO II
TAVOLA DI CONCORDANZA
Regolamento (CE, Euratom) n. 1150/2000
Il presente regolamento
Articolo 1
—
—
Articolo 1
Articolo 2
Articolo 2
Articolo 3, primo, secondo e terzo comma
Articolo 3, primo, secondo e terzo comma
—
Articolo 3, quarto comma
Articolo 4
Articolo 4
Articolo 5
Articolo 5
Articolo 6, paragrafi 1 e 2
Articolo 6, paragrafi 1 e 2
Articolo 6, paragrafo 3, lettera a)
Articolo 6, paragrafo 3, primo comma
Articolo 6, paragrafo 3, lettera b)
Articolo 6, paragrafo 3, secondo comma
Articolo 6, paragrafo 3, lettera c)
Articolo 6, paragrafo 3, terzo comma
Articolo 6, paragrafo 3, lettera d)
Articolo 6, paragrafo 3, quarto comma
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera a), prima frase
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera a)
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera a), seconda frase
Articolo 6, paragrafo 4, secondo comma
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera b), prima frase
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera b)
Articolo 6, paragrafo 4, primo comma, lettera b), seconda frase
Articolo 6, paragrafo 4, terzo comma
Articolo 6, paragrafo 4, secondo comma
Articolo 6, paragrafo 4, quarto comma
Articolo 6, paragrafo 5
—
Articolo 7
Articolo 7
Articolo 8, primo comma
Articolo 8
Articolo 8, secondo comma
—
Articolo 9, paragrafo 1
Articolo 9, paragrafo 1
Articolo 9, paragrafo 1 bis
Articolo 9, paragrafo 2
Articolo 9, paragrafo 2
Articolo 9, paragrafo 3
Articolo 10, paragrafi 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7
Articolo 10, paragrafi 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7
Articolo 10, paragrafo 8
Articolo 10, paragrafo 8, primo comma
Articolo 10, paragrafo 9
Articolo 10, paragrafo 9
Articolo 10, paragrafo 10
—
Articolo 10 bis
Articolo 11
Articolo 11, paragrafo 1
Articolo 12, paragrafo 1, primo comma
—
Articolo 12, paragrafo 1, secondo comma
Articolo 11, paragrafi 2, 3 e 4
Articolo 12, paragrafi 2, 3 e 4
Articolo 12, paragrafi 1, 2, 3 e 4
Articolo 14
Articolo 12, paragrafo 5, primo comma
Articolo 15, paragrafo 1
Articolo 12, paragrafo 5, secondo comma
Articolo 15, paragrafo 2
Articolo 15
—
Articolo 16, primo e secondo comma
—
Articolo 16, terzo comma
Articolo 10, paragrafo 8, secondo comma
Articolo 17, paragrafi 1 e 2
Articolo 13, paragrafi 1 e 2
Articolo 17, paragrafo 3, primo comma
Articolo 13, paragrafo 3, primo comma
Articolo 17, paragrafo 3, secondo comma
—
Articolo 17, paragrafo 3, terzo comma
Articolo 13, paragrafo 3, secondo comma
—
Articolo 13, paragrafo 3, terzo comma
Articolo 17, paragrafo 4
Articolo 13, paragrafo 4
Articolo 17, paragrafo 5
—
Articolo 18
—
Articolo 19
—
Articolo 20
—
Articolo 21
—
—
Articolo 16
Articolo 21 bis
Articolo 17
Articolo 22
—
Articolo 23
—
—
Articolo 18
—
Articolo 19
Allegato
Allegato I
—
Allegato II
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Il contributo dei paesi dell’Unione europea al bilancio unionale
L’Unione europea (UE) ha adottato alcune regole relative ai metodi e alle procedure che i paesi dell’Unione devono rispettare per quanto riguarda il loro contributo al bilancio unionale, ovvero le risorse proprie dell’Unione europea.
ATTO
Regolamento (UE, Euratom) n 609/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali e delle risorse proprie basate sull’IVA e sull’RNL, nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria (Rifusione)
SINTESI
L’Unione europea (UE) ha adottato alcune regole relative ai metodi e alle procedure che i paesi dell’Unione devono rispettare per quanto riguarda il loro contributo al bilancio unionale, ovvero le risorse proprie dell’Unione europea.
CHE COSA FA IL PRESENTE REGOLAMENTO?
—
Stabilisce le regole che delineano le procedure e i metodi attraverso i quali i paesi dell’UE mettono a disposizione della Commissione europea le risorse proprie dell’Unione europea. Le risorse proprie costituiscono la vasta maggioranza delle entrate che finanziano il bilancio dell’UE e comprendono:
—
i dazi sulle merci importate da paesi esterni all’UE e le imposte sulla produzione dello zucchero all’interno dell’Unione;
—
le entrate ricavate da una percentuale dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) riscossa dai paesi dell’UE;
—
le entrate basate sul reddito nazionale lordo* (RNL) di ciascun paese dell’UE.
—
Il regolamento definisce inoltre le misure da seguire per far fronte al fabbisogno di tesoreria (esigenze di liquidità) laddove appropriato.
PUNTI CHIAVE
—
Le risorse proprie devono essere messe a disposizione della Commissione europea affinché essa possa effettuare i pagamenti necessari concordati nel bilancio.
—
I paesi dell’UE devono tenere la contabilità e la documentazione relative alle risorse proprie che raccolgono ed essere in grado di fornirle alla Commissione in qualsiasi momento.
—
Ogni paese dell’UE deve accreditare le risorse proprie sul conto aperto a nome della Commissione presso il Tesoro o l’organismo da esso designato.
—
I paesi dell’UE devono tenere una contabilità separata per quanto concerne i diritti non riscossi. Devono fornire i dettagli di tale contabilità e trasmettere un estratto trimestrale alla Commissione. Ciò consente alla Commissione di monitorare le azioni intraprese dai paesi dell’UE per riscuotere le risorse proprie, in particolare quelle compromesse da frodi e irregolarità.
—
Per garantire in ogni caso il finanziamento del bilancio unionale, i paesi dell’UE devono mettere a disposizione dell’Unione, sotto forma di dodicesimi mensili di importo costante, le risorse proprie previste dal bilancio. In un secondo tempo possono regolarizzare le somme messe a disposizione in funzione della base reale della risorsa propria basata sull’IVA e delle pertinenti variazioni dell’RNL non appena queste ultime saranno definitivamente note.
—
Occorre chiarire l’incidenza che le modifiche dei dati relativi all’RNL intervenute dopo la fine di ciascun esercizio hanno sul finanziamento delle riduzioni lorde (le riduzioni su determinati contributi basati sull’RNL dei paesi dell’UE).
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
A decorrere dal 1o gennaio 2014.
CONTESTO
Il regolamento (UE, Euratom) n. 609/2014 è uno dei tre atti normativi che costituiscono il cosiddetto pacchetto delle «risorse proprie» collegato al quadro finanziario pluriennale dell’UE, ossia il bilancio unionale per il periodo 2014-2020. Gli altri due atti del pacchetto sono:
—
la decisione del Consiglio 2014/335/UE, Euratom sul sistema delle risorse proprie dell’Unione europea;
—
il regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 del Consiglio sulle misure di attuazione per il sistema delle risorse proprie dell’Unione europea.
Per ulteriori informazioni, consultare la pagina dedicata alle risorse proprie dell’UE sul sito web della Commissione europea.
TERMINI CHIAVE
* Reddito nazionale lordo (RNL): la somma dei redditi dei residenti di un’economia in un dato periodo.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data di applicazione
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Regolamento (UE, Euratom) n. 609/2014
Insieme alla decisione 2014/335/UE Euratom del Consiglio
1.1.2014
-
GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 39-52.
ATTI COLLEGATI
Decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio, del 26 maggio 2014, relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea (GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 105-111)
Regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, che stabilisce misure di esecuzione del sistema delle risorse proprie dell’Unione europea (GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 29-38) |
Risorse proprie dell’Unione europea
L’Unione europea (UE) ha adottato alcune norme relative all’attribuzione di quelle che sono conosciute come
«risorse proprie»
, ossia le sue entrate. L’UE opera in base al principio della parità di bilancio, di conseguenza la spesa dell’UE deve essere finanziata interamente da risorse proprie.
ATTO
Decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio, del 26 maggio 2014, relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea
SINTESI
L’Unione europea (UE) ha adottato alcune norme relative all’attribuzione di quelle che sono conosciute come
«risorse proprie»
, ossia le sue entrate. L’UE opera in base al principio della parità di bilancio, di conseguenza la spesa dell’UE deve essere finanziata interamente da risorse proprie.
CHE COSA FA LA DECISIONE?
Definisce le
«risorse proprie»
, che includono:
i dazi applicati alle importazioni provenienti dall’esterno dell’UE e le imposte sulla produzione di zucchero all’interno dell’UE (conosciute come risorse proprie «tradizionali»);
le entrate derivanti da una quota dell’imposta sul valore aggiunto (IVA), un’imposta sui consumi riscossa dai paesi dell’UE;
le entrate derivanti dal reddito nazionale lordo* (RNL) di ogni paese dell’UE.
PUNTI CHIAVE
Esiste un massimale generale di risorse proprie assegnato per coprire gli stanziamenti di pagamento annuali dell’UE (ovvero stanziamenti di pagamento da prelevare dal bilancio dell’UE) che non possono superare l’1,23 % della somma dell’RNL di tutti i paesi dell’UE, al fine di garantire una rigorosa disciplina di bilancio.
Per quanto riguarda le risorse proprie tradizionali, i paesi dell’UE possono trattenere il 20 % degli importi che riscuotono a titolo di spese di riscossione (ossia le spese per la riscossione di dazi o imposte).
Per quanto riguarda l’IVA, viene prelevata un’aliquota standard sull’imponibile IVA armonizzato di ogni paese dell’UE. L’imponibile da tenere in considerazione a tale scopo non può superare il 50 % dell’RNL del paese interessato. Poiché i consumi (e di conseguenza l’IVA) nei paesi meno ricchi equivale a una quota maggiore di RNL di quella dei paesi ricchi, ciò garantisce che i primi non paghino un importo esageratamente elevato.
Per quanto riguarda le risorse proprie basate sull’RNL, viene prelevata una percentuale uniforme dall’RNL di ogni paese dell’UE. Tali risorse proprie sono la maggiore fonte di entrate del bilancio dell’UE e servono a finanziare la parte del bilancio che non è coperta dalle altre fonti di reddito.
Nel caso di determinati paesi che si ritiene paghino in favore del bilancio dell’UE più di quanto dovrebbero, tenendo in considerazione la loro ricchezza relativa, si applica un meccanismo di correzione. Germania, Paesi Bassi, Austria, Svezia e Regno Unito (1) rientrano in questa categoria e pagano dei contributi ridotti.
CONTESTO
La decisione 2014/335 UE, Euratom del Consiglio è uno dei tre atti giuridici che costituiscono il cosiddetto pacchetto delle «risorse proprie», collegato con il quadro finanziario pluriennale dell’UE (il piano di spesa dell’Unione per il periodo 2014-2020). Gli altri due atti del pacchetto sono:
il regolamento (UE, Euratom) n. 609/2014 concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali e delle risorse proprie basate sull’IVA e sull’RNL, nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria;
il regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, che stabilisce misure di esecuzione del sistema delle risorse proprie dell’Unione europea.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
A decorrere dal 1o gennaio 2014.
Per ulteriori informazioni, si veda la pagina su Da dove viene il denaro? sul sito Internet della Commissione europea
TERMINI CHIAVE
* Reddito nazionale lordo (RNL): la somma dei redditi dei residenti di un’economia in un determinato periodo.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data di messa in applicazione
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio
Il primo giorno del mese successivo al completamento della ratifica da parte di tutti gli Stati membri
1.1.2014
-
GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 105-111
ATTI COLLEGATI
Regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, che stabilisce misure di esecuzione del sistema delle risorse proprie dell’Unione europea (GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 29-38)
Regolamento (UE, Euratom) n. 609/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali e delle risorse proprie basate sull’IVA e sull’RNL, nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria (Rifusione) (GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 39-52) | DECISIONE DEL CONSIGLIO
del 26 maggio 2014
relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea
(2014/335/UE, Euratom)
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 311, terzo comma,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 106 bis,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Parlamento europeo,
deliberando secondo una procedura legislativa speciale,
considerando quanto segue:
(1)
Il sistema di risorse proprie dell'Unione deve garantire risorse adeguate per il corretto sviluppo delle politiche dell'Unione, ferma restando la necessità di una rigorosa disciplina di bilancio. L'evoluzione del sistema delle risorse proprie può e dovrebbe contribuire anche a un più ampio sforzo di risanamento del bilancio intrapreso dagli Stati membri e, quanto più possibile, allo sviluppo delle politiche dell'Unione.
(2)
La presente decisione dovrebbe entrare in vigore solo allorché sarà stata approvata da tutti gli Stati membri conformemente alle rispettive norme costituzionali, quindi nel pieno rispetto della sovranità nazionale.
(3)
Il Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ha concluso, fra l'altro, che il sistema delle risorse proprie dovrebbe essere ispirato agli obiettivi generali di semplicità, trasparenza ed equità. Esso dovrebbe pertanto garantire, conformemente alle pertinenti conclusioni del Consiglio europeo di Fontainebleau del 1984, che nessuno Stato membro si faccia carico di un onere di bilancio eccessivo rispetto alla propria prosperità relativa. Di conseguenza, è opportuno introdurre disposizioni per determinati Stati membri.
(4)
Il Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ha deciso che la Germania, i Paesi Bassi e la Svezia beneficino di aliquote ridotte di prelievo della risorsa propria basata sull'imposta sul valore aggiunto (IVA) limitatamente al periodo 2014-2020. Ha inoltre deciso che la Danimarca, i Paesi Bassi e la Svezia beneficino di riduzioni lorde del proprio contributo annuo basato sul reddito nazionale lordo (RNL) limitatamente al periodo 2014-2020 e che l'Austria benefici di una riduzione lorda del proprio contributo annuo basato sull'RNL limitatamente al periodo 2014-2016. Ha altresì deciso che gli attuali meccanismi di correzione per il Regno Unito continuino ad applicarsi.
(5)
Il Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ha deciso che il sistema di riscossione delle risorse proprie tradizionali resti invariato. Tuttavia, dal 1o gennaio 2014, gli Stati membri trattengono, a titolo di spese di riscossione, il 20 % degli importi da essi riscossi.
(6)
Per assicurare una rigorosa disciplina di bilancio, e tenuto conto della comunicazione della Commissione del 16 aprile 2010 sull'adeguamento del massimale delle risorse proprie e del massimale degli stanziamenti per impegni a seguito della decisione di applicare i SIFIM ai fini delle risorse proprie, il massimale delle risorse proprie dovrebbe essere pari all'1,23 % della somma dell'RNL degli Stati membri a prezzi di mercato per quanto riguarda gli stanziamenti di pagamento e all'1,29 % della somma dell'RNL degli Stati membri per gli stanziamenti d'impegno. Tali massimali sono basati sul SEC 95, compresi i servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente (SIFMI), in quanto i dati basati sul Sistema europeo dei conti riveduto istituito dal regolamento (UE) n. 549/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (1) («SEC 2010»), non sono stati disponibili al momento dell'adozione della presente decisione. Al fine di mantenere invariato l'importo delle risorse finanziarie messe a disposizione dell'Unione, è opportuno adeguare questi massimali espressi in percentuale dell'RNL. I massimali dovrebbero essere adattati non appena gli Stati membri abbiano trasmesso i loro dati sulla base del SEC 2010. In caso di modifiche del SEC 2010 che comportino una variazione significativa del livello dell'RNL, i massimali per le risorse proprie e per gli stanziamenti di impegno dovrebbero essere adattati nuovamente.
(7)
Il Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ha invitato il Consiglio a proseguire i lavori sulla proposta della Commissione concernente una nuova risorsa propria basata sull'IVA al fine di renderla quanto più semplice e trasparente possibile, a rafforzare il nesso con la politica UE in materia di IVA e le effettive entrate dell'IVA e a garantire parità di trattamento ai contribuenti di tutti gli Stati membri. Il Consiglio europeo ha concluso che la nuova risorsa propria basata sull'IVA potrebbe sostituire l'attuale risorsa propria basata sull'IVA. Il Consiglio europeo ha altresì preso atto che il 22 gennaio 2013 il Consiglio ha adottato la decisione del Consiglio che autorizza una cooperazione rafforzata nel settore dell'imposta sulle transazioni finanziarie (2). Ha invitato gli Stati membri partecipanti ad esaminare la possibilità che essa possa servire da base per una nuova risorsa propria del bilancio UE, rilevando che ciò non inciderebbe sugli Stati membri non partecipanti né sul calcolo della correzione a favore del Regno Unito.
(8)
Il Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ha concluso che sarà adottato un regolamento del Consiglio recante misure di esecuzione per il sistema delle risorse proprie dell'Unione, come previsto dall'articolo 311, quarto comma, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE). Di conseguenza, dovrebbero essere inserite in tale regolamento disposizioni di carattere generale, applicabili a tutte le tipologie di risorse proprie e per le quali è necessario, come previsto dai trattati, un adeguato controllo parlamentare quali, in particolare, la procedura per calcolare e iscrivere in bilancio il saldo annuale di bilancio e a taluni aspetti del controllo e della supervisione delle entrate.
(9)
Per motivi di coerenza, continuità e certezza giuridica, è opportuno stabilire disposizioni per gestire la transizione dal sistema introdotto dalla decisione 2007/436/CE, Euratom del Consiglio (3), a quello derivante dalla presente decisione.
(10)
È opportuno abrogare la decisione 2007/436/CE, Euratom.
(11)
Ai fini della presente decisione, tutti gli importi dovrebbero essere espressi in euro.
(12)
La Corte dei conti europea e il Comitato economico e sociale europeo sono stati consultati e hanno espresso il loro parere (4)
(13)
Per assicurare la transizione al sistema riveduto delle risorse proprie e per farla coincidere con l'esercizio finanziario, è opportuno che la presente decisione si applichi a decorrere dal 1o gennaio 2014,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Oggetto
La presente decisione fissa le norme relative all'attribuzione delle risorse proprie dell'Unione al fine di assicurare il finanziamento del bilancio annuale dell'Unione, conformemente all'articolo 311 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE).
Articolo 2
Categorie di risorse proprie e metodi specifici per il loro calcolo
1. Costituiscono risorse proprie iscritte nel bilancio dell'Unione le entrate provenienti:
a)
dalle risorse proprie tradizionali costituite da prelievi, premi, importi supplementari o compensativi, importi o elementi aggiuntivi, dazi della tariffa doganale comune e altri dazi fissati o da fissare da parte delle istituzioni dell'Unione sugli scambi con paesi terzi, dazi doganali sui prodotti che rientrano nell'ambito di applicazione del trattato, ormai scaduto, che istituisce la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, nonché contributi e altri dazi previsti nell'ambito dell'organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero;
b)
fatto salvo il paragrafo 4, secondo comma, dall'applicazione di un'aliquota uniforme, valida per tutti gli Stati membri, agli imponibili IVA armonizzati, determinati secondo le regole dell'Unione. Per ciascuno Stato membro, l'imponibile da prendere in considerazione a tal fine non è superiore al 50 % del reddito nazionale lordo (RNL), ai sensi del paragrafo 7;
c)
fatto salvo il paragrafo 5, secondo comma, dall'applicazione di un'aliquota uniforme — che sarà fissata secondo la procedura di bilancio, tenuto conto del totale di tutte le altre entrate — alla somma degli RNL di tutti gli Stati membri.
2. Costituiscono inoltre risorse proprie iscritte nel bilancio dell'Unione le entrate provenienti da nuove imposte eventualmente istituite, nell'ambito di una politica comune, ai sensi del TFUE, a condizione che sia stata seguita la procedura di cui all'articolo 311 TFUE.
3. Gli Stati membri trattengono, a titolo di spese di riscossione, il 20 % degli importi di cui al paragrafo 1, lettera a).
4. L'aliquota uniforme di cui al paragrafo 1, lettera b), è fissata allo 0,30 %.
Limitatamente al periodo 2014-2020, l'aliquota di prelievo della risorsa propria basata sull'IVA per la Germania, i Paesi Bassi e la Svezia è fissata allo 0,15 %.
5. L'aliquota uniforme di cui al paragrafo 1, lettera c), si applica all'RNL di ciascuno Stato membro.
Limitatamente al periodo 2014-2020, la Danimarca, i Paesi Bassi e la Svezia beneficiano di riduzioni lorde del proprio contributo annuo basato sull'RLN pari, rispettivamente, a 130 milioni di EUR, 695 milioni di EUR e 185 milioni di EUR. L'Austria beneficia di una riduzione lorda del proprio contributo annuo basato sull'RNL pari a 30 milioni di EUR nel 2014, a 20 milioni di EUR nel 2015 e a 10 milioni di EUR nel 2016. Tutti questi importi sono espressi a prezzi del 2011 e adeguati a prezzi correnti applicando l'ultimo deflatore PIL per l'UE espresso in euro, fornito dalla Commissione, disponibile al momento della preparazione del progetto di bilancio. Le riduzioni lorde sono applicate previo calcolo della correzione a favore del Regno Unito e del suo finanziamento ai sensi degli articoli 4 e 5 della presente decisione e non hanno alcun impatto su detto calcolo. Tali riduzioni lorde sono finanziate da tutti gli Stati membri.
6. Se all'inizio dell'esercizio il bilancio non è stato ancora adottato, le aliquote di prelievo IVA e RNL esistenti continuano ad applicarsi fino all'entrata in vigore delle nuove aliquote.
7. L'RNL di cui al paragrafo 1, lettera c), è l'RNL annuale ai prezzi di mercato fornito dalla Commissione in applicazione del regolamento (UE) n. 549/2013 («SEC 2010»).
Qualora modifiche del SEC 2010 determinino variazioni significative dell'RNL di cui al paragrafo 1, lettera c), il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, decide se tali modifiche si applicano ai fini della presente decisione.
Articolo 3
Massimale delle risorse proprie
1. L'importo totale delle risorse proprie attribuite all'Unione per gli stanziamenti annuali per i pagamenti non supera l'1,23 % della somma dell'RNL di tutti gli Stati membri.
2. L'importo totale degli stanziamenti annuali per gli impegni iscritti nel bilancio dell'Unione non supera l'1,29 % della somma dell'RNL di tutti gli Stati membri.
È mantenuta una correlazione ordinata tra stanziamenti per impegni e stanziamenti di pagamento per garantirne la compatibilità e consentire di rispettare il massimale di cui al paragrafo 1 negli anni successivi.
3. Ai fini della presente decisione, non appena tutti gli Stati membri abbiano trasmesso i loro dati sulla base del SEC 2010, la Commissione ricalcola i massimali stabiliti ai paragrafi 1 e 2 sulla base della seguente formula:
In questa formula, «t» è l'ultimo esercizio completo per il quale sono disponibili i dati per il calcolo dell'RNL.
4. Qualora modifiche del SEC 2010 determinino variazioni significative del livello dell'RNL, la Commissione ricalcola i massimali stabiliti ai paragrafi 1 e 2, ricalcolati a norma del paragrafo 3, sulla base della seguente formula:
In questa formula, «t» è l'ultimo esercizio completo per il quale sono disponibili i dati per il calcolo dell'RNL.
Nella stessa formula, «x» e «y» sono, rispettivamente, i massimali ricalcolati a norma del paragrafo 3.
Articolo 4
Meccanismo di correzione a favore del Regno Unito
Una correzione degli squilibri di bilancio è accordata al Regno Unito.
L'entità della correzione è determinata:
a)
calcolando la differenza esistente nell'esercizio precedente tra:
—
la parte in percentuale del Regno Unito nella somma degli imponibili IVA non ridotti, e
—
la parte percentuale del Regno Unito nel totale della spesa ripartita;
b)
moltiplicando la differenza così ottenuta per il totale della spesa ripartita;
c)
moltiplicando il risultato di cui alla lettera b) per 0,66;
d)
detraendo dal risultato ottenuto alla lettera c) gli effetti che risultano, per il Regno Unito, dal passaggio all'IVA ridotta e ai versamenti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), vale a dire sottraendo la differenza fra:
—
quanto il Regno Unito avrebbe dovuto versare per gli importi finanziati con le risorse di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettere b) e c), se l'aliquota uniforme IVA fosse stata applicata agli imponibili IVA non ridotti, e
—
i versamenti del Regno Unito ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, lettere b) e c);
e)
detraendo dal risultato ottenuto alla lettera d) i guadagni netti risultanti per il Regno Unito dall'aumento della percentuale delle risorse di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), trattenute dagli Stati membri a titolo di copertura delle spese di riscossione e delle spese correlate;
f)
adeguando il calcolo, mediante una detrazione dalla spesa ripartita totale della spesa ripartita totale degli Stati membri che hanno aderito all'Unione dopo il 30 aprile 2004, fatta eccezione per i pagamenti diretti nel settore agricolo e le spese connesse al mercato, nonché la parte delle spese per lo sviluppo rurale proveniente dal FEAOG, sezione Garanzia.
Articolo 5
Finanziamento del meccanismo di correzione a favore del Regno Unito
1. L'onere finanziario della correzione di cui all'articolo 4 è assunto dagli Stati membri, diversi dal Regno Unito, secondo le modalità seguenti:
a)
la ripartizione dell'onere è inizialmente calcolata in funzione della parte rispettiva degli Stati membri nei versamenti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), ad esclusione del Regno Unito e senza tenere conto delle riduzioni lorde dei contributi basati sull'RNL della Danimarca, dei Paesi Bassi dell'Austria e della Svezia di cui all'articolo 2, paragrafo 5;
b)
essa è in seguito adeguata in modo da limitare la partecipazione finanziaria della Germania, dei Paesi Bassi dell'Austria e della Svezia ad un quarto delle quote normali risultanti da questo calcolo.
2. La correzione è accordata al Regno Unito mediante riduzione dei suoi versamenti risultanti dall'applicazione dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera c). L'onere finanziario assunto dagli altri Stati membri è aggiunto ai rispettivi versamenti risultanti dall'applicazione, per ciascuno Stato membro, dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera c).
3. La Commissione procede ai calcoli necessari per l'applicazione dell'articolo 2, paragrafo 5, dell'articolo 4 e del presente articolo.
4. Se all'inizio dell'esercizio il bilancio non è stato ancora adottato, continuano ad applicarsi la correzione accordata al Regno Unito e l'onere finanziario assunto dagli altri Stati membri iscritti nell'ultimo bilancio definitivamente adottato.
Articolo 6
Principio dell'universalità
Le entrate di cui all'articolo 2 sono utilizzate indistintamente per finanziare tutte le spese iscritte nel bilancio annuale dell'Unione.
Articolo 7
Riporto di eccedenze
L'eventuale eccedenza delle entrate dell'Unione sul totale delle spese effettive nel corso di un esercizio è riportata all'esercizio successivo.
Articolo 8
Riscossione delle risorse proprie e messa a disposizione della Commissione
1. Le risorse proprie dell'Unione di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), sono riscosse dagli Stati membri conformemente alle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative nazionali, eventualmente adattate alle esigenze della normativa dell'Unione.
La Commissione procede all'esame delle disposizioni nazionali pertinenti che le sono trasmesse dagli Stati membri, comunica agli Stati membri gli adattamenti che ritiene necessari per garantire che esse siano conformi alla normativa dell'Unione e riferisce, se necessario, all'autorità di bilancio.
2. Gli Stati membri mettono a disposizione della Commissione le risorse di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettere a), b) e c),conformemente ai regolamenti adottati a norma dell'articolo 322, paragrafo 2, TFUE.
Articolo 9
Misure di esecuzione
Il Consiglio stabilisce, a norma della procedura di cui all'articolo 311, quarto comma, TFUE, le misure di esecuzione relative ai seguenti elementi del sistema delle risorse proprie:
a)
la procedura di calcolo e iscrizione in bilancio del saldo annuale di bilancio di cui all'articolo 7;
b)
le disposizioni e le modalità necessarie per il controllo e la supervisione delle entrate di cui all'articolo 2, compresi gli eventuali obblighi pertinenti in materia di comunicazione.
Articolo 10
Disposizioni finali e transitorie
1. Fatto salvo il paragrafo 2, la decisione 2007/436/CE, Euratom è abrogata. Ogni riferimento alla decisione 70/243/CECA, CEE, Euratom del Consiglio (5), alla decisione 85/257/CEE, Euratom del Consiglio (6), alla decisione 88/376/CEE, Euratom del Consiglio (7), alla decisione 94/728/CE, Euratom del Consiglio (8), alla decisione 2000/597/CE, Euratom del Consiglio (9) o alla decisione 2007/436/CE, Euratom si intende fatto alla presente decisione e va letto secondo la tavola di concordanza di cui all'allegato della presente decisione.
2. Gli articoli 2, 4 e 5 della decisione 94/728/CE, Euratom, della decisione 2000/597/CE, Euratom e della decisione 2007/436/CE, Euratom rimangono applicabili al calcolo e all'adeguamento delle entrate provenienti dall'applicazione di un'aliquota di prelievo all'imponibile IVA determinato in modo uniforme e limitato al 50-55 % del PNL o dell'RNL di ciascuno Stato membro, secondo l'esercizio di riferimento, e al calcolo della correzione degli squilibri di bilancio accordata al Regno Unito per gli esercizi dal 1995 al 2013.
3. Gli Stati membri continuano a trattenere, a titolo di spese di riscossione, il 10 % degli importi di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), che avrebbero dovuto mettere a disposizione anteriormente al 28 febbraio 2001 conformemente alle norme applicabili dell'Unione.
Gli Stati membri continuano a trattenere, a titolo di spese di riscossione, il 25 % degli importi di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), che avrebbero dovuto mettere a disposizione fra il 1o marzo 2001 e il 28 febbraio 2014 conformemente alle norme applicabili dell'Unione.
4. Ai fini della presente decisione, tutti gli importi sono espressi in euro.
Articolo 11
Entrata in vigore
La presente decisione è notificata agli Stati membri dal segretario generale del Consiglio.
Gli Stati membri comunicano senza indugio al segretario generale del Consiglio l'espletamento delle procedure richieste dalle rispettive norme costituzionali per l'adozione della presente decisione.
La presente decisione entra in vigore il primo giorno del mese successivo al ricevimento dell'ultima comunicazione di cui al secondo comma.
Essa si applica a decorrere dal 1o gennaio 2014.
Articolo 12
Pubblicazione
La presente decisione è pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Bruxelles, il 26 maggio 2014
Per il Consiglio
Il presidente
Ch. VASILAKOS
(1) Regolamento (UE) n. 549/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, relativo al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nell'Unione europea (GU L 174 del 26.6.2013, pag. 1).
(2) GU L 22 del 25.1.2013, pag. 11.
(3) Decisione 2007/436/CE, Euratom del Consiglio, del 7 giugno 2007, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità europee (GU L 163 del 23.6.2007, pag. 17).
(4) Parere n. 2/2012 della Corte dei conti europea del 20 marzo 2012 (GU C 112 del 18.4.2012, pag. 1) e parere del Comitato economico e sociale europeo del 29 marzo 2012 (GU C 181 del 21.6.2012, pag. 45).
(5) Decisione 70/243/CECA, CEE, Euratom del Consiglio del 21 aprile 1970 relativa alla sostituzione dei contributi finanziari degli Stati membri con risorse proprie delle Comunità (GU L 94 del 28.4.1970, pag. 19).
(6) Decisione 85/257/CEE, Euratom del Consiglio, del 7 maggio 1985, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità (GU L 128 del 14.5.1985, pag. 15).
(7) Decisione 88/376/CEE, Euratom del Consiglio, del 24 giugno 1988, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità (GU L 185 del 15.7.1988, pag. 24).
(8) Decisione 94/728/CE, Euratom del Consiglio, del 31 ottobre 1994, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità europee (GU L 293 del 12.11.1994, pag. 9).
(9) Decisione 2000/597/CE, Euratom del Consiglio, del 29 settembre 2000, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità europee (GU L 253 del 7.10.2000, pag. 42).
ALLEGATO
TAVOLA DI CONCORDANZA
Decisione 2007/436/CE, Euratom
La presente decisione
Articolo 1
Articolo 1
Articolo 2
Articolo 2
Articolo 3, paragrafo 1
Articolo 3, paragrafo 1
Articolo 3, paragrafo 2
Articolo 3, paragrafo 2
—
Articolo 3, paragrafo 3
Articolo 3, paragrafo 3
Articolo 3, paragrafo 4
Articolo 4, paragrafo 1, primo comma
Articolo 4, primo comma
Articolo 4, paragrafo 1, secondo comma, lettere da a) a e)
Articolo 4, secondo comma, lettere da a) a e)
Articolo 4, paragrafo 1, secondo comma, lettera f)
—
Articolo 4, paragrafo 1, secondo comma, lettera g)
Articolo 4, secondo comma, lettera f)
Articolo 4, paragrafo 2
—
Articolo 5
Articolo 5
Articolo 6
Articolo 6
Articolo 7
Articolo 7
Articolo 8, paragrafo 1, primo e secondo comma
Articolo 8, paragrafo 1
Articolo 8, paragrafo 1, terzo comma
Articolo 8, paragrafo 2
Articolo 8, paragrafo 2
—
—
Articolo 9
Articolo 9
—
Articolo 10
—
—
Articolo 10
Articolo 11
—
—
Articolo 11
Articolo 12
Articolo 12
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE DEL CONSIGLIO
del 26 maggio 2014
relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea
(2014/335/UE, Euratom)
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l'articolo 311, terzo comma,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 106 bis,
vista la proposta della Commissione europea,
previa trasmissione del progetto di atto legislativo ai parlamenti nazionali,
visto il parere del Parlamento europeo,
deliberando secondo una procedura legislativa speciale,
considerando quanto segue:
(1)
Il sistema di risorse proprie dell'Unione deve garantire risorse adeguate per il corretto sviluppo delle politiche dell'Unione, ferma restando la necessità di una rigorosa disciplina di bilancio. L'evoluzione del sistema delle risorse proprie può e dovrebbe contribuire anche a un più ampio sforzo di risanamento del bilancio intrapreso dagli Stati membri e, quanto più possibile, allo sviluppo delle politiche dell'Unione.
(2)
La presente decisione dovrebbe entrare in vigore solo allorché sarà stata approvata da tutti gli Stati membri conformemente alle rispettive norme costituzionali, quindi nel pieno rispetto della sovranità nazionale.
(3)
Il Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ha concluso, fra l'altro, che il sistema delle risorse proprie dovrebbe essere ispirato agli obiettivi generali di semplicità, trasparenza ed equità. Esso dovrebbe pertanto garantire, conformemente alle pertinenti conclusioni del Consiglio europeo di Fontainebleau del 1984, che nessuno Stato membro si faccia carico di un onere di bilancio eccessivo rispetto alla propria prosperità relativa. Di conseguenza, è opportuno introdurre disposizioni per determinati Stati membri.
(4)
Il Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ha deciso che la Germania, i Paesi Bassi e la Svezia beneficino di aliquote ridotte di prelievo della risorsa propria basata sull'imposta sul valore aggiunto (IVA) limitatamente al periodo 2014-2020. Ha inoltre deciso che la Danimarca, i Paesi Bassi e la Svezia beneficino di riduzioni lorde del proprio contributo annuo basato sul reddito nazionale lordo (RNL) limitatamente al periodo 2014-2020 e che l'Austria benefici di una riduzione lorda del proprio contributo annuo basato sull'RNL limitatamente al periodo 2014-2016. Ha altresì deciso che gli attuali meccanismi di correzione per il Regno Unito continuino ad applicarsi.
(5)
Il Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ha deciso che il sistema di riscossione delle risorse proprie tradizionali resti invariato. Tuttavia, dal 1o gennaio 2014, gli Stati membri trattengono, a titolo di spese di riscossione, il 20 % degli importi da essi riscossi.
(6)
Per assicurare una rigorosa disciplina di bilancio, e tenuto conto della comunicazione della Commissione del 16 aprile 2010 sull'adeguamento del massimale delle risorse proprie e del massimale degli stanziamenti per impegni a seguito della decisione di applicare i SIFIM ai fini delle risorse proprie, il massimale delle risorse proprie dovrebbe essere pari all'1,23 % della somma dell'RNL degli Stati membri a prezzi di mercato per quanto riguarda gli stanziamenti di pagamento e all'1,29 % della somma dell'RNL degli Stati membri per gli stanziamenti d'impegno. Tali massimali sono basati sul SEC 95, compresi i servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente (SIFMI), in quanto i dati basati sul Sistema europeo dei conti riveduto istituito dal regolamento (UE) n. 549/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (1) («SEC 2010»), non sono stati disponibili al momento dell'adozione della presente decisione. Al fine di mantenere invariato l'importo delle risorse finanziarie messe a disposizione dell'Unione, è opportuno adeguare questi massimali espressi in percentuale dell'RNL. I massimali dovrebbero essere adattati non appena gli Stati membri abbiano trasmesso i loro dati sulla base del SEC 2010. In caso di modifiche del SEC 2010 che comportino una variazione significativa del livello dell'RNL, i massimali per le risorse proprie e per gli stanziamenti di impegno dovrebbero essere adattati nuovamente.
(7)
Il Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ha invitato il Consiglio a proseguire i lavori sulla proposta della Commissione concernente una nuova risorsa propria basata sull'IVA al fine di renderla quanto più semplice e trasparente possibile, a rafforzare il nesso con la politica UE in materia di IVA e le effettive entrate dell'IVA e a garantire parità di trattamento ai contribuenti di tutti gli Stati membri. Il Consiglio europeo ha concluso che la nuova risorsa propria basata sull'IVA potrebbe sostituire l'attuale risorsa propria basata sull'IVA. Il Consiglio europeo ha altresì preso atto che il 22 gennaio 2013 il Consiglio ha adottato la decisione del Consiglio che autorizza una cooperazione rafforzata nel settore dell'imposta sulle transazioni finanziarie (2). Ha invitato gli Stati membri partecipanti ad esaminare la possibilità che essa possa servire da base per una nuova risorsa propria del bilancio UE, rilevando che ciò non inciderebbe sugli Stati membri non partecipanti né sul calcolo della correzione a favore del Regno Unito.
(8)
Il Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ha concluso che sarà adottato un regolamento del Consiglio recante misure di esecuzione per il sistema delle risorse proprie dell'Unione, come previsto dall'articolo 311, quarto comma, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE). Di conseguenza, dovrebbero essere inserite in tale regolamento disposizioni di carattere generale, applicabili a tutte le tipologie di risorse proprie e per le quali è necessario, come previsto dai trattati, un adeguato controllo parlamentare quali, in particolare, la procedura per calcolare e iscrivere in bilancio il saldo annuale di bilancio e a taluni aspetti del controllo e della supervisione delle entrate.
(9)
Per motivi di coerenza, continuità e certezza giuridica, è opportuno stabilire disposizioni per gestire la transizione dal sistema introdotto dalla decisione 2007/436/CE, Euratom del Consiglio (3), a quello derivante dalla presente decisione.
(10)
È opportuno abrogare la decisione 2007/436/CE, Euratom.
(11)
Ai fini della presente decisione, tutti gli importi dovrebbero essere espressi in euro.
(12)
La Corte dei conti europea e il Comitato economico e sociale europeo sono stati consultati e hanno espresso il loro parere (4)
(13)
Per assicurare la transizione al sistema riveduto delle risorse proprie e per farla coincidere con l'esercizio finanziario, è opportuno che la presente decisione si applichi a decorrere dal 1o gennaio 2014,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Oggetto
La presente decisione fissa le norme relative all'attribuzione delle risorse proprie dell'Unione al fine di assicurare il finanziamento del bilancio annuale dell'Unione, conformemente all'articolo 311 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE).
Articolo 2
Categorie di risorse proprie e metodi specifici per il loro calcolo
1. Costituiscono risorse proprie iscritte nel bilancio dell'Unione le entrate provenienti:
a)
dalle risorse proprie tradizionali costituite da prelievi, premi, importi supplementari o compensativi, importi o elementi aggiuntivi, dazi della tariffa doganale comune e altri dazi fissati o da fissare da parte delle istituzioni dell'Unione sugli scambi con paesi terzi, dazi doganali sui prodotti che rientrano nell'ambito di applicazione del trattato, ormai scaduto, che istituisce la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, nonché contributi e altri dazi previsti nell'ambito dell'organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero;
b)
fatto salvo il paragrafo 4, secondo comma, dall'applicazione di un'aliquota uniforme, valida per tutti gli Stati membri, agli imponibili IVA armonizzati, determinati secondo le regole dell'Unione. Per ciascuno Stato membro, l'imponibile da prendere in considerazione a tal fine non è superiore al 50 % del reddito nazionale lordo (RNL), ai sensi del paragrafo 7;
c)
fatto salvo il paragrafo 5, secondo comma, dall'applicazione di un'aliquota uniforme — che sarà fissata secondo la procedura di bilancio, tenuto conto del totale di tutte le altre entrate — alla somma degli RNL di tutti gli Stati membri.
2. Costituiscono inoltre risorse proprie iscritte nel bilancio dell'Unione le entrate provenienti da nuove imposte eventualmente istituite, nell'ambito di una politica comune, ai sensi del TFUE, a condizione che sia stata seguita la procedura di cui all'articolo 311 TFUE.
3. Gli Stati membri trattengono, a titolo di spese di riscossione, il 20 % degli importi di cui al paragrafo 1, lettera a).
4. L'aliquota uniforme di cui al paragrafo 1, lettera b), è fissata allo 0,30 %.
Limitatamente al periodo 2014-2020, l'aliquota di prelievo della risorsa propria basata sull'IVA per la Germania, i Paesi Bassi e la Svezia è fissata allo 0,15 %.
5. L'aliquota uniforme di cui al paragrafo 1, lettera c), si applica all'RNL di ciascuno Stato membro.
Limitatamente al periodo 2014-2020, la Danimarca, i Paesi Bassi e la Svezia beneficiano di riduzioni lorde del proprio contributo annuo basato sull'RLN pari, rispettivamente, a 130 milioni di EUR, 695 milioni di EUR e 185 milioni di EUR. L'Austria beneficia di una riduzione lorda del proprio contributo annuo basato sull'RNL pari a 30 milioni di EUR nel 2014, a 20 milioni di EUR nel 2015 e a 10 milioni di EUR nel 2016. Tutti questi importi sono espressi a prezzi del 2011 e adeguati a prezzi correnti applicando l'ultimo deflatore PIL per l'UE espresso in euro, fornito dalla Commissione, disponibile al momento della preparazione del progetto di bilancio. Le riduzioni lorde sono applicate previo calcolo della correzione a favore del Regno Unito e del suo finanziamento ai sensi degli articoli 4 e 5 della presente decisione e non hanno alcun impatto su detto calcolo. Tali riduzioni lorde sono finanziate da tutti gli Stati membri.
6. Se all'inizio dell'esercizio il bilancio non è stato ancora adottato, le aliquote di prelievo IVA e RNL esistenti continuano ad applicarsi fino all'entrata in vigore delle nuove aliquote.
7. L'RNL di cui al paragrafo 1, lettera c), è l'RNL annuale ai prezzi di mercato fornito dalla Commissione in applicazione del regolamento (UE) n. 549/2013 («SEC 2010»).
Qualora modifiche del SEC 2010 determinino variazioni significative dell'RNL di cui al paragrafo 1, lettera c), il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, decide se tali modifiche si applicano ai fini della presente decisione.
Articolo 3
Massimale delle risorse proprie
1. L'importo totale delle risorse proprie attribuite all'Unione per gli stanziamenti annuali per i pagamenti non supera l'1,23 % della somma dell'RNL di tutti gli Stati membri.
2. L'importo totale degli stanziamenti annuali per gli impegni iscritti nel bilancio dell'Unione non supera l'1,29 % della somma dell'RNL di tutti gli Stati membri.
È mantenuta una correlazione ordinata tra stanziamenti per impegni e stanziamenti di pagamento per garantirne la compatibilità e consentire di rispettare il massimale di cui al paragrafo 1 negli anni successivi.
3. Ai fini della presente decisione, non appena tutti gli Stati membri abbiano trasmesso i loro dati sulla base del SEC 2010, la Commissione ricalcola i massimali stabiliti ai paragrafi 1 e 2 sulla base della seguente formula:
In questa formula, «t» è l'ultimo esercizio completo per il quale sono disponibili i dati per il calcolo dell'RNL.
4. Qualora modifiche del SEC 2010 determinino variazioni significative del livello dell'RNL, la Commissione ricalcola i massimali stabiliti ai paragrafi 1 e 2, ricalcolati a norma del paragrafo 3, sulla base della seguente formula:
In questa formula, «t» è l'ultimo esercizio completo per il quale sono disponibili i dati per il calcolo dell'RNL.
Nella stessa formula, «x» e «y» sono, rispettivamente, i massimali ricalcolati a norma del paragrafo 3.
Articolo 4
Meccanismo di correzione a favore del Regno Unito
Una correzione degli squilibri di bilancio è accordata al Regno Unito.
L'entità della correzione è determinata:
a)
calcolando la differenza esistente nell'esercizio precedente tra:
—
la parte in percentuale del Regno Unito nella somma degli imponibili IVA non ridotti, e
—
la parte percentuale del Regno Unito nel totale della spesa ripartita;
b)
moltiplicando la differenza così ottenuta per il totale della spesa ripartita;
c)
moltiplicando il risultato di cui alla lettera b) per 0,66;
d)
detraendo dal risultato ottenuto alla lettera c) gli effetti che risultano, per il Regno Unito, dal passaggio all'IVA ridotta e ai versamenti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), vale a dire sottraendo la differenza fra:
—
quanto il Regno Unito avrebbe dovuto versare per gli importi finanziati con le risorse di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettere b) e c), se l'aliquota uniforme IVA fosse stata applicata agli imponibili IVA non ridotti, e
—
i versamenti del Regno Unito ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 1, lettere b) e c);
e)
detraendo dal risultato ottenuto alla lettera d) i guadagni netti risultanti per il Regno Unito dall'aumento della percentuale delle risorse di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), trattenute dagli Stati membri a titolo di copertura delle spese di riscossione e delle spese correlate;
f)
adeguando il calcolo, mediante una detrazione dalla spesa ripartita totale della spesa ripartita totale degli Stati membri che hanno aderito all'Unione dopo il 30 aprile 2004, fatta eccezione per i pagamenti diretti nel settore agricolo e le spese connesse al mercato, nonché la parte delle spese per lo sviluppo rurale proveniente dal FEAOG, sezione Garanzia.
Articolo 5
Finanziamento del meccanismo di correzione a favore del Regno Unito
1. L'onere finanziario della correzione di cui all'articolo 4 è assunto dagli Stati membri, diversi dal Regno Unito, secondo le modalità seguenti:
a)
la ripartizione dell'onere è inizialmente calcolata in funzione della parte rispettiva degli Stati membri nei versamenti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera c), ad esclusione del Regno Unito e senza tenere conto delle riduzioni lorde dei contributi basati sull'RNL della Danimarca, dei Paesi Bassi dell'Austria e della Svezia di cui all'articolo 2, paragrafo 5;
b)
essa è in seguito adeguata in modo da limitare la partecipazione finanziaria della Germania, dei Paesi Bassi dell'Austria e della Svezia ad un quarto delle quote normali risultanti da questo calcolo.
2. La correzione è accordata al Regno Unito mediante riduzione dei suoi versamenti risultanti dall'applicazione dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera c). L'onere finanziario assunto dagli altri Stati membri è aggiunto ai rispettivi versamenti risultanti dall'applicazione, per ciascuno Stato membro, dell'articolo 2, paragrafo 1, lettera c).
3. La Commissione procede ai calcoli necessari per l'applicazione dell'articolo 2, paragrafo 5, dell'articolo 4 e del presente articolo.
4. Se all'inizio dell'esercizio il bilancio non è stato ancora adottato, continuano ad applicarsi la correzione accordata al Regno Unito e l'onere finanziario assunto dagli altri Stati membri iscritti nell'ultimo bilancio definitivamente adottato.
Articolo 6
Principio dell'universalità
Le entrate di cui all'articolo 2 sono utilizzate indistintamente per finanziare tutte le spese iscritte nel bilancio annuale dell'Unione.
Articolo 7
Riporto di eccedenze
L'eventuale eccedenza delle entrate dell'Unione sul totale delle spese effettive nel corso di un esercizio è riportata all'esercizio successivo.
Articolo 8
Riscossione delle risorse proprie e messa a disposizione della Commissione
1. Le risorse proprie dell'Unione di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), sono riscosse dagli Stati membri conformemente alle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative nazionali, eventualmente adattate alle esigenze della normativa dell'Unione.
La Commissione procede all'esame delle disposizioni nazionali pertinenti che le sono trasmesse dagli Stati membri, comunica agli Stati membri gli adattamenti che ritiene necessari per garantire che esse siano conformi alla normativa dell'Unione e riferisce, se necessario, all'autorità di bilancio.
2. Gli Stati membri mettono a disposizione della Commissione le risorse di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettere a), b) e c),conformemente ai regolamenti adottati a norma dell'articolo 322, paragrafo 2, TFUE.
Articolo 9
Misure di esecuzione
Il Consiglio stabilisce, a norma della procedura di cui all'articolo 311, quarto comma, TFUE, le misure di esecuzione relative ai seguenti elementi del sistema delle risorse proprie:
a)
la procedura di calcolo e iscrizione in bilancio del saldo annuale di bilancio di cui all'articolo 7;
b)
le disposizioni e le modalità necessarie per il controllo e la supervisione delle entrate di cui all'articolo 2, compresi gli eventuali obblighi pertinenti in materia di comunicazione.
Articolo 10
Disposizioni finali e transitorie
1. Fatto salvo il paragrafo 2, la decisione 2007/436/CE, Euratom è abrogata. Ogni riferimento alla decisione 70/243/CECA, CEE, Euratom del Consiglio (5), alla decisione 85/257/CEE, Euratom del Consiglio (6), alla decisione 88/376/CEE, Euratom del Consiglio (7), alla decisione 94/728/CE, Euratom del Consiglio (8), alla decisione 2000/597/CE, Euratom del Consiglio (9) o alla decisione 2007/436/CE, Euratom si intende fatto alla presente decisione e va letto secondo la tavola di concordanza di cui all'allegato della presente decisione.
2. Gli articoli 2, 4 e 5 della decisione 94/728/CE, Euratom, della decisione 2000/597/CE, Euratom e della decisione 2007/436/CE, Euratom rimangono applicabili al calcolo e all'adeguamento delle entrate provenienti dall'applicazione di un'aliquota di prelievo all'imponibile IVA determinato in modo uniforme e limitato al 50-55 % del PNL o dell'RNL di ciascuno Stato membro, secondo l'esercizio di riferimento, e al calcolo della correzione degli squilibri di bilancio accordata al Regno Unito per gli esercizi dal 1995 al 2013.
3. Gli Stati membri continuano a trattenere, a titolo di spese di riscossione, il 10 % degli importi di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), che avrebbero dovuto mettere a disposizione anteriormente al 28 febbraio 2001 conformemente alle norme applicabili dell'Unione.
Gli Stati membri continuano a trattenere, a titolo di spese di riscossione, il 25 % degli importi di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), che avrebbero dovuto mettere a disposizione fra il 1o marzo 2001 e il 28 febbraio 2014 conformemente alle norme applicabili dell'Unione.
4. Ai fini della presente decisione, tutti gli importi sono espressi in euro.
Articolo 11
Entrata in vigore
La presente decisione è notificata agli Stati membri dal segretario generale del Consiglio.
Gli Stati membri comunicano senza indugio al segretario generale del Consiglio l'espletamento delle procedure richieste dalle rispettive norme costituzionali per l'adozione della presente decisione.
La presente decisione entra in vigore il primo giorno del mese successivo al ricevimento dell'ultima comunicazione di cui al secondo comma.
Essa si applica a decorrere dal 1o gennaio 2014.
Articolo 12
Pubblicazione
La presente decisione è pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Bruxelles, il 26 maggio 2014
Per il Consiglio
Il presidente
Ch. VASILAKOS
(1) Regolamento (UE) n. 549/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, relativo al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nell'Unione europea (GU L 174 del 26.6.2013, pag. 1).
(2) GU L 22 del 25.1.2013, pag. 11.
(3) Decisione 2007/436/CE, Euratom del Consiglio, del 7 giugno 2007, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità europee (GU L 163 del 23.6.2007, pag. 17).
(4) Parere n. 2/2012 della Corte dei conti europea del 20 marzo 2012 (GU C 112 del 18.4.2012, pag. 1) e parere del Comitato economico e sociale europeo del 29 marzo 2012 (GU C 181 del 21.6.2012, pag. 45).
(5) Decisione 70/243/CECA, CEE, Euratom del Consiglio del 21 aprile 1970 relativa alla sostituzione dei contributi finanziari degli Stati membri con risorse proprie delle Comunità (GU L 94 del 28.4.1970, pag. 19).
(6) Decisione 85/257/CEE, Euratom del Consiglio, del 7 maggio 1985, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità (GU L 128 del 14.5.1985, pag. 15).
(7) Decisione 88/376/CEE, Euratom del Consiglio, del 24 giugno 1988, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità (GU L 185 del 15.7.1988, pag. 24).
(8) Decisione 94/728/CE, Euratom del Consiglio, del 31 ottobre 1994, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità europee (GU L 293 del 12.11.1994, pag. 9).
(9) Decisione 2000/597/CE, Euratom del Consiglio, del 29 settembre 2000, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità europee (GU L 253 del 7.10.2000, pag. 42).
ALLEGATO
TAVOLA DI CONCORDANZA
Decisione 2007/436/CE, Euratom
La presente decisione
Articolo 1
Articolo 1
Articolo 2
Articolo 2
Articolo 3, paragrafo 1
Articolo 3, paragrafo 1
Articolo 3, paragrafo 2
Articolo 3, paragrafo 2
—
Articolo 3, paragrafo 3
Articolo 3, paragrafo 3
Articolo 3, paragrafo 4
Articolo 4, paragrafo 1, primo comma
Articolo 4, primo comma
Articolo 4, paragrafo 1, secondo comma, lettere da a) a e)
Articolo 4, secondo comma, lettere da a) a e)
Articolo 4, paragrafo 1, secondo comma, lettera f)
—
Articolo 4, paragrafo 1, secondo comma, lettera g)
Articolo 4, secondo comma, lettera f)
Articolo 4, paragrafo 2
—
Articolo 5
Articolo 5
Articolo 6
Articolo 6
Articolo 7
Articolo 7
Articolo 8, paragrafo 1, primo e secondo comma
Articolo 8, paragrafo 1
Articolo 8, paragrafo 1, terzo comma
Articolo 8, paragrafo 2
Articolo 8, paragrafo 2
—
—
Articolo 9
Articolo 9
—
Articolo 10
—
—
Articolo 10
Articolo 11
—
—
Articolo 11
Articolo 12
Articolo 12
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Risorse proprie dell’Unione europea
L’Unione europea (UE) ha adottato alcune norme relative all’attribuzione di quelle che sono conosciute come
«risorse proprie»
, ossia le sue entrate. L’UE opera in base al principio della parità di bilancio, di conseguenza la spesa dell’UE deve essere finanziata interamente da risorse proprie.
ATTO
Decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio, del 26 maggio 2014, relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea
SINTESI
L’Unione europea (UE) ha adottato alcune norme relative all’attribuzione di quelle che sono conosciute come
«risorse proprie»
, ossia le sue entrate. L’UE opera in base al principio della parità di bilancio, di conseguenza la spesa dell’UE deve essere finanziata interamente da risorse proprie.
CHE COSA FA LA DECISIONE?
Definisce le
«risorse proprie»
, che includono:
i dazi applicati alle importazioni provenienti dall’esterno dell’UE e le imposte sulla produzione di zucchero all’interno dell’UE (conosciute come risorse proprie «tradizionali»);
le entrate derivanti da una quota dell’imposta sul valore aggiunto (IVA), un’imposta sui consumi riscossa dai paesi dell’UE;
le entrate derivanti dal reddito nazionale lordo* (RNL) di ogni paese dell’UE.
PUNTI CHIAVE
Esiste un massimale generale di risorse proprie assegnato per coprire gli stanziamenti di pagamento annuali dell’UE (ovvero stanziamenti di pagamento da prelevare dal bilancio dell’UE) che non possono superare l’1,23 % della somma dell’RNL di tutti i paesi dell’UE, al fine di garantire una rigorosa disciplina di bilancio.
Per quanto riguarda le risorse proprie tradizionali, i paesi dell’UE possono trattenere il 20 % degli importi che riscuotono a titolo di spese di riscossione (ossia le spese per la riscossione di dazi o imposte).
Per quanto riguarda l’IVA, viene prelevata un’aliquota standard sull’imponibile IVA armonizzato di ogni paese dell’UE. L’imponibile da tenere in considerazione a tale scopo non può superare il 50 % dell’RNL del paese interessato. Poiché i consumi (e di conseguenza l’IVA) nei paesi meno ricchi equivale a una quota maggiore di RNL di quella dei paesi ricchi, ciò garantisce che i primi non paghino un importo esageratamente elevato.
Per quanto riguarda le risorse proprie basate sull’RNL, viene prelevata una percentuale uniforme dall’RNL di ogni paese dell’UE. Tali risorse proprie sono la maggiore fonte di entrate del bilancio dell’UE e servono a finanziare la parte del bilancio che non è coperta dalle altre fonti di reddito.
Nel caso di determinati paesi che si ritiene paghino in favore del bilancio dell’UE più di quanto dovrebbero, tenendo in considerazione la loro ricchezza relativa, si applica un meccanismo di correzione. Germania, Paesi Bassi, Austria, Svezia e Regno Unito (1) rientrano in questa categoria e pagano dei contributi ridotti.
CONTESTO
La decisione 2014/335 UE, Euratom del Consiglio è uno dei tre atti giuridici che costituiscono il cosiddetto pacchetto delle «risorse proprie», collegato con il quadro finanziario pluriennale dell’UE (il piano di spesa dell’Unione per il periodo 2014-2020). Gli altri due atti del pacchetto sono:
il regolamento (UE, Euratom) n. 609/2014 concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali e delle risorse proprie basate sull’IVA e sull’RNL, nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria;
il regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, che stabilisce misure di esecuzione del sistema delle risorse proprie dell’Unione europea.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
A decorrere dal 1o gennaio 2014.
Per ulteriori informazioni, si veda la pagina su Da dove viene il denaro? sul sito Internet della Commissione europea
TERMINI CHIAVE
* Reddito nazionale lordo (RNL): la somma dei redditi dei residenti di un’economia in un determinato periodo.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data di messa in applicazione
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio
Il primo giorno del mese successivo al completamento della ratifica da parte di tutti gli Stati membri
1.1.2014
-
GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 105-111
ATTI COLLEGATI
Regolamento (UE, Euratom) n. 608/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, che stabilisce misure di esecuzione del sistema delle risorse proprie dell’Unione europea (GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 29-38)
Regolamento (UE, Euratom) n. 609/2014 del Consiglio, del 26 maggio 2014, concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali e delle risorse proprie basate sull’IVA e sull’RNL, nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria (Rifusione) (GU L 168 del 7.6.2014, pagg. 39-52) |
Ufficio delle pubblicazioni
QUAL È LO SCOPO DI QUESTA DECISIONE?
Specifica il ruolo, le responsabilità, i compiti e la struttura organizzativa dell’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea.
PUNTI CHIAVE
Ruolo
L’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea (UP) è un organismo inter-istituzionale il cui compito è provvedere all’edizione delle pubblicazioni delle istituzioni dell’Unione europea (UE). L’UP è responsabile per la diffusione in vari formati cartacei ed elettronici di pubblicazioni di carattere normativo e generale, tra cui:La Gazzetta ufficiale dell’UE in 23 lingue (24 quando è richiesto anche l’irlandese); Una lista di siti web per cittadini, governi e aziende dell’UE, tra cui:EUR-Lex,Portale Open Data dell’UE,EU Bookshop,Tenders Electronic Daily,Servizio comunitario di informazione in materia di ricerca e sviluppo. L’UP garantisce anche la conservazione a lungo termine dei contenuti prodotti dalle istituzioni e dagli organismi dell’UE.
Inoltre, l’UP fornisce consulenza e assistenza alle istituzioni dell’UE in diverse aree, tra cui:programmazione e pianificazione dei programmi di pubblicazione; informazioni sulle tendenze del mercato delle pubblicazioni nei paesi dell’UE e sugli argomenti di massimo interesse per il pubblico; supervisione tecnologica sui sistemi di publishing. Compiti
L’UP ha diversi compiti specifici, tra cui:raccolta e ordinamento di documenti per la pubblicazione; preparazione, progettazione grafica, correzione, impaginazione e controllo dei testi per la pubblicazione; indicizzazione e catalogazione delle pubblicazioni; analisi documentale dei testi pubblicati nella Gazzetta ufficiale e su altri testi ufficiali; consolidamento di atti giuridici; gestione, sviluppo. aggiornamento e distribuzione di EuroVoc, il thesaurus multilingue dell’Unione europea; organizzazione della stampa delle pubblicazioni da parte dei fornitori dell’Ufficio; controllo di qualità di tutti gli aspetti inerenti alla produzione; distribuzione della Gazzetta ufficiale, di testi ufficiali al di fuori di quanto pubblicato nella Gazzetta ufficiale e altre pubblicazioni non obbligatorie (tramite EUR-Lex, Pubblicazioni dell’UE oppure come stampe fisiche); archiviazione fisica ed elettronica; creazione, acquisto, gestione, aggiornamento, monitoraggio e supervisione delle liste di distribuzione delle varie istituzioni e creazione di liste di distribuzione mirate. Responsabilità delle istituzioniOgni istituzione è tenuta ad utilizzare i servizi dell’UP per la pubblicazione delle proprie pubblicazioni obbligatorie. Per quanto riguarda le pubblicazioni facoltative, ciascuna istituzione dell’UE può decidere se utilizzare i servizi dell’UP o no. Quando un’istituzione dell’UE pubblica materiale senza il coinvolgimento dell’UP, è comunque tenuta a chiedere all’Ufficio un identificativo (ai fini della classificazione delle pubblicazioni in modo inequivocabile ed esclusivo) e a fornire all’Ufficio copie della pubblicazione.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DECISIONE?
La decisione è stata applicata dal 1 luglio 2009.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si consulti:l’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea (Europa).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione 2009/496/CE, Euratom del Parlamento europeo, del Consiglio, della Commissione, della Corte di giustizia, della Corte dei conti, del Comitato economico e sociale europeo e del Comitato delle regioni, del 26 giugno 2009, relativa all’organizzazione e al funzionamento dell’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea (GU L 168 del 30.6.2009, pagg. 41-47)
Le successive modifiche alla direttiva 2009/496/UE sono state incorporate nel documento originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. | DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO, DEL CONSIGLIO, DELLA COMMISSIONE, DELLA CORTE DI GIUSTIZIA, DELLA CORTE DEI CONTI, DEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E DEL COMITATO DELLE REGIONI
del 26 giugno 2009
relativa all’organizzazione e al funzionamento dell’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea
(2009/496/CE, Euratom)
IL PARLAMENTO EUROPEO,
IL CONSIGLIO,
LA COMMISSIONE,
LA CORTE DI GIUSTIZIA,
LA CORTE DEI CONTI,
IL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO,
IL COMITATO DELLE REGIONI,
visto il trattato sull’Unione europea,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica,
considerando quanto segue:
(1)
L’articolo 8 della decisione dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, dell’8 aprile 1965, relativa all’installazione provvisoria di talune istituzioni e di taluni servizi delle Comunità (1), ha disposto che venisse insediato a Lussemburgo l’Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee (di seguito denominato «l’Ufficio»). Questa disposizione ha trovato infine attuazione con la decisione 2000/459/CE, CECA, Euratom (2).
(2)
Dal momento che il personale dell’Ufficio è soggetto alle norme e ai regolamenti applicabili ai funzionari e altri agenti delle Comunità europee, è opportuno tener conto delle loro recenti modifiche.
(3)
Il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, del 25 giugno 2002, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee (3), di seguito denominato «regolamento finanziario», contempla specifiche disposizioni sul funzionamento dell’Ufficio.
(4)
Il settore editoriale è teatro di un considerevole sviluppo tecnologico, di cui occorre tener conto per il funzionamento dell’Ufficio.
(5)
Per motivi di chiarezza, è opportuno abrogare la decisione 2000/459/CE, CECA, Euratom e sostituirla con la presente decisione,
DECIDONO:
Articolo 1
L’Ufficio delle pubblicazioni
1. L’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea (di seguito denominato «l’Ufficio») è un organismo interistituzionale il cui compito è di provvedere, nelle migliori condizioni possibili, all’edizione delle pubblicazioni delle istituzioni delle Comunità europee e dell’Unione europea.
A tal fine, l’Ufficio provvede, da un lato, affinché le istituzioni assolvano all’obbligo in materia di pubblicazione dei testi normativi e contribuisce, dall’altro, ad elaborare, sotto il profilo tecnico, e a realizzare le politiche di informazione e di comunicazione nei settori di sua competenza.
2. La gestione dell’Ufficio compete al direttore, che segue gli orientamenti strategici stabiliti dal comitato direttivo. Ad eccezione delle disposizioni specifiche attinenti alla vocazione interistituzionale dell’Ufficio contemplate dalla presente decisione, l’Ufficio segue le procedure amministrative e finanziarie della Commissione. Nel definire le suddette procedure, la Commissione tiene conto della natura specifica dell’Ufficio.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente decisione, valgono le seguenti definizioni:
1) «edizione»: qualsiasi azione necessaria alla concezione, alla verifica, all’attribuzione dei numeri internazionali normalizzati e/o dei numeri di catalogo, alla produzione, alla catalogazione, all’indicizzazione, alla diffusione, alla promozione, alla vendita, al deposito e all’archiviazione delle pubblicazioni, in qualsiasi forma e veste e secondo qualsiasi procedimento presente o futuro;
2) «pubblicazione»: testo pubblicato su qualsiasi supporto o formato recante un numero internazionale normalizzato e/o un numero di catalogo;
3) «pubblicazioni obbligatorie»: pubblicazioni la cui edizione è prevista dai trattati o da altri testi normativi;
4) «pubblicazioni non obbligatorie»: pubblicazioni la cui edizione è prerogativa di ciascuna istituzione;
5) «gestione dei diritti di autore»: conferma, da parte del servizio autore, della titolarità dei diritti di autore o di riutilizzazione e gestione, da parte dell’Ufficio, dei suddetti diritti per le pubblicazioni di cui esso cura l’edizione;
6) «proventi netti delle vendite»: totale degli importi fatturati al netto degli sconti commerciali concessi e delle spese di gestione, d’incasso e di banca;
7) «istituzioni»: istituzioni, organi e organismi istituiti dai trattati o sulla base dei trattati.
Articolo 3
Competenze dell’Ufficio
1. L’Ufficio esplica le proprie competenze nei seguenti settori:
a)
edizione della Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (di seguito denominata «Gazzetta ufficiale») di cui garantisce l’autenticità;
b)
edizione delle altre pubblicazioni obbligatorie;
c)
edizione o coedizione delle pubblicazioni non obbligatorie affidate all’Ufficio nell’ambito delle prerogative di ciascuna istituzione, in particolare delle attività di comunicazione delle istituzioni;
d)
edizione o coedizione di pubblicazioni su propria iniziativa, tra cui quelle intese a promuoverne i servizi; a tal fine, l’Ufficio può commissionare traduzioni stipulando contratti di servizio;
e)
sviluppo, manutenzione e aggiornamento dei servizi di edizione elettronica destinati al grande pubblico;
f)
messa a disposizione del pubblico di tutta la legislazione e degli altri testi ufficiali;
g)
conservazione e messa a disposizione del pubblico in formato elettronico di tutte le pubblicazioni delle istituzioni;
h)
attribuzione dei numeri internazionali normalizzati e/o dei numeri di catalogo per le pubblicazioni delle istituzioni;
i)
gestione dei diritti di riproduzione e di traduzione delle pubblicazioni delle istituzioni;
j)
promozione e vendita delle pubblicazioni e dei servizi da esso offerti al pubblico.
2. L’Ufficio fornisce consigli e assistenza alle istituzioni nei seguenti ambiti:
a)
programmazione e pianificazione dei loro programmi di pubblicazione;
b)
realizzazione dei loro progetti editoriali indipendentemente dalle modalità di edizione;
c)
impaginazione e concezione dei loro progetti editoriali;
d)
informazioni sulle tendenze del mercato editoriale negli Stati membri e sui temi e i titoli a più vasta diffusione;
e)
determinazione della tiratura e individuazione dei piani di diffusione;
f)
fissazione dei prezzi delle pubblicazioni e relativa vendita;
g)
promozione, diffusione e valutazione delle loro pubblicazioni gratuite o a pagamento;
h)
analisi, valutazione e costruzione dei siti e dei servizi Internet destinati al pubblico;
i)
elaborazione dei contratti quadro riguardanti le attività editoriali;
j)
sorveglianza tecnologica dei sistemi editoriali.
Articolo 4
Responsabilità delle istituzioni
1. Ogni istituzione ha competenza esclusiva a decidere in materia di pubblicazione.
2. Le istituzioni si avvalgono dei servizi dell’Ufficio per procedere all’edizione delle loro pubblicazioni obbligatorie.
3. Le istituzioni possono procedere all’edizione delle loro pubblicazioni non obbligatorie senza l’intervento dell’Ufficio. In tal caso, le istituzioni chiedono l’attribuzione del numero internazionale normalizzato e/o del numero di catalogo all’Ufficio, cui trasmettono una copia elettronica della pubblicazione, quale che sia il formato, nonché eventualmente due copie cartacee.
4. Le istituzioni si impegnano a garantire la titolarità dei diritti di riproduzione, traduzione e diffusione di tutti gli elementi costitutivi di una pubblicazione.
5. Per le loro pubblicazioni le istituzioni si impegnano a definire un piano di diffusione, approvato dall’Ufficio.
6. Le istituzioni possono sottoscrivere con l’Ufficio convenzioni di servizio intese a definire le modalità di collaborazione.
Articolo 5
Compiti dell’Ufficio
1. L’esecuzione dei compiti dell’Ufficio comporta in particolare le seguenti operazioni:
a)
raggruppamento dei documenti da editare;
b)
preparazione, concezione grafica, correzione, impaginazione e verifica dei testi e di altri elementi, indipendentemente dal formato o dal supporto, nel rispetto, da una parte, delle indicazioni fornite dalle istituzioni e, dall’altra, delle regole di presentazione grafica e linguistica stabilite in collaborazione con le istituzioni;
c)
indicizzazione e catalogazione delle pubblicazioni;
d)
analisi documentaria dei testi pubblicati nella Gazzetta ufficiale e dei testi ufficiali non pubblicati nella Gazzetta ufficiale;
e)
consolidazione dei testi legislativi;
f)
gestione, sviluppo, aggiornamento e diffusione del thesaurus multilingue Eurovoc;
g)
stampa per il tramite dei fornitori;
h)
controllo dell’esecuzione dei lavori;
i)
controllo della qualità;
j)
collaudo qualitativo e quantitativo;
k)
diffusione fisica ed elettronica della Gazzetta ufficiale, dei testi ufficiali non pubblicati nella Gazzetta ufficiale e delle altre pubblicazioni non obbligatorie;
l)
deposito;
m)
archiviazione fisica ed elettronica;
n)
ristampa delle pubblicazioni esaurite e stampa su richiesta;
o)
costituzione di un catalogo consolidato delle pubblicazioni istituzionali;
p)
vendita, comprese l’emissione di fatture, la riscossione e la devoluzione dei proventi e la gestione dei crediti;
q)
promozione;
r)
creazione, acquisto, gestione, aggiornamento, monitoraggio e supervisione delle mailing list delle istituzioni e creazione di mailing list mirate.
2. Nell’ambito delle sue competenze, o in forza di poteri di ordinatore su delega delle istituzioni, l’Ufficio provvede:
a)
all’aggiudicazione di appalti pubblici, definendone gli oneri giuridici;
b)
al monitoraggio finanziario dei contratti conclusi con i fornitori;
c)
alla liquidazione delle spese, che comprende in particolare la fase di collaudo qualitativo e quantitativo e l’apposizione della dicitura «visto per pagamento»;
d)
all’autorizzazione delle spese;
e)
alle operazioni di entrata.
Articolo 6
Comitato direttivo
1. È istituito un comitato direttivo nel quale sono rappresentate le istituzioni firmatarie. Ne sono membri il cancelliere della Corte di giustizia, il segretario generale aggiunto del Consiglio e i segretari generali delle altre istituzioni, o i loro rappresentanti. La Banca centrale europea partecipa ai lavori del comitato direttivo in veste di osservatore.
2. Il comitato direttivo nomina il presidente tra i suoi membri per una durata di due anni.
3. Il comitato direttivo si riunisce almeno quattro volte l’anno su iniziativa del presidente o su domanda di un’istituzione.
4. Il comitato direttivo approva il proprio regolamento interno, pubblicato nella Gazzetta ufficiale.
5. Salvo disposizioni contrarie, le decisioni del comitato direttivo sono adottate a maggioranza semplice.
6. Ciascuna istituzione firmataria della presente decisione dispone di un voto in seno al comitato direttivo.
Articolo 7
Compiti e responsabilità del comitato direttivo
1. In deroga alle disposizioni dell’articolo 6, il comitato direttivo adotta all’unanimità, nel comune interesse delle istituzioni e nell’ambito delle competenze dell’Ufficio, le seguenti decisioni:
a)
su proposta del direttore, definisce gli obiettivi strategici e le norme di funzionamento dell’Ufficio;
b)
definisce gli orientamenti di politica generale dell’Ufficio, in particolare per quanto riguarda la vendita, la diffusione e l’edizione, e garantisce il contributo dell’Ufficio alla messa a punto e alla realizzazione di politiche di informazione e comunicazione nei settori di sua competenza;
c)
in base ad un progetto elaborato dal direttore dell’Ufficio, approva una relazione annuale di gestione rivolta alle istituzioni in cui rende conto dell’attuazione della strategia e delle prestazioni dell’Ufficio. Anteriormente al 1o maggio di ogni anno trasmette la relazione sull’esercizio precedente alle istituzioni;
d)
approva lo stato di previsione delle entrate e delle spese dell’Ufficio nell’ambito della procedura di bilancio relativa al bilancio di esercizio dell’Ufficio;
e)
approva i criteri per la tenuta della contabilità analitica dell’Ufficio, che il direttore dell’Ufficio adotta;
f)
rivolge alle istituzioni suggerimenti intesi ad agevolare il buon andamento dell’Ufficio.
2. Il comitato direttivo tiene conto degli orientamenti emananti dalle istanze interistituzionali in materia di comunicazione e informazione istituite a tal fine. Il presidente del comitato direttivo incontra ogni anno le suddette istanze.
3. Il presidente del comitato direttivo, in qualità di rappresentate della cooperazione interistituzionale, è l’interlocutore dell’autorità di discarico per le decisioni strategiche negli ambiti di competenza dell’Ufficio.
4. Il presidente del comitato direttivo e il direttore dell’Ufficio definiscono di comune accordo le regole di informazione reciproca e di comunicazione che ne formalizzano i rapporti. L’accordo è trasmesso per informazione ai membri del comitato direttivo.
Articolo 8
Direttore dell’Ufficio
Il direttore dell’Ufficio, sotto l’autorità del comitato direttivo e nei limiti delle competenze di quest’ultimo, è responsabile del buon andamento dell’Ufficio. Per l’applicazione delle procedure amministrative e finanziarie, esso agisce sotto l’autorità della Commissione.
Articolo 9
Compiti e responsabilità del direttore dell’Ufficio
1. Il direttore dell’Ufficio provvede al segretariato del comitato direttivo, al quale rende conto dell’esercizio delle proprie funzioni sulla base di relazioni trimestrali.
2. Il direttore dell’Ufficio rivolge al comitato direttivo qualsiasi suggerimento utile per il buon funzionamento dell’Ufficio.
3. Previa consultazione del comitato direttivo per un parere, il direttore dell’Ufficio definisce la natura e la tariffa delle prestazioni che l’Ufficio può effettuare a titolo oneroso per le istituzioni.
4. Il direttore dell’Ufficio adotta, previa approvazione del comitato direttivo, i criteri per la tenuta della contabilità analitica dell’Ufficio. Egli definisce, d’accordo con il contabile della Commissione, le modalità della cooperazione contabile tra l’Ufficio e le istituzioni.
5. Il direttore dell’Ufficio, nell’ambito della procedura di bilancio relativa al bilancio di esercizio dell’Ufficio, definisce un progetto di stato di previsione delle entrate e delle spese dell’Ufficio. Previa approvazione da parte del comitato direttivo, queste proposte sono trasmesse alla Commissione.
6. Il direttore dell’Ufficio decide se e in base a quali modalità possono essere effettuate le pubblicazioni provenienti da terzi.
7. Il direttore dell’Ufficio partecipa alle attività interistituzionali in materia di informazione e comunicazione negli ambiti di competenza dell’Ufficio.
8. Per quanto riguarda l’edizione della legislazione e i documenti ufficiali relativi alla procedura legislativa, compresa la Gazzetta ufficiale, il direttore dell’Ufficio:
a)
sollecita, presso le sedi competenti di ciascuna istituzione, le decisioni di massima da applicare congiuntamente;
b)
presenta proposte per il miglioramento della struttura e della veste della Gazzetta ufficiale e dei testi legislativi ufficiali;
c)
presenta alle istituzioni proposte sull’armonizzazione della veste dei testi da pubblicare;
d)
esamina le difficoltà riscontrate nelle operazioni correnti e, ai fini del loro superamento, formula le necessarie istruzioni nell’ambito dell’Ufficio e le opportune raccomandazioni per le istituzioni.
9. Conformemente al regolamento finanziario, il direttore dell’Ufficio redige una relazione annuale di attività in cui rende conto della gestione degli stanziamenti delegati dalla Commissione e da altre istituzioni in forza del regolamento finanziario. La relazione è indirizzata alla Commissione e alle istituzioni interessate, nonché, per informazione, al comitato direttivo.
10. Il direttore dell’Ufficio e i membri della Commissione responsabili dei rapporti con l’Ufficio stabiliscono di comune accordo le modalità di informazione e di consultazione nell’ambito della delega degli stanziamenti della Commissione e dell’esecuzione del bilancio.
11. Il direttore dell’Ufficio è responsabile del conseguimento degli obiettivi strategici approvati dal comitato direttivo e della buona gestione dell’Ufficio, delle sue attività e della gestione del bilancio.
12. In caso di assenza o impedimento del direttore dell’Ufficio si applicano le norme sulla supplenza in base al grado e all’anzianità, se non altrimenti disposto dal comitato direttivo, su proposta del presidente o del direttore dell’Ufficio.
13. Il direttore dell’Ufficio informa le istituzioni con una relazione trimestrale sulla pianificazione e l’utilizzo delle risorse e l’avanzamento dei lavori.
Articolo 10
Personale
1. La Commissione provvede alla nomina del direttore generale e del direttore, previo parere favorevole unanime del comitato direttivo. Al direttore generale e ai direttori si applicano le norme della Commissione in materia di mobilità e valutazione dei quadri superiori (gradi AD 16/AD 15/AD 14). Quando, per un funzionario che riveste un tale incarico, stanno per decorrere i termini per la mobilità previsti di regola dalla normativa applicabile, la Commissione informa il comitato direttivo che può esprimersi sul caso con un parere unanime.
2. Il comitato direttivo partecipa attivamente alle procedure previste, eventualmente, prima della nomina dei funzionari e degli agenti dell’Ufficio chiamati a rivestire le funzioni di direttore generale (gradi AD 16/AD 15) e di direttore (gradi AD 15/AD 14) e, in particolare, per quanto riguarda la redazione degli avvisi di posto vacante, l’esame delle candidature e la designazione delle commissioni giudicatrici dei concorsi per tali posti.
3. Per quanto riguarda i funzionari e gli agenti assegnati all’Ufficio, le competenze dell’autorità investita del potere di nomina (AIPN) e dell’autorità abilitata a concludere i contratti di assunzione (AACC) sono esercitate dalla Commissione. La Commissione può delegare alcune delle sue competenze al suo interno e al direttore dell’Ufficio. Tale delega è soggetta alle stesse condizioni previste per i direttori generali della Commissione.
4. Fatto salvo il paragrafo 2, i funzionari e gli agenti assegnati all’Ufficio sono soggetti alle disposizioni e alle procedure adottate dalla Commissione per l’attuazione dello statuto e del regime applicabile agli altri agenti, alle stesse condizioni previste per i funzionari e gli agenti della Commissione in servizio a Lussemburgo.
5. I funzionari di tutte le istituzioni sono informati dei posti vacanti presso l’Ufficio, non appena l’AIPN e l’AACC decidono di coprire tali posti.
6. Il direttore dell’Ufficio informa, su base trimestrale, il comitato direttivo in merito alla gestione del personale.
Articolo 11
Aspetti finanziari
1. Gli stanziamenti destinati all’Ufficio, il cui importo complessivo è iscritto su una linea di bilancio particolare all’interno della sezione del bilancio relativa alla Commissione, sono indicati in modo particolareggiato in un allegato della stessa sezione. Tale allegato reca uno stato delle entrate e delle spese, con suddivisioni identiche a quelle delle sezioni di bilancio.
2. La tabella dell’organico dell’Ufficio figura in un allegato della tabella dell’organico della Commissione.
3. Ogni istituzione svolge la funzione di ordinatore per gli stanziamenti del proprio bilancio riguardanti la linea «spese di pubblicazione».
4. Per gli stanziamenti iscritti nella propria sezione, ciascuna istituzione può delegare i poteri di ordinatore al direttore dell’Ufficio, stabilendo i limiti e le condizioni di tale delega, conformemente al regolamento finanziario. Il direttore dell’Ufficio informa, su base trimestrale, il comitato direttivo circa dette deleghe.
5. La gestione finanziaria e di bilancio dell’Ufficio è effettuata nel rispetto del regolamento finanziario e delle relative modalità di esecuzione e del quadro finanziario in vigore alla Commissione, compresi gli stanziamenti delegati dalle istituzioni diverse dalla Commissione.
6. La contabilità dell’Ufficio è conforme alle norme e ai metodi contabili approvati dal contabile della Commissione. L’Ufficio tiene conti distinti per la vendita della Gazzetta ufficiale e per la vendita delle pubblicazioni. I proventi netti delle vendite sono devoluti alle istituzioni.
Articolo 12
Sorveglianza
1. La funzione di revisore interno è svolta nell’Ufficio dal revisore interno della Commissione, conformemente al regolamento finanziario. L’Ufficio assicura una capacità di audit interno, secondo modalità analoghe a quelle previste per le direzioni generali e i servizi della Commissione. Le istituzioni possono chiedere al direttore dell’Ufficio di inserire revisioni specifiche nel programma di lavoro delle revisioni interne elaborato dall’Ufficio.
2. Nell’ambito della missione dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), l’Ufficio risponde a qualsiasi quesito riguardante le sue competenze. Al fine di garantire la tutela degli interessi dell’Unione europea, il presidente del comitato direttivo e il direttore dell’OLAF siglano un accordo sulle modalità di informazione reciproca.
Articolo 13
Reclami e domande
1. Nei limiti delle sue competenze, l’Ufficio è tenuto a rispondere alle domande del Mediatore europeo e del garante europeo della protezione dei dati.
2. Qualsiasi azione legale nei settori di competenza dell’Ufficio è intentata contro la Commissione.
Articolo 14
Accesso del pubblico ai documenti
1. Il direttore dell’Ufficio prende le decisioni di cui all’articolo 7 del regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all’accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (4). In caso di rifiuto, le decisioni riguardanti le domande di conferma sono prese dal segretariato generale della Commissione.
2. L’Ufficio istituisce un registro dei documenti conformemente all’articolo 11 del regolamento (CE) n. 1049/2001.
Articolo 15
Abrogazione
La decisione 2000/459/CE, CECA, Euratom è abrogata.
I riferimenti alla decisione abrogata si intendono fatti alla presente decisione.
Articolo 16
Entrata in vigore
Gli effetti della presente decisione decorrono dal giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Fatto a Bruxelles e a Lussemburgo, 26 giugno 2009.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
H.-G. PÖTTERING
Per il Consiglio
Il presidente
K. SCHWARZENBERG
Per la Commissione
Il presidente
J. M. BARROSO
Per la Corte di giustizia
Il presidente
V. SKOURIS
Per la Corte dei conti
Il presidente
V. M. SILVA CALDEIRA
Per il Comitato economico e sociale europeo
Il presidente
M. SEPI
Per il Comitato delle regioni
Il presidente
L. VAN DEN BRANDE
(1) GU 152 del 13.7.1967, pag. 18.
(2) GU L 183 del 22.7.2000, pag. 12.
(3) GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1.
(4) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO, DEL CONSIGLIO, DELLA COMMISSIONE, DELLA CORTE DI GIUSTIZIA, DELLA CORTE DEI CONTI, DEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E DEL COMITATO DELLE REGIONI
del 26 giugno 2009
relativa all’organizzazione e al funzionamento dell’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea
(2009/496/CE, Euratom)
IL PARLAMENTO EUROPEO,
IL CONSIGLIO,
LA COMMISSIONE,
LA CORTE DI GIUSTIZIA,
LA CORTE DEI CONTI,
IL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO,
IL COMITATO DELLE REGIONI,
visto il trattato sull’Unione europea,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica,
considerando quanto segue:
(1)
L’articolo 8 della decisione dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, dell’8 aprile 1965, relativa all’installazione provvisoria di talune istituzioni e di taluni servizi delle Comunità (1), ha disposto che venisse insediato a Lussemburgo l’Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee (di seguito denominato «l’Ufficio»). Questa disposizione ha trovato infine attuazione con la decisione 2000/459/CE, CECA, Euratom (2).
(2)
Dal momento che il personale dell’Ufficio è soggetto alle norme e ai regolamenti applicabili ai funzionari e altri agenti delle Comunità europee, è opportuno tener conto delle loro recenti modifiche.
(3)
Il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, del 25 giugno 2002, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee (3), di seguito denominato «regolamento finanziario», contempla specifiche disposizioni sul funzionamento dell’Ufficio.
(4)
Il settore editoriale è teatro di un considerevole sviluppo tecnologico, di cui occorre tener conto per il funzionamento dell’Ufficio.
(5)
Per motivi di chiarezza, è opportuno abrogare la decisione 2000/459/CE, CECA, Euratom e sostituirla con la presente decisione,
DECIDONO:
Articolo 1
L’Ufficio delle pubblicazioni
1. L’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea (di seguito denominato «l’Ufficio») è un organismo interistituzionale il cui compito è di provvedere, nelle migliori condizioni possibili, all’edizione delle pubblicazioni delle istituzioni delle Comunità europee e dell’Unione europea.
A tal fine, l’Ufficio provvede, da un lato, affinché le istituzioni assolvano all’obbligo in materia di pubblicazione dei testi normativi e contribuisce, dall’altro, ad elaborare, sotto il profilo tecnico, e a realizzare le politiche di informazione e di comunicazione nei settori di sua competenza.
2. La gestione dell’Ufficio compete al direttore, che segue gli orientamenti strategici stabiliti dal comitato direttivo. Ad eccezione delle disposizioni specifiche attinenti alla vocazione interistituzionale dell’Ufficio contemplate dalla presente decisione, l’Ufficio segue le procedure amministrative e finanziarie della Commissione. Nel definire le suddette procedure, la Commissione tiene conto della natura specifica dell’Ufficio.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente decisione, valgono le seguenti definizioni:
1) «edizione»: qualsiasi azione necessaria alla concezione, alla verifica, all’attribuzione dei numeri internazionali normalizzati e/o dei numeri di catalogo, alla produzione, alla catalogazione, all’indicizzazione, alla diffusione, alla promozione, alla vendita, al deposito e all’archiviazione delle pubblicazioni, in qualsiasi forma e veste e secondo qualsiasi procedimento presente o futuro;
2) «pubblicazione»: testo pubblicato su qualsiasi supporto o formato recante un numero internazionale normalizzato e/o un numero di catalogo;
3) «pubblicazioni obbligatorie»: pubblicazioni la cui edizione è prevista dai trattati o da altri testi normativi;
4) «pubblicazioni non obbligatorie»: pubblicazioni la cui edizione è prerogativa di ciascuna istituzione;
5) «gestione dei diritti di autore»: conferma, da parte del servizio autore, della titolarità dei diritti di autore o di riutilizzazione e gestione, da parte dell’Ufficio, dei suddetti diritti per le pubblicazioni di cui esso cura l’edizione;
6) «proventi netti delle vendite»: totale degli importi fatturati al netto degli sconti commerciali concessi e delle spese di gestione, d’incasso e di banca;
7) «istituzioni»: istituzioni, organi e organismi istituiti dai trattati o sulla base dei trattati.
Articolo 3
Competenze dell’Ufficio
1. L’Ufficio esplica le proprie competenze nei seguenti settori:
a)
edizione della Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (di seguito denominata «Gazzetta ufficiale») di cui garantisce l’autenticità;
b)
edizione delle altre pubblicazioni obbligatorie;
c)
edizione o coedizione delle pubblicazioni non obbligatorie affidate all’Ufficio nell’ambito delle prerogative di ciascuna istituzione, in particolare delle attività di comunicazione delle istituzioni;
d)
edizione o coedizione di pubblicazioni su propria iniziativa, tra cui quelle intese a promuoverne i servizi; a tal fine, l’Ufficio può commissionare traduzioni stipulando contratti di servizio;
e)
sviluppo, manutenzione e aggiornamento dei servizi di edizione elettronica destinati al grande pubblico;
f)
messa a disposizione del pubblico di tutta la legislazione e degli altri testi ufficiali;
g)
conservazione e messa a disposizione del pubblico in formato elettronico di tutte le pubblicazioni delle istituzioni;
h)
attribuzione dei numeri internazionali normalizzati e/o dei numeri di catalogo per le pubblicazioni delle istituzioni;
i)
gestione dei diritti di riproduzione e di traduzione delle pubblicazioni delle istituzioni;
j)
promozione e vendita delle pubblicazioni e dei servizi da esso offerti al pubblico.
2. L’Ufficio fornisce consigli e assistenza alle istituzioni nei seguenti ambiti:
a)
programmazione e pianificazione dei loro programmi di pubblicazione;
b)
realizzazione dei loro progetti editoriali indipendentemente dalle modalità di edizione;
c)
impaginazione e concezione dei loro progetti editoriali;
d)
informazioni sulle tendenze del mercato editoriale negli Stati membri e sui temi e i titoli a più vasta diffusione;
e)
determinazione della tiratura e individuazione dei piani di diffusione;
f)
fissazione dei prezzi delle pubblicazioni e relativa vendita;
g)
promozione, diffusione e valutazione delle loro pubblicazioni gratuite o a pagamento;
h)
analisi, valutazione e costruzione dei siti e dei servizi Internet destinati al pubblico;
i)
elaborazione dei contratti quadro riguardanti le attività editoriali;
j)
sorveglianza tecnologica dei sistemi editoriali.
Articolo 4
Responsabilità delle istituzioni
1. Ogni istituzione ha competenza esclusiva a decidere in materia di pubblicazione.
2. Le istituzioni si avvalgono dei servizi dell’Ufficio per procedere all’edizione delle loro pubblicazioni obbligatorie.
3. Le istituzioni possono procedere all’edizione delle loro pubblicazioni non obbligatorie senza l’intervento dell’Ufficio. In tal caso, le istituzioni chiedono l’attribuzione del numero internazionale normalizzato e/o del numero di catalogo all’Ufficio, cui trasmettono una copia elettronica della pubblicazione, quale che sia il formato, nonché eventualmente due copie cartacee.
4. Le istituzioni si impegnano a garantire la titolarità dei diritti di riproduzione, traduzione e diffusione di tutti gli elementi costitutivi di una pubblicazione.
5. Per le loro pubblicazioni le istituzioni si impegnano a definire un piano di diffusione, approvato dall’Ufficio.
6. Le istituzioni possono sottoscrivere con l’Ufficio convenzioni di servizio intese a definire le modalità di collaborazione.
Articolo 5
Compiti dell’Ufficio
1. L’esecuzione dei compiti dell’Ufficio comporta in particolare le seguenti operazioni:
a)
raggruppamento dei documenti da editare;
b)
preparazione, concezione grafica, correzione, impaginazione e verifica dei testi e di altri elementi, indipendentemente dal formato o dal supporto, nel rispetto, da una parte, delle indicazioni fornite dalle istituzioni e, dall’altra, delle regole di presentazione grafica e linguistica stabilite in collaborazione con le istituzioni;
c)
indicizzazione e catalogazione delle pubblicazioni;
d)
analisi documentaria dei testi pubblicati nella Gazzetta ufficiale e dei testi ufficiali non pubblicati nella Gazzetta ufficiale;
e)
consolidazione dei testi legislativi;
f)
gestione, sviluppo, aggiornamento e diffusione del thesaurus multilingue Eurovoc;
g)
stampa per il tramite dei fornitori;
h)
controllo dell’esecuzione dei lavori;
i)
controllo della qualità;
j)
collaudo qualitativo e quantitativo;
k)
diffusione fisica ed elettronica della Gazzetta ufficiale, dei testi ufficiali non pubblicati nella Gazzetta ufficiale e delle altre pubblicazioni non obbligatorie;
l)
deposito;
m)
archiviazione fisica ed elettronica;
n)
ristampa delle pubblicazioni esaurite e stampa su richiesta;
o)
costituzione di un catalogo consolidato delle pubblicazioni istituzionali;
p)
vendita, comprese l’emissione di fatture, la riscossione e la devoluzione dei proventi e la gestione dei crediti;
q)
promozione;
r)
creazione, acquisto, gestione, aggiornamento, monitoraggio e supervisione delle mailing list delle istituzioni e creazione di mailing list mirate.
2. Nell’ambito delle sue competenze, o in forza di poteri di ordinatore su delega delle istituzioni, l’Ufficio provvede:
a)
all’aggiudicazione di appalti pubblici, definendone gli oneri giuridici;
b)
al monitoraggio finanziario dei contratti conclusi con i fornitori;
c)
alla liquidazione delle spese, che comprende in particolare la fase di collaudo qualitativo e quantitativo e l’apposizione della dicitura «visto per pagamento»;
d)
all’autorizzazione delle spese;
e)
alle operazioni di entrata.
Articolo 6
Comitato direttivo
1. È istituito un comitato direttivo nel quale sono rappresentate le istituzioni firmatarie. Ne sono membri il cancelliere della Corte di giustizia, il segretario generale aggiunto del Consiglio e i segretari generali delle altre istituzioni, o i loro rappresentanti. La Banca centrale europea partecipa ai lavori del comitato direttivo in veste di osservatore.
2. Il comitato direttivo nomina il presidente tra i suoi membri per una durata di due anni.
3. Il comitato direttivo si riunisce almeno quattro volte l’anno su iniziativa del presidente o su domanda di un’istituzione.
4. Il comitato direttivo approva il proprio regolamento interno, pubblicato nella Gazzetta ufficiale.
5. Salvo disposizioni contrarie, le decisioni del comitato direttivo sono adottate a maggioranza semplice.
6. Ciascuna istituzione firmataria della presente decisione dispone di un voto in seno al comitato direttivo.
Articolo 7
Compiti e responsabilità del comitato direttivo
1. In deroga alle disposizioni dell’articolo 6, il comitato direttivo adotta all’unanimità, nel comune interesse delle istituzioni e nell’ambito delle competenze dell’Ufficio, le seguenti decisioni:
a)
su proposta del direttore, definisce gli obiettivi strategici e le norme di funzionamento dell’Ufficio;
b)
definisce gli orientamenti di politica generale dell’Ufficio, in particolare per quanto riguarda la vendita, la diffusione e l’edizione, e garantisce il contributo dell’Ufficio alla messa a punto e alla realizzazione di politiche di informazione e comunicazione nei settori di sua competenza;
c)
in base ad un progetto elaborato dal direttore dell’Ufficio, approva una relazione annuale di gestione rivolta alle istituzioni in cui rende conto dell’attuazione della strategia e delle prestazioni dell’Ufficio. Anteriormente al 1o maggio di ogni anno trasmette la relazione sull’esercizio precedente alle istituzioni;
d)
approva lo stato di previsione delle entrate e delle spese dell’Ufficio nell’ambito della procedura di bilancio relativa al bilancio di esercizio dell’Ufficio;
e)
approva i criteri per la tenuta della contabilità analitica dell’Ufficio, che il direttore dell’Ufficio adotta;
f)
rivolge alle istituzioni suggerimenti intesi ad agevolare il buon andamento dell’Ufficio.
2. Il comitato direttivo tiene conto degli orientamenti emananti dalle istanze interistituzionali in materia di comunicazione e informazione istituite a tal fine. Il presidente del comitato direttivo incontra ogni anno le suddette istanze.
3. Il presidente del comitato direttivo, in qualità di rappresentate della cooperazione interistituzionale, è l’interlocutore dell’autorità di discarico per le decisioni strategiche negli ambiti di competenza dell’Ufficio.
4. Il presidente del comitato direttivo e il direttore dell’Ufficio definiscono di comune accordo le regole di informazione reciproca e di comunicazione che ne formalizzano i rapporti. L’accordo è trasmesso per informazione ai membri del comitato direttivo.
Articolo 8
Direttore dell’Ufficio
Il direttore dell’Ufficio, sotto l’autorità del comitato direttivo e nei limiti delle competenze di quest’ultimo, è responsabile del buon andamento dell’Ufficio. Per l’applicazione delle procedure amministrative e finanziarie, esso agisce sotto l’autorità della Commissione.
Articolo 9
Compiti e responsabilità del direttore dell’Ufficio
1. Il direttore dell’Ufficio provvede al segretariato del comitato direttivo, al quale rende conto dell’esercizio delle proprie funzioni sulla base di relazioni trimestrali.
2. Il direttore dell’Ufficio rivolge al comitato direttivo qualsiasi suggerimento utile per il buon funzionamento dell’Ufficio.
3. Previa consultazione del comitato direttivo per un parere, il direttore dell’Ufficio definisce la natura e la tariffa delle prestazioni che l’Ufficio può effettuare a titolo oneroso per le istituzioni.
4. Il direttore dell’Ufficio adotta, previa approvazione del comitato direttivo, i criteri per la tenuta della contabilità analitica dell’Ufficio. Egli definisce, d’accordo con il contabile della Commissione, le modalità della cooperazione contabile tra l’Ufficio e le istituzioni.
5. Il direttore dell’Ufficio, nell’ambito della procedura di bilancio relativa al bilancio di esercizio dell’Ufficio, definisce un progetto di stato di previsione delle entrate e delle spese dell’Ufficio. Previa approvazione da parte del comitato direttivo, queste proposte sono trasmesse alla Commissione.
6. Il direttore dell’Ufficio decide se e in base a quali modalità possono essere effettuate le pubblicazioni provenienti da terzi.
7. Il direttore dell’Ufficio partecipa alle attività interistituzionali in materia di informazione e comunicazione negli ambiti di competenza dell’Ufficio.
8. Per quanto riguarda l’edizione della legislazione e i documenti ufficiali relativi alla procedura legislativa, compresa la Gazzetta ufficiale, il direttore dell’Ufficio:
a)
sollecita, presso le sedi competenti di ciascuna istituzione, le decisioni di massima da applicare congiuntamente;
b)
presenta proposte per il miglioramento della struttura e della veste della Gazzetta ufficiale e dei testi legislativi ufficiali;
c)
presenta alle istituzioni proposte sull’armonizzazione della veste dei testi da pubblicare;
d)
esamina le difficoltà riscontrate nelle operazioni correnti e, ai fini del loro superamento, formula le necessarie istruzioni nell’ambito dell’Ufficio e le opportune raccomandazioni per le istituzioni.
9. Conformemente al regolamento finanziario, il direttore dell’Ufficio redige una relazione annuale di attività in cui rende conto della gestione degli stanziamenti delegati dalla Commissione e da altre istituzioni in forza del regolamento finanziario. La relazione è indirizzata alla Commissione e alle istituzioni interessate, nonché, per informazione, al comitato direttivo.
10. Il direttore dell’Ufficio e i membri della Commissione responsabili dei rapporti con l’Ufficio stabiliscono di comune accordo le modalità di informazione e di consultazione nell’ambito della delega degli stanziamenti della Commissione e dell’esecuzione del bilancio.
11. Il direttore dell’Ufficio è responsabile del conseguimento degli obiettivi strategici approvati dal comitato direttivo e della buona gestione dell’Ufficio, delle sue attività e della gestione del bilancio.
12. In caso di assenza o impedimento del direttore dell’Ufficio si applicano le norme sulla supplenza in base al grado e all’anzianità, se non altrimenti disposto dal comitato direttivo, su proposta del presidente o del direttore dell’Ufficio.
13. Il direttore dell’Ufficio informa le istituzioni con una relazione trimestrale sulla pianificazione e l’utilizzo delle risorse e l’avanzamento dei lavori.
Articolo 10
Personale
1. La Commissione provvede alla nomina del direttore generale e del direttore, previo parere favorevole unanime del comitato direttivo. Al direttore generale e ai direttori si applicano le norme della Commissione in materia di mobilità e valutazione dei quadri superiori (gradi AD 16/AD 15/AD 14). Quando, per un funzionario che riveste un tale incarico, stanno per decorrere i termini per la mobilità previsti di regola dalla normativa applicabile, la Commissione informa il comitato direttivo che può esprimersi sul caso con un parere unanime.
2. Il comitato direttivo partecipa attivamente alle procedure previste, eventualmente, prima della nomina dei funzionari e degli agenti dell’Ufficio chiamati a rivestire le funzioni di direttore generale (gradi AD 16/AD 15) e di direttore (gradi AD 15/AD 14) e, in particolare, per quanto riguarda la redazione degli avvisi di posto vacante, l’esame delle candidature e la designazione delle commissioni giudicatrici dei concorsi per tali posti.
3. Per quanto riguarda i funzionari e gli agenti assegnati all’Ufficio, le competenze dell’autorità investita del potere di nomina (AIPN) e dell’autorità abilitata a concludere i contratti di assunzione (AACC) sono esercitate dalla Commissione. La Commissione può delegare alcune delle sue competenze al suo interno e al direttore dell’Ufficio. Tale delega è soggetta alle stesse condizioni previste per i direttori generali della Commissione.
4. Fatto salvo il paragrafo 2, i funzionari e gli agenti assegnati all’Ufficio sono soggetti alle disposizioni e alle procedure adottate dalla Commissione per l’attuazione dello statuto e del regime applicabile agli altri agenti, alle stesse condizioni previste per i funzionari e gli agenti della Commissione in servizio a Lussemburgo.
5. I funzionari di tutte le istituzioni sono informati dei posti vacanti presso l’Ufficio, non appena l’AIPN e l’AACC decidono di coprire tali posti.
6. Il direttore dell’Ufficio informa, su base trimestrale, il comitato direttivo in merito alla gestione del personale.
Articolo 11
Aspetti finanziari
1. Gli stanziamenti destinati all’Ufficio, il cui importo complessivo è iscritto su una linea di bilancio particolare all’interno della sezione del bilancio relativa alla Commissione, sono indicati in modo particolareggiato in un allegato della stessa sezione. Tale allegato reca uno stato delle entrate e delle spese, con suddivisioni identiche a quelle delle sezioni di bilancio.
2. La tabella dell’organico dell’Ufficio figura in un allegato della tabella dell’organico della Commissione.
3. Ogni istituzione svolge la funzione di ordinatore per gli stanziamenti del proprio bilancio riguardanti la linea «spese di pubblicazione».
4. Per gli stanziamenti iscritti nella propria sezione, ciascuna istituzione può delegare i poteri di ordinatore al direttore dell’Ufficio, stabilendo i limiti e le condizioni di tale delega, conformemente al regolamento finanziario. Il direttore dell’Ufficio informa, su base trimestrale, il comitato direttivo circa dette deleghe.
5. La gestione finanziaria e di bilancio dell’Ufficio è effettuata nel rispetto del regolamento finanziario e delle relative modalità di esecuzione e del quadro finanziario in vigore alla Commissione, compresi gli stanziamenti delegati dalle istituzioni diverse dalla Commissione.
6. La contabilità dell’Ufficio è conforme alle norme e ai metodi contabili approvati dal contabile della Commissione. L’Ufficio tiene conti distinti per la vendita della Gazzetta ufficiale e per la vendita delle pubblicazioni. I proventi netti delle vendite sono devoluti alle istituzioni.
Articolo 12
Sorveglianza
1. La funzione di revisore interno è svolta nell’Ufficio dal revisore interno della Commissione, conformemente al regolamento finanziario. L’Ufficio assicura una capacità di audit interno, secondo modalità analoghe a quelle previste per le direzioni generali e i servizi della Commissione. Le istituzioni possono chiedere al direttore dell’Ufficio di inserire revisioni specifiche nel programma di lavoro delle revisioni interne elaborato dall’Ufficio.
2. Nell’ambito della missione dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), l’Ufficio risponde a qualsiasi quesito riguardante le sue competenze. Al fine di garantire la tutela degli interessi dell’Unione europea, il presidente del comitato direttivo e il direttore dell’OLAF siglano un accordo sulle modalità di informazione reciproca.
Articolo 13
Reclami e domande
1. Nei limiti delle sue competenze, l’Ufficio è tenuto a rispondere alle domande del Mediatore europeo e del garante europeo della protezione dei dati.
2. Qualsiasi azione legale nei settori di competenza dell’Ufficio è intentata contro la Commissione.
Articolo 14
Accesso del pubblico ai documenti
1. Il direttore dell’Ufficio prende le decisioni di cui all’articolo 7 del regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all’accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (4). In caso di rifiuto, le decisioni riguardanti le domande di conferma sono prese dal segretariato generale della Commissione.
2. L’Ufficio istituisce un registro dei documenti conformemente all’articolo 11 del regolamento (CE) n. 1049/2001.
Articolo 15
Abrogazione
La decisione 2000/459/CE, CECA, Euratom è abrogata.
I riferimenti alla decisione abrogata si intendono fatti alla presente decisione.
Articolo 16
Entrata in vigore
Gli effetti della presente decisione decorrono dal giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Fatto a Bruxelles e a Lussemburgo, 26 giugno 2009.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
H.-G. PÖTTERING
Per il Consiglio
Il presidente
K. SCHWARZENBERG
Per la Commissione
Il presidente
J. M. BARROSO
Per la Corte di giustizia
Il presidente
V. SKOURIS
Per la Corte dei conti
Il presidente
V. M. SILVA CALDEIRA
Per il Comitato economico e sociale europeo
Il presidente
M. SEPI
Per il Comitato delle regioni
Il presidente
L. VAN DEN BRANDE
(1) GU 152 del 13.7.1967, pag. 18.
(2) GU L 183 del 22.7.2000, pag. 12.
(3) GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1.
(4) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Ufficio delle pubblicazioni
QUAL È LO SCOPO DI QUESTA DECISIONE?
Specifica il ruolo, le responsabilità, i compiti e la struttura organizzativa dell’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea.
PUNTI CHIAVE
Ruolo
L’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea (UP) è un organismo inter-istituzionale il cui compito è provvedere all’edizione delle pubblicazioni delle istituzioni dell’Unione europea (UE). L’UP è responsabile per la diffusione in vari formati cartacei ed elettronici di pubblicazioni di carattere normativo e generale, tra cui:La Gazzetta ufficiale dell’UE in 23 lingue (24 quando è richiesto anche l’irlandese); Una lista di siti web per cittadini, governi e aziende dell’UE, tra cui:EUR-Lex,Portale Open Data dell’UE,EU Bookshop,Tenders Electronic Daily,Servizio comunitario di informazione in materia di ricerca e sviluppo. L’UP garantisce anche la conservazione a lungo termine dei contenuti prodotti dalle istituzioni e dagli organismi dell’UE.
Inoltre, l’UP fornisce consulenza e assistenza alle istituzioni dell’UE in diverse aree, tra cui:programmazione e pianificazione dei programmi di pubblicazione; informazioni sulle tendenze del mercato delle pubblicazioni nei paesi dell’UE e sugli argomenti di massimo interesse per il pubblico; supervisione tecnologica sui sistemi di publishing. Compiti
L’UP ha diversi compiti specifici, tra cui:raccolta e ordinamento di documenti per la pubblicazione; preparazione, progettazione grafica, correzione, impaginazione e controllo dei testi per la pubblicazione; indicizzazione e catalogazione delle pubblicazioni; analisi documentale dei testi pubblicati nella Gazzetta ufficiale e su altri testi ufficiali; consolidamento di atti giuridici; gestione, sviluppo. aggiornamento e distribuzione di EuroVoc, il thesaurus multilingue dell’Unione europea; organizzazione della stampa delle pubblicazioni da parte dei fornitori dell’Ufficio; controllo di qualità di tutti gli aspetti inerenti alla produzione; distribuzione della Gazzetta ufficiale, di testi ufficiali al di fuori di quanto pubblicato nella Gazzetta ufficiale e altre pubblicazioni non obbligatorie (tramite EUR-Lex, Pubblicazioni dell’UE oppure come stampe fisiche); archiviazione fisica ed elettronica; creazione, acquisto, gestione, aggiornamento, monitoraggio e supervisione delle liste di distribuzione delle varie istituzioni e creazione di liste di distribuzione mirate. Responsabilità delle istituzioniOgni istituzione è tenuta ad utilizzare i servizi dell’UP per la pubblicazione delle proprie pubblicazioni obbligatorie. Per quanto riguarda le pubblicazioni facoltative, ciascuna istituzione dell’UE può decidere se utilizzare i servizi dell’UP o no. Quando un’istituzione dell’UE pubblica materiale senza il coinvolgimento dell’UP, è comunque tenuta a chiedere all’Ufficio un identificativo (ai fini della classificazione delle pubblicazioni in modo inequivocabile ed esclusivo) e a fornire all’Ufficio copie della pubblicazione.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DECISIONE?
La decisione è stata applicata dal 1 luglio 2009.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si consulti:l’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea (Europa).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione 2009/496/CE, Euratom del Parlamento europeo, del Consiglio, della Commissione, della Corte di giustizia, della Corte dei conti, del Comitato economico e sociale europeo e del Comitato delle regioni, del 26 giugno 2009, relativa all’organizzazione e al funzionamento dell’Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea (GU L 168 del 30.6.2009, pagg. 41-47)
Le successive modifiche alla direttiva 2009/496/UE sono state incorporate nel documento originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale. |
Comitato consultivo europeo di statistica
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Istituisce il comitato consultivo europeo di statistica, un organo consultivo che contribuisce allo sviluppo e all’attuazione della politica d’informazione statistica dell’UE.
Essa abroga la decisione 91/116/CEE del Consiglio.
PUNTI CHIAVE
Il comitato contribuisce a una stretta cooperazione durante il processo di pianificazione del programma statistico al fine di migliorare la governance del sistema statistico europeo e di accrescere la qualità della statistica europea.
Il comitato raccoglie i pareri di utenti, soggetti intervistati e produttori di informazioni statistiche sugli obiettivi della politica dell’informazione statistica dell’UE.
Missione
La Commissione europea deve consultare il comitato durante la preparazione del programma statistico dell’UE.
Fornisce pareri sul programma, occupandosi in particolare:della rilevanza del programma rispetto ai requisiti di integrazione e sviluppo europei; della rilevanza del programma in relazione alle attività dell’UE in termini di sviluppo economico, sociale e tecnico; dell’equilibrio di priorità e risorse tra le diverse aree del programma; dell’adeguatezza delle risorse necessarie per attuare il programma; dei costi di produzione sostenuti dai fornitori di informazioni statistiche. Il comitato dà consigli e pareri alla Commissione in merito allo sviluppo e all’uso di informazioni statistiche dell’UE.
Relazioni con altri organismi e istituzioni
Su richiesta del Parlamento europeo, del Consiglio o della Commissione, il comitato rilascia pareri su:la politica d’informazione statistica dell’UE; le priorità del programma statistico comunitario; la valutazione delle statistiche esistenti; la qualità dei dati e la politica di diffusione. Assolve il suo compito cooperando con il comitato del sistema statistico europeo.
Composizione
Il comitato è composto da ventiquattro membri nominati per un mandato di cinque anni, rinnovabile una sola volta.
I membri sono scelti in maniera equilibrata da:la Commissione, che nomina dodici membri dopo essersi consultata con il Parlamento europeo e il Consiglio, usando una lista fornita dai paesi dell’UE. La Commissione si impegna a garantire che la selezione dei dodici membri rappresenti, in egual misura, utenti, soggetti intervistati e altre parti interessate alle statistiche dell’UE; le istituzioni e gli organismi cui essi appartengono, che nominano undici membri (1 rappresentante per organizzazione: Parlamento europeo, Consiglio, Comitato economico e sociale europeo, Comitato delle regioni, Banca centrale europea, Comitato del sistema statistico europeo [2 rappresentanti], BusinessEurope, Confederazione europea dei sindacati, Unione europea dell’artigianato e delle piccole e medie imprese, Garante europeo della protezione dei dati. Il direttore generale di Eurostat è un membro ex-officio* senza diritto di voto). Il comitato elegge il proprio presidente per un mandato di cinque anni, rinnovabile una sola volta.
La segreteria del Comitato è fornita dalla Commissione.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DECISIONE?
È in vigore dal 15 giugno 2008.
CONTESTO
Il Comitato consultivo statistico europeo sostituisce il comitato consultivo europeo dell’informazione statistica nei settori economico e sociale.
Per ulteriori informazioni consultare:Comitato consultivo europeo di statistica (Eurostat).
TERMINI CHIAVE
Ex-officio: in virtù della sua posizione o carica che, in questo caso, è quella di direttore generale.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione n. 234/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 marzo, che istituisce il comitato consultivo europeo di statistica e abroga la decisione 91/116/CEE del Consiglio (GU L 73 del 15.3.2008, pag. 13). | DECISIONE N. 234/2008/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
dell’11 marzo 2008
che istituisce il comitato consultivo europeo di statistica e che abroga la decisione 91/116/CEE del Consiglio
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l’articolo 285,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura di cui all’articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
La consultazione degli utenti e dei produttori di informazioni statistiche e dei rispondenti alla richiesta di fornire tali informazioni è fondamentale ai fini della preparazione e dello sviluppo della politica dell’informazione statistica comunitaria.
(2)
Il comitato consultivo europeo dell’informazione statistica nei settori economico e sociale istituito con la decisione 91/116/CEE del Consiglio (3) assiste attualmente il Consiglio e la Commissione in sede di coordinamento degli obiettivi della politica dell’informazione statistica comunitaria, tenendo conto delle esigenze degli utenti e dei costi sostenuti dai produttori e dai fornitori di informazioni.
(3)
Sebbene il comitato consultivo europeo dell’informazione statistica nei settori economico e sociale abbia dato prova della propria utilità, i cambiamenti intervenuti nella Comunità, in particolare il suo allargamento a 27 Stati membri, rendono necessario apportare numerose modifiche al ruolo, al mandato, alla composizione e alle procedure di tale comitato. Nell’interesse della chiarezza è opportuno sostituirlo con un nuovo comitato consultivo europeo di statistica (di seguito «il comitato»).
(4)
Il comitato dovrebbe contribuire a una stretta cooperazione durante il processo di pianificazione del programma al fine di migliorare la governanza del Sistema statistico europeo e di accrescere la qualità delle statistiche comunitarie. A tal fine è opportuno che sia mantenuta una stretta collaborazione con il comitato del programma statistico, istituito con la decisione 89/382/CEE, Euratom (4) del Consiglio, e con il comitato delle statistiche monetarie, finanziarie e della bilancia dei pagamenti, istituito con la decisione 91/115/CEE del Consiglio (5).
(5)
È opportuno raggiungere un giusto equilibrio tra la necessità di una riduzione del numero dei componenti del comitato, onde consentirgli di operare con efficienza in una Comunità allargata, e l’esigenza di assicurare la rappresentanza di tutte le parti interessate alle statistiche comunitarie come richiesto dal Consiglio nelle sue conclusioni dell’8 novembre 2005.
(6)
Per conseguire gli obiettivi di migliorare la valutazione e l’equilibrio tra i benefici e i costi dei bisogni statistici comunitari e di riequilibrare e di ridurre l’onere imposto dalla normativa statistica comunitaria, facendo così meglio fronte alla crescita della domanda, il comitato dovrebbe svolgere un ruolo più incisivo in sede di preparazione e di attuazione del programma statistico comunitario.
(7)
Il comitato dovrebbe raccogliere i pareri degli utenti, dei rispondenti e dei produttori di informazioni statistiche sugli obiettivi della politica dell’informazione statistica comunitaria.
(8)
È pertanto opportuno abrogare la decisione 91/116/CEE,
DECIDONO:
Articolo 1
Comitato consultivo europeo di statistica
1. È istituito il comitato consultivo europeo di statistica (di seguito «il comitato»).
2. Il comitato assiste il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione garantendo che le esigenze degli utenti e i costi sostenuti dai produttori e dai fornitori di informazioni siano presi in considerazione in sede di coordinamento delle priorità e degli obiettivi strategici della politica dell’informazione statistica comunitaria.
3. Tale assistenza riguarda tutti i settori statistici pertinenti alla politica dell’informazione statistica comunitaria.
Articolo 2
Compiti
1. La Commissione consulta il comitato nelle prime fasi del processo di preparazione del programma statistico comunitario. Il comitato formula un parere pronunciandosi in particolare:
a)
sulla pertinenza del programma statistico comunitario rispetto alle esigenze inerenti all’integrazione e allo sviluppo europei espresse dalle istituzioni comunitarie, dalle amministrazioni nazionali e regionali, dalle diverse categorie economiche e sociali e dal mondo scientifico;
b)
sulla pertinenza del programma statistico comunitario rispetto alle attività della Comunità, tenuto conto degli sviluppi economici, sociali e tecnici;
c)
sull’equilibrio, in termini di priorità e risorse, tra i diversi settori del programma statistico comunitario, il programma di lavoro statistico annuale della Commissione e la possibilità di ridefinire le priorità del lavoro statistico;
d)
sull’adeguatezza delle risorse necessarie per l’attuazione del programma statistico comunitario, compresi i costi direttamente sostenuti dalle autorità nazionali e comunitarie, e sull’appropriatezza alle esigenze degli utenti dell’ampiezza, del grado di dettaglio e dei costi delle statistiche comunitarie;
e)
sui costi connessi alla trasmissione dell’informazione statistica da parte dei fornitori di informazioni e sulle possibilità di ridurre l’onere della risposta, in particolare quello che grava sulle piccole e medie imprese.
2. Il comitato richiama inoltre l’attenzione della Commissione sui settori in cui può risultare necessario sviluppare nuove attività statistiche e consiglia la Commissione in merito al modo in cui migliorare la pertinenza delle statistiche comunitarie per gli utenti, tenuto conto dei costi gravanti sui produttori e sui fornitori di informazioni.
Articolo 3
Relazioni con le istituzioni comunitarie e gli altri organi
1. Su richiesta del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, il comitato formula un parere su questioni inerenti alle esigenze degli utenti e ai costi sostenuti dai fornitori di dati, in merito allo sviluppo della politica dell’informazione statistica comunitaria, alle priorità del programma statistico comunitario, alla valutazione delle statistiche esistenti, alla qualità dei dati e alla politica di diffusione.
2. Il comitato formula pareri e presenta al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione relazioni sulle esigenze degli utenti e sui costi sostenuti dai fornitori di dati in sede di produzione e diffusione delle statistiche comunitarie ogniqualvolta lo giudichi necessario per assolvere i suoi compiti.
La Commissione riferisce annualmente sul modo in cui ha tenuto conto dei pareri del comitato.
3. Nello svolgimento dei propri compiti, il comitato collabora con il comitato del programma statistico e con il comitato delle statistiche monetarie, finanziarie e della bilancia dei pagamenti. Esso informa regolarmente questi due comitati sui suoi pareri relativi ai compiti descritti all’articolo 2 e trasmette loro i pareri e le relazioni di cui ai paragrafi 1 e 2 del presente articolo.
4. Il comitato stabilisce contatti con i consigli nazionali degli utenti delle statistiche.
Articolo 4
Composizione e procedura di nomina
1. Il comitato è composto di 24 membri, come segue:
a)
dodici membri sono nominati dalla Commissione previa consultazione del Parlamento europeo e del Consiglio. Essi agiscono in maniera indipendente. In vista della nomina di tali dodici membri ciascuno Stato membro comunica alla Commissione il nominativo di tre candidati altamente qualificati nel settore statistico. La Commissione si sforza di garantire che la selezione dei dodici membri rappresenti pariteticamente utenti, rispondenti e altri soggetti interessati alle statistiche comunitarie (compresa la comunità scientifica, le parti sociali e la società civile). I dodici membri esercitano le proprie funzioni a titolo personale;
b)
undici membri sono nominati direttamente dalle istituzioni e dagli organi cui appartengono, come segue:
i)
un membro rappresentante del Parlamento europeo;
ii)
un membro rappresentante del Consiglio;
iii)
un membro rappresentante del Comitato economico e sociale europeo;
iv)
un membro rappresentante del Comitato delle regioni;
v)
un membro rappresentante della Banca centrale europea;
vi)
due membri rappresentanti del comitato del programma statistico;
vii)
un rappresentante della confederazione delle industrie della Comunità europea (BusinessEurope);
viii)
un rappresentante della Confederazione europea dei sindacati (CES);
ix)
un rappresentante dell’Unione europea dell’artigianato e delle piccole e medie imprese;
x)
il garante europeo della protezione dei dati;
c)
il direttore generale di Eurostat è componente di diritto del comitato consultivo di statistica, ma non dispone di diritto di voto.
2. L’elenco dei membri del comitato è pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, serie C.
Articolo 5
Durata del mandato
1. Il mandato conferito ai membri del comitato ha una durata di cinque anni, rinnovabile una volta. Alla scadenza del loro mandato i membri restano in carica fino alla loro sostituzione o al rinnovo della loro nomina.
2. Un membro che si dimetta prima della scadenza del suo mandato è sostituito per la parte rimanente del suo mandato da un membro nominato conformemente all’articolo 4.
Articolo 6
Struttura e funzionamento
1. Il comitato elegge il proprio presidente tra i membri nominati dalla Commissione. Il mandato del presidente è di cinque anni, rinnovabile una volta.
2. Il presidente convoca il comitato almeno una volta all’anno, di propria iniziativa o su richiesta di almeno un terzo dei membri dello stesso.
3. Per la formulazione di pareri su questioni statistiche di particolare complessità, il comitato può, in accordo con la Commissione, istituire gruppi di lavoro temporanei presieduti da un membro del comitato. La composizione di ciascun gruppo di lavoro si presenta equilibrata sotto il profilo dell’esperienza professionale e della distribuzione geografica degli esperti di cui è costituito. I presidenti di tali gruppi illustrano i risultati dei loro lavori presentando una relazione in una riunione del comitato.
4. Per lo svolgimento dei suoi compiti, il comitato può commissionare studi e organizzare seminari.
5. I rappresentanti di tutti i servizi della Commissione interessati possono partecipare alle riunioni del comitato e dei gruppi di lavoro in qualità di osservatori.
Il presidente può autorizzare altri osservatori a partecipare alle riunioni del comitato.
6. La Commissione provvede ai compiti di segreteria per il comitato e per i gruppi di lavoro.
7. Le spese del comitato sono incluse nelle stime di bilancio della Commissione.
Articolo 7
Procedure decisionali
Le procedure decisionali dettagliate del comitato sono specificate nel suo regolamento interno.
Articolo 8
Riservatezza
Fatto salvo l’articolo 287 del trattato, i membri del comitato sono tenuti a non divulgare informazioni cui hanno avuto accesso in ragione delle procedure del comitato o dei gruppi di lavoro, nel caso in cui la Commissione li informi che dette informazioni sono di carattere riservato per giustificati motivi o che rispondere a richieste di pareri o a questioni sollevate comporterebbe la divulgazione di dette informazioni riservate.
Articolo 9
Regolamento interno
Previa consultazione della Commissione il comitato adotta il proprio regolamento interno. Tale regolamento è trasmesso per informazione al Parlamento europeo e al Consiglio.
Articolo 10
Abrogazione
La decisione 91/116/CEE è abrogata.
Articolo 11
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il 15 giugno 2008.
Fatto a Strasburgo, addì 11 marzo 2008.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
H.-G. PÖTTERING
Per il Consiglio
Il presidente
J. LENARČIČ
(1) GU C 97 del 28.4.2007, pag. 1.
(2) Parere del Parlamento europeo del 24 ottobre 2007 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 14 febbraio 2008.
(3) GU L 59 del 6.3.1991, pag. 21. Decisione modificata dalla decisione 97/255/CE (GU L 102 del 19.4.1997, pag. 32).
(4) GU L 181 del 28.6.1989, pag. 47.
(5) GU L 59 del 6.3.1991, pag. 19. Decisione sostituita dalla decisione 2006/856/CE (GU L 332 del 30.11.2006, pag. 21).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE N. 234/2008/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
dell’11 marzo 2008
che istituisce il comitato consultivo europeo di statistica e che abroga la decisione 91/116/CEE del Consiglio
(Testo rilevante ai fini del SEE)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l’articolo 285,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura di cui all’articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
La consultazione degli utenti e dei produttori di informazioni statistiche e dei rispondenti alla richiesta di fornire tali informazioni è fondamentale ai fini della preparazione e dello sviluppo della politica dell’informazione statistica comunitaria.
(2)
Il comitato consultivo europeo dell’informazione statistica nei settori economico e sociale istituito con la decisione 91/116/CEE del Consiglio (3) assiste attualmente il Consiglio e la Commissione in sede di coordinamento degli obiettivi della politica dell’informazione statistica comunitaria, tenendo conto delle esigenze degli utenti e dei costi sostenuti dai produttori e dai fornitori di informazioni.
(3)
Sebbene il comitato consultivo europeo dell’informazione statistica nei settori economico e sociale abbia dato prova della propria utilità, i cambiamenti intervenuti nella Comunità, in particolare il suo allargamento a 27 Stati membri, rendono necessario apportare numerose modifiche al ruolo, al mandato, alla composizione e alle procedure di tale comitato. Nell’interesse della chiarezza è opportuno sostituirlo con un nuovo comitato consultivo europeo di statistica (di seguito «il comitato»).
(4)
Il comitato dovrebbe contribuire a una stretta cooperazione durante il processo di pianificazione del programma al fine di migliorare la governanza del Sistema statistico europeo e di accrescere la qualità delle statistiche comunitarie. A tal fine è opportuno che sia mantenuta una stretta collaborazione con il comitato del programma statistico, istituito con la decisione 89/382/CEE, Euratom (4) del Consiglio, e con il comitato delle statistiche monetarie, finanziarie e della bilancia dei pagamenti, istituito con la decisione 91/115/CEE del Consiglio (5).
(5)
È opportuno raggiungere un giusto equilibrio tra la necessità di una riduzione del numero dei componenti del comitato, onde consentirgli di operare con efficienza in una Comunità allargata, e l’esigenza di assicurare la rappresentanza di tutte le parti interessate alle statistiche comunitarie come richiesto dal Consiglio nelle sue conclusioni dell’8 novembre 2005.
(6)
Per conseguire gli obiettivi di migliorare la valutazione e l’equilibrio tra i benefici e i costi dei bisogni statistici comunitari e di riequilibrare e di ridurre l’onere imposto dalla normativa statistica comunitaria, facendo così meglio fronte alla crescita della domanda, il comitato dovrebbe svolgere un ruolo più incisivo in sede di preparazione e di attuazione del programma statistico comunitario.
(7)
Il comitato dovrebbe raccogliere i pareri degli utenti, dei rispondenti e dei produttori di informazioni statistiche sugli obiettivi della politica dell’informazione statistica comunitaria.
(8)
È pertanto opportuno abrogare la decisione 91/116/CEE,
DECIDONO:
Articolo 1
Comitato consultivo europeo di statistica
1. È istituito il comitato consultivo europeo di statistica (di seguito «il comitato»).
2. Il comitato assiste il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione garantendo che le esigenze degli utenti e i costi sostenuti dai produttori e dai fornitori di informazioni siano presi in considerazione in sede di coordinamento delle priorità e degli obiettivi strategici della politica dell’informazione statistica comunitaria.
3. Tale assistenza riguarda tutti i settori statistici pertinenti alla politica dell’informazione statistica comunitaria.
Articolo 2
Compiti
1. La Commissione consulta il comitato nelle prime fasi del processo di preparazione del programma statistico comunitario. Il comitato formula un parere pronunciandosi in particolare:
a)
sulla pertinenza del programma statistico comunitario rispetto alle esigenze inerenti all’integrazione e allo sviluppo europei espresse dalle istituzioni comunitarie, dalle amministrazioni nazionali e regionali, dalle diverse categorie economiche e sociali e dal mondo scientifico;
b)
sulla pertinenza del programma statistico comunitario rispetto alle attività della Comunità, tenuto conto degli sviluppi economici, sociali e tecnici;
c)
sull’equilibrio, in termini di priorità e risorse, tra i diversi settori del programma statistico comunitario, il programma di lavoro statistico annuale della Commissione e la possibilità di ridefinire le priorità del lavoro statistico;
d)
sull’adeguatezza delle risorse necessarie per l’attuazione del programma statistico comunitario, compresi i costi direttamente sostenuti dalle autorità nazionali e comunitarie, e sull’appropriatezza alle esigenze degli utenti dell’ampiezza, del grado di dettaglio e dei costi delle statistiche comunitarie;
e)
sui costi connessi alla trasmissione dell’informazione statistica da parte dei fornitori di informazioni e sulle possibilità di ridurre l’onere della risposta, in particolare quello che grava sulle piccole e medie imprese.
2. Il comitato richiama inoltre l’attenzione della Commissione sui settori in cui può risultare necessario sviluppare nuove attività statistiche e consiglia la Commissione in merito al modo in cui migliorare la pertinenza delle statistiche comunitarie per gli utenti, tenuto conto dei costi gravanti sui produttori e sui fornitori di informazioni.
Articolo 3
Relazioni con le istituzioni comunitarie e gli altri organi
1. Su richiesta del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, il comitato formula un parere su questioni inerenti alle esigenze degli utenti e ai costi sostenuti dai fornitori di dati, in merito allo sviluppo della politica dell’informazione statistica comunitaria, alle priorità del programma statistico comunitario, alla valutazione delle statistiche esistenti, alla qualità dei dati e alla politica di diffusione.
2. Il comitato formula pareri e presenta al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione relazioni sulle esigenze degli utenti e sui costi sostenuti dai fornitori di dati in sede di produzione e diffusione delle statistiche comunitarie ogniqualvolta lo giudichi necessario per assolvere i suoi compiti.
La Commissione riferisce annualmente sul modo in cui ha tenuto conto dei pareri del comitato.
3. Nello svolgimento dei propri compiti, il comitato collabora con il comitato del programma statistico e con il comitato delle statistiche monetarie, finanziarie e della bilancia dei pagamenti. Esso informa regolarmente questi due comitati sui suoi pareri relativi ai compiti descritti all’articolo 2 e trasmette loro i pareri e le relazioni di cui ai paragrafi 1 e 2 del presente articolo.
4. Il comitato stabilisce contatti con i consigli nazionali degli utenti delle statistiche.
Articolo 4
Composizione e procedura di nomina
1. Il comitato è composto di 24 membri, come segue:
a)
dodici membri sono nominati dalla Commissione previa consultazione del Parlamento europeo e del Consiglio. Essi agiscono in maniera indipendente. In vista della nomina di tali dodici membri ciascuno Stato membro comunica alla Commissione il nominativo di tre candidati altamente qualificati nel settore statistico. La Commissione si sforza di garantire che la selezione dei dodici membri rappresenti pariteticamente utenti, rispondenti e altri soggetti interessati alle statistiche comunitarie (compresa la comunità scientifica, le parti sociali e la società civile). I dodici membri esercitano le proprie funzioni a titolo personale;
b)
undici membri sono nominati direttamente dalle istituzioni e dagli organi cui appartengono, come segue:
i)
un membro rappresentante del Parlamento europeo;
ii)
un membro rappresentante del Consiglio;
iii)
un membro rappresentante del Comitato economico e sociale europeo;
iv)
un membro rappresentante del Comitato delle regioni;
v)
un membro rappresentante della Banca centrale europea;
vi)
due membri rappresentanti del comitato del programma statistico;
vii)
un rappresentante della confederazione delle industrie della Comunità europea (BusinessEurope);
viii)
un rappresentante della Confederazione europea dei sindacati (CES);
ix)
un rappresentante dell’Unione europea dell’artigianato e delle piccole e medie imprese;
x)
il garante europeo della protezione dei dati;
c)
il direttore generale di Eurostat è componente di diritto del comitato consultivo di statistica, ma non dispone di diritto di voto.
2. L’elenco dei membri del comitato è pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, serie C.
Articolo 5
Durata del mandato
1. Il mandato conferito ai membri del comitato ha una durata di cinque anni, rinnovabile una volta. Alla scadenza del loro mandato i membri restano in carica fino alla loro sostituzione o al rinnovo della loro nomina.
2. Un membro che si dimetta prima della scadenza del suo mandato è sostituito per la parte rimanente del suo mandato da un membro nominato conformemente all’articolo 4.
Articolo 6
Struttura e funzionamento
1. Il comitato elegge il proprio presidente tra i membri nominati dalla Commissione. Il mandato del presidente è di cinque anni, rinnovabile una volta.
2. Il presidente convoca il comitato almeno una volta all’anno, di propria iniziativa o su richiesta di almeno un terzo dei membri dello stesso.
3. Per la formulazione di pareri su questioni statistiche di particolare complessità, il comitato può, in accordo con la Commissione, istituire gruppi di lavoro temporanei presieduti da un membro del comitato. La composizione di ciascun gruppo di lavoro si presenta equilibrata sotto il profilo dell’esperienza professionale e della distribuzione geografica degli esperti di cui è costituito. I presidenti di tali gruppi illustrano i risultati dei loro lavori presentando una relazione in una riunione del comitato.
4. Per lo svolgimento dei suoi compiti, il comitato può commissionare studi e organizzare seminari.
5. I rappresentanti di tutti i servizi della Commissione interessati possono partecipare alle riunioni del comitato e dei gruppi di lavoro in qualità di osservatori.
Il presidente può autorizzare altri osservatori a partecipare alle riunioni del comitato.
6. La Commissione provvede ai compiti di segreteria per il comitato e per i gruppi di lavoro.
7. Le spese del comitato sono incluse nelle stime di bilancio della Commissione.
Articolo 7
Procedure decisionali
Le procedure decisionali dettagliate del comitato sono specificate nel suo regolamento interno.
Articolo 8
Riservatezza
Fatto salvo l’articolo 287 del trattato, i membri del comitato sono tenuti a non divulgare informazioni cui hanno avuto accesso in ragione delle procedure del comitato o dei gruppi di lavoro, nel caso in cui la Commissione li informi che dette informazioni sono di carattere riservato per giustificati motivi o che rispondere a richieste di pareri o a questioni sollevate comporterebbe la divulgazione di dette informazioni riservate.
Articolo 9
Regolamento interno
Previa consultazione della Commissione il comitato adotta il proprio regolamento interno. Tale regolamento è trasmesso per informazione al Parlamento europeo e al Consiglio.
Articolo 10
Abrogazione
La decisione 91/116/CEE è abrogata.
Articolo 11
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il 15 giugno 2008.
Fatto a Strasburgo, addì 11 marzo 2008.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
H.-G. PÖTTERING
Per il Consiglio
Il presidente
J. LENARČIČ
(1) GU C 97 del 28.4.2007, pag. 1.
(2) Parere del Parlamento europeo del 24 ottobre 2007 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 14 febbraio 2008.
(3) GU L 59 del 6.3.1991, pag. 21. Decisione modificata dalla decisione 97/255/CE (GU L 102 del 19.4.1997, pag. 32).
(4) GU L 181 del 28.6.1989, pag. 47.
(5) GU L 59 del 6.3.1991, pag. 19. Decisione sostituita dalla decisione 2006/856/CE (GU L 332 del 30.11.2006, pag. 21).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Comitato consultivo europeo di statistica
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Istituisce il comitato consultivo europeo di statistica, un organo consultivo che contribuisce allo sviluppo e all’attuazione della politica d’informazione statistica dell’UE.
Essa abroga la decisione 91/116/CEE del Consiglio.
PUNTI CHIAVE
Il comitato contribuisce a una stretta cooperazione durante il processo di pianificazione del programma statistico al fine di migliorare la governance del sistema statistico europeo e di accrescere la qualità della statistica europea.
Il comitato raccoglie i pareri di utenti, soggetti intervistati e produttori di informazioni statistiche sugli obiettivi della politica dell’informazione statistica dell’UE.
Missione
La Commissione europea deve consultare il comitato durante la preparazione del programma statistico dell’UE.
Fornisce pareri sul programma, occupandosi in particolare:della rilevanza del programma rispetto ai requisiti di integrazione e sviluppo europei; della rilevanza del programma in relazione alle attività dell’UE in termini di sviluppo economico, sociale e tecnico; dell’equilibrio di priorità e risorse tra le diverse aree del programma; dell’adeguatezza delle risorse necessarie per attuare il programma; dei costi di produzione sostenuti dai fornitori di informazioni statistiche. Il comitato dà consigli e pareri alla Commissione in merito allo sviluppo e all’uso di informazioni statistiche dell’UE.
Relazioni con altri organismi e istituzioni
Su richiesta del Parlamento europeo, del Consiglio o della Commissione, il comitato rilascia pareri su:la politica d’informazione statistica dell’UE; le priorità del programma statistico comunitario; la valutazione delle statistiche esistenti; la qualità dei dati e la politica di diffusione. Assolve il suo compito cooperando con il comitato del sistema statistico europeo.
Composizione
Il comitato è composto da ventiquattro membri nominati per un mandato di cinque anni, rinnovabile una sola volta.
I membri sono scelti in maniera equilibrata da:la Commissione, che nomina dodici membri dopo essersi consultata con il Parlamento europeo e il Consiglio, usando una lista fornita dai paesi dell’UE. La Commissione si impegna a garantire che la selezione dei dodici membri rappresenti, in egual misura, utenti, soggetti intervistati e altre parti interessate alle statistiche dell’UE; le istituzioni e gli organismi cui essi appartengono, che nominano undici membri (1 rappresentante per organizzazione: Parlamento europeo, Consiglio, Comitato economico e sociale europeo, Comitato delle regioni, Banca centrale europea, Comitato del sistema statistico europeo [2 rappresentanti], BusinessEurope, Confederazione europea dei sindacati, Unione europea dell’artigianato e delle piccole e medie imprese, Garante europeo della protezione dei dati. Il direttore generale di Eurostat è un membro ex-officio* senza diritto di voto). Il comitato elegge il proprio presidente per un mandato di cinque anni, rinnovabile una sola volta.
La segreteria del Comitato è fornita dalla Commissione.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DECISIONE?
È in vigore dal 15 giugno 2008.
CONTESTO
Il Comitato consultivo statistico europeo sostituisce il comitato consultivo europeo dell’informazione statistica nei settori economico e sociale.
Per ulteriori informazioni consultare:Comitato consultivo europeo di statistica (Eurostat).
TERMINI CHIAVE
Ex-officio: in virtù della sua posizione o carica che, in questo caso, è quella di direttore generale.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione n. 234/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 marzo, che istituisce il comitato consultivo europeo di statistica e abroga la decisione 91/116/CEE del Consiglio (GU L 73 del 15.3.2008, pag. 13). |
Accesso al SIS II per i servizi di immatricolazione dei veicoli
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Consente ai servizi responsabili per il rilascio delle carte di circolazione nei paesi dell’Unione europea (UE) di accedere al sistema d’informazione Schengen di seconda generazione (SIS II).
Lo scopo consiste nel verificare che un veicolo presentato all’immatricolazione non sia stato rubato e/o non risulti ricercato a fini di prova in un procedimento penale.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento consente ai servizi addetti al rilascio delle carte di circolazione di accedere ai dati contenuti nel SIS II per quanto concerne:
veicoli a motore di cilindrata superiore a 50 cc (centimetri cubici);
rimorchi di peso a vuoto superiore a 750 kg e roulotte;
certificati di immatricolazione per veicoli e targhe per veicoli rubati, altrimenti sottratti, smarriti o falsificati.
I servizi addetti al rilascio delle carte di circolazione che non siano servizi pubblici possono accedere ai dati contenuti nel SIS II solo attraverso le autorità indicate nella decisione relativa al SIS II (ovvero la decisione del Consiglio 2007/533/GAI). Tra queste autorità compaiono le autorità di frontiera, quelle di polizia e quelle doganali.
La decisione relativa al SIS II stabilisce le misure da intraprendere nel caso in cui il SIS II riconosca un veicolo rubato o ricercato a fini di prova in un procedimento penale.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Si applica a partire dal 17 gennaio 2007.
CONTESTO
I paesi dell’UE devono assistersi a vicenda nell’esecuzione della direttiva 1999/37/CE del Consiglio relativa ai documenti di immatricolazione dei veicoli. Possono scambiarsi informazioni per verificare la situazione legale di un veicolo nel paese in cui era precedentemente immatricolato.
Il regolamento (CE) n. 1987/2006 e la decisione 2007/533/GAI relativa all’istituzione, l’esercizio e l’uso del SIS II (regolamento e decisione relativi al SIS II) hanno sostituito tutti gli articoli tranne uno della convenzione di applicazione dell’accordo di Schengen del 14 giugno 1985. Tale articolo riguarda l’accesso al sistema d’informazione Schengen da parte delle autorità e dei servizi nei paesi dell’UE responsabili per il rilascio delle carte di circolazione. Questo terzo atto completa il quadro giuridico del SIS II, consentendo l’accesso al SIS II da parte dei servizi competenti nei paesi dell’UE per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli, non appena sarà operativo.
Per maggiori informazioni, si veda:
«Il sistema d’informazione Schengen» sul sito Internet della Commissione europea.
ATTO
Regolamento (CE) n. 1986/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, sull’accesso al sistema d’informazione Schengen di seconda generazione (SIS II) dei servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione (GU L 381 del 28.12.2006, pag. 1-3)
Le modifiche successive al regolamento (CE) n. 1986/2006 sono state integrate nel testo di base. La presente versione consolidata ha unicamente valore documentale. | REGOLAMENTO (CE) N. 1986/2006 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 20 dicembre 2006
sull'accesso al sistema d'informazione Schengen di seconda generazione (SIS II) dei servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 71,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 1999/37/CE del Consiglio, del 29 aprile 1999, relativa ai documenti di immatricolazione dei veicoli (3), dispone che gli Stati membri si prestano reciproca assistenza per l'attuazione della direttiva e possono comunicarsi informazioni sul piano bilaterale o multilaterale, in particolare per verificare, prima dell'immatricolazione di un veicolo, la situazione legale dello stesso nello Stato membro in cui era precedentemente immatricolato. Per tale verifica è possibile ricorrere a una rete elettronica.
(2)
Il regolamento (CE) n. …/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del …, e la decisione 2006/…/GAI del Consiglio, del … sull’istituzione, l’esercizio e l’uso del sistema d’informazione Schengen di seconda generazione (SIS II) (4)
(5), costituiscono la base giuridica necessaria per disciplinare il SIS II, che costituisce una banca dati comune degli Stati membri contenente, fra l'altro, dati relativi a veicoli a motore di cilindrata superiore a 50 cc., dati relativi a rimorchi di peso a vuoto superiore a 750 kg e a roulotte e dati relativi a certificati di immatricolazione per veicoli e a targhe per veicoli rubati, altrimenti sottratti, smarriti o falsificati.
(3)
Il regolamento (CE) n. …/2006 e la decisione 2006/…/GAI sostituiscono gli articoli da 92 a 119 della convenzione del 19 giugno 1990 di applicazione dell’accordo di Schengen del 14 giugno 1985 tra i governi degli Stati dell’Unione economica Benelux, della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese relativo all’eliminazione graduale dei controlli alle frontiere comuni (6) («la convenzione di Schengen»), salvo l’articolo 102 bis. Quest’ultimo riguarda l’accesso al sistema d’informazione Schengen da parte delle autorità e dei servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli.
(4)
È necessario ora adottare un terzo strumento, basato sul titolo V del trattato a complemento del regolamento (CE) n. …/2006 e della decisione 2006/…/GAI, per consentire l'accesso al SIS II dei servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli e sostituire l’articolo 102 bis della convenzione di Schengen.
(5)
Le segnalazioni di oggetti, fra cui i veicoli a motore, sono inserite nel SIS II a fini di sequestro o di prova in un procedimento penale, a norma della decisione 2006/…/GAI.
(6)
A norma della decisione 2006/…/GAI, l’accesso alle segnalazioni di oggetti inserite nel SIS II è prerogativa esclusiva delle autorità responsabili del controllo delle frontiere e degli altri controlli doganali e di polizia, delle autorità giudiziarie e di Europol.
(7)
È opportuno che i servizi statali e non statali chiaramente identificati a questo scopo e competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli abbiano accesso ai dati immessi nel SIS II concernenti veicoli a motore di cilindrata superiore a 50 cc, rimorchi di peso a vuoto superiore a 750 kg, roulotte e carte di circolazione e targhe per i veicoli che siano stati rubati, altrimenti sottratti, smarriti o falsificati, per verificare se i veicoli di cui è richiesta l'immatricolazione non siano stati rubati, altrimenti sottratti o smarriti.
(8)
A tal fine è necessario concedere a detti servizi l'accesso a tali dati e consentire loro di utilizzarli a fini amministrativi per il regolare rilascio delle carte di circolazione.
(9)
Nella misura in cui i servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione non sono organi statali, l’accesso dovrebbe essere accordato in modo indiretto, per il tramite di un’autorità con diritto di accesso a norma della decisione 2006/…/GAI, che sia garante della conformità alle norme di sicurezza e riservatezza degli Stati membri di cui alla decisione suddetta.
(10)
La decisione 2006/…/GAI stabilisce la linea di condotta da seguire quando l’accesso al SIS II rivela la segnalazione di un oggetto nel SIS II.
(11)
La direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (7), disciplina il trattamento dei dati personali a cura dei servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione. Le disposizioni specifiche della decisione 2006/…/GAI concernenti la protezione dei dati personali, la sicurezza, la riservatezza e i registri integrano o chiariscono i principi sanciti nella richiamata direttiva quando quei servizi elaborano dati personali nell’ambito del SIS II.
(12)
Poiché l'obiettivo dell’azione proposta, vale a dire garantire l’accesso al SIS II ai servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli, per agevolarne i compiti ai sensi della direttiva 1999/37/CE, non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a causa dell'effettiva natura del SIS II in quanto sistema comune d’informazione, essere realizzato meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(13)
Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti in particolare dalla carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
(14)
Per quanto riguarda l'Islanda e la Norvegia, il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen ai sensi dell'accordo concluso dal Consiglio dell'Unione europea con la Repubblica d'Islanda e il Regno di Norvegia sulla loro associazione all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen (8), che rientrano nel settore di cui all'articolo 1, punto G della decisione 1999/437/CE del Consiglio, del 17 maggio 1999 (9), relativa a talune modalità di applicazione dell'accordo.
(15)
Per quanto riguarda la Svizzera, il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen ai sensi dell'accordo firmato dall’Unione europea, dalla Comunità europea e dalla Confederazione svizzera riguardante l’associazione della Confederazione svizzera all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen, che rientrano nel settore di cui all’articolo 1, punto G della decisione 1999/437/CE, in combinato disposto con l’articolo 4, paragrafo 1 delle decisioni 2004/849/CE (10) e 2004/860/CE (11).
(16)
Il presente regolamento costituisce un atto basato sull'acquis di Schengen o ad esso altrimenti connesso ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 2 dell'atto di adesione del 2003,
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
1. Fatti salvi gli articoli 38, 40 e 46, paragrafo 1 della decisione 2006/…/GAI, i servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli ai sensi della direttiva 1999/37/CE hanno accesso ai seguenti dati inseriti nel SIS II a norma dell’articolo 38, paragrafo 2, lettere a), b) e f) di detta decisione, al solo scopo di verificare se i veicoli di cui è richiesta l'immatricolazione non siano stati rubati, altrimenti sottratti o smarriti o non siano ricercati a fini di prova in un procedimento penale:
a)
ai dati relativi a veicoli a motore di cilindrata superiore a 50 cc;
b)
ai dati relativi ai rimorchi di peso a vuoto superiore a 750 kg e alle roulotte;
c)
ai dati relativi a certificati di immatricolazione per veicoli e a targhe per veicoli rubati, altrimenti sottratti, smarriti o falsificati.
Fatto salvo il paragrafo 2, la legge di ciascuno Stato membro disciplina l'accesso dei servizi di quello Stato membro a tali dati.
2. I servizi di cui al paragrafo 1 che siano servizi statali hanno il diritto di consultare direttamente i dati inseriti nel SIS II.
3. I servizi di cui al paragrafo 1 che non siano servizi statali accedono ai dati inseriti nel SIS II soltanto per il tramite di un'autorità di cui all'articolo 40 della decisione menzionata al paragrafo 1. Questa autorità ha il diritto di consultare i dati direttamente e di trasmetterli al servizio competente. Lo Stato membro interessato provvede affinché il servizio in questione e il suo personale siano tenuti al rispetto di tutte le restrizioni sull'uso consentito dei dati trasmessi loro da detta autorità.
4. L’articolo 39 di tale decisione non si applica all’accesso ottenuto a norma del presente articolo. La comunicazione alle autorità giudiziarie o di polizia, ad opera dei servizi di cui al paragrafo 1, di informazioni emerse durante la consultazione del SIS II che diano motivo di sospettare che sia stato commesso un reato è disciplinata dalla legislazione nazionale.
Articolo 2
Il presente regolamento sostituisce l’articolo 102 bis della convenzione di Schengen.
Articolo 3
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica dalla data fissata ai sensi dell’articolo 71, paragrafo 2 della decisione 2006/…/GAI.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, addì 20 dicembre 2006
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
Il presidente
J. KORKEAOJA
(1) GU C 65 del 17.3.2006, pag. 27.
(2) Parere del Parlamento europeo del 25 ottobre 2006 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 19 dicembre 2006 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 138 dell'1.6.1999, pag. 57. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 2003/127/CE della Commissione (GU L 10 del 16.1.2004, pag. 29).
(4) GU L …
(5) GU L …
(6) GU L 239 del 22.9.2000, pag. 19. Convenzione modificata da ultimo dal regolamento (CE) n. 1160/2005 (GU L 191 del 22.7.2005, pag. 18).
(7) GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31. Direttiva modificata dal regolamento (CE) n. 1882/2003 (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(8) GU L 176 del 10.7.1999, pag. 36.
(9) GU L 176 del 10.7.1999, pag. 31.
(10) Decisione 2004/849/CE del Consiglio, del 25 ottobre 2004, relativa alla firma, a nome dell'Unione europea, nonché all'applicazione provvisoria di alcune disposizioni dell'accordo tra l'Unione europea, la Comunità europea e la Confederazione svizzera riguardante l'associazione della Confederazione svizzera all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen (GU L 368 del 15.12.2004, pag. 26).
(11) Decisione 2004/860/CE del Consiglio, del 25 ottobre 2004, relativa alla firma, a nome della Comunità, nonché all'applicazione provvisoria di alcune disposizioni dell'accordo tra l'Unione europea, la Comunità europea e la Confederazione svizzera riguardante l'associazione della Confederazione svizzera all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen (GU L 370 del 17.12.2004, pag. 78).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (CE) N. 1986/2006 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 20 dicembre 2006
sull'accesso al sistema d'informazione Schengen di seconda generazione (SIS II) dei servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 71,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
La direttiva 1999/37/CE del Consiglio, del 29 aprile 1999, relativa ai documenti di immatricolazione dei veicoli (3), dispone che gli Stati membri si prestano reciproca assistenza per l'attuazione della direttiva e possono comunicarsi informazioni sul piano bilaterale o multilaterale, in particolare per verificare, prima dell'immatricolazione di un veicolo, la situazione legale dello stesso nello Stato membro in cui era precedentemente immatricolato. Per tale verifica è possibile ricorrere a una rete elettronica.
(2)
Il regolamento (CE) n. …/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del …, e la decisione 2006/…/GAI del Consiglio, del … sull’istituzione, l’esercizio e l’uso del sistema d’informazione Schengen di seconda generazione (SIS II) (4)
(5), costituiscono la base giuridica necessaria per disciplinare il SIS II, che costituisce una banca dati comune degli Stati membri contenente, fra l'altro, dati relativi a veicoli a motore di cilindrata superiore a 50 cc., dati relativi a rimorchi di peso a vuoto superiore a 750 kg e a roulotte e dati relativi a certificati di immatricolazione per veicoli e a targhe per veicoli rubati, altrimenti sottratti, smarriti o falsificati.
(3)
Il regolamento (CE) n. …/2006 e la decisione 2006/…/GAI sostituiscono gli articoli da 92 a 119 della convenzione del 19 giugno 1990 di applicazione dell’accordo di Schengen del 14 giugno 1985 tra i governi degli Stati dell’Unione economica Benelux, della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese relativo all’eliminazione graduale dei controlli alle frontiere comuni (6) («la convenzione di Schengen»), salvo l’articolo 102 bis. Quest’ultimo riguarda l’accesso al sistema d’informazione Schengen da parte delle autorità e dei servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli.
(4)
È necessario ora adottare un terzo strumento, basato sul titolo V del trattato a complemento del regolamento (CE) n. …/2006 e della decisione 2006/…/GAI, per consentire l'accesso al SIS II dei servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli e sostituire l’articolo 102 bis della convenzione di Schengen.
(5)
Le segnalazioni di oggetti, fra cui i veicoli a motore, sono inserite nel SIS II a fini di sequestro o di prova in un procedimento penale, a norma della decisione 2006/…/GAI.
(6)
A norma della decisione 2006/…/GAI, l’accesso alle segnalazioni di oggetti inserite nel SIS II è prerogativa esclusiva delle autorità responsabili del controllo delle frontiere e degli altri controlli doganali e di polizia, delle autorità giudiziarie e di Europol.
(7)
È opportuno che i servizi statali e non statali chiaramente identificati a questo scopo e competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli abbiano accesso ai dati immessi nel SIS II concernenti veicoli a motore di cilindrata superiore a 50 cc, rimorchi di peso a vuoto superiore a 750 kg, roulotte e carte di circolazione e targhe per i veicoli che siano stati rubati, altrimenti sottratti, smarriti o falsificati, per verificare se i veicoli di cui è richiesta l'immatricolazione non siano stati rubati, altrimenti sottratti o smarriti.
(8)
A tal fine è necessario concedere a detti servizi l'accesso a tali dati e consentire loro di utilizzarli a fini amministrativi per il regolare rilascio delle carte di circolazione.
(9)
Nella misura in cui i servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione non sono organi statali, l’accesso dovrebbe essere accordato in modo indiretto, per il tramite di un’autorità con diritto di accesso a norma della decisione 2006/…/GAI, che sia garante della conformità alle norme di sicurezza e riservatezza degli Stati membri di cui alla decisione suddetta.
(10)
La decisione 2006/…/GAI stabilisce la linea di condotta da seguire quando l’accesso al SIS II rivela la segnalazione di un oggetto nel SIS II.
(11)
La direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (7), disciplina il trattamento dei dati personali a cura dei servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione. Le disposizioni specifiche della decisione 2006/…/GAI concernenti la protezione dei dati personali, la sicurezza, la riservatezza e i registri integrano o chiariscono i principi sanciti nella richiamata direttiva quando quei servizi elaborano dati personali nell’ambito del SIS II.
(12)
Poiché l'obiettivo dell’azione proposta, vale a dire garantire l’accesso al SIS II ai servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli, per agevolarne i compiti ai sensi della direttiva 1999/37/CE, non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a causa dell'effettiva natura del SIS II in quanto sistema comune d’informazione, essere realizzato meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(13)
Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti in particolare dalla carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
(14)
Per quanto riguarda l'Islanda e la Norvegia, il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen ai sensi dell'accordo concluso dal Consiglio dell'Unione europea con la Repubblica d'Islanda e il Regno di Norvegia sulla loro associazione all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen (8), che rientrano nel settore di cui all'articolo 1, punto G della decisione 1999/437/CE del Consiglio, del 17 maggio 1999 (9), relativa a talune modalità di applicazione dell'accordo.
(15)
Per quanto riguarda la Svizzera, il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen ai sensi dell'accordo firmato dall’Unione europea, dalla Comunità europea e dalla Confederazione svizzera riguardante l’associazione della Confederazione svizzera all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen, che rientrano nel settore di cui all’articolo 1, punto G della decisione 1999/437/CE, in combinato disposto con l’articolo 4, paragrafo 1 delle decisioni 2004/849/CE (10) e 2004/860/CE (11).
(16)
Il presente regolamento costituisce un atto basato sull'acquis di Schengen o ad esso altrimenti connesso ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 2 dell'atto di adesione del 2003,
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
1. Fatti salvi gli articoli 38, 40 e 46, paragrafo 1 della decisione 2006/…/GAI, i servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli ai sensi della direttiva 1999/37/CE hanno accesso ai seguenti dati inseriti nel SIS II a norma dell’articolo 38, paragrafo 2, lettere a), b) e f) di detta decisione, al solo scopo di verificare se i veicoli di cui è richiesta l'immatricolazione non siano stati rubati, altrimenti sottratti o smarriti o non siano ricercati a fini di prova in un procedimento penale:
a)
ai dati relativi a veicoli a motore di cilindrata superiore a 50 cc;
b)
ai dati relativi ai rimorchi di peso a vuoto superiore a 750 kg e alle roulotte;
c)
ai dati relativi a certificati di immatricolazione per veicoli e a targhe per veicoli rubati, altrimenti sottratti, smarriti o falsificati.
Fatto salvo il paragrafo 2, la legge di ciascuno Stato membro disciplina l'accesso dei servizi di quello Stato membro a tali dati.
2. I servizi di cui al paragrafo 1 che siano servizi statali hanno il diritto di consultare direttamente i dati inseriti nel SIS II.
3. I servizi di cui al paragrafo 1 che non siano servizi statali accedono ai dati inseriti nel SIS II soltanto per il tramite di un'autorità di cui all'articolo 40 della decisione menzionata al paragrafo 1. Questa autorità ha il diritto di consultare i dati direttamente e di trasmetterli al servizio competente. Lo Stato membro interessato provvede affinché il servizio in questione e il suo personale siano tenuti al rispetto di tutte le restrizioni sull'uso consentito dei dati trasmessi loro da detta autorità.
4. L’articolo 39 di tale decisione non si applica all’accesso ottenuto a norma del presente articolo. La comunicazione alle autorità giudiziarie o di polizia, ad opera dei servizi di cui al paragrafo 1, di informazioni emerse durante la consultazione del SIS II che diano motivo di sospettare che sia stato commesso un reato è disciplinata dalla legislazione nazionale.
Articolo 2
Il presente regolamento sostituisce l’articolo 102 bis della convenzione di Schengen.
Articolo 3
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica dalla data fissata ai sensi dell’articolo 71, paragrafo 2 della decisione 2006/…/GAI.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, addì 20 dicembre 2006
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
Il presidente
J. KORKEAOJA
(1) GU C 65 del 17.3.2006, pag. 27.
(2) Parere del Parlamento europeo del 25 ottobre 2006 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 19 dicembre 2006 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 138 dell'1.6.1999, pag. 57. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 2003/127/CE della Commissione (GU L 10 del 16.1.2004, pag. 29).
(4) GU L …
(5) GU L …
(6) GU L 239 del 22.9.2000, pag. 19. Convenzione modificata da ultimo dal regolamento (CE) n. 1160/2005 (GU L 191 del 22.7.2005, pag. 18).
(7) GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31. Direttiva modificata dal regolamento (CE) n. 1882/2003 (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(8) GU L 176 del 10.7.1999, pag. 36.
(9) GU L 176 del 10.7.1999, pag. 31.
(10) Decisione 2004/849/CE del Consiglio, del 25 ottobre 2004, relativa alla firma, a nome dell'Unione europea, nonché all'applicazione provvisoria di alcune disposizioni dell'accordo tra l'Unione europea, la Comunità europea e la Confederazione svizzera riguardante l'associazione della Confederazione svizzera all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen (GU L 368 del 15.12.2004, pag. 26).
(11) Decisione 2004/860/CE del Consiglio, del 25 ottobre 2004, relativa alla firma, a nome della Comunità, nonché all'applicazione provvisoria di alcune disposizioni dell'accordo tra l'Unione europea, la Comunità europea e la Confederazione svizzera riguardante l'associazione della Confederazione svizzera all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen (GU L 370 del 17.12.2004, pag. 78).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accesso al SIS II per i servizi di immatricolazione dei veicoli
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Consente ai servizi responsabili per il rilascio delle carte di circolazione nei paesi dell’Unione europea (UE) di accedere al sistema d’informazione Schengen di seconda generazione (SIS II).
Lo scopo consiste nel verificare che un veicolo presentato all’immatricolazione non sia stato rubato e/o non risulti ricercato a fini di prova in un procedimento penale.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento consente ai servizi addetti al rilascio delle carte di circolazione di accedere ai dati contenuti nel SIS II per quanto concerne:
veicoli a motore di cilindrata superiore a 50 cc (centimetri cubici);
rimorchi di peso a vuoto superiore a 750 kg e roulotte;
certificati di immatricolazione per veicoli e targhe per veicoli rubati, altrimenti sottratti, smarriti o falsificati.
I servizi addetti al rilascio delle carte di circolazione che non siano servizi pubblici possono accedere ai dati contenuti nel SIS II solo attraverso le autorità indicate nella decisione relativa al SIS II (ovvero la decisione del Consiglio 2007/533/GAI). Tra queste autorità compaiono le autorità di frontiera, quelle di polizia e quelle doganali.
La decisione relativa al SIS II stabilisce le misure da intraprendere nel caso in cui il SIS II riconosca un veicolo rubato o ricercato a fini di prova in un procedimento penale.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Si applica a partire dal 17 gennaio 2007.
CONTESTO
I paesi dell’UE devono assistersi a vicenda nell’esecuzione della direttiva 1999/37/CE del Consiglio relativa ai documenti di immatricolazione dei veicoli. Possono scambiarsi informazioni per verificare la situazione legale di un veicolo nel paese in cui era precedentemente immatricolato.
Il regolamento (CE) n. 1987/2006 e la decisione 2007/533/GAI relativa all’istituzione, l’esercizio e l’uso del SIS II (regolamento e decisione relativi al SIS II) hanno sostituito tutti gli articoli tranne uno della convenzione di applicazione dell’accordo di Schengen del 14 giugno 1985. Tale articolo riguarda l’accesso al sistema d’informazione Schengen da parte delle autorità e dei servizi nei paesi dell’UE responsabili per il rilascio delle carte di circolazione. Questo terzo atto completa il quadro giuridico del SIS II, consentendo l’accesso al SIS II da parte dei servizi competenti nei paesi dell’UE per il rilascio delle carte di circolazione per i veicoli, non appena sarà operativo.
Per maggiori informazioni, si veda:
«Il sistema d’informazione Schengen» sul sito Internet della Commissione europea.
ATTO
Regolamento (CE) n. 1986/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, sull’accesso al sistema d’informazione Schengen di seconda generazione (SIS II) dei servizi competenti negli Stati membri per il rilascio delle carte di circolazione (GU L 381 del 28.12.2006, pag. 1-3)
Le modifiche successive al regolamento (CE) n. 1986/2006 sono state integrate nel testo di base. La presente versione consolidata ha unicamente valore documentale. |
Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE)
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento istituisce l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) che aiuta le istituzioni dell’Unione europea e gli Stati membri dell’Unione europea a integrare il principio di uguaglianza di genere nelle proprie politiche e a lottare contro la discriminazione fondata sul sesso.
PUNTI CHIAVE
Gli obiettivi dell’EIGE
L’Istituto fornisce alle istituzioni dell’Unione europea (Unione) e agli Stati membri le proprie competenze tecniche per contribuire:alla promozione e al rafforzamento dell’uguaglianza di genere; all’inclusione dell’integrazione di genere in tutte le politiche dell’Unione nelle politiche nazionali che ne derivano; alla lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso; alla sensibilizzazione di cittadine e cittadini dell’Unione in merito all’uguaglianza di genere e all’esigenza di affrontare la violenza contro le donne.L’attività di EIGEL’Istituto basa la propria attività su dati oggettivi, affidabili e comparabili a livello europeo. È responsabile della raccolta, dell’analisi e della diffusione delle informazioni relative all’uguaglianza di genere. Si occupa di sviluppare:metodi per migliorare l’obiettività, la comparabilità e l’attendibilità dei dati a livello europeo, definendo criteri atti a migliorare la coerenza delle informazioni e a tenere conto delle questioni di genere nella raccolta dei dati;il dialogo e la cooperazione con organizzazioni non governative e gli enti attivi nel settore delle pari opportunità, università ed esperti, centri di ricerca, parti sociali e altri organismi affini che operano attivamente per conseguire la parità a livello nazionale ed europeo. Sviluppa, analizza, valuta e diffonde strumenti metodologici a sostegno dell’integrazione di genere in tutte le politiche dell’Unione e nazionali. Conduce indagini sulla situazione dell’uguaglianza di genere in Europa. Organizza riunioni di esperti a sostegno del lavoro di ricerca dell’Istituto, incoraggia lo scambio di informazioni tra ricercatori e ricercatrici e promuove l’integrazione della prospettiva di genere nella loro ricerca. Diffonde informazioni su esempi positivi di ruoli non conformi agli stereotipi per le donne e gli uomini di ogni estrazione sociale, presenta i suoi risultati e le sue iniziative volte a pubblicizzare e valorizzare tali esempi di successo. Per sensibilizzare cittadine e cittadini dell’Unione in materia di uguaglianza di genere, organizza conferenze, campagne e riunioni a livello europeo e costituisce un fondo di documentazione accessibile al pubblico.FunzionamentoL’Istituto conduce le proprie attività in maniera autonoma e trasparente. È governato da un consiglio di amministrazione, presieduto da un direttore e assistito da un forum di esperti. La sua sede è a Vilnius (Lituania). In particolare, l’EIGE lavora a stretto contatto con la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (si veda la sintesi), l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (si veda la sintesi), il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (si veda la sintesi) e l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (si veda la sintesi).BilancioOgni anno, l’istituto elabora uno stato di previsione di tutte le entrate e le spese, che devono risultare in pareggio. Lo stato di previsione, che deve comprendere un progetto di tabella dell’organico è trasmesso dal consiglio di amministrazione alla Commissione europea al più tardi entro il 31 maggio. In seguito, lo stato di previsione è trasmesso all’autorità di bilancio dell’Unione (composta dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea), insieme al progetto preliminare di bilancio dell’Unione. Sulla base dello stato di previsione, la Commissione inserisce nel progetto preliminare di bilancio generale dell’Unione europea le previsioni che essa ritiene necessarie relativamente alla tabella dell’organico e all’importo della sovvenzione a carico del bilancio generale dell’Unione, che in seguito presenta all’autorità di bilancio. In conformità del quadro finanziario pluriennale per il periodo interessato, l’autorità di bilancio autorizza gli stanziamenti a titolo della sovvenzione annuale provenienti dal bilancio generale dell’Unione e adotta la tabella dell’organico. Il bilancio dell’EIGE è adottato dal relativo consiglio di amministrazione e diventa definitivo in seguito all’adozione definitiva del bilancio dell’Unione. Se del caso, si procede agli opportuni adeguamenti. Le ulteriori fonti di entrate dell’EIGE possono comprendere pagamenti ricevuti per servizi prestati, qualsiasi contributo finanziario da parte di organizzazioni internazionali o di paesi terzi nonché qualsiasi contributo volontario proveniente dagli Stati membri.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 19 gennaio 2007.
CONTESTO
L’uguaglianza di genere costituisce un diritto fondamentale previsto dal trattato di Lisbona, nonché un settore strategico prioritario dell’Unione. Ciononostante, occorrono ulteriori progressi per raggiungere una reale uguaglianza di genere nella vita professionale e nella vita privata. In tal senso, l’EIGE svolge un ruolo importante mettendo a disposizione le competenze richieste per sostenere l’elaborazione di politiche in materia di uguaglianza di genere in tutta l’Unione. Per ulteriori informazioni, si veda:Il nostro lavoro (Istituto europeo per l’uguaglianza di genere).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 1922/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, che istituisce un Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (GU L 403 del 30.12.2006, pag. 9).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1922/2006 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2019/126 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 gennaio 2019, che istituisce l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA), e che abroga il regolamento (CE) n. 2062/94 del Consiglio (GU L 30 del 31.1.2019, pag. 58).
Regolamento (UE) 2019/127 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 gennaio 2019 che istituisce la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) e che abroga il regolamento (CEE) n. 1365/75 del Consiglio (GU L 30 del 31.1.2019, pag. 74).
Regolamento (UE) 2019/128 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 gennaio 2019, che istituisce un Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop), e che abroga il regolamento (CEE) n. 337/75 del Consiglio (GU L 30 del 31.1.2019, pag. 90).
Regolamento (CE) n. 168/2007 del Consiglio, del 15 febbraio 2007, che istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (GU L 53 del 22.2.2007, pag. 1). | REGOLAMENTO (CE) N. 1922/2006 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 20 dicembre 2006
che istituisce un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare gli articoli 13, paragrafo 2, e 141, paragrafo 3,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
L'uguaglianza tra uomini e donne è un principio fondamentale dell'Unione europea. La carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, agli articoli 21 e 23, vieta ogni discriminazione fondata sul sesso e dispone che la parità tra gli uomini e le donne deve essere assicurata in tutti i campi.
(2)
L'articolo 2 del trattato stabilisce che la parità tra uomini e donne è uno dei compiti fondamentali della Comunità. Analogamente l'articolo 3, paragrafo 2, del trattato stabilisce che la Comunità mira ad eliminare le ineguaglianze e a promuovere la parità tra uomini e donne in tutte le sue attività, garantendo in tal modo l'integrazione della dimensione dell'uguaglianza tra uomini e donne in tutte le politiche della Comunità.
(3)
L'articolo 13 del trattato conferisce al Consiglio il potere di prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate, tra l'altro, sul sesso in tutti gli ambiti di competenza della Comunità.
(4)
Il principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e impiego è iscritto nell'articolo 141 del trattato ed è già in vigore un quadro legislativo completo sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di accesso all'occupazione e di condizioni di lavoro, compresa la parità delle retribuzioni.
(5)
Secondo la prima relazione annuale della Commissione al Consiglio europeo di primavera del 2004 sull'uguaglianza tra uomini e donne, divari significativi tra i sessi permangono nella maggior parte dei campi d'intervento; la disuguaglianza tra uomini e donne è un fenomeno a più dimensioni, che va affrontato con una combinazione complessiva di misure politiche ed occorre un impegno maggiore per raggiungere gli obiettivi della strategia di Lisbona.
(6)
Il Consiglio europeo di Nizza del 7-9 dicembre 2000 ha chiesto di «Sviluppare la consapevolezza, la messa in comune delle risorse e lo scambio di esperienze, in particolare tramite la creazione di un Istituto europeo del genere».
(7)
Secondo lo studio di fattibilità (3) eseguito per la Commissione, ad un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere spetta manifestamente il ruolo di svolgere alcuni dei compiti che non vengono attualmente affrontati dalle istituzioni esistenti, in particolare nei campi del coordinamento, della centralizzazione e della diffusione dei dati delle ricerche e delle informazioni, della costituzione di reti, della crescente visibilità dell'uguaglianza tra uomini e donne e della prospettiva di genere, nonché dello sviluppo di strumenti per migliorare l'integrazione dell'uguaglianza di genere in tutte le politiche della Comunità.
(8)
Nella sua risoluzione del 10 marzo 2004 sulle politiche dell'Unione europea sulla parità di genere (4) il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di accelerare gli sforzi tesi alla creazione di un Istituto.
(9)
Il Consiglio «occupazione, politica sociale, salute e consumatori» dell'1-2 giugno 2004 e il Consiglio europeo del 17-18 giugno 2004 si sono espressi a favore dell'istituzione di un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere. Il Consiglio europeo ha chiesto alla Commissione di presentare una proposta specifica.
(10)
La raccolta, l'analisi e la diffusione di informazioni e dati obiettivi, attendibili e comparabili sull'uguaglianza tra uomini e donne, la progettazione di strumenti adeguati per eliminare tutte le forme di discriminazione sulla base del genere e integrare la dimensione di genere in tutte le politiche, la promozione del dialogo tra le parti interessate e una maggior sensibilizzazione dei cittadini europei sono necessari per consentire alla Comunità di promuovere e attuare efficacemente la politica dell'uguaglianza di genere, in particolare nell'Unione allargata. È pertanto opportuno costituire un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere che assista le istituzioni della Comunità e gli Stati membri nello svolgimento di questi compiti.
(11)
L'uguaglianza tra uomini e donne non può essere conseguita esclusivamente attraverso una politica antidiscriminatoria, ma richiede misure volte alla promozione di una coesistenza armoniosa e di una partecipazione equilibrata di uomini e donne nella società; l'Istituto dovrebbe contribuire al raggiungimento di tale obiettivo.
(12)
Data l'importanza di eliminare gli stereotipi di genere in tutte le sfere della società europea e di veicolare esempi positivi che donne e uomini possano seguire, l'Istituto dovrebbe intraprendere azioni anche in tale settore.
(13)
La cooperazione con le autorità competenti degli Stati membri e con gli organismi statistici competenti, in particolare Eurostat, è essenziale per promuovere la raccolta di dati comparabili e attendibili a livello europeo. Poiché le informazioni sull'uguaglianza tra uomini e donne concernono la Comunità a tutti i livelli — locale, regionale, nazionale e comunitario — le autorità degli Stati membri potrebbero servirsi di tali informazioni al fine di formulare politiche e provvedimenti a livello locale, regionale e nazionale, nella propria sfera di competenza.
(14)
Per evitare duplicazioni e garantire il migliore impiego possibile delle risorse, l'Istituto dovrebbe lavorare a stretto contatto sia con i programmi che con gli organismi della Comunità, in particolare con la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (5), con l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (6), con il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (7) e con l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (8).
(15)
L'Istituto dovrebbe promuovere la cooperazione e il dialogo con le organizzazioni non governative e gli enti attivi nel settore delle pari opportunità, i centri di ricerca, le parti sociali nonché gli altri enti affini che operano attivamente per conseguire l'uguaglianza a livello nazionale ed europeo e nei paesi terzi. A fini di maggiore efficienza è opportuno che l'Istituto istituisca e coordini una rete elettronica europea sull'uguaglianza di genere con tali enti ed esperti degli Stati membri.
(16)
Per garantire l'equilibrio necessario tra gli Stati membri e la continuità dei membri del consiglio di amministrazione, per ciascun mandato i rappresentanti del Consiglio sono nominati, a partire dal 2007, secondo l'ordine di rotazione delle Presidenze del Consiglio stesso.
(17)
A norma dell'articolo 3, paragrafo 2 del trattato, è opportuno promuovere una partecipazione equilibrata di uomini e donne alla composizione del Consiglio di amministrazione.
(18)
L'Istituto dovrebbe avere la massima autonomia nell'adempimento dei propri compiti.
(19)
L'Istituto dovrebbe applicare la legislazione comunitaria pertinente sia all'accesso del pubblico ai documenti di cui al regolamento (CE) n. 1049/2001 (9) che alla tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali, di cui al regolamento (CE) n. 45/2001 (10).
(20)
Si applica all'Istituto il regolamento (CE, Euratom) n. 2343/2002 della Commissione del 19 novembre 2002, che reca regolamento finanziario quadro degli organismi di cui all'articolo 185 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee (11).
(21)
In materia di responsabilità contrattuale dell'Istituto, che è disciplinata dal diritto applicabile ai contratti da esso conclusi, la competenza a giudicare spetta alla Corte di giustizia in forza di una clausola compromissoria contenuta nel contratto. Dovrebbe altresì spettare alla Corte di giustizia la competenza a conoscere delle controversie relative al risarcimento dei danni derivanti dalla responsabilità extracontrattuale dell'Istituto.
(22)
È opportuno effettuare una valutazione esterna indipendente per accertare l'impatto dell'Istituto, l'eventuale necessità di modificarne o estenderne i compiti e le scadenze di ulteriori revisioni analoghe.
(23)
Poiché gli obiettivi del presente regolamento, cioè sostenere e rafforzare la promozione dell'uguaglianza di genere, compresa l'integrazione di genere in tutte le politiche comunitarie e le politiche nazionali che ne derivano, nonché la lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso, e sensibilizzare i cittadini dell'UE in materia di uguaglianza di genere, fornendo assistenza tecnica alle istituzioni della Comunità e alle autorità degli Stati membri, non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono dunque, a causa delle dimensioni dell'azione, essere realizzati meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire, in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(24)
L'articolo 13, paragrafo 2 del trattato conferisce il potere di adottare provvedimenti comunitari per sostenere e promuovere l'obiettivo di combattere le discriminazioni fondate sul sesso al di fuori dell'ambiente di lavoro. L'articolo 141, paragrafo 3 del trattato è la base giuridica specifica delle misure intese ad assicurare l'applicazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e di impiego. Il combinato disposto dell'articolo 13, paragrafo 2 e dell'articolo 141, paragrafo 3 fornisce pertanto un'adeguata base giuridica per l'adozione del presente regolamento,
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Istituzione dell'Istituto
È istituito un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (in seguito denominato «l'Istituto»).
Articolo 2
Obiettivi
Gli obiettivi generali dell'Istituto sono sostenere e rafforzare la promozione dell'uguaglianza di genere, compresa l'integrazione di genere in tutte le politiche comunitarie e le politiche nazionali che ne derivano, nonché la lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso, e sensibilizzare i cittadini dell'UE in materia di uguaglianza di genere, fornendo assistenza tecnica alle istituzioni della Comunità, in particolare la Commissione, e alle autorità degli Stati membri, come stabilito dall'articolo 3.
Articolo 3
Compiti
1. Per conseguire gli obiettivi di cui all'articolo 2 l'Istituto:
a)
raccoglie, analizza e diffonde informazioni obiettive, comparabili e attendibili pertinenti all'uguaglianza di genere, compresi i risultati delle ricerche e le migliori pratiche che gli vengono comunicati dagli Stati membri, dalle istituzioni della Comunità, dai centri di ricerca, da enti nazionali per le pari opportunità, da organizzazioni non governative, dalle parti sociali, da paesi terzi e da organizzazioni internazionali interessati e suggerisce ulteriori settori di ricerca;
b)
appresta metodi per migliorare l'obiettività, la comparabilità e l'attendibilità dei dati a livello europeo, definendo criteri atti a migliorare la coerenza delle informazioni e a tenere conto delle questioni di genere nella raccolta dei dati;
c)
appresta, analizza, valuta e diffonde strumenti metodologici a sostegno dell'integrazione dell'uguaglianza di genere in tutte le politiche della Comunità e nelle politiche nazionali che ne derivano e a sostegno dell'integrazione della dimensione di genere in tutte le istituzioni e gli organi comunitari;
d)
conduce indagini sulla situazione dell'uguaglianza di genere in Europa;
e)
istituisce e coordina una Rete europea sull'uguaglianza di genere, con la partecipazione di centri, organismi, organizzazioni ed esperti impegnati nel settore delle problematiche dell'uguaglianza di genere e dell'integrazione della dimensione di genere, con l'obiettivo di sostenere e incoraggiare la ricerca, ottimizzare l'uso delle risorse disponibili e promuovere lo scambio e la diffusione di informazioni;
f)
organizza riunioni ad hoc di esperti a sostegno del lavoro di ricerca dell'Istituto, promuove lo scambio di informazioni tra ricercatori e promuove l'integrazione della prospettiva di genere nella loro ricerca;
g)
per sensibilizzare i cittadini dell'UE in materia di uguaglianza di genere, organizza, insieme alle pertinenti parti in causa, conferenze, campagne e riunioni a livello europeo e presenta risultati e conclusioni di tali iniziative alla Commissione;
h)
diffonde informazioni su esempi positivi di ruoli non conformi agli stereotipi per le donne e gli uomini di ogni estrazione sociale, presenta i suoi risultati e iniziative volte a pubblicizzare e valorizzare tali esempi di successo;
i)
sviluppa il dialogo e la cooperazione con organizzazioni non governative ed enti operanti nel settore delle pari opportunità, università ed esperti, centri di ricerca, parti sociali ed organismi affini che cercano attivamente di conseguire la parità a livello nazionale ed europeo;
j)
costituisce un fondo di documentazione accessibile al pubblico;
k)
mette a disposizione delle organizzazioni pubbliche e private informazioni sull'integrazione della dimensione di genere;
l)
fornisce informazioni alle Istituzioni comunitarie sull'uguaglianza di genere e sull'integrazione della dimensione di genere nei paesi in fase di adesione e in quelli candidati;
2. L'Istituto pubblica una relazione annuale sulle proprie attività.
Articolo 4
Ambiti di attività e metodi di lavoro
1. L'Istituto adempie ai propri compiti nel quadro delle competenze della Comunità, conformemente agli obiettivi fissati e agli ambiti prioritari individuati nel suo programma annuale, tenendo debito conto delle risorse di bilancio a sua disposizione.
2. Il programma di lavoro dell'Istituto è conforme alle priorità della Comunità nel campo dell'uguaglianza di genere e al programma di lavoro della Commissione, compreso il suo lavoro statistico e di ricerca.
3. Al fine di evitare duplicazioni e per garantire il miglior uso possibile delle risorse, nello svolgimento delle proprie attività l'Istituto tiene conto delle informazioni esistenti di qualsiasi provenienza ed in particolare del lavoro già svolto dalle istituzioni della Comunità e da altre istituzioni, da enti e organizzazioni nazionali e internazionali competenti e opera a stretto contatto con i pertinenti servizi della Commissione, compreso Eurostat. L'Istituto garantisce un coordinamento adeguato con tutte le agenzie comunitarie e gli organismi dell'Unione pertinenti, da definirsi, se del caso, in un memorandum d'intesa.
4. L'Istituto garantisce che le informazioni diffuse risultino comprensibili agli utenti finali.
5. L'Istituto può instaurare rapporti contrattuali, in particolare stipulare contratti d'appalto, con altre organizzazioni, affinché eseguano compiti che esso intenda affidare loro.
Articolo 5
Personalità e capacità giuridica
L'Istituto è dotato di personalità giuridica. In ciascuno degli Stati membri esso ha la più ampia capacità giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dai rispettivi ordinamenti. In particolare esso può acquistare o alienare beni mobili ed immobili e stare in giudizio.
Articolo 6
Indipendenza dell'Istituto
L'Istituto svolge le proprie attività indipendentemente, nel pubblico interesse.
Articolo 7
Accesso ai documenti
1. Ai documenti in possesso dell'Istituto si applica il regolamento (CE) n. 1049/2001.
2. Entro sei mesi dall'istituzione dell'Istituto, il Consiglio di amministrazione adotta disposizioni per l'attuazione del regolamento (CE) n. 1049/2001.
3. Le decisioni adottate dall'Istituto ai sensi dell'articolo 8 del regolamento (CE) n. 1049/2001 possono costituire oggetto di denuncia al mediatore o di azione giudiziaria dinanzi alla Corte di giustizia, alle condizioni di cui rispettivamente agli articoli 195 e 230 del trattato.
4. Il trattamento dei dati da parte dell'Istituto è disciplinato dal regolamento (CE) n. 45/2001.
Articolo 8
Cooperazione con le organizzazioni a livello nazionale ed europeo, le organizzazioni internazionali e i paesi terzi
1. Per l'adempimento dei propri compiti l'Istituto collabora con organizzazioni ed esperti degli Stati membri, come gli enti per le pari opportunità, i centri di ricerca, le università, le organizzazioni non governative e le parti sociali, nonché con le pertinenti organizzazioni a livello europeo o internazionale e con i paesi terzi.
2. Qualora si renda necessario concludere accordi con organizzazioni internazionali o paesi terzi affinché l'Istituto adempia con efficienza ai propri compiti, la Comunità conclude tali accordi con le organizzazioni internazionali o i paesi terzi nell'interesse dell'Istituto conformemente alla procedura di cui all'articolo 300 del trattato. Questa disposizione non osta a una cooperazione ad hoc con tali organizzazioni o con i paesi terzi.
Articolo 9
Composizione dell'Istituto
L'Istituto si compone di:
a)
un consiglio di amministrazione;
b)
un forum di esperti;
c)
un direttore e del personale alle sue dipendenze.
Articolo 10
Consiglio di amministrazione
1. Il consiglio di amministrazione si compone di:
a)
diciotto rappresentanti nominati dal Consiglio in base ad una proposta di ciascuno Stato membro interessato;
b)
un membro in rappresentanza della Commissione, nominato dalla Commissione;
2. I membri del consiglio di amministrazione sono selezionati in modo da garantire i massimi livelli di competenza e un'ampia serie di capacità pertinenti e transdisciplinari in materia di uguaglianza di genere.
Nel consiglio di amministrazione il Consiglio e la Commissione mirano a realizzare una rappresentanza equilibrata di uomini e donne.
I supplenti, che rappresentano i membri in loro assenza, sono nominati secondo la stessa procedura.
L'elenco dei membri e dei supplenti del consiglio di amministrazione è pubblicato dal Consiglio nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, sul sito web dall'Istituto e sul altri siti Web pertinenti.
3. Il mandato dei membri è di tre anni. Per ciascun mandato i membri nominati dal Consiglio rappresentano diciotto Stati membri secondo l'ordine di rotazione delle Presidenze con un membro designato da ciascuno Stato membro interessato.
4. Il consiglio di amministrazione elegge un presidente e un vicepresidente con mandato di tre anni.
5. Ogni membro del consiglio di amministrazione di cui al paragrafo 1, lettera a) o b) o, in sua assenza, il o la supplente, dispone di un voto.
6. Il consiglio di amministrazione adotta le decisioni necessarie al funzionamento dell'Istituto. In particolare:
a)
adotta, sulla base di un progetto del direttore ai sensi dell'articolo 12, previa consultazione della Commissione, il programma di lavoro annuale e il programma di lavoro a medio termine, per un periodo triennale, in funzione del bilancio e delle risorse disponibili; in caso di necessità, i programmi possono essere riveduti; il primo programma di lavoro annuale è adottato entro i nove mesi successivi alla nomina del direttore;
b)
adotta la relazione annuale, di cui all'articolo 3, paragrafo 2, nella quale i risultati conseguiti vengono specificamente confrontati con gli obiettivi del programma di lavoro annuale; la relazione viene trasmessa entro il 15 giugno al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione, alla Corte dei conti, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni ed è pubblicata sul sito web dell'Istituto;
c)
esercita l'autorità disciplinare sul direttore e lo nomina o lo revoca ai sensi dell'articolo 12;
d)
adotta il progetto di bilancio e il bilancio definitivo annuali dell'Istituto.
7. Il consiglio di amministrazione adotta il regolamento interno dell'Istituto sulla base di una proposta del direttore, previa consultazione con la Commissione.
8. Le decisioni del consiglio di amministrazione sono adottate a maggioranza dei membri. Il presidente esprime il voto decisivo. Nei casi di cui al paragrafo 6 e all'articolo 12, paragrafo 1, le decisioni sono adottate alla maggioranza dei due terzi dei membri.
9. Il consiglio di amministrazione adotta il proprio regolamento interno sulla base di una proposta del direttore, previa consultazione con la Commissione.
10. Il presidente convoca il consiglio di amministrazione almeno una volta l'anno. Egli convoca riunioni supplementari di propria iniziativa o su richiesta di almeno un terzo dei membri del consiglio di amministrazione.
11. L'Istituto trasmette ogni anno al Parlamento europeo e al Consiglio (in prosieguo: l'«autorità di bilancio») tutte le informazioni pertinenti all'esito delle procedure di valutazione.
12. I direttori della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, del Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale e dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali possono essere, se del caso, invitati ad assistere alle riunioni del consiglio di amministrazione come osservatori, in modo da coordinare i rispettivi programmi di lavoro in materia di integrazione della dimensione di genere.
Articolo 11
Forum di esperti
1. Il forum di esperti si compone di membri di enti specializzati in materia di uguaglianza di genere, in ragione di un rappresentante designato da ciascun Stato membro, due rappresentanti di altre organizzazioni specializzate in questioni di uguaglianza di genere designati dal Parlamento europeo, nonché di tre membri designati dalla Commissione per rappresentare le parti interessate a livello europeo, ciascuno in rappresentanza di una delle seguenti:
a)
un'organizzazione non governativa pertinente a livello comunitario, con un interesse legittimo a contribuire alla lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso e alla promozione dell'uguaglianza di genere;
b)
le organizzazioni dei datori di lavoro a livello comunitario;
c)
le organizzazioni dei lavoratori a livello comunitario.
Nel forum di esperti gli Stati membri e la Commissione mirano a realizzare una rappresentanza equilibrata di uomini e donne.
I membri possono essere sostituti da supplenti che sono nominati contestualmente.
2. I membri del forum di esperti non possono appartenere al consiglio di amministrazione.
3. Il forum di esperti assiste il direttore nel garantire l'eccellenza e l'indipendenza delle attività dell'Istituto.
4. Il forum di esperti costituisce un meccanismo di scambio di informazioni sui temi dell'uguaglianza di genere e di messa in comune di conoscenze. Garantisce una stretta collaborazione tra l'Istituto e gli enti competenti negli Stati membri.
5. Il forum di esperti è presieduto dal direttore o, in sua assenza, da un supplente proveniente dall'Istituto. Si riunisce regolarmente, almeno una volta l'anno, su invito del direttore o a richiesta di almeno un terzo dei suoi membri. Le sue modalità di funzionamento vengono precisate nel regolamento interno dell'Istituto e rese pubbliche.
6. Ai lavori del forum di esperti partecipano rappresentanti dei servizi della Commissione.
7. L'Istituto fornisce al forum di esperti il necessario sostegno tecnico e logistico nonché il servizio di segreteria per le sue riunioni.
8. Il direttore può invitare esperti o rappresentanti di pertinenti settori economici, datori di lavoro, sindacati, enti professionali o di ricerca, o organizzazioni non governative, con esperienza riconosciuta in materie attinenti alle attività dell'Istituto, a collaborare a compiti specifici e a partecipare alle afferenti attività del forum di esperti.
Articolo 12
Direttore
1. A capo dell'Istituto il consiglio di amministrazione nomina il direttore, sulla base di un elenco di candidati proposto dalla Commissione dopo un concorso generale, a seguito della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea e altrove di un invito a manifestare interesse. Prima della nomina, il candidato prescelto dal consiglio di amministrazione è invitato a rendere una dichiarazione dinanzi alla commissione o alle commissioni competenti del Parlamento europeo e a rispondere alle domande dei membri di tali commissioni.
2. Il mandato del direttore è di 5 anni. Su proposta della Commissione e previa valutazione, il mandato può essere prorogato una sola volta per un massimo di 5 anni. Nella valutazione la Commissione esamina in particolare:
a)
i risultati ottenuti durante il primo mandato e il modo in cui sono stati ottenuti;
b)
i compiti e le necessità dell'Istituto per gli anni successivi.
3. Al direttore, sotto la supervisione del consiglio di amministrazione, competono:
a)
l'adempimento dei compiti di cui all'articolo 3;
b)
l'elaborazione e l'esecuzione dei programmi di attività annuale e a medio termine dell'Istituto;
c)
la preparazione delle riunioni del consiglio di amministrazione e del forum di esperti;
d)
la redazione e la pubblicazione della relazione annuale di cui all'articolo 3, paragrafo 2;
e)
tutte le questioni riguardanti il personale, in particolare l'esercizio dei poteri di cui all'articolo 13, paragrafo 3;
f)
le questioni riguardanti l'amministrazione corrente; e
g)
l'applicazione di efficaci procedure di sorveglianza e valutazione dei risultati dell'Istituto rapportati ai suoi obiettivi, sulla base di standard riconosciuti a livello professionale. Il direttore riferisce annualmente al consiglio di amministrazione sui risultati del sistema di sorveglianza.
4. Il direttore rende conto della gestione delle proprie attività al consiglio di amministrazione e assiste alle sue riunioni senza diritto di voto. Può anche essere invitato dal Parlamento europeo a riferire nel quadro di un'audizione su questioni significative legate alle attività dell'Istituto.
5. Il direttore è il rappresentante legale dell'Istituto.
Articolo 13
Personale
1. Al personale dell'Istituto si applicano lo statuto dei funzionari delle Comunità europee nonché il regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee definito dal regolamento (CEE, Euratom, CECA) n. 259/68 (12) e le regole adottate congiuntamente dalle istituzioni delle Comunità europee per l'applicazione di detti statuto e regime.
2. Il consiglio di amministrazione, di concerto con la Commissione, adotta le necessarie disposizioni di esecuzione, secondo le modalità di cui all'articolo 110 dello statuto dei funzionari. Il consiglio di amministrazione può adottare disposizioni che consentano di assumere esperti nazionali distaccati dagli Stati membri presso l'Istituto.
3. L'Istituto esercita nei confronti del proprio personale i poteri conferiti all'autorità che ha il potere di nomina.
Articolo 14
Redazione del bilancio
1. Tutte le entrate e le spese dell'Istituto formano oggetto di previsioni per ciascun esercizio finanziario, che coincide con l'anno civile, e sono iscritte nel bilancio dell'Istituto.
2. Le entrate e le spese iscritte nel bilancio dell'Istituto sono in pareggio.
3. Fatte salve altre risorse, le entrate dell'Istituto comprendono:
a)
un contributo della Comunità iscritto nel bilancio generale dell'Unione europea (sezione «Commissione»);
b)
pagamenti ricevuti come corrispettivo di servizi resi;
c)
gli eventuali contributi finanziari delle organizzazioni o dei paesi terzi di cui all'articolo 8;
d)
gli eventuali contributi volontari degli Stati membri.
4. Le spese dell'Istituto comprendono le retribuzioni del personale, le spese amministrative e di infrastruttura e le spese di esercizio.
5. Ogni anno il consiglio di amministrazione, sulla base di un progetto elaborato dal direttore, presenta lo stato di previsione delle entrate e delle spese dell'Istituto per l'esercizio successivo. Entro il 31 marzo il consiglio di amministrazione trasmette alla Commissione lo stato di previsione, accompagnato da un progetto di tabella dell'organico.
6. La Commissione trasmette lo stato di previsione all'autorità di bilancio insieme al progetto preliminare di bilancio generale dell'Unione europea.
7. Sulla base dello stato di previsione, la Commissione iscrive nel progetto preliminare di bilancio generale dell'Unione europea le stime che ritiene necessarie per quanto concerne la tabella dell'organico e l'importo del contributo a carico del bilancio generale. Essa trasmette le stime all'autorità di bilancio ai sensi dell'articolo 272 del trattato.
8. L'autorità di bilancio autorizza gli stanziamenti a titolo del contributo destinato all'Istituto e adotta la tabella dell'organico dell'Istituto.
9. Il consiglio d'amministrazione adotta il bilancio dell'Istituto. Esso diventa definitivo dopo l'adozione definitiva del bilancio generale dell'Unione europea. Se del caso, esso viene adeguato di conseguenza.
10. Il consiglio di amministrazione comunica quanto prima all'autorità di bilancio l'intenzione di realizzare qualsiasi progetto che possa avere incidenze finanziarie significative sul finanziamento del bilancio, in particolare i progetti di natura immobiliare, quali l'affitto o l'acquisto di edifici. Esso ne informa la Commissione.
Qualora un ramo dell'autorità di bilancio abbia comunicato che intende emettere un parere, trasmette quest'ultimo al consiglio di amministrazione entro il termine di sei settimane a decorrere dalla notifica del progetto.
Articolo 15
Esecuzione del bilancio
1. Il direttore cura l'esecuzione del bilancio dell'Istituto.
2. Entro il 1o marzo successivo alla chiusura dell'esercizio finanziario, il contabile dell'Istituto comunica i conti provvisori, insieme alla relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell'esercizio, al contabile della Commissione, il quale procede al consolidamento dei conti provvisori delle istituzioni e degli organismi decentrati ai sensi dell'articolo 128 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002.
3. Entro il 31 marzo successivo alla chiusura dell'esercizio finanziario, il contabile della Commissione trasmette i conti provvisori dell'Istituto, insieme alla relazione di cui al paragrafo 2, alla Corte dei conti. La relazione viene trasmessa anche al Parlamento europeo e al Consiglio.
4. Al ricevimento delle osservazioni formulate dalla Corte dei conti in merito ai conti provvisori dell'Istituto, ai sensi dell'articolo 129 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002, il direttore redige, sotto la propria responsabilità, i conti definitivi dell'Istituto e li trasmette al consiglio di amministrazione affinché formuli un parere.
5. Il consiglio d'amministrazione esprime un parere sui conti definitivi dell'Istituto.
6. Entro il 1o luglio successivo alla chiusura dell'esercizio finanziario, il direttore trasmette i conti definitivi, accompagnati dal parere del consiglio d'amministrazione, al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione e alla Corte dei conti.
7. I conti definitivi vengono pubblicati.
8. Entro il 30 settembre, il direttore invia alla Corte dei conti una risposta alle osservazioni da essa formulate. Trasmette tale risposta anche al consiglio di amministrazione.
9. Il direttore presenta al Parlamento europeo, su richiesta di quest'ultimo e a norma dall'articolo 146, paragrafo 3 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002, tutte le informazioni necessarie al corretto svolgimento della procedura di discarico per l'esercizio in oggetto.
10. Entro il 30 aprile dell'anno n + 2, il Parlamento europeo, su raccomandazione del Consiglio che delibera a maggioranza qualificata, dà discarico al direttore dell'esecuzione del bilancio dell'esercizio n.
11. Il regolamento finanziario applicabile all'Istituto è adottato dal consiglio di amministrazione, previa consultazione della Commissione. Può discostarsi dal regolamento (CE, Euratom) n. 2343/2002 solo se lo richiedono le esigenze specifiche di funzionamento dell'Istituto e previo accordo della Commissione.
Articolo 16
Lingue
1. All'Istituto si applicano le disposizioni di cui al regolamento n. 1 del 15 aprile 1958 che stabilisce il regime linguistico della Comunità economica europea (13).
2. I servizi di traduzione necessari per il funzionamento dell'Istituto sono forniti, in linea di principio, dal Centro di traduzione degli organismi dell'Unione europea istituito dal regolamento (CE) n. 2965/94 del Consiglio (14).
Articolo 17
Privilegi e immunità
All'Istituto si applica il protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee.
Articolo 18
Responsabilità
1. La responsabilità contrattuale dell'Istituto è disciplinata dalla legge applicabile al contratto di cui trattasi.
La Corte di giustizia è competente a giudicare in forza di una clausola compromissoria contenuta in ogni contratto stipulato dall'Istituto.
2. In materia di responsabilità extra contrattuale, sulla base dei principi generali comuni agli ordinamenti degli Stati membri, l'Istituto risarcisce i danni cagionati da esso stesso o dai suoi agenti nell'esercizio delle loro funzioni.
La Corte di giustizia è competente a conoscere delle controversie relative al risarcimento di tali danni.
Articolo 19
Partecipazione di paesi terzi
1. Alle attività dell'Istituto possono partecipare i paesi che hanno concluso con la Comunità europea accordi a norma dei quali hanno adottato e applicano la normativa comunitaria nel campo disciplinato dal presente regolamento.
2. Vengono adottate misure nel quadro delle pertinenti disposizioni di tali accordi per specificare in particolare la natura, la portata e le modalità di partecipazione di tali paesi ai lavori dell'Istituto, comprese prescrizioni relative alla partecipazione alle iniziative dell'Istituto, ai contributi finanziari e al personale. In materia di personale, tali accordi sono in ogni caso conformi allo statuto dei funzionari delle Comunità europee e al regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee.
Articolo 20
Valutazione
1. Entro il 18 gennaio 2010, l'Istituto commissiona una valutazione esterna indipendente dei propri risultati sulla base del mandato formulato dal consiglio di amministrazione di concerto con la Commissione. La valutazione concerne l'efficacia dell'Istituto nel promuovere l'uguaglianza di genere e comprende un'analisi degli effetti sinergici. Essa affronta in particolare l'eventuale necessità di modificare o estendere i compiti dell'Istituto e le relative conseguenze finanziarie di tale modifica o estensione. Tale valutazione esamina inoltre l'adeguatezza della struttura di gestione nell'adempimento dei compiti dell'Istituto. La valutazione tiene conto dei pareri delle parti in causa a livello sia comunitario che nazionale.
2. Il consiglio di amministrazione, di concerto con la Commissione, decide le scadenze delle valutazioni future, tenendo conto dei risultati contenuti nella relazione di valutazione di cui al paragrafo 1.
Articolo 21
Clausola di revisione
Il consiglio di amministrazione esamina le conclusioni della valutazione di cui all'articolo 20 e rivolge alla Commissione le raccomandazioni ritenute necessarie concernenti le modifiche da apportare all'Istituto, alle sue prassi di lavoro e al suo mandato. La Commissione trasmette la relazione di valutazione e le raccomandazioni al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, e le rende pubbliche. Dopo aver esaminato la relazione di valutazione e le raccomandazioni, la Commissione può presentare le eventuali proposte relative al presente regolamento che ritenga necessarie.
Articolo 22
Controllo amministrativo
L'operato dell'Istituto è sottoposto al controllo del mediatore, ai sensi delle disposizioni dell'articolo 195 del trattato.
Articolo 23
Inizio dell'attività dell'Istituto
L'Istituto diventa operativo il prima possibile e comunque entro 19 gennaio 2008.
Articolo 24
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, addì 20 dicembre 2006.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
Il presidente
J. KORKEAOJA
(1) GU C 24 del 31.1.2006, pag. 29.
(2) Parere del Parlamento europeo del 14 marzo 2006 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale), posizione comune del Consiglio del 18 settembre 2006 (GU C 295 E del 5.12.2006, pag. 57) e posizione del Parlamento europeo del 14 dicembre 2006 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale). Decisione del Consiglio del 19 dicembre 2006.
(3) Studio di fattibilità della Commissione europea per un istituto europeo del genere (realizzato da PLS Ramboll Management, DK, 2002).
(4) GU C 102 E del 28.4.2004, pag. 638.
(5) Regolamento (CEE) n. 1365/75 del Consiglio, del 26 maggio 1975, concernente l'istituzione di una Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (GU L 139 del 30.5.1975, pag. 1). Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1111/2005 (GU L 184 del 15.7.2005, pag. 1).
(6) Regolamento (CE) n. 2062/94 del Consiglio, del 18 luglio 1994, relativo all'istituzione di un'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (GU L 216 del 20.8.1994, pag. 1). Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1112/2005 (GU L 184 del 15.7.2005, pag. 5).
(7) Regolamento (CEE) n. 337/75 del Consiglio, del 10 febbraio 1975, relativo all'istituzione di un Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (GU L 39 del 13.2.1975, pag. 1). Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 2051/2004 (GU L 355 del 1o.12.2004, pag. 1).
(8) Gli Stati membri, riuniti nell'ambito del Consiglio europeo del dicembre 2003, hanno chiesto alla Commissione di elaborare una proposta di agenzia per i diritti umani tramite l'estensione del mandato dell'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia.
(9) Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43).
(10) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(11) GU L 357 del 31.12.2002, pag. 72.
(12) GU L 56 del 4.3.1968, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE, Euratom) n. 723/2004 (GU L 124 del 27.4.2004, pag. 1).
(13) GU 17 del 6.10.1958, pag. 385. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 920/2005 (GU L 156 del 18.6.2005, pag. 3).
(14) Regolamento (CE) n. 2965/94 del Consiglio, del 28 novembre 1994, relativo all'istituzione di un Centro di traduzione degli organismi dell'Unione europea (GU L 314 del 7.12.1994, pag. 1). Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 920/2005.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (CE) N. 1922/2006 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 20 dicembre 2006
che istituisce un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare gli articoli 13, paragrafo 2, e 141, paragrafo 3,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
L'uguaglianza tra uomini e donne è un principio fondamentale dell'Unione europea. La carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, agli articoli 21 e 23, vieta ogni discriminazione fondata sul sesso e dispone che la parità tra gli uomini e le donne deve essere assicurata in tutti i campi.
(2)
L'articolo 2 del trattato stabilisce che la parità tra uomini e donne è uno dei compiti fondamentali della Comunità. Analogamente l'articolo 3, paragrafo 2, del trattato stabilisce che la Comunità mira ad eliminare le ineguaglianze e a promuovere la parità tra uomini e donne in tutte le sue attività, garantendo in tal modo l'integrazione della dimensione dell'uguaglianza tra uomini e donne in tutte le politiche della Comunità.
(3)
L'articolo 13 del trattato conferisce al Consiglio il potere di prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate, tra l'altro, sul sesso in tutti gli ambiti di competenza della Comunità.
(4)
Il principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e impiego è iscritto nell'articolo 141 del trattato ed è già in vigore un quadro legislativo completo sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di accesso all'occupazione e di condizioni di lavoro, compresa la parità delle retribuzioni.
(5)
Secondo la prima relazione annuale della Commissione al Consiglio europeo di primavera del 2004 sull'uguaglianza tra uomini e donne, divari significativi tra i sessi permangono nella maggior parte dei campi d'intervento; la disuguaglianza tra uomini e donne è un fenomeno a più dimensioni, che va affrontato con una combinazione complessiva di misure politiche ed occorre un impegno maggiore per raggiungere gli obiettivi della strategia di Lisbona.
(6)
Il Consiglio europeo di Nizza del 7-9 dicembre 2000 ha chiesto di «Sviluppare la consapevolezza, la messa in comune delle risorse e lo scambio di esperienze, in particolare tramite la creazione di un Istituto europeo del genere».
(7)
Secondo lo studio di fattibilità (3) eseguito per la Commissione, ad un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere spetta manifestamente il ruolo di svolgere alcuni dei compiti che non vengono attualmente affrontati dalle istituzioni esistenti, in particolare nei campi del coordinamento, della centralizzazione e della diffusione dei dati delle ricerche e delle informazioni, della costituzione di reti, della crescente visibilità dell'uguaglianza tra uomini e donne e della prospettiva di genere, nonché dello sviluppo di strumenti per migliorare l'integrazione dell'uguaglianza di genere in tutte le politiche della Comunità.
(8)
Nella sua risoluzione del 10 marzo 2004 sulle politiche dell'Unione europea sulla parità di genere (4) il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di accelerare gli sforzi tesi alla creazione di un Istituto.
(9)
Il Consiglio «occupazione, politica sociale, salute e consumatori» dell'1-2 giugno 2004 e il Consiglio europeo del 17-18 giugno 2004 si sono espressi a favore dell'istituzione di un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere. Il Consiglio europeo ha chiesto alla Commissione di presentare una proposta specifica.
(10)
La raccolta, l'analisi e la diffusione di informazioni e dati obiettivi, attendibili e comparabili sull'uguaglianza tra uomini e donne, la progettazione di strumenti adeguati per eliminare tutte le forme di discriminazione sulla base del genere e integrare la dimensione di genere in tutte le politiche, la promozione del dialogo tra le parti interessate e una maggior sensibilizzazione dei cittadini europei sono necessari per consentire alla Comunità di promuovere e attuare efficacemente la politica dell'uguaglianza di genere, in particolare nell'Unione allargata. È pertanto opportuno costituire un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere che assista le istituzioni della Comunità e gli Stati membri nello svolgimento di questi compiti.
(11)
L'uguaglianza tra uomini e donne non può essere conseguita esclusivamente attraverso una politica antidiscriminatoria, ma richiede misure volte alla promozione di una coesistenza armoniosa e di una partecipazione equilibrata di uomini e donne nella società; l'Istituto dovrebbe contribuire al raggiungimento di tale obiettivo.
(12)
Data l'importanza di eliminare gli stereotipi di genere in tutte le sfere della società europea e di veicolare esempi positivi che donne e uomini possano seguire, l'Istituto dovrebbe intraprendere azioni anche in tale settore.
(13)
La cooperazione con le autorità competenti degli Stati membri e con gli organismi statistici competenti, in particolare Eurostat, è essenziale per promuovere la raccolta di dati comparabili e attendibili a livello europeo. Poiché le informazioni sull'uguaglianza tra uomini e donne concernono la Comunità a tutti i livelli — locale, regionale, nazionale e comunitario — le autorità degli Stati membri potrebbero servirsi di tali informazioni al fine di formulare politiche e provvedimenti a livello locale, regionale e nazionale, nella propria sfera di competenza.
(14)
Per evitare duplicazioni e garantire il migliore impiego possibile delle risorse, l'Istituto dovrebbe lavorare a stretto contatto sia con i programmi che con gli organismi della Comunità, in particolare con la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (5), con l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (6), con il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (7) e con l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (8).
(15)
L'Istituto dovrebbe promuovere la cooperazione e il dialogo con le organizzazioni non governative e gli enti attivi nel settore delle pari opportunità, i centri di ricerca, le parti sociali nonché gli altri enti affini che operano attivamente per conseguire l'uguaglianza a livello nazionale ed europeo e nei paesi terzi. A fini di maggiore efficienza è opportuno che l'Istituto istituisca e coordini una rete elettronica europea sull'uguaglianza di genere con tali enti ed esperti degli Stati membri.
(16)
Per garantire l'equilibrio necessario tra gli Stati membri e la continuità dei membri del consiglio di amministrazione, per ciascun mandato i rappresentanti del Consiglio sono nominati, a partire dal 2007, secondo l'ordine di rotazione delle Presidenze del Consiglio stesso.
(17)
A norma dell'articolo 3, paragrafo 2 del trattato, è opportuno promuovere una partecipazione equilibrata di uomini e donne alla composizione del Consiglio di amministrazione.
(18)
L'Istituto dovrebbe avere la massima autonomia nell'adempimento dei propri compiti.
(19)
L'Istituto dovrebbe applicare la legislazione comunitaria pertinente sia all'accesso del pubblico ai documenti di cui al regolamento (CE) n. 1049/2001 (9) che alla tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali, di cui al regolamento (CE) n. 45/2001 (10).
(20)
Si applica all'Istituto il regolamento (CE, Euratom) n. 2343/2002 della Commissione del 19 novembre 2002, che reca regolamento finanziario quadro degli organismi di cui all'articolo 185 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee (11).
(21)
In materia di responsabilità contrattuale dell'Istituto, che è disciplinata dal diritto applicabile ai contratti da esso conclusi, la competenza a giudicare spetta alla Corte di giustizia in forza di una clausola compromissoria contenuta nel contratto. Dovrebbe altresì spettare alla Corte di giustizia la competenza a conoscere delle controversie relative al risarcimento dei danni derivanti dalla responsabilità extracontrattuale dell'Istituto.
(22)
È opportuno effettuare una valutazione esterna indipendente per accertare l'impatto dell'Istituto, l'eventuale necessità di modificarne o estenderne i compiti e le scadenze di ulteriori revisioni analoghe.
(23)
Poiché gli obiettivi del presente regolamento, cioè sostenere e rafforzare la promozione dell'uguaglianza di genere, compresa l'integrazione di genere in tutte le politiche comunitarie e le politiche nazionali che ne derivano, nonché la lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso, e sensibilizzare i cittadini dell'UE in materia di uguaglianza di genere, fornendo assistenza tecnica alle istituzioni della Comunità e alle autorità degli Stati membri, non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono dunque, a causa delle dimensioni dell'azione, essere realizzati meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire, in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(24)
L'articolo 13, paragrafo 2 del trattato conferisce il potere di adottare provvedimenti comunitari per sostenere e promuovere l'obiettivo di combattere le discriminazioni fondate sul sesso al di fuori dell'ambiente di lavoro. L'articolo 141, paragrafo 3 del trattato è la base giuridica specifica delle misure intese ad assicurare l'applicazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e di impiego. Il combinato disposto dell'articolo 13, paragrafo 2 e dell'articolo 141, paragrafo 3 fornisce pertanto un'adeguata base giuridica per l'adozione del presente regolamento,
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Istituzione dell'Istituto
È istituito un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (in seguito denominato «l'Istituto»).
Articolo 2
Obiettivi
Gli obiettivi generali dell'Istituto sono sostenere e rafforzare la promozione dell'uguaglianza di genere, compresa l'integrazione di genere in tutte le politiche comunitarie e le politiche nazionali che ne derivano, nonché la lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso, e sensibilizzare i cittadini dell'UE in materia di uguaglianza di genere, fornendo assistenza tecnica alle istituzioni della Comunità, in particolare la Commissione, e alle autorità degli Stati membri, come stabilito dall'articolo 3.
Articolo 3
Compiti
1. Per conseguire gli obiettivi di cui all'articolo 2 l'Istituto:
a)
raccoglie, analizza e diffonde informazioni obiettive, comparabili e attendibili pertinenti all'uguaglianza di genere, compresi i risultati delle ricerche e le migliori pratiche che gli vengono comunicati dagli Stati membri, dalle istituzioni della Comunità, dai centri di ricerca, da enti nazionali per le pari opportunità, da organizzazioni non governative, dalle parti sociali, da paesi terzi e da organizzazioni internazionali interessati e suggerisce ulteriori settori di ricerca;
b)
appresta metodi per migliorare l'obiettività, la comparabilità e l'attendibilità dei dati a livello europeo, definendo criteri atti a migliorare la coerenza delle informazioni e a tenere conto delle questioni di genere nella raccolta dei dati;
c)
appresta, analizza, valuta e diffonde strumenti metodologici a sostegno dell'integrazione dell'uguaglianza di genere in tutte le politiche della Comunità e nelle politiche nazionali che ne derivano e a sostegno dell'integrazione della dimensione di genere in tutte le istituzioni e gli organi comunitari;
d)
conduce indagini sulla situazione dell'uguaglianza di genere in Europa;
e)
istituisce e coordina una Rete europea sull'uguaglianza di genere, con la partecipazione di centri, organismi, organizzazioni ed esperti impegnati nel settore delle problematiche dell'uguaglianza di genere e dell'integrazione della dimensione di genere, con l'obiettivo di sostenere e incoraggiare la ricerca, ottimizzare l'uso delle risorse disponibili e promuovere lo scambio e la diffusione di informazioni;
f)
organizza riunioni ad hoc di esperti a sostegno del lavoro di ricerca dell'Istituto, promuove lo scambio di informazioni tra ricercatori e promuove l'integrazione della prospettiva di genere nella loro ricerca;
g)
per sensibilizzare i cittadini dell'UE in materia di uguaglianza di genere, organizza, insieme alle pertinenti parti in causa, conferenze, campagne e riunioni a livello europeo e presenta risultati e conclusioni di tali iniziative alla Commissione;
h)
diffonde informazioni su esempi positivi di ruoli non conformi agli stereotipi per le donne e gli uomini di ogni estrazione sociale, presenta i suoi risultati e iniziative volte a pubblicizzare e valorizzare tali esempi di successo;
i)
sviluppa il dialogo e la cooperazione con organizzazioni non governative ed enti operanti nel settore delle pari opportunità, università ed esperti, centri di ricerca, parti sociali ed organismi affini che cercano attivamente di conseguire la parità a livello nazionale ed europeo;
j)
costituisce un fondo di documentazione accessibile al pubblico;
k)
mette a disposizione delle organizzazioni pubbliche e private informazioni sull'integrazione della dimensione di genere;
l)
fornisce informazioni alle Istituzioni comunitarie sull'uguaglianza di genere e sull'integrazione della dimensione di genere nei paesi in fase di adesione e in quelli candidati;
2. L'Istituto pubblica una relazione annuale sulle proprie attività.
Articolo 4
Ambiti di attività e metodi di lavoro
1. L'Istituto adempie ai propri compiti nel quadro delle competenze della Comunità, conformemente agli obiettivi fissati e agli ambiti prioritari individuati nel suo programma annuale, tenendo debito conto delle risorse di bilancio a sua disposizione.
2. Il programma di lavoro dell'Istituto è conforme alle priorità della Comunità nel campo dell'uguaglianza di genere e al programma di lavoro della Commissione, compreso il suo lavoro statistico e di ricerca.
3. Al fine di evitare duplicazioni e per garantire il miglior uso possibile delle risorse, nello svolgimento delle proprie attività l'Istituto tiene conto delle informazioni esistenti di qualsiasi provenienza ed in particolare del lavoro già svolto dalle istituzioni della Comunità e da altre istituzioni, da enti e organizzazioni nazionali e internazionali competenti e opera a stretto contatto con i pertinenti servizi della Commissione, compreso Eurostat. L'Istituto garantisce un coordinamento adeguato con tutte le agenzie comunitarie e gli organismi dell'Unione pertinenti, da definirsi, se del caso, in un memorandum d'intesa.
4. L'Istituto garantisce che le informazioni diffuse risultino comprensibili agli utenti finali.
5. L'Istituto può instaurare rapporti contrattuali, in particolare stipulare contratti d'appalto, con altre organizzazioni, affinché eseguano compiti che esso intenda affidare loro.
Articolo 5
Personalità e capacità giuridica
L'Istituto è dotato di personalità giuridica. In ciascuno degli Stati membri esso ha la più ampia capacità giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dai rispettivi ordinamenti. In particolare esso può acquistare o alienare beni mobili ed immobili e stare in giudizio.
Articolo 6
Indipendenza dell'Istituto
L'Istituto svolge le proprie attività indipendentemente, nel pubblico interesse.
Articolo 7
Accesso ai documenti
1. Ai documenti in possesso dell'Istituto si applica il regolamento (CE) n. 1049/2001.
2. Entro sei mesi dall'istituzione dell'Istituto, il Consiglio di amministrazione adotta disposizioni per l'attuazione del regolamento (CE) n. 1049/2001.
3. Le decisioni adottate dall'Istituto ai sensi dell'articolo 8 del regolamento (CE) n. 1049/2001 possono costituire oggetto di denuncia al mediatore o di azione giudiziaria dinanzi alla Corte di giustizia, alle condizioni di cui rispettivamente agli articoli 195 e 230 del trattato.
4. Il trattamento dei dati da parte dell'Istituto è disciplinato dal regolamento (CE) n. 45/2001.
Articolo 8
Cooperazione con le organizzazioni a livello nazionale ed europeo, le organizzazioni internazionali e i paesi terzi
1. Per l'adempimento dei propri compiti l'Istituto collabora con organizzazioni ed esperti degli Stati membri, come gli enti per le pari opportunità, i centri di ricerca, le università, le organizzazioni non governative e le parti sociali, nonché con le pertinenti organizzazioni a livello europeo o internazionale e con i paesi terzi.
2. Qualora si renda necessario concludere accordi con organizzazioni internazionali o paesi terzi affinché l'Istituto adempia con efficienza ai propri compiti, la Comunità conclude tali accordi con le organizzazioni internazionali o i paesi terzi nell'interesse dell'Istituto conformemente alla procedura di cui all'articolo 300 del trattato. Questa disposizione non osta a una cooperazione ad hoc con tali organizzazioni o con i paesi terzi.
Articolo 9
Composizione dell'Istituto
L'Istituto si compone di:
a)
un consiglio di amministrazione;
b)
un forum di esperti;
c)
un direttore e del personale alle sue dipendenze.
Articolo 10
Consiglio di amministrazione
1. Il consiglio di amministrazione si compone di:
a)
diciotto rappresentanti nominati dal Consiglio in base ad una proposta di ciascuno Stato membro interessato;
b)
un membro in rappresentanza della Commissione, nominato dalla Commissione;
2. I membri del consiglio di amministrazione sono selezionati in modo da garantire i massimi livelli di competenza e un'ampia serie di capacità pertinenti e transdisciplinari in materia di uguaglianza di genere.
Nel consiglio di amministrazione il Consiglio e la Commissione mirano a realizzare una rappresentanza equilibrata di uomini e donne.
I supplenti, che rappresentano i membri in loro assenza, sono nominati secondo la stessa procedura.
L'elenco dei membri e dei supplenti del consiglio di amministrazione è pubblicato dal Consiglio nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, sul sito web dall'Istituto e sul altri siti Web pertinenti.
3. Il mandato dei membri è di tre anni. Per ciascun mandato i membri nominati dal Consiglio rappresentano diciotto Stati membri secondo l'ordine di rotazione delle Presidenze con un membro designato da ciascuno Stato membro interessato.
4. Il consiglio di amministrazione elegge un presidente e un vicepresidente con mandato di tre anni.
5. Ogni membro del consiglio di amministrazione di cui al paragrafo 1, lettera a) o b) o, in sua assenza, il o la supplente, dispone di un voto.
6. Il consiglio di amministrazione adotta le decisioni necessarie al funzionamento dell'Istituto. In particolare:
a)
adotta, sulla base di un progetto del direttore ai sensi dell'articolo 12, previa consultazione della Commissione, il programma di lavoro annuale e il programma di lavoro a medio termine, per un periodo triennale, in funzione del bilancio e delle risorse disponibili; in caso di necessità, i programmi possono essere riveduti; il primo programma di lavoro annuale è adottato entro i nove mesi successivi alla nomina del direttore;
b)
adotta la relazione annuale, di cui all'articolo 3, paragrafo 2, nella quale i risultati conseguiti vengono specificamente confrontati con gli obiettivi del programma di lavoro annuale; la relazione viene trasmessa entro il 15 giugno al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione, alla Corte dei conti, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni ed è pubblicata sul sito web dell'Istituto;
c)
esercita l'autorità disciplinare sul direttore e lo nomina o lo revoca ai sensi dell'articolo 12;
d)
adotta il progetto di bilancio e il bilancio definitivo annuali dell'Istituto.
7. Il consiglio di amministrazione adotta il regolamento interno dell'Istituto sulla base di una proposta del direttore, previa consultazione con la Commissione.
8. Le decisioni del consiglio di amministrazione sono adottate a maggioranza dei membri. Il presidente esprime il voto decisivo. Nei casi di cui al paragrafo 6 e all'articolo 12, paragrafo 1, le decisioni sono adottate alla maggioranza dei due terzi dei membri.
9. Il consiglio di amministrazione adotta il proprio regolamento interno sulla base di una proposta del direttore, previa consultazione con la Commissione.
10. Il presidente convoca il consiglio di amministrazione almeno una volta l'anno. Egli convoca riunioni supplementari di propria iniziativa o su richiesta di almeno un terzo dei membri del consiglio di amministrazione.
11. L'Istituto trasmette ogni anno al Parlamento europeo e al Consiglio (in prosieguo: l'«autorità di bilancio») tutte le informazioni pertinenti all'esito delle procedure di valutazione.
12. I direttori della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, del Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale e dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali possono essere, se del caso, invitati ad assistere alle riunioni del consiglio di amministrazione come osservatori, in modo da coordinare i rispettivi programmi di lavoro in materia di integrazione della dimensione di genere.
Articolo 11
Forum di esperti
1. Il forum di esperti si compone di membri di enti specializzati in materia di uguaglianza di genere, in ragione di un rappresentante designato da ciascun Stato membro, due rappresentanti di altre organizzazioni specializzate in questioni di uguaglianza di genere designati dal Parlamento europeo, nonché di tre membri designati dalla Commissione per rappresentare le parti interessate a livello europeo, ciascuno in rappresentanza di una delle seguenti:
a)
un'organizzazione non governativa pertinente a livello comunitario, con un interesse legittimo a contribuire alla lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso e alla promozione dell'uguaglianza di genere;
b)
le organizzazioni dei datori di lavoro a livello comunitario;
c)
le organizzazioni dei lavoratori a livello comunitario.
Nel forum di esperti gli Stati membri e la Commissione mirano a realizzare una rappresentanza equilibrata di uomini e donne.
I membri possono essere sostituti da supplenti che sono nominati contestualmente.
2. I membri del forum di esperti non possono appartenere al consiglio di amministrazione.
3. Il forum di esperti assiste il direttore nel garantire l'eccellenza e l'indipendenza delle attività dell'Istituto.
4. Il forum di esperti costituisce un meccanismo di scambio di informazioni sui temi dell'uguaglianza di genere e di messa in comune di conoscenze. Garantisce una stretta collaborazione tra l'Istituto e gli enti competenti negli Stati membri.
5. Il forum di esperti è presieduto dal direttore o, in sua assenza, da un supplente proveniente dall'Istituto. Si riunisce regolarmente, almeno una volta l'anno, su invito del direttore o a richiesta di almeno un terzo dei suoi membri. Le sue modalità di funzionamento vengono precisate nel regolamento interno dell'Istituto e rese pubbliche.
6. Ai lavori del forum di esperti partecipano rappresentanti dei servizi della Commissione.
7. L'Istituto fornisce al forum di esperti il necessario sostegno tecnico e logistico nonché il servizio di segreteria per le sue riunioni.
8. Il direttore può invitare esperti o rappresentanti di pertinenti settori economici, datori di lavoro, sindacati, enti professionali o di ricerca, o organizzazioni non governative, con esperienza riconosciuta in materie attinenti alle attività dell'Istituto, a collaborare a compiti specifici e a partecipare alle afferenti attività del forum di esperti.
Articolo 12
Direttore
1. A capo dell'Istituto il consiglio di amministrazione nomina il direttore, sulla base di un elenco di candidati proposto dalla Commissione dopo un concorso generale, a seguito della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea e altrove di un invito a manifestare interesse. Prima della nomina, il candidato prescelto dal consiglio di amministrazione è invitato a rendere una dichiarazione dinanzi alla commissione o alle commissioni competenti del Parlamento europeo e a rispondere alle domande dei membri di tali commissioni.
2. Il mandato del direttore è di 5 anni. Su proposta della Commissione e previa valutazione, il mandato può essere prorogato una sola volta per un massimo di 5 anni. Nella valutazione la Commissione esamina in particolare:
a)
i risultati ottenuti durante il primo mandato e il modo in cui sono stati ottenuti;
b)
i compiti e le necessità dell'Istituto per gli anni successivi.
3. Al direttore, sotto la supervisione del consiglio di amministrazione, competono:
a)
l'adempimento dei compiti di cui all'articolo 3;
b)
l'elaborazione e l'esecuzione dei programmi di attività annuale e a medio termine dell'Istituto;
c)
la preparazione delle riunioni del consiglio di amministrazione e del forum di esperti;
d)
la redazione e la pubblicazione della relazione annuale di cui all'articolo 3, paragrafo 2;
e)
tutte le questioni riguardanti il personale, in particolare l'esercizio dei poteri di cui all'articolo 13, paragrafo 3;
f)
le questioni riguardanti l'amministrazione corrente; e
g)
l'applicazione di efficaci procedure di sorveglianza e valutazione dei risultati dell'Istituto rapportati ai suoi obiettivi, sulla base di standard riconosciuti a livello professionale. Il direttore riferisce annualmente al consiglio di amministrazione sui risultati del sistema di sorveglianza.
4. Il direttore rende conto della gestione delle proprie attività al consiglio di amministrazione e assiste alle sue riunioni senza diritto di voto. Può anche essere invitato dal Parlamento europeo a riferire nel quadro di un'audizione su questioni significative legate alle attività dell'Istituto.
5. Il direttore è il rappresentante legale dell'Istituto.
Articolo 13
Personale
1. Al personale dell'Istituto si applicano lo statuto dei funzionari delle Comunità europee nonché il regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee definito dal regolamento (CEE, Euratom, CECA) n. 259/68 (12) e le regole adottate congiuntamente dalle istituzioni delle Comunità europee per l'applicazione di detti statuto e regime.
2. Il consiglio di amministrazione, di concerto con la Commissione, adotta le necessarie disposizioni di esecuzione, secondo le modalità di cui all'articolo 110 dello statuto dei funzionari. Il consiglio di amministrazione può adottare disposizioni che consentano di assumere esperti nazionali distaccati dagli Stati membri presso l'Istituto.
3. L'Istituto esercita nei confronti del proprio personale i poteri conferiti all'autorità che ha il potere di nomina.
Articolo 14
Redazione del bilancio
1. Tutte le entrate e le spese dell'Istituto formano oggetto di previsioni per ciascun esercizio finanziario, che coincide con l'anno civile, e sono iscritte nel bilancio dell'Istituto.
2. Le entrate e le spese iscritte nel bilancio dell'Istituto sono in pareggio.
3. Fatte salve altre risorse, le entrate dell'Istituto comprendono:
a)
un contributo della Comunità iscritto nel bilancio generale dell'Unione europea (sezione «Commissione»);
b)
pagamenti ricevuti come corrispettivo di servizi resi;
c)
gli eventuali contributi finanziari delle organizzazioni o dei paesi terzi di cui all'articolo 8;
d)
gli eventuali contributi volontari degli Stati membri.
4. Le spese dell'Istituto comprendono le retribuzioni del personale, le spese amministrative e di infrastruttura e le spese di esercizio.
5. Ogni anno il consiglio di amministrazione, sulla base di un progetto elaborato dal direttore, presenta lo stato di previsione delle entrate e delle spese dell'Istituto per l'esercizio successivo. Entro il 31 marzo il consiglio di amministrazione trasmette alla Commissione lo stato di previsione, accompagnato da un progetto di tabella dell'organico.
6. La Commissione trasmette lo stato di previsione all'autorità di bilancio insieme al progetto preliminare di bilancio generale dell'Unione europea.
7. Sulla base dello stato di previsione, la Commissione iscrive nel progetto preliminare di bilancio generale dell'Unione europea le stime che ritiene necessarie per quanto concerne la tabella dell'organico e l'importo del contributo a carico del bilancio generale. Essa trasmette le stime all'autorità di bilancio ai sensi dell'articolo 272 del trattato.
8. L'autorità di bilancio autorizza gli stanziamenti a titolo del contributo destinato all'Istituto e adotta la tabella dell'organico dell'Istituto.
9. Il consiglio d'amministrazione adotta il bilancio dell'Istituto. Esso diventa definitivo dopo l'adozione definitiva del bilancio generale dell'Unione europea. Se del caso, esso viene adeguato di conseguenza.
10. Il consiglio di amministrazione comunica quanto prima all'autorità di bilancio l'intenzione di realizzare qualsiasi progetto che possa avere incidenze finanziarie significative sul finanziamento del bilancio, in particolare i progetti di natura immobiliare, quali l'affitto o l'acquisto di edifici. Esso ne informa la Commissione.
Qualora un ramo dell'autorità di bilancio abbia comunicato che intende emettere un parere, trasmette quest'ultimo al consiglio di amministrazione entro il termine di sei settimane a decorrere dalla notifica del progetto.
Articolo 15
Esecuzione del bilancio
1. Il direttore cura l'esecuzione del bilancio dell'Istituto.
2. Entro il 1o marzo successivo alla chiusura dell'esercizio finanziario, il contabile dell'Istituto comunica i conti provvisori, insieme alla relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell'esercizio, al contabile della Commissione, il quale procede al consolidamento dei conti provvisori delle istituzioni e degli organismi decentrati ai sensi dell'articolo 128 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002.
3. Entro il 31 marzo successivo alla chiusura dell'esercizio finanziario, il contabile della Commissione trasmette i conti provvisori dell'Istituto, insieme alla relazione di cui al paragrafo 2, alla Corte dei conti. La relazione viene trasmessa anche al Parlamento europeo e al Consiglio.
4. Al ricevimento delle osservazioni formulate dalla Corte dei conti in merito ai conti provvisori dell'Istituto, ai sensi dell'articolo 129 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002, il direttore redige, sotto la propria responsabilità, i conti definitivi dell'Istituto e li trasmette al consiglio di amministrazione affinché formuli un parere.
5. Il consiglio d'amministrazione esprime un parere sui conti definitivi dell'Istituto.
6. Entro il 1o luglio successivo alla chiusura dell'esercizio finanziario, il direttore trasmette i conti definitivi, accompagnati dal parere del consiglio d'amministrazione, al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione e alla Corte dei conti.
7. I conti definitivi vengono pubblicati.
8. Entro il 30 settembre, il direttore invia alla Corte dei conti una risposta alle osservazioni da essa formulate. Trasmette tale risposta anche al consiglio di amministrazione.
9. Il direttore presenta al Parlamento europeo, su richiesta di quest'ultimo e a norma dall'articolo 146, paragrafo 3 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002, tutte le informazioni necessarie al corretto svolgimento della procedura di discarico per l'esercizio in oggetto.
10. Entro il 30 aprile dell'anno n + 2, il Parlamento europeo, su raccomandazione del Consiglio che delibera a maggioranza qualificata, dà discarico al direttore dell'esecuzione del bilancio dell'esercizio n.
11. Il regolamento finanziario applicabile all'Istituto è adottato dal consiglio di amministrazione, previa consultazione della Commissione. Può discostarsi dal regolamento (CE, Euratom) n. 2343/2002 solo se lo richiedono le esigenze specifiche di funzionamento dell'Istituto e previo accordo della Commissione.
Articolo 16
Lingue
1. All'Istituto si applicano le disposizioni di cui al regolamento n. 1 del 15 aprile 1958 che stabilisce il regime linguistico della Comunità economica europea (13).
2. I servizi di traduzione necessari per il funzionamento dell'Istituto sono forniti, in linea di principio, dal Centro di traduzione degli organismi dell'Unione europea istituito dal regolamento (CE) n. 2965/94 del Consiglio (14).
Articolo 17
Privilegi e immunità
All'Istituto si applica il protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee.
Articolo 18
Responsabilità
1. La responsabilità contrattuale dell'Istituto è disciplinata dalla legge applicabile al contratto di cui trattasi.
La Corte di giustizia è competente a giudicare in forza di una clausola compromissoria contenuta in ogni contratto stipulato dall'Istituto.
2. In materia di responsabilità extra contrattuale, sulla base dei principi generali comuni agli ordinamenti degli Stati membri, l'Istituto risarcisce i danni cagionati da esso stesso o dai suoi agenti nell'esercizio delle loro funzioni.
La Corte di giustizia è competente a conoscere delle controversie relative al risarcimento di tali danni.
Articolo 19
Partecipazione di paesi terzi
1. Alle attività dell'Istituto possono partecipare i paesi che hanno concluso con la Comunità europea accordi a norma dei quali hanno adottato e applicano la normativa comunitaria nel campo disciplinato dal presente regolamento.
2. Vengono adottate misure nel quadro delle pertinenti disposizioni di tali accordi per specificare in particolare la natura, la portata e le modalità di partecipazione di tali paesi ai lavori dell'Istituto, comprese prescrizioni relative alla partecipazione alle iniziative dell'Istituto, ai contributi finanziari e al personale. In materia di personale, tali accordi sono in ogni caso conformi allo statuto dei funzionari delle Comunità europee e al regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee.
Articolo 20
Valutazione
1. Entro il 18 gennaio 2010, l'Istituto commissiona una valutazione esterna indipendente dei propri risultati sulla base del mandato formulato dal consiglio di amministrazione di concerto con la Commissione. La valutazione concerne l'efficacia dell'Istituto nel promuovere l'uguaglianza di genere e comprende un'analisi degli effetti sinergici. Essa affronta in particolare l'eventuale necessità di modificare o estendere i compiti dell'Istituto e le relative conseguenze finanziarie di tale modifica o estensione. Tale valutazione esamina inoltre l'adeguatezza della struttura di gestione nell'adempimento dei compiti dell'Istituto. La valutazione tiene conto dei pareri delle parti in causa a livello sia comunitario che nazionale.
2. Il consiglio di amministrazione, di concerto con la Commissione, decide le scadenze delle valutazioni future, tenendo conto dei risultati contenuti nella relazione di valutazione di cui al paragrafo 1.
Articolo 21
Clausola di revisione
Il consiglio di amministrazione esamina le conclusioni della valutazione di cui all'articolo 20 e rivolge alla Commissione le raccomandazioni ritenute necessarie concernenti le modifiche da apportare all'Istituto, alle sue prassi di lavoro e al suo mandato. La Commissione trasmette la relazione di valutazione e le raccomandazioni al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, e le rende pubbliche. Dopo aver esaminato la relazione di valutazione e le raccomandazioni, la Commissione può presentare le eventuali proposte relative al presente regolamento che ritenga necessarie.
Articolo 22
Controllo amministrativo
L'operato dell'Istituto è sottoposto al controllo del mediatore, ai sensi delle disposizioni dell'articolo 195 del trattato.
Articolo 23
Inizio dell'attività dell'Istituto
L'Istituto diventa operativo il prima possibile e comunque entro 19 gennaio 2008.
Articolo 24
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, addì 20 dicembre 2006.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
Il presidente
J. KORKEAOJA
(1) GU C 24 del 31.1.2006, pag. 29.
(2) Parere del Parlamento europeo del 14 marzo 2006 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale), posizione comune del Consiglio del 18 settembre 2006 (GU C 295 E del 5.12.2006, pag. 57) e posizione del Parlamento europeo del 14 dicembre 2006 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale). Decisione del Consiglio del 19 dicembre 2006.
(3) Studio di fattibilità della Commissione europea per un istituto europeo del genere (realizzato da PLS Ramboll Management, DK, 2002).
(4) GU C 102 E del 28.4.2004, pag. 638.
(5) Regolamento (CEE) n. 1365/75 del Consiglio, del 26 maggio 1975, concernente l'istituzione di una Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (GU L 139 del 30.5.1975, pag. 1). Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1111/2005 (GU L 184 del 15.7.2005, pag. 1).
(6) Regolamento (CE) n. 2062/94 del Consiglio, del 18 luglio 1994, relativo all'istituzione di un'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (GU L 216 del 20.8.1994, pag. 1). Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1112/2005 (GU L 184 del 15.7.2005, pag. 5).
(7) Regolamento (CEE) n. 337/75 del Consiglio, del 10 febbraio 1975, relativo all'istituzione di un Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (GU L 39 del 13.2.1975, pag. 1). Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 2051/2004 (GU L 355 del 1o.12.2004, pag. 1).
(8) Gli Stati membri, riuniti nell'ambito del Consiglio europeo del dicembre 2003, hanno chiesto alla Commissione di elaborare una proposta di agenzia per i diritti umani tramite l'estensione del mandato dell'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia.
(9) Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43).
(10) Regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1).
(11) GU L 357 del 31.12.2002, pag. 72.
(12) GU L 56 del 4.3.1968, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE, Euratom) n. 723/2004 (GU L 124 del 27.4.2004, pag. 1).
(13) GU 17 del 6.10.1958, pag. 385. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 920/2005 (GU L 156 del 18.6.2005, pag. 3).
(14) Regolamento (CE) n. 2965/94 del Consiglio, del 28 novembre 1994, relativo all'istituzione di un Centro di traduzione degli organismi dell'Unione europea (GU L 314 del 7.12.1994, pag. 1). Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 920/2005.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE)
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento istituisce l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) che aiuta le istituzioni dell’Unione europea e gli Stati membri dell’Unione europea a integrare il principio di uguaglianza di genere nelle proprie politiche e a lottare contro la discriminazione fondata sul sesso.
PUNTI CHIAVE
Gli obiettivi dell’EIGE
L’Istituto fornisce alle istituzioni dell’Unione europea (Unione) e agli Stati membri le proprie competenze tecniche per contribuire:alla promozione e al rafforzamento dell’uguaglianza di genere; all’inclusione dell’integrazione di genere in tutte le politiche dell’Unione nelle politiche nazionali che ne derivano; alla lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso; alla sensibilizzazione di cittadine e cittadini dell’Unione in merito all’uguaglianza di genere e all’esigenza di affrontare la violenza contro le donne.L’attività di EIGEL’Istituto basa la propria attività su dati oggettivi, affidabili e comparabili a livello europeo. È responsabile della raccolta, dell’analisi e della diffusione delle informazioni relative all’uguaglianza di genere. Si occupa di sviluppare:metodi per migliorare l’obiettività, la comparabilità e l’attendibilità dei dati a livello europeo, definendo criteri atti a migliorare la coerenza delle informazioni e a tenere conto delle questioni di genere nella raccolta dei dati;il dialogo e la cooperazione con organizzazioni non governative e gli enti attivi nel settore delle pari opportunità, università ed esperti, centri di ricerca, parti sociali e altri organismi affini che operano attivamente per conseguire la parità a livello nazionale ed europeo. Sviluppa, analizza, valuta e diffonde strumenti metodologici a sostegno dell’integrazione di genere in tutte le politiche dell’Unione e nazionali. Conduce indagini sulla situazione dell’uguaglianza di genere in Europa. Organizza riunioni di esperti a sostegno del lavoro di ricerca dell’Istituto, incoraggia lo scambio di informazioni tra ricercatori e ricercatrici e promuove l’integrazione della prospettiva di genere nella loro ricerca. Diffonde informazioni su esempi positivi di ruoli non conformi agli stereotipi per le donne e gli uomini di ogni estrazione sociale, presenta i suoi risultati e le sue iniziative volte a pubblicizzare e valorizzare tali esempi di successo. Per sensibilizzare cittadine e cittadini dell’Unione in materia di uguaglianza di genere, organizza conferenze, campagne e riunioni a livello europeo e costituisce un fondo di documentazione accessibile al pubblico.FunzionamentoL’Istituto conduce le proprie attività in maniera autonoma e trasparente. È governato da un consiglio di amministrazione, presieduto da un direttore e assistito da un forum di esperti. La sua sede è a Vilnius (Lituania). In particolare, l’EIGE lavora a stretto contatto con la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (si veda la sintesi), l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (si veda la sintesi), il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (si veda la sintesi) e l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (si veda la sintesi).BilancioOgni anno, l’istituto elabora uno stato di previsione di tutte le entrate e le spese, che devono risultare in pareggio. Lo stato di previsione, che deve comprendere un progetto di tabella dell’organico è trasmesso dal consiglio di amministrazione alla Commissione europea al più tardi entro il 31 maggio. In seguito, lo stato di previsione è trasmesso all’autorità di bilancio dell’Unione (composta dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea), insieme al progetto preliminare di bilancio dell’Unione. Sulla base dello stato di previsione, la Commissione inserisce nel progetto preliminare di bilancio generale dell’Unione europea le previsioni che essa ritiene necessarie relativamente alla tabella dell’organico e all’importo della sovvenzione a carico del bilancio generale dell’Unione, che in seguito presenta all’autorità di bilancio. In conformità del quadro finanziario pluriennale per il periodo interessato, l’autorità di bilancio autorizza gli stanziamenti a titolo della sovvenzione annuale provenienti dal bilancio generale dell’Unione e adotta la tabella dell’organico. Il bilancio dell’EIGE è adottato dal relativo consiglio di amministrazione e diventa definitivo in seguito all’adozione definitiva del bilancio dell’Unione. Se del caso, si procede agli opportuni adeguamenti. Le ulteriori fonti di entrate dell’EIGE possono comprendere pagamenti ricevuti per servizi prestati, qualsiasi contributo finanziario da parte di organizzazioni internazionali o di paesi terzi nonché qualsiasi contributo volontario proveniente dagli Stati membri.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 19 gennaio 2007.
CONTESTO
L’uguaglianza di genere costituisce un diritto fondamentale previsto dal trattato di Lisbona, nonché un settore strategico prioritario dell’Unione. Ciononostante, occorrono ulteriori progressi per raggiungere una reale uguaglianza di genere nella vita professionale e nella vita privata. In tal senso, l’EIGE svolge un ruolo importante mettendo a disposizione le competenze richieste per sostenere l’elaborazione di politiche in materia di uguaglianza di genere in tutta l’Unione. Per ulteriori informazioni, si veda:Il nostro lavoro (Istituto europeo per l’uguaglianza di genere).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 1922/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, che istituisce un Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (GU L 403 del 30.12.2006, pag. 9).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1922/2006 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Regolamento (UE) 2019/126 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 gennaio 2019, che istituisce l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA), e che abroga il regolamento (CE) n. 2062/94 del Consiglio (GU L 30 del 31.1.2019, pag. 58).
Regolamento (UE) 2019/127 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 gennaio 2019 che istituisce la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) e che abroga il regolamento (CEE) n. 1365/75 del Consiglio (GU L 30 del 31.1.2019, pag. 74).
Regolamento (UE) 2019/128 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 gennaio 2019, che istituisce un Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop), e che abroga il regolamento (CEE) n. 337/75 del Consiglio (GU L 30 del 31.1.2019, pag. 90).
Regolamento (CE) n. 168/2007 del Consiglio, del 15 febbraio 2007, che istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (GU L 53 del 22.2.2007, pag. 1). |
Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento modifica, abrogandolo, il regolamento (CEE) n. 302/93 che istituiva originariamente l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT).
Esso altresì estende il ruolo del Centro relativamente al monitoraggio di aspetti come nuove tendenze nel consumo di droghe, in particolare l’uso di droghe polifunzionali (laddove vengono somministrati stupefacenti in combinazione con prodotti farmaceutici di legittima natura).
Il regolamento è stato modificato dal regolamento (UE) 2017/2101 per quanto riguarda lo scambio di informazioni, oltre che un sistema di allarme rapido e una procedura di valutazione dei rischi relativamente alle nuove sostanze psicoattive* (NPS).
PUNTI CHIAVE
Il Centro:fornisce alle istituzioni UE e ai Paesi UE dati obiettivi, affidabili e comparabili sulle droghe e sulla tossicodipendenza; offre ai responsabili per le politiche i dati di cui hanno bisogno per elaborare leggi e strategie informate sui farmaci; fornisce a professionisti e operatori di settoreesempi di buone pratichee di nuove aree di ricerca sulle droghe e sulle conseguenze della tossicodipendenza. I suoi maggiori obiettivi sono:raccogliere e analizzare i dati esistenti sulle droghe e sulla tossicodipendenza nell’UE, con la partecipazione di Paesi partecipanti non appartenenti all’UE; mettere a confronto i dati per aiutare a valutare le politiche nazionali e dell’UE in materia di droga; diffondere dati e informazioni sugli stupefacenti, compresi i dati su tendenze emergenti; collaborare con agenzie dell’UE, quali Europol ed Eurojust o agenzie specializzate delle Nazioni Unite quali l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine e con Paesi non appartenenti all’UE; condividere informazioni, sostenere il sistema di allarme rapido e effettuare valutazioni del rischio di nuove sostanze psicoattive. Settori prioritari
Il Centro si concentra su:monitoraggio del fenomeno droga e di tendenze emergenti, in particolare quelle che riguardano il consumo di stupefacenti; monitoraggio delle soluzioni applicate ai problemi legati alla droga e facilitazione degli scambi sulle migliori pratiche tra i Paesi dell’UE; mantenimento di un sistema di allerta precoce e valutazione dei rischi relativi alle nuove sostanze psicoattive; sviluppo di strumenti volti ad aiutare la Commissione europea e i Paesi dell’UE a monitorare e valutare le rispettive politiche in materia di droga. Rete Reitox
Al fine di realizzare il suo principale obiettivo di fornire informazioni affidabili e comparabili sulle droghe, l’OEDT ha creato uno strumento per raccogliere dati nazionali in modo armonizzato attraverso la rete Reitox.
La rete Reitox collega i sistemi nazionali d’informazione sulle droghe e costituisce la modalità principale di cui l’OEDT dispone per scambiare dati e informazioni metodologiche sulle droghe e sulle tossicodipendenze nell’UE.
I dati raccolti mediante la rete Reitox vengono inoltre impiegati per:monitoraggio dell’attuazione dei piani d’azione dell’UE relativi al fenomeno droga che mettono in atto la strategia dell’UE in materia; contribuire a formulare raccomandazioni per attuare risposte nazionali appropriate relative all’organizzazione di attività di trattamento, prevenzione e riduzione dei rischi relativi all’uso di stupefancenti. La rete prevede anche l’esistenza di un punto focale per ciascun Paese UE che partecipa all’OEDT, oltre che un punto focale per la Commissione.
Rafforzamento della sorveglianza e della procedura di valutazione del rischio
Il regolamento (UE) 2017/2101 impone ai Paesi UE di garantire che i propri punti focali nazionali e le unità nazionali di Europol forniscano al Centro le informazioni relative all’NPS.
Lavorando a stretto contatto con Europol, l’’EDT raccoglie, raggruppa, analizza e valuta le informazioni e le invia rapidamente ai punti focali nazionali, alle unità nazionali Europol e alla Commissione. Ciò garantisce che le parti interessate ricevano le informazioni il più rapidamente possibile ai fini dell’attivazione del preallarme e consente inoltre al Centro di redigere la relazione iniziale su un NPS laddove esistano i presupposti per temere che una determinata sostanza possa presentare rischi di natura sanitaria o sociale a livello UE.
Entro 2 settimane dal ricevimento di una relazione iniziale, la Commissione può chiedere al Centro di valutare i potenziali rischi posti dall’NPS e preparare una relazione di valutazione del rischio. Il Centro deve presentare la relazione di valutazione dei rischi entro 6 settimane dalla richiesta della Commissione. Sulla base della procedura di valutazione del rischio, la Commissione determina se inserire la NPS in questione nella definizione di «droga» conformemente alla procedura prevista dalla decisione quadro 2004/757/GAI del Consiglio — Atti criminali e sanzioni applicabili — traffico di stupefacenti.
Organizzazione e funzionamento
Fondato nel 1993 a Lisbona (Portogallo), il Centro è una delle agenzie decentrate UE e include un consiglio di amministrazione, assistito da:un Comitato per il bilancio; un Comitato esecutivo; e Un Comitato scientifico che fornisce pareri su qualsiasi aspetto scientifico relativamente alle attività del Centro. Il Centro mantiene stretti legami con i punti focali nazionali della rete Reitox e con altre organizzazioni partner. Svolge i suoi compiti in linea con la sua strategia, la quale definisce gli obiettivi principali da perseguire per un periodo specifico. La sua strategia da attuarsi fino al 2025 e il programma definito per il biennio 2018-2020 mirano a contribuire a un’Europa più sicura e più sana. Il programma si focalizza su:Revisione e potenziamento degli attuali strumenti di monitoraggio dei farmaci (integrati da un maggiore utilizzo di approcci innovativi per identificare, tracciare e monitorare nuove tendenze); attuazione in corso del regolamento (UE) 2017/2101 su NPS; miglioramento del formato e del contenuto della relazione annuale europea sulla droga; e la pubblicazione delle prossime edizioni della relazione congiunta EMCDDA-Europol dell’UE (2019) e le risposte sanitarie e sociali al consumo di stupefacenti: Guida europea (2020). Inoltre, il Centro sta potenziando il proprio sostegno al progetto di indagine scolastica europea sull’alcol e altri farmaci e nel corso di un triennio, esso prevede di:attuare un nuovo quadro di sviluppo Reitox e un nuovo quadro di cooperazione internazionale dell’OEDT; intensificare il proprio lavoro con i Paesi prioritari non UE mediante l’attuazione di progetti di assistenza tecnica finanziati dalla Commissione per i Paesi candidati e quelli potenzialmente candidati (progetti IPA 6 e IPA 7) e per i Paesi limitrofi (progetto EU4 sul monitoraggio relativo agli stupefacenti) al fine di avere una migliore comprensione del dimensione del fenomeno droga.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
È stato applicato dal 16 gennaio 2007. Il regolamento (CE) n. 1920/2006 ha emendato e sostituito il regolamento (CEE) n. 302/93 (e successive modifiche).
CONTESTO GENERALE
Per ulteriori informazioni consultare:L’OEDT è il punto di riferimento in materia del fenomeno droga in Europa (OEDT).
TERMINI CHIAVE
Sostanza psicoattiva: una sostanza, in forma pura o in un preparato, che non è citata nella Convenzione Unica sugli stupefacenti delle Nazioni Unite del 1961, come modificata dal Protocollo del 1972, o dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1971 sulle sostanze psicotrope, ma che può presentare problemi alla salute o dare origine a rischi sociali simili a quelli posti dalle sostanze elencate in tali convenzioni. Si tratta di sostanze che all’assunzione causano la severa alterazione dell’equilibrio psichico di un individuo.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 1920/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativo all’istituzione di un Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (rifusione) (GU L 376 del 27.12.2006, pagg. 1-13)
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1920/2006 sono state integrate nel documento originale. La presente versione consolidata ha solo valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione quadro 2004/757/GAI del Consiglio, del 25 ottobre 2004, recante le disposizioni minime sugli elementi costitutivi degli atti penali e delle sanzioni nel settore del traffico illecito di droga (GU L 335 del 11.11.2004, pagg. 8-11)
Consultare la versione consolidata. | REGOLAMENTO (CE) N. 1920/2006 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 12 dicembre 2006
relativo all'istituzione di un Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (rifusione)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 152,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
Nella riunione tenutasi a Lussemburgo il 28 e 29 giugno 1991, il Consiglio europeo ha approvato il principio della costituzione di un Osservatorio europeo delle droghe. Detto ente, denominato Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (in seguito denominato «l'Osservatorio»), è stato istituito con il regolamento (CEE) n. 302/93 del Consiglio, dell’8 febbraio 1993 (3), che è stato modificato a più riprese e in modo sostanziale (4). Esso deve ora essere nuovamente modificato ed è quindi opportuno provvedere, per ragioni di chiarezza, alla sua rifusione.
(2)
Sono necessarie concrete informazioni obiettive, affidabili e comparabili a livello comunitario sul fenomeno delle droghe e delle tossicodipendenze, nonché sulle loro conseguenze, onde contribuire a fornire alla Comunità ed agli Stati membri una visione globale e offrire loro un valore aggiunto allorquando, nei settori delle rispettive competenze, essi adottano misure o definiscono azioni contro la droga.
(3)
Il fenomeno della droga comporta aspetti molteplici e complessi, strettamente collegati tra loro e difficilmente dissociabili. Occorre pertanto affidare all'Osservatorio il compito d'informazione globale che contribuisca a fornire alla Comunità e agli Stati membri una visione d'insieme del fenomeno delle droghe e delle tossicodipendenze. Questa missione non dovrebbe pregiudicare la ripartizione delle competenze tra la Comunità e gli Stati membri per quanto riguarda le disposizioni legislative relative all'offerta o alla domanda di droghe.
(4)
Con decisione n. 2367/2002/CE del 16 dicembre 2002 (5) il Parlamento europeo e il Consiglio hanno istituito il programma statistico comunitario per il periodo 2003-2007, che include le azioni statistiche della Comunità nel settore della salute e della sicurezza.
(5)
La decisione 2005/387/GAI del Consiglio del 10 maggio 2005, relativa allo scambio di informazioni, alla valutazione dei rischi e al controllo delle nuove sostanze psicoattive (6), definisce il ruolo dell'Osservatorio e del suo comitato scientifico nel sistema di scambio rapido delle informazioni e in materia di valutazione dei rischi delle nuove sostanze.
(6)
È opportuno tener conto delle nuove modalità di consumo e, in particolare, del policonsumo, che associa l'assunzione di droghe illegali a quella di sostanze legali o medicinali.
(7)
È opportuno che tra i compiti dell'Osservatorio rientri quello di fornire informazioni sulle migliori pratiche e sulle linee direttrici negli Stati membri e di agevolare lo scambio di tali pratiche tra essi.
(8)
La risoluzione del Consiglio del 10 dicembre 2001, relativa all’attuazione dei cinque indicatori epidemiologici di base in materia di droga, insiste sulla necessità che gli Stati membri garantiscano, appoggiandosi ai punti focali nazionali, la disponibilità di informazioni riguardanti i suddetti indicatori in una forma che consenta il raffronto. L'applicazione di tali indicatori da parte degli Stati membri è un presupposto necessario per lo svolgimento delle funzioni dell'Osservatorio quali enunciate nel presente regolamento.
(9)
È opportuno che la Commissione possa conferire direttamente all'Osservatorio la realizzazione dei progetti comunitari di assistenza strutturale nel settore dei sistemi d'informazione sulla droga nei paesi terzi, quali i paesi candidati o i paesi dei Balcani occidentali la cui partecipazione ai programmi e alle agenzie comunitarie è stata approvata dal Consiglio europeo.
(10)
L'organizzazione e i metodi di lavoro dell'Osservatorio dovrebbero corrispondere al carattere obiettivo dei risultati perseguiti, vale a dire la comparabilità e la compatibilità delle fonti e delle metodologie relative all'informazione sulla droga.
(11)
Le informazioni raccolte dall'Osservatorio dovrebbero riguardare settori prioritari di cui si dovrebbero definire il contenuto, la portata e le modalità di attuazione.
(12)
Già esistono organizzazioni e enti nazionali, europei ed internazionali in grado di fornire informazioni di questa natura, ed è necessario che l'Osservatorio possa esercitare le proprie funzioni in stretta cooperazione con essi.
(13)
Il regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (7), si dovrebbe applicare al trattamento dei dati personali da parte dell'Osservatorio.
(14)
L'Osservatorio dovrebbe inoltre applicare i principi generali e i limiti che regolano il diritto di accesso ai documenti previsti dall’articolo 255 del trattato e stabiliti dal regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all’accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (8).
(15)
L'Osservatorio dovrebbe essere dotato di personalità giuridica.
(16)
Tenuto conto dell’ampiezza della sua composizione, è opportuno che il consiglio di amministrazione dell'Osservatorio sia assistito da un comitato esecutivo.
(17)
Al fine di permettere una corretta informazione del Parlamento europeo sullo stato del fenomeno delle droghe nell'Unione europea, quest'ultimo dovrebbe avere il diritto di sottoporre ad audizione il direttore dell'Osservatorio.
(18)
I lavori dell’Osservatorio dovrebbero essere condotti in modo trasparente e la sua gestione sottoposta a tutte le disposizioni esistenti in materia di buona gestione e di lotta contro la frode, in particolare al regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 maggio 1999, relativo alle indagini svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (9), nonché all’accordo interistituzionale del 25 maggio 1999 tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell'Unione europea e la Commissione delle Comunità europee, relativo alle indagini interne svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (10), a cui l'Osservatorio ha aderito e per la messa in opera del quale ha adottato le necessarie disposizioni di esecuzione.
(19)
È opportuno effettuare, a intervalli regolari, una valutazione esterna dei lavori dell'Osservatorio e, sulla base di tale valutazione, il presente regolamento potrebbe essere, se del caso, aggiornato.
(20)
Poiché gli obiettivi del presente regolamento non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e, a causa delle dimensioni o degli effetti del presente regolamento, possono dunque essere meglio realizzati a livello comunitario la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(21)
Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti, in particolare, nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Obiettivo
1. Il presente regolamento istituisce l'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze(in seguito denominato «l'Osservatorio»).
2. L'obiettivo dell'Osservatorio consiste nel fornire alla Comunità e agli Stati membri, nei settori contemplati all'articolo 3, informazioni fattuali, obiettive, affidabili e comparabili a livello europeo sul fenomeno delle droghe e delle tossicodipendenze, nonché sulle loro conseguenze.
3. Le informazioni trattate o prodotte, di carattere statistico, documentario e tecnico, hanno lo scopo di contribuire a fornire alla Comunità e agli Stati membri una visione globale del fenomeno delle droghe e delle tossicodipendenze allorquando, nei settori delle rispettive competenze, essi prendono misure o definiscono azioni. La componente statistica di queste informazioni verrà sviluppata, in collaborazione con le autorità statistiche competenti, facendo ricorso ove del caso al programma statistico comunitario al fine di promuovere le sinergie ed evitare le duplicazioni. Si tiene conto anche di altri dati dell'Organizzazione mondiale della sanità e dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (l'ONU) disponibili a livello mondiale.
4. Fatto salvo l'articolo 2, lettera d), punto v), l'Osservatorio non può prendere misure che esulino dal campo dell'informazione e del trattamento dell'informazione.
5. L'Osservatorio non raccoglie dati che permettano l'identificazione delle persone o di piccoli gruppi di persone. Esso si astiene da qualsiasi attività di informazione relativa a casi concreti e nominativi.
Articolo 2
Funzioni
Per raggiungere l'obiettivo di cui all'articolo 1, l'Osservatorio svolge le funzioni seguenti nei settori della propria attività:
a)
Raccolta e analisi dei dati esistenti
i)
raccogliere, registrare e analizzare informazioni, compresi i dati frutto di ricerca, comunicati dagli Stati membri nonché i dati provenienti da fonti comunitarie, nazionali non governative e dalle competenti organizzazioni internazionali, compreso l'Ufficio europeo di polizia (Europol); fornire informazioni sulle migliori pratiche negli Stati membri e agevolare lo scambio di tali pratiche tra essi; tale attività di raccolta, di registrazione, di analisi e di informazione riguarda anche i dati relativi alle tendenze emergenti in materia di policonsumo, ivi compreso il consumo combinato di sostanze psicoattive lecite e illecite;
ii)
effettuare indagini, studi preparatori e di fattibilità, nonché le azioni pilota necessarie allo svolgimento dei propri compiti; organizzare riunioni di esperti e, se del caso, costituire i gruppi di lavoro ad hoc necessari a tal fine; costituire e mettere a disposizione risorse di documentazione scientifica aperte e favorire la promozione delle attività d'informazione;
iii)
offrire un sistema organizzativo e tecnico capace di fornire informazioni su programmi o azioni simili o complementari negli Stati membri;
iv)
costituire e coordinare, in consultazione e in cooperazione con le autorità e organizzazioni competenti degli Stati membri, la rete di cui all'articolo 5;
v)
facilitare gli scambi d'informazione tra i responsabili, i ricercatori, gli specialisti e le persone che si occupano dei problemi legati alla droga nelle organizzazioni governative e non governative;
b)
Miglioramento della metodologia di confronto dei dati
i)
assicurare una migliore comparabilità, obiettività e affidabilità dei dati a livello europeo elaborando gli indicatori e i criteri comuni di carattere non vincolante, ma di cui l'Osservatorio può raccomandare il rispetto ai fini di una maggiore coerenza dei metodi di misura utilizzati dagli Stati membri e dalla Comunità; in particolare, l'Osservatorio sviluppa mezzi e strumenti intesi a facilitare il controllo e la valutazione delle politiche nazionali da parte degli Stati membri e il controllo e la valutazione delle politiche dell'Unione da parte della Commissione;
ii)
facilitare e strutturare lo scambio di informazioni da un punto di vista qualitativo e quantitativo (banche dati);
c)
diffusione dei dati
i)
mettere a disposizione della Comunità, degli Stati membri e delle organizzazioni competenti le informazioni da esso prodotte;
ii)
assicurare l'ampia diffusione del lavoro svolto in ciascuno Stato membro e dalla Comunità stessa, ed eventualmente da paesi terzi o organizzazioni internazionali;
iii)
assicurare ampia diffusione delle informazioni affidabili non riservate; pubblicare ogni anno, sulla base dei dati raccolti, una relazione sull'evoluzione del fenomeno della droga comprendente dati sulle tendenze emergenti;
d)
Cooperazione con enti ed organizzazioni europei e internazionali e con paesi terzi
i)
contribuire a migliorare il coordinamento tra le azioni nazionali e comunitarie nei propri settori di attività;
ii)
fatti salvi gli obblighi degli Stati membri in materia di trasmissione di informazioni in virtù delle disposizioni delle convenzioni delle Nazioni Unite sulle droghe, promuovere l'integrazione dei dati sulle droghe e sulle tossicodipendenze raccolti negli Stati membri o provenienti dalla Comunità nei programmi internazionali di sorveglianza e di controllo delle droghe, in particolare quelli creati dall'ONU e dalle sue istituzioni specializzate;
iii)
cooperare attivamente con Europol per ottenere la massima efficacia nel controllo del problema droga;
iv)
cooperare attivamente con gli organismi e gli enti previsti all'articolo 20;
v)
su richiesta della Commissione e con l'approvazione del consiglio di amministrazione di cui all'articolo 9, trasmettere il suo know-how ad alcuni paesi terzi quali i paesi candidati o i paesi dei Balcani occidentali e dare un aiuto alla creazione e al potenziamento delle connessioni strutturali con la rete di cui all'articolo 5, oltre che all'istituzione e al consolidamento di punti focali nazionali previsti dallo stesso articolo;
e)
Obblighi di informazione
In generale, ove individui nuovi sviluppi e cambiamenti di tendenza, l'Osservatorio è tenuto ad informarne le competenti autorità degli Stati membri.
Articolo 3
Settori prioritari
L'obiettivo e le funzioni dell'Osservatorio, quali definiti agli articoli 1 e 2, sono attuati in base all'ordine di priorità riportato nell'allegato I.
Articolo 4
Metodo di lavoro
1. L'Osservatorio svolge progressivamente i propri compiti, in funzione degli obiettivi scelti nel quadro dei programmi di lavoro triennali e annuali di cui all'articolo 9, paragrafi 4 e 5 e dei mezzi disponibili.
2. Nell'esercizio delle proprie attività, l'Osservatorio, al fine di evitare sovrapposizioni, tiene conto delle attività già svolte da altre istituzioni e organismi esistenti o di futura creazione, in particolare Europol, e provvede ad apportare loro un valore aggiunto.
Articolo 5
Rete europea di informazione sulle droghe e le tossicodipendenze (Reitox)
1. L'Osservatorio dispone della «rete europea di informazione sulle droghe e le tossicodipendenze» (Reitox). Tale rete è formata da un punto focale per ciascuno Stato membro e per ciascun paese che abbia concluso un accordo conformemente all'articolo 21 nonché da un punto focale per la Commissione. La designazione dei punti focali nazionali fa parte della competenza esclusiva degli Stati interessati.
2. I punti focali nazionali costituiscono l'interfaccia tra gli Stati partecipanti e l'Osservatorio. Essi contribuiscono all'elaborazione di indicatori e di dati di base, ivi comprese le linee direttrici per la loro attuazione, in vista della produzione di un'informazione affidabile e comparabile a livello dell'Unione europea. Essi raccolgono ed analizzano in maniera obiettiva a livello nazionale, riunendo esperienze provenienti da settori diversi (sanità, giustizia, forze dell'ordine), in cooperazione con esperti ed organizzazioni nazionali operanti nel contesto della politica in materia di droghe, tutte le informazioni pertinenti relative alle droghe e alle tossicodipendenze, nonché alle politiche e alle soluzioni applicate. In particolare, essi forniscono dati relativi ai cinque indicatori epidemiologici definiti dall'Osservatorio.
Ogni Stato membro provvede affinché il proprio rappresentante nell'ambito della rete Reitox fornisca le informazioni elencate all'articolo 4, paragrafo 1, della decisione 2005/387/GAI.
I punti focali nazionali possono inoltre comunicare all'Osservatorio informazioni relative alle nuove tendenze per quanto concerne il consumo di sostanze psicoattive esistenti e/o di nuove combinazioni di sostanze psicoattive in grado di costituire un pericolo per la salute pubblica, nonché informazioni relative alle misure in materia di sanità pubblica che potrebbero essere adottate.
3. Le autorità nazionali assicurano il funzionamento del loro punto focale per la raccolta e l'analisi delle informazioni a livello nazionale sulla base di direttive adottate insieme all'Osservatorio.
4. I compiti specifici conferiti ai punti focali nazionali figurano nel programma triennale dell'Osservatorio, di cui all'articolo 9, paragrafo 4.
5. L'Osservatorio può, nel pieno rispetto della preminenza dei punti focali nazionali e in stretta collaborazione con essi, far ricorso al consiglio di esperti e a fonti di informazione complementari nel settore delle droghe e delle tossicodipendenze.
Articolo 6
Protezione e riservatezza dei dati
1. I dati relativi alle droghe e alle tossicodipendenze forniti all'Osservatorio o da esso comunicati possono essere pubblicati, fatto salvo il rispetto delle regole comunitarie e nazionali relative alla diffusione e alla riservatezza delle informazioni. I dati di carattere personale non possono essere pubblicati né essere resi accessibili al pubblico.
Gli Stati membri e i punti focali nazionali non sono obbligati a fornire informazioni classificate come riservate dal loro diritto nazionale.
2. All'Osservatorio si applica il regolamento (CE) n. 45/2001.
Articolo 7
Accesso ai documenti
1. Il regolamento (CE) n. 1049/2001 si applica ai documenti in possesso dell'Osservatorio.
2. Il consiglio di amministrazione di cui all'articolo 9 adotta le modalità pratiche di applicazione del regolamento (CE) n. 1049/2001.
3. Le decisioni adottate dall'Osservatorio a norma dell'articolo 8 del regolamento (CE) n. 1049/2001 possono costituire oggetto di denuncia presso il mediatore o di ricorso giurisdizionale dinanzi alla Corte di giustizia delle Comunità europee alle condizioni previste rispettivamente dagli articoli 195 e 230 del trattato.
Articolo 8
Capacità giuridica e sede
1. L'Osservatorio ha personalità giuridica. In ciascuno degli Stati membri, esso ha la più ampia capacità giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dalle legislazioni nazionali; esso può in particolare acquistare o alienare beni immobili e mobili e stare in giudizio.
2. L'Osservatorio ha sede a Lisbona.
Articolo 9
Consiglio di amministrazione
1. L'Osservatorio ha un consiglio di amministrazione composto da un rappresentante di ogni Stato membro, da due rappresentanti della Commissione, da due esperti indipendenti particolarmente competenti in materia di droghe, designati dal Parlamento europeo, nonché da un rappresentante di ciascun paese che ha concluso un accordo ai sensi dell'articolo 21.
Ogni membro del consiglio di amministrazione dispone di un voto ad eccezione dei membri rappresentanti dei paesi che hanno concluso accordi ai sensi dell'articolo 21, che non hanno diritto di voto.
Le decisioni del consiglio di amministrazione sono prese alla maggioranza di due terzi dei membri con diritto di voto, ad eccezione dei casi previsti al paragrafo 6 del presente articolo e all'articolo 20.
Ogni membro del consiglio di amministrazione può essere assistito o sostituito da un supplente; in assenza del titolare che dispone del diritto di voto, il supplente può esercitare tale diritto.
Il consiglio di amministrazione può invitare, come osservatori senza diritto di voto, rappresentanti delle organizzazioni internazionali con cui l'Osservatorio coopera a norma dell'articolo 20.
2. Il presidente e il vicepresidente del consiglio di amministrazione sono eletti fra e dai membri dello stesso per un triennio; il loro mandato è rinnovabile una volta.
Il presidente e il vicepresidente hanno il diritto di partecipare alla votazione.
Il consiglio di amministrazione stabilisce il proprio regolamento interno.
3. Il consiglio di amministrazione si riunisce su convocazione del presidente. Esso tiene una riunione ordinaria almeno una volta all'anno. Il direttore dell'Osservatorio, come stabilito all'articolo 11, partecipa alle riunioni del consiglio di amministrazione senza diritto di voto e svolge, a norma dell'articolo 11, paragrafo 3, le funzioni di segretariato del consiglio di amministrazione.
4. Il consiglio di amministrazione adotta un programma di lavoro triennale sulla base di un progetto presentato dal direttore, previa consultazione del comitato scientifico di cui all'articolo 13 e previo parere della Commissione, e lo trasmette al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione.
5. Nel quadro del programma di lavoro triennale, il consiglio di amministrazione adotta ogni anno il programma di lavoro annuale dell'Osservatorio sulla base di un progetto presentato dal direttore, previa consultazione del comitato scientifico e previo parere della Commissione. Tale programma di lavoro è trasmesso al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione. Esso può essere modificato nel corso dell'anno secondo la medesima procedura.
6. Qualora la Commissione esprima il proprio disaccordo con il programma di lavoro triennale o annuale, tali programmi vengono adottati dal consiglio di amministrazione a maggioranza dei tre quarti dei membri con diritto di voto.
7. Il consiglio di amministrazione adotta una relazione annuale sulle attività dell'Osservatorio e la comunica, entro il 15 giugno di ogni anno, al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione, alla Corte dei conti e agli Stati membri.
8. L'Osservatorio trasmette ogni anno all'autorità di bilancio qualsiasi informazione utile riguardante i risultati delle procedure di valutazione.
Articolo 10
Comitato esecutivo
1. Il consiglio di amministrazione è assistito da un comitato esecutivo. Il comitato esecutivo è composto dal presidente e dal vicepresidente del consiglio di amministrazione, da altri due membri del consiglio di amministrazione in rappresentanza degli Stati membri e nominati dal consiglio di amministrazione stesso e da due rappresentanti della Commissione. Il direttore partecipa alle riunioni del comitato esecutivo.
2. Il comitato esecutivo si riunisce almeno due volte all'anno e ogni qualvolta necessario, per preparare le decisioni del consiglio di amministrazione e assistere e consigliare il direttore. Esso delibera a nome del consiglio di amministrazione sulle questioni previste dal regolamento finanziario adottato a norma dell'articolo 15, paragrafo 10 e non riservate al consiglio di amministrazione ai sensi del presente regolamento. Le sue decisioni sono adottate per consenso.
Articolo 11
Direttore
1. L'Osservatorio è posto sotto la direzione di un direttore nominato dal consiglio di amministrazione su proposta della Commissione per un mandato di cinque anni, rinnovabile.
2. Anteriormente alla nomina per il primo di un massimo di due mandati, il candidato designato dal consiglio di amministrazione per il posto di direttore è invitato senza indugio a fare una dichiarazione davanti al Parlamento europeo e a rispondere alle domande poste dai membri di questa istituzione.
3. Il direttore è responsabile:
a)
dell'elaborazione e dell'esecuzione delle decisioni e dei programmi approvati dal consiglio di amministrazione,
b)
dell'ordinaria amministrazione,
c)
della preparazione dei programmi di lavoro dell'Osservatorio,
d)
della preparazione del progetto di stato di previsione delle entrate e delle spese e dell'esecuzione del bilancio dell'Osservatorio,
e)
della preparazione e della pubblicazione delle relazioni previste dal presente regolamento,
f)
della gestione di tutte le questioni riguardanti il personale, in particolare l'esercizio dei poteri conferiti all'autorità che ha il potere di nomina,
g)
della definizione della struttura organizzativa dell'Osservatorio e della sua presentazione al consiglio di amministrazione per approvazione,
h)
dell'esecuzione delle funzioni di cui agli articoli 1 e 2,
i)
della valutazione periodica dei lavori dell'Osservatorio.
4. Il direttore rende conto della propria gestione al consiglio di amministrazione.
5. Il direttore ha la rappresentanza legale dell'Osservatorio.
Articolo 12
Audizione del direttore e del presidente del consiglio di amministrazione davanti al Parlamento europeo
Il direttore presenta al Parlamento europeo, con cadenza annuale, la relazione generale sulle attività dell'Osservatorio. Il Parlamento europeo può inoltre chiedere l'audizione del direttore e del presidente del consiglio di amministrazione in merito a questioni connesse alle attività dell'Osservatorio.
Articolo 13
Comitato scientifico
1. Il consiglio di amministrazione e il direttore sono assistiti da un comitato scientifico incaricato di emettere un parere, nei casi previsti dal presente regolamento, su qualsiasi questione scientifica relativa alle attività dell'Osservatorio sottopostagli dal consiglio di amministrazione o dal direttore.
I pareri del comitato scientifico vengono pubblicati.
2. Il comitato scientifico è composto da un massimo di quindici scienziati di chiara fama nominati, in ragione della loro eccellenza scientifica e della loro indipendenza, dal consiglio di amministrazione, a seguito della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea di un invito a manifestare interesse. La procedura di selezione assicura che i campi di specializzazione dei membri del comitato scientifico coprano i più rilevanti tra i settori scientifici legati ai problemi delle droghe e delle tossicodipendenze.
I membri del comitato scientifico sono nominati a titolo personale e forniscono il loro parere in piena indipendenza rispetto agli Stati membri e alle istituzioni comunitarie.
Il comitato scientifico tiene conto delle varie posizioni espresse nelle perizie effettuate a livello nazionale, ove disponibili, prima di emettere un parere.
Ai fini dell'esecuzione della decisione 2005/387/GAI, il comitato scientifico può essere allargato seguendo la procedura di cui all'articolo 6, paragrafo 2 di tale decisione.
3. Il mandato dei membri del comitato scientifico ha la durata di tre anni ed è rinnovabile.
4. Il comitato scientifico elegge il proprio presidente per un periodo di tre anni. Esso è convocato dal proprio presidente almeno una volta all'anno.
Articolo 14
Formazione del bilancio
1. Tutte le entrate e le spese dell'Osservatorio formano oggetto di previsioni per ciascun esercizio finanziario, che coincide con l'anno civile, e sono iscritte nel bilancio dell'Osservatorio.
2. Il bilancio dell'Osservatorio è in pareggio in entrate e spese.
3. Le entrate dell'Osservatorio comprendono, a prescindere da altre risorse, un contributo della Comunità iscritto nel bilancio generale dell'Unione europea (sezione «Commissione»), i pagamenti ricevuti come corrispettivo di servizi resi e gli eventuali contributi finanziari delle organizzazioni o enti e dei paesi terzi di cui rispettivamente agli articoli 20 e 21.
4. Le spese dell'Osservatorio comprendono in particolare:
a)
le retribuzioni del personale, le spese amministrative e di infrastruttura, le spese d'esercizio;
b)
le spese di sostegno ai punti focali della Reitox.
5. Ogni anno, il consiglio di amministrazione adotta, sulla base di un progetto stabilito dal direttore, lo stato di previsione delle entrate e delle spese dell'Osservatorio per l'esercizio finanziario successivo. Il consiglio di amministrazione trasmette alla Commissione lo stato di previsione, accompagnato da un progetto di tabella dell'organico e dal programma di lavoro dell'Osservatorio, entro il 31 marzo. La Commissione trasmette lo stato di previsione al Parlamento europeo e al Consiglio (di seguito denominati «l'autorità di bilancio») insieme al progetto preliminare di bilancio generale dell'Unione europea.
6. Sulla base dello stato di previsione, la Commissione iscrive le stime per quanto concerne la tabella dell'organico e l'importo della sovvenzione a carico del bilancio generale nel progetto preliminare di bilancio generale dell'Unione europea che essa presenta all'autorità di bilancio conformemente all'articolo 272 del trattato.
7. L'autorità di bilancio autorizza gli stanziamenti a titolo della sovvenzione destinata all'Osservatorio e adotta la tabella dell'organico dell'Osservatorio.
8. Il consiglio di amministrazione adotta il bilancio dell'Osservatorio. Esso diventa definitivo dopo l'adozione definitiva del bilancio generale dell'Unione europea. Se necessario, è adeguato di conseguenza.
9. Il consiglio di amministrazione comunica quanto prima all'autorità di bilancio la propria intenzione di realizzare qualsiasi progetto che possa avere incidenze finanziarie significative sul finanziamento del bilancio, segnatamente i progetti di natura immobiliare, quali l'affitto o l'acquisto di edifici. Esso ne informa la Commissione.
Qualora un ramo dell'autorità di bilancio comunichi che intende emettere un parere, esso lo trasmette al consiglio di amministrazione entro sei settimane dalla notifica del progetto.
Articolo 15
Esecuzione del bilancio
1. Il direttore cura l'esecuzione del bilancio dell'Osservatorio.
2. Entro il 1o marzo successivo alla chiusura dell'esercizio finanziario, il contabile dell'Osservatorio comunica i conti provvisori, insieme alla relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell'esercizio, al contabile della Commissione, il quale procede al consolidamento dei conti provvisori delle istituzioni e degli organismi decentrati ai sensi dell'articolo 128 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, del 25 giugno 2002, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee (11) (nel prosieguo: il «regolamento finanziario generale»).
3. Entro il 31 marzo successivo alla chiusura dell'esercizio finanziario, il contabile della Commissione trasmette i conti provvisori dell'Osservatorio, insieme alla relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell'esercizio, alla Corte dei conti. La relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell'esercizio viene trasmessa anche al Parlamento europeo e al Consiglio.
4. Al ricevimento delle osservazioni formulate dalla Corte dei conti in merito ai conti provvisori dell'Osservatorio, ai sensi delle disposizioni dell'articolo 129 del regolamento finanziario generale, il direttore stabilisce i conti definitivi dell'Osservatorio, sotto la propria responsabilità, e li trasmette per parere al consiglio di amministrazione.
5. Il consiglio di amministrazione formula un parere sui conti definitivi dell'Osservatorio.
6. Entro il 1o luglio successivo alla chiusura dell'esercizio, il direttore trasmette i conti definitivi, accompagnati dal parere del consiglio di amministrazione, al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione e alla Corte dei conti.
I conti definitivi vengono pubblicati.
7. Entro il 30 settembre, il direttore dell'Osservatorio invia alla Corte dei conti una risposta alle osservazioni di quest'ultima. Trasmette tale risposta anche al consiglio di amministrazione.
8. Il direttore presenta al Parlamento europeo, su richiesta di quest'ultimo e conformemente ai termini previsti dall'articolo 146, paragrafo 3, del regolamento finanziario generale, tutte le informazioni necessarie al corretto svolgimento della procedura di discarico per l'esercizio in oggetto.
9. Il Parlamento europeo, su raccomandazione del Consiglio che delibera a maggioranza qualificata, dà discarico al direttore, anteriormente al 30 aprile dell'anno N + 2, dell'esecuzione del bilancio dell'esercizio N.
10. Il regolamento finanziario applicabile all'Osservatorio è adottato dal consiglio di amministrazione previa consultazione della Commissione. Può discostarsi dal regolamento (CE, Euratom) n. 2343/2002 della Commissione (12), che reca regolamento finanziario quadro degli organismi di cui all'articolo 185 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 solo se lo richiedono esigenze specifiche di funzionamento dell'Osservatorio e previo accordo della Commissione.
Articolo 16
Lotta contro la frode
1. Ai fini della lotta contro la frode, la corruzione ed ogni altra attività illecita che lede gli interessi finanziari delle Comunità, si applicano integralmente all'Osservatorio le disposizioni del regolamento (CE) n. 1073/1999.
2. Le decisioni di finanziamento e gli accordi e strumenti di esecuzione che ne derivano prevedono espressamente che la Corte dei Conti e l'OLAF possano, se del caso, effettuare controlli in loco presso i beneficiari dei crediti dell'Osservatorio.
Articolo 17
Privilegi e immunità
Il protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee è applicabile all'Osservatorio.
Articolo 18
Statuto del personale
Al personale dell'Osservatorio si applicano lo statuto dei funzionari delle Comunità europee, il regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee e le regole adottate congiuntamente dalle istituzioni comunitarie per l'applicazione degli stessi.
L'assunzione presso l'Osservatorio di personale di paesi terzi a seguito della conclusione degli accordi di cui all'articolo 21 deve essere in ogni caso conforme allo statuto dei funzionari e al regime di cui al paragrafo 1 del presente articolo.
L'Osservatorio esercita nei confronti del proprio personale i poteri devoluti all'autorità investita del potere di nomina.
Il consiglio di amministrazione approva, di concerto con la Commissione, le opportune modalità di applicazione, a norma dell'articolo 110 dello statuto dei funzionari e del regime di cui al paragrafo 1.
Il consiglio di amministrazione può adottare disposizioni che consentano di assumere esperti nazionali distaccati dagli Stati membri presso l'Osservatorio.
Articolo 19
Responsabilità
1. La responsabilità contrattuale dell'Osservatorio è regolata dalla legge applicabile al contratto in causa. La Corte di giustizia è competente a decidere in virtù di una clausola compromissoria contenuta in un contratto concluso dall'Osservatorio.
2. In materia di responsabilità extracontrattuale, l'Osservatorio deve risarcire, conformemente ai principi generali comuni ai diritti degli Stati membri, i danni cagionati da esso o dai propri agenti nell'esercizio delle loro funzioni. La Corte di giustizia è competente a pronunciarsi sulle controversie in materia risarcitoria.
3. La responsabilità personale degli agenti nei confronti dell'Osservatorio è regolata dalle disposizioni applicabili al personale dell'Osservatorio.
Articolo 20
Cooperazione con altre organizzazioni o altri enti
Fatti salvi i collegamenti che la Commissione può assicurare in conformità dell'articolo 302 del trattato, l'Osservatorio ricerca attivamente la cooperazione delle organizzazioni internazionali e di altri enti, governativi o non governativi, segnatamente europei, competenti in materia di droga.
Tale cooperazione deve essere fondata su accordi conclusi con le autorità e le organizzazioni menzionate nel primo comma. Tali accordi sono adottati dal consiglio di amministrazione sulla base di un progetto presentato dal direttore e previo parere della Commissione. Qualora la Commissione non approvi gli accordi suddetti, essi sono adottati dal consiglio d'amministrazione a maggioranza dei tre quarti dei membri con diritto di voto.
Articolo 21
Partecipazione di paesi terzi
L'Osservatorio è aperto alla partecipazione dei paesi terzi che condividono l'interesse della Comunità e dei suoi Stati membri per gli obiettivi e le realizzazioni dell'Osservatorio, in forza di accordi stipulati tra i medesimi e la Comunità in base all'articolo 300 del trattato.
Articolo 22
Competenza della Corte di giustizia
La Corte di giustizia è competente a pronunciarsi sui ricorsi proposti contro l'Osservatorio, ai sensi dell'articolo 230 del trattato.
Articolo 23
Relazione di valutazione
La Commissione avvia una valutazione esterna dell'Osservatorio ogni sei anni, per farla coincidere con il completamento di due dei programmi di lavoro triennali dello stesso. Tale valutazione deve includere anche il sistema Reitox. La Commissione trasmette la relazione di valutazione al Parlamento europeo, al Consiglio e al consiglio di amministrazione.
In questo contesto la Commissione presenta, ove del caso, una proposta di revisione delle disposizioni del presente regolamento alla luce dell'evolversi della situazione delle agenzie di regolazione, secondo la procedura prevista all'articolo 251 del trattato.
Articolo 24
Abrogazione
Il regolamento (CEE) n. 302/93 è abrogato.
I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento e devono leggersi in base alla tabella di corrispondenza di cui all'allegato III.
Articolo 25
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Strasburgo, il 12 dicembre 2006.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
Il presidente
M. PEKKARINEN
(1) GU C 69 del 21.3.2006, pag. 22.
(2) Parere del Parlamento europeo del 14 giugno 2006 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 36 del 12.2.1993, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1651/2003 (GU L 245 del 29.9.2003, pag. 30).
(4) Cfr. allegato II.
(5) GU L 358 del 31.12.2002, pag. 1. Decisione modificata dalla decisione n. 787/2004/CE (GU L 138 del 30.4.2004, pag. 12).
(6) GU L 127 del 20.5.2005, pag. 32.
(7) GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1.
(8) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.
(9) GU L 136 del 31.5.1999, pag. 1.
(10) GU L 136 del 31.5.1999, pag. 15.
(11) GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1.
(12) GU L 357 del 31.12.2002, pag. 72.
ALLEGATO I
A.
I lavori dell'Osservatorio sono svolti nel rispetto delle competenze proprie della Comunità e dei suoi Stati membri in materia di droghe, come definite dal trattato. Essi riguardano i vari aspetti del fenomeno delle droghe e delle tossicodipendenze, nonché le risposte che vi sono date. In proposito, l'Osservatorio si lascia guidare dalle strategie e dai piani di azione in materia di droga adottati dall'Unione europea.
I settori prioritari dell'Osservatorio sono i seguenti:
1)
il monitoraggio dello stato del fenomeno delle droghe, attraverso, in particolare, indicatori epidemiologici o di altro tipo ed il monitoraggio delle tendenze emergenti, segnatamente in materia di policonsumo;
2)
il controllo delle risposte date ai problemi legati alla droga e la fornitura di informazioni sulle migliori pratiche negli Stati membri nonché l'agevolazione dello scambio di tali pratiche tra essi;
3)
la valutazione dei rischi delle nuove sostanze psicoattive e l'allestimento di un sistema di allarme rapido relativo al consumo di queste sostanze, nonché alle nuove modalità di consumo delle sostanze psicoattive esistenti;
4)
l'elaborazione di mezzi e strumenti intesi a facilitare il controllo e la valutazione delle politiche nazionali da parte degli Stati membri e il controllo e la valutazione delle politiche dell'Unione europea da parte della Commissione.
B.
La Commissione mette a disposizione dell'Osservatorio, a fini di divulgazione, le informazioni e i dati statistici di cui dispone in virtù delle proprie competenze.
ALLEGATO II
REGOLAMENTO ABROGATO E SUCCESSIVE MODIFICHE
Regolamento (CEE) n. 302/93 del Consiglio
GU L 36 del 12.2.1993, pag. 1.
Regolamento (CE) n. 3294/94 del Consiglio
GU L 341 del 30.12.1994, pag. 7.
Regolamento (CE) n. 2220/2000 del Consiglio
GU L 253 del 7.10.2000, pag. 1.
Regolamento (CE) n. 1651/2003 del Consiglio
GU L 245 del 29.9.2003, pag. 30.
ALLEGATO III
TABELLA DI CORRISPONDENZA
Regolamento (CEE) n. 302/93 del Consiglio
Presente regolamento
Articolo 1
Articolo 1
—
Articolo 1, paragrafo 3, seconda e terza frase
Articolo 2, lettera A, introduzione
Articolo 2, lettera a), introduzione
Articolo 2, lettera A, punto 1
Articolo 2, lettera a), punto i), prima frase
—
Articolo 2, lettera a), punto i), seconda e terza frase
Articolo 2, lettera A, punti da 2 a 5
Articolo 2, lettera a), punti da ii) a v)
Articolo 2, lettera B, introduzione
Articolo 2, lettera b), introduzione
Articolo 2, lettera B, punto 6, prima frase
Articolo 2, lettera b), punto i), prima frase
—
Articolo 2, lettera b), punto i), seconda frase
Articolo 2, lettera B, punto 7
Articolo 2, lettera b), punto ii)
Articolo 2, lettera C, introduzione
Articolo 2, lettera c), introduzione
Articolo 2, lettera C, punti da 8 a 10
Articolo 2, lettera c), punti da i) a iii)
Articolo 2, lettera D, introduzione
Articolo 2, lettera d), introduzione
Articolo 2, lettera D, punti da 11 a 13
Articolo 2, lettera d), punti i), ii) e iv)
—
Articolo 2, lettera d), punti iii) e v)
—
Articolo 2, lettera e)
Articolo 3
Articolo 4
Articolo 4
Articolo 3
Articolo 5, paragrafo 1
Articolo 5, paragrafo 1
—
Articolo 5, paragrafi 2, 3 e 4
Articolo 5, paragrafo 4
Articolo 5, paragrafo 5
Articolo 6, paragrafi 2 e 3
Articolo 6, paragrafo 1
—
Articolo 6, paragrafo 2
Articolo 6 bis
Articolo 7
Articolo 7
Articolo 8
—
Articolo 8, titolo
—
Articolo 8, paragrafo 2
Articolo 8, paragrafo 1
Articolo 9, paragrafo 1, primo, quarto e quinto comma
Articolo 8, paragrafo 2
Articolo 9, paragrafo 1, secondo e terzo comma
Articolo 9, paragrafo 2
Articolo 9 paragrafo 3, seconda frase
—
Articolo 9, paragrafo 3, prima e terza frase
Articolo 8, paragrafo 3
Articolo 9, paragrafo 4
Articolo 8, paragrafo 4
Articolo 9, paragrafo 5, prima e terza frase
—
Articolo 9, paragrafo 5, seconda frase
—
Articolo 9, paragrafo 6
Articolo 8, paragrafi 5 e 6
Articolo 9, paragrafi 7 e 8
—
Articolo 10
Articolo 9, paragrafo 1, primo comma
Articolo 11, paragrafo 1
—
Articolo 11, paragrafo 2
Articolo 9, paragrafo 1, secondo comma
Articolo 11, paragrafo 3
Articolo 9, paragrafo 1, secondo comma, dal primo al sesto trattino
Articolo 11, paragrafo 3, lettere da a) a f), prima frase
—
Articolo 11, paragrafo 3, lettera f), seconda frase
—
Articolo 11, paragrafo 3, lettera g)
Articolo 9, paragrafo 1, secondo comma, settimo trattino
Articolo 11, paragrafo 3, lettera h)
—
Articolo 11, paragrafo 3, lettera i)
Articolo 9, paragrafi 2 e 3
Articolo 11, paragrafi 4 e 5
—
Articolo 12
Articolo 10, paragrafo 1,
Articolo 13, paragrafo 1
Articolo 10, paragrafo 2
Articolo 13, paragrafo 2, primo e quarto comma
—
Articolo 13, paragrafo 2, secondo e terzo comma
Articolo 10, paragrafi 3, 4 e 5
Articolo 13, paragrafi 3 e 4
Articolo 11, paragrafi da 1 a 6
Articolo 14, paragrafi da 1 a 5
Articolo 11, paragrafi da 7 a 10
Articolo 14, paragrafi da 6 a 9
Articolo 11 bis, paragrafi da 1 a 5
Articolo 15, paragrafi da 1 a 5
Articolo 11 bis, paragrafi 6 e 7
Articolo 15, paragrafo 6
Articolo 11 bis, paragrafi da 8 a 11
Articolo 15, paragrafi da 7 a 10
—
Articolo 16
Articolo 12
Articolo 20
—
Articolo 20, secondo comma
Articolo 13, paragrafo 1
Articolo 21
Articolo 13, paragrafo 2
—
Articolo 14
Articolo 17
Articolo 15
Articolo 18, primo, terzo e quarto comma
—
Articolo 18, secondo e quinto comma
Articolo 16
Articolo 19
Articolo 17
Articolo 22
Articolo 18
Articolo 23, primo comma, prima e terza frase
—
Articolo 23, primo comma, seconda frase
—
Articolo 23, secondo comma
—
Articolo 24
Articolo 19
Articolo 25
Allegato, lettera A, primo comma
Allegato I, lettera A, primo comma, prima frase
—
Allegato I, lettera A, primo comma, seconda e terza frase
—
Allegato I, lettera A, secondo comma, punti da 1) a 4)
Allegato, lettera A, secondo comma, punti da 1) a 5)
—
Allegato, lettera B
Allegato I, lettera B
Allegato, lettera C
—
—
Allegato II
—
Allegato III
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (CE) N. 1920/2006 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 12 dicembre 2006
relativo all'istituzione di un Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (rifusione)
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 152,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
Nella riunione tenutasi a Lussemburgo il 28 e 29 giugno 1991, il Consiglio europeo ha approvato il principio della costituzione di un Osservatorio europeo delle droghe. Detto ente, denominato Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (in seguito denominato «l'Osservatorio»), è stato istituito con il regolamento (CEE) n. 302/93 del Consiglio, dell’8 febbraio 1993 (3), che è stato modificato a più riprese e in modo sostanziale (4). Esso deve ora essere nuovamente modificato ed è quindi opportuno provvedere, per ragioni di chiarezza, alla sua rifusione.
(2)
Sono necessarie concrete informazioni obiettive, affidabili e comparabili a livello comunitario sul fenomeno delle droghe e delle tossicodipendenze, nonché sulle loro conseguenze, onde contribuire a fornire alla Comunità ed agli Stati membri una visione globale e offrire loro un valore aggiunto allorquando, nei settori delle rispettive competenze, essi adottano misure o definiscono azioni contro la droga.
(3)
Il fenomeno della droga comporta aspetti molteplici e complessi, strettamente collegati tra loro e difficilmente dissociabili. Occorre pertanto affidare all'Osservatorio il compito d'informazione globale che contribuisca a fornire alla Comunità e agli Stati membri una visione d'insieme del fenomeno delle droghe e delle tossicodipendenze. Questa missione non dovrebbe pregiudicare la ripartizione delle competenze tra la Comunità e gli Stati membri per quanto riguarda le disposizioni legislative relative all'offerta o alla domanda di droghe.
(4)
Con decisione n. 2367/2002/CE del 16 dicembre 2002 (5) il Parlamento europeo e il Consiglio hanno istituito il programma statistico comunitario per il periodo 2003-2007, che include le azioni statistiche della Comunità nel settore della salute e della sicurezza.
(5)
La decisione 2005/387/GAI del Consiglio del 10 maggio 2005, relativa allo scambio di informazioni, alla valutazione dei rischi e al controllo delle nuove sostanze psicoattive (6), definisce il ruolo dell'Osservatorio e del suo comitato scientifico nel sistema di scambio rapido delle informazioni e in materia di valutazione dei rischi delle nuove sostanze.
(6)
È opportuno tener conto delle nuove modalità di consumo e, in particolare, del policonsumo, che associa l'assunzione di droghe illegali a quella di sostanze legali o medicinali.
(7)
È opportuno che tra i compiti dell'Osservatorio rientri quello di fornire informazioni sulle migliori pratiche e sulle linee direttrici negli Stati membri e di agevolare lo scambio di tali pratiche tra essi.
(8)
La risoluzione del Consiglio del 10 dicembre 2001, relativa all’attuazione dei cinque indicatori epidemiologici di base in materia di droga, insiste sulla necessità che gli Stati membri garantiscano, appoggiandosi ai punti focali nazionali, la disponibilità di informazioni riguardanti i suddetti indicatori in una forma che consenta il raffronto. L'applicazione di tali indicatori da parte degli Stati membri è un presupposto necessario per lo svolgimento delle funzioni dell'Osservatorio quali enunciate nel presente regolamento.
(9)
È opportuno che la Commissione possa conferire direttamente all'Osservatorio la realizzazione dei progetti comunitari di assistenza strutturale nel settore dei sistemi d'informazione sulla droga nei paesi terzi, quali i paesi candidati o i paesi dei Balcani occidentali la cui partecipazione ai programmi e alle agenzie comunitarie è stata approvata dal Consiglio europeo.
(10)
L'organizzazione e i metodi di lavoro dell'Osservatorio dovrebbero corrispondere al carattere obiettivo dei risultati perseguiti, vale a dire la comparabilità e la compatibilità delle fonti e delle metodologie relative all'informazione sulla droga.
(11)
Le informazioni raccolte dall'Osservatorio dovrebbero riguardare settori prioritari di cui si dovrebbero definire il contenuto, la portata e le modalità di attuazione.
(12)
Già esistono organizzazioni e enti nazionali, europei ed internazionali in grado di fornire informazioni di questa natura, ed è necessario che l'Osservatorio possa esercitare le proprie funzioni in stretta cooperazione con essi.
(13)
Il regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (7), si dovrebbe applicare al trattamento dei dati personali da parte dell'Osservatorio.
(14)
L'Osservatorio dovrebbe inoltre applicare i principi generali e i limiti che regolano il diritto di accesso ai documenti previsti dall’articolo 255 del trattato e stabiliti dal regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all’accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (8).
(15)
L'Osservatorio dovrebbe essere dotato di personalità giuridica.
(16)
Tenuto conto dell’ampiezza della sua composizione, è opportuno che il consiglio di amministrazione dell'Osservatorio sia assistito da un comitato esecutivo.
(17)
Al fine di permettere una corretta informazione del Parlamento europeo sullo stato del fenomeno delle droghe nell'Unione europea, quest'ultimo dovrebbe avere il diritto di sottoporre ad audizione il direttore dell'Osservatorio.
(18)
I lavori dell’Osservatorio dovrebbero essere condotti in modo trasparente e la sua gestione sottoposta a tutte le disposizioni esistenti in materia di buona gestione e di lotta contro la frode, in particolare al regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 maggio 1999, relativo alle indagini svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (9), nonché all’accordo interistituzionale del 25 maggio 1999 tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell'Unione europea e la Commissione delle Comunità europee, relativo alle indagini interne svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (10), a cui l'Osservatorio ha aderito e per la messa in opera del quale ha adottato le necessarie disposizioni di esecuzione.
(19)
È opportuno effettuare, a intervalli regolari, una valutazione esterna dei lavori dell'Osservatorio e, sulla base di tale valutazione, il presente regolamento potrebbe essere, se del caso, aggiornato.
(20)
Poiché gli obiettivi del presente regolamento non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e, a causa delle dimensioni o degli effetti del presente regolamento, possono dunque essere meglio realizzati a livello comunitario la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(21)
Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali e osserva i principi riconosciuti, in particolare, nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Obiettivo
1. Il presente regolamento istituisce l'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze(in seguito denominato «l'Osservatorio»).
2. L'obiettivo dell'Osservatorio consiste nel fornire alla Comunità e agli Stati membri, nei settori contemplati all'articolo 3, informazioni fattuali, obiettive, affidabili e comparabili a livello europeo sul fenomeno delle droghe e delle tossicodipendenze, nonché sulle loro conseguenze.
3. Le informazioni trattate o prodotte, di carattere statistico, documentario e tecnico, hanno lo scopo di contribuire a fornire alla Comunità e agli Stati membri una visione globale del fenomeno delle droghe e delle tossicodipendenze allorquando, nei settori delle rispettive competenze, essi prendono misure o definiscono azioni. La componente statistica di queste informazioni verrà sviluppata, in collaborazione con le autorità statistiche competenti, facendo ricorso ove del caso al programma statistico comunitario al fine di promuovere le sinergie ed evitare le duplicazioni. Si tiene conto anche di altri dati dell'Organizzazione mondiale della sanità e dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (l'ONU) disponibili a livello mondiale.
4. Fatto salvo l'articolo 2, lettera d), punto v), l'Osservatorio non può prendere misure che esulino dal campo dell'informazione e del trattamento dell'informazione.
5. L'Osservatorio non raccoglie dati che permettano l'identificazione delle persone o di piccoli gruppi di persone. Esso si astiene da qualsiasi attività di informazione relativa a casi concreti e nominativi.
Articolo 2
Funzioni
Per raggiungere l'obiettivo di cui all'articolo 1, l'Osservatorio svolge le funzioni seguenti nei settori della propria attività:
a)
Raccolta e analisi dei dati esistenti
i)
raccogliere, registrare e analizzare informazioni, compresi i dati frutto di ricerca, comunicati dagli Stati membri nonché i dati provenienti da fonti comunitarie, nazionali non governative e dalle competenti organizzazioni internazionali, compreso l'Ufficio europeo di polizia (Europol); fornire informazioni sulle migliori pratiche negli Stati membri e agevolare lo scambio di tali pratiche tra essi; tale attività di raccolta, di registrazione, di analisi e di informazione riguarda anche i dati relativi alle tendenze emergenti in materia di policonsumo, ivi compreso il consumo combinato di sostanze psicoattive lecite e illecite;
ii)
effettuare indagini, studi preparatori e di fattibilità, nonché le azioni pilota necessarie allo svolgimento dei propri compiti; organizzare riunioni di esperti e, se del caso, costituire i gruppi di lavoro ad hoc necessari a tal fine; costituire e mettere a disposizione risorse di documentazione scientifica aperte e favorire la promozione delle attività d'informazione;
iii)
offrire un sistema organizzativo e tecnico capace di fornire informazioni su programmi o azioni simili o complementari negli Stati membri;
iv)
costituire e coordinare, in consultazione e in cooperazione con le autorità e organizzazioni competenti degli Stati membri, la rete di cui all'articolo 5;
v)
facilitare gli scambi d'informazione tra i responsabili, i ricercatori, gli specialisti e le persone che si occupano dei problemi legati alla droga nelle organizzazioni governative e non governative;
b)
Miglioramento della metodologia di confronto dei dati
i)
assicurare una migliore comparabilità, obiettività e affidabilità dei dati a livello europeo elaborando gli indicatori e i criteri comuni di carattere non vincolante, ma di cui l'Osservatorio può raccomandare il rispetto ai fini di una maggiore coerenza dei metodi di misura utilizzati dagli Stati membri e dalla Comunità; in particolare, l'Osservatorio sviluppa mezzi e strumenti intesi a facilitare il controllo e la valutazione delle politiche nazionali da parte degli Stati membri e il controllo e la valutazione delle politiche dell'Unione da parte della Commissione;
ii)
facilitare e strutturare lo scambio di informazioni da un punto di vista qualitativo e quantitativo (banche dati);
c)
diffusione dei dati
i)
mettere a disposizione della Comunità, degli Stati membri e delle organizzazioni competenti le informazioni da esso prodotte;
ii)
assicurare l'ampia diffusione del lavoro svolto in ciascuno Stato membro e dalla Comunità stessa, ed eventualmente da paesi terzi o organizzazioni internazionali;
iii)
assicurare ampia diffusione delle informazioni affidabili non riservate; pubblicare ogni anno, sulla base dei dati raccolti, una relazione sull'evoluzione del fenomeno della droga comprendente dati sulle tendenze emergenti;
d)
Cooperazione con enti ed organizzazioni europei e internazionali e con paesi terzi
i)
contribuire a migliorare il coordinamento tra le azioni nazionali e comunitarie nei propri settori di attività;
ii)
fatti salvi gli obblighi degli Stati membri in materia di trasmissione di informazioni in virtù delle disposizioni delle convenzioni delle Nazioni Unite sulle droghe, promuovere l'integrazione dei dati sulle droghe e sulle tossicodipendenze raccolti negli Stati membri o provenienti dalla Comunità nei programmi internazionali di sorveglianza e di controllo delle droghe, in particolare quelli creati dall'ONU e dalle sue istituzioni specializzate;
iii)
cooperare attivamente con Europol per ottenere la massima efficacia nel controllo del problema droga;
iv)
cooperare attivamente con gli organismi e gli enti previsti all'articolo 20;
v)
su richiesta della Commissione e con l'approvazione del consiglio di amministrazione di cui all'articolo 9, trasmettere il suo know-how ad alcuni paesi terzi quali i paesi candidati o i paesi dei Balcani occidentali e dare un aiuto alla creazione e al potenziamento delle connessioni strutturali con la rete di cui all'articolo 5, oltre che all'istituzione e al consolidamento di punti focali nazionali previsti dallo stesso articolo;
e)
Obblighi di informazione
In generale, ove individui nuovi sviluppi e cambiamenti di tendenza, l'Osservatorio è tenuto ad informarne le competenti autorità degli Stati membri.
Articolo 3
Settori prioritari
L'obiettivo e le funzioni dell'Osservatorio, quali definiti agli articoli 1 e 2, sono attuati in base all'ordine di priorità riportato nell'allegato I.
Articolo 4
Metodo di lavoro
1. L'Osservatorio svolge progressivamente i propri compiti, in funzione degli obiettivi scelti nel quadro dei programmi di lavoro triennali e annuali di cui all'articolo 9, paragrafi 4 e 5 e dei mezzi disponibili.
2. Nell'esercizio delle proprie attività, l'Osservatorio, al fine di evitare sovrapposizioni, tiene conto delle attività già svolte da altre istituzioni e organismi esistenti o di futura creazione, in particolare Europol, e provvede ad apportare loro un valore aggiunto.
Articolo 5
Rete europea di informazione sulle droghe e le tossicodipendenze (Reitox)
1. L'Osservatorio dispone della «rete europea di informazione sulle droghe e le tossicodipendenze» (Reitox). Tale rete è formata da un punto focale per ciascuno Stato membro e per ciascun paese che abbia concluso un accordo conformemente all'articolo 21 nonché da un punto focale per la Commissione. La designazione dei punti focali nazionali fa parte della competenza esclusiva degli Stati interessati.
2. I punti focali nazionali costituiscono l'interfaccia tra gli Stati partecipanti e l'Osservatorio. Essi contribuiscono all'elaborazione di indicatori e di dati di base, ivi comprese le linee direttrici per la loro attuazione, in vista della produzione di un'informazione affidabile e comparabile a livello dell'Unione europea. Essi raccolgono ed analizzano in maniera obiettiva a livello nazionale, riunendo esperienze provenienti da settori diversi (sanità, giustizia, forze dell'ordine), in cooperazione con esperti ed organizzazioni nazionali operanti nel contesto della politica in materia di droghe, tutte le informazioni pertinenti relative alle droghe e alle tossicodipendenze, nonché alle politiche e alle soluzioni applicate. In particolare, essi forniscono dati relativi ai cinque indicatori epidemiologici definiti dall'Osservatorio.
Ogni Stato membro provvede affinché il proprio rappresentante nell'ambito della rete Reitox fornisca le informazioni elencate all'articolo 4, paragrafo 1, della decisione 2005/387/GAI.
I punti focali nazionali possono inoltre comunicare all'Osservatorio informazioni relative alle nuove tendenze per quanto concerne il consumo di sostanze psicoattive esistenti e/o di nuove combinazioni di sostanze psicoattive in grado di costituire un pericolo per la salute pubblica, nonché informazioni relative alle misure in materia di sanità pubblica che potrebbero essere adottate.
3. Le autorità nazionali assicurano il funzionamento del loro punto focale per la raccolta e l'analisi delle informazioni a livello nazionale sulla base di direttive adottate insieme all'Osservatorio.
4. I compiti specifici conferiti ai punti focali nazionali figurano nel programma triennale dell'Osservatorio, di cui all'articolo 9, paragrafo 4.
5. L'Osservatorio può, nel pieno rispetto della preminenza dei punti focali nazionali e in stretta collaborazione con essi, far ricorso al consiglio di esperti e a fonti di informazione complementari nel settore delle droghe e delle tossicodipendenze.
Articolo 6
Protezione e riservatezza dei dati
1. I dati relativi alle droghe e alle tossicodipendenze forniti all'Osservatorio o da esso comunicati possono essere pubblicati, fatto salvo il rispetto delle regole comunitarie e nazionali relative alla diffusione e alla riservatezza delle informazioni. I dati di carattere personale non possono essere pubblicati né essere resi accessibili al pubblico.
Gli Stati membri e i punti focali nazionali non sono obbligati a fornire informazioni classificate come riservate dal loro diritto nazionale.
2. All'Osservatorio si applica il regolamento (CE) n. 45/2001.
Articolo 7
Accesso ai documenti
1. Il regolamento (CE) n. 1049/2001 si applica ai documenti in possesso dell'Osservatorio.
2. Il consiglio di amministrazione di cui all'articolo 9 adotta le modalità pratiche di applicazione del regolamento (CE) n. 1049/2001.
3. Le decisioni adottate dall'Osservatorio a norma dell'articolo 8 del regolamento (CE) n. 1049/2001 possono costituire oggetto di denuncia presso il mediatore o di ricorso giurisdizionale dinanzi alla Corte di giustizia delle Comunità europee alle condizioni previste rispettivamente dagli articoli 195 e 230 del trattato.
Articolo 8
Capacità giuridica e sede
1. L'Osservatorio ha personalità giuridica. In ciascuno degli Stati membri, esso ha la più ampia capacità giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dalle legislazioni nazionali; esso può in particolare acquistare o alienare beni immobili e mobili e stare in giudizio.
2. L'Osservatorio ha sede a Lisbona.
Articolo 9
Consiglio di amministrazione
1. L'Osservatorio ha un consiglio di amministrazione composto da un rappresentante di ogni Stato membro, da due rappresentanti della Commissione, da due esperti indipendenti particolarmente competenti in materia di droghe, designati dal Parlamento europeo, nonché da un rappresentante di ciascun paese che ha concluso un accordo ai sensi dell'articolo 21.
Ogni membro del consiglio di amministrazione dispone di un voto ad eccezione dei membri rappresentanti dei paesi che hanno concluso accordi ai sensi dell'articolo 21, che non hanno diritto di voto.
Le decisioni del consiglio di amministrazione sono prese alla maggioranza di due terzi dei membri con diritto di voto, ad eccezione dei casi previsti al paragrafo 6 del presente articolo e all'articolo 20.
Ogni membro del consiglio di amministrazione può essere assistito o sostituito da un supplente; in assenza del titolare che dispone del diritto di voto, il supplente può esercitare tale diritto.
Il consiglio di amministrazione può invitare, come osservatori senza diritto di voto, rappresentanti delle organizzazioni internazionali con cui l'Osservatorio coopera a norma dell'articolo 20.
2. Il presidente e il vicepresidente del consiglio di amministrazione sono eletti fra e dai membri dello stesso per un triennio; il loro mandato è rinnovabile una volta.
Il presidente e il vicepresidente hanno il diritto di partecipare alla votazione.
Il consiglio di amministrazione stabilisce il proprio regolamento interno.
3. Il consiglio di amministrazione si riunisce su convocazione del presidente. Esso tiene una riunione ordinaria almeno una volta all'anno. Il direttore dell'Osservatorio, come stabilito all'articolo 11, partecipa alle riunioni del consiglio di amministrazione senza diritto di voto e svolge, a norma dell'articolo 11, paragrafo 3, le funzioni di segretariato del consiglio di amministrazione.
4. Il consiglio di amministrazione adotta un programma di lavoro triennale sulla base di un progetto presentato dal direttore, previa consultazione del comitato scientifico di cui all'articolo 13 e previo parere della Commissione, e lo trasmette al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione.
5. Nel quadro del programma di lavoro triennale, il consiglio di amministrazione adotta ogni anno il programma di lavoro annuale dell'Osservatorio sulla base di un progetto presentato dal direttore, previa consultazione del comitato scientifico e previo parere della Commissione. Tale programma di lavoro è trasmesso al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione. Esso può essere modificato nel corso dell'anno secondo la medesima procedura.
6. Qualora la Commissione esprima il proprio disaccordo con il programma di lavoro triennale o annuale, tali programmi vengono adottati dal consiglio di amministrazione a maggioranza dei tre quarti dei membri con diritto di voto.
7. Il consiglio di amministrazione adotta una relazione annuale sulle attività dell'Osservatorio e la comunica, entro il 15 giugno di ogni anno, al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione, alla Corte dei conti e agli Stati membri.
8. L'Osservatorio trasmette ogni anno all'autorità di bilancio qualsiasi informazione utile riguardante i risultati delle procedure di valutazione.
Articolo 10
Comitato esecutivo
1. Il consiglio di amministrazione è assistito da un comitato esecutivo. Il comitato esecutivo è composto dal presidente e dal vicepresidente del consiglio di amministrazione, da altri due membri del consiglio di amministrazione in rappresentanza degli Stati membri e nominati dal consiglio di amministrazione stesso e da due rappresentanti della Commissione. Il direttore partecipa alle riunioni del comitato esecutivo.
2. Il comitato esecutivo si riunisce almeno due volte all'anno e ogni qualvolta necessario, per preparare le decisioni del consiglio di amministrazione e assistere e consigliare il direttore. Esso delibera a nome del consiglio di amministrazione sulle questioni previste dal regolamento finanziario adottato a norma dell'articolo 15, paragrafo 10 e non riservate al consiglio di amministrazione ai sensi del presente regolamento. Le sue decisioni sono adottate per consenso.
Articolo 11
Direttore
1. L'Osservatorio è posto sotto la direzione di un direttore nominato dal consiglio di amministrazione su proposta della Commissione per un mandato di cinque anni, rinnovabile.
2. Anteriormente alla nomina per il primo di un massimo di due mandati, il candidato designato dal consiglio di amministrazione per il posto di direttore è invitato senza indugio a fare una dichiarazione davanti al Parlamento europeo e a rispondere alle domande poste dai membri di questa istituzione.
3. Il direttore è responsabile:
a)
dell'elaborazione e dell'esecuzione delle decisioni e dei programmi approvati dal consiglio di amministrazione,
b)
dell'ordinaria amministrazione,
c)
della preparazione dei programmi di lavoro dell'Osservatorio,
d)
della preparazione del progetto di stato di previsione delle entrate e delle spese e dell'esecuzione del bilancio dell'Osservatorio,
e)
della preparazione e della pubblicazione delle relazioni previste dal presente regolamento,
f)
della gestione di tutte le questioni riguardanti il personale, in particolare l'esercizio dei poteri conferiti all'autorità che ha il potere di nomina,
g)
della definizione della struttura organizzativa dell'Osservatorio e della sua presentazione al consiglio di amministrazione per approvazione,
h)
dell'esecuzione delle funzioni di cui agli articoli 1 e 2,
i)
della valutazione periodica dei lavori dell'Osservatorio.
4. Il direttore rende conto della propria gestione al consiglio di amministrazione.
5. Il direttore ha la rappresentanza legale dell'Osservatorio.
Articolo 12
Audizione del direttore e del presidente del consiglio di amministrazione davanti al Parlamento europeo
Il direttore presenta al Parlamento europeo, con cadenza annuale, la relazione generale sulle attività dell'Osservatorio. Il Parlamento europeo può inoltre chiedere l'audizione del direttore e del presidente del consiglio di amministrazione in merito a questioni connesse alle attività dell'Osservatorio.
Articolo 13
Comitato scientifico
1. Il consiglio di amministrazione e il direttore sono assistiti da un comitato scientifico incaricato di emettere un parere, nei casi previsti dal presente regolamento, su qualsiasi questione scientifica relativa alle attività dell'Osservatorio sottopostagli dal consiglio di amministrazione o dal direttore.
I pareri del comitato scientifico vengono pubblicati.
2. Il comitato scientifico è composto da un massimo di quindici scienziati di chiara fama nominati, in ragione della loro eccellenza scientifica e della loro indipendenza, dal consiglio di amministrazione, a seguito della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea di un invito a manifestare interesse. La procedura di selezione assicura che i campi di specializzazione dei membri del comitato scientifico coprano i più rilevanti tra i settori scientifici legati ai problemi delle droghe e delle tossicodipendenze.
I membri del comitato scientifico sono nominati a titolo personale e forniscono il loro parere in piena indipendenza rispetto agli Stati membri e alle istituzioni comunitarie.
Il comitato scientifico tiene conto delle varie posizioni espresse nelle perizie effettuate a livello nazionale, ove disponibili, prima di emettere un parere.
Ai fini dell'esecuzione della decisione 2005/387/GAI, il comitato scientifico può essere allargato seguendo la procedura di cui all'articolo 6, paragrafo 2 di tale decisione.
3. Il mandato dei membri del comitato scientifico ha la durata di tre anni ed è rinnovabile.
4. Il comitato scientifico elegge il proprio presidente per un periodo di tre anni. Esso è convocato dal proprio presidente almeno una volta all'anno.
Articolo 14
Formazione del bilancio
1. Tutte le entrate e le spese dell'Osservatorio formano oggetto di previsioni per ciascun esercizio finanziario, che coincide con l'anno civile, e sono iscritte nel bilancio dell'Osservatorio.
2. Il bilancio dell'Osservatorio è in pareggio in entrate e spese.
3. Le entrate dell'Osservatorio comprendono, a prescindere da altre risorse, un contributo della Comunità iscritto nel bilancio generale dell'Unione europea (sezione «Commissione»), i pagamenti ricevuti come corrispettivo di servizi resi e gli eventuali contributi finanziari delle organizzazioni o enti e dei paesi terzi di cui rispettivamente agli articoli 20 e 21.
4. Le spese dell'Osservatorio comprendono in particolare:
a)
le retribuzioni del personale, le spese amministrative e di infrastruttura, le spese d'esercizio;
b)
le spese di sostegno ai punti focali della Reitox.
5. Ogni anno, il consiglio di amministrazione adotta, sulla base di un progetto stabilito dal direttore, lo stato di previsione delle entrate e delle spese dell'Osservatorio per l'esercizio finanziario successivo. Il consiglio di amministrazione trasmette alla Commissione lo stato di previsione, accompagnato da un progetto di tabella dell'organico e dal programma di lavoro dell'Osservatorio, entro il 31 marzo. La Commissione trasmette lo stato di previsione al Parlamento europeo e al Consiglio (di seguito denominati «l'autorità di bilancio») insieme al progetto preliminare di bilancio generale dell'Unione europea.
6. Sulla base dello stato di previsione, la Commissione iscrive le stime per quanto concerne la tabella dell'organico e l'importo della sovvenzione a carico del bilancio generale nel progetto preliminare di bilancio generale dell'Unione europea che essa presenta all'autorità di bilancio conformemente all'articolo 272 del trattato.
7. L'autorità di bilancio autorizza gli stanziamenti a titolo della sovvenzione destinata all'Osservatorio e adotta la tabella dell'organico dell'Osservatorio.
8. Il consiglio di amministrazione adotta il bilancio dell'Osservatorio. Esso diventa definitivo dopo l'adozione definitiva del bilancio generale dell'Unione europea. Se necessario, è adeguato di conseguenza.
9. Il consiglio di amministrazione comunica quanto prima all'autorità di bilancio la propria intenzione di realizzare qualsiasi progetto che possa avere incidenze finanziarie significative sul finanziamento del bilancio, segnatamente i progetti di natura immobiliare, quali l'affitto o l'acquisto di edifici. Esso ne informa la Commissione.
Qualora un ramo dell'autorità di bilancio comunichi che intende emettere un parere, esso lo trasmette al consiglio di amministrazione entro sei settimane dalla notifica del progetto.
Articolo 15
Esecuzione del bilancio
1. Il direttore cura l'esecuzione del bilancio dell'Osservatorio.
2. Entro il 1o marzo successivo alla chiusura dell'esercizio finanziario, il contabile dell'Osservatorio comunica i conti provvisori, insieme alla relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell'esercizio, al contabile della Commissione, il quale procede al consolidamento dei conti provvisori delle istituzioni e degli organismi decentrati ai sensi dell'articolo 128 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, del 25 giugno 2002, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee (11) (nel prosieguo: il «regolamento finanziario generale»).
3. Entro il 31 marzo successivo alla chiusura dell'esercizio finanziario, il contabile della Commissione trasmette i conti provvisori dell'Osservatorio, insieme alla relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell'esercizio, alla Corte dei conti. La relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell'esercizio viene trasmessa anche al Parlamento europeo e al Consiglio.
4. Al ricevimento delle osservazioni formulate dalla Corte dei conti in merito ai conti provvisori dell'Osservatorio, ai sensi delle disposizioni dell'articolo 129 del regolamento finanziario generale, il direttore stabilisce i conti definitivi dell'Osservatorio, sotto la propria responsabilità, e li trasmette per parere al consiglio di amministrazione.
5. Il consiglio di amministrazione formula un parere sui conti definitivi dell'Osservatorio.
6. Entro il 1o luglio successivo alla chiusura dell'esercizio, il direttore trasmette i conti definitivi, accompagnati dal parere del consiglio di amministrazione, al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione e alla Corte dei conti.
I conti definitivi vengono pubblicati.
7. Entro il 30 settembre, il direttore dell'Osservatorio invia alla Corte dei conti una risposta alle osservazioni di quest'ultima. Trasmette tale risposta anche al consiglio di amministrazione.
8. Il direttore presenta al Parlamento europeo, su richiesta di quest'ultimo e conformemente ai termini previsti dall'articolo 146, paragrafo 3, del regolamento finanziario generale, tutte le informazioni necessarie al corretto svolgimento della procedura di discarico per l'esercizio in oggetto.
9. Il Parlamento europeo, su raccomandazione del Consiglio che delibera a maggioranza qualificata, dà discarico al direttore, anteriormente al 30 aprile dell'anno N + 2, dell'esecuzione del bilancio dell'esercizio N.
10. Il regolamento finanziario applicabile all'Osservatorio è adottato dal consiglio di amministrazione previa consultazione della Commissione. Può discostarsi dal regolamento (CE, Euratom) n. 2343/2002 della Commissione (12), che reca regolamento finanziario quadro degli organismi di cui all'articolo 185 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 solo se lo richiedono esigenze specifiche di funzionamento dell'Osservatorio e previo accordo della Commissione.
Articolo 16
Lotta contro la frode
1. Ai fini della lotta contro la frode, la corruzione ed ogni altra attività illecita che lede gli interessi finanziari delle Comunità, si applicano integralmente all'Osservatorio le disposizioni del regolamento (CE) n. 1073/1999.
2. Le decisioni di finanziamento e gli accordi e strumenti di esecuzione che ne derivano prevedono espressamente che la Corte dei Conti e l'OLAF possano, se del caso, effettuare controlli in loco presso i beneficiari dei crediti dell'Osservatorio.
Articolo 17
Privilegi e immunità
Il protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee è applicabile all'Osservatorio.
Articolo 18
Statuto del personale
Al personale dell'Osservatorio si applicano lo statuto dei funzionari delle Comunità europee, il regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee e le regole adottate congiuntamente dalle istituzioni comunitarie per l'applicazione degli stessi.
L'assunzione presso l'Osservatorio di personale di paesi terzi a seguito della conclusione degli accordi di cui all'articolo 21 deve essere in ogni caso conforme allo statuto dei funzionari e al regime di cui al paragrafo 1 del presente articolo.
L'Osservatorio esercita nei confronti del proprio personale i poteri devoluti all'autorità investita del potere di nomina.
Il consiglio di amministrazione approva, di concerto con la Commissione, le opportune modalità di applicazione, a norma dell'articolo 110 dello statuto dei funzionari e del regime di cui al paragrafo 1.
Il consiglio di amministrazione può adottare disposizioni che consentano di assumere esperti nazionali distaccati dagli Stati membri presso l'Osservatorio.
Articolo 19
Responsabilità
1. La responsabilità contrattuale dell'Osservatorio è regolata dalla legge applicabile al contratto in causa. La Corte di giustizia è competente a decidere in virtù di una clausola compromissoria contenuta in un contratto concluso dall'Osservatorio.
2. In materia di responsabilità extracontrattuale, l'Osservatorio deve risarcire, conformemente ai principi generali comuni ai diritti degli Stati membri, i danni cagionati da esso o dai propri agenti nell'esercizio delle loro funzioni. La Corte di giustizia è competente a pronunciarsi sulle controversie in materia risarcitoria.
3. La responsabilità personale degli agenti nei confronti dell'Osservatorio è regolata dalle disposizioni applicabili al personale dell'Osservatorio.
Articolo 20
Cooperazione con altre organizzazioni o altri enti
Fatti salvi i collegamenti che la Commissione può assicurare in conformità dell'articolo 302 del trattato, l'Osservatorio ricerca attivamente la cooperazione delle organizzazioni internazionali e di altri enti, governativi o non governativi, segnatamente europei, competenti in materia di droga.
Tale cooperazione deve essere fondata su accordi conclusi con le autorità e le organizzazioni menzionate nel primo comma. Tali accordi sono adottati dal consiglio di amministrazione sulla base di un progetto presentato dal direttore e previo parere della Commissione. Qualora la Commissione non approvi gli accordi suddetti, essi sono adottati dal consiglio d'amministrazione a maggioranza dei tre quarti dei membri con diritto di voto.
Articolo 21
Partecipazione di paesi terzi
L'Osservatorio è aperto alla partecipazione dei paesi terzi che condividono l'interesse della Comunità e dei suoi Stati membri per gli obiettivi e le realizzazioni dell'Osservatorio, in forza di accordi stipulati tra i medesimi e la Comunità in base all'articolo 300 del trattato.
Articolo 22
Competenza della Corte di giustizia
La Corte di giustizia è competente a pronunciarsi sui ricorsi proposti contro l'Osservatorio, ai sensi dell'articolo 230 del trattato.
Articolo 23
Relazione di valutazione
La Commissione avvia una valutazione esterna dell'Osservatorio ogni sei anni, per farla coincidere con il completamento di due dei programmi di lavoro triennali dello stesso. Tale valutazione deve includere anche il sistema Reitox. La Commissione trasmette la relazione di valutazione al Parlamento europeo, al Consiglio e al consiglio di amministrazione.
In questo contesto la Commissione presenta, ove del caso, una proposta di revisione delle disposizioni del presente regolamento alla luce dell'evolversi della situazione delle agenzie di regolazione, secondo la procedura prevista all'articolo 251 del trattato.
Articolo 24
Abrogazione
Il regolamento (CEE) n. 302/93 è abrogato.
I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento e devono leggersi in base alla tabella di corrispondenza di cui all'allegato III.
Articolo 25
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Strasburgo, il 12 dicembre 2006.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
Il presidente
M. PEKKARINEN
(1) GU C 69 del 21.3.2006, pag. 22.
(2) Parere del Parlamento europeo del 14 giugno 2006 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 36 del 12.2.1993, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1651/2003 (GU L 245 del 29.9.2003, pag. 30).
(4) Cfr. allegato II.
(5) GU L 358 del 31.12.2002, pag. 1. Decisione modificata dalla decisione n. 787/2004/CE (GU L 138 del 30.4.2004, pag. 12).
(6) GU L 127 del 20.5.2005, pag. 32.
(7) GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1.
(8) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.
(9) GU L 136 del 31.5.1999, pag. 1.
(10) GU L 136 del 31.5.1999, pag. 15.
(11) GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1.
(12) GU L 357 del 31.12.2002, pag. 72.
ALLEGATO I
A.
I lavori dell'Osservatorio sono svolti nel rispetto delle competenze proprie della Comunità e dei suoi Stati membri in materia di droghe, come definite dal trattato. Essi riguardano i vari aspetti del fenomeno delle droghe e delle tossicodipendenze, nonché le risposte che vi sono date. In proposito, l'Osservatorio si lascia guidare dalle strategie e dai piani di azione in materia di droga adottati dall'Unione europea.
I settori prioritari dell'Osservatorio sono i seguenti:
1)
il monitoraggio dello stato del fenomeno delle droghe, attraverso, in particolare, indicatori epidemiologici o di altro tipo ed il monitoraggio delle tendenze emergenti, segnatamente in materia di policonsumo;
2)
il controllo delle risposte date ai problemi legati alla droga e la fornitura di informazioni sulle migliori pratiche negli Stati membri nonché l'agevolazione dello scambio di tali pratiche tra essi;
3)
la valutazione dei rischi delle nuove sostanze psicoattive e l'allestimento di un sistema di allarme rapido relativo al consumo di queste sostanze, nonché alle nuove modalità di consumo delle sostanze psicoattive esistenti;
4)
l'elaborazione di mezzi e strumenti intesi a facilitare il controllo e la valutazione delle politiche nazionali da parte degli Stati membri e il controllo e la valutazione delle politiche dell'Unione europea da parte della Commissione.
B.
La Commissione mette a disposizione dell'Osservatorio, a fini di divulgazione, le informazioni e i dati statistici di cui dispone in virtù delle proprie competenze.
ALLEGATO II
REGOLAMENTO ABROGATO E SUCCESSIVE MODIFICHE
Regolamento (CEE) n. 302/93 del Consiglio
GU L 36 del 12.2.1993, pag. 1.
Regolamento (CE) n. 3294/94 del Consiglio
GU L 341 del 30.12.1994, pag. 7.
Regolamento (CE) n. 2220/2000 del Consiglio
GU L 253 del 7.10.2000, pag. 1.
Regolamento (CE) n. 1651/2003 del Consiglio
GU L 245 del 29.9.2003, pag. 30.
ALLEGATO III
TABELLA DI CORRISPONDENZA
Regolamento (CEE) n. 302/93 del Consiglio
Presente regolamento
Articolo 1
Articolo 1
—
Articolo 1, paragrafo 3, seconda e terza frase
Articolo 2, lettera A, introduzione
Articolo 2, lettera a), introduzione
Articolo 2, lettera A, punto 1
Articolo 2, lettera a), punto i), prima frase
—
Articolo 2, lettera a), punto i), seconda e terza frase
Articolo 2, lettera A, punti da 2 a 5
Articolo 2, lettera a), punti da ii) a v)
Articolo 2, lettera B, introduzione
Articolo 2, lettera b), introduzione
Articolo 2, lettera B, punto 6, prima frase
Articolo 2, lettera b), punto i), prima frase
—
Articolo 2, lettera b), punto i), seconda frase
Articolo 2, lettera B, punto 7
Articolo 2, lettera b), punto ii)
Articolo 2, lettera C, introduzione
Articolo 2, lettera c), introduzione
Articolo 2, lettera C, punti da 8 a 10
Articolo 2, lettera c), punti da i) a iii)
Articolo 2, lettera D, introduzione
Articolo 2, lettera d), introduzione
Articolo 2, lettera D, punti da 11 a 13
Articolo 2, lettera d), punti i), ii) e iv)
—
Articolo 2, lettera d), punti iii) e v)
—
Articolo 2, lettera e)
Articolo 3
Articolo 4
Articolo 4
Articolo 3
Articolo 5, paragrafo 1
Articolo 5, paragrafo 1
—
Articolo 5, paragrafi 2, 3 e 4
Articolo 5, paragrafo 4
Articolo 5, paragrafo 5
Articolo 6, paragrafi 2 e 3
Articolo 6, paragrafo 1
—
Articolo 6, paragrafo 2
Articolo 6 bis
Articolo 7
Articolo 7
Articolo 8
—
Articolo 8, titolo
—
Articolo 8, paragrafo 2
Articolo 8, paragrafo 1
Articolo 9, paragrafo 1, primo, quarto e quinto comma
Articolo 8, paragrafo 2
Articolo 9, paragrafo 1, secondo e terzo comma
Articolo 9, paragrafo 2
Articolo 9 paragrafo 3, seconda frase
—
Articolo 9, paragrafo 3, prima e terza frase
Articolo 8, paragrafo 3
Articolo 9, paragrafo 4
Articolo 8, paragrafo 4
Articolo 9, paragrafo 5, prima e terza frase
—
Articolo 9, paragrafo 5, seconda frase
—
Articolo 9, paragrafo 6
Articolo 8, paragrafi 5 e 6
Articolo 9, paragrafi 7 e 8
—
Articolo 10
Articolo 9, paragrafo 1, primo comma
Articolo 11, paragrafo 1
—
Articolo 11, paragrafo 2
Articolo 9, paragrafo 1, secondo comma
Articolo 11, paragrafo 3
Articolo 9, paragrafo 1, secondo comma, dal primo al sesto trattino
Articolo 11, paragrafo 3, lettere da a) a f), prima frase
—
Articolo 11, paragrafo 3, lettera f), seconda frase
—
Articolo 11, paragrafo 3, lettera g)
Articolo 9, paragrafo 1, secondo comma, settimo trattino
Articolo 11, paragrafo 3, lettera h)
—
Articolo 11, paragrafo 3, lettera i)
Articolo 9, paragrafi 2 e 3
Articolo 11, paragrafi 4 e 5
—
Articolo 12
Articolo 10, paragrafo 1,
Articolo 13, paragrafo 1
Articolo 10, paragrafo 2
Articolo 13, paragrafo 2, primo e quarto comma
—
Articolo 13, paragrafo 2, secondo e terzo comma
Articolo 10, paragrafi 3, 4 e 5
Articolo 13, paragrafi 3 e 4
Articolo 11, paragrafi da 1 a 6
Articolo 14, paragrafi da 1 a 5
Articolo 11, paragrafi da 7 a 10
Articolo 14, paragrafi da 6 a 9
Articolo 11 bis, paragrafi da 1 a 5
Articolo 15, paragrafi da 1 a 5
Articolo 11 bis, paragrafi 6 e 7
Articolo 15, paragrafo 6
Articolo 11 bis, paragrafi da 8 a 11
Articolo 15, paragrafi da 7 a 10
—
Articolo 16
Articolo 12
Articolo 20
—
Articolo 20, secondo comma
Articolo 13, paragrafo 1
Articolo 21
Articolo 13, paragrafo 2
—
Articolo 14
Articolo 17
Articolo 15
Articolo 18, primo, terzo e quarto comma
—
Articolo 18, secondo e quinto comma
Articolo 16
Articolo 19
Articolo 17
Articolo 22
Articolo 18
Articolo 23, primo comma, prima e terza frase
—
Articolo 23, primo comma, seconda frase
—
Articolo 23, secondo comma
—
Articolo 24
Articolo 19
Articolo 25
Allegato, lettera A, primo comma
Allegato I, lettera A, primo comma, prima frase
—
Allegato I, lettera A, primo comma, seconda e terza frase
—
Allegato I, lettera A, secondo comma, punti da 1) a 4)
Allegato, lettera A, secondo comma, punti da 1) a 5)
—
Allegato, lettera B
Allegato I, lettera B
Allegato, lettera C
—
—
Allegato II
—
Allegato III
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento modifica, abrogandolo, il regolamento (CEE) n. 302/93 che istituiva originariamente l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT).
Esso altresì estende il ruolo del Centro relativamente al monitoraggio di aspetti come nuove tendenze nel consumo di droghe, in particolare l’uso di droghe polifunzionali (laddove vengono somministrati stupefacenti in combinazione con prodotti farmaceutici di legittima natura).
Il regolamento è stato modificato dal regolamento (UE) 2017/2101 per quanto riguarda lo scambio di informazioni, oltre che un sistema di allarme rapido e una procedura di valutazione dei rischi relativamente alle nuove sostanze psicoattive* (NPS).
PUNTI CHIAVE
Il Centro:fornisce alle istituzioni UE e ai Paesi UE dati obiettivi, affidabili e comparabili sulle droghe e sulla tossicodipendenza; offre ai responsabili per le politiche i dati di cui hanno bisogno per elaborare leggi e strategie informate sui farmaci; fornisce a professionisti e operatori di settoreesempi di buone pratichee di nuove aree di ricerca sulle droghe e sulle conseguenze della tossicodipendenza. I suoi maggiori obiettivi sono:raccogliere e analizzare i dati esistenti sulle droghe e sulla tossicodipendenza nell’UE, con la partecipazione di Paesi partecipanti non appartenenti all’UE; mettere a confronto i dati per aiutare a valutare le politiche nazionali e dell’UE in materia di droga; diffondere dati e informazioni sugli stupefacenti, compresi i dati su tendenze emergenti; collaborare con agenzie dell’UE, quali Europol ed Eurojust o agenzie specializzate delle Nazioni Unite quali l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine e con Paesi non appartenenti all’UE; condividere informazioni, sostenere il sistema di allarme rapido e effettuare valutazioni del rischio di nuove sostanze psicoattive. Settori prioritari
Il Centro si concentra su:monitoraggio del fenomeno droga e di tendenze emergenti, in particolare quelle che riguardano il consumo di stupefacenti; monitoraggio delle soluzioni applicate ai problemi legati alla droga e facilitazione degli scambi sulle migliori pratiche tra i Paesi dell’UE; mantenimento di un sistema di allerta precoce e valutazione dei rischi relativi alle nuove sostanze psicoattive; sviluppo di strumenti volti ad aiutare la Commissione europea e i Paesi dell’UE a monitorare e valutare le rispettive politiche in materia di droga. Rete Reitox
Al fine di realizzare il suo principale obiettivo di fornire informazioni affidabili e comparabili sulle droghe, l’OEDT ha creato uno strumento per raccogliere dati nazionali in modo armonizzato attraverso la rete Reitox.
La rete Reitox collega i sistemi nazionali d’informazione sulle droghe e costituisce la modalità principale di cui l’OEDT dispone per scambiare dati e informazioni metodologiche sulle droghe e sulle tossicodipendenze nell’UE.
I dati raccolti mediante la rete Reitox vengono inoltre impiegati per:monitoraggio dell’attuazione dei piani d’azione dell’UE relativi al fenomeno droga che mettono in atto la strategia dell’UE in materia; contribuire a formulare raccomandazioni per attuare risposte nazionali appropriate relative all’organizzazione di attività di trattamento, prevenzione e riduzione dei rischi relativi all’uso di stupefancenti. La rete prevede anche l’esistenza di un punto focale per ciascun Paese UE che partecipa all’OEDT, oltre che un punto focale per la Commissione.
Rafforzamento della sorveglianza e della procedura di valutazione del rischio
Il regolamento (UE) 2017/2101 impone ai Paesi UE di garantire che i propri punti focali nazionali e le unità nazionali di Europol forniscano al Centro le informazioni relative all’NPS.
Lavorando a stretto contatto con Europol, l’’EDT raccoglie, raggruppa, analizza e valuta le informazioni e le invia rapidamente ai punti focali nazionali, alle unità nazionali Europol e alla Commissione. Ciò garantisce che le parti interessate ricevano le informazioni il più rapidamente possibile ai fini dell’attivazione del preallarme e consente inoltre al Centro di redigere la relazione iniziale su un NPS laddove esistano i presupposti per temere che una determinata sostanza possa presentare rischi di natura sanitaria o sociale a livello UE.
Entro 2 settimane dal ricevimento di una relazione iniziale, la Commissione può chiedere al Centro di valutare i potenziali rischi posti dall’NPS e preparare una relazione di valutazione del rischio. Il Centro deve presentare la relazione di valutazione dei rischi entro 6 settimane dalla richiesta della Commissione. Sulla base della procedura di valutazione del rischio, la Commissione determina se inserire la NPS in questione nella definizione di «droga» conformemente alla procedura prevista dalla decisione quadro 2004/757/GAI del Consiglio — Atti criminali e sanzioni applicabili — traffico di stupefacenti.
Organizzazione e funzionamento
Fondato nel 1993 a Lisbona (Portogallo), il Centro è una delle agenzie decentrate UE e include un consiglio di amministrazione, assistito da:un Comitato per il bilancio; un Comitato esecutivo; e Un Comitato scientifico che fornisce pareri su qualsiasi aspetto scientifico relativamente alle attività del Centro. Il Centro mantiene stretti legami con i punti focali nazionali della rete Reitox e con altre organizzazioni partner. Svolge i suoi compiti in linea con la sua strategia, la quale definisce gli obiettivi principali da perseguire per un periodo specifico. La sua strategia da attuarsi fino al 2025 e il programma definito per il biennio 2018-2020 mirano a contribuire a un’Europa più sicura e più sana. Il programma si focalizza su:Revisione e potenziamento degli attuali strumenti di monitoraggio dei farmaci (integrati da un maggiore utilizzo di approcci innovativi per identificare, tracciare e monitorare nuove tendenze); attuazione in corso del regolamento (UE) 2017/2101 su NPS; miglioramento del formato e del contenuto della relazione annuale europea sulla droga; e la pubblicazione delle prossime edizioni della relazione congiunta EMCDDA-Europol dell’UE (2019) e le risposte sanitarie e sociali al consumo di stupefacenti: Guida europea (2020). Inoltre, il Centro sta potenziando il proprio sostegno al progetto di indagine scolastica europea sull’alcol e altri farmaci e nel corso di un triennio, esso prevede di:attuare un nuovo quadro di sviluppo Reitox e un nuovo quadro di cooperazione internazionale dell’OEDT; intensificare il proprio lavoro con i Paesi prioritari non UE mediante l’attuazione di progetti di assistenza tecnica finanziati dalla Commissione per i Paesi candidati e quelli potenzialmente candidati (progetti IPA 6 e IPA 7) e per i Paesi limitrofi (progetto EU4 sul monitoraggio relativo agli stupefacenti) al fine di avere una migliore comprensione del dimensione del fenomeno droga.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
È stato applicato dal 16 gennaio 2007. Il regolamento (CE) n. 1920/2006 ha emendato e sostituito il regolamento (CEE) n. 302/93 (e successive modifiche).
CONTESTO GENERALE
Per ulteriori informazioni consultare:L’OEDT è il punto di riferimento in materia del fenomeno droga in Europa (OEDT).
TERMINI CHIAVE
Sostanza psicoattiva: una sostanza, in forma pura o in un preparato, che non è citata nella Convenzione Unica sugli stupefacenti delle Nazioni Unite del 1961, come modificata dal Protocollo del 1972, o dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1971 sulle sostanze psicotrope, ma che può presentare problemi alla salute o dare origine a rischi sociali simili a quelli posti dalle sostanze elencate in tali convenzioni. Si tratta di sostanze che all’assunzione causano la severa alterazione dell’equilibrio psichico di un individuo.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 1920/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativo all’istituzione di un Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (rifusione) (GU L 376 del 27.12.2006, pagg. 1-13)
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1920/2006 sono state integrate nel documento originale. La presente versione consolidata ha solo valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione quadro 2004/757/GAI del Consiglio, del 25 ottobre 2004, recante le disposizioni minime sugli elementi costitutivi degli atti penali e delle sanzioni nel settore del traffico illecito di droga (GU L 335 del 11.11.2004, pagg. 8-11)
Consultare la versione consolidata. |
Informazioni ambientali: partecipazione del pubblico e accesso alla giustizia (convenzione di Aarhus)
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento richiede alle istituzioni e agli organi dell’Unione europea (Unione) di attuare gli obblighi contenuti nella convenzione di Aarhus (si veda la sintesi). La convenzione conferisce al pubblico il diritto di:accesso alle informazioni ambientali; partecipazione al processo decisionale; giustizia in materia ambientale.
PUNTI CHIAVE
Accesso alle informazioni ambientali
Le istituzioni e gli organi dell’Unione devono:garantire l’accesso del pubblico alle informazioni ambientali che detengono, secondo le condizioni stabilite nel regolamento; garantire che le informazioni ambientali siano progressivamente rese disponibili e diffuse al pubblico; organizzare le informazioni in banche dati facilmente accessibili al pubblico; aggiornare le informazioni e garantire che siano esatte e comparabili; rispondere a eventuali richieste di informazioni ambientali entro quindici giorni lavorativi.Le banche dati o i registri ambientali devono comprendere:testi di trattati internazionali, convenzioni o accordi, politiche, piani e programmi; relazioni sullo stato di avanzamento dell’attuazione degli elementi di cui sopra; passi compiuti nelle procedure di violazione del diritto dell’Unione; relazioni sullo stato dell’ambiente; dati di monitoraggio delle attività che potrebbero incidere sull’ambiente; autorizzazioni rilasciate che potrebbero incidere sull’ambiente; studi sull’impatto ambientale e valutazioni dei rischi.Le richieste di informazioni possono essere rifiutate solo in circostanze specifiche, come nel caso di procedimenti giudiziari in corso o se la loro divulgazione può danneggiare l’ambiente, ad esempio rivelando siti di riproduzione di specie rare.
Partecipazione del pubblico ai processi decisionali in materia ambientale
Le istituzioni e gli organi dell’Unione devono prevedere tempestivamente opportunità concrete per il pubblico di partecipare al processo decisionale relativo a piani o programmi in materia ambientale. Nel caso in cui la Commissione europea elabori un piano o un programma da sottoporre alla decisione di altri organi dell’Unione, deve prevedere la partecipazione del pubblico a tale fase preparatoria.
Le istituzioni e gli organi dell’Unione devono individuare il pubblico che rischia di essere interessato da un piano o da un programma, nonché garantire che sia informato in merito:al progetto di proposta; alle informazioni ambientali pertinenti; alle modalità pratiche di partecipazione, tra cui l’indicazione:dell’entità presso cui è possibile ottenere ulteriori informazioni;dell’entità a cui è possibile sottoporre commenti o quesiti;di scadenze ragionevoli che diano tempo sufficiente al pubblico di prepararsi e partecipare in modo effettivo al processo decisionale.È previsto un termine di almeno otto settimane entro cui fare pervenire commenti, e di almeno quattro settimane per gli avvisi riguardanti eventuali riunioni o audizioni.
Le istituzioni e gli organi dell’Unione tengono debitamente conto dell’esito della partecipazione del pubblico e informano il pubblico in merito a qualsiasi decisione e alle considerazioni su cui si è basata la decisione, inclusa l’informazione circa la partecipazione del pubblico.
Riesame interno e accesso alla giustizia
I membri del pubblico, in presenza di determinate condizioni, possono presentare una richiesta di riesame interno all’istituzione o all’organo dell’Unione che ha adottato o, in caso di un’omissione, che avrebbe dovuto adottare un atto amministrativo alla luce del fatto che tale atto o omissione contravviene al diritto ambientale.
Un’organizzazione non governativa (ONG) può formulare una richiesta a condizione che:sia una persona giuridica indipendente senza fini di lucro a norma del diritto nazionale o della prassi di uno Stato membro dell’Unione; abbia come obiettivo primario dichiarato quello di promuovere la tutela dell’ambiente nell’ambito del diritto ambientale; sia stata costituita da più di due anni; l’oggetto della richiesta rientri nel suo obiettivo e nelle sue attività.La richiesta di riesame interno può altresì essere formulata da altri membri del pubblico qualora siano in grado di:dimostrare che i propri diritti sono lesi in maniera diretta dalla presunta violazione del diritto ambientale dell’Unione rispetto al pubblico in generale; dimostrare un interesse pubblico sufficiente, sostenuto da almeno 4 000 membri del pubblico di almeno cinque Stati membri, con almeno 250 membri del pubblico provenienti da ciascuno di tali Stati membri.Le richieste formulate da tali altri membri del pubblico devono essere presentate da una ONG ambientale che soddisfi i criteri sopra delineati o da un avvocato autorizzato a esercitare in uno Stato membro dell’Unione.
Tali richieste devono essere formulate entro otto settimane dall’adozione, dalla notifica o dalla pubblicazione dell’atto amministrativo, qualunque azione sia la più recente.
Le istituzioni e gli organi dell’Unione devono pubblicare tutte le richieste di riesame interno il prima possibile in seguito alla ricezione, nonché tutte le decisioni finali relative a tali richieste il prima possibile dopo la loro adozione.
L’istituzione o l’organo dell’Unione deve pronunciarsi entro ventidue settimane dalla scadenza del termine di presentazione di otto settimane. Qualora un’istituzione o un organo dell’Unione si astenga dal pronunciarsi in merito a una richiesta di riesame interno, o nel caso in cui una richiesta venga respinta, l’ONG o altri membri del pubblico possono presentare ricorso dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 28 giugno 2007. Talune norme modificate, principalmente relative all’accesso alla giustizia, sono in vigore dal 28 ottobre 2021. Le norme che consentono ad altri membri del pubblico, oltre alle ONG ambientali, di accedere al riesame interno entreranno in vigore il 29 aprile 2023.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Convenzione di Aarhus (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 1367/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 settembre 2006, sull’applicazione alle istituzioni e agli organi comunitari delle disposizioni della convenzione di Aarhus sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale (GU L 264 del 25.9.2006 pag. 13).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1367/2006 sono state incorporate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, che prevede la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale e modifica le direttive del Consiglio 85/337/CEE e 96/61/CE relativamente alla partecipazione del pubblico e all’accesso alla giustizia (GU L 156 del 25.6.2003, pag. 17).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2003, sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale e che abroga la direttiva 90/313/CEE del Consiglio (GU L 41 del 14.2.2003, pag. 26).
Si veda la versione consolidata. | REGOLAMENTO (CE) N. 1367/2006 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 6 settembre 2006
sull'applicazione alle istituzioni e agli organi comunitari delle disposizioni della convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 175, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura di cui all’articolo 251 del trattato, visto il progetto comune approvato il 22 giugno 2006 dal comitato di conciliazione (2),
considerando quanto segue:
(1)
La normativa comunitaria in materia ambientale è destinata a contribuire fra l'altro alla salvaguardia, alla tutela e al miglioramento della qualità dell'ambiente e alla protezione della salute umana, promuovendo così uno sviluppo sostenibile.
(2)
Il sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente (3) sottolinea l’importanza di fornire adeguate informazioni sull’ambiente e di offrire al pubblico effettive possibilità di partecipare al processo decisionale in materia ambientale, in modo da accrescere la responsabilità e la trasparenza del processo decisionale e contribuire a rafforzare la consapevolezza e il sostegno del pubblico nei confronti delle decisioni adottate. Al pari dei programmi precedenti (4), il sesto programma promuove un’attuazione e un'applicazione più efficaci della normativa comunitaria nel campo della tutela dell’ambiente, in particolare attraverso il controllo del rispetto delle norme comunitarie e l'adozione di misure per contrastare le violazioni della normativa ambientale comunitaria.
(3)
Il 25 giugno 1998 la Comunità ha firmato la convenzione della commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE) sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale (in seguito denominata «convenzione di Aarhus»). La Comunità ha approvato la convenzione di Aarhus il 17 febbraio 2005 (5). È opportuno adeguare le norme di diritto comunitario alle disposizioni della convenzione.
(4)
La Comunità ha già adottato una esauriente normativa in costante evoluzione che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi della convenzione di Aarhus. Occorrerebbe adottare le misure necessarie per applicare le disposizioni della convenzione alle istituzioni e agli organi comunitari.
(5)
È opportuno disciplinare i tre pilastri della convenzione di Aarhus, vale a dire accesso alle informazioni, partecipazione del pubblico ai processi decisionali e accesso alla giustizia in materia ambientale, in un unico atto normativo e stabilire disposizioni comuni per quanto riguarda gli obiettivi e le definizioni. Ciò contribuisce a razionalizzare la normativa e ad accrescere la trasparenza delle misure di attuazione adottate a livello delle istituzioni e degli organi comunitari.
(6)
Il principio generale è che i diritti garantiti dai tre pilastri della convenzione di Aarhus sono senza discriminazioni sulla cittadinanza, sulla nazionalità o sulla residenza.
(7)
La convenzione di Aarhus detta una definizione molto ampia di «autorità pubblica». L’idea di fondo è che ogniqualvolta viene esercitato il potere pubblico, gli individui e le loro organizzazioni dovrebbero godere di determinati diritti. È pertanto necessario che le istituzioni e gli organi comunitari soggetti alle disposizioni del presente regolamento siano definiti in modo altrettanto ampio e funzionale. In base alla convenzione di Aarhus, si possono escludere dall'ambito di applicazione della convenzione le istituzioni e gli organi comunitari che agiscono nell'esercizio del potere giudiziario o legislativo. Tuttavia, per motivi di coerenza con il regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (6), le disposizioni relative all'accesso a informazioni ambientali dovrebbero applicarsi alle istituzioni ed agli organi comunitari che agiscono nell'esercizio del potere legislativo.
(8)
La definizione di «informazioni ambientali» nel presente regolamento comprende le informazioni sullo stato dell’ambiente disponibili in qualsiasi forma. La definizione, che è stata armonizzata con quella adottata nella direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2003, sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale e che abroga la direttiva 90/313/CEE del Consiglio (7), ha lo stesso contenuto della definizione prevista dalla convenzione di Aarhus. La definizione di «documenti» di cui al regolamento (CE) n. 1049/2001 comprende le informazioni ambientali quali definite nel presente regolamento.
(9)
È opportuno che il presente regolamento fornisca una definizione di «piani e programmi» tenendo conto delle disposizioni della convenzione di Aarhus, mantenendo un parallelismo con l’impostazione seguita in relazione agli obblighi imposti agli Stati membri dalla normativa comunitaria vigente. Occorrerebbe definire i «piani e programmi in materia ambientale» in relazione al loro contributo al conseguimento degli obiettivi e delle priorità della politica ambientale comunitaria o alla loro capacità di incidere significativamente sulla realizzazione di tali obiettivi e priorità. Il sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente stabilisce gli obiettivi della politica ambientale comunitaria e le azioni previste per conseguire tali obiettivi nell'arco di dieci anni a partire dal 22 luglio 2002. Un nuovo programma di azione in materia ambientale dovrebbe essere adottato alla fine di tale periodo.
(10)
Trattandosi di una disciplina in costante evoluzione, la definizione di diritto ambientale dovrebbe riferirsi agli obiettivi della politica comunitaria sull’ambiente, quali figurano nel trattato.
(11)
È opportuno che gli atti amministrativi di portata individuale possano essere soggetti a ricorso interno qualora abbiano effetti esterni e giuridicamente vincolanti. Allo stesso modo, dovrebbero poter essere soggette a ricorso le omissioni, nel caso in cui il diritto ambientale preveda un obbligo di adottare un atto amministrativo. Dato che gli atti adottati dalle istituzioni o dagli organi comunitari nell’esercizio del potere giudiziario o legislativo possono essere esclusi, si dovrebbero egualmente escludere le procedure di inchiesta nelle quali le istituzioni o gli organi comunitari agiscano in qualità di organi di controllo amministrativo ai sensi delle disposizioni del trattato.
(12)
La convenzione di Aarhus impone l'accesso del pubblico alle informazioni ambientali sia su richiesta di quest’ultimo, sia nel quadro di una politica di diffusione attiva delle informazioni ad opera delle autorità soggette alle sue disposizioni. Il regolamento (CE) n. 1049/2001 si applica al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione, nonché alle agenzie e agli organi simili istituiti da atti normativi comunitari. Il regolamento stabilisce una serie di norme che sono in larga misura conformi alle disposizioni della convenzione di Aarhus. È necessario estendere l’applicazione del regolamento (CE) n. 1049/2001 a tutte le altre istituzioni e agli altri organi comunitari.
(13)
Nelle materie in cui le disposizioni della convenzione di Aarhus non sono riprese, in tutto o in parte, nel regolamento (CE) n. 1049/2001, è necessario adottare le pertinenti disposizioni, con particolare riferimento alla raccolta e alla diffusione delle informazioni ambientali.
(14)
Affinché il diritto di accesso del pubblico alle informazioni ambientali sia effettivo è indispensabile che le informazioni fornite siano di buona qualità. È quindi opportuno introdurre regole che impongano alle istituzioni e agli organi comunitari di assicurare tale qualità.
(15)
Le eccezioni previste dal regolamento (CE) n. 1049/2001 dovrebbero trovare applicazione, fatte salve eventuali disposizioni più specifiche del presente regolamento in materia di richieste di informazioni ambientali. Le motivazioni di rifiuto per quanto riguarda l'accesso alle informazioni ambientali dovrebbero essere interpretate in modo restrittivo, tenendo conto dell'interesse pubblico che la rivelazione di dette informazioni persegue e valutando se le informazioni richieste riguardano le emissioni nell'ambiente. I termini «interessi commerciali» abbracciano accordi in materia di riservatezza conclusi da istituzioni o organismi che agiscono a titolo di istituto bancario.
(16)
Ai sensi della decisione n. 2119/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 settembre 1998, che istituisce una rete di sorveglianza epidemiologica e di controllo delle malattie trasmissibili nella Comunità (8), è già stata istituita a livello comunitario una rete destinata a promuovere la cooperazione e il coordinamento tra gli Stati membri, con l’assistenza della Commissione, al fine di migliorare la prevenzione e il controllo di una serie di malattie trasmissibili. La decisione n. 1786/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (9), adotta un programma comunitario di azione nel campo della salute pubblica che integra le politiche nazionali in materia. Il miglioramento delle informazioni e delle conoscenze per promuovere la salute pubblica e rafforzare la capacità di rispondere rapidamente e in modo coordinato alle minacce per la salute fa parte integrante di questo programma ed è un obiettivo totalmente conforme alle disposizioni della convenzione di Aarhus. Pertanto, il presente regolamento dovrebbe applicarsi fatte salve le decisioni n. 2119/98/CE e n. 1786/2002/CE.
(17)
La convenzione di Aarhus impone alle parti di adottare le disposizioni atte a consentire al pubblico di partecipare all’elaborazione dei piani e dei programmi in materia ambientale. Tali disposizioni devono prevedere termini ragionevoli per informare il pubblico del processo decisionale in materia ambientale in questione. Per essere effettiva, la partecipazione del pubblico deve avvenire in una fase iniziale, quando tutte le alternative sono ancora praticabili. In sede di adozione delle disposizioni relative alla partecipazione del pubblico, le istituzioni e gli organi comunitari dovrebbero individuare il pubblico ammesso a partecipare. La convenzione di Aarhus impone inoltre alle parti di adoperarsi, nella misura opportuna, per consentire al pubblico di partecipare all'elaborazione delle politiche in materia ambientale.
(18)
L'articolo 9, paragrafo 3, della convenzione di Aarhus prevede l’accesso a procedure di ricorso di natura giurisdizionale e non avverso gli atti e le omissioni dei privati e delle pubbliche autorità che violano le norme di diritto ambientale. Le disposizioni sull’accesso alla giustizia dovrebbero essere compatibili con il trattato. In questo contesto, è opportuno che il presente regolamento si applichi esclusivamente agli atti e alle omissioni delle pubbliche autorità.
(19)
Per assicurare mezzi di impugnazione adeguati e efficaci, compresi quelli esperibili dinanzi alla Corte di giustizia delle Comunità europee ai sensi delle pertinenti disposizioni del trattato, è opportuno che l’istituzione o l’organo comunitario che ha emanato l’atto oggetto di impugnazione o, in caso di presunta omissione, che avrebbe dovuto emanarlo, abbia la possibilità di riconsiderare la propria decisione o, nel caso di un comportamento omissivo, di adottare il provvedimento richiesto.
(20)
Le organizzazioni non governative attive nel campo della tutela dell’ambiente che soddisfino determinati criteri, in particolare finalizzati ad assicurare che siano organizzazioni indipendenti e affidabili che abbiano dimostrato che il loro obiettivo primario è promuovere la protezione dell'ambiente, dovrebbero essere legittimate a richiedere una revisione interna a livello comunitario di atti adottati nel quadro della legislazione ambientale o di omissioni da parte di un'istituzione o organo comunitario di deliberare in materia di legislazione ambientale nella prospettiva di un riesame da parte dell'istituzione o organo in questione.
(21)
Nel caso in cui una richiesta di riesame interno non sia stata accolta, le organizzazioni non governative interessate dovrebbero avere la possibilità di proporre ricorsi in materia ambientale dinanzi alla Corte di giustizia ai sensi delle pertinenti disposizioni del trattato.
(22)
Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali ed osserva i principi riconosciuti dall'articolo 6 del trattato sull'Unione europea, come rispecchiati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, in particolare l'articolo 37,
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
TITOLO I DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Obiettivo
1. L'obiettivo del presente regolamento è quello di contribuire all'adempimento degli obblighi derivanti dalla convenzione UNECE sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, di seguito denominata «convenzione di Aarhus», stabilendo le regole per applicare le disposizioni della convenzione alle istituzioni e agli organi comunitari, e a tal fine:
a)
garantisce al pubblico il diritto di accesso alle informazioni ambientali ricevute o elaborate dalle istituzioni o dagli organi comunitari e da essi detenute, e definisce le condizioni generali e le modalità pratiche per l’esercizio di tale diritto;
b)
assicura la progressiva disponibilità e diffusione al pubblico delle informazioni ambientali per garantirne la più ampia possibile disponibilità e diffusione sistematica al pubblico, promuovendo in particolare, a tal fine, l'uso di tecnologie di telecomunicazione informatica e/o elettronica, se disponibili;
c)
prevede la partecipazione del pubblico riguardo all’elaborazione di piani e programmi in materia ambientale;
d)
prevede l’accesso alla giustizia in materia ambientale a livello comunitario alle condizioni stabilite dal presente regolamento.
2. Nell'applicare le disposizioni del presente regolamento, le istituzioni e gli organi comunitari si adoperano per fornire assistenza e orientamento al pubblico con riguardo all'accesso alle informazioni, alla partecipazione ai processi decisionali e all’accesso alla giustizia in materia ambientale.
Articolo 2
Definizioni
1. Ai fini del presente regolamento, si intende per:
a)
«richiedente»: qualsiasi persona fisica o giuridica che chiede informazioni ambientali;
b)
«pubblico»: una o più persone fisiche o giuridiche, nonché le associazioni, le organizzazioni o i gruppi costituiti da tali persone;
c)
«istituzioni o organi comunitari»: le istituzioni, gli organi, le agenzie o gli uffici pubblici istituiti dal trattato o sulla base del medesimo, salvo qualora agiscano nell’esercizio del potere giudiziario o legislativo. Tuttavia, le disposizioni del titolo II si applicano alle istituzioni o agli organi comunitari che agiscono nell'esercizio del potere legislativo.
d)
«informazioni ambientali»: qualsiasi informazione disponibile in forma scritta, visiva, sonora, elettronica o in qualunque altra forma materiale riguardante:
i)
lo stato degli elementi dell'ambiente quali l'aria e l'atmosfera, l'acqua, il suolo, il territorio, il paesaggio e i siti naturali, comprese le zone umide, le zone costiere e marine, la biodiversità e le sue componenti, compresi gli organismi geneticamente modificati, nonché l'interazione fra questi elementi;
ii)
fattori quali le sostanze, l'energia, il rumore, le radiazioni o i rifiuti, compresi quelli radioattivi, le emissioni, gli scarichi e altri rilasci nell'ambiente, che incidono o possono incidere sugli elementi dell'ambiente di cui al punto i);
iii)
le misure (compresi i provvedimenti amministrativi) quali le politiche, le disposizioni legislative, i piani, i programmi, gli accordi ambientali e le attività che incidono o possono incidere sugli elementi e sui fattori di cui ai punti i) e ii), nonché le misure o le attività intese a proteggere i suddetti elementi;
iv)
i rapporti sull'attuazione della normativa ambientale;
v)
le analisi costi-benefici ed altre analisi e ipotesi economiche utilizzate nell'ambito delle misure e attività di cui al punto iii);
vi)
lo stato di salute e la sicurezza umana, compresa la contaminazione della catena alimentare, se del caso, le condizioni di vita delle persone, i siti e gli edifici di interesse culturale, nella misura in cui siano o possano essere influenzati dallo stato degli elementi dell'ambiente di cui al punto i) o, attraverso tali elementi, da uno qualsiasi dei fattori di cui ai punti ii) e iii);
e)
«piani e programmi in materia ambientale», i piani e i programmi:
i)
elaborati ed eventualmente adottati da un’istituzione o da un organo comunitario;
ii)
previsti da disposizioni legislative, regolamentari o amministrative; e
iii)
che contribuiscono o possono incidere significativamente sulla realizzazione degli obiettivi della politica ambientale comunitaria stabiliti nel sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente o in successivi programmi d'azione generali in materia ambientale.
Si considerano piani e programmi in materia ambientale anche i programmi d'azione generali in materia ambientale.
La definizione non comprende i piani e i programmi finanziari o di bilancio, in particolare quelli che stabiliscono come debbano essere finanziati progetti o attività particolari o quelli relativi ai bilanci annuali proposti, i programmi di lavoro interni delle istituzioni o organi comunitari o i piani e programmi di emergenza destinati esclusivamente a scopi di protezione civile;
f)
«diritto ambientale»: la normativa comunitaria che, a prescindere dalla base giuridica, contribuisce al raggiungimento degli obiettivi della politica comunitaria in materia ambientale, stabiliti nel trattato: salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell'ambiente, protezione della salute umana, utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali e promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell'ambiente a livello regionale o mondiale;
g)
«atto amministrativo»: qualsiasi provvedimento di portata individuale nell'ambito del diritto ambientale adottato da un'istituzione o da un organo comunitari e avente effetti esterni e giuridicamente vincolanti;
h)
«omissione amministrativa»: la mancata adozione di un atto amministrativo di cui alla lettera g) da parte di un'istituzione o organo comunitario.
2. Gli atti e le omissioni di natura amministrativa non comprendono le misure adottate dalle istituzioni o dagli organi comunitari o le loro omissioni, in qualità di organi di controllo amministrativo, in applicazione delle seguenti disposizioni del trattato:
a)
articoli 81, 82, 86 e 87 (regole di concorrenza);
b)
articoli 226 e 228 (procedura di infrazione);
c)
articolo 195 (ricorsi al mediatore);
d)
articolo 280 (procedimenti dinanzi all'OLAF).
TITOLO II ACCESSO ALLE INFORMAZIONI AMBIENTALI
Articolo 3
Applicazione del regolamento (CE) n. 1049/2001
Il regolamento (CE) n. 1049/2001 si applica a tutte le richieste di accesso alle informazioni ambientali detenute dalle istituzioni e dagli organi comunitari senza discriminazioni basate sulla cittadinanza, la nazionalità o la residenza del richiedente e, qualora si tratti di persone giuridiche, sull’ubicazione della sede legale o del centro effettivo delle loro attività.
Ai fini del presente regolamento, il termine «istituzione» di cui al regolamento (CE) n. 1049/2001 deve intendersi come «istituzione o organo comunitario».
Articolo 4
Raccolta e diffusione delle informazioni ambientali
1. Le istituzioni e gli organi comunitari organizzano le informazioni ambientali in loro possesso e attinenti alle loro funzioni ai fini della diffusione attiva e sistematica presso il pubblico, in particolare mediante le tecnologie telematiche e/o elettroniche, a norma dell'articolo 11, paragrafi 1 e 2, e dell'articolo 12 del regolamento (CE) n. 1049/2001. Essi assicurano la progressiva disponibilità delle informazioni ambientali in banche dati elettroniche facilmente accessibili al pubblico attraverso le reti pubbliche di telecomunicazioni. A tal fine, introducono dette informazioni in loro possesso in apposite banche dati che dotano di sistemi d'interrogazione e altri strumenti informatici destinati ad aiutare il pubblico a trovare le informazioni richieste.
Le informazioni messe a disposizione mediante tecnologie telematiche e/o elettroniche non devono necessariamente comprendere le informazioni raccolte prima dell’entrata in vigore del presente regolamento, a meno che non siano già disponibili in formato elettronico. Le istituzioni e gli organi comunitari indicano, per quanto possibile, dove si trovano le informazioni raccolte prima dell'entrata in vigore del presente regolamento che non sono disponibili in formato elettronico.
Le istituzioni e gli organi comunitari compiono ogni ragionevole sforzo per conservare le informazioni ambientali in loro possesso in forme o formati facilmente riproducibili e consultabili tramite reti di telecomunicazione informatica o altri mezzi elettronici.
2. Le informazioni ambientali da mettere a disposizione e divulgare vengono opportunamente aggiornate. In aggiunta ai documenti di cui all’articolo 12, paragrafi 2 e 3, e all’articolo 13, paragrafi 1 e 2 del regolamento (CE) n. 1049/2001, le banche dati o i registri comprendono quanto segue:
a)
testi di trattati, convenzioni o accordi internazionali e legislazione comunitaria riguardanti direttamente o indirettamente l'ambiente e di politiche, piani e programmi in materia ambientale;
b)
relazioni sullo stato di attuazione degli elementi di cui alla lettera a) qualora elaborati o detenuti in forma elettronica dalle istituzioni o organi comunitari;
c)
passi compiuti nelle procedure di infrazione al diritto comunitario a partire dalla fase di parere motivato ai sensi dell'articolo 226, paragrafo 1, del trattato;
d)
relazioni sullo stato dell’ambiente, come previsto dal paragrafo 4;
e)
dati o sintesi di dati ricavati dal monitoraggio delle attività che incidono o possono incidere sull'ambiente;
f)
autorizzazioni, con impatto significativo sull'ambiente, e accordi ambientali, o indicazione del luogo in cui è possibile chiedere o consultare tali informazioni;
g)
studi sull'impatto ambientale e valutazioni dei rischi relativi agli elementi ambientali, o indicazione del luogo in cui è possibile chiedere o consultare tali informazioni.
3. Ove opportuno, le istituzioni e gli organi comunitari possono adempiere agli obblighi di cui ai paragrafi 1 e 2 creando collegamenti a siti Internet nei quali è possibile reperire le informazioni.
4. La Commissione provvede affinché, ad intervalli periodici non superiori a quattro anni, sia pubblicata e diffusa una relazione sullo stato dell’ambiente, contenente informazioni sulla sua qualità e sulle pressioni a cui è sottoposto.
Articolo 5
Qualità delle informazioni ambientali
1. Nei limiti delle loro possibilità, le istituzioni e gli organi comunitari garantiscono che tutte le informazioni da essi raccolte o raccolte per loro conto siano aggiornate, precise e comparabili.
2. Su esplicita domanda, le istituzioni e gli organi comunitari specificano al richiedente dove possono essere ottenute, se disponibili, informazioni sulle procedure di misurazione utilizzate per raccogliere le informazioni, compresi i metodi di analisi, campionamento e preparazione dei campioni. In alternativa, essi possono rinviarli alla procedura standardizzata utilizzata.
Articolo 6
Applicazione delle eccezioni relative alla richiesta di accesso alle informazioni ambientali
1. Per quanto concerne l'articolo 4, paragrafo 2, primo e terzo trattino, del regolamento (CE) n. 1049/2001, eccezion fatta per le indagini, in particolare quelle relative ad una possibile violazione della normativa comunitaria, si ritiene che vi sia un interesse pubblico prevalente alla divulgazione qualora le informazioni richieste riguardino emissioni nell'ambiente. Circa le altre eccezioni di cui all'articolo 4 del regolamento (CE) n. 1049/2001, i motivi del rifiuto di accesso vanno interpretati in modo restrittivo, tenendo conto dell'interesse pubblico tutelato dalla divulgazione e del fatto che le informazioni richieste riguardino emissioni nell'ambiente.
2. Oltre alle eccezioni di cui all'articolo 4 del regolamento (CE) n. 1049/2001, le istituzioni e gli organi comunitari possono rifiutare l'accesso alle informazioni ambientali, quando la loro divulgazione possa ripercuotersi negativamente sulla tutela dell'ambiente cui le informazioni si riferiscono, quali i siti di riproduzione delle specie rare.
Articolo 7
Richiesta di accesso ad informazioni ambientali che non sono in possesso di un'istituzione o di un organo comunitario
Nel caso in cui riceva una richiesta di accesso ad informazioni ambientali che non sono in suo possesso, l'istituzione o l'organo comunitario interpellato indica quanto prima al richiedente, e comunque entro 15 giorni lavorativi, l'altra istituzione o organo comunitario o autorità pubblica ai sensi della direttiva 2003/4/CE presso cui ritiene possibile ottenere tali informazioni, o inoltra la richiesta alla pertinente istituzione o organo comunitario o pubblica autorità, informandone il richiedente.
Articolo 8
Cooperazione
In caso di minaccia imminente per la salute umana, la vita o l'ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali, le istituzioni e gli organi comunitari collaborano con le autorità pubbliche di cui alla direttiva 2003/4/CE, su richiesta delle stesse, e le aiutano a diffondere immediatamente e senza indugio a chiunque possa esserne colpito tutte le informazioni ambientali in possesso delle istituzioni e degli organi comunitari e/o delle autorità pubbliche in questione, o detenute da terzi per conto loro che potrebbero consentirgli di adottare le misure atte a prevenire o attenuare i danni derivanti da tale minaccia.
Il primo comma si applica fatti salvi gli eventuali obblighi specifici previsti dalla normativa comunitaria, in particolare dalle decisioni n. 2119/98/CE e n. 1786/2002/CE.
TITOLO III PARTECIPAZIONE DEL PUBBLICO RIGUARDO A PIANI E PROGRAMMI IN MATERIA AMBIENTALE
Articolo 9
1. Mediante opportune disposizioni pratiche e/o di altro tipo, le istituzioni e gli organi comunitari prevedono tempestivamente opportunità concrete per il pubblico di partecipare all'elaborazione, alla modifica o alla revisione di programmi o piani in materia ambientale quando tutte le possibilità sono ancora aperte. In particolare, nel caso in cui la Commissione elabori una proposta per un certo programma o piano da sottoporre alla decisione di altre istituzioni o organi comunitari, essa prevede la partecipazione del pubblico in questa fase preparatoria.
2. Le istituzioni e gli organi comunitari individuano il pubblico che subisce o può subire gli effetti di un piano o di un programma, quali quelli di cui al paragrafo 1, o che ha un interesse in relazione ad essi, tenendo conto degli obiettivi del presente regolamento.
3. Le istituzioni e gli organi comunitari garantiscono che il pubblico di cui al paragrafo 2 sia informato tramite un avviso pubblico o altro mezzo appropriato, ad esempio un mezzo elettronico se disponibile, in merito:
a)
al progetto di proposta, se disponibile;
b)
alle informazioni o valutazioni ambientali relative al piano o al programma in preparazione, se disponibili; e
c)
alle modalità pratiche di partecipazione, tra cui l'indicazione:
i)
dell'entità amministrativa presso cui possono essere ottenute le informazioni pertinenti;
ii)
dell'entità amministrativa a cui possono essere sottoposti commenti, pareri o quesiti; nonché
iii)
di scadenze ragionevoli che diano tempo sufficiente al pubblico di essere informato, prepararsi e partecipare in modo effettivo al processo decisionale in materia ambientale.
4. È previsto un termine di almeno otto settimane entro cui far pervenire commenti. Quando si organizzano riunioni o audizioni, se ne deve dare l'avviso con almeno quattro settimane di anticipo. Tali termini possono essere ridotti in caso di urgenza o qualora il pubblico abbia già avuto la possibilità di formulare commenti sul piano o sul programma in questione.
5. Nel decidere riguardo ad un piano o ad un programma in materia ambientale, le istituzioni e gli organi comunitari tengono debitamente conto dell'esito della partecipazione del pubblico. Le istituzioni e gli organi comunitari informano il pubblico in merito al piano o al programma, incluso il suo testo, nonché in merito alle motivazioni e alle considerazioni su cui è basata la decisione, inclusa l'informazione circa la partecipazione del pubblico.
TITOLO IV RIESAME INTERNO E ACCESSO ALLA GIUSTIZIA
Articolo 10
Richiesta di riesame interno degli atti amministrativi
1. Qualsiasi organizzazione non governativa che soddisfa i criteri di cui all'articolo 11 può presentare una richiesta di riesame interno all'istituzione o all'organo comunitario che ha adottato un atto amministrativo ai sensi del diritto ambientale o, in caso di presunta omissione amministrativa, che avrebbe dovuto adottarlo.
Tale richiesta dev'essere formulata per iscritto entro un termine massimo di sei settimane a decorrere dalla data più recente tra quelle di adozione, notifica o pubblicazione dell'atto amministrativo o, in caso di presunta omissione, entro sei settimane dalla data in cui lo stesso avrebbe dovuto essere adottato. La richiesta deve contenere una motivazione del riesame.
2. L’istituzione o l’organo comunitario di cui al paragrafo 1 esamina tale richiesta a meno che essa sia chiaramente infondata. Non appena possibile, e comunque entro dodici settimane dal ricevimento della richiesta, l'istituzione o l'organo comunitario risponde per iscritto adducendo le sue motivazioni.
3. Qualora, nonostante la dovuta diligenza, l'istituzione o l'organo comunitario non sia in grado di agire a norma del paragrafo 2, non appena possibile, e in ogni caso entro i termini di cui al suddetto paragrafo, detta istituzione o detto organo comunitario informa l'organizzazione non governativa che ha formulato la richiesta dei motivi di impedimento e di quando intende porvi rimedio.
L’istituzione o l’organo comunitario è tenuto ad agire in ogni caso entro diciotto settimane dal ricevimento della richiesta.
Articolo 11
Criteri di legittimazione a livello comunitario
1. Un'organizzazione non governativa può formulare una richiesta di riesame interno ai sensi dell'articolo 10, a condizione che:
a)
sia una persona giuridica indipendente senza fini di lucro a norma del diritto nazionale o della prassi di uno Stato membro;
b)
abbia come obiettivo primario dichiarato di promuovere la tutela dell'ambiente nell'ambito del diritto ambientale;
c)
sia stata costituita da più di due anni e persegua attivamente l'obiettivo di cui alla lettera b);
d)
l’oggetto della richiesta di riesame interno rientri nel suo obiettivo e nelle sue attività.
2. La Commissione adotta le disposizioni necessarie ad assicurare un'applicazione trasparente e coerente dei criteri di cui al paragrafo 1.
Articolo 12
Ricorsi dinanzi alla Corte di giustizia
1. L'organizzazione non governativa che ha formulato la richiesta di riesame interno ai sensi dell'articolo 10 può proporre ricorso dinanzi alla Corte di giustizia a norma delle pertinenti disposizioni del trattato.
2. Qualora l'istituzione o l'organo comunitario ometta di agire a norma dell'articolo 10, paragrafo 2 o paragrafo 3, l'organizzazione non governativa ha il diritto di proporre ricorso dinanzi alla Corte di giustizia a norma delle pertinenti disposizioni del trattato.
TITOLO V DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 13
Misure di applicazione
Se necessario, le istituzioni e gli organi comunitari adeguano i propri regolamenti interni alle disposizioni del presente regolamento. Detti adeguamenti hanno effetto a decorrere dal 28 giugno 2007.
Articolo 14
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 28 giugno 2007.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Strasburgo, addì 6 settembre 2006.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
La presidente
P. LEHTOMÄKI
(1) GU C 117 del 30.4.2004, pag. 52.
(2) Parere del Parlamento europeo del 31 marzo 2004 (GU C 103 E del 29.4.2004, pag. 612), posizione comune del Consiglio del 18 luglio 2005 (GU C 264 E del 25.10.2005, pag. 18) e posizione del Parlamento europeo del 18 gennaio 2006 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale). Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 4 luglio 2006 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 18 luglio 2006.
(3) Decisione n. 1600/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 luglio 2002, che istituisce il sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente (GU L 242 del 10.9.2002, pag. 1).
(4) Quarto programma comunitario di azione in materia ambientale (GU C 328 del 7.12.1987, pag. 1). Quinto programma comunitario di azione in materia ambientale (GU C 138 del 17.5.1993, pag. 1).
(5) Decisione 2005/370/CE del Consiglio (GU L 124 del 17.5.2005, pag. 1).
(6) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.
(7) GU L 41 del 14.2.2003, pag. 26.
(8) GU L 268 del 3.10.1998, pag. 1. Decisione modificata da ultimo dal regolamento (CE) n. 1882/2003 (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(9) GU L 271 del 9.10.2002, pag. 1. Decisione modificata dalla decisione n. 786/2004/CE (GU L 138 del 30.4.2004, pag. 7).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (CE) N. 1367/2006 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 6 settembre 2006
sull'applicazione alle istituzioni e agli organi comunitari delle disposizioni della convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 175, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
previa consultazione del Comitato delle regioni,
deliberando secondo la procedura di cui all’articolo 251 del trattato, visto il progetto comune approvato il 22 giugno 2006 dal comitato di conciliazione (2),
considerando quanto segue:
(1)
La normativa comunitaria in materia ambientale è destinata a contribuire fra l'altro alla salvaguardia, alla tutela e al miglioramento della qualità dell'ambiente e alla protezione della salute umana, promuovendo così uno sviluppo sostenibile.
(2)
Il sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente (3) sottolinea l’importanza di fornire adeguate informazioni sull’ambiente e di offrire al pubblico effettive possibilità di partecipare al processo decisionale in materia ambientale, in modo da accrescere la responsabilità e la trasparenza del processo decisionale e contribuire a rafforzare la consapevolezza e il sostegno del pubblico nei confronti delle decisioni adottate. Al pari dei programmi precedenti (4), il sesto programma promuove un’attuazione e un'applicazione più efficaci della normativa comunitaria nel campo della tutela dell’ambiente, in particolare attraverso il controllo del rispetto delle norme comunitarie e l'adozione di misure per contrastare le violazioni della normativa ambientale comunitaria.
(3)
Il 25 giugno 1998 la Comunità ha firmato la convenzione della commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE) sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale (in seguito denominata «convenzione di Aarhus»). La Comunità ha approvato la convenzione di Aarhus il 17 febbraio 2005 (5). È opportuno adeguare le norme di diritto comunitario alle disposizioni della convenzione.
(4)
La Comunità ha già adottato una esauriente normativa in costante evoluzione che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi della convenzione di Aarhus. Occorrerebbe adottare le misure necessarie per applicare le disposizioni della convenzione alle istituzioni e agli organi comunitari.
(5)
È opportuno disciplinare i tre pilastri della convenzione di Aarhus, vale a dire accesso alle informazioni, partecipazione del pubblico ai processi decisionali e accesso alla giustizia in materia ambientale, in un unico atto normativo e stabilire disposizioni comuni per quanto riguarda gli obiettivi e le definizioni. Ciò contribuisce a razionalizzare la normativa e ad accrescere la trasparenza delle misure di attuazione adottate a livello delle istituzioni e degli organi comunitari.
(6)
Il principio generale è che i diritti garantiti dai tre pilastri della convenzione di Aarhus sono senza discriminazioni sulla cittadinanza, sulla nazionalità o sulla residenza.
(7)
La convenzione di Aarhus detta una definizione molto ampia di «autorità pubblica». L’idea di fondo è che ogniqualvolta viene esercitato il potere pubblico, gli individui e le loro organizzazioni dovrebbero godere di determinati diritti. È pertanto necessario che le istituzioni e gli organi comunitari soggetti alle disposizioni del presente regolamento siano definiti in modo altrettanto ampio e funzionale. In base alla convenzione di Aarhus, si possono escludere dall'ambito di applicazione della convenzione le istituzioni e gli organi comunitari che agiscono nell'esercizio del potere giudiziario o legislativo. Tuttavia, per motivi di coerenza con il regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (6), le disposizioni relative all'accesso a informazioni ambientali dovrebbero applicarsi alle istituzioni ed agli organi comunitari che agiscono nell'esercizio del potere legislativo.
(8)
La definizione di «informazioni ambientali» nel presente regolamento comprende le informazioni sullo stato dell’ambiente disponibili in qualsiasi forma. La definizione, che è stata armonizzata con quella adottata nella direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2003, sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale e che abroga la direttiva 90/313/CEE del Consiglio (7), ha lo stesso contenuto della definizione prevista dalla convenzione di Aarhus. La definizione di «documenti» di cui al regolamento (CE) n. 1049/2001 comprende le informazioni ambientali quali definite nel presente regolamento.
(9)
È opportuno che il presente regolamento fornisca una definizione di «piani e programmi» tenendo conto delle disposizioni della convenzione di Aarhus, mantenendo un parallelismo con l’impostazione seguita in relazione agli obblighi imposti agli Stati membri dalla normativa comunitaria vigente. Occorrerebbe definire i «piani e programmi in materia ambientale» in relazione al loro contributo al conseguimento degli obiettivi e delle priorità della politica ambientale comunitaria o alla loro capacità di incidere significativamente sulla realizzazione di tali obiettivi e priorità. Il sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente stabilisce gli obiettivi della politica ambientale comunitaria e le azioni previste per conseguire tali obiettivi nell'arco di dieci anni a partire dal 22 luglio 2002. Un nuovo programma di azione in materia ambientale dovrebbe essere adottato alla fine di tale periodo.
(10)
Trattandosi di una disciplina in costante evoluzione, la definizione di diritto ambientale dovrebbe riferirsi agli obiettivi della politica comunitaria sull’ambiente, quali figurano nel trattato.
(11)
È opportuno che gli atti amministrativi di portata individuale possano essere soggetti a ricorso interno qualora abbiano effetti esterni e giuridicamente vincolanti. Allo stesso modo, dovrebbero poter essere soggette a ricorso le omissioni, nel caso in cui il diritto ambientale preveda un obbligo di adottare un atto amministrativo. Dato che gli atti adottati dalle istituzioni o dagli organi comunitari nell’esercizio del potere giudiziario o legislativo possono essere esclusi, si dovrebbero egualmente escludere le procedure di inchiesta nelle quali le istituzioni o gli organi comunitari agiscano in qualità di organi di controllo amministrativo ai sensi delle disposizioni del trattato.
(12)
La convenzione di Aarhus impone l'accesso del pubblico alle informazioni ambientali sia su richiesta di quest’ultimo, sia nel quadro di una politica di diffusione attiva delle informazioni ad opera delle autorità soggette alle sue disposizioni. Il regolamento (CE) n. 1049/2001 si applica al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione, nonché alle agenzie e agli organi simili istituiti da atti normativi comunitari. Il regolamento stabilisce una serie di norme che sono in larga misura conformi alle disposizioni della convenzione di Aarhus. È necessario estendere l’applicazione del regolamento (CE) n. 1049/2001 a tutte le altre istituzioni e agli altri organi comunitari.
(13)
Nelle materie in cui le disposizioni della convenzione di Aarhus non sono riprese, in tutto o in parte, nel regolamento (CE) n. 1049/2001, è necessario adottare le pertinenti disposizioni, con particolare riferimento alla raccolta e alla diffusione delle informazioni ambientali.
(14)
Affinché il diritto di accesso del pubblico alle informazioni ambientali sia effettivo è indispensabile che le informazioni fornite siano di buona qualità. È quindi opportuno introdurre regole che impongano alle istituzioni e agli organi comunitari di assicurare tale qualità.
(15)
Le eccezioni previste dal regolamento (CE) n. 1049/2001 dovrebbero trovare applicazione, fatte salve eventuali disposizioni più specifiche del presente regolamento in materia di richieste di informazioni ambientali. Le motivazioni di rifiuto per quanto riguarda l'accesso alle informazioni ambientali dovrebbero essere interpretate in modo restrittivo, tenendo conto dell'interesse pubblico che la rivelazione di dette informazioni persegue e valutando se le informazioni richieste riguardano le emissioni nell'ambiente. I termini «interessi commerciali» abbracciano accordi in materia di riservatezza conclusi da istituzioni o organismi che agiscono a titolo di istituto bancario.
(16)
Ai sensi della decisione n. 2119/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 settembre 1998, che istituisce una rete di sorveglianza epidemiologica e di controllo delle malattie trasmissibili nella Comunità (8), è già stata istituita a livello comunitario una rete destinata a promuovere la cooperazione e il coordinamento tra gli Stati membri, con l’assistenza della Commissione, al fine di migliorare la prevenzione e il controllo di una serie di malattie trasmissibili. La decisione n. 1786/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (9), adotta un programma comunitario di azione nel campo della salute pubblica che integra le politiche nazionali in materia. Il miglioramento delle informazioni e delle conoscenze per promuovere la salute pubblica e rafforzare la capacità di rispondere rapidamente e in modo coordinato alle minacce per la salute fa parte integrante di questo programma ed è un obiettivo totalmente conforme alle disposizioni della convenzione di Aarhus. Pertanto, il presente regolamento dovrebbe applicarsi fatte salve le decisioni n. 2119/98/CE e n. 1786/2002/CE.
(17)
La convenzione di Aarhus impone alle parti di adottare le disposizioni atte a consentire al pubblico di partecipare all’elaborazione dei piani e dei programmi in materia ambientale. Tali disposizioni devono prevedere termini ragionevoli per informare il pubblico del processo decisionale in materia ambientale in questione. Per essere effettiva, la partecipazione del pubblico deve avvenire in una fase iniziale, quando tutte le alternative sono ancora praticabili. In sede di adozione delle disposizioni relative alla partecipazione del pubblico, le istituzioni e gli organi comunitari dovrebbero individuare il pubblico ammesso a partecipare. La convenzione di Aarhus impone inoltre alle parti di adoperarsi, nella misura opportuna, per consentire al pubblico di partecipare all'elaborazione delle politiche in materia ambientale.
(18)
L'articolo 9, paragrafo 3, della convenzione di Aarhus prevede l’accesso a procedure di ricorso di natura giurisdizionale e non avverso gli atti e le omissioni dei privati e delle pubbliche autorità che violano le norme di diritto ambientale. Le disposizioni sull’accesso alla giustizia dovrebbero essere compatibili con il trattato. In questo contesto, è opportuno che il presente regolamento si applichi esclusivamente agli atti e alle omissioni delle pubbliche autorità.
(19)
Per assicurare mezzi di impugnazione adeguati e efficaci, compresi quelli esperibili dinanzi alla Corte di giustizia delle Comunità europee ai sensi delle pertinenti disposizioni del trattato, è opportuno che l’istituzione o l’organo comunitario che ha emanato l’atto oggetto di impugnazione o, in caso di presunta omissione, che avrebbe dovuto emanarlo, abbia la possibilità di riconsiderare la propria decisione o, nel caso di un comportamento omissivo, di adottare il provvedimento richiesto.
(20)
Le organizzazioni non governative attive nel campo della tutela dell’ambiente che soddisfino determinati criteri, in particolare finalizzati ad assicurare che siano organizzazioni indipendenti e affidabili che abbiano dimostrato che il loro obiettivo primario è promuovere la protezione dell'ambiente, dovrebbero essere legittimate a richiedere una revisione interna a livello comunitario di atti adottati nel quadro della legislazione ambientale o di omissioni da parte di un'istituzione o organo comunitario di deliberare in materia di legislazione ambientale nella prospettiva di un riesame da parte dell'istituzione o organo in questione.
(21)
Nel caso in cui una richiesta di riesame interno non sia stata accolta, le organizzazioni non governative interessate dovrebbero avere la possibilità di proporre ricorsi in materia ambientale dinanzi alla Corte di giustizia ai sensi delle pertinenti disposizioni del trattato.
(22)
Il presente regolamento rispetta i diritti fondamentali ed osserva i principi riconosciuti dall'articolo 6 del trattato sull'Unione europea, come rispecchiati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, in particolare l'articolo 37,
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
TITOLO I DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Obiettivo
1. L'obiettivo del presente regolamento è quello di contribuire all'adempimento degli obblighi derivanti dalla convenzione UNECE sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, di seguito denominata «convenzione di Aarhus», stabilendo le regole per applicare le disposizioni della convenzione alle istituzioni e agli organi comunitari, e a tal fine:
a)
garantisce al pubblico il diritto di accesso alle informazioni ambientali ricevute o elaborate dalle istituzioni o dagli organi comunitari e da essi detenute, e definisce le condizioni generali e le modalità pratiche per l’esercizio di tale diritto;
b)
assicura la progressiva disponibilità e diffusione al pubblico delle informazioni ambientali per garantirne la più ampia possibile disponibilità e diffusione sistematica al pubblico, promuovendo in particolare, a tal fine, l'uso di tecnologie di telecomunicazione informatica e/o elettronica, se disponibili;
c)
prevede la partecipazione del pubblico riguardo all’elaborazione di piani e programmi in materia ambientale;
d)
prevede l’accesso alla giustizia in materia ambientale a livello comunitario alle condizioni stabilite dal presente regolamento.
2. Nell'applicare le disposizioni del presente regolamento, le istituzioni e gli organi comunitari si adoperano per fornire assistenza e orientamento al pubblico con riguardo all'accesso alle informazioni, alla partecipazione ai processi decisionali e all’accesso alla giustizia in materia ambientale.
Articolo 2
Definizioni
1. Ai fini del presente regolamento, si intende per:
a)
«richiedente»: qualsiasi persona fisica o giuridica che chiede informazioni ambientali;
b)
«pubblico»: una o più persone fisiche o giuridiche, nonché le associazioni, le organizzazioni o i gruppi costituiti da tali persone;
c)
«istituzioni o organi comunitari»: le istituzioni, gli organi, le agenzie o gli uffici pubblici istituiti dal trattato o sulla base del medesimo, salvo qualora agiscano nell’esercizio del potere giudiziario o legislativo. Tuttavia, le disposizioni del titolo II si applicano alle istituzioni o agli organi comunitari che agiscono nell'esercizio del potere legislativo.
d)
«informazioni ambientali»: qualsiasi informazione disponibile in forma scritta, visiva, sonora, elettronica o in qualunque altra forma materiale riguardante:
i)
lo stato degli elementi dell'ambiente quali l'aria e l'atmosfera, l'acqua, il suolo, il territorio, il paesaggio e i siti naturali, comprese le zone umide, le zone costiere e marine, la biodiversità e le sue componenti, compresi gli organismi geneticamente modificati, nonché l'interazione fra questi elementi;
ii)
fattori quali le sostanze, l'energia, il rumore, le radiazioni o i rifiuti, compresi quelli radioattivi, le emissioni, gli scarichi e altri rilasci nell'ambiente, che incidono o possono incidere sugli elementi dell'ambiente di cui al punto i);
iii)
le misure (compresi i provvedimenti amministrativi) quali le politiche, le disposizioni legislative, i piani, i programmi, gli accordi ambientali e le attività che incidono o possono incidere sugli elementi e sui fattori di cui ai punti i) e ii), nonché le misure o le attività intese a proteggere i suddetti elementi;
iv)
i rapporti sull'attuazione della normativa ambientale;
v)
le analisi costi-benefici ed altre analisi e ipotesi economiche utilizzate nell'ambito delle misure e attività di cui al punto iii);
vi)
lo stato di salute e la sicurezza umana, compresa la contaminazione della catena alimentare, se del caso, le condizioni di vita delle persone, i siti e gli edifici di interesse culturale, nella misura in cui siano o possano essere influenzati dallo stato degli elementi dell'ambiente di cui al punto i) o, attraverso tali elementi, da uno qualsiasi dei fattori di cui ai punti ii) e iii);
e)
«piani e programmi in materia ambientale», i piani e i programmi:
i)
elaborati ed eventualmente adottati da un’istituzione o da un organo comunitario;
ii)
previsti da disposizioni legislative, regolamentari o amministrative; e
iii)
che contribuiscono o possono incidere significativamente sulla realizzazione degli obiettivi della politica ambientale comunitaria stabiliti nel sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente o in successivi programmi d'azione generali in materia ambientale.
Si considerano piani e programmi in materia ambientale anche i programmi d'azione generali in materia ambientale.
La definizione non comprende i piani e i programmi finanziari o di bilancio, in particolare quelli che stabiliscono come debbano essere finanziati progetti o attività particolari o quelli relativi ai bilanci annuali proposti, i programmi di lavoro interni delle istituzioni o organi comunitari o i piani e programmi di emergenza destinati esclusivamente a scopi di protezione civile;
f)
«diritto ambientale»: la normativa comunitaria che, a prescindere dalla base giuridica, contribuisce al raggiungimento degli obiettivi della politica comunitaria in materia ambientale, stabiliti nel trattato: salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell'ambiente, protezione della salute umana, utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali e promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell'ambiente a livello regionale o mondiale;
g)
«atto amministrativo»: qualsiasi provvedimento di portata individuale nell'ambito del diritto ambientale adottato da un'istituzione o da un organo comunitari e avente effetti esterni e giuridicamente vincolanti;
h)
«omissione amministrativa»: la mancata adozione di un atto amministrativo di cui alla lettera g) da parte di un'istituzione o organo comunitario.
2. Gli atti e le omissioni di natura amministrativa non comprendono le misure adottate dalle istituzioni o dagli organi comunitari o le loro omissioni, in qualità di organi di controllo amministrativo, in applicazione delle seguenti disposizioni del trattato:
a)
articoli 81, 82, 86 e 87 (regole di concorrenza);
b)
articoli 226 e 228 (procedura di infrazione);
c)
articolo 195 (ricorsi al mediatore);
d)
articolo 280 (procedimenti dinanzi all'OLAF).
TITOLO II ACCESSO ALLE INFORMAZIONI AMBIENTALI
Articolo 3
Applicazione del regolamento (CE) n. 1049/2001
Il regolamento (CE) n. 1049/2001 si applica a tutte le richieste di accesso alle informazioni ambientali detenute dalle istituzioni e dagli organi comunitari senza discriminazioni basate sulla cittadinanza, la nazionalità o la residenza del richiedente e, qualora si tratti di persone giuridiche, sull’ubicazione della sede legale o del centro effettivo delle loro attività.
Ai fini del presente regolamento, il termine «istituzione» di cui al regolamento (CE) n. 1049/2001 deve intendersi come «istituzione o organo comunitario».
Articolo 4
Raccolta e diffusione delle informazioni ambientali
1. Le istituzioni e gli organi comunitari organizzano le informazioni ambientali in loro possesso e attinenti alle loro funzioni ai fini della diffusione attiva e sistematica presso il pubblico, in particolare mediante le tecnologie telematiche e/o elettroniche, a norma dell'articolo 11, paragrafi 1 e 2, e dell'articolo 12 del regolamento (CE) n. 1049/2001. Essi assicurano la progressiva disponibilità delle informazioni ambientali in banche dati elettroniche facilmente accessibili al pubblico attraverso le reti pubbliche di telecomunicazioni. A tal fine, introducono dette informazioni in loro possesso in apposite banche dati che dotano di sistemi d'interrogazione e altri strumenti informatici destinati ad aiutare il pubblico a trovare le informazioni richieste.
Le informazioni messe a disposizione mediante tecnologie telematiche e/o elettroniche non devono necessariamente comprendere le informazioni raccolte prima dell’entrata in vigore del presente regolamento, a meno che non siano già disponibili in formato elettronico. Le istituzioni e gli organi comunitari indicano, per quanto possibile, dove si trovano le informazioni raccolte prima dell'entrata in vigore del presente regolamento che non sono disponibili in formato elettronico.
Le istituzioni e gli organi comunitari compiono ogni ragionevole sforzo per conservare le informazioni ambientali in loro possesso in forme o formati facilmente riproducibili e consultabili tramite reti di telecomunicazione informatica o altri mezzi elettronici.
2. Le informazioni ambientali da mettere a disposizione e divulgare vengono opportunamente aggiornate. In aggiunta ai documenti di cui all’articolo 12, paragrafi 2 e 3, e all’articolo 13, paragrafi 1 e 2 del regolamento (CE) n. 1049/2001, le banche dati o i registri comprendono quanto segue:
a)
testi di trattati, convenzioni o accordi internazionali e legislazione comunitaria riguardanti direttamente o indirettamente l'ambiente e di politiche, piani e programmi in materia ambientale;
b)
relazioni sullo stato di attuazione degli elementi di cui alla lettera a) qualora elaborati o detenuti in forma elettronica dalle istituzioni o organi comunitari;
c)
passi compiuti nelle procedure di infrazione al diritto comunitario a partire dalla fase di parere motivato ai sensi dell'articolo 226, paragrafo 1, del trattato;
d)
relazioni sullo stato dell’ambiente, come previsto dal paragrafo 4;
e)
dati o sintesi di dati ricavati dal monitoraggio delle attività che incidono o possono incidere sull'ambiente;
f)
autorizzazioni, con impatto significativo sull'ambiente, e accordi ambientali, o indicazione del luogo in cui è possibile chiedere o consultare tali informazioni;
g)
studi sull'impatto ambientale e valutazioni dei rischi relativi agli elementi ambientali, o indicazione del luogo in cui è possibile chiedere o consultare tali informazioni.
3. Ove opportuno, le istituzioni e gli organi comunitari possono adempiere agli obblighi di cui ai paragrafi 1 e 2 creando collegamenti a siti Internet nei quali è possibile reperire le informazioni.
4. La Commissione provvede affinché, ad intervalli periodici non superiori a quattro anni, sia pubblicata e diffusa una relazione sullo stato dell’ambiente, contenente informazioni sulla sua qualità e sulle pressioni a cui è sottoposto.
Articolo 5
Qualità delle informazioni ambientali
1. Nei limiti delle loro possibilità, le istituzioni e gli organi comunitari garantiscono che tutte le informazioni da essi raccolte o raccolte per loro conto siano aggiornate, precise e comparabili.
2. Su esplicita domanda, le istituzioni e gli organi comunitari specificano al richiedente dove possono essere ottenute, se disponibili, informazioni sulle procedure di misurazione utilizzate per raccogliere le informazioni, compresi i metodi di analisi, campionamento e preparazione dei campioni. In alternativa, essi possono rinviarli alla procedura standardizzata utilizzata.
Articolo 6
Applicazione delle eccezioni relative alla richiesta di accesso alle informazioni ambientali
1. Per quanto concerne l'articolo 4, paragrafo 2, primo e terzo trattino, del regolamento (CE) n. 1049/2001, eccezion fatta per le indagini, in particolare quelle relative ad una possibile violazione della normativa comunitaria, si ritiene che vi sia un interesse pubblico prevalente alla divulgazione qualora le informazioni richieste riguardino emissioni nell'ambiente. Circa le altre eccezioni di cui all'articolo 4 del regolamento (CE) n. 1049/2001, i motivi del rifiuto di accesso vanno interpretati in modo restrittivo, tenendo conto dell'interesse pubblico tutelato dalla divulgazione e del fatto che le informazioni richieste riguardino emissioni nell'ambiente.
2. Oltre alle eccezioni di cui all'articolo 4 del regolamento (CE) n. 1049/2001, le istituzioni e gli organi comunitari possono rifiutare l'accesso alle informazioni ambientali, quando la loro divulgazione possa ripercuotersi negativamente sulla tutela dell'ambiente cui le informazioni si riferiscono, quali i siti di riproduzione delle specie rare.
Articolo 7
Richiesta di accesso ad informazioni ambientali che non sono in possesso di un'istituzione o di un organo comunitario
Nel caso in cui riceva una richiesta di accesso ad informazioni ambientali che non sono in suo possesso, l'istituzione o l'organo comunitario interpellato indica quanto prima al richiedente, e comunque entro 15 giorni lavorativi, l'altra istituzione o organo comunitario o autorità pubblica ai sensi della direttiva 2003/4/CE presso cui ritiene possibile ottenere tali informazioni, o inoltra la richiesta alla pertinente istituzione o organo comunitario o pubblica autorità, informandone il richiedente.
Articolo 8
Cooperazione
In caso di minaccia imminente per la salute umana, la vita o l'ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali, le istituzioni e gli organi comunitari collaborano con le autorità pubbliche di cui alla direttiva 2003/4/CE, su richiesta delle stesse, e le aiutano a diffondere immediatamente e senza indugio a chiunque possa esserne colpito tutte le informazioni ambientali in possesso delle istituzioni e degli organi comunitari e/o delle autorità pubbliche in questione, o detenute da terzi per conto loro che potrebbero consentirgli di adottare le misure atte a prevenire o attenuare i danni derivanti da tale minaccia.
Il primo comma si applica fatti salvi gli eventuali obblighi specifici previsti dalla normativa comunitaria, in particolare dalle decisioni n. 2119/98/CE e n. 1786/2002/CE.
TITOLO III PARTECIPAZIONE DEL PUBBLICO RIGUARDO A PIANI E PROGRAMMI IN MATERIA AMBIENTALE
Articolo 9
1. Mediante opportune disposizioni pratiche e/o di altro tipo, le istituzioni e gli organi comunitari prevedono tempestivamente opportunità concrete per il pubblico di partecipare all'elaborazione, alla modifica o alla revisione di programmi o piani in materia ambientale quando tutte le possibilità sono ancora aperte. In particolare, nel caso in cui la Commissione elabori una proposta per un certo programma o piano da sottoporre alla decisione di altre istituzioni o organi comunitari, essa prevede la partecipazione del pubblico in questa fase preparatoria.
2. Le istituzioni e gli organi comunitari individuano il pubblico che subisce o può subire gli effetti di un piano o di un programma, quali quelli di cui al paragrafo 1, o che ha un interesse in relazione ad essi, tenendo conto degli obiettivi del presente regolamento.
3. Le istituzioni e gli organi comunitari garantiscono che il pubblico di cui al paragrafo 2 sia informato tramite un avviso pubblico o altro mezzo appropriato, ad esempio un mezzo elettronico se disponibile, in merito:
a)
al progetto di proposta, se disponibile;
b)
alle informazioni o valutazioni ambientali relative al piano o al programma in preparazione, se disponibili; e
c)
alle modalità pratiche di partecipazione, tra cui l'indicazione:
i)
dell'entità amministrativa presso cui possono essere ottenute le informazioni pertinenti;
ii)
dell'entità amministrativa a cui possono essere sottoposti commenti, pareri o quesiti; nonché
iii)
di scadenze ragionevoli che diano tempo sufficiente al pubblico di essere informato, prepararsi e partecipare in modo effettivo al processo decisionale in materia ambientale.
4. È previsto un termine di almeno otto settimane entro cui far pervenire commenti. Quando si organizzano riunioni o audizioni, se ne deve dare l'avviso con almeno quattro settimane di anticipo. Tali termini possono essere ridotti in caso di urgenza o qualora il pubblico abbia già avuto la possibilità di formulare commenti sul piano o sul programma in questione.
5. Nel decidere riguardo ad un piano o ad un programma in materia ambientale, le istituzioni e gli organi comunitari tengono debitamente conto dell'esito della partecipazione del pubblico. Le istituzioni e gli organi comunitari informano il pubblico in merito al piano o al programma, incluso il suo testo, nonché in merito alle motivazioni e alle considerazioni su cui è basata la decisione, inclusa l'informazione circa la partecipazione del pubblico.
TITOLO IV RIESAME INTERNO E ACCESSO ALLA GIUSTIZIA
Articolo 10
Richiesta di riesame interno degli atti amministrativi
1. Qualsiasi organizzazione non governativa che soddisfa i criteri di cui all'articolo 11 può presentare una richiesta di riesame interno all'istituzione o all'organo comunitario che ha adottato un atto amministrativo ai sensi del diritto ambientale o, in caso di presunta omissione amministrativa, che avrebbe dovuto adottarlo.
Tale richiesta dev'essere formulata per iscritto entro un termine massimo di sei settimane a decorrere dalla data più recente tra quelle di adozione, notifica o pubblicazione dell'atto amministrativo o, in caso di presunta omissione, entro sei settimane dalla data in cui lo stesso avrebbe dovuto essere adottato. La richiesta deve contenere una motivazione del riesame.
2. L’istituzione o l’organo comunitario di cui al paragrafo 1 esamina tale richiesta a meno che essa sia chiaramente infondata. Non appena possibile, e comunque entro dodici settimane dal ricevimento della richiesta, l'istituzione o l'organo comunitario risponde per iscritto adducendo le sue motivazioni.
3. Qualora, nonostante la dovuta diligenza, l'istituzione o l'organo comunitario non sia in grado di agire a norma del paragrafo 2, non appena possibile, e in ogni caso entro i termini di cui al suddetto paragrafo, detta istituzione o detto organo comunitario informa l'organizzazione non governativa che ha formulato la richiesta dei motivi di impedimento e di quando intende porvi rimedio.
L’istituzione o l’organo comunitario è tenuto ad agire in ogni caso entro diciotto settimane dal ricevimento della richiesta.
Articolo 11
Criteri di legittimazione a livello comunitario
1. Un'organizzazione non governativa può formulare una richiesta di riesame interno ai sensi dell'articolo 10, a condizione che:
a)
sia una persona giuridica indipendente senza fini di lucro a norma del diritto nazionale o della prassi di uno Stato membro;
b)
abbia come obiettivo primario dichiarato di promuovere la tutela dell'ambiente nell'ambito del diritto ambientale;
c)
sia stata costituita da più di due anni e persegua attivamente l'obiettivo di cui alla lettera b);
d)
l’oggetto della richiesta di riesame interno rientri nel suo obiettivo e nelle sue attività.
2. La Commissione adotta le disposizioni necessarie ad assicurare un'applicazione trasparente e coerente dei criteri di cui al paragrafo 1.
Articolo 12
Ricorsi dinanzi alla Corte di giustizia
1. L'organizzazione non governativa che ha formulato la richiesta di riesame interno ai sensi dell'articolo 10 può proporre ricorso dinanzi alla Corte di giustizia a norma delle pertinenti disposizioni del trattato.
2. Qualora l'istituzione o l'organo comunitario ometta di agire a norma dell'articolo 10, paragrafo 2 o paragrafo 3, l'organizzazione non governativa ha il diritto di proporre ricorso dinanzi alla Corte di giustizia a norma delle pertinenti disposizioni del trattato.
TITOLO V DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 13
Misure di applicazione
Se necessario, le istituzioni e gli organi comunitari adeguano i propri regolamenti interni alle disposizioni del presente regolamento. Detti adeguamenti hanno effetto a decorrere dal 28 giugno 2007.
Articolo 14
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il terzo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 28 giugno 2007.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Strasburgo, addì 6 settembre 2006.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
La presidente
P. LEHTOMÄKI
(1) GU C 117 del 30.4.2004, pag. 52.
(2) Parere del Parlamento europeo del 31 marzo 2004 (GU C 103 E del 29.4.2004, pag. 612), posizione comune del Consiglio del 18 luglio 2005 (GU C 264 E del 25.10.2005, pag. 18) e posizione del Parlamento europeo del 18 gennaio 2006 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale). Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 4 luglio 2006 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e decisione del Consiglio del 18 luglio 2006.
(3) Decisione n. 1600/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 luglio 2002, che istituisce il sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente (GU L 242 del 10.9.2002, pag. 1).
(4) Quarto programma comunitario di azione in materia ambientale (GU C 328 del 7.12.1987, pag. 1). Quinto programma comunitario di azione in materia ambientale (GU C 138 del 17.5.1993, pag. 1).
(5) Decisione 2005/370/CE del Consiglio (GU L 124 del 17.5.2005, pag. 1).
(6) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.
(7) GU L 41 del 14.2.2003, pag. 26.
(8) GU L 268 del 3.10.1998, pag. 1. Decisione modificata da ultimo dal regolamento (CE) n. 1882/2003 (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(9) GU L 271 del 9.10.2002, pag. 1. Decisione modificata dalla decisione n. 786/2004/CE (GU L 138 del 30.4.2004, pag. 7).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Informazioni ambientali: partecipazione del pubblico e accesso alla giustizia (convenzione di Aarhus)
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Il regolamento richiede alle istituzioni e agli organi dell’Unione europea (Unione) di attuare gli obblighi contenuti nella convenzione di Aarhus (si veda la sintesi). La convenzione conferisce al pubblico il diritto di:accesso alle informazioni ambientali; partecipazione al processo decisionale; giustizia in materia ambientale.
PUNTI CHIAVE
Accesso alle informazioni ambientali
Le istituzioni e gli organi dell’Unione devono:garantire l’accesso del pubblico alle informazioni ambientali che detengono, secondo le condizioni stabilite nel regolamento; garantire che le informazioni ambientali siano progressivamente rese disponibili e diffuse al pubblico; organizzare le informazioni in banche dati facilmente accessibili al pubblico; aggiornare le informazioni e garantire che siano esatte e comparabili; rispondere a eventuali richieste di informazioni ambientali entro quindici giorni lavorativi.Le banche dati o i registri ambientali devono comprendere:testi di trattati internazionali, convenzioni o accordi, politiche, piani e programmi; relazioni sullo stato di avanzamento dell’attuazione degli elementi di cui sopra; passi compiuti nelle procedure di violazione del diritto dell’Unione; relazioni sullo stato dell’ambiente; dati di monitoraggio delle attività che potrebbero incidere sull’ambiente; autorizzazioni rilasciate che potrebbero incidere sull’ambiente; studi sull’impatto ambientale e valutazioni dei rischi.Le richieste di informazioni possono essere rifiutate solo in circostanze specifiche, come nel caso di procedimenti giudiziari in corso o se la loro divulgazione può danneggiare l’ambiente, ad esempio rivelando siti di riproduzione di specie rare.
Partecipazione del pubblico ai processi decisionali in materia ambientale
Le istituzioni e gli organi dell’Unione devono prevedere tempestivamente opportunità concrete per il pubblico di partecipare al processo decisionale relativo a piani o programmi in materia ambientale. Nel caso in cui la Commissione europea elabori un piano o un programma da sottoporre alla decisione di altri organi dell’Unione, deve prevedere la partecipazione del pubblico a tale fase preparatoria.
Le istituzioni e gli organi dell’Unione devono individuare il pubblico che rischia di essere interessato da un piano o da un programma, nonché garantire che sia informato in merito:al progetto di proposta; alle informazioni ambientali pertinenti; alle modalità pratiche di partecipazione, tra cui l’indicazione:dell’entità presso cui è possibile ottenere ulteriori informazioni;dell’entità a cui è possibile sottoporre commenti o quesiti;di scadenze ragionevoli che diano tempo sufficiente al pubblico di prepararsi e partecipare in modo effettivo al processo decisionale.È previsto un termine di almeno otto settimane entro cui fare pervenire commenti, e di almeno quattro settimane per gli avvisi riguardanti eventuali riunioni o audizioni.
Le istituzioni e gli organi dell’Unione tengono debitamente conto dell’esito della partecipazione del pubblico e informano il pubblico in merito a qualsiasi decisione e alle considerazioni su cui si è basata la decisione, inclusa l’informazione circa la partecipazione del pubblico.
Riesame interno e accesso alla giustizia
I membri del pubblico, in presenza di determinate condizioni, possono presentare una richiesta di riesame interno all’istituzione o all’organo dell’Unione che ha adottato o, in caso di un’omissione, che avrebbe dovuto adottare un atto amministrativo alla luce del fatto che tale atto o omissione contravviene al diritto ambientale.
Un’organizzazione non governativa (ONG) può formulare una richiesta a condizione che:sia una persona giuridica indipendente senza fini di lucro a norma del diritto nazionale o della prassi di uno Stato membro dell’Unione; abbia come obiettivo primario dichiarato quello di promuovere la tutela dell’ambiente nell’ambito del diritto ambientale; sia stata costituita da più di due anni; l’oggetto della richiesta rientri nel suo obiettivo e nelle sue attività.La richiesta di riesame interno può altresì essere formulata da altri membri del pubblico qualora siano in grado di:dimostrare che i propri diritti sono lesi in maniera diretta dalla presunta violazione del diritto ambientale dell’Unione rispetto al pubblico in generale; dimostrare un interesse pubblico sufficiente, sostenuto da almeno 4 000 membri del pubblico di almeno cinque Stati membri, con almeno 250 membri del pubblico provenienti da ciascuno di tali Stati membri.Le richieste formulate da tali altri membri del pubblico devono essere presentate da una ONG ambientale che soddisfi i criteri sopra delineati o da un avvocato autorizzato a esercitare in uno Stato membro dell’Unione.
Tali richieste devono essere formulate entro otto settimane dall’adozione, dalla notifica o dalla pubblicazione dell’atto amministrativo, qualunque azione sia la più recente.
Le istituzioni e gli organi dell’Unione devono pubblicare tutte le richieste di riesame interno il prima possibile in seguito alla ricezione, nonché tutte le decisioni finali relative a tali richieste il prima possibile dopo la loro adozione.
L’istituzione o l’organo dell’Unione deve pronunciarsi entro ventidue settimane dalla scadenza del termine di presentazione di otto settimane. Qualora un’istituzione o un organo dell’Unione si astenga dal pronunciarsi in merito a una richiesta di riesame interno, o nel caso in cui una richiesta venga respinta, l’ONG o altri membri del pubblico possono presentare ricorso dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 28 giugno 2007. Talune norme modificate, principalmente relative all’accesso alla giustizia, sono in vigore dal 28 ottobre 2021. Le norme che consentono ad altri membri del pubblico, oltre alle ONG ambientali, di accedere al riesame interno entreranno in vigore il 29 aprile 2023.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Convenzione di Aarhus (Commissione europea).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 1367/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 settembre 2006, sull’applicazione alle istituzioni e agli organi comunitari delle disposizioni della convenzione di Aarhus sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale (GU L 264 del 25.9.2006 pag. 13).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1367/2006 sono state incorporate nel testo originale. La presente versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Direttiva 2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, che prevede la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale e modifica le direttive del Consiglio 85/337/CEE e 96/61/CE relativamente alla partecipazione del pubblico e all’accesso alla giustizia (GU L 156 del 25.6.2003, pag. 17).
Si veda la versione consolidata.
Direttiva 2003/4/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2003, sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale e che abroga la direttiva 90/313/CEE del Consiglio (GU L 41 del 14.2.2003, pag. 26).
Si veda la versione consolidata. |
Conti trimestrali non finanziari dei paesi dell’Unione europea per settore istituzionale
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Stabilisce un insieme di norme per i paesi dell’Unione europea (UE) per la compilazione di statistiche trimestrali non finanziarie coerenti sul comportamento economico dei singoli settori istituzionali*.
PUNTI CHIAVE
I paesi dell’UE devono trasmettere i conti trimestrali non finanziari alla Commissione europea, articolati secondo i seguenti settori istituzionali:
totale dell’economia;
totale dell’economia non specificato (solitamente riferito a imposte e contributi);
società non finanziarie (società di capitali pubbliche e private che producono beni o forniscono servizi non finanziari);
società finanziarie (entità private e pubbliche che esercitano dei servizi finanziari, quali banche, assicurazioni e fondi pensione);
amministrazioni pubbliche;
famiglie e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (ISP, ad esempio organismi di beneficenza e sindacati);
resto del mondo (transazioni con residenti extra-UE).
L’allegato al regolamento fornisce una matrice dettagliata delle tipologie specifiche di dati richiesti per ogni settore istituzionale, distinguendo tra impieghi e risorse. I dati richiesti riguardano:
spesa per consumi individuali e collettivi;
investimenti;
esportazioni e importazioni di beni e servizi;
redditi da lavoro dipendente;
redditi da capitale, interessi e affitti;
imposte, contributi, contributi e prestazioni sociali;
premi di assicurazione e indennizzi;
trasferimenti in conto capitale, imposte in conto capitale e contributi agli investimenti;
ammortamenti (consumo di capitale fisso);
valore aggiunto lordo;
reddito disponibile;
risparmio;
accreditamento e indebitamento.
Tutti i paesi dell’UE devono trasmettere i dati corrispondenti ai settori del resto del mondo e delle amministrazioni pubbliche, mentre solo i paesi il cui prodotto interno lordo è normalmente superiore all’1 % del totale dell’UE devono fornire i dati per tutti i settori istituzionali.
I conti devono essere trasmessi al più tardi 90 giorni dopo la fine del trimestre cui i dati si riferiscono e devono essere conformi al regolamento (CE) n. 2223/96 che ha introdotto la versione del 1995 del sistema europeo dei conti.
Nel fornire i dati, i paesi dell’UE devono dare priorità alle informazioni dirette, quali quelle ricavate da fonti amministrative o da indagini sulle imprese e sulle famiglie, e devono fornire alla Commissione una descrizione delle fonti, dei metodi e dei trattamenti statistici utilizzati.
La Commissione trasmetterà al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull’applicazione del regolamento entro 5 anni.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Esso è in vigore dall’11 agosto 2005.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, si veda:
«Settori istituzionali» sul sito Internet di Eurostat.
* TERMINI CHIAVE
Settore istituzionale: un settore istituzionale combina gruppi che hanno caratteristiche e comportamenti generalmente simili, in questo caso come strumento per raccogliere statistiche utili.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 1161/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 luglio 2005, relativo alla compilazione dei conti non finanziari per settore istituzionale (GU L 191 del 22.7.2005, pagg. 22-28)
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1161/2005 sono state incorporate nel testo originale. La presente versione consolidata ha unicamente valore documentale. | REGOLAMENTO (CE) n.1161/2005 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 6 luglio 2005
relativo alla compilazione di conti trimestrali non finanziari per settore istituzionale
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 285, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere della Banca centrale europea (1),
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
Nel piano d'azione sulle esigenze statistiche dell'Unione economica e monetaria (UEM) approvato dal Consiglio Ecofin nel settembre 2000 si precisa che è urgentemente necessario disporre di una serie limitata di conti settoriali trimestrali e che questi conti dovrebbero essere disponibili entro 90 giorni dalla fine del trimestre cui si riferiscono.
(2)
La relazione comune del Consiglio Ecofin e della Commissione al Consiglio europeo sulle statistiche e sugli indicatori della zona euro, adottata dal Consiglio Ecofin il 18 febbraio 2003, sottolinea che entro il 2005 dovrebbero essere pienamente attuate azioni ad elevata priorità in diversi campi, tra cui i conti nazionali trimestrali per settore istituzionale.
(3)
Ai fini dell'analisi delle fluttuazioni cicliche dell'economia dell'Unione europea e della gestione della politica monetaria nell'ambito dell'UEM è necessario disporre di statistiche macroeconomiche sul comportamento economico e sulle interrelazioni dei singoli settori istituzionali, che non scaturiscono dai dati elaborati a livello del totale dell'economia. Occorre pertanto procedere alla compilazione di conti trimestrali per settore istituzionale per l'insieme dell'Unione europea e per la zona euro.
(4)
La compilazione di tali conti rientra nell'obiettivo generale di realizzare un sistema di conti annuali e trimestrali per l'Unione europea e per la zona euro. Il sistema comprende i principali aggregati macroeconomici e i conti finanziari e non finanziari per settore istituzionale. Lo scopo consiste nell'ottenere la coerenza tra tutti questi conti e, con riferimento ai conti del resto del mondo, tra i dati della bilancia dei pagamenti e i dati dei conti nazionali.
(5)
Ai fini della compilazione dei conti europei per settore istituzionale conformemente ai principi del Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nella Comunità, istituito con regolamento (CE) n. 2223/96 del Consiglio (3), si rende necessaria la trasmissione di conti nazionali trimestrali per settore istituzionale degli Stati membri. I conti europei devono tuttavia rispecchiare l'economia dell'area europea nel suo complesso e possono non coincidere con la semplice aggregazione dei conti degli Stati membri. In particolare l'obiettivo è quello di tener conto delle operazioni delle istituzioni e degli organi dell'Unione europea nei conti dell'area interessata (a seconda dei casi, l'Unione europea o la zona euro).
(6)
L'elaborazione di specifiche statistiche comunitarie è disciplinata dalle norme contemplate dal regolamento (CE) n. 322/97 del Consiglio, del 17 febbraio 1997, relativo alle statistiche comunitarie (4).
(7)
Poiché lo scopo del presente regolamento, ossia la compilazione di conti trimestrali non finanziari per settore istituzionale per l'Unione europea e per la zona euro, non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a causa delle dimensioni e degli effetti dell'azione in questione, essere realizzato meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tali scopi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo. In particolare allorché forniscono un contributo trascurabile al totale europeo, gli Stati membri dovrebbero essere esentati dal trasmettere l'intera serie di dati dettagliati.
(8)
Le misure necessarie all'applicazione del presente regolamento sono adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (5).
(9)
Il comitato del programma statistico, istituito con la decisione 89/392/CEE, Euratom del Consiglio (6), e il comitato delle statistiche monetarie, finanziarie e della bilancia dei pagamenti, istituito con la decisione 91/115/CEE del Consiglio (7), sono stati consultati,
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Scopo
Il presente regolamento definisce un quadro comune per i contributi degli Stati membri alla compilazione dei conti trimestrali non finanziari europei per settore istituzionale.
Articolo 2
Trasmissione di conti trimestrali non finanziari per settore istituzionale
1. Gli Stati membri trasmettono alla Commissione conti trimestrali non finanziari per settore istituzionale come specificato in allegato, ad esclusione in un primo tempo delle voci P.1, P.2, D.42, D.43, D.44, D.45 e B.4G.
2. Un calendario per la trasmissione delle voci P.1, P.2, D.42, D.43, D.44, D.45 e B.4G e qualsiasi decisione di richiedere, per le operazioni elencate nell'allegato, un'articolazione per settore di contropartita sono adottati conformemente alla procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2. Ogni decisione in tal senso è adottata solo dopo che la Commissione ha riferito al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del presente regolamento a norma dell'articolo 9.
3. I dati trimestrali di cui al paragrafo 1 sono trasmessi alla Commissione al più tardi 90 giorni di calendario dopo la fine del trimestre cui i dati si riferiscono. Durante un periodo transitorio di tre anni dall'entrata in vigore del presente regolamento i dati trimestrali di cui al paragrafo 1 sono trasmessi alla Commissione al più tardi 95 giorni di calendario dopo la fine del trimestre cui i dati si riferiscono. Contemporaneamente è trasmessa anche qualsiasi revisione dei dati relativi ai trimestri precedenti.
4. Il termine di trasmissione specificato al paragrafo 3 può essere modificato di un massimo di cinque giorni secondo la procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2.
5. La prima trasmissione di dati trimestrali è quella dei dati per il terzo trimestre del 2005. Gli Stati membri trasmettono tali dati entro il 3 gennaio 2006. Questa prima trasmissione include i dati retrospettivi per i periodi dal primo trimestre del 1999.
Articolo 3
Obblighi in merito alla trasmissione dei dati
1. Tutti gli Stati membri trasmettono i dati specificati nell'allegato con riguardo al settore del resto del mondo (S.2) e al settore delle amministrazioni pubbliche (S.13). Uno Stato membro il cui prodotto interno lordo a prezzi correnti è normalmente superiore all'1 % del corrispondente totale comunitario trasmette i dati precisati nell'allegato per tutti i settori istituzionali.
2. La Commissione determina la percentuale del prodotto interno lordo complessivo della Comunità a prezzi correnti rappresentata normalmente dal prodotto interno lordo di uno Stato membro, come specificato al paragrafo 1, sulla base della media aritmetica dei dati annuali relativi agli ultimi tre anni trasmessi dagli Stati membri.
3. La percentuale (1 %) del totale comunitario di cui al paragrafo 1 può essere modificata secondo la procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2.
4. Deroghe al presente regolamento possono essere accettate dalla Commissione nel caso in cui i sistemi statistici nazionali necessitino di considerevoli adeguamenti. Tali deroghe hanno una durata non superiore a tre anni dalla data di entrata in vigore del presente regolamento o delle misure di esecuzione adottate secondo la procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2.
Articolo 4
Definizioni e standard
Gli standard, le definizioni, le classificazioni e le norme contabili per i dati trasmessi ai fini del presente regolamento sono quelli fissati nel regolamento (CE) n. 2223/96 (di seguito «regolamento SEC»).
Articolo 5
Fonti dei dati e requisiti di coerenza
1. Gli Stati membri elaborano i dati di cui al presente regolamento attingendo a tutte le fonti ritenute pertinenti, dando priorità alle informazioni dirette quali quelle ricavate da fonti amministrative o da indagini sulle imprese e sulle famiglie.
Se tali informazioni dirette, in particolare per i dati retrospettivi di cui all'articolo 2, paragrafo 5, non possono essere rilevate, è ammessa la trasmissione di accurati dati stimati.
2. I dati trasmessi dagli Stati membri ai fini del presente regolamento sono coerenti con i conti trimestrali non finanziari delle amministrazioni pubbliche e con i principali aggregati trimestrali del totale dell'economia trasmessi alla Commissione nel quadro del programma di trasmissione di dati del regolamento SEC.
3. I dati trimestrali trasmessi dagli Stati membri ai fini del presente regolamento sono conformi ai corrispondenti dati annuali trasmessi nel contesto del programma di trasmissione di dati del regolamento SEC.
Articolo 6
Standard di qualità e relazioni
1. Gli Stati membri adottano tutte le misure idonee a garantire il miglioramento nel tempo della qualità dei dati trasmessi onde soddisfare standard di qualità comuni da definire in conformità della procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2.
2. Entro un anno dalla loro prima trasmissione di dati gli Stati membri forniscono alla Commissione una descrizione aggiornata delle fonti, dei metodi e dei trattamenti statistici utilizzati.
3. Gli Stati membri informano la Commissione delle principali modifiche metodologiche o di altra natura suscettibili di influenzare i dati trasmessi entro tre mesi dall'entrata in vigore della modifica in questione.
Articolo 7
Misure di esecuzione
Le misure di esecuzione sono stabilite secondo la procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2. Tali misure includono:
a)
la determinazione del calendario per la trasmissione delle voci P.1, P.2, D.42, D.43, D.44, D.45 e B.4G ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 2;
b)
la richiesta dell'articolazione per settore di contropartita delle operazioni specificate nell'allegato ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 2;
c)
la revisione del calendario delle trasmissioni trimestrali ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 4;
d)
la modifica della percentuale (1 %) del totale comunitario ai fini della determinazione dell'obbligo di trasmissione di dati per tutti i settori istituzionali ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 3;
e)
la definizione di standard di qualità dei dati ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 1.
Articolo 8
Comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato del programma statistico.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto delle disposizioni dell'articolo 8 della stessa.
Il periodo di cui all'articolo 5, paragrafo 6, della decisione 1999/468/CE è fissato a tre mesi.
3. Il comitato adotta il proprio regolamento interno.
Articolo 9
Relazione sull'applicazione
Entro cinque anni dall'entrata in vigore del presente regolamento la Commissione trasmette al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulla sua applicazione.
In particolare la relazione:
a)
fornisce informazioni sulla qualità delle statistiche elaborate;
b)
valuta i benefici derivanti alla Comunità, agli Stati membri, nonché ai fornitori e agli utilizzatori di dati statistici dall'elaborazione delle statistiche in questione in rapporto ai relativi costi;
c)
individua le possibilità di potenziale miglioramento e gli emendamenti ritenuti necessari alla luce dei risultati ottenuti.
Articolo 10
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Strasburgo, addì 6 luglio 2005.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
Il presidente
J. STRAW
(1) GU C 42 del 18.2.2004, pag. 23.
(2) Parere del Parlamento europeo del 30 marzo 2004 (GU C 103 E del 29.4.2004, pag. 141), posizione comune del Consiglio dell'8 marzo 2005 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e posizione del Parlamento europeo del 26 maggio 2005 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 310 del 30.11.1996, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1267/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 180 del 18.7.2003, pag. 1).
(4) GU L 52 del 22.2.1997, pag. 1. Regolamento modificato dal regolamento (CE) n. 1882/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(5) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
(6) GU L 181 del 28.6.1989, pag. 47.
(7) GU L 59 del 6.3.1991, pag. 19.
ALLEGATO
Trasmissione dei dati
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (CE) n.1161/2005 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 6 luglio 2005
relativo alla compilazione di conti trimestrali non finanziari per settore istituzionale
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 285, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere della Banca centrale europea (1),
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato (2),
considerando quanto segue:
(1)
Nel piano d'azione sulle esigenze statistiche dell'Unione economica e monetaria (UEM) approvato dal Consiglio Ecofin nel settembre 2000 si precisa che è urgentemente necessario disporre di una serie limitata di conti settoriali trimestrali e che questi conti dovrebbero essere disponibili entro 90 giorni dalla fine del trimestre cui si riferiscono.
(2)
La relazione comune del Consiglio Ecofin e della Commissione al Consiglio europeo sulle statistiche e sugli indicatori della zona euro, adottata dal Consiglio Ecofin il 18 febbraio 2003, sottolinea che entro il 2005 dovrebbero essere pienamente attuate azioni ad elevata priorità in diversi campi, tra cui i conti nazionali trimestrali per settore istituzionale.
(3)
Ai fini dell'analisi delle fluttuazioni cicliche dell'economia dell'Unione europea e della gestione della politica monetaria nell'ambito dell'UEM è necessario disporre di statistiche macroeconomiche sul comportamento economico e sulle interrelazioni dei singoli settori istituzionali, che non scaturiscono dai dati elaborati a livello del totale dell'economia. Occorre pertanto procedere alla compilazione di conti trimestrali per settore istituzionale per l'insieme dell'Unione europea e per la zona euro.
(4)
La compilazione di tali conti rientra nell'obiettivo generale di realizzare un sistema di conti annuali e trimestrali per l'Unione europea e per la zona euro. Il sistema comprende i principali aggregati macroeconomici e i conti finanziari e non finanziari per settore istituzionale. Lo scopo consiste nell'ottenere la coerenza tra tutti questi conti e, con riferimento ai conti del resto del mondo, tra i dati della bilancia dei pagamenti e i dati dei conti nazionali.
(5)
Ai fini della compilazione dei conti europei per settore istituzionale conformemente ai principi del Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nella Comunità, istituito con regolamento (CE) n. 2223/96 del Consiglio (3), si rende necessaria la trasmissione di conti nazionali trimestrali per settore istituzionale degli Stati membri. I conti europei devono tuttavia rispecchiare l'economia dell'area europea nel suo complesso e possono non coincidere con la semplice aggregazione dei conti degli Stati membri. In particolare l'obiettivo è quello di tener conto delle operazioni delle istituzioni e degli organi dell'Unione europea nei conti dell'area interessata (a seconda dei casi, l'Unione europea o la zona euro).
(6)
L'elaborazione di specifiche statistiche comunitarie è disciplinata dalle norme contemplate dal regolamento (CE) n. 322/97 del Consiglio, del 17 febbraio 1997, relativo alle statistiche comunitarie (4).
(7)
Poiché lo scopo del presente regolamento, ossia la compilazione di conti trimestrali non finanziari per settore istituzionale per l'Unione europea e per la zona euro, non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a causa delle dimensioni e degli effetti dell'azione in questione, essere realizzato meglio a livello comunitario, la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tali scopi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo. In particolare allorché forniscono un contributo trascurabile al totale europeo, gli Stati membri dovrebbero essere esentati dal trasmettere l'intera serie di dati dettagliati.
(8)
Le misure necessarie all'applicazione del presente regolamento sono adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (5).
(9)
Il comitato del programma statistico, istituito con la decisione 89/392/CEE, Euratom del Consiglio (6), e il comitato delle statistiche monetarie, finanziarie e della bilancia dei pagamenti, istituito con la decisione 91/115/CEE del Consiglio (7), sono stati consultati,
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Scopo
Il presente regolamento definisce un quadro comune per i contributi degli Stati membri alla compilazione dei conti trimestrali non finanziari europei per settore istituzionale.
Articolo 2
Trasmissione di conti trimestrali non finanziari per settore istituzionale
1. Gli Stati membri trasmettono alla Commissione conti trimestrali non finanziari per settore istituzionale come specificato in allegato, ad esclusione in un primo tempo delle voci P.1, P.2, D.42, D.43, D.44, D.45 e B.4G.
2. Un calendario per la trasmissione delle voci P.1, P.2, D.42, D.43, D.44, D.45 e B.4G e qualsiasi decisione di richiedere, per le operazioni elencate nell'allegato, un'articolazione per settore di contropartita sono adottati conformemente alla procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2. Ogni decisione in tal senso è adottata solo dopo che la Commissione ha riferito al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del presente regolamento a norma dell'articolo 9.
3. I dati trimestrali di cui al paragrafo 1 sono trasmessi alla Commissione al più tardi 90 giorni di calendario dopo la fine del trimestre cui i dati si riferiscono. Durante un periodo transitorio di tre anni dall'entrata in vigore del presente regolamento i dati trimestrali di cui al paragrafo 1 sono trasmessi alla Commissione al più tardi 95 giorni di calendario dopo la fine del trimestre cui i dati si riferiscono. Contemporaneamente è trasmessa anche qualsiasi revisione dei dati relativi ai trimestri precedenti.
4. Il termine di trasmissione specificato al paragrafo 3 può essere modificato di un massimo di cinque giorni secondo la procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2.
5. La prima trasmissione di dati trimestrali è quella dei dati per il terzo trimestre del 2005. Gli Stati membri trasmettono tali dati entro il 3 gennaio 2006. Questa prima trasmissione include i dati retrospettivi per i periodi dal primo trimestre del 1999.
Articolo 3
Obblighi in merito alla trasmissione dei dati
1. Tutti gli Stati membri trasmettono i dati specificati nell'allegato con riguardo al settore del resto del mondo (S.2) e al settore delle amministrazioni pubbliche (S.13). Uno Stato membro il cui prodotto interno lordo a prezzi correnti è normalmente superiore all'1 % del corrispondente totale comunitario trasmette i dati precisati nell'allegato per tutti i settori istituzionali.
2. La Commissione determina la percentuale del prodotto interno lordo complessivo della Comunità a prezzi correnti rappresentata normalmente dal prodotto interno lordo di uno Stato membro, come specificato al paragrafo 1, sulla base della media aritmetica dei dati annuali relativi agli ultimi tre anni trasmessi dagli Stati membri.
3. La percentuale (1 %) del totale comunitario di cui al paragrafo 1 può essere modificata secondo la procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2.
4. Deroghe al presente regolamento possono essere accettate dalla Commissione nel caso in cui i sistemi statistici nazionali necessitino di considerevoli adeguamenti. Tali deroghe hanno una durata non superiore a tre anni dalla data di entrata in vigore del presente regolamento o delle misure di esecuzione adottate secondo la procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2.
Articolo 4
Definizioni e standard
Gli standard, le definizioni, le classificazioni e le norme contabili per i dati trasmessi ai fini del presente regolamento sono quelli fissati nel regolamento (CE) n. 2223/96 (di seguito «regolamento SEC»).
Articolo 5
Fonti dei dati e requisiti di coerenza
1. Gli Stati membri elaborano i dati di cui al presente regolamento attingendo a tutte le fonti ritenute pertinenti, dando priorità alle informazioni dirette quali quelle ricavate da fonti amministrative o da indagini sulle imprese e sulle famiglie.
Se tali informazioni dirette, in particolare per i dati retrospettivi di cui all'articolo 2, paragrafo 5, non possono essere rilevate, è ammessa la trasmissione di accurati dati stimati.
2. I dati trasmessi dagli Stati membri ai fini del presente regolamento sono coerenti con i conti trimestrali non finanziari delle amministrazioni pubbliche e con i principali aggregati trimestrali del totale dell'economia trasmessi alla Commissione nel quadro del programma di trasmissione di dati del regolamento SEC.
3. I dati trimestrali trasmessi dagli Stati membri ai fini del presente regolamento sono conformi ai corrispondenti dati annuali trasmessi nel contesto del programma di trasmissione di dati del regolamento SEC.
Articolo 6
Standard di qualità e relazioni
1. Gli Stati membri adottano tutte le misure idonee a garantire il miglioramento nel tempo della qualità dei dati trasmessi onde soddisfare standard di qualità comuni da definire in conformità della procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2.
2. Entro un anno dalla loro prima trasmissione di dati gli Stati membri forniscono alla Commissione una descrizione aggiornata delle fonti, dei metodi e dei trattamenti statistici utilizzati.
3. Gli Stati membri informano la Commissione delle principali modifiche metodologiche o di altra natura suscettibili di influenzare i dati trasmessi entro tre mesi dall'entrata in vigore della modifica in questione.
Articolo 7
Misure di esecuzione
Le misure di esecuzione sono stabilite secondo la procedura di cui all'articolo 8, paragrafo 2. Tali misure includono:
a)
la determinazione del calendario per la trasmissione delle voci P.1, P.2, D.42, D.43, D.44, D.45 e B.4G ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 2;
b)
la richiesta dell'articolazione per settore di contropartita delle operazioni specificate nell'allegato ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 2;
c)
la revisione del calendario delle trasmissioni trimestrali ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 4;
d)
la modifica della percentuale (1 %) del totale comunitario ai fini della determinazione dell'obbligo di trasmissione di dati per tutti i settori istituzionali ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 3;
e)
la definizione di standard di qualità dei dati ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 1.
Articolo 8
Comitato
1. La Commissione è assistita dal comitato del programma statistico.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione 1999/468/CE, tenendo conto delle disposizioni dell'articolo 8 della stessa.
Il periodo di cui all'articolo 5, paragrafo 6, della decisione 1999/468/CE è fissato a tre mesi.
3. Il comitato adotta il proprio regolamento interno.
Articolo 9
Relazione sull'applicazione
Entro cinque anni dall'entrata in vigore del presente regolamento la Commissione trasmette al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulla sua applicazione.
In particolare la relazione:
a)
fornisce informazioni sulla qualità delle statistiche elaborate;
b)
valuta i benefici derivanti alla Comunità, agli Stati membri, nonché ai fornitori e agli utilizzatori di dati statistici dall'elaborazione delle statistiche in questione in rapporto ai relativi costi;
c)
individua le possibilità di potenziale miglioramento e gli emendamenti ritenuti necessari alla luce dei risultati ottenuti.
Articolo 10
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Strasburgo, addì 6 luglio 2005.
Per il Parlamento europeo
Il presidente
J. BORRELL FONTELLES
Per il Consiglio
Il presidente
J. STRAW
(1) GU C 42 del 18.2.2004, pag. 23.
(2) Parere del Parlamento europeo del 30 marzo 2004 (GU C 103 E del 29.4.2004, pag. 141), posizione comune del Consiglio dell'8 marzo 2005 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale) e posizione del Parlamento europeo del 26 maggio 2005 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 310 del 30.11.1996, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1267/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 180 del 18.7.2003, pag. 1).
(4) GU L 52 del 22.2.1997, pag. 1. Regolamento modificato dal regolamento (CE) n. 1882/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(5) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
(6) GU L 181 del 28.6.1989, pag. 47.
(7) GU L 59 del 6.3.1991, pag. 19.
ALLEGATO
Trasmissione dei dati
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Conti trimestrali non finanziari dei paesi dell’Unione europea per settore istituzionale
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Stabilisce un insieme di norme per i paesi dell’Unione europea (UE) per la compilazione di statistiche trimestrali non finanziarie coerenti sul comportamento economico dei singoli settori istituzionali*.
PUNTI CHIAVE
I paesi dell’UE devono trasmettere i conti trimestrali non finanziari alla Commissione europea, articolati secondo i seguenti settori istituzionali:
totale dell’economia;
totale dell’economia non specificato (solitamente riferito a imposte e contributi);
società non finanziarie (società di capitali pubbliche e private che producono beni o forniscono servizi non finanziari);
società finanziarie (entità private e pubbliche che esercitano dei servizi finanziari, quali banche, assicurazioni e fondi pensione);
amministrazioni pubbliche;
famiglie e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (ISP, ad esempio organismi di beneficenza e sindacati);
resto del mondo (transazioni con residenti extra-UE).
L’allegato al regolamento fornisce una matrice dettagliata delle tipologie specifiche di dati richiesti per ogni settore istituzionale, distinguendo tra impieghi e risorse. I dati richiesti riguardano:
spesa per consumi individuali e collettivi;
investimenti;
esportazioni e importazioni di beni e servizi;
redditi da lavoro dipendente;
redditi da capitale, interessi e affitti;
imposte, contributi, contributi e prestazioni sociali;
premi di assicurazione e indennizzi;
trasferimenti in conto capitale, imposte in conto capitale e contributi agli investimenti;
ammortamenti (consumo di capitale fisso);
valore aggiunto lordo;
reddito disponibile;
risparmio;
accreditamento e indebitamento.
Tutti i paesi dell’UE devono trasmettere i dati corrispondenti ai settori del resto del mondo e delle amministrazioni pubbliche, mentre solo i paesi il cui prodotto interno lordo è normalmente superiore all’1 % del totale dell’UE devono fornire i dati per tutti i settori istituzionali.
I conti devono essere trasmessi al più tardi 90 giorni dopo la fine del trimestre cui i dati si riferiscono e devono essere conformi al regolamento (CE) n. 2223/96 che ha introdotto la versione del 1995 del sistema europeo dei conti.
Nel fornire i dati, i paesi dell’UE devono dare priorità alle informazioni dirette, quali quelle ricavate da fonti amministrative o da indagini sulle imprese e sulle famiglie, e devono fornire alla Commissione una descrizione delle fonti, dei metodi e dei trattamenti statistici utilizzati.
La Commissione trasmetterà al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull’applicazione del regolamento entro 5 anni.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
Esso è in vigore dall’11 agosto 2005.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, si veda:
«Settori istituzionali» sul sito Internet di Eurostat.
* TERMINI CHIAVE
Settore istituzionale: un settore istituzionale combina gruppi che hanno caratteristiche e comportamenti generalmente simili, in questo caso come strumento per raccogliere statistiche utili.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 1161/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 luglio 2005, relativo alla compilazione dei conti non finanziari per settore istituzionale (GU L 191 del 22.7.2005, pagg. 22-28)
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 1161/2005 sono state incorporate nel testo originale. La presente versione consolidata ha unicamente valore documentale. |
Scuola europea di amministrazione
QUAL È LO SCOPO DI QUESTE DECISIONI?
La decisione 2005/118/CE istituisce la Scuola europea di amministrazione con lo scopo di fornire perfezionamento professionale al personale delle istituzioni firmatarie (il Parlamento europeo, il Consiglio, la Commissione europea, la Corte di giustizia dell’Unione europea, la Corte dei conti europea, il Comitato economico e sociale europeo, il Comitato delle regioni e il mediatore europeo). La decisione 2005/119/CE stabilisce le norme per l’organizzazione e il funzionamento della scuola.
PUNTI CHIAVE
Scopo
La scuola interistituzionale organizza attività di formazione per migliorare le competenze e le conoscenze delle persone che lavorano all’interno delle organizzazioni firmatarie. Lo scopo è quello di trasmettere valori comuni a tutte le istituzioni dell’Unione europea. Essa si occupa di:progettare, organizzare e valutare le azioni di formazione; agevolare la partecipazione ad azioni di formazione esterna; svolgere qualunque funzione inerente o di supporto alla sua missione. Tipologie delle azioni di formazione La scuola offre le seguenti tipologie di formazione:i corsi di management per coloro i quali sono chiamati, o potrebbero essere chiamati, a esercitare funzioni dirigenziali;i corsi di entrata in servizio per i nuovi membri del personale;la formazione obbligatoria prevista per il passaggio tra gruppi di funzioni, ad esempio, dal ruolo di impiegato o addetto alla segreteria a un ruolo esecutivo. le istituzioni sono libere di integrare tali corsi con corsi maggiormente in linea con le loro esigenze specifiche. La scuola può inoltre offrire corsi richiesti da altri organismi, agenzie o uffici dell’UE, purché essi non ostacolino l’organizzazione dei corsi rivolti alle istituzioni. Formatori e sedi delle attività di formazioneI funzionari vengono messi a disposizione dalle istituzioni firmatarie con la funzione di formatori. Come regola generale, i corsi vengono organizzati a Bruxelles e a Lussemburgo, ma possono avere luogo in altre sedi. Organizzazione delle attivitàIl consiglio di amministrazione della scuola assicura una accesso ai corsi equilibrato tra personale delle istituzioni. La Scuola garantisce la disponibilità di un numero minimo di posti per le azioni di formazione obbligatorie o che costituiscono una condizione per l’esercizio di determinate funzioni, in particolare delle funzioni di management. Per far fronte a situazioni particolari e transitorie, alla scuola può essere richiesta l’ammissione di un numero di partecipanti superiore al normale. In tale caso, l’istituzione interessata trasferisce alla Scuola i mezzi finanziari necessari. La Scuola può avviare una cooperazione con altre scuole, istituti o università che operano nel medesimo settore. GestioneLa scuola dipende dall’Ufficio europeo di selezione del personale (EPSO). Ciò significa che:il consiglio di amministrazione dell’Ufficio svolge la funzione di consiglio di amministrazione della Scuola;il direttore dell’Ufficio svolge la funzione di direttore della Scuola.il personale della scuola rientra nell’organico dell’Ufficio;le entrate e le spese della Scuola sono integrate nel bilancio dell’Ufficio. Il consiglio di amministrazione decide su:il funzionamento della scuola,la sua struttura,Una previsione di bilancio e una relazione annuale della gestione,Il programma di lavoro,le tariffe applicate dalla scuola per i servizi che offre, ele modalità in base alle quali ciascuna istituzione mette a disposizione della Scuola un numero adeguato di funzionari-conferenzieri.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
Le decisioni 2005/118/CE e 2005/119/CE si applicano entrambe dal 10 febbraio 2005.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si consulti:Scuola europea di amministrazione (Europa).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione 2005/118/CE del Parlamento europeo, del Consiglio, della Commissione, della Corte di giustizia, della Corte dei conti, del Comitato economico e sociale europeo, del Comitato delle regioni e del Mediatore europeo del 26 gennaio 2005 che istituisce la Scuola europea di amministrazione (GU L 37,del 10.2.2005, pagg. 14-16)
Decisione 2005/119/CE dei Segretari generali del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, del Cancelliere della Corte di giustizia, dei Segretari generali della Corte dei conti, del Comitato economico e sociale europeo e del Comitato delle regioni e del rappresentante del Mediatore del 26 gennaio 2005 relativa all’organizzazione e al funzionamento della Scuola europea di amministrazione (GU L 37, del 10.2.2005, pagg. 17-20) | DECISIONE DEI SEGRETARI GENERALI DEL PARLAMENTO EUROPEO, DEL CONSIGLIO E DELLA COMMISSIONE, DEL CANCELLIERE DELLA CORTE DI GIUSTIZIA, DEI SEGRETARI GENERALI DELLA CORTE DEI CONTI, DEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E DEL COMITATO DELLE REGIONI E DEL RAPPRESENTANTE DEL MEDIATORE
del 26 gennaio 2005
relativa all'organizzazione e al funzionamento della Scuola europea di amministrazione
(2005/119/CE)
I SEGRETARI GENERALI DEL PARLAMENTO EUROPEO, DEL CONSIGLIO E DELLA COMMISSIONE, IL CANCELLIERE DELLA CORTE DI GIUSTIZIA, I SEGRETARI GENERALI DELLA CORTE DEI CONTI, DEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE E DEL COMITATO DELLE REGIONI E IL RAPPRESENTANTE DEL MEDIATORE,
visto lo statuto dei funzionari delle Comunità europee nonché il regime applicabile agli altri agenti di tali Comunità, definiti nel regolamento (CEE, Euratom, CECA) n. 259/68 del Consiglio (1),
vista la decisione 2005/118/CE del Parlamento europeo, del Consiglio, della Commissione, della Corte di giustizia, della Corte dei conti, del Comitato economico e sociale, del Comitato delle regioni e del Mediatore, del 26 gennaio 2005, che istituisce la Scuola europea di amministrazione (2), in particolare l'articolo 5,
sentito il parere del comitato dello statuto,
considerando quanto segue:
(1)
Occorre rafforzare la cooperazione interistituzionale in materia di formazione, con particolare riguardo per la trasmissione dei valori comuni alle istituzioni comunitarie. Una cooperazione di questo tipo rappresenta un valore aggiunto non trascurabile, in particolare in termini di accesso alla formazione, di ampliamento dell'offerta e di riduzione dei costi unitari.
(2)
Secondo il principio di buona gestione, è opportuno che per la creazione della Scuola europea di amministrazione venga adottato un approccio progressivo.
(3)
La decisione che istituisce la Scuola lascia al giudizio dei segretari generali, del cancelliere della Corte di giustizia e del rappresentante del Mediatore l'individuazione dei settori di formazione da affidarle.
(4)
Quando un’istituzione firmataria attua una politica del personale che richiede una formazione in un determinato settore e l’organizzazione di tale formazione è affidata alla Scuola, è opportuno che, al fine di facilitare tale politica, sia garantita la possibilità di accesso ai corsi organizzati dalla Scuola ad un numero minimo di partecipanti provenienti da tale istituzione, soprattutto nei casi in cui tale formazione è obbligatoria o costituisce una condizione per l’esercizio di talune funzioni, in particolare delle funzioni di management.
(5)
La Scuola, come qualunque altro organo di formazione, deve beneficiare di una cooperazione a livello europeo sotto forma di reti.
(6)
È opportuno precisare le modalità della dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio di selezione del personale delle Comunità europee, prevista all'articolo 4 della decisione che istituisce la Scuola,
DECIDONO:
Articolo 1
Funzioni della Scuola europea di amministrazione
1. La Scuola europea di amministrazione (di seguito «la Scuola») progetta, organizza e valuta, per conto delle istituzioni firmatarie della decisione che istituisce la Scuola (di seguito «le istituzioni»), le seguenti azioni di formazione:
a)
i corsi di management per i funzionari e gli agenti che sono chiamati, o che potrebbero essere chiamati, ad esercitare funzioni dirigenziali;
b)
i corsi di entrata in servizio per i nuovi membri del personale;
c)
la formazione obbligatoria prevista all'articolo 45 bis dello statuto nel quadro del passaggio tra gruppi di funzioni.
2. Per quanto attiene ai corsi di management e di entrata in servizio, di cui al paragrafo 1, punti a) e b), ciascuna delle istituzioni può organizzare, in funzione delle proprie esigenze specifiche, corsi complementari in aggiunta ai corsi organizzati dalla Scuola. La Scuola ha competenza esclusiva per l’organizzazione della formazione di cui al paragrafo 1, punto c).
Articolo 2
Responsabilità delle istituzioni
1. L'autorità che ha il potere di nomina di ciascuna istituzione mette a disposizione della Scuola un numero di funzionari-conferenzieri sufficiente, secondo le modalità adottate dal consiglio di amministrazione, conformemente all'articolo 7, punto g).
2. Su richiesta della Scuola e compatibilmente con le loro disponibilità, le istituzioni mettono a disposizione della Scuola sale di formazione secondo modalità definite dal consiglio di amministrazione.
Articolo 3
Altri servizi
1. Sulla base di un accordo scritto concluso, su richiesta dell'ente interessato, tra il direttore della Scuola e un qualunque organo, ufficio o agenzia comunitari, la Scuola può ammettere partecipanti provenienti dagli enti in questione ai corsi che essa organizza per conto delle istituzioni entro i limiti dei posti disponibili.
2. Nel caso particolare delle formazioni previste all'articolo 1, paragrafo 1, punto c), un certo numero di posti è riservato annualmente agli organi, uffici e agenzie comunitari, tenendo conto delle esigenze da questi espresse, al fine di garantire ai loro funzionari una parità di trattamento rispetto alle disposizioni dell'articolo 45 bis dello Statuto. Il numero dei posti e l'entità della partecipazione ai costi vengono fissati annualmente dal consiglio di amministrazione.
3. Previo accordo scritto, la Scuola può inserire nel proprio programma di formazione corsi richiesti da un organo, un ufficio o un'agenzia comunitari, a condizione che tale attività non ostacoli l'organizzazione di corsi di interesse delle istituzioni. Qualunque accordo di questo tipo deve prevedere le modalità finanziarie connesse ai servizi forniti dalla Scuola e la sua entrata in vigore esige la preventiva approvazione del consiglio di amministrazione.
4. Ove del caso, e su richiesta di un'istituzione o di un organo, un ufficio o un'agenzia comunitari, la Scuola può fornire un'assistenza in materia di ingegneria di formazione o un'assistenza sotto forma di altre attività connesse al suo settore di competenza, previo accordo con il direttore della Scuola e definizione delle modalità finanziarie per tale prestazione.
Articolo 4
Reclami e domande
1. Per tutte le domande o i reclami relativi ai compiti della Scuola, il direttore della Scuola esercita i poteri che sono conferiti all'autorità che ha il potere di nomina in virtù dell'articolo 90 dello statuto.
2. In caso di reclami, il direttore della Scuola, qualora intenda confermare la sua decisione iniziale, consulta il presidente del consiglio di amministrazione.
3. La Scuola risponde alle domande inoltrate dal Mediatore europeo per tutte le questioni di sua competenza ai sensi della presente decisione.
Articolo 5
Organizzazione delle attività
1. Di norma, i corsi organizzati dalla Scuola si svolgono tanto a Bruxelles quanto a Lussemburgo. Possono essere prese in considerazione altre sedi, sempre però applicando i principi della sana gestione.
2. Il consiglio di amministrazione assicura un accesso ai corsi equilibrato tra personale delle istituzioni. Esso assicura in particolare che la Scuola garantisca la disponibilità di accesso ad un numero sufficiente di partecipanti provenienti da un'istituzione nell'ambito della quale una formazione particolare, la cui organizzazione è affidata alla Scuola, è obbligatoria o costituisce una condizione per l’esercizio di determinate funzioni, in particolare delle funzioni di management. Nel quadro dell’elaborazione del programma di lavoro annuale, l’istituzione interessata comunica le proprie esigenze nei settori di cui sopra. Il programma di lavoro viene definito attribuendo l'opportuna priorità all'organizzazione dei corsi richiesti.
3. Per far fronte a situazioni particolari e transitorie, un’istituzione firmataria ha la possibilità di chiedere alla Scuola l’ammissione di un numero di partecipanti superiore alla quota proporzionale alla sua parte di organico, prevedendo il trasferimento alla Scuola dei mezzi finanziari corrispondenti. Si applica in questo caso l’articolo 3, paragrafo 2.
4. La Scuola può avviare una cooperazione con altre scuole di amministrazione, istituti o università che operano nel medesimo settore. Tale cooperazione può prevedere anche attività di scambio.
Articolo 6
Consiglio di amministrazione
Durante il periodo di dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio di selezione del personale delle Comunità europee (di seguito «l'Ufficio»), la funzione di consiglio di amministrazione della Scuola è assicurata dal consiglio di amministrazione dell'Ufficio, secondo le disposizioni dell’articolo 5 della decisione 2002/621/CE dei segretari generali del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, del cancelliere della Corte di giustizia, dei segretari generali della Corte dei conti, del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni e del rappresentante del Mediatore (3).
Articolo 7
Funzioni del consiglio di amministrazione
Nell'interesse comune delle istituzioni, il consiglio di amministrazione svolge le seguenti funzioni:
a)
approva, a maggioranza qualificata, le regole di funzionamento della Scuola;
b)
approva, a maggioranza semplice, la struttura organizzativa della Scuola su proposta del direttore della Scuola stessa;
c)
nell'ambito della procedura di bilancio e deliberando a maggioranza semplice, redige, in base a un progetto elaborato dal direttore della Scuola, uno stato di previsione delle entrate e delle spese della Scuola, che trasmette poi alla Commissione affinché essa possa stabilire lo stato di previsione delle entrate e delle spese della Commissione; contestualmente propone alla Commissione gli adeguamenti che esso giudica necessario apportare alla tabella dell'organico della Scuola;
d)
approva, a maggioranza semplice, la natura e le tariffe delle prestazioni supplementari che la Scuola può effettuare a titolo oneroso per le istituzioni, gli organi, gli uffici e le agenzie, come pure le condizioni in cui tali prestazioni possono essere effettuate;
e)
approva all'unanimità il programma di lavoro, sulla base di una proposta del direttore della Scuola. Il programma di lavoro comprende anche i servizi non direttamente connessi alle formazioni;
f)
approva, a maggioranza qualificata, sulla base di un progetto elaborato dal direttore della Scuola, una relazione annuale di gestione riguardante tutte le voci di entrata e di spesa relative ai lavori effettuati e alle prestazioni fornite dalla Scuola. Prima del 1o maggio di ogni anno, trasmette alle istituzioni la relazione sull'esercizio precedente redatta sulla scorta della contabilità analitica;
g)
sulla base delle necessità in materia di formazione, stabilisce, a maggioranza qualificata, le modalità in base alle quali ciascuna istituzione mette a disposizione della Scuola un numero adeguato di funzionari-conferenzieri.
Articolo 8
Nomina del personale
1. Durante il periodo della dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio, la funzione di direttore della Scuola è assunta dal direttore dell'Ufficio.
2. Il direttore della Scuola è l'autorità che ha il potere di nomina del personale della Scuola.
3. Il direttore della Scuola informa il consiglio di amministrazione delle nomine, della firma dei contratti, delle promozioni o dell'adozione di provvedimenti disciplinari concernenti i funzionari e gli altri agenti.
4. I funzionari di tutte le istituzioni delle Comunità sono informati dei posti vacanti presso la Scuola, non appena l'autorità che ha il potere di nomina abbia deciso di coprire tali posti.
5. Per l’esecuzione delle funzioni qualificate non essenziali, la Scuola potrà far ricorso ad agenti contrattuali, conformemente all’articolo 3 bis, paragrafo 1, punto c), del regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee.
Articolo 9
Funzioni del direttore della Scuola e gestione del personale
1. Il direttore è responsabile del buon funzionamento della Scuola. Nell'ambito delle competenze del consiglio di amministrazione, il direttore agisce sotto l'autorità di quest'ultimo. Egli assicura i servizi di segreteria del consiglio di amministrazione, rende conto a quest'ultimo dell'esecuzione delle proprie funzioni e gli presenta qualsiasi suggerimento utile per il buon funzionamento della Scuola.
2. Le procedure amministrative relative alla gestione corrente del personale, segnatamente in ordine alle retribuzioni e ai congedi, alla cassa malattia, agli infortuni e al pensionamento, si applicano secondo le stesse modalità in vigore per i funzionari e gli agenti della Commissione. Tale elenco non è esaustivo e la Scuola può concordare con la Commissione altri ambiti di intervento.
Articolo 10
Capo della Scuola
1. Per il periodo di dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio, la Commissione nomina un capo della Scuola, previo parere favorevole del consiglio di amministrazione dell'Ufficio, espresso a maggioranza semplice. Il consiglio di amministrazione collabora fattivamente all'espletamento delle procedure necessarie prima della nomina del capo della Scuola, in particolare alla redazione dell'avviso di posto vacante e all'esame delle candidature.
2. Il capo della Scuola è responsabile, sotto l'autorità del direttore, dell'esecuzione dei compiti di cui all'articolo 2 della decisione che istituisce la Scuola europea di amministrazione. Egli assiste alle riunioni del consiglio di amministrazione per la discussione dei punti che rientrano nel suo campo di competenza.
Articolo 11
Aspetti finanziari
1. La dotazione della Scuola, il cui importo complessivo è iscritto su una linea di bilancio particolare all'interno della sezione del bilancio relativa alla Commissione, è riportata nei dettagli in un allegato della stessa sezione. Tale allegato consta di uno stato delle entrate e delle spese, suddiviso nello stesso modo delle sezioni del bilancio.
2. La tabella dell'organico della Scuola è allegata a quella della Commissione.
3. Sulla base di una proposta del consiglio di amministrazione, la Commissione delega, per la dotazione della Scuola iscritta nell'allegato, i poteri di ordinatore al direttore della Scuola e fissa i limiti e le condizioni di tale delega. Per quanto riguarda le prestazioni supplementari fornite dalla Scuola a titolo oneroso, alla fine dell'esercizio il consiglio di amministrazione informa l'autorità di bilancio sulla ripartizione degli importi recuperati all'interno della linea di bilancio dell'allegato.
4. Il bilancio della Scuola è formato ed eseguito conformemente al regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio (4).
5. Durante il periodo di dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio, le disposizioni finanziarie di cui ai precedenti paragrafi da 1 a 4, in particolare la dotazione della Scuola e il suo organico, sono trattate nel quadro del bilancio dell'Ufficio e sono soggette alle pertinenti disposizioni. Al fine di facilitare l'individuazione delle risorse a disposizione della Scuola, nel rispetto delle norme del bilancio, l'organico della Scuola figura tra alcune voci separate della tabella dell'organico dell'Ufficio e gli stanziamenti operativi specifici della Scuola saranno raggruppati in un articolo separato dell'allegato IV.
Articolo 12
Riesame delle funzioni
1. La presente decisione è riesaminata, relativamente alle funzioni di cui all'articolo 1, paragrafo 1, dopo almeno tre anni dalla creazione della Scuola.
2. Un'eventuale revisione delle funzioni esige l'accordo unanime dei segretari generali, del cancelliere della Corte di giustizia e del rappresentante del Mediatore su una proposta all'uopo adottata dal consiglio di amministrazione alla maggioranza qualificata di cui all'articolo 5, paragrafo 6, della decisione 2002/621/CE, sulla base di una relazione dettagliata redatta dal direttore.
Articolo 13
Revisione della dipendenza amministrativa dall'Ufficio
1. Al più tardi alla fine del terzo anno di attività della Scuola, il direttore dell'Ufficio redige e sottopone al consiglio di amministrazione una dettagliata relazione in merito alla dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio. Il consiglio di amministrazione, con una decisione adottata secondo le modalità previste all'articolo 4, paragrafo 3, della decisione che istituisce la Scuola, dovrà decidere di porre termine a tale dipendenza. Qualora il consiglio di amministrazione decida di mantenere la dipendenza amministrativa, la decisione dovrà essere accompagnata da un parere motivato.
2. Qualora, in virtù della procedura prevista al paragrafo 1, il consiglio di amministrazione decida di prolungare tale dipendenza, esso indica nella sua decisione il termine entro il quale la questione verrà riesaminata.
Articolo 14
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Bruxelles, il 26 gennaio 2005.
Per il Parlamento europeo
Il segretario generale
Julian PRIESTLEY
Per la Commissione
Il segretario generale
David O’SULLIVAN
Per la Corte dei conti
Il segretario generale
Michel HERVÉ
Per il Comitato delle Regioni
Il segretario generale
Gerhard STAHL
Per il Consiglio
Il segretario generale aggiunto
Pierre DE BOISSIEU
Per la Corte di giustizia
Il cancelliere
Roger GRASS
Per il Comitato economico e sociale
Il segretario generale
Patrick VENTURINI
Il Mediatore
Nikiforos DIAMANDOUROS
(1) GU L 56 del 4.3.1968, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE, Euratom) n. 31/2005 (GU L 8 del 12.1.2005, pag. 1).
(2) Cfr. pag. 14 della presente Gazzetta ufficiale.
(3) GU L 197 del 26.7.2002, pag. 56.
(4) GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE DEI SEGRETARI GENERALI DEL PARLAMENTO EUROPEO, DEL CONSIGLIO E DELLA COMMISSIONE, DEL CANCELLIERE DELLA CORTE DI GIUSTIZIA, DEI SEGRETARI GENERALI DELLA CORTE DEI CONTI, DEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E DEL COMITATO DELLE REGIONI E DEL RAPPRESENTANTE DEL MEDIATORE
del 26 gennaio 2005
relativa all'organizzazione e al funzionamento della Scuola europea di amministrazione
(2005/119/CE)
I SEGRETARI GENERALI DEL PARLAMENTO EUROPEO, DEL CONSIGLIO E DELLA COMMISSIONE, IL CANCELLIERE DELLA CORTE DI GIUSTIZIA, I SEGRETARI GENERALI DELLA CORTE DEI CONTI, DEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE E DEL COMITATO DELLE REGIONI E IL RAPPRESENTANTE DEL MEDIATORE,
visto lo statuto dei funzionari delle Comunità europee nonché il regime applicabile agli altri agenti di tali Comunità, definiti nel regolamento (CEE, Euratom, CECA) n. 259/68 del Consiglio (1),
vista la decisione 2005/118/CE del Parlamento europeo, del Consiglio, della Commissione, della Corte di giustizia, della Corte dei conti, del Comitato economico e sociale, del Comitato delle regioni e del Mediatore, del 26 gennaio 2005, che istituisce la Scuola europea di amministrazione (2), in particolare l'articolo 5,
sentito il parere del comitato dello statuto,
considerando quanto segue:
(1)
Occorre rafforzare la cooperazione interistituzionale in materia di formazione, con particolare riguardo per la trasmissione dei valori comuni alle istituzioni comunitarie. Una cooperazione di questo tipo rappresenta un valore aggiunto non trascurabile, in particolare in termini di accesso alla formazione, di ampliamento dell'offerta e di riduzione dei costi unitari.
(2)
Secondo il principio di buona gestione, è opportuno che per la creazione della Scuola europea di amministrazione venga adottato un approccio progressivo.
(3)
La decisione che istituisce la Scuola lascia al giudizio dei segretari generali, del cancelliere della Corte di giustizia e del rappresentante del Mediatore l'individuazione dei settori di formazione da affidarle.
(4)
Quando un’istituzione firmataria attua una politica del personale che richiede una formazione in un determinato settore e l’organizzazione di tale formazione è affidata alla Scuola, è opportuno che, al fine di facilitare tale politica, sia garantita la possibilità di accesso ai corsi organizzati dalla Scuola ad un numero minimo di partecipanti provenienti da tale istituzione, soprattutto nei casi in cui tale formazione è obbligatoria o costituisce una condizione per l’esercizio di talune funzioni, in particolare delle funzioni di management.
(5)
La Scuola, come qualunque altro organo di formazione, deve beneficiare di una cooperazione a livello europeo sotto forma di reti.
(6)
È opportuno precisare le modalità della dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio di selezione del personale delle Comunità europee, prevista all'articolo 4 della decisione che istituisce la Scuola,
DECIDONO:
Articolo 1
Funzioni della Scuola europea di amministrazione
1. La Scuola europea di amministrazione (di seguito «la Scuola») progetta, organizza e valuta, per conto delle istituzioni firmatarie della decisione che istituisce la Scuola (di seguito «le istituzioni»), le seguenti azioni di formazione:
a)
i corsi di management per i funzionari e gli agenti che sono chiamati, o che potrebbero essere chiamati, ad esercitare funzioni dirigenziali;
b)
i corsi di entrata in servizio per i nuovi membri del personale;
c)
la formazione obbligatoria prevista all'articolo 45 bis dello statuto nel quadro del passaggio tra gruppi di funzioni.
2. Per quanto attiene ai corsi di management e di entrata in servizio, di cui al paragrafo 1, punti a) e b), ciascuna delle istituzioni può organizzare, in funzione delle proprie esigenze specifiche, corsi complementari in aggiunta ai corsi organizzati dalla Scuola. La Scuola ha competenza esclusiva per l’organizzazione della formazione di cui al paragrafo 1, punto c).
Articolo 2
Responsabilità delle istituzioni
1. L'autorità che ha il potere di nomina di ciascuna istituzione mette a disposizione della Scuola un numero di funzionari-conferenzieri sufficiente, secondo le modalità adottate dal consiglio di amministrazione, conformemente all'articolo 7, punto g).
2. Su richiesta della Scuola e compatibilmente con le loro disponibilità, le istituzioni mettono a disposizione della Scuola sale di formazione secondo modalità definite dal consiglio di amministrazione.
Articolo 3
Altri servizi
1. Sulla base di un accordo scritto concluso, su richiesta dell'ente interessato, tra il direttore della Scuola e un qualunque organo, ufficio o agenzia comunitari, la Scuola può ammettere partecipanti provenienti dagli enti in questione ai corsi che essa organizza per conto delle istituzioni entro i limiti dei posti disponibili.
2. Nel caso particolare delle formazioni previste all'articolo 1, paragrafo 1, punto c), un certo numero di posti è riservato annualmente agli organi, uffici e agenzie comunitari, tenendo conto delle esigenze da questi espresse, al fine di garantire ai loro funzionari una parità di trattamento rispetto alle disposizioni dell'articolo 45 bis dello Statuto. Il numero dei posti e l'entità della partecipazione ai costi vengono fissati annualmente dal consiglio di amministrazione.
3. Previo accordo scritto, la Scuola può inserire nel proprio programma di formazione corsi richiesti da un organo, un ufficio o un'agenzia comunitari, a condizione che tale attività non ostacoli l'organizzazione di corsi di interesse delle istituzioni. Qualunque accordo di questo tipo deve prevedere le modalità finanziarie connesse ai servizi forniti dalla Scuola e la sua entrata in vigore esige la preventiva approvazione del consiglio di amministrazione.
4. Ove del caso, e su richiesta di un'istituzione o di un organo, un ufficio o un'agenzia comunitari, la Scuola può fornire un'assistenza in materia di ingegneria di formazione o un'assistenza sotto forma di altre attività connesse al suo settore di competenza, previo accordo con il direttore della Scuola e definizione delle modalità finanziarie per tale prestazione.
Articolo 4
Reclami e domande
1. Per tutte le domande o i reclami relativi ai compiti della Scuola, il direttore della Scuola esercita i poteri che sono conferiti all'autorità che ha il potere di nomina in virtù dell'articolo 90 dello statuto.
2. In caso di reclami, il direttore della Scuola, qualora intenda confermare la sua decisione iniziale, consulta il presidente del consiglio di amministrazione.
3. La Scuola risponde alle domande inoltrate dal Mediatore europeo per tutte le questioni di sua competenza ai sensi della presente decisione.
Articolo 5
Organizzazione delle attività
1. Di norma, i corsi organizzati dalla Scuola si svolgono tanto a Bruxelles quanto a Lussemburgo. Possono essere prese in considerazione altre sedi, sempre però applicando i principi della sana gestione.
2. Il consiglio di amministrazione assicura un accesso ai corsi equilibrato tra personale delle istituzioni. Esso assicura in particolare che la Scuola garantisca la disponibilità di accesso ad un numero sufficiente di partecipanti provenienti da un'istituzione nell'ambito della quale una formazione particolare, la cui organizzazione è affidata alla Scuola, è obbligatoria o costituisce una condizione per l’esercizio di determinate funzioni, in particolare delle funzioni di management. Nel quadro dell’elaborazione del programma di lavoro annuale, l’istituzione interessata comunica le proprie esigenze nei settori di cui sopra. Il programma di lavoro viene definito attribuendo l'opportuna priorità all'organizzazione dei corsi richiesti.
3. Per far fronte a situazioni particolari e transitorie, un’istituzione firmataria ha la possibilità di chiedere alla Scuola l’ammissione di un numero di partecipanti superiore alla quota proporzionale alla sua parte di organico, prevedendo il trasferimento alla Scuola dei mezzi finanziari corrispondenti. Si applica in questo caso l’articolo 3, paragrafo 2.
4. La Scuola può avviare una cooperazione con altre scuole di amministrazione, istituti o università che operano nel medesimo settore. Tale cooperazione può prevedere anche attività di scambio.
Articolo 6
Consiglio di amministrazione
Durante il periodo di dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio di selezione del personale delle Comunità europee (di seguito «l'Ufficio»), la funzione di consiglio di amministrazione della Scuola è assicurata dal consiglio di amministrazione dell'Ufficio, secondo le disposizioni dell’articolo 5 della decisione 2002/621/CE dei segretari generali del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, del cancelliere della Corte di giustizia, dei segretari generali della Corte dei conti, del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni e del rappresentante del Mediatore (3).
Articolo 7
Funzioni del consiglio di amministrazione
Nell'interesse comune delle istituzioni, il consiglio di amministrazione svolge le seguenti funzioni:
a)
approva, a maggioranza qualificata, le regole di funzionamento della Scuola;
b)
approva, a maggioranza semplice, la struttura organizzativa della Scuola su proposta del direttore della Scuola stessa;
c)
nell'ambito della procedura di bilancio e deliberando a maggioranza semplice, redige, in base a un progetto elaborato dal direttore della Scuola, uno stato di previsione delle entrate e delle spese della Scuola, che trasmette poi alla Commissione affinché essa possa stabilire lo stato di previsione delle entrate e delle spese della Commissione; contestualmente propone alla Commissione gli adeguamenti che esso giudica necessario apportare alla tabella dell'organico della Scuola;
d)
approva, a maggioranza semplice, la natura e le tariffe delle prestazioni supplementari che la Scuola può effettuare a titolo oneroso per le istituzioni, gli organi, gli uffici e le agenzie, come pure le condizioni in cui tali prestazioni possono essere effettuate;
e)
approva all'unanimità il programma di lavoro, sulla base di una proposta del direttore della Scuola. Il programma di lavoro comprende anche i servizi non direttamente connessi alle formazioni;
f)
approva, a maggioranza qualificata, sulla base di un progetto elaborato dal direttore della Scuola, una relazione annuale di gestione riguardante tutte le voci di entrata e di spesa relative ai lavori effettuati e alle prestazioni fornite dalla Scuola. Prima del 1o maggio di ogni anno, trasmette alle istituzioni la relazione sull'esercizio precedente redatta sulla scorta della contabilità analitica;
g)
sulla base delle necessità in materia di formazione, stabilisce, a maggioranza qualificata, le modalità in base alle quali ciascuna istituzione mette a disposizione della Scuola un numero adeguato di funzionari-conferenzieri.
Articolo 8
Nomina del personale
1. Durante il periodo della dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio, la funzione di direttore della Scuola è assunta dal direttore dell'Ufficio.
2. Il direttore della Scuola è l'autorità che ha il potere di nomina del personale della Scuola.
3. Il direttore della Scuola informa il consiglio di amministrazione delle nomine, della firma dei contratti, delle promozioni o dell'adozione di provvedimenti disciplinari concernenti i funzionari e gli altri agenti.
4. I funzionari di tutte le istituzioni delle Comunità sono informati dei posti vacanti presso la Scuola, non appena l'autorità che ha il potere di nomina abbia deciso di coprire tali posti.
5. Per l’esecuzione delle funzioni qualificate non essenziali, la Scuola potrà far ricorso ad agenti contrattuali, conformemente all’articolo 3 bis, paragrafo 1, punto c), del regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee.
Articolo 9
Funzioni del direttore della Scuola e gestione del personale
1. Il direttore è responsabile del buon funzionamento della Scuola. Nell'ambito delle competenze del consiglio di amministrazione, il direttore agisce sotto l'autorità di quest'ultimo. Egli assicura i servizi di segreteria del consiglio di amministrazione, rende conto a quest'ultimo dell'esecuzione delle proprie funzioni e gli presenta qualsiasi suggerimento utile per il buon funzionamento della Scuola.
2. Le procedure amministrative relative alla gestione corrente del personale, segnatamente in ordine alle retribuzioni e ai congedi, alla cassa malattia, agli infortuni e al pensionamento, si applicano secondo le stesse modalità in vigore per i funzionari e gli agenti della Commissione. Tale elenco non è esaustivo e la Scuola può concordare con la Commissione altri ambiti di intervento.
Articolo 10
Capo della Scuola
1. Per il periodo di dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio, la Commissione nomina un capo della Scuola, previo parere favorevole del consiglio di amministrazione dell'Ufficio, espresso a maggioranza semplice. Il consiglio di amministrazione collabora fattivamente all'espletamento delle procedure necessarie prima della nomina del capo della Scuola, in particolare alla redazione dell'avviso di posto vacante e all'esame delle candidature.
2. Il capo della Scuola è responsabile, sotto l'autorità del direttore, dell'esecuzione dei compiti di cui all'articolo 2 della decisione che istituisce la Scuola europea di amministrazione. Egli assiste alle riunioni del consiglio di amministrazione per la discussione dei punti che rientrano nel suo campo di competenza.
Articolo 11
Aspetti finanziari
1. La dotazione della Scuola, il cui importo complessivo è iscritto su una linea di bilancio particolare all'interno della sezione del bilancio relativa alla Commissione, è riportata nei dettagli in un allegato della stessa sezione. Tale allegato consta di uno stato delle entrate e delle spese, suddiviso nello stesso modo delle sezioni del bilancio.
2. La tabella dell'organico della Scuola è allegata a quella della Commissione.
3. Sulla base di una proposta del consiglio di amministrazione, la Commissione delega, per la dotazione della Scuola iscritta nell'allegato, i poteri di ordinatore al direttore della Scuola e fissa i limiti e le condizioni di tale delega. Per quanto riguarda le prestazioni supplementari fornite dalla Scuola a titolo oneroso, alla fine dell'esercizio il consiglio di amministrazione informa l'autorità di bilancio sulla ripartizione degli importi recuperati all'interno della linea di bilancio dell'allegato.
4. Il bilancio della Scuola è formato ed eseguito conformemente al regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio (4).
5. Durante il periodo di dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio, le disposizioni finanziarie di cui ai precedenti paragrafi da 1 a 4, in particolare la dotazione della Scuola e il suo organico, sono trattate nel quadro del bilancio dell'Ufficio e sono soggette alle pertinenti disposizioni. Al fine di facilitare l'individuazione delle risorse a disposizione della Scuola, nel rispetto delle norme del bilancio, l'organico della Scuola figura tra alcune voci separate della tabella dell'organico dell'Ufficio e gli stanziamenti operativi specifici della Scuola saranno raggruppati in un articolo separato dell'allegato IV.
Articolo 12
Riesame delle funzioni
1. La presente decisione è riesaminata, relativamente alle funzioni di cui all'articolo 1, paragrafo 1, dopo almeno tre anni dalla creazione della Scuola.
2. Un'eventuale revisione delle funzioni esige l'accordo unanime dei segretari generali, del cancelliere della Corte di giustizia e del rappresentante del Mediatore su una proposta all'uopo adottata dal consiglio di amministrazione alla maggioranza qualificata di cui all'articolo 5, paragrafo 6, della decisione 2002/621/CE, sulla base di una relazione dettagliata redatta dal direttore.
Articolo 13
Revisione della dipendenza amministrativa dall'Ufficio
1. Al più tardi alla fine del terzo anno di attività della Scuola, il direttore dell'Ufficio redige e sottopone al consiglio di amministrazione una dettagliata relazione in merito alla dipendenza amministrativa della Scuola dall'Ufficio. Il consiglio di amministrazione, con una decisione adottata secondo le modalità previste all'articolo 4, paragrafo 3, della decisione che istituisce la Scuola, dovrà decidere di porre termine a tale dipendenza. Qualora il consiglio di amministrazione decida di mantenere la dipendenza amministrativa, la decisione dovrà essere accompagnata da un parere motivato.
2. Qualora, in virtù della procedura prevista al paragrafo 1, il consiglio di amministrazione decida di prolungare tale dipendenza, esso indica nella sua decisione il termine entro il quale la questione verrà riesaminata.
Articolo 14
Entrata in vigore
La presente decisione entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Fatto a Bruxelles, il 26 gennaio 2005.
Per il Parlamento europeo
Il segretario generale
Julian PRIESTLEY
Per la Commissione
Il segretario generale
David O’SULLIVAN
Per la Corte dei conti
Il segretario generale
Michel HERVÉ
Per il Comitato delle Regioni
Il segretario generale
Gerhard STAHL
Per il Consiglio
Il segretario generale aggiunto
Pierre DE BOISSIEU
Per la Corte di giustizia
Il cancelliere
Roger GRASS
Per il Comitato economico e sociale
Il segretario generale
Patrick VENTURINI
Il Mediatore
Nikiforos DIAMANDOUROS
(1) GU L 56 del 4.3.1968, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE, Euratom) n. 31/2005 (GU L 8 del 12.1.2005, pag. 1).
(2) Cfr. pag. 14 della presente Gazzetta ufficiale.
(3) GU L 197 del 26.7.2002, pag. 56.
(4) GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Scuola europea di amministrazione
QUAL È LO SCOPO DI QUESTE DECISIONI?
La decisione 2005/118/CE istituisce la Scuola europea di amministrazione con lo scopo di fornire perfezionamento professionale al personale delle istituzioni firmatarie (il Parlamento europeo, il Consiglio, la Commissione europea, la Corte di giustizia dell’Unione europea, la Corte dei conti europea, il Comitato economico e sociale europeo, il Comitato delle regioni e il mediatore europeo). La decisione 2005/119/CE stabilisce le norme per l’organizzazione e il funzionamento della scuola.
PUNTI CHIAVE
Scopo
La scuola interistituzionale organizza attività di formazione per migliorare le competenze e le conoscenze delle persone che lavorano all’interno delle organizzazioni firmatarie. Lo scopo è quello di trasmettere valori comuni a tutte le istituzioni dell’Unione europea. Essa si occupa di:progettare, organizzare e valutare le azioni di formazione; agevolare la partecipazione ad azioni di formazione esterna; svolgere qualunque funzione inerente o di supporto alla sua missione. Tipologie delle azioni di formazione La scuola offre le seguenti tipologie di formazione:i corsi di management per coloro i quali sono chiamati, o potrebbero essere chiamati, a esercitare funzioni dirigenziali;i corsi di entrata in servizio per i nuovi membri del personale;la formazione obbligatoria prevista per il passaggio tra gruppi di funzioni, ad esempio, dal ruolo di impiegato o addetto alla segreteria a un ruolo esecutivo. le istituzioni sono libere di integrare tali corsi con corsi maggiormente in linea con le loro esigenze specifiche. La scuola può inoltre offrire corsi richiesti da altri organismi, agenzie o uffici dell’UE, purché essi non ostacolino l’organizzazione dei corsi rivolti alle istituzioni. Formatori e sedi delle attività di formazioneI funzionari vengono messi a disposizione dalle istituzioni firmatarie con la funzione di formatori. Come regola generale, i corsi vengono organizzati a Bruxelles e a Lussemburgo, ma possono avere luogo in altre sedi. Organizzazione delle attivitàIl consiglio di amministrazione della scuola assicura una accesso ai corsi equilibrato tra personale delle istituzioni. La Scuola garantisce la disponibilità di un numero minimo di posti per le azioni di formazione obbligatorie o che costituiscono una condizione per l’esercizio di determinate funzioni, in particolare delle funzioni di management. Per far fronte a situazioni particolari e transitorie, alla scuola può essere richiesta l’ammissione di un numero di partecipanti superiore al normale. In tale caso, l’istituzione interessata trasferisce alla Scuola i mezzi finanziari necessari. La Scuola può avviare una cooperazione con altre scuole, istituti o università che operano nel medesimo settore. GestioneLa scuola dipende dall’Ufficio europeo di selezione del personale (EPSO). Ciò significa che:il consiglio di amministrazione dell’Ufficio svolge la funzione di consiglio di amministrazione della Scuola;il direttore dell’Ufficio svolge la funzione di direttore della Scuola.il personale della scuola rientra nell’organico dell’Ufficio;le entrate e le spese della Scuola sono integrate nel bilancio dell’Ufficio. Il consiglio di amministrazione decide su:il funzionamento della scuola,la sua struttura,Una previsione di bilancio e una relazione annuale della gestione,Il programma di lavoro,le tariffe applicate dalla scuola per i servizi che offre, ele modalità in base alle quali ciascuna istituzione mette a disposizione della Scuola un numero adeguato di funzionari-conferenzieri.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
Le decisioni 2005/118/CE e 2005/119/CE si applicano entrambe dal 10 febbraio 2005.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si consulti:Scuola europea di amministrazione (Europa).
DOCUMENTI PRINCIPALI
Decisione 2005/118/CE del Parlamento europeo, del Consiglio, della Commissione, della Corte di giustizia, della Corte dei conti, del Comitato economico e sociale europeo, del Comitato delle regioni e del Mediatore europeo del 26 gennaio 2005 che istituisce la Scuola europea di amministrazione (GU L 37,del 10.2.2005, pagg. 14-16)
Decisione 2005/119/CE dei Segretari generali del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, del Cancelliere della Corte di giustizia, dei Segretari generali della Corte dei conti, del Comitato economico e sociale europeo e del Comitato delle regioni e del rappresentante del Mediatore del 26 gennaio 2005 relativa all’organizzazione e al funzionamento della Scuola europea di amministrazione (GU L 37, del 10.2.2005, pagg. 17-20) |
Unione doganale dell’UE con la Turchia
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Essa definisce le norme per l’attuazione della fase finale dell’unione doganale tra l’Unione europea (UE) e la Turchia. Si tratta della prima unione doganale sostanziale funzionante con un paese extra UE.
PUNTI CHIAVE
Che cosa richiede l’Unione doganale?
La Turchia promette di adottare la tariffa doganale comune (TDC) dell’UE per la maggior parte dei prodotti industriali e componenti industriali di prodotti agricoli trasformati.
Nelle sue relazioni con i paesi extra UE, la Turchia si è impegnata ad applicare regole e ad attuare misure che sono molto simili a quelle della politica commerciale dell’UE.
Libera concorrenza - La Turchia deve garantire che le sue norme in materia di concorrenza siano compatibili con quelle dell’UE e che tali norme siano applicate in modo efficace.
Entrambe le parti si sono impegnate a rimuovere reciprocamente tutti i dazi doganali, le restrizioni quantitative* (insieme a misure di effetto equivalente) e le tasse sul commercio di prodotti industriali.
Ulteriori sviluppi
La Commissione europea ha pubblicato una tabella di marcia nel 2015 allo scopo di avviare i preparativi per modernizzare l’Unione doganale UE-Turchia. Essa fornisce una panoramica delle possibili opzioni per migliorare le relazioni commerciali bilaterali e per aggiornare l’unione doganale.
Nel dicembre 2016 la Commissione ha adottato la raccomandazione al Consiglio sulle direttive di negoziato per la modernizzazione dell’unione doganale con la Turchia.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
È in vigore dal 31 dicembre 1995.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, consultare:
«Turchia» sul sito Internet della Commissione europea.
* PUNTI CHIAVE
Restrizioni quantitative: limiti specifici di quantità o valore dei beni che possono essere importati (o esportati) nel corso di un certo periodo di tempo.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione n. 1/95 del Consiglio di associazione CE-Turchia, del 22 dicembre 1995, relativa all’attuazione della fase finale dell’unione doganale (GU L 35 del 13.2.1996, pag. 1-46) | Decisione n. 1/95 del Consiglio di associazione CE- Turchia, del 22 dicembre 1995, relativa all'attuazione della fase finale dell'unione doganale
Gazzetta ufficiale n. L 035 del 13/02/1996 pag. 0001 - 0047
DECISIONE N. 1/95 DEL CONSIGLIO DI ASSOCIAZIONE CE-TURCHIA del 22 dicembre 1995 relativa all'attuazione della fase finale dell'unione doganale (96/142/CE)IL CONSIGLIO DI ASSOCIAZIONE CE-TURCHIA,visto l'accordo che istituisce un'associazione tra la Comunità economica europea e la Turchia, in appresso denominato «accordo di Ankara»,considerando che gli obiettivi dell'accordo di Ankara che ha istituito un'associazione tra la Turchia e la Comunità, segnatamente l'articolo 28, mantengono la loro importanza in questa fase di grandi mutamenti politici ed economici in Europa;ricordando la sua risoluzione dell'8 novembre 1993, in cui ribadiva che le parti intendono creare un'unione doganale secondo il calendario e le modalità stabiliti nell'accordo di Ankara e nel suo protocollo aggiuntivo;considerando che il rapporto di associazione di cui all'articolo 5 dell'accordo di Ankara sta entrando nella fase finale, imperniata sull'unione doganale, che completerà la fase transitoria mediante l'adempimento degli obblighi reciproci di entrambe le parti e porterà all'elaborazione delle modalità effettive di funzionamento dell'unione doganale nel quadro dell'accordo di Ankara e del suo protocollo aggiuntivo;considerando che l'unione doganale rappresenta un notevole salto qualitativo, in termini politici ed economici, nell'ambito delle relazioni tra le parti;riunitosi a Bruxelles il 6 marzo 1995,DECIDE:Articolo 1Fatte salve le disposizioni dell'accordo di Ankara e dei suoi protocolli aggiuntivo e supplementare, il consiglio di associazione stabilisce le regole di applicazione della fase finale dell'unione doganale di cui agli articoli 2 e 5 dell'accordo suddetto.CAPITOLO I LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE MERCI E POLITICA COMMERCIALE Articolo 2Il presente capitolo si applica ai prodotti diversi dai prodotti agricoli definiti nell'articolo 11 dell'accordo di associazione. Le disposizioni particolari relative ai prodotti agricoli figurano nel capitolo II della presente decisione.Articolo 31. Le disposizioni del presente capitolo si applicano alle merci:- prodotte nella Comunità o in Turchia, comprese quelle ottenute, integralmente o in parte, da prodotti provenienti da paesi terzi e immesse in libera pratica nella Comunità o in Turchia;- provenienti da paesi terzi e immesse in libera pratica nella Comunità o in Turchia.2. Sono considerate in libera pratica nella Comunità o in Turchia le merci provenienti da paesi terzi per le quali sono state espletate le formalità di importazione e sono stati pagati i dazi doganali o gli oneri di effetto equivalente esigibili nella Comunità o in Turchia e che non hanno beneficiato di una restituzione totale o parziale di tali dazi o oneri.3. Il territorio doganale dell'unione doganale è costituito:- dal territorio doganale della Comunità, quale definito all'articolo 3 del regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio, del 12 ottobre 1992, che istituisce un codice doganale comunitario (1);- dal territorio doganale della Turchia.4. Il presente capitolo si applica anche alle merci ottenute o prodotte nella Comunità o in Turchia nella cui fabbricazione sono stati utilizzati prodotti provenienti da paesi terzi che non si trovavano in libera pratica né nella Comunità né in Turchia.L'ammissione delle suddette merci al beneficio delle presenti disposizioni è tuttavia subordinata all'espletamento delle formalità di importazione e alla riscossione, nello Stato di esportazione, dei dazi doganali e degli oneri di effetto equivalente applicabili ai prodotti dei paesi terzi utilizzati nella loro fabbricazione.5. Se lo Stato di esportazione non applica le disposizioni del paragrafo 4, secondo comma, le merci di cui al paragrafo 4, primo comma non si considerano immesse in libera pratica e lo Stato d'importazione applica pertanto la legislazione doganale in vigore per le merci provenienti dai paesi terzi.6. Il comitato di cooperazione doganale istituito con decisione n. 2/69 del consiglio di associazione stabilisce i metodi di cooperazione amministrativa per l'applicazione dei paragrafi 1, 2 e 4.SEZIONE I Eliminazione dei dazi doganali e degli oneri di effetto equivalente Articolo 4I dazi doganali all'importazione o all'esportazione e gli oneri di effetto equivalente sono totalmente aboliti fra la Comunità e la Turchia alla data di entrata in vigore della presente decisione. La Comunità e la Turchia si astengono, a decorrere da tale data, dall'introdurre nuovi dazi doganali all'importazione e all'esportazione oppure oneri di effetto equivalente. Tali disposizioni si applicano anche ai dazi doganali di natura fiscale.SEZIONE II Eliminazione delle restrizioni quantitative o delle misure di effetto equivalente Articolo 5Sono vietate tra le parti contraenti le restrizioni quantitative all'importazione e tutte le misure di effetto equivalente.Articolo 6Sono vietate tra le parti contraenti le restrizioni quantitative all'esportazione e tutte le misure di effetto equivalente.Articolo 7Il disposto degli articoli 5 e 6 non osta ai divieti o alle restrizioni di importazione, di esportazione o di transito giustificati da motivi di moralità pubblica, di ordine pubblico, di pubblica sicurezza, di protezione della salute e della vita delle persone e degli animali o di conservazione delle piante, di protezione dei tesori nazionali che abbiano valore artistico, storico o archeologico, ovvero di protezione della proprietà industriale e commerciale. Tuttavia, tali divieti o restrizioni non devono costituire né un mezzo di discriminazione arbitraria né una restrizione dissimulata al commercio tra le parti contraenti.Articolo 81. Entro cinque anni a decorrere dall'entrata in vigore della presente decisione, la Turchia recepisce nel proprio ordinamento giuridico interno gli strumenti comunitari relativi all'eliminazione degli ostacoli tecnici agli scambi.2. L'elenco di tali strumenti, comprese le relative condizioni e modalità di applicazione della Turchia, sono stabiliti con decisione del consiglio di associazione entro un anno a decorrere dall'entrata in vigore della presente decisione.3. La presente disposizione non osta all'applicazione da parte della Turchia, a decorrere dall'entrata in vigore della presente decisione, degli strumenti comunitari considerati particolarmente importanti da una delle parti contraenti.4. Le parti sottolineano l'importanza di un'effettiva cooperazione tra di esse in materia di standardizzazione, metrologia e taratura, qualità, omologazione, prove e certificazione.Articolo 9Quando la Turchia avrà adottato le disposizioni dello strumento o degli strumenti comunitari necessari all'eliminazione degli ostacoli tecnici agli scambi per un prodotto specifico, il commercio di questo prodotto tra le parti contraenti avverrà secondo le condizioni stabilite da detti strumenti, fatta salva l'applicazione della presente decisione.Articolo 101. A decorrere dall'entrata in vigore della presente decisione e durante il periodo necessario alla Turchia per applicare gli strumenti di cui all'articolo 9, la Turchia si astiene dall'ostacolare l'immissione sul mercato o la messa in esercizio sul proprio territorio dei prodotti provenienti dalla Comunità, la cui conformità alle direttive comunitarie che stabiliscono i requisiti che detti prodotti devono soddisfare sia stata attestata alle condizioni e secondo le procedure stabilite dalle summenzionate direttive.2. In deroga al paragrafo 1, se la Turchia constata che un prodotto, la cui conformità alle direttive comunitarie sia stata attestata a norma del paragrafo 1 e che è utilizzato conformemente alla sua destinazione, non risponde ad uno dei requisiti di cui all'articolo 7, può adottare tutte le disposizioni utili, secondo la procedura prevista al paragrafo 3, per ritirare il prodotto in questione dal mercato, oppure per vietarne o limitarne l'immissione sul mercato o la messa in esercizio.3. a) Se la Turchia intende prendere una misura a norma del paragrafo 2, lo notifica senza indugio alla Comunità attraverso il comitato misto dell'unione doganale e fornisce tutte le informazioni utili.b) Le parti contraenti avviano immediatamente consultazioni con il comitato misto dell'unione doganale al fine di trovare una soluzione reciprocamente accettabile.c) La Turchia non potrà prendere le misure di cui al paragrafo 2 fintantoché non sarà passato un mese dalla data della notifica di cui al paragrafo 3, lettera a), a meno che la procedura di consultazione di cui al paragrafo 3, lettera b) non si sia conclusa prima di questa scadenza. Qualora, in circostanze eccezionali, sia necessario un intervento immediato e non sia possibile un esame preliminare, la Turchia può applicare immediatamente la misura necessaria per ovviare alla situazione.d) La Turchia informa immediatamente il comitato misto dell'unione doganale della misura presa e fornisce tutte le informazioni utili.e) La Comunità può chiedere in qualsiasi momento al comitato misto dell'unione doganale di riesaminare la misura in questione.4. Il disposto dei paragrafi 1 e 2 si applica, mutatis mutandis, ai prodotti alimentari.Articolo 11Durante il periodo necessario alla Turchia per applicare gli strumenti di cui all'articolo 9, la Comunità accetterà i risultati delle procedure di valutazione della conformità dei prodotti industriali ai requisiti del diritto comunitario applicate in Turchia, purché siano soddisfatte le condizioni in vigore nella Comunità e restando inteso che, nel settore dei veicoli a motore, deve applicarsi in Turchia la direttiva 70/156/CEE del Consiglio, del 6 febbraio 1970, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative all'omologazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi (2).SEZIONE III Politica commerciale Articolo 121. Alla data di entrata in vigore della presente decisione la Turchia applica, nei confronti dei paesi non membri della Comunità, disposizioni e misure di esecuzione sostanzialmente analoghe a quelle della politica commerciale della Comunità di cui ai seguenti regolamenti:- regolamento (CE) n. 3285/94 (3) del Consiglio (regime comune applicabile alle importazioni);- regolamento (CE) n. 519/94 (4) del Consiglio (regime comune applicabile alle importazioni da alcuni paesi terzi);- regolamento (CE) n. 520/94 (5) del Consiglio (procedura comunitaria di gestione dei contingenti quantitativi) [disposizioni di applicazione: regolamento (CE) n. 738/94 (6) della Commissione];- regolamenti (CE) n. 3283/94 (7), e (CE) n. 3284/94 (8) del Consiglio (protezione contro il dumping e le sovvenzioni);- regolamento (CE) n. 3286/94 (9) del Consiglio (procedure comunitarie in materia di politica commerciale comune);- regolamento (CEE) n. 2603/69 (10) del Consiglio (regime comune applicabile alle esportazioni);- decisione 93/112/CEE (11) del Consiglio (crediti all'esportazione che beneficiano di pubblico sostegno);- regolamento (CE) n. 3036/94 (12) del Consiglio (regime di perfezionamento passivo per i prodotti tessili e l'abbigliamento);- regolamento (CEE) n. 3030/93 (13) del Consiglio (importazioni tessili in regime comune);- regolamento (CE) n. 517/94 (14) del Consiglio (importazioni tessili in regime autonomo);- regolamento (CEE) n. 3951/92 (15) del Consiglio (regime di importazione per alcuni prodotti tessili originari di Taiwan).2. Conformemente all'articolo XXIV del GATT, la Turchia applica, sin dall'entrata in vigore della presente decisione, una politica commerciale sostanzialmente identica a quella della Comunità nel settore tessile, compresi gli accordi o le intese sugli scambi di tessili e capi di abbigliamento. La Comunità collabora nella misura necessaria con la Turchia per il conseguimento di questo obiettivo.3. Fintantoché la Turchia non avrà concluso le intese di cui sopra, rimarrà in vigore l'attuale sistema di certificati di origine per le esportazioni di tessili e capi d'abbigliamento dalla Turchia nella Comunità e a questi prodotti non originari della Turchia continuerà ad applicarsi la politica commerciale della Comunità nei confronti dei paesi terzi in questione.4. Le disposizioni della presente decisione non ostano all'applicazione, da parte della Comunità e del Giappone, della loro intesa sul commercio degli autoveicoli che figura in allegato all'accordo sulle misure di salvaguardia accluso all'accordo che istituisce l'Organizzazione mondiale del commercio.Prima che entri in vigore la presente decisione, la Turchia e la Comunità definiranno le modalità della cooperazione per evitare l'elusione della suddetta intesa.In mancanza di dette modalità, la Comunità si riserva il diritto di prendere tutte le misure richieste dall'applicazione della suddetta intesa nei confronti delle importazioni nel suo territorio.SEZIONE IV Tariffa doganale comune e politiche tariffarie preferenziali Articolo 131. Alla data di entrata in vigore della presente decisione, la Turchia si allinea, nei confronti dei paesi non membri della Comunità, alla tariffa doganale comune.2. La Turchia modifica la propria tariffa doganale ogni qualvolta ciò sia necessario per adeguarla alle modifiche della tariffa doganale comune.3. Il comitato di cooperazione doganale stabilisce le misure appropriate per l'applicazione dei paragrafi 1 e 2.Articolo 141. Le decisioni di modifica della tariffa doganale delle CE adottate dalla Comunità, le decisioni di sospensione o di ripristino dei dazi, nonché le decisioni in materia di contingenti e di massimali tariffari sono comunicate alla Turchia in tempo utile per consentirle di procedere al simultaneo allineamento della tariffa doganale turca alla tariffa doganale comune. A tal fine, si organizzano consultazioni preliminari in seno al comitato misto dell'unione doganale.2. Qualora le circostanze non consentano il simultaneo adeguamento della tariffa doganale turca alla tariffa doganale comune, il comitato misto dell'unione doganale può decidere di concedere un termine per procedere a tale allineamento. In nessun caso il comitato misto dell'unione doganale può autorizzare la Turchia ad applicare per un qualsivoglia prodotto una tariffa doganale inferiore alla tariffa doganale comune.3. Se la Turchia intende sospendere temporaneamente o ripristinare dazi diversi da quelli di cui al paragrafo 1, lo notifica tempestivamente alla Comunità. Si tengono consultazioni sulle suddette decisioni in seno al comitato misto dell'unione doganale.Articolo 15In deroga al disposto dell'articolo 13 e in applicazione dell'articolo 19 del protocollo aggiuntivo, la Turchia può mantenere fino al 1° gennaio 2001 dazi doganali superiori alla tariffa doganale comune nei confronti dei paesi terzi per i prodotti stabiliti dal consiglio di associazione.Articolo 161. Al fine di armonizzare la sua politica commerciale con quella della Comunità, la Turchia si allinea progressivamente al regime doganale preferenziale della Comunità entro cinque anni dalla data di entrata in vigore della presente decisione. L'allineamento riguarderà sia i regimi autonomi che gli accordi preferenziali con i paesi terzi. A tale scopo, la Turchia prenderà le misure necessarie e negozierà accordi su basi reciprocamente vantaggiose con i paesi in questione. Il Consiglio di associazione esaminerà periodicamente i progressi compiuti.2. In ciascuno dei casi di cui al paragrafo 1, la concessione delle preferenze tariffarie sarà subordinata all'osservanza delle disposizioni relative all'origine dei prodotti che disciplinano la concessione delle medesime preferenze da parte della Comunità.3. a) Qualora, durante il periodo di cui al paragrafo 1, la Turchia mantenga una politica tariffaria preferenziale diversa da quella della Comunità, per le merci importate nella Comunità da paesi terzi e immesse in libera pratica con trattamento preferenziale in funzione del paese di origine o di esportazione viene pagato un prelievo compensativo all'importazione in Turchia se:- sono state importate da paesi cui la Turchia non applica lo stesso trattamento tariffario preferenziale,- possono essere identificate come merci importate da questi paesi,- il dazio riscosso in Turchia supera almeno del 5 % quello applicabile nella Comunità e- si è constatata una notevole distorsione di traffico per queste merci.b) Il comitato misto dell'unione doganale stabilisce l'elenco delle merci cui si applica il prelievo compensativo, nonché l'importo del prelievo stesso.SEZIONE V Prodotti agricoli trasformati non compresi nell'allegato II del trattato che istituisce la Comunità europea Articolo 17Le disposizioni della presente sezione si applicano ai prodotti elencati nell'allegato 1.Articolo 18Fatto salvo l'articolo 13, la Turchia può applicare un elemento agricolo per le merci elencate nell'allegato 1 importate dai paesi terzi. Detto elemento agricolo viene determinato in conformità dell'articolo 19.Articolo 191. L'elemento agricolo applicabile all'importazione di una merce in Turchia si ottiene sommando i quantitativi di prodotti agricoli di base che si considera siano stati utilizzati per la fabbricazione della merce in questione, moltiplicati per l'importo di base corrispondente a ciascuno dei prodotti agricoli di base e definito al paragrafo 3.2. a) I prodotti agricoli di base da prendere in considerazione sono elencati nell'allegato 2.b) I quantitativi di prodotti agricoli di base da prendere in considerazione sono indicati nell'allegato 3.c) Per quanto riguarda le merci classificate ai codici della nomenclatura combinata per i quali l'allegato 3 rimanda all'allegato 4, quest'ultimo fissa gli importi dell'elemento agricolo da prendere in considerazione.3. L'importo di base corrispondente a ciascun prodotto agricolo di base è l'importo dell'onere applicabile all'importazione in Turchia del prodotto agricolo in questione, originario di un paese terzo non preferenziale, durante il periodo di riferimento applicabile ai prodotti agricoli. Gli importi di base sono indicati nell'allegato 5.Articolo 201. Fatto salvo l'articolo 4 la Turchia e la Comunità possono applicare, nei loro scambi reciproci elementi agricoli determinati in conformità del seguente disposto.2. Gli elementi agricoli, eventualmente ridotti a norma dell'articolo 22, si applicano solo alle merci di cui all'allegato 1.3. La Comunità applica alla Turchia gli stessi dazi specifici che rappresentano l'elemento agricolo applicabile ai paesi terzi.4. La Turchia applica alle importazioni dalla Comunità l'elemento agricolo applicato in conformità dell'articolo 19.Articolo 21Fatte salve le modalità stabilite nella presente decisione, è previsto un regime derogatorio per le merci elencate nell'allegato 6, tabella 1, e nell'allegato 6, tabella 2, secondo il quale gli oneri all'importazione in Turchia vengono ridotti in tre fasi scaglionate, rispettivamente, su tre anni e su un anno. Il livello degli oneri all'importazione figura nelle tabelle 1 e 2 dell'allegato 6.Alla fine dei periodi corrispondenti, le disposizioni della presente sezione si applicheranno pienamente.Articolo 221. Qualora, negli scambi tra Comunità e Turchia, sia ridotta l'imposta applicabile a un prodotto agricolo di base, si riducono in proporzione l'elemento agricolo determinato a norma dell'articolo 20, paragrafo 4, per le importazioni in Turchia, o quello di cui all'articolo 20, paragrafo 3, per le importazioni nella Comunità.2. Se le riduzioni di cui al paragrafo 1 vengono effettuate nei limiti di un contingente, il consiglio di associazione stabilisce l'elenco delle merci e i quantitativi che beneficiano della riduzione dell'elemento agricolo.3. Le disposizioni dei paragrafi 1 e 2 si applicano agli oneri all'importazione di cui all'articolo 21.Articolo 23Qualora le importazioni di uno o più prodotti oggetto del regime di deroghe causino o minaccino di causare in Turchia gravi perturbazioni, tali da compromettere il conseguimento degli obiettivi dell'unione doganale per i prodotti agricoli trasformati, si tengono consultazioni tra le parti nell'ambito del comitato competente al fine di trovare una soluzione reciprocamente accettabile.Qualora non si possa trovare una soluzione di questo genere, il comitato misto dell'unione doganale potrà formulare opportuni suggerimenti per garantire il corretto funzionamento dell'unione doganale lasciando impregiudicate le disposizioni dell'articolo 63.CAPITOLO II PRODOTTI AGRICOLI Articolo 241. Il consiglio di associazione ribadisce l'obiettivo comune delle parti di procedere verso la libera circolazione tra di esse dei prodotti agricoli come previsto agli articoli 32-35 del protocollo aggiuntivo.2. Il consiglio di associazione constata la necessità di un periodo supplementare affinché siano realizzate le condizioni per la libera circolazione di detti prodotti.Articolo 251. La Turchia adegua la sua politica in modo da adottare le misure della politica agraria comune necessarie per la libera circolazione dei prodotti agricoli. Essa comunica alla Comunità le decisioni prese al riguardo.2. La Comunità tiene conto, per quanto possibile, degli interessi dell'agricoltura turca nel definire la sua politica agraria e comunica alla Turchia le proposte della Commissione in merito, nonché le decisioni adottate in base a dette proposte.3. Nell'ambito del consiglio di associazione, si possono tenere consultazioni sulle proposte e sulle decisioni di cui al paragrafo 2, nonché sulle misure che la Turchia prevede di adottare nel settore agricolo conformemente al paragrafo 1.Articolo 26La Comunità e la Turchia migliorano progressivamente, su una base reciprocamente vantaggiosa, il regime preferenziale che si accordano reciprocamente per gli scambi di prodotti agricoli. Il consiglio di associazione esamina regolarmente i miglioramenti apportati a detto regime.Articolo 27Le misure di politica agraria comune di cui all'articolo 25, paragrafo 1, il consiglio di associazione adotta le disposizioni necessarie per la libera circolazione dei prodotti agricoli tra la Comunità e la Turchia.CAPITOLO III DISPOSIZIONI DOGANALI Articolo 281. La Turchia adotta, alla data di entrata in vigore della presente decisione, le disposizioni seguenti, basate sul regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio, del 12 ottobre 1992, che istituisce un codice doganale comunitario e sul regolamento (CEE) n. 2454/93 della Commissione, del 2 luglio 1993 (16), che ne fissa le disposizioni di applicazione:a) origine delle merci,b) valore in dogana delle merci,c) introduzione delle merci nel territorio dell'Unione doganale,d) dichiarazione in dogana,e) immissione in libera pratica,f) regimi sospensivi e regimi doganali economici,g) circolazione delle merci,h) obbligazione doganale,i) diritto di ricorso.2. La Turchia adotta le misure necessarie per attuare, alla data di entrata in vigore della presente decisione, disposizioni basate:a) sul regolamento (CEE) n. 3842/86 del Consiglio, del 1° dicembre 1986, che fissa misure intese a vietare l'immissione in libera pratica di merci contraffatte (17) e il regolamento (CEE) n. 3077/87 della Commissione, del 14 ottobre 1987, che ne fissa le disposizioni di applicazione (18);b) sul regolamento (CEE) n. 918/83 del Consiglio, del 28 marzo 1983, relativo alla fissazione del regime comunitario delle franchigie doganali (19) e i regolamenti (CEE) n. 2287/83, (CEE) n. 2288/83, (CEE) n. 2289/83 e (CEE) n. 2290/83 della Commissione, del 29 luglio 1983, che ne fissano le disposizioni di applicazione (20);c) sul regolamento (CEE) n. 616/78 del Consiglio, del 20 marzo 1978, relativo agli attestati d'origine di taluni prodotti tessili dei capitoli 51 e da 53 a 62 della tariffa doganale comune, importati nella Comunità, nonché alle condizioni cui è subordinata l'accettazione degli attestati medesimi (21).3. Il comitato di cooperazione doganale stabilisce le misure appropriate ai fini dell'applicazione dei paragrafi 1 e 2.Articolo 29La reciproca assistenza nel settore doganale tra le autorità amministrative delle parti contraenti è disciplinata dalle disposizioni dell'allegato 7 che, per quanto riguarda la Comunità, si applica alle questioni di competenza di quest'ultima.Articolo 30Prima che entri in vigore la presente decisione, il comitato di cooperazione doganale elabora le opportune disposizioni in materia di assistenza reciproca per il recupero dei debiti.CAPITOLO IV RAVVICINAMENTO DELLE LEGISLAZIONI SEZIONE I Tutela della proprietà intellettuale, industriale e commerciale Articolo 311. Le parti confermano l'importanza che annettono ad un'adeguata ed effettiva tutela e applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale.2. Le parti riconoscono che un corretto funzionamento dell'unione doganale è necessario per garantire un livello equivalente di tutela effettiva dei diritti di proprietà intellettuale in entrambe le parti che costituiscono l'unione doganale e si impegnano a rispettare gli obblighi di cui all'allegato 8.SEZIONE II Concorrenza A. Regole dell'unione doganale in materia di concorrenza Articolo 321. Sono vietati, perché incompatibili con il corretto funzionamento dell'unione doganale e nella misura in cui possono pregiudicare il commercio tra la Comunità e la Turchia tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che abbiano per oggetto e per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza, in particolare quelli consistenti:a) nel fissare, direttamente o indirettamente, i prezzi d'acquisto o di vendita ovvero altre condizioni attinenti agli scambi;b) nel limitare o controllare la produzione, gli sbocchi, lo sviluppo tecnico o gli investimenti;c) nel ripartire i mercati o le fonti di approvvigionamento;d) nell'applicare, nei rapporti commerciali con gli altri contraenti, condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, così da determinare per questi ultimi uno svantaggio nella concorrenza;e) nel subordinare la conclusione di contratti all'accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi.2. Gli accordi e le decisioni vietati in virtù del presente articolo sono nulli di diritto.3. Tuttavia, le disposizioni del paragrafo 1 possono essere dichiarate inapplicabili:- a qualsiasi accordo o categoria di accordi tra imprese,- a qualsiasi decisione o categoria di decisioni di associazioni di imprese, e- a qualsiasi pratica concordata o categoria di pratiche concordateche contribuiscano a migliorare la produzione o la distribuzione dei prodotti o a promuovere il progresso tecnico o economico, pur riservando agli utilizzatori una congrua parte dell'utile che ne deriva, ed evitando dia) imporre alle imprese interessate restrizioni che non siano indispensabili per raggiungere tali obiettivi;b) dare a tali imprese la possibilità di eliminare la concorrenza per una parte sostanziale dei prodotti di cui trattasi.Articolo 331. È incompatibile con il corretto funzionamento dell'unione doganale e vietato, nella misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra la Comunità e la Turchia, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione dominante nei territori della Comunità e/o della Turchia o su una parte sostanziale di detti territori.2. Tali pratiche abusive possono consistere in particolare:a) nell'imporre direttamente o indirettamente prezzi d'acquisto, di vendita o altre condizioni attinenti agli scambi;b) nel limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico, a danno dei consumatori;c) nell'applicare nei rapporti commerciali con gli altri contraenti condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, determinando così per questi ultimi uno svantaggio per la concorrenza;d) nel subordinare la conclusione di contratti all'accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi.Articolo 341. Sono incompatibili con il corretto funzionamento dell'unione doganale, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Comunità e Turchia, tutti gli aiuti concessi, sotto qualsiasi forma, dagli Stati membri della Comunità europea o dalla Turchia mediante risorse statali che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza.2. Sono compatibili con il funzionamento dell'unione doganale:a) gli aiuti a carattere sociale concessi ai singoli consumatori, purché siano accordati senza discriminazioni determinate dall'origine dei prodotti;b) gli aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali;c) gli aiuti concessi all'economia di alcune zone della Repubblica federale di Germania lese dalla divisione della Germania, nella misura in cui sono necessari per compensare le ripercussioni economiche negative di tale divisione;d) per un periodo di cinque anni dall'entrata in vigore della presente decisione, gli aiuti volti a promuovere lo sviluppo economico delle regioni meno avanzate della Turchia, purché non pregiudichino le condizioni degli scambi tra la Comunità e la Turchia in misura contraria all'interesse comune.3. Possono considerarsi compatibili con il funzionamento dell'unione doganale:a) in conformità con l'articolo 43, paragrafo 2 del protocollo aggiuntivo, gli aiuti destinati a favorire lo sviluppo economico delle regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure si registri un alto tasso di sottoccupazione;b) gli aiuti destinati a promuovere la realizzazione di un importante progetto di comune interesse europeo oppure a porre rimedio a una grave perturbazione dell'economia di uno Stato membro della Comunità europea o della Turchia;c) per un periodo di cinque anni dall'entrata in vigore della presente decisione, in conformità con l'articolo 43, paragrafo 2 del protocollo aggiuntivo, gli aiuti finalizzati all'adeguamento strutturale richiesto dalla creazione dell'unione doganale. Il consiglio di associazione esaminerà l'applicazione di questa clausola dopo il periodo suddetto;d) gli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni economiche, sempreché non alterino le condizioni degli scambi tra la Comunità e la Turchia in misura contraria all'interesse comune;e) gli aiuti volti a promuovere la cultura, purché non alterino le condizioni degli scambi tra la Comunità e la Turchia in misura contraria all'interesse comune;f) le altre categorie di aiuti specificate dal consiglio di associazione.Articolo 35Tutte le pratiche contrarie agli articoli 32, 33 e 34 vengono valutate secondo i criteri risultanti dall'applicazione degli articoli 85, 86 e 92 del trattato che istituisce la Comunità europea e del diritto derivato.Articolo 36Le parti contraenti si scambiano informazioni entro i limiti imposti dal segreto professionale e commerciale.Articolo 371. Entro due anni dall'entrata in vigore dell'unione doganale, il consiglio di associazione adotta, mediante decisione, le regole necessarie per l'applicazione degli articoli 32, 33 e 34 e delle parti pertinenti dell'articolo 35. Dette regole si basano su quelle già in vigore nella Comunità europea e precisano, tra l'altro, il ruolo di ciascuna autorità in materia di concorrenza.2. Fintantoché non saranno state adottate queste regole:a) le autorità della Comunità o della Turchia decidono in merito all'ammissibilità degli accordi, delle decisioni e delle pratiche concordate nonché in merito agli abusi di posizione dominante ai sensi degli articoli 32 e 33;b) le disposizioni del codice antisovvenzioni del GATT hanno la funzione di regole di applicazione per l'articolo 34.Articolo 381. Qualora la Comunità o la Turchia ritengano una particolare pratica incompatibile con gli articoli 32, 33 o 34 e- se la questione non viene trattata in modo esauriente nelle regole di applicazione di cui all'articolo 37, oppure- in mancanza di tali regole, e qualora detta pratica rechi o minacci di recare grave pregiudizio agli interessi dell'altra parte o alla sua industria nazionale, possono prendere le misure del caso previa consultazione in sede di comitato misto dell'unione doganale oppure dopo 45 giorni lavorativi dalla richiesta di consultazioni. Si privilegiano le misure che perturbano meno il funzionamento dell'unione doganale.2. Nel caso di pratiche incompatibili con l'articolo 34, dette misure possono essere adottate, quando si applichi l'accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio, soltanto in conformità delle procedure e secondo le condizioni stabilite da detto accordo e da tutti gli altri strumenti negoziati nel suo ambito applicabili tra le parti contraenti.B. Ravvicinamento delle legislazioni Articolo 391. Ai fini dell'integrazione economica che si prefigge l'unione doganale, la Turchia renderà la sua legislazione in materia di concorrenza compatibile con quella della Comunità europea e ne garantirà l'effettiva applicazione.2. Per adempiere gli obblighi di cui al paragrafo 1, la Turchiaa) adotta, prima dell'entrata in vigore dell'unione doganale, una legge che vieti alle imprese i comportamenti di cui agli articoli 85 e 86 del trattato CE. Essa garantisce inoltre che, entro un anno dall'entrata in vigore dell'unione doganale, saranno applicati in Turchia i principi contenuti nei regolamenti sull'esenzione per categorie di aiuti in vigore nella Comunità nonché nella giurisprudenza elaborata dalle autorità della Comunità. La Comunità informa tempestivamente la Turchia di tutte le procedure inerenti all'adozione, all'abolizione o alla modifica dei regolamenti sull'esenzione per categorie di aiuti da parte della Comunità dopo l'entrata in vigore dell'Unione doganale. Una volta ricevute queste informazioni, la Turchia ha un anno di tempo per adeguare, se necessario, la sua legislazione;b) crea, prima dell'entrata in vigore dell'unione doganale, un'autorità in materia di concorrenza che faccia applicare le regole e i principi di cui sopra;c) adegua, prima dell'entrata in vigore dell'unione doganale, tutti gli aiuti concessi nel settore dei tessili e dell'abbigliamento alle norme che figurano negli orientamenti e nei documenti quadro della Comunità ai sensi degli articoli 92 e 93 del trattato CE. La Turchia informa la Comunità di tutti i suoi regimi di aiuti a questo settore adeguati conformemente ai suddetti orientamenti e documenti quadro. La Comunità informa tempestivamente la Turchia di tutte le procedure inerenti all'adozione, all'abolizione o alla modifica dei documenti quadro e degli orientamenti da parte della Comunità dopo l'entrata in vigore dell'unione doganale. Una volta ricevute queste informazioni, la Turchia ha un anno di tempo per adeguare la sua legislazione;d) adegua, entro due anni dall'entrata in vigore della presente decisione, tutti i regimi di aiuti concessi in settori diversi dai tessili e dall'abbigliamento alle norme che figurano nei documenti quadro e negli orientamenti della Comunità ai sensi degli articoli 92 e 93 del trattato CE. La Comunità informa tempestivamente la Turchia di tutte le procedure inerenti all'adozione, all'abolizione o alla modifica dei documenti quadro e degli orientamenti da parte della CE dopo l'entrata in vigore dell'unione doganale. Una volta ricevute queste informazioni, la Turchia ha un anno di tempo per adeguare la sua legislazione;e) informa la Comunità, entro due anni dall'entrata in vigore dell'unione doganale, di tutti i regimi di aiuto in vigore sul suo territorio in conformità della lettera d). Se deve essere adottato un nuovo regime, la Turchia ne comunica quanto prima il contenuto alla Comunità;f) notifica preventivamente alla Comunità tutti i singoli aiuti concessi a un'impresa o a un gruppo di imprese di cui i documenti quadro o gli orientamenti comunitari avrebbero imposto la notifica se fossero stati concessi da uno Stato membro, oppure i singoli aiuti concessi al di fuori dei documenti quadro e degli orientamenti della Comunità, per un importo superiore a 12 MECU, di cui la normativa CE avrebbe imposto la notifica se fossero stati concessi da uno Stato membro.La Turchia, inoltre, riceve le stesse informazioni degli Stati membri riguardo ai singoli aiuti concessi dagli Stati membri che devono essere esaminati dalla Commissione a norma dell'articolo 93 del trattato CE.3. La Comunità e la Turchia si informano reciprocamente di tutti gli emendamenti delle loro leggi relative alle pratiche restrittive delle imprese, nonché di tutti i casi in cui sono state applicate dette leggi.4. Per quanto concerne le informazioni di cui al paragrafo 2, lettere c), e) e f), la Comunità ha il diritto di sollevare obiezioni contro un aiuto concesso dalla Turchia qualora ritenga che, se fosse stato concesso ad uno Stato membro, avrebbe costituito una violazione della normativa CE. Qualora la Turchia non condivida il parere della Comunità e la controversia non venga risolta entro trenta giorni, la Comunità e la Turchia hanno ciascuna il diritto di ricorrere all'arbitrato.5. La Turchia ha il diritto di sollevare obiezioni e di consultare il consiglio di associazione in merito ad un aiuto concesso da uno Stato membro che consideri una violazione della normativa CE. Se il consiglio di associazione non trova una soluzione entro tre mesi, può decidere di adire la Corte di giustizia delle Comunità europee.Articolo 401. La Comunità informa quanto prima la Turchia dell'adozione di una decisione ai sensi degli articoli 85, 86 e 92 del trattato CE che possa nuocere agli interessi di questo paese.2. La Turchia ha il diritto di chiedere informazioni su qualsiasi caso specifico deciso dalla Comunità a norma degli articoli 85, 86 e 92 del trattato CE.Articolo 41Per quanto riguarda le imprese pubbliche e quelle cui sono stati concessi diritti speciali o esclusivi, la Turchia garantisce, entro la fine del primo anno dall'entrata in vigore dell'Unione doganale, l'osservanza dei principi del trattato che istituisce la Comunità economica europea, segnatamente l'articolo 90, e dei principi contenuti nel diritto derivato e nella giurisprudenza elaborati su queste basi.Articolo 42La Turchia adegua progressivamente, secondo le condizioni e il calendario stabiliti dal consiglio di associazione, tutti i monopoli di Stato a carattere commerciale per abolire, entro la fine del secondo anno dall'entrata in vigore della presente decisione, qualsiasi discriminazione tra cittadini degli Stati membri e della Turchia per quanto riguarda le condizioni di approvvigionamento e di sbocchi.Articolo 431. Se la Comunità o la Turchia ritiene che le attività anticoncorrenziali svolte sul territorio dell'altra parte ledano i suoi interessi o gli interessi delle sue imprese, la prima parte può informarne l'altra parte e chiedere che le sue autorità in materia di concorrenza avviino le opportune procedure di sanzione e di esecuzione. Nella notifica si specificano con la maggior precisione possibile la natura delle attività anticoncorrenziali e i loro effetti sugli interessi della parte autrice della notifica, che si offre di fornire ulteriori informazioni e collaborazione di altro tipo nei limiti delle sue possibilità.2. Una volta ricevuta la notifica ai sensi del paragrafo 1 e dopo le altre opportune discussioni tra le parti, l'autorità in materia di concorrenza della parte destinataria della notifica decide se avviare o meno le succitate procedure nei confronti delle attività anticoncorrenziali specificate nella notifica. La parte destinataria della notifica la informa della sua decisione e, qualora siano avviate procedure di sanzione e di esecuzione, informa l'altra parte del loro esito nonché, nella misura del possibile, degli sviluppi intermedi più rilevanti.3. Nessun elemento del presente articolo limita la facoltà, per la parte destinataria della notifica, di avviare, a norma delle sue leggi e politiche in materia di concorrenza, procedure di sanzione e di esecuzione nei confronti delle attività anticoncorrenziali specificate nella notifica, né vieta alla parte autrice della notifica di avviare tali procedure nei confronti delle suddette attività anticoncorrenziali.SEZIONE III Strumenti di difesa commerciale Articolo 441. Il consiglio di associazione riesamina, su richiesta di una delle parti, il principio dell'applicazione degli strumenti di difesa commerciale diversi dalle misure di salvaguardia ad opera di una parte contraente nelle sue relazioni con l'altra parte. Nel quadro di questo esame, il consiglio di associazione può decidere di sospendere l'applicazione di detti strumenti a condizione che la Turchia adotti, garantendone l'effettiva applicazione, le norme in materia di concorrenza e di controllo degli aiuti di Stato nonché le altre parti pertinenti dell'acquis comunitario connesse al mercato interno, in modo da assicurare una protezione contro la concorrenza sleale paragonabile a quella esistente nell'ambito del mercato interno.2. Rimangono in vigore le modalità di applicazione delle misure antidumping di cui all'articolo 47 del protocollo aggiuntivo.Articolo 45In deroga alla sezione II del capitolo V, le procedure di consultazione e di decisione menzionate in detta sezione non si applicano alle misure di difesa commerciale prese da ciascuna parte.Nell'applicare misure di politica commerciale nei confronti dei paesi terzi, le parti si sforzano, mediante scambi di informazioni e consultazioni, di coordinare la loro azione quando lo consentano le circostanze e gli obblighi internazionali di entrambe.Articolo 46In deroga al principio della libera circolazione delle merci di cui al capitolo I una parte che abbia preso o prenda misure antidumping o di altro tipo in virtù degli strumenti di politica commerciale di cui all'articolo 44 nelle relazioni con l'altra parte o con i paesi terzi può assoggettare le importazioni dei prodotti in questione dal territorio dell'altra parte all'applicazione di queste misure, nel quale caso ne informa il comitato misto dell'unione doganale.Articolo 47Nell'espletare le formalità d'importazione per i prodotti non contemplati dalle misure di politica commerciale di cui agli articoli precedenti, le autorità dello Stato d'importazione chiedono all'importatore di indicare l'origine dei prodotti in questione nella dichiarazione doganale.In caso di assoluta necessità, possono essere richieste prove supplementari qualora si nutrano seri e fondati dubbi in merito all'effettiva origine del prodotto in questione.SEZIONE IV Commesse pubbliche Articolo 48Appena possibile, dopo l'entrata in vigore della presente decisione, il consiglio di associazione fissa una data per l'avvio dei negoziati volti ad aprire i mercati delle commesse pubbliche di entrambe le parti contraenti.Il consiglio di associazione esamina ogni anno i progressi compiuti in materia.SEZIONE V Imposizione diretta Articolo 49Nessuna disposizione della presente decisione ha l'effetto di:- estendere i vantaggi di natura fiscale concessi da una parte nel quadro di accordi o intese internazionali cui abbia aderito;- impedire ad una parte di adottare o applicare misure volte ad impedire l'evasione fiscale;- ostare al diritto di una parte di applicare le disposizioni pertinenti della sua legislazione tributaria ai contribuenti che non si trovano in situazioni identiche per quanto riguarda il luogo di residenza.Imposizione indiretta Articolo 501. Nessuna parte contraente applica, direttamente o indirettamente, ai prodotti dell'altra parte imposizioni interne, di qualsivoglia natura, superiori a quelle applicate, direttamente o indirettamente, ai prodotti nazionali simili.Nessuna parte contraente applica ai prodotti dell'altra parte imposizioni interne intese a proteggere indirettamente altre produzioni.2. I prodotti esportati verso il territorio di una delle parti non possono beneficiare di ristorni di imposizioni indirette superiori alle imposizioni indirette da essi applicate direttamente o indirettamente.3. Le parti contraenti abrogano tutte le disposizioni contrarie alle norme di cui sopra in vigore alla data della firma della presente decisione.Articolo 51Il consiglio di associazione può raccomandare alle parti contraenti di prendere misure volte a ravvicinare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative per i settori non contemplati dalla presente decisione, ma con un'incidenza diretta sul funzionamento dell'associazione o per i quali la presente decisione non prevede procedure specifiche.CAPITOLO V DISPOSIZIONI ISTITUZIONALI SEZIONE I Il comitato misto dell'unione doganale CE-Turchia Articolo 521. A norma dell'articolo 24 dell'accordo d'associazione, è istituito un comitato misto dell'unione doganale CE/Turchia. Il comitato procede a scambi di opinioni e di informazioni, formula raccomandazioni al consiglio di associazione e emette pareri per assicurare il buon funzionamento dell'unione doganale.2. Le parti contraenti si consultano nell'ambito del comitato su tutti i punti connessi all'attuazione della presente decisione che siano fonte di difficoltà per una di esse.3. Il comitato misto dell'unione doganale adotta il proprio regolamento interno.Articolo 531. Il comitato misto dell'unione doganale è composto dai rappresentanti delle parti contraenti.2. La presidenza del comitato misto dell'unione doganale è esercitata a turno, per un periodo di sei mesi, dal rappresentante della Comunità, vale a dire la Commissione europea, e dal rappresentante della Turchia.3. Per assolvere i suoi compiti, il comitato misto dell'unione doganale si riunisce, in linea di massima, almeno una volta al mese. Inoltre, esso si riunisce su iniziativa del suo presidente o a richiesta di una delle parti contraenti, in conformità con il suo regolamento interno.4. Il comitato misto dell'unione doganale può decidere di costituire sottocomitati o gruppi di lavoro incaricati di assisterlo nell'adempimento dei suoi compiti. Esso fissa, nell'ambito del suo regolamento interno, la composizione e il funzionamento di tali sottocomitati e gruppi di lavoro. I loro compiti sono definiti, caso per caso, dal comitato misto dell'unione doganale.SEZIONE II Procedura di consultazione e di decisione Articolo 541. Nei settori che interessano direttamente il funzionamento dell'unione doganale, fatti salvi gli altri obblighi derivanti dai capitoli I-IV della presente decisione, la legislazione turca sarà armonizzata il più possibile con le normative comunitarie.2. Sono considerati settori che interessano direttamente il funzionamento dell'unione doganale: la politica commerciale o gli accordi con i paesi terzi che comportano una dimensione commerciale per i prodotti industriali, le normative relative alla soppressione degli ostacoli tecnici agli scambi di prodotti industriali, alla concorrenza e alla protezione della proprietà intellettuale e industriale e la legislazione doganale.In base ai progressi compiuti, il consiglio di associazione può decidere di ampliare l'elenco dei settori da armonizzare.3. Per l'esecuzione del presente articolo, si applicano le norme procedurali degli articoli da 55 a 60.Articolo 551. Quando la Commissione delle Comunità europee elabora una nuova normativa in un settore che interessa direttamente il funzionamento dell'unione doganale e consulta esperti degli Stati membri della Comunità, essa chiede altresì, in via informale, il parere di esperti turchi.2. Quando trasmette la proposta al Consiglio dell'Unione europea, la Commissione delle Comunità europee ne invia copia alla Turchia.3. Le parti contraenti si consultano nuovamente, su richiesta di una di esse, in seno al comitato misto dell'unione doganale durante la fase che precede la decisione del Consiglio dell'Unione europea.4. Le parti contraenti cooperano in buona fede nella fase d'informazione e di consultazione per arrivare, alla fine del processo, alla decisione più conforme al buon funzionamento dell'unione doganale.Articolo 561. Quando adotta un atto legislativo in un settore che interessa direttamente il funzionamento dell'unione doganale ai sensi dell'articolo 54, paragrafo 2, la Comunità ne informa immediatamente la Turchia nell'ambito del comitato misto dell'unione doganale per consentirle di adottare una legislazione corrispondente, atta a garantire il buon funzionamento dell'unione doganale.2. Quando l'adozione della legislazione corrispondente presenta difficoltà per la Turchia, il comitato misto dell'unione doganale si sforza di trovare una soluzione reciprocamente soddisfacente che assicuri il buon funzionamento dell'unione doganale.Articolo 571. Il principio dell'armonizzazione di cui all'articolo 54 non pregiudica il diritto della Turchia di modificare, fatti salvi gli obblighi derivanti dai capitoli I-IV, la propria legislazione nei settori che interessano direttamente il funzionamento dell'unione doganale, a condizione che il comitato misto dell'unione doganale abbia concluso preliminarmente che la legislazione così modificata non pregiudica il buon funzionamento dell'unione doganale o che siano state espletate le procedure di cui ai paragrafi 2-4 del presente articolo.2. Qualora la Turchia intenda adottare una nuova legislazione in un settore che interessa direttamente il funzionamento dell'unione doganale, essa sollecita in via informale il parere dei servizi della Commissione delle Comunità europee sul progetto in questione, per consentire al legislatore turco di prendere una decisione con la piena consapevolezza delle sue conseguenze per il funzionamento dell'unione doganale.Le parti contraenti cooperano in buona fede per facilitare, alla fine del processo, l'adozione della decisione più propizia al buon funzionamento dell'unione doganale.3. Quando il progetto di legge si trova ad uno stadio di elaborazione sufficientemente avanzato, si svolgono consultazioni in seno al comitato misto dell'unione doganale.4. Qualora la Turchia adotti una legislazione in un settore che interessa direttamente il funzionamento dell'unione doganale, essa ne informa immediatamente la Comunità nell'ambito del comitato misto dell'unione doganale.Qualora l'adozione di tale legislazione da parte della Turchia possa perturbare il buon funzionamento dell'unione doganale, il comitato misto dell'unione doganale cerca di trovare una soluzione reciprocamente accettabile.Articolo 581. Qualora, al termine delle consultazioni tenute in applicazione della procedura dell'articolo 56, paragrafo 2 o dell'articolo 57, paragrafo 4, il comitato misto dell'unione doganale non abbia trovato una soluzione reciprocamente accettabile e qualora una delle due parti ritenga che la mancanza di omogeneità delle legislazioni in questione rischi di recare pregiudizio alla libera circolazione delle merci, di provocare deviazioni di traffico o di dar luogo a difficoltà economiche sul suo territorio, detta parte può ricorrere al comitato misto dell'unione doganale il quale, se del caso, raccomanderà metodi atti ad evitare i danni che potrebbero derivare da tale situazione.Si ricorrerà alla stessa procedura qualora la diversa applicazione delle legislazioni nei settori che interessano direttamente il funzionamento dell'unione doganale sia o rischi di essere un ostacolo alla libera circolazione delle merci oppure una causa di deviazioni degli scambi o di problemi economici.2. Quando, per mancanza di omogeneità tra le legislazioni comunitarie e turche o per differenze nell'applicazione di dette legislazioni in un settore che interessa direttamente il funzionamento dell'unione doganale, rischino di prodursi o siano constatati pericoli per la libera circolazione delle merci o deviazioni di traffico, e la parte interessata ritenga necessaria un'azione immediata, essa stessa può adottare le misure di salvaguardia necessarie notificandole al comitato misto dell'unione doganale, il quale potrà decidere se la parte interessata debba modificarle o abolirle. Si privilegeranno le misure che perturbano meno il funzionamento dell'unione doganale.Articolo 59Nei settori che interessano direttamente il buon funzionamento dell'unione doganale, la Commissione delle Comunità europee garantisce agli esperti turchi la massima partecipazione possibile alla preparazione dei progetti di misure da sottoporre in un secondo tempo ai comitati che assistono la Commissione delle Comunità europee nell'esercizio dei suoi poteri esecutivi. Pertanto, in sede di elaborazione delle sue proposte, la Commissione europea consulta gli esperti della Turchia allo stesso titolo degli esperti degli Stati membri della Comunità. Qualora si consulti il Consiglio dell'Unione europea in conformità con la procedura applicabile al tipo di comitato interessato, la Commissione delle Comunità europee comunica al Consiglio i pareri degli esperti turchi.Articolo 60Gli esperti della Turchia saranno associati ai lavori di alcuni comitati tecnici che assistono la Commissione delle Comunità europee nell'esercizio dei suoi poteri esecutivi nei settori che interessano direttamente il funzionamento dell'unione doganale, quando ciò sia necessario per garantire il buon funzionamento dell'unione stessa. Le modalità di tale partecipazione saranno stabilite dal consiglio di associazione prima che entri in vigore la presente decisione. Nell'allegato 9 figura l'elenco dei comitati. Qualora le parti ritengano opportuno estendere la partecipazione ad altri comitati, il comitato misto dell'unione doganale può rivolgere le opportune raccomandazioni al consiglio di associazione.SEZIONE III Risoluzione delle controversie Articolo 61Fatti salvi i paragrafi 1-3 dell'articolo 25 dell'accordo di Ankara, qualora il consiglio di associazione non sia riuscito a dirimere una controversia sulla portata o sulla durata delle misure di protezione adottate a norma dell'articolo 58, paragrafo 2, delle misure di salvaguardia adottate a norma dell'articolo 63 o delle misure di riequilibrio adottate a norma dell'articolo 64 entro sei mesi a decorrere dalla data di avvio della procedura, qualsiasi parte contraente potrà sottoporre la controversia all'arbitrato in conformità con le procedure stabilite dall'articolo 62. La sentenza arbitrale è vincolante per le parti della controversia.Articolo 621. Quando una controversia è sottoposta ad arbitrato, sono designati tre arbitri.2. Ciascuna delle due parti della controversia designa un arbitro entro 30 giorni.3. I due arbitri designati nominano di comune accordo un superarbitro cittadino di uno degli Stati delle parti contraenti. Qualora gli arbitri designati non possano raggiungere un accordo entro due mesi dalla loro nomina, essi sceglieranno il superarbitro da un elenco di sette persone elaborato dal consiglio di associazione. Il consiglio di associazione elabora e aggiorna tale elenco in conformità del suo regolamento interno.4. Il tribunale arbitrale ha sede a Bruxelles. A meno che le parti contraenti non decidano diversamente, esso stabilisce le proprie regole di procedura. Il tribunale adotta le decisioni a maggioranza.SEZIONE IV Misure di salvaguardia Articolo 63Le parti confermano che rimangono validi il meccanismo e le modalità previsti per le misure di salvaguardia all'articolo 60 del protocollo aggiuntivo.Articolo 641. Qualora una misura di salvaguardia o di protezione adottata da una parte contraente provochi uno squilibrio tra i diritti e gli obblighi previsti dalla presente decisione, l'altra parte contraente può adottare nei confronti della prima misure atte a riequilibrare la situazione. Si privilegeranno le misure che perturbano meno il funzionamento dell'unione doganale.2. Si applicano le procedure di cui all'articolo 63.CAPITOLO VI DISPOSIZIONI GENERALI E FINALI Entrata in vigore Articolo 651. La presente decisione entra in vigore il 31 dicembre 1995.2. Nel corso del 1995 il comitato di associazione valuterà periodicamente, riferendo poi al consiglio di associazione, i progressi compiuti nell'applicazione della presente decisione.3. Prima della fine di ottobre 1995, le parti esamineranno, in seno al consiglio di associazione, se siano soddisfatte le disposizioni della presente decisione per il buon funzionamento dell'Unione doganale.4. Qualora, basandosi sulla(e) relazione(i) del comitato di associazione, la Turchia, da una parte, o la Comunità e i suoi Stati membri, dall'altra, ritengano che non siano soddisfatte le disposizioni di cui al paragrafo 3, possono informare il consiglio di associazione che hanno deciso di chiedere il rinvio della data di cui al paragrafo 1. In tal caso, detta data è rimandata al 1° luglio 1996.5. In tal caso si applicano, mutatis mutandis, i paragrafi 2-4.6. Il consiglio di associazione può prendere qualsiasi altra decisione opportuna.Interpretazione Articolo 66Le disposizioni della presente decisione, nella misura in cui sono identiche nel merito alle corrispondenti disposizioni del trattato che istituisce la Comunità europea, sono interpretate, per la loro attuazione e la loro applicazione ai prodotti oggetto dell'unione doganale, in conformità con la giurisprudenza pertinente della Corte di giustizia delle Comunità europee.Fatto a Bruxelles, addì 22 dicembre 1995.Per il consiglio di associazione CE-TurchiaIl PresidenteL. ATIENZA SERNA(1) GU n. L 302 del 19. 10. 1992, pag. 1. Regolamento modificato dall'atto di adesione del 1994.(2) GU n. L 42 del 23. 2. 1970, pag. 1. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 92/53/CEE (GU n. L 225 del 18. 8. 1992, pag. 1).(3) GU n. L 349 del 31. 12. 1994, pag. 53.(4) GU n. L 67 del 10. 3. 1994, pag. 89. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 839/95 (GU n. L 85 del 19. 4. 1995, pag. 9).(5) GU n. L 66 del 10. 3. 1994, pag. 1.(6) GU n. L 87 del 31. 3. 1994, pag. 47. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1150/95 (GU n. L 116 del 23. 5. 1995, pag. 3).(7) GU n. L 349 del 31. 12. 1994, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1251/95 (GU n. L 122 del 2. 6. 1995, pag. 1).(8) GU n. L 349 del 31. 12. 1994, pag. 22. Regolamento modificato dal regolamento (CE) n. 1252/95 (GU n. L 122 del 2. 6. 1995, pag. 2).(9) GU n. L 349 del 31. 12. 1994, pag. 71. Regolamento modificato dal regolamento (CE) n. 356/95 (GU n. L 41 del 23. 2. 1995, pag. 3).(10) GU n. L 324 del 27. 12. 1969, pag. 25. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 3918/91 (GU n. L 372 del 31. 12. 1991, pag. 31).(11) GU n. L 44 del 22. 2. 1993, pag. 1.(12) GU n. L 322 del 15. 12. 1994, pag. 1.(13) GU n. L 275 dell'8. 11. 1993, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1616/95 (GU n. L 154 del 5. 7. 1995, pag. 3).(14) GU n. L 67 del 10. 3. 1994, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1325/95 (GU n. L 128 del 13. 6. 1995, pag. 1).(15) GU n. L 405 del 31. 12. 1992, pag. 6. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 3312/94 (GU n. L 350 del 31. 12. 1994, pag. 3).(16) GU n. L 253 dell'11. 10. 1993, pag. 1.(17) GU n. L 357 del 18. 12. 1986, pag. 1.(18) GU n. L 291 del 15. 10. 1987, pag. 19.(19) GU n. L 105 del 23. 4. 1983, pag. 105.(20) GU n. L 220 dell'11. 8. 1983.(21) GU n. L 84 del 31. 3. 1978, pag. 1.Dichiarazioni La Turchia si impegna a garantire che i dazi doganali e gli oneri di effetto equivalente riscossi a norma dell'articolo 3, paragrafo 4, secondo comma non saranno destinati a scopi specifici ma incamerati dal bilancio nazionale come le altre entrate doganali.Dichiarazione della Comunità relativa all'articolo 3, paragrafo 3: «La Comunità rammenta lo statuto speciale riconosciuto al Monte Athos, a norma della dichiarazione comune allegata agli atti di adesione della Repubblica ellenica alle Comunità europee.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 5: «Fatto salvo l'articolo 5 della presente decisione, la Turchia intende mantenere in vigore le disposizioni del suo decreto sul regime d'importazione (Gazzetta ufficiale turca n. 22158 bis del 31. 12. 1994), assoggettando l'importazione di questi prodotti ad un'autorizzazione preventiva.»Dichiarazione della Comunità sull'articolo 6 (tessili e capi di abbigliamento): «1. Il regime per gli scambi di tessili e capi di abbigliamento scadrà non appena si sarà accertato che la Turchia ha applicato le misure richieste dalla presente decisione in materia di proprietà intellettuale, industriale e commerciale (articoli 2, 3, 4 e 5 dell'allegato 8), di concorrenza, comprese quelle relative agli aiuti di Stato [capitolo IV, sezione II, articolo 39, paragrafi 1 e 2, lettere a), b) e c)] nonché, in base alle norme multilaterali attualmente in vigore, le misure necessarie per allineare la sua politica commerciale a quella della Comunità nel settore tessile, segnatamente le intese e gli accordi di cui alla sezione III, articolo 12, paragrafo 2.2. La Comunità applicherà le misure di salvaguardia previste all'articolo 60 del protocollo aggiuntivo qualora, sebbene la Turchia non soddisfi alle condizioni di cui al paragrafo 1, non venga prorogato il regime attuale per gli scambi di tessili e capi di abbigliamento.3. La Comunità insiste sulla necessità di un'effettiva reciprocità per l'accesso al mercato in questo settore.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 6 (tessili e capi di abbigliamento): « 1. Qualora, sebbene la Turchia abbia preso le misure di cui al primo paragrafo della dichiarazione della Comunità sulla scadenza del regime per gli scambi di tessili e capi di abbigliamento, detto regime rimanga in vigore, la Turchia adotterà le opportune misure di riequilibrio.2. In relazione al paragrafo 1 della dichiarazione della Comunità relativa all'articolo 6 (tessili e capi di abbigliamento) per misure connesse alla conclusione, da parte della Turchia, di accordi o intese con i paesi terzi nel settore tessile si deve intendere, secondo la Turchia, che questo paese ha adottato le misure necessarie alla conclusione di detti accordi o intese, di cui all'articolo 12, paragrafo 2, e che nel frattempo rimangono in vigore le misure di cui all'articolo 12, paragrafo 3.3. La Turchia insiste sulla necessità di un pieno accesso al mercato in questo settore.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 6: «La Turchia ritiene di dover essere associata ai lavori del comitato tessili.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 8: «La Turchia ritiene necessario partecipare ai lavori del comitato sugli standard e sui regolamenti tecnici per garantire un livello di cooperazione commisurato all'obiettivo dell'armonizzazione.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 8: «La Turchia sottolinea l'importanza di una valutazione globale, rapida e informale degli strumenti, delle procedure e delle infrastrutture necessari a questo paese per soddisfare gli obblighi previsti negli strumenti che figurano nell'elenco di cui all'articolo 8, paragrafo 2.La Turchia insiste inoltre affinché la Comunità proceda agli adeguamenti tecnici necessari perché la Turchia soddisfi i suddetti obblighi.»Dichiarazione comune sull'articolo 11: «Le parti decidono di avviare immediatamente colloqui a livello di esperti sul recepimento, da parte della Turchia, dell'acquis comunitario relativo all'abolizione degli ostacoli tecnici al commercio.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 16: «La Turchia può chiedere consultazioni in sede di consiglio di associazione sugli eventuali obblighi derivanti dalla sua adesione all'Organizzazione per la cooperazione economica (OCE).»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 16: «In relazione all'articolo 16, la Turchia dichiara che si privilegeranno gli accordi preferenziali con i seguenti paesi: Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Repubblica ceca, Israele, Estonia, Lettonia e Lituania, Marocco, Tunisia, Egitto.»Dichiarazione della Comunità sull'allegato 8: «La Comunità è disposta a fornire alla Turchia, prima e dopo l'entrata in vigore dell'unione doganale, l'assistenza tecnica necessaria per un'efficace applicazione delle disposizioni di questo allegato.»Dichiarazione della Turchia sull'allegato 8, articolo 1: «Questo impegno non modifica la posizione della Turchia come paese in via di sviluppo nell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC).»Dichiarazione della Comunità sull'articolo 44: «In relazione all'articolo 44, paragrafo 2, la Comunità dichiara che, senza pregiudizio della posizione del Consiglio dell'Unione europea, la Commissione delle Comunità europee nell'esercizio dei sui obblighi in tema di misure antidumping e di salvaguardia, informerà la Turchia prima di avviare procedimenti. A tal fine, saranno stabilite congiuntamente adeguate modalità di applicazione dell'articolo 49 prima dell'entrata in vigore della presente decisione. Inoltre la Commissione, esaminando ogni singolo caso, attribuirà, se necessario, una chiara preferenza agli impegni in materia di prezzi piuttosto che di dazi relativamente alla conclusione di procedimenti antidumping qualora sia accertato il pregiudizio.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 48: «La Turchia dichiara che intende avviare negoziati per aderire all'accordo del GATT sugli appalti pubblici.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 60: «Nel corso del 1995, a mano a mano che armonizzerà la sua legislazione con quella della Comunità la Turchia chiederà al consiglio di associazione di autorizzarla a partecipare ad altri comitati.»Dichiarazione comune sull'articolo 65: «1. L'eventuale decisione comune della Comunità e degli Stati membri di chiedere il rinvio dell'entrata in vigore dell'unione doganale, invocando il paragrafo 4 dell'articolo 65 della decisione, sarà presa in base ad una proposta della Commissione delle Comunità europee e secondo la stessa procedura applicata per l'adozione della presente decisione.2. Inoltre, il rinvio dell'entrata in vigore della presente decisione non pregiudicherà gli obblighi contrattuali delle parti a norma del protocollo aggiuntivo.»ALLEGATO 1 >SPAZIO PER TABELLA>ALLEGATO 2 Elenco dei prodotti di base Frumento (grano) comune di cui al codice NC 1001 90 99Frumento (grano) duro di cui al codice NC 1001 10Segala di cui al codice NC 1002 00 00Orzo di cui al codice NC 1003 00 90Granturco di cui al codice NC 1005 90 00Riso semigreggio di cui al codice NC 1006 20Zuccheri bianchi di cui al codice NC 1701 99 10Isoglucosio di cui al codice NC ex 1702 40 10Melassi di cui al codice NC 1703Latte scremato in polvere (PG2) di cui al codice NC ex 0402 10 19Latte intero in polvere (PG3) di cui al codice NC ex 0402 21 19Burro (PG6) di cui al codice NC ex 0405 00ALLEGATO 3 >SPAZIO PER TABELLA>ALLEGATO 4 >SPAZIO PER TABELLA>ALLEGATO 5 Importi di base per i prodotti agricoli di base (ECU/100 kg) che la Turchia applicherà nel 1996 alle importazioni originarie di paesi terzi diversi dalla CE >SPAZIO PER TABELLA>ALLEGATO 6 >SPAZIO PER TABELLA>>SPAZIO PER TABELLA>ALLEGATO 7 relativo all'assistenza reciproca tra le autorità amministrative nel settore doganale Articolo 1Definizioni Ai sensi del presente allegato:a) per «legislazione doganale» s'intendono le disposizioni adottate dalla Comunità europea e dalla Turchia che disciplinano l'importazione, l'esportazione e il transito delle merci nonché la loro collocazione sotto qualsiasi regime doganale, comprese le misure di divieto, di restrizione e di controllo;b) per «dazi doganali» s'intendono tutti i dazi, le imposte, i diritti o gli altri oneri riscossi nei territori delle parti contraenti in applicazione della legislazione doganale, esclusi i diritti e gli oneri il cui importo è limitato al costo approssimativo dei servizi resi;c) per «autorità richiedente» s'intende l'autorità amministrativa competente, all'uopo designata da una parte contraente, che presenta una domanda di assistenza nel settore doganale;d) per «autorità interpellata» s'intende l'autorità amministrativa competente, all'uopo designata da una parte contraente, che riceve una domanda di assistenza nel settore doganale;e) per «dati personali» si intendono tutte le informazioni relative ad una persona fisica identificata o identificabile.Articolo 2Campo di applicazione 1. Nei limiti delle rispettive competenze, le parti contraenti si prestano reciprocamente assistenza, nei modi e alle condizioni specificati nel presente allegato, per garantire la corretta applicazione della legislazione doganale, segnatamente per quanto concerne la prevenzione, l'individuazione e l'esame delle operazioni che violano detta normativa.2. L'assistenza nel settore doganale prevista dal presente allegato si applica a tutte le autorità amministrative delle parti contraenti competenti per l'applicazione dello stesso. Essa lascia impregiudicate le norme che disciplinano l'assistenza reciproca in materia penale e non riguarda le informazioni ottenute grazie a poteri esercitati su richiesta delle autorità giudiziarie, salvo accordo di dette autorità.Articolo 3Assistenza su richiesta 1. Su domanda dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata le fornisce tutte le informazioni necessarie per garantire la corretta applicazione della legislazione doganale, comprese le informazioni riguardanti le operazioni registrate o programmate che violino o possano violare detta legislazione.2. Su domanda dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata le comunica se le merci esportate dal territorio di una delle parti contraenti sono state correttamente importate nel territorio dell'altra parte contraente precisando, se del caso, il regime doganale applicato alle merci.PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO: 296D0213(01).13. Su domanda dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata le comunica se le merci importate nel territorio di una delle parti contraenti sono state correttamente esportate dal territorio dell'altra parte contraente precisando, se del caso, il regime doganale applicato alle merci.4. Su domanda dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata prende le misure necessarie per garantire che siano sottoposte a rigorosa sorveglianza:a) le persone fisiche o giuridiche per le quali vi siano fondati motivi di ritenere che violino o abbiano violato la normativa doganale;b) i luoghi dove le merci sono state immagazzinate in modo tale da far legittimamente sospettare che siano destinate ad operazioni contrarie alla legislazione doganale;c) i movimenti di merci per i quali sia stata segnalata la possibilità che violino la normativa doganale;d) i mezzi di trasporto per i quali esistono fondati motivi di ritenere che siano stati o possano essere utilizzati in operazioni contrarie alla legislazione doganale.Articolo 4Assistenza spontanea Le parti contraenti si prestano assistenza reciproca, in conformità delle rispettive leggi, norme e altri strumenti giuridici e qualora lo considerino necessario per la corretta applicazione della legislazione doganale, in particolare allorché ricevono informazioni riguardanti:- operazioni che sono o sembrano loro contrarie a detta legislazione e che possono interessare l'altra parte contraente;- nuovi mezzi o metodi utilizzati per effettuare dette operazioni;- merci che danno notoriamente luogo ad infrazioni della normativa doganale.Articolo 5Consegna/Notifica Su domanda dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata prende, conformemente alla propria legislazione, tutte le misure necessarie per:- consegnare tutti i documenti e- notificare tutte le decisioniche rientrano nel campo di applicazione del presente allegato ad un destinatario residente o stabilito nel suo territorio. In tal caso, si applica l'articolo 6, paragrafo 3.Articolo 6Forma e contenuto delle domande di assistenza 1. Le domande inoltrate conformemente al presente allegato devono essere presentate per iscritto. Ad esse vengono allegati i documenti necessari alla loro esecuzione. Qualora lo richieda l'urgenza della situazione possono essere accettate domande orali, che devono tuttavia essere confermate immediatamente per iscritto.2. Le domande presentate conformemente al paragrafo 1 devono contenere le seguenti informazioni:a) l'autorità richiedente che presenta la domanda;b) la misura richiesta;c) l'oggetto e il motivo della domanda;d) le leggi, le norme e gli altri elementi giuridici pertinenti;e) ragguagli il più possibile esatti ed esaurienti sulle persone fisiche o giuridiche oggetto delle indagini;f) una sintesi dei fatti e delle indagini già svolte, tranne nei casi di cui all'articolo 5.3. Le domande devono essere presentate in una delle lingue ufficiali dell'autorità interpellata o in una lingua concordata con detta autorità.4. Se la domanda non corrisponde ai requisiti formali stabiliti, possono esserne richiesti la correzione o il completamento; tuttavia, possono essere disposte misure cautelative.Articolo 7Espletamento delle domande 1. Per evadere le domande di assistenza, l'autorità interpellata ovvero, qualora essa non possa agire direttamente, il servizio amministrativo a cui ha indirizzato la domanda, procede, nell'ambito delle sue competenze e delle risorse disponibili, come se agisse per proprio conto o su richiesta di altre autorità della stessa parte contraente, fornendo informazioni già in suo possesso, svolgendo adeguate indagini o disponendone l'esecuzione.2. Le domande di assistenza vengono trattate conformemente alle disposizioni legislative e regolamentari e agli strumenti giuridici della parte contraente interpellata.3. I funzionari debitamente autorizzati di una parte contraente possono, d'intesa con l'altra parte contraente interessata e alle condizioni da essa stabilite, ottenere dagli uffici dell'autorità interpellata o di un'altra autorità, della quale l'autorità interpellata è responsabile, le informazioni sulle violazioni della normativa doganale che occorrono all'autorità richiedente ai fini del presente allegato.4. I funzionari di una parte contraente possono presenziare, d'intesa con l'altra parte contraente e alle condizioni da essa stabilite, alle indagini svolte sul territorio di quest'ultima.Articolo 8Forma in cui devono essere comunicate le informazioni 1. L'autorità interpellata comunica i risultati delle indagini all'autorità richiedente sotto forma di documenti, copie autenticate dei documenti, relazioni e simili.2. I documenti di cui al paragrafo 1 possono essere sostituiti da informazioni computerizzate prodotte, in qualsiasi forma, per lo stesso scopo.Articolo 9Deroghe all'obbligo di prestare assistenza 1. Le parti contraenti possono rifiutarsi di prestare l'assistenza prevista dal presente allegato qualora ciò possa:a) pregiudicare la sovranità della Turchia o di uno Stato membro della Comunità a cui è stata chiesta assistenza a norma del presente allegato;b) pregiudicare l'ordine pubblico, la sicurezza o altri interessi essenziali;c) riguardare norme valutarie o fiscali che esulano dalla normativa relativa ai dazi doganali;d) violare un segreto industriale, commerciale o professionale.2. Qualora l'autorità richiedente solleciti un'assistenza che non sarebbe in grado di prestare se le venisse richiesta, lo fa presente nella domanda. Spetta quindi all'autorità interpellata decidere come rispondere a detta domanda.3. Se l'assistenza viene rifiutata, la decisione e le sue motivazioni devono essere notificate senza indugio all'autorità richiedente.Articolo 10Obbligo di osservare la riservatezza 1. Tutte le informazioni comunicate in qualsiasi forma ai sensi del presente allegato sono di natura riservata. Esse sono coperte dal segreto d'ufficio e tutelate dalle rispettive leggi applicabili nel territorio della parte contraente che le ha ricevute e dalle corrispondenti disposizioni cui debbono conformarsi le autorità comunitarie.2. I dati personali possono essere trasmessi soltanto se le legislazioni delle parti contraenti offrono un livello equivalente di protezione personale. Le parti contraenti garantiscono almeno un livello di protezione basato sui principi della convenzione n. 108 del Consiglio d'Europa, del 28 gennaio 1981, sulla protezione delle persone per quanto riguarda l'elaborazione automatica dei dati personali.Articolo 11Uso delle informazioni 1. Le informazioni ottenute possono essere utilizzate solo ai fini del presente allegato e possono essere destinate, nel territorio di ciascuna parte contraente, ad altri scopi solo previa autorizzazione scritta dell'autorità amministrativa che le ha fornite, con tutte le restrizioni stabilite da detta autorità.2. Il paragrafo 1 non osta all'uso delle informazioni in azioni giudiziarie o amministrative promosse a seguito della mancata osservanza della legislazione doganale.L'autorità competente che ha fornito le informazioni viene immediatamente avvertita di tale uso.3. Nei loro documenti probatori, nelle loro relazioni e testimonianze, nonché nei procedimenti e nelle azioni penali promossi dinanzi a un tribunale, le parti contraenti possono utilizzare come prova le informazioni ottenute e i documenti consultati conformemente alle disposizioni del presente allegato.Articolo 12Esperti e testimoni Un funzionario dell'autorità interpellata può essere autorizzato a comparire, nei limiti dell'autorizzazione concessa, in qualità di esperto o di testimone in azioni giudiziarie o amministrative riguardanti la materia di cui al presente allegato nella giurisdizione di un'altra parte contraente e produrre gli oggetti, i documenti o le loro copie autenticate eventualmente necessari ai fini del procedimento. Nella richiesta di comparizione si deve indicare specificamente su quale argomento e a quale titolo sarà interrogato il funzionario.Articolo 13Spese di assistenza Le parti contraenti rinunciano reciprocamente a tutte le richieste di rimborso delle spese sostenute a norma del presente allegato escluse, a seconda dei casi, le spese per esperti e testimoni nonché quelle per gli interpreti e i traduttori che non dipendono da pubblici servizi.Articolo 14Esecuzione 1. L'applicazione del presente allegato è affidata alle autorità doganali centrali della Turchia, da una parte, e ai competenti servizi della Commissione delle Comunità europee e, se del caso, alle autorità doganali degli Stati membri della CE, dall'altra.Essi decidono in merito a tutte le misure e disposizioni pratiche necessarie per la sua applicazione, tenendo conto delle norme in materia di protezione dei dati.2. Le parti contraenti si consultano e si tengono reciprocamente informate in merito alle norme specifiche di esecuzione adottate conformemente alle disposizioni del presente allegato.Articolo 15Complementarità 1. Il presente allegato completa e non pregiudica l'applicazione di qualsiasi accordo di assistenza concluso tra uno o più Stati membri della Comunità europea e la Turchia, né osta all'ampliamento dell'assistenza reciproca concessa ai sensi di detti accordi.2. Fatto salvo l'articolo 11, detti accordi non pregiudicano le disposizioni comunitarie che disciplinano la comunicazione, tra i competenti servizi della Commissione e le autorità doganali degli Stati membri, di tutte le informazioni ottenute in materia doganale che possano interessare la Comunità.ALLEGATO 8 relativo alla tutela della proprietà intellettuale, industriale e commerciale Articolo 11. Le parti confermano l'importanza che annettono agli obblighi derivanti dall'accordo sugli aspetti attinenti al commercio dei diritti di proprietà intellettuale (TRIP) concluso durante l'Uruguay Round dei negoziati commerciali multilaterali.A tale riguardo, la Turchia s'impegna ad applicare l'accordo TRIP entro e non oltre tre anni dall'entrata in vigore della presente decisione.2. Per quanto riguarda la portata, il livello di protezione e l'applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale tra le parti, le disposizioni dell'accordo TRIP si applicano dopo la sua entrata in vigore per entrambe le parti sempre che la decisione non contenga norme specifiche al riguardo.Articolo 2La Turchia continua a migliorare l'effettiva protezione dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale al fine di garantire un livello di protezione equivalente a quello esistente nella Comunità europea e prende le misure necessarie per far rispettare tali diritti. A tal fine, si applicano gli articoli seguenti.Articolo 3Prima che entri in vigore la presente decisione, la Turchia aderisce alle seguenti convenzioni multilaterali sui diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale:- atto di Parigi (1971) della convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche;- convenzione di Roma (1961) relativa alla protezione degli artisti, interpreti o esecutori, dei produttori di fonogrammi e degli organismi di radiodiffusione;- atto di Stoccolma (1967) della convenzione di Parigi per la protezione della proprietà industriale (modificato nel 1979);- accordo di Nizza sulla classificazione internazionale dei beni e dei servizi ai fini del marchio registrato (atto di Ginevra, 1977, modificato nel 1979);- trattato sulla cooperazione in materia di brevetti (PCT, 1970, emendato nel 1979 e modificato nel 1984).Articolo 4Prima che entri in vigore la presente decisione, la Turchia adotta, nei seguenti settori, una legislazione nazionale equivalente a quella in vigore nella Comunità o nei suoi Stati membri.1) Legislazione sul diritto d'autore e sui diritti connessi, che prevede:- modalità di protezione in conformità della direttiva 93/98/CEE del Consiglio (GU n. L 290 del 24. 11. 1993);- la tutela dei diritti connessi in conformità della direttiva 92/100/CEE del Consiglio (GU n. L 346 del 27. 11. 1992);- la tutela del diritto di noleggio e di prestito in conformità della direttiva 92/100/CEE del Consiglio (GU n. L 346 del 27. 11. 1992);- la tutela dei programmi per elaboratore come opere letterarie in conformità della direttiva 91/250/CEE del Consiglio (GU n. L 122 del 17. 5. 1991).2) La legislazione in materia di brevetti, che prevede in particolare:- norme almeno equivalenti a quelle del TRIP per quanto riguarda le licenze obbligatorie;- la brevettabilità di tutte le invenzioni, esclusi i prodotti e i processi farmaceutici per la salute degli uomini e degli animali, ma compresi i prodotti e i processi agrochimici (1);- come validità del brevetto: 20 anni dalla data di presentazione del dossier.3) Legislazione sui marchi commerciali e di servizi in conformità della direttiva 89/104/CEE del Consiglio (GU n. L 40 dell'11. 2. 1989).4) Legislazione sui disegni industriali, compresa in particolare la tutela dei disegni dei prodotti tessili (2).5) Tutela delle indicazioni geografiche, comprese le denominazioni d'origine, in conformità della normativa della CE (3).6) Legislazione sui controlli alle frontiere contro le violazioni dei DPI (compresi perlomeno i marchi commerciali, il diritto d'autore e i diritti connessi e i diritti di disegno), in conformità del regolamento (CEE) n. 3842/86 del Consiglio (GU n. L 357 del 18. 12. 1986) (4).Articolo 5Fatto salvo l'articolo 1, paragrafo 1, secondo comma, per un'efficace gestione e applicazione dei diritti di proprietà intellettuale la Turchia s'impegna a prendere, prima dell'entrata in vigore della presente decisione, tutte le misure necessarie per adempiere ai suoi obblighi in conformità della parte III dell'accordo TRIP.Fatto salvo l'articolo 1, paragrafo 1, secondo comma, la Turchia s'impegna altresì a prendere, prima dell'entrata in vigore della presente decisione, tutte le misure necessarie per adempiere ai suoi obblighi in conformità della parte II, sezione 4 (articoli 25 e 26) dell'accordo TRIP.Articolo 6Entro due anni dall'entrata in vigore della presente decisione, la Turchia adotta una nuova legislazione, o rivede quella esistente, onde garantire la brevettabilità dei prodotti e dei processi farmaceutici per il 1° gennaio 1999.Articolo 7Entro tre anni dall'entrata in vigore della presente decisione, la Turchia:1) aderisce alle seguenti convenzioni sulla proprietà intellettuale, industriale e commerciale di cui la CE o gli Stati membri sono parti:- protocollo all'accordo di Madrid per la registrazione internazionale dei marchi (1989);- trattato di Budapest sul riconoscimento internazionale del deposito di microrganismi agli effetti della procedura brevettuale (1977, modificato nel 1980);- convenzione internazionale per la protezione dei ritrovati vegetali (UPOV, atto di Ginevra del 1991).2) Allinea totalmente la sua legislazione nazionale a quella della CE:- in materia di diritto d'autore e di diritti connessi:- legislazione in materia di diritto d'autore e di diritti connessi applicabile alle opere ritrasmesse via cavo o via satellite in conformità della direttiva 93/83/CEE del Consiglio (GU n. L 248 del 6. 10. 1993);- protezione delle banche di dati (5);- in materia di proprietà industriale:- tutela delle topografie di prodotti a semiconduttori in conformità della direttiva 87/54/CEE del Consiglio (GU n. L 24 del 27. 1. 1987);- protezione dell'informazione sul know-how e legislazione sul segreto commerciale in conformità della legislazione degli Stati membri;- protezione dei diritti in materia di ritrovati vegetali (6).Articolo 8Il Consiglio di associazione può decidere che gli articoli 3-7 possono applicarsi anche ad altre convenzioni multilaterali o ad altri settori della legislazione in materia di DPI.Articolo 9Il comitato misto dell'unione doganale sorveglierà l'applicazione delle disposizioni della presente decisione in materia di DPI e svolgerà gli altri compiti eventualmente assegnatigli dal consiglio di associazione. Il comitato formulerà raccomandazioni al consiglio di associazione compresa, eventualmente, la creazione di un sottocomitato per i DPI.Articolo 101. Le parti decidono che, ai fini della presente decisione, la proprietà intellettuale, industriale e commerciale comprende il diritto d'autore, anche per i programmi informatici, e i diritti connessi, i brevetti, i disegni industriali, le indicazioni geografiche, comprese le denominazioni d'origine, i marchi commerciali e i marchi di servizi, le topografie dei circuiti integrati e la protezione contro la concorrenza sleale ai sensi dell'articolo 10 bis della convenzione di Parigi per la protezione della proprietà industriale, nonché la protezione delle informazioni riservate sul know-how.2. La presente decisione non prevede la scadenza dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale applicati nelle relazioni commerciali tra le parti a norma della presente decisione.(1) Pro memoria: proposta di direttiva del Consiglio sulla protezione delle invenzioni biotecnologiche (GU n. C 44 del 16. 2. 1993).(2) Pro memoria: proposta di direttiva del Consiglio sul disegno comunitario.(3) L'elenco dei regolamenti in questione sarà trasmesso alla Commissione.(4) Pro memoria: proposta di regolamento che modifica il regolamento suddetto (GU n. C 238 del 29. 9. 1993).(5) Vedi proposta di direttiva del Consiglio relativa alla tutela giuridica delle banche di dati (GU n. C 156 del 23. 6. 1992).(6) Vedi proposta modificata di regolamento (CEE) del Consiglio concernente la privativa comunitaria per i ritrovati vegetali (GU n. C 113 del 23. 4. 1993).ALLEGATO 9 Elenco dei comitati di cui all'articolo 60 Comitato della nomenclaturaComitato del codice doganaleComitato delle statistiche del commercio esteroALLEGATO 10 relativo ai regimi autonomi e agli accordi preferenziali di cui all'articolo 16 1. I regimi autonomi di cui all'articolo 16 sono:- il sistema delle preferenze generalizzate;- il regime per le merci originarie dei territori occupati;- il regime per le merci originarie di Ceuta o Melilla;- il regime per le merci originarie delle Repubbliche di Bosnia-Erzegovina, Croazia e Slovenia e del territorio dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia.2. Gli accordi preferenziali di cui all'articolo 16 sono:- gli accordi europei con la Bulgaria, l'Ungheria, la Polonia, la Romania, la Slovacchia e la Repubblica ceca;- l'accordo di libero scambio con le Isole Faerøer;- gli accordi di associazione con Cipro e Malta;- gli accordi di libero scambio con l'Estonia, la Lettonia e la Lituania;- l'accordo con Israele;- gli accordi con l'Algeria, il Marocco e la Tunisia;- gli accordi con l'Egitto, la Giordania, il Libano e la Siria;- la convenzione con gli Stati ACP;- l'accordo di libero scambio con la Svizzera e il Liechtenstein;- l'accordo sullo Spazio economico europeo.ACCORDO sotto forma di scambio di lettere relativo alle isole Canarie (96/143/CE) A. Lettera della Comunità europea Signor Presidente,in occasione dell'adozione della decisione del consiglio di associazione CE-Turchia, relativa all'istituzione della fase definitiva dell'unione doganale, le parti hanno convenuto che le disposizioni di detta decisione lasciano impregiudicate le disposizioni del regolamento (CEE) n. 1911/91 del Consiglio, del 26 giugno 1991, relativo all'applicazione delle disposizioni del diritto comunitario alle isole Canarie.Le sarei grato se volesse confermare l'accordo del governo della Repubblica di Turchia sul contenuto della presente lettera.La prego di credere, Signor Presidente, ai sensi della mia più alta considerazione.F. J. ELORZA CAVENGTPresidente della delegazione della Comunità europeaB. Lettera della delegazione turca Signor Presidente,con la Sua lettera in data 22 dicembre 1995 mi ha fatto la seguente comunicazione:«In occasione dell'adozione della decisione del consiglio di associazione CE-Turchia, relativa all'istituzione della fase definitiva dell'unione doganale, le parti hanno convenuto che le disposizioni di detta decisione lasciano impregiudicate le disposizioni del regolamento (CEE) n. 1911/91 del Consiglio, del 26 giugno 1991, relativo all'applicazione delle disposizioni del diritto comunitario alle isole Canarie.Le sarei grato se volesse confermare l'accordo del governo della Repubblica di Turchia sul contenuto della presente lettera.»Mi pregio di confermarLe l'accordo del mio governo sul contenuto della lettera in questione.La prego di credere, Signor Presidente, ai sensi della mia più alta considerazione.U. ÖZÜLKERPresidente della delegazione turca
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | Decisione n. 1/95 del Consiglio di associazione CE- Turchia, del 22 dicembre 1995, relativa all'attuazione della fase finale dell'unione doganale
Gazzetta ufficiale n. L 035 del 13/02/1996 pag. 0001 - 0047
DECISIONE N. 1/95 DEL CONSIGLIO DI ASSOCIAZIONE CE-TURCHIA del 22 dicembre 1995 relativa all'attuazione della fase finale dell'unione doganale (96/142/CE)IL CONSIGLIO DI ASSOCIAZIONE CE-TURCHIA,visto l'accordo che istituisce un'associazione tra la Comunità economica europea e la Turchia, in appresso denominato «accordo di Ankara»,considerando che gli obiettivi dell'accordo di Ankara che ha istituito un'associazione tra la Turchia e la Comunità, segnatamente l'articolo 28, mantengono la loro importanza in questa fase di grandi mutamenti politici ed economici in Europa;ricordando la sua risoluzione dell'8 novembre 1993, in cui ribadiva che le parti intendono creare un'unione doganale secondo il calendario e le modalità stabiliti nell'accordo di Ankara e nel suo protocollo aggiuntivo;considerando che il rapporto di associazione di cui all'articolo 5 dell'accordo di Ankara sta entrando nella fase finale, imperniata sull'unione doganale, che completerà la fase transitoria mediante l'adempimento degli obblighi reciproci di entrambe le parti e porterà all'elaborazione delle modalità effettive di funzionamento dell'unione doganale nel quadro dell'accordo di Ankara e del suo protocollo aggiuntivo;considerando che l'unione doganale rappresenta un notevole salto qualitativo, in termini politici ed economici, nell'ambito delle relazioni tra le parti;riunitosi a Bruxelles il 6 marzo 1995,DECIDE:Articolo 1Fatte salve le disposizioni dell'accordo di Ankara e dei suoi protocolli aggiuntivo e supplementare, il consiglio di associazione stabilisce le regole di applicazione della fase finale dell'unione doganale di cui agli articoli 2 e 5 dell'accordo suddetto.CAPITOLO I LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE MERCI E POLITICA COMMERCIALE Articolo 2Il presente capitolo si applica ai prodotti diversi dai prodotti agricoli definiti nell'articolo 11 dell'accordo di associazione. Le disposizioni particolari relative ai prodotti agricoli figurano nel capitolo II della presente decisione.Articolo 31. Le disposizioni del presente capitolo si applicano alle merci:- prodotte nella Comunità o in Turchia, comprese quelle ottenute, integralmente o in parte, da prodotti provenienti da paesi terzi e immesse in libera pratica nella Comunità o in Turchia;- provenienti da paesi terzi e immesse in libera pratica nella Comunità o in Turchia.2. Sono considerate in libera pratica nella Comunità o in Turchia le merci provenienti da paesi terzi per le quali sono state espletate le formalità di importazione e sono stati pagati i dazi doganali o gli oneri di effetto equivalente esigibili nella Comunità o in Turchia e che non hanno beneficiato di una restituzione totale o parziale di tali dazi o oneri.3. Il territorio doganale dell'unione doganale è costituito:- dal territorio doganale della Comunità, quale definito all'articolo 3 del regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio, del 12 ottobre 1992, che istituisce un codice doganale comunitario (1);- dal territorio doganale della Turchia.4. Il presente capitolo si applica anche alle merci ottenute o prodotte nella Comunità o in Turchia nella cui fabbricazione sono stati utilizzati prodotti provenienti da paesi terzi che non si trovavano in libera pratica né nella Comunità né in Turchia.L'ammissione delle suddette merci al beneficio delle presenti disposizioni è tuttavia subordinata all'espletamento delle formalità di importazione e alla riscossione, nello Stato di esportazione, dei dazi doganali e degli oneri di effetto equivalente applicabili ai prodotti dei paesi terzi utilizzati nella loro fabbricazione.5. Se lo Stato di esportazione non applica le disposizioni del paragrafo 4, secondo comma, le merci di cui al paragrafo 4, primo comma non si considerano immesse in libera pratica e lo Stato d'importazione applica pertanto la legislazione doganale in vigore per le merci provenienti dai paesi terzi.6. Il comitato di cooperazione doganale istituito con decisione n. 2/69 del consiglio di associazione stabilisce i metodi di cooperazione amministrativa per l'applicazione dei paragrafi 1, 2 e 4.SEZIONE I Eliminazione dei dazi doganali e degli oneri di effetto equivalente Articolo 4I dazi doganali all'importazione o all'esportazione e gli oneri di effetto equivalente sono totalmente aboliti fra la Comunità e la Turchia alla data di entrata in vigore della presente decisione. La Comunità e la Turchia si astengono, a decorrere da tale data, dall'introdurre nuovi dazi doganali all'importazione e all'esportazione oppure oneri di effetto equivalente. Tali disposizioni si applicano anche ai dazi doganali di natura fiscale.SEZIONE II Eliminazione delle restrizioni quantitative o delle misure di effetto equivalente Articolo 5Sono vietate tra le parti contraenti le restrizioni quantitative all'importazione e tutte le misure di effetto equivalente.Articolo 6Sono vietate tra le parti contraenti le restrizioni quantitative all'esportazione e tutte le misure di effetto equivalente.Articolo 7Il disposto degli articoli 5 e 6 non osta ai divieti o alle restrizioni di importazione, di esportazione o di transito giustificati da motivi di moralità pubblica, di ordine pubblico, di pubblica sicurezza, di protezione della salute e della vita delle persone e degli animali o di conservazione delle piante, di protezione dei tesori nazionali che abbiano valore artistico, storico o archeologico, ovvero di protezione della proprietà industriale e commerciale. Tuttavia, tali divieti o restrizioni non devono costituire né un mezzo di discriminazione arbitraria né una restrizione dissimulata al commercio tra le parti contraenti.Articolo 81. Entro cinque anni a decorrere dall'entrata in vigore della presente decisione, la Turchia recepisce nel proprio ordinamento giuridico interno gli strumenti comunitari relativi all'eliminazione degli ostacoli tecnici agli scambi.2. L'elenco di tali strumenti, comprese le relative condizioni e modalità di applicazione della Turchia, sono stabiliti con decisione del consiglio di associazione entro un anno a decorrere dall'entrata in vigore della presente decisione.3. La presente disposizione non osta all'applicazione da parte della Turchia, a decorrere dall'entrata in vigore della presente decisione, degli strumenti comunitari considerati particolarmente importanti da una delle parti contraenti.4. Le parti sottolineano l'importanza di un'effettiva cooperazione tra di esse in materia di standardizzazione, metrologia e taratura, qualità, omologazione, prove e certificazione.Articolo 9Quando la Turchia avrà adottato le disposizioni dello strumento o degli strumenti comunitari necessari all'eliminazione degli ostacoli tecnici agli scambi per un prodotto specifico, il commercio di questo prodotto tra le parti contraenti avverrà secondo le condizioni stabilite da detti strumenti, fatta salva l'applicazione della presente decisione.Articolo 101. A decorrere dall'entrata in vigore della presente decisione e durante il periodo necessario alla Turchia per applicare gli strumenti di cui all'articolo 9, la Turchia si astiene dall'ostacolare l'immissione sul mercato o la messa in esercizio sul proprio territorio dei prodotti provenienti dalla Comunità, la cui conformità alle direttive comunitarie che stabiliscono i requisiti che detti prodotti devono soddisfare sia stata attestata alle condizioni e secondo le procedure stabilite dalle summenzionate direttive.2. In deroga al paragrafo 1, se la Turchia constata che un prodotto, la cui conformità alle direttive comunitarie sia stata attestata a norma del paragrafo 1 e che è utilizzato conformemente alla sua destinazione, non risponde ad uno dei requisiti di cui all'articolo 7, può adottare tutte le disposizioni utili, secondo la procedura prevista al paragrafo 3, per ritirare il prodotto in questione dal mercato, oppure per vietarne o limitarne l'immissione sul mercato o la messa in esercizio.3. a) Se la Turchia intende prendere una misura a norma del paragrafo 2, lo notifica senza indugio alla Comunità attraverso il comitato misto dell'unione doganale e fornisce tutte le informazioni utili.b) Le parti contraenti avviano immediatamente consultazioni con il comitato misto dell'unione doganale al fine di trovare una soluzione reciprocamente accettabile.c) La Turchia non potrà prendere le misure di cui al paragrafo 2 fintantoché non sarà passato un mese dalla data della notifica di cui al paragrafo 3, lettera a), a meno che la procedura di consultazione di cui al paragrafo 3, lettera b) non si sia conclusa prima di questa scadenza. Qualora, in circostanze eccezionali, sia necessario un intervento immediato e non sia possibile un esame preliminare, la Turchia può applicare immediatamente la misura necessaria per ovviare alla situazione.d) La Turchia informa immediatamente il comitato misto dell'unione doganale della misura presa e fornisce tutte le informazioni utili.e) La Comunità può chiedere in qualsiasi momento al comitato misto dell'unione doganale di riesaminare la misura in questione.4. Il disposto dei paragrafi 1 e 2 si applica, mutatis mutandis, ai prodotti alimentari.Articolo 11Durante il periodo necessario alla Turchia per applicare gli strumenti di cui all'articolo 9, la Comunità accetterà i risultati delle procedure di valutazione della conformità dei prodotti industriali ai requisiti del diritto comunitario applicate in Turchia, purché siano soddisfatte le condizioni in vigore nella Comunità e restando inteso che, nel settore dei veicoli a motore, deve applicarsi in Turchia la direttiva 70/156/CEE del Consiglio, del 6 febbraio 1970, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative all'omologazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi (2).SEZIONE III Politica commerciale Articolo 121. Alla data di entrata in vigore della presente decisione la Turchia applica, nei confronti dei paesi non membri della Comunità, disposizioni e misure di esecuzione sostanzialmente analoghe a quelle della politica commerciale della Comunità di cui ai seguenti regolamenti:- regolamento (CE) n. 3285/94 (3) del Consiglio (regime comune applicabile alle importazioni);- regolamento (CE) n. 519/94 (4) del Consiglio (regime comune applicabile alle importazioni da alcuni paesi terzi);- regolamento (CE) n. 520/94 (5) del Consiglio (procedura comunitaria di gestione dei contingenti quantitativi) [disposizioni di applicazione: regolamento (CE) n. 738/94 (6) della Commissione];- regolamenti (CE) n. 3283/94 (7), e (CE) n. 3284/94 (8) del Consiglio (protezione contro il dumping e le sovvenzioni);- regolamento (CE) n. 3286/94 (9) del Consiglio (procedure comunitarie in materia di politica commerciale comune);- regolamento (CEE) n. 2603/69 (10) del Consiglio (regime comune applicabile alle esportazioni);- decisione 93/112/CEE (11) del Consiglio (crediti all'esportazione che beneficiano di pubblico sostegno);- regolamento (CE) n. 3036/94 (12) del Consiglio (regime di perfezionamento passivo per i prodotti tessili e l'abbigliamento);- regolamento (CEE) n. 3030/93 (13) del Consiglio (importazioni tessili in regime comune);- regolamento (CE) n. 517/94 (14) del Consiglio (importazioni tessili in regime autonomo);- regolamento (CEE) n. 3951/92 (15) del Consiglio (regime di importazione per alcuni prodotti tessili originari di Taiwan).2. Conformemente all'articolo XXIV del GATT, la Turchia applica, sin dall'entrata in vigore della presente decisione, una politica commerciale sostanzialmente identica a quella della Comunità nel settore tessile, compresi gli accordi o le intese sugli scambi di tessili e capi di abbigliamento. La Comunità collabora nella misura necessaria con la Turchia per il conseguimento di questo obiettivo.3. Fintantoché la Turchia non avrà concluso le intese di cui sopra, rimarrà in vigore l'attuale sistema di certificati di origine per le esportazioni di tessili e capi d'abbigliamento dalla Turchia nella Comunità e a questi prodotti non originari della Turchia continuerà ad applicarsi la politica commerciale della Comunità nei confronti dei paesi terzi in questione.4. Le disposizioni della presente decisione non ostano all'applicazione, da parte della Comunità e del Giappone, della loro intesa sul commercio degli autoveicoli che figura in allegato all'accordo sulle misure di salvaguardia accluso all'accordo che istituisce l'Organizzazione mondiale del commercio.Prima che entri in vigore la presente decisione, la Turchia e la Comunità definiranno le modalità della cooperazione per evitare l'elusione della suddetta intesa.In mancanza di dette modalità, la Comunità si riserva il diritto di prendere tutte le misure richieste dall'applicazione della suddetta intesa nei confronti delle importazioni nel suo territorio.SEZIONE IV Tariffa doganale comune e politiche tariffarie preferenziali Articolo 131. Alla data di entrata in vigore della presente decisione, la Turchia si allinea, nei confronti dei paesi non membri della Comunità, alla tariffa doganale comune.2. La Turchia modifica la propria tariffa doganale ogni qualvolta ciò sia necessario per adeguarla alle modifiche della tariffa doganale comune.3. Il comitato di cooperazione doganale stabilisce le misure appropriate per l'applicazione dei paragrafi 1 e 2.Articolo 141. Le decisioni di modifica della tariffa doganale delle CE adottate dalla Comunità, le decisioni di sospensione o di ripristino dei dazi, nonché le decisioni in materia di contingenti e di massimali tariffari sono comunicate alla Turchia in tempo utile per consentirle di procedere al simultaneo allineamento della tariffa doganale turca alla tariffa doganale comune. A tal fine, si organizzano consultazioni preliminari in seno al comitato misto dell'unione doganale.2. Qualora le circostanze non consentano il simultaneo adeguamento della tariffa doganale turca alla tariffa doganale comune, il comitato misto dell'unione doganale può decidere di concedere un termine per procedere a tale allineamento. In nessun caso il comitato misto dell'unione doganale può autorizzare la Turchia ad applicare per un qualsivoglia prodotto una tariffa doganale inferiore alla tariffa doganale comune.3. Se la Turchia intende sospendere temporaneamente o ripristinare dazi diversi da quelli di cui al paragrafo 1, lo notifica tempestivamente alla Comunità. Si tengono consultazioni sulle suddette decisioni in seno al comitato misto dell'unione doganale.Articolo 15In deroga al disposto dell'articolo 13 e in applicazione dell'articolo 19 del protocollo aggiuntivo, la Turchia può mantenere fino al 1° gennaio 2001 dazi doganali superiori alla tariffa doganale comune nei confronti dei paesi terzi per i prodotti stabiliti dal consiglio di associazione.Articolo 161. Al fine di armonizzare la sua politica commerciale con quella della Comunità, la Turchia si allinea progressivamente al regime doganale preferenziale della Comunità entro cinque anni dalla data di entrata in vigore della presente decisione. L'allineamento riguarderà sia i regimi autonomi che gli accordi preferenziali con i paesi terzi. A tale scopo, la Turchia prenderà le misure necessarie e negozierà accordi su basi reciprocamente vantaggiose con i paesi in questione. Il Consiglio di associazione esaminerà periodicamente i progressi compiuti.2. In ciascuno dei casi di cui al paragrafo 1, la concessione delle preferenze tariffarie sarà subordinata all'osservanza delle disposizioni relative all'origine dei prodotti che disciplinano la concessione delle medesime preferenze da parte della Comunità.3. a) Qualora, durante il periodo di cui al paragrafo 1, la Turchia mantenga una politica tariffaria preferenziale diversa da quella della Comunità, per le merci importate nella Comunità da paesi terzi e immesse in libera pratica con trattamento preferenziale in funzione del paese di origine o di esportazione viene pagato un prelievo compensativo all'importazione in Turchia se:- sono state importate da paesi cui la Turchia non applica lo stesso trattamento tariffario preferenziale,- possono essere identificate come merci importate da questi paesi,- il dazio riscosso in Turchia supera almeno del 5 % quello applicabile nella Comunità e- si è constatata una notevole distorsione di traffico per queste merci.b) Il comitato misto dell'unione doganale stabilisce l'elenco delle merci cui si applica il prelievo compensativo, nonché l'importo del prelievo stesso.SEZIONE V Prodotti agricoli trasformati non compresi nell'allegato II del trattato che istituisce la Comunità europea Articolo 17Le disposizioni della presente sezione si applicano ai prodotti elencati nell'allegato 1.Articolo 18Fatto salvo l'articolo 13, la Turchia può applicare un elemento agricolo per le merci elencate nell'allegato 1 importate dai paesi terzi. Detto elemento agricolo viene determinato in conformità dell'articolo 19.Articolo 191. L'elemento agricolo applicabile all'importazione di una merce in Turchia si ottiene sommando i quantitativi di prodotti agricoli di base che si considera siano stati utilizzati per la fabbricazione della merce in questione, moltiplicati per l'importo di base corrispondente a ciascuno dei prodotti agricoli di base e definito al paragrafo 3.2. a) I prodotti agricoli di base da prendere in considerazione sono elencati nell'allegato 2.b) I quantitativi di prodotti agricoli di base da prendere in considerazione sono indicati nell'allegato 3.c) Per quanto riguarda le merci classificate ai codici della nomenclatura combinata per i quali l'allegato 3 rimanda all'allegato 4, quest'ultimo fissa gli importi dell'elemento agricolo da prendere in considerazione.3. L'importo di base corrispondente a ciascun prodotto agricolo di base è l'importo dell'onere applicabile all'importazione in Turchia del prodotto agricolo in questione, originario di un paese terzo non preferenziale, durante il periodo di riferimento applicabile ai prodotti agricoli. Gli importi di base sono indicati nell'allegato 5.Articolo 201. Fatto salvo l'articolo 4 la Turchia e la Comunità possono applicare, nei loro scambi reciproci elementi agricoli determinati in conformità del seguente disposto.2. Gli elementi agricoli, eventualmente ridotti a norma dell'articolo 22, si applicano solo alle merci di cui all'allegato 1.3. La Comunità applica alla Turchia gli stessi dazi specifici che rappresentano l'elemento agricolo applicabile ai paesi terzi.4. La Turchia applica alle importazioni dalla Comunità l'elemento agricolo applicato in conformità dell'articolo 19.Articolo 21Fatte salve le modalità stabilite nella presente decisione, è previsto un regime derogatorio per le merci elencate nell'allegato 6, tabella 1, e nell'allegato 6, tabella 2, secondo il quale gli oneri all'importazione in Turchia vengono ridotti in tre fasi scaglionate, rispettivamente, su tre anni e su un anno. Il livello degli oneri all'importazione figura nelle tabelle 1 e 2 dell'allegato 6.Alla fine dei periodi corrispondenti, le disposizioni della presente sezione si applicheranno pienamente.Articolo 221. Qualora, negli scambi tra Comunità e Turchia, sia ridotta l'imposta applicabile a un prodotto agricolo di base, si riducono in proporzione l'elemento agricolo determinato a norma dell'articolo 20, paragrafo 4, per le importazioni in Turchia, o quello di cui all'articolo 20, paragrafo 3, per le importazioni nella Comunità.2. Se le riduzioni di cui al paragrafo 1 vengono effettuate nei limiti di un contingente, il consiglio di associazione stabilisce l'elenco delle merci e i quantitativi che beneficiano della riduzione dell'elemento agricolo.3. Le disposizioni dei paragrafi 1 e 2 si applicano agli oneri all'importazione di cui all'articolo 21.Articolo 23Qualora le importazioni di uno o più prodotti oggetto del regime di deroghe causino o minaccino di causare in Turchia gravi perturbazioni, tali da compromettere il conseguimento degli obiettivi dell'unione doganale per i prodotti agricoli trasformati, si tengono consultazioni tra le parti nell'ambito del comitato competente al fine di trovare una soluzione reciprocamente accettabile.Qualora non si possa trovare una soluzione di questo genere, il comitato misto dell'unione doganale potrà formulare opportuni suggerimenti per garantire il corretto funzionamento dell'unione doganale lasciando impregiudicate le disposizioni dell'articolo 63.CAPITOLO II PRODOTTI AGRICOLI Articolo 241. Il consiglio di associazione ribadisce l'obiettivo comune delle parti di procedere verso la libera circolazione tra di esse dei prodotti agricoli come previsto agli articoli 32-35 del protocollo aggiuntivo.2. Il consiglio di associazione constata la necessità di un periodo supplementare affinché siano realizzate le condizioni per la libera circolazione di detti prodotti.Articolo 251. La Turchia adegua la sua politica in modo da adottare le misure della politica agraria comune necessarie per la libera circolazione dei prodotti agricoli. Essa comunica alla Comunità le decisioni prese al riguardo.2. La Comunità tiene conto, per quanto possibile, degli interessi dell'agricoltura turca nel definire la sua politica agraria e comunica alla Turchia le proposte della Commissione in merito, nonché le decisioni adottate in base a dette proposte.3. Nell'ambito del consiglio di associazione, si possono tenere consultazioni sulle proposte e sulle decisioni di cui al paragrafo 2, nonché sulle misure che la Turchia prevede di adottare nel settore agricolo conformemente al paragrafo 1.Articolo 26La Comunità e la Turchia migliorano progressivamente, su una base reciprocamente vantaggiosa, il regime preferenziale che si accordano reciprocamente per gli scambi di prodotti agricoli. Il consiglio di associazione esamina regolarmente i miglioramenti apportati a detto regime.Articolo 27Le misure di politica agraria comune di cui all'articolo 25, paragrafo 1, il consiglio di associazione adotta le disposizioni necessarie per la libera circolazione dei prodotti agricoli tra la Comunità e la Turchia.CAPITOLO III DISPOSIZIONI DOGANALI Articolo 281. La Turchia adotta, alla data di entrata in vigore della presente decisione, le disposizioni seguenti, basate sul regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio, del 12 ottobre 1992, che istituisce un codice doganale comunitario e sul regolamento (CEE) n. 2454/93 della Commissione, del 2 luglio 1993 (16), che ne fissa le disposizioni di applicazione:a) origine delle merci,b) valore in dogana delle merci,c) introduzione delle merci nel territorio dell'Unione doganale,d) dichiarazione in dogana,e) immissione in libera pratica,f) regimi sospensivi e regimi doganali economici,g) circolazione delle merci,h) obbligazione doganale,i) diritto di ricorso.2. La Turchia adotta le misure necessarie per attuare, alla data di entrata in vigore della presente decisione, disposizioni basate:a) sul regolamento (CEE) n. 3842/86 del Consiglio, del 1° dicembre 1986, che fissa misure intese a vietare l'immissione in libera pratica di merci contraffatte (17) e il regolamento (CEE) n. 3077/87 della Commissione, del 14 ottobre 1987, che ne fissa le disposizioni di applicazione (18);b) sul regolamento (CEE) n. 918/83 del Consiglio, del 28 marzo 1983, relativo alla fissazione del regime comunitario delle franchigie doganali (19) e i regolamenti (CEE) n. 2287/83, (CEE) n. 2288/83, (CEE) n. 2289/83 e (CEE) n. 2290/83 della Commissione, del 29 luglio 1983, che ne fissano le disposizioni di applicazione (20);c) sul regolamento (CEE) n. 616/78 del Consiglio, del 20 marzo 1978, relativo agli attestati d'origine di taluni prodotti tessili dei capitoli 51 e da 53 a 62 della tariffa doganale comune, importati nella Comunità, nonché alle condizioni cui è subordinata l'accettazione degli attestati medesimi (21).3. Il comitato di cooperazione doganale stabilisce le misure appropriate ai fini dell'applicazione dei paragrafi 1 e 2.Articolo 29La reciproca assistenza nel settore doganale tra le autorità amministrative delle parti contraenti è disciplinata dalle disposizioni dell'allegato 7 che, per quanto riguarda la Comunità, si applica alle questioni di competenza di quest'ultima.Articolo 30Prima che entri in vigore la presente decisione, il comitato di cooperazione doganale elabora le opportune disposizioni in materia di assistenza reciproca per il recupero dei debiti.CAPITOLO IV RAVVICINAMENTO DELLE LEGISLAZIONI SEZIONE I Tutela della proprietà intellettuale, industriale e commerciale Articolo 311. Le parti confermano l'importanza che annettono ad un'adeguata ed effettiva tutela e applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale.2. Le parti riconoscono che un corretto funzionamento dell'unione doganale è necessario per garantire un livello equivalente di tutela effettiva dei diritti di proprietà intellettuale in entrambe le parti che costituiscono l'unione doganale e si impegnano a rispettare gli obblighi di cui all'allegato 8.SEZIONE II Concorrenza A. Regole dell'unione doganale in materia di concorrenza Articolo 321. Sono vietati, perché incompatibili con il corretto funzionamento dell'unione doganale e nella misura in cui possono pregiudicare il commercio tra la Comunità e la Turchia tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che abbiano per oggetto e per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza, in particolare quelli consistenti:a) nel fissare, direttamente o indirettamente, i prezzi d'acquisto o di vendita ovvero altre condizioni attinenti agli scambi;b) nel limitare o controllare la produzione, gli sbocchi, lo sviluppo tecnico o gli investimenti;c) nel ripartire i mercati o le fonti di approvvigionamento;d) nell'applicare, nei rapporti commerciali con gli altri contraenti, condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, così da determinare per questi ultimi uno svantaggio nella concorrenza;e) nel subordinare la conclusione di contratti all'accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi.2. Gli accordi e le decisioni vietati in virtù del presente articolo sono nulli di diritto.3. Tuttavia, le disposizioni del paragrafo 1 possono essere dichiarate inapplicabili:- a qualsiasi accordo o categoria di accordi tra imprese,- a qualsiasi decisione o categoria di decisioni di associazioni di imprese, e- a qualsiasi pratica concordata o categoria di pratiche concordateche contribuiscano a migliorare la produzione o la distribuzione dei prodotti o a promuovere il progresso tecnico o economico, pur riservando agli utilizzatori una congrua parte dell'utile che ne deriva, ed evitando dia) imporre alle imprese interessate restrizioni che non siano indispensabili per raggiungere tali obiettivi;b) dare a tali imprese la possibilità di eliminare la concorrenza per una parte sostanziale dei prodotti di cui trattasi.Articolo 331. È incompatibile con il corretto funzionamento dell'unione doganale e vietato, nella misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra la Comunità e la Turchia, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione dominante nei territori della Comunità e/o della Turchia o su una parte sostanziale di detti territori.2. Tali pratiche abusive possono consistere in particolare:a) nell'imporre direttamente o indirettamente prezzi d'acquisto, di vendita o altre condizioni attinenti agli scambi;b) nel limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico, a danno dei consumatori;c) nell'applicare nei rapporti commerciali con gli altri contraenti condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, determinando così per questi ultimi uno svantaggio per la concorrenza;d) nel subordinare la conclusione di contratti all'accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi.Articolo 341. Sono incompatibili con il corretto funzionamento dell'unione doganale, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Comunità e Turchia, tutti gli aiuti concessi, sotto qualsiasi forma, dagli Stati membri della Comunità europea o dalla Turchia mediante risorse statali che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza.2. Sono compatibili con il funzionamento dell'unione doganale:a) gli aiuti a carattere sociale concessi ai singoli consumatori, purché siano accordati senza discriminazioni determinate dall'origine dei prodotti;b) gli aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali;c) gli aiuti concessi all'economia di alcune zone della Repubblica federale di Germania lese dalla divisione della Germania, nella misura in cui sono necessari per compensare le ripercussioni economiche negative di tale divisione;d) per un periodo di cinque anni dall'entrata in vigore della presente decisione, gli aiuti volti a promuovere lo sviluppo economico delle regioni meno avanzate della Turchia, purché non pregiudichino le condizioni degli scambi tra la Comunità e la Turchia in misura contraria all'interesse comune.3. Possono considerarsi compatibili con il funzionamento dell'unione doganale:a) in conformità con l'articolo 43, paragrafo 2 del protocollo aggiuntivo, gli aiuti destinati a favorire lo sviluppo economico delle regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure si registri un alto tasso di sottoccupazione;b) gli aiuti destinati a promuovere la realizzazione di un importante progetto di comune interesse europeo oppure a porre rimedio a una grave perturbazione dell'economia di uno Stato membro della Comunità europea o della Turchia;c) per un periodo di cinque anni dall'entrata in vigore della presente decisione, in conformità con l'articolo 43, paragrafo 2 del protocollo aggiuntivo, gli aiuti finalizzati all'adeguamento strutturale richiesto dalla creazione dell'unione doganale. Il consiglio di associazione esaminerà l'applicazione di questa clausola dopo il periodo suddetto;d) gli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni economiche, sempreché non alterino le condizioni degli scambi tra la Comunità e la Turchia in misura contraria all'interesse comune;e) gli aiuti volti a promuovere la cultura, purché non alterino le condizioni degli scambi tra la Comunità e la Turchia in misura contraria all'interesse comune;f) le altre categorie di aiuti specificate dal consiglio di associazione.Articolo 35Tutte le pratiche contrarie agli articoli 32, 33 e 34 vengono valutate secondo i criteri risultanti dall'applicazione degli articoli 85, 86 e 92 del trattato che istituisce la Comunità europea e del diritto derivato.Articolo 36Le parti contraenti si scambiano informazioni entro i limiti imposti dal segreto professionale e commerciale.Articolo 371. Entro due anni dall'entrata in vigore dell'unione doganale, il consiglio di associazione adotta, mediante decisione, le regole necessarie per l'applicazione degli articoli 32, 33 e 34 e delle parti pertinenti dell'articolo 35. Dette regole si basano su quelle già in vigore nella Comunità europea e precisano, tra l'altro, il ruolo di ciascuna autorità in materia di concorrenza.2. Fintantoché non saranno state adottate queste regole:a) le autorità della Comunità o della Turchia decidono in merito all'ammissibilità degli accordi, delle decisioni e delle pratiche concordate nonché in merito agli abusi di posizione dominante ai sensi degli articoli 32 e 33;b) le disposizioni del codice antisovvenzioni del GATT hanno la funzione di regole di applicazione per l'articolo 34.Articolo 381. Qualora la Comunità o la Turchia ritengano una particolare pratica incompatibile con gli articoli 32, 33 o 34 e- se la questione non viene trattata in modo esauriente nelle regole di applicazione di cui all'articolo 37, oppure- in mancanza di tali regole, e qualora detta pratica rechi o minacci di recare grave pregiudizio agli interessi dell'altra parte o alla sua industria nazionale, possono prendere le misure del caso previa consultazione in sede di comitato misto dell'unione doganale oppure dopo 45 giorni lavorativi dalla richiesta di consultazioni. Si privilegiano le misure che perturbano meno il funzionamento dell'unione doganale.2. Nel caso di pratiche incompatibili con l'articolo 34, dette misure possono essere adottate, quando si applichi l'accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio, soltanto in conformità delle procedure e secondo le condizioni stabilite da detto accordo e da tutti gli altri strumenti negoziati nel suo ambito applicabili tra le parti contraenti.B. Ravvicinamento delle legislazioni Articolo 391. Ai fini dell'integrazione economica che si prefigge l'unione doganale, la Turchia renderà la sua legislazione in materia di concorrenza compatibile con quella della Comunità europea e ne garantirà l'effettiva applicazione.2. Per adempiere gli obblighi di cui al paragrafo 1, la Turchiaa) adotta, prima dell'entrata in vigore dell'unione doganale, una legge che vieti alle imprese i comportamenti di cui agli articoli 85 e 86 del trattato CE. Essa garantisce inoltre che, entro un anno dall'entrata in vigore dell'unione doganale, saranno applicati in Turchia i principi contenuti nei regolamenti sull'esenzione per categorie di aiuti in vigore nella Comunità nonché nella giurisprudenza elaborata dalle autorità della Comunità. La Comunità informa tempestivamente la Turchia di tutte le procedure inerenti all'adozione, all'abolizione o alla modifica dei regolamenti sull'esenzione per categorie di aiuti da parte della Comunità dopo l'entrata in vigore dell'Unione doganale. Una volta ricevute queste informazioni, la Turchia ha un anno di tempo per adeguare, se necessario, la sua legislazione;b) crea, prima dell'entrata in vigore dell'unione doganale, un'autorità in materia di concorrenza che faccia applicare le regole e i principi di cui sopra;c) adegua, prima dell'entrata in vigore dell'unione doganale, tutti gli aiuti concessi nel settore dei tessili e dell'abbigliamento alle norme che figurano negli orientamenti e nei documenti quadro della Comunità ai sensi degli articoli 92 e 93 del trattato CE. La Turchia informa la Comunità di tutti i suoi regimi di aiuti a questo settore adeguati conformemente ai suddetti orientamenti e documenti quadro. La Comunità informa tempestivamente la Turchia di tutte le procedure inerenti all'adozione, all'abolizione o alla modifica dei documenti quadro e degli orientamenti da parte della Comunità dopo l'entrata in vigore dell'unione doganale. Una volta ricevute queste informazioni, la Turchia ha un anno di tempo per adeguare la sua legislazione;d) adegua, entro due anni dall'entrata in vigore della presente decisione, tutti i regimi di aiuti concessi in settori diversi dai tessili e dall'abbigliamento alle norme che figurano nei documenti quadro e negli orientamenti della Comunità ai sensi degli articoli 92 e 93 del trattato CE. La Comunità informa tempestivamente la Turchia di tutte le procedure inerenti all'adozione, all'abolizione o alla modifica dei documenti quadro e degli orientamenti da parte della CE dopo l'entrata in vigore dell'unione doganale. Una volta ricevute queste informazioni, la Turchia ha un anno di tempo per adeguare la sua legislazione;e) informa la Comunità, entro due anni dall'entrata in vigore dell'unione doganale, di tutti i regimi di aiuto in vigore sul suo territorio in conformità della lettera d). Se deve essere adottato un nuovo regime, la Turchia ne comunica quanto prima il contenuto alla Comunità;f) notifica preventivamente alla Comunità tutti i singoli aiuti concessi a un'impresa o a un gruppo di imprese di cui i documenti quadro o gli orientamenti comunitari avrebbero imposto la notifica se fossero stati concessi da uno Stato membro, oppure i singoli aiuti concessi al di fuori dei documenti quadro e degli orientamenti della Comunità, per un importo superiore a 12 MECU, di cui la normativa CE avrebbe imposto la notifica se fossero stati concessi da uno Stato membro.La Turchia, inoltre, riceve le stesse informazioni degli Stati membri riguardo ai singoli aiuti concessi dagli Stati membri che devono essere esaminati dalla Commissione a norma dell'articolo 93 del trattato CE.3. La Comunità e la Turchia si informano reciprocamente di tutti gli emendamenti delle loro leggi relative alle pratiche restrittive delle imprese, nonché di tutti i casi in cui sono state applicate dette leggi.4. Per quanto concerne le informazioni di cui al paragrafo 2, lettere c), e) e f), la Comunità ha il diritto di sollevare obiezioni contro un aiuto concesso dalla Turchia qualora ritenga che, se fosse stato concesso ad uno Stato membro, avrebbe costituito una violazione della normativa CE. Qualora la Turchia non condivida il parere della Comunità e la controversia non venga risolta entro trenta giorni, la Comunità e la Turchia hanno ciascuna il diritto di ricorrere all'arbitrato.5. La Turchia ha il diritto di sollevare obiezioni e di consultare il consiglio di associazione in merito ad un aiuto concesso da uno Stato membro che consideri una violazione della normativa CE. Se il consiglio di associazione non trova una soluzione entro tre mesi, può decidere di adire la Corte di giustizia delle Comunità europee.Articolo 401. La Comunità informa quanto prima la Turchia dell'adozione di una decisione ai sensi degli articoli 85, 86 e 92 del trattato CE che possa nuocere agli interessi di questo paese.2. La Turchia ha il diritto di chiedere informazioni su qualsiasi caso specifico deciso dalla Comunità a norma degli articoli 85, 86 e 92 del trattato CE.Articolo 41Per quanto riguarda le imprese pubbliche e quelle cui sono stati concessi diritti speciali o esclusivi, la Turchia garantisce, entro la fine del primo anno dall'entrata in vigore dell'Unione doganale, l'osservanza dei principi del trattato che istituisce la Comunità economica europea, segnatamente l'articolo 90, e dei principi contenuti nel diritto derivato e nella giurisprudenza elaborati su queste basi.Articolo 42La Turchia adegua progressivamente, secondo le condizioni e il calendario stabiliti dal consiglio di associazione, tutti i monopoli di Stato a carattere commerciale per abolire, entro la fine del secondo anno dall'entrata in vigore della presente decisione, qualsiasi discriminazione tra cittadini degli Stati membri e della Turchia per quanto riguarda le condizioni di approvvigionamento e di sbocchi.Articolo 431. Se la Comunità o la Turchia ritiene che le attività anticoncorrenziali svolte sul territorio dell'altra parte ledano i suoi interessi o gli interessi delle sue imprese, la prima parte può informarne l'altra parte e chiedere che le sue autorità in materia di concorrenza avviino le opportune procedure di sanzione e di esecuzione. Nella notifica si specificano con la maggior precisione possibile la natura delle attività anticoncorrenziali e i loro effetti sugli interessi della parte autrice della notifica, che si offre di fornire ulteriori informazioni e collaborazione di altro tipo nei limiti delle sue possibilità.2. Una volta ricevuta la notifica ai sensi del paragrafo 1 e dopo le altre opportune discussioni tra le parti, l'autorità in materia di concorrenza della parte destinataria della notifica decide se avviare o meno le succitate procedure nei confronti delle attività anticoncorrenziali specificate nella notifica. La parte destinataria della notifica la informa della sua decisione e, qualora siano avviate procedure di sanzione e di esecuzione, informa l'altra parte del loro esito nonché, nella misura del possibile, degli sviluppi intermedi più rilevanti.3. Nessun elemento del presente articolo limita la facoltà, per la parte destinataria della notifica, di avviare, a norma delle sue leggi e politiche in materia di concorrenza, procedure di sanzione e di esecuzione nei confronti delle attività anticoncorrenziali specificate nella notifica, né vieta alla parte autrice della notifica di avviare tali procedure nei confronti delle suddette attività anticoncorrenziali.SEZIONE III Strumenti di difesa commerciale Articolo 441. Il consiglio di associazione riesamina, su richiesta di una delle parti, il principio dell'applicazione degli strumenti di difesa commerciale diversi dalle misure di salvaguardia ad opera di una parte contraente nelle sue relazioni con l'altra parte. Nel quadro di questo esame, il consiglio di associazione può decidere di sospendere l'applicazione di detti strumenti a condizione che la Turchia adotti, garantendone l'effettiva applicazione, le norme in materia di concorrenza e di controllo degli aiuti di Stato nonché le altre parti pertinenti dell'acquis comunitario connesse al mercato interno, in modo da assicurare una protezione contro la concorrenza sleale paragonabile a quella esistente nell'ambito del mercato interno.2. Rimangono in vigore le modalità di applicazione delle misure antidumping di cui all'articolo 47 del protocollo aggiuntivo.Articolo 45In deroga alla sezione II del capitolo V, le procedure di consultazione e di decisione menzionate in detta sezione non si applicano alle misure di difesa commerciale prese da ciascuna parte.Nell'applicare misure di politica commerciale nei confronti dei paesi terzi, le parti si sforzano, mediante scambi di informazioni e consultazioni, di coordinare la loro azione quando lo consentano le circostanze e gli obblighi internazionali di entrambe.Articolo 46In deroga al principio della libera circolazione delle merci di cui al capitolo I una parte che abbia preso o prenda misure antidumping o di altro tipo in virtù degli strumenti di politica commerciale di cui all'articolo 44 nelle relazioni con l'altra parte o con i paesi terzi può assoggettare le importazioni dei prodotti in questione dal territorio dell'altra parte all'applicazione di queste misure, nel quale caso ne informa il comitato misto dell'unione doganale.Articolo 47Nell'espletare le formalità d'importazione per i prodotti non contemplati dalle misure di politica commerciale di cui agli articoli precedenti, le autorità dello Stato d'importazione chiedono all'importatore di indicare l'origine dei prodotti in questione nella dichiarazione doganale.In caso di assoluta necessità, possono essere richieste prove supplementari qualora si nutrano seri e fondati dubbi in merito all'effettiva origine del prodotto in questione.SEZIONE IV Commesse pubbliche Articolo 48Appena possibile, dopo l'entrata in vigore della presente decisione, il consiglio di associazione fissa una data per l'avvio dei negoziati volti ad aprire i mercati delle commesse pubbliche di entrambe le parti contraenti.Il consiglio di associazione esamina ogni anno i progressi compiuti in materia.SEZIONE V Imposizione diretta Articolo 49Nessuna disposizione della presente decisione ha l'effetto di:- estendere i vantaggi di natura fiscale concessi da una parte nel quadro di accordi o intese internazionali cui abbia aderito;- impedire ad una parte di adottare o applicare misure volte ad impedire l'evasione fiscale;- ostare al diritto di una parte di applicare le disposizioni pertinenti della sua legislazione tributaria ai contribuenti che non si trovano in situazioni identiche per quanto riguarda il luogo di residenza.Imposizione indiretta Articolo 501. Nessuna parte contraente applica, direttamente o indirettamente, ai prodotti dell'altra parte imposizioni interne, di qualsivoglia natura, superiori a quelle applicate, direttamente o indirettamente, ai prodotti nazionali simili.Nessuna parte contraente applica ai prodotti dell'altra parte imposizioni interne intese a proteggere indirettamente altre produzioni.2. I prodotti esportati verso il territorio di una delle parti non possono beneficiare di ristorni di imposizioni indirette superiori alle imposizioni indirette da essi applicate direttamente o indirettamente.3. Le parti contraenti abrogano tutte le disposizioni contrarie alle norme di cui sopra in vigore alla data della firma della presente decisione.Articolo 51Il consiglio di associazione può raccomandare alle parti contraenti di prendere misure volte a ravvicinare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative per i settori non contemplati dalla presente decisione, ma con un'incidenza diretta sul funzionamento dell'associazione o per i quali la presente decisione non prevede procedure specifiche.CAPITOLO V DISPOSIZIONI ISTITUZIONALI SEZIONE I Il comitato misto dell'unione doganale CE-Turchia Articolo 521. A norma dell'articolo 24 dell'accordo d'associazione, è istituito un comitato misto dell'unione doganale CE/Turchia. Il comitato procede a scambi di opinioni e di informazioni, formula raccomandazioni al consiglio di associazione e emette pareri per assicurare il buon funzionamento dell'unione doganale.2. Le parti contraenti si consultano nell'ambito del comitato su tutti i punti connessi all'attuazione della presente decisione che siano fonte di difficoltà per una di esse.3. Il comitato misto dell'unione doganale adotta il proprio regolamento interno.Articolo 531. Il comitato misto dell'unione doganale è composto dai rappresentanti delle parti contraenti.2. La presidenza del comitato misto dell'unione doganale è esercitata a turno, per un periodo di sei mesi, dal rappresentante della Comunità, vale a dire la Commissione europea, e dal rappresentante della Turchia.3. Per assolvere i suoi compiti, il comitato misto dell'unione doganale si riunisce, in linea di massima, almeno una volta al mese. Inoltre, esso si riunisce su iniziativa del suo presidente o a richiesta di una delle parti contraenti, in conformità con il suo regolamento interno.4. Il comitato misto dell'unione doganale può decidere di costituire sottocomitati o gruppi di lavoro incaricati di assisterlo nell'adempimento dei suoi compiti. Esso fissa, nell'ambito del suo regolamento interno, la composizione e il funzionamento di tali sottocomitati e gruppi di lavoro. I loro compiti sono definiti, caso per caso, dal comitato misto dell'unione doganale.SEZIONE II Procedura di consultazione e di decisione Articolo 541. Nei settori che interessano direttamente il funzionamento dell'unione doganale, fatti salvi gli altri obblighi derivanti dai capitoli I-IV della presente decisione, la legislazione turca sarà armonizzata il più possibile con le normative comunitarie.2. Sono considerati settori che interessano direttamente il funzionamento dell'unione doganale: la politica commerciale o gli accordi con i paesi terzi che comportano una dimensione commerciale per i prodotti industriali, le normative relative alla soppressione degli ostacoli tecnici agli scambi di prodotti industriali, alla concorrenza e alla protezione della proprietà intellettuale e industriale e la legislazione doganale.In base ai progressi compiuti, il consiglio di associazione può decidere di ampliare l'elenco dei settori da armonizzare.3. Per l'esecuzione del presente articolo, si applicano le norme procedurali degli articoli da 55 a 60.Articolo 551. Quando la Commissione delle Comunità europee elabora una nuova normativa in un settore che interessa direttamente il funzionamento dell'unione doganale e consulta esperti degli Stati membri della Comunità, essa chiede altresì, in via informale, il parere di esperti turchi.2. Quando trasmette la proposta al Consiglio dell'Unione europea, la Commissione delle Comunità europee ne invia copia alla Turchia.3. Le parti contraenti si consultano nuovamente, su richiesta di una di esse, in seno al comitato misto dell'unione doganale durante la fase che precede la decisione del Consiglio dell'Unione europea.4. Le parti contraenti cooperano in buona fede nella fase d'informazione e di consultazione per arrivare, alla fine del processo, alla decisione più conforme al buon funzionamento dell'unione doganale.Articolo 561. Quando adotta un atto legislativo in un settore che interessa direttamente il funzionamento dell'unione doganale ai sensi dell'articolo 54, paragrafo 2, la Comunità ne informa immediatamente la Turchia nell'ambito del comitato misto dell'unione doganale per consentirle di adottare una legislazione corrispondente, atta a garantire il buon funzionamento dell'unione doganale.2. Quando l'adozione della legislazione corrispondente presenta difficoltà per la Turchia, il comitato misto dell'unione doganale si sforza di trovare una soluzione reciprocamente soddisfacente che assicuri il buon funzionamento dell'unione doganale.Articolo 571. Il principio dell'armonizzazione di cui all'articolo 54 non pregiudica il diritto della Turchia di modificare, fatti salvi gli obblighi derivanti dai capitoli I-IV, la propria legislazione nei settori che interessano direttamente il funzionamento dell'unione doganale, a condizione che il comitato misto dell'unione doganale abbia concluso preliminarmente che la legislazione così modificata non pregiudica il buon funzionamento dell'unione doganale o che siano state espletate le procedure di cui ai paragrafi 2-4 del presente articolo.2. Qualora la Turchia intenda adottare una nuova legislazione in un settore che interessa direttamente il funzionamento dell'unione doganale, essa sollecita in via informale il parere dei servizi della Commissione delle Comunità europee sul progetto in questione, per consentire al legislatore turco di prendere una decisione con la piena consapevolezza delle sue conseguenze per il funzionamento dell'unione doganale.Le parti contraenti cooperano in buona fede per facilitare, alla fine del processo, l'adozione della decisione più propizia al buon funzionamento dell'unione doganale.3. Quando il progetto di legge si trova ad uno stadio di elaborazione sufficientemente avanzato, si svolgono consultazioni in seno al comitato misto dell'unione doganale.4. Qualora la Turchia adotti una legislazione in un settore che interessa direttamente il funzionamento dell'unione doganale, essa ne informa immediatamente la Comunità nell'ambito del comitato misto dell'unione doganale.Qualora l'adozione di tale legislazione da parte della Turchia possa perturbare il buon funzionamento dell'unione doganale, il comitato misto dell'unione doganale cerca di trovare una soluzione reciprocamente accettabile.Articolo 581. Qualora, al termine delle consultazioni tenute in applicazione della procedura dell'articolo 56, paragrafo 2 o dell'articolo 57, paragrafo 4, il comitato misto dell'unione doganale non abbia trovato una soluzione reciprocamente accettabile e qualora una delle due parti ritenga che la mancanza di omogeneità delle legislazioni in questione rischi di recare pregiudizio alla libera circolazione delle merci, di provocare deviazioni di traffico o di dar luogo a difficoltà economiche sul suo territorio, detta parte può ricorrere al comitato misto dell'unione doganale il quale, se del caso, raccomanderà metodi atti ad evitare i danni che potrebbero derivare da tale situazione.Si ricorrerà alla stessa procedura qualora la diversa applicazione delle legislazioni nei settori che interessano direttamente il funzionamento dell'unione doganale sia o rischi di essere un ostacolo alla libera circolazione delle merci oppure una causa di deviazioni degli scambi o di problemi economici.2. Quando, per mancanza di omogeneità tra le legislazioni comunitarie e turche o per differenze nell'applicazione di dette legislazioni in un settore che interessa direttamente il funzionamento dell'unione doganale, rischino di prodursi o siano constatati pericoli per la libera circolazione delle merci o deviazioni di traffico, e la parte interessata ritenga necessaria un'azione immediata, essa stessa può adottare le misure di salvaguardia necessarie notificandole al comitato misto dell'unione doganale, il quale potrà decidere se la parte interessata debba modificarle o abolirle. Si privilegeranno le misure che perturbano meno il funzionamento dell'unione doganale.Articolo 59Nei settori che interessano direttamente il buon funzionamento dell'unione doganale, la Commissione delle Comunità europee garantisce agli esperti turchi la massima partecipazione possibile alla preparazione dei progetti di misure da sottoporre in un secondo tempo ai comitati che assistono la Commissione delle Comunità europee nell'esercizio dei suoi poteri esecutivi. Pertanto, in sede di elaborazione delle sue proposte, la Commissione europea consulta gli esperti della Turchia allo stesso titolo degli esperti degli Stati membri della Comunità. Qualora si consulti il Consiglio dell'Unione europea in conformità con la procedura applicabile al tipo di comitato interessato, la Commissione delle Comunità europee comunica al Consiglio i pareri degli esperti turchi.Articolo 60Gli esperti della Turchia saranno associati ai lavori di alcuni comitati tecnici che assistono la Commissione delle Comunità europee nell'esercizio dei suoi poteri esecutivi nei settori che interessano direttamente il funzionamento dell'unione doganale, quando ciò sia necessario per garantire il buon funzionamento dell'unione stessa. Le modalità di tale partecipazione saranno stabilite dal consiglio di associazione prima che entri in vigore la presente decisione. Nell'allegato 9 figura l'elenco dei comitati. Qualora le parti ritengano opportuno estendere la partecipazione ad altri comitati, il comitato misto dell'unione doganale può rivolgere le opportune raccomandazioni al consiglio di associazione.SEZIONE III Risoluzione delle controversie Articolo 61Fatti salvi i paragrafi 1-3 dell'articolo 25 dell'accordo di Ankara, qualora il consiglio di associazione non sia riuscito a dirimere una controversia sulla portata o sulla durata delle misure di protezione adottate a norma dell'articolo 58, paragrafo 2, delle misure di salvaguardia adottate a norma dell'articolo 63 o delle misure di riequilibrio adottate a norma dell'articolo 64 entro sei mesi a decorrere dalla data di avvio della procedura, qualsiasi parte contraente potrà sottoporre la controversia all'arbitrato in conformità con le procedure stabilite dall'articolo 62. La sentenza arbitrale è vincolante per le parti della controversia.Articolo 621. Quando una controversia è sottoposta ad arbitrato, sono designati tre arbitri.2. Ciascuna delle due parti della controversia designa un arbitro entro 30 giorni.3. I due arbitri designati nominano di comune accordo un superarbitro cittadino di uno degli Stati delle parti contraenti. Qualora gli arbitri designati non possano raggiungere un accordo entro due mesi dalla loro nomina, essi sceglieranno il superarbitro da un elenco di sette persone elaborato dal consiglio di associazione. Il consiglio di associazione elabora e aggiorna tale elenco in conformità del suo regolamento interno.4. Il tribunale arbitrale ha sede a Bruxelles. A meno che le parti contraenti non decidano diversamente, esso stabilisce le proprie regole di procedura. Il tribunale adotta le decisioni a maggioranza.SEZIONE IV Misure di salvaguardia Articolo 63Le parti confermano che rimangono validi il meccanismo e le modalità previsti per le misure di salvaguardia all'articolo 60 del protocollo aggiuntivo.Articolo 641. Qualora una misura di salvaguardia o di protezione adottata da una parte contraente provochi uno squilibrio tra i diritti e gli obblighi previsti dalla presente decisione, l'altra parte contraente può adottare nei confronti della prima misure atte a riequilibrare la situazione. Si privilegeranno le misure che perturbano meno il funzionamento dell'unione doganale.2. Si applicano le procedure di cui all'articolo 63.CAPITOLO VI DISPOSIZIONI GENERALI E FINALI Entrata in vigore Articolo 651. La presente decisione entra in vigore il 31 dicembre 1995.2. Nel corso del 1995 il comitato di associazione valuterà periodicamente, riferendo poi al consiglio di associazione, i progressi compiuti nell'applicazione della presente decisione.3. Prima della fine di ottobre 1995, le parti esamineranno, in seno al consiglio di associazione, se siano soddisfatte le disposizioni della presente decisione per il buon funzionamento dell'Unione doganale.4. Qualora, basandosi sulla(e) relazione(i) del comitato di associazione, la Turchia, da una parte, o la Comunità e i suoi Stati membri, dall'altra, ritengano che non siano soddisfatte le disposizioni di cui al paragrafo 3, possono informare il consiglio di associazione che hanno deciso di chiedere il rinvio della data di cui al paragrafo 1. In tal caso, detta data è rimandata al 1° luglio 1996.5. In tal caso si applicano, mutatis mutandis, i paragrafi 2-4.6. Il consiglio di associazione può prendere qualsiasi altra decisione opportuna.Interpretazione Articolo 66Le disposizioni della presente decisione, nella misura in cui sono identiche nel merito alle corrispondenti disposizioni del trattato che istituisce la Comunità europea, sono interpretate, per la loro attuazione e la loro applicazione ai prodotti oggetto dell'unione doganale, in conformità con la giurisprudenza pertinente della Corte di giustizia delle Comunità europee.Fatto a Bruxelles, addì 22 dicembre 1995.Per il consiglio di associazione CE-TurchiaIl PresidenteL. ATIENZA SERNA(1) GU n. L 302 del 19. 10. 1992, pag. 1. Regolamento modificato dall'atto di adesione del 1994.(2) GU n. L 42 del 23. 2. 1970, pag. 1. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 92/53/CEE (GU n. L 225 del 18. 8. 1992, pag. 1).(3) GU n. L 349 del 31. 12. 1994, pag. 53.(4) GU n. L 67 del 10. 3. 1994, pag. 89. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 839/95 (GU n. L 85 del 19. 4. 1995, pag. 9).(5) GU n. L 66 del 10. 3. 1994, pag. 1.(6) GU n. L 87 del 31. 3. 1994, pag. 47. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1150/95 (GU n. L 116 del 23. 5. 1995, pag. 3).(7) GU n. L 349 del 31. 12. 1994, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1251/95 (GU n. L 122 del 2. 6. 1995, pag. 1).(8) GU n. L 349 del 31. 12. 1994, pag. 22. Regolamento modificato dal regolamento (CE) n. 1252/95 (GU n. L 122 del 2. 6. 1995, pag. 2).(9) GU n. L 349 del 31. 12. 1994, pag. 71. Regolamento modificato dal regolamento (CE) n. 356/95 (GU n. L 41 del 23. 2. 1995, pag. 3).(10) GU n. L 324 del 27. 12. 1969, pag. 25. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 3918/91 (GU n. L 372 del 31. 12. 1991, pag. 31).(11) GU n. L 44 del 22. 2. 1993, pag. 1.(12) GU n. L 322 del 15. 12. 1994, pag. 1.(13) GU n. L 275 dell'8. 11. 1993, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1616/95 (GU n. L 154 del 5. 7. 1995, pag. 3).(14) GU n. L 67 del 10. 3. 1994, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1325/95 (GU n. L 128 del 13. 6. 1995, pag. 1).(15) GU n. L 405 del 31. 12. 1992, pag. 6. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 3312/94 (GU n. L 350 del 31. 12. 1994, pag. 3).(16) GU n. L 253 dell'11. 10. 1993, pag. 1.(17) GU n. L 357 del 18. 12. 1986, pag. 1.(18) GU n. L 291 del 15. 10. 1987, pag. 19.(19) GU n. L 105 del 23. 4. 1983, pag. 105.(20) GU n. L 220 dell'11. 8. 1983.(21) GU n. L 84 del 31. 3. 1978, pag. 1.Dichiarazioni La Turchia si impegna a garantire che i dazi doganali e gli oneri di effetto equivalente riscossi a norma dell'articolo 3, paragrafo 4, secondo comma non saranno destinati a scopi specifici ma incamerati dal bilancio nazionale come le altre entrate doganali.Dichiarazione della Comunità relativa all'articolo 3, paragrafo 3: «La Comunità rammenta lo statuto speciale riconosciuto al Monte Athos, a norma della dichiarazione comune allegata agli atti di adesione della Repubblica ellenica alle Comunità europee.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 5: «Fatto salvo l'articolo 5 della presente decisione, la Turchia intende mantenere in vigore le disposizioni del suo decreto sul regime d'importazione (Gazzetta ufficiale turca n. 22158 bis del 31. 12. 1994), assoggettando l'importazione di questi prodotti ad un'autorizzazione preventiva.»Dichiarazione della Comunità sull'articolo 6 (tessili e capi di abbigliamento): «1. Il regime per gli scambi di tessili e capi di abbigliamento scadrà non appena si sarà accertato che la Turchia ha applicato le misure richieste dalla presente decisione in materia di proprietà intellettuale, industriale e commerciale (articoli 2, 3, 4 e 5 dell'allegato 8), di concorrenza, comprese quelle relative agli aiuti di Stato [capitolo IV, sezione II, articolo 39, paragrafi 1 e 2, lettere a), b) e c)] nonché, in base alle norme multilaterali attualmente in vigore, le misure necessarie per allineare la sua politica commerciale a quella della Comunità nel settore tessile, segnatamente le intese e gli accordi di cui alla sezione III, articolo 12, paragrafo 2.2. La Comunità applicherà le misure di salvaguardia previste all'articolo 60 del protocollo aggiuntivo qualora, sebbene la Turchia non soddisfi alle condizioni di cui al paragrafo 1, non venga prorogato il regime attuale per gli scambi di tessili e capi di abbigliamento.3. La Comunità insiste sulla necessità di un'effettiva reciprocità per l'accesso al mercato in questo settore.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 6 (tessili e capi di abbigliamento): « 1. Qualora, sebbene la Turchia abbia preso le misure di cui al primo paragrafo della dichiarazione della Comunità sulla scadenza del regime per gli scambi di tessili e capi di abbigliamento, detto regime rimanga in vigore, la Turchia adotterà le opportune misure di riequilibrio.2. In relazione al paragrafo 1 della dichiarazione della Comunità relativa all'articolo 6 (tessili e capi di abbigliamento) per misure connesse alla conclusione, da parte della Turchia, di accordi o intese con i paesi terzi nel settore tessile si deve intendere, secondo la Turchia, che questo paese ha adottato le misure necessarie alla conclusione di detti accordi o intese, di cui all'articolo 12, paragrafo 2, e che nel frattempo rimangono in vigore le misure di cui all'articolo 12, paragrafo 3.3. La Turchia insiste sulla necessità di un pieno accesso al mercato in questo settore.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 6: «La Turchia ritiene di dover essere associata ai lavori del comitato tessili.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 8: «La Turchia ritiene necessario partecipare ai lavori del comitato sugli standard e sui regolamenti tecnici per garantire un livello di cooperazione commisurato all'obiettivo dell'armonizzazione.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 8: «La Turchia sottolinea l'importanza di una valutazione globale, rapida e informale degli strumenti, delle procedure e delle infrastrutture necessari a questo paese per soddisfare gli obblighi previsti negli strumenti che figurano nell'elenco di cui all'articolo 8, paragrafo 2.La Turchia insiste inoltre affinché la Comunità proceda agli adeguamenti tecnici necessari perché la Turchia soddisfi i suddetti obblighi.»Dichiarazione comune sull'articolo 11: «Le parti decidono di avviare immediatamente colloqui a livello di esperti sul recepimento, da parte della Turchia, dell'acquis comunitario relativo all'abolizione degli ostacoli tecnici al commercio.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 16: «La Turchia può chiedere consultazioni in sede di consiglio di associazione sugli eventuali obblighi derivanti dalla sua adesione all'Organizzazione per la cooperazione economica (OCE).»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 16: «In relazione all'articolo 16, la Turchia dichiara che si privilegeranno gli accordi preferenziali con i seguenti paesi: Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Repubblica ceca, Israele, Estonia, Lettonia e Lituania, Marocco, Tunisia, Egitto.»Dichiarazione della Comunità sull'allegato 8: «La Comunità è disposta a fornire alla Turchia, prima e dopo l'entrata in vigore dell'unione doganale, l'assistenza tecnica necessaria per un'efficace applicazione delle disposizioni di questo allegato.»Dichiarazione della Turchia sull'allegato 8, articolo 1: «Questo impegno non modifica la posizione della Turchia come paese in via di sviluppo nell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC).»Dichiarazione della Comunità sull'articolo 44: «In relazione all'articolo 44, paragrafo 2, la Comunità dichiara che, senza pregiudizio della posizione del Consiglio dell'Unione europea, la Commissione delle Comunità europee nell'esercizio dei sui obblighi in tema di misure antidumping e di salvaguardia, informerà la Turchia prima di avviare procedimenti. A tal fine, saranno stabilite congiuntamente adeguate modalità di applicazione dell'articolo 49 prima dell'entrata in vigore della presente decisione. Inoltre la Commissione, esaminando ogni singolo caso, attribuirà, se necessario, una chiara preferenza agli impegni in materia di prezzi piuttosto che di dazi relativamente alla conclusione di procedimenti antidumping qualora sia accertato il pregiudizio.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 48: «La Turchia dichiara che intende avviare negoziati per aderire all'accordo del GATT sugli appalti pubblici.»Dichiarazione della Turchia sull'articolo 60: «Nel corso del 1995, a mano a mano che armonizzerà la sua legislazione con quella della Comunità la Turchia chiederà al consiglio di associazione di autorizzarla a partecipare ad altri comitati.»Dichiarazione comune sull'articolo 65: «1. L'eventuale decisione comune della Comunità e degli Stati membri di chiedere il rinvio dell'entrata in vigore dell'unione doganale, invocando il paragrafo 4 dell'articolo 65 della decisione, sarà presa in base ad una proposta della Commissione delle Comunità europee e secondo la stessa procedura applicata per l'adozione della presente decisione.2. Inoltre, il rinvio dell'entrata in vigore della presente decisione non pregiudicherà gli obblighi contrattuali delle parti a norma del protocollo aggiuntivo.»ALLEGATO 1 >SPAZIO PER TABELLA>ALLEGATO 2 Elenco dei prodotti di base Frumento (grano) comune di cui al codice NC 1001 90 99Frumento (grano) duro di cui al codice NC 1001 10Segala di cui al codice NC 1002 00 00Orzo di cui al codice NC 1003 00 90Granturco di cui al codice NC 1005 90 00Riso semigreggio di cui al codice NC 1006 20Zuccheri bianchi di cui al codice NC 1701 99 10Isoglucosio di cui al codice NC ex 1702 40 10Melassi di cui al codice NC 1703Latte scremato in polvere (PG2) di cui al codice NC ex 0402 10 19Latte intero in polvere (PG3) di cui al codice NC ex 0402 21 19Burro (PG6) di cui al codice NC ex 0405 00ALLEGATO 3 >SPAZIO PER TABELLA>ALLEGATO 4 >SPAZIO PER TABELLA>ALLEGATO 5 Importi di base per i prodotti agricoli di base (ECU/100 kg) che la Turchia applicherà nel 1996 alle importazioni originarie di paesi terzi diversi dalla CE >SPAZIO PER TABELLA>ALLEGATO 6 >SPAZIO PER TABELLA>>SPAZIO PER TABELLA>ALLEGATO 7 relativo all'assistenza reciproca tra le autorità amministrative nel settore doganale Articolo 1Definizioni Ai sensi del presente allegato:a) per «legislazione doganale» s'intendono le disposizioni adottate dalla Comunità europea e dalla Turchia che disciplinano l'importazione, l'esportazione e il transito delle merci nonché la loro collocazione sotto qualsiasi regime doganale, comprese le misure di divieto, di restrizione e di controllo;b) per «dazi doganali» s'intendono tutti i dazi, le imposte, i diritti o gli altri oneri riscossi nei territori delle parti contraenti in applicazione della legislazione doganale, esclusi i diritti e gli oneri il cui importo è limitato al costo approssimativo dei servizi resi;c) per «autorità richiedente» s'intende l'autorità amministrativa competente, all'uopo designata da una parte contraente, che presenta una domanda di assistenza nel settore doganale;d) per «autorità interpellata» s'intende l'autorità amministrativa competente, all'uopo designata da una parte contraente, che riceve una domanda di assistenza nel settore doganale;e) per «dati personali» si intendono tutte le informazioni relative ad una persona fisica identificata o identificabile.Articolo 2Campo di applicazione 1. Nei limiti delle rispettive competenze, le parti contraenti si prestano reciprocamente assistenza, nei modi e alle condizioni specificati nel presente allegato, per garantire la corretta applicazione della legislazione doganale, segnatamente per quanto concerne la prevenzione, l'individuazione e l'esame delle operazioni che violano detta normativa.2. L'assistenza nel settore doganale prevista dal presente allegato si applica a tutte le autorità amministrative delle parti contraenti competenti per l'applicazione dello stesso. Essa lascia impregiudicate le norme che disciplinano l'assistenza reciproca in materia penale e non riguarda le informazioni ottenute grazie a poteri esercitati su richiesta delle autorità giudiziarie, salvo accordo di dette autorità.Articolo 3Assistenza su richiesta 1. Su domanda dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata le fornisce tutte le informazioni necessarie per garantire la corretta applicazione della legislazione doganale, comprese le informazioni riguardanti le operazioni registrate o programmate che violino o possano violare detta legislazione.2. Su domanda dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata le comunica se le merci esportate dal territorio di una delle parti contraenti sono state correttamente importate nel territorio dell'altra parte contraente precisando, se del caso, il regime doganale applicato alle merci.PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO: 296D0213(01).13. Su domanda dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata le comunica se le merci importate nel territorio di una delle parti contraenti sono state correttamente esportate dal territorio dell'altra parte contraente precisando, se del caso, il regime doganale applicato alle merci.4. Su domanda dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata prende le misure necessarie per garantire che siano sottoposte a rigorosa sorveglianza:a) le persone fisiche o giuridiche per le quali vi siano fondati motivi di ritenere che violino o abbiano violato la normativa doganale;b) i luoghi dove le merci sono state immagazzinate in modo tale da far legittimamente sospettare che siano destinate ad operazioni contrarie alla legislazione doganale;c) i movimenti di merci per i quali sia stata segnalata la possibilità che violino la normativa doganale;d) i mezzi di trasporto per i quali esistono fondati motivi di ritenere che siano stati o possano essere utilizzati in operazioni contrarie alla legislazione doganale.Articolo 4Assistenza spontanea Le parti contraenti si prestano assistenza reciproca, in conformità delle rispettive leggi, norme e altri strumenti giuridici e qualora lo considerino necessario per la corretta applicazione della legislazione doganale, in particolare allorché ricevono informazioni riguardanti:- operazioni che sono o sembrano loro contrarie a detta legislazione e che possono interessare l'altra parte contraente;- nuovi mezzi o metodi utilizzati per effettuare dette operazioni;- merci che danno notoriamente luogo ad infrazioni della normativa doganale.Articolo 5Consegna/Notifica Su domanda dell'autorità richiedente, l'autorità interpellata prende, conformemente alla propria legislazione, tutte le misure necessarie per:- consegnare tutti i documenti e- notificare tutte le decisioniche rientrano nel campo di applicazione del presente allegato ad un destinatario residente o stabilito nel suo territorio. In tal caso, si applica l'articolo 6, paragrafo 3.Articolo 6Forma e contenuto delle domande di assistenza 1. Le domande inoltrate conformemente al presente allegato devono essere presentate per iscritto. Ad esse vengono allegati i documenti necessari alla loro esecuzione. Qualora lo richieda l'urgenza della situazione possono essere accettate domande orali, che devono tuttavia essere confermate immediatamente per iscritto.2. Le domande presentate conformemente al paragrafo 1 devono contenere le seguenti informazioni:a) l'autorità richiedente che presenta la domanda;b) la misura richiesta;c) l'oggetto e il motivo della domanda;d) le leggi, le norme e gli altri elementi giuridici pertinenti;e) ragguagli il più possibile esatti ed esaurienti sulle persone fisiche o giuridiche oggetto delle indagini;f) una sintesi dei fatti e delle indagini già svolte, tranne nei casi di cui all'articolo 5.3. Le domande devono essere presentate in una delle lingue ufficiali dell'autorità interpellata o in una lingua concordata con detta autorità.4. Se la domanda non corrisponde ai requisiti formali stabiliti, possono esserne richiesti la correzione o il completamento; tuttavia, possono essere disposte misure cautelative.Articolo 7Espletamento delle domande 1. Per evadere le domande di assistenza, l'autorità interpellata ovvero, qualora essa non possa agire direttamente, il servizio amministrativo a cui ha indirizzato la domanda, procede, nell'ambito delle sue competenze e delle risorse disponibili, come se agisse per proprio conto o su richiesta di altre autorità della stessa parte contraente, fornendo informazioni già in suo possesso, svolgendo adeguate indagini o disponendone l'esecuzione.2. Le domande di assistenza vengono trattate conformemente alle disposizioni legislative e regolamentari e agli strumenti giuridici della parte contraente interpellata.3. I funzionari debitamente autorizzati di una parte contraente possono, d'intesa con l'altra parte contraente interessata e alle condizioni da essa stabilite, ottenere dagli uffici dell'autorità interpellata o di un'altra autorità, della quale l'autorità interpellata è responsabile, le informazioni sulle violazioni della normativa doganale che occorrono all'autorità richiedente ai fini del presente allegato.4. I funzionari di una parte contraente possono presenziare, d'intesa con l'altra parte contraente e alle condizioni da essa stabilite, alle indagini svolte sul territorio di quest'ultima.Articolo 8Forma in cui devono essere comunicate le informazioni 1. L'autorità interpellata comunica i risultati delle indagini all'autorità richiedente sotto forma di documenti, copie autenticate dei documenti, relazioni e simili.2. I documenti di cui al paragrafo 1 possono essere sostituiti da informazioni computerizzate prodotte, in qualsiasi forma, per lo stesso scopo.Articolo 9Deroghe all'obbligo di prestare assistenza 1. Le parti contraenti possono rifiutarsi di prestare l'assistenza prevista dal presente allegato qualora ciò possa:a) pregiudicare la sovranità della Turchia o di uno Stato membro della Comunità a cui è stata chiesta assistenza a norma del presente allegato;b) pregiudicare l'ordine pubblico, la sicurezza o altri interessi essenziali;c) riguardare norme valutarie o fiscali che esulano dalla normativa relativa ai dazi doganali;d) violare un segreto industriale, commerciale o professionale.2. Qualora l'autorità richiedente solleciti un'assistenza che non sarebbe in grado di prestare se le venisse richiesta, lo fa presente nella domanda. Spetta quindi all'autorità interpellata decidere come rispondere a detta domanda.3. Se l'assistenza viene rifiutata, la decisione e le sue motivazioni devono essere notificate senza indugio all'autorità richiedente.Articolo 10Obbligo di osservare la riservatezza 1. Tutte le informazioni comunicate in qualsiasi forma ai sensi del presente allegato sono di natura riservata. Esse sono coperte dal segreto d'ufficio e tutelate dalle rispettive leggi applicabili nel territorio della parte contraente che le ha ricevute e dalle corrispondenti disposizioni cui debbono conformarsi le autorità comunitarie.2. I dati personali possono essere trasmessi soltanto se le legislazioni delle parti contraenti offrono un livello equivalente di protezione personale. Le parti contraenti garantiscono almeno un livello di protezione basato sui principi della convenzione n. 108 del Consiglio d'Europa, del 28 gennaio 1981, sulla protezione delle persone per quanto riguarda l'elaborazione automatica dei dati personali.Articolo 11Uso delle informazioni 1. Le informazioni ottenute possono essere utilizzate solo ai fini del presente allegato e possono essere destinate, nel territorio di ciascuna parte contraente, ad altri scopi solo previa autorizzazione scritta dell'autorità amministrativa che le ha fornite, con tutte le restrizioni stabilite da detta autorità.2. Il paragrafo 1 non osta all'uso delle informazioni in azioni giudiziarie o amministrative promosse a seguito della mancata osservanza della legislazione doganale.L'autorità competente che ha fornito le informazioni viene immediatamente avvertita di tale uso.3. Nei loro documenti probatori, nelle loro relazioni e testimonianze, nonché nei procedimenti e nelle azioni penali promossi dinanzi a un tribunale, le parti contraenti possono utilizzare come prova le informazioni ottenute e i documenti consultati conformemente alle disposizioni del presente allegato.Articolo 12Esperti e testimoni Un funzionario dell'autorità interpellata può essere autorizzato a comparire, nei limiti dell'autorizzazione concessa, in qualità di esperto o di testimone in azioni giudiziarie o amministrative riguardanti la materia di cui al presente allegato nella giurisdizione di un'altra parte contraente e produrre gli oggetti, i documenti o le loro copie autenticate eventualmente necessari ai fini del procedimento. Nella richiesta di comparizione si deve indicare specificamente su quale argomento e a quale titolo sarà interrogato il funzionario.Articolo 13Spese di assistenza Le parti contraenti rinunciano reciprocamente a tutte le richieste di rimborso delle spese sostenute a norma del presente allegato escluse, a seconda dei casi, le spese per esperti e testimoni nonché quelle per gli interpreti e i traduttori che non dipendono da pubblici servizi.Articolo 14Esecuzione 1. L'applicazione del presente allegato è affidata alle autorità doganali centrali della Turchia, da una parte, e ai competenti servizi della Commissione delle Comunità europee e, se del caso, alle autorità doganali degli Stati membri della CE, dall'altra.Essi decidono in merito a tutte le misure e disposizioni pratiche necessarie per la sua applicazione, tenendo conto delle norme in materia di protezione dei dati.2. Le parti contraenti si consultano e si tengono reciprocamente informate in merito alle norme specifiche di esecuzione adottate conformemente alle disposizioni del presente allegato.Articolo 15Complementarità 1. Il presente allegato completa e non pregiudica l'applicazione di qualsiasi accordo di assistenza concluso tra uno o più Stati membri della Comunità europea e la Turchia, né osta all'ampliamento dell'assistenza reciproca concessa ai sensi di detti accordi.2. Fatto salvo l'articolo 11, detti accordi non pregiudicano le disposizioni comunitarie che disciplinano la comunicazione, tra i competenti servizi della Commissione e le autorità doganali degli Stati membri, di tutte le informazioni ottenute in materia doganale che possano interessare la Comunità.ALLEGATO 8 relativo alla tutela della proprietà intellettuale, industriale e commerciale Articolo 11. Le parti confermano l'importanza che annettono agli obblighi derivanti dall'accordo sugli aspetti attinenti al commercio dei diritti di proprietà intellettuale (TRIP) concluso durante l'Uruguay Round dei negoziati commerciali multilaterali.A tale riguardo, la Turchia s'impegna ad applicare l'accordo TRIP entro e non oltre tre anni dall'entrata in vigore della presente decisione.2. Per quanto riguarda la portata, il livello di protezione e l'applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale tra le parti, le disposizioni dell'accordo TRIP si applicano dopo la sua entrata in vigore per entrambe le parti sempre che la decisione non contenga norme specifiche al riguardo.Articolo 2La Turchia continua a migliorare l'effettiva protezione dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale al fine di garantire un livello di protezione equivalente a quello esistente nella Comunità europea e prende le misure necessarie per far rispettare tali diritti. A tal fine, si applicano gli articoli seguenti.Articolo 3Prima che entri in vigore la presente decisione, la Turchia aderisce alle seguenti convenzioni multilaterali sui diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale:- atto di Parigi (1971) della convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche;- convenzione di Roma (1961) relativa alla protezione degli artisti, interpreti o esecutori, dei produttori di fonogrammi e degli organismi di radiodiffusione;- atto di Stoccolma (1967) della convenzione di Parigi per la protezione della proprietà industriale (modificato nel 1979);- accordo di Nizza sulla classificazione internazionale dei beni e dei servizi ai fini del marchio registrato (atto di Ginevra, 1977, modificato nel 1979);- trattato sulla cooperazione in materia di brevetti (PCT, 1970, emendato nel 1979 e modificato nel 1984).Articolo 4Prima che entri in vigore la presente decisione, la Turchia adotta, nei seguenti settori, una legislazione nazionale equivalente a quella in vigore nella Comunità o nei suoi Stati membri.1) Legislazione sul diritto d'autore e sui diritti connessi, che prevede:- modalità di protezione in conformità della direttiva 93/98/CEE del Consiglio (GU n. L 290 del 24. 11. 1993);- la tutela dei diritti connessi in conformità della direttiva 92/100/CEE del Consiglio (GU n. L 346 del 27. 11. 1992);- la tutela del diritto di noleggio e di prestito in conformità della direttiva 92/100/CEE del Consiglio (GU n. L 346 del 27. 11. 1992);- la tutela dei programmi per elaboratore come opere letterarie in conformità della direttiva 91/250/CEE del Consiglio (GU n. L 122 del 17. 5. 1991).2) La legislazione in materia di brevetti, che prevede in particolare:- norme almeno equivalenti a quelle del TRIP per quanto riguarda le licenze obbligatorie;- la brevettabilità di tutte le invenzioni, esclusi i prodotti e i processi farmaceutici per la salute degli uomini e degli animali, ma compresi i prodotti e i processi agrochimici (1);- come validità del brevetto: 20 anni dalla data di presentazione del dossier.3) Legislazione sui marchi commerciali e di servizi in conformità della direttiva 89/104/CEE del Consiglio (GU n. L 40 dell'11. 2. 1989).4) Legislazione sui disegni industriali, compresa in particolare la tutela dei disegni dei prodotti tessili (2).5) Tutela delle indicazioni geografiche, comprese le denominazioni d'origine, in conformità della normativa della CE (3).6) Legislazione sui controlli alle frontiere contro le violazioni dei DPI (compresi perlomeno i marchi commerciali, il diritto d'autore e i diritti connessi e i diritti di disegno), in conformità del regolamento (CEE) n. 3842/86 del Consiglio (GU n. L 357 del 18. 12. 1986) (4).Articolo 5Fatto salvo l'articolo 1, paragrafo 1, secondo comma, per un'efficace gestione e applicazione dei diritti di proprietà intellettuale la Turchia s'impegna a prendere, prima dell'entrata in vigore della presente decisione, tutte le misure necessarie per adempiere ai suoi obblighi in conformità della parte III dell'accordo TRIP.Fatto salvo l'articolo 1, paragrafo 1, secondo comma, la Turchia s'impegna altresì a prendere, prima dell'entrata in vigore della presente decisione, tutte le misure necessarie per adempiere ai suoi obblighi in conformità della parte II, sezione 4 (articoli 25 e 26) dell'accordo TRIP.Articolo 6Entro due anni dall'entrata in vigore della presente decisione, la Turchia adotta una nuova legislazione, o rivede quella esistente, onde garantire la brevettabilità dei prodotti e dei processi farmaceutici per il 1° gennaio 1999.Articolo 7Entro tre anni dall'entrata in vigore della presente decisione, la Turchia:1) aderisce alle seguenti convenzioni sulla proprietà intellettuale, industriale e commerciale di cui la CE o gli Stati membri sono parti:- protocollo all'accordo di Madrid per la registrazione internazionale dei marchi (1989);- trattato di Budapest sul riconoscimento internazionale del deposito di microrganismi agli effetti della procedura brevettuale (1977, modificato nel 1980);- convenzione internazionale per la protezione dei ritrovati vegetali (UPOV, atto di Ginevra del 1991).2) Allinea totalmente la sua legislazione nazionale a quella della CE:- in materia di diritto d'autore e di diritti connessi:- legislazione in materia di diritto d'autore e di diritti connessi applicabile alle opere ritrasmesse via cavo o via satellite in conformità della direttiva 93/83/CEE del Consiglio (GU n. L 248 del 6. 10. 1993);- protezione delle banche di dati (5);- in materia di proprietà industriale:- tutela delle topografie di prodotti a semiconduttori in conformità della direttiva 87/54/CEE del Consiglio (GU n. L 24 del 27. 1. 1987);- protezione dell'informazione sul know-how e legislazione sul segreto commerciale in conformità della legislazione degli Stati membri;- protezione dei diritti in materia di ritrovati vegetali (6).Articolo 8Il Consiglio di associazione può decidere che gli articoli 3-7 possono applicarsi anche ad altre convenzioni multilaterali o ad altri settori della legislazione in materia di DPI.Articolo 9Il comitato misto dell'unione doganale sorveglierà l'applicazione delle disposizioni della presente decisione in materia di DPI e svolgerà gli altri compiti eventualmente assegnatigli dal consiglio di associazione. Il comitato formulerà raccomandazioni al consiglio di associazione compresa, eventualmente, la creazione di un sottocomitato per i DPI.Articolo 101. Le parti decidono che, ai fini della presente decisione, la proprietà intellettuale, industriale e commerciale comprende il diritto d'autore, anche per i programmi informatici, e i diritti connessi, i brevetti, i disegni industriali, le indicazioni geografiche, comprese le denominazioni d'origine, i marchi commerciali e i marchi di servizi, le topografie dei circuiti integrati e la protezione contro la concorrenza sleale ai sensi dell'articolo 10 bis della convenzione di Parigi per la protezione della proprietà industriale, nonché la protezione delle informazioni riservate sul know-how.2. La presente decisione non prevede la scadenza dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale applicati nelle relazioni commerciali tra le parti a norma della presente decisione.(1) Pro memoria: proposta di direttiva del Consiglio sulla protezione delle invenzioni biotecnologiche (GU n. C 44 del 16. 2. 1993).(2) Pro memoria: proposta di direttiva del Consiglio sul disegno comunitario.(3) L'elenco dei regolamenti in questione sarà trasmesso alla Commissione.(4) Pro memoria: proposta di regolamento che modifica il regolamento suddetto (GU n. C 238 del 29. 9. 1993).(5) Vedi proposta di direttiva del Consiglio relativa alla tutela giuridica delle banche di dati (GU n. C 156 del 23. 6. 1992).(6) Vedi proposta modificata di regolamento (CEE) del Consiglio concernente la privativa comunitaria per i ritrovati vegetali (GU n. C 113 del 23. 4. 1993).ALLEGATO 9 Elenco dei comitati di cui all'articolo 60 Comitato della nomenclaturaComitato del codice doganaleComitato delle statistiche del commercio esteroALLEGATO 10 relativo ai regimi autonomi e agli accordi preferenziali di cui all'articolo 16 1. I regimi autonomi di cui all'articolo 16 sono:- il sistema delle preferenze generalizzate;- il regime per le merci originarie dei territori occupati;- il regime per le merci originarie di Ceuta o Melilla;- il regime per le merci originarie delle Repubbliche di Bosnia-Erzegovina, Croazia e Slovenia e del territorio dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia.2. Gli accordi preferenziali di cui all'articolo 16 sono:- gli accordi europei con la Bulgaria, l'Ungheria, la Polonia, la Romania, la Slovacchia e la Repubblica ceca;- l'accordo di libero scambio con le Isole Faerøer;- gli accordi di associazione con Cipro e Malta;- gli accordi di libero scambio con l'Estonia, la Lettonia e la Lituania;- l'accordo con Israele;- gli accordi con l'Algeria, il Marocco e la Tunisia;- gli accordi con l'Egitto, la Giordania, il Libano e la Siria;- la convenzione con gli Stati ACP;- l'accordo di libero scambio con la Svizzera e il Liechtenstein;- l'accordo sullo Spazio economico europeo.ACCORDO sotto forma di scambio di lettere relativo alle isole Canarie (96/143/CE) A. Lettera della Comunità europea Signor Presidente,in occasione dell'adozione della decisione del consiglio di associazione CE-Turchia, relativa all'istituzione della fase definitiva dell'unione doganale, le parti hanno convenuto che le disposizioni di detta decisione lasciano impregiudicate le disposizioni del regolamento (CEE) n. 1911/91 del Consiglio, del 26 giugno 1991, relativo all'applicazione delle disposizioni del diritto comunitario alle isole Canarie.Le sarei grato se volesse confermare l'accordo del governo della Repubblica di Turchia sul contenuto della presente lettera.La prego di credere, Signor Presidente, ai sensi della mia più alta considerazione.F. J. ELORZA CAVENGTPresidente della delegazione della Comunità europeaB. Lettera della delegazione turca Signor Presidente,con la Sua lettera in data 22 dicembre 1995 mi ha fatto la seguente comunicazione:«In occasione dell'adozione della decisione del consiglio di associazione CE-Turchia, relativa all'istituzione della fase definitiva dell'unione doganale, le parti hanno convenuto che le disposizioni di detta decisione lasciano impregiudicate le disposizioni del regolamento (CEE) n. 1911/91 del Consiglio, del 26 giugno 1991, relativo all'applicazione delle disposizioni del diritto comunitario alle isole Canarie.Le sarei grato se volesse confermare l'accordo del governo della Repubblica di Turchia sul contenuto della presente lettera.»Mi pregio di confermarLe l'accordo del mio governo sul contenuto della lettera in questione.La prego di credere, Signor Presidente, ai sensi della mia più alta considerazione.U. ÖZÜLKERPresidente della delegazione turca
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Unione doganale dell’UE con la Turchia
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Essa definisce le norme per l’attuazione della fase finale dell’unione doganale tra l’Unione europea (UE) e la Turchia. Si tratta della prima unione doganale sostanziale funzionante con un paese extra UE.
PUNTI CHIAVE
Che cosa richiede l’Unione doganale?
La Turchia promette di adottare la tariffa doganale comune (TDC) dell’UE per la maggior parte dei prodotti industriali e componenti industriali di prodotti agricoli trasformati.
Nelle sue relazioni con i paesi extra UE, la Turchia si è impegnata ad applicare regole e ad attuare misure che sono molto simili a quelle della politica commerciale dell’UE.
Libera concorrenza - La Turchia deve garantire che le sue norme in materia di concorrenza siano compatibili con quelle dell’UE e che tali norme siano applicate in modo efficace.
Entrambe le parti si sono impegnate a rimuovere reciprocamente tutti i dazi doganali, le restrizioni quantitative* (insieme a misure di effetto equivalente) e le tasse sul commercio di prodotti industriali.
Ulteriori sviluppi
La Commissione europea ha pubblicato una tabella di marcia nel 2015 allo scopo di avviare i preparativi per modernizzare l’Unione doganale UE-Turchia. Essa fornisce una panoramica delle possibili opzioni per migliorare le relazioni commerciali bilaterali e per aggiornare l’unione doganale.
Nel dicembre 2016 la Commissione ha adottato la raccomandazione al Consiglio sulle direttive di negoziato per la modernizzazione dell’unione doganale con la Turchia.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
È in vigore dal 31 dicembre 1995.
CONTESTO
Per maggiori informazioni, consultare:
«Turchia» sul sito Internet della Commissione europea.
* PUNTI CHIAVE
Restrizioni quantitative: limiti specifici di quantità o valore dei beni che possono essere importati (o esportati) nel corso di un certo periodo di tempo.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione n. 1/95 del Consiglio di associazione CE-Turchia, del 22 dicembre 1995, relativa all’attuazione della fase finale dell’unione doganale (GU L 35 del 13.2.1996, pag. 1-46) |
Ufficio europeo per la lotta antifrode
L’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) svolge indagini sulla corruzione e su gravi irregolarità all’interno delle istituzioni dell’Unione europea (UE), nonché frodi a danno del bilancio dell’UE. Aiuta anche a sviluppare una politica antifrode dell’UE.
ATTI
Decisione della Commissione 1999/352/CE, CECA, Euratom del 28 aprile 1999 che istituisce l’Ufficio europeo di lotta antifrode (OLAF).
SINTESI
COSA FA LA PRESENTE DECISIONE?
La decisione originaria (1999/352/CE, CECA, Euratom) ha creato l’OLAF nel 1999. Essa definiva i compiti, le responsabilità, la struttura e le modalità di funzionamento dell’OLAF. Una successiva revisione nel 2013 gli ha permesso di lavorare in modo più efficiente ed efficace, in particolare con le organizzazioni esterne.
PUNTI CHIAVE
La frode è un atto deliberato di inganno destinato al guadagno personale o a provocare una perdita ad un’altra parte. A livello europeo, questa perdita può derivare da un pagamento illecito di fondi provenienti dal bilancio comunitario o omettendo di trasmettere entrate dovute al bilancio comunitario, come dazi doganali, prelievi agricoli e contributi zucchero.
L’OLAF avvia indagini:
all’interno delle istituzioni e degli organismi dell’UE per individuare frodi, corruzione e ogni altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari dell’UE, nonché fatti gravi, connessi all’esercizio di attività professionali che non ledono gli interessi finanziari dell’UE;
al di fuori delle istituzioni e degli organi comunitari, per individuare frodi o altri comportamenti irregolari da parte di persone o organizzazioni. Questi possono coinvolgere le autorità dei paesi dell’UE (e occasionalmente quelli di paesi terzi).
Il direttore generale dell’OLAF è nominato per sette anni (non rinnovabile).
Il comitato di vigilanza dell’OLAF monitora il suo lavoro, cerca di rafforzare la sua indipendenza e controlla l’applicazione delle garanzie procedurali.
L’OLAF è soggetto alla normativa UE sulla protezione dei dati delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari.
L’OLAF è un servizio amministrativo e investigativo. Può solo raccomandare le azioni da intraprendere da parte delle autorità europee o nazionali, a seguito delle sue indagini.
Il programma Hercule III contribuisce a finanziare molti dei progetti dei paesi dell’UE, aiutandoli a combattere le attività criminali contro il bilancio dell’UE. Gli esempi includono il finanziamento per l’acquisto di scanner e altre apparecchiature tecniche in aeroporti e porti, nonché per attività di formazione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA PRESENTE DECISIONE?
Dal 28 aprile 1999.
CONTESTO
La decisione 1999/352/CE, CECA, Euratom (e sue successive modifiche) riguarda la creazione dell’OLAF. Essa è integrata dal regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 che definisce il ruolo e il mandato dell’OLAF, e da un accordo interistituzionale che riguarda specificamente le indagini nelle istituzioni dell’UE.
Per ulteriori informazioni, consultare il sito Internet dell’OLAF.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Decisione 1999/352/CE, CECA, Euratom
28.4.1999
-
GU L 136 del 31.5.1999, pag. 20-22
Atti modificatori
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Decisione 2013/478/UE
1.10.2013
-
GU L 257 del 28.9.2013, pag. 19-20
Decisione (UE) 2015/512
27.3.2015
-
GU L 81 del 26.3.2015, pag. 4
ATTI COLLEGATI
Regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 settembre 2013, relativo alle indagini svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e che abroga il regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (Euratom) n. 1074/1999 del Consiglio (GU L 248 del 18.9.2013, pag. 1-22).
Accordo interistituzionale del 25 maggio 1999 tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione delle Comunità europee relativo alle indagini interne svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (GU L 136 del 31.5.1999, pag. 15-19). | 1999/352/CE, CECA, Euratom: Decisione della Commissione, del 28 aprile 1999, che istituisce l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) [notificata con il numero SEC(1999) 802]
Gazzetta ufficiale n. L 136 del 31/05/1999 pag. 0020 - 0022
DECISIONE DELLA COMMISSIONEdel 28 aprile 1999che istituisce l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF)[notificata con il numero SEC(1999) 802](1999/352/CE, CECA, Euratom)LA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 162,visto il trattato che istituisce la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, in particolare l'articolo 16,visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 131,(1) considerando che le istituzioni e gli Stati membri attribuiscono grande importanza alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità ed alla lotta contro le frodi e le altre attività illecite lesive degli interessi finanziari comunitari; che l'importanza di tale azione è confermata dall'articolo 209A del trattato CE, dall'articolo 78 decimo del trattato CECA, dall'articolo 183A del trattato CEEA, nonché dall'articolo 280 del trattato CE introdotto dal trattato di Amsterdam;(2) considerando che è necessario utilizzare tutti i mezzi disponibili per raggiungere tali obiettivi, con particolare riguardo alla funzione d'indagine attribuita a livello comunitario, pur conservando la ripartizione e l'equilibrio attuali delle responsabilità attualmente esistenti tra il livello nazionale e il livello comunitario;(3) considerando che il compito di svolgere indagini amministrative a tutela degli interessi finanziari delle Comunità era sinora affidato alla "Task Force coordinamento della lotta antifrode", subentrata all'Unità di coordinamento della lotta antifrode (UCLAF);(4) considerando che per rendere più efficace la lotta contro la frode e le altre attività illecite lesive degli interessi finanziari delle Comunità è necessario istituire un Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (in prosieguo: "l'Ufficio"), il quale dovrà svolgere la funzione d'indagine in piena indipendenza;(5) considerando che l'indipendenza del direttore dell'Ufficio e il ruolo del comitato di vigilanza come definiti dalla presente decisione e dai regolamenti (CE) ed (Euratom), relativi alle indagini svolte dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode, sono intesi ad assicurare l'esercizio efficace della funzione d'indagine dell'Ufficio senza interferire con gli altri compiti ad esso spettanti, come quelli connessi alle prerogative della Commissione, segnatamente in materia legislativa;(6) considerando che, oltre alla tutela degli interessi finanziari della Comunità, l'Ufficio è responsabile per tutte le attività connesse alla tutela degli interessi comunitari contro comportamenti irregolari perseguibili in sede amministrativa o penale;(7) considerando che la definizione delle funzioni dell'Ufficio deve implicare il trasferimento al medesimo delle attribuzioni precedentemente esercitate dalla "Task Force coordinamento della lotta antifrode", in particolare quelle inerenti alla preparazione delle disposizioni legislative e regolamentari nei settori di attività dell'Ufficio, compresi i provvedimenti contemplati dal Titolo VI del trattato sull'Unione europea,DECIDE:Articolo 1Istituzione dell'UfficioÈ istituito l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (in prosieguo: "l'Ufficio"). L'Ufficio sostituisce la "Task force coordinamento della lotta antifrode" e subentra integralmente nelle sue attribuzioni.Articolo 2Funzioni dell'Ufficio1. L'Ufficio esercita le competenze della Commissione in materia di indagini amministrative esterne al fine di intensificare la lotta contro la frode, la corruzione e qualsiasi altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari delle Comunità, nonché ai fini della lotta contro le frodi inerenti a qualsiasi fatto o atto compiuto in violazione di disposizioni comunitarie.L'Ufficio ha il compito di svolgere indagini amministrative interne miranti a quanto segue:a) lottare contro la frode, la corruzione e qualsiasi altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari delle Comunità,b) ricercare i fatti gravi, connessi con l'esercizio di attività professionali, che possano costituire un inadempimento degli obblighi dei funzionari ed agenti delle Comunità perseguibile in sede disciplinare o penale o che possano costituire inadempimento degli obblighi analoghi incombenti ai membri delle istituzioni e organi, dei dirigenti degli organismi o del personale delle istituzioni, degli organi e degli organismi cui non si applica lo statuto dei funzionari delle Comunità europee o il regime applicabile agli altri agenti.L'Ufficio esercita le relative competenze della Commissione, come definite dalle disposizioni dei trattati, nell'ambito, nei limiti e secondo le modalità da questi definiti.All'Ufficio possono essere affidate, dalla Commissione nonché dagli altri organismi, organi e istituzioni, missioni di indagine in altri settori.2. L'Ufficio apporta il contributo della Commissione alla cooperazione con gli Stati membri nel campo della lotta contro la frode.3. L'Ufficio ha il compito di predisporre la strategia della lotta contro la frode come definita al paragrafo 1.4. L'Ufficio ha il compito di preparare le iniziative legislative e regolamentari della Commissione per il conseguimento degli obiettivi della lotta contro le frodi di cui al paragrafo 1.5. L'Ufficio ha il compito di eseguire tutte le altre attività operative della Commissione in materia di lotta contro la frode come definita al paragrafo 1 e in particolare di quanto segue:a) apprestare le infrastrutture necessarie,b) raccogliere e utilizzare le informazioni,c) prestare assistenza tecnica, in particolare in materia di formazione, alle altre istituzioni, organi ed organismi, nonché alle autorità nazionali competenti.6. L'Ufficio è l'interlocutore diretto delle autorità giudiziarie e delle autorità di polizia.7. L'Ufficio rappresenta la Commissione, al livello dei servizi, nelle sedi competenti, per i settori contemplati dal presente articolo.Articolo 3Indipendenza nell'esercizio della funzione d'indagineL'Ufficio esercita in piena indipendenza i poteri d'indagine di cui all'articolo 2, paragrafo 1. Nell'esercizio delle sue competenze, il direttore dell'Ufficio non sollecita né accetta istruzioni dalla Commissione, da governi, da altre istituzioni o da organi od organismi.Articolo 4Comitato di vigilanzaÈ istituito un comitato di vigilanza la cui composizione e le cui competenze sono determinate dal legislatore comunitario. Il comitato esercita un controllo regolare sull'esercizio della funzione d'indagine dell'Ufficio.Articolo 5Direttore1. L'Ufficio è posto sotto la direzione di un direttore nominato dalla Commissione, di concerto con il Parlamento europeo e col Consiglio, per un periodo di cinque anni, rinnovabile una sola volta. Per la nomina del direttore, la Commissione, previo parere favorevole del comitato di vigilanza, costituisce un elenco dei candidati in possesso dei requisiti prescritti in un invito a presentare candidature il quale, se del caso, sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Il direttore è responsabile dello svolgimento delle indagini.2. La Commissione esercita nei confronti del direttore i poteri spettanti all'autorità che ha il potere di nomina. I provvedimenti in forza degli articoli 87, 88 e 90 dello statuto dei funzionari delle Comunità europee sono adottati con decisione motivata della Commissione, sentito il comitato di vigilanza. La decisione viene comunicata per conoscenza al Parlamento europeo ed al Consiglio.Articolo 6Organizzazione dell'Ufficio1. Nei confronti del personale dell'Ufficio il direttore esercita i poteri conferiti dallo statuto dei funzionari delle Comunità europee all'autorità che ha il potere di nomina e dal regime applicabile agli altri agenti di tali Comunità all'autorità competente per concludere i contratti d'assunzione. Il direttore è autorizzato a delegare i propri poteri. Nell'osservanza dello statuto e del regime applicabile agli altri agenti, il direttore stabilisce le condizioni e le modalità delle assunzioni e segnatamente quelle relative alla durata e al rinnovo dei contratti.2. II direttore, sentito il comitato di vigilanza, comunica tempestivamente al direttore generale del bilancio un progetto preliminare di bilancio da iscrivere nella linea particolare del bilancio generale annuale relativo all'Ufficio.3. Il direttore è l'ordinatore per l'esecuzione della linea di bilancio particolare della parte A del bilancio relativa all'Ufficio. Il direttore è autorizzato a delegare i propri poteri.4. Le decisioni della Commissione relative alla propria organizzazione interna si applicano all'Ufficio in quanto compatibili con le disposizioni del legislatore comunitario riguardanti l'Ufficio stesso, nonché con la presente decisione e le sue modalità d'applicazione.Articolo 7Decorrenza d'efficaciaLa presente decisione ha effetto dal giorno dell'entrata in vigore del regolamento (CE) del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle indagini svolte dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode. Fino al primo giorno del mese successivo alla nomina del direttore dell'Ufficio, il direttore della "Task force, coordinamento della lotta antifrode" svolge i compiti di ordinaria amministrazione dell'Ufficio.Fatto a Bruxelles, il 28 aprile 1999.Per la CommissioneIl PresidenteJacques SANTER
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | 1999/352/CE, CECA, Euratom: Decisione della Commissione, del 28 aprile 1999, che istituisce l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) [notificata con il numero SEC(1999) 802]
Gazzetta ufficiale n. L 136 del 31/05/1999 pag. 0020 - 0022
DECISIONE DELLA COMMISSIONEdel 28 aprile 1999che istituisce l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF)[notificata con il numero SEC(1999) 802](1999/352/CE, CECA, Euratom)LA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 162,visto il trattato che istituisce la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, in particolare l'articolo 16,visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 131,(1) considerando che le istituzioni e gli Stati membri attribuiscono grande importanza alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità ed alla lotta contro le frodi e le altre attività illecite lesive degli interessi finanziari comunitari; che l'importanza di tale azione è confermata dall'articolo 209A del trattato CE, dall'articolo 78 decimo del trattato CECA, dall'articolo 183A del trattato CEEA, nonché dall'articolo 280 del trattato CE introdotto dal trattato di Amsterdam;(2) considerando che è necessario utilizzare tutti i mezzi disponibili per raggiungere tali obiettivi, con particolare riguardo alla funzione d'indagine attribuita a livello comunitario, pur conservando la ripartizione e l'equilibrio attuali delle responsabilità attualmente esistenti tra il livello nazionale e il livello comunitario;(3) considerando che il compito di svolgere indagini amministrative a tutela degli interessi finanziari delle Comunità era sinora affidato alla "Task Force coordinamento della lotta antifrode", subentrata all'Unità di coordinamento della lotta antifrode (UCLAF);(4) considerando che per rendere più efficace la lotta contro la frode e le altre attività illecite lesive degli interessi finanziari delle Comunità è necessario istituire un Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (in prosieguo: "l'Ufficio"), il quale dovrà svolgere la funzione d'indagine in piena indipendenza;(5) considerando che l'indipendenza del direttore dell'Ufficio e il ruolo del comitato di vigilanza come definiti dalla presente decisione e dai regolamenti (CE) ed (Euratom), relativi alle indagini svolte dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode, sono intesi ad assicurare l'esercizio efficace della funzione d'indagine dell'Ufficio senza interferire con gli altri compiti ad esso spettanti, come quelli connessi alle prerogative della Commissione, segnatamente in materia legislativa;(6) considerando che, oltre alla tutela degli interessi finanziari della Comunità, l'Ufficio è responsabile per tutte le attività connesse alla tutela degli interessi comunitari contro comportamenti irregolari perseguibili in sede amministrativa o penale;(7) considerando che la definizione delle funzioni dell'Ufficio deve implicare il trasferimento al medesimo delle attribuzioni precedentemente esercitate dalla "Task Force coordinamento della lotta antifrode", in particolare quelle inerenti alla preparazione delle disposizioni legislative e regolamentari nei settori di attività dell'Ufficio, compresi i provvedimenti contemplati dal Titolo VI del trattato sull'Unione europea,DECIDE:Articolo 1Istituzione dell'UfficioÈ istituito l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (in prosieguo: "l'Ufficio"). L'Ufficio sostituisce la "Task force coordinamento della lotta antifrode" e subentra integralmente nelle sue attribuzioni.Articolo 2Funzioni dell'Ufficio1. L'Ufficio esercita le competenze della Commissione in materia di indagini amministrative esterne al fine di intensificare la lotta contro la frode, la corruzione e qualsiasi altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari delle Comunità, nonché ai fini della lotta contro le frodi inerenti a qualsiasi fatto o atto compiuto in violazione di disposizioni comunitarie.L'Ufficio ha il compito di svolgere indagini amministrative interne miranti a quanto segue:a) lottare contro la frode, la corruzione e qualsiasi altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari delle Comunità,b) ricercare i fatti gravi, connessi con l'esercizio di attività professionali, che possano costituire un inadempimento degli obblighi dei funzionari ed agenti delle Comunità perseguibile in sede disciplinare o penale o che possano costituire inadempimento degli obblighi analoghi incombenti ai membri delle istituzioni e organi, dei dirigenti degli organismi o del personale delle istituzioni, degli organi e degli organismi cui non si applica lo statuto dei funzionari delle Comunità europee o il regime applicabile agli altri agenti.L'Ufficio esercita le relative competenze della Commissione, come definite dalle disposizioni dei trattati, nell'ambito, nei limiti e secondo le modalità da questi definiti.All'Ufficio possono essere affidate, dalla Commissione nonché dagli altri organismi, organi e istituzioni, missioni di indagine in altri settori.2. L'Ufficio apporta il contributo della Commissione alla cooperazione con gli Stati membri nel campo della lotta contro la frode.3. L'Ufficio ha il compito di predisporre la strategia della lotta contro la frode come definita al paragrafo 1.4. L'Ufficio ha il compito di preparare le iniziative legislative e regolamentari della Commissione per il conseguimento degli obiettivi della lotta contro le frodi di cui al paragrafo 1.5. L'Ufficio ha il compito di eseguire tutte le altre attività operative della Commissione in materia di lotta contro la frode come definita al paragrafo 1 e in particolare di quanto segue:a) apprestare le infrastrutture necessarie,b) raccogliere e utilizzare le informazioni,c) prestare assistenza tecnica, in particolare in materia di formazione, alle altre istituzioni, organi ed organismi, nonché alle autorità nazionali competenti.6. L'Ufficio è l'interlocutore diretto delle autorità giudiziarie e delle autorità di polizia.7. L'Ufficio rappresenta la Commissione, al livello dei servizi, nelle sedi competenti, per i settori contemplati dal presente articolo.Articolo 3Indipendenza nell'esercizio della funzione d'indagineL'Ufficio esercita in piena indipendenza i poteri d'indagine di cui all'articolo 2, paragrafo 1. Nell'esercizio delle sue competenze, il direttore dell'Ufficio non sollecita né accetta istruzioni dalla Commissione, da governi, da altre istituzioni o da organi od organismi.Articolo 4Comitato di vigilanzaÈ istituito un comitato di vigilanza la cui composizione e le cui competenze sono determinate dal legislatore comunitario. Il comitato esercita un controllo regolare sull'esercizio della funzione d'indagine dell'Ufficio.Articolo 5Direttore1. L'Ufficio è posto sotto la direzione di un direttore nominato dalla Commissione, di concerto con il Parlamento europeo e col Consiglio, per un periodo di cinque anni, rinnovabile una sola volta. Per la nomina del direttore, la Commissione, previo parere favorevole del comitato di vigilanza, costituisce un elenco dei candidati in possesso dei requisiti prescritti in un invito a presentare candidature il quale, se del caso, sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Il direttore è responsabile dello svolgimento delle indagini.2. La Commissione esercita nei confronti del direttore i poteri spettanti all'autorità che ha il potere di nomina. I provvedimenti in forza degli articoli 87, 88 e 90 dello statuto dei funzionari delle Comunità europee sono adottati con decisione motivata della Commissione, sentito il comitato di vigilanza. La decisione viene comunicata per conoscenza al Parlamento europeo ed al Consiglio.Articolo 6Organizzazione dell'Ufficio1. Nei confronti del personale dell'Ufficio il direttore esercita i poteri conferiti dallo statuto dei funzionari delle Comunità europee all'autorità che ha il potere di nomina e dal regime applicabile agli altri agenti di tali Comunità all'autorità competente per concludere i contratti d'assunzione. Il direttore è autorizzato a delegare i propri poteri. Nell'osservanza dello statuto e del regime applicabile agli altri agenti, il direttore stabilisce le condizioni e le modalità delle assunzioni e segnatamente quelle relative alla durata e al rinnovo dei contratti.2. II direttore, sentito il comitato di vigilanza, comunica tempestivamente al direttore generale del bilancio un progetto preliminare di bilancio da iscrivere nella linea particolare del bilancio generale annuale relativo all'Ufficio.3. Il direttore è l'ordinatore per l'esecuzione della linea di bilancio particolare della parte A del bilancio relativa all'Ufficio. Il direttore è autorizzato a delegare i propri poteri.4. Le decisioni della Commissione relative alla propria organizzazione interna si applicano all'Ufficio in quanto compatibili con le disposizioni del legislatore comunitario riguardanti l'Ufficio stesso, nonché con la presente decisione e le sue modalità d'applicazione.Articolo 7Decorrenza d'efficaciaLa presente decisione ha effetto dal giorno dell'entrata in vigore del regolamento (CE) del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle indagini svolte dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode. Fino al primo giorno del mese successivo alla nomina del direttore dell'Ufficio, il direttore della "Task force, coordinamento della lotta antifrode" svolge i compiti di ordinaria amministrazione dell'Ufficio.Fatto a Bruxelles, il 28 aprile 1999.Per la CommissioneIl PresidenteJacques SANTER
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Ufficio europeo per la lotta antifrode
L’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) svolge indagini sulla corruzione e su gravi irregolarità all’interno delle istituzioni dell’Unione europea (UE), nonché frodi a danno del bilancio dell’UE. Aiuta anche a sviluppare una politica antifrode dell’UE.
ATTI
Decisione della Commissione 1999/352/CE, CECA, Euratom del 28 aprile 1999 che istituisce l’Ufficio europeo di lotta antifrode (OLAF).
SINTESI
COSA FA LA PRESENTE DECISIONE?
La decisione originaria (1999/352/CE, CECA, Euratom) ha creato l’OLAF nel 1999. Essa definiva i compiti, le responsabilità, la struttura e le modalità di funzionamento dell’OLAF. Una successiva revisione nel 2013 gli ha permesso di lavorare in modo più efficiente ed efficace, in particolare con le organizzazioni esterne.
PUNTI CHIAVE
La frode è un atto deliberato di inganno destinato al guadagno personale o a provocare una perdita ad un’altra parte. A livello europeo, questa perdita può derivare da un pagamento illecito di fondi provenienti dal bilancio comunitario o omettendo di trasmettere entrate dovute al bilancio comunitario, come dazi doganali, prelievi agricoli e contributi zucchero.
L’OLAF avvia indagini:
all’interno delle istituzioni e degli organismi dell’UE per individuare frodi, corruzione e ogni altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari dell’UE, nonché fatti gravi, connessi all’esercizio di attività professionali che non ledono gli interessi finanziari dell’UE;
al di fuori delle istituzioni e degli organi comunitari, per individuare frodi o altri comportamenti irregolari da parte di persone o organizzazioni. Questi possono coinvolgere le autorità dei paesi dell’UE (e occasionalmente quelli di paesi terzi).
Il direttore generale dell’OLAF è nominato per sette anni (non rinnovabile).
Il comitato di vigilanza dell’OLAF monitora il suo lavoro, cerca di rafforzare la sua indipendenza e controlla l’applicazione delle garanzie procedurali.
L’OLAF è soggetto alla normativa UE sulla protezione dei dati delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari.
L’OLAF è un servizio amministrativo e investigativo. Può solo raccomandare le azioni da intraprendere da parte delle autorità europee o nazionali, a seguito delle sue indagini.
Il programma Hercule III contribuisce a finanziare molti dei progetti dei paesi dell’UE, aiutandoli a combattere le attività criminali contro il bilancio dell’UE. Gli esempi includono il finanziamento per l’acquisto di scanner e altre apparecchiature tecniche in aeroporti e porti, nonché per attività di formazione.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA PRESENTE DECISIONE?
Dal 28 aprile 1999.
CONTESTO
La decisione 1999/352/CE, CECA, Euratom (e sue successive modifiche) riguarda la creazione dell’OLAF. Essa è integrata dal regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 che definisce il ruolo e il mandato dell’OLAF, e da un accordo interistituzionale che riguarda specificamente le indagini nelle istituzioni dell’UE.
Per ulteriori informazioni, consultare il sito Internet dell’OLAF.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Decisione 1999/352/CE, CECA, Euratom
28.4.1999
-
GU L 136 del 31.5.1999, pag. 20-22
Atti modificatori
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Decisione 2013/478/UE
1.10.2013
-
GU L 257 del 28.9.2013, pag. 19-20
Decisione (UE) 2015/512
27.3.2015
-
GU L 81 del 26.3.2015, pag. 4
ATTI COLLEGATI
Regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 settembre 2013, relativo alle indagini svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e che abroga il regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (Euratom) n. 1074/1999 del Consiglio (GU L 248 del 18.9.2013, pag. 1-22).
Accordo interistituzionale del 25 maggio 1999 tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione delle Comunità europee relativo alle indagini interne svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (GU L 136 del 31.5.1999, pag. 15-19). |
Requisiti per i bilanci dei paesi dell’area dell’euro
SINTESI
COSA FA LA DIRETTIVA?
Stabilisce norme dettagliate per i bilanci nazionali. Queste sono necessarie per garantire che i governi dell’Unione europea (UE) rispettino i requisiti di unione economica e monetaria e non abbiano disavanzi eccessivi.
PUNTI CHIAVE
I governi dell’UE devono:
—
essere dotati di sistemi di contabilità pubblica che coprono in modo completo tutte le aree di entrata e di spesa e sono sottoposti a un controllo interno e audit indipendenti;
—
rendere disponibili al pubblico i dati fiscali (quelli per il governo centrale e per il settore della previdenza sociale devono essere forniti mensilmente e quelli per il governo locale trimestralmente);
—
garantire che la loro programmazione di bilancio si basi su realistiche previsioni macroeconomiche e di bilancio che utilizzano le informazioni più aggiornate, incluse le previsioni della Commissione europea e, se del caso, quelle di altri organismi indipendenti;
—
essere dotati di regole fiscali specifiche per garantire che il bilancio pubblico generale sia conforme alle normative europee, al fine di evitare eccessivi disavanzi o debiti pubblici. Organizzazioni indipendenti controllano attentamente il rispetto delle regole;
—
stabilire un credibile ed efficace quadro di bilancio a medio termine che includa un orizzonte di programmazione fiscale di tre anni. Questo contiene gli obiettivi di bilancio pluriennali, proiezioni delle principali voci di spesa e di entrata e la valutazione della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche;
—
garantire la coerenza e il coordinamento di tutte le norme e procedure contabili in tutte le aree di attività del governo.
Nella sua relazione 2014 sulla qualità dei dati finanziari nazionali, la Commissione ha constatato che i governi dell’Unione europea sono stati molto bravi a rispettare le scadenze di notifica, ma che la completezza delle tavole per i disavanzi eccessivi potrebbe essere migliorata.
CONTESTO
La direttiva è uno dei sei provvedimenti legislativi (noti come 6-pack) entrati in vigore il 13 dicembre 2011 e rafforza la governance fiscale ed economica dell’Unione europea.
È seguita dal 2-pack che migliora ulteriormente la sorveglianza dei bilanci nell’area dell’euro. Nel corso della procedura del semestre europeo, tutti i paesi che utilizzano l’euro devono presentare il proprio progetto di bilancio alla Commissione entro la metà di ottobre. Se la Commissione ritiene che questo potrebbe non soddisfare le norme in materia di moneta unica, può chiederne la revisione.
CONTESTO
Breve guida alla nuova governance di bilancio dell’UE
ATTO
Direttiva 2011/85 /UE del Consiglio, dell’8 novembre 2011, relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Direttiva 2011/85/UE
13.12.2011
31.12.2013
GU L 306 del 23.11.2011, pagg. 41-47
ATTI COLLEGATI
Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo: Verso l’applicazione di principi contabili armonizzati per il settore pubblico negli Stati membri — Idoneità degli IPSAS per gli Stati membri [COM(2013) 114 final del 6.3.2013].
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla qualità dei dati finanziari notificati dagli Stati membri nel 2013 [COM(2014) 122 final del 7.3.2014]. | DIRETTIVA 2011/85/UE DEL CONSIGLIO
dell’8 novembre 2011
relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 126, paragrafo 14, terzo comma,
vista la proposta della Commissione europea,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere della Banca centrale europea (2),
considerando quanto segue:
(1)
Occorre trarre insegnamenti dalle esperienze fatte durante il primo decennio dell’unione economica e monetaria. I recenti sviluppi economici hanno posto nuove sfide alla conduzione delle politiche di bilancio nell’Unione e hanno messo in evidenza in particolare la necessità di rafforzare la titolarità nazionale e di disporre di requisiti uniformi per quanto riguarda le regole e le procedure inerenti ai quadri di bilancio degli Stati membri. È in particolare necessario specificare che cosa debbono fare le autorità nazionali per rispettare le disposizioni del protocollo n. 12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi allegato al trattato sull’Unione europea (TUE) e al trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), in particolare l’articolo 3.
(2)
Le amministrazioni degli Stati membri e i loro sottosettori mantengono sistemi di contabilità pubblica che includono elementi come la registrazione delle operazioni contabili, il controllo interno, l’informativa finanziaria e l’audit. Tali sistemi dovrebbero essere distinti dai dati statistici, i quali riguardano i risultati delle finanze pubbliche basati sulle metodologie statistiche, e dalle previsioni o dalle azioni di formazione del bilancio, le quali riguardano le finanze pubbliche future.
(3)
L’esistenza di pratiche complete e affidabili in materia di contabilità pubblica per tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica è una condizione preliminare per la produzione di statistiche di elevata qualità che siano comparabili da uno Stato membro all’altro. Un controllo interno dovrebbe garantire che le norme in vigore siano applicate in tutto il sottosettore dell’amministrazione pubblica. Un audit indipendente eseguito da istituzioni pubbliche quali le Corti dei conti o da organismi privati di audit dovrebbe promuovere le migliori prassi internazionali.
(4)
La disponibilità dei dati di bilancio è fondamentale per il corretto funzionamento del quadro di sorveglianza dei bilanci dell’Unione. La disponibilità periodica di dati di bilancio aggiornati e affidabili è la chiave per un monitoraggio corretto e tempestivo che a sua volta consenta la pronta adozione di provvedimenti nel caso di un andamento imprevisto del bilancio. Un elemento cruciale per garantire la qualità dei dati di bilancio è la trasparenza, che presuppone che tali dati debbano essere periodicamente disponibili al pubblico.
(5)
Per quanto riguarda le statistiche, il regolamento (CE) n. 223/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 marzo 2009, sulle statistiche europee (3) ha istituito un quadro legislativo per la produzione di statistiche europee ai fini dell’elaborazione, dell’applicazione, del monitoraggio e della valutazione delle politiche dell’Unione. Tale regolamento ha altresì fissato i principi inerenti allo sviluppo, alla produzione e alla diffusione di statistiche europee, vale a dire indipendenza professionale, imparzialità, obiettività, affidabilità, segreto statistico e favorevole rapporto costi-benefici, fornendo definizioni precise di ciascuno di questi principi. Il regolamento (CE) n. 479/2009 del Consiglio, del 25 maggio 2009, relativo all’applicazione del protocollo sulla procedura per i disavanzi eccessivi, allegato al trattato che istituisce la Comunità europea (4) ha rafforzato il potere della Commissione di verificare i dati statistici utilizzati per la procedura per i disavanzi eccessivi.
(6)
Le definizioni dei termini «pubblico», «disavanzo» e «investimento» sono formulate nel protocollo n. 12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi con riferimento al Sistema europeo di conti economici integrati (SEC), sostituito dal Sistema europeo dei conti regionali e nazionali nella Comunità, adottato mediante regolamento (CE) n. 2223/96 del Consiglio, del 25 giugno 1996, sul Sistema europeo dei conti regionali e nazionali nella Comunità (5) («SEC 95»).
(7)
La disponibilità e la qualità dei dati SEC 95 è fondamentale per assicurare il corretto funzionamento del quadro di sorveglianza di bilancio dell’Unione. Il SEC 95 si basa su informazioni fornite secondo il principio di competenza. Tuttavia, tali statistiche di bilancio secondo il principio di competenza si basano su una precedente compilazione dei dati di cassa, o dati equivalenti. Questi ultimi possono essere determinanti per un migliore e tempestivo monitoraggio di bilancio al fine di evitare il tardivo rilevamento di errori di bilancio rilevanti. La disponibilità di serie temporali di dati di cassa relativi all’andamento del bilancio può rivelare modalità che richiedono una più stretta sorveglianza. I dati sulla contabilità di cassa (o dati equivalenti della contabilità pubblica se i dati sulla contabilità di cassa non sono disponibili) da pubblicare dovrebbero comprendere almeno un saldo globale, le entrate totali e le spese totali. In casi giustificati, per esempio qualora esistano numerosi organismi amministrativi locali, si potrebbero pubblicare tempestivamente i dati in base a opportune tecniche di stima fondate su un campione di amministrazioni, ed effettuare una successiva revisione in base ai dati completi.
(8)
Previsioni macroeconomiche e di bilancio distorte e irrealistiche possono ostacolare considerevolmente l’efficacia della programmazione di bilancio e di conseguenza mettere a repentaglio l’impegno in materia di disciplina di bilancio, mentre la trasparenza e la discussione delle metodologie previsionali possono aumentare notevolmente la qualità delle previsioni macroeconomiche e di bilancio utilizzate per la programmazione di bilancio.
(9)
Un elemento cruciale per garantire l’uso di previsioni realistiche per la conduzione delle politiche di bilancio è la trasparenza, che dovrebbe comportare la disponibilità pubblica non soltanto delle previsioni macroeconomiche e di bilancio ufficiali preparate per la pianificazione di bilancio, ma anche delle metodologie, delle ipotesi e dei parametri pertinenti sui quali tali previsioni si basano.
(10)
Un’analisi di sensibilità e le proiezioni di bilancio corrispondenti che completano lo scenario macrofiscale più probabile consentono di analizzare come evolverebbero le principali variabili di bilancio a fronte di varie ipotesi riguardanti i tassi di interesse e di crescita e riducono pertanto notevolmente il rischio che la disciplina di bilancio sia messa a repentaglio da errori di previsione.
(11)
Le previsioni della Commissione e le informazioni relative ai modelli sui quali tali previsioni si basano possono offrire agli Stati membri un utile termine di riferimento per il loro scenario macrofiscale più probabile, rafforzando la validità delle previsioni utilizzate per la programmazione di bilancio. Tuttavia, la misura in cui ci si può attendere che gli Stati membri confrontino le previsioni utilizzate per la programmazione di bilancio con le previsioni della Commissione varia secondo la tempistica dell’elaborazione delle previsioni e la comparabilità delle metodologie e delle ipotesi di previsione. Le previsioni di altri organismi indipendenti possono anch’esse fornire utili parametri di riferimento.
(12)
Le differenze significative tra lo scenario macrofiscale scelto e le previsioni della Commissione dovrebbero essere descritte e argomentate, in particolare se il livello o l’aumento delle variabili delle ipotesi esterne si discostano in modo significativo dai valori indicati nelle previsioni della Commissione.
(13)
Tenuto conto dell’interdipendenza tra i bilanci degli Stati membri e il bilancio dell’Unione, al fine di assistere gli Stati membri nella preparazione delle loro previsioni di bilancio, la Commissione dovrebbe fornire previsioni per le spese dell’Unione sulla base del livello di spesa programmato nell’ambito del quadro finanziario pluriennale.
(14)
Onde facilitare l’elaborazione delle previsioni utilizzate per la pianificazione di bilancio e chiarire le differenze tra le previsioni degli Stati membri e quelle della Commissione, ogni Stato membro dovrebbe avere la possibilità, su base annua, di discutere con la Commissione delle ipotesi alla base della preparazione delle previsioni macroeconomiche e di bilancio.
(15)
La qualità delle previsioni macroeconomiche e di bilancio ufficiali viene sostanzialmente rafforzata se esse sono soggette a una valutazione periodica, imparziale e completa basata su criteri obiettivi. Una valutazione completa comprende l’esame delle ipotesi economiche, il raffronto con le previsioni preparate da altre istituzioni e la valutazione dell’attendibilità delle previsioni passate.
(16)
Considerato che è documentato che quadri di bilancio nazionali basati sulle regole servono a rafforzare la titolarità nazionale delle norme fiscali dell’Unione e a promuovere la disciplina di bilancio degli Stati membri, regole di bilancio numeriche nazionali solide, specifiche per ciascun paese e coerenti con gli obiettivi di bilancio a livello dell’Unione, dovrebbero essere un pilastro del quadro rafforzato dell’Unione per la sorveglianza dei bilanci. Regole di bilancio numeriche solide dovrebbero prevedere obiettivi chiaramente definiti nonché i meccanismi per un monitoraggio effettivo e tempestivo. Tali regole dovrebbero basarsi su un’analisi affidabile e indipendente, eseguita da organismi indipendenti od organismi dotati di autonomia funzionale rispetto alle autorità di bilancio degli Stati membri. Inoltre, l’esperienza politica ha dimostrato che le regole di bilancio numeriche funzionano effettivamente solo se la mancata osservanza produce conseguenze, anche se si tratta solo di costi sul piano della reputazione.
(17)
In virtù del protocollo n. 15 su talune disposizioni relative al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord allegato al TUE e al TFUE, i valori di riferimento di cui al protocollo n. 12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi allegato a tali trattati non sono direttamente vincolanti per il Regno Unito. L’obbligo di dotarsi di regole di bilancio numeriche che promuovano effettivamente l’osservanza dei valori di riferimento specifici per il disavanzo eccessivo, nonché l’obbligo correlato di garantire che gli obiettivi pluriennali stabiliti nei quadri di bilancio a medio termine siano coerenti con tali regole non dovranno pertanto applicarsi al Regno Unito
(18)
È opportuno che gli Stati membri evitino politiche di bilancio procicliche, mentre gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche dovrebbero essere maggiori in periodi di congiuntura favorevole. Regole numeriche di bilancio ben definite consentono il raggiungimento di questi obiettivi e dovrebbero riflettersi nella legislazione di bilancio annuale degli Stati membri.
(19)
La programmazione di bilancio nazionale può essere coerente sia con la parte preventiva che con la parte correttiva del patto di stabilità e crescita (PSC) solo se adotta una prospettiva pluriennale e mira in particolare al raggiungimento degli obiettivi di bilancio a medio termine. I quadri di bilancio a medio termine sono fondamentali per garantire che i quadri di bilancio degli Stati membri siano coerenti con la normativa dell’Unione. Nello spirito del regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (6), e del regolamento (CE) n. 1467/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per l’accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi (7), la parte preventiva e la parte correttiva del PSC non debbono essere considerate separatamente l’una dall’altra.
(20)
Sebbene l’approvazione della legislazione di bilancio annuale sia il passo fondamentale di un processo di bilancio nel corso del quale vengono adottate negli Stati membri importanti decisioni in materia di bilancio, la maggior parte delle misure finanziarie hanno implicazioni sul bilancio che vanno ben oltre il ciclo di bilancio annuale. Una prospettiva annuale non costituisce pertanto una base adeguata per politiche di bilancio solide. Per incorporare la prospettiva finanziaria pluriennale del quadro di sorveglianza dei bilanci dell’Unione, occorre che la programmazione della legislazione di bilancio annuale si basi su una programmazione di bilancio pluriennale derivante dal quadro di bilancio a medio termine.
(21)
È opportuno che tale quadro di bilancio a medio termine contenga, tra l’altro, proiezioni di ogni voce di spesa e di entrata importante per l’esercizio di bilancio in corso e oltre, basate sull’ipotesi di politiche invariate. Occorre che ciascuno Stato membro sia in grado di definire opportunamente le politiche invariate e tale definizione deve essere resa pubblica, unitamente alle ipotesi che comporta, alle metodologie e agli altri parametri pertinenti.
(22)
La direttiva non dovrebbe pregiudicare un governo neoeletto di uno Stato membro dall’aggiornare il proprio quadro di bilancio a medio termine per riflettere le proprie nuove priorità programmatiche. In tal caso il nuovo governo dovrebbe evidenziare le differenze con il precedente quadro di bilancio a medio termine.
(23)
Le disposizioni del quadro di sorveglianza dei bilanci istituito dal TFUE e in particolare il PSC si applicano all’amministrazione pubblica nel suo insieme, che comprende i sottosettori amministrazione centrale, amministrazioni di Stati federati, amministrazioni locali ed enti di previdenza e assistenza sociale, come definiti nel regolamento (CE) n. 2223/96.
(24)
Un numero significativo di Stati membri ha registrato un consistente decentramento in materia di bilancio, con la devoluzione di poteri di bilancio ad amministrazioni subnazionali. Il ruolo spettante a tali amministrazioni subnazionali nel garantire il rispetto del PSC è quindi notevolmente cresciuto e occorre prestare particolare attenzione nel garantire che tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica siano debitamente coperti dagli obblighi e dalle procedure previste nei quadri di bilancio nazionali, in particolare ma non esclusivamente in tali Stati membri.
(25)
Per promuovere efficacemente la disciplina di bilancio e la sostenibilità delle finanze pubbliche, occorre che i quadri di bilancio riguardino tali finanze nella loro totalità. Per questa ragione è opportuno riservare particolare attenzione alle operazioni di organismi e fondi dell’amministrazione pubblica che non rientrano nei bilanci ordinari a livello di sottosettori che hanno un impatto immediato o a medio termine sulle posizioni di bilancio degli Stati membri. La loro incidenza combinata sui saldi e il debito dell’amministrazione pubblica dovrebbe essere presentata nel quadro dei processi di bilancio annuali e dei piani di bilancio a medio termine.
(26)
Analogamente, è opportuno riservare la debita attenzione all’esistenza di passività potenziali. Più in dettaglio, le passività potenziali comprendono eventuali obbligazioni che dipendono dal verificarsi o meno di eventi futuri incerti o da obbligazioni effettive il cui pagamento è improbabile o il cui ammontare non può essere determinato in modo attendibile. Esse comprendono per esempio informazioni pertinenti su garanzie pubbliche, crediti deteriorati e passività derivanti dalla gestione delle imprese pubbliche, comprese, ove opportuno, la verosimile e potenziale data della spesa relative a passività potenziali. Si dovrebbero prendere in debita considerazione le sensibilità del mercato.
(27)
La Commissione dovrebbe monitorare periodicamente l’attuazione della presente direttiva. Si dovrebbero individuare e condividere le migliori prassi per quanto concerne le disposizioni della presente direttiva relativi ai diversi aspetti dei quadri di bilancio nazionali.
(28)
Poiché l’obiettivo della presente direttiva, vale a dire il rispetto uniforme della disciplina di bilancio come richiesto dal TFUE, non può essere realizzato in modo sufficiente dagli Stati membri e può quindi essere realizzato meglio a livello di Unione, quest’ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 5 del trattato sull’Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(29)
Conformemente al punto 34 dell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio» (8), gli Stati membri sono incoraggiati a redigere e rendere pubblici, nell’interesse proprio e dell’Unione, prospetti indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra la presente direttiva e i provvedimenti di attuazione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
OGGETTO E DEFINIZIONI
Articolo 1
La presente direttiva stabilisce regole dettagliate riguardanti le caratteristiche dei quadri di bilancio degli Stati membri. Tali regole sono necessarie perché sia garantita l’osservanza da parte degli Stati membri dell’obbligo, derivante dal TFUE, di evitare disavanzi pubblici eccessivi.
Articolo 2
Ai fini della presente direttiva si applicano le definizioni di «pubblico», «disavanzo» e «investimento» di cui all’articolo 2 del protocollo n. 12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi allegato al TUE e al TFUE. Si applica la definizione di sottosettori dell’amministrazione pubblica di cui al punto 2.70 dell’allegato A del regolamento (CE) n. 2223/96 (SEC 95).
Si applica, inoltre, la seguente definizione:
«quadro di bilancio»: serie di disposizioni, procedure, norme e istituzioni inerenti alla conduzione delle politiche di bilancio dell’amministrazione pubblica, in particolare:
a)
sistemi di contabilità di bilancio e segnalazione statistica;
b)
regole e procedure riguardanti la preparazione delle previsioni per la programmazione di bilancio;
c)
regole di bilancio numeriche specifiche per paese, che contribuiscono a far sì che la conduzione della politica di bilancio degli Stati membri sia coerente con i loro rispettivi obblighi ai sensi del TFUE, espresse sotto forma di un indicatore sintetico dei risultati di bilancio, come il disavanzo pubblico, il fabbisogno, il debito o uno dei relativi componenti principali;
d)
procedure di bilancio comprendenti le regole procedurali che sono alla base di tutte le fasi del processo di bilancio;
e)
i quadri di bilancio a medio termine vale a dire una serie specifica di procedure di bilancio nazionali che estendono l’orizzonte per la formazione della politica di bilancio oltre il calendario del bilancio annuale, compresa la fissazione delle priorità politiche e degli obiettivi di bilancio a medio termine;
f)
dispositivi di monitoraggio e analisi indipendenti intesi a rafforzare la trasparenza degli elementi del processo di bilancio;
g)
meccanismi e regole che disciplinano le relazioni in materia di bilancio tra le autorità pubbliche dei sottosettori dell’amministrazione pubblica.
CAPO II
CONTABILITÀ E STATISTICHE
Articolo 3
1. Per quanto riguarda i sistemi nazionali di contabilità pubblica, gli Stati membri si dotano di sistemi di contabilità pubblica che coprono in modo completo e uniforme tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica e contengono le informazioni necessarie per generare dati fondati sul principio di competenza al fine di predisporre i dati basati sulle norme SEC 95. Detti sistemi di contabilità pubblica sono soggetti a controllo interno e audit indipendente.
2. Gli Stati membri assicurano che i dati di bilancio di tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica siano disponibili al pubblico tempestivamente e regolarmente come stabilito dal regolamento (CE) n. 2223/96. Gli Stati membri pubblicano in particolare:
a)
i dati sulla contabilità di cassa (o dati equivalenti della contabilità pubblica se i dati sulla contabilità di cassa non sono disponibili) con le seguenti frequenze:
—
mensile e prima della fine del mese seguente per quanto riguarda i sottosettori amministrazione centrale, amministrazioni di Stati federati ed enti di previdenza e assistenza sociale, e
—
trimestrale e prima della fine del trimestre seguente per quanto riguarda il sottosettore amministrazioni locali;
b)
una tabella di riconciliazione dettagliata in cui figurano la metodologia di transizione tra i dati sulla contabilità di cassa (o dati equivalenti della contabilità pubblica se i dati sulla contabilità di cassa non sono disponibili) e i dati basati sulle norme SEC 95.
CAPO III
PREVISIONI
Articolo 4
1. Gli Stati membri assicurano che la programmazione di bilancio si basi su previsioni macroeconomiche e di bilancio realistiche che utilizzano le informazioni più aggiornate. La programmazione di bilancio si basa sullo scenario macrofiscale più probabile o su uno scenario più prudente. Le previsioni macroeconomiche e di bilancio sono confrontate con le previsioni della Commissione più aggiornate e, se del caso, con quelle di altri organismi indipendenti. Le differenze significative tra lo scenario macrofinanziario scelto e le previsioni della Commissione sono descritte e argomentate, in particolare se il livello o l’aumento delle variabili nelle ipotesi esterne si discostano in modo significativo dai valori indicati nelle previsioni della Commissione.
2. La Commissione rende pubbliche le metodologie, le ipotesi e i parametri pertinenti che supportano le sue previsioni macroeconomiche e di bilancio.
3. Onde sostenere gli Stati membri nella preparazione delle loro previsioni di bilancio, la Commissione fornisce previsioni per le spese dell’Unione basate sul livello di spesa programmato nell’ambito del quadro finanziario pluriennale.
4. Nel quadro di un’analisi di sensibilità, le previsioni macroeconomiche e di bilancio esaminano l’andamento delle principali variabili di bilancio a fronte di varie ipotesi riguardanti i tassi di interesse e di crescita. La gamma di ipotesi alternative utilizzate nelle previsioni macroeconomiche e di bilancio dipende dall’attendibilità delle previsioni passate e deve tentare di tenere conto dei pertinenti scenari di rischio.
5. Gli Stati membri specificano l’istituzione incaricata di elaborare le previsioni macroeconomiche e di bilancio e rendono pubbliche le previsioni macroeconomiche e di bilancio ufficiali preparate per la programmazione di bilancio, comprese le metodologie, le ipotesi e i parametri pertinenti alla base di tali previsioni. Gli Stati membri e la Commissione avviano, con cadenza almeno annuale, un dialogo tecnico sulle ipotesi alla base dell’elaborazione delle previsioni macroeconomiche e di bilancio.
6. Le previsioni macroeconomiche e di bilancio per la programmazione di bilancio sono soggette a una valutazione periodica, imparziale e completa basata su criteri obiettivi, compresa la valutazione ex post. I risultati di tale valutazione sono pubblicati e di essi si terrà opportunamente conto per le future previsioni macroeconomiche e di bilancio. Qualora la valutazione rilevi un errore significativo che si ripercuote sulle previsioni macroeconomiche su un periodo di almeno quattro anni consecutivi, lo Stato membro interessato intraprende le azioni necessarie e le rende pubbliche.
7. I livelli di debito trimestrale e di deficit degli Stati membri sono pubblicati dalla Commissione (Eurostat) con periodicità trimestrale.
CAPO IV
REGOLE DI BILANCIO NUMERICHE
Articolo 5
Ciascuno Stato membro si dota di regole di bilancio numeriche specifiche che promuovano effettivamente l’osservanza dei suoi obblighi derivanti dal TFUE nel settore delle politiche di bilancio, nell’ambito di una prospettiva pluriennale per l’intera amministrazione pubblica. Tali regole promuovono in particolare:
a)
il rispetto dei valori di riferimento relativi al disavanzo e al debito fissati conformemente al TFUE;
b)
l’adozione di un orizzonte di programmazione di bilancio pluriennale, che comprende il rispetto dell’obiettivo di bilancio a medio termine dello Stato membro.
Articolo 6
1. Fatte salve le disposizioni del TFUE relative al quadro di sorveglianza dei bilanci dell’Unione, le regole di bilancio numeriche specifiche per paese precisano i seguenti elementi:
a)
la definizione degli obiettivi e l’ambito di applicazione delle regole;
b)
il controllo effettivo e tempestivo dell’osservanza delle regole, basato su un’analisi affidabile e indipendente, eseguita da organismi indipendenti od organismi dotati di autonomia funzionale rispetto alle autorità di bilancio degli Stati membri;
c)
le conseguenze in caso di mancata osservanza.
2. Se le regole di bilancio numeriche contengono clausole di salvaguardia, queste ultime prevedono un numero limitato di circostanze specifiche coerente con gli obblighi dello Stato membro derivanti dal TFUE nel settore della politica di bilancio e procedure rigorose in cui è consentito non rispettare temporaneamente la regola.
Articolo 7
La legislazione di bilancio annuale degli Stati membri riflette il quadro derivante dalle loro regole di bilancio numeriche in vigore.
Articolo 8
Gli articoli da 5 a 7 non si applicano al Regno Unito.
CAPO V
QUADRI DI BILANCIO A MEDIO TERMINE
Articolo 9
1. Gli Stati membri istituiscono un quadro di bilancio a medio termine credibile ed efficace che preveda l’adozione di un orizzonte di programmazione di almeno tre anni per assicurare che la programmazione di bilancio nazionale segua una prospettiva di programmazione finanziaria pluriennale.
2. I quadri di bilancio a medio termine includono procedure per stabilire quanto segue:
a)
obiettivi di bilancio pluriennali globali e trasparenti in termini di disavanzo e debito pubblico nonché qualsiasi altro indicatore di bilancio sintetico quale la spesa, assicurando che essi siano conformi alle regole di bilancio numeriche in vigore in virtù del capo IV;
b)
proiezioni di ogni voce di spesa e di entrata importante dell’amministrazione pubblica, con maggiori precisazioni relativamente al livello dell’amministrazione centrale e della previdenza e assistenza sociale, per l’esercizio di bilancio in corso e oltre, basate sull’ipotesi di politiche invariate;
c)
una descrizione delle politiche previste a medio termine che hanno incidenza a livello di amministrazione pubblica suddivise per voce di entrata e di spesa importante, con l’indicazione di come viene realizzato l’aggiustamento verso gli obiettivi di bilancio a medio termine rispetto alle proiezioni basate sull’ipotesi di politiche invariate;
d)
una valutazione dell’impatto che le politiche previste, alla luce della loro incidenza diretta a medio termine sulle finanze pubbliche, potrebbero avere sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche.
3. Le proiezioni adottate nell’ambito dei quadri di bilancio a medio termine sono basate su proiezioni macroeconomiche e di bilancio realistiche come previsto al capo III.
Articolo 10
La legislazione di bilancio annuale è conforme alle disposizioni derivanti dal quadro di bilancio a medio termine. Nello specifico, le proiezioni delle entrate e delle spese e le priorità derivanti dal quadro di bilancio a medio termine di cui all’articolo 9, paragrafo 2, costituiscono la base per la preparazione del bilancio annuale. Qualsiasi scostamento da tali disposizioni è debitamente spiegato.
Articolo 11
Nessuna disposizione della presente direttiva impedisce al nuovo governo di uno Stato membro di aggiornare il proprio quadro di bilancio a medio termine per rispecchiare le proprie nuove priorità politiche. In tal caso il nuovo governo indica le differenze con il precedente quadro di bilancio a medio termine.
CAPO VI
TRASPARENZA DELLE FINANZE DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA E AMBITO DI APPLICAZIONE COMPLETO DEI QUADRI DI BILANCIO
Articolo 12
Gli Stati membri assicurano che tutte le misure adottate per conformarsi ai capi II, III e IV si applichino in modo coerente e riguardino tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica. Ciò richiede in particolare l’uniformità delle norme e procedure contabili nonché l’integrità dei sistemi di raccolta e elaborazione dati sottostanti.
Articolo 13
1. Gli Stati membri istituiscono meccanismi appropriati per il coordinamento tra tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica tali da garantire una copertura completa e uniforme di tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica nella programmazione di bilancio, nelle regole di bilancio numeriche specifiche per paese e nella preparazione delle previsioni di bilancio e per l’istituzione di una programmazione pluriennale come previsto in particolare nel quadro di bilancio pluriennale.
2. Per promuovere la responsabilità di bilancio, occorre stabilire chiaramente le competenze di bilancio delle autorità pubbliche nei diversi sottosettori dell’amministrazione pubblica.
Articolo 14
1. Nel quadro dei processi di bilancio annuali gli Stati membri identificano e presentano tutti gli organismi e i fondi dell’amministrazione pubblica che non rientrano nei bilanci ordinari a livello di sottosettori, unitamente ad altre informazioni pertinenti. L’incidenza combinata sui saldi e il debito dell’amministrazione pubblica di tali organismi e fondi dell’amministrazione pubblica è presentata nel quadro dei processi di bilancio annuali e dei piani di bilancio a medio termine.
2. Gli Stati membri pubblicano informazioni dettagliate circa l’impatto sulle entrate del minor gettito dovuto alle spese fiscalmente detraibili.
3. Per tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica, gli Stati membri pubblicano informazioni pertinenti sulle passività potenziali che possono avere effetti consistenti sui bilanci pubblici, comprese le garanzie pubbliche, i crediti deteriorati e le passività derivanti dalla gestione delle imprese pubbliche, indicandone l’entità. Gli Stati membri pubblicano altresì informazioni sulle partecipazioni dell’amministrazione pubblica al capitale di imprese private e pubbliche per importi economicamente significativi.
CAPO VII
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 15
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 31 dicembre 2013. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni. Il Consiglio incoraggia gli Stati membri a redigere e rendere pubblici, nell’interesse proprio e dell’Unione, tavole di concordanza indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra la direttiva e i provvedimenti di recepimento.
2. Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all’atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
3. La Commissione elabora una relazione provvisoria sui progressi compiuti nell’attuazione delle disposizioni principali della presente direttiva sulla base delle informazioni pertinenti degli Stati membri e la trasmette al Parlamento europeo e al Consiglio entro il 14 dicembre 2012.
4. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali adottate nella materia disciplinata dalla presente direttiva.
Articolo 16
1. Entro il 14 dicembre 2018, la Commissione pubblica una relazione sull’adeguatezza della presente direttiva.
2. La revisione valuta, tra l’altro, l’adeguatezza dei seguenti elementi:
a)
requisiti statistici per tutti i sottosettori dell’amministrazione;
b)
la concezione e l’efficacia delle regole di bilancio numeriche negli Stati membri;
c)
il livello generale di trasparenza delle finanze pubbliche negli Stati membri.
3. La Commissione, entro il 31 dicembre 2012, valuta l’adeguatezza dei principi contabili internazionali applicabili al settore pubblico per gli Stati membri.
Articolo 17
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Articolo 18
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Bruxelles, l’8 novembre 2011
Per il Consiglio
Il presidente
J. VINCENT-ROSTOWSKI
(1) Parere del Parlamento europeo del 28 settembre 2011 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) GU C 150 del 20.5.2011, pag. 1.
(3) GU L 87 del 31.3.2009, pag. 164.
(4) GU L 145 del 10.6.2009, pag. 1.
(5) GU L 310 del 30.11.1996, pag. 1.
(6) GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.
(7) GU L 209 del 2.8.1997, pag. 6.
(8) GU C 321 del 31.12.2003, pag. 1.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA 2011/85/UE DEL CONSIGLIO
dell’8 novembre 2011
relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 126, paragrafo 14, terzo comma,
vista la proposta della Commissione europea,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere della Banca centrale europea (2),
considerando quanto segue:
(1)
Occorre trarre insegnamenti dalle esperienze fatte durante il primo decennio dell’unione economica e monetaria. I recenti sviluppi economici hanno posto nuove sfide alla conduzione delle politiche di bilancio nell’Unione e hanno messo in evidenza in particolare la necessità di rafforzare la titolarità nazionale e di disporre di requisiti uniformi per quanto riguarda le regole e le procedure inerenti ai quadri di bilancio degli Stati membri. È in particolare necessario specificare che cosa debbono fare le autorità nazionali per rispettare le disposizioni del protocollo n. 12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi allegato al trattato sull’Unione europea (TUE) e al trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), in particolare l’articolo 3.
(2)
Le amministrazioni degli Stati membri e i loro sottosettori mantengono sistemi di contabilità pubblica che includono elementi come la registrazione delle operazioni contabili, il controllo interno, l’informativa finanziaria e l’audit. Tali sistemi dovrebbero essere distinti dai dati statistici, i quali riguardano i risultati delle finanze pubbliche basati sulle metodologie statistiche, e dalle previsioni o dalle azioni di formazione del bilancio, le quali riguardano le finanze pubbliche future.
(3)
L’esistenza di pratiche complete e affidabili in materia di contabilità pubblica per tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica è una condizione preliminare per la produzione di statistiche di elevata qualità che siano comparabili da uno Stato membro all’altro. Un controllo interno dovrebbe garantire che le norme in vigore siano applicate in tutto il sottosettore dell’amministrazione pubblica. Un audit indipendente eseguito da istituzioni pubbliche quali le Corti dei conti o da organismi privati di audit dovrebbe promuovere le migliori prassi internazionali.
(4)
La disponibilità dei dati di bilancio è fondamentale per il corretto funzionamento del quadro di sorveglianza dei bilanci dell’Unione. La disponibilità periodica di dati di bilancio aggiornati e affidabili è la chiave per un monitoraggio corretto e tempestivo che a sua volta consenta la pronta adozione di provvedimenti nel caso di un andamento imprevisto del bilancio. Un elemento cruciale per garantire la qualità dei dati di bilancio è la trasparenza, che presuppone che tali dati debbano essere periodicamente disponibili al pubblico.
(5)
Per quanto riguarda le statistiche, il regolamento (CE) n. 223/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 marzo 2009, sulle statistiche europee (3) ha istituito un quadro legislativo per la produzione di statistiche europee ai fini dell’elaborazione, dell’applicazione, del monitoraggio e della valutazione delle politiche dell’Unione. Tale regolamento ha altresì fissato i principi inerenti allo sviluppo, alla produzione e alla diffusione di statistiche europee, vale a dire indipendenza professionale, imparzialità, obiettività, affidabilità, segreto statistico e favorevole rapporto costi-benefici, fornendo definizioni precise di ciascuno di questi principi. Il regolamento (CE) n. 479/2009 del Consiglio, del 25 maggio 2009, relativo all’applicazione del protocollo sulla procedura per i disavanzi eccessivi, allegato al trattato che istituisce la Comunità europea (4) ha rafforzato il potere della Commissione di verificare i dati statistici utilizzati per la procedura per i disavanzi eccessivi.
(6)
Le definizioni dei termini «pubblico», «disavanzo» e «investimento» sono formulate nel protocollo n. 12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi con riferimento al Sistema europeo di conti economici integrati (SEC), sostituito dal Sistema europeo dei conti regionali e nazionali nella Comunità, adottato mediante regolamento (CE) n. 2223/96 del Consiglio, del 25 giugno 1996, sul Sistema europeo dei conti regionali e nazionali nella Comunità (5) («SEC 95»).
(7)
La disponibilità e la qualità dei dati SEC 95 è fondamentale per assicurare il corretto funzionamento del quadro di sorveglianza di bilancio dell’Unione. Il SEC 95 si basa su informazioni fornite secondo il principio di competenza. Tuttavia, tali statistiche di bilancio secondo il principio di competenza si basano su una precedente compilazione dei dati di cassa, o dati equivalenti. Questi ultimi possono essere determinanti per un migliore e tempestivo monitoraggio di bilancio al fine di evitare il tardivo rilevamento di errori di bilancio rilevanti. La disponibilità di serie temporali di dati di cassa relativi all’andamento del bilancio può rivelare modalità che richiedono una più stretta sorveglianza. I dati sulla contabilità di cassa (o dati equivalenti della contabilità pubblica se i dati sulla contabilità di cassa non sono disponibili) da pubblicare dovrebbero comprendere almeno un saldo globale, le entrate totali e le spese totali. In casi giustificati, per esempio qualora esistano numerosi organismi amministrativi locali, si potrebbero pubblicare tempestivamente i dati in base a opportune tecniche di stima fondate su un campione di amministrazioni, ed effettuare una successiva revisione in base ai dati completi.
(8)
Previsioni macroeconomiche e di bilancio distorte e irrealistiche possono ostacolare considerevolmente l’efficacia della programmazione di bilancio e di conseguenza mettere a repentaglio l’impegno in materia di disciplina di bilancio, mentre la trasparenza e la discussione delle metodologie previsionali possono aumentare notevolmente la qualità delle previsioni macroeconomiche e di bilancio utilizzate per la programmazione di bilancio.
(9)
Un elemento cruciale per garantire l’uso di previsioni realistiche per la conduzione delle politiche di bilancio è la trasparenza, che dovrebbe comportare la disponibilità pubblica non soltanto delle previsioni macroeconomiche e di bilancio ufficiali preparate per la pianificazione di bilancio, ma anche delle metodologie, delle ipotesi e dei parametri pertinenti sui quali tali previsioni si basano.
(10)
Un’analisi di sensibilità e le proiezioni di bilancio corrispondenti che completano lo scenario macrofiscale più probabile consentono di analizzare come evolverebbero le principali variabili di bilancio a fronte di varie ipotesi riguardanti i tassi di interesse e di crescita e riducono pertanto notevolmente il rischio che la disciplina di bilancio sia messa a repentaglio da errori di previsione.
(11)
Le previsioni della Commissione e le informazioni relative ai modelli sui quali tali previsioni si basano possono offrire agli Stati membri un utile termine di riferimento per il loro scenario macrofiscale più probabile, rafforzando la validità delle previsioni utilizzate per la programmazione di bilancio. Tuttavia, la misura in cui ci si può attendere che gli Stati membri confrontino le previsioni utilizzate per la programmazione di bilancio con le previsioni della Commissione varia secondo la tempistica dell’elaborazione delle previsioni e la comparabilità delle metodologie e delle ipotesi di previsione. Le previsioni di altri organismi indipendenti possono anch’esse fornire utili parametri di riferimento.
(12)
Le differenze significative tra lo scenario macrofiscale scelto e le previsioni della Commissione dovrebbero essere descritte e argomentate, in particolare se il livello o l’aumento delle variabili delle ipotesi esterne si discostano in modo significativo dai valori indicati nelle previsioni della Commissione.
(13)
Tenuto conto dell’interdipendenza tra i bilanci degli Stati membri e il bilancio dell’Unione, al fine di assistere gli Stati membri nella preparazione delle loro previsioni di bilancio, la Commissione dovrebbe fornire previsioni per le spese dell’Unione sulla base del livello di spesa programmato nell’ambito del quadro finanziario pluriennale.
(14)
Onde facilitare l’elaborazione delle previsioni utilizzate per la pianificazione di bilancio e chiarire le differenze tra le previsioni degli Stati membri e quelle della Commissione, ogni Stato membro dovrebbe avere la possibilità, su base annua, di discutere con la Commissione delle ipotesi alla base della preparazione delle previsioni macroeconomiche e di bilancio.
(15)
La qualità delle previsioni macroeconomiche e di bilancio ufficiali viene sostanzialmente rafforzata se esse sono soggette a una valutazione periodica, imparziale e completa basata su criteri obiettivi. Una valutazione completa comprende l’esame delle ipotesi economiche, il raffronto con le previsioni preparate da altre istituzioni e la valutazione dell’attendibilità delle previsioni passate.
(16)
Considerato che è documentato che quadri di bilancio nazionali basati sulle regole servono a rafforzare la titolarità nazionale delle norme fiscali dell’Unione e a promuovere la disciplina di bilancio degli Stati membri, regole di bilancio numeriche nazionali solide, specifiche per ciascun paese e coerenti con gli obiettivi di bilancio a livello dell’Unione, dovrebbero essere un pilastro del quadro rafforzato dell’Unione per la sorveglianza dei bilanci. Regole di bilancio numeriche solide dovrebbero prevedere obiettivi chiaramente definiti nonché i meccanismi per un monitoraggio effettivo e tempestivo. Tali regole dovrebbero basarsi su un’analisi affidabile e indipendente, eseguita da organismi indipendenti od organismi dotati di autonomia funzionale rispetto alle autorità di bilancio degli Stati membri. Inoltre, l’esperienza politica ha dimostrato che le regole di bilancio numeriche funzionano effettivamente solo se la mancata osservanza produce conseguenze, anche se si tratta solo di costi sul piano della reputazione.
(17)
In virtù del protocollo n. 15 su talune disposizioni relative al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord allegato al TUE e al TFUE, i valori di riferimento di cui al protocollo n. 12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi allegato a tali trattati non sono direttamente vincolanti per il Regno Unito. L’obbligo di dotarsi di regole di bilancio numeriche che promuovano effettivamente l’osservanza dei valori di riferimento specifici per il disavanzo eccessivo, nonché l’obbligo correlato di garantire che gli obiettivi pluriennali stabiliti nei quadri di bilancio a medio termine siano coerenti con tali regole non dovranno pertanto applicarsi al Regno Unito
(18)
È opportuno che gli Stati membri evitino politiche di bilancio procicliche, mentre gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche dovrebbero essere maggiori in periodi di congiuntura favorevole. Regole numeriche di bilancio ben definite consentono il raggiungimento di questi obiettivi e dovrebbero riflettersi nella legislazione di bilancio annuale degli Stati membri.
(19)
La programmazione di bilancio nazionale può essere coerente sia con la parte preventiva che con la parte correttiva del patto di stabilità e crescita (PSC) solo se adotta una prospettiva pluriennale e mira in particolare al raggiungimento degli obiettivi di bilancio a medio termine. I quadri di bilancio a medio termine sono fondamentali per garantire che i quadri di bilancio degli Stati membri siano coerenti con la normativa dell’Unione. Nello spirito del regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (6), e del regolamento (CE) n. 1467/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per l’accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi (7), la parte preventiva e la parte correttiva del PSC non debbono essere considerate separatamente l’una dall’altra.
(20)
Sebbene l’approvazione della legislazione di bilancio annuale sia il passo fondamentale di un processo di bilancio nel corso del quale vengono adottate negli Stati membri importanti decisioni in materia di bilancio, la maggior parte delle misure finanziarie hanno implicazioni sul bilancio che vanno ben oltre il ciclo di bilancio annuale. Una prospettiva annuale non costituisce pertanto una base adeguata per politiche di bilancio solide. Per incorporare la prospettiva finanziaria pluriennale del quadro di sorveglianza dei bilanci dell’Unione, occorre che la programmazione della legislazione di bilancio annuale si basi su una programmazione di bilancio pluriennale derivante dal quadro di bilancio a medio termine.
(21)
È opportuno che tale quadro di bilancio a medio termine contenga, tra l’altro, proiezioni di ogni voce di spesa e di entrata importante per l’esercizio di bilancio in corso e oltre, basate sull’ipotesi di politiche invariate. Occorre che ciascuno Stato membro sia in grado di definire opportunamente le politiche invariate e tale definizione deve essere resa pubblica, unitamente alle ipotesi che comporta, alle metodologie e agli altri parametri pertinenti.
(22)
La direttiva non dovrebbe pregiudicare un governo neoeletto di uno Stato membro dall’aggiornare il proprio quadro di bilancio a medio termine per riflettere le proprie nuove priorità programmatiche. In tal caso il nuovo governo dovrebbe evidenziare le differenze con il precedente quadro di bilancio a medio termine.
(23)
Le disposizioni del quadro di sorveglianza dei bilanci istituito dal TFUE e in particolare il PSC si applicano all’amministrazione pubblica nel suo insieme, che comprende i sottosettori amministrazione centrale, amministrazioni di Stati federati, amministrazioni locali ed enti di previdenza e assistenza sociale, come definiti nel regolamento (CE) n. 2223/96.
(24)
Un numero significativo di Stati membri ha registrato un consistente decentramento in materia di bilancio, con la devoluzione di poteri di bilancio ad amministrazioni subnazionali. Il ruolo spettante a tali amministrazioni subnazionali nel garantire il rispetto del PSC è quindi notevolmente cresciuto e occorre prestare particolare attenzione nel garantire che tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica siano debitamente coperti dagli obblighi e dalle procedure previste nei quadri di bilancio nazionali, in particolare ma non esclusivamente in tali Stati membri.
(25)
Per promuovere efficacemente la disciplina di bilancio e la sostenibilità delle finanze pubbliche, occorre che i quadri di bilancio riguardino tali finanze nella loro totalità. Per questa ragione è opportuno riservare particolare attenzione alle operazioni di organismi e fondi dell’amministrazione pubblica che non rientrano nei bilanci ordinari a livello di sottosettori che hanno un impatto immediato o a medio termine sulle posizioni di bilancio degli Stati membri. La loro incidenza combinata sui saldi e il debito dell’amministrazione pubblica dovrebbe essere presentata nel quadro dei processi di bilancio annuali e dei piani di bilancio a medio termine.
(26)
Analogamente, è opportuno riservare la debita attenzione all’esistenza di passività potenziali. Più in dettaglio, le passività potenziali comprendono eventuali obbligazioni che dipendono dal verificarsi o meno di eventi futuri incerti o da obbligazioni effettive il cui pagamento è improbabile o il cui ammontare non può essere determinato in modo attendibile. Esse comprendono per esempio informazioni pertinenti su garanzie pubbliche, crediti deteriorati e passività derivanti dalla gestione delle imprese pubbliche, comprese, ove opportuno, la verosimile e potenziale data della spesa relative a passività potenziali. Si dovrebbero prendere in debita considerazione le sensibilità del mercato.
(27)
La Commissione dovrebbe monitorare periodicamente l’attuazione della presente direttiva. Si dovrebbero individuare e condividere le migliori prassi per quanto concerne le disposizioni della presente direttiva relativi ai diversi aspetti dei quadri di bilancio nazionali.
(28)
Poiché l’obiettivo della presente direttiva, vale a dire il rispetto uniforme della disciplina di bilancio come richiesto dal TFUE, non può essere realizzato in modo sufficiente dagli Stati membri e può quindi essere realizzato meglio a livello di Unione, quest’ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 5 del trattato sull’Unione europea. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(29)
Conformemente al punto 34 dell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio» (8), gli Stati membri sono incoraggiati a redigere e rendere pubblici, nell’interesse proprio e dell’Unione, prospetti indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra la presente direttiva e i provvedimenti di attuazione,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
OGGETTO E DEFINIZIONI
Articolo 1
La presente direttiva stabilisce regole dettagliate riguardanti le caratteristiche dei quadri di bilancio degli Stati membri. Tali regole sono necessarie perché sia garantita l’osservanza da parte degli Stati membri dell’obbligo, derivante dal TFUE, di evitare disavanzi pubblici eccessivi.
Articolo 2
Ai fini della presente direttiva si applicano le definizioni di «pubblico», «disavanzo» e «investimento» di cui all’articolo 2 del protocollo n. 12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi allegato al TUE e al TFUE. Si applica la definizione di sottosettori dell’amministrazione pubblica di cui al punto 2.70 dell’allegato A del regolamento (CE) n. 2223/96 (SEC 95).
Si applica, inoltre, la seguente definizione:
«quadro di bilancio»: serie di disposizioni, procedure, norme e istituzioni inerenti alla conduzione delle politiche di bilancio dell’amministrazione pubblica, in particolare:
a)
sistemi di contabilità di bilancio e segnalazione statistica;
b)
regole e procedure riguardanti la preparazione delle previsioni per la programmazione di bilancio;
c)
regole di bilancio numeriche specifiche per paese, che contribuiscono a far sì che la conduzione della politica di bilancio degli Stati membri sia coerente con i loro rispettivi obblighi ai sensi del TFUE, espresse sotto forma di un indicatore sintetico dei risultati di bilancio, come il disavanzo pubblico, il fabbisogno, il debito o uno dei relativi componenti principali;
d)
procedure di bilancio comprendenti le regole procedurali che sono alla base di tutte le fasi del processo di bilancio;
e)
i quadri di bilancio a medio termine vale a dire una serie specifica di procedure di bilancio nazionali che estendono l’orizzonte per la formazione della politica di bilancio oltre il calendario del bilancio annuale, compresa la fissazione delle priorità politiche e degli obiettivi di bilancio a medio termine;
f)
dispositivi di monitoraggio e analisi indipendenti intesi a rafforzare la trasparenza degli elementi del processo di bilancio;
g)
meccanismi e regole che disciplinano le relazioni in materia di bilancio tra le autorità pubbliche dei sottosettori dell’amministrazione pubblica.
CAPO II
CONTABILITÀ E STATISTICHE
Articolo 3
1. Per quanto riguarda i sistemi nazionali di contabilità pubblica, gli Stati membri si dotano di sistemi di contabilità pubblica che coprono in modo completo e uniforme tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica e contengono le informazioni necessarie per generare dati fondati sul principio di competenza al fine di predisporre i dati basati sulle norme SEC 95. Detti sistemi di contabilità pubblica sono soggetti a controllo interno e audit indipendente.
2. Gli Stati membri assicurano che i dati di bilancio di tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica siano disponibili al pubblico tempestivamente e regolarmente come stabilito dal regolamento (CE) n. 2223/96. Gli Stati membri pubblicano in particolare:
a)
i dati sulla contabilità di cassa (o dati equivalenti della contabilità pubblica se i dati sulla contabilità di cassa non sono disponibili) con le seguenti frequenze:
—
mensile e prima della fine del mese seguente per quanto riguarda i sottosettori amministrazione centrale, amministrazioni di Stati federati ed enti di previdenza e assistenza sociale, e
—
trimestrale e prima della fine del trimestre seguente per quanto riguarda il sottosettore amministrazioni locali;
b)
una tabella di riconciliazione dettagliata in cui figurano la metodologia di transizione tra i dati sulla contabilità di cassa (o dati equivalenti della contabilità pubblica se i dati sulla contabilità di cassa non sono disponibili) e i dati basati sulle norme SEC 95.
CAPO III
PREVISIONI
Articolo 4
1. Gli Stati membri assicurano che la programmazione di bilancio si basi su previsioni macroeconomiche e di bilancio realistiche che utilizzano le informazioni più aggiornate. La programmazione di bilancio si basa sullo scenario macrofiscale più probabile o su uno scenario più prudente. Le previsioni macroeconomiche e di bilancio sono confrontate con le previsioni della Commissione più aggiornate e, se del caso, con quelle di altri organismi indipendenti. Le differenze significative tra lo scenario macrofinanziario scelto e le previsioni della Commissione sono descritte e argomentate, in particolare se il livello o l’aumento delle variabili nelle ipotesi esterne si discostano in modo significativo dai valori indicati nelle previsioni della Commissione.
2. La Commissione rende pubbliche le metodologie, le ipotesi e i parametri pertinenti che supportano le sue previsioni macroeconomiche e di bilancio.
3. Onde sostenere gli Stati membri nella preparazione delle loro previsioni di bilancio, la Commissione fornisce previsioni per le spese dell’Unione basate sul livello di spesa programmato nell’ambito del quadro finanziario pluriennale.
4. Nel quadro di un’analisi di sensibilità, le previsioni macroeconomiche e di bilancio esaminano l’andamento delle principali variabili di bilancio a fronte di varie ipotesi riguardanti i tassi di interesse e di crescita. La gamma di ipotesi alternative utilizzate nelle previsioni macroeconomiche e di bilancio dipende dall’attendibilità delle previsioni passate e deve tentare di tenere conto dei pertinenti scenari di rischio.
5. Gli Stati membri specificano l’istituzione incaricata di elaborare le previsioni macroeconomiche e di bilancio e rendono pubbliche le previsioni macroeconomiche e di bilancio ufficiali preparate per la programmazione di bilancio, comprese le metodologie, le ipotesi e i parametri pertinenti alla base di tali previsioni. Gli Stati membri e la Commissione avviano, con cadenza almeno annuale, un dialogo tecnico sulle ipotesi alla base dell’elaborazione delle previsioni macroeconomiche e di bilancio.
6. Le previsioni macroeconomiche e di bilancio per la programmazione di bilancio sono soggette a una valutazione periodica, imparziale e completa basata su criteri obiettivi, compresa la valutazione ex post. I risultati di tale valutazione sono pubblicati e di essi si terrà opportunamente conto per le future previsioni macroeconomiche e di bilancio. Qualora la valutazione rilevi un errore significativo che si ripercuote sulle previsioni macroeconomiche su un periodo di almeno quattro anni consecutivi, lo Stato membro interessato intraprende le azioni necessarie e le rende pubbliche.
7. I livelli di debito trimestrale e di deficit degli Stati membri sono pubblicati dalla Commissione (Eurostat) con periodicità trimestrale.
CAPO IV
REGOLE DI BILANCIO NUMERICHE
Articolo 5
Ciascuno Stato membro si dota di regole di bilancio numeriche specifiche che promuovano effettivamente l’osservanza dei suoi obblighi derivanti dal TFUE nel settore delle politiche di bilancio, nell’ambito di una prospettiva pluriennale per l’intera amministrazione pubblica. Tali regole promuovono in particolare:
a)
il rispetto dei valori di riferimento relativi al disavanzo e al debito fissati conformemente al TFUE;
b)
l’adozione di un orizzonte di programmazione di bilancio pluriennale, che comprende il rispetto dell’obiettivo di bilancio a medio termine dello Stato membro.
Articolo 6
1. Fatte salve le disposizioni del TFUE relative al quadro di sorveglianza dei bilanci dell’Unione, le regole di bilancio numeriche specifiche per paese precisano i seguenti elementi:
a)
la definizione degli obiettivi e l’ambito di applicazione delle regole;
b)
il controllo effettivo e tempestivo dell’osservanza delle regole, basato su un’analisi affidabile e indipendente, eseguita da organismi indipendenti od organismi dotati di autonomia funzionale rispetto alle autorità di bilancio degli Stati membri;
c)
le conseguenze in caso di mancata osservanza.
2. Se le regole di bilancio numeriche contengono clausole di salvaguardia, queste ultime prevedono un numero limitato di circostanze specifiche coerente con gli obblighi dello Stato membro derivanti dal TFUE nel settore della politica di bilancio e procedure rigorose in cui è consentito non rispettare temporaneamente la regola.
Articolo 7
La legislazione di bilancio annuale degli Stati membri riflette il quadro derivante dalle loro regole di bilancio numeriche in vigore.
Articolo 8
Gli articoli da 5 a 7 non si applicano al Regno Unito.
CAPO V
QUADRI DI BILANCIO A MEDIO TERMINE
Articolo 9
1. Gli Stati membri istituiscono un quadro di bilancio a medio termine credibile ed efficace che preveda l’adozione di un orizzonte di programmazione di almeno tre anni per assicurare che la programmazione di bilancio nazionale segua una prospettiva di programmazione finanziaria pluriennale.
2. I quadri di bilancio a medio termine includono procedure per stabilire quanto segue:
a)
obiettivi di bilancio pluriennali globali e trasparenti in termini di disavanzo e debito pubblico nonché qualsiasi altro indicatore di bilancio sintetico quale la spesa, assicurando che essi siano conformi alle regole di bilancio numeriche in vigore in virtù del capo IV;
b)
proiezioni di ogni voce di spesa e di entrata importante dell’amministrazione pubblica, con maggiori precisazioni relativamente al livello dell’amministrazione centrale e della previdenza e assistenza sociale, per l’esercizio di bilancio in corso e oltre, basate sull’ipotesi di politiche invariate;
c)
una descrizione delle politiche previste a medio termine che hanno incidenza a livello di amministrazione pubblica suddivise per voce di entrata e di spesa importante, con l’indicazione di come viene realizzato l’aggiustamento verso gli obiettivi di bilancio a medio termine rispetto alle proiezioni basate sull’ipotesi di politiche invariate;
d)
una valutazione dell’impatto che le politiche previste, alla luce della loro incidenza diretta a medio termine sulle finanze pubbliche, potrebbero avere sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche.
3. Le proiezioni adottate nell’ambito dei quadri di bilancio a medio termine sono basate su proiezioni macroeconomiche e di bilancio realistiche come previsto al capo III.
Articolo 10
La legislazione di bilancio annuale è conforme alle disposizioni derivanti dal quadro di bilancio a medio termine. Nello specifico, le proiezioni delle entrate e delle spese e le priorità derivanti dal quadro di bilancio a medio termine di cui all’articolo 9, paragrafo 2, costituiscono la base per la preparazione del bilancio annuale. Qualsiasi scostamento da tali disposizioni è debitamente spiegato.
Articolo 11
Nessuna disposizione della presente direttiva impedisce al nuovo governo di uno Stato membro di aggiornare il proprio quadro di bilancio a medio termine per rispecchiare le proprie nuove priorità politiche. In tal caso il nuovo governo indica le differenze con il precedente quadro di bilancio a medio termine.
CAPO VI
TRASPARENZA DELLE FINANZE DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA E AMBITO DI APPLICAZIONE COMPLETO DEI QUADRI DI BILANCIO
Articolo 12
Gli Stati membri assicurano che tutte le misure adottate per conformarsi ai capi II, III e IV si applichino in modo coerente e riguardino tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica. Ciò richiede in particolare l’uniformità delle norme e procedure contabili nonché l’integrità dei sistemi di raccolta e elaborazione dati sottostanti.
Articolo 13
1. Gli Stati membri istituiscono meccanismi appropriati per il coordinamento tra tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica tali da garantire una copertura completa e uniforme di tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica nella programmazione di bilancio, nelle regole di bilancio numeriche specifiche per paese e nella preparazione delle previsioni di bilancio e per l’istituzione di una programmazione pluriennale come previsto in particolare nel quadro di bilancio pluriennale.
2. Per promuovere la responsabilità di bilancio, occorre stabilire chiaramente le competenze di bilancio delle autorità pubbliche nei diversi sottosettori dell’amministrazione pubblica.
Articolo 14
1. Nel quadro dei processi di bilancio annuali gli Stati membri identificano e presentano tutti gli organismi e i fondi dell’amministrazione pubblica che non rientrano nei bilanci ordinari a livello di sottosettori, unitamente ad altre informazioni pertinenti. L’incidenza combinata sui saldi e il debito dell’amministrazione pubblica di tali organismi e fondi dell’amministrazione pubblica è presentata nel quadro dei processi di bilancio annuali e dei piani di bilancio a medio termine.
2. Gli Stati membri pubblicano informazioni dettagliate circa l’impatto sulle entrate del minor gettito dovuto alle spese fiscalmente detraibili.
3. Per tutti i sottosettori dell’amministrazione pubblica, gli Stati membri pubblicano informazioni pertinenti sulle passività potenziali che possono avere effetti consistenti sui bilanci pubblici, comprese le garanzie pubbliche, i crediti deteriorati e le passività derivanti dalla gestione delle imprese pubbliche, indicandone l’entità. Gli Stati membri pubblicano altresì informazioni sulle partecipazioni dell’amministrazione pubblica al capitale di imprese private e pubbliche per importi economicamente significativi.
CAPO VII
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 15
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 31 dicembre 2013. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni. Il Consiglio incoraggia gli Stati membri a redigere e rendere pubblici, nell’interesse proprio e dell’Unione, tavole di concordanza indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra la direttiva e i provvedimenti di recepimento.
2. Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all’atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
3. La Commissione elabora una relazione provvisoria sui progressi compiuti nell’attuazione delle disposizioni principali della presente direttiva sulla base delle informazioni pertinenti degli Stati membri e la trasmette al Parlamento europeo e al Consiglio entro il 14 dicembre 2012.
4. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali adottate nella materia disciplinata dalla presente direttiva.
Articolo 16
1. Entro il 14 dicembre 2018, la Commissione pubblica una relazione sull’adeguatezza della presente direttiva.
2. La revisione valuta, tra l’altro, l’adeguatezza dei seguenti elementi:
a)
requisiti statistici per tutti i sottosettori dell’amministrazione;
b)
la concezione e l’efficacia delle regole di bilancio numeriche negli Stati membri;
c)
il livello generale di trasparenza delle finanze pubbliche negli Stati membri.
3. La Commissione, entro il 31 dicembre 2012, valuta l’adeguatezza dei principi contabili internazionali applicabili al settore pubblico per gli Stati membri.
Articolo 17
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Articolo 18
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Bruxelles, l’8 novembre 2011
Per il Consiglio
Il presidente
J. VINCENT-ROSTOWSKI
(1) Parere del Parlamento europeo del 28 settembre 2011 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) GU C 150 del 20.5.2011, pag. 1.
(3) GU L 87 del 31.3.2009, pag. 164.
(4) GU L 145 del 10.6.2009, pag. 1.
(5) GU L 310 del 30.11.1996, pag. 1.
(6) GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.
(7) GU L 209 del 2.8.1997, pag. 6.
(8) GU C 321 del 31.12.2003, pag. 1.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Requisiti per i bilanci dei paesi dell’area dell’euro
SINTESI
COSA FA LA DIRETTIVA?
Stabilisce norme dettagliate per i bilanci nazionali. Queste sono necessarie per garantire che i governi dell’Unione europea (UE) rispettino i requisiti di unione economica e monetaria e non abbiano disavanzi eccessivi.
PUNTI CHIAVE
I governi dell’UE devono:
—
essere dotati di sistemi di contabilità pubblica che coprono in modo completo tutte le aree di entrata e di spesa e sono sottoposti a un controllo interno e audit indipendenti;
—
rendere disponibili al pubblico i dati fiscali (quelli per il governo centrale e per il settore della previdenza sociale devono essere forniti mensilmente e quelli per il governo locale trimestralmente);
—
garantire che la loro programmazione di bilancio si basi su realistiche previsioni macroeconomiche e di bilancio che utilizzano le informazioni più aggiornate, incluse le previsioni della Commissione europea e, se del caso, quelle di altri organismi indipendenti;
—
essere dotati di regole fiscali specifiche per garantire che il bilancio pubblico generale sia conforme alle normative europee, al fine di evitare eccessivi disavanzi o debiti pubblici. Organizzazioni indipendenti controllano attentamente il rispetto delle regole;
—
stabilire un credibile ed efficace quadro di bilancio a medio termine che includa un orizzonte di programmazione fiscale di tre anni. Questo contiene gli obiettivi di bilancio pluriennali, proiezioni delle principali voci di spesa e di entrata e la valutazione della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche;
—
garantire la coerenza e il coordinamento di tutte le norme e procedure contabili in tutte le aree di attività del governo.
Nella sua relazione 2014 sulla qualità dei dati finanziari nazionali, la Commissione ha constatato che i governi dell’Unione europea sono stati molto bravi a rispettare le scadenze di notifica, ma che la completezza delle tavole per i disavanzi eccessivi potrebbe essere migliorata.
CONTESTO
La direttiva è uno dei sei provvedimenti legislativi (noti come 6-pack) entrati in vigore il 13 dicembre 2011 e rafforza la governance fiscale ed economica dell’Unione europea.
È seguita dal 2-pack che migliora ulteriormente la sorveglianza dei bilanci nell’area dell’euro. Nel corso della procedura del semestre europeo, tutti i paesi che utilizzano l’euro devono presentare il proprio progetto di bilancio alla Commissione entro la metà di ottobre. Se la Commissione ritiene che questo potrebbe non soddisfare le norme in materia di moneta unica, può chiederne la revisione.
CONTESTO
Breve guida alla nuova governance di bilancio dell’UE
ATTO
Direttiva 2011/85 /UE del Consiglio, dell’8 novembre 2011, relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Direttiva 2011/85/UE
13.12.2011
31.12.2013
GU L 306 del 23.11.2011, pagg. 41-47
ATTI COLLEGATI
Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo: Verso l’applicazione di principi contabili armonizzati per il settore pubblico negli Stati membri — Idoneità degli IPSAS per gli Stati membri [COM(2013) 114 final del 6.3.2013].
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla qualità dei dati finanziari notificati dagli Stati membri nel 2013 [COM(2014) 122 final del 7.3.2014]. |
Ostacoli agli scambi: meccanismo di intervento rapido
QUAL È LO SCOPO DEL PRESENTE REGOLAMENTO?
Stabilisce norme che contribuiscono a garantire la libera circolazione delle merci e a impedire ostacoli materiali agli scambi (ad esempio blocchi alle frontiere, manifestazioni e scioperi o attacchi ad automezzi pesanti), consentendo la condivisione delle informazioni su tali ostacoli fra tutti i paesi dell’Unione europea (UE).
PUNTI CHIAVE
Questo regolamento non è destinato a essere interpretato in alcuna maniera che limiti i diritti fondamentali nei paesi dell’UE (ad esempio il diritto di sciopero).
Quando si produce o si teme un ostacolo materiale allo scambio, qualsiasi paese dell’UE in possesso di informazioni pertinenti deve trasmetterle immediatamente alla Commissione europea. A questo punto, la Commissione trasmette immediatamente ai paesi dell’UE tali informazioni e ogni altra informazione da essa considerata pertinente.
Il paese dell’UE in cui ha luogo l’ostacolo deve rispondere al più presto alle richieste di informazioni della Commissione e degli altri paesi dell’UE in merito alla natura dell’ostacolo e all’azione che ha adottato o che intende adottare. Tutte le informazioni scambiate tra i paesi dell’UE devono essere trasmesse anche alla Commissione.
Quando si produce un ostacolo, il paese dell’UE interessato deve adottare tutte le misure necessarie e proporzionate affinché la libera circolazione delle merci sia ripristinata e informare la Commissione in merito alle proprie azioni.
La Commissione, qualora ritenga che si stia producendo un ostacolo, notifica al paese dell’UE interessato le ragioni che l’hanno indotta a trarre tale conclusione e chiede a tale paese dell’UE di adottare tutte le misure necessarie e proporzionate per rimuovere il suddetto ostacolo. Il paese dell’UE ha quindi cinque giorni per informare la Commissione dei provvedimenti che ha adottato o che intende adottare o per proporzionare una risposta motivata che esponga le ragioni per cui non c’è la necessità di intraprendere alcuna misura.
I paesi dell’UE che non rispondono entro il termine prestabilito dalla Commissione possono essere rimessi alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
È entrato in vigore il 1o gennaio 1999.
CONTESTO
Una libera circolazione delle merci rapida ed efficiente è un principio fondamentale dell’UE. Quando degli ostacoli si interpongono a tale libera circolazione delle merci, possono originarsi gravi perdite economiche, il che è ciò che il meccanismo di intervento rapido mira a impedire.
Il presente regolamento si basa sull’articolo 268 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e si applica a ostacoli alla libera circolazione delle merci evidenti, inequivocabili e ingiustificati, originati dall’azione o dall’inazione da parte di un paese dell’UE.
Per ulteriori informazioni, consultare:
«Ostacoli materiali agli scambi» sul sito Internet della Commissione europea.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 2679/98 del Consiglio, del 7 dicembre 1998, sul funzionamento del mercato interno in relazione alla libera circolazione delle merci tra gli Stati membri (GU L 337 del 12.12.1998, pagg. 8-9) | Regolamento (CE) n. 2679/98 del Consiglio del 7 dicembre 1998 sul funzionamento del mercato interno in relazione alla libera circolazione delle merci tra gli Stati membri
Gazzetta ufficiale n. L 337 del 12/12/1998 pag. 0008 - 0009
REGOLAMENTO (CE) N. 2679/98 DEL CONSIGLIO del 7 dicembre 1998 sul funzionamento del mercato interno in relazione alla libera circolazione delle merci tra gli Stati membri IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 235,vista la proposta della Commissione (1),visto il parere del Parlamento europeo (2),visto il parere del Comitato economico e sociale (3),(1) considerando che, a norma dell'articolo 7 A del trattato, il mercato interno comporta uno spazio senza frontiere interne, nel quale, in particolare, è assicurata la libera circolazione delle merci secondo gli articoli da 30 a 36 del trattato;(2) considerando che talune violazioni di tale principio, come i casi in cui la libera circolazione delle merci è ostacolata da azioni di privati in un determinato Stato membro, possono perturbare gravemente il corretto funzionamento del mercato interno e causare danni gravi ai privati lesi da tali azioni;(3) considerando che, per garantire l'adempimento degli obblighi derivanti dal trattato e, in particolare, per assicurare il corretto funzionamento del mercato interno, gli Stati membri dovrebbero, da un lato, evitare di adottare atti o comportamenti tali da costituire un ostacolo agli scambi e, dall'altro, prendere qualsiasi provvedimento necessario e proporzionato al fine di facilitare la libera circolazione delle merci nel loro territorio;(4) considerando che tali provvedimenti non devono pregiudicare l'esercizio dei diritti fondamentali, compreso il diritto o la libertà di sciopero;(5) considerando che il presente regolamento non impedisce alcuna azione che in taluni casi può rendersi necessaria a livello comunitario per far fronte a problemi di funzionamento del mercato interno, tenendo conto, se del caso, dell'applicazione del presente regolamento;(6) considerando che gli Stati membri hanno competenza esclusiva per quanto riguarda il mantenimento dell'ordine pubblico e la salvaguardia della sicurezza interna, nonché nel determinare quali siano e se e quando vadano adottate le misure necessarie e proporzionate al fini di facilitare la libera circolazione delle merci nel loro territorio in una determinata situazione;(7) considerando che gli Stati membri e la Commissione dovrebbero scambiare in modo rapido ed adeguato le informazioni sugli ostacoli alla libera circolazione delle merci;(8) considerando che uno Stato membro nel cui territorio si producono ostacoli alla libera circolazione delle merci dovrebbe adottare tutte le misure necessarie e proporzionate per ristabilire al più presto la libera circolazione delle merci nel suo territorio al fine di evitare il rischio che la perturbazione o i danni di cui sopra persistano, si estendano o si aggravino e che si interrompano così i flussi di scambio e le relazioni contrattuali sulle quali sono basati; che tale Stato membro dovrebbe informare la Commissione e, se richiesto, gli altri Stati membri delle misure che ha adottato o intende adottare per raggiungere tale obiettivo;(9) considerando che la Commissione, adempiendo all'obbligo impostole dalle disposizioni del trattato, dovrebbe notificare allo Stato membro interessato che, a suo parere, è stata commessa una violazione, e che lo Stato membro dovrebbe rispondere a tale notifica;(10) considerando che per l'adozione del presente regolamento il trattato non prevede poteri d'azione diversi da quelli di cui al suo articolo 235,HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:Articolo 1 Ai fini del presente regolamento:1) con il termine «ostacolo» si intende un ostacolo alla libera circolazione delle merci negli Stati membri attribuibile ad uno Stato membro, sia esso dovuto ad un'azione o ad un'inazione di quest'ultimo, che può costituire una violazione degli articoli da 30 a 36 del trattato e che;a) induce una grave perturbazione della libera circolazione delle merci impedendone, ritardandone o deviandone l'importazione, l'esportazione o il transito attraverso uno Stato membro, materialmente o in altro modo,b) causa grave pregiudizio ai privati lesi ec) esige un'azione immediata al fine di evitare la persistenza, l'estensione o l'aggravamento della perturbazione o del pregiudizio sopra indicati;2) il termine «inazione» riguarda il caso in cui le autorità competenti di uno Stato membro, in presenza di un ostacolo causato da azioni compiute da privati, si astengono dall'adottare tutte le misure necessarie e proporzionate nell'ambito delle loro competenze, al fine di rimuovere l'ostacolo e assicurare la libera circolazione delle merci nel loro territorio.Articolo 2 Il presente regolamento non può essere interpretato in modo tale da pregiudicare in qualsiasi modo l'esercizio dei diritti fondamentali riconosciuti dagli Stati membri, compreso il diritto o la libertà di sciopero. Tali diritti possono includere il diritto o la libertà di adottare altre azioni contemplate dagli specifici sistemi che regolano le relazioni industriali negli Stati membri.Articolo 3 1. Quando si produce o si teme un ostacoloa) qualsiasi Stato membro (sia esso o meno lo Stato membro interessato) in possesso di informazioni pertinenti le trasmette immediatamente alla Commissione eb) la Commissione trasmette immediatamente agli Stati membri tali informazioni e ogni altra informazione, di qualsiasi fonte, da essa considerata pertinente.2. Lo Stato membro interessato risponde al più presto alle richieste di informazioni della Commissione e degli altri Stati membri in merito alla natura dell'ostacolo o al pericolo che esso si produca e comunica quale tipo di azione ha adottato o intende adottare. Le informazioni scambiate tra Stati membri sono altresì trasmesse alla Commissione.Articolo 4 1. Quando si produce un ostacolo, fatto salvo l'articolo 2, lo Stato membro interessato:a) adotta tutte le misure necessarie e proporzionate in modo da assicurare la libera circolazione delle merci nel territorio dello Stato membro conformemente al trattato eb) informa la Commissione in merito alle azioni che le sue autorità hanno adottato o intendono adottare.2. La Commissione, trasmette immediatamente agli Stati membri le informazioni ricevute ai sensi del paragrafo 1, lettera b).Articolo 5 1. La Commissione, qualora ritenga che in uno Stato membro si stia producendo un ostacolo, notifica allo Stato membro interessato le ragioni che l'hanno indotta a trarre tale conclusione e chiede allo Stato membro di adottare tutte le misure necessarie e proporzionate per rimuovere l'ostacolo entro un termine da essa stabilito in funzione dell'urgenza.2. Nel raggiungere la sua conclusione la Commissione tiene conto dell'articolo 2.3. La Commissione può pubblicare nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee il testo della notifica inviata allo Stato membro interessato e trasmette immediatamente il testo a qualsiasi parte che ne faccia richiesta.4. Entro cinque giorni lavorativi dalla ricezione del testo, lo Stato membro:- informa la Commissione dei provvedimenti che ha adottato o che intende adottare a norma del paragrafo 1, oppure- comunica una conclusione motivata che esponga le ragioni per cui non esistono ostacoli che violano gli articoli da 30 a 36 del trattato.5. Eccezionalmente la Commissione può accordare una proroga del termine di cui al paragrafo 4, qualora lo Stato membro ne faccia richiesta con domanda motivata e le ragioni da esso addotte appaiano tali da giustificare la proroga.Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.Fatto a Bruxelles, addì 7 dicembre 1998.Per il ConsiglioIl presidenteJ. FARNLEITNER(1) GU C 10 del 15. 1. 1998, pag. 14.(2) GU C 359 del 23. 11. 1998.(3) GU C 214 del 10. 7. 1998, pag. 90.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | Regolamento (CE) n. 2679/98 del Consiglio del 7 dicembre 1998 sul funzionamento del mercato interno in relazione alla libera circolazione delle merci tra gli Stati membri
Gazzetta ufficiale n. L 337 del 12/12/1998 pag. 0008 - 0009
REGOLAMENTO (CE) N. 2679/98 DEL CONSIGLIO del 7 dicembre 1998 sul funzionamento del mercato interno in relazione alla libera circolazione delle merci tra gli Stati membri IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 235,vista la proposta della Commissione (1),visto il parere del Parlamento europeo (2),visto il parere del Comitato economico e sociale (3),(1) considerando che, a norma dell'articolo 7 A del trattato, il mercato interno comporta uno spazio senza frontiere interne, nel quale, in particolare, è assicurata la libera circolazione delle merci secondo gli articoli da 30 a 36 del trattato;(2) considerando che talune violazioni di tale principio, come i casi in cui la libera circolazione delle merci è ostacolata da azioni di privati in un determinato Stato membro, possono perturbare gravemente il corretto funzionamento del mercato interno e causare danni gravi ai privati lesi da tali azioni;(3) considerando che, per garantire l'adempimento degli obblighi derivanti dal trattato e, in particolare, per assicurare il corretto funzionamento del mercato interno, gli Stati membri dovrebbero, da un lato, evitare di adottare atti o comportamenti tali da costituire un ostacolo agli scambi e, dall'altro, prendere qualsiasi provvedimento necessario e proporzionato al fine di facilitare la libera circolazione delle merci nel loro territorio;(4) considerando che tali provvedimenti non devono pregiudicare l'esercizio dei diritti fondamentali, compreso il diritto o la libertà di sciopero;(5) considerando che il presente regolamento non impedisce alcuna azione che in taluni casi può rendersi necessaria a livello comunitario per far fronte a problemi di funzionamento del mercato interno, tenendo conto, se del caso, dell'applicazione del presente regolamento;(6) considerando che gli Stati membri hanno competenza esclusiva per quanto riguarda il mantenimento dell'ordine pubblico e la salvaguardia della sicurezza interna, nonché nel determinare quali siano e se e quando vadano adottate le misure necessarie e proporzionate al fini di facilitare la libera circolazione delle merci nel loro territorio in una determinata situazione;(7) considerando che gli Stati membri e la Commissione dovrebbero scambiare in modo rapido ed adeguato le informazioni sugli ostacoli alla libera circolazione delle merci;(8) considerando che uno Stato membro nel cui territorio si producono ostacoli alla libera circolazione delle merci dovrebbe adottare tutte le misure necessarie e proporzionate per ristabilire al più presto la libera circolazione delle merci nel suo territorio al fine di evitare il rischio che la perturbazione o i danni di cui sopra persistano, si estendano o si aggravino e che si interrompano così i flussi di scambio e le relazioni contrattuali sulle quali sono basati; che tale Stato membro dovrebbe informare la Commissione e, se richiesto, gli altri Stati membri delle misure che ha adottato o intende adottare per raggiungere tale obiettivo;(9) considerando che la Commissione, adempiendo all'obbligo impostole dalle disposizioni del trattato, dovrebbe notificare allo Stato membro interessato che, a suo parere, è stata commessa una violazione, e che lo Stato membro dovrebbe rispondere a tale notifica;(10) considerando che per l'adozione del presente regolamento il trattato non prevede poteri d'azione diversi da quelli di cui al suo articolo 235,HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:Articolo 1 Ai fini del presente regolamento:1) con il termine «ostacolo» si intende un ostacolo alla libera circolazione delle merci negli Stati membri attribuibile ad uno Stato membro, sia esso dovuto ad un'azione o ad un'inazione di quest'ultimo, che può costituire una violazione degli articoli da 30 a 36 del trattato e che;a) induce una grave perturbazione della libera circolazione delle merci impedendone, ritardandone o deviandone l'importazione, l'esportazione o il transito attraverso uno Stato membro, materialmente o in altro modo,b) causa grave pregiudizio ai privati lesi ec) esige un'azione immediata al fine di evitare la persistenza, l'estensione o l'aggravamento della perturbazione o del pregiudizio sopra indicati;2) il termine «inazione» riguarda il caso in cui le autorità competenti di uno Stato membro, in presenza di un ostacolo causato da azioni compiute da privati, si astengono dall'adottare tutte le misure necessarie e proporzionate nell'ambito delle loro competenze, al fine di rimuovere l'ostacolo e assicurare la libera circolazione delle merci nel loro territorio.Articolo 2 Il presente regolamento non può essere interpretato in modo tale da pregiudicare in qualsiasi modo l'esercizio dei diritti fondamentali riconosciuti dagli Stati membri, compreso il diritto o la libertà di sciopero. Tali diritti possono includere il diritto o la libertà di adottare altre azioni contemplate dagli specifici sistemi che regolano le relazioni industriali negli Stati membri.Articolo 3 1. Quando si produce o si teme un ostacoloa) qualsiasi Stato membro (sia esso o meno lo Stato membro interessato) in possesso di informazioni pertinenti le trasmette immediatamente alla Commissione eb) la Commissione trasmette immediatamente agli Stati membri tali informazioni e ogni altra informazione, di qualsiasi fonte, da essa considerata pertinente.2. Lo Stato membro interessato risponde al più presto alle richieste di informazioni della Commissione e degli altri Stati membri in merito alla natura dell'ostacolo o al pericolo che esso si produca e comunica quale tipo di azione ha adottato o intende adottare. Le informazioni scambiate tra Stati membri sono altresì trasmesse alla Commissione.Articolo 4 1. Quando si produce un ostacolo, fatto salvo l'articolo 2, lo Stato membro interessato:a) adotta tutte le misure necessarie e proporzionate in modo da assicurare la libera circolazione delle merci nel territorio dello Stato membro conformemente al trattato eb) informa la Commissione in merito alle azioni che le sue autorità hanno adottato o intendono adottare.2. La Commissione, trasmette immediatamente agli Stati membri le informazioni ricevute ai sensi del paragrafo 1, lettera b).Articolo 5 1. La Commissione, qualora ritenga che in uno Stato membro si stia producendo un ostacolo, notifica allo Stato membro interessato le ragioni che l'hanno indotta a trarre tale conclusione e chiede allo Stato membro di adottare tutte le misure necessarie e proporzionate per rimuovere l'ostacolo entro un termine da essa stabilito in funzione dell'urgenza.2. Nel raggiungere la sua conclusione la Commissione tiene conto dell'articolo 2.3. La Commissione può pubblicare nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee il testo della notifica inviata allo Stato membro interessato e trasmette immediatamente il testo a qualsiasi parte che ne faccia richiesta.4. Entro cinque giorni lavorativi dalla ricezione del testo, lo Stato membro:- informa la Commissione dei provvedimenti che ha adottato o che intende adottare a norma del paragrafo 1, oppure- comunica una conclusione motivata che esponga le ragioni per cui non esistono ostacoli che violano gli articoli da 30 a 36 del trattato.5. Eccezionalmente la Commissione può accordare una proroga del termine di cui al paragrafo 4, qualora lo Stato membro ne faccia richiesta con domanda motivata e le ragioni da esso addotte appaiano tali da giustificare la proroga.Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.Fatto a Bruxelles, addì 7 dicembre 1998.Per il ConsiglioIl presidenteJ. FARNLEITNER(1) GU C 10 del 15. 1. 1998, pag. 14.(2) GU C 359 del 23. 11. 1998.(3) GU C 214 del 10. 7. 1998, pag. 90.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Ostacoli agli scambi: meccanismo di intervento rapido
QUAL È LO SCOPO DEL PRESENTE REGOLAMENTO?
Stabilisce norme che contribuiscono a garantire la libera circolazione delle merci e a impedire ostacoli materiali agli scambi (ad esempio blocchi alle frontiere, manifestazioni e scioperi o attacchi ad automezzi pesanti), consentendo la condivisione delle informazioni su tali ostacoli fra tutti i paesi dell’Unione europea (UE).
PUNTI CHIAVE
Questo regolamento non è destinato a essere interpretato in alcuna maniera che limiti i diritti fondamentali nei paesi dell’UE (ad esempio il diritto di sciopero).
Quando si produce o si teme un ostacolo materiale allo scambio, qualsiasi paese dell’UE in possesso di informazioni pertinenti deve trasmetterle immediatamente alla Commissione europea. A questo punto, la Commissione trasmette immediatamente ai paesi dell’UE tali informazioni e ogni altra informazione da essa considerata pertinente.
Il paese dell’UE in cui ha luogo l’ostacolo deve rispondere al più presto alle richieste di informazioni della Commissione e degli altri paesi dell’UE in merito alla natura dell’ostacolo e all’azione che ha adottato o che intende adottare. Tutte le informazioni scambiate tra i paesi dell’UE devono essere trasmesse anche alla Commissione.
Quando si produce un ostacolo, il paese dell’UE interessato deve adottare tutte le misure necessarie e proporzionate affinché la libera circolazione delle merci sia ripristinata e informare la Commissione in merito alle proprie azioni.
La Commissione, qualora ritenga che si stia producendo un ostacolo, notifica al paese dell’UE interessato le ragioni che l’hanno indotta a trarre tale conclusione e chiede a tale paese dell’UE di adottare tutte le misure necessarie e proporzionate per rimuovere il suddetto ostacolo. Il paese dell’UE ha quindi cinque giorni per informare la Commissione dei provvedimenti che ha adottato o che intende adottare o per proporzionare una risposta motivata che esponga le ragioni per cui non c’è la necessità di intraprendere alcuna misura.
I paesi dell’UE che non rispondono entro il termine prestabilito dalla Commissione possono essere rimessi alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
È entrato in vigore il 1o gennaio 1999.
CONTESTO
Una libera circolazione delle merci rapida ed efficiente è un principio fondamentale dell’UE. Quando degli ostacoli si interpongono a tale libera circolazione delle merci, possono originarsi gravi perdite economiche, il che è ciò che il meccanismo di intervento rapido mira a impedire.
Il presente regolamento si basa sull’articolo 268 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e si applica a ostacoli alla libera circolazione delle merci evidenti, inequivocabili e ingiustificati, originati dall’azione o dall’inazione da parte di un paese dell’UE.
Per ulteriori informazioni, consultare:
«Ostacoli materiali agli scambi» sul sito Internet della Commissione europea.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 2679/98 del Consiglio, del 7 dicembre 1998, sul funzionamento del mercato interno in relazione alla libera circolazione delle merci tra gli Stati membri (GU L 337 del 12.12.1998, pagg. 8-9) |
Il potere della BCE di irrogare sanzioni
SINTESI
La Banca centrale europea (BCE) conduce la politica monetaria dell’area dell’euro, con l’obiettivo primario di mantenere la stabilità dei prezzi, inoltre vigila sulle banche dell’area dell’euro e degli altri paesi dell’UE che hanno scelto di partecipare al meccanismo di vigilanza unico.
Nell’esercizio della sua politica monetaria e dei suoi compiti di vigilanza, la BCE può irrogare sanzioni alle imprese (ad esempio agli enti creditizi) che non rispettano gli atti giuridici della BCE o dell’UE.
CHE COSA FA IL REGOLAMENTO?
Esso stabilisce le condizioni in base alle quali la BCE può infliggere alle imprese ammende e penalità di mora in caso di inosservanza degli obblighi imposti dagli atti legali della BCE e dell’UE.
PUNTI CHIAVE
Il limite massimo per le ammende alle imprese è di 500 000 EUR, o, nel caso di sanzioni comminate in relazione ai compiti di vigilanza della BCE, il doppio della quantità dei profitti ricavati o delle perdite evitate a causa della violazione o il 10 % del fatturato annuo totale dell’impresa.
Il limite massimo per le penalità di mora è di 10 000 EUR per ogni giorno di violazione, o, nel caso di sanzioni comminate in relazione ai compiti di vigilanza della BCE, il 5 % del fatturato medio giornaliero per ogni giorno di violazione.
Quando si considera una sanzione, la BCE tiene conto:
della buona fede e della correttezza dell’impresa interessata,
della gravità degli effetti dell’infrazione,
dei profitti conseguiti dall’impresa a seguito dell’infrazione,
della dimensione economica dell’impresa,
delle eventuali precedenti sanzioni irrogate all’impresa per la stessa infrazione da altre autorità competenti.
Il comitato esecutivo decide se avviare una procedura d’infrazione.
L’impresa interessata ha non meno di 30 giorni di tempo per presentare la sua difesa alla BCE o alla sua banca centrale nazionale.
Il comitato esecutivo adotta una decisione motivata sull’opportunità di irrogare sanzioni all’impresa. Entro 30 giorni dal ricevimento della decisione, l’impresa può chiedere al consiglio direttivo di rivedere la decisione, in mancanza di ciò, la decisione diventa definitiva.
Se richiesto, il consiglio direttivo rivedrà la decisione del comitato esecutivo e informerà l’impresa interessata della sua conclusione. Esso informerà l’impresa in merito al suo diritto di ricorso giurisdizionale.
La procedura di infrazione deve essere attivata entro un anno dalla data in cui la BCE o la banca centrale nazionale della giurisdizione in cui si è verificata l’infrazione hanno constatato l’infrazione. Allo scadere di questo termine, decade il diritto.
Il regolamento (UE) 2015/159 del Consiglio ha aggiunto nuove disposizioni per consentire alla BCE di irrogare sanzioni nell’esercizio dei suoi compiti di vigilanza. Le nuove regole stabiliscono le ammende, i termini e le modalità che si applicano in questi casi.
ATTO
Regolamento (CE) n. 2532/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sul potere della Banca centrale europea di irrogare sanzioni. (GU L 318 del 27.11.1998, pag. 4.-7) | Regolamento (CE) n. 2532/98 del Consiglio del 23 novembre 1998 sul potere della Banca centrale europea di irrogare sanzioni
Gazzetta ufficiale n. L 318 del 27/11/1998 pag. 0004 - 0007
REGOLAMENTO (CE) N. 2532/98 DEL CONSIGLIO del 23 novembre 1998 sul potere della Banca centrale europea di irrogare sanzioniIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea (in appresso denominato «il trattato»), in particolare l'articolo 108 A, paragrafo 3, e l'articolo 34.3 del protocollo n. 3 sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea (in appresso denominato «lo statuto»),vista la raccomandazione della Banca centrale europea (in appresso denominata «la BCE») (1),visto il parere del Parlamento europeo (2),visto il parere della Commissione (3),deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 106, paragrafo 6, del trattato e all'articolo 42 dello statuto e alle condizioni stabilite nell'articolo 109K del trattato, paragrafo 5, e al punto 7 del protocollo n. 11 su talune disposizioni relative al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord;(1) considerando che il presente regolamento, conformemente alle disposizioni congiunte degli articoli 34.3 e 43.1 dello statuto, al paragrafo 8 del protocollo n. 11 e al paragrafo 2 del protocollo n. 12 su talune disposizioni relative alla Danimarca, non conferisce alcun potere e non impone alcun obbligo agli Stati membri non partecipanti;(2) considerando che, in virtù dell'articolo 34.3 dello statuto, il Consiglio stabilisce i limiti e le condizioni in base ai quali la BCE ha il potere di infliggere alle imprese ammende o penalità di mora in caso di inosservanza degli obblighi imposti dai regolamenti e dalle decisioni da essa adottati;(3) considerando che le violazioni degli obblighi derivanti da regolamenti e decisioni della BCE possono verificarsi nelle diverse aree di competenza della BCE;(4) considerando che è opportuno, al fine di garantire un contesto uniforme per l'irrogazione delle sanzioni nei diversi settori di competenza della BCE, che tutte le disposizioni generali e procedurali per l'irrogazione di tali sanzioni siano contenute in un unico regolamento del Consiglio; che altri regolamenti del Consiglio prevedono sanzioni specifiche per settori specifici ma rinviano al presente regolamento per i principi e le procedure relative all'irrogazione di tali sanzioni;(5) considerando che per garantire un regime efficiente di amministrazione delle sanzioni il presente regolamento deve lasciare un margine discrezionale alla BCE sia per quanto concerne le relative procedure sia per la loro attuazione, nei limiti e alle condizioni previsti dal presente regolamento;(6) considerando che il Sistema europeo di banche centrali (il «SEBC») e la BCE hanno ricevuto l'incarico di predisporre la loro piena operatività nella terza fase dell'Unione economica e monetaria (in appresso denominata «terza fase»); che la tempestività dei preparativi è essenziale per consentire al SEBC di adempiere ai suoi compiti nella terza fase; che elemento essenziale dei preparativi è l'adozione, prima della terza fase, del regime di irrogazione di sanzioni alle imprese che non abbiano soddisfatto gli obblighi ad esse imposti da regolamenti e decisioni della BCE; che è opportuno informare quanto prima gli operatori del mercato delle modalità che la BCE ritenga eventualmente necessario stabilire per l'irrogazione di sanzioni; che è pertanto necessario che la BCE disponga, dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, di un potere normativo;(7) considerando che le disposizioni del presente regolamento possono essere applicate efficacemente soltanto se gli Stati membri partecipanti adottano le misure necessarie per garantire che le autorità nazionali abbiano il potere, conformemente all'articolo 5 del trattato, di collaborare pienamente con la BCE e di apportarle un sostegno totale nell'attuazione della procedura per infrazione prevista dal presente regolamento;(8) considerando che la BCE deve avvalersi delle banche centrali nazionali per espletare i compiti del SEBC per quanto possibile e opportuno;(9) considerando che le decisioni che impongono un obbligo pecuniario, in virtù del presente regolamento, costituiscono titolo esecutivo conformemente all'articolo 192 del trattato,HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:Articolo 1 Definizioni Ai fini del presente regolamento si intende/intendono per:1) «Stato membro partecipante», uno Stato membro che ha adottato la moneta unica conformemente al trattato;2) «banca centrale nazionale», la banca centrale di uno Stato membro partecipante;3) «imprese», le persone fisiche o giuridiche, soggetti privati o pubblici, ad eccezione dei soggetti pubblici nell'esercizio delle loro funzioni di autorità pubblica, residenti o stabilite in uno Stato membro partecipante, che siano tenute agli obblighi derivanti da regolamenti e decisioni della BCE, nonché le filiali o altri uffici permanenti di imprese situate in uno Stato membro partecipante e la cui amministrazione centrale o sede legale è situata al di fuori di uno Stato membro partecipante;4) «infrazione», il mancato rispetto da parte di un'impresa di un obbligo sancito da un regolamento o una decisione della BCE;5) «ammenda», l'importo forfettario che un'impresa è tenuta a versare a titolo di sanzione;6) «penalità di mora», le somme di denaro che, in caso di infrazione protratta, un'impresa è tenuta a versare a titolo di sanzione; queste sono calcolate per ciascun giorno di protratta infrazione, a decorrere dalla notifica all'impresa di una decisione, ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 1, secondo comma, che impone la cessazione di tale infrazione;7) «sanzione», tanto l'ammenda quanto la penalità di mora inflitte a seguito di un'infrazione.Articolo 2 Sanzioni 1. Ove non diversamente previsto da specifici regolamenti del Consiglio, i limiti per la BCE nell'irrogazione alle imprese di ammende e di penalità di mora sono i seguenti:a) ammende: fino all'ammontare massimo di 500 000 euro; eb) penalità di mora: fino all'ammontare massimo di 10 000 euro per ciascun giorno di protratta infrazione. Le penalità di mora possono essere irrogate con riferimento ad un periodo massimo di sei mesi a decorrere dalla data di notifica all'impresa della decisione, conformemente all'articolo 3, paragrafo 1.2. Nel decidere se irrogare una sanzione e nello stabilire la sanzione appropriata, la BCE si attiene al principio di proporzionalità.3. La BCE tiene conto, se pertinenti, delle circostanze del caso specifico, quali:a) da un lato, la buona fede e il grado di correttezza dell'impresa nell'interpretazione e nell'applicazione dell'obbligo a essa derivante da un regolamento o da una decisione della BCE, nonché il grado di diligenza e di cooperazione mostrato dall'impresa o, dall'altro lato, qualsiasi prova di malafede da parte dei rappresentanti dell'impresa;b) la gravità degli effetti dell'infrazione;c) la reiterazione, frequenza o durata dell'infrazione da parte dell'impresa;d) i profitti conseguiti dall'impresa a seguito dell'infrazione;e) la dimensione economica dell'impresa; ef) le precedenti sanzioni irrogate da altre autorità alla stessa impresa e basate sugli stessi fatti.4. Laddove l'infrazione consista nel mancato adempimento di un obbligo, l'applicazione di una sanzione non esenta l'impresa dall'adempimento di tale obbligo, salvo che la decisione adottata ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 4, stabilisca espressamente il contrario.Articolo 3 Norme procedurali 1. La decisione di avviare o meno una procedura per infrazione è adottata dal comitato esecutivo della BCE, d'ufficio o sulla base di una richiesta ad esso rivolta a tal fine dalla banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione. La stessa decisione può altresì essere adottata dalla banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione, d'ufficio o sulla base di una richiesta ad essa rivolta a tal fine dalla BCE.Tale decisione è notificata per iscritto all'impresa interessata, all'autorità di vigilanza competente e alla banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione o alla BCE. Con essa vengono resi noti all'impresa gli elementi delle contestazioni mosse nei suoi confronti e le prove su cui tali contestazioni si basano. Se del caso, con tale decisione si richiede di porre termine alla presunta infrazione e si informa l'impresa interessata della possibile irrogazione di penalità di mora.2. La decisione di cui al paragrafo 1 può esigere che l'impresa si sottoponga ad una procedura per infrazione. Nel quadro dell'applicazione di tale procedura, la BCE o, se del caso, la banca centrale nazionale, può:a) richiedere l'esibizione di documenti;b) esaminare i libri e i registri contabili dell'impresa;c) eseguire copie o estratti dei libri e dei registri contabili; ed) richiedere chiarimenti scritti o orali.Qualora un'impresa ostacoli lo svolgimento della procedura per infrazione, lo Stato membro partecipante sul cui territorio sono ubicati i locali di cui trattasi fornisce il sostegno necessario, in particolare facendo in modo che la BCE o la banca centrale nazionale abbia accesso ai locali dell'impresa, affinché possano essere esercitati i poteri di cui sopra.3. L'impresa interessata ha il diritto di essere ascoltata dalla BCE o, se del caso, dalla banca centrale nazionale. Le è concesso un periodo non inferiore a trenta giorni per presentare le proprie difese.4. Il comitato esecutivo della BCE, appena possibile dopo essere stato adito dalla banca centrale nazionale che ha avviato la procedura per infrazione o previa consultazione della banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione, adotta una decisione motivata sull'esistenza di un'infrazione commessa da un'impresa e sulla eventuale sanzione da irrogare.5. L'impresa interessata riceve notifica scritta della decisione ed è informata del suo diritto di richiederne il riesame. Tale decisione è notificata anche alle competenti autorità di vigilanza e alla banca centrale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione.6. L'impresa interessata ha il diritto di chiedere al consiglio direttivo della BCE il riesame della decisione presa dal comitato esecutivo. La richiesta è presentata entro trenta giorni dalla ricezione della notifica di tale decisione e contiene tutte le informazioni e le allegazioni a difesa. Tale richiesta è indirizzata in forma scritta al consiglio direttivo della BCE.7. La decisione del consiglio direttivo della BCE in risposta alla richiesta di riesame avanzata ai sensi del paragrafo 6 comprende i motivi della decisione ed è notificata per iscritto all'impresa interessata, alle autorità di vigilanza competenti per quell'impresa e alla banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione. Con la notificazione si informa l'impresa in merito al suo diritto di ricorso giurisdizionale. Nel caso in cui il consiglio direttivo della BCE non assuma alcuna decisione entro due mesi dalla richiesta, l'impresa interessata può proporre un ricorso giurisdizionale contro la decisione del comitato esecutivo conformemente al trattato.8. Nessuna sanzione è applicata nei confronti dell'impresa fino a quando la decisione non diventa definitiva per una delle seguenti cause:a) scadenza del periodo di trenta giorni di cui al paragrafo 6 senza che l'impresa abbia presentato richiesta di riesame al consiglio direttivo della BCE;b) notifica da parte del consiglio direttivo della BCE della propria decisione all'impresa oppure scadenza del periodo di cui al precedente paragrafo 7 senza che il consiglio direttivo abbia preso una decisione.9. Gli introiti provenienti da sanzioni inflitte dalla BCE appartengono alla BCE.10. Nel caso in cui un'infrazione riguardi esclusivamente una funzione attribuita al SEBC in virtù del trattato e dallo statuto, una procedura per infrazione può essere avviata soltanto sulla base del presente regolamento, a prescindere dall'esistenza di leggi o di regolamenti nazionali che prevedano una procedura distinta. Nel caso in cui un'infrazione riguardi anche una o più aree non di competenza del SEBC, il diritto di avviare una procedura per infrazione ai sensi del presente regolamento è indipendente da ogni diritto che la competente autorità nazionale ha di avviare una distinta procedura in relazione a tali aree non di competenza del SEBC. Sono salve l'applicazione della legge penale e le competenze di vigilanza prudenziale negli Stati membri partecipanti.11. Se è stato accertato con decisione che un'impresa ha commesso un'infrazione, tale impresa deve sostenere le spese relative alla procedura per infrazione.Articolo 4 Limiti temporali 1. Il potere di prendere la decisione di avviare una procedura per infrazione, previsto dal presente regolamento, si estingue allo scadere di un anno dalla data in cui la BCE o la banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione abbiano constatato per la prima volta l'infrazione e, in ogni caso, allo scadere di cinque anni dalla data in cui è stata commessa l'infrazione oppure, in caso di infrazione protratta, allo scadere di cinque anni dalla cessazione dell'infrazione.2. Il potere di prendere la decisione di irrogare sanzioni per le infrazioni previste dal presente regolamento si estingue allo scadere di un anno dalla data della decisione di avviare la procedura di cui all'articolo 3, paragrafo 1.3. Il potere di avviare una procedura per l'applicazione delle sanzioni si estingue allo scadere di sei mesi dalla data in cui la decisione è divenuta esecutiva in virtù dell'articolo 3, paragrafo 8.Articolo 5 Mezzi di ricorso La Corte di giustizia delle Comunità europee ha competenza giurisdizionale anche di merito ai sensi dell'articolo 172 del trattato per quanto riguarda le decisioni definitive che impongono una sanzione.Articolo 6 Disposizioni generali e potere normativo 1. In caso di conflitto tra le disposizioni del presente regolamento e le disposizioni di altri regolamenti del Consiglio che autorizzano la BCE ad irrogare sanzioni, prevalgono le disposizioni di questi ultimi.2. Nei limiti e alle condizioni stabiliti dal presente regolamento, la BCE può adottare regolamenti al fine di specificare ulteriormente i meccanismi in base ai quali è possibile irrogare sanzioni nel rispetto di quanto stabilito nel presente regolamento nonché indirizzi intesi a coordinare e armonizzare le procedure relative all'attuazione della procedura per infrazione.Articolo 7 Disposizioni finali Il presente regolamento entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.L'articolo 6 paragrafo 2 si applica a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento. I restanti articoli si applicano dal 1° gennaio 1999.Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.Fatto a Bruxelles, addì 23 novembre 1998.Per il ConsiglioIl presidenteR. EDLINGER(1) GU C 246 del 6. 8. 1998, pag. 9.(2) GU C 328 del 26. 10. 1998.(3) Parere espresso l'8 ottobre 1998 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | Regolamento (CE) n. 2532/98 del Consiglio del 23 novembre 1998 sul potere della Banca centrale europea di irrogare sanzioni
Gazzetta ufficiale n. L 318 del 27/11/1998 pag. 0004 - 0007
REGOLAMENTO (CE) N. 2532/98 DEL CONSIGLIO del 23 novembre 1998 sul potere della Banca centrale europea di irrogare sanzioniIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il trattato che istituisce la Comunità europea (in appresso denominato «il trattato»), in particolare l'articolo 108 A, paragrafo 3, e l'articolo 34.3 del protocollo n. 3 sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea (in appresso denominato «lo statuto»),vista la raccomandazione della Banca centrale europea (in appresso denominata «la BCE») (1),visto il parere del Parlamento europeo (2),visto il parere della Commissione (3),deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 106, paragrafo 6, del trattato e all'articolo 42 dello statuto e alle condizioni stabilite nell'articolo 109K del trattato, paragrafo 5, e al punto 7 del protocollo n. 11 su talune disposizioni relative al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord;(1) considerando che il presente regolamento, conformemente alle disposizioni congiunte degli articoli 34.3 e 43.1 dello statuto, al paragrafo 8 del protocollo n. 11 e al paragrafo 2 del protocollo n. 12 su talune disposizioni relative alla Danimarca, non conferisce alcun potere e non impone alcun obbligo agli Stati membri non partecipanti;(2) considerando che, in virtù dell'articolo 34.3 dello statuto, il Consiglio stabilisce i limiti e le condizioni in base ai quali la BCE ha il potere di infliggere alle imprese ammende o penalità di mora in caso di inosservanza degli obblighi imposti dai regolamenti e dalle decisioni da essa adottati;(3) considerando che le violazioni degli obblighi derivanti da regolamenti e decisioni della BCE possono verificarsi nelle diverse aree di competenza della BCE;(4) considerando che è opportuno, al fine di garantire un contesto uniforme per l'irrogazione delle sanzioni nei diversi settori di competenza della BCE, che tutte le disposizioni generali e procedurali per l'irrogazione di tali sanzioni siano contenute in un unico regolamento del Consiglio; che altri regolamenti del Consiglio prevedono sanzioni specifiche per settori specifici ma rinviano al presente regolamento per i principi e le procedure relative all'irrogazione di tali sanzioni;(5) considerando che per garantire un regime efficiente di amministrazione delle sanzioni il presente regolamento deve lasciare un margine discrezionale alla BCE sia per quanto concerne le relative procedure sia per la loro attuazione, nei limiti e alle condizioni previsti dal presente regolamento;(6) considerando che il Sistema europeo di banche centrali (il «SEBC») e la BCE hanno ricevuto l'incarico di predisporre la loro piena operatività nella terza fase dell'Unione economica e monetaria (in appresso denominata «terza fase»); che la tempestività dei preparativi è essenziale per consentire al SEBC di adempiere ai suoi compiti nella terza fase; che elemento essenziale dei preparativi è l'adozione, prima della terza fase, del regime di irrogazione di sanzioni alle imprese che non abbiano soddisfatto gli obblighi ad esse imposti da regolamenti e decisioni della BCE; che è opportuno informare quanto prima gli operatori del mercato delle modalità che la BCE ritenga eventualmente necessario stabilire per l'irrogazione di sanzioni; che è pertanto necessario che la BCE disponga, dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, di un potere normativo;(7) considerando che le disposizioni del presente regolamento possono essere applicate efficacemente soltanto se gli Stati membri partecipanti adottano le misure necessarie per garantire che le autorità nazionali abbiano il potere, conformemente all'articolo 5 del trattato, di collaborare pienamente con la BCE e di apportarle un sostegno totale nell'attuazione della procedura per infrazione prevista dal presente regolamento;(8) considerando che la BCE deve avvalersi delle banche centrali nazionali per espletare i compiti del SEBC per quanto possibile e opportuno;(9) considerando che le decisioni che impongono un obbligo pecuniario, in virtù del presente regolamento, costituiscono titolo esecutivo conformemente all'articolo 192 del trattato,HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:Articolo 1 Definizioni Ai fini del presente regolamento si intende/intendono per:1) «Stato membro partecipante», uno Stato membro che ha adottato la moneta unica conformemente al trattato;2) «banca centrale nazionale», la banca centrale di uno Stato membro partecipante;3) «imprese», le persone fisiche o giuridiche, soggetti privati o pubblici, ad eccezione dei soggetti pubblici nell'esercizio delle loro funzioni di autorità pubblica, residenti o stabilite in uno Stato membro partecipante, che siano tenute agli obblighi derivanti da regolamenti e decisioni della BCE, nonché le filiali o altri uffici permanenti di imprese situate in uno Stato membro partecipante e la cui amministrazione centrale o sede legale è situata al di fuori di uno Stato membro partecipante;4) «infrazione», il mancato rispetto da parte di un'impresa di un obbligo sancito da un regolamento o una decisione della BCE;5) «ammenda», l'importo forfettario che un'impresa è tenuta a versare a titolo di sanzione;6) «penalità di mora», le somme di denaro che, in caso di infrazione protratta, un'impresa è tenuta a versare a titolo di sanzione; queste sono calcolate per ciascun giorno di protratta infrazione, a decorrere dalla notifica all'impresa di una decisione, ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 1, secondo comma, che impone la cessazione di tale infrazione;7) «sanzione», tanto l'ammenda quanto la penalità di mora inflitte a seguito di un'infrazione.Articolo 2 Sanzioni 1. Ove non diversamente previsto da specifici regolamenti del Consiglio, i limiti per la BCE nell'irrogazione alle imprese di ammende e di penalità di mora sono i seguenti:a) ammende: fino all'ammontare massimo di 500 000 euro; eb) penalità di mora: fino all'ammontare massimo di 10 000 euro per ciascun giorno di protratta infrazione. Le penalità di mora possono essere irrogate con riferimento ad un periodo massimo di sei mesi a decorrere dalla data di notifica all'impresa della decisione, conformemente all'articolo 3, paragrafo 1.2. Nel decidere se irrogare una sanzione e nello stabilire la sanzione appropriata, la BCE si attiene al principio di proporzionalità.3. La BCE tiene conto, se pertinenti, delle circostanze del caso specifico, quali:a) da un lato, la buona fede e il grado di correttezza dell'impresa nell'interpretazione e nell'applicazione dell'obbligo a essa derivante da un regolamento o da una decisione della BCE, nonché il grado di diligenza e di cooperazione mostrato dall'impresa o, dall'altro lato, qualsiasi prova di malafede da parte dei rappresentanti dell'impresa;b) la gravità degli effetti dell'infrazione;c) la reiterazione, frequenza o durata dell'infrazione da parte dell'impresa;d) i profitti conseguiti dall'impresa a seguito dell'infrazione;e) la dimensione economica dell'impresa; ef) le precedenti sanzioni irrogate da altre autorità alla stessa impresa e basate sugli stessi fatti.4. Laddove l'infrazione consista nel mancato adempimento di un obbligo, l'applicazione di una sanzione non esenta l'impresa dall'adempimento di tale obbligo, salvo che la decisione adottata ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 4, stabilisca espressamente il contrario.Articolo 3 Norme procedurali 1. La decisione di avviare o meno una procedura per infrazione è adottata dal comitato esecutivo della BCE, d'ufficio o sulla base di una richiesta ad esso rivolta a tal fine dalla banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione. La stessa decisione può altresì essere adottata dalla banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione, d'ufficio o sulla base di una richiesta ad essa rivolta a tal fine dalla BCE.Tale decisione è notificata per iscritto all'impresa interessata, all'autorità di vigilanza competente e alla banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione o alla BCE. Con essa vengono resi noti all'impresa gli elementi delle contestazioni mosse nei suoi confronti e le prove su cui tali contestazioni si basano. Se del caso, con tale decisione si richiede di porre termine alla presunta infrazione e si informa l'impresa interessata della possibile irrogazione di penalità di mora.2. La decisione di cui al paragrafo 1 può esigere che l'impresa si sottoponga ad una procedura per infrazione. Nel quadro dell'applicazione di tale procedura, la BCE o, se del caso, la banca centrale nazionale, può:a) richiedere l'esibizione di documenti;b) esaminare i libri e i registri contabili dell'impresa;c) eseguire copie o estratti dei libri e dei registri contabili; ed) richiedere chiarimenti scritti o orali.Qualora un'impresa ostacoli lo svolgimento della procedura per infrazione, lo Stato membro partecipante sul cui territorio sono ubicati i locali di cui trattasi fornisce il sostegno necessario, in particolare facendo in modo che la BCE o la banca centrale nazionale abbia accesso ai locali dell'impresa, affinché possano essere esercitati i poteri di cui sopra.3. L'impresa interessata ha il diritto di essere ascoltata dalla BCE o, se del caso, dalla banca centrale nazionale. Le è concesso un periodo non inferiore a trenta giorni per presentare le proprie difese.4. Il comitato esecutivo della BCE, appena possibile dopo essere stato adito dalla banca centrale nazionale che ha avviato la procedura per infrazione o previa consultazione della banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione, adotta una decisione motivata sull'esistenza di un'infrazione commessa da un'impresa e sulla eventuale sanzione da irrogare.5. L'impresa interessata riceve notifica scritta della decisione ed è informata del suo diritto di richiederne il riesame. Tale decisione è notificata anche alle competenti autorità di vigilanza e alla banca centrale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione.6. L'impresa interessata ha il diritto di chiedere al consiglio direttivo della BCE il riesame della decisione presa dal comitato esecutivo. La richiesta è presentata entro trenta giorni dalla ricezione della notifica di tale decisione e contiene tutte le informazioni e le allegazioni a difesa. Tale richiesta è indirizzata in forma scritta al consiglio direttivo della BCE.7. La decisione del consiglio direttivo della BCE in risposta alla richiesta di riesame avanzata ai sensi del paragrafo 6 comprende i motivi della decisione ed è notificata per iscritto all'impresa interessata, alle autorità di vigilanza competenti per quell'impresa e alla banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione. Con la notificazione si informa l'impresa in merito al suo diritto di ricorso giurisdizionale. Nel caso in cui il consiglio direttivo della BCE non assuma alcuna decisione entro due mesi dalla richiesta, l'impresa interessata può proporre un ricorso giurisdizionale contro la decisione del comitato esecutivo conformemente al trattato.8. Nessuna sanzione è applicata nei confronti dell'impresa fino a quando la decisione non diventa definitiva per una delle seguenti cause:a) scadenza del periodo di trenta giorni di cui al paragrafo 6 senza che l'impresa abbia presentato richiesta di riesame al consiglio direttivo della BCE;b) notifica da parte del consiglio direttivo della BCE della propria decisione all'impresa oppure scadenza del periodo di cui al precedente paragrafo 7 senza che il consiglio direttivo abbia preso una decisione.9. Gli introiti provenienti da sanzioni inflitte dalla BCE appartengono alla BCE.10. Nel caso in cui un'infrazione riguardi esclusivamente una funzione attribuita al SEBC in virtù del trattato e dallo statuto, una procedura per infrazione può essere avviata soltanto sulla base del presente regolamento, a prescindere dall'esistenza di leggi o di regolamenti nazionali che prevedano una procedura distinta. Nel caso in cui un'infrazione riguardi anche una o più aree non di competenza del SEBC, il diritto di avviare una procedura per infrazione ai sensi del presente regolamento è indipendente da ogni diritto che la competente autorità nazionale ha di avviare una distinta procedura in relazione a tali aree non di competenza del SEBC. Sono salve l'applicazione della legge penale e le competenze di vigilanza prudenziale negli Stati membri partecipanti.11. Se è stato accertato con decisione che un'impresa ha commesso un'infrazione, tale impresa deve sostenere le spese relative alla procedura per infrazione.Articolo 4 Limiti temporali 1. Il potere di prendere la decisione di avviare una procedura per infrazione, previsto dal presente regolamento, si estingue allo scadere di un anno dalla data in cui la BCE o la banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione abbiano constatato per la prima volta l'infrazione e, in ogni caso, allo scadere di cinque anni dalla data in cui è stata commessa l'infrazione oppure, in caso di infrazione protratta, allo scadere di cinque anni dalla cessazione dell'infrazione.2. Il potere di prendere la decisione di irrogare sanzioni per le infrazioni previste dal presente regolamento si estingue allo scadere di un anno dalla data della decisione di avviare la procedura di cui all'articolo 3, paragrafo 1.3. Il potere di avviare una procedura per l'applicazione delle sanzioni si estingue allo scadere di sei mesi dalla data in cui la decisione è divenuta esecutiva in virtù dell'articolo 3, paragrafo 8.Articolo 5 Mezzi di ricorso La Corte di giustizia delle Comunità europee ha competenza giurisdizionale anche di merito ai sensi dell'articolo 172 del trattato per quanto riguarda le decisioni definitive che impongono una sanzione.Articolo 6 Disposizioni generali e potere normativo 1. In caso di conflitto tra le disposizioni del presente regolamento e le disposizioni di altri regolamenti del Consiglio che autorizzano la BCE ad irrogare sanzioni, prevalgono le disposizioni di questi ultimi.2. Nei limiti e alle condizioni stabiliti dal presente regolamento, la BCE può adottare regolamenti al fine di specificare ulteriormente i meccanismi in base ai quali è possibile irrogare sanzioni nel rispetto di quanto stabilito nel presente regolamento nonché indirizzi intesi a coordinare e armonizzare le procedure relative all'attuazione della procedura per infrazione.Articolo 7 Disposizioni finali Il presente regolamento entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.L'articolo 6 paragrafo 2 si applica a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento. I restanti articoli si applicano dal 1° gennaio 1999.Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.Fatto a Bruxelles, addì 23 novembre 1998.Per il ConsiglioIl presidenteR. EDLINGER(1) GU C 246 del 6. 8. 1998, pag. 9.(2) GU C 328 del 26. 10. 1998.(3) Parere espresso l'8 ottobre 1998 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Il potere della BCE di irrogare sanzioni
SINTESI
La Banca centrale europea (BCE) conduce la politica monetaria dell’area dell’euro, con l’obiettivo primario di mantenere la stabilità dei prezzi, inoltre vigila sulle banche dell’area dell’euro e degli altri paesi dell’UE che hanno scelto di partecipare al meccanismo di vigilanza unico.
Nell’esercizio della sua politica monetaria e dei suoi compiti di vigilanza, la BCE può irrogare sanzioni alle imprese (ad esempio agli enti creditizi) che non rispettano gli atti giuridici della BCE o dell’UE.
CHE COSA FA IL REGOLAMENTO?
Esso stabilisce le condizioni in base alle quali la BCE può infliggere alle imprese ammende e penalità di mora in caso di inosservanza degli obblighi imposti dagli atti legali della BCE e dell’UE.
PUNTI CHIAVE
Il limite massimo per le ammende alle imprese è di 500 000 EUR, o, nel caso di sanzioni comminate in relazione ai compiti di vigilanza della BCE, il doppio della quantità dei profitti ricavati o delle perdite evitate a causa della violazione o il 10 % del fatturato annuo totale dell’impresa.
Il limite massimo per le penalità di mora è di 10 000 EUR per ogni giorno di violazione, o, nel caso di sanzioni comminate in relazione ai compiti di vigilanza della BCE, il 5 % del fatturato medio giornaliero per ogni giorno di violazione.
Quando si considera una sanzione, la BCE tiene conto:
della buona fede e della correttezza dell’impresa interessata,
della gravità degli effetti dell’infrazione,
dei profitti conseguiti dall’impresa a seguito dell’infrazione,
della dimensione economica dell’impresa,
delle eventuali precedenti sanzioni irrogate all’impresa per la stessa infrazione da altre autorità competenti.
Il comitato esecutivo decide se avviare una procedura d’infrazione.
L’impresa interessata ha non meno di 30 giorni di tempo per presentare la sua difesa alla BCE o alla sua banca centrale nazionale.
Il comitato esecutivo adotta una decisione motivata sull’opportunità di irrogare sanzioni all’impresa. Entro 30 giorni dal ricevimento della decisione, l’impresa può chiedere al consiglio direttivo di rivedere la decisione, in mancanza di ciò, la decisione diventa definitiva.
Se richiesto, il consiglio direttivo rivedrà la decisione del comitato esecutivo e informerà l’impresa interessata della sua conclusione. Esso informerà l’impresa in merito al suo diritto di ricorso giurisdizionale.
La procedura di infrazione deve essere attivata entro un anno dalla data in cui la BCE o la banca centrale nazionale della giurisdizione in cui si è verificata l’infrazione hanno constatato l’infrazione. Allo scadere di questo termine, decade il diritto.
Il regolamento (UE) 2015/159 del Consiglio ha aggiunto nuove disposizioni per consentire alla BCE di irrogare sanzioni nell’esercizio dei suoi compiti di vigilanza. Le nuove regole stabiliscono le ammende, i termini e le modalità che si applicano in questi casi.
ATTO
Regolamento (CE) n. 2532/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sul potere della Banca centrale europea di irrogare sanzioni. (GU L 318 del 27.11.1998, pag. 4.-7) |
Raccolta d’informazioni economiche e monetarie da parte della Banca centrale europea
SINTESI
La Banca centrale europea (BCE) raccoglie una gamma completa di informazioni sugli sviluppi economici e monetari dell’Unione europea (UE). È assistita in questo compito dalle banche centrali nazionali dei paesi dell’UE.
CHE COSA FA IL REGOLAMENTO?
Autorizza la BCE a raccogliere informazioni statistiche che sono necessarie per lo svolgimento dei compiti del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Il diritto della BCE di raccogliere informazioni statistiche è limitato agli operatori soggetti agli obblighi di segnalazione*.
Esso stabilisce i poteri della BCE di definire gli obblighi di segnalazione da parte di suddetti operatori.
Nel 2015, il regolamento è stato modificato per consentire la trasmissione delle informazioni statistiche riservate tra il SEBC e le altre autorità dell’UE o dei suoi paesi che sono responsabili della vigilanza degli istituti finanziari, dei mercati, delle infrastrutture e della stabilità del sistema finanziario. Inoltre, il SEBC può trasmettere informazioni statistiche riservate al meccanismo europeo di stabilità . Tuttavia, la trasmissione dei dati ai sensi della modifica del 2015 è limitata a quanto necessario per l’autorità o l’organismo ricevente per svolgere i propri compiti.
PUNTI CHIAVE
La BCE cerca di minimizzare l’onere di segnalazione utilizzando le risorse esistenti, per quanto possibile. Essa tiene anche conto dei pertinenti standard statistici europei e internazionali.
La BCE opera in stretta collaborazione con il sistema statistico europeo (SSE), che comprende l’ufficio statistico dell’UE (Eurostat) e gli istituti nazionali di statistica dei paesi dell’UE.
Principi
Durante lo sviluppo, la produzione e la diffusione delle statistiche, il SEBC è guidato da principi di:
Imparzialità (neutrale e ugualmente accessibile a tutti gli utenti),
obiettività (sistematico, affidabile e imparziale),
indipendenza professionale (senza interferenze politiche),
efficacia dei costi,
segreto statistico (il rispetto per le informazioni riservate relative alle singole unità statistiche),
minimizzazione dell’onere di segnalazione e
elevata qualità dei risultati.
Obblighi dei paesi dell’UE
I paesi dell’UE sono responsabili della propria organizzazione nel settore delle statistiche al fine di collaborare con il SEBC.
Tipi di informazioni raccolte
Le informazioni raccolte riguardano in particolare:
statistiche monetarie e finanziarie;
statistiche sulle banconote (ad esempio gli stock e i flussi delle banconote in circolazione);
statistiche sui pagamenti e sui sistemi di pagamento;
statistiche sulla stabilità finanziaria;
statistiche relative alla bilancia dei pagamenti (cioè la quota di euro che vale come valuta di pagamento/fatturazione nel commercio internazionale);
le statistiche sulla posizione patrimoniale internazionale.
Diritto di verifica
Se un soggetto dichiarante* in un paese della zona euro è sospettato di aver violato i suoi obblighi di segnalazione, la BCE e le banche centrali nazionali possono verificare l’esattezza delle informazioni statistiche o effettuarne la raccolta obbligatoria.
La BCE o la banca centrale nazionale del paese interessato deve comunicare al soggetto dichiarante la sua decisione di verificare le statistiche che esso fornisce o di effettuarne la raccolta obbligatoria. Se un soggetto si oppone al processo di verifica, il paese in cui si trova deve fornire l’assistenza necessaria, compresa la garanzia di accesso ai locali da parte della BCE o della banca centrale nazionale. Queste disposizioni si applicano solo ai paesi della zona euro.
Sanzioni
I soggetti dichiaranti che non rispettano i loro obblighi di segnalazione statistica possono essere soggetti a multe imposte dalla BCE. Le sanzioni vanno da una penalità di mora giornaliera non superiore a 10 000 euro fino a multe di 200 000 euro. La BCE agisce conformemente ai principi e alle procedure di cui al regolamento (CE) n. 2532/98 sul potere della BCE di irrogare sanzioni.
Riservatezza
Le informazioni statistiche sono considerate riservate quando sono sufficientemente precise da permettere l’identificazione del soggetto dichiarante o di qualsiasi altra persona fisica, persona giuridica, ente o filiale, sia direttamente dal nome, dall’indirizzo o da un codice ufficiale di identificazione, sia indirettamente per deduzione.
I soggetti dichiaranti devono essere informati degli usi statistici e amministrativi che le informazioni da loro fornite possono comportare. Se del caso, si possono ottenere informazioni circa la base giuridica per la trasmissione e le misure di protezione adottate.
Il SEBC deve utilizzare le informazioni statistiche riservate esclusivamente per lo svolgimento dei suoi compiti, ad eccezione dei seguenti casi:
se il soggetto dichiarante o altra persona o ente che possono essere identificati hanno inequivocabilmente acconsentito all’utilizzo di queste informazioni statistiche per altre finalità;
per la loro trasmissione ai membri del SSE;
per garantire agli enti per la ricerca scientifica l’accesso a informazioni statistiche riservate che non consentano l’identificazione diretta, e con il previo esplicito consenso dell’autorità che ha fornito le informazioni;
per l’utilizzo delle informazioni ai fini di vigilanza prudenziale rispetto alla BCE e alle banche centrali nazionali.
per quanto riguarda le banche centrali nazionali, per l’esercizio di funzioni diverse da quelle specificate nel Protocollo sullo statuto del SEBC e della BCE.
La BCE, le banche centrali nazionali e i paesi dell’UE devono adottare tutte le misure necessarie per garantire la protezione delle informazioni statistiche riservate.
TERMINI CHIAVE
* Operatori soggetti agli obblighi di segnalazione: principalmente le banche centrali, le altre istituzioni finanziarie nei paesi dell’UE (ad eccezione delle compagnie di assicurazione e dei fondi pensione), le istituzioni postali esercitanti funzioni bancarie e di postagiro*, e le persone fisiche e giuridiche residenti in un paese dell’area dell’euro e che hanno effettuato transazioni transfrontaliere, o emesso titoli* o moneta elettronica*. Tutti questi possono essere soggetti dichiaranti soggetti agli obblighi di segnalazione a fini statistici.
* Soggetti dichiaranti: secondo gli obblighi di segnalazione previsti dalla BCE, gli operatori soggetti agli obblighi di segnalazione possono essere soggetti dichiaranti (cioè che sono tenuti a riferire) a seconda delle circostanze.
* Istituzioni postali esercitanti funzioni bancarie e di postagiro: questi appartengono al settore della «società non finanziarie», che, oltre a fornire servizi postali, ricevono depositi da residenti nell’area dell’euro diversi dalle istituzioni finanziarie con la prospettiva di fornire servizi di trasferimento di denaro per i propri depositari;
* Titoli: strumenti finanziari, quali azioni societarie e titoli di stato, di solito emessi per raccogliere fondi per l’emittente.
* Moneta elettronica: denaro che è nel sistema bancario, ma non esiste in forma fisica. Solo una piccola parte dell’offerta di moneta totale è costituito da banconote e monete.
ATTO
Regolamento (CE) n. 2533/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sulla raccolta di informazioni statistiche da parte della Banca centrale europea (GU L 318 del 27.11.1998, pag. 8-19)
ATTI COLLEGATI
Regolamento (UE) n. 1071/2013 della Banca centrale europea, del 24 settembre 2013, relativo al bilancio del settore delle istituzioni finanziarie monetarie (rifusione) (BCE/2013/33) (GU L 297 del 7.11.2013, pag. 1-50)
Regolamento (UE) n. 1072/2013 della Banca centrale europea, del 24 settembre 2013, relativo alle statistiche sui tassi di interesse applicati dalle istituzioni finanziarie monetarie (rifusione) (BCE/2013/34) (GU L 297 del 7.11.2013, pag. 51-72)
Regolamento (UE) n. 1073/2013 della Banca centrale europea, del 18 ottobre 2013, relativo alle statistiche sulle attività e sulle passività dei fondi di investimento (rifusione) (BCE/2013/38) (GU L 297 del 7.11.2013, pag. 73-93)
Regolamento (UE) n. 1074/2013 della Banca centrale europea, del 18 ottobre 2013, sugli obblighi di segnalazione statistica per gli uffici dei conti correnti postali che ricevono depositi da residenti nell’area dell’euro diversi dalle istituzioni finanziarie monetarie (rifusione) (BCE/2013/39) (GU L 297 del 7.11.2013, pag. 94-106)
Regolamento (UE) n. 1075/2013 della Banca centrale europea, del 18 ottobre 2013, riguardante le statistiche sulle attività e passività delle società veicolo finanziarie coinvolte in operazioni di cartolarizzazione (rifusione) (BCE/2013/40) (GU L 297 del 7.11.2013, pag. 107-121) | Regolamento (CE) n. 2533/98 del Consiglio del 23 novembre 1998 sulla raccolta di informazioni statistiche da parte della Banca centrale europea
Gazzetta ufficiale n. L 318 del 27/11/1998 pag. 0008 - 0019
REGOLAMENTO (CE) N. 2533/98 DEL CONSIGLIO del 23 novembre 1998 sulla raccolta di informazioni statistiche da parte della Banca centrale europeaIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il protocollo n. 3 sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea (in appresso denominato «lo statuto»), in particolare l'articolo 5.4,vista la raccomandazione della Banca centrale europea (in appresso denominata «la BCE») (1),visto il parere del Parlamento europeo (2),visto il parere della Commissione (3),deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 106, paragrafo 6, del trattato che istituisce la Comunità europea (in appresso denominato «il trattato») e all'articolo 42 dello statuto,(1) considerando che l'articolo 5.1 dello statuto prevede che, al fine di assolvere i compiti del SEBC, la BCE, assistita dalle banche centrali nazionali, raccoglie le necessarie informazioni statistiche dalle competenti autorità nazionali o direttamente dagli operatori economici; che, al fine di facilitare lo svolgimento di tali compiti definiti all'articolo 105 del trattato, in particolare l'attuazione della politica monetaria, queste informazioni statistiche sono utilizzate essenzialmente per la produzione di raccolte di informazioni statistiche, per le quali l'identità dei singoli operatori economici è irrilevante, ma possono anche essere utilizzate a livello di singoli operatori economici; che l'articolo 5.2 dello statuto prescrive che le banche centrali nazionali svolgono, per quanto possibile, i compiti di cui all'articolo 5.1 dello statuto; che l'articolo 5.4 enuncia che il Consiglio determina le persone fisiche e giuridiche soggette agli obblighi di riferimento, il regime di riservatezza e le opportune disposizioni per assicurarne l'applicazione; che per l'applicazione dell'articolo 5.1 dello statuto le banche centrali nazionali possono collaborare con le altre autorità competenti, in particolare con gli istituti statistici nazionali e le autorità preposte al controllo dei mercati;(2) considerando che, affinché le informazioni statistiche si rivelino uno strumento efficace ai fini dell'espletamento dei compiti del SEBC, le definizioni e le procedure relative alla raccolta delle suddette informazioni devono essere configurate in modo tale da garantire alla BCE la capacità e la flessibilità di avvalersi tempestivamente di statistiche di elevata affidabilità, che rispecchino l'evoluzione delle condizioni economiche e finanziarie e tengano conto degli oneri imposti ai soggetti dichiaranti; che in questo contesto occorre tener conto non solo dei risultati del SEBC nell'espletamento dei compiti affidatigli e della sua indipendenza ma anche mantenere al minimo gli oneri a carico dei soggetti dichiaranti;(3) considerando che è dunque auspicabile definire le categorie di operatori soggetti agli obblighi di segnalazione (in termini di unità economiche e di applicazioni statistiche) sulle quali possono esercitarsi poteri statistici della BCE e nell'ambito delle quali la BCE determina, attraverso i propri poteri regolamentari, gli operatori effettivamente soggetti agli obblighi di segnalazione;(4) considerando che l'omogeneità degli operatori soggetti agli obblighi di segnalazione è un requisito necessario ai fini dell'elaborazione del bilancio consolidato del settore delle istituzioni finanziarie monetarie degli Stati membri partecipanti, il cui obiettivo principale è quello di dotare la BCE di un quadro statistico esaustivo degli andamenti monetari negli Stati membri partecipanti considerati come un unico territorio economico; che la BCE ha predisposto e gestisce un «Elenco di istituzioni finanziarie monetarie a fini statistici» sulla base di una definizione comune di tali istituzioni;(5) considerando che la suddetta definizione comune a fini statistici precisa che le istituzioni finanziarie monetarie comprendono gli enti creditizi residenti, così come definiti dal diritto comunitario, e tutte le altre istituzioni finanziarie residenti la cui attività consiste nell'accettare depositi e/o strumenti a essi strettamente assimilabili da organismi diversi dalle istituzioni finanziarie monetarie e nell'erogare crediti e/o nell'effettuare investimenti mobiliari per conto proprio (quanto meno in termini economici);(6) considerando che potrebbe essere necessario che le istituzioni postali esercitanti funzioni bancarie e di postagiro che non rispondono necessariamente alla definizione comune a fini statistici di istituzioni finanziarie monetarie siano sottoposte agli obblighi di segnalazione della BCE in materia di statistiche monetarie, bancarie e di sistemi di pagamento dato che possono in larga misura accettare depositi e/o strumenti a essi strettamente assimilabili ed effettuare transazioni nel quadro dei sistemi di pagamento;(7) considerando che nel Sistema europeo dei conti nazionali e regionali 1995 (4) (in appresso denominato «il SEC 95») le istituzioni finanziarie monetarie comprendono dunque il sottosettore «banca centrale» e il sottosettore «altre istituzioni finanziarie monetarie» e possono essere ampliate esclusivamente attraverso l'inclusione di categorie di istituzioni provenienti dal sottosettore «altri intermediari finanziari, ad eccezione delle compagnie di assicurazione e dei fondi pensione»;(8) considerando che le statistiche relative alla bilancia dei pagamenti, alla posizione patrimoniale sull'estero, ai valori mobiliari, alla moneta elettronica e ai sistemi di pagamento sono necessarie per consentire al SEBC di assolvere ai propri compiti in piena autonomia;(9) considerando che l'utilizzo dei termini «persone fisiche e giuridiche» nell'articolo 5.4 dello statuto deve essere inteso coerentemente con le prassi adottate dagli Stati membri in materia di statistiche monetarie e bancarie e di statistiche sulla bilancia dei pagamenti e pertanto comprende anche enti che non sono persone fisiche né persone giuridiche ai sensi delle rispettive legislazioni nazionali ma che tuttavia rientrano nei relativi sottosettori del SEC 95; che obblighi di segnalazione possono dunque essere imposti nei confronti di enti, quali, per esempio, società di persone, filiali, organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (UCITS) e fondi che nei rispettivi ordinamenti non godono dello status di persona giuridica; che, in questi casi, l'obbligo di segnalazione ricade su quelle persone che, ai sensi delle legislazioni nazionali applicabili, rappresentano legalmente gli enti interessati;(10) considerando che le segnalazioni statistiche sui bilanci delle istituzioni di cui all'articolo 19.1 dello statuto possono anche essere utilizzate ai fini del calcolo dell'importo delle riserve minime che esse potrebbero essere obbligate a detenere;(11) considerando che è competenza del consiglio direttivo della BCE specificare la ripartizione dei compiti tra la BCE e le banche centrali nazionali relativamente alla raccolta e alla verifica delle informazioni statistiche nonché all'applicazione di misure coercitive, tenendo conto del principio sancito nell'articolo 5.2 dello statuto e dei compiti che saranno assunti dalle autorità nazionali, nei limiti delle proprie competenze, al fine di ottenere statistiche coerenti di elevata affidabilità;(12) considerando che nei primi anni dell'area della moneta unica considerazioni di efficienza in termini di costi potrebbero richiedere che gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE debbano essere soddisfatti con il ricorso a procedure transitorie dati i vincoli imposti agli attuali sistemi di raccolta; che ciò potrebbe comportare in particolare che, nel caso del conto finanziario della bilancia dei pagamenti, i dati sulle posizioni e sulle operazioni sull'estero degli Stati membri partecipanti, considerati come un unico territorio economico, potrebbero nei primi anni dell'area della moneta unica essere compilati utilizzando tutte le posizioni o le operazioni tra residenti di uno Stato membro partecipante e residenti di altri paesi;(13) considerando che i limiti e le condizioni che regolano la facoltà della BCE di irrogare sanzioni alle imprese in caso di inosservanza degli obblighi imposti dai regolamenti e dalle decisioni da essa adottati sono stati definiti, conformemente all'articolo 34.3 dello statuto, dal regolamento (CE) n. 2532/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sul potere della Banca centrale europea di irrogare sanzioni (5); che, in caso di conflitto tra disposizioni del suddetto regolamento e del presente regolamento che consentano alla BCE di irrogare sanzioni, prevalgono le disposizioni del presente regolamento; che le sanzioni previste in caso d'inadempienza degli obblighi definiti nel presente regolamento non ostano al fatto che il SEBC può adottare, nel quadro delle proprie relazioni con le controparti, adeguate disposizioni di esecuzione che prevedano, in particolare, l'esclusione di un soggetto dichiarante dalle operazioni di politica monetaria in caso di grave inadempienza degli obblighi di segnalazione statistica;(14) considerando che i regolamenti adottati dalla BCE conformemente all'articolo 34.1 dello statuto non conferiscono alcun diritto e non impongono alcun obbligo agli Stati membri non partecipanti;(15) considerando che la Danimarca, in base al paragrafo 1 del protocollo n. 12 su talune disposizioni relative alla Danimarca, ha notificato, nel quadro della decisione di Edimburgo del 12 dicembre 1992, che non parteciperà alla terza fase dell'Unione economica e monetaria; che, di conseguenza, conformemente al paragrafo 2 del suddetto protocollo, sono applicabili alla Danimarca tutti gli articoli e le disposizioni del trattato e dello statuto relativi ad una deroga;(16) considerando che, conformemente al paragrafo 8 del protocollo n. 11 su talune disposizioni relative al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, l'articolo 34 dello statuto non si applica al Regno Unito a meno che quest'ultimo non partecipi alla terza fase dell'Unione economica e monetaria;(17) considerando che, sebbene vi sia consenso sul fatto che le informazioni statistiche necessarie a soddisfare gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE non sono identiche per gli Stati membri partecipanti e per quelli non partecipanti, l'articolo 5 dello statuto si applica anche agli Stati membri non partecipanti; che ciò, congiuntamente all'articolo 5 del trattato, comporta l'obbligo di definire e attuare a livello nazionale tutte le misure che gli Stati membri ritengono idonee ai fini della raccolta delle informazioni statistiche necessarie a soddisfare gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE e di realizzare tempestivamente i preparativi in campo statistico necessari per divenire Stati membri partecipanti;(18) considerando che le informazioni statistiche riservate che la BCE e le banche centrali nazionali devono ricevere per l'espletamento dei compiti del SEBC devono essere tutelate al fine di conquistare e mantenere la fiducia dei soggetti dichiaranti; che una volta adottato il presente regolamento non vi saranno ulteriori ragioni per invocare norme sulla riservatezza che impediscano lo scambio di informazioni statistiche riservate riguardanti i compiti del SEBC, fatte salve le disposizioni della direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (6);(19) considerando che l'articolo 38.1 dello statuto stabilisce che i membri degli organi decisionali e il personale della BCE e delle banche centrali nazionali hanno il dovere, anche dopo aver cessato le proprie funzioni, di non rivelare le informazioni coperte dall'obbligo del segreto professionale, e che l'articolo 38.2 dello statuto stabilisce che le persone che hanno accesso ai dati coperti da una normativa comunitaria che imponga uno specifico obbligo di riservatezza sono soggette all'applicazione di tali norme;(20) considerando che qualsiasi infrazione delle norme che vincolano i membri del personale della BCE, sia essa intenzionale o dovuta a negligenza, li rende passibili di sanzioni disciplinari e, se del caso, delle sanzioni previste dalla legge per la violazione del segreto professionale, fatte salve le disposizioni combinate degli articoli 12 e 18 del protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee;(21) considerando che l'eventuale utilizzazione delle informazioni statistiche per assicurare l'assolvimento dei compiti tramite il SEBC ai sensi dell'articolo 105 del trattato pur riducendo l'onere totale connesso con gli obblighi di segnalazione, implica che il regime di riservatezza definito dal presente regolamento debba differire, per certi aspetti, dai principi comunitari o internazionali generali relativi alla riservatezza delle informazioni statistiche e in particolare dalle disposizioni sulla riservatezza delle informazioni statistiche del regolamento (CE) n. 322/97 del Consiglio, del 17 febbraio 1997, relativo alle statistiche comunitarie (7); che, fatto salvo questo punto, la BCE terrà conto dei principi applicabili alle statistiche comunitarie quali stabiliti nell'articolo 10 del regolamento (CE) n. 322/97;(22) considerando che il regime di riservatezza definito dal presente regolamento si applica esclusivamente alle informazioni statistiche riservate trasmesse alla BCE per l'espletamento dei compiti del SEBC e che esso non incide sulle norme specifiche nazionali o comunitarie riguardanti la trasmissione alla BCE di informazioni di altra natura; che devono essere rispettate le norme relative alla riservatezza delle informazioni statistiche che gli istituti nazionali e la Commissione applicano ai dati statistici che essi raccolgono per proprio conto;(23) considerando che, per i fini dell'articolo 5.1 dello statuto, la BCE è tenuta a cooperare, in materia di statistiche, con le istituzioni o gli organi comunitari, con le autorità competenti degli Stati membri o dei paesi terzi e con gli organismi internazionali; che la BCE e la Commissione creeranno adeguate forme di cooperazione nel settore delle statistiche al fine di svolgere i propri compiti con la massima efficienza, sforzandosi di ridurre al minimo gli oneri imposti ai soggetti dichiaranti;(24) considerando che il SEBC e la BCE hanno ricevuto l'incarico di predisporre, per l'area dell'euro, gli obblighi di segnalazione statistica ai fini della loro piena operatività nella terza fase dell'Unione economica e monetaria (in appresso denominata «terza fase»); che la tempestività dei preparativi nel settore statistico è essenziale per consentire al SEBC di adempiere ai suoi compiti nella terza fase; che elemento essenziale dei preparativi è l'adozione, prima della terza fase, di norme della BCE in campo statistico; che è opportuno informare nel 1998 gli operatori del mercato delle modalità che la BCE ritenga eventualmente necessarie stabilire per l'adempimento dei suoi obblighi di segnalazione statistica; che è pertanto necessario che la BCE disponga, dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, di un potere normativo;(25) considerando che le disposizioni del presente regolamento possono essere applicate efficacemente soltanto se gli Stati membri partecipanti hanno adottato, conformemente all'articolo 5 del trattato, le misure necessarie per garantire che le autorità nazionali abbiano il potere di collaborare pienamente con la BCE e di sostenerla nella verifica e nella raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche,HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:Articolo 1 Definizioni Ai fini del presente regolamento si intende/si intendono per:1) «obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE», le informazioni statistiche che i soggetti dichiaranti devono fornire e che sono necessarie per lo svolgimento dei compiti del SEBC;2) «soggetti dichiaranti», le persone giuridiche, le persone fisiche e gli altri enti di cui all'articolo 2, paragrafo 3, che sono soggetti agli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE;3) «Stato membro partecipante», uno Stato membro che ha adottato la moneta unica conformemente al trattato;4) «residente», qualsiasi operatore che abbia un centro di interesse economico nel territorio economico di un paese, come descritto nell'allegato A; in questo contesto, «per posizioni e operazioni sull'estero» rispettivamente, le posizioni e le operazioni in attività e/o passività di residenti degli Stati membri partecipanti, considerati come un unico territorio economico, nei confronti di residenti degli Stati membri non partecipanti e/o di residenti di paesi terzi;5) «posizione sull'estero», il bilancio delle attività e delle passività finanziarie sull'estero.6) «moneta elettronica», un valore monetario registrato elettronicamente su un supporto tecnico, comprese le carte prepagate, che può essere largamente utilizzato a scopo di pagamento a soggetti diversi dall'emittente e che non comporta necessariamente l'utilizzo di conti bancari nella transazione, ma serve da effetto prepagato al portatore.Articolo 2 Operatori soggetti agli obblighi di segnalazione 1. Ai fini dell'adempimento degli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE, quest'ultima, assistita dalle banche centrali nazionali ai sensi dell'articolo 5.2 dello statuto, ha la facoltà di raccogliere informazioni statistiche limitatamente agli operatori soggetti agli obblighi di segnalazione e a quanto risulti necessario a consentire l'espletamento dei compiti del SEBC.2. Gli operatori soggetti agli obblighi di segnalazione comprendono i seguenti soggetti dichiaranti:a) le persone fisiche e le persone giuridiche comprese nel sottosettore «banca centrale»; nel sottosettore «altre istituzioni finanziarie monetarie» e nel sottosettore «altri intermediari finanziari, ad eccezione delle compagnie di assicurazione e dei fondi pensione», come descritti nell'allegato B e residenti in uno Stato membro, nella misura necessaria all'adempimento degli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE nell'ambito delle statistiche monetarie e bancarie e delle statistiche sui sistemi di pagamento;b) le istituzioni postali esercitanti funzioni bancarie e di postagiro, nella misura necessaria a soddisfare gli obblighi di segnalazione della BCE in materia di statistiche monetarie, bancarie e di sistemi di pagamento;c) le persone fisiche e le persone giuridiche residenti in uno Stato membro, nella misura in cui detengano posizioni sull'estero o effettuino operazioni sull'estero e in cui le informazioni statistiche relative a tali posizioni o operazioni siano necessarie ai fini dell'adempimento degli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE nell'ambito delle statistiche sulle bilance dei pagamenti o della posizione sull'estero;d) le persone fisiche e le persone giuridiche residenti in uno Stato membro, nella misura in cui le informazioni statistiche relative all'emissione, da parte loro, di titoli o moneta elettronica, siano necessarie ai fini dell'adempimento degli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE.3. Qualsiasi ente che rientrerebbe nella definizione di cui al paragrafo 2, ma che, ai sensi della legislazione nazionale del paese di residenza, non si configura né come persona giuridica né come gruppo di persone fisiche, benché possa essere soggetto di diritti e di obblighi, è un soggetto dichiarante. L'obbligo di segnalazione di tale ente deve essere adempiuto dalle persone che lo rappresentano sul piano giuridico.Nel caso in cui una persona giuridica, un gruppo di persone fisiche o un ente che rientri nella definizione del primo comma abbia una filiale residente in un altro paese, quest'ultima sarà considerata un soggetto dichiarante a sé stante, indipendentemente dalla residenza della casa madre, a patto che la filiale soddisfi i requisiti elencati al paragrafo 2, ad eccezione di quello relativo alla personalità giuridica distinta. Gruppi di filiali istituite nello stesso Stato membro saranno considerati come un'unica filiale se appartenenti allo stesso sottosettore economico. L'obbligo di segnalazione di una filiale deve essere adempiuto dalle persone che la rappresentano sul piano giuridico.Articolo 3 Modalità previste per la definizione degli obblighi di segnalazione statistica Nella definizione e nell'imposizione degli obblighi di segnalazione statistica, la BCE deve precisare quali siano gli operatori effettivamente soggetti agli obblighi di segnalazione nell'ambito delle categorie di operatori definite nell'articolo 2. Fermo restando il rispetto dei suoi obblighi di segnalazione, la BCE:a) riduce al minimo gli oneri di segnalazione che tali obblighi di informazione comportano, in particolare utilizzando, per quanto possibile, le statistiche esistenti;b) tiene conto delle norme statistiche comunitarie e internazionali;c) per determinate categorie di soggetti dichiaranti può prevedere l'esenzione totale o parziale dagli obblighi di segnalazione da essa imposti.Articolo 4 Obblighi degli Stati membri Gli Stati membri organizzano i propri compiti nel settore statistico e cooperano pienamente con il SEBC al fine di garantire l'adempimento degli obblighi derivanti dall'articolo 5 dello statuto.Articolo 5 Poteri normativi della BCE 1. La BCE può adottare regolamenti per la definizione e l'imposizione degli obblighi di segnalazione statistica nei confronti degli operatori degli Stati membri partecipanti effettivamente soggetti a tali obblighi.2. Qualora esistano collegamenti con gli obblighi imposti dalla Commissione in materia di statistiche, la BCE consulta la Commissione sui progetti di regolamento al fine di garantire la coerenza necessaria alla produzione di statistiche che soddisfino i rispettivi obblighi di segnalazione. Il Comitato per le statistiche monetarie, finanziarie e di bilancia dei pagamenti prende parte, nei limiti delle proprie competenze, al processo di cooperazione tra la Commissione e la BCE.Articolo 6 Diritto di verifica e raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche 1. Qualora un soggetto dichiarante residente in uno Stato membro partecipante sia sospettato di inadempienza agli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 2, quest'ultima e la banca centrale nazionale dello Stato membro partecipante interessato, conformemente all'articolo 5.2 dello statuto, hanno il diritto di verificare l'esattezza e la qualità delle informazioni statistiche e di effettuarne la raccolta obbligatoria. Tuttavia, nel caso in cui i dati in questione siano necessari per dimostrare il rispetto degli obblighi minimi di riserva, la verifica dovrà essere effettuata ai sensi dell'articolo 6 del regolamento (CE) n. 2531/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sull'applicazione di riserve minime da parte della Banca centrale europea (8). Il diritto di verificare le informazioni statistiche o di effettuarne la raccolta obbligatoria comprende la facoltà di:a) richiedere l'esibizione di documenti;b) esaminare i libri e i registri contabili dei soggetti dichiaranti;c) eseguire copie o richiedere estratti dei libri e dei registri contabili;d) richiedere chiarimenti scritti o orali.2. La BCE o la banca centrale nazionale competente notifica per iscritto al soggetto dichiarante la decisione di verificare le informazioni statistiche o di effettuarne la raccolta obbligatoria e specifica il termine fissato per ottemperare alle richieste di verifica, le sanzioni applicabili in caso di inottemperanza e il diritto di riesame. La BCE e le banche centrali nazionali si informano a vicenda in caso di tali richieste di verifica.3. Per la verifica e la raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche devono essere seguite le procedure nazionali. I costi connessi con tali procedure sono sostenuti dal soggetto dichiarante interessato nel caso in cui sia accertata la sua inadempienza agli obblighi di segnalazione.4. La BCE può adottare regolamenti volti a definire le condizioni alle quali possono essere esercitati i diritti di verifica o di raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche.5. Entro i limiti delle rispettive competenze, le autorità nazionali degli Stati membri partecipanti forniscono alla BCE e alle banche centrali nazionali l'assistenza necessaria per l'esercizio dei poteri previsti dal presente articolo.6. Qualora un soggetto dichiarante si opponga od ostacoli il processo di verifica o la raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche richieste, lo Stato membro partecipante in cui sono ubicati i locali del soggetto interessato fornisce ai funzionari della BCE o della banca centrale nazionale l'assistenza necessaria, in particolare facendo in modo che la BCE o la banca centrale nazionale abbiano accesso ai locali, affinché possano essere esercitati i diritti di cui al paragrafo 1.Articolo 7 Irrogazione di sanzioni 1. La BCE ha il potere di irrogare le sanzioni previste dal presente articolo ai soggetti dichiaranti sottoposti agli obblighi di segnalazione e residenti in uno Stato membro partecipante, qualora essi non adempiano agli obblighi derivanti dal presente regolamento o da regolamenti e decisioni della BCE che definiscono e impongono gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE.2. L'obbligo di trasmettere determinate informazioni statistiche alla BCE o alle banche centrali nazionali si considera violato dai soggetti dichiaranti nei casi in cui:a) la BCE o la banca centrale nazionale non riceve alcuna informazione statistica entro la scadenza prevista; oppureb) le informazioni statistiche sono errate, incomplete o in una forma non conforme ai requisiti imposti.3. L'obbligo di consentire alla BCE o alle banche centrali nazionali di verificare l'esattezza e la qualità delle informazioni fornite dai soggetti dichiaranti alla BCE o alle banche centrali nazionali si considera violato ogniqualvolta il soggetto dichiarante ostacoli la suddetta verifica. Tale ostruzionismo consiste, tra l'altro, nell'occultare documenti e nell'impedire l'accesso ai propri locali alla BCE o alla banca centrale nazionale, accesso necessario per svolgere il loro compito di verifica o di raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche.4. La BCE può irrogare le seguenti sanzioni a un soggetto dichiarante:a) in caso di infrazione di cui al paragrafo 2, lettera a), il versamento di una penalità di mora giornaliera non superiore a 10 000 euro, per una sanzione complessiva non superiore a 100 000 euro;b) in caso di infrazione di cui al paragrafo 2, lettera b, un'ammenda non superiore a 200 000 euro;c) in caso di infrazione di cui al paragrafo 3, un'ammenda non superiore a 200 000 euro.5. Le sanzioni di cui al paragrafo 4 si aggiungono all'obbligo per il soggetto dichiarante di assumersi le spese della procedura di verifica e di raccolta obbligatoria, previsto all'articolo 6, paragrafo 3.6. Nell'esercizio dei poteri definiti dal presente articolo, la BCE agisce conformemente ai principi e alle procedure di cui al regolamento (CE) n. 2532/98.Articolo 8 Regime di riservatezza 1. Per l'applicazione del presente regolamento e ai fini del regime di riservatezza applicabile alle informazioni statistiche necessarie per l'adempimento dei compiti del SEBC, sono considerate riservate le informazioni statistiche che consentono l'identificazione del soggetto dichiarante o di qualsiasi altra persona fisica, persona giuridica, ente o filiale, sia direttamente dal nome, dall'indirizzo o da un codice ufficiale di identificazione, sia indirettamente per deduzione, divulgando in tal modo informazioni individuali. Per determinare se un soggetto dichiarante o qualsiasi altra persona fisica, persona giuridica, ente o filiale sia identificabile, si deve tenere conto di tutti i mezzi che possono essere ragionevolmente utilizzati da un terzo per identificare il suddetto soggetto dichiarante oppure la persona fisica, la persona giuridica, l'ente o la filiale. Non sono considerate riservate le informazioni statistiche provenienti da fonti che, secondo la legge nazionale, sono accessibili al pubblico.2. La trasmissione dalle banche centrali nazionali alla BCE di informazioni statistiche riservate viene effettuata nella misura necessaria e con un dettaglio sufficiente a consentire che i compiti, come previsto all'articolo 105 del trattato, siano assolti tramite il SEBC.3. I soggetti dichiaranti sono informati circa l'utilizzo per fini statistici ad altri, di carattere amministrativo, delle informazioni statistiche da essi fornite. Essi hanno il diritto di essere informati circa la base giuridica per la trasmissione e le misure di protezione adottate.4. La BCE utilizza le informazioni statistiche riservate ad essa trasmesse esclusivamente per lo svolgimento dei compiti del SEBC, ad eccezione dei seguenti casi:a) se il soggetto dichiarante o la persona giuridica, la persona fisica, l'ente o la filiale che possono essere identificati hanno inequivocabilmente acconsentito all'utilizzo di queste informazioni statistiche per altre finalità; oppureb) per la produzione di specifiche statistiche comunitarie, in base ad un accordo tra la Commissione e la BCE concluso conformemente all'articolo 9 del regolamento (CE) n. 322/97; oppurec) per garantire agli enti per la ricerca scientifica l'accesso a informazioni statistiche riservate che non consentano l'identificazione diretta, fatto salvo quanto previsto dalla legislazione nazionale e con il preventivo e inequivocabile assenso dell'autorità nazionale che ha fornito le informazioni.5. Le banche centrali nazionali utilizzano le informazioni statistiche riservate raccolte in adempimento degli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE, esclusivamente per lo svolgimento dei compiti del SEBC, ad eccezione dei seguenti casi:a) se il soggetto dichiarante o la persona giuridica, la persona fisica, l'ente o la filiale che possono essere identificati hanno inequivocabilmente acconsentito all'utilizzo di queste informazioni statistiche per altre finalità; oppureb) se sono utilizzate a livello nazionale a fini statistici in base ad un accordo tra le autorità nazionali in campo statistico e la banca centrale nazionale oppure per l'elaborazione di statistiche comunitarie conformemente all'articolo 9 del regolamento (CE) n. 322/97; oppurec) se sono utilizzate ai fini di vigilanza prudenziale ovvero, ai sensi dell'articolo 14.4 dello statuto, per lo svolgimento di funzioni diverse da quelle specificate nello statuto stesso; oppured) se sono utilizzate per garantire a enti per la ricerca scientifica l'accesso a informazioni statistiche riservate che non consentano l'identificazione diretta.6. Le disposizioni del presente articolo non ostano a che le informazioni statistiche riservate raccolte a fini differenti o aggiuntivi rispetto a quelli concernenti gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE siano utilizzate per tali altre finalità.7. Il presente articolo si applica soltanto alle informazioni statistiche riservate raccolte e trasmesse al fine di rispettare gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE; esso non incide sulle norme specifiche nazionali o comunitarie riguardanti la trasmissione alla BCE di informazioni di altra natura.8. Il presente regolamento si applica senza pregiudizio della direttiva 95/46/CE.Nel caso dei dati raccolti da istituti statistici nazionali e dalla Commissione, che sono sottoposti alla BCE, per quanto riguarda la riservatezza statistica si applica il presente regolamento, senza pregiudizio del regolamento (CE) n. 322/97.9. La BCE e le banche centrali nazionali adottano tutte le misure regolamentari, amministrative, tecniche e operative necessarie per garantire la protezione delle informazioni statistiche riservate. La BCE definisce regole comuni e norme minime al fine di impedirne la divulgazione illegale e l'utilizzo non autorizzato. Le misure di protezione si applicano a tutte le informazioni statistiche riservate definite al paragrafo 1.10. Gli Stati membri adottano tutte le misure necessarie per garantire la protezione delle informazioni statistiche riservate, ivi inclusa l'applicazione di misure coercitive in caso d'infrazione.Articolo 9 Disposizioni finali Il presente regolamento entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.L'articolo 5, l'articolo 6, paragrafo 4, e l'articolo 8, paragrafo 9, si applicano dalla data di entrata in vigore del presente regolamento. I rimanenti articoli si applicano dal 1° gennaio 1999.Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.Fatto a Bruxelles, addì 23 novembre 1998.Per il ConsiglioIl presidenteR. EDLINGER(1) GU C 246 del 6. 8. 1998, pag. 12.(2) GU C 328 del 26. 10. 1998.(3) Parere espresso l'8 ottobre 1998 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(4) GU L 310 del 30. 11. 1996, pag. 1.(5) Vedi pagina 4 della presente Gazzetta ufficiale.(6) GU L 281 del 23. 11. 1995, pag. 31.(7) GU L 52 del 22. 2. 1997, pag. 1.(8) Vedi pagina 1 della presente Gazzetta ufficiale.ALLEGATO A DELIMITAZIONE DELL'ECONOMIA NAZIONALE 2.04. Le unità, istituzionali, di attività economica locale o di produzione omogenea, che costituiscono l'economia di un paese e le cui operazioni sono oggetto del SEC, sono quelle che hanno un centro di interesse economico nel territorio economico del paese. Tali unità, dette unità residenti, possono avere o no la cittadinanza di questo paese, possono essere dotate o no di personalità giuridica e possono essere presenti o no nel territorio economico del paese nel momento in cui esse operano. Definita l'economia nazionale in termini di unità residenti, occorre precisare il significato delle espressioni territorio economico e centro d'interesse economico.2.05. Per territorio economico si intende:a) il territorio geografico su cui si esercita la giurisdizione di uno Stato, all'interno del quale le persone, i beni, i servizi e i capitali circolano liberamente;b) le zone franche, compresi i magazzini e le fabbriche sotto controllo doganale;c) lo spazio aereo nazionale, le acque territoriali nonché la piattaforma continentale situata nelle acque internazionali sulla quale il paese esercita diritti esclusivi (1);d) le zone franche territoriali, cioè i territori geografici situati nel resto del mondo e utilizzati in virtù di trattati internazionali o di accordi fra Stati dalle amministrazioni pubbliche del paese (ambasciate, consolati, basi militari, centri di ricerche, ecc.);e) i giacimenti situati nelle acque internazionali al di fuori della piattaforma continentale del paese, sfruttati da unità che risiedono nel territorio, quale è definito nei punti precedenti.2.06. Il territorio economico non comprende le zone franche extraterritoriali, cioè le parti del territorio geografico del paese utilizzate dalle amministrazioni pubbliche di altri paesi, dalle istituzioni dell'Unione europea o da organizzazioni internazionali in virtù di trattati internazionali o di accordi fra Stati (2).2.07. Il termine centro d'interesse economico si riferisce al luogo del territorio economico in cui, o a partire da cui, una unità esercita, e intende continuare a esercitare, attività ed operazioni economiche in misura significativa, o per un periodo di tempo indeterminato o per un periodo di durata limitata, ma relativamente lungo (un anno o più). Di conseguenza, una unità che effettua operazioni di questo genere sul territorio economico di più paesi deve essere considerata come avente un centro d'interesse economico in ciascuno di essi. La proprietà di terreni e fabbricati in un territorio economico è di per sé ragione sufficiente per considerare che il proprietario abbia in esso un centro d'interesse economico.2.08. Sulla base delle definizioni che precedono, le unità da considerarsi residenti in un paese si possono suddividere in:a) unità la cui funzione principale consiste, per l'insieme delle loro operazioni, ad eccezione delle operazioni relative alla proprietà di terreni e di fabbricati, nel produrre, finanziare, assicurare o ridistribuire;b) unità la cui funzione principale consiste, per l'insieme delle loro operazioni, ad eccezione delle operazioni relative alla proprietà di terreni e di fabbricati, nel consumare (3);c) unità nella veste di proprietari di terreni e di fabbricati, esclusi i proprietari di zone franche extraterritoriali che fanno parte del territorio economico di altri paesi o sono Stati sui generis (cfr. paragrafo 2.06).2.09. Per le unità la cui funzione principale consiste, per l'insieme delle loro operazioni, ad eccezione delle operazioni relative alla proprietà di terreni e di fabbricati, nel produrre, nel finanziare, nell'assicurare o nel ridistribuire, si possono distinguere i due seguenti casi:a) attività esercitata esclusivamente sul territorio economico del paese: le unità che effettuano tali attività sono le unità residenti del paese;b) attività esercitata per un anno o più sui territori economici di più paesi: soltanto la parte di unità che ha un centro di interesse economico nel territorio economico del paese è da considerarsi una unità residente, che può essere:1) o una unità residente istituzionale, le cui attività esercitate per un anno o più nel resto del mondo sono escluse e trattate separatamente (4), o2) una unità residente fittizia, nel caso di una attività espletata in un paese per un anno o più da una unità residente in un altro paese.2.10. Per quanto riguarda le unità la cui funzione principale consiste nel consumare, fatta eccezione per la loro attività relativa alla proprietà di terreni e di fabbricanti, le famiglie che hanno un centro d'interesse economico nel paese sono considerate unità residenti, anche se si recano nel resto del mondo per un breve periodo (inferiore a un anno). Sono compresi, in particolare, i seguenti casi:a) i lavoratori frontalieri, cioè le persone che attraversano quotidianamente la frontiera del paese per esercitare una attività lavorativa in un paese vicino;b) i lavoratori stagionali, cioè le persone che si trasferiscono in un altro paese per un periodo di alcuni mesi, ma inferiore ad un anno, per esercitarvi una attività lavorativa in settori nei quali è richiesta periodicamente manodopera supplementare;c) i turisti, le persone che si recano all'estero per sottoporsi a cure, gli studenti (5), i funzionari in trasferta, gli uomini d'affari, i rappresentanti di commercio, gli artisti e i membri di equipaggi in viaggio all'estero;d) il personale assunto sul posto da amministrazioni pubbliche straniere operanti nelle zone franche extraterritoriali;e) il personale delle istituzioni dell'Unione europea e di organizzazioni internazionali, civili o militari, con sede in zone franche extraterritoriali;f) i membri ufficiali, civili o militari, delle amministrazioni pubbliche nazionali (comprese le loro famiglie) stabiliti in zone franche territoriali.2.11. Tutte le unità nella loro veste di proprietari di terreni e/o di fabbricati situati nel territorio economico sono da considerarsi unità residenti o unità residenti fittizie del paese in cui i terreni o i fabbricati in questione sono situati.(1) Il naviglio da pesca, le altre navi, le piattaforme galleggianti e gli aeromobili vengono trattati nel SEC come tutti gli altri beni mobili di proprietà e/o gestiti da unità residenti o di proprietà di non residenti e gestiti da unità residenti. Le operazioni relative alla proprietà (investimenti fissi lordi) e alla gestione (noleggio, assicurazione, ecc.) di questi beni vengono considerate nella contabilità nazionale del paese nel quale il proprietario e/o il gestore sono rispettivamente residenti. Nei casi di leasing finanziario è supposto un mutamento di proprietà.(2) I territori utilizzati dalle istituzioni dell'Unione europea e da organizzazioni internazionali costituiscono quindi i territori di Stati sui generis. La caratteristica di tali Stati è di avere come sole unità residenti le istituzioni stesse (cfr. paragrafo 2.10, lettera e).(3) Il consumo non è la sola attività possibile delle famiglie. Le famiglie possono, agendo da imprese, esercitare qualsiasi tipo di attività economica.(4) Solo nel caso in cui siano esercitate per meno di un anno tali attività non devono essere separate da quelle dell'unità istituzionale di produzione. Questo può valere anche per le attività esercitate per un anno o più, ma di scarsa importanza e, in tutti i casi, per l'installazione di impianti all'estero. Se però una unità residente in un altro paese esercita in un paese una attività di costruzione di durata inferiore ad un anno, è da considerarsi come avente un centro d'interesse economico nel territorio economico di tale paese, qualora il prodotto di tale attività di costruzione costituisca un investimento fisso lordo. In tal caso, l'unità dovrà essere trattata come unità residente fittizia di detto paese.(5) Gli studenti sono sempre considerati come residenti, indipendentemente dalla durata dei loro studi all'estero.ALLEGATO B SOTTOSETTORE AUTORITÀ BANCARIE CENTRALI (S.121) 2.45. Definizione: Il sottosettore autorità bancarie centrali comprende tutte le società e quasi-società finanziarie la cui funzione principale consiste nell'emettere moneta, nel garantirne il valore all'interno e all'esterno e nel detenere, in tutto o in parte, le riserve internazionali del paese.2.46. Sono classificati nel sottosettore S.121 i seguenti intermediari finanziari:a) la banca centrale nazionale, anche nel caso in cui essa faccia parte del Sistema europeo di banche centrali;b) gli istituti monetari centrali di natura essenzialmente pubblica (ad esempio quelli di gestione dei cambi o di emissione della moneta) che dispongono di una contabilità completa e che godono di autonomia di decisione nei confronti delle amministrazioni centrali. Per lo più, tali attività sono svolte o dalle amministrazioni centrali o dalla banca centrale. In tal caso, non esiste una unità istituzionale distinta.2.47. Il sottosettore S.121 non comprende gli enti, diversi dalla banca centrale, che svolgono funzioni di regolamentazione o di controllo delle società finanziarie o dei mercati finanziari.SOTTOSETTORE ALTRE ISTITUZIONI FINANZIARIE MONETARIE (S.122) 2.48. Definizione: Il sottosettore altre istituzioni finanziarie monetarie (S.122) comprende tutte le società e quasi-società finanziarie operanti principalmente nel campo dell'intermediazione finanziaria, tranne quelle classificate nel sottosettore autorità bancarie centrali, la cui attività consiste nell'accettare depositi, e/o loro sostituiti assimilabili, da unità istituzionali diverse dalle istituzioni finanziarie monetarie e nel concedere crediti e/o effettuare investimenti mobiliari per proprio conto.2.49. Le istituzioni finanziarie monetarie comprendono i sottosettori autorità bancarie centrali (S.121) e altre istituzioni finanziarie monetarie (S.122) e coincidono con le istituzioni finanziarie monetarie a fini statistici come definite dall'IME.2.50. Le istituzioni finanziarie monetarie non possono essere descritte semplicemente come «banche» perché potrebbero includere alcune società finanziarie che non sono denominate banche e altre cui ciò potrebbe non essere permesso in taluni paesi, mentre è possibile che alcune società finanziarie che si autodefiniscono banche non siano in realtà istituzioni finanziarie monetarie. In generale, sono classificati nel sottosettore S.122 i seguenti intermediari finanziari:a) le banche commerciali, le banche «universali», le banche «polivalenti»;b) le casse di risparmio (comprese le casse di risparmio private e quelle che erogano mutui ipotecari);c) gli organismi che gestiscono i conti correnti postali, le banche postali;d) le casse rurali e le banche di credito agrario;e) le cooperative e mutue di credito;f) le banche specializzate (banche d'affari, case d'emissione, banche private, ecc.).2.51. I seguenti intermediari finanziari possono anch'essi essere classificati nel sottosettore S.122 quando la loro attività consiste nel ricevere dal pubblico fondi rimborsabili, in forma di depositi o in altre forme, come l'emissione continuata di obbligazioni o altri titoli comparabili; in caso contrario, essi sono da classificare nel sottosettore S.123:a) società di credito ipotecario (incluse le società di credito edilizio e le istituzioni di credito ipotecario);b) fondi comuni di investimento, compresi i fondi comuni di investimento mobiliare, le società di investimento a capitale variabile e le altre società di investimento come gli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM);c) istituti di credito municipali.2.52. Il sottosettore S.122 non comprende:a) le holding che controllano e dirigono soltanto un gruppo costituito in prevalenza da altre istituzioni finanziarie monetarie, ma che non sono esse stesse tali; tali holding sono classificate nel sottosettore S.123;b) le istituzioni senza scopo di lucro al servizio di altre istituzioni finanziarie monetarie, che sono dotate di personalità giuridica ma che non prestano servizi di intermediazione finanziaria.SOTTOSETTORE ALTRI INTERMEDIARI FINANZIARI, ESCLUSE LE IMPRESE DI ASSICURAZIONE E I FONDI PENSIONE (S.123) 2.53. Definizione: Il sottosettore altri intermediari finanziari, escluse le imprese di assicurazione e i fondi pensione (S.123) comprende tutte le società e quasi-società finanziarie la cui funzione principale consiste nel prestare servizi di intermediazione finanziaria mediante l'assunzione di passività in forme diverse dalla moneta, dai depositi e/o loro sostituti assimilabili da unità istituzionali diverse dalle istituzioni finanziarie monetarie, o dalle riserve tecniche di assicurazione.2.54. Il sottosettore S.123 comprende vari tipi di intermediari finanziari, in particolare quelli che esercitano principalmente attività di finanziamento a lungo termine. Nella maggior parte dei casi, il prevalere di questo tipo di scadenza costituisce il criterio di distinzione rispetto al sottosettore altre istituzioni finanziarie monetarie. L'inesistenza di passività in forma di riserve tecniche di assicurazione delimita questo sottosettore rispetto a quello delle imprese di assicurazione e fondi pensione.2.55. In particolare, sono classificate nel sottosettore S.123, a meno che siano istituzioni finanziarie monetarie, le seguenti società e quasi-società finanziarie:a) le società di leasing finanziario;b) le società che svolgono attività di vendita rateale e di finanziamento personale o commerciale;c) le società di factoring;d) gli operatori su valori mobiliari e strumenti derivati (per proprio conto);e) le società finanziarie specializzate, come le società che forniscono capitali di rischio e di sviluppo, le società di finanziamento delle esportazioni e delle importazioni;f) le società finanziarie create per detenere attività in forma di valori mobiliari;g) gli intermediari finanziari che ricevono depositi, e/o loro sostituiti assimilabili, soltanto da istituzioni finanziarie monetarie;h) le holding che controllano e dirigono soltanto un gruppo di società affiliate la cui funzione principale consiste nel prestare servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie, ma che non sono esse stesse società finanziarie.2.56. Il sottosettore S.123 non comprende le istituzioni senza scopo di lucro, dotate di personalità giuridica, al servizio di altri intermediari finanziari, escluse le imprese di assicurazione e i fondi pensione, che non esercitano attività di intermediazione finanziaria.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | Regolamento (CE) n. 2533/98 del Consiglio del 23 novembre 1998 sulla raccolta di informazioni statistiche da parte della Banca centrale europea
Gazzetta ufficiale n. L 318 del 27/11/1998 pag. 0008 - 0019
REGOLAMENTO (CE) N. 2533/98 DEL CONSIGLIO del 23 novembre 1998 sulla raccolta di informazioni statistiche da parte della Banca centrale europeaIL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,visto il protocollo n. 3 sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea (in appresso denominato «lo statuto»), in particolare l'articolo 5.4,vista la raccomandazione della Banca centrale europea (in appresso denominata «la BCE») (1),visto il parere del Parlamento europeo (2),visto il parere della Commissione (3),deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 106, paragrafo 6, del trattato che istituisce la Comunità europea (in appresso denominato «il trattato») e all'articolo 42 dello statuto,(1) considerando che l'articolo 5.1 dello statuto prevede che, al fine di assolvere i compiti del SEBC, la BCE, assistita dalle banche centrali nazionali, raccoglie le necessarie informazioni statistiche dalle competenti autorità nazionali o direttamente dagli operatori economici; che, al fine di facilitare lo svolgimento di tali compiti definiti all'articolo 105 del trattato, in particolare l'attuazione della politica monetaria, queste informazioni statistiche sono utilizzate essenzialmente per la produzione di raccolte di informazioni statistiche, per le quali l'identità dei singoli operatori economici è irrilevante, ma possono anche essere utilizzate a livello di singoli operatori economici; che l'articolo 5.2 dello statuto prescrive che le banche centrali nazionali svolgono, per quanto possibile, i compiti di cui all'articolo 5.1 dello statuto; che l'articolo 5.4 enuncia che il Consiglio determina le persone fisiche e giuridiche soggette agli obblighi di riferimento, il regime di riservatezza e le opportune disposizioni per assicurarne l'applicazione; che per l'applicazione dell'articolo 5.1 dello statuto le banche centrali nazionali possono collaborare con le altre autorità competenti, in particolare con gli istituti statistici nazionali e le autorità preposte al controllo dei mercati;(2) considerando che, affinché le informazioni statistiche si rivelino uno strumento efficace ai fini dell'espletamento dei compiti del SEBC, le definizioni e le procedure relative alla raccolta delle suddette informazioni devono essere configurate in modo tale da garantire alla BCE la capacità e la flessibilità di avvalersi tempestivamente di statistiche di elevata affidabilità, che rispecchino l'evoluzione delle condizioni economiche e finanziarie e tengano conto degli oneri imposti ai soggetti dichiaranti; che in questo contesto occorre tener conto non solo dei risultati del SEBC nell'espletamento dei compiti affidatigli e della sua indipendenza ma anche mantenere al minimo gli oneri a carico dei soggetti dichiaranti;(3) considerando che è dunque auspicabile definire le categorie di operatori soggetti agli obblighi di segnalazione (in termini di unità economiche e di applicazioni statistiche) sulle quali possono esercitarsi poteri statistici della BCE e nell'ambito delle quali la BCE determina, attraverso i propri poteri regolamentari, gli operatori effettivamente soggetti agli obblighi di segnalazione;(4) considerando che l'omogeneità degli operatori soggetti agli obblighi di segnalazione è un requisito necessario ai fini dell'elaborazione del bilancio consolidato del settore delle istituzioni finanziarie monetarie degli Stati membri partecipanti, il cui obiettivo principale è quello di dotare la BCE di un quadro statistico esaustivo degli andamenti monetari negli Stati membri partecipanti considerati come un unico territorio economico; che la BCE ha predisposto e gestisce un «Elenco di istituzioni finanziarie monetarie a fini statistici» sulla base di una definizione comune di tali istituzioni;(5) considerando che la suddetta definizione comune a fini statistici precisa che le istituzioni finanziarie monetarie comprendono gli enti creditizi residenti, così come definiti dal diritto comunitario, e tutte le altre istituzioni finanziarie residenti la cui attività consiste nell'accettare depositi e/o strumenti a essi strettamente assimilabili da organismi diversi dalle istituzioni finanziarie monetarie e nell'erogare crediti e/o nell'effettuare investimenti mobiliari per conto proprio (quanto meno in termini economici);(6) considerando che potrebbe essere necessario che le istituzioni postali esercitanti funzioni bancarie e di postagiro che non rispondono necessariamente alla definizione comune a fini statistici di istituzioni finanziarie monetarie siano sottoposte agli obblighi di segnalazione della BCE in materia di statistiche monetarie, bancarie e di sistemi di pagamento dato che possono in larga misura accettare depositi e/o strumenti a essi strettamente assimilabili ed effettuare transazioni nel quadro dei sistemi di pagamento;(7) considerando che nel Sistema europeo dei conti nazionali e regionali 1995 (4) (in appresso denominato «il SEC 95») le istituzioni finanziarie monetarie comprendono dunque il sottosettore «banca centrale» e il sottosettore «altre istituzioni finanziarie monetarie» e possono essere ampliate esclusivamente attraverso l'inclusione di categorie di istituzioni provenienti dal sottosettore «altri intermediari finanziari, ad eccezione delle compagnie di assicurazione e dei fondi pensione»;(8) considerando che le statistiche relative alla bilancia dei pagamenti, alla posizione patrimoniale sull'estero, ai valori mobiliari, alla moneta elettronica e ai sistemi di pagamento sono necessarie per consentire al SEBC di assolvere ai propri compiti in piena autonomia;(9) considerando che l'utilizzo dei termini «persone fisiche e giuridiche» nell'articolo 5.4 dello statuto deve essere inteso coerentemente con le prassi adottate dagli Stati membri in materia di statistiche monetarie e bancarie e di statistiche sulla bilancia dei pagamenti e pertanto comprende anche enti che non sono persone fisiche né persone giuridiche ai sensi delle rispettive legislazioni nazionali ma che tuttavia rientrano nei relativi sottosettori del SEC 95; che obblighi di segnalazione possono dunque essere imposti nei confronti di enti, quali, per esempio, società di persone, filiali, organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (UCITS) e fondi che nei rispettivi ordinamenti non godono dello status di persona giuridica; che, in questi casi, l'obbligo di segnalazione ricade su quelle persone che, ai sensi delle legislazioni nazionali applicabili, rappresentano legalmente gli enti interessati;(10) considerando che le segnalazioni statistiche sui bilanci delle istituzioni di cui all'articolo 19.1 dello statuto possono anche essere utilizzate ai fini del calcolo dell'importo delle riserve minime che esse potrebbero essere obbligate a detenere;(11) considerando che è competenza del consiglio direttivo della BCE specificare la ripartizione dei compiti tra la BCE e le banche centrali nazionali relativamente alla raccolta e alla verifica delle informazioni statistiche nonché all'applicazione di misure coercitive, tenendo conto del principio sancito nell'articolo 5.2 dello statuto e dei compiti che saranno assunti dalle autorità nazionali, nei limiti delle proprie competenze, al fine di ottenere statistiche coerenti di elevata affidabilità;(12) considerando che nei primi anni dell'area della moneta unica considerazioni di efficienza in termini di costi potrebbero richiedere che gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE debbano essere soddisfatti con il ricorso a procedure transitorie dati i vincoli imposti agli attuali sistemi di raccolta; che ciò potrebbe comportare in particolare che, nel caso del conto finanziario della bilancia dei pagamenti, i dati sulle posizioni e sulle operazioni sull'estero degli Stati membri partecipanti, considerati come un unico territorio economico, potrebbero nei primi anni dell'area della moneta unica essere compilati utilizzando tutte le posizioni o le operazioni tra residenti di uno Stato membro partecipante e residenti di altri paesi;(13) considerando che i limiti e le condizioni che regolano la facoltà della BCE di irrogare sanzioni alle imprese in caso di inosservanza degli obblighi imposti dai regolamenti e dalle decisioni da essa adottati sono stati definiti, conformemente all'articolo 34.3 dello statuto, dal regolamento (CE) n. 2532/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sul potere della Banca centrale europea di irrogare sanzioni (5); che, in caso di conflitto tra disposizioni del suddetto regolamento e del presente regolamento che consentano alla BCE di irrogare sanzioni, prevalgono le disposizioni del presente regolamento; che le sanzioni previste in caso d'inadempienza degli obblighi definiti nel presente regolamento non ostano al fatto che il SEBC può adottare, nel quadro delle proprie relazioni con le controparti, adeguate disposizioni di esecuzione che prevedano, in particolare, l'esclusione di un soggetto dichiarante dalle operazioni di politica monetaria in caso di grave inadempienza degli obblighi di segnalazione statistica;(14) considerando che i regolamenti adottati dalla BCE conformemente all'articolo 34.1 dello statuto non conferiscono alcun diritto e non impongono alcun obbligo agli Stati membri non partecipanti;(15) considerando che la Danimarca, in base al paragrafo 1 del protocollo n. 12 su talune disposizioni relative alla Danimarca, ha notificato, nel quadro della decisione di Edimburgo del 12 dicembre 1992, che non parteciperà alla terza fase dell'Unione economica e monetaria; che, di conseguenza, conformemente al paragrafo 2 del suddetto protocollo, sono applicabili alla Danimarca tutti gli articoli e le disposizioni del trattato e dello statuto relativi ad una deroga;(16) considerando che, conformemente al paragrafo 8 del protocollo n. 11 su talune disposizioni relative al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, l'articolo 34 dello statuto non si applica al Regno Unito a meno che quest'ultimo non partecipi alla terza fase dell'Unione economica e monetaria;(17) considerando che, sebbene vi sia consenso sul fatto che le informazioni statistiche necessarie a soddisfare gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE non sono identiche per gli Stati membri partecipanti e per quelli non partecipanti, l'articolo 5 dello statuto si applica anche agli Stati membri non partecipanti; che ciò, congiuntamente all'articolo 5 del trattato, comporta l'obbligo di definire e attuare a livello nazionale tutte le misure che gli Stati membri ritengono idonee ai fini della raccolta delle informazioni statistiche necessarie a soddisfare gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE e di realizzare tempestivamente i preparativi in campo statistico necessari per divenire Stati membri partecipanti;(18) considerando che le informazioni statistiche riservate che la BCE e le banche centrali nazionali devono ricevere per l'espletamento dei compiti del SEBC devono essere tutelate al fine di conquistare e mantenere la fiducia dei soggetti dichiaranti; che una volta adottato il presente regolamento non vi saranno ulteriori ragioni per invocare norme sulla riservatezza che impediscano lo scambio di informazioni statistiche riservate riguardanti i compiti del SEBC, fatte salve le disposizioni della direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (6);(19) considerando che l'articolo 38.1 dello statuto stabilisce che i membri degli organi decisionali e il personale della BCE e delle banche centrali nazionali hanno il dovere, anche dopo aver cessato le proprie funzioni, di non rivelare le informazioni coperte dall'obbligo del segreto professionale, e che l'articolo 38.2 dello statuto stabilisce che le persone che hanno accesso ai dati coperti da una normativa comunitaria che imponga uno specifico obbligo di riservatezza sono soggette all'applicazione di tali norme;(20) considerando che qualsiasi infrazione delle norme che vincolano i membri del personale della BCE, sia essa intenzionale o dovuta a negligenza, li rende passibili di sanzioni disciplinari e, se del caso, delle sanzioni previste dalla legge per la violazione del segreto professionale, fatte salve le disposizioni combinate degli articoli 12 e 18 del protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee;(21) considerando che l'eventuale utilizzazione delle informazioni statistiche per assicurare l'assolvimento dei compiti tramite il SEBC ai sensi dell'articolo 105 del trattato pur riducendo l'onere totale connesso con gli obblighi di segnalazione, implica che il regime di riservatezza definito dal presente regolamento debba differire, per certi aspetti, dai principi comunitari o internazionali generali relativi alla riservatezza delle informazioni statistiche e in particolare dalle disposizioni sulla riservatezza delle informazioni statistiche del regolamento (CE) n. 322/97 del Consiglio, del 17 febbraio 1997, relativo alle statistiche comunitarie (7); che, fatto salvo questo punto, la BCE terrà conto dei principi applicabili alle statistiche comunitarie quali stabiliti nell'articolo 10 del regolamento (CE) n. 322/97;(22) considerando che il regime di riservatezza definito dal presente regolamento si applica esclusivamente alle informazioni statistiche riservate trasmesse alla BCE per l'espletamento dei compiti del SEBC e che esso non incide sulle norme specifiche nazionali o comunitarie riguardanti la trasmissione alla BCE di informazioni di altra natura; che devono essere rispettate le norme relative alla riservatezza delle informazioni statistiche che gli istituti nazionali e la Commissione applicano ai dati statistici che essi raccolgono per proprio conto;(23) considerando che, per i fini dell'articolo 5.1 dello statuto, la BCE è tenuta a cooperare, in materia di statistiche, con le istituzioni o gli organi comunitari, con le autorità competenti degli Stati membri o dei paesi terzi e con gli organismi internazionali; che la BCE e la Commissione creeranno adeguate forme di cooperazione nel settore delle statistiche al fine di svolgere i propri compiti con la massima efficienza, sforzandosi di ridurre al minimo gli oneri imposti ai soggetti dichiaranti;(24) considerando che il SEBC e la BCE hanno ricevuto l'incarico di predisporre, per l'area dell'euro, gli obblighi di segnalazione statistica ai fini della loro piena operatività nella terza fase dell'Unione economica e monetaria (in appresso denominata «terza fase»); che la tempestività dei preparativi nel settore statistico è essenziale per consentire al SEBC di adempiere ai suoi compiti nella terza fase; che elemento essenziale dei preparativi è l'adozione, prima della terza fase, di norme della BCE in campo statistico; che è opportuno informare nel 1998 gli operatori del mercato delle modalità che la BCE ritenga eventualmente necessarie stabilire per l'adempimento dei suoi obblighi di segnalazione statistica; che è pertanto necessario che la BCE disponga, dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, di un potere normativo;(25) considerando che le disposizioni del presente regolamento possono essere applicate efficacemente soltanto se gli Stati membri partecipanti hanno adottato, conformemente all'articolo 5 del trattato, le misure necessarie per garantire che le autorità nazionali abbiano il potere di collaborare pienamente con la BCE e di sostenerla nella verifica e nella raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche,HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:Articolo 1 Definizioni Ai fini del presente regolamento si intende/si intendono per:1) «obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE», le informazioni statistiche che i soggetti dichiaranti devono fornire e che sono necessarie per lo svolgimento dei compiti del SEBC;2) «soggetti dichiaranti», le persone giuridiche, le persone fisiche e gli altri enti di cui all'articolo 2, paragrafo 3, che sono soggetti agli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE;3) «Stato membro partecipante», uno Stato membro che ha adottato la moneta unica conformemente al trattato;4) «residente», qualsiasi operatore che abbia un centro di interesse economico nel territorio economico di un paese, come descritto nell'allegato A; in questo contesto, «per posizioni e operazioni sull'estero» rispettivamente, le posizioni e le operazioni in attività e/o passività di residenti degli Stati membri partecipanti, considerati come un unico territorio economico, nei confronti di residenti degli Stati membri non partecipanti e/o di residenti di paesi terzi;5) «posizione sull'estero», il bilancio delle attività e delle passività finanziarie sull'estero.6) «moneta elettronica», un valore monetario registrato elettronicamente su un supporto tecnico, comprese le carte prepagate, che può essere largamente utilizzato a scopo di pagamento a soggetti diversi dall'emittente e che non comporta necessariamente l'utilizzo di conti bancari nella transazione, ma serve da effetto prepagato al portatore.Articolo 2 Operatori soggetti agli obblighi di segnalazione 1. Ai fini dell'adempimento degli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE, quest'ultima, assistita dalle banche centrali nazionali ai sensi dell'articolo 5.2 dello statuto, ha la facoltà di raccogliere informazioni statistiche limitatamente agli operatori soggetti agli obblighi di segnalazione e a quanto risulti necessario a consentire l'espletamento dei compiti del SEBC.2. Gli operatori soggetti agli obblighi di segnalazione comprendono i seguenti soggetti dichiaranti:a) le persone fisiche e le persone giuridiche comprese nel sottosettore «banca centrale»; nel sottosettore «altre istituzioni finanziarie monetarie» e nel sottosettore «altri intermediari finanziari, ad eccezione delle compagnie di assicurazione e dei fondi pensione», come descritti nell'allegato B e residenti in uno Stato membro, nella misura necessaria all'adempimento degli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE nell'ambito delle statistiche monetarie e bancarie e delle statistiche sui sistemi di pagamento;b) le istituzioni postali esercitanti funzioni bancarie e di postagiro, nella misura necessaria a soddisfare gli obblighi di segnalazione della BCE in materia di statistiche monetarie, bancarie e di sistemi di pagamento;c) le persone fisiche e le persone giuridiche residenti in uno Stato membro, nella misura in cui detengano posizioni sull'estero o effettuino operazioni sull'estero e in cui le informazioni statistiche relative a tali posizioni o operazioni siano necessarie ai fini dell'adempimento degli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE nell'ambito delle statistiche sulle bilance dei pagamenti o della posizione sull'estero;d) le persone fisiche e le persone giuridiche residenti in uno Stato membro, nella misura in cui le informazioni statistiche relative all'emissione, da parte loro, di titoli o moneta elettronica, siano necessarie ai fini dell'adempimento degli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE.3. Qualsiasi ente che rientrerebbe nella definizione di cui al paragrafo 2, ma che, ai sensi della legislazione nazionale del paese di residenza, non si configura né come persona giuridica né come gruppo di persone fisiche, benché possa essere soggetto di diritti e di obblighi, è un soggetto dichiarante. L'obbligo di segnalazione di tale ente deve essere adempiuto dalle persone che lo rappresentano sul piano giuridico.Nel caso in cui una persona giuridica, un gruppo di persone fisiche o un ente che rientri nella definizione del primo comma abbia una filiale residente in un altro paese, quest'ultima sarà considerata un soggetto dichiarante a sé stante, indipendentemente dalla residenza della casa madre, a patto che la filiale soddisfi i requisiti elencati al paragrafo 2, ad eccezione di quello relativo alla personalità giuridica distinta. Gruppi di filiali istituite nello stesso Stato membro saranno considerati come un'unica filiale se appartenenti allo stesso sottosettore economico. L'obbligo di segnalazione di una filiale deve essere adempiuto dalle persone che la rappresentano sul piano giuridico.Articolo 3 Modalità previste per la definizione degli obblighi di segnalazione statistica Nella definizione e nell'imposizione degli obblighi di segnalazione statistica, la BCE deve precisare quali siano gli operatori effettivamente soggetti agli obblighi di segnalazione nell'ambito delle categorie di operatori definite nell'articolo 2. Fermo restando il rispetto dei suoi obblighi di segnalazione, la BCE:a) riduce al minimo gli oneri di segnalazione che tali obblighi di informazione comportano, in particolare utilizzando, per quanto possibile, le statistiche esistenti;b) tiene conto delle norme statistiche comunitarie e internazionali;c) per determinate categorie di soggetti dichiaranti può prevedere l'esenzione totale o parziale dagli obblighi di segnalazione da essa imposti.Articolo 4 Obblighi degli Stati membri Gli Stati membri organizzano i propri compiti nel settore statistico e cooperano pienamente con il SEBC al fine di garantire l'adempimento degli obblighi derivanti dall'articolo 5 dello statuto.Articolo 5 Poteri normativi della BCE 1. La BCE può adottare regolamenti per la definizione e l'imposizione degli obblighi di segnalazione statistica nei confronti degli operatori degli Stati membri partecipanti effettivamente soggetti a tali obblighi.2. Qualora esistano collegamenti con gli obblighi imposti dalla Commissione in materia di statistiche, la BCE consulta la Commissione sui progetti di regolamento al fine di garantire la coerenza necessaria alla produzione di statistiche che soddisfino i rispettivi obblighi di segnalazione. Il Comitato per le statistiche monetarie, finanziarie e di bilancia dei pagamenti prende parte, nei limiti delle proprie competenze, al processo di cooperazione tra la Commissione e la BCE.Articolo 6 Diritto di verifica e raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche 1. Qualora un soggetto dichiarante residente in uno Stato membro partecipante sia sospettato di inadempienza agli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 2, quest'ultima e la banca centrale nazionale dello Stato membro partecipante interessato, conformemente all'articolo 5.2 dello statuto, hanno il diritto di verificare l'esattezza e la qualità delle informazioni statistiche e di effettuarne la raccolta obbligatoria. Tuttavia, nel caso in cui i dati in questione siano necessari per dimostrare il rispetto degli obblighi minimi di riserva, la verifica dovrà essere effettuata ai sensi dell'articolo 6 del regolamento (CE) n. 2531/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sull'applicazione di riserve minime da parte della Banca centrale europea (8). Il diritto di verificare le informazioni statistiche o di effettuarne la raccolta obbligatoria comprende la facoltà di:a) richiedere l'esibizione di documenti;b) esaminare i libri e i registri contabili dei soggetti dichiaranti;c) eseguire copie o richiedere estratti dei libri e dei registri contabili;d) richiedere chiarimenti scritti o orali.2. La BCE o la banca centrale nazionale competente notifica per iscritto al soggetto dichiarante la decisione di verificare le informazioni statistiche o di effettuarne la raccolta obbligatoria e specifica il termine fissato per ottemperare alle richieste di verifica, le sanzioni applicabili in caso di inottemperanza e il diritto di riesame. La BCE e le banche centrali nazionali si informano a vicenda in caso di tali richieste di verifica.3. Per la verifica e la raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche devono essere seguite le procedure nazionali. I costi connessi con tali procedure sono sostenuti dal soggetto dichiarante interessato nel caso in cui sia accertata la sua inadempienza agli obblighi di segnalazione.4. La BCE può adottare regolamenti volti a definire le condizioni alle quali possono essere esercitati i diritti di verifica o di raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche.5. Entro i limiti delle rispettive competenze, le autorità nazionali degli Stati membri partecipanti forniscono alla BCE e alle banche centrali nazionali l'assistenza necessaria per l'esercizio dei poteri previsti dal presente articolo.6. Qualora un soggetto dichiarante si opponga od ostacoli il processo di verifica o la raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche richieste, lo Stato membro partecipante in cui sono ubicati i locali del soggetto interessato fornisce ai funzionari della BCE o della banca centrale nazionale l'assistenza necessaria, in particolare facendo in modo che la BCE o la banca centrale nazionale abbiano accesso ai locali, affinché possano essere esercitati i diritti di cui al paragrafo 1.Articolo 7 Irrogazione di sanzioni 1. La BCE ha il potere di irrogare le sanzioni previste dal presente articolo ai soggetti dichiaranti sottoposti agli obblighi di segnalazione e residenti in uno Stato membro partecipante, qualora essi non adempiano agli obblighi derivanti dal presente regolamento o da regolamenti e decisioni della BCE che definiscono e impongono gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE.2. L'obbligo di trasmettere determinate informazioni statistiche alla BCE o alle banche centrali nazionali si considera violato dai soggetti dichiaranti nei casi in cui:a) la BCE o la banca centrale nazionale non riceve alcuna informazione statistica entro la scadenza prevista; oppureb) le informazioni statistiche sono errate, incomplete o in una forma non conforme ai requisiti imposti.3. L'obbligo di consentire alla BCE o alle banche centrali nazionali di verificare l'esattezza e la qualità delle informazioni fornite dai soggetti dichiaranti alla BCE o alle banche centrali nazionali si considera violato ogniqualvolta il soggetto dichiarante ostacoli la suddetta verifica. Tale ostruzionismo consiste, tra l'altro, nell'occultare documenti e nell'impedire l'accesso ai propri locali alla BCE o alla banca centrale nazionale, accesso necessario per svolgere il loro compito di verifica o di raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche.4. La BCE può irrogare le seguenti sanzioni a un soggetto dichiarante:a) in caso di infrazione di cui al paragrafo 2, lettera a), il versamento di una penalità di mora giornaliera non superiore a 10 000 euro, per una sanzione complessiva non superiore a 100 000 euro;b) in caso di infrazione di cui al paragrafo 2, lettera b, un'ammenda non superiore a 200 000 euro;c) in caso di infrazione di cui al paragrafo 3, un'ammenda non superiore a 200 000 euro.5. Le sanzioni di cui al paragrafo 4 si aggiungono all'obbligo per il soggetto dichiarante di assumersi le spese della procedura di verifica e di raccolta obbligatoria, previsto all'articolo 6, paragrafo 3.6. Nell'esercizio dei poteri definiti dal presente articolo, la BCE agisce conformemente ai principi e alle procedure di cui al regolamento (CE) n. 2532/98.Articolo 8 Regime di riservatezza 1. Per l'applicazione del presente regolamento e ai fini del regime di riservatezza applicabile alle informazioni statistiche necessarie per l'adempimento dei compiti del SEBC, sono considerate riservate le informazioni statistiche che consentono l'identificazione del soggetto dichiarante o di qualsiasi altra persona fisica, persona giuridica, ente o filiale, sia direttamente dal nome, dall'indirizzo o da un codice ufficiale di identificazione, sia indirettamente per deduzione, divulgando in tal modo informazioni individuali. Per determinare se un soggetto dichiarante o qualsiasi altra persona fisica, persona giuridica, ente o filiale sia identificabile, si deve tenere conto di tutti i mezzi che possono essere ragionevolmente utilizzati da un terzo per identificare il suddetto soggetto dichiarante oppure la persona fisica, la persona giuridica, l'ente o la filiale. Non sono considerate riservate le informazioni statistiche provenienti da fonti che, secondo la legge nazionale, sono accessibili al pubblico.2. La trasmissione dalle banche centrali nazionali alla BCE di informazioni statistiche riservate viene effettuata nella misura necessaria e con un dettaglio sufficiente a consentire che i compiti, come previsto all'articolo 105 del trattato, siano assolti tramite il SEBC.3. I soggetti dichiaranti sono informati circa l'utilizzo per fini statistici ad altri, di carattere amministrativo, delle informazioni statistiche da essi fornite. Essi hanno il diritto di essere informati circa la base giuridica per la trasmissione e le misure di protezione adottate.4. La BCE utilizza le informazioni statistiche riservate ad essa trasmesse esclusivamente per lo svolgimento dei compiti del SEBC, ad eccezione dei seguenti casi:a) se il soggetto dichiarante o la persona giuridica, la persona fisica, l'ente o la filiale che possono essere identificati hanno inequivocabilmente acconsentito all'utilizzo di queste informazioni statistiche per altre finalità; oppureb) per la produzione di specifiche statistiche comunitarie, in base ad un accordo tra la Commissione e la BCE concluso conformemente all'articolo 9 del regolamento (CE) n. 322/97; oppurec) per garantire agli enti per la ricerca scientifica l'accesso a informazioni statistiche riservate che non consentano l'identificazione diretta, fatto salvo quanto previsto dalla legislazione nazionale e con il preventivo e inequivocabile assenso dell'autorità nazionale che ha fornito le informazioni.5. Le banche centrali nazionali utilizzano le informazioni statistiche riservate raccolte in adempimento degli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE, esclusivamente per lo svolgimento dei compiti del SEBC, ad eccezione dei seguenti casi:a) se il soggetto dichiarante o la persona giuridica, la persona fisica, l'ente o la filiale che possono essere identificati hanno inequivocabilmente acconsentito all'utilizzo di queste informazioni statistiche per altre finalità; oppureb) se sono utilizzate a livello nazionale a fini statistici in base ad un accordo tra le autorità nazionali in campo statistico e la banca centrale nazionale oppure per l'elaborazione di statistiche comunitarie conformemente all'articolo 9 del regolamento (CE) n. 322/97; oppurec) se sono utilizzate ai fini di vigilanza prudenziale ovvero, ai sensi dell'articolo 14.4 dello statuto, per lo svolgimento di funzioni diverse da quelle specificate nello statuto stesso; oppured) se sono utilizzate per garantire a enti per la ricerca scientifica l'accesso a informazioni statistiche riservate che non consentano l'identificazione diretta.6. Le disposizioni del presente articolo non ostano a che le informazioni statistiche riservate raccolte a fini differenti o aggiuntivi rispetto a quelli concernenti gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE siano utilizzate per tali altre finalità.7. Il presente articolo si applica soltanto alle informazioni statistiche riservate raccolte e trasmesse al fine di rispettare gli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE; esso non incide sulle norme specifiche nazionali o comunitarie riguardanti la trasmissione alla BCE di informazioni di altra natura.8. Il presente regolamento si applica senza pregiudizio della direttiva 95/46/CE.Nel caso dei dati raccolti da istituti statistici nazionali e dalla Commissione, che sono sottoposti alla BCE, per quanto riguarda la riservatezza statistica si applica il presente regolamento, senza pregiudizio del regolamento (CE) n. 322/97.9. La BCE e le banche centrali nazionali adottano tutte le misure regolamentari, amministrative, tecniche e operative necessarie per garantire la protezione delle informazioni statistiche riservate. La BCE definisce regole comuni e norme minime al fine di impedirne la divulgazione illegale e l'utilizzo non autorizzato. Le misure di protezione si applicano a tutte le informazioni statistiche riservate definite al paragrafo 1.10. Gli Stati membri adottano tutte le misure necessarie per garantire la protezione delle informazioni statistiche riservate, ivi inclusa l'applicazione di misure coercitive in caso d'infrazione.Articolo 9 Disposizioni finali Il presente regolamento entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.L'articolo 5, l'articolo 6, paragrafo 4, e l'articolo 8, paragrafo 9, si applicano dalla data di entrata in vigore del presente regolamento. I rimanenti articoli si applicano dal 1° gennaio 1999.Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.Fatto a Bruxelles, addì 23 novembre 1998.Per il ConsiglioIl presidenteR. EDLINGER(1) GU C 246 del 6. 8. 1998, pag. 12.(2) GU C 328 del 26. 10. 1998.(3) Parere espresso l'8 ottobre 1998 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).(4) GU L 310 del 30. 11. 1996, pag. 1.(5) Vedi pagina 4 della presente Gazzetta ufficiale.(6) GU L 281 del 23. 11. 1995, pag. 31.(7) GU L 52 del 22. 2. 1997, pag. 1.(8) Vedi pagina 1 della presente Gazzetta ufficiale.ALLEGATO A DELIMITAZIONE DELL'ECONOMIA NAZIONALE 2.04. Le unità, istituzionali, di attività economica locale o di produzione omogenea, che costituiscono l'economia di un paese e le cui operazioni sono oggetto del SEC, sono quelle che hanno un centro di interesse economico nel territorio economico del paese. Tali unità, dette unità residenti, possono avere o no la cittadinanza di questo paese, possono essere dotate o no di personalità giuridica e possono essere presenti o no nel territorio economico del paese nel momento in cui esse operano. Definita l'economia nazionale in termini di unità residenti, occorre precisare il significato delle espressioni territorio economico e centro d'interesse economico.2.05. Per territorio economico si intende:a) il territorio geografico su cui si esercita la giurisdizione di uno Stato, all'interno del quale le persone, i beni, i servizi e i capitali circolano liberamente;b) le zone franche, compresi i magazzini e le fabbriche sotto controllo doganale;c) lo spazio aereo nazionale, le acque territoriali nonché la piattaforma continentale situata nelle acque internazionali sulla quale il paese esercita diritti esclusivi (1);d) le zone franche territoriali, cioè i territori geografici situati nel resto del mondo e utilizzati in virtù di trattati internazionali o di accordi fra Stati dalle amministrazioni pubbliche del paese (ambasciate, consolati, basi militari, centri di ricerche, ecc.);e) i giacimenti situati nelle acque internazionali al di fuori della piattaforma continentale del paese, sfruttati da unità che risiedono nel territorio, quale è definito nei punti precedenti.2.06. Il territorio economico non comprende le zone franche extraterritoriali, cioè le parti del territorio geografico del paese utilizzate dalle amministrazioni pubbliche di altri paesi, dalle istituzioni dell'Unione europea o da organizzazioni internazionali in virtù di trattati internazionali o di accordi fra Stati (2).2.07. Il termine centro d'interesse economico si riferisce al luogo del territorio economico in cui, o a partire da cui, una unità esercita, e intende continuare a esercitare, attività ed operazioni economiche in misura significativa, o per un periodo di tempo indeterminato o per un periodo di durata limitata, ma relativamente lungo (un anno o più). Di conseguenza, una unità che effettua operazioni di questo genere sul territorio economico di più paesi deve essere considerata come avente un centro d'interesse economico in ciascuno di essi. La proprietà di terreni e fabbricati in un territorio economico è di per sé ragione sufficiente per considerare che il proprietario abbia in esso un centro d'interesse economico.2.08. Sulla base delle definizioni che precedono, le unità da considerarsi residenti in un paese si possono suddividere in:a) unità la cui funzione principale consiste, per l'insieme delle loro operazioni, ad eccezione delle operazioni relative alla proprietà di terreni e di fabbricati, nel produrre, finanziare, assicurare o ridistribuire;b) unità la cui funzione principale consiste, per l'insieme delle loro operazioni, ad eccezione delle operazioni relative alla proprietà di terreni e di fabbricati, nel consumare (3);c) unità nella veste di proprietari di terreni e di fabbricati, esclusi i proprietari di zone franche extraterritoriali che fanno parte del territorio economico di altri paesi o sono Stati sui generis (cfr. paragrafo 2.06).2.09. Per le unità la cui funzione principale consiste, per l'insieme delle loro operazioni, ad eccezione delle operazioni relative alla proprietà di terreni e di fabbricati, nel produrre, nel finanziare, nell'assicurare o nel ridistribuire, si possono distinguere i due seguenti casi:a) attività esercitata esclusivamente sul territorio economico del paese: le unità che effettuano tali attività sono le unità residenti del paese;b) attività esercitata per un anno o più sui territori economici di più paesi: soltanto la parte di unità che ha un centro di interesse economico nel territorio economico del paese è da considerarsi una unità residente, che può essere:1) o una unità residente istituzionale, le cui attività esercitate per un anno o più nel resto del mondo sono escluse e trattate separatamente (4), o2) una unità residente fittizia, nel caso di una attività espletata in un paese per un anno o più da una unità residente in un altro paese.2.10. Per quanto riguarda le unità la cui funzione principale consiste nel consumare, fatta eccezione per la loro attività relativa alla proprietà di terreni e di fabbricanti, le famiglie che hanno un centro d'interesse economico nel paese sono considerate unità residenti, anche se si recano nel resto del mondo per un breve periodo (inferiore a un anno). Sono compresi, in particolare, i seguenti casi:a) i lavoratori frontalieri, cioè le persone che attraversano quotidianamente la frontiera del paese per esercitare una attività lavorativa in un paese vicino;b) i lavoratori stagionali, cioè le persone che si trasferiscono in un altro paese per un periodo di alcuni mesi, ma inferiore ad un anno, per esercitarvi una attività lavorativa in settori nei quali è richiesta periodicamente manodopera supplementare;c) i turisti, le persone che si recano all'estero per sottoporsi a cure, gli studenti (5), i funzionari in trasferta, gli uomini d'affari, i rappresentanti di commercio, gli artisti e i membri di equipaggi in viaggio all'estero;d) il personale assunto sul posto da amministrazioni pubbliche straniere operanti nelle zone franche extraterritoriali;e) il personale delle istituzioni dell'Unione europea e di organizzazioni internazionali, civili o militari, con sede in zone franche extraterritoriali;f) i membri ufficiali, civili o militari, delle amministrazioni pubbliche nazionali (comprese le loro famiglie) stabiliti in zone franche territoriali.2.11. Tutte le unità nella loro veste di proprietari di terreni e/o di fabbricati situati nel territorio economico sono da considerarsi unità residenti o unità residenti fittizie del paese in cui i terreni o i fabbricati in questione sono situati.(1) Il naviglio da pesca, le altre navi, le piattaforme galleggianti e gli aeromobili vengono trattati nel SEC come tutti gli altri beni mobili di proprietà e/o gestiti da unità residenti o di proprietà di non residenti e gestiti da unità residenti. Le operazioni relative alla proprietà (investimenti fissi lordi) e alla gestione (noleggio, assicurazione, ecc.) di questi beni vengono considerate nella contabilità nazionale del paese nel quale il proprietario e/o il gestore sono rispettivamente residenti. Nei casi di leasing finanziario è supposto un mutamento di proprietà.(2) I territori utilizzati dalle istituzioni dell'Unione europea e da organizzazioni internazionali costituiscono quindi i territori di Stati sui generis. La caratteristica di tali Stati è di avere come sole unità residenti le istituzioni stesse (cfr. paragrafo 2.10, lettera e).(3) Il consumo non è la sola attività possibile delle famiglie. Le famiglie possono, agendo da imprese, esercitare qualsiasi tipo di attività economica.(4) Solo nel caso in cui siano esercitate per meno di un anno tali attività non devono essere separate da quelle dell'unità istituzionale di produzione. Questo può valere anche per le attività esercitate per un anno o più, ma di scarsa importanza e, in tutti i casi, per l'installazione di impianti all'estero. Se però una unità residente in un altro paese esercita in un paese una attività di costruzione di durata inferiore ad un anno, è da considerarsi come avente un centro d'interesse economico nel territorio economico di tale paese, qualora il prodotto di tale attività di costruzione costituisca un investimento fisso lordo. In tal caso, l'unità dovrà essere trattata come unità residente fittizia di detto paese.(5) Gli studenti sono sempre considerati come residenti, indipendentemente dalla durata dei loro studi all'estero.ALLEGATO B SOTTOSETTORE AUTORITÀ BANCARIE CENTRALI (S.121) 2.45. Definizione: Il sottosettore autorità bancarie centrali comprende tutte le società e quasi-società finanziarie la cui funzione principale consiste nell'emettere moneta, nel garantirne il valore all'interno e all'esterno e nel detenere, in tutto o in parte, le riserve internazionali del paese.2.46. Sono classificati nel sottosettore S.121 i seguenti intermediari finanziari:a) la banca centrale nazionale, anche nel caso in cui essa faccia parte del Sistema europeo di banche centrali;b) gli istituti monetari centrali di natura essenzialmente pubblica (ad esempio quelli di gestione dei cambi o di emissione della moneta) che dispongono di una contabilità completa e che godono di autonomia di decisione nei confronti delle amministrazioni centrali. Per lo più, tali attività sono svolte o dalle amministrazioni centrali o dalla banca centrale. In tal caso, non esiste una unità istituzionale distinta.2.47. Il sottosettore S.121 non comprende gli enti, diversi dalla banca centrale, che svolgono funzioni di regolamentazione o di controllo delle società finanziarie o dei mercati finanziari.SOTTOSETTORE ALTRE ISTITUZIONI FINANZIARIE MONETARIE (S.122) 2.48. Definizione: Il sottosettore altre istituzioni finanziarie monetarie (S.122) comprende tutte le società e quasi-società finanziarie operanti principalmente nel campo dell'intermediazione finanziaria, tranne quelle classificate nel sottosettore autorità bancarie centrali, la cui attività consiste nell'accettare depositi, e/o loro sostituiti assimilabili, da unità istituzionali diverse dalle istituzioni finanziarie monetarie e nel concedere crediti e/o effettuare investimenti mobiliari per proprio conto.2.49. Le istituzioni finanziarie monetarie comprendono i sottosettori autorità bancarie centrali (S.121) e altre istituzioni finanziarie monetarie (S.122) e coincidono con le istituzioni finanziarie monetarie a fini statistici come definite dall'IME.2.50. Le istituzioni finanziarie monetarie non possono essere descritte semplicemente come «banche» perché potrebbero includere alcune società finanziarie che non sono denominate banche e altre cui ciò potrebbe non essere permesso in taluni paesi, mentre è possibile che alcune società finanziarie che si autodefiniscono banche non siano in realtà istituzioni finanziarie monetarie. In generale, sono classificati nel sottosettore S.122 i seguenti intermediari finanziari:a) le banche commerciali, le banche «universali», le banche «polivalenti»;b) le casse di risparmio (comprese le casse di risparmio private e quelle che erogano mutui ipotecari);c) gli organismi che gestiscono i conti correnti postali, le banche postali;d) le casse rurali e le banche di credito agrario;e) le cooperative e mutue di credito;f) le banche specializzate (banche d'affari, case d'emissione, banche private, ecc.).2.51. I seguenti intermediari finanziari possono anch'essi essere classificati nel sottosettore S.122 quando la loro attività consiste nel ricevere dal pubblico fondi rimborsabili, in forma di depositi o in altre forme, come l'emissione continuata di obbligazioni o altri titoli comparabili; in caso contrario, essi sono da classificare nel sottosettore S.123:a) società di credito ipotecario (incluse le società di credito edilizio e le istituzioni di credito ipotecario);b) fondi comuni di investimento, compresi i fondi comuni di investimento mobiliare, le società di investimento a capitale variabile e le altre società di investimento come gli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM);c) istituti di credito municipali.2.52. Il sottosettore S.122 non comprende:a) le holding che controllano e dirigono soltanto un gruppo costituito in prevalenza da altre istituzioni finanziarie monetarie, ma che non sono esse stesse tali; tali holding sono classificate nel sottosettore S.123;b) le istituzioni senza scopo di lucro al servizio di altre istituzioni finanziarie monetarie, che sono dotate di personalità giuridica ma che non prestano servizi di intermediazione finanziaria.SOTTOSETTORE ALTRI INTERMEDIARI FINANZIARI, ESCLUSE LE IMPRESE DI ASSICURAZIONE E I FONDI PENSIONE (S.123) 2.53. Definizione: Il sottosettore altri intermediari finanziari, escluse le imprese di assicurazione e i fondi pensione (S.123) comprende tutte le società e quasi-società finanziarie la cui funzione principale consiste nel prestare servizi di intermediazione finanziaria mediante l'assunzione di passività in forme diverse dalla moneta, dai depositi e/o loro sostituti assimilabili da unità istituzionali diverse dalle istituzioni finanziarie monetarie, o dalle riserve tecniche di assicurazione.2.54. Il sottosettore S.123 comprende vari tipi di intermediari finanziari, in particolare quelli che esercitano principalmente attività di finanziamento a lungo termine. Nella maggior parte dei casi, il prevalere di questo tipo di scadenza costituisce il criterio di distinzione rispetto al sottosettore altre istituzioni finanziarie monetarie. L'inesistenza di passività in forma di riserve tecniche di assicurazione delimita questo sottosettore rispetto a quello delle imprese di assicurazione e fondi pensione.2.55. In particolare, sono classificate nel sottosettore S.123, a meno che siano istituzioni finanziarie monetarie, le seguenti società e quasi-società finanziarie:a) le società di leasing finanziario;b) le società che svolgono attività di vendita rateale e di finanziamento personale o commerciale;c) le società di factoring;d) gli operatori su valori mobiliari e strumenti derivati (per proprio conto);e) le società finanziarie specializzate, come le società che forniscono capitali di rischio e di sviluppo, le società di finanziamento delle esportazioni e delle importazioni;f) le società finanziarie create per detenere attività in forma di valori mobiliari;g) gli intermediari finanziari che ricevono depositi, e/o loro sostituiti assimilabili, soltanto da istituzioni finanziarie monetarie;h) le holding che controllano e dirigono soltanto un gruppo di società affiliate la cui funzione principale consiste nel prestare servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie, ma che non sono esse stesse società finanziarie.2.56. Il sottosettore S.123 non comprende le istituzioni senza scopo di lucro, dotate di personalità giuridica, al servizio di altri intermediari finanziari, escluse le imprese di assicurazione e i fondi pensione, che non esercitano attività di intermediazione finanziaria.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Raccolta d’informazioni economiche e monetarie da parte della Banca centrale europea
SINTESI
La Banca centrale europea (BCE) raccoglie una gamma completa di informazioni sugli sviluppi economici e monetari dell’Unione europea (UE). È assistita in questo compito dalle banche centrali nazionali dei paesi dell’UE.
CHE COSA FA IL REGOLAMENTO?
Autorizza la BCE a raccogliere informazioni statistiche che sono necessarie per lo svolgimento dei compiti del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Il diritto della BCE di raccogliere informazioni statistiche è limitato agli operatori soggetti agli obblighi di segnalazione*.
Esso stabilisce i poteri della BCE di definire gli obblighi di segnalazione da parte di suddetti operatori.
Nel 2015, il regolamento è stato modificato per consentire la trasmissione delle informazioni statistiche riservate tra il SEBC e le altre autorità dell’UE o dei suoi paesi che sono responsabili della vigilanza degli istituti finanziari, dei mercati, delle infrastrutture e della stabilità del sistema finanziario. Inoltre, il SEBC può trasmettere informazioni statistiche riservate al meccanismo europeo di stabilità . Tuttavia, la trasmissione dei dati ai sensi della modifica del 2015 è limitata a quanto necessario per l’autorità o l’organismo ricevente per svolgere i propri compiti.
PUNTI CHIAVE
La BCE cerca di minimizzare l’onere di segnalazione utilizzando le risorse esistenti, per quanto possibile. Essa tiene anche conto dei pertinenti standard statistici europei e internazionali.
La BCE opera in stretta collaborazione con il sistema statistico europeo (SSE), che comprende l’ufficio statistico dell’UE (Eurostat) e gli istituti nazionali di statistica dei paesi dell’UE.
Principi
Durante lo sviluppo, la produzione e la diffusione delle statistiche, il SEBC è guidato da principi di:
Imparzialità (neutrale e ugualmente accessibile a tutti gli utenti),
obiettività (sistematico, affidabile e imparziale),
indipendenza professionale (senza interferenze politiche),
efficacia dei costi,
segreto statistico (il rispetto per le informazioni riservate relative alle singole unità statistiche),
minimizzazione dell’onere di segnalazione e
elevata qualità dei risultati.
Obblighi dei paesi dell’UE
I paesi dell’UE sono responsabili della propria organizzazione nel settore delle statistiche al fine di collaborare con il SEBC.
Tipi di informazioni raccolte
Le informazioni raccolte riguardano in particolare:
statistiche monetarie e finanziarie;
statistiche sulle banconote (ad esempio gli stock e i flussi delle banconote in circolazione);
statistiche sui pagamenti e sui sistemi di pagamento;
statistiche sulla stabilità finanziaria;
statistiche relative alla bilancia dei pagamenti (cioè la quota di euro che vale come valuta di pagamento/fatturazione nel commercio internazionale);
le statistiche sulla posizione patrimoniale internazionale.
Diritto di verifica
Se un soggetto dichiarante* in un paese della zona euro è sospettato di aver violato i suoi obblighi di segnalazione, la BCE e le banche centrali nazionali possono verificare l’esattezza delle informazioni statistiche o effettuarne la raccolta obbligatoria.
La BCE o la banca centrale nazionale del paese interessato deve comunicare al soggetto dichiarante la sua decisione di verificare le statistiche che esso fornisce o di effettuarne la raccolta obbligatoria. Se un soggetto si oppone al processo di verifica, il paese in cui si trova deve fornire l’assistenza necessaria, compresa la garanzia di accesso ai locali da parte della BCE o della banca centrale nazionale. Queste disposizioni si applicano solo ai paesi della zona euro.
Sanzioni
I soggetti dichiaranti che non rispettano i loro obblighi di segnalazione statistica possono essere soggetti a multe imposte dalla BCE. Le sanzioni vanno da una penalità di mora giornaliera non superiore a 10 000 euro fino a multe di 200 000 euro. La BCE agisce conformemente ai principi e alle procedure di cui al regolamento (CE) n. 2532/98 sul potere della BCE di irrogare sanzioni.
Riservatezza
Le informazioni statistiche sono considerate riservate quando sono sufficientemente precise da permettere l’identificazione del soggetto dichiarante o di qualsiasi altra persona fisica, persona giuridica, ente o filiale, sia direttamente dal nome, dall’indirizzo o da un codice ufficiale di identificazione, sia indirettamente per deduzione.
I soggetti dichiaranti devono essere informati degli usi statistici e amministrativi che le informazioni da loro fornite possono comportare. Se del caso, si possono ottenere informazioni circa la base giuridica per la trasmissione e le misure di protezione adottate.
Il SEBC deve utilizzare le informazioni statistiche riservate esclusivamente per lo svolgimento dei suoi compiti, ad eccezione dei seguenti casi:
se il soggetto dichiarante o altra persona o ente che possono essere identificati hanno inequivocabilmente acconsentito all’utilizzo di queste informazioni statistiche per altre finalità;
per la loro trasmissione ai membri del SSE;
per garantire agli enti per la ricerca scientifica l’accesso a informazioni statistiche riservate che non consentano l’identificazione diretta, e con il previo esplicito consenso dell’autorità che ha fornito le informazioni;
per l’utilizzo delle informazioni ai fini di vigilanza prudenziale rispetto alla BCE e alle banche centrali nazionali.
per quanto riguarda le banche centrali nazionali, per l’esercizio di funzioni diverse da quelle specificate nel Protocollo sullo statuto del SEBC e della BCE.
La BCE, le banche centrali nazionali e i paesi dell’UE devono adottare tutte le misure necessarie per garantire la protezione delle informazioni statistiche riservate.
TERMINI CHIAVE
* Operatori soggetti agli obblighi di segnalazione: principalmente le banche centrali, le altre istituzioni finanziarie nei paesi dell’UE (ad eccezione delle compagnie di assicurazione e dei fondi pensione), le istituzioni postali esercitanti funzioni bancarie e di postagiro*, e le persone fisiche e giuridiche residenti in un paese dell’area dell’euro e che hanno effettuato transazioni transfrontaliere, o emesso titoli* o moneta elettronica*. Tutti questi possono essere soggetti dichiaranti soggetti agli obblighi di segnalazione a fini statistici.
* Soggetti dichiaranti: secondo gli obblighi di segnalazione previsti dalla BCE, gli operatori soggetti agli obblighi di segnalazione possono essere soggetti dichiaranti (cioè che sono tenuti a riferire) a seconda delle circostanze.
* Istituzioni postali esercitanti funzioni bancarie e di postagiro: questi appartengono al settore della «società non finanziarie», che, oltre a fornire servizi postali, ricevono depositi da residenti nell’area dell’euro diversi dalle istituzioni finanziarie con la prospettiva di fornire servizi di trasferimento di denaro per i propri depositari;
* Titoli: strumenti finanziari, quali azioni societarie e titoli di stato, di solito emessi per raccogliere fondi per l’emittente.
* Moneta elettronica: denaro che è nel sistema bancario, ma non esiste in forma fisica. Solo una piccola parte dell’offerta di moneta totale è costituito da banconote e monete.
ATTO
Regolamento (CE) n. 2533/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sulla raccolta di informazioni statistiche da parte della Banca centrale europea (GU L 318 del 27.11.1998, pag. 8-19)
ATTI COLLEGATI
Regolamento (UE) n. 1071/2013 della Banca centrale europea, del 24 settembre 2013, relativo al bilancio del settore delle istituzioni finanziarie monetarie (rifusione) (BCE/2013/33) (GU L 297 del 7.11.2013, pag. 1-50)
Regolamento (UE) n. 1072/2013 della Banca centrale europea, del 24 settembre 2013, relativo alle statistiche sui tassi di interesse applicati dalle istituzioni finanziarie monetarie (rifusione) (BCE/2013/34) (GU L 297 del 7.11.2013, pag. 51-72)
Regolamento (UE) n. 1073/2013 della Banca centrale europea, del 18 ottobre 2013, relativo alle statistiche sulle attività e sulle passività dei fondi di investimento (rifusione) (BCE/2013/38) (GU L 297 del 7.11.2013, pag. 73-93)
Regolamento (UE) n. 1074/2013 della Banca centrale europea, del 18 ottobre 2013, sugli obblighi di segnalazione statistica per gli uffici dei conti correnti postali che ricevono depositi da residenti nell’area dell’euro diversi dalle istituzioni finanziarie monetarie (rifusione) (BCE/2013/39) (GU L 297 del 7.11.2013, pag. 94-106)
Regolamento (UE) n. 1075/2013 della Banca centrale europea, del 18 ottobre 2013, riguardante le statistiche sulle attività e passività delle società veicolo finanziarie coinvolte in operazioni di cartolarizzazione (rifusione) (BCE/2013/40) (GU L 297 del 7.11.2013, pag. 107-121) |
Comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna
La presente decisione istituisce un comitato permanente volto a promuovere e rafforzare la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna nell'ambito dell'Unione europea (UE) e delinea le responsabilità del comitato.
ATTO
Decisione del Consiglio 2010/131/UE, del 25 febbraio 2010, relativa all'istituzione del comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna.
SINTESI
La decisione istituisce un comitato permanente per facilitare, promuovere e rafforzare il coordinamento delle azioni operative delle autorità degli Stati membri competenti in materia di sicurezza interna.
Il comitato permanente assicura l'efficace cooperazione e coordinamento nella cooperazione di polizia e doganale nonché tra le autorità preposte al controllo e alla protezione delle frontiere esterne. Vi rientra anche, se del caso, la cooperazione giudiziaria in materia penale per quanto riguarda l'aspetto operativo nell'ambito della sicurezza interna. Il comitato permanente valuta altresì l'efficacia della cooperazione operativa, individua eventuali carenze e adotta le appropriate raccomandazioni concrete per farvi fronte. Il comitato permanente non partecipa alla condotta delle operazioni e all'elaborazione di atti legislativi.
Nell’eventualità che si verifichi all'interno dell'Unione europea un attacco terroristico o un disastro naturale o causato dall'uomo, il comitato permanente assisterà il Consiglio nel rispetto della clausola di solidarietà riportata nell'articolo 222 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE).
Il comitato permanente contribuirà ad assicurare la coerenza dell'operato di Eurojust, di Europol, dell'Agenzia europea alle frontiere esterne (Frontex) e di altri organismi pertinenti. Se del caso, questi saranno invitati ad assistere alle riunioni del comitato permanente in qualità di osservatori.
Riferimenti
Atto
Entrata in vigore
Termine ultimo di recepimento negli Stati membri
Gazzetta ufficiale
Decisione del Consiglio 2010/131
25.2.2010
-
GU L 52 del 3.3.2010 | DECISIONE DEL CONSIGLIO
del 25 febbraio 2010
relativa all'istituzione del comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna
(2010/131/UE)
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 240, paragrafo 3,
considerando quanto segue:
(1)
Ai sensi dell'articolo 71 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea è istituito in seno al Consiglio un comitato permanente al fine di assicurare all'interno dell'Unione la promozione e il rafforzamento della cooperazione operativa in materia di sicurezza interna.
(2)
È pertanto opportuno adottare una decisione relativa all'istituzione di tale comitato e definirne i compiti,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
È istituito nell'ambito del Consiglio il comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna (di seguito «comitato permanente») previsto dall'articolo 71 del trattato.
Articolo 2
Il comitato permanente facilita, promuove e rafforza il coordinamento delle azioni operative delle autorità degli Stati membri competenti in materia di sicurezza interna.
Articolo 3
1. Fatti salvi i mandati degli organismi di cui all'articolo 5, il comitato permanente facilita ed assicura l'efficace cooperazione e coordinamento operativi ai sensi della parte terza, titolo V del trattato, anche in settori che rientrano nella cooperazione di polizia e doganale nonché tra le autorità preposte al controllo e alla protezione delle frontiere esterne. Vi rientra anche, se del caso, la cooperazione giudiziaria in materia penale per quanto riguarda l'aspetto operativo nell'ambito della sicurezza interna.
2. Il comitato permanente valuta altresì l'orientamento generale e l'efficacia della cooperazione operativa, individua eventuali carenze o mancanze e adotta le appropriate raccomandazioni concrete per farvi fronte.
3. Il comitato permanente assiste il Consiglio ai sensi delle disposizioni dell'articolo 222 del trattato.
Articolo 4
1. Il comitato permanente non partecipa alla condotta delle operazioni che rimangono compito degli Stati membri.
2. Il comitato permanente non partecipa all'elaborazione di atti legislativi.
Articolo 5
1. Se del caso, saranno invitati ad assistere alle riunioni del comitato permanente, in qualità di osservatori, rappresentanti di Eurojust, di Europol, dell'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'UE (Frontex) e di altri organismi pertinenti.
2. Il comitato permanente contribuirà ad assicurare la coerenza dell'operato di detti organismi.
Articolo 6
1. Il comitato permanente presenta periodicamente al Consiglio una relazione sulle sue attività.
2. Il Consiglio informa il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali dei lavori del comitato permanente.
Articolo 7
La presente decisione entra in vigore il giorno dell’adozione.
Essa è pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Fatto a Bruxelles, addì 25 febbraio 2010.
Per il Consiglio
Il presidente
A. PÉREZ RUBALCABA
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE DEL CONSIGLIO
del 25 febbraio 2010
relativa all'istituzione del comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna
(2010/131/UE)
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 240, paragrafo 3,
considerando quanto segue:
(1)
Ai sensi dell'articolo 71 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea è istituito in seno al Consiglio un comitato permanente al fine di assicurare all'interno dell'Unione la promozione e il rafforzamento della cooperazione operativa in materia di sicurezza interna.
(2)
È pertanto opportuno adottare una decisione relativa all'istituzione di tale comitato e definirne i compiti,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
È istituito nell'ambito del Consiglio il comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna (di seguito «comitato permanente») previsto dall'articolo 71 del trattato.
Articolo 2
Il comitato permanente facilita, promuove e rafforza il coordinamento delle azioni operative delle autorità degli Stati membri competenti in materia di sicurezza interna.
Articolo 3
1. Fatti salvi i mandati degli organismi di cui all'articolo 5, il comitato permanente facilita ed assicura l'efficace cooperazione e coordinamento operativi ai sensi della parte terza, titolo V del trattato, anche in settori che rientrano nella cooperazione di polizia e doganale nonché tra le autorità preposte al controllo e alla protezione delle frontiere esterne. Vi rientra anche, se del caso, la cooperazione giudiziaria in materia penale per quanto riguarda l'aspetto operativo nell'ambito della sicurezza interna.
2. Il comitato permanente valuta altresì l'orientamento generale e l'efficacia della cooperazione operativa, individua eventuali carenze o mancanze e adotta le appropriate raccomandazioni concrete per farvi fronte.
3. Il comitato permanente assiste il Consiglio ai sensi delle disposizioni dell'articolo 222 del trattato.
Articolo 4
1. Il comitato permanente non partecipa alla condotta delle operazioni che rimangono compito degli Stati membri.
2. Il comitato permanente non partecipa all'elaborazione di atti legislativi.
Articolo 5
1. Se del caso, saranno invitati ad assistere alle riunioni del comitato permanente, in qualità di osservatori, rappresentanti di Eurojust, di Europol, dell'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'UE (Frontex) e di altri organismi pertinenti.
2. Il comitato permanente contribuirà ad assicurare la coerenza dell'operato di detti organismi.
Articolo 6
1. Il comitato permanente presenta periodicamente al Consiglio una relazione sulle sue attività.
2. Il Consiglio informa il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali dei lavori del comitato permanente.
Articolo 7
La presente decisione entra in vigore il giorno dell’adozione.
Essa è pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Fatto a Bruxelles, addì 25 febbraio 2010.
Per il Consiglio
Il presidente
A. PÉREZ RUBALCABA
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna
La presente decisione istituisce un comitato permanente volto a promuovere e rafforzare la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna nell'ambito dell'Unione europea (UE) e delinea le responsabilità del comitato.
ATTO
Decisione del Consiglio 2010/131/UE, del 25 febbraio 2010, relativa all'istituzione del comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna.
SINTESI
La decisione istituisce un comitato permanente per facilitare, promuovere e rafforzare il coordinamento delle azioni operative delle autorità degli Stati membri competenti in materia di sicurezza interna.
Il comitato permanente assicura l'efficace cooperazione e coordinamento nella cooperazione di polizia e doganale nonché tra le autorità preposte al controllo e alla protezione delle frontiere esterne. Vi rientra anche, se del caso, la cooperazione giudiziaria in materia penale per quanto riguarda l'aspetto operativo nell'ambito della sicurezza interna. Il comitato permanente valuta altresì l'efficacia della cooperazione operativa, individua eventuali carenze e adotta le appropriate raccomandazioni concrete per farvi fronte. Il comitato permanente non partecipa alla condotta delle operazioni e all'elaborazione di atti legislativi.
Nell’eventualità che si verifichi all'interno dell'Unione europea un attacco terroristico o un disastro naturale o causato dall'uomo, il comitato permanente assisterà il Consiglio nel rispetto della clausola di solidarietà riportata nell'articolo 222 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE).
Il comitato permanente contribuirà ad assicurare la coerenza dell'operato di Eurojust, di Europol, dell'Agenzia europea alle frontiere esterne (Frontex) e di altri organismi pertinenti. Se del caso, questi saranno invitati ad assistere alle riunioni del comitato permanente in qualità di osservatori.
Riferimenti
Atto
Entrata in vigore
Termine ultimo di recepimento negli Stati membri
Gazzetta ufficiale
Decisione del Consiglio 2010/131
25.2.2010
-
GU L 52 del 3.3.2010 |
Regolamento interno del Consiglio dell’Unione europea
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO INTERNO?
Il regolamento interno fornisce le disposizioni che regolano i procedimenti del Consiglio dell’Unione europea (il Consiglio). Il potere di adottare il proprio regolamento interno gli è conferito dall’articolo 240, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. L’allegato III viene modificato per riflettere i cambiamenti nelle cifre riguardanti la popolazione dei paesi dell’Unione europea al fine di adempiere a tutti gli obblighi procedurali riguardanti la votazione a maggioranza qualificata all’interno del Consiglio. Le norme sono state inoltre modificate in modo più sostanziale una volta — nel 2014 (decisione 2014/692/UE, Euratom) — per quanto riguarda i voti a maggioranza qualificata.
PUNTI CHIAVE
Il Consiglio è l’istituzione dell’Unione europea (Unione) in cui si incontrano i rappresentanti dei paesi dell’Unione. Ciascun paese dell’Unione è rappresentato da un rappresentante a livello ministeriale che può impegnare il governo di quello Stato. Insieme al Parlamento europeo, il Consiglio esercita funzioni legislative. Adotta gli atti legislativi, secondo la procedura legislativa ordinaria o speciale. Il Consiglio, insieme al Parlamento europeo esercita funzioni di bilancio. Infine, il Consiglio esegue funzioni politiche e di coordinamento.
Le formazioni del ConsiglioIl Consiglio si riunisce con dieci diverse formazioni, a seconda dell’area politica che viene discussa. Con l’eccezione di due formazioni (Consiglio Affari generali e Consiglio Affari esteri), il mandato di ciascuna formazione non è determinato dai Trattati e segue dalla pratica.Il Consiglio Affari generali assicura la coerenza dei lavori delle varie formazioni del Consiglio. Prepara le riunioni del Consiglio europeo. È responsabile del coordinamento generale delle politiche, delle questioni istituzionali e amministrative, dei fascicoli orizzontali con implicazioni per diverse politiche dell’Unione.Il Consiglio Affari esteri è responsabile dell’azione esterna dell’Unione, inclusa la politica estera e di sicurezza comune, politica di sicurezza e difesa comune, la politica commerciale comune, la cooperazione allo sviluppo e gli aiuti umanitari.La presidenza del Consiglio dell’Unione europeaLa presidenza del Consiglio, ad eccezione della formazione Affari esteri, è esercitata da gruppi predeterminati di tre paesi dell’Unione per un periodo di diciotto mesi. Ciascun membro del gruppo esercita a turno la presidenza di tutte le formazioni del Consiglio, ad eccezione della formazione Affari esteri, per un periodo di sei mesi. Il gruppo di tre paesi dell’Unione prepara un progetto di programma delle attività del Consiglio per detto periodo, che viene approvato dal Consiglio Affari generali dopo aver tenuto un dibattito pubblico su di esso. Il Consiglio Affari esteri ha un presidente permanente: l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. L’alto rappresentante può farsi sostituire dal rappresentante del paese dell’Unione che esercita la presidenza del Consiglio. Normalmente è il caso in cui il Consiglio è convocato per discutere questioni di politica commerciale comune. La presidenza è la forza trainante nello svolgimento dei lavori del Consiglio.Coreper, comitati e gruppi di lavoroIl Consiglio è sostenuto dal comitato dei rappresentanti permanenti dei governi dei paesi dell’Unione (Coreper) e da oltre 150 gruppi di lavoro e comitati specializzati che formano gli organi preparatori del Consiglio. Il Coreper prepara i lavori per tutte le riunioni del Consiglio e svolge i compiti assegnatigli dal Consiglio. Il Coreper 2 è composto dai rappresentanti permanenti, mentre il Coreper 1 è composto dai rappresentanti permanenti aggiunti. Il Coreper:vigila sulla coerenza delle politiche e delle azioni dell’Unione europea e sul rispetto dei principi di legalità, sussidiarietà, proporzionalità delle norme che fissano i poteri delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell’Unione, e delle norme procedurali, di trasparenza e di qualità redazionale;esamina in anticipo tutti i punti all’ordine del giorno di una riunione del Consiglio e assicura la preparazione di ciascun fascicolo per il Consiglio;per ciascun fascicolo, cerca di trovare un accordo al proprio livello, che sarà sottoposto all’adozione del Consiglio;può istituire comitati o gruppi di lavoro per assolvere compiti di preparazione o di studio;può adottare una serie di decisioni di procedura, ad esempio la decisione di tenere una sessione del Consiglio in un luogo diverso da Bruxelles o Lussemburgo, la decisione di ricorrere alla procedura scritta ecc.Funzionamento del ConsiglioIl Consiglio ha sede a Bruxelles, ma tiene le sessioni a Lussemburgo in aprile, giugno e ottobre. Le sessioni del Consiglio sono convocate dal presidente su sua iniziativa, o su richiesta di uno dei suoi membri o della Commissione europea. Il presidente definisce l’ordine del giorno per ciascuna delle riunioni del Consiglio. Il quorum deve essere verificato prima di una votazione. Viene raggiunto se la maggioranza dei membri del Consiglio è fisicamente presente. Il Consiglio vota su iniziativa del suo presidente. Inoltre il presidente apre una procedura di voto su iniziativa di un membro o della Commissione, a condizione che la maggioranza dei membri del Consiglio lo decida.Voto a maggioranza qualificata (VMQ)
Il 1o novembre 2014 è stata introdotta una nuova procedura di VMQ, la regola della «doppia maggioranza».Quando il Consiglio vota su una proposta della Commissione o dell’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, viene raggiunta la maggioranza qualificata se sono soddisfatte due condizioni:il 55 % dei membri del Consiglio vota a favore, vale a dire 15 su 27 (dal momento del ritiro del Regno Unito dall’Unione);la proposta è sostenuta dai membri del Consiglio che rappresentano almeno il 65 % della popolazione dell’Unione. Quando il Consiglio non delibera su proposta della Commissione o dell’alto rappresentante, viene adottata una decisione se:vota a favore il 72 % dei membri del Consiglio; ei membri che votano a favore rappresentano almeno rappresentano almeno il 65 % della popolazione dell’Unione.Trasparenza e pubblicazione degli atti del ConsiglioLe deliberazioni e le votazioni sono sempre pubbliche La prima deliberazione del Consiglio su importanti nuove proposte non legislative contenenti norme giuridicamente vincolanti in o per i paesi dell’Unione è aperta al pubblico. Il Consiglio tiene dibattiti pubblici concernenti questioni importanti che riguardano gli interessi dell’Unione e dei suoi cittadini, su decisione del Consiglio o del Coreper. Il Consiglio tiene inoltre numerosi dibattiti pubblici sulle politiche. Gli atti legislativi devono essere pubblicati nella Gazzetta ufficiale (GU), così come i regolamenti e le direttive rivolti a tutti i paesi dell’Unione, le decisioni che non specificano a chi sono indirizzati, gli accordi internazionali conclusi dall’Unione. L’articolo 17 del regolamento interno elenca altri atti che devono essere pubblicati nella GU, compresi i casi in cui il Consiglio o il Coreper lo decidono.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO INTERNO?
Viene applicato dal 1o dicembre 2009.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Il Consiglio dell’Unione europea
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione 2009/937/UE del Consiglio, del 1o dicembre 2009, relativa all’adozione del suo regolamento interno (GU L 325 dell’11.12.2009, pag. 35).
Le successive modifiche alla decisione 2009/937/UE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (UE) 2020/430 del Consiglio, del 23 marzo 2020, recante deroga temporanea al regolamento interno del Consiglio alla luce delle difficoltà di viaggio dovute alla pandemia di COVID-19 nell’Unione (GU L 88I del 24.3.2020, pag. 1). | DECISIONE DEL CONSIGLIO
del 1o dicembre 2009
relativa all'adozione del suo regolamento interno
(2009/937/UE)
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l’articolo 240, paragrafo 3,
considerando quanto segue:
(1)
Il trattato di Lisbona apporta diverse modifiche al funzionamento del Consiglio e della sua presidenza, alla struttura del Consiglio, nonché alla tipologia degli atti giuridici dell’Unione e all’iter della procedura di adozione degli atti, distinguendo in particolare tra atti legislativi e atti non legislativi.
(2)
Occorre pertanto sostituire il regolamento interno adottato il 15 settembre 2006 (1) con un regolamento interno che contenga le modifiche necessarie all'attuazione del trattato di Lisbona,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Il regolamento interno del Consiglio del 15 settembre 2006 è sostituito dalle disposizioni che figurano in allegato.
In deroga all’articolo 2, paragrafo 2, dell’allegato III del regolamento interno del Consiglio, le cifre relative alla popolazione inserite dalla presente decisione all'articolo 1 di tale allegato si applicano nel periodo dal 1o dicembre 2009 al 31 dicembre 2010.
Articolo 2
Conformemente al protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali nell’Unione europea, l’articolo 3, paragrafo 3, del regolamento interno del Consiglio, quale adottato dalla presente decisione, si applica ai progetti di atti legislativi adottati e trasmessi dal giorno dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona.
Articolo 3
Gli effetti della presente decisione decorrono dal giorno dell'adozione.
Essa è pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.
Fatto a Bruxelles, addi 1o dicembre 2009.
Per il Consiglio
La presidente
B. ASK
(1) Decisione 2006/683/CE, Euratom del Consiglio, del 15 settembre 2006, relativa all'adozione del suo regolamento interno (GU L 285 del 16.10.2006, pag. 47).
ALLEGATO
REGOLAMENTO INTERNO DEL CONSIGLIO
Articolo 1
Disposizioni generali, convocazione e luoghi di lavoro
1. Il Consiglio si riunisce su convocazione del suo presidente, per iniziativa di questi, di uno dei suoi membri o della Commissione (1).
2. Sette mesi prima dell'inizio del semestre interessato, per ciascuna formazione del Consiglio e dopo aver effettuato le consultazioni appropriate, la presidenza comunica le date previste per le sessioni che il Consiglio dovrà tenere ai fini della realizzazione dei lavori legislativi o dell'adozione delle decisioni operative. Dette date figurano in un documento unico valido per tutte le formazioni del Consiglio.
3. Il Consiglio ha sede a Bruxelles. In aprile, giugno e ottobre il Consiglio tiene le sessioni a Lussemburgo (2).
In circostanze eccezionali e per ragioni debitamente motivate, il Consiglio o il comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri (di seguito «Coreper»), deliberando all'unanimità, possono decidere che una sessione si tenga in un altro luogo.
4. (3) La presidenza del Consiglio, ad eccezione della formazione «Affari esteri», è esercitata da gruppi predeterminati di tre Stati membri per un periodo di diciotto mesi. Tali gruppi sono composti secondo un sistema di rotazione paritaria degli Stati membri, tenendo conto della loro diversità e degli equilibri geografici nell'Unione.
Ciascun membro del gruppo esercita a turno la presidenza di tutte le formazioni del Consiglio, ad eccezione della formazione «Affari esteri», per un periodo di sei mesi. Gli altri membri del gruppo assistono la presidenza in tutti i suoi compiti sulla base di un programma comune. I membri del gruppo possono decidere tra loro modalità alternative.
5. Le decisioni adottate dal Consiglio o dal Coreper in virtù del presente regolamento interno sono adottate a maggioranza semplice, tranne quando questo preveda un'altra modalità di votazione.
Nel presente regolamento interno, salvo disposizione specifica, i riferimenti alla presidenza o al presidente valgono per qualsiasi persona che esercita la presidenza di una delle formazioni del Consiglio o, se del caso, di uno dei suoi organi preparatori.
Articolo 2
Formazioni del Consiglio, ruolo della formazione «Affari generali» e della formazione «Affari esteri» e programmazione
1. Il Consiglio si riunisce in varie formazioni, in funzione delle materie trattate. L'elenco delle formazioni del Consiglio, eccettuate quella «Affari generali» e quella «Affari esteri», è adottato dal Consiglio europeo che delibera a maggioranza qualificata (4). L'elenco delle formazioni del Consiglio è riportato nell'allegato I.
2. Il Consiglio «Affari generali» assicura la coerenza dei lavori delle varie formazioni del Consiglio. Esso prepara le riunioni del Consiglio europeo e ne assicura il seguito in collegamento con il presidente del Consiglio europeo e la Commissione (5). È responsabile del coordinamento generale delle politiche, delle questioni istituzionali e amministrative, dei fascicoli orizzontali con implicazioni per diverse politiche dell'Unione europea, quali il quadro finanziario pluriennale e l'allargamento, così come di qualsiasi fascicolo affidatogli per esame dal Consiglio europeo, tenuto conto delle norme di funzionamento dell'Unione economica e monetaria.
3. Le modalità di preparazione delle riunioni del Consiglio europeo sono previste all'articolo 3 del regolamento interno del Consiglio europeo, come segue:
a)
Per la preparazione prevista all'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento interno del Consiglio europeo, almeno quattro settimane prima di ciascuna riunione ordinaria del Consiglio europeo di cui all'articolo 1, paragrafo 1, del regolamento interno del Consiglio europeo il suo presidente, in stretta cooperazione con il membro del Consiglio europeo che rappresenta lo Stato membro che esercita la presidenza semestrale del Consiglio e il presidente della Commissione, sottopone al Consiglio «Affari generali» un progetto di ordine del giorno commentato.
I contributi delle altre formazioni del Consiglio ai lavori del Consiglio europeo sono trasmessi al Consiglio «Affari generali» almeno due settimane prima della riunione del Consiglio europeo.
Il presidente del Consiglio europeo, in stretta cooperazione come disposto al primo comma, prepara un progetto di orientamenti per le conclusioni del Consiglio europeo e, se del caso, i progetti di conclusioni e i progetti di decisioni del Consiglio europeo, che sono discussi in sede di Consiglio «Affari generali».
Un'ultima sessione del Consiglio «Affari generali» si tiene nei cinque giorni che precedono la riunione del Consiglio europeo. Alla luce di quest'ultimo dibattito, il presidente del Consiglio europeo stabilisce l'ordine del giorno provvisorio.
b)
Fatti salvi motivi imperativi e imprevedibili connessi, per esempio, con avvenimenti internazionali in corso, nessun'altra formazione del Consiglio o organo preparatorio può discutere una materia sottoposta al Consiglio europeo nel periodo compreso tra la sessione del Consiglio «Affari generali» al temine della quale è stato stabilito l'ordine del giorno provvisorio del Consiglio europeo e la riunione del Consiglio europeo.
c)
Il Consiglio europeo adotta l'ordine del giorno all'inizio della riunione.
Di norma, i punti iscritti nell'ordine del giorno dovrebbero essere stati esaminati in precedenza, conformemente alle disposizioni del presente paragrafo.
4. Il Consiglio «Affari generali» assicura, in collaborazione con la Commissione, la coerenza e la continuità dei lavori delle varie formazioni del Consiglio nell'ambito di una programmazione pluriennale conformemente al paragrafo 6 (6).
5. Il Consiglio «Affari esteri» elabora l'azione esterna dell'Unione secondo le linee strategiche definite dal Consiglio europeo e assicura la coerenza dell'azione dell'Unione (7). È responsabile dell'insieme dell'azione esterna dell'Unione europea, segnatamente la politica estera e di sicurezza comune, la politica di sicurezza e di difesa comune, la politica commerciale comune, la cooperazione allo sviluppo e gli aiuti umanitari.
Il Consiglio «Affari esteri» è presieduto dall'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che può, all'occorrenza, farsi sostituire dal membro di tale formazione che rappresenta lo Stato membro che esercita la presidenza semestrale del Consiglio (8).
6. Ogni diciotto mesi il gruppo predeterminato di tre Stati membri che esercitano la presidenza del Consiglio durante tale periodo conformemente all'articolo 1, paragrafo 4, prepara un progetto di programma delle attività del Consiglio per detto periodo. Il progetto è preparato con il presidente del Consiglio «Affari esteri», per quanto riguarda le attività di detta formazione durante tale periodo. Il progetto di programma è preparato in stretta cooperazione con la Commissione e il presidente del Consiglio europeo previe adeguate consultazioni. È presentato in un documento unico almeno un mese prima del periodo considerato, ai fini della sua approvazione da parte del Consiglio Affari generali (9).
7. La presidenza in carica in quel determinato periodo fissa, per ciascuna formazione del Consiglio e previe adeguate consultazioni, progetti di ordine del giorno indicativi delle sessioni del Consiglio previste per il semestre successivo, in cui sono menzionati i lavori legislativi e le decisioni operative previsti. Tali progetti sono fissati al più tardi una settimana prima dell'inizio del semestre interessato, sulla base del programma di diciotto mesi del Consiglio e previa consultazione della Commissione. Essi figurano in un documento unico valido per tutte le formazioni del Consiglio. Se necessario, possono essere previste ulteriori sessioni oltre a quelle precedentemente programmate.
Se nel corso di un semestre una sessione prevista per tale periodo non dovesse più apparire giustificabile, non è convocata dalla presidenza.
Articolo 3 (10)
Ordine del giorno
1. Tenuto conto del programma di diciotto mesi del Consiglio, il presidente stabilisce l'ordine del giorno provvisorio di ogni sessione, che viene inviato agli altri membri del Consiglio e alla Commissione, almeno quattordici giorni prima dell'inizio della sessione. Esso è trasmesso nello stesso momento ai parlamenti nazionali degli Stati membri.
2. L'ordine del giorno provvisorio comprende i punti per i quali la richiesta di iscrizione presentata da un membro del Consiglio o dalla Commissione e, eventualmente, la relativa documentazione, siano pervenute al segretariato generale almeno sedici giorni prima dell'inizio della sessione stessa. L'ordine del giorno provvisorio indica del pari, mediante un asterisco, i punti sui quali la presidenza, un membro del Consiglio o la Commissione possono chiedere una votazione. Tale indicazione è effettuata una volta adempiuti tutti gli obblighi procedurali previsti dai trattati.
3. Qualora sia applicabile il termine di otto settimane previsto dal protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali nell'Unione europea e dal protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, i punti relativi all'adozione di un atto legislativo o di una posizione in prima lettura nel quadro di una procedura legislativa ordinaria sono iscritti all'ordine del giorno provvisorio ai fini di una decisione soltanto se è trascorso detto periodo di otto settimane.
Il Consiglio può derogare al termine di otto settimane di cui al primo comma se l'iscrizione di un punto rientra nelle eccezioni dettate da motivi di urgenza di cui all'articolo 4 del protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali nell'Unione europea. Il Consiglio si pronuncia conformemente alla modalità di votazione applicabile per l'adozione dell'atto o della posizione interessata.
Salvo nei casi urgenti debitamente motivati, tra l'iscrizione di un progetto di atto legislativo all'ordine del giorno provvisorio del Consiglio e l'adozione di una posizione devono trascorrere dieci giorni (11).
4. Possono essere iscritti all'ordine del giorno provvisorio soltanto i punti per i quali la documentazione sia inviata ai membri del Consiglio e alla Commissione non oltre la data di spedizione di detto ordine del giorno.
5. Il segretariato generale comunica ai membri del Consiglio e alla Commissione le domande di iscrizione e la relativa documentazione, per le quali non siano stati osservati i termini suddetti.
A meno che condizioni di urgenza non richiedano diversamente e fatto salvo il paragrafo 3, la presidenza stralcia dall'ordine del giorno provvisorio i punti relativi a progetti di atti legislativi l'esame dei quali non sia stato completato dal Coreper entro la fine della settimana antecedente quella che precede la sessione in questione.
6. L'ordine del giorno provvisorio è diviso in due parti dedicate, rispettivamente, alle deliberazioni su atti legislativi e alle attività non legislative. La prima parte è intitolata «Deliberazioni legislative» e la seconda «Attività non legislative».
I punti iscritti in ciascuna delle due parti dell'ordine del giorno provvisorio sono divisi in punti A e punti B. Sono iscritti come punti A i punti per i quali un'approvazione da parte del Consiglio è possibile senza dibattito; ciò non esclude che ogni membro del Consiglio e la Commissione possano esprimere un'opinione in occasione dell'approvazione di tali punti e far iscrivere dichiarazioni nel processo verbale.
7. Il Consiglio adotta l'ordine del giorno all'inizio di ogni sessione. Per l'iscrizione all'ordine del giorno di un punto che non figuri nell'ordine del giorno provvisorio è richiesta l'unanimità del Consiglio. I punti così iscritti possono essere messi ai voti, purché siano stati adempiuti tutti gli obblighi procedurali previsti dai trattati.
8. Tuttavia, qualora una presa di posizione su un punto «A» possa dare adito ad un nuovo dibattito o un membro del Consiglio o la Commissione lo chiedano, tale punto viene ritirato dall'ordine del giorno, salvo diversa decisione del Consiglio.
9. Le domande di iscrizione di un punto «Varie» sono corredate di un documento esplicativo.
Articolo 4
Rappresentanza di un membro del Consiglio
Fatte salve le disposizioni relative alla delega di voto di cui all'articolo 11, un membro del Consiglio che sia nell’impossibilità di partecipare ad una sessione può farsi rappresentare.
Articolo 5
Sessioni
1. Il Consiglio si riunisce in seduta pubblica quando delibera e vota su un progetto di atto legislativo (12). Negli altri casi le sessioni del Consiglio non sono pubbliche, tranne nei casi previsti all'articolo 8.
2. La Commissione è invitata a partecipare alle sessioni del Consiglio. Altrettanto vale per la Banca centrale europea nei casi in cui essa esercita il proprio diritto d'iniziativa. Tuttavia, il Consiglio può decidere di deliberare senza la presenza della Commissione o della Banca centrale europea.
3. I membri del Consiglio e della Commissione possono farsi accompagnare da funzionari che li assistono. I nominativi e le qualifiche di tali funzionari sono preventivamente comunicati al segretariato generale. Il numero massimo di persone presenti nello stesso tempo nella sala di riunione del Consiglio per ciascuna delegazione, compresi i membri del Consiglio, può essere fissato dal Consiglio.
4. Per accedere alle sessioni del Consiglio è necessario esibire un lasciapassare rilasciato dal segretariato generale.
Articolo 6
Segreto professionale e produzione in giustizia dei documenti
1. Fatti salvi gli articoli 7, 8 e 9 e le disposizioni in materia di accesso del pubblico ai documenti, le deliberazioni del Consiglio sono soggette al segreto professionale, sempre che il Consiglio non decida diversamente.
2. Il Consiglio o il Coreper possono autorizzare la produzione in giustizia di una copia o di un estratto dei documenti del Consiglio che non sono già stati resi accessibili al pubblico in conformità delle disposizioni in materia di accesso del pubblico ai documenti.
Articolo 7
Procedura legislativa e pubblicità
1. Il Consiglio si riunisce in seduta pubblica quando delibera e vota su un progetto di atto legislativo. A tal fine il suo ordine del giorno contiene una parte «Deliberazioni legislative».
2. I documenti sottoposti al Consiglio citati in corrispondenza dei punti figuranti nella parte «Deliberazioni legislative» del suo ordine del giorno sono resi pubblici, come pure lo sono gli elementi del processo verbale del Consiglio riguardanti tale parte dell'ordine del giorno.
3. L'apertura al pubblico delle sessioni del Consiglio per la parte «Deliberazioni legislative» dell'ordine del giorno è effettuata mediante diffusione pubblica con mezzi audiovisivi, segnatamente in una sala di ascolto, e mediante trasmissione in tutte le lingue delle istituzioni dell'Unione europea con video-streaming. Una versione registrata è accessibile per almeno un mese sul sito Internet del Consiglio. Il risultato della votazione è indicato con mezzi visivi.
Il segretariato generale provvede a informare il pubblico in anticipo delle date e dell'ora approssimativa in cui tali trasmissioni audiovisive avranno luogo e prende tutte le misure di ordine pratico per assicurare una corretta attuazione del presente articolo.
4. I risultati delle votazioni e le dichiarazioni di voto dei membri del Consiglio o dei loro rappresentanti al comitato di conciliazione previsto dalla procedura legislativa ordinaria, nonché le dichiarazioni a verbale del Consiglio e i punti del verbale che riguardano la riunione del comitato di conciliazione sono resi pubblici.
5. In presenza di proposte o di iniziative legislative, il Consiglio si astiene dall'adottare atti non previsti dai trattati, quali risoluzioni, conclusioni o dichiarazioni diverse da quelle che accompagnano l'adozione dell'atto e che sono destinate a essere iscritte nel processo verbale del Consiglio.
Articolo 8
Altri casi di deliberazioni del Consiglio aperte al pubblico e dibattiti pubblici
1. Quando il Consiglio riceve una proposta non legislativa relativa all'adozione di norme giuridicamente vincolanti negli o per gli Stati membri, per mezzo di regolamenti, di direttive o di decisioni, sulla base delle pertinenti disposizioni dei trattati, ad eccezione di provvedimenti di carattere interno, di atti amministrativi o di bilancio, di atti riguardanti le relazioni interistituzionali o internazionali o di atti non vincolanti (quali conclusioni, raccomandazioni o risoluzioni), la prima deliberazione del Consiglio su nuove proposte importanti è aperta al pubblico. La presidenza identifica le nuove proposte importanti e il Consiglio o il Coreper possono, se del caso, decidere diversamente.
La presidenza può decidere, caso per caso, che le successive deliberazioni del Consiglio su una delle proposte di cui al primo comma siano aperte al pubblico, salvo diversa decisione del Consiglio o del Coreper.
2. Il Consiglio tiene dibattiti pubblici concernenti questioni importanti che riguardano gli interessi dell'Unione europea e dei suoi cittadini, su decisione del Consiglio o del Coreper, che deliberano a maggioranza qualificata.
Spetta alla presidenza, ai membri del Consiglio o alla Commissione proporre le questioni o i temi specifici per tali dibattiti, tenendo conto dell'importanza della questione e del suo interesse per i cittadini.
3. Il Consiglio «Affari generali» tiene un dibattito pubblico di orientamento sul programma di diciotto mesi del Consiglio. I dibattiti di orientamento in seno ad altre formazioni del Consiglio sulle rispettive priorità sono parimenti aperti al pubblico. La presentazione da parte della Commissione del suo programma quinquennale, del suo programma di lavoro annuale e della sua strategia politica annuale nonché i successivi dibattiti in seno al Consiglio sono pubblici.
4. Al momento dell'invio dell'ordine del giorno provvisorio a norma dell'articolo 3:
a)
i punti dell'ordine del giorno del Consiglio che sono aperti al pubblico a norma del paragrafo 1 sono contrassegnati dai termini «deliberazione pubblica»;
b)
i punti dell'ordine del giorno del Consiglio che sono aperti al pubblico a norma dei paragrafi 2 e 3 sono contrassegnati dai termini «dibattito pubblico».
L'apertura al pubblico delle deliberazioni e dei dibattiti pubblici del Consiglio a norma del presente articolo è effettuata mediante diffusione pubblica con mezzi audiovisivi quale quella prevista all'articolo 7, paragrafo 3.
Articolo 9
Pubblicità delle votazioni, delle dichiarazioni di voto e dei verbali negli altri casi
1. Quando il Consiglio adotta atti non legislativi di cui all'articolo 8, paragrafo 1, i risultati delle votazioni e le dichiarazioni di voto dei membri del Consiglio nonché le dichiarazioni a verbale del Consiglio e i punti di tale verbale relativi all'adozione di detti atti sono resi pubblici.
2. Inoltre i risultati delle votazioni sono resi pubblici:
a)
quando il Consiglio agisce nell'ambito del titolo V del TUE, con decisione unanime del Consiglio o del Coreper, su richiesta di uno dei loro membri;
b)
negli altri casi, con decisione del Consiglio o del Coreper, su richiesta di uno dei loro membri.
Quando i risultati delle votazioni in sede di Consiglio sono resi pubblici, in base alle lettere a) e b) del primo comma, le dichiarazioni di voto fatte al momento della votazione sono anch'esse rese pubbliche, su richiesta dei membri del Consiglio interessati, nel rispetto del presente regolamento interno, della certezza del diritto e degli interessi del Consiglio.
Le dichiarazioni iscritte nel verbale del Consiglio e i punti del verbale relativi all'adozione degli atti di cui alle lettere a) e b) del primo comma sono resi pubblici con decisione del Consiglio o del Coreper, su richiesta di uno dei loro membri.
3. Salvo nei casi in cui sono aperte al pubblico in virtù degli articoli 7 e 8, le deliberazioni del Consiglio che conducono a votazioni indicative o all'adozione di atti preparatori non danno luogo alla pubblicità delle votazioni.
Articolo 10
Accesso del pubblico ai documenti del Consiglio
Le disposizioni specifiche riguardanti l'accesso del pubblico ai documenti del Consiglio figurano nell'allegato II.
Articolo 11
Modalità di votazione e quorum
1. Il Consiglio procede alla votazione su iniziativa del presidente.
Il presidente è inoltre tenuto ad aprire la procedura di votazione su iniziativa di un membro del Consiglio o della Commissione, qualora la maggioranza dei membri che compongono il Consiglio lo decida.
2. I membri del Consiglio votano nell'ordine degli Stati membri stabilito in base all'elenco delle presidenze successive cominciando dal membro che, secondo questo ordine, segue il membro che esercita la presidenza.
3. In caso di votazione, ciascun membro del Consiglio può ricevere delega da uno solo degli altri membri (13).
4. Affinché il Consiglio possa procedere ad una votazione, è necessaria la presenza della maggioranza dei membri del Consiglio che, a norma dei trattati, possono prendere parte alla votazione. All'atto della votazione il presidente, coadiuvato dal segretariato generale, verifica l'esistenza del quorum.
5. Fino al 31 ottobre 2014, in caso di adozione da parte del Consiglio di una decisione a maggioranza qualificata e se un membro del Consiglio lo chiede, si verifica che gli Stati membri che compongono tale maggioranza rappresentino almeno il 62 % della popolazione totale dell'Unione europea calcolata conformemente alle cifre di popolazione di cui all'articolo 1 dell'allegato III. Il presente paragrafo si applica anche tra il 1o novembre 2014 e il 31 marzo 2017 quando un membro del Consiglio lo chiede conformemente all'articolo 3, paragrafo 2, del protocollo sulle disposizioni transitorie.
Articolo 12
Procedura scritta normale e procedura di approvazione tacita
1. Gli atti del Consiglio relativi ad una questione urgente possono essere adottati mediante una votazione espressa per iscritto, qualora il Consiglio o il Coreper decidano all'unanimità di ricorrere a tale procedura. Il presidente può altresì, in circostanze particolari, proporre di ricorrere a tale procedura; in tal caso, la votazione per iscritto può aver luogo se tutti i membri del Consiglio accettano tale procedura.
Il consenso della Commissione per il ricorso alla procedura scritta è richiesto nei casi in cui la votazione per iscritto concerne una materia in cui il Consiglio delibera su iniziativa della Commissione.
Il segretariato generale redige ogni mese un elenco degli atti adottati con procedura scritta. Detto elenco contiene le eventuali dichiarazioni destinate a essere iscritte nel processo verbale del Consiglio. Le parti dell'elenco che riguardano l'adozione di atti legislativi sono rese pubbliche.
2. Su iniziativa della presidenza, il Consiglio può altresì procedere mediante una procedura scritta semplificata detta «procedura di approvazione tacita»:
a)
al fine di adottare il testo di una risposta ad un'interrogazione scritta o, se del caso, ad una interrogazione orale rivolta al Consiglio da un membro del Parlamento europeo, previo esame del progetto di risposta da parte del Coreper (14);
b)
al fine di nominare i membri del Comitato economico e sociale e i membri titolari e supplenti del Comitato delle regioni, previo esame del progetto di decisione da parte del Coreper;
c)
al fine di decidere la consultazione di altre istituzioni, altri organi o altri organismi in tutti i casi in cui tale consultazione sia richiesta dai trattati;
d)
al fine di attuare la politica estera e di sicurezza comune mediante la rete COREU («procedura di approvazione tacita (COREU)») (15).
In tal caso, il testo pertinente è considerato adottato alla scadenza del termine stabilito dalla presidenza in funzione dell'urgenza della questione, salvo obiezioni di un membro del Consiglio.
3. Il segretariato generale constata l'espletamento delle procedure scritte.
Articolo 13
Processo verbale
1. Di ogni sessione è redatto un processo verbale che, dopo essere stato approvato, è firmato dal segretario generale, il quale può delegare il suo potere di firma ai direttori generali del segretariato generale.
Il verbale contiene, di regola, per ogni punto dell'ordine del giorno:
—
la menzione dei documenti presentati al Consiglio,
—
le decisioni prese o le conclusioni raggiunte dal Consiglio,
—
le dichiarazioni fatte dal Consiglio e quelle di cui un membro del Consiglio o la Commissione hanno chiesto l'iscrizione.
2. Il progetto di verbale è elaborato dal segretariato generale entro un termine di quindici giorni e presentato al Consiglio o al Coreper per l'approvazione.
3. Prima dell'approvazione del verbale, ciascun membro del Consiglio o la Commissione possono chiedere la redazione più particolareggiata del verbale su un punto dell'ordine del giorno. Tali richieste possono essere formulate al Coreper.
4. I processi verbali delle parti «Deliberazioni legislative» delle sessioni del Consiglio sono trasmessi, dopo la loro approvazione, direttamente ai parlamenti nazionali nello stesso momento in cui sono comunicati ai governi degli Stati membri.
Articolo 14
Deliberazioni e decisioni in base a documenti e progetti redatti nelle lingue previste dal regime linguistico in vigore
1. Salvo decisione contraria adottata dal Consiglio all'unanimità e motivata dall'urgenza, il Consiglio delibera e decide soltanto in base a documenti e progetti redatti nelle lingue previste dal regime linguistico in vigore.
2. Ciascun membro del Consiglio può opporsi alla delibera qualora il testo delle eventuali modifiche non sia redatto nelle lingue fra quelle di cui al paragrafo 1, che egli designa.
Articolo 15
Firma degli atti
In calce al testo degli atti adottati dal Parlamento europeo e dal Consiglio conformemente alla procedura legislativa ordinaria e degli atti adottati dal Consiglio è apposta la firma del presidente in carica al momento della loro adozione e quella del segretario generale. Il segretario generale può delegare il suo potere di firma a direttori generali del segretariato generale.
Articolo 16 (16)
Impossibilità di partecipare alla votazione
Ai fini dell'applicazione del presente regolamento interno si terrà debitamente conto, in base all'allegato IV, dei casi in cui, a norma dei trattati, uno o più membri del Consiglio non possono prendere parte alla votazione.
Articolo 17
Pubblicazione degli atti nella Gazzetta ufficiale
1. Sono pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea (di seguito «Gazzetta ufficiale»), a cura del segretario generale:
a)
gli atti di cui all'articolo 297, paragrafo 1 e paragrafo 2, secondo comma, del TFUE;
b)
le posizioni in prima lettura adottate dal Consiglio secondo la procedura legislativa ordinaria, nonché le relative motivazioni;
c)
le iniziative presentate al Consiglio conformemente all'articolo 76 del TFUE per l'adozione di un atto legislativo;
d)
gli accordi internazionali conclusi dall'Unione.
Dell'entrata in vigore di tali accordi è fatta menzione nella Gazzetta ufficiale;
e)
gli accordi internazionali conclusi dall'Unione nel settore della politica estera e di sicurezza comune, salvo decisione contraria del Consiglio in base agli articoli 4 e 9 del regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (17);
Dell'entrata in vigore degli accordi pubblicati nella Gazzetta ufficiale è fatta menzione nella Gazzetta ufficiale.
2. Salvo decisione contraria del Consiglio o del Coreper, sono pubblicati nella Gazzetta ufficiale a cura del segretario generale:
a)
le iniziative presentate al Consiglio conformemente all'articolo 76 del TFUE in casi diversi da quelli di cui al paragrafo 1, lettera c);
b)
le direttive e le decisioni di cui all'articolo 297, paragrafo 2, terzo comma, del TFUE, le raccomandazioni e i pareri, ad eccezione delle decisioni di cui al paragrafo 3 del presente articolo.
3. Il Consiglio o il Coreper decidono, caso per caso e all'unanimità, se si debbano pubblicare nella Gazzetta ufficiale, a cura del segretario generale, le decisioni di cui all'articolo 25 del TUE.
4. Il Consiglio o il Coreper decidono, caso per caso e tenendo conto dell'eventuale pubblicazione dell'atto di base, se si debbano pubblicare nella Gazzetta ufficiale a cura del segretario generale:
a)
le decisioni di applicazione delle decisioni di cui all'articolo 25 del TUE;
b)
le decisioni adottate conformemente all'articolo 31, paragrafo 2, primo e secondo trattino, del TUE;
c)
altri atti del Consiglio quali conclusioni e risoluzioni.
5. Qualora un accordo concluso tra l'Unione o la Comunità europea dell'energia atomica e uno o più Stati od organizzazioni internazionali istituisca un organo competente a prendere decisioni, il Consiglio decide, al momento della conclusione dell'accordo, se si debbano pubblicare nella Gazzetta ufficiale le decisioni che saranno prese da tale organo.
Articolo 18
Notifica degli atti
1. Le direttive e le decisioni di cui all'articolo 297, paragrafo 2, terzo comma, del TFUE sono notificate ai loro destinatari dal segretario generale o da un direttore generale che agisca in suo nome.
2. I seguenti atti, qualora non siano pubblicati nella Gazzetta ufficiale, sono notificati ai loro destinatari dal segretario generale o da un direttore generale che agisca in suo nome:
a)
le raccomandazioni;
b)
le decisioni di cui all'articolo 25 del TUE;
3. Il segretario generale o un direttore generale che agisca in suo nome rilasciano ai governi degli Stati membri e alla Commissione copie autenticate delle direttive e decisioni del Consiglio di cui all'articolo 297, paragrafo 2, terzo comma, del TFUE, nonché delle raccomandazioni del Consiglio.
Articolo 19 (18)
Coreper, comitati e gruppi di lavoro
1. Il Coreper ha l'incarico di preparare i lavori di tutte le sessioni del Consiglio e di eseguire i mandati che quest'ultimo gli affida. Esso vigila, in ogni caso (19), sulla coerenza delle politiche e delle azioni dell'Unione europea e sul rispetto dei principi e delle norme seguenti:
a)
principi di legalità, sussidiarietà, proporzionalità e motivazione degli atti;
b)
norme che fissano i poteri delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell'Unione;
c)
disposizioni di bilancio;
d)
norme procedurali, di trasparenza e di qualità redazionale.
2. Tutti i punti iscritti all'ordine del giorno di una sessione del Consiglio sono oggetto di un esame preliminare del Coreper, salvo decisione contraria di quest'ultimo. Il Coreper cerca di trovare un accordo al proprio livello, che sarà sottoposto all'adozione del Consiglio. Esso provvede a un'adeguata presentazione dei fascicoli al Consiglio cui eventualmente sottopone orientamenti, opzioni o proposte di soluzione. In caso di urgenza, il Consiglio può decidere all'unanimità di deliberare senza che abbia avuto luogo l'esame preliminare.
3. Su iniziativa o con l'avallo del Coreper possono essere istituiti comitati o gruppi di lavoro per assolvere certi compiti di preparazione o di studio preventivamente definiti.
Il segretariato generale aggiorna e rende pubblico l'elenco degli organi preparatori. Soltanto i comitati e i gruppi di lavoro che figurano in tale elenco possono riunirsi in qualità di organi preparatori del Consiglio.
4. Il Coreper è presieduto, a seconda dei temi all'ordine del giorno, dal rappresentante permanente o dal rappresentante permanente aggiunto dello Stato membro che assicura la presidenza del Consiglio «Affari generali».
Il comitato politico e di sicurezza è presieduto da un rappresentante dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Gli altri organi preparatori delle varie formazioni del Consiglio, ad eccezione della formazione «Affari esteri», sono presieduti da un delegato dello Stato membro che esercita la presidenza della relativa formazione, salvo decisione contraria del Consiglio che delibera a maggioranza qualificata. L'elenco di cui al paragrafo 3, secondo comma, indica altresì gli organi preparatori per i quali il Consiglio ha deciso, conformemente all'articolo 4 della decisione del Consiglio europeo sull'esercizio della presidenza del Consiglio, un altro tipo di presidenza.
5. Per la preparazione delle sessioni delle formazioni del Consiglio che si riuniscono una volta al semestre e quando tali sessioni si svolgono durante la prima metà del semestre, le riunioni dei comitati diversi dal Coreper, nonché dei gruppi di lavoro, che si svolgono nel semestre precedente sono presiedute da un delegato dello Stato membro incaricato di assicurare la presidenza di dette sessioni del Consiglio.
6. Fatti salvi i casi in cui si applica un altro tipo di presidenza, se un fascicolo sarà trattato essenzialmente durante un semestre, un delegato dello Stato membro che eserciterà la presidenza durante tale semestre può, durante il semestre precedente, presiedere riunioni di comitati, diversi dal Coreper, e gruppi di lavoro allorché discutono tale fascicolo. L'attuazione pratica di questo paragrafo è oggetto di un accordo tra le due presidenze interessate.
Nel caso specifico dell'esame del bilancio dell’Unione per un determinato esercizio finanziario, le riunioni degli organi preparatori del Consiglio diversi dal Coreper dedicate alla preparazione di punti dell'ordine del giorno del Consiglio relativi all'esame del bilancio sono presiedute da un delegato dello Stato membro che eserciterà la presidenza del Consiglio durante il secondo semestre dell'anno che precede l'esercizio finanziario in questione. Lo stesso si applica, con l'accordo dell'altra presidenza, alla presidenza delle sessioni del Consiglio nel momento in cui sono discussi detti punti riguardanti il bilancio. Le presidenze interessate si consulteranno sulle modalità pratiche.
7. In conformità delle pertinenti disposizioni di cui sopra, il Coreper può adottare le seguenti decisioni di procedura, purché i relativi punti siano stati iscritti all'ordine del giorno provvisorio almeno tre giorni lavorativi prima della riunione. Per poter derogare a tale termine occorre l'unanimità del Coreper (20):
a)
decisione di tenere una sessione del Consiglio in un luogo diverso da Bruxelles o Lussemburgo (articolo 1, paragrafo 3);
b)
autorizzazione a produrre in giustizia una copia o un estratto di un documento del Consiglio (articolo 6, paragrafo 2);
c)
decisione di tenere un dibattito pubblico del Consiglio o di non aprire al pubblico una determinata deliberazione del Consiglio (articolo 8, paragrafi 1, 2 e 3);
d)
decisione di rendere pubblici i risultati delle votazioni e le dichiarazioni iscritte nel verbale del Consiglio nei casi previsti all'articolo 9, paragrafo 2;
e)
decisione di ricorrere alla procedura scritta (articolo 12, paragrafo 1);
f)
approvazione o modifica del processo verbale del Consiglio (articolo 13, paragrafi 2 e 3);
g)
decisione di pubblicare o non pubblicare un testo o un atto nella Gazzetta ufficiale (articolo 17, paragrafi 2, 3 e 4);
h)
decisione di consultare un'istituzione o un organo in tutti i casi in cui detta consultazione non è richiesta dai trattati;
i)
decisione di fissare o di prorogare un termine per la consultazione di un'istituzione o di un organo;
j)
decisione di prorogare i termini di cui all'articolo 294, paragrafo 14, del TFUE;
k)
approvazione del testo di una lettera indirizzata a un'istituzione o a un organo.
Articolo 20
La presidenza e il corretto svolgimento dei lavori
1. La presidenza assicura l'applicazione del presente regolamento interno e vigila sul corretto svolgimento dei dibattiti. La presidenza provvede segnatamente a rispettare e a far rispettare le disposizioni dell'allegato V concernenti i metodi di lavoro del Consiglio.
Al fine di assicurare il corretto svolgimento dei dibattiti essa può inoltre, salvo decisione contraria del Consiglio, adottare ogni misura necessaria, al fine di sfruttare al meglio il tempo a disposizione nelle riunioni, e in particolare:
a)
limitare, per la trattazione di un punto particolare, il numero delle persone per delegazione presenti nella sala della riunione durante la sessione e decidere di autorizzare o meno l'apertura di una sala di ascolto;
b)
predisporre l'ordine nel quale saranno trattati i punti e stabilire la durata dei dibattiti ad essi dedicati;
c)
organizzare il tempo dedicato ad un punto particolare, segnatamente limitando la durata degli interventi dei partecipanti e determinando l'ordine in cui possono prendere la parola;
d)
chiedere alle delegazioni di presentare per iscritto, entro una determinata data, le loro proposte di modifica di un testo in discussione, se del caso con una breve spiegazione;
e)
chiedere alle delegazioni che hanno posizioni identiche o simili su un determinato punto, testo o parte di testo, di invitare una di esse a esprimere la posizione da esse condivisa, in riunione o per iscritto prima della riunione.
2. Fatte salve le disposizioni dell'articolo 19, paragrafi 4, 5 e 6, e le sue competenze e la sua responsabilità politica generale, la presidenza semestrale è assistita in tutti i suoi compiti, sulla base del programma di diciotto mesi o in virtù di modalità alternative tra essi convenute, dagli altri membri del gruppo predeterminato di tre Stati membri di cui all'articolo 1, paragrafo 4. È inoltre assistita, se del caso, dal rappresentante dello Stato membro che assicurerà la presidenza successiva. Quest'ultimo, o un membro del gruppo summenzionato, su richiesta o su disposizione della presidenza, la sostituisce ove necessario, la solleva, se del caso, da taluni compiti e garantisce la continuità dei lavori del Consiglio.
Articolo 21 (21)
(22)
Relazioni dei comitati e dei gruppi di lavoro
Nonostante le altre disposizioni del presente regolamento interno, la presidenza organizza le riunioni dei vari comitati e gruppi di lavoro in modo che le loro relazioni siano disponibili prima della riunione del Coreper che le esamina.
A meno che condizioni di urgenza non richiedano diversamente, la presidenza rinvia ad una riunione successiva del Coreper i punti relativi ad atti legislativi per i quali il comitato o il gruppo di lavoro non hanno concluso i lavori almeno cinque giorni lavorativi prima della riunione del Coreper.
Articolo 22
Qualità redazionale (23)
Al fine di assistere il Consiglio nel suo compito di controllo della qualità redazionale degli atti legislativi da esso adottati, il servizio giuridico è incaricato di verificare, in tempo utile, la qualità redazionale delle proposte e dei progetti di atti e di formulare suggerimenti di carattere redazionale all'attenzione del Consiglio e dei suoi organi, secondo l'accordo interistituzionale del 22 dicembre 1998 sugli orientamenti comuni relativi alla qualità redazionale della legislazione comunitaria (24).
Nell'arco dell'intero iter legislativo, coloro che presentano testi nell'ambito dei lavori del Consiglio prestano particolare attenzione alla loro qualità redazionale.
Articolo 23
Il segretario generale e il segretariato generale
1. Il Consiglio è assistito dal segretariato generale, sotto la responsabilità di un segretario generale nominato dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata.
2. Il Consiglio decide in merito all'organizzazione del segretariato generale (25).
Sotto l'autorità del Consiglio, il segretario generale adotta tutte le misure necessarie per assicurare il buon funzionamento del segretariato generale.
3. Il segretariato generale è associato in maniera stretta e continua alla programmazione, al coordinamento e al controllo della coerenza dei lavori del Consiglio e all'attuazione del suo programma di diciotto mesi. Sotto la responsabilità e la guida della presidenza, esso assiste quest'ultima nella ricerca di soluzioni.
4. Il segretario generale sottopone al Consiglio il progetto di stato di previsione delle spese di quest'ultimo in tempo utile per assicurare il rispetto dei termini fissati dalle disposizioni finanziarie.
5. Il segretario generale ha piena competenza in materia di gestione degli stanziamenti iscritti nella sezione II (Consiglio europeo e Consiglio) del bilancio e adotta tutte le misure necessarie per assicurare la corretta gestione degli stessi. Mette in esecuzione i suddetti stanziamenti ai sensi delle disposizioni del regolamento finanziario applicabile al bilancio dell’Unione.
Articolo 24
Sicurezza
Le regole in materia di sicurezza sono adottate dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata.
Articolo 25
Funzioni di depositario di accordi
Quando il segretario generale del Consiglio è designato depositario di un accordo concluso dall'Unione o dalla Comunità europea dell'energia atomica e da uno o più Stati od organizzazioni internazionali, gli atti di ratifica, di accettazione o di approvazione di tali accordi sono depositati presso la sede del Consiglio.
In tal caso, il segretario generale esercita le funzioni di depositario e provvede altresì alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale della data di entrata in vigore degli accordi di cui trattasi.
Articolo 26
Rappresentanza dinanzi al Parlamento europeo
La rappresentanza del Consiglio dinanzi al Parlamento europeo e alle sue commissioni è assicurata dalla presidenza o, con l'assenso di quest'ultima, da un membro del gruppo predeterminato di tre Stati membri di cui all'articolo 1, paragrafo 4, dalla presidenza successiva o dal segretario generale. Su mandato della presidenza, il Consiglio può altresì farsi rappresentare dinanzi alle commissioni del Parlamento europeo da alti funzionari del segretariato generale.
Nel caso del Consiglio «Affari esteri», la rappresentanza del Consiglio dinanzi al Parlamento europeo e alle sue commissioni è assicurata dal presidente. Egli può, all'occorrenza, farsi sostituire dal membro di tale formazione che rappresenta lo Stato membro che esercita la presidenza semestrale del Consiglio. Su mandato del presidente, il Consiglio «Affari esteri» può altresì farsi rappresentare dinanzi alle commissioni del Parlamento europeo da alti funzionari del Servizio europeo per l'azione esterna o, se del caso, del segretariato generale.
Il Consiglio può inoltre fare conoscere le proprie vedute al Parlamento europeo mediante una comunicazione scritta.
Articolo 27
Disposizioni relative alla forma degli atti
Le disposizioni relative alla forma degli atti figurano nell'allegato VI.
Articolo 28
Corrispondenza destinata al Consiglio
La corrispondenza destinata al Consiglio è indirizzata al presidente, presso la sede del Consiglio, al seguente indirizzo:
Consiglio dell'Unione europea
rue de la Loi, 175
B-1048 Bruxelles
ALLEGATO I
Elenco delle formazioni del Consiglio
1.
Affari generali (26);
2.
Affari esteri (27);
3.
Economia e finanza (28);
4.
Giustizia e affari interni (29);
5.
Occupazione, politica sociale, salute e consumatori;
6.
Competitività (mercato interno, industria e ricerca) (30);
7.
Trasporti, telecomunicazioni e energia;
8.
Agricoltura e pesca;
9.
Ambiente;
10.
Istruzione, gioventù e cultura (31).
Spetta a ogni singolo Stato membro determinare in che modo è rappresentato a livello di Consiglio, ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 2, del TUE.
Più ministri possono partecipare in qualità di titolari ad una stessa formazione del Consiglio; l'ordine del giorno e l'organizzazione dei lavori sono stabiliti in conseguenza (32).
ALLEGATO II
Disposizioni specifiche riguardanti l'accesso del pubblico ai documenti del Consiglio
Articolo 1
Ambito di applicazione
Qualsiasi persona fisica o giuridica ha accesso ai documenti del Consiglio secondo i principi, le condizioni e le limitazioni definiti nel regolamento (CE) n. 1049/2001 e nelle disposizioni specifiche che figurano nel presente allegato.
Articolo 2
Consultazione per quanto concerne i documenti di terzi
1. Ai fini dell'applicazione dell'articolo 4, paragrafo 5, e dell'articolo 9, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1049/2001 e a meno che non sia chiaro, dopo esame del documento alla luce dell'articolo 4, paragrafi 1, 2 e 3, del regolamento (CE) n. 1049/2001, che esso non deve essere divulgato, il terzo interessato è consultato se:
a)
si tratta di un documento sensibile, quale definito all'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1049/2001;
b)
il documento proviene da uno Stato membro e:
—
è stato sottoposto al Consiglio anteriormente al 3 dicembre 2001; o
—
lo Stato membro in questione ha chiesto di non divulgarlo senza il suo previo accordo.
2. In tutti gli altri casi, qualora il Consiglio riceva una domanda riguardante un documento di terzi in suo possesso, il segretariato generale, ai fini dell'applicazione dell'articolo 4, paragrafo 4, del regolamento (CE) n. 1049/2001, consulta il terzo interessato a meno che non sia chiaro, dopo esame del documento alla luce dell'articolo 4, paragrafi 1, 2 e 3, del regolamento n. 1049/2001, che esso può o non deve essere divulgato.
3. Il terzo è consultato per iscritto (anche tramite posta elettronica) e dispone di un termine ragionevole per rispondere, tenendo conto dei termini di cui all'articolo 7 del regolamento (CE) n. 1049/2001. Nei casi di cui al paragrafo 1 il terzo è invitato ad esprimere il suo parere per iscritto.
4. Qualora il documento non rientri tra quelli di cui al paragrafo 1, lettera a) o b), e il segretariato generale, sulla scorta del parere negativo del terzo, non ritenga applicabile l'articolo 4, paragrafo 1 o 2, del regolamento (CE) n. 1049/2001, la questione è demandata al Consiglio.
Se il Consiglio prevede di divulgare il documento, il terzo è immediatamente informato, per iscritto, dell'intenzione del Consiglio di divulgare il documento dopo un periodo di almeno dieci giorni lavorativi. Nel contempo si richiama l'attenzione del terzo sull'articolo 279 del TFUE.
Articolo 3
Domande di consultazione da parte di altre istituzioni o degli Stati membri
Le domande di consultazione del Consiglio da parte di un'altra istituzione o di uno Stato membro circa una domanda relativa a un documento del Consiglio sono indirizzate per posta elettronica all'indirizzo access@consilium.europa.eu o per fax al n. +32(0)2 281 63 61.
Il segretariato generale esprime prontamente il proprio parere a nome del Consiglio, tenendo conto di qualsiasi limite di tempo necessario per una decisione da parte dell'istituzione o dello Stato membro interessato, al più tardi entro cinque giorni lavorativi.
Articolo 4
Documenti provenienti dagli Stati membri
Le domande presentate dagli Stati membri ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 5, del regolamento (CE) n. 1049/2001 sono trasmesse in forma scritta al segretariato generale.
Articolo 5
Domande deferite dagli Stati membri
Una domanda che sia deferita al Consiglio da uno Stato membro è trattata in conformità degli articoli 7 e 8 del regolamento (CE) n. 1049/2001 e delle pertinenti disposizioni del presente allegato. In caso di rifiuto di accesso totale o parziale, si informa il richiedente che qualsiasi domanda di conferma deve essere indirizzata direttamente al Consiglio.
Articolo 6
Indirizzo per le domande
Le domande di accesso a un documento sono indirizzate per iscritto al segretario generale del Consiglio, rue de la Loi 175, B-1048 Bruxelles, per posta elettronica all'indirizzo access@consilium.europa.eu o per telefax al n. +32(0)2 281 63 61.
Articolo 7
Esame delle domande iniziali
Fatto salvo l'articolo 9, paragrafi 2 e 3, del regolamento (CE) n. 1049/2001, le richieste di accesso ai documenti del Consiglio sono esaminate dal segretariato generale.
Articolo 8
Trattamento delle domande di conferma
Fatto salvo l'articolo 9, paragrafi 2 e 3, del regolamento (CE) n. 1049/2001, il Consiglio decide in merito alle domande di conferma.
Articolo 9
Oneri
Gli oneri per la produzione e l'invio di copie di documenti del Consiglio sono fissati dal segretario generale.
Articolo 10
Registro pubblico dei documenti del Consiglio
1. Il segretariato generale ha la responsabilità di rendere accessibile al pubblico il registro dei documenti del Consiglio.
2. Oltre ai riferimenti ai documenti, si indicano nel registro i documenti elaborati dopo il 1o luglio 2000 che sono già stati resi pubblici. Fatti salvi il regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (33), e l'articolo 16 del regolamento (CE) n. 1049/2001, il contenuto di tali documenti è reso disponibile su Internet.
Articolo 11
Documenti direttamente accessibili al pubblico
1. Il presente articolo si applica a tutti i documenti del Consiglio, purché non classificati, e non pregiudica la possibilità di presentare una domanda scritta a norma dell'articolo 6 del regolamento (CE) n. 1049/2001.
2. Ai fini del presente articolo si intende per:
— «diffusione»: la distribuzione della versione finale di un documento ai membri del Consiglio, ai loro rappresentanti o ai loro delegati;
— «documenti legislativi»: i documenti relativi all'esame e all'adozione di un atto legislativo.
3. Il segretariato generale rende accessibili al pubblico, non appena diffusi, i seguenti documenti:
a)
documenti di cui né il Consiglio né uno Stato membro è l'autore, che sono stati resi accessibili al pubblico dall'autore o con l'accordo di questi;
b)
ordini del giorno provvisori di sessioni delle varie formazioni del Consiglio;
c)
testi adottati dal Consiglio e destinati alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale.
4. Purché non siano chiaramente coperti da una delle eccezioni di cui all'articolo 4 del regolamento (CE) n. 1049/2001, il segretariato generale può inoltre rendere accessibili al pubblico, non appena diffusi, i seguenti documenti:
a)
ordini del giorno provvisori di comitati e gruppi di lavoro;
b)
altri documenti, quali note informative, relazioni, relazioni sullo stato di avanzamento dei lavori e relazioni sullo stato delle discussioni, in seno al Consiglio o in seno a uno dei suoi organi preparatori, che non riflettono posizioni individuali delle delegazioni, esclusi i pareri e i contributi del servizio giuridico.
5. Oltre ai documenti menzionati ai paragrafi 3 e 4, il segretariato generale rende accessibili al pubblico, non appena diffusi, i seguenti documenti legislativi ed altri documenti:
a)
note di trasmissione e copie di lettere riguardanti atti legislativi e atti di cui all'articolo 8, paragrafo 1, del regolamento interno trasmessi al Consiglio da altre istituzioni od organi dell'Unione europea o, fatto salvo l'articolo 4, paragrafo 5, del regolamento (CE) n. 1049/2001, da uno Stato membro;
b)
documenti sottoposti al Consiglio citati in corrispondenza dei punti figuranti nel suo ordine del giorno compresi nella parte «deliberazioni legislative» o contrassegnati dai termini «deliberazione pubblica» o «dibattito pubblico» a norma dell'articolo 8 del regolamento interno;
c)
note sottoposte al Coreper e/o al Consiglio per approvazione (note relative a punti «I/A» e punti «A») riguardanti progetti di atti legislativi e atti di cui all'articolo 8, paragrafo 1, del regolamento interno nonché i progetti di atti legislativi e di atti di cui all'articolo 8, paragrafo 1, di detto regolamento, cui esse fanno riferimento;
d)
atti adottati dal Consiglio nel corso di una procedura legislativa ordinaria o speciale e progetti comuni approvati dal comitato di conciliazione nel quadro della procedura legislativa ordinaria.
6. Dopo l'adozione di uno degli atti di cui al paragrafo 5, lettera d), o l'adozione definitiva dell'atto di cui trattasi, il segretariato generale rende accessibili al pubblico i documenti riguardanti tale atto che sono stati elaborati prima di uno di tali atti e che non sono coperti da una delle eccezioni di cui all'articolo 4, paragrafi 1 e 2, e paragrafo 3, secondo comma, del regolamento (CE) n. 1049/2001, quali note informative, relazioni, relazioni sullo stato di avanzamento dei lavori e relazioni sullo stato delle discussioni in seno al Consiglio o in seno a uno dei suoi organi preparatori (risultati dei lavori), esclusi i pareri e i contributi del servizio giuridico.
A richiesta di uno Stato membro, i documenti che rientrano nel primo comma e che riflettono la posizione individuale della delegazione di tale Stato membro in sede di Consiglio non sono resi accessibili al pubblico.
ALLEGATO III
Modalità di applicazione delle disposizioni relative alla ponderazione dei voti nel Consiglio
Articolo 1
Per l’applicazione dell’articolo 16, paragrafo 5, del TUE e dell’articolo 3, paragrafi 3 e 4, del protocollo sulle disposizioni transitorie la popolazione totale di ogni Stato membro, per il periodo dal 1o dicembre 2009 al 31 dicembre 2010, è la seguente:
Stato membro
Popolazione
(x 1 000)
Germania
82 002,4
Francia
64 350,8
Regno Unito
61 576,1
Italia
60 045,1
Spagna
45 828,2
Polonia
38 135,9
Romania
21 498,6
Paesi Bassi
16 485,8
Grecia
11 260,4
Belgio
10 750,0
Portogallo
10 627,3
Repubblica ceca
10 467,5
Ungheria
10 031,0
Svezia
9 256,3
Austria
8 355,3
Bulgaria
7 606,6
Danimarca
5 511,5
Slovacchia
5 412,3
Finlandia
5 326,3
Irlanda
4 450,0
Lituania
3 349,9
Lettonia
2 261,3
Slovenia
2 032,4
Estonia
1 340,4
Cipro
796,9
Lussemburgo
493,5
Malta
413,6
Totale
499 665,1
Soglia (62 %)
309 792,4
Articolo 2
1. Anteriormente al 1o settembre di ogni anno gli Stati membri comunicano all'Ufficio statistico dell'Unione europea i dati relativi alla loro popolazione totale al 1o gennaio dell'anno in corso.
2. Con effetto al 1o gennaio di ogni anno, il Consiglio adatta, conformemente ai dati di cui l'Ufficio statistico dell'Unione europea dispone al 30 settembre dell'anno precedente, le cifre di cui all'articolo 1. La decisione è pubblicata nella Gazzetta ufficiale.
ALLEGATO IV
di cui all'articolo 16
1.
Nell'applicazione delle disposizioni del presente regolamento interno qui di seguito elencate e per le decisioni per le quali, a norma dei trattati, uno o più membri del Consiglio o del Coreper non possono prendere parte alla votazione, non si tiene conto del voto di tale/i membro/i:
a)
articolo 1, paragrafo 3, secondo comma (tenuta di una sessione in un luogo diverso da Bruxelles o Lussemburgo);
b)
articolo 3, paragrafo 7 (iscrizione all'ordine del giorno di un punto diverso da quelli che figurano all'ordine del giorno provvisorio);
c)
articolo 3, paragrafo 8 (mantenimento quale punto B dell'ordine del giorno di un punto A che altrimenti avrebbe dovuto essere ritirato dall'ordine del giorno);
d)
articolo 5, paragrafo 2, per quanto concerne la presenza della sola Banca centrale europea (deliberazioni senza la presenza della Banca centrale europea);
e)
articolo 9, paragrafo 2, primo comma, lettera b), secondo e terzo comma (pubblicità dei risultati delle votazioni, delle dichiarazioni di voto, delle dichiarazioni iscritte nel verbale del Consiglio e dei punti di tale verbale relativi ai casi diversi da quelli di cui al paragrafo 1);
f)
articolo 11, paragrafo 1, secondo comma (apertura della procedura di voto);
g)
articolo 12, paragrafo 1 (ricorso alla procedura scritta);
h)
articolo 14, paragrafo 1 (decisione di deliberare e di decidere, in via eccezionale, sulla base di documenti e di progetti che non sono redatti in tutte le lingue) (34);
i)
articolo 17, paragrafo 2, lettera a) (non pubblicazione nella Gazzetta ufficiale di una iniziativa presentata da uno Stato membro a norma dell'articolo 76 del TFUE);
j)
articolo 17, paragrafo 2, lettera b) (non pubblicazione nella Gazzetta ufficiale di talune direttive, decisioni, raccomandazioni e pareri);
k)
articolo 17, paragrafo 5 (pubblicazione o meno nella Gazzetta ufficiale delle decisioni prese da un organo istituito da un accordo internazionale).
2.
Un membro del Consiglio o del Coreper non può avvalersi delle seguenti disposizioni del presente regolamento interno in relazione a decisioni per le quali, in base ai trattati, non può prendere parte alla votazione:
a)
articolo 3, paragrafo 8 (possibilità per un membro del Consiglio di chiedere il ritiro di un punto A dall'ordine del giorno);
b)
articolo 11, paragrafo 1, secondo comma (possibilità per un membro del Consiglio di chiedere l'apertura della procedura di voto);
c)
articolo 11, paragrafo 3 (possibilità per un membro del Consiglio di ricevere una delega di voto);
d)
articolo 14, paragrafo 2 (possibilità per ciascun membro del Consiglio di opporsi alla delibera, qualora il testo delle eventuali modifiche non sia redatto nella lingua che egli designa).
ALLEGATO V
Metodi di lavoro del Consiglio
Preparazione delle riunioni
1.
La presidenza vigila affinché un gruppo di lavoro o un comitato trasmetta un fascicolo al Coreper solo quando vi siano ragionevoli prospettive di progresso o chiarimento delle posizioni a quel livello. Per contro, i fascicoli sono rinviati a un gruppo di lavoro o a un comitato solo se necessario e, comunque, solo se corredati del mandato di trattare problemi precisi e ben definiti.
2.
La presidenza adotta le misure necessarie per far avanzare i lavori tra le riunioni. Essa potrà, ad esempio, con l'accordo del gruppo di lavoro o del comitato, avviare nel modo più efficace possibile le consultazioni necessarie su problemi specifici, al fine di riferire su eventuali soluzioni al gruppo o comitato interessato. Essa potrà altresì condurre consultazioni scritte, chiedendo alle delegazioni di rispondere per iscritto ad una proposta prima della successiva riunione del gruppo di lavoro o del comitato.
3.
Se del caso, le delegazioni espongono per iscritto, prima dello svolgimento di una riunione, le posizioni che probabilmente assumeranno in tale riunione. Qualora ciò comporti proposte di modifica di un testo, esse suggeriscono una precisa formulazione del testo. Ove possibile, i contributi scritti sono presentati congiuntamente dalle delegazioni che condividono la medesima posizione.
4.
Il Coreper evita di rifare il lavoro già svolto nel quadro della preparazione dei suoi lavori. Ciò vale segnatamente per i punti I, le informazioni relative all'organizzazione e all'ordine dei punti trattati e le informazioni riguardanti l'ordine del giorno e l'organizzazione delle future riunioni del Consiglio. Ove possibile, le delegazioni sollevano i punti Varie in sede di preparazione dei lavori del Coreper anziché in sede di Coreper stesso.
5.
La presidenza trasmette alle delegazioni, il più presto possibile in sede di preparazione dei lavori del Coreper, tutte le informazioni necessarie per consentire un'accurata preparazione del medesimo, incluse le informazioni sugli obiettivi che la presidenza conta di raggiungere al termine dell'esame di ciascun punto dell'ordine del giorno. Inversamente, la presidenza incoraggia, se del caso, le delegazioni a informare le altre delegazioni nel corso della preparazione dei lavori del Coreper sulle posizioni che esse assumeranno in sede di Coreper. In tale contesto la presidenza mette a punto l'ordine del giorno del Coreper. Se le circostanze lo richiedono, la presidenza può convocare con maggiore frequenza i gruppi di preparazione dei lavori del Coreper.
Svolgimento delle riunioni
6.
Nessun punto è iscritto all'ordine del giorno del Consiglio a soli fini di presentazione da parte della Commissione o di membri del Consiglio, a meno che non sia previsto un dibattito su nuove importanti iniziative.
7.
La presidenza si astiene dall'iscrivere all'ordine del giorno del Coreper punti meramente informativi. Le informazioni in questione, quali l'esito delle riunioni svoltesi in un'altra sede o con uno Stato terzo o un'altra istituzione, le questioni procedurali od organizzative e altre sono di preferenza trasmesse alle delegazioni nel quadro della preparazione dei lavori del Coreper, se possibile ogni volta per iscritto, e non sono ripresentate in sede di Coreper.
8.
All'inizio di una riunione la presidenza fornisce le eventuali ulteriori informazioni necessarie in merito al suo svolgimento, indicando in particolare il lasso di tempo che prevede di dedicare ad ogni punto. Essa si astiene dal procedere a lunghe introduzioni nonché dal ripetere informazioni già note alle delegazioni.
9.
All'inizio di una discussione su un punto sostanziale la presidenza, a seconda del tipo di dibattito richiesto, indica alle delegazioni la durata massima consentita per i relativi interventi. Nella maggior parte dei casi gli interventi non dovrebbero superare i due minuti.
10.
In linea di massima sono preclusi giri di tavolo completi; dovrebbero svolgersi soltanto in circostanze eccezionali, per questioni specifiche; in tal caso la presidenza stabilisce il tempo degli interventi.
11.
La presidenza inquadra per quanto possibile il dibattito, in particolare chiedendo alle delegazioni di esprimersi in merito ai testi di compromesso o a proposte specifiche.
12.
Nel corso e al termine delle riunioni la presidenza si astiene dal procedere a lunghe sintesi delle discussioni intercorse, limitandosi a brevi conclusioni sui risultati raggiunti quanto al merito e/o a una conclusione di procedura.
13.
Le delegazioni evitano di tornare su punti già sollevati da precedenti oratori. I loro interventi sono sintetici, sostanziali e pertinenti.
14.
Si incoraggiano le delegazioni schierate su posizioni simili a consultarsi per raggiungere una posizione comune su un punto specifico, da far presentare ad un unico portavoce.
15.
Nel discutere un testo, le delegazioni presentano per iscritto proposte redazionali concrete anziché limitarsi ad esprimere il proprio disaccordo su una particolare proposta.
16.
Salvo diversa indicazione della presidenza, le delegazioni si astengono dal prendere la parola in caso di accordo su una particolare proposta: il silenzio è interpretato come accordo di massima.
ALLEGATO VI
Disposizioni relative alla forma degli atti
A. Forma dei regolamenti
1.
I regolamenti adottati congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio, nonché i regolamenti del Consiglio, contengono:
a)
il titolo «regolamento», un numero d'ordine, la data dell'adozione e l'indicazione del loro oggetto; Quando si tratta di un regolamento di esecuzione adottato dal Consiglio conformemente all'articolo 291, paragrafo 2, del TFUE, il regolamento reca il titolo «regolamento di esecuzione»;
b)
rispettivamente la formula «Il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea» o la formula «Il Consiglio dell'Unione europea»;
c)
l'indicazione delle disposizioni sulla base delle quali il regolamento è adottato, precedute dalla parola «visto»;
d)
la menzione delle proposte presentate e dei pareri espressi;
e)
la motivazione del regolamento, preceduta dalla formula «considerando quanto segue:»; i considerando sono numerati;
f)
rispettivamente la formula «hanno adottato il presente regolamento» o la formula «ha adottato il presente regolamento», seguita dal dispositivo del regolamento.
2.
I regolamenti sono suddivisi in articoli, eventualmente raggruppati in capi e sezioni.
3.
L'ultimo articolo di un regolamento stabilisce la data dell'entrata in vigore, qualora questa sia anteriore o posteriore al ventesimo giorno successivo alla pubblicazione.
4.
L'ultimo articolo di un regolamento è seguito:
a)
i)
dalla formula: «Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri»;
o
ii)
dalla formula: «Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile negli Stati membri in base ai trattati», nei casi in cui un atto non sia applicabile a tutti e in tutti gli Stati membri (35);
b)
dalla formula: «Fatto a …, addì …»; la data è quella in cui il regolamento è stato adottato;
e
c)
se trattasi:
i)
di un regolamento adottato congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio, dalla formula:
«Per il Parlamento europeo
Il presidente»
«Per il Consiglio
Il presidente»
seguita dai nomi del presidente del Parlamento europeo e del presidente del Consiglio in carica al momento dell'adozione del regolamento;
ii)
di un regolamento del Consiglio, dalla formula:
«Per il Consiglio
Il presidente»
seguita dal nome del presidente del Consiglio in carica al momento dell'adozione del regolamento.
B. Forma delle direttive, delle decisioni, delle raccomandazioni e dei pareri
1.
Le direttive e le decisioni adottate congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio, nonché le direttive e le decisioni del Consiglio recano il titolo «direttiva» o «decisione».
Quando si tratta di una direttiva o di una decisione di esecuzione adottata dal Consiglio conformemente all'articolo 291, paragrafo 2, del TFUE, questa reca il titolo «direttiva di esecuzione» o «decisione di esecuzione»;
2.
Le raccomandazioni ed i pareri formulati dal Consiglio recano il titolo «raccomandazione» o «parere».
3.
Le disposizioni previste al punto A per i regolamenti si applicano, con gli opportuni adattamenti e fatte salve le pertinenti disposizioni dei trattati, alle direttive e alle decisioni.
C. Forma delle decisioni di cui all'articolo 25 del TUE
Tali decisioni recano il titolo «decisione del Consiglio», un numero d'ordine (anno/numero/PESC), la data di adozione e l'indicazione dell'oggetto.
(1) Questo paragrafo riprende l'articolo 237 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (di seguito «TFUE»).
(2) Questo paragrafo riprende la lettera b) dell'articolo unico del protocollo sulle sedi delle istituzioni e di determinati organi, organismi e servizi dell'Unione europea.
(3) Questo paragrafo riprende l'articolo 1 della decisione del Consiglio europeo del 1 dicembre 2009 sull'esercizio della presidenza del Consiglio (GU L 315 del 2.12.2009, pag. 50).
(4) Queste due frasi riprendono, adattandolo, l'articolo 16, paragrafo 6, primo comma, del trattato sull'Unione europea (di seguito «TUE») e l'articolo 236, lettera a), del TFUE
(5) Queste due frasi riprendono l'articolo 16, paragrafo 6, secondo comma, del TUE.
(6) Questo paragrafo riprende l'articolo 3, prima frase, della decisione del Consiglio europeo del 1 dicembre 2009 sull'esercizio della presidenza del Consiglio.
(7) Questa frase riprende l'articolo 16, paragrafo 6, terzo comma, del trattato UE
(8) Cfr. la dichiarazione a) che segue:
a)
In riferimento all'articolo 2, paragrafo 5, secondo comma
«Quando il Consiglio “Affari generali” è convocato per trattare questioni di politica commerciale comune, il suo presidente si fa sostituire dalla presidenza semestrale come previsto all'articolo 2, paragrafo 5, secondo comma.».
(9) Cfr. la dichiarazione b) che segue:
b)
In riferimento all'articolo 2, paragrafo 6
«Il programma di diciotto mesi includerà una parte introduttiva generale che colloca il programma nel contesto degli orientamenti strategici a più lungo termine dell'Unione. Le tre presidenze incaricate di preparare il progetto di programma di diciotto mesi consulteranno le tre presidenze successive riguardo a tale parte, nel quadro delle “adeguate consultazioni” di cui al paragrafo 6 , terza frase. Il progetto di programma di diciotto mesi dovrebbe riguardare anche, tra l'altro, i punti pertinenti scaturiti dal dialogo sulle priorità politiche per l'anno in questione, svolto su iniziativa della Commissione.».
(10) Cfr. le dichiarazioni c) e d) che seguono:
c)
In riferimento all'articolo 3, paragrafi 1 e 2
«Il presidente si adopera per garantire che, in linea di massima, l'ordine del giorno provvisorio di ciascuna sessione del Consiglio dedicata all'attuazione delle disposizioni del titolo del TFUE relativo allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, nonché la documentazione relativa ai punti che vi figurano pervengano ai membri del Consiglio almeno ventuno giorni prima dell'inizio della sessione stessa.»
d)
In riferimento agli articoli 1 e 3
«Fatto salvo l'articolo 30, paragrafo 2, del TUE, conformemente al quale, nei casi che richiedono una decisione rapida, una riunione straordinaria del Consiglio può essere convocata entro un termine molto breve, il Consiglio è consapevole dell'esigenza che le questioni di politica estera e di sicurezza comune siano trattate in maniera rapida ed efficace. Le disposizioni di cui all'articolo 3 non impediscono il soddisfacimento di tale esigenza.».
(11) Questo comma riprende l'articolo 4, ultima frase, del protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali nell'Unione europea.
(12) Questa frase riprende l'articolo 16, paragrafo 8, prima frase, del TUE.
(13) Questo paragrafo riprende l'articolo 239 del TFUE.
(14) Cfr. la dichiarazione e) che segue:
e)
in riferimento all'articolo 12, paragrafo 2, lettere a), b) e c)
«Conformemente alla prassi costante del Consiglio, il termine da fissare sarà di norma di tre giorni lavorativi.».
(15) Cfr. la dichiarazione f) che segue:
f)
in riferimento all'articolo 12, paragrafo 2, lettera d)
«Il Consiglio rammenta che la rete COREU deve essere utilizzata conformemente alle conclusioni del Consiglio del 12 giugno 1995 (doc. 7896/95), relative ai metodi di lavoro del Consiglio.».
(16) Cfr. la dichiarazione g) che segue:
g)
In riferimento all'articolo 16 e all'allegato IV
«Il Consiglio conviene che le disposizioni di cui all'articolo 16 e all'allegato IV sono applicabili agli atti per l'adozione dei quali taluni membri del Consiglio, in applicazione dei trattati, non possono partecipare alla votazione. Tuttavia le presenti disposizioni non riguardano il caso in cui si applica l'articolo 7 del TUE.
Per quanto riguarda il primo caso di applicazione delle disposizioni relative alla cooperazione rafforzata , il Consiglio esaminerà, sulla scorta dell'esperienza acquisita in altri settori, gli eventuali adeguamenti da apportare all'articolo 16 e all'allegato IV del regolamento interno.».
(17) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.
(18) Queste disposizioni lasciano impregiudicato il ruolo del comitato economico e finanziario quale risulta dall'articolo 134 del TFUE e dalle relative decisioni esistenti del Consiglio (GU L 358 del 31.12.1998, pag. 109 e GU L 5 del 9.1.1999, pag. 71)
(19) Cfr. la dichiarazione h) che segue:
h)
In riferimento all'articolo 19, paragrafo 1
«Il Coreper vigila sulla coerenza e sul rispetto dei principi di cui al paragrafo 1, in particolare per i fascicoli la cui materia è trattata in altre sedi.».
(20) Cfr. la dichiarazione i) che segue:
i)
In riferimento all'articolo 19, paragrafo 7
«Se un membro del Consiglio considera che un progetto di decisione di procedura sottoposta per adozione al Coreper conformemente all'articolo 19, paragrafo 7, dia luogo a una questione di merito, il progetto di decisione verrà sottoposto al Consiglio.».
(21) Queste disposizioni lasciano impregiudicato il ruolo del comitato economico e finanziario quale risulta dall'articolo 134 del TFUE e dalle relative decisioni esistenti del Consiglio (GU L 358 del 31.12.1998, pag. 109 e GU L 5 del 9.1.1999, pag. 71).
(22) Cfr. la dichiarazione j) che segue:
j)
In riferimento all'articolo 21
«Le relazione dei gruppi di lavoro e gli altri documenti che fungono da base per le deliberazioni del Coreper dovrebbero essere inviati alle delegazioni entro termini che ne consentano l'esame.».
(23) Cfr. la dichiarazione k) che segue:
k)
In riferimento all'articolo 22
«Il servizio giuridico del Consiglio è altresì incaricato di assistere gli Stati membri all'origine di una iniziativa ai sensi dell'articolo 76, lettera b), del TFUE , segnatamente al fine di verificare la qualità redazionale di dette iniziative, qualora una siffatta assistenza sia richiesta dallo Stato membro in questione.».
Cfr. la dichiarazione l) che segue:
l)
In riferimento all'articolo 22
«I membri del Consiglio formulano le loro osservazioni sulle proposte di codificazione ufficiale dei testi legislativi entro trenta giorni lavorativi successivi alla diffusione delle proposte stesse da parte del segretario generale.
I membri del Consiglio assicurano che l'esame delle disposizioni di una proposta di rifusione di testi legislativi riprese dall'atto precedente senza modifiche sostanziali si svolga conformemente ai principi previsti per l'esame delle proposte di codificazione.».
(24) GU C 73 del 17.3.1999, pag. 1.
(25) Il paragrafo 1 e il paragrafo 2, primo comma, riprendono l'articolo 240, paragrafo 2, del TFUE.
(26) Questa formazione è istituita dall'articolo 16, paragrafo 6, secondo comma, del TUE.
(27) Questa formazione è istituita dall'articolo 16, paragrafo 6, terzo comma, del TUE.
(28) Compreso il bilancio.
(29) Compresa la protezione civile.
(30) Compreso il turismo.
(31) Compresi gli audiovisivi.
(32) Cfr. la dichiarazione m) che segue:
m)
In riferimento all'allegato I, secondo comma
«La Presidenza strutturerà gli ordini del giorno del Consiglio in maniera tale da agevolare la partecipazione dei rappresentanti nazionali interessati raggruppando punti dell'ordine del giorno correlati fra loro, in particolare nel caso in cui una determinata formazione del Consiglio debba trattare gruppi di temi chiaramente delineabili.».
(33) GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1.
(34) Cfr. la dichiarazione n) che segue:
n)
In riferimento all'allegato IV, paragrafo 1, lettera h)
«Il Consiglio conferma che la regola attuale secondo cui i testi che servono come base alle sue deliberazioni sono redatti in tutte le lingue continuerà ad applicarsi.».
(35) Cfr. la dichiarazione o) che segue:
o)
In riferimento all'allegato VI, sezione A, paragrafo 4, lettera a), punto ii)
«Il Consiglio rammenta che, nei casi in cui i trattati prevedono che un atto non sia applicabile a tutti o in tutti gli Stati membri, è necessario evidenziarne chiaramente l'applicazione territoriale nella motivazione e nel contenuto dell'atto stesso.».
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE DEL CONSIGLIO
del 1o dicembre 2009
relativa all'adozione del suo regolamento interno
(2009/937/UE)
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare l’articolo 240, paragrafo 3,
considerando quanto segue:
(1)
Il trattato di Lisbona apporta diverse modifiche al funzionamento del Consiglio e della sua presidenza, alla struttura del Consiglio, nonché alla tipologia degli atti giuridici dell’Unione e all’iter della procedura di adozione degli atti, distinguendo in particolare tra atti legislativi e atti non legislativi.
(2)
Occorre pertanto sostituire il regolamento interno adottato il 15 settembre 2006 (1) con un regolamento interno che contenga le modifiche necessarie all'attuazione del trattato di Lisbona,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
Il regolamento interno del Consiglio del 15 settembre 2006 è sostituito dalle disposizioni che figurano in allegato.
In deroga all’articolo 2, paragrafo 2, dell’allegato III del regolamento interno del Consiglio, le cifre relative alla popolazione inserite dalla presente decisione all'articolo 1 di tale allegato si applicano nel periodo dal 1o dicembre 2009 al 31 dicembre 2010.
Articolo 2
Conformemente al protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali nell’Unione europea, l’articolo 3, paragrafo 3, del regolamento interno del Consiglio, quale adottato dalla presente decisione, si applica ai progetti di atti legislativi adottati e trasmessi dal giorno dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona.
Articolo 3
Gli effetti della presente decisione decorrono dal giorno dell'adozione.
Essa è pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.
Fatto a Bruxelles, addi 1o dicembre 2009.
Per il Consiglio
La presidente
B. ASK
(1) Decisione 2006/683/CE, Euratom del Consiglio, del 15 settembre 2006, relativa all'adozione del suo regolamento interno (GU L 285 del 16.10.2006, pag. 47).
ALLEGATO
REGOLAMENTO INTERNO DEL CONSIGLIO
Articolo 1
Disposizioni generali, convocazione e luoghi di lavoro
1. Il Consiglio si riunisce su convocazione del suo presidente, per iniziativa di questi, di uno dei suoi membri o della Commissione (1).
2. Sette mesi prima dell'inizio del semestre interessato, per ciascuna formazione del Consiglio e dopo aver effettuato le consultazioni appropriate, la presidenza comunica le date previste per le sessioni che il Consiglio dovrà tenere ai fini della realizzazione dei lavori legislativi o dell'adozione delle decisioni operative. Dette date figurano in un documento unico valido per tutte le formazioni del Consiglio.
3. Il Consiglio ha sede a Bruxelles. In aprile, giugno e ottobre il Consiglio tiene le sessioni a Lussemburgo (2).
In circostanze eccezionali e per ragioni debitamente motivate, il Consiglio o il comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri (di seguito «Coreper»), deliberando all'unanimità, possono decidere che una sessione si tenga in un altro luogo.
4. (3) La presidenza del Consiglio, ad eccezione della formazione «Affari esteri», è esercitata da gruppi predeterminati di tre Stati membri per un periodo di diciotto mesi. Tali gruppi sono composti secondo un sistema di rotazione paritaria degli Stati membri, tenendo conto della loro diversità e degli equilibri geografici nell'Unione.
Ciascun membro del gruppo esercita a turno la presidenza di tutte le formazioni del Consiglio, ad eccezione della formazione «Affari esteri», per un periodo di sei mesi. Gli altri membri del gruppo assistono la presidenza in tutti i suoi compiti sulla base di un programma comune. I membri del gruppo possono decidere tra loro modalità alternative.
5. Le decisioni adottate dal Consiglio o dal Coreper in virtù del presente regolamento interno sono adottate a maggioranza semplice, tranne quando questo preveda un'altra modalità di votazione.
Nel presente regolamento interno, salvo disposizione specifica, i riferimenti alla presidenza o al presidente valgono per qualsiasi persona che esercita la presidenza di una delle formazioni del Consiglio o, se del caso, di uno dei suoi organi preparatori.
Articolo 2
Formazioni del Consiglio, ruolo della formazione «Affari generali» e della formazione «Affari esteri» e programmazione
1. Il Consiglio si riunisce in varie formazioni, in funzione delle materie trattate. L'elenco delle formazioni del Consiglio, eccettuate quella «Affari generali» e quella «Affari esteri», è adottato dal Consiglio europeo che delibera a maggioranza qualificata (4). L'elenco delle formazioni del Consiglio è riportato nell'allegato I.
2. Il Consiglio «Affari generali» assicura la coerenza dei lavori delle varie formazioni del Consiglio. Esso prepara le riunioni del Consiglio europeo e ne assicura il seguito in collegamento con il presidente del Consiglio europeo e la Commissione (5). È responsabile del coordinamento generale delle politiche, delle questioni istituzionali e amministrative, dei fascicoli orizzontali con implicazioni per diverse politiche dell'Unione europea, quali il quadro finanziario pluriennale e l'allargamento, così come di qualsiasi fascicolo affidatogli per esame dal Consiglio europeo, tenuto conto delle norme di funzionamento dell'Unione economica e monetaria.
3. Le modalità di preparazione delle riunioni del Consiglio europeo sono previste all'articolo 3 del regolamento interno del Consiglio europeo, come segue:
a)
Per la preparazione prevista all'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento interno del Consiglio europeo, almeno quattro settimane prima di ciascuna riunione ordinaria del Consiglio europeo di cui all'articolo 1, paragrafo 1, del regolamento interno del Consiglio europeo il suo presidente, in stretta cooperazione con il membro del Consiglio europeo che rappresenta lo Stato membro che esercita la presidenza semestrale del Consiglio e il presidente della Commissione, sottopone al Consiglio «Affari generali» un progetto di ordine del giorno commentato.
I contributi delle altre formazioni del Consiglio ai lavori del Consiglio europeo sono trasmessi al Consiglio «Affari generali» almeno due settimane prima della riunione del Consiglio europeo.
Il presidente del Consiglio europeo, in stretta cooperazione come disposto al primo comma, prepara un progetto di orientamenti per le conclusioni del Consiglio europeo e, se del caso, i progetti di conclusioni e i progetti di decisioni del Consiglio europeo, che sono discussi in sede di Consiglio «Affari generali».
Un'ultima sessione del Consiglio «Affari generali» si tiene nei cinque giorni che precedono la riunione del Consiglio europeo. Alla luce di quest'ultimo dibattito, il presidente del Consiglio europeo stabilisce l'ordine del giorno provvisorio.
b)
Fatti salvi motivi imperativi e imprevedibili connessi, per esempio, con avvenimenti internazionali in corso, nessun'altra formazione del Consiglio o organo preparatorio può discutere una materia sottoposta al Consiglio europeo nel periodo compreso tra la sessione del Consiglio «Affari generali» al temine della quale è stato stabilito l'ordine del giorno provvisorio del Consiglio europeo e la riunione del Consiglio europeo.
c)
Il Consiglio europeo adotta l'ordine del giorno all'inizio della riunione.
Di norma, i punti iscritti nell'ordine del giorno dovrebbero essere stati esaminati in precedenza, conformemente alle disposizioni del presente paragrafo.
4. Il Consiglio «Affari generali» assicura, in collaborazione con la Commissione, la coerenza e la continuità dei lavori delle varie formazioni del Consiglio nell'ambito di una programmazione pluriennale conformemente al paragrafo 6 (6).
5. Il Consiglio «Affari esteri» elabora l'azione esterna dell'Unione secondo le linee strategiche definite dal Consiglio europeo e assicura la coerenza dell'azione dell'Unione (7). È responsabile dell'insieme dell'azione esterna dell'Unione europea, segnatamente la politica estera e di sicurezza comune, la politica di sicurezza e di difesa comune, la politica commerciale comune, la cooperazione allo sviluppo e gli aiuti umanitari.
Il Consiglio «Affari esteri» è presieduto dall'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che può, all'occorrenza, farsi sostituire dal membro di tale formazione che rappresenta lo Stato membro che esercita la presidenza semestrale del Consiglio (8).
6. Ogni diciotto mesi il gruppo predeterminato di tre Stati membri che esercitano la presidenza del Consiglio durante tale periodo conformemente all'articolo 1, paragrafo 4, prepara un progetto di programma delle attività del Consiglio per detto periodo. Il progetto è preparato con il presidente del Consiglio «Affari esteri», per quanto riguarda le attività di detta formazione durante tale periodo. Il progetto di programma è preparato in stretta cooperazione con la Commissione e il presidente del Consiglio europeo previe adeguate consultazioni. È presentato in un documento unico almeno un mese prima del periodo considerato, ai fini della sua approvazione da parte del Consiglio Affari generali (9).
7. La presidenza in carica in quel determinato periodo fissa, per ciascuna formazione del Consiglio e previe adeguate consultazioni, progetti di ordine del giorno indicativi delle sessioni del Consiglio previste per il semestre successivo, in cui sono menzionati i lavori legislativi e le decisioni operative previsti. Tali progetti sono fissati al più tardi una settimana prima dell'inizio del semestre interessato, sulla base del programma di diciotto mesi del Consiglio e previa consultazione della Commissione. Essi figurano in un documento unico valido per tutte le formazioni del Consiglio. Se necessario, possono essere previste ulteriori sessioni oltre a quelle precedentemente programmate.
Se nel corso di un semestre una sessione prevista per tale periodo non dovesse più apparire giustificabile, non è convocata dalla presidenza.
Articolo 3 (10)
Ordine del giorno
1. Tenuto conto del programma di diciotto mesi del Consiglio, il presidente stabilisce l'ordine del giorno provvisorio di ogni sessione, che viene inviato agli altri membri del Consiglio e alla Commissione, almeno quattordici giorni prima dell'inizio della sessione. Esso è trasmesso nello stesso momento ai parlamenti nazionali degli Stati membri.
2. L'ordine del giorno provvisorio comprende i punti per i quali la richiesta di iscrizione presentata da un membro del Consiglio o dalla Commissione e, eventualmente, la relativa documentazione, siano pervenute al segretariato generale almeno sedici giorni prima dell'inizio della sessione stessa. L'ordine del giorno provvisorio indica del pari, mediante un asterisco, i punti sui quali la presidenza, un membro del Consiglio o la Commissione possono chiedere una votazione. Tale indicazione è effettuata una volta adempiuti tutti gli obblighi procedurali previsti dai trattati.
3. Qualora sia applicabile il termine di otto settimane previsto dal protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali nell'Unione europea e dal protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, i punti relativi all'adozione di un atto legislativo o di una posizione in prima lettura nel quadro di una procedura legislativa ordinaria sono iscritti all'ordine del giorno provvisorio ai fini di una decisione soltanto se è trascorso detto periodo di otto settimane.
Il Consiglio può derogare al termine di otto settimane di cui al primo comma se l'iscrizione di un punto rientra nelle eccezioni dettate da motivi di urgenza di cui all'articolo 4 del protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali nell'Unione europea. Il Consiglio si pronuncia conformemente alla modalità di votazione applicabile per l'adozione dell'atto o della posizione interessata.
Salvo nei casi urgenti debitamente motivati, tra l'iscrizione di un progetto di atto legislativo all'ordine del giorno provvisorio del Consiglio e l'adozione di una posizione devono trascorrere dieci giorni (11).
4. Possono essere iscritti all'ordine del giorno provvisorio soltanto i punti per i quali la documentazione sia inviata ai membri del Consiglio e alla Commissione non oltre la data di spedizione di detto ordine del giorno.
5. Il segretariato generale comunica ai membri del Consiglio e alla Commissione le domande di iscrizione e la relativa documentazione, per le quali non siano stati osservati i termini suddetti.
A meno che condizioni di urgenza non richiedano diversamente e fatto salvo il paragrafo 3, la presidenza stralcia dall'ordine del giorno provvisorio i punti relativi a progetti di atti legislativi l'esame dei quali non sia stato completato dal Coreper entro la fine della settimana antecedente quella che precede la sessione in questione.
6. L'ordine del giorno provvisorio è diviso in due parti dedicate, rispettivamente, alle deliberazioni su atti legislativi e alle attività non legislative. La prima parte è intitolata «Deliberazioni legislative» e la seconda «Attività non legislative».
I punti iscritti in ciascuna delle due parti dell'ordine del giorno provvisorio sono divisi in punti A e punti B. Sono iscritti come punti A i punti per i quali un'approvazione da parte del Consiglio è possibile senza dibattito; ciò non esclude che ogni membro del Consiglio e la Commissione possano esprimere un'opinione in occasione dell'approvazione di tali punti e far iscrivere dichiarazioni nel processo verbale.
7. Il Consiglio adotta l'ordine del giorno all'inizio di ogni sessione. Per l'iscrizione all'ordine del giorno di un punto che non figuri nell'ordine del giorno provvisorio è richiesta l'unanimità del Consiglio. I punti così iscritti possono essere messi ai voti, purché siano stati adempiuti tutti gli obblighi procedurali previsti dai trattati.
8. Tuttavia, qualora una presa di posizione su un punto «A» possa dare adito ad un nuovo dibattito o un membro del Consiglio o la Commissione lo chiedano, tale punto viene ritirato dall'ordine del giorno, salvo diversa decisione del Consiglio.
9. Le domande di iscrizione di un punto «Varie» sono corredate di un documento esplicativo.
Articolo 4
Rappresentanza di un membro del Consiglio
Fatte salve le disposizioni relative alla delega di voto di cui all'articolo 11, un membro del Consiglio che sia nell’impossibilità di partecipare ad una sessione può farsi rappresentare.
Articolo 5
Sessioni
1. Il Consiglio si riunisce in seduta pubblica quando delibera e vota su un progetto di atto legislativo (12). Negli altri casi le sessioni del Consiglio non sono pubbliche, tranne nei casi previsti all'articolo 8.
2. La Commissione è invitata a partecipare alle sessioni del Consiglio. Altrettanto vale per la Banca centrale europea nei casi in cui essa esercita il proprio diritto d'iniziativa. Tuttavia, il Consiglio può decidere di deliberare senza la presenza della Commissione o della Banca centrale europea.
3. I membri del Consiglio e della Commissione possono farsi accompagnare da funzionari che li assistono. I nominativi e le qualifiche di tali funzionari sono preventivamente comunicati al segretariato generale. Il numero massimo di persone presenti nello stesso tempo nella sala di riunione del Consiglio per ciascuna delegazione, compresi i membri del Consiglio, può essere fissato dal Consiglio.
4. Per accedere alle sessioni del Consiglio è necessario esibire un lasciapassare rilasciato dal segretariato generale.
Articolo 6
Segreto professionale e produzione in giustizia dei documenti
1. Fatti salvi gli articoli 7, 8 e 9 e le disposizioni in materia di accesso del pubblico ai documenti, le deliberazioni del Consiglio sono soggette al segreto professionale, sempre che il Consiglio non decida diversamente.
2. Il Consiglio o il Coreper possono autorizzare la produzione in giustizia di una copia o di un estratto dei documenti del Consiglio che non sono già stati resi accessibili al pubblico in conformità delle disposizioni in materia di accesso del pubblico ai documenti.
Articolo 7
Procedura legislativa e pubblicità
1. Il Consiglio si riunisce in seduta pubblica quando delibera e vota su un progetto di atto legislativo. A tal fine il suo ordine del giorno contiene una parte «Deliberazioni legislative».
2. I documenti sottoposti al Consiglio citati in corrispondenza dei punti figuranti nella parte «Deliberazioni legislative» del suo ordine del giorno sono resi pubblici, come pure lo sono gli elementi del processo verbale del Consiglio riguardanti tale parte dell'ordine del giorno.
3. L'apertura al pubblico delle sessioni del Consiglio per la parte «Deliberazioni legislative» dell'ordine del giorno è effettuata mediante diffusione pubblica con mezzi audiovisivi, segnatamente in una sala di ascolto, e mediante trasmissione in tutte le lingue delle istituzioni dell'Unione europea con video-streaming. Una versione registrata è accessibile per almeno un mese sul sito Internet del Consiglio. Il risultato della votazione è indicato con mezzi visivi.
Il segretariato generale provvede a informare il pubblico in anticipo delle date e dell'ora approssimativa in cui tali trasmissioni audiovisive avranno luogo e prende tutte le misure di ordine pratico per assicurare una corretta attuazione del presente articolo.
4. I risultati delle votazioni e le dichiarazioni di voto dei membri del Consiglio o dei loro rappresentanti al comitato di conciliazione previsto dalla procedura legislativa ordinaria, nonché le dichiarazioni a verbale del Consiglio e i punti del verbale che riguardano la riunione del comitato di conciliazione sono resi pubblici.
5. In presenza di proposte o di iniziative legislative, il Consiglio si astiene dall'adottare atti non previsti dai trattati, quali risoluzioni, conclusioni o dichiarazioni diverse da quelle che accompagnano l'adozione dell'atto e che sono destinate a essere iscritte nel processo verbale del Consiglio.
Articolo 8
Altri casi di deliberazioni del Consiglio aperte al pubblico e dibattiti pubblici
1. Quando il Consiglio riceve una proposta non legislativa relativa all'adozione di norme giuridicamente vincolanti negli o per gli Stati membri, per mezzo di regolamenti, di direttive o di decisioni, sulla base delle pertinenti disposizioni dei trattati, ad eccezione di provvedimenti di carattere interno, di atti amministrativi o di bilancio, di atti riguardanti le relazioni interistituzionali o internazionali o di atti non vincolanti (quali conclusioni, raccomandazioni o risoluzioni), la prima deliberazione del Consiglio su nuove proposte importanti è aperta al pubblico. La presidenza identifica le nuove proposte importanti e il Consiglio o il Coreper possono, se del caso, decidere diversamente.
La presidenza può decidere, caso per caso, che le successive deliberazioni del Consiglio su una delle proposte di cui al primo comma siano aperte al pubblico, salvo diversa decisione del Consiglio o del Coreper.
2. Il Consiglio tiene dibattiti pubblici concernenti questioni importanti che riguardano gli interessi dell'Unione europea e dei suoi cittadini, su decisione del Consiglio o del Coreper, che deliberano a maggioranza qualificata.
Spetta alla presidenza, ai membri del Consiglio o alla Commissione proporre le questioni o i temi specifici per tali dibattiti, tenendo conto dell'importanza della questione e del suo interesse per i cittadini.
3. Il Consiglio «Affari generali» tiene un dibattito pubblico di orientamento sul programma di diciotto mesi del Consiglio. I dibattiti di orientamento in seno ad altre formazioni del Consiglio sulle rispettive priorità sono parimenti aperti al pubblico. La presentazione da parte della Commissione del suo programma quinquennale, del suo programma di lavoro annuale e della sua strategia politica annuale nonché i successivi dibattiti in seno al Consiglio sono pubblici.
4. Al momento dell'invio dell'ordine del giorno provvisorio a norma dell'articolo 3:
a)
i punti dell'ordine del giorno del Consiglio che sono aperti al pubblico a norma del paragrafo 1 sono contrassegnati dai termini «deliberazione pubblica»;
b)
i punti dell'ordine del giorno del Consiglio che sono aperti al pubblico a norma dei paragrafi 2 e 3 sono contrassegnati dai termini «dibattito pubblico».
L'apertura al pubblico delle deliberazioni e dei dibattiti pubblici del Consiglio a norma del presente articolo è effettuata mediante diffusione pubblica con mezzi audiovisivi quale quella prevista all'articolo 7, paragrafo 3.
Articolo 9
Pubblicità delle votazioni, delle dichiarazioni di voto e dei verbali negli altri casi
1. Quando il Consiglio adotta atti non legislativi di cui all'articolo 8, paragrafo 1, i risultati delle votazioni e le dichiarazioni di voto dei membri del Consiglio nonché le dichiarazioni a verbale del Consiglio e i punti di tale verbale relativi all'adozione di detti atti sono resi pubblici.
2. Inoltre i risultati delle votazioni sono resi pubblici:
a)
quando il Consiglio agisce nell'ambito del titolo V del TUE, con decisione unanime del Consiglio o del Coreper, su richiesta di uno dei loro membri;
b)
negli altri casi, con decisione del Consiglio o del Coreper, su richiesta di uno dei loro membri.
Quando i risultati delle votazioni in sede di Consiglio sono resi pubblici, in base alle lettere a) e b) del primo comma, le dichiarazioni di voto fatte al momento della votazione sono anch'esse rese pubbliche, su richiesta dei membri del Consiglio interessati, nel rispetto del presente regolamento interno, della certezza del diritto e degli interessi del Consiglio.
Le dichiarazioni iscritte nel verbale del Consiglio e i punti del verbale relativi all'adozione degli atti di cui alle lettere a) e b) del primo comma sono resi pubblici con decisione del Consiglio o del Coreper, su richiesta di uno dei loro membri.
3. Salvo nei casi in cui sono aperte al pubblico in virtù degli articoli 7 e 8, le deliberazioni del Consiglio che conducono a votazioni indicative o all'adozione di atti preparatori non danno luogo alla pubblicità delle votazioni.
Articolo 10
Accesso del pubblico ai documenti del Consiglio
Le disposizioni specifiche riguardanti l'accesso del pubblico ai documenti del Consiglio figurano nell'allegato II.
Articolo 11
Modalità di votazione e quorum
1. Il Consiglio procede alla votazione su iniziativa del presidente.
Il presidente è inoltre tenuto ad aprire la procedura di votazione su iniziativa di un membro del Consiglio o della Commissione, qualora la maggioranza dei membri che compongono il Consiglio lo decida.
2. I membri del Consiglio votano nell'ordine degli Stati membri stabilito in base all'elenco delle presidenze successive cominciando dal membro che, secondo questo ordine, segue il membro che esercita la presidenza.
3. In caso di votazione, ciascun membro del Consiglio può ricevere delega da uno solo degli altri membri (13).
4. Affinché il Consiglio possa procedere ad una votazione, è necessaria la presenza della maggioranza dei membri del Consiglio che, a norma dei trattati, possono prendere parte alla votazione. All'atto della votazione il presidente, coadiuvato dal segretariato generale, verifica l'esistenza del quorum.
5. Fino al 31 ottobre 2014, in caso di adozione da parte del Consiglio di una decisione a maggioranza qualificata e se un membro del Consiglio lo chiede, si verifica che gli Stati membri che compongono tale maggioranza rappresentino almeno il 62 % della popolazione totale dell'Unione europea calcolata conformemente alle cifre di popolazione di cui all'articolo 1 dell'allegato III. Il presente paragrafo si applica anche tra il 1o novembre 2014 e il 31 marzo 2017 quando un membro del Consiglio lo chiede conformemente all'articolo 3, paragrafo 2, del protocollo sulle disposizioni transitorie.
Articolo 12
Procedura scritta normale e procedura di approvazione tacita
1. Gli atti del Consiglio relativi ad una questione urgente possono essere adottati mediante una votazione espressa per iscritto, qualora il Consiglio o il Coreper decidano all'unanimità di ricorrere a tale procedura. Il presidente può altresì, in circostanze particolari, proporre di ricorrere a tale procedura; in tal caso, la votazione per iscritto può aver luogo se tutti i membri del Consiglio accettano tale procedura.
Il consenso della Commissione per il ricorso alla procedura scritta è richiesto nei casi in cui la votazione per iscritto concerne una materia in cui il Consiglio delibera su iniziativa della Commissione.
Il segretariato generale redige ogni mese un elenco degli atti adottati con procedura scritta. Detto elenco contiene le eventuali dichiarazioni destinate a essere iscritte nel processo verbale del Consiglio. Le parti dell'elenco che riguardano l'adozione di atti legislativi sono rese pubbliche.
2. Su iniziativa della presidenza, il Consiglio può altresì procedere mediante una procedura scritta semplificata detta «procedura di approvazione tacita»:
a)
al fine di adottare il testo di una risposta ad un'interrogazione scritta o, se del caso, ad una interrogazione orale rivolta al Consiglio da un membro del Parlamento europeo, previo esame del progetto di risposta da parte del Coreper (14);
b)
al fine di nominare i membri del Comitato economico e sociale e i membri titolari e supplenti del Comitato delle regioni, previo esame del progetto di decisione da parte del Coreper;
c)
al fine di decidere la consultazione di altre istituzioni, altri organi o altri organismi in tutti i casi in cui tale consultazione sia richiesta dai trattati;
d)
al fine di attuare la politica estera e di sicurezza comune mediante la rete COREU («procedura di approvazione tacita (COREU)») (15).
In tal caso, il testo pertinente è considerato adottato alla scadenza del termine stabilito dalla presidenza in funzione dell'urgenza della questione, salvo obiezioni di un membro del Consiglio.
3. Il segretariato generale constata l'espletamento delle procedure scritte.
Articolo 13
Processo verbale
1. Di ogni sessione è redatto un processo verbale che, dopo essere stato approvato, è firmato dal segretario generale, il quale può delegare il suo potere di firma ai direttori generali del segretariato generale.
Il verbale contiene, di regola, per ogni punto dell'ordine del giorno:
—
la menzione dei documenti presentati al Consiglio,
—
le decisioni prese o le conclusioni raggiunte dal Consiglio,
—
le dichiarazioni fatte dal Consiglio e quelle di cui un membro del Consiglio o la Commissione hanno chiesto l'iscrizione.
2. Il progetto di verbale è elaborato dal segretariato generale entro un termine di quindici giorni e presentato al Consiglio o al Coreper per l'approvazione.
3. Prima dell'approvazione del verbale, ciascun membro del Consiglio o la Commissione possono chiedere la redazione più particolareggiata del verbale su un punto dell'ordine del giorno. Tali richieste possono essere formulate al Coreper.
4. I processi verbali delle parti «Deliberazioni legislative» delle sessioni del Consiglio sono trasmessi, dopo la loro approvazione, direttamente ai parlamenti nazionali nello stesso momento in cui sono comunicati ai governi degli Stati membri.
Articolo 14
Deliberazioni e decisioni in base a documenti e progetti redatti nelle lingue previste dal regime linguistico in vigore
1. Salvo decisione contraria adottata dal Consiglio all'unanimità e motivata dall'urgenza, il Consiglio delibera e decide soltanto in base a documenti e progetti redatti nelle lingue previste dal regime linguistico in vigore.
2. Ciascun membro del Consiglio può opporsi alla delibera qualora il testo delle eventuali modifiche non sia redatto nelle lingue fra quelle di cui al paragrafo 1, che egli designa.
Articolo 15
Firma degli atti
In calce al testo degli atti adottati dal Parlamento europeo e dal Consiglio conformemente alla procedura legislativa ordinaria e degli atti adottati dal Consiglio è apposta la firma del presidente in carica al momento della loro adozione e quella del segretario generale. Il segretario generale può delegare il suo potere di firma a direttori generali del segretariato generale.
Articolo 16 (16)
Impossibilità di partecipare alla votazione
Ai fini dell'applicazione del presente regolamento interno si terrà debitamente conto, in base all'allegato IV, dei casi in cui, a norma dei trattati, uno o più membri del Consiglio non possono prendere parte alla votazione.
Articolo 17
Pubblicazione degli atti nella Gazzetta ufficiale
1. Sono pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea (di seguito «Gazzetta ufficiale»), a cura del segretario generale:
a)
gli atti di cui all'articolo 297, paragrafo 1 e paragrafo 2, secondo comma, del TFUE;
b)
le posizioni in prima lettura adottate dal Consiglio secondo la procedura legislativa ordinaria, nonché le relative motivazioni;
c)
le iniziative presentate al Consiglio conformemente all'articolo 76 del TFUE per l'adozione di un atto legislativo;
d)
gli accordi internazionali conclusi dall'Unione.
Dell'entrata in vigore di tali accordi è fatta menzione nella Gazzetta ufficiale;
e)
gli accordi internazionali conclusi dall'Unione nel settore della politica estera e di sicurezza comune, salvo decisione contraria del Consiglio in base agli articoli 4 e 9 del regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (17);
Dell'entrata in vigore degli accordi pubblicati nella Gazzetta ufficiale è fatta menzione nella Gazzetta ufficiale.
2. Salvo decisione contraria del Consiglio o del Coreper, sono pubblicati nella Gazzetta ufficiale a cura del segretario generale:
a)
le iniziative presentate al Consiglio conformemente all'articolo 76 del TFUE in casi diversi da quelli di cui al paragrafo 1, lettera c);
b)
le direttive e le decisioni di cui all'articolo 297, paragrafo 2, terzo comma, del TFUE, le raccomandazioni e i pareri, ad eccezione delle decisioni di cui al paragrafo 3 del presente articolo.
3. Il Consiglio o il Coreper decidono, caso per caso e all'unanimità, se si debbano pubblicare nella Gazzetta ufficiale, a cura del segretario generale, le decisioni di cui all'articolo 25 del TUE.
4. Il Consiglio o il Coreper decidono, caso per caso e tenendo conto dell'eventuale pubblicazione dell'atto di base, se si debbano pubblicare nella Gazzetta ufficiale a cura del segretario generale:
a)
le decisioni di applicazione delle decisioni di cui all'articolo 25 del TUE;
b)
le decisioni adottate conformemente all'articolo 31, paragrafo 2, primo e secondo trattino, del TUE;
c)
altri atti del Consiglio quali conclusioni e risoluzioni.
5. Qualora un accordo concluso tra l'Unione o la Comunità europea dell'energia atomica e uno o più Stati od organizzazioni internazionali istituisca un organo competente a prendere decisioni, il Consiglio decide, al momento della conclusione dell'accordo, se si debbano pubblicare nella Gazzetta ufficiale le decisioni che saranno prese da tale organo.
Articolo 18
Notifica degli atti
1. Le direttive e le decisioni di cui all'articolo 297, paragrafo 2, terzo comma, del TFUE sono notificate ai loro destinatari dal segretario generale o da un direttore generale che agisca in suo nome.
2. I seguenti atti, qualora non siano pubblicati nella Gazzetta ufficiale, sono notificati ai loro destinatari dal segretario generale o da un direttore generale che agisca in suo nome:
a)
le raccomandazioni;
b)
le decisioni di cui all'articolo 25 del TUE;
3. Il segretario generale o un direttore generale che agisca in suo nome rilasciano ai governi degli Stati membri e alla Commissione copie autenticate delle direttive e decisioni del Consiglio di cui all'articolo 297, paragrafo 2, terzo comma, del TFUE, nonché delle raccomandazioni del Consiglio.
Articolo 19 (18)
Coreper, comitati e gruppi di lavoro
1. Il Coreper ha l'incarico di preparare i lavori di tutte le sessioni del Consiglio e di eseguire i mandati che quest'ultimo gli affida. Esso vigila, in ogni caso (19), sulla coerenza delle politiche e delle azioni dell'Unione europea e sul rispetto dei principi e delle norme seguenti:
a)
principi di legalità, sussidiarietà, proporzionalità e motivazione degli atti;
b)
norme che fissano i poteri delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell'Unione;
c)
disposizioni di bilancio;
d)
norme procedurali, di trasparenza e di qualità redazionale.
2. Tutti i punti iscritti all'ordine del giorno di una sessione del Consiglio sono oggetto di un esame preliminare del Coreper, salvo decisione contraria di quest'ultimo. Il Coreper cerca di trovare un accordo al proprio livello, che sarà sottoposto all'adozione del Consiglio. Esso provvede a un'adeguata presentazione dei fascicoli al Consiglio cui eventualmente sottopone orientamenti, opzioni o proposte di soluzione. In caso di urgenza, il Consiglio può decidere all'unanimità di deliberare senza che abbia avuto luogo l'esame preliminare.
3. Su iniziativa o con l'avallo del Coreper possono essere istituiti comitati o gruppi di lavoro per assolvere certi compiti di preparazione o di studio preventivamente definiti.
Il segretariato generale aggiorna e rende pubblico l'elenco degli organi preparatori. Soltanto i comitati e i gruppi di lavoro che figurano in tale elenco possono riunirsi in qualità di organi preparatori del Consiglio.
4. Il Coreper è presieduto, a seconda dei temi all'ordine del giorno, dal rappresentante permanente o dal rappresentante permanente aggiunto dello Stato membro che assicura la presidenza del Consiglio «Affari generali».
Il comitato politico e di sicurezza è presieduto da un rappresentante dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Gli altri organi preparatori delle varie formazioni del Consiglio, ad eccezione della formazione «Affari esteri», sono presieduti da un delegato dello Stato membro che esercita la presidenza della relativa formazione, salvo decisione contraria del Consiglio che delibera a maggioranza qualificata. L'elenco di cui al paragrafo 3, secondo comma, indica altresì gli organi preparatori per i quali il Consiglio ha deciso, conformemente all'articolo 4 della decisione del Consiglio europeo sull'esercizio della presidenza del Consiglio, un altro tipo di presidenza.
5. Per la preparazione delle sessioni delle formazioni del Consiglio che si riuniscono una volta al semestre e quando tali sessioni si svolgono durante la prima metà del semestre, le riunioni dei comitati diversi dal Coreper, nonché dei gruppi di lavoro, che si svolgono nel semestre precedente sono presiedute da un delegato dello Stato membro incaricato di assicurare la presidenza di dette sessioni del Consiglio.
6. Fatti salvi i casi in cui si applica un altro tipo di presidenza, se un fascicolo sarà trattato essenzialmente durante un semestre, un delegato dello Stato membro che eserciterà la presidenza durante tale semestre può, durante il semestre precedente, presiedere riunioni di comitati, diversi dal Coreper, e gruppi di lavoro allorché discutono tale fascicolo. L'attuazione pratica di questo paragrafo è oggetto di un accordo tra le due presidenze interessate.
Nel caso specifico dell'esame del bilancio dell’Unione per un determinato esercizio finanziario, le riunioni degli organi preparatori del Consiglio diversi dal Coreper dedicate alla preparazione di punti dell'ordine del giorno del Consiglio relativi all'esame del bilancio sono presiedute da un delegato dello Stato membro che eserciterà la presidenza del Consiglio durante il secondo semestre dell'anno che precede l'esercizio finanziario in questione. Lo stesso si applica, con l'accordo dell'altra presidenza, alla presidenza delle sessioni del Consiglio nel momento in cui sono discussi detti punti riguardanti il bilancio. Le presidenze interessate si consulteranno sulle modalità pratiche.
7. In conformità delle pertinenti disposizioni di cui sopra, il Coreper può adottare le seguenti decisioni di procedura, purché i relativi punti siano stati iscritti all'ordine del giorno provvisorio almeno tre giorni lavorativi prima della riunione. Per poter derogare a tale termine occorre l'unanimità del Coreper (20):
a)
decisione di tenere una sessione del Consiglio in un luogo diverso da Bruxelles o Lussemburgo (articolo 1, paragrafo 3);
b)
autorizzazione a produrre in giustizia una copia o un estratto di un documento del Consiglio (articolo 6, paragrafo 2);
c)
decisione di tenere un dibattito pubblico del Consiglio o di non aprire al pubblico una determinata deliberazione del Consiglio (articolo 8, paragrafi 1, 2 e 3);
d)
decisione di rendere pubblici i risultati delle votazioni e le dichiarazioni iscritte nel verbale del Consiglio nei casi previsti all'articolo 9, paragrafo 2;
e)
decisione di ricorrere alla procedura scritta (articolo 12, paragrafo 1);
f)
approvazione o modifica del processo verbale del Consiglio (articolo 13, paragrafi 2 e 3);
g)
decisione di pubblicare o non pubblicare un testo o un atto nella Gazzetta ufficiale (articolo 17, paragrafi 2, 3 e 4);
h)
decisione di consultare un'istituzione o un organo in tutti i casi in cui detta consultazione non è richiesta dai trattati;
i)
decisione di fissare o di prorogare un termine per la consultazione di un'istituzione o di un organo;
j)
decisione di prorogare i termini di cui all'articolo 294, paragrafo 14, del TFUE;
k)
approvazione del testo di una lettera indirizzata a un'istituzione o a un organo.
Articolo 20
La presidenza e il corretto svolgimento dei lavori
1. La presidenza assicura l'applicazione del presente regolamento interno e vigila sul corretto svolgimento dei dibattiti. La presidenza provvede segnatamente a rispettare e a far rispettare le disposizioni dell'allegato V concernenti i metodi di lavoro del Consiglio.
Al fine di assicurare il corretto svolgimento dei dibattiti essa può inoltre, salvo decisione contraria del Consiglio, adottare ogni misura necessaria, al fine di sfruttare al meglio il tempo a disposizione nelle riunioni, e in particolare:
a)
limitare, per la trattazione di un punto particolare, il numero delle persone per delegazione presenti nella sala della riunione durante la sessione e decidere di autorizzare o meno l'apertura di una sala di ascolto;
b)
predisporre l'ordine nel quale saranno trattati i punti e stabilire la durata dei dibattiti ad essi dedicati;
c)
organizzare il tempo dedicato ad un punto particolare, segnatamente limitando la durata degli interventi dei partecipanti e determinando l'ordine in cui possono prendere la parola;
d)
chiedere alle delegazioni di presentare per iscritto, entro una determinata data, le loro proposte di modifica di un testo in discussione, se del caso con una breve spiegazione;
e)
chiedere alle delegazioni che hanno posizioni identiche o simili su un determinato punto, testo o parte di testo, di invitare una di esse a esprimere la posizione da esse condivisa, in riunione o per iscritto prima della riunione.
2. Fatte salve le disposizioni dell'articolo 19, paragrafi 4, 5 e 6, e le sue competenze e la sua responsabilità politica generale, la presidenza semestrale è assistita in tutti i suoi compiti, sulla base del programma di diciotto mesi o in virtù di modalità alternative tra essi convenute, dagli altri membri del gruppo predeterminato di tre Stati membri di cui all'articolo 1, paragrafo 4. È inoltre assistita, se del caso, dal rappresentante dello Stato membro che assicurerà la presidenza successiva. Quest'ultimo, o un membro del gruppo summenzionato, su richiesta o su disposizione della presidenza, la sostituisce ove necessario, la solleva, se del caso, da taluni compiti e garantisce la continuità dei lavori del Consiglio.
Articolo 21 (21)
(22)
Relazioni dei comitati e dei gruppi di lavoro
Nonostante le altre disposizioni del presente regolamento interno, la presidenza organizza le riunioni dei vari comitati e gruppi di lavoro in modo che le loro relazioni siano disponibili prima della riunione del Coreper che le esamina.
A meno che condizioni di urgenza non richiedano diversamente, la presidenza rinvia ad una riunione successiva del Coreper i punti relativi ad atti legislativi per i quali il comitato o il gruppo di lavoro non hanno concluso i lavori almeno cinque giorni lavorativi prima della riunione del Coreper.
Articolo 22
Qualità redazionale (23)
Al fine di assistere il Consiglio nel suo compito di controllo della qualità redazionale degli atti legislativi da esso adottati, il servizio giuridico è incaricato di verificare, in tempo utile, la qualità redazionale delle proposte e dei progetti di atti e di formulare suggerimenti di carattere redazionale all'attenzione del Consiglio e dei suoi organi, secondo l'accordo interistituzionale del 22 dicembre 1998 sugli orientamenti comuni relativi alla qualità redazionale della legislazione comunitaria (24).
Nell'arco dell'intero iter legislativo, coloro che presentano testi nell'ambito dei lavori del Consiglio prestano particolare attenzione alla loro qualità redazionale.
Articolo 23
Il segretario generale e il segretariato generale
1. Il Consiglio è assistito dal segretariato generale, sotto la responsabilità di un segretario generale nominato dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata.
2. Il Consiglio decide in merito all'organizzazione del segretariato generale (25).
Sotto l'autorità del Consiglio, il segretario generale adotta tutte le misure necessarie per assicurare il buon funzionamento del segretariato generale.
3. Il segretariato generale è associato in maniera stretta e continua alla programmazione, al coordinamento e al controllo della coerenza dei lavori del Consiglio e all'attuazione del suo programma di diciotto mesi. Sotto la responsabilità e la guida della presidenza, esso assiste quest'ultima nella ricerca di soluzioni.
4. Il segretario generale sottopone al Consiglio il progetto di stato di previsione delle spese di quest'ultimo in tempo utile per assicurare il rispetto dei termini fissati dalle disposizioni finanziarie.
5. Il segretario generale ha piena competenza in materia di gestione degli stanziamenti iscritti nella sezione II (Consiglio europeo e Consiglio) del bilancio e adotta tutte le misure necessarie per assicurare la corretta gestione degli stessi. Mette in esecuzione i suddetti stanziamenti ai sensi delle disposizioni del regolamento finanziario applicabile al bilancio dell’Unione.
Articolo 24
Sicurezza
Le regole in materia di sicurezza sono adottate dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata.
Articolo 25
Funzioni di depositario di accordi
Quando il segretario generale del Consiglio è designato depositario di un accordo concluso dall'Unione o dalla Comunità europea dell'energia atomica e da uno o più Stati od organizzazioni internazionali, gli atti di ratifica, di accettazione o di approvazione di tali accordi sono depositati presso la sede del Consiglio.
In tal caso, il segretario generale esercita le funzioni di depositario e provvede altresì alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale della data di entrata in vigore degli accordi di cui trattasi.
Articolo 26
Rappresentanza dinanzi al Parlamento europeo
La rappresentanza del Consiglio dinanzi al Parlamento europeo e alle sue commissioni è assicurata dalla presidenza o, con l'assenso di quest'ultima, da un membro del gruppo predeterminato di tre Stati membri di cui all'articolo 1, paragrafo 4, dalla presidenza successiva o dal segretario generale. Su mandato della presidenza, il Consiglio può altresì farsi rappresentare dinanzi alle commissioni del Parlamento europeo da alti funzionari del segretariato generale.
Nel caso del Consiglio «Affari esteri», la rappresentanza del Consiglio dinanzi al Parlamento europeo e alle sue commissioni è assicurata dal presidente. Egli può, all'occorrenza, farsi sostituire dal membro di tale formazione che rappresenta lo Stato membro che esercita la presidenza semestrale del Consiglio. Su mandato del presidente, il Consiglio «Affari esteri» può altresì farsi rappresentare dinanzi alle commissioni del Parlamento europeo da alti funzionari del Servizio europeo per l'azione esterna o, se del caso, del segretariato generale.
Il Consiglio può inoltre fare conoscere le proprie vedute al Parlamento europeo mediante una comunicazione scritta.
Articolo 27
Disposizioni relative alla forma degli atti
Le disposizioni relative alla forma degli atti figurano nell'allegato VI.
Articolo 28
Corrispondenza destinata al Consiglio
La corrispondenza destinata al Consiglio è indirizzata al presidente, presso la sede del Consiglio, al seguente indirizzo:
Consiglio dell'Unione europea
rue de la Loi, 175
B-1048 Bruxelles
ALLEGATO I
Elenco delle formazioni del Consiglio
1.
Affari generali (26);
2.
Affari esteri (27);
3.
Economia e finanza (28);
4.
Giustizia e affari interni (29);
5.
Occupazione, politica sociale, salute e consumatori;
6.
Competitività (mercato interno, industria e ricerca) (30);
7.
Trasporti, telecomunicazioni e energia;
8.
Agricoltura e pesca;
9.
Ambiente;
10.
Istruzione, gioventù e cultura (31).
Spetta a ogni singolo Stato membro determinare in che modo è rappresentato a livello di Consiglio, ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 2, del TUE.
Più ministri possono partecipare in qualità di titolari ad una stessa formazione del Consiglio; l'ordine del giorno e l'organizzazione dei lavori sono stabiliti in conseguenza (32).
ALLEGATO II
Disposizioni specifiche riguardanti l'accesso del pubblico ai documenti del Consiglio
Articolo 1
Ambito di applicazione
Qualsiasi persona fisica o giuridica ha accesso ai documenti del Consiglio secondo i principi, le condizioni e le limitazioni definiti nel regolamento (CE) n. 1049/2001 e nelle disposizioni specifiche che figurano nel presente allegato.
Articolo 2
Consultazione per quanto concerne i documenti di terzi
1. Ai fini dell'applicazione dell'articolo 4, paragrafo 5, e dell'articolo 9, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1049/2001 e a meno che non sia chiaro, dopo esame del documento alla luce dell'articolo 4, paragrafi 1, 2 e 3, del regolamento (CE) n. 1049/2001, che esso non deve essere divulgato, il terzo interessato è consultato se:
a)
si tratta di un documento sensibile, quale definito all'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1049/2001;
b)
il documento proviene da uno Stato membro e:
—
è stato sottoposto al Consiglio anteriormente al 3 dicembre 2001; o
—
lo Stato membro in questione ha chiesto di non divulgarlo senza il suo previo accordo.
2. In tutti gli altri casi, qualora il Consiglio riceva una domanda riguardante un documento di terzi in suo possesso, il segretariato generale, ai fini dell'applicazione dell'articolo 4, paragrafo 4, del regolamento (CE) n. 1049/2001, consulta il terzo interessato a meno che non sia chiaro, dopo esame del documento alla luce dell'articolo 4, paragrafi 1, 2 e 3, del regolamento n. 1049/2001, che esso può o non deve essere divulgato.
3. Il terzo è consultato per iscritto (anche tramite posta elettronica) e dispone di un termine ragionevole per rispondere, tenendo conto dei termini di cui all'articolo 7 del regolamento (CE) n. 1049/2001. Nei casi di cui al paragrafo 1 il terzo è invitato ad esprimere il suo parere per iscritto.
4. Qualora il documento non rientri tra quelli di cui al paragrafo 1, lettera a) o b), e il segretariato generale, sulla scorta del parere negativo del terzo, non ritenga applicabile l'articolo 4, paragrafo 1 o 2, del regolamento (CE) n. 1049/2001, la questione è demandata al Consiglio.
Se il Consiglio prevede di divulgare il documento, il terzo è immediatamente informato, per iscritto, dell'intenzione del Consiglio di divulgare il documento dopo un periodo di almeno dieci giorni lavorativi. Nel contempo si richiama l'attenzione del terzo sull'articolo 279 del TFUE.
Articolo 3
Domande di consultazione da parte di altre istituzioni o degli Stati membri
Le domande di consultazione del Consiglio da parte di un'altra istituzione o di uno Stato membro circa una domanda relativa a un documento del Consiglio sono indirizzate per posta elettronica all'indirizzo access@consilium.europa.eu o per fax al n. +32(0)2 281 63 61.
Il segretariato generale esprime prontamente il proprio parere a nome del Consiglio, tenendo conto di qualsiasi limite di tempo necessario per una decisione da parte dell'istituzione o dello Stato membro interessato, al più tardi entro cinque giorni lavorativi.
Articolo 4
Documenti provenienti dagli Stati membri
Le domande presentate dagli Stati membri ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 5, del regolamento (CE) n. 1049/2001 sono trasmesse in forma scritta al segretariato generale.
Articolo 5
Domande deferite dagli Stati membri
Una domanda che sia deferita al Consiglio da uno Stato membro è trattata in conformità degli articoli 7 e 8 del regolamento (CE) n. 1049/2001 e delle pertinenti disposizioni del presente allegato. In caso di rifiuto di accesso totale o parziale, si informa il richiedente che qualsiasi domanda di conferma deve essere indirizzata direttamente al Consiglio.
Articolo 6
Indirizzo per le domande
Le domande di accesso a un documento sono indirizzate per iscritto al segretario generale del Consiglio, rue de la Loi 175, B-1048 Bruxelles, per posta elettronica all'indirizzo access@consilium.europa.eu o per telefax al n. +32(0)2 281 63 61.
Articolo 7
Esame delle domande iniziali
Fatto salvo l'articolo 9, paragrafi 2 e 3, del regolamento (CE) n. 1049/2001, le richieste di accesso ai documenti del Consiglio sono esaminate dal segretariato generale.
Articolo 8
Trattamento delle domande di conferma
Fatto salvo l'articolo 9, paragrafi 2 e 3, del regolamento (CE) n. 1049/2001, il Consiglio decide in merito alle domande di conferma.
Articolo 9
Oneri
Gli oneri per la produzione e l'invio di copie di documenti del Consiglio sono fissati dal segretario generale.
Articolo 10
Registro pubblico dei documenti del Consiglio
1. Il segretariato generale ha la responsabilità di rendere accessibile al pubblico il registro dei documenti del Consiglio.
2. Oltre ai riferimenti ai documenti, si indicano nel registro i documenti elaborati dopo il 1o luglio 2000 che sono già stati resi pubblici. Fatti salvi il regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (33), e l'articolo 16 del regolamento (CE) n. 1049/2001, il contenuto di tali documenti è reso disponibile su Internet.
Articolo 11
Documenti direttamente accessibili al pubblico
1. Il presente articolo si applica a tutti i documenti del Consiglio, purché non classificati, e non pregiudica la possibilità di presentare una domanda scritta a norma dell'articolo 6 del regolamento (CE) n. 1049/2001.
2. Ai fini del presente articolo si intende per:
— «diffusione»: la distribuzione della versione finale di un documento ai membri del Consiglio, ai loro rappresentanti o ai loro delegati;
— «documenti legislativi»: i documenti relativi all'esame e all'adozione di un atto legislativo.
3. Il segretariato generale rende accessibili al pubblico, non appena diffusi, i seguenti documenti:
a)
documenti di cui né il Consiglio né uno Stato membro è l'autore, che sono stati resi accessibili al pubblico dall'autore o con l'accordo di questi;
b)
ordini del giorno provvisori di sessioni delle varie formazioni del Consiglio;
c)
testi adottati dal Consiglio e destinati alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale.
4. Purché non siano chiaramente coperti da una delle eccezioni di cui all'articolo 4 del regolamento (CE) n. 1049/2001, il segretariato generale può inoltre rendere accessibili al pubblico, non appena diffusi, i seguenti documenti:
a)
ordini del giorno provvisori di comitati e gruppi di lavoro;
b)
altri documenti, quali note informative, relazioni, relazioni sullo stato di avanzamento dei lavori e relazioni sullo stato delle discussioni, in seno al Consiglio o in seno a uno dei suoi organi preparatori, che non riflettono posizioni individuali delle delegazioni, esclusi i pareri e i contributi del servizio giuridico.
5. Oltre ai documenti menzionati ai paragrafi 3 e 4, il segretariato generale rende accessibili al pubblico, non appena diffusi, i seguenti documenti legislativi ed altri documenti:
a)
note di trasmissione e copie di lettere riguardanti atti legislativi e atti di cui all'articolo 8, paragrafo 1, del regolamento interno trasmessi al Consiglio da altre istituzioni od organi dell'Unione europea o, fatto salvo l'articolo 4, paragrafo 5, del regolamento (CE) n. 1049/2001, da uno Stato membro;
b)
documenti sottoposti al Consiglio citati in corrispondenza dei punti figuranti nel suo ordine del giorno compresi nella parte «deliberazioni legislative» o contrassegnati dai termini «deliberazione pubblica» o «dibattito pubblico» a norma dell'articolo 8 del regolamento interno;
c)
note sottoposte al Coreper e/o al Consiglio per approvazione (note relative a punti «I/A» e punti «A») riguardanti progetti di atti legislativi e atti di cui all'articolo 8, paragrafo 1, del regolamento interno nonché i progetti di atti legislativi e di atti di cui all'articolo 8, paragrafo 1, di detto regolamento, cui esse fanno riferimento;
d)
atti adottati dal Consiglio nel corso di una procedura legislativa ordinaria o speciale e progetti comuni approvati dal comitato di conciliazione nel quadro della procedura legislativa ordinaria.
6. Dopo l'adozione di uno degli atti di cui al paragrafo 5, lettera d), o l'adozione definitiva dell'atto di cui trattasi, il segretariato generale rende accessibili al pubblico i documenti riguardanti tale atto che sono stati elaborati prima di uno di tali atti e che non sono coperti da una delle eccezioni di cui all'articolo 4, paragrafi 1 e 2, e paragrafo 3, secondo comma, del regolamento (CE) n. 1049/2001, quali note informative, relazioni, relazioni sullo stato di avanzamento dei lavori e relazioni sullo stato delle discussioni in seno al Consiglio o in seno a uno dei suoi organi preparatori (risultati dei lavori), esclusi i pareri e i contributi del servizio giuridico.
A richiesta di uno Stato membro, i documenti che rientrano nel primo comma e che riflettono la posizione individuale della delegazione di tale Stato membro in sede di Consiglio non sono resi accessibili al pubblico.
ALLEGATO III
Modalità di applicazione delle disposizioni relative alla ponderazione dei voti nel Consiglio
Articolo 1
Per l’applicazione dell’articolo 16, paragrafo 5, del TUE e dell’articolo 3, paragrafi 3 e 4, del protocollo sulle disposizioni transitorie la popolazione totale di ogni Stato membro, per il periodo dal 1o dicembre 2009 al 31 dicembre 2010, è la seguente:
Stato membro
Popolazione
(x 1 000)
Germania
82 002,4
Francia
64 350,8
Regno Unito
61 576,1
Italia
60 045,1
Spagna
45 828,2
Polonia
38 135,9
Romania
21 498,6
Paesi Bassi
16 485,8
Grecia
11 260,4
Belgio
10 750,0
Portogallo
10 627,3
Repubblica ceca
10 467,5
Ungheria
10 031,0
Svezia
9 256,3
Austria
8 355,3
Bulgaria
7 606,6
Danimarca
5 511,5
Slovacchia
5 412,3
Finlandia
5 326,3
Irlanda
4 450,0
Lituania
3 349,9
Lettonia
2 261,3
Slovenia
2 032,4
Estonia
1 340,4
Cipro
796,9
Lussemburgo
493,5
Malta
413,6
Totale
499 665,1
Soglia (62 %)
309 792,4
Articolo 2
1. Anteriormente al 1o settembre di ogni anno gli Stati membri comunicano all'Ufficio statistico dell'Unione europea i dati relativi alla loro popolazione totale al 1o gennaio dell'anno in corso.
2. Con effetto al 1o gennaio di ogni anno, il Consiglio adatta, conformemente ai dati di cui l'Ufficio statistico dell'Unione europea dispone al 30 settembre dell'anno precedente, le cifre di cui all'articolo 1. La decisione è pubblicata nella Gazzetta ufficiale.
ALLEGATO IV
di cui all'articolo 16
1.
Nell'applicazione delle disposizioni del presente regolamento interno qui di seguito elencate e per le decisioni per le quali, a norma dei trattati, uno o più membri del Consiglio o del Coreper non possono prendere parte alla votazione, non si tiene conto del voto di tale/i membro/i:
a)
articolo 1, paragrafo 3, secondo comma (tenuta di una sessione in un luogo diverso da Bruxelles o Lussemburgo);
b)
articolo 3, paragrafo 7 (iscrizione all'ordine del giorno di un punto diverso da quelli che figurano all'ordine del giorno provvisorio);
c)
articolo 3, paragrafo 8 (mantenimento quale punto B dell'ordine del giorno di un punto A che altrimenti avrebbe dovuto essere ritirato dall'ordine del giorno);
d)
articolo 5, paragrafo 2, per quanto concerne la presenza della sola Banca centrale europea (deliberazioni senza la presenza della Banca centrale europea);
e)
articolo 9, paragrafo 2, primo comma, lettera b), secondo e terzo comma (pubblicità dei risultati delle votazioni, delle dichiarazioni di voto, delle dichiarazioni iscritte nel verbale del Consiglio e dei punti di tale verbale relativi ai casi diversi da quelli di cui al paragrafo 1);
f)
articolo 11, paragrafo 1, secondo comma (apertura della procedura di voto);
g)
articolo 12, paragrafo 1 (ricorso alla procedura scritta);
h)
articolo 14, paragrafo 1 (decisione di deliberare e di decidere, in via eccezionale, sulla base di documenti e di progetti che non sono redatti in tutte le lingue) (34);
i)
articolo 17, paragrafo 2, lettera a) (non pubblicazione nella Gazzetta ufficiale di una iniziativa presentata da uno Stato membro a norma dell'articolo 76 del TFUE);
j)
articolo 17, paragrafo 2, lettera b) (non pubblicazione nella Gazzetta ufficiale di talune direttive, decisioni, raccomandazioni e pareri);
k)
articolo 17, paragrafo 5 (pubblicazione o meno nella Gazzetta ufficiale delle decisioni prese da un organo istituito da un accordo internazionale).
2.
Un membro del Consiglio o del Coreper non può avvalersi delle seguenti disposizioni del presente regolamento interno in relazione a decisioni per le quali, in base ai trattati, non può prendere parte alla votazione:
a)
articolo 3, paragrafo 8 (possibilità per un membro del Consiglio di chiedere il ritiro di un punto A dall'ordine del giorno);
b)
articolo 11, paragrafo 1, secondo comma (possibilità per un membro del Consiglio di chiedere l'apertura della procedura di voto);
c)
articolo 11, paragrafo 3 (possibilità per un membro del Consiglio di ricevere una delega di voto);
d)
articolo 14, paragrafo 2 (possibilità per ciascun membro del Consiglio di opporsi alla delibera, qualora il testo delle eventuali modifiche non sia redatto nella lingua che egli designa).
ALLEGATO V
Metodi di lavoro del Consiglio
Preparazione delle riunioni
1.
La presidenza vigila affinché un gruppo di lavoro o un comitato trasmetta un fascicolo al Coreper solo quando vi siano ragionevoli prospettive di progresso o chiarimento delle posizioni a quel livello. Per contro, i fascicoli sono rinviati a un gruppo di lavoro o a un comitato solo se necessario e, comunque, solo se corredati del mandato di trattare problemi precisi e ben definiti.
2.
La presidenza adotta le misure necessarie per far avanzare i lavori tra le riunioni. Essa potrà, ad esempio, con l'accordo del gruppo di lavoro o del comitato, avviare nel modo più efficace possibile le consultazioni necessarie su problemi specifici, al fine di riferire su eventuali soluzioni al gruppo o comitato interessato. Essa potrà altresì condurre consultazioni scritte, chiedendo alle delegazioni di rispondere per iscritto ad una proposta prima della successiva riunione del gruppo di lavoro o del comitato.
3.
Se del caso, le delegazioni espongono per iscritto, prima dello svolgimento di una riunione, le posizioni che probabilmente assumeranno in tale riunione. Qualora ciò comporti proposte di modifica di un testo, esse suggeriscono una precisa formulazione del testo. Ove possibile, i contributi scritti sono presentati congiuntamente dalle delegazioni che condividono la medesima posizione.
4.
Il Coreper evita di rifare il lavoro già svolto nel quadro della preparazione dei suoi lavori. Ciò vale segnatamente per i punti I, le informazioni relative all'organizzazione e all'ordine dei punti trattati e le informazioni riguardanti l'ordine del giorno e l'organizzazione delle future riunioni del Consiglio. Ove possibile, le delegazioni sollevano i punti Varie in sede di preparazione dei lavori del Coreper anziché in sede di Coreper stesso.
5.
La presidenza trasmette alle delegazioni, il più presto possibile in sede di preparazione dei lavori del Coreper, tutte le informazioni necessarie per consentire un'accurata preparazione del medesimo, incluse le informazioni sugli obiettivi che la presidenza conta di raggiungere al termine dell'esame di ciascun punto dell'ordine del giorno. Inversamente, la presidenza incoraggia, se del caso, le delegazioni a informare le altre delegazioni nel corso della preparazione dei lavori del Coreper sulle posizioni che esse assumeranno in sede di Coreper. In tale contesto la presidenza mette a punto l'ordine del giorno del Coreper. Se le circostanze lo richiedono, la presidenza può convocare con maggiore frequenza i gruppi di preparazione dei lavori del Coreper.
Svolgimento delle riunioni
6.
Nessun punto è iscritto all'ordine del giorno del Consiglio a soli fini di presentazione da parte della Commissione o di membri del Consiglio, a meno che non sia previsto un dibattito su nuove importanti iniziative.
7.
La presidenza si astiene dall'iscrivere all'ordine del giorno del Coreper punti meramente informativi. Le informazioni in questione, quali l'esito delle riunioni svoltesi in un'altra sede o con uno Stato terzo o un'altra istituzione, le questioni procedurali od organizzative e altre sono di preferenza trasmesse alle delegazioni nel quadro della preparazione dei lavori del Coreper, se possibile ogni volta per iscritto, e non sono ripresentate in sede di Coreper.
8.
All'inizio di una riunione la presidenza fornisce le eventuali ulteriori informazioni necessarie in merito al suo svolgimento, indicando in particolare il lasso di tempo che prevede di dedicare ad ogni punto. Essa si astiene dal procedere a lunghe introduzioni nonché dal ripetere informazioni già note alle delegazioni.
9.
All'inizio di una discussione su un punto sostanziale la presidenza, a seconda del tipo di dibattito richiesto, indica alle delegazioni la durata massima consentita per i relativi interventi. Nella maggior parte dei casi gli interventi non dovrebbero superare i due minuti.
10.
In linea di massima sono preclusi giri di tavolo completi; dovrebbero svolgersi soltanto in circostanze eccezionali, per questioni specifiche; in tal caso la presidenza stabilisce il tempo degli interventi.
11.
La presidenza inquadra per quanto possibile il dibattito, in particolare chiedendo alle delegazioni di esprimersi in merito ai testi di compromesso o a proposte specifiche.
12.
Nel corso e al termine delle riunioni la presidenza si astiene dal procedere a lunghe sintesi delle discussioni intercorse, limitandosi a brevi conclusioni sui risultati raggiunti quanto al merito e/o a una conclusione di procedura.
13.
Le delegazioni evitano di tornare su punti già sollevati da precedenti oratori. I loro interventi sono sintetici, sostanziali e pertinenti.
14.
Si incoraggiano le delegazioni schierate su posizioni simili a consultarsi per raggiungere una posizione comune su un punto specifico, da far presentare ad un unico portavoce.
15.
Nel discutere un testo, le delegazioni presentano per iscritto proposte redazionali concrete anziché limitarsi ad esprimere il proprio disaccordo su una particolare proposta.
16.
Salvo diversa indicazione della presidenza, le delegazioni si astengono dal prendere la parola in caso di accordo su una particolare proposta: il silenzio è interpretato come accordo di massima.
ALLEGATO VI
Disposizioni relative alla forma degli atti
A. Forma dei regolamenti
1.
I regolamenti adottati congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio, nonché i regolamenti del Consiglio, contengono:
a)
il titolo «regolamento», un numero d'ordine, la data dell'adozione e l'indicazione del loro oggetto; Quando si tratta di un regolamento di esecuzione adottato dal Consiglio conformemente all'articolo 291, paragrafo 2, del TFUE, il regolamento reca il titolo «regolamento di esecuzione»;
b)
rispettivamente la formula «Il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea» o la formula «Il Consiglio dell'Unione europea»;
c)
l'indicazione delle disposizioni sulla base delle quali il regolamento è adottato, precedute dalla parola «visto»;
d)
la menzione delle proposte presentate e dei pareri espressi;
e)
la motivazione del regolamento, preceduta dalla formula «considerando quanto segue:»; i considerando sono numerati;
f)
rispettivamente la formula «hanno adottato il presente regolamento» o la formula «ha adottato il presente regolamento», seguita dal dispositivo del regolamento.
2.
I regolamenti sono suddivisi in articoli, eventualmente raggruppati in capi e sezioni.
3.
L'ultimo articolo di un regolamento stabilisce la data dell'entrata in vigore, qualora questa sia anteriore o posteriore al ventesimo giorno successivo alla pubblicazione.
4.
L'ultimo articolo di un regolamento è seguito:
a)
i)
dalla formula: «Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri»;
o
ii)
dalla formula: «Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile negli Stati membri in base ai trattati», nei casi in cui un atto non sia applicabile a tutti e in tutti gli Stati membri (35);
b)
dalla formula: «Fatto a …, addì …»; la data è quella in cui il regolamento è stato adottato;
e
c)
se trattasi:
i)
di un regolamento adottato congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio, dalla formula:
«Per il Parlamento europeo
Il presidente»
«Per il Consiglio
Il presidente»
seguita dai nomi del presidente del Parlamento europeo e del presidente del Consiglio in carica al momento dell'adozione del regolamento;
ii)
di un regolamento del Consiglio, dalla formula:
«Per il Consiglio
Il presidente»
seguita dal nome del presidente del Consiglio in carica al momento dell'adozione del regolamento.
B. Forma delle direttive, delle decisioni, delle raccomandazioni e dei pareri
1.
Le direttive e le decisioni adottate congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio, nonché le direttive e le decisioni del Consiglio recano il titolo «direttiva» o «decisione».
Quando si tratta di una direttiva o di una decisione di esecuzione adottata dal Consiglio conformemente all'articolo 291, paragrafo 2, del TFUE, questa reca il titolo «direttiva di esecuzione» o «decisione di esecuzione»;
2.
Le raccomandazioni ed i pareri formulati dal Consiglio recano il titolo «raccomandazione» o «parere».
3.
Le disposizioni previste al punto A per i regolamenti si applicano, con gli opportuni adattamenti e fatte salve le pertinenti disposizioni dei trattati, alle direttive e alle decisioni.
C. Forma delle decisioni di cui all'articolo 25 del TUE
Tali decisioni recano il titolo «decisione del Consiglio», un numero d'ordine (anno/numero/PESC), la data di adozione e l'indicazione dell'oggetto.
(1) Questo paragrafo riprende l'articolo 237 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (di seguito «TFUE»).
(2) Questo paragrafo riprende la lettera b) dell'articolo unico del protocollo sulle sedi delle istituzioni e di determinati organi, organismi e servizi dell'Unione europea.
(3) Questo paragrafo riprende l'articolo 1 della decisione del Consiglio europeo del 1 dicembre 2009 sull'esercizio della presidenza del Consiglio (GU L 315 del 2.12.2009, pag. 50).
(4) Queste due frasi riprendono, adattandolo, l'articolo 16, paragrafo 6, primo comma, del trattato sull'Unione europea (di seguito «TUE») e l'articolo 236, lettera a), del TFUE
(5) Queste due frasi riprendono l'articolo 16, paragrafo 6, secondo comma, del TUE.
(6) Questo paragrafo riprende l'articolo 3, prima frase, della decisione del Consiglio europeo del 1 dicembre 2009 sull'esercizio della presidenza del Consiglio.
(7) Questa frase riprende l'articolo 16, paragrafo 6, terzo comma, del trattato UE
(8) Cfr. la dichiarazione a) che segue:
a)
In riferimento all'articolo 2, paragrafo 5, secondo comma
«Quando il Consiglio “Affari generali” è convocato per trattare questioni di politica commerciale comune, il suo presidente si fa sostituire dalla presidenza semestrale come previsto all'articolo 2, paragrafo 5, secondo comma.».
(9) Cfr. la dichiarazione b) che segue:
b)
In riferimento all'articolo 2, paragrafo 6
«Il programma di diciotto mesi includerà una parte introduttiva generale che colloca il programma nel contesto degli orientamenti strategici a più lungo termine dell'Unione. Le tre presidenze incaricate di preparare il progetto di programma di diciotto mesi consulteranno le tre presidenze successive riguardo a tale parte, nel quadro delle “adeguate consultazioni” di cui al paragrafo 6 , terza frase. Il progetto di programma di diciotto mesi dovrebbe riguardare anche, tra l'altro, i punti pertinenti scaturiti dal dialogo sulle priorità politiche per l'anno in questione, svolto su iniziativa della Commissione.».
(10) Cfr. le dichiarazioni c) e d) che seguono:
c)
In riferimento all'articolo 3, paragrafi 1 e 2
«Il presidente si adopera per garantire che, in linea di massima, l'ordine del giorno provvisorio di ciascuna sessione del Consiglio dedicata all'attuazione delle disposizioni del titolo del TFUE relativo allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, nonché la documentazione relativa ai punti che vi figurano pervengano ai membri del Consiglio almeno ventuno giorni prima dell'inizio della sessione stessa.»
d)
In riferimento agli articoli 1 e 3
«Fatto salvo l'articolo 30, paragrafo 2, del TUE, conformemente al quale, nei casi che richiedono una decisione rapida, una riunione straordinaria del Consiglio può essere convocata entro un termine molto breve, il Consiglio è consapevole dell'esigenza che le questioni di politica estera e di sicurezza comune siano trattate in maniera rapida ed efficace. Le disposizioni di cui all'articolo 3 non impediscono il soddisfacimento di tale esigenza.».
(11) Questo comma riprende l'articolo 4, ultima frase, del protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali nell'Unione europea.
(12) Questa frase riprende l'articolo 16, paragrafo 8, prima frase, del TUE.
(13) Questo paragrafo riprende l'articolo 239 del TFUE.
(14) Cfr. la dichiarazione e) che segue:
e)
in riferimento all'articolo 12, paragrafo 2, lettere a), b) e c)
«Conformemente alla prassi costante del Consiglio, il termine da fissare sarà di norma di tre giorni lavorativi.».
(15) Cfr. la dichiarazione f) che segue:
f)
in riferimento all'articolo 12, paragrafo 2, lettera d)
«Il Consiglio rammenta che la rete COREU deve essere utilizzata conformemente alle conclusioni del Consiglio del 12 giugno 1995 (doc. 7896/95), relative ai metodi di lavoro del Consiglio.».
(16) Cfr. la dichiarazione g) che segue:
g)
In riferimento all'articolo 16 e all'allegato IV
«Il Consiglio conviene che le disposizioni di cui all'articolo 16 e all'allegato IV sono applicabili agli atti per l'adozione dei quali taluni membri del Consiglio, in applicazione dei trattati, non possono partecipare alla votazione. Tuttavia le presenti disposizioni non riguardano il caso in cui si applica l'articolo 7 del TUE.
Per quanto riguarda il primo caso di applicazione delle disposizioni relative alla cooperazione rafforzata , il Consiglio esaminerà, sulla scorta dell'esperienza acquisita in altri settori, gli eventuali adeguamenti da apportare all'articolo 16 e all'allegato IV del regolamento interno.».
(17) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.
(18) Queste disposizioni lasciano impregiudicato il ruolo del comitato economico e finanziario quale risulta dall'articolo 134 del TFUE e dalle relative decisioni esistenti del Consiglio (GU L 358 del 31.12.1998, pag. 109 e GU L 5 del 9.1.1999, pag. 71)
(19) Cfr. la dichiarazione h) che segue:
h)
In riferimento all'articolo 19, paragrafo 1
«Il Coreper vigila sulla coerenza e sul rispetto dei principi di cui al paragrafo 1, in particolare per i fascicoli la cui materia è trattata in altre sedi.».
(20) Cfr. la dichiarazione i) che segue:
i)
In riferimento all'articolo 19, paragrafo 7
«Se un membro del Consiglio considera che un progetto di decisione di procedura sottoposta per adozione al Coreper conformemente all'articolo 19, paragrafo 7, dia luogo a una questione di merito, il progetto di decisione verrà sottoposto al Consiglio.».
(21) Queste disposizioni lasciano impregiudicato il ruolo del comitato economico e finanziario quale risulta dall'articolo 134 del TFUE e dalle relative decisioni esistenti del Consiglio (GU L 358 del 31.12.1998, pag. 109 e GU L 5 del 9.1.1999, pag. 71).
(22) Cfr. la dichiarazione j) che segue:
j)
In riferimento all'articolo 21
«Le relazione dei gruppi di lavoro e gli altri documenti che fungono da base per le deliberazioni del Coreper dovrebbero essere inviati alle delegazioni entro termini che ne consentano l'esame.».
(23) Cfr. la dichiarazione k) che segue:
k)
In riferimento all'articolo 22
«Il servizio giuridico del Consiglio è altresì incaricato di assistere gli Stati membri all'origine di una iniziativa ai sensi dell'articolo 76, lettera b), del TFUE , segnatamente al fine di verificare la qualità redazionale di dette iniziative, qualora una siffatta assistenza sia richiesta dallo Stato membro in questione.».
Cfr. la dichiarazione l) che segue:
l)
In riferimento all'articolo 22
«I membri del Consiglio formulano le loro osservazioni sulle proposte di codificazione ufficiale dei testi legislativi entro trenta giorni lavorativi successivi alla diffusione delle proposte stesse da parte del segretario generale.
I membri del Consiglio assicurano che l'esame delle disposizioni di una proposta di rifusione di testi legislativi riprese dall'atto precedente senza modifiche sostanziali si svolga conformemente ai principi previsti per l'esame delle proposte di codificazione.».
(24) GU C 73 del 17.3.1999, pag. 1.
(25) Il paragrafo 1 e il paragrafo 2, primo comma, riprendono l'articolo 240, paragrafo 2, del TFUE.
(26) Questa formazione è istituita dall'articolo 16, paragrafo 6, secondo comma, del TUE.
(27) Questa formazione è istituita dall'articolo 16, paragrafo 6, terzo comma, del TUE.
(28) Compreso il bilancio.
(29) Compresa la protezione civile.
(30) Compreso il turismo.
(31) Compresi gli audiovisivi.
(32) Cfr. la dichiarazione m) che segue:
m)
In riferimento all'allegato I, secondo comma
«La Presidenza strutturerà gli ordini del giorno del Consiglio in maniera tale da agevolare la partecipazione dei rappresentanti nazionali interessati raggruppando punti dell'ordine del giorno correlati fra loro, in particolare nel caso in cui una determinata formazione del Consiglio debba trattare gruppi di temi chiaramente delineabili.».
(33) GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1.
(34) Cfr. la dichiarazione n) che segue:
n)
In riferimento all'allegato IV, paragrafo 1, lettera h)
«Il Consiglio conferma che la regola attuale secondo cui i testi che servono come base alle sue deliberazioni sono redatti in tutte le lingue continuerà ad applicarsi.».
(35) Cfr. la dichiarazione o) che segue:
o)
In riferimento all'allegato VI, sezione A, paragrafo 4, lettera a), punto ii)
«Il Consiglio rammenta che, nei casi in cui i trattati prevedono che un atto non sia applicabile a tutti o in tutti gli Stati membri, è necessario evidenziarne chiaramente l'applicazione territoriale nella motivazione e nel contenuto dell'atto stesso.».
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Regolamento interno del Consiglio dell’Unione europea
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO INTERNO?
Il regolamento interno fornisce le disposizioni che regolano i procedimenti del Consiglio dell’Unione europea (il Consiglio). Il potere di adottare il proprio regolamento interno gli è conferito dall’articolo 240, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. L’allegato III viene modificato per riflettere i cambiamenti nelle cifre riguardanti la popolazione dei paesi dell’Unione europea al fine di adempiere a tutti gli obblighi procedurali riguardanti la votazione a maggioranza qualificata all’interno del Consiglio. Le norme sono state inoltre modificate in modo più sostanziale una volta — nel 2014 (decisione 2014/692/UE, Euratom) — per quanto riguarda i voti a maggioranza qualificata.
PUNTI CHIAVE
Il Consiglio è l’istituzione dell’Unione europea (Unione) in cui si incontrano i rappresentanti dei paesi dell’Unione. Ciascun paese dell’Unione è rappresentato da un rappresentante a livello ministeriale che può impegnare il governo di quello Stato. Insieme al Parlamento europeo, il Consiglio esercita funzioni legislative. Adotta gli atti legislativi, secondo la procedura legislativa ordinaria o speciale. Il Consiglio, insieme al Parlamento europeo esercita funzioni di bilancio. Infine, il Consiglio esegue funzioni politiche e di coordinamento.
Le formazioni del ConsiglioIl Consiglio si riunisce con dieci diverse formazioni, a seconda dell’area politica che viene discussa. Con l’eccezione di due formazioni (Consiglio Affari generali e Consiglio Affari esteri), il mandato di ciascuna formazione non è determinato dai Trattati e segue dalla pratica.Il Consiglio Affari generali assicura la coerenza dei lavori delle varie formazioni del Consiglio. Prepara le riunioni del Consiglio europeo. È responsabile del coordinamento generale delle politiche, delle questioni istituzionali e amministrative, dei fascicoli orizzontali con implicazioni per diverse politiche dell’Unione.Il Consiglio Affari esteri è responsabile dell’azione esterna dell’Unione, inclusa la politica estera e di sicurezza comune, politica di sicurezza e difesa comune, la politica commerciale comune, la cooperazione allo sviluppo e gli aiuti umanitari.La presidenza del Consiglio dell’Unione europeaLa presidenza del Consiglio, ad eccezione della formazione Affari esteri, è esercitata da gruppi predeterminati di tre paesi dell’Unione per un periodo di diciotto mesi. Ciascun membro del gruppo esercita a turno la presidenza di tutte le formazioni del Consiglio, ad eccezione della formazione Affari esteri, per un periodo di sei mesi. Il gruppo di tre paesi dell’Unione prepara un progetto di programma delle attività del Consiglio per detto periodo, che viene approvato dal Consiglio Affari generali dopo aver tenuto un dibattito pubblico su di esso. Il Consiglio Affari esteri ha un presidente permanente: l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. L’alto rappresentante può farsi sostituire dal rappresentante del paese dell’Unione che esercita la presidenza del Consiglio. Normalmente è il caso in cui il Consiglio è convocato per discutere questioni di politica commerciale comune. La presidenza è la forza trainante nello svolgimento dei lavori del Consiglio.Coreper, comitati e gruppi di lavoroIl Consiglio è sostenuto dal comitato dei rappresentanti permanenti dei governi dei paesi dell’Unione (Coreper) e da oltre 150 gruppi di lavoro e comitati specializzati che formano gli organi preparatori del Consiglio. Il Coreper prepara i lavori per tutte le riunioni del Consiglio e svolge i compiti assegnatigli dal Consiglio. Il Coreper 2 è composto dai rappresentanti permanenti, mentre il Coreper 1 è composto dai rappresentanti permanenti aggiunti. Il Coreper:vigila sulla coerenza delle politiche e delle azioni dell’Unione europea e sul rispetto dei principi di legalità, sussidiarietà, proporzionalità delle norme che fissano i poteri delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell’Unione, e delle norme procedurali, di trasparenza e di qualità redazionale;esamina in anticipo tutti i punti all’ordine del giorno di una riunione del Consiglio e assicura la preparazione di ciascun fascicolo per il Consiglio;per ciascun fascicolo, cerca di trovare un accordo al proprio livello, che sarà sottoposto all’adozione del Consiglio;può istituire comitati o gruppi di lavoro per assolvere compiti di preparazione o di studio;può adottare una serie di decisioni di procedura, ad esempio la decisione di tenere una sessione del Consiglio in un luogo diverso da Bruxelles o Lussemburgo, la decisione di ricorrere alla procedura scritta ecc.Funzionamento del ConsiglioIl Consiglio ha sede a Bruxelles, ma tiene le sessioni a Lussemburgo in aprile, giugno e ottobre. Le sessioni del Consiglio sono convocate dal presidente su sua iniziativa, o su richiesta di uno dei suoi membri o della Commissione europea. Il presidente definisce l’ordine del giorno per ciascuna delle riunioni del Consiglio. Il quorum deve essere verificato prima di una votazione. Viene raggiunto se la maggioranza dei membri del Consiglio è fisicamente presente. Il Consiglio vota su iniziativa del suo presidente. Inoltre il presidente apre una procedura di voto su iniziativa di un membro o della Commissione, a condizione che la maggioranza dei membri del Consiglio lo decida.Voto a maggioranza qualificata (VMQ)
Il 1o novembre 2014 è stata introdotta una nuova procedura di VMQ, la regola della «doppia maggioranza».Quando il Consiglio vota su una proposta della Commissione o dell’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, viene raggiunta la maggioranza qualificata se sono soddisfatte due condizioni:il 55 % dei membri del Consiglio vota a favore, vale a dire 15 su 27 (dal momento del ritiro del Regno Unito dall’Unione);la proposta è sostenuta dai membri del Consiglio che rappresentano almeno il 65 % della popolazione dell’Unione. Quando il Consiglio non delibera su proposta della Commissione o dell’alto rappresentante, viene adottata una decisione se:vota a favore il 72 % dei membri del Consiglio; ei membri che votano a favore rappresentano almeno rappresentano almeno il 65 % della popolazione dell’Unione.Trasparenza e pubblicazione degli atti del ConsiglioLe deliberazioni e le votazioni sono sempre pubbliche La prima deliberazione del Consiglio su importanti nuove proposte non legislative contenenti norme giuridicamente vincolanti in o per i paesi dell’Unione è aperta al pubblico. Il Consiglio tiene dibattiti pubblici concernenti questioni importanti che riguardano gli interessi dell’Unione e dei suoi cittadini, su decisione del Consiglio o del Coreper. Il Consiglio tiene inoltre numerosi dibattiti pubblici sulle politiche. Gli atti legislativi devono essere pubblicati nella Gazzetta ufficiale (GU), così come i regolamenti e le direttive rivolti a tutti i paesi dell’Unione, le decisioni che non specificano a chi sono indirizzati, gli accordi internazionali conclusi dall’Unione. L’articolo 17 del regolamento interno elenca altri atti che devono essere pubblicati nella GU, compresi i casi in cui il Consiglio o il Coreper lo decidono.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO INTERNO?
Viene applicato dal 1o dicembre 2009.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Il Consiglio dell’Unione europea
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione 2009/937/UE del Consiglio, del 1o dicembre 2009, relativa all’adozione del suo regolamento interno (GU L 325 dell’11.12.2009, pag. 35).
Le successive modifiche alla decisione 2009/937/UE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (UE) 2020/430 del Consiglio, del 23 marzo 2020, recante deroga temporanea al regolamento interno del Consiglio alla luce delle difficoltà di viaggio dovute alla pandemia di COVID-19 nell’Unione (GU L 88I del 24.3.2020, pag. 1). |
Sicurezza degli impianti nucleari
L'Unione europea ha pubblicato una direttiva volta a garantire la sicurezza degli impianti nucleari (centrali nucleari, impianti di arricchimento o di ritrattamento ecc.). L'obiettivo è quello di proteggere la popolazione e i lavoratori dai rischi che essi presentano.
ATTO
Direttiva 2009/71/Euratom del Consiglio, del 25 giugno 2009, che istituisce un quadro comunitario per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari.
SINTESI
L'Unione europea ha pubblicato una direttiva volta a garantire la sicurezza degli impianti nucleari (centrali nucleari, impianti di arricchimento o di ritrattamento ecc.). L'obiettivo è quello di proteggere la popolazione e i lavoratori dai rischi che essi presentano.
CHE COSA FA LA PRESENTE DIRETTIVA?
La direttiva stabilisce un quadro europeo per mantenere e promuovere il miglioramento continuo della sicurezza nucleare e della sua regolamentazione. Essa si pone un obiettivo di sicurezza ambizioso per tutta l'UE al fine di prevenire gli incidenti ed evitare i rifiuti radioattivi provenienti dagli impianti nucleari.
PUNTI CHIAVE
Obblighi spettanti ai paesi dell'UE
Definire il quadro nazionale per la sicurezza degli impianti nucleari.
Istituire un'autorità di sicurezza nazionale indipendente incaricata di supervisionare le attività degli operatori dell'energia nucleare.
Effettuare una valutazione iniziale della sicurezza prima di costruire un impianto nucleare e verificare nuovamente la sicurezza degli impianti almeno ogni dieci anni.
Garantire ai lavoratori e alla popolazione l'accesso a informazioni trasparenti sugli impianti nucleari, sia durante il normale funzionamento che in caso di incidenti.
Organizzare delle autovalutazioni periodiche del quadro nazionale e delle autorità di regolamentazione ogni dieci anni.
Richiedere una valutazione inter pares su questioni specifiche di sicurezza da realizzare ogni sei anni da parte delle autorità di sicurezza dei paesi dell'UE, facendo appello al gruppo dei regolatori europei in materia di sicurezza nucleare (European Nuclear Safety Regulator Group, ENSREG) e sfruttando l'esperienza dell'Associazione dei regolatori nucleari dell'Europa occidentale (Western European Nuclear Regulators Association, WENRA); la prima valutazione sarà eseguita nel 2017.
Prevedere una struttura organizzativa all'interno del quadro nazionale per prepararsi alle situazioni e agli interventi di emergenza sul posto.
Responsabilità delle altre parti interessate
Il titolare dell'autorizzazione è il primo responsabile in materia di sicurezza nucleare; non può in alcun caso delegare tale responsabilità e deve occuparsi della valutazione e del miglioramento continuo della sicurezza nucleare degli impianti.
La direttiva sottolinea l'importanza del fattore umano nella promozione di una cultura di sicurezza nucleare e quindi la necessità un'educazione e una formazione ininterrotte del personale incaricato della sicurezza degli impianti.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva 2009/71/Euratom è entrata in vigore il 22 luglio 2009 e la direttiva 2014/87/Euratom il 14 agosto 2014.
CONTESTO
Nel 2009 è stato adottato un quadro in grado di garantire la sicurezza nucleare all'interno dell'UE. In seguito all'incidente di Fukushima del 2011, la Commissione ha condotto una campagna di valutazione dei rischi e della sicurezza delle centrali nucleari di tutta l'UE e, sulla base di tali test, ha proposto il miglioramento della regolamentazione vigente.
Ulteriori informazioni sono disponibili sui siti web dell'ENSREG e dell'Associazione dei regolatori nucleari.
Si vedano inoltre la scheda «
Sicurezza nucleare
» sul sito della direzione generale dell'Energia della Commissione europea, il comunicato stampa della Commissione europea sulla nuova direttiva UE relativa alla sicurezza nucleare e il comunicato stampa del Consiglio sull'adozione di tale direttiva.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
Direttiva 2009/71/Euratom
22.7.2009
22.7.2011
GU L 172 del 2.7.2009, pag. 18-22
Direttiva 2014/87/Euratom
14.8.2014
15.8.2017
GU L 219 del 25.7.2014, pag. 42-52 | DIRETTIVA 2009/71/EURATOM DEL CONSIGLIO
del 25 giugno 2009
che istituisce un quadro comunitario per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica, in particolare gli articoli 31 e 32,
vista la proposta della Commissione, elaborata previo parere di un gruppo di personalità designate dal comitato scientifico e tecnico fra gli esperti scientifici degli Stati membri, e previa consultazione del Comitato economico e sociale europeo (1),
visto il parere del Parlamento europeo (2),
considerando quanto segue:
(1)
Ai sensi dell’articolo 2, lettera b), del trattato, devono essere stabilite norme di sicurezza uniformi per la protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori.
(2)
L’articolo 30 del trattato prevede l’adozione nella Comunità di norme fondamentali relative alla protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione contro i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti.
(3)
La direttiva 96/29/Euratom del Consiglio, del 13 maggio 1996, che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti (3), fissa le norme fondamentali in materia di sicurezza. Le disposizioni di tale direttiva sono state integrate da una normativa più specifica.
(4)
Come riconosciuto dalla Corte di giustizia delle Comunità europee («Corte di giustizia») nella sua giurisprudenza (4), la Comunità possiede competenze, ripartite con gli Stati membri, in settori regolati dalla convenzione sulla sicurezza nucleare (5).
(5)
Come riconosciuto dalla Corte di giustizia nella sua giurisprudenza, le disposizioni del capo 3 del trattato, relative alla protezione sanitaria, formano un complesso coerente che attribuisce alla Commissione competenze piuttosto estese per la protezione della popolazione e dell’ambiente contro i rischi di contaminazione nucleare.
(6)
Come riconosciuto dalla Corte di giustizia nella sua giurisprudenza, il compito di stabilire norme di sicurezza uniformi per la protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori, imposto alla Comunità dall’articolo 2, lettera b), del trattato, non significa che, una volta che tali norme siano state stabilite, uno Stato membro non possa prevedere misure di protezione più stringenti.
(7)
La decisione 87/600/Euratom del Consiglio, del 14 dicembre 1987, concernente le modalità comunitarie di uno scambio rapido d’informazioni in caso di emergenza radioattiva (6), ha istituito un quadro per la notifica e la trasmissione di informazioni che gli Stati membri devono utilizzare per proteggere la popolazione in caso di emergenza radiologica. La direttiva 89/618/Euratom del Consiglio, del 27 novembre 1989, concernente l’informazione della popolazione sui provvedimenti di protezione sanitaria applicabili e sul comportamento da adottare in caso di emergenza radioattiva (7), impone agli Stati membri l’obbligo di informare la popolazione in caso di emergenza radiologica.
(8)
La responsabilità nazionale degli Stati membri per quanto concerne la sicurezza nucleare degli impianti nucleari costituisce il principio fondamentale, sancito dalla convenzione sulla sicurezza nucleare, in base al quale la comunità internazionale ha elaborato la regolamentazione in materia di sicurezza nucleare. La presente direttiva dovrebbe rafforzare il detto principio della responsabilità nazionale e quello della responsabilità primaria per la sicurezza nucleare di un impianto nucleare, che spetta al titolare della licenza sotto il controllo della sua autorità di regolamentazione nazionale competente, e dovrebbe potenziare il ruolo e l’indipendenza delle autorità di regolamentazione competenti.
(9)
Ogni Stato membro può stabilire il proprio mix energetico in base alle politiche nazionali in materia.
(10)
Nel definire il quadro nazionale appropriato ai sensi della presente direttiva si terrà conto delle specificità nazionali.
(11)
Gli Stati membri hanno già attuato misure che consentono loro di raggiungere un elevato livello di sicurezza nucleare nella Comunità.
(12)
Benché la presente direttiva riguardi principalmente la sicurezza nucleare degli impianti nucleari, è importante altresì garantire la gestione sicura del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, anche nelle strutture per lo stoccaggio e lo smaltimento.
(13)
Gli Stati membri dovrebbero valutare, ove appropriato, i pertinenti principi fondamentali di sicurezza definiti dall’Agenzia internazionale dell’energia atomica (8), che dovrebbero costituire un quadro di prassi cui gli Stati membri dovrebbero attenersi nell’attuazione della presente direttiva.
(14)
È utile basarsi sul processo grazie al quale le autorità nazionali in materia di sicurezza degli Stati membri che possiedono impianti nucleari nel loro territorio hanno collaborato nell’ambito della WENRA (Western European Nuclear Regulators’ Association) e hanno definito vari livelli di sicurezza di riferimento per i reattori.
(15)
A seguito dell’invito del Consiglio di istituire un gruppo ad alto livello in ambito UE, contenuto nelle conclusioni dell’8 maggio 2007 relative alla sicurezza nucleare e alla gestione sicura del combustibile nucleare irraggiato e dei rifiuti radioattivi, la decisione 2007/530/Euratom della Commissione, del 17 luglio 2007, relativa all’istituzione del gruppo europeo ad alto livello sulla sicurezza nucleare e la sicurezza della gestione dei residui (9), ha istituito il gruppo dei regolatori europei in materia di sicurezza nucleare (ENSREG), al fine di contribuire al conseguimento degli obiettivi della Comunità in materia di sicurezza nucleare.
(16)
È opportuno definire una struttura unica per le relazioni che gli Stati membri devono presentare alla Commissione sull’applicazione della presente direttiva. Data la vasta esperienza dei suoi membri, l’ENSREG potrebbe apportare un valido contributo in tal senso, favorendo così la consultazione e la cooperazione delle autorità di regolamentazione nazionali.
(17)
Come indicato nel verbale del 20 novembre 2008, l’ENSREG ha adottato, nella quinta riunione del 15 ottobre 2008, dieci principi cui attenersi per la stesura di una direttiva sulla sicurezza nucleare.
(18)
Progressi in materia di tecnologia nucleare, insegnamenti tratti dall’esperienza operativa e dalle ricerche sulla sicurezza, nonché miglioramenti dei quadri normativi potrebbero contribuire a migliorare ulteriormente la sicurezza. Conformemente all’impegno assunto di mantenere e migliorare la sicurezza, gli Stati membri dovrebbero tener conto di tali fattori nell’ampliare i loro programmi di energia nucleare o nel decidere di usare l’energia nucleare per la prima volta.
(19)
Una solida cultura della sicurezza all’interno degli impianti nucleari costituisce uno dei principi fondamentali della gestione della sicurezza necessari ai fini di un esercizio sicuro.
(20)
Il mantenimento e l’ulteriore sviluppo dell’esperienza e delle competenze in materia di sicurezza nucleare dovrebbero basarsi tra l’altro su un processo di apprendimento dall’esperienza operativa precedente nonché di ricorso agli sviluppi in metodologia e scienza, a seconda dei casi.
(21)
In passato, taluni Stati membri hanno effettuato autovalutazioni in stretto collegamento con le valutazioni inter pares internazionali svolte sotto l’egida dell’AIEA come missioni del gruppo internazionale per la revisione normativa o del servizio di esame regolatorio integrato. Tali autovalutazioni sono state effettuate dagli Stati membri e tali missioni sono state invitate su base volontaria, in uno spirito di apertura e trasparenza. Le autovalutazioni e le correlate valutazioni inter pares delle infrastrutture legislative, regolatorie e organizzative dovrebbero mirare a rafforzare e potenziare il quadro nazionale degli Stati membri, ferme restando le competenze di questi ad assicurare la sicurezza nucleare degli impianti nucleari presenti nel loro territorio. Le autovalutazioni seguite dalle valutazioni inter pares internazionali non sono né ispezioni né controlli, bensì meccanismi di apprendimento reciproco che accettano approcci diversi all’organizzazione e alle prassi di una autorità di regolamentazione competente e tengono nel contempo presenti gli aspetti regolamentari, tecnici e politici di uno Stato membro che concorrono a un sistema solido di sicurezza nucleare. Le valutazioni inter pares internazionali dovrebbero essere considerate un’occasione per scambiarsi esperienze professionali e condividere insegnamenti tratti e buone prassi, in uno spirito di apertura e di cooperazione basato sui consigli dei pari piuttosto che su controlli o giudizi. Riconoscendo che sono necessarie flessibilità e pertinenza per quanto riguarda i diversi sistemi esistenti negli Stati membri, uno Stato membro dovrebbe essere libero di decidere i segmenti del suo sistema da assoggettare alla valutazione specifica inter pares convocata, al fine di migliorare costantemente la sicurezza nucleare.
(22)
Conformemente al punto 34 dell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio» (10), gli Stati membri sono incoraggiati a redigere e a rendere pubblici, nell’interesse proprio e della Comunità, prospetti indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra la presente direttiva e i provvedimenti di recepimento,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO 1
OBIETTIVI, DEFINIZIONI E AMBITO DI APPLICAZIONE
Articolo 1
Obiettivi
La presente direttiva ha i seguenti obiettivi:
a)
stabilire un quadro comunitario al fine di mantenere e promuovere il continuo miglioramento della sicurezza nucleare e della relativa regolamentazione;
b)
assicurare che gli Stati membri adottino adeguati provvedimenti in ambito nazionale per un elevato livello di sicurezza nucleare al fine di proteggere i lavoratori e la popolazione dai pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti degli impianti nucleari.
Articolo 2
Ambito di applicazione
1. La presente direttiva si applica a qualsiasi impianto nucleare civile che operi in base a licenza rilasciata ai sensi dell’articolo 3, paragrafo 4, in tutte le fasi contemplate dalla licenza stessa.
2. La presente direttiva non osta a che gli Stati membri adottino misure di sicurezza più rigorose nel settore da essa contemplato, in conformità del diritto comunitario.
3. La presente direttiva integra le norme fondamentali di cui all’articolo 30 del trattato per quanto attiene alla sicurezza nucleare degli impianti nucleari e fa salva la direttiva 96/29/Euratom.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
1)
«impianto nucleare»:
a)
un impianto di arricchimento, un impianto di fabbricazione di combustibile nucleare, una centrale nucleare, un impianto di riprocessamento, un reattore di ricerca, una struttura per lo stoccaggio del combustibile irraggiato; e
b)
strutture per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi ubicate nello stesso sito e direttamente connesse agli impianti nucleari di cui alla lettera a);
2)
«sicurezza nucleare» il conseguimento di adeguate condizioni di esercizio, la prevenzione di incidenti e l’attenuazione delle loro conseguenze, al fine di assicurare la protezione dei lavoratori e della popolazione dai pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti degli impianti nucleari;
3)
«autorità di regolamentazione competente» l’autorità o il sistema di autorità designati in uno Stato membro nel campo della regolamentazione della sicurezza nucleare degli impianti nucleari di cui all’articolo 5;
4)
«licenza» qualsiasi documento avente valore legale rilasciato sotto la giurisdizione di uno Stato membro per conferire la responsabilità in materia di localizzazione, progettazione, costruzione, messa in funzione ed esercizio o disattivazione di un impianto nucleare;
5)
«titolare della licenza» la persona fisica o giuridica avente la responsabilità generale di un impianto nucleare come specificato in una licenza.
CAPO 2
OBBLIGHI
Articolo 4
Quadro legislativo, regolamentare e organizzativo
1. Gli Stati membri istituiscono e mantengono un quadro legislativo, normativo e organizzativo nazionale («quadro nazionale») per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari che attribuisce le responsabilità e prevede il coordinamento tra gli organismi statali competenti. Il quadro nazionale stabilisce le responsabilità per quanto riguarda:
a)
l’adozione di requisiti nazionali di sicurezza nucleare. La determinazione delle modalità di adozione e dei relativi strumenti di applicazione restano di competenza degli Stati membri;
b)
la predisposizione di un sistema di concessione di licenze e di divieto di esercizio degli impianti nucleari senza licenza;
c)
la predisposizione di un sistema di supervisione della sicurezza nucleare;
d)
azioni di di garanzia dell’esecuzione, comprese la sospensione dell’esercizio e la modifica o revoca di una licenza.
2. Gli Stati membri provvedono affinché il quadro nazionale sia conservato e migliorato, se del caso, tenendo conto dell’esperienza operativa, delle conoscenze acquisite con le analisi di sicurezza degli impianti nucleari in funzionamento, dello sviluppo della tecnologia e dei risultati delle ricerche di sicurezza, ove disponibili e pertinenti.
Articolo 5
Autorità di regolamentazione competente
1. Gli Stati membri istituiscono e forniscono i mezzi a un’autorità di regolamentazione competente in materia di sicurezza nucleare degli impianti nucleari.
2. Gli Stati membri garantiscono che l’autorità di regolamentazione competente sia funzionalmente separata da ogni altro organismo o organizzazione coinvolto nella promozione o nell’utilizzazione dell’energia nucleare, compresa la produzione di energia elettrica, al fine di assicurare l’effettiva indipendenza da ogni influenza indebita sul suo processo decisionale regolatorio.
3. Gli Stati membri provvedono affinché l’autorità di regolamentazione competente sia dotata dei poteri giuridici e delle risorse umane e finanziarie necessari per adempiere ai suoi obblighi in relazione al quadro nazionale di cui all’articolo 4, paragrafo 1, attribuendo la debita priorità alla sicurezza. Ciò comprende i poteri e le risorse per:
a)
richiedere al titolare della licenza di conformarsi ai requisiti nazionali di sicurezza nucleare e ai termini della pertinente licenza;
b)
richiedere la dimostrazione di detta conformità, comprese le prescrizioni previste all’articolo 6, paragrafi da 2 a 5;
c)
verificare tale conformità mediante valutazioni e ispezioni regolatorie; e
d)
procedere ad azioni di garanzia dell’esecuzione regolatoria, compresa la sospensione dell’esercizio di un impianto nucleare in conformità delle condizioni definite nel quadro nazionale di cui all’articolo 4, paragrafo 1.
Articolo 6
Titolari delle licenze
1. Gli Stati membri provvedono affinché la responsabilità primaria per la sicurezza degli impianti nucleari resti in capo ai titolari delle licenze. Tale responsabilità non può essere delegata.
2. Gli Stati membri provvedono affinché il quadro nazionale vigente imponga ai titolari delle licenze, sotto la supervisione dell’autorità di regolamentazione competente, di valutare e verificare periodicamente nonché di migliorare costantemente, nella misura ragionevolmente possibile, la sicurezza nucleare dei loro impianti nucleari in modo sistematico e verificabile.
3. Le valutazioni di cui al paragrafo 2 includono l’accertamento dell’esistenza di misure per la prevenzione di incidenti e per la mitigazione delle relative conseguenze, compresa la verifica delle barriere fisiche e delle procedure amministrative di protezione adottate dal titolare della licenza il cui mancato funzionamento causerebbe per i lavoratori e la popolazione esposizioni significative alle radiazioni ionizzanti.
4. Gli Stati membri provvedono affinché il quadro nazionale vigente imponga ai titolari delle licenze di istituire e attuare sistemi di gestione che attribuiscano la dovuta priorità alla sicurezza nucleare e che siano regolarmente controllati dall’autorità di regolamentazione competente.
5. Gli Stati membri provvedono affinché il quadro nazionale vigente imponga ai titolari delle licenze di prevedere e mantenere adeguate risorse finanziarie e umane per adempiere ai loro obblighi, di cui ai paragrafi da 1 a 4, per quanto riguarda la sicurezza nucleare degli impianti nucleari.
Articolo 7
Esperienza e competenze in materia di sicurezza
Gli Stati membri provvedono affinché il quadro nazionale vigente imponga a tutte le parti di prendere misure per l’istruzione e la formazione del personale che ha responsabilità in materia di sicurezza nucleare degli impianti nucleari, al fine di mantenere ed accrescere l’esperienza e le competenze in materia di sicurezza nucleare.
Articolo 8
Informazione del pubblico
Gli Stati membri provvedono affinché le informazioni riguardanti la regolamentazione della sicurezza nucleare siano rese accessibili ai lavoratori e al pubblico. Sono altresì tenuti a provvedere affinché l’autorità di regolamentazione competente informi il pubblico nei settori di sua competenza. Le informazioni sono rese accessibili al pubblico conformemente alle legislazioni nazionali e agli obblighi internazionali, purché ciò non pregiudichi altri interessi, quali, in particolare, la sicurezza, riconosciuti dalle legislazioni nazionali o da obblighi internazionali.
Articolo 9
Relazioni
1. Gli Stati membri trasmettono alla Commissione una relazione sull’attuazione della presente direttiva per la prima volta entro il 22 luglio 2014 e, successivamente, ogni tre anni, approfittando dei cicli previsti dalla Convenzione sulla sicurezza nucleare riguardo a riesame e relazioni.
2. In base alle relazioni degli Stati membri, la Commissione presenta al Consiglio e al Parlamento europeo una relazione sui progressi realizzati nell’attuazione della presente direttiva.
3. Gli Stati membri dispongono, almeno ogni dieci anni, autovalutazioni periodiche del loro quadro nazionale e delle loro autorità di regolamentazione nazionali competenti e invitano un riesame internazionale inter pares i pertinenti segmenti del loro quadro nazionale e/o autorità nazionali, al fine di migliorare continuamente la sicurezza nucleare. I risultati dei riesami inter pares, ove disponibili, sono trasmessi agli Stati membri e alla Commissione.
CAPO 3
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 10
Attuazione
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 22 luglio 2011. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all’atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle principali disposizioni di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva, nonché ogni loro successiva modificazione ed integrazione.
Articolo 11
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Articolo 12
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Lussemburgo, addì 25 giugno 2009.
Per il Consiglio
Il presidente
L. MIKO
(1) Parere del 10 giugno 2009 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) Parere del Parlamento europeo del 22 aprile 2009 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 159 del 29.6.1996, pag. 1.
(4) Cause C-187/87 (Racc. 1988, pag. 5013), C-376/90 (Racc. 1992, pag. I-6153) e C-29/99 (Racc. 2002, pag. I-11221).
(5) GU L 318 dell’11.12.1999, pag. 21.
(6) GU L 371 del 30.12.1987, pag. 76.
(7) GU L 357 del 7.12.1989, pag. 31.
(8) Principi fondamentali di sicurezza dell’AIEA: Fundamental safety principles, IAEA Safety Standard Series No SF-1 (2006).
(9) GU L 195 del 27.7.2007, pag. 44.
(10) GU C 321 del 31.12.2003, pag. 1.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA 2009/71/EURATOM DEL CONSIGLIO
del 25 giugno 2009
che istituisce un quadro comunitario per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica, in particolare gli articoli 31 e 32,
vista la proposta della Commissione, elaborata previo parere di un gruppo di personalità designate dal comitato scientifico e tecnico fra gli esperti scientifici degli Stati membri, e previa consultazione del Comitato economico e sociale europeo (1),
visto il parere del Parlamento europeo (2),
considerando quanto segue:
(1)
Ai sensi dell’articolo 2, lettera b), del trattato, devono essere stabilite norme di sicurezza uniformi per la protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori.
(2)
L’articolo 30 del trattato prevede l’adozione nella Comunità di norme fondamentali relative alla protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione contro i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti.
(3)
La direttiva 96/29/Euratom del Consiglio, del 13 maggio 1996, che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti (3), fissa le norme fondamentali in materia di sicurezza. Le disposizioni di tale direttiva sono state integrate da una normativa più specifica.
(4)
Come riconosciuto dalla Corte di giustizia delle Comunità europee («Corte di giustizia») nella sua giurisprudenza (4), la Comunità possiede competenze, ripartite con gli Stati membri, in settori regolati dalla convenzione sulla sicurezza nucleare (5).
(5)
Come riconosciuto dalla Corte di giustizia nella sua giurisprudenza, le disposizioni del capo 3 del trattato, relative alla protezione sanitaria, formano un complesso coerente che attribuisce alla Commissione competenze piuttosto estese per la protezione della popolazione e dell’ambiente contro i rischi di contaminazione nucleare.
(6)
Come riconosciuto dalla Corte di giustizia nella sua giurisprudenza, il compito di stabilire norme di sicurezza uniformi per la protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori, imposto alla Comunità dall’articolo 2, lettera b), del trattato, non significa che, una volta che tali norme siano state stabilite, uno Stato membro non possa prevedere misure di protezione più stringenti.
(7)
La decisione 87/600/Euratom del Consiglio, del 14 dicembre 1987, concernente le modalità comunitarie di uno scambio rapido d’informazioni in caso di emergenza radioattiva (6), ha istituito un quadro per la notifica e la trasmissione di informazioni che gli Stati membri devono utilizzare per proteggere la popolazione in caso di emergenza radiologica. La direttiva 89/618/Euratom del Consiglio, del 27 novembre 1989, concernente l’informazione della popolazione sui provvedimenti di protezione sanitaria applicabili e sul comportamento da adottare in caso di emergenza radioattiva (7), impone agli Stati membri l’obbligo di informare la popolazione in caso di emergenza radiologica.
(8)
La responsabilità nazionale degli Stati membri per quanto concerne la sicurezza nucleare degli impianti nucleari costituisce il principio fondamentale, sancito dalla convenzione sulla sicurezza nucleare, in base al quale la comunità internazionale ha elaborato la regolamentazione in materia di sicurezza nucleare. La presente direttiva dovrebbe rafforzare il detto principio della responsabilità nazionale e quello della responsabilità primaria per la sicurezza nucleare di un impianto nucleare, che spetta al titolare della licenza sotto il controllo della sua autorità di regolamentazione nazionale competente, e dovrebbe potenziare il ruolo e l’indipendenza delle autorità di regolamentazione competenti.
(9)
Ogni Stato membro può stabilire il proprio mix energetico in base alle politiche nazionali in materia.
(10)
Nel definire il quadro nazionale appropriato ai sensi della presente direttiva si terrà conto delle specificità nazionali.
(11)
Gli Stati membri hanno già attuato misure che consentono loro di raggiungere un elevato livello di sicurezza nucleare nella Comunità.
(12)
Benché la presente direttiva riguardi principalmente la sicurezza nucleare degli impianti nucleari, è importante altresì garantire la gestione sicura del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, anche nelle strutture per lo stoccaggio e lo smaltimento.
(13)
Gli Stati membri dovrebbero valutare, ove appropriato, i pertinenti principi fondamentali di sicurezza definiti dall’Agenzia internazionale dell’energia atomica (8), che dovrebbero costituire un quadro di prassi cui gli Stati membri dovrebbero attenersi nell’attuazione della presente direttiva.
(14)
È utile basarsi sul processo grazie al quale le autorità nazionali in materia di sicurezza degli Stati membri che possiedono impianti nucleari nel loro territorio hanno collaborato nell’ambito della WENRA (Western European Nuclear Regulators’ Association) e hanno definito vari livelli di sicurezza di riferimento per i reattori.
(15)
A seguito dell’invito del Consiglio di istituire un gruppo ad alto livello in ambito UE, contenuto nelle conclusioni dell’8 maggio 2007 relative alla sicurezza nucleare e alla gestione sicura del combustibile nucleare irraggiato e dei rifiuti radioattivi, la decisione 2007/530/Euratom della Commissione, del 17 luglio 2007, relativa all’istituzione del gruppo europeo ad alto livello sulla sicurezza nucleare e la sicurezza della gestione dei residui (9), ha istituito il gruppo dei regolatori europei in materia di sicurezza nucleare (ENSREG), al fine di contribuire al conseguimento degli obiettivi della Comunità in materia di sicurezza nucleare.
(16)
È opportuno definire una struttura unica per le relazioni che gli Stati membri devono presentare alla Commissione sull’applicazione della presente direttiva. Data la vasta esperienza dei suoi membri, l’ENSREG potrebbe apportare un valido contributo in tal senso, favorendo così la consultazione e la cooperazione delle autorità di regolamentazione nazionali.
(17)
Come indicato nel verbale del 20 novembre 2008, l’ENSREG ha adottato, nella quinta riunione del 15 ottobre 2008, dieci principi cui attenersi per la stesura di una direttiva sulla sicurezza nucleare.
(18)
Progressi in materia di tecnologia nucleare, insegnamenti tratti dall’esperienza operativa e dalle ricerche sulla sicurezza, nonché miglioramenti dei quadri normativi potrebbero contribuire a migliorare ulteriormente la sicurezza. Conformemente all’impegno assunto di mantenere e migliorare la sicurezza, gli Stati membri dovrebbero tener conto di tali fattori nell’ampliare i loro programmi di energia nucleare o nel decidere di usare l’energia nucleare per la prima volta.
(19)
Una solida cultura della sicurezza all’interno degli impianti nucleari costituisce uno dei principi fondamentali della gestione della sicurezza necessari ai fini di un esercizio sicuro.
(20)
Il mantenimento e l’ulteriore sviluppo dell’esperienza e delle competenze in materia di sicurezza nucleare dovrebbero basarsi tra l’altro su un processo di apprendimento dall’esperienza operativa precedente nonché di ricorso agli sviluppi in metodologia e scienza, a seconda dei casi.
(21)
In passato, taluni Stati membri hanno effettuato autovalutazioni in stretto collegamento con le valutazioni inter pares internazionali svolte sotto l’egida dell’AIEA come missioni del gruppo internazionale per la revisione normativa o del servizio di esame regolatorio integrato. Tali autovalutazioni sono state effettuate dagli Stati membri e tali missioni sono state invitate su base volontaria, in uno spirito di apertura e trasparenza. Le autovalutazioni e le correlate valutazioni inter pares delle infrastrutture legislative, regolatorie e organizzative dovrebbero mirare a rafforzare e potenziare il quadro nazionale degli Stati membri, ferme restando le competenze di questi ad assicurare la sicurezza nucleare degli impianti nucleari presenti nel loro territorio. Le autovalutazioni seguite dalle valutazioni inter pares internazionali non sono né ispezioni né controlli, bensì meccanismi di apprendimento reciproco che accettano approcci diversi all’organizzazione e alle prassi di una autorità di regolamentazione competente e tengono nel contempo presenti gli aspetti regolamentari, tecnici e politici di uno Stato membro che concorrono a un sistema solido di sicurezza nucleare. Le valutazioni inter pares internazionali dovrebbero essere considerate un’occasione per scambiarsi esperienze professionali e condividere insegnamenti tratti e buone prassi, in uno spirito di apertura e di cooperazione basato sui consigli dei pari piuttosto che su controlli o giudizi. Riconoscendo che sono necessarie flessibilità e pertinenza per quanto riguarda i diversi sistemi esistenti negli Stati membri, uno Stato membro dovrebbe essere libero di decidere i segmenti del suo sistema da assoggettare alla valutazione specifica inter pares convocata, al fine di migliorare costantemente la sicurezza nucleare.
(22)
Conformemente al punto 34 dell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio» (10), gli Stati membri sono incoraggiati a redigere e a rendere pubblici, nell’interesse proprio e della Comunità, prospetti indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra la presente direttiva e i provvedimenti di recepimento,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO 1
OBIETTIVI, DEFINIZIONI E AMBITO DI APPLICAZIONE
Articolo 1
Obiettivi
La presente direttiva ha i seguenti obiettivi:
a)
stabilire un quadro comunitario al fine di mantenere e promuovere il continuo miglioramento della sicurezza nucleare e della relativa regolamentazione;
b)
assicurare che gli Stati membri adottino adeguati provvedimenti in ambito nazionale per un elevato livello di sicurezza nucleare al fine di proteggere i lavoratori e la popolazione dai pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti degli impianti nucleari.
Articolo 2
Ambito di applicazione
1. La presente direttiva si applica a qualsiasi impianto nucleare civile che operi in base a licenza rilasciata ai sensi dell’articolo 3, paragrafo 4, in tutte le fasi contemplate dalla licenza stessa.
2. La presente direttiva non osta a che gli Stati membri adottino misure di sicurezza più rigorose nel settore da essa contemplato, in conformità del diritto comunitario.
3. La presente direttiva integra le norme fondamentali di cui all’articolo 30 del trattato per quanto attiene alla sicurezza nucleare degli impianti nucleari e fa salva la direttiva 96/29/Euratom.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini della presente direttiva si intende per:
1)
«impianto nucleare»:
a)
un impianto di arricchimento, un impianto di fabbricazione di combustibile nucleare, una centrale nucleare, un impianto di riprocessamento, un reattore di ricerca, una struttura per lo stoccaggio del combustibile irraggiato; e
b)
strutture per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi ubicate nello stesso sito e direttamente connesse agli impianti nucleari di cui alla lettera a);
2)
«sicurezza nucleare» il conseguimento di adeguate condizioni di esercizio, la prevenzione di incidenti e l’attenuazione delle loro conseguenze, al fine di assicurare la protezione dei lavoratori e della popolazione dai pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti degli impianti nucleari;
3)
«autorità di regolamentazione competente» l’autorità o il sistema di autorità designati in uno Stato membro nel campo della regolamentazione della sicurezza nucleare degli impianti nucleari di cui all’articolo 5;
4)
«licenza» qualsiasi documento avente valore legale rilasciato sotto la giurisdizione di uno Stato membro per conferire la responsabilità in materia di localizzazione, progettazione, costruzione, messa in funzione ed esercizio o disattivazione di un impianto nucleare;
5)
«titolare della licenza» la persona fisica o giuridica avente la responsabilità generale di un impianto nucleare come specificato in una licenza.
CAPO 2
OBBLIGHI
Articolo 4
Quadro legislativo, regolamentare e organizzativo
1. Gli Stati membri istituiscono e mantengono un quadro legislativo, normativo e organizzativo nazionale («quadro nazionale») per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari che attribuisce le responsabilità e prevede il coordinamento tra gli organismi statali competenti. Il quadro nazionale stabilisce le responsabilità per quanto riguarda:
a)
l’adozione di requisiti nazionali di sicurezza nucleare. La determinazione delle modalità di adozione e dei relativi strumenti di applicazione restano di competenza degli Stati membri;
b)
la predisposizione di un sistema di concessione di licenze e di divieto di esercizio degli impianti nucleari senza licenza;
c)
la predisposizione di un sistema di supervisione della sicurezza nucleare;
d)
azioni di di garanzia dell’esecuzione, comprese la sospensione dell’esercizio e la modifica o revoca di una licenza.
2. Gli Stati membri provvedono affinché il quadro nazionale sia conservato e migliorato, se del caso, tenendo conto dell’esperienza operativa, delle conoscenze acquisite con le analisi di sicurezza degli impianti nucleari in funzionamento, dello sviluppo della tecnologia e dei risultati delle ricerche di sicurezza, ove disponibili e pertinenti.
Articolo 5
Autorità di regolamentazione competente
1. Gli Stati membri istituiscono e forniscono i mezzi a un’autorità di regolamentazione competente in materia di sicurezza nucleare degli impianti nucleari.
2. Gli Stati membri garantiscono che l’autorità di regolamentazione competente sia funzionalmente separata da ogni altro organismo o organizzazione coinvolto nella promozione o nell’utilizzazione dell’energia nucleare, compresa la produzione di energia elettrica, al fine di assicurare l’effettiva indipendenza da ogni influenza indebita sul suo processo decisionale regolatorio.
3. Gli Stati membri provvedono affinché l’autorità di regolamentazione competente sia dotata dei poteri giuridici e delle risorse umane e finanziarie necessari per adempiere ai suoi obblighi in relazione al quadro nazionale di cui all’articolo 4, paragrafo 1, attribuendo la debita priorità alla sicurezza. Ciò comprende i poteri e le risorse per:
a)
richiedere al titolare della licenza di conformarsi ai requisiti nazionali di sicurezza nucleare e ai termini della pertinente licenza;
b)
richiedere la dimostrazione di detta conformità, comprese le prescrizioni previste all’articolo 6, paragrafi da 2 a 5;
c)
verificare tale conformità mediante valutazioni e ispezioni regolatorie; e
d)
procedere ad azioni di garanzia dell’esecuzione regolatoria, compresa la sospensione dell’esercizio di un impianto nucleare in conformità delle condizioni definite nel quadro nazionale di cui all’articolo 4, paragrafo 1.
Articolo 6
Titolari delle licenze
1. Gli Stati membri provvedono affinché la responsabilità primaria per la sicurezza degli impianti nucleari resti in capo ai titolari delle licenze. Tale responsabilità non può essere delegata.
2. Gli Stati membri provvedono affinché il quadro nazionale vigente imponga ai titolari delle licenze, sotto la supervisione dell’autorità di regolamentazione competente, di valutare e verificare periodicamente nonché di migliorare costantemente, nella misura ragionevolmente possibile, la sicurezza nucleare dei loro impianti nucleari in modo sistematico e verificabile.
3. Le valutazioni di cui al paragrafo 2 includono l’accertamento dell’esistenza di misure per la prevenzione di incidenti e per la mitigazione delle relative conseguenze, compresa la verifica delle barriere fisiche e delle procedure amministrative di protezione adottate dal titolare della licenza il cui mancato funzionamento causerebbe per i lavoratori e la popolazione esposizioni significative alle radiazioni ionizzanti.
4. Gli Stati membri provvedono affinché il quadro nazionale vigente imponga ai titolari delle licenze di istituire e attuare sistemi di gestione che attribuiscano la dovuta priorità alla sicurezza nucleare e che siano regolarmente controllati dall’autorità di regolamentazione competente.
5. Gli Stati membri provvedono affinché il quadro nazionale vigente imponga ai titolari delle licenze di prevedere e mantenere adeguate risorse finanziarie e umane per adempiere ai loro obblighi, di cui ai paragrafi da 1 a 4, per quanto riguarda la sicurezza nucleare degli impianti nucleari.
Articolo 7
Esperienza e competenze in materia di sicurezza
Gli Stati membri provvedono affinché il quadro nazionale vigente imponga a tutte le parti di prendere misure per l’istruzione e la formazione del personale che ha responsabilità in materia di sicurezza nucleare degli impianti nucleari, al fine di mantenere ed accrescere l’esperienza e le competenze in materia di sicurezza nucleare.
Articolo 8
Informazione del pubblico
Gli Stati membri provvedono affinché le informazioni riguardanti la regolamentazione della sicurezza nucleare siano rese accessibili ai lavoratori e al pubblico. Sono altresì tenuti a provvedere affinché l’autorità di regolamentazione competente informi il pubblico nei settori di sua competenza. Le informazioni sono rese accessibili al pubblico conformemente alle legislazioni nazionali e agli obblighi internazionali, purché ciò non pregiudichi altri interessi, quali, in particolare, la sicurezza, riconosciuti dalle legislazioni nazionali o da obblighi internazionali.
Articolo 9
Relazioni
1. Gli Stati membri trasmettono alla Commissione una relazione sull’attuazione della presente direttiva per la prima volta entro il 22 luglio 2014 e, successivamente, ogni tre anni, approfittando dei cicli previsti dalla Convenzione sulla sicurezza nucleare riguardo a riesame e relazioni.
2. In base alle relazioni degli Stati membri, la Commissione presenta al Consiglio e al Parlamento europeo una relazione sui progressi realizzati nell’attuazione della presente direttiva.
3. Gli Stati membri dispongono, almeno ogni dieci anni, autovalutazioni periodiche del loro quadro nazionale e delle loro autorità di regolamentazione nazionali competenti e invitano un riesame internazionale inter pares i pertinenti segmenti del loro quadro nazionale e/o autorità nazionali, al fine di migliorare continuamente la sicurezza nucleare. I risultati dei riesami inter pares, ove disponibili, sono trasmessi agli Stati membri e alla Commissione.
CAPO 3
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 10
Attuazione
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 22 luglio 2011. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all’atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle principali disposizioni di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva, nonché ogni loro successiva modificazione ed integrazione.
Articolo 11
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Articolo 12
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Lussemburgo, addì 25 giugno 2009.
Per il Consiglio
Il presidente
L. MIKO
(1) Parere del 10 giugno 2009 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) Parere del Parlamento europeo del 22 aprile 2009 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU L 159 del 29.6.1996, pag. 1.
(4) Cause C-187/87 (Racc. 1988, pag. 5013), C-376/90 (Racc. 1992, pag. I-6153) e C-29/99 (Racc. 2002, pag. I-11221).
(5) GU L 318 dell’11.12.1999, pag. 21.
(6) GU L 371 del 30.12.1987, pag. 76.
(7) GU L 357 del 7.12.1989, pag. 31.
(8) Principi fondamentali di sicurezza dell’AIEA: Fundamental safety principles, IAEA Safety Standard Series No SF-1 (2006).
(9) GU L 195 del 27.7.2007, pag. 44.
(10) GU C 321 del 31.12.2003, pag. 1.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Sicurezza degli impianti nucleari
L'Unione europea ha pubblicato una direttiva volta a garantire la sicurezza degli impianti nucleari (centrali nucleari, impianti di arricchimento o di ritrattamento ecc.). L'obiettivo è quello di proteggere la popolazione e i lavoratori dai rischi che essi presentano.
ATTO
Direttiva 2009/71/Euratom del Consiglio, del 25 giugno 2009, che istituisce un quadro comunitario per la sicurezza nucleare degli impianti nucleari.
SINTESI
L'Unione europea ha pubblicato una direttiva volta a garantire la sicurezza degli impianti nucleari (centrali nucleari, impianti di arricchimento o di ritrattamento ecc.). L'obiettivo è quello di proteggere la popolazione e i lavoratori dai rischi che essi presentano.
CHE COSA FA LA PRESENTE DIRETTIVA?
La direttiva stabilisce un quadro europeo per mantenere e promuovere il miglioramento continuo della sicurezza nucleare e della sua regolamentazione. Essa si pone un obiettivo di sicurezza ambizioso per tutta l'UE al fine di prevenire gli incidenti ed evitare i rifiuti radioattivi provenienti dagli impianti nucleari.
PUNTI CHIAVE
Obblighi spettanti ai paesi dell'UE
Definire il quadro nazionale per la sicurezza degli impianti nucleari.
Istituire un'autorità di sicurezza nazionale indipendente incaricata di supervisionare le attività degli operatori dell'energia nucleare.
Effettuare una valutazione iniziale della sicurezza prima di costruire un impianto nucleare e verificare nuovamente la sicurezza degli impianti almeno ogni dieci anni.
Garantire ai lavoratori e alla popolazione l'accesso a informazioni trasparenti sugli impianti nucleari, sia durante il normale funzionamento che in caso di incidenti.
Organizzare delle autovalutazioni periodiche del quadro nazionale e delle autorità di regolamentazione ogni dieci anni.
Richiedere una valutazione inter pares su questioni specifiche di sicurezza da realizzare ogni sei anni da parte delle autorità di sicurezza dei paesi dell'UE, facendo appello al gruppo dei regolatori europei in materia di sicurezza nucleare (European Nuclear Safety Regulator Group, ENSREG) e sfruttando l'esperienza dell'Associazione dei regolatori nucleari dell'Europa occidentale (Western European Nuclear Regulators Association, WENRA); la prima valutazione sarà eseguita nel 2017.
Prevedere una struttura organizzativa all'interno del quadro nazionale per prepararsi alle situazioni e agli interventi di emergenza sul posto.
Responsabilità delle altre parti interessate
Il titolare dell'autorizzazione è il primo responsabile in materia di sicurezza nucleare; non può in alcun caso delegare tale responsabilità e deve occuparsi della valutazione e del miglioramento continuo della sicurezza nucleare degli impianti.
La direttiva sottolinea l'importanza del fattore umano nella promozione di una cultura di sicurezza nucleare e quindi la necessità un'educazione e una formazione ininterrotte del personale incaricato della sicurezza degli impianti.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva 2009/71/Euratom è entrata in vigore il 22 luglio 2009 e la direttiva 2014/87/Euratom il 14 agosto 2014.
CONTESTO
Nel 2009 è stato adottato un quadro in grado di garantire la sicurezza nucleare all'interno dell'UE. In seguito all'incidente di Fukushima del 2011, la Commissione ha condotto una campagna di valutazione dei rischi e della sicurezza delle centrali nucleari di tutta l'UE e, sulla base di tali test, ha proposto il miglioramento della regolamentazione vigente.
Ulteriori informazioni sono disponibili sui siti web dell'ENSREG e dell'Associazione dei regolatori nucleari.
Si vedano inoltre la scheda «
Sicurezza nucleare
» sul sito della direzione generale dell'Energia della Commissione europea, il comunicato stampa della Commissione europea sulla nuova direttiva UE relativa alla sicurezza nucleare e il comunicato stampa del Consiglio sull'adozione di tale direttiva.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
Direttiva 2009/71/Euratom
22.7.2009
22.7.2011
GU L 172 del 2.7.2009, pag. 18-22
Direttiva 2014/87/Euratom
14.8.2014
15.8.2017
GU L 219 del 25.7.2014, pag. 42-52 |
Politica estera e di sicurezza — Il ruolo del Consiglio e del Consiglio europeo
QUAL È LO SCOPO DEGLI ARTICOLI E DELLE DECISIONI?
Gli articoli del trattato definiscono i ruoli del Consiglio europeo e del Consiglio dell’Unione europea (il Consiglio) nella politica estera e di sicurezza comune (PESC) dell’Unione europea (Unione), che comprende la politica di sicurezza e di difesa comune. Le decisioni forniscono le basi giuridiche per l’istituzione di alcuni dei principali comitati e organi preparatori del Consiglio che si occupano di politica estera e di sicurezza e stabiliscono come questi sono presieduti.
PUNTI CHIAVE
I ruoli del Consiglio europeo e del Consiglio nell’ambito della PESC sono definiti dall’articolo 26:Il Consiglio europeo definisce gli orientamenti politici generali e stabilisce le priorità; Il Consiglio definisce e attua quelle priorità.Consiglio europeoL’articolo 26 stabilisce che il Consiglio europeoindividui gli interessi strategici dell’Unione;fissi gli obiettivi e definisca gli orientamenti generali della PESC, ivi comprese le questioni che hanno implicazioni in materia di difesa;adotti le decisioni necessarie e pertinenti. Tali orientamenti e obiettivi si basano sui principi dell’azione esterna dell’Unione e sui suoi obiettivi, definiti dall’articolo 21, che comprendono:salvaguardare i valori dell’Unione, i suoi interessi fondamentali, la sua sicurezza, la sua indipendenza e la sua integrità;Consolidare e sostenere la democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani;preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale;promuovere un sistema internazionale basato sulla cooperazione multilaterale rafforzata e il buon governo mondiale. Gli interessi e i principi fondamentali dell’Unione sono attualmente definiti nella strategia globale dell’Unione per la politica estera e di sicurezza comune. Il presidente del Consiglio europeo rappresenta l’Unione a livello internazionale nelle questioni relative alla PESC a livello dei capi di stato e/o di governo, senza alcun effetto sui poteri dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. L’alto rappresentante prende parte ai lavori del Consiglio europeo.ConsiglioQuando stabilisce e attua gli orientamenti del Consiglio europeo, il Consiglio deve garantire che l’azione dell’Unione sia unita, coerente ed efficace. Il Consiglio «Affari esteri» è presieduto dall’alto rappresentante. Il lavoro del Consiglio «Affari esteri» è supportato da una serie di comitati e di organi preparatori, tra i quali:Il Comitato politico e di sicurezza;Il Comitato militareIl Comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi (noto come CIVCOM);Gruppi di lavoro PESC Il servizio europeo per l’azione esterna, creato con la decisione 2010/427/UE del Consiglio in seguito all’entrata in vigore del trattato di Lisbona (si veda la sintesi), assiste il Consiglio nell’attuazione della PESC.
DA QUANDO SI APPLICANO GLI ARTICOLI E LE DECISIONI?
Gli articoli vengono applicati dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona il 1o dicembre 2009. La decisione 2001/78/PESC si applica dal 22 gennaio 2001. La decisione 2001/79/PESC si applica dall’ 11 giugno 2001. La decisione 2000/354/PESC si applica dal 22 maggio 2000. La decisione 2009/908/UE si applica dal 1o dicembre 2009.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Consiglio dell’Unione Consiglio europeo
DOCUMENTI PRINCIPALI
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo III — Disposizioni relative alle istituzioni Articolo 15 (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 23).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo V — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — Capo 1 — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione — Articolo 21 (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 28).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo V — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — Capo 2 — Disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — Sezione 1 — Disposizioni comuni — articolo 26 (ex articolo 13 del TUE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 31).
Decisione 2001/78/PESC del Consiglio, del 22 gennaio 2001 che istituisce il comitato politico e di sicurezza (GU L 27 del 30.1.2001, pag. 1).
Decisione 2001/79/PESC del Consiglio, del 22 gennaio 2001, che istituisce il comitato militare dell’Unione europea (GU L 27 del 30.1.2001, pag. 4).
Decisione 2000/354/PESC del Consiglio, del 22 maggio 2000, che istituisce un comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi (GU L 127 del 27.5.2000, pag. 1).
Decisione 2009/908/UE del Consiglio, del 1° dicembre 2009, che stabilisce le modalità di applicazione della decisione del Consiglio europeo sull’esercizio della presidenza del Consiglio e sulla presidenza degli organi preparatori del Consiglio (GU L 322 del 9.12.2009, pag. 28).
Le successive modifiche alla decisione 2009/908/UE sono state incorporate nel documento originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione 2010/427/UE del Consiglio, del 26 luglio 2010, che fissa l’organizzazione e il funzionamento del servizio europeo per l’azione esterna (GU L 201 del 3.8.2010, pag. 30). | DECISIONE DEL CONSIGLIO
del 1o dicembre 2009
che stabilisce le modalità di applicazione della decisione del Consiglio europeo sull'esercizio della presidenza del Consiglio e sulla presidenza degli organi preparatori del Consiglio
(2009/908/UE)
Il CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 16, paragrafo 9,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 236, lettera b),
vista la decisione del Consiglio europeo del 1o dicembre 2009 sull'esercizio della presidenza del Consiglio (1), in particolare l'articolo 2, terzo comma, e l'articolo 4,
considerando quanto segue:
(1)
È opportuno stabilire le modalità di applicazione della decisione del Consiglio europeo sull'esercizio della presidenza del Consiglio («la decisione del Consiglio europeo»).
(2)
Tali modalità di applicazione includono l'ordine in cui i gruppi predeterminati di tre Stati membri esercitano a turno la presidenza per periodi consecutivi di 18 mesi, tenendo conto del fatto che dal 1o gennaio 2007, conformemente al regolamento interno del Consiglio, esiste un sistema basato su programmi di 18 mesi del Consiglio concordati dalle tre presidenze in carica nel periodo interessato.
(3)
A norma dell'articolo 1 della decisione del Consiglio europeo, la composizione dei gruppi deve tener conto della diversità degli Stati membri e degli equilibri geografici nell'Unione.
(4)
La ripartizione dei compiti tra Stati membri all'interno di ciascun gruppo risulta dall'articolo 1, paragrafo 2 della decisione del Consiglio europeo. Nelle due ipotesi previste dall'articolo 2, paragrafo 1 della presente decisione, le modalità pratiche che disciplinano la collaborazione degli Stati membri in ciascun gruppo sono definite di comune accordo dagli Stati membri in questione.
(5)
Inoltre, le suddette modalità di applicazione dovrebbero includere norme specifiche sulla presidenza degli organi preparatori del Consiglio «Affari esteri», come previsto dall'articolo 2, terzo comma della decisione del Consiglio europeo.
(6)
La maggior parte di detti organi preparatori dovrebbe essere presieduta da un rappresentante dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza («l'alto rappresentante»), mentre gli altri organi dovrebbero continuare ad essere presieduti dalla presidenza semestrale. Nel caso in cui il presidente di tali organi sia un rappresentante dell'alto rappresentante può applicarsi un periodo transitorio.
(7)
Gli organi preparatori che sono presieduti secondo un sistema diverso dalla presidenza semestrale dovrebbero essere parimenti elencati nella presente decisione, come previsto dall'articolo 2, terzo comma della decisione del Consiglio europeo.
(8)
La presidenza degli organi preparatori non elencati nella presente decisione sarà esercitata conformemente all'articolo 2 della decisione del Consiglio europeo,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
L'ordine in cui gli Stati membri sono chiamati ad esercitare la presidenza del Consiglio a decorrere dal 1o gennaio 2007 è stabilito nella decisione del Consiglio, del 1o gennaio 2007, relativa all'ordine dell'esercizio della presidenza del Consiglio (2).
La suddivisione di tale ordine delle presidenze in gruppi di tre Stati membri, conformemente all'articolo 1, paragrafo 1 della decisione del Consiglio europeo, figura nell'allegato I della presente decisione.
Articolo 2
1. Ciascun membro di un gruppo di cui all'articolo 1, secondo comma assicura a turno, per un periodo di sei mesi, la presidenza di tutte le formazioni del Consiglio, ad eccezione della formazione «Affari esteri». Gli altri membri del gruppo assistono la presidenza in tutti i suoi compiti sulla base del programma di 18 mesi del Consiglio.
2. I membri di un gruppo di cui all'articolo 1 possono decidere tra loro modalità alternative.
3. In ciascuna delle ipotesi previste ai paragrafi 1 e 2, le modalità pratiche che disciplinano la collaborazione degli Stati membri in ciascun gruppo sono definite di comune accordo dagli Stati membri in questione.
Articolo 3
L'ordine in cui gli Stati membri saranno chiamati ad esercitare la presidenza a partire dal 1o luglio 2020 è deciso dal Consiglio anteriormente al 1o luglio 2017.
Articolo 4
Gli organi preparatori del Consiglio «Affari esteri» sono presieduti conformemente alle disposizioni stabilite nell'allegato II.
Articolo 5
Gli organi preparatori del Consiglio elencati nell'allegato III sono presieduti da presidenze fisse come indicato in detto allegato.
Articolo 6
La presente decisione entra in vigore il giorno dell’adozione.
Essa è pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Fatto a Bruxelles, addì 1o dicembre 2009.
Per il Consiglio
La presidente
B. ASK
(1) GU L 315 del 2.12.2009, pag. 50.
(2) GU L 1 del 4.1.2007, pag. 11.
ALLEGATO I
Germania
gennaio-giugno
2007
Portogallo
luglio-dicembre
2007
Slovenia
gennaio-giugno
2008
Francia
luglio-dicembre
2008
Repubblica ceca
gennaio-giugno
2009
Svezia
luglio-dicembre
2009
Spagna
gennaio-giugno
2010
Belgio
luglio-dicembre
2010
Ungheria
gennaio-giugno
2011
Polonia
luglio-dicembre
2011
Danimarca
gennaio-giugno
2012
Cipro
luglio-dicembre
2012
Irlanda
gennaio-giugno
2013
Lituania
luglio-dicembre
2013
Grecia
gennaio-giugno
2014
Italia
luglio-dicembre
2014
Lettonia
gennaio-giugno
2015
Lussemburgo
luglio-dicembre
2015
Paesi Bassi
gennaio-giugno
2016
Slovacchia
luglio-dicembre
2016
Malta
gennaio-giugno
2017
Regno Unito
luglio-dicembre
2017
Estonia
gennaio-giugno
2018
Bulgaria
luglio-dicembre
2018
Austria
gennaio-giugno
2019
Romania
luglio-dicembre
2019
Finlandia
gennaio-giugno
2020
ALLEGATO II
PRESIDENZA DEGLI ORGANI PREPARATORI DEL CONSIGLIO «AFFARI ESTERI» (1)
La presidenza degli organi preparatori del Consiglio «Affari esteri» di cui alle categorie da 1 a 4 della tabella in appresso dovrebbe essere organizzata come segue:
1)
Categoria 1 (organi preparatori nei settori del commercio e dello sviluppo):
Gli organi preparatori sono presieduti dalla presidenza semestrale.
2)
Categoria 2 (organi preparatori geografici)
Gli organi preparatori sono presieduti da un rappresentante dell'alto rappresentante.
3)
Categoria 3 (organi preparatori orizzontali, soprattutto PESC)
Gli organi preparatori sono presieduti da un rappresentante dell'alto rappresentante, tranne per quanto riguarda i seguenti organi preparatori, che sono presieduti dalla presidenza semestrale:
—
Gruppo dei Consiglieri per le relazioni esterne (RELEX);
—
Gruppo «Terrorismo (aspetti internazionali)» (COTER);
—
Gruppo «Applicazione di misure specifiche per la lotta al terrorismo» (COCOP);
—
Gruppo «Affari consolari» (COCON);
—
Gruppo «Diritto internazionale pubblico» (COJUR), nonché
—
Gruppo «Diritto del mare» (COMAR).
4)
Categoria 4 (organi preparatori connessi alla PESD)
Gli organi preparatori connessi alla PESD sono presieduti da un rappresentante dell'alto rappresentante (2).
L'alto rappresentante e la presidenza semestrale cooperano strettamente al fine di assicurare la coerenza dell'insieme degli organi preparatori del Consiglio «Affari generali».
Per quanto riguarda le categorie 3 e 4, la presidenza semestrale continua a presiedere gli organi preparatori durante un periodo transitorio di durata non superiore a sei mesi dopo l'adozione della decisione del Consiglio relativa all'organizzazione e al funzionamento del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE). Per la categoria 2 il periodo transitorio ha una durata non superiore a 12 mesi.
Modalità di nomina dei presidenti
Laddove la decisione del Consiglio europeo o la presente decisione indichino che un organo preparatorio (CPS e gruppi pertinenti) è presieduto da un rappresentante dell'alto rappresentante, la responsabilità della nomina del presidente spetta all'alto rappresentante. Si procede alle nomine sulla base della competenza, assicurando opportunamente equilibrio geografico e trasparenza. L'alto rappresentante si accerta che la persona che intende nominare presidente goda della fiducia degli Stati membri. Se la persona in questione non è ancora membro del SEAE, lo diventa secondo le procedure di assunzione del SEAE, quantomeno per la durata dell'incarico. Una valutazione del funzionamento del presente dispositivo è effettuata nell'ambito della relazione sulla situazione concernente il SEAE, prevista per il 2012.
1.
Organi preparatori nei settori del commercio e dello sviluppo
Comitato dell'articolo 207
Gruppo ACP
Gruppo «Cooperazione allo sviluppo» (DEVGEN)
Gruppo EFTA
Gruppo «Beni a duplice uso»
Gruppo «Questioni commerciali»
Gruppo «Prodotti di base»
Gruppo «Sistema di preferenze generalizzate»
Gruppo «Preparazione delle conferenze internazionali sullo sviluppo»/UNCCD-desertificazione/UNCTAD
Gruppo «Aiuto umanitario e alimentare»
Gruppo «Crediti all'esportazione»
2.
Organi preparatori geografici
Gruppo «Mashreq/Maghreb» (COMAG /MaMa )
Gruppo «Europa orientale e Asia centrale» (COEST)
Gruppo «Regione dei Balcani occidentali» (COWEB)
Gruppo «Medio Oriente /Golfo» (COMEM/MOG)
Gruppo «Asia/Oceania» (COASI)
Gruppo «America latina» (COLAT)
Gruppo «Relazioni transatlantiche» (COTRA)
Gruppo «Africa» (COAFR)
3.
Organi preparatori orizzontali (soprattutto PESC)
Gruppo dei Consiglieri per le relazioni esterne (RELEX)
Gruppo Nicolaidis
Gruppo «Disarmo globale e controllo degli armamenti» (CODUN)
Gruppo «Non proliferazione» (CONOP)
Gruppo «Esportazione di armi convenzionali» (COARM)
Gruppo «Diritti umani» (COHOM)
Gruppo «Terrorismo (aspetti internazionali)» (COTER) (3)
Gruppo «Applicazione di misure specifiche per la lotta al terrorismo» (COCOP) (3);
Gruppo «OSCE e Consiglio d'Europa» (COSCE)
Gruppo «Nazioni Unite» (CONUN)
Gruppo ad hoc «Processo di pace in Medio Oriente» (COMEP)
Gruppo «Diritto internazionale pubblico» (COJUR, COJUR-ICC)
Gruppo «Diritto del mare» (COMAR)
Gruppo «Affari consolari» (COCON)
Gruppo «Affari amministrativi e protocollo PESC» (COADM)
4.
Organi preparatori connessi alla PESD
Comitato militare (EUMC)
Gruppo del Comitato militare (EUMCWG)
Gruppo politico-militare (PMG)
Comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi (CIVCOM)
Gruppo «Politica europea degli armamenti»
(1) Un riesame dell'ambito di azione e dell'organizzazione delle strutture di lavoro nel settore degli affari esteri dovrebbe essere condotto in tempi brevi dopo il 1o dicembre 2009, in particolare per quanto riguarda il settore dello sviluppo. Le disposizioni concernenti la presidenza dei gruppi di lavoro a seguito del riesame dovrebbero, se necessario, essere adeguate conformemente ai principi generali esposti nel presente allegato.
(2) Il Comitato militare (EUMC) e il Gruppo del Comitato militare (EUMCWG) continuano ad essere presieduti da un presidente eletto come avveniva prima dell'entrata in vigore della presente decisione.
(3) La questione del Gruppo «Terrorismo (aspetti internazionali)» (COTER) e del Gruppo «Applicazione di misure specifiche per la lotta al terrorismo» (COCOP) sarà trattata anche nel contesto dei dibattiti sulle strutture di lavoro del settore GAI.
ALLEGATO III
PRESIDENTI DEGLI ORGANI PREPARATORI DEL CONSIGLIO CON PRESIDENZA FISSA
Presidenti eletti
Comitato economico e finanziario
Comitato per l'occupazione
Comitato per la protezione sociale
Comitato militare (1)
Comitato di politica economica
Comitato per i servizi finanziari
Gruppo del Comitato militare (1)
Gruppo «Codice di condotta (Tassazione delle imprese)»
Presieduti dal Segretariato generale del Consiglio
Comitato per la sicurezza
Gruppo «Informazione»
Gruppo «Informatica giuridica»
Gruppo «Comunicazioni elettroniche»
Gruppo «Codificazione legislativa»
Gruppo dei giuristi-linguisti
Gruppo «Nuovi edifici»
(1) Cfr. anche l'allegato II.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DECISIONE DEL CONSIGLIO
del 1o dicembre 2009
che stabilisce le modalità di applicazione della decisione del Consiglio europeo sull'esercizio della presidenza del Consiglio e sulla presidenza degli organi preparatori del Consiglio
(2009/908/UE)
Il CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 16, paragrafo 9,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 236, lettera b),
vista la decisione del Consiglio europeo del 1o dicembre 2009 sull'esercizio della presidenza del Consiglio (1), in particolare l'articolo 2, terzo comma, e l'articolo 4,
considerando quanto segue:
(1)
È opportuno stabilire le modalità di applicazione della decisione del Consiglio europeo sull'esercizio della presidenza del Consiglio («la decisione del Consiglio europeo»).
(2)
Tali modalità di applicazione includono l'ordine in cui i gruppi predeterminati di tre Stati membri esercitano a turno la presidenza per periodi consecutivi di 18 mesi, tenendo conto del fatto che dal 1o gennaio 2007, conformemente al regolamento interno del Consiglio, esiste un sistema basato su programmi di 18 mesi del Consiglio concordati dalle tre presidenze in carica nel periodo interessato.
(3)
A norma dell'articolo 1 della decisione del Consiglio europeo, la composizione dei gruppi deve tener conto della diversità degli Stati membri e degli equilibri geografici nell'Unione.
(4)
La ripartizione dei compiti tra Stati membri all'interno di ciascun gruppo risulta dall'articolo 1, paragrafo 2 della decisione del Consiglio europeo. Nelle due ipotesi previste dall'articolo 2, paragrafo 1 della presente decisione, le modalità pratiche che disciplinano la collaborazione degli Stati membri in ciascun gruppo sono definite di comune accordo dagli Stati membri in questione.
(5)
Inoltre, le suddette modalità di applicazione dovrebbero includere norme specifiche sulla presidenza degli organi preparatori del Consiglio «Affari esteri», come previsto dall'articolo 2, terzo comma della decisione del Consiglio europeo.
(6)
La maggior parte di detti organi preparatori dovrebbe essere presieduta da un rappresentante dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza («l'alto rappresentante»), mentre gli altri organi dovrebbero continuare ad essere presieduti dalla presidenza semestrale. Nel caso in cui il presidente di tali organi sia un rappresentante dell'alto rappresentante può applicarsi un periodo transitorio.
(7)
Gli organi preparatori che sono presieduti secondo un sistema diverso dalla presidenza semestrale dovrebbero essere parimenti elencati nella presente decisione, come previsto dall'articolo 2, terzo comma della decisione del Consiglio europeo.
(8)
La presidenza degli organi preparatori non elencati nella presente decisione sarà esercitata conformemente all'articolo 2 della decisione del Consiglio europeo,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:
Articolo 1
L'ordine in cui gli Stati membri sono chiamati ad esercitare la presidenza del Consiglio a decorrere dal 1o gennaio 2007 è stabilito nella decisione del Consiglio, del 1o gennaio 2007, relativa all'ordine dell'esercizio della presidenza del Consiglio (2).
La suddivisione di tale ordine delle presidenze in gruppi di tre Stati membri, conformemente all'articolo 1, paragrafo 1 della decisione del Consiglio europeo, figura nell'allegato I della presente decisione.
Articolo 2
1. Ciascun membro di un gruppo di cui all'articolo 1, secondo comma assicura a turno, per un periodo di sei mesi, la presidenza di tutte le formazioni del Consiglio, ad eccezione della formazione «Affari esteri». Gli altri membri del gruppo assistono la presidenza in tutti i suoi compiti sulla base del programma di 18 mesi del Consiglio.
2. I membri di un gruppo di cui all'articolo 1 possono decidere tra loro modalità alternative.
3. In ciascuna delle ipotesi previste ai paragrafi 1 e 2, le modalità pratiche che disciplinano la collaborazione degli Stati membri in ciascun gruppo sono definite di comune accordo dagli Stati membri in questione.
Articolo 3
L'ordine in cui gli Stati membri saranno chiamati ad esercitare la presidenza a partire dal 1o luglio 2020 è deciso dal Consiglio anteriormente al 1o luglio 2017.
Articolo 4
Gli organi preparatori del Consiglio «Affari esteri» sono presieduti conformemente alle disposizioni stabilite nell'allegato II.
Articolo 5
Gli organi preparatori del Consiglio elencati nell'allegato III sono presieduti da presidenze fisse come indicato in detto allegato.
Articolo 6
La presente decisione entra in vigore il giorno dell’adozione.
Essa è pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Fatto a Bruxelles, addì 1o dicembre 2009.
Per il Consiglio
La presidente
B. ASK
(1) GU L 315 del 2.12.2009, pag. 50.
(2) GU L 1 del 4.1.2007, pag. 11.
ALLEGATO I
Germania
gennaio-giugno
2007
Portogallo
luglio-dicembre
2007
Slovenia
gennaio-giugno
2008
Francia
luglio-dicembre
2008
Repubblica ceca
gennaio-giugno
2009
Svezia
luglio-dicembre
2009
Spagna
gennaio-giugno
2010
Belgio
luglio-dicembre
2010
Ungheria
gennaio-giugno
2011
Polonia
luglio-dicembre
2011
Danimarca
gennaio-giugno
2012
Cipro
luglio-dicembre
2012
Irlanda
gennaio-giugno
2013
Lituania
luglio-dicembre
2013
Grecia
gennaio-giugno
2014
Italia
luglio-dicembre
2014
Lettonia
gennaio-giugno
2015
Lussemburgo
luglio-dicembre
2015
Paesi Bassi
gennaio-giugno
2016
Slovacchia
luglio-dicembre
2016
Malta
gennaio-giugno
2017
Regno Unito
luglio-dicembre
2017
Estonia
gennaio-giugno
2018
Bulgaria
luglio-dicembre
2018
Austria
gennaio-giugno
2019
Romania
luglio-dicembre
2019
Finlandia
gennaio-giugno
2020
ALLEGATO II
PRESIDENZA DEGLI ORGANI PREPARATORI DEL CONSIGLIO «AFFARI ESTERI» (1)
La presidenza degli organi preparatori del Consiglio «Affari esteri» di cui alle categorie da 1 a 4 della tabella in appresso dovrebbe essere organizzata come segue:
1)
Categoria 1 (organi preparatori nei settori del commercio e dello sviluppo):
Gli organi preparatori sono presieduti dalla presidenza semestrale.
2)
Categoria 2 (organi preparatori geografici)
Gli organi preparatori sono presieduti da un rappresentante dell'alto rappresentante.
3)
Categoria 3 (organi preparatori orizzontali, soprattutto PESC)
Gli organi preparatori sono presieduti da un rappresentante dell'alto rappresentante, tranne per quanto riguarda i seguenti organi preparatori, che sono presieduti dalla presidenza semestrale:
—
Gruppo dei Consiglieri per le relazioni esterne (RELEX);
—
Gruppo «Terrorismo (aspetti internazionali)» (COTER);
—
Gruppo «Applicazione di misure specifiche per la lotta al terrorismo» (COCOP);
—
Gruppo «Affari consolari» (COCON);
—
Gruppo «Diritto internazionale pubblico» (COJUR), nonché
—
Gruppo «Diritto del mare» (COMAR).
4)
Categoria 4 (organi preparatori connessi alla PESD)
Gli organi preparatori connessi alla PESD sono presieduti da un rappresentante dell'alto rappresentante (2).
L'alto rappresentante e la presidenza semestrale cooperano strettamente al fine di assicurare la coerenza dell'insieme degli organi preparatori del Consiglio «Affari generali».
Per quanto riguarda le categorie 3 e 4, la presidenza semestrale continua a presiedere gli organi preparatori durante un periodo transitorio di durata non superiore a sei mesi dopo l'adozione della decisione del Consiglio relativa all'organizzazione e al funzionamento del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE). Per la categoria 2 il periodo transitorio ha una durata non superiore a 12 mesi.
Modalità di nomina dei presidenti
Laddove la decisione del Consiglio europeo o la presente decisione indichino che un organo preparatorio (CPS e gruppi pertinenti) è presieduto da un rappresentante dell'alto rappresentante, la responsabilità della nomina del presidente spetta all'alto rappresentante. Si procede alle nomine sulla base della competenza, assicurando opportunamente equilibrio geografico e trasparenza. L'alto rappresentante si accerta che la persona che intende nominare presidente goda della fiducia degli Stati membri. Se la persona in questione non è ancora membro del SEAE, lo diventa secondo le procedure di assunzione del SEAE, quantomeno per la durata dell'incarico. Una valutazione del funzionamento del presente dispositivo è effettuata nell'ambito della relazione sulla situazione concernente il SEAE, prevista per il 2012.
1.
Organi preparatori nei settori del commercio e dello sviluppo
Comitato dell'articolo 207
Gruppo ACP
Gruppo «Cooperazione allo sviluppo» (DEVGEN)
Gruppo EFTA
Gruppo «Beni a duplice uso»
Gruppo «Questioni commerciali»
Gruppo «Prodotti di base»
Gruppo «Sistema di preferenze generalizzate»
Gruppo «Preparazione delle conferenze internazionali sullo sviluppo»/UNCCD-desertificazione/UNCTAD
Gruppo «Aiuto umanitario e alimentare»
Gruppo «Crediti all'esportazione»
2.
Organi preparatori geografici
Gruppo «Mashreq/Maghreb» (COMAG /MaMa )
Gruppo «Europa orientale e Asia centrale» (COEST)
Gruppo «Regione dei Balcani occidentali» (COWEB)
Gruppo «Medio Oriente /Golfo» (COMEM/MOG)
Gruppo «Asia/Oceania» (COASI)
Gruppo «America latina» (COLAT)
Gruppo «Relazioni transatlantiche» (COTRA)
Gruppo «Africa» (COAFR)
3.
Organi preparatori orizzontali (soprattutto PESC)
Gruppo dei Consiglieri per le relazioni esterne (RELEX)
Gruppo Nicolaidis
Gruppo «Disarmo globale e controllo degli armamenti» (CODUN)
Gruppo «Non proliferazione» (CONOP)
Gruppo «Esportazione di armi convenzionali» (COARM)
Gruppo «Diritti umani» (COHOM)
Gruppo «Terrorismo (aspetti internazionali)» (COTER) (3)
Gruppo «Applicazione di misure specifiche per la lotta al terrorismo» (COCOP) (3);
Gruppo «OSCE e Consiglio d'Europa» (COSCE)
Gruppo «Nazioni Unite» (CONUN)
Gruppo ad hoc «Processo di pace in Medio Oriente» (COMEP)
Gruppo «Diritto internazionale pubblico» (COJUR, COJUR-ICC)
Gruppo «Diritto del mare» (COMAR)
Gruppo «Affari consolari» (COCON)
Gruppo «Affari amministrativi e protocollo PESC» (COADM)
4.
Organi preparatori connessi alla PESD
Comitato militare (EUMC)
Gruppo del Comitato militare (EUMCWG)
Gruppo politico-militare (PMG)
Comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi (CIVCOM)
Gruppo «Politica europea degli armamenti»
(1) Un riesame dell'ambito di azione e dell'organizzazione delle strutture di lavoro nel settore degli affari esteri dovrebbe essere condotto in tempi brevi dopo il 1o dicembre 2009, in particolare per quanto riguarda il settore dello sviluppo. Le disposizioni concernenti la presidenza dei gruppi di lavoro a seguito del riesame dovrebbero, se necessario, essere adeguate conformemente ai principi generali esposti nel presente allegato.
(2) Il Comitato militare (EUMC) e il Gruppo del Comitato militare (EUMCWG) continuano ad essere presieduti da un presidente eletto come avveniva prima dell'entrata in vigore della presente decisione.
(3) La questione del Gruppo «Terrorismo (aspetti internazionali)» (COTER) e del Gruppo «Applicazione di misure specifiche per la lotta al terrorismo» (COCOP) sarà trattata anche nel contesto dei dibattiti sulle strutture di lavoro del settore GAI.
ALLEGATO III
PRESIDENTI DEGLI ORGANI PREPARATORI DEL CONSIGLIO CON PRESIDENZA FISSA
Presidenti eletti
Comitato economico e finanziario
Comitato per l'occupazione
Comitato per la protezione sociale
Comitato militare (1)
Comitato di politica economica
Comitato per i servizi finanziari
Gruppo del Comitato militare (1)
Gruppo «Codice di condotta (Tassazione delle imprese)»
Presieduti dal Segretariato generale del Consiglio
Comitato per la sicurezza
Gruppo «Informazione»
Gruppo «Informatica giuridica»
Gruppo «Comunicazioni elettroniche»
Gruppo «Codificazione legislativa»
Gruppo dei giuristi-linguisti
Gruppo «Nuovi edifici»
(1) Cfr. anche l'allegato II.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Politica estera e di sicurezza — Il ruolo del Consiglio e del Consiglio europeo
QUAL È LO SCOPO DEGLI ARTICOLI E DELLE DECISIONI?
Gli articoli del trattato definiscono i ruoli del Consiglio europeo e del Consiglio dell’Unione europea (il Consiglio) nella politica estera e di sicurezza comune (PESC) dell’Unione europea (Unione), che comprende la politica di sicurezza e di difesa comune. Le decisioni forniscono le basi giuridiche per l’istituzione di alcuni dei principali comitati e organi preparatori del Consiglio che si occupano di politica estera e di sicurezza e stabiliscono come questi sono presieduti.
PUNTI CHIAVE
I ruoli del Consiglio europeo e del Consiglio nell’ambito della PESC sono definiti dall’articolo 26:Il Consiglio europeo definisce gli orientamenti politici generali e stabilisce le priorità; Il Consiglio definisce e attua quelle priorità.Consiglio europeoL’articolo 26 stabilisce che il Consiglio europeoindividui gli interessi strategici dell’Unione;fissi gli obiettivi e definisca gli orientamenti generali della PESC, ivi comprese le questioni che hanno implicazioni in materia di difesa;adotti le decisioni necessarie e pertinenti. Tali orientamenti e obiettivi si basano sui principi dell’azione esterna dell’Unione e sui suoi obiettivi, definiti dall’articolo 21, che comprendono:salvaguardare i valori dell’Unione, i suoi interessi fondamentali, la sua sicurezza, la sua indipendenza e la sua integrità;Consolidare e sostenere la democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani;preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale;promuovere un sistema internazionale basato sulla cooperazione multilaterale rafforzata e il buon governo mondiale. Gli interessi e i principi fondamentali dell’Unione sono attualmente definiti nella strategia globale dell’Unione per la politica estera e di sicurezza comune. Il presidente del Consiglio europeo rappresenta l’Unione a livello internazionale nelle questioni relative alla PESC a livello dei capi di stato e/o di governo, senza alcun effetto sui poteri dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. L’alto rappresentante prende parte ai lavori del Consiglio europeo.ConsiglioQuando stabilisce e attua gli orientamenti del Consiglio europeo, il Consiglio deve garantire che l’azione dell’Unione sia unita, coerente ed efficace. Il Consiglio «Affari esteri» è presieduto dall’alto rappresentante. Il lavoro del Consiglio «Affari esteri» è supportato da una serie di comitati e di organi preparatori, tra i quali:Il Comitato politico e di sicurezza;Il Comitato militareIl Comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi (noto come CIVCOM);Gruppi di lavoro PESC Il servizio europeo per l’azione esterna, creato con la decisione 2010/427/UE del Consiglio in seguito all’entrata in vigore del trattato di Lisbona (si veda la sintesi), assiste il Consiglio nell’attuazione della PESC.
DA QUANDO SI APPLICANO GLI ARTICOLI E LE DECISIONI?
Gli articoli vengono applicati dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona il 1o dicembre 2009. La decisione 2001/78/PESC si applica dal 22 gennaio 2001. La decisione 2001/79/PESC si applica dall’ 11 giugno 2001. La decisione 2000/354/PESC si applica dal 22 maggio 2000. La decisione 2009/908/UE si applica dal 1o dicembre 2009.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, si veda:Consiglio dell’Unione Consiglio europeo
DOCUMENTI PRINCIPALI
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo III — Disposizioni relative alle istituzioni Articolo 15 (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 23).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo V — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — Capo 1 — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione — Articolo 21 (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 28).
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo V — Disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione e disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — Capo 2 — Disposizioni specifiche sulla politica estera e di sicurezza comune — Sezione 1 — Disposizioni comuni — articolo 26 (ex articolo 13 del TUE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 31).
Decisione 2001/78/PESC del Consiglio, del 22 gennaio 2001 che istituisce il comitato politico e di sicurezza (GU L 27 del 30.1.2001, pag. 1).
Decisione 2001/79/PESC del Consiglio, del 22 gennaio 2001, che istituisce il comitato militare dell’Unione europea (GU L 27 del 30.1.2001, pag. 4).
Decisione 2000/354/PESC del Consiglio, del 22 maggio 2000, che istituisce un comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi (GU L 127 del 27.5.2000, pag. 1).
Decisione 2009/908/UE del Consiglio, del 1° dicembre 2009, che stabilisce le modalità di applicazione della decisione del Consiglio europeo sull’esercizio della presidenza del Consiglio e sulla presidenza degli organi preparatori del Consiglio (GU L 322 del 9.12.2009, pag. 28).
Le successive modifiche alla decisione 2009/908/UE sono state incorporate nel documento originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione 2010/427/UE del Consiglio, del 26 luglio 2010, che fissa l’organizzazione e il funzionamento del servizio europeo per l’azione esterna (GU L 201 del 3.8.2010, pag. 30). |
Regolamento interno della Commissione europea
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO INTERNO?
L’articolo 249 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea prevede che la Commissione europea adotti il proprio regolamento interno allo scopo di assicurare il proprio funzionamento e quello dei propri servizi.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento interno contiene disposizioni sull’organizzazione della Commissione (Capo I), sul ruolo dei servizi e sulle loro modalità di lavorare insieme (Capo II) e disposizioni sulle supplenze e sulla continuità operativa (Capo III).
Organizzazione della CommissioneResponsabilità collegialeLa Commissione è un organismo collegiale. La sua azione è collettiva. I membri della Commissione hanno pari voce in capitolo nel processo decisionale e hanno la responsabilità collettiva di tutte le decisioni prese dalla Commissione. Presidente della CommissioneIl presidente della Commissione stabilisce gli orientamenti politici della Commissione. Il presidente rappresenta la Commissione, decide in merito alla sua organizzazione interna e assegna le responsabilità (portafogli) ai membri della Commissione. Le responsabilità possono variare nel corso dei cinque anni del mandato della Commissione. Il segretario generale della Commissione assiste il presidente nel conseguimento degli obiettivi stabiliti dalla Commissione. Il presidente nomina tutti i vice-presidenti, ad eccezione dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, e può anche nominare gruppi di commissari con mandati speciali.Quattro tipi di procedure decisionali interneProcedura orale: la Commissione adotta le decisioni (per lo più di grande importanza politica o economica) durante le riunioni ordinarie o straordinarie. Procedimento scritto: le decisioni sono adottate quando i membri della Commissione non esprimono riserve o non richiedono modifiche a un progetto normativo messo a loro disposizione entro un termine prestabilito. Procedimento di delegazione orizzontale: la Commissione può conferire a uno o più commissari la responsabilità di provvedimenti gestionali o amministrativi in suo nome. Procedimento di delegazione verticale: la Commissione delega ai direttori generali o ai capi servizio il potere di adottare determinati provvedimenti gestionali o amministrativi in suo nome.Servizi della CommissioneLe direzioni generali e i corrispondenti uffici della Commissione preparano ed eseguono l’azione della Commissione, mettendo in atto le priorità politiche della Commissione e gli orientamenti politici del presidente della Commissione. In linea di principio, le direzioni generali e gli uffici corrispondenti sono suddivisi in direzioni, a loro volta ripartite in unità. Per assicurare l’efficacia dell’azione della Commissione, sono fondamentali una stretta cooperazione e un efficiente coordinamento tra le direzioni generali e gli uffici corrispondenti. L’ufficio responsabile per la preparazione di una iniziativa della Commissione consulta gli altri uffici interessati nell’iniziativa da presentare.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento interno della Commissione (GU L 308 dell’8.12.2000, pag. 26).
Le successive modifiche al regolamento di procedura sono state incorporate nel documento originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo III: Disposizioni relative alle istituzioni — Articolo 17 (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 25).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Parte sesta — Disposizioni istituzionali e finanziarie — Titolo I — Disposizioni istituzionali — Capo 1 — Le istituzioni — Sezione 4 — La Commissione — articolo 248 (ex articolo 217, paragrafo 2, del TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 157).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Parte sesta: Disposizioni istituzionali e finanziarie — Titolo I: Disposizioni istituzionali — Capo 1: Le istituzioni — Sezione 4: La Commissione — Articolo 249 (ex articoli 218, paragrafo 2, e 212 del TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 157).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Parte sesta: Disposizioni istituzionali e finanziarie — Titolo I: Disposizioni istituzionali — Capo 1: Le istituzioni — Sezione 4 — La Commissione — Articolo 250 (ex articolo 219 del TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 157).
Decisione del Consiglio europeo 2013/272/UE, del 22 maggio 2013, riguardante il numero di membri della Commissione europea (GU L 165 del 18.6.2013, pag. 98).
Regolamento (UE) 2016/300 del Consiglio, del 29 febbraio 2016, che definisce il trattamento economico dei titolari di alte cariche dell’UE (GU L 58 del 4.3.2016, pag. 1). | Regolamento interno della Commissione [C(2000) 3614]
Gazzetta ufficiale n. L 308 del 08/12/2000 pag. 0026 - 0034
Regolamento interno della Commissione[C(2000) 3614]INDICE DEGLI ARTICOLI>SPAZIO PER TABELLA>LA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE,visto il trattato che istituisce la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, in particolare l'articolo 16,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 218, paragrafo 2,visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 131,visto il trattato sull'Unione europea, in particolare gli articoli 28, paragrafo 1, e 41, paragrafo 1,ADOTTA IL PRESENTE REGOLAMENTO INTERNO:CAPO ILA COMMISSIONEArticolo 1La Commissione agisce come organo collegiale, secondo le disposizioni del presente regolamento e nel pieno rispetto degli orientamenti politici definiti dal presidente.Articolo 2Nel pieno rispetto degli orientamenti politici definiti dal presidente, la Commissione fissa le proprie priorità e adotta ogni anno il programma di lavoro.Articolo 3Il presidente può assegnare ai membri della Commissione particolari settori di attività, per i quali hanno una specifica responsabilità nella preparazione dei lavori della Commissione nonché nell'esecuzione delle decisioni. Il presidente può modificare tali attribuzioni in qualsiasi momento.Il presidente può costituire dei gruppi di lavoro fra i membri della Commissione e ne designa i presidenti.Il presidente rappresenta la Commissione e designa i membri della stessa incaricati di assisterlo in tali funzioni.Articolo 4Le decisioni della Commissione sono prese:a) in riunione;oppureb) mediante procedimento scritto, secondo le disposizioni dell'articolo 12;oppurec) mediante procedimento di delegazione orizzontale, secondo le disposizioni dell'articolo 13;oppured) mediante procedimento di delegazione verticale, secondo le disposizioni dell'articolo 14.Sezione ILe riunioni della CommissioneArticolo 5Le riunioni della Commissione hanno luogo su convocazione del presidente.La Commissione si riunisce, di norma, almeno una volta alla settimana. Si riunisce inoltre ogni volta che se ne presenti la necessità.I membri della Commissione sono tenuti ad assistere a tutte le riunioni. Compete al presidente valutare qualsiasi situazione che possa impedire il rispetto di tale obbligo.Articolo 6Il presidente stabilisce l'ordine del giorno delle riunioni della Commissione tenendo conto del programma di lavoro di cui all'articolo 2.Fatto salvo il potere del presidente di stabilire l'ordine del giorno, per la presentazione di qualsiasi proposta che implichi spese significative è necessario l'accordo del membro della Commissione responsabile per il bilancio.Ogni argomento di cui un membro della Commissione chieda l'iscrizione all'ordine del giorno è comunicato al presidente con un preavviso di nove giorni, salvo casi eccezionali.L'ordine del giorno e i necessari documenti di lavoro sono comunicati ai membri della Commissione entro i termini e nelle lingue di lavoro da questa stabiliti, a norma dell'articolo 25.Ogni argomento di cui un membro della Commissione chieda il ritiro dall'ordine del giorno è rinviato, con il consenso del presidente, alla riunione successiva.La Commissione può decidere, su proposta del presidente, di deliberare su un argomento non iscritto all'ordine del giorno o per il quale i necessari documenti di lavoro non siano stati distribuiti tempestivamente. Può parimenti decidere con voto a maggioranza di non deliberare su un argomento iscritto all'ordine del giorno.Articolo 7Le deliberazioni della Commissione non sono valide se non è presente la maggioranza del numero dei membri previsto dal trattato.Articolo 8La Commissione delibera su proposta di uno o di alcuni dei suoi membri.La Commissione procede a votazione su richiesta di uno dei membri. La votazione verte sulla proposta originaria o su una proposta modificata dal membro o dai membri competenti o dal presidente.Le decisioni della Commissione sono prese a maggioranza del numero dei membri previsto dal trattato. Tale maggioranza è necessaria qualunque sia il contenuto e la natura della decisione.Articolo 9Le riunioni della Commissione non sono pubbliche. La discussione ha carattere riservato.Articolo 10Salvo decisione contraria della Commissione, il segretario generale assiste alle riunioni. Le modalità di esecuzione del presente regolamento stabiliscono le regole in base alle quali altre persone sono autorizzate ad assistere alle riunioni.In caso di assenza di un membro della Commissione, il suo capo di Gabinetto può assistere alla riunione e, su invito del presidente, esporre l'opinione del membro assente.La Commissione può decidere di ascoltare qualunque altra persona.Articolo 11Di ogni riunione della Commissione viene redatto processo verbale.I progetti di processo verbale sono approvati dalla Commissione nel corso di una riunione successiva. I processi verbali approvati sono autenticati dalle firme del presidente e del segretario generale.Sezione IIAltri procedimenti di formazione delle decisioniArticolo 12L'accordo dei membri della Commissione su una proposta presentata da uno o alcuni di essi può essere constatato mediante procedimento scritto, quando la proposta abbia ottenuto il consenso delle direzioni generali direttamente interessate e il parere favorevole del servizio giuridico.A tale scopo, il testo della proposta è comunicato per iscritto a tutti i membri della Commissione, nelle lingue da questa determinate a norma dell'articolo 25, unitamente al termine assegnato per la comunicazione di eventuali riserve o emendamenti attinenti alla proposta stessa.Nel corso del procedimento scritto, ogni membro della Commissione può chiedere che la proposta sia oggetto di discussione. In tal caso, presenta al presidente una domanda motivata in tal senso.Se, allo scadere del termine assegnato per un procedimento scritto, nessuna riserva viene formulata o confermata da un membro della Commissione, la proposta si intende approvata dalla Commissione. Delle proposte adottate si dà atto in una nota giornaliera di cui viene fatta menzione nel processo verbale della riunione successiva.Articolo 13Nel rispetto del principio di responsabilità collegiale, la Commissione può delegare uno o alcuni dei suoi membri ad adottare provvedimenti di gestione o di amministrazione, in suo nome e nei limiti e alle condizioni da essa stessa fissati.La Commissione può inoltre incaricare uno od alcuni dei suoi membri, con il consenso del presidente, di adottare il testo definitivo di un atto o di una proposta da presentare alle altre istituzioni, il cui contenuto sostanziale sia stato già definito in riunione.Le competenze così conferite possono essere oggetto di subdelegazione ai direttori generali o ai capi servizio, salvo espressa disposizione contraria contenuta nella decisione di delegazione orizzontale.Le disposizioni del primo, secondo e terzo comma non ostano all'applicazione delle norme sulle deleghe in materia finanziaria nonché sui poteri attribuiti all'autorità investita del potere di nomina e all'autorità competente per la conclusione dei contratti di assunzione.Articolo 14Nel rispetto del principio di responsabilità collegiale, la Commissione può delegare i direttori generali e i capi servizio ad adottare, in suo nome e nei limiti e alle condizioni da essa stessa fissati, provvedimenti di gestione o di amministrazione.Articolo 15Una nota giornaliera, di cui viene fatta menzione nel processo verbale della riunione successiva, dà atto delle decisioni adottate mediante procedimento di delegazione orizzontale e procedimento di delegazione verticale.Sezione IIIPreparazione ed esecuzione delle decisioni della CommissioneArticolo 16I membri della Commissione possono costituire Gabinetti incaricati di assisterli nell'espletamento delle loro funzioni e nella preparazione delle decisioni della Commissione.A tal fine il membro della Commissione competente impartisce istruzioni agli uffici interessati.Articolo 17Il segretario generale assiste il presidente nella preparazione dei lavori e delle riunioni della Commissione. Assiste inoltre i presidenti dei gruppi di lavoro istituiti a norma dell'articolo 3, secondo comma, nella preparazione e nello svolgimento delle riunioni dei gruppi stessi.Cura lo svolgimento dei procedimenti di formazione delle decisioni e vigila sull'esecuzione delle decisioni di cui all'articolo 4.Cura il necessario coordinamento fra gli uffici nella preparazione dei lavori e vigila sul rispetto delle regole di presentazione dei documenti sottoposti alla Commissione.Adotta i provvedimenti necessari per assicurare la notificazione e la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee degli atti della Commissione, nonché la trasmissione alle altre istituzioni delle Comunità europee dei documenti della Commissione e dei suoi uffici.Cura i rapporti ufficiali con le altre istituzioni delle Comunità europee, fatte salve le competenze che la Commissione decide di esercitare direttamente o di attribuire ai propri membri od uffici. Segue i lavori delle altre istituzioni delle Comunità europee e ne informa la Commissione.Articolo 18Gli atti adottati in riunione sono annessi, nella o nelle lingue in cui fanno fede, ad una nota riepilogata elaborata al termine della riunione della Commissione nel corso della quale sono stati adottati e formano con questa un tutto inscindibile. Tali atti sono autenticati dalle firme del presidente e del segretario generale apposte sull'ultima pagina della predetta nota.Gli atti adottati mediante procedimento scritto sono annessi, nella lingua o nelle lingue in cui fanno fede, alla nota giornaliera di cui all'articolo 12 e formano con questa un tutto inscindibile. Tali atti sono autenticati dalla firma del segretario generale apposta sull'ultima pagina della predetta nota.Gli atti adottati mediante procedimento di delegazione orizzontale sono annessi, nella lingua o nelle lingue in cui fanno fede, alla nota giornaliera di cui all'articolo 15 e formano con questa un tutto inscindibile. Tali atti sono autenticati dalla firma del segretario generale apposta sull'ultima pagina della predetta nota.Gli atti adottati mediante procedimento di delegazione verticale, o mediante subdelegazione a norma dell'articolo 13, terzo comma, sono annessi, nella lingua o nelle lingue in cui fanno fede, alla nota giornaliera di cui all'articolo 15 e formano con questa un tutto inscindibile. Tali atti sono autenticati con autocertificazione sottoscritta dal direttore generale o dal capo servizio.Sono atti ai sensi del presente regolamento quelli di cui all'articolo 14 del trattato CECA, all'articolo 249 del trattato CE e all'articolo 161 del trattato Euratom.Ai sensi del presente regolamento, le lingue facenti fede sono tutte le lingue ufficiali delle Comunità, quando si tratta di atti aventi efficacia generale, e quelle dei destinatari negli altri casi.CAPO IIGLI UFFICI DELLA COMMISSIONEArticolo 19Per preparare e svolgere la propria azione, la Commissione dispone di un complesso di uffici, strutturati in direzioni generali e servizi assimilati.Di norma, le direzioni generali e i servizi assimilati sono articolati in direzioni e queste in unità.Articolo 20Per rispondere ad esigenze particolari, la Commissione può istituire strutture specifiche aventi compiti precisi e delle quali determina competenze e modalità di funzionamento.Articolo 21Per garantire l'efficacia dell'azione della Commissione, gli uffici operano in stretta cooperazione e in modo coordinato per l'elaborazione o l'attuazione delle decisioni.Prima che un documento venga sottoposto alla Commissione, l'ufficio competente consulta tempestivamente gli uffici associati o interessati in considerazione dei settori di attività, delle attribuzioni o della natura stessa della materia e, non appena avviata la consultazione, ne informa il segretariato generale qualora questi non faccia parte degli uffici consultati. La consultazione del servizio giuridico è obbligatoria per tutti i progetti di atti e di proposte di atti giuridici, nonché per tutti i documenti che possono avere incidenza giuridica. La consultazione delle direzioni generali incaricate dei bilanci, del personale e dell'amministrazione è obbligatoria per tutti i documenti che possono incidere rispettivamente sul bilancio, le finanze, il personale e l'amministrazione. Lo stesso vale, ove necessario, per la direzione generale incaricata del controllo finanziario.L'ufficio competente ha cura di formulare una proposta che raccolga il consenso degli uffici consultati. Salvo il disposto dell'articolo 12, in caso di dissenso, la sua proposta è accompagnata dai pareri divergenti di tali uffici.CAPO IIISUPPLENZEArticolo 22Le funzioni del presidente vengono esercitate, in caso di impedimento, da un vicepresidente o da un membro scelto secondo l'ordine deciso dalla Commissione.Articolo 23Le funzioni del segretario generale vengono esercitate, in caso di impedimento, dal segretario generale aggiunto o, in mancanza, da un funzionario designato dalla Commissione.Articolo 24Il direttore generale è sostituito, in caso d'impedimento, dal direttore generale aggiunto presente che sia decano per anzianità di servizio e, a parità di questa, per età, oppure, se tale funzione non esiste, da un funzionario designato dalla Commissione. In assenza di tale designazione, le funzioni vengono esercitate dal funzionario subordinato presente che sia decano per anzianità di servizio e, a parità di questa, per età, nella categoria e nel grado più elevati.Il capo unità è sostituito dal capo unità aggiunto, quando tale funzione esiste.Qualsiasi altro superiore gerarchico è sostituito, in caso d'impedimento, da un funzionario designato dal direttore generale, in accordo con il membro della Commissione responsabile. In assenza di tale designazione, le funzioni vengono esercitate dal funzionario subordinato presente che sia decano per anzianità di servizio e, a parità di questa, per età, nella categoria e nel grado più elevati.DISPOSIZIONI FINALIArticolo 25La Commissione stabilisce, in quanto necessario, le modalità di esecuzione del presente regolamento.La Commissione può adottare misure supplementari relative al funzionamento della Commissione e dei suoi uffici, il cui testo viene allegato al presente regolamento.Articolo 26Il regolamento interno del 18 settembre 1999, modificato con decisione 2000/633/CE, CECA, Euratom, è abrogato.Articolo 27Il presente regolamento interno entra in vigore il 1o gennaio 2001.Articolo 28Il presente regolamento interno è pubblicato nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Fatto a Bruxelles, il 29 novembre 2000.Per la CommissioneIl PresidenteRomano ProdiALLEGATOCODICE DI BUONA CONDOTTA AMMINISTRATIVA DEL PERSONALE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEI SUOI RAPPORTI COL PUBBLICOServizio di qualitàLa Commissione e il suo personale sono tenuti a servire l'interesse comunitario e, pertanto, l'interesse pubblico.Il pubblico ha il diritto di attendersi un servizio di qualità ed un'amministrazione aperta, accessibile e gestita correttamente.Un servizio di qualità implica che la Commissione e il suo personale diano prova di cortesia, oggettività e imparzialità.OggettoPer permettere alla Commissione di adempiere i propri obblighi di buona condotta amministrativa, in particolare nei contatti con il pubblico, la Commissione si impegna a rispettare i criteri di buona condotta amministrativa stabiliti nel presente codice e a ispirarsi ad essi nell'attività quotidiana.Campo d'applicazioneIl presente codice vincola tutto il personale soggetto allo statuto dei funzionari delle Comunità europee e al regime applicabile agli altri agenti di dette Comunità (in prosieguo: "lo statuto"), nonché alle altre norme sulle relazioni tra la Commissione e il suo personale che si applicano ai funzionari e agli altri agenti delle Comunità europee. Tuttavia, anche le persone con un contratto di diritto privato, gli esperti comandati dalle rispettive amministrazioni nazionali, i tirocinanti, ecc., che lavorano per la Commissione, dovrebbero attenersi al presente codice nella loro attività quotidiana.Le relazioni tra la Commissione e il suo personale sono disciplinate esclusivamente dallo statuto.1. PRINCIPI GENERALI DI BUONA AMMINISTRAZIONENei rapporti con il pubblico la Commissione rispetta i principi generali illustrati qui di seguito.LegalitàLa Commissione agisce in conformità del diritto e applica le norme e le procedure stabilite dalla legislazione comunitaria.Parità di trattamento e non discriminazioneLa Commissione rispetta il principio di non discriminazione e garantisce in particolare la parità di trattamento nei confronti del pubblico, senza distinzioni fondate sulla nazionalità, il sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali. Di conseguenza, il diverso trattamento di fattispecie analoghe deve essere espressamente giustificato dalla natura particolare del caso in oggetto.ProporzionalitàLa Commissione veglia a che i provvedimenti presi siano proporzionati rispetto agli scopi perseguiti.In particolare, la Commissione si assicurerà che l'applicazione del presente codice non implichi, in alcun caso, oneri amministrativi o di bilancio sproporzionati rispetto al beneficio atteso.CoerenzaLa Commissione è coerente nella sua condotta amministrativa e si conforma alla sua prassi normale. Qualsiasi eccezione a questo principio deve essere debitamente giustificata.2. ORIENTAMENTI PER UNA BUONA CONDOTTA AMMINISTRATIVAObiettività e imparzialitàIl personale è tenuto ad agire con obiettività e imparzialità, nell'interesse della Comunità e per il bene pubblico. Esso deve agire in piena indipendenza nel quadro della politica decisa dalla Commissione e la sua condotta non deve mai essere influenzata da interessi personali o nazionali ovvero da pressioni politiche.Informazioni sui procedimenti amministrativiIl personale assicura che la risposta a richieste d'informazione concernenti un procedimento amministrativo della Commissione sia comunicata entro il termine fissato per il procedimento in oggetto.3. INFORMAZIONI SUI DIRITTI DELLE PARTI INTERESSATEAudizione di tutte le parti direttamente interessateQuando il diritto comunitario prevede che le parti interessate debbano essere sentite, il personale provvede a dare loro l'opportunità di esporre il proprio punto di vista.Obbligo di motivare le decisioniOgni decisione della Commissione dovrebbe enunciare chiaramente i motivi sui quali si fonda ed essere comunicata ai soggetti e alle parti interessate.Di regola la motivazione delle decisioni deve essere esaustiva. Qualora non sia possibile comunicare in dettaglio i motivi di ogni singola decisione, ad esempio nel caso di decisioni simili che riguardano un gran numero di persone, si potrà rispondere con una lettera circolare. Queste risposte uniformi dovrebbero comunque indicare i principali motivi della decisione. Inoltre, la motivazione circostanziata deve essere comunicata alla parte interessata che la richieda espressamente.Obbligo di indicare i mezzi di ricorsoQuando il diritto comunitario lo prevede, le decisioni notificate devono indicare chiaramente la possibilità di un ricorso ed illustrarne le modalità (nome e indirizzo amministrativo della persona o dell'ufficio cui inoltrare il ricorso e termine per la sua presentazione).Se del caso, le decisioni dovrebbero indicare la possibilità di adire le vie giudiziarie e di presentare una denuncia al mediatore europeo, in conformità dell'articolo 230 e dell'articolo 195 del trattato che istituisce la Comunità europea.4. TRATTAMENTO DELLE RICHIESTELa Commissione si impegna a rispondere nel modo più appropriato e con la massima tempestività alle richieste del pubblico.Richiesta di documentiSe il documento richiesto è già pubblicato, il richiedente viene indirizzato verso i punti di vendita dell'Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee e verso i centri di documentazione o di informazione che consentono di accedere ai documenti gratuitamente, come gli "Infopoint", i centri di documentazione europea, ecc. Inoltre, numerosi documenti sono facilmente accessibili in forma elettronica.Le regole sull'accesso ai documenti figurano in un provvedimento specifico.CorrispondenzaA norma dell'articolo 21 del trattato che istituisce la Comunità europea, la Commissione deve rispondere nella lingua in cui è stata redatta la lettera pervenutale, sempreché si tratti di una delle lingue ufficiali delle Comunità.La risposta va inviata entro quindici giorni lavorativi dalla data di ricevimento della lettera da parte del servizio competente della Commissione. Essa dovrebbe precisare il nome della persona competente e indicare in quale modo possa essere contattata.Qualora la risposta non possa essere inviata entro il termine suddetto, e in tutti i casi in cui essa richieda un'attività ulteriore, come una consultazione fra gli uffici o una traduzione, il membro del personale competente dovrebbe inviare una risposta interlocutoria, indicando la data prevedibile per la risposta, in funzione dell'attività supplementare necessaria e tenuto conto del grado di urgenza e di complessità della materia.Se la risposta deve essere stilata da un ufficio diverso da quello cui la lettera iniziale era rivolta, il richiedente dovrebbe essere informato del nome e dell'indirizzo amministrativo della persona alla quale la sua lettera è stata trasmessa.Queste regole non si applicano alla corrispondenza che può ragionevolmente ritenersi inaccettabile, per esempio per il suo carattere ripetitivo, ingiurioso o privo di senso. In casi del genere, la Commissione si riserva il diritto di cessare ogni scambio di corrispondenza.Comunicazioni telefonicheNel rispondere al telefono, il personale è tenuto ad indicare il proprio nome o quello dell'ufficio cui appartiene. Qualora una persona esterna vada richiamata, occorre farlo con la massima sollecitudine.Il membro del personale interpellato fornisce direttamente le informazioni sulle materie che rientrano nelle sue competenze e negli altri casi dovrebbe indirizzare il richiedente verso la fonte specifica più adeguata. Se necessario, dovrebbe invitare il richiedente a rivolgersi al superiore gerarchico oppure consultare quest'ultimo prima di fornire l'informazione richiesta.Se la richiesta verte su un argomento che rientra direttamente nelle sue competenze, il membro del personale chiede all'interlocutore di declinare la sua identità e, prima di dare l'informazione, verifica se questa è già stata resa pubblica. In caso contrario, può valutare che la divulgazione dell'informazione non è nell'interesse della Comunità. In tal caso, dovrebbe spiegare i motivi che impediscono di fornire l'informazione e, ove ciò sia opportuno, si dovrebbe appellare al dovere di massima discrezione, sancito dall'articolo 17 dello statuto.Se del caso, può essere chiesta una conferma scritta delle richieste di informazioni fatte per telefono.Posta elettronicaLa risposta ai messaggi trasmessi per posta elettronica deve essere sollecita, secondo i criteri già illustrati con riferimento alle comunicazioni telefoniche.Il messaggio elettronico che per sua natura possa essere assimilato ad una lettera va trattato secondo i criteri relativi alla corrispondenza e nel rispetto degli stessi termini.Richieste provenienti dai mezzi di comunicazione di massaI rapporti con i mezzi di comunicazione di massa sono di competenza del servizio Stampa e comunicazione. Se però le richieste di informazione vertono su aspetti tecnici, i membri del personale possono rispondere nei settori di loro specifica competenza.5. PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI E INFORMAZIONI RISERVATELa Commissione e il suo personale rispettano segnatamente quanto segue:- le norme sulla protezione della vita privata e dei dati personali,- gli obblighi previsti dall'articolo 287 del trattato CE, in particolare quelli sulla tutela del segreto professionale,- le norme sulla tutela del segreto nelle indagini penali,- la confidenzialità delle materie discusse nei vari comitati ed organi di cui all'articolo 9 e agli allegati II e III dello statuto.6. RECLAMICommissione europeaIn caso di inosservanza dei principi stabiliti nel presente codice, possono essere presentati reclami direttamente al segretario generale(1) della Commissione europea, che provvederà a trasmetterli al servizio competente.Il direttore generale o il capo servizio deve rispondere per iscritto all'autore del reclamo entro un termine di due mesi. L'autore del reclamo dispone quindi di un mese per sollecitare presso il segretario generale della Commissione europea un riesame del proprio reclamo. Il segretario generale risponde alla domanda di riesame entro un mese.Mediatore europeoÈ possibile inoltre presentare denuncia al mediatore europeo, in conformità dell'articolo 195 del trattato che istituisce la Comunità europea, nonché dello statuto che fissa le condizioni per l'esercizio delle funzioni del mediatore stesso.(1) Indirizzo postale: Segretariato generale della Commissione europea, Unità SG/B/2 "Trasparenza, accesso ai documenti, relazioni con la società civile", rue de la Loi/Wetstraat 200, B-1049 Bruxelles [fax: (32-2) 296 72 42].Indirizzo elettronico: SG-Code-de-bonne-conduite@cec.eu.int
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | Regolamento interno della Commissione [C(2000) 3614]
Gazzetta ufficiale n. L 308 del 08/12/2000 pag. 0026 - 0034
Regolamento interno della Commissione[C(2000) 3614]INDICE DEGLI ARTICOLI>SPAZIO PER TABELLA>LA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE,visto il trattato che istituisce la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, in particolare l'articolo 16,visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 218, paragrafo 2,visto il trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, in particolare l'articolo 131,visto il trattato sull'Unione europea, in particolare gli articoli 28, paragrafo 1, e 41, paragrafo 1,ADOTTA IL PRESENTE REGOLAMENTO INTERNO:CAPO ILA COMMISSIONEArticolo 1La Commissione agisce come organo collegiale, secondo le disposizioni del presente regolamento e nel pieno rispetto degli orientamenti politici definiti dal presidente.Articolo 2Nel pieno rispetto degli orientamenti politici definiti dal presidente, la Commissione fissa le proprie priorità e adotta ogni anno il programma di lavoro.Articolo 3Il presidente può assegnare ai membri della Commissione particolari settori di attività, per i quali hanno una specifica responsabilità nella preparazione dei lavori della Commissione nonché nell'esecuzione delle decisioni. Il presidente può modificare tali attribuzioni in qualsiasi momento.Il presidente può costituire dei gruppi di lavoro fra i membri della Commissione e ne designa i presidenti.Il presidente rappresenta la Commissione e designa i membri della stessa incaricati di assisterlo in tali funzioni.Articolo 4Le decisioni della Commissione sono prese:a) in riunione;oppureb) mediante procedimento scritto, secondo le disposizioni dell'articolo 12;oppurec) mediante procedimento di delegazione orizzontale, secondo le disposizioni dell'articolo 13;oppured) mediante procedimento di delegazione verticale, secondo le disposizioni dell'articolo 14.Sezione ILe riunioni della CommissioneArticolo 5Le riunioni della Commissione hanno luogo su convocazione del presidente.La Commissione si riunisce, di norma, almeno una volta alla settimana. Si riunisce inoltre ogni volta che se ne presenti la necessità.I membri della Commissione sono tenuti ad assistere a tutte le riunioni. Compete al presidente valutare qualsiasi situazione che possa impedire il rispetto di tale obbligo.Articolo 6Il presidente stabilisce l'ordine del giorno delle riunioni della Commissione tenendo conto del programma di lavoro di cui all'articolo 2.Fatto salvo il potere del presidente di stabilire l'ordine del giorno, per la presentazione di qualsiasi proposta che implichi spese significative è necessario l'accordo del membro della Commissione responsabile per il bilancio.Ogni argomento di cui un membro della Commissione chieda l'iscrizione all'ordine del giorno è comunicato al presidente con un preavviso di nove giorni, salvo casi eccezionali.L'ordine del giorno e i necessari documenti di lavoro sono comunicati ai membri della Commissione entro i termini e nelle lingue di lavoro da questa stabiliti, a norma dell'articolo 25.Ogni argomento di cui un membro della Commissione chieda il ritiro dall'ordine del giorno è rinviato, con il consenso del presidente, alla riunione successiva.La Commissione può decidere, su proposta del presidente, di deliberare su un argomento non iscritto all'ordine del giorno o per il quale i necessari documenti di lavoro non siano stati distribuiti tempestivamente. Può parimenti decidere con voto a maggioranza di non deliberare su un argomento iscritto all'ordine del giorno.Articolo 7Le deliberazioni della Commissione non sono valide se non è presente la maggioranza del numero dei membri previsto dal trattato.Articolo 8La Commissione delibera su proposta di uno o di alcuni dei suoi membri.La Commissione procede a votazione su richiesta di uno dei membri. La votazione verte sulla proposta originaria o su una proposta modificata dal membro o dai membri competenti o dal presidente.Le decisioni della Commissione sono prese a maggioranza del numero dei membri previsto dal trattato. Tale maggioranza è necessaria qualunque sia il contenuto e la natura della decisione.Articolo 9Le riunioni della Commissione non sono pubbliche. La discussione ha carattere riservato.Articolo 10Salvo decisione contraria della Commissione, il segretario generale assiste alle riunioni. Le modalità di esecuzione del presente regolamento stabiliscono le regole in base alle quali altre persone sono autorizzate ad assistere alle riunioni.In caso di assenza di un membro della Commissione, il suo capo di Gabinetto può assistere alla riunione e, su invito del presidente, esporre l'opinione del membro assente.La Commissione può decidere di ascoltare qualunque altra persona.Articolo 11Di ogni riunione della Commissione viene redatto processo verbale.I progetti di processo verbale sono approvati dalla Commissione nel corso di una riunione successiva. I processi verbali approvati sono autenticati dalle firme del presidente e del segretario generale.Sezione IIAltri procedimenti di formazione delle decisioniArticolo 12L'accordo dei membri della Commissione su una proposta presentata da uno o alcuni di essi può essere constatato mediante procedimento scritto, quando la proposta abbia ottenuto il consenso delle direzioni generali direttamente interessate e il parere favorevole del servizio giuridico.A tale scopo, il testo della proposta è comunicato per iscritto a tutti i membri della Commissione, nelle lingue da questa determinate a norma dell'articolo 25, unitamente al termine assegnato per la comunicazione di eventuali riserve o emendamenti attinenti alla proposta stessa.Nel corso del procedimento scritto, ogni membro della Commissione può chiedere che la proposta sia oggetto di discussione. In tal caso, presenta al presidente una domanda motivata in tal senso.Se, allo scadere del termine assegnato per un procedimento scritto, nessuna riserva viene formulata o confermata da un membro della Commissione, la proposta si intende approvata dalla Commissione. Delle proposte adottate si dà atto in una nota giornaliera di cui viene fatta menzione nel processo verbale della riunione successiva.Articolo 13Nel rispetto del principio di responsabilità collegiale, la Commissione può delegare uno o alcuni dei suoi membri ad adottare provvedimenti di gestione o di amministrazione, in suo nome e nei limiti e alle condizioni da essa stessa fissati.La Commissione può inoltre incaricare uno od alcuni dei suoi membri, con il consenso del presidente, di adottare il testo definitivo di un atto o di una proposta da presentare alle altre istituzioni, il cui contenuto sostanziale sia stato già definito in riunione.Le competenze così conferite possono essere oggetto di subdelegazione ai direttori generali o ai capi servizio, salvo espressa disposizione contraria contenuta nella decisione di delegazione orizzontale.Le disposizioni del primo, secondo e terzo comma non ostano all'applicazione delle norme sulle deleghe in materia finanziaria nonché sui poteri attribuiti all'autorità investita del potere di nomina e all'autorità competente per la conclusione dei contratti di assunzione.Articolo 14Nel rispetto del principio di responsabilità collegiale, la Commissione può delegare i direttori generali e i capi servizio ad adottare, in suo nome e nei limiti e alle condizioni da essa stessa fissati, provvedimenti di gestione o di amministrazione.Articolo 15Una nota giornaliera, di cui viene fatta menzione nel processo verbale della riunione successiva, dà atto delle decisioni adottate mediante procedimento di delegazione orizzontale e procedimento di delegazione verticale.Sezione IIIPreparazione ed esecuzione delle decisioni della CommissioneArticolo 16I membri della Commissione possono costituire Gabinetti incaricati di assisterli nell'espletamento delle loro funzioni e nella preparazione delle decisioni della Commissione.A tal fine il membro della Commissione competente impartisce istruzioni agli uffici interessati.Articolo 17Il segretario generale assiste il presidente nella preparazione dei lavori e delle riunioni della Commissione. Assiste inoltre i presidenti dei gruppi di lavoro istituiti a norma dell'articolo 3, secondo comma, nella preparazione e nello svolgimento delle riunioni dei gruppi stessi.Cura lo svolgimento dei procedimenti di formazione delle decisioni e vigila sull'esecuzione delle decisioni di cui all'articolo 4.Cura il necessario coordinamento fra gli uffici nella preparazione dei lavori e vigila sul rispetto delle regole di presentazione dei documenti sottoposti alla Commissione.Adotta i provvedimenti necessari per assicurare la notificazione e la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee degli atti della Commissione, nonché la trasmissione alle altre istituzioni delle Comunità europee dei documenti della Commissione e dei suoi uffici.Cura i rapporti ufficiali con le altre istituzioni delle Comunità europee, fatte salve le competenze che la Commissione decide di esercitare direttamente o di attribuire ai propri membri od uffici. Segue i lavori delle altre istituzioni delle Comunità europee e ne informa la Commissione.Articolo 18Gli atti adottati in riunione sono annessi, nella o nelle lingue in cui fanno fede, ad una nota riepilogata elaborata al termine della riunione della Commissione nel corso della quale sono stati adottati e formano con questa un tutto inscindibile. Tali atti sono autenticati dalle firme del presidente e del segretario generale apposte sull'ultima pagina della predetta nota.Gli atti adottati mediante procedimento scritto sono annessi, nella lingua o nelle lingue in cui fanno fede, alla nota giornaliera di cui all'articolo 12 e formano con questa un tutto inscindibile. Tali atti sono autenticati dalla firma del segretario generale apposta sull'ultima pagina della predetta nota.Gli atti adottati mediante procedimento di delegazione orizzontale sono annessi, nella lingua o nelle lingue in cui fanno fede, alla nota giornaliera di cui all'articolo 15 e formano con questa un tutto inscindibile. Tali atti sono autenticati dalla firma del segretario generale apposta sull'ultima pagina della predetta nota.Gli atti adottati mediante procedimento di delegazione verticale, o mediante subdelegazione a norma dell'articolo 13, terzo comma, sono annessi, nella lingua o nelle lingue in cui fanno fede, alla nota giornaliera di cui all'articolo 15 e formano con questa un tutto inscindibile. Tali atti sono autenticati con autocertificazione sottoscritta dal direttore generale o dal capo servizio.Sono atti ai sensi del presente regolamento quelli di cui all'articolo 14 del trattato CECA, all'articolo 249 del trattato CE e all'articolo 161 del trattato Euratom.Ai sensi del presente regolamento, le lingue facenti fede sono tutte le lingue ufficiali delle Comunità, quando si tratta di atti aventi efficacia generale, e quelle dei destinatari negli altri casi.CAPO IIGLI UFFICI DELLA COMMISSIONEArticolo 19Per preparare e svolgere la propria azione, la Commissione dispone di un complesso di uffici, strutturati in direzioni generali e servizi assimilati.Di norma, le direzioni generali e i servizi assimilati sono articolati in direzioni e queste in unità.Articolo 20Per rispondere ad esigenze particolari, la Commissione può istituire strutture specifiche aventi compiti precisi e delle quali determina competenze e modalità di funzionamento.Articolo 21Per garantire l'efficacia dell'azione della Commissione, gli uffici operano in stretta cooperazione e in modo coordinato per l'elaborazione o l'attuazione delle decisioni.Prima che un documento venga sottoposto alla Commissione, l'ufficio competente consulta tempestivamente gli uffici associati o interessati in considerazione dei settori di attività, delle attribuzioni o della natura stessa della materia e, non appena avviata la consultazione, ne informa il segretariato generale qualora questi non faccia parte degli uffici consultati. La consultazione del servizio giuridico è obbligatoria per tutti i progetti di atti e di proposte di atti giuridici, nonché per tutti i documenti che possono avere incidenza giuridica. La consultazione delle direzioni generali incaricate dei bilanci, del personale e dell'amministrazione è obbligatoria per tutti i documenti che possono incidere rispettivamente sul bilancio, le finanze, il personale e l'amministrazione. Lo stesso vale, ove necessario, per la direzione generale incaricata del controllo finanziario.L'ufficio competente ha cura di formulare una proposta che raccolga il consenso degli uffici consultati. Salvo il disposto dell'articolo 12, in caso di dissenso, la sua proposta è accompagnata dai pareri divergenti di tali uffici.CAPO IIISUPPLENZEArticolo 22Le funzioni del presidente vengono esercitate, in caso di impedimento, da un vicepresidente o da un membro scelto secondo l'ordine deciso dalla Commissione.Articolo 23Le funzioni del segretario generale vengono esercitate, in caso di impedimento, dal segretario generale aggiunto o, in mancanza, da un funzionario designato dalla Commissione.Articolo 24Il direttore generale è sostituito, in caso d'impedimento, dal direttore generale aggiunto presente che sia decano per anzianità di servizio e, a parità di questa, per età, oppure, se tale funzione non esiste, da un funzionario designato dalla Commissione. In assenza di tale designazione, le funzioni vengono esercitate dal funzionario subordinato presente che sia decano per anzianità di servizio e, a parità di questa, per età, nella categoria e nel grado più elevati.Il capo unità è sostituito dal capo unità aggiunto, quando tale funzione esiste.Qualsiasi altro superiore gerarchico è sostituito, in caso d'impedimento, da un funzionario designato dal direttore generale, in accordo con il membro della Commissione responsabile. In assenza di tale designazione, le funzioni vengono esercitate dal funzionario subordinato presente che sia decano per anzianità di servizio e, a parità di questa, per età, nella categoria e nel grado più elevati.DISPOSIZIONI FINALIArticolo 25La Commissione stabilisce, in quanto necessario, le modalità di esecuzione del presente regolamento.La Commissione può adottare misure supplementari relative al funzionamento della Commissione e dei suoi uffici, il cui testo viene allegato al presente regolamento.Articolo 26Il regolamento interno del 18 settembre 1999, modificato con decisione 2000/633/CE, CECA, Euratom, è abrogato.Articolo 27Il presente regolamento interno entra in vigore il 1o gennaio 2001.Articolo 28Il presente regolamento interno è pubblicato nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.Fatto a Bruxelles, il 29 novembre 2000.Per la CommissioneIl PresidenteRomano ProdiALLEGATOCODICE DI BUONA CONDOTTA AMMINISTRATIVA DEL PERSONALE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEI SUOI RAPPORTI COL PUBBLICOServizio di qualitàLa Commissione e il suo personale sono tenuti a servire l'interesse comunitario e, pertanto, l'interesse pubblico.Il pubblico ha il diritto di attendersi un servizio di qualità ed un'amministrazione aperta, accessibile e gestita correttamente.Un servizio di qualità implica che la Commissione e il suo personale diano prova di cortesia, oggettività e imparzialità.OggettoPer permettere alla Commissione di adempiere i propri obblighi di buona condotta amministrativa, in particolare nei contatti con il pubblico, la Commissione si impegna a rispettare i criteri di buona condotta amministrativa stabiliti nel presente codice e a ispirarsi ad essi nell'attività quotidiana.Campo d'applicazioneIl presente codice vincola tutto il personale soggetto allo statuto dei funzionari delle Comunità europee e al regime applicabile agli altri agenti di dette Comunità (in prosieguo: "lo statuto"), nonché alle altre norme sulle relazioni tra la Commissione e il suo personale che si applicano ai funzionari e agli altri agenti delle Comunità europee. Tuttavia, anche le persone con un contratto di diritto privato, gli esperti comandati dalle rispettive amministrazioni nazionali, i tirocinanti, ecc., che lavorano per la Commissione, dovrebbero attenersi al presente codice nella loro attività quotidiana.Le relazioni tra la Commissione e il suo personale sono disciplinate esclusivamente dallo statuto.1. PRINCIPI GENERALI DI BUONA AMMINISTRAZIONENei rapporti con il pubblico la Commissione rispetta i principi generali illustrati qui di seguito.LegalitàLa Commissione agisce in conformità del diritto e applica le norme e le procedure stabilite dalla legislazione comunitaria.Parità di trattamento e non discriminazioneLa Commissione rispetta il principio di non discriminazione e garantisce in particolare la parità di trattamento nei confronti del pubblico, senza distinzioni fondate sulla nazionalità, il sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali. Di conseguenza, il diverso trattamento di fattispecie analoghe deve essere espressamente giustificato dalla natura particolare del caso in oggetto.ProporzionalitàLa Commissione veglia a che i provvedimenti presi siano proporzionati rispetto agli scopi perseguiti.In particolare, la Commissione si assicurerà che l'applicazione del presente codice non implichi, in alcun caso, oneri amministrativi o di bilancio sproporzionati rispetto al beneficio atteso.CoerenzaLa Commissione è coerente nella sua condotta amministrativa e si conforma alla sua prassi normale. Qualsiasi eccezione a questo principio deve essere debitamente giustificata.2. ORIENTAMENTI PER UNA BUONA CONDOTTA AMMINISTRATIVAObiettività e imparzialitàIl personale è tenuto ad agire con obiettività e imparzialità, nell'interesse della Comunità e per il bene pubblico. Esso deve agire in piena indipendenza nel quadro della politica decisa dalla Commissione e la sua condotta non deve mai essere influenzata da interessi personali o nazionali ovvero da pressioni politiche.Informazioni sui procedimenti amministrativiIl personale assicura che la risposta a richieste d'informazione concernenti un procedimento amministrativo della Commissione sia comunicata entro il termine fissato per il procedimento in oggetto.3. INFORMAZIONI SUI DIRITTI DELLE PARTI INTERESSATEAudizione di tutte le parti direttamente interessateQuando il diritto comunitario prevede che le parti interessate debbano essere sentite, il personale provvede a dare loro l'opportunità di esporre il proprio punto di vista.Obbligo di motivare le decisioniOgni decisione della Commissione dovrebbe enunciare chiaramente i motivi sui quali si fonda ed essere comunicata ai soggetti e alle parti interessate.Di regola la motivazione delle decisioni deve essere esaustiva. Qualora non sia possibile comunicare in dettaglio i motivi di ogni singola decisione, ad esempio nel caso di decisioni simili che riguardano un gran numero di persone, si potrà rispondere con una lettera circolare. Queste risposte uniformi dovrebbero comunque indicare i principali motivi della decisione. Inoltre, la motivazione circostanziata deve essere comunicata alla parte interessata che la richieda espressamente.Obbligo di indicare i mezzi di ricorsoQuando il diritto comunitario lo prevede, le decisioni notificate devono indicare chiaramente la possibilità di un ricorso ed illustrarne le modalità (nome e indirizzo amministrativo della persona o dell'ufficio cui inoltrare il ricorso e termine per la sua presentazione).Se del caso, le decisioni dovrebbero indicare la possibilità di adire le vie giudiziarie e di presentare una denuncia al mediatore europeo, in conformità dell'articolo 230 e dell'articolo 195 del trattato che istituisce la Comunità europea.4. TRATTAMENTO DELLE RICHIESTELa Commissione si impegna a rispondere nel modo più appropriato e con la massima tempestività alle richieste del pubblico.Richiesta di documentiSe il documento richiesto è già pubblicato, il richiedente viene indirizzato verso i punti di vendita dell'Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee e verso i centri di documentazione o di informazione che consentono di accedere ai documenti gratuitamente, come gli "Infopoint", i centri di documentazione europea, ecc. Inoltre, numerosi documenti sono facilmente accessibili in forma elettronica.Le regole sull'accesso ai documenti figurano in un provvedimento specifico.CorrispondenzaA norma dell'articolo 21 del trattato che istituisce la Comunità europea, la Commissione deve rispondere nella lingua in cui è stata redatta la lettera pervenutale, sempreché si tratti di una delle lingue ufficiali delle Comunità.La risposta va inviata entro quindici giorni lavorativi dalla data di ricevimento della lettera da parte del servizio competente della Commissione. Essa dovrebbe precisare il nome della persona competente e indicare in quale modo possa essere contattata.Qualora la risposta non possa essere inviata entro il termine suddetto, e in tutti i casi in cui essa richieda un'attività ulteriore, come una consultazione fra gli uffici o una traduzione, il membro del personale competente dovrebbe inviare una risposta interlocutoria, indicando la data prevedibile per la risposta, in funzione dell'attività supplementare necessaria e tenuto conto del grado di urgenza e di complessità della materia.Se la risposta deve essere stilata da un ufficio diverso da quello cui la lettera iniziale era rivolta, il richiedente dovrebbe essere informato del nome e dell'indirizzo amministrativo della persona alla quale la sua lettera è stata trasmessa.Queste regole non si applicano alla corrispondenza che può ragionevolmente ritenersi inaccettabile, per esempio per il suo carattere ripetitivo, ingiurioso o privo di senso. In casi del genere, la Commissione si riserva il diritto di cessare ogni scambio di corrispondenza.Comunicazioni telefonicheNel rispondere al telefono, il personale è tenuto ad indicare il proprio nome o quello dell'ufficio cui appartiene. Qualora una persona esterna vada richiamata, occorre farlo con la massima sollecitudine.Il membro del personale interpellato fornisce direttamente le informazioni sulle materie che rientrano nelle sue competenze e negli altri casi dovrebbe indirizzare il richiedente verso la fonte specifica più adeguata. Se necessario, dovrebbe invitare il richiedente a rivolgersi al superiore gerarchico oppure consultare quest'ultimo prima di fornire l'informazione richiesta.Se la richiesta verte su un argomento che rientra direttamente nelle sue competenze, il membro del personale chiede all'interlocutore di declinare la sua identità e, prima di dare l'informazione, verifica se questa è già stata resa pubblica. In caso contrario, può valutare che la divulgazione dell'informazione non è nell'interesse della Comunità. In tal caso, dovrebbe spiegare i motivi che impediscono di fornire l'informazione e, ove ciò sia opportuno, si dovrebbe appellare al dovere di massima discrezione, sancito dall'articolo 17 dello statuto.Se del caso, può essere chiesta una conferma scritta delle richieste di informazioni fatte per telefono.Posta elettronicaLa risposta ai messaggi trasmessi per posta elettronica deve essere sollecita, secondo i criteri già illustrati con riferimento alle comunicazioni telefoniche.Il messaggio elettronico che per sua natura possa essere assimilato ad una lettera va trattato secondo i criteri relativi alla corrispondenza e nel rispetto degli stessi termini.Richieste provenienti dai mezzi di comunicazione di massaI rapporti con i mezzi di comunicazione di massa sono di competenza del servizio Stampa e comunicazione. Se però le richieste di informazione vertono su aspetti tecnici, i membri del personale possono rispondere nei settori di loro specifica competenza.5. PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI E INFORMAZIONI RISERVATELa Commissione e il suo personale rispettano segnatamente quanto segue:- le norme sulla protezione della vita privata e dei dati personali,- gli obblighi previsti dall'articolo 287 del trattato CE, in particolare quelli sulla tutela del segreto professionale,- le norme sulla tutela del segreto nelle indagini penali,- la confidenzialità delle materie discusse nei vari comitati ed organi di cui all'articolo 9 e agli allegati II e III dello statuto.6. RECLAMICommissione europeaIn caso di inosservanza dei principi stabiliti nel presente codice, possono essere presentati reclami direttamente al segretario generale(1) della Commissione europea, che provvederà a trasmetterli al servizio competente.Il direttore generale o il capo servizio deve rispondere per iscritto all'autore del reclamo entro un termine di due mesi. L'autore del reclamo dispone quindi di un mese per sollecitare presso il segretario generale della Commissione europea un riesame del proprio reclamo. Il segretario generale risponde alla domanda di riesame entro un mese.Mediatore europeoÈ possibile inoltre presentare denuncia al mediatore europeo, in conformità dell'articolo 195 del trattato che istituisce la Comunità europea, nonché dello statuto che fissa le condizioni per l'esercizio delle funzioni del mediatore stesso.(1) Indirizzo postale: Segretariato generale della Commissione europea, Unità SG/B/2 "Trasparenza, accesso ai documenti, relazioni con la società civile", rue de la Loi/Wetstraat 200, B-1049 Bruxelles [fax: (32-2) 296 72 42].Indirizzo elettronico: SG-Code-de-bonne-conduite@cec.eu.int
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Regolamento interno della Commissione europea
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO INTERNO?
L’articolo 249 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea prevede che la Commissione europea adotti il proprio regolamento interno allo scopo di assicurare il proprio funzionamento e quello dei propri servizi.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento interno contiene disposizioni sull’organizzazione della Commissione (Capo I), sul ruolo dei servizi e sulle loro modalità di lavorare insieme (Capo II) e disposizioni sulle supplenze e sulla continuità operativa (Capo III).
Organizzazione della CommissioneResponsabilità collegialeLa Commissione è un organismo collegiale. La sua azione è collettiva. I membri della Commissione hanno pari voce in capitolo nel processo decisionale e hanno la responsabilità collettiva di tutte le decisioni prese dalla Commissione. Presidente della CommissioneIl presidente della Commissione stabilisce gli orientamenti politici della Commissione. Il presidente rappresenta la Commissione, decide in merito alla sua organizzazione interna e assegna le responsabilità (portafogli) ai membri della Commissione. Le responsabilità possono variare nel corso dei cinque anni del mandato della Commissione. Il segretario generale della Commissione assiste il presidente nel conseguimento degli obiettivi stabiliti dalla Commissione. Il presidente nomina tutti i vice-presidenti, ad eccezione dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, e può anche nominare gruppi di commissari con mandati speciali.Quattro tipi di procedure decisionali interneProcedura orale: la Commissione adotta le decisioni (per lo più di grande importanza politica o economica) durante le riunioni ordinarie o straordinarie. Procedimento scritto: le decisioni sono adottate quando i membri della Commissione non esprimono riserve o non richiedono modifiche a un progetto normativo messo a loro disposizione entro un termine prestabilito. Procedimento di delegazione orizzontale: la Commissione può conferire a uno o più commissari la responsabilità di provvedimenti gestionali o amministrativi in suo nome. Procedimento di delegazione verticale: la Commissione delega ai direttori generali o ai capi servizio il potere di adottare determinati provvedimenti gestionali o amministrativi in suo nome.Servizi della CommissioneLe direzioni generali e i corrispondenti uffici della Commissione preparano ed eseguono l’azione della Commissione, mettendo in atto le priorità politiche della Commissione e gli orientamenti politici del presidente della Commissione. In linea di principio, le direzioni generali e gli uffici corrispondenti sono suddivisi in direzioni, a loro volta ripartite in unità. Per assicurare l’efficacia dell’azione della Commissione, sono fondamentali una stretta cooperazione e un efficiente coordinamento tra le direzioni generali e gli uffici corrispondenti. L’ufficio responsabile per la preparazione di una iniziativa della Commissione consulta gli altri uffici interessati nell’iniziativa da presentare.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento interno della Commissione (GU L 308 dell’8.12.2000, pag. 26).
Le successive modifiche al regolamento di procedura sono state incorporate nel documento originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Versione consolidata del trattato sull’Unione europea — Titolo III: Disposizioni relative alle istituzioni — Articolo 17 (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 25).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Parte sesta — Disposizioni istituzionali e finanziarie — Titolo I — Disposizioni istituzionali — Capo 1 — Le istituzioni — Sezione 4 — La Commissione — articolo 248 (ex articolo 217, paragrafo 2, del TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 157).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Parte sesta: Disposizioni istituzionali e finanziarie — Titolo I: Disposizioni istituzionali — Capo 1: Le istituzioni — Sezione 4: La Commissione — Articolo 249 (ex articoli 218, paragrafo 2, e 212 del TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 157).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Parte sesta: Disposizioni istituzionali e finanziarie — Titolo I: Disposizioni istituzionali — Capo 1: Le istituzioni — Sezione 4 — La Commissione — Articolo 250 (ex articolo 219 del TCE) (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 157).
Decisione del Consiglio europeo 2013/272/UE, del 22 maggio 2013, riguardante il numero di membri della Commissione europea (GU L 165 del 18.6.2013, pag. 98).
Regolamento (UE) 2016/300 del Consiglio, del 29 febbraio 2016, che definisce il trattamento economico dei titolari di alte cariche dell’UE (GU L 58 del 4.3.2016, pag. 1). |
Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA)
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Esso istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA), un organismo dedicato a livello unionale a fornire assistenza e competenze relative ai diritti fondamentali dell’Unione europea, stabilendone le attività e gli obiettivi principali, nonché il funzionamento e la governance interna.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento definisce le attività dell’Agenzia come segue:la fornitura di informazioni e dati di carattere pertinente, obiettivo e comparabile alle istituzioni dell’Unione europea e agli Stati membri dell’Unione europea in materia di diritti fondamentali; l’elaborazione di metodi e norme per il miglioramento della comparabilità, dell’obiettività e dell’affidabilità dei dati a livello unionale; lo svolgimento, la cooperazione o l’incentivazione della ricerca scientifica e di sondaggi; la formulazione di conclusioni e pareri su argomenti tematici specifici; la diffusione di pubblicazioni su argomenti specifici relativi ai diritti fondamentali; la pubblicazione di una relazione annuale sulle questioni trattate dal suo mandato, mettendo in evidenza esempi di migliori pratiche; la progettazione di una strategia di comunicazione e la promozione del dialogo con la società civile per attuare una sensibilizzazione sui diritti fondamentali e diffondere informazioni sul suo operato.L’Agenzia non è organismo di normazione e non si occupa delle denunce dei singoli cittadini.
Piano di attività quinquennale
Le attività dell’Agenzia si basano su un quadro pluriennale che individua le questioni specifiche alle quali si dedicherà per un periodo di cinque anni, in linea con le priorità complessive dell’Unione europea. L’attuale quadro è in vigore dal 2018 al 2022.
I settori tematici individuati nel quadro sono i seguenti:le vittime di reati e il loro accesso alla giustizia; l’uguaglianza e la discriminazione fondate su alcuni motivi, come sesso, razza, colore della pelle, origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinione politica o di qualunque altro genere, appartenenza a una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, disabilità, età o orientamento sessuale, o in base alla nazionalità; la società dell’informazione e, in particolare, il rispetto della vita privata e la protezione dei dati personali; la cooperazione giudiziaria, eccetto in materia penale; l’immigrazione, le frontiere, l’asilo e l’integrazione dei rifugiati e dei migranti; il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza a essi associata; i diritti dei minori; l’integrazione e l’inclusione sociale dei rom.Cooperazione con altri organismi
L’Agenzia deve intrattenere legami stretti con:le istituzioni dell’Unione europea; i governi e i gruppi della società civile degli Stati membri, quale la piattaforma dei diritti fondamentali; gli enti per le pari opportunità, ad esempio l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere o il Comitato di coordinamento delle Nazioni Unite per le istituzioni nazionali di difesa dei diritti umani; le organizzazioni internazionali (Consiglio d’Europa, Nazioni Unite, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa); i paesi candidati all’adesione all’Unione europea.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL PRESENTE REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 23 febbraio 2007.
CONTESTO
L’Agenzia ha sostituito il proprio predecessore, l’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, con sede a Vienna, rilevandone l’incarico.
Per ulteriori informazioni si veda:il piano strategico 2018-2022 dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA); Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Europa).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 168/2007 del Consiglio, del 15 febbraio 2007, che istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (GU L 53 del 22.2.2007, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (UE) 2017/2269 del Consiglio, del 7 dicembre 2017, che istituisce un quadro pluriennale per l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali per il periodo 2018-2022 (GU L 326 del 9.12.2017, pag. 1). | REGOLAMENTO (CE) N. 168/2007 DEL CONSIGLIO
del 15 febbraio 2007
che istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 308,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Parlamento europeo,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
visto il parere del Comitato delle regioni,
considerando quanto segue:
(1)
L’Unione europea si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e dello stato di diritto, principi che sono comuni agli Stati membri.
(2)
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (2), tenuto conto della natura giuridica e della sua portata, e le relative spiegazioni, rispecchia i diritti derivanti in particolare dalle tradizioni costituzionali e dagli obblighi internazionali comuni agli Stati membri, dal trattato sull’Unione europea e dai trattati comunitari, dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dalle carte sociali adottate dalla Comunità e dal Consiglio d’Europa, nonché i diritti riconosciuti dalla giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee e da quella della Corte europea dei diritti dell’uomo.
(3)
La Comunità e gli Stati membri devono rispettare i diritti fondamentali nell'attuazione del diritto comunitario.
(4)
Una maggiore conoscenza e una più ampia consapevolezza delle questioni inerenti ai diritti fondamentali nell’Unione sono i presupposti che garantiscono il pieno rispetto dei diritti fondamentali. L’istituzione di un’agenzia comunitaria incaricata di informare e fornire dati sui diritti fondamentali contribuirebbe al conseguimento di tale obiettivo. Inoltre, la creazione di istituzioni idonee a proteggere e promuovere efficacemente i diritti dell’uomo rappresenta un principio comune alla comunità internazionale e alle società europee in particolare, come risulta dalla raccomandazione n. R (97) 14 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa del 30 settembre 1997.
(5)
I rappresentanti degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio europeo il 13 dicembre 2003 hanno convenuto di sviluppare l’attuale Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, istituito dal regolamento (CE) n. 1035/97 del Consiglio (3) e di estenderne il mandato per trasformarlo in un’agenzia per i diritti umani. In tale occasione hanno anche deciso che la sede dell’agenzia dovrebbe rimanere a Vienna.
(6)
La Commissione ha approvato l’iniziativa e ha comunicato l’intenzione di presentare una proposta diretta a modificare nel senso indicato il regolamento (CE) n. 1035/97. Successivamente la Commissione ha presentato il 25 ottobre 2004 la comunicazione sull’Agenzia per i diritti fondamentali che ha dato il via ad un'ampia consultazione pubblica.
(7)
Occorrerebbe quindi istituire, trasformando l’attuale Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, un'«Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali» che avrà il compito di fornire alle competenti istituzioni e autorità della Comunità e agli Stati membri quando attuano il diritto comunitario informazioni, assistenza e consulenza in materia di diritti fondamentali allo scopo di aiutarli a rispettare pienamente tali diritti, quando essi adottano misure o definiscono iniziative nei loro rispettivi settori di competenza.
(8)
È riconosciuto che l'agenzia dovrebbe agire solo entro i limiti del campo d'applicazione della legislazione comunitaria.
(9)
Nello svolgimento dei suoi compiti l’agenzia dovrebbe fare riferimento ai diritti fondamentali conformemente all’articolo 6, paragrafo 2, del trattato sull’Unione europea, compresa la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, e quali rispecchiati in particolare nella Carta dei diritti fondamentali, tenuto conto della sua natura giuridica, e nelle relative spiegazioni. Il nome dell’agenzia dovrebbe rispecchiare la stretta connessione con la suddetta Carta.
(10)
Poiché l'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia deve costituire la base su cui si svilupperà l'agenzia, l'attività di quest'ultima dovrebbe continuare a riguardare i fenomeni del razzismo, della xenofobia e dell'antisemitismo, la protezione dei diritti di persone appartenenti a minoranze nonché la parità di genere, quali elementi essenziali della protezione dei diritti fondamentali.
(11)
I settori tematici di attività dell’agenzia dovrebbero essere precisati all’interno di un quadro pluriennale in modo da definire i limiti dell’attività dell’agenzia. Data l'importanza politica del quadro pluriennale, è importante che esso sia adottato dal Consiglio stesso, previa consultazione del Parlamento europeo e in base a una proposta della Commissione.
(12)
L’agenzia dovrebbe raccogliere informazioni obiettive, attendibili e comparabili sull’evoluzione della situazione dei diritti fondamentali, analizzare tali informazioni per individuare le cause, le conseguenze e gli effetti delle violazioni di tali diritti ed esaminare gli esempi di buone pratiche adottate per porvi rimedio.
(13)
L’agenzia dovrebbe avere il diritto di presentare pareri alle istituzioni dell’Unione e agli Stati membri quando questi attuano il diritto comunitario, agendo o di propria iniziativa o a richiesta del Parlamento europeo, del Consiglio o della Commissione, senza peraltro intervenire nei procedimenti legislativi e giudiziari previsti dal trattato. Le istituzioni dovrebbero ciò nonostante avere la possibilità di richiedere pareri sulle loro proposte legislative o posizioni assunte nell'ambito della procedura legislativa per quanto riguarda la loro compatibilità con i diritti fondamentali.
(14)
L’agenzia dovrebbe presentare una relazione annuale su questioni attinenti ai diritti fondamentali che rientrano nell'ambito delle attività dell'agenzia, evidenziando anche esempi di buone pratiche. Inoltre, l’agenzia dovrebbe elaborare relazioni tematiche sulle questioni che rivestono un’importanza particolare per le politiche dell’Unione.
(15)
L’agenzia dovrebbe prendere le misure necessarie per sensibilizzare tutti i cittadini sui loro diritti fondamentali, sulle possibilità e i vari meccanismi per farli osservare senza però avere il potere di ricevere essa stessa denunce o esposti di singoli cittadini.
(16)
L’agenzia dovrebbe operare mantenendo contatti più stretti possibile con tutte le istituzioni competenti dell'Unione nonché con organi, uffici ed agenzie della Comunità e dell’Unione in modo da evitare le duplicazioni di lavoro, in particolare per quanto riguarda l’attività del futuro «Istituto europeo per la parità di genere».
(17)
Poiché la cooperazione con gli Stati membri è un elemento essenziale per il positivo svolgimento dei compiti che le sono affidati, l'agenzia dovrebbe cooperare strettamente con gli Stati membri attraverso i suoi vari organi e a tal fine gli Stati membri dovrebbero nominare ufficiali di collegamento nazionali, come principali punti di contatto dell'agenzia negli Stati membri. L'agenzia dovrebbe, in particolare, comunicare con gli ufficiali di collegamento nazionali per quanto riguarda le relazioni e altri documenti elaborati dall'agenzia.
(18)
L’agenzia dovrebbe operare in stretta collaborazione con il Consiglio d’Europa. Tale cooperazione dovrebbe evitare sovrapposizioni tra le attività svolte dall’agenzia e quelle svolte dal Consiglio d’Europa, in particolare predisponendo meccanismi capaci di generare complementarietà e valore aggiunto, come la conclusione di un accordo bilaterale di cooperazione e la partecipazione di una personalità indipendente nominata dal Consiglio d’Europa alle strutture direttive dell’agenzia, con diritti di voto adeguatamente definiti.
(19)
Riconoscendo l'importante ruolo della società civile nella protezione dei diritti fondamentali, l'agenzia dovrebbe promuovere il dialogo con la società civile e cooperare strettamente con organizzazioni non governative e con istituzioni della società civile che operano nell'ambito dei diritti fondamentali. Essa dovrebbe istituire una rete di cooperazione denominata «Piattaforma dei diritti fondamentali», al fine di creare un dialogo strutturato e fruttuoso nonché una stretta cooperazione con tutte le parti interessate.
(20)
Date le particolari funzioni assegnate all’agenzia, ciascuno Stato membro dovrebbe nominare un esperto indipendente come membro del consiglio di amministrazione. Tenuto conto dei principi relativi allo status e al funzionamento delle istituzioni nazionali per la protezione e la promozione dei diritti umani (denominati principi di Parigi), la composizione del consiglio di amministrazione dovrebbe garantire l’indipendenza dell’agenzia sia nei confronti delle istituzioni della Comunità sia nei confronti dei governi degli Stati membri e riunire le più ampie competenze possibili nel campo dei diritti fondamentali.
(21)
Al fine di assicurare l'elevata qualità scientifica dell'operato dell'agenzia, essa dovrebbe disporre di un comitato scientifico che indirizzi i suoi lavori all'insegna dell'oggettività scientifica.
(22)
Le autorità incaricate di nominare i membri del consiglio di amministrazione, dell'ufficio di presidenza e del comitato scientifico dovrebbero cercare di prevedere una partecipazione equilibrata di donne e uomini in tali organi. Particolare attenzione dovrebbe inoltre essere rivolta ad una presenza equilibrata di donne e uomini nel personale dell'agenzia.
(23)
Tenuto conto del ruolo significativo svolto dal Parlamento europeo per quanto concerne la difesa, la presa in considerazione e la promozione dei diritti fondamentali, occorrerebbe che esso fosse coinvolto nelle attività dell'agenzia, segnatamente l'adozione del quadro pluriennale per l'agenzia e, dati il carattere e i compiti eccezionali dell'agenzia, la selezione dei candidati proposti per ricoprire la carica di direttore della stessa, senza che ciò costituisca un precedente per altre agenzie.
(24)
All’agenzia dovrebbe applicarsi la pertinente normativa comunitaria in materia di accesso del pubblico ai documenti di cui al regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (4), in materia di tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali di cui al regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (5), nonché il regime linguistico stabilito dal regolamento n. 1, del 15 aprile 1958, che stabilisce il regime linguistico della Comunità economica europea (6), e dal regolamento (CE) n. 2965/94 del Consiglio, del 28 novembre 1994, relativo all'istituzione di un Centro di traduzione degli organismi dell'Unione europea (7).
(25)
All’agenzia dovrebbe applicarsi il regolamento (CE, Euratom) n. 2343/2002 della Commissione, del 23 dicembre 2002, che reca regolamento finanziario quadro degli organismi di cui all’articolo 185 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee (8), nonché il regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 maggio 1999, relativo alle indagini svolte dall’Ufficio per la lotta antifrode (OLAF) (9).
(26)
Al personale e al direttore dell'agenzia dovrebbero applicarsi lo statuto del personale delle Comunità europee, il regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee e le norme adottate congiuntamente dalle istituzioni delle Comunità europee ai fini dell’applicazione di questo statuto e di questo regime, comprese le norme riguardanti la revoca del direttore.
(27)
L’agenzia dovrebbe essere dotata di personalità giuridica e subentrare all’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia in tutti i rapporti giuridici da questo instaurati e in tutti gli impegni e obbligazioni finanziarie assunti dall’Osservatorio, negli accordi da questo conclusi, nonché nei contratti di lavoro sottoscritti con il suo personale.
(28)
L’agenzia dovrebbe essere aperta alla partecipazione di paesi candidati. Inoltre, ai paesi con i quali è stato concluso un accordo di stabilizzazione e associazione dovrebbe essere consentito di partecipare all'agenzia, poiché ciò permetterà all'Unione di sostenerne gli sforzi verso l'integrazione europea agevolando il graduale allineamento delle loro legislazioni a quella comunitaria nonché il trasferimento di know-how e buone pratiche, in particolare nei settori dell'acquis che serviranno da punto di riferimento centrale per il processo di riforma nei Balcani occidentali.
(29)
L'agenzia dovrebbe iniziare tempestivamente le necessarie valutazioni delle sue attività. Su questa base potrebbero esserne riesaminati il campo d'attività, i compiti e metodi di lavoro.
(30)
Poiché gli obiettivi del presente regolamento, ossia la fornitura di informazioni e dati comparabili ed attendibili a livello europeo idonei ad aiutare le istituzioni dell’Unione e degli Stati membri a rispettare i diritti fondamentali non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni e degli effetti dell’azione proposta, essere meglio realizzati a livello comunitario, la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 5 del trattato. In ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo, il presente regolamento si limita a quanto necessario per conseguire tali obiettivi.
(31)
In quanto contribuirà al pieno rispetto dei diritti fondamentali nell’ambito del diritto comunitario, l’agenzia potrà aiutare la Comunità a conseguire i suoi obiettivi. I soli poteri d’azione previsti dal trattato ai fini dell’adozione del presente regolamento sono quelli di cui all’articolo 308.
(32)
Nessuna disposizione del presente regolamento dovrebbe essere interpretata in modo da pregiudicare l'eventualità che il mandato dell'agenzia sia esteso ai settori della cooperazione di polizia e della cooperazione giudiziaria in materia penale.
(33)
Dato che, per l’istituzione dell’agenzia, sarebbe necessario modificare profondamente il regolamento (CE) n. 1035/97, occorre sostituirlo con il presente regolamento, a fini di chiarezza,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO 1
OGGETTO, OBIETTIVO, CAMPO DI APPLICAZIONE, COMPITI E SETTORI DI ATTIVITÀ
Articolo 1
Oggetto
È istituita l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (di seguito «Agenzia»).
Articolo 2
Obiettivo
L’Agenzia ha lo scopo di fornire alle competenti istituzioni, organi, uffici e agenzie della Comunità e agli Stati membri, nell’attuazione del diritto comunitario, assistenza e consulenza in materia di diritti fondamentali in modo da aiutarli a rispettare pienamente tali diritti quando essi adottano misure o definiscono iniziative nei loro rispettivi settori di competenza.
Articolo 3
Campo di applicazione
1. Ai fini della realizzazione dell’obiettivo di cui all’articolo 2, l’Agenzia svolge la sua attività nell’ambito delle competenze della Comunità quali previste dal trattato che istituisce la Comunità europea.
2. Nello svolgimento dei suoi compiti l’Agenzia fa riferimento ai diritti fondamentali quali definiti nell’articolo 6, paragrafo 2, del trattato sull’Unione europea.
3. L’Agenzia tratta questioni inerenti ai diritti fondamentali nell’Unione europea e nei suoi Stati membri quando attuano il diritto comunitario.
Articolo 4
Compiti
1. Per conseguire gli obiettivi di cui all’articolo 2 e nei limiti della competenza di cui all'articolo 3, l’Agenzia:
a)
raccoglie, registra, analizza e diffonde informazioni e dati rilevanti, obiettivi, attendibili e comparabili, compresi i risultati di ricerche e monitoraggio che le vengono comunicati dagli Stati membri, dalle istituzioni dell'Unione, dagli organi, dagli uffici e dalle agenzie della Comunità e dell'Unione, dai centri di ricerca, da enti nazionali, da organizzazioni non governative, da paesi terzi e da organizzazioni internazionali e, in particolare, dagli organi competenti del Consiglio d'Europa;
b)
predispone metodi e norme volti a migliorare la comparabilità, l’obiettività e l’attendibilità dei dati a livello europeo, in cooperazione con la Commissione e con gli Stati membri;
c)
svolge, collabora o incoraggia ricerche ed indagini scientifiche, studi preparatori e di fattibilità, anche, se del caso e compatibilmente con le proprie priorità e col proprio programma di lavoro annuale, a richiesta del Parlamento europeo, del Consiglio o della Commissione;
d)
formula e pubblica conclusioni e pareri su specifici aspetti tematici per le istituzioni dell'Unione e gli Stati membri quando danno attuazione al diritto comunitario, di propria iniziativa o a richiesta del Parlamento europeo, del Consiglio o della Commissione;
e)
pubblica una relazione annuale sulle questioni inerenti ai diritti fondamentali che rientrano nei settori di azione dell'Agenzia, segnalando anche gli esempi di buone pratiche;
f)
pubblica relazioni tematiche sulla base dei risultati delle sue analisi, delle sue ricerche e delle sue indagini;
g)
pubblica una relazione annuale sulla sua attività; e
h)
predispone una strategia di comunicazione e favorisce il dialogo con la società civile per sensibilizzare il vasto pubblico ai diritti fondamentali e informarlo attivamente sui suoi lavori.
2. Le conclusioni, i pareri e le relazioni di cui al paragrafo 1 possono riguardare proposte della Commissione ai sensi dell’articolo 250 del trattato o posizioni adottate dalle istituzioni nell’ambito delle procedure legislative solo qualora l'istituzione interessata abbia presentato una richiesta ai sensi del paragrafo 1, lettera d). Essi non riguardano la legittimità degli atti di cui all’articolo 230 del trattato né la questione se uno Stato membro abbia o no ottemperato ad un obbligo che gli incombe in forza del trattato ai sensi dell’articolo 226 del trattato.
Articolo 5
Settori di attività
1. Il Consiglio, deliberando su proposta della Commissione previa consultazione del Parlamento europeo, adotta un quadro pluriennale per l’Agenzia. All'atto dell'elaborazione della proposta la Commissione consulta il consiglio di amministrazione.
2. Il quadro:
a)
copre cinque anni;
b)
definisce i settori tematici dell’attività dell’Agenzia, compresi la lotta contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza ad essi associata;
c)
rispetta le priorità dell’Unione tenendo debitamente conto degli orientamenti derivanti dalle risoluzioni del Parlamento europeo e dalle conclusioni del Consiglio relative ai diritti fondamentali;
d)
tiene debitamente conto delle risorse finanziarie e umane dell’Agenzia;
e)
contiene disposizioni intese a garantire nella complementarietà con il mandato di altri organi, uffici e agenzie della Comunità e dell'Unione nonché con il Consiglio d'Europa e altre organizzazioni internazionali attive nel settore dei diritti fondamentali.
3. L’Agenzia svolge i suoi compiti nei settori tematici definiti dal quadro pluriennale. Questa disposizione lascia impregiudicate le risposte dell’Agenzia alle richieste del Parlamento europeo, del Consiglio o della Commissione ai sensi dell’articolo 4, paragrafo 1, lettera c) e d), che non rientrano in tali settori tematici, purché le sue risorse finanziarie e umane lo consentano.
4. L’Agenzia svolge i propri compiti alla luce del suo programma di lavoro annuale e tenendo debitamente conto delle risorse finanziarie e umane di cui dispone.
CAPO 2
METODI DI LAVORO E COOPERAZIONE
Articolo 6
Metodi di lavoro
1. Per garantire che siano fornite informazioni obiettive, attendibili e comparabili, l'Agenzia, basandosi sulle competenze di una vasta gamma di organizzazioni e di enti di ciascuno Stato membro e tenendo conto della necessità di coinvolgere le autorità nazionali nella raccolta dei dati:
a)
istituisce e coordina reti di informazione e utilizza le reti esistenti;
b)
organizza riunioni di esperti esterni;
c)
costituisce, se necessario, gruppi di lavoro ad hoc.
2. Nello svolgimento delle sue attività l’Agenzia, a fini di complementarità e per garantire l’uso ottimale delle risorse, tiene conto, se del caso, delle informazioni raccolte e delle attività già effettuate in particolare:
a)
da istituzioni dell'Unione, nonché da organi, uffici ed agenzie della Comunità e dell'Unione e da organi, uffici ed agenzie degli Stati membri;
b)
dal Consiglio d'Europa riferendosi ai risultati e alle attività dei meccanismi di monitoraggio e di controllo del Consiglio d'Europa e del Commissario per i diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa;
c)
dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni internazionali.
3. L’Agenzia può instaurare rapporti contrattuali, in particolare stipulare contratti di subappalto, con altri organismi per l’esecuzione dei compiti che essa intenda loro affidare. L’Agenzia può inoltre concedere sovvenzioni per promuovere forme adeguate di cooperazione e di azioni comuni, in particolare con le organizzazioni nazionali ed internazionali di cui agli articoli 8 e 9.
Articolo 7
Relazioni con gli organi, gli uffici e le agenzie competenti della Comunità
L’Agenzia provvede ad un idoneo coordinamento delle sue attività con quelle degli organi, degli uffici e delle agenzie della Comunità. Le modalità della cooperazione sono specificate, se necessario, in protocolli d’intesa.
Articolo 8
Cooperazione con organizzazioni a livello nazionale e internazionale
1. Al fine di assicurare una stretta cooperazione con gli Stati membri, ogni Stato membro nomina un funzionario quale funzionario nazionale di collegamento che costituisce il punto di contatto principale per l'Agenzia nello Stato membro. I funzionari di collegamento possono, tra l'altro, sottoporre al direttore pareri sul progetto di programma di lavoro annuale prima della presentazione al consiglio di amministrazione. L'Agenzia comunica ai funzionari nazionali di collegamento tutti i documenti elaborati conformemente all'articolo 4, paragrafo 1, lettere a), b), c), d), e), f), g) e h).
2. Ai fini dello svolgimento dei suoi compiti, l'Agenzia coopera con:
a)
le organizzazioni governative e gli organi pubblici competenti in materia di diritti fondamentali a livello degli Stati membri, ivi comprese le istituzioni nazionali di difesa dei diritti dell'uomo;
b)
l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), in particolare l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo (ODIHR), le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali.
3. Le modalità amministrative della cooperazione di cui al paragrafo 2 sono conformi al diritto comunitario e sono adottate dal consiglio di amministrazione sulla base del progetto presentato dal direttore, sentito il parere della Commissione. Se la Commissione esprime il proprio parere sfavorevole a tali modalità, il consiglio di amministrazione le riesamina e le adotta, modificandole ove necessario, a maggioranza dei due terzi dei suoi membri.
Articolo 9
Cooperazione con il Consiglio d'Europa
Per evitare duplicazioni e garantire la complementarietà e il valore aggiunto, l’Agenzia coordina le proprie attività con quelle del Consiglio d’Europa, con particolare riguardo al programma annuale di lavoro di cui all’articolo 12, paragrafo 6, lettera a), e alla cooperazione con la società civile di cui all'articolo 10. A tal fine, la Comunità, secondo la procedura di cui all’articolo 300 del trattato, conclude un accordo con il Consiglio d’Europa allo scopo di stabilire una stretta collaborazione tra quest’ultimo e l’Agenzia. Tale accordo comprende la nomina da parte del Consiglio d’Europa di una personalità indipendente come membro del consiglio di amministrazione e dell'ufficio di Presidenza dell’Agenzia in conformità degli articoli 12 e 13.
Articolo 10
Cooperazione con la società civile; piattaforma dei diritti fondamentali
1. L'agenzia coopera strettamente con organizzazioni non governative e con istituzioni della società civile attive nel settore dei diritti fondamentali, ivi compresa la lotta contro il razzismo e la xenofobia a livello nazionale, europeo o internazionale. A tal fine l'agenzia stabilisce una rete di cooperazione («piattaforma dei diritti fondamentali») costituita da organizzazioni non governative per la difesa dei diritti dell'uomo, da sindacati e associazioni di datori di lavoro, da enti socioprofessionali competenti, da chiese, da associazioni religiose, filosofiche e non confessionali, da università, nonché da esperti qualificati di organizzazioni ed enti a livello europeo e internazionale.
2. La piattaforma dei diritti fondamentali costituisce un meccanismo di scambio di informazioni e di messa in comune di conoscenze. Essa assicura una stretta cooperazione tra l’Agenzia e le parti interessate.
3. La piattaforma dei diritti fondamentali è aperta a tutte le parti interessate e competenti di cui al paragrafo 1. L'agenzia può rivolgersi ai membri della piattaforma dei diritti fondamentali in funzione delle esigenze specifiche relative a settori individuati come settori di attività prioritari dell'agenzia.
4. L'agenzia incarica la piattaforma dei diritti fondamentali in particolare di:
a)
formulare proposte al consiglio di amministrazione sul programma di lavoro annuale da adottare a norma dell’articolo 12, paragrafo 6, lettera a);
b)
fornire un feedback e proporre al consiglio d'amministrazione il seguito da dare alla relazione annuale di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera e);
c)
comunicare al direttore e al comitato scientifico i risultati e le raccomandazioni delle conferenze, dei seminari e delle riunioni pertinenti per i lavori dell'agenzia.
5. Il coordinamento della piattaforma dei diritti fondamentali è assicurato sotto l'autorità del direttore.
CAPO 3
ORGANIZZAZIONE
Articolo 11
Organi dell'Agenzia
L’agenzia è composta da:
a)
un consiglio di amministrazione;
b)
un ufficio di presidenza;
c)
un comitato scientifico;
d)
un direttore.
Articolo 12
Consiglio di amministrazione
1. Il consiglio di amministrazione è formato da persone con un’adeguata esperienza nella gestione di organizzazioni pubbliche o private e un'adeguata conoscenza del settore dei diritti fondamentali, designate come segue:
a)
una personalità indipendente nominata da ciascuno Stato membro che ricopre responsabilità di alto livello in seno ad un istituto nazionale indipendente nel settore dei diritti dell’uomo o di un'altra organizzazione del settore pubblico o privato;
b)
una personalità indipendente nominata dal Consiglio d’Europa;
c)
due rappresentanti della Commissione.
2. Ciascun membro del consiglio di amministrazione può farsi rappresentare da un supplente, il quale deve possedere i requisiti sopra precisati ed è nominato secondo la medesima procedura. L’Agenzia pubblica tiene aggiornato sul proprio sito web l’elenco dei membri del consiglio di amministrazione e dei loro supplenti.
3. Il mandato dei membri del consiglio di amministrazione e dei loro supplenti è di cinque anni. Il mandato non è rinnovabile.
4. Oltre che per la normale procedura di sostituzione o per decesso, il mandato di un membro o di un supplente cessa solo in caso di dimissioni. Tuttavia, qualora un membro o un supplente non possieda più i requisiti di indipendenza, questi ne informa immediatamente la Commissione e il direttore dell’Agenzia. La parte interessata procede alla designazione di un nuovo membro o di un nuovo supplente per la restante durata del mandato. La parte interessata designa anche un nuovo membro o un nuovo supplente per la restante durata del mandato, se il consiglio di amministrazione stabilisce, su proposta di un terzo dei membri o della Commissione, che il membro o il supplente in questione non possiede più i requisiti di indipendenza. Se la durata restante del mandato è inferiore a due anni, il mandato del nuovo membro o supplente può essere prorogato per arrivare ad un mandato completo di cinque anni.
5. Il consiglio di amministrazione elegge tra i suoi membri nominati a norma del paragrafo 1, lettera a), un presidente e un vicepresidente nonché gli altri due membri dell'ufficio di presidenza di cui all'articolo 13, paragrafo 1, con mandato di due anni e mezzo, rinnovabile una volta.
6. Il consiglio di amministrazione provvede affinché l’Agenzia esegua i compiti che ad essa vengono affidati. È l’organo di programmazione e di sorveglianza dell’Agenzia. In particolare, deve:
a)
adottare il programma di lavoro annuale dell’Agenzia, nel rispetto del quadro pluriennale, sulla base di un progetto presentato dal direttore, sentito il parere della Commissione e del comitato scientifico. Il programma di lavoro annuale deve essere consono alle risorse finanziare e umane disponibili e tener conto del lavoro statistico e di ricerca della Comunità. Il programma di lavoro annuale è trasmesso al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione;
b)
adottare le relazioni annuali di cui all’articolo 4, paragrafo 1, lettere e) e g), nella quale ultima i risultati conseguiti vengono specificamente confrontati con gli obiettivi del programma di lavoro annuale; fatto salvo l'articolo 14, paragrafo 5, il comitato scientifico è consultato prima dell'adozione della relazione di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera e); le relazioni sono trasmesse entro il 15 giugno al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione, alla Corte dei conti, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni;
c)
nominare e, se necessario, revocare il direttore dell’Agenzia;
d)
adottare il progetto di bilancio e il bilancio annuale definitivo dell’Agenzia;
e)
esercitare i poteri di cui all'articolo 24, paragrafo 2, nei confronti del direttore e l’autorità disciplinare sullo stesso;
f)
preparare ogni anno uno stato di previsione delle entrate e delle spese dell’Agenzia e trasmetterlo alla Commissione, ai sensi dell'articolo 20, paragrafo 5;
g)
adottare il regolamento interno dell’Agenzia sulla base di un progetto presentato dal direttore, previo parere della Commissione, del comitato scientifico e della personalità di cui al paragrafo 1, lettera b);
h)
adottare il regolamento finanziario applicabile all’Agenzia sulla base del progetto presentato dal direttore, previo parere della Commissione, ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 11;
i)
adottare le misure necessarie per l’attuazione dei regolamenti e delle norme applicabili ai funzionari e agli altri agenti delle Comunità europee, ai sensi dell’articolo 24, paragrafo 3;
j)
adottare disposizioni sulla trasparenza e l'accesso ai documenti, ai sensi dell’articolo 17, paragrafo 2;
k)
nominare e revocare i membri del comitato scientifico, ai sensi dell'articolo 14, paragrafi 1 e 3;
l)
stabilire che un membro del consiglio di amministrazione o un supplente non possiede più i requisiti di indipendenza ai sensi del paragrafo 4.
7. Il consiglio di amministrazione può delegare all’ufficio di presidenza i suoi poteri, ad eccezione di quelli relativi alle materie di cui al paragrafo 6, lettere a), b), c), d), e), g), h), k) e l).
8. Le decisioni del consiglio di amministrazione sono adottate a maggioranza semplice dei voti espressi, ad eccezione delle decisioni di cui al paragrafo 5 e al paragrafo 6, lettere a), b), c), d), e), g), k) e l), per le quali è richiesta la maggioranza di due terzi di tutti i membri, nonché delle decisioni di cui all'articolo 25, paragrafo 2, per le quali il consiglio di amministrazione delibera all'unanimità. Ogni membro del consiglio di amministrazione o, in sua assenza, il supplente dispone di un voto. Il presidente esprime il voto decisivo. La persona nominata dal Consiglio d’Europa può partecipare alle votazioni relative alle decisioni di cui al paragrafo 6, lettere a), b) e k).
9. Il presidente convoca il consiglio di amministrazione due volte l’anno, ferma restando la possibilità di convocare riunioni straordinarie. Il presidente convoca le riunioni straordinarie di propria iniziativa o a richiesta di almeno un terzo dei membri del consiglio di amministrazione.
10. Il presidente o il vicepresidente del comitato scientifico e il direttore dell’Istituto europeo per la parità di genere possono assistere alle riunioni del consiglio di amministrazione in qualità di osservatori. I direttori delle altre agenzie od organismi competenti della Comunità e dell'Unione e degli altri organismi internazionali menzionati agli articoli 8 e 9 possono parimenti assistervi in qualità di osservatori su invito dell’ufficio di presidenza.
Articolo 13
Ufficio di presidenza
1. Il consiglio di amministrazione è assistito da un ufficio di presidenza. L’ufficio di presidenza è composto dal presidente e dal vicepresidente del consiglio di amministrazione, da due altri membri eletti dal consiglio di amministrazione in conformità dell'articolo 12, paragrafo 5, e da uno dei rappresentanti della Commissione in seno al consiglio di amministrazione. La persona nominata dal Consiglio d'Europa in seno al consiglio di amministrazione può partecipare alle riunioni dell'Ufficio di presidenza.
2. Il presidente convoca l’ufficio di presidenza ogniqualvolta sia necessario per approntare le decisioni del consiglio di amministrazione e per prestare assistenza e consulenza al direttore. Le decisioni dell’ufficio di presidenza sono adottate a maggioranza semplice.
3. Il direttore partecipa alle riunioni dell’ufficio di presidenza, senza diritto di voto.
Articolo 14
Comitato scientifico
1. Il comitato scientifico si compone di undici personalità indipendenti particolarmente qualificate nel settore dei diritti fondamentali. Il consiglio di amministrazione ne nomina i membri secondo un invito a presentare candidature e una procedura di selezione trasparenti, previa consultazione della competente commissione del Parlamento europeo. Il consiglio di amministrazione garantisce l'equa rappresentanza geografica. I membri del consiglio di amministrazione non sono membri del comitato scientifico. Il regolamento interno di cui all'articolo 12, paragrafo 6, lettera g), precisa le condizioni per la nomina del comitato scientifico.
2. Il mandato dei membri del comitato scientifico è di cinque anni e non è rinnovabile.
3. I membri del comitato scientifico sono indipendenti. Possono essere sostituiti solo su loro richiesta o in caso di impossibilità permanente di esercitare le loro funzioni. Tuttavia, qualora un membro non soddisfi più i criteri di indipendenza ne informa immediatamente la Commissione e il direttore dell'Agenzia. Alternativamente, il consiglio di amministrazione può dichiarare, su proposta di un terzo dei suoi membri o della Commissione, la mancanza di indipendenza e revocare la persona in questione. Il consiglio di amministrazione nomina un nuovo membro per la durata restante del mandato conformemente alla procedura applicabile ai membri ordinari. Nel caso in cui la durata restante del mandato sia inferiore a due anni, il mandato del nuovo membro può essere prorogato per un mandato completo di cinque anni. L'Agenzia pubblica e tiene aggiornato sul suo sito web l'elenco dei membri del comitato scientifico.
4. Il comitato scientifico elegge il suo presidente e vicepresidente per un mandato di un anno.
5. Il comitato scientifico è il garante della qualità scientifica dei lavori dell'agenzia e orienta i lavori al riguardo. A tal fine, il direttore associa il comitato scientifico, non appena opportuno, alla preparazione di tutti i documenti elaborati conformemente all'articolo 4, paragrafo 1, lettere a), b), c), d), e), f) e h).
6. Il comitato scientifico delibera alla maggioranza di due terzi. È convocato dal presidente quattro volte all'anno. Se necessario, il presidente può avviare una procedura scritta o convoca riunioni straordinarie di propria iniziativa o a richiesta di almeno quattro membri del comitato scientifico.
Articolo 15
Direttore
1. L’Agenzia è posta sotto la direzione di un direttore nominato dal consiglio di amministrazione secondo la procedura di cooperazione («concertazione») prevista al paragrafo 2.
Il direttore è nominato sulla base dei propri meriti personali, della sua esperienza nel settore dei diritti fondamentali nonché delle sue capacità amministrative e di direzione.
2. La procedura di cooperazione è la seguente:
a)
in base a un elenco predisposto dalla Commissione previo un invito a presentare candidature e una procedura di selezione trasparente, prima di invitare i candidati a un colloquio si chiede loro di prendere contatto con il Consiglio e con la Commissione competente del Parlamento europeo e di rispondere a un questionario;
b)
il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea esprimeranno i rispettivi pareri e indicheranno i propri ordini di preferenza;
c)
il Consiglio di amministrazione procede alla nomina del direttore tenendo conto dei suddetti pareri.
3. Il mandato del direttore è di cinque anni.
Nei nove mesi che precedono la fine del mandato, la Commissione effettua una valutazione. Nella valutazione la Commissione tiene conto in particolare:
a)
delle prestazioni del direttore;
b)
degli obblighi e delle necessità dell'Agenzia per il periodo futuro.
Il Consiglio di amministrazione, può su proposta della Commissione e alla luce della relazione di valutazione, e soltanto nei casi in cui i compiti e le esigenze dell'Agenzia lo giustifichino, prorogare una sola volta il mandato del direttore per non più di tre anni.
Il Consiglio di amministrazione informa il Parlamento europeo e il Consiglio dell'intenzione di prorogare il mandato del direttore. Nel termine di un mese prima che il consiglio di amministrazione prenda formalmente la decisione di prorogare il mandato del direttore, quest'ultimo può essere invitato a fare una dichiarazione dinanzi alla competente commissione del Parlamento europeo e rispondere alle domande dei membri di tale commissione.
Se il suo mandato non è prorogato, il direttore resta in carica fino alla nomina del suo successore.
4. Il direttore è responsabile:
a)
dell’assolvimento dei compiti di cui all’articolo 4, in particolare della preparazione e della pubblicazione dei documenti elaborati ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 1, lettere a), b), c) d), e), f), g) e h), in cooperazione con il comitato scientifico;
b)
dell’elaborazione e dell’attuazione del programma annuale di lavoro dell’Agenzia;
c)
di tutte le questioni relative al personale, in particolare dell’esercizio, nei confronti del personale, delle competenze di cui all’articolo 24, paragrafo 2;
d)
delle questioni riguardanti l’amministrazione corrente;
e)
dell’esecuzione del bilancio dell’Agenzia, in conformità dell’articolo 21;
f)
dell’attuazione di procedure efficaci di monitoraggio e valutazione delle prestazioni ottenute dall’Agenzia rispetto ai suoi obiettivi, secondo standard riconosciuti a livello professionale. Il direttore riferisce annualmente al consiglio di amministrazione sui risultati del sistema di sorveglianza;
g)
della cooperazione con i funzionari nazionali di collegamento;
h)
della cooperazione con la società civile, compreso il coordinamento della piattaforma dei diritti fondamentali ai sensi dell'articolo 10.
5. Il direttore svolge i suoi compiti in piena indipendenza. Rende conto della gestione delle proprie attività al consiglio di amministrazione e assiste alle sue riunioni senza diritto di voto.
6. Il direttore può essere convocato in qualsiasi momento dal Parlamento europeo o dal Consiglio per un'audizione su questioni legate alle attività dell'agenzia.
7. Il direttore può essere revocato dal consiglio di amministrazione prima della scadenza del suo mandato, sulla base di una proposta di un terzo dei suoi membri o della Commissione.
CAPO 4
FUNZIONAMENTO
Articolo 16
Indipendenza e interesse pubblico
1. L’Agenzia assolve i suoi compiti in completa indipendenza.
2. I membri titolari e supplenti del consiglio di amministrazione, i membri del comitato scientifico e il direttore si impegnano ad agire nell’interesse pubblico. A tal fine essi rendono una dichiarazione d’interesse nella quale indicano l’assenza di interessi che possano essere considerati contrastanti con la loro indipendenza o interessi diretti o indiretti che possano essere considerati tali. La dichiarazione è resa per iscritto al momento di assumere l'incarico ed è riveduta se intervengono cambiamenti per quanto attiene agli interessi. Essa è pubblicata dall'Agenzia sul suo sito web.
Articolo 17
Trasparenza e accesso ai documenti
1. L'Agenzia mette a punto buone prassi amministrative che garantiscano la massima trasparenza possibile per quanto concerne le sue attività.
Il regolamento (CE) n. 1049/2001 si applica ai documenti in possesso dell’Agenzia.
2. Entro sei mesi dall’entrata in funzione dell’Agenzia, il consiglio di amministrazione adotta norme specifiche per l'attuazione pratica del paragrafo 1. Queste comprendono tra l'altro norme per:
a)
la pubblicità delle riunioni;
b)
la pubblicazione dei lavori dell'agenzia, tra cui quelli del comitato scientifico;
c)
disposizioni per l'attuazione del regolamento (CE) n. 1049/2001.
3. Le decisioni adottate dall’Agenzia sulla base dell’articolo 8 del regolamento (CE) n. 1049/2001 possono essere oggetto di una denuncia presso il Mediatore o di un ricorso dinanzi alla Corte di giustizia delle Comunità europee, ai sensi rispettivamente degli articoli 195 e 230 del trattato.
Articolo 18
Protezione dei dati
Il regolamento (CE) n. 45/2001 si applica all'Agenzia.
Articolo 19
Riesame del Mediatore
L’operato dell’Agenzia è sottoposto al controllo del Mediatore a norma delle disposizioni dell’articolo 195 del trattato.
CAPO 5
DISPOSIZIONI FINANZIARIE
Articolo 20
Formazione del bilancio
1. Tutte le entrate e le spese dell’Agenzia formano oggetto di previsioni per ciascun esercizio finanziario, che coincide con l’anno civile, e sono iscritte nel bilancio dell’Agenzia.
2. Nel bilancio dell’Agenzia, entrate e spese risultano in pareggio.
3. Le entrate dell’Agenzia comprendono, a prescindere da altre risorse, un contributo della Comunità iscritto nel bilancio generale dell’Unione europea (sezione «Commissione»).
Tali entrate possono essere integrate da:
a)
pagamenti ricevuti come corrispettivi di servizi resi nel quadro della realizzazione dei compiti di cui all'articolo 4;
b)
contributi finanziari delle organizzazioni o dei paesi di cui agli articoli 8, 9 e 28.
4. Le spese dell’Agenzia comprendono le retribuzioni del personale, le spese amministrative e di infrastruttura e le spese di esercizio.
5. Ogni anno, il consiglio di amministrazione, sulla base di un progetto stabilito dal direttore, elabora lo stato di previsione delle entrate e delle spese dell’Agenzia per l’esercizio successivo. Entro il 31 marzo il consiglio di amministrazione trasmette alla Commissione lo stato di previsione, accompagnato da un progetto di tabella dell’organico.
6. La Commissione trasmette lo stato di previsione al Parlamento europeo e al Consiglio (di seguito «autorità di bilancio») unitamente al progetto preliminare di bilancio dell’Unione europea.
7. Sulla base dello stato di previsione, la Commissione inserisce nel progetto preliminare di bilancio generale dell’Unione europea la stima che ritiene necessaria per la tabella dell’organico e la quota della sovvenzione a carico del bilancio generale che essa trasmette all’autorità di bilancio ai sensi dell’articolo 272 del trattato.
8. L’autorità di bilancio autorizza gli stanziamenti a titolo della sovvenzione destinata all’Agenzia. L’autorità di bilancio adotta la tabella dell’organico per l’Agenzia.
9. Il consiglio di amministrazione adotta il bilancio dell'Agenzia. Esso diventa definitivo dopo l’adozione definitiva del bilancio generale dell’Unione europea. Se del caso, si procede agli opportuni adeguamenti.
10. Il consiglio di amministrazione comunica quanto prima all’autorità di bilancio la sua intenzione di realizzare qualsiasi progetto che possa avere incidenze finanziarie significative sul finanziamento del bilancio dell'Agenzia, in particolare i progetti di natura immobiliare, quali l’affitto o l’acquisto di edifici. Esso ne informa la Commissione.
Qualora un ramo dell’autorità di bilancio comunichi che intende emettere un parere, tale parere è trasmesso al consiglio di amministrazione entro un termine di sei settimane dalla notifica del progetto.
Articolo 21
Esecuzione del bilancio
1. Il direttore cura l'esecuzione del bilancio dell’Agenzia.
2. Entro il 1o marzo successivo alla chiusura dell’esercizio, il contabile dell’Agenzia comunica i conti provvisori, insieme alla relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell’esercizio, al contabile della Commissione. Il contabile della Commissione consolida i conti provvisori delle istituzioni e degli organismi decentrati ai sensi dell’articolo 128 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio (10) (di seguito «regolamento finanziario»).
3. Entro il 31 marzo successivo alla chiusura dell’esercizio, il contabile della Commissione trasmette i conti provvisori dell’Agenzia, insieme alla relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell’esercizio, alla Corte dei conti. La relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio è trasmessa anche al Parlamento europeo e al Consiglio.
4. Una volta ricevute le osservazioni della Corte dei conti sui conti provvisori dell’Agenzia, ai sensi dell’articolo 129 del regolamento finanziario, il direttore redige i conti definitivi dell’Agenzia sotto la propria responsabilità e li trasmette per parere al consiglio di amministrazione.
5. Il consiglio di amministrazione formula un parere sui conti definitivi dell’Agenzia.
6. Entro il 1o luglio successivo alla chiusura dell’esercizio finanziario, il direttore trasmette i conti definitivi, corredati del parere del consiglio di amministrazione, al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione e alla Corte dei conti.
7. I conti definitivi sono pubblicati.
8. Il direttore invia alla Corte dei conti, entro il 30 settembre, una risposta alle sue osservazioni e la trasmette anche al consiglio di amministrazione.
9. Il direttore presenta al Parlamento europeo, su richiesta di quest’ultimo e a norma dall’articolo 146, paragrafo 3, del regolamento finanziario, tutte le informazioni necessarie al corretto svolgimento della procedura di discarico per l’esercizio in oggetto.
10. Il Parlamento europeo, su raccomandazione del Consiglio che delibera a maggioranza qualificata, dà discarico al direttore, anteriormente al 30 aprile dell’anno «n+2», dell’esecuzione del bilancio dell’esercizio «n».
11. Le disposizioni finanziarie applicabili all’Agenzia sono adottate dal consiglio di amministrazione previa consultazione della Commissione. Tali disposizioni non possono discostarsi dal regolamento (CE, Euratom) n. 2343/2002, a meno che ciò si renda specificamente necessario ai fini del funzionamento dell’Agenzia e previo consenso della Commissione.
Articolo 22
Lotta alle frodi
1. Al fine di combattere la frode, la corruzione e altre attività illecite, si applicano senza restrizioni all’Agenzia le disposizioni del regolamento (CE) n. 1073/1999.
2. L’Agenzia aderisce all’accordo interistituzionale, del 25 maggio 1999, tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell'Unione europea e la Commissione delle Comunità europee relativo alle indagini interne svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (11), e adotta quanto prima le disposizioni adeguate applicabili all’insieme del suo personale.
3. Le decisioni in materia di finanziamento, nonché gli accordi e gli strumenti di esecuzione che ne conseguono, prevedono espressamente la possibilità che la Corte dei conti e l’OLAF effettuino, se del caso, controlli in loco presso i beneficiari di finanziamenti dell’Agenzia e presso gli agenti incaricati della ripartizione di tali finanziamenti.
CAPO 6
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 23
Natura giuridica e sede
1. L’Agenzia ha personalità giuridica.
2. L’Agenzia gode in tutti gli Stati membri della più ampia capacità giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dalle legislazioni nazionali. In particolare, essa può acquistare e alienare beni mobili e immobili e stare in giudizio.
3. L’Agenzia è rappresentata dal suo direttore.
4. L’Agenzia subentra in tutti i rapporti giuridici instaurati dall’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia. Essa assume tutti i diritti e gli obblighi di natura giuridica nonché tutti gli impegni finanziari dell’Osservatorio. I contratti di lavoro conclusi dall’Osservatorio prima dell’adozione del presente regolamento sono onorati.
5. L’Agenzia ha sede a Vienna.
Articolo 24
Personale
1. Al personale dell’Agenzia e al suo direttore si applicano lo statuto dei funzionari delle Comunità europee, il regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee e le regole adottate congiuntamente dalle istituzioni delle Comunità europee ai fini dell’applicazione di questo statuto e di questo regime.
2. Nei confronti del proprio personale, l’Agenzia esercita i poteri conferiti all’autorità investita del potere di nomina dallo statuto dei funzionari delle Comunità europee e all'autorità abilitata a stipulare contratti dal regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee.
3. Il consiglio di amministrazione, di concerto con la Commissione, adotta le necessarie disposizioni di esecuzione, secondo le modalità di cui all’articolo 110 dello statuto dei funzionari delle Comunità europee e del regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee.
4. Il consiglio di amministrazione può adottare disposizioni che consentano di assumere esperti nazionali distaccati dagli Stati membri presso l’Agenzia.
Articolo 25
Regime linguistico
1. Le disposizioni del regolamento n. 1 del 15 aprile 1958 si applicano all’Agenzia.
2. Il Consiglio di amministrazione decide riguardo al regime linguistico interno all'Agenzia.
3. I servizi di traduzione necessari per il funzionamento dell’Agenzia sono forniti dal Centro di traduzione degli organismi dell’Unione europea.
Articolo 26
Privilegi e immunità
Il protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee si applica all’Agenzia.
Articolo 27
Competenza della Corte di giustizia
1. La responsabilità contrattuale dell’Agenzia è disciplinata dalla normativa applicabile al contratto di cui trattasi.
La Corte di giustizia è competente a decidere in forza d’una clausola compromissoria contenuta nei contratti stipulati dall’Agenzia.
2. In materia di responsabilità extracontrattuale, l’Agenzia deve risarcire, conformemente ai principi generali comuni ai diritti degli Stati membri, i danni cagionati dall’Agenzia o dai suoi agenti nell’esercizio delle loro funzioni.
La Corte di giustizia è competente a conoscere delle controversie in materia di risarcimento del danno.
3. La Corte di giustizia è competente a pronunciarsi sui ricorsi proposti contro l’Agenzia, alle condizioni previste all’articolo 230 e 232 del trattato.
Articolo 28
Partecipazione di paesi candidati e dei paesi con cui è stato concluso un accordo di stabilizzazione e di associazione e portata di tale partecipazione
1. L’Agenzia è aperta alla partecipazione, in qualità di osservatori, di paesi candidati.
2. La partecipazione e le rispettive modalità sono stabilite con decisione del pertinente consiglio di associazione, tenuto conto dello status specifico di ciascun paese. Tale decisione stabilisce la natura, la portata e le modalità della partecipazione di detti paesi ai lavori dell’Agenzia, nel quadro fissato agli articoli 4 e 5, comprese le disposizioni relative alla partecipazione alle iniziative avviate dall’Agenzia, ai contributi finanziari e al personale. La decisione è conforme alle disposizioni del presente regolamento e allo statuto dei funzionari delle Comunità europee e al regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee. Essa dispone che il paese partecipante possa nominare una personalità indipendente, che soddisfi i requisiti in materia di qualificazioni previsti all’articolo 12, paragrafo 1, lettera a), in qualità di osservatore senza diritto di voto nel consiglio di amministrazione. Su decisione del consiglio di associazione l'Agenzia può trattare questioni inerenti ai diritti fondamentali nel quadro dell'articolo 3, paragrafo 1, nel paese in questione, nella misura necessaria ai fini dell'allineamento progressivo del diritto di detto paese al diritto comunitario.
3. Il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione, può decidere di invitare un paese con il quale la Comunità europea ha concluso un accordo di stabilizzazione e di associazione a partecipare all'Agenzia in qualità di osservatore. In tale caso sono applicabili le disposizioni del paragrafo 2.
CAPO 7
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 29
Disposizioni transitorie
1. Il mandato dei membri del consiglio di amministrazione dell’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia (di seguito «Osservatorio») scade il 28 febbraio 2007.
2. Per quanto riguarda la nomina del consiglio di amministrazione:
a)
la Commissione adotta, immediatamente dopo l'entrata in vigore del presente regolamento, le misure necessarie ad assicurare che il consiglio di amministrazione da istituire a norma dell’articolo 12 possa iniziare i lavori a tempo debito;
b)
entro quattro mesi dall'entrata in vigore del presente regolamento, gli Stati membri comunicano alla Commissione i nomi delle persone nominate membri e supplenti del consiglio di amministrazione a norma dell'articolo 12, paragrafi 1 e 2. Alla scadenza di questo periodo la Commissione convoca il consiglio di amministrazione, purché siano stati nominati almeno 17 membri. In tal caso e in deroga all'articolo 12, paragrafo 8, le decisioni del consiglio di amministrazione sono adottate alla maggioranza dei due terzi dei voti dei membri nominati. Una volta nominati 23 membri del consiglio di amministrazione, si applica l'articolo 12, paragrafo 8;
c)
nella prima riunione del consiglio di amministrazione, dopo aver proceduto a tutte le nomine, la Commissione sceglie per estrazione a sorte 15 membri del consiglio stesso le cui funzioni cessano, in deroga all'articolo 12, paragrafo 4, alla scadenza del terzo anno del mandato.
3. Le parti interessate avviano la procedura di nomina del direttore dell’Agenzia in conformità dell’articolo 15, paragrafo 1, immediatamente dopo l’entrata in vigore del presente regolamento.
4. In attesa dell'istituzione del consiglio di amministrazione a norma del paragrafo 2, lettera b), e dell'articolo 12, paragrafi 1 e 2, la Commissione convoca un consiglio di amministrazione ad interim, composto dalle persone attualmente nominate dagli Stati membri, dal Consiglio d'Europa e dalla Commissione in seno al Consiglio di amministrazione dell'Osservatorio in virtù dell'articolo 8 del regolamento (CE) n. 1035/97.
Il Consiglio di amministrazione ad interim è incaricato di:
a)
esprimere un parere sulla proposta della Commissione relativa al testo dell'invito a presentare candidature per la carica di direttore, a norma dell'articolo 15, paragrafo 1, per avviare la procedura di selezione;
b)
nominare, su proposta della Commissione, un direttore ad interim o prorogare, per il minor tempo possibile, l’attuale mandato del direttore dell’Osservatorio, nel corso della procedura di nomina di cui al paragrafo 3;
c)
adottare il bilancio dell'Agenzia per l'esercizio 2007, a norma dell'articolo 20, paragrafo 9, e il progetto di bilancio per l'esercizio 2008, a norma dell'articolo 20, paragrafo 5;
d)
adottare la relazione annuale sulle attività dell'Osservatorio per il 2006, conformemente all'articolo 12, paragrafo 6, lettera b).
5. Fino all'adozione del primo quadro pluriennale per l'Agenzia a norma dell'articolo 5, paragrafo 1, l'Agenzia svolge i suoi compiti nei settori tematici della lotta contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza ad essi associata, di cui all'articolo 5, paragrafo 2, lettera b), lasciando impregiudicata la seconda frase dell'articolo 5, paragrafo 3.
Articolo 30
Valutazioni
1. L’Agenzia effettua regolari valutazioni ex ante ed ex post delle sue attività che comportano spese ingenti. Il direttore comunica al consiglio di amministrazione i risultati di dette valutazioni.
2. L’Agenzia trasmette ogni anno all’autorità di bilancio qualsiasi informazione utile riguardante i risultati delle procedure di valutazione.
3. Entro il 31 dicembre 2011 l’Agenzia ordina una valutazione esterna indipendente relativa ai risultati conseguiti nei suoi primi cinque anni di esercizio in base al mandato conferitole dal consiglio di amministrazione di concerto con la Commissione. Tale valutazione:
a)
tiene conto dei compiti dell’Agenzia, dei suoi metodi di lavoro e dei suoi effetti sulla protezione e sulla promozione dei diritti fondamentali;
b)
esamina l’eventuale necessità di adattare i compiti, il campo di applicazione, i settori di attività o la struttura dell’Agenzia;
c)
include un’analisi degli effetti sinergetici e delle implicazioni finanziarie di qualsiasi modifica dei suoi compiti; e
d)
tiene conto dei pareri delle parti in causa sia a livello comunitario che nazionale.
4. Il consiglio di amministrazione, di concerto con la Commissione, stabilisce il calendario e la portata delle successive valutazioni esterne, che sono effettuate periodicamente.
Articolo 31
Revisione
1. Il consiglio di amministrazione esamina le conclusioni delle valutazioni di cui all’articolo 30, paragrafi 3 e 4, e formula alla Commissione le raccomandazioni ritenute necessarie concernenti le modifiche da apportare all’Agenzia, alle sue prassi di lavoro e alla portata della sua missione. La Commissione trasmette la relazione di valutazione e le raccomandazioni al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni e le rende pubbliche.
2. Dopo aver esaminato la relazione di valutazione e le raccomandazioni, la Commissione può presentare le eventuali proposte di modifica del presente regolamento che ritenga necessarie.
Articolo 32
Inizio dell’attività dell’Agenzia
L’Agenzia è operativa a decorrere dal 1o marzo 2007.
Articolo 33
Abrogazione
1. Il regolamento (CE) n. 1035/97 è abrogato a decorrere dal 1o marzo 2007.
2. I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento.
Articolo 34
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o marzo 2007.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, addì 15 febbraio 2007.
Per il Consiglio
Il presidente
W. SCHÄUBLE
(1) GU C 88 dell'11.4.2006, pag. 37.
(2) GU C 364 del 18.12.2000, pag. 1.
(3) GU L 151 del 10.6.1997, pag. 1. Regolamento modificato dal regolamento (CE) n. 1652/2003 (GU L 245 del 29.9.2003, pag. 33).
(4) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.
(5) GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1.
(6) GU 17 del 6.10.1958, pag. 385/58. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1791/2006 (GU L 363 del 20.12.2006, pag. 1).
(7) GU L 314 del 7.12.1994, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1645/2003 (GU L 245 del 29.9.2003, pag. 13).
(8) GU L 357 del 31.12.2002, pag. 72.
(9) GU L 136 del 31.5.1999, pag. 1.
(10) GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1. Regolamento modificato dal regolamento (CE, Euratom) n. 1995/2006 (GU L 390 del 30.12.2006, pag. 1).
(11) GU L 136 del 31.5.1999, pag. 15.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (CE) N. 168/2007 DEL CONSIGLIO
del 15 febbraio 2007
che istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 308,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Parlamento europeo,
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1),
visto il parere del Comitato delle regioni,
considerando quanto segue:
(1)
L’Unione europea si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e dello stato di diritto, principi che sono comuni agli Stati membri.
(2)
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (2), tenuto conto della natura giuridica e della sua portata, e le relative spiegazioni, rispecchia i diritti derivanti in particolare dalle tradizioni costituzionali e dagli obblighi internazionali comuni agli Stati membri, dal trattato sull’Unione europea e dai trattati comunitari, dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dalle carte sociali adottate dalla Comunità e dal Consiglio d’Europa, nonché i diritti riconosciuti dalla giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee e da quella della Corte europea dei diritti dell’uomo.
(3)
La Comunità e gli Stati membri devono rispettare i diritti fondamentali nell'attuazione del diritto comunitario.
(4)
Una maggiore conoscenza e una più ampia consapevolezza delle questioni inerenti ai diritti fondamentali nell’Unione sono i presupposti che garantiscono il pieno rispetto dei diritti fondamentali. L’istituzione di un’agenzia comunitaria incaricata di informare e fornire dati sui diritti fondamentali contribuirebbe al conseguimento di tale obiettivo. Inoltre, la creazione di istituzioni idonee a proteggere e promuovere efficacemente i diritti dell’uomo rappresenta un principio comune alla comunità internazionale e alle società europee in particolare, come risulta dalla raccomandazione n. R (97) 14 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa del 30 settembre 1997.
(5)
I rappresentanti degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio europeo il 13 dicembre 2003 hanno convenuto di sviluppare l’attuale Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, istituito dal regolamento (CE) n. 1035/97 del Consiglio (3) e di estenderne il mandato per trasformarlo in un’agenzia per i diritti umani. In tale occasione hanno anche deciso che la sede dell’agenzia dovrebbe rimanere a Vienna.
(6)
La Commissione ha approvato l’iniziativa e ha comunicato l’intenzione di presentare una proposta diretta a modificare nel senso indicato il regolamento (CE) n. 1035/97. Successivamente la Commissione ha presentato il 25 ottobre 2004 la comunicazione sull’Agenzia per i diritti fondamentali che ha dato il via ad un'ampia consultazione pubblica.
(7)
Occorrerebbe quindi istituire, trasformando l’attuale Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, un'«Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali» che avrà il compito di fornire alle competenti istituzioni e autorità della Comunità e agli Stati membri quando attuano il diritto comunitario informazioni, assistenza e consulenza in materia di diritti fondamentali allo scopo di aiutarli a rispettare pienamente tali diritti, quando essi adottano misure o definiscono iniziative nei loro rispettivi settori di competenza.
(8)
È riconosciuto che l'agenzia dovrebbe agire solo entro i limiti del campo d'applicazione della legislazione comunitaria.
(9)
Nello svolgimento dei suoi compiti l’agenzia dovrebbe fare riferimento ai diritti fondamentali conformemente all’articolo 6, paragrafo 2, del trattato sull’Unione europea, compresa la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, e quali rispecchiati in particolare nella Carta dei diritti fondamentali, tenuto conto della sua natura giuridica, e nelle relative spiegazioni. Il nome dell’agenzia dovrebbe rispecchiare la stretta connessione con la suddetta Carta.
(10)
Poiché l'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia deve costituire la base su cui si svilupperà l'agenzia, l'attività di quest'ultima dovrebbe continuare a riguardare i fenomeni del razzismo, della xenofobia e dell'antisemitismo, la protezione dei diritti di persone appartenenti a minoranze nonché la parità di genere, quali elementi essenziali della protezione dei diritti fondamentali.
(11)
I settori tematici di attività dell’agenzia dovrebbero essere precisati all’interno di un quadro pluriennale in modo da definire i limiti dell’attività dell’agenzia. Data l'importanza politica del quadro pluriennale, è importante che esso sia adottato dal Consiglio stesso, previa consultazione del Parlamento europeo e in base a una proposta della Commissione.
(12)
L’agenzia dovrebbe raccogliere informazioni obiettive, attendibili e comparabili sull’evoluzione della situazione dei diritti fondamentali, analizzare tali informazioni per individuare le cause, le conseguenze e gli effetti delle violazioni di tali diritti ed esaminare gli esempi di buone pratiche adottate per porvi rimedio.
(13)
L’agenzia dovrebbe avere il diritto di presentare pareri alle istituzioni dell’Unione e agli Stati membri quando questi attuano il diritto comunitario, agendo o di propria iniziativa o a richiesta del Parlamento europeo, del Consiglio o della Commissione, senza peraltro intervenire nei procedimenti legislativi e giudiziari previsti dal trattato. Le istituzioni dovrebbero ciò nonostante avere la possibilità di richiedere pareri sulle loro proposte legislative o posizioni assunte nell'ambito della procedura legislativa per quanto riguarda la loro compatibilità con i diritti fondamentali.
(14)
L’agenzia dovrebbe presentare una relazione annuale su questioni attinenti ai diritti fondamentali che rientrano nell'ambito delle attività dell'agenzia, evidenziando anche esempi di buone pratiche. Inoltre, l’agenzia dovrebbe elaborare relazioni tematiche sulle questioni che rivestono un’importanza particolare per le politiche dell’Unione.
(15)
L’agenzia dovrebbe prendere le misure necessarie per sensibilizzare tutti i cittadini sui loro diritti fondamentali, sulle possibilità e i vari meccanismi per farli osservare senza però avere il potere di ricevere essa stessa denunce o esposti di singoli cittadini.
(16)
L’agenzia dovrebbe operare mantenendo contatti più stretti possibile con tutte le istituzioni competenti dell'Unione nonché con organi, uffici ed agenzie della Comunità e dell’Unione in modo da evitare le duplicazioni di lavoro, in particolare per quanto riguarda l’attività del futuro «Istituto europeo per la parità di genere».
(17)
Poiché la cooperazione con gli Stati membri è un elemento essenziale per il positivo svolgimento dei compiti che le sono affidati, l'agenzia dovrebbe cooperare strettamente con gli Stati membri attraverso i suoi vari organi e a tal fine gli Stati membri dovrebbero nominare ufficiali di collegamento nazionali, come principali punti di contatto dell'agenzia negli Stati membri. L'agenzia dovrebbe, in particolare, comunicare con gli ufficiali di collegamento nazionali per quanto riguarda le relazioni e altri documenti elaborati dall'agenzia.
(18)
L’agenzia dovrebbe operare in stretta collaborazione con il Consiglio d’Europa. Tale cooperazione dovrebbe evitare sovrapposizioni tra le attività svolte dall’agenzia e quelle svolte dal Consiglio d’Europa, in particolare predisponendo meccanismi capaci di generare complementarietà e valore aggiunto, come la conclusione di un accordo bilaterale di cooperazione e la partecipazione di una personalità indipendente nominata dal Consiglio d’Europa alle strutture direttive dell’agenzia, con diritti di voto adeguatamente definiti.
(19)
Riconoscendo l'importante ruolo della società civile nella protezione dei diritti fondamentali, l'agenzia dovrebbe promuovere il dialogo con la società civile e cooperare strettamente con organizzazioni non governative e con istituzioni della società civile che operano nell'ambito dei diritti fondamentali. Essa dovrebbe istituire una rete di cooperazione denominata «Piattaforma dei diritti fondamentali», al fine di creare un dialogo strutturato e fruttuoso nonché una stretta cooperazione con tutte le parti interessate.
(20)
Date le particolari funzioni assegnate all’agenzia, ciascuno Stato membro dovrebbe nominare un esperto indipendente come membro del consiglio di amministrazione. Tenuto conto dei principi relativi allo status e al funzionamento delle istituzioni nazionali per la protezione e la promozione dei diritti umani (denominati principi di Parigi), la composizione del consiglio di amministrazione dovrebbe garantire l’indipendenza dell’agenzia sia nei confronti delle istituzioni della Comunità sia nei confronti dei governi degli Stati membri e riunire le più ampie competenze possibili nel campo dei diritti fondamentali.
(21)
Al fine di assicurare l'elevata qualità scientifica dell'operato dell'agenzia, essa dovrebbe disporre di un comitato scientifico che indirizzi i suoi lavori all'insegna dell'oggettività scientifica.
(22)
Le autorità incaricate di nominare i membri del consiglio di amministrazione, dell'ufficio di presidenza e del comitato scientifico dovrebbero cercare di prevedere una partecipazione equilibrata di donne e uomini in tali organi. Particolare attenzione dovrebbe inoltre essere rivolta ad una presenza equilibrata di donne e uomini nel personale dell'agenzia.
(23)
Tenuto conto del ruolo significativo svolto dal Parlamento europeo per quanto concerne la difesa, la presa in considerazione e la promozione dei diritti fondamentali, occorrerebbe che esso fosse coinvolto nelle attività dell'agenzia, segnatamente l'adozione del quadro pluriennale per l'agenzia e, dati il carattere e i compiti eccezionali dell'agenzia, la selezione dei candidati proposti per ricoprire la carica di direttore della stessa, senza che ciò costituisca un precedente per altre agenzie.
(24)
All’agenzia dovrebbe applicarsi la pertinente normativa comunitaria in materia di accesso del pubblico ai documenti di cui al regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (4), in materia di tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali di cui al regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati (5), nonché il regime linguistico stabilito dal regolamento n. 1, del 15 aprile 1958, che stabilisce il regime linguistico della Comunità economica europea (6), e dal regolamento (CE) n. 2965/94 del Consiglio, del 28 novembre 1994, relativo all'istituzione di un Centro di traduzione degli organismi dell'Unione europea (7).
(25)
All’agenzia dovrebbe applicarsi il regolamento (CE, Euratom) n. 2343/2002 della Commissione, del 23 dicembre 2002, che reca regolamento finanziario quadro degli organismi di cui all’articolo 185 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee (8), nonché il regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 maggio 1999, relativo alle indagini svolte dall’Ufficio per la lotta antifrode (OLAF) (9).
(26)
Al personale e al direttore dell'agenzia dovrebbero applicarsi lo statuto del personale delle Comunità europee, il regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee e le norme adottate congiuntamente dalle istituzioni delle Comunità europee ai fini dell’applicazione di questo statuto e di questo regime, comprese le norme riguardanti la revoca del direttore.
(27)
L’agenzia dovrebbe essere dotata di personalità giuridica e subentrare all’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia in tutti i rapporti giuridici da questo instaurati e in tutti gli impegni e obbligazioni finanziarie assunti dall’Osservatorio, negli accordi da questo conclusi, nonché nei contratti di lavoro sottoscritti con il suo personale.
(28)
L’agenzia dovrebbe essere aperta alla partecipazione di paesi candidati. Inoltre, ai paesi con i quali è stato concluso un accordo di stabilizzazione e associazione dovrebbe essere consentito di partecipare all'agenzia, poiché ciò permetterà all'Unione di sostenerne gli sforzi verso l'integrazione europea agevolando il graduale allineamento delle loro legislazioni a quella comunitaria nonché il trasferimento di know-how e buone pratiche, in particolare nei settori dell'acquis che serviranno da punto di riferimento centrale per il processo di riforma nei Balcani occidentali.
(29)
L'agenzia dovrebbe iniziare tempestivamente le necessarie valutazioni delle sue attività. Su questa base potrebbero esserne riesaminati il campo d'attività, i compiti e metodi di lavoro.
(30)
Poiché gli obiettivi del presente regolamento, ossia la fornitura di informazioni e dati comparabili ed attendibili a livello europeo idonei ad aiutare le istituzioni dell’Unione e degli Stati membri a rispettare i diritti fondamentali non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni e degli effetti dell’azione proposta, essere meglio realizzati a livello comunitario, la Comunità può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 5 del trattato. In ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo, il presente regolamento si limita a quanto necessario per conseguire tali obiettivi.
(31)
In quanto contribuirà al pieno rispetto dei diritti fondamentali nell’ambito del diritto comunitario, l’agenzia potrà aiutare la Comunità a conseguire i suoi obiettivi. I soli poteri d’azione previsti dal trattato ai fini dell’adozione del presente regolamento sono quelli di cui all’articolo 308.
(32)
Nessuna disposizione del presente regolamento dovrebbe essere interpretata in modo da pregiudicare l'eventualità che il mandato dell'agenzia sia esteso ai settori della cooperazione di polizia e della cooperazione giudiziaria in materia penale.
(33)
Dato che, per l’istituzione dell’agenzia, sarebbe necessario modificare profondamente il regolamento (CE) n. 1035/97, occorre sostituirlo con il presente regolamento, a fini di chiarezza,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
CAPO 1
OGGETTO, OBIETTIVO, CAMPO DI APPLICAZIONE, COMPITI E SETTORI DI ATTIVITÀ
Articolo 1
Oggetto
È istituita l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (di seguito «Agenzia»).
Articolo 2
Obiettivo
L’Agenzia ha lo scopo di fornire alle competenti istituzioni, organi, uffici e agenzie della Comunità e agli Stati membri, nell’attuazione del diritto comunitario, assistenza e consulenza in materia di diritti fondamentali in modo da aiutarli a rispettare pienamente tali diritti quando essi adottano misure o definiscono iniziative nei loro rispettivi settori di competenza.
Articolo 3
Campo di applicazione
1. Ai fini della realizzazione dell’obiettivo di cui all’articolo 2, l’Agenzia svolge la sua attività nell’ambito delle competenze della Comunità quali previste dal trattato che istituisce la Comunità europea.
2. Nello svolgimento dei suoi compiti l’Agenzia fa riferimento ai diritti fondamentali quali definiti nell’articolo 6, paragrafo 2, del trattato sull’Unione europea.
3. L’Agenzia tratta questioni inerenti ai diritti fondamentali nell’Unione europea e nei suoi Stati membri quando attuano il diritto comunitario.
Articolo 4
Compiti
1. Per conseguire gli obiettivi di cui all’articolo 2 e nei limiti della competenza di cui all'articolo 3, l’Agenzia:
a)
raccoglie, registra, analizza e diffonde informazioni e dati rilevanti, obiettivi, attendibili e comparabili, compresi i risultati di ricerche e monitoraggio che le vengono comunicati dagli Stati membri, dalle istituzioni dell'Unione, dagli organi, dagli uffici e dalle agenzie della Comunità e dell'Unione, dai centri di ricerca, da enti nazionali, da organizzazioni non governative, da paesi terzi e da organizzazioni internazionali e, in particolare, dagli organi competenti del Consiglio d'Europa;
b)
predispone metodi e norme volti a migliorare la comparabilità, l’obiettività e l’attendibilità dei dati a livello europeo, in cooperazione con la Commissione e con gli Stati membri;
c)
svolge, collabora o incoraggia ricerche ed indagini scientifiche, studi preparatori e di fattibilità, anche, se del caso e compatibilmente con le proprie priorità e col proprio programma di lavoro annuale, a richiesta del Parlamento europeo, del Consiglio o della Commissione;
d)
formula e pubblica conclusioni e pareri su specifici aspetti tematici per le istituzioni dell'Unione e gli Stati membri quando danno attuazione al diritto comunitario, di propria iniziativa o a richiesta del Parlamento europeo, del Consiglio o della Commissione;
e)
pubblica una relazione annuale sulle questioni inerenti ai diritti fondamentali che rientrano nei settori di azione dell'Agenzia, segnalando anche gli esempi di buone pratiche;
f)
pubblica relazioni tematiche sulla base dei risultati delle sue analisi, delle sue ricerche e delle sue indagini;
g)
pubblica una relazione annuale sulla sua attività; e
h)
predispone una strategia di comunicazione e favorisce il dialogo con la società civile per sensibilizzare il vasto pubblico ai diritti fondamentali e informarlo attivamente sui suoi lavori.
2. Le conclusioni, i pareri e le relazioni di cui al paragrafo 1 possono riguardare proposte della Commissione ai sensi dell’articolo 250 del trattato o posizioni adottate dalle istituzioni nell’ambito delle procedure legislative solo qualora l'istituzione interessata abbia presentato una richiesta ai sensi del paragrafo 1, lettera d). Essi non riguardano la legittimità degli atti di cui all’articolo 230 del trattato né la questione se uno Stato membro abbia o no ottemperato ad un obbligo che gli incombe in forza del trattato ai sensi dell’articolo 226 del trattato.
Articolo 5
Settori di attività
1. Il Consiglio, deliberando su proposta della Commissione previa consultazione del Parlamento europeo, adotta un quadro pluriennale per l’Agenzia. All'atto dell'elaborazione della proposta la Commissione consulta il consiglio di amministrazione.
2. Il quadro:
a)
copre cinque anni;
b)
definisce i settori tematici dell’attività dell’Agenzia, compresi la lotta contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza ad essi associata;
c)
rispetta le priorità dell’Unione tenendo debitamente conto degli orientamenti derivanti dalle risoluzioni del Parlamento europeo e dalle conclusioni del Consiglio relative ai diritti fondamentali;
d)
tiene debitamente conto delle risorse finanziarie e umane dell’Agenzia;
e)
contiene disposizioni intese a garantire nella complementarietà con il mandato di altri organi, uffici e agenzie della Comunità e dell'Unione nonché con il Consiglio d'Europa e altre organizzazioni internazionali attive nel settore dei diritti fondamentali.
3. L’Agenzia svolge i suoi compiti nei settori tematici definiti dal quadro pluriennale. Questa disposizione lascia impregiudicate le risposte dell’Agenzia alle richieste del Parlamento europeo, del Consiglio o della Commissione ai sensi dell’articolo 4, paragrafo 1, lettera c) e d), che non rientrano in tali settori tematici, purché le sue risorse finanziarie e umane lo consentano.
4. L’Agenzia svolge i propri compiti alla luce del suo programma di lavoro annuale e tenendo debitamente conto delle risorse finanziarie e umane di cui dispone.
CAPO 2
METODI DI LAVORO E COOPERAZIONE
Articolo 6
Metodi di lavoro
1. Per garantire che siano fornite informazioni obiettive, attendibili e comparabili, l'Agenzia, basandosi sulle competenze di una vasta gamma di organizzazioni e di enti di ciascuno Stato membro e tenendo conto della necessità di coinvolgere le autorità nazionali nella raccolta dei dati:
a)
istituisce e coordina reti di informazione e utilizza le reti esistenti;
b)
organizza riunioni di esperti esterni;
c)
costituisce, se necessario, gruppi di lavoro ad hoc.
2. Nello svolgimento delle sue attività l’Agenzia, a fini di complementarità e per garantire l’uso ottimale delle risorse, tiene conto, se del caso, delle informazioni raccolte e delle attività già effettuate in particolare:
a)
da istituzioni dell'Unione, nonché da organi, uffici ed agenzie della Comunità e dell'Unione e da organi, uffici ed agenzie degli Stati membri;
b)
dal Consiglio d'Europa riferendosi ai risultati e alle attività dei meccanismi di monitoraggio e di controllo del Consiglio d'Europa e del Commissario per i diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa;
c)
dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni internazionali.
3. L’Agenzia può instaurare rapporti contrattuali, in particolare stipulare contratti di subappalto, con altri organismi per l’esecuzione dei compiti che essa intenda loro affidare. L’Agenzia può inoltre concedere sovvenzioni per promuovere forme adeguate di cooperazione e di azioni comuni, in particolare con le organizzazioni nazionali ed internazionali di cui agli articoli 8 e 9.
Articolo 7
Relazioni con gli organi, gli uffici e le agenzie competenti della Comunità
L’Agenzia provvede ad un idoneo coordinamento delle sue attività con quelle degli organi, degli uffici e delle agenzie della Comunità. Le modalità della cooperazione sono specificate, se necessario, in protocolli d’intesa.
Articolo 8
Cooperazione con organizzazioni a livello nazionale e internazionale
1. Al fine di assicurare una stretta cooperazione con gli Stati membri, ogni Stato membro nomina un funzionario quale funzionario nazionale di collegamento che costituisce il punto di contatto principale per l'Agenzia nello Stato membro. I funzionari di collegamento possono, tra l'altro, sottoporre al direttore pareri sul progetto di programma di lavoro annuale prima della presentazione al consiglio di amministrazione. L'Agenzia comunica ai funzionari nazionali di collegamento tutti i documenti elaborati conformemente all'articolo 4, paragrafo 1, lettere a), b), c), d), e), f), g) e h).
2. Ai fini dello svolgimento dei suoi compiti, l'Agenzia coopera con:
a)
le organizzazioni governative e gli organi pubblici competenti in materia di diritti fondamentali a livello degli Stati membri, ivi comprese le istituzioni nazionali di difesa dei diritti dell'uomo;
b)
l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), in particolare l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo (ODIHR), le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali.
3. Le modalità amministrative della cooperazione di cui al paragrafo 2 sono conformi al diritto comunitario e sono adottate dal consiglio di amministrazione sulla base del progetto presentato dal direttore, sentito il parere della Commissione. Se la Commissione esprime il proprio parere sfavorevole a tali modalità, il consiglio di amministrazione le riesamina e le adotta, modificandole ove necessario, a maggioranza dei due terzi dei suoi membri.
Articolo 9
Cooperazione con il Consiglio d'Europa
Per evitare duplicazioni e garantire la complementarietà e il valore aggiunto, l’Agenzia coordina le proprie attività con quelle del Consiglio d’Europa, con particolare riguardo al programma annuale di lavoro di cui all’articolo 12, paragrafo 6, lettera a), e alla cooperazione con la società civile di cui all'articolo 10. A tal fine, la Comunità, secondo la procedura di cui all’articolo 300 del trattato, conclude un accordo con il Consiglio d’Europa allo scopo di stabilire una stretta collaborazione tra quest’ultimo e l’Agenzia. Tale accordo comprende la nomina da parte del Consiglio d’Europa di una personalità indipendente come membro del consiglio di amministrazione e dell'ufficio di Presidenza dell’Agenzia in conformità degli articoli 12 e 13.
Articolo 10
Cooperazione con la società civile; piattaforma dei diritti fondamentali
1. L'agenzia coopera strettamente con organizzazioni non governative e con istituzioni della società civile attive nel settore dei diritti fondamentali, ivi compresa la lotta contro il razzismo e la xenofobia a livello nazionale, europeo o internazionale. A tal fine l'agenzia stabilisce una rete di cooperazione («piattaforma dei diritti fondamentali») costituita da organizzazioni non governative per la difesa dei diritti dell'uomo, da sindacati e associazioni di datori di lavoro, da enti socioprofessionali competenti, da chiese, da associazioni religiose, filosofiche e non confessionali, da università, nonché da esperti qualificati di organizzazioni ed enti a livello europeo e internazionale.
2. La piattaforma dei diritti fondamentali costituisce un meccanismo di scambio di informazioni e di messa in comune di conoscenze. Essa assicura una stretta cooperazione tra l’Agenzia e le parti interessate.
3. La piattaforma dei diritti fondamentali è aperta a tutte le parti interessate e competenti di cui al paragrafo 1. L'agenzia può rivolgersi ai membri della piattaforma dei diritti fondamentali in funzione delle esigenze specifiche relative a settori individuati come settori di attività prioritari dell'agenzia.
4. L'agenzia incarica la piattaforma dei diritti fondamentali in particolare di:
a)
formulare proposte al consiglio di amministrazione sul programma di lavoro annuale da adottare a norma dell’articolo 12, paragrafo 6, lettera a);
b)
fornire un feedback e proporre al consiglio d'amministrazione il seguito da dare alla relazione annuale di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera e);
c)
comunicare al direttore e al comitato scientifico i risultati e le raccomandazioni delle conferenze, dei seminari e delle riunioni pertinenti per i lavori dell'agenzia.
5. Il coordinamento della piattaforma dei diritti fondamentali è assicurato sotto l'autorità del direttore.
CAPO 3
ORGANIZZAZIONE
Articolo 11
Organi dell'Agenzia
L’agenzia è composta da:
a)
un consiglio di amministrazione;
b)
un ufficio di presidenza;
c)
un comitato scientifico;
d)
un direttore.
Articolo 12
Consiglio di amministrazione
1. Il consiglio di amministrazione è formato da persone con un’adeguata esperienza nella gestione di organizzazioni pubbliche o private e un'adeguata conoscenza del settore dei diritti fondamentali, designate come segue:
a)
una personalità indipendente nominata da ciascuno Stato membro che ricopre responsabilità di alto livello in seno ad un istituto nazionale indipendente nel settore dei diritti dell’uomo o di un'altra organizzazione del settore pubblico o privato;
b)
una personalità indipendente nominata dal Consiglio d’Europa;
c)
due rappresentanti della Commissione.
2. Ciascun membro del consiglio di amministrazione può farsi rappresentare da un supplente, il quale deve possedere i requisiti sopra precisati ed è nominato secondo la medesima procedura. L’Agenzia pubblica tiene aggiornato sul proprio sito web l’elenco dei membri del consiglio di amministrazione e dei loro supplenti.
3. Il mandato dei membri del consiglio di amministrazione e dei loro supplenti è di cinque anni. Il mandato non è rinnovabile.
4. Oltre che per la normale procedura di sostituzione o per decesso, il mandato di un membro o di un supplente cessa solo in caso di dimissioni. Tuttavia, qualora un membro o un supplente non possieda più i requisiti di indipendenza, questi ne informa immediatamente la Commissione e il direttore dell’Agenzia. La parte interessata procede alla designazione di un nuovo membro o di un nuovo supplente per la restante durata del mandato. La parte interessata designa anche un nuovo membro o un nuovo supplente per la restante durata del mandato, se il consiglio di amministrazione stabilisce, su proposta di un terzo dei membri o della Commissione, che il membro o il supplente in questione non possiede più i requisiti di indipendenza. Se la durata restante del mandato è inferiore a due anni, il mandato del nuovo membro o supplente può essere prorogato per arrivare ad un mandato completo di cinque anni.
5. Il consiglio di amministrazione elegge tra i suoi membri nominati a norma del paragrafo 1, lettera a), un presidente e un vicepresidente nonché gli altri due membri dell'ufficio di presidenza di cui all'articolo 13, paragrafo 1, con mandato di due anni e mezzo, rinnovabile una volta.
6. Il consiglio di amministrazione provvede affinché l’Agenzia esegua i compiti che ad essa vengono affidati. È l’organo di programmazione e di sorveglianza dell’Agenzia. In particolare, deve:
a)
adottare il programma di lavoro annuale dell’Agenzia, nel rispetto del quadro pluriennale, sulla base di un progetto presentato dal direttore, sentito il parere della Commissione e del comitato scientifico. Il programma di lavoro annuale deve essere consono alle risorse finanziare e umane disponibili e tener conto del lavoro statistico e di ricerca della Comunità. Il programma di lavoro annuale è trasmesso al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione;
b)
adottare le relazioni annuali di cui all’articolo 4, paragrafo 1, lettere e) e g), nella quale ultima i risultati conseguiti vengono specificamente confrontati con gli obiettivi del programma di lavoro annuale; fatto salvo l'articolo 14, paragrafo 5, il comitato scientifico è consultato prima dell'adozione della relazione di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera e); le relazioni sono trasmesse entro il 15 giugno al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione, alla Corte dei conti, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni;
c)
nominare e, se necessario, revocare il direttore dell’Agenzia;
d)
adottare il progetto di bilancio e il bilancio annuale definitivo dell’Agenzia;
e)
esercitare i poteri di cui all'articolo 24, paragrafo 2, nei confronti del direttore e l’autorità disciplinare sullo stesso;
f)
preparare ogni anno uno stato di previsione delle entrate e delle spese dell’Agenzia e trasmetterlo alla Commissione, ai sensi dell'articolo 20, paragrafo 5;
g)
adottare il regolamento interno dell’Agenzia sulla base di un progetto presentato dal direttore, previo parere della Commissione, del comitato scientifico e della personalità di cui al paragrafo 1, lettera b);
h)
adottare il regolamento finanziario applicabile all’Agenzia sulla base del progetto presentato dal direttore, previo parere della Commissione, ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 11;
i)
adottare le misure necessarie per l’attuazione dei regolamenti e delle norme applicabili ai funzionari e agli altri agenti delle Comunità europee, ai sensi dell’articolo 24, paragrafo 3;
j)
adottare disposizioni sulla trasparenza e l'accesso ai documenti, ai sensi dell’articolo 17, paragrafo 2;
k)
nominare e revocare i membri del comitato scientifico, ai sensi dell'articolo 14, paragrafi 1 e 3;
l)
stabilire che un membro del consiglio di amministrazione o un supplente non possiede più i requisiti di indipendenza ai sensi del paragrafo 4.
7. Il consiglio di amministrazione può delegare all’ufficio di presidenza i suoi poteri, ad eccezione di quelli relativi alle materie di cui al paragrafo 6, lettere a), b), c), d), e), g), h), k) e l).
8. Le decisioni del consiglio di amministrazione sono adottate a maggioranza semplice dei voti espressi, ad eccezione delle decisioni di cui al paragrafo 5 e al paragrafo 6, lettere a), b), c), d), e), g), k) e l), per le quali è richiesta la maggioranza di due terzi di tutti i membri, nonché delle decisioni di cui all'articolo 25, paragrafo 2, per le quali il consiglio di amministrazione delibera all'unanimità. Ogni membro del consiglio di amministrazione o, in sua assenza, il supplente dispone di un voto. Il presidente esprime il voto decisivo. La persona nominata dal Consiglio d’Europa può partecipare alle votazioni relative alle decisioni di cui al paragrafo 6, lettere a), b) e k).
9. Il presidente convoca il consiglio di amministrazione due volte l’anno, ferma restando la possibilità di convocare riunioni straordinarie. Il presidente convoca le riunioni straordinarie di propria iniziativa o a richiesta di almeno un terzo dei membri del consiglio di amministrazione.
10. Il presidente o il vicepresidente del comitato scientifico e il direttore dell’Istituto europeo per la parità di genere possono assistere alle riunioni del consiglio di amministrazione in qualità di osservatori. I direttori delle altre agenzie od organismi competenti della Comunità e dell'Unione e degli altri organismi internazionali menzionati agli articoli 8 e 9 possono parimenti assistervi in qualità di osservatori su invito dell’ufficio di presidenza.
Articolo 13
Ufficio di presidenza
1. Il consiglio di amministrazione è assistito da un ufficio di presidenza. L’ufficio di presidenza è composto dal presidente e dal vicepresidente del consiglio di amministrazione, da due altri membri eletti dal consiglio di amministrazione in conformità dell'articolo 12, paragrafo 5, e da uno dei rappresentanti della Commissione in seno al consiglio di amministrazione. La persona nominata dal Consiglio d'Europa in seno al consiglio di amministrazione può partecipare alle riunioni dell'Ufficio di presidenza.
2. Il presidente convoca l’ufficio di presidenza ogniqualvolta sia necessario per approntare le decisioni del consiglio di amministrazione e per prestare assistenza e consulenza al direttore. Le decisioni dell’ufficio di presidenza sono adottate a maggioranza semplice.
3. Il direttore partecipa alle riunioni dell’ufficio di presidenza, senza diritto di voto.
Articolo 14
Comitato scientifico
1. Il comitato scientifico si compone di undici personalità indipendenti particolarmente qualificate nel settore dei diritti fondamentali. Il consiglio di amministrazione ne nomina i membri secondo un invito a presentare candidature e una procedura di selezione trasparenti, previa consultazione della competente commissione del Parlamento europeo. Il consiglio di amministrazione garantisce l'equa rappresentanza geografica. I membri del consiglio di amministrazione non sono membri del comitato scientifico. Il regolamento interno di cui all'articolo 12, paragrafo 6, lettera g), precisa le condizioni per la nomina del comitato scientifico.
2. Il mandato dei membri del comitato scientifico è di cinque anni e non è rinnovabile.
3. I membri del comitato scientifico sono indipendenti. Possono essere sostituiti solo su loro richiesta o in caso di impossibilità permanente di esercitare le loro funzioni. Tuttavia, qualora un membro non soddisfi più i criteri di indipendenza ne informa immediatamente la Commissione e il direttore dell'Agenzia. Alternativamente, il consiglio di amministrazione può dichiarare, su proposta di un terzo dei suoi membri o della Commissione, la mancanza di indipendenza e revocare la persona in questione. Il consiglio di amministrazione nomina un nuovo membro per la durata restante del mandato conformemente alla procedura applicabile ai membri ordinari. Nel caso in cui la durata restante del mandato sia inferiore a due anni, il mandato del nuovo membro può essere prorogato per un mandato completo di cinque anni. L'Agenzia pubblica e tiene aggiornato sul suo sito web l'elenco dei membri del comitato scientifico.
4. Il comitato scientifico elegge il suo presidente e vicepresidente per un mandato di un anno.
5. Il comitato scientifico è il garante della qualità scientifica dei lavori dell'agenzia e orienta i lavori al riguardo. A tal fine, il direttore associa il comitato scientifico, non appena opportuno, alla preparazione di tutti i documenti elaborati conformemente all'articolo 4, paragrafo 1, lettere a), b), c), d), e), f) e h).
6. Il comitato scientifico delibera alla maggioranza di due terzi. È convocato dal presidente quattro volte all'anno. Se necessario, il presidente può avviare una procedura scritta o convoca riunioni straordinarie di propria iniziativa o a richiesta di almeno quattro membri del comitato scientifico.
Articolo 15
Direttore
1. L’Agenzia è posta sotto la direzione di un direttore nominato dal consiglio di amministrazione secondo la procedura di cooperazione («concertazione») prevista al paragrafo 2.
Il direttore è nominato sulla base dei propri meriti personali, della sua esperienza nel settore dei diritti fondamentali nonché delle sue capacità amministrative e di direzione.
2. La procedura di cooperazione è la seguente:
a)
in base a un elenco predisposto dalla Commissione previo un invito a presentare candidature e una procedura di selezione trasparente, prima di invitare i candidati a un colloquio si chiede loro di prendere contatto con il Consiglio e con la Commissione competente del Parlamento europeo e di rispondere a un questionario;
b)
il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea esprimeranno i rispettivi pareri e indicheranno i propri ordini di preferenza;
c)
il Consiglio di amministrazione procede alla nomina del direttore tenendo conto dei suddetti pareri.
3. Il mandato del direttore è di cinque anni.
Nei nove mesi che precedono la fine del mandato, la Commissione effettua una valutazione. Nella valutazione la Commissione tiene conto in particolare:
a)
delle prestazioni del direttore;
b)
degli obblighi e delle necessità dell'Agenzia per il periodo futuro.
Il Consiglio di amministrazione, può su proposta della Commissione e alla luce della relazione di valutazione, e soltanto nei casi in cui i compiti e le esigenze dell'Agenzia lo giustifichino, prorogare una sola volta il mandato del direttore per non più di tre anni.
Il Consiglio di amministrazione informa il Parlamento europeo e il Consiglio dell'intenzione di prorogare il mandato del direttore. Nel termine di un mese prima che il consiglio di amministrazione prenda formalmente la decisione di prorogare il mandato del direttore, quest'ultimo può essere invitato a fare una dichiarazione dinanzi alla competente commissione del Parlamento europeo e rispondere alle domande dei membri di tale commissione.
Se il suo mandato non è prorogato, il direttore resta in carica fino alla nomina del suo successore.
4. Il direttore è responsabile:
a)
dell’assolvimento dei compiti di cui all’articolo 4, in particolare della preparazione e della pubblicazione dei documenti elaborati ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 1, lettere a), b), c) d), e), f), g) e h), in cooperazione con il comitato scientifico;
b)
dell’elaborazione e dell’attuazione del programma annuale di lavoro dell’Agenzia;
c)
di tutte le questioni relative al personale, in particolare dell’esercizio, nei confronti del personale, delle competenze di cui all’articolo 24, paragrafo 2;
d)
delle questioni riguardanti l’amministrazione corrente;
e)
dell’esecuzione del bilancio dell’Agenzia, in conformità dell’articolo 21;
f)
dell’attuazione di procedure efficaci di monitoraggio e valutazione delle prestazioni ottenute dall’Agenzia rispetto ai suoi obiettivi, secondo standard riconosciuti a livello professionale. Il direttore riferisce annualmente al consiglio di amministrazione sui risultati del sistema di sorveglianza;
g)
della cooperazione con i funzionari nazionali di collegamento;
h)
della cooperazione con la società civile, compreso il coordinamento della piattaforma dei diritti fondamentali ai sensi dell'articolo 10.
5. Il direttore svolge i suoi compiti in piena indipendenza. Rende conto della gestione delle proprie attività al consiglio di amministrazione e assiste alle sue riunioni senza diritto di voto.
6. Il direttore può essere convocato in qualsiasi momento dal Parlamento europeo o dal Consiglio per un'audizione su questioni legate alle attività dell'agenzia.
7. Il direttore può essere revocato dal consiglio di amministrazione prima della scadenza del suo mandato, sulla base di una proposta di un terzo dei suoi membri o della Commissione.
CAPO 4
FUNZIONAMENTO
Articolo 16
Indipendenza e interesse pubblico
1. L’Agenzia assolve i suoi compiti in completa indipendenza.
2. I membri titolari e supplenti del consiglio di amministrazione, i membri del comitato scientifico e il direttore si impegnano ad agire nell’interesse pubblico. A tal fine essi rendono una dichiarazione d’interesse nella quale indicano l’assenza di interessi che possano essere considerati contrastanti con la loro indipendenza o interessi diretti o indiretti che possano essere considerati tali. La dichiarazione è resa per iscritto al momento di assumere l'incarico ed è riveduta se intervengono cambiamenti per quanto attiene agli interessi. Essa è pubblicata dall'Agenzia sul suo sito web.
Articolo 17
Trasparenza e accesso ai documenti
1. L'Agenzia mette a punto buone prassi amministrative che garantiscano la massima trasparenza possibile per quanto concerne le sue attività.
Il regolamento (CE) n. 1049/2001 si applica ai documenti in possesso dell’Agenzia.
2. Entro sei mesi dall’entrata in funzione dell’Agenzia, il consiglio di amministrazione adotta norme specifiche per l'attuazione pratica del paragrafo 1. Queste comprendono tra l'altro norme per:
a)
la pubblicità delle riunioni;
b)
la pubblicazione dei lavori dell'agenzia, tra cui quelli del comitato scientifico;
c)
disposizioni per l'attuazione del regolamento (CE) n. 1049/2001.
3. Le decisioni adottate dall’Agenzia sulla base dell’articolo 8 del regolamento (CE) n. 1049/2001 possono essere oggetto di una denuncia presso il Mediatore o di un ricorso dinanzi alla Corte di giustizia delle Comunità europee, ai sensi rispettivamente degli articoli 195 e 230 del trattato.
Articolo 18
Protezione dei dati
Il regolamento (CE) n. 45/2001 si applica all'Agenzia.
Articolo 19
Riesame del Mediatore
L’operato dell’Agenzia è sottoposto al controllo del Mediatore a norma delle disposizioni dell’articolo 195 del trattato.
CAPO 5
DISPOSIZIONI FINANZIARIE
Articolo 20
Formazione del bilancio
1. Tutte le entrate e le spese dell’Agenzia formano oggetto di previsioni per ciascun esercizio finanziario, che coincide con l’anno civile, e sono iscritte nel bilancio dell’Agenzia.
2. Nel bilancio dell’Agenzia, entrate e spese risultano in pareggio.
3. Le entrate dell’Agenzia comprendono, a prescindere da altre risorse, un contributo della Comunità iscritto nel bilancio generale dell’Unione europea (sezione «Commissione»).
Tali entrate possono essere integrate da:
a)
pagamenti ricevuti come corrispettivi di servizi resi nel quadro della realizzazione dei compiti di cui all'articolo 4;
b)
contributi finanziari delle organizzazioni o dei paesi di cui agli articoli 8, 9 e 28.
4. Le spese dell’Agenzia comprendono le retribuzioni del personale, le spese amministrative e di infrastruttura e le spese di esercizio.
5. Ogni anno, il consiglio di amministrazione, sulla base di un progetto stabilito dal direttore, elabora lo stato di previsione delle entrate e delle spese dell’Agenzia per l’esercizio successivo. Entro il 31 marzo il consiglio di amministrazione trasmette alla Commissione lo stato di previsione, accompagnato da un progetto di tabella dell’organico.
6. La Commissione trasmette lo stato di previsione al Parlamento europeo e al Consiglio (di seguito «autorità di bilancio») unitamente al progetto preliminare di bilancio dell’Unione europea.
7. Sulla base dello stato di previsione, la Commissione inserisce nel progetto preliminare di bilancio generale dell’Unione europea la stima che ritiene necessaria per la tabella dell’organico e la quota della sovvenzione a carico del bilancio generale che essa trasmette all’autorità di bilancio ai sensi dell’articolo 272 del trattato.
8. L’autorità di bilancio autorizza gli stanziamenti a titolo della sovvenzione destinata all’Agenzia. L’autorità di bilancio adotta la tabella dell’organico per l’Agenzia.
9. Il consiglio di amministrazione adotta il bilancio dell'Agenzia. Esso diventa definitivo dopo l’adozione definitiva del bilancio generale dell’Unione europea. Se del caso, si procede agli opportuni adeguamenti.
10. Il consiglio di amministrazione comunica quanto prima all’autorità di bilancio la sua intenzione di realizzare qualsiasi progetto che possa avere incidenze finanziarie significative sul finanziamento del bilancio dell'Agenzia, in particolare i progetti di natura immobiliare, quali l’affitto o l’acquisto di edifici. Esso ne informa la Commissione.
Qualora un ramo dell’autorità di bilancio comunichi che intende emettere un parere, tale parere è trasmesso al consiglio di amministrazione entro un termine di sei settimane dalla notifica del progetto.
Articolo 21
Esecuzione del bilancio
1. Il direttore cura l'esecuzione del bilancio dell’Agenzia.
2. Entro il 1o marzo successivo alla chiusura dell’esercizio, il contabile dell’Agenzia comunica i conti provvisori, insieme alla relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell’esercizio, al contabile della Commissione. Il contabile della Commissione consolida i conti provvisori delle istituzioni e degli organismi decentrati ai sensi dell’articolo 128 del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio (10) (di seguito «regolamento finanziario»).
3. Entro il 31 marzo successivo alla chiusura dell’esercizio, il contabile della Commissione trasmette i conti provvisori dell’Agenzia, insieme alla relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio dell’esercizio, alla Corte dei conti. La relazione sulla gestione finanziaria e di bilancio è trasmessa anche al Parlamento europeo e al Consiglio.
4. Una volta ricevute le osservazioni della Corte dei conti sui conti provvisori dell’Agenzia, ai sensi dell’articolo 129 del regolamento finanziario, il direttore redige i conti definitivi dell’Agenzia sotto la propria responsabilità e li trasmette per parere al consiglio di amministrazione.
5. Il consiglio di amministrazione formula un parere sui conti definitivi dell’Agenzia.
6. Entro il 1o luglio successivo alla chiusura dell’esercizio finanziario, il direttore trasmette i conti definitivi, corredati del parere del consiglio di amministrazione, al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione e alla Corte dei conti.
7. I conti definitivi sono pubblicati.
8. Il direttore invia alla Corte dei conti, entro il 30 settembre, una risposta alle sue osservazioni e la trasmette anche al consiglio di amministrazione.
9. Il direttore presenta al Parlamento europeo, su richiesta di quest’ultimo e a norma dall’articolo 146, paragrafo 3, del regolamento finanziario, tutte le informazioni necessarie al corretto svolgimento della procedura di discarico per l’esercizio in oggetto.
10. Il Parlamento europeo, su raccomandazione del Consiglio che delibera a maggioranza qualificata, dà discarico al direttore, anteriormente al 30 aprile dell’anno «n+2», dell’esecuzione del bilancio dell’esercizio «n».
11. Le disposizioni finanziarie applicabili all’Agenzia sono adottate dal consiglio di amministrazione previa consultazione della Commissione. Tali disposizioni non possono discostarsi dal regolamento (CE, Euratom) n. 2343/2002, a meno che ciò si renda specificamente necessario ai fini del funzionamento dell’Agenzia e previo consenso della Commissione.
Articolo 22
Lotta alle frodi
1. Al fine di combattere la frode, la corruzione e altre attività illecite, si applicano senza restrizioni all’Agenzia le disposizioni del regolamento (CE) n. 1073/1999.
2. L’Agenzia aderisce all’accordo interistituzionale, del 25 maggio 1999, tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell'Unione europea e la Commissione delle Comunità europee relativo alle indagini interne svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) (11), e adotta quanto prima le disposizioni adeguate applicabili all’insieme del suo personale.
3. Le decisioni in materia di finanziamento, nonché gli accordi e gli strumenti di esecuzione che ne conseguono, prevedono espressamente la possibilità che la Corte dei conti e l’OLAF effettuino, se del caso, controlli in loco presso i beneficiari di finanziamenti dell’Agenzia e presso gli agenti incaricati della ripartizione di tali finanziamenti.
CAPO 6
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 23
Natura giuridica e sede
1. L’Agenzia ha personalità giuridica.
2. L’Agenzia gode in tutti gli Stati membri della più ampia capacità giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dalle legislazioni nazionali. In particolare, essa può acquistare e alienare beni mobili e immobili e stare in giudizio.
3. L’Agenzia è rappresentata dal suo direttore.
4. L’Agenzia subentra in tutti i rapporti giuridici instaurati dall’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia. Essa assume tutti i diritti e gli obblighi di natura giuridica nonché tutti gli impegni finanziari dell’Osservatorio. I contratti di lavoro conclusi dall’Osservatorio prima dell’adozione del presente regolamento sono onorati.
5. L’Agenzia ha sede a Vienna.
Articolo 24
Personale
1. Al personale dell’Agenzia e al suo direttore si applicano lo statuto dei funzionari delle Comunità europee, il regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee e le regole adottate congiuntamente dalle istituzioni delle Comunità europee ai fini dell’applicazione di questo statuto e di questo regime.
2. Nei confronti del proprio personale, l’Agenzia esercita i poteri conferiti all’autorità investita del potere di nomina dallo statuto dei funzionari delle Comunità europee e all'autorità abilitata a stipulare contratti dal regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee.
3. Il consiglio di amministrazione, di concerto con la Commissione, adotta le necessarie disposizioni di esecuzione, secondo le modalità di cui all’articolo 110 dello statuto dei funzionari delle Comunità europee e del regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee.
4. Il consiglio di amministrazione può adottare disposizioni che consentano di assumere esperti nazionali distaccati dagli Stati membri presso l’Agenzia.
Articolo 25
Regime linguistico
1. Le disposizioni del regolamento n. 1 del 15 aprile 1958 si applicano all’Agenzia.
2. Il Consiglio di amministrazione decide riguardo al regime linguistico interno all'Agenzia.
3. I servizi di traduzione necessari per il funzionamento dell’Agenzia sono forniti dal Centro di traduzione degli organismi dell’Unione europea.
Articolo 26
Privilegi e immunità
Il protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee si applica all’Agenzia.
Articolo 27
Competenza della Corte di giustizia
1. La responsabilità contrattuale dell’Agenzia è disciplinata dalla normativa applicabile al contratto di cui trattasi.
La Corte di giustizia è competente a decidere in forza d’una clausola compromissoria contenuta nei contratti stipulati dall’Agenzia.
2. In materia di responsabilità extracontrattuale, l’Agenzia deve risarcire, conformemente ai principi generali comuni ai diritti degli Stati membri, i danni cagionati dall’Agenzia o dai suoi agenti nell’esercizio delle loro funzioni.
La Corte di giustizia è competente a conoscere delle controversie in materia di risarcimento del danno.
3. La Corte di giustizia è competente a pronunciarsi sui ricorsi proposti contro l’Agenzia, alle condizioni previste all’articolo 230 e 232 del trattato.
Articolo 28
Partecipazione di paesi candidati e dei paesi con cui è stato concluso un accordo di stabilizzazione e di associazione e portata di tale partecipazione
1. L’Agenzia è aperta alla partecipazione, in qualità di osservatori, di paesi candidati.
2. La partecipazione e le rispettive modalità sono stabilite con decisione del pertinente consiglio di associazione, tenuto conto dello status specifico di ciascun paese. Tale decisione stabilisce la natura, la portata e le modalità della partecipazione di detti paesi ai lavori dell’Agenzia, nel quadro fissato agli articoli 4 e 5, comprese le disposizioni relative alla partecipazione alle iniziative avviate dall’Agenzia, ai contributi finanziari e al personale. La decisione è conforme alle disposizioni del presente regolamento e allo statuto dei funzionari delle Comunità europee e al regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee. Essa dispone che il paese partecipante possa nominare una personalità indipendente, che soddisfi i requisiti in materia di qualificazioni previsti all’articolo 12, paragrafo 1, lettera a), in qualità di osservatore senza diritto di voto nel consiglio di amministrazione. Su decisione del consiglio di associazione l'Agenzia può trattare questioni inerenti ai diritti fondamentali nel quadro dell'articolo 3, paragrafo 1, nel paese in questione, nella misura necessaria ai fini dell'allineamento progressivo del diritto di detto paese al diritto comunitario.
3. Il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione, può decidere di invitare un paese con il quale la Comunità europea ha concluso un accordo di stabilizzazione e di associazione a partecipare all'Agenzia in qualità di osservatore. In tale caso sono applicabili le disposizioni del paragrafo 2.
CAPO 7
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 29
Disposizioni transitorie
1. Il mandato dei membri del consiglio di amministrazione dell’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia (di seguito «Osservatorio») scade il 28 febbraio 2007.
2. Per quanto riguarda la nomina del consiglio di amministrazione:
a)
la Commissione adotta, immediatamente dopo l'entrata in vigore del presente regolamento, le misure necessarie ad assicurare che il consiglio di amministrazione da istituire a norma dell’articolo 12 possa iniziare i lavori a tempo debito;
b)
entro quattro mesi dall'entrata in vigore del presente regolamento, gli Stati membri comunicano alla Commissione i nomi delle persone nominate membri e supplenti del consiglio di amministrazione a norma dell'articolo 12, paragrafi 1 e 2. Alla scadenza di questo periodo la Commissione convoca il consiglio di amministrazione, purché siano stati nominati almeno 17 membri. In tal caso e in deroga all'articolo 12, paragrafo 8, le decisioni del consiglio di amministrazione sono adottate alla maggioranza dei due terzi dei voti dei membri nominati. Una volta nominati 23 membri del consiglio di amministrazione, si applica l'articolo 12, paragrafo 8;
c)
nella prima riunione del consiglio di amministrazione, dopo aver proceduto a tutte le nomine, la Commissione sceglie per estrazione a sorte 15 membri del consiglio stesso le cui funzioni cessano, in deroga all'articolo 12, paragrafo 4, alla scadenza del terzo anno del mandato.
3. Le parti interessate avviano la procedura di nomina del direttore dell’Agenzia in conformità dell’articolo 15, paragrafo 1, immediatamente dopo l’entrata in vigore del presente regolamento.
4. In attesa dell'istituzione del consiglio di amministrazione a norma del paragrafo 2, lettera b), e dell'articolo 12, paragrafi 1 e 2, la Commissione convoca un consiglio di amministrazione ad interim, composto dalle persone attualmente nominate dagli Stati membri, dal Consiglio d'Europa e dalla Commissione in seno al Consiglio di amministrazione dell'Osservatorio in virtù dell'articolo 8 del regolamento (CE) n. 1035/97.
Il Consiglio di amministrazione ad interim è incaricato di:
a)
esprimere un parere sulla proposta della Commissione relativa al testo dell'invito a presentare candidature per la carica di direttore, a norma dell'articolo 15, paragrafo 1, per avviare la procedura di selezione;
b)
nominare, su proposta della Commissione, un direttore ad interim o prorogare, per il minor tempo possibile, l’attuale mandato del direttore dell’Osservatorio, nel corso della procedura di nomina di cui al paragrafo 3;
c)
adottare il bilancio dell'Agenzia per l'esercizio 2007, a norma dell'articolo 20, paragrafo 9, e il progetto di bilancio per l'esercizio 2008, a norma dell'articolo 20, paragrafo 5;
d)
adottare la relazione annuale sulle attività dell'Osservatorio per il 2006, conformemente all'articolo 12, paragrafo 6, lettera b).
5. Fino all'adozione del primo quadro pluriennale per l'Agenzia a norma dell'articolo 5, paragrafo 1, l'Agenzia svolge i suoi compiti nei settori tematici della lotta contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza ad essi associata, di cui all'articolo 5, paragrafo 2, lettera b), lasciando impregiudicata la seconda frase dell'articolo 5, paragrafo 3.
Articolo 30
Valutazioni
1. L’Agenzia effettua regolari valutazioni ex ante ed ex post delle sue attività che comportano spese ingenti. Il direttore comunica al consiglio di amministrazione i risultati di dette valutazioni.
2. L’Agenzia trasmette ogni anno all’autorità di bilancio qualsiasi informazione utile riguardante i risultati delle procedure di valutazione.
3. Entro il 31 dicembre 2011 l’Agenzia ordina una valutazione esterna indipendente relativa ai risultati conseguiti nei suoi primi cinque anni di esercizio in base al mandato conferitole dal consiglio di amministrazione di concerto con la Commissione. Tale valutazione:
a)
tiene conto dei compiti dell’Agenzia, dei suoi metodi di lavoro e dei suoi effetti sulla protezione e sulla promozione dei diritti fondamentali;
b)
esamina l’eventuale necessità di adattare i compiti, il campo di applicazione, i settori di attività o la struttura dell’Agenzia;
c)
include un’analisi degli effetti sinergetici e delle implicazioni finanziarie di qualsiasi modifica dei suoi compiti; e
d)
tiene conto dei pareri delle parti in causa sia a livello comunitario che nazionale.
4. Il consiglio di amministrazione, di concerto con la Commissione, stabilisce il calendario e la portata delle successive valutazioni esterne, che sono effettuate periodicamente.
Articolo 31
Revisione
1. Il consiglio di amministrazione esamina le conclusioni delle valutazioni di cui all’articolo 30, paragrafi 3 e 4, e formula alla Commissione le raccomandazioni ritenute necessarie concernenti le modifiche da apportare all’Agenzia, alle sue prassi di lavoro e alla portata della sua missione. La Commissione trasmette la relazione di valutazione e le raccomandazioni al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni e le rende pubbliche.
2. Dopo aver esaminato la relazione di valutazione e le raccomandazioni, la Commissione può presentare le eventuali proposte di modifica del presente regolamento che ritenga necessarie.
Articolo 32
Inizio dell’attività dell’Agenzia
L’Agenzia è operativa a decorrere dal 1o marzo 2007.
Articolo 33
Abrogazione
1. Il regolamento (CE) n. 1035/97 è abrogato a decorrere dal 1o marzo 2007.
2. I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al presente regolamento.
Articolo 34
Entrata in vigore e applicazione
Il presente regolamento entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 1o marzo 2007.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, addì 15 febbraio 2007.
Per il Consiglio
Il presidente
W. SCHÄUBLE
(1) GU C 88 dell'11.4.2006, pag. 37.
(2) GU C 364 del 18.12.2000, pag. 1.
(3) GU L 151 del 10.6.1997, pag. 1. Regolamento modificato dal regolamento (CE) n. 1652/2003 (GU L 245 del 29.9.2003, pag. 33).
(4) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.
(5) GU L 8 del 12.1.2001, pag. 1.
(6) GU 17 del 6.10.1958, pag. 385/58. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1791/2006 (GU L 363 del 20.12.2006, pag. 1).
(7) GU L 314 del 7.12.1994, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1645/2003 (GU L 245 del 29.9.2003, pag. 13).
(8) GU L 357 del 31.12.2002, pag. 72.
(9) GU L 136 del 31.5.1999, pag. 1.
(10) GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1. Regolamento modificato dal regolamento (CE, Euratom) n. 1995/2006 (GU L 390 del 30.12.2006, pag. 1).
(11) GU L 136 del 31.5.1999, pag. 15.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA)
QUAL È L’OBIETTIVO DEL REGOLAMENTO?
Esso istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA), un organismo dedicato a livello unionale a fornire assistenza e competenze relative ai diritti fondamentali dell’Unione europea, stabilendone le attività e gli obiettivi principali, nonché il funzionamento e la governance interna.
PUNTI CHIAVE
Il regolamento definisce le attività dell’Agenzia come segue:la fornitura di informazioni e dati di carattere pertinente, obiettivo e comparabile alle istituzioni dell’Unione europea e agli Stati membri dell’Unione europea in materia di diritti fondamentali; l’elaborazione di metodi e norme per il miglioramento della comparabilità, dell’obiettività e dell’affidabilità dei dati a livello unionale; lo svolgimento, la cooperazione o l’incentivazione della ricerca scientifica e di sondaggi; la formulazione di conclusioni e pareri su argomenti tematici specifici; la diffusione di pubblicazioni su argomenti specifici relativi ai diritti fondamentali; la pubblicazione di una relazione annuale sulle questioni trattate dal suo mandato, mettendo in evidenza esempi di migliori pratiche; la progettazione di una strategia di comunicazione e la promozione del dialogo con la società civile per attuare una sensibilizzazione sui diritti fondamentali e diffondere informazioni sul suo operato.L’Agenzia non è organismo di normazione e non si occupa delle denunce dei singoli cittadini.
Piano di attività quinquennale
Le attività dell’Agenzia si basano su un quadro pluriennale che individua le questioni specifiche alle quali si dedicherà per un periodo di cinque anni, in linea con le priorità complessive dell’Unione europea. L’attuale quadro è in vigore dal 2018 al 2022.
I settori tematici individuati nel quadro sono i seguenti:le vittime di reati e il loro accesso alla giustizia; l’uguaglianza e la discriminazione fondate su alcuni motivi, come sesso, razza, colore della pelle, origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinione politica o di qualunque altro genere, appartenenza a una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, disabilità, età o orientamento sessuale, o in base alla nazionalità; la società dell’informazione e, in particolare, il rispetto della vita privata e la protezione dei dati personali; la cooperazione giudiziaria, eccetto in materia penale; l’immigrazione, le frontiere, l’asilo e l’integrazione dei rifugiati e dei migranti; il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza a essi associata; i diritti dei minori; l’integrazione e l’inclusione sociale dei rom.Cooperazione con altri organismi
L’Agenzia deve intrattenere legami stretti con:le istituzioni dell’Unione europea; i governi e i gruppi della società civile degli Stati membri, quale la piattaforma dei diritti fondamentali; gli enti per le pari opportunità, ad esempio l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere o il Comitato di coordinamento delle Nazioni Unite per le istituzioni nazionali di difesa dei diritti umani; le organizzazioni internazionali (Consiglio d’Europa, Nazioni Unite, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa); i paesi candidati all’adesione all’Unione europea.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA IL PRESENTE REGOLAMENTO?
Il regolamento è in vigore dal 23 febbraio 2007.
CONTESTO
L’Agenzia ha sostituito il proprio predecessore, l’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, con sede a Vienna, rilevandone l’incarico.
Per ulteriori informazioni si veda:il piano strategico 2018-2022 dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA); Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Europa).
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 168/2007 del Consiglio, del 15 febbraio 2007, che istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (GU L 53 del 22.2.2007, pag. 1).
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (UE) 2017/2269 del Consiglio, del 7 dicembre 2017, che istituisce un quadro pluriennale per l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali per il periodo 2018-2022 (GU L 326 del 9.12.2017, pag. 1). |
Principio della parità di trattamento tra uomini e donne all'esterno del mercato del lavoro
La direttiva mira ad attuare la parità di trattamento tra uomini e donne allo scopo di estendere il principio della parità di trattamento oltre la sfera del mercato del lavoro e della vita professionale ad altre aree della vita quotidiana.
ATTO
Direttiva 2004/113/CE del Consiglio, del 13 dicembre 2004, che applica il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura.
SINTESI
La direttiva mira ad attuare la parità di trattamento tra uomini e donne allo scopo di estendere il principio della parità di trattamento oltre la sfera del mercato del lavoro e della vita professionale ad altre aree della vita quotidiana.
QUAL È LO SCOPO DELLA PRESENTE DIRETTIVA?
La direttiva stabilisce un quadro per lottare contro qualsivoglia discriminazione di genere nell'accesso e nella fornitura di beni e servizi, sia nel settore pubblico sia in quello privato.
La direttiva si applica a beni e servizi proposti al pubblico al di fuori della sfera privata e familiare e indipendentemente dalle persone interessate (vale a dire, dalle circostanze personali del destinatario del servizio). Il termine «servizi» indica i servizi forniti in cambio di una remunerazione.
La direttiva non si applica né al contenuto dei mezzi di comunicazione né alla pubblicità né all'istruzione.
ASPETTI CHIAVE
Divieto di discriminazione nel settore dei beni e servizi. In linea di principio, la direttiva vieta:
qualsiasi trattamento meno favorevole nei confronti di uomini o donne a causa del loro genere;
qualsiasi trattamento meno favorevole nei confronti di donne collegabile alla gravidanza o alla maternità;
molestie, molestie sessuali o qualsiasi incitamento alla discriminazione per quanto concerne l'offerta o la fornitura di beni o servizi.
Un trattamento differente può essere accettato esclusivamente se giustificato da un obiettivo legittimo quale, ad esempio, la protezione delle vittime di abusi sessuali (nel caso della creazione di case rifugio per le donne), libertà di associazione (nel contesto dell'appartenenza a circoli privati unisex) o di organizzazione di attività sportive unisex. Qualsiasi limitazione deve essere appropriata e necessaria.
Il principio della parità di trattamento non esclude l'adozione di provvedimenti tesi a prevenire o compensare disparità di genere nel settore dei beni e dei servizi.
La direttiva stabilisce soltanto requisiti minimi per consentire ai paesi dell'Unione europea (UE) di essere in grado di mantenere livelli di protezione più alti o maggiormente efficaci.
Applicazione al settore delle assicurazioni: la direttiva vieta di prendere in considerazione il genere nel calcolo dei premi assicurativi e delle prestazioni nel caso di contratti assicurativi firmati successivamente al 21 dicembre 2007.
Ciò nonostante, la direttiva prevede la possibilità, per i paesi dell'UE, di non applicare tale divieto nei casi in cui il genere sia un fattore determinante nella valutazione del rischio e basato su dati statistici e attuariali rilevanti. Tuttavia, la Corte di giustizia dell'Unione europea, nella sua sentenza sul caso Test-Achats (C-236/09) ha dichiarato non valida la deroga dal principio della parità di trattamento che ha permesso ai paesi dell'UE di distinguere tra uomini e donne in relazione a premi assicurativi e prestazioni, con decorrenza a partire dal 21 dicembre 2012.
Da quel momento in poi, per tutti i nuovi contratti firmati da quella data, si applica il principio della tariffa unisex al settore assicurativo. Per semplificare l'attuazione della sentenza della Corte, la Commissione ha adottato delle linee guida sull'applicazione della direttiva al settore assicurativo.
In ogni caso, i costi associati alla gravidanza e alla maternità non devono dar luogo a differenze in termini di premi e prestazioni.
Organismi che promuovono la parità di trattamento: ciascun paese dell'UE affida a uno o più enti la promozione e il controllo della parità di trattamento tra uomini e donne a livello nazionale. Tali organismi sono responsabili di i) offrire assistenza individuale alle vittime; ii) portare avanti studi autonomi; iii) pubblicare relazioni e rilasciare raccomandazioni.
Difendere i diritti delle vittime: la direttiva obbliga i paesi dell'UE a garantire che le vittime abbiano accesso alla procedura giudiziaria e/o amministrativa per salvaguardare i propri diritti, e possano ottenere un indennizzo o risarcimento appropriato. Le associazioni, le organizzazioni e altri enti giuridici con un legittimo interesse sono altresì in grado di avviare procedure giudiziarie e/o amministrative per consentire alle vittime di salvaguardare i propri diritti e per ottenere indennizzi o risarcimenti.
Quando i fatti presentati davanti a un tribunale sostengono la presunzione dell'esistenza di discriminazione, spetta al convenuto provare che non vi sia stata violazione del principio della parità di trattamento (confutazione delle accuse).
Inoltre, i paesi dell'UE devono mettere in atto sanzioni in caso violazione del principio della parità di trattamento.
DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva è entrata in vigore il 21 dicembre 2004 e deve essere recepita nella legislazione nazionale del Paese dell'UE entro e non oltre il 21 dicembre 2007.
CONTESTO
La parità tra uomini e donne è un principio fondamentale dell'Unione europea, stipulato negli articoli 2 e 3 del trattato sull'Unione europea. La discriminazione di genere può costituire un ostacolo all'integrazione completa ed efficace di uomini e donne nella vita sociale ed economica.
TERMINOLOGIA CHIAVE
Discriminazione diretta: le circostanze in cui una persona viene trattata in maniera meno favorevole a causa del genere rispetto ad un'altra persona, che per lo stesso motivo non è, non è stata o non si troverebbe in una situazione simile.
Discriminazione indiretta: circostanze in cui una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutrali possano condurre ad uno svantaggio specifico per persone del sesso opposto, a meno che tali disposizioni, criteri o prassi siano oggettivamente giustificati da un obiettivo legittimo e i mezzi per realizzare tale obiettivo siano appropriati e necessari.
Molestia: circostanze in cui si verifichi una condotta non voluta legata al genere di una persona, con lo scopo o effetto di attaccare la dignità della persona e creare un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.
Molestia sessuale: circostanze in cui si verifichi una condotta sessuale non voluta, espressa verbalmente o non verbalmente, con lo scopo o effetto di attaccare la dignità della persona e creare un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
Direttiva 2004/113/CE
21.12.2004
21.12.2007
GU L 373 del 21.12.2004, pag. 37-43 | DIRETTIVA 2004/113/CE DEL CONSIGLIO
del 13 dicembre 2004
che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 13, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (2),
visto il parere del Comitato delle regioni (3),
considerando quanto segue:
(1)
Conformemente all'articolo 6 del trattato sull'Unione europea, l'Unione europea si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e dello stato di diritto, principi che sono comuni agli Stati membri, e rispetta i diritti fondamentali quali sono garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e quali risultano dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, in quanto principi generali del diritto comunitario.
(2)
Il diritto all'uguaglianza dinanzi alla legge e alla tutela contro la discriminazione per tutti gli individui costituisce un diritto universale riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, dalla Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, dalla Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, dai Patti delle Nazioni Unite relativi rispettivamente ai diritti civili e politici e ai diritti economici, sociali e culturali e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, di cui tutti gli Stati membri sono firmatari.
(3)
Oltre a vietare la discriminazione, è importante che al tempo stesso vengano rispettati gli altri diritti e libertà fondamentali, tra cui la tutela della vita privata e familiare e delle transazioni effettuate in questo ambito, nonché la libertà di religione.
(4)
La parità tra gli uomini e le donne è un principio fondamentale dell'Unione europea. La Carta dei diritti fondamentali, agli articoli 21 e 23, vieta ogni discriminazione fondata sul sesso e prescrive che sia garantita la parità tra gli uomini e le donne in tutti i settori.
(5)
La parità fra uomini e donne è un principio fondamentale ai sensi dell'articolo 2 del trattato che istituisce la Comunità europea. L'articolo 3, paragrafo 2, del trattato esige parimenti che la Comunità miri ad eliminare le ineguaglianze, nonché a promuovere la parità tra gli uomini e le donne in ogni campo d'azione.
(6)
La Commissione ha annunciato la sua intenzione di proporre una direttiva sulla discriminazione basata sul sesso al di fuori del mercato del lavoro, nella comunicazione sull'Agenda per la politica sociale. Tale proposta è del tutto coerente con la decisione 2001/51/CE del Consiglio, del 20 dicembre 2000, relativa al programma concernente la strategia comunitaria in materia di parità tra donne e uomini (2001-2005) (4) che investe tutte le politiche comunitarie ed è intesa a promuovere la parità di trattamento tra uomini e donne adeguando tali politiche e attuando misure concrete per migliorare la condizione delle donne e degli uomini nella società.
(7)
Il Consiglio europeo, nel vertice di Nizza del 7 e 9 dicembre 2000, ha invitato la Commissione a rafforzare i diritti in materia di parità adottando una proposta di direttiva per promuovere la parità di trattamento tra uomini e donne in settori diversi dall'occupazione e dall'attività professionale.
(8)
La Comunità ha adottato una serie di strumenti giuridici per prevenire e combattere la discriminazione basata sul sesso nel mercato del lavoro. Tali strumenti hanno dimostrato l'utilità della normativa nella lotta contro la discriminazione.
(9)
Anche in settori al di fuori del mercato del lavoro hanno luogo discriminazioni basate sul sesso comprese molestie e molestie sessuali. Tali discriminazioni possono essere altrettanto nocive, in quanto ostacolano la piena integrazione degli uomini e delle donne nella vita economica e sociale.
(10)
I problemi sono particolarmente evidenti per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi. Occorre pertanto prevenire ed eliminare la discriminazione fondata sul sesso in questo settore. Come per la direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica (5), questo obiettivo può essere raggiunto più efficacemente mediante una normativa comunitaria.
(11)
Tale normativa dovrebbe vietare la discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura. Per beni si dovrebbero intendere quelli disciplinati dalle disposizioni del trattato che istituisce la Comunità europea riguardanti la libera circolazione delle merci. Per servizi si dovrebbero intendere quelli disciplinati dall'articolo 50 di tale trattato.
(12)
Per evitare la discriminazione basata sul sesso, la presente direttiva dovrebbe applicarsi sia nei confronti della discriminazione diretta che di quella indiretta. Sussiste discriminazione diretta unicamente quando, a causa del suo sesso, una persona è trattata meno favorevolmente di un'altra persona in una situazione paragonabile. Pertanto, ad esempio, le differenze tra uomini e donne nella prestazione di servizi sanitari, risultanti dalle differenze fisiche tra gli stessi, non riguardano situazioni paragonabili e non costituiscono pertanto una discriminazione.
(13)
Il divieto di discriminazione dovrebbe applicarsi alle persone che forniscono beni e servizi che sono disponibili al pubblico e che sono offerti al di fuori dell'area della vita privata e familiare e delle transazioni effettuate in questo ambito. Non dovrebbe applicarsi al contenuto dei mezzi di comunicazione e della pubblicità, né all'istruzione pubblica o privata.
(14)
Ogni persona gode della libertà contrattuale, inclusa la libertà di scegliere un contraente per una transazione. La persona che fornisce beni o servizi può avere vari motivi soggettivi per la scelta del contraente. Nella misura in cui la scelta del contraente non si basa sul sesso della persona, la presente direttiva non pregiudica la libertà di scelta del contraente.
(15)
Sono già in vigore una serie di strumenti giuridici ai fini dell'attuazione del principio della parità di trattamento tra donne e uomini nelle questioni riguardanti l'impiego e l'occupazione. La presente direttiva non si applica a questioni riguardanti tali settori. Lo stesso criterio si applica alle attività di lavoro autonomo se sono contemplate dai vigenti strumenti giuridici. La presente direttiva dovrebbe applicarsi soltanto alle assicurazioni e pensioni private, volontarie e non collegate a un rapporto di lavoro.
(16)
Le differenze di trattamento possono essere accettate solo se giustificate da una finalità legittima. Una finalità legittima può essere, ad esempio, la protezione delle vittime di violenza a carattere sessuale (in casi quali la creazione di strutture di accoglienza per persone dello stesso sesso), motivi connessi con l'intimità della vita privata e il senso del decoro (come nel caso di una persona che fornisca alloggio in una parte della sua abitazione) la promozione della parità dei sessi o degli interessi degli uomini o delle donne (ad esempio, organismi di volontariato per persone dello stesso sesso), la libertà d'associazione (nel quadro dell'appartenenza a circoli privati aperti a persone dello stesso sesso) e l'organizzazione di attività sportive (ad esempio eventi sportivi limitati a partecipanti dello stesso sesso). Eventuali limitazioni dovrebbero tuttavia essere appropriate e necessarie, conformemente ai criteri derivanti dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee.
(17)
Il principio della parità di trattamento nell'accesso a beni e servizi non implica che essi debbano essere sempre forniti a uomini e donne su base comune, purché la fornitura non sia più favorevole alle persone di un sesso.
(18)
Nella fornitura dei servizi assicurativi e altri servizi finanziari connessi si utilizzano comunemente fattori attuariali diversi a seconda del sesso. Per garantire la parità di trattamento tra uomini e donne, il fatto di tenere conto del sesso quale fattore attuariale non dovrebbe comportare differenze nei premi e nelle prestazioni individuali. Per evitare un brusco adeguamento del mercato questa norma dovrebbe applicarsi solo ai nuovi contratti stipulati dopo la data di recepimento della presente direttiva.
(19)
Talune categorie di rischi possono variare in funzione del sesso. In alcuni casi il sesso è un fattore determinante, ma non necessariamente l'unico, nella valutazione dei rischi assicurati. Per quanto concerne i contratti di assicurazione di questo tipo di rischi gli Stati membri possono decidere di autorizzare deroghe alla norma dei premi e delle prestazioni unisex, a condizione che possano garantire che i dati attuariali e statistici su cui si basa il calcolo sono affidabili, regolarmente aggiornati e a disposizione del pubblico. Sono consentite deroghe solo se la legislazione nazionale non ha già applicato la norma unisex. Cinque anni dopo il recepimento della presente direttiva gli Stati membri dovrebbero riesaminare la motivazione delle deroghe, tenendo conto dei più recenti dati attuariali e statistici e della relazione presentata dalla Commissione tre anni dopo la data di recepimento della presente direttiva.
(20)
Un trattamento meno favorevole delle donne a motivo della gravidanza e della maternità dovrebbe essere considerato una forma di discriminazione diretta fondata sul sesso ed è pertanto vietato nel settore assicurativo e dei servizi finanziari connessi. I costi inerenti ai rischi collegati alla gravidanza e alla maternità non sono pertanto addossati ai membri di un solo sesso.
(21)
Le vittime di discriminazioni a causa del sesso dovrebbero disporre di mezzi adeguati di tutela giuridica. Per assicurare un livello più efficace di tutela, anche le associazioni, le organizzazioni e altre persone giuridiche dovrebbero avere la facoltà di avviare una procedura, secondo le modalità stabilite dagli Stati membri, per conto o a sostegno delle vittime, fatte salve le norme procedurali nazionali relative alla rappresentanza e alla difesa in giudizio.
(22)
Le norme in materia di onere della prova dovrebbero essere adeguate quando vi sia una presunzione di discriminazione e per l'effettiva applicazione del principio della parità di trattamento; l'onere della prova dovrebbe essere posto a carico della parte convenuta nel caso in cui siffatta discriminazione sia dimostrata.
(23)
Un'attuazione efficace del principio di parità di trattamento richiede un'adeguata tutela giuridica contro le ritorsioni.
(24)
Al fine di promuovere il principio della parità di trattamento, gli Stati membri, dovrebbero incoraggiare il dialogo con le parti interessate che, conformemente alle prassi e alle legislazioni nazionali, hanno un legittimo interesse a contribuire alla lotta alla discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura.
(25)
La protezione dalle discriminazioni fondate sul sesso dovrebbe essere di per sé rafforzata dall'esistenza in ciascuno Stato membro di un organismo o di più organismi incaricati di analizzare i problemi in questione, studiare possibili soluzioni e fornire assistenza concreta alle vittime. L'organismo o gli organismi possono essere gli stessi responsabili a livello nazionale della difesa dei diritti umani e della salvaguardia dei diritti individuali o dell'attuazione del principio della parità di trattamento.
(26)
La presente direttiva definisce prescrizioni minime e offre quindi agli Stati membri la possibilità di adottare o mantenere disposizioni più favorevoli. L'attuazione della presente direttiva non dovrebbe servire da giustificazione per un regresso rispetto alla situazione preesistente in ciascuno Stato membro.
(27)
Gli Stati membri dovrebbero prevedere sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive applicabili in caso di violazione degli obblighi risultanti dalla presente direttiva.
(28)
Poiché lo scopo della presente direttiva, cioè garantire un elevato livello comune di protezione contro la discriminazione in tutti gli Stati membri, non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti dell'azione, essere realizzato meglio a livello comunitario istituendo un quadro giuridico comune, la Comunità può intervenire, in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale scopo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(29)
Conformemente all'articolo 34 dell'Accordo interistituzionale «Legiferare meglio» (6) gli Stati membri sono incoraggiati a redigere e rendere pubblici, nell'interesse proprio e della Comunità, prospetti indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra le direttive e i provvedimenti di recepimento,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Scopo
Scopo della presente direttiva è quello di istituire un quadro per la lotta alla discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura, al fine di rendere effettivo negli Stati membri il principio della parità di trattamento tra uomini e donne.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva, si applicano le seguenti definizioni:
a)
sussiste discriminazione diretta quando, a causa del suo sesso, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un'altra persona in una situazione paragonabile;
b)
sussiste discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere persone di un determinato sesso in una posizione di particolare svantaggio rispetto a persone dell'altro sesso, a meno che tale disposizione, criterio o prassi siano oggettivamente giustificati da una finalità legittima e i mezzi impiegati per il conseguimento di tale finalità siano appropriati e necessari;
c)
le molestie sussistono quando si manifesta un comportamento non desiderato e determinato dal sesso di una persona, comportamento che ha come oggetto o conseguenza la lesione della dignità di una persona e la creazione di un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo;
d)
la molestia sessuale sussiste quando si manifesta un comportamento non desiderato con connotazioni sessuali, che si esprime a livello fisico, verbale o non verbale, e ha come oggetto o conseguenza la lesione della dignità di una persona, in particolare con la creazione di un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.
Articolo 3
Campo d'applicazione
1. Nei limiti delle competenze attribuite alla Comunità, la presente direttiva si applica a tutte le persone che forniscono beni e servizi che sono a disposizione del pubblico, indipendentemente dalla persona interessata per quanto riguarda sia il settore pubblico che quello privato, compresi gli organismi pubblici e che sono offerti al di fuori dell'area della vita privata e familiare e delle transazioni effettuate in questo ambito.
2. La presente direttiva non pregiudica la libertà di scelta del contraente, nella misura in cui la scelta del contraente non si basa sul sesso della persona.
3. La presente direttiva non si applica al contenuto dei mezzi di comunicazione e della pubblicità né all'istruzione.
4. La presente direttiva non si applica a questioni riguardanti l'impiego e l'occupazione. La esente direttiva non si applica a questioni riguardanti il lavoro autonomo, nella misura in cui esse sono disciplinate da altri atti legislativi comunitari.
Articolo 4
Principio della parità di trattamento
1. Ai fini della presente direttiva, il principio della parità di trattamento tra uomini e donne significa che:
a)
è proibita ogni discriminazione diretta fondata sul sesso, compreso un trattamento meno favorevole della donna in ragione della gravidanza e della maternità;
b)
è proibita ogni discriminazione indiretta fondata sul sesso.
2. La presente direttiva lascia impregiudicate le disposizioni più favorevoli sulla protezione della donna in relazione alla gravidanza e alla maternità.
3. Le molestie e le molestie sessuali ai sensi della presente direttiva sono considerate come discriminazioni fondate sul sesso e sono pertanto vietate. Il rifiuto di tale comportamento da parte della persona interessata o la sua sottomissione non possono costituire il fondamento per una decisione che interessi la persona in questione.
4. L'ordine di discriminare persone direttamente o indirettamente a motivo del sesso è considerato una discriminazione ai sensi della presente direttiva.
5. La presente direttiva non preclude differenze di trattamento se la fornitura di beni o servizi esclusivamente o principalmente destinati a persone di un solo sesso è giustificata da una finalità legittima e se i mezzi impiegati per il conseguimento di tale finalità sono appropriati e necessari.
Articolo 5
Fattori attuariali
1. Gli Stati membri provvedono affinché al più tardi in tutti i nuovi contratti stipulati dopo il 21 dicembre 2007, il fatto di tenere conto del sesso quale fattore di calcolo dei premi e delle prestazioni a fini assicurativi e di altri servizi finanziari non determini differenze nei premi e nelle prestazioni.
2. Fatto salvo il paragrafo 1, gli Stati membri possono decidere anteriormente al 21 dicembre 2007 di consentire differenze proporzionate nei premi e nelle prestazioni individuali ove il fattore sesso sia determinante nella valutazione dei rischi, in base a pertinenti e accurati dati attuariali e statistici. Gli Stati membri interessati informano la Commissione e provvedono affinché siano compilati, pubblicati e regolarmente aggiornati dati accurati relativi all'utilizzo del sesso quale fattore attuariale determinante. Tali Stati membri riesaminano la loro decisione cinque anni dopo il 21 dicembre 2007 tenendo conto della relazione della Commissione di cui all'articolo 16 e trasmettono i risultati del riesame alla Commissione.
3. In ogni caso i costi inerenti alla gravidanza e alla maternità non determinano differenze nei premi e nelle prestazioni individuali.
Gli Stati membri possono rinviare l'attuazione delle misure necessarie per conformarsi al presente paragrafo al più tardi fino a due anni a decorrere dal 21 dicembre 2007. In tal caso, gli Stati membri interessati ne informano immediatamente la Commissione.
Articolo 6
Azione positiva
Allo scopo di assicurare l'effettiva e completa parità tra uomini e donne, il principio della parità di trattamento non impedisce ad alcuno Stato membro di mantenere o adottare misure specifiche destinate ad evitare o a compensare gli svantaggi legati al sesso.
Articolo 7
Prescrizioni minime
1. Gli Stati membri possono introdurre o mantenere disposizioni più favorevoli alla tutela del principio della parità di trattamento tra uomini e donne rispetto a quelle contenute nella presente direttiva.
2. L'attuazione della presente direttiva non può in alcun caso costituire motivo di riduzione del livello di protezione contro le discriminazioni già previsto dagli Stati membri nei settori di applicazione della presente direttiva.
CAPO II
MEZZI DI RICORSO ED ESECUZIONE
Articolo 8
Difesa dei diritti
1. Gli Stati membri provvedono affinché tutte le persone che si ritengono lese, in seguito alla mancata applicazione nei loro confronti del principio della parità di trattamento, possano accedere, anche dopo la cessazione del rapporto nel quale si ritiene si sia verificata la discriminazione, a procedure giudiziarie e/o amministrative, comprese, ove lo ritengano opportuno, le procedure di conciliazione, finalizzate al rispetto degli obblighi derivanti dalla presente direttiva.
2. Gli Stati membri introducono nel loro ordinamento giuridico interno le misure necessarie affinché il danno subito dalla persona lesa a causa di una discriminazione ai sensi della presente direttiva sia realmente ed effettivamente indennizzato o risarcito secondo modalità da essi fissate, in modo dissuasivo e proporzionato rispetto al danno subito. Detto indennizzo o risarcimento non può essere a priori limitato da un tetto massimo.
3. Gli Stati membri provvedono affinché le associazioni, le organizzazioni o altre persone giuridiche aventi, conformemente ai criteri stabiliti dalle legislazioni nazionali, un interesse legittimo a garantire che le disposizioni della presente direttiva siano rispettate, possano, per conto o a sostegno della persona lesa, con la sua approvazione, avviare tutte le procedure giudiziarie e/o amministrative finalizzate al rispetto degli obblighi derivanti dalla presente direttiva.
4. I paragrafi 1 e 3 lasciano impregiudicate le norme nazionali relative ai termini temporali stabiliti per la presentazione di un ricorso per quanto riguarda il principio della parità di trattamento.
Articolo 9
Onere della prova
1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie, conformemente ai loro sistemi giudiziari nazionali, per assicurare che, allorché le persone che si ritengono lese dalla mancata applicazione nei loro riguardi del principio della parità di trattamento espongono, dinanzi a un tribunale o a un'altra autorità competente, fatti dai quali si può presumere che vi sia stata una discriminazione diretta o indiretta, incomba alla parte convenuta provare che non vi è stata violazione del principio della parità di trattamento.
2. Il paragrafo 1 si applica fatto salvo il diritto degli Stati membri di prevedere disposizioni in materia di onere della prova più favorevoli all'attore.
3. Il paragrafo 1 non si applica alle procedure penali.
4. I paragrafi 1, 2 e 3 si applicano altresì alle procedure promosse a norma dell'articolo 8, paragrafo 3.
5. Gli Stati membri non sono tenuti ad applicare il paragrafo 1 a procedure in cui l'istruzione dei fatti incombe alla giurisdizione o ad altra istanza competente.
Articolo 10
Protezione delle vittime
Gli Stati membri introducono nei rispettivi ordinamenti giuridici le disposizioni necessarie per proteggere le persone da trattamenti o conseguenze sfavorevoli quale reazione a un reclamo o a un'azione volta a ottenere il rispetto del principio della parità di trattamento.
Articolo 11
Dialogo con le parti interessate
Al fine di promuovere il principio della parità di trattamento, gli Stati membri incoraggiano il dialogo con le parti interessate che, conformemente alle prassi e alle legislazioni nazionali, hanno un legittimo interesse a contribuire alla lotta alla discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura.
CAPO III
ORGANISMI PER LA PROMOZIONE DELLA PARITÀ DI TRATTAMENTO
Articolo 12
1. Gli Stati membri designano uno o più organismi per la promozione, l'analisi, il controllo ed il sostegno alla parità di trattamento di tutte le persone senza discriminazioni fondate sul sesso e adottano le disposizioni necessarie. Tali organismi possono far parte di organi incaricati di difendere, a livello nazionale, i diritti dell'uomo o di tutelare i diritti delle persone, ovvero di attuare il principio della parità di trattamento.
2. Gli Stati membri provvedono affinché gli organismi di cui al paragrafo 1 abbiano le seguenti competenze:
a)
fatto salvo il diritto delle vittime e delle associazioni, delle organizzazioni o di altre persone giuridiche di cui all'articolo 8, paragrafo 3, fornire alle vittime di discriminazione un'assistenza indipendente per avviare una procedura per discriminazione;
b)
condurre inchieste indipendenti in materia di discriminazione;
c)
pubblicare relazioni indipendenti e formulare raccomandazioni su tutte le questioni connesse a tale discriminazione.
CAPO IV
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 13
Conformità alla direttiva
Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che il principio della parità di trattamento sia rispettato per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura nell'ambito d'applicazione della presente direttiva, e in particolare fanno sì che:
a)
tutte le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative contrarie al principio della parità di trattamento siano abrogate;
b)
le disposizioni contrattuali, i regolamenti interni delle aziende nonché le norme che disciplinano le associazioni con o senza scopo di lucro, contrari al principio della parità di trattamento siano, o possano essere dichiarate, nulle oppure siano modificate.
Articolo 14
Sanzioni
Gli Stati membri definiscono le norme sulle sanzioni applicabili alle infrazioni delle disposizioni nazionali adottate a norma della presente direttiva e adottano tutte le misure necessarie per garantirne l'attuazione. Le sanzioni, che possono includere il pagamento di indennizzi alle vittime, sono efficaci, proporzionate e dissuasive. Gli Stati membri notificano tali disposizioni alla Commissione entro il 21 dicembre 2007 e ne comunicano immediatamente ogni ulteriore modifica.
Articolo 15
Diffusione di informazioni
Gli Stati membri provvedono affinché le disposizioni adottate in applicazione della presente direttiva, nonché quelle già in vigore in questo settore, siano portate a conoscenza delle persone interessate con tutti i mezzi opportuni e in tutto il territorio nazionale.
Articolo 16
Relazioni
1. Gli Stati membri comunicano alla Commissione tutte le informazioni disponibili sull'applicazione della presente direttiva entro il 21 dicembre 2009 e successivamente ogni cinque anni.
La Commissione redige una relazione di sintesi che include un esame delle prassi correnti degli Stati membri in relazione all'articolo 4 per quanto riguarda il sesso quale fattore nel calcolo dei premi e delle prestazioni. Essa trasmette la relazione al Parlamento europeo e al Consiglio entro il 21 dicembre 2010. Se del caso, la Commissione acclude alla relazione proposte di modifica della direttiva.
2. La relazione della Commissione tiene conto delle posizioni delle parti interessate.
Articolo 17
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro e non oltre il 21 dicembre 2007. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o essere corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 18
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 19
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Bruxelles, il 13 dicembre 2004.
Per il Consiglio
Il presidente
B. R. BOT
(1) Parere reso il 30 marzo 2004 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) GU C 241 del 28.9.2004, pag. 44.
(3) GU C 121 del 30.4.2004, pag. 27.
(4) GU L 17 del 19.1.2001, pag. 22.
(5) GU L 180 del 19.7.2000, pag. 22.
(6) GU C 321 del 31.12.2003, pag. 1.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | DIRETTIVA 2004/113/CE DEL CONSIGLIO
del 13 dicembre 2004
che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 13, paragrafo 1,
vista la proposta della Commissione,
visto il parere del Parlamento europeo (1),
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (2),
visto il parere del Comitato delle regioni (3),
considerando quanto segue:
(1)
Conformemente all'articolo 6 del trattato sull'Unione europea, l'Unione europea si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e dello stato di diritto, principi che sono comuni agli Stati membri, e rispetta i diritti fondamentali quali sono garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e quali risultano dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, in quanto principi generali del diritto comunitario.
(2)
Il diritto all'uguaglianza dinanzi alla legge e alla tutela contro la discriminazione per tutti gli individui costituisce un diritto universale riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, dalla Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, dalla Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, dai Patti delle Nazioni Unite relativi rispettivamente ai diritti civili e politici e ai diritti economici, sociali e culturali e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, di cui tutti gli Stati membri sono firmatari.
(3)
Oltre a vietare la discriminazione, è importante che al tempo stesso vengano rispettati gli altri diritti e libertà fondamentali, tra cui la tutela della vita privata e familiare e delle transazioni effettuate in questo ambito, nonché la libertà di religione.
(4)
La parità tra gli uomini e le donne è un principio fondamentale dell'Unione europea. La Carta dei diritti fondamentali, agli articoli 21 e 23, vieta ogni discriminazione fondata sul sesso e prescrive che sia garantita la parità tra gli uomini e le donne in tutti i settori.
(5)
La parità fra uomini e donne è un principio fondamentale ai sensi dell'articolo 2 del trattato che istituisce la Comunità europea. L'articolo 3, paragrafo 2, del trattato esige parimenti che la Comunità miri ad eliminare le ineguaglianze, nonché a promuovere la parità tra gli uomini e le donne in ogni campo d'azione.
(6)
La Commissione ha annunciato la sua intenzione di proporre una direttiva sulla discriminazione basata sul sesso al di fuori del mercato del lavoro, nella comunicazione sull'Agenda per la politica sociale. Tale proposta è del tutto coerente con la decisione 2001/51/CE del Consiglio, del 20 dicembre 2000, relativa al programma concernente la strategia comunitaria in materia di parità tra donne e uomini (2001-2005) (4) che investe tutte le politiche comunitarie ed è intesa a promuovere la parità di trattamento tra uomini e donne adeguando tali politiche e attuando misure concrete per migliorare la condizione delle donne e degli uomini nella società.
(7)
Il Consiglio europeo, nel vertice di Nizza del 7 e 9 dicembre 2000, ha invitato la Commissione a rafforzare i diritti in materia di parità adottando una proposta di direttiva per promuovere la parità di trattamento tra uomini e donne in settori diversi dall'occupazione e dall'attività professionale.
(8)
La Comunità ha adottato una serie di strumenti giuridici per prevenire e combattere la discriminazione basata sul sesso nel mercato del lavoro. Tali strumenti hanno dimostrato l'utilità della normativa nella lotta contro la discriminazione.
(9)
Anche in settori al di fuori del mercato del lavoro hanno luogo discriminazioni basate sul sesso comprese molestie e molestie sessuali. Tali discriminazioni possono essere altrettanto nocive, in quanto ostacolano la piena integrazione degli uomini e delle donne nella vita economica e sociale.
(10)
I problemi sono particolarmente evidenti per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi. Occorre pertanto prevenire ed eliminare la discriminazione fondata sul sesso in questo settore. Come per la direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica (5), questo obiettivo può essere raggiunto più efficacemente mediante una normativa comunitaria.
(11)
Tale normativa dovrebbe vietare la discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura. Per beni si dovrebbero intendere quelli disciplinati dalle disposizioni del trattato che istituisce la Comunità europea riguardanti la libera circolazione delle merci. Per servizi si dovrebbero intendere quelli disciplinati dall'articolo 50 di tale trattato.
(12)
Per evitare la discriminazione basata sul sesso, la presente direttiva dovrebbe applicarsi sia nei confronti della discriminazione diretta che di quella indiretta. Sussiste discriminazione diretta unicamente quando, a causa del suo sesso, una persona è trattata meno favorevolmente di un'altra persona in una situazione paragonabile. Pertanto, ad esempio, le differenze tra uomini e donne nella prestazione di servizi sanitari, risultanti dalle differenze fisiche tra gli stessi, non riguardano situazioni paragonabili e non costituiscono pertanto una discriminazione.
(13)
Il divieto di discriminazione dovrebbe applicarsi alle persone che forniscono beni e servizi che sono disponibili al pubblico e che sono offerti al di fuori dell'area della vita privata e familiare e delle transazioni effettuate in questo ambito. Non dovrebbe applicarsi al contenuto dei mezzi di comunicazione e della pubblicità, né all'istruzione pubblica o privata.
(14)
Ogni persona gode della libertà contrattuale, inclusa la libertà di scegliere un contraente per una transazione. La persona che fornisce beni o servizi può avere vari motivi soggettivi per la scelta del contraente. Nella misura in cui la scelta del contraente non si basa sul sesso della persona, la presente direttiva non pregiudica la libertà di scelta del contraente.
(15)
Sono già in vigore una serie di strumenti giuridici ai fini dell'attuazione del principio della parità di trattamento tra donne e uomini nelle questioni riguardanti l'impiego e l'occupazione. La presente direttiva non si applica a questioni riguardanti tali settori. Lo stesso criterio si applica alle attività di lavoro autonomo se sono contemplate dai vigenti strumenti giuridici. La presente direttiva dovrebbe applicarsi soltanto alle assicurazioni e pensioni private, volontarie e non collegate a un rapporto di lavoro.
(16)
Le differenze di trattamento possono essere accettate solo se giustificate da una finalità legittima. Una finalità legittima può essere, ad esempio, la protezione delle vittime di violenza a carattere sessuale (in casi quali la creazione di strutture di accoglienza per persone dello stesso sesso), motivi connessi con l'intimità della vita privata e il senso del decoro (come nel caso di una persona che fornisca alloggio in una parte della sua abitazione) la promozione della parità dei sessi o degli interessi degli uomini o delle donne (ad esempio, organismi di volontariato per persone dello stesso sesso), la libertà d'associazione (nel quadro dell'appartenenza a circoli privati aperti a persone dello stesso sesso) e l'organizzazione di attività sportive (ad esempio eventi sportivi limitati a partecipanti dello stesso sesso). Eventuali limitazioni dovrebbero tuttavia essere appropriate e necessarie, conformemente ai criteri derivanti dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee.
(17)
Il principio della parità di trattamento nell'accesso a beni e servizi non implica che essi debbano essere sempre forniti a uomini e donne su base comune, purché la fornitura non sia più favorevole alle persone di un sesso.
(18)
Nella fornitura dei servizi assicurativi e altri servizi finanziari connessi si utilizzano comunemente fattori attuariali diversi a seconda del sesso. Per garantire la parità di trattamento tra uomini e donne, il fatto di tenere conto del sesso quale fattore attuariale non dovrebbe comportare differenze nei premi e nelle prestazioni individuali. Per evitare un brusco adeguamento del mercato questa norma dovrebbe applicarsi solo ai nuovi contratti stipulati dopo la data di recepimento della presente direttiva.
(19)
Talune categorie di rischi possono variare in funzione del sesso. In alcuni casi il sesso è un fattore determinante, ma non necessariamente l'unico, nella valutazione dei rischi assicurati. Per quanto concerne i contratti di assicurazione di questo tipo di rischi gli Stati membri possono decidere di autorizzare deroghe alla norma dei premi e delle prestazioni unisex, a condizione che possano garantire che i dati attuariali e statistici su cui si basa il calcolo sono affidabili, regolarmente aggiornati e a disposizione del pubblico. Sono consentite deroghe solo se la legislazione nazionale non ha già applicato la norma unisex. Cinque anni dopo il recepimento della presente direttiva gli Stati membri dovrebbero riesaminare la motivazione delle deroghe, tenendo conto dei più recenti dati attuariali e statistici e della relazione presentata dalla Commissione tre anni dopo la data di recepimento della presente direttiva.
(20)
Un trattamento meno favorevole delle donne a motivo della gravidanza e della maternità dovrebbe essere considerato una forma di discriminazione diretta fondata sul sesso ed è pertanto vietato nel settore assicurativo e dei servizi finanziari connessi. I costi inerenti ai rischi collegati alla gravidanza e alla maternità non sono pertanto addossati ai membri di un solo sesso.
(21)
Le vittime di discriminazioni a causa del sesso dovrebbero disporre di mezzi adeguati di tutela giuridica. Per assicurare un livello più efficace di tutela, anche le associazioni, le organizzazioni e altre persone giuridiche dovrebbero avere la facoltà di avviare una procedura, secondo le modalità stabilite dagli Stati membri, per conto o a sostegno delle vittime, fatte salve le norme procedurali nazionali relative alla rappresentanza e alla difesa in giudizio.
(22)
Le norme in materia di onere della prova dovrebbero essere adeguate quando vi sia una presunzione di discriminazione e per l'effettiva applicazione del principio della parità di trattamento; l'onere della prova dovrebbe essere posto a carico della parte convenuta nel caso in cui siffatta discriminazione sia dimostrata.
(23)
Un'attuazione efficace del principio di parità di trattamento richiede un'adeguata tutela giuridica contro le ritorsioni.
(24)
Al fine di promuovere il principio della parità di trattamento, gli Stati membri, dovrebbero incoraggiare il dialogo con le parti interessate che, conformemente alle prassi e alle legislazioni nazionali, hanno un legittimo interesse a contribuire alla lotta alla discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura.
(25)
La protezione dalle discriminazioni fondate sul sesso dovrebbe essere di per sé rafforzata dall'esistenza in ciascuno Stato membro di un organismo o di più organismi incaricati di analizzare i problemi in questione, studiare possibili soluzioni e fornire assistenza concreta alle vittime. L'organismo o gli organismi possono essere gli stessi responsabili a livello nazionale della difesa dei diritti umani e della salvaguardia dei diritti individuali o dell'attuazione del principio della parità di trattamento.
(26)
La presente direttiva definisce prescrizioni minime e offre quindi agli Stati membri la possibilità di adottare o mantenere disposizioni più favorevoli. L'attuazione della presente direttiva non dovrebbe servire da giustificazione per un regresso rispetto alla situazione preesistente in ciascuno Stato membro.
(27)
Gli Stati membri dovrebbero prevedere sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive applicabili in caso di violazione degli obblighi risultanti dalla presente direttiva.
(28)
Poiché lo scopo della presente direttiva, cioè garantire un elevato livello comune di protezione contro la discriminazione in tutti gli Stati membri, non può essere realizzato in misura sufficiente dagli Stati membri e può dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti dell'azione, essere realizzato meglio a livello comunitario istituendo un quadro giuridico comune, la Comunità può intervenire, in base al principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del trattato. La presente direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale scopo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo.
(29)
Conformemente all'articolo 34 dell'Accordo interistituzionale «Legiferare meglio» (6) gli Stati membri sono incoraggiati a redigere e rendere pubblici, nell'interesse proprio e della Comunità, prospetti indicanti, per quanto possibile, la concordanza tra le direttive e i provvedimenti di recepimento,
HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Scopo
Scopo della presente direttiva è quello di istituire un quadro per la lotta alla discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura, al fine di rendere effettivo negli Stati membri il principio della parità di trattamento tra uomini e donne.
Articolo 2
Definizioni
Ai fini della presente direttiva, si applicano le seguenti definizioni:
a)
sussiste discriminazione diretta quando, a causa del suo sesso, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un'altra persona in una situazione paragonabile;
b)
sussiste discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere persone di un determinato sesso in una posizione di particolare svantaggio rispetto a persone dell'altro sesso, a meno che tale disposizione, criterio o prassi siano oggettivamente giustificati da una finalità legittima e i mezzi impiegati per il conseguimento di tale finalità siano appropriati e necessari;
c)
le molestie sussistono quando si manifesta un comportamento non desiderato e determinato dal sesso di una persona, comportamento che ha come oggetto o conseguenza la lesione della dignità di una persona e la creazione di un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo;
d)
la molestia sessuale sussiste quando si manifesta un comportamento non desiderato con connotazioni sessuali, che si esprime a livello fisico, verbale o non verbale, e ha come oggetto o conseguenza la lesione della dignità di una persona, in particolare con la creazione di un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.
Articolo 3
Campo d'applicazione
1. Nei limiti delle competenze attribuite alla Comunità, la presente direttiva si applica a tutte le persone che forniscono beni e servizi che sono a disposizione del pubblico, indipendentemente dalla persona interessata per quanto riguarda sia il settore pubblico che quello privato, compresi gli organismi pubblici e che sono offerti al di fuori dell'area della vita privata e familiare e delle transazioni effettuate in questo ambito.
2. La presente direttiva non pregiudica la libertà di scelta del contraente, nella misura in cui la scelta del contraente non si basa sul sesso della persona.
3. La presente direttiva non si applica al contenuto dei mezzi di comunicazione e della pubblicità né all'istruzione.
4. La presente direttiva non si applica a questioni riguardanti l'impiego e l'occupazione. La esente direttiva non si applica a questioni riguardanti il lavoro autonomo, nella misura in cui esse sono disciplinate da altri atti legislativi comunitari.
Articolo 4
Principio della parità di trattamento
1. Ai fini della presente direttiva, il principio della parità di trattamento tra uomini e donne significa che:
a)
è proibita ogni discriminazione diretta fondata sul sesso, compreso un trattamento meno favorevole della donna in ragione della gravidanza e della maternità;
b)
è proibita ogni discriminazione indiretta fondata sul sesso.
2. La presente direttiva lascia impregiudicate le disposizioni più favorevoli sulla protezione della donna in relazione alla gravidanza e alla maternità.
3. Le molestie e le molestie sessuali ai sensi della presente direttiva sono considerate come discriminazioni fondate sul sesso e sono pertanto vietate. Il rifiuto di tale comportamento da parte della persona interessata o la sua sottomissione non possono costituire il fondamento per una decisione che interessi la persona in questione.
4. L'ordine di discriminare persone direttamente o indirettamente a motivo del sesso è considerato una discriminazione ai sensi della presente direttiva.
5. La presente direttiva non preclude differenze di trattamento se la fornitura di beni o servizi esclusivamente o principalmente destinati a persone di un solo sesso è giustificata da una finalità legittima e se i mezzi impiegati per il conseguimento di tale finalità sono appropriati e necessari.
Articolo 5
Fattori attuariali
1. Gli Stati membri provvedono affinché al più tardi in tutti i nuovi contratti stipulati dopo il 21 dicembre 2007, il fatto di tenere conto del sesso quale fattore di calcolo dei premi e delle prestazioni a fini assicurativi e di altri servizi finanziari non determini differenze nei premi e nelle prestazioni.
2. Fatto salvo il paragrafo 1, gli Stati membri possono decidere anteriormente al 21 dicembre 2007 di consentire differenze proporzionate nei premi e nelle prestazioni individuali ove il fattore sesso sia determinante nella valutazione dei rischi, in base a pertinenti e accurati dati attuariali e statistici. Gli Stati membri interessati informano la Commissione e provvedono affinché siano compilati, pubblicati e regolarmente aggiornati dati accurati relativi all'utilizzo del sesso quale fattore attuariale determinante. Tali Stati membri riesaminano la loro decisione cinque anni dopo il 21 dicembre 2007 tenendo conto della relazione della Commissione di cui all'articolo 16 e trasmettono i risultati del riesame alla Commissione.
3. In ogni caso i costi inerenti alla gravidanza e alla maternità non determinano differenze nei premi e nelle prestazioni individuali.
Gli Stati membri possono rinviare l'attuazione delle misure necessarie per conformarsi al presente paragrafo al più tardi fino a due anni a decorrere dal 21 dicembre 2007. In tal caso, gli Stati membri interessati ne informano immediatamente la Commissione.
Articolo 6
Azione positiva
Allo scopo di assicurare l'effettiva e completa parità tra uomini e donne, il principio della parità di trattamento non impedisce ad alcuno Stato membro di mantenere o adottare misure specifiche destinate ad evitare o a compensare gli svantaggi legati al sesso.
Articolo 7
Prescrizioni minime
1. Gli Stati membri possono introdurre o mantenere disposizioni più favorevoli alla tutela del principio della parità di trattamento tra uomini e donne rispetto a quelle contenute nella presente direttiva.
2. L'attuazione della presente direttiva non può in alcun caso costituire motivo di riduzione del livello di protezione contro le discriminazioni già previsto dagli Stati membri nei settori di applicazione della presente direttiva.
CAPO II
MEZZI DI RICORSO ED ESECUZIONE
Articolo 8
Difesa dei diritti
1. Gli Stati membri provvedono affinché tutte le persone che si ritengono lese, in seguito alla mancata applicazione nei loro confronti del principio della parità di trattamento, possano accedere, anche dopo la cessazione del rapporto nel quale si ritiene si sia verificata la discriminazione, a procedure giudiziarie e/o amministrative, comprese, ove lo ritengano opportuno, le procedure di conciliazione, finalizzate al rispetto degli obblighi derivanti dalla presente direttiva.
2. Gli Stati membri introducono nel loro ordinamento giuridico interno le misure necessarie affinché il danno subito dalla persona lesa a causa di una discriminazione ai sensi della presente direttiva sia realmente ed effettivamente indennizzato o risarcito secondo modalità da essi fissate, in modo dissuasivo e proporzionato rispetto al danno subito. Detto indennizzo o risarcimento non può essere a priori limitato da un tetto massimo.
3. Gli Stati membri provvedono affinché le associazioni, le organizzazioni o altre persone giuridiche aventi, conformemente ai criteri stabiliti dalle legislazioni nazionali, un interesse legittimo a garantire che le disposizioni della presente direttiva siano rispettate, possano, per conto o a sostegno della persona lesa, con la sua approvazione, avviare tutte le procedure giudiziarie e/o amministrative finalizzate al rispetto degli obblighi derivanti dalla presente direttiva.
4. I paragrafi 1 e 3 lasciano impregiudicate le norme nazionali relative ai termini temporali stabiliti per la presentazione di un ricorso per quanto riguarda il principio della parità di trattamento.
Articolo 9
Onere della prova
1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie, conformemente ai loro sistemi giudiziari nazionali, per assicurare che, allorché le persone che si ritengono lese dalla mancata applicazione nei loro riguardi del principio della parità di trattamento espongono, dinanzi a un tribunale o a un'altra autorità competente, fatti dai quali si può presumere che vi sia stata una discriminazione diretta o indiretta, incomba alla parte convenuta provare che non vi è stata violazione del principio della parità di trattamento.
2. Il paragrafo 1 si applica fatto salvo il diritto degli Stati membri di prevedere disposizioni in materia di onere della prova più favorevoli all'attore.
3. Il paragrafo 1 non si applica alle procedure penali.
4. I paragrafi 1, 2 e 3 si applicano altresì alle procedure promosse a norma dell'articolo 8, paragrafo 3.
5. Gli Stati membri non sono tenuti ad applicare il paragrafo 1 a procedure in cui l'istruzione dei fatti incombe alla giurisdizione o ad altra istanza competente.
Articolo 10
Protezione delle vittime
Gli Stati membri introducono nei rispettivi ordinamenti giuridici le disposizioni necessarie per proteggere le persone da trattamenti o conseguenze sfavorevoli quale reazione a un reclamo o a un'azione volta a ottenere il rispetto del principio della parità di trattamento.
Articolo 11
Dialogo con le parti interessate
Al fine di promuovere il principio della parità di trattamento, gli Stati membri incoraggiano il dialogo con le parti interessate che, conformemente alle prassi e alle legislazioni nazionali, hanno un legittimo interesse a contribuire alla lotta alla discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura.
CAPO III
ORGANISMI PER LA PROMOZIONE DELLA PARITÀ DI TRATTAMENTO
Articolo 12
1. Gli Stati membri designano uno o più organismi per la promozione, l'analisi, il controllo ed il sostegno alla parità di trattamento di tutte le persone senza discriminazioni fondate sul sesso e adottano le disposizioni necessarie. Tali organismi possono far parte di organi incaricati di difendere, a livello nazionale, i diritti dell'uomo o di tutelare i diritti delle persone, ovvero di attuare il principio della parità di trattamento.
2. Gli Stati membri provvedono affinché gli organismi di cui al paragrafo 1 abbiano le seguenti competenze:
a)
fatto salvo il diritto delle vittime e delle associazioni, delle organizzazioni o di altre persone giuridiche di cui all'articolo 8, paragrafo 3, fornire alle vittime di discriminazione un'assistenza indipendente per avviare una procedura per discriminazione;
b)
condurre inchieste indipendenti in materia di discriminazione;
c)
pubblicare relazioni indipendenti e formulare raccomandazioni su tutte le questioni connesse a tale discriminazione.
CAPO IV
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 13
Conformità alla direttiva
Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che il principio della parità di trattamento sia rispettato per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura nell'ambito d'applicazione della presente direttiva, e in particolare fanno sì che:
a)
tutte le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative contrarie al principio della parità di trattamento siano abrogate;
b)
le disposizioni contrattuali, i regolamenti interni delle aziende nonché le norme che disciplinano le associazioni con o senza scopo di lucro, contrari al principio della parità di trattamento siano, o possano essere dichiarate, nulle oppure siano modificate.
Articolo 14
Sanzioni
Gli Stati membri definiscono le norme sulle sanzioni applicabili alle infrazioni delle disposizioni nazionali adottate a norma della presente direttiva e adottano tutte le misure necessarie per garantirne l'attuazione. Le sanzioni, che possono includere il pagamento di indennizzi alle vittime, sono efficaci, proporzionate e dissuasive. Gli Stati membri notificano tali disposizioni alla Commissione entro il 21 dicembre 2007 e ne comunicano immediatamente ogni ulteriore modifica.
Articolo 15
Diffusione di informazioni
Gli Stati membri provvedono affinché le disposizioni adottate in applicazione della presente direttiva, nonché quelle già in vigore in questo settore, siano portate a conoscenza delle persone interessate con tutti i mezzi opportuni e in tutto il territorio nazionale.
Articolo 16
Relazioni
1. Gli Stati membri comunicano alla Commissione tutte le informazioni disponibili sull'applicazione della presente direttiva entro il 21 dicembre 2009 e successivamente ogni cinque anni.
La Commissione redige una relazione di sintesi che include un esame delle prassi correnti degli Stati membri in relazione all'articolo 4 per quanto riguarda il sesso quale fattore nel calcolo dei premi e delle prestazioni. Essa trasmette la relazione al Parlamento europeo e al Consiglio entro il 21 dicembre 2010. Se del caso, la Commissione acclude alla relazione proposte di modifica della direttiva.
2. La relazione della Commissione tiene conto delle posizioni delle parti interessate.
Articolo 17
Recepimento
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro e non oltre il 21 dicembre 2007. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste contengono un riferimento alla presente direttiva o essere corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato dalla presente direttiva.
Articolo 18
Entrata in vigore
La presente direttiva entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Articolo 19
Destinatari
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.
Fatto a Bruxelles, il 13 dicembre 2004.
Per il Consiglio
Il presidente
B. R. BOT
(1) Parere reso il 30 marzo 2004 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(2) GU C 241 del 28.9.2004, pag. 44.
(3) GU C 121 del 30.4.2004, pag. 27.
(4) GU L 17 del 19.1.2001, pag. 22.
(5) GU L 180 del 19.7.2000, pag. 22.
(6) GU C 321 del 31.12.2003, pag. 1.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Principio della parità di trattamento tra uomini e donne all'esterno del mercato del lavoro
La direttiva mira ad attuare la parità di trattamento tra uomini e donne allo scopo di estendere il principio della parità di trattamento oltre la sfera del mercato del lavoro e della vita professionale ad altre aree della vita quotidiana.
ATTO
Direttiva 2004/113/CE del Consiglio, del 13 dicembre 2004, che applica il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura.
SINTESI
La direttiva mira ad attuare la parità di trattamento tra uomini e donne allo scopo di estendere il principio della parità di trattamento oltre la sfera del mercato del lavoro e della vita professionale ad altre aree della vita quotidiana.
QUAL È LO SCOPO DELLA PRESENTE DIRETTIVA?
La direttiva stabilisce un quadro per lottare contro qualsivoglia discriminazione di genere nell'accesso e nella fornitura di beni e servizi, sia nel settore pubblico sia in quello privato.
La direttiva si applica a beni e servizi proposti al pubblico al di fuori della sfera privata e familiare e indipendentemente dalle persone interessate (vale a dire, dalle circostanze personali del destinatario del servizio). Il termine «servizi» indica i servizi forniti in cambio di una remunerazione.
La direttiva non si applica né al contenuto dei mezzi di comunicazione né alla pubblicità né all'istruzione.
ASPETTI CHIAVE
Divieto di discriminazione nel settore dei beni e servizi. In linea di principio, la direttiva vieta:
qualsiasi trattamento meno favorevole nei confronti di uomini o donne a causa del loro genere;
qualsiasi trattamento meno favorevole nei confronti di donne collegabile alla gravidanza o alla maternità;
molestie, molestie sessuali o qualsiasi incitamento alla discriminazione per quanto concerne l'offerta o la fornitura di beni o servizi.
Un trattamento differente può essere accettato esclusivamente se giustificato da un obiettivo legittimo quale, ad esempio, la protezione delle vittime di abusi sessuali (nel caso della creazione di case rifugio per le donne), libertà di associazione (nel contesto dell'appartenenza a circoli privati unisex) o di organizzazione di attività sportive unisex. Qualsiasi limitazione deve essere appropriata e necessaria.
Il principio della parità di trattamento non esclude l'adozione di provvedimenti tesi a prevenire o compensare disparità di genere nel settore dei beni e dei servizi.
La direttiva stabilisce soltanto requisiti minimi per consentire ai paesi dell'Unione europea (UE) di essere in grado di mantenere livelli di protezione più alti o maggiormente efficaci.
Applicazione al settore delle assicurazioni: la direttiva vieta di prendere in considerazione il genere nel calcolo dei premi assicurativi e delle prestazioni nel caso di contratti assicurativi firmati successivamente al 21 dicembre 2007.
Ciò nonostante, la direttiva prevede la possibilità, per i paesi dell'UE, di non applicare tale divieto nei casi in cui il genere sia un fattore determinante nella valutazione del rischio e basato su dati statistici e attuariali rilevanti. Tuttavia, la Corte di giustizia dell'Unione europea, nella sua sentenza sul caso Test-Achats (C-236/09) ha dichiarato non valida la deroga dal principio della parità di trattamento che ha permesso ai paesi dell'UE di distinguere tra uomini e donne in relazione a premi assicurativi e prestazioni, con decorrenza a partire dal 21 dicembre 2012.
Da quel momento in poi, per tutti i nuovi contratti firmati da quella data, si applica il principio della tariffa unisex al settore assicurativo. Per semplificare l'attuazione della sentenza della Corte, la Commissione ha adottato delle linee guida sull'applicazione della direttiva al settore assicurativo.
In ogni caso, i costi associati alla gravidanza e alla maternità non devono dar luogo a differenze in termini di premi e prestazioni.
Organismi che promuovono la parità di trattamento: ciascun paese dell'UE affida a uno o più enti la promozione e il controllo della parità di trattamento tra uomini e donne a livello nazionale. Tali organismi sono responsabili di i) offrire assistenza individuale alle vittime; ii) portare avanti studi autonomi; iii) pubblicare relazioni e rilasciare raccomandazioni.
Difendere i diritti delle vittime: la direttiva obbliga i paesi dell'UE a garantire che le vittime abbiano accesso alla procedura giudiziaria e/o amministrativa per salvaguardare i propri diritti, e possano ottenere un indennizzo o risarcimento appropriato. Le associazioni, le organizzazioni e altri enti giuridici con un legittimo interesse sono altresì in grado di avviare procedure giudiziarie e/o amministrative per consentire alle vittime di salvaguardare i propri diritti e per ottenere indennizzi o risarcimenti.
Quando i fatti presentati davanti a un tribunale sostengono la presunzione dell'esistenza di discriminazione, spetta al convenuto provare che non vi sia stata violazione del principio della parità di trattamento (confutazione delle accuse).
Inoltre, i paesi dell'UE devono mettere in atto sanzioni in caso violazione del principio della parità di trattamento.
DA QUANDO SI APPLICA LA DIRETTIVA?
La direttiva è entrata in vigore il 21 dicembre 2004 e deve essere recepita nella legislazione nazionale del Paese dell'UE entro e non oltre il 21 dicembre 2007.
CONTESTO
La parità tra uomini e donne è un principio fondamentale dell'Unione europea, stipulato negli articoli 2 e 3 del trattato sull'Unione europea. La discriminazione di genere può costituire un ostacolo all'integrazione completa ed efficace di uomini e donne nella vita sociale ed economica.
TERMINOLOGIA CHIAVE
Discriminazione diretta: le circostanze in cui una persona viene trattata in maniera meno favorevole a causa del genere rispetto ad un'altra persona, che per lo stesso motivo non è, non è stata o non si troverebbe in una situazione simile.
Discriminazione indiretta: circostanze in cui una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutrali possano condurre ad uno svantaggio specifico per persone del sesso opposto, a meno che tali disposizioni, criteri o prassi siano oggettivamente giustificati da un obiettivo legittimo e i mezzi per realizzare tale obiettivo siano appropriati e necessari.
Molestia: circostanze in cui si verifichi una condotta non voluta legata al genere di una persona, con lo scopo o effetto di attaccare la dignità della persona e creare un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.
Molestia sessuale: circostanze in cui si verifichi una condotta sessuale non voluta, espressa verbalmente o non verbalmente, con lo scopo o effetto di attaccare la dignità della persona e creare un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.
RIFERIMENTI
Atto
Data di entrata in vigore
Data limite di trasposizione negli Stati membri
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
Direttiva 2004/113/CE
21.12.2004
21.12.2007
GU L 373 del 21.12.2004, pag. 37-43 |
Inserimento di elementi biometrici nei passaporti e nei documenti di viaggio
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Persegue l’obiettivo di armonizzare le caratteristiche di sicurezza, compresi gli identificatori biometrici*, per i passaporti e i documenti di viaggio emessi dai paesi UE, al fine di proteggerli da falsificazione. Nel 2009 è stato modificato dal regolamento (CE) n. 444/2009 principalmente per definire le eccezioni per i minori di sei anni e per le persone che non sono fisicamente in grado di fornire le impronte digitali per i documenti di viaggio.
PUNTI CHIAVE
Le caratteristiche biometriche nei passaporti e nei documenti di viaggio saranno utilizzate solo per verificare l’autenticità del documento e l’identità del titolare, che avrà il diritto di verificare i dati personali contenuti nel passaporto o nel documento di viaggio e, se del caso, di richiedere un’eventuale rettifica o cancellazione. La raccolta e l’archiviazione di dati biometrici sarà esclusivamente finalizzata al rilascio di passaporti e di documenti di viaggio.
I passaporti e i documenti di viaggio devono includere un supporto di archiviazione ad alta sicurezza (chip) per la memorizzazione dei dati digitali e avere una capacità sufficiente a garantire l’integrità, l’autenticità e la riservatezza di tali dati. Il supporto di memorizzazione contiene un’immagine del viso e due impronte digitali prese a dita piatte (anziché rotolando le singole dita, con movimento da destra a sinistra). Questi dati, in formati interoperabili, devono essere protetti.
I paesi UE designano le autorità e gli organismi autorizzati ad avere accesso ai dati contenuti nel supporto di memorizzazione dei documenti, ai sensi delle rispettive legislazioni nazionali, fatte salve le disposizioni pertinenti del diritto UE o degli accordi internazionali. Per garantire che le informazioni sulle caratteristiche di sicurezza e sui dettagli di produzione siano resi disponibili solo agli interessati e alle parti competenti, ciascun paese UE designa un organismo responsabile della produzione di passaporti e di documenti di viaggio. Ciascun paese UE ha la facoltà di designare un nuovo organismo, come richiesto dal caso. Per motivi di sicurezza, ciascun paese dell’Unione comunica il nome dell’organismo competente alla Commissione europea e agli altri Stati membri.
Le norme minime di sicurezza cui devono conformarsi passaporti e documenti di viaggio rilasciati dai paesi UE sono stabilite nell’allegato al regolamento. Tali specifiche non sono segrete. Esse sono integrate da altre specifiche che potrebbero restare confidenziali al fine di prevenire il rischio di contraffazione e falsificazione. Tali specifiche supplementari sono adottate mediante atti di esecuzione da parte della Commissione, sono conformi alle norme internazionali e riguardano:ulteriori funzioni di sicurezza; il supporto di memorizzazione e la sua sicurezza; i requisiti di qualità comuni per l’immagine del volto e le impronte digitali.Nel 2018 la Commissione ha adottato una decisione di esecuzione che stabilisce le specifiche tecniche relative alle norme sulle caratteristiche di sicurezza e sulla biometria nei passaporti e nei documenti di viaggio, e che ha abrogato e sostituito decisioni precedenti di simile natura.
Ai sensi della modifica del regolamento (CE) n. 444/2009, i minori di 12 anni (limite di età provvisorio) e le persone per le quali è fisicamente impossibile, sono esentati dall’obbligo di rilevamento delle impronte digitali. Solo il personale qualificato e debitamente autorizzato delle autorità nazionali responsabili del rilascio di passaporti e di documenti di viaggio può far uso di identificatori biometrici. Passaporti e documenti di viaggio devono essere rilasciati come singoli documenti conformemente ai requisiti internazionali.
Ai sensi delle disposizioni del corpus legislativo di Schengen (acquis), la Danimarca, il Regno Unito e l’Irlanda non hanno aderito al presente regolamento e pertanto non sono da esso vincolate. La Danimarca, tuttavia, ha deciso di attuarlo nella sua legislazione nazionale. Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein, sebbene non siano membri UE, saranno coinvolte nell’attuazione del regolamento.Il regolamento non si applica alle carte d’identità rilasciate dai paesi UE ai loro cittadini o ai passaporti temporanei e ai documenti di viaggio validi un periodo non superiore ai 12 mesi.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
I paesi dell’Unione avevano l’obbligo di applicare il regolamento:entro il 28 agosto 2006 relativamente all’immagine del volto; entro il 28 giugno 2009 in merito alle impronte digitali.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Sicurezza dei documenti (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Identificatori biometrici: dati personali derivanti da specifiche elaborazioni tecniche relative alle caratteristiche fisiche e fisiologiche o ai comportamentali di un individuo, che consentono o confermano l’identificazione univoca della persona, tramite l’immagine del volto o i dati relativi alle impronte digitali.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 2252/2004 del Consiglio, del 13 dicembre 2004, relativo alle norme sulle caratteristiche di sicurezza e sugli elementi biometrici dei passaporti e dei documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri (GU L 385 del 29.12.2004, pag. 1).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 2252/2004 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha solo valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione di esecuzione della Commissione, del 30.11.2018 che stabilisce le specifiche tecniche relative alle norme relative alle caratteristiche di sicurezza e alla biometria nei passaporti e nei documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri e che abroga le Decisioni C(2006) 2909 e C(2008) 8657 [C(2018) 7774 final, 30.11.2018] | REGOLAMENTO (CE) N. 2252/2004 DEL CONSIGLIO
del 13 dicembre 2004
relativo alle norme sulle caratteristiche di sicurezza e sugli elementi biometrici dei passaporti e dei documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l’articolo 62, paragrafo 2, lettera a),
vista la proposta della Commissione (1),
visto il parere del Parlamento europeo (2),
considerando quanto segue:
(1)
Il Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003 ha ribadito la necessità di una strategia coerente a livello dell'Unione europea in relazione agli identificatori biometrici ovvero ai dati biometrici per i documenti rilasciati ai cittadini di paesi terzi, per i passaporti dei cittadini dell’Unione europea e per i sistemi d’informazione (VIS e SIS II).
(2)
Le norme minime di sicurezza per i passaporti sono state introdotte dalla risoluzione dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio del 17 ottobre 2000 (3). È ora opportuno aggiornare tale risoluzione con un provvedimento comunitario, per rafforzare e uniformare le norme di sicurezza dei passaporti e dei documenti di viaggio onde tutelarli dalla falsificazione. Al contempo dovrebbero essere introdotti nei passaporti o nei documenti di viaggio identificatori biometrici, onde creare un collegamento affidabile tra il legittimo titolare e il documento.
(3)
L’armonizzazione delle caratteristiche di sicurezza e l’inserimento di identificatori biometrici costituiscono una tappa importante verso l’utilizzo di nuovi elementi, in prospettiva di futuri sviluppi a livello europeo, atti a rendere più sicuro il documento di viaggio e a creare un collegamento più affidabile tra il titolare e il passaporto e il documento di viaggio, in quanto contribuiscono in maniera significativa alla protezione contro l’uso fraudolento. Dovrebbero essere tenute in considerazione le specifiche dell’Organizzazione internazionale per l’aviazione civile (ICAO) e, in particolare, quelle di cui al documento 9303 sui documenti di viaggio leggibili a macchina.
(4)
Il presente regolamento si limita ad armonizzare le caratteristiche di sicurezza che comprendono identificatori biometrici per i passaporti e i documenti di viaggio degli Stati membri. La designazione delle autorità e degli organismi autorizzati ad accedere ai dati contenuti nel supporto di memorizzazione dei documenti è di competenza nazionale, fatte salve eventuali pertinenti disposizioni di diritto comunitario, di diritto dell'Unione europea o di accordi internazionali.
(5)
Il presente regolamento dovrebbe fissare esclusivamente le specifiche non segrete. Tali specifiche devono essere completate da specifiche che possono rimanere segrete al fine di prevenire il rischio di contraffazione e falsificazione. Tali specifiche complementari dovrebbero essere adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (4).
(6)
La Commissione dovrebbe essere assistita dal comitato istituito dall'articolo 6 del regolamento (CE) n. 1683/95 del Consiglio, del 29 maggio 1995, che istituisce un modello uniforme per i visti (5).
(7)
Onde limitare allo stretto necessario il numero delle persone cui sono comunicate le informazioni di cui trattasi, è altresì indispensabile che ogni Stato membro designi un solo organismo responsabile della produzione dei passaporti e dei documenti di viaggio, fermo restando che gli Stati membri sono liberi, se necessario, di cambiare organismo. Per motivi di sicurezza, ogni Stato membro dovrebbe comunicare il nome dell'organismo competente alla Commissione e agli altri Stati membri.
(8)
Al trattamento dei dati personali nel quadro del rilascio di passaporti e documenti di viaggio si applicano le disposizioni della direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (6). Occorrerebbe garantire che sul passaporto non siano memorizzate informazioni diverse dalle informazioni previste nel presente regolamento, nel relativo allegato o da quelle indicate nel corrispondente documento di viaggio.
(9)
In ottemperanza al principio di proporzionalità, per conseguire lo scopo fondamentale costituito dall'introduzione di norme comuni di sicurezza e di identificatori biometrici interoperativi, è necessario e opportuno fissare norme per tutti gli Stati membri che diano effetto alla convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen del 14 giugno 1985 (7). A norma dell'articolo 5, comma terzo del trattato, il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire lo scopo perseguito.
(10)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo sulla posizione della Danimarca allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato che istituisce la Comunità europea, la Danimarca non partecipa all'adozione del presente regolamento, non è da esso vincolata e non è soggetta alla sua applicazione. Dato che il presente regolamento si basa sull'acquis di Schengen in applicazione delle disposizioni della Parte terza, titolo IV, del trattato che istituisce la Comunità europea, la Danimarca decide, a norma dell'articolo 5 del succitato protocollo, entro un periodo di sei mesi dall'adozione del presente regolamento da parte del Consiglio, se intende recepirlo nel proprio diritto interno.
(11)
Il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen al quale il Regno Unito non partecipa ai sensi della decisione 2000/365/CE del Consiglio, del 29 maggio 2000, riguardante la richiesta del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord di partecipare ad alcune disposizioni dell'acquis di Schengen (8). Il Regno Unito non partecipa pertanto alla sua adozione, non è da esso vincolato e non è soggetto alla sua applicazione.
(12)
Il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen al quale l'Irlanda non partecipa ai sensi della decisione 2002/192/CE del Consiglio, del 28 febbraio 2002, riguardante la richiesta dell'Irlanda di partecipare ad alcune disposizioni dell'acquis di Schengen (9). L'Irlanda non partecipa pertanto alla sua adozione, non è da esso vincolata e non è soggetta alla sua applicazione.
(13)
Per quanto riguarda l’Islanda e la Norvegia, il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen ai sensi dell'accordo concluso dal Consiglio dell'Unione europea con la Repubblica d'Islanda e il Regno di Norvegia sulla loro associazione all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen (10), che rientrano nel settore di cui all'articolo 1, punto B, della decisione 1999/437/CE del Consiglio, del 17 maggio 1999, relativa a talune modalità di applicazione di detto accordo (11).
(14)
Per quanto riguarda la Svizzera, il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen ai sensi dell'accordo firmato tra l'Unione europea, la Comunità europea e la Confederazione svizzera riguardante l'associazione di quest'ultima all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen (12), che rientrano nel settore di cui all'articolo 1, punto B, della decisione 1999/437/CE letto in combinato disposto con l'articolo 4, paragrafo 1, delle decisioni del Consiglio del 25 ottobre 2004 sulla firma a norma dell'Unione europea e sulla firma della Comunità europea, nonché sull'applicazione provvisoria di talune disposizioni di detto accordo (13),
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
1. I passaporti e i documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri sono conformi alle norme minime di sicurezza specificate nell’allegato.
2. I passaporti e i documenti di viaggio hanno un supporto di memorizzazione che contiene un’immagine del volto. Gli Stati membri aggiungono inoltre le impronte digitali in formato interoperativo. I dati debbono essere protetti e il supporto di memorizzazione è dotato di capacità sufficiente e della capacità di garantire l'integrità, l'autenticità e la riservatezza dei dati.
3. Il presente regolamento si applica ai passaporti e ai documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri. Non si applica alle carte di identità rilasciate dagli Stati membri ai loro cittadini, o a passaporti e documenti di viaggio temporanei di validità pari o inferiore a 12 mesi.
Articolo 2
Le specifiche tecniche complementari per i passaporti e i documenti di viaggio, relative ai punti elencati in prosieguo, sono fissate secondo la procedura di cui all’articolo 5, paragrafo 2:
a)
ulteriori caratteristiche e requisiti di sicurezza, comprese le norme atte a rafforzare la protezione contro la contraffazione e la falsificazione;
b)
specifiche tecniche relative al supporto di memorizzazione delle caratteristiche biometriche e alla relativa sicurezza, compresa la prevenzione di un accesso non autorizzato;
c)
requisiti qualitativi e norme comuni relativi all’immagine del volto e alle impronte digitali.
Articolo 3
1. Secondo la procedura di cui all'articolo 5, paragrafo 2, può essere deciso che le specifiche menzionate nell’articolo 2 siano segrete e non destinate alla pubblicazione. In tal caso esse sono comunicate solo agli organismi designati dagli Stati membri come responsabili della stampa e alle persone debitamente autorizzate da uno Stato membro o dalla Commissione.
2. Ciascuno Stato membro designa un organismo responsabile della stampa dei passaporti e dei documenti di viaggio. Esso comunica il nome dell'organismo alla Commissione e agli altri Stati membri. Lo stesso organismo può essere designato a tal fine da due o più Stati membri. Ogni Stato membro conserva la facoltà di cambiare l'organismo da esso designato, provvedendo a informarne la Commissione e gli altri Stati membri.
Articolo 4
1. Fatte salve le norme relative alla protezione dei dati, le persone alle quali è stato rilasciato un passaporto o un documento di viaggio hanno il diritto di verificare i dati personali ivi riportati e, se del caso, di chiederne la rettifica o cancellazione.
2. Il passaporto o il documento di viaggio non contiene alcuna informazione leggibile a macchina diversa da quelle previste nel presente regolamento o nel relativo allegato, ovvero da quelle indicate nel passaporto o nel documento di viaggio dallo Stato membro che lo rilascia in conformità del suo diritto interno.
3. Ai fini del presente regolamento, gli elementi biometrici contenuti nei passaporti e nei documenti di viaggio possono essere usati solo al fine di verificare:
a)
l'autenticità del documento;
b)
l'identità del titolare attraverso elementi comparativi direttamente disponibili allorquando la legge prevede che siano necessari il passaporto o altro documento di viaggio.
Articolo 5
1. La Commissione è assistita dal comitato istituito dall’articolo 6, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1683/95.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione 1999/468/CE.
Il periodo di cui all’articolo 5, paragrafo 6, della decisione 1999/468/CE è fissato a due mesi.
3. Il comitato adotta il proprio regolamento interno.
Articolo 6
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Gli Stati membri applicano il presente regolamento:
a)
per quanto riguarda l'immagine del volto: al più tardi 18 mesi
b)
per quanto riguarda le impronte digitali: al più tardi 36 mesi
dall'adozione delle misure di cui all'articolo 2. Tuttavia, la validità dei passaporti e dei documenti di viaggio rilasciati in precedenza rimane impregiudicata.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile negli Stati membri conformemente al trattato che istituisce la Comunità europea.
Fatto a Bruxelles, addì 13 dicembre 2004.
Per il Consiglio
Il presidente
B. R. BOT
(1) GU C 98 del 23.4.2004, pag. 39.
(2) Parere del 2.12.2004 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU C 310 del 28.10.2000, pag. 1.
(4) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
(5) GU L 164 del 14.7.1995, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dall'atto di adesione del 2003.
(6) GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31. Direttiva modificata dal regolamento (CE) n. 1882/2003 (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(7) GU L 239 del 22.9.2000, pag. 19. Convenzione modificata da ultimo dal regolamento (CE) n. 871/2004 (GU L 162 del 30.4.2004, pag. 29).
(8) GU L 131 dell’1.6.2000, pag. 43.
(9) GU L 64 del 7.3.2002, pag. 20.
(10) GU L 176 del 10.7.1999, pag. 36.
(11) GU L 176 del 10.7.1999, pag. 31.
(12) Documento 13054/04 del Consiglio accessibile su: http://register.consilium.eu.int
(13) Documenti 13464/04 e 13466/04 del Consiglio accessibili su: http://register.consilium.eu.int
ALLEGATO
NORME MINIME DI SICUREZZA DEI PASSAPORTI E DEI DOCUMENTI DI VIAGGIO RILASCIATI DAGLI STATI MEMBRI
Introduzione
Il presente allegato stabilisce il livello minimo di sicurezza che i passaporti e i documenti di viaggio degli Stati membri sono tenuti a fornire. Le disposizioni del presente allegato riguardano essenzialmente la pagina contenente i dati anagrafici. Le caratteristiche generiche di sicurezza si applicano parimenti alle altre sezioni dei passaporti e dei documenti di viaggio.
La pagina contenente i dati anagrafici può consistere di vari materiali di base. Il presente allegato specifica il livello minimo di sicurezza per il materiale specifico utilizzato.
1. Materiali
La carta utilizzata per le sezioni del passaporto o del documento di viaggio contenenti i dati personali o altre informazioni deve soddisfare i seguenti requisiti minimi:
—
assenza di azzurrante ottico,
—
filigrana bitonale,
—
reagenti di sicurezza contro i tentativi di cancellatura chimica,
—
fibre colorate (parzialmente visibili e parzialmente fluorescenti ai raggi UV o invisibili e fluorescenti in almeno due colori),
—
si raccomanda l'uso di piastrine fluorescenti agli UV (d'obbligo per gli autoadesivi),
—
si raccomanda l'utilizzo del filo di sicurezza.
Se la pagina contenente i dati anagrafici è in forma di autoadesivo, si può fare a meno della filigrana in quella pagina e anche per la carta utilizzata per l'interno della copertina del passaporto o del documento di viaggio. I reagenti di sicurezza sono necessari nelle pagine interne della copertina soltanto se vi figurano indicazioni.
Il filo di legatura dovrebbe essere protetto contro la sostituzione.
Se una carta incorporata nel passaporto o nel documento di viaggio e riservata all'iscrizione dei dati personali è composta esclusivamente di un supporto sintetico, non è generalmente possibile applicare gli elementi di sicurezza impiegati per la pagina cartacea del passaporto o del documento di viaggio. In caso di targhette autoadesive e di carte incorporate, l'assenza di elementi di sicurezza a livello di materiale deve essere compensata da misure di sicurezza a livello di stampa, di impiego di un dispositivo anticopiatura o di tecniche di emissione in conformità dei punti 3, 4 e 5 che vadano oltre le norme minime elencate in prosieguo.
2. Pagina dei dati anagrafici
Il passaporto o il documento di viaggio contiene una pagina contenente i dati anagrafici leggibili a macchina, conforme alla parte 1 (passaporti leggibili a macchina) del documento ICAO 9303 e le procedure di emissione devono essere conformi alle specifiche per i passaporti leggibili a macchina contenute in detto documento.
Su questa pagina è apposta anche un'immagine del titolare, che non va applicata bensì incorporata nel materiale della pagina dei dati anagrafici in base alle tecniche di emissione di cui al punto 5.
I dati anagrafici sono inseriti nella pagina successiva alla pagina di frontespizio del passaporto o del documento di viaggio. In ogni caso la pagina interna della copertina non deve più essere utilizzata per l'iscrizione dei dati anagrafici.
La presentazione della pagina contenente i dati anagrafici deve permettere una differenziazione rispetto alle altre pagine.
3. Tecniche di stampa
Devono essere utilizzate le seguenti tecniche di stampa:
A.
Stampa di fondo:
—
arabeschi bicolori o elementi equivalenti,
—
colorazione iridata se possibile fluorescente,
—
sovrastampa fluorescente agli UV,
—
motivi che costituiscano una efficace protezione anti-contraffazione e anti-falsificazione (in particolare nella pagina contenente i dati anagrafici), con utilizzo facoltativo della microstampa,
—
sulle pagine del passaporto o del documento di viaggio e sugli autoadesivi devono essere impiegati inchiostri reattivi,
—
se la carta del passaporto o del documento di viaggio è ben protetta contro i tentativi di manomissione, l'utilizzo di inchiostro reattivo è facoltativo.
B.
Stampa del testo prestampato:
Con microstampa integrata (se non già integrata nella stampa di fondo).
C.
Numerazione:
Su tutte le pagine all'interno del passaporto o del documento di viaggio dovrebbe essere impresso un numero unico di documento (per quanto possibile, con caratteri speciali e con inchiostro fluorescente agli UV), o applicando una tecnica di perforazione o, nelle carte incorporate nel passaporto, dovrebbe essere incorporato un numero unico di documento usando la tecnica impiegata per l'iscrizione dei dati anagrafici. Si raccomanda che nelle carte incorporate nel passaporto il numero unico di documento sia visibile su entrambi i lati della carta. Se per i dati anagrafici si utilizza un autoadesivo, il numero unico di documento dovrebbe essere stampato con inchiostro fluorescente ed è obbligatorio utilizzare caratteri speciali.
Qualora siano utilizzati autoadesivi o pagine interne cartacee non plastificate per i dati anagrafici, sono necessari in aggiunta la calcografia con effetto di immagine latente, la microstampa e un inchiostro con proprietà otticamente variabili e un DOVID (elemento di diffrazione ottica di immagini variabili). Per le carte integrate nei passaporti composte interamente di materiale sintetico sono impiegati anche elementi supplementari di sicurezza otticamente variabili, almeno mediante l'uso di DOVID o con misure equivalenti.
4. Tecniche di protezione contro la riproduzione
Un elemento otticamente variabile (OVD) o equivalente, che offre il medesimo grado di identificazione e sicurezza del modello uniforme dei visti, è usato per la pagina dei dati anagrafici e consiste di microstrutture di diffrazione ottica variabili a seconda dell'angolatura ottica impiegata (DOVID) e che sono integrate nella pellicola di protezione apposta a caldo o in una pellicola equivalente (la più sottile possibile) o applicate come copertura OVD o, sugli autoadesivi o su una pagina interna cartacea non plastificata, quale OVD metallizzato o semi-metallizzato (con calcografia in sovrastampa) o elementi equivalenti.
Gli elementi otticamente variabili dovrebbero essere incorporati nel documento come parte di una struttura stratificata in grado di proteggere efficacemente contro la contraffazione e la falsificazione. Nei documenti cartacei essi dovrebbero essere integrati su una superficie quanto più estesa possibile come parte della pellicola di protezione apposta a caldo o di una pellicola equivalente (la più sottile possibile), ovvero applicati come strato di sicurezza sovrapposto, come descritto al punto 5. Nei documenti composti di un supporto sintetico dovrebbero essere inseriti nella pellicola del documento su una superficie quanto più estesa possibile.
Se un documento in materiale sintetico viene personalizzato con incisione laser e vi viene incorporata una scritta al laser otticamente variabile, va applicato l'elemento di diffrazione ottica variabile (OVD), perlomeno sotto forma di DOVID metallizzato o trasparente appositamente posizionato per conseguire una maggiore protezione contro la riproduzione.
Se una pagina contenente i dati anagrafici è composta di un supporto sintetico con un'anima cartacea, va applicato l'elemento di diffrazione ottica variabile (OVD), perlomeno sotto forma di DOVID metallizzato o trasparente appositamente posizionato per conseguire una maggiore protezione contro la riproduzione.
5. Tecnica di emissione
Per assicurare un'adeguata protezione dei dati contenuti nei passaporti o nei documenti di viaggio contro tentativi di contraffazione e di falsificazione, i dati anagrafici, compresi l'immagine e la firma del titolare, nonché i dati essenziali devono essere integrati nel materiale di base del documento. La fotografia non deve più essere apposta secondo i metodi tradizionali.
È possibile utilizzare le seguenti tecniche:
—
stampa laser,
—
procedimento di termotrasferimento,
—
stampa a getto d'inchiostro,
—
procedimento fotografico,
—
incisione laser che penetri effettivamente negli strati del documento, che contengono le caratteristiche di sicurezza.
Per garantire un'adeguata protezione dei dati anagrafici e di quelli relativi all'emissione contro tentativi di manomissione, occorre imperativamente prevedere una laminatura a caldo o equivalente (quanto più possibile sottile) con dispositivo anticopiature nei casi di stampa laser, termotrasferimento o procedimenti fotografici.
I documenti di viaggio devono essere leggibili a macchina. La pagina dei dati anagrafici deve essere conforme alle specifiche di cui alla parte 1 del documento ICAO 9303 e le procedure di emissione devono attenersi alle specifiche ivi stabilite per i documenti leggibili a macchina.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | REGOLAMENTO (CE) N. 2252/2004 DEL CONSIGLIO
del 13 dicembre 2004
relativo alle norme sulle caratteristiche di sicurezza e sugli elementi biometrici dei passaporti e dei documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l’articolo 62, paragrafo 2, lettera a),
vista la proposta della Commissione (1),
visto il parere del Parlamento europeo (2),
considerando quanto segue:
(1)
Il Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003 ha ribadito la necessità di una strategia coerente a livello dell'Unione europea in relazione agli identificatori biometrici ovvero ai dati biometrici per i documenti rilasciati ai cittadini di paesi terzi, per i passaporti dei cittadini dell’Unione europea e per i sistemi d’informazione (VIS e SIS II).
(2)
Le norme minime di sicurezza per i passaporti sono state introdotte dalla risoluzione dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio del 17 ottobre 2000 (3). È ora opportuno aggiornare tale risoluzione con un provvedimento comunitario, per rafforzare e uniformare le norme di sicurezza dei passaporti e dei documenti di viaggio onde tutelarli dalla falsificazione. Al contempo dovrebbero essere introdotti nei passaporti o nei documenti di viaggio identificatori biometrici, onde creare un collegamento affidabile tra il legittimo titolare e il documento.
(3)
L’armonizzazione delle caratteristiche di sicurezza e l’inserimento di identificatori biometrici costituiscono una tappa importante verso l’utilizzo di nuovi elementi, in prospettiva di futuri sviluppi a livello europeo, atti a rendere più sicuro il documento di viaggio e a creare un collegamento più affidabile tra il titolare e il passaporto e il documento di viaggio, in quanto contribuiscono in maniera significativa alla protezione contro l’uso fraudolento. Dovrebbero essere tenute in considerazione le specifiche dell’Organizzazione internazionale per l’aviazione civile (ICAO) e, in particolare, quelle di cui al documento 9303 sui documenti di viaggio leggibili a macchina.
(4)
Il presente regolamento si limita ad armonizzare le caratteristiche di sicurezza che comprendono identificatori biometrici per i passaporti e i documenti di viaggio degli Stati membri. La designazione delle autorità e degli organismi autorizzati ad accedere ai dati contenuti nel supporto di memorizzazione dei documenti è di competenza nazionale, fatte salve eventuali pertinenti disposizioni di diritto comunitario, di diritto dell'Unione europea o di accordi internazionali.
(5)
Il presente regolamento dovrebbe fissare esclusivamente le specifiche non segrete. Tali specifiche devono essere completate da specifiche che possono rimanere segrete al fine di prevenire il rischio di contraffazione e falsificazione. Tali specifiche complementari dovrebbero essere adottate secondo la decisione 1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione (4).
(6)
La Commissione dovrebbe essere assistita dal comitato istituito dall'articolo 6 del regolamento (CE) n. 1683/95 del Consiglio, del 29 maggio 1995, che istituisce un modello uniforme per i visti (5).
(7)
Onde limitare allo stretto necessario il numero delle persone cui sono comunicate le informazioni di cui trattasi, è altresì indispensabile che ogni Stato membro designi un solo organismo responsabile della produzione dei passaporti e dei documenti di viaggio, fermo restando che gli Stati membri sono liberi, se necessario, di cambiare organismo. Per motivi di sicurezza, ogni Stato membro dovrebbe comunicare il nome dell'organismo competente alla Commissione e agli altri Stati membri.
(8)
Al trattamento dei dati personali nel quadro del rilascio di passaporti e documenti di viaggio si applicano le disposizioni della direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (6). Occorrerebbe garantire che sul passaporto non siano memorizzate informazioni diverse dalle informazioni previste nel presente regolamento, nel relativo allegato o da quelle indicate nel corrispondente documento di viaggio.
(9)
In ottemperanza al principio di proporzionalità, per conseguire lo scopo fondamentale costituito dall'introduzione di norme comuni di sicurezza e di identificatori biometrici interoperativi, è necessario e opportuno fissare norme per tutti gli Stati membri che diano effetto alla convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen del 14 giugno 1985 (7). A norma dell'articolo 5, comma terzo del trattato, il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire lo scopo perseguito.
(10)
A norma degli articoli 1 e 2 del protocollo sulla posizione della Danimarca allegato al trattato sull'Unione europea e al trattato che istituisce la Comunità europea, la Danimarca non partecipa all'adozione del presente regolamento, non è da esso vincolata e non è soggetta alla sua applicazione. Dato che il presente regolamento si basa sull'acquis di Schengen in applicazione delle disposizioni della Parte terza, titolo IV, del trattato che istituisce la Comunità europea, la Danimarca decide, a norma dell'articolo 5 del succitato protocollo, entro un periodo di sei mesi dall'adozione del presente regolamento da parte del Consiglio, se intende recepirlo nel proprio diritto interno.
(11)
Il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen al quale il Regno Unito non partecipa ai sensi della decisione 2000/365/CE del Consiglio, del 29 maggio 2000, riguardante la richiesta del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord di partecipare ad alcune disposizioni dell'acquis di Schengen (8). Il Regno Unito non partecipa pertanto alla sua adozione, non è da esso vincolato e non è soggetto alla sua applicazione.
(12)
Il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen al quale l'Irlanda non partecipa ai sensi della decisione 2002/192/CE del Consiglio, del 28 febbraio 2002, riguardante la richiesta dell'Irlanda di partecipare ad alcune disposizioni dell'acquis di Schengen (9). L'Irlanda non partecipa pertanto alla sua adozione, non è da esso vincolata e non è soggetta alla sua applicazione.
(13)
Per quanto riguarda l’Islanda e la Norvegia, il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen ai sensi dell'accordo concluso dal Consiglio dell'Unione europea con la Repubblica d'Islanda e il Regno di Norvegia sulla loro associazione all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen (10), che rientrano nel settore di cui all'articolo 1, punto B, della decisione 1999/437/CE del Consiglio, del 17 maggio 1999, relativa a talune modalità di applicazione di detto accordo (11).
(14)
Per quanto riguarda la Svizzera, il presente regolamento costituisce uno sviluppo delle disposizioni dell'acquis di Schengen ai sensi dell'accordo firmato tra l'Unione europea, la Comunità europea e la Confederazione svizzera riguardante l'associazione di quest'ultima all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen (12), che rientrano nel settore di cui all'articolo 1, punto B, della decisione 1999/437/CE letto in combinato disposto con l'articolo 4, paragrafo 1, delle decisioni del Consiglio del 25 ottobre 2004 sulla firma a norma dell'Unione europea e sulla firma della Comunità europea, nonché sull'applicazione provvisoria di talune disposizioni di detto accordo (13),
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
1. I passaporti e i documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri sono conformi alle norme minime di sicurezza specificate nell’allegato.
2. I passaporti e i documenti di viaggio hanno un supporto di memorizzazione che contiene un’immagine del volto. Gli Stati membri aggiungono inoltre le impronte digitali in formato interoperativo. I dati debbono essere protetti e il supporto di memorizzazione è dotato di capacità sufficiente e della capacità di garantire l'integrità, l'autenticità e la riservatezza dei dati.
3. Il presente regolamento si applica ai passaporti e ai documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri. Non si applica alle carte di identità rilasciate dagli Stati membri ai loro cittadini, o a passaporti e documenti di viaggio temporanei di validità pari o inferiore a 12 mesi.
Articolo 2
Le specifiche tecniche complementari per i passaporti e i documenti di viaggio, relative ai punti elencati in prosieguo, sono fissate secondo la procedura di cui all’articolo 5, paragrafo 2:
a)
ulteriori caratteristiche e requisiti di sicurezza, comprese le norme atte a rafforzare la protezione contro la contraffazione e la falsificazione;
b)
specifiche tecniche relative al supporto di memorizzazione delle caratteristiche biometriche e alla relativa sicurezza, compresa la prevenzione di un accesso non autorizzato;
c)
requisiti qualitativi e norme comuni relativi all’immagine del volto e alle impronte digitali.
Articolo 3
1. Secondo la procedura di cui all'articolo 5, paragrafo 2, può essere deciso che le specifiche menzionate nell’articolo 2 siano segrete e non destinate alla pubblicazione. In tal caso esse sono comunicate solo agli organismi designati dagli Stati membri come responsabili della stampa e alle persone debitamente autorizzate da uno Stato membro o dalla Commissione.
2. Ciascuno Stato membro designa un organismo responsabile della stampa dei passaporti e dei documenti di viaggio. Esso comunica il nome dell'organismo alla Commissione e agli altri Stati membri. Lo stesso organismo può essere designato a tal fine da due o più Stati membri. Ogni Stato membro conserva la facoltà di cambiare l'organismo da esso designato, provvedendo a informarne la Commissione e gli altri Stati membri.
Articolo 4
1. Fatte salve le norme relative alla protezione dei dati, le persone alle quali è stato rilasciato un passaporto o un documento di viaggio hanno il diritto di verificare i dati personali ivi riportati e, se del caso, di chiederne la rettifica o cancellazione.
2. Il passaporto o il documento di viaggio non contiene alcuna informazione leggibile a macchina diversa da quelle previste nel presente regolamento o nel relativo allegato, ovvero da quelle indicate nel passaporto o nel documento di viaggio dallo Stato membro che lo rilascia in conformità del suo diritto interno.
3. Ai fini del presente regolamento, gli elementi biometrici contenuti nei passaporti e nei documenti di viaggio possono essere usati solo al fine di verificare:
a)
l'autenticità del documento;
b)
l'identità del titolare attraverso elementi comparativi direttamente disponibili allorquando la legge prevede che siano necessari il passaporto o altro documento di viaggio.
Articolo 5
1. La Commissione è assistita dal comitato istituito dall’articolo 6, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1683/95.
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione 1999/468/CE.
Il periodo di cui all’articolo 5, paragrafo 6, della decisione 1999/468/CE è fissato a due mesi.
3. Il comitato adotta il proprio regolamento interno.
Articolo 6
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Gli Stati membri applicano il presente regolamento:
a)
per quanto riguarda l'immagine del volto: al più tardi 18 mesi
b)
per quanto riguarda le impronte digitali: al più tardi 36 mesi
dall'adozione delle misure di cui all'articolo 2. Tuttavia, la validità dei passaporti e dei documenti di viaggio rilasciati in precedenza rimane impregiudicata.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile negli Stati membri conformemente al trattato che istituisce la Comunità europea.
Fatto a Bruxelles, addì 13 dicembre 2004.
Per il Consiglio
Il presidente
B. R. BOT
(1) GU C 98 del 23.4.2004, pag. 39.
(2) Parere del 2.12.2004 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).
(3) GU C 310 del 28.10.2000, pag. 1.
(4) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.
(5) GU L 164 del 14.7.1995, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dall'atto di adesione del 2003.
(6) GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31. Direttiva modificata dal regolamento (CE) n. 1882/2003 (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).
(7) GU L 239 del 22.9.2000, pag. 19. Convenzione modificata da ultimo dal regolamento (CE) n. 871/2004 (GU L 162 del 30.4.2004, pag. 29).
(8) GU L 131 dell’1.6.2000, pag. 43.
(9) GU L 64 del 7.3.2002, pag. 20.
(10) GU L 176 del 10.7.1999, pag. 36.
(11) GU L 176 del 10.7.1999, pag. 31.
(12) Documento 13054/04 del Consiglio accessibile su: http://register.consilium.eu.int
(13) Documenti 13464/04 e 13466/04 del Consiglio accessibili su: http://register.consilium.eu.int
ALLEGATO
NORME MINIME DI SICUREZZA DEI PASSAPORTI E DEI DOCUMENTI DI VIAGGIO RILASCIATI DAGLI STATI MEMBRI
Introduzione
Il presente allegato stabilisce il livello minimo di sicurezza che i passaporti e i documenti di viaggio degli Stati membri sono tenuti a fornire. Le disposizioni del presente allegato riguardano essenzialmente la pagina contenente i dati anagrafici. Le caratteristiche generiche di sicurezza si applicano parimenti alle altre sezioni dei passaporti e dei documenti di viaggio.
La pagina contenente i dati anagrafici può consistere di vari materiali di base. Il presente allegato specifica il livello minimo di sicurezza per il materiale specifico utilizzato.
1. Materiali
La carta utilizzata per le sezioni del passaporto o del documento di viaggio contenenti i dati personali o altre informazioni deve soddisfare i seguenti requisiti minimi:
—
assenza di azzurrante ottico,
—
filigrana bitonale,
—
reagenti di sicurezza contro i tentativi di cancellatura chimica,
—
fibre colorate (parzialmente visibili e parzialmente fluorescenti ai raggi UV o invisibili e fluorescenti in almeno due colori),
—
si raccomanda l'uso di piastrine fluorescenti agli UV (d'obbligo per gli autoadesivi),
—
si raccomanda l'utilizzo del filo di sicurezza.
Se la pagina contenente i dati anagrafici è in forma di autoadesivo, si può fare a meno della filigrana in quella pagina e anche per la carta utilizzata per l'interno della copertina del passaporto o del documento di viaggio. I reagenti di sicurezza sono necessari nelle pagine interne della copertina soltanto se vi figurano indicazioni.
Il filo di legatura dovrebbe essere protetto contro la sostituzione.
Se una carta incorporata nel passaporto o nel documento di viaggio e riservata all'iscrizione dei dati personali è composta esclusivamente di un supporto sintetico, non è generalmente possibile applicare gli elementi di sicurezza impiegati per la pagina cartacea del passaporto o del documento di viaggio. In caso di targhette autoadesive e di carte incorporate, l'assenza di elementi di sicurezza a livello di materiale deve essere compensata da misure di sicurezza a livello di stampa, di impiego di un dispositivo anticopiatura o di tecniche di emissione in conformità dei punti 3, 4 e 5 che vadano oltre le norme minime elencate in prosieguo.
2. Pagina dei dati anagrafici
Il passaporto o il documento di viaggio contiene una pagina contenente i dati anagrafici leggibili a macchina, conforme alla parte 1 (passaporti leggibili a macchina) del documento ICAO 9303 e le procedure di emissione devono essere conformi alle specifiche per i passaporti leggibili a macchina contenute in detto documento.
Su questa pagina è apposta anche un'immagine del titolare, che non va applicata bensì incorporata nel materiale della pagina dei dati anagrafici in base alle tecniche di emissione di cui al punto 5.
I dati anagrafici sono inseriti nella pagina successiva alla pagina di frontespizio del passaporto o del documento di viaggio. In ogni caso la pagina interna della copertina non deve più essere utilizzata per l'iscrizione dei dati anagrafici.
La presentazione della pagina contenente i dati anagrafici deve permettere una differenziazione rispetto alle altre pagine.
3. Tecniche di stampa
Devono essere utilizzate le seguenti tecniche di stampa:
A.
Stampa di fondo:
—
arabeschi bicolori o elementi equivalenti,
—
colorazione iridata se possibile fluorescente,
—
sovrastampa fluorescente agli UV,
—
motivi che costituiscano una efficace protezione anti-contraffazione e anti-falsificazione (in particolare nella pagina contenente i dati anagrafici), con utilizzo facoltativo della microstampa,
—
sulle pagine del passaporto o del documento di viaggio e sugli autoadesivi devono essere impiegati inchiostri reattivi,
—
se la carta del passaporto o del documento di viaggio è ben protetta contro i tentativi di manomissione, l'utilizzo di inchiostro reattivo è facoltativo.
B.
Stampa del testo prestampato:
Con microstampa integrata (se non già integrata nella stampa di fondo).
C.
Numerazione:
Su tutte le pagine all'interno del passaporto o del documento di viaggio dovrebbe essere impresso un numero unico di documento (per quanto possibile, con caratteri speciali e con inchiostro fluorescente agli UV), o applicando una tecnica di perforazione o, nelle carte incorporate nel passaporto, dovrebbe essere incorporato un numero unico di documento usando la tecnica impiegata per l'iscrizione dei dati anagrafici. Si raccomanda che nelle carte incorporate nel passaporto il numero unico di documento sia visibile su entrambi i lati della carta. Se per i dati anagrafici si utilizza un autoadesivo, il numero unico di documento dovrebbe essere stampato con inchiostro fluorescente ed è obbligatorio utilizzare caratteri speciali.
Qualora siano utilizzati autoadesivi o pagine interne cartacee non plastificate per i dati anagrafici, sono necessari in aggiunta la calcografia con effetto di immagine latente, la microstampa e un inchiostro con proprietà otticamente variabili e un DOVID (elemento di diffrazione ottica di immagini variabili). Per le carte integrate nei passaporti composte interamente di materiale sintetico sono impiegati anche elementi supplementari di sicurezza otticamente variabili, almeno mediante l'uso di DOVID o con misure equivalenti.
4. Tecniche di protezione contro la riproduzione
Un elemento otticamente variabile (OVD) o equivalente, che offre il medesimo grado di identificazione e sicurezza del modello uniforme dei visti, è usato per la pagina dei dati anagrafici e consiste di microstrutture di diffrazione ottica variabili a seconda dell'angolatura ottica impiegata (DOVID) e che sono integrate nella pellicola di protezione apposta a caldo o in una pellicola equivalente (la più sottile possibile) o applicate come copertura OVD o, sugli autoadesivi o su una pagina interna cartacea non plastificata, quale OVD metallizzato o semi-metallizzato (con calcografia in sovrastampa) o elementi equivalenti.
Gli elementi otticamente variabili dovrebbero essere incorporati nel documento come parte di una struttura stratificata in grado di proteggere efficacemente contro la contraffazione e la falsificazione. Nei documenti cartacei essi dovrebbero essere integrati su una superficie quanto più estesa possibile come parte della pellicola di protezione apposta a caldo o di una pellicola equivalente (la più sottile possibile), ovvero applicati come strato di sicurezza sovrapposto, come descritto al punto 5. Nei documenti composti di un supporto sintetico dovrebbero essere inseriti nella pellicola del documento su una superficie quanto più estesa possibile.
Se un documento in materiale sintetico viene personalizzato con incisione laser e vi viene incorporata una scritta al laser otticamente variabile, va applicato l'elemento di diffrazione ottica variabile (OVD), perlomeno sotto forma di DOVID metallizzato o trasparente appositamente posizionato per conseguire una maggiore protezione contro la riproduzione.
Se una pagina contenente i dati anagrafici è composta di un supporto sintetico con un'anima cartacea, va applicato l'elemento di diffrazione ottica variabile (OVD), perlomeno sotto forma di DOVID metallizzato o trasparente appositamente posizionato per conseguire una maggiore protezione contro la riproduzione.
5. Tecnica di emissione
Per assicurare un'adeguata protezione dei dati contenuti nei passaporti o nei documenti di viaggio contro tentativi di contraffazione e di falsificazione, i dati anagrafici, compresi l'immagine e la firma del titolare, nonché i dati essenziali devono essere integrati nel materiale di base del documento. La fotografia non deve più essere apposta secondo i metodi tradizionali.
È possibile utilizzare le seguenti tecniche:
—
stampa laser,
—
procedimento di termotrasferimento,
—
stampa a getto d'inchiostro,
—
procedimento fotografico,
—
incisione laser che penetri effettivamente negli strati del documento, che contengono le caratteristiche di sicurezza.
Per garantire un'adeguata protezione dei dati anagrafici e di quelli relativi all'emissione contro tentativi di manomissione, occorre imperativamente prevedere una laminatura a caldo o equivalente (quanto più possibile sottile) con dispositivo anticopiature nei casi di stampa laser, termotrasferimento o procedimenti fotografici.
I documenti di viaggio devono essere leggibili a macchina. La pagina dei dati anagrafici deve essere conforme alle specifiche di cui alla parte 1 del documento ICAO 9303 e le procedure di emissione devono attenersi alle specifiche ivi stabilite per i documenti leggibili a macchina.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Inserimento di elementi biometrici nei passaporti e nei documenti di viaggio
QUAL È LO SCOPO DEL REGOLAMENTO?
Persegue l’obiettivo di armonizzare le caratteristiche di sicurezza, compresi gli identificatori biometrici*, per i passaporti e i documenti di viaggio emessi dai paesi UE, al fine di proteggerli da falsificazione. Nel 2009 è stato modificato dal regolamento (CE) n. 444/2009 principalmente per definire le eccezioni per i minori di sei anni e per le persone che non sono fisicamente in grado di fornire le impronte digitali per i documenti di viaggio.
PUNTI CHIAVE
Le caratteristiche biometriche nei passaporti e nei documenti di viaggio saranno utilizzate solo per verificare l’autenticità del documento e l’identità del titolare, che avrà il diritto di verificare i dati personali contenuti nel passaporto o nel documento di viaggio e, se del caso, di richiedere un’eventuale rettifica o cancellazione. La raccolta e l’archiviazione di dati biometrici sarà esclusivamente finalizzata al rilascio di passaporti e di documenti di viaggio.
I passaporti e i documenti di viaggio devono includere un supporto di archiviazione ad alta sicurezza (chip) per la memorizzazione dei dati digitali e avere una capacità sufficiente a garantire l’integrità, l’autenticità e la riservatezza di tali dati. Il supporto di memorizzazione contiene un’immagine del viso e due impronte digitali prese a dita piatte (anziché rotolando le singole dita, con movimento da destra a sinistra). Questi dati, in formati interoperabili, devono essere protetti.
I paesi UE designano le autorità e gli organismi autorizzati ad avere accesso ai dati contenuti nel supporto di memorizzazione dei documenti, ai sensi delle rispettive legislazioni nazionali, fatte salve le disposizioni pertinenti del diritto UE o degli accordi internazionali. Per garantire che le informazioni sulle caratteristiche di sicurezza e sui dettagli di produzione siano resi disponibili solo agli interessati e alle parti competenti, ciascun paese UE designa un organismo responsabile della produzione di passaporti e di documenti di viaggio. Ciascun paese UE ha la facoltà di designare un nuovo organismo, come richiesto dal caso. Per motivi di sicurezza, ciascun paese dell’Unione comunica il nome dell’organismo competente alla Commissione europea e agli altri Stati membri.
Le norme minime di sicurezza cui devono conformarsi passaporti e documenti di viaggio rilasciati dai paesi UE sono stabilite nell’allegato al regolamento. Tali specifiche non sono segrete. Esse sono integrate da altre specifiche che potrebbero restare confidenziali al fine di prevenire il rischio di contraffazione e falsificazione. Tali specifiche supplementari sono adottate mediante atti di esecuzione da parte della Commissione, sono conformi alle norme internazionali e riguardano:ulteriori funzioni di sicurezza; il supporto di memorizzazione e la sua sicurezza; i requisiti di qualità comuni per l’immagine del volto e le impronte digitali.Nel 2018 la Commissione ha adottato una decisione di esecuzione che stabilisce le specifiche tecniche relative alle norme sulle caratteristiche di sicurezza e sulla biometria nei passaporti e nei documenti di viaggio, e che ha abrogato e sostituito decisioni precedenti di simile natura.
Ai sensi della modifica del regolamento (CE) n. 444/2009, i minori di 12 anni (limite di età provvisorio) e le persone per le quali è fisicamente impossibile, sono esentati dall’obbligo di rilevamento delle impronte digitali. Solo il personale qualificato e debitamente autorizzato delle autorità nazionali responsabili del rilascio di passaporti e di documenti di viaggio può far uso di identificatori biometrici. Passaporti e documenti di viaggio devono essere rilasciati come singoli documenti conformemente ai requisiti internazionali.
Ai sensi delle disposizioni del corpus legislativo di Schengen (acquis), la Danimarca, il Regno Unito e l’Irlanda non hanno aderito al presente regolamento e pertanto non sono da esso vincolate. La Danimarca, tuttavia, ha deciso di attuarlo nella sua legislazione nazionale. Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein, sebbene non siano membri UE, saranno coinvolte nell’attuazione del regolamento.Il regolamento non si applica alle carte d’identità rilasciate dai paesi UE ai loro cittadini o ai passaporti temporanei e ai documenti di viaggio validi un periodo non superiore ai 12 mesi.
DA QUANDO SI APPLICA IL REGOLAMENTO?
I paesi dell’Unione avevano l’obbligo di applicare il regolamento:entro il 28 agosto 2006 relativamente all’immagine del volto; entro il 28 giugno 2009 in merito alle impronte digitali.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni, consultare:Sicurezza dei documenti (Commissione europea).
TERMINI CHIAVE
Identificatori biometrici: dati personali derivanti da specifiche elaborazioni tecniche relative alle caratteristiche fisiche e fisiologiche o ai comportamentali di un individuo, che consentono o confermano l’identificazione univoca della persona, tramite l’immagine del volto o i dati relativi alle impronte digitali.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Regolamento (CE) n. 2252/2004 del Consiglio, del 13 dicembre 2004, relativo alle norme sulle caratteristiche di sicurezza e sugli elementi biometrici dei passaporti e dei documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri (GU L 385 del 29.12.2004, pag. 1).
Le successive modifiche al regolamento (CE) n. 2252/2004 sono state integrate nel testo originale. La versione consolidata ha solo valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione di esecuzione della Commissione, del 30.11.2018 che stabilisce le specifiche tecniche relative alle norme relative alle caratteristiche di sicurezza e alla biometria nei passaporti e nei documenti di viaggio rilasciati dagli Stati membri e che abroga le Decisioni C(2006) 2909 e C(2008) 8657 [C(2018) 7774 final, 30.11.2018] |
Accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Essa stabilisce le condizioni e le limitazioni in base alle quali la Banca centrale europea (BCE) fornisce al pubblico l’accesso ai propri documenti.
PUNTI CHIAVE
Qualsiasi cittadino e cittadina dell’Unione europea (Unione) e qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro dell’Unione ha il diritto d’accesso ai documenti* della BCE, secondo determinate condizioni e limitazioni.
Inoltre, secondo le stesse condizioni e limitazioni, la BCE può concedere l’accesso ai propri documenti a qualsiasi persona fisica o giuridica che non risieda o non abbia la sede sociale in uno Stato membro.
La BCE rifiuta l’accesso a un documento la cui divulgazione rischi di compromettere la tutela di quanto segue:l’interesse pubblico, in particolarela riservatezza delle riunioni degli organi decisionali della BCE;la politica finanziaria, monetaria o economica dell’Unione o di uno Stato membro;la contabilità della BCE o delle banche centrali nazionali;la tutela dell’integrità delle banconote in euro;la sicurezza pubblica;le relazioni finanziarie, monetarie o economiche internazionali;la stabilità dell’Unione o del sistema finanziario di uno Stato membro;la vigilanza prudenziale degli enti creditizi e di altre istituzioni finanziarie da parte dell’Unione o di uno Stato membro;le ispezioni prudenziali;la solidità e la sicurezza delle infrastrutture del mercato finanziario, dei regimi di pagamento o dei prestatori di servizi di pagamento; la vita privata e l’integrità personali; la riservatezza delle informazioni, tutelata ai sensi del diritto dell’Unione.Inoltre, la BCE rifiuta l’accesso a un documento, a meno che non sussista un interesse pubblico prevalente, qualora la divulgazione rischi di compromettere:gli interessi commerciali di una persona fisica o giuridica, ivi compresa la proprietà intellettuale; le procedure giurisdizionali e la consulenza legale; le attività ispettive, di indagine e di revisione contabile.Se solo alcune parti del documento richiesto sono interessate da una delle eccezioni, le parti restanti del documento sono divulgate.
I motivi di rifiuto dell’accesso si applicano unicamente al periodo durante il quale la protezione è giustificata sulla base del contenuto del documento, e per un periodo massimo di 30 anni, salvo decisione diversa del Consiglio direttivo della BCE.
Le banche centrali nazionali in possesso di un documento della BCE la consultano, o richiedono alla stessa di gestire la domanda, prima di concederne l’accesso.
Le domande di accesso a un documento della BCE devono essere inviate alla stessa in qualsiasi forma scritta in una delle lingue ufficiali dell’Unione e devono essere formulate in modo sufficientemente preciso per consentire alla BCE di identificare il documento in oggetto. Non è necessaria alcuna motivazione.
Qualora una domanda non sia chiara o si riferisca a un documento molto voluminoso o a più documenti distinti, la BCE chiede al richiedente di fornire ulteriori informazioni.
La BCE adotta una decisione in merito all’accesso ai propri documenti entro 20 giorni lavorativi. Essa può concedere l’accesso richiesto al documento o rifiutarlo parzialmente o totalmente. Nel caso di un rifiuto, il richiedente può, entro 20 giorni lavorativi dalla ricezione della risposta della BCE, chiedere al Comitato esecutivo della stessa di rivedere la sua posizione, presentando una domanda di conferma. I richiedenti respinti possono adire il Mediatore europeo o la Corte di giustizia dell’Unione europea.
I richiedenti possono consultare i documenti ai quali la BCE ha fornito loro l’accesso presso le sedi della stessa oppure tramite rilascio di una copia o la ricezione di informazioni sulle modalità per ottenere facilmente il documento richiesto.
Abrogazione
La decisione abroga la decisione BCE/1998/12.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
È in vigore dal 19 marzo 2004.
CONTESTO
Il trattato sull’Unione europea inserisce il principio di trasparenza all’articolo 1, allo scopo di rafforzare la legittimità, l’efficacia e la responsabilità dell’Unione. Nel 2001 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno adottato una normativa sull’accesso del pubblico ai documenti [regolamento (CE) n. 1049/2001 (si veda la sintesi)].
La fornitura dell’acceso ai documenti è un elemento essenziale della politica di trasparenza della BCE. In linea con l’impegno all’apertura e alla trasparenza assunto dalla BCE e al fine di consentire e agevolare la ricerca, la BCE ha creato un registro pubblico dei documenti che contiene i documenti già divulgati dalla BCE e i documenti divulgati in risposta a domande di accesso da parte del pubblico.
TERMINI CHIAVE
Documento: qualsiasi contenuto informativo, a prescindere dal suo supporto (testo su supporto cartaceo o elettronico, registrazione sonora, visiva o audiovisiva) elaborato o posseduto dalla BCE e relativo alle proprie politiche, attività o decisioni.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione 2004/258/CE della Banca centrale europea, del 4 marzo 2004, relativa all’accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea (BCE/2004/3) (GU L 80 del 18.3.2004, pag. 42).
Le modifiche successive alla decisione 2004/258/CE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Parte prima: Principi — Titolo II: Disposizioni di applicazione generale — Articolo 15 (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 54).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Protocollo (n. 4) sullo statuto del sistema europeo di banche centrali e della banca centrale europea (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 230).
Regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi (GU L 287 del 29.10.2013, pag. 63).
Decisione 2004/257/CE della Banca centrale europea, del 19 febbraio 2004, che adotta il regolamento interno della Banca centrale europea (BCE/2004/2) (GU L 80 del 18.3.2004, pag. 33).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all’accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43).
Si veda la versione consolidata. | 2004/258/CE: Decisione della Banca centrale europea, del 4 marzo 2004, relativa all'accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea (BCE/2004/3)
Gazzetta ufficiale n. L 080 del 18/03/2004 pag. 0042 - 0044
Decisione della Banca centrale europeadel 4 marzo 2004relativa all'accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea(BCE/2004/3)(2004/258/CE)IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA,visto lo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea ed in particolare l'articolo 12.3,visto il regolamento interno della Banca centrale europea(1), ed in particolare l'articolo 23,considerando quanto segue:(1) L'articolo 1, secondo comma del trattato sull'Unione europea sancisce il concetto di trasparenza, secondo il quale il trattato segna una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più stretta tra i popoli dell'Europa, in cui le decisioni siano prese nel modo più trasparente possibile e il più vicino possibile ai cittadini. Questa politica di trasparenza accresce la legittimità, l'efficienza e la responsabilità dell'amministrazione, contribuendo in tal modo a rafforzare i principi di democrazia.(2) Nella Dichiarazione comune(2) riguardante il regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione(3), il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione chiedono alle altre istituzioni ed organi comunitari di adottare norme interne relative all'accesso del pubblico ai documenti, che tengano conto dei principi e dei limiti stabiliti dal regolamento. Il regime relativo all'accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea stabilito dalla decisione BCE/1998/12, del 3 novembre 1998, relativa all'accesso del pubblico ai documenti e agli archivi della Banca centrale europea(4), dovrebbe essere rivisto di conseguenza.(3) Un accesso più ampio ai documenti della BCE dovrebbe essere garantito, preservando nel contempo sia l'indipendenza della BCE e delle banche centrali nazionali (BCN) prevista dall'articolo 108 del trattato e dall'articolo 7 dello statuto, sia la riservatezza di talune materie proprie dell'espletamento delle funzioni della BCE. Per tutelare l'efficacia del processo decisionale, comprese le consultazioni e le attività preparatorie interne, le riunioni degli organi decisionali della BCE sono riservate, a meno che l'organo competente decida di rendere pubblico il risultato delle loro delibere.(4) Tuttavia, taluni interessi pubblici e privati dovrebbero essere tutelati mediante eccezioni. Inoltre, la BCE ha l'esigenza di proteggere l'integrità delle banconote in euro come mezzo di pagamento, comprese, tra l'altro, le caratteristiche di sicurezza contro la contraffazione, le specifiche tecniche per la produzione, la sicurezza fisica delle scorte e il trasporto delle banconote in euro.(5) Quando le BCN gestiscono richieste di documenti della BCE che sono in loro possesso, devono consultare la BCE per assicurare la piena applicazione della presente decisione, a meno che sia chiaro se il documento possa o meno essere divulgato.(6) Per ottenere una maggiore trasparenza, la BCE dovrebbe garantire l'accesso non solo ai documenti da essa elaborati, ma anche a documenti da essa ricevuti pur preservando nel contempo il diritto dei terzi interessati a esprimere la propria posizione in merito all'accesso ai documenti da essi provenienti.(7) Per garantire il rispetto della buona prassi amministrativa, la BCE dovrebbe applicare un procedimento in due fasi,DECIDE:Articolo 1ObiettivoL'obiettivo della presente decisione è di definire le condizioni e le limitazioni in base alle quali la BCE dà al pubblico accesso ai documenti della BCE e promuove una buona prassi amministrativa sull'accesso del pubblico a tali documenti.Articolo 2Destinatari e campo di applicazione1. Qualsiasi cittadino dell'Unione e qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro ha un diritto d'accesso ai documenti della BCE, secondo le condizioni e le limitazioni definite nella presente decisione.2. Secondo le stesse condizioni e limitazioni, la BCE può concedere l'accesso ai documenti a qualsiasi persona fisica o giuridica che non risieda o non abbia la sede sociale in uno Stato membro.3. La presente decisione non pregiudica i diritti di accesso del pubblico a documenti in possesso della BCE che possono derivare da strumenti di diritto internazionale o da atti volti a dar loro esecuzione.Articolo 3DefinizioniAi fini della presente decisione, si intende per:a) "documento" e "documento della BCE", qualsiasi contenuto informativo, a prescindere dal suo supporto (testo su supporto cartaceo o elettronico, registrazione sonora, visiva o audiovisiva) elaborato o posseduto dalla BCE e relativo alle proprie politiche, attività o decisioni, come anche documenti provenienti dall'Istituto monetario europeo (IME) e dal Comitato dei governatori delle banche centrali degli Stati membri della Comunità economica europea (Comitato dei governatori);b) "terzo", qualsiasi persona fisica o giuridica, o qualsiasi entità esterna alla BCE.Articolo 4Eccezioni1. La BCE rifiuta l'accesso a un documento la cui divulgazione arrechi pregiudizio alla tutela di quanto segue:a) L'interesse pubblico, in ordine:- alla riservatezza delle riunioni degli organi decisionali della BCE,- alla politica finanziaria, monetaria o economica della Comunità o di uno Stato membro,- alla contabilità della BCE o delle BCN,- alla tutela dell'integrità delle banconote in euro,- alla sicurezza pubblica,- alle relazioni finanziarie, monetarie o economiche internazionali;b) la vita privata e l'integrità dell'individuo, in particolare nel rispetto della legislazione comunitaria sulla protezione dei dati personali;c) la riservatezza delle informazioni, tutelata come tale dal diritto comunitario.2. La BCE rifiuta l'accesso a un documento la cui divulgazione arrechi pregiudizio alla tutela di quanto segue:- gli interessi commerciali di una persona fisica o giuridica, ivi compresa la proprietà intellettuale,- i procedimenti giudiziari e la consulenza legale,- gli obiettivi delle attività ispettive, di indagine e di revisione contabile,a meno che vi sia un interesse pubblico prevalente alla divulgazione.3. L'accesso a un documento contenente pareri per uso interno, facenti parte di deliberazioni e consultazioni preliminari in seno alla BCE o con le BCN, viene rifiutato anche una volta adottata la decisione, a meno che vi sia un interesse pubblico prevalente alla divulgazione.4. Per quanto concerne i documenti di terzi, la BCE consulta il terzo interessato al fine di valutare se sia applicabile una delle eccezioni di cui al presente articolo, a meno che sia chiaro che il documento debba o non debba essere divulgato.5. Se solo alcune parti del documento richiesto sono interessate da una delle eccezioni, le parti restanti del documento sono divulgate.6. Le eccezioni di cui al presente articolo si applicano unicamente al periodo nel quale la protezione è giustificata sulla base del contenuto del documento. Le eccezioni sono applicabili per un periodo massimo di 30 anni salvo che sia espressamente disposto altrimenti dal Consiglio direttivo della BCE. Nel caso di documenti coperti dalle eccezioni relative alla vita privata o agli interessi commerciali, le eccezioni possono continuare a essere applicate anche dopo tale periodo.Articolo 5Documenti detenuti dalle BCNI documenti in possesso di una BCN redatti dalla BCE così come documenti derivanti dall'IME o dal Comitato dei governatori possono essere divulgati dalla BCN solo previa consultazione della BCE in merito all'ambito di applicazione dell'accesso, a meno che sia chiaro che il documento debba o non debba essere divulgato.In alternativa, la BCN può deferire alla BCE la domanda di accesso.Articolo 6Domande d'accesso1. La domanda di accesso a un documento è presentata alla BCE(5) in qualsiasi forma scritta, anche elettronica, in una delle lingue ufficiali dell'Unione e formulata in modo sufficientemente preciso per consentire alla BCE di identificare il documento in oggetto. Il richiedente non è tenuto a motivare la domanda.2. Qualora una domanda non sia sufficientemente precisa, la BCE può chiedere al richiedente di chiarirla e assisterlo in tale compito.3. Nel caso di una domanda relativa a un documento molto voluminoso o a un numero elevato di documenti, la BCE può contattare informalmente il richiedente al fine di trovare una soluzione equa.Articolo 7Esame delle domande iniziali1. Le domande di accesso ai documenti sono trattate prontamente. Al richiedente viene inviato un avviso di ricevimento. Entro 20 giorni lavorativi dal ricevimento della domanda oppure dal ricevimento dei chiarimenti richiesti ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 2, il Direttore generale del Segretariato e Servizi Linguistici della BCE concede l'accesso al documento richiesto e fornisce l'accesso ai sensi dell'articolo 9, oppure, con risposta scritta, motiva il rifiuto totale o parziale e informa il richiedente del suo diritto di presentare una domanda di conferma ai sensi del paragrafo 2 del presente articolo.2. Nel caso di un rifiuto totale o parziale, il richiedente può, entro 20 giorni lavorativi dal ricevimento della risposta della BCE, presentare una domanda di conferma chiedendo al Comitato esecutivo della BCE di riconsiderare la posizione di quest'ultima. Inoltre, in assenza di risposta della BCE entro il termine di 20 giorni lavorativi previsto per il trattamento delle domande iniziali, il richiedente ha facoltà di presentare una domanda di conferma.3. In casi eccezionali, per esempio nel caso di una domanda relativa a documenti molto voluminosi o a un elevato numero di documenti, o se viene richiesta la consultazione di un terzo, la BCE può prorogare il termine di cui al paragrafo 1 di ulteriori 20 giorni lavorativi, purché il richiedente ne sia previamente informato mediante comunicazione motivata in modo dettagliato.4. Il paragrafo 1 non si applica in caso di domande eccessive o irragionevoli, in particolare se si tratta di domande di natura ripetitiva.Articolo 8Trattamento delle domande di conferma1. Le domande di conferma sono trattate prontamente. Entro 20 giorni lavorativi dal loro ricevimento, il Comitato esecutivo o concede l'accesso ai documenti richiesti come previsto nell'articolo 9 o ne motiva per iscritto il rifiuto totale o parziale. In caso di rifiuto totale o parziale, la BCE è tenuta a informare il richiedente dei mezzi di cui questi dispone ai sensi degli articoli 230 e 195 del trattato.2. In casi eccezionali, per esempio nel caso di una domanda relativa a documenti molto voluminosi o a un numero elevato di documenti, la BCE può prorogare il termine di cui al paragrafo 1 di ulteriori 20 giorni lavorativi, purché il richiedente ne sia previamente informato mediante comunicazione motivata in modo dettagliato.3. In assenza di risposta nei termini da parte della BCE, la domanda s'intende respinta e il richiedente ha il diritto di ricorrere in giudizio e/o presentare una denuncia al Mediatore europeo a norma, rispettivamente, degli articoli 230 e 195 del trattato.Articolo 9Accesso a seguito di una domanda1. I richiedenti possono consultare i documenti ai quali la BCE ha fornito loro l'accesso o presso i locali della stessa, oppure tramite rilascio di una copia, ivi compresa, se disponibile, una copia elettronica. Il costo della produzione e dell'invio delle copie può essere posto a carico del richiedente. Tale onere non supera il costo effettivo della produzione e dell'invio delle copie. La consultazione in loco, la riproduzione di meno di 20 pagine di formato A4 e l'accesso diretto sotto forma elettronica sono gratuiti.2. Se un documento è già stato divulgato dalla BCE ed è facilmente accessibile, la BCE può soddisfare l'obbligo di concedere l'accesso ad esso informando il richiedente in merito alle modalità con cui ottenere il documento richiesto.3. I documenti vengono forniti in una versione e in un formato già esistenti (compreso quello elettronico o un formato alternativo) come richiesto dal richiedente.Articolo 10Riproduzione di documenti1. I documenti divulgati in conformità alla presente decisione non devono essere riprodotti o sfruttati per scopi commerciali senza la preventiva autorizzazione specifica della BCE. La BCE può rifiutare tale autorizzazione senza obbligo di motivazione.2. La presente decisione non pregiudica le disposizioni esistenti in materia di diritto d'autore che possono limitare il diritto di terzi di riprodurre o sfruttare i documenti divulgati.Articolo 11Disposizioni finaliLa presente decisione entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.La decisione BCE/1998/12 è abrogata.Fatto a Francoforte sul Meno, il 4 marzo 2004.Il Presidente della BCEJean-Claude Trichet(1) Decisione BCE/2004/2, del 19 febbraio 2004, che adotta il regolamento interno della Banca centrale europea. Cfr. pagina 33 della presente Gazzetta ufficiale.(2) GU L 173 del 27.6.2001, pag. 5.(3) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.(4) GU L 110 del 28.4.1999, pag. 30.(5) Indirizzata a Banca centrale europea, Divisione segretariato, Kaiserstrasse 29, D-60311 Francoforte sul Meno. Fax: + 49 (69) 1344 6170. Posta elettronica: ecb.secretariat@ecb.int.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | 2004/258/CE: Decisione della Banca centrale europea, del 4 marzo 2004, relativa all'accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea (BCE/2004/3)
Gazzetta ufficiale n. L 080 del 18/03/2004 pag. 0042 - 0044
Decisione della Banca centrale europeadel 4 marzo 2004relativa all'accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea(BCE/2004/3)(2004/258/CE)IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA,visto lo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea ed in particolare l'articolo 12.3,visto il regolamento interno della Banca centrale europea(1), ed in particolare l'articolo 23,considerando quanto segue:(1) L'articolo 1, secondo comma del trattato sull'Unione europea sancisce il concetto di trasparenza, secondo il quale il trattato segna una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più stretta tra i popoli dell'Europa, in cui le decisioni siano prese nel modo più trasparente possibile e il più vicino possibile ai cittadini. Questa politica di trasparenza accresce la legittimità, l'efficienza e la responsabilità dell'amministrazione, contribuendo in tal modo a rafforzare i principi di democrazia.(2) Nella Dichiarazione comune(2) riguardante il regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione(3), il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione chiedono alle altre istituzioni ed organi comunitari di adottare norme interne relative all'accesso del pubblico ai documenti, che tengano conto dei principi e dei limiti stabiliti dal regolamento. Il regime relativo all'accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea stabilito dalla decisione BCE/1998/12, del 3 novembre 1998, relativa all'accesso del pubblico ai documenti e agli archivi della Banca centrale europea(4), dovrebbe essere rivisto di conseguenza.(3) Un accesso più ampio ai documenti della BCE dovrebbe essere garantito, preservando nel contempo sia l'indipendenza della BCE e delle banche centrali nazionali (BCN) prevista dall'articolo 108 del trattato e dall'articolo 7 dello statuto, sia la riservatezza di talune materie proprie dell'espletamento delle funzioni della BCE. Per tutelare l'efficacia del processo decisionale, comprese le consultazioni e le attività preparatorie interne, le riunioni degli organi decisionali della BCE sono riservate, a meno che l'organo competente decida di rendere pubblico il risultato delle loro delibere.(4) Tuttavia, taluni interessi pubblici e privati dovrebbero essere tutelati mediante eccezioni. Inoltre, la BCE ha l'esigenza di proteggere l'integrità delle banconote in euro come mezzo di pagamento, comprese, tra l'altro, le caratteristiche di sicurezza contro la contraffazione, le specifiche tecniche per la produzione, la sicurezza fisica delle scorte e il trasporto delle banconote in euro.(5) Quando le BCN gestiscono richieste di documenti della BCE che sono in loro possesso, devono consultare la BCE per assicurare la piena applicazione della presente decisione, a meno che sia chiaro se il documento possa o meno essere divulgato.(6) Per ottenere una maggiore trasparenza, la BCE dovrebbe garantire l'accesso non solo ai documenti da essa elaborati, ma anche a documenti da essa ricevuti pur preservando nel contempo il diritto dei terzi interessati a esprimere la propria posizione in merito all'accesso ai documenti da essi provenienti.(7) Per garantire il rispetto della buona prassi amministrativa, la BCE dovrebbe applicare un procedimento in due fasi,DECIDE:Articolo 1ObiettivoL'obiettivo della presente decisione è di definire le condizioni e le limitazioni in base alle quali la BCE dà al pubblico accesso ai documenti della BCE e promuove una buona prassi amministrativa sull'accesso del pubblico a tali documenti.Articolo 2Destinatari e campo di applicazione1. Qualsiasi cittadino dell'Unione e qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro ha un diritto d'accesso ai documenti della BCE, secondo le condizioni e le limitazioni definite nella presente decisione.2. Secondo le stesse condizioni e limitazioni, la BCE può concedere l'accesso ai documenti a qualsiasi persona fisica o giuridica che non risieda o non abbia la sede sociale in uno Stato membro.3. La presente decisione non pregiudica i diritti di accesso del pubblico a documenti in possesso della BCE che possono derivare da strumenti di diritto internazionale o da atti volti a dar loro esecuzione.Articolo 3DefinizioniAi fini della presente decisione, si intende per:a) "documento" e "documento della BCE", qualsiasi contenuto informativo, a prescindere dal suo supporto (testo su supporto cartaceo o elettronico, registrazione sonora, visiva o audiovisiva) elaborato o posseduto dalla BCE e relativo alle proprie politiche, attività o decisioni, come anche documenti provenienti dall'Istituto monetario europeo (IME) e dal Comitato dei governatori delle banche centrali degli Stati membri della Comunità economica europea (Comitato dei governatori);b) "terzo", qualsiasi persona fisica o giuridica, o qualsiasi entità esterna alla BCE.Articolo 4Eccezioni1. La BCE rifiuta l'accesso a un documento la cui divulgazione arrechi pregiudizio alla tutela di quanto segue:a) L'interesse pubblico, in ordine:- alla riservatezza delle riunioni degli organi decisionali della BCE,- alla politica finanziaria, monetaria o economica della Comunità o di uno Stato membro,- alla contabilità della BCE o delle BCN,- alla tutela dell'integrità delle banconote in euro,- alla sicurezza pubblica,- alle relazioni finanziarie, monetarie o economiche internazionali;b) la vita privata e l'integrità dell'individuo, in particolare nel rispetto della legislazione comunitaria sulla protezione dei dati personali;c) la riservatezza delle informazioni, tutelata come tale dal diritto comunitario.2. La BCE rifiuta l'accesso a un documento la cui divulgazione arrechi pregiudizio alla tutela di quanto segue:- gli interessi commerciali di una persona fisica o giuridica, ivi compresa la proprietà intellettuale,- i procedimenti giudiziari e la consulenza legale,- gli obiettivi delle attività ispettive, di indagine e di revisione contabile,a meno che vi sia un interesse pubblico prevalente alla divulgazione.3. L'accesso a un documento contenente pareri per uso interno, facenti parte di deliberazioni e consultazioni preliminari in seno alla BCE o con le BCN, viene rifiutato anche una volta adottata la decisione, a meno che vi sia un interesse pubblico prevalente alla divulgazione.4. Per quanto concerne i documenti di terzi, la BCE consulta il terzo interessato al fine di valutare se sia applicabile una delle eccezioni di cui al presente articolo, a meno che sia chiaro che il documento debba o non debba essere divulgato.5. Se solo alcune parti del documento richiesto sono interessate da una delle eccezioni, le parti restanti del documento sono divulgate.6. Le eccezioni di cui al presente articolo si applicano unicamente al periodo nel quale la protezione è giustificata sulla base del contenuto del documento. Le eccezioni sono applicabili per un periodo massimo di 30 anni salvo che sia espressamente disposto altrimenti dal Consiglio direttivo della BCE. Nel caso di documenti coperti dalle eccezioni relative alla vita privata o agli interessi commerciali, le eccezioni possono continuare a essere applicate anche dopo tale periodo.Articolo 5Documenti detenuti dalle BCNI documenti in possesso di una BCN redatti dalla BCE così come documenti derivanti dall'IME o dal Comitato dei governatori possono essere divulgati dalla BCN solo previa consultazione della BCE in merito all'ambito di applicazione dell'accesso, a meno che sia chiaro che il documento debba o non debba essere divulgato.In alternativa, la BCN può deferire alla BCE la domanda di accesso.Articolo 6Domande d'accesso1. La domanda di accesso a un documento è presentata alla BCE(5) in qualsiasi forma scritta, anche elettronica, in una delle lingue ufficiali dell'Unione e formulata in modo sufficientemente preciso per consentire alla BCE di identificare il documento in oggetto. Il richiedente non è tenuto a motivare la domanda.2. Qualora una domanda non sia sufficientemente precisa, la BCE può chiedere al richiedente di chiarirla e assisterlo in tale compito.3. Nel caso di una domanda relativa a un documento molto voluminoso o a un numero elevato di documenti, la BCE può contattare informalmente il richiedente al fine di trovare una soluzione equa.Articolo 7Esame delle domande iniziali1. Le domande di accesso ai documenti sono trattate prontamente. Al richiedente viene inviato un avviso di ricevimento. Entro 20 giorni lavorativi dal ricevimento della domanda oppure dal ricevimento dei chiarimenti richiesti ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 2, il Direttore generale del Segretariato e Servizi Linguistici della BCE concede l'accesso al documento richiesto e fornisce l'accesso ai sensi dell'articolo 9, oppure, con risposta scritta, motiva il rifiuto totale o parziale e informa il richiedente del suo diritto di presentare una domanda di conferma ai sensi del paragrafo 2 del presente articolo.2. Nel caso di un rifiuto totale o parziale, il richiedente può, entro 20 giorni lavorativi dal ricevimento della risposta della BCE, presentare una domanda di conferma chiedendo al Comitato esecutivo della BCE di riconsiderare la posizione di quest'ultima. Inoltre, in assenza di risposta della BCE entro il termine di 20 giorni lavorativi previsto per il trattamento delle domande iniziali, il richiedente ha facoltà di presentare una domanda di conferma.3. In casi eccezionali, per esempio nel caso di una domanda relativa a documenti molto voluminosi o a un elevato numero di documenti, o se viene richiesta la consultazione di un terzo, la BCE può prorogare il termine di cui al paragrafo 1 di ulteriori 20 giorni lavorativi, purché il richiedente ne sia previamente informato mediante comunicazione motivata in modo dettagliato.4. Il paragrafo 1 non si applica in caso di domande eccessive o irragionevoli, in particolare se si tratta di domande di natura ripetitiva.Articolo 8Trattamento delle domande di conferma1. Le domande di conferma sono trattate prontamente. Entro 20 giorni lavorativi dal loro ricevimento, il Comitato esecutivo o concede l'accesso ai documenti richiesti come previsto nell'articolo 9 o ne motiva per iscritto il rifiuto totale o parziale. In caso di rifiuto totale o parziale, la BCE è tenuta a informare il richiedente dei mezzi di cui questi dispone ai sensi degli articoli 230 e 195 del trattato.2. In casi eccezionali, per esempio nel caso di una domanda relativa a documenti molto voluminosi o a un numero elevato di documenti, la BCE può prorogare il termine di cui al paragrafo 1 di ulteriori 20 giorni lavorativi, purché il richiedente ne sia previamente informato mediante comunicazione motivata in modo dettagliato.3. In assenza di risposta nei termini da parte della BCE, la domanda s'intende respinta e il richiedente ha il diritto di ricorrere in giudizio e/o presentare una denuncia al Mediatore europeo a norma, rispettivamente, degli articoli 230 e 195 del trattato.Articolo 9Accesso a seguito di una domanda1. I richiedenti possono consultare i documenti ai quali la BCE ha fornito loro l'accesso o presso i locali della stessa, oppure tramite rilascio di una copia, ivi compresa, se disponibile, una copia elettronica. Il costo della produzione e dell'invio delle copie può essere posto a carico del richiedente. Tale onere non supera il costo effettivo della produzione e dell'invio delle copie. La consultazione in loco, la riproduzione di meno di 20 pagine di formato A4 e l'accesso diretto sotto forma elettronica sono gratuiti.2. Se un documento è già stato divulgato dalla BCE ed è facilmente accessibile, la BCE può soddisfare l'obbligo di concedere l'accesso ad esso informando il richiedente in merito alle modalità con cui ottenere il documento richiesto.3. I documenti vengono forniti in una versione e in un formato già esistenti (compreso quello elettronico o un formato alternativo) come richiesto dal richiedente.Articolo 10Riproduzione di documenti1. I documenti divulgati in conformità alla presente decisione non devono essere riprodotti o sfruttati per scopi commerciali senza la preventiva autorizzazione specifica della BCE. La BCE può rifiutare tale autorizzazione senza obbligo di motivazione.2. La presente decisione non pregiudica le disposizioni esistenti in materia di diritto d'autore che possono limitare il diritto di terzi di riprodurre o sfruttare i documenti divulgati.Articolo 11Disposizioni finaliLa presente decisione entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.La decisione BCE/1998/12 è abrogata.Fatto a Francoforte sul Meno, il 4 marzo 2004.Il Presidente della BCEJean-Claude Trichet(1) Decisione BCE/2004/2, del 19 febbraio 2004, che adotta il regolamento interno della Banca centrale europea. Cfr. pagina 33 della presente Gazzetta ufficiale.(2) GU L 173 del 27.6.2001, pag. 5.(3) GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43.(4) GU L 110 del 28.4.1999, pag. 30.(5) Indirizzata a Banca centrale europea, Divisione segretariato, Kaiserstrasse 29, D-60311 Francoforte sul Meno. Fax: + 49 (69) 1344 6170. Posta elettronica: ecb.secretariat@ecb.int.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Essa stabilisce le condizioni e le limitazioni in base alle quali la Banca centrale europea (BCE) fornisce al pubblico l’accesso ai propri documenti.
PUNTI CHIAVE
Qualsiasi cittadino e cittadina dell’Unione europea (Unione) e qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro dell’Unione ha il diritto d’accesso ai documenti* della BCE, secondo determinate condizioni e limitazioni.
Inoltre, secondo le stesse condizioni e limitazioni, la BCE può concedere l’accesso ai propri documenti a qualsiasi persona fisica o giuridica che non risieda o non abbia la sede sociale in uno Stato membro.
La BCE rifiuta l’accesso a un documento la cui divulgazione rischi di compromettere la tutela di quanto segue:l’interesse pubblico, in particolarela riservatezza delle riunioni degli organi decisionali della BCE;la politica finanziaria, monetaria o economica dell’Unione o di uno Stato membro;la contabilità della BCE o delle banche centrali nazionali;la tutela dell’integrità delle banconote in euro;la sicurezza pubblica;le relazioni finanziarie, monetarie o economiche internazionali;la stabilità dell’Unione o del sistema finanziario di uno Stato membro;la vigilanza prudenziale degli enti creditizi e di altre istituzioni finanziarie da parte dell’Unione o di uno Stato membro;le ispezioni prudenziali;la solidità e la sicurezza delle infrastrutture del mercato finanziario, dei regimi di pagamento o dei prestatori di servizi di pagamento; la vita privata e l’integrità personali; la riservatezza delle informazioni, tutelata ai sensi del diritto dell’Unione.Inoltre, la BCE rifiuta l’accesso a un documento, a meno che non sussista un interesse pubblico prevalente, qualora la divulgazione rischi di compromettere:gli interessi commerciali di una persona fisica o giuridica, ivi compresa la proprietà intellettuale; le procedure giurisdizionali e la consulenza legale; le attività ispettive, di indagine e di revisione contabile.Se solo alcune parti del documento richiesto sono interessate da una delle eccezioni, le parti restanti del documento sono divulgate.
I motivi di rifiuto dell’accesso si applicano unicamente al periodo durante il quale la protezione è giustificata sulla base del contenuto del documento, e per un periodo massimo di 30 anni, salvo decisione diversa del Consiglio direttivo della BCE.
Le banche centrali nazionali in possesso di un documento della BCE la consultano, o richiedono alla stessa di gestire la domanda, prima di concederne l’accesso.
Le domande di accesso a un documento della BCE devono essere inviate alla stessa in qualsiasi forma scritta in una delle lingue ufficiali dell’Unione e devono essere formulate in modo sufficientemente preciso per consentire alla BCE di identificare il documento in oggetto. Non è necessaria alcuna motivazione.
Qualora una domanda non sia chiara o si riferisca a un documento molto voluminoso o a più documenti distinti, la BCE chiede al richiedente di fornire ulteriori informazioni.
La BCE adotta una decisione in merito all’accesso ai propri documenti entro 20 giorni lavorativi. Essa può concedere l’accesso richiesto al documento o rifiutarlo parzialmente o totalmente. Nel caso di un rifiuto, il richiedente può, entro 20 giorni lavorativi dalla ricezione della risposta della BCE, chiedere al Comitato esecutivo della stessa di rivedere la sua posizione, presentando una domanda di conferma. I richiedenti respinti possono adire il Mediatore europeo o la Corte di giustizia dell’Unione europea.
I richiedenti possono consultare i documenti ai quali la BCE ha fornito loro l’accesso presso le sedi della stessa oppure tramite rilascio di una copia o la ricezione di informazioni sulle modalità per ottenere facilmente il documento richiesto.
Abrogazione
La decisione abroga la decisione BCE/1998/12.
A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICA LA DECISIONE?
È in vigore dal 19 marzo 2004.
CONTESTO
Il trattato sull’Unione europea inserisce il principio di trasparenza all’articolo 1, allo scopo di rafforzare la legittimità, l’efficacia e la responsabilità dell’Unione. Nel 2001 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno adottato una normativa sull’accesso del pubblico ai documenti [regolamento (CE) n. 1049/2001 (si veda la sintesi)].
La fornitura dell’acceso ai documenti è un elemento essenziale della politica di trasparenza della BCE. In linea con l’impegno all’apertura e alla trasparenza assunto dalla BCE e al fine di consentire e agevolare la ricerca, la BCE ha creato un registro pubblico dei documenti che contiene i documenti già divulgati dalla BCE e i documenti divulgati in risposta a domande di accesso da parte del pubblico.
TERMINI CHIAVE
Documento: qualsiasi contenuto informativo, a prescindere dal suo supporto (testo su supporto cartaceo o elettronico, registrazione sonora, visiva o audiovisiva) elaborato o posseduto dalla BCE e relativo alle proprie politiche, attività o decisioni.
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione 2004/258/CE della Banca centrale europea, del 4 marzo 2004, relativa all’accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea (BCE/2004/3) (GU L 80 del 18.3.2004, pag. 42).
Le modifiche successive alla decisione 2004/258/CE sono state incorporate nel testo originale. La versione consolidata ha esclusivamente valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Parte prima: Principi — Titolo II: Disposizioni di applicazione generale — Articolo 15 (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 54).
Versione consolidata del trattato sul funzionamento dell’Unione europea — Protocollo (n. 4) sullo statuto del sistema europeo di banche centrali e della banca centrale europea (GU C 202 del 7.6.2016, pag. 230).
Regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi (GU L 287 del 29.10.2013, pag. 63).
Decisione 2004/257/CE della Banca centrale europea, del 19 febbraio 2004, che adotta il regolamento interno della Banca centrale europea (BCE/2004/2) (GU L 80 del 18.3.2004, pag. 33).
Si veda la versione consolidata.
Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all’accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (GU L 145 del 31.5.2001, pag. 43).
Si veda la versione consolidata. |
Banca centrale europea — regolamento interno
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Esso completa il trattato sul funzionamento dell’Unione europea e lo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, fornendo ulteriori dettagli sul funzionamento degli organi decisionali della BCE:Il consiglio direttivo; il comitato esecutivo; e il consiglio generale.
PUNTI CHIAVE
Il consiglio direttivoIl consiglio direttivo è composto da:i sei membri del comitato esecutivo; ei governatori delle banche centrali dei paesi dell’eurozona. Il consiglio direttivo si riunisce due volte al mese. Le riunioni possono essere convocate anche dal presidente su richiesta di almeno tre dei suoi membri. La partecipazione è limitata ai membri, al presidente del Consiglio europeo e a un membro della Commissione europea. Ogni governatore può venire accompagnato da una sola persona. Affinché il consiglio direttivo possa validamente votare, è necessario il raggiungimento di un quorum pari ai due terzi dei suoi membri. Il presidente può avviare una votazione a scrutinio segreto in seno al consiglio direttivo su richiesta di almeno tre dei suoi membri. Le decisioni possono essere prese mediante procedura scritta, salvo obiezione di almeno tre membri. Il consiglio direttivo può costituire e sciogliere comitati per facilitare il lavoro degli organi decisionali della BCE. Il consiglio direttivo adotta regolamenti, linee guida, decisioni raccomandazioni e opinioni della BCE. Ha facoltà di delegare alcuni poteri al comitato esecutivo per attuare i regolamenti e le linee guida. Il comitato esecutivoIl comitato esecutivo adotta le istruzioni della BCE. In talune circostanze, può adottare anche decisioni, raccomandazioni e pareri. Il comitato esecutivo decide su numero, nome e rispettive competenze di ciascuna delle unità di operative della BCE. Il comitato esecutivo si consulta con il consiglio direttivo su tali decisioni, che sono rese pubbliche. Il consiglio generaleIl consiglio generale può presentare osservazioni al Consiglio direttivo su alcune questioni, tra cui le raccomandazioni in materia di statistiche, le condizioni di impiego per il personale e la relazione annuale. La decisione 2004/257/CE è stata modificata più volte:La decisione 2009/328/CE ha introdotto un sistema di rotazione in forza del quale i governatori delle banche centrali ricevono a turno il diritto di voto nel consiglio direttivo. La decisione 2014/179/UE impone al consiglio direttivo di adottare e tenere aggiornato un codice di condotta per i suoi membri e i membri supplenti, e di istituire un comitato di controllo ad alto livello per rafforzare i livelli di controllo esterni e interni, consolidando in questo modo la governance interna della BCE. La decisione (UE) 2015/716 allinea la decisione con il regolamento (UE) 1024/2013 che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi. La decisione chiarisce le situazioni in cui decisioni possono essere prese mediante procedura scritta. La decisione (UE) 2016/1717 riguarda atti legali quali gli indirizzi e le istruzioni della Banca centrale europea (BCE) e come devono venire notificati alle banche centrali e alle autorità nazionali. le decisioni della BCE aventi per destinatari soggetti vigilati o enti che hanno presentato richiesta di autorizzazione all’accesso all’attività di ente creditizio, e decisioni che irrogano sanzioni nei confronti di terzi dovranno ora essere firmate dal segretario del consiglio direttivo (invece che dal presidente della BCE con i destinatari) per accertarne la conformità con le decisioni del consiglio direttivo.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DECISIONE?
È entrata in vigore il 19 febbraio 2004.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Regolamenti interni (Banca centrale europea)
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione 2004/257/CE della Banca centrale europea, del 19 febbraio 2004, che adotta il regolamento interno della Banca centrale europea (BCE/2004/2) (GU L 80 del 18.3.2004, pag. 33).
Le modifiche successive alla decisione 2004/257/CE sono state incorporate nel testo originario. La versione consolidata ha unicamente un valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (UE) 2015/529 della Banca centrale europea, del 21 gennaio 2015, che modifica la decisione BCE/2004/3 relativa all’accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea (BCE/2015/1) (GU L 84 del 28.3.2015, pag. 64).
Regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi (GU L 287 del 29.10.2013, pag 63).
Decisione 2004/258/CE della Banca centrale europea, del 4 marzo 2004, relativa all’accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea (BCE/2004/3) (GU L 80 del 18.3.2004, pag. 42).
Cfr. la versione consolidata. | 2004/257/CE: Decisione della Banca centrale europea, del 19 febbraio 2004, che adotta il regolamento interno della Banca centrale europea (BCE/2004/2)
Gazzetta ufficiale n. L 080 del 18/03/2004 pag. 0033 - 0041
Decisione della Banca centrale europeadel 19 febbraio 2004che adotta il regolamento interno della Banca centrale europea(BCE/2004/2)(2004/257/CE)IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA,visto lo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, in particolare l'articolo 12.3,DECIDE:Articolo unicoIl regolamento interno della Banca centrale europea, modificato il 22 aprile 1999, come ulteriormente modificato dalla decisione BCE/1999/6, del 7 ottobre 1999, recante modifiche al regolamento interno della Banca centrale europea(1), è sostituito dal testo seguente, che entrerà in vigore il 1o marzo 2004.REGOLAMENTO INTERNO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEACAPITOLO PRELIMINAREArticolo 1DefinizioniIl presente regolamento interno è complementare al trattato che istituisce la Comunità europea e allo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea. I termini contenuti nel presente regolamento interno hanno il medesimo significato di quelli contenuti nel trattato e nello statuto. Per "Eurosistema" si intende la Banca centrale europea (BCE) e le banche centrali nazionali degli Stati membri la cui moneta è l'euro.CAPITOLO I IL CONSIGLIO DIRETTIVOArticolo 2Data e luogo di riunione del consiglio direttivo2.1. Il consiglio direttivo decide le date delle proprie riunioni su proposta del presidente. In linea di principio, il consiglio direttivo si riunisce regolarmente in base a un programma che esso stesso stabilisce con debito anticipo rispetto all'inizio di ogni anno solare.2.2. Il presidente convoca una riunione del consiglio direttivo su richiesta di almeno tre dei suoi membri.2.3. Il presidente può inoltre convocare riunioni del consiglio direttivo ogniqualvolta lo ritenga necessario.2.4. Il consiglio direttivo tiene di norma le proprie riunioni nei locali della BCE.2.5. Le riunioni possono essere tenute anche in teleconferenza, salvo obiezione di almeno tre governatori.Articolo 3Partecipazione alle riunioni del consiglio direttivo3.1. Salvo quanto qui disposto, la partecipazione alle riunioni del consiglio direttivo è limitata ai propri membri, al presidente del Consiglio dell'Unione europea e a un membro della Commissione delle Comunità europee.3.2. Ciascun governatore può normalmente essere accompagnato da una persona.3.3. Qualora un membro del consiglio direttivo non sia in grado di partecipare, esso ha la facoltà di nominare per iscritto un supplente, fatto salvo l'articolo 4. Tale comunicazione scritta è inviata al presidente con debito anticipo rispetto alla riunione. Tale supplente può normalmente essere accompagnato da una persona.3.4. Il presidente nomina un membro del personale della BCE quale segretario. Quest'ultimo assiste il comitato esecutivo nella preparazione delle riunioni del consiglio direttivo e ne redige i verbali.3.5. Il consiglio direttivo potrà inoltre invitare altre persone a partecipare alle proprie riunioni, ove lo ritenga opportuno.Articolo 4Votazione4.1. Affinché il consiglio direttivo possa validamente votare, è necessario il raggiungimento di un quorum pari ai due terzi dei suoi membri. Qualora il quorum non venga raggiunto, il presidente può convocare una riunione straordinaria nella quale possono essere prese decisioni a prescindere dal quorum.4.2. Il consiglio direttivo procede alla votazione su richiesta del presidente. Il presidente dà inizio alla procedura di votazione anche su richiesta di un membro del consiglio direttivo.4.3. Le astensioni non impediscono l'adozione da parte del consiglio direttivo di decisioni di cui all'articolo 41.2 dello statuto.4.4. Se un membro del consiglio direttivo è impossibilitato a votare per un periodo di tempo prolungato (ad esempio superiore a un mese), esso avrà la facoltà di nominare un supplente quale membro del consiglio direttivo.4.5. In conformità dell'articolo 10.3 dello statuto, qualora un governatore non sia in grado di votare su una decisione da assumersi ai sensi degli articoli 28, 29, 30, 32, 33 e 51 dello statuto, il suo sostituto ha facoltà di esprimere il proprio voto ponderato.4.6. Il presidente ha facoltà di indire votazioni a scrutinio segreto su richiesta almeno di tre membri del consiglio direttivo. Se una decisione ex articolo 11.1, 11.3 o 11.4 dello statuto riguarda personalmente membri del consiglio direttivo, è effettuata una votazione a scrutinio segreto. In tali casi, i membri interessati del consiglio direttivo non partecipano al voto.4.7. Le decisioni possono inoltre essere prese mediante procedura scritta, salvo obiezione di almeno tre membri del consiglio direttivo. La procedura scritta richiede: i) di norma non meno di cinque giorni lavorativi per la valutazione da parte di ciascun membro del consiglio direttivo; ii) la sottoscrizione di ciascun membro del consiglio direttivo (o del suo sostituto, conformemente all'articolo 4.4); e iii) la registrazione di ogni decisione nei verbali della successiva riunione del consiglio direttivo.Articolo 5Organizzazione delle riunioni del consiglio direttivo5.1. Il consiglio direttivo adotta l'ordine del giorno per ciascuna riunione. Un ordine del giorno provvisorio è redatto dal comitato esecutivo e inviato, unitamente alla documentazione relativa, ai membri del consiglio direttivo e agli altri partecipanti autorizzati, almeno otto giorni prima della riunione pertinente, fatti salvi i casi di urgenza nei quali il comitato esecutivo agisce in maniera appropriata, considerate le circostanze. Il consiglio direttivo ha facoltà di decidere la cancellazione o l'aggiunta di voci all'ordine del giorno provvisorio, su proposta del presidente o di un membro del consiglio direttivo. Su richiesta di almeno tre membri del consiglio direttivo è disposta la cancellazione dall'ordine del giorno di una voce se la documentazione relativa non è stata inviata a tempo debito ai membri del consiglio direttivo.5.2. I verbali dei lavori del consiglio direttivo sono presentati per approvazione ai suoi membri nel corso della riunione successiva (o, se necessario, prima di essa, mediante procedura scritta) e sono sottoscritti dal presidente.5.3. Il consiglio direttivo ha la facoltà di definire regole interne riguardanti il processo decisionale in situazioni di emergenza.CAPITOLO II IL COMITATO ESECUTIVOArticolo 6Data e luogo delle riunioni del comitato esecutivo6.1. La data delle riunioni è decisa dal comitato esecutivo su proposta del presidente.6.2. Il presidente ha inoltre facoltà di convocare riunioni del comitato esecutivo ogniqualvolta lo ritenga necessario.Articolo 7Votazione7.1. In conformità dell'articolo 11.5 dello statuto, perché il comitato esecutivo possa validamente votare, è necessario il raggiungimento di un quorum pari a due terzi dei suoi membri. Qualora il quorum non venga raggiunto, il presidente può convocare una riunione straordinaria nella quale possono essere prese decisioni a prescindere dal quorum.7.2. Le decisioni possono inoltre essere prese mediante procedura scritta, salvo obiezione di almeno due membri del comitato esecutivo.7.3. I membri del comitato esecutivo che potrebbero essere personalmente interessati da una decisione ex articolo 11.1, 11.3 o 11.4 dello statuto, non partecipano alle votazioni.Articolo 8Organizzazione delle riunioni del comitato esecutivoIl comitato esecutivo decide circa l'organizzazione delle proprie riunioni.CAPITOLO III ORGANIZZAZIONE DELLA BANCA CENTRALE EUROPEAArticolo 9Eurosistema e comitati del SEBC9.1. Il consiglio direttivo istituisce e scioglie i comitati. Questi supportano l'attività degli organi decisionali della BCE e riferiscono al consiglio direttivo attraverso il comitato esecutivo.9.2. I comitati sono composti da massimo due membri di ciascuna BCN dell'Eurosistema e della BCE, nominati rispettivamente da ciascun governatore e dal comitato esecutivo. Il consiglio direttivo determina il mandato dei comitati e nomina i relativi presidenti. Di regola, il presidente è un membro del personale della BCE. Il consiglio direttivo e il comitato esecutivo hanno il diritto di richiedere ai comitati studi su argomenti specifici. La BCE fornisce assistenza di segretariato ai comitati.9.3. Anche la banca centrale nazionale di ciascuno Stato membro non partecipante può nominare fino a un massimo di due membri del proprio personale affinché prendano parte alle riunioni di un comitato ogni qual volta si tratti di questioni di competenza del consiglio generale e ogni qual volta il presidente di un comitato e il comitato esecutivo lo ritengano opportuno.9.4. Rappresentanti di altre istituzioni e organi comunitari, e altri terzi, possono essere invitati a partecipare alle riunioni di un comitato ogni qual volta il presidente del rispettivo comitato e il Comitato esecutivo lo ritenga opportuno.Articolo 9 bisIl consiglio direttivo può decidere di istituire comitati ad hoc aventi specifici compiti di consulenza.Articolo 10Struttura interna10.1. Previa consultazione del consiglio direttivo, il comitato esecutivo decide sul numero, nome e rispettive competenze di ciascuna delle unità operative della BCE. Tale decisione è resa pubblica.10.2. Tutte le unità operative della BCE sono poste sotto la direzione del comitato esecutivo. Il Comitato esecutivo decide circa le responsabilità individuali dei propri membri in relazione alle unità operative della BCE e ne dà informazione al consiglio direttivo, al consiglio generale e al personale della BCE. Tali decisioni sono prese esclusivamente in presenza di tutti i membri del comitato esecutivo e non possono essere prese con il voto contrario del presidente.Articolo 11Personale della BCE11.1. Ciascun membro del personale della BCE è informato sulla propria posizione all'interno della struttura della BCE, sulla propria posizione gerarchica e sulle proprie responsabilità professionali.11.2. Fatti salvi gli articoli 36 e 47 dello statuto, il comitato esecutivo emana norme a contenuto organizzativo (di seguito denominate "circolari amministrative"), vincolanti per il personale della BCE.11.3. Il comitato esecutivo adotta e aggiorna un codice di condotta volto a fornire direttive ai propri membri e ai membri del personale della BCE.CAPITOLO IV COINVOLGIMENTO DEL CONSIGLIO GENERALE NEGLI INCARICHI DEL SISTEMA EUROPEO DI BANCHE CENTRALIArticolo 12Rapporti fra il consiglio direttivo e il consiglio generale12.1. Il consiglio generale della BCE ha l'opportunità di presentare osservazioni prima che il consiglio direttivo adotti:- pareri in virtù degli articoli 4 e 25.1 dello statuto,- raccomandazioni in materia di statistiche, in virtù dell'articolo 42 dello statuto,- la relazione annuale,- regole sulla uniformazione delle norme contabili e sul rendiconto sulle operazioni,- misure per l'applicazione dell'articolo 29 dello statuto,- le condizioni di impiego per il personale della BCE,- un parere della BCE in forza dell'articolo 123, paragrafo 5, del trattato o relativo ad atti giuridici comunitari da adottarsi in caso di abrogazione di una deroga, nel quadro dei preparativi per la fissazione irrevocabile dei tassi di cambio.12.2. Ogniqualvolta si richieda al consiglio generale la presentazione di osservazioni ai sensi del primo paragrafo del presente articolo, esso ha a disposizione un arco di tempo ragionevole, non inferiore a dieci giorni lavorativi, per pronunciarsi. In caso di urgenza, che deve essere giustificata nella richiesta, tale periodo può essere ridotto a cinque giorni lavorativi. Il presidente ha facoltà di decidere il ricorso alla procedura scritta.12.3. In conformità dell'articolo 47.4 dello statuto, il presidente informa il consiglio generale delle decisioni adottate dal consiglio direttivo.Articolo 13Rapporti fra il comitato esecutivo e il consiglio generale13.1. Il consiglio generale della BCE ha l'opportunità di presentare osservazioni prima che il comitato esecutivo:- dia attuazione ad atti giuridici del consiglio direttivo per i quali, in conformità del precedente articolo 12, paragrafo 1, è richiesto il contributo del consiglio generale,- adotti, in virtù dei poteri conferitigli dal consiglio direttivo ex articolo 12.1 dello statuto, atti giuridici per i quali, in conformità dell'articolo 12, paragrafo 1, del presente regolamento, è richiesto il contributo del consiglio generale.13.2. Ogni qual volta si richieda al consiglio generale di presentare osservazioni ai sensi del primo paragrafo del presente articolo, esso ha a disposizione un arco di tempo ragionevole, non inferiore a dieci giorni lavorativi, per pronunciarsi. In caso di urgenza, che deve essere giustificata nella richiesta, tale periodo può essere ridotto a cinque giorni lavorativi. Il presidente ha facoltà di decidere se ricorrere alla procedura scritta.CAPITOLO V DISPOSIZIONI PROCEDURALI SPECIFICHEArticolo 14Delega dei poteri14.1. La delega di poteri da parte del consiglio direttivo al comitato esecutivo di cui all'ultimo periodo del secondo paragrafo dell'articolo 12.1 dello statuto, è notificata alle parti interessate, o pubblicata, se del caso, qualora decisioni prese sulla base di una delega producano effetti giuridici in capo a terzi. Il consiglio direttivo viene informato senza indugio di qualunque atto adottato per effetto di delega.14.2. Il libro dei soggetti autorizzati a firmare per conto della BCE, istituito in conformità delle decisioni adottate ai sensi dell'articolo 39 dello statuto, è distribuito alle parti interessate.Articolo 15Procedura di bilancio15.1. Il consiglio direttivo, agendo su proposta del comitato esecutivo in conformità dei principi stabiliti dal consiglio stesso, prima della conclusione di ciascun esercizio finanziario adotta il bilancio preventivo della BCE per l'esercizio finanziario successivo.15.2. Per l'assistenza nelle questioni relative al bilancio preventivo della BCE, il consiglio direttivo istituisce un comitato di bilancio e ne stabilisce il mandato e la composizione.Articolo 16Relazioni e conti annuali16.1. Il consiglio direttivo adotta la relazione annuale prevista dall'articolo 15.3 dello statuto.16.2. Il comitato esecutivo è competente, per effetto di delega, dell'adozione e pubblicazione dei rapporti trimestrali di cui all'articolo 15.1 dello statuto, dei rendiconti finanziari consolidati settimanali di cui all'articolo 15.2 dello statuto, dei bilanci consolidati di cui all'articolo 26.3 dello statuto e di altre relazioni.16.3. Il comitato esecutivo, in conformità dei principi stabiliti dal consiglio direttivo, prepara i conti annuali della BCE entro il primo mese dell'esercizio finanziario successivo. Essi sono sottoposti a revisione esterna.16.4. Il consiglio direttivo adotta i conti annuali della BCE entro il primo trimestre dell'anno successivo. La relazione del revisore esterno è presentata al consiglio direttivo prima dell'adozione di tali conti.Articolo 17Strumenti giuridici della BCE17.1. I regolamenti della BCE sono adottati dal consiglio direttivo e sono sottoscritti per suo conto dal presidente.17.2. Gli indirizzi della BCE sono adottati dal consiglio direttivo, e successivamente notificati, in una delle lingue ufficiali delle Comunità europee, e sono sottoscritti per suo conto dal presidente. Essi indicano le motivazioni su cui si fondano. La notifica alle banche centrali nazionali può essere effettuata a mezzo telefax, posta elettronica, telex o su supporto cartaceo. Ogni indirizzo della BCE che debba essere ufficialmente pubblicato è tradotto nelle lingue ufficiali delle Comunità europee.17.3. Il consiglio direttivo ha facoltà di delegare i propri poteri normativi al comitato esecutivo per l'attuazione dei suoi regolamenti ed indirizzi. I regolamenti o gli indirizzi in questione precisano gli elementi a cui deve essere data attuazione, così come i limiti e la portata dei poteri delegati.17.4. Le decisioni e le raccomandazioni della BCE sono adottate dal consiglio direttivo o dal comitato esecutivo nei rispettivi ambiti di competenza e sono sottoscritte dal presidente. Le decisioni della BCE che impongano sanzioni in capo a terzi sono sottoscritte dal presidente, dal vicepresidente o da altri due membri del comitato esecutivo. Le decisioni e le raccomandazioni indicano le motivazioni su cui si fondano. Le raccomandazioni relative alla legislazione comunitaria secondaria di cui all'articolo 42 dello statuto sono adottate dal consiglio direttivo.17.5. Fatto salvo l'articolo 44, paragrafo 2, e l'articolo 47.1, primo trattino, dello statuto, i pareri della BCE sono adottati dal consiglio direttivo. Tuttavia, in circostanze eccezionali e a meno che almeno tre governatori non dichiarino di voler lasciare al consiglio direttivo la competenza ad adottare pareri in materie specifiche, i pareri della BCE possono essere adottati dal comitato esecutivo, in conformità dei commenti forniti dal consiglio direttivo e tenendo in considerazione il contributo del consiglio generale. I pareri della BCE sono sottoscritti dal presidente.17.6. Le istruzioni della BCE sono adottate dal comitato esecutivo, e successivamente notificate, in una delle lingue ufficiali delle Comunità europee, e sono sottoscritte per suo conto dal presidente o da altri due suoi membri. La notifica alle banche centrali nazionali può essere effettuata a mezzo telefax, posta elettronica, telex o su supporto cartaceo. Tutte le istruzioni della BCE che debbano essere ufficialmente pubblicate sono tradotte nelle lingue ufficiali delle Comunità europee.17.7. Tutti gli strumenti giuridici della BCE sono numerati in sequenza in modo da facilitare la loro identificazione. Qualora si tratti di regolamenti della BCE, di pareri della BCE riguardanti proposte legislative comunitarie e di strumenti giuridici della BCE la cui pubblicazione sia stata espressamente decisa, il comitato esecutivo si preoccupa di assicurare la custodia degli originali, la notifica ai destinatari o alle autorità richiedenti e provvede all'immediata pubblicazione in tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.17.8. I principi contenuti nel regolamento (CE) n. 1 del Consiglio che stabilisce il regime linguistico della Comunità economica europea(1), del 15 aprile 1958, si applicano agli atti giuridici elencati nell'articolo 34 dello statuto.Articolo 18Procedura di cui all'articolo 106, paragrafo 2, del trattatoL'approvazione prevista nell'articolo 106, paragrafo 2, del trattato è concessa, per l'anno successivo, dal consiglio direttivo con decisione unica per tutti gli Stati membri partecipanti entro l'ultimo trimestre di ogni anno.Articolo 19Approvvigionamento19.1. L'approvvigionamento di beni e servizi per la BCE prevede che vengano tenuti in debita considerazione il principio di pubblicità, di trasparenza, di parità condizioni di accesso, di non discriminazione e di amministrazione efficiente.19.2. Ad eccezione del principio di amministrazione efficiente, una deroga ai principi sopra enunciati può essere operata in casi di urgenza, per ragioni di sicurezza o segretezza, laddove vi sia un fornitore unico, per forniture alla BCE da parte delle banche centrali nazionali o per assicurare la continuità di un fornitore.Articolo 20Selezione, nomina e promozione del personale20.1. Tutti i componenti del personale della BCE sono selezionati, nominati e promossi dal comitato esecutivo.20.2. I membri del personale della BCE sono selezionati, nominati e promossi nel debito rispetto dei principi di qualifica professionale, pubblicità, trasparenza, parità di condizioni di accesso e non discriminazione. Le regole e le procedure per l'assunzione e per la promozione interna sono ulteriormente specificate per mezzo di circolari amministrative.Articolo 21Condizioni di impiego21.1. Le condizioni di impiego e le norme sul personale stabiliscono il rapporto di lavoro tra la BCE e il proprio personale.21.2. Il consiglio direttivo, su proposta del comitato esecutivo e in seguito a consultazione del consiglio generale, adotta le condizioni di impiego.21.3. Il comitato esecutivo adotta le norme sul personale, applicative delle condizioni di impiego.21.4. Il comitato del personale è consultato prima dell'adozione di nuove condizioni di impiego o di nuove norme sul personale. Il suo parere è presentato rispettivamente al consiglio direttivo o al comitato esecutivo.Articolo 22Comunicazioni e annunciLe comunicazioni e gli annunci di carattere generale riguardanti decisioni assunte dagli organi decisionali della BCE possono essere pubblicati sul sito Internet della BCE, nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea o resi pubblici mediante agenzie di stampa note nei mercati finanziari o attraverso qualunque altro mezzo di informazione.Articolo 23Riservatezza e accesso ai documenti della BCE23.1. I lavori degli organi decisionali della BCE e di ogni comitato o gruppo da essi istituito sono riservati a meno che il consiglio direttivo non autorizzi il presidente a rendere pubblico il risultato delle loro delibere.23.2. Il pubblico accesso ai documenti redatti o detenuti dalla BCE è regolato da una decisione del Consiglio direttivo.23.3. I documenti redatti dalla BCE sono classificati e trattati in conformità delle regole stabilite in una circolare amministrativa. Essi sono liberamente accessibili dopo un periodo di 30 anni a meno che gli organi decisionali non decidano diversamente.CAPITOLO VI DISPOSIZIONI FINALIArticolo 24Modifiche al presente regolamento internoIl Consiglio direttivo ha facoltà di modificare il presente regolamento interno. Il Consiglio generale può proporre modifiche e il Comitato esecutivo ha facoltà di adottare norme supplementari nell'ambito delle proprie competenze.Fatto a Francoforte sul Meno, il 19 febbraio 2004.Il Presidente della BCEJean-Claude Trichet(1) GU del 6.10.1958, pag. 385/58.(1) GU L 314 dell'8.12.1999, pag. 32.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: | 2004/257/CE: Decisione della Banca centrale europea, del 19 febbraio 2004, che adotta il regolamento interno della Banca centrale europea (BCE/2004/2)
Gazzetta ufficiale n. L 080 del 18/03/2004 pag. 0033 - 0041
Decisione della Banca centrale europeadel 19 febbraio 2004che adotta il regolamento interno della Banca centrale europea(BCE/2004/2)(2004/257/CE)IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA,visto lo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, in particolare l'articolo 12.3,DECIDE:Articolo unicoIl regolamento interno della Banca centrale europea, modificato il 22 aprile 1999, come ulteriormente modificato dalla decisione BCE/1999/6, del 7 ottobre 1999, recante modifiche al regolamento interno della Banca centrale europea(1), è sostituito dal testo seguente, che entrerà in vigore il 1o marzo 2004.REGOLAMENTO INTERNO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEACAPITOLO PRELIMINAREArticolo 1DefinizioniIl presente regolamento interno è complementare al trattato che istituisce la Comunità europea e allo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea. I termini contenuti nel presente regolamento interno hanno il medesimo significato di quelli contenuti nel trattato e nello statuto. Per "Eurosistema" si intende la Banca centrale europea (BCE) e le banche centrali nazionali degli Stati membri la cui moneta è l'euro.CAPITOLO I IL CONSIGLIO DIRETTIVOArticolo 2Data e luogo di riunione del consiglio direttivo2.1. Il consiglio direttivo decide le date delle proprie riunioni su proposta del presidente. In linea di principio, il consiglio direttivo si riunisce regolarmente in base a un programma che esso stesso stabilisce con debito anticipo rispetto all'inizio di ogni anno solare.2.2. Il presidente convoca una riunione del consiglio direttivo su richiesta di almeno tre dei suoi membri.2.3. Il presidente può inoltre convocare riunioni del consiglio direttivo ogniqualvolta lo ritenga necessario.2.4. Il consiglio direttivo tiene di norma le proprie riunioni nei locali della BCE.2.5. Le riunioni possono essere tenute anche in teleconferenza, salvo obiezione di almeno tre governatori.Articolo 3Partecipazione alle riunioni del consiglio direttivo3.1. Salvo quanto qui disposto, la partecipazione alle riunioni del consiglio direttivo è limitata ai propri membri, al presidente del Consiglio dell'Unione europea e a un membro della Commissione delle Comunità europee.3.2. Ciascun governatore può normalmente essere accompagnato da una persona.3.3. Qualora un membro del consiglio direttivo non sia in grado di partecipare, esso ha la facoltà di nominare per iscritto un supplente, fatto salvo l'articolo 4. Tale comunicazione scritta è inviata al presidente con debito anticipo rispetto alla riunione. Tale supplente può normalmente essere accompagnato da una persona.3.4. Il presidente nomina un membro del personale della BCE quale segretario. Quest'ultimo assiste il comitato esecutivo nella preparazione delle riunioni del consiglio direttivo e ne redige i verbali.3.5. Il consiglio direttivo potrà inoltre invitare altre persone a partecipare alle proprie riunioni, ove lo ritenga opportuno.Articolo 4Votazione4.1. Affinché il consiglio direttivo possa validamente votare, è necessario il raggiungimento di un quorum pari ai due terzi dei suoi membri. Qualora il quorum non venga raggiunto, il presidente può convocare una riunione straordinaria nella quale possono essere prese decisioni a prescindere dal quorum.4.2. Il consiglio direttivo procede alla votazione su richiesta del presidente. Il presidente dà inizio alla procedura di votazione anche su richiesta di un membro del consiglio direttivo.4.3. Le astensioni non impediscono l'adozione da parte del consiglio direttivo di decisioni di cui all'articolo 41.2 dello statuto.4.4. Se un membro del consiglio direttivo è impossibilitato a votare per un periodo di tempo prolungato (ad esempio superiore a un mese), esso avrà la facoltà di nominare un supplente quale membro del consiglio direttivo.4.5. In conformità dell'articolo 10.3 dello statuto, qualora un governatore non sia in grado di votare su una decisione da assumersi ai sensi degli articoli 28, 29, 30, 32, 33 e 51 dello statuto, il suo sostituto ha facoltà di esprimere il proprio voto ponderato.4.6. Il presidente ha facoltà di indire votazioni a scrutinio segreto su richiesta almeno di tre membri del consiglio direttivo. Se una decisione ex articolo 11.1, 11.3 o 11.4 dello statuto riguarda personalmente membri del consiglio direttivo, è effettuata una votazione a scrutinio segreto. In tali casi, i membri interessati del consiglio direttivo non partecipano al voto.4.7. Le decisioni possono inoltre essere prese mediante procedura scritta, salvo obiezione di almeno tre membri del consiglio direttivo. La procedura scritta richiede: i) di norma non meno di cinque giorni lavorativi per la valutazione da parte di ciascun membro del consiglio direttivo; ii) la sottoscrizione di ciascun membro del consiglio direttivo (o del suo sostituto, conformemente all'articolo 4.4); e iii) la registrazione di ogni decisione nei verbali della successiva riunione del consiglio direttivo.Articolo 5Organizzazione delle riunioni del consiglio direttivo5.1. Il consiglio direttivo adotta l'ordine del giorno per ciascuna riunione. Un ordine del giorno provvisorio è redatto dal comitato esecutivo e inviato, unitamente alla documentazione relativa, ai membri del consiglio direttivo e agli altri partecipanti autorizzati, almeno otto giorni prima della riunione pertinente, fatti salvi i casi di urgenza nei quali il comitato esecutivo agisce in maniera appropriata, considerate le circostanze. Il consiglio direttivo ha facoltà di decidere la cancellazione o l'aggiunta di voci all'ordine del giorno provvisorio, su proposta del presidente o di un membro del consiglio direttivo. Su richiesta di almeno tre membri del consiglio direttivo è disposta la cancellazione dall'ordine del giorno di una voce se la documentazione relativa non è stata inviata a tempo debito ai membri del consiglio direttivo.5.2. I verbali dei lavori del consiglio direttivo sono presentati per approvazione ai suoi membri nel corso della riunione successiva (o, se necessario, prima di essa, mediante procedura scritta) e sono sottoscritti dal presidente.5.3. Il consiglio direttivo ha la facoltà di definire regole interne riguardanti il processo decisionale in situazioni di emergenza.CAPITOLO II IL COMITATO ESECUTIVOArticolo 6Data e luogo delle riunioni del comitato esecutivo6.1. La data delle riunioni è decisa dal comitato esecutivo su proposta del presidente.6.2. Il presidente ha inoltre facoltà di convocare riunioni del comitato esecutivo ogniqualvolta lo ritenga necessario.Articolo 7Votazione7.1. In conformità dell'articolo 11.5 dello statuto, perché il comitato esecutivo possa validamente votare, è necessario il raggiungimento di un quorum pari a due terzi dei suoi membri. Qualora il quorum non venga raggiunto, il presidente può convocare una riunione straordinaria nella quale possono essere prese decisioni a prescindere dal quorum.7.2. Le decisioni possono inoltre essere prese mediante procedura scritta, salvo obiezione di almeno due membri del comitato esecutivo.7.3. I membri del comitato esecutivo che potrebbero essere personalmente interessati da una decisione ex articolo 11.1, 11.3 o 11.4 dello statuto, non partecipano alle votazioni.Articolo 8Organizzazione delle riunioni del comitato esecutivoIl comitato esecutivo decide circa l'organizzazione delle proprie riunioni.CAPITOLO III ORGANIZZAZIONE DELLA BANCA CENTRALE EUROPEAArticolo 9Eurosistema e comitati del SEBC9.1. Il consiglio direttivo istituisce e scioglie i comitati. Questi supportano l'attività degli organi decisionali della BCE e riferiscono al consiglio direttivo attraverso il comitato esecutivo.9.2. I comitati sono composti da massimo due membri di ciascuna BCN dell'Eurosistema e della BCE, nominati rispettivamente da ciascun governatore e dal comitato esecutivo. Il consiglio direttivo determina il mandato dei comitati e nomina i relativi presidenti. Di regola, il presidente è un membro del personale della BCE. Il consiglio direttivo e il comitato esecutivo hanno il diritto di richiedere ai comitati studi su argomenti specifici. La BCE fornisce assistenza di segretariato ai comitati.9.3. Anche la banca centrale nazionale di ciascuno Stato membro non partecipante può nominare fino a un massimo di due membri del proprio personale affinché prendano parte alle riunioni di un comitato ogni qual volta si tratti di questioni di competenza del consiglio generale e ogni qual volta il presidente di un comitato e il comitato esecutivo lo ritengano opportuno.9.4. Rappresentanti di altre istituzioni e organi comunitari, e altri terzi, possono essere invitati a partecipare alle riunioni di un comitato ogni qual volta il presidente del rispettivo comitato e il Comitato esecutivo lo ritenga opportuno.Articolo 9 bisIl consiglio direttivo può decidere di istituire comitati ad hoc aventi specifici compiti di consulenza.Articolo 10Struttura interna10.1. Previa consultazione del consiglio direttivo, il comitato esecutivo decide sul numero, nome e rispettive competenze di ciascuna delle unità operative della BCE. Tale decisione è resa pubblica.10.2. Tutte le unità operative della BCE sono poste sotto la direzione del comitato esecutivo. Il Comitato esecutivo decide circa le responsabilità individuali dei propri membri in relazione alle unità operative della BCE e ne dà informazione al consiglio direttivo, al consiglio generale e al personale della BCE. Tali decisioni sono prese esclusivamente in presenza di tutti i membri del comitato esecutivo e non possono essere prese con il voto contrario del presidente.Articolo 11Personale della BCE11.1. Ciascun membro del personale della BCE è informato sulla propria posizione all'interno della struttura della BCE, sulla propria posizione gerarchica e sulle proprie responsabilità professionali.11.2. Fatti salvi gli articoli 36 e 47 dello statuto, il comitato esecutivo emana norme a contenuto organizzativo (di seguito denominate "circolari amministrative"), vincolanti per il personale della BCE.11.3. Il comitato esecutivo adotta e aggiorna un codice di condotta volto a fornire direttive ai propri membri e ai membri del personale della BCE.CAPITOLO IV COINVOLGIMENTO DEL CONSIGLIO GENERALE NEGLI INCARICHI DEL SISTEMA EUROPEO DI BANCHE CENTRALIArticolo 12Rapporti fra il consiglio direttivo e il consiglio generale12.1. Il consiglio generale della BCE ha l'opportunità di presentare osservazioni prima che il consiglio direttivo adotti:- pareri in virtù degli articoli 4 e 25.1 dello statuto,- raccomandazioni in materia di statistiche, in virtù dell'articolo 42 dello statuto,- la relazione annuale,- regole sulla uniformazione delle norme contabili e sul rendiconto sulle operazioni,- misure per l'applicazione dell'articolo 29 dello statuto,- le condizioni di impiego per il personale della BCE,- un parere della BCE in forza dell'articolo 123, paragrafo 5, del trattato o relativo ad atti giuridici comunitari da adottarsi in caso di abrogazione di una deroga, nel quadro dei preparativi per la fissazione irrevocabile dei tassi di cambio.12.2. Ogniqualvolta si richieda al consiglio generale la presentazione di osservazioni ai sensi del primo paragrafo del presente articolo, esso ha a disposizione un arco di tempo ragionevole, non inferiore a dieci giorni lavorativi, per pronunciarsi. In caso di urgenza, che deve essere giustificata nella richiesta, tale periodo può essere ridotto a cinque giorni lavorativi. Il presidente ha facoltà di decidere il ricorso alla procedura scritta.12.3. In conformità dell'articolo 47.4 dello statuto, il presidente informa il consiglio generale delle decisioni adottate dal consiglio direttivo.Articolo 13Rapporti fra il comitato esecutivo e il consiglio generale13.1. Il consiglio generale della BCE ha l'opportunità di presentare osservazioni prima che il comitato esecutivo:- dia attuazione ad atti giuridici del consiglio direttivo per i quali, in conformità del precedente articolo 12, paragrafo 1, è richiesto il contributo del consiglio generale,- adotti, in virtù dei poteri conferitigli dal consiglio direttivo ex articolo 12.1 dello statuto, atti giuridici per i quali, in conformità dell'articolo 12, paragrafo 1, del presente regolamento, è richiesto il contributo del consiglio generale.13.2. Ogni qual volta si richieda al consiglio generale di presentare osservazioni ai sensi del primo paragrafo del presente articolo, esso ha a disposizione un arco di tempo ragionevole, non inferiore a dieci giorni lavorativi, per pronunciarsi. In caso di urgenza, che deve essere giustificata nella richiesta, tale periodo può essere ridotto a cinque giorni lavorativi. Il presidente ha facoltà di decidere se ricorrere alla procedura scritta.CAPITOLO V DISPOSIZIONI PROCEDURALI SPECIFICHEArticolo 14Delega dei poteri14.1. La delega di poteri da parte del consiglio direttivo al comitato esecutivo di cui all'ultimo periodo del secondo paragrafo dell'articolo 12.1 dello statuto, è notificata alle parti interessate, o pubblicata, se del caso, qualora decisioni prese sulla base di una delega producano effetti giuridici in capo a terzi. Il consiglio direttivo viene informato senza indugio di qualunque atto adottato per effetto di delega.14.2. Il libro dei soggetti autorizzati a firmare per conto della BCE, istituito in conformità delle decisioni adottate ai sensi dell'articolo 39 dello statuto, è distribuito alle parti interessate.Articolo 15Procedura di bilancio15.1. Il consiglio direttivo, agendo su proposta del comitato esecutivo in conformità dei principi stabiliti dal consiglio stesso, prima della conclusione di ciascun esercizio finanziario adotta il bilancio preventivo della BCE per l'esercizio finanziario successivo.15.2. Per l'assistenza nelle questioni relative al bilancio preventivo della BCE, il consiglio direttivo istituisce un comitato di bilancio e ne stabilisce il mandato e la composizione.Articolo 16Relazioni e conti annuali16.1. Il consiglio direttivo adotta la relazione annuale prevista dall'articolo 15.3 dello statuto.16.2. Il comitato esecutivo è competente, per effetto di delega, dell'adozione e pubblicazione dei rapporti trimestrali di cui all'articolo 15.1 dello statuto, dei rendiconti finanziari consolidati settimanali di cui all'articolo 15.2 dello statuto, dei bilanci consolidati di cui all'articolo 26.3 dello statuto e di altre relazioni.16.3. Il comitato esecutivo, in conformità dei principi stabiliti dal consiglio direttivo, prepara i conti annuali della BCE entro il primo mese dell'esercizio finanziario successivo. Essi sono sottoposti a revisione esterna.16.4. Il consiglio direttivo adotta i conti annuali della BCE entro il primo trimestre dell'anno successivo. La relazione del revisore esterno è presentata al consiglio direttivo prima dell'adozione di tali conti.Articolo 17Strumenti giuridici della BCE17.1. I regolamenti della BCE sono adottati dal consiglio direttivo e sono sottoscritti per suo conto dal presidente.17.2. Gli indirizzi della BCE sono adottati dal consiglio direttivo, e successivamente notificati, in una delle lingue ufficiali delle Comunità europee, e sono sottoscritti per suo conto dal presidente. Essi indicano le motivazioni su cui si fondano. La notifica alle banche centrali nazionali può essere effettuata a mezzo telefax, posta elettronica, telex o su supporto cartaceo. Ogni indirizzo della BCE che debba essere ufficialmente pubblicato è tradotto nelle lingue ufficiali delle Comunità europee.17.3. Il consiglio direttivo ha facoltà di delegare i propri poteri normativi al comitato esecutivo per l'attuazione dei suoi regolamenti ed indirizzi. I regolamenti o gli indirizzi in questione precisano gli elementi a cui deve essere data attuazione, così come i limiti e la portata dei poteri delegati.17.4. Le decisioni e le raccomandazioni della BCE sono adottate dal consiglio direttivo o dal comitato esecutivo nei rispettivi ambiti di competenza e sono sottoscritte dal presidente. Le decisioni della BCE che impongano sanzioni in capo a terzi sono sottoscritte dal presidente, dal vicepresidente o da altri due membri del comitato esecutivo. Le decisioni e le raccomandazioni indicano le motivazioni su cui si fondano. Le raccomandazioni relative alla legislazione comunitaria secondaria di cui all'articolo 42 dello statuto sono adottate dal consiglio direttivo.17.5. Fatto salvo l'articolo 44, paragrafo 2, e l'articolo 47.1, primo trattino, dello statuto, i pareri della BCE sono adottati dal consiglio direttivo. Tuttavia, in circostanze eccezionali e a meno che almeno tre governatori non dichiarino di voler lasciare al consiglio direttivo la competenza ad adottare pareri in materie specifiche, i pareri della BCE possono essere adottati dal comitato esecutivo, in conformità dei commenti forniti dal consiglio direttivo e tenendo in considerazione il contributo del consiglio generale. I pareri della BCE sono sottoscritti dal presidente.17.6. Le istruzioni della BCE sono adottate dal comitato esecutivo, e successivamente notificate, in una delle lingue ufficiali delle Comunità europee, e sono sottoscritte per suo conto dal presidente o da altri due suoi membri. La notifica alle banche centrali nazionali può essere effettuata a mezzo telefax, posta elettronica, telex o su supporto cartaceo. Tutte le istruzioni della BCE che debbano essere ufficialmente pubblicate sono tradotte nelle lingue ufficiali delle Comunità europee.17.7. Tutti gli strumenti giuridici della BCE sono numerati in sequenza in modo da facilitare la loro identificazione. Qualora si tratti di regolamenti della BCE, di pareri della BCE riguardanti proposte legislative comunitarie e di strumenti giuridici della BCE la cui pubblicazione sia stata espressamente decisa, il comitato esecutivo si preoccupa di assicurare la custodia degli originali, la notifica ai destinatari o alle autorità richiedenti e provvede all'immediata pubblicazione in tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.17.8. I principi contenuti nel regolamento (CE) n. 1 del Consiglio che stabilisce il regime linguistico della Comunità economica europea(1), del 15 aprile 1958, si applicano agli atti giuridici elencati nell'articolo 34 dello statuto.Articolo 18Procedura di cui all'articolo 106, paragrafo 2, del trattatoL'approvazione prevista nell'articolo 106, paragrafo 2, del trattato è concessa, per l'anno successivo, dal consiglio direttivo con decisione unica per tutti gli Stati membri partecipanti entro l'ultimo trimestre di ogni anno.Articolo 19Approvvigionamento19.1. L'approvvigionamento di beni e servizi per la BCE prevede che vengano tenuti in debita considerazione il principio di pubblicità, di trasparenza, di parità condizioni di accesso, di non discriminazione e di amministrazione efficiente.19.2. Ad eccezione del principio di amministrazione efficiente, una deroga ai principi sopra enunciati può essere operata in casi di urgenza, per ragioni di sicurezza o segretezza, laddove vi sia un fornitore unico, per forniture alla BCE da parte delle banche centrali nazionali o per assicurare la continuità di un fornitore.Articolo 20Selezione, nomina e promozione del personale20.1. Tutti i componenti del personale della BCE sono selezionati, nominati e promossi dal comitato esecutivo.20.2. I membri del personale della BCE sono selezionati, nominati e promossi nel debito rispetto dei principi di qualifica professionale, pubblicità, trasparenza, parità di condizioni di accesso e non discriminazione. Le regole e le procedure per l'assunzione e per la promozione interna sono ulteriormente specificate per mezzo di circolari amministrative.Articolo 21Condizioni di impiego21.1. Le condizioni di impiego e le norme sul personale stabiliscono il rapporto di lavoro tra la BCE e il proprio personale.21.2. Il consiglio direttivo, su proposta del comitato esecutivo e in seguito a consultazione del consiglio generale, adotta le condizioni di impiego.21.3. Il comitato esecutivo adotta le norme sul personale, applicative delle condizioni di impiego.21.4. Il comitato del personale è consultato prima dell'adozione di nuove condizioni di impiego o di nuove norme sul personale. Il suo parere è presentato rispettivamente al consiglio direttivo o al comitato esecutivo.Articolo 22Comunicazioni e annunciLe comunicazioni e gli annunci di carattere generale riguardanti decisioni assunte dagli organi decisionali della BCE possono essere pubblicati sul sito Internet della BCE, nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea o resi pubblici mediante agenzie di stampa note nei mercati finanziari o attraverso qualunque altro mezzo di informazione.Articolo 23Riservatezza e accesso ai documenti della BCE23.1. I lavori degli organi decisionali della BCE e di ogni comitato o gruppo da essi istituito sono riservati a meno che il consiglio direttivo non autorizzi il presidente a rendere pubblico il risultato delle loro delibere.23.2. Il pubblico accesso ai documenti redatti o detenuti dalla BCE è regolato da una decisione del Consiglio direttivo.23.3. I documenti redatti dalla BCE sono classificati e trattati in conformità delle regole stabilite in una circolare amministrativa. Essi sono liberamente accessibili dopo un periodo di 30 anni a meno che gli organi decisionali non decidano diversamente.CAPITOLO VI DISPOSIZIONI FINALIArticolo 24Modifiche al presente regolamento internoIl Consiglio direttivo ha facoltà di modificare il presente regolamento interno. Il Consiglio generale può proporre modifiche e il Comitato esecutivo ha facoltà di adottare norme supplementari nell'ambito delle proprie competenze.Fatto a Francoforte sul Meno, il 19 febbraio 2004.Il Presidente della BCEJean-Claude Trichet(1) GU del 6.10.1958, pag. 385/58.(1) GU L 314 dell'8.12.1999, pag. 32.
Q: Puoi scrivere un riassunto appropriato per i paragrafi precedenti?
A: Banca centrale europea — regolamento interno
QUAL È LO SCOPO DELLA DECISIONE?
Esso completa il trattato sul funzionamento dell’Unione europea e lo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, fornendo ulteriori dettagli sul funzionamento degli organi decisionali della BCE:Il consiglio direttivo; il comitato esecutivo; e il consiglio generale.
PUNTI CHIAVE
Il consiglio direttivoIl consiglio direttivo è composto da:i sei membri del comitato esecutivo; ei governatori delle banche centrali dei paesi dell’eurozona. Il consiglio direttivo si riunisce due volte al mese. Le riunioni possono essere convocate anche dal presidente su richiesta di almeno tre dei suoi membri. La partecipazione è limitata ai membri, al presidente del Consiglio europeo e a un membro della Commissione europea. Ogni governatore può venire accompagnato da una sola persona. Affinché il consiglio direttivo possa validamente votare, è necessario il raggiungimento di un quorum pari ai due terzi dei suoi membri. Il presidente può avviare una votazione a scrutinio segreto in seno al consiglio direttivo su richiesta di almeno tre dei suoi membri. Le decisioni possono essere prese mediante procedura scritta, salvo obiezione di almeno tre membri. Il consiglio direttivo può costituire e sciogliere comitati per facilitare il lavoro degli organi decisionali della BCE. Il consiglio direttivo adotta regolamenti, linee guida, decisioni raccomandazioni e opinioni della BCE. Ha facoltà di delegare alcuni poteri al comitato esecutivo per attuare i regolamenti e le linee guida. Il comitato esecutivoIl comitato esecutivo adotta le istruzioni della BCE. In talune circostanze, può adottare anche decisioni, raccomandazioni e pareri. Il comitato esecutivo decide su numero, nome e rispettive competenze di ciascuna delle unità di operative della BCE. Il comitato esecutivo si consulta con il consiglio direttivo su tali decisioni, che sono rese pubbliche. Il consiglio generaleIl consiglio generale può presentare osservazioni al Consiglio direttivo su alcune questioni, tra cui le raccomandazioni in materia di statistiche, le condizioni di impiego per il personale e la relazione annuale. La decisione 2004/257/CE è stata modificata più volte:La decisione 2009/328/CE ha introdotto un sistema di rotazione in forza del quale i governatori delle banche centrali ricevono a turno il diritto di voto nel consiglio direttivo. La decisione 2014/179/UE impone al consiglio direttivo di adottare e tenere aggiornato un codice di condotta per i suoi membri e i membri supplenti, e di istituire un comitato di controllo ad alto livello per rafforzare i livelli di controllo esterni e interni, consolidando in questo modo la governance interna della BCE. La decisione (UE) 2015/716 allinea la decisione con il regolamento (UE) 1024/2013 che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi. La decisione chiarisce le situazioni in cui decisioni possono essere prese mediante procedura scritta. La decisione (UE) 2016/1717 riguarda atti legali quali gli indirizzi e le istruzioni della Banca centrale europea (BCE) e come devono venire notificati alle banche centrali e alle autorità nazionali. le decisioni della BCE aventi per destinatari soggetti vigilati o enti che hanno presentato richiesta di autorizzazione all’accesso all’attività di ente creditizio, e decisioni che irrogano sanzioni nei confronti di terzi dovranno ora essere firmate dal segretario del consiglio direttivo (invece che dal presidente della BCE con i destinatari) per accertarne la conformità con le decisioni del consiglio direttivo.
DA QUANDO VIENE APPLICATA LA DECISIONE?
È entrata in vigore il 19 febbraio 2004.
CONTESTO
Per ulteriori informazioni consultare:Regolamenti interni (Banca centrale europea)
DOCUMENTO PRINCIPALE
Decisione 2004/257/CE della Banca centrale europea, del 19 febbraio 2004, che adotta il regolamento interno della Banca centrale europea (BCE/2004/2) (GU L 80 del 18.3.2004, pag. 33).
Le modifiche successive alla decisione 2004/257/CE sono state incorporate nel testo originario. La versione consolidata ha unicamente un valore documentale.
DOCUMENTI CORRELATI
Decisione (UE) 2015/529 della Banca centrale europea, del 21 gennaio 2015, che modifica la decisione BCE/2004/3 relativa all’accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea (BCE/2015/1) (GU L 84 del 28.3.2015, pag. 64).
Regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi (GU L 287 del 29.10.2013, pag 63).
Decisione 2004/258/CE della Banca centrale europea, del 4 marzo 2004, relativa all’accesso del pubblico ai documenti della Banca centrale europea (BCE/2004/3) (GU L 80 del 18.3.2004, pag. 42).
Cfr. la versione consolidata. |