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Traduci in volgare fiorentino:
| Io mi volsi ver lui e guardail fiso:
biondo era e bello e di gentile aspetto,
ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso. | Io mi volsi verso di lui e lo guardai fisso: era biondo e bello e di gentile aspetto, ma un colpo di spada gli aveva tagliato uno dei cigli. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quand’io mi fui umilmente disdetto
d’averlo visto mai, el disse: “Or vedi”;
e mostrommi una piaga a sommo ‘l petto. | Quando io risposi cortesemente che non l’avevo visto mai, egli disse: «Ora osserva qui» emi fece vedere una ferita in mezzo al petto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi sorridendo disse: “Io son Manfredi,
nepote d i Costanza imperadrice;
ond’io ti priego che, quando tu riedi,
vadi a mia bella figlia, genitrice
de l’onor di Cicilia e d’Aragona,
e dichi ‘l vero a lei, s’altro si dice. | Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi di Svevia, nipote dell’imperatrice Costanza d’Altavilla, perciò io ti prego, quando ritorni sulla terra, di andar dalla mia bella figlia, madre del re di Sicilia (=Federico II di Sicilia) e del re di Ar agona (=Giacomo II di Aragona) e di dirle il vero (=che io sono salvo), se [nel mondo dei vivi] si dice diversamente. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poscia ch’io ebbi rotta la persona
di due punte mortali, io mi rendei,
piangendo, a quei che volontier perdona. | Dopo che ebbi il corpo ferito da due colpi mortali, io piansi lemie colpe emirivolsi a colui che perdona volentieri (=Dio). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Orribil furon li peccati miei;
ma la bontà infinita ha sì gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei. | I miei peccati furono orribili, ma la bontà infinita [di Dio] è così grande, che accoglie chiunque si rivolge adessa. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Se ‘l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,
l’ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora. | Se il vescovo di Cosenza, che allora fu mandato a perseguitarmi dal papa Clemente IV, avesse ben considerato questo aspetto di Dio (=la misericordia), le ossa del mio corpo sarebbero ancora in capo al ponte presso Benevento, sotto la custodia di un pesante mucchio di sassi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo ‘l Verde,
dov’e’ le trasmutò a lume spento. | Ora le bagna la pioggia e le muove il vento fuori del regno di Napoli, quasi lungo il Verde (=il fiume Gari gliano), dove egli le fece trasportare a lume spento. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per lor maladizion sì non si perde,
che non possa tornar, l’etterno amore,
mentre che la speranza ha fior del verde. | Per le scomuniche del papa e dei vescovi l’amore eterno non si può perdere a tal punto che non possa tornare, fi nché c’è un filo di speranza. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Vero è che quale in contumacia more
di Santa Chiesa, ancor ch’al fin si penta,
star li convien da questa ripa in fore,
per ognun tempo ch’elli è stato, trenta,
in sua presunzion, se tal decreto
più corto per buon prieghi non diventa. | È vero che chi muore in contumacia di santa Chiesa, anche se in fin di vita si pente, deve rimanere escluso dal monte trenta volte il periodo di tempo in cui è rimasto nella sua ostinata superbia, se tale tempo, stabilito dalla legge divina, non viene accorciato dalle buone preghiere (=quelle di coloro che sono in grazia di Dio). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Vedi oggimai se tu mi puoi fa r lieto,
revelando a la mia buona Costanza
come m’hai visto, e anco esto divieto;
ché qui per quei di là molto s’avanza”. | Vedi ora se tu mi puoi far con tento, rivelando alla mia buona Costanza che mi hai visto salvo ed anche [che devo sottostare a] questo divieto, perché qui si avanza molto [nell’e spiazione della pena] grazie alle preghiere dei vivi». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quando per dilettanze o ver per doglie,
che alcuna virtù nostra comprenda
l’anima bene ad essa si raccoglie,
par ch’a nulla potenza più intenda;
e questo è contra quello error che cred e
ch’un’anima sovr’altra in noi s’accenda. | Quando per impressioni gradevoli o dolorose, che una nostra facoltà riceva in sé, l’anima si concentra tutta inessa, [allora] appare che non intenda più alcun’altra f acoltà. E questo [fatto] è contro quel l’errore (=dimostra la falsità della tesi – di platonici e manichei –), che crede che in noi un’anima si accenda sopra un’altra. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E però, quando s’ode cosa o vede
che tegna forte a sé l’anima volta,
vassene ‘l tempo e l’uom non se n’avvede;
ch’altra potenza è quella che l’ascolta,
e altra è quella c’ha l’anima intera:
questa è quasi le gata, e quella è sciolta. | E perciò, quandosi odeosi vede una cosa che attiri fortemente su di sé l’ani ma, se ne va il tempo, e l’uomo non se ne accorge, perché una facoltà è quella che avverte il tempo, un’altra quella che raccoglie l’anima intera: questa è quasi legata [all’anima], quella ne è sciolta. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Di ciò ebb’io esperienza vera,
udendo quello spirto e ammirando;
ché ben cinquanta gradi salito era
lo sole, e io non m’era accorto, quando
venimmo ove quell’anime ad una
gridaro a noi: “Qui è vostro dimando”. | Io ebbi una vera esperienza di ciò ascoltando quello spi rito(= Manfredi di Svevia) e meravigliandomi [di ciò che dic eva]. Così di ben cinquanta gradi era sa lito il sole – ed io non me n’ero accorto –, quando venimmo dove quelle anime tutte insieme gridarono a noi: «Questa è la strada di cui ci avete domandato». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Maggiore aperta molte volte impruna
con una forcatella di sue spine
l’uom de la villa quando l’uva imbruna,
che non era la calla onde saline
lo duca mio, e io appresso, soli,
come da noi la schiera si partìne. | L’uomo del contado molte volte chiude con una piccola forcata di spine, quando l’uva imbruna (=di venta matura; cioè d’autunno), un’aper tura più grande di quella che era il varco per dove salì la mia guida, ed io dietro, soli, non appena la schiera [delle anime] si allontanò da noi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,
montasi su in Bismantova ‘n Cacume
con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;
dico con l’ale snelle e con le piume
del gran disio, di retro a quel condotto
che speranza mi dava e facea lume. | Si va a San Leo, si discende a Noli, si sale a Bismantova e sul monte Caccùme soltanto a piedi, ma qui convien (=è necessario) che l’uomo voli – io dico con le ali snelle e con le piume del grande desiderio – dietro a qu ella guida, chemi dava speranza emi faceva vedere la via. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Noi salavam per entro ‘l sasso rotto,
e d’ogne lato ne stringea l o stremo,
e piedi e man volea il suol di sotto. | Noi salimmo dentro la spaccatura della roccia e da ogni lato ci stringeva la parete, tanto che il terreno richiedeva [che ci aiutassimo con] i piedi e le mani. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi che noi fummo in su l’orlo suppremo
de l’alta ripa, a la scoperta piaggia,
“Maestro mio”, diss’io, “che via faremo?”. | Dopo che fummo sul margine superiore dell’alta ripa, nel pendìo ormai visibile: «O maestro mio» io dissi, «che via fa remo?». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed elli a me: “Nessun tuo passo caggia;
pur su al monte dietro a me acquista,
fin che n’appaia alcuna scorta saggia”. | Ed egli a me: «Non cambiar [direzione a]i tuoi passi, continua a camminare dietro di me sempre verso il monte, fi nché non ci appaia una saggia guida». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Lo sommo er’alto che vincea la vista,
e la costa superba più assai
che da mezzo quadrante a centro lista. | La sommità [del monte] era così alta, che vinceva la vista (=non si vedeva), ed il fianco era assai più ripido del raggio che da mezzo quadrante (=45 gradi) va al centro [del cerchio]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io era lasso, quando cominciai:
“O dolce padre, volgiti, e rimira
com’io rimango sol, se non restai”. | Io ero stanco, quando cominciai: «O dolce padre, vòlgiti e guarda come io rimango solo, se tu non ti fermi». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Figliuol mio”, disse, “infin quivi ti tira”,
additandomi un balzo poco in sùe
che da quel lato il poggio tutto gira. | «O figlio mio, trascìnati fin qui» disse additandomi un ripiano poco più in su, che da quel lato girava tutto il monte. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sì mi spronaron le parole sue,
ch’i’ mi sforzai carpando appresso lui,
tanto che ‘l cinghio sotto i piè mi fue. | Così mi spronarono le sue parole che mi sforzai, salendo a carponi dietro di lui, f inché il ripiano non mi fu sotto i piedi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| A seder ci pon emmo ivi ambedui
vòlti a levante ond’eravam saliti,
che suole a riguardar giovare altrui. | Lì ci ponemmo ambedue a sed ere, rivolti ad oriente, da dove eravamo saliti, perché di solito giova riguardare [la strada percorsa]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Li occhi prima drizzai ai bassi liti;
poscia li alzai al sole, e ammirava
che da sinistra n’eravam feriti. | Prima diressi gli occhi alla spiaggia sottostante, poi li alzai verso il sole, e guar davo meravigliato che ci colpisse da sinistra. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ben s’avvide il poeta ch’io stava
stupido tutto al carro de la luce,
ove tra noi e Aquilone intrava. | Ben s’accorse il poeta che io stavo tutto stupito [rivolto] al carro della luce (=il sole), che s’inoltrava tra noie il vento Aquilone (=il settentrione). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ond’elli a me: “Se Castore e Pol uce
fossero in compagnia di quello specchio
che sù e giù del suo lume conduce,
tu vedresti il Zodiaco rubecchio
ancora a l’Orse più stretto rotare,
se non uscisse fuor del cammin vecchio. | Perciò mi disse: «Se Castore e Polluce (=la costellazione dei Gemelli) fossero in congiunzione di quello specchio (=il sole) che rischiara con la sua luce l’emisfero settentrionale e meridionale [della te rra], tu vedresti lo Zodiaco rosseggiante ruotare ancor più vicino alle due Orse (=ancor più a settentrione), se non uscisse fuori del vecchio cammino. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Come ciò sia, se ‘l vuoi poter pensare,
dentro raccolto, ima gina Siòn
con questo monte in su la terra stare
sì, ch’amendue hanno un solo orizzòn
e diversi emisperi; onde la strada
che mal non seppe carreggiar Fetòn,
vedrai come a costui convien che vada
da l’un, quando a colui da l’altro fianco,
se lo ‘ntel letto tuo ben chiaro bada”. | Se, tutto raccolto in te, vuoi poter pensare come ciò avvenga, immagina che Gerusalemme stia sulla terra con questo monte in modoche ambedue abbiano lo stesso orizzonte ed emisferi opposti; pe rciò la strada, che Fetónte – male per lui! – non seppe percorrere con il carro [del padre Apollo], vedrai come rispetto a questo monte convien (=è necessario) che vada da una parte, mentre rispetto a Gerus alemme [convien che vada] dall’altra, se il tuo intelletto riesce a veder chiaramente». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Certo, maestro mio,”, diss’io, “unquanco
non vid’io chiaro sì com’io discerno
là dove mio ingegno parea manco,
che ‘l mezzo cerchio del moto superno,
che si chiama Equatore in alcun’arte,
e che sempre riman tra ‘l sole e ‘l verno,
per la ragion che di’, quinci si parte
verso settentrion, quanto li Ebrei
vedevan lui verso la calda parte. | «Certamente, o maestro mio» dissi, «io non vidi mai chiaro come ora discerno là, dove il mio intelletto appariva incapace di capire, che il cerchio mediano del cielo stellato – che in astronomia si chiama equatore e che rimane sempre tra l’estate e l’inverno – per la ragione che dici parte da qui (=dal purgatorio) verso settentrione, mentre gli ebrei lo vedevano verso la parte calda [della terra; cioè verso meridione]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma se a te piace, volontier saprei
quanto avemo ad andar; ché ‘l poggio sale
più che salir non posson li occhi miei”. | Ma, se a te piace [rispondermi], saprei volentieri quanta strada dovremo percorrere, perché il monte sale più di quanto non possano salirei miei occhi.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed ell i a me: “Questa montagna è tale,
che sempre al cominciar di sotto è grave;
e quant’om più va sù, e men fa male. | Ed egli a me: «Questa montagna è tale, che è sempre faticosa, quando si comincia dal basso; ma, quanto più si sale, tanto meno fa male (=stanca). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Però, quand’ella ti parrà soave
tanto, che sù andar ti fia leggero
com’a seconda giù andar per nave,
allor sarai al fin d’esto sentiero;
quivi di riposar l’affanno aspetta.
Più non rispondo, e questo so per vero”. | Perciò, quando essa ti apparirà tanto dolce, che l’andar su ti sarà leggero – come l’andar giù, secondando la corrente, per la nave –, allora sarai alla fine di questo sentiero. Qui férmati, per riposar l’affanno [della salita]. Non dico altro; e questo [che ho detto] so che è vero». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E com’elli ebbe sua parola detta,
una voce di presso sonò: “Forse
che di sedere in pria avrai distretta!”. | E, come ebbe finito di parlare, una voce risuonò lì vicino: «Forse avrai bisogno di sederti, prima [diarrivare lassù]!». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Al suon di lei ciascun di noi si torse,
e vedemmo a mancina un gran petrone,
del qual né io né ei prima s’accorse. | Al suono di lei ciascuno di noi si voltò, e vedemmo a sinistra un gran pietrone , del quale prima né io né egli ci eravamo accorti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Là ci traemmo; e ivi eran persone
che si stavano a l’ombra dietro al sasso
come l’uom per negghienza a star si pone. | Ci spostammo là. Qui c’erano persone che stavano all’ombra dietro alla roccia, come l’uomo per negligenza si mette a stare. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E un di lor, che mi sembiava lasso,
sedeva e abbracciava le ginocchia,
tenend o ‘l viso giù tra esse basso. | E uno di loro, che mi sembrava stanco, sedeva ed abbracciava le ginocchia, tenendo il viso giù basso tra esse. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O dolce segnor mio”, diss’io, “adocchia
colui che mostra sé più negligente
che se pigrizia fosse sua serocchia”. | «O mio dolce signore» io dissi, «guarda colui che si mostra più negligente che se la pigrizia fosse sua sorella!» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Allor si volse a noi e puose mente,
movendo ‘l viso pur su per la coscia,
e disse: “Or va tu sù, che s e’ valente!”. | Allora [ quell’anima] si rivolse a noie ci prestò attenzione, muovendo il capo [un po’] su per la coscia, e disse: «Ora va’ tu su, che sei bravo!». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Conobbi allor chi era, e quella angoscia
che m’avacciava un poco ancor la lena,
non m’impedì l’andare a lui; e poscia
ch’a lui fu’ giunto, alzò la testa a pena,
dicendo: “Hai ben veduto come ‘l sole
da l’omero sinistro il carro mena ?”. | Allora conobbi chi era, e quell’angoscia, che miaccelerava ancora un poco il respiro, non m’impedì d’andare fino a lui; e, dopo che fui giunto da lui, alzò la testa appena, dicendo: «Hai visto bene come il sole conduce il carro (=risplende) alla tua sinistra?». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Li atti suoi pigri e le corte parole
mosser le labbra mie un poco a riso;
poi cominciai: “B elacqua, a me non dole
di te omai; ma dimmi: perché assiso
quiritto se’? attendi tu iscorta,
o pur lo modo usato t’ha’ ripriso?”. | I suoi atti pigri e le sue brevi parole mossero le mie labbra ad un sorriso; poi cominciai: «O Bel acqua, non mi preoccupo più di te ormai, [veden doti salvo]. Ma dimmi: perché sei seduto proprio qui? Tu attendi una scorta oppure ti ha ripreso la consueta pigrizia?». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed elli: “O frate, andar in sù che porta?
ché non mi lascerebbe ire a’ martìri
l’angel di Dio che siede in su la por ta. | Ed egli: «O fratello, l’andar su che giova? Non mi lascerebbe andare alla pena espiatrice l’angelo di Dio che siede sulla porta [del purgatorio]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Prima convien che tanto il ciel m’aggiri
di fuor da essa, quanto fece in vita,
perch’io ‘ndugiai al fine i buon sospiri,
se orazione in prima non m’aita
che surga sù di cuor che in grazia viva;
l’altra che val, che ‘n ciel non è udita?”. | Prima conviene (=è necessario) che il cielo giri intorno a me, fuori di essa, tanto quanto fece nella mia vita, perché io rimandai sino agli ultimi istanti i buoni sospiri (=il pentimento), se non mi aiuta prima una preghiera, che sorga da un cuore che viva in grazia [di Dio]. Che vale l’altra, se non è udita dal cielo?». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E già il poeta innanzi mi saliva,
e dicea: “Vienne omai; vedi ch’è tocco
meridian dal sole e a la riva
cuopre la notte già col piè Morrocco”. | E già il poeta mi saliva davanti e diceva: «Vieni ormai. Vedi che il meri diano è toccato dal sole (=è mezzogiorno) e sulla riva [dell’Oceano] la notte copre già con il piede il Marocco (=sono le 18.00)». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io era già da quell’ombre partito,
e seguitava l’orme del mio duca,
quando di retro a me, drizzando ‘l dito ,
una gridò: “Ve’ che non par che luca
lo raggio da sinistra a quel di sotto,
e come vivo par che si conduca!”. | Io avevo già lasciato quelle ombre eseguivo le orme della mia guida, quando dietro a me, alzando il dito, una gridò: «Guarda! Il raggio di sole nonappare capace di attraversare la parte sinistra di quel che sta più sotto e che pare che cammini come un vivo!». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Li occhi rivolsi al suon di questo motto,
e vidile guardar per maraviglia
pur me, pur me, e ‘l lume ch’era rotto. | Al suono di queste parole rivolsi gli occhi e vidi quelle anime guardar meravigliate soltanto me, soltanto me, ela luce che era interrotta (=l’ombra). |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Perché l’animo tuo t anto s’impiglia”,
disse ‘l maestro, “che l’andare allenti?
che ti fa ciò che quivi si pispiglia?
Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti;
ché sempre l’omo in cui pensier ram polla
sovra pensier, da sé dilunga il segno,
perché la foga l’un de l’altro insolla”. | «Perché il tuo animo si distrae tanto» disse il ma estro, «che rallenti il cammino? Che importanza ha per te ciò che qui si bisbiglia? Vieni dietro a me, e lascia dir le genti: sta come una torre ferma, che non scuote mai la cima, per quanto soffino i venti, perché sempre l’uomo, in cui un pensiero sorge sull’altro, allontana da sé la meta, perché il secondo [pensiero] indebolisce l’intensità del primo.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Che potea io ridir, se non “Io vegno”?
Dissilo, alquanto del color consperso
che fa l’uom di perdon talvolta degno. | Che cosa potevo rispondere, se non «Io vengo»? Lo dissi, con il volto coperto da quel rossore, che talvolta fa l’uomo degno di perdono. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E ‘ntanto per la costa di traverso
venivan gen ti innanzi a noi un poco,
cantando ‘ Miserere ’ a verso a verso. | Intanto per la costa in direzione trasversale ven ivano genti un po’ davanti a noi, cantando il Miserere un versetto dopo l’altro. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quando s’accorser ch’i’ non dava loco
per lo mio corpo al trapassar d’i raggi,
mutar lor canto in un “oh!” lungo e roco;
e due di loro, in forma di messaggi,
corsero incontr’a noi e dim andarne:
“Di vostra condizion fatene saggi”. | Quando si accorsero che il mio corpo non la sciava attraversare i raggi, mutarono il loro canto in un «oh!» lungo e roco. Due di loro, in forma di messaggeri, ci corsero incontro e ci domandarono: «Fat eci conoscere la vostra condizione». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E ‘l mio maestro: “Voi potete andarne
e ritrarre a color che vi mandaro
che ‘l corpo di costui è vera carne. | Il mio ma estro: «Voi potete ritornare e riferire a coloro che vi hanno mandato che il corpo di costui è vera carne. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Se per veder la sua ombra restaro,
com’io avviso, assai è lor risposto:
fàccianli onore, ed es sere può lor caro”. | Se, come penso, si fermarono per aver visto la sua ombra, ho detto loro abbastanza: lo accolgano bene, perché le può ripagare con qualcosa di gradito». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Vapori accesi non vid’io sì tosto
di prima notte mai fender sereno,
né, sol calando, nuvole d’agosto,
che color non tornasser suso in meno;
e, giunti là, con li altri a noi dier volta
come schiera che scorre sanza freno. | Io non vidi mai, al cominciar della notte, stelle cadenti solcare il cielo sereno tanto rapida mente né, al tramonto del sole, [vidi mai lampi fendere] le nuvole d’agosto, quanto coloro (=i due messaggeri) tornarono su in minor tempo. E, giunti là, si volsero insieme con gli altri per venire verso di noi, come una schiera che corre senza freno. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Questa gente che preme a noi è molta,
e vegnonti a pregar”, disse ‘l poeta:
“però pur va, e in andando ascolta”. | «Queste anime, che ci stringono, sono molte e vengono a pr egarti» disse il poeta, «perciò continua ad andare e, camminando, ascòlt ale.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O anima che vai per esser lieta
con quelle membra con le quai nascesti”,
venian gridando, “un poco il passo queta. | «O anima, che vai per esser beata con quelle membra con le quali nascesti» venivano gridando, «ferma un po’ il tuo passo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Guarda s’alcun di noi unqua vedesti,
sì che di lui di là novella porti:
deh, perché vai? deh, perché non t’arresti?
Noi fummo tutti già per forza morti,
e peccatori infino a l’ultima ora;
quivi lume del ciel ne fece accorti,
sì che, pentendo e perdonando, fora
di vita uscimmo a Dio pacificati,
che del disio di sé veder n’accora”. | Guarda se hai mai visto qualcuno di noi, così potrai portare notizie di lui nel mondo dei vivi. Deh, perché vai? deh, perché non ti arresti? Noi morimmo tutti in modo violento e fummo peccatori fino all’ultima ora. In punto di morte la luce del cielo (=la grazia di Dio) ci fece accorti, così che, pen tendoci e perdonando, uscimmo fuori di vita in pace con Dio, che ora ci fa provare l’intenso desiderio di vederlo.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io: “Perché ne’ vostri visi guati,
non riconosco alcun; ma s’a voi piace
cosa ch’io possa, spiriti ben nati,
voi dite, e io farò per quella pace
che, dietro a’ piedi di sì fatta guida
di mondo in mondo cercar mi si face”. | Ed io: «Per quanto guardi nei vostri visi, non riconosco alcuno; ma, o spiriti ben nati, se vi piace cosa, che io possa fare, ditelo. Io la farò, per quella pace [del paradiso] che, seguendo questa guida, devo cercare attraverso il mondo dei dannati e il mondo dei purganti». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E uno incominciò: “Ciascun si fida
del beneficio tuo sanza giurarlo,
pur che ‘l voler nonpossa non ricida. | Uno (=Jacopo del Càssero) incominciò: «Ciascuno di noi si fida del bene, che gli farai, senza che tu ce lo giuri, purché l’impossibilità non impedisca la tua v olontà. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ond’io, che solo innanzi a li altri parlo,
ti priego, se mai vedi quel paese
che sied e tra Romagna e quel di Carlo,
che tu mi sie di tuoi prieghi cortese
in Fano, sì che ben per me s’adori
pur ch’i’ possa purgar le gravi offese. | Perciò io, che parlo da solo prima degli altri, ti prego, se vedrai quel paese che si trova tra la Rom agna ed il regnodi Carlo II d’Angiò (=diNapoli), che tu mi sia generosodi preghiere in Fano, così che le anime in grazia di Dio intercedano per me, tanto che io possa espiare le gravi colpe [che ho comme sso]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quindi fu’ io; ma li profondi fóri
ond’uscì ‘l sangue in sul quale io sedea,
fatti mi fuoro in grembo a li Antenori,
là dov’io più sicuro esser credea:
quel da Esti il fé far, che m’avea in ira
assai più là che dritto non volea. | Io fui di quella città (=Fano), ma le ferite profonde, dalle quali uscì il sangue nel quale io vivevo, mi furono fatte nel territorio di Padova, dove io pensavo di essere più sicuro: Azzo VIII d’Este mi fece uccidere, che mi odiava molto più di quanto non fosse giusto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma s’io fosse fuggito inver’ la Mira,
quando fu’ sovragiunto ad Oriaco,
ancor sarei di là dove si spira. | Ma, se io fossi fuggito verso Mira, quando arrivai ad Or iago, sarei ancora là (=sulla terra), dove sirespira. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Corsi al palud e, e le cannucce e ‘l braco
m’impigliar sì ch’i’ caddi; e lì vid’io
de le mie vene farsi in terra laco”. | Corsi verso la pa lude, ma le canne palustri ed il fango m’impiglia rono emi fecero cadere. Lì io vidi lemie vene fare un lago di sangue per terra». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi disse un altro: “Deh, se quel disio
si compia che ti tragge a l’alto monte,
con buona pietate aiuta il mio!
Io fui di Montefeltro, io son B onconte;
Giovanna o altri non ha di me cura;
per ch’io vo tra costor con bassa fronte”. | Poi un altro disse: «Deh, possa compiersi quel desiderio di pace spirituale , che ti conduce alla cima del monte!, aiuta il mio desiderio [di salire il monte] con le tue pietose preghiere di anima buona! Io fui di Montefeltro, io son Bonconte: né [mia moglie] Giovanna né alcun altro hanno cura di me, perciò io vado tra queste anime con la fronte bassa». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io a lui: “Qual forza o qual ventura
ti traviò sì fuor di Campaldino,
che non si seppe mai tua sepultura?”. | Ed io a lui: «Quale violenza o qu ale caso fortùito ti trascinò così lontano da Campaldino (1289), che non si seppe mai dove rimase il tuo corpo?». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Oh!”, rispuos’elli, “a piè del Casentino
traversa un’acqua c’ha nome l’Archiano,
che sovra l’Ermo nasce in Apennino. | «Oh!» egli rispose, «ai piedi del Casentino scorre un fiume che ha nome Archiano , che nasce sugli Appennini sopra l’eremo di Camàldoli. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Là ‘ve ‘l vocabol suo diventa vano,
arriva’ io forato ne la gola,
fuggendo a piede e sanguinando il piano. | Là, dove il suo nome diventa inutile (=alla confluenza con l’Arno), io arrivai con una ferita alla gola, fuggendo a piedi e insanguinando il terreno. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quivi perdei la vista, e la parola
nel nome di Maria fini’, e quivi
caddi , e rimase la mia carne sola. | Qui perdetti la vista, e nel nome di Ma ria finii la parola. Qui caddi, ela mia carne rimase sola (=senza l’anima). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io dirò vero e tu ‘l ridì tra ‘ vivi:
l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno
gridava: “O tu del ciel, perché mi privi?
Tu te ne porti di costui l’etterno
per una lagrimetta che ‘l mi toglie;
ma io farò de l’altro altro governo!”. | Io dirò il vero e tu loridici fra i vivi: l’angelo di Dio mi prese, ma il di avolo dell’inferno gridava: “O tu, che vieni dal cielo, per ché vuoi t ogliermi quest’anim a? Tu porti via con te la parte eterna (=l’anima) di costui per una la crimetta, che me lo fa perdere. Ma io riserverò all’altra parte (=il corpo) di costui un trattamento ben d iverso!”. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ben sai come ne l’aere si raccoglie
quell’umido vapor che in acqua riede,
tosto che sale dove ‘l freddo il coglie. | Tu sai bene come nell’aria si addensa quel vapore umido, che poi si trasforma inacqua, quando sale dove il freddo la fa condensare. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Giunse quel mal voler che pur mal chiede
con lo ‘ntelletto, e mosse il fummo e ‘l vento
per la virtù che sua natur a diede. | Quello congiunse la volontà cattiva, che ricerca sol tanto il male, con l’intelletto e mosse il vapore ed il vento grazie alle capacità che gli diede la sua natura d’angelo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Indi la valle, come ‘l dì fu spento,
da Pratomagno al gran giogo coperse
di nebbia; e ‘l ciel di sopra fece intento,
sì che ‘l pregno aere in acqua si converse;
la pioggia cadde e a’ fossati venne
di lei ciò che la terra non sofferse;
e come ai rivi grandi si convenne,
ver’ lo fiume real tanto veloce
si ruinò, che nulla la ritenne. | Poi, quando il dì si spense, coprì di nebbia la valle che va da Pratomagno alla Giogaia di Camàld oli e riempì di nuvole il cielo che la sovra stava. L’aria, impregnata di vapori, si convertì in acqua; la pioggia cadde, e andò nei fossati quella parte di essa che la terra non assorbì. Quando confluì nei torrenti, si riversò con tale furia nel fiume più grosso (=l’Arno), che nulla la trattenne. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Lo corpo mio gelato in su la foce
trovò l’Archian rubesto; e quel sospinse
ne l’Arno, e sciolse al mio petto la croce
ch’i’ fe’ di me quando ‘l dolor mi vinse;
voltòmmi per le ripe e per lo fondo,
poi di sua preda mi coperse e cinse”. | L’Archiano, divenuto impetuoso, tr ovò alla foce il mio corpo ormai freddo e lo so spinse nell’Arno e sciolse la croce che con lemie braccia avevo fatto sul petto, quando mi vinse il dolore [peri miei peccati]. [La corrente] mi rivoltò per le rive e per il fondo, poi mi ricoperse emi avvolse con quanto trascinava con sé.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via”,
seguitò ‘l terzo spirito al secondo,
“ricorditi d i me, che son la Pia:
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata pria
disposando m’avea con la sua gemma”. | «Deh, quando tusarai tornato nel mondo e avrai riposato per il lungo viaggio» continuò il terzo spirito (=Pia de’ Tolomei ) dopo il secondo, «ricòrdati di me, che son la Pia. Siena mi fece nascere, Maremma mi fece morire: si salvi colui (=Nello de’ Pannocchie schi) che prima (=nei giorni felici), dichiarandomi sua sposa, mi aveva dato l’anello con la sua gemma.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Era già l’ora che volge il disio
ai navicanti e ‘ntenerisce il core
lo dì c’han detto ai dolci amici addio;
e che lo novo peregrin d’amore
punge, se ode squilla di lontano
che paia il giorno pianger che si more;
quand’io incominciai a render vano
l’udire e a mirare una de l’alme
surta, che l’ascoltar chiedea con mano. | Era già l’ora che volge il desiderio ai naviganti ed intenerisce il cuore nel giorno in cui han detto addio agli am ici più cari; l’ora che punge d’amore per la propria terra il pellegrino novello, se di lontano ode una campana, che sembri piangere il giorno che mu ore, quando incominciai a non ascoltare più Sorde llo ea guardare una delleanimealzàtasi in piedi, che con la mano chiedeva di essereascoltata. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ella giunse e levò ambo le palme,
ficcando li occhi verso l’oriente,
come dicesse a Dio: ‘D’altro non calme’. | Ella congiunse e levò ambedue le mani in alto, fissando gli occhi verso l’oriente, come se dicesse a Dio: «Non m’importa d’altro che di te». |
Traduci in volgare fiorentino:
| ‘Te lucis ante ’ sì devotamente
le uscìo di bocca e con sì dolci note,
che fece me a me uscir di mente;
e l’altre poi dolcemente e devote
seguitar lei per tutto l’inno intero,
avendo li occhi a le superne rote. | « Prima che tramonti la luce, ti preghiamo», le uscì di bocca così devotamente e con parole così dolci, chefece me uscir di mente a me. Poi le altre anime con dolcezza e devozione la seguirono per tutto l’inno, con gli occhi rivolti alle sfere più alte del cielo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero,
ché ‘l velo è ora ben tanto sottile,
certo che ‘l trapassar dentro è leggero. | O lettore, qui aguzza bene gli occhi al vero (=il significato allegorico), perché ora il velo [del le parole] è tanto sottile, che è certamente facile attraversarlo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io vidi quello essercito gentile
tacito poscia riguardare in sùe
quasi aspettando, palido e umìle;
e vidi uscir de l’alto e scender gi ùe
due angeli con due spade affocate,
tronche e private de le punte sue. | Io vidi quell’esercito gentile guardare poisilenzioso in su, quasi stesse aspettando, tutto pallido e umile. E vidi uscire dall’alto e scendere giù due angeli con due spade di fuoco, tronche e prive della loro punta. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Verdi come fogliette pur mo nate
erano in veste, che da verdi penne
percosse traean dietro e ventilate. | Avevano le vesti di colore verde chiaro, come fogliette appena spuntate. Le traevano dietro di loro, percuote ndole ed agitandole con le ali pure di colore verde. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’un poco sovra noi a star si venne,
e l’altro scese in l’opposita spon da,
sì che la gente in mezzo si contenne. | Uno si fermò un po’ più sopra di noi, l’altro discese nella parte opposta della valle, così che la gente venne a trovarsi nel mezzo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ben discernea in lor la testa bionda;
ma ne la faccia l’occhio si smarria,
come virtù ch’a troppo si confonda. | Io distinguevo bene la loro testa bionda, ma, guardando il viso, il mio occhio si smarriva, come succede auna nostra facoltà che si confonde davanti a ciò che su pera le sue capacità. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Ambo vegnon del grembo di Maria”,
disse Sordello, “a guardia de la valle,
per lo serpente che verrà vie via”. | «Ambedue vengono dal grembo di Maria (=dall’empìreo)» disse Sordello, «per mettersi a guardia della valle, a causa del ser pente che verrà tra poco.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ond’io, che non sapeva per qual calle,
mi volsi intorno, e stretto m’accostai,
tutto gelato, a le fidate spalle. | Perciò io, che non sapevo da che parte venisse, mi volsi intorno emi accostai più strettamente alle fidate spalle di Virgilio, tutto raggelato [dalla paura]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E Sordello anco: “Or avvalliamo omai
tra le grandi ombre, e parleremo ad esse;
grazioso fia lor vedervi assai”. | Sordello disse ancora: «Ormai scendiamo giù nella valle tra le ombre di grandi personaggi e parleremo ad esse: per loro sarà molto gradito vedervi». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Solo tre passi credo ch’i’ scendesse,
e fui di sotto, e vidi un che mirava
pur me, come conoscer mi volesse. | Credo di aver di sceso solamente tre passi e fui di sotto (=nella val letta). Vidi un’ani ma che guardava soltanto me, come se mi volesse riconoscere. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Temp’era già che l’aere s’annerava,
ma non sì che tra li occhi suoi e ‘ miei
non dichiarisse ciò che pria serrava. | Era ormai il momento in cui l’aria sianneriva, ma non al punto da non lasciar scorgere, agli occhi suoi ed ai miei, ci ò che prima nascondeva per la lontananza. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ver’ me si fece, e io ver’ lui mi fei:
giudice Nin gentil, quanto mi piacque
quando ti vidi non esser tra ‘ rei!
Nullo bel salutar tra noi si tacque;
poi dimandò: “Quant’è che tu venisti
a piè del monte per le lontane acque?”. | Si fece verso di me ed io mi feci verso di lei: o gentile giudice Nino Visconti, quanto fui contento nel vedere che non eri trai malvagi! Non tacemmo nessuna forma di saluto tra di noi, poi egli domandò: «Da quanto tempo venisti al piè del monte (=il purgatorio), percorrendo leacque lontane (=dalla foce del Tevere alla spiaggia del purgat orio)?». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Oh!”, diss’io lui, “per entro i luoghi tristi
venni stamane, e sono in prima vita,
ancor che l’altra, sì andando, acquisti”. | «Oh» gli dissi, «stamani io venni dentro i luoghi tristi(= l’inferno) e sono ancora nella mia prima vi ta, anche se sto acquistando l’altra, compiendo questo viaggio.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| E come fu la mia risposta udita,
Sordello ed elli in dietro si raccolse
come gente di sùbito smarrita. | Non appena udirono la mia risposta, Sordello e Nino si ritirarono un po’ indietro, come gente improvvisamente confusa. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’uno a Virgilio e l’altro a un si volse
che sedea lì, gridando:“Sù, Currado!
vieni a veder che Dio per grazia volse”. | Il primosi volse a Virg ilio, l’altrosi volse ad un’anima che sedeva lì vicino, gridando: «Su, o Corrado Malaspina, vieni a vedere ciò che Dio volle concedere a costui per grazia speciale». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi, vòlto a me: “Per quel singular grado
che tu dei a colui che sì nasconde
lo suo primo perché, che non lì è guado,
quando sarai di là da le larghe onde,
dì a Giovanna mia che per me chiami
là dove a li ‘nn ocenti si risponde. | Poi, rivolto a me, cont inuò: «Per quella singolare gratitudine che tu devia colui (=Dio), il quale così nasconde i primi motivi del suo operare che non vi è modo di scoprirli, quando sarai di là dalle grandi onde (=sulla terra), di’ a mia figlia Gio vanna che invochi là (=il cielo) dove si esaudiscono le preghiere degli innocenti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Non credo che la sua madre più m’ami,
poscia che trasmutò le bianche bende,
le quai convien che, misera!, ancor brami. | Non credo che sua madre mi ami ancora, dopo che mutò le bianche bende (=si risposò) che essa, infelice!, deve ora desiderare. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per lei assai di lieve si comprende
quanto in femmina foco d’amor dura,
se l’occhio o ‘l tatto spesso non l’a ccende. | Attraverso di lei (=dal suo esempio) molto facilmente si comprende quantoil fuoco dell’amore dura [poco] in una donna, se l’occhio oil tatto non lo ravvivano spesso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Non le farà sì bella sepultura
la vipera che Melanesi accampa,
com’avria fatto il gallo di Gallura”. | Non le farà una c osì bella sepoltura la vipera che il milanese (=iVi sconti di M ilano) accampa sullo stemma familiare, come avrebbe fatto il gallo di Gallura (=il gallo che i Visconti di P isa hanno sullo stemma)». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Così dicea, segnato de la stampa,
nel suo aspetto, di quel dritto zelo
che misuratamente in core avvampa. | Così diceva, mostrando in viso quel giusto risentimento che con misura avvampa in cu ore. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Li occhi miei ghiotti andavan pur al cielo,
pur là dove le stelle son più tarde,
sì come rota più presso a lo stelo. | I miei occhi, avidi, andavano al cielo, proprio là dove le stelle sono più lente, come succede nella ruota ai punti più vicini all’asse. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E ‘l duca mio: “Figliuol, che là sù guarde?”.
E io a lui: “A quelle tre facelle
di che ‘l polo di qua tutto quanto arde”. | Ela mia guida: «O figlio, che cosa guardi lassù?». Ed io a lui: «A quelle tre fiammelle (=fede, speranza, carità), delle quali tutto il polo antartico arde». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ond’elli a me: “Le quattro chiare stel le
che vedevi staman, son di là basse,
e queste son salite ov’eran quelle”. | Perciò egli a me: «Le quattro stelle splendenti (=prudenza, giustizia, fortezza, temperanza), che tu vedevi stamani, sono ormai scese sotto l’oriz zonte e queste sono salite al loro posto». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Com’ei parlava, e Sordello a sé il trasse
dicendo:“Vedi là ‘l nostro avversaro”;
e drizzò il dito perché ‘n là guardasse. | Mentre parlava, Sordello lo trasse a sé, dicendo: «Vedi là il nostro avversario» e dri zzò il dito, affin ché io guardassi là. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Da quella parte onde non ha riparo
la picciola val lea, era una biscia,
forse qual diede ad Eva il cibo amaro. | In quella parte, dove la piccola valle non ha riparo, era una biscia, forse quella che diede ad Eva il frutto vietato. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tra l’erba e ‘ fior venìa la mala striscia,
volgendo ad ora ad or la testa, e ‘l dosso
leccando come bestia che si liscia. | Tra le erbe ed i fiori veniva la striscia malvagia, volgendo di tanto in tanto la testa e leccando il dorso, come una bestia che si liscia. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io non vidi, e però dicer non posso,
come mosser li astor celest iali;
ma vidi bene e l’uno e l’altro mosso. | Io non vidi, perciò non posso dire, come si mossero gli àstori (=gli angeli) celesti, ma vidi bene che l’uno e l’altro si erano mossi. |