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"I veri morti viventi siamo noi". Con questa battuta ad effetto Rick Grimes, lo sceriffo leader del gruppo di sopravvissuti di "The Walking Dead" mette in chiaro le cose ai suoi sodali, in un mondo dove la civiltà non esiste più. L'universo zombie più famoso del momento deve tutto alla lezione autentica di George A. Romero, alle sue parole e alla sua trilogia dei morti viventi. Perché il cinema horror può essere tranquillamente diviso in due punti: il "prima Romero" e il "dopo Romero". Il mondo degli zombie era legato all'oppressione sociale e allo schiavismo: i morti viventi di Haiti, popolazione colonizzata e messa a lavorare con le mansioni più dure. Romero ribalta la prospettiva, politicizza il messaggio e utilizza i morti viventi dapprima come la conseguenza del processo di occidentalizzazione, l'illusione del Sogno Americano, per poi finire a stigmatizzare l'era Reagan. La trilogia dei morti viventi, cominciata nel 1968 con "La notte dei morti viventi" prosegue dieci anni più tardi con "Zombi" (finanziato da Dario Argento e con le musiche indimenticabili dei Goblin) e si conclude nel 1985 con "Il giorno degli zombi". Nel primo film, gli zombie non sono ancora quelli fisicamente in decomposizione che abbiamo ampiamente conosciuto nel corso degli anni e qui c'è l'allineamento forse più sincero e puro all'idea di Romero. Sono simili a noi, potrebbero quindi essere scambiati per noi al punto che i protagonisti avvertono il pericolo solo con la prima aggressione. Questo svela le carte di un'umanità orientata verso le individualità, verso i propri bisogni, un'ipocrisia svelata con i comportamenti beceri dei sopravvissuti rimasti chiusi in casa. Il concetto di famiglia è fatto a pezzi, letteralmente, quando vediamo una bambina divorare i suoi genitori. L'unico a salvarsi, alla fine di quel film, sarà Ben, un uomo di colore che sarà però ucciso da un colpo di fucile alla testa, scambiato per uno zombie, da una serie di mercenari fascisti intenzionati a fare pulizia. "Zombi", il film che da un punto di vista commerciale ha reso di più della prima trilogia, sposta la narrazione all'interno di un centro commerciale. È lì che i protagonisti provano a nascondersi dagli zombie, quel contesto e quella location daranno vita ad uno degli scenari che ha maggiormente ispirato e influenzato le opere di genere. Dai videogame alle serie tv, è impossibile non ripensare a "Dawn of the dead" (questo il titolo originale dell'opera) quando si vede una scena ambientata in un ‘mall', il grande centro commerciale. "I morti viventi siamo noi", quelli che hanno definitivamente alzato bandiera bianca al consumismo, quello più sfrenato e insensato, quello degli anni '70. Mentre il tessuto sociale degli americani continua a scollarsi ed infuria il dibattito sul post-Vietnam, una guerra che ha lasciato macerie ancor più profonde nell'anima di chi l'ha combattuta, con il ‘reaganismo' alle porte, Romero eleva gli zombie a veri e propri punitori. E ancora una volta il nemico più grande per l'uomo è l'uomo stesso, in un'apocalisse che viene monitorata costantemente sui media (così parte il film, in uno studio televisivo in cui l'informazione si mischia con la paura di morire da un momento all'altro). L'America di Ronald Reagan viene messa al centro nel terzo film della trilogia: "Il giorno degli zombi" ("Day of the dead"). Poteva essere il film peggiore della saga di Romero perché le pressioni della produzione verso un film esclusivamente commerciale, erano quasi asfissianti. Il "Maestro" cambia tutto, rinuncia a più di metà del budget e fa il film che vuole: una pellicola violenta e claustrofobica in cui, a differenza dei primi due, vengono date alcune informazioni sull'origine dell'epidemia. Folli esperimenti militari voluti dal governo americano sono scappati di mano e hanno portato al peggio e quello che sembra il luogo più sicuro per scappare a un'epidemia, ovvero una base militare, diventa la trappola in cui si andranno a cacciare i protagonisti.
La lezione di George A. Romero e dei suoi zombie “politici”: dal fallimento del Sogno Americano ai danni del consumismo, ha preso a morsi un’umanità occupata sempre più da se stessa che dal bisogno collettivo.
UPDATE ORE 21:00 – Belén Rodriguez ha usato il suo profilo Facebook per difendersi e dare voce alla sua versione dei fatti. La showgirl sostiene che la ragazza a cui rispondeva nel commento fosse solo un fake. Inoltre, ha aggiunto di non conoscere il reale aspetto dell'utente dietro quel nick, dunque il suo non era un attacco personale. "[…] Ormai tutti sanno che dietro profili anonimi ci sono spesso e volentieri persone che non fanno altro che insultare e riempire le pagine dei personaggi pubblici e non, di cattiverie che vanno ben oltre una semplice critica ad un vestito. L'utente a cui ho dato quella risposta è uno di questi che ricrea un profilo ogni volta che blocco e cancello pur mantenendo un'analogia nel nome (bambolina72, superbambolina, bambolina super star…etc) Dopo svariati messaggi pieni di parolacce ed insulti gravi e non sto a precisare cosa, le ho riposto con ironia e impulsività ad uno degli ultimi cancellando quelli che io ritengo vergognosi. […] Ah dimenticavo, questa persona non ha mai pubblicato nessuna sua fotografia, mai nulla, quindi io non so come sia fatta…" Ieri Elisabetta Canalis ha coronato il suo sogno d'amore. L'ex velina di "Striscia la Notizia" ha sposato Brian Perri. Tra gli invitati vip accorsi c'era anche l'amica Belén Rodriguez, che è arrivata ad Alghero con Simona Miele. In un secondo momento, poi, è stata raggiunta da Stefano De Martino. La showgirl argentina è riuscita a catalizzare subito l'attenzione dei presenti sfoggiando un abito che difficilmente poteva passare inosservato. L'abito sexy di Belén Rodriguez – La Rodriguez ha sfoggiato un lungo abito blu, con spacco e trasparenze sul seno e sulle gambe. Una mise, dunque, decisamente sensuale. Come al solito la rete si è divisa. Alcune persone hanno sottolineato la bellezza di Belén, che con il suo abito è riuscita quasi a rubare la scena alla sposa. Altri invece sono stati molto più pungenti e critici nei suoi confronti. Le critiche rivolte a Belén – Alcuni utenti hanno trovato il suo abito del tutto inappropriato per una cerimonia che si celebrava in chiesa. Tra i commenti di critica, Belén Rodriguez ha risposto a quelli di una ragazzina che si firmava Bambolina. "Ehi super bambolotta!!! Ti rode??? Lo vuoi questo abito? Mi dispiace ma non ti chiude la zip!!!"
Belén Rodriguez ha attaccato su Instagram una ragazza che aveva criticato l’abito da lei usato per presenziare al matrimonio di Elisabetta Canalis. La showgirl ha commentato tirando in ballo il fisico della giovane: “Ti rode perché a te la zip non si chiude”. L’argentina è stata attaccata per questo, ma nelle ultime ore si è difesa sul suo profilo Facebook.
Il Peccato e la Vergogna, la fiction che vede come protagonisti due sex symbol della tv italiana, Gabriel Garko e Manuela Arcuri, sta volgendo al termine. L'ultima puntata sarà ricca di sorprese e colpi di scena. Una delle novità? L'entrata nel cast di un'altra bellissima attrice che sarà protagonista anche de Il Peccato e la Vergogna 2, prossimamente su canale 5. L'ultima puntata di questa prima, apprezzatissima stagione ospiterà la bellissima Laura Torrisi ora col pancione perché in attesa di un bebè che nascerà a Natale. Il babbo è toscano come lei ed è niente meno che il simpatico Leonardo Pieraccioni. Laura ha già avuto modo di lavorare con Gabriel Garko ne L'Onore e il Rispetto 2, ma lo affiancherà solo in quest'ultima puntata della serie di canale 5 perché il perfido Nito, in versione anziana, nella seconda stagione sarà probabilmente interpretato da Alain Delon. La Torrisi sarà invece la bella governante Ortensia Pizzo e le riprese, secondo il settimanale Gente, cominceranno l'anno prossimo, non appena la bella attrice toscana avrà dato alla luce il suo primogenito. Uscirà di scena anche Manuela Arcuri ma per sapere come, quando e perché vi consiglio di non rovinarvi la sorpresa e di seguire l'ultimo episodio della fiction che andrà in onda domani, 22 settembrem in prima serata. Buona visione!
Nell’ultima puntata de Il Peccato e la Vergogna farà la sua entrata in scena la bella Laura Torrisi.
La perdita di peso non sempre fa rima con benessere: a volte infatti si seguono delle diete drastiche che introducono nel nostro organismo degli alimenti sbagliati oppure dannosi. Esistono però delle diete in grado di depurare e di farti perdere peso. È il caso per esempio della dieta della mela rossa. Questo frutto è particolarmente benefico per il nostro organismo perché contiene antiossidanti e pectina, importante per favorire la regolazione del livello del colesterolo. La dieta della mela rossa prevede due modalità: una decisamente rigida che vi permetterà di perdere peso in pochi giorni, e un'altra meno drastica, che depurerà il vostro organismo e vi farà perdere un leggero peso. Ma come sono costituite queste diete? La versione più rigida dura al massimo tre giorni e prevede come unico alimento proprio la mela rossa: non c'è un limite di quantità, ma durante il secondo e il terzo giorno si possono aggiungere 200 grammi di yogurt bianco magro.
Sapevi che la mela rossa può essere un valido alleato per perdere peso? Questo frutto infatti depura l’organismo e ti permette di dimagrire. Ecco come è strutturata questa dieta.
Tragedia a Calco, in provincia di Lecco. Un ragazzo di 34 anni, Andrea Atza, è morto in un incidente stradale mentre era in sella alla sua moto, una Ducati Monster che aveva acquistato da pochi mesi. L'incidente è avvenuto nella notte tra lunedì e martedì in via Nazionale. Il giovane motociclista avrebbe fatto tutto da solo: in prossimità di un curvone in direzione centro paese ha perso il controllo della moto, andando a sbattere contro un muro. Il 34enne è stato sbalzato dalla due ruote finendo sull'asfalto: qui è stato notato da un'automobilista di passaggio che ha subito chiamato i soccorsi. Andrea è stato soccorso da un equipaggio del 118, che ha cercato di rianimarlo sul posto. È quindi stato trasportato con la massima urgenza all'ospedale Mandic di Merate, dove però i medici non sono riusciti a salvarlo. Sul luogo dell'incidente erano intervenuti anche i vigili del fuoco e le forze dell'ordine, che si sono occupate dei rilievi del caso.
Un ragazzo di 34 anni, Andrea Atza, è morto in un incidente stradale avvenuto nella notte tra lunedì e martedì in via Nazionale a Calco, in provincia di Lecco. Il giovane era in sella alla sua moto: mentre percorreva una curva ha perso il controllo del mezzo, finendo contro un muro. Soccorso in condizioni disperate, è morto poco dopo il suo arrivo in ospedale.
È appena iniziata la cerimonia di Beatificazione di Giovanni Paolo II, in questa domenica 1° maggio 2011. Da settimane Roma è in fermento per accogliere al meglio i tantissimi pellegrini che, da ieri mattina, stanno affollando le vie della Capitale. Oltre alle necessarie misure cautelative – con la chiusura dello spazio aereo – e il potenziamento dei trasporti, Roma ha preparato, come contorno alla beatificazione e omaggio a Karol Wojtyla, numerosi eventi non solo liturgici, ma anche culturali e artistici. Nella serata di domani, lunedì 2 maggio, in piazza del Campidoglio, avrà luogo il concerto Giovanni Paolo II e Roma: Memoria e Gratitudine dell’'Orchestra Sinfonica Nova Amadeus, diretta dal Maestro Bruno Santori. Nel corso della serata interverranno, con le loro testimonianze, don Massimo Camisasca, il Cardinale Stanislaw Dziwisz, Andrea Riccardi, Padre Lucio Maria Zappatore, Monsignor Domenico Sigalini, Elio Toaff, Joaquìn Navarro Valls. Sul palco allestito in Campidoglio, dopo l’Orchestra Nova Amadeus, saliranno il tenore Romolo Tisano e il soprano Silvia Lorenzi, che eseguiranno una particolare versione dell’Ave Maria. Si esibiranno poi alcuni protagonisti della musica italiana, da Amedeo Minghi a Tosca, dai Matia Bazar alla PFM, da Roby Facchinetti dei Pooh a Ivana Spagna che, con una toccante testimonianza, ha ricordato il suo incontro con il Pontefice. Lo spettacolo avrà inizio alle 19:00. Anche nelle altre città italiane sono in programma vari concerti per ricordare Papa Woytila, mentre, restando nel campo musicale, il cantautore di musica cristiana Roberto Bignoli ha inciso per Giovanni Paolo II la canzone Non temere e l’omonimo album.
Domani sera, a Roma, un appuntamento con artisti italiani e persone vicine a Papa Wojtyla.
Nicola Foderaro è uno dei corteggiatori più apprezzati su Facebook, il famoso social network dove si concentrano la maggior parte dei consensi e dei commenti su Uomini e Donne. La sua fanpage è colma di appassionati della sua storia con Monica Pisano, la bella tronista romana che gli ha rubato il cuore e che ultimamente gli sta infelicitando la vita con la presenza fastidiosa di Emiliano Vannoli. Secondo le anticipazioni del vicolo delle news, Monica avrebbe accusato Nicola di essere troppo attivo su Facebook e di curare eccessivamente i suoi fan, strumentalizzando i loro sentimenti per il consenso del pubblico. Il ragazzo ha ribadito che è sempre stato così presente sul social e che di certo non metterebbe a rischio la loro storia per una cosa del genere. Nessuno è apparso molto convinto di questa versione, fatto sta che in molti, negli ultimi giorni, non hanno trovato il profilo di Nicola come al solito. Scomparso! Nè la sua fanpage, nè il suo profilo sono più dispo nibili e tutti si stanno interrogando sul fatto che abbia potuto fare un gesto del genere per dare un ennesima dimostrazione alla sua Monica. Bisognerà aspettare ulteriori notizie in merito per confermare quella che al momento è una pura deduzione dei suoi fan.
Monica Pisano si sarebbe arrabbiata con Nicola Foderaro per il suo egocentrismo su Facebook e lui avrebbe reagito con la cancellazione dal famoso social network.
Morto in Messico il boss dei narcos "El Quince", al secolo Josè Gualupe Rodriguez Castillo. La notizia del suo decesso, avvenuto in seguito alle ferite riportate in uno scontro fuoco, ha valicato i confini del Messico ed è giunta fino a Napoli: l'uomo, infatti, è considerato il mandante del sequestro dei tre napoletani, avvenuto a fine gennaio 2018 proprio nel paese mesoamericano. Si tratta di Raffaele Russo, del figlio Antonio Russo e del nipote Vincenzo Cimmino, di cui non si sa più nulla da oltre due anni e per i quali le famiglie hanno più volte chiesto l'intervento delle autorità italiane.
Morto dopo uno scontro a fuoco il boss Josè Gualupe Rodriguez Castillo, detto “El Quince”: era considerato il mandante del sequestro dei tre napoletani scomparsi in Messico a fine gennaio 2018. Il boss era stato “inspiegabilmente scarcerato”, come spiegato dall’avvocato delle famiglie napoletane, nei mesi scorsi.
Il satellite cinese Yunhai 1-02 misteriosamente andato in pezzi nello spazio il 18 marzo 2021 è stato colpito da un detrito spaziale – probabilmente un frammento delle dimensioni comprese tra i 10 e 50 centimetri – del razzo Zenit-2 che nel settembre 1996 ha lanciato in satellite spia russo Tselina-2. È questa la spiegazione che arriva dall’astrofisico Jonathan McDowell dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics a Cambridge, nel Massachusetts, che grazie ad alcune indagini ha scoperto cosa è probabilmente accaduto al veicolo spaziale cinese. “Questa sembra essere la prima grande collisione orbitale confermata in un decennio” ha affermato su Twitter McDowell, dopo aver individuato il probabile incidente in un registro dei dati Space-Track della US Space Force. In particolare, McDowell ha notato un aggiornamento in cui la US Space Force ha incluso una singolare nota per l’oggetto 48078, uno dei frammenti del razzo russo Zenit-2: “Si è scontrato con un satellite”. “Questo è un nuovo tipo di commento – ha scritto McDowell – : non avevo mai visto un commento del genere per nessun altro satellite prima”. Tornando quindi indietro attraverso i dati orbitali, McDowell ha scoperto che il detrito del razzo russo e il satellite cinese Yunhai 1-02 si sono trovati a meno di 1 chilometro l’uno dall’altro nell’esatta ora del giorno in cui il satellite è stato danneggiato. Questa distanza, ha spiegato l’astrofisico, rientra nel margine di errore: entrambi gli oggetti avrebbero sfrecciato intorno alla Terra più velocemente di un proiettile, per cui qualsiasi contatto avrebbe provocato un’esplosione di detriti. L’incidente ha generato 37 nuovi frammenti noti, anche se secondo McDowell ci sono probabilmente altri detriti non catalogati. La collisione, avvenuta a un’altitudine di 485 miglia (780 chilometri) non sembra però essere stata “catastrofica” ha aggiunto l’esperto, dal momento che il satellite Yunhai 1-02 ha effettuato diversi aggiustamenti orbitali da marzo, suggerendo che la Cina può ancora controllarlo. Il veicolo spaziale, mandato in orbita dal razzo Long March 2D lanciato nel settembre 2019 dal centro di Jiuquan, nel deserto del Gobi, fa parte di una serie di satelliti metereologici costruiti dalla Shanghai Academy of Spaceflight Technology (SAST) ma, ritiene McDowell, non è chiaro se possa ancora svolgere il lavoro per cui veniva utilizzato (qualunque esso sia).
Improvvisamente danneggiato nel marzo scorso, il satellite Yunhai 1-02 è stato colpito da un detrito spaziale del razzo russo che nel 1996 lanciò il satellite spia Tselina-2. La collisione è stata scoperta dall’astrofisico Jonathan McDowell che ha ricostruito cosa potrebbe essere accaduto.
Maria De Filippi sarà uno degli ospiti d'onore del Festival di Sanremo 2010. Questa sarà la sessantesima edizione delle gara canora. Le innovazioni sono state tantissime nel corso degli anni. Agli esordi veniva trasmesso per radio ed ad essere premiate erano le canzoni in gara e non gli interpreti. Uno stesso cantante poteva aggiudicarsi l'intero podio, perché a cantare i tanti brani in lizza erano pochi artisti, attraverso i quali le canzoni potevano essere apprezzate e giudicate. Poi si è passati alla trasmissione televisiva in bianco e nero infine a quella a colori. Con l'evoluzione dei costumi le donne da valette semi-mute sono passate alla conduzione. Raffaella Carrà, Simona Ventura, Antonella Clerici. Ci sono stati anche i valletti, l'anno scorso. Le radici però affondano nella tradizione. I cantati sono impegnati nella gara canora per affermarsi nel mercato discografico oppure per continuare a cavalcare l'onda del successo. Accanto alle nuove proposte non mancano come sempre le vecchie glorie. Ci saranno tante serate, vestiti meravigliosi, fiori e naturalmente grandi ospiti. Antonella Clerici ha avuto non poche difficoltà nell'organizzazione delle ospitate delle persone che contano davvero in Italia e all'estero. Ci sarà Maurizio Costanzo, che ha salutato pare per sempre il suo imperituro talk show in onda nella seconda serata di canale 5 e già tempo fa aveva annunciato un ritorno alla RAI, in cui esordì da giovane. Inoltre sembra finalmente confermata la presenza di sua moglie, Maria De Filippi, presentatrice di ben tre programmi dell'ammiraglia delle reti Mediaset. La conduttrice, in un primo momento, aveva affermato che sicuramente sarebbe stata al fianco del marito in via ufficiosa, ma non avrebbe replicato l'apparizione sul palco. La presentatrice è stata co-conduttrice d'eccezione nell' edizione 2009, fortemente voluta da Paolo Bonolis e ha visto trionfare Marco Carta, il cantante sardo vincitore di Amici 7 . Molti degli ospiti voluti dalla Clerici non hanno ancora dato conferma della loro presenza e si teme che la kermesse possa essere un fallimento. Ci saranno sicuramente Elisa e sembra probabile che vedremo sul palco dell'Ariston anche la principesse Rania di Giordania e le ballerine del Mouline Rouge.
Maria De Filippi sarà ospite di Antonella Clerici al Festival di Sanremo 2010.
Nel 2018 Achille Lauro pubblicava Pour l'amour, album che in qualche modo avrebbe raccontato l'evoluzione che avrebbe preso l'artista romano. Dentro quell'album c'erano i semi della poliedricità con cui si sarebbe confrontato in futuro, sia a livello sonoro che d'immagine. Nella cover dell'album e in quella di "Angelo blu" (ma già in "Ragazzi madre" a dire la verità) c'era tutto quello che avreste dovuto sapere sulla sua idea di mascolinità tossica. Dopo quell'album ne sono venuti tre che hanno analizzato un diverso genere e un diverso periodo. Con "Lauro", l'album che esce oggi, il cantante è tornato a comporre un album dalle varie anime e sfaccettature. Dentro, infatti, ci sono non solo vari riferimenti (da Prince a Vasco Rossi), le solite citazioni cinematografiche e pop in generale, ma anche la scrittura prende varie direzioni, alternando vere e proprie storie ("Marilù") ad altri costruite per immagini ("Generazione X"). In questi anni qualcuno è rimasto sconvolto, ma l'impressione, alla fine, è che Lauro non sia altro (e non è poco) che un artista che decostruisce se stesso, in continuazione, per trovare una strada nuova. Decostruisce l'idea di mascolinità tossica in cui è vissuto, rompe lo schema che poteva permettergli di conservare il suo pubblico, rompe con le regole musicali e di scrittura. A noi piace, ma questo è un dettaglio, perché in fondo chi maneggia questo materiale che alcuni chiamano arte, alla fine deve sporcarsi, e anche essere divisivo. Di questo e altro ne abbiamo parlato proprio con Lauro. Pour l’amour è stato un album seminale, anche per te. In Lauro, come succedeva lì, c’è una varietà stilistica importante. Col senno di poi abbiamo capito che quelli erano semi della tua nuova strada, vale anche per Lauro? Che idea avevi? Io scrivo tanta musica, se non ho niente da dire non scrivo nulla, altrimenti in tre giorni scrivo 15 pezzi. Avevo tanti brani da parte e nel 2020 ho deciso di far uscire questi progetti side, da "1969" che era un vero e proprio album e poi i suoi figli che sono stati "1990" e "1920": erano progetti notturni, nati nella massima spontaneità. Lauro riparte un po' dai veri miei stati d'animo, sono le mie canzoni, le mie poesie, alcune sono quasi state scritte senza musica, poi arrangiate, altre scritte con dei giretti di chitarra miei. A livello di sound si divide in due grandi macroaree e anche di feeling: quella introspettiva, proprio tempesta dell'anima e quella punk-rock-grunge, può essere incasellato lì. Incaselliamolo, ma dentro ci sono cose che vanno anche oltre questi generi, no? A grandi linee troviamo tante sfumature perché fanno parte delle sfumature del mio carattere. La mia musica parte da lì, di conseguenza, sì, in qualche modo c'è un legame con Pour l'Amour, anche lì c'erano sfumature del mio carattere, era un album a tratti di musica elettronica ma anche crossover col cantautorato: c'era "Penelope" ma c'era "Angelo blu". Nella copertina di Lauro si incarna un po' il senso di tutto, innanzitutto perché abbiamo la seconda possibilità, quella "O" in rosso come per dire che c'era stata una fine ma ho deciso di prendermi una seconda possibilità. Associato a ogni lettera, poi, c'è un genere musicale che ho presentato durante Sanremo: il glam rock, il rock and roll, la musica pop, intesa come musica popolare, il punk rock e classic orchestra che vanno a comporre il nome Lauro e vanno a comporre i generi che hanno caratterizzato il mio percorso. Tu parlavi di due grandi macroaree e io le vedo anche nella scrittura, con canzoni – penso a Marilù – scritte a mo' di storie, più lineari, e altre fatte di immagini – penso a Generazione X -, possiamo vederlo anche lì questo schema? La cosa principale è che la mia musica nasce dalle sfumature caratteriali: quanti stati d'animo attraversiamo durante una giornata, un mese, durante una vita? Quante personalità siamo? Quanto un giorno ti svegli in un modo e un altro in maniera diversa? Io semplicemente fermo quei momenti. In effetti in Lauro sei un po' Vasco, un po' Prince, sei Lauro, ovviamente…
Achille Lauro torna con un nuovo album vero e proprio, “Lauro”. Un lavoro in cui torna a esplorare diverse sensibilità sonore e attraversa vari argomenti, partendo dalla sua carriera, e affrontando anche questioni di cui in questi anni è diventato simbolo, come la lotta alla mascolinità tossica.
L’industria dell’intrattenimento moderna, l’avrete notato, lascia sempre meno al caso e anche quando lo fa ci pensano gli spettatori a colmare quel “buco”. Più chi guarda si è fatto attento, e in questo risveglio internet ha giocato un ruolo determinante, più chi produce televisione e cinema è diventato preciso nel raccontare le proprie storie di fantasia (ne ha fatto le spese recentemente anche Interstellar prima sbugiardato scientificamente, poi assolto). Più riferimenti scientifici accurati se si tratta di fantascienza, più dettagli quando si parla di fantasia, più spiegazioni nei thriller ecc. ecc. L’elemento che tuttavia è stato irregimentato maggiormente sono le lingue di fantasie, una volta lasciate più o meno al caso o comunque legate a suoni e oggi quasi sempre create artificialmente da linguisti per essere probabili per quanto incomprensibili. Hanno dunque lingue accademicamente accurate serie televisive come Il trono di spade o film come Prometheus e anche il cinema per l'infanzia non riesce ad essere da meno. Uscirà il 27 Agosto Minions, lungometraggio dedicato agli aiutanti gialli di Cattivissimo me, uno dei successi commerciali (nel senso di vendita di merchandising) più inaspettati e potenti degli ultimi anni. I Minion, tra i molti elementi di fascino, parlano anche una lingua inventata, con parole prese da lingue vere che ben si lega con il loro fare da Looney Tunes, tutto umorismo slapstick e gag fisiche a cui devono buona parte del suddetto successo mondiale. Le produzioni attuali di Hollywood quando prevedono lingue inventate puntano tutte a crearne di grammaticalmente plausibili, finzioni che siano precise ed accurate. Cattivissimo Me originariamente non rientrava tra questi casi, proprio perchè il linguaggio dei Minion è una creazione istintiva, vecchio stampo, priva di grammatica, tuttavia nel tempo ha necessitato di aggiustamenti per il moltiplicarsi dei film e gli spettatori hanno cominciato autonomamente a cercare di comprenderla, tradurla e organizzarla, deducendone alcune regole grammaticali. Tutto in realtà viene dalla testa di uno dei due registi, Pierre Coffin, che durante i test preliminari per l’animazione dei personaggi (nei cartoni la voce arriva prima dei movimenti veri e propri i quali seguono e si adeguano all’audio) ha cominciato ad improvvisare parole prese da lingue che conosce a malapena, sfruttando anche molti nomi di cibi. L’effetto di questo miscuglio di lingue e nomi di cibi era così perfetto che alla fine è stato usato. Dunque non è frutto di studi accademici la lingua dei Minion ma semmai di un'iniziale improvvisazione. C’è un po’ di inglese di base, un po’ di spagnolo, qualche parola francese ovviamente, elementi di russo, coreano e giapponese, nonchè infine un po’ dell’italiano per come lo percepiscono gli stranieri nel tono (molte vocali molto aperte). Qui si è fermato il lavoro dello studio ed è iniziato quello dei fan. Non è infatti difficile trovare online traduzioni e deduzioni sulla lingua dei Minion e la catena Best Buy, per cavalcare il fenomeno, in occasione dell’uscita del secondo film ha realizzato un’app che funziona come Shazam, ascolta le frasi dei Minion durante i titoli di coda del film e le traduce. Tutto quello che non è spiegato da chi fa il film viene ricostruito a posteriori da chi lo guarda, tutto ciò che non è raccontato deve essere chiarito, non a caso una delle scene utilizzate per promuovere il film dei Minion è quella che apre Cattivissimo me 2, in cui viene narrata la storia dei personaggi gialli lungo tutte le ere. Quando tra diversi anni guarderemo indietro a questo periodo del cinema americano non potremo fare a meno di notare come questo sia stato il periodo in cui il cinema diventava un grande racconto in cui ogni meccanismo è svelato. Nulla sarà lasciato al mistero, tutto sarà spiegato.
Le lingue che sentiamo nei film non sono più parole senza senso come capitava in The Terminal ma sempre di più linguaggi creati ad arte da esperti linguisti. È vero per Il trono di spade e sempre di più anche per le demenziali espressioni dei Minion di Cattivissimo Me.
La falsa rappresentanza La falsa rappresentanza comprende due ipotesi: La falsa rappresentanza deve essere distinta sia dal conflitto di interessi sostanziale e processuale nella rappresentanza, sia dalla stipula dell'atto sotto nome falso o altrui. L'atto compiuto dal falso rappresentante rimane inefficace per il rappresentato, nel senso che non vincola (non produce effetti) verso il rappresentato (o perché manca totalmente la procura o perché il rappresentante ha agito superando i limiti dei poteri conferiti). Descritta la situazione in questo modo si potrebbe pensare che l'altra parte contrattuale non ha nessun potere per verificare l'esiste (o meno) di una procura, in realtà, l'altra parte contrattuale ha il diritto di chiedere a colui che si dichiara rappresentante di giustificare i suoi (asseriti) poteri e, quindi, ha il diritto di verificare l'esistenza della procura. Tutto questo, però non esclude che l'atto compiuto dal falso rappresentate possa essere conveniente per il rappresentato ecco, quindi, che il legislatore attribuisce al falso rappresentato il potere di appropriarsi dell'atto compiuto dal falso rappresentante, mediante un istituto giuridico denominato ratifica. Per comprendere meglio la strutture e le finalità della ratifica è opportuno distinguere la ratifica dalla convalida dell'atto annullabile osservando che a differenza della convalida ex art. 1444 cc volta a sanare e stabilizzare gli effetti negoziali prodotti dall'atto invalido, affetto da vizi meramente formali o inerenti la formazione della volontà, la ratifica mira a rimuovere l'ostacolo alla produzione degli effetti negoziali dell'atto (concluso dal "falsus procurator") nella sfera giuridica del ratificante (falsamente rappresentato), consentendo a quest'ultimo di avvalersi, ora per allora, dell'atto compiuto dal falso rappresentante. Quanto detto permette di sottolineare un altro aspetto: la ratifica presuppone un atto valido un atto nullo non è ratificabile.
La Cassazione del 31.1.2017 n. 2320 ha stabilito che anche l’atto negoziale stipulato da un soggetto -privo di poteri rappresentativi- in nome e per conto dell’ente pubblico territoriale, possa essere ratificato dal competente organo di detto ente, però, la natura pubblica del soggetto che ratifica implica che l’atto (formale) che possa essere considerato ratifica presuppone che: 1) sia adottato dallo stesso organo rappresentativo dell’ente cui competeva stipulare l’atto negoziale da ratificare; 2) risulti inequivocarnente adottato sul presupposto o in presenza della volontà (anche implicita) di fare proprio il negozio inefficace stipulato dal “falsus procurator”
L'inaugurazione del Padiglione della Serpentine Gallery segna ogni anno l'inizio dell'estate londinese. Quello che si presenta come uno degli eventi più attesi del mondo dell'architettura e del design internazionale, anche quest'anno non ha deluso le aspettative con una nuova struttura progettata da Bjarke Ingels Group (BIG). Sembra un canyon rovescio attraverso cui poter camminare il Padiglione di BIG che è stato costruito nel cuore di Hyde Park. Il Padiglione della Serpentine Gallery rappresenta un momento di alta qualità architettonica che ogni anno arricchisce il più famoso parco londinese. Come un faro nel cuore di Hyde Park, il Padiglione della Serpentine Gallery nell'edizione 2016 è un muro decompresso e contemporaneamente una guglia slanciata in cui la luce penetra e ritma lo spazio come all'interno di una cattedrale. La nuova struttura progettata da Bjarke Ingels Group (BIG) è destinato ad accogliere di giorno una caffetteria e attività per le famiglie; di sera, quando la luce si irradia verso l'esterno del parco, all'interno del Padiglione 2016 saranno accolti concerti, mostre e tutti gli eventi previsti dalla Serpentine Gallery per l'estate nel Parco. Con il Padiglione della Serpentine Gallery 2016 Bjarke Ingels Group (BIG) è riuscito a creare una struttura bivalente, che è sia forma libera ma rigorosa, modulare ma scultorea, sia trasparente che opaca, scatola solida e massa informe. L'architetto danese così spiega il suo progetto: Abbiamo deciso di lavorare con uno degli elementi fondamentali dell'architettura: il muro di mattoni. Invece di mattoni o blocchi di pietra, tuttavia, la parete è eretta da telai di vetroresina pultrusi, impilati uno sopra l'altro. La parete è poi smembrata per formare una cavità al suo interno che ospiterà gli eventi del programma del Padiglione. Questa decompressione della parete trasforma la linea in una superficie, trasformando la parete in uno spazio. Viene creato un complesso ambiente tridimensionale che può essere esplorato e sperimentato in una varietà di modi, all'interno e all'esterno. Nella parte superiore, la parete appare come una linea retta, mentre la parte inferiore forma una valle riparata all'ingresso del padiglione e una collina ondulato verso il parco. Bjarke Ingels Group (BIG)
Ogni anno l’apertura del Padiglione della Serpentine Gallery è uno degli eventi più attesi dell’estate londinese e anche per il 2016 la nuova struttura di BIG ha conquistato tutto il mondo dell’Architettura internazionale.
Doveva fare il prossimo passo e sembra non aver deluso le aspettative Oscar Anton, il cantante parigino salito alle cronache musicali dopo il successo dello scorso settembre con il singolo "bye bye", remixato anche da Bob Sinclar e diventato uno dei brani più virali su Spotify, occupando per settimane la prima posizione nella classifica Viral della piattaforma. Nelle ultime ore è ritornato con un nuovo singolo "ophelie", un brano che racconta anche di più il successo del cantautore nella penisola perché sarà inserito nella colonna sonora del film "Ancora più bello" del regista Claudio Norza, al cinema da metà settembre. Il brano, come ha raccontato all'Agi, è nato dopo la fine del progetto "Home of sanity" del 2020: "È stata una sfida intensa, soprattutto tornare nella mia camera da letto dove componevo. Però volevo continuare questo processo creativo e fare ciò che amo di più, scrivere e cantare". La presenza di Oscar Anton, il cantautore parigino diventato famoso dopo il successo dello scorso settembre con "bye bye", in Italia è ormai qualcosa di assodato. Basta vedere il suo nuovo brano "ophelie" nella colonna sonora del film "Ancora più bello" di Claudio Norza, ma anche la sua presenza al Giffoni Film Festival di Salerno, senza dimenticare il prossimo "Battiti Live" ad Otranto, dove presenterà al pubblico il nuovo singolo. Un rapporto che nelle ultime settimane si è rafforzato anche grazie al lavoro del produttore Federico Nardelli, che come già aveva fatto Bob Sinclar con "bye bye", ha deciso di produrre una sua versione del nuovo brano del cantante. Tutt'altro immaginario rispetto a "Bye bye" per il nuovo singolo di Oscar Anton "ophelie": la natura, l'unico elemento che ritorna in maniera prepotente nell'immaginario dell'artista, questa volta sembra riaccendere la luce della passione nel cantautore. Perché "ophelie" è il canto spensierato di una persona che ha finalmente trovato l'amore e il coraggio per mettere una pietra sul passato, che ha un nome: ophelie. Oscar Anton canta con estrema libertà e gioia tutto ciò che ha provato in passato, dalle canzoni nate dai ricordi della sua relazione, ai tentativi tardivi di aggiustare qualcosa che si è rotto, a tal punto da rivelare nel ritornello: "ophelie, come fai a non vedere che sono innamorato di qualcun'altra?". I'm playing back Every song I wrote about The memories I have with you I play it loud But you never turn around Yet it's such an easy thing to do And I don't want to tell the truth ‘Cause nothing's gonna change It's too late I'm afraid And I already fell for you Our picture's on the shelf But I'm not happy there Ophelie, why don't you see That I'm in love with someone else Ophelie, why don't you see That I'm in love with someone else, a-a I'm never sad But tonight I think I am There's nothing left to say, I know You think I'm fine But you never really asked It's meaningless to say, I'm not And I don't want to tell the truth ‘Cause nothing's gonna change It's too late, I'm afraid, a-a And I already fell for you Our picture's on the shelf But I'm about to say Ophelie, why don't you see That I'm in love with someone else Ophelie, why don't you see That I'm in love with someone else, a-ah Ophelie, why don't you see That I'm in love with someone else Ophelie, why don't you see That you should be with someone else And I don't want to tell the truth ‘Cause nothing's gonna change It's too late, I'm afraid, a-a And I already fell for you Our picture's on the shelf But I'm about to say, a-ah Ophelie, why don't you see That I'm in love with someone else Sto riproducendo Ogni canzone di cui ho scritto I ricordi che ho con te li suono forte Ma non ti volti mai Eppure è una cosa così facile da fare E non voglio dire la verità Perché niente cambierà È troppo tardi temo E mi sono già innamorato di te La nostra foto è sullo scaffale Ma non sono felice lì Ofelia, perché non vedi? Che sono innamorato di qualcun altra Ofelia, perché non vedi? Che sono innamorato di qualcun altra non sono mai triste Ma stasera penso di esserlo Non c'è più niente da dire, lo so pensi che io stia bene Ma non l'hai mai chiesto davvero Non ha senso dire che non lo sono E non voglio dire la verità Perché niente cambierà È troppo tardi, temo, E mi sono già innamorato di te La nostra foto è sullo scaffale Ma sto per dire Ofelia, perché non vedi? Che sono innamorato di qualcun altra Ofelia, perché non vedi? Che sono innamorato di qualcun altra, a-ah Ofelia, perché non vedi? Che sono innamorato di qualcun altra Ofelia, perché non vedi? Che dovresti stare con qualcun altra E non voglio dire la verità Perché niente cambierà È troppo tardi, temo, a-a E mi sono già innamorato di te La nostra foto è sullo scaffale Ma sto per dire, a-ah Ofelia, perché non vedi? Che sono innamorato di qualcun altra
Paese che vai, successo che trovi. L’avrà pensato anche Oscar Anton, cantautore parigino esploso lo scorso settembre grazie al successo di “bye bye” e al remix del brano di Bob Sinclar. Il cantante ha avuto grande fortuna in Italia, e nelle ultime ore ha pubblicato “ophelie”, un brano presente nella colonna sonora del film “Ancora più bello” di Claudio Norza.
"Continuiamo ad amare MS Paint". È con questo messaggio, ovviamente realizzato all'interno della famosa applicazione di disegno, che Microsoft ha spiegato di non voler "uccidere" Paint come riportato da molte testate nella giornata di ieri. Nel corso delle ultime ore, infatti, la notizia del termine del servizio di Paint ha fatto il giro del mondo a partire da un articolo del The Guardian nel quale veniva sottolineato come l'azienda di Redmond avesse inserito il software tra quelli "obsoleti" e che quindi "non sarà più in sviluppo e potrebbe essere rimosso in futuri rilasci". In realtà Paint continuerà a vivere. In un post sul blog ufficiale dell'azienda, Microsoft ha spiegato che Paint scomparirà dai software installati di default in Windows 10, ma sarà comunque scaricabile gratuitamente dal negozio digitale di Windows. "Oggi abbiamo visto un incredibile supporto e nostalgia per Paint" si legge nella nota. "Se abbiamo imparato qualcosa è che dopo 32 anni Paint ha ancora molti fan. È stato incredibile vedere così tanto amore per la nostra vecchia app". Nel post l'azienda chiarisce anche il futuro del software, che non scomparirà da Windows 10 ma semplicemente, una volta rilasciato il Fall Creators Upgrade, sarà disponibile solo come download gratuito dal Windows Store.
“Continuiamo ad amare MS Paint”. È con questo messaggio, ovviamente realizzato all’interno della famosa applicazione di disegno, che Microsoft ha spiegato di non voler “uccidere” Paint.
Ieri durante la diretta della decima puntata del Grande Fratello 13 è andata in onda una scena che stava scatenando una polemica alquanto accesa in studio. Il tutto è accaduto dopo l'uscita definitiva del concorrente Fabio dal programma, al seguito della quale Angela (sua fiamma all'interno della casa) è uscita in lacrime in giardino e ha iniziato a dosare energicamente delle gocce in un bicchiere. Al rientro in studio l'opinionista Vladimir Luxuria è esplosa in una nota di dissenso, gridando l'inaccettabilità del gesto a seguito di una circostanza così poco rilevante.
È rientrata la piccola polemica scatenata da Vladimir Luxuria nello studio del Grande Fratello 13 dopo aver visto Angela dosare energicamente delle gocce in un bicchiere dopo l’uscita dell’amato Fabio.
La serie di successo "La Regina degli Scacchi" è stata uno dei prodotti Netflix più visti al mondo. Il personaggio femminile di Beth Harmon, interpretata da Anya Taylor-Joy, ha avuto un tale ascendente sugli spettatori che le vendite di scacchiere nel mondo sono aumentate vertiginosamente. Approfittando di tale tendenza e risultati, l'azienda Funko ha annunciato che anche La Regina degli Scacchi avrà la sua versione di plastica in miniatura. I Funko Pop di Beth Harmon saranno disponibili in una varietà di outfit che replicano lo stile di successo della serie televisiva. A post shared by Funko (@originalfunko) Il primo Funko Pop della Regina di Scacchi mostra la bella Beth Harmon da giovane in posa con alcuni dei suoi trofei, i capelli più corti e un vestito nero, proprio come all'inizio della sua carriera da vincitrice prodigio di concorsi di scacchi. L'iconica miniatura di plastica di Beth Harmon successiva raffigura il momento in cui la giocatrice affronta il Gran Maestro Borgov e indossa l'abito verde che abbiamo visto nella miniserie di Netflix, in mano il personaggio ha anche una pedina degli scacchi. L'ultimo Funko Pop indossa invece l'abito finale della serie, questo la "Regina" si mostra in total look bianco a dimostrazione della sua transizione finale da Beth Harmon giocatrice a Gran Maestro degli scacchi, dopo aver lavorato duramente per ottenere tale riconoscimento mondiale.
La miniserie “La Regina degli Scacchi” è stato uno dei prodotti più di successo di Netflix del 2020, non poteva dunque mancare una versione in miniatura dell’iconico personaggio femminile. Anya Taylor-Joy, nei panni di Beth Harmon, diventa un Funko Pop disponibile in una varietà di outfit che replicano lo stile di successo della serie.
Sarà più vicino alla Terra di quanto lo sia la Luna. Precisamente l'asteroide 2014 RC passerà ad appena 40.000 chilometri di distanza, ossia un decimo di quella che ci separa dal nostro satellite naturale. La Nasa ha avvertito che il corpo raggiungerà il punto di maggiore vicinanza al nostro pianeta nella giornata di domenica 7 settembre e che comunque non esistono minacce né per la Terra né per i satelliti artificiali che vi gravitano intorno. Il corpo proseguirà poi la propria corsa verso il Sole.
Secondo la Nasa l’asteroide non rappresenta alcun pericolo per la Terra, nonostante passi vicino alla Terra ad un decimo della distanza che ci separa dalla Luna.
Uscito da pochi giorni negli Stati Uniti e già in testa a tutte le classifiche di incasso con 40 milioni di dollari incassati, il nuovo film targato Scorsese ha subito attratto il pubblico per intensità e interpretazione. Già dal trailer diffuso anche in Italiano settimane prima dell'arrivo ufficiale nelle sale si intuiva l'enorme potenziale della storia e dei suoi interpreti. Shutter Island è ambientato nel 1954 e racconta le indagini portate avanti da due agenti U.S. Marshal Teddy Daniels (Leonardo DiCaprio) e dal collega Chuch Aule (Mark Ruffalo) in un istituto di igiene mentale in cui sembra che siano scomparsi misteriosamente dei pazienti. Il caso si collega con la sparizione di un'assassina pare si sia rifugiata sull'isola.Con un uragano in arrivo si investiga molto rapidamente e come spesso capita vengono a galla numerose teorie avvalorate anche da pazienti collaborativi: cospirazioni, brutali esperimenti e controlli della mente. L'agente Daniels sarà smosso fino al midollo dalle sue paure. Tratto dal romanzo di Dennis Lehane (lo stesso di Mystic River) e riadattato in sceneggiatura da Laeta Kalogridis produttrice di Avatar, l'ultimo film del signore del cinema italoamericano giunge dopo l'ultimo lavoro, quello Shine a Light cucito addosso agli idoli musicali di sempre i Rolling Stones. Per chi pensava che Scorsese si fosse ormai dedicato ai documentari e attingesse solo più da storie personali, come tutti i registi in età da pensionamento, è giunta l'ora di ricredersi. Dopo aver sbalzato Avatar dai primissimi posti nei gusti degli americani ora si prepara all'uscita italiana il prossimo 5 marzo. Intanto vi regalo un po' di foto di scena e dei dietro le quinte.
Martin Scorsese ha fatto breccia nel cuore del pubblico d’oltreoceano, grazie al pupillo Leonardo DiCaprio con Shutter Island, storia avvincente e retrò di un ospedale psichiatrico pieno di mistero.
I capelli secchi risultano spesso opachi e spenti perché non ricevono la giusta idratazione perdendo lucentezza, elasticità e diventando più soggetti a fragilità e doppie punte. Le cause dei capelli secchi sono perlopiù di natura esterna, legate, ad esempio, a fattori ambientali (troppo freddo, esposizione al sole), trattamenti cosmetici aggressivi (tinture, permanenti, piastra), oltre a cause interne, tra cui la scarsa attività delle ghiandole sebacee, che producendo poco sebo favoriscono l'irritazione del cuoio capelluto, che non riceve la giusta idratazione. Vediamo quali sono le cause dei capelli secchi, i rimedi naturali e quelli della nonna più efficaci e semplici da realizzare, oltre ai consigli per avere una chioma morbida e setosa. A rendere i capelli secchi, quindi, possono essere sai cause interne che esterne e spesso si associano più fattori che rendono difficile capirne la causa. Ecco i principali fattori che causano i capelli secchi. Cause interne (endogene): tra queste troviamo fattori ormonali che possono inibire la normale funzione sebacea; cause genetiche e fattori ereditari; nutrizionali a causa di carenze alimentari dovute a mancanza di proteine, vitamine e minerali essenziali alla giusta cheratinizzazione dei capelli. Cause esterne (esogene): sono i fattori principali che portano ad avere i capelli secchi e sono legati a: trattamenti cosmetici frequenti: permanenti, tinture, meches, decolorazioni, piastra, tutti elementi che seccano e indeboliscono i capelli; utilizzo di shampoo aggressivi o lavaggi troppo frequenti che seccano cute e capelli oltre all'utilizzo del phon troppo caldo; inoltre i fattori ambientali incidono molto: temperature troppo fredde, permanenza eccessiva ai raggi solari, la salsedine, il cloro della piscina e l'inquinamento atmosferico, fattori che inaridiscono i capelli. Capelli secchi e cute grassa: i capelli secchi non sono tutti uguali, ci sono ad esempio persone che hanno i capelli secchi sulle punte ma il cuoio capelluto grasso. Ciò avviene quando si produce un'eccessiva quantità di sebo grasso che si compatta sul cuoio capelluto senza idratare il resto dei capelli. L'eccesso opposto è, invece, il sebo oleoso tipico di chi ha i capelli grassi e che si sparge su tutti i capelli ingrassandoli. Per trattare questo tipo di capelli secchi bisogna ripristinare l'acido idro-lipidico del cuoio capelluto restituendo cioè la giusta idratazione. Capelli secchi e cute secca: in questo caso, la secchezza dei capelli, può essere causata da una scarsa secrezione sebacea o da un inadeguato funzionamento delle ghiandole sudoripare che non danno il giusto apporto di acqua ai capelli. Quando i capelli sono particolarmente secchi e stopposi con molta probabilità sono presenti entrambe i fattori. Per rivitalizzare la cute secca, e favorire la secrezione sebacea, può essere utile massaggiare il cuoio capelluto ogni giorno. Tra i rimedi naturali per prenderci cura dei capelli secchi troviamo tanti ingredienti che possiamo facilmente prendere dalla dispensa per creare, shampoo, balsamo, maschere e impacchi fai da te e seguendo i consigli della nonna, sempre efficaci, per prevenire e per recuperare capelli secchi, crespi e bruciati. Vediamo come realizzarli! Shampoo per capelli secchi con uova e limone: per preparare questo shampoo dovete utilizzare due classici ingredienti utilizzati nei rimedi della nonna: uova e limone. Unite due tuorli d'uovo con il succo di mezzo limone e mettete il composto sui capelli lasciando agire per almeno 20 minuti. Dopo risciacquate con cura con acqua tiepida. Ideale per dare lucentezza a capelli secchi e spenti.
I tuoi capelli sono secchi e spesso aridi e sfibrati? Ci sono molti rimedi naturali e fai da te che possono aiutarti a donare morbidezza e nutrimento alla tua chioma. Ti basterà usare i giusti ingredienti e seguire semplici consigli per avere capelli idratati e luminosi.
H&M sceglie una modella taglia 50 per il lancio della nuova linea di costumi curvy. Lei si chiama Jennie Runk, 24 anni, occhi verdi, viso incantevole e sguardo sensuale. La giovane top in carne finalmente rappresenta un ideale di bellezza vicino alla realtà, con il suo fisco "normale" Jennie riesce ad avvicinarsi alle donne vere che non hanno più voglia di vedere solo corpi scultorei modificati con Photoshop.
Il brand low cost sceglie una modella taglia 50 per il lancio di una nuova linea di costumi. Lei si chiama Jennie Runk, ha 24 anni ed è una donna reale.
Fabio Fulco ha il cuore spezzato dopo la fine della lunga storia con Cristina Chiabotto. L'attore, in questo periodo grande protagonista della fiction italiana con "Le tre rose di Eva", si confessa a Novella 2000, raccontando il dolore provato per la rottura di una relazione che pure, fino a poco tempo fa, sembrava indissolubile. Fulco e la ex Miss Italia si sono recentemente detti addio, dopo ben 12 anni insieme. Rispetto a qualche settimana fa, quando parlava di periodo di crisi con Cristina Chiabotto e di un "periodo di riflessione", la situazione sembra dunque essere cambiata. Stavolta le parole rilasciate al settimanale di Roberto Alessi sono molto dure e la rottura sembra essere definitiva. Cristina mi ha strappato il cuore. Sto vivendo un momento non sereno. Devo ritrovare la mia serenità e sarei ipocrita a dire il contrario. Ma sono ottimista e credo che arriverà quello che merito. Lei mi ha fatto male, ma adesso voglio provare a realizzare il mio progetto di vita: invecchiare al fianco della stessa persona, in una storia d’amore lunga e bella come quella dei miei genitori e dei miei nonni.
Sembra davvero definitiva la rottura tra Cristina Chiabotto e Fabio Fulco. L’attore de Le tre rose di Eva si sfoga raccontando il momento delicato: “Mi ha fatto male, devo ritrovare la mia serenità”.
In tanti nel mondo conoscono la straordinarietà del sito di Stonehenge, che sorge nelle vicinanze di Amesbury, nello Wiltshire, in Inghilterra, e che ogni anno è meta di pellegrinaggio verso queste pietre monolitiche sacre per i preistorici. Pochi però sanno dell'esistenza sull'isola di Malta, nel cuore del Mediterraneo, di alcuni templi megalitici precedenti a Stonehenge. Si tratta dei templi di Hagar Qim e Mnajdra che sorgono sul versante meridionale dell'isola. I due monumenti dichiarati Patrimonio dell'Umanità nascondono dei curiosi segreti riguardanti la loro costruzione che li rende dei siti unici al mondo I templi di Hagar Qim e Mnajdra risalgono a c. 3200-2500 a.C, quindi sono stati costruiti quasi 1000 anni prima di Stonehenge. Mnajdra rappresenta anche il più antico esempio di edificio costruito a secco del mondo. Entrambi i templi sorgono su una collina dove la macchia mediterranea è dominante e la vista del mare a perdita d'occhio è mozzafiato. I due monumenti megalitici di Malta sono stati costruiti con la pietra calcarea tipica dell'isola che è caratterizzata da un colore beige o giallo paglierino, simile al tufo, che crea un forte contrasto con il blu cobalt del mare. Gli scavi del temio di Hagar-Qim, il primo ad essere scoperto, risalgono al 1839, quando un'esploratore incappò in una delle pietre più spigolose emerse dal terreno. I templi, a parte pochissime pietre ricollocate, sono infatti stati trovati nella configurazione originale che ancora oggi è possibile ammirare.
Nonostante la vicinanza di Malta all’Italia non tutti sanno che sull’isola del Mediterraneo sorgono dei templi megalitici, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, che risalgono a mille anni prima di Stonehenge e che sono costruiti seguendo precise regole astronomiche che sembra assurdo fossero già conosciute all’epoca.
Una grande mappa della Cina con le tappe della Lunga Marcia con cui Mao liberò i contadini dando il via alla Repubblica Popolare, 29 statue a grandezza naturale dei padri della Rivoluzione, un enorme bassorilievo di pietra del Manifesto del Partito Comunista, 23 ricostruzioni per immagini delle tappe più difficili, di certo non è quello che i bambini immaginano di trovare quando entrano in un parco divertimenti ma forse è ciò che incontra il gusto di genitori e parenti in Cina. Ha infatti aperto di recente a Wuhan, nella Cina centrale, un nuovo parco a tema dedicato al Comunismo. La nuova attrazione promossa dal Partito Comunista cinese è un esperimento rivolto a tutte le generazioni nel tentativo di diffondere e rafforzare i valori del patriottismo e della fedeltà alla bandiera rossa.
Tra bandiere rosse, soldati di partito e statue di Mao, a Wuhan il Comunismo diventa come Disneyland per educare le folle giocando.
La Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha autorizzato la commercializzazione del primo dispositivo medico per il trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) che si basa sulla stimolazione elettrica del nervo trigemino. Vediamo insieme esattamente come funziona il dispositivo Monarch external Trigeminal Nerve Stimulation (eTNS) System, quali effetti ha e per quali bambini è indicato Monarch external Trigeminal Nerve Stimulation (eTNS) System, cos’è. Il Trigeminal Nerve Stimulation (eTNS) System, il primo trattamento non farmacologico per l'ADHD rilasciato FDA, è un dispositivo che può essere utilizzato a casa sotto la supervisione di un operatore sanitario. Il dispositivo cellulare genera un impulso elettrico di basso livello e si collega tramite un filo a un piccolo cerotto che aderisce alla fronte del paziente, appena sopra le sopracciglia, la sensazione che provoca è simile ad un formicolio sulla pelle. Questo sistema eroga la stimolazione elettrica a basso livello al nervo trigemino, che invia segnali terapeutici alle parti del cervello che si pensa siano coinvolte nell'ADHD. Mentre l'esatto meccanismo di eTNS non è ancora noto, gli studi di neuroimaging hanno dimostrato che l'eTNS aumenta l'attività nelle regioni del cervello responsabili dell’attenzione, delle emozioni e del comportamento. Il dispositivo è pensato per pazienti di età compresa tra 7 e 12 anni che non stanno attualmente assumendo i farmaci di solito prescritti per l’ADHD. I test effettuati. I test effettuati sul dispositivo, che ne hanno permesso la messa in commercio, hanno dimostrato grandi vantaggi. Sui bambini sul quale è stato sperimentato infatti ha portato ad una diminuzione dei sintomi tipici del disturbo.
Approvato il primo dispositivo che aiuta i pazienti tra i 7 e 12 anni di età con disturbo da deficit di attenzione e iperattività: è il primo trattamento non farmacologico a disposizione e funziona stimolando elettricamente il cervello, aiutando a ridurre i sintomi di questa condizione. Vediamo come funziona.
Non è semplice allontanare la paura di tornare nuovamente al punto di partenza, dopo mesi di sacrifici e rinunce. L'incubo è sempre lo stesso, una replica di un film già visto: la lenta ma costante crescita dei contagi, determinata stavolta dalla dominanza della variante Delta, l'aumento della pressione sugli ospedali, il conto dei morti che cresce e le restrizioni alla mobilità e alla socialità che diventano inevitabili. Non è questo il futuro che avremmo mai scelto, non è questa la vita che avremmo sperato di vivere nell'ottobre del 2021, non è questo ciò che immaginavamo solo pochi mesi fa, quando l'incredibile conquista dei vaccini ci era stata presentata come la via d'uscita all'incubo della Covid-19. Ma è questa la realtà con cui dobbiamo fare i conti, negarlo aggrava solo le cose. È solo in questo contesto che possiamo leggere e valutare le scelte del governo in tema di contrasto all’epidemia, in particolare per quel che concerne l’allargamento del green pass, tema centrale in questi ultimi giorni. Sono tre i livelli sui quali bisognerebbe impostare la discussione: le evidenze scientifiche sugli strumenti da utilizzare per la gestione della crisi pandemica, le valutazioni di carattere politico (che possono essere influenzate da altri e diversi fattori), il necessario controllo democratico sulla legittimità degli strumenti utilizzati. Qualunque analisi che non tenesse conto di tale complessità sarebbe per forza di cose parziale, imprecisa o peggio ancora tendenziosa. Ed è esattamente ciò che sta avvenendo in queste settimane in un dibattito pubblico polarizzato intorno a posizioni che mostrano il fianco a critiche anche piuttosto banali. È indiscutibile che non vi siano evidenze scientifiche tali da sole di giustificare l'imposizione del green pass per l’accesso ai luoghi di lavoro, sia perché non vi sono studi definitivi, sia perché quella italiana è una strategia nuova. La misura, dunque, è frutto di una scelta che è prima di tutto politica. In molti concordano sul fatto che l’allargamento dell’utilizzo del green pass sia stato utilizzato dal governo come surrogato dell’obbligo vaccinale, non potendo (volendo?) percorrere fino in fondo una strada che presenta problematiche di enorme complessità. Ma questa è una risposta solo parziale, che non può esaurire i dubbi sulla legittimità e sull'efficacia di una misura così invasiva. Che sulla campagna vaccinale sta avendo un effetto minore di quello auspicato, oltretutto. Il green pass ha senso solo nell’ambito di un approccio integrato alla gestione di questa fase dell’epidemia, la cui durata non è ancora chiarissima. Nella visione del governo, la certificazione è uno strumento che presenta diversi vantaggi e possibilità: l’indiretto incentivo alla vaccinazione, il contenimento della curva dei contagi (tramite la riduzione dei contatti fra persone a rischio e, appunto, l'auspicato aumento dei vaccinati), la riduzione del rischio legato alle riaperture, la garanzia di poter programmare il ritorno in presenza di tutte le attività bloccate o limitate. Peraltro, disciplinare l’accesso ai luoghi in cui vi è maggiore rischio di contagio, utilizzando un certificato che comprovi la vaccinazione o lo stato di “non infetto”, è una misura di garanzia e tutela per i soggetti maggiormente esposti al rischio, tra cui figura chi ha scelto di non vaccinarsi. Chi nelle piazze urla all'abuso o alla dittatura, lo fa contro un provvedimento che lo tutela, forse gli salva la vita. Anche per questo, dopo mesi in cui si è ignorata la pericolosità dei luoghi di lavoro come centri di diffusione dei contagi (lunga esposizione, areazione problematica, mancato rispetto delle distanze e pochi controlli nell’uso dei DPI), è arrivata l’estensione dell’obbligo del green pass a tutti i lavoratori. Un modello pensato per tenere insieme spinte non sempre coincidenti, ovvero le richieste dei settori produttivi e la riduzione del rischio per i lavoratori: un bilanciamento cinico, inutile nasconderlo, che la maggioranza ha ritenuto necessario per continuare sulla linea dell'equilibrio fra "salute ed economia" che ha guidato l'intera gestione della pandemia (e che qui non abbiamo mancato di criticare). È singolare, a parere di chi scrive, che il dibattito critico non si sia concentrato su questo punto, ovvero la tutela della salute dei lavoratori e la riduzione del rischio sacrificate in nome degli interessi economici, quanto più sul bilanciamento di diritti e doveri, in definitiva su quanto il green pass obbligatorio sul luogo di lavoro fosse un attacco alla libertà individuale dei singoli. Non ci si è preoccupati di discutere sul senso di un provvedimento che sembra esonerare le aziende dal miglioramento delle condizioni di lavoro (adeguamento funzionale delle strutture, miglioramento dei sistemi di areazione, implementazione del welfare aziendale, ricorso maggiore a smart working e forme di organizzazione flessibile), mentre ci si è accapigliati nella difesa di scelte individuali, spesso senza alcuna base scientifica o razionale. Dimenticandosi probabilmente che la tutela della salute e dell’incolumità pubblica, garantita dalla Costituzione, rappresenta ragione più che sufficiente alla compressione temporanea e giustificata di un diritto individuale. Peraltro, nella forma impostata dal decreto di cui si discute (che pure presenta diversi problemi), la compressione dei diritti si riduce all’accettare una misura diagnostica, il tampone, se proprio non si ritiene opportuno ricorrere a uno strumento di comprovata efficacia e sicurezza come il vaccino. Non esattamente una roba per cui fare le barricate o peggio ancora assaltare le sedi di un sindacato (che pure aveva provato a impostare una riflessione critica sul senso del provvedimento). Dall'altro lato, l'errore è nel considerare il green pass come la panacea di tutti i mali, l’elemento risolutore della crisi pandemica in grado di garantire il ritorno alla normalità in tempi brevi. Non è così, non solo per i limiti dello strumento in se, ma anche in considerazione delle caratteristiche intrinseche di tale fase pandemica. Le incognite legate alla trasmissione del virus, infatti, dovrebbero obbligarci a conservare le pratiche e le precauzioni che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi. La Delta ha archiviato la possibilità del raggiungimento dell’immunità di gregge o di comunità, mettendo in crisi il teorema (già debole di suo) secondo cui i vaccini rappresentassero da soli la via d’uscita dall’incubo. Considerando anche la diminuzione nel tempo dell’efficacia dei vaccini (in attesa di capire se la terza dose toccherà a tutti), l’arrivo dei mesi invernali e gli effetti della riapertura delle scuole, siamo al punto in cui rende ancora necessario continuare a tenere alto il livello di guardia, mantenendo quelle pratiche e quei comportamenti che possono aiutare a ridurre il livello di trasmissione del virus. In buona sostanza, non solo bisogna riuscire a convincere le persone ancora non vaccinate, ma è necessario che i vaccinati continuino a rispettare le prassi per il contenimento dell’infezione. Sul primo punto, il green pass può aiutare, come incentivo alla vaccinazione. Ma sul secondo rischia di essere quasi un problema, soprattutto se utilizzato come lasciapassare per cancellare le norme sul distanziamento o per legittimare il “ritorno alla normalità”: messaggio pericoloso, specie per come potrebbe essere recepito dall'opinione pubblica. La cancellazione dello smart working nella pubblica amministrazione è un esempio: aumentare la concentrazione di persone nei luoghi di lavoro, sui mezzi di trasporto e nei locali pubblici, anche se "con green pass" resta un rischio, calcolato finché si vuole, ma sempre traducibile con l'aumento dei contagi. A ciò va aggiunta la riapertura delle scuole: i dati che arrivano dal Regno Unito sono preoccupanti e nulla si è fatto per intervenire sui problemi endemici delle strutture italiane (classi sovraffollate, zero sistemi di areazione, incapacità di garantire una didattica a distanza decente), anzi ora si ipotizza di cambiare le norme sulla quarantena in senso estensivo.
Le immagini delle proteste dei no green pass e le speculazioni della politica rischiano di distogliere l’attenzione dalle questioni principali: a cosa mira la strategia del governo Draghi? Cosa dobbiamo aspettarci dopo l’imposizione del green pass sui luoghi di lavoro? Quali sono le evidenze scientifiche cui si fa riferimento? C’è spazio per il controllo democratico anche quando si tratta di norme che riguardano il preminente diritto alla salute dei cittadini?
Quando si tratta di portare alla luce un liaison segreta Alfonso Signorini, il direttore del settimanale Chi, non è secondo a nessuno e così la coppia dell'estate 2011 ( stiamo ovviamente parlando di Federica Pellegrini e di Filippo Magnini ) viene pizzicata in "flagranza di reato. Le vacanze toscane, alla fine, hanno svelato il mistero. Ma, in fondo, nessuno nutriva più alcun dubbio sulla natura della loro relazione ed ora i primi baci rubati della coppia confermano quello che da tempo gli amanti del gossip sospettavano. Finalmente la scenata di gelosia di Luca Marin in hotel ai danni del suo rivale in amore trova una spiegazione. L'intricato puzzle sentimentale sembra alla fine essere stato composto di tutti i suoi tasselli. Ciò che ancora manca, purtroppo, è la conferma da parte dei diretti interessati. I PRIMI BACI UFFICIALI TRA FEDERICA E FILIPPO: Galeotti furono i Mondiali di Shanghai. Da allora la cronaca rosa non ha più perso di vista i due piccioncini e finalmente la pazienza dei paparazzi non ha deluso le aspettative. Dopo le vacanza in Toscana di Federica Pellegrini pizzicata con Filippo Magnini, ecco che Alfonso Signorini mette a tacere la curiosità degli appassionati di gossip. I due piccioncini ormai non possono più negare l’evidenza. Prova ne sono i primi baci ufficiali, sebbene rubati, che la coppia si è scambiata pensando di essere al riparo dallo sguardo indiscreto dei fotografi. Un piccolo passo falso, tanto è bastato per mettere a tacere definitivamente il gossip. Il primo e romantico labbra a labbra ha avuto come cornice la splendida Piazza della Signoria di Siena, mentre il secondo bacio, forse meno da sogno ma ugualmente intenso, è stato immortalato in una stazione di servizio della campagna toscana e non sono mancate neppure le coccole e le carezze di rito.
I primi baci ufficiali tra Federica Pellegrini e Filippo Magnini mettono la parola fine al gossip ell’estate e incoronano i due piccioncini come la coppia più seguita del 2011. Complice la vacanza in Toscana, i campioni di nuoto sono finalmente usciti allo scoperto.
La Duna di Pilat costituisce la più importante formazione sabbiosa in Europa, si trova in Francia, in prossimità del bacino di Arcachon, e si affaccia sull'Oceano atlantico. Lunga 3 km e larga 500 metri, è composta di grani di sabbia di quarzo, di un delicatissimo colore bianco-rosa chiaro. La Duna di Pilat si è formata a partire dal 1860, grazie all'azione combinata di vento e pioggia. Da un lato, quest'incantevole duna è circondata da rigogliose pinete, che ospitano cinque attrezzatissimi campeggi, dove è possibile sostare, per poi ammirare e scalare questa meraviglia della natura.
La Duna di Pilat, la più alta montagna sabbiosa in Europa, è circondata sia da boschi fitti e rigogliosi, sia da uno degli oceani più affascinanti al mondo, l’Atlantico, il panorama dalla cima è davvero indimenticabile.
Sono moltissime le persone che dopo i mesi di quarantena e il lungo lockdown si apprestano a godersi le ferie estive. Prima però in molti si concedono alcune ore si shopping per acquistare abiti e accessori da riporre nella valigia e da sfoggiare durante le vacanze al mare o in montagna. Cosa comprare durante le svendite di fine stagione? Su cosa puntare durante i saldi estivi 2020? Spesso durante i saldi ci si lascia andare ad acquisti impulsivi di cui poi ci si spente. Spesso il prezzo ribassato ci spinge ad acquistare abiti e accessori che indosseremo per un lasso di tempo brevissimo. E' possibile invece scegliere capi d'abbigliamento, scarpe, occhiali da sole e altri accessori da poter sfruttare anche in autunno o comunque dopo l'estate. Inoltre dando uno sguardo ai look di tenenza visti sulle ultime passerelle femminili si può prendere ispirazione per lasciarsi guidare durante lo shopping nei saldi estivi 2020. Quali sono i trend più cool visti sulle passerelle estive? Quali capi scegliere per essere alla moda quest'estate? Su quali scarpe o su quali occhiali da sole puntare durante i saldi per essere trendy e cool? Osservando le collezioni dei grandi stilisti della Milano Fashion Week o i look delle star è possibile prendere ispirazione per scegliere alcuni capi e accessori perfetti per la valigia dell'estate. Tra i must have della stagione estiva c'è il completo monocolore, con giacca e pantaloni o giacca e gonna dello stesso colore, ma anche gli occhiali da sole con le lenti rosa, i bermuda a tre quarti, il blazer maschile e i sandali mule. Ecco 5 tendenze must per l'estate 2020. Per la Primavera/Estate 2020 moltissimi stilisti hanno proposto sulle passerelle look monocolore in cui tutti i capi, e a volte anche gli accessori, hanno la stessa identica tonalità, o comunque sono di colori molto simili. Via dunque con completi giacca e pantaloni dello stesso colore o con tailleur monocolore con bermuda e blazer, ma anche completi coordinati con top e gonna della stessa tonalità A proporre in passerella look monocolore per l'estate è Max Mara, che in collezione inserisce outfit da toni pastello con abiti e accessori in coordinato. Sono romantici e colorati, hanno lenti o montature in rosa e sono gli occhiali da sole must have per l'estate 2020. Modelli avvolgenti con montatura bianca e lenti rosa o total pink li abbiamo visti sulla passerella estiva di Versace, hanno glitter e forma tonda gli occhiali rosa di Miu Miu, mentre Burberry punta su un rosa tenue e molto morbido. Più acceso e fluo il colore degli occhiali a mascherina dalle forme spigolose e futuristiche di Stella McCartney. Il blazer è senza dubbio il capo must del 2020, un pezzo da avere nel proprio guardaroba e su cui puntare durante i saldi di fine stagione. Il blazer è perfetto per essere indossato in occasioni eleganti, su pantaloni palazzo e abiti a tubino, ma anche in oufit casual, con jeans o pantaloncini corti. Si indossa nelle sere d'estate ma può essere utilizzato anche in autunno. Modelli dalle spalle imponenti e con bottoni doppiopetto sono apparsi sulla passerella di Saint Laurent, dove il blazer scuro è stato il vero protagonista. Dite addio agli shorts mini e ai ciclisti aderenti, quest'anno il pantalone corto su cui puntare è il bermuda, possibilmente morbido e oversize, lungo fino al ginocchio o a tre quarti. I modelli più cool sono quelli da indossare a vita alta, con cinturoni dal sapore hippie, come nei look della collezione Primavera/Estate 2020 di Alberta Ferretti o quelli oversize da indossare arricciati, come i modelli di N.21 e Fendi. Questi pantaloni corti potranno essere indossati anche in autunno con calze coprenti e con pullover caldi.
Dai completi monocolore ai bermuda morbidi e oversize, dai blazer di tutti i colori ai sandali mule con dettagli matelassé, intrecci o con punta quadrata, fino agli occhiali rosa, ecco cinque tendenze dalle passerelle da seguire per essere alla moda e i capi d’abbigliamento e gli accessori su cui puntare durante i saldi 2020.
Anna ha 28 anni e vive a Reggio Calabria. Si è laureata ed è alla ricerca di un lavoro, attualmente. Ma la sua è una storia diversa dalle altre, perché da quando ha 3 anni combatte contro una forma di artrite, precisamente la Aig, artrite idiopatica giovanile, contro cui lotta ancora e che ha avuto effetti devastanti sul suo corpo. "Molti pensano che una patologia del genere non possa colpire i più giovani, per questo voglio fare qualcosa per aiutare gli altri e sensibilizzare quante più persone possibile su questa realtà". Per lei questa è una vera e propria missione, per portare a termine la quale ha persino deciso di scrivere un libro e raccontare la sua esperienza, che comincia ben 25 anni fa. "Ho scoperto la malattia quando avevo 3 anni – ha ricordato Anna a Fanpage.it -. I mie genitori erano allarmati. Avevo continui dolori reumatici e articolari, insieme a febbre altissima. Dopo i primi accertamenti, i medici pensavano che fosse una semplice otite, ma i miei non erano convinti, così siamo partiti per andare all'ospedale Glaslini di Genova. Da qui sono cominciati i miei viaggi continui tra il Nord e il Sud dell'Italia. Ed è qui che tramite analisi del sangue e tac mi è stata diagnosticata la Aig. In altre parole, hanno spiegato ai miei genitori, i miei anticorpi non reagiscono ad organismi esterni ma contro il mio stesso corpo. Le cure 25 anni fa erano molto diverse, erano invasive anche tramite cortisone. Il che non mi ha permesso di sviluppare bene la statura".
La storia di Anna, 28enne di Reggio Calabria, affetta da Aig, artrite idiopatica giovanile, da quando ha 3 anni. “Molti pensano che una patologia del genere non possa colpire i più giovani, ma non è vero. Il mio corpo è devastato dal dolore, ho dovuto subire 5 interventi chirurgici ma io continuo a sognare un futuro migliore”.
In questi giorni due dei migliori cantautori italiani hanno cominciato il proprio tour, uno a distanza di poche settimane dall'uscita dell'ultimo, acclamato, nuovo album, l'altro, invece, a qualche mese, ma con la versione invernale del tour. Stiamo parlando, ovviamente, di Brunori Sas, uscito a gennaio con "A casa tutto bene" e di Vinicio Capossela il cui ultimo album è "Canzoni della Cupa” in cui ripercorre a modo suo la canzone tradizionale del confine tra l'Irpinia e la Basilicata, e di cui l'estate scorsa aveva già portato in giro la versione "calda". Brunori ha cominciato il 25 febbraio con la data zero di Udine, prima della doppia di Bologna e in attesa del proseguio a Milano il 2 marzo all'Alcatraz, dove porterà il nuovo spettacolo che è già sold out in molte città al punto da prevedere due date bis. Chi ha visto il cantautore live sa cosa voglia dire assistere a uno dei suoi concerti, che questa volta è pensato per dare il massimo nei club e sarà variegato, come lo è la carriera del cantautore: "L’idea è, da una parte, di rendere il disco per come l’abbiamo suonato perché amo e rispetto la produzione e il suono di questo lavoro, dall’altra, di restituire un certo tipo di energia che è propria e si adatta perfettamente all’atmosfera del club". Durante i live (di cui potete vedere un estratto nel video in testa all'articolo) in cui si alterneranno i momenti intimi a quelli di puro divertimento, Dario Brunori dividerà il palco con la sua band storica, composta da Simona Marrazzo (cori, synth, percussioni), Dario Della Rossa (pianoforte, synth), Stefano Amato (basso, violoncello, mandolini), Mirko Onofrio (fiati, percussioni, cori, synth) e Massimo Palermo (batteria, percussioni), Lucia Sagretti (violino). Le tappe sono: 2 marzo 2017 – Milano (Alcatraz) – SOLD OUT, 3 marzo 2017 – Treviso (New Age), 9 marzo 2017 – Torino (Teatro Concordia) – SOLD OUT, 16 marzo 2017 – Cesena (Teatro Verdi), 17 marzo 2017 – Firenze (Obihall) – SOLD OUT, 18 marzo 2017 – Napoli (Casa della Musica), 24 marzo 2017 – Grottammare AP (Container), 25 marzo 2017 – Perugia (Afterlife), 29 marzo 2017 – Cosenza (Teatro Rendano) – SOLD OUT, 30 marzo 2017 – Cosenza (Teatro Rendano) – SOLD OUT, 31 marzo 2017 – Bari (Demodè), 1 aprile 2017 – Roma (Atlantico) – SOLD OUT, 6 aprile 2017 – Palermo (Teatro Golden), 8 aprile 2017 – Catania (MA), 24 aprile 2017 – Genova (Supernova Festival) Il tour di Vinicio Capossela, invece, è cominciato il 25 febbraio a Cascina (Pisa) con la data zero, mentre stasera partirà ufficialmente anche se l'anteprima è stata a Focara di Novoli nel giorno di Sant'Antonio Abate (17 gennaio), festività della tradizione contadina in cui vengono benedette le stalle e i campi con grandi falò e si dice che gli animali parlino – con la tappa al Teatro degli Arcimboldi di Milano nella sua versione "Ombra" che segue quello chiamato "Polvere" e che lo ha visto alternare alcuni pezzi del nuovo album ai suoi storici. Con “Ombra. Canzoni della Cupa e altri spaventi” – nome di questo nuovo spettacolo -, Capossela porta nei teatri d’Italia la seconda parte del suo ultimo album “Canzoni della Cupa” e brani di repertorio legati a doppio filo all’immaginario oscuro e misterioso dell’Ombra Da molti anni, nei tour che seguono l’uscita di un disco, mi sforzo di mettere in scena l’immaginario dell’opera – racconta Vinicio Capossela – È la grande possibilità dei concerti in teatro, realizzarela cosiddetta “sospensione dell’incredulità”. In questo prossimo tour l’Ombra è la materia sostanziale, esistenziale, scenica dello spettacolo. Si tratta di abituarci al buio e finire in una specie di ipnosi a metà tra veglia e sonno che faccia affiorare in noi le creature che ci abitano. Che ci conduca nell’Ade, o nel buio di una siluette, o nel rovescio di uno specchio, o in un bosco nella notte di plenilunio, o nei riflessi di una caverna. Ci sarà un gruppo musicale dalla timbrica ombrosa, corde di violino, onde elettromagnetiche, membrane di tamburo. Nel foyer sarà anche disponibile una cabina per chi voglia farsi fotografare l’ombra dal viso, la parte evanescente di noi stessi, la più misteriosa e nostra. E soprattutto ci sarà il racconto che, sia pure in forma frammentata, genera in noi le più ampie ombre.
Fine febbraio coincide con la partenza di due dei tour più attesi del momento, ovvero quello della Brunori Sas e la seconda parte di quello di Vinicio Capossela.
La notte del 31 dicembre è quella che chiude l'anno e per tradizione viene celebrata con cenoni, brindisi e party folli, non a caso saranno moltissimi quelli che si lanceranno in danze scatenate e trenini in compagnia degli amici e dei parenti allo scoccare della mezzanotte, così da dare il via al nuovo anno davvero "col botto". Siamo abituati a fare riferimento a questa ricorrenza con il nome Capodanno ma la verità è che si chiama San Silvestro: ecco per quale motivo la vigilia del primo giorno dell'anno viene definita in questo modo
Avete sempre definito “Capodanno” il 31 dicembre? La verità è che si tratta di un termine sbagliato. Ecco per quale motivo tutti dovrebbero cominciare a chiamarla “la notte di San Silvestro”.
Nina Moric ha sempre abituato i fan ai suoi continui "colpi di testa" ma negli ultimi tempi sembrava aver trovato una certa stabilità in fatto di acconciatura. Era da tempo, infatti, che non si parlava dei suoi cambi look ma a quanto pare la "quiete" era solo apparente, visto che lo scorso weekend ha pensato bene di stravolgere per l'ennesima volta la sua immagine. Si è affidata a Federico Fashion Style, il suo parrucchiere di fiducia, chiedendogli di darci un taglio netto. La modella ha detto addio alla chioma extra long che sfoggiava da diversi mesi ed è passata a una pettinatura corta che le dona molto.
Nina Moric ha cambiato look in modo drastico. Ha fatto visita a Federico Fashion Style, il suo parrucchiere di fiducia, e si è fatta tagliare i capelli in modo drastico: ha detto addio alla chioma extra long, ora sfoggia un caschetto asimmetrico con le onde.
L’autunno è tempo di calendari. Le più belle soubrette, modelle e attrici si contendono il posto d’onore negli abitacoli dei camionisti, ma non solo. I calendari con le ragazze che prendono il sole in location esotiche si vendono sempre tanto, e i camionisti per quanto numerosi, non raggiungono certo il numero delle copie vendute. A lanciare il guanto di sfida alle dive affermate dei calendari è Claudia Galanti, quest’anno protagonista del calendario per la rivista For Men. La modella paraguaiana mostra per la prima volta le sue grazie in dodici scatti molto bollenti, ma che certo non brillano per originalità. La notorietà non ha mai completamente investito Claudia, infatti ci ha provato prima partecipando all’Isola dei Famosi, venendo eliminata quasi subito e poi entrando nell’harem del gran visir degli arrampicatori societari Stefano Ricucci una frana a letto per Flo Marincea, che pare volesse sposarla, ma fu un nulla di fatto. Adesso si gioca la carta del calendario, e spera le vada un po meglio.
La bella sudamericana protagonista del calendario For Men 2011.
Dopo la polemica di cui Gerard Depardieu è stato protagonista lo scorso dicembre 2012, ovvero una sua "auto-esiliazione" dalla Francia come gesto di protesta in merito alle troppe tasse sui redditi imposte dal governo Hollande, l'attore 63 enne torna per la prima volta a Parigi. Dopo aver restituito il passaporto francese, Depardieu è stato una delle voci più critiche del paese in cui ha vissuto a lungo e che gli ha dato grande notorietà, accettando anche la cittadinanza in Russia, luogo in cui attualmente vive. I connazionali all'epoca dei fatti non reagirono nel migliore dei modi alla sua decisione, tanto che un settimanale francese gli dedicò un clamoroso epitaffio, insomma per loro l'idolo del cinema era morto e sepolto. A sorpresa, l'attore è di nuovo in Francia ma per lavoro: sarà il protagonista di F2014, film che si ispira alla vita di Jules Rimet, diretto da Frédéric Auburtin: è una produzione internazionale costata 18 milioni di dollari e che presenterà agli spettatori alcune vicende della vita dell’uomo che ideò la Coppa del mondo di calcio, chiamata a lungo Coppa Rimet. Le polemiche, accese tra i cittadini in virtù del suo ritorno in patria da star, saranno forse placate da una dichiarazione di Gerard che ha specificato la sua presenza in Francia: E’ la prima volta che giro di nuovo in Francia. Ho rifiutato tutti i film francesi perché la gente non poteva capire. Sono russo, residente in Belgio. Abito in Russia, dove ho passato tre mesi. Ho delle società nel Paese e ci vivo perché è più vantaggioso.
Dopo la lunga polemica di cui Gerard Depardieu fu protagonista lo scorso dicembre 2012 e la sua scelta di abbandonare il paese, il 63 enne torna per la prima volta a Parigi, ma stavolta per lavoro.
Nel corso della sesta puntata dell'Isola dei famosi 2018, c'è stato un acceso diverbio tra Elena Morali e Nino Formicola. La showgirl, dopo essere stata nominata dall'attore, ha smascherato il presunto complotto ai suoi danni che coinvolgerebbe anche Bianca Atzei, Franco Terlizzi e Alessia Mancini. Tutto ha avuto inizio dalla nomination di Nino Formicola. L'attore ha spiegato: "Nomino Elena perché è l'unica che non si incaz** se io la nomino. Ha il senso del gioco come ce l'ho io. Siamo gli unici che si divertono staccando il gioco dalla vita e dal personale. Non ho niente contro Elena come non ho niente contro nessuno dei presenti. Nomino lei a questo punto perché giochiamo". Elena Morali, allora, ha preso la parola per parlare di un complotto che è convinta ci sia alle sue spalle: "Secondo me le nomination contro di me saranno quattro". La showgirl si riferisce a Nino Formicola, Franco Terlizzi, Bianca Atzei e Alessia Mancini. E in effetti è stata nominata da tutti e quattro. Quindi ha aggiunto: "Loro fanno tutto insieme, ogni settimana decidono chi votare e lo fanno tutti insieme". In merito alla nomination ha commentato: "È la terza volta che Nino mi nomina, io non me la prendo, non me ne frega un caz**. Però dica le cose come stanno ‘Ti nomino perché mi stai sulle balle, perché lo abbiamo deciso tutti e quattro insieme'. A me va bene la nomination ma la gente deve imparare a dire la verità, non a dirsi le cose dietro alle telecamere e poi arrivare qui e votare chi hanno deciso durante la settimana, come hanno fatto con Cecilia, con Filippo e con tutti gli altri. Basta, la verità deve uscire. Mi arrabbio per la falsità che c'è dietro non per la nomination. Nino prendi pure tu una posizione nella vita e su".
Nel corso della sesta puntata dell’Isola dei famosi 2018, Elena Morali ha rivolto pesanti accuse a Bianca Atzei, Nino Formicola, Alessia Mancini e Franco Terlizzi. Ha accusato i naufraghi di essersi messi d’accordo per nominarla. Ne è seguito un acceso scontro con Formicola.