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Ma il povero diavolo non sapeva più nemmeno lui in che mondo si fosse.
Se questa notte, disse il contadino, cominciasse a piovere, tu puoi andare a cuccia in quel casotto di legno,
Pinocchio, non sapendo più dove nascondersi per la vergogna
Che cosa fai così sdraiato per terra?
Non c’è bisogno, replicò il cane.
A noi ce ne importa moltissimo perché ci costringi a fare una brutta figura col maestro
Messa fuori la punta del naso dalla buca del casotto, vide riunite a consiglio quattro bestiuole di pelame scuro, che parevano gatti.
Ora che ho perduto te e il mio babbo, chi mi darà da mangiare?
Pinocchio, per non aver dato retta ai buoni consigli del Grillo-parlante, s’imbatte negli assassini.
I ragazzi disobbedienti non possono aver bene in questo mondo.
Guadagna tanto, quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca.
Domani torneremo qui, e allora sarai morto e colla bocca aperta
Allora il padrone, brontolando, gli empì la greppia di fieno:
E se io studio, che cosa ve ne importa?
Di lì a poco, si vide uscire dalla scuderia una bella carrozzina color dell’aria, tutta imbottita di penne di canarino e foderata nell’interno di panna montata e di crema coi savoiardi.
Il giovedì non si fa scuola:
Guàrdati dai cattivi compagni!.
Arrivati a casa, la buona donnina fece sedere Pinocchio a una piccola tavola apparecchiata e gli pose davanti il pane, il cavolfiore condito e il confetto.
Queste tre pere erano per la mia colazione ma io te le do volentieri.
Poi dice una bugia e per gastigo gli cresce il naso.
A quel secondo colpo si aprì una finestra del piano di sotto e si affacciò la solita Lumaca.
Ci si divertiva le giornate intere, senza mai vedere in faccia né un libro, né una scuola, quando una mattina Pinocchio
Ecco la colazione che vi manda la Fata, disse la Lumaca.
Ho incontrato i ladri e mi hanno spogliato.
E infatti, in men che non si dice amen, il contadino scese:
Non vedo l’ora di poter dare un bacio a quel povero vecchio, che ha sofferto tanto per me!
Vorrei sapere da lor signori, disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio, vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia morto o vivo!
Intanto, siccome oggi mi è morto il cane che mi faceva la guardia di notte, tu prenderai subito il suo posto.
Mangiafoco, sul principio, rimase duro e immobile come un pezzo di ghiaccio:
Ho voluto fare lo svogliato, il vagabondo
Non per questo si dettero per vinti:
E aperta la tagliuola, afferrò il burattino per la collottola e lo portò di peso fino a casa, come si porterebbe un agnellino di latte.
E Pinocchio, sebbene fosse un ragazzo allegrissimo, si fece tristo anche lui:
Vuoi farmi un piacere, Lucignolo?
Com’è che sai il mio nome?
Quando all’improvviso, che è che non è, Arlecchino smette di recitare,
VII Geppetto torna a casa, e dà al burattino la colazione che il pover’uomo aveva portata con sé.
Oh, se potessi rinascere un’altra volta!
Pinocchio che sentì il tonfo e gli schizzi dell’acqua, urlò ridendo e seguitando a correre:
Caro mio, replicò la Marmottina per consolarlo, che cosa ci vuoi tu fare?
Il Gatto, spiccando un gran salto, gli si avventò addosso,
O Fatina mia, dimmi che non è vero che sei morta!
Mi fareste la carità di darmi un soldo, perché mi sento morir dalla fame?
Pinocchio capì questa risposta a volo, e non potendo frenare l’impeto del suo buon cuore, saltò al collo di Geppetto
Oramai è scritto nei decreti della sapienza, che tutti quei ragazzi svogliati che, pigliando a noia i libri, le scuole e i maestri
Allora Pinocchio ricominciò a correre per arrivare a casa della Fata prima che si facesse buio.
Quando fu condotto nella stalla, il nuovo padrone gli empì la greppia di paglia:
Arrivedella, stia bene e tanti saluti a casa!
Non la capisco questa febbre!
Smetti di ridere, ti ripeto!
Quella giornata prometteva d’essere molto bella e molto allegra, ma
Come rimanesse il burattino, quand’ebbe compitate alla peggio quelle parole, lo lascio pensare a voi.
Quanto mi dai del berretto?
A mezzanotte passerà di qui il carro che ci deve prendere e condurre fin dentro ai confini di quel fortunatissimo paese.
Pinocchio dette un’altra occhiata alla brocca, e non rispose né sì né no.
Allora te la spiegherò io, soggiunse la Marmottina.
Portatemi di qua quel burattino che troverete attaccato al chiodo.
Ma Geppetto, per punirlo della monelleria fatta lo lasciò piangere e disperarsi per una mezza giornata:
Eppure quello laggiù è Pinocchio!
Le onde, rincorrendosi e accavallandosi, se lo abballottavano fra di loro, come se fosse stato un fuscello o un filo di paglia.
Hai parlato come un libro stampato!
E che orribile nottata fu quella!
Pinocchio ritto sulla punta di un alto scoglio non finiva più dal chiamare il suo babbo per nome e dal fargli molti segnali colle mani
E così dicendo, agguantò con tutt’e due le mani quel povero pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza.
E il mio babbo mi avrà aspettato?
Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d’oro a Pinocchio, perché le porti al suo babbo Geppetto:
L’ultimo che restò nella rete fu Pinocchio.
Fermiamoci qui all’osteria del Gambero Rosso e dopo la mezzanotte ripartiremo.
A quello starnuto, Arlecchino, che fin allora era stato afflitto e ripiegato come un salcio piangente, si fece tutto allegro in viso,
Dunque, compar Geppetto, disse il falegname in segno di pace fatta, qual è il piacere che volete da me?
Da principio storse un po’ la bocca;
Appena il burattino si accorse di avere i piedi, saltò giù dalla tavola dove stava disteso, e principiò a fare mille sgambetti e mille capriole,
Pinocchio corre pericolo di essere fritto in padella come un pesce.
Liberato dalla prigione, si avvia per tornare a casa della Fata;
E due ore, a questa serataccia, diventano più lunghe di due anni.
Non ti dispiace a vedermi solo e abbandonato da tutti?
Mi dà noia l’uscio di camera, che è mezzo aperto.
La bocca del burattino pareva inchiodata e ribadita.
Fu lo stesso che avesse predicato al vento.
Mi spiegherò meglio, soggiunse il Pappagallo.
E nel tempo stesso vide uscire dalla grotta un pescatore così brutto, ma tanto brutto, che pareva un mostro marino.
Sissignori, rispose l’oste e strizzò l’occhio alla Volpe e al Gatto, come dire:
Quella brava bestiola della Lumaca, a scendere dal quarto piano fino all’uscio di strada, ci aveva messo solamente nove ore.
Figuratevi quelle birbe di ragazzi, quando videro entrare nella loro scuola un burattino!
Se volete che le mangi, fatemi il piacere di sbucciarle.
Pinocchio appuntò gli occhi da quella parte
Vi prometto, babbo, che imparerò un’arte e che sarò la consolazione e il bastone della vostra vecchiaia.
Se tu arrivavi un minuto più tardi, a quest’ora io ero bell’e fritto, mangiato e digerito.
E allora come mai ti sei fatto tanto pregare a beverla?
Come mai ti sei accorto che ero io?
A me mi pare un gran buon figliuolo, pieno di voglia di studiare, ubbidiente, affezionato al suo babbo e alla sua famiglia
Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso;
Nel tempo che parlavano così, Pinocchio si accorse che il Gatto era zoppo dalla gamba destra davanti,
Ma si può dare un ragazzo più ingrato e più senza cuore di me?
Si figuri che per comprarmi l’Abbecedario della scuola dové vendere l’unica casacca che aveva addosso:
Dunque, disse la Volpe, vuoi proprio andare a casa tua?
Prima voglio la pallina di zucchero, e poi beverò quell’acquaccia amara
Ma giudicandoti alla fisonomia, anche te mi sembri un cane di garbo.
Sono l’Omino, sono il conduttore del carro che vi portò in questo paese.
In quel mentre che il povero Pinocchio impiccato dagli assassini a un ramo della Quercia grande, pareva oramai più morto che vivo, la bella Bambina dai capelli turchini si affacciò daccapo alla finestra