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---|---|---|---|---|
Cosa significa "menù a panino"? | Ovviamente è un termine informatico, tipo "menù a tendina", ma "menù a panino" l'ho sentito oggi per la prima volta. | 7 | 2609 | [
{
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"ownerid": "2876",
"text": "\"Hamburger\" è il nome colloquiale che si dà all'icona con tre barre orizzontali che si utilizza per aprire il menu (en.wikipedia.org/wiki/Hamburger_button); l'espressione \"menu a panino\" a mio parere deriva da questa espressione ed indica un menu che appare al click sull'icona.",
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}
] |
Significato e uso del termine "falorchia". | Nel romanzo Vita di Melania G. Mazzucco ho letto:
"""
Geremia non riusciva a credere alle falorchie che circolavano nel quartiere. Che la ragazza di Diamante, che Vita cosí adorabile e cosí adorata, potesse lasciarlo per quel delinquente di Rocco il quale fra l’altro non poteva sposarla perché aveva già sposato la figlia di Bongiorno – e infatuarsene al punto da fuggire con lui, era una cosa che non riusciva nemmeno a concepire.
"""
Sapreste spiegarmi il significato della parola "falorchia" che appare in questo passaggio? Non l'ho trovata sui dizionari che ho consultato. Si tratta di un termine di uso regionale? | 1 | 707 | [
{
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"text": "Come ipotizzato nei commenti, significa fandonia.\nNel Grande dizionario della lingua italiana si legge: \n\n> Falórchia, sf. Fandonia, chiacchiera. [...] = Voce di etimo incerto, forse connessa con farlocco.\n\nLa parte omessa contiene appunto la citazione di Mazzucco che appare nella domanda.",
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}
] |
Filler-words in spoken Italian. | In casual, spoken English, there are certain "filler-words" which are very common, but don't really add much to the actual meaning of the sentence. For example: "like, you know..., look....".
The same thing seems to exist in Italian. I want to a) confirm that this true, b) find out what the common filler-words are.
For example, are these common filler-words?:
guarda (look)
dai (come on now)
sai (you know)
What other Italian words or expressions would be in this category? | 11 | 2761 | [
{
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"text": "Yes, there are filler words. Those you mentioned actually can be used meaningfully (\"dai\" is an exhortation for example).\nAside from those you mentioned, other examples may be:\n\ncioè\nmah\nmmm (though not exactly a word)\neh\n\nand many others. An example dialogue using all of them:\n\n```\nA) Sai, ho visto Luca in giro con l'auto nuova. B) Eh? Strano. A) Perché? B) Eh, guarda, non so se posso parlartene... cioè... A) Dai... B) Mmm, è che pensavo gli avessero tolto la patente... mah...\n```\n",
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"text": "\nMah is used to convey uncertainty, as in: \"Hai visto Marco ultimamente?\" \"Mah, sarà preso dallo studio\" (I don't know where he is, but I think he might be busy studying) or \"Cosa ne diresti se andassimo a correre domani?\" \"Mah, sono un po' stanco in questi giorni..\" (I'm not interested in going jogging because I am tired. I want to be polite and not openly say \"I don't want to come with you\").\nInsomma / cioè / are used to better explain a point or to get to the real point of the conversation: \"Maria ha un po' di problemi a casa e al lavoro, e esce meno con gli amici. Insomma, è sparita dalla circolazione\" or \"Ti richiamo dopo. Cioè...quando avrò finito di studiare e mettere in ordine la casa\".\nAllora is kind of the equivalent of \"so\" in English. Used to start a conversation, to bring up a new topic or to call for attention: \"Allora, come è andata in vacanza? Rcconta!\" or \"Allora, bambini, venite qui e mettetevi seduti\" in cerchio\".\n\nNB \"cioè\" can sound like \"c'è\" in spoken language. I don't know if it is a northern Italy thing or not.",
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{
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"ownerid": "2761",
"text": "Insomma..., ecco una lista:\n\nallora \ncioè \ndai \neh \nguarda \ninsomma \nmah \nmmm \nquindi \nsenti \nsai\n\nHo aggiunto 'quindi' e 'senti'.",
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{
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"text": "I'll add the filler-words that I use the most, and which I also happen to find rather annoying (trying to get rid of this bad habit, with little success!): \n\nTipo or tipo che (the equivalent of like)\nPraticamente or in pratica \n",
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] |
Come si dice 'as many as possible'? | Vorrei tradurre questa frase: 'He reads as many books as possible.'. Come si dice 'as many as possible' in italiano? | 3 | 2088 | [
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"text": "(Lui) legge più libri possibili oppure (lui) legge più libri che può.",
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"text": "Una possibile traduzione è \"più che può\", quindi in questo caso sarebbe \"(Lui) legge più libri che può\".",
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] |
non parli vs. non parlare (imperativo negazione). | I thought the negative imperative was done using the infinitive:
Sto facendo dei calcoli, non parlare
But I've also seen it conjugated in the present:
Quindi, non parli a me di disperazione.
What is the rule I should keep in mind? Are both correct? | 8 | 1625 | [
{
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"ownerid": "70",
"text": "In non parli a me di disperazione the verb is in the subjunctive mood. In the specific case, one cannot use the imperative, because the lei form is used: you are talking with someone not in familiar terms with you, so the verb must be in the third person and the imperative mood lacks it.\nIn the verb conjugations, the imperative is often showed with five voices (of course the first person singular doesn't make sense), but properly it has only two, like in Latin. The additional three forms are from the subjunctive.\nIt should be mentioned that the congiuntivo esortativo (exhortative subjunctive) is a common form, but here it's not the case. If the person you're talking to is in familiar terms, the sentence would be\n\n> Quindi, non parlare a me di disperazione\n\nwith the imperative.\nAs DaG remarks in a comment, the sentence could be interpreted as referring to a third person: Tizio is saying to Caio\n\n> Sempronio dice di essere disperato.\n\nand Caio says to Tizio\n\n> La mia disperazione è immensa. Quindi, non parli a me di disperazione.\n\nreferring to Sempronio; in this case it would still be an imperative (with the substitute form from the subjunctive) but it could be interpreted as an exhortative subjunctive: the distinction is quite blurred.",
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{
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"ownerid": "1657",
"text": "\"Non mi parli\" is the subjunctive tense used as an exortation. But it has really become part of the Italian imperative tense, as you can see from the following list, which I studied over sixty years ago:\nChe io parli; \nParla;\nChe egli parli (that's our case);\nParliamo;\nParlate;\nChe essi parlino.\nOur use of \"Che\" (That) is similar to the use of \"Let\" in the English imperative tense:\nLet me speak;\nSpeak;\nLet him speak;\nLet us/Let's speak;\nSpeak;\nLet them speak.\nAs you have certainly noticed, the list does include the pronoun Io (I in English) even though today most sources will tell you that there are only 5 cases (Tu to Essi). I am an old man, but I come from Tuscany and I love my language and mine definitely still includes the six cases (I to Essi).\nThink of somebody who during a debate stands up and says \"Che io parli!\" or \"Che io possa parlare!\". It is true that it would not be used very often today, but our language includes also the one which was spoken by Alfieri and Boccaccio and Dante.\nSome people prefer to speak and understand only the language used in my Country today: they don't know what they are missing.\nN.B. In my answer He and Egli of course mean also She and Ella/Lei. It is simply easier and doesn't indicate any disrespect for Ladies (To the contrary: I actually still prefer Ladies. I'm old style)",
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] |
Differenze di uso tra "verso", "nei riguardi di" e "nei confronti di". | Mi piacerebbe sapere se ci sono differenze di uso tra "verso", nel senso figurato che viene spiegato qui, e le espressioni "nei riguardi di" e "nei confronti di". Per esempio, sono corrette tutte queste frasi?
"""
Molti studenti hanno sentimenti negativi verso la matematica. Molti studenti hanno sentimenti negativi nei riguardi della matematica. Molti studenti hanno sentimenti negativi nei confronti della matematica.
"""
| 4 | 707 | [
{
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"text": "Nei riguardi di: (Treccanionline)\n\n> Perifr. prep.: nei riguardi di [per introdurre cose o persone su cui si esprime un giudizio o si precisa qualcosa: sono sempre stato critico nei suoi r.; sono stati presi severi provvedimenti nei r. dei funzionari colpevoli] ≈ nei confronti di, verso.\n\nLe tre espressioni sono sostanzialmente sinonimi e quindi sono intercambiabili.",
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{
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"text": "La prima e terza frase sono corrette. Per quanto riguarda la seconda, l'espressione più usata è \"riguardo a\":\n\n> Molti studenti hanno sentimenti negativi riguardo alla matematica.\n\ne comunque sarebbe, secondo me, la meno comune delle tre.\nNaturalmente \"verso\" ha anche altri significati, non sostituibili con \"nei confronti di\" o \"riguardo a\" (eg vado verso il mare etc.), un po' come accade con \"envers\" in catalano.",
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}
] |
Chiudere e staccare. | Buongiorno,
È mai capitato che vedendoti pensieroso una persona ti abbia chiesto di "chiudere" o "staccare"? Ma cosa significano esattamente queste parole in italiano, non mi è chiaro. Se uno non pensa quando è sveglio allora che cavolo fa. Non è un' illusione l'idea che una persona possa smettere di pensare?
Grazie. | -2 | 3869 | [
{
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"ownerid": "707",
"text": "Immagino che si faccia riferimento all'espressione \"staccare la spina\" che, secondo Garzanti Linguistica (nella sezione \"Polirematica\",\nsoltanto disponibile con un abbonamento attivo, ma che si può visualizzare nella copia cache di Google) può significare\n\n> smettere di lavorare o di pensare a qualcosa, rilassarsi\n\nSe qualcuno ti ha visto molto pensieroso, può dirti questo con l'intenzione di raccomandarti di non pensare a tuoi problemi e cercare di rilassarti.",
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] |
Come si dice "What brings you to [place]" in italiano? | Ho incontrato per caso un gruppo di ragazze italiane sull'autobus. So che loro non sono di queste parti ed io vorrei chiedere loro cosa fanno a Montreal.
Cerco un modo alternativo e più colloquiale per chiederlo di:
"""
Cosa fate a Montreal?
"""
In inglese direi:
"""
What brings you to Montreal?
"""
| 5 | 1668 | [
{
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"text": "Espressioni colloquiali che potresti usare sono:\n\nSiete in vacanza qui a Montreal?\nCosa fate di bello qui a Montreal?\nCome mai da queste parti?\n\noppure:\n\nCosa vi porta a Montreal? as you suggest in English.\n",
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] |
Cosa sono i "passi di lupo"? | Nel libro Racconto d'autunno, di Tommaso Landolfi, ho letto:
"""
Uscì, recando come sempre la lucerna e lasciando me alla luce del fuoco; attesi un istante, poi mi levai anch'io silenziosamente. Oltrepassata la solita porta, prese in direzione della cucina, ma girò prima verso dritta per stanze e stanzini sconosciuti; io dietro a passi di lupo.
"""
La mia domanda è sulla locuzione "passi di lupo" in questo passaggio. Si tratta di un modo di dire? Ho cercato alle voci "lupo" e "passo" in parecchi dizionari, incluso il dizionario dei modi di dire Hoepli, ma non ho trovato questa espressione. | 1 | 707 | [
{
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"text": "Ho fatto una ricerca trovando vari testi di autori che attestano 'passi di lupo' o 'passo di lupo', per esempio nel commento dell'autobiografia di Henri Cartier-Bresson su Repubblica:\n\n> Ora i testi riuniti in L'immaginario dal vero sono appunto un confronto tra fotografia e disegno, ma in forma di autobiografia. Da fotografi, si entra nell' evento da intrusi; \"per non intorbidare l' acqua prima di pescare\", bisogna accostarsi a passi di lupo.\n\nQui Verga:\n\n> Poi si avanzò a passi di lupo fin sotto la finestra della cugina. Trattavasi adesso di picchiare quei tre famosi colpi, promessi quando ci volevano ancora due ore per picchiarli, quando il cuore, sotto gli occhi di lei, picchiava più forte...\n\nÈ la stessa cosa di \"in punta di piedi\". Forse, trattandosi di lupo, può trasmettere un senso di maggiore bellicosità, o l'intento di catturare una preda.\nTra le curiosità, \"passo di lupo\" è usato anche in senso geografico (\"là dove passa il lupo\"), di solito scrivendolo \"passo del lupo\"; era il soprannome di un bandito riformato in Puglia di cui parla Charles MacFarlane nelle 'Vite di Banditi', tale Luca; ed è una delle traduzioni del nome tedesco \"Wolfgang\".",
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}
] |
Origine di 'fare/farsene un baffo'. | Mi fa un baffo è un'espressione molto comune. Qual è la sua origine?
"""
Mi fa un b. (locuz. di uso colloquiale ma di tono volg. e d’intenzione offensiva), non m’importa nulla; anche riferito a persona, per significare che non la si teme, che non s’intende tenerne conto.
"""
| 5 | [
{
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"text": "Secondo una rubrica del Corriere della Sera:\nI baffi, (dal greco baphé = tintura, forse a indicare una macchia sopra le labbra) sono, od almeno erano, simbolo apprezzato di virilità la cui forma e misura varia a seconda delle mode da una sottile striscia a imponenti e autoritari cespugli pelosi. Proprio i capricci della moda sono colpevoli di alcuni modi di dire, ormai desueti. \nAd esempio l'espressione colloquiale dal tono ironico \"fare un baffo\" col significato di infischiarsene, ostentare quindi una sicurezza davanti a una minaccia. Il detto richiama l'epoca nella quale i baffi si diffusero maggiormente.",
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{
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"text": "Quello che so io è che significa che la cosa a cui si riferisce non è importante, e nascerebbe dal fatto che ha la stessa importanza di un paio di baffi. è molto popolare, non conosco spiegazioni migliori",
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}
] |
|
Qual è il significato di "false pieghe"? | Nel romanzo Storia della bambina perduta di Elena Ferrante ho letto:
"""
All’apparenza, dunque, dopo la morte di Rino sembrò migliorare. Smise di stare in allarme a occhi stretti. La pelle del viso, che sembrava una bianchissima vela di olona stirata da un vento forte, si ammorbidì. Ma fu un miglioramento momentaneo. Presto mise rughe disordinate, in fronte, ai lati degli occhi, anche sulle guance dove sembravano false pieghe. E un po’ tutto quanto il corpo cominciò a invecchiare, la schiena si incurvò, la pancia le diventò gonfia.
"""
Capisco il significato delle singole parole "falso" e "piega", ma non riesco a cogliere il senso dell'espressione "false pieghe": non l'ho trovato in nessuno dei dizionari che ho consultato. Potreste aiutarmi a chiarire il mio dubbio? | 2 | 707 | [
{
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"ownerid": "2136",
"text": "Come possiamo vedere da un dizionario dell'inizio dell'Ottocento e da un manuale di organizzazione domestica, le «false pieghe» sono le pieghe che si formano sui vestiti dove non dovrebbero essere. In questa citazione, Elena Ferrante usa l'espressione in senso figurato: sulle guance, dove la pelle (come il tessuto dei vestiti) dovrebbe essere tesa, tirata, si sono invece formate pieghe.",
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{
"score": "0",
"ownerid": "3822",
"text": "Provo dunque a dare una risposta a questa domanda.\nDa Treccani, definizione di piega:\n\n> d. Ruga, grinza nell’epidermide, permanente o prodotta da un movimento, da una particolare espressione, da una smorfia e sim.: con il passare degli anni si formano delle p. ai lati della bocca; con la lunga esposizione al sole le si sono formate tante piccole p. intorno agli occhi; aveva una p. amara sulle labbra\n\nDunque la grinza, la ruga del viso prodotta da una espressione facciale è una piega della pelle. Nel contesto della frase, quindi, se la piega è una grinza che è prodotta da un movimento o da una espressione, in quanto falsa è proprio una ruga di vecchiaia.",
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}
] |
How did the word "prego" come to take on its current usages and meanings? | In spoken language the word prego can come to mean "go ahead", or you're welcome, but since "prego" also means "I pray", I was wondering whether this word has religious origins. To a causal observer, the connection between the conjugated verb form of "prego" and its use in what one may call situations of courtesy seems odd. What is the story behind this?
Thanks. | 4 | 4156 | [
{
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"text": "As far as I can read from this answer http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/lessico/lessico_371.html the usage of \"prego\" started to spread from the XIX century and derived from the german \"bitte\"; it started to be used in the italian regions under the area of influence of the Austro-Hungaric Empire (that means northen Italy) among the members of the high society and means \"prego l'onore del vostro comando\" \nthat is \"I pray/seek/request the honor of your command\" (\"I am at your full disposal\")",
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}
] |
Preposition “a” before a pronoun. | I saw a sentence that read: A lui piace il tè. I could not find an explanation for the use of a before lui. | 4 | 2250 | [
{
"score": "6",
"ownerid": "70",
"text": "There are two sources for confusion:\n\nthe subject is at the end\npiacere has a very peculiar construction in Italian\n\nIn the sentence the subject is il tè; it's similar to Roberto piace ad Alice (which in English would be Alice likes Bob). So Italian places the person that actually likes somebody/something as the grammatical indirect object.\nWhen this grammatical indirect object is a pronoun, usually the word order becomes\n\n> ⟨indirect object pronoun⟩ piace ⟨subject⟩\n\nand the pronoun is normally in weak form mi, ti, gli, ci, vi, gli.1 So it should really be\n\n> Gli piace il tè\n\nThe long form would be used if there's some opposition to be underlined:\n\n> A lui piace il tè, a lei il caffè\n\n(in the second part, the verb piace is implied).\n\n1 I know that grammars prescribe a postponed loro instead of gli for the third person plural. But it's much more common in spoken and also in written language to use gli both for the plural and the singular.",
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{
"score": "4",
"ownerid": "1818",
"text": "The literal meaning of the sentence is\n\n> Tea is pleasant to him\n\nwhich is how He likes tea is usually expressed in Italian. Here the preposition a is the exact translation of the preposition to in English: it introduces what's called the complemento di termine or in English indirect object. See for example Parlo a lui, \"I speak to him\" or Ho dato quel libro a mia sorella, \"I've given that book to my sister\".\nFor more detailed on how to translate the verb to like in Italian see the excellent answer linked by DaG in the comments.",
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}
] |
"A solo n anni" oppure "a soli n anni"? | Qual è la forma corretta, "a solo n anni" oppure "a soli n anni"? (dove n è un numero naturale). Ad esempio, quale tra queste due frasi sarebbe la forma giusta?
"""
Si è laureata a solo 20 anni. Si è laureata a soli 20 anni.
"""
| 3 | 707 | [
{
"score": "6",
"ownerid": "1158",
"text": "Corretto è \"a soli 20 anni\", perché \"soli\" qui è aggettivo.\nPuoi anche usare l'avverbio, ma suona agrammaticale se lo metti in mezzo al sintagma \"a 20 anni\". Puoi dire \"solo a 20 anni\" (ma il significato è diverso), o \"a 20 anni soltanto\", \"a 20 anni solamente\", \"a 20 anni solo\" (tre opzioni in ordine decrescente di accettabilità; solo la prima normalmente considerabile corretta, direi).",
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{
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"ownerid": "634",
"text": "Mi pare corretto e di uso abbastanza comune avere una preposizione che introduce un complemento modificato da un avverbio. \"Di circa un metro\", \"A solo vent'anni\", \"Da neppure tanto\", \"In troppo pochi\", \"Con quasi tutti\"… \n(edit) Mi pare che nelle altre lingue, inclusi il latino e il greco, e forse anche in un italiano meno recente, nella frase della domanda si userebbe senz'altro l'avverbio, e ciò abbastanza indipendentemente dalla sua posizione o dalla presenza di una preposizione. Di certo: (1) \"sono venute solo tre persone\" = \"c'era poca gente\"; (2) \"sono venute tre persone sole\" = \"non accompagnate\", o anche, \"ognuno per conto suo\". Mi pare invece che (3) \"sono venute tre sole persone\" vorrebbe avere il significato della forma (1), ma l'esistenza di un aggettivo \"solo\" induce a usarlo e a fare la concordanza, con correttezza un po' dubbia (lessicale, non grammaticale).",
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}
] |
Un "disservizio" si "arreca" o semplicemente si "fa"? | È corretto usare il verbo arrecare col complemento oggetto disservizio?
La domanda viene semplicemente dal dubbio che fare un disservizio possa essere uno dei tantissimi usi di fare in luogo di verbi più appropriati. | 2 | 2650 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "8736",
"text": "Io non userei proprio l'espressione fare o arrecare un disservizio, suona strana in italiano corrente.\nNel significato che tu desideri, userei fare un cattivo servizio o rendere un cattivo servizio, è questo il modo di dire usuale. Fare è più colloquiale.\nO anche arrecare un disagio, dipende dal significato nel contesto.\nDisservizio attualmente ha assunto il significato di malfunzionamento di un servizio, pubblico o privato.\nDisservizio come sinonimo di cattivo servizio è considerato desueto o letterario, vedi i seguenti link:\nhttps://www.treccani.it/vocabolario/disservizio/\nhttps://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/D/disservizio.shtml\nAnche il dizionario Oxford lo dà come arcaico. Scusa, ma non mi funziona il link all'Oxford, metto l'immagine:\n",
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}
] |
Congiuntivo o indicativo in questa frase. | Quale tra queste due scelte è la forma corretta, quella con l'indicativo oppure quella con il congiuntivo?
Sì, questo l’ho capito, per questo ti ho chiesto se eri disponibile dopo.
Sì, questo l’ho capito, per questo ti ho chiesto se fossi disponibile dopo.
| 3 | 5560 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "1818",
"text": "La subordinata in questione \"...se fossi/eri disponibile dopo\" è un'interrogativa indiretta. Le regole grammaticali \"classiche\" raccomandano che nelle interrogative indirette si usi sempre il congiuntivo, per cui la versione corretta dovrebbe essere:\n\n> Sì, questo l'ho capito, per questo ti ho chiesto se fossi disponibile dopo\n\nAhimè l'uso ha fatto sì che nelle interrogative indirette si diffonda sempre di più l'indicativo, specialmente quando si tratta di una domanda di cui si conosce già la risposta. Questa pratica, originaria della lingua parlata, si sta spargendo un po' anche nella lingua scritta e finanche in registri relativamente alti.\nIl mio consiglio personale è di usare sempre il congiuntivo (che è sempre corretto), ma di essere tolleranti quando si sente usare l'indicativo perché la grammatica è viva, che ci piaccia o che non ci piaccia.",
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}
] |
Verb fare, first person singular: faccio vs fo. | On Wiktionary the first person singular for "fare" both lists faccio and fo. I've asked an Italian and they have never heard of "fo". I did some research on the net and found an explanation (if I understood everything correctly) that fo is a regional form (Tuscan) and therefore not universally understood/used.
Is this correct? | 2 | 2595 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "",
"text": "\"Io fo\" is actually an alternative form for the present indicative of the first person. Its usage is mainly literary and archaic Ngram (io faccio vs io fo). It is also used as a dialectal expression in Tuscany as far as I know.\nFare (v).\n\n> (ind.pres. faccio o fò, fai, fa, facciamo, fate, fanno, imperf. facévo ecc., pass.rem. féci, facésti, féce, facémmo, facéste, fécero, fut. farò ecc.; congiunt.pres. fàccia ecc., imperf. facéssi ecc.; cond. farèi ecc.; part.pres. facènte, pass. fatto; ger. facèndo; imp. fa o fa' o fai, fate) eh! io fo l'orecchio del mercante, (Manzoni) Treccani.it\n",
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}
] |
Italian “piazza” and “piazzale”. | “Square” is the well-known translation for piazza but what about piazzale? What is the best translation for it? | 3 | [
{
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"ownerid": "229",
"text": "According to this source (in Italian), \"piazza\" is a square surrounded by buildings on four sides, while \"piazzale\" must have at least one side open. Typically, \"piazzali\" can be found in front of stations.\nHowever, I know at least an exception: Piazza Unità d'Italia in Trieste is surrounded by buildings on three sides and the fourth is facing the sea.\nAccording to WordReference, a possible translation would be forecourt, referring to the open space in front of buildings. However, it might just be translated as square, since the root of the words is different and the distinction may not be made in English.",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "70",
"text": "My home address is “Piazzale Mazzini”. According to the Treccani dictionary, the denomination is used, in urban toponyms other than panoramic sites like “Piazzale Michelangelo” in Florence, for irregularly shaped city squares, which is exactly my case.\n\nThis particular square originates from the area in front of a gate, in the inner side of the walls. All the gates of the 15th century walls in my home town had (and still have) such an area clear of buildings and all but one are called piazzale; unfortunately, the ancient door in question was demolished at the beginning of the 20th century. \n```\n:-(\n```\n. Other four remain.\nThe medieval doors, two of which are still extant, don't have such an area, because the walls enclosed a much narrower area and space was precious.",
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}
] |
|
Translation of bye (formal) in Italian. | I want to say good-bye to my professor but I said "salve". "Salve" is to say hi and is formal (more than "ciao"). Then she said that it was not "salve" but did not tell me how to say good-bye. So can anybody tell me how to say it please? :) | -2 | 1184 | [
{
"score": "3",
"ownerid": "909",
"text": "\"Arrivederci\" is the most appropriate form to say goodbye to someone if you're in a formal context: please note that it theoretically expresses a wish to see the person you've talked to again; if you're on the phone, you could use \"A risentirci\" instead.\nIf you're looking for something even more formal, you can use \"A rivederLa\".",
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}
] |
Difference between verb-subject and subject-verb. | I have read the following sentence:
"""
Perché è dovuto succedere questo?
"""
Would "Perché questo è dovuto succedere?" be also correct? What is the difference in meaning between the two sentences? Emotional involvement? | 2 | 5634 | [
{
"score": "3",
"ownerid": "2074",
"text": "As a native speaker, I feel that in the first version:\n\n> Perché è dovuto succedere questo?\n\nThe stress is on asking why that happened in the first place. The thing was not meant to happened at all.\nWhile in: \n\n> Perché questo è dovuto succedere?\n\nIs more on what happened. Maybe something different could have happened instead bringing less pain.\nThat said, I feel is a very slight nuance.",
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}
] |
Pullback o tirato-indietro? | Il pullback di una forma è definito in questo articolo di Wikipedia. Ora, io di solito lo chiamo pullback, ma il mio relatore mi ha detto di chiamarlo tirato-indietro. Però su wikipedia lo chiamano pullback, gli appunti di Geometria 3 (corso tenuto da un altro professore nella mia università) lo chiamano pullback, l'esercitatrice del mio relatore pure lo chiamava pullback, il prof di Fisica 2 parla di «mappa pull-back», e in breve "tirato-indietro" sembra una parola di uso esclusivo del mio relatore. Quindi se pullback è veramente più "standard" di tirato-indietro, io non cambierei tutte le occorrenze di pullback nella mia tesi in tirato-indietro. Secondo voi è più "standard" chiamarlo pullback o tirato-indietro? | 9 | 1009 | [
{
"score": "7",
"ownerid": "1818",
"text": "Nei cinque anni che ho passato in un università italiana (Pisa) non ho mai sentito \"tirato indietro\" se non come verbo informale (e.g. \"Prendiamo questa forma, la tiriamo indietro sull'altra varietà e integriamo..\") e onestamente mi fa un po' strano. Notare che nella mia specialità il pullback si usa parecchio per cui se fosse un uso comune probabilmente l'avrei sentito.\nÈ interessante notare che per un concetto simile (il pullback di fasci) Grothendieck in francese usa \"image réciproque\", mentre Cartan chiama il pullback di forme \"changement de variable\" (e.g. nel suo libro \"Formes différentielles\"). Perciò se dovessi inventare un termine italiano io proporrei \"immagine inversa\" o \"preimmagine\" (secondo me \"cambio di variabili\" è meno comprensibile). In ogni caso si tratterebbe di una terminologia non standard.\nPersonalmente consiglio \"pullback\", poi è chiaro che nella stesura della tesi l'opinione del relatore è importante.\nIncidentalmente il termine \"pullback\" in teoria delle categorie è un concetto completamente diverso, anche se sicuramente collegato, ed anche lì ho sentito solo \"pullback\" (anche se \"pullback square\" si può tradurre con \"quadrato cartesiano\").",
"is_selected": true
},
{
"score": "2",
"ownerid": "69",
"text": "Secondo me, pullback è la forma corretta, da utilizzare anche in Italiano. Si tratta di uno di quei vocaboli \"ereditati\" dall'inglese, che non si possono tradurre senza una perdita di significato. Si può pensare a termini di altre branche scientifiche, come l'informatica: vocaboli come \"account\", \"desktop\", \"server\" non vengono tradotti! Inoltre, trattandosi di un operatore utilizzato in matematica, penso sia importante mantenere un \"dizionario\" comune a tutti i ricercatori, laddove traduzioni \"improvvisate\" potrebbero compromettere la formalità di eventuali trattazioni (come la tua tesi).\nIo, fossi in te, cercherei di convincere il mio relatore a mantenere la forma originaria mostrandogli la pagina Wikipedia italiana per il vocabolo \"Pull-back\": https://it.wikipedia.org/wiki/Pull-back : come vedi, il nome della voce resta in Inglese!",
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}
] |
Significato di "stare a lui come lui stava alla generalità dei mortali". | Nel racconto Ferro dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto (grassetto mio):
"""
Nelle mezze stagioni il regno di Sandro erano le palestre di roccia. Ce ne sono diverse, a due o tre ore di bicicletta da Torino, e sarei curioso di sapere se sono tuttora frequentate: i Picchi del Pagliaio con il Torrione Wolkmann, i Denti di Cumiana, Roca Patanüa (significa Roccia Nuda), il Plô, lo Sbarüa, ed altri, dai nomi casalinghi e modesti. Quest’ultimo, lo Sbarüa, mi pare fosse stato scoperto da Sandro stesso, o da un suo mitico fratello, che Sandro non mi fece mai vedere, ma che, dai suoi scarsi accenni, doveva stare a lui come lui stava alla generalità dei mortali.
"""
Non capisco il significato dell'espressione "stare a lui come lui stava alla generalità dei mortali" che appare nell'ultima frase di questo brano. Me lo potreste spiegare?
Ho cercato alla voce "stare" del vocabolario Treccani, ma ci sono tantissime accezioni, che non riesco a vedere a quale possa corrispondere l'uso che si fa di questo verbo nel testo citato. Cosa vuol dire che il fratello di Sandro stava a Sandro come Sandro stava alla generalità dei mortali?
Aggiungo per dare un po' più di contesto, l'unico altro passaggio del racconto in cui si fa riferimento al fratello di Sandro:
"""
lo Sbarüa è un prisma di granito che sporge di un centinaio di metri da una modesta collina irta di rovi e di bosco ceduo: come il Veglio di Creta, è spaccato dalla base alla cima da una fenditura che si fa salendo via via piú stretta, fino a costringere lo scalatore ad uscire in parete, dove, appunto, si spaura, e dove esisteva allora un singolo chiodo, lasciato caritatevolmente dal fratello di Sandro.
"""
Sandro è descritto nel racconto come una persona che aveva una grande dimestichezza con la montagna e, in particolare, come un scalatore molto abile. | 1 | 707 | [
{
"score": "3",
"ownerid": "2876",
"text": "Prendendo la definizione del vocabolario Treccani il significato in questo caso è quello \"matematico\" di \"essere in rapporto a\":\n\n> b. In matematica, stare a, essere in dato rapporto: 4 sta a 2 come 6 sta a 3, il rapporto di 4 a 2 è uguale al rapporto di 6 a 3, e così via.\n\novvero il significato è di effettuare un paragone (in questo caso tra due persone):\nNel brano il narratore dice che Sandro racconta poco riguardo al fratello, ma da quel poco si deduce che i due non si somigliano per niente (il paragone tra Sandro e il fratello sembra essere lo stesso che si può fare tra Sandro e il resto dell'umanità).\nUn'altra interpretazione - suggerita da @DaG - è che questa \"proporzione\" tra i fratelli riguardi nello specifico le loro abilità di rocciatori, ovvero il fratello di Sandro era tanto più abile di Sandro stesso, quando Sandro era tanto più abile del resto delle persone.\nSchematicamente:\nFratello : Sandro = Sandro : La maggior parte delle persone\nQuesto uso figurato o esteso di \"stare a\" al di fuori dello stretto ambito della matematica è assai diffuso.",
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}
] |
Qual è il senso di "dare la via" in questo brano? | Nel libro Racconto d'autunno, di Tommaso Landolfi, ho letto:
"""
Ma pur supponendo che sarei riuscito a forzare una delle porte (colle finestre non c'era speranza perché, tutte quelle almeno che avevo scoperte, erano munite d'inferriata), come ammansare i feroci animali? Mi appigliai a un partito estremo e decisi di sopprimerli, se di meglio non avevo. Ma far fuoco su di loro attraverso il vetro avrebbe significato mancarli quasi certamente, e con grave pericolo, visto che il mio colpo medesimo avrebbe dato loro la via, e che il mio fucile, da caccia, non ne aveva più di due; inoltre sarebbe stato un atto troppo aperto d'ostilità contro i misteriosi abitatori, i quali, dopotutto, padroni dei luoghi e delle finestre, potevano colpirmi a loro piacimento e senza nessun rischio, ove avessi manifestato velleità bellicose. Preferibile era dunque per ogni riguardo attirare i cani fuori, e così dare una parvenza di giustificazione alia mia violenza, quasi fossi stato per agire a difesa contro un loro attacco. Tutti questi ragionamenti, lo capisco bene, non erano troppo filati, ma infine furono i miei del momento.
"""
L'io narrante, un uomo che per scampare dalla guerra è in fuga nel bosco, sta cercando disperatamente di entrare in una casa per trovare rifugio, ma ha scoperto che all'interno si trovano due cani feroci.
Ho cercato l'avverbio "via" nel vocabolario Treccani e una delle accezioni che ho trovato è
"""
Di qui l’uso di via come s. m., per indicare il segnale stesso, nell’espressione dare il via, dare il comando della partenza: era partito prima che il mossiere avesse dato il via; beh, che aspetti a dare il via?; spesso in senso fig., dare inizio, segnare l’inizio: il suo comportamento ha dato il via a dicerie e pettegolezzi senza fine; è stato il rifiuto di trattare del datore di lavoro a dare il via alle manifestazioni di protesta.
"""
È questo il significato dell'espressione "dare la via" nel brano sopra citato, nel senso che il colpo di fucile avrebbe incitato i cani a cominciare a inseguire l'uomo per attaccarlo? | 1 | 707 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "70",
"text": "I cani sono chiusi in casa e non possono uscire. Tuttavia, se le inferriate impediscono a un uomo di entrare, forse permettono a un cane di uscire una volta che il vetro sia tolto di mezzo.\nSparare contro un vetro con un fucile da caccia, con la conseguente rosa di pallini, lo frantumerà (una singola pallottola potrebbe solo bucarlo), lasciando così la via libera ai cani per l'assalto contro l'aggressore. Come lo stesso narrante osserva, la rosa di pallini verrebbe ancor più espansa dall'impatto con il vetro, rendendola praticamente inoffensiva per un grosso animale.\n“Dare la via”, quindi, nel senso di “concedere il passaggio” o “fare piazza” (vedi questo dizionario tratto da quello della Crusca nel 1836, ma anche altri).\nSul Treccani leggiamo\n\n> dare la via, lasciare libero, spec. di andare o di passare (con sign. simile a dare il via; v. via1, n. 2.\n",
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}
] |
Uso della virgola. | Supposto che la virgola lì sotto produca la descritta variazione di significato, come si legge la proposizione senza virgola? Nell'un modo o nell'altro?
| 4 | 725 | [
{
"score": "10",
"ownerid": "901",
"text": "La frase senza virgola è ambigua. Non credo che esista nessuna regola \"standard\" di risoluzione di queste ambiguità.\nTuttavia, la versione che mette la virgola dopo la parola \"donna\" è secondo me leggermente più naturale, per cui io sono portato ad intendere quella (quanto meno, leggendo per la prima volta la frase io ho inteso in quel significato; ho dovuto rileggere con più attenzione per convincermi che ce n'era anche un altro).",
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}
] |
Qual è il singolare di "rotini"? Anche, "tortiglioni"? | Qual è il singolare di "rotini"? Ho trovato "spaghetto" vs "spaghetti" ma niente sui "rotini".
Grazie!
Per esempio, ecco un "rotini" in un sacchetto di tortiglioni":
| 6 | 2725 | [
{
"score": "8",
"ownerid": "4057",
"text": "Il singolare di tortiglioni è tortiglione.\nRotini (singolare, rotino, piccola ruota) non è il nome comunemente usato in italiano per indicare quel formato di pasta, diremmo:\n\"C'è un fusillo in un pacchetto di tortiglioni\" :)",
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}
] |
Ambiguity caused by the omission of possessive adjectives. | I have just read a sentence in an Italian learning tool which seems ambiguous to me due to the (usual) lack of possessive adjectives.
"""
Volete che mettano le mani nelle tasche?
"""
Does "nelle tasche" mean "in their pockets?", "in your pockets?" or "in the pockets" (of the people, e.g., politicians)? Or does it depend from context? | 1 | 5634 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "37",
"text": "The sentence as written is ambiguous indeed and a bit weird since in tasca would in most cases be more idiomatic.\nWhat is the source of this sentence? Context, as always, is all.\nHaving to guess as to its meaning, more likely phrasings could be:\n\n> Volete che mettano le mani in tasca?\n\n(to ask in a general way about them having to put their hands in their own pockets), or\n\n> Volete che ci mettano le mani in tasca?\n\nThis would mean “in our pockets” and would mostly sound as a rhetorical question: “by any chance, should they steal from us?”\nThe sentence as literally given (Volete che mettano le mani nelle tasche?) more or less sounds as if there are some neutral pockets (neither ours nor theirs) here around and we are asking about what to do with them.",
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}
] |
Why is the Italian term for Jews ebrei? | Isn't the analogy to ebrei Hebrews and not Jews, and is there an Italian analogy to the term Jews?
Does anybody know, how the change to the term ebrei came to be implemented? | 7 | 3412 | [
{
"score": "11",
"ownerid": "70",
"text": "The term Jew has the correspondent Giudeo (from Giuda, that is, Judah).\nIt's not used very often, nowadays. It was in the past: Giudecca was a common name of Hebrew neighborhoods in cities of Southern Italy and Sicily (see https://it.wikipedia.org/wiki/Giudecca_(quartiere_ebraico)). It's debated whether the Giudecca islands in Venice have the same origin.\nThe generic term ebreo comes, according to the Treccani,\n\n> dal latino hebraeus, greco tardo ἑβραῖος, adattamento della voce aramaica corrispondente all’ebraico ῾ibrī (plurale ῾ibrīm), dal nome del supposto capostipite ῾Ēber from Latin hebraeus, late Greek ἑβραῖος, adaptation of the Aramaic term corresponding to Hebrew ῾ibrī (plurale ῾ibrīm), from the name of the alleged founder ῾Ēber\n\nOf course the origin is the same as the English Hebrew.",
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},
{
"score": "9",
"ownerid": "1590",
"text": "Yes, there is also giudèo, which is cognate with the English word \"Jew\". However, this word is less commonly used; it can indicate specifically members of the tribe of Judah, and may have anti-semitic connotations in some contexts. \nSource: http://www.treccani.it/vocabolario/giudeo/",
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}
] |
The "della" in "Vorrei dell'uva". | What does the "della" in the sentence "Vorrei dell'uva" mean? I checked it with the following website: http://www.analisi-grammaticale.biz and the result was, that it stands for an "articolo indeterminativo". But wouldn't that be "una" in this case? | 7 | 404 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "69",
"text": "\"Della\", as other people told in their comments, is an \"articolo partitivo\", that is a composition of a preposizione (usually: \"di\") and a articolo determinativo (for example \"il\", \"lo\", \"la\"). As an example:\n\ndi + il = del (vorrei del pane) \ndi + lo = dello (vorrei dello zucchero) \ndi + la = della (ho comprato della carne)\n\nIt is used when you are addressing something whose quantity is not exactly defined.\nAs in the example of yours (vorrei dell'uva), you are not specifing the quantity of grapes that you want: you can have three grapes, or maybe five, or even ten: you just want some. This concept is even more evident when you talk about sugar, or water: you hardly ever specify the exact quantity of sugar that you want, nor even the water (you usually ask for some water - dell'acqua - not for 30 cl of water - 30 centilitri d'acqua -!).",
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},
{
"score": "-1",
"ownerid": "1320",
"text": "There is in fact a reason why the website www.analisi-grammaticale.biz is classifying 'della' as an indefinite article.\nComing to explaining the why in a second, but before that, yes, it is true that articles like 'della' are classified as articoli partitivi, as was already answered, in the 'classical' grammar (the one that, for Italian at least, is derived form Latin and that most of lower grade students study at school).\nNow the explanation. In modern grammar, the article has the function of determinator, specifying whether the noun is denoting a specific item that is known to the speaker and to the listener, like in 'I have seen THE cat in the garden', or a generic item, like 'I have seen A cat in the garden'.\nNow, Italian uses 'uno, una' as English uses 'a'. But Italian, in classical grammar, does not have a plural for the indefinite article. What would you say if you have seen a number of unknown cats in the garden? In Spanish, for example, you could say 'unos gatos', but in Italian 'uno' also means the number one, so it would sound very strange to make it plural, one way or the other.\nIn such a sentence Italian uses 'dei, delle': '(io) ho visto dei gatti nel giardino' which literally translates to 'I have seen some cats in the garden'.\nClassical grammar introduces the concept of articolo partitivo to classify 'del', the singular form, which also has masculine and feminine genders, and singular and plural. Many believe that this articolo partitivo is artificial as it is not clear what new function it serves in the speech.\nThe school text books often say it is partitivo as it is extracting (parting) a number of generic cats out of the class of all cats. But this is precisely the function of an indefinite article! By this logic, also 'un' should be considered an articolo partitivo, as also 'un' extracts a generic cat out of the class of all cats.\nThis reasoning applies both to countable and uncountable nouns (cats are countable, sugar, rice and many others are uncountable): you can ask for THE sugar, for example at breakfast, while at the grocery you will likely ask for SOME sugar.\nAlso, some grammar text books go on saying that 'del' is composed by the preposition 'di' and the indefinite article 'il', and similarly for the other forms (della, dei, delle)... Although this might be true from an evolutionary point of view, unfortunately this explanation is more confusing than else, as it generates confusion with a different meaning of 'del' as composed by 'di' and 'il'. Consider the sentence 'il gatto del vicino' or, 'il gatto di+il vicino', that is 'the cat owned by the neighbour': the neighbour is not indeterminate here, and 'del' is in fact introducing a complement.\nIn conclusion, all this rather confused situation is much semplified if you consider 'del' and its feminine and plural forms as indefinite articles, as is done in the website. \nsome references:\nabout the evolution and synchronic profile of indefinite articles:\nchapter 4, Indefinite Articles, in\nCognitive Foundations of Grammar, Oxford University Press 1997,\nBernd Heine Professor of Linguistics,\nInstitute of African Studies University of Cologne \nabout the use of partitive articles for plural indefinite articles:\nhttp://www.cyberitalian.com/en/html/gra_na.html\nhttp://italian.about.com/od/grammar/a/italian-indefinite-article-forms.htm\nabout the use of partitive articles as determiner:\nhttp://mylanguages.org/italian_articles.php\nexercise about changing singular indefinite into plural indefinite:\nhttp://italian.tolearnfree.com/free-italian-lessons/free-italian-exercise-78095.php",
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}
] |
Why do we say "a Bologna" but "in Italia"? | Why do I say io vado a Bologna (city) and io vado in Italia (country)?
For example, I can’t say io vado ad Italia.
Why do we always use in (not a) for countries and a (not in) for cities? | 7 | 567 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "",
"text": "I think it is more a question of usage rather than logic. The following material can help: \nLa preposizione IN esprime il complemento di luogo e quindi risponde alla domanda \"dove?\" o \"verso dove?\", in particolare si usa con i verbi di stato o di movimento davanti a:\n\n> nomi di nazione: Sono in Italia. Vado in Marocco. nomi di grandi isole e regioni: Abito in Sicilia. Lavoro in Normandia. nomi delle vie: Abito in via San Vitale 10.\n\nLa preposizione A esprime il complemento di luogo, ovvero risponde alla domanda \"dove?\" o \"verso dove?\" e si usa con i verbi di stato o di movimento.\n\n> Alcuni esempi: a casa, a scuola, a teatro, a pranzo, a cena, a colazione, a letto. Si usa davanti ai nomi di città: Abito a Milano. Studio a Londra.\n\nSource: http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=385",
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}
] |
Sul significato dell'espressione "Le pigne, le pigne". | Ho letto questo dialogo:
"""
Persona A: La Svizzera attira le imprese italiane con piani di pressione fiscale a bassi livelli e costanti nel tempo e noi ... Persona B: Le pigne, le pigne.
"""
Che significa "Le pigne, le pigne"?
È per caso un'espressione regionale? Se sì, di dove? | 2 | 725 | [
{
"score": "3",
"ownerid": "1598",
"text": "L'espressione le pigne in questo contesto sembra essere analoga alla più volgare le balle (o ste balle) usata per esprimere scetticismo, spesso in modo sarcastico.\nPuò darsi che si tratti di un'espressione regionale, ma in Lombardia e dintorni non l'ho mai sentita usare, nemmeno in altri contesti.",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "19",
"text": "\"Avere le pigne in testa\" è un'espressione molto usata a Roma e dintorni, ma è anche riportata da molti dizionari della lingua italiana (a volte con la specificazione di voce regionale o romanesca).",
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}
] |
Che cos'è un "negozio di colori"? | Nel libro Cronaca familiare, di Vasco Pratolini, ho letto queste parole pronunciate dal padre dell'autore:
"""
«Ero commesso in un negozio di colori in via Calzaiuoli. La mamma faceva la sarta in un laboratorio del Corso, lì vicino».
"""
Potreste spiegarmi cos'è un "negozio di colori"? Una ricerca su Google di questa espressione mi ha condotto a siti web che parlano di diversi tipi di negozi: di pitture per muri, di articoli di belle arti, di regali... | 3 | 707 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "2136",
"text": "La voce del Dizionario biografico Treccani (http://www.treccani.it/enciclopedia/vasco-pratolini_%28Dizionario-Biografico%29/) dedicata a Pratolini ci aiuta a rispondere: «Il padre, Ugo, era commesso nel negozio di colori e articoli da disegno Zolfanelli & Neri di via de’ Calzaioli».\nSi tratta, dunque, di un negozio di “belle arti”, vale a dire un negozio dove si poteva comprare tutto il necessario per disegnare e dipingere (matite, pennelli, modellini, colori a olio, a tempera, e così via). Di solito erano vicino alle Accademie di belle arti. Ancora oggi ne restano alcuni ad esempio a Roma, nella zona di Fontanella Borghese, o a Milano, nei dintorni dell’Accademia di Brera, e naturalmente a Firenze.",
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},
{
"score": "2",
"ownerid": "1243",
"text": "Un negozio di colori vende in genere tutti i generi di pitture e vernici per vari usi: edilizia, belle arti, pittura del legno, ecc. \nPuoi quindi trovarci pittura per decorare le pareti, colori per dipingere quadri e disegnare ed inoltre pittura per legno. \nAl giorno d’oggi l’offerta si è evoluta e si può ottenere la colorazione desiderata sul momento ed inoltre si trovano vernici e pitture per qualsiasi scopo. ",
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}
] |
Perché si dice "calcio"? | In tutte le altre principali lingue neolatine [1], il nome del gioco del calcio è la traslitterazione locale di football:
Francese: football
Spagnolo: fútbol
Portoghese: futebol
Catalano: futbol
Rumeno: fotbal
Come mai l'italiano usa invece un termine completamente diverso?
[1] Da notare che in alcune lingue regionali questo potrebbe non essere vero: wiktionary riporta il lombardo ballon e posso confermare che almeno in parte del Veneto il gioco è chiamato bałon. | 6 | 1818 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "37",
"text": "Credo, ma attendo conferme o smentite (eventualmente da me stesso), che lo si debba alla combinazione del fatto che esisteva già un gioco vagamente simile e con lo stesso nome, in tempi andati, il calcio fiorentino, e delle pressioni contrarie ai termini di origine straniera nell'epoca fascista (ma anche precedenti).\nLa voce “Foot-ball” della sesta edizione (1931) del Dizionario moderno di Alfredo Panzini dice:\n\n> Foot-ball (fut-bool): denominazione inglese abusivamente usata per indicare un antichissimo giuoco italiano, che si chiamava il Giuoco del Calcio. Pietro di Lorenzo Bini, nel 1587, pubblicò in Firenze un trattato dal titolo: Memorie del Calcio fiorentino. Era giuoco usatissimo e nobilissimo. Ho inoltre trovato nell'Ambrosiana un Codice (C. 35 Sup.) del sec. XV, così intitolato: «Qui comincia la Palla al Calcio di Giovanni Frescobaldi», e i primi versi sono: Volendo seguitare il mio disegno, quasi ismarrito aveva la fantasia e la memoria e l'intelletto e l'ingegno. Durante la signoria de' Medici furono giocati dei Calci riccamente preparati, ed è fra tutti rimasto celebre quello del 19 aprile 1584, allorché venne in Firenze il Principe Gonzaga di Mantova con la sua consorte, Donna Eleonora di Toscana. Come questo giuoco italiano – di cui gli entusiasti ammiratori potrebbero cercare le origini più remote sin nell'Odissea, ove si rappresenta la reginella Nausicae che giuoca alla palla presso la riva del mare – sia venuto obliandosi presso di noi; dall'Italia sia passato in Inghilterra; di qui in Europa, dove col Tennis (Pallacorda) gareggia di popolarità, non è qui il caso di ricordare. Qui ricorderemo soltanto come nella patria del Calcio e della Pallacorda si giochino ambedue i detti giuochi con denominazioni inglesi e i vecchi nomi italiani siano obliati. Dicono gli intenditori che il nuovo Foot-ball non corrisponde all'antico e perciò i nuovi nomi hanno giusta ragione di essere. Distinguono il Rugby e l'Association, due modi di giocare al calcio, questo più costumato e civile, l'altro fiero e violento nella gara di vietare l'accesso al pallone. Si misura il campo a yards; i giocatori si chiamano foot-ballers; la prima fila si dice dei forwards; goal la porta per cui gli uni si sforzano di far passare la palla, gli altri di respingerla. Le pene sono dette penalty; il guardiano della porta è detto goal keeper; il giudice di campo referer; il calcio è pronunciato kick; bar l'asta trasversale della porta; full-backs i difensori della porta o terzini, e così via. I francesi oltre che con la voce inglese, lo denominano con voce propria, ballon au pied. I giornali gialli, rossi, verdi dello sport costituiscono il pascolo intellettuale di tutte le classi, dallo studente all'operaio.\n\nQuindi, a quel che pare, nel 1931 ancora prevalevano le parole inglesi, per denominare il calcio in sé e alcuni elementi del gioco. Evidentemente la spinta autarchica del periodo, se non imposta per legge quanto meno caldamente incoraggiata da intellettuali influenti come Panzini, deve aver portato al successo, in quasi tutti i casi elencati nella voce, delle corrispondenti parole italiane.",
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},
{
"score": "3",
"ownerid": "",
"text": "Sembra che il termine derivi dal l’antico gioco del calcio giocato già nel sedicesimo secolo a Firenze durante il governo dei Medici: \nCalcio nel calcio fiorentino dal dare 'calci' al pallone. \n\n> Il fatto che gli altri Paesi europei abbiano la parola \"football\" per il calcio forse è anche da attribuire al fatto che per loro è un gioco \"importato\". In Italia il calcio nacque a Firenze sotto il governo dei Medici, uno dei quali ....... inventò il \"calcio storico fiorentino\" (con regole molto diverse e brutali rispetto a quelle del calcio moderno) per distrarre i cittadini dai problemi politico-economici che stavano dilaniando la popolazione. Quel calcio, che ancora oggi si gioca a Firenze a Giugno, si è pian piano tramutato nel gioco del calcio moderno.\n\n(forum.wordreference.com)\nCALCIO STORICO FIORENTINO\n\n> Il calcio fiorentino, detto anche \"calcio in costume\" o \"calcio in livrea\", è un gioco che affonda le sue radici in tempi remoti [...] Il Calcio veniva praticato a Firenze quotidianamente ed in maniera estemporanea da tutti direttamente per le vie e le piazze, con palle o palloni: giocavano i giovani e gli adulti durante le soste del lavoro e in occasione di qualche festa di rione, giocavano i nobili disputando partite \"organizzate\" particolarmente sontuose e curate nella mesa in scena. Ma la partita più celebre, passata agli onori della cronaca per il critico momento storico in cui si verificò, fu quella giocata il 17 febbraio 1530 durante l'assedio di Firenze, un po' per non interrompere l'usanza del gioco nel periodo di Carnevale, un po' come sfida al nemico assediante.\n",
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}
] |
Significato di "a spina di pesce" in questo contesto. | Nel romanzo Una questione privata, di Beppe Fenoglio, ho letto:
"""
Erano vicini alla chiesa e gli parve di cogliere un trepestío, gente che scappa a nascondersi in punta di piedi. Milton col mento accennò di sí a Hombre che con gli occhi gli domandava se avesse sentito pure lui. «In chiesa», bisbigliò Hombre ed entrarono con ogni precauzione. C’era ombra e fresco. Cominciarono col frugare nel battistero, quindi nel primo confessionale. Non si sentiva un alito. Hombre sbirciò su alla cantoria ma poi scacciò l’idea e si diede a perquisire i banchi uno dopo l’altro. Cosí, a spina di pesce, si avvicinavano all’altare maggiore. Si avvicinavano e da dietro l’altare sbuca un soldato con le mani alzate e dice: «Siamo qui dietro», con una voce da fanciulla.
"""
Sapreste spiegarmi cosa significa "a spina di pesce" in questo passaggio? Alla voce "spina" di diversi dizionari ho trovato che questa locuzione si usa per qualificare qualcosa che ha una disposizione simile a una liscia di pesce, ma non riesco a capirne il senso nel contesto del brano sopra citato. | 0 | 707 | [
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"ownerid": "1243",
"text": "Nel contesto da te citato avvicinarsi a spina di pesce vuol dire che procedevano verso l’altare mantenendo una disposizione a spina di pesce, cioè chi stava al centro era coperto (nel senso che era difeso) da coloro che stavano ai lati. \nImmagina un triangolo in cui le persone stanno ai vertici e procedono in avanti. ",
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{
"score": "1",
"ownerid": "70",
"text": "Immagino che i banchi fossero “all’antica”, del tipo simile a questo\n\nImpossibile quindi escludere la presenza di qualcuno nascosto senza esaminare tutte le file di banchi. Quindi Hombre e gli altri decisero di procedere una fila alla volta: centro, fila di destra e fila di sinistra fino al lato, poi dal lato verso il centro sulla fila successiva. E così via, seguendo un percorso che assomiglia a seguire i bordi di una lisca.",
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"score": "0",
"ownerid": "707",
"text": "Alla voce \"pesce\" del Grande dizionario della lingua italiana si trova la definizione della locuzione \"a spina di pesce\" con valore avverbiale e, come esempio, si cita precisamente il passo di Fenoglio che appare nella domanda. \nNel testo l'espressione fa riferimento al modo in cui questi partigiani si muovevano nella chiesa, avanzando verso l'altare, disposti in modo obliquo rispetto a un asse centrale (non so bene se delineato da una fila di uomini, come suggerito da abarisone, o da qualche altro oggetto):\n\n> – Con valore avverb. Dipartendosi radialmente e più o meno obliquamente da un asse centrale (con riferimento a un movimento o a una disposizione). G. Raimondi, 1-178: Un pavimento di mattoni rossi. I mattoni sono commessi a ‘resca di pesce’. Ricorda il fondo di una nave. Moravia, 25-153: Dal casamento, il mio sguardo retrocede alle macchine parcheggiate a spina di pesce lungo il marciapiede. Fenoglio, 1-241: Cominciarono col frugare nel battistero, quindi nel primo confessionale... Così, a spina di pesce, si avvicinavano all’altare maggiore.\n",
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}
] |
Qual è il significato di "rifatta" in questo brano? | Nel romanzo Rossovermiglio di Benedetta Cibrario ho letto:
"""
Dice che, a guardar bene tra le macerie, si vedono ancora schegge di legno dorato, chissà, forse le seggioline della sala da ballo, che mia madre non ha voluto portar via – “roba rifatta, non val la pena”.
"""
La frase si riferisce alle macerie della casa dei nonni della narratrice, distrutta durante la guerra.
Ho cercato il significato di "rifatto" nel vocabolario Treccani. Tuttavia, non capisco cosa vuol dire la madre della narratrice qualificando di "roba rifatta" le seggioline della sala da ballo. Me lo sapreste spiegare? | 2 | 707 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "",
"text": "Uno dei significati di rifare è: \n\n> Imitare, contraffare, rappresentare o raffigurare copiando fedelmente: ha rifatto la casa di quando era piccolo; rifece un quadro di Caravaggio (Hoepli)\n\n\nLa made si riferisce al fatto che non si tratta di mobili originali, ma rifatti imitando uno stile, per cui di poco valore.\n",
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}
] |
"Dobbiamo" o "dovremmo" dopo "credo che"? | Which of the translation below is the best for the following sentence?
"""
I think that we should accept the fact that [...]
"""
"""
Credo che dobbiamo accettare il fatto che [...] Credo che dovremmo accettare il fatto che [...]
"""
Also, is the first one correct at all from the perspective of tenses? | 1 | 8326 | [
{
"score": "1",
"ownerid": "8410",
"text": "In Italian this is a proposizione subordinata completiva oggettiva esplicita.\n\ncompletiva because the main clause (\n```\n*\n```\nCredo.) would be meaningless on its own, in this context.\noggettiva because it substitutes a complemento oggetto: penso questa cosa.\nesplicita because it's introduced by che (not by di).\n\nAs mentioned in Treccani, the verb mood can be indicativo, congiuntivo or condizionale. So both your translations are grammatically sound.\nThe second version, with dovremmo, uses condizionale and so it indicates a less strong belief, so I think this is a better translation.\nIn the first version dobbiamo is likely congiuntivo (it could also technically be indicativo) - I think this would better translate as \"I think we have to accept that [...]\".",
"is_selected": false
}
] |
Tintoretto and the "mare maggiore". | In his 1642 biography of Venetian painter Tintoretto, Carlo Ridolfi quotes him saying "È faticoso lo studio della pittura, e sempre si fa il mare maggiore."
What is the meaning of "mare maggiore" in that context? Something to do with Venice perhaps? | 0 | 1953 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "2861",
"text": "I think the issue here is that the word order seems anomalous to an English speaker. It's not so much that it's \"a greater sea.\" It's that the sea gets wider or bigger. It's easier to see if we arrange it as \"il mare si fa sempre maggiore.\" At least that's my sense of it. ",
"is_selected": false
}
] |
Using ne to replace dimenticare di [infinitive]. | One possible usage of the particle ne is to replace prepositional phrases introduced by 'di'.
In the following example:
"""
Hai dimenticato di fare i compiti? Sì, ne ho dimenticato.
"""
Is there any problem replacing the prepositional phrase 'di fare i compiti' with 'ne'? How does it sound to native speakers? | 3 | 553 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "2876",
"text": "In this sentence the usage of \"ne\" is not fully correct and sounds a bit ugly. The correct form would be:\n\n> Hai dimenticato di fare i compiti? Sì, me ne sono dimenticato\n\nor\n\n> Hai dimenticato di fare i compiti? Sì, l'ho dimenticato\n\nor\n\n> Hai dimenticato di fare i compiti? Sì, ho dimenticato\n\nI found some examples about the usage of \"ne\" on: https://en.wiktionary.org/wiki/ne#Italian",
"is_selected": false
}
] |
Meaning of "Censi passivi". | I think 'censi passivi' must be some sort of tax, but can anybody elaborate?
The original sentence (in a list of sums of money spent) is:
"""
Item paga per censi passivi per denari pigliati ad interesse sin oggi per diversi bisogni
"""
| 4 | 569 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "",
"text": "Censo: \n\n> Patrimonio, ricchezza sottoposti a tributo: famiglia di alto, di basso c. estens. Tributo pagato allo Stato in proporzione ai propri averi Censo refers to the property (real estate and other income generating assets you own) on which taxes are levied by the State and also the taxes paid on those assets.\n\n\nWith that respect, censi passivi refers to taxes/interest that must be paid on that specific asset. \n\nCenso used with the meaning explained above is dated. ",
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}
] |
Cosa vuol dire "stare su" in questo passaggio? | Nel romanzo Il contesto, di Leonardo Sciascia, ho letto:
"""
Aver davanti l'uomo, parlargli, conoscerlo, per Rogas contava più degli indizi, più dei fatti stessi. "Un fatto è un sacco vuoto". Bisogna metterci dentro l'uomo, la persona, il personaggio perché stia su.
"""
Potreste spiegarmi il significato dell'espressione "stare su" in questo passaggio? Alla voce "stare su" del dizionario De Mauro ho trovato
"""
1 colloq., farsi coraggio, non abbattersi, spec. in esortazioni: coraggio, sta' su 2 colloq., rimanere sveglio fino a tarda ora perché impegnato in un lavoro, in un divertimento, ecc.: sono stato su fino alle tre
"""
ma queste accezioni non sembrano avere senso nel contesto del testo. | 1 | 707 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "1818",
"text": "\n> stare v. intr. [..] 3. [...] s. su, tenersi ritto, reggersi sulla vita (anche di cosa, reggersi in posizione verticale) [...] (dal vocabolario Treccani)\n\nIn questo caso significa essenzialmente non cadere. Per esempio\n\n> Ho provato a piantare l'ombrellone venti volte, ma non vuole proprio stare su.\n\nNel contesto, Rogas sta spiegando perché è necessario non solo conoscere i fatti del caso, ma anche incontrare le persone coinvolte, altrimenti la nostra conoscenza è come un sacco vuoto, che manca della sostanza interiore che fa stare in piedi un sacco pieno.",
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}
] |
Può "dispetto" essere sinonimo di "scherzo"? | Leggendo questo post, sono stata stupita da queste frasi
"""
Mi piacciono i dispetti Mi piace quando mi fanno i dispetti
"""
che vengono proposte come possibili traduzioni dell'inglese
"""
I like when I am teased.
"""
Se ho capito bene la spiegazione del post, in questo contesto i "dispetti" sarebbero certi scherzi piuttosto infantili. È così?
Ho cercato la definizione di "dispetto" nel vocabolario Treccani e ho trovato questa accezione:
"""
2. Atto compiuto espressamente e con malignità per far dispiacere altrui, per irritare o procurare danno: fare un d., dei d.; ricevere un d.; l’ha detto solo per fare un d. a me. Anche, il sentimento, l’intenzione per cui l’atto si compie: l’ha fatto per d. (talora, lo stesso che per ripicca); pare che faccia per d. a non capire. Riferito a fatti, eventi, circostanze, la locuz. per d. è spesso adoperata come inciso: io lo so, ma, per d., non te lo dico; e con sign. attenuato: finalmente il salto gli riuscì, ma proprio in quel momento, per d., non c’era nessuno a guardarlo; quante volte, tornandoci sopra,... gli venivano in mente, quasi per d., parole che tutte sarebbero state meglio di quell’insulso ‘si figuri!’ (Manzoni).
"""
Leggendo tutto questo, a me non sembra che si tratti proprio di scherzi, ma invece di cose abbastanza serie. Potreste spiegarmi il significato di "dispetti" nelle frasi precedenti? | 4 | 707 | [
{
"score": "6",
"ownerid": "1395",
"text": "Nel contesto del comportamento infantile (e anche di rapporti amichevoli tra adulti), il dispetto è un atto volto a infastidire ma senza intenzioni malevole: è piuttosto, come ha intuíto, qualcosa che si fa per amor di scherzo. Si veda la definizione del Sabatini-Coletti:\n\n> Azione che ha il solo fine di infastidire qlcu., dettata da malignità, o, al contrario, da un'intenzione scherzosa\n\nC’è però una differenza semantica rispetto a scherzo: se chi scherza si prende gioco di qualcuno, chi fa a un’altra persona un dispetto le dà noia in maniera scherzosa, ma non cerca di beffarla, facendole credere ciò che non è.\nLa parola dispetto, nella sua connotazione scherzosa, si applica molto piú spesso ai bambini che agli adulti.\nA conferma dell’affinità semantica — ma, si badi, non dell’equivalenza — tra scherzo e dispetto, ecco una possibile traduzione italiana della celebre domanda posta dai bambini alla vigilia di Ognissanti (Halloween), «treat or tricks?», cosí come la riporta il quotidiano Corriere della Sera in un suo articolo del 31 ottobre 2000:\n\n> Treats or tricks, dolcetti o dispetti? Secondo il cardinale Carlo Maria Martini, più che altro si tratta di dispetti, un brutto scherzo che stiamo giocando alla nostra cultura […].\n\nNell’uso prevale «dolcetto o scherzetto?», ma quest’alternativa (decisamente minoritaria) rende bene l’idea della natura bambinesca degli scherzetti e del loro scopo di dar noia, per scherzo.",
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}
] |
Cosa significa "stare sotto a qualcuno" in questo contesto? | Nel racconto L'andata di Beppe Fenoglio ho letto:
"""
Negus senza guardarlo gli disse: – Piantala, Bimbo, d’avercela con Morgan. Se gli sto sotto io, puoi stargli sotto anche tu. Farai bene a non far piú lo spiritoso con Morgan. Lui ha ventidue anni ed è un uomo, e tu sei un marmocchio di quindici, anche se come partigiano sei abbastanza anziano. Bimbo scrollò le spalle e disse: – Io ci patisco a vedere uno come Morgan comandare a dei tipi come noi. Non è che Morgan sia fesso, siamo noi che siamo troppo in gamba per lui. Io gli sto sotto perché vedo te che gli stai sotto. Ma non so se ci resisto ancora.
"""
Non capisco il significato della locuzione "stare sotto a qualcuno" (in questo caso a Morgan) in questo passaggio. Ho cercato alla voce "sotto" in alcuni dizionari e ho trovato espressioni come "stare sotto il sole" o "stare sotto la pioggia", ma non sono riuscita a vedere niente che abbia senso nel contesto del brano. Potreste spiegarmi cosa vuol dire? Significa forse ubbidire le ordini di questa persona? | 2 | 707 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "2876",
"text": "La tua interpretazione è secondo me corretta; qui \"stare sotto\" è utilizzato nel senso di \"essere sottomesso\" o \"essere subalterno\" alla persona di cui si sta parlando, di riconoscerne l'autorità.\nCfr. anche il sostantivo sottoposto.",
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}
] |
Differenze tra "pacco" e "pacchetto". | Nel racconto Fino a che dura il Sole di Italo Calvino ho letto:
"""
Invece ogni volta la gran preoccupazione è non perdere di vista i pacchi e i pacchetti del trasloco, e i bambini che piangono, e la figliola che le si infiammano gli occhi, e il genero che gli si fonde la dentiera...
"""
Questa frase ha subito attirato la mia attenzione perché io sempre avevo pensato che "i pacchi" e "i pacchetti" fossero la stessa cosa. Immagino che il problema provenga del fatto che nella mia lingua esiste un'unica parola per esprimere questi concetti: "paquet" in catalano o "paquete" in castigliano. Ho appreso dai dizionari che "un pacchetto" è un "piccolo pacco", ma la mia domanda è: esiste qualche differenza di uso o di significato tra questi due vocaboli oltre alle dimensioni fisiche? Fino a che punto deve essere piccolo un pacco per poter essere chiamato "pacchetto"? | 2 | 707 | [
{
"score": "7",
"ownerid": "70",
"text": "Nel caso specifico, l'autore vuole sottolineare la confusione dovuta al trasloco: ci sono pacchi di varie dimensioni, grandi e piccoli, e potrebbero sfuggire quelli piccoli.\nQuale sia il confine tra pacco e pacchetto non è determinabile. Il pacchetto che porgo come regalo potrebbe essere più grande di un pacco che spedisco per posta. Un pacchetto da regalo è probabilmente più gradito del pacco regalo aziendale, indipendentemente dalle dimensioni, perché dimostra affetto.",
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},
{
"score": "2",
"ownerid": "1989",
"text": "Non ci sono particolari dimensioni specifiche che indichino la differenza tra pacco e pacchetto. Solitamente pacchetto viene utilizzato sia per indicare piccoli pacchi che più specificamente per indicare pacchetti regalo o doni. Inoltre, piccola curiosità, pacco può essere utilizzato come modo per dire fregatura (ad esempio, mi ha venduto questa cosa ma non funziona, mi ha tirato un pacco).",
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},
{
"score": "2",
"ownerid": "1974",
"text": "Un pacco mi fa pensare a qualcosa di generico. Una scatola, un involucro contenente qualcosa.\nUn pacchetto può essere semplicemente un pacco più piccolo (come mi sembra nell’esempio fatto) oppure un regalo.\nPuò essere anche l’involucro del regalo, in un negozio dopo aver fatto un acquisto (soprattutto in questo periodo natalizio) si può chiedere: Mi fa un pacchetto? – è sottinteso: pacchetto regalo.\nSpesso il pacchetto è legato a qualcosa fatto con cura e che si vuole donare. Perché se per esempio devo spedire qualcosa per posta tenderò a definirlo pacco indipendentemente dalla dimensione. \nPotrebbe pacchetto corrispondere in spagnolo a \"cajetilla\"?\nCome nel caso:\n\"pacchetto di sigarette\", \"cajetilla de cigarrillos\".",
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}
] |
Origine del termine riccanza. | Guardando la tv mi sono imbattuto in questa, diciamo, trasmissione sulla tv satellitare chiamata riccanza.
Tralasciando ogni giudizio sul reality, vorrei
sapere se è un neologismo oppure se ha una sua etimologia simile ad altri termini tipo baldanza, tracotanza, ecc. | 1 | 1243 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "1243",
"text": "Su questo articolo presente su Huffington Post intitolato #Riccanza: l'adorazione del lusso e la fine delle socialdemocrazie ho trovato una definizione interessante di riccanza, termine catalogato come neologismo:\n\n> Tuttavia la riccanza, neologismo che mischia la ricchezza con l'abbondanza e l'arroganza, è diventata quasi un genere televisivo, esportato in Francia, in Spagna e in Sudamerica, e copiato anche da alcuni programmi di Sky in cui, con la scusa di far vedere le case più bel mondo e le barche più belle del mondo (senza far mai vedere i proprietari) si parla solo di lusso e di milioni. È come se la riccanza fosse diventata una meraviglia da mostrare ai poveri, ovvero ai follower, ovvero ai proletari 2.0 che, dall'altra parte dello schermo, guardano attoniti come se venerassero un miracolo.\n\nSembra che addirittura l'emittente televisiva MTV abbia indetto una petizione per chiedere all'Accademia della Crusca di inserire il termine nel dizionario, anche se cercando sul sito non vi è traccia di alcun elemento a riguardo.",
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}
] |
Etimologia dell'espressione "è stato un fiasco". | Si tratta di un modo di dire molto diffuso, anche, ad esempio, in inglese, per indicare un fallimento. Sapreste dirmi qual è la sua origine? | 5 | 5185 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "1243",
"text": "Il termine, secondo questo blog, proviene dal gergo teatrale:\n\n> Il modo di dire \"fare fiasco\" nasce da un fatto accaduto parecchio tempo fa in un teatro fiorentino, dove un artista famoso ogni sera si esibiva in simpatici monologhi, che condivideva con oggetti a cui si rivolgeva adoperando parole e smorfie divertenti. Una sera però decise di esibirsi in un monologo portandosi come compagno di scena un tipico fiasco da vino; invece di divertire il pubblico però, l’artista lo annoiò così tanto che questo reagì e in cambio iniziò a fischiarlo a più non posso. Da allora è rimasto questo modo di dire “far fiasco”, quando si deludono completamente le aspettative di qualcuno, senza rendersene conto fino al momento dei fischi o delle aspre critiche.\n\nMentre per Hoepli:\n\n> Il detto ha origine incerta, benché esista anche in francese, in inglese e in tedesco. Alcuni vogliono che alluda ai soffiatori di vetro, che se sbagliano l'operazione si trovano alla fine della canna in cui soffiano una bolla informe simile a un fiasco invece della sagoma voluta. Altri lo fanno risalire a un episodio della carriera di Domenico Biancolelli, un attore comico del 1600, che nelle vesti di Arlecchino si esibiva improvvisando, prendendo spunto da una cosa qualsiasi. Si dice che una sera abbia scelto come argomento un fiasco, e gli mancò il successo.\n",
"is_selected": false
},
{
"score": "4",
"ownerid": "37",
"text": "Il Dizionario dei modi di dire della lingua italiana di Carlo Lapucci (Garzanti-Vallardi, 1979), confermando che l'origine è incerta, ricorda due congetture:\n\n> La metafora è presa probabilmente dal linguaggio dei soffiatori di vetro che, quando sbagliano nel fare un recipiente al quale intendevano dare una bella forma, finiscono col trovarsi nelle mani una vescica o una grossa bolla di vetro simile a un fiasco. Il solito aneddoto vorrebbe che l'origine del detto fosse fatta risalire a Domenico Biancolelli che, nel secolo XVII, usava improvvisare, nelle vesti di Arlecchino, un monologo prendendo lo spunto da una cosa qualsiasi. Una sera scelse un fiasco, ma non ebbe successo. L'origine comunque è incerta.\n",
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}
] |
Sull'uso del verbo "riformare". | Ho trovato nei dizionari che il verbo "riformare" può avere il significato di "rinnovare" o "trasformare allo scopo di migliorare, dando forma diversa e migliore". Ho dei dubbi però sull'uso di questo verbo in tale senso. In WordReference ho trovato questa frase a modo di esempio:
"""
Il parlamento ha deciso di riformare la legge sul lavoro.
"""
Si potrebbe anche scrivere, per esempio, questa frase?
"""
Recentemente ho riformato la cucina del mio appartamento.
"""
| 2 | 707 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "928",
"text": "Come le altre risposte già indicano, \"riformare\" è un termine molto tecnico che si usa solamente per le leggi. Anche usarlo per un regolamento privato suona strano (ad esempio, non direi mai Nell'ultima assemblea dei soci, abbiamo riformato il regolamento del tennis club).\nPer la frase sulla cucina:\n\n\"ristrutturare\", o anche informalmente \"rifare la cucina\", dà più l'idea di un grosso cambiamento che richiede dei muratori (abbattere un muro, ripiastrellare il pavimento);\n\"rinnovare\", o \"rimettere a nuovo\" si usa anche per modifiche minori (ad es. cambiare gli elettrodomestici, spostare tutti i mobili).\n",
"is_selected": true
},
{
"score": "4",
"ownerid": "725",
"text": "\n> Recentemente ho riformato la cucina del mio appartamento.\n\nL'uso di 'riformare' in questa frase è improprio; occorre usare 'rinnovare'.\nSi usa 'riformare' quando si deve modificare uno status che ha una valenza giuridica derivante da atti o provvedimenti di natura pubblicistica.",
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},
{
"score": "3",
"ownerid": "591",
"text": "\"Riformare\" nel senso di \"rinnovare\" è un termine che si applica solo a leggi: riformare [la legge sul] lavoro, [le leggi sulla] sanità, [le leggi sulla] scuola. Infatti, in questi contesti si può sostituire con il sinonimo rinnovare.\nTuttavia, il contrario non è possibile. \"Rinnovare\" è una parola più generica: rinnovare un locale, rinnovare la grafica. Non si può dire riformare un locale, perché \"riformare\" ha un uso più ristretto, e in genere non si può sostituire \"rinnovare\" con \"riformare\" all'interno di una frase.",
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}
] |
Modo di dire per esprimere "parlare senza tabù". | Un giorno stavo cercando di esprimere l'idea di poter parlare con assoluta libertà di quegli aspetti dell'umanità o della vita delle persone dei quali di solito non si parla mai perché sono considerati tabù. Una persona italiana mi ha suggerito un modo di dire che adesso non ricordo bene. Penso che contenesse la parola "museruola". Ho cercato modi di dire con questo vocabolo e ho trovato "mettere la museruola" ("far tacere, impedire a qualcuno di dire liberamente ciò che pensa, ridurne la libertà d'azione"). Tuttavia, questa espressione non fa riferimento a "parlare", ma invece a "tacere". Poi ho trovato il titolo di un libro su Amazon: Aforismi, massime e parole senza museruola: La speranza è l'ultima a morire... prima tocca a noi! Quindi, posso dire "parlare senza museruola"? E se non si tratta di un modo di dire, me ne potreste indicare qualcuno per esprimere questa idea? | 4 | 707 | [
{
"score": "9",
"ownerid": "",
"text": "Aggiungerei le espressioni: \nParlare senza mezzi termini: francamente, chiaramente, e\nParlare schietto, ossia in in maniera chiara, senza remore.\nDe Mauro, Treccani",
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},
{
"score": "8",
"ownerid": "2876",
"text": "\"Parlare senza museruola\" non è, che io sappia, un modo di dire molto usato, ma il significato in questo contesto è chiaro: significa proprio parlare liberamente.\nSi potrebbero utilizzare espressioni come \"parlare fuori dai denti\" che indica appunto il parlare apertamente, senza sottintesi o giri di parole; oppure mi viene in mente anche “non avere peli sulla lingua” per indicare il fatto di esprimersi con schiettezza, senza la paura di dire il proprio pensiero o la preoccupazione di un eventuale giudizio.\nZanichelli, Hoepli",
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},
{
"score": "2",
"ownerid": "1243",
"text": "\"Parlare senza museruola\" è usato piuttosto sporadicamente, non è molto comune.\nHo sentito più volte il contrario, cioè \"mettere la museruola\" a qualcuno.\nAggiungerei anche le espressioni:\nParlare chiaro e tondo: \n\n> In funzione avv., parlare, dire chiaro e tondo, con franchezza e apertamente, senza preamboli o reticenze, soprattutto quando si debbano dire cose spiacevoli: e io in vece vi dico chiaro e tondo che il cuore in pace non lo metterò mai (Manzoni)\n\nParlare senza tanti giri di parole: parlare utilizzando termini facilmente comprensibili\n\n> Giro di parole, perifrasi, circonlocuzione: dimmi chiaramente le cose come stanno, senza tanti g. di parole; anche assol.: senza tante storie e senza tanti Giri, si può benone in due parole ... (Giusti).\n\nFonti: Treccani",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "2925",
"text": "Io userei anche:\n\n> Non avere peli sulla lingua\n\nWord Reference\nNon ho trovato molto su Internet oltre a questo topic su Word Reference, ma ti posso assicurare che l'espressione \"Non avere peli sulla lingua\" è molto usata (nel nord Italia, non so se nel sud si dica).\nUn esempio può essere il seguente:\n\n> Marco è un bravo studente, la unica sua pecca è che non ha peli sulla lingua.\n\n(= non riesce a stare zitto e dice tutto ciò che pensa)",
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}
] |
Ci sono i parlamenti che decidono nella democrazia - meaning. | I have read the following sentence in an Italian language learning tool:
"""
Ci sono i parlamenti che decidono nella democrazia.
"""
Is this an usual phrasing? What does it mean? The (almost) literal translation "There are the parliaments that decide in democracy" sounds a little odd in English, it sounds like some parliaments decide and some not. Maybe "Parliaments are the ones which decide in democracy" ? | 1 | 5634 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "5786",
"text": "I think your confusion stems from the usage of plural \"parlamenti\".\nBut the key to resolve the confusion is in the seemingly minor i, in \"i Parlamenti\".\nIn the following I explain why.\nYou are interpreting the phrase as:\n\n> In democrazia ci sono parlamenti che decidono ed altri parlamenti che non decidono.\n\nBut in this case, if we were to leave out the second part of the phrase (as in your interpretation), we would be left with:\n\n> In democrazia ci sono parlamenti che decidono.\n\nThis is a perfectly valid phrase, and its meaning is the one you have thought about.\nBut that's not your phrase.\nSlightly edited for clarity, your phrase is:\n\n> In democrazia ci sono i parlamenti che decidono.\n\nHere the plural and the definite article hint to the fact that the statement refers to all (parliamentary) democracies, not to any one in particular.\nI, personally, agree that this is not the most elegant phrase and it certainly suggests an informal register.\nAnother way to express the same meaning could be:\n\n> In democrazia sono i parlamenti a decidere.\n",
"is_selected": true
}
] |
È "al riguardo" preferibile a "a riguardo" nel senso di "riguardo a ciò"? | In questa domanda si è chiesto sulle espressioni "al riguardo di" e "a riguardo di" con il significato di "a paragone di", ma si è menzionato che "al riguardo" e "a riguardo" possono avere anche il senso di "about (something)", "regarding (something)". La mia domanda concerne soltanto questo ultimo significato. Cioè, chiedo unicamente sull'uso di queste locuzioni con il significato di "riguardo a ciò".
In questo post avevo scritto
"""
In spagnolo usiamo il termine "paraguayo" per designarla [...]: non so neanche da dove proviene questo nome (e non ho trovato nulla a riguardo), [...]
"""
ma poi mi è stato suggerito di cambiare "a riguardo" con "al riguardo", con il commento seguente:
"""
L'uso prevalente è "al riguardo" non "a riguardo".
"""
Ecco il mio dubbio: è veramente preferibile usare "al riguardo" invece di "a riguardo"?
Il vocabolario Treccani non lo lascia chiaro perché quando menziona queste locuzioni sembra attribuire loro unicamente il primo senso:
"""
meno com., a r. di, al r. di, in paragone di, rispetto a: la luna è molto piccola a r. della terra.
"""
Ho trovato questa discussione in cui pare si affermi che l'uso di "a riguardo" con questo significato non è corretto.
Non so fino a che punto la mia domanda sia in parte un duplicato della questione numero 2 che appare in questo post. In ogni caso quella domanda la trovo più complessa. | 2 | 707 | [
{
"score": "6",
"ownerid": "",
"text": "Lo Zanichelli suggerisce le seguenti forme: al riguardo, a questo riguardo:\n\n> Relazione, attinenza: al riguardo, a questo riguardo, su questo problema, a questo proposito: vorrei esprimere la mia opinione al riguardo; non posso darvi alcuna … notizia a questo riguardo (G. Leopardi).\n\ncome pure il Sabatini Coletti:\n Riguardo:\n\n> Rapporto, attinenza; usato oggi quasi soltanto in locc. || a questo riguardo, al riguardo, a questo proposito.\n\nMi sembra che “a riguardo” non sia altro che la forma abbreviata di “a questo riguardo”, per cui non direi che l’uso sia scorretto.\nGoogle Books mostra un uso prevalente di “al riguardo”. Le espressioni “a (questo) riguardo” sembrano essere meno usate.\nDa notare anche il seguente uso di cui parla Treccani.it\n“Riguardo a” o “riguardo”?\nLa forma corretta è riguardo a, con preposizione\n\n> l’amministrazione USA è molto vaga riguardo ai suoi progetti per il dopoguerra («La Repubblica»)\n\nLa forma senza la preposizione a, anche se molto diffusa, è scorretta\n\n> le statistiche che vengono diffuse fuori dall’Iraq riguardo le scuole e gli ospedali riaperti («Corriere della Sera») Quest’uso è dovuto forse all’uso transitivo del verbo riguardare, in costruzioni come per quanto riguarda qualcosa, per ciò che riguarda qualcosa.\n",
"is_selected": true
}
] |
Vedo l'oceano nei tuoi occhi anche se non sono blu. |
"""
Vedo l’oceano nei tuoi occhi anche se non sono blu.
"""
Sotto l'aspetto sintattico, in che modo, se c'è, nella frase di cui sopra è possibile capire che 'non sono blu' si riferisce agli occhi e non alla persona che dice la frase medesima?
Secondo me, il problema nasce dal fatto che blu non ha plurale, che se l'avesse l'ambiguità sarebbe risolta. | 3 | 12 | [
{
"score": "7",
"ownerid": "37",
"text": "In breve, no. Se non interviene la semantica (che ci fa capire che la contrapposizione ha senso solo attribuendo il colore agli occhi) e l'“enciclopedia” (che ci dice che è più facile che siano gli occhi a essere blu che non una persona che parla) non c'è un modo puramente sintattico per disambiguare. È un fatto ineliminabile che le lingue naturali ammettono delle ambiguità: basta pensare ai due sensi della famosa frase «La vecchia porta la sbarra».",
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},
{
"score": "4",
"ownerid": "606",
"text": "\n> Sotto l'aspetto sintattico, in che modo, se c'è, nella frase di cui sopra è possibile capire che 'non sono blu' si riferisce agli occhi e non alla persona che dice la frase medesima?\n\nDal punto di vista sintattico ciò non è possibile. Poiché in italiano non è necessario rendere esplicito il soggetto di una frase, sintatticamente parlando non c'è modo di capire se \"blu\" si riferisca agli occhi o alla persona che pronuncia la frase.\nA rendere le cose ancora più complicate contribuiscono altri due elementi:\n\nL'aggettivo \"blu\" non varia da singolare a plurale, come giustamente dici tu\n\"sono\", nel verbo essere, viene usato sia nella prima persona singolare che nella terza plurale.\n\nA livello di analisi grammaticale, logica e del periodo, entrambe le interpretazioni sono quindi corrette.\nLa parola magica in questo caso è contesto: è solamente dal contesto che capisci che \"blu\" si riferisce agli occhi. Se così non fosse, la frase non avrebbe senso.",
"is_selected": false
},
{
"score": "2",
"ownerid": "",
"text": "L'ambiguità può esser risolta ponendo\n\n```\n«vedo l’oceano nei tuoi occhi anche se **questi** non sono blu»\n```\n\nnel caso si intenda far riferimento agli occhi, oppure\n\n```\n«vedo l’oceano nei tuoi occhi anche se **io** non sono blu»\n```\n\nnel caso si intenda far riferimento all'io narrante.\nAlternativamente:\n\n```\n«vedo l’oceano nei tuoi occhi benché non siano blu», per il primo caso; «vedo l’oceano nei tuoi occhi benché io non sia blu», per il secondo caso.\n```\n",
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}
] |
"Specialmente" versus "particolarmente". | Ho dubbi sull'uso degli avverbi "specialmente" e "particolarmente", che mi sono sempre sembrati molto simili. Non riesco a capire le diverse sfumature di significato tra questi vocaboli. Ad esempio, quali tra queste frasi sono corrette? E se due forme sono corrette, qual è la differenza tra una e l'altra?
Mi piacciono specialmente i quartetti d'archi di Shostakovich.
Mi piacciono particolarmente i quartetti d'archi di Shostakovich.
Il lugubre timbro del controfagotto mi sembra specialmente misterioso e intrigante.
Il lugubre timbro del controfagotto mi sembra particolarmente misterioso e intrigante.
| 4 | 707 | [
{
"score": "3",
"ownerid": "2529",
"text": "So che si tratta di una domanda relativamente vecchia, ma forse posso dare un contributo, visto che non vi sono risposte accettate.\nProbabilmente un linguista potrebbe dare maggiori informazioni tecniche, ma da madrelingua credo che oltre il chiaro rapporto fra i due sinonimi ci sia una leggera differenza di connotazione.\nSpecialmente viene usato per mettere in risalto un elemento che spicca rispetto alla massa.\nParticolarmente viene usato per rimarcare un... ahem... particolare attributo.\nGiocando con i tuoi esempi:\n\n> Mi piace particolarmente Shostakovich, specialmente i suoi quartetti d'archi.\n\nOvvero quel musicista ti piace molto, ma fra le sue opere ti piacciono soprattutto i quartetti d'archi.\n\n> [...] specialmente il lugubre timbro del controfagotto mi sembra particolarmente misterioso e intrigante.\n\nOvvero fra le tante caratteristiche di una sinfonia si individua qualcosa di speciale nel lugubre timbro del controfagotto, molto misterioso e intrigante. Per inciso condivido con egreg il commento su intrigante.\nProbabilmente la confusione sta nel fatto che i domini semantici di speciale e particolare sono molto simili se non uguali, ma gli avverbi specialmente e particolarmente non sono completamente interscambiabili, almeno nella comune parlata italiana del 2016.\nTornando alle tue frasi originali:\n\n> Mi piacciono specialmente i quartetti d'archi di Shostakovich.\n\nQuesta frase sembra corretta, specialmente se vuoi rimarcare che, fra tutte le opere del compositore o perfino fra tutte le opere di musica classica, proprio i suoi quartetti d'archi sono i tuoi preferiti.\n\n> Mi piacciono particolarmente i quartetti d'archi di Shostakovich.\n\nL'enfasi qui viene spostata leggermente sul fatto che i quartetti d'archi di Shostakovich ti piacciono proprio tanto, a prescindere dal resto del panorama musicale. Ma la frase, inserita in un particolare contesto, potrebbe anche avere lo stesso significato che se avessi usato specialmente (es. Ascolto spesso le sinfonie di Shostakovich, ma mi piacciono particolarmente i suoi quartetti d'archi).\n\n> Il lugubre timbro del controfagotto mi sembra specialmente misterioso e intrigante.\n\nLeggendo e rileggendo questa frase, mi sembra che qualcosa non torni. Probabilmente la posizione dell'avverbio non corrisponde al suo significato: in quella posizione solo particolarmente sembra avere davvero senso, mentre specialmente potrebbe essere portato all'inizio della frase e riferirsi all'intero commento, come in uno dei miei esempi precedenti, in cui il timbro del controfagotto viene selezionato dal resto degli elementi in quanto particolarmente speciale ;-)",
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},
{
"score": "2",
"ownerid": "1019",
"text": "Nelle frasi che hai scritto effettivamente non ci sono differenze di significato, ma in altre frasi a volte si preferisce l'uso di specialmente o di particolarmente.\nAd esempio\n\n> Oggi Luca è particolarmente nervoso!\n\nè corretta, chiara nel significato ed è comunemente usata\n(Luca è normalmente nervoso, ma oggi in maniera particolare).\nInvece\n\n> Oggi Luca è specialmente nervoso!\n\nsuona davvero strana, e credo che non venga utilizzata.\nOvviamente è corretta, ma non usata.",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "1077",
"text": "\"Amo la musica classica. Mi piacciono specialmente/particolarmente i quartetti d'archi di Shostakovich.\"\n\"Mi piacciono particolarmente i quartetti d'archi di Shostakovich.\"\n\"Il lugubre timbro del controfagotto mi sembra particolarmente misterioso e intrigante.\"\n\"Specialmente\" forse suonerebbe strano senza altre premesse. Ma un \"particolarmente\" come sinonimo di \"molto/abbastanza\" è usato frequentemente.",
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}
] |
Illica vs. Today's Language. | I've been told that the language of the libretti penned by Piave (for Verdi) and Illica (for Puccini) are written in some kind of "old" and "dated" language that no Italian of today can easily understand without training. Is this true? | 3 | 1912 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "1818",
"text": "No that is completely false. While the language is clearly poetic (and so a little \"harder\" than everyday conversation) and from 150 to 100 years old, it is not substantially different from standard Italian and can be understood by any native speaker.\nAs a proof I bring myself at the age of 13, when I first went to La Traviata and L'Aida without having any problem.\nThis in my experience is valid for all opera librettos at least from Pergolesi onwards (Baroque opera is a slightly different matter because Baroque poets loved playing with the language a bit too much; it is still understandable with a mild effort though).\nMoreover a lot of expressions from the librettos of di Piave actually migrated into sayings, somehow similar to what happened to English with Shakespeare. For example croce e delizia (to mean that something is both a pleasure and a sorrow) and i bollenti spiriti (to mean the impulsiveness, especially of youth), both from the libretto of La Traviata.\nEDIT: To answer the criticism in the comments. Of course the language is a little harder than usual spoken Italian: it is poetry. However I think you are underestimating the capability of the average person. In my experience everyone can understand those words and I think it is very dangerous to perpetuate the idea that they need some special training to do so. This myth is in fact part of what pushes people away from even trying. Ok I'll stop here or it becomes a rant; so if you still disagree, downvote away :).",
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}
] |
I ran across this in a 1621 fencing manual and I'm stumped. | Any help with the translation?
Or any ideas on what's going on?
It's PDF page 38 in the document.
Entire document:
http://hroarr.com/manuals/other/pistofilo-bonaventura-oplomachia-1621.pdf | 3 | 1719 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "1720",
"text": "La pagina specifica sembra riferirsi a diverse unità di misura. I \"diti\" mi fanno pensare ad una forma arcaica per \"dita\".\nPiede sembra un'altra unità di misura. Altra unità di misura il palmo.\nSi parla di \"mezzo piede\", \"un quarto di piede\", etc.\nSi specifica anche \"piede Romano\" (credo che Romº sia una abbreviazione di Romano, anche perché a metà della pagina dice \"piede Romº o di Parigi).\nL'oncia e il punto (plurale = \"punti\") credo che compaiono come sotto multipli.\nIl Porto e il Galeano credo siano cognomi di autori a cui si fa riferimento, mentre Euclide è il filosofo greco.",
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}
] |
Cosa vuol dire "trovata" in questo contesto? | Nel romanzo Ferito a morte, di Raffaele La Capria, ho letto (grassetto mio):
"""
Ninì a Capri naturalmente. Dice che senza trovate Capri è morta, e chi ha una trovata là viene considerato un dio, fa pubblicità all’isola e incrementa il turismo.
"""
Ho letto tutte le accezioni di "trovata" che si trovano sul vocabolario Treccani e sul Grande dizionario della lingua italiana, ma non riesco a vedere a quale possa corrispondere l'uso che se ne fa nel testo. Cosa sarebbero queste "trovate" a cui si riferisce Ninì? | 2 | 707 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "6347",
"text": "Una “trovata“ è un’idea originale, spesso qualcosa a cui nessuno aveva pensato.\nNel contesto si riferisce ad un’idea che possa attirare turisti sull’isola.",
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}
] |
Why is the accusative pronoun 'ci' the only one that doesn't descend from Latin? | Wiktionary claims that the etymology of the accusative first person plural pronoun ci is < L. ecce hic "look at this here".
This is uncommon in the Romance languages, which have largely retained reflexes of L. nos.
Granted that sometimes things happen in language change without an obvious cause, was there any reason in Italian why this pronoun alone did not descend analogically like vi < L. vos did? (I know loro did not either, but it does descend from L. illorum so it's still not a novel form unlike ci.) | 8 | 1186 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "2191",
"text": "Nice and controversial question. Quite certainly VI doesn't come from VOS but from the adverb IBI. No doubts that in early Tuscan, the pronome atono VO derives from VOS (Guittone d'Arezzo \"...gente che vo vede\" people see you) but is soon replaced by vi. The source is the bible of the history of Italian grammar: Gerhard Rohlfs \"Grammatica storica della lingua italiana\" - Einaudi, Vol 2 pag. 161:\n(...) Nella lingua letteraria questa vo venne presto sostituito da vi (ve). Che questa forma provenga dal più antico vo per indebolimento (Parodi, R I8, 619) è poco probabile. Questo vi sarà piuttosto da identificare coll'avverbio di luogo vi ( < ibi). Vi scrivo significava dunque originariamente 'io scrivo costì. Questa forma s'è estesa in tutt'ltalia, cfr. già nell'antico milanese ve digo (Uguccione,96), ve stoverà sofrir (97), antico veneto ve domando (Monad, I46), ve voio dire (377), antico napoletano ve scrivo (553) (...)",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "1842",
"text": "It could be that as an adverb of place qui (here) making a parallel to vi as abbreviated from ivi (lat. ibi = there), one was referring to where the person that was talking was, while the other referred to a location other than where the person was. As such they could be a sliding from abverb of place to clitic personal pronoun as us intended as \"people here\" and them intended as \"people there\"",
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}
] |
Ci sono differenze tra "tenere conto" e "tenere in conto"? | Nei commenti a questa risposta a una mia domanda sull'espressione "tenere conto" si è menzionata la locuzione "tenere in conto". Io però non capisco bene se ci sono differenze di uso o di significato tra queste due espressioni. Potreste aiutarmi a chiarire i miei dubbi? | 2 | 707 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "1644",
"text": "\"Tenere conto di X\" e \"Tenere in conto X indicano entrambi scenari dove bisogna considerare anche X come fattore che ha un effetto su qualcosa -> \"Per spiegare la crisi economica, bisogna tenere conto della situazione politica\" / \"Per spiegare la crisi economica, bisogna tenere in conto la situazione politica\".\n\"Tenere da conto X\" indica uno scenario in cui X è un oggetto di valore che bisogna conservare con riguardo -> \"Ti ho prestato il mio libro preferito, tienilo da conto!\".",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "1428",
"text": "Dal punto di vista del significato, non c'è nessuna differenza.\nPersonalmente uso \"tenere conto\", che è molto più usato. \"Tenere in conto\" o \"tenere da conto\" mi danno l'idea di essere un po' antiquate e/o affettate. \nPotrebbero essere però più utilizzate in altre regioni (es: il mezzogiorno), ma non ho la competenza per dirlo con certezza. ",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "7003",
"text": "C'è anche da considerare il ruolo dei cosiddetti 'transfer' o interferenze, per esempio in spagnolo si dice 'tener en cuenta'. Da qui, ne viene fuori che le regioni con forte dominazione spagnola hanno conservato nel substrato della loro parlata l'espressione 'tenere in conto' che si è fusa con la più corretta 'tenere conto di qualcosa' dell'italiano standard.",
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}
] |
To say I met a person for the first time. | What is the difference between saying, "Ho incontrato una persona" and "Ho conosciuto una persona"?
I'm trying to say that I met a person, not in the sense that we had planned a time to meet, but that I happened to meet this person by chance. | 6 | [
{
"score": "7",
"ownerid": "37",
"text": "Ho conosciuto means that you and that person were introduced to each other, or just began chatting or whatever, and now you know their name, will recognise them if you meet again and so on.\nSimilarly, “have you met XXX?” translates more or less to conosci XXX?\nThe verb incontrare is more generic, and convey the notion of meeting someone, either by chance or deliberately, whether you already know them or not. A good description (in Italian) of its uses, with lots of examples, is here.",
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}
] |
|
Translation of "Robbe". | While translating some plague documents from the 16th century, I keep coming across the word "Robbe", and I have no idea what it means. It's not in my dictionary, either. Some of the contexts of the word include:
"""
Sotto pena della vita, & confiscationi, & perdita delle robbe. Corrente sanno intendere, che tutte le robbe, & mercantie capaci a retener infettione di peste...\ Corrente no li ammetterà alcuno fia ch’esser si voglia con robbe, ne senza se non haverà le sue sede in stampa dai luoghi d’onde verran mentre peto non siano, o vengano da lochi già banditi sotto le pene come di sopra a chi volesse intrar senza fede.
"""
Is "Robbe" simply an archaic term or am I missing something? What does it mean? | 3 | 4583 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "37",
"text": "It's a central-southern Italy variant of robe, the plural form of roba, which is a quite generic word meaning more or less “thing, stuff“. Here it seems to refer to “goods”, in general.\n(You might have noticed that also in several other words, the orthography used in these sentences would be non-standard for today uses – for instance infettioni for infezioni, or lochi for luoghi – , but of course some 500 years ago spelling was far from fixed and codified.)",
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},
{
"score": "5",
"ownerid": "794",
"text": "It's likely a variant of robe, as DaG suggested.\nHowever, for reasons that will soon be apparent, I feel the need to stress the possibility that it might refer not only to \"items\", \"things\" in general, but, depending on context (which we don't have), to:\n\nGoods\n(possibly in the sense of all of one's material possessions)\nClothes\nMerchandise\n\nSee this entry from the Treccani dictionary:\n\n> [...] Con valore collettivo, il complesso di ciò che si possiede, dei proprî beni, mobili e immobili: ha lasciato ai poveri tutta la sua r.; ha dilapidato tutta la r. ereditata dal padre; Lo villanello a cui la r. manca (Dante); fare danno a qualcuno nella persona e nella r.; fare r., acquistare delle proprietà, e, più genericam., fare, accumulare quattrini: rade volte fa r. chi non ruba (prov.); La r., novella di G. Verga, nella raccolta delle Novelle rusticane (1883), che tratta di un contadino arricchito e divenuto schiavo dei suoi beni. b. Con sign. più partic., i mobili, le masserizie e, in genere, le suppellettili e gli arnesi di casa: tutta la r. di casa è della moglie; e assol.: ha la casa piena di r.; ha tanta r. che non sa dove metterla; caricò la sua r. su un autocarro.\n\n\n\n> a. Stoffa, tessuto: di che r. è fatto questo vestito?; r. di lana, di cotone, ecc.; r. buona, fine, grossolana, cattiva, che non si ritira. b. Vestito, indumento: lei, che tutta era stracciata, d’alcuna delle sue r. rivestisse (Boccaccio). In alcuni periodi della storia del costume il termine r. (e l’accr. robone) indicò particolari pezzi del vestiario, come mantelli, cappucci, gonnelle; oggi è termine generico per indicare ogni sorta d’indumenti (abiti, biancheria, ecc.), in espressioni come roba da lavare, da bucato, da rammendare; roba d’inverno, d’estate; radunò le sue poche r. in un cassetto, in una sacca. In partic., roba da (o di) camera (calco del fr. robe de chambre), sinon. ormai disusato di veste da camera, vestaglia.\n\n\n\n> Merce in genere: r. nostrale, estera, comune, rara, a buon mercato, cara, di prima qualità, di scarto; sulle insegne dei rigattieri: si compra e si vende r. usata.\n\nI find the second choice particularly worth of consideration, since burning clothing and bed clothes of people infected by the plague is attested in several places, as a quick search will reveal.\nSee for example this link, which, moreover, tells us that the Venetians had reason to look upon clothes with suspect.\n\n> The blankets, matresses, flockbeds, and all bed-clothes of the infected, are to be burned, also leather garments, because they hold the infection very long. Alexander Benedictus reports that in Venice, a flockbed used in a contagious time, was after 7 yeares found in an inward roome, the Mistris of the house commanded the servants to ayre and beat it, whereupon the servants were instantly infected with the pestilence and died.\n\nAs a bonus, here is a 17th century engraving of Hippocrates burning plague clothes:\n\nAs a side note, allow me to suggest that you link to the complete text you're working on in the future, or at least provide more context.",
"is_selected": false
}
] |
Cosa significa "niente di che" in questo contesto? | Nel romanzo Non so niente di te di Paola Mastrocola, pubblicato da Einaudi, ho letto (il corsivo è mio):
"""
-- Non si deve preoccupare, signora. Fil mi sembrava a posto, sereno. Stava bene, ecco. Addirittura m'è sembrato un po' ingrassato... -- Ma cosa vi siete detti, Cami? -- Niente. L'ho salutato da lontano. Ma lui non mi ha neanche vista. Ero andata cosí, avavo letto che lui c'era, mi sembrava carino fare un salto, ma niente di che. -- Ma come niente di che? Adesso non potresti chiedergli per favore che cosa... -- Ma signora, io adesso sono in Francia! -- Ah, non sei piú lí... -- No...
"""
Si tratta del colloquio telefonico tra una madre e Cami, l'ex fidanzata di suo figlio Fil. Questa donna ha saputo che Cami ha trovato Fil a Oxford e le telefona per averne notizie, perché lei, la madre, non riesce più a comunicare con suo figlio.
Nel dizionario De Mauro ho trovato questa definizione della locuzione "niente di che":
"""
niente di che loc.avv. loc.agg.inv. CO che è di scarso valore o di qualità bassa: un libro niente di che
"""
Comunque, non riesco a capire il significato di questa espressione nel brano precedente. Potreste spiegarmelo? | 2 | 707 | [
{
"score": "1",
"ownerid": "1229",
"text": "La mia interpretazione di quel niente di che è niente di più, niente di particolare. Cioè che lei è andata lì perché sapeva che lui era lì, ma voleva giusto fare un salto lì e niente di più di quello. Cioè non voleva intrattenersi a lungo né farsi notare più di tanto, nella speranza che lui la notasse ma non capisse che era andata lì apposta per lui.\nIn altre parole secondo me il niente di che non si riferisce alla ragione per cui Cami ha voluto fare un salto lì, ragione che invece mi sembra molto forte e con grandi aspettative, bensì si riferisce al tipo di visita che aveva intenzione di fare, cioè giusto un'apparizione estemporanea invece di una presenza più marcatamente \"premeditata\", ad es. concordata in anticipo con lui o con altri, protratta nel tempo, ecc.\nSecondo me quando la madre chiede con stupore Ma come niente di che? intende qualcosa di questo tipo: Cosa ?? Se sapevi che lui era lì, perché hai pensato di fare solamente un salto ? Saresti dovuta andare lì con decisione e con la chiara intenzione di incontrarlo e parlargli.",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "725",
"text": "Sì, nel contesto riportato significa che questa che dice 'niente di che' ha fatto un salto lì senza una ragione particolarmente importante o, comunque, senza che fosse certa di ottenere un apprezzabile risultato, come se avesse voluto fare un mero tentativo di suscitare qualcosa in qualcuno, a prescindere dall'apprezzamento dell'esito.\nCiononostante, sottolinerei che, spesso, quando un italiano -- e soprattutto un'italiana -- dice 'niente di che' c'è da aspettarsi che tenda a celare un concreto senso d'aspettativa non corrisposta; è difficile capire dallo stralcio se questo è il caso della citata tipa della Mastrocola, comunque.",
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}
] |
Qual è il significato di "spazzolato" in questa frase? | Nel romanzo Una questione privata di Beppe Fenoglio, pubblicato da Einaudi, ho letto questa frase:
"""
Ivan si alzò dal tronco e appoggiando le mani sul sedere si accorse che il fondo dei calzoni piú che spazzolato andava strizzato.
"""
Secondo i dizionari, "spazzolare" significa pulire o sistemare con la spazzola oppure, in senso figurato, mangiare voracemente o con avidità. Tuttavia, non capisco cosa possa significare un fondo di calzoni "spazzolato" nella frase precedente. Me lo sapreste spiegare? | 0 | 707 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "2136",
"text": "Per pulire i vestiti si usano delle spazzole speciali, morbide, che consentono di togliere polvere o piccoli residui dalla stoffa. Si possono pulire i pantaloni anche con le mani. Se mi capita di stare seduta su un prato o sulla spiaggia, quando mi rialzo il primo gesto è quello di passare le mani sulle gambe, sui pantaloni, per \"pulirli\". Così fa Ivan, dopo essere stato seduto sul tronco, per togliere piccoli pezzi di corteccia. Ma il tronco è bagnato (piove molto in quei giorni), quindi i pantaloni non si sono sporcati ma bagnati, vanno quindi strizzati e non spazzolati.",
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}
] |
Expressing "not well at all". | When trying to express the sentiment "not well, not well at all" I would be inclined to say "non bene, non bene a tutti", but is there an idiomatic expression that is used by native speakers, or a more correct translation? | 3 | 1407 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "1111",
"text": "To the question \"How are you feeling today?\" / \"Come stai oggi?\" I would answer\n\"Non tanto bene...anzi, per niente bene\"\n\"Male, proprio male\"\n\"Male, davvero male\"\nTo the question \"Can you play golf?\" \"Sai giocare a golf?\" I would say:\n\"Non troppo bene\" (not quite well)\n\"Non molto bene\" (not very well)\n\"Per niente bene\" (not well at all)\nYou can combine these sentences but everyone stands by itself",
"is_selected": true
},
{
"score": "-3",
"ownerid": "725",
"text": "\"not well, not well at all\" can be translated, depending on the context, as:\n1) \"non bene, affatto\"\n2) \"non bene, proprio non bene\"\n3) \"non bene, per niente\"\nWhatever the choiche were among 1), 2) and 3), note that \"a tutti\" — that you have used as translation of \"at all\" — is incorrect at all.\nHoping you are satisfied, please don't forget to cast an upvote.",
"is_selected": false
}
] |
Meaning of "mentire sapendo di mentire". | I have read the following sentence in an Italian language learning tool:
"""
Menti sapendo di mentire.
"""
I think that means "You lie knowingly"? Could that construction be used with other verbs as a synonym of "intenzionalmente" (e.g., "Ferisce i suoi sentimenti sapendo de ferire")? | 3 | 5634 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "2876",
"text": "Your translation is perfectly correct. The sentence means exactly \"You lie and you know that\".\nOf course you can use the same construct with other verbs, albeit it is less common (myself, I've never heard \"Ferisce sapendo di ferire\" but it is totally valid).\nThe sentence is equivalent of\n\n> Menti e lo fai di proposito\n\nor\n\n> Menti e lo fai apposta\n\nBut the original sentence uses the repetition of the verb Mentire at the beginning and the end of the phrase for rethorical purposes to emphasize the concept; if I am not wrong this figure of speech is an Epanalepsis.",
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}
] |
Uso della punteggiatura alla fine di affermazioni che hanno la medesima struttura sintattica delle domande. | Supponendo si voglia scrivere la seguente frase
"""
È mai possibile che i media italiani non parlino del TTIP
"""
per esprimere la convinzione che i media italiani dovrebbero parlarne diffusamente ma non lo fanno, con quale punteggiatura si dovrebbe chiudere, '.', '!?', '?' o '!'?
La prima impressione è che l'uso del '?' si attagli bene alla struttura della frase essendo la stessa, sotto il profilo sintattico, una domanda, ma, in realtà, per quanto innanzi spiegato, non lo è. | 2 | 725 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "37",
"text": "È una domanda, ancorché retorica, e quindi è giusto che abbia il punto interrogativo. Che una domanda sia retorica si deve capire dal contesto e dalla formulazione, non dalla punteggiatura.\nUn eventuale punto esclamativo in più si potrebbe anche mettere, ma ritengo dia un'enfasi eccessiva e controproducente.",
"is_selected": false
}
] |
Does a weekday preceded with a plural definite article express regular events? | I know that "il martedì" in "il martedì mangio formaggio" means "on Tuesdays" (a regular event). Could I say "i martedì mangio formaggio" instead ? I have read it for the first time today and I am not sure if it is correct. | 4 | 5634 | [
{
"score": "3",
"ownerid": "2821",
"text": "As correctly stated in a comment to your question you have 2 options:\n\n\"Il martedì mangio formaggio.\"\n\"Tutti i martedì mangio formaggio\", but also \"ogni martedì mangio formaggio\".\n\nSo, to reply to your question, you cannot say \"i martedì mangio formaggio\", but \"tutti i martedì mangio formaggio\" or it will sound incomplete.\n\"On tuesdays\" = \"il martedì\" = \"tutti i martedì\".",
"is_selected": true
}
] |
Plural adjectives + noun. | In the following sentence, why is it formalità for a plural, while adjectives are ending with 'e'?
"""
Si compiacque di provvedere alle più minute formalità del servizio.
"""
| 1 | 8326 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "70",
"text": "The noun formalità is feminine like all abstract nouns with the tonic accent on the last syllable such as virtù bontà felicità libertà.\nThese nouns are invariable in the plural for etymological reasons, for they derive from Latin nouns with the drop of the final syllable. In the Divina Commedia we find alternating use of virtù and virtute, for instance. In modern Italian the “undropped” form is never used.\nThus it is la formalità or una formalità (singular) and le formalità (plural). In the sentence you quote, the adjective minuto (in English, subtle) has to be in feminine plural form, hence minute.\nBy the way, the usage of the graphic accent in oxytone words derives from the necessity to denote somehow the dropping of the final syllables in this class of words. At the beginning with an apostrophe, which later moved above the vowel because of other oxytone words, typically conjunctions such as perché poiché affinché that have different origin and no dropped syllable.",
"is_selected": true
},
{
"score": "1",
"ownerid": "4701",
"text": "Nouns ending in vowels with an accent have the same form in singular and plural.",
"is_selected": false
}
] |
Qual è il senso di "cascare" in questo contesto? | Nel romanzo Diceria dell'untore, di Gesualdo Bufalino, ho letto:
"""
«Dicono di un capitano delle Esse Esse, di una villa su un lago. E cose peggiori. Certo i capelli le sono ricresciuti da poco sul capo rasato...». Prosit, eccomi fin troppo servito. Due volte intoccabile, un record. Ero cascato bene a impressionarmene, io che per quelli dell’altra parte nutrivo fino a ieri, esclusivo come un amore, un livore da ragazzo, al di là di ogni condiscendenza, dubbio o perdono.
"""
Sapreste spiegarmi cosa vuol dire "ero cascato bene" in questo brano? Nel dizionario De Mauro ho trovato che "cascare bene" significa "capitare a proposito", ma non mi sembra che questo sia il senso adatto al testo sopra citato. | 2 | 707 | [
{
"score": "1",
"ownerid": "4224",
"text": "Invece secondo me, Il \"capitare a proposito\" è corretto in questa frase, si intende che \"aveva fatto bene\" ad impressionarsene, nel momento giusto diciamo.",
"is_selected": false
}
] |
"Question tag" /nɛ/: n'è, neh o nè? | Nell'Italiano parlato (perlomeno in Brianza e a Milano) si usa spesso la "parola" /nɛ/ per fare una "question tag", quello che in Inglese si fa ripetendo il verbo al negativo e mettendo un pronome soggetto. Chi lo usa nello scritto (tipicamente sui social) lo scrive tipicamente "neh". Io ho pensato che potrebbe avere origine da "no è" = "non è [vero/così]", e quindi andrebbe scritto "n'è". C'è qualche fonte più autorevole che abbia questa opinione? Meglio "neh", "n'è" o (altra forma più rara) "nè/né"? | 5 | 1009 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "1438",
"text": "La particella ne è presente molto simile in varie lingue di Paesi vicini (in portoghese come contrazione di não é, in tedesco nö o neh al posto di nein?); se provenisse dal francese (come corruzione di n'est-ce pas?), questo potrebbe spiegare perché sia diffusa nel nord Italia, ma non al centro o al sud, e specialmente nella zona di Milano, visto che il dialetto meneghino mutua molti termini dal francese.\nEsiste la forma \"n'è\" per \"non è\", la usava anche il Manzoni, ma è rara (Ne abbiam passate di brutte, n'è vero, miei giovani?) e per quanto riesco a trovare, è sempre usata nella forma \"n'è vero\". Può darsi che \"neh\" derivi da una contrazione di non è vero?, ma in tal caso andrebbe probabilmente scritta \"ne'\", come forma elisa di nevvero.\nSoprattutto, nel rileggere \"n'è\", almeno io interpreterei come \"ne è\".\nPerciò, tutto sommato, io lascerei indicato neh.",
"is_selected": true
}
] |
What is alluded by 'Sei proprio un italiano di professione'? | Often I hear phrases like,
"""
Sei proprio un italiano. Sei proprio un italiano doc. Sei proprio un italiano vero. Sei proprio un italiano di professione.
"""
and so on.
Do they have a positive or a negative connotation? And, be the first or the second case, what do they precisely mean? | 2 | 12 | [
{
"score": "10",
"ownerid": "18",
"text": "It means\n\n> You are a stereotypical (or typical) Italian.\n\nThis can be said either implying pride or criticism, depending on which aspect of your interlocutor refers to within the context.",
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},
{
"score": "2",
"ownerid": "374",
"text": "The first and the last sentences have a negative connotation, which is based on any possible negative cliché related to being an Italian. The second and the third ones are positive, but still referring to some clichè.\nEG: if you have an Italian friend who has a croissant and coffee for breakfast every morning, you could say to him, ehy \"Tu sei un italiano doc\" (You are really Italian). ",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "380",
"text": "Sei proprio un italiano.\nSounds offensive...\nSei proprio un italiano doc.\nSounds good\nSei proprio un italiano vero.\nSounds good\nSei proprio un italiano di professione.\nSounds offensive",
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}
] |
Translate "Beautiful woman, my beautiful woman". | I've come up with "Bella donna, la mia bella donna". The phrase is used in this sense: My beautiful woman, why did you go?
The translation must fit into musical notes in that phrasing: 4 notes, then 7 notes. All advice is warmly appreciated! | 1 | 4816 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "4679",
"text": "I won't translate it literally; \"bella donna, la mia bella donna\" is more or less right, but it sounds rather tone-deaf to me. \nSince it has to be 4 syllables / 7 syllables, I'd go with\n\n> Mio splendore, mia donna rara e bella (my splendor, my rare and beautiful woman)\n\nI'll update this answer as I come up with more possible translations.",
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}
] |
Significato di "nel tempo" in questo contesto. | Nel racconto La novella dell’apprendista esattore di Beppe Fenoglio ho letto questo dialogo:
"""
– Un momento, – disse forte il maresciallo. – Qualcuno di voi per caso ha parlato con lui? – Amedeo, – dissero in tanti. – Io, maresciallo, – sospirò Amedeo. Il maresciallo gli accennò di accostarsi. – E che impressione vi ha fatto? – Non so dire. Non ho potuto capir bene. – Deciso a tutto? – Forse. – Anche contro di noi? – Chissà, maresciallo. – Allora è pazzo, – concluse il maresciallo. – Lo è sempre stato? – È sempre stato… speciale, – disse Amedeo. – Pazzi in famiglia? – proseguí il maresciallo. – Risultano consanguinei ricoverati nel tempo in manicomio? – No, che io sappia no. – No, no, – confermarono risentiti alcuni dei piú vicini. – Si chiama Davide Cora, vero? – Sí, maresciallo. Fu Vincenzo.
"""
Ho cercato alla voce "tempo" in parecchi dizionari e ho trovato alcuni esempi di uso dell'espressione "nel tempo", come nel vocabolario Treccani, ma nessuno di questa locuzione usata in modo assoluto come nel brano sopra citato. Allora, la mia domanda è: qual è il significato di questo "nel tempo" che appare nel testo? Vuol dire forse "nel tempo presente", "in questo momento"? O il significato sarebbe piuttosto "lungo il tempo", "attraverso il tempo", cioè, il maresciallo sta chiedendo se ci sono stati antenati di Davide Cora ricoverati in manicomio? | 1 | 707 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "1243",
"text": "Nel contesto da te citato l'espressione nel tempo significa nel corso del tempo, precedentemente. Viene quindi in questo caso stabilito un intervallo aperto verso il passato e chiuso sul presente.\nIl maresciallo sta effettivamente chiedendo se ci sono stati antenati di Davide Cora ricoverati precedentemente in manicomio.",
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}
] |
Come si spiega a uno straniero la differenza tra verbi transitivi e intransitivi? | Sto facendo un tandem con una ragazza austriaca e vorrei riuscire a spiegarle la differenza tra verbi intransitivi e transitivi.
Per me, in quanto madrelingua, basta domandarmi se il verbo risponde alla domanda "chi, che cosa" senza bisogno di una preposizione (insomma se il verbo regge un oggetto direttamente o no), in quel caso si tratta di transitivi. Altrimenti intransitivi.
Purtroppo però questa consapevolezza manca a chi non è madrelingua italiano.
Come potrei spiegare quindi come funzionano questi verbi?
C'è una lista o qualcosa di simile che si possa seguire o imparare a memoria? Esiste qualche regola?
Specifico meglio: qualcuno tra di voi ha una lista di verbi transitivi e intransitivi in italiano? Il concetto in sè è chiaro, però a me interesserebbe proprio una lista con i verbi transitivi e quelli intransitivi. | 5 | 1140 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "1457",
"text": "La distinzione tra verbi transitivi e intransitivi non è propria della lingua italiana, essa esiste in francese, spagnolo e anche tedesco.\nE come in italiano, anche in tedesco i verbi transitivi sono verbi seguiti dall'accusativo che rispondono alla domanda “Wen/Was?”/ “Chi/Che cosa?”. Sono inoltre verbi che possono formare il passivo e in tal caso il complemento oggetto diventa soggetto.\nI verbi intransitivi, al contrario, sono quei verbi che NON sono seguiti dal complemento oggetto e che normalmente non formano il passivo poichè manca il complemento oggetto da poter trasformare in soggetto nella frase passiva.\nEsistono verbi transitivi in una lingua che sono intransitivi in un'altra, ma la regola grammaticale non cambia da una lingua all'altra.",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "707",
"text": "Queste spiegazioni sono tratte dai libri Grammatica e pratica della lingua italiana per studenti stranieri di Federica Colombo (edizioni ELI) e Grammatica italiana per stranieri di Maria Cristina Peccianti (Giunti Editori). Penso che si tratti proprio di spiegazioni facili da capire dagli studenti stranieri.\n\n> Si chiamano transitivi i verbi che possono avere un complemento oggetto (o complemento diretto). Si chiamano intransitivi i verbi che non possono avere un complemento oggetto (o complemento diretto). Il complemento oggetto (o complemento diretto) è il tipo di complemento che serve a determinare la persona o la cosa che subisce l'azione da parte del soggetto. Per esempio: Mangio la mela --> \"la mela\" è il complemento oggetto di questa frase. Dunque, \"mangiare\" è un verbo transitivo. Sono generalmente intransitivi i verbi che indicano movimento (andare, venire, partire, ecc.), i verbi che indicano uno stato o un cambiamento della persona (guarire, arrossire, invecchiare, morire, ecc.), i verbi pronominali (vergognarsi, pentirsi, annoiarsi, ecc.) e altri.\n\nIn questo link si trova una lista di verbi transitivi e intransitivi.",
"is_selected": false
}
] |
Cosa significa "rappattare"? | Nel racconto Un giorno di fuoco, di Beppe Fenoglio, ho letto:
"""
Dopo, ritrovai lui davanti a casa, calmo come se non avessero affatto litigato o l’avessero alla fine rappattata benissimo; si stuzzicava i denti con uno zolfanello usato.
"""
La mia domanda è sul significato del verbo "rappattare" che appare in questa frase. Non ho trovato questo vocabolo in nessuno dei dizionari che ho consultato. Mi sembra però che si tratti di un derivato di "patto". Si tratta forse di una variante regionale di "pattuire"? | 1 | 707 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "1243",
"text": "In questo dizionario per rappattare ho trovato:\n\n> rappattàre rap|pat|tà|re pronuncia: /rappatˈtare/ verbo transitivo 1 arcaico di una lite, un diverbio, una contesa: comporre, appianare, rappacificare 2 arcaico detto di un'amicizia: ricucire facendo pace\n\nNel contesto da te citato significa che i litiganti si erano riappacificati come se non vi fosse stato nessun litigio. ",
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}
] |
Equivalente di "frontlit"? | L'equivalente di "backlit" è retroilluminato, questo è assodato, ma qual è l'equivalente di "frontlit"? Ho pensato a "Fronte illuminato" e "Fronteilluminato", ma non so quale dei due è giusto, a patto che uno dei due lo sia. | 4 | [
{
"score": "1",
"ownerid": "3611",
"text": "Non penso che nessuno dei due voglia dire molto in italiano. Spesso per parole singole in inglese bisogna usare un giro di parole in italiano. Io userei \"illuminato di fronte\". È più lungo della forma inglese ma è corretto.",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "1581",
"text": "Frontlit io lo tradurrei semplicemente con illuminato e basta a meno che il contesto lo richieda allora aggiungerei da davanti. Poi se si intende in senso lato o figurato direi \"messo in chiaro\".. ",
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}
] |
|
Cosa significa "dilagare" in questo contesto? | Nel racconto Il cielo di pietra, di Italo Calvino, ho letto (il corsivo è mio):
"""
Correvo trasportato dalla colata di lava tra orti appartati e templi di marmo. Udii il canto e un arpeggio; due voci s'alternavano; riconobbi quella di Rdix - ma quanto cambiata! - che teneva dietro alla voce ignota. Una scritta sull'archivolto, in caratteri greci: Orpheos. Sfondai l'uscio, dilagai oltre la soglia. La vidi, solo un istante, accanto all'arpa.
"""
Ho letto la definizione del verbo "dilagare" nel vocabolario Treccani. Comunque non riesco a capire il suo significato in questo contesto. Ha forse qualcosa a che vedere col fatto che il narratore è trasportato dalla lava di un vulcano? | 3 | 707 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "",
"text": "Secondo il vocabolario Treccani:\n\n> Riferito ad acque, diffondersi rapidamente e largamente sul terreno, in modo da formare come un lago\n\nma anche\n\n> Diffondersi largamente e rapidamente, detto soprattutto di costumi e comportamenti sociali negativi\n\nNel brano Calvino dice che il protagonista ha sfondato la porta e l'ha attraversata in modo molto rapido (questa la \"traduzione\" letterale). Immagina di avere la camera piena d'acqua e ad un tratto la porta viene sfondata. L'acqua della camera irrompe dall'altro lato. Questa è un po' l'immagine che Calvino vuole descrivere: l'atto di attraversare la porta come un fiume o un lago in piena.",
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},
{
"score": "2",
"ownerid": "1377",
"text": "\n> Ha forse qualcosa a che vedere col fatto che il narratore è trasportato dalla lava di un vulcano?\n\nDirei di sì.\nSi capisce dal testo che il protagonista è in balia della lava, altrimenti non ne verrebbe trasportato; quindi si può anche dire che il protagonista è un tutt'uno con la lava.\nPer costruzione se la lava dilaga dentro la casa anche il protagonista dilaga dentro la casa; quindi direi che in questo caso il protagonista che \"dilaga\" oltre la soglia è una \"mezza\" (mezza perché tecnicamente non è falso che il protagonista \"dilaga\" con la lava che lo trasporta, ma è anche vero che una persona non \"dilaga\", e quindi qui secondo me il gioco di parole è intenzionale) metafora per descrivere la veemenza e l'invasività con cui il protagonista la attraversa, che sono pari a quelle della lava che lo sta trasportando.",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "1795",
"text": "Direi che è l'unico significato plausibile. \nPurtroppo Calvino tende ad avere un uso molto personale dell'italiano: non credo che, in nessun altro contesto, si possa usare dilagare dall'uscio",
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}
] |
Come scrivere correttamente questa frase? | 1) Singolarmente Lei è insignificante, ma insieme agli altri come Lei costituisce quella massa che le élite manipolano psico-sociologicamente.
2) Singolarmente Lei è insignificante, ma insieme agli altri come Lei costituite quella massa che le élite manipolano psico-sociologicamente.
3) Singolarmente Lei è insignificante, ma insieme ad altri come Lei costituisce quella massa che le élite manipolano psico-sociologicamente.
4) Singolarmente Lei è insignificante, ma insieme ad altri come Lei costituite quella massa che le élite manipolano psico-sociologicamente.
Con riferimento al modo di accoppiare ad/agli con costituisce/costituite, le frasi di cui sopra sono corrette? | 1 | 725 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "37",
"text": "Sono corrette la 1 e la 3.\n“A insieme a B”, come soggetto, richiede il singolare (a differenza di “A e B”). E quindi – lasciando solo gli elementi essenziali – la forma corretta è “Lei ... insieme ad altri ... costituisce quella massa”.\nQuanto alla scelta “agli altri/ad altri”, sono due possibilità con significati diversi. Come sempre, “gli altri” si riferisce a tutti gli altri di quella data categoria, mentre il semplice “altri” ad alcuni tra tanti.",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "1871",
"text": "A, insieme a B, va allo zoo.\nA e B insieme vanno allo zoo.\nA è stanco, ma, insieme a B, va allo zoo.\nA è stanco, ma insieme a B va allo zoo. (accettabile)\n* A è stanco, ma insieme a B vanno allo zoo. (non suona bene)\nA è stanco, ma incontra B e insieme vanno allo zoo. (ok)\nA, che è stanco, e B vanno allo zoo.",
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}
] |
È corretta l'espressione "perpetrare una specie" anziché "perpetuare una specie"? | Leggendo i commenti dei lettori ad un fumetto pubblicato da Tom's Hardware ho trovato una discussione sui verbi "perpetrare" e "perpetuare".
Il fumetto in questione parla di una razza aliena che corre il rischio di estinguersi, e che cerca di trovare un modo per evitarlo. Nell'ultima vignetta il fumettista ha usato l'espressione "perpetrare la specie", e un lettore gli ha fatto notare che si tratta di un errore, perché l'espressione corretta è "perpetuare la specie". L'autore si è scusato e ha corretto la tavola.
Un altro lettore, però, ha detto che secondo lui si possono usare entrambi i termini. Il primo allora ha risposto:
"""
No, "perpetrare" significa compiere un'azione illecita, per esempio si perpetra un delitto. "Perpetuare", invece, significa rendere perpetuo, eterno. Nel contesto di questa vignetta si può usare solo "perpetuare".
"""
Al che il secondo ha risposto a sua volta:
"""
perpetrare significa portare avanti o compiere qualcosa anche in senso figurato. Quindi si può usare per perpetrare un reato, perpetrare la specie, perpetrare un'azione ecc. E' molto usato nel lessico giudiziario ma non ne è di esclusivo uso. P. es. un'azione militare audace alla rambo può essere perpetrata. Può essere usato anche in zoologia per indicare proprio l'azione di allungare la vita ad una specie animale nel caso di un intervento esterno p. es. (guarda caso) da parte di un ricercatore perpetuare ha significato nel senso di ripetere qualcosa o portarla avanti anche in senso figurato. Quindi può essere usato per perpetuare un reato (nel senso di ripeterlo più volte), perpetuare la specie (nel senso figurato o materiale di portarla avanti), perpetuare un'azione (anche qui nel senso di ripeterla) ecc. sono differenze minime che nel caso in specie (assicurare il prosieguo della specie aliena) non hanno importanza per cui possono essere utilizzati entrambi L'italiano è complicato, pieno di sfumature ed eccezioni
"""
Questa risposta mi lascia davvero perplesso. Mi verrebbe da dire che ha ragione il primo lettore: si perpetra un reato e si perpetua una specie, e non si può dire "perpetrare una specie". Anche l'esempio della zoologia, in cui indicherebbe l'azione di allungare la vita ad un animale, mi sembra completamente sbagliato. E "perpetuare un reato" nel senso di "ripeterlo più volte" mi sembra come minimo un'interpretazione molto forzata, perché "perpetuo" indica un singolo evento che non termina, mentre qui si tratterebbe di una ripetizione di eventi, che non è la stessa cosa. E non mi sembrano affatto "differenze minime" o "sfumature".
Sui vocabolari che ho consultato (per "perpetrare": Treccani, Wikizionario, Corriere, Garzanti, Repubblica) non ho trovato nulla che supportasse anche solo in minima parte la tesi di questo secondo lettore. Ma visto che sembra molto convinto del fatto suo, vorrei sentire altri pareri.
È possibile usare i verbi "perpetrare" e "perpetuare" nel senso indicato da questo lettore? | 6 | 3524 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "901",
"text": "Non sono d'accordo con questo utente. Direi che i due verbi \"perpetrare\" e \"perpetuare\" sono completamente diversi come significato, tanto quanto lo sono i loro sinonimi (approssimativi) \"fare\" e \"continuare\". Nel caso in cui la somiglianza avesse portato l'utente a pensare che abbiano un'etimologia comune (e quindi si possano, in qualche modo, considerare due forme per la stessa parola), da una breve ricerca mi sembra che non sia così: tolto il prefisso per, che in entrambi i casi sembra un intensificativo,\n\nperpetrare viene da patro, che significa \"eseguire\", \"compiere\" e sembra essere etimologicamente legato a \"padre\", nel senso di colui che genera;\nperpetuare viene da peto, che significa \"procedere verso\" e fa probabilmente un riferimento figurato all'eterno procedere del tempo.\n",
"is_selected": true
}
] |
Is "letterataggine" a correct Italian word? | I've read letterataggine in a sentence by Guglielmo Giannini (from Le Vespe), but this is the only reference in which I can find this word used (also without any explanation).
Can someone tell me more about this? (I think that it is an error by Giannini).
EDIT: On suggestion here is the quote in which I found letterataggine. Giannini was talking about the editor Longanesi, whom he despised, defining him:
«l'editore più maleducato d'Italia. Varrebbe
forse la pena di dire qualcosa di più sul conto di questo altero bassotto così
pieno di letterataggine: ma forse è meglio fregarsene di lui altamente; e
altamente appunto perché si tratta d'un bassotto» | 2 | 2962 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "1818",
"text": "It's not a correct Italian word in the sense that it is not in the dictionaries. But \"being in dictionaries\" is only partially related to the ability of a word to convey meaning (and so be a functional part of the language).\nThis word is built using standard rules of the Italian language (in this case applying the suffix -aggine to the adjective letterato), so it is fairly clear its meaning: \"the fact of being lettered\" or \"a thing done by someone lettered\" (\"lettered\" in the sense of being well-read, well educated or otherwise scholarly).\nI will add that the excessive length of the word and the general connotation of the suffix -aggine makes me suspect that this word has been used in a humorous fashion, something like \"The kind of crazy thing that only extremely well educated people write/do\". I doubt that Giannini is making a mistake here, but rather that he decided to create a new word (using the established rules of the language) to better make his point. Context is key to understand neologisms.",
"is_selected": false
},
{
"score": "0",
"ownerid": "",
"text": "I don't think this is an actual word, it looks like Giannini wanted to give the word \"letteratura\" the same meaning of \"something stupid or bad\" , like in the sentence \"è una stupidaggine\" (it's a stupid thing). \"Letterataggine\" so looks like he is giving a bad connotation about literature.",
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}
] |
Ampissimo o amplissimo? | A volte l'incertezza sull'annosa questione ritorna, e allora, visto che si può fare, per una volta propongo la domanda e offro la mia risposta.
Qual è la forma più corretta, "ampissimo" o "amplissimo"? | 4 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "",
"text": "Si possono usare entrambe le forme, sono entrambe corrette: \"ampissimo\" è il superlativo regolare dell'italiano \"ampio\" mentre \"amplissimo\" conserva la reminiscenza latina da \"amplus-a-um\", \"amplissimus-a-um\". \"Amplissimo\" è una forma letteraria e maggiormente diffusa.\nA favore dell'uso di entrambe le forme vi sono la Treccani, L'Accademia della Crusca (Lessicografia, dalla 1º edizione del 1612 alla 5º edizione del 1863-1923) e persino il dizionario del Corriere della Sera. Anche Luca Serianni, nella Garzantina, è della medesima opinione.\nInsomma, non vi è chi sia contrario all'uso di \"ampissimo\". Perché?\nSemplice: storicamente, \"ampissimo\" è sempre stato presente in lingua italiana, fin dagli inizi.\nÈ usato più volte da Boccaccio (1343, 1351, 1361, 1368, 1375, etc.), Bembo (1505), Nicolo Tartalea Brisciano (1565), Tasso (1570), Intorcetta (1672), Muratori (1745), Parini (1763), Casti (1802), Villabianca (1802), Alfieri (1803), Alessandro Volta (1816), Guerrazzi (1853), De Amicis (1872), Gozzano (1907) e consultando google books se ne potrebbero raccogliere molte altre occorrenze, più o meno illustri (io mi sono limitato ai siti www.liberliber.it e www.classicitaliani.it).\nPer accertarsi dell'uso corrente basta googlare un po', se ne trovano molte occorrenze un po' in tutti i contesti.\nDa notare come Ngram Viewer non sia molto d'aiuto in quanto sembra quasi totalmente ignorare \"ampissimo\" che invece, come si è visto, era alquanto comune sin dal Trecento. Conferma tuttavia quanto rilevato dalle maggiori fonti citate su, che \"amplissimo\" sia più frequente di \"ampissimo\".",
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}
] |
|
'nulla' vs 'qualcosa'. |
"""
Nessuna legge elettorale, scritta affinché nessuno perda, porterà nulla di buono. Nessuna legge elettorale, scritta affinché nessuno perda, porterà qualcosa di buono.
"""
According to you, should I use nulla or qualcosa in those sentences?
Or both are useable, but with a different meaning? | 4 | 12 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "235",
"text": "Be careful to the double negation nessuna - nulla, you have to choose one :\n\n> \"Nessuna legge elettorale, scritta affinché nessuno perda, porterà qualcosa di buono\" \"Qualsiasi legge elettorale, scritta affinché nessuno perda, non porterà nulla di buono\"\n\nActually to me \"non potrà portare\" sounds more natural, but there is a slight stylistic change. ",
"is_selected": false
},
{
"score": "2",
"ownerid": "497",
"text": "Here you can read that if you write a double negative you'll give the impression of a stronger negation ('in italiano la doppia negazione rafforza il \"no\"'), so they're both usable and with the same meaning, but the first one sounds \"more negative\".",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "490",
"text": "The second one is the most correct between the two.\nAnyhow, I would elaborate it a bit more.\nDo you mean it will not \"lead\" or it will not \"bring\" to something good?\nIf you mean it will not lead to something good it's \"porterà a qualcosa di buono\". Otherwise the second, as you wrote.",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "489",
"text": "Try to read the sentence without the part in the middle, i.e., \n\n> Nessuna legge elettorale porterà nulla di buono. Nessuna legge elettorale porterà qualcosa di buono.\n\nRead in that way, the second one looks more correct. An English translation in the sense of \"meaning\" (i.e. not a \"word-by-word\" translation) would be\n\n> There is no election law that will bring nothing good. There is no election law that will bring something good.\n\nwhile, as Walter Tross suggested, there is a third opportunity which is \n\n> Nessuna legge elettorale porterà alcunché di buono.\n\nwhich is also translated as\n\n> There is no election law that will bring anything good.\n",
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}
] |
Qual è il significato di "avanzare" in questo contesto? | Nel romanzo Una questione privata di Beppe Fenoglio, pubblicato da Einaudi, ho letto questo dialogo:
"""
– E racconta. – Fascista fino alla punta delle unghie, – continuò Maté. – Era una di quelle che sognavano di fare un figlio con Mussolini. Ed era anche cotta per quel porco di Graziani. – Un momento, – fece Pinco. – Era giovane, era bella? È importante saperlo subito. – Era sui trent’anni, – specificò Maté, – ed era una bella pianta di donna. Un po’ robusta, un po’ mascolina, ma ben messa e ben distribuita come carne. E soprattutto aveva una carnagione magnifica, una vera seta. – Meno male, – disse Pinco, – se era vecchia e brutta potevi avanzare di raccontare, anche se fosse il fatto piú interessante del mondo.
"""
La mia domanda è sul significato di "avanzare" nell'ultima frase del brano. Ho letto questa definizione nel vocabolario Treccani, ma non sono sicura di aver capito il senso in questo contesto. Significa "rispiarmare"? | 1 | 707 | [
{
"score": "7",
"ownerid": "1644",
"text": "\"Avanzare\", tra le altre cose, ha il significato di \"lasciare da parte\". In questo caso ne intende una versione un po' distorta che sta per \"evitare\".\n\n> – Meno male, – disse Pinco, – se era vecchia e brutta potevi evitare di raccontare, anche se fosse il fatto piú interessante del mondo.\n",
"is_selected": true
},
{
"score": "1",
"ownerid": "2266",
"text": "Sono d'accordo con la tua interpretazione di avanzare come \"risparmiare\". Sorprende l'uso diretto del verbo, che nel linguaggio comune si trova piú spesso nella forma riflessiva \"risparmiarsi\". \nIl Tommaseo-Bellini dà come primo significato di avanzare\n\n```\nV. a. Da AVANZO. Mettere in avanzo, Acquistare, Accumulare. T. Differisce da Restare, perchè in quello è l'idea di cosa che resta oltre all'adoprato o al necessario. Prov. Tosc. 270. Chi digiuna, e altro ben non fa, Avanza il pane, e a casa il diavol va. = Bocc. Nov. 13. 6. (C) In pochi anni grandissima quantità di danari avanzarono. [Cam.] G. B. Gell. 184. Tu avanzavi ogni anno buona quantità di danari.\n```\n\nIn questo senso Maté \"risparmierebbe tempo e fiato\" a non raccontare il resto della storia se la donna in questione fosse brutta. C'è una sfumatura di significato che ritengo intenzionale: il risparmio non sarebbe stato solo a vantaggio di Maté e quindi un vantaggio, riflessivo, per lui stesso. Ma anche un vantaggio per Pinco che non dovrebbe ascoltare. ",
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}
] |
Etymology of 'troia' with respect to the City of Troy? | Is there any connection between the Italian name for the city of Troy, "Troia", and the pejorative term 'troia'? Do native speakers figuratively reference the city in this expression, or is it simply coincidental?
(I'm imagining some description of Troy as a harlot in Ovid, or similar...)
I'm working with an 18th-century opera, and a sentence in the libretto mentioning Troy is missing from the musical score: so I don't know whether it's simply a practical cut or as a result of any sensibility. | 5 | 5528 | [
{
"score": "6",
"ownerid": "707",
"text": "It's not completely clear if Italian word \"troia\" is etymologically related to the name of the city of Troy. \nTreccani dictionary, gives this origin\n\n> lat. mediev. troia, forse voce espressiva che imita il grugnito del maiale\n\nthat is, it comes from Medieval Latin troia, that could be simply an expressive term that imitates the grunt of the pig.\nNevertheless, Grande dizionario della lingua italiana provides this explanation about the etymology of Italian \"troia\":\n\n> Dal lat. mediev. troia (nel sec. VIlI), solitamente fatto derivare dal nome di un piatto tipico della gastronomia romana, il porcus troiānus, un maiale arrostito e farcito di altri animali, successivamente chiamato porcus de Troia e infine, semplicemente, troia. Altri invece ritiene che tale preparazione gastronomica, menzionata solo in Macrobio (V sec.), non sia in realtà mai esistita e non rappresenti che un'immaginazione scherzosa; il termine troia sarebbe quindi una semplice formazione popol. di origine espressiva.\n\nThat is, it comes from Medieval Latin troia (in the VIII century). It's believed that it could derive from the name of a typical dish of Roman gastronomy, called porcus troiānus, a roasted pig stuffed with other animals, later called porcus de Troia and finally, simply, troia. If it were that way, Italian troia would be etymologically related to the name of the city of Troy because Latin troiānus comes from Troia (Greek Tροία). But this dictionary explains that others believe that this gastronomic preparation, mentioned only by Macrobius (V century), actually never existed and it's only fruit of a playful imagination; the term troia would therefore be simply a formation of popular expressive origin (and it wouldn't be related to the name of the city of Troy).\nTrésor de la langue française explains the etymology of French \"truie\" in a very similar way:\n\n> Du b. lat. troja (VIIIe s. Gl. de Cassel, éd. P. Marchot, 80: troia: suu), d'orig. obsc. Il était tentant de rapprocher le mot de porcus Trojanus relevé une seule fois chez MARTIAL, Saturn., III, 13, 13, formé d'apr. equus trojanus, pour désigner un porc farci, bourré de petit gibier (porcum Trojanum mensis inferant, quem illi ideo sic vocabant quasi aliis inclusis animalibus gravidum ut ille Trojanus equus gravidus armatis fuit); de porcus Trojanus, aurait été tiré [porcus de] Troja; cependant, il s'agit plus vraisemblablement d'un mot de création plaisante que de l'appellation habituelle d'un mets, ERN.-MEILLET; FEW t. 13, 2, p. 314 b. L'examen de l'aire géogr. de truie (dom. gallo-rom.; Italie du Nord; de la Catalogne et Sicile), ainsi que la forme troga, relevée par DU CANGE, s.v. troga, suggèrent à G. BREUER, ds Z. fr. Spr. Lit. t. 87, 1977, p. 170, un étymon gaul. *trogja, formé du rad. *trŏgh « tirer » (dont sont issus, notamment en a. et m. irl. des termes signifiant « fertile, productif ») et du suff. gaul. -jā.\n\nI will try to translate it:\n\n> From Medieval Latin troja (VIII century Gl. de Cassel, éd. P. Marchot, 80: troia: suu), of obscure origin. It was tempting to relate it to the expression porcus Trojanus found only once in MARTIAL1, Saturn., III, 13, 13, formed from equus trojanus, to designate a pig stuffed with other small animals, (porcum Trojanum mensis inferant, quem illi ideo sic vocabant quasi aliis inclusis animalibus gravidum ut ille Trojanus equus gravidus armatis fuit); from porcus Trojanus, it would have been drawn [porcus of] Troja; however, it is more likely a term of amusing creation than the usual name for a dish, ERN.-MEILLET; FEW t. 13, 2, p. 314 b. The examination of the geographic area of truie (Gaul-Roman domain; Northern Italy; Catalonia and Sicily), as well as of the form troga, noted by DU CANGE, s.v. troga, suggest to G. BREUER, ds Z. Fr. Spr. Lit. t. 87, 1977, p. 170, a Gaul etymology *trogja, formed from the root *trŏgh (which in French means \"tirer\" and from which come some Old and Middle Irish terms meaning \"fertile, productive\") and Gaul suffix -jā.\n\n\n1. \nI don't understand why Trésor de la langue française says Martial instead of Macrobius, since the reference to porcus troiānus and its relation to the Trojan horse appears in Saturnalia III, 13, 13 by Macrobius, from which comes the excerpt quoted in this source.\n",
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"score": "4",
"ownerid": "37",
"text": "There is probably no connection, and in any case not a direct one (as in the city personified or the like).\nTroia as the name of the city is just a transcription of one of its Greek names, Τροία.\nTroia meaning “sow” (and hence as a derogatory term for “prostitute”) is Medieval Latin word, perhaps originally imitating the grunting of the pig (source). Zingarelli dictionary suggests instead that the Latin word might come from a dish, pŏrcus Troiānus, consisting of a stuffed pig, alluding to the Trojan Horse (but this explanation is given as uncertain).\n\nAs regards that opera, it may well be that, even if there is no etymological connection, the word was felt as inappropriate. In a far different context, in the Italian release of 2016 Disney film Moana, the eponymous protagonist has been renamed “Vaiana”, apparently, since Moana was the name of a famous Italian porn star.\n",
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] |
Cos'è la "colla acustica" in questo brano? | Nel racconto Il cielo di pietra, di Italo Calvino, ho letto (il corsivo è mio):
"""
La corazza del rumore s'estendeva di là in poi sulla superficie del globo: la fascia che delimita la vostra vita extraterrestre, con le antenne inalberate sui tetti a trasformare in suono le onde che percorrono invisibili e inudibili lo spazio, coi transistor appiccicati agli orecchi per riempirli in ogni istante della colla acustica senza la quale non sapete se siete vivi o morti, coi jukebox che immagazzinano e rovesciano suoni, e l'ininterrotta sirena dell'ambulanza che raccoglie ora per ora i feriti della vostra carneficina ininterrotta.
"""
Ho cercato il significato di "colla" in alcuni dizionari. Comunque non riesco a capire cosa significa "colla acustica" nel brano precedente. Me lo potreste spiegare? | 1 | 707 | [
{
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"ownerid": "1377",
"text": "Qui \"colla acustica\" è sicuramente una metafora (molto lontana) di \"trasmissione radiofonica\".\nComunque non è semplicissimo interpretare il collegamento con la colla. La mia migliore ipotesi è che citare la colla voglia essere un rimarco del fatto, successivamente precisato, che \"senza quella non sapremmo se siamo vivi o morti\".\n\"Colla\" perché dipendevamo così strettamente da tali trasmissioni radiofoniche (quantomeno al tempo della stesura del racconto) da essere di fatto \"appiccicati\" ad esse come colla (o forse meglio espresso, risultavano talmente utili / interessanti da \"appiccicarsi\" a noi come colla).",
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}
] |
"Come si scrive il tuo nome": why "si scrive" instead of "si scrivi"? | As the translation of "how do you write your name", I find it hard to wrap my head around using the third person conjugation. Can I say "come si scrivi il tuo nome" instead? I would appreciate the reasoning behind it, or simply a confirmation: it's just idiomatic? | 1 | 1217 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "8",
"text": "If I understand correctly, you ask why this phrase uses the third person conjugation instead of the second person conjugation even when you address someone directly. The answer is simple: because the subject in this phrase is not the person, whom you ask, it's the name.\nCome si scrive il tuo nome? literally means How is your name written?\n(or, totally ungrammatical in English, but slightly closer to the Italian structure and, maybe, easier for you to understand: How your name writes itself?)\nThe subject of this sentence is \"your name\" and the verb, accordingly, requires the third person conjugation. \nCan you say it using the second person conjugation (that is, Come (tu) scrivi il tuo nome?)? Usually, no. Italian is more impersonal than English (and many other languages), so we don't ask a person \"How do you - you in particular - write your name?\" We ask how the name is written, by anybody, on any occasion. \nIn some rare situations, you could hear \"you\" used as a subject, but it, probably, would be a situation, when a person is asked to spell (out) their name. So, when it's not enough just to know how the name is usually written, you'd like to know it letter-by-letter. But the sentence structure would be different (because it would require either the imperative mood or a modal verb, expressing a polite request) and the verb would be different as well, so you'd use something like \"compitare\" instead of \"scrivere\":\nPuoi compitare il tuo nome, per favore?, meaning Can you spell (out) your name, please? ",
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}
] |
Cosa significa "a effetto"? | Ho trovato la seguente sigla:
"""
Siti per creare meme con frasi su immagini e citazioni a effetto
"""
Cosa significa "a effetto" in questo contesto? | 4 | 1572 | [
{
"score": "6",
"ownerid": "",
"text": "Ad effetto è un'espressione idiomatica che significa:\n\n> di effetto, a sensazione, capace di suscitare impressione: *scena ad effetto; un abito di sicuro effetto\n\n(Hoepli)",
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}
] |
Why is "lievito madre" called so? | I have a panettone and it’s made of "lievito madre". Why sourdough is called so? Why is there "mother" and no "dough"? | 5 | 4166 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "707",
"text": "According to Grande dizionario della lingua italiana, a figurative usage of the word \"mother\" is\n\n> Sostanza o prodotto originario dal quale se ne traggono altri con successive lavorazioni\n\nthat is, \"substance or original product from which others may be obtained through subsequent processing\". This dictionary entry shows how \"mother\" with this sense has been used not only in the expression \"lievito madre\", as you can see in this quotation from the end of XVIII century by Marco Lastri\n\n> Per ottener un buon effetto è necessario che il lievito « madre », volgarmente detto anco « fermento », sia estratto dalla pasta la quale in porzione è stata panificata tre o quattro volte\n\nbut also in other contexts:\n\n> M. Savonarola, 46: L’aqua de vita, de le medexine calide maestra e madre è chiamata, e ditta de la umana sanitade optima conservatrice e de le substanzie restauratrice. D. Bartoli, 9-28-3-73: Tutti i mari d’Oriente non gli avrebbono vuoti a’ piè i lor gran seni pieni di conche madri di porpore e di perle? [...] Malerba, 1-61: Per ottenere le famose diluizioni si incomincia con la tintura-madre, cioè con la prima diluizione di un grammo della sostanza eletta in cento gocce di alcool.\n\nI'm not an expert, but, as far as I know, \"lievito madre\", which is also called \"pasta madre\" (literally \"mother dough\"), \"pasta acida naturale\" or \"lievito naturale\" is a fermented mixture of water and flour. As you can see at Wikipedia, in English this mixture is called \"starter\", but it's also known as \"mother\" or with other names. Once it has been obtained, the volume of this mixture may be increased by periodic additions of flour and water. So, as explained in the dictionary, it's called \"mother\" in the sense that it's a product or substance from which you can obtain some more other by processing it in some way.",
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{
"score": "2",
"ownerid": "",
"text": "The same definition is present also in English: \nMother yeast , also called natural yeast, acid yeast, sourdough, natural leavening, natural leavening dough, mother dough:\n\n> is a mixture of flour and water acidified by a combination of yeast and lactic acid bacteria that start fermentation of bakery or pastry dough.\n",
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}
] |
Cos'è un "mezzo fiasco" in questo contesto? | Nel romanzo Storia del nuovo cognome di Elena Ferrante ho letto:
"""
Una volta ci spingemmo fino alla Mostra d’Oltremare con due mie compagne di scuola, che però s’intimidirono quando seppero che era sposata da più di un anno, e si comportarono come se le avessi obbligate a uscire con mia madre, rispettose, compassate. Una le chiese incerta: «Hai un bambino?». Lila fece cenno di no. «Non vengono?». Lei fece cenno di no. La serata da quel momento fu un mezzo fiasco.
"""
Nel vocabolario Treccani ho trovato che "fiasco" ha il senso figurato di "grosso insuccesso", ma non sono sicura di cosa significhi "un mezzo fiasco". Un "mezzo insuccesso"? | 2 | 707 | [
{
"score": "3",
"ownerid": "1818",
"text": "Risposta da Josh61 nei commenti\n\n> Sì, un mezzo fiasco si usa in riferimento a qualcosa (una festa, un evento etc.) che non è riuscito proprio come ci si aspettava. Una delusione. [...] Di solito si usa quando va male qualcosa ma l'evento o la festa non sono del tutto compromessi. O quando le attese sono alte ma non vengono rispettate del tutto. Se guardi qui, tra i mezzi fiaschi di vino, trovi esempi nel senso figurato.\n",
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}
] |
Domande sull'uso dei tempi verbali in una frase. | A: "Sbagliai apposta quella domanda."
B: "Certo, non mi è passato per la testa neanche per un secondo che tu abbia potuto sbagliare."
Ho un dubbio su quell'abbia potuto. Forse avrei dovuto usare avresti/avesti/avessi? O quale altro tempo? Qual è la regola in questo caso? | 7 | 998 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "707",
"text": "\"Che tu ____ sbagliare\" è una proposizione subordinata completiva oggettiva retta da un'espressione di tipo dubitativo (\"passare per la testa\") che regge il congiuntivo. Dunque, il condizionale non è possibile.\nSecondo Maria Cristina Peccianti, Grammatica italiana per stranieri (Giunti Editori, 2013):\n\n> Quando la proposizione subordinata richiede il verbo al modo congiuntivo, se nella proposizione reggente c'è un tempo passato, si seguono queste regole: Per esprimere contemporaneità, si usa l'imperfetto: Non mi è passato per la testa che tu potessi sbagliare (come @DaG ha spiegato, se B ha sentito dire che A aveva sbagliato e si è detto: \"Non è possibile!\"). Per esprimere anteriorità, si usa il trapassato: Non mi è passato per la testa che tu avessi potuto sbagliare (se l'azione di B pensando è posteriore allo sbaglio di A).\n",
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},
{
"score": "0",
"ownerid": "895",
"text": "In questo caso si usa \n```\navresti\n```\n, quindi il tempo verbale condizionale, e non congiuntivo come hai usato tu.\nInfatti per la concordanza dei tempi (http://it.wikipedia.org/wiki/Concordanza_dei_tempi) la frase principale è al passato (\n```\nè passato\n```\n) e rispetto al momento in cui si compie l'azione descritta dal verbo passare, \n```\npoter sbagliare\n```\n è posteriore.",
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}
] |
Per poco non + passato prossimo oppure imperfetto? | Voglio dire "I almost cried watching the film La vita è bella" in italiano. Dovrei dire
"""
Per poco non ho pianto guardando il film La vita è bella
"""
oppure
"""
Per poco non piangevo guardando il film La vita è bella
"""
? | 5 | 2467 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "3129",
"text": "I'd say that \"Per poco non piangevo...\" would be a better translation. However if you say \"Per poco non ho pianto...\" no one will ever think that you're mistaking.\n\"I almost cried watching the film...\" can be translated into Italian like: \"Ho quasi pianto guardando il film...\". ",
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{
"score": "1",
"ownerid": "3286",
"text": "I would say \"Ho quasi pianto guardando il film...\"\nTra le due che hai proposto però, concordo con Charo, la seconda mi suona piú naturale anche se sono entrambe corrette.",
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{
"score": "0",
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"text": "The CORRECT and formal form would be Per poco non ho pianto although Per poco non piangevo is colloquially used and generally accepted.",
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}
] |
Qual è il significato di "scarabocchiata" in questo contesto? | Nel romanzo Un matrimonio in provincia della Marchesa Colombi (pseudonimo di Maria Antonietta Torriani) ho letto:
"""
C'è l'uso in tutto il Novarese, di mandare in giro il giorno della mezza quaresima una sega. Nel popolo la fanno portare scarabocchiata col gesso sul dorso, o rinvoltata e nascosta ingegnosamente, in modo che chi la porta non se ne accorga.
"""
Ho cercato il significato di "scarabocchiare" in alcuni dizionari, ma tutte le accezioni che ho trovato si riferiscono alla scrittura, cosa che non sembra avere senso in questo contesto. Sapreste spiegarmi cosa significa che portavano la sega "scarabocchiata col gesso sul dorso"? | 1 | 707 | [
{
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"ownerid": "70",
"text": "Non importa che la sega sia reale: può anche essere scarabocchiata (cioè disegnata alla buona) sulla schiena di qualcuno con il gesso.",
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},
{
"score": "1",
"ownerid": "2359",
"text": "Anche se si tratta di un disegno, che viene fatto necessariamente di volata per non farsi accorgere dal 'supporto', 'scarabocchiata' mi sembra proprio una bella scelta nella frase citata. 'Schizzata', 'tracciata', 'tratteggiata' potevano essere altre scelte plausibili ma 'scarabocchiata' riassume in una sola parola: 'disegnata di corsa e di nascosto in un momento rubato al volo'. 'Scarabocchio' viene usato, tuttavia, anche per indicare i tracciati senza senso o incomprensibili lasciati dai bambini più piccoli con una matita su un foglio di carta, non necessariamente simboli riconoscibili.",
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}
] |
'sull'orlo del collasso' contro 'all'orlo del collasso'. | Rispondendo ad una domanda su meta, ho scritto "sull'orlo del precipizio", che, come noto, è una espressone figurata.
Poi, ho pensato di sostituire "precipizio" con "collasso" e, quindi, scrivere "sull'orlo del collasso", ma nel fare ciò mi sono chiesto se fosse corretto lasciare "sull" o usare "all".
Non so, ma ho l'impressione che "sull'orlo del collasso" non sia quanto di meglio è possibile scrivere perché "sull", a mio giudizio, tende a conferire materialità ad un "orlo" che il collasso, a differenza del precipizio, effettivamente non ha, mentre "all" no.
Così opinando, "all" sarebbe più corretto di "sull". Confermate? O in questo caso sarebbe possibile modificare solo parzialamente l'espressione iniziale senza che ciò comporti dissonanze? | -1 | 12 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "70",
"text": "I don't think one should prefer all'orlo to sull'orlo in any case. They have perhaps slightly different meanings: sull'orlo del baratro might suggest you are even looking down the chasm, while all'orlo might not bear this additional idea.\nJust sensations, perhaps.\nWhat's really bad is the ‘squared metaphor’. In my opinion all'orlo del collasso means nothing (and sull'orlo, either). Sembrava sull'orlo del collasso can better be Sembrava vicino (or prossimo) al collasso. The influence of a well known movie title has made this phrase ubiquitous; but it's ugly nonetheless.\nBy the way, sull'orlo del collasso outscores all'orlo by 561000 to 54200 on Google.",
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}
] |
Significato di "capire il macinato". | Nel racconto Arsenico dal libro Il sistema periodico, di Primo Levi, ho letto (grassetto mio):
"""
Lui mi voleva male a me, e diceva in giro un mucchio di bugiarderie. Che risuolo col cartone. Che mi ubriaco tutte le sere. Che ho fatto morire mia moglie per l’assicurazione. Che a un mio cliente è spuntato un chiodo dalla suola e poi è morto di tetano. E allora, con le cose a questo punto, capisce che non mi sono stupito mica tanto quando un mattino, in mezzo alle scarpe della giornata, ho trovato questo cartoccio. Ho subito capito il macinato, ma volevo essere sicuro: cosí ne ho dato un poco al gatto, e dopo due ore è andato in un angolo e ha vomitato.
"""
Il passaggio fa riferimento a un pacco di zucchero che un anziano ciabattino aveva chiesto all'autore di analizzare:
"""
In ottimo piemontese dunque, con argute venature astigiane, mi disse che aveva dello zucchero da chimicare: voleva sapere se era zucchero o no, o se c’era magari dentro qualche porcheria («saloparía»).
"""
Anche questo "chimicare" è curioso, ma si capisce e
se ne parla sul sito web dell'Associazione culturale Chimicare: sembra trattarsi di un verbo di uso popolare nel passato col significato di "analizzare chimicamente".
Nel brano che ho citato prima, questo ciabattino spiega all'autore come gli è arrivato questo pacco una volta è già stato analizzato nel piccolo laboratorio gestito da Levi e un suo amico e si è scoperto che conteneva arsenico. Gli parla anche di un giovane calzolaio che ha aperto una
bottega vicino alla sua e agisce nel modo indicato nel passo.
Ho cercato alla voce "macinato" di parecchi dizionari, ma non ho trovato l'espressione "capire il macinato" e sul dizionario dei modi di dire Hoepli non esiste questo lemma. Cosa vuol dire? Dal contesto, sembrerebbe qualcosa come "capire cosa stava succedendo", ma non ne sono sicura. Si tratta di qualche sorta di modo di dire, magari di uso locale?
Aggiornamento:
Nei commenti alla domanda si è suggerito che "macinato" potrebbe essere lo zucchero o quello che ci fosse nel cartoccio (il calzolaio pensa che sia zucchero, ma non ne è sicuro) e, allora, "capire il macinato" significherebbe capire che cos'è o che cosa c'è dentro al "macinato". Tuttavia,
veramente il calzolaio non capisce subito che
cos'è o che cosa c'è dentro alla sostanza che si trova nel cartoccio: pensa sia zucchero, ma non ne è sicuro; ha il sospetto che ci sia anche "qualche porcheria", ma non sa cos'è e, per questa ragione, lo porta ad analizzare in laboratorio. Forse il significato è intuire che cos'è o sospettare che cos'è (zucchero mescolato a "qualche porcheria")? | 1 | 707 | [
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"ownerid": "707",
"text": "Si trova una spiegazione di questa espressione nel libro Primo Levi e il piemontese. La lingua de «La chiave a stella», di Bruno Villata, in cui si fa un'analisi del linguaggio di un altro dei romanzi di Primo Levi.\nUna delle sue sezioni fa un elenco di quello che l'autore chiama \"calchi semantici\", cioè,\n\n> lemmi riportati dai dizionari italiani, ma che ne La chiave a stella sono associati a significati diversi da quelli segnalati per la lingua italiana o che comunque sono di gran uso in piemontese e non in italiano\n\nTra questi si trova appunto \"macinato\":\n\n> MACINATO Che i dizionari italiani definiscono come \"pp. di macinare/sm. ogni biada e sim. che sia già macinata. Tassa sul macinato = farina\" (Palazzi 1970, p. 660). Però l'espressione piemontese capì el macinato equivale a \"capire il trucco, capire come vanno le cose\" (Palazzi 1970, p. 660; Gribaudo 1983, p. 484): \"alla fine si è capito il macinato\", p. 23.\n\nDunque, l'espressione nel testo farebbe riferimento al fatto che il ciabattino anziano aveva subito capito il trucco, aveva compreso come stavano le cose: se n'era accorto che quel pacco rappresentava un imbroglio teso dal calzolaio giovane.\nDa notare che la domanda menziona che questo ciabattino si esprimeva \"in ottimo piemontese\". Quindi, mi sembra naturale che, sebbene il testo sia in italiano, Levi metta in bocca di questo personaggio un'espressione che ha come origine un calco dal piemontese.",
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{
"score": "1",
"ownerid": "6017",
"text": "\n> Capire il macinato\n\nComprendere la situazione.\nUna ricerca su google di \"capire il macinato\" riporta alcuni risultati:\nproverbi piemontesi, al #27. In realtà non si tratta di un proverbio ma di un modo di dire: il macinato è quello che esce (per esempio) da una macina, l'essenza destrutturata, spogliata dell'inutile (come l'aspetto), e riassemblata, di ciò che era stato introdotto.\n\"I due mestieri\" di Beccaria parla di Levi e accenna anche al \"macinato\" (disponibile anche in PDF all'Accademia delle scienze). Bel testo, molto interessante, potrebbe contenere qualche piccola e rara imprecisione. Dico \"potrebbe\" perché il Piemontese è vasto e non è codificato con precisione: alcune accezioni variano da zona a zona.",
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] |
Si dice “in settore alimentare”? | Ieri ero con mio amico e gli ho chiesto che lavoro fa. Ha risposto “fornaio”.
Allora ho detto "Lavori in settore alimentare?" e lui ha riso. Secondo lui si dice "lavori nel settore alimentare" oppure "lavori in campo alimentare".
Perché non si dice "in settore alimentare"? | 5 | 6264 | [
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"score": "4",
"ownerid": "125",
"text": "Si tratta di un tipico errore che fanno gli stranieri la cui lingua d'origine non utilizzi gli articoli determinativi (o definiti), come per nelle lingue slave. In italiano, invece, è spesso necessario usare questo tipo di articoli.\nA complicare le cose c'è, innanzi tutto, il fatto che bisogna capire se usare l'articolo definito (\"il settore\") o indefinito (\"un settore\"). Capire quando usare i secondi è in genere facile, non fosse altro perché già si utilizzano nella lingua di provenienza. Occorre molta più pratica per capire quando usare l'articolo determinativo.\nLa regola generale è che va usato in riferimento:\n\na una categoria generale di persone, animali, oggetti, concetti; \na qualcuno o qualcosa di già noto a chi legge, parla o ascolta.\n\nNel suo caso si parla appunto di una categoria generale, quindi \"il settore alimentare\". Ci sono casi più complessi. Ad esempio (visti i tempi di lockdown), è corretto dire \"lavoro in casa\" o \"lavoro da casa\", invece si dice \"lavoro da un hotel\". \nUn altro caso ostico è \"in campo\" o \"in ambito\". Qui usare l'articolo determinativo rende la comunicazione più naturale; mentre ometterlo richiama uno registro linguistico burocratico.\nLa seconda complicazione sta in ciò che mentre si può dire \"in un settore\", non si può dire \"in il settore\", sarebbe cacofonico. Si dirà, quindi, \"nel settore\". ",
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"score": "-1",
"ownerid": "6017",
"text": "Provo a dare una mia spiegazione semplice, per quanto possibile.\nLa regola dell'articolo determinativo dice che esso si usa per indicare qualcosa che è unico, invece che generico. Per esempio:\n\ndammi una mano (una delle due che hai)\ndammi la mano destra (l'unica mano destra che hai)\n\nPerò:\n\ndammi una mano destra\n\nnormalmente non si dice perchè la \"mano destra\" è una sola, e non si può \"rendere generica\". Quando l'articolo è assente, è un po' come se ci fosse quello indeterminativo.\nVediamo settore. Un \"settore\" è una parte precisa di qualcos'altro, a sua volta preciso (settore di un edificio, di un negozio, settore di una attività). Perciò, come per \"mano destra\", \"settore alimentare\" indica una cosa unica. In questo caso\n\"settore alimentare\" è una parte dell'ambito lavorativo, è una cosa unica, quindi vuole l'articolo determinativo.\nVediamo campo. Un \"campo\" (agricoltura) solitamente non è recintato, non è \"una parte\" di qualche cosa di preciso. Il termine, piuttosto che indicare \"una parte di qualcosa\", indica un insieme omogeneo di cose, come \"un campo di patate\", oppure un ambiente generico che si distingue in modi sottili da altri ambienti.\nL'uso del termine in senso astratto è ampio e libero: \"in campo aperto\", \"scendere in campo\", \"il nemico in campo\", \"le forze in campo\", \"il gioco sul campo\"; sempre ambiti.\nPerciò si dice \"in campo medico\" per dire \"in ambito medico\", \"campo industriale\" per indicare l'ambiente dell'industria, eccetera; si usa per denotare contesti in modo sfumato. Per questo motivo la scelta dell'articolo o della sua assenza è più libera, perchè \"campo\" non denota con forza una cosa singola in contrapposizione all'insieme che lo contiene. Certo, il \"campo filosofico\" è una parte di tutto ciò che la mente può immaginare o ragionare, ma i suoi confini sono poco delimitati, si può sovrapporre ad altri ambiti, possono esserci svariati \"campi filosofici\". Ecco perché non suonano male \"in campo medico\" e \"nel campo medico\": la prima frase è solo un poco più incerta.",
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}
] |
Differenze tra "interscambiabile" e "intercambiabile" e tra "intercambio" e "interscambio". | Ho trovato queste parole nel dizionario: "interscambiabile", "intercambiabile", "intercambio" e "interscambio". Non riesco a capire però quali siano le differenze di significato e di uso tra tali vocaboli. Potreste dirmi qualcosa al riguardo? | 2 | 707 | [
{
"score": "5",
"ownerid": "95",
"text": "Intercambio non è molto usato, almeno secondo il De Mauro: io lo userei solo per definire il rapporto di cambio tra due monete. Per quanto riguarda interscambiabile / intercambiabile direi che le differenze sono proprio minime: userei il primo quando A e B si scambiano tra di loro (\"i loro ruoli sono interscambiabili\" significa che possiamo mettere uno nella posizione dell'altro e non cambia nulla) e il secondo quando si possono cambiare dei pezzi in un singolo oggetto (\"il robot da cucina ha varie parti intercambiabili\": resta sempre lo stesso robot, solo con il macinacarne o la frusta).",
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}
] |
"Buongiorno" versus "buon giorno": qual è la forma più usata? | L'altro giorno volevo redigere un messaggio di posta elettronica in italiano. Stavo per cominciare scrivendo "Buongiorno" quando ho avuto il dubbio se si potesse usare la forma staccata, "Buon giorno". Ho cercato "buongiorno" nel vocabolario Treccani e, per aumentare la mia confusione, ecco quello che ho trovato:
"""
buongiórno (o bongiórno; più com. buòn giórno) locuz. e s. m. – Formula di saluto e d’augurio che [...]
"""
Significa questo che la forma "buon giorno" è (o era) la più comune? | 3 | 707 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "55",
"text": "Sono entrambe corrette. A quanto pare da Google Ngram la forma più usata a partire dagli anni 50 (almeno nella letteratura) è diventata buongiorno.\nCome spiega il Treccani, l'unico caso in cui è da utlizzare esclusivamente la forma univerbata è quando buongiorno si usa come sostantivo:\n\n> Dare il buongiorno\n",
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}
] |
Quando il verbo "mettere" è riflessivo? | "Stamattina Laura ha messo un bellessimo vestito rosso". Non sarebbe stato "Laura si é messa un bellissimo vestito" o qui il verbo "mettere" non è riflessivo perché ha un oggetto, quindi la prima frase è corretta? | 0 | 523 | [
{
"score": "2",
"ownerid": "7100",
"text": "Nel caso di vestiti o altri oggetti da portare sulla persona, mettere usato in forma non riflessiva equivale a \"far indossare\", \"far portare\":\n\nmettere gli occhiali;\nmettere la gonna;\n\nQuesto ovviamente a meno che non vi sia un complemento di luogo:\n\nmettere gli occhiali sul comodino;\nmettere la gonna nell'armadio;\n\nNel caso del significato di indossare, è solitamente sottinteso che il soggetto di chi compie l'azione sia la stessa persona a/su cui l'oggetto o indumento sarà messo:\n\nvado a mettere gli occhiali;\nho deciso di mettere la gonna;\n\nNon è però sempre il caso:\n\nla mamma mi ha messo il cappello;\nFrancesco, mettile l'anello;\n\nDa qui la forma riflessiva (più frequente[1]), che ha valore di \"mettere a sé stessi\":\n\nmettersi gli occhiali;\nmettersi la gonna;\n\nTale forma è più chiara di \"indossare\", poiché indica l'azione vera e propria; \"indossare\", infatti, può avere un duplice significato: compiere l'azione di indossare (\"indosso la giacca ed esco\"), o l'avere un indumento indosso (\"indosso la giacca da stamattina\").\n[1]: Treccani: méttere, (d)",
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}
] |
"Ci sono stato" vs "sono stato lì/là". | In a hypothetical dialogue between two friends:
"""
– I love that theater. – I have been there yesterday.
"""
It seems to me that I can translate the second sentence to "ci sono stato ieri" or "sono stato lì/là ieri". Is there any difference between both? | 2 | 5634 | [
{
"score": "4",
"ownerid": "1818",
"text": "The only difference is a difference of emphasis. It's not uncommon in Italian (and in other Romance languages) to have two sets of pronouns, one clitic and unable to carry the stress and one not clitic.\nFor example see Mi ha chiamato and Ha chiamato me, where the only difference is that in the second sentence there is more emphasis put on the fact that I was the person called. The same pattern can be found here, where ci is a clitic variant of lì and là (and in fact it can also have the meaning of qui).\nNormally (and especially in the spoken language) one does not feel the need for the added emphasis that the non-clitic particles provide, so clitics are used.",
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}
] |
In "martire di qualcosa", si può usare "di" come complemento d'agente? | Nel parlare di alcuni caduti antifascisti, mi è capitato di riferirmi a loro come martiri del fascismo, col significato di persone rese martiri dal fascismo. Tuttavia, nel rileggere una seconda volta il testo, ho notato l'ambiguità dell'espressione, che può essere intesa come persone rese martiri perché associate al fascismo. Perciò, mi sono posto il dubbio: è legittimo/consigliabile far seguire "martire di" dall'agente? Il Treccani riporta un solo esempio di questo utilizzo, contro una decina di esempi dove utilizza "di" come complemento di causa.
Inoltre, come posso disambiguare tra i due utilizzi? C'è un'espressione equivalente a "martire di" + agente? | 4 | 591 | [
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"score": "3",
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"text": "Martire, come hai giustamente citato da Treccani, significa 'testimone', chi si sacrifica per un ideale. Col signficato di 'vittima' è errato o regionale, e si è diffuso nell'esempio citato.\nDal sito della Crusca:\n\n> martire del fascismo Giammai. Martire significa \"testimone\", non \"vittima\". I martiri del fascismo sono coloro che sono morti (e qualcuno ce ne fu) per quella che si chiamava \"rivoluzione fascista\" e cui si dedicavano, in genere collettivamente, vie e piazze. Sul numero dei \"martiri fascisti\" non saprei darle ragguagli. Una curiosità: Urbisaglia, prima della guerra, era chiamata ufficialmente \"Urbisaglia Bonservizi\" in omaggio a un \"martire fascista\". Io sarei più parco nel tributare il titolo di martire: morire per un ideale è nobil cosa, essere perseguitati per motivi politici o religiosi è un'afflizione che domanda virtù, ma morire per testimoniare è altra cosa.\n\nNel meridione è diffuso l'uso di 'martire' col significato di 'perseguitato', 'tormentato' : \"M'ha fatto martire per tutta la serata!\"\nNon è forse un caso che l'unico esempio citato sia di Pirandello. Forse la parola che cerchi, a seconda del contesto, è 'perseguitato' o (se morto) 'vittima'.",
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}
] |
Cosa significa "impianto" in questo contesto? | Questa frase, tratta dal romanzo Artemisia di Anna Banti, descrive il pensiero che ha la pittrice prima di cominciare a lavorare su un ritratto della regina Enrichetta di Francia, sposa del re Carlo I d'Inghilterra:
"""
Come, d'altronde, meditare l'impianto e studiare il soggetto davanti a una regina in posa?
"""
Non capisco il significato di "impianto" in questo testo. Ho cercato questo vocabolo in alcuni dizionari, ma tutte le accezioni che ho trovato si riferiscono a macchine oppure sono termini medici. Sapreste spiegarmi cosa significa "impianto" nel brano precedente? | 2 | 707 | [
{
"score": "5",
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"text": "Il termine impianto può essere usato anche in riferimento alla struttura di un pensiero o di un libro ad esempio:\n\n> Struttura, organizzazione, impostazione: un ragionamento di impianto razionalistico.\n\nLa pittrice sta pensando a come impostare il dipinto (i soggetti, le pose, i colori etc.) trattandosi di un soggetto così importante.\n(Hoepli)",
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}
] |
Perché usare il plurale "hanno" e non "ha" nella frase "Se si hanno bambini, questo agriturismo è l'ideale"? | Come mai in questa frase si usa il verbo avere al plurale e non al singolare?
"""
"Se si hanno bambini, questo agriturismo è l'ideale"?
"""
Forse è corretto anche "Se si ha bambini?" | 3 | 1140 | [
{
"score": "3",
"ownerid": "707",
"text": "Come hai detto tu stesso in un commento, si tratta di un si passivante.\nBaso la mia risposta nel contenuto del libro Grammatica e pratica della lingua italiana per studenti stranieri di Federica Colombo (edizioni ELI). In un costrutto con si e un verbo transitivo, quando c'è presente quello che sarebbe il complemento oggetto logico del verbo, questo oggetto diventa il soggetto grammaticale della frase. Per questa ragione, tale costrutto si chiama si passivante e il verbo in terza persona si accorda al singolare o al plurale a seconda del numero del soggetto grammaticale che segue. Ecco alcuni esempi presenti nel libro:\n\n> Si parla italiano. Si parlano diverse lingue.\n\nAltri esempi tratti dallo stesso libro in cui si vede come l'ausiliare essere in tempi composti si accorda in genere e numeroal soggetto grammaticale della frase:\n\n> Si è mangiato un dolce. Si è mangiata la torta. Si sono mangiati molti dolci. Si sono mangiate molte torte.\n\nQuindi, il tuo esempio è in effetti\n\n> Se si hanno bambini, questo agriturismo è l'ideale\n\ncon il verbo avere accordato con il soggetto bambini.",
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"text": "Assolutamente no. Il verbo è riferito a bambini che è plurale.",
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}
] |
Perché "aspetta un taxi" e non "aspetta per un taxi"? | Ciao a tutti, sto studiando l'italiano da 3 mesi, ma la grammatica non è ancora facile per me.
Nella frase aspetta un taxi (wait for a taxi) perché non si mette per prima di "un taxi" (I am waiting for a taxi and not a taxi)?
Grazie per le risposte :) | 2 | 8231 | [
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"score": "4",
"ownerid": "70",
"text": "L'inglese e l'italiano sono lingue diverse. In italiano si dice\n\naspetto un taxi\nascolto la radio\n\nIn inglese sarebbero\n\nI'm waiting for a taxi\nI'm listening to the radio\n\nVerbi che sono transitivi in italiano corrispondono a verbi intransitivi in inglese. O il contrario! L'inglese\n\nI answered Ryan's question\n\ndiventa\n\nHo risposto alla domanda di Ryan\n\nIl verbo “to answer” è transitivo in inglese, ma “rispondere” è intransitivo in italiano.\nSe dicessi “ascolto alla radio” mancherebbe qualcosa: che cosa sto ascoltando? Quindi “ascolto la radio” (quello che danno) oppure “ascolto alla radio un'opera” (“opera” è il complemento oggetto, ciò che sto ascoltando).\nA volte aspettare può essere usato come apparente intransitivo, come giustamente osserva carlo_borreo nei commenti:\n\naspetto per un minuto\naspetto da molto tempo\n\nma in questi casi c'è una subordinata relativa, implicita come nelle frasi precedenti o esplicita\n\naspetto per un minuto che tu arrivi\naspetto da molto tempo che piova\n",
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"score": "1",
"ownerid": "928",
"text": "Unfortunately, grammar constructs are always somewhat arbitrary. Even considering English alone, why do you \"listen to a tune\", but \"watch a movie\", or \"hear a tune\" without the to? The meaning is comparable, but one verb needs a to and one doesn't.\nIn particular, these arbitrary constructs do not always translate 1:1 across languages. In German, for instance, you thank to someone. In Italian, as you have discovered, we wait someone, with no preposition.\nThese constructions are one of the difficulties in learning a new language, and it takes study and habit to get used to them.",
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] |
"Finale" oppure "fine" di una parola, di una frase, di un paragrafo? | Rileggendo un mio commento a una vecchia domanda, in cui avevo scritto
"""
molta gente che non sa italiano pensa che "spaghetti" sia un singolare e aggiunge una "s" al finale per fare il plurale
"""
ho avuto il dubbio se avesse usato il termine "finale" in modo adatto o se invece dovesse dire
"""
molta gente che non sa italiano pensa che "spaghetti" sia un singolare e aggiunge una "s" alla fine per fare il plurale.
"""
Ho letto quello che spiega il vocabolario Treccani sull'uso di "finale" come sostantivo, ma tutti gli esempi che ho trovato fanno riferimento a libri, film, spettacoli, composizioni musicali o al gioco degli scacchi, quindi continuo a non essere sicura se veramente si possa usare per indicare la parte finale di una parola.
Ho anche ricercato "finale di una parola" su Google Libri, ma in tutti gli esempi che ho trovato "finale" è un aggettivo (per esempio, "la vocale finale di una parola") e non un sostantivo. Ricercando invece "fine di una parola" ne appaiono parecchie occorrenze.
Alla voce "fine" dello stesso dizionario ho trovato l'espressione "fine della parola" (e questo mi fa sospettare che, in effetto, si debba dire "fine di una parola" e non "finale di una parlola"), ma anche "la fine del libro, del verso, della sinfonia".
Ecco dunque la domanda: dovrei dire "la fine di una parola" invece di "il finale di una parola"? Allo stesso modo, dovrei sostituire "al finale" con "alla fine" nel commento che ho riportato all'inizio di questo post? E per "frase" o "paragrafo" al posto di "parola"? | 2 | 707 | [
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"score": "2",
"ownerid": "70",
"text": "Puoi “aggiungere una ‘s’ finale” (aggettivo) o “aggiungere una ‘s’ alla fine” (sostantivo).\nFinale può essere maschile o femminile. Nel secondo caso si usa nel linguaggio sportivo (partita finale) o in altri casi quando il sostantivo è sottinteso. Qui ci interessa il caso maschile.\nIl finale di un film è la parte conclusiva, che può anche essere lunga; la fine è il momento finale.\n\n> Il finale di ‘A qualcuno piace caldo’, cioè la fuga in motoscafo, è una delle scene più divertenti della storia del cinema. Alla fine di ’A qualcuno piace caldo’, Daphne/Jerry si toglie la parrucca e Osgood dice ‘Nessuno è perfetto’. Non si può aggiungere o togliere nulla al finale di ‘A qualcuno piace caldo’. Alla fine (della proiezione) di `A qualcuno piace caldo’ ci fu un lungo applauso.\n\nVero, nella prima frase si può anche dire la fine, ma non sarebbe del tutto preciso. Nella seconda frase si può dire nel finale. Nella terza frase alla fine proprio non ci starebbe.\nQuindi finale (sostantivo maschile) è ciò che conduce alla fine (di un romanzo, di un film, di una partita).\nLa finale di una parola può essere la sua sillaba finale.",
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] |